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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 588 di venerdì 11 marzo 2016

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini, Catania, Giancarlo Giorgetti e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (ore 9,35).

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 10 marzo 2016, ha nominato componente della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il senatore Salvatore Margiotta, in sostituzione della senatrice Laura Cantini, dimissionaria

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,36).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative di competenza in ordine alla vicenda dei controlli di qualità di Poste italiane – n. 2-01306)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Spessotto ed altri n. 2-01306, concernente elementi ed iniziative di competenza in ordine alla vicenda dei controlli di qualità di Poste italiane (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Spessotto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ARIANNA SPESSOTTO. Grazie, Presidente. Sottosegretario, un vero e proprio scandalo, le cui dimensioni continuano ad allargarsi giorno per giorno in base ai nuovi elementi che emergono dagli ultimi fatti di cronaca, si è abbattuto su Poste italiane SpA e su quello che chiamiamo servizio postale universale che la società dovrebbe garantire a vantaggio di tutti gli Pag. 2utenti. Una vicenda fatta di imbrogli e controlli truccati, ribattezzata dalla stampa posteleaks, che ha assunto i contorni di un vero e proprio sistema teso a truffare le casse pubbliche, oltre ai cittadini e che è attualmente al centro di un'indagine penale da parte della procura di Roma e di un'inchiesta interna alle stesse Poste.
  Eppure, nonostante la rilevanza di uno scandalo di tale ampiezza, che va avanti almeno dal 2007, le denunce che si sono susseguite in questi ultimi mesi e i numerosi atti parlamentari presentati dal Movimento 5 Stelle, come spesso accade in questo Paese, nulla è successo e su questa vicenda è calato un imbarazzante muro di silenzio da parte del Governo, oltre ad un ingiustificabile disinteresse mediatico, fatta eccezione per l'inchiesta portata avanti dà il Fatto Quotidiano. Evidentemente l'azienda ha molti amici, tra cui il Governo, ed è riuscita a mantenere un certo riserbo attorno alle pratiche scorrette messe in atto dal gruppo.
  Oggi, il Movimento 5 Stelle intende finalmente infrangere questo muro di silenzio innalzato dalle istituzioni, dalla stampa e dalla stessa società e fare finalmente chiarezza su una vicenda che ha dell'incredibile.
  Ma entriamo nel merito di questa di questa storia. In questi anni la qualità del servizio di Poste italiane è stata certificata da un ente terzo – la IZI Spa – di nomina governativa, incaricata da parte del Ministero e di Agcom del monitoraggio del servizio postale universale. Il monitoraggio della qualità avveniva attraverso alcuni controllori, il cui compito era proprio quello di vigilare sulla celerità ed efficienza del servizio postale reso da Poste italiane. Questo sistema è basato sul reclutamento di collaboratori che, reciprocamente, si inviano lettere, segnando data e ora sia della spedizione sia del recapito per testarne i rispettivi tempi di ricezione, al fine di certificare che la posta in viaggio venga effettivamente recapitata nelle tempistiche previste.
  Questa rete di dropper and receiver, ovvero di chi rispettivamente spedisce e riceve la corrispondenza per controllare gli standard di qualità del servizio reso da Poste, è contenuta in un elenco che dovrebbe risultare assolutamente segreto all'ente controllato – ossia Poste italiane –, al fine di preservare l'integrità del sistema di monitoraggio e garantire la terzietà e l'indipendenza dell'ente controllore. Ma le cose non sono andate proprio in questo modo.
  Grazie all'inchiesta giornalistica condotta dà il Fatto Quotidiano si è, infatti, scoperto che Poste italiane è riuscita ad intercettare i nominativi di chi doveva controllare gli standard di qualità e del servizio reso dalla stessa società, servizio per cui Poste ha corrisposto in questi anni alla IZI Spa ben 1,2 milioni di euro per il servizio triennale di certificazione. È, quindi, emerso che, tra il 2006 e il 2010, Poste italiane fosse a conoscenza, grazie ad una sorta di servizio di spionaggio, dei dropper and receiver, i cui nomi risultavano addirittura schedati, monitorati e trasmessi internamente attraverso un archivio di oltre 10 mila email. Insomma, ci troviamo di fronte ad una vera e propria procedura interna a Poste italiane, definita «noti invii», dedita ad intercettare le «lettere civetta» che avrebbero dovuto testare la qualità del servizio offerto da Poste.
  Si sa anche che alcuni funzionari di Poste italiane avrebbero agito come una sorta di associazione investigativa incaricata di scoprire e spiare i controllori della società, risalendo alle spedizioni campione fino ad arrivare ad aprire le buste della loro corrispondenza, fotocopiarne il contenuto, accantonarle e, quindi, distruggerle, nel caso in cui la suddetta corrispondenza risultasse al di fuori degli standard qualitativi che Poste è tenuta per legge a rispettare.
  È proprio questa la truffa: Poste italiane si è impegnata per contratto con lo Stato a rispettare un determinato standard di qualità, basato su un coefficiente che rappresenta un dato fondamentale per la stessa società. Se tale coefficiente non viene rispettato, per ogni mezzo punto percentuale sforato, Poste può essere costretta a pagare fino a 500 mila euro di Pag. 3sanzione l'anno, in base al contratto che ha firmato con lo Stato. Ma non solo.
  Il rispetto degli standard di qualità è condizione necessaria per ricevere dallo Stato l'incarico di espletare il servizio di posta universale, che vale, in media, 300 milioni di euro l'anno a titolo di contributo pubblico. È chiaro che il mancato rispetto dell'obiettivo di qualità prefissato potrebbe costare a Poste anche la revoca del servizio, oltre ad una pesantissima penale. E così i dirigenti di Poste, consapevoli dello stato disastroso del servizio e dell'impossibilità di effettuare le consegne con puntualità, tentano di aggirare il problema tramite i controlli di qualità truccati. E non è finita qui.
  In aggiunta alla scandalosa vicenda dei dati falsati sulla qualità relativi alla posta ordinaria, sono state denunciate, in questi giorni, ulteriori gravi anomalie anche nel controllo dei parametri di qualità del servizio cosiddetto «Evolution», riservato alle grandi aziende, alle banche, alle assicurazioni, all'INPS e agli uffici della pubblica amministrazione. Sembra, infatti, che, in alcuni centri di distribuzione postale, gli addetti al recapito ricevessero indicazioni precise da parte dei vertici di Poste per tracciare tutto il corriere della posta «Evolution» in arrivo nella giornata, a prescindere dalla consegna, mentre, secondo le procedure di servizio previste, la tracciatura deve tassativamente essere effettuata al momento della consegna al destinatario da parte del portalettere.
  Insomma, sembrerebbe proprio che tutto il sistema di controllo e certificazione degli standard di qualità e di efficienza di Poste italiane risulti falsato, così come il coefficiente di qualità, che consente a Poste di ricevere il contributo pubblico in quanto fornitore del servizio universale in Italia.
  E il Ministero dello sviluppo economico che faceva mentre Poste riceveva annualmente una media di 300 milioni di euro l'anno, truffava lo Stato e gli ignari cittadini ? Possibile che in quanto organo di vigilanza fosse all'oscuro di tutta la vicenda ? Ebbene, sembra proprio che il Ministero dello sviluppo economico fosse a conoscenza, già a partire dall'aprile 2014 e, quindi, quasi due anni fa, dell'imbroglio orchestrato da parte di Poste per intercettare le «lettere civetta», che avrebbero dovuto testare la qualità del servizio nella consegna della corrispondenza, ma ha fatto finta di nulla. In particolare, secondo le notizie di stampa diffuse dà il Fatto Quotidiano, ad essere informato della gigantesca truffa relativa al sistema di controllo di qualità sarebbe stato Giampietro Castano, influente funzionario del Ministero dello sviluppo economico, venuto a conoscenza dei fatti attraverso la denuncia diretta di alcuni lavoratori che si occupavano della manutenzione dei centri di meccanizzazione postale. La manutenzione dei centri meccanizzazione postale fu, infatti, appaltata ad un'azienda, la PH Facility, che si occupa di servizi di pulizia e che mai aveva gestito una macchina postale. Tra parentesi, questa è un'altra vicenda dai tratti oscuri sulla quale il Ministero dovrebbe fare chiarezza.
  Gli operai che gestivano i centri di meccanizzazione postale prima dell'affidamento alla PH Facility persero il lavoro e, durante un incontro con l'alto funzionario del Ministero dello sviluppo economico, denunciarono di aver visto, con i loro occhi, come i controlli sulla qualità di Poste fossero stati falsati negli anni. Ma l'alto funzionario Castano, invece di denunciare immediatamente quanto appreso alla procura e di aprire un'indagine ministeriale sulla vicenda, avrebbe preferito far finta di nulla e di non essere mai stato a conoscenza dei controlli truccati. E così la truffa è andata avanti, con conseguenze gravissime per il funzionamento del servizio.
  Chi era a conoscenza di tale sistema ? Chi lo ha diretto e per quali finalità ? La nostra domanda al Ministro è, quindi, la seguente: perché, una volta a conoscenza della maxitruffa messa in atto da Poste, non ha agito di conseguenza, come gli imporrebbe il ruolo di garanzia e vigilanza affidato al suo Ministero, per contrastare lo scandalo dei controlli di qualità truccati ? E perché ha omesso di denunciare gli estremi di reato di cui era stato informato Pag. 4sin dall'aprile del 2014 ? Infine, il MoVimento 5 Stelle vorrebbe sapere se il Ministro abbia intenzione di avviare una procedura di verifica in merito all'effettivo mantenimento da parte di Poste italiane Spa della capacità di far fronte al servizio postale universale e di rispettare i parametri degli standard di qualità del servizio e come intenda comportarsi nei confronti dei propri funzionari ministeriali coinvolti in una vicenda di tale gravità e ampiezza.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Spessotto, colleghi, il decreto-legge n. 201 del 2011, convertito nella legge n. 214 del dicembre 2011, ha disposto, come è noto agli interpellanti, il trasferimento all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni delle funzioni in materia di regolazione e vigilanza del settore postale svolte fino a quel momento dal MISE.
  Abbiamo ripetuto in quest'Aula molte volte questo concetto – quando abbiamo parlato a proposito di altri atti di sindacato ispettivo o altri dibattiti che si sono svolti in quest'Aula – del tema della chiusura degli uffici postali, e anche in quel caso abbiamo dovuto ribadire e riprendere comune consapevolezza che il Parlamento, nella sua sovranità, aveva trasferito da qualche anno il potere di regolazione e vigilanza sul settore postale dal Ministero, dal Governo, all'Autorità indipendente. Inoltre, ai sensi dell'articolo 2, comma 4, lettera c) e lettera e) del decreto legislativo n. 261 del 1999, è previsto che tocca all'Authority, rispettivamente, l'adozione di provvedimenti regolatori in materia di qualità e caratteristiche del servizio postale universale e lo svolgimento, anche attraverso soggetti terzi, delle attività di monitoraggio, controllo, verifica del rispetto di standard di qualità del servizio postale universale.
  Premesso, dunque, questo, per condividere ancora una volta il quadro normativo di riferimento, nel maggio del 2015 l'Ufficio vigilanza della Direzione servizi postali dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, a seguito della diffusione di notizie a mezzo stampa sulle alterazioni sulle verifiche della qualità del servizio di consegna della corrispondenza, ha avviato controlli sull'attività della società IZI, la società incaricata di monitorare gli indicatori di qualità come da contratto di programma. L'Agcom ha, inoltre, ripetutamente audito la citata società in merito alla vicenda, imponendo la totale sostituzione del personale addetto all'invio e alla ricezione delle lettere test che, potenzialmente, poteva essere stato coinvolto nel tentativo di aggirare il sistema di controllo e verifica previsto per il monitoraggio della qualità.
  Il completo ricambio del personale impegnato nel progetto, come comunicato all'Autorità da IZI, è avvenuto a partire dal 15 novembre 2015. La stessa Autorità sta, come ci comunica, continuando a svolgere accertamenti per acquisire ulteriori informazioni, al fine di giungere a una ricostruzione puntuale e circostanziata delle vicende descritte nell'inchiesta giornalistica, ovviamente nel pieno rispetto delle indagini già avviate in sede giudiziaria.
  Su questa vicenda sono state richieste informazioni alla società Poste Italiane, che, al riguardo, ha comunicato che i fatti riportati nell'atto in esame sono da tempo al centro di approfondite indagini interne da parte della società, attraverso attività mirate di audit, per rilevare l'eventuale adozione di iniziative difformi dalle procedure aziendali. In particolare, l'azienda ha comunicato di essere intervenuta al fine di accertare l'eventuale fondatezza delle circostanze riportate, mediante la ricerca e l'acquisizione di file digitali e/o corrispondenza elettronica aziendale e le dotazioni informatiche aziendali assegnate al personale dipendente coinvolto nel processo di monitoraggio della qualità del recapito presso i vari centri produttivi.
  È del tutto evidente – faccio questa premessa, forse avrei dovuto farla all'inizio, ma non perde in niente il suo valore – Pag. 5che, essendo in corso, come sto dicendo, sia ancora un processo di audit interno, sia attività delle competenti magistrature all'esterno di Poste, la risposta vuole essere nello stesso tempo esauriente, come è doveroso rispetto ai quesiti posti, ma anche, diciamo, evitare involontariamente di porre problema o intralcio all'attività ispettiva in corso.
  A seguito comunque – sempre, la comunicazione di Poste – delle menzionate indagini interne, sono emerse irregolarità nella modalità di gestione dei processi inerenti il monitoraggio della qualità del recapito. Sono stati, quindi, avviati appositi procedimenti sanzionatori. Per un primo gruppo di dipendenti coinvolti, l'iter si è definito a dicembre scorso; per quanto riguarda un secondo gruppo di interessati, i relativi procedimenti sono ancora in corso e si concluderanno nella prima parte del mese di marzo.
  L'azienda ha rappresentato che l'attività di audit, che è ancora in corso di svolgimento, ha potuto al momento escludere sia il coinvolgimento delle funzioni di indirizzo e coordinamento centrali, sia l'eventualità che il sistema di incentivazione manageriale possa aver concretamente indotto i comportamenti critici complessivamente evidenziati dalle verifiche. Gli elementi già emersi sono stati, comunque, trasmessi per gli accertamenti di competenza alla magistratura inquirente, all'Autorità garante della privacy, nonché, come è evidente, all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
  Poste Italiane ha, infine, evidenziato che per il 2016 è stata prevista una ulteriore riorganizzazione per il potenziamento del sistema di controllo interno e comunica che saranno avviati specifici percorsi di formazione sulla qualità totale destinata a tutte le risorse che operano nelle funzioni di qualità, al fine di rafforzare le relative competenze tecnico-specialistiche e nelle funzioni di recapito.
  Per quanto concerne, infine, le ultime vicende pubblicate, relative al controllo falsato dei parametri della qualità della posta massiva, il cosiddetto servizio Target Evolution, da informazioni acquisite presso l'Autorità competente, risulta che la stessa abbia avviato l'attività istruttoria al fine di accertare ulteriori responsabilità. Anche per questo nuovo caso, al termine dell'attività istruttoria, l'Autorità porrà in essere ogni utile intervento teso a tutelare la correttezza delle rilevazioni della qualità del servizio di posta massiva. Su quest'ultimo caso segnalato, Poste italiane comunica di aver attivato, negli ultimi mesi, specifici controlli relativi alla qualità delle tracciature, che saranno, comunque, ampliati e rafforzati al fine di garantire una maggiore completezza.
  In merito, infine, alla verifica dell'effettivo mantenimento, da parte di Poste Italiane, della capacità di far fronte al Servizio postale universale e rispettare i parametri degli standard di qualità del servizio, sollecitata esplicitamente nell'atto in esame, nell'illustrazione della collega, segnalo che l'Agcom ha avviato l'analisi, ai sensi del comma 2 dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 261 del 1999 sull'affidamento del Servizio universale a Poste Italiane.
  Da quanto illustrato, si evince che il coordinatore dell'unità gestione vertenze del Ministero dello sviluppo economico, menzionato nell'atto in esame, nello svolgimento dell'attività di sua competenza non aveva titolo ad assumere iniziative in relazione ai fatti esposti a margine del tavolo attivato dal Ministero su sollecitazione delle organizzazioni sindacali, al fine di promuovere la composizione di un conflitto insorto con riguardo ai lavoratori di una società di servizi di manutenzione del centro di meccanizzazione di Poste Italiane. Pertanto, ha ritenuto di attenersi al quadro normativo conferente, invitando gli interessati a rivolgersi alle competenti autorità giudiziarie.
  Dal quadro complessivo di competenze e poteri e normativa di riferimento emerge con chiarezza quali sono i soggetti ai quali il Parlamento e il nostro ordinamento rinviano la valutazione e l'iniziativa sul servizio pubblico e sui temi sollevati dalla collega. È del tutto evidente, però, che c’è una possibilità di iniziativa politica del Governo, che ha già esercitato nella fase Pag. 6che ricordavo della discussione sulla chiusura degli uffici postali, e che non esclude di poter nuovamente esercitare, ovviamente nel pieno rispetto dei confini che il Parlamento ha assegnato ai poteri del Governo e delle attribuzioni che l'ordinamento fa di specifiche prerogative. Tutto questo, però, per ovvie e intuibili ragioni, non può che avvenire al termine dei processi ispettivi interni, dell'attività della magistratura e dell'autorità competente, e non può essere un intervento che, nel corso ancora dell'accertamento pieno e completo di tutti i fatti, al di là di quanto emerso da notizie di stampa, finisca per costituire un intralcio per l'attività ispettiva che ciascuna autorità deve poter svolgere senza nessun limite e nessun problema.

  PRESIDENTE. La deputata Spessotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ARIANNA SPESSOTTO. Presidente, ringrazio il sottosegretario, ma non sono assolutamente soddisfatta della risposta. Sono mesi che aspettiamo una risposta da parte del Governo sullo scandalo PosteLeaks, risposta che arriva solo oggi purtroppo, piuttosto incompleta, a due anni di distanza da quando il Ministero era stato informato dei fatti e dopo che il MoVimento 5 Stelle aveva denunciato tutta la vicenda al Ministro Guidi, chiedendo spiegazioni attraverso interrogazioni e audizioni che non hanno mai avuto risposta. Un ritardo ingiustificabile, che risuona come una pesante ammissione di colpa da parte del Ministero dello sviluppo economico, evidentemente in grande imbarazzo per quello che stava e sta tuttora accadendo all'interno di Poste, sottoposta alla sua vigilanza. Ogni cinque anni, il Mise deve infatti verificare che l'affidamento del servizio universale a Poste Italiane sia conforme a precisi criteri e che si registri un miglioramento dei parametri di efficienza. In caso di esito negativo, il Mise procede con la revoca a Poste dell'affidamento del servizio. Allora, vorrei sapere dal Ministro che cosa è emerso nel corso dell'ultima verifica sull'affidamento a Poste del servizio universale postale – sempre che questa verifica sia stata effettuata – e come è possibile che dal Mise nessuno si sia accorto della gigantesca truffa perpetrata ai danni delle casse dello Stato e dei cittadini negli ultimi anni, durante l'era dell'ex amministratore delegato Massimo Sarmi, passando poi per il periodo di gestione di Caio. Secondo quanto emerso nello scandalo PosteLeaks, Poste Italiane avrebbe infatti illecitamente percepito in questi anni erogazioni pubbliche senza rispettare gli obiettivi di qualità prefissati, tutto sotto lo sguardo assente del Ministero, che ha preferito fare finta di nulla piuttosto che far luce del gigantesco imbroglio dei controlli di qualità truccati. È qui che mi stupisco, sottosegretario, non ha fatto assolutamente chiarezza su una vicenda che le ho riportato, cioè quella che dall'aprile 2014 un alto funzionario del Ministero, Cassano – gli ho fatto anche il nome –, era a conoscenza di questa enorme truffa e non si è mosso in nessuna direzione. Secondo me questo è gravissimo. Lei dice che ci sono delle indagini dell'Agcom e delle indagini della magistratura in atto, ok, ma su questo sicuramente il Governo deve intervenire, deve agire e verificare che cosa è accaduto, perché è chiaro e documentato che questo funzionario era a conoscenza della truffa dall'aprile 2014 e non ha fatto assolutamente nulla. I primi controlli, come ha detto lei, sono partiti solo dopo l'inchiesta de il Fatto Quotidiano del maggio 2015. La stessa società Poste Italiane ha ammesso le proprie responsabilità in questa vicenda, procedendo appunto, come diceva lei, con decine di licenziamenti e migliaia di dipendenti sospesi, spetterà ora ovviamente alla magistratura verificare se il personale di Poste abbia agito autonomamente, senza alcun avallo da parte di altri superiori, o se ci sia stata piuttosto una regia nazionale in questa vicenda. Io credo che i cittadini vogliano sapere oggi perché Poste Italiane ha la necessità di taroccare il sistema dei controlli di qualità del proprio servizio. Il sospetto è che senza questo gigantesco imbroglio Poste non sarebbe in grado di garantire quegli standard Pag. 7qualitativi che le permettono oggi di mantenere l'affidamento del servizio universale e i conseguenti finanziamenti pubblici per centinaia di milioni di euro.
  Poste italiane riceve, infatti, ogni anno un finanziamento pubblico di 262 milioni di euro per sostenere i costi del cosiddetto servizio universale, a fronte di un servizio caratterizzato da continui ritardi e mancate consegne. La verità, signor sottosegretario, è che Poste italiane si sta trasformando sempre di più dall'affidatario di un servizio di pubblica utilità a gruppo bancario orientato solo ad aumentare il proprio fatturato. Ricordo, ad esempio, che nel 2015 le tariffe postali, in Italia, hanno subito una media di aumenti del 12 per cento rispetto all'anno precedente, a fronte di un servizio caratterizzato da ritardi e consegne a giorni alterni. È quindi evidente come Poste abbia ormai rinunciato a svolgere quel servizio postale universale che dovrebbe garantire ai cittadini italiani di fruire di un servizio essenziale di pubblica utilità indipendentemente dal reddito o dalla loro collocazione geografica. Se confermata l'ampiezza del Postegate, ci troveremmo di fronte oggi a un vero e proprio sistema teso a truffare l'erario, i cittadini e i lavoratori onesti. Ad essere messa in discussione oggi non è solo la credibilità di Poste italiane, ma anche quella del suo Ministero, che ha taciuto su uno scandalo di tali dimensioni. Perciò, sì, ci sono le indagini della magistratura e dell'Agcom in corso, ma le chiedo almeno, nella sua veste di sottosegretario, di ufficiale del Ministero, di verificare quello che il Ministero sapeva e di intervenire con le dovute conseguenze.

(Iniziative in relazione ad un recente accordo sottoscritto con la Francia in merito ai confini delle acque territoriali, con particolare riferimento alla prospezione geologica per la ricerca di idrocarburi nel mare a nord della Sardegna – n. 2-01308)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pili e Pisicchio n. 2-01308, concernente iniziative in relazione ad un recente accordo sottoscritto con la Francia in merito ai confini delle acque territoriali, con particolare riferimento alla prospezione geologica per la ricerca di idrocarburi nel mare a nord della Sardegna (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Pili se intenda illustrare la sua interpellanza. Prego, onorevole.

  MAURO PILI. Grazie Presidente, rappresentante del Governo, questa interpellanza urgente ripercorre quello che è successo in questi ultimi due mesi rispetto a una vicenda che in molti hanno considerato una bufala. Era facile poterla considerare una bufala, vista la gravità della dichiarazione che il Governo ha fatto e ha sottoscritto il 21 marzo 2015 a Caen, in Normandia: un Trattato, Accordo, che sostanzialmente cedeva alla Francia importanti e consistenti parti di mare al nord della Sardegna, a est, a ovest e verso la Liguria. Avevano ragione ad avere dubbi, seri dubbi sulla veridicità di quella notizia, perché un Governo autorevole e istituzionalmente degno di questo nome mai avrebbe sottoscritto un Accordo di tale gravità e di tale imponenza. Appariva surreale che un Governo legittimato potesse cedere confini marittimi a un altro Stato senza averne avuto mandato dal Parlamento e per giunta cedendo sovranità nazionale, anzi, aggiungo sovranità internazionale, su quelle acque. Roba da fantapolitica, e bene hanno fatto coloro che hanno avuto seri dubbi su questa vicenda, dubbi che, ora dopo ora, giorno dopo giorno, sono svaniti di fronte all'incedere dei documenti, degli atti, della veridicità delle notizie che gli atti stessi riportavano. Era una scandalosa verità che il Governo avesse sottoscritto quell'Accordo con coordinate marittime che segnavano la modifica sostanziale e radicale dei confini del mare del nostro Paese e dei confini internazionali. Il Governo Renzi lo ha fatto in gran segreto e in silenzio, basta andare sul sito del Ministero degli esteri – che ha Pag. 8sottoscritto quell'Accordo – e si vedrà, come si può immaginare, la sfilza di comunicati stampa dal primo all'ultimo giorno dell'anno, ma, stranamente, vi è un buco comunicazionale, che è quello del 21 marzo 2015. Vi è un comunicato stampa il 20, un comunicato stampa il 22, stranamente c’è il silenzio rispetto a quello che è stato sottoscritto a Caen: doveva restare segreto. Non c’è stato nessun tweet da parte del Presidente del Consiglio, solito sbandierare qualsiasi tipo di informazione che possa dargli qualche tornaconto di qualsiasi genere si voglia immaginare.
  Ebbene, non c’è stato il tweet con le fatidiche 100 e passa lettere in cui poteva sintetizzare «ho regalato un po’ di mare italiano e internazionale alla Francia», se avesse sintetizzato in questo modo avrebbe dato una risposta corretta e avrebbe dato un'informazione assolutamente veritiera: ha ceduto importanti parti di mare, utilizzate storicamente dai pescatori sardi innanzitutto, e da quelli liguri, senza alcun tipo di limite. Sapevano Gentiloni e Renzi, prima Renzi, perché lo aveva sottoscritto un mese prima con Hollande a Parigi, e poi ratificato e sostanzialmente decodificato nelle sue coordinate marittime a Caen; sapevano di essere stati beccati, di essere stati trovati con le classiche mani nella marmellata di chi ha ceduto qualcosa senza dichiarare né il fine né quello che sottobanco è stato sostanzialmente, poi, magari negoziato.
  Di quell'accordo non si sarebbe saputo niente perché la ratifica non è stata pianificata, la ratifica parlamentare, secondo tutte le disposizioni parlamentari e costituzionali, spettava e spetta al Parlamento, magari sarebbe stata una ratifica anonima e silenziosa, magari di giovedì pomeriggio, con il guardaroba pieno di trolley e di valigie pronte per la partenza del fine settimana, un'alzata di mano o magari un tasto rosso o verde per approvarla.
  Ebbene, vi è andata male, perché quell'accordo è uscito dalle retrovie del Ministero degli esteri, lo si è avuto prima della proposta di ratifica, e in quell'accordo, che vedremo nel dettaglio, vi è scritto esattamente quello che in pochi potevano credere, e cioè che le linee di confine sono state in maniera rilevante modificate da quell'accordo.
  È evidente che si tratta di un fatto gravissimo, che è stato messo in evidenza da quello che voi avete detto essere stato un incidente increscioso, deprecabile, e cioè il sequestro di un peschereccio in Liguria, e dico in Liguria perché quel peschereccio era convinto di essere in acque italiane e le conferme delle capitanerie erano che si trattava di un peschereccio in acque italiane, però, stranamente, è stato sequestrato. In realtà, la Francia, facendo affidamento sul servilismo dell'Italia, aveva applicato e messo in essere quell'accordo che ancora non è stato ratificato dal Parlamento italiano, e lo applicava, facendo sì che scattasse quella che è stata di fatto una grande prova generale, che ha riguardato prima la Liguria e poi la Sardegna. Prova generale per capire cosa è l'effetto, cosa sarebbe stato e cosa sarà, se voi ratificherete quell'accordo, quel tipo di divieto, e cioè non si potranno più utilizzare porzioni di mare rilevantissimo sul piano qualitativo in Liguria, facendo fuori un'economia consolidata della pesca in quel territorio e, dall'altra in Sardegna, avete ceduto acque internazionali alla sovranità francese, in accordo tra due Stati, ad est di oltre 28 miglia in più rispetto alle 12 miglia francesi, e quindi la Francia ha 40 miglia, sottraendone 28 alle acque internazionali, che non potranno più vedere i pescatori sardi fruire di quelle aree e battute di pesca; perché sono state circoscritte quelle aree, guardando le batimetriche, cioè quei punti dove la pesca è più prospiciente e, soprattutto, più perseguibile sul piano anche operativo. Ebbene, di fatto, la Francia ha delimitato le aree più pescose, le ha fatte proprie, e di fronte ad un Paese come l'Italia, che non è stata in grado di proporre alcun tipo di alternativa a quelle zone economiche esclusive che la Francia voleva imporre, ha subito e ha subito silenziosamente, sapendo che il Governo italiano era assolutamente da quel punto di vista deficitario, perché niente ha fatto per bloccare quel tipo di azione.Pag. 9
  Avete detto, lo ha detto il Ministro Gentiloni in Commissione Esteri la settimana scorsa per conto del Governo, che si tratta però di un accordo che nasce da lontano e si riferisce a quattro sessioni di negoziato, a Roma il 14 dicembre del 2006, a Parigi il 28 marzo 2007, all'isola d'Elba il 28 settembre del 2007, a Roma il 26 marzo 2012. Tutti negoziati che non hanno portato a nessun tipo di accordo, va detto con estrema chiarezza. Se allora non c’è stata l'intesa su quelle coordinate marittime, l'intesa invece c’è stata a firma del Governo Renzi e a firma del Ministro Gentiloni, che hanno sottoscritto la cessione, perché nei negoziati, lo dice la parola stessa, si negozia e ovviamente nel momento in cui non si arriva a conclusione dell'iter nel negoziato vuol dire che non c’è l'intesa. Quindi, sino al 21 marzo del 2015, il Governo italiano, tutti quelli che sono succeduti di destra, di sinistra, misti e fritti misti, non hanno assolutamente firmato quell'accordo; lo ha firmato il Governo Renzi, che ne ha la totale responsabilità politica ed istituzionale. In quell'accordo si dice, con estrema chiarezza, che cambiano i confini del Paese e i confini della giurisdizione della Repubblica italiana e di quella francese; è nell'articolo 1 dove si dice che la linea di delimitazione tra i mari territoriali, la piattaforma continentale e le acque sotto giurisdizione della Repubblica italiana sono codificati dai seguenti punti cardinali, latitudine e longitudine, e si vede nell'accordo che è stato radicalmente modificato; ma avete detto, lo ha detto il Governo in ripetute occasioni in questi due mesi, che vengono mantenuti i luoghi di pesca tradizionali situati all'interno di una zona definita dalle linee che congiungono i seguenti punti. O non capite niente di topografia, o non sapete cosa sono le latitudini e longitudini, perché se uno fa gli incroci, le triangolazioni di questi dati, capirà che stiamo parlando di quello che i pescatori definiscono un pollaio, cioè un quadrilatero minimo, un millesimo di quanto è stato ceduto, dove in base agli accordi del 1986 poteva esserci una pesca congiunta dei pescherecci italiani e di quelli francesi. Tentate quindi di dire che c’è un mantenimento di quella base di pesca congiunta su quello che appunto i pescatori definiscono un pollaio.
  Si è poi detto che ci sono interessi petroliferi. Se anche questo fosse vero, dietro le quinte c’è questo e poi vedremo di poterlo sviscerare anche questo punto, e c’è il punto all'articolo 4 dell'accordo che dice sostanzialmente che: se un giacimento di risorse naturali del fondo marino o del sottosuolo si estende su entrambi i lati della linea di delimitazione nuova e se le risorse situate su un lato di questa possono essere sfruttate a partire da impianti situati sull'altro lato, le parti cercano di accordarsi. Ma vi pare che questo, che prevede che le parti cerchino di accordarsi, possa essere un accordo ? Non c’è un accordo, perché c’è il sottobanco, che riguarda quelle società, dalla Schlumberger alla TGS-Nopec norvegese. Su quell'area, costruita ad hoc in quel versante occidentale della Sardegna, è stata posizionata la cosiddetta Zona E per le prospezioni petrolifere, quelle prospezioni che devastano il mare soltanto nella presunta ricerca di petrolio, che invece si è dimostrato essere soltanto un palliativo per speculazioni di ben altra natura. Ebbene, di fronte a questo, voi avete fatto un accordo che ha tutto da perdere e niente da guadagnare, cioè avete ceduto la sovranità internazionale di quei mari, non avete dichiarato niente di più di quello che è scritto nel comunicato ufficiale. Il comunicato ufficiale dice: la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea diretta di base dell'arcipelago toscano, già fissata dall'Italia, per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Questo è quello che avete ottenuto secondo il comunicato della Farnesina di una settimana fa, quindi è evidente che si tratta un accordo a perdere e l'accordo a perdere per l'Italia significa infedeltà di Stato.
  Ciò significa che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, se non dichiarerà quello che è il tornaconto di quell'accordo, ha manifestato e applicato un mandato del Governo italiano Pag. 10in maniera infedele rispetto all'interesse dello Stato; tale interesse è sancito dall'articolo 264 del codice penale, il quale statuisce che chiunque, incaricato dal Governo italiano di trattare affari di Stato, si rende infedele al mandato è punito, se dal fatto possa derivare nocumento all'interesse nazionale. Qui c’è un nocumento acclarato, dimostrato di cessione di interesse e sovranità internazionale: vi è la cessione di spazi economici di attività importanti come la pesca, e vi è anche la cessione di sovranità per quanto riguarda petrolio e gas, che si vuole cedere magari alla Francia soltanto per l'obiettivo di scavalcare il referendum che in Italia potrebbe essere bocciato; io mi auguro che venga bocciato, quel vostro provvedimento ! E dall'altra parte cedere magari alla Francia la possibilità di compiere in maniera più spregiudicata ricerche petrolifere che danneggiano l'ambiente e che devastano il patrimonio ambientale, anche della Sardegna. Questo noi non ve lo consentiremo !

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signora Presidente, l'accordo tra Italia e Francia, evocato nel testo dell'atto in esame e nell'illustrazione dell'interpellante, è stato firmato il 21 marzo 2015, ed è il frutto di un negoziato che è andato avanti dal 2006 al 2012, e che ha coinvolto diversi Governi e diverse amministrazioni tecniche, come sempre avviene in questi casi: il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per gli aspetti di protezione ambientale, il Ministero della difesa per gli aspetti di sicurezza, il Ministero dello sviluppo economico per la piattaforma continentale, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per le questioni legate alla pesca, e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per gli aspetti di protezione appunto dei beni culturali. Nel corso del negoziato i Dicasteri competenti per materia hanno avuto modo di rappresentare le proprie autonome valutazioni ed esprimere il proprio assenso.
  L'accordo, così come già affermato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale anche in sede parlamentare, non è ancora in vigore, né per l'Italia né per la Francia, in quanto non ancora avviato l'iter di ratifica parlamentare. Lo stesso accordo risponde alla necessità di stabilire fra l'Italia e la Francia dei confini marittimi certi e univoci: il regime dei mari infatti sta vivendo mutamenti radicali, dovuti da una parte alla tendenza di tutti gli Stati ad estendere la propria giurisdizione sull'alto mare sulla base di quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, e dall'altra all'espansione della normativa europea relativa alla politica comune sulla pesca.
  Con riferimento specifico alla Sardegna, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale conferma che le linee già tracciate nell'unico Accordo bilaterale in vigore, quello sulle Bocche di Bonifacio del 1986, resterebbero, se l'accordo entrasse in vigore, immutate. Questo accordo non solo non cede nulla, ma anzi per la prima volta, fissando in modo chiaro le aree di competenza tra Italia e Francia, potrà dare concreta attuazione all'obiettivo di proteggere i mari italiani anche oltre le 12 miglia dalla costa, che costituisce attualmente il limite del mare territoriale. Anche in tema di risorse dei fondali marini l'accordo tutela gli interessi nazionali, prevedendo la concertazione tra Italia e Francia per lo sfruttamento delle risorse naturali sui fondali marini a cavallo della linea di delimitazione della piattaforma continentale: la concertazione !
  Ciò premesso, su questo ultimo aspetto, di competenza in particolare del Ministero dello sviluppo economico, occorre precisare che la zona E, citata nell'atto in esame come porzione limitata del Mar Tirreno aperta all'eventuale attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi, era stata originariamente istituita dalla legge Pag. 11n. 613 del 1967, e comprendeva tutto il sottofondo marino tirrenico adiacente al territorio della penisola italiana, nonché il sottofondo marino adiacente al territorio della Sardegna.
  Successivamente, per tener conto dei più stringenti vincoli ambientali posti dalla normativa nazionale, e in particolare dall'articolo 35 del decreto-legge n. 83 del 2012 (che ha modificato il codice ambientale vietando le attività upstream nelle zone marine e costiere protette, nonché entro le 12 miglia dalle linee di costa lungo l'intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle citate aree protette), sono state rimodulate tutte le zone marine aperte alle attività minerarie, con una riduzione complessiva del 44 per cento della superficie originariamente aperta.
  Anche la zona marina E è stata rimodulata con decreto del Ministero dello sviluppo economico dell'8 agosto 2013, limitando la superficie potenzialmente idonea allo svolgimento di attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi ad una zona di circa 39 mila chilometri quadrati posta ad ovest della Sardegna, e già facente parte della piattaforma continentale italiana, in base a quanto previsto dalla richiamata Convenzione delle Nazioni Unite. Pertanto, quest'area non è mai stata oggetto dell'Accordo di Caen.
  La definizione della zona E, come rimodulata nel 2013, risponde, quindi, ad uno specifico interesse dello Stato ad avere maggiore consapevolezza delle potenzialità dei propri fondali marini, anche ai fini della valorizzazione delle proprie risorse naturali, in zone comunque lontane dalle coste nazionali e al di fuori delle aree protette.
  Si rileva, infatti, che la zona marina E non risulta ad oggi ancora esplorata dal punto di vista minerario, e sussistono pochissimi dati di ricerca scientifica relativi ad essa.
  I dati del server americano, a cui gli interpellanti fanno riferimento, effettivamente riportati da uno studio pubblico americano effettuato dal Servizio geologico degli Stati Uniti nel 2004, sono dati essenzialmente relativi alle caratteristiche geologiche del bacino provenzale, ben più ampio della zona marina italiana E, comprensivo quindi anche delle acque spagnole e francesi.
  In base a tali dati geologici, i ricercatori americani hanno stimato che l'area marina provenzale – quindi quella provenzale, più ampia – potrebbe avere risorse potenziali di gas per circa 1,4 trilioni di metri cubi e 0,42 miliardi di barili di olio.
  Questi dati sono di carattere bibliografico: si tratta di stime scientifiche, non ancora supportate da studi dettagliati o confermate da specifiche attività nell'area.
  Dato, tuttavia, l'interesse dello Stato ad approfondire questi temi – per una maggior conoscenza dei territori sottoposti alla propria giurisdizione e una maggior consapevolezza delle risorse naturali –, il Ministero dello sviluppo economico ha avviato una collaborazione con enti di ricerca per lo studio delle caratteristiche geologiche delle zone marine, fra cui anche la zona marina E.
  Nell'ambito di questi studi è stato chiarito che per definire il potenziale dell'area, preso atto delle stime presenti in letteratura, sono necessarie ricerche specifiche a livello geologico e rilievi fisici in campo, da svolgere nell'ambito di permessi di prospezione rilasciati dal Ministero dello sviluppo economico; e da realizzare secondo le stringenti norme di sicurezza vigenti in Italia, di recente ulteriormente potenziate attraverso il recepimento e l'attuazione della specifica direttiva europea.
  I dati così rilevati concorrerebbero allo studio e alla conoscenza dell'area, verrebbero resi pubblici e consentirebbero a tutti gli utenti interessati di conoscere i dati relativi ad un anno dalla scadenza dei titoli minerari.
  Sarebbe, pertanto, difficile, ad oggi, immaginare l'interesse di eventuali società del settore su questa specifica area marina, non avendo ancora consapevolezza delle effettive potenzialità minerarie della stessa.
  Ad oggi, sono state soltanto presentate, relativamente alla zona marina E, due istanze per il conferimento di permessi di Pag. 12prospezione; lo ricordo, i titoli minerari non esclusivi, di durata annuale, non consentono di effettuare perforazioni, ma solo attività geofisica di ricerca. Entrambe queste istanze sono in corso di istruttoria. I procedimenti relativi a queste istanze, tra le quali quella presentata dalla Nopec TGS, tra le maggiori operanti nel settore e che svolge da anni attività di prospezione nei mari di tutto il mondo, non sono stati ancora finalizzati; non è quindi attualmente in atto, nella zona marina ad ovest della Sardegna, nella zona citata dall'atto in esame, alcuna delle attività citate nell'atto presentato dagli interpellanti.
  Il Governo, tuttavia, ribadisce la propria disponibilità, oltre alla massima attenzione, a fornire al Parlamento in tutte le sedi e nelle forme previste, non solo nell'iniziativa della ratifica parlamentare ancora non avviata, tutte le informazioni e gli aggiornamenti sulle vicende esposte nell'atto.

  PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Non posso che ritenermi totalmente insoddisfatto. Si tratta di una risposta destituita di senso istituzionale, perché un Governo se, fosse autorevole, direbbe: ho sottoscritto quell'accordo e lo porterò alla ratifica, perché ne sono pienamente convinto.
  In realtà, tutto questo non è avvenuto. Il primo quesito che è stato posto e che nell'interpellanza era molto esplicitato e molto chiaro è: quando ritenete di dover trasformare quell'accordo in ratifica parlamentare ? Non c’è stata alcuna risposta, perché sapete benissimo che attendete il giovedì, all'ultimo momento, per poter sostanzialmente far passare in silenzio o tentare di far passare in silenzio quell'accordo.
  Quando si dice che tutti i Ministeri hanno dato l'assenso, intendete anche quello dell'agricoltura ? Anche quello della pesca ? Io ho i miei dubbi che un Ministero competente, che conosce le vicissitudini della pesca nel sistema Paese, abbia potuto dare quell'autorizzazione a quella firma.
  Ma quel che è più grave è l'affermazione con la quale il rappresentante del Governo ha detto in quest'Aula che l'accordo nasce dall'esigenza – leggo e ripeto testualmente – di avere confini certi e univoci. Ma come, sino ad oggi non c'erano confini certi e univoci ? Come fa ad affermare, in quest'Aula parlamentare, un rappresentante di un Governo costituzionalmente costituito, che non ci fossero, sino ad oggi, confini certi e univoci ? L'unico dato certo è che i confini prima c'erano, ed erano chiari, ed erano univoci, ed erano unanimemente riconosciuti. Poi, il rappresentante del Governo aggiunge: tutti gli Stati puntano ad espandere la propria sovranità sulle acque internazionali. Ah, quindi, la Francia puntava ad estendere e ad espandere le proprie acque territoriali rispetto a quelle internazionali. E se questa affermazione è stata fatta in quest'Aula parlamentare significa che la Francia ha ottenuto l'estensione sulle acque internazionali, cosa che, in questo accordo, in questo trattato, non esiste per l'Italia, cioè l'Italia non ha ottenuto niente, perché la domanda era esplicita. Se noi abbiamo ceduto le 28 miglia ad est e le 200 miglia a ovest, cosa ha ottenuto in cambio l'Italia ?
  Non c’è stata da parte del Governo alcun tipo di risposta; c’è omissione di qualunque tipo di risposta rispetto al tema del nocumento economico. Questo accordo ha provocato e provoca un nocumento economico all'interesse nazionale. E poi è ridicolo affermare che restano immutate le norme sottoscritte da Andreotti a Parigi, nel 1986, sulle Bocche di Bonifacio. E chi ha mai detto che quelle sono state modificate ? C’è qualcuno che può pensare che quei confini, che non sono sovrapponibili, possano essere modificati, se vi è un'intesa ? Quelli che sono cambiati sono i confini ad est e a ovest, non tentate di rigirare la partita; per quanto riguarda le Bocche di Bonifacio, nessuno può pensare che vengano modificati i confini, perché si tratta di acque territoriali, lo capisce anche Pag. 13un bambino, ed è assolutamente sorprendente che il Ministero degli esteri cerchi risposte talmente prive di sostanza e di articolazione istituzionale. E poi dite: lo avete fatto per proteggere i mari italiani. No, in realtà, avete protetto la Francia a favore di acque internazionali che erano nella disponibilità, anche, dell'Italia, che è ben diverso. E se è vero come è vero quello che lei ha affermato e cioè che la zona E ha ridotto, in maniera consistente, le aree per quanto riguarda la prospezione, la ricerca e l'estrazione petrolifera di idrocarburi liquidi o gassosi, in realtà, è l'esatto contrario, perché, se avete tolto le aree di prospezione geologica dai confini delle acque territoriali, le avete posizionate tutte in un punto che è la zona E al nord ovest della Sardegna, guarda caso coincidente con i confini del nuovo accordo; inoltre se aveste letto bene anche la risposta che avete dato oggi, avreste tentato di ragionare, perché c’è scritto che dovete trovare l'accordo con la Francia per la piattaforma provenzale, perché, se ciò che c’è scritto è leggibile in un solo modo, quello c’è scritto; e allora è evidente che voi non potete parlare di riduzione del 40 per cento, forse avete ridotto quello che non era sfruttabile e avete collocato lì tutta quell'area, non 39 chilometri quadrati, ma 139 chilometri quadrati, che è diverso; avete sbagliato anche su quel dato, basta prendersi il decreto di Zanonato che dice, in maniera puntuale, quello che è realmente successo. Il decreto Zanonato è l'applicazione di un sistema che voi avete messo in campo già da allora, attraverso le indicazioni di chi sta dietro questa operazione; e c’è ancora una volta l'ENI, guarda caso collegata con la TGS Nopec con la quale opera in tutto il mondo, e non è un caso che il Ministero dello sviluppo economico dica: attenzione, la Nopec è una grande società internazionale, è una società di geofisica internazionale; stranamente, però, utilizza gli Air Gun, che sono degli strumenti che vengono definiti dagli scienziati americani «bombe sismiche», che devastano l'ambiente e guarda caso, lì, proprio a due passi, c’è il santuario dei cetacei, che è sanzionato quello, e che è protetto da convenzioni internazionali. Ma quale protezione dell'ambiente, quale protezione del mare ? Avete collocato una zona E proprio a ridosso del santuario dei cetacei, con tutte le ripercussioni che gli Air Gun hanno su quel tipo di fronte. Lei dice che non incide sull'Accordo di Caen, la zona E di prospezione petrolifera; vuol dire che non l'avete letto l'Accordo di Caen, perché dice che la piattaforma del sottosuolo è congiuntamente e concordatamente gestita; ciò vuol dire che, se passa il referendum e, quindi, vengono vietate le concessioni, quelle che sono già in essere, perché lei ha detto che ci sono due soggetti che già concorrono, sono fatte salve, sì o no, nel processo concessorio ? C’è una diatriba costituzionale e sostanziale se le concessioni richieste anche di prospezione sono una preautorizzazione alla concessione; è un tema che, ovviamente, riguarda anche quella parte e, quindi, è evidente che state, anche in questo caso, bluffando. Poi lei dice, abbiamo messo a studiare enti di ricerca su quella zona E, per capire se c’è o non c’è il petrolio, se bisogna fare degli studi approfonditi o meno: ma siete dei rabdomanti ? E perché l'avete posizionata lì la zona E se non avete gli studi ? Chi ve li ha fatti gli studi per dire che, in zona E, c’è petrolio, perché l'avete messa lì e non l'avete messa nell'arcipelago toscano ? Lo dico a Zanonato e a chi ne ha avuto la responsabilità politica. Perché oggi decidete di fare degli studi su quella zona mare E, se dite di non avere nessun dato ? Ci sono due istanze, ma intanto non sono più due, ma è una sola, che è quella della TGS Nopec, perché quella della Schlumberger, i texani, è stata rispedita al mittente con oltre 500 osservazioni presentate dal Movimento Unidos Sardegna che ha posto elementi scientifici per bloccare quel tipo di istanze.
  Ebbene, la TGS Nopec, con arroganza, porta avanti questo processo e dice nella sua richiesta: non chiedeteli a noi i dati sul petrolio, non chiedeteli a noi, ditelo al Ministero dello sviluppo economico, che li ha. È scritto nella comunicazione formale che il Ministero ha ricevuto – il Ministero dell'ambiente, che tali informazioni strategiche Pag. 14sono in possesso del Ministero dello sviluppo economico. Quindi, voi le avete e sapete che l'Accordo di Caen è funzionale a quell'aspetto, che è fondamentale per gestire, poi, dopo, a cavallo della Francia o dell'Italia, a seconda dell'andamento del referendum quello che più vi aggrada.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MAURO PILI. Io lo voglio ribadire qui, e concludo: quella prova generale dei francesi è la cartina di tornasole: rappresenta il cambio dei confini territoriali ed internazionali delle acque, ma significa anche aver creato un nocumento all'interesse nazionale. O voi dichiarate, come dovete dichiarare, che quell'Accordo va rescisso, va revocato, oppure, certamente, tutte le azioni, anche di natura penale, saranno perseguite per arrivare a capire qual è il vantaggio, sottobanco, che qualcuno ha ottenuto. Non spero certo il Rolex, così come in Arabia Saudita, ma, sicuramente, qualcuno ha tratto vantaggi su questa vicenda. Non possiamo permetterlo e noi questo Accordo, che riguarda i confini nazionali, non lo potremo mai accettare. E in Sardegna, semmai sventolando la bandiera dei quattro mori, quell'Accordo noi non lo faremo passare assolutamente mai.

(Iniziative in ordine al processo negoziale in atto sulla preparazione dei documenti finali della sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle droghe – n. 2-01298)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bechis ed altri n. 2-01298, concernente iniziative in ordine al processo negoziale in atto sulla preparazione dei documenti finali della sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle droghe (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Artini se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, il cosiddetto rimpasto di Governo è stato effettuato qualche settimana fa e ha confermato la mancanza della presenza di un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri che abbia una delega per le sostanze stupefacenti. Questa decisione, purtroppo, non tiene conto di numerosi appuntamenti istituzionali che hanno a che fare con queste sostanze proibite e che devono essere gestiti con scelte politiche chiare, tempestive e in discontinuità con quanto detto e fatto in passato.
  Infatti, tra pochi giorni, verso la metà di marzo, si terrà l'ultimo appuntamento della Commissione droghe dell'ONU, che dovrà preparare la sessione speciale dell'Assemblea generale degli stupefacenti – la UNGASS –, prevista dal 19 al 21 aprile del 2016. La sesta Conferenza nazionale sulle droghe non viene convocata dal 2009 e deve fare il punto sulle leggi e le politiche in materia di sostanze e dipendenze nel nostro Paese.
  Nel novembre del 2015, qui, in Parlamento, si è avviato l'iter per una proposta di legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati. In dettaglio, poi, segnalo che, da circa due anni, è iniziato il processo negoziale dell'UNGASS che, appunto, porterà, ad aprile del 2016, al «Palazzo di Vetro», all'ONU, questo tipo di problema. Malgrado più volte si sia cercato di sollecitare l'attenzione dell'Esecutivo, oggi non è chiaro chi rappresenterà il Governo all'ONU, quale sarà la sua posizione e quali saranno le priorità circa i temi da proporre o sostenere in quell'occasione.
  Ci sono stati vari atti di sindacato ispettivo, in particolare nel novembre del 2015, e il Governo, nel rispondere a questi atti, confermava di aver, sì, accantonato i fondi per la Conferenza nazionale, senza però aver individuato un luogo, una data, un formato per la tenuta di questo appuntamento previsto dalla legge. Pur esprimendo un plauso per questa iniziativa, sarebbe opportuno ragionare in modo che si arrivi a lavorare anche in Parlamento dopo che questa Conferenza sia svolta.Pag. 15
  Quindi, dopo questo immane lavoro, necessario per la relazione al Parlamento dell'anno scorso, per il 2016 sarebbe auspicabile la composizione di un documento più coerente e, come sempre, di un'agevole lettura – cosa che difficilmente si ritrova –, anche per cogliere l'occasione, poi, della pubblicazione di un testo che susciti effettivamente un dibattito istituzionale pubblico e non relegare questi documenti sugli scaffali dei Ministeri.
  Quindi, chiedo se questi fatti narrati siano a conoscenza del Governo e, nel caso la risposta fosse affermativa, quali iniziative e proposte intenda il Governo assumere relativamente al processo negoziale in preparazione dell'UNGASS, con particolare riferimento alla necessità di garantire un dibattito inclusivo e aperto, come più volte affermato da tutti gli Stati dell'Unione europea.
  Chiedo, inoltre, se non si ritenga opportuno adoperarsi affinché l'Assemblea generale dell'ONU di New York possa completare ad aprile 2016, cioè, terminare con questa sessione e adottare, quindi, le bozze di documenti preparati dalla Commissione droghe delle Nazioni Unite di Vienna, temi più volte evocati, anche dal nostro Paese, nel processo preparatorio, ma al momento non inclusi in modo soddisfacente in questo documento, anche reso noto come «zero draft» che sarà discusso a Vienna, per arricchire il testo con chiari riferimenti alle ripercussioni dell'attuale sistema del controllo delle droghe su: diritti umani, ivi compresa la pena di morte; salute ovvero la riduzione dei rischi e dei danni; sovraffollamento carcerario; accesso alle medicine essenziali.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Grazie, signor Presidente. Onorevole Artini, la sessione speciale dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul problema mondiale della droga, che si terrà, come ricordato, dal 19 al 21 aprile a New York, è un appuntamento di grande rilevanza, è una preziosa occasione di riflettere sul tema mondiale della droga e per questo, dunque, è meritevole di una preparazione accurata e dell'impegno necessario.
  L'ampiezza dei temi previsti suscita l'interesse non solo delle istituzioni preposte, ma anche della società civile, che in Europa fa sentire la propria voce attraverso il Civil society forum on drugs, organismo europeo che promuove il dialogo tra le istituzioni comunitarie e le organizzazioni della società civile.
  Proprio nel mese di ottobre 2015, il Dipartimento per le politiche antidroga ha partecipato, in rappresentanza dell'Italia, all'incontro tenutosi a Bruxelles tra esattamente questa associazione e il Consiglio UE in materia di droga per rafforzare il dialogo tra istituzioni europee e società civile, sempre avendo come prospettiva e come orizzonte l'Assemblea generale di aprile.
  In vista di questo importante appuntamento, il CSF ha elaborato un documento unitario che, pur nella diversità delle posizioni, ha l'obiettivo di proporre in sede ONU un approccio al problema droga attento alle esigenze delle persone, ai loro diritti, alla loro salute.
  Nel dibattito preparatorio ad UNGASS 2016, rileva il Rapporto dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che nello «Studio sull'impatto del problema mondiale della droga sul godimento dei diritti umani», predisposto su mandato del Consiglio per i diritti umani, ribadisce che la tutela dei diritti riguarda tutti e, quindi, anche coloro che fanno uso di droghe.
  A questo proposito, il Dipartimento ha organizzato una serie di eventi in preparazione dell'incontro di aprile che hanno coinvolto sia le amministrazioni centrali che la società civile, incentrati sui medesimi focus tematici in discussione ad UNGASS 2016. L'ultimo di questi eventi si è svolto il 4 marzo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, alla presenza delle autorità di governo competenti, delle istituzioni internazionali, delle amministrazioni centrali, delle associazioni e delle Pag. 16ONG più rappresentative, sia a livello nazionale che internazionale. L'Italia è oggettivamente tra i pochi Stati ad avere organizzato un incontro con le espressioni della società civile, ma lo ha fatto con convinzione, in ottemperanza a quanto previsto nella Strategia europea e nel Piano d'azione europeo, finalizzati a sviluppare strategie comuni e condivise nell'ottica di garantire un dibattito inclusivo e aperto per consolidare il collegamento con le associazioni e le ONG.
  Nello specifico, il dibattito è stato articolato in tre sessioni. Nella prima sessione tematica, la questione affrontata è stata droga e salute; droga, criminalità e pene alternative alla detenzione nella seconda; droga e diritti umani nella terza sessione. Queste sessioni di lavoro sono state anticipate da un panel sull'attività internazionale in preparazione di UNGASS, introdotto dal senatore Benedetto Della Vedova, che è sottosegretario di Stato per gli affari esteri, al quale hanno preso parte la rappresentanza permanente d'Italia a Vienna, l’International narcotics control board, lo United Nation office on drugs and crime e, in conclusione, anche due rappresentanti della società civile e delle associazioni che su questo tema sono impegnate, cioè Esbjorn Hornberg e Steve Rolles.
  Alla sessione su droga e salute ha partecipato, in rappresentanza del Governo, il sottosegretario di Stato al Ministero della salute, Vito De Filippo.
  La sessione sui diritti umani è stata introdotta dal senatore Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, alla presenza dell'onorevole Gennaro Migliore, sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia.
  Nel corso del dibattito, condotto in modo equilibrato, esauriente e rispettoso delle posizioni reciproche, è stata sottolineata la necessità di considerare la persona, indipendentemente dal fatto che possa fare o meno uso di sostanze stupefacenti. Tutti godono del diritto alla salute ed è, quindi, necessario garantire, a chiunque lo richieda, interventi di prevenzione, di cura, di riabilitazione sociale e lavorativa, oltre che di riduzione del rischio e del danno.
  La presenza delle istituzioni a questo evento ha rappresentato, comunque, una risposta concreta su questo tema da parte dell'Esecutivo.
  Il Governo sta predisponendo la delegazione che rappresenterà l'Italia ad UNGASS, includendo non solo i delegati delle amministrazioni centrali competenti, ma anche, come più volte detto e richiamato, i rappresentanti delle associazioni della società civile. Il capo della delegazione, che avrà il compito di rappresentare il nostro Paese alla sessione speciale dell'Assemblea generale, sarà l'onorevole Andrea Orlando, Ministro della giustizia.
  La posizione con cui l'Italia andrà ad UNGASS 2016, sarà la stessa di quella europea, ma non mancheranno momenti di sottolineatura e approfondimento nazionale, soprattutto nei momenti tematici organizzati dall'Italia in collaborazione con le rappresentanze permanenti delle Nazioni Unite di Vienna e New York, e con altri partner internazionali. In particolare, si segnala l'evento su «donne e droghe» organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le politiche antidroga, in collaborazione con il Cile e il Perù.
  Per quanto riguarda, invece, il cosiddetto «Zero Draft», documento ancora in discussione, esso rappresenta un testo di compromesso tra tutti gli Stati che hanno posizioni e politiche nazionali anche completamente diverse tra loro, come l'onorevole Artini sa bene.
  Sia a livello europeo che nazionale, argomenti come la tutela dei diritti umani e la promozione di politiche nel pieno rispetto degli stessi, l'implementazione di approcci basati sulle evidenze scientifiche, lo sviluppo di interventi basati sul perfetto equilibrio tra la riduzione della domanda di droga e la riduzione dell'offerta di droga, le carceri e l'accesso alle medicine: tutto questo rimane un insieme di principi molto importanti, oggetto di discussione e approfondimento con le amministrazioni Pag. 17centrali, con l'opinione pubblica, con le associazioni e le ONG che si occupano di questi temi.
  Per quanto riguarda il tema della pena di morte, l'Unione europea presenterà, alla prossima Commissione Stupefacenti, che si terrà nei prossimi giorni presso la sede ONU di Vienna, una risoluzione voluta da tutti gli Stati europei.
  In Italia il dibattito su UNGASS sta coinvolgendo la pluralità di attori che si occupano di droghe e dipendenze. Per questa ragione, si è ritenuto opportuno ripensare l'agenda dei lavori, anteponendo il confronto su UNGASS alla preparazione della Conferenza Nazionale sulle droghe.
  I temi e i contenuti che verranno trattati in occasione della Conferenza nazionale dovranno tenere conto dei principi fondamentali, che saranno determinati proprio in occasione di quell'appuntamento, della sessione speciale nell'Assemblea generale, e necessariamente dovranno essere poi declinati a livello nazionale, trovando la loro specifica attuazione e diventando la base d'azione per tutti gli attori coinvolti e competenti in ambito droga: le amministrazioni centrali, le amministrazioni periferiche, le associazioni, le organizzazioni non governative, gli operatori del pubblico e del privato sociale.
  Nel corso del 2015 il Dipartimento per le politiche antidroga ha, tuttavia, provveduto a convocare tutte le organizzazioni del privato sociale e dei servizi pubblici territoriali, al fine di condividere le priorità tematiche oggetto della Conferenza, coinvolgendo, altresì, le ONG, affinché il confronto includesse la più ampia gamma possibile di espressioni della società civile.
  Le riunioni, organizzate presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con un alto numero di presenze, si sono svolte in un clima di fattiva partecipazione e hanno avuto come esito una serie di proposte e approfondimenti, che sono stati elaborati in un documento specifico.
  Per quanto attiene alla relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze, sulla base delle indicazioni ricevute dall'Osservatorio europeo sulle droghe – Agenzia tecnica della Commissione europea in materia – è intenzione del Dipartimento predisporre, anche per il 2016, una relazione che consenta un'agevole lettura del fenomeno droga anche per i non addetti ai lavori.
  Il processo di stesura della relazione è incentrato, per la prima volta nel 2015 e, ribadito anche per il 2016, sul metodo della concertazione interistituzionale, con l'istituzione di un tavolo composto dai Ministeri e dagli enti cui la legge assegna compiti di prevenzione e contrasto in materia di droga e che sono, altresì, responsabili della raccolta ed elaborazione di dati e informazioni sul fenomeno.
  Oltre a questi, hanno partecipato per la prima volta ai lavori del Tavolo anche i rappresentanti del coordinamento tecnico in materia di salute delle regioni e province autonome, costituito presso la Conferenza Stato-regioni, e una rappresentanza delle associazioni del privato sociale accreditato e dei servizi pubblici, quale espressione della società civile che concretamente si occupa sui territori della prevenzione, cura e presa in carico delle persone tossicodipendenti.
  La presenza di numero così elevato e diversificato di attori ha consentito di mettere in rete tutti i soggetti istituzionali che in Italia si occupano del fenomeno droga e ha rappresentato un elemento di assoluta novità nella preparazione della relazione al Parlamento.
  Infine, si evidenzia che, da parte italiana, si continuerà a partecipare costruttivamente ai negoziati in corso a Vienna, affinché il documento finale di UNGASS 2016 rifletta, nella maniera più adeguata alle nostre priorità, il nostro punto di vista, lo specifico contributo che l'Italia porta, tra cui il riferimento a politiche antidroga basate su un approccio di sanità pubblica e nel pieno rispetto dei diritti umani, l'abolizione della pena di morte per i reati in materia di droga, le misure per la riduzione dei rischi e dei danni, l'accesso alle medicine e la decriminalizzazione, anche in relazione al sovraffollamento carcerario.
  La metodologia adottata finora dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, per Pag. 18una sempre più ampia – almeno nelle intenzioni – condivisione per un sempre più ampio ascolto sulle scelte future, congiuntamente alla Farnesina, attraverso la nostra rappresentanza a Vienna, ci potranno permettere un attento esame del negoziato in corso del documento finale, in stretto raccordo anche con le altre amministrazioni competenti, e sempre con la disponibilità al confronto con le forme ritenute più opportune e incisive nella sede parlamentare.

  PRESIDENTE. Il deputato Massimo Artini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Bechis ed altri n. 2-01298, di cui è cofirmatario.

  MASSIMO ARTINI. Grazie Presidente, grazie sottosegretario. Effettivamente devo dichiararmi parzialmente soddisfatto della risposta, in quanto ha evaso in maniera completa tutte le domande che ponevamo nell'interpellanza. Effettivamente mi devo anche congratulare per l'iniziativa del 4 di marzo, a cui ha fatto riferimento, e ringraziare anche, non solamente la parte governativa, ma anche associazioni e organizzazioni non governative, che hanno, effettivamente, facilitato la preparazione di questa riunione.
  Sono rimasto molto colpito, con riferimento a tutte le richieste fatte, a tutti i passaggi, anche in particolare sul rispetto dei diritti civili e sulla parte relativa all'eliminazione della pena di morte. Diciamo che la volontà si sta via via delineando da parte del Governo – ed è indubbiamente più chiara –, rispetto alla Conferenza che si terrà all'ONU, l'UNGASS. Io chiedo e auspico che questo dibattito, giacché siamo ormai a quasi un mese e mezzo dalla Conferenza, venga trattato anche in Parlamento. Stavo valutando la possibilità di presentare una risoluzione nella competente Commissione, in quanto componente, e chiedo al Governo se c’è disponibilità in tal senso, perché effettivamente potrebbe essere il luogo per avere un chiaro mandato da parte del Parlamento al Governo per arrivare alla Conferenza al Palazzo di vetro con ben delineato il passaggio da fare. Quindi, ritengo questa opportunità la migliore, evitando di rendere ciò un qualcosa di esclusiva competenza dei dipartimenti che ne stanno trattando e, da quanto appreso in risposta dal sottosegretario, un'opportunità piena, ampia e nel rispetto di quelle sono le volontà degli Stati europei. Comprendo che definire quel documento un punto d'arrivo, rispetto a quelle che sono le nazioni che ne fanno parte, è indubbiamente non facile, però che l'Italia abbia questo ruolo mi ha dato soddisfazione. Mi ha fatto piacere sentire il sottosegretario dire che l'Italia è uno dei pochi Paesi che sta facendo questo tipo di lavoro. Quindi, spero che questo auspicio sia accolto dal Governo. Noi saremo pronti già dalla prossima settimana a presentare questa risoluzione. In più – e questo potrebbe essere anche un tema da trattare sempre nella risoluzione – cosa succederà dopo la riunione di aprile all'ONU ? È necessario quindi riprogrammare e riprogettare un lavoro per il 2019, comprendendo contemporaneamente la necessita di concentrarsi su questa riunione all'ONU e sulla Conferenza nazionale; lavorare per la convocazione della Conferenza nazionale sulle droghe e inviare quella relazione, che spero il Governo voglia estendere in una maniera più chiara, al Parlamento.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di proposte di legge e di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

  PRESIDENTE. Avverto che in calce al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del testo unificato delle proposte di legge nn. 3057, 3163, 3167, 3191, 3196, 3237, 3248 e 3274-A recante disposizioni concernenti la donazione Pag. 19e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici ai fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi; per il seguito dell'esame della proposta di legge n. 3220-A/R recante disposizioni in materia di acquisto e dismissione delle autovetture di servizio o di rappresentanza delle pubbliche amministrazioni; per lo svolgimento delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 marzo 2016.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 14 marzo 2016, alle 14:

  1. – Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
   S. 1600 – Ratifica ed esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Panama, fatto a Panama il 25 novembre 2013, e del Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Panama, fatto a Panama il 25 novembre 2013 (Approvato dal Senato) (C. 3156).
  — Relatore: Porta.
   S. 1927 – Ratifica ed esecuzione del Memorandum d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei Ministri della Bosnia ed Erzegovina sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 30 gennaio 2013 (Approvato dal Senato) (C. 3241).
  — Relatrice: Carrozza.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che istituisce un'associazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'America Centrale, dall'altra, fatto a Tegucigalpa il 29 giugno 2012 (C. 3261).
  — Relatore: Porta.
   S. 1660 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati nella Repubblica italiana e nella Repubblica popolare cinese, con Allegati, firmato a Pechino il 4 luglio 2005 (Approvato dal Senato) (C. 3300).
  — Relatrice: Carrozza.

  2. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   GADDA ed altri; GALATI; MONGIELLO ed altri; CAUSIN ed altri; FAENZI ed altri; SBERNA ed altri; MANTERO ed altri; NICCHI ed altri: Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi (C. 3057-3163-3167-3191-3196-3237-3248-3274-A).
  — Relatrice: Gadda.

  La seduta termina alle 11.

Pag. 20

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 3057 E ABB., DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 3220-A/R E RELATIVI ALLE COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 17-18 MARZO 2016

Pdl n. 3057 e abb. – Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi

Tempo complessivo: 16 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 9 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 18 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 5 ore e 52 minuti
 Partito Democratico 43 minuti 1 ora e 44 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 45 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
32 minuti 33 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia e Libertà
31 minuti 27 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 31 minuti 27 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 31 minuti 23 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti 22 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
31 minuti 21 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 20 minuti Pag. 21
 Misto: 32 minuti 30 minuti
  Conservatori e Riformisti 9 minuti 7 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti 7 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 6 minuti 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti 3 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 3 minuti 3 minuti

Pdl n. 3220-A/R – Acquisto e dismissione autovetture di servizio o di rappresentanza delle pubbliche amministrazioni

Seguito dell'esame: 6 ore.

Relatore per la maggioranza 15 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 55 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore
 Partito Democratico 1 ora e 11 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
23 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
 e Libertà
18 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 18 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 16 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei
 Popoli – Noi con Salvini
15 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
15 minuti Pag. 22
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 14 minuti
 Misto: 20 minuti
  Conservatori e Riformisti 5 minuti
  Alternativa Libera 4 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 2 minuti

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17-18 marzo 2016

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore.

Governo 30 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti 10 minuti
Gruppi 1 ora e 25 minuti
(per la discussione)
1 ora e 45 minuti
(per le dichiarazioni di voto)
 Partito Democratico 23 minuti 10 minuti
 MoVimento 5 Stelle 10 minuti 10 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
8 minuti 10 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
6 minuti 10 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 6 minuti 10 minuti
 Scelta civica per l'Italia 5 minuti 10 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei
 Popoli – Noi con Salvini
5 minuti 10 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 5 minuti 10 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
5 minuti 10 minuti
 Misto: 12 minuti 15 minuti
  Conservatori e Riformisti 2 minuti 3 minuti Pag. 23
  Alternativa Libera - Possibile 2 minuti 3 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 2 minuti 3 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti 2 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 2 minuti 2 minuti