XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 375 di mercoledì 11 febbraio 2015
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
La seduta comincia alle 10,05.
CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
Sul processo verbale (ore 10,15).
FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Ieri, come lei ben sa, abbiamo avuto poco tempo per discutere sugli emendamenti. Io sono intervenuto sull'emendamento a mia firma, il 31.509, e ho avuto solo poco tempo per esporlo e, quindi, mi piacerebbe utilizzare questi cinque minuti proprio per chiarire un po’ il concetto relativo a questo emendamento.
Con quella piccola modifica all'articolo 117 – lo ripeto – noi avremmo voluto passare in capo al Parlamento, alla decisione del Governo, quelle che sono tutte le strategie in materia di politica agricola e della pesca, anche perché noi abbiamo venti regioni agricole in Italia, con venti assessori diversi, che, purtroppo, tirano l'acqua al proprio mulino, perché si parla di diversi miliardi di euro che si dividono tra le regioni; questo impedisce un po’ la possibilità di avere una strategia agricola comune, comune della nazione, che si trova, come una piccola nazione, a competere contro un mondo sempre più globalizzato e non si riesce, in questa maniera, a esportare quelle che sono le eccellenze e le peculiarità.
Ora, io non so se con questo messaggio di chiarimento magari il Governo voglia in qualche modo intervenire successivamente, perché ci pare quanto mai inopportuno che non si possano sfruttare, appunto, tutte le potenzialità che il nostro settore agroalimentare può avere e che ha, ma che non riesce a esprimere nel mondo.
Questo è stato anche un travaglio che abbiamo subito in Commissione agricoltura, perché ci siamo trovati ad affrontare, anche con i colleghi della maggioranza, il tema della PAC, divisa tra i pagamenti diretti e il PSR, e, nonostante in quell'assise avessimo tutti trovato un accordo sulla necessità di lavorare per una strategia nazionale per fare un piano agricolo nazionale, ieri per l'appunto, anche con rammarico, abbiamo visto che i colleghi della maggioranza non hanno votato favorevolmente su quell'emendamento.
Ora, io posso capire gli altri, ma i colleghi della Commissione agricoltura un po’ mi hanno deluso, anche perché abbiamo visto quello che è successo poi nella pratica. Non si è riusciti – e lo dico per i più tecnici – ad avere il contributo accoppiato al massimo, ovvero quelle risorse che vengono destinate alle produzioni particolari, privilegiate. Noi volevamo fare un piano agricolo nazionale per quanto riguarda tutta la parte cerealicola, delle proteine vegetali, per poterci riprendere anche un po’ di sovranità dal punto di vista della produzione mangimistica, perché, non avendo terreni a sufficienza, non incentivando la produzione di mangimi, occorre comprarli da fuori, con il rischio anche del sottobanco – diciamo Pag. 2così –, perché comunque non è possibile al momento che qualcuno semini OGM oppure, purtroppo, che possano entrare in Italia mangimi OGM. Quindi, noi volevamo comunque costruire un piano agricolo nazionale e dare una possibilità, quanto più concreta, di diventare indipendenti rispetto agli altri Paesi, agli altri competitor.
Poi abbiamo incontrato, appunto, il problema relativo alla distribuzione delle risorse, così come non abbiamo potuto ottimizzare le risorse sul latte. Abbiamo visto dividersi le risorse per accontentare le regioni. Chi voleva il pomodoro, chi voleva più l'ulivo e, quindi, l'olio, senza ricordarsi che noi abbiamo la stessa produzione, per quanto riguarda l'olio d'oliva, degli anni Sessanta. Dunque, abbiamo perso quote di mercato.
Quindi, io volevo spiegare questo emendamento che, purtroppo, è stato bocciato dalla maggioranza e dal Governo e non riesco a capire il motivo, quando adesso c’è un evento – sebbene noi lo critichiamo per le modalità con cui è stato concepito – cioè l'Expo, che privilegia il cibo, il pianeta, che fa vedere quanto siamo bravi come italiani e poi, invece, ci frazioniamo in mille rivoli.
Io concludo, Presidente, perché esprimo rammarico anche per le modalità con cui si stanno portando avanti queste riforme costituzionali, con questa prepotenza, chiamiamola così, della maggioranza e del Governo. Io non so se la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di oggi consentirà di trovare un po’ di morbidezza e di ragionevolezza nell'affrontare, da qui in avanti, il percorso. Mi auguro anche che la stessa solerzia, la stessa decisione, la stessa impulsività – diciamo così – vengano utilizzate anche per affrontare i problemi reali.
Questa mattina, venendo qui, mi sono trovato davanti persone che, purtroppo, mi hanno chiesto un bicchiere di latte e io gliel'ho offerto, come penso tutti voi avreste fatto.
Questi sono i problemi reali da affrontare e mi auguro che questa decisione, questa impulsività, venga anche utilizzata dal Governo per risolvere questi problemi, e non solo per schiacciare le opposizioni quando si vuole discutere sulle riforme costituzionali.
Presidente, faccio appello a lei.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gallinella.
Vi sono altri colleghi che hanno chiesto di intervenire. Tra questi, i colleghi De Rosa e Alberti, che però non possono intervenire, perché non sono intervenuti nella seduta di ieri, e quindi non possono chiarire un pensiero che non è stato espresso.
MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, ieri ho fatto un intervento e vorrei specificare meglio il mio pensiero. Ieri ho chiesto quale fosse l'iter per sottoscrivere un emendamento, in quanto non si capiva esattamente, visto che noi non avevamo più i tempi per poter parlare. La Presidente Sereni non ci ha concesso il tempo aggiuntivo e ha costantemente bloccato gli interventi del gruppo del MoVimento 5 Stelle, non permettendo al gruppo di esprimere la propria opinione, e, dulcis in fundo, la Presidente Sereni non ha permesso ad alcuni colleghi, tra cui la sottoscritta, di votare, dato che ci avevano indicato un iter per riuscire a sottoscrivere o a togliere la firma ad un emendamento e la Presidente Sereni ha deciso di chiudere la votazione.
Ora, la maggioranza non deve essere un ventricolo pronto a trangugiare l'opposizione, né un pugno per strangolarla, né un piede per schiacciarla...
PRESIDENTE. Grazie.
GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare.
Pag. 3PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, ieri sono intervenuto quando un collega del Partito Democratico ha cominciato ad elencare i fallimenti del Partito Democratico e del Governo Renzi in materia di istruzione. Vorrei intervenire questa mattina per sottolineare e rimarcare questi fallimenti e, quindi, per chiarire a cosa mi riferivo quando facevo riferimento all'intervento del collega Meloni.
Mi riferivo al calo delle immatricolazioni universitarie, che sono passate a poco più del 50 per cento dei diplomati, mentre erano oltre il 70 per cento appena dieci anni fa. L'Italia ha bisogno di avere molti più giovani laureati – lo dice Horizon 2020 – ossia dovremmo arrivare al 40 per cento, quando ne abbiamo soltanto il 20 per cento in questo momento...
PRESIDENTE. Grazie.
MASSIMILIANO BERNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, anch'io intervengo per chiarire il mio pensiero nell'ambito di un intervento fatto ieri.
Sul piano delle scelte agricole e agroalimentari, che riguardano, più in grande, la questione della nutrizione, ricordo che l'accesso al giusto nutrimento è uno dei diritti fondamentali dell'essere umano. Ecco, chiarisco in questo modo: le regioni non possono essere lasciate da sole. Per questo, lo Stato deve tornare ad essere centrale nella pianificazione delle scelte agricole ed alimentari del nostro Paese. Erano questi i propositi dell'emendamento Gallinella 31.509, che, purtroppo, ieri è stato bocciato da questa maggioranza e dal Governo.
SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, rileggendo il resoconto stenografico, mi sono resa conto di avere detto una fase obiettivamente sbagliata. Quando, ieri, sono intervenuta per argomentare un emendamento del MoVimento 5 Stelle per aumentare le competenze esclusive dello Stato e aggiungere, in particolare, i trattamenti sanitari, ho detto: «Infatti, vi sono determinati trattamenti che non si capisce perché in determinate regioni funzionino e in altre regioni no – mi ricordo ancora adesso proprio una discussione fatta con il Ministro Madia sull'ossigeno, perché in alcune regioni, non so perché, non è previsto, non è ben regolamentato (...)».
Bene, «non è previsto» è sbagliato, sarebbe addirittura reato. È regolamentato così male e in modo così differente dalle regioni che non permettono di farlo arrivare ai pazienti, però, in realtà, è previsto, e quello che chiedevamo con l'emendamento era, appunto, di uniformarlo tra tutte le regioni. Quindi, volevo correggere questo inciso.
GIUSEPPE L'ABBATE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, ieri sono intervenuto su un emendamento e vorrei correggere una parte del mio intervento, perché era errata.
Ieri citai il decreto sull'olio alta qualità, che è fermo nella Conferenza Stato-regioni dal 2012, invece è fermo dal 2013. Quindi, vorrei che fosse corretta questa piccola parte e comunque sia la sostanza non cambia, perché il Parlamento dovrebbe avere maggiore possibilità di scelta sulla pianificazione nazionale degli interventi in agricoltura.
DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 4DANILO TONINELLI. Grazie, Presidente, intervengo perché questa mattina mi sono svegliato con il cruccio di non essere stato sufficientemente chiaro nell'espressione di un mio intervento di ieri, di un pensiero, limitatamente al mio rifiuto di spiegare un emendamento che avevo presentato. Questo rifiuto, ovviamente, Presidente, non significa che io non avevo la volontà di spiegarlo, ma un minuto, per il sottoscritto, non era sufficiente, vista la portata normativa di quell'emendamento, per poterlo spiegare. Per me è importante dire che la volontà c'era e il rifiuto non era per questo motivo, ma era perché non ero in grado, per il tempo troppo limitato, di poterlo esprimere.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Toninelli, soprattutto ci rasserena che almeno il cruccio lo abbiamo risolto questa mattina.
RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente, il cruccio ha attanagliato molti di noi questa mattina, evidentemente, perché probabilmente ieri i toni erano così accesi che si sono dette frasi e parole, forse, poco opportune per quest'Aula. Però, evidentemente, io vorrei spiegare il motivo per cui si è arrivati, anche dalla mia parte, a questa situazione.
Il problema che ho cercato di spiegare – e la contingenza del momento, forse, non mi ha permesso di essere particolarmente chiaro – è che non si deve, secondo me, accettare un precedente come quello di ieri, ossia che si utilizzino i tempi intercorrenti tra due Conferenze dei presidenti di gruppo, che non avevano ancora risolto un problema, per derogare a una situazione ordinaria relativamente alla concessione dei tempi, perché si potrebbe verificare la situazione che, su un emendamento particolarmente sensibile o grave per l'opposizione, si utilizzi la Conferenza dei presidenti di gruppo per derogare...
PRESIDENTE. Grazie.
MATTEO MANTERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente, intervengo per precisare un concetto che ho espresso solo parzialmente ieri, in merito alle differenze tra i servizi sanitari regionali. Io ho fatto l'esempio di un farmaco per l'epatite C, ma sono stato un po’ impreciso.
Il farmaco in questione, il Sofosbuvir, che apparentemente in dodici settimane porterebbe alla guarigione completa dalla malattia, in questo momento, come ricordavo ieri, è disponibile a carico del Servizio sanitario regionale solo in alcune regioni d'Italia, per la precisione il Veneto, il Lazio e la Lombardia. Questo per spiegare che, quindi, c’è una differenza di trattamento, essendoci ventuno servizi sanitari regionali diversi, e quindi una diversa possibilità per i malati, in questo caso, di epatite C di guarire, perché in queste tre regioni hanno...
MARIA MARZANA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA MARZANA. Grazie, Presidente, intervengo per risollecitare al sottosegretario la risposta alla domanda che facevo ieri: cosa si intende per disposizioni comuni ? Mi piacerebbe che il sottosegretario prestasse attenzione e chiedo anche di recuperare eventualmente questo tempo nell'attesa di avere l'attenzione del sottosegretario.
Vorrei poi chiarire meglio il mio pensiero quando mi riferivo alla contribuzione volontaria obbligatoria. So, signor Presidente, che le può sembrare un ossimoro, ma questa è la realtà dei fatti in ambito scolastico, cioè le famiglie sono obbligate a contribuire al funzionamento delle istituzioni scolastiche. Tanto per fare qualche esempio, a fronte di un finanziamento Pag. 5da parte delle famiglie di 20 mila euro, lo Stato investe solo 11 mila euro, a fronte 60 mila euro di contributi...
PRESIDENTE. Grazie.
RICCARDO NUTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente, nel verbale non ho letto e non ho ascoltato quella che è stata la denuncia, ieri, della collega Castelli, ovvero del comportamento del sottosegretario Bressa, che, avvicinandosi ai deputati del partito del Südtirol, ha detto: visti i numerosi subemendamenti da voi presentati e quindi la poca serietà dimostrata, l'incontro di Arno salta.
Ecco, questo è un comportamento vergognoso, che dimostra la mentalità con la quale si affrontano i lavori di quest'Aula, cioè un comportamento di minacce e di ricatto da parte di un membro del Governo ai membri del Parlamento.
Inoltre, tengo che sia messo a verbale il comportamento di alcuni funzionari della Presidenza che, in maniera scoordinata rispetto alle indicazioni date dalla Presidente Sereni, ci rimbalzavano dalla Presidenza al tavolo dell'emiciclo, prendendoci anche in giro e mancandoci di rispetto, cosa che non deve accadere mai più.
GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente, innanzitutto sono contento di vederla qui e spero che lei possa restare a lungo a presiedere quest'Aula, considerando il trattamento vergognoso che abbiamo ricevuto ieri dalla sua collega Sereni.
Detto questo, vorrei precisare il mio discorso di ieri, perché stavo presentando un emendamento a mia prima firma, ma, avendo soltanto un minuto, non sono riuscito a spiegare bene la ratio, che è stata interrotta appunto a metà.
L'emendamento proponeva di fatto di lasciare immutata la lettera n) dell'articolo 117 della Costituzione, ovvero quello che parla d'istruzione. La modifica del Governo introduce l'istruzione universitaria come nuova competenza esclusiva dello Stato. Noi non siamo d'accordo per una questione di metodo e di merito. Nel merito, non perché siamo tendenzialmente contrari ad una centralizzazione dell'università, sulla quale si potrebbe discutere, ma perché non se ne è discusso abbastanza e non se ne è parlato in Commissione. Oltretutto la norma, così come prevista dal Governo, potrebbe invece confliggere con l'articolo 33 della Costituzione, che prevede la libera e totale autonomia dell'università. Io ponevo questo problema e, quindi, ritenevo opportuno non...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vacca.
SIMONE VALENTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente, come ieri vorrei sottolineare un problema di metodo di questo Parlamento, perché questo Parlamento è schizofrenico. Ci sono settimane in cui si lavora uno o due giorni e settimane come questa in cui si lavora dal lunedì al sabato, dalle 9 di mattina alle 23 di sera. Il problema, quindi, è la qualità del lavoro che, come al solito, non produce delle buone leggi per i cittadini.
In più c’è il problema della dignità di questo Parlamento, perché un Parlamento politicamente illegittimo, eletto con una legge incostituzionale, dove siedono condannati e indagati, cerca di riformare la Costituzione. In più questa maggioranza e questo Governo portano avanti queste riforme in maniera dittatoriale, non volendo un confronto, non ascoltando le proposte, ma semplicemente dimostrando una prova di forza tra Renzi e Berlusconi per far vedere ai cittadini italiani che uno si impone sull'altro.
MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente, ieri nei miei interventi fuori microfono ho voluto semplicemente sottolineare che la rabbia che vedevate nelle proteste del MoVimento 5 Stelle era una rabbia sana, una rabbia dei cittadini che si vedono tappare la bocca davanti a quel processo di riforma costituzionale che dovrebbe essere il momento più alto di un Parlamento.
Non so se vi siate tutti chiesti quanto sia bella quest'opportunità che avete, nonostante la stiate rovinando, di riscrivere la Costituzione. Avremmo voluto farlo anche noi, certo con altri parametri. Ma quello che state facendo è svilire questo processo e la rabbia che avete visto è esattamente questo, è la rabbia di chi, invece – visto che per forza dobbiamo farlo perché la maggioranza siete voi –, vorrebbe farlo in modo dignitoso, con i tempi giusti, con il giusto modo di parlare. E invece ci vediamo schiacciati dalla maggioranza. Questo non è accettabile e noi crediamo che forse oggi qualcosa si potrà muovere, se avrete il buon senso...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Manlio Di Stefano.
ALBERTO ZOLEZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, ieri non mi sono credo espresso bene. Volevo appunto dire che il Presidente della Repubblica Mattarella è stato fautore della soppressione del servizio militare in Italia. Per la visita militare era necessario dimostrare la maturità concettuale, mentre invece, a mio parere, queste riforme costituzionali sono assolutamente immature da un punto di vista concettuale.
L'immaturità concettuale ai tempi del servizio militare portava – quella sì – a una riforma; quindi non si poteva svolgere e non si doveva svolgere il servizio. Quindi, davvero, chi ha scritto queste riforme, a mio parere, deve essere riformato. Quindi, bisogna parlarne con il Presidente Mattarella, che di servizio militare se ne intende.
SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, ieri sono intervenuta per commentare l'emendamento fondamentale del collega Toninelli, in cui, dopo le parole: «ordinamento scolastico», si aggiungevano le parole: «nel pieno rispetto e nella salvaguardia della continuità didattica a tutela della dignità della persona e di ogni alunno portatore di disabilità». Io appunto dicevo che il MoVimento 5 Stelle ha depositato una proposta di legge che finalmente garantirebbe la qualità e la continuità della didattica a tutti gli allievi d'Italia e in particolare a quelli disabili e a quelli che hanno bisogni educativi speciali. A questo ho dimenticato di aggiungere che c’è anche un'altra proposta di legge del MoVimento 5 Stelle, già depositata alla Camera, che è volta ad assumere tutti i docenti, i maestri precari della scuola italiana che, come lei sa, attualmente sono costretti...
PRESIDENTE. Concluda.
SILVIA CHIMIENTI. ... a cambiare scuola e allievi ogni anno, se non ogni mese, quindi con una gravissima...
PRESIDENTE. Grazie.
CHIARA GAGNARLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, ieri sono intervenuta sull'emendamento del collega Gallinella per quanto riguarda il piano agricolo nazionale. Sono Pag. 7qui a ribadire l'importanza che aveva quell'emendamento, in quanto è fondamentale avere un'uniformità della visione agricola in Italia. Abbiamo visto in Commissione agricoltura, quando c’è stato da intervenire sulla PAC, che il Ministero era tirato per la giacchetta da vari assessori regionali, impedendo di fare quello che dovrebbe essere il lavoro del Ministro, quindi di dare una visione organica all'agricoltura e di ottimizzare le risorse a disposizione, ad esempio i fondi europei. Oggi poi su Il Sole 24 Ore leggo che il Viceministro Olivero ha parlato dell'intenzione di costruire un coordinamento nazionale per le politiche forestali, parlando del settore dei forestali. Quindi è allo studio un decreto di coordinamento nazionale, proprio per l'esigenza di...
PRESIDENTE. Grazie.
FEDERICO D'INCÀ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, volevo intervenire sul processo verbale e sul fatto che forse non si era capito abbastanza quando ieri nell'emendamento della Commissione affari sociali e sulla parte della sanità abbiamo fatto un dibattito sulla presenza di 21 sistemi sanitari diversi nel nostro Paese e sul fatto del centralismo renziano all'interno del sistema Governo. Oltre a questo, volevo far presente anche l'incapacità di tenere l'Aula ieri sera da parte della Vicepresidente Sereni e l'incompatibilità con il Regolamento del suo atteggiamento, che ha impedito a molti miei colleghi di poter intervenire su temi importanti nella discussione degli emendamenti riguardanti le riforme costituzionali. Mi auguro che oggi lei abbia la capacità e la forza di mantenere il giusto dibattito politico e l'autorità per poter far sì che le minoranze abbiano i loro spazi all'interno della discussione su un tema così importante...
PRESIDENTE. Grazie.
DALILA NESCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Signor Presidente, volevo chiarire più che mai oggi il mio pensiero, perché mi sveglio e per l'ennesima volta la mia provincia è la provincia più povera d'Italia, ossia quella di Vibo Valentia. Oggi ancora la Corte dei conti assegna alla Calabria un altro triste primato: è la regione con la maggiore spesa irregolare, oltre 7,7 milioni di euro. Devo, quindi, maggiormente spiegare quello che ho detto ieri. Infatti, ieri, riferendomi alla Vicepresidente Sereni ho detto: «Presidente, siamo parlamentari alla stessa stregua io e lei, però lei ha un'aggravante, è il Vicepresidente della Camera, quindi in qualche modo rappresenta tutti, tutta la Camera, non solo la sua parte, il suo partito, ma dovrebbe anche garantire le opposizioni». Ma la Presidente Sereni non si è fermata qui. Addirittura tratta con sufficienza e sarcasmo qualsiasi atto o azione portata avanti dal MoVimento 5 Stelle. Questo è inaccettabile e vorrei capire se anche per il Presidente Giachetti questo comportamento...
PRESIDENTE. Grazie.
CLAUDIO COMINARDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente, innanzitutto credo sia doveroso rilevare quanto sia stato difficile ieri avere una discussione pacata e civile con una Presidenza di questo tipo, proprio per niente imparziale. Poi vorrei precisare un ragionamento fatto rispetto all'emendamento che riguardava un po’ la questione della sanità a livello regionale. Si parla, quindi, di autonomie. Noi non siamo centralisti, per carità, però vogliamo portare più omogeneità e soprattutto vogliamo rifarci – questa è una cosa che non avevo detto nello specifico – a dei principi costituzionalmente riconosciuti, cioè la parità Pag. 8di dignità e di diritti di tutti i cittadini italiani. È ovvio, quindi, che quando un farmaco può essere distribuito in una regione, piuttosto che in un'altra, questo principio viene meno. Se viene meno un principio costituzionale, è chiaro che qualcosa non va...
PRESIDENTE. Grazie.
PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente, anch'io volevo intervenire sul processo verbale. Ieri sono intervenuto sull'emendamento a prima firma Gallinella, che, appunto, prevedeva di inserire in Costituzione il Piano agricolo nazionale, e ho spiegato le ragioni di tale emendamento. Oggi volevo specificare meglio il fatto che l'Italia vanta di avere 264 marchi e mi riferisco alle DOP, alle IGT, alle IGP, per non parlare poi dei prodotti agroalimentari territoriali.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 10,40)
PAOLO PARENTELA. E, poi, sarebbe stata davvero un'ottima occasione e sarebbe stato davvero opportuno per questa maggioranza e per questo Governo, visto che siamo nell'anno dell'Expo, votare questo emendamento, anche perché si dimostra per l'ennesima volta che l'Expo sarà solo un'ennesima sfilata politica, sfilata delle multinazionali e, quando si tratta di fare qualcosa di concreto, questo Parlamento per l'ennesima volta dopo le parole...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Parentela.
EMANUELE COZZOLINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, volevo aggiungere al mio intervento di ieri il fatto che, quando si discute nel merito degli emendamenti, qualche volta il Governo cambia il parere e ci dispiace che, purtroppo, componenti della maggioranza debbano ritirare i loro emendamenti. Questo Governo, quindi, non accetta neanche le proposte della propria maggioranza. Ieri abbiamo assistito a un miracolo: è stato votato un emendamento della maggioranza che è stato rimesso in gioco grazie alla minoranza. Questo dimostra che le prove di forza e di muscoli della maggioranza non servono perché in Parlamento si dovrebbe discutere nel merito degli emendamenti. Invito, quindi, per la giornata di oggi e per i giorni a seguire a rivedere casomai eventuali pareri.
MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Grazie Presidente, solo per esplicitare in maniera più corretta vari interventi che ho fatto nella giornata di ieri in quanto stiamo parlando sul processo verbale e non sul resoconto stenografico. Intanto, volevo chiarire meglio il pensiero per quanto riguarda l'intervento in cui spiegavo il perché sull'articolo 117 della Costituzione noi eravamo contrari a tutti gli emendamenti che avrebbero dato ulteriori competenze allo Stato centrale. Era per spiegare la nostra concezione, che è di dire che nello Stato centrale devono andare il minor numero di competenze esclusive e veramente solo per le grandi tematiche. Invece, dal nostro punto di vista, le regioni devono avere tutte le altre competenze e le relative risorse.
Vi è stata anche una discussione, a dire il vero non in Aula, ma in Commissione, e non durante la Commissione ufficiale, ma durante una pausa della Commissione, in cui alcuni colleghi mi dicevano che l'impianto di questa riforma è centralista e che ci sono delle problematiche oggettive, che magari alcuni cittadini di alcune Pag. 9regioni non riescono ad avere i servizi perché alcune regioni non sono pronte o alcune regioni non hanno le risorse o, grazie a questa riforma, non avranno più la capacità fiscale per seguire alcune iniziative e alcuni servizi (ovviamente, non stiamo parlando di LEA o LEP).
Dobbiamo dare la possibilità allo Stato di intervenire direttamente, ad esempio, per risolvere la problematica della povertà o, ad esempio, per risolvere la problematica di alcune politiche sociali e infatti la discussione era sulle politiche sociali. Questo a mio avviso – e siamo contrari – non perché non vogliamo che ci sia la possibilità di dare una mano veramente ai cittadini ma perché in questo modo non andiamo a risolvere veramente il problema. Noi riteniamo che la disgrazia di questo Stato è che c’è stata molte volte la deresponsabilizzazione degli amministratori locali, sia a livello comunale sia a livello regionale, che non hanno risolto i problemi perché tanto sapevano che prima o poi arrivava lo Stato centrale. Un esempio che ho utilizzato ieri era quello delle scuole. Adesso il Governo centrale ha detto: ci sono molte scuole fatiscenti e non a norma, interveniamo direttamente e diamo noi i soldi alle scuole che non sono in regola. A mio avviso questo è un comportamento per certi versi diseducativo perché è indubbio che sia importante sistemare le scuole dei nostri bambini e dei nostri ragazzi ma il concetto è che, se negli enti locali che sono stati virtuosi facendo mille sacrifici sono riusciti a sistemare le scuole, questi sono penalizzati perché non avranno le risorse aggiuntive che lo Stato centrale adesso dà. Infatti per questo io lo dico e ho tirato fuori più d'una volta il ragionamento quando ci sono questi provvedimenti: benissimo che lo Stato centrale intervenga perché bisogna risolvere un problema ma deve intervenire dando le risorse anche a quegli enti locali che negli ultimi cinque anni precedenti hanno utilizzato le risorse per sistemare le stesse problematiche degli edifici scolastici. Infatti in questo modo riusciamo a far partire un percorso virtuoso. Altrimenti continuiamo una spirale di inefficienza e tutti gli enti locali dicono: ma perché devo sistemare la scuola quando tanto, se comincerà a crollare il tetto o ad esserci infiltrazione d'acqua, chiediamo allo Stato centrale, a mamma Roma di darci un po’ di soldi ? Questo è un percorso non virtuoso. Il percorso virtuoso, invece, è dare competenze e risorse. Se qualcuno non utilizza in maniera efficace ed efficiente queste risorse anzitutto spero che i cittadini si sveglino e non votino più questi amministratori locali che non sono efficienti ed efficaci e poi è utile trovare allora sì delle soluzioni per commissariare queste persone in modo che chi non ha utilizzato i soldi pubblici in maniera efficiente ed efficace divenga ineleggibile e non possa neanche andare a ricoprire incarichi dirigenziali o incarichi di fiducia negli enti pubblici o nelle partecipate. In questa maniera riusciremo veramente a far partire un percorso magari non breve ma un percorso virtuoso e finalmente riusciremo a rendere efficace questo Stato.
MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, ieri sono intervenuto in un intervento di fine seduta e non le ho citato l'autore del testo che le ho letto: il testo che le ho letto, Presidente, è un testo di Piero Calamandrei e le ho ribadito l'importanza di un'opposizione non tanto in questioni di legge che ben conosciamo ma soprattutto parlando sulla riforma costituzionale. È una riforma che ho già definito una riforma costituzionale ad alta velocità in cui una maggioranza senza un'identità ben chiara, perché urla in un silenzio assordante il pensiero di questa maggioranza commissariata dal Governo Renzi e dalla sua figura ipnotica nei confronti dei parlamentari della maggioranza, che questa opposizione intende l'importanza istituzionale della sua funzione...
Pag. 10PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baroni.
LUCA FRUSONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA FRUSONE. Grazie Presidente, ieri sono intervenuto su un emendamento estremamente importante considerato che andava a toccare non direttamente ma indirettamente l'articolo 32 della Costituzione, il diritto alla salute, e ho parlato di una situazione che abbiamo qui nel Lazio che molti magari non conoscono tranne chi è di questa regione.
Prima c'era il Vicepresidente Giachetti, anche lui laziale di provenienza, non gli voglio attribuire fedi calcistiche che non gli piacciono, però essendo di questo territorio, diciamo così, conosce la situazione di questa regione e conosce, appunto, il commissariamento che è in atto. Quindi, una situazione del genere, quella che ho spiegato ieri, voglio ribadire che è riferita a questa regione...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Frusone.
DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signora Presidente, intervengo perché ieri ho usato un'espressione molto dura; ho detto, rivolgendomi alla Presidenza, che lei si stava comportando come una dittatrice, allora vorrei chiarire i motivi per cui ho detto questo. Lei successivamente ha fatto riferimento a una delibera della Giunta del Regolamento del 24 ottobre del 1996 che recita: gli interventi incidentali del Regolamento sono, in linea generale, ammissibili soltanto quando i richiami al Regolamento o per l'ordine dei lavori vertono in modo diretto o univoco sullo svolgimento e sulle modalità di discussione. Quindi, il mio riferimento al suo comportamento era proprio dovuto al fatto che avevo preso parola per un richiamo al Regolamento, volevo affrontare un tema che non era stato affrontato fino a quel momento e avevo cominciato a fare una premessa sull'intervento di chi mi aveva preceduto e lei, presupponendo quello che io stavo per dire, ha sospeso...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Lorenzis.
EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Signora Presidente, mi scuso innanzitutto per la voce, purtroppo più di così non riesco a fare, cercherò comunque di rendermi comprensibile all'Aula e ai colleghi. Vorrei intervenire sul processo verbale in merito all'emendamento 31.74 e pregherei anche i colleghi a contenere la loro ilarità nella difficile condizione in cui mi trovo. Chiederei di rivedere il resoconto stenografico, spiegando meglio che tutto ciò che ho portato come ragionamento si riferisce a una logica che è quella del federalismo. Quindi, chiederei di poter integrare con questa premessa che è quella di rivedere la sanità in chiave federalista, per dare concretamente delle risposte ai nostri concittadini. L'unica soluzione è poi...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Prataviera.
STEFANO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Signora Presidente, intervengo per esplicitare meglio il mio intervento di ieri sulle competenze del commercio estero che tramite questa riforma verrebbero date esclusivamente allo Stato. Quindi, vorrei sottolineare come competenze di questo tipo debbano essere, quanto meno, concorrenti con le regioni, in quanto, se questa riforma dovesse passare Pag. 11così com’è, e quindi il commercio estero dovesse essere di completa competenza statale, ci sarebbe un ulteriore aggravio per quello che riguarda il nostro sistema produttivo e la nostra economia. Sicuramente, in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, un accentramento anche di una funzione di una simile strategicità non aiuterebbe assolutamente la nostra economia e il nostro sistema produttivo a cercare, quanto meno, di superare questa crisi che, da troppo tempo, sta attanagliando le nostre imprese.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi.
La Presidenza prende atto dei chiarimenti oggetto degli interventi svolti che figureranno nel resoconto della seduta di odierna.
LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Gallo, è l'ultimo intervento.
Prego, ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signora Presidente, pensavo che l'avessero avvisata del fatto che mi fossi prenotato. Annunciavo ieri il motivo per cui il MoVimento 5 Stelle voleva attribuire un maggiore intervento da parte dello Stato nel campo dell'istruzione. Qui ci dobbiamo legare a dei dati, dove, su 34 Paesi OCSE, osserviamo una riduzione della spesa pubblica in Italia del 4 per cento e dal 1995 al 2011 la spesa per gli studenti è diminuita di questa cifra, ma questa riduzione sarebbe più alta se non fosse intervenuto il finanziamento privato, cioè quello anche delle famiglie che, in pratica, nella scuola superiore è raddoppiato e il contributo volontario, quello che viene chiamato così, è diventato un contributo obbligatorio, richiesto dalle istituzioni in maniera quasi coercitiva...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gallo.
La Presidenza, come ho già detto, prende atto dei chiarimenti oggetto degli interventi svolti, che figureranno nel resoconto della seduta odierna.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Artini, Bindi, Boccia, Bonavitacola, Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Bratti, Brunetta, Caparini, Carbone, D'Alia, Dadone, Dambruoso, De Girolamo, De Menech, Fedriga, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lotti, Manciulli, Mannino, Merlo, Portas, Rampelli, Ravetto, Rossomando, Rughetti, Sanga, Scalfarotto, Speranza e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,54).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 11,15.
La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 11,30.
Pag. 12PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-A); e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'iniziativa popolare; D'iniziativa popolare; Vignali; Cirielli; Cirielli; Cirielli; Causi; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Giachetti; Scotto; Francesco Sanna; Peluffo ed altri; Lenzi; Lauricella ed altri; Bressa e De Menech; Caparini ed altri; Caparini ed altri; Vaccaro; Laffranco e Bianconi; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Giancarlo Giorgetti ed altri; Giancarlo Giorgetti ed altri; La Russa ed altri; Abrignani ed altri; Toninelli ed altri; Gianluca Pini; Laffranco e Bianconi; Ginefra ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Migliore ed altri; D'iniziativa del Governo; Bonafede e Villarosa; Pierdomenico Martino; Brambilla; Giancarlo Giorgetti ed altri; Cirielli e Giorgia Meloni; Valiante; Quaranta ed altri; Lacquaniti ed altri; Civati ed altri; Bossi; Lauricella e Simoni; Dadone ed altri; Giorgis ed altri; La Russa ed altri; Rubinato ed altri; D'iniziativa del consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna; Matteo Bragantini ed altri; Civati; Francesco Sanna ed altri (A.C. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458 2462, 2499).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 2613-A: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione; e degli abbinati progetti di legge costituzionale nn. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458 2462, 2499.
Colleghi, per favore, vorrei riferire all'Assemblea in merito alle decisioni della nostra Conferenza dei presidenti di gruppo, se è possibile prendere posto e avere un po’ di attenzione, anche perché è un esito che interessa tutti i colleghi.
Avverto che, come già annunciato nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la Presidenza concederà, ai gruppi che abbiano esaurito i tempi a loro disposizione e che ne facciano richiesta, un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello inizialmente attribuito. Ciò evidentemente nell'auspicio di favorire una discussione sul merito del provvedimento e di agevolare il raggiungimento di un'intesa tra i gruppi parlamentari che consenta di proseguire e di concludere i lavori in modo ordinato e costruttivo.
Come è stato precisato nella medesima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, essendo esauriti anche i tempi aggiuntivi previsti per gli interventi a titolo personale – esauriti anche i tempi aggiuntivi a titolo personale – non saranno più consentiti interventi a tale titolo, cioè interventi a titolo personale.
Avverto, inoltre, che alla componente politica del gruppo Misto-Alternativa Libera, costituitasi lo scorso 5 febbraio, la Presidenza, al fine dell'esame del presente provvedimento e come da prassi, ha attribuito un tempo specifico.
Avverto, infine, che entro un'ora prima dell'inizio della seduta sono stati presentati Pag. 13175 subemendamenti: dopo che la Presidenza ne avrà valutata la ricevibilità e l'ammissibilità, saranno posti in distribuzione.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato respinto da ultimo l'emendamento Toninelli 31.86.
(Ripresa esame dell'articolo 31 – A.C. 2613-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 31 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
Dobbiamo ora passare all'emendamento Pellegrino 31.204, a pagina 1 del nuovo fascicolo, che è in distribuzione.
ROBERTO SPERANZA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SPERANZA. Presidente, io ritengo che la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che abbiamo svolto stamattina possa rappresentare un momento importante in questo percorso assolutamente centrale di discussione delle riforme costituzionali.
Voglio esprimere l'opinione del gruppo Partito Democratico, che è un'opinione positiva e assolutamente favorevole rispetto alla lettura che lei ha voluto fare ora e che concede ai gruppi di minoranza, ai gruppi che ne faranno richiesta, un tempo aggiuntivo.
Stamattina, come è noto a tutti i presidenti di gruppo, io per primo ho espresso parole di apertura rispetto a questa ipotesi, nonostante il mancato rispetto di alcuni accordi che c'erano stati nella Conferenza dei presidenti di gruppo e nonostante, Presidente, la presenza di circa tremila subemendamenti fotocopia, che non servono a null'altro se non a fare incomprensibile ostruzionismo.
Siamo dell'opinione che fosse e che sia giusto dare ai gruppi di minoranza i tempi aggiuntivi, perché riteniamo che, su una materia così delicata come le riforme costituzionali, sia assolutamente sbagliato immaginare riduzioni dei tempi. Questo è il nostro punto di vista e voglio replicarlo in maniera convinta qui in Aula.
Ma con la stessa fermezza voglio lanciare un messaggio a tutti i gruppi di opposizione: perché c’è un diritto giusto e sacrosanto dei gruppi di opposizione di poter dire la loro, confrontarsi ed esprimere punti di vista; e, anzi, magari in quest'Aula riuscissimo, nelle ore che restano, a confrontarci un po’ meglio e un po’ di più sul merito. Ma poi, così come c’è quel diritto, c’è anche un diritto della maggioranza a poter vedere i procedimenti che vanno avanti.
E io voglio esprimerle, Presidente, una grande preoccupazione: in questo momento il nostro Regolamento prevede una potenzialità, e cioè che possano essere presentati subemendamenti ogni mattina in modo infinito, in maniera tale da trasformare quel diritto delle minoranze in una, in qualche modo, soppressione del diritto della maggioranza di vedere andare avanti questo provvedimento.
Allora, io stamattina in modo incondizionato e in modo unilaterale, ho voluto subito dire sì: sì a non perdere quest'ultima occasione, l'ultima occasione di trasformare il dibattito in quest'Aula sulla riforma della Costituzione in un dibattito vero di cui dobbiamo andare orgogliosi. Io personalmente dei disastri, delle risse, delle urla di questi giorni mi sono vergognato, da deputato della Repubblica, e penso che non abbiamo fatto un servizio al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E voglio chiuderla così: c’è ancora un margine, ma questo margine è molto stretto. E voglio chiedere ai gruppi di opposizione di riflettere, di riflettere ancora per qualche ora, perché rispetto alla discussione della minoranza, che può trasformarsi sostanzialmente in una capacità di veto vero e proprio, e quindi di fermo alle riforme, il Partito Democratico non accetterà. Io riunirò il mio gruppo nelle prossime ore e proverò ad individuare tutte le soluzioni possibili, perché noi Pag. 14siamo disponibili a ragionare nel merito. Ma se qualcuno pensa, chiunque esso sia, di avere potere di veto e di poter bloccare il percorso di riforma che serve al Paese, noi diciamo «no» e siamo pronti alla più forte battaglia politica in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, io voglio rispondere al presidente Speranza.
Il ragionamento che lui ci chiede aveva portato il gruppo della Lega Nord a presentare in origine al progetto di riforma costituzionale 70 emendamenti su 40 articoli della Costituzione. Credo che questa sia la prova più lampante che non ci fosse una volontà ostruzionistica: al contrario, la volontà di contribuire, come si dovrebbe fare in una situazione normale, al miglioramento di un testo che noi consideravamo e consideriamo profondamente sbagliato.
Quando nascono centinaia, migliaia di subemendamenti ? Quando prendiamo atto che una discussione vera non ci può essere. Non ci può essere perché in origine, in virtù di patti stipulati non lontano da qui, bisognava correre nel modo più veloce possibile, non tanto per fare una buona riforma, quanto per chiudere una cattiva riforma e permettere che l'elezione del Presidente della Repubblica potesse andare in un certo modo.
A quel punto, preso atto che il nostro intento, cioè di contribuire a migliorare il testo... perché è vero, collega Speranza, che c’è il diritto della maggioranza di potere portare fuori il testo dall'Aula, ma c’è il dovere dell'opposizione e della minoranza di cercare di migliorare quel testo.
Di fronte all'impossibilità di farlo, avevamo allora presentato i subemendamenti. Ci auguravamo che, alla ripresa dei lavori, l'atteggiamento di chiusura e di velocità all'impazzata che era originato dalla volontà di chiudere prima dell'elezione del Presidente della Repubblica venisse a cadere, perché non c'era più questo tipo di necessità, e che ci fosse, al contrario, la volontà di fare una discussione vera, certamente non di approvare i nostri emendamenti, ma quanto meno di discuterli.
Perché, allora, continuano a lievitare e lieviteranno – almeno questa è l'opinione del gruppo che rappresento – i subemendamenti ? Perché, se questa possibilità non c’è, se l'intervento inevitabilmente si scontra contro un muro e rimbalza indietro, la possiamo buttare così, non dico in rissa, ma si ridicolizza un percorso di riforma che si trasforma inevitabilmente in un votificio, in migliaia di voti senza senso per non dare un senso, in questo modo, al merito di quello che stiamo discutendo.
Allora, collega Speranza, lei chiede a noi, in qualche modo, di ridurre i subemendamenti per fare una discussione nel merito. Questa è musica per le nostre orecchie. Vorrei soltanto, rispetto alla tirata di orecchie che fa a noi delle opposizioni, fare una piccola tirata di orecchie anche al gruppo del PD, che ha molto tempo a disposizione: è diritto nostro chiedere tempi aggiuntivi, ma è dovere vostro usare i vostri tempi per difendere questa riforma e non lo state facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Sinistra Ecologia Libertà) ! Anche questo è un sintomo di qualcosa che non va.
Concludo il mio intervento, la disponibilità del gruppo della Lega Nord c’è, perché nella serata di ieri, ieri lei non c'era, signora Presidente...
PRESIDENTE. No, io c'ero veramente.
GIANCARLO GIORGETTI. ... qui in Aula quando c'era la collega Sereni, non so...
PRESIDENTE. Sì, d'accordo.
GIANCARLO GIORGETTI. ... c'erano risse e altro. Incredibilmente, da un clima surreale, non confacente ad una discussione Pag. 15sulle riforme costituzionali, si è creata una mezz'ora quasi miracolosa in cui un collega del gruppo di Scelta Civica, onorevole Quintarelli, ha cercato di presentare un emendamento ragionevole; si è umilmente prostrato ritirandolo rispetto agli interessi superiori del Governo – che francamente io non capivo – e, finalmente, il Parlamento e anche il Governo hanno capito che proposte ragionevoli e migliorative del testo possono essere discusse e accolte.
Ecco, noi vorremmo che quella mezz'ora che miracolosamente è calata in quest'Aula, che era diventata un inferno e ci è sembrata un paradiso, possa essere replicata. Credo che in questo modo la maggioranza e il Governo potranno portare fuori le riforme e forse potranno portare fuori delle riforme un po’ migliorate rispetto a come sono entrate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Grazie signora Presidente, colleghi, anch'io ricordo quella mezz'ora di ieri sera in cui in quest'Aula è sceso lo spirito costituente e la ricordo come l'unico momento positivo della giornata di ieri, in mezzo a tanti momenti negativi.
Io auspico che quello spirito costituente si riproduca a partire dalle prossime votazioni e dal prossimo dibattito. Però, leggendo i giornali questa mattina, ho visto dichiarazioni inquietanti del Presidente del Consiglio che erano di tutt'altro segno rispetto a quello spirito costituente e cioè: andremo avanti comunque, faremo i canguri, taglieremo i tempi, si deve approvare subito e immediatamente.
Allora, mi chiedo, collega Speranza, dov’è la verità ? È quella delle sue parole o è quella delle parole del Presidente del Consiglio ? Non vorrei che si riproducesse in quest'Aula la doppiezza togliattiana, vale a dire: si dice una cosa e se ne fa un'altra.
Ho informazioni dal Comitato dei nove che siano in corso manovre tendenti a limitare il diritto emendativo da parte delle opposizioni: spero che queste voci non siano vere, perché contraddirebbero completamente le serie indicazioni del collega Speranza.
Allora, si vuole veramente che in quest'Aula riprenda lo spirito costituente di quella mezz'ora di ieri sera, quando anche il Governo ha cambiato parere ? E do atto alla Ministra Boschi di un'intelligenza del momento che ha stemperato anche il clima.
Vogliamo che torni quello spirito costituente ? E allora si faccia una seria programmazione dei tempi, si eliminino le forzature, le violenze inquietanti evidenziate, ieri sera, nelle dichiarazioni del Presidente Renzi e si eliminino anche i trucchi e gli imbrogli nel Comitato dei nove, in maniera tale che tutti noi possiamo percorrere questo tratto di strada, nei tempi necessari e nei modi necessari.
La gente ci sta guardando, signora Presidente, sta guardando quest'Aula che sta cambiando profondamente la nostra Costituzione. Non ci saranno remore, non ci saranno sconti per chi violenterà questo Parlamento, per chi violenterà quest'Aula.
Per questa ragione, io sono pronto a tendere una mano alla proposta del collega Speranza per una programmazione seria, non parossistica, non violenta, non legata a quel premio di maggioranza dichiarato incostituzionale dei centotrenta deputati che ha in più il Partito Democratico e sui quali basa spesso la sua protervia, e a che ritorni lo spirito costituente. Noi siamo pronti, noi siamo disponibili, senza trucchi e senza inganni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Presidente Scotto, ne ha facoltà, sempre sull'ordine lavori immagino.
Pag. 16 ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Ho ascoltato le parole del presidente Speranza. Le ho ascoltate questa mattina in Conferenza dei presidenti di gruppo e ovviamente ho apprezzato la posizione che lui ha assunto. È una posizione che ha aiutato a sbloccare la situazione, anche se vorrei correggerlo amichevolmente. I tempi aggiuntivi noi non li consideriamo una concessione. Li consideriamo un atto dovuto, perché abbiamo il diritto di parlare in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) senza doverci chiudere la bocca.
Onorevole Speranza, noi siamo per costruire una programmazione corretta e abbiamo l'interesse a poter argomentare le nostre posizioni. Abbiamo novanta minuti, quelli che ci erano dovuti; giocheremo la partita fino in fondo in questi novanta minuti.
Tuttavia, vorrei anche ascoltare qualche parola diversa. Noi siamo entrati, come la Lega Nord, come il MoVimento 5 Stelle, in questa discussione senza pregiudizi. Avremmo potuto attuare altre tecniche e invece abbiamo presentato quegli emendamenti di merito che avrebbero potuto modificare in meglio il provvedimento. Lo voglio dire così, perché lo sappiano tutti. Quei subemendamenti che si stanno depositando non vengono da questa parte; vengono dalla parte con cui voi avete sigillato il patto del Nazareno e il processo delle riforme (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
Avete la possibilità di fermarvi o avete anche la possibilità di fare politica e fare politica significa ascoltare parole diverse rispetto a quelle utilizzate dal Presidente Renzi, da cui dovrebbe venire ogni tanto anche qualche autocritica rispetto alle scelte che fa. Non si possono fare troppe parti in commedia e, quando si hanno nove ore a disposizione nella discussione, si prova ad utilizzarle, perché la maggioranza ha il diritto e il dovere di provare a convincere tutto il Parlamento delle sue ragioni e non mettere le mani avanti dicendo che l'opposizione è ostruzionistica a prescindere.
Provate a convincerci, provate a fare un lavoro nel merito, provate in democrazia ad utilizzare quello che vi è dovuto ! Proviamo tutti insieme, dunque – e concludo –, a fare un lavoro sul merito. Noi lo faremo in tutti gli interventi che svolgeremo nel corso dei prossimi giorni sulle questioni che ci stanno a cuore. Ci auguriamo che qualche volta prevalga lo spirito costituente anche nella maggioranza. Lo auspichiamo e lavoreremo per questo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Una piccola precisazione. Concedere i tempi aggiuntivi è una decisione discrezionale della Presidenza e, in questo caso, sono stati concessi tempi aggiuntivi proprio perché si voleva favorire la discussione nel merito e anche, come ho detto prima, agevolare il raggiungimento di un'intesa tra i gruppi.
Quindi, io dico all'intera Assemblea che questo deve essere chiaro, perché ognuno poi ha i propri ruoli.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. La discussione che stiamo facendo parte da un dato inconfutabile: non vi è, da parte dell'opposizione, il tentativo di far saltare un provvedimento e, quindi, gli atteggiamenti della maggioranza, tesi a impedire quello che definisce ostruzionismo, non sono, come avviene normalmente quando vi è in atto una pur legittima attività ostruzionista, legittima difesa, perché non scade niente. E, allora, il sospetto che noi abbiamo avuto, noi di Fratelli d'Italia, che non abbiamo presentato subemendamenti, che non abbiamo fatto attività ostruzionistica di alcun genere, è che sia in atto un braccio di ferro tra chi era d'accordo su un percorso e improvvisamente, siccome non lo è più, vuole dimostrare all'altro che sbaglia a interrompere questo percorso.Pag. 17
Non si tratta, quindi, di un abituale confronto tra chi vuole fare ritardare i lavori, affinché non si giunga entro il termine al voto definitivo di quel provvedimento, e, per contrasto, la maggioranza che accelera perché il provvedimento raggiunga la fine, ma di un qualcosa che è extraparlamentare. Ecco perché, Presidente, ci siamo stupiti dell'atteggiamento della Presidenza, e non solo sul far dipendere – perché questo è, lei me lo consentirà – i tempi aggiuntivi dalla volontà unilaterale di un partito, perché questo stiamo leggendo, cioè che lei ha cambiato idea solo dopo che un partito di maggioranza ha deciso, bontà sua, che questi tempi aggiuntivi avremmo potuto averli, altrimenti non li avremmo avuti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).
Io, comunque, prendo atto e apprezzo l'atteggiamento dell'onorevole Speranza. Dico, però, lasciando stare il passato, quando eravate all'opposizione, ma anche nei giorni scorsi, quando abbiamo chiesto di non rinviare un articolo, cioè di rinviare un articolo insieme dal 10 al 20, che c’è stata una chiusura preconcetta, non nel merito, ma addirittura nelle forme, mentre oggi ci chiedete un atteggiamento, che vi daremo, di collaborazione, affinché il provvedimento vada in porto, senza però che sia forzata la normale tempistica dell'Aula.
E allora, Presidente, concludo. Lei adesso ci dice che, bontà sua o bontà loro, qualche tempo in più l'avremo. Ma perché siamo sequestrati qui dalle 9 alle 23 ? Perché stiamo stravolgendo i normali ritmi del lavoro parlamentare ? Forse qualcuno spera che si determini una sindrome di Stoccolma e che improvvisamente da sequestrati ci innamoriamo di un provvedimento che non ci piace ? Non saremo figli della sindrome di Stoccolma. Continueremo a sostenere, nei limiti del Regolamento parlamentare, la nostra posizione su quella che consideriamo una pessima riforma costituzionale, con i tempi e con i modi possibili.
La invito, perciò, Presidente, motu proprio stavolta, senza aspettare che glielo suggerisca un partito, a fare rientrare i tempi del dibattito nella normale tempistica dell'Aula. Non è necessario, non c’è nessuna giustificazione politica, che si discuta da oggi a sabato dalle 9 alle 23, togliendo altri provvedimenti dall'ordine del giorno, magari più urgenti, e comunque impedendo ai parlamentari di svolgere anche altre legittime attività. È su questa richiesta che io misurerò, che noi misureremo, la sua libertà, la sua indipendenza, la sua capacità di assolvere all'alto incarico a cui è chiamata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Se il collega Speranza pensa che, offrendoci quello che ci è dovuto, cioè quel terzo in più di tempo, noi gli rispondiamo con un «grazie», penso che il collega Speranza e tutto il PD commettano un enorme errore.
A noi la discussione interessa, certamente; abbiamo dimostrato, in queste settimane e in questi mesi, un'enorme serietà. Siamo rimasti in Aula: avremmo potuto non farlo, perché contestiamo totalmente l'impianto della riforma. Siamo rimasti comunque in Aula, ma, più che la discussione, ci interessa la vostra volontà di ascoltarci.
Al Senato, nel mese di luglio, non abbiamo presentato 20 mila emendamenti: ne abbiamo presentati duecento, tutti bocciati ! Nel mese di luglio, abbiamo fatto un confronto in diretta streaming con il Presidente del Consiglio, al quale abbiamo presentato una richiesta chiara – ci ascolti – su determinate richieste sulle riforme costituzionali. Una sacrosanta porta in faccia abbiamo ricevuto !
Però alla Camera abbiamo fatto la stessa cosa: in Commissione abbiamo presentato trecento emendamenti ed in Aula Pag. 18meno di cinquecento e, se pensate che state riformando quaranta articoli, credetemi che sono veramente pochi e tutti di contenuto.
Che cosa abbiamo ricevuto ? Abbiamo ricevuto violenza e vi spiego il perché (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo ricevuto violenza e vi spiego perché la richiesta oggi è tardiva. È troppo tardi, perché, quando una persona o un gruppo parlamentare riceve violenza, si difende e quella difesa è legittima, perché quella è difesa della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Noi abbiamo partecipato, signora Presidente, a tutti i lavori della Commissione. Abbiamo dibattuto su ogni singolo punto, nostro e vostro. Abbiamo ricevuto il silenzio di una Commissione che si interrompeva, vi riunivate in una stanza segreta e, se trovavate un accordo al vostro interno, la modifica passava. Una volta questa cosa è capitata: quando la minoranza del PD ha accettato una riforma su quei cinque membri inutili dei senatori a nomina del Presidente della Repubblica. Sapete cosa avete fatto ? Avete risposto con la violenza, perché in quest'Aula siete tornati indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E a questa violenza noi rispondiamo che la richiesta di essere buoni e bravi la rimandiamo al mittente, perché dalla violenza noi ci difendiamo.
Ma mi permetto anche di dire una cosa al collega Speranza: mi permetto di dire che un episodio di questo genere è già capitato nel 1998, quando, nella Bicamerale D'Alema, a un certo punto un certo signor Silvio Berlusconi si staccò. E sapete cosa disse D'Alema, che io non stimo per nulla ? Disse che una maggioranza relativa non può portare a casa una riforma. Voi siete una maggioranza relativa incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Voi potete approvare una riforma con una parte dei vostri eletti, che sono stati eletti in maniera incostituzionale !
Quello che vi chiediamo è: fermatevi ! Fermatevi, non solo in una calendarizzazione differente, perché, ahimè, di notte si rubano le pecore, signora Presidente, di notte si ruba in casa, non si riforma una Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Lo vogliamo dire questo ai cittadini. Noi non vogliamo rubare niente: siete voi che siete dei ladri di democrazia. Ci impone di stare in Aula inutilmente. Noi ci abbiamo provato e ci avete detto di no. Ora ridiciamo noi «no» a voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
LORENZO DELLAI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LORENZO DELLAI. Grazie, Presidente. Penso, a differenza del collega Toninelli, che, come diceva il maestro Manzi, una volta, a proposto dell'imparare, non sia mai troppo tardi per introdurre elementi di ragionevolezza; a meno che lo scenario peggiore che si sta profilando, ahimè, come conclusione di questo iter di riforme – che io personalmente e il mio gruppo temiamo –, non sia invece auspicato, come mi è parso di capire nell'intervento precedente.
Penso, Presidente, che ciascuno di noi, se dovesse dire quale può essere il percorso migliore per una riforma costituzionale di questa portata, immaginerebbe qualcosa di molto diverso da quello che è accaduto. Abbiamo alle spalle un percorso certamente anche carico di difficoltà e di passi non propriamente felici.
Ed è vero che anche lo scenario politico, dal quale è partito questo processo di riforma, è cambiato nelle ultime settimane, come sappiamo; tuttavia, noi pensiamo che una conclusione pessima di un processo di riforma, dal punto di vista del clima e del metodo, non è una possibile risposta a passi falsi che si sono compiuti, magari, anche in questo percorso.
Del resto, questa è partita come una legislatura anomala e complessa e tutti gli atti che si sono prodotti sicuramente ne risentono. Ecco perché noi crediamo che oggi occorra da parte di tutti uno sforzo Pag. 19sincero per evitare lo scenario peggiore che si sta profilando, quello cioè che dovesse vedere, non il Presidente del Consiglio, che non è suo compito – è giusto –, ma la maggioranza, nella pienezza delle sue funzioni, richiedere l'applicazione di tutti gli strumenti del Regolamento per evitare che il legittimo diritto dell'opposizione si trasformi in un veto rispetto alla legittima volontà della maggioranza di chiudere questa operazione.
Per questa ragione noi, Presidente, apprezziamo innanzitutto la sua decisione, assunta in piena responsabilità, di accogliere la richiesta di un surplus di tempo avanzata dalle opposizioni. È vero che è una sua prerogativa e lei l'ha esercitata giustamente alla luce anche delle speranze, che lei ha espresso, che questo suo atto provocasse un accordo tra maggioranza e opposizione; noi abbiamo apprezzato questa sua decisione.
Inoltre, aggiungo che, allo stesso modo, noi ci associamo assolutamente alle parole, all'appello, che prima il collega Speranza ha rivolto all'Aula: più tempo, assolutamente più tempo, a disposizione di tutti per discutere nel merito della riforma, ma nel contempo tempi assolutamente certi per la chiusura di questo percorso. A me pare che questo appello abbia avuto una risposta – e mi stupisco – assolutamente negativa nelle parole poco fa del collega Toninelli, una risposta più aperta, più interlocutoria, da parte di altri colleghi, in particolare della Lega e di SEL. Io penso che nelle prossime ore bisogna lavorare su queste disponibilità.
Tuttavia, ritengo che dovrebbe essere chiaro che questo appello alla mediazione e alla ragionevolezza, che il collega ha rivolto anche a nome di tutti gli altri gruppi della maggioranza, comporta risposte altrettanto certe e credibili da parte dell'opposizione, che passino attraverso il ritiro dei subemendamenti presentati non per discutere nel merito, ma solo a scopo ostruzionistico, e attraverso l'impegno, che sia esigibile da parte del Presidente della Camera, a non presentarne più, fino alla conclusione di questo iter.
Questo, al di là del merito, al di là delle valutazioni che ciascuno può fare su come siano andate le cose in questo iter di riforma costituzionale, che è avvenuto in un clima certamente poco costituente, è l'unico margine – io credo – per riportare un po’ di ragionevolezza in questa vicenda. Al di fuori di questo, inevitabilmente e nostro malgrado, penso che ci sia solo una conclusione negativa, una conclusione sicuramente peggiore, ma in qualche modo, comunque, una conclusione che consenta alla maggioranza di vedere ascoltato il proprio diritto a poter portare avanti un provvedimento di riforma (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).
PRESIDENTE. Colleghi, sto dando la parola sull'ordine dei lavori ad un rappresentante per gruppo, dunque, pregherei i colleghi, che si sono già espressi, di non insistere nel chiedere la parola.
WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente, per suo tramite, e come componente di Alternativa Libera, vorrei rispondere in primis al presidente Speranza, che ringraziamo per questa apertura di credito nei confronti delle opposizioni di cui Alternativa Libera fa parte.
Bene Presidente, se volessimo ampliare il dibattito parlamentare rispetto alle riforme costituzionali – ringraziando ulteriormente il presidente Speranza – la maggioranza dovrebbe dare a quest'Aula la possibilità, come prima detto da qualche altro collega, di potere portare avanti una normale tempistica parlamentare rispetto alle riforme costituzionali. Addirittura noi saremmo d'accordo con un ritorno nelle Commissioni della riforma costituzionale.
Infatti, colleghi e Presidente, quello che è avvenuto stamani, ovvero quest'apertura di credito in termini di tempi aggiuntivi che lei, Presidente, e l'Ufficio di Presidenza Pag. 20ci avete voluto accordare, è soltanto una soluzione rispetto ai tumulti e rispetto alle pretese che le opposizioni ieri sera hanno dimostrato in maniera ampia ed in maniera forte, qui in Aula. Se le opposizioni ieri sera, Presidente, fossero state silenti rispetto a questo percorso, probabilmente saremmo andati avanti con il famoso minuto ad emendamento.
Il problema, collega Speranza, non è tanto di Regolamento, ma è di merito in questo frangente. Dopodiché io sono perfettamente d'accordo con il collega del MoVimento 5 Stelle che ci ha preceduto, quando dice – e me lo sono segnato – che quando si riceve violenza, ci si difende con la violenza. Noi assolutamente siamo d'accordo con questa frase in questo frangente. Dopodiché, quando diciamo e quando dicono che noi tutti siamo rimasti in Aula a votare emendamento per emendamento e a fare opposizione entro le riforme costituzionali, ebbene noi c'eravamo, Presidente ! Qualcun altro ieri sera, invece, era in RAI, a qualche trasmissione, al posto che essere in Aula a votare le riforme costituzionali. Noi ci eravamo, qualcun altro non c'era.
Quindi, Presidente, ringraziando ulteriormente per quest'apertura di cui abbiamo ascoltato le motivazioni, siamo a dire che la Costituzione non deve essere toccata entro qualche ora ed entro qualche giorno, piuttosto che entro qualche settimana. Apprezziamo l'invito e siamo disposti ad un ampio ragionamento che vada a toccare tutto l'arco parlamentare rispetto a questa riforma. Ricordiamo, Presidente, che la Costituzione non è di proprietà del Parlamento, ma è di proprietà di tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).
PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, giusto per specificare quanto da lei detto, la misura di un minuto a voto, come ieri è stato fatto presente chiaramente dalla Presidenza, era una misura ponte che ci doveva portare alla Conferenza dei presidenti di gruppo di questa mattina. Dunque non era una stranezza o una stravaganza: era una misura ponte che ci doveva portare poi ad una soluzione più strutturata come quella di questa mattina.
Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, il gruppo di Area Popolare concorda con la decisione che lei ha preso. Mi sembra saggia. Ieri noi abbiamo cercato di rappresentare un fatto. La scelta di non concedere tempi aggiuntivi, a termini di Regolamento, ricade nelle prerogative della Presidenza, perché il Regolamento in materia di tempi aggiuntivi non dice assolutamente nulla. I tempi aggiuntivi sono in qualche modo un'invenzione nata nella prassi parlamentare. Chi decide di ampliare questi tempi ha anche la potestà di ridurli. Forse non era inopportuno aprire una riflessione su questo.
Ci è sembrato, invece, poco felice la scelta del momento, del tempo e del modo. Se si vuole cambiare la prassi parlamentare in attesa di un'auspicata ed auspicabile riforma del Regolamento, la quale potrebbe fare moltissimo per migliorare la qualità del nostro lavoro, se si vuole dunque cambiare la prassi, non è bene farlo in occasione della discussione di un progetto di legge costituzionale. È bene, probabilmente, su questo investire di una riflessione la Giunta per il Regolamento, in modo da ottenere da essa qualche indicazione per una prassi nuova ma concordata tempestivamente insieme con tutti. Teniamo presente che il Regolamento non è un fine: il Regolamento è un mezzo.
Il fine è che funzioni all'interno dell'Aula la dialettica parlamentare, che comprende due lati: un lato è il diritto di chi è minoranza di far sentire la propria voce; l'altro lato è il diritto di chi è maggioranza di arrivare al voto dei provvedimenti. Io mi auguro che nei prossimi giorni, cominciando da oggi, si torni a questa normale dialettica parlamentare, in cui si espongono le proprie ragioni con la finalità di convincere e di arrivare a miglioramenti del testo normativo. Ieri, in un caso almeno, sull'emendamento Quintarelli, uno Pag. 21sforzo corale ci ha consentito di ottenere questo risultato.
Mentre credo che tutti noi dovremmo rinunciare a un altro tipo di opposizione, che è quella che mira a far perdere tempo per non arrivare al voto e, quindi, per privare la maggioranza del suo diritto di votare. Tenere in equilibrio il diritto della minoranza a parlare e il diritto della maggioranza ad arrivare all'espressione del voto è un compito difficilissimo. Io non la invidio, signora Presidente, perché le tocca di esercitarlo. Tuttavia, credo che queste siano le due stelle polari e credo che tutti noi dovremmo aiutare a recuperare la funzionalità del Parlamento.
Diceva molto bene, poco fa, l'onorevole Giorgetti della Lega Nord: pochi emendamenti, sensati, importanti, rilevanti; non centinaia, migliaia di emendamenti che hanno chiaramente soltanto la funzione di ritardare la decisione. Non è compito della minoranza ritardare la decisione. È compito della minoranza migliorare la decisione. Lo dico indipendentemente dal fatto di essere oggi in maggioranza o in minoranza.
Le democrazie non vengono mai assassinate dai regimi totalitari. Le democrazie si suicidano quando si mostrano incapaci di decidere. A volte io vedo che alcuni aspetti di questa riforma costituzionale, la quale certamente mira a rafforzare l'Esecutivo, vengono criticati come totalitari, autoritari, dittatoriali. Attenti ! Una democrazia incapace di decidere, con un Esecutivo troppo debole, è quella l'anticamera di regimi autoritari. Restituiamo alla democrazia la capacità di decidere cominciando da noi, cominciando da una modalità di svolgimento della nostra funzione nel rispetto sempre e comunque gli uni degli altri.
Vedete, certi insulti, certi comportamenti in Aula sono un'offesa non al deputato avverso, che magari si merita il mio insulto, ma al popolo italiano. Io onoro ciascuno di voi perché ciascuno di voi è stato eletto dal popolo italiano. Questa è la grande dignità di ogni parlamentare e del Parlamento, non dimentichiamolo mai.
PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente. Svolgerò un intervento molto breve, solo per dare atto pubblicamente, formalmente in quest'Aula alla Presidenza di aver svolto e di continuare a svolgere ogni utile attività volta a creare un clima adeguato, un clima di civiltà dialettica all'interno di quest'Aula. Intervengo solo per dare atto alla Presidenza di questo ed anche per registrare questa mattina un'apertura importante, significativa che è stata avanzata nel corso della Conferenza dei capigruppo da parte del gruppo che rappresenta il partito di maggioranza relativa.
Io credo, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, che non possano cadere nel vuoto l'invito alla moderazione e l'invito alla ricerca di un punto di equilibrio in questa fase così difficile del nostro lavoro parlamentare, che si sta svolgendo. Non va dimenticato: le statistiche sono ancora incomplete, ma, onorevole Presidente, mi pare che nella storia del Parlamento italiano non si siano mai fatte tante sedute d'Aula quante ne abbiamo fatte noi nell'ultimo biennio, da che è cominciata la legislatura. Di questo va dato atto evidentemente alla organizzazione dei lavori, ma anche alla capacità di lavoro di tutti i colleghi.
E, dunque, il ripristino delle condizioni minime di dialettica democratica all'interno di un percorso complesso e importante qual è quello della riforma costituzionale va garantito. Io credo che possano ancora esistere quelle condizioni. Ho usato un'espressione, questa mattina, in Conferenza dei presidenti di gruppo, ossia quella di una sorta di disarmo bilaterale. Dalla parte della maggioranza io ho visto compiere un gesto importante quest'oggi. Io credo che il percorso dell'ostruzionismo – e concludo – organizzato nel modo che certamente il nostro Regolamento consente, debba, però, essere abbandonato dando un'indicazione di volontà di trovare un'intesa. Possiamo insieme decidere Pag. 22quando chiuderemo questo importante provvedimento, lasciando evidentemente ognuno all'interno del convincimento, all'interno della valutazione politica, legislativa e tecnica che ha già maturato.
PRESIDENTE. Avverto che, fuori seduta, sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Matteo Bragantini 0.32.2.8, 0.32.4.6, 0.32.12.6, 0.34.9.1, 0.34.6.3, 0.35.501, 0.35.2.18, 0.35.502.7, 0.35.503.8, 0.35.503.5, 0.35.504.5, 0.45.504.19, 0.35.504.2, 0.35.4.2, 0.35.505.12, 0.35.01.1 e 0.35.01.5; Cozzolino 0.34.0501.1; Brunetta 0.34.6.10, 0.35.502.15 e 0.35.502.17.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pellegrino 31.204. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 31.204, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà, mentre il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle non ha espresso il parere.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Capezzone, Tripiedi, Di Gioia, Palese, Taricco, Fossati, Giammanco, Tinagli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 100
Hanno votato no 351.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 31.87, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bossa... Bolognesi... Costantino... Gebhard... Piepoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 108
Hanno votato no 349.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Mita 31.71, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gregori... Bossa... Dell'Aringa... Carloni... Patriarca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 461
Votanti 459
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 413.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 31.118, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.Pag. 23
(Segue la votazione).
Bossa... Minardo... Galperti... Capodicasa... Rotta... Amoddio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 461
Votanti 390
Astenuti 71
Maggioranza 196
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 352.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 31.32, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Lello, Bossa, Mantero, Gallinella, Parisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 466
Votanti 387
Astenuti 79
Maggioranza 194
Hanno votato sì 65
Hanno votato no 322.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 31.88, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Covello, Segoni, Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 466
Votanti 463
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato sì 97
Hanno votato no 366.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo all'emendamento Matteo Bragantini 31.130, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, questo è un emendamento che punta ad escludere che una competenza secondo noi fondamentale e sulla quale le regioni hanno il diritto e il dovere di poter esercitare la propria potestà legislativa – come le disposizioni generali e comuni sul governo del territorio, sistema nazionale e, soprattutto, coordinamento della protezione civile – non sia affidata alla competenza esclusiva dello Stato.
Ormai, purtroppo, ad ogni cambio di stagione assistiamo, direi sicuramente, come anche è giusto, preoccupati, a tutta una serie di eventi atmosferici che gettano ampie zone del territorio italiano in situazioni, lo sappiamo tutti, drammatiche. Sarebbe opportuno interrogarsi una volta per tutte, magari, sulle motivazioni che stanno alle spalle di questi drammi che ormai accadono con cadenza quasi mensile.
Interrogarsi su queste questioni significa chiedersi quale sia lo strumento più opportuno, lo strumento necessario per far sì che non ci si trovi mensilmente, appunto, di fronte a emergenze di questo tipo, dovute, sicuramente, alla furia degli Pag. 24elementi ma, dove – lo sappiamo tutti, anche noi, soprattutto quelli che hanno avuto in passato esperienze di gestione diretta del territorio all'interno degli enti territoriali –, sicuramente, vi sono anche errori che partono da una mancata, quando non c’è stata, o da una sbagliata programmazione degli interventi sul territorio. Soprattutto, quando avvengono fenomeni di questo tipo, la necessità di una risposta pronta, ferma di aiuto, di conforto alle popolazioni colpite è sempre più necessaria.
Noi interroghiamo pertanto l'Aula chiedendo se ricondurre alla potestà esclusiva dello Stato interventi riguardanti la gestione, la pianificazione del territorio e della protezione civile, consentirebbe alle organizzazioni pubbliche di intervenire con prontezza quando questi avvengono, oppure di essere maggiormente efficaci nella pianificazione. Riteniamo di no. Anche in questo caso il ruolo delle regioni è fondamentale, è imprescindibile, a nostro avviso. E le mancanze o gli errori, fatti magari anche da amministratori locali nel passato non possono comunque eliminare il principio che, per intervenire in modo chiaro, diretto, veloce a sostegno delle popolazioni colpite o per evitare che queste cose avvengano, sia sufficiente eliminare appunto il contributo delle regioni.
Quando si parla di questioni di questo tipo l'ideologia non ha senso, può anzi essere solo un ostacolo. Quando si parla di problemi del territorio, di morti, di vittime e, soprattutto, quando eventi di questo tipo accadono con una cadenza che sta ormai assumendo i toni di una emergenza costante, noi che sediamo in quest'Aula dobbiamo chiederci quale sia effettivamente il bene delle nostre popolazioni.
Per questo, signora Presidente, ci siamo permessi di presentare un emendamento di questo tipo. La pianificazione unica che fa capo solo ed esclusivamente a Roma, alle sue articolazioni, ai suoi ministeri, a nostro avviso, non è in grado di dare una risposta ad una situazione variegata com’è quella che esiste nello Stato italiano.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CRISTIAN INVERNIZZI. Mi avvio alla conclusione. Riteniamo fondamentale e imprescindibile il ruolo delle regioni in un settore strategico e importante come questo, perché accentrare completamente ogni tipo di iniziativa non farebbe altro che rallentare sicuramente l'attività degli enti pubblici, laddove invece ci sarebbe bisogno di velocità. Ecco perché riteniamo fondamentale, e con questo concludo, che la competenza su una materia così delicata non sia esclusiva, ma che veda anche la partecipazione necessaria degli enti locali, in particolar modo delle regioni. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. La ringrazio. Non mi pare vi siano altri interventi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 31.130, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà, e il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Allora, ci siamo ? Greco... Hanno votato tutti ? Mi pare di sì... Pili.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 20
Hanno votato no 443).
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 31.115, con il parere Pag. 25contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie, e il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Patriarca, Capodicasa... Chi altro ? Ci siamo ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
(Presenti 467
Votanti 393
Astenuti 74
Maggioranza 197
Hanno votato sì 23
Hanno votato no 370).
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Malpezzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 31.104, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord, e con il relatore di minoranza di SEL che si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tacconi, Cicchitto, Vignaroli, Sanna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 480
Votanti 447
Astenuti 33
Maggioranza 224
Hanno votato sì 91
Hanno votato no 356.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Matteo Bragantini 31.129, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di SEL, e il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Presidente, è evidente questo tentativo di accentramento e di cancellazione di tutto quel percorso di devoluzione e di costruzione di uno Stato federale che ha contraddistinto gli ultimi anni e che ha anche contraddistinto l'azione politica della maggioranza di 15 anni fa, che è molto simile, come composizione, all'attuale, che aveva previsto le materie di energia e trasporti tra quelle concorrenti. Allora si arrivò a questa decisione, che anche il gruppo della Lega Nord appoggiò, a fronte di alcune valutazioni che oggi mantengono inalterata la loro attualità. Ovvero, l'energia come materia concorrente consente e ha consentito a tante regioni italiane di sviluppare una serie di progetti, anche a livello internazionale, che in alcun modo avrebbero potuto esistere se la visione fosse stata, come quella precedente, assolutamente Italia-centrica e, quindi, governata da un solo ministero con regole molto rigide.
Questo ha consentito di dare il via, di dare corpo, di concretizzare una serie di progetti sul territorio che, in altro modo, non avrebbero potuto essere realizzati, e ha anche consentito alle nostre imprese di ritrovare competitività, non solo a livello nazionale. Infatti, sappiamo che il mercato nazionale è piuttosto depauperato e, quindi, a maggior ragione in un periodo di crisi come quello attuale, non consente quegli sbocchi che le nostre imprese hanno saputo trovare sui mercati internazionali proprio grazie alla leva che una diversa normativa a livello regionale ha consentito.
Sappiamo benissimo che sono diverse le realtà, di grandissimo pregio a livello nazionale ed internazionale, che hanno tratto degli enormi benefici da questa misura. Allora, bisogna prendere atto di quella che è stata l'esperienza maturata in questi 15 anni, in cui certo ci sono stati molti contenziosi proprio dettati dalla spinta che molte aziende, in molti settori, in particolar modo quello energetico, Pag. 26hanno impresso a livello locale proprio per superare dei vincoli nazionali.
Ma proprio per questo motivo, proprio registrando questi contenziosi, bisognerebbe avere il coraggio di compiere l'ulteriore passo e rimuovere i limiti: non fare come oggi stiamo facendo, ovvero ritornare indietro di 15 anni, facendo sprofondare questo settore industriale strategico nella preistoria, e ritornando ad una visione per cui i limiti non sono più quelli delle regioni, quindi una visione glocal, locale per essere sui mercati internazionali, ma quelli di un confine nazionale assolutamente virtuale. E purtroppo questo è un dato di fatto, che è cifra di un'esperienza ormai consolidata: i confini nazionali sono assolutamente inadeguati per dare alle nostre imprese quella capacità di competizione internazionale, che è indispensabile.
Quindi, noi siamo fortemente contrari a questa decisione; siamo fortemente contrari ad una visione dirigista che, inevitabilmente, imbriglierà le nostre imprese, inevitabilmente imbriglierà il mercato dell'energia, inevitabilmente costituirà un ulteriore limite, un odioso limite allo sviluppo e alla capacità di fare economia di un sistema che, in questi anni, ha saputo crescere e competere anche a livello internazionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 31.129.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Greco, Lo Monte, Airaudo, Di Lello, Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 99
Hanno votato no 369.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paglia 31.116, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonome ed il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 469
Votanti 393
Astenuti 76
Maggioranza 197
Hanno votato sì 26
Hanno votato no 367.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 31.103, su cui tutti i pareri sono contrari.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Molteni, Letta, Invernizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 472
Votanti 468
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato sì 81
Hanno votato no 387.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Pag. 27(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 31.128, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Basso, Cicchitto, Luigi Gallo, Di Lello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 94
Hanno votato no 375.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 31.120, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Sorial, Ciracì...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 40
Hanno votato no 433.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate Argentin e Malpezzi hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 31.102, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Borghi, Bossa, Ciracì, Giorgis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 101
Hanno votato no 370.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Argentin e Franco Bordo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e il deputato Parentela ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 31.711.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente, con questo emendamento si vuole scardinare la concordanza completa che di fatto ha creato il partito unico, quello delle lobby, quello dei costruttori, dei cementificatori, delle trivelle selvagge. Vedete, questo è fatto tutto in nome dell'interesse, del progresso, idee degli anni Sessanta, forse. La leva per scardinare il diritto del potere decisionale delle regioni si chiama infrastrutture strategiche. Cosa Pag. 28vuole fare questo emendamento ? Alla lettera z) dell'articolo 31, comma 2, di proposta di modifica dell'articolo 117 della Costituzione, si prevede infatti che sulle infrastrutture strategiche lo Stato abbia legislazione esclusiva, basta con la scocciatura delle intese con le regioni. Infrastrutture strategiche però vuol dire tutto, Presidente, dal momento che qualsiasi Governo può definire tale ogni opera che voglia realizzare, dal TAV al ponte sullo stretto, dalla più piccola e inutile autostrada come la Cispadana alle trivelle per la coltivazione e le estrazioni di idrocarburi ai depositi di gas metano. La recente legge di stabilità, al comma 554, modificando lo «sblocca Italia», stabilisce che le attività di prospezione e ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale rivestono carattere di interesse strategico e sono di pubblica utilità, urgenti e indifferibili.
Per i Governi che si susseguono, l'interesse strategico nazionale ovviamente non è la tutela del territorio, non è il contrasto al dissesto idrogeologico, non è la salvaguardia dell'ambiente, né tantomeno quella dell'agricoltura o le piccole e medie imprese. L'unico interesse strategico nazionale che ha questo Governo sono le trivellazioni per estrarre una misera quantità di idrocarburi e fare dell'Italia un hub del gas in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Poco importa se siamo in un Paese sismico a rischio idrogeologico e che queste opere mettano ancora più in pericolo quella che è la situazione e l'interesse veramente strategico e nazionale del Paese ad avere un ambiente sano, salubre e anche una sicurezza. Questi vogliono addirittura modificare la Costituzione per metterlo dentro.
La proposta di modifica dell'articolo 117, alla lettera z), che si fa con questo emendamento, al fine di preservare il diritto regionale all'ultima istanza, vuole sopprimere queste due parole: «infrastrutture strategiche».
Chiudo guardando negli occhi i deputati del PD, i deputati emiliani in generale, ma soprattutto quelli del PD, che si sono sempre spesi a parole per rassicurare i cittadini che fin quando ci sarà il PD a governare la regione Emilia Romagna, il deposito a gas di Rivara, 3,5 miliardi di metri cubi di gas, mai sarebbe stato realizzato perché la regione lo avrebbe impedito facendo mancare l'intesa.
Ebbene, colleghi, questa è la volta buona per schierarvi e dare atto alle vostre affermazioni con coraggio, a difesa di ciò che sempre avete proclamato, ovvero difendere il territorio e lasciare alle regioni questo potere. L'emendamento c’è e vedremo cosa avrete il coraggio di votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 31.711, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Lombardi, Greco, Costantino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 93
Hanno votato no 357.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 31.126, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Murer, Di Lello, Toninelli, Fedriga...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 338.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario. Il deputato Franco Bordo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 31.117, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. Visto che siamo tornati quest'oggi in un clima un po’ più consono alla nostra discussione, vorrei riprendere una questione fondamentale attraverso questo emendamento, che è il senso della riforma dell'articolo 117 della Costituzione.
Vede, noi abbiamo affrontato questioni di dettaglio importanti – ieri la questione dei servizi informatici e dei servizi sociali – però vorrei che non perdessimo di vista il ragionamento generale che riguarda la riforma dell'articolo 117.
Io penso che intanto ci sia una contraddizione di natura politica. Io vorrei capire come stanno insieme la riforma del Senato, che diventa Senato delle autonomie, con il fatto che l'articolo 117 della Costituzione, così come riformato, sottrae dei poteri alle regioni. Mi pare che sia una contraddizione e vorrei che qualcuno mi spiegasse questa contraddizione. Cioè, stiamo facendo diventare il Senato una sorta di Conferenza Stato-regioni ? Bene ! Allora diciamocelo, ma non parliamo di Senato delle autonomie.
Il secondo punto, invece, è più tecnico. Ora, è vero che in questi anni abbiamo avuto tutta una serie di contenziosi costituzionali nello stabilire i confini tra potestà dello Stato e potestà delle regioni. Ma, questo non avveniva tanto sulla legislazione concorrente quanto su quella esclusiva. Ora è del tutto evidente che in uno Stato che è costruito o sulle regioni o con impianto federalista la legislazione concorrente è ineliminabile. Cosa fa invece questa riforma ? Elimina, appunto, la legislazione concorrente e fa due elenchi di materie, di competenza le une dello Stato e le altre delle regioni. Peccato, però, che il tema del contenzioso e del confine tra competenza dello Stato e delle regioni si ripropone, perché molte delle potestà che vengono date in maniera esclusiva allo Stato riguardano i principi generali mentre le norme di dettaglio tornano alla competenza regionale. Allora, perché questo crea un pasticcio ? Perché le varie sentenze della Corte costituzionale, che avevano stabilito quali erano i limiti e che avevano aiutato in questi anni a dirimere il contenzioso e che avrebbero potuto, in un ragionamento serio, essere riportate in Costituzione mantenendo l'impianto attuale, verranno totalmente rimesse in discussione e questo aprirà un nuovo contenzioso.
Senza dire – e concludo su questo punto, ma anche questa mi sembra una cosa singolare – che si è deciso da un lato di stabilire l'elencazione dei poteri dello Stato, dall'altro l'elencazione dei poteri delle regioni. Poi, però, si dice, rendendosi conto che i due elenchi non possono essere esaustivi, che ciò che non è normato è di competenza delle regioni. Poi, però, c’è la clausola di salvaguardia, che dice che lo Stato può assumersi tutti i poteri che vuole, anche quelli assegnati alle regioni.
Allora, io vorrei che pacatamente, serenamente, con spirito costituente, ci rendessimo conto che stiamo facendo un pasticcio e che su queste cose si potesse tornare a ragionare in maniera seria, perché Pag. 30mi pare che un punto fondamentale come l'articolo 117 stia passando un po’ troppo in cavalleria, mentre rischiamo davvero di complicare le cose. Altro che efficienza del sistema, come ci dice il Premier Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 31.117.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bossa, Malisani, Berlinghieri, Marzana, Lo Monte, Lainati, Scuvera, Biancofiore, Luigi Gallo, Mazzoli, Bruno Bossio, Lo Monte. Anche Sorial non riesce a votare. Buttiglione, Simone Valente, Ciracì. Guardate se hanno votato tutti... Elvira Savino, ha votato. Allora, hanno votato tutti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 344.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario. Il deputato Matarrelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Passiamo all'emendamento D'Attorre 31.36. Come è già stato annunciato all'Aula, l'emendamento risulta precluso dall'approvazione dell'emendamento 30.900 della Commissione, la cui parte consequenziale ha modificato l'articolo 31, nella parte su cui incide l'emendamento D'Attorre 31.36.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 31.98, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Brunetta, Ginefra, Di Gioia, Carfagna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 83
Hanno votato no 391.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario. Il deputato Matarrelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 31.39, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Questo emendamento consta di tre parti e affronta tre questioni. La prima è quella di affidare alle regioni medesime la programmazione delle risorse finanziarie destinate alla coesione territoriale in ambito regionale, infraregionale, ossia attribuire la responsabilità e la potestà nell'individuare politiche di programmazione finanziaria alle regioni sulla materia della coesione territoriale.
Mi pare non solo ragionevole, ma normale, che così dovesse essere; né possiamo pensare che le politiche di coesione territoriale infraregionale debbano essere attribuite alla potestà legislativa in capo allo Stato. Se vi è la necessità di un'azione di coesione sociale in un ambito infraregionale, è evidente che la potestà programmatoria non può non essere che in capo alla regione medesima.
Vi è un secondo aspetto di questo emendamento che vorrei offrire alla valutazione dell'Assemblea e riguarda una questione che da sempre sento esprimere Pag. 31da più parti, e cioè «le regioni si devono occupare soltanto di programmazione, non devono gestire». Mi riferisco, soprattutto e in modo particolare, alla sanità, per esempio. E, allora, perché non prevedere, perché non cogliere questa opportunità, questa occasione, e quindi prevedere, sì, che la programmazione dei servizi sanitari e sociali sia di competenza delle regioni, ma non l'organizzazione di quei servizi ?
È, insomma, un modo per riportare le regioni allo spirito originario, a quello spirito che voleva le regioni come strumento di programmazione, a quello spirito che voleva che le regioni non si mettessero a cincischiare sul fronte della gestione, ma, viceversa, indicassero quelle linee guida sul fronte della programmazione. E poi, il terzo aspetto che proviamo a sollecitare, vorremmo introdurre un elemento attraverso il quale le regioni stesse, con una votazione a maggioranza qualificata, possano valutare, di volta in volta e anche per periodi temporanei, di devolvere allo Stato alcune funzioni legislative loro attribuite.
Insomma, trovare un modo garbato, ma anche funzionale, un modo tale che consenta alle regioni stesse, non con un'azione autoritativa dall'alto, ma con una possibilità dal basso, in determinate condizioni, magari anche soltanto per periodi limitati di tempo, di valutare la possibilità di devolvere allo Stato le funzioni legislative proprie delle regioni stesse.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO RUSSO. In questo senso, articoleremo un rapporto nuovo, non solo conflittuale, non solo muscolare, non solo di contrapposizione e nemmeno di dipendenza. Un rapporto moderno di interazione tra i due livelli istituzionali, lo Stato da una parte e le regioni dall'altra. Insomma, potremmo, davvero, costruire un modello nuovo che consenta di interpretare al meglio le esigenze, i sentimenti, i bisogni, le particolari e peculiari esigenze del momento. Per queste ragioni, vorremmo che su questo fronte si riflettesse, come sugli emendamenti che ancora andremo ad affrontare successivamente e che riguardano la funzione stessa, il ruolo stesso, i compiti stessi, delle regioni, per far sì che queste regioni trovino nuova vita, in una funzione di programmazione e non di microgestione. Non compete, non tocca, alle regioni comprare la siringa di turno, compete e tocca alle regioni valorizzare il proprio sentimento, attraverso l'azione di programmazione dei servizi sanitari. Per questa ragione vorremmo che su questo fronte si aprisse un dibattito, per garantire alle regioni una funzione complementare e positiva nei confronti dello Stato stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, ho cinque minuti ?
PRESIDENTE. Fa la dichiarazione di voto per il suo gruppo, certo.
FILIPPO GALLINELLA. Per conferma, perché...
PRESIDENTE. Prego, prego, non c’è da interpretare.
FILIPPO GALLINELLA. Mi piace intervenire su questo emendamento sul quale, lo dico subito, voteremo in maniera contraria e andrò a darne le motivazioni. Qui l'argomento è la politica di coesione demandata alle regioni. Ora, la tematica della politica di coesione nasce dalla volontà dell'Unione europea proprio per unificare determinati comportamenti, determinate politiche, determinati sfruttamenti delle risorse comunitarie, per un obiettivo di crescita comune. Su questo c’è anche la non comprensione da parte del collega firmatario dell'emendamento, in quanto avevamo presentato un emendamento simile, che ieri è stato votato e bocciato dall'Aula, per riportare in capo allo Stato, al Governo e al Parlamento, la gestione della politica comune agricola e della pesca. Anche lì ci sono miliardi di euro per andare a focalizzare un obiettivo comune Pag. 32strategico del Paese e adesso mi sembra avvenga un passaggio indietro, perché gli stessi Fondi di sviluppo d'investimento europeo, destinati alla politica di coesione, decidiamo, almeno a parere del collega Russo, di ridarli in gestione o come competenza alle regioni. Questo mi sembra un po’ strano. Queste sono le motivazioni del nostro voto su questa questione strana che ho visto e mi piaceva segnalarla.
Poi voglio tornare a fare capire quanto sia importante che la politica di coesione resti in capo centrale. Infatti, per quanto riguarda la politica di coesione, immaginiamo si voglia fare un intervento infrastrutturale importante, che coinvolge quindi più regioni e magari due strade o due regioni che confinano con un ponte. Noi facciamo fare il ponte in capo ad una regione e poi quell'altra regione non vuole investire su quella strada per tanti suoi motivi di bilancio. Questo è un esempio del fatto che, andando a scontrarsi con le competenze delle regioni, credo che si possano creare dei cortocircuiti. È una motivazione tecnica semplice che ho voluto dare per esprimere il parere negativo all'emendamento da parte del gruppo del MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 31.39.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Scuvera, Carra, Fregolent, Marguerettaz, Benedetti... Benedetti non si vede... ha votato ? C’è il collega davanti... bene, hanno votato tutti ? Cani, Turco... bene, allora se tutti hanno votato... no, chi è questo collega ? Sottanelli, prego... Carrozza... ha votato ? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 398.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 31.40, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bossa, Palma, Pellegrino, Rosato... ha votato, bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 453
Votanti 387
Astenuti 66
Maggioranza 194
Hanno votato sì 71
Hanno votato no 316.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 31.139, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Simone Valente... ha votato ? Ci sono altri ?Pag. 33
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 335.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 31.38, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Mazzoli, Lavagno, Grillo... Grillo continua ad avere un problema...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 422.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 31.42, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Lo Monte, Fregolent, Piepoli, Simoni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 419.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Quaranta 31.110 e Rubinato 31.212, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di SEL.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 303.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bianconi 31.43, Giorgis 31.62 e Toninelli 31.99, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di SEL.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Pilozzi.
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 34
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 171
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 31.121, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente, qui parliamo appunto della clausola di supremazia che consente al Governo di decidere se una competenza deve tornare allo Stato oppure rimanere alle regioni. Intanto, noi siamo contrari a questa clausola di supremazia. Soprattutto laddove si va a normare puntualmente i poteri dello Stato e delle regioni, non si capisce perché ci debba essere questo istituto. Secondo, siamo contrari al fatto che appartenga al Governo. Perché deve appartenere al Governo ? Soprattutto laddove si fa un Parlamento fortemente caratterizzato dalle autonomie, facendo il Senato della autonomie, perché questo potere deve appartenere al Governo ?
Allora, vede, Presidente, io ho preso per buono l'invito dell'onorevole Speranza, che faceva all'inizio di questa seduta, che iniziava una fase nuova di disponibilità e di dialogo. Mi piacerebbe che su qualcuno di questi punti ci fosse un'interlocuzione e una risposta così sappiamo quali sono le idee della maggioranza e ci possiamo confrontare in maniera corretta e diamo un senso a questa «pseudo» Assemblea costituente (Applausi di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, intervengo sul tema della clausola di supremazia che viene introdotta all'articolo 117, potenzialmente idonea a superare tutte le competenze regionali, ma che non è nient'altro che un ritorno di un forte centralismo perché non è contenuta, proprio all'articolo 117, alcuna possibilità di differenziazione per quelle realtà regionali che, invece, dimostrano di aver usato in modo efficace e responsabile la loro autonomia. Voglio ricordare, inoltre, che questa riforma, oltre alla clausola di supremazia all'articolo 117, presenta già all'articolo 120 un ampio potere sostitutivo del Governo rispetto alle regioni. Forza Italia si occuperà di questo aspetto della clausola di supremazia all'articolo 10 laddove si parla del procedimento legislativo. Abbiamo presentato un emendamento nel quale noi chiediamo che la clausola di supremazia non venga utilizzata e strutturata così com’è contenuta all'articolo 117, ma che sia soggetta ad un procedimento bicamerale sostanzialmente, proprio per il ruolo del Senato rappresentativo delle autonomie locali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giorgis. Ne ha facoltà.
ANDREA GIORGIS. Grazie Presidente, non vorrei introdurre eccezioni a una procedura regolamentare che deve essere sempre naturalmente seguita. Io vorrei che noi, prima di procedere alla votazione definitiva dell'articolo 117, trovassimo il tempo per tornare a riflettere su un aspetto che a me sembra rilevante e che forse c’è ancora modo di correggere senza particolari difficoltà. Alludo a questo: il testo che noi abbiamo in esame prevede che la clausola di supremazia possa essere attivata solo ed esclusivamente su iniziativa del Governo. Noi, cioè, stiamo introducendo una limitazione alla prerogativa che spetta a ogni singolo parlamentare in Pag. 35quanto rappresentante della nazione e che consiste nel poter presentare disegni di legge. Il testo, che è stato approvato al Senato, invece esclude questa possibilità perché prevede, appunto, espressamente che solo il Governo abbia l'iniziativa legislativa sulle leggi che tutelano l'interesse nazionale. A me sembra che questo non corrisponda a nessun interesse generale. In altre parole, mi è difficile capire quale sarebbe il vantaggio per il buon funzionamento della nostra democrazia rappresentativa.
Perché mai un parlamentare non dovrebbe poter proporre una legge se ritiene che quella legge sia a tutela dell'interesse nazionale e che un'iniziativa di quel tipo sia riservata al solo Governo ?
Credo sinceramente che sia una di quelle piccole questioni che possiamo correggere anche in sede di Comitato dei nove, ad esempio, aggiungendo qualcosa. Noi abbiamo escluso l'ipotesi della soppressione: oramai quella è esclusa e va rispettato. Però, in sede di Comitato dei nove, possiamo aggiungere altri soggetti legittimati ad esercitare l'iniziativa legislativa. Chiederei da questo punto di vista – ho concluso, Presidente – al Governo di motivare almeno in Aula il perché di codesta contrarietà. Perché mai – non lo capisco sul serio – perché mai un parlamentare non dovrebbe poter proporre una legge in quanto rappresentante dell'intera nazione ?
Vorrei che almeno il Governo mettesse agli atti, in modo che sia noto quando si tratterà di interpretare il significato del testo, la ragione per la quale ha espresso parere contrario e, nel metterlo agli atti e prima ancora di metterlo agli atti, chiarisse perché ritiene che non sia ragionevole riconoscere ai parlamentari l'iniziativa legislativa e valutasse se, in sede di ultima riformulazione, non è possibile correggere questo articolo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Sono piacevolmente stupito dell'applauso che il collega Giorgis ha ricevuto da parte del suo partito. Ieri abbiamo visto, signora Presidente, quello che in realtà dovrebbe capitare molto più di frequente e che dovrebbe rappresentare il significato che ha questo Parlamento, cioè che un dibattito aperto e condiviso porti alla creazione di un'idea, la migliore per il Paese. L'abbiamo visto su un emendamento che riguardava il settore informatico e spero che ci possa essere il medesimo dibattito con la medesima onestà intellettuale riguardo a qualcosa di molto più importante, signora Presidente.
Lei si ricorderà che io qualche settimana fa, descrivendo l'impianto di questa riforma del Governo combinato con l'Italicum, parlavo di «governismo assoluto». Bene, è sufficiente leggere questo passaggio perché siamo di fronte ad uno dei passaggi cruciali di tutto l'impianto...
PRESIDENTE. Colleghi, è possibile avere meno confusione in aula ?
DANILO TONINELLI. Siamo di fronte ad uno dei punti nodali di tutto l'impianto della riforma portata avanti dal Governo. Ed è un impianto che, all'interno dell'articolo che disciplina le competenze legislative dello Stato e delle regioni, prevede un caso in cui il Governo e solo il Governo per determinati motivi assolutamente generali – vado ad indicarli – che sono la tutela dell'unità giuridica ed economica della Repubblica e la tutela dell'interesse nazionale, cioè praticamente a totale libero arbitrio da parte del Governo, il Governo medesimo può dire: no, anche se è una competenza esclusiva della regione, intervengo io perché, secondo me, lì c’è un interesse nazionale generale.
Affermare che è il Governo a stabilirlo e non il Parlamento in qualità di rappresentante del popolo, della democrazia rappresentativa costituzionalmente sancita è un passaggio pericolosissimo perché è il medesimo Governo che sta in piedi con una legge elettorale ipermaggioritaria che gli dà in mano tutto il potere, pure quello Pag. 36di avere la supremazia assoluta nella decisione delle leggi da arrogarsi.
Quindi, prendo spunto da quanto affermato dal collega Giorgis: è fondamentale che quest'Aula apra un confronto e lo dico ai relatori e sono molto rammaricato, signora Presidente, dell'assenza del Ministro perché questo è un punto importante. Vedo il relatore Fiano, unico relatore rimasto, che sta «camminando» e spero che mi stia ascoltando come ha ascoltato il suo collega Giorgis.
È un momento in cui l'Aula si dovrebbe fermare a discutere o si dovrebbe fermare per convocare un Comitato dei nove e guardarsi negli occhi con la serietà di chi vuole bene al Paese e chiedersi: è normale oppure no che il Governo abbia una supremazia assoluta nel decidere e produrre le leggi ? Secondo me e secondo illustri costituzionalisti c’è un grosso e sacrosanto «no».
Ma non voglio fare polemica e chiedo formalmente – lo chiedo al Ministro, lo chiedo al Governo, a chi in questo momento lo rappresenta e lo chiedo al relatore – che il dibattito aumenti e che si estenda quanto meno al Parlamento la possibilità di intervenire sulla esclusività nella produzione di una legge che abbia interesse nazionale.
È un passaggio cruciale, spero che lo sia anche per una maggioranza che, sino ad oggi, non ci ha mai ascoltato, nonostante la serietà con cui abbiamo portato avanti i lavori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signora Presidente, considero questa parte dell'articolo 117 congrua, perché pone rimedio a questioni alquanto delicate che si erano innescate con quella sbagliata riforma del Titolo V e, quindi, gli interventi su professioni, turismo, energia e trasporti pongono rimedio a delle condizioni che avevano fatto passare il federalismo all'italiana per una sorta di «vestito di Arlecchino».
Detto questo, però, sul punto specifico, laddove si richiede la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica e, quindi, la tutela dell'interesse nazionale, credo che sia molto onesto che si riconosca il fatto che non può essere un compito esclusivo del Governo e che questa parte debba essere valutata in maniera più approfondita. Infatti, vorrei ricordare ai colleghi che restiamo in una Repubblica parlamentare, non siamo fuoriusciti da questo schema, e scrivere una Carta costituzionale con dentro questo elemento mi sembra una forzatura oggettiva. Quindi, credo che quello che è stato detto da altri colleghi risponda a un criterio di saggezza. Invito il Governo a riflettere su questo punto specifico (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).
BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Grazie Presidente, intervengo innanzitutto sull'ordine dei lavori, perché devo, purtroppo, constatare un fatto: in quanto deputata appartenente al gruppo Misto, essendo una parlamentare singola e non iscritta ad una componente del Misto, io non potrei più prendere la parola in quest'Aula, in quanto il gruppo Misto ha esaurito tutti i tempi, anche quelli a titolo personale. Io credo che in questo caso, soprattutto nel momento in cui noi stiamo riformando la Costituzione italiana, per una parlamentare che è passata al gruppo Misto – laddove, tra l'altro, il presidente del gruppo Misto, che dovrebbe rappresentare anche la sottoscritta, rappresenta solo una parte della sensibilità di chi è iscritto a quel gruppo, e quindi, in questo caso, una parte che esprime la maggioranza parlamentare e non l'opposizione – in questo momento...
PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, lei ha finito il suo tempo e comunque non avrebbe diritto a parlare.
Pag. 37BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, le sto ponendo un problema serio, credo.
PRESIDENTE. Il problema lo conosciamo.
BARBARA SALTAMARTINI. Vorrei che la sua sensibilità politica mi desse una risposta, perché io, in questo momento, non posso parlare in quest'Aula sulla riforma della Costituzione. Vorrei sapere da lei se questo è giusto o meno.
PRESIDENTE. Deputata, le regole sono le stesse per tutti. Non le ho inventate io. Abbiamo un Regolamento, a questo dobbiamo attenerci.
BARBARA SALTAMARTINI. Quindi, lei mi sta vietando di parlare sulla riforma della Costituzione. Giusto ? Noi non possiamo su questo...
PRESIDENTE. Deputata, ha terminato il suo tempo. La ringrazio. Le ho detto che le regole sono chiare, lei non ha titolo per parlare. A me dispiace personalmente nei suoi confronti, ma le regole non le ho stabilite io.
Vuole intervenire il deputato Buttiglione ? No, al posto del deputato Buttiglione chiede di parlare il deputato De Mita. Poi, vedo che c’è un richiamo al Regolamento da parte del deputato Crippa, quindi, dovrei dare al deputato Crippa la precedenza, deputato De Mita, se non le dispiace.
Prego, deputato Crippa, ha facoltà di intervenire per un richiamo al Regolamento.
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Intervengo ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento. Avevo già segnalato alla Presidenza nelle settimane passate questa situazione incresciosa, per cui, come è stato detto poco fa, un deputato appartenente al gruppo Misto non potrebbe esprimere, se non iscritto in una delle componenti politiche raggruppate sotto una denominazione, i propri pareri sulle riforme costituzionali, perché... però mi deve ascoltare, Presidente, scusi...
PRESIDENTE. Sì, lo so... vengono tutti qui e io devo dare delle risposte in contemporanea. Mi dispiace. Prego, continui.
DAVIDE CRIPPA. Ma io attendo, non c’è problema. Le stavo dicendo: questa situazione la avevamo già segnalata due settimane fa, quando avevamo scoperto che, quando intervenivano a parlare sulle riforme alcuni deputati del gruppo Misto non iscritti alle componenti politiche, ma diciamo così «generici», il tempo veniva sottratto dagli interventi a titolo personale. Questa cosa, secondo noi, è una assurdità, nel senso che avevamo segnalato quanto fosse più opportuno suddividere la quota della «componente Misto» anche ad un «Misto-altri», anziché solo a quelle componenti politiche del gruppo Misto che si sono costituite.
Il fatto oggi che si sia determinata questa situazione per una deputata del gruppo Misto non facente parte di alcune categorie ben definite e di alcuni raggruppamenti definiti, porta a quella problematica che abbiamo sollevato due settimane fa: ovvero che non era contemplabile che un deputato del gruppo Misto potesse parlare e venissero sottratti i tempi agli interventi a titolo personale.
Avevamo chiesto che la Giunta per il Regolamento approfondisse questo aspetto, perché diventa prioritario attribuire, a mio avviso, una quota parte dei tempi a «Misto-altri», laddove sotto «Misto-altri» vi sono tutti quei deputati che non si riconoscono sotto nessun tipo di raggruppamento. Credo sia importante dare una risposta a quella segnalazione che le avevo già posto due settimane fa. La ringrazio.
PRESIDENTE. Deputato Crippa, come lei ben sa, l'articolo 24, comma 7, del Regolamento, stabilisce che il tempo attribuito al gruppo Misto è ripartito fra le componenti politiche in esso costituite, avendo riguardo alla loro consistenza numerica.Pag. 38
Adesso abbiamo un caso in cui non vi è una componente politica costituita, giusto ? Allora questa questione, stando al Regolamento, non trova una soluzione. Quindi, si può pensare di sottoporla alla Giunta per il Regolamento.
DAVIDE CRIPPA. Due settimane fa glielo ho detto !
PRESIDENTE. Sta bene, è un suggerimento che possiamo accogliere. Però, stante il nostro ordinamento, stante il nostro Regolamento, oggi la situazione è questa.
Ha chiesto di parlare il deputato Fedriga, per un richiamo al Regolamento. E poi ha chiesto di parlare il deputato Sannicandro, sempre per un richiamo al Regolamento. Prego, deputato Fedriga.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, ai sensi dell'articolo 24 del Regolamento. Le faccio presente che il caso della deputata Saltamartini, che è appena intervenuta, è un caso nel quale oltretutto i tempi non è in grado di gestirli lei in qualità di gruppo. Se per i tempi aggiuntivi lei aveva sottolineato che i gruppi inizialmente sapevano il tempo che avevano a disposizione, i tempi che avrebbe avuto a disposizione la deputata Saltamartini, nella sostanza, sono stati utilizzati da altri, perché i tempi a titolo personale sono utilizzati da tutti. Adesso non si può pensare di aspettare una Giunta per il Regolamento per permettere ad un deputato – che ha lo stesso diritto di tutti gli altri deputati appartenenti a qualsiasi gruppo, gli stessi identici diritti in quanto deputato – di poter intervenire (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle e della deputata Saltamartini).
Invito lei, in qualità di Presidente, come ha fatto in modo saggio nella giornata odierna concedendo tempi aggiuntivi, visto che oltre tutto ciò non andrebbe a toccare minimamente l'economia dei lavori, a pensare per esempio per questi casi che sono eccezionali – perché sono casi del gruppo Misto che non appartengono a nessuna componente – di assegnare perlomeno un minuto ad intervento, così da poter esprimere la propria opinione liberamente e garantire gli stessi diritti degli altri deputati. Nulla di più e nulla di meno. Ma sarebbe, dal nostro punto di vista, assolutamente illegittimo che un deputato avesse un trattamento diverso. Grazie.
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Fedriga.
Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Sannicandro. Per quale articolo ?
ARCANGELO SANNICANDRO. Articolo 85.
PRESIDENTE. Prego.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, mi viene opposto che, avendo un collega del gruppo preso la parola per dichiarazione di voto, io potrei teoricamente intervenire soltanto in dissenso, e questo dissenso viene inserito, catalogato, nell'ambito degli interventi a titolo personale. Da giorni vado dicendo che una cosa sono gli interventi a titolo personale e una cosa sono gli interventi di dissenso, perché il testo, infatti, li disciplina diversamente. Quindi, poiché classificate gli interventi in dissenso fra gli interventi a titolo personale, noi non potremmo più intervenire. Ma io ho già detto a chi mi ha obiettato che non intendo intervenire in dissenso, ma intendo intervenire sull'argomento, e l'articolo 85 fissa il principio generale. Il principio generale è il seguente: ciascun deputato può intervenire nella discussione una sola volta per non più di 20 minuti, illustrando (...) e via seguitando. Poi si afferma che il termine di 20 minuti è raddoppiato per i progetti di legge costituzionale; e questo lo ribadisco, perché sinceramente le do atto che ci ha concesso i tempi supplementari, ma non le do atto che i tempi concessi siano adeguati alla materia di cui stiamo discutendo, perché i tempi supplementari, aggiuntivi di un terzo, li abbiamo avuti per qualunque bazzecola. Qui stiamo parlando della riforma Pag. 39costituzionale, quindi da tempo vado suggerendo che non doveva esserci concesso un terzo ma semmai il raddoppio, perché il termine di 20 minuti è raddoppiato per i progetti di legge costituzionale, di delegazione e così via. Allora, in conclusione, mi dovete risolvere questo problema: non possiamo tutti procedere allo svolgimento della dichiarazione di voto; prima della dichiarazione di voto c’è il dibattito su ciascun articolo e su ciascun articolo può intervenire qualunque deputato. Ora, ci avete concesso i tempi aggiuntivi e questi ce li gestiamo noi, non è che potete diversamente mettere il bavaglio a chi intende parlare, dicendo che si può parlare solo a titolo di dissenso.
PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, qui stiamo appunto in una fase in cui il gruppo può fare dichiarazioni di voto. La dichiarazione di voto è una per gruppo. Per gli interventi a titolo personale non abbiamo più tempo a disposizione; i tempi sono già stati estesi. E la dichiarazione di voto non si può scorporare, è una per gruppo. Quindi, il tempo destinato alla dichiarazione di voto lo può utilizzare, per massimo cinque minuti, un deputato. Prima della dichiarazione di voto si può intervenire se c’è il titolo personale, ma i tempi per gli interventi a titolo personale sono esauriti, anche gli aggiuntivi, che sono stati già concessi a tale titolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Mita. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE DE MITA. Presidente, intervengo nel merito dell'emendamento. La nostra discussione ogni tanto riesce ad avere qualche sussulto e ad entrare nel merito delle questioni, come è accaduto ieri sera. E mi pare che anche la discussione su questo punto, sull'emendamento Giorgis, per le motivazioni che sono state esposte dall'onorevole Giorgis, ponga a tutti una questione vera e molto delicata, perché riconoscere solo al Governo la possibilità di assumere iniziativa legislativa, invocando l'interesse nazionale e sottraendo la materia alla competenza regionale, è un'oggettiva compressione delle prerogative parlamentari e va oltre l'ambito di ragionevolezza costituzionale. Una previsione di questo tipo, involontariamente – credo, temo – ci porta all'interno di un regime diverso da quello parlamentare, perché, proprio laddove si interviene con una legge che invoca l'interesse nazionale, è propriamente il Parlamento e ogni singolo deputato che interpreta l'interesse della nazione a dovere avere questa responsabilità. Allora, io credo che, come ieri, occorra un sussulto di razionalità e di ripensamento, perché questa non è una previsione banale che può essere messa da canto, come dire, e travolta dalla velocità con la quale stiamo affrontando una riforma molto seria.
Devo riconoscere che la formulazione adottata dall'onorevole Giorgis e dagli altri firmatari per affrontare questa questione è molto più precisa ed interpreta meglio le preoccupazioni che sono state espresse dai colleghi intervenuti, di quanto abbia fatto il sottoscritto con l'emendamento 31.70, che poneva lo stesso problema, che credo che nella formulazione da me adottata venisse risolto in una maniera impropria.
Per cui volevo segnalare, a conclusione del mio intervento alla Presidenza, che ritiro, per le motivazioni dette, l'emendamento 31.70, e sottoscrivo l'emendamento Giorgis 31.62.
RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, è evidente che siamo di fronte ad un emendamento estremamente rilevante, perché determina o meno un impianto di ragionevolezza costituzionale.
PRESIDENTE. No, aspetti, aspetti però: deputato, se è sull'emendamento...
RICCARDO FRACCARO. No, no, saltiamo il merito, è sull'ordine dei lavori.
È estremamente importante. Quindi chiedo che, come è avvenuto nella giornata di ieri, un momento che tutti hanno riconosciuto Pag. 40come effettivamente di levatura costituzionale, di apertura nei confronti anche delle opposizioni, come si richiede quando si affronta la riforma della Costituzione, chiedo, Presidente, tramite lei, un intervento in Aula del Ministro Boschi, perché quasi tutte le opposizioni hanno chiesto su questo emendamento il parere del Governo e di spiegare le ragioni per cui il Governo non accetti di rispettare il principio per cui siamo in una democrazia parlamentare e non in una democrazia governativa. Siccome si tratta di tutelare i principi fondamentali, che tutti noi, anche il Partito Democratico, ha sempre affermato di non voler toccare, se potesse intervenire il Ministro su questo piccolo ma significativo emendamento dirimente, noi potremmo anche fare una discussione, come sempre è stato auspicato anche da lei, costruttiva.
Perché, Presidente, non è che le riforme si fanno con tutti, ma poi si fanno solo con Berlusconi: se noi del MoVimento 5 Stelle, se SEL, se Nuovo Centrodestra, l'Area Popolare, chiedono un chiarimento e invocano una modifica della Costituzione per senso di ragionevolezza e di tutela dei principi costituzionali che i nostri padri fondatori hanno individuato, una risposta del Ministro, Presidente, credo sia necessaria, fondamentale per il buon andamento dei lavori ! Noi stiamo facendo in questo momento semplicemente un'opposizione costruttiva e dialogante.
PRESIDENTE. Sta bene. Il Governo è presente, onorevole Fraccaro, se riterrà di accogliere la sua richiesta, vediamo. Io posso solo fare da tramite, come sto facendo. Sottosegretario Scalfarotto, se si può avere un po’ di attenzione. Presidente Sereni, chiedono l'attenzione del Governo, giustamente.
Allora, un secondo. Io ho altri due interventi già in attesa.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Come relatore ? Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, le chiedo di accantonare momentaneamente questo emendamento.
PRESIDENTE. Lei propone di accantonare questo emendamento, quindi gli interventi a seguire immagino che...
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Presidente Palese, lei ha obiezioni ? Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signora Presidente, non ho alcuna obiezione, anzi, ritengo che sia un fatto estremamente positivo, così come è successo ieri sera: che la discussione del Parlamento ha consentito, sulla situazione del digitale, l'inserimento all'interno della Costituzione, a seguito di una riflessione di alcuni colleghi autorevolissimi, su questo aspetto, che è uno dei punti più delicati di questa riforma, al di là se viene condivisa o non condivisa alla fine del percorso, è estremamente importante che il relatore con il Governo si pongano questo problema, che è un problema molto serio e che riguarda gli equilibri rispetto alle competenze, ma anche dei poteri territoriali e centrali.
PRESIDENTE. Colleghi, se non ci sono obiezioni, noi lo accantoniamo. Sì, so che il deputato Manlio Di Stefano voleva intervenire, gli chiedo un attimo di pazienza e poi gli darò la parola. Quindi, accantoniamo questo emendamento. Allora, adesso noi dobbiamo passare ad un altro punto, prima di passare a un altro punto dell'ordine del giorno c'era il deputato Manlio Di Stefano che voleva fare un intervento.
MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Grazie Presidente, vede, proprio mentre noi stiamo parlando in quest'Aula di riforme costituzionali, Pag. 41che dal nostro punto di vista sono fatte male e non servono a nessuno, annegano nel canale di Sicilia oltre trecento migranti, una strage che probabilmente si prevederà più dura di quella che abbiamo tanto pianto un annetto fa, una strage che come sempre ci affretteremo a dire che non ha responsabili diretti perché non sappiamo come sia possibile che questi migranti arrivino nei nostri mari, una strage che però dei colpevoli ce li ha, e non voglio davvero «politicizzare» in questo caso. I colpevoli ce li ha e sono esattamente quelli che non attuano le proposte di legge che vengono approvate in quest'Aula, gli emendamenti che vengono approvati, le mozioni che vengono approvate. Io mi chiedo cosa abbia fatto il Ministro Alfano dal giorno in cui è stata approvata fra le tante la mia mozione su Dublino, approvata all'unanimità da quest'Aula, che aveva due punti fondamentali: il primo sull'istituzione di punti di richiesta di asilo direttamente sul territorio di partenza dei migranti e il secondo su come concordare con i Paesi di provenienza e transito un piano comune per la gestione dei flussi. Questi due punti oltre agli altri servono proprio a evitare che dei migranti possano morire in mare, perché gli diamo la possibilità di partire in sicurezza avendo già ottenuto i documenti che gli servono. Io non vorrei che questa mozione, alla quale erano associate anche altre di altri gruppi politici, rimanesse in quel calderone del 98 per cento di atti legislativi approvati in quest'Aula che non trovano mai conversione in decreto attuativo. Io chiedo che il Ministro Alfano ci venga a dire ancora una volta a che punto siamo con queste riforme, che il Ministro della giustizia Orlando faccia lo stesso, perché non è più possibile tollerare centinaia di morti in mare, vedere i minuti di silenzio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e poi avere la soluzione già approvata dall'Aula e non vederla mai trasformata in legge. Questa è una questione che fa davvero male a chi crede che il diritto umanitario sia fondamentale prima ancora di queste riforme e a chi crede che quest'Aula debba tornare a essere il centro dell'attività legislativa del popolo italiano. Chiediamo che venga convertita in legge la nostra mozione e crediamo che non è più possibile aspettare e vedere ancora morire in mare dei migranti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. L'esame della riforma costituzionale riprenderà alle 16,30.
Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge (ore 13,53).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la II Commissione (Giustizia) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
S. 1344. – Senatore PALMA: «Divieto di concessione dei benefìci ai condannati per il delitto di cui all'articolo 416-ter del codice penale» (Approvata dal Senato) (2719).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time.
La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta Pag. 42immediata, alle quali risponderanno il Ministro della difesa, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
(Chiarimenti in ordine all'utilizzo di uno slogan in lingua inglese nell'ambito della campagna promozionale per il concorso per l'ammissione alla prima classe del corso normale della Marina militare – n. 3-01288)
PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01288, concernente chiarimenti in ordine all'utilizzo di uno slogan in lingua inglese nell'ambito della campagna promozionale per il concorso per l'ammissione alla prima classe del corso normale della Marina militare (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
FABIO RAMPELLI. Thank you, Speaker, dear colleagues, dear Minister Pinotti... Se proseguissi questo intervento in inglese, il Presidente della Camera mi toglierebbe la parola...
PRESIDENTE. Stava per farlo.
FABIO RAMPELLI. Lo so e io l'ho prevenuta, perché la lingua ufficiale del Parlamento italiano è l'italiano.
Mi domando come possa essere venuto in mente e come possa essere tollerato alla Marina militare italiana e, quindi, alle Forze armate italiane di varare una campagna per reclutare nuovi giovani in lingua inglese con i soldi dei cittadini italiani. «Be cool and join the Navy», cioè «Sii figo, arruolati nella Marina» è uno slogan inaccettabile. Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale vuole sapere come il Governo intenda porre rimedio a questa gaffe.
PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Signor Presidente, la campagna di comunicazione lanciata dalla Marina militare, a cui fa riferimento l'onorevole interrogante, realizzata in house dalla Forza armata, si rivolge principalmente ad un pubblico giovane e ha come obiettivo quello di promuovere la partecipazione al concorso per l'ammissione all'accademia navale, come lei ha ricordato.
Il nodo focale è costituito dall'uso dell'espressione «be cool» traducibile in italiano come «essere giusto e fiducioso delle proprie capacità». Nella parte bassa del manifesto, vi è inoltre un rimando al sito istituzionale della Marina, dove gli interessati possono acquisire informazioni e approfondire i compiti e le funzioni della Forza armata.
La scelta della lingua inglese è stata fatta dalla Marina perché rappresenta un fattore di differenziazione rispetto agli slogan tradizionali, con l'obiettivo di richiamare, con un linguaggio semplice di uso comune, l'attenzione dei giovani rispetto ad un'odierna figura di marinaio che richiede la voglia di mettersi alla prova in un contesto moderno, altamente tecnologico e internazionale.
Lo slogan utilizzato e ampiamente diffuso nel linguaggio corrente ha la sua ragion d'essere nella consapevolezza che i giovani a cui oggi ci rivolgiamo sono ragazzi cresciuti in un contesto sempre più aperto, parte di un mondo globalizzato, dinamico e senza frontiere, che si confrontano in rete con i coetanei di tutto il mondo impiegando un linguaggio ormai universale diffuso da Internet.
Se la bontà di una campagna di comunicazione si valuta dai risultati, va detto che quest'anno le domande di partecipazione al concorso per l'accademia navale sono aumentate del 20 per cento rispetto a quelle dell'anno passato.
Gli esperti della comunicazione direbbero che il fatto stesso che se ne parli e che il Ministro della difesa sia oggi qui alla Pag. 43Camera a rispondere a un'interrogazione parlamentare evidenzia il successo dell'iniziativa e l'efficacia del messaggio trasmesso, che peraltro dimostra la capacità delle Forze armate di rinnovarsi e di essere in sintonia con i tempi.
Vorrei concludere dicendo che l'uso della lingua inglese non sottrae certo all'immagine della Marina militare il valore delle sue tradizioni che sono radicate nella storia e che possono essere declinate in forma moderna proprio per renderle condivisibili con le nuove generazioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro, la risposta era prevedibilmente evasiva. La lingua si dà il caso che sia strumento insostituibile per la diffusione della propria identità nazionale. La campagna in lingua inglese della Marina militare ci fa venire in mente la metafora di una squadra sportiva che sveste la propria maglia per indossare quella di una squadra diversa, magari persino potenzialmente avversaria. Le Forze armate italiane devono essere tenute al vincolo dell'identità e non soltanto a quello – ci mancherebbe altro – della fedeltà che non è in discussione.
Delle due l'una: o si comunica in un'altra lingua per tentare di colonizzare un altro popolo, o lo si fa perché si subisce la subalternità e la colonizzazione per conto terzi. Purtroppo, temiamo che il caso denunciato risponda ad una colonizzazione subita e a noi, a Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale, non sta bene.
Chiediamo, caro Ministro, che il Governo intervenga e sospenda questa campagna, che noi giudichiamo vergognosa. Questa campagna deve essere ritirata, perché se è vietato parlare in una lingua diversa dall'italiano nel Parlamento italiano, deve essere, per analogia, vietato alla Marina militare e alle Forze armate italiane di fare delle campagne di arruolamento in lingue diverse rispetto all'idioma italiano che, peraltro, noi abbiamo chiesto fosse tutelato nelle riforme costituzionali entrando nella Costituzione italiana, dove ancora, purtroppo, non v’è scritto che la lingua ufficiale e unica dello Stato italiano è l'italiano.
(Chiarimenti in merito all'annunciata partenza della fregata Grecale verso le acque prossime alla Somalia, in relazione alle procedure previste per la partecipazione italiana alle attività di contrasto alla pirateria nell'Oceano indiano – n. 3-01289)
PRESIDENTE. L'onorevole Marcolin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gianluca Pini n. 3-01289, concernente chiarimenti in merito all'annunciata partenza della fregata Grecale verso le acque prossime alla Somalia, in relazione alle procedure previste per la partecipazione italiana alle attività di contrasto alla pirateria nell'Oceano indiano (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.
MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il 30 gennaio la Difesa ha annunciato per il 1o febbraio seguente la partenza della fregata Grecale verso le acque antistanti la Somalia, precisando che la nave avrebbe sostituito il cacciatorpediniere Andrea Doria nella conclusione del semestre in cui la Marina militare italiana ha esercitato il comando relativo alla missione antipirateria dell'Unione europea denominata «Atalanta». È giunta in effetti solo ieri, quaranta giorni dopo lo spirare del precedente termine di proroga, ed abbiamo potuto prenderne atto, la scelta del Governo di andare avanti con la missione.
Quindi, noi chiediamo praticamente come mai il Parlamento non è stato reso edotto di quella che era una decisione presa con il decreto-legge n. 109 del 2014, che subordinava anche ad una valutazione concernente l'evoluzione del caso dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che secondo noi doveva essere...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
Pag. 44MARCO MARCOLIN. ... per prima cosa presa in considerazione.
PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Signor Presidente, in merito alla partenza della fregata Grecale per la missione antipirateria dell'Unione europea «Atalanta», desidero confermare in questa sede quanto evidenziato nel comunicato stampa del Ministero della difesa dello scorso 30 gennaio.
In particolare, in quella data l'unità era nel Mediterraneo, in fase di addestramento e di approntamento per lo svolgimento di attività di sorveglianza marittima sotto catena di comando nazionale.
Rispetto a tale situazione va ora evidenziato che nel Consiglio dei Ministri di ieri, come lei ha ricordato, è stato esaminato ed approvato il decreto di proroga – abbiamo atteso la nuova elezione del Presidente della Repubblica – delle missioni internazionali, che seguirà ora il previsto iter parlamentare di conversione in legge.
Il Governo, tenuto conto di quanto previsto dall'articolo 3, comma 4, della legge n. 141 del 2014, ovvero che la partecipazione italiana alle missioni di antipirateria deve essere valutata in relazione agli sviluppi della nota vicenda dei due fucilieri di Marina, ha ritenuto opportuno continuare ad assicurare, per ora, la sola partecipazione del nostro Paese alla missione dell'Unione europea denominata «Atalanta», anche alla luce del rinnovato impegno assunto dall'Unione con la risoluzione n. 2015/2512 dello scorso 15 gennaio sul caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Ovviamente, questa è la proposta che il Governo ha fatto nel decreto. Ci sarà una discussione parlamentare e se ci saranno orientamenti diversi nel Parlamento ne prenderemo atto e seguiremo quelli che sono questi orientamenti. Però, non si è contravvenuto a quanto stabilito ed è ovviamente importante che ci sia anche la discussione parlamentare.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Marcolin, informo l'onorevole Marcolin e i colleghi della Lega Nord che se si espone la maglietta che viene portata sotto le giacche io immediatamente toglierò la parola all'onorevole Marcolin.
L'onorevole Marcolin ha facoltà di replicare.
MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, speriamo di no perché qui ormai togliere la parola è una cosa di moda.
Io ringrazio la Ministra per la sua risposta. Chiaramente non mi ritengo soddisfatto, anche perché credo che le priorità erano e sono i nostri due fucilieri, i marò, dei quali uno è a casa, purtroppo per le note vicende di salute, mentre l'altro è ancora in India. Chiaramente avremmo potuto portarli a casa, chiaramente avremmo potuto instaurare un rapporto con l'India un po’ diverso, ancora in tempi passati quando, invece, si è preferito agire in maniera diversa.
Io credo che con la stessa solerzia, visto che era nel Mediterraneo e che io mi accingerò fra breve a fare magari il sindaco di Agrigento, che è la porta nel Mediterraneo dell'Africa verso l'Europa, questo cacciatorpediniere fosse più idoneo a sorvegliare questo mare, a sorvegliare e ad aiutare chiaramente al ritorno quegli esuli che sono costretti, come abbiamo visto in questi giorni, ad imbarcarsi sotto pagamento.
Quindi, diciamo così, fan sì che tutti sfruttino queste disgrazie a loro piacimento, a seconda del colore politico. Noi rimandiamo veramente a chi dice di noi che siamo persone che non hanno cuore e che non hanno sentimenti. Noi li abbiamo veramente alti e penso che un'azione che nel Mediterraneo si dovrebbe compiere sia proprio quella di tutelare sia le nostre coste sia chi parte profugo, esule, da terre diverse per venire qui con la speranza di un'accoglienza, mentre sono costretti a salire, e dovremmo sì curarli, ma riportarli a casa.
(Elementi ed iniziative in merito ai lavoratori ricompresi nella cosiddetta «quota 96» – n. 3-01290)
PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01290, concernente elementi ed iniziative in merito ai lavoratori ricompresi nella cosiddetta «quota 96» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, Ministra Madia, oggi raccontiamo una lunga storia di violazione di diritti dei lavoratori e delle lavoratrici: «quota 96», il più clamoroso errore della riforma Fornero. Se fosse una medaglia, avrebbe due facce: da un lato, quella dell'ingiustizia, dall'altro, quello dell'incapacità. E quest'ultima faccia è indubbiamente quella del Governo.
Per ragioni di tempo salterò i passaggi sulle innumerevoli iniziative parlamentari di questi anni; ricorderò, invece, alcune sue dichiarazioni. Estate 2014: l'aver escluso dal decreto sulla pubblica amministrazione tali pensionamenti non è una rinuncia del Governo, inseriremo la norma in un provvedimento organico più ampio, il ricambio generazionale mi sta a cuore.
Siamo a febbraio 2015, le do l'occasione di rispondere oggi, Ministra. Qual è il numero effettivo di questi lavoratori, visto che ci risulta che la platea si sia ridotta di oltre 1.300 unità, quando e con quale provvedimento ad hoc consentirete a questi lavoratori di andare in pensione il 1o settembre 2015 ?
PRESIDENTE. Il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, sulla cosiddetta questione «quota 96», per diverse ragioni, anche rispetto a delle scelte complessive del Governo, non si sono verificate le condizioni per un intervento unico.
Si tratta – lei, onorevole, mi chiede i numeri – di circa quattromila docenti. Questi sono dati INPS aggiornati, confermati dal MIUR, ai quali però possiamo sottrarre circa mille insegnanti, che verranno tutelati dalla sesta salvaguardia e ai quali nei prossimi giorni arriverà dall'INPS la comunicazione del diritto a pensione, con la quale potranno presentare domanda di cessazione entro il 2 marzo.
Rimarrebbero quindi circa 3 mila insegnanti che, a seguito della riforma Fornero e per effetto, come ricordava, dei tempi di pensionamento dettati dall'articolazione dell'anno scolastico, hanno subito un aumento della loro permanenza al lavoro.
La politica del Governo è ora, prima di tutto, incentrata sull'obiettivo di concentrare le risorse per favorire il lavoro di chi un lavoro non ce l'ha, in particolare dei giovani, di chi è rimasto escluso o rischia di rimanere escluso dal mercato del lavoro, anche in conseguenza della crisi economica che dura da anni e per uscire dalla quale, come Governo, concentriamo ogni sforzo. Importanti ad esempio – con soddisfazione voglio sottolinearlo oggi – sono gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni, che abbiamo approvato con la legge di stabilità per i prossimi tre anni e che già stanno dando risultati incoraggianti.
In questo quadro di priorità, ci impegniamo anche in un imminente provvedimento legislativo del Governo a far uscire dalla precarietà i tanti insegnanti con contratti a termine che lavorano nella scuola.
PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, Ministra Madia, la sua risposta è imbarazzante, perché incredibilmente vacua. Lei non ha neanche provato a raccontarci, ad esempio, che ne «La buona scuola» si potrebbe provare a risolvere finalmente la questione dei «quota 96». Lei oggi non ha neanche parlato di buone intenzioni. Ci ha detto in maniera chiara che questa vicenda non si risolverà più. Io non so se lei ha mai provato ad immaginare Pag. 46una docente di sessantaquattro anni, che la mattina, invece di occuparsi dei suoi desideri e dei suoi cari, prende il treno per i pendolari e va in una classe sovraffollata, dove magari trova ventinove-trenta bambini che hanno tra i tre e i sei anni.
E non so se, al tempo stesso, ha provato a immaginare nella stessa situazione una giovane insegnante che viene finalmente stabilizzata su questa cattedra grazie all'uscita di questi insegnanti e che prova a consolidare un suo progetto di vita. Questi lavoratori non stanno questuando un privilegio, una gentile concessione da parte del Governo: questi lavoratori stanno rivendicando un loro diritto che è stato maturato nel corso del tempo e che continua ad essere negato, come lei ci ha confermato poco fa, dal Governo.
L'unico atto chiaro che questo Governo è riuscito a fare è la costituzione in giudizio contro questi lavoratori, perché, a fronte della recentissima sentenza del tribunale di Salerno, che aveva, peraltro, ridato speranza a 42 lavoratori, il MIUR ha deciso di ricorrere in appello, uccidendo anche questa fioca speranza. Qui stiamo parlando di lavoratori ai quali un giorno è stato detto: « è vero, abbiamo sbagliato», non in una lettera privata, ma in un atto del Governo, e però non possiamo risolvere la situazione, perché le compatibilità economiche vengono prima della scuola e dei diritti.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pannarale.
ANNALISA PANNARALE. Lei, Ministra, si assume oggi la responsabilità di dire che il Governo sta da un'altra parte rispetto ai lavoratori, rispetto ai diritti, rispetto alla dignità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
(Iniziative per il collocamento degli idonei di concorso attraverso lo scorrimento delle graduatorie, in attuazione del decreto-legge n. 101 del 2013 – n. 3-01291)
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01291, concernente iniziative per il collocamento degli idonei di concorso attraverso lo scorrimento delle graduatorie, in attuazione del decreto-legge n. 101 del 2013 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente, Ministro, sarò sicuramente più breve...
PRESIDENTE. Onorevole Meloni, gentilmente, grazie.
WALTER RIZZETTO. ... ricordando al Ministro Madia che sappiamo tutti che cosa stanno subendo circa 84 mila idonei; non vincitori di concorso, ma idonei. Ministro, lei aveva assicurato – cito un suo virgolettato di qualche settimana, di qualche tempo fa – che era intenzione del Governo «tutelare le aspettative degli idonei prima di procedere a nuove assunzioni».
Tra l'altro, la correggo, Presidente (anzi, non la correggo tecnicamente, ma politicamente): questa non è proprio, con l'emendamento in seno alla legge di stabilità 2015, l'attuazione del decreto-legge n. 101 del 2013, come sappiamo tutti.
PRESIDENTE. Il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, l'azione di Governo è concentrata su una serie di riforme, tra le quali un punto qualificante è l'attuazione rapida della legge n. 56 del 2014 sul superamento delle province, la cosiddetta legge Delrio. A tale fine, noi, come Governo, concentriamo ogni sforzo sull'esigenza di ricollocare, in base alle loro competenze e in uffici dove ce ne è bisogno, tanti dipendenti pubblici. Un esempio che mi sta particolarmente a cuore è quello di colmare le carenze di Pag. 47organico degli uffici giudiziari attraverso proprio la mobilità dei dipendenti delle province.
Tutto questo nulla toglie ai vincitori di concorso: il Governo riconosce l'assoluta priorità a chi ha vinto un concorso pubblico e la legge di stabilità, proprio nel percorso di mobilità che ho menzionato, ha fatto salvi i vincitori di concorso.
Credo che non sia ammissibile che una pubblica amministrazione bandisca un concorso per determinati posti e poi non assuma i vincitori di quel concorso, e, anche per evitare questo effetto, che abbiamo avuto negli anni passati, nel decreto-legge n. 90 del 2014 ho voluto semplificare le procedure di assunzione, eliminando la doppia autorizzazione, quella che c'era prima del decreto-legge n. 90. Prima, per assumere, vi era un'autorizzazione a bandire e una ad assumere; oggi vi è un'unica autorizzazione a bandire e ad assumere, successivamente al decreto-legge n. 90, approvato a giugno dal Consiglio dei ministri.
Ho parlato, però, finora, di vincitori di concorso, che si trovano in una situazione diversa e di maggiore diritto rispetto agli idonei. Anche gli idonei – voglio sottolinearlo – meritano un'attenzione, soprattutto dopo che, come giustamente ha ricordato l'onorevole Rizzetto nella sua interrogazione, recenti leggi, la legge D'Alia, sentenze, hanno chiesto alle amministrazioni di ricorrere alle graduatorie in corso di validità prima di bandire nuovi concorsi, ma questa attenzione non si può tradurre, come per i vincitori – infatti, hanno una denominazione diversa –, in un diritto, in una certezza.
Vogliamo tutelare anche le aspettative degli idonei, ma questa tutela non può andare a danno di persone che andando in mobilità, o avendo vinto un concorso, appunto, un concorso pubblico lo hanno vinto.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare, per due minuti.
WALTER RIZZETTO. La ringrazio Ministro, sono assolutamente d'accordo con lei, con l'ultima parte del suo intervento, nel senso che vanno tutelati sicuramente i vincitori di concorso, ma, secondo noi, vanno tutelati anche gli idonei, perché hanno passato un concorso pubblico, non l'hanno vinto, come da lei giustamente ricordato, ma erano stati dichiarati idonei. Quindi, se l'etimologia del termine non mi sfugge, sono idonei a fare un certo tipo di lavoro. Sono ufficialmente 84.040, ma, come ricordato prima, il Governo con un emendamento in seno alla legge di stabilità e la conseguente, come da lei ricordato, abolizione delle province, si è ritrovato con circa 20 mila persone da riallocare, bloccando di fatto il turn-over. Per questi 80 mila e passa idonei, il posto si è quindi volatilizzato di fatto, si è volatilizzato forse per sempre, in quanto – lei lo sa – le graduatorie scadranno alla fine del 2016. Ci saranno, quindi, un boom di ricorsi alla magistratura, appesantendola evidentemente, e l'intento chiaro dell'Esecutivo, secondo noi, è quello di arrivare alla scadenza naturale delle graduatorie, ovvero al 2016, senza dare alcun tipo di possibilità di subentro. L'emendamento di cui lei parlava, tra l'altro, è frutto di una legge che, prevedendo l'eliminazione delle province, potenzialmente è incostituzionale e, quindi, a cascata questi provvedimenti sono incostituzionali. Gli idonei rivendicano, evidentemente, soltanto i loro diritti e c’è gente che è a casa e che sta aspettando da sette, otto o dieci anni. La soluzione era quella individuata dal decreto-legge n. 101 del 2013, dell'ex Ministro D'Alia, che prevedeva che per tutte le amministrazioni dello Stato, l'attingimento dalle graduatorie avvenisse prima di bandire dei nuovi concorsi, mentre oggi lei Ministro sconvolge di fatto – mi dispiace – incostituzionalmente, questo impianto.
PRESIDENTE. Concluda.
WALTER RIZZETTO. Presidente ho concluso. Non mi ritengo soddisfatto della risposta.
Pag. 48(Obiettivi e priorità di finanziamento con riguardo a progetti volti alla tutela del suolo e al riassetto idrogeologico – n. 3-01292)
PRESIDENTE. L'onorevole Maria Chiara Gadda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Borghi n. 3-01292, concernente obiettivi e priorità di finanziamento con riguardo a progetti volti alla tutela del suolo e al riassetto idrogeologico (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.
MARIA CHIARA GADDA. Grazie Presidente, signor Ministro, il nostro Paese si trova, con sempre maggiore frequenza, a dovere affrontare le emergenze e a gestire i danni, spesso ingenti, provocati da calamità naturali. È chiaro, signor Ministro, che non è più derogabile un concreto programma di prevenzione che riguardi, da un lato un piano pluriennale di manutenzione ordinaria del territorio, dall'altro la necessità di risolvere a monte il tema dell'uso e del degrado del suolo. Quando sono in gioco la qualità della vita delle persone e la loro salute, la possibilità di sviluppo delle nostre imprese e delle nostre competenze, è evidente che il suolo non può essere salvaguardato solo attraverso strumenti urbanistici. La Commissione europea nel 2006 ha proposto la strategia tematica per la protezione del suolo, misure che purtroppo non hanno ancora avuto concretizzazione.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIA CHIARA GADDA. E dal primo maggio, il nostro Paese sarà vetrina del mondo. L'esposizione universale offre la possibilità di aprire una riflessione sul valore dell'alimentazione, sui modelli di produzione e sull'uso che facciano della terra. In questo senso va valutata molto positivamente l'iniziativa del Ministero dell'ambiente, e di quello delle politiche agricole, volto a incentivare il reinsediamento degli agricoltori nei territori abbandonati.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie Presidente, prima di tutto ringrazio gli interroganti che pongono un'esigenza vera all'attenzione oggi del Ministero. Noi abbiamo da tempo l'esigenza di interventi organici e programmati nel tempo per la messa in sicurezza del territorio. In questa direzione ci siamo attivati nell'ultimo periodo, da un lato – lo ricordo – con la predisposizione di un piano pluriennale che prevede un impegno economico di 7 miliardi in sette anni per affrontare le maggiori criticità che abbiamo oggi sul Paese, dall'altro, e non sottovalutiamolo, con il varo della strategia nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici, che vede nella manutenzione del territorio uno dei suoi elementi cardine nel lungo periodo.
Colgo anche quest'occasione per ricordare al Parlamento l'urgenza di approvare un altro provvedimento, che io ritengo chiave in questa materia, e cioè il disegno di legge sul consumo del suolo, che rappresenta un nuovo punto di partenza, soprattutto culturale, nella gestione del nostro Paese.
Nella programmazione comunitaria 2014-2020 dei fondi strutturali comunitari, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è coinvolto in vari programmi (programma nazionale città metropolitane, imprese e competitività, infrastrutture e reti, ricerca e innovazione, cultura, istruzione e governance). L'accordo di partenariato tra il nostro Paese e la Commissione europea stabilisce che gli interventi saranno finanziati a valere sui POR (Programmi operativi regionali) e sul Programma nazionale di sviluppo rurale, quest'ultimo di competenza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. È stato anche previsto che un'adeguata quota del Fondo sviluppo e coesione sia destinato proprio alla realizzazione di interventi di riduzione del rischio derivante Pag. 49dal dissesto idrogeologico (bonifiche, infrastrutture idriche ed ambientali strategiche), specificando in questo caso la «territorialità» diretta delle amministrazioni centrali, con particolare riferimento proprio al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nell'indirizzo e nella gestione di queste risorse. Tali risorse, come già previsto nella legge di stabilità 2015, dovranno essere destinate – lo ricordo – ad obiettivi strategici relativi ad aree tematiche nazionali e saranno ripartiti dal CIPE entro il prossimo mese di aprile.
PRESIDENTE. L'onorevole Borghi ha facoltà di replicare, per due minuti.
ENRICO BORGHI. Grazie Presidente, innanzitutto desideriamo esprimere un ringraziamento al Ministro Galletti per la risposta che ci soddisfa parzialmente. La nostra iniziativa vuole sostanzialmente mettere al centro un tema, il tema di lavorare in una logica proattiva rispetto alla questione del dissesto e non in una logica di intervento a valle. Su questo l'impegno che il Governo assume in quest'Aula, di poter impegnare le risorse nel quadro comunitario di sostegno nella prossima programmazione, è un elemento importante.
Chiediamo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di svolgere un'azione di coordinamento più marcata e più consistente, in considerazione anche dei contenuti di un provvedimento che è in fase di definizione – pensiamo al tema del collegato ambientale che il Senato sta per varare – e sulla base di un altro provvedimento che il Presidente del Consiglio ha annunciato, il cosiddetto green act, che dal nostro punto di vista deve inserire, per così dire, le concretizzazioni degli elementi che oggi il Ministro ha qui dettagliato nelle sue linee generali.
In questo ambito si tratta di dare corpo e sostanza a quella strategia di mitigazione del cambiamento climatico a cui lei ha fatto riferimento e per la quale riteniamo che il nostro Paese, in occasione dell'appuntamento di Parigi di fine anno, come già abbiamo avuto occasione di esprimere in altre circostanze, si debba presentare con degli elementi molto concreti. Quindi, in questo senso, crediamo che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare debba e possa svolgere una funzione più marcata.
(Iniziative di competenza in merito alla destinazione del complesso del cosiddetto «ex Ospedale Marino» di Cagliari, presso la spiaggia del Poetto – n. 3-01293)
PRESIDENTE. L'onorevole Vargiu ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01293, concernente Iniziative di competenza in merito alla destinazione del complesso del cosiddetto ex Ospedale Marino di Cagliari, presso la spiaggia del Poetto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, signor Ministro, una data, il 1982: viene abbandonato lo stabile dell'ex Ospedale Marino di Cagliari. Sono 6 mila metri cubi sulla spiaggia del Poetto, sottratti ad ogni sviluppo economico e turistico della nostra città. Nel 2006 finalmente un bando di gara. Nel 2007 il bando di gara viene aggiudicato. A bando aggiudicato interviene la sovrintendenza con un vincolo, che aiuta a fare scappare il vincitore. E si arriva alla schizofrenia che, laddove c'era un ospedale sulla spiaggia di Cagliari, rischia di esserci una casa di cura privata. Finalmente nel 2015 la regione sembra accorgersene e parla di revoca del bando.
Trentatré anni di sfregio della spiaggia del Poetto. Cagliari è una città esausta. Con il vincolo della sovrintendenza ci sono due rischi: il primo che non si possa portare buttare giù il bene, che è vincolato; il secondo che la ristrutturazione rischi di non essere economicamente sostenibile.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Vargiu.
Pag. 50PIERPAOLO VARGIU. Non possiamo permetterci altri trentatré anni così. Cosa può fare il suo Ministero perché sovrintendenza, regione e comune lavorino insieme ?
PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, devo dire che la visione degli atti e dei procedimenti di questo periodo lungo, troppo lungo, dimostra, però, che gli uffici territoriali del Ministero hanno cercato un'interlocuzione, sia con gli altri enti coinvolti, che con le ditte aggiudicatrici. È stato espresso un parere favorevole, nel dicembre 2010, in sede di conferenza dei servizi, poi formalizzato dalla sovrintendenza competente, a condizione che si fornissero alcune integrazioni con tavole dettagliate, poi ribadito, senza particolari ulteriori prescrizioni, da due differenti note del novembre e del dicembre 2013, sia per le competenze relative all'applicazione della parte seconda del Codice dei beni culturali, che per le competenze in materia di paesaggio. Per questo, non pare imputabile a questo Ministero un rallentamento, né un blocco delle procedure di approvazione.
Il progetto è relativo alla riqualificazione appunto dell’«ex Ospedale Marino», presentato dalla società Prosperius e dall'istituto Prosperius, in qualità del costituendo raggruppamento di imprese, che è stato aggiudicatario dopo una serie di ricorsi. Tale progetto riguarda l'intero intervento sull'edificio e sulle aree contermini, finalizzato alla costituzione di un centro specializzato nel recupero motorio e nella riabilitazione. Il complesso immobiliare, che è già sottoposto a tutela ope legis, in quanto di proprietà pubblica e costruito da oltre cinquant'anni ed è stato riconosciuto di interesse culturale con decreto del settembre 2007 e successivamente dal prescritto accordo per la verifica dell'interesse culturale del patrimonio regionale tra la regione Sardegna e la direzione del Ministero dei beni culturali, che non ha pregiudicato in alcun modo l'eventuale riuso e valorizzazione a fini sociali, così come evidenziato da tutti i pareri favorevoli degli organi preposti alla tutela. Gli uffici del territorio mi hanno informato che l'assessore all'urbanistica della regione Sardegna ha dichiarato, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a dicembre 2014, che l'annullamento dell'intero iter della gara d'appalto per la rifunzionalizzazione dell’«ex Ospedale Marino» è stato determinato per irregolarità procedurali, però agli uffici non risulta alcun atto formale da parte della regione Sardegna a seguito di quella conferenza stampa.
Detto questo, il Ministero è ovviamente disponibile, nel rispetto delle regole e nel rispetto delle diverse competenze, come avvenuto in passato anche attraverso interlocuzioni con gli enti preposti e con le diverse competenze degli enti territoriali, per trovare una soluzione, ma lo può fare soltanto nell'ambito delle proprie competenze e non andando oltre queste.
PRESIDENTE. L'onorevole Vargiu ha facoltà di replicare.
PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, signor Ministro, purtroppo devo integrare alcune considerazioni che forse non le sono state fornite nel dettaglio. Nel 2006, quando la regione fece il bando, il bene non era sottoposto a vincolo. Il vincolo intervenne quando il bando era già stato aggiudicato e questo contribuì a far scappare il vincitore che aveva accettato la destinazione turistica. Il successivo vincitore voleva farci una casa di cura privata con letti accreditati e convenzionati ed è quello che ha determinato che, alla fine del 2014, la regione annunciasse che ci sarebbe stata la revoca del bando. Siccome nel 2007 il sovrintendente disse che l'errore che aveva fatto la regione era che non gli aveva parlato preventivamente di che cosa fare nell’«ex Ospedale Marino» altrimenti avrebbero potuto lavorare insieme, noi vorremmo che quando la regione Pag. 51formalizzerà la revoca del bando, cosa che dovrebbe essere imminente, la sovrintendenza sia parte attiva a contattare immediatamente, sia la regione, che il comune, perché la città di Cagliari, esausta e disperata, com’è disperata la regione Sardegna, non può permettersi altri trentatré anni di un rudere sulla spiaggia più bella d'Italia, che è utilizzata come spiaggia immagine di Expo 2015. Chiediamo, quindi, al suo Ministero un intervento attivo.
(Elementi e iniziative in merito ai programmi e ai lavori di restauro e messa in sicurezza del sito archeologico di Pompei – n. 3-01294)
PRESIDENTE. L'onorevole Calabrò ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01294, concernente elementi e iniziative in merito ai programmi e ai lavori di restauro e messa in sicurezza del sito archeologico di Pompei (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
RAFFAELE CALABRÒ. Grazie Presidente, signor Ministro, come lei sa le piogge della scorsa settimana hanno determinato lo smottamento di una parte del terreno della casa di Severus a Pompei. Il cedimento del terreno ha fatto ulteriormente franare una porzione anche del muro di contenimento del giardino. Peraltro, siamo in un'area, l'area interessata da questo smottamento, che è compresa nel programma di messa in sicurezza previsto dal «Grande progetto Pompei». Va detto pure che la sovrintendenza sta avviando una convenzione con i vigili del fuoco proprio per intervenire su queste aree frequentemente. Ma ormai sono più di trenta i crolli verificatisi a Pompei negli ultimi cinque anni. E tra gli episodi mi riferisco ai cedimenti del Tempio di Venere, della Tomba di Lucius Publicius Syneros e di una bottega di via di Nola. La richiesta, signor Ministro, è che vorremmo sapere quando partono sul serio i programmi, i lavori di restauro, la messa in sicurezza di tutto il sito di Pompei che, senz'altro, è considerato un bene dell'umanità.
PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, in effetti nei giorni scorsi, come hanno riportato i giornali, c’è stato uno smottamento di una porzione di terreno nel regio VIII. Questo giardino è sorretto da un muro di terrazzamento, che è stato costruito su un banco roccioso irregolare, e, vista la particolare pendenza del sito, le piogge con una grande quantità d'acqua sono state la causa del cedimento.
I lavori di messa in sicurezza del regio VIII – lei ha fatto riferimento al «Grande progetto Pompei» – interessano l’insula 1 e una porzione dell’insula 2, ma non interverranno al momento in questo luogo perché si aspettava ed è arrivata la progettazione. Sarebbe stato possibile soltanto, ora che è stato eseguito con un intervento del «Grande progetto Pompei», il rilevamento del fronte meridionale della collina. La sovrintendenza ha attivato un accordo con i vigili del fuoco e una apposita convenzione per vigilare il più possibile sulla situazione di emergenza. Inoltre, grazie all'accordo che abbiamo stipulato un anno fa con Finmeccanica, tutta l'area è sottoposta al controllo satellitare per verificare gli smottamenti di terreni ma, rispetto a questo episodio, nemmeno il satellite di Finmeccanica ha rilevato possibili cedimenti, a dimostrazione che è stato un fatto improvviso.
Ora, secondo quello che è stato riportato in Parlamento, nella relazione prevista dalla legge e nelle audizioni del generale Nistri, che è il direttore del «Grande progetto Pompei», gli interventi si stanno facendo e si stanno facendo in modo consistente, rispettando le regole europee e rispettando ad oggi i tempi europei. Sono stati banditi interventi per un totale di 96,2 milioni di euro. Il piano della Pag. 52conoscenza è stato interamente bandito (8 milioni di euro). Sono 3 i cantieri conclusi; sono 9 i cantieri aperti; sono 6 le gare aggiudicate; sono 13 le gare con la procedura di affidamento in corso e 6 le progettazioni in corso. È avviato il piano della sicurezza e quindi stiamo seguendo, anche sulla base di un accordo firmato con il Commissario europeo nel luglio scorso che prevede il rispetto di questi tempi per accedere ai finanziamenti europei. La sovrintendenza speciale e il «Grande progetto Pompei» stanno facendo tutto il massimo possibile. Vorrei però che fosse chiaro e colgo questa occasione per sottolinearlo, che talvolta pare che, una volta spesi i 105 milioni di euro dei finanziamenti europei, sia risolto il problema di Pompei. Non è così. Sarà sempre un cantiere aperto. Sono 66 ettari, di cui 44 già scavati e 22 da scavare, esposti a cielo aperto. È evidente che questo tipo di sito, di queste dimensioni, comporterà sempre un lavoro continuo di manutenzione, per cui stiamo intervenendo sul personale, e che non si completerà, nel senso che sarà costantemente necessario prevenire, con interventi di prevenzione, che sono quelli che stiamo portando avanti, fare interventi di restauro ma fare sempre di più interventi di manutenzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Calabrò ha facoltà di replicare per due minuti.
RAFFAELE CALABRÒ. Signor Ministro, lei stesso si rende conto da quello che riferisce come tali fenomeni stanno avvenendo con una frequenza eccessiva e notevole. Non abbiamo certamente timore del cantiere continuo. Ci rendiamo conto e lei ha perfettamente ragione nel dire che il cantiere c’è, ci sarà, e continuerà ad esserci, ma abbiamo paura dei danni che si possono determinare al sito di Pompei. I vigili del fuoco rappresentano quello che può servire in un'emergenza. Però evidentemente da quello che è successo è chiaro che il monitoraggio che è stato messo in atto non è adeguato né sufficiente ed io credo, come lei stesso dice, che sia meglio prevenire che curare. Quindi forse bisogna curare meglio il livello di monitoraggio.
(Iniziative di competenza al fine dell'effettivo avvio della riforma dell'Enit – n. 3-01295)
PRESIDENTE. L'onorevole Abrignani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01295 concernente iniziative di competenza al fine dell'effettivo avvio della riforma dell'Enit (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.
IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 16 del decreto-legge n. 83 del 2014 prevedeva la trasformazione di ENIT in ente pubblico economico e la liquidazione di Promuovi Italia Spa. Nello stesso articolo era previsto il commissariamento dell'ente fino all'insediamento degli organi dell'ente trasformato. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge il commissario avrebbe dovuto provvedere all'adozione di un nuovo statuto dell'ENIT, da approvare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Avrebbe dovuto adottare un piano di riorganizzazione e individuare la dotazione organica dell'ente e le unità di personale e sottoporre Promuovi Italia a liquidazione.
Ad oggi non si ha conoscenza se sia stato sottoposto al Presidente del Consiglio il nuovo statuto dell'ente, per cui chiediamo al signor Ministro di farci sapere cosa si può fare per porre rimedio ad una situazione di stallo, che non permette di avviare la riforma reale dell'ente ENIT e di realizzare la struttura che serve al turismo.
PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
Pag. 53DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Grazie Presidente. L'onorevole Abrignani ha ricordato che il processo necessario di trasformazione e di modernizzazione dell'ENIT, come contenuto nel decreto cosiddetto «Art bonus» e poi nel testo migliorato dai lavori parlamentari in sede di conversione, ha disposto la trasformazione dell'ENIT, agenzia nazionale del turismo in ente pubblico economico. La stessa disposizione ha stabilito che fino all'insediamento degli organi dell'ente trasformato, tutte le funzioni dell'organo collegiale fossero svolte da un commissario straordinario. Con decreto del 16 giugno 2014 è stato nominato l'ingegner Cristiano Radaelli commissario straordinario dell'ENIT fino all'insediamento degli organi. In base ai disposti della legge si prevedeva che, entro centottanta giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge, si sarebbe dovuto approvare lo statuto dell'ENIT. In anticipo rispetto a quella scadenza, il commissario straordinario – lo ringrazio per questo – ha adottato il nuovo statuto dell'ente con deliberazione consiliare del 10 novembre 2014 e l'ha trasmesso al Ministero dei beni e delle attività culturali quale autorità vigilante. Naturalmente, nella fase successiva alla trasmissione ci sono stati contatti tra la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell'economia e il Ministero dei beni culturali che hanno portato ad alcuni affinamenti. Il commissario dell'ENIT ha adottato il nuovo testo il 23 dicembre 2014. In quella stessa data, cioè il 23 dicembre 2014, il mio Ministero ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio per la firma lo statuto dell'ENIT. Questo è lo stato delle cose. Quindi, attualmente, lo statuto dell'ENIT è dal 23 dicembre 2014 alla firma della Presidenza del Consiglio. Sapete – perché questi elementi sono stati riportati più volte dalla stampa – che è in corso una riflessione sulla possibile integrazione, fusione o comunque raccordo tra ICE ed ENIT. Naturalmente, essendo questa una competenza che riguarda più Ministeri, per sua natura rientra nelle competenze della Presidenza del Consiglio, quindi ritengo che il rallentamento nella firma derivi da una riflessione sull'ipotetica fusione ICE-ENIT.
PRESIDENTE. L'onorevole Abrignani ha facoltà di replicare per due minuti.
IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie Presidente. Signor Ministro, io apprendo e apprezzo l'operato del commissario Radaelli nei suddetti termini. Apprezzo anche il sollecito con cui il suo Ministero ha inviato alla Presidenza del Consiglio il testo, però io considero il Governo un unicum e, ad oggi, questa trasformazione dell'ENIT, al di là di tutte le riflessioni che vogliamo fare, non c’è stata e non c’è. Io adesso non voglio tirare per forza in mezzo l'Expo, ma direi che in questo momento il turismo in Italia dovrebbe essere, come qualcuno ha dichiarato, un anno felix. Tuttavia, senza quello che è l'ente principale che dovrebbe occuparsi di turismo, fermo al palo, sicuramente non so quanto questo potrà avvenire, per cui quello che le chiedo da questo banco e a nome del mio gruppo, è di sollecitare il più possibile questo tipo di riflessione, in maniera tale che possa partire col piede giusto, integrato o non; insomma ci auguriamo che il turismo venga finalmente posto in condizione di svilupparsi, posto che è sempre stato considerato un bene, l'oro, il petrolio del Paese, ma poi è sempre rimasto fermo. Quello che stiamo vedendo oggi sull'ENIT ci conferma ancora che tutti parliamo di turismo, che serve al nostro Paese, ma poi, quando si tratta di fare qualcosa, le cose rimangono ferme. Quindi, l'augurio è che il sollecito che ha avuto il commissario e che ha avuto il suo Ministero venga in qualche modo raccolto dalla Presidenza del Consiglio e finalmente l'ENIT possa ripartire.
(Iniziative volte alla riapertura del padiglione italiano del Museo di Auschwitz e alla memoria della Shoah – n. 3-01296)
PRESIDENTE. L'onorevole Santerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01296, concernente iniziative volte alla riapertura del padiglione italiano del Museo di Auschwitz e alla memoria Pag. 54della Shoah (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.
MILENA SANTERINI. Grazie Presidente. Signor Ministro, come lei sa, negli anni scorsi abbiamo piuttosto trascurato nel museo di Auschwitz la presenza italiana in memoria delle vittime deportate dall'Italia. Quest'anno abbiamo approvato in legge di stabilità un contributo al museo. Sono in corso una serie di azioni.
Io vorrei chiedere a che punto siamo e come ci stiamo occupando di questo aspetto che è fondamentale, perché, come lei sa, noi abbiamo un'opera, un'opera d'arte degli anni Settanta che, però, non è stata approvata, non è approvata dal museo e dobbiamo sostituirla con altre installazioni. Vorrei, appunto, chiedere come valorizzare e proteggere sia l'opera d'arte che esporteremo che quella che dovremo realizzare.
PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, l'onorevole Santerini ha ricordato la situazione dell'allestimento museografico del «Blocco 21» ad Auschwitz che, secondo la direzione del museo, non è più congruente rispetto agli standard adottati dal museo da diversi anni. Su questo, il Governo da diversi mesi si è attivato. L'opera d'arte, che è un'opera d'arte multimediale di grande impatto emotivo, che però riflette l'atmosfera dell'epoca in cui fu realizzata, è di proprietà dell'ANED, l'Associazione nazionale ex deportati, che ha acconsentito, dopo una riflessione, al suo trasferimento in Italia.
Il Governo si è adoperato per le modalità di trasporto dell'opera, un'opera molto grande, per programmare il restauro e, poi, la ricollocazione. Ci sono state diverse ipotesi di collocazione in città italiane: la scelta finale è caduta, con condivisione e sollecitazione dell'Associazione nazionale ex deportati, su Firenze. Per questo si sta predisponendo una convenzione tra l'ANED, il comune di Firenze, la regione Toscana ed il MIBACT, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, a cui spetterà la responsabilità tecnica e scientifica dello smontaggio, il trasporto, il restauro e, poi, per la conservazione e il restauro interverrà l'Opificio delle pietre dure di Firenze prima della ricollocazione dell'opera.
Poi, sarà responsabilità, in questo caso, della Presidenza del Consiglio di disporre, anche mediante un concorso internazionale di idee, come procedere al nuovo allestimento del «Blocco 21» del museo di Auschwitz, affinché risponda a criteri più moderni, più attuali, sia dal punto di vista storico che museografico. Vorrei anche precisare che la previsione di spesa di un milione di euro disposta dalla legge di stabilità per il 2015 a favore della Fondazione Auschwitz-Birkenau rappresenta, invece, il contributo italiano al fondo perpetuo della Fondazione, che è costituito da tutti i Paesi per il mantenimento di tutto il complesso museale e non soltanto del singolo blocco museale.
PRESIDENTE. L'onorevole Santerini ha facoltà di replicare.
MILENA SANTERINI. Signor Presidente, la ringrazio, signor Ministro, perché vedo veramente una concreta attenzione ed anche una rinnovata attenzione ai luoghi della memoria, non solo a quello di Auschwitz, ma, naturalmente, anche a quelli in Italia. Io ricordo il prossimo, il futuro, speriamo, museo della Shoah di Roma, quello di Ferrara, il memoriale della Shoah di Milano, alla stazione centrale di Milano, il cosiddetto «Binario 21».
Sono soddisfatta della risposta, perché vedo che, appunto, c’è attenzione sia per l'opera che va spostata, va protetta e va valorizzata – e, quindi, su questo ci aspettiamo che il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo dia il supporto specifico proprio di competenza – sia per la nuova installazione, perché la nuova installazione dovrà essere fatta non solo in modo più moderno, ma dovrà, in qualche modo, rendere giustizia alle principali Pag. 55vittime di Auschwitz e, cioè, agli ebrei, che, quindi, hanno diritto ad essere raccontati, narrati e la loro memoria trasmessa alle giovani generazioni: mi riferisco alle famiglie, ai bambini, agli adulti, agli anziani, che hanno trovato la morte ad Auschwitz.
Trovo questo molto importante e trovo altresì importante che, lasciando ogni ideologia, invece di fare la guerra delle memorie, diciamo così, tra i deportati politici e le comunità ebraiche, noi, invece, troviamo il modo di narrare quella che è stata una delle più grandi tragedie del nostro tempo.
(Intendimenti del Governo in merito alla costituzione di parte civile nell'ambito dei processi in corso presso il tribunale di Trani nei confronti di alcune agenzie di rating – n. 3-01297)
PRESIDENTE. L'onorevole Pesco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sorial n. 3-01297, concernente intendimenti del Governo in merito alla costituzione di parte civile nell'ambito dei processi in corso presso il tribunale di Trani nei confronti di alcune agenzie di rating (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente, intervengo su fatti gravissimi che sono successi a Trani. Ebbene, a Trani è in svolgimento un processo dove le agenzie di rating, le due tra le più famose, sono accusate di aver costruito e manipolato dei giudizi negativi a carico del nostro Paese negli anni tra il 2010 e il 2012. Ricordiamo tutti cosa è successo in quel periodo: il nostro rating è sceso, i tassi di interesse sui nostri titoli sono saliti vertiginosamente. Il fine sappiamo tutti che era quello di insediare il Governo Monti.
Ebbene, cosa vuol dire ? Vuol dire che i nostri cittadini hanno subito un danno gravissimo, ma la cosa ancor più grave è che questo Governo non si è costituito parte civile in questo processo, il che vuol dire che i cittadini non potranno essere risarciti, e questa è una cosa gravissima. Soprattutto è grave il fatto che siano palesi due cose, una che vi è complicità tra questo Governo e le agenzie di rating, probabilmente perché vi è uno stretto rapporto, probabilmente perché non riescono a resistere al ricatto...
PRESIDENTE. Deve concludere.
DANIELE PESCO. La seconda è il fatto che, se qualcuno ha tradito gli interessi dei cittadini, vuol dire che ha tradito la nazione e vuol dire che ha tradito la democrazia.
PRESIDENTE. Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ovviamente il quesito è rivolto al Ministro dell'economia e delle finanze che oggi è impegnato all'estero per appuntamenti istituzionali e, quindi, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze che aveva la valutazione in ordine alla costituzione in giudizio rispetto al processo citato nel quesito.
Respingo, in via preliminare, ogni ipotesi di connessione tra lo Stato, il Governo italiano, ovviamente, e le agenzie di rating. Ciò detto, lo Stato italiano valuta la propria costituzione in giudizio in ambito penale laddove ritenga che sussista un danno e, quindi, ci sia la possibilità di chiedere un risarcimento del danno stesso e ciò a prescindere dal fatto che possano essere lesi gli interessi dei consumatori che, per quanto interessi giuridicamente rilevanti, non attengono alle valutazioni dell'amministrazione statale.
Nel caso specifico non si sono rilevate prove evidenti di una connessione tra l'annuncio pubblico del declassamento della Repubblica italiana e, quindi, del downgrading operato da queste società di rating a mercati aperti e l'andamento dei Pag. 56titoli, sia perché, appunto, l'andamento dei titoli è determinato da molteplici fattori sul mercato e, quindi, non c'era una stretta evidenza, sia perché nei giorni immediatamente successivi non ci sono state collocazioni di titoli di Stato, quindi, non si è potuto verificare un impatto negativo né un particolare andamento negativo conclamato dei titoli italiani, del sistema bancario e, quindi, del debito pubblico in generale. Valutazioni analoghe, peraltro, hanno portato anche Banca d'Italia a non costituirsi nell'ambito dello stesso giudizio, proprio perché ha ravvisato che non ci fossero gli estremi di un danno e che non ci fosse uno stretto collegamento tra le agenzie di rating e, quindi, quanto pronunciato dagli esponenti di questa agenzia di rating e l'andamento complessivo del mercato di diversi Paesi appartenenti alla zona euro in quei giorni e, quindi, le ha considerate variabili indipendenti.
Non ci sono, peraltro, riscontri della denuncia presentata dalla Adusbef che, invece, viene citata nel quesito e, quindi, delle eventuali quantificazioni da parte della Corte dei conti non ci sono ritorni, fermo restando che, ovviamente, lo Stato, laddove nell'ambito del giudizio penale venisse accertato un danno, potrà intentare in ambito civile una causa autonoma per chiedere il risarcimento del danno se, invece, dovesse emergere.
PRESIDENTE. L'onorevole Giorgio Sorial ha facoltà di replicare, per due minuti.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente, vi è un danno di 120 miliardi, quantificato dalla Corte dei conti e legato a questa manipolazione. Ma abbiamo qui la dimostrazione che le agenzie controllate dalle multinazionali della finanza fanno il loro interesse: controllori succubi dei controllati. E il Ministro ha semplicemente preferito fare l'ossequioso di fronte a questa gente piuttosto che tentare di incassare un grosso risarcimento da girare sugli investimenti produttivi e sul welfare. Ricordiamolo: nel 2011-2012, la manipolazione sul rating ha sottratto sovranità sui conti e democrazia nelle scelte politiche. C’è un danno di 120 miliardi di euro, ma voi non ve ne rendete conto. Non vi rendete conto di quanti redditi di cittadinanza si possono fare con 120 miliardi di euro. Semplicemente il MEF non vuole riparare; e sapete perché non vuole riparare ? Perché non vuole assolutamente e non tiene alla sovranità e alla democrazia in questo Paese; sono principi lontani da questo Governo. Allora, mentre il Governo italiano sta fermo, in Spagna, nel 2011, le tre agenzie di rating internazionali vengono denunciate da una decina di studi legali spagnoli con l'accusa di aver alterato i prezzi dei mercati nella crisi del debito. Nel 2011, in Portogallo, vari economisti hanno presentato alla procura generale della Repubblica una denuncia penale contro le agenzie di rating per un presunto reato di manipolazione dei mercati. Persino Obama, recentemente, la Casa Bianca, gli Stati Uniti, hanno denunciato Standard & Poor's per aver contribuito alla crisi dei mutui subprime del 2008, e l'agenzia di rating sta patteggiando un risarcimento da 1 miliardo e mezzo. Allora, anche fosse solo un patteggiamento da 1 miliardo di euro, il Ministro dell'economia e delle finanze, non costituendosi parte civile, dimostra la sudditanza nei confronti delle agenzie di rating, a danno dei cittadini italiani, con una gravissima – gravissima ! – responsabilità del Ministro Padoan, che non può rappresentare in alcun modo i cittadini italiani e la situazione di crisi dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30 con il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, Pag. 57la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,35.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Brunetta, Caparini, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fedriga, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Merlo, Pisicchio, Realacci, Sanga, Speranza, Tabacci e Vargiu sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Nomina di un vicepresidente della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 5 maggio 2009, n. 42, in data 11 febbraio 2015, si è proceduto, d'intesa con il Presidente del Senato, a nominare un vicepresidente della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, il senatore Vincenzo Gibiino.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Dovremmo riprendere l'esame, ma chiede la parola il relatore Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, è in corso la riunione del Comitato dei nove sull'emendamento che era stato accantonato in chiusura della seduta e abbiamo necessità di chiedere un quarto d'ora ulteriore, anche perché nel frattempo è in corso l'assemblea di partito e la riunione è iniziata più tardi del previsto.
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, scusi se la Presidenza si permette, siamo sicuri che possiamo fare un quarto d'ora, o è necessario più tempo, onde evitare un andazzo che è successo altre volte ? No ? Stiamo tranquilli.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, per sicurezza venti minuti.
PRESIDENTE. A questo punto la Presidenza aggiunge due minuti, la seduta riprenderà alle ore 17.
La seduta, sospesa alle 16,37, è ripresa alle 17.
(Ripresa esame dell'articolo 31 – A.C. 2613-A)
PRESIDENTE. Avverto che, fuori della seduta, tutti i subemendamenti a prima firma Matteo Bragantini riferiti all'emendamento Mazziotti Di Celso 35.9, nonché l'articolo aggiuntivo Rubinato 34.0501 sono stati ritirati dai presentatori.
Sempre fuori della seduta, sono stati ritirati i seguenti ulteriori emendamenti: 10.393, 15.600, 15.601, 15.602, 29.1, 33.507, 33.509, 33.14, 33.16, 33.512, 34.502, 39.205 e 39.505.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati da ultimo respinti gli identici emendamenti Bianconi 31.43, Giorgis 31.62 e Toninelli 31.99 ed è stato accantonato l'emendamento Costantino 31.121.
Chiedo quindi al relatore per la maggioranza, deputato Fiano, se intenda o meno riprendere l'esame a partire dall'emendamento Costantino 31.121.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sì, Presidente, lo riprendiamo Pag. 58all'esito della discussione che si è testé svolta in sede di Comitato dei nove, riunitosi per l'emendamento accantonato, l'emendamento Costantino 31.121, che riguarda le competenze e l'iniziativa sulla clausola di salvaguardia. Questo emendamento proponeva di sopprimere l'iniziativa del Governo e di sostituirla unicamente con quella del Parlamento. Voglio qui riferire, in pochissime parole, la discussione, perché ci sono stati oggi degli interventi che hanno apprezzato il clima che si è instaurato ieri sera nella discussione e nel recupero di un parere che il Governo ha modificato sull'emendamento che ieri sera l'Assemblea ha approvato, una discussione molto seria che abbiamo fatto, non semplice, che fa seguito a numerosi interventi che si sono succeduti prima dell'interruzione dei lavori di questa mattina sulla validità o meno di contemplare l'iniziativa del Governo, ovvero quella del Parlamento o di tutti e due sulla proposta di legge per la clausola di supremazia.
Io tolgo – come ho già comunicato al Comitato – l'accantonamento che avevo proposto su questo emendamento e mantengo il mio parere contrario.
PRESIDENTE. Sta bene. Quindi rimane il parere contrario del relatore e anche quello del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Presidente, nel ricevere la parola, per la quale la ringrazio, volevo chiederle se è aperta la discussione su questo emendamento.
PRESIDENTE. Certamente; si è aperta subito dopo la comunicazione del relatore Fiano.
ROCCO PALESE. Volevo accertarmi di questo...
PRESIDENTE. Assolutamente sì.
ROCCO PALESE. Io rimango profondamente deluso e preoccupato dalla conferma di questo parere contrario da parte del presidente del Comitato dei nove o del relatore per la maggioranza per un motivo molto semplice: uno dei punti chiave del perché fosse necessario intervenire rispetto alle modifiche costituzionali – questo passaggio e questa riflessione sono acclarati da tutti – erano le modifiche del titolo V e, in particolare, le correzioni che erano necessarie per il titolo V della Costituzione.
Tra queste correzioni, la condivisione totalizzante da parte di tutti – compresa anche la giurisprudenza della Corte costituzionale attraverso la voce, e non solo la voce, ma anche le decisioni numerose in tutti i sensi da parte della Corte costituzionale con le sentenze emanate in tutti questi anni a partire dal 2001 – era determinata dalla correzione necessaria sulle materie di competenza concorrente di cui all'articolo 117.
E penso che non possa sfuggire a nessuno che il fallimento del regionalismo o dell'eccessivo regionalismo che c’è stato con la modifica del Titolo V della Costituzione, del 2001, varato – attenzione – dalla sinistra con pochissimi voti di maggioranza, perché quella riforma fu varata con quattro voti di maggioranza, che cosa ha determinato, di fatto, nel Paese in tutti questi anni ? Un enorme conflitto, sfociato nei ricorsi alla Corte costituzionale da parte dello Stato, per materie invasive o perché ritenute anticostituzionali, nei confronti delle regioni e viceversa.
Ora questa correzione bisogna farla e bisogna farla per bene. L'ex Presidente della Corte costituzionale, il professor De Siervo, ieri mi sembra che abbia centrato in maniera inequivocabile il problema, riconoscendone l'urgenza ancora una volta, a maggior ragione avendo presieduto la Corte costituzionale e avendo emanato delle sentenze importantissime in riferimento alla soluzione di questo conflitto, perché la Corte costituzionale, per fortuna in questo caso, ha sopperito alla carenza enorme, alla cecità della politica. Si può anche aver fatto una riforma sbagliata, e la sinistra si deve assumere tutte le responsabilità sulla modifica del Titolo V, Pag. 59ma rimanere per tanti anni dicendo che il Titolo V andava corretto, che era importante la correzione, con riferimento soprattutto alle materie concorrenti, dimostra che non vi era dubbio che era molto evidente.
L'ex Presidente della Corte costituzionale, il professor De Siervo, ieri sintetizzava tale concetto affermando che queste correzioni sono necessarie ma dicendo pure di fare attenzione, per le informazioni e certamente per il giudizio enormemente più autorevole di me, senza dubbio da questo punto di vista, esprimendo una grande preoccupazione perché ci sono già degli errori, ma le riforme che sono al vaglio del Parlamento – attenzione –, il testo che è al vaglio del Parlamento non solo non corregge ma complica e quindi ci dice: «Fermatevi» e invita un po’ tutti a fermarsi.
Uno dei punti dirimenti è senza dubbio questo problema. Io ritengo che sia più prudente, non solo per un problema di equilibri rispetto alle istituzioni centrali e territoriali ma, anche e soprattutto, in riferimento a una competenza specifica. Non si può mettere solo nelle mani del Governo questo potere enorme rispetto a questo dato, perché già nel contesto complessivo della riforma... alcune cose io le condivido, in quanto è giusto che vi sia una situazione, che riguarda l'aspetto preponderante della questione, in cui chi governa ha delle responsabilità e le deve osservare.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROCCO PALESE. Concludo, Presidente. Ecco perché noi riteniamo che – con dispiacere chiaramente, perché la riflessione non ha portato i frutti sperati – la situazione della supremazia nel contesto delle leggi e dei rapporti tra territorio e legislazione nazionale debba essere demandata, per rispetto anche della Costituzione «madre» del 1948, al Parlamento che, così come ha indicato di recente il Presidente della Repubblica in quest'Aula, la ritiene esclusivamente sovraordinata a tutto e rispetto...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palese. (La deputata Garnero Santanchè indossa una maglietta recante la scritta «Io sto con Stacchio, con chi difende il territorio).
Onorevole Garnero Santanchè, posso rivolgermi a lei ? Se l'onorevole Marcolin si siede un attimo riesco a vedere l'onorevole Garnero Santanchè. Onorevole Garnero Santanchè, noi abbiamo delle giornate di lavoro che sono parecchio complicate, anche dal punto di vista della Presidenza, nel cercare di tenere insieme, dal punto di vista regolamentare, i lavori, cosa che non è semplice.
Io sto tollerando, come lei avrà notato, il fatto che i colleghi della Lega Nord tengano quella maglia sotto la giacca, perché perlomeno non è esposta direttamente. A termini di Regolamento, io non posso consentirle di tenere quella maglia. La pregherei di aiutarmi nella conduzione dei lavori: semplicemente o mette qualcosa sopra, come fanno i colleghi della Lega Nord, oppure io le devo chiedere di togliersi la maglia.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Grazie, Presidente (Deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie indossano una maglietta recante la scritta: «Io sto con Stacchio, con chi difende il territorio»)...
PRESIDENTE. Colleghi della Lega, io non penso che questo sia un modo serio di affrontare i problemi che abbiamo in questo dibattito, mettendo il Presidente nelle condizioni di intervenire sul piano regolamentare su una questione che non c'entra nulla, di grande dignità – rispetto molto quello che voi scrivete là sopra – ma non possiamo caricare in questo momento delle sedute già molto complicate con altre questioni. Ve lo chiedo davvero ai fini del lavoro di tutti, che deve essere il più possibile, nei termini possibili, concentrato Pag. 60sulle cose che stiamo affrontando. Quindi, onorevole Santanchè, le chiedo davvero di darmi una mano, grazie.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Scusi, Presidente, intervengo nel pieno rispetto, perché ho rispetto per le istituzioni, però credo che il rispetto debba essere reciproco. Io credo che nessuno possa dire a un altro quale debba essere la sua tenuta di abbigliamento. L'abbigliamento deve essere decoroso, allora io...
PRESIDENTE. Onorevole Santanchè, purtroppo qui dentro è già successo altre volte che alcuni deputati abbiano indossato delle maglie con altre questioni e sono stati chiamati a togliersele, oppure sono stati richiamati all'ordine ed espulsi dall'Aula. Io la prego veramente, onorevole Santanchè, siccome non stiamo facendo una questione contro di lei o contro la causa che porta sulla maglietta.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Ho la maglietta.
PRESIDENTE. Le sto dicendo che è la piena applicazione del Regolamento e di una prassi che in quest'Aula è sempre stata seguita, anche in questa legislatura, in tantissime occasioni. Quindi, davvero la prego, avendo davanti a noi delle ore difficili comunque, che dovrebbero essere anche produttive, e prego i colleghi della Lega di non caricare questo dibattito e soprattutto di non mettere la Presidenza nella condizione di dover agire in modo assolutamente gratuito, perché è una questione che non c'entra nulla con quello su cui stiamo lavorando. Lei la maglietta l'ha fatta vedere, è stata inquadrata, i colleghi della Lega l'hanno fatto durante il question time, le chiedo davvero, onorevole Santanchè, glielo chiedo veramente come Presidente di turno in questo momento, di aiutarmi ad andare avanti in lavori che sono difficili, che si potranno complicare sul merito per le legittimissime azioni che vorranno intraprendere i gruppi di opposizione, ma non su una questione che non c'entra nulla e che mi costringerebbe ad allontanarla dall'Aula.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Va bene, Presidente, proprio nel rispetto delle istituzioni, perché stiamo parlando di riforme importanti, ma credo che questo tema sia forse un po’ più importante, indosserò il cappotto sopra la maglietta.
PRESIDENTE. La ringrazio moltissimo per la collaborazione, onorevole Santanchè. Onorevole Longo, ha già parlato l'onorevole Palese, non posso darle la parola, perché non ci sono i tempi per gli interventi a titolo personale. Onorevole Centemero, vale la stessa cosa anche per lei, ha già parlato l'onorevole Palese.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 31.121, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Presidente Brunetta, Frusone, Gebhard, Manfredi, Segoni, Grande, Sorial...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 269.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 31.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole di Forza Italia su questo emendamento. Così Pag. 61come abbiamo già detto sia in Aula sia nel Comitato dei nove, riteniamo, sostanzialmente, che, in relazione alla clausola di supremazia, così come viene delineata nell'articolo 117, lasciando esclusivamente al Governo l'iniziativa di applicare la clausola di supremazia, sostanzialmente si venga a creare un potere disequilibrato rispetto a tutto quello che è il sistema dell'intera Costituzione.
Voglio ricordare, come ha anche ricordato il presidente Sisto poco fa in Commissione, durante il Comitato, che l'articolo 71 della nostra Costituzione, al primo comma, ricorda che l'iniziativa delle leggi appartiene al Governo, ma anche a ciascun membro delle Camere e agli organi e agli enti ai quali sia data da legge costituzionale. Quindi, volendo mantenere sostanzialmente questo sistema di equilibrio complessivo della Costituzione, non possiamo accettare una deroga così come viene delineata all'interno della clausola di supremazia nell'articolo 117.
PRESIDENTE. Per favore, liberiamo il banco del Governo. Il banco del Governo, grazie.
ELENA CENTEMERO. Laddove, appunto, si tocca la Costituzione, si dovrebbe farlo in maniera misurata, mantenendo il sistema in maniera garbata. Qui, in realtà, ci troviamo di fronte ad un rafforzamento ulteriore del potere del Governo, del potere dell'Esecutivo, che non trova, sostanzialmente, anche in questo caso, un contrappeso adeguato, anche in funzione della considerazione che, all'interno della Costituzione, non solo all'articolo 117 è prevista la clausola di supremazia, ma all'articolo 120, secondo comma, è comunque prevista la possibilità del Governo di porre mano all'iniziativa delle regioni.
Riteniamo questa scelta eccessivamente centralista, una scelta che, oltretutto, non fa delle differenziazioni, non crea delle differenze, laddove ci troviamo di fronte ad un'azione virtuosa delle autonomie. Per questa ragione, noi daremo un voto favorevole su questo emendamento dell'onorevole Toninelli, che sostituisce l'iniziativa nella clausola di supremazia: dall'esclusività del Governo la assegna al Senato, considerando anche qual è la funzione, all'interno della riforma delle istituzioni che viene delineata in questo disegno di legge di iniziativa governativa, in relazione al Senato, che noi avremmo voluto fosse chiamato Senato delle autonomie, ma che, purtroppo, rimane ancora Senato della Repubblica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Ho partecipato al Comitato dei nove di pochi minuti fa, in cui vi è stato un dibattito, prima interno alla maggioranza e al Governo e poi ampliato a tutto l'arco parlamentare, e non ho trovato, nonostante il dibattito che, grazie al cielo, almeno in questa occasione vi è stato, una volontà di apertura; apertura su un argomento che parte del Parlamento, ma anche illustri costituzionalisti, hanno definito essere molto pericoloso.
Infatti, una clausola di supremazia sull'attività legislativa data esclusivamente al Governo, che pone una deroga totale, formale e sostanziale nel riparto di competenze tra Stato e regioni, significa dare al Governo il potere assoluto dell'iniziativa legislativa. Su questo, mi stupisco fortemente riguardo ai colleghi della Lega, che oggi indossano una maglietta i cui contenuti hanno una certa importanza, possono essere ascoltati e possono essere dibattuti; ma avrei voluto vedere, invece, i colleghi leghisti con una maglietta che diceva: «Il regionalismo è morto, il federalismo è stato seppellito».
Questo comma, questo passaggio, seppellisce la loro idea di regionalismo e la loro battaglia di vent'anni sul federalismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ciò prova il fallimento di questo partito che in vent'anni non ha mai realizzato un solo passaggio di quello che è il sogno che vendono al loro elettorato, di un federalismo che oggi non ha fatto altro che aumentare i centri di spesa, Pag. 62aumentare le spese e la corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Toninelli, la fantasia in quest'Aula mi pare che sia abbastanza abbondante, non credo che ci sia bisogno di stimolarne ancora, quindi sicuramente ci saranno occasioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente, innanzitutto vorrei ricordare al collega Toninelli che non è un emendamento della Lega che cerca di inserire la clausola di salvaguardia all'interno della Costituzione, ma è una iniziativa presa da alcuni partiti, in particolar modo dal Partito Democratico, e, almeno fino all'altro ieri, da Forza Italia e dagli attuali partiti che in questo momento compongono la maggioranza. L'hanno inserita all'interno della nuova Costituzione, segno che probabilmente, se qualcuno ha parlato inutilmente di federalismo per vent'anni, sono proprio questi i soggetti sui quali bisognerebbe puntare il dito.
Non vorrei entrare nella polemica, però oggi ritenevamo fondamentale per noi manifestare, dal punto di vista anche umano, collega Toninelli, la vicinanza a un cittadino di una comunità particolarmente provata, motivo per cui indossiamo questa maglietta.
Per quanto riguarda la clausola di salvaguardia, ne approfitto anche per informare tutti, in particolar modo il collega Toninelli che sembra particolarmente interessato, che noi voteremo sicuramente a favore del suo emendamento e faremo la battaglia con i pochi minuti che ci sono rimasti e con i pochi voti su cui possiamo contare in questo Parlamento, contro proprio l'introduzione di una clausola di salvaguardia di questo tipo.
La clausola di salvaguardia, onorevole Presidente – lo dico a lei e mi riferisco a tutta l'Assemblea – esiste anche in altre Costituzioni europee, cito ad esempio una Costituzione sicuramente federalista e funzionante, che magari il Governo avrebbe dovuto prendere ad esempio, sia per quanto riguarda la fine del bicameralismo perfetto, sia per capire come obiettivamente...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Invernizzi. Colleghi tutti, scusatemi, consentite almeno all'oratore di sentire se stesso quando parla, grazie. Prego, onorevole Invernizzi.
CRISTIAN INVERNIZZI. ... sia per quanto riguarda, appunto, l'introduzione all'interno di un sistema complesso, come può essere uno Stato europeo, di un chiaro e semplice sistema federalista; e cito appunto la Costituzione tedesca.
Anche nella Costituzione tedesca esiste la clausola di salvaguardia, ma con tutta una serie di contrappesi e con la partecipazione soprattutto del Bundesrat che bilancia l'eccessivo potere che anzi, se non ci fosse, sicuramente in Germania, il Governo correrebbe il rischio di poter avere.
Qui in Italia, il problema che tutti noi vediamo, e lo stiamo dicendo da mesi, è che questa riforma costituzionale fa sostanzialmente carta straccia di una discussione. Lo abbiamo ribadito fin dalla discussione sulle linee generali, lo abbiamo ribadito anche in Commissione negli interventi che sicuramente anche il collega Toninelli ha ascoltato.
Questo tipo di Costituzione riporta il dibattito sul federalismo, più o meno, alla fine degli anni Ottanta, quando di federalismo non parlava nessuno, quando vi fu la necessità di aspettare, appunto, la Lega Nord per introdurre un tema così importante all'interno del dibattito politico italiano.
Quindi, noi sappiamo perfettamente che questa è una clausola di salvaguardia che sicuramente non ci fa piacere, che è un errore marchiano attribuire al Governo, come è stato detto – e non magari (e già non saremmo d'accordo) alla Camera –, un'iniziativa di questo tipo, ovvero la possibilità di passare sopra a decisioni liberamente e legalmente assunte da assemblee legittimamente elette (sto parlando Pag. 63delle assemblee e dei consigli regionali, le cui elezioni, auspichiamo non sia intenzione del Governo di eliminare).
Vorrei ricordare al collega Toninelli che se ci vede particolarmente tranquilli oggi è perché sappiamo che dopo ci sarà anche un referendum popolare.
Noi la battaglia la faremo per il referendum popolare. Infatti sappiamo di essere qua in diciotto – e mi avvio alla conclusione, onorevole Presidente – e di essere un gruppo di venti su seicentotrenta. Salvo ricorrere a metodi sicuramente non ortodossi, il Regolamento ci dà delle armi che non sono assolutamente funzionali per portare a casa il nostro obiettivo. Per cui, se lo vuole sapere il collega Toninelli, visto che è particolarmente interessato, e se vuole vedere la Lega Nord combattiva, si vedrà quando poi ci sarà il referendum consultivo. Vedrà la battaglia che faremo, battaglia che mi auguro vedrà al nostro fianco – e, viceversa, noi al vostro fianco – anche il MoVimento 5 Stelle per l'abolizione di questa riforma.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 31.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci siamo ? Ferraresi... qualcuno non riesce a votare ? Colleghi, però vi prego di restare in Aula, perché già i tempi sono quelli che sono... Rizzo... bene, non vedo mani alzate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 285.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 31.125.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Signor Presidente, signore e signori della Camera, non sfugge a nessuno che la clausola di supremazia è contenuta, secondo questa proposta di legge costituzionale, all'articolo 117 della Costituzione, cioè nel Titolo V della Costituzione, ma riguarda la formazione delle leggi, che come sappiamo e come è già stato ricordato fa parte della sezione seconda del Titolo I, che è «Il Parlamento» e che tratta subito dopo la formazione delle leggi.
C’è un problema a mio parere. Se questa modifica fosse stata apposta nel primo comma dell'articolo 71, vi sarebbe una certa coerenza, quantomeno formale. Si leggerebbe così: l'iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale. E solo al Governo per questa norma di supremazia.
Nasce così il problema, ampiamente trattato dai costituzionalisti, del conflitto interno tra norme. A mio parere, l'introduzione di questa norma è incostituzionale. Attraverso quale sistema ? Attraverso il sistema previsto dall'articolo 139 della Costituzione, il quale, come è noto e sappiamo, dice che la forma repubblicana non è emendabile dalla Costituzione. E fino a qua si potrebbe dire: ma cosa c'entra ? C'entra molto, perché le elaborazioni giurisprudenziali della suprema Corte costituzionale e dei giuristi costituzionalisti hanno ampliato moltissimo il concetto di sistema repubblicano ed hanno esteso il concetto di sistema repubblicano al cosiddetto zoccolo duro della Costituzione, la prima parte, e verosimilmente anche al momento creativo delle leggi.
Quindi, si rischia che un domani la Corte costituzionale, ex articolo 139 della Costituzione, dichiari incostituzionale questo Pag. 64comma che non si è voluto modificare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marguerettaz. Ne ha facoltà.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Grazie Presidente, io credo che questo e gli emendamenti che seguono sono un'ultima possibilità per il Governo, per il Comitato dei nove, di riflettere su questo punto.
Com’è chiaro ai colleghi, sono degli emendamenti a decrescere nei contenuti. Tuttavia, credo che quello che stiamo dibattendo adesso sia il più centrale tra tutti in quanto permette di mettere mano a due questioni che rimangono sul tappeto.
La prima questione, alla quale appunto si cerca di rimediare con questo emendamento, è la presenza di eventi eccezionali. Io credo che sarebbe quanto mai opportuno almeno inserire nel testo costituzionale questa dicitura perché c’è un rischio, che tutti temiamo, almeno coloro che sono attenti alle regioni e ai territori, che si ispirano al regionalismo o al federalismo. Qual è questo rischio ? Vi è il rischio, ovviamente, non vi è la certezza, ma la possibilità sì, che questa norma di supremazia diventi un po’ come la decretazione d'urgenza, nel senso che quando il Governo, che in questo caso rimane il primo attore dell'iniziativa di legge, riesce a intravedere la necessità di intervenire in questo senso, propone alla Camera questa decisione e la Camera che, come sappiamo tutti, è una Camera politica, di fatto dà la fiducia su questo atteggiamento del Governo. Ecco, quindi, il rischio, per carità, successo con Governi di tutti i colori, che si abusi un po’ di questa norma, che il Governo abusi un po’ di questa norma, così come, lo dico sommessamente, talvolta sembra abusare della decretazione d'urgenza.
Seconda questione alla quale si cerca di porre rimedio è il previo parere vincolante del Senato. Questo è un altro passaggio, a mio avviso, che aiuterebbe tutto l'impianto della riforma ad avere più credibilità perché, come sappiamo, almeno per molti colleghi, al di là degli schieramenti politici e partitici, questo mi sembra chiaro, uno dei punti più deboli di questa riforma è proprio il ruolo che viene dato al Senato. Ma c’è un assunto chiaro a tutti: il Senato vuole essere rappresentativo dei territori, delle autonomie e delle regioni. Bene, è impensabile che non gli si dia un ruolo importante, quale appunto quello che propone questo emendamento, in una materia che tocca direttamente le competenze legislative delle regioni.
In questo caso, mi auguro che, se non questo, almeno gli emendamenti che seguono, là dove si tolgono i casi di eccezionalità, là dove si toglie il vincolo del parere del Senato, almeno uno di questi, possa essere davvero accolto per dare uno spirito diverso a questa riforma così com’è stato presentato.
PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'istituto comprensivo statale «Milani» di Caivano (Napoli), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui a seguire i nostri lavori (Applausi).
FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Sisto, non posso darle la parola perché è intervenuto l'onorevole Longo e, purtroppo, non c’è il titolo personale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 31.125, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gregori, Brandolin... Nel frattempo, approfitto della pausa del voto per soddisfare Pag. 65l'esigenza del collega Matteo Bragantini e ricordare che i relatori di minoranza sono, nella fattispecie, l'onorevole Matteo Bragantini per la Lega Nord e Autonomie, l'onorevole Quaranta per Sinistra Ecologia Libertà e l'onorevole Toninelli per il MoVimento 5 Stelle...
Coppola, Brandolin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 275.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Quaranta 31.124.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, premesso che continuo a non capire perché l'esercizio della clausola di supremazia sia riservato esclusivamente al Governo e non al Parlamento – ne abbiamo discusso anche in Commissione con ragionamenti che a me sono sembrati poco convincenti e poco rispettosi del dettato della stessa Costituzione che attribuisce appunto a diversi soggetti l'iniziativa parlamentare e legislativa – tuttavia intervengo sul merito di questo emendamento perché appunto, come si diceva prima, noi abbiamo provato a graduare la possibilità di limitare il potere del Governo nell'esercizio della clausola di supremazia. Ora, per stessa iniziativa di chi propone questa riforma, il Senato è il luogo della compensazione tra le regioni, gli enti locali e il livello nazionale. Ora su un tema come questo, dove appunto occorre esercitare una clausola di supremazia sui poteri assegnati alle regioni, perché non si vuole utilizzare il Senato che nasce proprio con la funzione di compensazione tra i diversi livelli istituzionali ? E perché non si vuole inserire comunque la dicitura: per «eventi eccezionali» ? Questo potere di supremazia, oltre ad essere assegnato al Governo, ha dei limiti oppure no ? Credo che questa sia una questione abbastanza fondamentale che ci fa capire quanto i regionalisti, i federalisti rischino di essere messi davvero sotto scacco rispetto ad una norma che a me pare senza né capo né coda, che attribuisce un potere al Governo assolutamente incontrollato e incontrollabile e nemmeno limitabile, nemmeno accettando il fatto che soltanto il Governo possa esercitare questa prerogativa. Davvero francamente non riesco a capire. Siccome ho sentito nella discussione precedente che da parte dei regionalisti si temeva che, se il Parlamento al posto del Governo esercitasse questo potere, ci potrebbero essere dei problemi, allora invito gli stessi regionalisti almeno a schierarsi a favore di questo emendamento, considerato che vuole limitare nella loro direzione una potestà che altrimenti sarebbe assegnata soltanto al Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Stiamo esaminando l'emendamento Quaranta 31.124, giusto ?
PRESIDENTE. È l'emendamento Quaranta 31.124 a pagina 16 del fascicolo.
MATTEO BRAGANTINI. Per quanto riguarda questa norma di salvaguardia, riteniamo veramente che sia una norma assurda, una norma che veramente dà la possibilità di sopprimere le poche autonomie, le poche competenze che sono rimaste nelle regioni attraverso la vostra riforma costituzionale, ma almeno voteremo a favore di tutti questi emendamenti presentati dai colleghi che vanno a limitare il Pag. 66danno, che, come ad esempio l'emendamento Quaranta 31.124, vanno a prevedere che possa essere utilizzata soltanto per eventi eccezionali e previo parere del Senato. Perché, a nostro avviso, deve essere almeno il Senato che deve dare un parere preventivo ? Perché il Senato in teoria rappresenta le regioni dunque, se è un caso eccezionale, deve esserci un contrappeso delle regioni, attraverso il Senato, che possa dare questa possibilità oppure, se non ricordo male e se non è stato ritirato, l'emendamento Rubinato riguarda la possibilità di applicarlo solo per alcune singole regioni e per singole materie, dunque come dire che questa è una competenza esclusiva delle regioni: se quella regione non la sta applicando e per l'interesse nazionale (non per una grande opera, perché l'avete già soppresso: dovrei fare mente locale a quel poco che è rimasto alle regioni) volete intervenire su quella regione, potete farlo ma solo su quella regione e magari non per tutte le regioni. Dunque veramente chiediamo a tutti i colleghi che credono almeno un po’ non dico al federalismo, che ormai con questa riforma è finito, ma un po’ all'autonomia delle regioni di alzare un po’ la cresta perché se non la alziamo adesso non ritornerà più perché avete sottratto moltissime competenze, le avete attribuite allo Stato e avete inserito questa norma che si può applicare abbastanza facilmente.
Addirittura, dal punto di vista del bilancio e dell'imposizione fiscale, avete messo dei vincoli rigidissimi (non so che cosa rimanga).
Prima addirittura la Ministra Boschi ha detto che con questa riforma si ritiene che sia il Governo che debba fare da proponente per la norma di salvaguardia, perché se non è il Governo che presenta una legge, come fa una legge a passare, posto che solo il Governo ha i numeri per poter far passare le leggi ? Vuol dire che siamo arrivati ad un presidenzialismo mascherato: non si vota il premier, ma solo le iniziative del Governo potranno arrivare alla fine del percorso legislativo. È una cosa, a mio avviso, gravissima, perché vuol dire che non abbiamo più neanche un sistema di parlamentari, laddove noi siamo ancora una Repubblica parlamentare, in teoria. Con questa riforma, per bocca di ciò che ha detto il Ministro, vuol dire che solo il Governo potrà fare le leggi. Non è la concezione che ho io di democrazia, non è la concezione che ho io dello Stato di diritto, soprattutto perché – ricordiamoci – il Parlamento non fa solo le leggi per amministrare lo Stato, ma il Parlamento fa delle leggi che riguardano i diritti civili ovvero dei cittadini. Dunque, prevedere che solo il Governo, e dunque solo la maggioranza numerica in Parlamento, relativa nello Stato, possa decidere sui diritti civili, mi sembra una grande aberrazione.
Quindi, veramente, chiedo a tutti i colleghi di poter votare almeno questi emendamenti, che vanno «a limitare il danno», prevedendo che questa norma di salvaguardia possa essere utilizzata solo per casi eccezionali e straordinari e solo con il parere preventivo del Senato. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie onorevole Bragantini. Non essendovi altri interventi, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 31.124, con il parere contrario della Commissione e del Governo, ed il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Capezzone, Bruno Bossio, Greco, Gallinella.
Onorevole Bianconi ha dei problemi a votare ? Tutto a posto ? Bene, la ringrazio. Onorevole Bianconi, come lei sa il Presidente ha le orecchie abbastanza grandi per ascoltare tutto ciò che viene detto !
Della Valle, Parentela.
Onorevole Rampelli, per favore. Grazie.Pag. 67
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 278
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 31.101. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Grazie Presidente. A dimostrazione della volontà del MoVimento 5 Stelle del voler dialogare, di voler dibattere nel merito del provvedimento, c’è questo emendamento, dove noi, nonostante dissentiamo totalmente dal testo del Governo, che dice che è la proposta del Governo a dare a se stesso – cioè al Governo – la supremazia nella produzione delle leggi, anche in deroga alla competenza legislativa delle regioni, cerchiamo di annacquare un po’ questo strapotere, cerchiamo di limitarlo mettendo un contropotere, un controlimite, e lo mettiamo dicendo: prima il parere favorevole del Senato. Perché del Senato ? Perché il Senato dovrebbe rappresentare le istanze del territorio e, di conseguenza, nel momento in cui queste istanze possono essere lese da un intervento unilaterale del Governo, forzato, di forza da parte del Governo nei confronti del potere delle regioni, senza il parere favorevole del Senato il Governo non può acquisire questo potere di supremazia. A me piacerebbe, anche se in merito il relatore si è già espresso ed ha affermato, a mio parere senza alcuna giustificazione, la volontà di mantenere ferma questa impostazione del Governo, sentire una giustificazione nel merito da parte del Governo – ma continuo a non vedere neanche il Ministro – del perché un parere favorevole da parte del Senato non vada quanto meno a controbilanciare lo strapotere del Governo. Grazie Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 31.101, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Capezzone, Dall'Osso, Greco, Tancredi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 280.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. I deputati Censore e Covello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Passiamo all'emendamento De Mita 31.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente, resto e sono convinto, e più volte l'ho affermato, che la riforma della Costituzione esige cautela, ma esige anche rispetto, umiltà, ma, soprattutto, rispetto del sistema costituzionale. La Costituzione è un telaio, non è una singola norma, non è un emendamento: ha una sua aritmetica, ha un suo equilibrio. Io credo che, con questa norma, questo equilibrio possa dirsi non rispettato, e voglio essere chiaro.
L'articolo 71 più volte citato della Costituzione stabilisce che l'iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun Pag. 68membro delle Camere e agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale. Io credo che questo articolo 71 abbia un valore assolutamente generale e che, quindi, la deroga all'articolo 71 debba essere motivata da una ragione assolutamente speciale, nel senso che, quanto più è importante il bene giuridico protetto, tanto più deve essere assicurata la garanzia di intervento al Governo, ma, soprattutto, al Parlamento.
Questa, Presidente, è una democrazia parlamentare, non una democrazia governativa, questo va ricordato. E nel momento in cui noi ci accingiamo a scegliere soltanto il Governo come unico legittimato per alterare gli equilibri di natura costituzionale, perché la clausola di supremazia interviene per modificare delle scelte costituzionali, mi chiedo: è giusto limitare le garanzie di intervento al solo Esecutivo, eliminando il Parlamento, in una democrazia parlamentare, in un settore in cui il bene in gioco non è un bene ordinario, ma è un bene di genesi, di matrice e di natura costituzionale ? Cioè noi, anziché aumentare le garanzie per intervenire su una querelle di carattere costituzionale, le diminuiamo a favore dell'Esecutivo, mortificando il Parlamento. A me sembra questo veramente un disequilibrio costituzionale.
Questa non è una riforma della Costituzione: è una scelta di merito che nulla ha a che spartire con quello che noi stiamo facendo. Dobbiamo avere gli equilibri, rispettare l'esistente, essere attenti nel fare in modo che quello che noi tocchiamo non vada a distruggere l'esistente. A me sembra che questo emendamento, che vuole dare al Governo un potere di supremazia assolutamente non giustificabile, vada accolto, perché questo emendamento a firma dell'onorevole De Mita stabilisce almeno una cautela, Presidente: la cautela della delibera a maggioranza qualificata della Camera. Almeno la tutela di questa, un minimo di cautela. Credo che l'emendamento meriti l'accoglimento e daremo parere favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Sisto, le chiedo scusa, chiedo scusa a lei, chiedo scusa all'Assemblea, il Presidente ha commesso un errore, me lo hanno segnalato gli uffici, non me ne ero accorto, ero distratto: questo emendamento è stato ritirato dall'onorevole De Mita, perché aveva sottoscritto l'emendamento dell'onorevole Giorgis (Commenti del deputato Palese). Onorevole Palese, le chiedo scusa, un attimo. Un attimo, sto semplicemente spiegando che io non avrei dovuto dare la parola...
FRANCESCO PAOLO SISTO. Lo faccio mio !
PRESIDENTE. ... in quanto è stato ritirato prima dell'inizio della seduta, quindi non può essere neanche fatto proprio, capisce ? Io non avevo visto che c'era scritto «ritirato», me lo hanno comunicato adesso gli uffici. Non ho ritenuto di interromperla, perché stava finendo un discorso. Chiedo scusa a lei e all'Assemblea, ma non posso dare la parola e non posso metterlo in votazione, perché è già ritirato.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, intervengo per segnalare che sono venuto prima al banco della Presidenza e ho chiesto espressamente se l'emendamento De Mita fosse un emendamento da discutere.
Sarei intervenuto sui precedenti, ma sono intervenuto su questo, perché mi è stata data espressamente questa risposta. Lo dico, perché non si abbia l'impressione che questo intervento non sia stato preceduto da un'accurata ricognizione della capacità di poterlo discutere. Quindi, se vi è stata una disattenzione, certo non è imputabile a chi è intervenuto.
PRESIDENTE. No, no, infatti non mi riferivo a lei, onorevole Sisto.
Pag. 69FRANCESCO PAOLO SISTO. Sono venuto a chiedere se l'emendamento fosse votabile esattamente tre minuti fa.
PRESIDENTE. Onorevole Sisto, guardi, non c’è nessun arcano dietro. Il tema è il seguente: l'onorevole De Mita, alla fine della seduta precedente, quando stava finendo il dibattito, ha comunicato questa decisione. Non l'avevamo appuntata sul fascicolo ed è la ragione per la quale anche gli uffici non sapevano che fosse stato ritirato. Poi è venuto anche l'onorevole Adornato – che penso me lo possa confermare – a confermarmelo e gli uffici gli hanno comunicato che l'emendamento era stato ritirato e io non ho ritenuto di toglierle la parola perché stava concludendo l'intervento... È un errore del Presidente che ovviamente si deve prendere la responsabilità, sempre, quando ci sono cose che non vanno bene, ma è un errore che nasce dal fatto che non è stata riportata una decisione che è stata assunta prima della fine del punto all'ordine del giorno della seduta antimeridiana. Tutto qui.
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Cera ?
ANGELO CERA. Signor Presidente, mi perdoni, effettivamente è così perché l'emendamento De Mita era identico a quello su cui si è speso... però voglio ricordare che De Mita aveva in qualche maniera firmato questo, perché identico, diceva lui...
PRESIDENTE. Ho esattamente detto questo, che l'ha ritirato proprio perché aveva sottoscritto l'emendamento Giorgis.
Chiedo scusa all'Assemblea e proseguiamo con l'emendamento Nicchi 31.205.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, l'intervento per relationem non è ovviamente consentito nell'ambito dei lavori parlamentari, per cui, molto brevemente, mi limiterò a ribadire che in questo emendamento, sposando esattamente il disequilibrio che questo quarto comma dell'articolo 117 propone, cioè una clausola di supremazia a stampo e a matrice governativa, in rotta di collisione con la democrazia parlamentare garantita dal primo comma dell'articolo 71, almeno si prevede che vi sia la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Cioè si limita per qualità, anche qui, con un gioco almeno di selezione dei beni che possono essere intaccati da questa iniziativa esclusivamente governativa, la possibilità del Governo di ingerirsi in materia di rango costituzionale.
Inviterei l'Aula a riflettere su questo passaggio. È mai possibile che riformando la Costituzione noi affidiamo al potere esecutivo un'iniziativa che incide su diritti costituzionalmente protetti che noi stiamo riformando ? Si tratta di una contraddizione in termini di carattere normativo, di carattere qualitativo e, se mi consentite, di carattere costituzionale. È come se noi violassimo l'articolo 71 con il nuovo articolo 117, quarto comma. Questa paradossale violazione della Costituzione a mezzo della riforma della Costituzione mi sembra che debba essere, come posso dire, segnalata e confermata dal voto favorevole dell'Aula a questo emendamento Nicchi 31.205.
PRESIDENTE. Sempre a conclusione della questione, volevo semplicemente dire, per dare garanzia all'Assemblea, che, per esempio, l'onorevole Melilla, che è il segretario di presidenza, aveva annotato che l'emendamento era stato ritirato. Quindi, è stato proprio un errore del Presidente, questo a ulteriore garanzia. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 31.205, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.Pag. 70
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Folino, Malisani, Bobba, Piepoli, Ciracì... colleghi, però dobbiamo restare in Aula, capisco che sia faticoso, però è faticoso per tutti ed è giusto che gli altri cinquecento che stanno in Aula non debbano aspettare poi quelli che escono, se no, non se ne esce più.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 285.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate Malpezzi e Covello hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).
Passiamo all'emendamento Matteo Bragantini 31.141.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Presidente, questo emendamento riguarda sempre la norma di salvaguardia, in cui si prevede che ci possa essere la possibilità che una legge dello Stato stabilisca discipline differenziate per determinate regioni. Questo, appunto, per andare incontro alle esigenze e all'opportunità di differenziare regione per regione quando viene utilizzata la norma di supremazia. Infatti, sarebbe assurdo dire che si adotta una legge, utilizzando la norma di supremazia e togliere a tutte le regioni le loro competenze esclusive. A nostro avviso, se ci fosse veramente questa necessità, saremmo più contenti che si seguisse un percorso ordinario e si facesse una riforma costituzionale. Se proprio la maggioranza del Paese e la maggioranza di Governo ritengono di dovere cambiare le competenze delle regioni, a questo punto, se proprio non si può fare con una riforma costituzionale, che si utilizzi questo sistema: facciamolo solo differenziato. In questo modo andiamo a garantire quelle regioni che utilizzano le loro competenze esclusive in maniera efficiente ed efficace e non togliamo, per colpa di qualche regione, quelle poche competenze che sono rimaste, grazie alla vostra Costituzione, a tutte le regioni in maniera indiscriminata ed indifferenziata. Anche perché, come ribadivo prima e come hanno ribadito anche altri colleghi, come il collega Sisto, questa è una Repubblica parlamentare; dunque dovrebbe essere il Parlamento e non il Governo a decidere quali competenze riallocare allo Stato centrale, togliendole alle regioni senza passare attraverso un provvedimento parlamentare e costituzionale. A mio avviso, sempre per il principio che dicevamo prima, è un emendamento che va a limitare i danni su questa norma assurda, questa norma centralista di questo progetto ipercentralista e iperantidemocratico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 31.141, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e il parere favorevole del relatore di minoranza Bragantini.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bossa, Paola Bragantini, Zan...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 444
Votanti 380
Astenuti 64
Maggioranza 191
Hanno votato sì 97
Hanno votato no 283.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Pag. 71 Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bianconi 31.49 e Toninelli 31.97, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il relatore di minoranza Quaranta che si rimette all'Assemblea e il parere favorevole del relatore di minoranza Bragantini.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Lombardi, Brescia, Fabbri, Adornato, Amendola.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 454
Votanti 434
Astenuti 20
Maggioranza 218
Hanno votato sì 148
Hanno votato no 286.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 31.96, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia e Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fraccaro, Sorial.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 93
Hanno votato no 368.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Ricordo che l'emendamento Famiglietti 31.506 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brunetta 31.713, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Lo Monte, Fraccaro, Di Battista, Mannino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 465
Votanti 376
Astenuti 89
Maggioranza 189
Hanno votato sì 326
Hanno votato no 50.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Biancofiore 31.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Minardo, Bolognesi, Greco, Invernizzi, Sorial, Piepoli, Lattuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 91
Hanno votato no 377.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Pag. 72 Passiamo alla votazione dell'emendamento Locatelli 31.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, vorrei chiedere un po’ di attenzione ai colleghi e alle colleghe perché questo emendamento introduce nel testo di questa riforma un contenuto che è già stato compreso nella legge elettorale che è stata appena approvata al Senato e introduce il concetto di democrazia paritaria che è quella forma di democrazia che consente a uomini e donne di partecipare paritariamente alla formazione delle politiche e alla loro implementazione ai diversi livelli istituzionali, in questo caso il livello regionale.
L'attuale testo, il settimo comma dell'articolo 117, dice: «Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive». Questo testo fu introdotto nella Costituzione tredici anni fa, con una legge costituzionale che è nata dal lavoro trasversale soprattutto di donne di diversi schieramenti politici. Era allora Ministra delle pari opportunità Stefania Prestigiacomo e presidente della commissione nazionale di parità alla Presidenza del Consiglio Marina Piazza. Quindi, donne di diversi schieramenti. Questo lavoro trasversale due anni dopo consentì di cambiare anche l'articolo 51 della Costituzione, rendendo quella stagione particolarmente ricca di elaborazioni.
Da allora sono trascorsi rispettivamente tredici e undici anni e la consapevolezza dell'importanza del contributo delle donne in tutti gli ambiti e i campi della vita, compresa la politica, si è arricchita e abbiamo anche fatto delle elaborazioni nuove e definito concetti più avanzati e più stringenti. Oggi parliamo di democrazia paritaria, allora si parlava di quote.
È per questa ragione che noi chiediamo di far compiere un passo in più a questo settimo comma dell'articolo 117, mantenendo la prima parte, quella relativa alla rimozione degli ostacoli, ma sostituendo la promozione della parità di accesso alle cariche con le parole: «(...) l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza».
Questo noi chiediamo e questo è quanto chiedono gli emendamenti successivi, che verranno dopo il mio. E voglio sottolineare che questo concetto è già stato scritto nella legge elettorale appena approvata e, quindi, non facciamo altro che mettere in Costituzione quello che abbiamo già scritto nella legge elettorale. Ce lo chiedono tante donne, comprese le donne dell'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Locatelli.
PIA ELDA LOCATELLI. ... che mette insieme 50 organizzazioni e reti che vogliono, appunto, realizzare la democrazia paritaria.
Quindi, chiedo a tutti e a tutte, trasversalmente, di votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Anche io mi associo alla richiesta dell'onorevole Locatelli. Chiediamo al Governo di riconsiderare la questione, anche alla luce del fatto che il testo di questo emendamento è già contenuto nella legge elettorale approvata al Senato. Quindi, non si vede veramente perché non si voglia fare questo in Costituzione.
Chiedo a tutte le colleghe di appoggiare la nostra battaglia e di votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.
Pag. 73MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Anche io intervengo in appoggio a questo emendamento. Chiediamo che il Governo riformuli appunto il parere su questo emendamento e chiaramente preannuncio che il gruppo del MoVimento 5 Stelle appoggerà questo emendamento.
IVAN CATALANO. Chiedo di parlare, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Catalano, non posso darle la parola, perché per la sua componente politica è già intervenuta l'onorevole Locatelli e non si può effettuare più di un intervento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie, Presidente. Il mio intervento è a titolo personale. Ho sottoscritto...
PRESIDENTE. Onorevole Centemero, scusi. Gli interventi a titolo personale non esistono più, nel senso che parla a titolo personale ma utilizza i tempi del gruppo.
ELENA CENTEMERO. Esatto.
PRESIDENTE. Cioè, lei parla per il gruppo in questo momento, anche se esprime un'opinione personale. Però, sappia che rappresenta il gruppo.
ELENA CENTEMERO. Esprimo un'opinione personale. Ho sottoscritto l'emendamento dell'onorevole Locatelli, nel quale viene sostanzialmente modificata una parte dell'articolo 117 della Costituzione, effettuando non solo una sostituzione di tipo formale ma una di tipo sostanziale, sostituendo, appunto, le parole: «(...) parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive» con le parole: «assicurano l'equilibrio (...)».
Questo recepisce sostanzialmente quanto è stato inserito al Senato nella revisione – nell'ambito della legge costituzionale che noi stiamo affrontando – dell'articolo 55, nonché all'articolo 1 di questo disegno di legge, dove si dice – stiamo parlando della composizione del Parlamento, che si compone di Camera e Senato ed è questo appunto il comma introdotto al Senato – che le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono non la parità, ma l'equilibrio tra donne ed uomini nella rappresentanza. Stiamo affrontando, quindi, in questo emendamento, così come in quelli successivi, il tema della partecipazione delle donne alla vita politica e istituzionale.
Io voglio ricordare, come rapporteur per il Consiglio d'Europa proprio per la democrazia paritaria, che il nostro Paese, ahimè, nelle indagini internazionali, si trova in posizioni di ultimo posto rispetto ad altri Paesi. Ad esempio, l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, che è un'agenzia autonoma dell'Unione europea, nel 2013 ha pubblicato il primo rapporto dell'indagine sull'uguaglianza di genere, frutto di un lavoro di ricerca di ben tre anni. All'interno di questo rapporto, la posizione dell'Italia appare particolarmente negativa: con un indice del 40.9 per cento, si attesta al ventitreesimo posto sui ventotto Stati membri, a parità di Stati come la Slovacchia, la Grecia, la Bulgaria e la Romania. Anche all'interno di un'altra analisi, l'analisi annuale del World economic forum sul global gender gap, sempre del 2013, l'Italia si colloca, come al solito, come fanalino di coda, ponendosi proprio al settantunesimo posto su 136 Paesi. Voglio però ricordare che in questo Paese sono stati fatti, nonostante questi dati...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Centemero, la interrompo. Colleghi, gentilmente, io capisco che l'argomento, come altri, è di particolare rilievo, però proprio per questo sarebbe utile che noi potessimo ascoltare gli oratori in un modo accettabile. Prego, onorevole Centemero.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, questo ci attesta che il problema della sottorappresentanza delle donne all'interno delle istituzioni è in questo Paese un problema innanzitutto di natura e di Pag. 74matrice culturale, profondamente radicato nella mentalità di questo Paese, che mi auguro si possa andare a modificare abbastanza velocemente, e credo che il nostro contributo in questo possa essere di grande importanza. Vorrei concludere il mio intervento, ricordando che, in questo Paese, i passi sono stati fatti e voglio ricordarlo con particolare orgoglio, perché in quest'Aula siede l'onorevole Prestigiacomo che, nel 2001, fu il Ministro che, insieme al Presidente Berlusconi e al Ministro per le riforme, allora l'onorevole Bossi, apportò proprio la modifica all'articolo 51 della Costituzione che dice: la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne. Credo che questo passaggio del 2001, che poi diede vita alla legge costituzionale n. 1 del 2003, sia molto importante e da ricordare in questo Paese; un passaggio che fu voluto proprio da un Governo di centrodestra e che ha rappresentato e ha portato gradualmente ad un progressivo miglioramento della rappresentanza femminile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roberta Agostini. Ne ha facoltà. Colleghi vi pregherei di abbassare il tono della voce, per favore. Prego, onorevole Agostini.
ROBERTA AGOSTINI. Grazie Presidente, intervengo anche io su questo importante argomento. Il lavoro che si è fatto su questi temi nell'ambito della discussione della riforma, in particolare al Senato, credo sia stato un lavoro molto importante e molto positivo. Noi, infatti, nella discussione al Senato abbiamo modificato l'articolo 55, nel quale abbiamo introdotto una previsione molto vincolante – io credo – per quanto riguarda la predisposizione delle leggi elettorali per la Camera e per il Senato, cioè, nel nuovo articolo 55 che ci arriva dal Senato, si dice che le leggi elettorali promuovono l'equilibrio di genere per la Camera e per il Senato.
Questo, combinato con l'articolo 51 della Costituzione sul quale il Parlamento – lo ricordava l'onorevole Locatelli – ha fatto una grande discussione negli anni passati ed è stato modificato introducendo un principio importante di democrazia paritaria per quanto riguarda l'accesso delle donne alle cariche pubbliche e istituzionali, fornisce un quadro costituzionale da questo punto di vista, io penso, piuttosto avanzato. Ed è questo quello che ci dicono anche i costituzionalisti e le costituzionaliste che sono venute in audizione in Commissione durante la discussione della riforma costituzionale.
Ora, il punto aperto, secondo me, che noi abbiamo è un punto che riguarda in particolare le nostre regioni. Nell'articolo 117, in questo settimo comma, è indicato un principio di parità, di democrazia paritaria, e l'emendamento che anche io avevo presentato per modificare la seconda parte di questo settimo comma intendeva rendere più aderente la formulazione dell'articolo 117 con la formulazione del nuovo articolo 55. Diciamo un principio di razionalità interna, usavamo le stesse parole. Io penso che l'obiettivo e il significato non cambino di molto, ma usavamo le stesse parole.
Allora, io prendo atto della richiesta di ritiro che ci viene dal relatore su questo emendamento, e quindi, pur rimanendo convinta che dal punto di vista della razionalità interna sarebbe meglio usare lo stesso lessico, la stessa terminologia, ritiro l'emendamento che avevo presentato, però mi permetto di insistere con il relatore, con l'onorevole Fiano, e con il Governo, chiedendo loro di prestare attenzione ad un altro gruppo di emendamenti su questo stesso tema, che abbiamo presentato insieme ad altre forze politiche, sull'articolo 122.
Perché l'articolo 122 contiene...
PRESIDENTE. Onorevole Agostini, le chiedo scusa, solo per capire, un attimo solo, altrimenti ci troviamo nello stesso impasse in cui ci siamo trovati prima. Lei ha annunciato che ritirava il suo emendamento, che immagino sia il 31.51, ma noi ora siamo sul 31.300 dell'onorevole Locatelli.
Pag. 75ROBERTA AGOSTINI. Si, certo.
PRESIDENTE. Quindi, è un preannuncio...
ROBERTA AGOSTINI. Si, ma è un discorso, un ragionamento generale. Dicevo, all'articolo 122, quello che riguarda la predisposizione dei principi in base ai quali le regioni devono legiferare in maniera in materia elettorale, abbiamo presentato degli emendamenti che inseriscono il principio della parità di genere, dell'equilibrio di genere tra quelli che le regioni devono considerare nel momento in cui legiferano sulle leggi elettorali; questo perché non vogliamo levare autonomia alle regioni, ma secondo quello che sta succedendo e che è avvenuto nelle regioni italiane, noi rischiamo di ritrovarci un Senato delle autonomie in prevalenza composto da un solo genere. Basti pensare al fatto che dei 58 delegati regionali che hanno eletto il Presidente della Repubblica solo sei erano donne, che moltissime regioni non hanno eletto nessuna consigliera regionale, e che quindi io credo ci voglia un forte stimolo da parte del legislatore nazionale affinché le regioni assumano questo obiettivo dentro le loro leggi regionali. Quindi, io penso che più forte, più pregnante dovrebbe essere l'inserimento di questo principio nei successivi articoli, e chiedo quindi al Governo uno sforzo e un ripensamento su questo punto, almeno nell'articolo 122, più avanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Signor Presidente, questo emendamento è sottoscritto da tutto il gruppo di Alternativa Libera, che ritiene importante ed impellente la questione. Viene richiesto di sostituire la parte della promozione della parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive con l'assicurazione dell'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza.
Per noi questa è una questione importante, soprattutto a livello regionale, dove a tutt'oggi ci sono dei consigli regionali che vantano una rappresentanza femminile nulla, penso ad esempio alla regione Basilicata o, di recente, alla regione Calabria, che ha eletto soltanto una consigliera donna o ad altri esempi in Italia, come nella regione Molise o la regione Puglia, che vantano percentuali risibili di rappresentanza femminile.
Vi faccio un altro esempio: nel consiglio regionale veneto, di recente, addirittura, non si è raggiunto il quorum per inserire nella legge regionale la doppia preferenza di genere, cioè in sostanza i consiglieri sono usciti, sono andati a casa prima, e di fatto non sono riusciti a votare la doppia preferenza di genere per il consiglio regionale del Veneto, sotto un silenzio assordante del governatore Zaia. Quindi, riteniamo opportuna ed impellente questa modifica e lo dico a lei, soprattutto, relatore Fiano, che so essere attento al tema. Magari accantoniamo l'emendamento, o pensiamo anche agli emendamenti successivi, perché è incredibile che in Italia ci siano regioni dove la rappresentanza femminile è nulla. Siamo nel 2015 ed è incredibile questa situazione. Siamo anche contenti che oggi il MoVimento 5 Stelle appoggi questi emendamenti, per noi è importante che tutto il Parlamento si esprima in favore e che capisca l'importanza della rappresentanza di genere all'interno delle istituzioni.
BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Lei sa che il presidente del suo gruppo, il gruppo Misto, ha scritto all'onorevole Boldrini, la quale sta valutando quanto scritto dal presidente Pisicchio. Lei capisce perfettamente che il Presidente di turno non può cambiare una decisione che è stata presa dalla Presidente precedentemente. Auspico che nel giro di breve tempo io possa, in qualche modo, venire incontro alle sue esigenze, ma non le posso dare la parola.
BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
Pag. 76PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. La ringrazio Presidente per quello che lei ha detto, so che lei è molto cortese di solito e, quindi, gliene do atto. Però sull'ordine dei lavori vorrei che rimanesse agli atti che nel frattempo, mentre la Presidente Boldrini nega ad una parlamentare una prerogativa fondamentale nel momento in cui si discutono le riforme costituzionali; e nel frattempo che la Presidente Boldrini decide con molta calma, malgrado qualcuno in quest'Aula abbia già evidenziato che sono due settimane che è stato posto alla Presidente Boldrini il problema, l'onorevole Saltamartini, malgrado si occupi da quindici anni di pari opportunità, e che su questo tema sempre è intervenuta in Aula, oggi non lo potrà fare, perché la Presidente Boldrini ha deciso di censurare una parlamentare su questo tema (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, le vorrei semplicemente dire che la Presidente della Camera applica il Regolamento e lei sa cosa prevede il Regolamento (Commenti). Non intendo minimamente aprire un dibattito su questo, glielo dico collega Giancarlo Giorgetti. È del tutto evidente che se vuole la mia opinione personale, probabilmente sarà utile che la Giunta per il Regolamento prenda in considerazione questo argomento, perché il tema, a mio avviso, c’è, ma la Presidente della Camera non l'ha censurata, la Presidenza della Camera, in questo momento, non poteva fare altro che applicare il Regolamento che c’è.
BARBARA SALTAMARTINI. È opportunità politica !
PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, l'ho anche fatta parlare, non urli, non c’è bisogno che urli. Io le sto semplicemente dicendole come stanno le cose. Non apro minimamente un dibattito su questo, lo dico anche all'onorevole La Russa che vedo in piedi, non intendo minimamente aprire un dibattito, vi prego semplicemente di prendere atto che evidentemente il Presidente sta valutando, nell'ambito, ovviamente, di quello che è possibile fare sulla base delle regole attualmente esistenti, come affrontare la questione.
GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Colleghi dovete essere rispettosi degli altri colleghi, ha chiesto la parola l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Onorevole Bianconi, parla innanzitutto chi si iscrive in ordine e lo stabilisco io da quello che vedo. L'onorevole Giancarlo Giorgetti ha facoltà di parlare.
GIANCARLO GIORGETTI. Presidente, non intendo contestare la decisione assunta, però anche in qualità di membro della Giunta per il Regolamento, io credo che la Presidente Boldrini debba convocare immediatamente, o quantomeno urgentemente, entro la giornata di oggi, la Giunta per il Regolamento, perché se il Presidente non può cambiare l'interpretazione del Regolamento e aspetta il parere della Giunta per il Regolamento, convochiamo la Giunta per il Regolamento che esprime il suo parere, in modo che si risolva questa situazione che oggettivamente è incresciosa. È oggettivamente increscioso che un membro del Parlamento non possa intervenire su un provvedimento, in particolare su un provvedimento così importante.
Per questo motivo il problema è posto. Già la Presidente ha detto che la Giunta per il Regolamento se ne dovrà occupare. Credo che prima se ne occupi, meno imbarazzo avrà il Presidente di turno a fare una cosa contro natura. Contro natura, perché non si può impedire ad una persona di intervenire in Parlamento se è eletta dal popolo.
PRESIDENTE. Onorevole Giancarlo Giorgetti, chiariamoci bene. Qualunque, deputato, essendo terminati i tempi a titolo (Commenti del deputato Giancarlo Giorgetti)... però, onorevole Giorgetti, lei ha parlato, può darsi pure che il Presidente dica delle sciocchezze, però mi consenta di replicare.
Qualunque deputato, come lei sa perfettamente, non può utilizzare il titolo personale perché sono finiti i tempi per gli interventi a titolo personale. La differenza sostanziale, come lei sa, è che i deputati dei gruppi parlano a nome del gruppo, e che sono stati concessi tempi per i gruppi che ne hanno anche la disponibilità. Se non ci fossero i tempi dei gruppi non potrebbe parlare ovviamente più nessuno.
È chiaro come sia esploso il caso dell'onorevole Saltamartini, perché l'onorevole Saltamartini non è neanche iscritta a una componente e, quindi, c’è il problema di quella parte del gruppo Misto che non appartiene a delle componenti.
Io non ho detto che è necessario convocare la Giunta per il Regolamento. Ho detto che probabilmente è una questione che potrebbe anche essere affrontata dalla Giunta per il Regolamento. È anche possibile che la Presidenza possa decidere di risolvere il problema autonomamente, senza minimamente convocare la Giunta per il Regolamento. Quindi, chiedevo semplicemente la pazienza, atteso che la Presidente sta valutando, di prendere atto di questo. Tutto qui.
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente, sugli articoli 8 e seguenti del Regolamento. Il Presidente della Camera assicura l'osservanza del Regolamento e il buon andamento dei lavori della Camera dei deputati. Io ritengo, ma non è che ci voglia tanta fantasia, che buon andamento del lavoro della Camera dei deputati sia la garanzia di diritti inalienabili dei deputati, quali il diritto di parola.
Quindi, non può dire, la Presidente Boldrini: con tutto il rispetto non posso darle la parola. Infatti, elide un diritto costituzionale sacrosanto di un deputato che, per un disguido regolamentare, rimane senza diritto di parola. Per assicurare il buon andamento dei lavori il deputato ha diritto di parola ! Non c’è nessun bisogno della Giunta per il Regolamento, che è organo facoltativo. C’è soltanto bisogno di una buona direzione dei lavori di questa Camera.
Le ricordo, infine, che si può anche dire summum ius, summa iniuria, cioè è il diritto portato all'eccesso che fa l'ingiustizia massima, ma qui siamo di fronte ad una norma regolamentare di un Regolamento, unico caso in Italia, che va per precedenti. Questo Regolamento è un regolamento che è battuto e sconfitto sistematicamente dai precedenti costituiti e questo, se non si fosse mai verificato, poteva essere benissimo un precedente costituito nell'interpretazione del buon andamento dei lavori. Non siamo a scuola e non siamo nella meccanicistica valutazione di norme regolamentari. Io sono un po’ stanco – glielo dico con tutta sincerità – di una Presidenza che non si assume responsabilità, che si rimette al voto dell'Aula e che conculca continuamente in questo difficile stato di cose i diritti delle opposizioni (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente, ho bisogno della sua attenzione, perché mi rivolgo a lei, ma posso aspettare, quando lei ha finito.
PRESIDENTE. È tutta per lei, onorevole La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA. È quello che desideravo. Caro Presidente, lei in questo momento non è il Vicepresidente. Lei in Pag. 78questo momento è il Presidente di quest'Aula e ha il dovere di assumere le decisioni che ritiene conformi al Regolamento, ma conformi anche a giustizia.
Lei ha detto che la Presidente Boldrini ha dovuto, come atto dovuto, negare il diritto di parola all'onorevole Saltamartini. Non è così. È discrezionale la decisione del Presidente. Il Presidente può benissimo concederlo, ma non la Presidente Boldrini, ma lei, nel momento in cui l'onorevole Saltamartini le chiede la parola, deve e può valutare il caso specifico e non solo dell'onorevole Saltamartini, che è l'esempio macroscopico, perché essendo passata al gruppo Misto quando il tempo era già esaurito non può avere nessuna responsabilità in ordine all'esaurimento dei tempi.
Ma, essendo quello un caso macroscopico, qualunque altro parlamentare che oggi desideri parlare a titolo personale, dovrebbe avere la possibilità, caro Presidente, com’è successo sempre nel passato, di un tempo, ancorché limitato. Lei c'era in quest'Aula quando era Presidente l'onorevole Fini; finirono i tempi, dimezzò a trenta secondi il tempo, che è veramente un tempo minimo, ma salvava il principio che ciascun parlamentare potesse almeno annunziare succintamente il proprio pensiero. Se questo deve valere per tutti (e io mi auguro che sia questa la decisione definitiva), lei – ed è per questo che ho chiesto la parola – non può nascondersi dietro la Presidente Boldrini. Nel momento – e capiterà fra pochi secondi – che l'onorevole Saltamartini le richiederà di nuovo la possibilità di intervenire a titolo personale, lei, alla luce del Regolamento, delle modalità con cui siamo arrivati a questo punto, della reale situazione dell'onorevole Saltamartini, avrà il dovere di assumere una decisione che, se lo ricordi, è discrezionale perché non c’è nessun regolamento che la obblighi a togliere la parola ad un parlamentare che non ha avuto neanche la possibilità di esaurire i propri tempi perché non faceva parte di quel gruppo in quel momento. La ringrazio per l'attenzione che vedo c’è stata quasi costante.
PRESIDENTE. Più che costante, onorevole La Russa, grazie.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, credo che l'appello di questa mattina abbia fatto e farà la fine di quello che due settimane fa avevamo già posto perché, se non viene presa una decisione immediata, questa problematica si continua a trascinare. Se si decide di convocare la Giunta per il Regolamento, lo si faccia con dei tempi certi e rapidi, ma si può anche utilizzare – e credo questa sia una proposta – un criterio di buonsenso temporaneo: fino a quando eventualmente la Giunta per il Regolamento non si esprime, basta fare una semplice media dei tempi tra le varie componenti del gruppo Misto costituite politicamente e un'altra, chiamata «altri Misto», ovvero quei componenti non costituiti politicamente. Basta fare una semplice media aritmetica dei tempi assegnati. Tra l'altro, il gruppo Misto non ha utilizzato tutti i tempi a sua disposizione. Allora, sarebbe in questo caso anche utile poter attingere da quei tempi e far parlare i deputati che vogliano portare il loro contributo utile allo svolgimento dei lavori.
Io credo sia necessario fare chiarezza sul punto, ma farla con dei tempi rapidi, altrimenti la questione che noi abbiamo sollevato due settimane fa dovrà essere ripresentata ancora una volta e una volta ancora perché credo che qualcuno non abbia ben chiaro quale sia il criterio di urgenza che questa cosa riveste. Anche perché una volta l'abbiamo segnalata come a noi sembrava, ossia quantomeno irrituale, cioè che uno parlasse e il suo tempo venisse scomputato dai titoli personali, quando, in realtà, c’è una quota parte dei tempi destinati al gruppo Misto. Allora, la proposta era proprio questa: destiniamo una quota parte, in base al numero delle persone, di quella componente del gruppo Misto sotto la dicitura «altri Misto» e viene diviso il tempo anche per loro in maniera efficace.
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io sono convinto che lei, nella sua saggezza, troverà il modo di garantire la possibilità di esprimersi all'onorevole Saltamartini. La proposta dell'onorevole Crippa mi sembra di buonsenso. Perché ? Perché contempera due esigenze fondamentali. Una, quella che ogni deputato si possa esprimere, e l'onorevole Saltamartini si è venuta a trovare in una zona d'ombra in cui questo suo diritto di fatto non è realizzato. L'altra, però, di non accedere a quello che ho sentito pure in qualche intervento, per il quale esiste una libertà di parola totale e indiscriminata.
Libertà di parola non significa libertà di parlare più degli altri. Libertà di parola non significa libertà di travolgere la ripartizione dei tempi che è stata stabilita. La Presidenza esiste proprio per regolare e disciplinare la libertà di parola in modo che tutti possano esprimersi ma senza prevaricare gli altri. Allora no a qualcosa che ho sentito per la quale sembra che chiunque sempre abbia il diritto di prendere la parola in quest'Aula: questo contraddice l'essenza stessa del Regolamento. Sì alla ricerca di una ragionevole soluzione la quale salvaguardi nei limiti e nei modi opportuni il diritto dell'onorevole Saltamartini.
Infine la invito a convocare una riunione della Giunta per il Regolamento: mi sembra opportuno perché questo Regolamento non regge più. Da tempo si parla di riforma del Regolamento e non è mai stata fatta. Perché non si convoca una Giunta per il regolamento quantomeno per mettere ordine nella giungla delle interpretazioni perché buona parte delle norme che regolano oggi di fatto la nostra attività non sono contenute nel Regolamento ma sono il risultato dello stratificarsi di interpretazioni ? Se ci fosse una chiarificazione su questo, certamente aiuterebbe.
FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, credo che il diritto costituzionale di un deputato di esprimersi in quest'Aula sia assolutamente prevalente rispetto ad una mera applicazione di quanto dice il Regolamento della Camera. Penso che lei, Presidente, abbia il dovere per così dire di garantire in primo luogo il fatto che i deputati si possano esprimere. Il caso dell'onorevole Saltamartini è eclatante, ma io credo che sarebbe giusto anche contemplare la possibilità di tutti i deputati di potersi esprimere anche se limitatamente nel tempo. È obbligo della Presidenza regolare il dibattito. Non è necessario quindi che ognuno parli quando vuole e come vuole ma credo che nel regolare il dibattito si debba dare anche la possibilità di articolare il proprio pensiero. L'emergenza è quella di risolvere immediatamente il caso dell'onorevole Barbara Saltamartini.
PRESIDENTE. La ringrazio, dovreste però gentilmente togliere quelle bandierine dai microfoni esattamente come ho chiesto agli altri colleghi... anche gli altri, onorevole Zaratti. Se gentilmente possiamo toglierle, altrimenti lo fanno i commessi, grazie.
Onorevole Santelli ha già parlato l'onorevole Bianconi quindi purtroppo non posso darle la parola.
CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, per dire che il PD è favorevole a trovare in questa fase una soluzione di ragionevolezza e di buonsenso che permetta di dare una risposta immediata e temporanea nel momento in cui stiamo affrontando la riforma, demandando poi a una successiva convocazione della Giunta per il Regolamento l'affrontare poi nel merito approfonditamente una questione e Pag. 80un tema posto che effettivamente dobbiamo valutare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Colleghi, vorrei dire che questa discussione, che io non considero assolutamente inutile, ha bisogno di una risposta da parte della Presidenza con riferimento alle considerazioni che sono state avanzate dai diversi gruppi. Vorrei anzitutto dire all'onorevole La Russa – ovviamente poi tutte le opinioni sono assolutamente rispettabili – che quello che è stato fatto dalla Presidente questa mattina è assolutamente conforme a ciò che è previsto dal Regolamento e ciò che è previsto dalla prassi costante in quest'Aula. Qui non c’è nulla che ha deviato rispetto a quello che è sempre accaduto. Peraltro, onorevole La Russa, è inutile che ritorni sul fatto che sono venuti meno i tempi per gli interventi a titolo personale, altrimenti l'argomento non si sarebbe posto. Vorrei però dirle una cosa e indurla ad una riflessione, insieme a me, che vale per tutti. Lei ovviamente può avere qualunque opinione sul Presidente di turno che non si assume le sue responsabilità. C’è un confine però, onorevole La Russa, perché anzitutto noi dobbiamo garantire sempre il fatto che la Presidente è la titolare della Presidenza e i Vicepresidenti devono attenersi anche a quella che è l'interpretazione che la Presidente dà al Regolamento, soprattutto a tutela, onorevole La Russa, delle opposizioni, perché noi dobbiamo garantire l'univocità delle decisioni della Presidenza.
Perché se ciascun Presidente ritenesse, quando siede qui, di interpretare a suo modo il Regolamento, addirittura entrando in contraddizione con ciò che è stato fatto alcune ore prima, innanzitutto per le opposizioni ci sarebbe un problema reale. Quindi, credo che sia stata utile questa discussione anche da questo punto di vista. Però, onorevole Saltamartini, in via del tutto eccezionale, consentirò un tempo pari alla metà del tempo attribuito alla componente più piccola del gruppo Misto, da mettere a disposizione di tutti i deputati non iscritti alle componenti – questo, ovviamente, per decisione della Presidente della Camera – in attesa di una riflessione che sia più decisiva e strutturale sull'argomento (adesso, ovviamente, l'autorizziamo per cercare, anche nell'economia dei nostri lavori, di rendere il più agevole possibile, nei limiti del possibile, la vicenda). Tuttavia resta che è una decisione in via eccezionale e che bisognerà poi trovare – penso che sia utile trovare – una correzione a un problema che nel corso della nostra attività parlamentare può diventare – ci siamo resi conto di ciò – anche un problema politico. Grazie, possiamo proseguire.
Non essendovi altri interventi sull'emendamento Locatelli 31.300, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Locatelli 31.300, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo, ed il parere favorevole dei relatori Bragantini e Quaranta.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Brunetta, Bossa, Capodicasa, Scopelliti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 434
Votanti 430
Astenuti 4
Maggioranza 216
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 249.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Avverto che l'emendamento Agostini 31.51 è stato ritirato. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Scotto 31.109 e Centemero 31.211. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. Signori e signore della Camera, la pretesa di assicurare l'equilibrio tra donne e uomini, di cui all'emendamento Locatelli Pag. 8131.300, che è stato testé bocciato dall'Assemblea, era eccessiva, nella differenza ontologica tra promuovere un equilibrio e assicurare l'equilibrio. Per quanto riguarda, invece, i residui emendamenti di oggi in discussione, mi riferisco agli emendamenti Scotto 31.109 e Centemero 31.211, intanto la mia sorpresa è sulla circostanza che l'emendamento Agostini 31.51 sia stato ritirato. In realtà, questi emendamenti sono di carattere esclusivamente formale, perché non possiamo dimenticare che all'articolo 55 della Costituzione, che è stato già votato, si parla esattamente di promozione dell'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. Questo per la rappresentanza nelle Camere. Io non comprendo perché nella rappresentanza regionale si debba adoperare un'altra espressione e non la stessa espressione identica adoperata per le Camere. Creiamo una sorta di schizofrenia leggermente descrittiva tra l'articolo 55, secondo comma, e l'articolo 117, settimo comma.
Si riporta, esattamente, secondo questi emendamenti – e giustamente secondo chi vi parla – la stessa espressione dell'articolo 55, che ci è piaciuta, nell'articolo 117. Tutto è molto semplice.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Io cerco di interpretare quello che è stato appena detto perché qui, tra chi parla e chi vorrebbe parlare, il risultato è il medesimo: non si sente nulla.
Quindi, dato che è stato introdotto nella legge elettorale il concetto di parità di genere, non vediamo per quale motivo non debba essere inserito in Costituzione, per quanto riguarda le leggi regionali, il medesimo concetto.
Questo emendamento è un po’ più morbido rispetto a quello precedente perché si parla di sostituire alla promozione della parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive la promozione dell'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza.
Per cui invito tutti a riflettere su questo emendamento che è votabile e che, anche in relazione al percorso che sta avvenendo in seno alla legge elettorale, potrebbe essere preso in considerazione. Il gruppo Misto-Alternativa Libera lo sottoscrive.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Io non voglio essere insistente, in particolare con le colleghe del Partito Democratico, che stimo e con le quali abbiamo fatto tante battaglie comuni, in particolare proprio con le colleghe firmatarie di questo emendamento.
L'emendamento a prima firma Roberta Agostini non coincide esattamente con l'emendamento precedente chiaramente, e però lo considero un passo avanti rispetto al testo attuale. E, allora, nella disponibilità di tutti a rinunciare ad una parte di sé, chiedo davvero di ripensare all'atteggiamento e alla decisione riguardante questo voto, e invito i colleghi e le colleghe di tutti gli schieramenti a votare a favore di questo emendamento.
Non è il massimo della mia predilezione, però costituendo un passo avanti rispetto al testo in vigore e di fatto utilizzando anche nel linguaggio la stessa formulazione dell'articolo 55, io davvero vi chiedo, colleghi del PD, in particolare, ma lo chiedo a tutti, di votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Scotto 31.109 e Centemero 31.211, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza Matteo Bragantini e il parere favorevole del relatore di minoranza Quaranta.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Morani, Spadoni, Rosato, Lombardi, D'Ambrosio...Pag. 82
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 415
Votanti 410
Astenuti 5
Maggioranza 206
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 248.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Oggi, in Commissione finanze, il presidente della Consob Vegas ha tracciato e dato alcune informazioni a nostro avviso inquietanti riguardo la vicenda del decreto-legge sulle banche popolari...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Brunetta, di cosa stiamo parlando ? Mi deve dire su che cosa vuole intervenire.
RENATO BRUNETTA. Apprendo in questi minuti che Banca d'Italia starebbe commissariando la Banca dell'Etruria.
PRESIDENTE. Stiamo discutendo delle riforme costituzionali.
RENATO BRUNETTA. Io chiedo a lei, signor Presidente, di prendere in considerazione l'esigenza non solo di informare l'Assemblea di quanto sta avvenendo, ma di chiedere con urgenza al Ministro dell'economia e delle finanze di venire a riferire in quest'Aula riguardo a queste notizie inquietanti che stanno «scassando» l'opinione pubblica e soprattutto i mercati.
PRESIDENTE. Ho compreso, sta chiedendo un'informativa. Trasmetteremo subito al Governo la sua richiesta e, peraltro, è presente un sottosegretario per i rapporti con il Parlamento.
Passiamo all'emendamento Dellai 31.73.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.
LORENZO DELLAI. Signor Presidente, le ruberò pochissimi minuti, ma penso che, nonostante il clima un po’ particolare nel quale affrontiamo questa partita costituzionale, ci possano essere dei temi sui quali un deputato, al di là anche dei propri ruoli, intenda lasciare il proprio pensiero ed è ciò che io intendo fare su questo emendamento con il quale propongo che la legge costituzionale possa approvare intese fra regioni, province autonome e enti di area vasta interamente montani, allo scopo di dotare questi enti di particolari forme di autonomia. Lo faccio più che altro, naturalmente, per futura memoria, visto il parere contrario del Governo e del relatore di maggioranza ai quali rispettosamente dico che non capisco, però, questa contrarietà. Ad ogni buon conto, con grande rispetto, intendo lasciare questo breve pensiero su questo argomento.
Questa è una riforma che, oggettivamente, al di là dei punti di vista, rafforza i poteri dello Stato in ogni ambito che abbia a che vedere, soprattutto, con la dinamica finanziaria e della spesa; introduce clausole molto dure, addirittura, di supremazia statale e di possibilità di avocazione allo Stato di compiti inerenti materie affidate dalla Costituzione alle regioni. È una riforma che riporta allo Stato numerose competenze prima affidate a un ambito condiviso con le regioni. Non voglio in questo momento dare giudizi di merito su questo, ma rilevo che c’è una oggettiva concentrazione di potere in capo allo Stato e, dunque, la mia opinione è che, riarmato con questi potenti strumenti, lo Stato potrebbe anche non avere preoccupazione, non temere un principio che io chiamo di «biodiversità» istituzionale.
Credo che ci sia un limite in questa fase di riforma costituzionale che pure naturalmente è molto importante e che noi sosteniamo come gruppo, e questo limite è non avere, a monte, una seria Pag. 83discussione su un punto cruciale e cioè su come coniugare la spinta oggettiva alla concentrazione e alla verticalizzazione con il principio di tutela delle diversità e della sussidiarietà responsabile e solidale. Credo che anche il dibattito confuso e molto emotivo sulla crisi, pur vera, ahimè, del regionalismo in Italia stia a dimostrare questo limite. È un dibattito così confuso che porta taluni ad immaginare che lo si possa risolvere, questo problema del regionalismo, accorpando le regioni, ritenendo cioè che il dato quantitativo possa supplire un deficit che è invece, semmai, un deficit di senso, di rapporto con i cittadini e di rapporto armonico con il resto dell'apparato istituzionale.
È confuso sino al punto da ritenere che il problema sia il fallimento delle regioni, che pure in gran parte c’è, e non invece l'incapacità, talvolta la latitanza, dello Stato centrale che avrebbe dovuto, con le sue competenze che nessuno gli ha mai tolto, garantire la cornice politica e strategica che, invece, non ha messo in campo. Dunque, c’è un tema non banale, e il tema non banale è che non c’è vera democrazia senza tutela delle diversità. Tra queste diversità vi è quella che riguarda i territori interamente montani.
Queste terre alte, che non sono né migliori né più meritevoli delle aree di pianura o delle metropoli, sono semplicemente diverse e, in quanto diverse, esigono dunque modelli di governance diversi rispetto ad altre realtà, perché dalla tenuta sociale, territoriale, culturale e anche istituzionale – io aggiungo – delle terre alte dipende molto anche la qualità della vita delle pianure.
PRESIDENTE. Concluda.
LORENZO DELLAI. Termino. Questo emendamento simbolico, che stabilisce questo principio, punta alla buona pratica delle intese tra i livelli istituzionali e punta alla flessibilità dei modelli istituzionali, perché noi crediamo – io credo – che sono gli apparati istituzionali che si devono adeguare alla tipicità delle comunità e non viceversa (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo per appoggiare questo emendamento dell'onorevole Dellai – al quale chiedo di poter apporre la mia firma su questo emendamento – e per proporre una brevissima riflessione. Noi viviamo in un contesto europeo in cui un'importanza crescente hanno gli accordi transfrontalieri, le cooperazioni fra regioni vicine, la formazione di aggregati di regioni che collaborano fra di loro: Lombardia e Baden-Württemberg, Kärnten e Friuli. Questa dimensione dell'Unione europea ci chiede di considerare l'autonomia regionale, soprattutto nelle aree di frontiera, con un occhio diverso. Il problema che solleva l'onorevole Dellai è anche più ampio di quello che è contenuto materialmente in questo emendamento: è il problema di una soggettività delle regioni all'interno del contesto europeo – delle regioni e degli enti locali, ma credo in modo particolarmente premiante delle regioni, all'interno del contesto europeo – e la possibilità di costruire relazioni di area vasta che attraversano le frontiere, fra regione e regione, ma anche le frontiere fra Stati nazionali. Se noi riduciamo il tema dell'Europa semplicemente al riferimento a Bruxelles io capisco – non condivido ma capisco – alcuni furori dei miei amici leghisti. Se noi ricordiamo che l'Europa è prima di tutto autogoverno del territorio che si collega secondo tradizioni culturali, secondo opportunità economiche, secondo necessità infrastrutturali, diamo anche all'Europa una concretezza diversa. Questa dimensione dell'Europa è forse troppo poco presente in questa riforma costituzionale e questo emendamento, se approvato, aiuterebbe invece a darne una qualche consistenza, che è assolutamente necessaria.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 84
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dellai 31.73, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza Quaranta e il parere favorevole del relatore di minoranza Bragantini.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Greco, Iacono, Mauri, Marco Di Maio, Civati.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 448
Votanti 362
Astenuti 86
Maggioranza 182
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 300.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'articolo 31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta, che non vedo. Non vorrei che il Presidente fosse costretto a fare un'altra scorrettezza e aspettare l'onorevole Brunetta che venga a fare la sua dichiarazione di voto. Temo, però, che a questo punto non possiamo che considerare la rinuncia dell'onorevole Brunetta alla dichiarazione di voto sull'articolo 31.
Ci sono altri che intendono intervenire per dichiarazione di voto sull'articolo 31 ? No.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Brunetta, ormai ho aperto la votazione. Le chiedo scusa ma purtroppo non potevo aspettare oltre.
Murer, Bossa, Simone Valente, Guerini, Zoggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 279
Hanno votato no 175.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Esame dell'articolo 32 – A.C. 2613-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, a partire dagli anni Novanta il nostro Paese è stato protagonista di un complesso processo riformatore che, almeno sulla carta, ha profondamente mutato il volto della Repubblica, tentando di sviluppare appieno le potenzialità del principio autonomistico di cui all'articolo 5 della Costituzione. Tale processo, culminato con la riforma del titolo V del 2001, ha prodotto nell'ordinamento giuridico italiano e in primo luogo nel rapporto tra i vari livelli di Governo che lo costituiscono – comuni, province, città metropolitane, regioni e Stato – dei cambiamenti radicali, con l'obiettivo di giungere ad un sistema più efficiente e responsabile, inserendo nel nostro sistema istituzionale alcuni principi ed istituti tendenzialmente propri della forma di Stato federale. Si pensi, in particolare, al nuovo criterio di riparto della competenza legislativa per materia basato sulla competenza enumerata dello Stato e quella generale e residuale delle regioni, completato dal venir meno dei controlli governativi preventivi sulle leggi regionali ma anche sull'ampia autonomia finanziaria delle regioni, sia sul versante della spesa e sia dell'entrata. Eppure, dopo diversi anni di dibattito e di tentativi falliti di revisioni costituzionali miranti a rafforzare ancor di più le autonomie Pag. 85regionali e locali, l'intervento riformatore del 2001 si è dimostrato fallimentare e comunque ben lontano da un processo di riforma compiuto e funzionante, dati i limiti ed i veri e propri vuoti presenti nel testo costituzionale. Uno dei limiti più grandi mostrati dal legislatore nella riscrittura del titolo V della Costituzione è stato quello di aver interpretato il termine federalismo come una mera e semplice devoluzione di poteri e competenze dal centro del sistema alla sua periferia. In particolar modo, è mancata la previsione di adeguate strutture di raccordo tra centro e periferia che soddisfino le esigenze di cooperazione fra i vari livelli di Governo ma soprattutto una chiara ripartizione delle materie legislative fra Stato e regioni.
Inoltre, alla luce dei recenti sviluppi normativi, la legge n. 56 del 2014, cosiddetta «legge Delrio», risulta del tutto inadeguata nel dare attuazione a quella Repubblica delle autonomie, sancita dall'articolo 114 della Costituzione, che in realtà non è mai concretamente nata.
Risulta, dunque, evidente che il legislatore del 2001 ha definito in modo poco chiaro il modello di federalismo che intende perseguire, così come nei meccanismi di finanziamento e di perequazione degli enti territoriali nell'articolo 119 della Costituzione, contenendo affermazioni oggettivamente contraddittorie che, a seconda dell'interpretazione offerta, possono dare adito a modelli di federalismo totalmente diversi.
La modifica del Titolo V della Costituzione del 2001 ha prodotto competenze che spesso costituiscono duplicazioni di quelle dello Stato e aggravano la complessità e i tempi degli atti amministrativi. Apparati pesanti per dotazioni di mezzi e di personale, che sviluppano un enorme numero di enti strumentali e società partecipate e con un consistente aumento della spesa pubblica, provocato in gran parte da questi fattori.
A questo caotico intervento riformatore ha fatto seguito il progetto di riforma costituzionale varato nella XIV legislatura dal Governo Berlusconi, incentrato principalmente sul federalismo e volto a mettere ordine tra le competenze delle regioni e quelle dello Stato. La maggiore novità riguardava la cosiddetta «devoluzione dei poteri» e, cioè, la potestà legislativa esclusiva delle regioni, introdotta in materia di sanità, scuola e polizia locale...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Brunetta. Colleghi, è un intervento sul complesso degli emendamenti che ha una sua durata. Non per questo, però, non deve essere consentito di farlo in condizioni umane. Quindi, per favore, vi pregherei di abbassare il tono della voce. Prego.
RENATO BRUNETTA. ... mentre le altre, inquadrate nella legislazione concorrente della riforma del 2001, sarebbero tornate di esclusiva competenza statale.
Come è noto, tale progetto di riforma costituzionale è stato però bloccato dal referendum confermativo, ideologico e sbagliato, voluto dalla sinistra, promosso dalla sinistra, appunto, e tenutosi nel giugno 2006, eliminando, dunque, qualsiasi tipo di possibilità volta ad apportare migliorie all'attuale Titolo V della Costituzione. E il Paese nel frattempo, signor Presidente, ha perso dieci anni.
Nel corso del dibattito sul nuovo Titolo V, modificato dal disegno di legge all'attenzione di quest'Aula, abbiamo ribadito le proposte della nostra riforma costituzionale del 2005, nonché quelle che la Lombardia ha presentato proprio sul disegno di legge di riforma costituzionale proposto dal Governo. Sono proposte che rappresentano il frutto della collaborazione e di una cooperazione responsabile tra le forze di centrodestra, quindi Forza Italia, Lega Nord e anche Nuovo Centrodestra, che governano la regione Lombardia insieme.
Facendo proprie le proposte della regione Lombardia, abbiamo ribadito come sia necessaria una semplificazione dei livelli istituzionali e come sia necessaria una revisione del Titolo V che, voglio ricordarlo, non solo si è resa necessaria per il contenzioso enorme che è stato creato da una riforma voluta da sola dalla sinistra Pag. 86nel 2001, ma diventa anche una necessità per migliorare i livelli dei servizi per i cittadini.
Ma la riforma in discussione ha grandi limiti non solo sul riparto di competenze, così come delineato. La riforma non risolve, infatti, il problema della riorganizzazione territoriale della Repubblica con riguardo alle regioni. Uno dei principali ostacoli che storicamente si frappongono alla compiuta realizzazione del regionalismo italiano è la scarsa consistenza, in termini di territorio e di popolazione, di molte regioni, che non raggiungono la «massa critica» necessaria all'esercizio di diversi poteri che ad esse sono stati devoluti. La sfiducia della popolazione nei confronti delle regioni appare persistente e inarrestabile, come dimostra la scarsa affluenza delle ultime elezioni regionali di Emilia-Romagna e Calabria.
Il disegno di legge costituzionale attualmente all'esame dell'Aula si limita a razionalizzare la competenza legislativa regionale, riportando allo Stato il potere di legiferare su alcune materie nonché abolendo l'attuale competenza concorrente delle regioni. Per questo abbiamo ritenuto – e ho visto che è stato un pensiero comune anche ad altri colleghi non solo del gruppo di Forza Italia – di presentare emendamenti in grado di porre la discussione su un altro piano, ponendo una revisione dell'assetto territoriale attraverso l'istituzione di macro-regioni.
L'istituzione di macro-regioni garantisce una maggiore efficienza ed economicità della programmazione territoriale, nonché della coesione territoriale e dei livelli essenziali delle prestazioni, delle economie di scala possibili nel governo di vaste aree omogenee; evita gli squilibri territoriali determinati dall'istituzione di città metropolitane dotate di competenze simili a quelle delle attuali regioni e la restante parte del territorio delle aree limitrofe; inoltre, incide positivamente sui costi della politica, riducendo la dimensione degli apparati e degli sprechi. Non basta portare a compimento una riforma costituzionale per cambiare in concreto la situazione. Perché i contenuti della Costituzione siano attuati, è necessario che vi sia una volontà politica attenta a dare seguito a quanto sancito dalla Carta, in modo da far vivere, sviluppare e concretizzare ciò che, senza un impegno effettivo, rischia di restare una semplice lettera morta; cosa che, ad esempio, è avvenuta in tema di federalismo fiscale, in materia di determinazione ed applicazione dei costi e dei fabbisogni standard. L'autonomia non è un valore da perseguire alla cieca, non si cambia la Costituzione senza puntare sul vero vulnus che, in questo caso, è rappresentato dal fondamentale principio di responsabilità, che dovrebbe essere il perno su cui ruota un sistema efficiente di decentramento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sul complesso delle proposte emendative, invito il relatore Fiano ad esprimere il parere della Commissione.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli a pagina 21.
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, dobbiamo dare il parere su tutte le proposte emendative.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Anche su quelle ritirate ?
PRESIDENTE. Tranne che su quelle ritirate.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. La Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dei subemendamenti Dieni 0.32.2.1, Dadone 0.32.2.2 e 0.32.2.3; esprime parere contrario sui subemendamenti Cozzolino 0.32.2.4, 0.32.2.5, 0.32.2.6, 0.32.2.7; formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Scotto 32.2, mentre esprime parere contrario sui subemendamenti Cozzolino Pag. 870.32.4.1, Matteo Bragantini 0.32.4.2, 0.32.4.7 e 0.32.4.8. Sul subemendamento Marco di Maio 0.32.4.100 la Commissione si rimette all'Assemblea, mentre esprime parere contrario sul subemendamento Matteo Bragantini 0.32.4.3.
Se vuole, possiamo utilizzare un metodo più rapido, perché su tutti vi è un invito al ritiro o il parere contrario, tranne le eccezioni che vado a citarle. Posso ?
PRESIDENTE. Sì, prego.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. A pagina 37, sul subemendamento De Menech 0.32.12.100 la Commissione si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Quindi, su tutte le altre proposte emendative il parere è contrario ?
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza Toninelli ad esprimere il parere.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sul Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli.
Esprimo parere favorevole sui subemendamenti Dieni 0.32.2.1, Dadone 0.32.2.2 e 0.32.2.3, Cozzolino 0.32.2.4, 0.32.2.5, 0.32.2.6 e 0.32.2.7. Esprimo inoltre parere favorevole sull'emendamento Scotto 32.2.
PRESIDENTE. Ricordo che il successivo è stato ritirato.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sui subemendamenti Cozzolino 0.32.4.1, Matteo Bragantini 0.32.4.2, 0.32.4.7 e 0.32.4.8, Marco Di Maio 0.32.4.100, Matteo Bragantini 0.32.4.3, 0.32.4.9, 0.32.4.4, 0.32.4.10, 0.32.4.11, 0.32.4.12, 0.32.4.13, 0.32.4.14, e 0.32.4.5.
Mi rimetto all'Aula per quanto riguarda gli identici emendamenti Russo 32.4 e Costantino 32.13, mentre esprimo parere favorevole sui subemendamenti Brunetta 0.32.8.9, Fraccaro 0.32.8.1, Matteo Bragantini 0.32.8.6, Fraccaro 0.32.8.2, Cozzolino 0.32.8.3, Matteo Bragantini 0.32.8.7, nonché sugli identici subemendamenti Toninelli 0.32.8.4 e Matteo Bragantini 0.32.8.8, sull'emendamento Dorina Bianchi 32.8, e sui subemendamenti Lombardi 0.32.7.1, Matteo Bragantini 0.32.7.3 e 0.32.7.2.
Mi rimetto all'Aula per quanto riguarda l'emendamento Mazziotti 32.7, mentre esprimo parere favorevole sui subemendamenti D'Ambrosio 0.32.5.1, Matteo Bragantini 0.32.5.2 e 0.32.5.3.
Mi rimetto all'Aula per quanto riguarda l'emendamento Quaranta 32.5, mentre esprimo parere favorevole sui subemendamenti Brunetta 0.32.10.2, sugli identici subemendamenti Dadone 0.32.10.1 e Matteo Bragantini 0.32.10.3, nonché sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.32.10.5, 0.32.10.4. Mi rimetto all'Aula per quanto riguarda l'emendamento Costantino 32.10, mentre esprimo parere favorevole sul subemendamento Dadone 0.32.9.1. Mi rimetto all'Aula per quanto riguarda l'emendamento Bianconi 32.9, mentre esprimo parere favorivo sui subemendamenti De Menech 0.32.12.100, Nuti 0.32.12.5 e 0.32.12.1.
PRESIDENTE. Ricordo che il subemendamento successivo è ritirato.
DANILO TONINELLI. Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sui subemendamenti Brunetta 0.32.12.12 e 0.32.12.10, Matteo Bragantini 0.32.12.8, Brunetta 0.32.12.14, nonché sugli identici subemendamenti Fraccaro 0.32.12.4, Matteo Bragantini 0.32.12.7 e Brunetta 0.32.12.13.
Esprimo parere favorevole sui subemendamenti Toninelli 0.32.12.2, nonché sugli identici subemendamenti Cozzolino 0.32.12.3 e Brunetta 0.32.12.11, sui subemendamenti Brunetta 0.32.12.15 e 0.32.12.17, Matteo Bragantini 0.32.12.9 e Brunetta 0.32.12.16, mentre mi rimetto all'Aula per quanto riguarda l'emendamento Dorina Bianchi 32.12.
PRESIDENTE. Onorevole, Matteo Bragantini ?
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Siamo sul fascicolo n. 6, giusto ?
PRESIDENTE. Siamo sul fascicolo n. 6, che splendida sintonia onorevole Matteo Bragantini, è la prima volta che mi capita.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole sul Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli, nonché sui subemendamenti Dieni 0.32.2.1, Dadone 0.32.2.2 e 0.32.2.3 e Cozzolino 0.32.2.4, 0.32.2.5, 0.32.2.6 e 0.32.2.7.
Il parere è favorevole sull'emendamento Scotto 32.2.
Il parere è favorevole sui subemendamenti Cozzolino 0.32.4.1, Matteo Bragantini 0.32.4.2, 0.32.4.7 e 0.32.4.8. Il parere è contrario sul subemendamento Marco di Maio 0.32.4.100, mentre è favorevole sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.32.4.3, 0.32.4.9, 0.32.4.4, 0.32.4.10, 0.32.4.11, 0.32.4.12, 0.32.4.13, 0.32.4.14 e 0.32.4.5, nonché sugli identici emendamenti Russo 32.4. e Costantino 32.13.
Il parere è favorevole sui subemendamenti Brunetta 0.32.8.9, Fraccaro 0.32.8.1, Matteo Bragantini 0.32.8.6, Fraccaro 0.32.8.2, Cozzolino 0.32.8.3, Matteo Bragantini 0.32.8.7, sugli identici subemendamenti Tondelli 0.32.8.4 e Matteo Bragantini 0.32.8.8.
Il parere è contrario sull'emendamento Dorina Bianchi 32.8.
Il parere è favorevole sui subemendamenti Lombardi 0.32.7.1, Matteo Bragantini 0.32.7.3 e 0.32.7.2, nonché sull'emendamento Mazziotti Di Celso 32.7. Il parere è contrario sul subemendamento D'Ambrosio 0.32.5.1, mentre è favorevole sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.32.5.2 e 0.32.5.3.
Il parere è contrario sull'emendamento Quaranta 32.5, mentre è favorevole sul subemendamento Brunetta 0.32.10.2, nonché sugli identici subemendamenti Dadone 0.32.10.1 e Matteo Bragantini 0.32.10.3.
Il parere è favorevole sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.32.10.5 e 0.32.10.4, nonché sull'emendamento Costantino 32.10.
Il parere è favorevole sul subemendamento Dadone 0.32.9.1, mentre è contrario sull'emendamento Bianconi 32.9 e sul subemendamento De Menech 0.32.12.100.
Mi rimetto all'Aula sul subemendamento Nuti 0.32.12.15, mentre il parere è favorevole sui subemendamenti Nuti 0.32.12.1, Brunetta 0.32.12.12 e 0.32.12.10, Matteo Bragantini 0.32.12.8, Brunetta 0.32.12.14, nonché sugli identici subemendamenti Fraccaro 0.32.12.4, Matteo Bragantini 0.32.12.7 e Brunetta 0.32.12.13.
Esprimo parere favorevole sul subemendamento Toninelli 0.32.12.2 e sugli identici subemendamenti Cozzolino 0.32.12.3 e Brunetta 0.32.12.11.
Esprimo parere favorevole anche sui subemendamenti Brunetta 0.32.12.15 e 0.32.12.17 e Matteo Bragantini 0.32.12.9, mentre mi rimetto all'Aula per il subemendamento Brunetta 0.32.12.16. Parere, infine, contrario sull'emendamento Dorina Bianchi 32.12.
PRESIDENTE. Onorevole Quaranta ?
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, parere favorevole sul Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli.
Parere favorevole sui subemendamenti Dieni 0.32.2.1, Dadone 0.32.2.2 e 0.32.2.3, Cozzolino 0.32.2.4, 0.32.2.5, 0.32.2.6 e 0.32.2.7.
Parere favorevole anche sull'emendamento Scotto 32.2.
Parere favorevole sui subemendamenti Cozzolino 0.32.4.1, Matteo Bragantini 0.32.4.2, 0.32.4.7 e 0.32.4.8.
Il parere è, invece, contrario sul subemendamento Marco di Maio 0.32.4.100.
Parere favorevole sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.32.4.3, 0.32.4.9, 0.32.4.4, 0.32.4.10, 0.32.4.11, 0.32.4.12, 0.32.4.13, 0.32.4.14 e 0.32.4.5.
Parere altresì favorevole sugli identici emendamenti Russo 32.4 e Costantino 32.13.Pag. 89
Parere altresì favorevole sui subemendamenti Brunetta 0.32.8.9, Fraccaro 0.32.8.1, Matteo Bragantini 0.32.8.6, Fraccaro 0.32.8.2, Cozzolino 0.32.8.3 e Matteo Bragantini 0.32.8.7.
Parere altresì favorevole sugli identici subemendamenti Toninelli 0.32.8.4 e Matteo Bragantini 0.32.8.8.
Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Dorina Bianchi 32.8.
Parere favorevole sui subemendamenti Lombardi 0.32.7.1, Matteo Bragantini 0.32.7.3 e 0.32.7.2.
Mi rimetto all'Aula invece sull'emendamento Mazziotti Di Celso 32.7.
Parere altresì favorevole sui subemendamenti D'Ambrosio 0.32.5.1, Matteo Bragantini 0.32.5.2 e 0.32.5.3.
Parere favorevole sull'emendamento Quaranta 32.5 e sul subemendamento Brunetta 0.32.10.2.
Il parere è altresì favorevole sugli identici subemendamenti Dadone 0.32.10.1 e Matteo Bragantini 0.32.10.3.
Parere favorevole sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.32.10.5 e 0.32.10.4.
Parere favorevole anche sull'emendamento Costantino 32.10 e sul subemendamento Dadone 0.32.9.1.
Il parere è, invece, contrario sull'emendamento Bianconi 32.9.
Parere favorevole sui subemendamenti De Menech 0.32.12.100, Nuti 0.32.12.5 e 0.32.12.1, Brunetta 0.32.12.12 e 0.32.12.10, Matteo Bragantini 0.32.12.8 e Brunetta 0.32.12.14.
Parere favorevole sugli identici subemendamenti Fraccaro 0.32.12.4, Matteo Bragantini 0.32.12.7 e Brunetta 0.32.12.13.
Parere favorevole sul subemendamento Toninelli 0.32.12.2 e sugli identici subemendamenti Cozzolino 0.32.12.3 e Brunetta 0.32.12.11.
Parere favorevole anche sui subemendamenti Brunetta 0.32.12.15 e 0.32.12.17, Matteo Bragantini 0.32.12.9 e Brunetta 0.32.12.16.
Parere, infine, contrario sull'emendamento Dorina Bianchi 32.12.
PRESIDENTE. Il Governo ?
IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Scuvera, Brugnerotto, Mucci, Invernizzi, Galperti, Placido, Zampa, Crippa, Basilio... L'onorevole Crippa non riesce a votare. Onorevole Crippa, hanno chiuso la votazione. Le chiedo scusa, c’è stato un equivoco. Mi dispiace, onorevole Crippa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato sì 111
Hanno votato no 320.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Dieni 0.32.2.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Latronico, Ciracì, Nizzi, Cassano... colleghi, siccome abbiamo un piccolo problema all'impianto, io tengo la votazione aperta. Quelli che non riescono a votare non si preoccupino perché stiamo risolvendo il problema e non chiuderemo la votazione fino a che non sarà risolto e tutti hanno potuto votare. Onorevole Vecchio, non si preoccupi, adesso abbiamo un problema al sistema di votazione e non sto chiudendo la votazione. Lo dico a tutti i colleghi che non riescono a votare. Sannicandro, Folino, Latronico, Dell'Orco, Di Salvo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 446
Votanti 436
Astenuti 10
Maggioranza 219
Hanno votato sì 299
Hanno votato no 137.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
A seguito dell'approvazione di questo emendamento sono preclusi tutti i subemendamenti riferiti all'emendamento Scotto 32.2. Quindi andiamo direttamente a pagina 24 del fascicolo e passiamo alla votazione dell'emendamento Scotto 32.2. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 32.2 nel testo subemendato, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Sibilia... Bossa... Chimienti... Fitzgerald Nissoli... Vitelli... Morani... colleghi, soprattutto i colleghi della maggioranza si stanno in Aula ci aiutano, altrimenti stiamo venti secondi in più su ogni emendamento.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 328.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Cozzolino 0.32.4.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Kronbichler... Stumpo... Lombardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 403
Hanno votato no 50.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
A seguito dell'approvazione di questo subemendamento sono preclusi tutti i subemendamenti fino al subemendamento Marco di Maio 0.32.4.100 compreso cioè fino a pagina 28 del fascicolo. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.32.4.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).Pag. 91
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 288.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Russo 32.4 e Costantino 32.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Grazie Presidente. Il tentativo, con questo emendamento, è di evitare che il nostro Paese si trasformi in una sorta di Arlecchino istituzionale, con un'articolazione diversa dei livelli intermedi di rappresentanza e degli enti locali, diversi di regione in regione. Avevamo già suggerito un precedente emendamento che in qualche modo poteva servire ad esplicitare con chiarezza in capo non alle regioni ma allo Stato la responsabilità della programmazione degli enti di area vasta. Purtroppo quell'emendamento quest'Assemblea ha ritenuto di non approvarlo. Proviamo in quest'altro modo a segnalare come potrebbe essere utile, in Costituzione, lasciare l'espressione «comunità autonome di area vasta», in modo tale da definire, consacrare ed essere certi che, semmai vi è una condizione autonoma, territoriale, questa, tutto sommato, ha medesime caratteristiche in ogni regione e in ogni parte d'Italia. Quindi si tratta sostanzialmente non di un atto di reviviscenza delle province, men che mai di un tentativo diverso di far rivivere ciò che vogliamo sia definitivamente cancellato, bensì è il tentativo, attraverso una norma costituzionale, di definire con certezza i livelli di rappresentanza, i livelli degli enti locali, con una previsione anche dal punto di vista...
PRESIDENTE. Mi scusi onorevole, riprendiamo questo ragionamento dopo perché il Presidente ha commesso un altro errore, saltando un subemendamento che era da votare, quindi...
PAOLO RUSSO. Escludo, Presidente, che lei abbia commesso errori !
PRESIDENTE. Le assicuro che è proprio un errore mio poiché ho saltato dal fascicolo un subemendamento che dobbiamo votare. Magari lei concluderà il suo ragionamento in seguito. Le chiedo scusa e chiedo scusa, ovviamente, anche ai colleghi. Siamo quindi a pagina 26 del fascicolo e dobbiamo votare – anzi ringrazio il relatore Bragantini che me lo ha segnalato, perché mi era sfuggito – il subemendamento Bragantini 0.32.4.3, sul quale c’è il parere contrario della Commissione, del Governo, e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Passiamo ai voti. Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bragantini 0.32.4.3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fraccaro, Pilozzi, Fregolent, Mattiello...
MATTEO BRAGANTINI. Chiudi Presidente !
PRESIDENTE. Chiudo quando hanno votato tutti, onorevole Bragantini: che devo fare, abbia pazienza !
Pilozzi...
MATTEO BRAGANTINI. Non ci si comporta così !
PRESIDENTE. Onorevole Bragantini... Onorevole Bragantini, se dei colleghi non riescono a votare, esattamente come in qualunque votazione, io faccio votare i colleghi.
MATTEO BRAGANTINI. È stato avvisato !
Pag. 92 PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, non le permetto di mettere in discussione la serietà degli uffici e di chi in questo momento sta presiedendo, va bene ? Credo che soprattutto gli uffici abbiano dato ampia dimostrazione della loro serietà, quindi eviterei proprio !
Vacca, Brescia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 453
Hanno votato no 3
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Morani ha segnalato di aver erroneamente votato contro e che avrebbe voluto votare a favore).
Con la votazione di questo subemendamento – sto parlando onorevole Bragantini – sono preclusi tutti i subemendamenti che vanno fino a pagina 28, ad esclusione del subemendamento Matteo Bragantini 0.32.4.5 che avevamo votato, ma la votazione andava annullata perché precedentemente andava votato il subemendamento precedente, quindi dobbiamo rivotare avendo annullato la votazione del subemendamento Matteo Bragantini 0.32.4.5 a pagina 28.
MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. A mio avviso è successa una cosa antipatica, diciamo, magari ho capito male io e spero che non sia successo così, perché giustamente c’è stato un errore, capita, può capitare a tutti, stranamente la votazione si è prolungata, anche se c'erano poche mani alzate, più del previsto, e intanto qualcuno, dagli uffici di presidenza, ha telefonato, era al telefono, e stranamente il vicepresidente del gruppo del PD Rosato era al telefono e ha cambiato la votazione. Allora diciamo che magari ho capito male, spero di aver capito male, perché gli errori possono essere di tutti – sono il primo – e non penso che un voto per «cangurare» tre o quattro voti avrebbe cambiato il mondo, e il buon gusto sarebbe stato: c’è stato l'errore, il PD stava votando contro su quel subemendamento, avrebbe probabilmente votato a favore accorgendosi dell'errore, del subemendamento successivo, e avrebbe precluso gli altri subemendamenti.
Siccome io sono molto rispettoso dell'istituzione e soprattutto degli uffici e non voglio mettere in difficoltà gli uffici, e infatti chiamavo il Presidente e non gli uffici, ovviamente, spero di aver capito male e spero che questi fatti incresciosi, che potrebbero essere equivocati da chiunque, non accadano più. Non penso che per cinque voti andiamo a creare delle incomprensioni tra maggioranza e minoranza, mettendo di mezzo gli uffici. Probabilmente ho capito male.
PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, siccome lei faceva riferimento agli uffici, volevo dirle che gli uffici parlano durante tutti i lavori con tantissimi deputati per mille ragioni diverse. Lei può credere o non credere al Presidente, il Presidente ha tenuto la votazione aperta perché dei colleghi non riuscivano a votare, nel momento in cui la votazione è stata aperta i colleghi della maggioranza hanno cambiato il voto. Le posso garantire, lei può crederci o meno, che se i colleghi fossero stati in grado di votare, il Presidente avrebbe chiuso la votazione non solo perché cinque o sei «cangurati» non sono un dramma, ma comunque perché tendenzialmente io cerco di essere rispettoso dei diritti di tutti, sempre. Poi lei ci può credere o meno, ma le garantisco che sarebbe andata così. Comunque la ringrazio.
RICCARDO NUTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI. Grazie Presidente, solo per dirle che la spiegazione che lei ha Pag. 93dato al collega della Lega Nord sa molto di scusa. Prendiamo semplicemente atto, visti i fatti che sono stati raccontati, che il personale che è accanto a lei, che è degli uffici della Presidenza della Camera, non è indipendente.
PRESIDENTE. No, onorevole Nuti, io proprio non glielo consento questo, ed è una cosa assolutamente ingenerosa rispetto a del personale che è a disposizione di tutti i deputati ed è una garanzia per ciascun deputato il fatto che sia indipendente. Quindi le consiglierei di stare più accorto a quello che dice.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, essendo stato chiamato in causa, semplicemente per rispetto nei confronti del collega Matteo Bragantini che è un collega serio, gli rispondo dicendo che ha capito male. Invece, noi avevamo capito che c'era un misunderstanding rispetto al subemendamento che stavamo votando e io, francamente, non avevo capito quale fosse l'emendamento che stavamo votando e in quel momento abbiamo dato un cambio di indicazione di voto ai nostri colleghi, perché pensavo che stessimo votando su un'altra questione. Quindi è una questione interna al Partito Democratico, nulla a che vedere con gli uffici che fanno il loro lavoro indipendentemente dal nostro.
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere solidarietà e confermare stima e amicizia al personale tecnico della Camera. In tanti anni, in vent'anni che frequento queste Aule li ho trovati sempre inappuntabili nel compimento del loro dovere, professionalmente preparati, competenti e disponibili. Credo che non meritino un certo tipo di attacchi (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare, Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia-Centro Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, mi associo alle parole dell'onorevole Buttiglione e volevo ringraziare, proprio in questi giorni di trattazione di un provvedimento così complicato...
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, non se la prenda, ma io non le posso dare la parola perché ha parlato l'onorevole Rosato, e lei non ha più neanche i tempi come relatore. Comunque, la ringrazio, abbiamo capito il senso del suo intervento.
Colleghi, allora, come detto, dobbiamo annullare la votazione del subemendamento Matteo Bragantini 0.32.4.5 che, quindi, adesso, rivotiamo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.32.4.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Greco, Fregolent, Stumpo, Chimienti, Rotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 279.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Pag. 94PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,55)
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Russo 32.4 e Costantino 32.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Grazie Presidente, proviamo a vedere se siamo più fortunati. Come dicevamo, questo emendamento ha la finalità di evitare che il nostro Paese si trasformi, dal punto di vista istituzionale, in una sorta di Arlecchino e consentire, viceversa, alle autonomie locali una pienezza di funzioni con un ruolo assolutamente chiaro e ben definito. Soprattutto, ha la finalità di evitare che lo Stato possa esercitare direttamente o indirettamente funzioni attribuite, viceversa, alle autonomie locali. Insomma, è un emendamento che mira a un doppio risultato: da una parte la definizione chiara, anche dal punto di vista nosologico, dei livelli di autonomie locali, definitivamente cancellando le province, ma consentendo un ruolo intermedio, con una chiara definizione di comunità autonoma di area vasta, impedendo in questo modo un articolarsi di livelli istituzionali intermedi variopinto, un articolarsi da Arlecchino, un articolarsi diverso e soprattutto talvolta confliggente tra regione e regione.
L'altro aspetto è quello di chiarire quali sono le potestà ineludibili delle autonomie locali ed evitare che lo Stato, in qualche misura, o le regioni possano, direttamente o indirettamente, esercitare funzioni e ruoli che sono in questo modo attribuiti agli enti locali.
FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Presidente, le volevo chiedere se la Presidenza poteva valutare, ad un certo momento della serata, di fare una pausa tecnica, perché siamo qui dalle quattro e mezzo. Decida lei.
PRESIDENTE. Credo che sia una richiesta sensata. Adesso magari sento i gruppi che cosa ne pensano, perché so che ci sono in corso contatti tra i gruppi anche sul prosieguo dei nostri lavori. Cerchiamo di dare una risposta.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Russo 32.4 e Costantino 32.13, con il parere contrario della Commissione, del Governo, il parere favorevole dei relatori di minoranza di Lega Nord e Autonomie e Sinistra Ecologia Libertà e con il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle che si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 377
Astenuti 83
Maggioranza 189
Hanno votato sì 92
Hanno votato no 285).
Passiamo alla votazione del subemendamento Brunetta 0.32.8.9. Scusatemi, ma c’è un punto tecnico che dobbiamo risolvere. Colleghi, ci risulta che l'emendamento Dorina Bianchi 32.8 sia stato ritirato prima della seduta, anche se, per un errore materiale, lo trovate nel fascicolo... Quindi, a questo punto – per questo mi sono dovuta interrompere – risulterebbe impossibile votare i subemendamenti relativi a questo emendamento Dorina Bianchi 32.8. Quindi, andiamo oltre, perché l'emendamento Dorina Bianchi 32.8 non c’è più e di conseguenza non ci sono più i subemendamenti relativi.
Pag. 95MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Presidente, intervengo per chiedere quando è stato ritirato, perché oggi abbiamo dato i pareri. Se è stato ritirato durante i lavori d'Aula, lo facciamo proprio.
PRESIDENTE. La situazione, tecnicamente – vi dico la verità –, è così: c’è un fax del gruppo interessato che è precedente alla seduta e noi ce ne siamo accorti dopo.
Passiamo alla votazione del subemendamento Lombardi 0.32.7.1. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lombardi 0.32.7.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Bossa, Taricco, Realacci, Ribaudo, Alberto Giorgetti, Vaccaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 453
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.32.7.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Manzi, Capelli, Saltamartini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 413
Hanno votato no 44).
A questo punto è precluso il successivo subemendamento Matteo Bragantini 0.32.7.2.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazziotti Di Celso 32.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, questo emendamento noi lo abbiamo presentato per segnalare l'importanza di intervenire sul tema delle partecipate pubbliche perché è un tema sul quale avremmo voluto che ci fossero nella Costituzione degli interventi per assicurare un maggiore controllo da parte dello Stato e un maggiore coordinamento. Abbiamo ritirato già il precedente emendamento all'articolo 31 riguardante appunto l'inserimento tra le competenze statali delle norme generali in materia di organizzazione degli enti locali e delle loro società partecipate; ritiriamo questo emendamento ma vogliamo segnalare il nostro continuo impegno per la riduzione del numero di queste partecipate e per l'aumento dei controlli sull'attività degli enti locali in quanto riteniamo che il proliferare di queste società e l'inattività che finora c’è stata di tutti i partiti e di tutta la politica su questo argomento debba essere corretta. Si tratta di uno dei principali centri di sprechi del nostro Paese e Scelta Civica continuerà a combattere su questo argomento. Ritiriamo l'emendamento ma continueremo a lavorarci nei prossimi provvedimenti.
Pag. 96DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, scusi ma io fatico a comprendere un attimo come si stanno svolgendo i lavori. Nel momento in cui è stato approvato, se non erro, un subemendamento, come facciamo a ritirare l'emendamento dopo che è stato approvato il subemendamento ?
Credo che la domanda abbia una risposta scontata, cioè il collega Mazziotti Di Celso non può ritirare gli emendamenti a cui sono stati presentati dei subemendamenti, perché credo che non si possa fare: o lo ritira prima che vengano messi in votazione o che almeno vengano esaminati i subemendamenti. Nel momento in cui ci sono dei subemendamenti credo che sia difficile poterlo ritirare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. L'onorevole Crippa ha ragione, per cui, anche se la volontà del proponente era di ritirarlo, a questo punto, noi lo possiamo porre in votazione, come modificato dal subemendamento approvato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Presidente, avevo chiesto di intervenire per fare mio l'emendamento dell'onorevole Mazziotti Di Celso.
PRESIDENTE. E comunque avremmo dovuto votarlo lo stesso, come avevo appena detto a seguito dell'intervento dell'onorevole Crippa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 32.7, nel testo subemendato, con il parere contrario della Commissione, del Governo, mentre i relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà si rimettono all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Brandolin, Gelmini, Ferrara, Malisani, Pesco, Grillo. Ci sono altri che non riescono a votare ? Non vedo mani alzate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 349
Astenuti 103
Maggioranza 175
Hanno votato sì 77
Hanno votato no 272).
(Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento D'Ambrosio 0.32.5.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà e con il parere contrario del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Pilozzi, Carloni, Chimienti. Ci siamo... Culotta sta arrivando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 456
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato sì 437
Hanno votato no 19).
A questo punto sono preclusi i subemendamenti Matteo Bragantini 0.32.5.2 e 0.32.5.3.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 32.5, nel testo subemendato con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Piepoli. Ci siamo ? No... aspettiamo l'onorevole Crippa, che sta salendo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 377
Astenuti 81
Maggioranza 189
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 341).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Brunetta 0.32.10.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gianni Farina, Chaouki...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 458
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 288).
(Il deputato Tofalo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici subemendamenti Dadone 0.32.10.1 e Matteo Bragantini 0.32.10.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Minardo, Fraccaro, Tancredi, Bechis, Pellegrino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato sì 457
Hanno votato no 5).
(La deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Risultano così preclusi i subemendamenti Matteo Bragantini 0.32.10.5 e 0.32.10.4.
MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Presidente, lei dice che sono preclusi i subemendamenti Matteo Bragantini 0.32.10.5 e 0.32.10.4, ma i subemendamenti approvati vanno a sopprimere le parole: «per lo Stato». Questi, invece, vanno ad aggiungere, dopo le parole: «per lo Stato», che non esistono più, le parole: «e le amministrazioni». Pertanto, ovviamente, il testo, se subemendato, risulterebbe con le parole: «e le amministrazioni». Dunque, a mio avviso, non sono preclusi.
Pag. 98 PRESIDENTE. Onorevole Matteo Bragantini, siccome è breve, glielo leggo. Noi abbiamo soppresso le parole: «per lo Stato», ma le parole: «in materia di tutela dei beni culturali» sono rimaste; se togliamo le parole: «per lo Stato», le parole: «e le amministrazioni» non si attaccano più. Quindi, non ha più senso e, pertanto, i suddetti subemendamenti sono preclusi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 32.10, nel testo subemendato, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Sinistra Ecologia Libertà, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Piepoli, Carrozza, Borghi, Alberti, Alli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 385
Astenuti 83
Maggioranza 193
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 337).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Dadone 0.32.9.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carloni, Palma, Santerini, Grillo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 339).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 32.9, con il parere contrario della Commissione, del Governo, dei relatori di minoranza di Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Ginoble, Grillo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 380
Astenuti 79
Maggioranza 191
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 332).
Passiamo alla votazione del subemendamento De Menech 0.32.12.100
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Presidente, intervengo per esprimere il parere contrario da parte di Forza Italia a questo subemendamento, perché peraltro ci preclude la possibilità di esaminare poi l'altro emendamento 32.12 a firma della collega Centemero e di altri colleghi, in riferimento a quelle che sono le proposte. Quindi, noi esprimiamo netta contrarietà a questa proposta emendativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Girolamo. Ne ha facoltà.
Pag. 99 NUNZIA DE GIROLAMO. Presidente, intervengo solo per annunciare il voto contrario a questo subemendamento poiché sopprime il nostro emendamento 32.10, che voleva introdurre un principio banalmente liberale: nel caso in cui ci siano delle partecipate a gestione pubblica che non producono efficienza, che non hanno una riduzione dei costi, si lasci gestire ai privati e non sempre alla mano pubblica quindi alle partecipate.
Ricordiamo che con il piano Cottarelli, il Premier Renzi ha annunciato spesso la riduzione delle partecipate, ma non abbiamo mai visto in un provvedimento come questo un fatto concreto che desse un segnale chiaro ai cittadini, che dalle partecipate gestite dagli enti pubblici vorrebbero dei servizi e meno poltronifici per i bocciati della politica.
Ci auguriamo che questo principio e questa proposta emendativa, che è conforme anche a quanto previsto dall'Unione europea, possano essere approvati e quindi voteremo contro il subemendamento che sopprime un emendamento che noi riteniamo giusto per la società e soprattutto giusto per un risparmio efficiente ed efficace, che dia vantaggio ai cittadini e non un vantaggio alle partecipate gestite da qualche trombato della politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente, il problema delle società che in parte sono pubbliche, in parte sono private, è importante anche a livello comunicativo. Il 13 febbraio ci sarà l'iniziativa «mi illumino di meno» per il risparmio energetico, peccato che a partecipare a questa iniziativa sia anche ENI, una società che è in gran parte a capitale pubblico, che però si occupa di trivellazioni, di aumentare il consumo di energia, di spingere per l'energia fossile. Quest'anno purtroppo sarà molto più difficile aderire a quest'iniziativa «mi illumino di meno» sarebbe però il caso che gli speaker decidessero, visto che fanno un servizio pubblico, di essere almeno chiari nella loro trasmissione, dicendo che questa iniziativa sarà solo per aumentare trivellazioni, terremoti, inquinamento, devastazioni del nostro mare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento De Menech 0.32.12.100, sul quale il Governo e la Commissione si rimettono all'Aula, con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà, e con il parere contrario del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cozzolino, Segoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 439
Astenuti 13
Maggioranza 220
Hanno votato sì 347
Hanno votato no 92).
Risultano così preclusi i subemendamenti Nuti 0.32.12.5, Nuti 0.32.12.1, ricordo che il subemendamento Matteo Bragantini 0.32.12.6 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Brunetta 0.32.12.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Pilozzi, Sberna, Pesco, Bini...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 100
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato sì 445
Hanno votato no 6).
Risultano così preclusi i subemendamenti 0.32.12.10, Matteo Bragantini 0.32.12.8, Brunetta 0.32.12.14 e tutti gli altri fino al subemendamento Brunetta 0.32.12.15, a pagina 41 del fascicolo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Brunetta 0.32.12.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Invernizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 456
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Brunetta 0.32.12.17, con il parere contrario della Commissione del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ciracì, Malisani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 268).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.32.12.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fregolent, Grillo... a posto, non vedo altre mani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Brunetta 0.32.12.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale il relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie si rimette all'Aula e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Non vedo mani alzate.. no, ce ne è una... Piccoli Nardelli, Brugnerotto, Alli...
Dichiaro chiusa la votazione. Mi spiace, onorevole Matteo Bragantini, non l'avevo vista. Pag. 101
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 437
Astenuti 14
Maggioranza 219
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 284).
(Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dorina Bianchi 32.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Presidente, è stato approvato il subemendamento De Menech 0.32.12.100, che sostanzialmente toglie la prima parte, dove si inseriva all'interno della Costituzione un principio, come è stato ricordato prima, un principio liberale, per cui si possono gestire i servizi pubblici a mezzo di società partecipate, solo qualora il fine pubblico non possa essere conseguito in un altro modo.
Quello che vorrei sottolineare è che ancora una volta questo Governo tiene valida la seconda parte dell'emendamento, nella quale si dice una cosa molto semplice, ovvero che il Parlamento è esautorato del proprio ruolo e che sarà il Governo ancora una volta a dare vita e a dettare con una legge d'iniziativa del Governo quelli che saranno i criteri per il riordino della disciplina delle società partecipate da amministrazioni pubbliche, al fine appunto di garantire il rispetto dei principi di sussidiarietà degli altri. Quindi noi qui contestiamo ancora una volta, come abbiamo fatto fino adesso, un metodo, il metodo che questo Governo continua ad usare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, vorrei un chiarimento perché, sicuramente per colpa mia, non mi è chiara una questione. Nel subemendamento De Menech 0.32.12.100, che è stato approvato, si dice: «sopprimere la parte principale». Io sinceramente da qualche anno faccio il legislatore e non ho mai visto una proposta emendativa formulata così. Qual è la parte principale dell'emendamento in questione ? Lo potrebbe chiarire, perché, insomma, non è così immediatamente percepibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, vorrei segnalare solo che, anche a mio avviso, la «parte principale» è dubbia. Vorrei comprendere se la parte principale di un presentatore di un emendamento è la seconda o la prima. Credo che possa essere a discrezione di chi ha presentato l'emendamento la parte principale.
Però vado oltre. Immaginando che possa essere accettata la parte iniziale del subemendamento De Menech, vorrei comprendere come, essendo stato di fatto soppresso il primo periodo, rimane se non sbaglio in vigore dal «conseguentemente» in poi. Quando noi chiedevamo le votazioni per parti separate ove c'erano, all'interno di uno stesso emendamento, due periodi, con il primo periodo che andava magari a sopprimere o a modificare e la seconda parte era un «conseguentemente», gli uffici ci dicevano, a mio avviso giustamente, che erano legati uno con l'altro e, quindi, non poteva essere scisso in due parti, non poteva essere fatta una votazione per parti separate. Adesso, essendo stata soppressa la prima parte, io mi chiedo come facciamo a votare questo emendamento che c’è un «conseguentemente». Conseguentemente a che cosa, visto che è stata soppressa la prima parte ? Io credo che qua dobbiamo un attimino fermarci a riflettere perché, o quando noi chiedevamo la votazione per parti separate si poteva fare, ma non credo, o credo che Pag. 102in questo caso dobbiamo riflettere come andare avanti perché è un problema.
PRESIDENTE. Allora, rispondo ad entrambi. La parte principale dell'emendamento, quando c’è una parte consequenziale, si intende la prima parte. La formulazione è chiara: la lettera f) è la parte principale, il «conseguentemente», nelle intenzioni dei proponenti, era la parte consequenziale della parte principale. All'osservazione dell'onorevole Crippa, rispondo che, ovviamente, non è un fatto puramente tecnico, ma è un fatto sostanziale. In alcune situazioni il consequenziale è talmente consequenziale che non regge senza la parte principale. In questo caso, se lei va a vedere l'articolo 39, l'aggiunta di un ulteriore comma all'articolo 39 è perfettamente comprensibile anche senza la parte principale e questo è già accaduto molte volte. Ci sono molti precedenti, quindi, sia in un senso, sia in un altro, di votazioni per parti separate. La motivazione per cui si può fare o non si può fare è sostanziale, non è solamente formale. La modifica dell'articolo sta in piedi anche senza la parte principale che è stata abrogata con il subemendamento De Menech.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Presidente, intervengo come relatore di minoranza semplicemente per cambiare la dichiarazione di voto e dare parere favorevole.
PAOLO TANCREDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ovviamente lei ha chiesto una spiegazione e ora fa una dichiarazione di voto immagino ?
PAOLO TANCREDI. Presidente, sì, faccio una dichiarazione di voto a questo punto, alla luce della spiegazione data. Siccome secondo me e secondo il nostro gruppo, non solo è coerente dal punto di vista del drafting, ma è anche giusto quello che andiamo a inserire in norma, noi voteremo favorevolmente all'emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dorina Bianchi 32.12, nel testo subemendato, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà, e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie, mentre il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Luigi Gallo, Toninelli, Tripiedi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 349
Astenuti 80
Maggioranza 175
Hanno votato sì 90
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'articolo 32 e poi facciamo una pausa tecnica.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, noi voteremo a favore dell'articolo 32 sulla riformulazione dell'articolo 118 della Costituzione, che è meno importante di quello che abbiamo appena votato, l'articolo 31 cioè la riforma dell'articolo 117, vero nucleo dell'allora riforma del Titolo V della Costituzione cosiddetta federale-regionalistica. Ma abbiamo modificato in maniera importante l'articolo 117 rivoltando le attribuzioni ed elencando tra l'altro le attribuzioni regionali, mentre Pag. 103nella versione attuale dell'articolo 117 tali attribuzioni sono date in maniera generica: tutto quello, cioè, che non è attribuzione dello Stato viene lasciato alle regioni. Quindi un ribaltamento fondamentale anche con la cosiddetta clausola di supremazia su cui si è molto discusso.
La mia preoccupazione sulla formulazione dell'articolo 118 che verrebbe fuori dall'approvazione della legge costituzionale è che noi non abbiamo coinvolto le attribuzioni amministrative, che fondamentalmente rimangono in capo ai comuni, ed eliminiamo giustamente le province, perché intendiamo sopprimerle, ma rimangono i comuni e le città metropolitane e via dicendo e vi può essere l'equivoco dell'attribuzione delle funzioni attualmente in capo alle province quando nella legge ordinaria è presente l'orientamento di darle in alcuni casi alle regioni. Questo sarebbe incoerente con l'architettura che abbiamo costruito tra attribuzioni legislative e attribuzioni amministrative, anche se poi vige il principio di responsabilità amministrativa che nell'articolo 118 noi comunque ribadiamo. Da questo punto di vista credo che vi sia una preoccupazione legittima su quello che andremo a fare nell'attribuire poi i poteri delle province, in futuro soppresse, alle regioni o ai comuni, a seconda di come deciderà il legislatore. Da questo punto di vista credo che ci sia un piccolo vuoto nell'architettura costituzionale che stiamo costruendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, annuncio il voto contrario di Forza Italia all'articolo 32 e lo motivo. Il contenuto di questo articolo si segnala, infatti, più per le conferme rispetto all'attuale testo dell'articolo 118 che per le novità, con la conseguenza che il legislatore della riforma dimostra che di non aver voluto farsi carico delle perplessità manifestate dalla dottrina in sede di formulazione e di applicazione della precedente riforma del 2001 che, vorrei ricordare, essere stata approvata dalla sinistra da sola per pochissimi voti.
In primo luogo la riforma in discussione, questo testo, conferma il primo comma dell'articolo 118 che ha alimentato non pochi dilemmi interpretativi in ordine alla tipologia delle funzioni amministrative: le funzioni attribuite ai comuni, le funzioni amministrative proprie, senza mettere poi le funzioni fondamentali degli enti locali di cui all'articolo 117. Si ha l'impressione di essere davanti ad un guazzabuglio terminologico se si confronta questo testo col testo del 2001, con quello originario della Costituzione del 1948.
Allo stesso modo il testo dell'articolo 118 conferma la previsione del terzo comma la quale, pur mossa dall'intento di favorire l'affermazione di modalità di raccordo tra lo Stato ed il sistema delle autonomie, aveva sollevato proprio a margine della riforma del 2001 perplessità tali da appannare l'effettiva portata di quella riforma, ma anche qui non si è voluto modificare niente. Si era, infatti, affermato che vincolando il legislatore statale a disciplinare forme di intese e di coordinamento in alcuni specifici settori, essa non perviene ad un appagante riconoscimento del principio di leale collaborazione quale pilastro del modello autonomistico prescelto dal dettato costituzionale. Questa lacuna è avvertibile anzitutto sul versante soggettivo in quanto i momenti di raccordo che sono contemplati non coinvolgono gli enti locali, veri protagonisti della vita amministrativa e, inoltre, quanto all'autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati per il perseguimento di interessi generali, che è stato inserito nella riforma del 2001, avrebbe dovuto comportare la trasformazione dello Stato dal modello di Stato sociale a quello di comunità.
Ma neanche qui vi è traccia in questa riforma di questo passaggio. Quella che doveva sembrare la novità più significativa della riforma dell'articolo 18, riguardante l'inserimento di una disposizione aggiuntiva, che appunto diventa il nuovo secondo comma nell'articolo 118, fa riferimento alle modalità di esercizio delle funzioni Pag. 104amministrative. In particolare, è stabilito che le funzioni amministrative sono esercitate in modo da assicurare la semplificazione e la trasparenza dell'azione amministrativa, secondo criteri di efficienza e di responsabilità degli amministratori. Certo, è un principio condivisibile ma, anche qui, non è affatto una novità: questo articolo non ha per niente una portata innovativa. Tale disposizione, infatti, non innova in modo significativo la disciplina delle funzioni amministrative, in quanto i principi accolti nel testo erano già oggetto di elaborazione da parte della giurisprudenza costituzionale e i criteri di economicità, di efficienza, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza, oltre ad essere principi del diritto comunitario, erano stati accolti nella legge n. 241 del 1990. Si tratta, quindi, di una mera costituzionalizzazione di principi e criteri già vigenti nel nostro ordinamento, con la conseguenza di porsi una valutazione, rispetto al risultato, di un inutile e pleonastico appesantimento del testo della riforma, a meno che non si voglia rinforzare la funzione comunicativa ed espressiva della riforma stessa esclusivamente verso l'esterno.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Centemero. Nessun altro chiedendo di intervenire, prego i colleghi di prendere posto – c’è stato un po’ di movimento – così non teniamo aperta troppo a lungo la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 412
Votanti 409
Astenuti 3
Maggioranza 205
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 156
La Camera approva (Vedi votazioni).
(I deputati Rampi e Sberna hanno segnalato di aver erroneamente votato contro e che avrebbero voluto votare a favore).
A seguito della richiesta dell'onorevole Zaratti per primo, molto ben accolta da tutti i colleghi, facciamo una pausa tecnica di un'ora. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 21.45.
La seduta, sospesa alle 20,45, è ripresa alle 21,55.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bindi, Boccia, Michele Bordo, Brunetta, Caparini, De Girolamo, Di Gioia, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Mannino, Merlo, Pes, Portas, Rampelli, Realacci, Speranza e Vargiu sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente ha esaurito i tempi originariamente previsti dal contingentamento.
Avverto che anche il gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale sta per esaurire i tempi originariamente previsti dal contingentamento.Pag. 105
Come preannunciato, essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tali gruppi un aumento dei tempi pari ad un terzo di quello originariamente stabilito.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 33.900 che è in distribuzione e con riferimento al quale il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per oggi alle ore 22,45.
La Commissione ha altresì presentato il subemendamento O.39.32.500.
Avverto che il deputato Matteo Bragantini ha ritirato tutti i suoi subemendamenti ad eccezione di quelli riferiti all'emendamento 10.900 della Commissione.
Avverto altresì che il deputato Brunetta ha ritirato tutti i suoi subemendamenti.
Avverto che prima della sospensione è stato da ultimo approvato l'articolo 32.
Adesso, colleghi, credo che dovrò chiedervi una breve sospensione che si deve al fatto che noi dobbiamo annotare sul fascicolo il ritiro degli emendamenti, perché io non so più, a questo punto, quali emendamenti siano rimasti e quali emendamenti siano stati ritirati. Quindi, gli uffici hanno bisogno di dieci minuti di tempo per potere ordinare il fascicolo, dopo di che darò la parola a chi già me ne ha fatto richiesta.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Fedriga, è su questo l'intervento ? Prego, ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, la ringrazio del suo annuncio, però per fare edotti tutti i colleghi dell'Aula che naturalmente abbiamo preso una posizione di carattere politico e la Lega Nord ha ritirato tutti i subemendamenti non riferiti ad emendamenti dei relatori (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, penso possa essere utile anche per una riflessione in questi dieci minuti.
PRESIDENTE. Quindi, se siete d'accordo, colleghi, io sospendo per dieci minuti, il tempo di riorganizzare il fascicolo. Vi ringrazio, la seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 22, è ripresa alle 22,20.
PRESIDENTE. Colleghi, siccome ho ricevuto la richiesta di riunire la Conferenza dei presidenti di gruppo, visto che ancora siamo alle prese con il dato tecnico di aggiornare il fascicolo, direi che la cosa più utile da fare sia quella di fare una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo immediatamente al piano Aula. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 22,21, è ripresa alle 22,35.
PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto riprendiamo con i nostri lavori.
ROBERTO SPERANZA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SPERANZA. Presidente, chiedo la parola, a nome del gruppo del Partito Democratico, affinché venga posta ai voti la nostra proposta che venga deliberata la «seduta fiume» limitatamente agli articoli e agli emendamenti del provvedimento in discussione, immaginando che, nei prossimi giorni, una Conferenza dei presidenti di gruppo possa decidere una data per la votazione finale del provvedimento, per quanto ci riguarda anche nella prima decade o nella prima settimana di marzo, data in cui vi sarebbero sia la votazione degli ordini del giorno sia il voto finale.
Dico queste cose e avanzo questa richiesta con due sentimenti: un sentimento di forte determinazione, perché, per il Partito Democratico, le riforme sono assolutamente indispensabili, sono un punto centrale del nostro programma politico e, al tempo stesso, con amarezza e con rammarico, perché oggi è stata una giornata Pag. 106utile, positiva; vi è stato un lungo scambio tra i gruppi e penso che, per poco, sia mancata un'intesa finale completa che potesse portarci ad evitare questo strumento.
Ma, come è noto, il Regolamento della Camera prevede la potenzialità che ciascun deputato tutte le mattine, all'inizio di una nuova seduta, possa presentare un numero altissimo di subemendamenti, come purtroppo è avvenuto in questi giorni, e noi non avremmo più una certezza. E, quindi, il legittimo diritto delle minoranze a poter discutere, a potersi confrontare, si trasformerebbe in un potere di veto al percorso di approvazione delle riforme costituzionali, che per noi è totalmente inaccettabile.
Nell'avanzare questa richiesta voglio aggiungere che oggi è stata, dal mio punto di vista, comunque una giornata proficua e il dialogo positivo che c’è stato tra i gruppi io penso che non debba essere disperso. E voglio dirlo sin da subito: nonostante la seduta fiume, nonostante, diciamo, una seduta più complessa, che ci vedrà impegnati con ritmi maggiormente serrati, io mi auguro che il clima positivo di dialogo tra le forze politiche possa mantenersi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) e che, anche nel merito, ci possano essere le condizioni per ulteriori miglioramenti e per ulteriori intese su questo testo.
Io voglio concludere con un punto che a me pare decisivo. Noi siamo quanto mai convinti che l'Italia abbia bisogno di fare vedere la luce a questo provvedimento (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, proprio per questo motivo, oggi chiediamo la «seduta fiume». Mi auguro che il clima possa restare sereno e che il confronto tra le forze politiche possa restare positivo.
PRESIDENTE. Colleghi, su questa richiesta di deliberare la seduta (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... colleghi, per favore ! Esprimetevi in un modo consono ! Allora, colleghi !
Quindi, su questa proposta di deliberare la seduta continuata, nei termini indicati ai sensi dell'articolo 41, comma 1, e 45 del Regolamento, ove venga fatta richiesta, io darò la parola a un deputato per gruppo.
Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Abbiamo avuto una giornata lunga, che era iniziata bene con la scelta di evitare che le opposizioni non avessero i tempi giusti e dovuti per potere intervenire, ma la finiamo male, molto male. Lo voglio dire con amicizia al collega Speranza: la proposta che lui avanza questa sera è un atto senza precedenti nella storia della Repubblica e della democrazia italiana (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Qui non stiamo cambiando il codice della strada, stiamo cambiando la Costituzione italiana !
E lo dico con molta franchezza: noi non siamo parlamentari, deputati, signora Presidente, solo in questo mandato, solo per quello che rappresentiamo qui ora.
Noi abbiamo un dovere verso quelli che saranno qui domani mattina, verso quelli che verranno qui tra dieci anni, e costruire un campo minato sulle riforme costituzionali determina un vulnus per il futuro. Le pratiche ostruzionistiche, signora Presidente, si misurano sulle migliaia di emendamenti. Qui stiamo dichiarando una seduta fiume preventiva – perché i colleghi di Forza Italia e i colleghi della Lega hanno ritirato gli emendamenti ostruzionistici, SEL non ne aveva presentati, come è noto a tutta l'Aula – prima ancora che accadano le cose (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). SEL resterà qui a difendere la democrazia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché non vi consentiremo di cambiare la Costituzione come i ladri di notte (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). E lo dico con amicizia al collega Speranza: eviti di utilizzare il termine serenità. A qualcuno non ha Pag. 107portato bene, e voi avete praticato questa strada (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, parlo a nome di un gruppo e come presidente di un gruppo che ha cercato e ha trovato, anche a livello politico, una strada, non a caso, malgrado queste riforme non ci soddisfino su quasi tutti i fronti, anzi direi su tutti i fronti, che ci ha portato a ritirare tutti quei subemendamenti che avevamo presentato nelle giornate precedenti. Adesso, che con duecento subemendamenti, che dovremmo trattare nella giornata odierna, la maggioranza chieda una seduta fiume, e parlo delle stesse affermazioni che ha fatto il presidente Speranza, perché potenzialmente nei prossimi giorni qualcuno potrebbe presentare dei subemendamenti, non è mai successo. La maggioranza, cioè, sta chiedendo una seduta fiume su qualcosa che non esiste e non c’è, ed è ovviamente improponibile con queste premesse che si auspichi una seduta serena e tranquilla. L'abbiamo visto nei primi minuti, dopo le affermazioni del presidente Speranza. È chiaro che si vuole trattare in questo modo – ed è una responsabilità politica che hanno in capo tutta la maggioranza e il Governo – delicate riforme istituzionali, non in un clima di collaborazione tra le forze politiche, che giustamente e normalmente hanno idee diverse, però perlomeno il clima di collaborazione dovrebbe esserci, ma in un clima di scontro totale. Evidentemente, infatti, ormai – e questa è una nostra forte preoccupazione – prima dell'interesse che una riforma sia buona e serva ai cittadini di questo Paese, ho fortemente paura che la riforma debba essere solo spettacolare e che il cammino debba essere spettacolare, perché così domani, dopodomani, fra tre giorni, il Presidente del Consiglio possa andare in TV a dire: ho i muscoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Purtroppo, però, Presidente i muscoli durano un giorno, la Costituzione dura una vita, e noi abbiamo la responsabilità di mettere sulle spalle dei cittadini, non di questo Parlamento, ma di tutti i cittadini di questo Paese, una riforma, anche quelle riforme che nascono e vengono partorite in modo negativo. Dunque, se questo senso di responsabilità manca in quest'Aula, è una preoccupazione che esprimiamo ai colleghi ed esprimiamo a lei. Ci auguriamo che magari, con questi interventi dei diversi gruppi, qualcuno possa ravvedersi e capire che magari la via è quella di fare le cose bene e non di fare le cose di fretta, perché, se si fanno di fretta e male, è meglio non farle (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
FABIANA DADONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Grazie Presidente, devo dire che in questa Aula si respira uno «spirito» di Assemblea costituente non da poco. Questa è la prima volta nella storia della Repubblica che si chiede una seduta fiume sulle riforme costituzionali.
È un orrore spaventoso, la prima volta; quindi, chiunque voterà a favore si renderà complice di questo precedente e se ne assumerà oneri e onori e poi ne risponderà. Vorrei chiedere tramite lei al presidente Speranza quale sarebbe il motivo di questa fiume, perché il senso di prevedere una seduta fiume è quando c’è un provvedimento in scadenza e si deve arrivare ad una data certa, ma lui ha appena detto chiaramente che non ci sarà una data certa per la conclusione dei lavori ma che sarà da concordare. Quindi, è un controsenso che deambula questa richiesta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Motivi non ce ne sono. Lei oggi in Capigruppo, ma in varie occasioni, ha chiesto senso di responsabilità ai gruppi ma di senso di responsabilità da parte dell'opposizione ce ne è stato infinito. In Commissione (noi personalmente, ma tutte Pag. 108le opposizioni) abbiamo presentato pochissimi emendamenti e non si è discusso nel merito.
Avete voluto prevederne la calendarizzazione a dicembre con il contingentamento e non abbiamo presentato tantissimi emendamenti e in Aula non si è discusso sul merito. Si è voluto forzare la mano e allora noi, per legittima difesa (sarà eccesso di legittima difesa), vi abbiamo ricoperto di subemendamenti. Ci mancherebbe altro, compete alle opposizioni difendere la Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ma lo facciamo anche per voi perché un giorno potreste essere opposizione di qualcuno. Presidente, chiedere tra l'altro degli accordi per la conclusione di una riforma costituzionale, di una proposta quanto meno indegna, vergognosa, e che di Assemblea costituente, di quello spirito, non ha assolutamente nulla.
Questa è una riforma presentata dal Governo nei confronti dell'organo che dovrebbe essere legittimato a modificare la Carta costituzionale, che ci ha spinto a contingentare i tempi, a non discutere. Noi addirittura abbiamo proposto di inserire come atto di responsabilità (questa bellissima parola di cui vi riempite la bocca) dieci emendamenti di democrazia diretta. Orrore, Santo Dio, i cittadini possono intromettersi nella vita politica. No, piuttosto una seduta fiume sulle riforme costituzionali.
Abbiamo proposto addirittura di ritirare i 200 subemendamenti perché la notte portasse consiglio al collega Speranza e al Ministro Boschi. Nemmeno da questo punto di vista c’è stata disponibilità, ma noi che cosa dovremmo fare a questo punto. Non ho capito Presidente ? Praticamente chiedere al PD di votare i loro emendamenti al posto nostro: vengano qui, mettano le impronte digitali, a questo punto tanto vale. Se questa è la loro idea di democrazia, questa riforme continuino a farsele da soli come hanno fatto finora. Sappiate però che ne pagherete le spese perché oggi siete maggioranza e un giorno sarete all'opposizione di qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, è fin troppo evidente: il percorso di questa riforma costituzionale evidenzia, ancora una volta, ammesso che ce ne fosse bisogno, che il Paese, sì, ha bisogno di queste riforme e, in particolare, ha bisogno di questa riforma costituzionale fin dal 1983, con la bicamerale Bozzi (non ripercorro tutti i tentativi che ci sono stati) senza che però ci sia stato mai veramente un risultato fruttuoso per il Paese con riforme condivise. Ciò, per un motivo molto semplice: perché si continua a sbagliare. Sbagliano tutti, perché, se il Paese ha bisogno di ristrutturazioni così profonde della Costituzione, ma non c’è dubbio e io vorrei capire se il Padreterno un giorno illuminasse un po’ chi decide e li aiutasse un po’ tutti, l'unico organo che può decidere per bene al fine di ristrutturare la Costituzione madre è lo stesso organo che l'ha prodotta, l'Assemblea costituente. Purtroppo, però di necessità bisogna far virtù.
È stata utilizzata in maniera non propria, non opportuna, così come è stato per la modifica del Titolo V nel 2001, che è stato un vero e proprio disastro per il Paese. Dopo venti anni, tutti si sono accorti di questo grande disastro, di risultati cattivi, di obiettivi falliti completamente, di risultati opposti a quelli prefissati, addirittura. Così poi c’è stato il tentativo sbagliato del 2005 del centrodestra, non nel merito ma nel modo, e infatti il referendum ha dato il risultato che ha dato, Arriviamo poi a questo tipo di proposta. Ve l'abbiamo detto in tutti i modi durante questo dibattito, mi riferisco alle parti che non ci convincono nella maniera più assoluta. Non ci convincono tanto meno le modalità rispetto alla situazione del contingentamento.
Non solo una riforma così profonda non viene fatta in maniera opportuna da un'Assemblea costituente, non solo non Pag. 109viene fatta con un largo consenso, ma addirittura anche con il contingentamento e adesso arriviamo addirittura anche alla seduta fiume. Io penso che così non è veramente possibile andare avanti. Riteniamo che, al di là del merito, questo della seduta fiume sia un percorso che non ci vede per niente d'accordo e riteniamo che come ulteriore motivo di riflessione possa essere comunque utile quello di differire l'approvazione finale nella prima decade di marzo e questo poi si vedrà. Nel frattempo riteniamo che sia un percorso sbagliato quello di proporre la seduta fiume sulla riforma costituzionale, e per questo motivo noi voteremo contro la seduta fiume (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
SERGIO PIZZOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Grazie Presidente, noi voteremo a favore della seduta fiume e voglio dire ai colleghi che hanno sollevato dubbi e critiche dure e pesanti su questa possibilità, che non si tratta di nessun attentato alla democrazia, ai Regolamenti parlamentari. È uno strumento consentito, previsto dai Regolamenti parlamentari che noi pensiamo in questo momento possa e debba essere usato per consentire una discussione più regolare, più nel merito, con tempi più certi (Commenti del deputato Giancarlo Giorgetti). Devo dire che chi urla all'attentato e allo stravolgimento delle regole, sta nella scia di coloro, di tanti, che in questi trenta anni hanno impedito qualsiasi riforma e qualsiasi modifica della Costituzione. Noi non stiamo tra quelli, noi pensiamo che questa riforma debba essere fatta nei tempi certi e più veloci possibili. Ricordo a tutti che questa riforma è stata mesi in Commissione, è stata mesi al Senato, è venuta alla Camera, l'abbiamo profondamente cambiata, dove è cambiato il processo legislativo e l'abbiamo molto migliorata, tornerà al Senato, per molti mesi ancora sarà discussa, e questa questione sarà dibattuta, quindi non c’è alcun attentato alla democrazia, è soltanto uno strumento per impedire speculazioni di bassa lega (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e dico lega non a caso, non a caso. Di bassa lega ! Di bassa lega ! E dico Lega non a caso.
PRESIDENTE. Colleghi, deputato Pizzolante, (Deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie si dirigono verso i banchi del gruppo Area Popolare – Il deputato Allasia si avvicina al banco del deputato Pizzolante ed è trattenuto – Scambio di apostrofi) ! Deputato Allasia, la richiamo all'ordine ! Deputato Allasia, deputato Grimoldi, deputato Pizzolante, deputato Molteni la richiamo all'ordine (Commenti dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).
Deputato Pizzolante non si rivolga ai colleghi della Lega. Deputato Latronico, la richiamo. Deputato Latronico. Allora colleghi deputati, per favore. Collega Pizzolante continui con il suo intervento.
SERGIO PIZZOLANTE. Provo a concludere, vedo che c’è, come dire, una sensibilità democratica particolare secondo la quale (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...
PRESIDENTE. Colleghi !
SERGIO PIZZOLANTE. ... secondo la quale, quando sono loro ad insultare va bene e, invece, una normale espressione dialettica merita quest'aggressione e questi insulti (Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Evitiamo di usare espressioni che siano lesive. Eviti !
SERGIO PIZZOLANTE. Votiamo a favore nonostante questi insulti.
NICOLA MOLTENI. Sei un coglione !
Pag. 110PRESIDENTE. Allora, colleghi (Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie)...
MASSIMILIANO FEDRIGA. È questa la maggioranza responsabile ?
PRESIDENTE. Colleghi della Lega, per favore (Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie – Proteste del deputato Tancredi)... deputato Tancredi, per favore... per favore ! Per favore, collaboriamo tutti (Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie) ! Deputato Simonetti, deputato Simonetti !
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Allora, c’è il deputato Crippa che alza il Regolamento. Ha facoltà di parlare, deputato Crippa.
DAVIDE CRIPPA. Articolo 8, Presidente. Io credo che non sia ammissibile il comportamento da lei mantenuto sino a questo momento. Le ricordo che un nostro deputato per avere preso un telefonino e avere fatto così verso i banchi del Governo è stato espulso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E qui, in questo momento, lei sta permettendo violenze fisiche e verbali da parte del collega Pizzolante senza prendere un provvedimento, che sia uno ! Non ha preso un provvedimento nonostante le offese verbali e fisiche ! Che cosa sono ? Due pesi e due misure o sbaglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, io ho richiamato l'onorevole Pizzolante (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...
FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Grazie Presidente, lei ha richiamato gli articoli 41 e 45 per quanto riguarda la seduta fiume. Non mi consta che il Regolamento preveda la seduta fiume. In nessun articolo del nostro Regolamento è prevista la seduta fiume. Quindi in questo caso si tratta di cambiare il calendario dell'Aula e, da Regolamento, il calendario dell'Aula si può cambiare soltanto in Conferenza dei presidenti di gruppo. Quindi mi pare che non sia possibile da nessun punto di vista procedere al voto dell'Aula sulla seduta fiume (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Sì, questa è una proposta sull'ordine dei lavori e c’è una prassi consolidata su questo, onorevole Zaratti, quindi questa è una prassi consolidata.
RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Presidente, voglio fare un richiamo al Regolamento, perché anche io ritengo che, pur essendo forse questa una prassi consolidata, questo non è un momento consolidato e lo dimostrano anche le situazioni poco edificanti a cui abbiamo appena assistito.
Le vorrei ricordare, Presidente, che questa è una riforma costituzionale e in questo momento lei sta accettando, da Presidente della Camera, che una maggioranza, tra l'altro eletta con una legge elettorale incostituzionale – ma questa è una cosa accertata –, decida autonomamente di tenerci qui la notte, per votare delle proposte emendative che modificheranno la Carta costituzionale per cui mio nonno è morto, Presidente. Allora, io le dico questo...
PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, il gruppo ha già parlato in merito a questa proposta.
RICCARDO FRACCARO. È un richiamo al Regolamento !
Pag. 111PRESIDENTE. Io ho dato la parola ad uno per gruppo.
RICCARDO FRACCARO. È un richiamo al Regolamento !
PRESIDENTE. Ma quale articolo del Regolamento ?
RICCARDO FRACCARO. Arrivo al Regolamento: articolo 41. Le chiedo questo, Presidente. Siccome è una riforma costituzionale, io credo che dovremmo applicare il Regolamento alla lettera per garantire assolutamente equità ed equidistanza con tutti i gruppi parlamentari. Le chiedo Presidente, dove è scritto nel Regolamento che esista...
PRESIDENTE. Ho già risposto al deputato Zaratti.
RICCARDO FRACCARO. No, aspetti, lei ha richiamato una prassi costituzionale.
PRESIDENTE. È la stessa questione.
RICCARDO FRACCARO. Non c’è scritto da nessuna parte nel Regolamento che si possa fare !
PRESIDENTE. Ma è la stessa questione ! Onorevole Fraccaro, ho già risposto.
ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, se è sulla stessa questione non le do la parola.
ARCANGELO SANNICANDRO. La questione invece è un'altra.
PRESIDENTE. Non è la stessa questione ? Prego. Che articolo del Regolamento ?
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, noi siamo stati convocati per lavorare fino alle ore 23. Siamo alle ore 23 e noi dobbiamo sospendere la seduta. Tutto quello che si vuole...
PRESIDENTE. Noi adesso...
ARCANGELO SANNICANDRO. Mi faccia finire ! Mi faccia finire (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie) ! E mi faccia il favore di farmi sapere se io il Regolamento lo devo studiare o lo devo buttare nel cestino. Infatti, non si può andare avanti più così con l'invocazione delle prassi che ogni volta vengono qui a sopperire alle carenze del Regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Deputato Pizzolante, dove sta ? Per favore !
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, articolo 8. Io le ricordo che, nella seduta del 9 ottobre 2014, il sottoscritto ha chiesto alla Presidenza di turno Baldelli, sulla proposta di legge del conflitto di interessi, di deliberare una seduta fiume.
PRESIDENTE. Può parlare più forte ?
DAVIDE CRIPPA. Sì, se mi alzassero il microfono (Commenti del deputato Tancredi). Se può mandarlo fuori magari riesco a finire di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Tancredi ! Onorevole Tancredi, la richiamo (Scambio di apostrofi tra deputati del gruppo della Lega Nord e Autonomie e deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC) – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Onorevole Attaguile !
DAVIDE CRIPPA. Ma buttalo fuori !
Pag. 112PRESIDENTE. Onorevole Attaguile, per favore (Scambi di apostrofi tra deputati del gruppo della Lega Nord e Autonomie e deputati del gruppo di Area Popolare (NDC-UDC) – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Onorevole Tancredi ! Deputato Invernizzi ! Deputati ! Allora, c'era un richiamo al Regolamento. Prego, deputato Crippa.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, io credo che magari se riesce a mantenere un po’ più l'ordine in Aula riesco anche ad esprimere il concetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stavo ricordando che, nella seduta del 9 ottobre 2014, noi abbiamo chiesto di deliberare una seduta fiume al Presidente Baldelli. In quella sede il Presidente Baldelli, prima ci disse che comunque non era stata nemmeno ventilata e proposta all'interno di una Conferenza dei presidenti di gruppo, e poi che avrebbe stravolto un calendario già delineato che doveva...
PRESIDENTE. Abbiamo riunito la Conferenza dei presidenti di gruppo, deputato.
DAVIDE CRIPPA. ... essere riprogrammato. In questo caso il calendario non è riprogrammato perché non è una deliberazione che arriva dall'Ufficio di Presidenza. Io credo che sia indispensabile, innanzitutto perché sono passate le ore 23 a questo punto, che questa votazione non venga fatta e domani venga fatto un calendario secondo le richieste illecite della maggioranza di voler mettere una seduta fiume, ma a questo punto venga fatta da domani alle ore 9 perché, secondo quanto mi rispose già Baldelli allora, non era stato programmato un lavoro. Quindi, non essendo stati programmati i lavori della Camera, era impossibile alle ore 23 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) dire tutto ciò agli uffici della Camera, a meno che qualcuno non li abbia già avvisati. I lavori dovevano essere sospesi alle ore 23 e sono già le ore 23,05.
PRESIDENTE. È chiaro il discorso.
DAVIDE CRIPPA. Ne prenda atto, però !
PRESIDENTE. La ringrazio. Sì, io ho preso atto e lei mi ha anche anticipato prima, tant’è che è stata fatta una Conferenza dei presidenti di gruppo. Una Conferenza dei presidenti di gruppo in cui si è stabilito di ritornare in Aula e di procedere con i nostri lavori. Adesso è stata avanzata una proposta sull'ordine dei lavori che incide, quindi, sullo svolgimento successivo di questa seduta e noi stiamo in questa fase dei lavori. Quindi, tutto è stato fatto in base alle regole.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente sino alla conclusione dell'esame degli articoli e degli... (Vive e reiterate proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).
Colleghi, colleghi, vi prego, vi prego, non è un modo accettabile di procedere ! Non è un modo accettabile ! Voi dovete intervenire dai vostri posti, ritornate ai vostri posti, ritornate ai vostri posti ! Colleghi, ritornate ai vostri posti. Noi siamo già all'interno della discussione che si deve votare... no, non si chiude, perché ho dato la parola ad uno per gruppo. Mi dispiace, ma le regole non le fissate voi (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente sino alla conclusione dell'esame degli articoli e degli emendamenti.
(Segue la votazione).
Bolognesi... Incerti... Cassano...
(È approvata).
La Camera approva per 235 voti di differenza (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Pag. 113Essendo stata approvata la proposta di «seduta fiume» nei termini sopraindicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente fino alla conclusione dell'esame degli articoli e degli emendamenti. La Presidenza, secondo prassi, si riserva di stabilire le sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che, una volta deliberata la seduta continuata, sono da ritenere inammissibili le richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa. (Dai banchi del MoVimento 5 Stelle si scandisce: Serva ! Serva ! Serva !).
DIEGO DE LORENZIS. Sei una dittatrice !
PRESIDENTE. Lasciamo che questo coro continui e sospendiamo la seduta.
La seduta, sospesa alle 23,10, è ripresa alle 23,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
PRESIDENTE. La seduta è ripresa (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Colleghi, colleghi, per favore, dovete lasciar parlare il collega Sisto (Dai banchi del MoVimento 5 Stelle si scandisce: Serva ! Serva ! Serva !).
Colleghi, allora, De Lorenzis, Vacca... colleghi, guardate, noi abbiamo ripreso la seduta, ha chiesto di parlare il presidente della I Commissione, Sisto, sull'ordine dei lavori. Prego, onorevole Sisto, a lei la parola.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Signora Presidente, per essere preciso è un richiamo al Regolamento ai sensi dell'articolo 41. Credo che nel momento in cui noi ci accostiamo, in quest'Aula, come politici, come legislatori, abbiamo degli obblighi, ma se siamo in quest'Aula come costituenti, la qualità del nostro dovere stare in Aula cresce. La Costituzione ha bisogno, dicevo, di cautela, di umiltà e di rispetto. Allora, se l'articolo 41 non prevede una strutturazione della seduta fiume è evidente che la seduta fiume può essere disposta e questo è il primo atto dopo la votazione, per prassi giurisprudenziale precedente di questa Camera, al primo atto dopo la votazione è possibile ingerirsi nella qualità e nella modalità della stessa. Io devo dire che la seduta fiume, cosiddetta, può essere disposta certamente se vi è una scadenza, se vi è un termine, e in questo caso i tempi sono addirittura contingentati, ma soprattutto deve avere una sua ragione, cioè deve avere una sua finalità, cioè qualche cosa che non si può fare se non con la seduta fiume e che deve essere fatto.
Presidente, io della Costituzione ho rispetto e parlo più come giurista che come parlamentare, noi dobbiamo rispettare la Costituzione; quello a cui io ho assistito in quest'Aula, non voglio dare responsabilità a nessuno, ma dico che non è degno di un Parlamento che deve riformare la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Lo dico con tutto il rispetto per ciascuno e credo che le forzature politiche personali, le urla e le grida non abbiano fatto onore, oggi, a chi deve riformare la Costituzione.
Presidente, io penso che noi possiamo, con buona volontà di tutti, cercare di recuperare la dignità dei costituenti, di quel De Gasperi che ha sottoscritto nel 1947 quella Carta costituzionale e di cui noi siamo, volenti o nolenti, eredi in questo momento, ma nessuno se lo ricorda. Allora, si chiede una seduta notturna con una «prova muscolare» che io trovo inopportuna per la Costituzione, si reagisce in modo inopportuno a questa inopportunità e non c’è legittima difesa nei confronti della Costituzione, ci sono dei discorsi che io reputo assolutamente provocatori e ingiustificati, allorquando ci si occupa di un tema così delicato per cui Pag. 114tutti, come Machiavelli, dovremmo indossare l'abito buono dei parlamentari, prima di occuparci della Costituzione. Io trovo che questa mancanza di rispetto e di dignità verso la Carta costituzionale sia l'amarezza che io, in questo momento, manifesto, e sia il segnale più forte che io vorrei dare a questo Parlamento. Noi riforniamo la Costituzione, quella per cui i nostri padri si sono battuti cambiando la storia. E noi sembra che non cambiamo la storia, noi la stiamo distruggendo.
Allora, Presidente, credo che una Costituzione by night cioè che approfitti della stanchezza dei parlamentari, che li metta alla dura prova di cultura e di resistenza, non è una Costituzione scritta come i nostri padri avrebbero voluto che fosse scritta. Questo lo devo dire, perché a me sembra doveroso richiamare il Governo su questa scelta, perché non c’è nessuna scadenza, e allora la mia richiesta è questa: revocare, rectius, annullare questa votazione, perché assunta in spregio della prassi regolamentare sulla seduta fiume che deve avere una sua giustificazione che in questo caso non ha; è stata introdotta, a mio avviso, e cerco di salvare lo spirito dei costituenti con questa richiesta e me ne assumo la piena responsabilità, perché ho l'obbligo, in quest'Aula, di segnalare quello che noi stiamo facendo e di cui non ci rendiamo conto. Non è una prova mediatica, non è una prova parlamentare, è una prova di altissima responsabilità.
Quindi, le chiedo di valutare la revoca o l'annullamento della votazione, essendo questo il primo atto successivo alla stessa votazione. Ma soprattutto, le chiedo di rimuovere la mortificazione inaccettabile che in quest'Aula si è consumata verso un testo nei cui confronti noi dovremmo essere, credo, più rispettosi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie).
DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Grazie Presidente, io e tutto il mio gruppo sposiamo una buona parte di quanto appena affermato. Sicuramente sposiamo la parte del discorso del presidente della I Commissione, Sisto, relativa al metodo. Ovviamente sposiamo anche la parte relativa alla responsabilità che la maggioranza ha in questa prova di forza muscolare, di muscoli che evidentemente non sono muscoli costituzionali ma che sono dei muscoli incostituzionali, nei confronti delle opposizioni, che sono state obbligate – e qua dissento dal presidente Sisto – per legittima difesa, propria e della medesima Costituzione, a reagire nella maniera in cui hanno reagito. Ma mi permetto anche di dirle, e tramite lei spero di arrivare al partito di maggioranza, in particolare al suo presidente, Speranza, che il gruppo che in questo momento io rappresento è il gruppo di opposizione che ha presentato il minor numero di subemendamenti, è il gruppo di opposizione che ha affermato di voler ritirare questi subemendamenti e che, di conseguenza, ha dato alla maggioranza la possibilità di scegliere se portare avanti un dibattito nel merito oppure un dibattito che ci costringe a difenderci dalla violenza che stanno facendo nei confronti delle opposizioni e della Costituzione.
Per questi motivi, Presidente, la richiesta che è stata appena fatta dal collega Sisto è una richiesta assolutamente plausibile, che ci potrà portare a ragionare sul fatto di presentare o meno in futuro nuovi subemendamenti; ma che potremo fare solo se ci sarà una risposta di dialogo e di apertura come solo in una democrazia sana e normale può essere, cosa che purtroppo, fino ad oggi, non c’è stata. Quindi, aspettiamo una risposta, una risposta che speriamo arrivi subito e in base a quella risposta noi ci comporteremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Toninelli. Se ci sono altri interventi sull'ordine dei lavori, concederò, se lo richiederanno, un intervento per gruppo.Pag. 115
Io mi sento di condividere, a nome della Presidenza ovviamente, la preoccupazione e l'amarezza espressa dal collega Sisto. D'altra parte, credo siate tutti testimoni, per primi i colleghi della I Commissione, i capigruppo e i facenti funzioni capigruppo, che per tutta la giornata si è lavorato, anche con l'impegno della Presidenza, per cercare di evitare questo approdo, che non era un approdo auspicato dalla Presidenza. Sto parlando a nome della Presidenza e non mi faccio carico delle questioni politiche che sono state sollevate legittimamente, alle quali non è compito mio rispondere. Tuttavia, non è stato raggiunto un accordo tra i gruppi, cosa che la Presidenza aveva ampiamente auspicato e per la quale si è ampiamente spesa. Abbiamo poco fa fatto una votazione e io ricordo a me stessa e ai colleghi che, una volta deliberata la seduta continuata, sono da ritenere inammissibili richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa. Altra cosa, come invece era stato già detto poco fa dalla Presidente, è la determinazione di pause tecniche e di sospensioni utili sia per lo svolgimento dei lavori sia per la preparazione delle carte utili a questi lavori.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, mi ricollego allo stesso articolo richiamato dal presidente Sisto. Non voglio entrare adesso in considerazioni politiche, però la richiesta del presidente Sisto non era una richiesta che andasse a rivedere il voto, ma una richiesta di annullamento del voto in quanto illegittimo. Quindi, vorrei sapere dalla Presidenza intanto su quali provvedimenti che non prevedevano un termine, come per esempio i decreti, è stata deliberata la seduta fiume e su quali provvedimenti di carattere costituzionale è stata deliberata la seduta fiume.
Ricordo che da Regolamento i provvedimenti di modifica costituzionale hanno delle norme a parte che li tutelano proprio per l'importanza delle norme che si vanno a modificare. Non si possono considerare come un decreto, ma nemmeno come un disegno di legge o una proposta di legge, sono riforme costituzionali. Quindi il presidente Sisto ha chiesto di annullare una votazione illegittima, cosa che la Presidenza può tranquillamente fare essendo illegittima la stessa votazione. Non è che ormai si è votato, perché se si è votato qualcosa che non si poteva votare, esattamente come è avvenuto più volte in precedenza in quest'Aula, la votazione non era valida in quanto non poteva avvenire. Quindi invito la Presidenza a riflettere perché una scelta di questo tenore sono convinto aiuterebbe anche questa Camera e questa Costituzione a mantenere una dignità che altrimenti ho la seria preoccupazione, visto come sono andati i lavori, verrebbe meno, e mantenere questa dignità dei lavori dell'Aula e tutelare la Costituzione è compito in questo momento esclusivo della Presidenza.
FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, io sposo pienamente lo spirito dell'intervento del presidente Sisto, che credo abbia colto il nocciolo della vicenda. Noi dobbiamo avere rispetto della Carta costituzionale che oggi è in vigore perché non dobbiamo dimenticare che noi stiamo riformando la Costituzione, ma che intanto una Costituzione è ancora in vigore, quindi noi dobbiamo rispetto a quella Carta costituzionale e credo che dobbiamo avere rispetto anche per le istituzioni, per queste istituzioni, perché quello che noi abbiamo visto in questa serata francamente non fa onore né al nostro ruolo di parlamentari e di rappresentanti dei cittadini, né alla storia di quest'Aula e di queste istituzioni. Quindi noi sposiamo pienamente lo spirito di quell'intervento. Anch'io voglio ricordare, Presidente, che il presidente Sisto non ha chiesto una sospensione Pag. 116rispetto alla seduta fiume, ma ha chiesto l'annullamento di quella votazione e io ritengo, signora Presidente, che ci siano tutte le condizioni per arrivare all'annullamento di quella votazione, perché io le vorrei ricordare, vorrei ricordare a tutti quanti noi, in quale clima si è svolta quella votazione, con i banchi del Governo pressati da molti colleghi che inveivano e moltissimi altri colleghi e gruppi che in quella confusione non hanno neanche espresso il voto, perché basta andare a rivedere le modalità con cui si è concluso quel voto e si vedrà che tantissimi colleghi di tantissimi gruppi non hanno espresso neanche il voto in quella confusione che si era creata. Quindi io penso che ci siano tutti gli elementi per annullare la votazione. Io vorrei fare anche un appello ai colleghi di maggioranza: il presidente Speranza nel suo chiedere la seduta fiume ha utilizzato termini come serenità del confronto, apprezzamento per quello che era accaduto nella giornata di oggi. Ecco, io credo che quello è il metodo che noi dobbiamo cercare di recuperare nelle prossime ore, dobbiamo recuperare quel clima che c’è stato nella giornata di oggi, che ha visto credo dodici o tredici emendamenti delle opposizioni approvati, che ha visto un confronto sulle idee, sui contenuti. Poi chiaramente prevarrà la posizione della maggioranza, ma noi abbiamo avuto in vigore la nostra Costituzione per settant'anni, e se questa Costituzione rimarrà in vigore settant'anni e una settimana non credo che cambi la storia del nostro Paese. Noi dobbiamo ricordare che i costituenti hanno previsto nella Costituzione... (e anche nel nostro Regolamento è previsto) che quando si interviene sulle questioni costituzionali, mentre normalmente il deputato in teoria ha venti minuti di tempo per intervenire, per le riforme costituzionali ne ha quaranta, questo a significare che noi diamo un'importanza significativa e particolare alla riforma costituzionale. Ora, non possiamo sminuire questa nostra discussione e anche la fatica dei colleghi della maggioranza, che vogliono portare – forse a ragione – a conclusione un processo, non possiamo sminuire tutto questo in un clima di rissa, di confronto che non è di idee ma di altro genere. Per questo io penso che la proposta e la considerazione fatta dal presidente Sisto di arrivare all'annullamento in ragione di una grande confusione in quel momento dell'Aula sia la soluzione più consona e più giusta per tutti noi.
PRESIDENTE. Ci sono altri interventi ? Io non posso che riprendere il filo del ragionamento che facevo prima. Un conto è la politica, che non spetta a me trattare e che ha avuto, in varie forme e in vari modi, una lunga possibilità di espressione nel rapporto tra i gruppi e anche tra i gruppi e il Governo in queste ore; un altro conto è la votazione che abbiamo poco fa fatto, che non può essere considerata una votazione illegittima.
Ci possono essere valutazione politiche del tutto legittime, invece, sulla opportunità o meno di procedere in quella direzione, ma la votazione, dal punto di vista del Regolamento e della prassi, è totalmente legittima. Non ci sono solo precedenti sui decreti, onorevole Fedriga, ci sono molti precedenti su disegni di legge...
MASSIMILIANO FEDRIGA. Riforme costituzionali !
PRESIDENTE. Adesso ci arrivo. Dicevo che ci sono molti precedenti su disegni di legge ordinari. È vero che non ci sono precedenti su disegni di legge costituzionale. È anche vero che non ci sono precedenti per i quali l'articolo 86 del Regolamento, il comma dell'articolo 86 del Regolamento, sia stato usato in maniera così massiccia su disegni di legge costituzionale.
Quindi, siccome tutti quanti sapete che il ricorso alla seduta continuata è una modalità che il Regolamento prevede per accelerare o impedire una prassi ostruzionistica, io devo mettere sul piatto, come è stato del tutto evidente, che si tratta di una prima volta. È vero che c’è una prima volta, così come c’è stata in queste ore e in questi giorni una prima volta di un uso legittimo di un articolo del Regolamento Pag. 117che consentiva, come dire, una notevole attività dell'opposizione in presenza di un provvedimento contingentato, con i tempi contingentati.
Quindi, noi abbiamo come Presidenza semplicemente rispettato la prassi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), abbiamo semplicemente sottoposto a votazione dell'Aula la proposta avanzata da un gruppo. Questa proposta è stata approvata e, quindi, non è un'interpretazione, è un'interpretazione coerente con la prassi e non è una votazione illegittima (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
GIANLUCA VACCA. Ma quale prassi !
PRESIDENTE. Colleghi, io capisco... allora, c’è una differenza tra il fare una discussione, anche aspra nei contenuti, e urlarsi a vicenda. Io non sono per questa seconda ipotesi; sono disponibile ad ascoltare le critiche più aspre, ma non delle urla incomprensibili, incomprensibili.
Allora, mi si è detto di revocare una votazione, perché illegittima. La Presidenza non ritiene quella votazione illegittima e ritiene che quindi l'Aula si sia pronunciata (Scambio di apostrofi tra il deputato Mottola e deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle)... non capisco che cosa stia succedendo. Colleghi, che è successo... ? non so che cosa sia successo. Mi sono leggermente spaventata e non ho capito che cosa è successo. Vi devo confessare... a quest'ora...
Comunque, mi sembra chiaro quale sia il pensiero della Presidenza. Noi dobbiamo proseguire con i lavori perché l'Aula si è pronunciata in maniera legittima e seguendo una norma assolutamente chiara del Regolamento (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Onorevole Sibilia, onorevole Mottola !
Allora, dovremmo passare all'esame dell'articolo 33 e dei relativi emendamenti... che cosa succede onorevoli ?
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, io do la parola assolutamente a chi me la chiede. Però, vi chiederei di non urlare, per un motivo, perché non riesco a capire che cosa state dicendo. Lo dico per tutti. Dopo l'onorevole Crippa ha chiesto di parlare l'onorevole Bianconi.
Onorevole Crippa, prego. Su che cosa intende intervenire ? Su quale articolo del Regolamento ? Non intervenga su questo stesso tema però, onorevole Crippa, perché la Presidente ha risposto sulla base del Regolamento ad un'obiezione fatta da molti interventi, compresi quelli del vostro gruppo. Quindi, non riapra la questione del voto fatto poco fa, perché quella questione è già chiusa per quanto riguarda la Presidenza. Prego.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, io credo che, se lei magari, visto che ha auspicato di non urlare, ma di poter parlare, mi fa esprimere, posso esprimere il concetto e, se mi fa una censura preventiva, credo che io debba urlare per forza e in ogni caso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non era una censura preventiva.
DAVIDE CRIPPA. Devo dire di sì, la sua che poco fa ha pronunciato, e anche il fatto che adesso mi sta parlando sopra non mi permette di esprimere un concetto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io le sto chiedendo, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento: lei nell'esprimere una giustificazione, a mio avviso da arrampicata sugli specchi, poco fa ha citato dei fatti che non corrispondono al vero, quando dice che è prassi consolidata, avendo annunciato poco prima che sulle riforme costituzionali non si è mai fatto, quindi non è una prassi, per quanto concerne le riforme costituzionali.
Altro discorso vi è nel momento in cui lei viene a dire, dopo ampio dibattito che c’è stato durante la giornata e i tentativi di approfondire le tematiche sollevate anche dalle forze di minoranza, alle quali dico che ha commesso un altro errore, magari Pag. 118è stata informata male dal suo capogruppo di partito, ma noi abbiamo presentato una richiesta semplicissima. Erano sette emendamenti, sui quali ovviamente c’è una forza politica che crede in quello che fa, probabilmente non tutti sono dello stesso avviso. In quei sette emendamenti c'erano delle proposte migliorative che non andavano a intaccare le tempistiche promesse dal Ministro Boschi, che per sabato probabilmente avrà una convention dove dovrà dire che ha concluso le riforme. In realtà, noi in quei sette emendamenti dicevamo qualcosa di semplicissimo e i colleghi della maggioranza non li hanno neanche presi in considerazione, rimandando al mittente le nostre richieste. È per questo che a me dà fastidio che, nel ruolo di Presidenza, lei si permetta di giudicare una giornata di trattative parlamentari, non sapendo nemmeno che cosa è stato messo sul piatto e che cosa effettivamente il suo partito non ha neanche voluto ascoltare.
Le ricordo un altro fatto – e questa è una testimonianza oggettiva e, quindi, anche qui sono numeri e non opinioni politiche – il fatto che per quanto riguarda i subemendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle c'era stata anche la proposta nella Conferenza dei presidenti di gruppo di ritirarne duecento. Faccio un semplice conto – magari non tutti ci arrivano – duecento per tre minuti sono seicento minuti, seicento diviso, ahimè, sessanta fa dieci ore. Se noi a quei duecento emendamenti davamo l'OK e rimandavamo una discussione magari senza questi toni aspri che stiamo vivendo in questi minuti, a domattina, a questo punto ci saremmo trovati con duecento emendamenti in meno e con dieci ore in meno, per cui il bilancio era lo stesso. Però, magari si partiva da un clima diverso, ma credo che, anche in questo caso, né dalla sua parte né dalla parte della maggioranza, la matematica sia il vostro forte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Presidente, lei ha detto che per lei il discorso è chiuso. Secondo me non è chiuso. Da un punto di vista tecnico e giuridico e di garanzia, lei ha detto che la prassi precedente giustificava il ricorso alla votazione per la seduta fiume. Questo è obbiettivamente non rispondente al vero, perché lei stessa ha detto che la prassi precedente non contemplava alcun caso relativo a leggi di natura costituzionale (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle). Allora, se lei intende chiudere i discorsi su presupposti non veri facendoli passare per veri, è inutile stare qui, prendiamoci in giro in altra sede e in altro orario, non qui svolgendo questo alto compito.
Il secondo punto è che noi siamo dietro a questo Regolamento, che è un Regolamento mai rivisto ampiamente, ma sicuramente tanto carente in molte parti, e tutte le volte che ne viene sollevata eccezione i suoi, i nostri, capacissimi uffici la inondano di precedenti, lei o chi sta lì a presiedere.
Tanto è vero che in genere si muove una contestazione regolamentare, la Presidenza giustamente non è attrezzata e dopo qualche minuto arriva il foglino nel quale si dice che nel 1982 è stato fatto questo, nel 1987 è stato fatto questo, nel 1989 è stato fatto quest'altro. Il che significa Presidente... Tanto ascolta che non si è accorta che avevo smesso di parlare...
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi lei è simpatico, però mi sono girata proprio per rassicurarla che la stavo ascoltando.
MAURIZIO BIANCONI. Presidente, qui ci vuole un rispetto assoluto perché state compiendo una violazione che passerà alla storia della Repubblica italiana, e siete tanto incoscienti tutti che non lo capite neanche. Questa è la verità (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle). Allora questo Regolamento Pag. 119è tanto deficitario che questo è l'unico consesso italiano (i laureati in legge qui dentro mi conforteranno) nel quale il principio dello stare decisis, cioè di attenersi alle decisioni precedenti, non è un autorevole precedente ma diventa norma, cosa che nel diritto italiano è impensabile perché tipica, come tutti sanno, del diritto anglosassone. Noi abbiamo le regole scritte e la giurisprudenza indirizza una decisione, non la determina. Qui no. Qui è tanto aperto questo Regolamento che per dare risposte si ricorre ai precedenti, che spesso dicono il contrario di quello che diceva la norma originaria.
Il che significa che l'assenza di regolamentazione della seduta fiume, essendo stata così articolata, impone alcune riflessioni che non sono state fatte. Deve essere sempre concessa la seduta fiume quando è chiesta o no ? O all'anomalia della seduta fiume deve essere posta a monte una causa valida ed efficiente tale da violare il sacrosanto diritto della certezza del dibattito nelle ore previste e forzando così il volere dei deputati, in poche parole non garantendo più il sereno esercizio del nostro mandato democratico e quello che compete a lei il buon andamento dei lavori di questa Assemblea ? Ve lo siete posti voi questo interrogativo ? No.
Voi vi siete limitati a dire che siccome non era previsto niente sulla seduta fiume la votazione era ammissibile. Questo non è ammissibile perché la prassi non lo consente. Questo non è ammissibile perché il Regolamento che abbiamo nelle mani non consente di determinare quello che lei ha detto. Allora noi abbiamo una prassi nella quale non c’è la seduta fiume per la Costituzione ma ci deve essere una ragione efficiente, un decreto che scade, una legge da portare in Europa, degli operai che attendono, cioè un'urgenza tale per la quale il sereno andamento dei lavori di questa Assemblea, il normale esercizio della dialettica democratica, magari aggravato da prove ostruzionistiche, è suvvalente rispetto al principio da tutelare con la furia che si va...
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, dovrebbe concludere.
MAURIZIO BIANCONI. No, no, gliela spiego tutta bene, perché lei mi deve rispondere bene, questo è un discorso di diritto al quale lei deve rispondere, non così, deve rispondere bene.
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, aveva cinque minuti, ne ha usati sei, quindi cerchi di concludere il suo ragionamento.
MAURIZIO BIANCONI. Lei mi da cinque minuti, loro vogliono fare la Costituzione in 6 secondi, e lei non si arrabbia, si vergogni (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle) ! Si vergogni !
PRESIDENTE. Concluda perché è ben oltre il suo tempo.
MAURIZIO BIANCONI. Lei non garantisce il buon andamento della seduta, non garantisce il buon andamento del dibattito, avvalendosi di una norma vaga senza che vi sia una necessità per tradire il buon andamento, senza avere una prassi.
Con un'ultima nota, che non è da poco, noi non stiamo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)...
PRESIDENTE. Calma, calma, colleghi.
PAOLO GRIMOLDI. L'onorevole Bianconi si sta sentendo male. Bravi ! Guardate cosa state facendo.
MAURIZIO BIANCONI. Noi non stiamo in un Parlamento così come fu concepito quando fu scritto il Regolamento, che era un Parlamento che teneva conto della rappresentanza proporzionale. Qui stiamo in un Parlamento costituzionalmente valido, ma nel quale ci sono 130 deputati in più rispondenti a un premio di maggioranza, Pag. 120il che significa che c’è una rappresentanza viziata per la volontà di valorizzare l'Esecutivo, il che per l'Italia governante può funzionare, ma per l'Italia di garanzia non funziona più. Così voi, come Presidenza, siete ancora più impegnati ad impedire che la maggioranza violi i diritti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, MoVimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie). Allora, noi confidiamo in voi, e voi tutte le volte non potete cavarvela dicendo che si vota, perché qui si può smettere di votare, perché ci sono molti deputati in più di quelli che gli italiani avrebbero voluto. Allora, la garanzia viene meno, perché l'Ufficio di Presidenza non fa il suo dovere e si para dietro i numeri che sono falsati da una legge che dà un premio di maggioranza per aiutare a governare, ma non a rappresentare. Di fronte a queste elementi, io vorrei un parere scritto, prima di avventurarsi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, MoVimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie di deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bianconi, ho ascoltato con grande attenzione il suo ragionamento, ma non posso cambiare nella sostanza ciò che (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... non posso perché la Presidenza non ha concesso la seduta fiume.
ARCANGELO SANNICANDRO. Ha fatto un blitz !.
PRESIDENTE. La Presidenza ha corrisposto ad una richiesta di votazione, che la prassi consolidata considera del tutto legittima e l'Aula si è pronunciata. Ho capito perfettamente qual è il tema posto dai colleghi, ma non lo possiamo risolvere questa sera. Non lo possiamo risolvere revocando una votazione che è del tutto all'interno della attuazione del Regolamento vigente. Se poi si dice che dobbiamo cambiare, il Regolamento, questo sarà possibile, ma certamente non è tema di questa sera.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Fedriga su cosa, perché lei ha già parlato sull'ordine dei lavori ?
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, le faccio un esempio, se la Presidenza mettesse in votazione un emendamento che per errore non era stato segnalato quale inammissibile, la Camera vota, quella votazione non è valida; esattamente come in questo caso. Quindi è una scelta della Presidenza, non il risultato del voto. Mettere al voto una cosa illegittima: è questa la scelta e la responsabilità della Presidenza, e lei stessa ci ha confermato.
DIEGO DE LORENZIS. Rosato, a chi telefoni ? Vergogna !
PRESIDENTE. Colleghi, ma che cosa volete ? Che cosa state indicando? Non capisco, sta parlando il collega Fedriga. (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Colleghi, guardate, l'Aula è di tutti i parlamentari che vi siedono. Non può essere – lo dico con grande, per così dire, preoccupazione – l'Aula soltanto dell'opposizione che protesta. Ci sono tante diverse opposizioni, come avete sentito. Ci sono colleghi che, pur dissentendo dalle scelte che stiamo facendo, non fanno una bagarre. Ci sono colleghi che stanno cercando di argomentare le loro ragioni e ci sono anche legittimamente i colleghi dei gruppi di opposizione (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Che succede ? Ma che cosa avete ? Ma che cosa volete (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Onorevole Fedriga, Pag. 121aveva concluso il suo intervento ? Mi scusi, non lo so, perché non so più nulla. Prego, concluda il suo intervento, onorevole Fedriga.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Posso ? Aspetto che...
PRESIDENTE. Sta parlando l'onorevole Fedriga. Deve concludere, onorevole Fedriga. Scusi, onorevole, mi stava chiedendo una cosa il collega Palese.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Io capisco la concitazione del momento, non era una lamentela, soltanto una pausa affinché potessi parlare.
PRESIDENTE. Prego, concluda il suo intervento.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, come dicevo, è assolutamente prassi che la Presidenza, se si mette in votazione qualcosa che non si poteva votare, annulli quella votazione. Ripeto che, se un emendamento dichiarato inammissibile venisse erroneamente messo in votazione, quella votazione sarebbe annullata. Lei stessa ci ha detto che precedenti, per quanto riguarda riforme di carattere costituzionale e di sedute fiume, non ce ne sono. Ce lo ha confermato, quindi lei e la Presidenza non vi potete appellare ad alcun tipo di precedente, perché non si può. E questo lo dice il Regolamento, perché regola in maniera diversa. Non si può equiparare una modifica di carattere costituzionale a qualsiasi altro tipo di atto legislativo che facciamo all'interno di questa Camera. E non lo invento io: lo dice – e non per prassi, ma perché è scritto – il Regolamento di questa Camera dei deputati. Quindi lei non può equiparare una riforma costituzionale a qualsiasi altro tipo di atto legislativo. Non si può fare, perché le pratiche sono diverse.
Di più le dico, se mi permette, – ed è una parentesi che ovviamente non entra nel merito – che ho ritenuto sbagliato il suo paragonare l'utilizzo della presentazione dei subemendamenti a questa scelta fatta dalla Presidenza. Infatti i subemendamenti sono una possibilità prevista e scritta dal Regolamento. Questa è una prassi che non esiste, quindi non è prassi: è una novità che introduce questa Presidenza nella giornata odierna.
Quindi le chiedo, proprio per il principio di cautela – e oggi, visto che parliamo di riforme costituzionali, penso che la cautela sia d'obbligo –, prima di procedere nei lavori, di convocare una Giunta per il Regolamento che si esprima su questo. Perché, non esistendo prassi, o c’è la Giunta che si esprime oppure diventa una decisione arbitraria e non vorrei mai che la Presidenza della Camera non rivestisse più il suo ruolo di arbitro oggettivo.
GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCON. Presidente, intanto vorrei dire che in uno stesso discorso non si può dire che c’è la prassi e c’è la prima volta: o c’è l'una o c’è l'altra, altrimenti è un ossimoro senza alcuna ragione di esistere. Quindi vorrei che una valutazione su questo ci fosse anche da parte di quest'Aula.
Poi vorrei dire che c’è un secondo motivo, se mi ascolta, signor Presidente, perché la riguarda, per l'illegittimità del voto di questa sera, Lei si ricorda che ieri sera presiedeva l'Aula e avevamo in discussione l'emendamento Pellegrino. Io lo ho illustrato e alle 23 esatte lei ha sospeso l'Aula senza che si potesse votare l'emendamento Pellegrino. Qui forse l'onorevole Giachetti vorrebbe sollevare qualche rilievo su questa decisione. Però è stata sospesa l'Aula alle 23 precise e non abbiamo votato l'emendamento di Sinistra Ecologia Libertà.
Questa sera erano passate le 23 e comunque è stata messa in votazione la proposta del collega Speranza. Allora, non si possono applicare due pesi e due misure: ieri sera, emendamento dell'opposizione alle 23 e si stoppa tutto e non si vota; questa sera, proposta del Partito Democratico e invece si va oltre le 23. Le Pag. 122regole devono essere le stesse, sia per l'opposizione che per la maggioranza, e la Presidenza non può essere e non può avere una posizione partigiana a favore della maggioranza di questo Parlamento. Questo è inaccettabile.
PIERO LONGO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Signora Presidente, ella ha detto cose assai gravi, e sono già state ricordate dai colleghi che hanno parlato. Si è riferita a una prassi che sappiamo non esiste. Questo, quindi, è un ragionamento fazioso, nel senso tecnico del termine, e dunque fuorviante. Nel corso degli ultimi decenni è stato elaborato dalla dottrina e dalla giurisprudenza il cosiddetto abuso del diritto (anche l'abuso della parola). L'abuso del diritto, che sembra una contraddizione, sta proprio a significare e a stigmatizzare quei casi in cui l'esercizio di un diritto va oltre i termini per i quali quel diritto è stato voluto dal legislatore e poi attribuito a qualcuno.
Ora, che cosa è successo, a prescindere dalle giuste osservazioni che sono già state fatte ? Che il partito di maggioranza ha chiesto che potesse essere messa in votazione una seduta fiume. La richiesta era legittima e, come tale, non era un abuso del diritto. L'abuso del diritto l'ha fatto la Presidenza, quando ha consentito, senza una prassi, che la votazione potesse aver luogo. Questo è il punto, non ce n’è nessun altro. La Presidenza ha abusato del diritto e lei abusa della nostra pazienza. Lo dico con la massima calma e con la massima sincerità. Dopodiché, volete continuare così ? Benissimo, ma io do un avvertimento, per quanto mi riguarda, di carattere politico: è stato detto esattamente che perdere è una questione di metodo. Continuate così e perderete la maggioranza che avete in Parlamento e prima nel Paese. Continuate così (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Presidente, arrivati a questo punto penso che l'unica soluzione possibile sia quella di addivenire a una pausa tecnica lunga che ci consenta di arrivare a domani, in maniera tale che la Giunta per il Regolamento possa esprimersi sulle richieste, che da più parti in quest'Aula sono venute, circa la congruità della richiesta di seduta fiume a partire dalla richiesta del presidente Sisto. Io credo che andare avanti così non serva al Paese, non serva all'istituzione parlamentare, non serva alla maggioranza; certamente, può servire all'opposizione, però noi non siamo per il tanto peggio, tanto meglio. Le suggerisco, quindi, e le chiedo, signora Presidente, di addivenire immediatamente a una pausa tecnica lunga fino a domani mattina, di investire la Giunta per il Regolamento circa i quesiti che le sono stati posti in maniera assolutamente chiara e assolutamente autorevole e, poi, ricominciare, dopo il parere della Giunta per il Regolamento, a valutarne gli esiti in quest'Aula. Procedere così non avrebbe alcun senso e si sottoporrebbe ad altre decisioni, da parte almeno di una porzione consistente di quest'Aula, che io non auspico, ma che sarebbero inevitabili. Grazie, signora Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, solo perché sono state dette alcune cose che meritano una precisazione da parte nostra. La prima è quella che noi siamo nella piena legittimità dei comportamenti e delle scelte fatte da quest'Aula, fatte in base all'applicazione di regole (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e fatte sulla base di un confronto che è durato tutta la giornata e che, come ha Pag. 123detto il capogruppo Speranza nel suo intervento prima, è stato teso tutto il giorno a cercare la costruzione di un accordo per arrivare alla definizione di questo percorso sulle riforme più sereno possibile.
La seconda questione sta nel motivo per cui noi abbiamo fatto questa scelta e lo dico in particolare rivolgendomi a quei colleghi del mio gruppo e di maggioranza che sono qui con la consapevolezza che la decisione di fare una seduta fiume sulle riforme è una decisione difficile, che a noi è costata.
È una decisione che è stata motivata da un atteggiamento di un gruppo parlamentare legittimo, che è il MoVimento 5 Stelle, che anche in Conferenza dei presidenti di gruppo ha ribadito di voler depositare domani mattina – lo ha riportato il Segretario generale nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo – 650 emendamenti che erano già stati depositati e che, considerando che oggi ne abbiamo affrontati 107, avrebbero quintuplicato il numero degli emendamenti rispetto a quelli che noi oggi abbiamo risolto e affrontato. Allora, rispetto a questo, ritengo che il diritto della maggioranza di vedere un percorso definitivo e l'approvazione delle riforme sia un diritto da tutelare.
Poi, rispetto al percorso che noi oggi vogliamo fare, non abbiamo obiezioni rispetto alle pause tecniche e a tutte le richieste che si vogliono proporre con l'intenzione e l'interesse a procedere. Ho letto nelle parole del presidente Brunetta solo l'interesse a fare un passo avanti e non quello di bloccare le cose. Quello che non possiamo accettare è mettere in discussione la ragionevolezza e la correttezza delle scelte che fin qui sono state fatte. Quindi, ribadisco che non vi è la necessità – per quanto ci riguarda poi la disponibilità è nelle mani della Presidenza – di convocare la Giunta per il Regolamento o meno perché la prassi è chiarissima, le decisioni sono state assunte nell'assoluta certezza del diritto ma offriamo la nostra totale disponibilità alla Presidenza, come abbiamo sempre fatto, per capire quali sono i modi più equilibrati per poter completare questa seduta fiume che comunque si completerà per volontà di chi ha fatto questa scelta e si concluderà con l'esaurimento degli emendamenti e la votazione di tutti gli articoli.
GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per l'ultimo intervento sul Regolamento su questo tema, perché siamo sempre sullo stesso punto, pertanto ora chiudiamo.
GIANNI MELILLA. Presidente, mi richiamo all'articolo 23, Capo VI, del Regolamento con una piccolissima premessa. La mia esperienza di molti anni di presidente del consiglio regionale dell'Abruzzo e del consiglio comunale di Pescara mi dà questo insegnamento. Stanotte non possiamo fare niente. Il buon senso consiglierebbe di fermare le macchine e tornare domani mattina alle 9, e questa è una richiesta che rivolgo alla Presidenza dell'Assemblea perché non mi sembra che ci sia il clima adatto per poter sviluppare una discussione proficua che riprenda un po’ il filo della matassa.
Secondo: si cita la prassi. Quando si cita la prassi bisogna citarla. Chiedo alla Presidenza quali sono le fattispecie che hanno visto nel passato adottare questa procedura straordinaria ? Dove sono ? Perché nel Regolamento non esistono, allora noi le dobbiamo vedere e studiare per questo è necessario che ci sia una Giunta per il Regolamento che analizzi...
GIANLUCA VACCA. Rosato, con chi stai al telefono ?
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi ! È libero di telefonare a chi vuole... ma che vuole ? (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) Ma abbiate pazienza, stiamo ascoltando un collega, sta parlando un vostro collega, lasciatelo parlare !
GIANNI MELILLA. Allora, io direi che questa pausa serve anche per istruire una riunione della Giunta per il Regolamento che possa...
Pag. 124PRESIDENTE. Colleghi, premesso che in quest'Aula ciascuno di voi può telefonare a chi vuole, anche ai banchi della Presidenza se lo ritiene, io credo che non possiamo continuare a fare una discussione nella quale alcuni colleghi vengono costantemente disturbati e interrotti. Fate concludere il collega Melilla, che sta dicendo la sua opinione. Prego, onorevole Melilla.
GIANNI MELILLA. Dicevo di sospendere questa seduta e riprenderla domani dopo una riunione della Giunta per il Regolamento che vada ad analizzare queste prassi, che a mio avviso non ci sono, per quanto riguarda leggi di riforma costituzionale.
RICCARDO NUTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI. Grazie, Onorevole Rosato (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle)...
PRESIDENTE. Onorevole Nuti !
RICCARDO NUTI. Le vorrei far presente, ai sensi degli articoli 8, 41 e, dall'articolo 49 a tutto il Capo X del Regolamento, perché immagino che mi stava chiedendo questo, che, finora, gli interventi di tutti i colleghi, tranne quello del collega Rosato che, oltre a dare la sua opinione, non ha motivato nel merito le osservazioni svolte dagli altri colleghi, il cento per cento dei gruppi intervenuti e dei parlamentari intervenuti le ha chiesto di annullare il voto sulla deliberazione della seduta fiume avvenuto dopo le 23. Non ripeto l'esempio fatto dal collega di SEL sul suo emendamento qualche mese or sono. Detto ciò, lei, Presidente Sereni, ha motivato, dando una risposta al presidente Sisto sulla richiesta di annullamento del voto della seduta fiume, dicendo che non ci sono prassi e che, per la prima volta, si sta verificando tutto ciò; subito dopo – ma, in questo caso, tengo a precisarlo, Presidente Sereni, ha detto il falso o meglio non corrisponde al vero – lei ha parlato di un numero di subemendamenti eccessivo, da ostruzionismo. Forse non lo sa, oltre tutti i subemendamenti ritirati dalla Lega e dagli altri gruppi, ne sono rimasti circa duecento o poco più del Movimento 5 Stelle e noi, in aula e in Conferenza dei presidenti di gruppo, abbiamo dato disponibilità a ritirarli, quindi ad andare a «zero» subemendamenti; quindi, se la sua motivazione e la spiegazione che lei ci fornisce si regge su questi elementi, che, oggettivamente, se la matematica non è un'opinione, non sono tali, perché ovviamente non sono più duemila subemendamenti ma sono duecento e forse anche «zero», ciò che lei fornisce come motivazione non è più valido, decade; pertanto, poiché la Presidenza non riesce a fornire dei precedenti validi per le riforme costituzionali, non riesce a dare il numero corretto di subemendamenti da definire come ostruzionistici, perché in realtà non ci sono, ciò che lei afferma è semplicemente falso (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle) ! Detto ciò, lei ci ha chiesto cosa vogliamo, quando poc'anzi più colleghi intervenivano e parlavano senza il microfono; io le rispondo che, cortesemente, noi chiediamo che la Presidenza innanzi tutto venga assunta da quello scranno e non da Rosato e, seconda cosa, chiediamo semplicemente una Presidenza indipendente e imparziale. Né più né meno (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. La Presidenza è convinta che la procedura seguita per la votazione, ai sensi dell'articolo 41, sia legittima, che vi sia una prassi consolidata e consuetudinaria che ci consenta di proseguire nell'esame del provvedimento.
DIEGO DE LORENZIS. Sei una bugiarda !
PRESIDENTE. Si riserva, a proposito della richiesta dell'onorevole Brunetta, di valutare, ad una certa fase dei nostri lavori, la possibilità di fare una pausa tecnica.
Pag. 125(Esame dell'articolo 33 – A.C. 2613-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 (Proteste dei deputati del Gruppo MoVimento 5 Stelle) e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative la deputata Rubinato. Ne ha facoltà (Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si scandisce: Serva, Serva !).
Onorevoli colleghi, ha la parola la collega Rubinato sul complesso degli emendamenti (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Prego, onorevole Rubinato, a lei la parola...
SIMONETTA RUBINATO. Presidente.. (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, Manlio Di Stefano, Di Battista, Tofalo, vi richiamo all'ordine (Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si scandisce: Serva, Serva !)... Ho dato la parola alla collega Rubinato ! Ho dato la parola... onorevole Tofalo, onorevole Tofalo, ho dato la parola... (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Colleghi... onorevole Gallinella, onorevole Parentela, onorevole Di Benedetto, onorevole Vacca, onorevole Fantinati, vi prego... onorevole Lombardi... Vi prego di consentire alla collega Rubinato di svolgere il suo intervento (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...
È nel suo diritto fare il suo intervento ! Colleghi, possiamo valutare una sospensione della seduta per ragioni tecniche solo quando avremo ripreso l'esame di questo provvedimento (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Onorevole Rubinato, provi a parlare ! Provi a fare il suo intervento sul complesso degli emendamenti (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Onorevoli colleghi, state impedendo ad una collega di esprimere il suo pensiero: questo non è accettabile ! Onorevoli colleghi avete espresso più volte e in tutti i modi possibili – e anche meno possibili – il vostro punto di vista: colleghi (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
SIMONETTA RUBINATO. Onorevole Presidente, io ci provo, ma francamente non credo che sia possibile (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di consentire alla deputata Rubinato di esprimere il suo pensiero ! Vi state comportando in maniera del tutto inconcepibile, non degna di un Parlamento (Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si gettano fogli di carta all'indirizzo della Presidenza) !
Voi non sapete rispettare le regole ! Le regole sono per tutti, sono una garanzia per tutti ! Onorevoli colleghi, smettete almeno di tirare oggetti ! Onorevoli colleghi, la seduta è in corso e la Presidenza ha dato la parola all'onorevole Rubinato. Mi dispiace, ma la seduta è in corso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rubinato. Solo se fate parlare l'onorevole Rubinato... (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) Onorevoli colleghi dovete far parlare la collega Rubinato che è iscritta a parlare sul complesso degli emendamenti.
SIMONETTA RUBINATO. Presidente, vorrei cercare di fare un po’ di lavoro nel merito visto che... (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, c’è una collega che ha chiesto la parola per intervenire sul complesso degli emendamenti: dovete darle la possibilità di esprimersi ! Non è un modo corretto di procedere... la collega Rubinato... è stata fatta una votazione, la Presidenza ha ascoltato...
SIMONETTA RUBINATO. Presidente, ma non è possibile parlare ! (Dai banchi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Popolo delle Libertà – Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle si grida: vergogna !)Pag. 126Allora, l'articolo 33 è un articolo particolarmente importante nell'equilibrio... (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di consentire alla collega Rubinato, che è una parlamentare eletta come voi, di esprimere il suo pensiero ! Dovete fare esprimere la vostra collega: ha la parola, è legittimamente iscritta a parlare, perché non la fate parlare (Vive reiterate proteste) ?
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 0,35 del 12 febbraio 2015, è ripresa all'1,55.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
PRESIDENTE. Colleghi, prima di ogni altra considerazione sulle modalità con le quali procedere nei nostri lavori, in particolare con riferimento alla richiesta fatta da alcuni gruppi di prevedere delle pause tecniche, credo che sia necessario ribadire quanto è accaduto in quest'Aula e la piena correttezza della procedura che è stata seguita per la deliberazione della «seduta fiume» e, quindi, anche la piena validità del voto espresso dall'Aula. E vengo a darvi delle informazioni più dettagliate anche dal punto di vista più tecnico, meramente tecnico, procedurale. L'istituto della «seduta fiume» è fondato sull'articolo 41 del Regolamento. Si tratta di un istituto di origine consuetudinaria – è stato già detto in quest'Aula – così qualificato dalla Presidenza della Camera nella riunione della Giunta per il Regolamento del 4 ottobre del 2006. In tale sede, la Presidenza ha rilevato come consuetudini, prassi e precedenti concorrano a costituire il diritto parlamentare insieme alle fonti scritte. Quindi, a pieno titolo, siamo in presenza di consuetudini e questo costituisce diritto parlamentare.
Come è già stato chiarito dalla Presidente, vi sono numerosi precedenti, ripetuti in pressoché tutte le legislature repubblicane, di deliberazione da parte dell'Assemblea di «sedute fiume» per l'esame non solo di disegni di legge di conversione di decreti-legge, ma anche di disegni di legge ordinaria, oltre alla legge finanziaria e di bilancio, provvedimenti sull'interruzione di gravidanza, finanziamento pubblico dei partiti e trattamento di fine rapporto e pensioni. Ciò testimonia il fatto che l'istituto è applicabile a tutti i procedimenti legislativi e non solo a quelli relativi a provvedimenti per i quali, come è stato qui detto, è previsto un termine di approvazione.
Nell'ambito di questi procedimenti legislativi devono senz'altro ritenersi compresi anche quelli relativi all'esame di progetti di legge costituzionale o di revisione della Costituzione, ai quali si applicano in prima deliberazione – e questo ai sensi dell'articolo 97, comma 1, del Regolamento – le procedure stabilite per i progetti di legge ordinaria. Quindi, alla luce di ciò, la Presidenza non ritiene che vi possano essere dubbi sulla piena legittimità della deliberazione adottata dall'Assemblea.
Quanto alla richiesta, che è stata avanzata da più parti, di prevedere una sospensione tecnica della seduta fino a domani mattina, la Presidenza ritiene di poter accogliere tale richiesta, al fine di favorire – ripeto: di favorire – ancora una volta, nel corso della sospensione, il raggiungimento di intese di natura politica – ripeto: politica – sulle quali ben poco può la Presidente, nonostante tutta la giornata di oggi la Presidenza si sia spesa per facilitare queste intese tra i gruppi sulla prosecuzione dei nostri lavori. Ciò detto, adesso io sospendo la seduta che riprenderà domani alle ore 9. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 2, è ripresa alle 9,05.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, Pag. 127i deputati D'Ambrosio, Ferrara, Tofalo, Valeria Valente, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge costituzionale n. 2613-A.
PRESIDENTE. Avverto che anche il gruppo Lega Nord e Autonomie ha esaurito i tempi originariamente previsti dal contingentamento.
Come preannunciato, essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un aumento dei tempi pari ad un terzo di quello originariamente stabilito.
Avverto, inoltre, che tutte le proposte emendative presentate dai deputati iscritti al gruppo MoVimento 5 Stelle si intendono sottoscritte anche da tutti i restanti deputati del gruppo.
(Ripresa esame dell'articolo 33 – A.C. 2613-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.
SIMONETTA RUBINATO. Grazie, Presidente. L'articolo 33 modifica l'attuale articolo 119 della Costituzione, cui la riforma costituzionale del 2001 aveva apportato significative innovazioni in ordine all'assetto dei rapporti finanziari tra lo Stato e gli enti territoriali, ponendo le basi per uno sviluppo in senso federale del sistema fiscale italiano, con l'obiettivo di superare il sistema della finanza derivata, in base alla quale gran parte dei tributi viene riscossa dallo Stato, che provvede, poi, a ridistribuirne il gettito agli enti locali attraverso l'applicazione di due principi essenziali, fatti propri dall'articolo 119 nella riforma del 2001.
Il primo è l'autonomia finanziaria di entrata e di spesa e la disponibilità di risorse autonome per gli enti territoriali anche mediante la potestà di istituire tributi ed entrate proprie da parte delle regioni. Il secondo è la fissazione di principi e strumenti di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.
In realtà, in effetti, il sistema relativo all'autonomia impositiva degli enti territoriali e del federalismo fiscale è rimasto sin qui sostanzialmente inattuato e le regioni hanno funzionato come meri enti decentrati di spesa: lo conferma un'analisi sul gettito fiscale pubblicata qualche giorno fa da CGIA Mestre. La distribuzione del gettito tra i vari livelli di governo dimostra la netta prevalenza ancora oggi della finanza derivata: l'80,7 per cento del gettito pro capite finisce, infatti, nelle casse dello Stato, il 10,2 per cento alle regioni e solo il 9 per cento nelle casse degli enti locali costituiti da comuni, province e comunità montane.
Ne consegue che lo Stato ha operato sin qui una rilevante redistribuzione di risorse agli enti territoriali sulla base della cosiddetta spesa storica, colpita, peraltro, negli ultimi anni da rilevanti tagli lineari, senza attivare meccanismi di premialità, ma, anzi, ripianando a piè di lista le gestioni fallimentari.
Ora la riforma interviene sull'articolo 119 con due modifiche: la prima, decisamente positiva, al terzo comma, ove si prevede la garanzia per gli enti locali del finanziamento integrale delle funzioni pubbliche loro assegnate...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Rubinato. Colleghi, siamo pochi; magari consentiamo all'onorevole Rubinato di parlare in un clima sopportabile, grazie. Prego, onorevole Rubinato.
SIMONETTA RUBINATO. È sicuramente più sopportabile di ieri sera. La Pag. 128prima modifica, dicevo, decisamente positiva, al terzo comma, prevede la garanzia per gli enti locali del finanziamento integrale delle funzioni pubbliche loro assegnate sulla base di indicatori di riferimento di costo e fabbisogno, che promuovono condizioni di efficienza. La seconda modifica, al secondo comma dell'articolo 119, desta, invece, alcune preoccupazioni.
Mi riferisco alla materia del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, che, sulla base del combinato disposto degli articoli 117 e 119, verrà riportata, con la riforma, alla competenza esclusiva dello Stato in forma piena, e non più, come attualmente è, nei limiti dei principi fondamentali, e le regioni potranno stabilire tributi propri in senso stretto solo in applicazione di nome statali.
Questa ricentralizzazione al massimo del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario fa venir meno qualsiasi autonomia impositiva delle regioni, come ha rilevato il professor Franco Gallo nel corso di una audizione nella bicamerale sull'attuazione del federalismo fiscale. «C’è il rischio – cito le sue dichiarazioni a verbale – che l'autonomia sia talmente mortificata che una regione, col principio di responsabilità e col controllo degli elettori in sede di votazione, non possa stabilire un tributo minimo per far fronte a qualunque spesa. Mi sembra – continua il professor Gallo – un grosso passo indietro rispetto al 2001». Siamo tutti d'accordo sul fatto che il Titolo V va modificato, integrato e riorganizzato, ma arrivare ad una situazione peggiore di quella precedente al 2001 è un problema che io considero politicamente rilevante, perché attiene all’accountability e a quella che per tutti i Paesi occidentali è l'essenza dell'autonomia, inscindibilmente connesso con il principio di democrazia.
Inoltre, questa ricentralizzazione abbiamo la preoccupazione che avrà l'effetto di legittimare i tagli lineari, perché – come ha sottolineato il professor Luca Antonini nelle audizioni – la Corte costituzionale, proprio in base al fatto che il coordinamento della finanza pubblica è oggi materia concorrente, è arrivata a sostenere che i tagli lineari non sono ammissibili o devono essere limitati nel tempo. In sostanza, vi è il rischio, con queste modifiche a questa norma, di legittimare una forma di governo della spesa pubblica deresponsabilizzante sia per lo Stato che per gli enti locali, in quanto sarà fondato, ancora più di oggi, l'assetto dei rapporti fra Stato ed enti territoriali su una finanza di trasferimento, a detrimento del principio di responsabilità, mentre ciò che serve è, al contrario, rafforzare il principio di responsabilità. Non ci può essere, infatti, controllo democratico dei cittadini sull'operato degli amministratori da loro eletti, se non c’è vera autonomia finanziaria, ovvero corrispondenza del soggetto che decide le entrate e le chiede ai cittadini, con il soggetto che ha il potere di effettuare la spesa. Finché prevale la finanza derivata dello Stato non ci sarà responsabilizzazione delle classi dirigenti locali.
Infine, la circostanza che l'autonomia impositiva, con la nuova formulazione dell'articolo 119, venga meno solo per le regioni ordinarie, ampliando il divario di strumenti anche sul piano fiscale a disposizione rispetto alle regioni speciali, rischia di mettere alla prova la capacità di tenuta del sistema.
Di qui il complesso degli emendamenti presentati all'articolo 33: per cercare di introdurre alcuni correttivi per salvaguardare l'obiettivo del federalismo fiscale e il principio di responsabilità, per riportare la materia del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario – questo è il punto fondamentale – nell'ambito della competenza concorrente, con una competenza dello Stato limitata ai principi fondamentali; per assicurare certezza e stabilità all'autonomia finanziaria degli enti territoriali, per estendere alle autonomie speciali le disposizioni in esame, e in particolare gli indicatori di riferimento di costo e fabbisogno, almeno a fini di monitoraggio; per introdurre, accanto ai parametri di fabbisogno e costi, anche quello della capacità fiscale dei territori, Pag. 129per assolvere nel modo più efficace alla funzione perequativa che spetta allo Stato.
Prendendo atto con rammarico che non ci sono le condizioni per l'approvazione di tali proposte migliorative, su richiesta della presidenza del gruppo ho ritirato parte dei miei emendamenti. Il mio auspicio è che, in seconda lettura, possa esserci una pacata e approfondita rimeditazione su questa materia, che è particolarmente rilevante per individuare un corretto bilanciamento tra il principio dell'autonomia e quello di armonizzazione della finanza pubblica, per permettere un governo più responsabile e trasparente della spesa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
ALAN FERRARI. Signor Presidente, l'articolo 119 della Costituzione rientra, come i precedenti, nel Titolo V, ovvero quel Titolo della nostra Costituzione che disegna i rapporti tra le competenze dello Stato centrale e gli enti periferici, in particolare le regioni, i comuni e le città metropolitane.
E faccio questa precisazione in funzione del fatto che una delle modifiche che vengono apportate in questo articolo sta nella soppressione dell'espressione «provincia», con tutto il significato che questo ha assunto anche grazie al decreto-legge n. 66 dello scorso anno.
Questo è un articolo che sostanzialmente ci dice che i comuni, le città metropolitane e le regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci, ma concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea.
Successivamente si stabiliscono e si applicano tributi alle entrate proprie e si dispongono compartecipazioni, però a patto che questo sia fatto in armonia con la Costituzione e secondo quanto disposto dalla legge dello Stato, al fine, appunto, del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Cioè, sostanzialmente, si tende – come dire – a ribadire un concetto che cerca di tenere insieme il bisogno complessivo del Paese di avere un'armonia di bilancio e di rispettare i vincoli di bilancio con un tema, che è quello della responsabilità che ogni ente locale deve avere rispetto alle imposte che pone e rispetto alla propria modalità di gestione delle proprie risorse finanziarie.
Si è discusso molto, anche nei giorni scorsi, sulla riforma del Titolo V e sono state espresse e si ritrovano queste preoccupazioni anche in una serie di emendamenti che riguardano l'articolo 119, e vi sono una serie di dubbi sull'efficienza di questo ridisegno.
Io vorrei ricordare che il Titolo V, nella sua articolazione e complessità, e anche quindi questo articolo 119 in realtà muovono da due obiettivi: il primo è quello di porre rimedio a una situazione che si è venuta a creare dopo la riforma del 2001, ovvero una situazione che ha, ahimè, determinato una serie di sovrapposizioni e di difficoltà di interpretazione di competenze tra i diversi livelli dello Stato; l'altro obiettivo è quello inevitabilmente – come dire – di porre l'attenzione sul tema della responsabilità finale.
Le preoccupazioni che si sono espresse, sia per gli articoli precedenti sia su questo, riguardano le decisioni che sono state assunte dal Governo e dalla maggioranza, e cioè di prevedere che ci sia un più rigido controllo o addirittura un accentramento di competenze verso il centro dello Stato, e sono preoccupazioni legittime, che io penso debbano essere gestite e interpretate con grande lucidità.
E non uso a caso la parola «interpretate», perché, vedete, io credo che, nel momento in cui tra il 1946 e il 1948 c’è stata consegnata una Costituzione che diceva che l'Italia, come primo Paese nel mondo, si affidava al funzionamento di un grande Stato che garantiva servizi universali in tema di assistenza, di sanità e di scuola, nel momento in cui si è fatta quella scelta, da quella scelta deriva, ahimè, un fatto, cioè che è necessario che prima di tutto lo Stato, nelle sue articolazioni, ma prima di tutto lo Stato, organizzi le proprie Pag. 130istituzioni e le metta nelle condizioni di avere l'ultima responsabilità verso i cittadini. Cosa voglio dire ? Voglio dire che lo Stato si è assunto la responsabilità, in una regione del Sud come in una del Nord, di garantire in modo universale la stessa qualità dei servizi e gli stessi servizi a italiani provenienti da regioni differenti.
Ebbene, quello che è accaduto con l'approvazione del 2001, ma più in generale in questa lunga fase, che possiamo anche estendere a molto più di un decennio, è stato che ci si è alternati tra fasi che seguivano una logica di decentramento ad altre che hanno seguito, invece, una logica di accentramento dei poteri, in un'alternanza quasi sinusoidale, che io mi auguro che questo Governo, nell'interpretare questa riforma, una volta che sarà approvata, sarà capace di dismettere.
Allora, dove sta la preoccupazione ? La preoccupazione sta proprio nel fatto che questa riforma va nella direzione di rimettere la responsabilità finale al centro, rispetto al fatto che gli italiani abbiano tutti gli stessi servizi, siano questi erogati e organizzati direttamente dagli enti locali o dallo Stato. Queste preoccupazioni richiedono un'azione di interpretazione di un certo tipo. E perché nel 1946-1948, in realtà nel dibattito che ha preceduto la Costituzione, si è scelto di fare così e di organizzare lo Stato garantendo servizi universali a tutti gli italiani ? Perché si immaginava che questo Paese, per la sua conformazione e per la sua cultura, che è una cultura fatta da tante diversità geografiche e culturali, assumesse...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Ferrari. Colleghi, torno a ripetere che chiedo un pochino di silenzio. Grazie. Prego, onorevole Ferrari.
ALAN FERRARI. Presidente, dicevo che, quando si è assunta quella scelta, ovvero di darsi uno Stato così importante, un centro dello Stato così importante, ma soprattutto di riconoscere servizi universali a tutti gli italiani, si è senz'altro concretizzato, non solo un dibattito che si è tenuto nei due anni della Costituente, ma anche uno scambio culturale molto più profondo, che ha radici risorgimentali nel nostro Paese, rispetto al fatto che uno Stato così grande e così importante, ovviamente anche considerando le sue articolazioni istituzionali, fosse pienamente nelle condizioni di sostenere quello sforzo universalistico dei servizi. Quelle condizioni erano determinate dal fatto che si credeva che, di per sé, il nostro Paese avrebbe assunto un processo di diffusione di responsabilità e di competenze fino alla proprie periferie, ovvero fino a quegli enti che hanno la possibilità di avere i cittadini dinanzi a loro, quindi di instaurare e di creare con il cittadino un rapporto di scambio e di verifica continua sulla bontà dei servizi che vengono erogati.
Il problema è che – ahimè ! – quelle aspettative, che erano considerate naturali per la storia d'Italia, in realtà sono state discretamente disattese e noi ci siamo trovati un Paese che non ha saputo garantire, sia quando è prevalsa la linea dell'accentramento, sia quando è prevalsa quella del decentramento, non tanto l'universalità, perché questo è un principio inderogabile, quanto l'efficienza dei servizi che sono erogati.
Allora, io penso e voglio interpretare così lo spazio che avrà questo Governo nell'assumersi una responsabilità maggiore rispetto ad alcune competenze ed è una responsabilità che deve agire facendo in modo che tutte le regioni – che poi vuol dire tutte le istituzioni locali italiane – si assumano la responsabilità, insieme al Governo che ha la facoltà e il dovere di coordinarne l'azione, di ciò che arriva alla fine al cittadino. Senza un lavoro di coordinamento, un potere maggiormente centralizzato fallirà, come è fallito in passato, in tante fasi della nostra storia repubblicana. Io penso che un lavoro di coordinamento inedito abbia tutte le condizioni, invece, per raggiungere gli obiettivi che ci si è dati ancora prima di scrivere la nostra Costituzione.
Da questo punto di vista, io penso che ci sia ampiamente questo spazio e che ci sia anche la possibilità, una volta per tutte, di fare ulteriormente chiarezza su un Pag. 131punto. Infatti, una parte del dibattito che si è concentrato su questi articoli del Titolo V è sembrata mossa dall'esigenza di dare forma a una prova di forza tra chi ritiene sia più corretto che il potere sia presso lo Stato, presso il centro del Paese, il centro delle istituzioni, e chi, invece, ritiene che sia un potere da affidare più significativamente alle regioni.
Quello che dicevo prima racconta la storia di un Paese che tende a responsabilizzare fino all'ultimo anello della catena istituzionale. Il punto non è un derby tra lo Stato centrale e le regioni, il punto è innescare un processo di democratizzazione del Paese, in cui inevitabilmente lo Stato centrale, per una ragione, e le regioni, per l'altra, avranno un ruolo significativo, ma non esclusivo.
Il tema, appunto, della sostenibilità di un sistema di servizi universale non è scegliere tra chi ha più potere tra lo Stato centrale e le regioni, ma sta nella capacità di uno Stato centrale, che ha fatto questa scelta di maggior accentramento, di coordinare il lavoro delle regioni, e insieme alle regioni, che sono le situazioni più importanti, insieme allo Stato centrale di questo Paese, fare in modo che i servizi arrivino ai cittadini con la qualità che si è detto.
Uno degli effetti a mio avviso importanti di quest'opera di coordinamento che il Governo deve fare è la chiusura di una fase in cui, nel 2001, per errore di tutte le parti politiche, io credo anche della mia, si è pensato che la semplice delega alle regioni, non solo dell'organizzazione di alcuni servizi, ma anche, come dire, del rispetto di ciò che arrivava al cittadino in riferimento ai principi inderogabili, cioè i diritti del cittadino iscritti in Costituzione, io penso che l'errore che è stato fatto sia stato quello di pensare di essere sulla strada giusta, semplicemente perché si è delegato, non assumendosi più la responsabilità, se non attraverso formali Conferenze Stato-Regioni, ma non assumendosi più come Paese la responsabilità di fare un lavoro di coordinamento con le regioni e verificare che cosa stava accadendo.
Allora, siamo un Paese che ha una parte pubblica di se stesso poco efficiente, e lo abbiamo dimostrato, ahimè, in tanti casi ed è questo un tema che è emerso anche dal dibattito in questi mesi, su questa riforma costituzionale. Io credo che, nel momento in cui, proprio come effetto della riforma del Titolo V, il Governo prevalentemente, ma anche il Parlamento, in un senso di responsabilità più ampio, dovessero attivare un processo di maggiore coordinamento con gli enti locali e con le regioni, una delle cose che devono essere chiarite immediatamente, assieme all'individuazione di costi standard, che possono essere uno degli elementi per capire quanto l'istituzione locale, sia essa una regione o un ente più periferico, stia funzionando, stia gestendo bene la responsabilità che ha, è il fatto che ci siano ragionevolmente degli indicatori che ci consentono di valutare quale è il tasso di variazione; perché noi non possiamo pensare che semplicemente per una legge dello Stato, sia essa pure una legge così importante, come la riforma della Costituzione, in un attimo il Paese, che fino a ieri si è presentato con velocità così diverse, sia in grado da domani, semplicemente perché c’è un centro più bravo a coordinare, o perché c’è scritto in una legge, di garantire gli stessi servizi. Ma, sarebbe assolutamente sbagliato guardare l'esito di questo lavoro semplicemente in valore assoluto. Se noi dobbiamo metterci nelle condizioni di valutare che se oggi, un servizio in Lombardia, ha un certo valore ed un servizio in una regione del Sud ne ha un altro, il tema non è portare il servizio della regione del Sud allo stesso valore di quello della Lombardia, ma è fare in modo che ogni anno quel servizio della regione del Sud tenda a migliorare il risultato dell'anno precedente.
Con questa logica, io penso che dobbiamo interpretare la riforma che stiamo impostando, una riforma che muove dall'esigenza, come dire, di assumersi una responsabilità finale e io penso che sia corretto apprezzare il fatto che il Governo questa responsabilità se l'assuma e, contestualmente, provare a rinnescare un processo Pag. 132di responsabilità che, però, non devii in modo significativo dalla prima responsabilità che abbiamo tutti, e cioè gli equilibri di bilancio, che danno anche, a mio avviso, l'idea della nostra serietà, non solo in Italia, ma anche in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La ringrazio, ci sono altri che hanno chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti ? Non mi pare. A questo punto passiamo ai pareri.
Onorevole Fiano, vuole, come l'altra volta, che li legga io, oppure procede lei ?
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. No, li leggo io, perché c’è la nuova stampa del fascicolo. Glieli leggo uno per uno, per controllare, visto che la nuova edizione, ovviamente, non riporta i ritirati.
Allora, a pagina 9 del nuovo fascicolo, l'emendamento...
PRESIDENTE. Un attimo solo, perché va direttamente a pagina 9, onorevole Fiano ? Ho a pagina 1 l'emendamento 33.1.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Mi pareva di dover dare i pareri sulle proposte emendative riferite all'articolo 34.
PRESIDENTE. No, sull'articolo 33.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Mi perdoni.
PRESIDENTE. Abbiamo svolto gli interventi sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 33.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Un secondo solo, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, c’è il nuovo fascicolo.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Ce l'ho, è questo.
A pagina 1, sull'emendamento Nuti 33.1, la Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario; la Commissione esprime, altresì, un invito al ritiro, oppure il parere è contrario, sul Testo alternativo del relatore di minoranza Toninelli, sugli emendamenti Toninelli 33.4 e Giancarlo Giorgetti 33.5, nonché sui subemendamenti Giancarlo Giorgetti 0.33.2.20 e Cozzolino 0.33.2.1.
Sul subemendamento Ferrari 0.33.2.101 la Commissione si rimette all'Aula.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fiano. Collega Melilla, io non riesco a sentire, scusi. Grazie.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Le ripeto, Presidente, l'ultimo che ho citato è il subemendamento Ferrari 0.33.2.101, sul quale la Commissione si rimette all'Aula.
La Commissione, inoltre, esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sul subemendamento Cozzolino 0.33.2.2, sull'emendamento Matteo Bragantini 33.2, sugli identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.9 e Rubinato 33.511, sugli identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.15 e Rubinato 33.504, sull'emendamento Bianconi 33.17, sul subemendamento Cozzolino 0.33.18.1, sugli identici emendamenti Invernizzi 33.18 e Rubinato 33.505, nonché sull'emendamento Scotto 33.6.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 33.900.
La Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Piccione 33.19, Costantino 33.10, Quaranta 33.20.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Onorevole Toninelli, lei ha il nuovo fascicolo ? Vuole che glieli legga io ? Siamo all'emendamento Nuti 33.1.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli.
Pag. 133DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 33.4.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Giancarlo Giorgetti 33.5.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento Giancarlo Giorgetti 0.33.2.20.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento Cozzolino 0.33.2.1.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento Ferrari 0.33.2.101.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento Cozzolino 0.33.2.2
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Matteo Bragantini 33.2.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Bene. Poi abbiamo gli identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.9 e Rubinato 33.511.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.15 e Rubinato 33.504.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Bianconi 33.17.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento Cozzolino 0.33.18.1.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Identici emendamenti Invernizzi 33.18 e Rubinato 33.505.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Scotto 33.6.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento 33.900 della Commissione.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Piccione 33.19.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Costantino 33.10.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. L'ultimo è l'emendamento Quaranta 33.20.
Pag. 134DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, prego.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Nuti 33.1...
PRESIDENTE. Siccome lei ha il vecchio fascicolo...
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Ho il fascicolo numero 5.
PRESIDENTE. Ci sono sicuramente molti subemendamenti che non ci sono più. Se lei consente, glieli leggo io e facciamo prima.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Sì, meglio. La ringrazio.
PRESIDENTE. Siamo all'emendamento Nuti 33.1.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 33.4.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Giancarlo Giorgetti 33.5.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento Giancarlo Giorgetti 0.33.2.20.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento Cozzolino 0.33.2.1.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento Ferrari 0.33.2.101.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Poi abbiamo il subemendamento Cozzolino 0.33.2.2
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere contrario.
Anzi, anche sul subemendamento di prima, Ferrari 0.33.2.101, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Matteo Bragantini 33.2.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.9 e Rubinato 33.511.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.15 e Rubinato 33.504.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Bianconi 33.17.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento Cozzolino 0.33.18.1.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
Pag. 135PRESIDENTE. Identici emendamenti Invernizzi 33.18 e Rubinato 33.505.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Scotto 33.6.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 33.900 della Commissione.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Piccione 33.19.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Poi abbiamo l'emendamento Costantino 33.10.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere contrario.
PRESIDENTE. L'ultimo è l'emendamento Quaranta 33.20.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.
PRESIDENTE. La ringrazio.
L'onorevole Quaranta è in Aula ? Allora procediamo senza i pareri dell'onorevole Quaranta.
Dunque, passiamo... ah, devo dare la parola al Governo: onorevole Scalfarotto, lo so, penserà che io ce l'ho con lei, ma le posso assicurare che non è così !
IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Un pochino sì, Presidente, devo ammettere che comincio a pensare di sì. Comunque, ci rifaremo !
I pareri del Governo sono conformi a quelli espressi dal relatore Fiano.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 33.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli, Malisani. Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Moscatt. Altri che non hanno votato ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Avverto che la Camera non è in numero legale per deliberare (per due deputati) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie).
Sospendo pertanto la seduta, che sarà riconvocata tra un'ora.
La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,50.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale già approvato in prima deliberazione dal Senato n. 2613-A. Dobbiamo nuovamente passare alla votazione sull'emendamento Nuti 33.1 nella quale, prima della sospensione della seduta, è mancato il numero legale. Pongo dunque in votazione l'emendamento Nuti 33.1. Onorevole Crippa, le do la parola subito dopo, perché dobbiamo fare prima la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 33.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza Matteo Bragantini e del relatore di minoranza Toninelli.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cassano, Amoddio, Piepoli, Migliore, Di Salvo, Pellegrino, Nicchi, onorevole Fedriga, Caparini.Pag. 136
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 348
Votanti 347
Astenuti 1
Maggioranza 174
Hanno votato sì 34
Hanno votato no 313.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Onorevole Crippa, prego.
DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, un richiamo al regolamento, articolo 8, per chiarire quanto è successo ieri sera e quanto oggi stiamo, o meglio state, visto che noi non abbiamo preso parte alla votazione, portando avanti. Leggo quanto riportato dallo stenografico, quanto alla richiesta che è stata avanzata da più parti di prevedere una sospensione tecnica della seduta fino a «domani mattina». Questo è quanto letto e verbalizzato dalla Presidente Boldrini sullo stenografico. Peccato però che la seduta è stata sospesa alle 2, «domani mattina» vorrebbe dire che noi ci dovremmo trovare venerdì e non giovedì, perché la seduta, alle 2 del mattino, è stata dichiarata eletta dalla Presidente Boldrini poco prima delle 2 e, avendo riportato nello stenografico, non «ci vediamo tra sette ore» durante la sospensione, ma dando come tempistica quella riferita al domani, la definizione che dà la Treccani di domani è il giorno che dovrà venire. Alle 2 del mattino (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie) – credo che anche i colleghi del PD abbiano capito così ed è per questo che è venuto meno il numero legale stamani (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega Nord e autonomie e Forza Italia – Il Popolo delle libertà – Berlusconi presidente). Però, adesso, al di là della ilarità che può suscitare, io credo ci sia una ragione fondante in quello che sto dicendo. Il fatto che venga riportato un concetto chiaro come quello di domani, che è il giorno successivo a quello in cui vengono pronunciate le parole, se la Presidente Boldrini lo ha pronunciato all'1.30, 1.40, 1.50, quello che era, ovvero già nel giovedì 12 febbraio, per me il concetto di domani è venerdì 13 febbraio. A questo punto, o serve una capigruppo che vada a rettificare questa decisione, o altrimenti stiamo facendo una violazione.
Ci deve essere in qualche modo una presa d'atto che un'indicazione della Presidenza venga disattesa dall'andamento dei lavori dell'Aula. Credo che sia un errore, per carità, ma nel momento in cui è stato commesso bisogna porvi rimedio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E visto che è stato commesso, a questo punto conviene convocare una Conferenza dei presidenti di gruppo per stabilire il calendario reale di cosa intendesse la Presidenza con il concetto di «domani». Per intanto la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, non le nascondo che la polemica è arguta e anche a tratti divertente, per le motivazioni, quindi sicuramente non posso che cogliere lo spirito del suo intervento. È del tutto evidente che lei ha anche presente qual era la situazione questa notte, non particolarmente semplice. Al momento del rinvio – tant’è che la seduta è stata sospesa –, non sono state poste obiezioni e la seduta è stata sospesa e rinviata a questa mattina. D'altra parte, questa mattina (Commenti del deputato Crippa)... Onorevole Crippa, le chiedo scusa, io le sto rispondendo ma non apriamo un dibattito su questo, ovviamente. Non a caso, poi, lei giustamente ha osservato che non ve n'erano tanti quanto necessario per evitare la mancanza del numero legale e su questo ha perfettamente ragione, però è chiaro che la Camera è riconvocata, tant’è che stiamo tutti qui stamattina per proseguire i lavori della Camera. Quindi, è assolutamente evidente che ci si riferiva a questa mattina. Quindi, ho raccolto il suo intervento Pag. 137sul richiamo al Regolamento, le ho anche risposto e non apriamo adesso un dibattito su questo, perché credo di averle risposto anche in base a quello che è nel resoconto stenografico.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, non riapriamo una discussione su questo argomento, credo che abbiamo un certo numero di questioni che potremo sicuramente affrontare. La Presidenza ha risposto. Può piacere o non piacere, ma la Presidenza ha risposto.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Palese, avevo considerato chiusa la questione. È su questo che vuole intervenire, onorevole Palese ?
ROCCO PALESE. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché mi sembra che, stamattina, dopo che c’è stata la mancanza del numero legale, si stiano riprendendo i lavori come se nulla fosse successo. Non è così. Chiariamo, non è così, perché c'era stato un programma all'interno della Capigruppo – l'ultima che è stata svolta – che poi è stato per vari motivi completamente disatteso. Inoltre, anche nel mio gruppo, c’è una serie di colleghi parlamentari che sposano totalmente quello che ieri è stato posto come problema dall'onorevole Marcon, nel senso che, avendo avuto notificato in Aula, non da altri, un calendario con degli orari, cioè fino alle 23, la proposta che poi è stata avanzata e votata è stata formalizzata oltre le 23. Io non ricordo il minuto esatto, però sicuramente dopo le 23, e da calendario precedentemente notificato, che non aveva subito alcun tipo di variazione, molti colleghi, tra cui l'onorevole Marotta, che è dietro di me, contestano formalmente questo fatto, perché avrebbero voluto essere presenti. Davanti a una situazione di questo genere – e chiudo qui, subito – penso che, al di là del merito del problema posto dal collega Crippa, ciò sia veramente ragionevole, al fine anche di cercare di creare un clima un po’ diverso rispetto a quello che è successo nella nottata. Ritengo, quindi, che sia salutare e auspicabile la convocazione di una Conferenza dei presidenti di gruppo per determinare poi un aggiornamento sia dell'evoluzione che c’è stata nella nottata sia anche in riferimento al prosieguo dei lavori. Forse sarebbe pure più produttivo per la stessa maggioranza e per il Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Palese, rispondo a lei così lo dico anche agli altri colleghi che eventualmente sull'argomento volessero intervenire: il tema iniziale che lei solleva è stato risolto da un intervento di ieri sera del Presidente, nel quale afferma la piena correttezza della procedura che è stata seguita della deliberazione della seduta fiume e quindi anche la piena validità del voto espresso dall'Aula. Su questo speech non ci sono state, peraltro, contestazioni. Vi è stata prima una polemica, ma questa è la risposta ufficiale del Presidente. Onorevole Palese, rispetto a ieri oggi è accaduto un fatto nuovo. Su questo io sono disponibile se uno per gruppo intende intervenire, perché il fatto che è successo oggi è che è mancato il numero legale.
È sicuramente un elemento politico sul quale, se si vuole fare una polemica, è pienamente legittima in quest'Aula, perché è accaduto. Su ciò che è accaduto ieri sera non ci ritorniamo, perché l'argomento è chiuso.
RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, ieri, quando ho avanzato la proposta della pausa tecnica, ho anche detto di Pag. 138chiedere un parere alla Giunta per il Regolamento e poi una valutazione in Conferenza dei presidenti di gruppo. La Presidente Boldrini, in maniera assolutamente autoreferenziale, ha dichiarato, auto-dichiarato, la correttezza delle prassi seguite, salvo non rispondere in nulla e salvo alcune affermazioni da Wikipedia di diritto parlamentare, invero banali, che potevamo trovare anche noi su Google, su cosa era la seduta fiume e quant'altro. Allora, non mi pare che quest'Aula, in queste condizioni, in questa congerie, si possa accontentare di quel banale speech della nostra Presidente, che non ha risolto alcun problema. Per cui, le ribadisco, dopo tutto quello che è successo ieri e quello che è successo anche questa mattina: urge una Conferenza dei presidenti di gruppo e urge un coinvolgimento della Giunta per il Regolamento per verificare quanto è successo, altrimenti, signor Presidente, possono maturare in quest'Aula decisioni diverse che, come dicevo ieri, potrebbero portare a conseguenze assolutamente negative per i lavori di questi giorni. Non è bene scrollare le spalle o scrollare la testa, altrimenti noi ci scrolliamo la democrazia da quest'Aula. Non è assolutamente bene, signor Presidente. Per questa ragione la invito ancora una volta, visto che anche altri colleghi l'hanno chiesto, ad interrompere questa seduta, sempre per una pausa, in questo caso per consentire una Conferenza dei presidenti di gruppo che analizzi quanto è successo nei giorni scorsi e definisca un percorso all'interno di quanto deciso e porti ad un clima positivo e costruttivo nei lavori parlamentari. Glielo chiedo con grande umiltà ma anche con grande determinazione.
PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, io chiaramente non sospendo la seduta, però trasferirò al Presidente, che ieri ha ritenuto che non vi fosse necessità di riunire la Giunta per il Regolamento. Ovviamente non sono io che posso decidere, trasferirò al Presidente la sua richiesta e attenderemo la risposta del Presidente.
DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, io penso che vi siano due questioni importanti che quest'Aula deve considerare e trattare: la prima l'ha posta giustamente il collega Brunetta relativamente ad una questione di natura procedurale che non può non interessare, per l'organizzazione dei lavori d'Aula, la Conferenza dei presidenti di gruppo e che, altrettanto, non può non interessare la Giunta per il Regolamento rispetto a quanto è accaduto ieri in merito alla deliberazione sulla seduta fiume. Quindi, noi rinnoviamo e confermiamo quanto detto già stanotte e quanto confermato adesso della Conferenza dei presidenti di gruppo e della Giunta per il Regolamento. Ma, a margine, Presidente, c’è anche un'altra questione di natura non procedurale ma politica, e questo è importante e le chiedo di ascoltarmi come certamente farà con attenzione. Lei sa che i gruppi parlamentari stanno dialogando; anche il mio gruppo parlamentare sta dialogando con le forze di maggioranza per cercare di ottenere, seppur nella contestazione dell'impianto generale della riforma, qualche punto richiesto di pertinenza del MoVimento 5 Stelle. Questo dibattito sta andando avanti: non ha trovato questa notte e ieri sera nessun punto di incontro, ma questa mattina sembra essersi riaperta questa possibilità. Stando in Aula e continuando a votare, sicuramente un risultato non è raggiungibile; quindi, le chiediamo per questo motivo di natura politica, ma soprattutto, Presidente, per rendere i lavori d'Aula lavori fattibili e gestibili e non «non lavori», come è accaduto stanotte, che non permettono evidentemente all'Aula di trattare nel merito, perché le reazioni che ci sono state sono la conseguenza di azioni che sono avvenute, azioni di forza che hanno dall'altra parte avuto un'azione di difesa altrettanto forte, le Pag. 139chiedo e le formalizzo, Presidente, quanto meno per questo secondo punto, di permetterci di continuare a dialogare proprio al fine di migliorare i lavori d'Aula e magari anche limitarli a livello temporale, a limitarne il tempo della nostra permanenza in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, articolo 23 e mi richiamo anche, ovviamente, all'articolo 77 della Costituzione, per quanto riguarda la discussione e la conversione dei decreti-legge. In questo momento ci troviamo a discutere una riforma costituzionale che non ha termini o scadenze, ovviamente, per la sua approvazione, mentre abbiamo da discutere, al contempo, diversi decreti-legge per i quali i termini ci sono e che dobbiamo anche trasmettere al Senato, normalmente in 30 giorni, così che anche il Senato possa avere il tempo di discuterli e convertirli. È chiarissimo, e lo dico ufficialmente in quest'Aula, che l'utilizzo di procedure forzose da parte della Presidenza per la conversione di uno qualsiasi di questi decreti-legge sarebbe assolutamente illegittimo, in quanto i tempi decisi dalla maggioranza nella Conferenza dei presidenti di gruppo, comportano la scelta di non trattare gli stessi decreti, altrimenti si creerebbe un precedente gravissimo nel quale la maggioranza decide, per esempio, di discutere i decreti in un giorno e la Presidenza sarebbe legittimata a mettere la ghigliottina se il giorno è a ridosso della scadenza. Quindi, è chiaro che in questo caso, con la scelta della maggioranza di discutere prima le riforme costituzionali, forzature di questo tipo non potrebbero esserci e questo penso sia evidente a tutti, ovviamente anche alla Presidenza. Quindi, io chiedo come la stessa Presidenza intende decidere, e lo deve comunicare all'Aula nella sua autonomia e nella sua potestà di sciogliere queste criticità che si sono venute a creare, e come crede di poter organizzare i lavori dopo la discussione in Commissione, che non può chiaramente avvenire in due ore per scelte della maggioranza, perché deve essere data disponibilità a tutti, anche ai partiti di opposizione di poter discutere o perlomeno di leggere degli emendamenti che addirittura, in alcuni casi specifici, ancora non sono stati letti e non sono stati discussi in Commissione. Chiedo come la Presidenza, dopo i lavori in Commissione, intende far lavorare l'Aula ? In questa situazione tutto ciò è un problema gravissimo perché non dovremmo, e non vorremmo, trovarci in nuove situazioni di impasse parlamentare. Quindi, chiediamo un chiarimento, ovviamente nel più breve tempo possibile, perché questa discussione è strettamente vincolata alla conversione dei decreti-legge. Non è che viviamo in un mondo parallelo quando facciamo le riforme costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Grazie Presidente, ovviamente, non voglio riaprire discussioni sulle scelte di ieri, penso che sarebbe utile seguire anche le parole pronunciate dall'onorevole Brunetta e dall'onorevole Toninelli e provare a fare una pausa di riflessione; su cosa ? Sulla possibilità prevista ieri, alla sospensione dei lavori, di trovare un accordo tra i gruppi e provare a produrre un fatto nuovo che eviti ulteriori fratture che non sarebbero utili e nessuno.
PRESIDENTE. Vi sono altri che intendono intervenire prima che io provi a tirare le fila di questa discussione ? No. Io cercherei di raccogliere alcuni elementi per vedere se possiamo trovare intanto, temporaneamente, una soluzione. Riguardo all'ordine dei nostri lavori, abbiamo Pag. 140di fronte a noi la possibilità di passare al voto solo su sessantuno emendamenti, perché sugli altri si deve poi riunire il Comitato dei nove per formulare i pareri. Quindi, saremo costretti, necessariamente, presumo in un range che può essere di un'ora, un'ora e mezza, seguendo come vanno le cose – non lo so, vediamo – a dover interrompere la seduta. A quel punto potremo valutare, magari se adesso i gruppi trovano su questo un'intesa, di dare al Comitato dei nove un tempo congruo per formulare i pareri e per andare avanti nel seguito dei nostri lavori e quel tempo può essere anche utilizzato, contemporaneamente, per proseguire il dialogo, che io ritengo assolutamente utile se può arrivare da qualche parte.
Tanto noi comunque dovremo interrompere per l'espressione dei pareri. Per quanto riguarda, onorevole Fedriga, invece il tema dei decreti-legge, è del tutto evidente che, al momento, c’è una programmazione fatta dalla Conferenza dei presidenti di gruppo e io penso, ma questo lo stabilirà ovviamente il Presidente, perché, sulla base anche di come proseguiranno i nostri lavori, sarà da rifare un punto per capire se, effettivamente, quel programma può essere portato avanti oppure se va in qualche modo modificato. Non è una risposta che le posso dare io. Ovviamente, trasferirò anche questa sua richiesta alla Presidente.
Se non vi sono obiezioni e siamo d'accordo così, io procederei con queste votazioni, poi sospendiamo per un tempo che valutiamo anche in ragione di quanto sarà necessario al Comitato dei nove.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, mentre il relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Beni, Ferranti, Locatelli, Gandolfi, Tinagli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 377
Votanti 356
Astenuti 21
Maggioranza 179
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 335.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Censore e Scuvera hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 33.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e della Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carrozza...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 377
Votanti 373
Astenuti 4
Maggioranza 187
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 335.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giancarlo Giorgetti 33.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e della Lega Nord e Autonomie.Pag. 141
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Calabria, Segoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 43
Hanno votato no 335.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Giancarlo Giorgetti 0.33.2.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Palese, Giammanco, Tancredi, Capodicasa, Ruocco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 385
Votanti 383
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 81
Hanno votato no 302.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Cozzolino 0.33.2.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Galgano... Totaro... Colaninno... Gelmini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 388
Votanti 387
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 83
Hanno votato no 304.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)
Ricordo che il subemendamento Ferrari 0.33.2.101 è stato ritirato.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo trenta secondi tornando sulla discussione che avevo introdotto prima ma non entro nel merito: le chiedo soltanto e lo chiedo ufficialmente come gruppo della Lega la convocazione di una Conferenza dei presidenti di gruppo durante la pausa così da dirimere la questione decreti che riteniamo vincolante anche per il prosieguo di questi lavori perché, ripeto, c’è anche una Commissione che non si può convocare durante la seduta fiume.
PRESIDENTE. Va bene. Lo trasferirò alla Presidente e vediamo cosa deciderà.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Cozzolino 0.33.2.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Pag. 142Nord e Autonomie e il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli... Brunetta... Ciracì...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 71
Hanno votato no 314.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Censore, Di Salvo e Prataviera hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario)
Passiamo alla votazione dell'emendamento Matteo Bragantini 33.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, con questo emendamento noi intendiamo riscrivere l'articolo 119, cercando di definire meglio i concetti basilari fondamentali che vorremmo fossero inseriti e sottolineati all'interno di questa riforma costituzionale, quali la funzione del Fondo perequativo e il concetto di fabbisogni e costi standard. Riteniamo, infatti, che siano concetti sicuramente presenti in nuce all'interno del testo così come è stato ridisegnato sia al Senato sia all'interno della Commissione affari costituzionali ma, proprio per dare un senso ad una riforma che ha degli accenni, non sicuramente contestabili, almeno dal punto di vista formale, eccessivamente centralistici, riteniamo sia fondamentale ribadire certi concetti nella riscrittura della Costituzione, in un momento nel quale lo Stato italiano, insieme a tutti gli altri partner, si trova all'interno di una crisi economica internazionale che obbliga i vari sistemi ad adeguarsi al mutato scenario internazionale.
In seguito a tutto questo, è necessario anche attribuire quel valore alle regioni e alle autonomie locali, che, purtroppo, in questa riscrittura della Costituzione, vengono eccessivamente sviliti, per non dire massacrati. Se vogliamo effettivamente dare senso compiuto a quei principi che tutti noi abbiamo sempre sostenuto, almeno dal punto di vista formale, quale la compartecipazione tra le diverse parti dello Stato al fine di dare maggiore efficienza, finalizzata nient'altro che al benessere delle nostre comunità, dobbiamo anche finalmente prendere per le corna il vero problema dello Stato italiano, che è quello degli eccessivi sprechi.
Eccessivi sprechi che vengono determinati anche da una spesa pubblica non controllata, sia a livello centrale – molte volte questo si dimentica – che a livello periferico, e, per fare questo, bisogna chiarire una volta per tutte il concetto fondamentale di un sistema effettivamente capace di rispondere ai cittadini e capace anche, comunque, di mantenere un equilibrio economico fondamentale nel sistema in cui oggi siamo.
Bisogna capire cosa si intenda per costo standard; bisogna capire cosa si intenda per fabbisogno, bisogna anche, ovviamente, concentrarsi sul concetto di fondo perequativo, che non può essere il cavallo di Troia rispetto ad un concetto – ormai noi speriamo appartenente al passato – in base al quale qualunque tipo di spesa fatto da regioni o enti locali assolutamente non responsabili sarebbe poi coperto a fondo, a piè di lista, dallo Stato.
Il fondo perequativo è chiaramente necessario per far sì che quella parte del territorio italiano gestito – diciamolo anche in modo aperto e franco – in modo disinvolto, in alcuni casi in modo truffaldino, anzi criminale, nel corso degli ultimi decenni, non possa guardare comunque all'intervento dello Stato come a una sorta di panacea di ogni incapacità amministrativa.
PRESIDENTE. Concluda.
CRISTIAN INVERNIZZI. Il fondo perequativo è fondamentale – mi avvio alla conclusione – per far sì che i livelli essenziali siano garantiti in tutto lo Stato e siano garantiti a tutti i cittadini, ma, se non è effettivamente bilanciato dal concetto stringente di costo standard, allora diventa nient'altro che la riedizione moderna e aggiornata della Cassa per il Mezzogiorno. Ecco perché noi riteniamo che un articolo 119, che contiene già, comunque, concetti di questo tipo, debba ulteriormente sottolineare come, se si vuole effettivamente...
PRESIDENTE. Deve concludere.
CRISTIAN INVERNIZZI. ... dare una nuova struttura – mi avvio alla conclusione, cinque secondi – a questo Stato, bisogna anche riconoscere che non si può andare avanti come si è andati avanti negli ultimi anni e bisogna chiarire in modo definitivo che non si può più pensare che la ricchezza prodotta in alcuni territori, e concludo, venga spesa senza responsabilità con riferimento ad altri.
FABIANA DADONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Signor Presidente, il mio gruppo non prenderà parte a queste votazioni. Saremo in Aula, fermi e tranquilli, ma non vogliamo votare i subemendamenti e andare avanti, perché significherebbe avallare la gravissima votazione che c’è stata ieri sulla seduta fiume; una votazione che, lo ribadisco, è stata assolutamente posta in maniera illegittima, e votare e andare avanti, in questo momento, significa avallare e accettare il fatto grave che è successo ieri.
Prima volta nella storia e un precedente che sarà gravissimo ! Sono in corso delle trattative tra i gruppi: noi siamo stati più che disponibili, continuiamo ad esserlo, ma, finché non otteniamo risposta, non prendiamo parte a questa pagliacciata, perché è offensivo verso l'intelligenza critica delle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Dadone, io ovviamente, in quanto Presidente di turno, mi rammarico del fatto che il gruppo MoVimento 5 Stelle non prenda parte alla votazione: può essere un fatto marginale o meno, però è quello che intendo esprimere. Ovviamente io debbo ribadire che la decisione di ieri, per quanto riguarda la Presidenza e per quanto riguarda l'Aula e i nostri lavori, è assolutamente legittima e in base ad esse stiamo andando avanti. Mi auguro che nel corso delle ore sia possibile recuperare una questione che secondo me comunque non fa bene.
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, lei dice che la decisione è legittima: io mi permetto di contestarle questa legittimità. E le ricordo, come Ufficio di Presidenza e come Presidenza, che ieri sera io ho posto dei problemi precisi in punto di diritto, ai quali ho chiesto una risposta scritta, che sicuramente avallerà la vostra pretesa legittimità, ma con la quale mi vorrei recare dal Presidente della Repubblica per chiedere se anche lui è d'accordo con noi o con voi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 33.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore della Lega Nord.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Paris, Matteo Bragantini, Pilozzi, Farina, Santerini, Marti, Fucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 392
Votanti 389
Astenuti 3
Maggioranza 195
Hanno votato sì 29
Hanno votato no 360.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.9 e Rubinato 33.511.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgetti. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, io credo che siamo arrivati al momento decisivo, al colpo al cuore di ogni prospettiva, non dico di federalismo, ma di autonomia e responsabilità che oggi è contenuta nella Costituzione.
Con questo emendamento noi cerchiamo di eliminare l'intenzione dichiarata per cui lo Stato si riserva la possibilità di intervenire in ogni fase dei processi di reperimento delle risorse da parte degli enti locali e delle regioni. Dico «colpo al cuore», perché è chiaro che abbiamo discusso sulle competenze, ma, nel momento in cui lo Stato si riserva in esclusiva la possibilità di determinare le soglie e i margini di autonomia e di eliminarli alla radice, non sì potrà più parlare in alcun caso né di federalismo, declinato con tutti gli aggettivi possibili e immaginabili, né di autonomia.
Dico questo perché ? Perché la situazione attuale – che già da chiunque in quest'Aula è biasimata quantomeno nei territori, rispetto a dei patti di stabilità che con l'attuale Costituzione strangolano comuni, regioni, province, quello che ne è rimasto, sostanzialmente –, ecco, quel Patto di stabilità lì, che oggi tutti in qualche modo criticano, viene edificato come fondamenta della nostra Costituzione.
Noi non lo possiamo accettare ! Non lo possiamo accettare perché già il sistema costruito in questa riforma ha dei presidi che in qualche modo garantiscono completamente il Governo, presidi che risiedono nel fatto che la competenza, già concorrente sul coordinamento della finanza pubblica, è diventata competenza esclusiva dello Stato.
È un presidio il fatto che quella competenza esclusiva dello Stato, con la procedura dell'articolo 70, non contempla di fatto nessuna possibilità per il Senato cosiddetto delle autonomie – cosiddetto delle autonomie – di intervenire su questa materia. Un presidio che, non contenti di questi due chiavistelli messi a tenuta del sistema, risiede anche nella clausola di supremazia nazionale che ieri abbiamo approvato. Infatti, nella misura in cui la competenza esclusiva di questa Camera, senza l'intervento del Senato, va a stabilire quali sono i limiti all'autonomia di comuni e regioni, lo Stato si riserva comunque la possibilità, nel momento in cui questi vanno a insidiare la possibilità di garantire i vincoli che abbiamo stipulato in sede europea, di essere richiamati in qualche modo dalla clausola di supremazia nazionale.
No, non basta ! Non basta. Si deve andare a stabilire che lo Stato si riserva la possibilità di intervenire fino alle misure di dettaglio di comuni, regioni e per quanto rimarrà delle province. È per questo motivo che noi abbiamo proposto questo emendamento. Abbiamo proposto questo emendamento per tornare, quanto meno, alla situazione formale di riconoscimento di autonomia e responsabilità, altrimenti sarebbe più onesto e responsabile eliminare totalmente l'articolo 119 e dire chiaramente che, in questo Paese, il federalismo e l'autonomia e responsabilità non si possono applicare, perché gli Italiani sono immaturi e non possono fare quello che fanno i tedeschi, gli svizzeri e i canadesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !Pag. 145
Gli italiani sono immaturi, questo è quello che sta scritto dietro a questa impostazione, e lo dico anche a tutti i rappresentanti qui che hanno avuto esperienze di sindaco, di amministratore locale, coloro che rappresentano le autonomie speciali in quest'Aula. Quello che sta avvenendo e quello che capiterà inevitabilmente nell'interpretazione che la Corte costituzionale darà di questo indirizzo, che è esplicito e chiarissimo, è qualche cosa che oggi riguarda tutti i comuni e tutte le regioni, ma domani, neppure dopodomani, riguarderà anche voi.
La Lega rimane forse sola a fare questa battaglia in quest'Aula, ma sappiamo che siamo dalla parte della ragione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Se non vi sono altri che intendono intervenire su questo emendamento, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.9 e Rubinato 33.511, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale il relatore Toninelli si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore Bragantini.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli, Bolognesi, Lavagno, Fanucci, Chaouki, Fossati, Carrozza.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 380
Votanti 347
Astenuti 33
Maggioranza 174
Hanno votato sì 65
Hanno votato no 282
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Nicchi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi)
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.15 e Rubinato 33.504.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, questo è un emendamento molto semplice. È un emendamento che, dopo quello che è stato già illustrato dal collega presidente Giorgetti...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Matteo Bragantini. Colleghi, gentilmente abbassiamo un po’ il tono della voce ? Grazie. Prego, onorevole Matteo Bragantini.
MATTEO BRAGANTINI. ... che dice che ormai con questa riforma anche il dettaglio dell'autonomia tributaria dei comuni e delle regioni viene deciso dallo Stato centrale, chiede almeno che le entrate proprie dei comuni e degli enti locali non possano essere utilizzate per finalità dello Stato centrale.
Per capirci, per quanto riguarda l'IMU, se c’è un gettito dell'IMU, deve rimanere al comune, non che di una tassa locale, come l'IMU, una parte del gettito va allo Stato centrale, perché è una presa in giro. Dovrebbe essere chiaro che, se una tassa è locale, deve rimanere sul territorio. Altrimenti vuol dire che diamo la responsabilità ai sindaci di applicare una tassa decisa dallo Stato e anche il gettito va allo Stato, o una parte del gettito va allo Stato.
Dunque, i sindaci e gli amministratori si prendono le colpe, fanno la figura dei cattivi, quando non possono decidere, grazie alla vostra riforma, il quantum, non possono decidere come devono applicarla e, in più, neanche prendono il gettito per il loro comune. Se una tassa è dello Stato e va allo Stato, la responsabilità è del Governo e del Parlamento che hanno applicato quella tassa. Se una tassa è locale, a mio avviso – ma penso ad avviso di tutti, di tutti quelli che fanno politica e di tutte quelle persone che hanno fatto gli amministratori –, dovrebbe rimanere al comune. Altrimenti togliamo le tasse locali e le chiamiamo tutte tasse dello Stato centrale. Pag. 146Infatti, onestamente penso che anche molti di voi e molti dei vostri sindaci si siano stufati di vedere che devono aumentare le tasse per legge, non per decisione propria, ma per legge, quindi sono obbligati, e in più una parte del gettito o una grande parte del gettito o anche una piccola parte del gettito di queste tasse deve andare allo Stato centrale.
È una questione di trasparenza. Se è il sindaco che impone una tassa, se la tiene e la utilizza per i servizi che deve dare ai suoi cittadini. Se è una tassa che decide lo Stato, deve essere chiaro che l'ha decisa lo Stato e serve per la fiscalità dello Stato centrale. Questa è semplicemente trasparenza, non sono quei trucchetti che troppo spesso sono stati utilizzati per fare cassa a livello governativo, ma dare la responsabilità ai comuni e agli enti locali. E dopo ci sono le varie conferenze stampa, i tweet e via dicendo, che dicono che si sono ridotte le tasse, senza specificare che hanno ridotto le tasse centrali, hanno fatto aumentare quelle locali e, dunque, dicono che è colpa dei comuni se sono aumentate le tasse locali, non del Governo.
Questa non è trasparenza, è prendere in giro i cittadini. Veramente non riesco a capire e a comprendere perché il Governo abbia dato un parere contrario a questo emendamento, quando – almeno secondo alcuni tweet – avete detto che volete fare una tassa locale unica e che sia chiaro quali siano le tasse locali.
Noi semplicemente diciamo che vi veniamo anche dietro, però le tasse locali del comune devono rimanere al comune, le tasse delle regioni devono rimanere alle regioni. Perché non lo mettiamo in Costituzione ? Non è che volete fare il solito giochetto di chiamare tasse con nomi locali, comunali e regionali, ma dopo, alla fine, il gettito arriva sempre allo Stato centrale ? Spero e penso di no, ma, se veramente non volete questo, non riesco a comprendere perché non volete metterlo in Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per far osservare al collega Giancarlo Giorgetti, del quale ho stima ed amicizia, che la ricostruzione che lui fa del tema della finanza locale non è coerente con la storia di questi anni, né la Lega ha portato un contributo decisivo su questo campo.
Non è tanto un problema di che cosa si scrive nella Costituzione. La questione di fondo è quello che si fa. Vorrei ricordare che negli anni Settanta, prima dell'introduzione della cosiddetta «spesa storica», la competenza fiscale dei comuni, attraverso l'imposta di famiglia, copriva dal 70 al 75 per cento dei bilanci comunali.
Ora, poiché si è scambiata autonomia per libertà di spesa, senza avere la responsabilità di procurarsi le entrate, siamo arrivati al punto in cui oggi siamo arrivati. E stiamo ancora discutendo dell'IMU ! Quindi vuol dire che siamo molto lontani.
Nell'imposta di famiglia era incorporata la proprietà immobiliare e anche quella agricola. L'idea che si possa prescindere dalla proprietà immobiliare è un inno all'irresponsabilità. Quindi, vogliamo scrivere in Costituzione una cosa che appare in tutta la sua ambiguità ? Ma dove sono i tributi comunali ? Di che cosa parliamo ? Oggi coprono una parte minoritaria del bilancio comunale. C’è una rivoluzione culturale da fare, se vogliamo riportare il principio della responsabilità e, ahimè, Giancarlo Giorgetti, da parte della Lega Nord, in questi anni, è venuto un richiamo generico ad un federalismo che spesso ha portato confusione. Ora stiamo raccogliendo i cocci delle cose che abbiamo seminato male (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC) e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente, intervengo, senza impegnare il mio gruppo in ordine alla decisione che il gruppo stesso assumerà su questo argomento, Pag. 147per dichiarare il mio personale voto contrario a questi identici emendamenti. Infatti, con questi emendamenti si va a modificare l'articolo 119 della Costituzione, laddove si stabilisce che, non solo i comuni e le città metropolitane, ma anche le regioni, hanno risorse autonome e si stabilisce che le risorse delle regioni rimangono alle regioni.
Ora, io non ho nulla in ordine alle questioni poste dall'onorevole Giancarlo Giorgetti, che stimo e che apprezzo, che riguardano la necessità di continuare sulla strada della definizione dei costi standard e, prima ancora, dei fabbisogni standard. Ma emendamenti del genere, scritti in questo modo, discussi nell'Aula in questo modo, rischiano di minare profondamente il principio della perequazione contenuto all'articolo 119 della Costituzione, perché rischiano di limitare la possibilità di fare fronte alla minore capacità impositiva delle regioni più povere del nostro Paese. Non credo che sia questa la strada maestra per recuperare alla discussione del nostro Paese il principio legittimo di conferire autonomia e di proseguire sulla strada del federalismo rispetto all'articolazione istituzionale del Paese stesso. Ma emendamenti del genere sono scritti per mettere a serio rischio il principio della perequazione e credo che non meritino di essere approvati.
Per cui, a titolo personale, senza impegnare il mio gruppo, preannunzio il mio voto contrario su questi identici emendamenti (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
COSIMO LATRONICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Latronico, non posso darle la parola, perché ha già parlato per il gruppo di Forza Italia l'onorevole Occhiuto e non può, non c’è tempo, abbiamo fatto una lunga discussione. Al prossimo emendamento magari. Vi sono altri che intendono intervenire ?
GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Giancarlo Giorgetti, ha parlato l'onorevole Matteo Bragantini. Magari lei potrà intervenire dopo. C’è un altro emendamento e lei sa che potrà utilizzare quell'occasione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giancarlo Giorgetti 33.15 e Rubinato 33.504, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale il relatore di minoranza Toninelli si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore Matteo Bragantini.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli, Fanucci, Tancredi, Invernizzi, Dorina Bianchi, D'Alia, Di Lello, Lainati... L'onorevole Fanucci non riesce a votare ancora... Credo che l'onorevole Fanucci abbia bisogno di supporto tecnico, al terzo settore in alto... Ha votato, perfetto. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 391
Votanti 358
Astenuti 33
Maggioranza 180
Hanno votato sì 26
Hanno votato no 332.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 33.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Mi rivolgo a lei, ma ovviamente, mi rivolgo, con simpatia, anche all'onorevole Tabacci, che, giustamente, ha raccolto Pag. 148la sfida. Io mi compiaccio del fatto che si possa almeno discutere un attimo di federalismo e di autonomia.
Non voglio fare l'avvocato difensore, ma voglio difendere una vicenda ed una storia politica. Che la Lega non abbia fatto nulla in questi anni non è vero, lo sa anche l'onorevole Tabacci. Abbiamo contribuito, in modo determinante, ad approvare una riforma costituzionale, quella della devoluzione, che, purtroppo, non è stata confortata dal voto del referendum confermativo del popolo italiano. Abbiamo approvato – questo sì – la legge delega sul federalismo fiscale: l'abbiamo approvata a larghissima maggioranza, praticamente all'unanimità.
Certo, nel giro di pochi anni poi le idee possono cambiare. E anche partiti, come il Partito democratico, che è nato e ha costruito anche una storia sul federalismo e sulle autonomie, oggi probabilmente, anche per la composizione dei suoi parlamentari – che, contrariamente al passato, molto spesso non arrivano da esperienze amministrative –, hanno abbandonato questo tipo di contesa.
Quella legge sul federalismo fiscale, di fatto, non è stata attuata. Non è stata attuata sicuramente in relazione alle emergenze finanziarie che si sono scatenate nel mondo, e che – tutti quanti siamo ne consapevoli – hanno limitate responsabilità nazionali.
Detto ciò, però è anche vero che se oggi, faticosamente, siamo arrivati alla definizione di fabbisogni e costi standard dopo tre anni studi e ricerche, non è colpa certamente dei sindaci. Se i LEA ed i LEP, previsti dalla legge sul federalismo fiscale, lo Stato non li ha mai definiti, non è certamente colpa dei sindaci e dei governatori delle regioni.
Insomma, purtroppo di federalismo si è molto parlato. Abbiamo anche prodotto le norme, ma molto spesso, come succede in questo Paese, le norme esistono, ma non vengono attuate e implementate. Un onesto dibattito di tipo politico su quello che è successo in questi anni, prima o poi, quando la polvere in qualche modo decadrà e si adagerà, si potrà fare.
Al collega Tabacci volevo anche osservare che l'imposta di famiglia – io ero piccolo, però ne ho sentito parlare – aveva certamente un suo senso. Quello che è avvenuto in tutti questi anni è stato un fenomeno che conosciamo tutti benissimo. Sono state trasferite agli enti locali, in particolare ai comuni, numerose competenze, e quindi possibilità di spesa. È stata sottratta, invece, la possibilità di gestire le entrate, violando fondamentalmente, in questo modo, quell'elementare principio che presume qualsiasi tipo di responsabilità, cioè la possibilità di determinare entrate e spese. Anzi, in questi ultimi anni, i sindaci sono stati gravati, di fatto, della responsabilità di contribuire, in qualche modo, al raggiungimento dei risultati di bilancio definiti in sede europea.
PRESIDENTE. Concluda.
GIANCARLO GIORGETTI. Quindi, io non credo che alla Lega si possa attribuire la responsabilità di alcunché. Quello che si poteva fare, noi abbiamo cercato di farlo. Lo dico oggi, nel momento in cui, di fatto, si celebra il funerale di qualsiasi prospettiva federalista. Quello che è stato fatto in tutti questi anni è stato, per via costituzionale e per via di leggi delega, quello che si poteva concretamente fare. La mancata attuazione, francamente, non si può attribuire alla Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, non intendevo tediare l'Assemblea, né replicare al collega Giancarlo Giorgetti.
Io non disconosco i meriti che la Lega ha avuto sul campo nel corso di questi anni. Vorrei però evidenziare il fatto che una predicazione sul tema del federalismo, talvolta disancorato dalla realtà, ha portato il Paese nella direzione sbagliata. Cos’è il Titolo V, che è stato costruito nel 2001, se non il tentativo di far propri i temi della Lega in maniera sbagliata ? Oggi Pag. 149lo stiamo correggendo, ed è inevitabile che lo si corregga, perché nel Titolo V abbiamo affidato alle regioni delle materie che le regioni, in quanto tali, non potevano gestire, dal tema delle libere professioni al tema dell'energia. Pensi, onorevole Giorgetti, che si sono fatti i Piani energetici provinciali, tra un po’ si faranno i Piani energetici familiari. Avremmo bisogno di un Piano energetico europeo e stiamo discutendo di come sminuzzare l'atomo. Questo è sbagliatissimo. Questa non è un'idea federale, questa è un'idea pasticciona. Bisogna correre ai rimedi.
Dopodiché, per quanto riguarda la finanza locale, lei giustamente ha citato il tema della spesa storica e i tentativi che voi avete fatto, io queste cose le condivido. Ma in questi anni gli amministratori locali non hanno voluto gestire i tributi propri. Hanno preso sì le competenze, ma hanno voluto essere parte del disegno fiscale dello Stato senza assumersi le responsabilità, e alla fine sono usciti bastonati perché sono stati costretti a fare gli esattori. Un po’ di autocritica sul punto forse non guasterebbe. Diversamente, facciamo una discussione che può servire tra di noi, ma non va molto fuori di qui (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Io chiedo la parola perché questo è uno degli aspetti e dei profili più interessanti e più qualificanti. E il Parlamento, secondo me, dovrebbe dedicare molto più tempo di quello che sta dedicando per discutere di un problema molto grave, sia per il presente che per il futuro del Paese. Dal punto di vista dell'ordinamento, ma anche in riferimento alle norme costituzionali, e non solo costituzionali, il federalismo amministrativo e il federalismo costituzionale, negli ultimi venti anni...
PRESIDENTE. Attenda, onorevole Palese. Colleghi, per cortesia.
ROCCO PALESE. Negli ultimi venti anni nel nostro Paese, sulla scorta di un principio che è un grande valore, ossia quello dell'autonomia e della responsabilità – che è un grande valore e su questo non c’è dubbio – si è, però, innestato un sistema di attuazione rispetto alla finanza pubblica, all'autonomia e all'ordinamento dello Stato, e anche alla parte costituzionale, uno sviluppo che qui è stato rappresentato nelle forme più varie.
Il problema è di come è stato recepito questo grande valore. È stato recepito come anarchia, in modo che ognuno potesse organizzare le risorse pubbliche in sfregio a qualsiasi sistema di spesa pubblica fatta per bene e per i cittadini. Su questo è fallito il regionalismo ! Su questo è fallito il principio di autonomia ! Perché non si è avuta la riduzione delle tasse, non si è avuta la qualificazione della spesa, si è avuta, invece, la triplicazione, perché la riforma del federalismo fiscale e quant'altro è rimasta nel guado ! E quindi abbiamo avuto che cosa ? L'ultima dimostrazione l'abbiamo avuta con la TASI: lo Stato centrale cancella il trasferimento e demanda ai comuni questa tassa da riscuotere, per un importo di 4,3 miliardi di euro. Però il problema vero è che, se sul piano del principio è giusto, sul piano, poi, della realizzazione, lo Stato centrale non ha diminuito di 4,3 miliardi di euro le tasse centrali e, quindi, questa tassa si è aggiunta ! E lo cito come esempio che è bello caldo caldo !
Ora, davanti ad una situazione del genere è fin troppo evidente che bisogna ridiscutere tutto. E che cos’è, se si pone come panacea di tutto i costi standard ? Bene, io sono d'accordo che quello che si dice e che si vuol far credere e vendere come costi standard – la matita, la TAC, l'ecografo, la gomma, e così via – quanto deve costare a Milano, tanto deve costare a Bari, a Napoli e altrove. Ma questi non sono i costi standard ! Per fare questo occorrono centrali uniche di acquisto, Consip, e così via, e basta quello ! I costi standard sono altra cosa. Allora, se vogliamo parlare di costi standard, parliamo pure ! Ma non possiamo indirizzare tutte Pag. 150queste scelte, in rispetto anche a quello che c’è dopo, senza avere una visione critica e proponendo che cosa ? L'abolizione del fondo perequativo ! Ma si ha cognizione di cosa stiamo parlando ?
Noi abbiamo già realizzato un disastro senza precedenti, un disastro che abbiamo realizzato in questi venti anni, sbagliando, soprattutto, con la modifica del Titolo V, che questa riforma non aggiusta per niente, anzi, secondo l'ex presidente della Corte costituzionale De Siervo, l'aggrava e dice «fermatevi». Davanti ad una situazione del genere, che cosa si fa ? Si pone ancora una serie di contraddizioni all'interno di questo aspetto.
Io ritengo che, invece, vada affrontato una volta per tutte il problema di tutto quello che riguarda il riordino della finanza non solo locale, ma della finanza in generale. La Corte costituzionale, per fortuna, ha sopperito alla carenza e alla sbadataggine della politica e agli errori della politica: con una serie infinita di sentenze ha stabilito che il coordinamento della finanza pubblica deve e può essere solo a livello centrale, ci mancherebbe pure ! Poi, a livello locale, cerchiamo di approvare tutti i principi di contabilità secondo efficienza, efficacia e quant'altro. Su questo siamo d'accordo, ma non possiamo continuare, dopo aver sbagliato, dopo che c’è stata la frammentazione: non c’è più l'unità legislativa del Paese, non c’è più l'unità fiscale del Paese. Noi riteniamo, invece, che, in un contesto generale, si debba salvaguardare l'autonomia – ci mancherebbe pure –, autonomia e responsabilità, ma facendolo fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 33.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Colleghi, vi pregherei di accelerare, per favore. Ci siamo ? Lainati, Crivellari. Onorevole Malisani, però bisogna restare al posto, perché è un problema. Provi a votare, onorevole Crivellari.
Dichiaro chiusa la votazione (Commenti). Non è che io posso aspettare che lei voti secondo le indicazioni del gruppo, onorevole.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 392
Votanti 388
Astenuti 4
Maggioranza 195
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 303.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato D'Agostino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Cozzolino 0.33.18.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli, Invernizzi, Vincenza Bruno Bossio, Paola Bragantini, Giuliani.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 395
Votanti 391
Astenuti 4
Maggioranza 196
Hanno votato sì 96
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Pilozzi e Zan hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Pag. 151 Passiamo agli identici emendamenti Invernizzi 33.18 e Rubinato 33.505.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente. Non è per convincere qualcuno all'interno di quest'Aula sulla bontà di emendamenti di questo tipo, perché mi pare ormai evidente che non vi sia né la volontà di accettarli, e questo è assolutamente legittimo, ma, salvo pochi lodevoli eccezioni, nemmeno la volontà di confrontarsi su temi di questo tipo. Questo sicuramente già spiace di più.
Lo ribadiamo con forza, forse perché sarà anche una delle ultime occasioni all'interno di quest'Aula di cercare di porre l'attenzione su concetti fondamentali necessari all'interno di qualunque Stato, quali appunto quelli dei costi standard e fabbisogno standard o di fondo perequativo, sulla cui effettiva funzione ci sarebbe probabilmente da spendere qualche parola in più.
Noi con questo emendamento non cerchiamo di far altro che chiarire quello che si intende per fondo perequativo e di chiarire, appunto, che l'applicazione di qualunque tipo di fondo perequativo non può assolutamente alterare la capacità contributiva media dei cittadini, perché altrimenti verrebbe meno sicuramente alla sua funzione.
Signor Presidente, è veramente, per noi della Lega, un momento triste, perché avremmo voluto parlare di riforme costituzionali in modo molto più approfondito, avremmo voluto confrontarci sul merito di tutte le nostre proposte, non per cercare di convincere coloro che non credono, appunto, in una struttura federale dello Stato per motivi ideologici, ma quanto meno con le forze di sinistra, che hanno sempre rivendicato con orgoglio le loro radici anche autonomiste, le loro radici effettivamente federaliste, e che purtroppo con questa riforma costituzionale sicuramente, come è già stato prima osservato dal presidente Giorgetti, stanno dando un colpo di grazia definitivo, o meglio se non definitivo sicuramente importante, a qualunque tipo di misura federale da inserire all'interno di una Costituzione.
È un peccato, perché, come è già stato ricordato prima, molti di voi provengono anche da esperienze di amministrazione diretta all'interno di enti locali. Sapete perfettamente anche come la parte buona della politica, se c’è ed è rimasta in questo Paese, in questo sistema, molte volte alberga anche proprio all'interno degli enti locali. Io so, e lo sapete anche voi meglio di me, che vi sono sindaci, vi sono amministratori locali che svolgono quel tipo di servizio proprio in un'ottica quasi di missione nei confronti della propria realtà locale. Lo fanno perché ci credono, lo fanno perché amano la comunità in cui vivono e dalla quale hanno avuto l'affidamento di una responsabilità diretta. Affermare che le migliaia di amministratori locali, amministratori delle autonomie, sono sostanzialmente incapaci di ragionare in termini più ampi del loro piccolo orticello, così come si sta facendo con questa riforma agli articoli 116 e seguenti della Costituzione, sicuramente è un insulto nei confronti di queste persone, un insulto nei confronti soprattutto, permettetemi di dirlo, della storia, della vostra storia personale.
Ed è paradossale che il colpo definitivo alle autonomie locali venga dato proprio – e concludo – da un Presidente del Consiglio che, soltanto fino a pochi mesi fa, o meglio fino a poco meno di un anno fa, era ancora il sindaco di un'importante realtà cittadina italiana, come appunto quella di Firenze. È un peccato vedere che l'omicidio di qualunque impulso federale provenga proprio per mano di chi conosce perfettamente la gestione degli enti locali e l'importanza di questo all'interno di qualunque tipo di organizzazione.
Noi sappiamo che la battaglia che stiamo facendo non è finita, è soltanto rinviata, perché cercare comunque di schiacciare in modo direi quasi autoritario qualunque impulso che proviene dalle autonomie locali non farà altro che produrre l'effetto opposto, vale a dire quello di creare maggiore pressione da parte di quei Pag. 152territori, da parte di quegli amministratori che invece sanno perfettamente quello che potrebbero dare alla loro collettività in termini di servizi e in termini di maggiore efficienza, se fossero posti dalle autorità centrali nella possibilità di farlo. Ecco perché presento tutti questi emendamenti, che sicuramente crolleranno sotto il voto contrario da parte della maggioranza di quest'Aula, ma che pongono comunque con forza le esigenze che ancora oggi ci sono e che ancora oggi esistono all'interno della nostra comunità. Io la ringrazio, Presidente, che parlando al telefono mi dà sicuramente la possibilità di sforare anche oltre il termine previsto di cinque minuti. La ringrazio veramente e approfitto di ogni secondo che viene ulteriormente concesso.
PRESIDENTE. Lei ha chiaramente approfittato del fatto che il Presidente fosse al telefono. Siamo quaranta secondi oltre.
CRISTIAN INVERNIZZI. È il pericolo di lasciare un microfono aperto a un politico. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Invernizzi 33.18 e Rubinato 33.505, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e il parere favorevole del relatore di minoranza Bragantini.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tartaglione, Carbone, Carloni, Verini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 397
Votanti 394
Astenuti 3
Maggioranza 198
Hanno votato sì 40
Hanno votato no 354.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Scotto 33.6, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord, mentre si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario di Forza Italia su questo emendamento, perché sostanzialmente va a modificare l'articolo 119 nel comma quarto, là dove si fa riferimento agli indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza, quindi sostanzialmente i costi standard. Voglio sottolineare come la battaglia dei costi standard sia una battaglia che ci ha visti impegnati soprattutto in regione Lombardia ma anche in altre realtà territoriali, per la quale abbiamo presentato due emendamenti all'articolo 31, a firma Gelmini e Centemero, nei quali si inseriva lo stesso principio all'interno appunto di quell'articolo. L'articolo 33 è un articolo molto importante, perché disciplina...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Centemero. Per favore, il banco del Governo deve essere lasciato libero. Onorevole Piccione !
ELENA CENTEMERO. Disciplina, come dicevo, l'autonomia finanziaria degli enti territoriali e chiaramente, rispetto a quanto è stato modificato all'articolo 117, è evidente che questa autonomia finanziaria legata agli enti territoriali con il fatto che appunto nell'articolo 117 la materia di coordinamento della finanza pubblica e il sistema tributario sono state riportate alle competenze esclusive dello Stato – attualmente, invece, è materia di legislazione concorrente – trova ovviamente una sua diminutio capitis, ancora suffragata dal fatto che è stato modificato anche il procedimento legislativo all'articolo 70.Pag. 153
Noi invece riteniamo che l'autonomia finanziaria degli enti territoriali, così come viene delineata dall'articolo 119 e così come avrebbe dovuto trovare una sua attuazione con la legge sul federalismo fiscale, la legge n. 42 del 2009, che fu approvata proprio quando noi eravamo al Governo, possa trovare una sua dignità e una sua applicazione proprio grazie al comma 4, proprio grazie al riferimento agli indicatori di costo e di fabbisogno standard che dovrebbero promuovere livelli di efficienza su tutto il territorio nazionale e che indubbiamente vanno anche a toccare i principi fondamentali del sistema di finanziamento delle autonomie territoriali, vanno a invertire anche dei diritti fondamentali della cittadinanza quali appunto la sanità, l'assistenza e l'istruzione per i quali, voglio ricordare, ad esclusione della sanità, non sono ancora stati delineati i livelli essenziali di prestazione sul territorio nazionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 33.6, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie, mentre il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli, Amoddio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 388
Votanti 386
Astenuti 2
Maggioranza 194
Hanno votato sì 23
Hanno votato no 363.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 33.900 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, per annunciare il voto favorevole di Forza Italia su questo emendamento che riguarda ancora una volta gli indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza nell'esercizio delle medesime funzioni, quindi sostanzialmente i costi standard. Noi abbiamo voluto presentare, come dicevo prima, all'articolo 31 due emendamenti, il 31.8 e il 31.522, sulla stessa concezione per rimarcare ancora una volta l'importanza del concetto di costo standard, un concetto che ancora non ha sviluppato appieno ogni potenzialità ad esso sottesa per gli assetti di spesa che coinvolgono in particolare le nostre regioni. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard può costituire un elemento di razionalizzazione della spesa complessiva oltre che di perequazione delle asimmetrie di spesa che si registrano tra regione e regione. Già all'interno appunto del nuovo assetto dell'articolo 119 della Costituzione, come stiamo modificando più qui attraverso l'emendamento della Commissione nel testo che è appunto all'attenzione oggi dell'Aula, in questo momento, è presente un richiamo agli indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza. Poteva per noi avere un senso inserire questo concetto anche all'interno dell'articolo 117 della Costituzione, ed era quello lo scopo dei due emendamenti che abbiamo presentato proprio all'articolo 31, che modifica l'articolo 117, tra le competenze esclusive dello Stato, in particolare per la sua indubbia valenza simbolica anche se non apportava delle significative conseguenze giuridiche. Infatti da un lato la determinazione dei costi standard si impone già alle regioni e agli altri enti territoriali in quanto esercizio della competenza statale in materia di coordinamento della finanza pubblica.Pag. 154
Dall'altro lato, essa ovviamente non supplisce alla necessità di successivi atti normativi, che individuino i parametri concreti di riferimento. Proprio la mancanza dei provvedimenti attuativi, ha rappresentato finora il punto di caduta dell'intero progetto di razionalizzazione dei costi.
Per questo, l'impegno delle istituzioni dovrebbe essere massimo in tal senso per contribuire in maniera decisiva a quell'opera di razionalizzazione della spesa pubblica che il nostro Paese aspetta da anni e rispetto al quale i costi standard sono sicuramente un passo in avanti importante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piccione. Ne ha facoltà.
TERESA PICCIONE. Signor Presidente, intervengo perché credo che la riformulazione della Commissione, che io trovo saggia...
PRESIDENTE. È un emendamento, onorevole Piccione, non è una riformulazione.
TERESA PICCIONE. È una riformulazione...
PRESIDENTE. No, è un emendamento della Commissione.
TERESA PICCIONE. Sì, è un emendamento della Commissione che comunque, secondo me, toglie proprio dalla Costituzione – mi dispiace non essere d'accordo con i miei colleghi – il riferimento ai costi standard, che credo siano saggiamente ripristinati nel loro luogo naturale, cioè una legge ordinaria.
Io credo che essi andassero corretti con l'emendamento successivo che io avevo presentato, cioè che si mettesse, accanto al riferimento al costo e al fabbisogno, anche il riferimento ai livelli essenziali delle prestazioni, o comunque ai livelli essenziali di assistenza. Questo perché credo che sia compito dello Stato anche delineare, dare valore e dare criteri all'uso del fondo perequativo.
Credo che il mancato inserimento in Costituzione certamente diminuisca l'irrigidimento della norma e dia facoltà di una flessibilità che non sarebbe stata permessa dal riferimento al costo standard, però ritengo sia doverosa una legge che abbini al costo standard il riferimento ai livelli essenziali di assistenza e ai livelli essenziali delle prestazioni, che ripristini uno sfondo valoriale su cui si muove e si imposta la nostra Costituzione, che è il valore della solidarietà nazionale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo, ma non posso darle la parola perché ha già parlato l'onorevole Centemero.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 33.900 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie e con il parere contrario del relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dell'Aringa, Carrozza, Tartaglione, Braga, Tidei...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 389
Votanti 387
Astenuti 2
Maggioranza 194
Hanno votato sì 383
Hanno votato no 4
(La Camera approva).
Prendo atto che l'emendamento Piccione 33.19 è stato ritirato.Pag. 155
Ricordo che l'emendamento Costantino 33.10 è precluso dall'approvazione dell'emendamento 33.900 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 33.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli, Tidei, Patriarca, Marchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 101
Hanno votato no 288
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Rubinato ha segnalato che ha votato contro, ma che avrebbe voluto votare a favore).
Passiamo alla votazione dell'articolo 33.
Colleghi, a differenza di quanto avevo detto prima, adesso passiamo alla votazione dell'articolo 33 e poi dobbiamo interrompere i lavori, perché abbiamo dei problemi su alcuni emendamenti riferiti all'articolo 34 (Commenti). Immagino, onorevole Latronico, cercheremo di venire incontro alle sue esigenze molto presto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Grazie Presidente, ci tengo a fare questa «dichiarazione di non voto» nei riguardi di questo articolo. C’è stato da parte nostra una notevole apertura, in questi giorni, su questa riforma, anche se in realtà forse non tutta l'Aula, e i colleghi, ne sono a conoscenza. Sono state avanzate dieci proposte emendative, siamo scesi a sette, siamo arrivati a tre. Io voglio che sia chiaro a tutti i colleghi dell'Aula (perché questa è una riforma costituzionale per cui è importante che ciascuno, con la propria coscienza, sappia che cosa sta andando votare) che le nostre proposte sono di amplissimo respiro, sono il minimo sindacale che bilancerebbe molto questa riforma che per noi diventerebbe troppo governativa e non concederebbe, in alcun modo, alle minoranze e ai cittadini di partecipare. Ciò che chiediamo sono tre emendamenti: l'emendamento Dadone 11.300, che riguarda l'esame obbligatorio, a data certa, delle proposte di legge di iniziativa popolare da parte delle Camere, quelle che le Camere costantemente ignorano, tenute nei cassetti, nonostante i sacrifici dei cittadini per chiedere di discutere degli argomenti che per loro sono di vera importanza, non le «fuffate» di cui si discute qua dentro spesso; l'emendamento Fraccaro 15.2 che riguarda la proposizione di referendum, senza quorum, che siano abrogativi e propositivi, perché dobbiamo dare una possibilità ai cittadini di dire qualcosa, perché vi garantisco che spesso sono migliori legislatori di quanto non lo siamo noi e voi soprattutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); la proposta emendativa Toninelli 37.01, che prevede il ricorso da parte delle minoranze parlamentari nei confronti degli atti votati alle Camere alla Corte costituzionale. Non stiamo chiedendo la luna, non stiamo chiedendo un Senato elettivo, non ci sogniamo di chiedere un dimezzamento dei parlamentari o del vostro stipendio, noi lo facciamo, ma chiaramente va a buon cuore di ogni parlamentare. Non vi chiediamo di cacciare i condannati, non stiamo chiedendo niente di incredibile, stiamo chiedendo di dare la possibilità ai cittadini di intervenire nella vita politica del Paese, perché questo è per noi il concetto di sovranità che appartiene al popolo. È il minimo sindacale e a queste proposte ci è stato risposto un secco «no». Questo è il concetto di dialogo che ha il Partito democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Pag. 156PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Area Popolare all'articolo 33, che modifica l'articolo 119 della Costituzione, e anche per prendere un minuto di tempo, per fare qualche considerazione di carattere critico. Io non sono d'accordo con quello che ha detto il collega Tabacci. Il dibattito che vi è stato oggi sull'articolo 119, è stato un dibattito sul merito, io lo trovo un dibattito serio, al contrario di quello che forse è successo in altri passaggi di questa lettura della legge costituzionale alla Camera. Noi abbiamo rivoluzionato (come detto ieri, perché le considerazioni che faccio sull'articolo 119 potrebbero essere mutuate da quelle fatte già sull'articolo 118) l'articolo 117 della Costituzione, che era il cuore della riforma del Titolo V del 2001.
L'abbiamo rivoluzionato in senso statalista e abbiamo «girato» l'attribuzione delle competenze, la famosa attribuzione regionale che comprendeva tutto quello che non era già elencato nelle attribuzioni statali. Concetto molto forte che viene rovesciato. E, poi, c’è la famosa clausola di supremazia intestata al Governo nazionale. Io lo dico con una certa amarezza, anche avendo sentito quello che, legittimamente e pure apprezzabilmente, hanno detto il collega Giorgetti e altri colleghi della Lega Nord. Sono uno che, nel 2000, era consigliere regionale e ha partecipato con entusiasmo alla stagione dell'autonomia statutaria delle regioni e delle assemblee legislative regionali. Ma, tant’è, era l'obiettivo che il dibattito pubblico di questi anni, che il Governo si era dato, e, quindi, l'articolo 117 credo sia in linea con quanto ci siamo dati come obiettivo alla vigilia di questo passaggio di riforma della Costituzione. Io credo che gli articoli 118 e 119 dovessero seguire questo cambio di struttura, questo ribaltamento e, invece, secondo me, hanno un'impostazione debole da questo punto di vista. In particolare, ho sentito anche e approvo le considerazioni fatte dalla collega Centemero. Io penso che a proposito dell'articolo 119 ci siamo limitati a togliere le province dalla norma perché naturalmente intendiamo abolirle, così com’è vero che abbiamo previsto la legge dello Stato come soggetto autore del coordinamento auspicato. Questo è un passo in avanti naturalmente in quella logica. Io credo, però, che doveva partire dallo Stato il discorso dell'equilibrio della finanza pubblica a proposito dell'articolo 119. Da questo punto di vista, lo considero un passaggio incompleto. Detto questo, comunque, voteremo, come detto, favorevolmente sull'articolo 33 di questa riforma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente...
PRESIDENTE. Scusi onorevole Invernizzi, onorevoli Bianconi e Palese, noi stiamo entrando nella vostra intimità perché ascoltiamo tutto quello che, a bassa voce, sostenete. Se potete abbassare leggermente il tono della voce, ne rimarremmo fuori ed estranei. Prego, onorevole Invernizzi.
CRISTIAN INVERNIZZI. Noi voteremo ovviamente contro questo articolo, così coerentemente come abbiamo fatto anche nei confronti degli altri e così come faremo nei confronti dell'impianto generale di questa riforma della Costituzione. Questo è un articolo che, purtroppo, passerà alla storia e alla cronaca, sempre che, tra qualche anno, qualcuno avrà voglia di leggere gli atti parlamentari e, quindi, anche l'iter di definizione di una riforma di questo tipo, per essere proprio l'articolo sul quale si è realizzata, anche dal punto di vista proprio metodologico, la distruzione di qualunque sentimento costituzionale all'interno di quest'Aula. È l'articolo per la cui discussione è stata votata appunto la seduta fiume; è l'articolo nel quale, anche entrando proprio nel merito, Pag. 157vengono previste tutta una serie di sottolineature che «uccidono» definitivamente ogni sentimento federalista all'interno della Costituzione. A noi spiace che una discussione sulla Costituzione sia stata affrontata – e lo dico penso anche suffragato dalla forza dei fatti – per colpa della maggioranza in questo modo. Come ho già avuto occasione di ricordare e come faremo sicuramente anche nel prosieguo della discussione, all'inizio proprio della discussione su questa riforma costituzionale, molte volte è stata citata l'Assemblea costituente, sono stati omaggiati i padri costituenti della Costituzione del 1948; è stato in qualche modo ricordato proprio come su questi banchi, all'interno di quest'Aula, quell'Assemblea era composta da uomini e donne illustri, nei cui confronti tutti voi vi prostrate.
Tale Assemblea ha dato alla Repubblica italiana una Costituzione che è durata sicuramente troppo perché doveva essere emendata prima ma che comunque è durata e ha garantito l'ingresso dell'Italia nel nuovo millennio. Ebbene, quel sentimento non c’è più, quel sentimento, se c’è mai stato, è definitivamente morto perché non potete pensare che, su provvedimenti così importanti e vitali, non soltanto per noi ma anche per coloro che ci saranno dopo di noi, l'approccio nei confronti dell'opposizione è quello, così come voi avete dimostrato, di totale chiusura. Noi abbiamo cercato e avremmo voluto veramente e di cuore – l'abbiamo dimostrato così come è già stato ricordato anche dal presidente Fedriga nei fatti con il ritiro di tutti i subemendamenti – dare una impronta diversa alla discussione. Spiace osservare che, per sentimenti o, meglio, per finalità che nulla dovrebbero avere a che fare con la legge fondamentale dello Stato e che riguardano solo ed esclusivamente l'ego ipertrofico di colui che, in questo momento, occupa la carica di Presidente del Consiglio, vengano attribuiti ad una discussione sulla Legge fondamentale significati che nulla hanno a che vedere con essa, semplicemente per dimostrare che vi è la volontà, a differenza di quello che in passato è accaduto nel corso degli ultimi anni, di dare finalmente all'Italia uno strumento con il quale poter affrontare le difficoltà internazionali che ci sono. Voi avete deciso di porre con protervia ed arroganza la discussione su temi che nulla ad essa competono. Non so sinceramente se quello che è avvenuto in questo ultimo giorno, in queste ultime ventiquattro ore avrà dei risvolti per quanto riguarda il futuro. Mi auguro che il precedente che voi avete creato magari tra cinque o dieci anni non sia utilizzato da altri per modificare in modo unilaterale e peggiorativo la Costituzione. Mi auguro che tutti voi parlamentari del Partito Democratico, che avete sempre fatto della partecipazione, della necessità di condivisione la cifra anche della vostra attività politica, vi siate resi conto di quello che è successo nell'ultimo giorno. Spero che, in tempi non tanto lontani o forse, chi lo sa, anche probabilmente lontani qualcuno non utilizzi il vostro metodo per fare ancora peggio di quello che avete fatto. C’è ancora tempo e concludo per poter intervenire in modo diverso sia nel merito che nel metodo e mi auguro che vi mettiate una mano sul cuore e che diciate a colui che oggi è il Presidente del Consiglio che, per quanto in gamba che sia...
PRESIDENTE. Onorevole Invernizzi, deve concludere.
CRISTIAN INVERNIZZI. Concludo... non può essere lui a determinare in assoluta solitudine i destini di 60 milioni di persone.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Palese, prima mi faccia concludere le dichiarazioni di voto sull'articolo 33 poi le do la parola.
ANNALISA PANNARALE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Allora prima l'onorevole Palese.
Pag. 158ROCCO PALESE. Signor Presidente, la mia richiesta è molto semplice, si tratta di una conferma, in maniera tale che sia patrimonio di tutti: se non ho capito male, noi sospendiamo adesso dalle 12,30...
PRESIDENTE. Attenda, onorevole Palese, mi faccia concludere la votazione sull'articolo 33 e poi ovviamente darò tutte le comunicazioni che debbo dare.
ROCCO PALESE. Perché poi sono convocate le Commissioni dalle 14...
PRESIDENTE. Onorevole Palese, mi è tutto chiaro. Onorevole Pannarale, possiamo votare e poi procediamo agli interventi sull'ordine dei lavori ? Sto aprendo la votazione. Siccome stiamo per votare un articolo, se il suo intervento non è finalizzato a quello, possiamo votare ? Grazie.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 33, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ne approfitto, colleghi, per dirvi che è presente in tribuna una folta rappresentanza di magistrati del lavoro brasiliani, membri dell'associazione «Anamatra», riuniti oggi in congresso presso l'auletta dei gruppi, che salutiamo (Applausi).
Carloni, Gasparini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 383
Astenuti 15
Maggioranza 192
Hanno votato sì 295
Hanno votato no 88).
(I deputati Franco Bordo, Matteo Bragantini e Guidesi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. La deputata Carloni e il deputato Paolo Rossi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).
Colleghi, proporrei questo: leggo uno speech e poi, in funzione dell'essere soddisfacente...
ARTURO SCOTTO. Presidente !
PRESIDENTE. Che succede ?
ARTURO SCOTTO. Vogliamo prendere la parola prima che se ne vada il Ministro Alfano !
PRESIDENTE. C’è un problema con il Ministro dell'interno. Onorevole Alfano, si accomodi.
ARTURO SCOTTO. Sì, c’è un problema con il Ministro Alfano !
PRESIDENTE. Onorevole Scotto, deve stare molto sereno, ma molto sereno. Non è che per ogni cosa vi è bisogno di urlare. Si può fare una richiesta in modo tranquillo. Onorevole Pannarale, vuole intervenire lei ? Prego. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Non può passare inosservata la presenza del Ministro Alfano in Aula, questa mattina. Il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà chiede un'informativa urgente sull'ennesima strage nel Mediterraneo; non una fatalità, ma una tragedia prevedibile. A solo un anno e mezzo di distanza, era ottobre 2013, altri morti e altra vergogna. Presidente, chiediamo, attraverso lei, che il Ministro riferisca immediatamente in Aula, perché o le vite umane contano qualcosa oppure questo Paese, Ministro, ha smesso di essere civile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Onorevole Pannarale, la ringrazio. Terminata la «seduta fiume», eventualmente si può prendere in considerazione la sua richiesta.Pag. 159
Avverto che gli emendamenti Russo 35.500 e Rubinato 39.25 e 39.500 sono stati ritirati dai presentatori.
Ha chiesto intervenire sull'ordine dei lavori il relatore per la maggioranza, Emanuele Fiano, perché, a differenza di quello che aveva sostenuto il Presidente, prima di concludere i voti che abbiamo all'ordine del giorno, vi è bisogno comunque che si riunisca il Comitato dei nove. Quindi, sentiamo cosa ci chiede l'onorevole Fiano, aggiungo una cosa e poi, eventualmente, le comunicazioni. Prego, onorevole Fiano.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sì, poi immagino che sarà il presidente della Commissione...
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, mi scusi. Il Ministro vuole prendere la parola per rispondere all'onorevole Pannarale. Le ricordo, onorevole Ministro, che, ovviamente, è tutto legato anche alla tipologia della «seduta fiume». Quindi, lei può rispondere all'onorevole Pannarale; la programmazione, eventualmente, di eventuali suoi interventi deve essere compatibile con la programmazione della seduta. Prego.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Ringrazio l'onorevole collega di Sinistra Ecologia Libertà per avere posto la questione. Il Governo è, ovviamente, come sempre, pronto a riferire in Aula, compatibilmente con i lavori parlamentari (ma queste sono scelte che competono alla Conferenza dei presidenti di gruppo).
Sceglieremo, come Governo, chi verrà a riferire in Aula, perché la tragedia, come è stato sottolineato da tutte le agenzie di stampa e come risulta in modo evidente, è avvenuta in acque internazionali, e quindi investe un profilo prevalente di politica estera, e investe, per altri aspetti, le politiche della difesa. Certamente, come il Presidente del Consiglio ha affermato, è un tema da Capi di Stato e di Governo.
Quindi, sceglieremo chi verrà a riferire in Aula, anche perché la funzione del Ministro dell'interno, come è noto, sta nel dare accoglienza ai vivi e, purtroppo, drammaticamente, nel dare degna sepoltura ai morti. Noi siamo pronti a riferire e faremo sapere attraverso chi.
NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Molteni, ovviamente le do la parola. Siccome immagino che affronteremo questo dibattito, a prescindere da chi sarà il rappresentante del Governo che interverrà sulla materia, suggerirei di non anticipare adesso la discussione, però, ovviamente, se lei intende intervenire, prego.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, ovviamente interveniamo portando innanzi tutto la solidarietà alle 330 vittime, alle nuove purtroppo 330 vittime del Mediterraneo. L'intervento del Ministro però non mi esime dal fare una considerazione, unendomi alla richiesta dei colleghi di SEL, nel chiedere alla Presidenza che l'informativa venga però fatta dal Ministro dell'interno. Perché ? Perché abbiamo assistito ieri all'ennesimo fallimento, al fallimento prima di Mare Nostrum, e Mare Nostrum se l’è intestata all'epoca il Ministro Alfano; ieri abbiamo assistito al fallimento, dichiarato in maniera unanime anche da parte di alcuni colleghi del Ministro Alfano (cito ad esempio il Ministro Gentiloni) dell'operazione Triton, operazione che il Ministro Alfano anch'essa qualche mese fa si è intestata come grande successo da parte del Governo italiano in collaborazione con l'Unione europea.
Poiché noi abbiamo sempre sostenuto che Mare Nostrum e Triton siano due facce dello stesso fallimento, poiché ieri abbiamo ascoltato delle parole con cui veniva richiesta la possibilità di instaurare un nuovo Mare Nostrum 2 e quindi il terzo ennesimo fallimento nella gestione dei fenomeni immigratori da parte del Governo,...
PRESIDENTE. Onorevole Molteni, le avevo solo chiesto se potevamo evitare di anticipare...
NICOLA MOLTENI. ... la richiesta nostra – e concludo – è che l'informativa Pag. 160venga fatta alla presenza del responsabile numero uno, ovvero il Ministro Angelino Alfano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. La ringrazio. Come lei sa perfettamente, il Governo decide chi ovviamente viene a rispondere.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, ricordando al ministro Alfano che lo aspettiamo dal 14 dicembre – sono qui, Ministro, qui –, dal 14 dicembre, in Commissione affari costituzionali per parlare del riordino delle forze dell'ordine, le comunichiamo che, dato che lei si fa vedere in Aula esclusivamente per le mozioni di sfiducia, oggi il MoVimento 5 Stelle depositerà l'ennesima mozione di sfiducia nei confronti di un Ministro dell'interno indecoroso e indegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...
PRESIDENTE. «Indegno» non lo può dire, onorevole Di Battista Non lo può dire, non lo può dire !
ALESSANDRO DI BATTISTA. ... che ha mentito al Parlamento sul caso Shalabayeva, che si è comportato con sudditanza vergognosa di fronte a Genny ’a Carogna, e che è responsabile, lui, più di tutti, delle vittime nel Canale di Sicilia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per cui qualsiasi deputato è pregato di sottoscrivere la nostra mozione di sfiducia, che, se questo Parlamento fosse libero, verrebbe sottoscritta, Ministro Alfano, anche da alcuni componenti del suo fallimentare partito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, abbiamo ascoltato le parole del ministro Alfano, e il gruppo del Partito Democratico ritiene particolarmente importante che il Governo, nella figura del Ministro o della Ministra che verrà individuata, venga in Aula a parlare di questa ennesima tragedia.
Presidente, noi siamo convinti che l'Italia fino ad oggi, al contrario di quanto ho sentito da chi continua a speculare sui morti e sulle tragedie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), abbia avuto un ruolo molto importante, prima con Mare Nostrum e oggi con Triton. Naturalmente Triton, l'abbiamo detto, è insufficiente: noi chiediamo con forza all'Europa di assumere una responsabilità ancora maggiore. Ma dimenticare, speculando sui morti, il ruolo importante che fin qui l'Italia ha svolto è un'offesa al Paese, è un'offesa a quei morti, ed è un impedimento invece a che, unitariamente, il Parlamento si unisca con una voce sola per essere più autorevole e forte nel chiedere all'Europa un ruolo maggiore.
Poi, Presidente, io le chiedo di verificare con la Presidenza, se, come noi pensiamo, e quando si può, in quest'Aula dedicare un momento alla commemorazione di quel che è successo: non perché le commemorazioni risolvano i problemi, perché è importante anche dare un senso alle tragedie con un impegno unitario del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Io concludo, dicendo: un impegno unitario del Parlamento di fronte a queste tragedie è la scelta vera per sostenere un Governo che qui ha appena sostenuto di volersi impegnare ancora di più, non solo per affrontare il problema nel Mar mediterraneo, in modo che non sia il cimitero dei migranti, ma perché sia invece il Paese all'avanguardia nel richiedere all'Europa un intervento di maggiore forza.
Quindi, invito veramente i colleghi e le colleghe del Movimento 5 Stelle a lasciar perdere la strumentalità delle campagne elettorali e a sostenere lo sforzo che stiamo tutti insieme facendo e che dobbiamo Pag. 161fare con maggior forza da qui in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ANDREA VECCHIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA VECCHIO. Grazie, signor Presidente. Io ho ascoltato gli improperi del collega del Movimento 5 Stelle.
Io credo che un Ministro sia il parafulmine del lavoro del suo Ministero ed è giusto che sia lui a risponderne ed è giusto anche fare degli appunti al comportamento del Ministro e del Ministero, ma da qui ad usare toni irriguardosi e vocaboli offensivi, mi pare che ce ne voglia tanto.
Io credo che questa sia la cartina di tornasole della qualità di questa Camera e io mi vergogno di stare qua dentro ad ascoltare questi vocaboli e questi improperi.
Chiedo scusa, io, personalmente al Ministro Alfano per le parole che il collega – scusatemi il termine, collega forse è abusato – ha utilizzato nei confronti del signor Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
NUNZIA DE GIROLAMO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NUNZIA DE GIROLAMO. Grazie, Presidente, intervengo solo per dire che noi siamo i primi a volere un dibattito serio su quanto è accaduto a Lampedusa e sulla tragedia di questi giorni, di questi mesi. Vorremmo, però, un dibattito ovviamente molto più articolato e non strumentale, come quello che viene fatto in questa occasione, perché mi sembra che ci sia qualche gruppo che approfitta di una tragedia immane, come quella che si è verificata, solo per fare campagna elettorale e per speculare sui morti. Noi questo non lo accettiamo.
Vorremmo che si parlasse seriamente del ruolo dell'Europa e dei problemi che ci sono e che ovviamente non riguardano l'Italia, ma riguardano vicende molto più grandi, di cui tutti siamo consapevoli, e ci piacerebbe che, in quest'Aula, almeno quei temi così delicati, che riguardano la vita delle persone, fossero affrontati con serietà dovuta ad un parlamentare.
Ci rendiamo conto che, purtroppo, qualcuno in quest'Aula preferisce fare propaganda sui morti e non interessarsi veramente della difesa di questo Paese e dei confini (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
MASSIMO ARTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Entrando anche un po’ nel merito e dandole anche degli spunti, signor Ministro, per un'eventuale informativa che sia decente, io credo indicativamente che qui dentro, in quest'Aula, sappiamo tutti che né Triton né Mare Nostrum sono la soluzione al problema dell'immigrazione. Lo abbiamo segnalato sia in Comitato di Schengen, sia nelle varie sedi, soprattutto quando si è trattata tutta la parte riguardante l'immigrazione anche nella Commissione difesa. Io le faccio presente che lei, due giorni fa, Ministro, ha fatto una conferenza stampa sul «decreto missioni». Nel «decreto missioni» ci sono esattamente 5 milioni e 400 mila euro per la Libia, per la collaborazione con la Guardia costiera libica, perché noi stiamo trattando questo problema sia dal lato che riguarda la salvaguardia del mare del Mare Nostrum, sia dall'altro lato, che dovrebbe essere la parte fondamentale, cioè come evitare questo.
Noi dobbiamo anche ragionare che queste tragedie, su cui noi ragioniamo tutte le volte che abbiamo informative su persone che muoiono qui nel canale di Sicilia, poi non vengono trattate mai, e affrontarle solamente parlando di nomi come Mare Nostrum o Triton non risolve il problema.
Noi vogliamo che lei ci venga anche a dire – lei o chi per lei – quei 5 milioni e Pag. 162400 mila euro a cosa servono, visto che le navi che dovrebbero essere utilizzate in aiuto alla Guardia costiera libica sono ora a Genova da un anno in riparazione. Quindi, quei soldi a cosa servono ?
Quindi, la domanda è: quando effettivamente ci vogliamo mettere ad affrontare questo problema, che non è esclusivamente di salvaguardia, ma è organico ? Ormai è già la quarta volta che trattiamo questo argomento, è già la quarta tragedia che trattiamo in quest'Aula e sempre si propone nella stessa maniera (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, io rivendico che il mio gruppo su queste tragedie non ha mai fatto speculazione, né ne farà tanto meno oggi. Quindi, penso che sia una cosa fondamentale e importante, intanto, esprimere tutto il dolore nei confronti di queste tragedie, che ormai sono a ripetizione.
Detto questo, non c’è dubbio che c’è un'importanza dal punto di vista umano, perché ormai il Mediterraneo è diventato una tragedia continua, un cimitero, così come ribattezzato dalla stampa. Questo, però, non significa che il Governo sia esente da responsabilità. Noi riteniamo che la responsabilità principale sia quella di non avere alcuna incidenza sull'Europa in riferimento al problema di tutto l'assetto del Mediterraneo e in riferimento a tutte queste situazioni di tragedia.
Si è passati da Mare Nostrum – un'operazione che ha un valore umano, ma anche che ha costi enormi, drammi incredibili, tragedie incredibili – all'attuale operazione ribattezzata Tritone, così come la definisce, come viene declarata dal Presidente Renzi.
Noi riteniamo che il Presidente in persona debba venire qui in Parlamento e debba rendere noto, insieme ai ministri che riterrà. Ma a questo punto, visto che il Ministro Alfano demanda ad altri ministri e non si riesce a capire, alla fine che venga il Presidente del Consiglio ! Se le cose stanno in questa materia, cioè se ci sono diverse competenze in campo, tra quelle internazionali ed estere a quelle della difesa, le più disparate, venga il Presidente del Consiglio qui ad illustrare e a informare il Parlamento, non solo sulle iniziative che il Governo vorrà assumere in questo senso, ma anche e soprattutto sul livello di coinvolgimento dell'Europa su un problema che si aggrava giorno dopo giorno.
Io penso che questo sarebbe un atto di correttezza, ma anche un atto di rispetto, non solo nei confronti delle vittime, ma anche nei confronti del Parlamento e nei confronti di tutti.
PRESIDENTE. Onorevole Palese, lo dico anche per coloro che devono intervenire adesso, in questo caso funziona così: il Governo deciderà chi far venire e il Ministro per i rapporti con il Parlamento comunicherà chi è il rappresentante del Governo che verrà a riferire, che sia il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia ovvero il Ministro degli esteri.
CLAUDIO FAVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, premettendo che non vedo nessuna ombra di strumentalità nella richiesta che, di fronte a una tragedia, il Governo venga a riferire in quest'Aula, noi vorremmo sollevare il Governo da questa conventio ad excludendum per decidere quale Ministro non dovrà riferire. Anche se spetta, come lei ci ricordava, al Governo, l'intenzione di questo gruppo è di richiedere che sia personalmente il Presidente del Consiglio dei ministri a riferire, ma non perché c’è una questione irrisolta di competenze tra diversi ministri, ma perché pensiamo che sia un atto dovuto: un atto dovuto sul piano del rispetto umano nei confronti di un numero tragicamente alto di vittime e un atto dovuto anche sul piano delle Pag. 163responsabilità politiche. Noi riteniamo che esse non si assumano soltanto da parte di questo Parlamento e di questo Paese, ma che chiamino in causa anche l'Europa, ragione in più perché sia direttamente il Presidente Renzi a venire a confrontarsi con quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, l'aspetto sempre meno attraente della politica è quello di utilizzare questioni reali a volte per altre ragioni. Quindi, io non entrerò nel dibattito su qual è il Ministro più adatto per venire a riferire, ma convengo con il collega che mi ha preceduto sul fatto che questo tema, non solo il tema delle vittime nel Mediterraneo, ma il tema dei grandi stravolgimenti, che vanno dalla Siria alla Libia, alla parte del Nord Africa da cui preme questa massa di profughi, è questione tale che coinvolge dalla politica estera alla sicurezza, a tutto ciò che di umano c’è nell'essere europei, che forse potremmo anche sperare in una rappresentanza sicuramente al massimo livello, ma in ogni caso nel fatto che non sia solo un'informativa, ma che possa essere l'occasione per questo Parlamento per vedere delle soluzioni e delle decisioni che possano anche essere innovative su questo tema.
Signor Ministro, lei sa bene che chi parla, noi siamo stati contrari e avevamo avvertito dei rischi di una sospensione o di un annullamento dell'operazione Mare Nostrum, mentre abbiamo salutato comunque con favore l'avvio di una corresponsabilità europea con l'operazione Triton. Noi non siamo per i tifosi di Triton o di Mare Nostrum. Noi riteniamo che vadano messe sul tappeto più soluzioni, perché il problema è drammatico, ha più cause e deve essere affrontato in più modi.
Mare Nostrum è stata sospesa anche perché una parte dell'opposizione, in maniera molto vocale, ha detto che non bisognava spendere soldi per salvare quelle vite umane. Sono stati spesi 100 milioni di euro per 170 mila persone che sono state salvate, di cui più di 100 mila direttamente dalla Marina militare italiana. Ebbene, sono 1.000 euro a persona, sono meno di due abbonamenti a sky TV. Io credo che una vita umana valga quei soldi, sia che ce li metta l'Italia, sia che ce li metta l'Europa, sia che ce li mettano dei privati che fanno delle collette.
Allora, in conclusione, credo che noi oggi dobbiamo mettere in campo nuove misure, nuove misure che riducano il rischio di morte per il viaggio nel Mediterraneo. Comunico a quest'Aula che 3.500 sono state le vittime durante l'operazione Mare Nostrum, nonostante le 170 mila salvate, e che oggi siamo a circa 530 vittime dall'inizio dell'operazione Triton, con circa 20 mila arrivi. Siamo più o meno, purtroppo, allo stesso numero di vittime, ma siamo in inverno e, quindi, sappiamo che queste vittime potranno crescere.
Allora, dobbiamo per forza cominciare a immaginare alternative e, mentre si attacca il problema della Libia e del disordine libico, dell'ISIS, del Daesh e del califfato, dobbiamo comunque creare dei viaggi sicuri. E qui rinnovo l'invito a riflettere, prima dell'informativa in quest'Aula, sul tema di avviare la richiesta di protezione internazionale dall'altra riva del Mediterraneo e nei Paesi di transito, per creare i primi viaggi sicuri e ridurre il traffico umano e i vantaggi economici proprio per il terrorismo jihadista.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, vorrei rappresentare a lei e all'Aula l'esigenza tecnico-politica di una convocazione del Comitato dei nove, che peraltro spetta al presidente della Commissione, perché sono in corso delle valutazioni su alcune proposte emendative – sulle quali era già Pag. 164stato dato il parere e sulle quali, quindi, si potrebbe addivenire ad una modifica del parere dato dalla Commissione – e anche per comunicare al Comitato dei nove i pareri su altri articoli sui quali ancora non sono stati dati.
PRESIDENTE. Quindi, di quanto tempo ritiene di avere bisogno ? Prego, presidente Sisto.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Grazie, Presidente, la legittima esigenza manifestata dall'onorevole Fiano credo che possa trovare eco complessiva, per così dire, in un paio di ore, fino alle 15 magari.
PRESIDENTE. Bene, tra l'altro, ho parlato con la Presidente della Camera, la quale ovviamente è disponibile a riunire la Conferenza dei presidenti di gruppo nel momento in cui si dovessero registrare delle novità e, quindi, in funzione anche di un'eventuale programmazione.
Nel frattempo, però – anche se prima darò la parola all'onorevole Zolezzi per un richiamo al Regolamento e poi all'onorevole Mannino –, avviso i colleghi che la seduta verrà sospesa per due ore per consentire al Comitato dei nove di dare il parere sulle proposte che abbiamo da affrontare nel prosieguo della seduta.
Onorevole Zolezzi, su che articolo del Regolamento chiede di parlare ?
ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, sull'articolo 8.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Vorrei che lei si esprimesse sulla possibilità in quest'Aula di utilizzare la sigaretta elettronica, nel senso che è noto che non ci sono dati scientifici sull'utilità di questo presidio, anche se chiaramente chi prova ad utilizzarla lo fa a buon fine. Però, visto che alcuni colleghi la stanno utilizzando e che, invece, è dimostrato che aumenta l'inquinamento indoor e, quindi, riduce la qualità di vita degli ambienti indoor e visto che, per le scolaresche che entrano a visionare i nostri lavori, è un esempio negativo, vorrei che lei si esprimesse.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zolezzi (Commenti del deputato Nizzi).
Che è successo ? Ah, apriamo un dibattito su questo fatto fondamentale ! Le chiedo scusa, onorevole Nizzi, prego. Non pensavo che fosse...
SETTIMO NIZZI. Grazie, Presidente. Mi scusi se la disturbo.
PRESIDENTE. No, io sto qua per questo, si figuri !
SETTIMO NIZZI. Lei fuma e magari vorrebbe continuare...
PRESIDENTE. Ma non quella elettronica ! Io fumo il sigaro e qui non lo posso fumare, quindi non ho proprio il problema, onorevole Nizzi. Prego.
SETTIMO NIZZI. Comunque, non è questo il problema. Il problema è una questione di salute pubblica e, siccome esistono delle leggi in Italia secondo le quali è vietato fumare in ambienti pubblici – e questo è un ambiente pubblico –, deve essere indicata una persona responsabile del rispetto di quella normativa. Siccome all'interno delle sigarette elettroniche c’è la nicotina, noi non possiamo far sì che si continui a fumare dentro quest'aula. Si fuma fuori (Applausi) e invece qui si sta continuando a fumare. Chi è il responsabile della sicurezza ? Chi è per legge il responsabile qui ? È quello che deve fare rispettare questa norma, naturalmente con tutto quello che ne consegue.
PRESIDENTE. La ringrazio e ringrazio anche l'onorevole Zolezzi. Informerò immediatamente il Presidente della Camera, che trasferirà ovviamente la questione ai deputati questori, che sono coloro che hanno il compito di occuparsi dell'ordine e della sicurezza nell'aula.Pag. 165
C’è prima l'onorevole (Commenti)... No, su questo tema ha già parlato l'onorevole Zolezzi, abbia la cortesia !
Onorevole Mannino, ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori.
CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Intanto resto allibita, perché comunque le avevo già preannunciato stamattina il motivo del mio intervento in Aula e ho pazientemente aspettato fino a che praticamente l'Aula si è svuotata. Intervengo per condividere con quest'Aula che questa notte, intorno alle 2,30, il nostro candidato sindaco del comune di Carini, Ambrogio Conigliaro, ha subìto quella che è la più palese delle intimidazioni nel nostro territorio: ha subìto l'incendio dell'autovettura sotto casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Intervengo in Aula per dare il nostro supporto come gruppo MoVimento 5 Stelle a tutti i livelli – Camera, Senato ed anche regionali – e mi auguro che tutte le parti politiche che pensano o si vantano di fare sempre una buona politica diano a questi cittadini, che stanno semplicemente lottando per avere un comune decente, un comune normale, un comune amministrato da gente normale, tutto il loro supporto e la loro vicinanza.
Intervengo, quindi, per dire che questi cittadini, comunque, non si fermeranno, continueranno ad andare avanti e si presenteranno alle elezioni amministrative che si svolgeranno nei prossimi mesi nel territorio di Carini. Mi auguro, appunto, che questi atti intimidatori, vergognosi, infami, che sono veramente il frutto della peggiore politica di questo Paese, non si manifestino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Mannino, io la ringrazio. Ovviamente, la Presidenza della Camera si associa alla solidarietà nei confronti di chi è stato vittima di un atto di questo tipo. Per quanto riguarda il momento, onorevole Mannino, io purtroppo devo gestire l'Aula in funzione anche delle priorità: se mi viene chiesta la parola per un richiamo al Regolamento, devo dare prima la parola per il richiamo al Regolamento e poi posso dare la parola sull'ordine dei lavori.
Detto questo, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15,05.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Boccia, Bratti, Brunetta, Caparini, Antimo Cesaro, Dambruoso, De Girolamo, Di Lello, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Giancarlo Giorgetti, Losacco, Merlo, Nicoletti, Pes, Pisicchio, Realacci, Rossomando, Speranza e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente della I Commissione, onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Presidente, la riforma della Costituzione esige indubbiamente anche dei momenti di riflessione. Il relatore, il collega Fiano, mi chiede di poter verificare taluni pareri su determinati emendamenti e, per tale finalità e quindi, anche per l'eventuale convocazione, poi, del Comitato dei nove di seguito a questa riflessione, un'ora di tempo. Io pregherei la Presidenza di valutare con favore questa richiesta, perché, come Pag. 166siamo stati contrari all'accelerazione dei lavori, non possiamo che essere favorevoli alla riflessione che il relatore chiede su determinati passaggi.
GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Presidente, intervengo per una questione che credo si leghi anche alla valutazione e alla calendarizzazione della «seduta fiume» rispetto alle riforme. Chiedo un intervento della Presidenza rispetto ad una questione che riguarda il «decreto milleproroghe», che, come sappiamo, deve essere valutato ancora all'interno delle Commissioni riunite I e V. La seduta delle Commissioni è stata sospesa, evidentemente per altre scelte di priorità che noi non condividiamo, da parte della maggioranza e del Governo, però chiedo cortesemente, per rispetto della dignità e delle regole, della dignità dei commissari di quelle Commissioni, che non ci arrivino dalla stampa le notizie relative agli emendamenti dei relatori e del Governo che ancora le Commissioni devono valutare e che ancora debbono essere presentati. La trovo una cosa di estrema scorrettezza, soprattutto rispetto alla calendarizzazione che avete scelto.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Guidesi. Naturalmente la Presidenza si farà carico formalmente di trasmettere questa raccomandazione, ma sono presenti sia il Governo sia i relatori del «provvedimento milleproroghe», quindi mi sembra che la sua sottolineatura sia stata ascoltata direttamente.
Io mi sento di accogliere, come Presidenza, la richiesta del presidente Sisto, quindi sospendo la seduta per un'ora. Riprenderà alle ore 16,10.
La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 16,15.
PRESIDENTE. Avverto che, fuori dalla seduta, sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Russo 35.500, Rubinato 39.25 e 39.500, Roberta Agostini 39.14, 39.12 e 39.13 e il subemendamento Marco Di Maio 0.41.2.101.
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato da ultimo approvato l'articolo 33.
(Esame dell'articolo 34 – A.C. 2613-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
FABIANA DADONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Signor Presidente, speravo che questa pausa potesse concedere al gruppo soprattutto del Partito Democratico una riflessione sulla nostra apertura molto larga con riferimento alla democrazia diretta e all'inserimento della stessa in questo provvedimento; purtroppo, la pausa non ha portato buoni frutti. Noi ci siamo tenuti in maniera decisamente ampia nella disponibilità della maggioranza a discutere ma vi è stato un nulla di fatto, quindi io sicuramente non posso... siamo scesi da dieci a sette, da sette a tre, da tre a zero; a questo punto, non posso garantire un andamento del tutto istituzionale dell'Aula. Questo non significa assolutamente che faremo nulla di inaspettato, sicuramente non voteremo tutti gli emendamenti uno per uno perché le nostre proposte, lo ribadisco perché non voglio sembrare eversiva o chissà cosa, erano semplicemente tese all'introduzione di referendum propositivi e consultivi con zero quorum, anche con riferimento alla possibilità da parte di una minoranza parlamentare di sollevare una questione di fronte alla Corte costituzionale e all'obbligatorietà, entro un termine determinato, di discutere le leggi di iniziativa popolare. Quindi, la parola è: democrazia diretta, questo era il riassunto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento Pag. 1675 Stelle), una cosa che si poteva benissimo accettare, perché non stravolgeva l'impianto, ma non l'avete voluto; io alzo le mani e auguro una buona giornata ai miei colleghi, buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io ho molto apprezzato lo stile con cui la collega Dadone ha rappresentato a quest'Aula le cose che sono accadute; credo che abbia fatto bene perché è giusto che i colleghi sappiano che cosa abbiamo fatto non nelle segrete stanze ma in un dibattito trasparente tra gruppi politici. Voglio rappresentare che per noi la discussione è stata seria e abbiamo valutato con grande attenzione le proposte del MoVimento 5 Stelle, ma vi è un confine in ogni discussione tracciato tra le cose condivisibili, anche quelle che non sono di nostra iniziativa, e le cose non condivisibili. Tra le cose non condivisibili per quanto ci riguarda in questa fase, in questo momento, con un emendamento che attraversa questa discussione nel punto finale, sicuramente non c’è un emendamento che possa modificare il quorum sui referendum con l'impostazione che loro hanno proposto. Noi siamo invece molto disponibili ad accogliere – glielo abbiamo detto e lo ribadiamo – altre forme di partecipazione, di condivisione. Mi spiace che ci sia qualche collega del MoVimento 5 Stelle che affronti così le cose, perché abbiamo fatto un confronto molto serio con colleghi del MoVimento 5 Stelle molto preparati e seri. Io penso che invece quel confronto è stato un confronto di merito, che io credo si svilupperà anche nelle prossime ore, e sono convinto che il dialogo sia la strategia migliore che noi possiamo utilizzare per affrontare anche i prossimi punti che abbiamo davanti. Per quanto riguarda il Partito Democratico, nessuna strada è preclusa, c’è solo questo confine fra le cose condivisibili e le cose non condivisibili e il confine non può essere superato per evitare l'ostruzionismo. Le cose non condivisibili restano non condivisibili a prescindere.
ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Grazie Presidente, io francamente vorrei capire. Ho ascoltato le parole dei colleghi Dadone e Rosato e ho appreso che c'era un confronto, una trattativa.
Non vorrei che passassimo da patti di serie A a patti di serie B. Una cosa è certa: Sinistra Ecologia Libertà non si è associata a nessuna trattativa perché noi abbiamo deciso di fare una battaglia di principio sul tema dei tempi e non abbiamo subordinato alle nostre idee nessun emendamento. Le riforme non si fanno nelle stanze, si fanno in quest'Aula e, per farle in quest'Aula, bisogna parlare. Noi diremo le cose che non vanno e le cose che vogliamo cambiare e sfidiamo, per l'ennesima volta, il Parlamento e il partito di maggioranza relativa ad affrontare nel merito i nodi cruciali senza «scambi,» ma dicendo le cose come stanno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole, sempre sull'ordine dei lavori ?
RICCARDO FRACCARO. Sì.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente. Io devo intervenire per forza perché ho parlato in queste ore anch'io con il PD e con Rosato, come spesso ci capita di fare anche in Commissione, durante i lavori che abbiamo affrontato in Commissione Affari costituzionali, e sentirmi dire che le nostre proposte sono irricevibili è abbastanza grave perché, in realtà, il referendum, Presidente, è scritto nel testo, che è arrivato dal Senato qui alla Camera; il Pag. 168referendum è scritto nel testo che loro ci vogliono imporre. Semplicemente – e questo credo che gli italiani oggi debbano capirlo – noi chiediamo che il referendum propositivo e abrogativo senza quorum sia scritto nella sua funzionalità nero su bianco in questa riforma costituzionale semplicemente perché non ci fidiamo in ordine al fatto che voi lo farete quando verranno applicate queste riforme perché si richiede nel testo una legge costituzionale, quindi potreste farle tra dieci o vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi vi chiediamo solo una cosa, Presidente, deve essere chiarissimo agli italiani: chiediamo al Partito Democratico – e ci dobbiamo assumere la responsabilità di fronte agli italiani – di farlo qui, ora e insieme a noi: introdurre il referendum propositivo abrogativo senza quorum per bilanciare i poteri che voi state dando a un uomo solo, il capo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Presidente, c’è un'altra cosa che vorrei sottolineare: questa Camera, attraverso la Presidente, ha deliberato la seduta fiume per costringerci a scendere a un compromesso al ribasso. Noi, Presidente, crediamo che questo sia un comportamento negativo da parte della Presidenza. In ogni caso, noi siamo stati, a differenza di quello che voi dite fuori da quest'Aula, propositivi, dialoganti e abbiamo messo i nostri voti a disposizione, non per salvare le nostre aziende; non abbiamo messo i nostri voti a disposizione per non andare in carcere perché abbiamo commesso i reati; abbiamo messo i voti a disposizione per dare uno strumento ai cittadini ed evitare che questo Parlamento faccia delle norme e delle leggi «porcata».
Ora, voi cosa farete con i vostri voti ? Cosa direte ai cittadini italiani ? Noi vi abbiamo messo i nostri voti a disposizione. Chi è che non usa i voti per il bene di questo Paese ? Chi è che sta facendo del male al Paese perché non vuole dialogare ? Noi o voi ? I cittadini sanno oggi che noi chiediamo solamente il referendum propositivo e abrogativo senza quorum. Stiamo dialogando, stiamo parlando, mettiamo i nostri voti sul tavolo. Ora voi cosa farete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle-Congratulazioni) ?
PRESIDENTE. Onorevole Fiano può esprimere i pareri. Prego.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti e i subemendamenti presentati all'articolo 34.
PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza Toninelli ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Dieni 34.1, sul Testo alternativo del relatore di minoranza Toninelli, sugli emendamenti Costantino 34.5 e 34.7, Lombardi 34.2, sui subemendamenti Cozzolino 0.34.6.8 e 0.34.6.9, sugli emendamenti Quaranta 34.6, Costantino 34.8 e 34.3 e Nuti 34.9 nonché sul subemendamento Cozzolino 0.34.503.1.
Esprimo parere contrario sull'emendamento Rubinato 34.503, mentre il parere è favorevole sul subemendamento Cozzolino 0.34.700.1 e contrario sull'emendamento Centemero 34.700.
PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza Matteo Bragantini ?
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Dieni 34.1, sul Testo alternativo del relatore di