XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 128 di venerdì 29 novembre 2013
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO
La seduta comincia alle 9,05.
FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale ha proceduto in data 28 novembre 2013 alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: vicepresidenti il deputato Daniele Marantelli e il senatore Antonio Milo; segretari la deputata Renate Gebhard e la deputata Arianna Spessotto.
Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Chiarimenti in merito ad una circolare del Ministero dell'economia e delle finanze in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni – n. 2-00317)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Nuti e Luigi Di Maio n. 2-00317, concernente chiarimenti in merito ad una circolare del Ministero dell'economia e delle finanze in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo al deputato Riccardo Nuti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
RICCARDO NUTI. Signor Presidente, la legge 6 novembre 2012, n. 190, introduce norme in materia di prevenzione e repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione.
Tra le tante deleghe ivi contenute, ve ne è una all'articolo 1, comma 49, con la quale si incarica il Governo di emanare uno o più decreti legislativi di modifica delle norme in materia di attribuzione di incarichi dirigenziali e di incarichi di responsabilità amministrativa di vertice nelle pubbliche amministrazioni e negli enti di diritto privato.
A tale delega ha fatto seguito il decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, recante norme in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico. In particolare, questo decreto stabilisce che tra le figure disciplinate e soggette ai vincoli di inconferibilità ed incompatibilità risultano, Pag. 2all'articolo 1, comma 2, lettera j), anche gli «incarichi dirigenziali interni», cioè «gli incarichi di funzione dirigenziale, comunque denominati, che comportano l'esercizio in via esclusiva delle competenze di amministrazione e gestione».
In un articolo del Corriere della Sera dell'11 novembre 2013, di Sergio Rizzo, si fa riferimento ad una circolare, firmata dal capo dell'ufficio legislativo del Ministero dell'economia e delle finanze, interpretativa del citato decreto legislativo, con cui si stabilisce che i direttori delle agenzie fiscali non ricoprono ruoli dirigenziali, bensì amministrativi, al pari dei loro vice-direttori, sottraendoli quindi agli obblighi imposti dalla legge.
In altre parole, si è deciso di consentire ai direttori delle agenzie fiscali di assumere incarichi all'interno degli organi di indirizzo e controllo, come ad esempio i comitati di gestione, i quali svolgono una funzione fondamentale per il corretto funzionamento dell'agenzia e contribuiscono a delinearne le linee strategiche e, quindi creando una sorta di conflitto di interessi tra controllati e controllanti.
L'articolo 2095 del codice civile, relativo alle «categorie di prestatori di lavoro», al primo comma stabilisce che «i prestatori di lavoro subordinato si distinguono in dirigenti, quadri, impiegati e operai», definendo in modo chiaro e preciso quali sono le uniche posizioni che i lavoratori subordinati possono ricoprire, senza lasciare spazio a interpretazioni discrezionali.
Negli ultimi mesi, a causa delle vicende giudiziarie di Berlusconi, la legge 6 novembre 2012, n. 190, è stata più volte richiamata. Va ricordato, inoltre, che questa estate, durante l'iter legislativo che ha accompagnato l'approvazione del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, conosciuto come «decreto del fare», è stato approvato al Senato un articolo aggiuntivo, il 29-ter, presentato dal relatore di maggioranza, Paleotti del Partito Democratico, con il quale si è deciso di rinviare, forse non casualmente, l'applicazione delle norme relative proprio agli incarichi dirigenziali, vanificando il grande sforzo legislativo compiuto sino ad allora in tema di anticorruzione.
Ci pare quantomeno incoerente, quindi, difendere una legge che giustamente costituisce un importante insieme di regole a garanzia del corretto processo democratico, e successivamente introdurre una nuova norma che ne ritarda fortemente l'applicazione, sostanzialmente inibendola, sino ad arrivare a stabilire, tramite uno strumento non soggetto al controllo democratico del Parlamento, che alcuni soggetti non saranno comunque sottoposti alla legge.
Chiediamo dunque se i fatti esposti in premessa, con particolare riferimento alla notizia degli organi di stampa sull'interpretazione adottata dalla pubblica amministrazione, corrispondano al vero; e chiediamo inoltre, qualora tali si rivelassero, se il Ministro non intenda attivarsi, per quanto di sua competenza, per procedere al ritiro della suddetta circolare del 24 ottobre, fornendo al contempo i dati relativi alle situazioni di incompatibilità ed inconferibilità di cui al decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, che interessano le agenzie fiscali, e all'inquadramento del personale di vertice amministrativo.
PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Stefano Fassina, ha facoltà di rispondere.
STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, riguardo all'oggetto dell'interpellanza urgente rappresento quanto segue.
Il citato articolo 12 del decreto legislativo n. 39 del 2013 dispone testualmente che «Gli incarichi dirigenziali, interni ed esterni, nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici e negli enti di diritto privato in controllo pubblico, sono incompatibili con l'assunzione o il mantenimento, nel corso dell'incarico, della carica di componente dell'organo di indirizzo nella stessa amministrazione o nello stesso ente pubblico che ha conferito l'incarico, ovvero con l'assunzione e il mantenimento, nel corso dell'incarico, della carica di Pag. 3presidente e amministratore delegato nello stesso ente di diritto privato in controllo pubblico che ha conferito l'incarico».
L'articolo 1 del medesimo decreto legislativo recita quanto segue: «Gli incarichi dirigenziali sono tenuti distinti dagli incarichi amministrativi di vertice; gli uni e gli altri sono oggetto di autonome e specifiche tipizzazioni normative». In particolare, gli incarichi dirigenziali «interni» devono intendersi: «quegli incarichi di funzione dirigenziale, comunque denominati, che comportano l'esercizio in via esclusiva delle competenze di amministrazione e di gestione, nonché gli incarichi di funzione dirigenziale nell'ambito degli uffici di diretta collaborazione, conferiti a dirigenti o altri dipendenti, ivi comprese le categorie di personale di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, appartenenti ai ruoli dell'amministrazione che conferisce l'incarico ovvero al ruolo di altra pubblica amministrazione».
Invece, gli incarichi dirigenziali cosiddetti «esterni» sono «gli incarichi di funzione dirigenziale, comunque denominati, che comportano l'esercizio in via esclusiva delle competenze di amministrazione e gestione, nonché gli incarichi di funzione dirigenziale nell'ambito degli uffici di diretta collaborazione, conferiti a soggetti non muniti della qualifica di dirigente pubblico o comunque non dipendenti di pubbliche amministrazioni».
Al contrario, gli incarichi amministrativi «di vertice» sono «gli incarichi di livello apicale, quali quelli di Segretario generale, capo Dipartimento, Direttore generale o posizioni assimilate nelle pubbliche amministrazioni e negli enti di diritto privato in controllo pubblico, conferiti a soggetti interni o esterni all'amministrazione o all'ente che conferisce l'incarico, che non comportano l'esercizio in via esclusiva delle competenze di amministrazione e gestione».
Ciò premesso – diversamente dalle norme in materia di inconferibilità di cui agli articoli 3 e 4 del citato decreto legislativo n. 39 del 2013 e dalle norme che disciplinano altre fattispecie di incompatibilità di cui all'articolo 9 di detto decreto, che, pur distinguendo tra le menzionate figure, le parificano ai fini della inconferibilità e della incompatibilità – l'articolo 12 del decreto legislativo n. 39 del 2013 prevede l'incompatibilità con la carica di componente dell'organo di indirizzo dell'ente soltanto degli «incarichi dirigenziali» in senso proprio, interni o esterni che siano, e non anche degli «incarichi amministrativi di vertice», non essendo questi ultimi menzionati esplicitamente nella citata disposizione, né potendo rientravi in via interpretativa, stante il carattere speciale della stessa, non suscettibile di applicazione analogica.
Deve pertanto escludersi che incorra nella situazione di incompatibilità di cui si discute il direttore delle Agenzie fiscali nel momento in cui, ai sensi dell'articolo 67, comma 1, lett. b), del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, viene chiamato a presiedere il Comitato di gestione. Le funzioni del direttore generale non sembrano, infatti, inquadrabili tra gli incarichi dirigenziali, piuttosto tra gli incarichi amministrativi di vertice, atteso che egli è il legale rappresentante dell'Agenzia, la dirige e ne è responsabile.
Inoltre, vanno inquadrati tra gli incarichi amministrativi di vertice anche quelli svolti dai vicedirettori, istituiti ai sensi dell'articolo 23-quater, comma 7, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, ai quali, sulla base degli atti di organizzazione interna, sono attribuite funzioni vicarie e di diretto supporto dei direttori, comprese le funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività di Direzioni centrali.
Sembra evidente che anche tali incarichi non rientrino nell'ambito dei meri incarichi dirigenziali, come declinati nel menzionato articolo 1 del decreto legislativo n. 39 del 2013, ma più propriamente, devono essere annoverati tra gli incarichi amministrativi di vertice che non comportano l'esercizio in via esclusiva delle competenze di amministrazione e di gestione. Pertanto, anche con riguardo ai titolari di tali incarichi, ove essi siano scelti quali Pag. 4componenti interni dei comitati di gestione dell'Agenzia delle entrate e dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, non si configura la situazione di incompatibilità prevista dall'articolo 12 del decreto legislativo n. 39 del 2013.
Infine, riguardo alla ricognizione sulle situazioni di incompatibilità, il lavoro è in corso e a breve saremo in grado di fornire tutte le informazioni richieste al Parlamento.
PRESIDENTE. Il deputato Nuti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
RICCARDO NUTI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro per la risposta. Non mi ritengo soddisfatto perché semplicemente si tratta del solito gioco di parole che in Italia viene utilizzato spesso, in quanto ci si spiega che in questo caso non si tratta di incarichi dirigenziali, ma di vertice amministrativo e che quindi hanno delle competenze diverse. Peccato che comunque l'inquadramento di un direttore è quello di un dirigente e la legge dovrebbe essere applicata anche in questi casi. Non penso che possa rasserenare i cittadini l'interpretazione o comunque il tipo di incarico che viene svolto, giocando sulla parola di vertice amministrativo, dirigente che ha competenze diverse, ma dirige.
Quindi, ci riteniamo insoddisfatti e soprattutto attendiamo l'elenco delle inconferibilità e incompatibilità, come ha detto il Viceministro.
(Misure a favore della Sardegna, colpita dai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento alla sicurezza del territorio – n. 2-00315)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pili e Pisicchio n. 2-00315, concernente misure a favore della Sardegna, colpita dai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento alla sicurezza del territorio (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo al deputato Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MAURO PILI. Signor Presidente, intendo illustrarla.
Come tutti sanno, ormai da dieci giorni la Sardegna è stata funestata da un evento alluvionale senza precedenti, che ha avuto come risultato sedici vittime, oltre sessanta comuni devastati da questo evento. Io mi permetterò di ripercorrere molto velocemente e molto succintamente quello che è accaduto, perché c’è la prima fase del cordoglio, c’è la seconda fase dell'emergenza, della ricostruzione ma vi è anche quella della ricerca delle responsabilità, che non possono sfuggire e che devono essere messe in campo, verificate e accertate, proprio per evitare che ci possano essere ulteriori drammatici eventi come quello che si è registrato in Sardegna.
Drammatico evento che, come molti di voi sanno e come sa perfettamente il Governo, era stato puntualmente indicato dalla Protezione civile nazionale già nella giornata precedente al giorno dell'evento stesso. Si è discusso molto sul grado di allerta che è stato diramato dalla Protezione civile nazionale verso la Protezione civile regionale, dove si è evinto che, in quell'elevato richiamo della criticità, non vi fosse soltanto un problema filologico delle parole «elevata criticità», ma vi fosse una sostanziale attenzione rispetto a quelli che potevano essere i risultati di quella situazione.
Ed è su questo tema che mi voglio, per un attimo, soffermare. Si è detto che l'elevata criticità non aveva una codificazione dei possibili eventi e dello scenario d'evento che poteva registrarsi in Sardegna. In realtà non è così. Già da domenica pomeriggio si sapeva che quello scenario d'evento, catalogato appunto come «elevato», poteva generarsi secondo quello che è scritto nel codice automatico di diramazione dell'allerta. Si legge nel codice conosciuto e parametrato dalla Protezione civile: «si prevedono intensi fenomeni di erosione e alluvionamento, estesi fenomeni di inondazione, con coinvolgimento di aree Pag. 5distali al corso d'acqua, connessi al passaggio della piena e dovuti a puntuali fenomeni di tracimazione, sifonamento o rottura degli argini». Ma vi è di più. In questo codice è scritto quali possono essere gli effetti e i danni. Domenica pomeriggio, cioè, a oltre le 13, si sapeva quello che si stava rischiando per le successive 24 o 36 ore e si scrive, nel parametro dell'elevata criticità: «danni alle attività agricole, agli insediamenti residenziali ed industriali, sia prossimali che distanti rispetto al corso d'acqua». Ma si aggiunge: «danni o distruzione di centri abitati, di rilevati ferroviari o stradali, di opere di contenimento, regimazione o di attraversamento». Ma si aggiunge anche: «possibili perdite di vite umane e danni a persone». Domenica pomeriggio, cioè, i centri della Protezione civile nazionale e regionale sapevano che il giorno dopo vi sarebbe potuto essere un evento idrogeologico di una rilevanza tale per cui si poteva prevedere la perdita di vite umane.
Questo è un fatto che oggi richiama la responsabilità non solo dello Stato, ma io credo, in maniera puntuale, della stessa regione Sardegna, perché, se oggi dovesse, malauguratamente, verificarsi lo stesso fenomeno, noi non saremmo in grado di attivare quelle procedure che consentirebbero di intervenire in termini puntuali per gestire quelle 15-16 ore dell'evento che si è verificato nella giornata del 18.
Io cercherò, lungo il percorso di questa mia prima illustrazione, di spiegare per quale motivo è indispensabile che il Governo – questa è una delle richieste poste – possa intervenire in termini di commissariamento, laddove fossero accertate responsabilità nella mancata gestione dell'allerta, della diramazione dell'allerta e della consapevolezza che quello che stava succedendo non era un effetto ordinario, ma vi era una straordinarietà che non poteva essere sottovalutata e che meritava, almeno per quanto riguarda le vite umane, considerato che l'evento climatico e l'evento meteorologico erano di rilevanza assolutamente imponente, che si mettessero in campo azioni rilevanti.
Dico questo perché vi è un fatto eloquente, che riguarda, per esempio, la diga sul Posada, la diga di Torpè: era una diga che già da tempo era sotto osservazione perché non aveva gli scarichi di superficie, non aveva le paratie, e quindi era possibile attivare soltanto gli scarichi di fondo. Ma se in quel bacino idrografico si prevedevano cadute d'acqua oltre i 300 millimetri previsionali che si facevano in quelle ore, se si sapeva che quello sfioro poteva essere raggiunto in brevissimo tempo, per quale motivo, già da domenica pomeriggio, non si è attivato lo scarico di fondo, che consentisse a quella diga di poter contenere l'acqua in arrivo dal bacino idrografico, che era misurabile, che era in qualsiasi modo perimetrabile e, come tale, verificabile nel dettaglio ?
Bastava una semplice operazione matematica per capire che quel bacino avrebbe tracimato, portando devastazione e morte. Quindi, ci sono responsabilità. Chi è che non ha attivato, nella linea di comando, nella catena di comando della Protezione civile, il servizio idrografico regionale ? Chi non ha attivato il Servizio nazionale dighe, per obbligare già da domenica pomeriggio quell'intervento ? Cito questo episodio perché è, diciamo così, l'apoteosi della catena spezzata del comando in una fase emergenziale delicata, come quella che si è verificata in Sardegna. Infatti, se gli enti superiori non sono stati in grado di attivarsi tra se stessi – e in questo caso la stessa regione non è stata in grado di comunicare all'ufficio a fianco quello che stava succedendo e comunicarlo al Servizio nazionale dighe – è evidente che qualcosa è successo e qualche negligenza gravissima si è assolutamente verificata. Poi è facile scaricare sui sindaci, sulle pubbliche amministrazioni che stanno sul territorio, che certamente avrebbero avuto bisogno di ben altro supporto da parte sia dello Stato, ma anche, e soprattutto, da parte della regione Sardegna, regione Sardegna, che risulta essere da dieci anni, dalla data di approvazione – il 27 febbraio 2004 – degli indirizzi operativi sulla protezione civile, totalmente scoperta del centro di coordinamento, Pag. 6del centro operativo, rispetto al tema dell'emergenza di protezione civile.
Quindi, di fatto è una negligenza che va riparata in termini immediati anche con interventi dello Stato, laddove fosse necessario anche di natura commissariale, perché non si può pensare che si possa davvero ripetere quello che è successo, sul piano delle vite umane. Mi fermo a questo perché credo che il numero delle sedici vittime sia talmente rilevante e grave che non possa non passare all'attenzione. Bisogna accendere i riflettori sulla gestione di quelle ore e individuare puntualmente la responsabilità.
Inoltre, a questo si deve aggiungere che è indispensabile, relativamente alla valutazione degli interventi messi in atto in quelle ore, la gestione sul piano, diciamo così, operativo della sussidiarietà. La Protezione civile, infatti, dal febbraio 2004 ha un'articolazione molto precisa: lo Stato, la regione e i comuni. Io penso che occorra intervenire in termini immediati, chiari, netti e decisi, senza perdere una sola ora di tempo, per convenzionare la Protezione civile nazionale con tutte quelle aree che possono essere sostanzialmente messe sotto allerta attraverso le compagnie telefoniche, al fine di attivare una messaggistica che possa consentire, laddove ci fosse questo tipo di allerta, di non avere altri passaggi se non quelli diretti tra l'allerta e il cittadino stesso, con quelle precauzioni, con quegli elementi, che possono dare la contezza. Se avessimo avuto una messaggistica telefonica in quelle aree a rischio, dicendo che non bisognava uscire di casa e stare ai piani alti, non mettersi nelle strade, in quelle strade che erano a rischio, molte vite umane le avremmo salvate. Non penso che nel 2013 questo possa essere un traguardo impossibile, visto che in molti Paesi europei proprio attraverso questo tipo di sussidiarietà orizzontale, con il passaggio dei poteri dallo Stato, alla regione e ai comuni, si arriva a quella orizzontale, puntando a raggiungere, appunto, i cittadini direttamente, che possono essere in maniera rapida allertati e messi in condizione di intervenire senza perdere tempo.
Nell'interpellanza vi è, poi, una questione importante, sostanziale: servono 100 milioni subito, e se la legge di stabilità verrà confermata in tal senso ha già adempiuto a questa richiesta rispetto a quei ridicoli 20 milioni stanziati inizialmente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Consiglio dei ministri per la dichiarazione di emergenza. Servono immediatamente quelle risorse finanziarie per i risarcimenti e per la ricostruzione.
E occorre che non si dilatino i tempi nella definizione dell'ammontare, perché tutti voi sapete – e il Governo sa – che in questi giorni si stanno definendo «partite» finanziarie rilevanti, che sono fondi di coesione, che riguardano il pregresso del settennio 2007-2013, ma che riguardano anche quello successivo, che non possono essere gestiti in questa fase dimenticando o omettendo che in Sardegna serve almeno un miliardo di euro per la ricostruzione e per il risarcimento: sono risarcimenti di cui nessuno sta parlando. Ci sono procedure nazionali, che sono state adottate e messe in campo, per esempio per i terremoti, che prevedono le perizie giurate. Bene, si dica in maniera chiara – lo faccia oggi il Governo – che servono le perizie giurate e non si lascino nell'incertezza i cittadini, le imprese, le aziende agricole che non sanno come dovranno essere risarciti.
Occorre una procedura univoca che oggi si possa definire per evitare che tutto quello che è successo, tutto quello che è stato danneggiato passi nel dimenticatoio, perché sappiamo che vi è una tesi per cui si lascia passare un po’ di tempo, perché poi tutto questo viene sostanzialmente dimenticato. Non possiamo e non dobbiamo consentirlo. Quindi, occorrono stanziamenti certi sui fondi comunitari, sui fondi statali, perché per altre regioni gli interventi ci sono stati in maniera puntuale e decisa.
Altro punto che l'interpellanza pone in maniera molto chiara e netta è quello delle responsabilità sulla ricostruzione e sull'emergenza. Io credo che bisogna, anche in questo caso, fare un'opera di sussidiarietà e, cioè, far sì che i sindaci Pag. 7possano avere i poteri commissariali in capo per il proprio territorio comunale, cioè possano bypassare il Patto di stabilità, possano intervenire con procedure di emergenza e accelerate e possano disporre di tutti quegli strumenti e di quei mezzi che sul territorio comunale, o anche territoriale, possono essere disponibili.
Occorre affidare a quei sindaci non soltanto la responsabilità di rispondere a determinate cause, a determinate situazioni e regole, ma anche dargli, attraverso il commissariamento, le potenzialità, gli strumenti per poter puntualmente operare. I sindaci sono in trincea e non si può consentire che restino soli. Occorre dargli almeno – se lo Stato e la regione non sono in grado di stargli a fianco come vorrebbero – i poteri perché possano intervenire.
Questo è stato già fatto negli anni passati – ricordo nel 2002 per l'emergenza idrica – affidando ai sindaci quel ruolo e quelle competenze che sono della Presidenza del Consiglio dei ministri in termini di protezione civile e di interventi su questo fronte.
L'ultimo tema che voglio sottolineare è quello della condizione insulare della Sardegna. Vedete, in uno dei passaggi della comunicazione fatta nei giorni scorsi dal prefetto Gabrielli alla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera si dice che nelle successive ventiquattro ore dall'evento sono state allertate forze di protezione civile di altre regioni italiane. Credo che già questo lasci intendere che non può accadere che la Sardegna, su eventi di questa natura, possa attendere l'arrivo di mezzi e uomini dal resto del Paese. Occorre pensare a quello che succede in tutte le aree insulari, in tutte le regioni insulari, nel mondo e in Europa, in quelle più evolute soprattutto, dove esistono mezzi di soccorso che sono dimensionati e sono dislocati in una regione insulare per le sue condizioni. Cito soltanto il caso dei vigili del fuoco discontinui, che non sono stati attivati.
Occorre che in Sardegna si metta in campo un'azione puntuale perché gli stessi strumenti dello Stato vengano rafforzati e vengano messi in campo utilizzando appieno tutte le risorse umane che sono disponibili, facendo un corpo di emergenza straordinaria in una regione insulare, che non può permettersi di perdere altre quarantotto ore dall'arrivo di altri mezzi rispetto ad un evento così drammatico come quello che ha subito.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, onorevole Cirillo, ha facoltà di rispondere.
MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare.
Il Governo è stato fin da subito partecipe del lutto e del dolore che ha colpito le numerosissime famiglie della Sardegna per essere stata investita dal ciclone «Cleopatra»: subito, in data 21 novembre 2013, è stata proclamata una giornata di lutto nazionale per il giorno successivo.
Vista la gravità della situazione creatasi, il Governo ha dichiarato con delibera del Consiglio dei Ministri del 19 novembre 2013 lo stato di emergenza per centottanta giorni.
Il Commissario delegato, nominato nel direttore generale della protezione civile della regione autonoma della Sardegna (ordinanza del Capo del dipartimento della protezione civile n. 122 del 20 novembre 2013), sta provvedendo: ad adottare le prime misure urgenti di protezione civile con le risorse stanziate; ad effettuare la ricognizione e quantificazione dei danni occorsi per pianificare gli interventi necessari.
All'esito di tale ricognizione si provvederà, ove necessario e compatibilmente con le ulteriori risorse disponibili, ad avviare gli interventi ritenuti prioritari.
La messa in sicurezza del territorio nazionale dal dissesto idrogeologico, con particolare riguardo alle situazioni più critiche, è in maniera incontrovertibile un obiettivo prioritario del Ministero dell'ambiente. Infatti, dal 1998 al 2008, sul territorio nazionale, ha finanziato oltre 3000 interventi, per un importo erogato di oltre 2.374 milioni di euro completamente trasferito ai soggetti attuatori.Pag. 8
A partire dall'anno 2010, al fine di realizzare una programmazione coordinata sull'intero territorio nazionale, sono stati sottoscritti con le regioni gli accordi di programma e i relativi atti integrativi finanziati ai sensi dell'articolo 2, comma 240, della legge n. 191 del 2009 e, ad oggi, il valore complessivo degli accordi sottoscritti, considerate le risorse FAS statali destinate dalla legge finanziaria 2010, quelle di bilancio messe a disposizione dal Ministero e le risorse regionali, è pari a circa 2.075 milioni di euro per oltre 1500 interventi finanziati, suddivisi in ulteriori stralci funzionali.
In particolare, con la regione Sardegna l'accordo iniziale – sottoscritto il 23 dicembre 2010 – che rimane di riferimento fino al termine della procedura approvativa del I Atto Integrativo, stanziava per diciassette interventi, complessivamente 70.065.510 euro di cui circa 12 milioni 560 mila euro statali e i restanti a valere sulle risorse regionali di bilancio e il Fondo per lo sviluppo e la coesione.
Ad oggi il Ministero ha trasferito sulla contabilità del Commissario straordinario delegato all'attuazione degli interventi in accordo tutta la quota di sua competenza, ossia circa 12 milioni 560 mila euro.
Di fronte a tali disastri ambientali che coinvolgono, sempre più frequentemente, anche vite umane, non si può essere che favorevoli a prevedere ulteriori stanziamenti pluriennali adeguati a consentire la totale copertura dei finanziamenti relativi agli interventi compresi negli accordi di programma già sottoscritti e a promuovere la definizione di un Piano nazionale, la cui realizzazione è stata stimata in 40 miliardi di euro da realizzarsi nei prossimi quindici anni, con l'obiettivo di superare la logica dell'emergenza e delle spese per riparare un danno già fatto, quando invece in molti casi basterebbero interventi normativi mirati per poter sbloccare o avviare progetti di intervento sulle aree più critiche del territorio.
Sovente, la concausa che dà luogo a simili disastri è da ricondurre all'uso indiscriminato del territorio e proprio per contrastare tale incivile abitudine il Ministero dell'ambiente ha già promosso due iniziative legislative, una attraverso l'introduzione di una disposizione – l'articolo 23 – nel disegno di legge collegato alla legge di stabilità 2013, che prevede il finanziamento di interventi di rimozione e demolizione di immobili abusivi realizzati in aree a rischio idrogeologico, l'altra attraverso il disegno di legge sulla limitazione del consumo del suolo.
Per raggiungere tali obiettivi è necessaria, comunque, la collaborazione a diversi livelli di governance, soprattutto a livello regionale, affinché si recepiscano gli indirizzi generali impartiti dalle amministrazioni centrali. Per tale ragione, vi è un forte impegno da parte del Ministero dell'ambiente per sostenere le amministrazioni locali al fine di avviare una riconversione urbanistica che ponga rimedio alle scelte che si sono fatte negli ultimi decenni nell'uso del territorio, in particolare con i condoni edilizi, che hanno legittimato l'uso incondizionato di intere aree urbane.
È pienamente condivisibile anche la promozione dell'esclusione dai vincoli del Patto di stabilità per gli investimenti finalizzati alla manutenzione e salvaguardia del territorio, alla mitigazione del rischio idrogeologico ed alla salvaguardia della vita umana, soprattutto in presenza di avanzi di bilancio che gli enti locali non riescono a utilizzare per il blocco alla spesa.
Al fine di contribuire alla rapida realizzazione di quegli interventi urgenti e necessari in conseguenza dell'evento alluvionale che ha colpito la Sardegna, così come ha comunicato nel corso della visita in tale isola l'onorevole Ministro Orlando, sono stati reperiti nel bilancio del Ministero dell'ambiente 5 milioni di euro da rendere immediatamente disponibili.
Inoltre, è stata promossa l'introduzione nella legge di stabilità di una norma – l'emendamento che introduce l'articolo 5-bis – avente ad oggetto interventi per l'emergenza di novembre 2013 a favore della regione autonoma Sardegna, ove si prevede la redazione di un piano di interventi urgenti per la messa in sicurezza Pag. 9e il ripristino del territorio interessato dagli eventi alluvionali, predisposto dal Commissario per l'emergenza d'intesa con il Commissario per il dissesto idrogeologico, sul quale collocare le risorse presenti in contabilità e non impegnate alla data di entrata in vigore della disposizione nonché quelle della delibera CIPE n. 8.
Tali ultime risorse è previsto che non siano assoggettate al Patto di stabilità interno.
Da parte sua, il Ministero delle infrastrutture ha assicurato che per il ripristino della viabilità interrotta o danneggiata il commissario delegato per l'emergenza può avvalersi dell'ANAS, che provvede con diretta anticipazione della spesa a valere sulle risorse autorizzate dal programma di cui all'articolo 18, comma 10, del decreto-legge n. 69 del 2013, cosiddetto «decreto del fare», sentito il MIT. L'anticipazione potrebbe aggirarsi, in questa prima fase, intorno a una forchetta dai 30 ai 50 milioni di euro. Per l'attuazione del piano di investimenti urgenti, invece, per l'anno 2015, sono stati stanziati 50 milioni di euro, tratti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020, aggiungendo che, oltre agli interventi immediati, si è impegnata una riprogrammazione degli interventi già previsti attraverso la rimodulazione, di intesa con il presidente della regione, degli stanziamenti destinati dalla legge obiettivo agli schemi idrici e alle altre infrastrutture ubicate nell'isola, per dare immediato avvio alle opere finalizzate al superamento della attuale emergenza. A tale proposito, il presidente della regione si è impegnato a produrre un elenco di priorità, successive anche alla fase di emergenza, allo scopo di garantire una infrastrutturazione organica dell'isola.
Lo stesso Ministero, poi, per quanto attiene al tema specifico del ripristino delle infrastrutture dell'isola, anche al fine di avere un quadro complessivo e fedele della situazione, ha ricordato quanto fatto già prima degli eventi calamitosi. In merito alle infrastrutture viarie, il Governo, con il decreto-legge n. 69 del 2013, ha garantito una quota pari a 300 milioni di euro per il superamento di criticità della rete stradale, come pure nel disegno di legge di stabilità, approvato da un ramo del Parlamento, ha assegnato un'ulteriore quota di 300 milioni di euro destinata a tale finalità. Analoghe misure sono state previste per le infrastrutture ferroviarie sempre nel «decreto del fare», attraverso un apposito stanziamento di circa 570 milioni di euro, mirato proprio ad interventi di messa in sicurezza e manutenzione di punti critici della intera rete.
Dunque, il Governo aveva già posto, prima dei tragici fatti del 18 novembre, grande attenzione al tema della messa in sicurezza, sia della rete viaria sia della rete ferroviaria. A questi interventi vanno ora ad aggiungersi quelli già illustrati, derivanti dai nuovi stanziamenti e dalla riprogrammazione.
Da ultimo, il Ministero dell'interno ha fatto presente che in Sardegna il dispositivo di soccorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è costituito dalla Direzione regionale e da quattro comandi provinciali – Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari – articolati in sedi operative permanenti, miste e volontarie.
Il personale discontinuo normalmente viene impiegato per lo svolgimento della campagna estiva antincendio e ciò avviene attraverso richiami preordinati e finalizzati principalmente al rinforzo delle sedi permanenti e alla costituzione di squadre miste presso i distaccamenti regionali. Durante le emergenze occasionali, l'impiego dei vigili discontinui è molto ridotto, dovendosi far ricorso a specifiche professionalità in funzione delle caratteristiche dell'evento. In tali casi risulta più immediato e proficuo ricorrere all'istituto contrattuale del raddoppio temporaneo del personale permanente.
L'alluvione, che nella giornata del 18 novembre ha colpito duramente la Sardegna, ha provocato allagamenti di vaste proporzioni, causati dalla tracimazione di corsi d'acqua e dall'apertura controllata delle paratie delle dighe ingrossate dalle piogge. Per far fronte a tale situazione i turni di servizio dei Vigili del fuoco sono stati raddoppiati. È stato potenziato, inoltre, il dispositivo di soccorso con l'invio di Pag. 10quattro sezioni operative dalla Toscana e dal Lazio. In effetti, negli ultimi anni le straordinarie capacità operative dei vigili del fuoco hanno permesso di conseguire straordinari risultati nel corso delle emergenze.
Recentemente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 settembre 2013, sono state autorizzate le assunzioni di 399 unità di personale nella qualifica di vigile del fuoco, ai sensi dell'articolo 66, comma 9-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, relativo al turnover 2012, e dell'articolo 1, commi 89, 90 e 91, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, relativo all'incremento del turnover. Tali assunzioni dovranno essere individuate, in parti uguali, tra gli idonei della graduatoria della procedura di stabilizzazione del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della graduatoria del concorso pubblico a 814 posti nella qualifica di vigile del fuoco, entrambe prorogate al 31 dicembre 2016 dal richiamato decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito in legge 30 ottobre 2013, n. 125.
PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
MAURO PILI. Signor Presidente, non posso che ritenermi totalmente insoddisfatto. Il sottosegretario che ha parlato ha la delega per l'ambiente e, quindi, rappresenta qui il Ministro Orlando. Il sottosegretario ha richiamato l'imponente cifra che sarebbe già stata stanziata dopo questo evento: cinque milioni di euro. Basterebbe questo per dimostrare come questo Governo intende far fronte a questa drammatica situazione in Sardegna. Come può il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dire di aver rinvenuto nelle sue risorse disponibili cinque milioni di euro, a fronte di una richiesta che più parti hanno dimensionato in un miliardo di euro ? Perché non c’è stato il tempo di rinvenirle ? No, perché vige una regola di farsi una passeggiata, così come ha fatto il Ministro Orlando in Sardegna insieme ad altri suoi colleghi, nelle ore successive al drammatico evento, senza concretizzare e senza dare alcuna risposta che possa essere plausibile e accettabile.
Quando si dice – come ha richiamato il sottosegretario – che ci sarebbero, nel quadro generale, 70 milioni disponibili per un generale intervento sul sistema idrogeologico e dice che, di questi, 12 milioni sono dello Stato, ma come si fa a pensare di poter dare alla Sardegna l'elemosina, rispetto a un riparto dei fondi che non solo non lo è sul piano oggettivo ma non è sostenibile sul piano morale ? C’è un dato che voglio qui richiamare: rispetto agli ultimi vent'anni, sugli stanziamenti infrastrutturali in Italia, a un cittadino della Calabria pro capite sono stati affidati 23 mila e 300 euro; alla Sardegna, a un cittadino sardo, a fronte dei 23 mila euro del cittadino calabro, 3 mila e 400 euro. Non è un problema che mancano i soldi, è un problema che il riparto avviene in termini discrezionali, non oggettivi, che discriminano la Sardegna e i sardi e questo non è accettabile.
Non è accettabile, per esempio, che si possa dire: siamo pronti ad auspicare che il Patto di stabilità venga allentato o venga cancellato. Il Governo non si deve dire favorevole, il Governo deve fare gli atti. Doveva venire già qui a dire che il Patto di stabilità non poteva esistere e che, su questi interventi emergenziali e su quelli successivi sul piano della ricostruzione, dovevano essere eliminati i vincoli del Patto di stabilità.
Dall'altro punto di vista, per quanto riguarda l'uso indiscriminato del territorio, su molte questioni e sulle responsabilità politiche, anche sui territori, sarebbe utile mettere nomi e cognomi e, in qualche caso, anche le forze politiche che hanno accompagnato quelle scelte, non sempre di una sola parte politica. Ma ci sono, per esempio, altre questioni a costo zero: per esempio, quella «talebana» lettura che è stata data a una norma che prevede che non si possano pulire gli alvei dei fiumi dagli alberi e dal legname, perché sarebbe un furto portarli via. Ebbene, gran parte dei drammi che si sono verificati in questi Pag. 11giorni in Sardegna è perché gli alvei dei fiumi non erano stati messi in condizioni di soddisfare non una grande alluvione, ma nemmeno una piccola, perché, di fatto, hanno ostruito totalmente le paratie e i passaggi sotto i ponti, disarcionando gli stessi e mettendoci nelle condizioni di non poter utilizzare reti viarie efficienti, proprio perché la pulizia degli alvei è vietata da una visione talebana del governo del territorio, dove il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe potuto, assolutamente, intervenire.
Che dire della proposta di rimodulare la legge obiettivo ? Parliamo del niente. Basterebbe semplicemente commissariare le opere già finanziate e che non sono state realizzate, basterebbe dire che la diga di Maccheronis, che è quella di Torpè, ha un intervento di sopraelevazione per la realizzazione delle paratie ormai in corso da sette anni e che, purtroppo, non è stata realizzata per le incompetenze, per le negligenze e per i ritardi che sono stati, su quelle, accumulati. Non è pensabile che ci siano le risorse finanziarie e che un'opera emergenziale così strategica in quel territorio debba richiedere anni e anni per essere compiuta. Da questo punto di vista io credo che ciò sia emblematico e mi permetto di richiamare una verifica di tutte le opere in corso.
Gran parte di quelle strade, che sono state divelte dalla furia dell'alluvione, sono strade che hanno interventi realizzativi recenti e che, soprattutto, hanno dimostrato l'incapacità di realizzare quelle opere, statali in molti casi, senza quella dovuta attenzione realizzativa e anche sulla fase del collaudo, ma su questo credo che la magistratura farà luce.
Cosa dire della risposta del Ministero dell'interno ? È una risposta che più burocratica di così non si può. Quando si dice che in Sardegna si attiva il servizio soltanto in funzione dell'antincendio, si dice che la Sardegna è esente da qualsiasi altro tipo di evento e che non può avere un Corpo articolato rispetto alle esigenze di una regione insulare. Cioè, non si capisce e non si ha la percezione di cosa significhi vivere in un'isola, non in Sicilia, che è a qualche chilometro di distanza dalla terra ferma e dal continente. Non si capisce cosa significhi governare l'emergenza e avere a disposizione non discontinui ma titolari di quel ruolo e di quel compito, che devono essere formati. Non bisogna raddoppiare i turni, ma avere quelle strutture e quegli uomini che sono a disposizione.
Quando si dice che i discontinui non sono vigili del fuoco con tutti i crismi si dice il falso, perché si sa che stiamo parlando di discontinui, di vigili del fuoco altamente professionalizzati, che svolgono qualsiasi tipo di mansione e che meriterebbero, proprio perché da vent'anni svolgono quel servizio, di essere richiamati in servizio in termini permanenti e non con sotterfugi, che li stanno cancellando come uomini e come prestatori di servizio al servizio dello Stato e delle emergenze della sicurezza dei cittadini.
Che dire della previsione dell'ANAS di stanziare 30 o 50 milioni di euro ? Siamo alle bazzecole, siamo al niente. Occorre, da questo punto di vista, prendere atto che questo Governo non intende dare quelle risposte che gli sono state chieste: lo stanziamento consistente sui fondi comunitari, sui fondi statali, sui fondi FAS e non la rimodulazione ma lo stanziamento di nuove risorse, perché la parola rimodulazione vuol dire che togliete da una parte, sempre della Sardegna, e rimettete nell'altra. Servono risorse aggiuntive, non sostitutive o rimodulate, e su questo punto credo che le parole «grande attenzione del Governo» che lei, sottosegretario, ha richiamato debbano essere, invece, trasformate in «grave e grande disattenzione del Governo nei confronti della Sardegna».
In questi giorni, le visite e le passeggiate del Presidente del Consiglio dei ministri hanno dimostrato che poi, in concreto, non c’è niente, non c’è un solo atto, a dieci giorni, che possa guardare con un minimo di speranza a quello che avverrà nel futuro, con responsabilità del Governo, della regione, ma anche di una cecità previsionale che sostanzialmente ha messo a repentaglio – speriamo che sia davvero Pag. 12l'ultima volta – la Sardegna e i sardi, perché questo Stato continua a pensare che la Sardegna sia una ragione come le altre ma, in realtà, è una regione insulare, che ha problemi molto più elevati e molto più gravi, che meriterebbero maggiore attenzione da parte del Governo e dello Stato.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di lunedì 2 dicembre 2013 l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione (Cultura), cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
VERINI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del centenario della nascita di Alberto Burri» (A.C. 544) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 2 dicembre 2013, alle 10,30:
1. – Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (C. 1542-A).
e delle abbinate proposte di legge: MELILLI; GUERRA ed altri (C. 1408-1737).
– Relatori: Bressa e Centemero, per la maggioranza; Matteo Bragantini, di minoranza.
2. – Discussione delle mozioni Fratoianni ed altri n. 1-00190, Zampa ed altri n. 1-00156, Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00266 e Costa ed altri n. 1-00267 concernenti iniziative in ordine alla disciplina dell'ingresso, del soggiorno e dell'allontanamento dei cittadini stranieri, con particolare riferimento alla problematica dei centri di identificazione ed espulsione (per la discussione sulle linee generali).
(ore 16)
3. – Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 544.
4. – Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (C. 1670-A/R).
– Relatori: Manciulli (per la III Commissione) e Rossi (per la IV Commissione), per la maggioranza; Gianluca Pini, di minoranza.
PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA
Alla VII Commissione (Cultura):
VERINI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del centenario della nascita di Alberto Burri» (544).Pag. 13
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
La seduta termina alle 9,55.
ERRATA CORRIGE
Nel resoconto stenografico della seduta del 27 novembre 2013, a pagina 92, nel contingentamento dei tempi di esame del Ddl S. 1121 – Bilancio di previsione dello Stato, nella riga «Nuovo Centrodestra»: le parole «25 minuti» si intendono sostituite dalle seguenti: «15 minuti».
Pag. 14