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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 541 di lunedì 21 dicembre 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 15.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 novembre 2015.

  DANIELE DEL GROSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, vorrei intervenire un minuto sul processo verbale per un semplice fatto, perché questo intervento lo posso fare dal momento che sabato notte ero presente qui in Aula e sono intervenuto in sede di stabilità. Ora, mi permetta una piccola precisazione....

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Del Grosso, questo è il processo verbale di una seduta diversa, quindi lei può certamente fare il suo intervento ma quando affronteremo il processo verbale riferito alla seduta che si è conclusa con la seduta fiume.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie.

  PRESIDENTE. Se non vi sono altre osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Brunetta, Bueno, Capelli, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Incà, De Menech, De Micheli, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferrara, Fico, Fioroni, Fontanelli, Franceschini, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Madia, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Miotto, Monchiero, Nicoletti, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rossomando, Rughetti, Sanga, Schullian, Sereni, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Velo, Villecco Calipari e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

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Discussione delle mozioni Gianluca Pini ed altri n. 1-01067 e Grande ed altri n. 1-01086 concernenti iniziative per rilanciare la collaborazione con la Russia in relazione alla minaccia terroristica di matrice jihadista, nonché per riconsiderare la questione delle sanzioni (ore 15,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Gianluca Pini ed altri n. 1-01067 e Grande ed altri n. 1-01086 concernenti iniziative per rilanciare la collaborazione con la Russia in relazione alla minaccia terroristica di matrice jihadista, nonché per riconsiderare la questione delle sanzioni (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Cicchitto, Amendola, Monchiero, Dellai ed altri n. 1-01087 e Brunetta ed altri n. 1-001088 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'Allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare l'onorevole Gianluca Pini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01067. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, come tutti sanno, gli eventi che si sono succeduti, prima in maniera poco attenzionata da parte dell'Occidente e poi in maniera sempre più preoccupata proprio per la natura violenta di questi eventi, cioè dalla proclamazione del sedicente Stato islamico nel giugno del 2014 alla prima vera problematica di rilievo internazionale, primo atto di guerra vero e proprio di questo sedicente Stato, cioè la conquista delle raffinerie, e della diga di Mosul, fra la fine di luglio e i primi di agosto 2014, si sono evoluti fino ad arrivare ai tragici fatti del 13 novembre a Parigi. Siamo a tutti gli affetti di fronte a un atto di guerra, perché, anche se è autoproclamato, è comunque in qualche modo, uno stato che attacca altri Stati e, all'interno di questo perimetro internazionale, vi sono delle argomentazioni di natura diplomatica che non possono essere sottaciute. La prima è quella che, nei confronti di questi assassini, che devono essere spazzati via dalla faccia della terra, è necessaria la più ampia coalizione possibile. Noi da sempre diciamo che, nel contrasto al terrorismo in generale, quello che, come qualcuno ha definito, molecolare di anni fa, quello legato ad Al Qaeda, tanto quello quanto questo invece, organizzato, appunto terrorismo di Stato, vi deve essere una coalizione ampissima e all'interno di questa coalizione deve farne parte per forza di cose per il suo ruolo strategico, per la capacità militare, per la forza e per la tradizione anche in campo militare nel saper governare scenari difficilissimi, anche la Federazione russa. Lo diciamo, ripeto, in tempi non sospetti ma non è che vogliamo farne qui una primogenitura, semplicemente è per ribadire la coerenza nella nostra visione politica sullo scenario internazionale, di chi sono gli amici e di chi invece sono i nemici.
  Partendo da questo assunto e guardando alla folle iniziativa messa in campo dall'Unione europea delle sanzioni nei confronti invece della Federazione russa, sanzioni che poi hanno generato delle contro-sanzioni in maniera prevalente su settori strategici importantissimi della nostra economia, quindi si vanno a fondere due questioni, la prima, sicuramente la più urgente, la più importante, la più drammatica, quella della lotta allo Stato islamico, ma sulla seconda anche un occhio di riguardo ci vuole perché è fondamentale anche in un momento così Pag. 3delicato di crisi, anche riguardo al comparto del commercio... Presidente, essendoci l'Aula vuota, se uno parla...

  PRESIDENTE. Sì, in effetti magari passiamo... grazie.

  GIANLUCA PINI. Dicevo, non si può comunque non tener conto dell'impatto pesantemente negativo, drammatico anche lì, drammatico non in termini magari di perdita di vite umane – oddio, magari qualche suicidio, spero non collegato a inasprimenti delle sanzioni, ma sicuramente qualche suicidio collegato alla crisi, anche lì, è altrettanto drammatico – però sono questi due i punti che la nostra diplomazia deve assolutamente risolvere. È chiaro, noi siamo un attore all'interno dell'Unione europea e siamo un attore all'interno della NATO, così come siamo un attore – e neanche di quelli di primo piano – purtroppo all'interno – però lì diciamo di una organizzazione che ormai si rivela sempre più inutile – delle Nazioni Unite. Dicevo, vanno individuati bene chi sono i nemici e chi sono gli amici. Per noi la Russia è uno Stato che deve essere considerato amico, è un alleato nel contrasto al terrorismo di Stato che lo Stato islamico sta perpetrando nei confronti dell'Occidente con lo scopo dichiarato di distruggere le basi valoriali, distruggere la società occidentale, distruggerne i valori; e quindi tutti quelli che sono invece a difesa di questi valori di libertà, di questi principi fondamentali per la libertà degli individui, che noi ci siamo guadagnati con il sangue nel passato, nei secoli scorsi, per poter arrivare a questo livello di civiltà, ecco, coloro che vogliono spazzare via questa civiltà, sappiamo bene chi sono, sappiamo anche bene purtroppo che hanno dei fiancheggiatori, per non dire degli alleati, o comunque ci sono anche Stati che in qualche modo, se non sostengono, sicuramente tollerano che vi sia uno Stato islamico autoproclamato, che in qualche modo mette in discussione pesantemente l'esistenza stessa dell'Occidente.
  Per noi la Russia è un amico; per noi invece la Turchia, per il comportamento che ha tenuto, molto ambiguo, non si sa se può essere considerata uno Stato amico, sicuramente è uno Stato che deve essere tenuto molto sotto controllo anche sulla scorta delle immagini che sono state fornite dalla stessa Federazione Russa riguardo il traffico di petrolio che parrebbe – noi abbiamo visto delle immagini fornite da altri, ma erano abbastanza evidenti ed abbastanza eloquenti – che ci sia un fiorente traffico di petrolio venduto in nero che passa dallo Stato islamico a quello turco.
  Noi abbiamo presentato questa mozione per dire cosa in sostanza ? L'abbiamo presentata in tempi non sospetti, quando ancora il Presidente del Consiglio manteneva la sua ormai proverbiale posizione ondivaga che tiene anche su tanti altri fronti e su tanti altri aspetti: interveniamo in guerra, no, non interveniamo in guerra; facciamo una cosa, no, non la facciamo. Qui non si può assolutamente scherzare perché sono a rischio, ripeto, i fondamenti stessi dell'Occidente. Ha fortunatamente così compreso, forse guardando i sondaggi, il suo calo di popolarità drammatico che ha subito in queste settimane e che non si può continuare a maltrattare un alleato strategico come la Russia, non lo si può soprattutto continuare a maltrattare con un pretesto come quello dell'annessione voluta con un referendum di autodeterminazione che, ricordo, questo Stato, lo Stato italiano, ha riconosciuto sottoscrivendo il trattato di Helsinki del 1975. Quindi non si possono utilizzare due pesi e due misure, non ci può essere una politica ambigua anche su questo piano; se si sottoscrivono dei principi, soprattutto democratici, perché se si riconosce la facoltà ad un popolo di autodeterminarsi, non è che se lo fa il Kosovo va bene e se lo fa invece la Crimea non va bene.
  È un fatto anche di rispetto, di correttezza e di serietà nell'agire politico. Tante volte, a noi come politica, non a noi come Lega, viene rinfacciato di essere poco seri perché poco coerenti. A noi potranno dirci di tutto, ma non che non siamo coerenti.Pag. 4
  Tenendo conto quindi del fatto che le sanzioni imposte alla Russia – per volontà neanche tanto del vecchio continente, ma di attori esterni al vecchio continente, che, guarda caso, però hanno continuato a fare affari tranquillamente soprattutto su alcuni settori strategici – sono sanzioni basate su una farsa, come è farsa lo stesso Governo ucraino, un Governo filo-nazista, qui siamo veramente alla follia più totale: andiamo a sanzionare un Paese dove c’è un Presidente democraticamente eletto e ben voluto dal suo popolo e, invece, andiamo a difendere un Paese, come l'Ucraina, dove insomma c’è più di un dubbio sulla legittimità stessa di quel Governo.
   Ma, uscendo un attimo dalla questione Ucraina, per noi questo è un pretesto assolutamente assurdo per forzare in qualche modo la mano nei confronti della Russia. Allora, tutto questo ragionamento porta a dirci cosa ? Che è arrivato il momento – non solo a parole, non solo andando prima, come purtroppo capita troppo spesso, davanti alle televisioni e poi venendo qui in Parlamento a fare annunci che poi non hanno seguito, come è avvenuto purtroppo durante la seduta dell'ultimo Consiglio europeo – che ci sia un atto ufficiale da parte di questo Parlamento, che dia un mandato specifico al Governo affinché in tutte le sedi, non solo in sede di Consiglio europeo –, si ribadisca che l'asse fra l'Italia, l'Europa e la Russia è fondamentale.
  In primis, ripeto che la questione degli scambi economici è importante, ma viene in secondo piano rispetto alla questione assolutamente fondamentale di un'alleanza strategica e fortissima con un Paese così ben organizzato da un punto di vista militare, che è assolutamente strategico per poter abbattere, disintegrare, polverizzare e cacciare dalla faccia della terra lo Stato Islamico.
   Quindi, noi con questa mozione non chiediamo nient'altro che l'impegno, da parte del Governo, sia concreto, che non siano solo chiacchiere fatte qui e poi magari neanche nelle sedi opportune, ma fuori dalle sedi opportune, solo ad uso e consumo della stampa.
   La coerenza e la serietà di un Governo la si vede anche da questo: prende atti di indirizzo da questo Parlamento, che è l'unica istituzione in questo momento democraticamente eletta. Infatti, se pur di riflesso, è vero che avrà avuto la fiducia di questo Parlamento, ma il signor Matteo Renzi non è stato eletto da nessuno e, quindi, abbia la cortesia almeno di rispettare la volontà del Parlamento.
   Sappiamo bene che questo dibattito che noi abbiamo fortemente voluto in calendario sarebbe stato opportuno e importante farlo magari qualche giorno prima rispetto al Consiglio europeo, ma il calendario d'Aula con la legge di stabilità lo ha impedito. Abbiamo apprezzato il fatto che la Capigruppo abbia inserito in calendario, come prima cosa immediatamente successiva alla legge di stabilità, questo dibattito e evidentemente siamo riusciti ad aumentare la sensibilità sul tema. Non sappiamo se, oltre alla nostra e a quella dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, ci saranno altre mozioni e che pareri darà il Governo – mi auguro favorevole chiaramente, salva la presentazione (non so se sia già avvenuta, o meno, o se avverrà) di una mozione di maggioranza, però l'obiettivo comunque l'abbiamo in qualche modo colto e questo ci fa piacere, perché il dibattito c’è, ci sarà anche domani, nel momento in cui ci saranno l'espressione dei pareri e le dichiarazioni di voto, e abbiamo portato l'attenzione vera all'interno del Parlamento, non solo sul piano mediatico.
   Quello che noi chiediamo, sostanzialmente, è la cancellazione di queste sanzioni, perché non si possono trattare gli alleati in maniera difforme – ripeto – sulla scorta di una valutazione di una farsa, come quella del sostegno all'Ucraina, che viene utilizzata solo ed esclusivamente come strumento per creare fastidio nei confronti dell'Unione europea.
   Se una persona è un nostro alleato, deve essere trattato veramente come alleato, non come un alleato di serie B.Pag. 5
  Anche perché è un Paese con una forza straordinaria e con enormi ricchezze, un Paese che per noi è un partner strategico su tantissimi fronti, non solo sicuramente su quello militare. Ma in questo momento è prevalente la necessità, appunto, di una forte collaborazione, di rinsaldare in maniera seria i rapporti diplomatici e di abbassare qualsiasi tipo di ostacolo nei rapporti fra la Repubblica italiana e la Federazione russa.
   È un percorso difficile, sicuramente – nulla diventa facile sullo scenario internazionale – però l'Italia non può più tergiversare: deve prendere una posizione netta, anche permettendosi di andare in scontro, però all'interno delle sedi opportune – non solo sulla stampa – con gli altri partner europei. Ci sembra che il fronte per la rimozione delle sanzioni sia abbastanza ampio e concludo dicendo che – ripeto – siamo contenti e ribadiamo la nostra contentezza per essere riusciti a portare in tempi relativamente brevi, per quello che riguarda di solito la politica, questo dibattito in un momento contingente molto importante.
   Da qui, deve partire la cancellazione di queste stupide, inutili e dannosissime sanzioni che – ripeto – creano tensioni inutili con un nostro partner strategico, non solo militare, e ci auguriamo che all'interno di quest'Aula vi sia un mandato unanime al Governo affinché l'Italia sia in prima linea per la rimozione delle sanzioni in tempi brevissimi, non nell'attesa di sei mesi, ma nell'attesa magari di qualche settimana, perché – se è vero, come è vero che la farsa della questione di Minsk dovrà essere valutata come attuazione a metà di gennaio – pensiamo che sia assolutamente inutile, una volta valutato che il rispetto di quegli accordi è sotto gli occhi di tutti, attendere fino alla fine di giugno, ma magari si potrebbe anticipare già, dopo la prima valutazione di gennaio, la cessazione delle sanzioni e ripristinare quello che è un rapporto che deve essere solidissimo fra l'Italia e la Federazione Russa (Applausi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Volevo solo dirle che vi sono altre mozioni, di cui ho dato lettura prima, all'inizio della seduta.
  È iscritto a parlare l'onorevole Manlio Di Stefano, che illustrerà la mozione Grande ed altri n. 1-01086, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Spieghiamo agli italiani di cosa stiamo parlando oggi.
  Come tutti sapranno, in seguito alla crisi tra Russia e Ucraina, avvenuta ormai un anno e mezzo fa, la Comunità europea, sotto pressioni evidenti e conclamate da parte degli Stati Uniti d'America, ha sanzionato la Federazione russa con delle sanzioni su scambi economici e altri fattori di dialogo che da sempre esistono tra l'Europa e la Russia.
   A seguito di queste sanzioni, che poi sono scaturite anche nell'esclusione della Russia sia dal Consiglio d'Europa che dall'OSCE, la Russia ha applicato delle controsanzioni. Sostanzialmente la Russia ha detto: «Se voi bloccate gli accordi con me, io blocco gli accordi con voi», per semplificare al massimo.
  Questo, per parlare proprio agli italiani direttamente, ha comportato dei danni diretti alle nostre aziende. Mi spiego: chi, fino a un anno e mezzo fa, vendeva prodotti di sartoria, oppure ad esempio, l'agroalimentare, o tutte quelle che sono le eccellenze italiane alla Federazione Russa non l'ha potuto più fare perché la Russia ha scelto, di risposta alle nostre sanzioni, di non importare più questi prodotti.
  Ora, per chi non ha mai fatto caso a questi fenomeni e alla quantità di scambi che abbiamo, questo ha comportato per le aziende, specialmente per quelle del nord-est Italia, una perdita di 1,25 miliardi già nell'ultimo anno, 1,25 miliardi in un Paese in crisi profonda come Italia, e le previsioni parlano di 3 miliardi nel prossimo anno. Un calo che viene quantificato dell'11,6 per cento. Ma un dato ancora più eclatante è quello dell'interruzione dell'accordo tra la Gazprom russa e la Saipem italiana per la costruzione del passaggio di un gasdotto, che Pag. 6valeva 2,2 miliardi di dollari. Sostanzialmente parliamo della perdita solo in questo anno da parte del nostro Paese di quasi quattro miliardi di dollari.
  Ci dovremmo chiedere – ed è quello che ci siamo chiesti noi – per quale motivo l'Italia ha scelto di applicare queste sanzioni e qual è la reale utilità che ne abbiamo.
  La risposta, purtroppo – e, ormai, dopo un anno la conosciamo bene – è assolutamente nessuna motivazione reale; soltanto sudditanza e non alleanza con gli Stati Uniti d'America.
  Mi spiego: noi non avevamo nessun interesse ad applicare queste sanzioni e il problema ucraino poteva essere risolto tranquillamente con azioni diplomatiche, di forte pressione diplomatica alla Russia. Noi abbiamo chiesto più volte che si agisse così e non attraverso sanzioni, ma il Governo Renzi evidentemente aveva troppa paura di mettersi contro gli Stati Uniti d'America che, evidentemente, in qualche modo gli tornano comodi in questo momento e, quindi, ha scelto di applicare queste sanzioni, rovinando, di fatto, la vita a tantissimi imprenditori italiani.
  C’è un altro problema che però oggi, dopo un anno e mezzo, si è venuto a verificare, ovvero che noi non parliamo sostanzialmente, in questo momento, con il nostro maggior alleato nella lotta al Daesh, all'Isis comunemente detto. Non ci parliamo perché chiaramente, avendo un regime sanzionatorio, la Russia non intende ascoltare le nostre parole e noi non abbiamo nessun interesse – e quando dico «noi» parlo, purtroppo, del Governo di Roma, non di noi MoVimento 5 Stelle – a parlare con la Russia. Ma, in compenso, abbiamo un enorme dialogo con Paesi come gli Stati Uniti d'America e la Turchia, che pretende anche di entrare in Europa, che evidentemente e in modo ormai verificato finanziano l'ISIS, comprandone il petrolio e restituendo armi o soldi.
  Questa è l'azione diplomatica e di politica estera fantastica del nostro Governo: stringere la mano a chi poi favorisce chi ci viene ad ammazzare, come è successo a Parigi, e chiudere la porta in faccia a chi, invece, combatte l'Isis, come sta facendo oggi la Russia di Putin.
  Chiariamo subito una cosa: il MoVimento 5 Stelle non si sta inventando nulla. Persino l'Ansa, l'agenzia famosa interna al Consiglio europeo e al Parlamento europeo, ha dichiarato, circa due settimane fa, che da fonti diplomatiche – governative, quindi – il Governo italiano ha chiesto un'apertura di dibattito sulle sanzioni alla Russia e ha fatto la richiesta di bloccare il rinnovo automatico delle sanzioni perché – spieghiamo anche questo agli italiani – le sanzioni non applicate per un anno dopodiché si è scelto – i Governi hanno scelto – di applicare un regime di auto-prolungamento delle sanzioni automatico. Queste è quello che dice l'Ansa da fonti governative.
  Allora, noi oggi non stiamo facendo altro che una cosa molto semplice: una mozione parlamentare, giusto per essere chiari, è un atto che chiede al Governo di andare in una direzione, di fare una scelta, perché, essendo la nostra una Repubblica parlamentare, il Parlamento ha il potere di dire al Governo come muoversi. Quello che chiediamo al Governo con questa mozione è: «rispetta quello che tu stesso hai detto; rispetta la vita degli italiani, perché un miliardo e mezzo di perdite in un anno e 3 miliardi stimati vanno direttamente – questi sì ! – nelle tasche degli italiani, e fai la cosa giusta, che è quella che in una repubblica parlamentare è quella che ti chiede il Parlamento».
  Allora, noi mettiamo alla prova il Governo e vediamo se, visto che ormai ci ha abituato a raccontare bugie di ogni tipo, come ha fatto recentemente in televisione, se quello che avrebbe detto al Consiglio europeo, ovvero di volere bloccare in modo automatico queste sanzioni, è anche quello che davvero farà. Non si risponde in tv da Giletti; si risponde in quest'Aula, con il voto del Parlamento. Lo aspettiamo al varco (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

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  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alli, che illustrerà la mozione Cicchitto, Amendola, Monchiero, Dellai ed altri n. 1-01087, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Io voglio limitarmi a illustrare la mozione da lei citata, ma credo che alcune cose che si sono sentite in quest'Aula, soprattutto da parte dell'onorevole Gianluca Pini, di cui stimo moltissimo l'intelligenza e la competenza, mi costringono a cominciare in un altro modo.
  Sul fatto che la Russia...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Alli. Onorevole Gianluca Pini, vale per lei la stessa questione che lei giustamente ha posto...

  PAOLO ALLI. Presidente, ma io per non essere disturbato mi son messo in alto. Che la Russia sia storicamente un Paese vicino all'Italia, vicino all'Europa, che sia un partner indispensabile, che si debbano recuperare i contatti e i collegamenti con la Russia, mi sembra che sia una cosa che tutti abbiamo detto e che stiamo dicendo da tempo.
  Adesso, però, venirci a raccontare che il Presidente della Federazione russa è stato democraticamente eletto ed ha un consenso altissimo, mentre in Ucraina c’è un Governo fascista, mi sembra un po’ esagerato. Ho avuto la possibilità di partecipare al monitoraggio delle elezioni politiche in Ucraina – ci sono stato cinque giorni – e vi posso dire che c’è stato un afflusso enorme alle elezioni. La gente era tranquilla, le elezioni si sono svolte con grande regolarità e hanno dato un esito plebiscitario certamente non favorevole ai filorussi. Allora, se l'elezione di Putin è stato democratica, non capisco perché non sia democratica quella del Parlamento ucraino.
  Si è parlato di autodeterminazione, riferita al referendum della Crimea. Ma, allora, se è vero che il popolo della Crimea ha deciso – se è vero; il «se» è d'obbligo – di farsi annettere dalla Federazione russa, perché mai l'idea che il Montenegro possa avere chiesto, con gli stessi meccanismi, l'adesione alla NATO ha provocato, da parte del presidente della Federazione russa, minacce di ritorsioni pesantissime ? Perché mai ? Perché l'autodeterminazione vale per la Crimea e non vale per il Montenegro ? L'autodeterminazione vale per la Crimea e non vale per il popolo georgiano, che per l'85 per cento chiede l'adesione all'Unione europea e alla NATO. Non lo si può fare, perché sarebbe una dichiarazione di guerra a Putin. Diciamoci le cose chiaramente, caro collega Pini (glielo dico per il tramite del Presidente).
  Si è detto che la Russia è un Paese amico e la Turchia un Paese nemico. Però, vorrei far presente che la Turchia, fino a quando è servita per fare da cuscinetto all'Europa nei confronti di situazioni geopolitiche gravissime, è andata bene; fino a quando è servita per ospitare 2 milioni di profughi siriani a proprie spese, nessuno ha detto nulla; adesso, invece, è diventata il nemico numero uno. Credo che queste esagerazioni in quest'Aula non facciano bene a nessuno.
  Per cui, io passo brevemente a illustrare la mozione citata dal Presidente e depositata dalla maggioranza, dicendo che sostanzialmente noi riteniamo che la linea seguita dall'Italia nei vari consessi internazionali – e, quindi, i sostegni ai partner europei, il necessario richiamo alla collaborazione anche con la Federazione russa – sia una linea positiva, che certamente va portata avanti. Però, non possiamo dimenticare che il problema delle violazioni del diritto internazionale compiute dalla Federazione russa in Ucraina, che fanno seguito a quelle compiute in Georgia, in Transnistria e in altri posti (ma parliamo di Ucraina, per il momento), non possono essere taciute. Quindi, questo è un problema tuttora irrisolto.
  Peraltro, dobbiamo anche considerare che la stessa Russia non ha mai chiesto di collegare la sua partecipazione alla lotta contro Daesh a un ritiro delle sanzioni e noi stessi in quest'Aula, nella mozione Cicchitto, Amendola, Mazziotti Di Celso, Marazziti, Locatelli ed altri n. 1-00920 del Pag. 825 giugno 2015, approvata dalla Camera, abbiamo ribadito che la Russia «costituisce un soggetto di fondamentale importanza negli equilibri non solo europei ma globali» (sto leggendo le parole di quella mozione).
  Quindi, bene ha fatto il Governo italiano a muoversi sempre nella direzione di facilitare una ripresa dei colloqui con la Federazione russa, che ha portato, tra l'altro, all'avvio positivo del dialogo a Vienna, che ha portato, su altri fronti, alla firma dell'accordo per un Governo provvisorio in Libia, che sta spingendo per una consacrazione di questi passi avanti anche in seno alle Nazioni Unite e quant'altro.
  Però, dobbiamo avere il coraggio e la chiarezza di dire che il tema delle sanzioni alla Russia è collegato e resta collegato alle violazioni del diritto internazionale compiute e riconosciute dall'intera comunità internazionale con l'annessione dell'Ucraina, con il sostegno ai ribelli filorussi del Donbass e, quindi, potrà essere rivista – e noi ci auguriamo che possa essere rivista a brevissimo termine – sulla base del pieno rispetto degli accordi di Minsk. Questo lo ha detto autorevolmente qualche giorno fa l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini.
  Lo ha detto il Presidente Renzi, che, nel sottolineare come i meccanismi di rinnovo automatico delle sanzioni non siano meccanismi corretti – bene ha fatto a dirlo –, ha detto, però, che l'eventuale rimozione delle sanzioni contro la Russia è legata unicamente alla piena attuazione degli accordi di Minsk. Quindi, bene fa anche il Governo italiano a spingere nella direzione di monitorare con grande attenzione la situazione in Ucraina, auspicando che la Russia faccia la sua parte per creare le condizioni per superare la situazione attuale. Sappiamo benissimo che anche l'Ucraina ha molti passi avanti da fare, ma certamente non ci si venga a dire che l'Ucraina non rispetta i diritti umani mentre la Russia li rispetta. Ci sono situazioni, che vengono messe in evidenza anche nella nostra mozione, di criticità da entrambe le parti.
  Soprattutto il problema è che noi non possiamo legittimare una sorta di baratto internazionale tra una situazione di violazione e una «buona azione» lo dico tra virgolette che un Governo compie dall'altra parte, perché altrimenti domani la Cina si annetterà tutte le isole del Mar Cinese orientale e meridionale illegittimamente e poi magari farà una buona azione in Africa, magari un intervento umanitario, e allora glielo perdoneremo. Questa è una ipotesi che minerebbe alla radice il diritto internazionale. Quindi, noi non possiamo ammettere nessuno scambio, nessun baratto.
  Ripeto, riconosciamo tutti la necessità di intensificare la nostra azione politico-diplomatica verso la Russia e anche verso l'Ucraina per arrivare al pieno rispetto degli accordi di Minsk, che qui sono stati derubricati a una barzelletta, ma mi sembra, invece, che siano accordi molto seri, per quanto si possa sempre fare di meglio nella vita, aggiungendo il tema di una particolare attenzione alla tutela dei diritti umani, alle condizioni dei rifugiati in entrambi i Paesi, sia in Russia che in Ucraina.
  Noi siamo d'accordo sugli accenti, messi in evidenza anche dalla mozione del MoVimento 5 Stelle, relativi alle sofferenze di alcune aziende. Già dicemmo nella mozione di giugno – lo ribadiamo in questa mozione – che l'Italia debba, in sede di Unione europea, favorire un confronto su possibili misure compensative adeguate a sostenere le nostre imprese e i sistemi di filiera, che sono più colpiti dagli effetti delle sanzioni alla Russia. Quindi, l'abbiamo già detto a giugno e lo ribadiamo qui.
  Così pure diciamo che occorre fare quanto sia in potere del nostro Governo per alleviare le condizioni di difficoltà che, in particolare, il nostro settore agroalimentare sta registrando per questa ragione. Però noi ribadiamo, nel dispositivo della nostra mozione, l'assoluta necessità che le sanzioni nei confronti della Russia Pag. 9siano decise insieme alla comunità internazionale e che siano, pertanto, collegate all'implementazione reale degli accordi di Minsk, mettendo tutta l'attenzione necessaria su questo fatto dell'attuazione degli accordi di Minsk, senza dimenticare che non possiamo permetterci nessun baratto su queste materie così delicate.
  È vero che le sanzioni sono strumento imperfetto; è vero che in certe situazioni sono l'unico strumento che la comunità internazionale ha a disposizione per dare dei segnali che non siano puramente delle chiacchiere. È altrettanto vero ed è giusto che la nostra diplomazia... al di là di quello che il capo politico dell'onorevole Pini si ostina a raccontare come una delle tante barzellette che dice, quando dice che dobbiamo chiudere la rete delle ambasciate perché non servono a niente. Io sono convinto, invece, che la diplomazia italiana sia una diplomazia di grande qualità e di grande efficacia, anche a sostegno del sistema economico italiano, ne abbiamo tante dimostrazioni. Quindi, la diplomazia vada avanti a fare il proprio lavoro, ma noi dobbiamo essere coerenti con le posizioni della comunità internazionale, che non sono solo le posizioni degli Stati Uniti. Vorrei ricordarlo ad alcuni colleghi che hanno parlato in quest'Aula dicendo che tutta la colpa è degli Stati Uniti. Tra l'altro, mi si permetta una considerazione: io oggi mi domandavo cosa sarebbe successo se i bombardamenti russi sui civili in Siria fossero stati fatti dagli americani o dagli israeliani, quale sdegno mondiale ci sarebbe sollevato. Quindi, non possiamo usare due pesi e due misure a seconda delle nostre simpatie. In queste cose bisogna essere obiettivi, sostenere l'azione del nostro Governo con convinzione e anche avere una visione il più possibile coerente e soprattutto non raccontare troppe bugie (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bergamini, che illustrerà anche la mozione Brunetta ed altri n. 1-01088, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

  DEBORAH BERGAMINI. Grazie, Presidente. Mi riservo di illustrare rapidamente la mozione che il mio gruppo ha presentato, ma ritengo di fare qualche riflessione di premessa rispetto a questa mozione. Non c’è dubbio che il 13 novembre scorso, con gli attentati di Parigi, ci sia stato uno spartiacque nella storia dell'Occidente, che è paragonabile a quanto avvenuto l'11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Chi ancora rifiuta di vedere il cambiamento epocale che ha attraversato l'Europa tutta: l'Occidente tutto, con i fatti di Parigi, deve aprire gli occhi e a questo punto non può non farlo.
  Il fondamentalismo di matrice jihadista sta cambiando rapidamente forma, si evolve o involve continuamente, a seconda dei punti di vista, mostra inaudite capacità di azione, di audacia e di ferocia. Dobbiamo tenere conto che quello che il nostro continente sta vivendo un’escalation di minaccia, di violenza al nostro modo di vivere, di pensarci, di riconoscerci, che deve essere combattuta con tutte le forze.
  Dobbiamo sottolineare che gli attentati cui purtroppo stiamo assistendo sono stati ideati e compiuti – mi riferisco non solo a Parigi, naturalmente – da cittadini regolarmente e normalmente residenti sul territorio europeo, che circolavano liberamente nel territorio europeo. Alcuni di loro, quanto meno, viaggiavano liberamente fino in Siria per potersi addestrare, potersi preparare. Poi facevano ritorno, altrettanto tranquillamente, in Europa, dove risiedevano.
  Il terrorismo che sta sfidando il nostro modo di percepirci e di percepire la costruzione di civiltà in cui siamo stati impegnati è di matrice islamica e trova il proprio fondamento ideologico, ma non soltanto ideologico, anche operativo e finanziario, all'interno dell'autoproclamatosi Stato Islamico dell'Iraq e della Siria, quello che noi chiamiamo ISIS. Ma non si limita a questo. L'ISIS, ad oggi, a seguito del drammatico vuoto di potere che si è venuto a creare dopo l'intervento occidentale contro il regime di Gheddafi – su questo ci sarebbe moltissimo da dire e da spiegare –, ha conquistato Pag. 10anche alcune città libiche, si è avvicinato sempre di più alle nostre coste, moltiplicando, dunque, i rischi per l'Italia e per gli altri Paesi europei.
  Gli attentatori radicali islamici spesso sono kamikaze animati dalla volontà di arrecare distruzione, morte, disperazione in modo indiscriminato, andando a coinvolgere e a toccare ogni fascia della popolazione, ogni ambiente, ogni simbolo del cosiddetto stile di vita occidentale.
  A questi personaggi non piace l'Europa, non piace la civiltà, non piace la democrazia, non piace la libertà, non piace la dignità, non piace l'amor proprio, non piace l'umanità, non piace la pace.
  Si tratta di considerazioni che sono estremamente semplici, ma ci dimostrano, qualora ce ne fosse ancora bisogno e pare che ce ne sia ancora bisogno, quanto il contrasto al terrorismo fondamentalista non passa che vederci impegnati tutti insieme, impegnati e coordinati al massimo della collaborazione possibile, con l'apporto e il supporto di tutti gli Stati volenterosi, gli Stati di buona volontà e non in ordine sparso, in modo disunito, qualche volta confusionario e incoerente, come invece sta avvenendo. Stiamo sbagliando, stiamo sbagliando. Ma non dovremmo sorprenderci più di tanto di questo, perché contrastare una minaccia di questa gravità e di questa efferatezza richiede una fortissima leadership.
  A cotanta violenza e a cotanta idiozia occorre rispondere con grandissima capacità di leadership. E la leadership si sostanzia nel fatto di assumersi la responsabilità di prendere decisioni, anche difficili, quando il momento lo richieda. Una caratteristica che l'Unione europea, soprattutto per quello che riguarda la politica internazionale, l'approccio alla politica internazionale e al complesso scenario geopolitico in cui si trova collocata, non sembra al momento essere in grado di dimostrare.

  PRESIDENTE. Colleghi, siamo in pochi in Aula e se alziamo la voce ovviamente diamo fastidio a chi parla. Vi pregherei davvero, grazie.

  DEBORAH BERGAMINI. Grazie. L'unica decisione di politica estera di un qualche senso, di un qualche significato presa dall'Europa, è stata quel miracolo di autolesionismo che è stata la decisione di colpire la Federazione Russa con le sanzioni di cui stiamo parlando in quest'Aula. Intanto, vogliamo essere chiari: opporsi alle sanzioni nei confronti della Federazione Russa non significa essere acquiescenti nei confronti di quello che sta succedendo e di quello che è accaduto in Ucraina e in Crimea, ma essere convinti che non sia quella la risposta giusta da dare in un momento di crisi come questo. Se ci limitiamo a guardare i fatti oggettivi, non possiamo non prendere atto del fatto che questa politica sanzionatoria nei confronti della Federazione Russa di sicuro fa male all'Italia. Sono stati stimati in 5 miliardi di euro i danni economici inferti al nostro Paese a causa di queste sanzioni.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bergamini. Onorevole D'Ottavio...onorevole D'Ottavio...onorevole D'Ottavio ! Se deve telefonare, per favore fuori, grazie. Prego, onorevole Bergamini.

  DEBORAH BERGAMINI. Grazie, proseguo. Dicevo che sono stati stimati in circa 5 miliardi di euro i danni economici inferti alla nostra economia da questa disciplina sanzionatoria nei confronti della Federazione Russa. Danni economici, dunque, incalcolabili che vanno a toccare i settori trainanti del nostro export e, quindi, della nostra ricchezza e che produrranno danni ben oltre la fine, che ci auguriamo arrivare presto, di questo regime sanzionatorio. Infatti, l'Italia, a causa di queste sanzioni, sta perdendo importantissime fette di mercato; fette di mercato che sarà molto difficile recuperare dal momento che i russi non smettono, per esempio, di consumare alimenti di certe tipologie, ma semplicemente sostituiscono quelli italiani che non possono più avere con quelli provenienti da altri Paesi. E, dunque, noi abbiamo un doppio danno. Non crediamo che ci convenga questa politica, ma crediamo che sia sbagliata per Pag. 11i nostri interessi e ci aspetteremmo che il Governo italiano – un Governo non eletto, lo ricordo – che è incaricato di fare gli interessi dei cittadini italiani, si ponesse la domanda: «ci conviene o non ci conviene ?» prima di aderire supinamente a decisioni preordinate e sovraordinate che ci danneggiano.
  In questi mesi molto difficili l'Unione europea, colpevolmente, sbagliando, ha dato priorità alle questioni relative alla frontiera est, dimostrando un'assoluta cecità nel mancato coinvolgimento della Russia come alleata preziosa per pacificare i Paesi del Mediterraneo e continuando, invece, ad insistere sulle sanzioni, come dicevo controproducenti, non soltanto per le economie, per l'economia del nostro Paese, ma controproducenti anche proprio per la soluzione del conflitto alla frontiera est. Ci risulta difficile pensare che si possa trovare una forma di accordo, una forma di soluzione a un conflitto mettendo in campo decisioni e mosse conflittuali. Ben altro occorrerebbe per comporre la situazione in Ucraina. Certamente non questo. Ben altra visione noi riteniamo occorrerebbe per quello che riguarda i rapporti tra l'Europa e la Russia. Noi ci abbiamo lavorato. Voglio ricordare, nel 2002, quando, su iniziativa del Governo Berlusconi, la NATO e la Federazione Russa firmarono gli accordi di Pratica di Mare. Era quello lo spirito giusto. Ricordo che era il 2002. Era quello il solco in cui l'attività estera dei successivi Governi italiani avrebbe dovuto inserirsi.
  C'era una grande lungimiranza in quella condotta di politica estera da parte del Governo italiano; una lungimiranza che oggi troviamo purtroppo latitante rispetto alle decisioni che il nostro Governo sta assumendo. Ma, lo ribadiamo, lo sappiamo molto bene: purtroppo per l'Italia, la politica estera in primo luogo è fatta di autorevolezza, di credibilità e di appunto lungimiranza. Il 9 dicembre scorso l'organismo che riunisce gli ambasciatori dei ventotto Paesi dell'Unione europea ha visto l'Italia, con il Governo Renzi, chiedere un dibattito politico sul rinnovo delle sanzioni dell'Unione europea nei confronti della Federazione Russa, anziché un rinnovo automatico di queste sanzioni per sei mesi. Nel dibattito che ne è seguito, però, il nostro Paese non è riuscito a far prevalere la linea proposta e le sanzioni sono state automaticamente rinnovate. Noi lo riteniamo un errore gravissimo, una grave miopia di questa Europa, che si ostina a voler vedere nella Russia un nemico anziché un partner, un alleato, in primo luogo nel contrasto e nella lotta al terrorismo jihadista. Forza Italia lo ripete da mesi. Sono innumerevoli gli atti parlamentari che abbiamo portato avanti nella richiesta, fino a qui inascoltata, di cancellare le sanzioni alla Russia come primo fondamentale passo per il disgelo e per costruire quell'unità di intenti e di azione dei volenterosi necessaria, unica soluzione contro il terrorismo. Invece noi ci troviamo di fronte a un paradosso che veramente ci lascia disarmati. Pensiamo di combattere insieme, Stati Uniti, Europa e Russia, una minaccia come quella rappresentata dal terrorismo fondamentalista e, contestualmente, ci facciamo le guerre commerciali fra noi. Ma, ora, mi domando quale possa essere la bizzarria del ritenere che tutto questo possa produrre risultati positivi per la risoluzione dei conflitti, per l'abbattimento della minaccia terroristica e per la crescita e lo sviluppo della nostra economia, cosa della quale sembra che il Governo italiano sia preoccupato e cosa alla quale sembra che il Governo italiano dedichi tutte le proprie energie. Mi sembra che stiamo registrando un andamento del tutto incoerente, forse dovuto a una certa insipienza, forse dovuto a una mancanza di visione, forse dovuto a un po’ di confusione o forse dovuto alla necessità di dover o voler accontentare un po’ troppe parti, di voler far contenti un po’ tutti, alla fine essendo disposti a scontentare le esigenze e gli interessi della nazione italiana.
  Noi ribadiamo che non c’è altra soluzione se si vuole sconfiggere la minaccia del terrorismo islamico se non quella di combatterla attraverso una grande coalizione internazionale che, sotto l'egida dell'ONU, riesca a mettere insieme Europa, Cina, Paesi arabi, Federazione Pag. 12Russa e naturalmente Stati Uniti e che, oltre a contrastare direttamente l'ISIS, favorisca la pacificazione e la ricostruzione dei Paesi del Medio Oriente che sono sconvolti, ormai da troppo tempo, da guerre continue e da distruzione. È infatti dal conflitto, dalla guerra e dalla violenza che trae linfa, che trae denaro, che trae uomini, il terrorismo. Per questo nella nostra mozione noi per l'ennesima volta oggi chiediamo al Governo di impegnarsi a ridiscutere nell'ambito dell'Unione europea e a riconsiderare la posizione dell'Italia con riguardo alle sanzioni comminate alla Federazione Russa perché del tutto controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia del nostro Paese e ad adoperarsi affinché questo esempio venga seguito da un numero crescente di Paesi, anche se ci risulta difficile in questo momento immaginare altri Paesi che seguano l'esempio, quale che esso sia, rappresentato dal Governo italiano. Noi vogliamo che si raggiunga un accordo unanime che porti all'annullamento delle sanzioni in vigore contro la Federazione Russa.
  E auspichiamo il rilancio dell'azione del nostro Paese e dell'intera Europa sul fronte della lotta al terrorismo e sul piano internazionale soprattutto con riguardo allo scenario mediterraneo e mediorientale attraverso una collaborazione politico-strategica con la Russia, coinvolgendo anche gli Stati Uniti nella ripresa di quegli accordi di Pratica di Mare che avevano segnato uno spartiacque, certo, ma questa volta positivo nella composizione dei conflitti epocali che siamo chiamati ad affrontare e a risolvere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, con rispetto per il collega Pini che stimiamo e per la Lega e senza ostilità preconcetta verso la Russia, questa mozione non ci convince, come del resto quelle di analogo tenore. Due considerazioni: una particolare, l'altra più generale. Nello specifico è noto che le sanzioni verranno meno quando ci sarà pieno rispetto, che oggi purtroppo non c’è, degli Accordi di Minsk e il rispetto integrale di quegli accordi sarebbe una eccellente notizia anche per le imprese italiane e occidentali che giustamente vorrebbero poter tornare a relazioni normali: è quello che auspichiamo anche noi. Se invece proseguiranno le minacce russe e gli sconfinamenti, le manovre militari, le violazioni del diritto internazionale è evidente che le cose difficilmente potranno mutare, purtroppo anche a danno delle imprese occidentali. Di certo sul piano geopolitico nessuno può pensare di trasformare Ucraina e Crimea in materie di un baratto, in realtà per così dire sacrificabili, in cambio di intese energetiche o dell'intervento russo in Siria, peraltro volto soprattutto nella prima fase prevalentemente ad aggredire i nemici del dittatore Assad, per preservare al potere un feroce massacratore di siriani, molto più che a distruggere ISIS che, invece purtroppo, può così attrarre aree del campo sunnita.
  La seconda considerazione è più generale e riguarda l'opposizione, in testa Lega e Forza Italia, ma anche il Governo, come abbiamo detto con rispetto ma anche con grave preoccupazione al Primo Ministro Renzi. A noi non convince il riorientarsi della politica estera italiana verso la Russia, verso l'Iran e verso la Cina. Lo diciamo all'opposizione: non esiste alcun centrodestra liberale al mondo che si richiami a Mosca o alla Corea del Nord. E lo diciamo alla maggioranza: siate cauti. L'eccesso di attenzioni verso la Russia, l'eccesso di attenzioni verso Teheran con voci non smentite di intese nel settore chimico, l'ingresso sempre maggiore della Cina anche nelle nostre reti strategiche, il nostro disimpegno in Siria: tutto ciò descrive una deriva che non ci convince e, anzi, ci preoccupa moltissimo. L'asse della nostra politica estera, a nostro avviso, deve essere Washington, Londra, Gerusalemme. Pag. 13Sconsigliamo a tutti altre avventure: il mondo ci guarda, comprende e ci giudica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Presidente, cari colleghi, in questa discussione sulle linee generali come gruppo del PD preannunziamo la sottoscrizione della mozione n. 1-01087 con primo firmatario Cicchitto, già illustrata dal collega Alli. Ma mi permetterete di rispondere ad alcune osservazioni non con spirito di delegittimazione, come spesso avviene e fa parte della propaganda in quest'Aula, ma con un ragionamento che, secondo me, deve legare tutti i presentatori delle mozioni a quello che è l'interesse superiore non dei partiti ma del nostro Paese vale a dire il fatto che i rapporti internazionali e il multilateralismo caotico che viviamo da un po’ di anni a questa parte fanno sì che rispondere ai tanti conflitti con la politica estera diventa sempre più complicato. Per questo alcuni toni usati in questo atto dai tre presentatori della mozione – lo dico con molto rispetto perché sono mozioni che, nel caso vi fossero degli accorgimenti, accoglierebbero anche il senso di un lavoro comune – destano in noi alcune perplessità già espresse in una mozione discussa a giugno in un dibattito che facemmo in questa Camera e in molti dibattiti fatti in Commissione affari esteri.
  Il primo punto, caro Presidente e cari colleghi – lo dico tramite lei, Presidente, all'onorevole Di Stefano che non vedo più in Aula – è il seguente: il legame tra la vicenda ucraina e la vicenda che, nel quadro mediorientale tra la Siria fino alla nostra Libia, quella più vicina, si dipana nella cosiddetta coalizione internazionale contro il terrorismo, è un legame che nemmeno la diplomazia russa fa. Cioè questo automatismo di dire: sanzioni versus coalizione internazionale è un qualcosa che sta più nelle dichiarazioni dei colleghi disattenti in questo momento che non nella realtà della politica internazionale che segue una propria complessità. Non c’è mai stato alcun autorevole esponente del Governo russo che ha sottoposto questo automatismo, che io reputo un errore per la politica internazionale di un grande Paese dentro il contesto europeo.
  Vediamo i fatti. Noi assistiamo ad un conflitto in Ucraina che nasce nella grave crisi del 2013, che segue alla rottura sul versante della nascita euroasiatica o dell'associazione all'Unione europea: il Presidente dell'epoca, Yanukovich, del partito delle regioni scappò, il Paese entrò in grande turbolenza, c'erano nell’élite, nelle classi dirigenti e nella piazza due opinioni differenti sul futuro del Paese e, lungo quel confine tra Unione europea, a cui molti aspiravano, e unione doganale euroasiatica, verso cui Yanukovich e il partito delle regioni spingevano perché l'Ucraina vi aderisse, il Paese è entrato in una grande guerra civile. Ma, signori, stiamo parlando di una guerra civile. Infatti nel 2014 ci sono stati cinquemila morti, c’è stata la creazione e lo sviluppo di grandi ferite e grandi sofferenze che non costituiscono solo un fattore diplomatico e un contesto di difficoltà: è una guerra che si è sviluppata durante il 2014 e ha portato nell'autunno del 2014 al lancio di negoziati. Ricordo a tutti, ai disattenti, che fu proprio l'Italia nel contesto del vertice Asem, quando già la Russia era stata espulsa dal G8, a riportare la Russia al tavolo: era il vertice di Asem di Milano in cui la Russia riaprì alla presenza a un dibattito fino arrivare poi all'Accordo di Minsk 2, firmato in Bielorussia, in cui si ponevano undici punti per sancire quella che è una pacificazione. Una parte dell'Ucraina era sotto occupazione di mezzi pesanti, la Crimea con il referendum del 2014 viene portata dentro l'unione eurasiatica doganale, quindi dentro la Russia, e ci troviamo in questo contesto, dal 2013-2014 fino ad oggi, di fronte ad un conflitto armato che ha prodotto morti, che ha prodotto, caro onorevole Pini, ciò a cui lei giustamente si riferiva: la violazione del Trattato di Helsinki di più di vent'anni fa cioè l'insindacabilità, l'impossibilità di violare i confini Pag. 14o di cambiare i confini senza l'accordo tra le parti. Dunque, questo è il contesto della guerra in cui ci troviamo. Ripeto che si tratta di una guerra perché vi sono stati molti morti, tra cui anche un nostro connazionale, che meritano rispetto. Stiamo parlando di una vicenda che ha necessità di essere superata attraverso gli undici punti dell'Accordo di Minsk al quale le parti devono riferirsi: non parlo solo della Federazione russa e del sostegno alle forze insorgenti dell'est Ucraina ma anche del Governo e della Presidenza ucraina che devono portare avanti delle riforme istituzionali che permetterebbero la facilitazione dell'approccio di Minsk, per addivenire a tale superamento. Tuttavia, cari colleghi, non confondiamo le due ipotesi perché, se la difficoltà della politica estera in cui ci troviamo oggi fa sì che il rapporto nell'ambito multilaterale deve essere sensibilmente prodotto anche con atti concreti, la confusione e la tendenza a mettere tutte le vicende in un calderone non credo ci aiutino.
  Vengo al punto che da ultimo l'onorevole Bergamini ha sollevato tramite lei, Presidente. L'onorevole Bergamini ripete: Pratica di Mare 2002. Ricordo che in quegli anni la Russia veniva dall'ispirazione, che prima era di Gorbaciov e poi di Eltsin, della comune casa europea.
  Si trattava dell'idea che l'Europa si potesse formare – anche la Presidenza e la Commissione di Romano Prodi andavano in questo contesto – in un clima di grande collaborazione, che superasse i conflitti e che portasse a partnership per la pace. Tanto tempo è passato e io vorrei che sincronizzaste un attimo gli orologi. Lo dico anche con molto rispetto a chi oggi in queste Aule si erge quasi a difensore dell'occidentalismo e poi non legge nemmeno quello che è il dibattito politico russo alla Duma e tante espressioni, anche della Presidenza russa, su che cos’è l'Occidente oggi, cioè un qualcosa di flebile e debole, a cui nella Presidenza, soprattutto nel terzo mandato della Presidenza Putin, si risponde con violenza verbale e violenza in quelli che sono i valori che molti di voi vorrebbero difendere.
  Allora, per non fare confusione, per non mettere nello stesso calderone, per conoscere anche qual è la verità di quelli che sono i rapporti politici tra i Paesi, noi dobbiamo continuare con un orientamento di politica estera – che da Pratica di Mare in poi io credo rimanga sempre dentro l'alleanza europea e dentro i rapporti transatlantici, come giustamente sostiene nella sua mozione l'onorevole Gianluca Pini – di grande rispetto e relazione. Lo abbiamo fatto al vertice dell'assemblea, lo abbiamo continuato a fare fino a domenica scorsa, convocando a Roma sulla Libia, sull'altro terreno a cui verrò da qui a poco, tutti i maggiori protagonisti. Ma mettere insieme tutto, cercando quasi di fare uno spot pubblicitario per un passato che non ritornerà più, significa non guardare a quella che oggi è la difficoltà in cui noi ci troviamo, cioè un multilateralismo squilibrato, dove anche i toni di un antiamericanismo di vent'anni fa non sono realistici, non solo perché non li condividiamo dal punto di vista valoriale, ma perché non sussistono nella realtà dei fatti. Basti sempre pensare che, un giorno, molti criticano la subordinazione agli interessi degli Stati Uniti e, il giorno dopo, contestano il fatto che gli Stati Uniti non siano presenti in Medio Oriente.
  Allora, per fare ordine, con molto rispetto e dialogo rispetto alle mozioni presentate, io dico che se partiamo dallo stesso assioma di tutta la diplomazia internazionale, russa inclusa, in cui le due vicende non sono materia di scambio, se facciamo un ragionamento sulla politica estera italiana e europea, forse qualche passo in avanti tutti insieme si può produrre. È vero noi al Coreper abbiamo sollevato il tema: è giusto che il Consiglio europeo discuta la decisione sulle sanzioni alla Russia ? È giusto discutere in quel contesto, cioè nell'applicazione di Minsk 2, che noi vogliamo venga realizzata al più breve possibile, perché quello è l'unico canale per superare una crisi. Se poi vogliamo parlare di Medio Oriente, coalizione internazionale, Libia e Siria, i canali Pag. 15sono un po’ – se me lo permettete con molta modestia – non confusi come sono stati esposti in quest'Aula.
  Signori, sulla Siria c’è un grande dibattito. Domenica, per chi non lo conoscesse, è stato approvato in Consiglio di sicurezza un atto importante, una nuova risoluzione sottoscritta dalle maggiori potenze del Consiglio di sicurezza e l'Italia era presente. Sulla Siria si è avviata un'idea di transizione politica, ma è l'idea che l'Italia aveva da tempo. Infatti non ci siamo mai schierati con gli oppositori di Assad, che si sono poi rilevati, tempo passando, temibili e soprattutto dei soggetti politici che non rappresentano e non possono rappresentare il futuro alla Siria. Ma allo stesso tempo permettete all'Italia di aver ragione a non essere entrati nell'asse che lega Russia, Iran e forze sciite, che stanno difendendo il regime di Assad, sostenendo che Assad è il futuro del Paese. Questo, se qualcuno lo vuole fare legittimamente, lo facesse, ma non è la nostra posizione. Così come la nostra posizione è sempre stata – e mi avvio alla conclusione Presidente – per quanto riguarda la Siria, per quanto riguarda la coalizione anti-ISIS, per quanto riguarda la coalizione per fermare il conflitto politico civile in Libia, costruire dei tavoli di multilateralismo. Ma il multilateralismo – sto per concludere – che valga per tutti i conflitti, che valga seguendo le regole del diritto internazionale e che valga seguendo i diritti e le libertà da rappresentare e non riguardi una propaganda che spesso ci lascia un po’...

  PRESIDENTE. Onorevole Amendola, le chiedo scusa. Scusi, per mia responsabilità non l'ho avvisata per tempo. Mi sono distratto, purtroppo, e non l'ho avvisata, però stiamo un minuto oltre, quindi la prego veramente di concludere.

  VINCENZO AMENDOLA. Le chiedo scusa e, quindi, preannuncio il sostegno alla mozione e spero che nel dibattito, anche in via di discussione delle mozioni, si possa ritrovare con accorgimenti uno spirito unitario e non propagandistico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi scuso.

  PRESIDENTE. No, la ringrazio e mi scuso con lei, onorevole Amendola.
  È iscritto a parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie Presidente, mi permetta in primo luogo di ringraziare anche l'onorevole Gianluca Pini per avere posto un tema, come quello che riguarda i nostri rapporti con la Russia, all'attenzione di questo Parlamento in questo momento. E mi permetta, allo stesso tempo, di fare una piccola nota polemica nei confronti della maggioranza, rispetto all'organizzazione dei lavori di quest'Aula. Infatti è complicato potere discutere di temi così importanti, improvvisando da un giorno all'altro il calendario. Avere un'organizzazione del calendario che permetta di fare un lavoro serio su quello di cui discutiamo e su quello che votiamo in quest'Aula è un modo anche di dare la giusta rilevanza alle questioni e a questo Parlamento.
  Il tema dei rapporti con la Russia, fuori da qualsiasi enfasi, riguarda molti aspetti della politica estera del nostro Paese, ma anche della politica economica relativamente alle sanzioni e soprattutto della politica energetica. Noi vorremmo discutere di questo. Abbiamo l'impressione che in questo dibattito oggi si registri un nuovo «campismo», cioè, da una parte, l'idea che la Russia è il faro del progresso e, dall'altra parte, l'idea che la Russia sia il nemico e che, invece, il fronte occidentale in qualche modo debba ristabilire un ordine mondiale e rimettere al proprio posto una potenza mondiale come la Russia. Noi vorremmo uscire da questo dibattito, vorremmo affrontare invece il tema della politica di vicinato dell'Unione europea e, con questo, anche il tema della presenza del nostro Paese e dell'Unione europea dentro la NATO. Pensiamo che la modalità di relazione politica, diplomatica, militare, nel campo della sicurezza con il nostro vicino sia quella della fortificazione ? Pensiamo Pag. 16che l'idea di giocare a «Risiko» sulle aree di influenza e di egemonia militare ed economica in quei Paesi dell'ex cortina di ferro sia il modo migliore per stabilire un ordine geopolitico basato sulla cooperazione e sul rispetto reciproco ? Perché alla radice di questa crisi ci sta – e lo voglio ripetere – da entrambe le parti un «Risiko», giocato prevalentemente sui Paesi dell'Est europeo, su chi si accaparrava la maggiore influenza. Questo è stato l'inizio della crisi in Ucraina e questo è oggetto delle crisi a bassa intensità che ci sono nei Paesi baltici e nei paesi confinanti con la Russia. Noi abbiamo bisogno di affrontare questa discussione, ossia qual è strategicamente la politica di vicinato che l'Europa vuole mettere in campo con il suo vicino orientale, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista della sicurezza. In questo l'investimento enorme che la NATO sta facendo nella militarizzazione del confine orientale europeo è in qualche modo un ostacolo rispetto alla costruzione di rapporti diplomatici più distesi con la Russia. Io lo voglio dire chiaramente: non penso che ci sia la possibilità che è un eventuale conflitto aperto con la Russia, qualunque sia il dispositivo militare che noi mettiamo in campo, sia sostenibile per l'Europa e per il mondo in questo momento. E allora, se questo assunto è un assunto che tutti noi condividiamo, non capisco perché l'investimento principale in politica di sicurezza dei Paesi europei e della NATO è a fortificare e a militarizzare il confine orientale dell'Europa con la Russia. Questa è una discussione che noi dovremmo fare in questo Parlamento, non il «campismo» da una parte e dall'altra, sui buoni e i cattivi, che appartiene probabilmente al secolo scorso e all'epoca della Guerra fredda. Il problema probabilmente, non solo nel nostro dibattito, è che le scelte politiche che noi abbiamo messo in campo in questi anni, ripropongono un modello dei due blocchi, ripropongono l'idea che si crei un regime di tensione tra una potenza economica e militare, da una parte, come la Russia e, dall'altra parte, il blocco occidentale di un'Europa che molto spesso rispetto ai rapporti storici di alleanza, di fraternità con gli Stati Uniti, dentro questi rapporti, non ho dubbi che manifesti un subalternità politica nei confronti della politica estera degli Stati Uniti. C’è, e questo è un altro tema vero, un'assenza della politica estera europea, una grande debolezza della politica estera europea, che noi continuiamo a rimuovere dal nostro dibattito, parlando di un'Europa come di un corpo monolitico rispetto alle scelte di politica estera e scoprendo ogni volta che, invece, rispetto alla politica estera di sicurezza, ogni Paese europeo fa delle scelte e poi, in base al potere che si esercita dentro l'Unione, quelle scelte spesso vengono imposte.
  Possiamo dirci che anche, rispetto al tema delle sanzioni con la Russia, c’è stata una grande esposizione della Germania in tal senso, e che il fatto che oggi noi qui stiamo discutendo delle mozioni, mentre le dichiarazioni del Presidente del Consiglio vanno in un'altra direzione rispetto alla mozione presentata dalla maggioranza, è la testimonianza che, al di là delle nostre intenzioni, oggi in Europa a decidere su quelle sanzioni non siamo noi e subiamo le scelte di nostri alleati che hanno maggiore influenza in questo momento su quel terreno ? Possiamo discutere in quest'Aula del fatto che anche quelle pressioni che vengono esercitate della Germania riguardano la politica energetica europea ? Che la vicenda della crisi ucraina si è giocata prevalentemente sul gas che passava dall'Ucraina, sulla costruzione di un nuovo gasdotto del South Stream e dall'altra parte sulla Germania che impone più violentemente le sanzioni con la Russia e che investe in rapporti per il raddoppio del gasdotto North Stream ? È una discussione che in quest'Aula può avere cittadinanza o dobbiamo stare a discutere dei buoni contro i cattivi nel ventunesimo secolo ? Ecco noi vorremmo discutere di questo. Vorremmo parlare di un modello di politica di vicinato europeo che si rifà ad un'idea della neutralità, all'idea di confini permeabili, attraversabili, di Paesi cuscinetto dal punto di vista delle politica economica e di sicurezza. Immaginiamo Pag. 17un Est Europa demilitarizzato, non ultramilitarizzato, con un Paese che da una parte è aderente al blocco della NATO, e oggi il Montenegro è l'ultimo arrivato, e dall'altra parte, con un Paese che, invece, sta nella sfera di influenza russa.
  Anche la vicenda Crimea, depurata dal tema dell'autodeterminazione dei popoli, che pure è un principio sacrosanto (vorrei ricordare all'onorevole Alli che è diverso rispetto alla sovranità di un Governo di scegliere a quale alleanza internazionale appartenere), riguarda prevalentemente gli interessi, anche militari, oltre che la presenza russofona in quel territorio, della Russia. La Russia l'ha occupata militarmente per proteggere delle basi che erano strategiche per la sua presenza militare nel Mar Nero. Allora, non fingiamo che tutto questo non esista, che ci sia invece un tema di equilibri militari, economici ed energetici che è fondamentale dentro questo dibattito e se noi rimuoviamo ciò dimostriamo di non essere all'altezza della discussione che stiamo svolgendo. Noi vorremmo discutere di tutto questo e vorremmo discutere anche di un nuovo ordine mondiale geopolitico, perché è questo il tema che noi affrontiamo mentre discutiamo delle sanzioni. Vorremmo discutere dello strumento di politica estera delle sanzioni, della loro utilità. Oggi le sanzioni alla Russia non sono un problema per la Russia, lo sono molto di più per l'Unione europea, lo sono molto di più per il nostro Paese, così come non sono state da deterrente nella vicenda iraniana. Ecco, noi vorremmo parlare di questo e vorremmo parlare anche di che cosa sta succedendo in Medioriente, del ruolo della Russia, di un Governo, il nostro in questo caso, ma anche quello dell'Unione europea, che hanno due pesi e due misure, perché, se il tema delle sanzioni alla Russia è legittimo rispetto all'atteggiamento che la Russia ha avuto in Ucraina e in Crimea, non capiamo perché questo dibattito non viene aperto oggi nei confronti della Turchia e non definendo la Russia buona e la Turchia cattiva, ma definendo entrambe le politiche estere degli Stati in questione, politiche estere che minano la sicurezza dell'Unione europea che, in questo caso, nel caso della Turchia, contrastano le forze militari che stanno lottando contro il terrorismo sul campo.
  Su questo mi permetta un'ultima osservazione, Presidente e concludo. Il tema riguarda che cosa sta succedendo oggi in Siria e in Siria, sul campo, e queste informazioni l'abbiamo noi e immaginiamo le abbia anche il Governo sta accadendo che ognuno sta giocando la propria partita e che nessuno praticamente, sta contrastando sul piano militare l'Isis.
  La Turchia bombarda le postazioni curde che tentano di ricongiungere i due cantoni del Rojava ogni volta che provano a fare un'avanzata nei confronti dell'Isis e la Russia, in questo momento, bombarda le forze dell'opposizione siriana, quelle convocate a Riad dall'Arabia Saudita (Applausi del deputato Rocco Buttiglione), che oggi sono legate a Jabhat Al-Nuṣra e ai fronti del terrorismo islamico e che essendo in questo momento nemiche dell'Isis per noi vanno bene, nella vecchia logica del nemico del mio nemico è mio amico.
  Noi vorremmo discutere di questo, Presidente, ed è per questo che noi presenteremo, nelle prossime ore, una mozione dichiarando il voto favorevole alle mozioni che senza edulcorare troppo, come quella del collega Pini, pongono semplicemente il tema della rimozione delle sanzioni come motivazione, per iniziare una nuova discussione sulla politica estera del nostro Paese e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, recante disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo Ilva (A.C. 3481) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 16,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della questione pregiudiziale Zolezzi ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3481), presentata al disegno di legge n. 3481: Conversione in legge del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, recante disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo Ilva.
  Avverto che, a norma del comma 3, dell'articolo 40 e del comma 3, dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
  L'onorevole Zolezzi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Questo è il nono provvedimento con cui il Governo fallisce sullo stabilimento Ilva di Taranto. Addirittura in questo provvedimento si parla direttamente di svendita, di trasferimento ad altri proprietari dei complessi aziendali di quest'impresa e non si capisce come sia possibile pensare a una decretazione d'urgenza per un tipo di provvedimento del genere. Io, pensando a una pregiudiziale di costituzionalità, credevo di dover cercare eventuali parti non costituzionali. In realtà, leggendo i vari commi dell'articolato, ho capito che dovevo fare il contrario, capire se c'era qualcosa di costituzionale perché non c’è nulla di sensato in questo decreto, nulla di legittimo, tanto meno di costituzionale a partire dall'articolo 9 della Costituzione. In questo decreto si parla di totale spregio dell'ambiente, così come negli altri. Poi passando all'articolo 32, non c’è nessuna tutela della salute dei cittadini. Non viene tutelato l'articolo 41 per cui la produzione deve essere integrata con l'ambiente; qui non c’è nessuna integrazione né della produzione, né dell'ambiente, né tanto meno della sostenibilità della produzione.
  Ricordiamo che i piani industriali, che in realtà non sono mai stati resi noti, erano partiti da Bondi che si era adagiato sulla McKinsey, la stessa che sta cercando di far partire la grande utility italiana assetando gli italiani, privatizzando l'acqua e tutti i restanti servizi. La McKinsey ha fallito, ma molti continuano a rivolgersi a lei nonostante le esperienze di finanza creativa staccata dall'economia reale, non ultima quella di Banca Etruria, Boschi and friends, che ha dimostrato drammaticamente cosa vuol dire non legarsi all'economia reale. Gnudi poi ha cercato anche lui di rivolgersi a potenziali azionisti esteri. Poi, successivamente, si è capito che c'era una vera e propria banda, forse erano i furbetti dell'acciaio guidati da ArcelorMittal, da questo gruppo indiano che forse c'entra ancora qualcosa, visto che il terzo consulente del Premier, Andrea Guerra di Luxottica, sta cercando di rivolgersi a qualcuno in particolare, forse sono gli indiani di ArcelorMittal, pensando che l'inchiesta della procura di Milano potesse portare ad intascare i quattrini dei Riva (1,2 miliardi), ma le autorità elvetiche hanno negato.
  Per cui, questo decreto stanzia 300 milioni di euro per far fronte alle esigenze finanziarie del gruppo Ilva ma, in realtà, i soldi che dovevano arrivare dalla Svizzera non arrivano per nulla. Oltretutto, questi soldi si sommerebbero agli 800 milioni messi in campo dalla legge di stabilità, cercando una transizione entro il 30 giugno 2016. Ci troviamo di fronte non solo all'incostituzionalità ma ad una procedura di infrazione per aiuto di Stato, incompatibile con la normativa dell'Unione. Quando ci piace, l'Europa la nominiamo, quando non ci piace, facciamo finta di niente.
  Poi, si individua un acquirente a trattativa privata. Come quando si parla di appalti inferiori a poche migliaia di euro nei comuni, vogliamo affidare l'Ilva a trattativa Pag. 19privata senza capire e analizzare i profili di eventuali, diversi acquirenti. È una cosa peggiore di quella contenuta nei decreti sull'Alitalia, che almeno mantenevano una responsabilità penale e civile. Qui, invece, addirittura dopo aver escluso la responsabilità penale commissariale escludiamo la responsabilità penale e civile, quindi persino i risarcimenti delle persone che lavorano con sofferenza e con un inquinamento indicibile dentro lo stabilimento e la responsabilità per l'inquinamento nei confronti della popolazione di Taranto, così sofferente da decenni per queste schifezze che vengono fatte sulla loro pelle e su quella delle generazioni successive. Per cui, anche l'articolo 24 della Costituzione viene assolutamente violato da questo decreto-legge, perché esclude ogni tipo di risarcimento, in deroga ai principi costituzionali.
  Poi, c’è forse anche qualcosa di davvero tragicomico, perché è vero che si è detto che Taranto deve pensare al turismo, ma in questo decreto si parla di turismo dei rifiuti. Tra le varie procedure di infrazione sull'Ilva c’è anche quella sulla gestione dei rifiuti. Il decreto-legge scellerato, il n. 1 del 2015, stabiliva dei metodi molto allegri di gestione dei rifiuti (senza pretrattamento delle scorie di fonderia, che possono rilasciare cromo esavalente, metalli cancerogeni, metalli pesanti e quant'altro nell'ambiente) e che non è necessario un test di cessione, perché si possono trattare come normali prodotti. Era già stato stabilito che ci fossero delle deroghe pazzesche: se davvero si doveva pensare a un decreto d'urgenza, bisognava cambiare quel tipo di provvedimento, che sta portando a un passaggio di scorie in tutta Italia, isole comprese, dall'Ilva di Taranto. Questo non è assolutamente accettabile ! Ricordiamoci che l'Ilva produce 3,6 milioni di tonnellate all'anno di rifiuti speciali, di cui alcuni sono anche molto molto pericolosi. Quindi, era urgente seguire le prescrizioni dell'AIA, non fare delle cose assolutamente contro la salute dei cittadini. Dentro l'Ilva ci sono circa mezzo milione di tonnellate di materiale contenente amianto; c’è una quantità imprecisata di traversine ferroviarie impregnate di creosoto, che è un materiale cancerogeno, e ci sono state diverse sentenze di condanna per chi le gestiva. C’è poi una serie – anche questa imprecisata – di scorie radioattive tombate, secondo notizie di stampa, e anche, con certezza, poste in un deposito di grande sicurezza. Potrebbe essere quello il deposito unico delle scorie nucleari, cioè un capannone agricolo nel comune di Statte, che ospita 18 mila fusti di materiale radioattivo, in parte appunto provenienti dall'Ilva di Taranto, da quello che è stato comunicato alla Commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti dei rifiuti in visita all'Ilva. Si vogliono spedire fuori queste scorie che potrebbero anche contenere materiale radioattivo. Questa è una cosa assolutamente folle e pericolosa, che va comunicata agli italiani. Questo decreto-legge non affronta le urgenze. Era da stabilire un criterio di misurazione dell'eventuale radioattività delle scorie dell'Ilva, altro che facilitare il passaggio, il viaggio Taranto-Milano, delle scorie dell'Ilva su vagoni ad hoc.
  Infatti, non possono essere utilizzati per altro, visto che rimangono 30 centimetri di crosta per il materiale non pretrattato trasportato, che rilascia appunto metalli pesanti, come il cromo, per tutta l'Italia, visto che non è trasportato con norme di sicurezza; quelle che valevano fino al 31 dicembre 2014 non ci sono più. Ci sono imprenditori che si contendono questo materiale perché un centinaio di euro a tonnellata lo garantisce. Ci sono un sacco di contenziosi in merito, perché mancano dei piani di utilizzo. Quindi, abbiamo praticamente questo materiale radioattivo alla mercé di chiunque, compresi gruppi terroristici. Sono contenuti nei magazzini, anche sotto lo stabilimento. Chissà che non si continui anche a fondere, in questi processi così grossolani che hanno portato tanti lutti, altro materiale radioattivo dentro gli stessi altoforni. Il nome di Chernobyl ricorre troppo spesso nelle audizioni che si fanno per non pensare davvero che non sia arrivato qualcosa anche lì, dentro lo stabilimento Ilva, che si vuole favorire nella cessione dei rifiuti, Pag. 20nella cessione di tutto lo stabilimento. Ricordiamoci che dal 4 agosto 2011 lo stabilimento ha subito la condanna dalla Corte di giustizia europea per non avere avuto l'autorizzazione integrata ambientale. Poi, quando è stata rilasciata questa autorizzazione, le procedure non sono state assolutamente seguite. Il 26 settembre 2013 è stata comunicata la prosecuzione della procedura di infrazione, manca appunto un piano industriale. Il danno sanitario è assolutamente negato. L'Ilva emette adesso, a produzione di meno di 5 milioni di tonnellate, diossine per un miliardo di persone e vengono emessi idrocarburi policiclici aromatici. La società europea ambientale, la European Environment Agency, ha stabilito che sono 386 milioni i danni sanitari totali, e, se sommati ai 300 milioni di passivo aziendale, si capisce come sia uno stabilimento che non vorrebbe nessuno in queste condizioni, perché non si è pensato a un vero piano industriale di sostenibilità. L'Istituto superiore di sanità stabilisce che a Taranto c’è un eccesso di mortalità del 45 per cento nel primo anno di vita, nei bambini. Quindi, assolutamente questo provvedimento è una pubblicità ingannevole, uno spot; non c’è un piano industriale adeguato. Davvero, non penso che ci sia molto altro da aggiungere, se non che Ilva prende il nome dall'Isola d'Elba. Suggerisco al Governo di ritirarsi al più presto in qualche isola, ma meglio saltare l'Isola d'Elba e andare direttamente all'isola di Sant'Elena, in cui avete molta fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bargero. Ne ha facoltà.

  CRISTINA BARGERO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione pregiudiziale presentata dal MoVimento 5 Stelle critica l'utilizzo della decretazione d'urgenza da parte del Governo e il contenuto del decreto-legge n. 191 del 2015 che ci apprestiamo ad esaminare. Per quanto riguarda l'utilizzo della decretazione d'urgenza, vorrei fare due osservazioni: il decreto-legge è uno strumento normativo previsto dall'articolo 77 della Costituzione. Questa norma consente al Governo, in casi straordinari di necessità e di urgenza, di adottare atti normativi con forza di legge immediatamente efficaci. Lo stesso articolo, però, conferma al Parlamento un ruolo significativo nel procedimento di conversione. Il decreto-legge, infatti, perde efficacia dopo 60 giorni dall'entrata in vigore se il Parlamento non lo converte in legge. Inoltre, il Parlamento, esaminando il disegno di legge di conversione, può emendare il decreto-legge, modificando il contenuto. Sebbene il dominus della decretazione sia l'Esecutivo, non si può negare l'esistenza di un ruolo normativo e di controllo del Parlamento. È vero che in passato il Governo ha spesso utilizzato la possibilità di adottare atti normativi con forza di legge, tanto che la Corte costituzionale ha richiamato questi abusi, ma non si può considerare illegittimo ogni ricorso alla decretazione d'urgenza. Dobbiamo invece valutare di volta in volta se l'utilizzo della decretazione d'urgenza sia coerente o meno con il quadro costituzionale. In questo caso, le motivazioni della necessità e dell'urgenza del decreto fanno riferimento a tre questioni. La prima: l'esito della sentenza svizzera del tribunale di Bellinzona.
  La seconda, l'accelerazione delle procedure di cessione del gruppo Ilva attualmente in amministrazione straordinaria, sapendo che già nel precedente decreto era stato definito che nell'anno in corso si sarebbe dovuta costituire la Newco. Terzo, l'armonizzazione della tempistica del piano delle misure delle attività di tutela ambientale e sanitaria, con l'autorizzazione all'esercizio dell'impresa in costanza di sequestro, al fine di rendere effettiva la possibilità di esercizio di impresa da parte del cessionario.
  Signor Presidente, colleghe e colleghi, quando ci riferiamo al gruppo Ilva è opportuno ricordare che stiamo parlando ovviamente di Taranto, ma anche di Genova, di Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica. Un gruppo di 16.200 dipendenti diretti e 10.000 lavoratori dell'indotto. Pag. 21Ora, tornando al decreto, come si legge nella relazione introduttiva il decreto legge interviene sulla procedura di amministrazione straordinaria del gruppo Ilva, allo scopo, da un lato di garantire l'esercizio senza soluzione di continuità, diversamente inevitabile con oggettivo e gravissimo pregiudizio per il tessuto socio economico del territorio e dei livelli occupazionali, contemperando tali esigenze con quelli della salute e della tutela ambientale, e dall'altro di semplificare e rendere più trasparente il processo di cessione. Il decreto, inoltre, imprime un'accelerazione delle procedure per il trasferimento dei complessi aziendali e, contemporaneamente, sostiene finanziariamente la prosecuzione delle attività produttive per il tempo necessario allo svolgimento delle procedure previste dalla legge. A tale proposito, in ordine ad una delle eccezioni sollevate dal MoVimento 5 Stelle nella pregiudiziale, il così detto aiuto di Stato incompatibile con la normativa europea, mi piacerebbe ricordare che, da un lato, la Gran Bretagna in materia di siderurgia recentemente accusa la Cina di dumping, dall'altro, la Germania fa ricorrere i propri siderurgici contro l'Italia per presunti aiuti di Stato, sapendo che il secondo produttore di acciaio dopo la Germania è l'Italia. È curioso notare come i Cinque Stelle abbiano lo stesso pensiero tedesco.
  Ritornando nuovamente al decreto, a parere del gruppo del Partito Democratico l'intervento normativo è peraltro omogeneo e ricade nella competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di tutela dell'ambiente, prevista dell'articolo 117 lettera s) della Costituzione. I profili di incostituzionalità rilevati nella pregiudiziale non sono quindi condivisibili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Grazie Presidente. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà contro la pregiudiziale presentata al decreto legge dal titolo: «Disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del gruppo Ilva». Il provvedimento al nostro esame, infatti, reca misure che intervengono sulla procedura di amministrazione straordinaria del gruppo Ilva allo scopo di garantire l'accelerazione del procedimento di cessione del gruppo stesso in amministrazione straordinaria.
  A nostro avviso il decreto legge ha tutti i requisiti di necessità e di urgenza, di cui all'articolo 77 della Costituzione, contiene infatti misure destinate a incidere sul tessuto socio economico e in particolare sui livelli occupazionali del territorio Tarantino, contemperando peraltro tale esigenza con quelle della salute e della tutela ambientale. Ulteriore e non secondario scopo del decreto legge è poi quello di semplificare e rendere più trasparente il processo di cessione a terzi dei complessi aziendali del gruppo Ilva. Sono note a tutti le questioni e le problematicità legate a questa complessa e drammatica vicenda, per cui appare inutile ripercorrerne tutte le tappe. Crediamo sia sufficiente sottolineare come questo provvedimento costituisca la logica continuazione di una serie di altri atti normativi adottati al fine di salvaguardare il gruppo Ilva, una delle maggiori aziende europee nella produzione dell'acciaio, soprattutto per tutelarne il valore socio economico e gli stessi livelli occupazionali.
  I vari decreti legge varati a tale scopo, sono intervenuti sulla normativa in materia di grandi imprese in crisi ed hanno definito una disciplina specifica e, spesso, derogatoria del quadro normativo vigente per risolvere la crisi economica ed ambientale dello stabilimento e dell'intero gruppo siderurgico industriale. In un momento in cui le difficoltà e gli ostacoli di carattere interno ed internazionale rendono faticosa e difficile la vita ed il progresso del nostro Paese, il Governo ha avvertito giustamente il dovere di affrontare con decisione la complessa vicenda Ilva per risolvere i problemi di un grande gruppo e sostenere un comparto essenziale del nostro assetto industriale, per favorire la crescita del Paese, per difendere Pag. 22i posti di lavoro, per lanciare un preciso segnale che testimoni, colleghi, l'attenzione dell'Esecutivo per un territorio in seria difficoltà.
  Per questi principali motivi siamo, quindi, convinti della necessità di intervenire con la massima urgenza sulla materia, adottando le misure indispensabili per affrontare le complesse problematiche che ruotano intorno alla crisi di un gruppo industriale di interesse strategico nazionale.
  Nel provvedimento in esame, peraltro, si è inteso realizzare un ragionevole e comunque indispensabile bilanciamento tra i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione come la salute e il lavoro, articolo 32 e 4 della Costituzione. Oltre alle considerazioni espresse, occorre sottolineare come sia risultato giusto ed opportuno l'intervento del Governo in un settore, quello della siderurgia, che ha sempre rappresentato un vanto e uno dei punti di forza dell'economia del nostro Paese. Il settore dell'acciaio in realtà può e deve contribuire sempre di più alla crescita dell'Italia ed al consolidamento della sua struttura manifatturiera, della quale l'Ilva costituisce un elemento fondamentale e che, attraverso le misure adottate, può e deve tornare a competere con successo sul mercato globale.
  L'Esecutivo, dunque, ha prestato grande attenzione a tutti gli aspetti dell'affare Ilva: salute, livelli occupazionali e sviluppo. Un'opera non semplice in una vicenda tanto complessa, ma che ha visto l'Esecutivo impegnato ad affrontarla in termini risoluti, trasparenti e corretti. Ribadiamo pertanto il voto contrario del gruppo parlamentare di Area Popolare alla pregiudiziale presentata (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Il gruppo di Sinistra Italiana voterà a favore della questione pregiudiziale affinché, appunto, non si proceda all'esame del disegno di legge n. 3481, di conversione del decreto-legge n. 191 del 2015, recante «Disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del gruppo Ilva». Ovviamente entreremo nel merito del contenuto del provvedimento durante la discussione in Aula, mentre per ora ci atteniamo al punto della pregiudiziale di costituzionalità.
  Il suddetto decreto è l'ennesimo atto di urgenza in tre anni, in particolare riguardo la situazione del siderurgico di Taranto, e ben il terzo nel solo 2015. Come i precedenti, presenta a nostro giudizio numerosi profili di incostituzionalità, oltre a rappresentare un ulteriore intervento legislativo che produce una inaccettabile stratificazione normativa. Innanzitutto non è coerente con l'articolo 77 della Costituzione, che prevede esplicitamente che il Governo possa adottare provvedimenti provvisori con forza di legge solo in casi straordinari di necessità ed urgenza. D'altronde, questo Esecutivo, come sappiamo ricorre costantemente alla decretazione d'urgenza, derogando alle forme ordinarie del processo legislativo e, nel caso di l'Ilva, dimostrando pericoloso pressappochismo e l'evidenza che, trattandosi del nono provvedimento, non esiste una giustificata urgenza. Al contrario, il Governo avrebbe potuto e dovuto avviare un percorso differente, a partire dalla convocazione di un tavolo sulla siderurgia, che riguarda ovviamente tutti gli stabilimenti, non solo quello di Taranto, sul suo stato e sul suo futuro, un tavolo con le organizzazioni sindacali e gli enti locali, le rappresentanze dei cittadini e gli enti istituzionali preposti alla tutela della salute e dell'ambiente. Avrebbe dovuto su questa materia lasciare al Parlamento la prerogativa di intervenire e legiferare.
  Il decreto risulta, peraltro, incompatibile con i principi di tutela costituzionale sanciti in almeno quattro articoli. L'articolo 3, laddove viene spostata a dicembre 2016 l'esclusione prevista a partire dal settimo decreto Ilva della responsabilità, penale ed amministrativa, del Commissario e dei suoi delegati in riferimento alle condotte connesse all'attuazione delle prescrizioni dell'AIA. Non c’è uguaglianza Pag. 23davanti alla legge quando si tratta dei commissari dell'Ilva ! L'articolo 9, laddove con il continuo slittamento dell'attuazione dell'AIA si viola il principio di tutela del paesaggio. Inoltre, cosa gravissima, il provvedimento lede due diritti fondamentali della persona. Quello alla salute, articolo 32, come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività e quello, sancito dall'articolo 41, secondo cui l'iniziativa economica privata, ancorché libera, non può essere svolta in contrasto con l'utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
  Il Governo con questo nuovo decreto-legge ha fatto proprio un bel capolavoro: ai futuri acquirenti o affittuari del siderurgico si concede la deroga ai provvedimenti di tutela della salute e dell'ambiente, prevedendo fra l'altro la possibilità di rivedere il piano ambientale oltre che il già ricordato slittamento dei tempi dell'AIA; e nel contempo non si richiede alcuna garanzia per il mantenimento dei livelli occupazionali e la protezione sociale dei lavoratori, diretti e di quelli dell'indotto. Con l'aggravante dell'assenza di qualsiasi ipotesi di piano industriale, e il blocco del miliardi e 200 milioni di euro dei Riva che sapevamo tutti non sarebbero stati disponibili immediatamente.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DONATELLA DURANTI. Insomma, vi chiediamo di fermarvi, di ammettere il vostro fallimento, sia sul versante dell'ambientalizzazione che su quello della difesa dei posti di lavoro, e di consentire al Parlamento e ai soggetti coinvolti di prendere parola e di decidere su un'emergenza che è drammaticamente reale, ma che continuate ad affrontare nel modo sbagliato: con il rischio concreto che quella fabbrica continuerà a produrre enormi danni alla collettività, e altrettanto enormi profitti privati per coloro che approfitteranno della prevista cessione a terzi.
  Concludo, Presidente, dicendo che ribadiamo al Governo e alla maggioranza: la fabbrica andava separata dalla famiglia Riva; ma non basta: serve un intervento pubblico, va messa in campo la responsabilità diretta dello Stato perché l'Ilva non resti una fabbrica che produce malattie, morte ed infortuni, devastazione ambientale, disoccupazione e impoverimento di migliaia di lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,45).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Ne approfitto anche per pregare coloro che sono in Aula di abbassare un pochino il tono della voce, perché abbiamo ancora degli iscritti, che è bene che riescano a parlare nella condizione migliore.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge del 4 dicembre 2015, n. 191, presentato dal Governo interviene sulla procedura di amministrazione straordinaria del gruppo Ilva allo scopo di armonizzare la tempistica del piano delle misure delle attività di tutela ambientale e sanitaria con l'autorizzazione all'esercizio di impresa in costanza di sequestro, al fine di rendere effettiva la possibilità di esercizio da parte del concessionario.
  Sul piano normativo, senza entrare nei contenuti del decreto-legge che avremo modo di approfondire in sede di dibattito, è da rilevare che ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione, la materia ambientale è riservata Pag. 24alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, per cui non si ravvedono pregiudiziali di costituzionalità in tal senso. Sul piano della disciplina comunitaria, inoltre, il comma 10 dell'articolo 1 dispone che le procedure di cui al medesimo articolo si svolgano nel rispetto della normativa europea; tuttavia, vorremmo ricordare al Governo che la Commissione europea ha emesso il 16 ottobre 2014 un parere motivato nei confronti dell'Italia nell'ambito della procedura di infrazione n. 2177 del 2013, contestando, in relazione allo stabilimento Ilva di Taranto, la violazione di due direttive europee: una sulla prevenzione e la riduzione dell'inquinamento, e l'altra relativa alle emissioni industriali. In questo parere la Commissione, pur riconoscendo i progressi conseguiti dalla data di costituzione in mora, contesta la violazione delle due direttive con riferimento a tre diversi ambiti: la mancata copertura dei siti di stoccaggio dei minerali e dei materiali polverulenti; la mancata adozione di provvedimenti volti alla minimizzazione delle emissioni gassose degli impianti di trattamento dei gas...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. La mancata adozione delle misure di controllo.
  Comunque, Alleanza liberalpopolare per le autonomie si augura che in sede di conversione del decreto-legge gli aspetti di finanza pubblica non prescindano dalla necessaria tutela della salute di migliaia di persone, oltre ovviamente dalla salvaguardia dell'ambiente. Per questo esprimiamo parere contrario alle pregiudiziali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Onorevole colleghi, signorino Presidente...

  PRESIDENTE. Onorevole Allasia, ho superato anche una certa età...

  STEFANO ALLASIA. Ma si è sempre signorini nel proprio fondo del cuore, nel proprio animo, si è un po’ tutti i bambini.
  Presidente, entrando nel merito...
  Presidente, entrando nel merito della questione pregiudiziale e cercando di toccare maggiormente i temi per cui la Lega la appoggia, non si entra tanto nel merito del decreto-legge; anche se esso ha risvolti totalmente bizzarri e kafkiani, perché parliamo del nono provvedimento d'urgenza sul problema cosiddetto Ilva, sul problema dell'Ilva di Taranto. Nono provvedimento a cui si devono aggiungere tutte le leggi di stabilità, non ultima quella approvata l'altra notte da questo Governo e da questa maggioranza, per cercare di portare a compimento un disegno che lo stesso PD, come abbiamo visto qualche intervento fa, cercava di giustificare.
  Sicuramente c’è... Ringraziamo il Governo stesso che ha mantenuto una certa omogeneità nel decreto-legge, almeno quello; ma riteniamo e appoggiamo totalmente la pregiudiziale, dato che, come già è stato citato, rispetto a vari articoli della Costituzione ci sono delle ingiustificate forzature. Come sull'articolo 41, sull'articolo 97, sull'articolo 32, sull'articolo 9, a proposito dei quali riteniamo che ci sarebbe stata la possibilità di portare a compimento una discussione di più ampio respiro, dato che non si parla di una questione che si sta consumando in poche ore, non c’è un'urgenza così elevata: parliamo di questioni che perdurano dal 2011, e se n’è già discusso varie volte in quest'Aula.
  Il decreto-legge in esame ha lo scopo di assicurare il mantenimento dell'attività dell'Ilva. Noi riteniamo opportuno che ci sia la volontà di fare in modo che ciò avvenga, ma non a discapito della sicurezza, dei lavoratori e a discapito anche di questioni ambientali: al fine soprattutto della tutela del tessuto socio-economico ed occupazionale del territorio di Taranto e di tutto l'indotto ad esso correlato, che, come è già stato ricordato varie volte, tocca quasi tutte le province d'Italia; e garantendo al tempo stesso la tutela ambientale, il tutto passando inevitabilmente Pag. 25per un'interruzione di continuità della vecchia gestione, che il Governo ritiene di ottenere attraverso un'accelerazione della procedura di cessione d'azienda.
  Il termine ultimo entro il quale i commissari del gruppo Ilva devono espletare le procedure per il trasferimento dei complessi aziendali è fissato al 30 giugno 2016: perciò, essendo oggi il 21 dicembre, ci sono sei mesi davanti a noi per cercare di trovare una soluzione senza utilizzare stratagemmi legislativi, in cui il Governo si arroga una titolarità che in ambito legislativo non deve avere.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  STEFANO ALLASIA. Perciò riteniamo che il decreto-legge sia da discutere con i tempi opportuni, ma indubbiamente senza un'urgenza: come è stato fatto con una forzatura, discutendolo il 21 dicembre; e potendo tranquillamente portare la discussione a gennaio o oltre, con tutte le tempistiche del caso. Perciò appoggiamo la pregiudiziale di costituzionalità del MoVimento 5 Stelle; e attenderemo poi la discussione nel merito, per cercare di entrare nel merito stesso del decreto-legge.
  Nel contempo auguro un buon Natale a tutti, essendo penso il mio ultimo intervento d'Aula di quest'anno, o almeno di questa ora...

  PRESIDENTE. Non ponga limiti alla Divina Provvidenza, onorevole Allasia: c’è tutto domani ancora !

  STEFANO ALLASIA. Ma assolutamente...

  PRESIDENTE. Concluda perché ha finito il tempo. Prego.

  STEFANO ALLASIA. Vede che già mi chiude la discussione... Mi zittisce e mi chiude le questioni ! Comunque auguro un Buon Natale e un Felice Anno nuovo a tutti, anche a quelli che non hanno ascoltato questo intervento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Presidente, il gruppo di Forza Italia non ha presentato una questione pregiudiziale a questo decreto-legge, quindi, si asterrà sul voto. Tuttavia, desideriamo sottolineare, come hanno già fatto, tra l'altro, gli altri colleghi, il fatto che questo sia l'ennesimo provvedimento sull'Ilva, il nono; tutte le volte si dice che è l'ultimo, ma, evidentemente, i provvedimenti non sono mai stati risolutivi. Questo provvedimento, dal nostro punto di vista, dovrà essere valutato nel merito con grande, grande attenzione, perché, a differenza dei precedenti, non interviene solo sulla questione ambientale o su problemi gestionali, ma affronta la questione enorme, importantissima della vendita dell'Ilva. Sono norme che puntano ad accelerare entro il 30 di giugno la vendita dell'Ilva. È evidente che dovremo vigilare affinché siano garantite, in queste norme, tutte quelle preoccupazioni che oggi vengono dal territorio: Ilva rimarrà italiana, Ilva sarà svenduta e perderemo così anche l'ultimo baluardo della siderurgia italiana, sarà garantita l'occupazione, sarà garantita la permanenza dell'Ilva e la sua base centrale in Puglia, sarà garantito l'indotto, saranno garantiti gli investimenti ambientali che sono stati avviati dai commissari ?
  Quindi, è evidente che tutte queste cose dovranno essere valutate con grande attenzione e lo faremo durante l'esame del decreto-legge. Non riteniamo che vi siano comunque profili di incostituzionalità, pertanto noi ci asterremo sulla pregiudiziale presentata dai 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
  A questo punto, poiché non è ancora trascorso il termine di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 17,10.

  La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17,10.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 26
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Zolezzi ed altri n. 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vi prego di accelerare, perché la Presidenza viene sollecitata a chiudere la votazione. Bene, ci siamo ? Onorevole Ruocco... calma, calma. Venivo sollecitato e quindi cercavo di verificare. Vazio, Di Battista, Boccuzzi... L'onorevole Di Battista non riesce, avrà bisogno del tecnico. Anche l'onorevole Boccuzzi fatica. Ci siamo, colleghi ? Abbiamo votato tutti ? Ci vuole un tecnico dall'onorevole Oliverio. De Lorenzis. Onorevole Losacco, per favore, accelerare, grazie.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  356   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  253.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Marco Meloni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 2145 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, recante misure urgenti per interventi nel territorio. Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe per la revisione della struttura del bilancio dello Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa (Approvato dal Senato) (A.C. 3495) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 17,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Crippa ed altri n. 1 e Guidesi ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3495), presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3495: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, recante misure urgenti per interventi nel territorio. Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe per la revisione della struttura del bilancio dello Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa.
  Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  L'onorevole Cariello ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Crippa ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
  È presente l'onorevole Cariello ? Ne approfitto per chiedere se è possibile abbassare un po’ il tono della voce, grazie. Prego, onorevole Cariello.

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Illustriamo la nostra questione pregiudiziale su questo decreto, che riteniamo non avere alcun carattere di urgenza, e, soprattutto, denunciamo il fatto che gestisca e autorizzi stanziamenti di risorse programmate per gli anni 2016 e Pag. 272017. Questo in relazione anche alla recente discussione e voto sulla legge di stabilità. Riteniamo sia stata, ancora una volta, l'ennesima prova di scarsa serietà da parte di questo Governo, perché dobbiamo ricordare a tutti che le risorse programmate in questo decreto, in realtà, avevano già eroso le possibilità emendative all'interno della legge di stabilità, che, tra l'altro, trattava molte tematiche incluse in questo decreto.
  Quindi, ci chiediamo come mai la necessità di un ulteriore decreto, che andava a stanziare risorse programmatiche per gli anni successivi, quando, all'interno della legge di stabilità, c'erano emendamenti e articoli che agivano sulle stesse tematiche. Questo, in realtà, più che un decreto d'urgenza, ci sembra l'ennesimo decreto omnibus suk, perché ormai abbiamo visto, in questa legge di stabilità, la caratteristica con cui il Governo distribuisce le risorse a disposizione e in questo decreto, ancora una volta, si è tentato di accontentare diversi parlamentari o diverse esigenze di carattere localistico e microsettoriale. Presidente, le chiedo ancora una volta di richiamare l'attenzione dell'Aula.

  PRESIDENTE. Sì, onorevole Cariello, ha ragione. Colleghi, per favore, siamo tutti in Aula, quindi adesso il baccano, il frastuono è... anche coloro che parlano dal banco del Governo, gentilmente, evitiamo, grazie. Prego, onorevole Cariello.

  FRANCESCO CARIELLO. Sì, dicevo, anche in un'ottica di spending review, questo decreto utilizza quei tagli lineari che solo a fine anno sono stati decisi e si è deciso anche di adoperare. Bene, quello che noi denunciamo è evidentemente: se questi tagli sono stati possibili a novembre, molto probabilmente gli stanziamenti fatti sui singoli provvedimenti in maniera programmatica a inizio anno erano sbagliati o, in questo caso, si va addirittura a modificare la destinazione di quelle risorse, destinate o autorizzate su altri provvedimenti, che oggi non vengono più utilizzate.
  Qui, a nostro avviso, c’è un problema anche di programmazione: evidentemente, questo Governo è incapace di destinare le giuste risorse per i giusti provvedimenti. Al di là dell'urgenza, noi veramente denunciamo questa possibilità di rimettere le risorse nelle disponibilità, magari, del bilancio dello Stato in economia.
  Si potrebbe anche fare e, magari, accettare l'idea che quelle risorse poste in essere sui singoli provvedimenti sono state completamente sbagliate, perché è questo che si è fatto con questo decreto; si è fatta una raccolta di risorse inutilizzate per destinarle, tra l'altro, a provvedimenti inclusi e programmati nella legge di stabilità. Vi faccio un esempio: facciamo l'esempio delle aree svantaggiate delle zone periferiche. La legge di stabilità conteneva un emendamento dedicato, si sono fatte notti di discussione in Commissione bilancio e non vediamo perché questi stanziamenti non dovevano essere anche discussi nella stessa legge di stabilità con le Commissioni competenti.
  E, poi, denunciamo ancora una serie di provvedimenti che vanno nel settore della sicurezza, provvedimenti che destinano ulteriori risorse all'Expo, risorse programmate, per i prossimi anni, per il futuro di quell'area, il futuro di un'area che ha dimostrato l'incapacità a dover gestire realmente la promozione del nostro Paese nel mondo.
  E tuttora si converte ad altra finalità con una visione non chiara, una visione non specifica a lungo termine. Sono quindi risorse dedicate ogni volta a finalità decise solo e soltanto a livello di Governo, senza coinvolgere assolutamente il Parlamento.
  Vorrei spendere anche una nota sulle coperture. Ancora una volta c’è l'8 per mille, considerato ormai un bancomat a disposizione del Governo per poterlo veramente deturpare ogni volta che se ne ha bisogno. Altri 27 milioni pescati dall'8 per mille e che, quindi, vanno sottratti a quelle finalità che per legge meritano l'utilizzo di quei fondi. Quindi è una nota di metodo ancora una volta sul carattere d'urgenza, che non intravediamo, e sull'utilizzo micro-settoriale e localistico di risorse, senza una reale programmazione.Pag. 28
  Noi chiediamo ogni volta alla Presidenza e anche all'Aula di valutare con serietà questi provvedimenti, che il Governo continua a rifilare al Parlamento. Noi dobbiamo veramente assumere una posizione, perché non si può lasciare l'uomo solo al comando ogni volta decidere di incensare questo tipo di distribuzione delle risorse. Questo provvedimento muove risorse per circa un miliardo in totale e non vediamo come questo ingente numero di risorse finanziarie non debba essere gestito nell'unica legge di programmazione, in quella che realmente dovrebbe essere la legge di programmazione e di bilancio, soprattutto per quelle risorse che in questo provvedimento guardano al 2016 e al 2017, per non parlare di quelle del 2015, pari a 765 milioni di euro. Questo provvedimento, tra l'altro, lo andremo a convertire in legge a gennaio, quando avremo già reso operativa la nostra legge di bilancio. Quindi, come si può pensare di andare a convertire in legge un decreto, quando è già entrata in vigore la principale legge di bilancio di questo Paese, che stanzia risorse programmatiche per il triennio successivo ? Ci sembra realmente un'assurdità.
  Denuncio ancora il pacchetto sicurezza. Poi lo si è chiamato «giubileo»: un decreto ancora una volta attraverso l'indicazione di una nota nel quale l'unica emergenza reale, è dettata dall'evento del giubileo a Roma. Attorno a quest'evento si è costruito un suk, appunto, di distribuzione di risorse, che impiega milioni e milioni di euro su tutt'altri fronti. Se il pacchetto sicurezza è stato programmato e deciso all'interno della legge di stabilità, dovevamo decidere lo stanziamento e l'utilizzo di queste risorse in quel pacchetto, sul quale tra l'altro abbiamo chiesto la clausola sicurezza appunto alla Comunità europea. Quindi sarebbe stato bene decidere in un unico provvedimento, in un'unica seduta qual è stata quella in Commissione bilancio, come autorizzare queste spese. Ancora una volta questo Governo si mostra poco serio nei rapporti con il Parlamento. È una gestione veramente senza una visione a lungo termine delle risorse di questo Paese. Ecco perché noi chiediamo che venga votata questa pregiudiziale di incostituzionalità per questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Guidesi, che illustrerà anche la sua questione pregiudiziale n. 2. Ne ha facoltà. Colleghi, veramente vi prego di abbassare un po’ il tono della voce, per favore. Prego, onorevole Guidesi.

  GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente, provo a spiegare gli innumerevoli motivi che ci hanno costretti a presentare la questione pregiudiziale ad un decreto-legge, che è definito «decreto giubileo», ma che effettivamente, come dice il titolo, ha interventi territoriali, che più che urgenti risultano più che altro delle vere e proprie marchette.
  Iniziamo dal fatto che il decreto-legge si presenta come un provvedimento omnibus, costruito accostando una serie di interventi eterogenei tra loro, qualificabili spesso come microsettoriali e localistici. Si passa dai fondi per il giubileo alla gestione delle aree Expo post esposizione, dal servizio civile all'edilizia residenziale pubblica e agli impianti sportivi.
  L'elemento più grave dell'intero provvedimento è il vero e proprio scippo operato a danno del cosiddetto Fondo esodati, le cui rimanenze sono completamente sottratte, in parte per coprire le maggiori spese disposte dal decreto stesso (123 milioni) ed in parte (400 milioni) per essere riversate alle maggiori spese per il Fondo sociale per l'occupazione. Lo spostamento dei fondi equivale a mettere una pietra tombale sul completamento del processo di salvaguardia dei lavoratori rimasti privi di quella copertura reddituale.
  La mancanza del requisito dell'urgenza si rinviene, in particolare, nella norma di cui all'articolo 2 del provvedimento in esame, posto che la questione dei rifiuti della Campania, ancorché non risolta e per quanto emergenziale, risale agli anni 2000-2009.Pag. 29
  Forti perplessità si riscontrano all'articolo 3, che crea una ingiustificabile discriminazione a vantaggio del solo comune di Reggio Calabria, a ristoro dei rimborsi per l'anno 2015 delle anticipazioni erogate in favore del medesimo comune e a valere sulla sezione per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili degli enti locali del Fondo di cui all'articolo 1, comma 10, del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35. Si ricorda che queste disposizioni sono state dettate urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, che ha permesso anticipazioni di liquidità in favore di numerosi comuni su tutto il territorio nazionale, anticipazioni che dovevano essere già restituite. Il contributo per il solo comune di Reggio Calabria trasforma un prestito statale per sostenere le aziende creditrici in un pagamento da parte dello Stato dei buchi di bilancio di quel comune.
  L'articolo 9 disciplina la revoca di finanziamenti per interventi infrastrutturali e abroga la procedura di approvazione ed esecuzione degli interventi infrastrutturali relativi agli aeroporti di maggiore dimensione. Si connota come norma di carattere esclusivamente ordinamentale e per questa sua stessa natura non potrebbe essere inserita in un decreto-legge.
  L'articolo 12 stanzia 100 milioni per il servizio civile. A prescindere dal merito delle attività finanziate, è necessario tenere presente che il servizio civile è finanziato in via ordinaria con la legge di stabilità, attraverso un apposito fondo, sul quale sono programmati annualmente gli impieghi. Il finanziamento suppletivo disposto dal decreto in esame non può essere giustificato con alcun motivo di necessità né di urgenza.
  Appare, inoltre, dubbia e anche priva di un contenuto specifico la disposizione che stanzia 10 milioni di euro da destinare per il sostegno del made in Italy all'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, dal momento che già con il disegno di legge di stabilità è stato deciso un appostamento di 50 milioni di euro per il 2016.
  In via generale le misure previste, finanziate attraverso tagli a diverse voci di bilancio dei ministeri, sono adottate in modo estemporaneo, per rispondere a esigenze che sono accomunate da una sola caratteristica, ovvero quella di riguardare in buona parte territori interessati dalle prossime elezioni amministrative.
  L'articolo 15 rappresenta un'elargizione impropria al CONI, che diventa a tutti gli effetti un giudice monocratico cui compete la scelta dei progetti di riqualificazione e persino di individuazione delle aree svantaggiate periferiche da includere nella norma. È una competenza che, evidentemente, esula dall'ambito statutario del Comitato.
  Per tutti questi motivi, che noi riteniamo importanti e che vanno assolutamente in controtendenza con la normativa che riguarda i decreti-legge, noi chiediamo l'approvazione della pregiudiziale, posto che il decreto, se non passasse questa pregiudiziale, andrebbe discusso a gennaio e a quel punto la discussione diventerebbe veramente difficile poiché diamo per scontato che il Governo, per evitare ulteriori cambiamenti, porrà la questione di fiducia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Sussistono oggettivamente delle perplessità di metodo rispetto allo strumento del decreto scelto dal Governo, che possono essere così riassunte: la disomogeneità del provvedimento che reca molteplici misure in settori differenti, che vanno dall'istituzione di un fondo per la realizzazione degli interventi per il Giubileo, al Piano per la bonifica ambientale di Bagnoli, dalla valorizzazione delle aree su cui si è svolta l'Esposizione universale di Milano, al sostegno al settore del cinema. Ci sono poi delle perplessità anche per alcuni degli ambiti previsti, non sono ravvisabili, per esempio, i requisiti della necessità e dell'urgenza, mentre per quanto si riferisce al Giubileo lo stesso decreto arriva in ritardo, a Giubileo già iniziato.
  Ma per quanto riguarda il merito, i temi proposti riflettono aspetti di estremo Pag. 30interesse per il nostro Paese, su cui il Parlamento si è già espresso in altri contesti normativi, ma che trovano qui una sintetica e concreta messa a punto delle priorità percepite anche a livello di opinione pubblica, come, ad esempio, il grande tema della sicurezza del Paese e quello di una nuova relazione tra salute ed ambiente. Temi che il Parlamento è sollecitato ad affrontare ancora una volta per la loro importanza intrinseca e per la loro prossimità alla sensibilità diffusa nel Paese, ma senza dimenticare che alcuni dei temi affrontati rappresentano anche una certa novità per il nostro lavoro parlamentare, come quello che si riferisce al cinema e alla cultura di cui parliamo francamente troppo poco. Vorrei riassumere in un ordine un po’ diverso rispetto all'impianto del decreto, proprio per dare una visione panoramica della sua complessità, della sua urgenza e della sua rilevanza sul piano culturale e sociale e sotto certi aspetti, sia pure indirettamente, anche religioso, come accade per l'articolo 6, quello sul Giubileo. Solo cogliendo l'intreccio tra questi tre punti, tutti realmente essenziali, la rilevanza dei temi affrontati, l'urgenza per molti di loro e le risposte attese da parte di cittadini, si può capire perché sia indispensabile votare contro tutte le pregiudiziali di incostituzionalità presentate, essendo la presunta incostituzionalità del tutto inesistente, pretestuosa e certamente destinata a cadere nel voto in Aula.
  Nel sollevare la questione pregiudiziale i colleghi hanno classificato i diciotto articoli in quattro classi tematiche, peraltro loro stesse molto eterogenee, a conferma di come le semplificazioni eccessive comportano sempre delle forzature che invece di avvicinare al significato effettivo delle proposte normative, possono fungere da distrattori. Si può dire di «no» ad un decreto che affronta temi così rilevanti per il Paese, sapendo che il Governo sceglie questo strumento conscio di essere terribilmente in ritardo su alcuni temi che potrebbero diventare problemi difficilmente controllabili se non si dettassero subito delle indicazioni chiare che richiedono un'interpretazione univoca ? Si possono considerare incostituzionali temi come la possibile emergenza sanitaria dei pellegrini che arriveranno a Roma per il Giubileo ? L'urgenza di una revisione radicale del piano trasporti non solo da e per Roma, ma anche da e per la Sardegna ? Si può dilazionare ancora il tema del piano sicurezza alla luce della drammatiche vicende internazionali e delle concrete minacce ricevute ?
  Ci si può rallegrare perché il Santo Padre scrive una splendida enciclica sull'ecologia umana e ambientale, identificando il nesso che lega l'una all'altra, e poi sorprendersi se il Governo impegna risorse concrete a favore della salute e dell'ambiente, di tutte le sfaccettature della salute umana, evidenziando l'inscindibile rapporto che c’è tra l'una e l'altra ? In un momento in cui stavamo facendo molti sforzi, forse non tutti quelli che sarebbero necessari, per caratterizzare la ripresa economica italiana, alla luce di un brand apprezzato nel mondo intero come il made in Italy, ci si può stupire che il Governo voglia ripartire da lì per garantire la nostra specificità come fatto culturale prima ancora che commerciale ? La moda italiana resta a tutti i livelli la migliore ambasciatrice del nostro livello culturale e proprio per questo anche gli investimenti in materia di cinema sono un ulteriore segnale di una rinnovata volontà a riaffermare la nostra identità. Un'ultima cosa, questo decreto è passato nell'opinione pubblica come il decreto sul Giubileo anche se c’è un solo articolo dedicato al Giubileo, ma evidentemente se ne coglie l'enorme portata di attrazione per pellegrini del mondo intero.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLA BINETTI. È una nuova immagine di Roma Capitale che può e deve far dimenticare la Roma degli scandali, quella della collusione con una certa mafia, la Roma delle buche e del caos dei trasporti, quella degli scioperi tipici del venerdì e quella in cui ristoratori evadono il fisco presentando ai clienti conti ingiustamente Pag. 31salati. Questo decreto, nella misura in cui stanzia risorse e lo fa davvero fuori tempo massimo, dovrebbe prevedere un sistema di controllo di qualità di tutti i servizi resi.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Binetti.

  PAOLA BINETTI. Concludo, allora semplicemente dicendo che questo decreto non contiene nessuna norma incostituzionale, viceversa contiene una sollecitazione a vivere con impegno tutti quei temi che possono rilanciare, per l'anno nuovo, il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

  GIAMPIERO GIULIETTI. Grazie Presidente. Ho esaminato con attenzione le due questioni pregiudiziali presentate dal gruppo del MoVimento 5 Stelle e da quello della Lega Nord. Conosciamo tutti bene l'articolo 77 della Costituzione, così come l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che, al terzo comma, stabilisce che i decreti devono contenere misure di immediata applicazione, con un contenuto specifico e corrispondente al titolo. Il decreto-legge n. 185 del 2015, sul quale sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità, reca appunto misure urgenti per interventi sul territorio, proroga del termine per l'esercizio delle deleghe per la revisione della struttura del bilancio dello Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento del bilancio di cassa. Secondo l'articolato emerge con chiarezza la rispondenza tra titolo e disposizioni relative ed è indubbio che il decreto si occupi di temi urgenti e indifferibili. Cito, ad esempio, l'articolo 1 che si riferisce al programma di bonifiche ambientali e rigenerazione urbana del comprensorio Bagnoli Coroglio di Napoli, oppure l'articolo 2 dove si prevede un piano straordinario di interventi di smaltimento di ecoballe e rifiuti e bonifica dei siti. Il fatto che il problema sussista dal 2000, come sottolinea la Lega Nord, rende più drammatica e urgente la vicenda e ricordo che tra il 2000 e il 2009 la Lega Nord, per sei anni, è stata al Governo del Paese, forse avendo in poca considerazione tale problema. Ancora, vi è l'incremento della dotazione del Fondo nazionale per le emergenze, le attività di valorizzazione delle aree in uso alla società Expo S.p.A., il fondo per la realizzazione degli interventi per il Giubileo della Misericordia ed il relativo piano di impegno delle Forze armate e di polizia ed infine l'incremento del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, da destinare in larga misura al finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e altri provvedimenti di carattere sociale.
  Nella mozione del gruppo MoVimento 5 Stelle si fa esplicito riferimento alla sentenza n. 171 del 2007 della Corte costituzionale. Il fatto che ha investito la Consulta del problema proviene da un'ordinanza di remissione della corte di Cassazione in riferimento al decreto legge 29 marzo 2004 n. 80 dettante Disposizioni urgenti in materia di enti locali, presentato dal Governo Berlusconi. Il decreto in questione escludeva che il peculato d'uso costituisse causa di incandidabilità alla carica di sindaco e poi alla decadenza della stessa. Il richiamo di tale sentenza è evidente che non abbia attinenza rispetto al decreto in discussione. Il decreto n. 185 del 2015 certamente è conforme ai rigorosi criteri in materia della Corte costituzionale, espressi da ultimo nella sentenza n. 32 del 2014.
  Si rappresenta, inoltre, che la stessa Corte costituzionale ha tenuto a ribadire, con la sentenza n. 22 del 2012, come l'intrinseca coerenza delle norme contenute in un decreto-legge sia deducibile non solo dal punto di vista oggettivo e materiale, ma anche da quello funzionale-finalistico. La Consulta afferma che situazioni straordinarie complesse e variegate richiedono interventi oggettivamente eterogenei, afferenti quindi a materie diverse ma indirizzate all'unico scopo di affrontare rimedi a situazioni straordinarie venutesi a determinare. Aggiungo, inoltre, che alcune questioni trattate nel decreto mettono in evidenza la necessità di rispondere Pag. 32a procedure di infrazioni europee in corso verso il nostro Paese nelle tematiche ambientali. Le questioni pregiudiziali presentate, in tutta evidenza, non hanno ragion d'essere e, se mi posso permettere, il ricorso alle questioni di pregiudizialità costituzionale viene troppo spesso usato come strumento di battaglia politica e parlamentare piuttosto che a tutela e rispetto delle norme costituzionali. Questo è certamente una mancanza di rispetto verso il Parlamento e verso tutti i cittadini. Per qualcuno, quando si è al Governo, si possono modificare con decreto-legge le cause di incandidabilità, anche se si tratta di reato di peculato, poi, quando si è all'opposizione, chi governa non può affrontare quelle emergenze nazionali alle quali, per troppi anni, non è stata data risposta. Appare chiaro, quindi, come le questioni pregiudiziali presentate siano, per il Partito Democratico, da rigettare con forza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Presidente, credo che non si debbano confondere le questioni di merito del decreto con le questioni di costituzionalità. Di queste ultime, infatti, stiamo discutendo in questo momento. Dico subito che noi siamo d'accordo e voteremo a favore delle questioni pregiudiziali di costituzionalità che sono state poste dai colleghi, per questioni fondamentali, perché è del tutto evidente che questo decreto assume le caratteristiche di un decreto omnibus; diventa l'ennesima mini-finanziaria che deve affrontare una molteplicità di problemi. Sono diciotto gli articoli di questo decreto-legge, ognuno dei quali affronta una singola problematicità, un singolo problema e, rispetto a questi singoli problemi vi è uno stanziamento di fondi. Su alcune di queste questioni noi siamo certamente d'accordo, riteniamo siano utili alcuni di questi stanziamenti, ma il fatto che questo decreto-legge, nel suo insieme, risponda alle caratteristiche dell'articolo 77 della Carta, penso che sia del tutto opinabile. Queste misure, in gran parte, non sono urgenti e non sono indifferibili. Mi riferisco, per esempio, ai 206 milioni di euro stanziati per il Giubileo. Veniva ricordato anche negli interventi di altri colleghi e colleghe: che fosse previsto il Giubileo della Misericordia, lo si sapeva da tanto tempo. Il Giubileo della Misericordia è stato aperto l'8 dicembre e noi andiamo a ratificare un decreto che appunto prevede lo stanziamento di 206 milioni. Certo, viene il dubbio che magari questo stanziamento sia stato posticipato per agevolare il cambio di amministrazione del comune di Roma. Si è aspettato che magari arrivasse il commissario e fosse «licenziato» in qualche modo il sindaco legittimamente eletto nel comune di Roma. Quindi, l'utilizzo di questo decreto-legge non soltanto non è conforme alla Carta costituzionale ma, in qualche modo, diventa anche uno strumento studiato, con una certa malizia, per determinare l'utilizzo di questo denaro. Che siano necessari 150 milioni di euro stanziati per la «Terra dei fuochi», per quanto riguarda la rimozione di oltre 5 milioni di tonnellate di ecoballe che sono in quella zona, è del tutto evidente, ma che anche questo assuma caratteristiche urgenti ed indifferibili è del tutto opinabile, del tutto discutibile. Così per i 100 milioni di euro per gli impianti sportivi. In questo caso, addirittura, si stanziano queste somme a favore del CONI per realizzare impianti sportivi in periferia senza prevedere neanche il minimo coinvolgimento delle amministrazioni locali, che su questo tema sono assolutamente competenti.
  Quindi, come si vede, sono interventi sul territorio che certamente non hanno le caratteristiche per una decretazione d'urgenza. Che questo Governo continui a utilizzare questi metodi non ci stupisce; lo abbiamo visto anche recentemente, con la legge di stabilità, come i micro-interventi abbiano inciso così fortemente in quel documento fondamentale per lo sviluppo del Paese. Ancora oggi, a poche ore dall'approvazione della legge di stabilità, siamo ad approvare un'altra serie, un altro elenco di piccole opere utilizzando lo Pag. 33strumento appunto del decreto d'urgenza. Penso che ci vorrebbe più rispetto per la Costituzione; ci vorrebbe più rispetto anche per la capacità di programmazione, che un Governo di un Paese importante come l'Italia dovrebbe avere. Interventi come quello sulla «Terra dei fuochi», sul Giubileo, sui 150 milioni di euro del post Expo, i 100 milioni di euro per gli impianti sportivi e tutti gli altri interventi avrebbero meritato e meriterebbero, in un Paese importante come l'Italia, una programmazione seria e non che, improvvisamente, a fine anno, si arrivi con un decreto d'urgenza. Per questo noi voteremo le questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Presidente, onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito delle questioni pregiudiziali all'ordine del giorno, permettetemi di sottolineare come la presentazione delle pregiudiziali di costituzionalità sia ormai diventata una prassi per impedire l'approvazione di un provvedimento, non una valutazione sull'effettivo rispetto della nostra Carta fondamentale ma sui contenuti della legge, un rituale che porta con sé l'unico affetto di rallentare l'attività legislativa e far perdere ulteriore tempo, che potrebbe invece essere assai meglio impiegato. Fatta questa breve premessa di carattere generale, passiamo al caso specifico. Il decreto-legge n. 185 del 2015 dispone interventi che riguardano il territorio italiano. Si tratta di misure pari a oltre 900 milioni di euro – di cui 765 per il solo 2015 – suddivise tra interventi generali e specifici su alcune aree in stato di criticità e coinvolte in eventi straordinari. Somme ingenti appostate nel bilancio 2015 ma inutilizzate e prossime a diventare economie alla chiusura dell'esercizio. Da qui risulta evidente la natura eccezionale del fatto, così come la sussistenza delle caratteristiche della necessità e dell'urgenza previste dall'articolo 77, comma secondo, della Costituzione. Circa l'omogeneità delle misure contenute nel provvedimento, il decreto va ad incidere su molteplici ambiti apparentemente disomogenei, ma in realtà tutte le misure risultano accomunate dalla medesima finalità: sostenere e valorizzare il territorio, con particolare attenzione alla realtà che presentano particolari problematicità. Vale la pena inoltre ricordare che, per l'interpretazione prevalente della giurisprudenza costituzionale, occorre che il corpo di un decreto-legge sia oggettivamente unitario, cioè un insieme di disposizioni omogenee per natura, per materia e per scopo, e gli interventi presenti nel decreto che andremo a discutere hanno una loro coerenza, quanto meno sulle finalità, a prescindere dalla valutazione politica. A tal proposito, è da sottolineare come le motivazioni addotte nelle pregiudiziali di costituzionalità presentate entrino più volte nel merito del provvedimento, non solo eccependo possibili contrasti tra il testo e le fonti normative ma anche con valutazioni politiche, esorbitando quindi dalla finalità della questione pregiudiziale. Tornando al punto iniziale, se è vero che siamo di fronte ad un uso talvolta eccessivo della decretazione d'urgenza, il caso in questione presenta, a nostro avviso, i requisiti richiesti e, per le ragioni sopra descritte, esprimiamo il nostro voto contrario sulle questioni pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Presidente, Forza Italia non ha presentato delle mozioni in relazione al «decreto Giubileo» – che dovremmo piuttosto chiamare decreto-omnibus – ma voterà a favore delle mozioni che sono state presentate dalle altre due forze politiche.

  PRESIDENTE. Stiamo parlando di questioni pregiudiziali.

Pag. 34

  ELENA CENTEMERO. Sì, delle questioni pregiudiziali, ovviamente. Forza Italia voterà a favore delle pregiudiziali che sono state presentate dalle altre due forze politiche, cioè MoVimento 5 Stelle e Lega Nord. Lo facciamo proprio a partire non tanto e non solo dal contenuto ma proprio da quello che è il metodo che è stato utilizzato. Voglio ricordare che il decreto-legge che viene chiamato «Giubileo», cui si riferiscono le questioni pregiudiziali che stiamo per votare, è un decreto che è stato modificato profondamente al Senato ed è diventato un decreto omnibus, sul quale è stata posta la fiducia.
  Quindi noi vogliamo sottolineare tre aspetti. In primo luogo, il decreto, cosiddetto Giubileo, sul quale siamo chiamati a votare le pregiudiziali di costituzionalità non è nient'altro che una lista della spesa che non rispetta l'articolo 77 della Costituzione, il quale dice che un decreto-legge può essere adottato di fronte a presupposti di necessità, urgenza e, soprattutto, omogeneità. Questo decreto-legge non ha assolutamente i caratteri di omogeneità, come hanno sottolineato molti dei colleghi che mi hanno preceduto. In secondo luogo sono stati inseriti tutta una serie di provvedimenti, che richiedono nei diciotto articoli previsti dal decreto-legge, che prevedono un intervento di natura finanziaria. In sostanza ci troviamo di fronte ad una finanziaria bis, ci troviamo di fronte ad una finanziaria in piccolo, che va oltretutto di pari passo con la legge di stabilità che avrebbe invece potuto e, soprattutto, dovuto accogliere questi interventi. Altro aspetto che vogliamo mettere in luce è che questo provvedimento non viola solo la Costituzione, ma viola anche il Regolamento della Camera che, lo ricordo, avrebbe in se stesso valenza costituzionale. Nel Regolamento, infatti, si dice che quando siamo in sessione di bilancio non è possibile, né nelle Commissioni né tantomeno in Assemblea, calendarizzare provvedimenti di spese, ebbene è esattamente quello che stiamo facendo con questo testo.
  Si utilizza, dunque, il Giubileo in ritardo, come abbiamo sentito dire anche da alcuni colleghi che ci hanno preceduto, per far passare altri tipi di provvedimenti che non riguardano il Giubileo, ad esempio, quello che riguarda le ecoballe della Campania, provvedimenti per lo sport nelle periferie, dal cinema al servizio civile volontario. Provvedimenti che, nel contenuto e nel merito, potrebbero trovare il nostro sostegno e il nostro accordo, ma non sono inseriti nella sede opportuna, motivo per cui noi ci troviamo proprio a sostenere queste pregiudiziali di incostituzionalità nei confronti di un decreto-legge che – lo voglio ricordare ancora una volta – da decreto-legge sul Giubileo si è trasformato in un decreto-legge omnibus. Se si trattava, quindi, di questioni rilevanti ed urgenti, queste potevano essere esaminate dunque con la dovuta attenzione nel provvedimento preposto a questo tipo di autorizzazioni di spesa, ovvero la legge di stabilità. Invece, si è preferito far andare avanti la legge di stabilità, inserire questi provvedimenti in un altro provvedimento, il decreto-legge sul Giubileo, oltretutto rispetto al quale al Senato – lo voglio ricordare ancora una volta – si è posto la fiducia e, quindi, si è di fatto impedito di avere una discussione approfondita nel merito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Crippa ed altri n. 1 e Guidesi ed altri n. 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mognato, Stella Bianchi, Del Grosso, Pastorino, Franco Bordo, Zardini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  398   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  255    

Pag. 35

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al disegno di legge n. 2093-B, in materia di green economy. Poiché la Commissione bilancio non ha ancora espresso il parere sul testo del provvedimento e sugli emendamenti ad esso riferiti, se non vi sono obiezioni, il seguito dell'esame è rinviato alla seduta di domani.

  FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie Presidente. Il fatto che si debba rimandare il provvedimento al giudizio della Commissione bilancio fa parte del Regolamento, quindi non ci si può naturalmente opporre, tuttavia una constatazione la vorrei fare. Questo provvedimento, il collegato ambientale, è collegato alla legge di stabilità del Governo Letta, quindi va avanti da circa due anni. È un provvedimento già approvato da questo ramo del Parlamento e ha subito tutti i necessari vagli dal punto di vista del bilancio. È un provvedimento che è stato approvato anche dal Senato, dove egualmente ha avuto tutti i necessari pareri del bilancio. Il fatto che si arrivi con questa modalità, a poche ore dalla chiusura della nostra Camera per la pausa natalizia, e che ancora oggi non sia stato dato il parere, credo sia estremamente grave, perché vi erano tutti i tempi tecnici per poterlo fare. Ci sono stati due anni di tempo per verificare tutte le questioni, le relative coperture e tutte le disposizioni inerenti al bilancio. Il fatto che venga calendarizzato per oggi e che invece venga rimandato addirittura a domani perché manca il parere della bilancio penso che sia da stigmatizzare in modo convinto e questo noi intendiamo fare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, se lei mi consente, tra le considerazioni da lei fatte, ve n’è una evidente: il fatto che questo sia un collegato alla legge di stabilità del Governo precedente. Questo è un fatto evidente, per tutto il resto credo che non sia sfuggito a lei, come a ciascuno di noi che alla Commissione bilancio, credo che tutto si possa dire ma non che in questi giorni non abbia avuto un impegno di lavoro su varie vicende, che l'ha portata ad essere convocata spesso e volentieri anche di notte. È del tutto evidente poi che pur essendo già passato al vaglio, sia al Senato che alla Camera, della Commissione bilancio è prassi e dovere che la stessa Commissione si esprima sugli emendamenti presentati perché è un fatto necessario e propedeutico all'esame dell'Aula.
  Credo, tuttavia, che il fatto che si abbia la certezza che il collegato sia messo all'ordine giorno della giornata di domani rappresenti non solo la volontà delle forze politiche, ma anche la certezza per quest'Aula che domani finalmente si possa chiudere questa vicenda.

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, noi siamo d'accordo con il cambio di ordine del giorno. Nello specifico, visto che sono uno di quei commissari della Commissione bilancio, volevo semplicemente specificare che non si è proceduto a dare il parere perché il Governo non aveva pronti i propri.

  PRESIDENTE. Mi limitavo semplicemente a dire che il parere della Commissione bilancio è necessario per l'Aula. Adesso io non conoscevo ovviamente questo elemento e lo aggiungiamo. Tuttavia un provvedimento non può giungere in Aula Pag. 36senza il parere della Commissione bilancio. La mia considerazione era semplicemente questa.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente. Intervengo per confermare quanto poco fa il collega Guidesi ha specificato in riferimento alla situazione dell'iter procedimentale di questo provvedimento all'interno della Commissione bilancio. La Commissione bilancio giorni fa, nonostante fosse oberata dall'esame in sede referente della legge di stabilità del bilancio dello Stato, ha incardinato ed esaminato anche questo provvedimento. Il relatore ha formulato alcuni quesiti su alcuni aspetti e alcuni profili che il Governo doveva chiarire. La Commissione è stata riconvocata oggi alle 14 e il Governo ancora non ha dato le risposte, non ha chiarito alcuni profili su questo provvedimento.
  Mi risulta pure – vedo il presidente Boccia, insieme alla sottosegretaria Paola De Micheli, qui presenti – che al termine delle votazioni e della seduta in svolgimento in data odierna la Commissione bilancio si riunirà, perché mi risulta che il Governo è pronto a dare questi chiarimenti e queste risposte.
  Dico ciò perché questa è la verità obiettiva, riferita esclusivamente come cronaca.

  ALBERTO ZOLEZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Vediamo se riusciamo a chiudere con l'onorevole Zolezzi, così poi passiamo agli altri provvedimenti. Prego.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, va ricordato che il Parlamento ha lavorato più di due anni su questo provvedimento. È un provvedimento su cui vi è stata una grande discussione in Commissione: su alcuni punti non si concorda ma c’è stata sicuramente una discussione di grande valore, con audizioni. Il lavoro parlamentare è andato bene. È stato troppo lungo nel senso che al Senato vi è stato quasi un «rapimento» di questo provvedimento; però siamo riusciti a liberarlo e a portarlo qui nel mese di novembre: è da novembre che c’è. Strano che il Governo non abbia pareri su questa cosa, quando è riuscito ad elaborare due provvedimenti-spazzatura come il decreto-legge cosiddetto Ilva e l'altro cosiddetto Giubileo.
  Per cui auspichiamo davvero che arrivi in Aula per la discussione finale e il voto finale al più presto; se no capiremo che davvero questo non sarà casuale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, anche noi non abbiamo nulla da eccepire in ordine al fatto che questo provvedimento non possa iniziare il suo percorso finale in Aula stasera; però anche noi vorremmo stigmatizzare l'atteggiamento del Governo, perché non solo questo provvedimento era qui da qualche settimana, non solo era noto a tutti, quindi anche al Governo, che oggi doveva essere esaminato dall'Aula, ma questo provvedimento non è stato nemmeno modificato dalla Commissione ! Per cui sostanzialmente il Governo dovrebbe limitarsi ad esprimere, ritengo, lo stesso parere che ha espresso quando esso è stato licenziato al Senato. Quindi questo rende ancora più grottesca la circostanza per la quale il Governo non sarebbe pronto ad esprimere pareri su un testo, sul quale questi pareri ha già espresso, perché è identico a quello del Senato.

Seguito della discussione delle mozioni Gianluca Pini ed altri n. 1-01067 e Grande ed altri n. 1-01086 concernenti iniziative per rilanciare la collaborazione con la Russia in relazione alla Pag. 37minaccia terroristica di matrice jihadista, nonché per riconsiderare la questione delle sanzioni (ore 18,03).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Gianluca Pini ed altri n. 1-01067 e Grande ed altri n. 1-01086, concernenti iniziative per rilanciare la collaborazione con la Russia in relazione alla minaccia terroristica di matrice jihadista, nonché per riconsiderare la questione delle sanzioni (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta odierna, nel corso della quale sono state presentate le mozioni Cicchitto, Amendola, Monchiero, Dellai ed altri n. 1-01087 e Brunetta ed altri n. 1-01088 (Vedi l'allegato A – Mozioni), si è conclusa la discussione sulle linee generali. Avverto che è stata testé presentata la mozione Palazzotto ed altri n. 1-01089 (Vedi l'allegato A – Mozioni) e che il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, sulla mozione Cicchitto, Amendola, Monchiero, Dellai ed altri n. 1-01087 il parere è favorevole; sulle altre tre il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Le mozioni sono quattro.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Scusi, sulle altre quattro.

  PRESIDENTE. Abbiamo allora la mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-01067, la mozione Grande ed altri n. 1-01086, la mozione Cicchitto, Amendola, Monchiero, Dellai ed altri n. 1-01087, la mozione Brunetta ed altri n. 1-01088 e la mozione Palazzotto ed altri n. 1-01089. Quindi sono cinque ancora sulle quali...

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-01067 il parere è contrario; sulla mozione Grande ed altri n. 1-01086 il parere è contrario; sulla mozione Cicchitto, Amendola, Monchiero, Dellai ed altri n. 1-01087 il parere è favorevole; sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01088 il parere è contrario. E quella del...

  PRESIDENTE. Sulla mozione Palazzotto ed altri n. 1-01089 ?

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Sta bene.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, lo dissi già a giugno e di nuovo vorrei rilevare la singolarità di votare oggi mozioni che chiedono la sospensione delle sanzioni contro la Russia, all'indomani della decisione dell'Unione europea di prolungarle per altri sei mesi. È evidente che questo voto è fuori tempo: si tratta di un mero esercizio dialettico, che non avrà alcuna conseguenza sulle scelte del Governo.
  Cosa è cambiato su questo tema rispetto al giugno scorso ? Nulla: purtroppo permangono le violazioni palesi del diritto internazionale commesse dalla Russia, compresa l'illegittima annessione della Crimea che pure non è contemplata negli accordi di Minsk, ma che noi socialisti non possiamo dimenticare.Pag. 38
  Secondo le mozioni presentate dalle opposizioni, l'elemento di novità sarebbe rappresentato dall'impegno della Russia nella lotta a Daesh, che giustificherebbe il superamento delle sanzioni; dimenticando però che – come si afferma nella mozione di maggioranza – la stessa Russia non ha mai inteso collegare le due questioni, non subordinando in alcun modo la partecipazione allo sforzo anti-Daesh ad una rimozione delle sanzioni.
  Siamo consapevoli che le sanzioni hanno comportato e comportano un danno economico al nostro Paese, ma siamo ancora più convinti che le ragioni di natura geopolitica devono prevalere su quelle di carattere economico; così come siamo consapevoli che le sanzioni non sono uno strumento perfetto, ma sono l'unico di cui disponiamo. Per queste ragioni la componente socialista riafferma un convinto sostegno alle decisioni europee e voterà a favore della mozione a prima firma Cicchitto, che ha sottoscritto proprio alcuni minuti fa – e vorrei che questo risultasse –, e quindi voto contrario per le mozioni che chiedono la cancellazione o anche solo l'alleggerimento delle sanzioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Presidente, da quando sono state intraprese le sanzioni economiche contro la Russia, nel settembre del 2014, molti avvenimenti e fatti hanno determinato cambiamenti e assetti internazionali importanti. Le sanzioni decise con un'azione congiunta dell'Unione europea e degli Stati Uniti per punire l'intervento del Governo russo nella vicenda ucraina hanno certamente colpito quelli che sono i settori chiave dell'economia russa, cioè difesa, energia e finanza: limitazione all'accesso dei cinque principali istituti bancari russi ai mercati finanziari, restrizioni nel mercato dell'energia ai tre giganti nazionali del petrolio, vincoli nel mercato delle armi, altro grande pilastro dell'economia russa.
  È bene citare per intero la parte del regolamento che spiega in maniera chiara questa decisione assunta, perché ha dei riflessi anche evidentemente sul nostro territorio. Questo dice l'articolo: «Allo scopo di esercitare pressioni sul Governo russo è altresì opportuno applicare ulteriori restrizioni sull'accesso al mercato dei capitali per determinati enti finanziari, esclusi gli enti con sede in Russia dotati di status internazionale stabiliti da accordi intergovernativi e aventi la Russia tra gli azionisti». Il secondo punto:  restrizioni per persone giuridiche, entità o organismi del settore della difesa con sede in Russia, esclusi quelli che operano prevalentemente nell'industria spaziale e nel settore dell'energia nucleare (la prima evidentemente molto importante per l'Italia). E infine, «restrizioni per persone giuridiche, entità e organismi con sede in Russia le cui principali attività riguardano la vendita o il trasporto di petrolio greggio o prodotti petroliferi». Chiaramente il nodo della questione è legato all'attenzione che va posta nel colpire gli interessi russi, cercando di limitare i danni per le imprese e lo sviluppo italiano ed europeo.
  USA e Unione europea hanno isolato la Russia a livello diplomatico: è emblematica la partecipazione al G8; ma non è ancora servito a vedere i risultati attesi nelle aree dei conflitti. Prima di giungere alle sanzioni, i Paesi europei avevano chiesto a Putin di contribuire ad attenuare la tensione nell'Europa dell'est: la risposta del Cremlino è davanti ai nostri occhi ancora oggi. L'atteggiamento della Russia è stato tutt'altro che conciliante, tanto che invece di fare un passo indietro prima ha minacciato e poi ha attuato delle controsanzioni contro l'Europa e l'Ucraina. Le minacce in particolare del Premier russo, di riportare il clima dei rapporti a quello degli anni Ottanta, con la Guerra fredda e il blocco delle esportazioni, certo non facilitano; ma la posizione compatta dell'Unione europea e degli Stati Uniti sembra efficace e, anche se a conti fatti il regime di restrizioni messo in atto è molto Pag. 39meno restrittivo rispetto all'iniziale intenzione, si confida che grazie a questo prolungamento la situazione possa evolvere positivamente.
  L'Italia è scesa in campo con decisione su questa materia e non a caso, visto che il terreno dello scontro è anche quello dell'energia, tanto importante per lo sviluppo del nostro territorio e per rendere l'Italia un vero hub nello scambio di questi elementi che forniscono energia alle imprese, alle città e alle persone. Scelta non facile per il Governo, considerato che nell'Unione europea siamo il secondo partner commerciale di Mosca. È chiaro, Coldiretti ha recentemente affermato che l'effetto dalla chiusura dei confini russi ha fatto crollare quasi del 30 per cento le esportazioni nel campo agroalimentare.
  Ai danni stimati da Coldiretti in 20 milioni di euro al mese vanno sommati anche i danni dovuti alla perdita di mercato e di immagine che necessiteranno di anni per essere recuperati. Per noi è fondamentale, come recita la mozione a prima firma Cicchitto, che l'Unione europea individui delle misure compensative per le aziende italiane ed europee che hanno avuto e avranno danni per queste sanzioni.
  Votando a favore di questa mozione, raccomandiamo al Governo di proseguire nel lavoro diplomatico per superare lo stato di tensione nelle aree indicate nella mozione. Crediamo che riportare la discussione ai tavoli di trattativa sia fondamentale, perché, alla fine, chi sopporta le conseguenze sono sempre le persone più deboli nelle aree di conflitto e nelle realtà coinvolte dalle sanzioni. Crediamo sia importante riportare la discussione ai tavoli di trattativa perché non siano rese inutili anche queste sanzioni che vorremmo approvare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Ci spiace sinceramente che il Governo non abbia minimamente voluto tenere in considerazione le nostre proposte, non certamente, immagino, per volontà del collega Giro che si è sempre dimostrato molto attento nel cercare di dare, in qualche modo, una visione unitaria alla risoluzione dei problemi sul piano internazionale; quindi, posso solo immaginare che l'ordine arrivi da molto più in alto, quello di bocciare totalmente e dare parere contrario non solo alla nostra mozione, ma a tutte quelle che non sono mozioni firmate da colleghi di maggioranza...

  PRESIDENTE. Colleghi, potrei pregarvi di abbassare un pochino il tono della voce, per favore, tutti ?

  GIANLUCA PINI. Evidentemente le sanzioni alla Russia interessano solo quando si va in televisione, Presidente.
  Poi, leggendo obiettivamente il testo della mozione di maggioranza si capisce il perché: per l'ennesima volta abbiamo un Governo che dice una cosa in televisione o a margine delle riunioni che contano, e non sicuramente nei tavoli che pesano dove evidentemente il ruolo dell'Italia è sempre più sminuito, poi viene in Aula e dice esattamente l'opposto, perché l'ultima parte del dispositivo della mozione che impegna il Governo, quella di maggioranza, dice: a rispettare le decisioni in sede europea circa le sanzioni nei confronti della Russia. Allora, di che cosa stiamo parlando ?
  Lo ripeto, siamo contenti di essere riusciti a stimolare il dibattito all'interno di quest'Aula, perché altrimenti rimaneva solo nei talk-show e, magari, in tarda serata, neanche in prima serata, perché è un argomento delicato che, magari, crea fibrillazione nei rapporti con qualche partner non dell'area, diciamo così, di influenza della Russia, però, voglio dire, un minimo di equilibrio e un minimo di coerenza ci vorrebbero.
  Togliamolo questo velo di ipocrisia imperante, ormai, in tutti quelli che sono gli atti di indirizzo che vengono dati dalla maggioranza al Governo. Perché le possibilità sono due: o il Governo non parla con la maggioranza o il Governo mente sistematicamente Pag. 40quando va in televisione, perché poi, se gli atti ufficiali, quelli a cui ci dobbiamo rifare, sono quelli, ancora qui, dell'Aula e non è quello che viene detto in televisione o sui giornali, gli atti ufficiali dicono che voi volete continuare a mantenere le sanzioni alla Russia.
  Quindi, dite al vostro Presidente del Consiglio che faccia collimare la parte destra del cervello con quella sinistra, se l’input di dare pareri contrari a tutte le altre mozioni arriva effettivamente del Governo; se è una svista, invito il Governo, rappresentato qui in maniera onorevole dal collega Giro, a rivederli questi pareri, perché noi non è che chiedevamo – come sarebbe peraltro giusto, se fossimo un Paese con un peso specifico diverso sullo scacchiere internazionale – di rimuovere domani mattina, immediatamente, le sanzioni, lo ripeto, come sarebbe, peraltro, comunque, giusto, ma di promuoverne la rimozione o, in subordine, la rimodulazione. Quindi, voglio dire, un impegno che è assolutamente in linea con quelli che sono i processi diplomatici che obbligatoriamente devono trovare spazio nella dialettica sul piano internazionale.
  Se neanche questo viene accettato, questa è la controprova che, anche su questo tema qui, Renzi racconta delle balle, ma forti, perché non può, prima, chiaramente, andare sempre in televisione a dire che è ora di togliere le sanzioni alla Russia, poi, venire, qui, in Aula, a dire che andrà a battere i pugni sul tavolo al Consiglio europeo, salvo, poi, non ritrovare nemmeno all'ordine del giorno del Consiglio europeo la trattazione delle sanzioni alla Russia. Se le fa imporre nuovamente, torna in televisione, dice che non è giusto, ma non fa assolutamente nulla per promuovere, nuovamente, un summit serio, serio, per arrivare al superamento di queste sanzioni.
  Infine, si arriva, qui, a un dibattito stimolato dalla minoranza, perché la maggioranza chiaramente si vergogna di questa continua ipocrisia nel trattare temi strategici.
  Ripeto quello che abbiamo detto prima nell'illustrazione delle mozioni. Sono due gli assi di intervento che noi assolutamente necessitiamo di sistemare nei rapporti con la Russia. Il primo è il partenariato militare per disintegrare, polverizzare lo Stato islamico, azzerarlo totalmente, anche, se serve, con interventi militari di terra, perché questi stanno minacciando l'esistenza stessa dell'Occidente, dei suoi valori, delle libertà individuali che ci siamo guadagnati con tanta fatica e con tanto sangue. Ma poi c’è anche la parte, non di poco conto, sicuramente subordinata, ma non di poco conto, dei rapporti economici e commerciali. Grazie alle stupide sanzioni che sono state imposte dall'Europa e alle legittime contro sanzioni emesse dalla Russia solo il comparto agroalimentare in Italia ci perde qualche miliardo di euro ed è una delle pochissime, pochissime, economie rinnovabili che abbiamo ancora all'interno di questo Stato, insieme al turismo che, però, anziché sostenere, continuiamo a massacrare, prestandoci ai giochi e agli interessi di soggetti terzi a cui non gliene frega assolutamente nulla, anzi, magari ci guadagnano da questo gioco incrociato di sanzioni e contro sanzioni.
  Allora, noi voteremo convintamente contro questa mozione di maggioranza. Senza offesa, però mi sembra un po’ una pagliacciata sentire il Presidente del Consiglio dire che vanno superate le sanzioni e poi leggere nel dispositivo della mozione di maggioranza che vanno rispettate le decisioni in sede europea sulle sanzioni. Lo ripeto: mettetevi d'accordo prima di venire in Aula, evitate queste figuracce, perché non è solo una figuraccia in questa sede qui; qualcuno, sul piano internazionale – che magari ancora non ha capito che qui, ogni tanto, il Governo pensa di raccontare delle barzellette e, quindi, crede ancora alla valenza di questa istituzione – potrebbe prendere questo atto come ufficiale e, quindi, prendere atto del fatto che il Governo italiano vuole mantenere le sanzioni, non toglierle come sta dicendo Renzi. Mettetevi d'accordo, perché questa è una figuraccia, l'ennesima figuraccia internazionale che questo Governo, assolutamente incapace, inadeguato, pericoloso, Pag. 41pericoloso sul piano della sicurezza e pericoloso sul piano dell'economia, sta portando avanti.
  Voteremo, invece, a favore di tutte le altre mozioni che sono state depositate; avremo una richiesta di votazione per parti separate di quella dei colleghi del MoVimento 5 Stelle. Non ho, purtroppo, perché non mi è stata consegnata, so che è stata depositata anche una mozione a firma Palazzotto, però non ne ho il cartaceo...

  PRESIDENTE. È in distribuzione. Casomai la questione della votazione per parti separate la vediamo al momento del voto.

  GIANLUCA PINI. Certo, assolutamente, glielo anticipavo solo e valuterò poi al momento in cui ci verrà consegnata la mozione Palazzotto quale posizione tenere in merito a quella di Sinistra Italiana. Apprezziamo il fatto che lo stesso collega Palazzotto abbia espresso un voto favorevole per la nostra, probabilmente, immagino che sia, quindi, collimante per tanti punti e tanti spunti. Probabilmente voteremo a favore anche di quella, però, lo ripeto, è imbarazzante, imbarazzante, sentire il Presidente del Consiglio dire che vanno rimosse le sanzioni e vedere una maggioranza che, invece, vota un dispositivo dove dice che vanno mantenute (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, signor sottosegretario Giro, onorevoli colleghi, i recenti episodi verificatisi sia in Europa sia in Paesi dello scacchiere mediorientale hanno evidenziato l'innalzamento della minaccia terroristica di matrice jihadista che, presentandosi in forme spesso nuove di inusitata violenza, costituisce una gravissima insidia per la sicurezza interna ed è fattore di instabilità di Stati anche del vicino Oriente che versano in complesse situazioni politiche e sociali.
  Non può essere sottaciuta, del resto, la necessità per tutti gli Stati europei di intraprendere azioni contro Daesh nel contesto di un'alleanza formalmente costituita sotto l'egida dell'ONU, una coalizione multilaterale di volenterosi. La conseguente formazione di una più ampia coalizione per combattere l'offensiva terroristica dello Stato Islamico richiama, evidentemente, la posizione del Governo italiano a livello internazionale in merito alla riapertura di un dialogo strategico con la Federazione russa.
  Peraltro, non ci si può dimenticare in questa sede che la Russia ha palesemente violato la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza dell'Ucraina, sia attraverso l'illegittima annessione della Crimea sia attraverso l'assistenza militare diretta e indiretta fornita nel Donbass a formazioni separatiste, in aperta violazione delle convenzioni internazionali. Si sono ripetute, inoltre, azioni di propaganda, forme di pressioni economiche e finanziarie, anche attraverso la gestione delle forniture energetiche, nonché episodi di sconfinamenti aerei e navali da parte di unità militari russe che alimentano la tensione internazionale.
  Per quanto riguarda la crisi ucraina, al fine di evitare la ricerca di soluzioni militari e nella prospettiva, invece, di una soluzione negoziata sul piano diplomatico, sono stati sottoscritti gli accordi di Minsk, che non vengono, però, allo stato, sostanzialmente applicati, a causa del permanere di frequenti violazioni del cessate il fuoco, per il mancato completamento del ritiro degli armamenti pesanti e degli scambi di prigionieri, nonché per l'assenza di sviluppi rispetto all'attuazione di riforme istituzionali in Ucraina e alla tenuta di elezioni locali nel Donbass.
  La comunità internazionale ha deciso di mettere in atto meccanismi sanzionatori, dunque, nei confronti della Russia, quale unico strumento di pressione volto a far recedere il Governo russo dalle interferenze e dalle violazioni del diritto internazionale. In questo quadro, l'Unione europea Pag. 42ha deciso di imporre, nel luglio 2014, un pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia, che colpiscono i settori della difesa, dell'energia e del sistema finanziario russo, e che, ovviamente, anche l'Italia, in quanto membro dell'Unione europea, applica.
  L'accordo tra i Governi europei prevedeva che le misure sarebbero rimaste in vigore fino alla scadenza prevista dagli accordi di Minsk per la pace in Ucraina, per la loro piena e completa attuazione. A tal fine, l'Unione europea ha deciso di prorogare, alla luce degli avvenimenti di cui si parlava poc'anzi, di ulteriori sei mesi le sanzioni in scadenza. Come evidenziato da diversi studi e analisi indipendenti, sia per l'Unione europea che per la Russia il costo delle sanzioni e dell'embargo è rilevante: siamo, dopo la Germania, il Paese che paga il costo economico maggiore dell'embargo settoriale russo alle importazioni europee, con possibili effetti negativi sull'occupazione e sulla crescita.
  La Russia costituisce, infatti, un soggetto di fondamentale importanza negli equilibri non solo europei, ma globali. Il prezzo sostenuto dai lavoratori e dalle imprese italiane è da sempre uno dei maggiori punti di riferimento per i consumatori di prodotti agroalimentari russi ed è molto elevato. Secondo i dati dell'Istituto austriaco per la ricerca economica, le sanzioni fanno bruciare all'Italia circa 80 mila posti di lavoro e 4 miliardi di prodotto interno nel breve periodo, che potrebbero salire a 200 mila posti di lavoro e 12 miliardi nel medio e lungo periodo, qualora il regime sanzionatorio dovesse permanere a lungo.
  Il perdurare della situazione negativa oltre il 2015 produrrebbe un danno per l'intera Unione europea stimato dall'Istituto austriaco citato in circa 1,9 milioni di posti di lavoro e in quasi 80 miliardi di euro di valore aggiunto alla produzione. Le relazioni tra Italia e Russia sono storicamente solide sul piano economico, con forti e strutturati scambi commerciali e collaborazioni tra i rispettivi sistemi produttivi. Siamo tutti consapevoli, quindi, che le sanzioni europee alla Federazione russa sono state un mezzo per raggiungere uno scopo, uno strumento per fare pressione e costringere il Cremlino a più miti consigli nella crisi ucraina.
  Noi non ci sentiamo nemici o avversari della Russia, ma interlocutori a volte severi, intransigenti, interessati alla stabilità dell'intero continente, al rispetto dei diritti umani e dei principi basici del diritto internazionale. Alla Russia addebitiamo la grave violazione dei confini e dell'integrità territoriale di un altro Paese, e quel che ha fortemente preoccupato l'Europa, spingendola alle sanzioni, è stata la modalità forzata con cui si è arrivati a questo risultato.
  La Russia, la cui economia ha pagato un prezzo pesantissimo a causa del regime sanzionatorio, ha avuto una dimostrazione netta di quanto essa abbia bisogno di un rapporto pacifico e costruttivo con l'Europa occidentale e con la comunità internazionale tutta, e di quanto la sua economia sia interconnessa e, per certi versi, interdipendente rispetto al mercato europeo. L'Italia ha sempre contribuito ad una corretta e proficua facilitazione dei rapporti tra Europa, Stati Uniti e Federazione Russa, anche al fine di sollecitare una discussione e un confronto vero sulla modulazione delle sanzioni, per evitare un loro semplice rinnovo automatico.
  Tale posizione è stata oggetto di una discussione approfondita recentemente in ambito di Comitato dei rappresentanti permanenti, che, come già ricordato, ha stabilito una proroga di altri sei mesi. Veniamo alla mozione: il gruppo di Scelta Civica voterà a favore della mozione di maggioranza, perché essa impegna il Governo a intensificare e rafforzare la propria azione politico-diplomatica verso la Russia e l'Ucraina, al fine di ottenere il rispetto pieno degli accordi di Minsk, del diritto internazionale in Ucraina e il superamento dello stato di tensione e di crisi dell'area.
  Sosteniamo la mozione di maggioranza perché impegna il Governo a sostenere l'azione dell'Unione europea e qualsiasi ulteriore sforzo della comunità internazionale che vada nella medesima direzione, Pag. 43perché impegna il Governo ad alleviare le condizioni di difficoltà che il settore agroalimentare italiano sta registrando a causa dell'embargo russo e, infine, perché impegna il Governo ad approfondire l'attualità e l'efficacia delle sanzioni previste in un'ottica di pieno recupero del quadro di cooperazione politica ed economica con la Russia.
  Per il bene di un intero continente, già minacciato dal pericolo del terrorismo islamico e dalla costante pressione competitiva dell'Asia orientale, è il momento di ritrovare il dialogo, la pace e il rispetto del diritto internazionale. Spetta ai Governi russo ed ucraino, in particolare, mostrare la piena disponibilità ad un avanzamento di questo orientamento, ma spetta anche all'Europa, in particolare all'Italia, offrire sia alla Russia sia all'Ucraina un percorso condiviso di stabilità, prosperità e collaborazione.
  Il Governo italiano, come sta facendo, faccia sentire con forza la sua voce in sede europea e nei consessi internazionali per arrivare a questi risultati, facendo valere, più di quanto è stato possibile finora, il peso e il costo enorme che responsabilmente le imprese e i lavoratori italiani stanno pagando. Per tutti questi motivi, il gruppo parlamentare di Scelta civica voterà a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Torno a sollecitare, come precedentemente ho fatto nella fase di discussione sulle linee generali, un dibattito che provi a uscire dalla logica del campismo in cui questo dibattito è rinchiuso oggi, in questa Aula parlamentare, in questi mesi, in questi giorni, anche sul piano mediatico e nei talk-show televisivi. Noi abbiamo bisogno di affrontare, oggi, le radici delle tensioni e delle conflittualità che si sono via via acutizzate tra la Russia, da una parte, e l'Europa, gli Stati Uniti e i Paesi che fanno parte della NATO, dall'altra.
  C’è un punto che riguarda, torno a ripeterlo, le relazioni di vicinato che l'Europa mette in campo, e la Russia è il nostro vicino più prossimo. Noi non possiamo impostare la nostra politica estera, una politica estera assente in Europa, solo sulle basi delle strategie militari della NATO, che è un'organizzazione che sempre meno guarda alla politica e sempre più ha un profilo militarista e di sicurezza, e impostare questo ragionamento sulla base di convenienze economiche o, talvolta, energetiche. In questo dibattito è stato tirato in ballo, per esempio, il fatto che è saltato un importante progetto in cui erano coinvolte imprese italiane, come il South Stream.
  Però noi vediamo che, mentre si impongono delle sanzioni alla Russia, mentre la Germania è uno degli Stati capofila nella linea dura nei confronti della Russia – avendo la Germania stessa una politica economica espansionistica nei confronti dei Paesi dell'est europeo – allo stesso tempo la stessa Germania negozia e tratta con la Russia il raddoppio del gasdotto North Stream.
  Quindi, probabilmente, se noi provassimo a uscire dal «campismo» e dalla definizione dei buoni e dei cattivi da una parte e dall'altra, potremmo anche provare ad analizzare quali sono le convenienze politiche per un Paese come il nostro, rispetto a una posizione che si differenzia e che prova ad aprire questo dibattito in Europa. Questo è il punto. Io credo che sulla natura delle relazioni politiche di vicinato con la Russia si giochi la partita per la costruzione di una nuova politica estera europea, che finora non ha visto luce. Oggi viene tirato in ballo nella discussione di queste mozioni il tema del contrasto al Daesh, del conflitto siriano e della situazione mediorientale. Ebbene, sì, è vero che non c’è una diretta correlazione tra le due cose. Appare un po’ surreale che da parte della maggioranza si dica: ma non è che la Russia sottopone la sua partecipazione al contrasto al Daesh alla vicenda delle sanzioni ? Anche perché la Russia si trova in Siria per tutelare interessi propri, anche perché la Russia è Pag. 44vittima del terrorismo tanto quanto noi. Vorrei ricordare l'aereo russo abbattuto nel Sinai. Non è che la Russia fa quello perché fa un favore a noi e, quindi, sta cercando in qualche modo di aiutare il cosiddetto Occidente, se così vogliamo chiamare l'insieme dei Paesi dell'Unione europea e degli Stati Uniti o, se preferiamo – invece di una definizione di «Occidente» – i Paesi della NATO. Ci sono interessi specifici e nella politica estera molto spesso prevalgono rispetto delle posizioni ideologiche che invece stanno nel nostro dibattito.
  Oggi l'analisi di che cosa sta accadendo sul terreno in Siria è emblematica per capire qual è la partita vera che si sta giocando lì, dietro l'idea del contrasto al terrorismo. Noi abbiamo espresso parere favorevole nei confronti della mozione del collega Gianluca Pini per le cose che stanno scritte in quella mozione e che si attengono esplicitamente al tema della ricostruzione di un rapporto politico-strategico con la Russia – anche in base al comune contrasto al terrorismo – e ovviamente non per molte cose che, invece, ci differenziano rispetto alle scelte politiche e alle cose che sono state dette. In Siria, in questo momento, la maggior parte degli attori sul campo difende interessi propri, difende mire espansionistiche, difende interessi economici, difende interessi militari. Noi abbiamo una situazione in cui paradossalmente sul campo a contrastare militarmente l'ISIS – e anche sul piano politico – si trovano solo le forze che oggi fanno parte dell'alleanza della Siria democratica, che sono nate attorno alla repubblica del Rojava e alle organizzazioni delle popolazioni curde della Siria. Mentre lì c’è una forma di contrasto che propone un modello di ricostruzione della Siria su basi democratiche, dall'altra parte anche i Governi occidentali investono su scelte politiche discutibili. Io lo voglio dire chiaramente. Noi abbiamo esaltato l'esperienza della conferenza di Riad, dove un Paese come l'Arabia Saudita – che ha molte responsabilità rispetto al conflitto siriano e alla nascita e alla crescita dell'ISIS in quello Stato – ha convocato le cosiddette opposizioni siriane per discutere della transizione del regime di Assad. Quelle che noi oggi chiamiamo forze dell'opposizione siriana sono prevalentemente forze legate al jihadismo e forze legate ad Al Qaeda. La componente prevalente della coalizione delle opposizioni siriane è una forza che si chiama Jabhat al-Nuṣra, che è una costola direttamente collegata ad Al Qaeda, che è stato il nostro nemico principale fino a poco tempo fa. Noi nel nostro dibattito – e anche su questo c’è una grande responsabilità dei mezzi di informazione – diamo informazioni sommarie e tutto questo non lo discutiamo. Non discutiamo che il 90 per cento dei bombardamenti della Russia – giusto perché qui non c’è nessuno che vuole esaltare la posizione della Russia in questo momento – non avviene su postazioni dell'ISIS, ma avviene sulle postazioni di Jabhat al-Nuṣra e in tutte le zone che sono controllate da questa coalizione di opposizioni siriane, legate e supportate dal Governo turco nella parte, per così dire, di confine con il Libano.
  È lì che si sta combattendo, lì dove non c’è la presenza dell'ISIS. Quindi la guerra in Siria in questo momento è una guerra civile, su cui intervengono le potenze mondiali, giocando una partita sporca, che niente ha a che vedere con il conflitto con il terrorismo. Noi vorremmo discutere di questo in quest'Aula. Vorremmo discutere del perché si mettono delle sanzioni così pesanti per la Russia – che avrà delle responsabilità sicuramente importanti rispetto alla vicenda ucraina – e si tace sulle connivenze di un Governo come quello turco rispetto al sostegno al terrorismo del Daesh. Ci sono fonti testimoniate di attacchi delle forze armate turche, che dal confine attaccano le postazioni curde ogni qual volta provano a ricongiungere la parte che in questo momento separa i due cantoni del Rojava. Infatti la Turchia preferisce avere in quella parte di confine l'ISIS, che controlli quei territori, invece che le forze curde. Lì c’è un valico importante, che è quello da cui passano il petrolio, le armi e i combattenti del Daesh. E su questo, però, noi non diciamo niente. Pag. 45Allora noi oggi vogliamo discutere di come si mette in campo un nuovo progetto geopolitico per la politica estera del Paese e dell'Europa. Infatti nella nostra mozione, caro sottosegretario Giro, lei non troverà l'idea che noi dobbiamo sic et simpliciter sospendere le sanzioni con la Russia, ma poniamo il tema – e mi avvio alla conclusione – di agire in Europa affinché quelle sanzioni vengano interrotte e affinché quelle sanzioni quantomeno vengano ridimensionate per riaprire un dialogo multilaterale su un nuovo ordine geopolitico. Infatti oggi ci troviamo in parte con la geopolitica del caos, creata anche dalle responsabilità di Governi membri della NATO, come la Turchia, e noi su quello non diciamo niente. Stiamo dentro questo caos consapevolmente senza agire e, invece, lo alimentiamo con la politica che abbiamo messo in campo in questi anni.
  Concludo, Presidente, con un'ultima battuta – me la permetta – rispetto a una cosa centrale. Le politiche espansionistiche della NATO a est dell'Europa sono una delle cause principali delle situazioni di tensione tra la Russia e l'Unione europea. Noi questo ce lo dobbiamo dire: dalla costruzione dello scudo missilistico della NATO alle operazioni della NATO nel Mar Baltico, questo è un tema che noi dobbiamo affrontare. Infatti non è con la militarizzazione del confine tra noi e la Russia che mettiamo in campo delle distensioni e un lavoro di questo tipo. Io la ringrazio, Presidente, per il tempo che mi ha concesso e do parere favorevole alla mozione Gianluca Pini e contrario alle altre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie Presidente. Anche l'ultimo intervento dell'ottimo collega Palazzotto dimostra come la discussione su questi argomenti sia vasta. Ogni volta che tocchiamo un argomento di geopolitica oggi, partiamo dalle sanzioni alla Russia e arriviamo alla Turchia, come Palazzotto ci ha dottamente illustrato. Questo è positivo, ma è anche segno di una grande complessità, per cui necessariamente poi quando si fa una mozione si va per semplificazioni.
  Il gruppo di Area Popolare voterà a favore della mozione di maggioranza, che è una mozione che sottolinea la bontà della posizione italiana in tutta questa vicenda delle sanzioni alla Russia. È una posizione equilibrata, perché l'Italia non ha mai cercato di negare la necessità di ristabilire un dialogo con la Russia, che è un interlocutore certamente importante da tanti punti di vista. Oserei dire che forse il punto di vista economico è uno dei meno rilevanti perché, come è stato sottolineato anche in discussione sulle linee generali, la Russia è un soggetto fondamentale dal punto di vista delle relazioni storiche e culturali e, quindi, va recuperata anche in una prospettiva assai vasta.
  Presidente, io non devo fare il difensore del Presidente del Consiglio Renzi, ma, rispetto a cose che ho sentito prima qui, mi pare che il Presidente Renzi abbia sì dichiarato che non ci debba essere un rinnovo automatico di sanzioni, se non si discute in modo più complessivo la situazione dei rapporti con la Russia e con l'Ucraina. Ma mi sembra che nella stessa dichiarazione abbia anche nettamente sottolineato come l'eventuale ritiro o attenuazione delle sanzioni dipendano dal rispetto del protocollo e delle intese di Minsk, dicendo anche che queste intese vadano verificate seriamente.
  Quindi a me sembra, però, che nelle parole del Presidente del Consiglio, come in altre di autorevoli rappresentanti del nostro Paese e di altri Paesi, sia assolutamente chiaro che la questione delle sanzioni alla Russia continui ad essere connessa strettamente con il tema delle violazioni compiute in Ucraina, a meno che il nostro collega Pini non abbia ulteriori elementi rispetto agli accordi di Minsk, magari il suo leader politico, nelle sue gite verso Mosca, è passato dal Donbass e ha qualche informazione in più rispetto a quella che abbiamo noi. Credo che la Russia e l'Ucraina abbiano ancora Pag. 46del cammino da fare. Pensiamo al tema del rispetto dei diritti umani che è esplicitamente citato nella mozione di maggioranza e che non sono garantiti in un Paese, né nell'altro. Non ci si può certamente venire a raccontare che la Russia sia il posto dove, dal punto di vista dei diritti umani, si stia meglio al mondo. Quindi, certamente, ci sono ancora dei percorsi da compiere, un cammino da compiere, ma il rispetto agli accordi di Minsk è l'unica soluzione possibile. Del resto, anche l'Alto rappresentante dell'Unione Europea, Federica Mogherini, ha ribadito che non si possono fare scambi tra una cosa e l'altra quando si parla di queste vicende. Sarebbe devastante per il diritto internazionale se si stabilisse la possibilità che un Paese possa rimediare a violazioni compiute dal punto di vista territoriale con qualche altro tipo di buona azione. Questo avrebbe immediatamente conseguenze anche su altre situazioni geopolitiche e non possiamo dire che la Russia non abbia compiuto violazioni, perché basta ricordare la Georgia, la Transnistria e ultima in ordine di tempo, ma più importante per dimensioni, certamente l'Ucraina. Questo baratto internazionale sarebbe pericolosissimo per gli equilibri geopolitici complessivi. Quindi, noi crediamo che la via maestra continui a essere quella di lavorare insieme con la comunità internazionale e con l'Unione europea per verificare seriamente il rispetto degli accordi di Minsk e auspichiamo tutti che si possa, anche in tempi rapidi, porre fine al regime delle sanzioni. Diciamo nella mozione che siamo anche consapevoli che ci sono stati dei danni economici e che bisognerà fare di tutto in sede di Unione europea per capire se si possano mettere in atto misure compensative, soprattutto per i settori più colpiti da queste sanzioni.
  Mi permetta, Presidente, di fare una sola battuta sul tema della NATO, perché ho sentito da parte del collega Palazzotto considerazioni che vorrei dire, forse, sono poco informate, perché che la NATO sia un'organizzazione che si preoccupa soltanto di affrontare situazioni militari non risponde a verità. La NATO negli ultimi vent'anni ha sviluppato la gran parte delle proprie azioni nel campo della prevenzione dei conflitti, della gestione dei postconflitti, della protezione dei corridoi umanitari, delle operazioni antipirateria, delle operazioni antiterrorismo. Quindi, mi sembra che affermazioni tranchant come quelle che abbiamo sentito fare dal collega Palazzotto non rispondono a verità. Dopodiché, è chiaro che c’è stato anche un risveglio militare ultimamente, proprio provocato dalle violazioni di Putin e certamente nello statuto dall'Alleanza atlantica è previsto chiaramente anche il mutuo soccorso militare. Quindi, io credo che noi non dobbiamo essere preda in quest'Aula di facili slogan e di facili populismi, perché poi le semplificazioni eccessive non fanno altro che alimentare la causa di chi non vuole la pace, di chi non vuole la stabilità, come purtroppo stanno dimostrando anche alcune azioni unilaterali in Siria. Non si può negare che alcuni bombardamenti, con bombe a grappolo cadute sui civili, siano elementi che hanno una conseguenza nell'alimentazione del radicalismo islamico. Bisogna stare molto attenti a dire che le azioni russe in Siria siano soltanto positive per la soluzione dei conflitti.
  Dobbiamo anche saper riconoscere che possono creare, in una logica unilaterale, dei problemi. Per questo, l'approccio multilaterale che il nostro Governo ha sempre tenuto in campo di politica internazionale, ancora una volta, si dimostra l'approccio più prudente e questo è anche ribadito all'interno della mozione di maggioranza, che il nostro gruppo voterà con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giammanco. Ne ha facoltà.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Grazie Presidente. Inizio subito con il ribadire che Forza Italia è da sempre contraria alle sanzioni economiche imposte alla Federazione russa e per questo motivo voteremo a favore della mozione presentata dal Pag. 47gruppo della Lega Nord, voteremo per parti separate le mozioni presentate dai gruppi MoVimento 5 Stelle e SEL e voteremo contro la mozione della maggioranza. Già sei mesi fa, in tempi non sospetti, Forza Italia era in quest'Aula con una mozione per dire basta alle sanzioni contro Mosca, che non solo rappresentano un suicidio per la nostra economia, ma stanno privando anche l'Europa di un alleato strategico indispensabile per combattere il terrorismo di matrice islamica che si è fatto Stato. A novembre, i drammatici fatti di Parigi ci hanno dato purtroppo ragione, mostrando con tutta evidenza quanto l'Occidente sia impotente nei confronti dell'ISIS senza un'alleanza solida con Putin. Eppure lo scorso 25 giugno il nostro appello è rimasto del tutto inascoltato. Il Governo ha dato parere contrario e l'Aula ha bocciato la nostra mozione. Ma cosa è cambiato da allora ? Da una parte constatiamo che il Governo, sebbene colpevolmente in ritardo, ha dovuto darci ragione, ha dovuto dare ragione alla linea di Forza Italia. Il Presidente del Consiglio, Renzi, infatti, si è finalmente reso conto che il problema esiste e ha chiesto, nell'ambito dell'ultimo vertice europeo, che si aprisse quanto meno un dibattito sul rinnovo di queste sanzioni. D'altro canto, però, il Governo ha dimostrato per l'ennesima volta di non contare nulla in Europa. Appena qualche ora dopo il suo intervento in Commissione, infatti, durante il quale Renzi ha dichiarato che l'Italia deve uscire dalla cultura della subalternità in Europa, gli ambasciatori dei ventotto Paesi dell'Unione hanno formalizzato l'avvio della procedura per prorogare fino al luglio 2016 la politica di ostracismo dell'Europa nei confronti di Putin; politica che già tanti danni ha prodotto alle economie di tutti gli Stati membri. Giunti a questo punto, è ormai quasi imbarazzante sottolineare quanto poco venga tenuto in considerazione il nostro Paese a livello comunitario. Il sospetto che le veementi dichiarazioni del Premier Renzi fossero a esclusivo uso e consumo dei media italiani, nella speranza di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dall'inquietante vicenda di Banca Etruria, è quindi più che mai fondato. In ogni caso, sarebbe opportuno sapere su quali basi l'ambasciatore Sannino, rappresentante permanente dell'Italia a Bruxelles, abbia agito prima di avallare tale decisione. L'Italia sta pagando un prezzo altissimo a livello economico, indebolendo la propria posizione in un Paese, la Federazione russa, che per le imprese italiane era – sottolineo era – un partner fondamentale. Pensiamo, ad esempio, alla cancellazione del Progetto per il gasdotto South Stream con un danno stimato però di oltre 2 miliardi di dollari a carico di Saipem, controllata di ENI, il tutto mentre il progetto per il raddoppio del gasdotto Nord Stream, che vede in prima fila proprio la Germania, prosegue a gonfie vele. Anche su questa ambiguità di Berlino, che da una parte vuole il rinnovo delle sanzioni, poi continua a fare affari con Mosca, ci sarebbe molto da dire, ma non è questa la sede adatta.
  Ma torniamo alla nostra mozione, che vuole anche difendere il made in Italy e le nostre imprese, difendere il lavoro e i lavoratori dei settori colpiti dal sistema delle sanzioni. Secondo l'inchiesta di sette giornali europei, in collaborazione con l'Istituto austriaco per la ricerca economica, per l'Italia, nel breve periodo, si stima un danno di oltre 4 miliardi, con una perdita di 80 mila posti di lavoro, per lievitare poi, nel lungo periodo, a quasi 12 miliardi e a 215 mila posti di lavoro persi. Lo ripeto, ci sono 215 mila posti di lavoro a rischio e intanto la BCE certifica che in Italia l'occupazione è al palo, persino la Grecia fa meglio di noi.
  Ma voglio andare anche oltre l'aspetto meramente economico, per quanto importante esso sia.
  Oggi Forza Italia è più che mai convinta che la miope strategia delle sanzioni riproponga un'anacronistica idea di guerra fredda tra blocchi contrapposti, di fatto superata dalla realtà dei tempi, minando le basi di un dialogo indispensabile per affrontare parallelamente la lotta al terrorismo e l'emergenza immigrazione. Applicare vecchie logiche a un sistema radicalmente Pag. 48mutato è tipico di questa Europa, che dice di guardare al futuro ma ha lo sguardo costantemente rivolto al passato, dimostrandosi incapace di affrontare con determinazione e in modo unitario la gravissima minaccia che l'avanzata dello Stato islamico rappresenta per tutto l'Occidente. Da questo punto di vista, l'eliminazione delle sanzioni costituirebbe la premessa necessaria per la costruzione di una grande alleanza in grado di sconfiggere l'ISIS. Citando il Presidente della Commissione europea, Juncker: non ci può essere una credibile architettura della sicurezza in Europa senza la Russia, bisogna puntare a cooperare con la Russia. Parole queste che stridono fortemente con la decisione di imporre persino sanzioni individuali, tra cui quelle al generale che comanda le operazioni militari russe nel delicato scacchiere siriano, dove l'ISIS ha la sua roccaforte. Al di là dell'opportunità delle sanzioni rispetto al periodo in cui sono state decise, cioè in risposta alla crisi ucraina, sicuramente oggi quest'approccio appare più che mai inadeguato e antistorico, cieco di fronte alle priorità che dobbiamo porci e soprattutto foriero di problemi che vanno a sommarsi alla drammatica instabilità geopolitica di molte regioni del Medioriente e dell'Africa; instabilità che siamo chiamati ad affrontare con un approccio globale e un impegno costante e a lungo termine. Nessuno, a questo punto, nemmeno l'amministrazione americana, può non individuare nell'ISIS il nemico numero uno, nonché la priorità assoluta di tutti i Governi, considerate le conseguenze che la destabilizzazione di Paesi come la Siria, l'Iraq, la Libia, lo Yemen, la Somalia e la Nigeria sta producendo a livello internazionale e tenuto conto che i confini di questa singolare guerra, termine che sottolineo proprio per l'insensata timidezza del Presidente Renzi nell'usarlo (guerra alla nostra civiltà, ai nostri stili di vita, ai nostri diritti, in una parola guerra alla nostra libertà), attraversano anche i Paesi in cui viviamo. Dopo le stragi di Charlie Hebdo e del Bataclan a Parigi, dei passeggeri del volo di linea russo e dei disabili di San Bernardino, il rischio attentati in Europa e in Italia rimane altissimo. È ormai evidente che non si può sconfiggere l'ISIS senza il coinvolgimento della Federazione Russa e la sua partecipazione ha una grande coalizione internazionale che, sotto l'egida dell'ONU, riunisca Europa, Cina, Paesi arabi e Stati Uniti d'America. La strategia vincente contro questa guerra del terrore – ora è chiaro anche alla Casa Bianca – non può prescindere dalla presenza russa, tanto più alla luce del nuovo clima di distensione tra Washington e Mosca dopo il summit del G20 nel corso del quale ha avuto luogo il bilaterale tra Obama e Putin. Ci chiediamo dunque che senso abbia mantenere delle sanzioni che compromettono il rapporto di fiducia tra Paesi impegnati in un unico obiettivo. Vado oltre: l'iniziativa per porre fine al regime delle sanzioni dovrebbe trovare schierato in prima linea proprio il nostro Governo, dal momento che il fronte della guerra si sta avvicinando sempre di più ai nostri confini. Basta guardare agli ultimi avvenimenti per capire che più l'ISIS si trova in difficoltà nella regione siro-irachena e più aumenta ed esporta la sua capacità di influenza in Libia, cioè a soli 300 chilometri dalle coste della Sicilia, senza contare che l'espandersi dello Stato islamico ha fatto esplodere, oltre al terrorismo, l'emergenza di un'immigrazione fuori controllo, un esodo epocale che ha coinvolto in un anno quasi un milione di persone che fuggono da violenze di ogni tipo. Un esodo che non si sta fermando neanche nei mesi invernali, causando innumerevoli morti e mettendo a dura prova la tenuta stessa dell'Unione europea. Per concludere, anche in considerazione delle recenti intese trovate in Siria e in Libia dalla comunità internazionale, il gruppo di Forza Italia ritiene che prorogare le sanzioni alla Federazione Russa sarebbe per l'Europa un clamoroso autogol; sarebbe controproducente per la convivenza pacifica e gravemente dannoso per la nostra economia. Chiediamo perciò al Presidente del Consiglio, Renzi, di farsi promotore in Europa della linea del disgelo e dell'unità contro il terrorismo di matrice islamica Pag. 49(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), sulla scia di quanto realizzato con gli accordi di Pratica di Mare voluti dal Presidente Silvio Berlusconi, che nel 2002 hanno consentito di realizzare una sinergia strategica tra NATO e Federazione Russa.
  Il Premier scelga di seguire questa linea, avrà il nostro sostegno e quello degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Presidente, non di rado siamo stati accusati di ignorare strumentalmente le necessità e le ragioni del cosiddetto «buongoverno» e di non aver mai voluto comprendere ad arte i complessi di inevitabili meccanismi della realpolitik. Credo di poter affermare con orgoglio quanto queste accuse corrispondono ad un'autentica mistificazione della realtà. Non era e non è nostra intenzione, infatti, mettere all'angolo il Governo e trarre vantaggio da una situazione che complessivamente arreca ed ha arrecato gravi danni alle sorti del nostro Paese. Pur comprendendo le oggettive difficoltà di una mediazione europea tra gli Stati membri, vorremmo tuttavia che questo Governo combattesse sinceramente per affermare, proprio in Europa, la nostra autonomia decisionale, partendo proprio dalle sanzioni in oggetto che, pur con tutte le cautele del caso, possono considerarsi un eccellente pretesto per potere emergere dal torpore e dall'immobilismo che ha caratterizzato la nostra politica estera tra i confini della Comunità europea. Serve una presa di posizione netta, capace di superare coraggiosamente ogni stallo decisionale. Occorrono parole chiare, autentiche, coraggiose, perché il prezzo che l'Italia paga per le sanzioni imposte alla Russia è più alto di quello di qualsiasi altro Stato europeo. Quanto affermo, Presidente, è abbondantemente sostenuto e documentato con dovizia di particolari nel testo che abbiamo presentato. Pertanto, intendo usare il tempo a mia disposizione per interrogare quest'Aula, almeno sul piano ideale, sulle conseguenze non solo economiche con cui la nostra più che ambigua posizione ci sta condannando a dover fare i conti. Non ci sono solamente le imprese e più in generale gli interessi economico-strategici del Paese ad essere danneggiate, io credo che l'immagine stessa della nostra diplomazia, notoriamente apprezzata in tutto il mondo, rischi di uscire da questa vicenda fortemente compromessa o, come si suol dire, con le ossa rotte. Se infatti l'Europa, come forza politica unita, intende assumere una posizione ambigua su tutta la vicenda, deve essere proprio l'Italia a farsi carico di una strategia improntata alla discontinuità, rammentando agli altri Paesi quanto l'unità non sia un concetto da poter sbandierare a targhe alterne. Troppe volte, Presidente, l'Italia, in ambito europeo, ha dovuto pagare un dazio salato a vantaggio di altri che, in date circostanze, tutelarono i propri interessi nazionali in nome della propria autonomia ed identità nazionale. Oggi questa logica deve necessariamente valere anche per noi, che abbiamo il dovere di ricordare a questa Europa ed al mondo intero che siamo un Paese attento, padrone dei propri destini, ma soprattutto forte al punto tale da incidere e di decidere. La politica estera è materia complessa, lo sappiamo e ne comprendiamo le ragioni, anche per questo siamo ad insistere con decisione affinché la nostra immagine si rafforzi agli occhi del mondo e l'Italia torni ad essere per i nostri partner strategici un interlocutore serio ed affidabile. È noto a tutti che il contraccolpo che è seguito alle sanzioni alla Russia sia stato assorbito male, assai male, sotto molteplici aspetti. Sulla base di questo dato di fatto viene da chiedersi, non senza un'inevitabile nota di disappunto, quanto agli occhi del mondo la nostra identità sia stata colpita, e come perseverando nell'errore potremmo essere credibili quando rivendichiamo la nostra completa autonomia rispetto alla politica estera degli Stati Pag. 50Uniti, il più forte dei nostri alleati. L'Italia non è un Paese vassallo o almeno si è definitivamente stancato di esserlo. Noi rimaniamo fermi sui nostri principi, convinti come siamo che per rendere onore al Paese le azioni concrete siano assai più efficaci di qualsivoglia altisonante proclama. Per questo motivo ci asterremo sulla mozione Cicchitto, Amendola, Monchiero, Dellai ed altri n. 1-01087, voteremo favorevolmente sulle mozioni presentate della Lega Nord e SEL, mentre chiederemo di votare per parti separate la mozione Brunetta ed altri n. 1-01088 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Presidente, inizio con una citazione di William Gladstone, un ex Primo Ministro britannico, che diceva che l'indispensabile presupposto per una buona politica estera è quello di avere un buon governo in patria.
  Noi viviamo in un tempo in cui l'ordine internazionale sta cambiando e ci rendiamo conto che la citazione di Gladstone vale anche a rovescio. Ormai avere una seria politica estera è la chiave indispensabile per continuare a esprimere azioni di governo in patria. L'attacco all'equilibrio internazionale, alle regole che reggono la convivenza tra Stati, la costituzione di poli di influenza alternativi, è infatti un elemento che sempre più preoccupa governi e cittadini. La dimensione internazionale è tornata ad essere prepotente protagonista delle vicende nazionali, un fattore che determina lo spazio entro il quale i governi riescono a far sentire sicuri i loro cittadini e che delimita il raggio di azione delle politiche messe in campo dagli esecutivi.
  In questo senso la mozione che discutiamo oggi, relativamente al ruolo che la Federazione Russa ha sullo scenario internazionale e quindi alle sanzioni decise nei confronti della Russia per le violazioni del diritto internazionale nei confronti dell'Ucraina, ha al centro un elemento delicatissimo e cruciale dell'ordine internazionale, quello appunto del rapporto con la Russia, un rapporto che non riguarda solo il confine est dell'Unione Europea, ma che riguarda più in generale l'assetto della stabilità internazionale che va strutturandosi in questi mesi. Oggi parliamo di un tema così importante per l'ordine internazionale ed è per questo che è cruciale non creare disordine anche nel nostro dibattito. In questo senso, guardando a quanto contenuto nelle mozioni di oggi non dobbiamo confondere due questioni: da un lato c’è la violazione della legalità internazionale, quella nei confronti dell'integrità territoriale dell'Ucraina, che va punita sulla base di sanzioni finché non saranno rispettati i termini dell'accordo di Minsk, come stiamo facendo appunto in seno all'Unione europea e in accordo con gli alleati americani; dall'altro lato c’è la questione della lotta al terrorismo internazionale. La stessa Russia non ha mai inteso collegare diplomaticamente politicamente le due questioni, e farlo in quest'Aula rischierebbe di essere un boomerang per la costruzione di un ordine internazionale stabile, perché confondere le due questioni, barattare la soluzione di un problema con l'altro, non risolve nessuna delle due.
  Un altro degli elementi di instabilità globale è che continuamente viene messo in discussione in varie parti del mondo il cardine dell'ordine internazionale così come lo conosciamo, ovvero il ruolo degli Stati nazione. In questo senso, bisogna continuare a sanzionare chi, come anche la Russia con l'invasione della Crimea e con il sostegno ai ribelli filorussi del Donbass ha messo in discussione il principio della sovranità inviolabile degli Stati, a partire dalla loro integrità territoriale. Finché i termini degli accordi di Minsk non saranno rispettati, finché l'Ucraina non sarà garantita nella sua propria sovranità territoriale, bisogna mantenere unità nella risposta degli Stati europei a queste violazioni e bisogna fare in modo Pag. 51che il nostro Governo, per quanto possibile, mitighi gli effetti delle sanzioni su alcuni settori della nostra economia.
  Al tempo stesso, però, va chiarito che per combattere il terrorismo servono coalizioni più ampie possibile. Il terrorismo di matrice islamista, che sta creandosi una sua base territoriale nel cosiddetto Daesh, è un male assoluto e come tale va combattuto. Questo lo si fa costruendo ampi schieramenti di alleati e nessuno scambio nella partecipazione alla coalizione contro Daesh è possibile. Sarebbe un segnale sbagliatissimo a livello di minaccia costituito da Daesh, sottoporre la partecipazione alla lotta contro il terrorismo a quello che avviene in altri teatri. Se Daesh è nemico assoluto va combattuto senza riserve, senza che la lotta contro di esso sia oggetto di scambio. Per questo fa bene il Governo italiano a mantenere un dialogo con la Russia sulle vicende del Mediterraneo, sul contrasto contro il terrorismo, dialogo che tra l'altro ha portato sia all'avvio dei colloqui a Vienna sulla Siria, sia all'accordo sulla Libia del 17 dicembre scorso. Al tempo stesso è giusto chiedere che non vi sia un rinnovo automatico delle sanzioni contro la Russia, ribadendo, però, che il rinnovo delle sanzioni contro la Russia è legato all'attuazione completa degli accordi di Minsk, perché l'ordine internazionale si costruisce e si mantiene con serietà ed impegno. Per questo voteremo a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-01067, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nesci, Gadda, Caparini, Fraccaro, Marazziti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  397   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no  248    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Grande ed altri n. 1-01086.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le premesse distintamente dal dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grande ed altri n. 1-01086, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Meloni, Nesci, Magorno, Palma, Bruno Bossio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  344   
   Astenuti   69   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  259    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 52Grande ed altri n. 1-01086, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista, Nesci..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  406   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  148    
    Hanno votato no  258    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto, Amendola, Monchiero, Dellai, Locatelli ed altri n. 1-01087, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Nesci, Cardinale, Di Battista, Bonafede...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  329   
   Astenuti   89   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato  260    
    Hanno votato no  69    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Brunetta ed altri n. 1-01088.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01088, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Nesci, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  411   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato   46    
    Hanno votato no  365    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01088, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Dambruoso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  403   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no  262    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Palazzotto ed altri n. 1-01089.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palazzotto ed altri n. 1-01089, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.Pag. 53
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta, Milanato, Carrozza, Mognato, Spadoni, Fico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  304   
   Astenuti  115   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato  41    
    Hanno votato no  263.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palazzotto ed altri n. 1-01089, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Lorenzis, Sgambato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  407   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  260.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,15).

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Presidente, intervengo per chiedere l'urgente...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di uscire in silenzio.

  GIANLUCA PINI. Per chiederle di invitare il Governo a rendere urgentissimamente in Aula informazioni circa la notizia che è appena arrivata, che il Ministro per le risorse idriche iracheno ha puntualmente smentito l'ennesima cialtronata del Presidente del Consiglio, dicendo che non c’è nessun accordo per la presenza di soldati italiani a Mosul: quindi contrariamente a quella che è la classica fase di «annuncite» del Presidente del Consiglio non c’è nessun tipo di accordo. Lo stesso ambasciatore italiano ha fatto retromarcia, dicendo che non c’è nessun dispiegamento senza un accordo, non può esserci: cosa che noi avevamo affermato proprio nel dibattito l'altro giorno, quando invece in pompa magna si era detto il contrario, anche lì, prima alla, stampa e poi al Parlamento. Quindi, a questo punto chiediamo non che il Ministro della difesa, ma il Presidente del Consiglio a spiegarci questo giochino strano di mettere 500 persone, senza passare da nessun tipo di canale ufficiale, senza fare nessun tipo di accordi con gli altri Paesi, così, di sua spontanea volontà. Chiediamo a cosa sia dovuto e soprattutto che cosa ci sia dietro (anche se si vanno effettivamente a difendere dei cittadini italiani che vanno là a lavorare per un appalto che è stato ripristinato dal 2011), e quali siano a questo punto i collegamenti fra lo stesso Presidente del Consiglio ed eventualmente la ditta appaltatrice; perché altrimenti non si spiega assolutamente in altra maniera l'ennesima figuraccia internazionale dell'Italia sullo scacchiere internazionale, fra l'altro in una zona molto, molto delicata. Quindi, chiedo a lei di farsi portavoce presso la Presidente, per invitare immediatamente il Presidente del Consiglio a venire a spiegare qui questa ennesima cialtronata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, vi pregherei di uscire abbassando il tono della voce... Scusi, onorevole Sibilia.

Pag. 54

  CARLO SIBILIA. Presidente, anche il MoVimento 5 Stelle si associa alla richiesta di ascoltare direttamente dalle parole del Presidente del Consiglio quale sia la vera situazione rispetto alle sue dichiarazioni, che ha reso qui proprio in Aula, dicendo ad appalto ancora aperto che noi avremmo avuto una nostra azienda italiana a fare lavori, sulla diga di Mosul, e avremmo garantiti 450 uomini. Questa è l'ennesima menzogna: perché va bene dire le menzogne da Giletti, però delle menzogne che si dicono in Aula poi bisogna venire anche a rispondere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, basta con un Presidente del Consiglio non eletto e che mente ai cittadini in maniera costante ! Deve assolutamente venire quanto prima, e soprattutto rispondere di eventuali turbative dell'asta che era in corso, perché di fatto ha dato delle informazioni scorrette, favorendo probabilmente qualcuno a discapito di qualcun altro, come è abituato a fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Come sanno perfettamente l'onorevole Pini e l'onorevole Sibilia, la Presidenza si farà carico attraverso il Ministro per i rapporti con il Parlamento di avanzare la proposta sollevata in Aula al Governo; la decisione poi su quando il Governo verrà a rispondere non può che essere affidata alla Conferenza dei presidenti di gruppo.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 19,20).

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che si è svolta in data odierna, si è convenuto all'unanimità sulla seguente organizzazione dei lavori per la ripresa dei lavori a gennaio:
   Lunedì 11 gennaio (antimeridiana) Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3481 – Conversione in legge del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, recante disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA (da inviare al Senato – scadenza 2 febbraio 2016);
   Lunedì 11 gennaio (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni) Dichiarazioni di voto e votazione finale del disegno di legge n. 2613-B – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato);
   Martedì 12 e mercoledì 13 gennaio (a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni) Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3481 – Conversione in legge del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, recante disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA (da inviare al Senato – scadenza 2 febbraio 2016). Le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta, avranno luogo a partire dalle ore 17 di mercoledì 13 gennaio;
   Mercoledì 13 gennaio, dopo la conclusione dell'esame del decreto-legge Ilva, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3495 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, recante misure urgenti per interventi nel territorio. Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe per la revisione della struttura del bilancio dello Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa (Approvato dal Senato – scadenza: 24 gennaio 2016)
   Giovedì 14 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 gennaio) (con votazioni) Seguito dell'esame Pag. 55del disegno di legge n. 3495 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, recante misure urgenti per interventi nel territorio. Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe per la revisione della struttura del bilancio dello Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa (Approvato dal Senato – scadenza: 24 gennaio 2016);

  Martedì 19 gennaio avrà luogo l'esame della mozione Brunetta, Fedriga, Rampelli ed altri n. 1-01084 di sfiducia al Governo.

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo giovedì 14 gennaio, dalle ore 15.

  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo venerdì 15 gennaio, compatibilmente con l'andamento dei lavori.

  La Conferenza dei presidenti di gruppo si riunirà nuovamente nella settimana 11-15 gennaio per definire il calendario dei lavori del restante periodo del mese di gennaio ed il programma trimestrale.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 22 dicembre 2015, alle 9,30:

  Seguito della discussione del disegno di legge:
   Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 2093-B).
  – Relatori: Bratti e Borghi.

  La seduta termina alle 19,20.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3481 - quest. preg. n. 1 388 356 32 179 103 253 85 Resp.
2 Nom. Ddl 3495 - quest. preg. nn. 1 e 2 398 398 200 143 255 85 Resp.
3 Nom. Moz. Gianluca Pini e a. 1-1067 404 397 7 199 149 248 78 Resp.
4 Nom. Moz. Grande e a. 1-1086 I p. 413 344 69 173 85 259 78 Resp.
5 Nom. Moz. Grande e a. 1-1086 II p. 415 406 9 204 148 258 78 Resp.
6 Nom. Moz. Cicchitto e a. 1-1087 418 329 89 165 260 69 78 Appr.
7 Nom. Moz. Brunetta e a. 1-1088 I p. 420 411 9 206 46 365 78 Resp.
8 Nom. Moz. Brunetta e a. 1-1088 II p. 417 403 14 202 141 262 77 Resp.
9 Nom. Moz. Palazzotto e a. 1-1089 I p. 419 304 115 153 41 263 77 Resp.
10 Nom. Moz. Palazzotto e a. 1-1089 II p. 417 407 10 204 147 260 77 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.