XVII LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 29 aprile 2016.
Roberta Agostini, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Calabria, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Centemero, Antimo Cesaro, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dell'Orco, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scopelliti, Scotto, Sereni, Tabacci, Velo, Vignali, Zampa, Zanetti, Zolezzi.
Annunzio di proposte di legge.
In data 28 aprile 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
ERMINI: «Modifica all'articolo 59 del codice penale in materia di legittima difesa» (3785);
FABBRI ed altri: «Istituzione della Giornata dell'internato militare italiano» (3786);
TENTORI e BORGHI: «Introduzione dell'articolo 16-ter del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di detrazione delle spese per interventi di “sistemazione a verde” di aree scoperte di pertinenza delle unità immobiliari private» (3787);
CRISTIAN IANNUZZI: «Disciplina dei movimenti politici, in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione» (3788);
CRISTIAN IANNUZZI: «Modifica all'articolo 5 della legge 31 ottobre 1965, n. 1261, in materia di sequestrabilità e pignorabilità dell'indennità mensile e della diaria spettanti ai membri del Parlamento» (3789);
MISURACA: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e al decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 13, in materia di trasparenza e democraticità dei partiti e movimenti politici, nonché disciplina delle elezioni primarie» (3790);
SEGONI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, in materia di inserimento di clausole sociali nei bandi di gara e negli avvisi per affidamenti di contratti di concessione e di appalti nonché di appalti e concessioni riservati e altre disposizioni per l'aggiudicazione degli appalti di servizi speciali» (3791).
Saranno stampate e distribuite.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge MARCON ed altri: «Istituzione dei Corpi civili di pace» (1981) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Patrizia Maestri.
Ritiro di sottoscrizione a proposte di legge.
La deputata Martelli ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:
IORI ed altri: «Disciplina delle professioni di educatore e di pedagogista» (2656).
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
VII Commissione (Cultura):
MALISANI ed altri: «Dichiarazione di monumento nazionale del Monumento alla Resistenza nella città di Udine» (3692) Parere delle Commissioni I, IV e V.
IX Commissione (Trasporti):
GIANNI FARINA ed altri: «Modifica all'articolo 1 del regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito dalla legge 4 giugno 1938, n. 880, in materia di esenzione dal pagamento del canone di abbonamento alle radioaudizioni per gli apparecchi detenuti in unità immobiliari possedute da cittadini italiani residenti all'estero» (3741) Parere delle Commissioni I, III, V e VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria).
XII Commissione (Affari sociali):
BORGHESE e MERLO: «Disposizioni in materia di vaccinazioni obbligatorie» (3707) Parere delle Commissioni I, V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
BORGHESE e MERLO: «Disposizioni per la prevenzione delle infezioni da papilloma virus umano» (3728) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite II (Giustizia) e III (Affari esteri):
S. 1949. – VERINI ed altri: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive» (approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (1460-B) Parere delle Commissioni I, V e XIV.
Trasmissioni dalla Corte dei conti.
Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 26 aprile 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Società generale di informatica (SOGEI Spa), per l'esercizio 2014. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 382).
Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).
Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 26 aprile 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della SOGESID Spa, per l'esercizio 2014. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 383).
Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 28 aprile 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo e al Consiglio – Una politica integrata dell'Unione europea per l'Artico (JOIN(2016) 21 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 28 aprile 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Seconda relazione sui progressi compiuti dalla Turchia per soddisfare i requisiti della tabella di marcia per un regime di esenzione dal visto (COM(2016) 140 final);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Attuare l'Agenda europea sulla sicurezza per combattere il terrorismo e preparare il terreno per l'Unione della sicurezza (COM(2016) 230 final);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Prima relazione sui progressi compiuti nell'attuazione della dichiarazione UE-Turchia (COM(2016) 231 final);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 539/2001 del Consiglio che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (Ucraina) (COM(2016) 236 final).
Trasmissione dal Consiglio regionale della Lombardia.
Il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, con lettera in data 27 aprile 2016, ha trasmesso il testo di una risoluzione concernente la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d'azione dell'Unione europea contro il traffico illegale di specie selvatiche (COM(2016) 87 final).
Questo documento è trasmesso alla XIII Commissione (Agricoltura).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.
Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
INTERPELLANZE URGENTI
Intendimenti in merito alla riduzione o all'eliminazione dell'aumento delle tasse aeroportuali relativo ai diritti di imbarco per passeggero, nonché in ordine al fondo speciale per il trasporto aereo – 2-01348
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
dal 1o gennaio 2016 è aumentata una delle voci che compongono il prezzo dei biglietti aerei, ossia quella delle tasse aeroportuali. Tale incremento, pari a 2,50 euro in più a passeggero, porta a quota 9 euro l'ammontare dell’«addizionale comunale sui diritti d'imbarco dei passeggeri sugli aerei» (per gli scali romani di Fiumicino e Ciampino tale addizionale è pari a 10 euro);
il nuovo aumento che grava sul prezzo finale di ciascun volo, pur essendo un'addizionale comunale, non porterà risorse aggiuntive ai comuni aeroportuali: i proventi dell'aumento sono infatti destinati a finanziare per i prossimi tre anni (fino al 2018) il fondo speciale che garantisce ammortizzatori sociali aggiuntivi ai lavoratori del trasporto aereo (nato nel 2004 come salva-Alitalia);
la finalità dell'incremento della tassa di imbarco, seppure generalizzato e rivolto all'intero comparto, ha assunto agli occhi dell'opinione pubblica la veste di un ingiustificato prelievo subito dai passeggeri aerei, in particolare quelli a più basso reddito e più portati a viaggiare su voli economici;
tale incremento, che è pari a circa il 40 per cento per ciascun passeggero in partenza dall'Italia, ha destato molte polemiche, anche perché questa addizionale rappresenta solo una delle molte voci che compongono le tasse aeroportuali e rischia di penalizzare l'attrattività dell'Italia come meta turistica rispetto ad altre destinazioni sud-europee come Spagna, Portogallo o Grecia. Non a caso, il Governo spagnolo ha bloccato ogni possibile aumento delle tasse aeroportuali fino al 2022, vedendo peraltro crescere rispetto all'Italia il numero dei passeggeri dall'Inghilterra e dalla Polonia (di tre volte) e dalla Germania (di una volta e mezza);
come avvertito da Assoaeroporti, l'associazione di categoria dei gestori aeroportuali, l'aumento «rischia di deprimere ulteriormente lo sviluppo del turismo». L'Osservatorio nazionale liberalizzazione dei trasporti (Onlit) ha annunciato un esposto all'Autorità di regolazione dei trasporti: «Una gabella che si aggiunge alle già alte tasse aeroportuali che renderà ancor meno competitivo il già inefficiente sistema aeroportuale nazionale» dice il presidente dell'Osservatorio Dario Balotta, sottolineando che le risorse finiranno a finanziare la «cassa integrazione d'oro» di alcune categorie aeroportuali;
secondo le analisi effettuate da Iata (International air transport association), l'organizzazione che riunisce la maggior parte delle compagnie aeree, l'incremento della tassazione indiretta sui biglietti aerei genera ricadute dirette sui volumi di passeggeri e di movimenti aerei. E mentre in tutto il mondo (sempre secondo Iata) si registrerà un calo del costo dei ticket pari al 61 per cento dal 1995, l'Italia sarà l'unico Paese dove il costo dei biglietti rischia di aumentare, a causa dell'aumento fiscale e del mancato o insufficiente adeguamento dovuto al ribasso del costo dei carburanti;
l'Associazione internazionale del trasporto aereo in una nota ufficiale, condannando l'aumento delle tasse aeroportuali deciso in Italia (scelta che secondo Iata è stata fatta senza alcun tipo di consultazione), ha rimarcato: «Questo comporta un danno alla competitività economica italiana riducendo il numero dei passeggeri di circa 755 mila unità e il prodotto interno lordo di 146 milioni di euro l'anno ma può causare una perdita di 2.300 posti di lavoro l'anno». Inoltre, ha precisato Iata, «nessuno dei proventi derivanti dalla tassa viene reinvestito in aviazione». Ha altresì aggiunto che in altri Paesi europei, come ad esempio nei Paesi Bassi e in Irlanda, al contrario la rimozione delle imposte aumenta il traffico e avvantaggia l'economia del Paese;
i presidenti di Federconsumatori e Adusbef hanno sottolineato: «A conti fatti si tratta di un aumento complessivo di oltre 385 milioni di euro che inciderà in particolare sul costo dei biglietti low cost, raggiungendo percentuali anche del 5-10 per cento (che variano, ovviamente, a seconda dell'importo del biglietto)». «È intollerabile che, per un biglietto su una tratta interna come la Milano-Roma, con un prezzo base in classe economy, ben 67,7 per cento del costo sia riconducibile alle tasse. Se è questo il modo in cui si vuole incentivare il turismo nel nostro Paese c’è molto di cui preoccuparsi». Per contrastare questo ulteriore rincaro le associazioni stanno studiando ricorsi ed interventi di carattere legale per annullarne l'applicazione;
a seguito dell'aumento delle tasse aeroportuali, la compagnia aerea Ryanair – che negli ultimi anni è divenuto il primo vettore in Italia con 26,1 milioni di passeggeri nel 2014, quasi 3 milioni in più di Alitalia – ha deciso di chiudere due delle sue 15 basi italiane e interrompere 16 collegamenti italiani, con la conseguente perdite di 800 mila clienti. Nello specifico, da ottobre 2016 Ryanair taglierà otto rotte ad Alghero (pari al 60 per cento), cinque a Pescara (cioè il 70 per cento) e tre a Crotone (tutte);
la decisione della compagnia irlandese, pur temperata dal contestuale incremento di rotte internazionali da e per gli scali di Roma e di Milano, comporterà gravi conseguenze sull'occupazione (circa 600 posti di lavoro andrebbero persi, senza considerare gli effetti indiretti sull'indotto), sulla mobilità degli italiani, in primis dei residenti delle regioni colpite, e sull'attrattività economica e turistica delle città interessate al taglio dei voli;
il direttore commerciale dell'aviolinea low cost irlandese, David O'Brien, nel corso di una conferenza stampa, durante la quale ha annunciato uno spostamento dagli aeroporti regionali agli scali di Roma e Milano e, in particolare, l'apertura di quattro nuove rotte dalla capitale, è stato molto polemico sia nei confronti del Governo italiano, che «per raccogliere pochi milioni fa sì che le regioni perdano centinaia di milioni di spesa turistica», sia di Alitalia, ricordando che le tasse aeroportuali vanno a finanziare il fondo di integrazione al reddito dei dipendenti del trasporto aereo e pertanto, in gran parte, il trattamento del personale Alitalia in esubero;
inoltre, con l'aumento delle tasse sui passeggeri di circa il 40 per cento per finanziare il fondo per la cassa integrazione degli ex piloti Alitalia, continua il direttore commerciale di Ryanair, «quale compagnia aerea più grande in Italia, volando su 26 aeroporti e trasportando 27 milioni di clienti all'anno da e per l'Italia a Ryanair non è stata lasciata altra scelta se non quella di chiudere due delle sue 15 basi italiane (Alghero e Pescara) e spostare i suoi aeromobili, piloti ed equipaggi verso Paesi con costi più bassi per il turismo. Interromperemo anche tutti i nostri voli all'aeroporto di Crotone e saremo costretti ad effettuare ulteriori tagli alle rotte sui nostri aeroporti regionali italiani»;
Ryanair ha messo in guardia dal danno che l'aumento di questa tassa avrà negli aeroporti regionali italiani, che perderanno non solo rotte e traffico, ma anche i visitatori che Ryanair porta in queste regioni, oltre ai posti di lavoro creati e sostenuti dal turismo. «Questo aumento della tassa – ha aggiunto O'Brien – danneggerà seriamente il turismo italiano, particolarmente negli aeroporti regionali dove la Ryanair porta milioni di visitatori ogni anno, contribuendo all'economia locale per milioni di euro attraverso turisti che spendono molto, supportando migliaia di posti di lavoro»;
ricordando che in questo momento la disoccupazione giovanile supera il 40 per cento e «il turismo è uno dei pochi settori che può stimolare la rapida creazione di posti di lavoro per i giovani delle regioni d'Italia», O'Brien ha fatto presente che «l'Italia si è resa poco competitiva e meno attrattiva per le compagnie aeree ed i turisti e poiché sempre più clienti evitano quest'anno il Medio Oriente ed il Nord Africa per prenotare vacanze nel Mediterraneo, l'Italia consegnerà una opportunità d'oro di crescita ad altre destinazioni in Spagna, Portogallo e Grecia che hanno minori costi per il turismo»;
il presidente dell'Osservatorio nazionale sulle liberalizzazioni nei trasporti (Onlit), Dario Balotta, pur definendo l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco, «una tassa iniqua e ingiusta», polemizza con Ryanair: «Il suo ritiro parziale da Alghero, Crotone e Pescara è dovuto a problemi di mercato più che alla tassa aeroportuale, che si applica in tutti gli scali nazionali, compresi quelli in cui il vettore irlandese ha confermato e ampliato la sua presenza». Secondo Balotta «appare chiaro che la compagnia low cost opera voli negli scali che più la sussidiano con svariati contributi a passeggero in partenza, meglio conosciuti come co-marketing»;
la compagnia aerea Ryanair ha annunciato tagli anche nei collegamenti da e verso l'aeroporto di Perugia. Nel dettaglio, vengono sospese le rotte da/per Cagliari e Brindisi e quelle su Barcellona-Girona e Dusseldorf-Weeze, rotte che nel 2015 avevano operato complessivamente con un load factor medio di oltre l'80 per cento;
questa decisione causerà la riduzione drastica dei passeggeri dello scalo umbro San Francesco d'Assisi esponendo l'infrastruttura a rischio declassamento, essendo stato inserito tra gli aeroporti di interesse nazionale che per rimanere tali «devono raggiungere una quota di presenza di un piano industriale, corredato da un piano economico-finanziario, che dimostri – almeno sulla base di un triennio – il raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario anche tendenziale nonché di adeguati indici di solvibilità patrimoniale»;
stando al bilancio approvato da Sase, la società partecipata che gestisce lo scalo umbro, nel 2015 la perdita è stata pari a 850 mila euro con una riduzione della metà rispetto al 2014. Il taglio delle rotte da parte di Ryanair e l'annuncio di Alitalia di voler eliminare i voli Perugia-Roma andranno ovviamente a ripercuotersi sul bilancio dell'aeroporto, minando la capacità di recupero della perdita e dunque le possibilità di rimanere nell'elenco degli scali di interesse nazionale;
i tagli delle compagnie, inoltre, produrranno effetti negativi anche sull'economia dell'Umbria che rischia di diventare ancora meno attrattiva per gli investitori nazionali e internazionali. Il sistema infrastrutturale della regione, infatti, sconta una pesante mancanza di investimenti da parte delle istituzioni locali e del Governo: si pensi soltanto alle ferrovie con il raddoppio della Spoleto-Terni, che non è ancora iniziato a causa della mancanza di risorse, e quello della tratta Spoleto-Campello di appena 9 chilometri che, dopo quattordici anni, non è stato ancora completato;
è evidente come in questo contesto la presenza e la permanenza dell'aeroporto San Francesco d'Assisi diventa condizione indispensabile per lo sviluppo economico e turistico di tutta la regione;
alla richiesta di Ryanair all'Esecutivo italiano di eliminare questo dannoso aumento delle tasse aeroportuali, così come hanno fatto i Governi di Belgio, Irlanda e Paesi Bassi con tasse simili, proprio per salvare il turismo, il traffico aereo e i posti di lavoro, il Governo ha risposto con un'apertura facendo sapere, attraverso il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, che sta «studiando quali misure alternative si possano adottare, alla fine del primo semestre, per ridurre l'aumento delle tasse aeroportuali». Il Ministro ha riferito: «Ho incontrato i vertici di Ryanair e EasyJet, abbiamo discusso di questo. Voglio comunque ricordare che i voli di queste compagnie low cost molto spesso godono di aiuti da parte degli aeroporti. Comunque il nostro impegno è di ridurre al minimo le tasse. Sia chiaro che, comunque, le minacce di ridurre voli e personale non sono accettabili e non aiutano certo alla soluzione del problema»;
rispondendo in Assemblea alla Camera dei deputati all'interrogazione a risposta immediata n. 302044 del 23 febbraio 2016, il Ministro Delrio ha altresì ribadito: «Ho già avuto modo di discutere di questo con l'amministratore delegato di Ryanair ad Amsterdam e con l'amministratore delegato di EasyJet in un dibattito pubblico. Certamente, però, dobbiamo fare in modo che l'aumento delle tariffe – che peraltro è proporzionato a quelle di tutti gli altri Paesi europei, non è assolutamente sproporzionato – non deprima il mercato. Abbiamo specificato già che l'aumento non era retroattivo, non agiva retroattivamente sui biglietti già venduti, lo abbiamo specificato in maniera chiara e il nostro impegno a ricercare delle soluzioni che alimentino il fondo speciale per il trasporto aereo non attraverso l'aumento progressivo delle addizionali c’è ed è tutto in campo, specialmente in considerazione del fatto che la “legge Fornero” ha previsto che questo fondo del trasporto aereo venisse sostituito dal fondo di solidarietà, alimentato, quindi, in gran parte poi dai contributi delle imprese, come per tutti i fondi di solidarietà di questo tipo. Quindi è in atto una discussione tra il Governo, l'Inps, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'economia e delle finanze per fare partire questo nuovo fondo, che è in ritardo rispetto alle previsioni, e per aggiustare appunto l'entità dell'addizionale in esame nei termini minimi previsti, perché sappiamo che comunque l'attrattività aerea, la capacità di aumentare i passeggeri dei nostri scali, è un volano importante per l'economia. Quindi, da un lato non accettiamo l'impostazione che si va via perché aumenta di 2 euro e mezzo, perché complessivamente le tariffe non valgono solo per l'addizionale comunale, ma valgono per una serie di altre entità, quindi quella è una piccola parte di quello che si paga; dall'altro lato, però, è vero che vogliamo, come in tutte le politiche del Governo, tenere al minimo le tasse, quindi in questa fase di start-up di questo fondo si è deciso di mettere queste addizionali per le previsioni, ma verrà verificato in queste settimane, proprio da qui a giugno 2016, la possibilità di ridurre al minimo questa addizionale, usando anche tutti i risparmi e gli avanzi patrimoniali già in essere nello stesso fondo» –:
alla luce di quanto sopra esposto, se il Governo abbia valutato o stia effettivamente valutando la possibilità di ridurre o eliminare questo dannoso aumento dell'addizionale sui diritti di imbarco per passeggero, dato che l'incremento delle tasse aeroportuali genera pesanti ricadute sul traffico aereo italiano, riducendo fortemente i volumi di passeggeri e di movimenti aerei, rende meno competitivo il sistema aeroportuale nazionale per le compagnie aeree, comporta un grave danno allo sviluppo economico italiano, nonché rischia di penalizzare l'attrattività turistica del nostro Paese rispetto ad altre destinazioni europee che invece hanno ridotto o congelato gli incrementi dei prezzi dei biglietti aerei;
se il Governo stia ricercando delle soluzioni alternative che non alimentino il fondo speciale per il trasporto aereo attraverso l'aumento progressivo delle addizionali sui diritti di imbarco, dal momento che per garantire ammortizzatori sociali aggiuntivi ai lavoratori del trasporto aereo in esubero si rischia di compromettere ulteriori posti di lavoro.
(2-01348) «Galgano, Sottanelli, Librandi, Vargiu, Bombassei, Monchiero».
Situazione degli hotspot presenti sul territorio italiano, nel quadro delle politiche di accoglienza dei migranti – 2-01354
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
l’hub di accoglienza per migranti situato nel porto di Taranto è operativo dal 17 marzo 2016 e, insieme a quelli aperti a Pozzallo, Lampedusa e Trapani (a cui se ne aggiunge uno «mobile», con un team in partenza da Catania che all'occorrenza si reca a fare le identificazioni direttamente sui luoghi di sbarco), rappresenta il sistema italiano dell'accoglienza ai rifugiati e profughi basato sul modello degli hotspot;
attualmente, gli hotspot, nell'assenza di un'esplicita regolamentazione, sono configurati come luoghi chiusi nei quali operano le forze di polizia italiane, supportate dai rappresentanti delle agenzie europee (Frontex, Europol, Eurojust ed Easo, l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo); al loro interno, o comunque con il sistema «mobile», vengono sottoposti a rilievi fotodattiloscopici gli stranieri appena sbarcati in Italia ai fini della loro identificazione e quindi per poi essere distinti e qualificati come richiedenti asilo o migranti economici;
conseguentemente a questa sommaria «catalogazione», i migranti vengono inviati alle strutture di accoglienza per richiedenti asilo oppure sarebbero destinatari, come avvenuto nella maggioranza dei casi osservati fino ad ora, dall'apertura degli hotspot, di un provvedimento di respingimento per ingresso illegale e poi lasciati sul territorio italiano senza alcuna misura di accoglienza, non essendo comunque possibile alcun rimpatrio;
una parte di coloro che rientrano nella prima categoria, ossia non vengono catalogati come migranti economici, vengono infine destinati alla cosiddetta relocation, ovvero hanno accesso alla procedura di ricollocazione in altri Stati membri dell'Unione europea. Questa procedura, ad oggi, ha prodotto minimi effetti, con solo 530 profughi totali trasferiti verso altri Paesi dell'Unione europea; con specifico riferimento al centro di Taranto non risulta chiara la natura della struttura in cui, tra le altre cose, è stato accertato – anche attraverso visite degli interpellanti – la presenza di migranti trattenuti senza la comunicazione all'autorità giudiziaria entro le 48 ore come prevista dalla legge e, quindi, senza convalida del fermo di polizia;
alcuni dei migranti che sono passati per l’hotspot di Taranto sono stati trattenuti per oltre 72 ore dopo le procedure di fotosegnalazione, quindi a giudizio degli interpellanti illegittimamente e in assenza di motivi che giustificassero il trattenimento, considerato che il centro dovrebbe avere come funzione unica quella dell'identificazione;
ulteriormente, dai colloqui effettuati durante le visite con i migranti trattenuti, emerge uno scarso lavoro di informativa da parte degli organi competenti sui diritti in capo ad essi prima che essi vengano pre-identificati, come del resto previsto dalle normative nazionali e internazionali in materia;
risulta particolarmente grave, a quanto consta agli interpellanti, l'assenza di un'informativa circa il diritto di richiedere protezione internazionale che dovrebbe essere fatto prima di qualsiasi tipo di identificazione;
a tal fine è bene ricordare che ogni straniero soccorso in mare e sbarcato ha il diritto di ricevere informazioni complete e comprensibili sulla sua situazione giuridica e ha il diritto di manifestare in qualsiasi momento (anche quando già si trova da tempo in Italia) la volontà di presentare domanda di asilo;
la mancata informativa, o comunque l'informativa parziale e somministrata a persone appena sbarcate e ancora in grave stato di choc, è risultata evidente nel più recente trasferimento all’hotspot di Taranto del 31 marzo 2016 dove persone di nazionalità marocchina, a quanto consta agli interpellanti, si sarebbero viste notificare un respingimento differito, dichiarando di non essere stati informati e di non aver avuto la possibilità di richiedere asilo, malgrado quanto previsto dalla circolare del prefetto Morcone dell'8 gennaio 2016;
la mancata informativa sarebbe quindi, a quanto risulta agli interpellanti, alla base dei respingimenti differiti eseguiti sull'accertamento della sola nazionalità;
il caso accertato a Taranto il 31 marzo 2016 fa il paio con quanto avvenuto con altri cittadini di nazionalità gambiana negli hotspot siciliani e portato all'attenzione del Ministro interpellato con l'interrogazione n. 4-11563 del 22 dicembre 2015;
la pratica dei respingimenti differiti sulla sola base discriminante della nazionalità, oltre a violare la Convenzione di Ginevra, genera situazioni di estrema vulnerabilità delle persone lasciate senza nessun mezzo di sostentamento alle porte dell’hotspot, escludendole dal sistema nazionale d'accoglienza;
il 1o aprile 2016, quindi, circa 250 migranti di nazionalità marocchina sarebbero stati accompagnati alle porte dell’hotspot e sarebbe stato consegnato loro un provvedimento di respingimento differito. Questi non avrebbero potuto fare altro che riversarsi nella stazione ferroviaria cittadina, abbandonati a loro stessi, senza denaro, senza sostegno di alcun tipo; la situazione che si è venuta a creare, ad opinione degli interpellanti, oltre a non essere conforme alla normativa vigente, si configura come una vera e propria emergenza sociale di cui le prime vittime sono i migranti –:
alla luce di quelle che gli interpellanti giudicano l'inefficacia e la sommarietà del sistema degli hotspot, quali iniziative intenda assumere il Governo in merito e se, in particolare, non ritenga di adottare iniziative per chiuderli;
quali iniziative di competenza intendano adottare per supportare gli impegni straordinari degli enti locali che devono provvedere, per le proprie competenze, a garantire condizioni dignitose in emergenza per numerosi migranti abbandonati a sé stessi e, quindi, come si intenda intervenire per sostenere lo sforzo dei comuni che, in particolare, ospitano gli hotspot.
(2-01354) «Duranti, Piras, Palazzotto, Scotto, Costantino, D'Attorre, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Marcon, Melilla, Nicchi, Pannarale, Ricciatti, Sannicandro».
Gestione del personale presso l'ambasciata d'Italia a Tunisi – 2-01338
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
è nota la situazione sociale, politica e di conflittualità in cui versano i Paesi toccati dalla cosiddetta «Primavera araba»;
tra questi, la Tunisia gioca un ruolo di indubbia peculiarità nella politica estera del nostro Paese per i rapporti privilegiati con essa intrattenuti, dati non solo dalla vicinanza geografica ma anche dalla tradizione e dall'ambiente sociale;
l'importanza per l'Italia delle relazioni diplomatiche con la Tunisia viene anche dalla grave crisi della Libia, e ancora di più dalla chiusura delle sedi diplomatiche italiane in Libia, con trasferimento delle funzioni presso le sedi italiane a Tunisi, situazione che ha determinato un notevole incremento del carico di lavoro demandato al personale dell'ambasciata di Tunisi;
è parimenti noto che in tempi coevi molteplici atti di terrorismo hanno cercato e cercano di destabilizzare il clima politico e le relazioni internazionali della Tunisia. In particolare, negli ultimi giorni di gennaio 2016 un nuovo inasprimento delle tensioni sociali e lo scatenarsi di numerosi scontri in tutto il Paese hanno spinto il Governo a proclamare il coprifuoco;
l'ambasciata in quel Paese, quindi, svolge un ruolo delicatissimo delle relazioni internazionali e per la salvaguardia degli interessi italiani nella fascia costiera mediterranea dell'Africa;
in tale situazione internazionale così complessa giungono notizie allarmanti sul clima interno all'ambasciata italiana a Tunisi;
difatti, da quando vi è stato l'avvicendamento dell'ambasciatore sono sorte numerose problematiche interne ai rapporti con il personale ed alla sua gestione, nonché tra il personale stesso;
tali problematiche sono state riassunte in una nota congiunta sottoscritta di tutti i sindacati in data 17 giugno 2015, in cui si evidenziavano le modalità «informali» e mortificanti, in taluni casi «vessatorie», con cui il capo del personale aveva provveduto a redigere le valutazioni dei dipendenti per l'anno 2014, valutazioni complessivamente condotte al ribasso rispetto agli anni precedenti, tenendo un comportamento complessivamente sentito da tutti come «frustrante e altamente demotivante»;
in particolare, tale peggioramento rispetto al passato è stato giustificato dal capo del personale, con pesanti ed umilianti allusioni circa le «regalie» di cui avrebbero goduto i dipendenti con le pregresse valutazioni, allusioni proferite in totale spregio dell'impegno profuso nella gestione della crisi del Medio Oriente dal personale dell'ambasciata, situata peraltro nella zona più «calda» e pericolosa di Tunisi. Tali irriguardose affermazioni testimoniano della scarsa considerazione di cui gode il personale agli occhi dell'ambasciatore e del capo del personale, che hanno addirittura completamente omesso di informare i dipendenti della ricezione di una nota verbale, trasmessa dal Ministero tunisino, relativa al pagamento delle imposte dovute dal personale dell'ambasciata, con grave disagio di tutti i suoi componenti;
contrariamente all'ovvia necessità di un clima coeso e collaborativo interno alla sede sono sorte e sorgono conflittualità e diseguaglianze nella gestione dei rapporti con il personale che potrebbero anche minare la proficuità delle azioni diplomatiche in loco;
pare sia stato usato in più occasioni, con intensità insolita e non sempre, per quanto risulta agli interpellanti, in modo fondato, lo strumento delle sanzioni disciplinari;
si segnala, infine, la scarsa coerenza con cui l'ambasciatore ed il capo del personale hanno, in alcune occasioni, provveduto a ripartire gli incarichi da espletare, affidando mansioni meramente esecutive a dipendenti, adibiti a mansioni professionali, già oberati da un gravoso carico di lavoro a seguito della chiusura delle sedi diplomatiche per tutelare l'immagine e gli interessi del nostro Paese;
il danno dell'immagine dell'ambasciata d'Italia a Tunisi è già emerso in un articolo, pubblicato nell'edizione online del 5 gennaio 2016 del noto giornale locale a diffusione nazionale Al Chourouk, in cui sono state mosse pesanti critiche nei confronti dell'organizzazione e della gestione di taluni servizi consolari –:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interpellato per salvaguardare un'azione efficace ed efficiente all'interno dell'ambasciata italiana e, quindi, gli interessi dell'Italia in Tunisia anche nel panorama dei Paesi arabi.
(2-01338) «Romele, Squeri, Palmieri, Nizzi, Palmizio, Laffranco, Bianconi, Totaro, Petrenga, Sarro, Luigi Cesaro, Parisi, Riccardo Gallo, Gullo, Vella, Castiello, Lainati, Catanoso, Allasia, Borghesi, Biasotti, Latronico, Fucci, Altieri, Polidori, Alberto Giorgetti, De Girolamo, Biancofiore, Giammanco, Milanato, Sandra Savino, Marti, Maietta, Fabrizio Di Stefano, Corsaro».
Iniziative di competenza per una campagna informativa sulla malattia invasiva da Meningococco C in Toscana, anche al fine di evitare situazioni di allarme ingiustificato – 2-01305
D)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
a partire dai primi mesi del 2015 la regione Toscana è interessata da un aumento anomalo dei numero di casi di malattia invasiva da meningococco C (meningiti e sepsi). Nel 2015 sono stati segnalati al sistema di sorveglianza nazionale 31 casi attribuibili al siero gruppo C, 6 dei quali con esito fatale. Nel 2016, al 26 febbraio, 12 i casi riscontrati, con 4 decessi. Un numero preoccupante se confrontato con i casi riscontrati nel 2014 e nel 2013: rispettivamente 2 e 3. L'aumento significativo si registra solo in alcune zone della regione: la provincia di Firenze, di Prato, di Pistoia e di Empoli, ossia la parte centrale e fiorentina con estensione lungo la valle dell'Arno, ovvero l'area con maggiore densità abitativa della Toscana;
il fenomeno sembra circoscritto alla regione Toscana, visto che nessuna segnalazione pervenuta al sistema di sorveglianza nazionale ha comportato un aumento anomalo in altre regioni italiane;
a fronte di ciò la regione Toscana, in accordo con il Ministero della salute e con l'Istituto superiore di sanità, ha intrapreso sia misure di controllo immediate (chemioprofilassi dei casi e indagini epidemiologiche), sia una campagna di vaccinazione che ha reso disponibile l'offerta vaccinale a tutti, visto che i casi segnalati al sistema di sorveglianza nazionale hanno interessato tutte le fasce d'età (si veda la delibera n. 85 del 16 febbraio 2016 della giunta regionale della Toscana);
il 1o marzo 2016 il Ministero della salute, tramite la «direzione generale della prevenzione sanitaria» (ufficio V – malattie infettive e profilassi internazionale), ha inviato una lettera circolare che aveva per oggetto «Malattia invasiva da meningococco C in Toscana – Potenziamento della segnalazione di casi e indicazioni per chi si reca in Toscana», nella quale si provvedeva a dare indicazioni per rafforzare la sorveglianza, per precisare le procedure di segnalazione (sia nel territorio toscano sia al fine di evitare la diffusione della malattia in altre regioni) e per implementare nuove strategie di controllo;
tuttavia, nella parte finale, la circolare ministeriale sottolinea che: «Infine, in considerazione della situazione epidemiologica attuale, non si ritiene opportuno fornire indicazioni particolari a coloro che si recano per viaggi occasionali (lavoro o turismo) nelle aree maggiormente interessate dall'aumento dei casi (azienda sanitaria locale Toscana centro). Tuttavia, si ricorda che la frequentazione di locali molto affollati per alcune ore (per esempio discoteche), l'uso di alcol e l'abitudine al fumo, durante i periodi con un aumento dei casi di malattia invasiva da meningococco, potrebbe aumentare il rischio di contagio attraverso il contatto ravvicinato con potenziali portatori. Per soggetti che si recano per lunghi e continuativi periodi in Toscana (esempio, lavoratori e studenti fuori sede che mantengono la residenza nella regione di origine) è appropriato che la regione di residenza metta a disposizione la vaccinazione per questi soggetti con le stesse modalità previste in Toscana»;
la lettera circolare del Ministero della salute ha generato uno stato d'allarme sanitario infondato, sia per i cittadini toscani, sia per cittadini o turisti che avevano preventivato di recarsi in Toscana;
le ripercussioni sulle economie territoriali sono però evidenti e già verificabili: numerose disdette per gite e vacanze in Toscana sono giunte agli operatori del settore, anche per il periodo di Pasqua, innescando un pericoloso effetto domino che rischia di avere pesanti ripercussioni sul turismo toscano: in Valdinievole, in Versilia e a Lucca sono saltate numerose prenotazioni in concomitanza. A Montecatini Terme è stato cancellato l'arrivo di tre pullman di studenti in gita scolastica. Ma si annullano prenotazioni anche sotto le Apuane, dove una comitiva di turisti genovesi ha disdetto una gita alle cave e a Carrara. Annullate perfino prenotazioni provenienti da Marsiglia. In seguito a questi eventi le associazioni di categoria hanno manifestato viva preoccupazione;
l'allarme lanciato dal Ministero della salute contraddice le stesse rassicurazioni ribadite dal presidente della regione, Enrico Rossi, e dall'assessore regionale alla sanità, Stefania Saccardi, che da mesi riconoscono l'esistenza del problema, ma scongiurano qualsiasi ipotesi di allarmismo –:
se, alla luce di queste considerazioni, il Ministro interpellato non ritenga opportuna la predisposizione e la realizzazione di una campagna informativa autorevole e chiarificatrice sulla vicenda, attraverso i tradizionali media (televisioni e radio) ma anche sui social network, per rimediare al clima di allarme sanitario diffuso che rischia di ripercuotersi irrimediabilmente su tutte le economie territoriali coinvolte;
se il Ministro interpellato ritenga opportuno, in futuro, assolvere ai suoi compiti informativi e di attenzione alla prevenzione senza creare allarme, evitando di ingigantire le reali dimensioni di un fenomeno che desta certo preoccupazione, ma che non è a livelli tali da definirsi emergenziale;
quali iniziative di competenza intenda, infine, adottare il Ministro interpellato per dare ulteriore supporto all'azione della regione Toscana al fine di ridurre il rischio di contagi da meningite da meningococco di tipo C.
(2-01305) «Bergamini, Brunetta».
Iniziative a favore dell'Istituto mediterraneo di ematologia, con particolare riferimento alla salvaguardia delle professionalità e dell'attività clinica e di ricerca – 2-01324
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
in risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 3-01937, nel corso della seduta d'Assemblea della Camera dei deputati n. 551 del 20 gennaio 2016, in merito alle «Iniziative per risolvere le problematiche gestionali dell'Istituto mediterraneo di ematologia e garantire il proseguimento delle attività di tale istituto», il Ministro interpellato rassicurò che sarebbe stata preservata «la grande expertise maturata in questi anni dall'istituto anche in collaborazione con gli altri enti e istituti che si occupano di talassemia nel nostro Paese e in particolare nella città di Roma»;
il principio alla base della difesa delle eccellenze dell'Istituto mediterraneo di ematologia è quello di continuare l'attività di cura dei bambini presenti e di quelli provenienti da altre aree del Mediterraneo. Allo stato attuale, il Ministro interpellato ha nominato il dottor Nando Minnella – esperto di operazioni straordinarie, quali gestioni liquidatorie di società a partecipazione pubblica – commissario liquidatore dell'Istituto mediterraneo di ematologia;
detta nomina ha fatto seguito all'atto di scioglimento deciso dal consiglio dell'ente, al fine di avviare tutte le azioni conseguenti e necessarie alla salvaguardia del know-how di eccellenza della fondazione, degli asset e del personale, nonché a garantire, compatibilmente con le regole della fase liquidatoria, l'accesso alle cure che hanno reso la fondazione un modello di eccellenza;
per perseguire tale obiettivo, appare necessaria l'assegnazione delle attività e il conseguente trasferimento del personale ad esse dedicato ad un'azienda ospedaliera o ad un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico operanti nell'ambito del servizio sanitario nazionale che abbia caratteristiche organizzative e know-how scientifico adeguati e coerenti;
poiché a tutt'oggi non risulta compiuto alcun passo che vada nella direzione auspicata, si ribadisce l'urgenza di soluzioni tempestive e decisive, dal momento che ci sono professionalità importanti che operano all'interno dell'istituto che vanno tutelate indipendentemente dal destino dell'ente e della fondazione, preservando l'attività clinica e di ricerca dei medici e dei loro collaboratori –:
quali urgenti iniziative il Ministro interpellato intenda adottare per preservare le eccellenze dell'Istituto mediterraneo di ematologia e la sua «missione» in modo da garantire la ripresa delle attività a vantaggio dei bambini talassemici dell'Italia e dei Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo e la valorizzazione del rilevante know-how scientifico ad essa collegato.
(2-01324) «Galgano, Monchiero».
Iniziative di competenza in relazione ai casi di malasanità emersi recentemente presso i reparti di ostetricia e ginecologia, di neonatologia e di anestesia degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria – 2-01356
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri al Ministro della salute, per sapere – premesso che:
con delibera del Consiglio dei ministri del 12 marzo 2015 è stato nominato il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Calabria;
indagini del nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della Guardia di finanza nei reparti di ostetricia e ginecologia, di neonatologia e di anestesia degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria hanno fatto emergere un quadro inquietante di copertura di errori commessi in interventi su gestanti, pazienti e neonati, per evitare di essere perseguiti penalmente. È stato accertato finora il decesso di due neonati, in due casi distinti, lesioni irreversibili su un neonato attualmente dichiarato invalido al 100 per cento, traumi e crisi epilettiche e miocloniche di una partoriente, il procurato aborto senza consenso dei futuri genitori ordinato da un primario nei confronti della sorella, eseguito con la complicità del primario facente funzioni. Sono numerosi i professionisti interessati dall'interdizione dall'esercizio della professione medica per un anno, coinvolti ginecologi, neonatologi, ostetriche, anestesisti e i sopra citati primari. Si tratta di un enorme sistema che coinvolge l'intero reparto sanitario degli Ospedali riuniti attuato attraverso l'occultamento di numerose cartelle cliniche e la loro manomissione per evitare di incorrere in procedimenti giudiziari in seguito a palesi errori commessi;
dall'inchiesta emerge testualmente «l'esistenza di una serie di gravi negligenze professionali e di assoluta freddezza e indifferenza verso il bene della vita che di contro dovrebbero essere sempre abiurate dalla nobile e primaria funzione medica chiamata a salvare gli altri e non se stessi»;
il sistema sanitario calabrese è al collasso e la diffusa presenza di corruzione e incompetenza, nonostante la presenza di un commissario ad acta nominato direttamente dal Presidente del Consiglio dei ministri, mette a repentaglio la salute non solo delle gestanti e dei neonati della città di Reggio Calabria, violando come nell'accertato caso dell'aborto indotto le scelte riproduttive delle donne, ma anche di coloro che abitano in quel bacino territoriale e che si rivolgono a una grande struttura come quella degli Ospedali riuniti a causa dell'assenza di servizi sanitari nelle proprie località di appartenenza –:
quale sia il bilancio della gestione commissariale e come intendano ripristinare le condizioni di legalità e di efficienza dei servizi sanitari degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria;
se non ritengano necessario assumere iniziative per rafforzare l'impianto sanzionatorio per i casi di violenza sulle partorienti e per i casi di violazione dei dritti dei neonati;
se non ritengano necessario valutare di adottare iniziative per l'introduzione di una specifica fattispecie di reato volta a punire la «violenza ostetrica».
(2-01356) «Costantino, Zaccagnini, Nicchi, Ricciatti, Pannarale, Gregori, Pellegrino, Duranti, Scotto, Airaudo, Franco Bordo, D'Attorre, Daniele Farina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Marcon, Martelli, Melilla, Palazzotto, Paglia, Piras, Placido, Quaranta, Sannicandro, Zaratti».
Chiarimenti in merito alla concessione della compatibilità ambientale per le piattaforme petrolifere Vega A e Vega B nel canale di Sicilia – 2-01345
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
il giacimento Vega, localizzato nel Canale di Sicilia nella parte prospiciente la costa della provincia regionale di Ragusa, è situato ad una profondità sotto il livello del fondale marino variabile da 2.400 a 2.800 metri, ricade nella concessione di coltivazione «C.C6.EO», intestata alla società Edison;
la concessione ha ad oggetto un'area che si estende su una superficie di 184,8 chilometri quadrati ed è stata autorizzata con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato il 17 febbraio 1984. Il programma di sviluppo allegato al citato decreto ministeriale prevedeva lo sfruttamento delle risorse disponibili nell'area di concessione – originariamente denomina «C.C6.IS» – mediante la realizzazione di: a) due piattaforme fisse Vega A e Vega B per un numero complessivo di 24 pozzi ciascuna, b) un sistema di condotte sottomarine;
la piattaforma Vega A è stata installata nel febbraio del 1987 ed è ubicata ad 11,7 miglia marine dalla linea di base delle acque interne, in direzione del comune di Pozzallo. L'esercizio definitivo del complesso Vega è stato autorizzato con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato il 15 febbraio 1988;
il procedimento penale n. 1156/07 RGNR, in corso presso il tribunale di Modica, vede imputati alcuni soggetti (Costa Marcello + altri) che, in concorso tra loro, a diverso titolo, contribuivano alla gestione del campo minerario Vega, sito destinato alla coltivazione e produzione di idrocarburi, in concessione alla Edison spa. In particolare, sono imputati il direttore e il responsabile della sicurezza del campo Vega e l'amministratore delegato della Edison spa, nonché i comandanti del «galleggiante» utilizzato nel campo per lo stoccaggio del greggio. A costoro si imputa il reato di «attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti» previsto attualmente dall'articolo 260 del decreto legislativo n. 152 del 2006, per avere concorso, con la messa in opera di attività continuative e organizzate, all'illecito smaltimento di elevatissimi quantitativi di rifiuti (acque di strato, acque di lavaggio e acque di sentina) nel sottosuolo marino. I fatti contestati si riferiscono ad un periodo compreso tra il 1989 e il 2007, il processo è a serio rischio prescrizione;
l'Ispra, a seguito del procedimento penale sopra citato, ha effettuato nel 2010 una valutazione del danno ambientale;
dalla relazione dell'Ispra si evince come: «durante i processi di lavorazione del campo Vega vengono prodotti elevati quantitativi di rifiuti, distinguibili in tre tipologie di acque: 1. acque di strato – prodotte nelle cisterne della Vega Oil, rappresentano le acque derivanti dalla separazione fisica (attraverso il processo di decantazione) della miscela acqua - idrocarburi, estratta dai pozzi petroliferi. 2. acque di lavaggio – rappresentano il prodotto del lavaggio delle cisterne della Vega Oil che hanno contenuto gli idrocarburi. 3. acque di sentina – sono costituite dalle miscele oleose derivanti dagli scoli dei motori a combustione interna, che si depositano sul fondo della sala macchine della nave Vega Oil»;
dalla relazione dell'Ispra si evince come: «i rifiuti prodotti durante le attività del campo Vega venivano sistematicamente smaltiti dagli imputati con modalità assolutamente non conformi alle disposizioni normative. In particolare, le acque di strato, le acque di lavaggio e quelle di sentina venivano reimmesse in un pozzo sterile del campo, denominato Vega 6, ad una profondità nel sottosuolo di circa 2800 metri. Nel dettaglio, la reimmissione delle acque di strato nel pozzo Vega 6, a partire dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 152 del 1999 e, successivamente, del decreto legislativo n. 152 del 2006, sarebbe dovuta essere autorizzata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La Edison spa, invece, era in possesso di un'autorizzazione rilasciata nel 1987 dal Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato e non più valida a partire dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 152 del 1999. Peraltro, tale reimmissione non avrebbe potuto comunque essere autorizzata in quanto il pozzo Vega 6 non è mai stato produttivo e quindi non può essere sfruttato come unità geologica profonda di ricezione (articolo 104 del decreto legislativo n. 152 del 2006). Il consulente tecnico della procura C.F. Gianino ha accertato che tale reimmissione è avvenuta sistematicamente, a dispetto della norma, dal 2000 ad oggi»;
dalla relazione dell'Ispra si evince come: «per quanto riguarda le acque di lavaggio, lo stesso consulente ha accertato dal registro degli idrocarburi che sin dal 1989 le stesse venivano reimmesse nel pozzo Vega 6; tale attività non era autorizzata e, inoltre, la normativa vigente (decreto legislativo n. 183 del 2003) prevede l'obbligo di stoccare e smaltire le acque di lavaggio come rifiuti. Un discorso analogo riguarda le acque di sentina reimmesse nel pozzo Vega 6 sin dal 1993, anche in questo caso senza alcuna autorizzazione e, secondo il decreto legislativo n. 183 del 2003, da smaltire come rifiuti. (...) Le attività di illecito smaltimento prevedevano, inoltre, l'aggiunta di diverse sostanze chimiche ai rifiuti prodotti durante l'attività estrattiva. In particolare, inibitori di corrosione, biocidi e de-ossigenanti erano tutti prodotti utilizzati per mantenere in buono stato di conservazione le strutture del pozzo Vega 6. A ciò si aggiunge una documentata iniezione, nello stesso pozzo, di acido cloridrico al fine di aumentarne la capacità di assorbimento dei rifiuti liquidi reimmessi nel sottosuolo (consulenza Gianino). In conclusione, gli imputati hanno illecitamente smaltito, attraverso una reimmissione non autorizzata nel pozzo Vega 6, una miscela di rifiuti contenenti acque di strato, acque di lavaggio e acque di sentina, con l'aggiunta di una serie di prodotti di sintesi»;
dalla relazione dell'Ispra si evince come: «il danno ambientale generato dalle attività di illecito smaltimento dei rifiuti provenienti dal campo Vega ha assunto le forme sia di una contaminazione dell'area della formazione geologica recettrice dello scarico sia, attraverso il trasferimento degli inquinanti, di una contaminazione su vasta area che ha interessato altre porzioni di sottosuolo comprese le riserve di acqua dolce in esso presenti e, presumibilmente, le acque marine ed i sedimenti»;
dalla relazione dell'Ispra si evince come: «ai fini del risarcimento del danno ambientale, in conformità alla parte sesta del decreto legislativo n. 152 del 2006, è necessario valutare in via prioritaria la possibilità di effettuare una riparazione primaria per riportare le risorse naturali danneggiate (formazioni geologiche del sottosuolo, ambiente marino e riserve idriche d'acqua dolce) alle condizioni originarie. In questa situazione, considerando la natura particolare delle matrici ambientali danneggiate, si ritiene che dal punto di vista tecnico un ripristino primario non sia realizzabile. Infatti, l'elevata profondità alla quale la contaminazione si è verificata (circa 2800 metri) e il trasferimento degli inquinanti su vasta area sono elementi che impediscono di effettuare degli interventi che possano riportare le risorse lese alle loro condizioni originarie. L'eliminazione della contaminazione in tale contesto non è dunque una strada percorribile. Egualmente non praticabili, anche in relazione all'impossibilità tecnica di un ripristino primario, sono la riparazione complementare e quella compensativa così come descritte nell'allegato 3 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Come previsto dalla normativa vigente, nell'impossibilità di effettuare le riparazioni precedentemente citate, il risarcimento del danno deve essere effettuato per equivalente patrimoniale nei confronti dello Stato (per finanziare gli interventi di cui all'articolo 317, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006). Si ritiene che tale equivalente in termini monetari possa essere rappresentato dai costi di smaltimento dell'intero quantitativo di rifiuti che gli imputati hanno illecitamente smaltito nel corso degli anni. In particolare, il quantitativo totale di rifiuti smaltito è pari a 496.217 metri cubi, comprensivo di tutte e tre le tipologie di acque (tabella 1, paragrafo 3.2) e il costo unitario di smaltimento è stimabile in 140 euro per metro cubo, comprensivo di ritiro, trasporto e smaltimento (allegato 2 preventivo Acif servizi srl). Nel complesso il costo di smaltimento totale è pari a 69.470.380 euro e tale somma corrisponde al risarcimento del danno ambientale per equivalente monetario. Questo valore rappresenta la cifra minima da corrispondere, considerando l'enorme valore attribuibile, dal punto di vista ambientale, alle formazioni geologiche del sottosuolo, all'ambiente marino e alle riserve d'acqua dolce del pianeta; certamente tale valore è una sottostima del patrimonio naturale leso dalle attività illecite condotte dagli imputati»;
il 26 luglio 2012 la società titolare della concessione presenta domanda di pronuncia della compatibilità ambientale al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, relativa al progetto denominato: «Sviluppo del campo Vega B – concessione di coltivazione C.C6.E0». Tale richiesta, quindi, afferisce in particolare alla realizzazione della seconda piattaforma fissa, denominata Vega B, la quale, secondo il progetto approvato in origine, avrebbe dovuto collegare e completare il complesso produttivo in questione;
con nota del 12 dicembre 2014 il Ministero dello sviluppo economico, guidato dal Ministro pro tempore Federica Guidi, ha: «confermato che la società istante ha ottemperato, nei termini di buona gestione del giacimento, agli obblighi del decreto di conferimento della concessione di cui è stata chiesta proroga e che il programma lavori proposto per il prossimo decennio risulta finalizzato all'ottimizzazione e al completamento del drenaggio delle risorse»;
dopo la fase istruttoria e di valutazione da parte della «Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale via e vas (Ctva)», conclusasi con parere positivo n. 1319 del 2 agosto 2013, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con decreto n. 0000068 del 16 aprile 2015, ne ha dichiarato la compatibilità ambientale con prescrizioni. Nel contempo, con medesimo provvedimento ministeriale, è stata rilasciata l'autorizzazione integrata ambientale per il «successivo esercizio del complesso produttivo piattaforma Vega A e Vega 13». Il 13 novembre 2015 il Ministero dello sviluppo economico, guidato dal Ministro pro tempore Federica Guidi, ha concesso il permesso per 10 anni;
lo specchio acqueo, all'interno del quale dovrebbe essere realizzata la piattaforma Vega B, rientra all'interno del perimetro delle 12 miglia marine dal sito di interesse comunitario «SIC ITA0800010» denominato «Fondali della foce del fiume Irminio», la cui individuazione è stata comunicata dalla Regione siciliana al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nell'agosto 2012;
nella documentazione fornita dalla Edison, nella parte relativa all'inquadramento territoriale ed ambientale, è la stessa società ad affermare che il sito ove dovrà essere realizzata la piattaforma Vega 13 ricade all'interno delle 12 miglia dai confini dell'area protetta. Tuttavia, la stessa società richiedente aggiunge che occorre considerare la novella introdotta dall'articolo 35 del decreto-legge n. 83 del 2012, che pone un limite al divieto previsto dal decreto legislativo n. 128 del 2010, facendo salvi i provvedimenti concessori posti in essere alla data di entrata in vigore del citato decreto legislativo. In tal modo, la società Edison spa ha ricondotto la richiesta relativa alla costruzione della piattaforma Vega 13 alla concessione autorizzata ab origine con decreto ministeriale del 17 febbraio 1984 –:
secondo quali criteri sia stata concessa la compatibilità ambientale, anche se con prescrizioni, alle strutture Vega A e Vega B (di cui al decreto del Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare n. 0000068 del 16 aprile 2015), sebbene nel 2010 lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela, del territorio e del mare – attraverso un report dell'Ispra e a riprova che la società non ha ottemperato di termini di buona gestione da giacimento – certificava l'elevato danno ambientale generato dall'attività di illecito smaltimento dei rifiuti provenienti dal campo Vega, tanto da costituirsi parte civile al processo per chiedere un risarcimento danni pari a 69.470.380 euro.
(2-01345) «Mannino, Busto, Daga, De Rosa, Micillo, Terzoni, Zolezzi, D'Incà».