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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 27 ottobre 2014

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La Commissione XIII,
   premesso che:
    il 22 dicembre 2013, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2014 anno internazionale dell'agricoltura familiare, International Year of Family Farming, IYFF;
    è una iniziativa di portata mondiale che non ha precedenti; infatti, è la prima volta che un anno internazionale, su un tema così delicato e complesso, venga promosso dalla società civile;
    tutta la campagna in favore della IYFF, ha avuto inizio nel 2008, ha visto coinvolte oltre 350 organizzazioni provenienti da Paesi di tutto il mondo, da piccole e medie comunità rurali ed aziende agricole fino ai popoli indigeni. L'obiettivo è quello di orientare radicalmente le politiche agricole a favore dell'agricoltura contadina familiare sia nel mondo sviluppato che nei Paesi in via di sviluppo;
    oltre 500 milioni di aziende agricole a conduzione familiare, producono cibo per sfamare miliardi di esseri umani. In molti Paesi in via di sviluppo le attività a conduzione familiare rappresentano in media l'80 per cento del totale delle aziende agricole;
    oltre il 70 per cento delle persone vittime dell'insicurezza alimentare vive in zone rurali dell'Africa, dell'Asia, dell'America Latina e del Vicino Oriente. Questi sono allo stesso tempo agricoltori a livello familiare, soprattutto piccoli produttori, con accesso limitato a risorse naturali, politiche e tecnologie di settore;
    tutti i dati dimostrano che gli agricoltori familiari poveri possono rapidamente raggiungere il loro potenziale produttivo se sostenuti da un contesto politico appropriato. Gli agricoltori familiari sono ben integrati nella rete territoriale e culturale locale e spendono i propri guadagni soprattutto nei mercati locali e regionali, generando molti posti di lavoro direttamente o indirettamente legati all'agricoltura;
    l'anno internazionale mira a sottolineare l'importanza dell'agricoltura familiare e di piccola scala, ponendo l'attenzione sull'importante ruolo che esse giocano nell'alleviare la fame e la povertà, nel rafforzare la sicurezza alimentare e la nutrizione, nel migliorare i mezzi di sussistenza, nella gestione delle risorse naturali, nella protezione dell'ambiente e nel raggiungere uno sviluppo sostenibile, in particolare nelle zone rurali e marginali;
    secondo un'analisi condotta da «Via Campesina», un'organizzazione internazionale fondata nel 1993 con più di 160 organizzazioni in 79 Paesi e più di 200 milioni di contadini e contadine aderenti, afferma che le piccole e medie aziende contadine sono la spina dorsale economica e sociale dell'agricoltura europea, la più potente a livello mondiale, dove in media le aziende agricole sono di 14 ettari e oltre il 69 per cento delle aziende agricole coltivano meno di 5 ettari e solo il 2,7 per cento ha più di 100 ettari. Imperniate sulle capacità e sull'intensità del lavoro – non sul capitale – adattate all'infinita diversità delle condizioni naturali, sociali ed economiche, queste strutture produttive garantiscono la sicurezza e la diversità alimentare ai cittadini europei, e sono un modello di sostenibilità sociale, economica ed ecologica;
    secondo la normativa attualmente vigente nel nostro Paese, chiunque intraprenda un mestiere di produzione di beni o servizi è definito imprenditore; infatti il codice civile differenzia due figure: l'imprenditore agricolo (articolo 2082 del codice civile), ossia chiunque conduca un'azienda agricola; il piccolo imprenditore (articolo 2083 del codice civile) nel quale è inserita la figura del coltivatore diretto, con riferimento a chi coltiva direttamente la terra con le proprie risorse. Questa differenza giuridica è un importante elemento di lavoro al fine di elaborare uno spazio giuridico adeguato, superando un processo monodirezionale che oggi tende a sussumere tutti gli agricoltori nella nozione di imprenditore agricolo (articolo 2135 del codice civile). La normativa di orientamento e modernizzazione del settore agricolo, di cui al decreto legislativo n. 228 del 2001, ha esteso le competenze di questa figura in un processo che porta a disegnare sempre più un profilo di impresa di mercato dell'azienda agricola, ed a strutturarsi secondo i canoni di tutte le altre imprese. Questo processo ha introdotto il modello unico della competitività commerciale e della logica di profitto nella vita delle aziende agricole, spingendo ad una forte selezione forzosa all'interno del mondo agricolo basata sui criteri economicisti della disponibilità di capitali;
    l'agricoltura familiare include tutte le attività agricole fondate sulla famiglia, ed è collegata a diverse aree dello sviluppo rurale, è una modalità di organizzazione agricola, della silvicoltura, della pesca, della produzione pastorale e dell'acquacoltura che è diretta e gestita da un nucleo familiare e, prevalentemente, si basa sulla manodopera familiare, compresa sia quella femminile che maschile;
    sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, quella familiare è la forma prevalente di agricoltura nel settore della produzione alimentare. A livello nazionale esistono una quantità di fattori chiave per uno sviluppo prospero dell'agricoltura familiare come: le condizioni agro-ecologiche e le caratteristiche del territorio; le politiche ambientali; l'accesso ai mercati; l'accesso alla terra e alle risorse naturali; l'accesso alla tecnologia ed ai servizi di ampliamento; l'accesso al credito; condizioni demografiche, economiche e socio-culturali; disponibilità di formazione avanzata,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative a favore del coltivatore diretto e, quindi, dell'agricoltura familiare così come è definita, dando al coltivatore medesimo una netta riconoscibilità e classificazione giuridica in grado di differenziarlo dalla figura del grande produttore agricolo, attraverso politiche di agevolazione per l'accesso alla terra, facendo delle zone rurali, in particolare nelle aree interne e in quelle considerate marginali, territori di sperimentazione atti a favorire il ripopolamento umano residente e lavorativo;
   ad agevolare, con opportune iniziative socio-giuridiche, l'insediamento e il consolidamento delle aziende contadine mediante adeguate norme di sostegno all'acquisto della proprietà, con particolare riguardo ai giovani agricoltori;
   a porre in essere iniziative normative che consentano l'accesso alle terre incolte pubbliche e private, nonché ad assumere iniziative di indirizzo finalizzate anche alla semplificazione in merito alla lavorazione, trasformazione e vendita di limitati quantitativi di prodotti agricoli nell'ambito della filiera corta e della produzione locale, i cui destinatari sono le aziende diretto-coltivatrici e le società e cooperative composte unicamente da soci lavoratori, che trasformano per la vendita esclusivamente i propri prodotti, senza l'utilizzo di personale esterno;
   a riconoscere e valorizzare i sistemi sementieri informali territoriali, in grado di garantire una conservazione dinamica della biodiversità agricola e una maggiore autonomia produttiva degli agricoltori;
   ad adottare politiche di sostegno e di incentivazione dell'agrobiodiversità, della conservazione in situ e della coltivazione delle varietà locali, attraverso sgravi fiscali ed incentivi economici adeguati, includendo la possibilità di commercializzare le sementi fra i piccoli agricoltori, svincolandoli dal monopolio delle multinazionali;
   a facilitare, con adeguati strumenti normativi, l'accesso dei coltivatori diretti ai mercati del proprio comune e/o di quelli limitrofi per prodotti a «chilometro zero» (prodotti di prossimità venduti direttamente) e prodotti di qualità (secondo metodo biologico o modalità equivalenti, in ogni caso a basso impatto ambientale);
   ad assumere iniziative per defiscalizzare le attività commerciali di filiera corta e dei prodotti di qualità;
   ad assumere iniziative per modificare la normativa di settore prevedendo l'iscrizione facoltativa alla camera di commercio, per le piccole aziende diretto-coltivatrici a dimensione locale, non rendendola, quindi, vincolante per l'accesso a finanziamenti e sostegni pubblici;
   a promuovere misure di sostegno nell'ambito della politica agricola comune, PAC, e dei programmi di sviluppo rurale, PSR, rafforzando e rendendo organiche le nuove misure previste in favore delle piccole aziende e delle aree svantaggiate, introducendo parametri basati sul progetto agricolo nel suo insieme e non, esclusivamente, in termini di comparti produttivi;
   ad adottare iniziative idonee per l'innalzamento della fascia in regime di esonero IVA a 30 mila euro prevedendo, altresì, la ridefinizione delle fasce di contribuzione Inps con riduzioni, in particolare, per le zone montane e svantaggiate.
(7-00499) «Zaccagnini, Franco Bordo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANFREDI e VALERIA VALENTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il settore dei servizi idrici integrati è stato oggetto negli ultimi anni di importanti interventi di riforma. In particolare, la legge 23 dicembre 2009, n. 191, ha soppresso le autorità d'ambito territoriale di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, demandando alle regioni la ridefinizione del sistema delle attribuzioni;
   in proposito, va rilevato che, secondo l'articolo 3-bis del decreto-legge n. 138 del 2011, spetta alle regioni organizzare lo svolgimento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica definendo il perimetro degli ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei tali da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare l'efficienza del servizio istituendo o designando gli enti di governo degli stessi; lo stesso articolo prevede che, decorsi inutilmente i termini prescritti, il Governo può esercitare i poteri sostitutivi di cui all'articolo 8 della legge n. 131 del 2003;
   l'articolo 13 del decreto-legge n. 150 del 2013 stabilisce, inoltre, che la mancata istituzione o designazione dell'ente di governo dell'ambito territoriale ottimale ovvero la mancata deliberazione dell'affidamento entro il termine del 30 giugno 2014, comportano l'esercizio dei poteri sostitutivi da parte del prefetto, le cui spese sono a carico dell'ente inadempiente, che provvede agli adempimenti necessari al completamento della procedura di affidamento;
   nella regione Campania, a quanto consta agli interroganti, non si è provveduto a definire una nuova disciplina dei servizi idrici entro i termini previsti dalla normativa vigente e, nelle more dell'approvazione della nuova disciplina regionale, è stato quindi disposto il commissariamento delle autorità d'ambito esistenti;
   sostanzialmente, è stato mantenuto in vita un sistema di organizzazione e di funzionamento del servizio idrico integrato che avrebbe dovuto essere invece oggetto di una profonda rivisitazione; negli ultimi mesi, oltretutto si susseguono scelte e interventi che stanno allarmando notevolmente l'utenza, come è accaduto con la definizione da parte del commissario straordinario dell'ATO 3 Campania di un nuovo piano tariffario destinato a innalzare in modo consistente i costi per i cittadini;
   ad aggravare la situazione è il fatto che la società Gori, incaricata di gestire il servizio idrico integrato dell'ambito territoriale ottimale sarnese vesuviano n. 3, ha richiesto agli utenti di 76 comuni delle province di Napoli e Salerno il pagamento di fatture relative a partite ante 2012;
   i cittadini e molti sindaci dei comuni interessati sono insorti contro questa richiesta della Gori che considerano vessatoria, sia perché la delibera dell'ATO 3 risulta in contrasto con il principio di irretroattività degli atti amministrativi che impedisce di incidere unilateralmente e con effetto «ex ante» sulle situazioni soggettive, sia perché risulta che la Gori e l'ente d'ambito siano oggetto di indagini da parte dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico per irregolarità nella determinazione delle tariffe pregresse, in quanto si sospetta che siano stati inseriti costi sovradimensionati rispetto al reale con il surplus della quota per il servizio depurazione a carico di centinaia di migliaia di utenti non asserviti all'impianto –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione alla situazione sopra descritta e se non ritenga opportuno verificare la sussistenza dei presupposti per esercitare i poteri sostitutivi di cui in premessa, al fine di evitare il protrarsi di una gestione inaccettabile del servizio idrico che danneggia fortemente la popolazione dei comuni campani interessati. (4-06596)


   CASTELLI, CASO, COLONNESE e SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il TiSA, Trade in services agreement (accordo sugli scambi di servizi) è un accordo di partenariato attualmente in corso di negoziato tra 23 paesi tra i quali: Stati Uniti, (Paese promotore), Unione europea, Australia, Canada, Cile, Taiwan, Colombia, Costa Rica, Hong Kong, Islanda, Israele, Giappone, Liechtenstein, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Sud Korea, Svizzera e Turchia, mira a liberalizzare il commercio mondiale degli scambi di servizi, sono esclusi dall'accordo i cosiddetti BRICS: Brasile, Russia, India e Cina;
   il TiSA si prefigge di favorire l'apertura dei mercati e migliorare le norme in settori dei «servizi» quali la concessione delle licenze, i servizi finanziari, le telecomunicazioni, il commercio elettronico, il trasporto marittimo e il trasferimento temporaneo di lavoratori all'estero;
   i «servizi» rappresentano circa tre quarti del prodotto interno lordo (PIL) dell'Unione europea, che è il principale esportatore mondiale di servizi con una quota pari al 28 per cento del totale delle esportazioni di servizi a livello globale. L'Unione europea vanta inoltre il più consistente volume di scambi di servizi al mondo, dal momento che il 23,5 per cento degli scambi mondiali avviene in questo settore. Qui, infine, trova impiego il 68 per cento della forza lavoro dell'Unione;
   il TiSA è aperto ad altri membri dell'OMC Organizzazione mondiale del commercio e compatibile con l'accordo generale dell'OMC sugli scambi di servizi GATS (Accordo generale sul commercio di servizi) e potrebbe essere integrato nell'OMC, se vi aderisse un numero sufficiente di membri OMC;
   entro la fine del 2014 si saranno tenuti 10 cicli di incontri e non vi è nessun termine stabilito per la conclusione dei colloqui;
   i  negoziati si basano sulle proposte avanzate dai partecipanti;
   i «servizi» sono stati oggetto nel tempo dei negoziati commerciali dell’Uruguay Round che hanno portato alla firma dell'accordo generale sugli scambi di servizi GATS del 1995;
   data la copertura limitata del GATS, e la crescente importanza economica del settore dei «servizi», questo tema è stato uno degli obiettivi del negoziati del ciclo di Doha, l'attuale ciclo di negoziati commerciali della Organizzazione mondiale del commercio (OMC) che ha avuto inizio nel novembre 2001. Il suo obiettivo è quello di abbassare le barriere commerciali in tutto il mondo, e quindi facilitare l'aumento del commercio globale, ma non è stata tuttavia raggiunta alcuna intesa, seppure limitata, e il prolungato stallo del ciclo di Doha prosegue ancora oggi;
   con il commercio multilaterale di Doha paralizzato, non vedendo alcuna speranza di un suo rilancio, alcuni membri dell'OMC sono alla ricerca di approcci alternativi per l'allentamento delle barriere al commercio internazionale dei «servizi» con nuovi accordi commerciali bilaterali e regionali che già vanno al di là degli scambi di merci per includere le opportunità di accesso al mercato per i servizi;
   gli Stati Uniti hanno proposto una iniziativa più ampia che suggerisce che i governi interessati dell'OMC dovrebbero negoziare un accordo plurilaterale che avrebbe offerto nuove aperture nei loro mercati per i fornitori di servizi dei paesi firmatari. Nell'ottobre 2012, Stati Uniti, Unione europea, Australia, Canada, Cile, Colombia, Hong Kong, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Singapore (che in seguito ha abbandonato il gruppo), Corea del Sud, Svizzera e Taiwan (noti collettivamente come i «veri amici dei servizi» – really good friends of services, RGFS) hanno espresso la volontà di negoziare un accordo multilaterale sugli scambi di servizi (TiSA);
   il 27 giugno 2013 viene pubblicato un documento dalla Biblioteca del parlamento europeo titolato: Avvio dei negoziati su un accordo multilaterale sugli scambi di servizi USA il cui incipit è:
    con l'intento di superare lo stallo del ciclo di Doha, alcuni membri dell'OMC, tra cui l'UE e gli Stati Uniti, si preparano ad avviare i negoziati su un accordo multilaterale sugli scambi di servizi (TiSA);
    il public services international organizzazione (P.S.I.) ha descritto il TiSA come: «un trattato che prevede un'ulteriore liberalizzazione degli scambi e investimenti nei servizi, di allargare le “discipline regolamentari” a tutti i settori dei servizi, tra cui molti servizi pubblici»;
    le «discipline», o norme del Trattato, fornirebbero ai fornitori stranieri l'accesso ai mercati nazionali a condizioni meno favorevoli come i fornitori nazionali, ma sarebbe limitata la capacità dei governi di regolamentare l'acquisto e la prestazione di servizi. Questo in sostanza cambierebbe la regolazione di molti servizi di interesse pubblico per servire gli interessi di profitto delle società straniere, private;
   si legge sul settimanale Espresso il 19 giugno 2014:
    «WikiLeaks: ecco l'accordo segreto per il liberismo selvaggio il TISA, un trattato internazionale che potrebbe avere enormi conseguenze per lavoratori e cittadini italiani e, in generale, per miliardi di persone nel mondo, privatizzando ancora di più servizi fondamentali, come banche, sanità, trasporti, istruzione, su pressione di grandi lobby e multinazionali. Un accordo che viene negoziato nel segreto assoluto e che, secondo le disposizioni, non può essere rivelato per cinque anni anche dopo la sua approvazione»;
   il quotidiano Il Fatto il 20 giugno riprende l'argomento con un titolo altrettanto preoccupante:
    Wikileaks: «Ecco il trattato segreto per la liberalizzazione selvaggia della finanza». Entrambi parlano del TiSA denunciandone in primis uno dei punti dell'accordo: la segretezza. Riguardo alla segretezza si legge: Secondo Jane Kelsey, professoressa della facoltà di giurisprudenza dell'università di Auckland e autrice di un memorandum che Wikileaks pubblica a corredo della bozza, il TiSA sarebbe in grado di determinare le politiche economiche dei maggiori Paesi a capitalismo avanzato evitando qualsiasi discussione in merito nei parlamenti degli Stati interessati. Infatti le trattative a cui fa riferimento la bozza vengono definite «riservate» e lo stesso trattato è indicato come «classificato». Di più: secondo quanto riportato in calce al documento, il TiSA dovrebbe rimanere segreto per 5 anni anche dopo il raggiungimento dell'accordo tra i Paesi aderenti;
   il trattato ha contenuti simili al GATT (Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio) e al GATS (Accordo Generale sul Commercio dei Servizi), finiti al centro delle proteste a Seattle nel 1999 e al G8 di Genova del 2001. A differenza di questi, però, il TISA non è stato discusso in seno all'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), che prevede la pubblicità degli atti e una discussione più «trasparente»;
   riguardo al contenuto dell'accordo l'analisi di Jane Kelsey mette in luce, in particolare, la volontà dei proponenti di eliminare alcune delle norme che sono state introdotte (o suggerite) in seguito alla crisi del 2008. Per esempio i limiti alle dimensioni degli istituti finanziari, imposti in alcuni Paesi per evitare il ripetersi di operazioni di salvataggio obbligate nei confronti di quei soggetti «troppo grandi per fallire». Le proposte presentate nella bozza si occupano però anche di altre questioni, come la privatizzazione della previdenza e delle assicurazioni, l'eliminazione degli obblighi di divulgazione delle operazioni offshore nei paradisi fiscali, il divieto di imporre un sistema di autorizzazione per nuovi strumenti finanziari (come i derivati) o di regolamentare l'attività dei consulenti finanziari;
   non secondario è che gli accordi di questo tipo utilizzano un sistema sanzionatorio che segue canali «paralleli» alla giustizia ordinaria. Se un'azienda ritiene che lo Stato estero in cui opera viola in qualche modo il trattato, può fare ricorso a un tribunale speciale che agisce come organo arbitrale, nel quale non sono previste udienze pubbliche;
   alcuni studiosi stanno evidenziando la tendenza alla disaggregazione degli Stati e della erosione dei loro confini e della loro identità. Massimo Terni studioso di Storia delle dottrine politiche nel suo recente testo «Stato», denuncia come oggi lo Stato-nazione subisca la controspinta di forze economiche globali denazionalizzate e denazionalizzanti;
   quello stesso «mercato» che un tempo soggiaceva alla ragione di Stato esercita ora un suo dominio indiscusso costringendo lo Stato a cedere sovranità a reti transnazionali di controllo. La confusione in atto di Stato e mercato, di politico ed economico contribuisce ad uno scambio delle parti, dove ciascun soggetto trascura la propria funzione naturale e adempie al compito spettante all'altro –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto illustrato e quali azioni si stiano o si intendano intraprendere;
   se vista la significativa ricaduta sui cambiamenti economici e sui servizi che il TiSA comporterà anche nel nostro Paese, non reputi opportuno fare richiesta, in sede europea di accesso ai testi in discussione che attualmente sono sottoposti al segreto;
   se non reputi opportuno illustrare ed informare l'opinione pubblica ed il Parlamento di come l'Italia abbia contribuito alle varie fasi della negoziazione circa questo accordo. (4-06600)


   PAOLO NICOLÒ ROMANO e BUSTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   in Nord Italia, in particolare nelle regioni della Liguria e del Piemonte, le forti perturbazioni temporali di questi giorni e la cattiva gestione dei territori da un punto di vista idrogeologico hanno causato l'allagamento di intere città come Genova e provincia mentre in Piemonte sono state colpite in particolare le città di Gavi, Arquata Scrivia, Novi Ligure, Borghetto Borghera, Serravalle Scrivia, la Val Curone e altri paesi e cittadine nella zona compresa tra le valli Stura, Lemme, Orba, Scrivia e Borbera fino all'alta pianura alessandrina;
   tutte queste città, tra cui il caso mediaticamente più noto di Genova, sono state investite da un autentico diluvio che con la piena dei torrenti e la furia delle acque hanno causato, oltre ad un morto a Genova, ingenti danni alle infrastrutture locali per non parlare delle abitazioni civili, delle aziende e delle attività commerciali completamente rovinate;
   sono note da anni le cause di queste devastazioni: l'elevato rischio idrogeologico del nostro Paese e la mala gestione politica del territorio. Il 9,8 per cento della superficie nazionale, che riguarda 1'89 per cento dei comuni in cui sorgono 6.250 scuole e 550 ospedali, è predisposta a frane, allagamenti e alluvioni. Il riscaldamento globale non porterà altro che ad una recrudescenza di questi fenomeni estremi eppure da parte del Governo assistiamo ad una scarsa attenzione della drammaticità della situazione che si concretizza nella totale assenza di interventi di prevenzione ambientale e di ripristino e messa in sicurezza del territorio per renderlo idoneo a fronteggiare future perturbazioni di forte entità;
   sono tuttora in corso le stime dei danni causati dalle alluvioni anche se per la sola provincia di Genova si parla di oltre 250 milioni di euro di danni mentre per l'alessandrino la cifra si attesta sui 50 milioni di euro. Sono state inoltrate avviate le richieste dei governi regionali per sollecitare il Governo nazionale a dichiarare lo stato di calamità per le zone alluvionate in modo anche da far pervenire nel più breve tempo possibile i fondi dello Stato;
   per la gravità e entità dei danni è opportuno anche un intervento della Comunità europea attraverso il Fondo di solidarietà per le grandi calamità dell'Unione europea (FSUE), istituito con Regolamento del Consiglio europeo, regolamento (CE) 11 novembre 2002, n. 2012/2002. L'obiettivo del suddetto Fondo è permettere alla comunità di affrontare situazioni d'emergenza in maniera rapida, efficace e flessibile, integrando gli sforzi degli Stati interessati e coprendo parte delle spese pubbliche sostenute in particolare per:
    a) il ripristino della funzionalità delle infrastrutture e degli impianti nei settori dell'energia, dell'acqua, delle acque reflue, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità e dell'istruzione;
    b) la realizzazione di misure provvisorie di alloggio e finanziamento dei servizi di soccorso destinati a soddisfare le necessità della popolazione colpita;
    c) la messa in sicurezza delle infrastrutture di prevenzione e misure di protezione del patrimonio culturale;
    d) la ripulitura delle zone danneggiate, comprese le zone naturali, in linea, se del caso, con approcci eco-compatibili e ripristino immediato delle zone naturali colpite al fine di evitare gli effetti immediati legati all'erosione del suolo; l'attivazione del suddetto Fondo di solidarietà europeo spetta, entro 12 settimane dal primo giorno in cui si sono registrati i danni causati dal disastro, al Governo nazionale e tutt'oggi risulta che non si sia ancora attivato;
   l'inerzia del Governo italiano è confermata dalle dichiarazioni del portavoce del Commissario europeo alle politiche regionali Johannes Hahn, che il 14 ottobre 2014 ha dichiarato all'ANSA che «resta disponibile per consigliare» alle autorità italiane un'eventuale richiesta di aiuti al Fondo di solidarietà europeo per l'alluvione a Genova. Al momento però il dipartimento della protezione civile italiana, responsabile per l'inoltro dell'eventuale domanda a Bruxelles, non ci ha ancora contattato –:
   se il Governo abbia provveduto a stimare con esattezza l'ammontare dei danni delle alluvioni che hanno colpito in questi giorni il nord Italia e in particolare le regioni Piemonte e Liguria e a stanziare adeguate risorse finanziarie al fine di garantire il superamento della situazione emergenziale;
   se il Governo abbia provveduto ad attivarsi per accedere ai finanziamenti del Fondo di solidarietà per le grandi calamità dell'Unione europea (FSUE), al fine di richiedere una contribuzione straordinaria per affrontare i terribili danni prodotti dell'alluvione che ha colpito in particolare le regioni Piemonte e Liguria, evitando di fare scadere i termini presso la commissione europea. (4-06601)


   BOSSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 2, comma 186-bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, ha soppresso le autorità d'ambito territoriale di cui agli articoli 148 del decreto legislativo n. 152 del 2006 con decorrenza dal 31 dicembre 2012, demandando alle regioni la ridefinizione delle attribuzioni in questo settore;
   secondo l'articolo 3-bis del decreto-legge n. 138 del 2011 «A tutela della concorrenza e dell'ambiente, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano organizzano lo svolgimento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica definendo il perimetro degli ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei tali da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare l'efficienza del servizio e istituendo o designando gli enti di Governo degli stessi, entro il termine del 30 giugno 2012»; lo stesso articolo prevede che, decorso inutilmente il termine indicato, il Consiglio dei ministri, a tutela dell'unità giuridica ed economica, esercita i poteri sostitutivi di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131;
   l'articolo 13 del decreto-legge n. 150 del 2013 stabilisce che «La mancata istituzione o designazione dell'ente di governo dell'ambito territoriale ottimale ai sensi del comma 1 dell'articolo 3-bis del decreto-legge del 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, ovvero la mancata deliberazione dell'affidamento entro il termine del 30 giugno 2014, comportano l'esercizio dei poteri sostitutivi da parte del Prefetto competente per territorio, le cui spese sono a carico dell'ente inadempiente, che provvede agli adempimenti necessari al completamento della procedura di affidamento entro il 31 dicembre 2014»;
   risulta che la regione Campania non abbia provveduto a definire una nuova disciplina in materia di servizi idrici, nonostante il decorso dei termini previsti dalla normativa, e che, nelle more dell'approvazione della nuova disciplina, abbia disposto il commissariamento delle autorità d'ambito esistenti;
   in questo modo, di fatto, si è stato procrastinato un modello di gestione del servizio idrico che avrebbe dovuto essere superato con l'attribuzione delle relative funzioni agli enti locali; negli ultimi mesi, poi, si sta o assumendo decisioni su argomenti strategici e di grande impatto per la cittadinanza e gli utenti, quali l'approvazione da parte del commissario straordinario dell'ambito territoriale ottimale n. 3 Campania di un nuovo piano tariffario con aumenti vertiginosi dei costi dell'acqua nelle bollette;
   in questi giorni, la società Gori, che gestisce il servizio idrico integrato dell'ambito territoriale ottimale sarnese vesuviano, sta inviando a centinaia di migliaia di famiglie di 76 comuni delle province di Napoli e Salerno, fatture relative a recuperi tariffari per gli anni 2006-2011; le richieste di pagamento vengono motivate adducendo che nel periodo menzionato si sarebbero accumulate pendenze a causa dell'inadeguatezza delle tariffe precedentemente deliberate;
   si tratta di richieste di pagamento significative, di dubbia conformità (per vari aspetti) alle norme vigenti e in molti casi sproporzionate rispetto alle possibilità economiche delle famiglie, che peraltro continuano a pagare le bollette per i consumi correnti benché versino in una condizione di grave disagio, anche alla luce della crisi economica e occupazionale che attraversa il Paese e il Sud in particolare; si stanno attivando in tutti i comuni dell'ente d'ambito Napoli 3 iniziative di protesta e di mobilitazione, inclusa l'ipotesi di una class action –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione alla situazione sopra descritta e se non si ritenga opportuno, anche alla luce delle citate rilevanti criticità, valutare se sussistano i presupposti per l'esercizio dei poteri sostitutivi di cui in premessa in modo da ricondurre alla normalità la gestione del servizio idrico. (4-06607)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCAGLIUSI, GRILLO, MANLIO DI STEFANO, SPADONI, DI BATTISTA, GRANDE, DEL GROSSO e SIBILIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 5 settembre  2014 la Commissione europea ha annunciato lo stanziamento di 140 milioni di euro per aiutare i paesi dell'Africa Occidentale attualmente colpiti dal virus Ebola: Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria;
   la Commissione europea ha comunicato che il pacchetto di 140 milioni di euro sarebbe stato suddiviso in modo da destinare 38 milioni ai sistemi sanitari (tra cui assistenza medica, sicurezza alimentare, acqua e strutture igienico-sanitarie), 5 milioni ai laboratori mobili per il depistaggio del virus e alla formazione del personale sanitario (dallo Strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (IcSP)) e 97,5 milioni a operazioni di sostegno al bilancio in Liberia e Sierra Leone, mirate a sviluppare la capacità dei relativi governi di erogare servizi pubblici (soprattutto sanitari) e a garantire la stabilità macroeconomica;
   da marzo 2014 la Commissione europea ha potenziato la risposta all'epidemia impegnando in totale 11,9 milioni di euro in aiuti umanitari, tra cui 8 per rafforzare i sistemi di assistenza sanitaria, provenienti dallo stanziamento di 38 milioni di euro, di cui sopra;
   come dichiarato dal Sottosegretario di Stato alla salute, Vito De Filippo, lo scorso 8 ottobre 2014, in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5/03728, in data 11 settembre 2014 è stata richiesta al Ministro dell'economia e delle finanze una integrazione sul capitolo di bilancio destinato non solo all'acquisto di materiale profilattico, medicinali di uso non ricorrente, vaccini per attività di profilassi internazionale, ma anche alla pubblicazione e alla diffusione dei dati e materiali per la prevenzione delle malattie infettive, inclusi dispositivi di protezione individuale;
   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha definito un programma di interventi di emergenza da circa 1,5 milioni di euro per contrastare l'epidemia di Ebola che sta colpendo alcuni Paesi dell'Africa Occidentale;
   la Cooperazione italiana ha stanziato un contributo di 240.000 euro per l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l'invio di medici, la fornitura di medicine e di attrezzature, il rafforzamento dei sistemi di sorveglianza epidemiologica e il coordinamento e supporto logistico delle attività di risposta all'emergenza;
   la Farnesina finanzierà, inoltre, l'invio di personale medico italiano specializzato, in particolare di professionalità provenienti dall'ospedale Spallanzani di Roma, centro di eccellenza a livello nazionale e internazionale per la cura delle malattie infettive e, attraverso un apposito fondo, sosterrà le attività delle ONG italiane presenti nella regione, in particolare in Sierra Leone;
   il contributo si aggiunge a quello di 200.000 euro concesso ad aprile all'OMS per la realizzazione di attività in Guinea Conakry –:
   a quanto ammontino le risorse che l'Italia ha complessivamente stanziato per contrastare la diffusione del virus Ebola, con riferimento anche ai fondi già utilizzati ed eventualmente destinati anche all'Unione europea, oltre che ai Paesi africani interessati, nonché quale sia il dettaglio relativo al coinvolgimento di Ong, al numero di progetti e alle risorse umane coinvolte ai fini della prevenzione.
(5-03873)


   SCAGLIUSI, MANLIO DI STEFANO, DI BATTISTA, SPADONI, DEL GROSSO, GRANDE e SIBILIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   da un'articolo online del 15 ottobre 2014 su Il Fatto Quotidiano si apprende che Salvatore Diaferio, 68 anni, indigente e malato, è morto a Playa del Carmen il 30 settembre 2014;
   il consolato di Playa del Carmen il 1o agosto 2014 ha raccolto la richiesta di assistenza dell'anziano che chiedeva il rimpatrio a spese dell'ambasciata di Città del Messico;
   una troupe della tv locale Azteca lo aveva raggiunto e lui aveva raccontato che avrebbe voluto partire, che non aveva denaro sufficiente per il biglietto e di essere vivo grazie alla solidarietà dei messicani;
   il consolato il 15 agosto aveva ottenuto dall'anziano un elenco di tre parenti con relativi numeri di telefono, ma non aveva potuto chiamarli direttamente perché la stessa ambasciata aveva revocato il contratto telefonico che consentiva le chiamate internazionali;
   solo il 25 settembre, un mese e mezzo dopo la richiesta di assistenza, l'ambasciata scriveva alla questura di Roma affinché interpellasse i parenti in Italia per provvedere con urgenza all'invio dei mezzi necessari per il ritorno in patria del signor Diaferio;
   il 30 settembre quest'ultimo si accasciava a terra in preda a convulsioni proprio di fronte al consolato italiano a Playa del Carmen, cui si era rivolto più volte per ottenere aiuto;
   il console faceva chiamare l'ambulanza e nel frattempo si stava cercando di rianimarlo. L'anziano arrivava all'Hospital General di Playa del Carmen non più cosciente ma vivo. Il personale sanitario, secondo i quotidiani locali, ne rifiutava il ricovero perché indigente;
   in casi di indigenza la legge prevede di contattare i parenti per ottenere da loro i fondi per il biglietto o in alternativa un «prestito consolare», cioè un anticipo delle somme con impegno alla restituzione;
   dall'articolo de Il Fatto Quotidiano si apprende che il console onorario, Andrea Sabbia, attendeva da un momento all'altro l'autorizzazione dall'ambasciata che invece ha perseguito per due mesi il tentativo infruttuoso di individuare dei parenti in Italia disposti a farsi carico della spesa;
   l'ambasciatore, Alessandro Busacca, aveva confermato che lo stesso giorno l'ambasciata aveva provveduto a comunicare al consolato la procedura consolare da seguire;
   per questo tipo di richieste di assistenza è prevista una richiesta scritta dell'interessato corredata da una lista di contatti di familiari, soggetti obbligati per legge (ai sensi degli articoli 433 e seguenti del codice civile) a cui richiedere il denaro necessario al rimpatrio del connazionale;
   dall'articolo de Il Fatto Quotidiano di cui sopra, si apprende che il console Sabbia abbia rivelato come nel dicembre del 2010 a Playa del Carmen era in corso una conferenza internazionale sul clima (il Cop 16) e aveva ricevuto dall'ambasciata una telefonata allarmata dove gli veniva detto che c'era «il Ministro a bordo e non lo fanno partire per Roma». Si trattava del Ministro Prestigiacomo. Il volo MM62209 dell'Aeronautica militare era sulla pista di decollo ma la torre di controllo non lo autorizzava senza un carico completo di carburante, Si apprende, inoltre, dall'articolo citato che per permettere il decollo all'aereo ci voleva però ben altro che i 350 euro del biglietto negato all'anziano e, infatti, risulterebbe che dall'ambasciata gli abbiano chiesto di precipitarsi in aeroporto e di pagare, anticipando di tasca propria e con carta di credito personale, quasi 4 mila dollari di carburante;
   dalla pagina Facebook della comunità italiana di Playa del Carmen (http://goo.gl/3sNa3R) si apprende che il consolato italiano sia stato chiuso a 3 giorni dalla morte dell'italiano con decreto ministeriale mettendo in difficoltà più di 15.000 italiani e più di una decina di migliaia di turisti che al momento non hanno alcuna rappresentanza consolare –:
   quali informazioni intenda fornire per chiarire la dinamica di questa inaccettabile e tragica vicenda e se preveda di rimuovere immediatamente l'ambasciatore dalla sua carica;
   se trovi conferma la notizia che il consolato di Playa del Carmen sia attualmente chiuso e quando si intenda riaprirlo visto che al momento ci sono 15.000 italiani più migliaia di turisti senza nessuna rappresentanza consolare. (5-03878)

Interrogazione a risposta scritta:


   RICCIATTI, SCOTTO, COSTANTINO, NICCHI, PALAZZOTTO e DURANTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
   a distanza di cinque mesi dal viaggio del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi a Kinshasa, con la celebre foto del piccolo congolese che intreccia i capelli del Ministro, la questione delle adozioni in Congo è tutt'altro che risolta;
   da fonti di stampa si apprende che, dal quel 28 maggio 2014, quando atterrarono in Italia 31 bimbi adottati da 24 famiglie italiane, ci sono ancora 130 coppie (si tratta di una stima, ma la Commissione adozioni internazionali non ha ancora offerto un dato ufficiale) che aspettano che la situazione si sblocchi;
   il caso è di competenza della Commissione per le adozioni internazionali, soggetto che agisce sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio. Ed è appunto alla Commissione per le adozioni internazionali che le onlus impegnate nel campo delle adozioni hanno scritto per chiedere che l’impasse si sbloccasse, ma le stesse hanno dichiarato che la Commissione non ha mai risposto. Questa mancanza di comunicazione della Commissione con le famiglie che aspettano ormai da più di un anno dalla decisione presa dal Congo di prorogare sine die il blocco delle adozioni, contrasta evidentemente con l'impegno personale del Ministro Boschi solo pochi mesi fa dimostrato –:
   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per concludere rapidamente e positivamente la vicenda esposta in premessa alla luce dell'importanza della delicata e dolorosa lontananza che separa i genitori dai propri figli. (4-06595)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LORENZIS e TOFALO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge del 10 dicembre 2013, n. 136 «Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate» è stato convertito dalla legge 6 febbraio 2014, n. 6;
   al comma 4-quinquies dell'articolo 2 del suddetto provvedimento legislativo, si stabilisce che: «la regione Puglia, su proposta dell'Istituto superiore di sanità, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, definisce, nei limiti delle risorse di cui al comma 4-octies, per gli anni 2014 e 2015, anche ai fini dei conseguenti eventuali accertamenti, modalità di offerta di esami per la prevenzione e per il controllo dello stato di salute della popolazione residente nei comuni di Taranto e di Statte»;
   al comma 4-sexies dell'articolo 2 si stabilisce che «gli esami previsti ai commi 4-quater e 4-quinquies sono effettuati senza alcuna compartecipazione alla spesa da parte dei pazienti»;
   al comma 4-septies dell'articolo 2 viene decretato che: «il Ministero della salute, sentite le regioni Campania e Puglia e l'Istituto superiore di sanità, stabilisce le modalità con cui sono trasmessi, in forma aggregata, i dati raccolti nel corso delle attività di cui ai commi 4-quater e 4-quinquies»;
   al comma 4-octies dell'articolo 2 si stabilisce che «per le attività di cui ai commi 4-quater e 4-quinquies è autorizzata, per l'anno 2014, la spesa di 25 milioni di euro e, per l'anno 2015, la spesa di 25 milioni di euro, a valere sulle risorse complessivamente finalizzate all'attuazione dell'articolo 1, comma 34, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, a tal fine vincolate, da destinare alle regioni Campania e Puglia ad integrazione di quelle ad esse spettanti. Al riparto delle risorse integrative di cui al primo periodo tra le regioni Campania e Puglia si provvede con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano» –:
   se le attività stabilite dal decreto in questione richiamate in premessa siano poste in atto e quale sia il loro stato di avanzamento e, in caso di mancata o parziale attuazione delle medesime, quali iniziative il Governo intenda intraprendere per dare seguito a quanto previsto dalla normativa citata. (5-03872)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMONETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nonostante l'anno scolastico sia iniziato da più di un mese, molte lavoratrici e molti lavoratori supplenti brevi, delle scuole della provincia di Biella, sono ancora in attesa di ricevere lo stipendio;
   da anni si verifica questo pesante disservizio a danno di insegnanti e personale ATA anche in molte altre zone del Paese;
   non è stata data alcuna garanzia in merito al miglioramento del sistema complessivo di attribuzione controllata di fondi alle scuole e sulla maggiore funzionalità delle piattaforme telematiche per la trasmissione dei dati, conseguentemente, i supplenti temporanei potrebbero trovarsi ogni mese ad inseguire con incertezza e disagi gli stipendi arretrati;
   le scuole hanno regolarmente stipulato i contratti dei supplenti e li hanno inoltrati alla direzione provinciale del tesoro, ma, a causa dei soliti e persistenti problemi relativi all'inoltro telematico delle pratiche e nella ricezione delle stesse (procedura SIDI) i ritardi si susseguono e sono all'ordine del giorno;
   le scuole hanno ampiamente effettuato i loro adempimenti amministrativi, i contratti sono stati regolarmente sottoscritti e vistati ma, in molti casi, i problemi di trasmissione alla DPT hanno allungato i tempi delle procedure, causando i suddetti ritardi e bloccando di fatto le retribuzioni;
   sono decine i supplenti in attesa dello stipendio e in molti casi non si tratta di supplenze occasionali, ma di contratti annuali, perciò, se continueranno a persistere i ritardi, i disservizi si ripercuoteranno a cascata su tutti i nuovi contratti e i docenti vedranno i pagamenti dopo mesi;
   il Ministero finora non si è assunto la responsabilità dell'accaduto e non si è ancora adoperato per efficientare l'intero sistema –:
   quale iniziativa urgente intendano adottare i Ministri interrogati, al fine di procedere ad un intervento tecnico che riveda integralmente la piattaforma, così da sbloccare la situazione ed impedire ulteriori disagi nel futuro a danno del personale della scuola;
   se i Ministri non ritengano di dover provvedere immediatamente ad una emissione speciale, altrimenti l'attesa potrebbe perdurare fino alla prossima emissione ordinaria, vale a dire il 23 novembre 2014. (5-03876)

Interrogazione a risposta scritta:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   si è appreso che il Codacons, associazione a tutela dei consumatori, ha più volte denunciato alle procure italiane il fenomeno del «caro benzina» tanto che in seguito ad un esposto presentato alla procura della Repubblica di Varese, riferito a possibili manovre speculative su prodotti petroliferi atte a determinare, indebitamente, il rincaro di benzina e gasolio al dettaglio sul mercato nazionale italiano, il procuratore capo della Repubblica, dottor Maurizio Grigo, dava incarico al sostituto procuratore dottore Massimo Politi, di eseguire tutti gli accertamenti utili a verificare la sussistenza dell'ipotesi di reato segnalata dal Codacons (nn. 6738/11 e 228/13 RG NR PM Varese);
   il Gip, dottore Giuseppe Battarino, sull'istanza di sequestro proposta dal Codacons (proc. n. 6738/11 rgnr – n. 1599/12 RG Gip) ha specificato «l'addebito provvisorio», che raccoglie gli esiti delle indagini svolte dal pubblico ministero nell'immediatezza, anche coordinando personale specializzato della guardia di finanza: «violazione, in concorso formale tra le norme, degli articoli 110, 81 cpv, 501-bis e 640 secondo comma, n. 2-bis del codice penale, per aver compiuto manovre speculative ed aver posto in essere artifizi e raggiri, consistenti nell'aver volontariamente livellato, concordando salvo modesti scostamenti, i prezzi dei prodotti petroliferi alla pompa, in modo da minimizzare le possibilità di minor guadagno derivanti dall'applicazione dei principi della concorrenza sul mercato nazionale, quindi con danno, economico di un numero indistinto e indeterminabile di fruitori del servizio – indotti in errore, ma in ogni caso privi di reale possibilità contrattuale, nella considerazione che le principali compagnie petrolifere agiscono in regime di oligopolio»; è stato osservato che «le attività in ipotesi illecite di cui sopra si è detto non possono che ricondursi, coinvolgendo scelte aziendali di ordine generale, agli organi rappresentativi e decisionali di primo livello delle società petrolifere coinvolte, che agiscono nelle rispettive sedi legali; negli stessi luoghi si realizzano i profitti delle attività illecite», è stato rilevato altresì che «due delle società (Shell Italia SpA e Tamoil Italia SpA) hanno sede legale in Milano e cinque hanno sede legale in Roma (ENI SpA, Esso Italia SpA, Totalerg SpA, Kuwait Petroleum Italia SpA, API SpA pertanto, dalla procura di Varese, il fascicolo è stato poi trasmesso per competenza territoriale alla procura di Milano e alla procura di Roma»;
   nonostante gli addebiti provvisori della procura di Varese, che la procura di Milano ha presentato richiesta di archiviazione;
   orbene, nell'attualità di un crescente fenomeno speculativo nonché un crescente «caro benzina», si ritiene necessario fare chiarezza sulle attività e i controlli per impedire manovre speculative ed illecite delle società petrolifere –:
   se e quali attività di controllo e di monitoraggio, per quanto di competenza dei Ministri interrogati, siano state effettuate ad oggi sul costante aumento del costo dei carburanti;
   in particolare, se e quali attività e controlli, per quanto di competenza, siano stati effettuati sulla esistenza di possibili manovre speculative su prodotti petroliferi atte a determinare, indebitamente, il rincaro di benzina e gasolio al dettaglio sul mercato nazionale italiano;
   se e quali iniziative, anche normative, intendano adottare i Ministri, per quanto di competenza, affinché vengano escluse manovre che in danno ai consumatori comportino un illegittimo aumento dei prodotti petroliferi. (4-06598)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GULLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la linea ferroviaria Palermo-Messina-Catania per diversi tratti è a binario unico;
   gli interventi previsti del Governo Renzi dimostrano attenzione alle problematiche dei trasporti nella regione Sicilia, ma necessitano una visione integrata della problematica dei trasporti nell'isola;
   è, comunque, necessario porre in essere interventi al fine di rendere l'isola competitiva in ambito euro-mediterraneo;
   l'interrogante ha precedentemente inoltrato altri atti di sindacato ispettivo in merito alle problematiche infrastrutturali evidenziando la necessità di interventi complessivi per uno sviluppo efficace ed efficiente, coerente con la vocazione turistico-culturale della Sicilia e tale da supportare le attività economiche dell'isola;
   alla data odierna tra i principali problemi legati alla tratta ferroviaria Palermo-Messina vi è quello dei ritardi in partenza ed in arrivo, principalmente a causa della mancanza del doppio binario;
   i tempi di percorrenza dei treni in tale tratta risultano superiori rispetto alla media italiana ed europea;
   a quanto consta all'interrogante, gli interventi programmati in relazione alla linea ferroviaria Palermo-Messina-Catania non comprenderebbero il raddoppio ferroviario tra Patti e Castelbuono;
   tale opera non è rinviabile in quanto essenziale per la viabilità dell'isola;
   il raddoppio ferroviario tra Patti e Castelbuono contribuirebbe notevolmente a risolvere gli annosi problemi legati ai ritardi nel transito di molti treni lungo la tratta Palermo-Messina –:
   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per:
    a) addivenire al completamento del doppio binario nella tratta Patti-Castelbuono;
    b) risolvere, comunque, anche temporaneamente, i problemi legati al ritardo dei treni lungo la tratta Palermo-Messina.
(4-06597)


   PELUFFO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   regione Lombardia ha presentato il progetto definitivo modificato ad oggetto il «Potenziamento della linea ferroviaria Rho-Arona, tratta Rho-Parabiago», che prevede il quadruplicamento dei binari tra Rho e Parabiago, in provincia di Milano;
   il territorio a ridosso del tracciato ferroviario ubicato nell'ambito della Città Metropolitana di Milano e che interessa, per il tratto del quadruplicamento i comuni di Rho, Pregnana Milanese, Vanzago, Pogliano Milanese, Nerviano e Parabiago risulta essere fortemente urbanizzato;
   il CIPE, con propria deliberazione n. 33/2010 (Programma delle infrastrutture strategiche – legge n. 443 del 2001 – Potenziamento della linea ferroviaria Rho-Arona, tratta Rho-Gallarate – primo lotto funzionale Rho-Parabiago – Approvazione del progetto definitivo e finanziamento CUP J31J05000010001) assunta in data 13 maggio 2010 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale in data 21 febbraio 2011, ha approvato il progetto definitivo, con le prescrizioni e le raccomandazioni proposte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche ai fini della dichiarazione di pubblica utilità;
   in data 9 luglio 2012 il TAR della Lombardia con sentenza n. 1914/2012 accoglieva il ricorso promosso da privati cittadini vanzaghesi e dal comitato civico «Contro il potenziamento Ferroviario della tratta Rho-Parabiago» annullando la delibera CIPE sopra citata. Sentenza successivamente confermata dal pronunciamento del Consiglio di Stato del 21 dicembre 2012;
   attraverso la pubblicazione del 15 ottobre 2013 sui quotidiani Corriere della Sera e Il Sole 24 ore dello studio di impatto ambientale, regione Lombardia, RFI spa e Italferr spa hanno nuovamente avviato la procedura di approvazione del progetto definitivo dell'opera di «Potenziamento della linea ferroviaria Rho-Arona, tratta Rho-Gallarate – Quadruplicamento Rho-Parabiago e Raccordo Y» ai sensi dell'articolo 167, comma 5, del decreto legislativo n. 163 del 2006 e s.m.i.;
   nell'ottobre 2013 Italferr spa, ha trasmesso agli enti interessati il nuovo progetto per le valutazioni di competenza. Il progetto conferma la realizzazione di un complesso a quattro binari dalla stazione di Rho fino alla stazione di Parabiago e la realizzazione del collegamento Rho Fiera-Malpensa attraverso il Raccordo Y;
   in data 25 ottobre 2013 Italferr spa, in nome e per conto di RFI spa, ha pubblicato sui quotidiani nazionali l'avviso di avvio del procedimento, finalizzato alla dichiarazione di pubblica utilità del nuovo progetto di «Potenziamento della linea ferroviaria Rho-Arona, tratta Rho-Gallarate – Quadruplicamento Rho-Parabiago e Raccordo Y» ai sensi dell'articolo 166, del decreto legislativo n. 163 del 2006;
   in data 16 gennaio 2014 si è svolta, presso la V Commissione consiliare del Consiglio regionale della Lombardia, un'audizione del sindaco e dell'amministrazione pubblica del comune di Vanzago nella quale è stata chiesta a regione Lombardia una condivisione del nuovo progetto;
   la dgr 1264/X della giunta regionale della Lombardia che ha espresso il parere regionale sul nuovo progetto;
   il Consiglio superiore dei lavori pubblici in data 26 settembre 2014 in relazione all'aff. n. 98/2014 «Infrastrutture ferroviarie strategiche. Legge n. 443 del 2001. Progetto definitivo. Potenziamento della linea ferroviaria Rho-Arona. Tratta Rho-Gallarate. Quadruplicamento Rho-Parabiago e raccordo Y – Approvazione del Progetto definitivo ai sensi dell'articolo 167, comma 4 del decreto legislativo n. 163 del 2006 e s.m.i:» di fatto ha respinto il Progetto stesso mettendo in evidenza numerosi aspetti di carenza sia sotto il profilo della procedura che della progettazione e in particolare:
    il progetto definitivo non risulta «integrato degli elementi previsti per il progetto preliminare» (167, comma 5, del decreto legislativo n. 163 del 2006);
    «Non consente di effettuare esame esaustivo del progetto trasmesso»;
    pagina 20 – mancata acquisizione del Consiglio superiore dei lavori pubblici sul progetto preliminare;
    pagina 22 – si richiama il «difetto di adeguata motivazione»;
    pagina 22 – «Il progetto dovrà essere riformulato, rivisto ed integrato e quindi nuovamente sottoposto all'esame di questo Consesso»;
    pagina 22 – mancata «copertura finanziaria dell'opera ad eccezione di 20 M euro»;
    pagina 23 – mancata definizione e verifica dei presupposti progettuali sulla base di dati programmatici, pianificatori, ambientali e trasportistici aggiornati all'attualità che possano consentire di motivare le scelte progettuali effettuate»;
    pagina 24 – assenza di una indicazione rispetto al metodo di valutazione utilizzato nella redazione del SIA (studio incidenza ambientale) in merito alle mitigazioni ambientali da adottare;
    pagina 24 – mancanza di conformità tra progetto preliminare e definitivo;
    pagina 25 – valutazione di incidenza ambientale piuttosto generica e intrinsecamente contraddittoria;
    pagina 25 – necessità di ridurre le barriere antirumore soprattutto nei contesti urbanizzati;
    pagina 25 – attenzione per la problematica degli immobili frontisti e le relative compensazioni economiche;
    pagina 26 – non definizione della destinazione futura delle proprietà acquisite da RFI;
    pagina 27 – necessità di progettare e «realizzare infrastrutture ispirate a precisi principi di crescita non solo in termini di efficienza e ottimizzazione tecnologica, ma anche e soprattutto di sostenibilità sotto il profilo economico ed ambientale»;
    pagina 29 – mancata trasmissione da parte del soggetto aggiudicatore di numerosi documenti e dei pareri di alcuni comuni, con particolare riferimento ai comuni di Busto Arsizio e di Vanzago, dal momento che il parere di Vanzago è negativo (il CSLP ha recuperato la DGC 194/2013 su Internet), non essendoci i verbali della Conferenza di Servizio;
   altre lacune rilevate in termini di:
    a) Tutela dell'ambiente, in particolare sul Bosco WWF;
    b) Aspetti archeologici;
    c) Barriere architettoniche;
    d) Aspetti geologici e idrogeologici;
    e) Aspetti geotecnica;
    f) Aspetti idraulici, in particolare sull'Olona;
    g) Prevenzione incendi, impianti e altro;
   Aspetti di ordine trasportistico;
   Aspetti di ordine economico –:
   quali siano le motivazioni per le quali un progetto in discussione da oltre un decennio abbia ottenuto un giudizio così negativo dal Consiglio superiore dei lavori pubblici;
   come si inserisca detto progetto nel sistema di viabilità e trasporti afferente all'area milanese, con particolare riguardo alla tempistica della sua realizzazione, in considerazione dell'ormai imminente apertura dell'Expo 2015 con il cui svolgimento la realizzazione di tale progetto andrà verosimilmente a interferire;
   se, alla luce delle considerazioni su esposte sulla tempistica di Expo 2015 e a fronte di una sostanziale bocciatura, non si intenda ridiscutere il progetto convocando regione Lombardia e gli altri interlocutori interessati;
   se non si ravvisi una violazione di normativa in considerazione del fatto che la normale procedura prevista dal decreto legislativo n. 163 del 2006 e sue successive modificazioni e integrazioni appare all'interrogante ormai stravolta e che ad oggi l'opera non risulta finanziata;
   se e quando siano previste le fasi di ri-progettazione, di acquisizione del parere sulla localizzazione, della nuova valutazione di impatto ambientale e di tutti gli altri adempimenti. (4-06599)


   PANNARALE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i requisiti fisici e psichici per ottenere la patente di guida e per i successivi rinnovi alla scadenza, sono stabiliti dall'articolo 119 del Codice della strada (decreto legislativo n. 285 del 1992, Nuovo Codice della Strada);
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992 è il regolamento di attuazione del Codice della strada;
   il decreto legislativo n. 59 del 2011 ha recepito le direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE concernenti la patente di guida;
   il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 30 novembre 2010 (requisiti psicofisici) ha recepito la direttiva 2009/112/CE, recante modifica della direttiva 91/439/CEE concernente la patente di guida;
   il comma 2 dell'articolo 119 prevede che l'accertamento dei requisiti fisici e psichici (con l'esclusione di alcuni casi specifici indicati nel comma 4), sia effettuato dall'ufficio della unità sanitaria locale territorialmente competente, cui sono attribuite funzioni in materia medico-legale. La norma peraltro consente che l'accertamento sia effettuabile anche da uno dei seguenti soggetti:
    a) un medico responsabile dei servizi di base del distretto sanitario;
    b) un medico appartenente al ruolo dei medici del Ministero della salute;
    c) un ispettore medico delle Ferrovie dello Stato;
    d) un medico militare in servizio permanente effettivo o in quiescenza;
    e) un medico del ruolo professionale dei sanitari della Polizia di Stato;
    f) un medico del ruolo sanitario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
    g) un ispettore medico del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
   a tale proposito, il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 31 gennaio 2011 ha stabilito le modalità di trasmissione della certificazione medica, attestante il possesso dei requisiti fisici e psichici necessari al conseguimento della patente di guida, rilasciata dai suddetti medici;
   l'articolo 119 del codice della strada consente che l'accertamento di idoneità sia effettuato dai medici sopra citati anche dopo aver cessato di appartenere alle amministrazioni e ai corpi di cui facevano parte, purché abbiano svolto l'attività di accertamento negli ultimi dieci anni o abbiano fatto parte delle commissioni mediche (di cui al comma 4) per almeno cinque anni. Il comma 4 prevede invece che via sia la competenza delle commissioni mediche locali, costituite dai competenti organi regionali ovvero dalle province autonome di Trento e di Bolzano, per una serie di casi particolari in cui vi sono handicap fisici o patologie particolari o dubbi circa l'idoneità alla guida;
   per quanto riguarda i locali, la norma prevede che in tutti i casi l'accertamento sia effettuato nei gabinetti medici. Il regolamento di attuazione del Codice della strada, stabilisce, a tale proposito, (all'articolo 319, comma 5) che il medico accertatore effettui la visita medica di idoneità alla guida presso la struttura pubblica di appartenenza o comunque all'interno di gabinetti medici dotati delle attrezzature necessarie allo scopo;
   l'allegato I al Decreto del ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 30 novembre 2010 suddivide i conducenti in due gruppi: Gruppo 1 (categorie A, B, B+E e delle sottocategorie A1 e B1) e Gruppo 2 (C, C+E, D, D+E e delle sottocategorie C1, C1+E, D1 e D1+E). L'Allegato I nella sezione «vista» al punto 1 prevede che: «il candidato al conseguimento della patente di guida (ovvero chi deve rinnovarla o ha l'obbligo di revisione ai sensi dell'articolo 128 del codice della strada) deve sottoporsi a esami appropriati per accertare la compatibilità delle sue condizioni visive con la guida di veicoli a motore. Dovranno essere valutati con particolare attenzione: acutezza visiva, campo visivo, visione crepuscolare, sensibilità all'abbagliamento e al contrasto, diplopia e altre funzioni visive che possono compromettere la guida sicura. Se c’è motivo di dubitare che la sua vista non sia adeguata, il candidato deve essere esaminato dalla Commissione Medica Locale. Per i conducenti appartenenti al gruppo I che non soddisfano le norme riguardanti il campo visivo e l'acutezza visiva, il rilascio della patente può essere autorizzato da parte della Commissione medica locale in “casi eccezionali”, correlati alla situazione visiva del conducente, ponendo limitazioni riguardo alla guida. In questi casi il conducente deve essere sottoposto a visita dalla Commissione che verifica, avvalendosi di accertamenti da parte di medico specialista oculista anche l'assenza di altre patologie che possono pregiudicare la funzione visiva, fra cui la sensibilità all'abbagliamento, al contrasto, la visione crepuscolare, eventualmente avvalendosi anche di prova pratica di guida. La documentazione sanitaria inerente agli accertamenti posti a base del giudizio espresso dovrà restare agli atti per almeno cinque anni»;
   notizie di stampa riportavano la notizia di una complessa ed articolata attività di polizia tributaria, eseguita dalla guardia di finanza di Mondragone (CE), che ha consentito di accertare una vasta e diffusa evasione fiscale posta sistematicamente in essere da alcuni medici preposti al rilascio dei certificati richiesti dalla loro clientela per il conseguimento o il rinnovo delle patenti di guida;
   l'operazione di servizio, condotta dai finanzieri attraverso l'esecuzione di 11 verifiche fiscali, ha reso possibile il recupero a tassazione di compensi non dichiarati dai professionisti del settore operanti nella provincia di Caserta per circa due milioni di euro, nonché di oltre 92 mila euro di imposta regionale sulle attività produttive;
   la guardia di finanza ha effettuato anche una estesa attività di ricerca documentale di tutti i certificati rilasciati dai dottori della provincia nel periodo che va dal 2008 al 2011, acquisendo presso la Motorizzazione civile provinciale quelli presentati a corredo delle pratiche relative al rilascio delle patenti e presso l'ufficio centrale operativo di Roma quelli inerenti ai rinnovi delle abilitazioni di guida;
   a seguito dell'acquisizione della certificazione sanitaria, la guardia di finanza ha convocato i professionisti interessati a cui veniva chiesto di esibire copia della documentazione fiscale relativa ai compensi ricevuti a fronte delle visite mediche effettuate. Il riscontro di 94.000 posizioni ha consentito di accertare che oltre l'85 per cento dei casi, a seguito di prestazione sanitaria resa, non veniva rilasciata alcuna fattura o ricevuta fiscale da parte dei professionisti;
   in Italia ogni anno si rinnovano le patenti di circa 5 milioni di utenti;
   a seguito di un esposto presentato da un medico oculista alla procura della Repubblica di Trani (BAT), i Nuclei antisofisticazione sanità dell'Arma dei carabinieri hanno avviato un'inchiesta al fine di verificare se le visite per il rilascio e i rinnovi delle patenti vengano effettuate così come previsto dall'impianto normativo di riferimento, nonché accertare un eventuale business milionario in mano ai privati;
   in Puglia presso le ASL è possibile procedere alle visite mediche finalizzate al rinnovo della patenti con il pagamento di un ticket di 22 euro e il pagamento di 30 euro di tasse;
   situazione analoga avviene presso le agenzie di pratiche automobilistiche, tra cui anche quelle ACI, e presso le scuole guida, con un costo che varia da 80 a 120 euro a prestazione;
   l'assessorato regionale alla salute nell'aprile del 2013 inviava una nota ai dipartimenti di prevenzione delle ASL in cui indicava di verificare che i locali in cui si svolgono le visite abbiano i requisiti amministrativi, strumentali ed igienico-sanitari alla luce di quanto previsto per gli studi medici;
   da una stima fatta si evidenzia che dalle sole visite mediche le ASL pugliesi potrebbero incassare circa 5,5 milioni di euro l'anno;
   il mancato incasso del ticket delle prestazioni per il rilascio dei certificati per il rinnovo e per le nuove patenti interessa tutto il territorio nazionale;
   secondo i dati ACI-ISTAT il 60 per cento degli incidenti stradali è imputabile a problemi di vista;
   le visite mediche per il rilascio dei certificati si svolgono nel retro delle autoscuole e delle agenzie, quindi in luoghi inidonei che non rispettano parametri di idoneità igienico-strutturali, strumentali e organizzativi. Inoltre, i professionisti che effettuano le visite si limitano a valutare soltanto il visus (acutezza visiva) e a inserire la correzione ottica dichiarata dal paziente;
   è praticamente impossibile che i locali strumentali o pertinenti delle agenzie e delle scuole guida possano considerarsi gabinetti medici dotati delle attrezzature necessarie allo scopo (articolo 319, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992, Allegato I del decreto ministeriale del 30 novembre 2010);
   la vicenda narrata in premessa pone due questioni di ordine generale: la prima riguarda la sicurezza stradale e l'incolumità delle persone; la seconda attiene al voluminoso giro di evasione fiscale che si genera, oltre al mancato incasso dei tributi locali da parte delle ASL regionali –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto illustrato in premessa;
   quali azioni urgenti i Ministri, nelle rispettive competenze, intendano porre in essere per contrastare, nonché sanare una situazione che rischia di produrre, da un lato un evidente danno erariale per lo Stato e per le regioni e, dall'altro, un aumento esponenziale del rischio di incidenti stradali causati da problemi di vista che i dati ACI-ISTAT evidenziano essere la causa maggiore. (4-06602)


   DADONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nel dicembre 2012, l'allora presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, e il Presidente francese François Hollande a seguito di un incontro confermarono la decisione di chiedere alla Unione europea di aumentare la quota di finanziamento per la realizzazione della tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, passando dal trenta al quaranta per cento;
   tale richiesta va inserita nel contesto più ampio delle linee di sviluppo perseguite dall'Unione europea secondo le quali anche la Torino-Lione rappresenterebbe una tratta di importanza strategica nell'ambito della rete centrale europea dei trasporti, la cosiddetta Ten-T, e pertanto di rilievo prioritario per l'intera Unione europea, circa un anno dopo, nel novembre 2013, l'allora Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta e lo stesso Presidente francese, François Hollande, a seguito dell'approvazione alla Camera dei deputati dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per la realizzazione e l'esercizio di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, sottoscritto a Roma il 30 gennaio 2012, ribadirono la richiesta di copertura finanziaria europea per un importo pari al quaranta per cento dei costi;
   agli inizi del luglio 2014, l'allora coordinatore europeo per i trasporti, Jan Laurens Brinkhorst, in visita ai cantieri della linea ferroviaria Alta Velocità Torino-Lione, a Chiomonte in Val di Susa, ha ribadito il sostegno dell'Unione europea alla realizzazione della tratta italo-francese e il finanziamento del quaranta per cento dei lavori;
   nel corso degli ultimi due anni i costi di realizzazione della TAV Torino-Lione sono progressivamente aumentati. Secondo quanto emerge dal Contratto di programma Rfi 2012-2016, firmato lo scorso agosto dal Ministero delle infrastrutture e trasporti e da Ferrovie dello Stato, il costo per i lavori della TAV ammonterebbe al momento a circa dodici miliardi di euro a fronte degli otto previsti inizialmente. Considerando che secondo l'accordo sopracitato all'Italia spetta la copertura finanziaria di circa il sessanta per cento (57,9 per cento dell'intero costo, oggi il Governo deve provvedere non più alla copertura di circa cinque miliardi bensì alla copertura di un importo pari a circa sette miliardi. Dato ancora più preoccupante se rapportato a quanto sostenuto dalla Corte dei conti francese secondo la quale l'importo complessivo della TAV ammonterebbe a poco oltre ventisei miliardi di euro;
   nei giorni scorsi, in occasione di un convegno svoltosi a Bruxelles, il presidente della Commissione trasporti del parlamento europeo, l'eurodeputato tedesco Michael Cramer, ha sollevato ulteriori dubbi sulla realizzazione della TAV Torino-Lione, lasciando intendere che potrebbe non rappresentare più una linea prioritaria. Il deputato europeo, inoltre, facendo riferimento alla somma stimata dalla Corte dei conti francese di cui sopra, avrebbe sottolineato che al momento l'ipotesi di finanziamento della TAV e in particolar modo la consistenza dello stesso – pari al quaranta per cento dei costi totali – non sarebbero ancora oggetto di accordo nel quadro finanziario dell'Unione –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto illustrato, se intenda chiarire la posizione dell'Unione europea in merito alla priorità e alla strategicità della linea Torino-Lione, se ritenga opportuno rivedere e in tal caso fermare i lavori della stessa tratta ferroviaria. (4-06606)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIORGIA MELONI. – Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 15 ottobre 2014 un cittadino tunisino di 28 anni, Swilah Tawfik, in carcere per reati che andavano dalla violenza sessuale ai reati contro il patrimonio, è evaso dal carcere del Castello a Pordenone dopo aver colpito una guardia, aver aperto due cancelli ed essersi poi dileguato per le vie del centro storico;
   l'uomo, inizialmente nascostosi a Pordenone in un parco, senza soldi e altri vestiti se non quelli che indossava, e quindi impossibilitato a utilizzare mezzi pubblici, ha raggiunto in serata, nell'oscurità, il parcheggio di un ristorante dove ha sequestrato una ragazza di 28 anni costringendola a salire a bordo della sua auto, legandola, violentandola ed, infine, abbandonandola in una località in provincia di Venezia;
   nella notte seguente è stato poi nuovamente arrestato, dopo essere stato individuato da un agente della polizia stradale di Padova fuori servizio, che l'ha trovato addormentato in auto e ha scoperto che il veicolo era intestato a un'altra persona –:
   di quali informazioni siano in possesso con riferimento ai fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo. (4-06603)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da fonti di stampa si apprende che alcuni Paesi europei come la Germania, l'Austria e altri hanno contestato le procedure italiane di identificazione dei migranti che approdano sulle coste italiane invocando l'applicazione del regolamento di Dublino alla lettera e fino «a procedere in ogni caso»;
   il Governo italiano dunque ha dato seguito alla richiesta internazionale inasprendo le procedure di identificazione e ribadendo che profughi e migranti che arrivano in Italia devono essere identificati al di là dei documenti che hanno o non hanno in tasca, stabilendo che essi devono essere fotografati e che bisogna prenderne le impronte, anche «con la forza»;
   il 13 ottobre 2014 è partita l'operazione «mos maiorum» che si concluderà il 26 ottobre 2014. La stessa dovrebbe prevenire «l'attraversamento illegale dei confini», con un rafforzamento dei controlli ai valichi di terra e portuali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie, allo scopo di identificare il maggior numero di migranti che si trovano nell'area Schengen o cercano di farvi ingresso senza regolari documenti. Un'operazione che dovrebbe avvalersi della collaborazione dell'Agenzia europea FRONTEX, in un momento nel quale non sono ancora chiare le linee operative di questa stessa agenzia con riferimento all'applicazione del principio di non refoulement (non respingimento) sancito dalla convenzione di Ginevra relativa allo status di rifugiati;
   molti potenziali richiedenti asilo sono costretti a movimenti secondari, attraverso canali irregolari, nell'Unione europea, per presentare la loro istanza di protezione internazionale in Paesi nei quali esistono procedure più rapide e standard di accoglienza più elevati di quelli italiani, o in cui si trovano già insediati familiari e gruppi di connazionali. Queste persone rischiano di essere le prime vittime di un'operazione di polizia che, nei propositi del Consiglio europeo, persegue l'obiettivo di contrastare l’«attraversamento illegale dei confini», per «indebolire la capacità organizzativa del crimine organizzato nel favoreggiamento dell'immigrazione illegale»;
   in assenza dell'apertura di canali legali di ingresso e senza una modifica del regolamento (UE) n. 604/2013 (dublino III), l'operazione «mos maiorum» potrebbe costringere i migranti a rivolgersi ai così detti trafficanti di terra, con la conseguenza di rafforzare ulteriormente le reti criminali, e quindi il loro potere di ricatto, consegnando le persone richiedenti asilo ad una pericolosa condizione di irregolarità;
   il giro di vite è previsto da una circolare inviata nei giorni scorsi dal dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno a prefetti e questori. Dopo aver ricordato che «alcuni Stati membri lamentano, con crescente insistenza il mancato fotosegnalamento di numerosi migranti», parla della necessità d'affrontare la situazione emergenziale con rinnovata cura nelle attività d'identificazione e fotosegnalamento dei migranti;
   «nei mesi scorsi – ammette il Viminale – si è avuto modo di constatare l'oggettiva difficoltà di procedere al fotosegnalamento dei migranti» a causa del «rilevante numero di gruppi soccorsi dalle navi». I «tentativi esperiti in tali condizioni» hanno «determinato rilevanti problemi connessi alla sicurezza»;
   ora, «per superare le difficoltà operative riscontrate» si prenderanno subito a tutti foto e impronte. «Prescindendo dalla puntuale identificazione sulla base dell'esibizione del documento di viaggio, se posseduto» o anche «dall'inesistenza di motivi di dubbio sulla dichiarata identità», la circolare dispone infatti che «lo straniero deve essere sempre sottoposto a rilievi foto dattiloscopici e segnaletici»;
   i diretti interessati vengono informati della novità con un volantino multilingue (arabo, eritreo, inglese francese e italiano) distribuito dagli operatori di Mare Nostrum. «Il rifiuto di fornire le proprie generalità e di farsi fotosegnalare – spiega il Viminale – costituisce reato e determina la denunzia all'autorità giudiziaria. In ogni caso la polizia procederà all'acquisizione, delle foto e delle impronte digitali, anche con l'uso della forza se necessario»;
   da segnalazioni giunte da alcune associazioni che operano nel territorio di Crotone, si è appreso che un gruppo di profughi siriani, tra i quali 32 donne e 21 minori, arrivati il 10 ottobre 2014 sulle coste di isola di Capo Rizzuto e accolti nel Centro per richiedenti asilo e rifugiati (Cara) Sant'Anna, hanno intrapreso un'azione di protesta e uno sciopero della fame per opporsi alla rilevazione delle impronte digitali;
   da quanto ha riferito il garante per l'infanzia e l'adolescenza della Calabria, dottoressa Marilina Intrieri, interpellata in merito a questa vicenda, il giorno successivo all'arrivo alcuni dei migranti siriani sono stati accompagnati in questura per procedere all'identificazione. I migranti (una trentina di persone) hanno dichiarato che, in seguito al loro rifiuto di sottoporsi a tale prassi, avrebbero subito diverse pressioni, anche fisiche –:
   se i fatti esposti in premessa sulle violenze nei centri di accoglienza per prendere le impronte corrispondano al vero e quali iniziative concrete intenda adottare per prevenire il ripetersi di tali situazioni;
   se corrisponda al vero che nell'allegato alla circolare «Emergenza immigrazione, indicazioni operative», inviata il 25 settembre 2014 dal Ministero dell'interno alle questure italiane sia contenuta l'indicazione «In ogni caso la polizia procederà all'acquisizione delle impronte digitali, anche con l'uso della forza se necessario» e a quali riferimenti normativi italiani faccia riferimento;
   quali iniziative intenda intraprendere affinché l'asilo politico ottenuto in uno degli Stati europei valga anche nel resto dell'Unione europea. (4-06605)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI BENEDETTO, MARZANA, BATTELLI, BRESCIA, D'UVA, LUIGI GALLO, VACCA e SIMONE VALENTE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in data 22 ottobre 2014, a causa del maltempo che sta attraversando tutta la Sicilia e del forte vento, la finestra di un bagno del plesso Don Milani dell'istituto Sferracavallo di Palermo si è staccata, cadendo addosso a due bambini di otto anni;
   i bambini hanno riportato lesioni ed uno di essi ha subìto un lieve trauma cranico; attualmente si trovano sotto osservazione al pronto soccorso pediatrico dell'ospedale Cervello ed uno dei due è stato sottoposto ad una tac;
   la scuola in cui è accaduto l'incidente era una scuola elementare. L'aula, situata in uno scantinato, era stata sempre ritenuta non idonea da parte dei genitori, che ora minacciano di non portare più i loro figli in una scuola fatiscente;
   purtroppo ciò che è accaduto al Don Milani non è un caso singolo e rispecchia la situazione di molte scuole in Italia. Il «XII Rapporto Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola», redatto dall'associazione Cittadinanza attiva, in collaborazione con il dipartimento della protezione civile, oltre che con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, denuncia dati non rassicuranti;
   su un totale di 213 edifici monitorati, in 14 regioni, solo 1 struttura su 3 possiede il certificato di agibilità statica, mentre il 73 per cento presenta lesioni strutturali (facciata interna 36 per cento e quella esterna 66 per cento); oltre che segni di fatiscenza (nelle aule, nei bagni, nei laboratori per il 20 per cento);
   la situazione è grave considerato anche che il 65 per cento degli edifici si trova in zona a rischio sismico ed il 24 per cento in zona a rischio idrogeologico. Inoltre, molte scuole sono ospitate in palazzi costruiti tra il 1961 e il 1980 quindi esposti al logorio del tempo. Tanto è grave questa situazione che nell'ultimo anno vi sono stati ben 766 incidenti: parte di essi ha interessato il crollo di solai, dei tetti, controsoffitti, pezzi di intonaco, mentre un'altra parte è dovuta a quadri elettrici aperti nei corridoi delle scuole, mancanza di conformità delle vetrate, mancanza di porte con aperture antipanico, estintori non segnalati o con etichetta scaduta;
   il «piano scuole» varato dal Governo stanziava 1 miliardo e 94 milioni di euro (21.000 interventi in due anni) per i progetti denominati «scuole belle», «scuole sicure», «scuole nuove», a giudizio degli interroganti in base a criteri non oggettivi e condivisi portando, così, delle facili deviazioni nel sistema. È esemplificativo il caso, nell'ambito di «scuole belle», di finanziamenti concessi in base al numero dei lavoratori socialmente utili presenti sul territorio, che spesso derivano dall'esternalizzazione dei servizi, e non alle scuole più bisognose (fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it);
   ad avviso degli interroganti i criteri di ripartizione dei finanziamenti dovrebbero essere oggettivi, delineati a seguito di censimento degli edifici scolastici e del loro stato. L'articolo 7 della legge n. 23 del 1996, infatti, prevedeva l'istituzione dell'anagrafe dell'edilizia scolastica, nell'ambito del sistema informativo del Ministero dell'istruzione, università e ricerca, con il supporto delle regioni e degli enti locali. Tale sistema ha funzionato fino circa al 2010, dopo di che i dati non risultano più aggiornati;
   gli interroganti lamentano la gravità della situazione su descritta ed auspicano l'aggiornamento dei dati sul censimento degli edifici scolastici, finalizzato all'effettiva messa in sicurezza delle scuole maggiormente a rischio in Italia –:
   se il Ministro intenda assumere iniziative per prevedere criteri oggettivi nell'assegnazione dei finanziamenti;
   se intenda, per quanto di competenza, svolgere controlli sull'effettiva messa in sicurezza degli edifici scolastici cui i finanziamenti sono assegnati.
(5-03877)

Interrogazione a risposta scritta:


   MATARRELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   le riforme scolastiche susseguitesi negli anni, hanno drasticamente ridotto il sistema dell'assistenza agli studenti diversamente abili fino a renderlo praticamente nullo nell'anno scolastico in corso;
   le famiglie dei ragazzi portatori di handicap sono arrivate allo stremo, tant’è che le storie quotidiane di disagio socio-familiare stanno sempre più assorbendo le capacità dei nuclei familiari di far fronte all'assistenza dei propri figli;
   F. M. D. ragazzo di 12 anni, di Mesagne (Brindisi), ha una disabilità che ne compromette l'autonomia del movimento, del linguaggio e della comprensione: la patologia di F. M. è una patologia rara che richiede un'assistenza continua e costante;
   dal 15 settembre 2014, dalla data di inizio dell'anno scolastico ad oggi, F. M. ha cominciato a frequentare la prima media, sezione «D» della scuola Materdona Moro di Mesagne. Il ragazzo non ha avuto un solo giorno di lezione con l'insegnante di sostegno;
   sin dalla prima settimana di assenza dell'insegnante assegnata, i genitori di F. M. hanno allertato il dirigente scolastico, affinché provvedesse alla sua sostituzione. Da allora è trascorso un mese e, né la docente e né una sua sostituta, hanno seguito il ragazzo. A nulla sono valse le richieste presentate dai genitori, ripetutamente riportate all'attenzione del predetto dirigente scolastico, che invece, ha sempre assicurato che avrebbe provveduto quanto prima a porre rimedio alla situazione;
   dal 14 ottobre 2014 è assente per malattia anche l'assistente nominata dalla ASL di Brindisi e, ad oggi, anche questo indispensabile servizio è venuto meno;
   il giorno 16 ottobre 2014 mancando entrambi, sia l'insegnante di sostegno che l'assistente, i genitori di F. M. sono stati costretti a ritirarlo dalla scuola;
   la scuola secondaria di primo grado Materdona Moro, ha l'obbligo di porre in essere le opportune condizioni con cui consentire al ragazzo un regolare percorso didattico che, nel caso specifico, non è mai iniziato;
   F. M. D. ha aspettato oltre un mese per avere un'insegnante di sostegno supplente e ha dovuto attendere 5 giorni per avere un'assistente supplente, tra l'altro per 3 ore giornaliere avendo invece, il ragazzo per la gravità della sua condizione, la deroga totale di 5 ore giornaliere, così come previsto dalla legge quadro 104 del 1992 –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del caso esposto in premessa;
   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano intenzione di intraprendere al fine di garantire il diritto allo studio di persone come F. M. D. che avendo una grave disabilità, necessitano di una assistenza scolastica ad personam. (4-06604)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   COVELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi Ubi banca ha presentato un nuovo piano industriale che prevede la chiusura di 114 sportelli e il declassamento di 54 filiali a funzioni di minisportello;
   tale ridimensionamento prevede un esubero di 1277 unità lavorative di cui 500 entro la fine del 2014;
   all'interno di Ubi banca questo piano industriale comporta un'ulteriore destrutturazione della presenza nel territorio del Mezzogiorno, in particolare per quanto riguarda le filiali Carime (ex Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania);
   è un ulteriore colpo al sistema del credito nel Mezzogiorno che perde un suo riferimento storico ed un forte ancoraggio territoriale;
   sono bene 26 le filiali Carime che verranno ad essere soppresse nell'ambito del nuovo progetto industriale;
   in Calabria, rientrano in questa operazione le filiali di Marina di Gioiosa, Mileto, Vibo Marina, Tiriolo, Lamezia Terme Ag. 1, Spezzano Sila, Corigliano paese, San Lucido. E Cosenza Ag. 1 (via 24 maggio) sarà ridotta a minisportello;
   gli esuberi dichiarati sono 305 e 99 sono in uscita da qui alla fine del 2014;
   si tratta di una notizia drammatica per i numeri e per i territori interessati;
   le organizzazioni sindacali di categoria hanno chiesto un confronto con i vertici del gruppo bancario affinché possano essere riviste alcune decisioni assunte –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda farsi parte attiva per promuovere un confronto finalizzato a rivedere il piano industriale al fine di consentire di tutelare i livelli occupazionali, scongiurando licenziamenti e prestando la dovuta attenzione ai territori, in particolare quello calabrese in cui l'accesso al credito è già di per se difficile. (3-01117)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALLINELLA, FANTINATI, L'ABBATE, GAGNARLI e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 4, comma 49, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, disciplina i controlli e le sanzioni avverso la falsa e fallace indicazione di origine e o di provenienza;
   in particolare, il comma 49 introduce il concetto di «falsa indicazione di origine» ovvero l'apposizione della dicitura «made in Italy» in difetto dei requisiti prescritti dal reg. CE 2913/92, quindi su prodotti e merci non originari dell'Italia, e di «fallace indicazione di origine o di provenienza» ovvero l'apposizione di segni e figure, anche in presenza di indicazione dell'origine estera della merce, che possano indurre il consumatore a ritenere quel prodotto di origine italiana;
   i commi 49-bis e 49-ter sono stati aggiunti al comma 49 dal decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 settembre 2009, n. 166, al fine di superare, come spiega il legislatore, i limiti interpretativi ed applicativi e di evitare profili di contrasto con la normativa europea; rispetto alla normativa originaria infatti con essi la fallace indicazione è derubricata da illecito penale a sanzione amministrativa, fatto questo che, ad avviso dello scrivente e come segnalato dall'Agenzia delle dogane, appare una «diminutio» rispetto alla necessità di tutelare il made in Italy;
   la stessa Agenzia delle dogane evidenzia l'impatto negativo della modifica dell'articolo 49: si rileva infatti che, dopo l'entrata in vigore della disciplina recata dai commi 49-bis e 49-ter, dagli oltre 10 milioni di pezzi sequestrati nel 2008 si è passati ai 3,5 milioni del 2010 per finire ai poco più di 1.500.000 pezzi nel 2013; cifre che da sole dimostrano l'impatto che tale normativa ha determinato sulla tutela del «made in» operata dall'Agenzia negli spazi doganali;
   il comma 49-bis introduce l'illiceità della fallace indicazione dell'uso del marchio, qualora lo stesso venga apposto con modalità tali da indurre il consumatore a ritenere che il prodotto sia di origine italiana, per questo, i soggetti titolari dei marchi possono accompagnare le merci con indicazioni precise sull'origine o provenienza estera, o comunque sufficienti ad evitare qualsiasi fraintendimento del consumatore; sembrerebbe pertanto che la fattispecie introdotta dal comma 49-bis non sia facilmente desumibile dalle sole disposizioni del comma 49;
   come evidenziato più volte dalla giurisprudenza, il marchio è un contrassegno che lega il produttore della merce su cui è apposto solo per un profilo di «qualità» a prescindere dall'origine della stessa;
   il comma 49 considera le fattispecie di «falsa indicazione di origine» e «fallace indicazione di origine o provenienza» come reati penali sanzionati a valere sull'articolo 517 del codice penale;
   ad opinione di alcuni vi è il sospetto che far rientrare la fallace indicazione dell'uso del marchio nel reato di cui all'articolo 517 del codice penale, considerato che il marchio è legato alla qualità e non alla origine, possa determinare un problema di incompatibilità con la normativa europea;
   nonostante la ferma volontà del Ministero dello sviluppo economico di sopprimere le previsioni recate dai commi 49-bis e 49-ter, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è invece contrario alla loro soppressione, cosa che evidenzia una profonda discordanza tra le stesse amministrazioni dello Stato –:
   quali siano i motivi della evidenziata discordanza tra i Ministeri citati in premessa e, considerata la rilevanza della materia in questione ai fini della tutela del «made in Italy», se non ritengano di dover chiarire la portata e l'interpretazione dell'articolo 4, commi 49, 49-bis e 49-ter, della legge n. 350 del 2003, anche convocando, se necessario, un tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti che svolgono funzioni di controllo. (4-06593)


   GULLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   a partire dal 2002 è stata riscontrata in Italia la presenza dell'imenottero cinipide Dryocosmus kuriphilus, originario del nord della Cina, uno degli insetti più nocivi per il castagno;
   l'arrivo di tale insetto è stato dovuto allo scambio di marze infette provenienti dall'Asia;
   tale insetto è in grado di provocare la formazione di galle di colore verde o rossastro sulle foglie e i germogli dei castagni, compromettendo in modo definitivo lo sviluppo vegetativo delle piante e la loro fruttificazione;
   dal 2002, anno in cui si registrò la prima presenza in Italia, il cinipide delle castagne si è diffuso in tutti i boschi di castagno del Paese, colpendo particolarmente le zone a più alta produttività e per valore «tipicità IGP-DOP»;
   l'Italia con una produzione annua di 45 milioni di chili detiene la leadership nella produzione in Europa e il quarto posto a livello mondiale dopo Cina, Corea del Sud e Turchia;
   tra i diversi tipi di castagne presenti in Italia ben nove hanno ottenuto riconoscimento europeo di tipicità;
   i trattamenti antiparassitari in genere sono scarsamente efficaci;
   la comunità scientifica ha predisposto una lotta biologica al cinipide attraverso la diffusione di un insetto antagonista: il Torymus sinensis kannijo, la cui femmina depone le proprie uova nelle galle del cinipide, distruggendo in tal modo le larve del parassita;
   tuttavia, lo studio di come sincronizzare il ciclo di vita dei due insetti e di come liberarli nell'ambiente è ancora all'inizio;
   in Giappone la lotta biologica ha dato buoni risultati. In diverse località, a distanza di quasi venti anni dalla effettuazione dei primi lanci di questo parassitoide, le percentuali di germogli attaccati dal cinipide sono ampiamente al di sotto della soglia di danno;
   introdurre in natura parassiti antagonisti potrebbe creare gravi squilibri agli ecosistemi;
   il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha istituito un apposito tavolo di settore per fronteggiare la crisi in cui versa il comparto;
   la Conferenza permanente Stato-regioni del 18 novembre 2010, d'intesa con i rappresentanti della filiera, le comunità montane, le associazioni e le amministrazioni locali, ha sancito l'accordo sul «Piano di settore castanicolo» per tutelare il prodotto «castagna» mediante efficaci azioni sui territori vocati. La medesima Conferenza permanente, il 7 ottobre 2011, ha dato altresì parere favorevole all'istituzione del «Tavolo di filiera della frutta in guscio» comprendente una specifica sezione per la «castanicoltura», focalizzato con decreto n. 4824 del 10 marzo 2011;
   sono stati previsti dal Ministero finanziamenti di 1 milione di euro per attivare l'azioni a supporto del predetto piano;
   in sede di tavolo di filiera è stato istituito un «Gruppo di coordinamento tecnico-scientifico» per verificare la costituzione e ubicazione dei centri di moltiplicazione del Torymus sinensis (parassitoide antagonista del cinipide) nei territori regionali vocati alla castanicoltura da frutto per ostacolare il diffondersi della «vespa cinese» e garantire un'autonomia gestionale della problematica a livello territoriale»;
   in diverse aree del Paese, a causa della pioggia eccessiva e dell'insetto killer, il raccolto di castagne made in Italy scenderà quest'anno al minimo storico con una produzione nazionale ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e pari ad appena un terzo di quella di 10 anni fa;
   secondo i dati Eurostat, nel periodo 2008-2011, l'Italia ha rappresentato, in media, il 40 per cento dell'export europeo di castagne, ma il trend si sta pericolosamente invertendo in quanto dalle 15.900 tonnellate circa del 2010, l'export, nel 2013, si è ridotto a 11.488 tonnellate, mentre le importazioni sono aumentate da 5.496 a 28.188 tonnellate (dati Istat su elaborazione Coldiretti);
   la Coldiretti ha rilevato che il taglio dei raccolti italiani ha favorito le importazioni che sono quasi raddoppiate, passando dai 38,7 milioni di euro del 2012 ai 67,8 milioni di euro del 2013;
   gli italiani hanno più del 50 per cento di probabilità di consumare, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Slovenia per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura delle castagne importate;
   i lanci del suo nemico naturale, il parassitoide «Torymus sinensis» stanno fornendo segnali positivi in alcune regioni, anche se serviranno anni per ritornare ad un livello produttivo degli anni precedenti;
   i dati diffusi dall’Assemblée des régions d'Europe fruitières, légumières et horticoles (Areflh), tenutasi a Leon, in Spagna, dall'11 al 13 settembre fanno emergere che nel 2008, in Italia, la produzione di castagne e marroni era di oltre 55.000 tonnellate che, a causa degli attacchi del Cinipide, la produzione è crollata del 50 per cento riducendosi a circa 25.000 tonnellate nel 2013;
   per il 2014, non ci sono ancora dati precisi, ma non saranno ancora riscontrabili gli effetti positivi della lotta biologica condotta ricorrendo al parassitoide Torymus sinensi;
   in Piemonte, dove i primi lanci dell'insetto antagonista sono stati effettuati 5 anni fa, si stanno iniziando ad avvertire i primi effetti positivi;
   dal 10 aprile al 12 maggio 2014, da parte delle Associazioni castanicole sono stati consegnati ai servizi fitosanitari delle regioni coinvolte nel progetto 1.010 lanci del parassitoide allevato presso il DISAFA. Le Associazioni hanno curato l'organizzazione, il prelievo e la distribuzione di un numero doppio di lanci di Torymus sinensis rispetto ai 500 forniti nel 2013. A questi lanci, si dovranno sommare quelli regionali ricavati dai centri di moltiplicazione del Torymus sinensis sul territorio nazionale, ormai attivi e già finanziati dal Ministero delle politiche, agricole alimentari e forestali, nel corso del 2011;
   sono, comunque, necessari tempi molto lunghi per ottenere gli effetti di tale lotta biologica;
   i castanicoltori hanno bisogno di risposte in tempi rapidi;
   il ricorso al Torymus sinensis dovrebbe essere diffuso in tutte le regioni;
   in Sicilia la presenza del cinipide è rilevata a partire dal 2010;
   nel 2014, i dipartimenti regionali dell'agricoltura e dello sviluppo rurale e territoriale, in attesa che entri a regime l'area di allevamento regionale, hanno avviato un programma esteso di lanci di Torymus sinensis coinvolgendo, con una preliminare campagna di divulgazione, anche le e amministrazioni comunali delle province di Catania e Messina e soggetti privati. A tal fine, sono state utilizzate risorse finanziarie regionali e del Piano di sviluppo rurale 2007-2013 a cura del servizio 7 Forestale, dell'ufficio provinciale azienda di Messina e del servizio fitosanitario regionale. All'iniziativa hanno contribuito con proprie risorse economiche i comuni di Sant'Angelo di Brolo, S. Salvatore di Fitalia, Librizzi e Montagnareale, nonché alcuni proprietari privati della zona etnea;
   le azioni a tutela di tali prodotti, essenziali per l'economia dell'Italia, non possono essere lasciati alle diverse azioni delle regioni e dei comuni trattandosi di problematica di rilevanza nazionale che richiederebbe maggiore coordinamento e sforzi economici proporzionati alla presenza di piante di castagno nelle diverse aree del paese –:
   quali misure urgenti il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali intenda prendere per:
    a) prevedere azioni determinanti per il rilancio del settore;
    b) attuare una campagna informativa nazionale con l'obiettivo di limitare la diffusione del cinipide della castagna, nonché per evitare la commercializzazione di piante infestate;
    c) verificare se sussistono sistemi di intervento specifici per l'Italia e volti a velocizzare la distruzione del cinipide nel rispetto della biodiversità nazionale;
    d) disporre più controlli sull'origine delle castagne messe in vendita in Italia;
    e) prevedere forme di supporto, anche economico, ad aziende, comuni, regioni ed altri soggetti associativamente organizzati al fine di tutelare la produzione castanicola, che compiano azioni a tutela del settore. (4-06594)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAROCCI, ROCCHI, COCCIA, PES, MALISANI, VENTRICELLI, BLAZINA, MANZI e NARDUOLO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   i cosiddetti «revocati» sono i dipendenti della pubblica amministrazione ai quali, a seguito dell'approvazione del decreto-legge n. 90 del 2014, articolo 1, comma 2, è stata revocata la proroga per la permanenza in servizio di due anni oltre l'età pensionabile;
   tale norma, dunque, ha abrogato la possibilità, per il personale della pubblica amministrazione, e quindi anche per il personale della scuola, fra cui gli insegnanti, che abbiano compiuto i 65 anni di età, di avvalersi di una proroga biennale del rapporto di lavoro, previa istanza da presentare all'amministrazione di appartenenza;
   il decreto-legge n. 90 del 2014, al richiamato articolo 1, non solo ha abolito la possibilità della proroga biennale, ma ha reso tale abolizione retroattiva. Infatti, a termini del comma 2, «salvo quanto previsto dal comma 3, i trattenimenti in servizio in essere alla data di entrata in vigore del presente decreto sono fatti salvi fino al 31 ottobre 2014 o fino alla loro scadenza se prevista in data anteriore. I trattenimenti in servizio disposti dalle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e non ancora efficaci alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge sono revocati». Il comma 3, poi, stabilisce, per quanto riguarda il personale della scuola, che i trattenimenti in servizio già disposti cessano alla data del 31 agosto 2014;
   la proroga, richiesta a febbraio 2014, fu concessa «in relazione alla particolare esperienza professionale acquisita dal richiedente in determinati o specifici ambiti»;
   nel mese di agosto 2014, a pochi giorni dell'inizio del nuovo anno scolastico, a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 90 del 2014, è giunta la revoca unitamente alla comunicazione del pensionamento d'ufficio, con decorrenza 1o settembre 2014;
   la proroga ottenuta a febbraio 2014 non aveva interrotto il rapporto di lavoro, essendo prevista la conservazione della partita di spesa fissa all'ufficio del tesoro e della progressione di carriera e di contribuzione;
   aver revocato la proroga del trattenimento in servizio a meno di un mese dell'inizio del nuovo anno scolastico ha creato gravissimi problemi a molti dipendenti;
   in tal senso, un certo numero di insegnanti (non vi è ancora quantificazione), non ha potuto prorogare la sua permanenza in servizio a causa dell'entrata in vigore del suddetto decreto-legge che, con valore retroattivo, ha – di fatto – creato gravi disagi alla vita di molte famiglie che, in virtù della proroga già ottenuta, avevano organizzato il proprio futuro, contando sulla possibilità di mantenere, attraverso il lavoro, il reddito in godimento;
   i «revocati» avevano fatto richiesta di proroga per diverse motivazioni: chi perché, utile alla pubblica amministrazione, aveva ancora voglia di lavorare; chi per problemi economici; chi per ottenere il «gradone» stipendiale, ancora non raggiunto nonostante i 35 anni di servizio, perché bloccato; chi avendo pochissimi anni di servizio voleva aggiungere ancora due anni di contributi;
   inoltre, vi è il caso di molti dipendenti che non avendo raggiunto il minimo contributivo, da settembre 2014, non ricevono né stipendio né pensione a causa di un'interpretazione restrittiva se non errata della legge;
   è prevedibile che molti di questi revocati proporranno azioni giudiziarie, soprattutto con riferimento alla portata retroattiva della norma, che si presta a profili di incostituzionalità, che incide su un diritto già riconosciuto e determina pregiudizi, anche gravi, di natura patrimoniale e non patrimoniale –:
   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati in relazione alla questione della proroga sia per consentire ai lavoratori di dare ancora alla scuola il proprio contributo di professionalità ed esperienza sia per assicurare alle famiglie ancora per 2 anni uno stipendio e una pensione un po’ più adeguati;
   se e come i Ministri interrogati intendano risolvere il caso dei «revocati», prendendo in considerazione anche di valutare, essendovi ancora i tempi tecnici, il pensionamento dei cosiddetti «quota 96» e il mantenimento in servizio, per il periodo di proroga già ottenuto, dei «revocati». (5-03875)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BASSO, CAROCCI, PASTORINO e TULLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   ESAOTE è il primo produttore europeo di ultrasuoni ad uso diagnostico con stabilimenti a Genova, Firenze, Maastricht (Olanda) e Shenzhen (Cina) per il mercato interno cinese (10 per cento mercato mondiale e il 20 per cento di quello europeo);
   ESAOTE è leader mondiale nella tomografia a risonanza magnetica dedicata (6 per cento del totale installato nel mondo), ha una presenza diretta in Italia, USA, Germania, Francia, Cina, Olanda, Spagna, Argentina, Brasile e ha distributori, in 70 Paesi nel mondo;
   al gruppo ESAOTE fanno riferimento 1.350 dipendenti di cui in Italia 680, collocati a Genova, Firenze e in altre filiali. Fattura 276 milioni di euro, spende in ricerca e sviluppo l'8 per cento del fatturato, ha partecipazione a progetti di ricerca italiani, europei ed americani;
   ESAOTE, con solo altre aziende giapponesi, è l'unica nel brevettare tecnologie costruttive e di lavorazione dei magneti permanenti per risonanza magnetica; tecnologicamente avanzati sono i brevetti sulla schermatura (gabbia di Faraday); nei primi anni ’90 un modello di ecografo ESAOTE è stato scelto dalla NASA e portato sullo shuttle nello spazio;
   tra i fornitori ESAOTE ci sono BTP Tecno e OMS Ratto, che sono anche nella rete d'impresa biomedicale Ribes con capofila ESAOTE;
   OMS Ratto ha fatturato nel 2013 18 milioni di euro con 140 addetti di cui 65 nella sede di Genova;
   da giugno 2011 ESAOTE si è impegnata in un piano industriale comprendente il trasferimento della sede e di tutte le funzioni aziendali, nessuna esclusa, nel parco scientifico e tecnologico degli Erzelli (o in area ad esso limitrofa), individuato quale soluzione ottimale per la rilocalizzazione e la crescita dell'azienda, grazie alla possibilità di poter contare su strutture industriali più razionali ed efficienti e perciò idonee a consentire di sostenere le nuove sfide nell'alta tecnologia;
   a seguito di tale impegno, consiglio comunale di Genova ha deciso, con la deliberazione n. 41 del 12 luglio 2011, l'adozione di una variante al vigente al piano urbanistico comunale relativa al sub settore 4 del distretto aggregato 17A del polo tecnologico di Sestri, variante approvata con la deliberazione del consiglio comunale n. 104 del 22 dicembre 2011;
   a fine 2013 ESAOTE aveva lanciato un progetto di outsourcing produttivo dove BTP e OMS erano coinvolte attivamente. Il progetto garantiva il mantenimento occupazionale di ESAOTE, BTP e OMS;
   ESAOTE ha invece presentato un piano di riorganizzazione alle organizzazioni sindacali che prevede un forte ricorso alla cassa integrazione e ad esuberi sia per la sede di Genova, sia per quella di Firenze, esternalizzando alcune produzioni fuori dalla Liguria e modificando così le prospettive di consolidamento e sviluppo delineate nell'accordo di pianificazione del 25 gennaio 2012 sottoscritto con le rappresentanze sindacali unitarie e le organizzazioni sindacali;
   la scelta strategica di ESAOTE di dirottare il lavoro ad altro fornitore non ligure porterà, secondo i sindacati ad un esubero di circa 50 unità sul sito di Genova (10 BTP e 40 OMS) e 20 unità sul sito di Battipaglia (20 BTP), addetti altamente qualificati con competenze nell’high tech, oggi assunti a tempo indeterminato con età media di 32 anni, prefigurando inoltre il rischio di chiusura definitiva dello stabilimento genovese, non avendo BTP e OMS attività in sostituzione nel breve periodo ed andando sotto massa critica;
   in data 10 luglio 2014 la giunta comunale di Genova ha deciso di avviare il procedimento per la revisione della disciplina urbanistica prevista con la variante oggetto dell'accordo di pianificazione, stabilendo che la revisione debba essere informata ad un confronto con tutte le parti interessate, allo scopo di individuare, per le aree in questione, soluzioni di assetto urbanistico idonee a ricomporre in un quadro condiviso, i diversi interessi coinvolti e di prevedere che, in assenza di soluzioni condivise, alle aree in questione venga estesa la disciplina urbanistica prevista per il distretto di Sestri;
   nell'incontro tenutosi presso il tavolo di crisi del Ministero dello sviluppo economico l'11 settembre 2014, la dirigenza di ESAOTE, a quanto consta agli interroganti, ha dichiarato che:
    a) l'azienda intende procedere nel processo di razionalizzazione ed efficientamento di tutte le strutture operative e che, per quanto attiene al sito di Genova, alle attività produttive e ai reparti ad essa collegati, all'efficienza e all'efficacia degli interventi per il contenimento dei costi e al miglioramento della qualità gli obiettivi possono essere perseguiti solo superando progressivamente la frammentazione del ciclo produttivo e che per quanto riguarda la produzione delle sonde va programmato rapidamente un diverso assetto delle attività;
    b) ESAOTE intende assegnare alla unità di Firenze un ruolo primario per lo sviluppo/crescita e la produzione delle sonde, confermando di realizzare a Firenze una nuova struttura dedicata al mercato e alla logistica;
    c) ESAOTE ha l'obiettivo di rafforzare e razionalizzare le attività produttive in un'ottica di mantenimento delle stesse a Genova: per quanto riguarda la sede di via Siffredi, la società conferma la sua chiusura e la volontà di trasferire le attività nell'area di Erzelli, come elemento qualificante del suo impegno di consolidamento della sua presenza a Genova;
   nell'incontro tenutosi il 23 ottobre 2014 al Ministero dello sviluppo economico ESAOTE ha ribadito la propria posizione, il Governo ha chiesto ulteriori approfondimenti sul piano industriale, i sindacati hanno fatto presente come la situazione risulti paradossale perché la produzione dell'azienda è in piena attività –:
   quale sia lo stato della vertenza e quali ulteriori iniziative il Ministro interrogato intenda porre in atto per arrivare ad una soluzione che vada nella direzione del rafforzamento dei siti interessati, della salvaguardia dell'occupazione e del mantenimento degli impegni annunciati da azienda, istituzioni e rappresentanze sindacali. (5-03874)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Mongiello e altri n. 1-00644, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 ottobre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Marchi, Porta, Piccione, Valeria Valente, Antezza, Oliverio.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta immediata in Commissione Scagliusi n. 5-03793 del 14 ottobre 2014;
   interpellanza Di Battista n. 2-00717 del 16 ottobre 2014.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interpellanza Castelli e altri n. 2-00672 dell'11 settembre 2014 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06600.