XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 627 di mercoledì 18 maggio 2016
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO
La seduta comincia alle 9.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bindi, Biondelli, Boccia, Matteo Bragantini, Bueno, Capelli, Carnevali, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fico, Galati, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Lupi, Manciulli, Moretto, Palazzotto, Pisicchio, Quartapelle Procopio, Ravetto, Realacci, Rondini, Sanga, Schullian, Scotto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).
Seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-01205, Vezzali e Monchiero n. 1-01252, Binetti ed altri n. 1-01255, Costantino ed altri n. 1-01256, Rondini ed altri n. 1-01257, Bechis ed altri n. 1-01258, Palese ed altri n. 1-01259, Santerini ed altri n. 1-01263, Marzano ed altri n. 1-01272, Beni ed altri n. 1-01274, Rampelli ed altri n. 1-01275 e Baroni ed altri n. 1-01278, concernenti iniziative per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-01205 (Nuova formulazione), Vezzali e Monchiero n. 1-01252, Binetti ed altri n. 1-01255, Costantino ed altri n. 1-01256, Rondini ed altri n. 1-01257, Bechis ed altri n. 1-01258, Palese ed altri n. 1-01259, Santerini ed altri n. 1-01263, Marzano ed altri n. 1-01272, Beni ed altri n. 1-01274, Rampelli ed altri n. 1-01275 e Baroni ed altri n. 1-01278, concernenti iniziative per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 maggio 2016, sono state presentate le mozioni Palese ed altri n. 1-01259, Santerini ed altri n. 1-01263, Marzano ed altri n. 1-01272, Beni ed altri n. 1-01274, Rampelli ed altri n. 1-01275, Baroni ed altri n. 1-Pag. 201278 e una nuova formulazione della mozione De Girolamo ed altri n. 1-01205, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Ringrazio i deputati, in particolare, i firmatari delle dodici mozioni presentate su questo importante tema e chi è intervenuto anche in discussione sulle linee generali.
Sia il dibattito sia le mozioni riconoscono un'azione, che stiamo già svolgendo come percorso scolastico, come Ministero dell'istruzione, ma mi sento di dire come Paese, e che dobbiamo proseguire e rafforzare.
La linea delle scuole e, quindi, del Ministero dell'istruzione è di contrasto contro ogni forma di violenza e questa linea vede il percorso educativo come strumento prioritario. Questo è confermato, è stato confermato ampiamente sia dalle dodici mozioni presentate sia anche dal dibattito sulle linee generali.
Tra i compiti della scuola c’è quello di prevenire e contrastare, come dicevamo, qualsiasi modalità di espressione di violenza con una modalità chiara e netta: non solo, e non esclusivamente, interventi repressivi, ma, prioritariamente, percorsi formativi di prevenzione ed educazione.
Come le mozioni affermano occorre, quindi, proseguire e rafforzare in un lavoro educativo con intere scolaresche o gruppi-classe, rendendo più attenta e capillare l'azione dedicata ai genitori: Costituzione alla mano spetta a loro l'istruzione e l'educazione dei figli e la scuola collabora in questo patto educativo.
Occorre proseguire con una formazione continua degli insegnanti, del corpo docente per ascoltare, capire, comprendere il disagio e intervenire; fare squadra tra tutte le istituzioni e i soggetti preposti – come ho già abbondantemente detto, non solo la scuola è in campo in questo senso – e responsabilizzare i giovani anche attraverso un percorso punitivo, ma preferirei dire sanzionatorio.
Signor Presidente, passo ad esprimere i pareri.
PRESIDENTE. Prego.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Innanzitutto, sulle premesse, il parere è favorevole con riferimento a tutte le dodici mozioni.
Per quanto concerne i dispositivi, con riferimento alla mozione De Girolamo ed altri (Nuova formulazione) n. 1-01205, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, lettera a), lettera b), lettera c), mentre, sulla lettera d), il parere è favorevole, a condizione che il testo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole «la promozione», le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili» e, successivamente, dopo le parole «di attività di aggiornamento e formazione dei docenti e», aggiungendo le parole «la valutazione della possibilità di assumere iniziative per attivare». Sulla lettera e), il parere è favorevole, mentre sulla lettera f), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole «l'introduzione, nel sistema nazionale educativo di istruzione», con le parole «la promozione, nel sistema nazionale di istruzione e formazione». Sulla lettera g), il parere è contrario. Su questo punto, il vigente ordinamento prevede già l'erogazione di due tipi di sanzioni: quella disciplinare, erogata dall'ufficio competente per i procedimenti disciplinari per il personale del comparto Ministeri e da quello per il personale con qualifica dirigenziale presso gli uffici scolastici regionali, in conformità a quanto previsto dalla normativa attualmente in vigore; l'altra sanzione è di carattere penale, qualora la magistratura lo ritenga necessario, per gli inadempienti, che possono essere accusati di reato di concorso in omissione in atti Pag. 3persecutori. Dico questo perché, nelle varie mozioni che ci chiedono un ulteriore aspetto sanzionatorio, il parere sarà contrario per queste e con queste motivazioni.
Con riferimento alla mozione Vezzali e Monchiero n. 1-01252, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato, espungendo le parole: «punita e». Sul secondo e terzo capoverso del dispositivo il parere è favorevole.
Con riferimento alla mozione Binetti ed altri n. 1-01255, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, così come il parere è favorevole sul secondo capoverso, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «a prevedere, nell'ambito delle risorse disponibili, corsi di formazione rivolti al personale scolastico», e così via dicendo. Sul terzo capoverso il parere è favorevole, così come il parere è favorevole sul quarto capoverso, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità di assumere iniziative per attivare presso le scuole punti di ascolto deputati ad intercettare ed offrire assistenza a studenti vittime di episodi di violenza e bullismo attraverso misure di prevenzione, consulenza e tutela». Sul quinto capoverso del dispositivo il parere è favorevole.
Con riferimento alla mozione Costantino ed altri n. 1-01256, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «assumere iniziative, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, finalizzate a favorire l'acquisizione di comportamenti corretti e rispettosi di sé e degli altri in coerenza con gli obiettivi generali del processo formativo di ciascun ciclo e nel rispetto dell'autonomia scolastica e dell'informazione alle famiglie, anche attraverso l'ausilio – come è previsto anche dalla Convenzione di Istanbul – di materiali didattici sul tema del contrasto ad ogni forma di violenza e di discriminazione appropriati al livello cognitivo degli allievi». La motivazione su questa riformulazione è che non è ipotizzabile la modifica dei piani di studio e dei programmi, in quanto queste tematiche non possono esser comprese in un'unica nuova disciplina scolastica, bensì devono essere affrontate trasversalmente da tutti i docenti. Sul secondo capoverso del dispositivo il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: aggiungere le parole: «a valutare la possibilità di finanziare nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili». Sul terzo capoverso del dispositivo il parere è favorevole, così come il parere è favorevole sul quarto capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità che l'Italia sia rappresentata» e che il Governo – quindi, non il Ministro – riferisca gli esiti al Parlamento.
Con riferimento alla mozione Rondini ed altri n. 1-01257, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, così come il parere è favorevole sul secondo capoverso, a condizione che sia riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole «ad attuare», le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili». Il parere è favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato, aggiungendo, dopo le parole «a promuovere», le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili». Sul quarto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con riformulazione: dopo le parole «ad attivare», aggiungere le parole «nell'ambito delle risorse umane e finanziarie disponibili». Sul quinto capoverso del dispositivo il parere è favorevole. Sul punto sei il parere è favorevole con una riformulazione: aggiungere in fondo, quindi dopo le parole «modelli comportamentali» le seguenti: «per prevenire e contrastare qualsiasi forma di violenza e sopraffazione dei minori»; sul punto sette il parere è contrario, sempre sul tema delle sanzioni; sul punto otto è favorevole con la seguente riformulazione: «a migliorare e ampliare, nell'ambito delle risorse disponibili, le politiche in materia di educazione fisica, motoria e sportiva, assicurando un equilibrio tra le attività fisiche e didattiche nelle scuole, investendo, nell'ambito delle risorse disponibili, nelle strutture sportive di qualità, prendendo misure adeguate per rendere Pag. 4accessibili a tutti gli studenti le strutture e i centri sportivi presenti sul territorio, promuovendo corsi e attività nelle scuole sia in orario scolastico che extrascolastico, prestando particolare attenzione ai bisogni degli studenti con disabilità».
Mozione a prima firma dell'onorevole Bechis n. 1-01258: sulla lettera a) il parere è favorevole; sulla lettera b) è favorevole con una riformulazione: aggiungere le parole «la collaborazione», e poi prosegue con «le organizzazioni»; sulla lettera c) è favorevole; sulla lettera d) è favorevole; sulla lettera e) è favorevole con la seguente riformulazione: «lo sviluppo di azioni che contribuiscono ad incrementare atteggiamenti positivi nelle persone a rischio di violenza»; sulla lettera f) il parere è favorevole con una proposta di riformulazione: «il sostegno alla creazione di reti multidisciplinari per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo»; sulla lettera g) il parere è favorevole; sulla lettera h) è favorevole; sulla lettera i) è favorevole; sulla lettera j) è favorevole con la seguente riformulazione: aggiungere, alla fine della lettera j), le parole «nell'ambito delle risorse disponibili».
Mozione a prima firma dell'onorevole Palese n. 1-01259: sul primo punto il parere è favorevole; sul secondo punto è favorevole con riformulazione: dopo le parole «a predisporre una campagna informativa» aggiungere «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili»; sul punto tre il parere è favorevole con riformulazione: dopo le parole «a promuovere» aggiungere «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili» e togliere le parole finali «e l'individuazione dei colpevoli»; sul quarto punto il parere è favorevole con riformulazione: aggiungere «valutare la possibilità di assumere iniziative per attivare», e prosegue con «presso le scuole»; sul punto cinque il parere è contrario, sempre sul tema delle sanzioni.
Mozione a prima firma dell'onorevole Santerini n. 1-01263: sul primo punto il parere è favorevole; sul secondo punto è favorevole; sul terzo punto è favorevole; sul quarto punto è favorevole.
Mozione a prima firma dell'onorevole Marzano n. 1-01272: sul primo punto il parere è favorevole con riformulazione: dopo le parole «ogni altra iniziativa volta a contrastare e prevenire i fenomeni di bullismo e cyberbullismo» aggiungere le parole «promuovendo nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili», e poi prosegue il periodo; sul punto due è favorevole con proposta di riformulazione: dopo la parole «ad avviare» aggiungere «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili».
Per quanto concerne la mozione a prima firma dell'onorevole Beni n. 1-01274, sul primo punto il parere è favorevole con riformulazione: aggiungere, alla fine del primo punto dell'impegno, le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili»; sul punto due il parere è favorevole con riformulazione: dopo le parole «a prevedere specifici percorsi di formazione e aggiornamento» aggiungere «nell'ambito delle risorse si renderanno disponibili»; sul terzo punto il parere è favorevole; sul quarto punto è favorevole; sul quinto punto è favorevole; sul sesto punto è favorevole con riformulazione: aggiungere dopo le parole «a realizzare un monitoraggio costante» le parole «nell'ambito delle risorse umane e finanziarie disponibili»; sul settimo punto è favorevole; sull'ottavo punto è favorevole; sul nono punto è favorevole.
Mozione a prima firma dell'onorevole Rampelli n. 1-01275: sul primo punto il parere è favorevole; sul secondo punto è favorevole con una proposta di riformulazione: «a valutare la possibilità di assumere iniziative per attivare presso le scuole punti di ascolto deputati a intercettare ed offrire assistenza a studenti vittime di episodi di violenza e bullismo attraverso misure di prevenzione, consulenza e tutela»; sul terzo punto il parere è favorevole con riformulazione: aggiungere, dopo le parole «con specifico riguardo ai temi del bullismo e della violenza», le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili».
Sul quarto punto il parere è favorevole.Pag. 5
Mozione a prima firma dell'onorevole Baroni n. 1-01278: sul primo punto il parere è favorevole con una proposta di riformulazione: aggiungere all'inizio del primo punto le parole: «a valutare l'opportunità di assumere»; sul secondo punto è favorevole con una proposta di riformulazione: «ad assumere iniziative volte a contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo non in un'ottica repressiva quanto, piuttosto, favorendo la presa in carico di tipo preventivo del fenomeno»; sul terzo punto è favorevole con una proposta di riformulazione: «a favorire ogni iniziativa volta a sostenere la prevenzione del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, prevedendo di destinare adeguate risorse alle misure di prevenzione stesse e al sostegno dei minori a rischio». Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Sì, le chiedo soltanto la cortesia di chiarirmi il parere sui capoversi quinto e sesto della mozione Binetti ed altri n. 1-01255, ovviamente del dispositivo. Se mi potesse fare la cortesia...
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Sì, Presidente. Sui capoversi quinto e sesto il parere è favorevole.
PRESIDENTE. La ringrazio.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, secondo le più recenti ricerche, circa il 16 per cento delle ragazze e dei ragazzi italiani, cioè uno o una su sei, sarebbe vittima del bullismo (è come dire che un centinaio di noi che componiamo quest'Aula lo siamo o lo saremmo), ed è una cifra senza dubbio sottostimata. Non tutte le vittime, infatti, denunciano gli atti offensivi o aggressivi che li hanno colpiti, sia per timore di rappresaglie sia perché se ne vergognano. Molto spesso si tratta di soggetti deboli, quasi sempre minori, discriminati perché portatori di una disabilità fisica, perché appartenenti a certe etnie o religioni, per l'orientamento sessuale, persino per il peso corporeo. Atti aggressivi, offensivi, che vanno dalla presa in giro a vere e proprie vessazioni, violenze psicologiche e fisiche, che possono avere conseguenze devastanti per chi ne è oggetto e che a volte, come è già avvenuto, possono portare anche al suicidio. Azioni che, un tempo, restavano nascoste ed oggi emergono perché sono gli stessi artefici a pubblicizzarle con fotografie o video diffusi sui social network, come fossero imprese di cui vantarsi ed andare fieri.
Per contrastare il fenomeno il nostro Paese si si è già mosso con campagne televisive, l'attuazione di un numero verde per segnalare gli abusi, la realizzazione del portale «smontailbullo.it» che suggerisce come fronteggiare il fenomeno. Con la mozione che abbiamo presentato chiediamo di fare di più, soprattutto sul fronte dell'informazione, della prevenzione e della sensibilizzazione circa la gravità del fenomeno e per l'uso più consapevole e responsabile dei social network; un compito che grava soprattutto sulle scuole e sui docenti, che vanno formati, anche perché sono spesso i primi ad accorgersi di atti di bullismo e quindi sono le persone in grado di intervenire tempestivamente per contrastare e per fermare questi atti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Faenzi. Ne ha facoltà.
MONICA FAENZI. Presidente, un Paese moderno e civile non può e non deve tollerare il fatto che il fenomeno del bullismo nuoce alla società in modo devastante, sfavorisce lo sviluppo sociale ed economico ed alimenta l'aggressività e la criminalità.
Purtroppo, il bullismo è un malessere sociale fortemente diffuso, sinonimo di un disagio relazionale che si manifesta soprattutto Pag. 6tra adolescenti e giovani, ma sicuramente non circoscritto a nessuna categoria, né sociale né tanto meno anagrafica. Il bullismo si evolve con l'età, cambia forma: in età adulta lo ritroveremo in tante, troppe prevaricazioni sociali, lavorative e familiari.
Una recente indagine in Italia dell'osservatorio di Telefono Azzurro sul bullismo nelle scuole superiori ha evidenziato che un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e il 33 per cento è una vittima ricorrente di abusi. Dai risultati dell'indagine emerge che le prepotenze di natura verbale e psicologica prevalgono rispetto a quelle di tipo fisico: il 42 per cento dei ragazzi afferma di essere stato preso in giro, il 30 per cento ha subito delle offese, il 23,4 ha segnalato di aver subito calunnie. Delle violenze di tipo psicologico, il 3,4 per cento denuncia l'isolamento di cui è stato oggetto, mentre l'11 per cento dichiara di essere stato minacciato.
Il fenomeno del bullismo è incomprensibilmente sottovalutato anche quando esso è una manifestazione di un vero e proprio malessere sociale, sia per coloro che commettono il danno, che per coloro che lo subiscono: i primi in quanto a rischio di problematiche antisociali e devianti, i secondi in quanto rischiano un'eccessiva insicurezza caratteriale, che può sfociare in sintomatologie anche di tipo depressivo. Le conseguenze del bullismo sono notevoli, a volte purtroppo irreparabili; il danno per l'autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona a perdere la fiducia nelle istituzioni sociali, come la scuola, ma anche la famiglia, oppure alcune vittime diventano, a loro volta, aggressori sui più deboli.
Il bullismo, come detto, non è un problema solo per la vittima, ma va oltre l'individuo oppressore e oppresso, in quanto il clima di tensione che si instaura va a influenzare la famiglia, la scuola e le altre istituzioni sociali, nonché il futuro stesso della persona e della società nel suo complesso. Noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie riteniamo che il compito delle istituzioni debba essere quello di mettere in campo ogni iniziativa volta a contrastare e prevenire il fenomeno, promuovendo campagne di informazione e di sensibilizzazione circa la gravità di tali manifestazioni e incoraggiando un uso consapevole, sicuro e responsabile delle tecnologie digitali, molto spesso causa del cyberbullismo.
Infine, ma non meno importante, sarà compito della scuola, e su questo ci auguriamo possa esserci disponibilità massima del Ministro Giannini, avviare tutta una serie di corsi, di formazione dei docenti, al fine non solo di prevenire il bullismo, ma anche di intervenire tempestivamente per porre un limite. L'auspicio è anche quello di rafforzare, all'interno delle scuole, punti di ascolto per intercettare ed offrire assistenza agli studenti vittime di episodi di violenza.
Voteremo quindi favorevolmente su ogni mozione che andrà in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Bechis. Ne ha facoltà.
ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente. Letteralmente il termine «bullo» significherebbe prepotente, tuttavia la prepotenza, come alcuni studiosi hanno avuto modo di rilevare, è solo una componente del bullismo, che può includere una vasta gamma di comportamenti quali violenza, attacchi, offese verbali, discriminazione, molestie, plagio e altre coercizioni, incluso bullismo fisico, psicologico, verbale, cibernetico, razziale e il bullismo sessuale.
L'accezione è principalmente utilizzata per riferirsi a fenomeni di violenza tipici negli ambienti scolastici e, più in generale, in contesti sociali riservati ai più giovani. Lo stesso comportamento o comportamenti simili, in altri contesti, sono identificati con altri termini come mobbing in ambito lavorativo o nonnismo nell'ambito delle Forze armate, e, a partire dagli anni 2000, con l'avvento di Internet, si è diffuso soprattutto fra i giovani il cyberbullismo.
Sono stati attuati vari e importanti progetti riguardo al bullismo a livello europeo. Pag. 7In Italia, la direttiva n. 16 del 2007, sulle linee guida generali e le misure a livello nazionale per la prevenzione e la lotta contro il bullismo, ha introdotto la campagna nazionale contro il bullismo. In generale, la campagna comprende diverse misure e azioni e i programmi hanno avuto come esito la soddisfazione dei partecipanti, oltre che l'efficacia del metodo, la competenza del trainer, la conoscenza acquisita, il cambiamento di comportamento nei confronti dei trainer o insegnanti e bambini e studenti, e la prontezza ad affrontare possibili episodi di bullismo; ma ancora non basta, visto che i fatti di cronaca ci raccontano, sempre più spesso, storie che vedono il bullismo come attore principale.
Ma proprio il grande risalto che i mezzi di comunicazione di massa hanno dato ha fatto sì che una sempre maggiore attenzione si sia sviluppata sul fenomeno. Vi sono pensieri, opinioni sul bullismo essenzialmente errati, ma troppo spesso radicati, come credere che sia soltanto un fenomeno facente parte della crescita, o pensare che sia una semplice ragazzata, ritenere che si riscontri soltanto nelle zone abitative più povere e arretrate (ipotesi dimostratasi falsa e inutile, infatti alcune volte ragazzi benestanti perseguitano ragazzi più poveri), o giudicare colpevole la vittima perché non è in grado di sapersi difendere, o ritenere ancora che il bullo sia un ragazzo insicuro che ha problemi in famiglia e che quindi non vada punito, ma aiutato.
Per contrastare il bullismo, pertanto, è di fondamentale importanza che l'opinione pubblica riconosca la gravità degli atti di bullismo e delle loro conseguenze per il recupero sia delle piccole vittime, che nutrono una profonda sofferenza, sia dei propri prevaricatori, che corrono il rischio di intraprendere percorsi caratterizzati da devianza e delinquenza. Ed è per questo che abbiamo chiesto al Governo questi impegni.
Tra i punti che abbiamo rilevato, i più importanti sono appunto l'identificazione e lo sviluppo delle azioni che contribuiscono a un trattamento positivo delle persone a rischio di violenza, l'impostazione del sostegno con reti multidisciplinari e programmi di sostegno per le vittime e per chi compie violenza, con dei percorsi di rieducazione nei confronti di quest'ultimi.
PRESIDENTE. Il collega Totaro, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, non è in Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baradello. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente. Con la mozione che abbiamo voluto presentare, a prima firma della collega Santerini, abbiamo voluto portare l'attenzione, in particolare, su un aspetto del bullismo, che è il cyberbullismo, che da alcuni anni è la novità di questo fenomeno che esiste da sempre, come dicevano anche i colleghi. È un fenomeno che ha dimensioni e modi particolari rispetto al bullismo classico, c’è sempre un gruppo di appartenenza, i forti, che cerca di dimostrare la sua superiorità, la sua perfezione e la sua importanza, e c’è sempre la vittima, il debole, a cui bisogna dimostrare, appunto, che è inferiore, che è diverso, che è insignificante e che non merita di esistere.
Ci sono poi tutti gli aspetti che venivano evidenziati anche dalle colleghe, ma c’è una diversità, che è la protezione data dalla distanza del bullo: il bullo è protetto perché è in un non luogo, è dovunque, può essere di fianco a te, può essere in qualsiasi altro posto, anche lontanissimo. Non c’è più il contatto fisico che c'era nel bullismo, che c’è nel bullismo. Al centro dell'azione del bullo una volta vi era il contatto fisico, la provocazione, lo spingere, il minacciare, il picchiare; adesso c’è questa barriera, questo muro, questo oceano, che separa il bullo della vittima, dato dalla distanza e dal non sapere dove si trova; può essere dovunque. Questo rende la vittima ancora più psicologicamente debole e in difficoltà e aggrava anche le conseguenze di tutto questo. C’è una totale asimmetria: mentre prima c'era un contrasto che poteva, al limite, anche essere contrastato fisicamente, se qualcuno Pag. 8reagiva, adesso non si può più reagire. C’è un'impotenza totale su questo fatto, perché non si tratta solo più di parole pronunciate, o gesti, o spinte, o percosse, che, prima o poi, passano. La vittima del bullo sopportava, sopporta perché dice «prima o poi passa questo fatto». Con il cyberbullismo non passa, perché le immagini, le parole, le offese, la derisione restano nella rete e questo è un fatto veramente grave, perché pesa e porta a delle conseguenze che sono profonde, pesanti, incalcolabili e difficilmente valutabili.
Il bullismo in Italia, veniva detto, ha un'incidenza molto più alta rispetto ad altri Paesi d'Europa. Veniamo sollecitati proprio dal Consiglio d'Europa a mettere in atto delle azioni. Il sottosegretario Toccafondi ha evidenziato come sia necessario un percorso preventivo, formativo, nelle famiglie e anche nelle scuole; questo, per noi, evidentemente è importante. Sono fenomeni che stanno cambiando anche le dinamiche sociali, bisogna ripensare un po’ quello che succede nelle relazioni familiari, scolastiche, educative e formative. Tutti i giovani sono inseriti in sistemi di rete di comunicazione nelle classi, o nei gruppi di appartenenza, o con gli amici, o in cose anche un po’ sconosciute a loro, perché magari attrattive e simpatiche. È necessario rieducare i giovani a stare con gli altri, a essere parte di una comunità, a essere elementi attivi di quella che è la vita quotidiana. Per questo chiediamo con questa mozione un coinvolgimento anche dei gestori delle piattaforme in questi percorsi di controllo e di verifica. Vanno bene le sanzioni, ma bisogna anche prevenire da quel punto di vista; il come ce lo possono dire gli esperti.
Chiediamo anche la promozione di iniziative, come è già stato detto e ricordato anche dal sottosegretario, contro i discorsi d'odio che vengono lanciati attraverso questo sistema del cyberbullismo. Su questo anche l'Europa, ripeto, ci sta spingendo molto.
E poi, lo dicevano anche gli esperti, dal punto di vista educativo, su questo l'aiuto delle istituzioni, del Governo e anche delle istituzioni locali credo sia importante per costruire un futuro veramente nuovo, utilizzando positivamente queste tecnologie. Per questo, dichiaro il voto favorevole del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico alle mozioni che sono state approvate anche dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Oggi, in quest'Aula, affrontiamo, con lo strumento delle mozioni, un tema di fondamentale importanza per la nostra società, impegnando il Governo ad assumere iniziative immediate per contrastare fenomeni preoccupanti, che richiedono interventi risoluti che solo l'Esecutivo può garantire. Abbiamo il dovere verso i nostri cittadini, elettori e non, di continuare a portare avanti la nostra linea politica su argomenti di rilevanza come quello del contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, quanto meno per testimoniare all'esterno di quest'Aula che, se si vuole, si possono trovare soluzioni anche su un tema e una problematica difficile come quella che oggi affrontiamo.
La pericolosità del bullismo è data soprattutto dalla pervasività e dalla sua forza trainante, in quanto fa leva su alcuni aspetti che caratterizzano sia l'età adolescenziale sia la nostra epoca: un generalizzato disagio epocale, causato dalla perdita dei soliti punti di riferimento, la debolezza etica del tessuto sociale, un futuro poco promettente.
Questa minaccia pesa sulla scuola, mettendo a rischio l'ambiente educativo, ma pesa anche sull'intera società, che ne è corresponsabile, e che quindi ha il dovere di sostenerla in questo difficile impegno.
Le cause di ciò che è accaduto devono essere individuate al fine di comprendere meglio il fenomeno: una sistematica rinuncia ai riferimenti valoriali nell'istituzione scuola, una continua aggressione verso l'istituto della famiglia, la diffusione ideologica di una visione della vita volta a rinnegare le radici culturali e tradizionali Pag. 9del nostro popolo, la continua propaganda del pensiero relativista, che ha creato nelle giovani generazioni uno stato di confusione permanente, dove diventa dote personale la capacità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male.
Il progresso della società moderna è stato viziato dalla rinuncia a quei riferimenti valoriali che rappresentavano le fondamenta di una comunità capace di comprendere l'importanza della tutela dei propri figli quale bene primario.
Il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo va contrastato con energia e con provvedimenti mirati e specifici, volti a sviluppare una giusta modalità di intervento, partendo, in primo luogo, dalla conoscenza del problema e dalla formazione degli educatori. La famiglia e la scuola sono certamente i primi ambiti dove i bambini e i giovani possono conoscere il valore e il senso della partecipazione e il rispetto degli altri.
È doveroso ribadire che, al fine di realizzare un sistema che funzioni, è necessario che vi sia la tutela dei diritti dei minori, ma anche la tutela delle famiglie in cui i minori sono inseriti. La frantumazione dell'istituto familiare in una comunità sempre meno capace di farsi carico della crescita sana dei bambini è il primo fattore che pone i giovani adolescenti in una condizione di precario equilibrio ed estrema fragilità, rendendoli soggetti a rischio.
Lo sport rappresenta un fenomeno sociale che ha svolto ed ancora oggi svolge un ruolo fondamentale per la formazione individuale e la promozione del benessere fisico e mentale del singolo, con effetti positivi sulle capacità di apprendimento. Lo sport è una delle attività che da sempre ha contribuito a promuovere uno stile di vita positivo, consentendo ai giovani di esprimere le loro inclinazioni e le loro personalità, di sviluppare un'attitudine alla cura del corpo, di promuovere uno spirito partecipativo ed incline alla sana competizione. I valori di onestà e solidarietà impliciti nell'attività sportiva offrono, infatti, uno stimolo fondamentale per prevenire le tendenze disgreganti comuni nella società contemporanea, particolarmente evidenti nel fenomeno del bullismo, favorendo il consolidamento di uno spirito di comunione e fraternità sempre più indispensabile per l'integrazione sociale e culturale.
In conclusione, con la nostra mozione vogliamo sottolineare l'importanza di migliorare le politiche in materia di educazione fisica, anche attraverso un ampliamento dell'orario scolastico, assicurando un equilibrio tra le attività fisiche ed intellettuali nelle scuole, investendo nelle strutture sportive di qualità, prendendo misure adeguate per rendere accessibile a tutti gli studenti i centri sportivi e i corsi di sport nelle scuole e prestando particolare attenzione ai bisogni degli studenti disabili. Il nostro Paese, infatti, vanta una tradizione di primario rilievo nel settore dell'attività sportiva agonistica studentesca, che, tuttavia, nell'ultimo decennio, ha subìto una radicale interruzione. Il riferimento è agli originari Giochi della Gioventù, istituiti il 3 settembre del 1968 con lo scopo di arginare il diffuso disagio sociale giovanile, creando un momento di interazione all'interno delle scuole attraverso la disciplina sportiva.
Questa, in sostanza, è una mozione che, sottoposta al Governo e che ha visto, con delle piccole riformulazioni, il parere favorevole del Governo, vuole porre l'attenzione su un tema che è assolutamente importante e delicato. Vogliamo che il Governo adotti ogni iniziativa volta a prevenire, ridurre e reprimere con fermezza episodi di bullismo e cyberbullismo, che contempli azioni mirate per ogni ordine e grado di scuola.
Con questa mozione intendiamo impegnare il Governo ad attuare una capillare campagna informativa sul fenomeno del bullismo e sulla dipendenza dai social network, a promuovere un'attività di aggiornamento e formazione dei docenti e di tutto il personale scolastico tecnico-ausiliario nell'azione di educazione alla cittadinanza, di prevenzione del disagio e di contrasto, appunto, a questi fenomeni, e vorremmo che il Governo attivasse una rilevazione ed un monitoraggio permanente Pag. 10del fenomeno e delle attività promosse dalle istituzioni scolastiche, sia singolarmente che in raccordo con altre strutture territoriali, e che relazionasse annualmente al Parlamento i risultati di questa sua attività.
Riteniamo, quindi, che il problema sia assai delicato, sia assai importante, e che, anche attraverso mozioni come quelle che sono state presentate qui, in quest'Aula, oggi, si possa fare un deciso passo avanti affinché questo fenomeno venga definitivamente arginato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Totaro. Ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Grazie, Presidente. Nel preannunciare il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale su queste mozioni contro il bullismo, consegno la dichiarazione di voto agli uffici competenti.
PRESIDENTE. È autorizzato, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Vezzali. Ne ha facoltà.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, sottosegretario, colleghi, non possiamo parlare di bullismo limitandoci a valutare i soggetti che manifestano questa disposizione o le loro potenziali vittime. Abbiamo la responsabilità di inquadrare il problema in uno scenario più complesso, che è quello che coinvolge inizialmente la famiglia, ma che non può prescindere dall'analisi del contesto sociale nel quale si manifesta. Dobbiamo chiederci come mai si stia diffondendo tanto velocemente e stia crescendo in percentuale, visti i numeri delle persone coinvolte e le fasce di età, che diventano sempre più ampie.
Molti di noi sono genitori che si interrogano se sia giusto o meno affidare un telefono cellulare con connessioni di rete a bambini e adolescenti senza poter, poi, esercitare alcuna azione di controllo sul loro utilizzo. A molti è capitato di sentirsi raccontare da un figlio o da un nipote, per esempio, un episodio avvenuto a scuola, che è stato sottovalutato o definito semplicemente frutto di maleducazione o uno scherzo fra ragazzi. Tanti insegnanti avranno punito un bambino troppo vivace o protetto dal gruppo un alunno più debole.
Molte volte il ricordo di essere stati anche noi ragazzi iperattivi, inappetenti o predisposti al capriccio ci porta a sottovalutare alcune manifestazioni, che, invece, sono il primo passo per individuare un disturbo e non perdere tempo nel ricercare le soluzioni più adeguate. La sinergia fra famiglia e sistema educativo è certamente il mezzo più efficace per circoscrivere il fenomeno del bullismo, anche se non è escluso che si debbano individuare, per alcuni soggetti, anche percorsi riabilitativi. Abbiamo l'opportunità di essere cittadini digitali, senza avere avuto, però, il tempo di essere educati a questo mondo veloce, virtuale, competitivo, fatto di immagini rubate, di false identità, di un gergo senza il quale si è fuori dal gruppo: una grande agorà, che è un luogo di incontro e di confronto dal quale, se sei fuori, non esisti.
La nostra è una società eterogenea dove, anche se si mescolano culture e sensibilità diverse, poi si ha la tendenza all'omologazione, all'individuazione di un modello da imitare. È una società dove la prevalenza di manifestazioni comportamentali aggressive, accreditate come vincenti, hanno avuto il sopravvento sull'educazione al rispetto e all'integrazione, quella che richiama ai valori.
La cronaca è impietosa nel ricordarci quanti giovani sono perseguitati, quanti atti di vandalismo sono riconducibili a episodi di bullismo, quante istigazioni al suicidio questo fenomeno produce. Non possiamo restare indifferenti rispetto a una generazione che mostra evidente disagio, che per metà subisce, per metà tace, rendendosi complice di chi utilizza la violenza psicologica, verbale o fisica per esercitare potere sugli altri.
La mia esperienza mi porta a considerare lo sport un valido aiuto e una concreta Pag. 11risposta a questo fenomeno, un efficace mezzo per socializzare, ma che insegna rispetto delle regole e del prossimo, che richiede sacrificio. Chi pratica lo sport impara che, in campo, sulla pista o in pedana, si vince o si perde, ma con lealtà; nello sport non esistono differenze, su tutto prevale il gioco, la competizione e su entrambi l'appartenenza ad un gruppo, ad una società, ad una squadra.
Sono molte le iniziative di contrasto al bullismo già sperimentate, tutte potenzialmente valide; più di una proposta di legge aspetta di essere discussa, dobbiamo riuscire a velocizzare l'iter per impedire che il bullismo acquisisca la dimensione di una malattia sociale. Dovremo chiedere ai media di fare rete, perché i giovani vivono di spot, sono attirati da immagini, rapiti da personaggi che trasformano in modelli comportamentali ambizioni e sogni; dobbiamo vigilare affinché non vengano commercializzati videogiochi cruenti.
Quasi tutte le mozioni evidenziano le medesime criticità e auspicano soluzioni possibili. Scelta Civica sosterrà quelle sulle quali il Governo esprimerà parere favorevole, nella speranza che il bene dei nostri giovani sia una priorità, un obiettivo da condividere oltre le diverse sensibilità politiche (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, colleghi, noi discutiamo oggi una mozione sul bullismo, sapendo che è presente in Commissione un disegno di legge su questo argomento e, quindi, non è un caso che negli auspici di tutte le mozioni ci sia quello di giungere quanto prima all'approvazione di una legge. La mozione serve proprio a dare forza a questa esigenza condivisa in tanti ambienti, condivisa, soprattutto, nell'ambiente dei genitori, delle famiglie e delle scuole, perché ciò che nessuno di noi vorrebbe mai è che un ragazzo, soprattutto nel momento in cui è più giovane e, a volte, anche più fragile, possa essere sottoposto a una violenza dalla quale non ha gli strumenti per potersi difendere.
Noi intendiamo per bullismo quei comportamenti e quegli atti offensivi o aggressivi che uno o più persone mettono in atto ai danni di una o più persone, per umiliarle, marginalizzarle, ridicolizzarle, oltre che per esercitare una vera e propria violenza fisica su di loro. Ma non è soltanto la violenza fisica quella che ci spaventa; quella che in qualche modo forse ci preoccupa maggiormente, perché più graffiante, perché lascia tracce più a lungo nella vita di una persona, è quella sistematica umiliazione che gli restituisce la sensazione di non essere all'altezza, di essere inferiore agli altri, di non meritare l'attenzione, il consenso, l'approvazione, l'affetto, né nel proprio gruppo scolastico, né, alle volte, nel proprio gruppo sociale di appartenenza. La gravità, infatti, cresce quando colpisce i soggetti più giovani, i più fragili, quelli che hanno una personalità che ha bisogno proprio del consenso del gruppo per poter strutturare quell'identità personale che sarà poi la loro compagna per tutta la vita.
Si tratta di un fenomeno in continua evoluzione; tutti i colleghi hanno messo in evidenza come gli indici statistici ci dicano che gli episodi di bullismo sono in crescita, sono in crescita soprattutto gli episodi di bullismo da branco, cioè quelli del gruppo, quelli in cui c’è una vera e propria coalizione, che ha un pizzico proprio di perversione e che sceglie di scaricare i Pag. 12propri istinti negativi, le proprie passioni tristi a scapito di colui che, in qualche modo, non sembra poter restituire offesa a offesa, ma sembra semplicemente accartocciarsi sempre di più su di sé davanti alla provocazione che subisce.
È stato sottolineato anche dai colleghi come le nuove tecnologie rendano ancora più invasivo il bullismo, semplicemente perché vanno oltre quelli che sono i confini del gruppo classe, oltre quelli che sono i confini del proprio gruppo sociale, che, in qualche modo, esplode invadendo il web e quindi anche arrivando a conoscenza di persone che non avrebbero mai avuto una conoscenza diretta di quei fatti; sembra quasi che il soggetto debole debba diventare l'oggetto di una sorta di fiction, in cui la vittima paga per tutti, ma è anche vero che questo soddisfa il narcisismo di chi esercita la violenza, che spesso non esita a farsi riprendere mentre la esercita, perché, più ancora della paura della punizione che potrebbe ricevere, può la vanità di dimostrare di che cosa è capace.
È in questa sorta di dialettica tra esibizionismo, narcisismo del bullo e, in qualche modo, tendenza a nascondersi della vittima che si gioca una parte importante di questo fenomeno a cui assistiamo ogni giorno, in modi diversi, con contenuti diversi, ma sempre caratterizzati da quest'unica profonda ferita.
Perché si possa parlare di bullismo è necessario che gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni siano intenzionali, cioè non è per caso che una persona fa una battuta, a volte anche una battuta pesante, e non è questo scherzo quello che definisce il bullismo, ma proprio l'intenzionalità lesiva di chi lo sta esercitando. Questi atti, spesso, hanno un tempo in cui si sviluppano, che è un tempo anche prolungato; è incredibile come l'incapacità di difendersi da parte della vittima susciti e stimoli, quasi, direi, la fantasia aggressiva da parte del bullo, che rinnova, giorno per giorno e con modalità diverse, con spunti diversi, questa sua forza negativa, creando un’escalation che rende davvero impossibile, a volte, poi, riuscire a venirne fuori.
Bisogna anche dire che a questa asimmetria, che vede, da un lato, la fragilità e, dall'altro, la violenza e che, quindi, è caratterizzata proprio veramente dalla sproporzione tra gli uni e gli altri, si somma un elemento molto importante a cui noi assistiamo negli ultimi tempi, che è un po’ la mentalità di chi assiste a un episodio di bullismo, quasi come se stesse vedendo una scena alla televisione, come se, invece di essere un'aggressività agita, fosse un'aggressività rappresentata. Tant’è vero che la responsabilità di coloro che, per così dire, stanno a guardare e non ritengono di dover intervenire per spezzare questa spirale astiosa, questa spirale umiliante nei confronti delle persone fragili, comincia a diventare qualcosa di interesse e di pertinenza, se non della magistratura, come accade nei casi più gravi, perlomeno di una presa di posizione esplicita anche da parte di coloro che, avendone l'autorità, dovrebbero intervenire.
Ma, da questo punto di vista, noi ci rendiamo conto che, spesso, davanti a l’escalation di questi fenomeni, dobbiamo scoprire con dolore, con dispiacere che quell'insegnante sapeva, che quel dirigente scolastico sapeva, che quel dirigente di quell'attività sapeva, solo hanno preteso di minimizzare i fatti, di volerli schiacciare, riducendoli a banalità di cose tra ragazzi, cose tra bambini, quasi per la paura di sentirsi coinvolti e per la paura di entrare in questo circuito di violenza aggressiva, che, poi, molto spesso si sposta dai ragazzi ai genitori. È stato confessato più di una volta come i genitori del bullo prendano le difese del bullo e le prendano scaricando la responsabilità dell'aggressione che si è appena consumata sulla vittima stessa o su un contesto generico in cui si svolgono queste cose, in ogni caso trasferendo quella che è la propria potenza critica, invece che sul figlio per un intervento educativo significativo, su quell'adulto che rimprovera il figlio di aver preso una posizione negativa, ma che in quel momento non sembra essere in grado di svolgere con la necessaria autorevolezza anche un ruolo che può chiedere, in certi momenti, un esercizio di autorità.Pag. 13
Il nostro ordinamento non prevede, allo stato attuale, disposizioni specifiche per prevenire e contrastare lo specifico fenomeno del bullismo, specie appunto nella sua forma informatica, pertanto diventa improcrastinabile quell'intervento normativo a cui facevo riferimento, anche perché negli ultimi anni è cresciuta in modo costante l'attenzione dei media e della società nei confronti del fenomeno del bullismo a scuola, ma, paradossalmente, questa attenzione dei media si scatena soltanto quando ci troviamo davanti ai fatti più drammatici. Penso, per esempio, al caso del ragazzo che si suicida o che comunque tenta il suicidio, del ragazzo che sviluppa una condotta patologica talmente marcata da rifiutarsi di andare a scuola, da rinchiudersi in se stesso, da far nascere il sospetto di trovarci davanti a una sindrome psichiatrica grave, mentre in realtà ci troviamo davanti semplicemente a un bambino ferito, che non sente non solo l'aiuto da parte del gruppo di appartenenza, in cui registra prevalentemente l'atteggiamento di violenza, ma non sente neanche l'aiuto da parte della famiglia. Ciò a tal punto che non reputa conveniente, non reputa utile, non reputa necessario, neanche confidarsi con i genitori, perché il timore che c’è a manifestare questa violenza subita è che, anche in questo caso, alla violenza subita si sommi la critica da parte della famiglia: perché non ti sai far valere; chissà che cosa hai fatto tu agli altri; probabilmente nel tuo comportamento ci sono delle cose che non funzionano.
Oggi come oggi, si va allargando la percezione della responsabilità e quello che noi vogliamo con questa nostra mozione è che la percezione di questa responsabilità raggiunga non solo e non tanto il bullo nella sua singolarità, ma raggiunga i contesti, quei contesti educativi – a cominciare dal contesto familiare, il contesto scolastico e gli altri – che rimandano agli adulti la responsabilità di garantire a ogni bambino, ogni adolescente, ogni ragazzo, un ambiente coeso di accettazione e di inclusione.
Voglio soltanto far presente un passaggio, che qualche volta si crea anche in ambienti che non sono solo quelli del bambino, che non sono solo quelli dell'adolescente, che possono essere anche quelli del giovane adulto. Ci sono ambienti di lavoro professionali in cui spesso i colleghi possono assumere atteggiamenti di violenza, violenza verbale, violenza tendente a svalutare, la violenza, come dire, di scaricare sull'anello debole di quella catena tutte le colpe e tutti, a volte, anche i compiti ingrati del gruppo.
È stato detto, molto chiaramente, dal sottosegretario Toccafondi, formulando il giudizio sulle mozioni, come l'intenzione prevalente vuole essere l'intenzione educativa per ottenere un obiettivo di tipo inclusivo. Noi dobbiamo mettere a fuoco questi due valori; noi educhiamo esattamente ai valori, potremmo dire, alle virtù della vita sociale, e lo facciamo avendo presente che la coesione sociale è uno dei massimi beni che la nostra democrazia dovrebbe garantire.
Per questo, io mi auguro che, avendo approvato tante mozioni, questo funga, come dire, da pressione positiva per l'approvazione della legge e, comunque, per tutte quelle iniziative – ne cito una per tutte, la famosa «smonta il bullo», ma ce ne sono anche molte altre – in cui il gruppo delle insegnanti è schierato dalla parte della coesione del gruppo e, quindi, sulla necessità di risolvere le tensioni tra il bullo e il soggetto fragile. Tuttavia, credo che noi abbiamo bisogno di intervenire positivamente anche su quelle famiglie nelle quali maturino vuoi gli esempi di violenza del bullo, vuoi gli esempi di fragilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per una precisazione il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. A seguito della richiesta sua e della prima firmataria, l'onorevole Binetti, vorrei rileggere il parere. C’è stato, forse, un errore. Al Pag. 14punto primo del dispositivo finale parere favorevole; parere favorevole sul secondo punto, ma con riformulazione: aggiungere le parole «a prevedere, nell'ambito delle risorse disponibili, corsi di formazione rivolti al personale scolastico». Terzo punto, parere favorevole; quarto punto parere favorevole; quinto punto parere favorevole, così come per il sesto punto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.
CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente. La lotta al bullismo è al centro dell'attività di tante istituzioni, anche a livello internazionale. L'Unesco, in un manuale per insegnanti del 2009, scrive: «Chi è vittima di bullismo è più probabile che, rispetto ai compagni, sia depresso e abbia una bassa stima di sé. I bulli, di solito, mettono in atto comportamenti aggressivi per gestire situazioni in cui si sentono ansiosi, frustrati, umiliati, o derisi dagli altri.
Le vittime, invece, possono essere persone incapaci di difendersi o considerate differenti a causa della loro provenienza etnica o culturale, a causa della disabilità, o perché non mostrano quelle caratteristiche che la cultura attribuisce, in modo stereotipato, alla mascolinità o alla femminilità».
I risultati delle ricerche condotte in Italia e all'estero dimostrano che il bullismo è parte integrante della quotidianità della maggioranza degli studenti, i quali possono essere bulli o vittime, ma è stata osservata, in percentuali non indifferenti, anche la condizione di chi ricopre entrambi i ruoli, a seconda delle circostanze.
La diffusione di computer, Internet, cellulari e altri strumenti di comunicazione elettronica, ha portato con sé anche la diffusione del cyberbullismo e la tecnologia è diventata la nuova alleata di quei bulli che utilizzano telefono, e-mail, messaggi, siti web, bacheche elettroniche e newsgroup, come strumenti per aggredire le loro vittime.
Secondo l'Istat, con il progetto «Il bullismo in Italia, comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi», più del 50 per cento degli intervistati, tra undicenni e diciassettenni, ha dichiarato di essere rimasto vittima di un qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento. Spesso due diversi tipi di prepotenze riguardano la stessa persona. Circa il 72 per cento di quanti hanno lamentato azioni diffamatorie o di esclusione sono state vittime anche di offese e minacce. Le ragazze presentano una percentuale di vittimizzazione superiore rispetto ai ragazzi. Infine, tutte le ricerche hanno osservato il legame esistente tra bullismo e disturbi alimentari – obesità ed anoressia – e il legame tra bullismo e disabilità.
A tal proposito va segnalato che, nonostante l'Italia abbia ratificato e dato esecuzione alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità fin dal 2009, ad essa non è stata data piena e completa attuazione e ciò produce effetti negativi anche sulle persone con disabilità vittime di bullismo.
Tuttavia, rimangono gli insulti con una connotazione sessuale a creare le maggiori vittime del bullismo. Sul piano sociopolitico, numerosi studi qualitativi e quantitativi, condotti sempre in diversi Paesi, hanno messo in evidenza che il ruolo della scuola continua ad essere quello di un fattore di mascolinizzazione, cioè un veicolo di promozione di una serie di valori e ideali maschili che devono prevalere su gli altri, e tutto ciò che non è maschile ed eterosessuale è automaticamente considerato come debole.
Per noi è importante affermare, Presidente, che il tema della decostruzione critica dei modelli sociali dominanti, tuttora alla base delle relazioni tra i sessi, è centrale nella lotta al bullismo. Esso, di recente, è entrato anche nella Convenzione di Istanbul, ratificata da parte dell'Italia, che ha riaperto nelle sedi istituzionali il dibattito sul fenomeno della violenza sulle donne. Come prevede esplicitamente il terzo capitolo della Convenzione, i Paesi aderenti devono adottare politiche di prevenzione, tra le quali un ruolo fondamentale è affidato ad interventi che accompagnino i percorsi scolastici delle ragazze e Pag. 15dei ragazzi per promuovere cambiamenti nei modelli di comportamento socioculturale, per sradicare pregiudizi, costumi, tradizioni e le altre pratiche basate sull'idea dell'inferiorità della donna o sui ruoli stereotipati per donne e uomini.
Per questo, noi chiediamo al Governo azioni per includere nei programmi scolastici, di ogni ordine e grado, dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali. L'invito è a promuovere delle azioni anche nelle strutture di istruzione non formale, nonché nei centri sportivi, culturali, di svago e nei mass media.
Mi avvio a concludere. Programmare e sostenere interventi strutturali, soprattutto a scuola, che contrastino e prevengano il bullismo è fondamentale, ma nessun intervento può raggiungere l'obiettivo se ci si limita al momento repressivo, ignorando la conoscenza dei fenomeni e i documenti internazionali, che chiedono un impegno nella direzione di decostruire stereotipi e pregiudizi.
Tra gli interventi che, soprattutto nella scuola, occorre mettere in campo per contrastare il bullismo, deve esserci quello dell'ascolto da parte degli insegnanti. Su questo è necessario investire per offrire al personale docente gli strumenti e l'aggiornamento necessario a sviluppare e rafforzare le capacità di ascolto dei bisogni degli studenti e delle studentesse.
Per tutti questi motivi, noi pensiamo che il Governo debba avviare la modifica e l'integrazione dei piani di studio delle scuole e dei programmi per gli insegnanti; debba finanziare, mediante lo stanziamento di adeguate risorse, un piano di formazione per insegnanti, di ogni ordine e grado, per lo sviluppo di capacità di ascolto degli studenti mediante l'adozione di tecniche di empowerment delle relazioni, della valorizzazione degli studenti, della pedagogia e della didattica.
Voteremo contro le mozioni del Nuovo Centrodestra, di Forza Italia e della Lega, dove c’è una rimozione totale degli atti di bullismo di ordine sessuale. Le categorie diverse – così vengono definite nelle mozioni – vengono totalmente ignorate negli impegni da rivolgere al Governo. Si citano le morti di tanti ragazzi e, consapevolmente, non si citano i casi clamorosi di bullismo omofobo che il nostro Paese ha conosciuto: come Simone, definito il ragazzo «dai pantaloni rosa», vittima del bullismo, che si tolse la vita per l'attacco alla sua presunta omosessualità.
Voteremo a favore delle altre, con qualche astensione, perché, seppure in altre avviene questa rimozione, almeno negli impegni si dà un ruolo alla scuola, alla formazione, allo sport: un modo utile per affrontare il tema, piuttosto che una presunta repressione, che non si capisce neanche come si dovrebbe attuare nei confronti di ragazze e di ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega De Girolamo. Ne ha facoltà.
NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, troppi sono i casi di cronaca che abbiamo letto negli ultimi periodi: a Torino un quindicenne, in Brianza una banda di ragazzini, in un paesino del Salento un dodicenne, fino ad arrivare al caso di Pordenone della ragazzina che si è gettata dal balcone, lasciando una lettera con su scritto: «adesso sarete contenti».
Le aggressioni negli ultimi tempi certificano un'espressione di scarsa o nulla tolleranza nei confronti del diverso, a prescindere dal significato che si voglia dare a questa parola. La vittima è vista come diversa e i motivi che la rendono tale possono essere per etnia, per religione, per caratteri fisici e psichici, per genere, per orientamento sessuale ed altro. Ci troviamo di fronte ad una scelta: impegnarci seriamente oppure voltarci dall'altra parte e far sì che una delle più grandi piaghe sociali del nuovo millennio rovini la vita di milioni di giovani.
Il bullismo, nelle sue varie forme, è un pericolo per la nostra società, è un pericolo Pag. 16per la crescita umana ed esistenziale dei nostri giovani. Qui non è in discussione la bandiera di un partito, ma una bandiera di ben altro livello: quello della civiltà universale, del rispetto di valori, insomma, della tutela di quegli ideali ai quali siamo tutti fedeli. Ed è con questo spirito che mi rivolgo a quest'Assemblea, invitandola a prestare attenzione ad alcuni dati che, al di là della loro freddezza, nascondono storie, drammi, lacrime e, purtroppo, in alcuni casi, anche sangue.
I dati sono stati elencati anche dalle colleghe che mi hanno preceduto e, purtroppo, tutti evidenziano come, nella metà delle scuole italiane prese in esame, siano avvenuti atti di bullismo attraverso la rete, nonché tentativi di adescamento da parte degli adulti, vessazioni, minacce, invio di foto o video a contenuto sessuale.
Nello specifico, fra le varie tipologie di bullismo, quello più diffuso al momento è il cyberbullismo. Quest'ultimo, a differenza di quello tradizionale, consente di aggredire una persona in maniera indiretta, senza alcun contatto fisico, offendendo la vittima attraverso il cosiddetto mondo virtuale; offese che, però, hanno lo stesso effetto, forse anche peggiore, di un'aggressione fisica.
Una ricerca del 2014 dell'Ipsos ci dice che quasi il 70 per cento dei giovani percepisce il cyberbullismo come la principale minaccia in rete e che il 35 per cento ne ha avuto un'esperienza sia diretta che indiretta. In ambito europeo lo chiamano hate speech: è estremamente diffuso nella rete e, troppo spesso, causa condizioni di grave disagio e malessere per tutte le persone che ne sono vittime. Negli Stati Uniti, il bullismo viene definito come una grave epidemia silenziosa, che Internet ha saputo rendere ancora più nascosta.
Secondo l'ultimo rapporto dell'ISTAT sul bullismo, fra i ragazzi che usano cellulare e Internet, il 5 e il 9 per cento ha denunciato di avere subito ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, email, chat e social network. Vittime, più di tutti, sono le donne – il 7,1 per cento rispetto al 4,6 dei ragazzi – e tutte fra i quattordici e i diciassette anni.
Più di nove adolescenti su dieci usa il telefono cellulare, la metà ha un personal computer, sette su dieci utilizzano Internet; due ragazzi su tre, poi, ritengono che il cyberbullismo sia un fenomeno in crescita. Dati che non tengono conto di chi, in realtà, non denuncia.
Tutto questo rende evidente l'inadeguatezza degli attuali strumenti di monitoraggio e di contrasto contro un fenomeno ormai devastante che sta producendo danni sempre più irreversibili nei confronti di giovani vittime. Per questo si rendono sempre più necessari, e con estrema urgenza, degli interventi educativi e formativi che possano arginare il fenomeno.
Proprio per questo il Parlamento, in primis, ha l'obbligo istituzionale di garantire un'adeguata diffusione della media education. È indispensabile per la salvaguardia del nostro modello sociale sviluppare delle adeguate competenze che inculchino nella testa dei giovani le principali regole che consentono di convivere senza violenza né prevaricazione. Per fare ciò, occorre partire dal nostro sistema scolastico che, grazie ad un intervento del legislatore, può garantire un appropriato apprendimento di comportamenti responsabili e di rispetto verso gli altri. È necessario un coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, in particolar modo il corpo docente: a tale proposito, sarebbe utile – come già riportato fra gli impegni della mozione di Forza Italia – introdurre nel sistema nazionale educativo di istruzione delle attività didattiche, volte alla prevenzione e alla conoscenza del fenomeno del bullismo.
È indispensabile, a nostro avviso, promuovere continue attività di aggiornamento e formazione, anche per il corpo docente; il tutto coadiuvato dall'attivazione presso le scuole di una serie di punti di ascolto, volti ad intercettare ed offrire assistenza personale a tutti quegli studenti vittime di bullismo. Non abbiamo introdotto in questa mozione la videosorveglianza, perché abbiamo una proposta apposita su questa, che riguarda soprattutto le vittime silenziose e, quindi, la scuola Pag. 17dell'infanzia e dell'adolescenza, che speriamo interessi questo Parlamento e porti consenso ampio da parte di tutti i gruppi.
Prevenzione, consulenza e tutela devono essere alla base di questo sistema: un modello che, se ben coordinato dalle istituzioni proposte, può senza dubbio scardinare questo dilagare di discriminazione e violenza. Troppo spesso questi gravi episodi restano nascosti, anche ai genitori delle povere vittime. In età adolescenziale è più difficile raccontare il disagio e i ragazzi preferiscono rimanere in un rumoroso silenzio, che oltraggia le loro libertà e il loro futuro. L'adolescenza è un arco di tempo troppo importante per la vita di un giovane, che definisce i tratti caratteriali e personali ed è profondamente ingiusto che, in uno Stato di diritto come il nostro, non si prevedano forme di tutela adeguate per i ragazzi che subiscono queste forme di bullismo.
Per questo, in qualità di parlamentari, dobbiamo armarci di una buona dose di responsabilità e coscienza; dobbiamo prendere esempio e promuovere le iniziative contro l’hate speech proposte dalle campagne del Consiglio d'Europa e dall'alleanza parlamentare contro l'intolleranza e il razzismo del Consiglio d'Europa. Potenzialmente, abbiamo tutti gli strumenti necessari per aggirare questa deriva violenta e irrazionale che colpisce i nostri ragazzi. Vi chiedo, pertanto, di condividere quest'appello, affinché in ogni scuola, in ogni casa, in ogni comunità si possa promuovere la cultura del rispetto contro la cultura del più forte. Il tempo è già scaduto ed è per questo che ci auguriamo che questo Parlamento legiferi in fretta sul cyberbullismo e su un fenomeno che è diventato una vera e propria piaga sociale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baroni. Ne ha facoltà. Con calma, non si preoccupi. Prego.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente, sono stato preso un po’ alla sprovvista. In particolare, tutta l'Aula, tutta la Camera dei deputati è stata presa alla sprovvista, in quanto abbiamo incardinato in Commissione affari sociali e in Commissione giustizia una proposta di legge, che ha già un testo unificato, su cui abbiamo già fatto cadere l'ascia della scadenza degli emendamenti. Tuttavia, c’è stato un grosso lavoro, c’è stata una discussione importante e non è un caso che il presidente del tribunale dei minori di Milano e diversi professori ordinari che trattano di giustizia penale abbiano sollevato la questione – per quanto riguarda il MoVimento 5 Stelle molto importante – dell'opportunità o meno di istituire un nuovo reato.
Quindi, in questo momento il Senato ha fatto un lavoro molto, molto interessante, per quanto riguarda la proposta di legge sul cyberbullismo, e la Camera, mano a mano, con la discussione, si sta rendendo conto, perché molto probabilmente verrà modificato il titolo della proposta di legge: da «cyberbullismo» a «proposte per la prevenzione sia del bullismo che del cyberbullismo», e questo cambia completamente l'ottica della situazione.
Questa premessa, Presidente, è molto importante, perché il MoVimento 5 Stelle, in maniera del tutto anomala, era favorevole alla richiesta del Partito Democratico di sospendere la discussione di questa mozione, perché incrocia pesantemente la discussione incardinata nelle Commissioni giustizia e affari sociali, e di fatto un po’ l'annacqua, perché troviamo tantissime dichiarazioni di intenti, tantissimi dati di cronaca in cui il politico di turno si indigna perché è uscito sui giornali il fatto che non c’è prevenzione, non c’è sostegno alle famiglie, che non ci sono soldi investiti nei consultori familiari, che la rete sociale di solidarietà è pesantemente taglieggiata dal fatto che c’è una disoccupazione altissima, in particolare la disoccupazione giovanile. Ma tutto questo sta scritto tra le righe, perché ovviamente gli articoli di cronaca riportano il fatto che c’è l'urgenza-emergenza cyberbullismo, l'urgenza-emergenza bullismo.Pag. 18
Allora, ricordiamo a tutti quelli che hanno una mente che permette anche un pensiero circolare che questo aspetto è un sintomo di un disagio sociale, è un sintomo di un disagio familiare, è un sintomo di un disagio scolastico, perché stiamo andando verso tagli alla scuola pubblica, mancati investimenti; gli insegnanti non sono sostenuti, i consultori familiari sono pieni di lavoro e, allo stesso momento, hanno sempre meno risorse. Allo stesso modo, possiamo parlare dei vecchi CSM, dei vecchi DSM o dei TSMREE, che sono proprio le strutture locali preposte alla salute mentale dei minori. In tutto questo, però, noi facciamo il falò delle vanità, qui dentro, perché una parte di noi, come vuole risolvere il problema ? Biasimando – biasimando ! – il fatto che queste situazioni si creano nel momento in cui lo Stato non sostiene le situazioni di disagio.
Voglio dire che non c’è bisogno di leggere William Golding, Il signore delle mosche, per capire che dei ragazzi ben educati, nel momento in cui vengono messi dentro un'isola e gli viene detto di interagire fra di loro e di organizzare una società, degradano a forme primitive estremamente importanti di aggressività, perché sono abbandonati a loro stessi, ma preferiamo leggere stupidaggini sui giornali perché semplicemente non siamo in grado di fare politica di sistema.
Noi abbiamo previsto nella nostra mozione tre punti, tre impegni. Il primo è il concetto di giustizia riparativa, da applicare soprattutto per quanto riguarda tutte le fattispecie di reato (stiamo parlando di oltre 17 fattispecie di reato che sono ascrivibili alla condotta di bullismo), però una parte del PD, la Ferranti e la Campana, vuole istituire una nuova fattispecie di reato ascrivibile a dei minorenni, che, in generale, non sono consapevoli di compiere un reato, di uno di questi 17 reati, perché nessuno gliel'ha spiegato, perché nessuno sta accanto a loro. Magari spesso scambiano l'odio e le botte per l'amore, perché hanno avuto solo quello, in alcune situazioni familiari o domestiche, e voi cosa volete fare ? Volete creare un reato, invece di potenziare la prevenzione, invece di potenziare la presa in carico delle istituzioni dei minori a rischio, delle istituzioni dei minori immigrati che hanno la cittadinanza italiana o meno, che sono molto spesso – molto spesso ! – oggetto di bullismo e cyberbullismo.
Allo stesso modo, per quanto riguarda atteggiamenti femminili, è già stato detto più volte che un bambino che presenta caratteristiche di personalità legate ad atteggiamenti non considerati mascolini è spesso oggetto di bullismo e di cyberbullismo, però non ve n’è traccia nelle mozioni della Lega, di NCD e di Forza Italia e, per tutto il resto, si mette insieme questo calderone e si dice che bullismo e cyberbullismo non sono opportuni, sono brutte cose. Complimenti ! Complimenti ! La vera discussione è: istituire un reato penale o non istituirlo ? In queste mozioni, l'unica forza politica che si impegna in una discussione sul voler istituire un reato penale o meno è il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e vi costringeremo a un voto su questo ! Già da adesso vogliamo sapere se il Governo ha intenzione di istituire un nuovo reato penale oppure no. Ha provato a proporre una riformulazione per eludere questo tipo di impegno, e noi la rifiutiamo, per cui, in uno dei nostri impegni, chiediamo alle varie forze politiche, già da ora, se vogliono istituire un reato penale. La Ferranti e la Campana, visto che hanno presentato emendamenti per istituire un nuovo reato penale, dovrebbero votare «sfavorevolmente», contro comunque le eventuali forze politiche che invece si dichiareranno a sfavore dell'istituzione di un nuovo reato penale.
In tutto questo, ricordiamo che, nella prevenzione primaria della sanità, seguita dal Ministro Lorenzin, che non risulta pervenuta al Parlamento, perché veramente sembra che il suo sia veramente un ruolo fantasma, non viene stanziato ciò che è previsto per legge in prevenzione primaria. La percentuale minima che per legge è prevista e che deve essere stanziata per la salute mentale e per la prevenzione primaria non viene stanziata, quindi chiediamo anche questo impegno: almeno raggiungere Pag. 19il benchmark di legge che voi avete previsto e che non fate da anni con varie scuse, perché preferite aprire le REMS per fare la partita di giro dell'edilizia.
Quindi, sostanzialmente chiediamo: giustizia riparativa nei casi di reati che riguardano i minorenni, che è un paradigma molto semplice, bisogna incominciare ad applicarlo nei sistemi di prevenzione; l'impegno di dire adesso se volete istituire un reato penale e, per quanto ci riguarda, tutto quello che il Governo può dare di sostegno, ma sarebbe il caso che lo facesse già per legge, perché le leggi esistono ma voi non le seguite. Questo è il nostro impegno per contrastare il bullismo e il cyberbullismo; su tutto il resto molto probabilmente c’è tanta, tanta fuffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paolo Beni. Ne ha facoltà.
PAOLO BENI. Presidente, colleghi, il tema oggetto delle mozioni che ci apprestiamo a votare è per la verità da tempo al centro dell'attività parlamentare, in particolare mi riferisco al provvedimento, che è stato già citato, approvato nei mesi scorsi dal Senato, attualmente all'esame della Camera e già programmato in Aula per il prossimo mese. Questa attenzione del Parlamento penso sia quanto mai opportuna, nei confronti di un fenomeno in crescita; è stato ricordato che sta diventando un rilevante problema sociale. Nelle scuole e in altri ambienti frequentati da giovani adolescenti sono all'ordine del giorno ripetuti episodi di violenza, intimidazioni, derisioni, oppressioni psicologiche o fisiche da parte di gruppi di coetanei al solo scopo di terrorizzare un compagno o una compagna, incutergli ansia, vergogna, senso di isolamento e di emarginazione.
La vittima prescelta, di solito, è una figura vulnerabile, su cui gravano pregiudizi purtroppo ancora diffusi fra gli adolescenti sulla base dell'orientamento sessuale, o del modo di vestire, o dell'aspetto fisico, o della condizione di disabilità. Non stiamo certo parlando di un problema inedito, il bullismo fra adolescenti è una tipica manifestazione di disagio delle relazioni sociali che coinvolge ugualmente sia il persecutore, che la sua vittima, che anche lo stesso gruppo che assiste ai soprusi e, talvolta, ne diventa complice.
Il fatto nuovo è un altro, è che questa dinamica si sta spostando dal piano delle relazioni reali a quello virtuale. Il cyberbullismo è un fenomeno relativamente recente, favorito dalla diffusione anche fra i giovanissimi di apparecchi che consentono la navigazione in rete e l'accesso ai social network, mezzi grazie ai quali il bullo può compiere la sua aggressione anche tramite sms, messaggi in chat, diffondere immagini, video e altri contenuti offensivi per ferire qualcuno, può violare i dati personali, operare sostituzioni di persona. Recenti ricerche, anche dell'Istat, citate in precedenza dagli interventi che mi hanno preceduto, danno un quadro allarmante della diffusione del fenomeno. I danni causati dalla variabile on line del bullismo sono particolarmente gravi, perché l'assenza di dimensione spazio-temporale tipica della rete consente al bullo di insinuarsi nella vita della sua vittima dovunque si trovi, a ogni ora del giorno e della notte. Inoltre, la rete amplifica enormemente il pubblico che assiste all'umiliazione della vittima e la protrae senza limiti nel tempo. Il cyberbullo, coperto dall'anonimato, non ha inibizioni o regole morali, a differenza del bullo tradizionale, non avendo un contatto diretto con la sua vittima, non ha nemmeno la percezione immediata delle conseguenze delle sue azioni. L'adolescente vittima del cyberbullo si sente senza scampo e quindi il calo di autostima, il senso di isolamento, la depressione, possono spingerlo ad assumere comportamenti autolesionistici, perfino al suicidio, come purtroppo dimostrano recenti fatti di cronaca.
Siamo, quindi, di fronte a una dimensione inedita, pervasiva e letale, che è ben altra cosa rispetto ai tradizionali comportamenti di bullismo e che impone quindi una verifica anche degli strumenti sanzionatori, Pag. 20probabilmente anche una rivalutazione della rilevanza penale di atti persecutori perpetrati attraverso Internet. Ma, al tempo stesso, questa nuova dimensione del bullismo richiama un tema prettamente culturale ed educativo: i nostri ragazzi, connessi per gran parte della giornata, si muovono in rete con abilità, ma ne sottovalutano i rischi. Trovano nei nuovi media un'opportunità per la loro crescita, ma hanno bisogno di essere educati a usarli in modo responsabile. Per contrastare il bullismo, sia nelle forme tradizionali, che nella dimensione on line, occorre muoversi a trecentosessanta gradi, affrontando il problema anche sul piano delle necessarie sanzioni, ma anzitutto, e voglio dirlo al collega Baroni, su quello della dimensione educativa; di questo stiamo parlando con tutte le mozioni presentate oggi, che è finalizzata alla prevenzione. La scuola è senza dubbio l'ambito privilegiato per la prevenzione, con progetti mirati a smontare i pregiudizi discriminatori che alimentano il bullismo, per coinvolgere attivamente i ragazzi ed educarli al rispetto, all'accettazione reciproca, a riconoscere la diversità come ricchezza, alla responsabilità collettiva. Per questo proponiamo che ogni istituto programmi specifiche attività finalizzate al contrasto del bullismo, nonché all'acquisizione di competenze digitali e di una capacità critica nell'uso della rete da parte dei ragazzi. Proponiamo appositi percorsi di formazione e di aggiornamento per gli insegnanti e gli operatori socioeducativi e poi iniziative per informare e sensibilizzare le famiglie, interagire coi soggetti sociali, con i centri di aggregazione giovanile, le associazioni sportive, facendo della scuola il fulcro di una rete territoriale vigile e attiva sul tema. Proponiamo che per coordinare queste attività ogni istituto scolastico individui un referente per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo, e ancora che si definiscano criteri condivisi sulle modalità con cui, all'occorrenza, il dirigente scolastico convoca le famiglie, si relaziona con i giudici minorili e si relaziona coi servizi sociali.
Proponiamo che la scuola e i servizi del territorio cooperino in progetti specifici di assistenza e sostegno alle vittime e nella pianificazione di percorsi rieducativi personalizzati per i bulli, anche attraverso programmi di attività riparatorie da svolgere nella scuola.
Serve, quindi, un approccio complessivo, una strategia che integri funzioni di monitoraggio, contrasto e prevenzione attraverso l'azione coordinata di tutti gli attori istituzionali coinvolti, di esperti, associazioni e degli stessi operatori del mercato, che sono interlocutori non certo marginali, se vogliamo affrontare seriamente il tema.
A tale proposito, noi riteniamo che i gestori di siti Internet, social network, altre piattaforme telematiche, debbano adottare appositi codici di regolamentazione, dotarsi di adeguati strumenti e procedure per garantire, su istanza delle vittime, il blocco, la rimozione e l'oscuramento dei contenuti violenti, offensivi o minacciosi. Sono tutte proposte concrete, che sono contenute nella nostra mozione e, con diverse sottolineature, anche in altre mozioni, devo dire, ma sono anche questi i punti essenziali nei quali si articola la legge che oggi è in procinto di essere licenziata dalle Commissioni affari sociali e giustizia della Camera e che arriverà presto in Aula.
Per questo, mentre annuncio il voto del Partito Democratico a favore della nostra e anche delle altre mozioni che vanno in tale direzione, voglio rinnovare il mio invito a tutta l'Aula affinché nei prossimi giorni si realizzi la massima unità di intenti dei gruppi politici per concludere rapidamente l'iter della legge e offrire così una risposta complessiva, finalmente organica ed efficace, all'esigenza di contrastare il bullismo e il cyberbullismo. Io penso che questo sia un obiettivo da non sottovalutare, un obiettivo non di poco conto, perché riguarda la qualità delle relazioni sociali e riguarda anche il benessere, soprattutto il benessere, di tanti nostri ragazzi e ragazze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione De Girolamo ed altri n. 1-01205 (Nuova formulazione) hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. La lettera g) del capoverso del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere contrario, quindi, deve intendersi espunta.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Girolamo ed altri n. 1-01205 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta al Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Nicchi, Lauricella, Tancredi, Romele, Gianni Farina, Paglia, Franco Bordo, Verini, Scotto, Martino, Plangger...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 404
Votanti 394
Astenuti 10
Maggioranza 198
Hanno votato sì 375
Hanno votato no 19
La Camera approva (Vedi votazioni).
(I deputati Boccia, Rubinato e Bonomo hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali e Monchiero n. 1-01252, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli, Di Salvo, Caruso, Caso, Tancredi, Locatelli, Mura...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 412
Votanti 405
Astenuti 7
Maggioranza 203
Hanno votato sì 405.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(I deputati Quintarelli e Bonomo hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01255, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli, Latronico, Fabbri, Manfredi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 412
Maggioranza 207
Hanno votato sì 412.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Costantino ed altri n.1-01256, come riformulata su richiesta del Governo e per Pag. 22quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Silvia Giordano, Nicchi, Vacca, Causin, Crippa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 414
Maggioranza 208
Hanno votato sì 414.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione della mozione Rondini ed altri n. 1-01257.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Il settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario, deve intendersi espunto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01257, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gitti, Borghi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 417
Votanti 411
Astenuti 6
Maggioranza 206
Hanno votato sì 384
Hanno votato no 27.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bechis ed altri n. 1-01258, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Carloni, Gadda, Bergonzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 414
Maggioranza 208
Hanno votato sì 414.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(I deputati Bergonzi e Bonomo hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione della mozione Palese ed altri n. 1-01259.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Il quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario, deve intendersi espunto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-01259, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Archi, Fregolent...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 23
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 421
Votanti 416
Astenuti 5
Maggioranza 209
Hanno votato sì 397
Hanno votato no 19.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santerini ed altri n. 1-01263, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Chimienti, Cassano, Peluffo, Palma, Patriarca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato sì 417.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marzano ed altri n. 1-01272, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Sandra Savino, Massa, Calabrò, Fabbri, Piccione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato sì 418.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Beni ed altri n. 1-01274, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Folino, Latronico, Ciprini, D'Ambrosio, Caso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato sì 422.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01275, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cuperlo, Dellai...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 24
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 418
Votanti 394
Astenuti 24
Maggioranza 198
Hanno votato sì 393
Hanno votato no 1.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione della mozione Baroni ed altri n. 1-01278.
Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo limitatamente ai capoversi primo e terzo del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione nella sua interezza, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole, a seguire il secondo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baroni ed altri n. 1-01278, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo; il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Latronico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 424
Votanti 174
Astenuti 7
Maggioranza 209
Hanno votato sì 417.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baroni ed altri n. 1-01278, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo; il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Coppola, Malisani, Sgambato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 426
Votanti 395
Astenuti 31
Maggioranza 198
Hanno votato sì 119.
Hanno votato no 276.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).
Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa al disegno di legge n. 3671 (ore 10,53).
PRESIDENTE. Passiamo velocemente all'ordine del giorno che reca la deliberazione su una richiesta di stralcio.
La II Commissione (Giustizia) nel corso dell'esame del disegno di legge recante «Delega al Governo per la riforma organica delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza» (3671), ha deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio dell'articolo 15, in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza.Pag. 25
Chiedo se ci sia qualcuno che intenda parlare contro o a favore.
Non mi pare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di stralcio dell'articolo 15 del disegno di legge n. 3671.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Casellato, Tancredi, Baroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva per 338 voti di differenza.
Il disegno di legge risultante dal suddetto stralcio, con il n. 3671-ter e con il titolo: «Delega al Governo in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza», è assegnato alla X Commissione (Attività produttive), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, VI, XI e XIV.
La restante parte del disegno di legge, con il n. 3671-bis e con il titolo: «Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza», resta assegnata alla II Commissione (Giustizia), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, V, VI, X, XI e XIV.
ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Presidente, se non ho capito male, la parte che è stata stralciata verrebbe assegnata soltanto alla Commissione attività produttive, ed è la parte sull'amministrazione controllata. Ora, in Commissione giustizia, il partito di maggioranza, il Partito Democratico, aveva sollecitato questo stralcio, dicendo che sarebbe stato particolarmente auspicabile il fatto che tutto il provvedimento sul fallimento non avrebbe subìto rallentamenti. Ora, ciò, però, non poteva equivalere a far sì che la parte sull'amministrazione controllata venisse tolta alla Commissione giustizia perché voglio sperare che siamo tutti d'accordo sul fatto che, parlando di amministrazione controllata delle imprese, non si può immaginare che la Commissione giustizia non proceda all'esame del provvedimento in congiunta, al limite, questo senz'altro, assieme alla Commissione attività produttive, ma noi siamo di fronte alla situazione in cui un provvedimento, su cui la Commissione giustizia doveva esprimersi in congiunta con la Commissione Attività produttive, viene tolto alla Commissione giustizia con la scusa dello stralcio e con la scusa di una più agevole prosecuzione dei lavori sulla parte del fallimento. Io vedo che è in Aula la presidente Ferranti della Commissione giustizia; spero che qualcuno all'interno del Partito Democratico voglia spiegare come sia possibile che la Commissione giustizia sia stata esclusa dalla possibilità di esaminare, almeno in congiunta, la parte sull'amministrazione controllata delle impresse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Deputato Bonafede, le rispondo direttamente; vedo che si era iscritto anche il deputato Crippa, immagino sullo stesso tema. Questa è una decisione della Presidenza. Noi prendiamo atto del suo sollecito e la invito anche, se vuole, a scrivere alla Presidenza in modo tale da appuntare queste considerazioni e vedere se la Presidenza ha intenzione di valutare diversamente. Per ora le cose restano così, perché è una valutazione della Presidenza.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Collega Crippa, se è sullo stesso tema, io andrei avanti.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, è una questione che si somma, però è una postilla a questo, nel senso che ricordo alla Presidenza che, parallelamente, a ottobre, è stato assegnato l'atto Camera n. 865, a prima firma Abrignani, alle due Commissioni congiunte; quindi, il 9 di ottobre c’è Pag. 26stata l'assegnazione in congiunta alle Commissioni giustizia e attività produttive di una proposta di legge n. 865, Abrignani, che riguarda l'amministrazione straordinaria. Io oggi mi chiedo, Presidente, in riferimento a quanto ha detto poc'anzi il collega Bonafede rispetto all'atto oggi oggetto di stralcio, vertendo sulla stessa materia, perché stiamo parlando di amministrazione straordinaria, come mai a ottobre quell'argomento fu assegnato in congiunta e oggi lo stralcio viene assegnato soltanto alla Commissione attività produttive ? Io segnalo questa criticità, anche perché mi sembra evidente che non si possa non tenere conto del fatto che, in altri casi, ad esempio a proposito della legge sulla concorrenza, quando vi era una proposta di legge che riguardava uno degli articoli di tutto il provvedimento, questa veniva inglobata all'interno della stessa legge. Ad esempio, il nostro gruppo aveva una proposta sulle assicurazioni e nel «concorrenza» ci è finita come proposta di legge abbinata. Io mi chiedo: oggi, quello stralcio non sarebbe da abbinare alla n. 865, che, quindi, di conseguenza, era già assegnata in congiunta alle due Commissioni ? Vorrei capire le motivazioni, dal punto di vista delle competenze, – quindi la questione riguarda soltanto la Presidenza – di come mai un atto è stato assegnato a due Commissioni, e uno stralcio che riguarda solamente quello stesso argomento, viene assegnato soltanto alla X Commissione. Al di là delle polemiche di quartierino tra i due Presidenti di Commissione, credo che qui dentro dovremmo rispettare almeno due regole: se quelle del Regolamento sono state almeno delineate e se c’è un precedente che assegna a due Commissioni un medesimo argomento, avendo la n. 865 iniziato un procedimento oggi ancora aperto, oggi credo che questo stralcio debba considerarsi coassegnato, in virtù del fatto che la n. 865 è stata coassegnata. Quella procedura è ancora aperta, perché la proposta è incardinata e non è stata stralciata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ripeto che tutte queste considerazioni possono essere più efficaci se rivolte direttamente alla Presidenza e non in un dibattito in Aula.
Ha chiesto di parlare la deputata Bini. Ne ha facoltà.
CATERINA BINI. Grazie, Presidente. Da parte del nostro gruppo, vogliamo sottolineare il fatto che noi rispettiamo le decisioni della Presidenza su tale questione, perché sono temi che competono alla Presidenza. L'assegnazione alle Commissioni non deve essere discussa in quest'Aula, soprattutto, diciamo, nel momento in cui il punto è già esaurito, perché noi lo stralcio l'abbiamo già votato e siamo già passati a un ulteriore punto all'ordine dei lavori. Quindi, rispettiamo la decisione della Presidenza. Compete alla Presidenza e non è che si può aprire un dibattito su questo tema. Da parte nostra non vi è alcuna volontà di rallentare i lavori, ma riteniamo che spetti alla Presidenza decidere su questo.
Seguito della discussione delle mozioni Carlo Galli ed altri n. 1-01193, D'Uva ed altri n. 1-01265, Buttiglione e Bosco n. 1-01269, Palese ed altri n. 1-01271, Borghesi ed altri n. 1-01276 e Giammanco e Occhiuto n. 1-01277 concernenti interventi per il rilancio del comparto della ricerca italiana (ore 11,02).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Carlo Galli ed altri n. 1-01193 (Nuova formulazione), D'Uva ed altri n. 1-01265, Buttiglione e Bosco n. 1-01269, Palese ed altri n. 1-01271, Borghesi ed altri n. 1-01276 e Giammanco e Occhiuto n. 1-01277 concernenti interventi per il rilancio del comparto della ricerca italiana.
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 16 maggio 2016, sono state presentate le mozioni Buttiglione e Bosco n. 1-01269, Palese ed altri n. 1-01271, Borghese ed altri Pag. 27n. 1-01276 e Giammanco e Occhiuto n. 1-01277, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto, inoltre, che, in data odierna, sono state presentate le mozioni Dallai, Monchiero ed altri n. 1-01279, Santerini ed altri n. 1-01280 e Segoni ed altri n. 1-01281 (Vedi l'allegato A – Mozioni), i cui testi sono in distribuzione.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie Presidente. Ringrazio i deputati, in particolar modo coloro che sono intervenuti in discussione generale e i firmatari delle mozioni. Siamo convinti che la spesa pubblica in ricerca sia una forma di investimento per lo sviluppo che produce risultati per il Paese. Per questo motivo abbiamo inserito, come base del Piano nazionale di ricerca, il PNR, recentemente presentato, proprio questo aspetto. Il PNR per il periodo 2015-2020 è stato approvato pochi giorni fa, il 2 di maggio, dal CIPE, e rappresenta un passo decisivo nella direzione proprio di prevedere questo investimento.
Il programma, ricordo, prevede circa 2,4 miliardi di investimenti nel triennio, di cui circa 1,9 miliardi a carico proprio del bilancio del MIUR. I sei pilastri del Piano nazionale di ricerca sono tutti incentrati allo sviluppo, dalle infrastrutture alla cooperazione, tra pubblico e privato, fino alla programmazione del Mezzogiorno.
Presidente, in merito alle mozioni pervenute, vado a leggere i pareri del Governo. Il parere è favorevole su tutte le premesse. Alla mozione a prima firma onorevole Galli, la n. 1-01193, sugli impegni dal primo al quarto il parere è favorevole. Sulla lettera a) del quinto punto invece il parere è contrario. L'esperienza e le competenze maturate con l'ANVUR, l'Agenzia nazionale per la valutazione universitaria della ricerca, soddisfano l'esigenza già contenuta nella lettera a). Sulla lettera b), sempre del quinto punto, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «creando un fondo premiale per le università, separato dal Fondo di finanziamento ordinario, da distribuire periodicamente, anche in ragione dei progressi realizzati da ciascun ateneo nella ricerca e nei servizi, oltre che nella correttezza della gestione economica, e definendo criteri in virtù della collocazione territoriale, attraverso indicatori, stabili e noti ex ante, scelti da ogni ateneo rispetto ad un parere di indicatori definiti dal MIUR». Sul sesto punto il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valorizzare il titolo di dottore di ricerca, nell'ambito della disciplina dell'accesso al pubblico impiego, in modo da accrescere il livello della competenza tecnica nello Stato, nelle regioni e negli enti locali, e creare circuiti virtuosi di competenza». Sul punto sette il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di assumere iniziative per definire un percorso post-dottorato, che recepisca quanto stabilito dalla Carta europea dei ricercatori». Sull'impegno al punto otto il parere è contrario.
Per quanto riguarda la mozione a prima firma dell'onorevole D'Uva, la n. 1-01265, il parere è favorevole sui primi tre impegni. Sul quarto impegno il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «al fine di valorizzare l'attività di ricerca e premiarne l'eccellenza, a valutare la possibilità di incrementare le sinergie del progetto “dopo-Expo” e i vari attori del mondo della ricerca interessati allo stesso». Parere favorevole sul quinto impegno.
Sulla mozione a prima firma dell'onorevole Buttiglione, la n. 1-01269, parere favorevole sugli impegni compresi tra il primo e il sesto, mentre sul settimo impegno il parere è contrario. Sull'ottavo e sul nono impegno il parere è favorevole.
Sulla mozione a prima firma dell'onorevole Palese, la n. 1-01271, il parere è favorevole sugli impegni dal primo al Pag. 28terzo. Sul quarto impegno il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valorizzare il titolo di dottore di ricerca nell'ambito della disciplina dell'accesso al pubblico impiego in modo da accrescere il livello della competenza tecnica nello Stato, nelle regioni e negli enti locali e creare circuiti virtuosi di competenza». Sul sesto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole.
Con riferimento alla mozione Borghesi ed altri n. 1-01276, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, mentre è contrario sul secondo capoverso. Il parere è favorevole sul terzo, quarto, quinto e sesto capoverso del dispositivo.
Con riferimento alla mozione Giammanco e Occhiuto n. 1-01277, il parere è favorevole sul primo, secondo e terzo capoverso del dispositivo.
Con riferimento alla mozione Dallai, Monchiero ed altri n. 1-01279, il parere è favorevole sul primo, secondo, terzo e quarto capoverso del dispositivo.
Con riferimento alla mozione Santerini ed altri n. 1-01280, il parere è favorevole sul primo, secondo e terzo capoverso del dispositivo, così come il parere è favorevole sul quarto capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «in vista della prossima manovra finanziaria e ad integrazione del Documento di economia e finanza 2016, a considerare l'opportunità di redigere un quadro degli indirizzi e delle priorità strategiche per gli interventi a favore della ricerca scientifica e tecnologica, definendo il quadro delle risorse finanziarie da attivare nel medio termine, assicurando il coordinamento con le altre politiche nazionali». Sul quinto e sesto capoverso del dispositivo il parere è favorevole.
Per quanto riguarda l'ultima mozione, mi scuso, ma è arrivata...
PRESIDENTE. Non si preoccupi, se ha bisogno di una sospensione, sospendiamo cinque minuti. Va bene ?
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Sì, grazie.
PRESIDENTE. Sospendo, pertanto, la seduta per cinque minuti, che riprenderà alle 11,15. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,30.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sulla mozione Segoni ed altri n. 1-01281.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere contrario sulle premesse. Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di adeguati finanziamenti (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di prevedere l'eventuale riapertura in tempi brevi (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso. Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di istituire un bonus fiscale (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di alleggerire gli adempimenti a carico dei docenti e dei ricercatori ed aumentando la quota premiale di fondi». Il Governo esprime parere contrario sul sesto capoverso del dispositivo. Il Governo esprime parere favorevole sul settimo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «ad adoperarsi per eliminare al più presto (...)». Il Governo esprime parere favorevole sull'ottavo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione, già data in altre mozioni: «a valorizzare il titolo di dottore di ricerca nell'ambito della disciplina dell'accesso al pubblico impiego in modo Pag. 29da accrescere il livello della competenza tecnica nello Stato, nelle regioni e negli enti locali e creare circuiti virtuosi di competenza». Il Governo esprime parere favorevole sul nono e sul decimo capoverso del dispositivo, mentre esprime parere contrario sull'undicesimo capoverso.
Il Governo esprime parere favorevole sul dodicesimo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di aumentare i fondi in modo (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul tredicesimo capoverso con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di compiere ogni iniziativa (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul quattordicesimo capoverso con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di escludere dagli atenei statali (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul quindicesimo capoverso. Il Governo esprime parere favorevole sul sedicesimo capoverso con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di dare attuazione a quanto previsto (...)».
Presidente, in precedenza in maniera errata ho dato parere favorevole su tutte le premesse, vorrei cambiare questa segnalazione dando un parere contrario oltre che alle premesse di quest'ultima mozione, dell'onorevole Segoni, anche alle mozioni a prima firma dell'onorevole D'Uva e a prima firma dell'onorevole Carlo Galli, sempre sulle premesse.
Per quanto riguarda, invece, la mozione a prima firma dell'onorevole Carlo Galli, vorrei cambiare il parere da contrario a parere favorevole sul nono capoverso del dispositivo con una proposta di riformulazione che è la seguente: aggiungere al dispositivo le parole «in coerenza con il dettato costituzionale».
PRESIDENTE. È l'ottavo capoverso, vero ? Sì.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. L'ultimo.
PRESIDENTE. Va bene.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mottola. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Presidente, onorevoli colleghi, quando si parla di rilancio del comparto della ricerca in Italia, è opportuno avere presente il fatto che negli ultimi quattro anni l'università italiana ha perso 1 miliardo di euro su 7,5 disponibili e 12 mila ricercatori, rimpiazzati solo da 2 mila giovani colleghi. L'allarme lanciato dal Collegio dei rettori italiani è preoccupante: il blocco del turnover, con assunzioni pari solo al 20 per cento dei congedi, ha messo in difficoltà molti atenei, mentre gli investimenti sono molto scarsi, alla ricerca va l'1,25 per cento del PIL, contro il 3 per cento previsto dall'Agenda di Lisbona.
Inoltre, i fondi PRIN, Progetti di ricerca di interesse nazionale, si sono ridotti dai 75 milioni del bando biennale 2010-2011, ai 38 milioni del nuovo, su tre anni.
Pochi anche i ricercatori, 2,7 ogni mille lavoratori, 5,4 è la media europea. Anche se poi i giovani studiosi italiani sono ai primi posti nel mondo per numero e importanza di pubblicazioni scientifiche.
Uno degli aspetti su cui vorrei attirare l'attenzione è il fatto che contribuiamo ai finanziamenti della ricerca europea più di quanto, come sistema della ricerca italiana, riusciamo a prendere. Mettiamo, cioè, nella cassa comune della UE il 50 per cento più di quello che ne ricaviamo. C’è, quindi, un gap informativo, un gap di accesso alle opportunità che l'Europa offre. Questo è uno degli aspetti su cui il Governo dovrebbe investire ovvero quello di riuscire a sfruttare meglio l'enorme potenzialità di far parte dell'Unione europea.
Il banco di prova decisivo sarà l'ambizioso piano Horizon 2020, 80 miliardi di euro entro il 2020, che saranno distribuiti a università, enti di ricerca, industrie, piccole e medie imprese che ci auguriamo sapranno approfittarne. Pag. 30
L'Italia che fetta di questa torta riuscirà ad aggiudicarsi ? Si tratta del più grande progetto di ricerca dell'Unione, l'unica voce del bilancio UE con un aumento del budget, cavallo di battaglia contro la crisi e scommessa per rilanciare l'occupazione ed è per questo che siamo davanti ad una sfida che non possiamo perdere.
Negli ultimi due anni, i progetti italiani che hanno avuto finanziamenti europei sono stati il 2,7 per cento, diminuiti del 5 per cento rispetto agli anni precedenti e sotto la media comunitaria che era intorno al 12 per cento. Ma non ci saranno altri fondi d'Europa, oltre ai fondi Horizon, è una sfida su cui il nostro Paese si gioca il prossimo futuro. Come attrezzarci, dunque, a questa sfida ? Innanzitutto, bisognerà concentrare tutte le risorse perché i ricercatori diventino indipendenti e in grado di partecipare ai progetti europei in modo strutturato; devono aumentare di numero e dovrà aumentare la dotazione del programma di ricerca libera in Italia.
Infine, ma non meno importante, sarà il compito del Governo di adottare un sistema che permetta di avere uno stretto legame con l'industria, prevedendo una sorta di alternanza scuola-lavoro per favorire un allineamento tra formazione e mondo dell'impresa. Alleanza Liberalpopolare Autonomie voterà favorevolmente su tutte le mozioni che andranno in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Segoni. Ne ha facoltà.
SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Come rilanciare il comparto della ricerca in Italia ? Noi avevamo le nostre idee, ma abbiamo comunque chiesto il loro parere ai diretti interessati. Quindi, siamo andati a sentire il parere di professori, di ricercatori, anche di rettori universitari, e soprattutto del mondo dei precari della ricerca, che sono perennemente inascoltati, nonostante tirino avanti tutta la baracca della ricerca in Italia. Ed è stato sostanzialmente un plebiscito: al primo posto viene lamentata la carenza cronica di fondi, e quindi chiediamo nella nostra mozione più fondi ordinari, che possano essere ritenuti costanti e crescenti sul lungo periodo, in modo da potere avere delle risorse certe, su cui poter contare e in base a cui poter imbastire delle programmazioni serie e in tempistiche molto lunghe.
Reputiamo, poi, che i fondi, soprattutto quelli ordinari, debbano privilegiare anche la ricerca di base, che molto spesso viene ritenuta meno spendibile a fini politici, ma, ciononostante, la ricerca di base di oggi può portare a grosse opportunità di sviluppo e di innovazione nel futuro, e la politica deve poter pensare anche al lungo periodo.
Poi, ovviamente, chiediamo anche fondi che possano garantire anche una spendibilità nell'immediato, soprattutto qui, in questo caso, di riaprire bandi in cui vengano coinvolti anche i cervelli più giovani, soprattutto in progetti che possano portare a un rilancio anche occupazionale. Come si fa ? Si vanno a selezionare i settori più strategici che possono portare, per esempio, a dei brevetti per cui, una volta finito il programma di ricerca, ci sia anche un prodotto che possa rimanere in Italia per essere commercializzato e prodotto, ed instaurare un circolo virtuoso.
Oltre alla quantità dei fondi, è indispensabile pensare anche a come distribuirli, e quindi abbiamo proposto un organo indipendente di valutazione, che non è stato accolto dal Governo.
Ci sembra non opportuno andare a destinare un miliardo e mezzo alla costruzione di un unico polo ex novo di ricerca, quando la sede fisica per espletare attività di ricerca può essere trovata nelle miriadi di enti pubblici e dipartimenti universitari che già sono una eccellenza riconosciuta a livello internazionale.
Ovviamente, i processi per distribuire i fondi di ricerca devono attenere a principi di meritocrazia, si deve dare dignità all'intelletto e all'idea, indipendentemente da chi le propone. Non si deve per forza andare a cercare le compiacenze dei baroni universitari, ma, a volte, le idee Pag. 31migliori vengono dalle menti più giovani e più frizzanti di chi, magari, ha appena concluso un dottorato di ricerca.
E qui si apre un altro grosso problema, quello del personale. È opportuno riprendere al più presto le fasi di reclutamento e di abilitazione professionale alla ricerca, interrompere immediatamente tutte le limitazioni al turnover per permettere un efficace avvicendamento e, soprattutto, risolvere il problema dei precari della ricerca, con questo eterno dilemma soprattutto per le figure post-doc, che vivono in un limbo molto ambiguo. Per certi versi, sono considerati dei lavoratori e si pretendono da loro gli stessi doveri dei lavoratori, ma non hanno gli stessi diritti dei lavoratori, e questo è un problema anche in sede europea.
Potremmo avere un grosso problema nel reperire fondi di finanziamento europei, perché questa figura non è perfettamente aderente agli standard europei, che, appunto, disciplinano rigorosamente come spendere i fondi che vengono concessi, e figure di questo tipo potrebbero non essere riconosciute giuridicamente dalla Comunità europea.
Infine, anche tutta la partita della semplificazione amministrativa e burocratica. Accolgo con piacere gli impegni del Governo, che ha riconosciuto questa esigenza pressante negli enti pubblici di ricerca e nelle università; speriamo che si possa smuovere qualcosa il prima possibile. Concludo dicendo che la ricerca è necessariamente uno dei punti cardine su cui andare a pensare al futuro della nostra nazione. L'Italia è in profonda crisi, una crisi...
PRESIDENTE. Concluda.
SAMUELE SEGONI. ... una crisi soprattutto economica ed occupazionale, ma in primis è una crisi anche culturale, e la possiamo superare soltanto con adeguata attenzione al mondo della ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Non c’è dubbio che il settore della ricerca e dell'innovazione negli ultimi anni, a causa delle politiche di contrazione di finanza pubblica, abbia subito delle limitazioni nelle dotazioni finanziarie. Questo è uno dei principali scopi delle mozioni che molti colleghi del Parlamento hanno presentato per stimolare il Governo soprattutto su questi aspetti.
Noi siamo un Paese che, rispetto alla situazione crescita, ha problemi serissimi, cioè siamo negli indicatori classificati da tutte le istituzioni preposte, pubbliche e non pubbliche, istituzionali e non istituzionali, agli ultimi posti, e ritengo che questo settore, che è stato negli anni scorsi tra i più trascurati, debba necessariamente essere riposizionato.
Infatti, in merito alle mozioni che contengono indicazioni in questo senso, oltre che cercare di mettere anche ordine nel senso della meritocrazia all'interno degli istituti di ricerca e delle università, riteniamo che debba esservi grande attenzione soprattutto per la situazione del piano.
Ma ho chiesto la parola non solo per la dichiarazione a favore della nostra mozione e di quelle che contengono le stesse indicazioni, ma, soprattutto, per attenzionare e stimolare, signor Presidente, il Governo, perché, nella flessibilità che è stata concessa dall'Unione europea in una lunghissima e complessa trattativa che c’è stata tra il nostro Paese e l'Unione europea, uno dei tre profili su cui è stata concessa la flessibilità, la quota di flessibilità, sono stati gli investimenti.
Attenzione, qui c’è una sottoindicazione importante e vincolante da parte dell'Unione europea, perché i 4 miliardi di flessibilità sono solo per progetti o per spese che debbono essere cofinanziati dai fondi europei, dai fondi strutturali. E, quindi, c’è qui un'indicazione ulteriore, signor Presidente, al Governo a che facesse tesoro di questa indicazione, perché, se le regioni dell'Obiettivo 1 continuano, insieme al Governo, ad avere ritardi incredibili, perché dopo trenta mesi sui piani strutturali 2014-2020 non c’è un euro impegnato, un euro speso, ritengo che Pag. 32debba essere o possa essere considerato un comportamento delittuoso nei confronti del Paese, nei confronti anche di questa ricerca spasmodica della flessibilità, che poi rischia di non essere utilizzata fino in fondo.
Quindi, un avvertimento nei confronti del Governo a che si facesse carico di questa indicazione e provvedesse subito, perché ormai siamo al quinto mese dell'anno, tra pochi mesi, poi, c’è la pausa estiva e si sa bene che, quando i rapporti all'interno, tra lo Stato e le regioni, debbono essere determinati da procedure così farraginose, che sono ulteriormente diventate complesse a seguito anche di polemiche che insorgono tra i due livelli, il rapporto può essere compromesso.
Quindi, non c’è dubbio che ci sono da assumere misure urgenti, iniziative, perché ci sia un'attuazione vera della programmazione nazionale per la ricerca 2014-2020, con la priorità assoluta e una sveglia al Governo, e anche alle regioni, a cercare di recuperare questi ritardi, perché non vorremmo che arrivasse la fine dell'anno e che i 4 miliardi concessi per questa flessibilità, che potrebbero essere utilizzati in maniera massiva all'interno del settore della ricerca e dell'innovazione, di nuovo non venissero spesi per intero. Ci sarebbe veramente, oltre che il danno, anche la beffa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Roberto Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Presidente, credo che noi, con la nostra mozione proposta dal gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, abbiamo cercato di sensibilizzare l'attenzione del Governo, e non solo del Governo, di tutti gli attori di una programmazione di futuro per il nostro Paese, abbiamo cercato di focalizzare l'attenzione sull'importanza della ricerca. Però vorrei rappresentare il fatto che investire in ricerca ha a che vedere con la capacità di un Governo o di un Parlamento di guardare oltre, di guardare al domani per la soluzione, anche, dei problemi contingenti.
Sarebbe opportuno che un po’ tutti noi andassimo a rivedere il Manifesto del Gruppo 2003: per una rinascita della ricerca scientifica in Italia; intellettuali, ricercatori, scienziati che si sono incontrati e hanno proposto al Paese la loro linea per valorizzare la ricerca che, come è noto, è un motore di sviluppo culturale, tecnologico ed economico fondamentale per la vita di un Paese. In quel documento vengono indicati i percorsi utili, necessari, le cose da fare per pensare al futuro dei nostri giovani, ma, ribadisco, anche al presente, e per riconquistare quel terreno perduto in decenni con la miopia dei Governi che si sono alternati alla guida del Paese, che hanno pensato, molto spesso, alla ricerca del consenso, valutando soltanto le soluzioni contingenti delle problematiche che di volta in volta si presentano, senza avere uno sguardo lanciato verso il futuro; cosa che, poi, ci ha fatto perdere terreno nella competitività sociale, culturale, economica e tecnologica con gli altri Paesi.
In quel documento che richiamo sono indicate le cose fondamentali, quali la valutazione e la meritocrazia, la flessibilità, la semplificazione, il fatto di essere comprensibili anche per gli altri Paesi.
Mentre noi, oggi, continuiamo a discutere, in qualche modo in maniera dovuta, forzata, delle contingenze, come recuperare un punto di PIL, come applicare la spending review, come rimettere a posto i conti del Paese, altri Paesi pensano alla soluzione degli stessi problemi che noi abbiamo, investendo sul futuro, investendo sui giovani, riportando i propri ricercatori nel Paese di origine, dandogli la possibilità di mettere a frutto le loro conoscenze, di potersi impegnare nella ricerca presso le università, applicando anche delle normative fiscali che agevolino ancora di più la ricerca dei finanziamenti utili e necessari per promuovere la ricerca.
Sono tutti elementi che condividiamo; negli interventi dei colleghi, nella lettura delle mozioni è evidente che condividiamo tutti il fine, condividiamo anche i percorsi: Pag. 33bisognerebbe investire di più, bisognerebbe riportare i nostri ricercatori nelle nostre università e nei nostri centri di ricerca; siamo tutti d'accordo che i baronati vanno eliminati, che bisogna garantire la flessibilità, la meritocrazia; siamo d'accordo su tutti i principi generali e, allora, cosa manca al nostro Paese ? Manca la convinzione che questa deve essere una priorità, una priorità per superare anche il momento di difficoltà dell'oggi, una priorità per dire anche ai nostri concittadini e al Paese: sì, stiamo vivendo un momento difficile, ne avremo ancora per un po’, ma stiamo investendo per il futuro, per il nostro futuro e per il futuro dei nostri giovani e del nostro Paese.
Quindi, manca la priorità politica, quella di dire: investiamo in qualcosa di concreto, appunto, la ricerca, che possa garantire un futuro di competitività sotto tutti i punti di vista, sociale, economica, tecnologica e culturale, anche.
Allora, come intervenire ? Altri Paesi sono già molto più avanti di noi. Faccio un esempio: la signora Merkel, in Germania, ha stabilito un investimento importante, andando a promuovere la cultura, la lingua e l'organizzazione sociale tedesca in India.
Praticamente, anche per combattere il calo demografico, che ha qualcosa a che vedere anche con la ricerca e sugli orientamenti che un Governo vuol dare al proprio Paese, sta investendo fuori dalle sue frontiere con una sorta di nuova – perdonatemi il termine, forse non è quello giusto, non è quello esaustivo – «colonizzazione» culturale, economica, rappresentando i valori del loro Paese, la loro cultura in nazioni che hanno una dimensione demografica assolutamente competitiva rispetto a quella europea e su quelle persone investono. Quindi, riportano a casa i loro ricercatori e investono sui ricercatori e su quel bacino utile per la ricerca di giovani che un domani andranno in quel Paese, in Germania, ad applicare le loro conoscenze e a far fare un salto di qualità scientifica, di qualità culturale, di qualità anche demografica all'interno di quelle frontiere. Questo è un modo di guardare al futuro e pur non avendo grandi simpatie per la politica europea della Germania, in particolare della signora Merkel, devo dire che dobbiamo guardare a questi esempi positivi per cercare di far riprendere il nostro Paese. Tutto questo ha a che vedere con le scelte politiche, che sono le scelte su cui un Governo, i partiti, le maggioranze, investono, investono direttamente; e come tutti gli investimenti hanno un alto reddito più è alto il rischio; dipende sempre se il Governo, noi tutti siamo disposti a rischiare nel contingente per raccogliere i frutti nel futuro. I frutti nel futuro sono i nostri giovani, il tipo di società che vogliamo programmare e che vogliamo consegnare a chi verrà dopo di noi. E nel mentre, quel dopo di noi che stiamo cercando, che dovremmo cercare di programmare, contiene anche le soluzioni per l'immediato: la ricerca è fondamentale e probabilmente dovrebbe essere il primo punto su cui chiedere e fare sacrifici, perché convinti che il domani sarà migliore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo del lavoro fin qui svolto e apprezzo la solerzia nell'aver guardato, letto, visto e valutato punto per punto tutte le mozioni, anche quella del gruppo della Lega. Confidiamo che non rimanga una mozione, come si suol dire, morta, una lettera morta e possa esserci un vero impegno del Governo. Apprezziamo anche la riformulazione sul secondo punto per fare in modo che l'impegno sia completo in quello che proponiamo. Oggettivamente chiediamo che venga avviato un piano per la ricerca scientifica al fine di favorire gli obiettivi strategici di alto profilo per il Paese, di affidare la valutazione delle migliori proposte a una Commissione internazionale che individui il progetto meritevole di attuazione solo a seguito del progetto così individuato. Il Governo promuoverà i bandi per identificare Pag. 34gli enti coinvolti e i coordinatori delle linee di ricerca per rifinanziare, sempre con modalità competitive, gli investimenti dei lavoratori e dei progetti specifici volti al conseguimento di obiettivi conoscitivi di prodotti tecnologici innovativi tali da rilanciare, davvero, la ricerca e l'economia del Paese. Chiediamo, poi, di reperire nuove e concrete risorse per la ricerca, senza limitarsi a riproporre precedenti interventi già rendicontati e senza limitarsi a destinare le nuove risorse provenienti dall'Unione europea che devono ritenersi aggiunte e non sostitutive degli interventi statali; di favorire la formazione di fondi privati per la ricerca italiana; di potenziare le iniziative di collaborazione col mondo imprenditoriale per lo sfruttamento economico delle idee innovative e creare nuove produttive interazioni, al fine di scoraggiare la cosiddetta fuga di cervelli e promuovere il rientro di nuovi ricercatori; di rimuovere la frammentazione dei finanziamenti tra gli enti di ricerca, al fine di unificare gli obiettivi e avere al contempo una garanzia di valutazione di ciò che viene finanziato con soldi pubblici, dato che il sistema nazionale della ricerca è afflitto da anni da molteplici criticità che ne minano gravemente l'efficienza e spingono molti giovani ricercatori di talento a trasferirsi all'estero.
Ma, a nostro avviso, sono soprattutto due i problemi che inficiano l'efficienza del sistema di ricerca in Italia: la frammentazione della vigilanza sugli enti di ricerca e la non completa indipendenza del comparto della ricerca da quello della pubblica amministrazione. Si accusa inoltre la carenza di un coordinamento che renda possibile una visione strategica comune all'atto della definizione delle priorità e della destinazione dei finanziamenti per la ricerca. Si ritengono improcrastinabili investimenti maggiori per la ricerca e il raggiungimento degli obiettivi di Horizon 2020; che è ritenuto una condizione imprescindibile per assicurare competitività alla ricerca negli anni a venire. C’è forte richiesta di stabilità e programmazione pluriennale dei fondi, ma per ora assistiamo unicamente alla presentazione di progetti bandiera, oppure basati solo su fondi già esistenti, senza stanziare risorse aggiuntive. Inoltre si fa uso delle risorse dell'Unione europea come sostituto dell'impegno pubblico statale, meccanismo pericoloso che implicherà, tra le altre cose, l'eterodirezione degli interventi, con evidenti perdite di autonomia decisionale del nostro Paese nel comparto della ricerca. La disomogeneità dello stato giuridico, del trattamento economico e dei diritti e doveri dei ricercatori nei vari comparti della ricerca e universitari, enti pubblici di ricerca e privati, generano una situazione estremamente disomogenea che richiederebbe una soluzione unitaria. La ricerca libera è molto indebolita nel nostro Paese, le risorse sono pilotate dall'alto, con spartizioni su base clientelare e nepotistica. È quasi scomparso il fondo FIRB, che finanziava negli enti progetti di ricerca, i quali, per ottenere risorse, devono sperare sono nelle trattative tra i presidenti dei vari enti di ricerca e i funzionari ministeriali, che gestiscono le procedure di finanziamento chiamate premiali, ma che nei fatti sono altamente discrezionali. Succede che ai bandi del MIUR non possono accedere direttamente gli studiosi del CNR e che ai bandi del Ministero della salute non possono accedere gli studiosi universitari. I bandi del CNR sono solo per il solo CNR, quando spesso gli obiettivi sono gli stessi. Si dovrebbe rimuovere questa frammentazione, unificare gli obiettivi e avere al contempo una garanzia di valutazione di ciò che viene finanziato con soldi pubblici. Il finanziamento in corso dei bandi di ricerca per tutti gli atenei e per l'insieme delle discipline accademiche è ridotto a 30 milioni di euro l'anno, ma non perché il debito non consente di fare meglio, ma perché le risorse escono fuori quando si tratta di assegnarle magari a un solo ente, che poi distribuisce finanziamenti agli altri atenei, ottenendo magari in cambio la firma delle pubblicazioni scientifiche, per migliorare il proprio prestigio accademico. È anche per queste modalità corruttive del metodo Pag. 35che dalla scienza, oltre che per l'etica pubblica, i giovani studiosi fuggono via. Per consolidare questo sistema, ai giovani hanno sempre impedito negli ultimi anni la costituzione di una moderna agenzia della ricerca. Nonostante le proposte venute dalla comunità scientifica e gli indirizzi approvati dal Parlamento c’è un modo per superare questa distorsione: basterebbe guardare ai Paesi che ci stanno accanto, mutuando i modelli già esistenti in Spagna, Francia, e con sistemi più complessi e efficienti, come in Germania e Gran Bretagna, adattandoli alle peculiarità dell'Italia. L'Agenzia consentirebbe un libero confronto di idee e di progetti entro una ben definita politica nazionale ed europea; avrebbe il compito di diffondere i bandi per i progetti e di eliminare i conflitti di interesse, di coinvolgere le migliori risorse nell'attuazione degli obiettivi strategici. Esiste un vincolo etico che lega ogni studioso di ogni disciplina ai cittadini, che con le loro tasse sostengono quegli studi. È attraverso questo meccanismo, che implica libertà e uguaglianza delle idee per l'accesso delle risorse pubbliche su base competitiva, che si restituirà al cittadino la miglior proposta sostenibile con i fondi pubblici. È un metodo questo che non si concilia con le convenienze politiche, ma che orienta ogni decisione e valutazione sulla selezione delle idee migliori e sul confronto dei fatti. Adottare queste regole significa rispettare la struttura etica della scienza e rispettare l'impegno verso i cittadini. Questo è quel che si chiede alle comunità scientifiche nei Paesi liberi, democratici ed economicamente avanzati. La ricerca pubblica in tutti i settori ha bisogno di cinque componenti: continuità dei bandi presso i quali competere, procedure affidabili unificate nel metodo e diversificate in funzione degli obiettivi, valutazioni terze, indipendenti e competenti, controlli ferrei di ogni passaggio, rendiconti certi e verifica su cosa viene finanziato e su cosa si è creato.
Si potrebbe pensare di reindirizzare e finanziare risorse umane frammentate tra i vari enti governativi per concentrare in un'unica struttura funzioni duplicate in diversi uffici. In altre si potrebbe ridurre dal sostenere, per qualche anno, il flusso di finanziamenti pubblici a enti poco efficienti, oppure a quelli che hanno già accumulato denaro pubblico. A fronte di ciò bisogna adottare una sensibile procedura per garantire al cittadino che i suoi soldi siano ben spesi, ripristinando la fiducia nelle istituzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Capua. Ne ha facoltà.
ILARIA CAPUA. Grazie, Presidente. Sono soddisfatta che finalmente in quest'Aula si parli di ricerca e quindi volevo ringraziare innanzitutto l'onorevole Galli per essere stato il primo a presentare una mozione sull'argomento. Io non voglio far perdere tempo ai colleghi ripetendo concetti trasversali e condivisibili sulla necessità di investire di più in ricerca in senso lato, perché i nostri investimenti sono ben lontani dal 3 per cento del PIL al quale abbiamo aderito alla strategia di Lisbona.
Spero però che il Governo veramente si impegni per aumentare sostanzialmente il finanziamento competitivo agli enti e agli istituti e, sottolineo, finanziamento competitivo. La ricerca non può più andare avanti in questo Paese con la maggior parte dei fondi che arrivano a pioggia, perché è proprio questo quello che manca.
Volevo ringraziare anche il collega Dallai perché nella sua mozione ha accettato una richiesta di Scelta Civica negli impegni al Governo, ed è proprio su questa che mi vorrei soffermare. Il nostro impegno riguarda specificatamente i ricercatori vincitori di bandi internazionali. Questi nostri ragazzi, che competono con colleghi di altri Paesi, vanno aiutati, vanno sostenuti, in particolare per quanto riguarda la semplificazione delle regole per la gestione dei fondi internazionali. L'Italia in questo campo è veramente il fanalino di coda. Noi abbiamo delle regole farraginose, complicate e poco flessibili, che rendono veramente faticosissimo per i ricercatori vincitori di bandi internazionali gestire Pag. 36il progetto di ricerca, che può essere anche un progetto di ricerca con dei finanziamenti molto significativi, in maniera agile e in maniera competitiva con gli altri Paesi, perché noi abbiamo bisogno di trattenere in Italia i ragazzi che sono vincitori di bandi competitivi internazionali, sia per rendere più competitiva la ricerca italiana, ma anche per l'internazionalizzazione dei nostri enti di ricerca.
Per questo, annuncio il voto favorevole di Scelta Civica sulle mozioni che sono state presentate in linea con la strategia del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione, ma non è in Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Galli. Ne ha facoltà.
CARLO GALLI. Grazie, signora Presidente. Noi chiediamo venga messa ai voti la premessa della nostra mozione e accettiamo tutte le riformulazioni, tranne quella relativa all'Anvur, del punto 5, lettera a). Poiché la premessa, su cui chiediamo il voto, è sostanzialmente l'analisi della situazione della ricerca universitaria italiana, dal nostro punto di vista, vorrei ripercorrere qui per sommi capi, nel poco spazio di tempo che mi è rimasto, quanto ho detto in modo molto più articolato lunedì pomeriggio in sede di discussione generale. I concetti fondamentali che ho esposto in quella circostanza sono che la ricerca e l'università presentano problemi che in realtà sono da interpretare come grandi questioni nazionali, non come singole emergenze. Questo è il punto fondamentale della nostra analisi. Queste grandi questioni strutturali, le elenco soltanto, sono la questione del sottofinanziamento del comparto ricerca e università, un sottofinanziamento che avviene in deroga rispetto alle indicazioni europee, che ha portato l'Italia a retrocedere rapidamente, per risorse investite, numero di laureati, dottori di ricerca, professori e ricercatori in senso lato, agli ultimi posti tra i Paesi OCSE; abbiamo anche sottolineato come la protesta contro questo stato di cose avanzi da anni nel mondo accademico e della ricerca, sia del personale di ruolo, che ha sofferto di un blocco stipendiale gravissimo, sia da parte dei precari, a cui sono ancora negati alcuni diritti sociali essenziali. Uno stato di cose, questo sottofinanziamento, che genera il fenomeno, al tempo stesso assurdo e doloroso, della cosiddetta fuga dei cervelli. Vi è poi la questione della discrezionalità e della logica privatistica, che sono quelle che stanno alla base della strategia del Governo per risolvere, per credere di risolvere, per tentare di risolvere le questioni della ricerca e dell'università, discrezionalità e logiche privatistiche che si vedono in modo chiarissimo nel caso dell'Istituto italiano di tecnologia e nel caso dei cosiddetti «professori Natta», mentre, al tempo stesso, i recenti finanziamenti dei quali tanto si è parlato da parte governativa sono, per la loro parte reale, del tutto insufficienti, mentre per la loro gran parte sono soltanto nominali o comunque si tratta di denari non nuovi, ma già impegnati. Vi è poi un'ulteriore questione, la questione del reclutamento, che coinvolge tanto la fascia del precariato quanto la fascia del primo ingresso nel mondo universitario, ora organizzato in modo altamente illogico attraverso la distinzione fra ricercatori di serie a) e di serie b). Vi è poi una questione meridionale aperta, chiarissima, che consiste nella crescente disparità fra gli atenei del sud e quelli del nord, con conseguenti migrazioni studentesche e desertificazione culturale delle aree meridionali. È una questione generata da meccanismi valutativi e premiali largamente distorti. Infine, la questione della ricerca umanistica, complessivamente sottovalutata da un'impostazione aziendale produttivistica della politica universitaria. Tutto ciò considerato, noi evidentemente esprimiamo il parere favorevole alla nostre premesse e ovviamente anche a quel punto dei nostri impegni rispetto ai quali è stata data valutazione contraria da parte del Governo Pag. 37e che riguarda l'ANVUR (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le mozioni che stiamo discutendo hanno un'importanza fondamentale per il futuro del nostro Paese. Lasciate che io ricordi che nel 2000 il Consiglio europeo di Lisbona affrontò con decisione il tema di un mondo che cambia e di una globalizzazione che fa in modo che altri Paesi entrino nei settori produttivi dove eravamo forti noi e della necessità di una grande riqualificazione del sistema produttivo europeo. Tutte le cose che si fanno con la forza dei muscoli, adesso si fanno in Cina, anzi, stiamo passando dalla Cina al Vietnam. L'Europa deve fare le cose che si fanno col cervello, venderle ai Paesi nuovi, comprare dai Paesi nuovi quella manifattura a non elevato contenuto tecnologico che non siamo più in grado di fare per la differenza abissale dei costi del lavoro. Questo è il problema dell'Europa. Allora si disse: ci impegniamo a spendere il 3 per cento sulla ricerca scientifica. Se lo avessimo fatto, non avremmo avuto la drammatica crisi economica nella quale adesso stiamo vivendo. Non l'abbiamo fatto, si scelse il cosiddetto metodo di coordinamento aperto, cioè una serie di conferenze in cui ci si raccontava a vicenda quello che sarebbe stato necessario fare e che invece non si è fatto. Oggi riprendiamo in mano questi temi.
La prima cosa di cui abbiamo bisogno è una visione coerente del futuro del Paese, la comprensione del fatto che stiamo entrando nella fase dell'economia della conoscenza e quindi occorre l'individuazione, all'interno della grande rivoluzione scientifico-tecnologica che è in corso nel mondo, dei settori nei quali l'Italia vuole avere una posizione di eccellenza, per concentrare su di essi investimenti di denari, di energie e di impegno politico. Per quanto riguarda la visione dei settori nei quali vogliamo essere di serie b), non è mica sbagliato voler essere di serie b); in alcuni settori basta essere di serie b), perché da essi dipartono vicende che toccano direttamente il nostro sistema produttivo. Possiamo essere in seconda battuta su produzione scientifica di altri Paesi, ma per quanto riguarda quei contenuti applicativi dobbiamo essere di primo livello. Occorre una visione di futuro, un piano futuro. Oggi il primo problema dell'investimento in ricerca in Italia non è neanche tanto la mancanza di risorse, è la mancanza di una visione strategica complessiva. Sembra che i piani si facciano per addizione di ciò che chi fa già ricerca in Italia oggi chiede, non per una visione di quello di cui il sistema produttivo italiano avrà bisogno nel futuro, e a volte nelle università le cattedre si moltiplicano secondo la logica di espansione delle confraternite accademiche già istituite, non secondo una visione del futuro del sistema produttivo italiano. Questa è la nostra prima richiesta, una visione dell'economia della conoscenza, una visione del futuro dell'Italia e del ruolo della ricerca: come sarà il mondo fra vent'anni ? Cosa dobbiamo fare noi oggi per collocare l'Italia nel mondo ? Come sarà fra vent'anni ? La nostra seconda richiesta è la stessa, ma riletta nei termini più immediati e concreti. Il futuro dell'Italia, come quello della Germania, a differenza di altri Paesi dell'Europa, si gioca interamente sul programma industria 4.0. Siamo un grande Paese manifatturiero: o riusciamo a informatizzare le procedure delle nostre industrie manifatturiere, o riusciamo a fare un upgrading, un movimento verso l'alto del contenuto di conoscenza e tecnologico che le nostre industrie manifatturiere esprimono o molte di loro, nel prossimo futuro, chiuderanno. Se invece riusciremo a farlo, guadagneremo altre quote di mercato e questa è la base della nostra competitività. Voi leggete su tutti i giornali, anche oggi, qual è il problema dell'Italia: la produttività non cresce. Che Pag. 38vuol dire che la produttività non cresce ? Che nel nostro sistema manifatturiero – anche negli altri sistemi naturalmente, ma in modo particolare in quello manifatturiero – non c’è o è in ritardo questo processo di miglioramento qualitativo. La terza richiesta: chiediamo che si colleghi organicamente il programma di ricerca nazionale con il quadro di ricerca europeo. Questo generalizza Horizon 2020, cioè l'orizzonte del 2020, a cui ormai siamo vicinissimi. Dovremmo portare la percentuale della manifattura al 20 per cento del prodotto interno lordo europeo. Siamo molto in ritardo e ancora più in ritardo se vogliamo mantenere le nostre posizioni. Quindi occorre collegarci organicamente al programma europeo, favorire un miglior coordinamento della spesa; oggi la spesa – è già stato detto – è frammentata fra tanti soggetti diversi. Esiste una visione unitaria ? Dubito fortemente. E se esiste, esiste una trasparenza di questa visione unitaria ? Il singolo ricercatore ha contezza delle opportunità che gli vengono offerte ? Dubito ancora più radicalmente. Quindi, l'altro impegno che chiediamo è di assumere iniziative di competenza per garantire la trasparenza dei bandi di ricerca. Mettiamoci dal punto di vista del ricercatore che vuole operare in un settore: ha il diritto di sapere quali sono i bandi di ricerca e i bandi di ricerca vanno fatti tempestivamente, vanno fatti in momenti predeterminati, va evitata l'abitudine di fare bandi di ricerca all'ultimo minuto e di cui è a conoscenza soltanto una piccola platea che è quella all'interno della quale si deve selezionare il vincitore, indipendentemente dai meriti e dalla possibilità, per chi è bravo ma non è inserito in quella «conventicola», di poter giocare le proprie carte in quel bando di ricerca. Quindi un accesso facile ed imparziale. Chiediamo che ci si dia da fare per favorire, in collaborazione con le associazioni delle piccole e medie imprese, la valutazione del fabbisogno di ricerca dell'impresa e quindi si creino dei punti d'incontro con i centri di ricerca e con le università.
Un grande problema che noi abbiamo è che in Germania hanno grandi imprese: una volta che hai parlato con dieci, venti grandi imprese, hai mobilitato tutto il sistema; in Italia no, abbiamo poche grandi imprese e tante piccole imprese. Le piccole imprese hanno bisogno di ricerca ? Altro che, se hanno bisogno di ricerca. Hanno soldi per finanziare la ricerca ? Prese una per una no, ma tutte assieme sì, perché non vanno mica tanto male (se andassero male, l'Italia affonderebbe), ma non sanno valutare il loro fabbisogno di ricerca e non hanno un contatto efficace con il sistema della ricerca italiano. Allora, noi chiediamo che ci si preoccupi di creare questi punti di ricerca. È una competenza delle regioni – alcune stanno hanno preso delle iniziative non spregevoli in tale materia – ma è anche un interesse fondamentale a cui dovrebbe cooperare l'iniziativa dello Stato nazionale.
Fin qui il Governo ci dice che abbiamo ragione, poi viene un punto su cui il Governo ci dice che abbiamo torto, non lo vuole, e questo punto è l'istituzione di un'agenzia nazionale della ricerca. Perché chiediamo l'agenzia nazionale della ricerca, facendo eco a quello che chiede gran parte del mondo della ricerca, del mondo universitario italiano ? Per la verità, noi non chiediamo l'agenzia, chiediamo molto meno: l'impegno del Governo a valutare. Perché lo chiediamo ? Perché chiediamo di fare cose per le quali non riusciamo a vedere con chiarezza chi è il soggetto che le deve fare.
Nella struttura attuale del nostro sistema della ricerca non è chiaro quale sia il soggetto che dovrebbe fare la pianificazione strategica; non è chiaro qual è il soggetto che dovrebbe garantire una banca dati trasparente, la quale faccia in modo che tutti i ricercatori siano al corrente delle opportunità che si aprono; non è chiaro chi ha il compito di garantire la congruenza fra il nostro progetto nazionale e quello europeo; non è chiaro chi deve coordinare i programmi di spesa sulla base della visione precedentemente detta. Chi ha il potere di Pag. 39coordinare i programmi di ricerca dei diversi Ministeri, oggi ? Chi è che va dal collega Ministro della pubblica istruzione, la professoressa Giannini, ed è in grado di dire: coordino io, ditemi quello che state facendo e vi dico quello che dovete fare ? Non mi sembra che sia così. Noi accettiamo l'ostilità del Governo rispetto all'agenzia nazionale della ricerca, o per lo meno la sua volontà di non prendere posizione su questo; accettiamo quindi la proposta che ci viene fatta di cambiamento, di lasciar cadere questo punto, ma diciamo al Governo: dovete preoccuparvi di garantire che queste cose si facciano, allora individuate voi chi è il soggetto che le deve fare, individuate voi qual è il punto in cui queste cose si fanno, in cui c’è un soggetto responsabile di ottenere che queste cose avvengano.
Infine, mi lasci dire una cosa: dobbiamo affrontare il problema indilazionabile della ricerca nel Mezzogiorno, ma non nel modo clientelare che sento dire da qualche collega: siccome sono nel Mezzogiorno devono avere più soldi. No ! Perché non sono così competitive ? Perché i centri di eccellenza al Mezzogiorno non ci sono ? Vi dico che le potenzialità per fare centri d'eccellenza nel Mezzogiorno ci sono, abbiamo università che li potrebbero sopportare, allora facciamo una pianificazione strategica nazionale e inseriamo in questa centri d'eccellenza del Mezzogiorno; rifiutiamo invece il sistema che prevede di dare più soldi senza controllare perché un'università è più a sud o più a nord. Aiutiamo ad affrontare il tema indilazionabile della valutazione del sistema universitario nelle università del Mezzogiorno.
Infine, creiamo più rapporto con il mondo dell'impresa. L'universitario, il laureato, ha bisogno di formazione professionale, formazione professionale di terzo livello, e questa si fa solo con le imprese, con l'analogo di quello che negli Stati Uniti è l'MBA, il Master of Business Administration (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giammanco. Ne ha facoltà.
GABRIELLA GIAMMANCO. Presidente, onorevoli colleghi, la forza competitiva di un Paese non può prescindere da un sistema pubblico di ricerca a garanzia di uno sviluppo tecnologico indispensabile all'attività industriale e alla crescita economica. La ricerca è il pilastro portante dell'economia e dei processi produttivi. La sinergia, l'interdipendenza tra ricerca e sviluppo economico devono convincerci della necessità di investire risorse economiche in ricerche che possano condurre a nuovi saperi. In tal senso si è espressa anche l'Unione europea, che nel 2010 ha varato la Strategia europea 2020 e individuato in investimenti più efficaci in formazione, ricerca e innovazione gli strumenti per sostenere la crescita, l'occupazione e la competitività.
L'obiettivo dell'Unione è quello di portare la spesa in ricerca e sviluppo al 3 per cento del PIL, anche per adeguare i finanziamenti al sistema ricerca alla media dei Paesi OCSE. Nel nostro Paese, infatti, le percentuali dedicate a istruzione, università e ricerca sul totale degli investimenti pubblici rappresentano una quota molto più bassa rispetto alla media OCSE: l'8,6 per cento contro il 12,9. Sempre secondo i dati OCSE, l'Italia spende una cifra pari a meno della metà di quella francese e a meno del 30 per cento di quella tedesca. In termini percentuali, nel 2013 si è investito solo l'1,3 per cento del PIL in quest'ambito. Nonostante tutto, la qualità media della ricerca italiana, condotta in gran parte dalle università, non è molto lontana da quella di Paesi vicini dove maggiori sono gli investimenti. Inoltre, i ricercatori italiani che operano all'estero sono molto apprezzati e spesso indicati come esponenti di punta di progetti di ricerca importanti. Quindi, la nostra ricerca è sicuramente contraddistinta da alti livelli qualitativi.
C’è da ricordare inoltre che, quando si parla di ricerca nei principali Paesi occidentali, ci si riferisce quasi ed esclusivamente Pag. 40alla ricerca pubblica. Uno studio della Banca d'Italia, infatti, conferma che l'attività di ricerca condotta all'interno delle strutture pubbliche rappresenta, nei principali Paesi occidentali, la quota preponderante della ricerca, e l'investimento pubblica assicura a questi Paesi un progresso di conoscenza che non sarebbe ugualmente raggiungibile affidandosi in quota maggioritaria alle risorse private. Quindi, altra caratteristica della ricerca è la sua natura prevalentemente pubblica, in Italia. Il settore della ricerca, inoltre, mostra una scarsa attitudine a passare dalla teoria dei risultati alla loro applicazione e una limitata capacità di collaborazione con il mondo imprenditoriale. Di contro, c’è da dire che si rileva, dall'altra parte, la difficoltà delle imprese italiane a connettere la propria attività di ricerca con i risultati raggiunti dagli enti pubblici. Crediamo allora che sia necessario che i due mondi si parlino maggiormente e che ci sia un maggiore scambio reciproco di informazioni e risorse tra il settore pubblico e il settore privato.
Altra grande questione che non vogliamo tralasciare è quella della cosiddetta fuga dei cervelli. In Italia, come evidenziano tutte le rilevazioni effettuate a livello internazionale, il settore della ricerca soffre di una cronica mancanza di fondi e di una precarietà dei posti di lavoro che determina la fuga dei ricercatori italiani all'estero, con un considerevole danno all'economia nazionale sia per la perdita di risorse umane altamente qualificate che di risorse pubbliche investite in formazione, che vengono completamente disperse. In un incontro organizzato dalla Conferenza dei rettori delle università italiane lo scorso 21 marzo, è emerso un quadro preoccupante per il nostro Paese: anche se l'Italia si posiziona all'ottavo posto a livello mondiale per pubblicazioni, sesto per citazioni, primo per lavori prodotti rispetto al numero dei ricercatori, la perdita in termini economici di capitale umano rappresentato dall'emigrazione dei laureati è costato all'Italia circa 23 miliardi di euro. Naturalmente questo perché i ricercatori italiani sono costretti ad accettare opportunità lavorative all'estero, dove riescono a trovare più adeguati e sicuri sbocchi per la propria carriera. Forza Italia, nell'ambito della ricerca, ritiene quindi che sia necessario lavorare per garantire maggiore autonomia, più responsabilità e più concorrenza per costruire un'università più competitiva e superare il fenomeno della fuga dei cervelli.
In tal senso era già intervenuto il Parlamento, approvando la legge n. 238 del 2010, in materia di incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia, sottoscritta da un'ampia rappresentanza di colleghi del centrodestra. È importante adottare misure che rendano il sistema di ricerca italiano uno dei punti di forza dello sviluppo del nostro Paese, per dare all'Italia il ruolo da protagonista che le spetta nel panorama europeo e internazionale. La ricerca deve essere considerata una priorità strategica per la crescita, ed è inoltre necessario investire in capitale umano per far sì che i nostri giovani laureati e ricercatori non siano costretti ad andare a lavorare all'estero. Questi sono gli obiettivi da perseguire: attuare una politica di sostegno al settore della ricerca, prevedere l'allocazione delle risorse secondo criteri precisi e sulla base di un sistema di valutazione severo e puntuale, disponendo interventi non settoriali ma organici, che tendano ad elevare qualitativamente il livello della ricerca, non solo rispetto alle eccellenze, ma anche in ordine agli standard medi. Ancora, dobbiamo valorizzare il merito, rafforzare la responsabilizzazione nella gestione delle risorse degli enti destinatari dei finanziamenti, investire in qualità e innalzare la capacità competitiva delle nostre università, per rilanciare il ruolo dell'Italia in Europa e nel mondo.
Invitiamo anche il Governo a istituire l'Anagrafe dei ricercatori italiani all'estero, una banca dati telematica che possa fare da rete di collegamento tra i ricercatori, le università e le aziende, grazie allo scambio di informazioni sull'attività dei ricercatori italiani nel mondo. È fondamentale non perdere di vista, e anzi sostenere, la valenza dello sviluppo della conoscenza Pag. 41come valore intrinseco di ogni società, anche al di là delle immediate ricadute economiche che essa può comportare, nonché il ruolo della ricerca concepita come strumento per migliorare la qualità della vita dei cittadini per quanto riguarda la salute, la sicurezza, la tutela ambientale e lo sviluppo tecnologico in generale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA. Grazie Presidente. In quest'Aula si parla finalmente di ricerca, credo sia il caso di fare una breve analisi su quello che è il sistema di ricerca in questo momento in Italia. Ebbene, in questo momento, l'università e gli enti di ricerca sono finanziati a livello statale da due fondi, per chi non lo sapesse: uno è l'FFO, il Fondo di finanziamento ordinario per le università, l'altro è il FOE, il Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca. Questi fondi una volta erano semplicemente dei fondi normali, c'era una quota per ogni università, per ogni ente di ricerca. Ad un certo punto, si è deciso di introdurre il concetto di premialità. Devo dire che il concetto di premialità, così come lo dico, è meraviglioso: noi andiamo a premiare qualcuno che è stato bravo, che è stato meritevole, se non fosse che, Presidente, in realtà, il fondo, la parte premiale, è stata tagliata dalla parte ordinaria, quindi la parte premiale non è aggiuntiva come la parola farebbe pensare, «premio»; no, è tagliata dalla parte ordinaria. Questo di fatto fa sì che questa quota non sia premiale, ma sia semmai punitiva, perché l'ateneo che prima aveva cento ora, per riavere lo stesso cento, dovrà strapparlo a qualcun altro. Sì, Presidente, perché in questo momento, negli ultimi anni, sono stati fatti dei tagli assurdi al comparto università e ricerca. Tutto questo è stato nascosto dalla parola «premialità»; meraviglioso, veramente meraviglioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Tutta questo è basato su tante sigle e purtroppo queste sigle servono anche ad allontanare il cittadino, a non farlo capire: FFO, FOE, adesso ne dico un'altra la VQR, che cos’è la VQR ? È la valutazione della qualità della ricerca. Ecco, attraverso questo strumento, i cui parametri chiaramente per quanto oggettivi sono scelti da un essere umano, parliamoci chiaro, si va a valutare un articolo scientifico in base a referaggi, in base a quante volte è citato. Scusate se c’è un ricercatore che va a esplorare campi finora non citati, quindi fa una ricerca veramente innovativa, non sarà citato e quell'articolo sarà valutato poco. Questo è un limite enorme della VQR, giusto per dirne una. Questa è la prima analisi che voglio fare. La seconda, Presidente, è sul turnover, altra parola inglese, scusate. Il Turnover che cos’è ? È il ricambio generazionale ovviamente; lei lo sa Presidente, lo so che lo sa, ma da casa magari non lo sanno, quindi lo devo specificare. Abbiamo questo ricambio generazionale.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12,30).
FRANCESCO D'UVA. Purtroppo, oggi non abbiamo il 100 per cento, quindi abbiamo che non tutti quelli che escono poi vengono rimpiazzati e questo è un vero problema. Qual è il problema ? Il problema è che si aumenta la precarizzazione della ricerca e questo fa sì che il sistema della ricerca non sia appetibile. Oggi abbiamo ricercatori di nazionalità italiana che, piuttosto che stare qui a non avere certezze, perché vogliono farsi una famiglia (e come si fa una famiglia se uno non ha una certezza del domani), la certezza vanno a cercarla altrove. Ed è qui la cosa paradossale, ossia abbiamo un Presidente del Consiglio che va in Canada, vede che i ricercatori migliori sono tutti italiani, ed esulta. Noi pure siamo contenti che il sistema universitario italiano ancora regge e crea dei laureati veramente in gamba, ma quegli stessi ricercatori che vanno a Pag. 42contribuire alla ricerca estera potrebbero farlo qui in Italia. Quindi, che Renzi esulti è una cosa ridicola, permettetemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma andiamo alla mozione in sé, perché ho fatto un'analisi giusto per dire quali erano i problemi; andiamo a vedere cosa proponiamo noi. Questa è una proposta abbastanza facile, presente – devo dire – anche nelle altre mozioni: maggiori fondi.
Sì, è chiaro dobbiamo aumentare i fondi. Questo strumento della mozione è molto facile da presentare ed è anche facile per il Governo dare parere positivo, ma noi vogliamo i fatti, vogliamo che quello che oggi si vota favorevolmente, venga portato poi avanti dal Governo, che questi fondi alla ricerca arrivino davvero. E da dove si possono prendere ? È chiaro che potremo iniziare a parlare della lotta all'evasione, alla corruzione e lo facciamo, perché se il Governo combattesse realmente questi problemi oggi ci sarebbero più fondi per la ricerca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma senza voler andare troppo lontano mi risulta che sono stati bloccati 14 miliardi di flessibilità dall'Europa, è vero o no ? Non dico tutti, per carità, però andiamo ad usare parte di questi soldi per la ricerca, facciamo vedere agli italiani che l'Italia vuole investire in questo settore perché è il futuro.
Ma come vanno gestiti questi soldi ? Qui c’è il punto cardine, la principale e differente visione tra il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle, tra la maggioranza e l'opposizione in questo Paese. Lo standard dell'eccellenza, perché in questo momento abbiamo il Governo attuale, ma anche quelli precedenti, dalla Gelmini in poi, che stanno puntando sull'eccellenza, ma dietro la parola eccellenza stanno abbandonando tutti gli altri. Per noi invece non è così, per noi nessuno deve restare indietro, gli atenei che oggi sono in difficoltà devono essere accompagnati, devono essere finanziati, devono andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché se un'industria fa cento vasi, io non punto sul vaso migliore, io punto a migliorare la qualità del vaso peggiore che sono in grado di fare; è questo il concetto, è questa la differenza. Sul turnover chiaramente l'ho detto ci vuole più stabilità.
Poi bisogna far capire al cittadino quanto è importante la ricerca in questo Paese. Ringraziamo il Governo per il parere positivo su questo impegno, noi proponiamo di creare un fondo statale in cui il cittadino può dare erogazioni liberali, può dare erogazioni a questo fondo. È una cosa bellissima, perché noi in questo modo avvicinano il cittadino alle istituzioni e lo avviciniamo al mondo della ricerca di base, perché in questo momento purtroppo si pensa sempre alla ricerca applicata e ci scordiamo che tutta la ricerca applicata di fatto è basata sulla ricerca di base, perdonate il gioco di parole.
Ma la cosa che noi chiediamo e qui purtroppo c’è stato il parere contrario del Governo, ma non mi aspettavo diversamente, è maggiore coerenza da parte del Governo. Se noi andiamo a vessare le università italiane, ricercatori pubblici, gli EPR, gli enti pubblici di ricerca, le università statali con la VQR, con la valutazione della qualità della ricerca che è una questione burocratica (sulla quale c’è da impazzire, lasciamo stare), non può il Governo dare i soldi all'IIT per Human Technopole, perché questo è successo. Il Governo ha dato i soldi su questo, invece di darli per i progetti di ricerche di interesse nazionale, quindi un qualcosa che serve ai ricercatori andare avanti e portare avanti le proprie ricerche. «No», li dà all'IIT, a questo Istituto italiano di tecnologia che è una fondazione privata. Ora non è un problema essere una fondazione, ovviamente, non è nemmeno un problema che chiaramente, essendo privata, per assumere non è costretta a fare i concorsi, nemmeno questo è un problema. Il problema però è che se tu prima mi distruggi tutto il comparto pubblico attraverso la VQR, attraverso questo sistema premiale poi non puoi dare i soldi agli altri; questo è il problema.Pag. 43
Presidente, io voglio chiudere chiedendo al Governo di esprimersi chiaramente, per far capire quali sono le intenzioni del Governo. Noi l'abbiamo detto, noi siamo per lo standard, io non posso scordare le parole del Presidente del Consiglio che ha detto che non possono esserci tutte Università di «serie A». Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto che ci devono essere università di «serie A» e università di serie B. Noi questo non lo accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). C’è una questione meridionale dell'università, c’è nelle infrastrutture, c’è anche purtroppo nell'università. Io penso anche alle parole che forse non ha voluto dire Renzi direttamente, le ha fatte dire a qualcun altro, l'ha detto il consigliere dell'ANVUR, Cecchi, recentemente. L'ha detto l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, un'agenzia gestita dal MIUR in teoria e che è il braccio armato della politica contro le università, diciamolo chiaramente. Cecchi ha detto che le facoltà di giurisprudenza al Meridione devono chiudere perché non servono a quel territorio. Noi abbiamo un consigliere dell'ANVUR, che dice una cosa del genere e io presenterò un'interrogazione su questo, piccola parentesi, perché (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è una cosa vergognosa. Ma voglio ricordare che nella mia città – lo dico io perché conosco la mia città, ma sono certo che in moltissimi altri atenei meridionali è così – dall'Università di Messina è uscito il professore Silvestri: forse lo avete sentito, è stato Presidente della Corte costituzionale, giusto per dirne una. C’è stato Giorgio La Pira ! Giorgio La Pira, che mi sembra ogni tanto commemoriamo, è stato nell'Università di Messina. Vogliamo andare più recentemente ? Martines ce lo ricordiamo ? Tre quarti dei dipendenti di questa Camera ha studiato sul diritto parlamentare di Martines (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Era dell'Università di Messina ! Questo è il Meridione che c’è e che, in generale, quindi, il Governo vuole distruggere. Ecco, Presidente, noi su questo non ci stiamo. Chiediamo che ci sia una dichiarazione chiara di intenti da parte del Governo e che il Meridione, e in generale le università che in questo momento sono in difficoltà, vengano migliorate e non vengano abbandonate così come vogliono fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Dallai. Ne ha facoltà.
LUIGI DALLAI. Grazie, signora Presidente. Votiamo oggi delle mozioni che, come è noto, contengono degli impegni per il Governo. Tra gli impegni che accomunano tutte le mozioni ci sono quelli relativi ad un progressivo aumento delle risorse per il sistema della ricerca, facilmente identificabile in Italia nel complesso delle università e degli enti pubblici di ricerca. E, mentre noi lo vincoliamo ad impegni precisi, dobbiamo riconoscere che il Governo, l'impegno ad invertire l'inerzia anche nel mondo dell'università e degli enti pubblici di ricerca, ce lo sta mettendo. Sono stati recentemente selezionati scienziati di valore ai vertici degli enti pubblici di ricerca e si discute finalmente di come rilanciare la ricerca, pur in presenza di vincoli di bilancio molto stretti.
Sottolineo, inoltre, come il fondo di finanziamento ordinario per le università veda quest'anno una stabilizzazione. Da qui occorre riprendere una fase ascendente, anche in virtù di qualche modifica nei criteri relativi alla ripartizione delle spese.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore !
LUIGI DALLAI. Mi preme ricordare, inoltre, lo sforzo fatto in legge di stabilità in favore del reclutamento, sia quello ordinario che quello che definirei sperimentale, mediante lo stanziamento del fondo per le cattedre «Giulio Natta», così come in favore delle iniziative per il diritto allo studio. Queste ultime sfondano il tetto dei 200 milioni di euro, cosa che solo una volta era accaduta negli ultimi dieci anni. Pag. 44Abbiamo arrestato la tendenza che ha visto il mondo della ricerca progressivamente e, cosa forse più grave, continuativamente impoverito negli ultimi anni. Veniamo da un recente passato in cui abbiamo assistito ai tentativi di ridimensionamento del più grande ente nazionale di ricerca, il CNR; tentativo maldestro e non riuscito, perché, oltre alle velleità politiche, occorre poi fare i conti con il valore intrinseco delle persone e delle cose.
Veniamo da una legislazione contraddittoria, ad esempio sulle norme contrattuali per i ricercatori precari. Veniamo da un passato in cui si è discusso addirittura se proibire l'utilizzo dei fondi per effettuare le più elementari missioni di ricerca. Adesso ci stiamo tutti adoperando perché il nostro sistema della ricerca, che, ovviamente, ha al proprio interno anche qualche residua resistenza alla modernizzazione e alla valutazione, sia messo in condizione di competere alla pari con i sistemi di ricerca europei, e lo fa attraverso il capitale umano, ovvero i ricercatori. Capitale, perché sulla formazione di ciascuno di essi lo Stato investe migliaia di euro, umano perché è dall'ingegno, dall'applicazione e dal lavoro oscuro, e spesso molto mal pagato, che si ottengono le più grandi conquiste scientifiche. Sul capitale umano noi scontiamo uno spreco di intelligenze considerevole, quello causato dalla scarsa attrattività complessiva del nostro sistema della ricerca, dove le uscite sono pari al 16 per cento, mentre le entrate dall'estero sono ferme al 3 per cento. Molti dei nostri ricercatori se ne vanno senza che ciò sia compensato da ingressi di ricercatori dall'estero. È sufficiente osservare i dati sulle borse Marie Curie per la mobilità europea nel periodo 2007-2014 che indicano come l'Italia abbia un saldo negativo tra i ricercatori in entrata, 147, e quelli in uscita, 615.
Quindi, un saldo molto alto, un saldo negativo molto alto. La necessità di questo cambiamento richiede una riforma profonda anche nell'allocazione delle risorse. Le mutate esigenze economiche e sociali che abbiamo di fronte richiedono politiche fondate su efficienza e responsabilità, e danno origine in molti Paesi europei e negli Stati Uniti a nuovi modelli di finanziamento pubblico della ricerca, oltre che alla creazione di nuovi tipi di strutture di ricerca pubblica e ad agenzie indipendenti per gestire i finanziamenti dei progetti su logiche competitive. Molti Paesi hanno cambiato metodi di spesa, passando da finanziamenti in blocco, che garantiscono una base stabile per le attività di ricerca, verso forme di finanziamento a progetto oppure ad obiettivo.
Diversi Paesi hanno introdotto approcci basati sulla performance nella distribuzione delle risorse istituzionali. L'Unione europea, fin dal settimo Programma Quadro, segue una modalità che prevede finanziamenti alla ricerca stabiliti per alcune aree predefinite, su cui è possibile richiedere fondi.
Su questi finanziamenti sono richiesti finanziamenti esterni aggiuntivi e la collaborazione internazionale. I criteri comuni individuabili nelle diverse esperienze europee sono la base competitiva per l'erogazione dei finanziamenti a organismi generalmente indipendenti da ministeri, capaci di gestire il budget per finanziare la ricerca.
E in Italia ? Questa esperienza potrebbe esistere in varie forme, pensandone di nuove o recuperando modelli del passato. Si tratta di una scelta seguita in altre realtà, ad esempio in Francia, dove nel 2005 è stata creata un'agenzia che distribuisce i fondi per la ricerca e l'istruzione su base competitiva, tramite processi di peer review svolti da esperti internazionali e che ha avuto i finanziamenti fino a 900 milioni di euro l'anno; oppure in Gran Bretagna, che ha creato, invece, sette research council che finanziano i ricercatori con 3 miliardi di sterline l'anno, i cui effetti, in termini di benefici per la società e l'economia del Paese, sono misurati in impact report periodici.
Risulta di sicuro interesse un'ipotesi tesa a sviluppare sinergie tra società pubbliche e partecipate con gli atenei, al fine di attivare nuove forme di finanziamento per la ricerca. Università ed enti di ricerca Pag. 45saranno il luogo della produzione della ricerca di base e, a fianco a questi, anche della formazione all'innovazione. Il pubblico, cioè lo Stato, le regioni e gli enti locali saranno garanti, anche finanziari, dei progetti di ricerca, del trasferimento della conoscenza e della sua applicazione. Il nodo del rapporto tra università, settore privato e pubbliche amministrazioni emerge chiaramente da un'analisi dei dati europei.
Il nostro Paese deve attivare il contributo delle imprese e del settore privato in questo settore. La ricerca esprime il proprio potenziale nell'innovazione interagendo nella ricerca applicata e nella fase di sviluppo attraverso un migliorato rapporto con le imprese, senza che questo significhi la perdita dell'autonomia della ricerca di base. La sfida della terza missione riguarda anche il sistema delle imprese, che, per la sua elevata frammentazione, non riesce a cogliere interamente le opportunità offerte dalla ricerca, né ad offrire significative capacità di investimento. Nessuna grande impresa italiana risulta, infatti, fra le prime dieci per investimenti in ricerca a livello europeo.
Un limite che appare evidente osservando il livello di investimenti in ricerca e sviluppo per abitante, che, considerando settore pubblico e privato in Italia, è di circa 350 euro, ovvero più basso di quello dell'Unione europea, di circa 540 euro pro capite, e, soprattutto, molto lontano dai livelli di investimento delle regioni europee ad alta intensità di ricerca e sviluppo. Credo che questo Governo voglia provare a dare una nuova e migliore forma al sistema della ricerca e sa di doverlo fare in fretta, perché troppo tempo è stato gettato via, anche da chi ci raccontava che con la cultura non si mangia.
Il compito di chi ha a cuore la ricerca di futuro di questo Paese è quello di avere la curiosità di conoscere ciò che avviene dentro i laboratori, ciò che affascina i bambini e gli adulti quando visitano le strutture di ricerca e, quando la politica e la ricerca si incontrano, affascina anche chi amministra il bene pubblico.
Vede, signora Presidente, se è vero che riusciamo a vedere soltanto ciò che già conosciamo, ecco che i laboratori, le università, gli enti pubblici di ricerca vogliono farsi conoscere con grande trasparenza, perché sono certi della qualità di ciò che producono, perché sentono la responsabilità di far progredire il nostro Paese e perché all'impegno del Governo davvero non ha mai mancato di corrispondere quello del mondo della ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Piepoli. Ne ha facoltà.
GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. Sono stato sollecitato ad intervenire dall'intervento del collega del MoVimento 5 Stelle. Come professore di una facoltà di giurisprudenza meridionale, ringrazio il collega per l'attenzione. Vorrei solo invitarlo a meglio contestualizzare le sue riflessioni, perché, ahimè, le sue riflessioni si riferiscono, per quanto riguarda la condizione delle facoltà giuridiche meridionali, all'era glaciale.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione Carlo Galli ed altri n. 1-01193 (Nuova formulazione) hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi quinto, lettera b), sesto, settimo e ottavo del dispositivo, mentre non hanno accettato l'espunzione della premessa e del capoverso quinto, lettera a), del dispositivo.
Avverto altresì che i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti Pag. 46separate, nel senso di votare dapprima la premessa congiuntamente al capoverso quinto, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; a seguire, congiuntamente i capoversi primo, secondo, terzo, quarto, quinto, lettera b), sesto, settimo e ottavo del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carlo Galli ed altri n. 1-01193 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa e al quinto capoverso, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Greco, Sanna, Tripiedi, Palese...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 449
Votanti 431
Astenuti 18
Maggioranza 216
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 312.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carlo Galli ed altri n. 1-01193 (Nuova formulazione), limitatamente ai capoversi primo, secondo, terzo, quarto, quinto, lettera b), sesto, settimo e ottavo del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Monchiero, Caso, Causin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 450
Votanti 392
Astenuti 58
Maggioranza 197
Hanno votato sì 390
Hanno votato no 2.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Le deputate Coccia e Lombardi hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione della mozione D'Uva ed altri n. 1-01265. Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al quarto capoverso del dispositivo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare, dapprima, la premessa congiuntamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario, e, a seguire, congiuntamente, i capoversi primo, secondo, terzo e quinto del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Uva ed altri n. 1-01265, limitatamente alla premessa e al quarto capoverso del dispositivo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni; il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Capua, Malisani, Coppola, Casellato ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 454
Votanti 394
Astenuti 60
Maggioranza 198
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 275.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Pag. 47(Il deputato Verini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Uva ed altri n. 1-01265, limitatamente ai capoversi primo, secondo, terzo e quinto del dispositivo, per quanto non assorbiti dalle precedenti votazioni e su cui il Governo ha espresso il parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Brignone, Bonafede...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 451
Votanti 417
Astenuti 34
Maggioranza 209
Hanno votato sì 415
Hanno votato no 2.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Passiamo, colleghi, alla votazione della mozione Buttiglione e Bosco n. 1-01269. Avverto che i presentatori hanno accettato l'espunzione del settimo capoverso del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Buttiglione e Bosco n. 1-01269, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Palese, Patriarca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 454
Votanti 357
Astenuti 97
Maggioranza 179
Hanno votato sì 331
Hanno votato no 26.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-01271, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Greco, Malisani, Giammanco, Stella Bianchi, Brignone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato sì 451.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione della mozione Borghesi ed altri n. 1-01276. Avverto che i presentatori hanno accettato l'espunzione del secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-01276, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tripiedi, Malpezzi...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 48
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 452.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giammanco e Occhiuto n. 1-01277, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bossa, Binetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 451
Votanti 437
Astenuti 14
Maggioranza 219
Hanno votato sì 437.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dallai, Monchiero ed altri n. 1-01279, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Greco, Dellai.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 451
Votanti 326
Astenuti 125
Maggioranza 164
Hanno votato sì 325
Hanno votato no 1
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Il deputato Preziosi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santerini ed altri n. 1-01280, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fregolent, Greco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 448
Votanti 360
Astenuti 88
Maggioranza 181
Hanno votato sì 360.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione della mozione Segoni ed altri n. 1-01281.
Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo. La premessa e i capoversi sesto e undicesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario, devono intendersi espunti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Segoni ed altri n. 1-01281, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Colletti, Valiante.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 453
Votanti 355
Astenuti 98
Maggioranza 178
Hanno votato sì 355.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Prima di passare ad altro, vorrei dare il benvenuto agli studenti, agli insegnanti e alle insegnanti dell'Istituto comprensivo «Elsa Morante» di Sant'Anastasia (Applausi). Ben arrivati, ragazzi.
Inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea di un disegno di legge di ratifica (13,05).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Cinzia Fontana. Ne ha facoltà.
CINZIA MARIA FONTANA. Grazie, signora Presidente. In base all'articolo 27...
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, io non sento che cosa la deputata vuole riferire a questa Assemblea. È possibile abbassare il tono della voce ? Prego, deputata Fontana.
CINZIA MARIA FONTANA. Grazie, signora Presidente. In base all'articolo 27 del Regolamento avanzo la proposta di inserire nell'ordine del giorno della seduta odierna, al termine degli argomenti già previsti dal calendario, l'esame del disegno di legge n. 3642-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, con Allegati, fatto a Pechino il 29 giugno 2015.
È stata approvata nella giornata di ieri dalla III Commissione (Affari esteri). Noi sottolineiamo l'urgenza di un provvedimento che riteniamo di particolare rilevanza per quanto riguarda i rapporti economici e commerciali. Quindi chiedo di poter votare l'inserimento di questo punto all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Colleghi, con riferimento alla proposta avanzata, di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, dopo gli altri argomenti già previsti, l'esame del disegno di legge n. 3642-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, ricordo che, ai sensi dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, l'Assemblea può deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno previa deliberazione con votazione palese, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi e a maggioranza dei tre quarti dei votanti.
Quindi, su questa proposta, darò la parola a un deputato contro e a uno a favore, per non più di cinque minuti, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento.
Chi parla a favore... Ha chiesto di parlare contro il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Giusto per spiegare ai colleghi che non ne fossero a conoscenza, di cosa stiamo parlando. Parliamo di un Accordo che deve istituire la Banca asiatica degli investimenti, alla quale l'Italia partecipa; balla una quota di circa 2 miliardi di euro a chiamata e dobbiamo versare la prima rata di 515 milioni di euro.
Ora, innanzitutto, abbiamo subito delle pressioni indescrivibili da parte della maggioranza sulla fretta di dover approvare questa ratifica e non si capisce perché. L'assunto è che il 26 giugno ci sia una sorta di riunione di questa banca e quindi, se non ratifichiamo entro quella data, non possiamo partecipare come soci fondatori.
Allora, invito i miei colleghi a leggere la relazione tecnica del provvedimento, che dice testualmente: «L'obiettivo è di permettere la ratifica entro i tempi utili per la sottoscrizione della qualità di socio fondatore entro il termine inderogabile del 31 dicembre 2016»; 31 dicembre 2016 significa tra diversi mesi, quindi non è una cosa da approvare urgentemente ora.
Un'altra questione sapete qual è: è quella che, nel momento in cui noi approviamo, c’è la questione del pagamento Pag. 50della prima tranche, cioè dei primi 515 milioni di euro. Ora, se noi abbiamo questi soldi, cari signori, se lo Stato italiano ha 515 milioni di euro da investire in questa banca, io chiedo espressamente di versarli l'ultimo giorno per avere un minimo di voce in capitolo per strappare le condizioni migliori possibili per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo chiedo a nome del MoVimento 5 Stelle, ma è un'operazione di buon senso. Quindi, l'urgenza è assolutamente da respingere; anzi ci sarebbe da approfondire quanto più possibile questo tipo di trattati di ratifica. Vi prego di non sottovalutare questa questione perché significa mettere in ballo 2 miliardi di euro del popolo italiano. Sono soldi pubblici per creare una banca di investimento. Quindi, vi chiedo la cortesia di riflettere e di ragionare. Abbiamo tutto il tempo, fino al 31 dicembre 2016, per avere gli stessi diritti di soci fondatori, quindi la cortesia è di rinviare questo tipo di discussione in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Grazie, signora Presidente. Mi duole che, nonostante la discussione e il confronto che si è svolto in Commissione in più riprese e in più sedute, si ripeta una cosa priva di verità. L'urgenza di votare questo provvedimento, questo trattato, vorrei segnalarlo ai colleghi, è davvero di rilievo altissimo: si tratta di una grande operazione, che vede fortunatamente il nostro Paese tra i soci fondatori. L'urgenza è legata al fatto che, se noi non approvassimo il trattato entro giugno, perderemmo la possibilità di partecipare alla nomina del direttore commerciale, di esprimere noi un nostro candidato e di assumere tutte le prime decisioni determinanti perché si possa davvero essere attori e protagonisti di questa operazione. Quindi è esattamente il contrario di quanto è stato detto. La Francia nei giorni scorsi, essendo anche essa tra i soci di questo grande istituto finanziario, ha diffuso ai propri parlamentari un rapporto nel quale mostra come aver ritardato alcuni passaggi ha già fatto perdere a quel Paese la possibilità di esprimere, nel board, nelle nomine fondamentali, la propria volontà e le proprie indicazioni. Quindi noi corriamo il rischio, ritardando, di partecipare a un'operazione che aiuterà le imprese, perché esserci significa dare la possibilità alle nostre imprese di partecipare a bandi e a gare importantissime per il futuro delle infrastrutture – si tratta di grandissime infrastrutture – senza potere decidere nulla, quindi di fare un'operazione altamente autolesionistica. Ciò che mi stupisce un po’ è che quando il MoVimento 5 Stelle vede la parola «banca», perde davvero il senso dell'equilibrio e non riesce più a governare le proprie decisioni politiche. La banca non è il male assoluto che opera nel mondo e tra l'altro essere davvero partecipi di un organismo di questo livello significa poter decidere e orientare le azioni, quindi esserci solo alla fine, non avendo potuto partecipare alle decisioni determinanti iniziali, sarebbe davvero la decisione più dannosa per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signora Presidente, il riferimento all'articolo 27 del Regolamento è stato sollevato per procedere ad una votazione volta a inserire in calendario un altro punto all'ordine del giorno. Credo che sia nell'ordine delle cose, lei ha chiesto un intervento a favore e nessuno si è espresso per intervenire a favore, dopo di che noi abbiamo preso la parola contro. Credo che sia ingiusto, palesemente ingiusto, che poi dopo si dia nuovamente la parola per l'intervento a favore ad un Pag. 51altro gruppo, perché chiaramente tergiversa nelle cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nel merito, dico soltanto una cosa: le questioni che sono state presentate sono false perché potete leggere alla pagina 10 del Trattato che vengono smentite tutte quelle dette dal deputato che mi ha preceduto, quindi chiaramente se si vota con buonsenso e sulla base dei fatti, si vota contro. Mi dispiace dirlo, ma purtroppo la scorrettezza porta a questo tipo di interventi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Deputato Sibilia, è evidente che – io peraltro ce l'ho anche scritto qui, contro e a favore – ho parlato al microfono – e questo ha avuto eco – per sapere chi era a favore, sapendo che, come prima cosa, avrei dovuto dare la parola a chi era contro, ma volevo sapere già chi era poi a favore. L'errore è stato mio, aver usato il microfono per chiedere agli uffici chi era quello poi iscritto a favore, quindi chiedo scusa per aver usato il microfono nell'aver fatto la domanda alla Segretaria generale, ma questa è la motivazione. Quindi direi di andare avanti.
Passiamo ai voti. Pongo in votazione, con votazione palese, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, la proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, dopo gli altri argomenti già previsti, l'esame del disegno di legge n. 3642-A.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 418
Votanti 405
Astenuti 13
Maggioranza 303
Hanno votato sì 309
Hanno votato no 96.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Capua ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Seguito della discussione della proposta di legge: S. 580 – D'iniziativa dei senatori: Falanga ed altri: Disposizioni in materia di criteri di priorità per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi (Approvata dal Senato) (A.C. 1994-A) (ore 13,15).
PRESIDENTE. Colleghi, si può avere un po’ più di silenzio in quest'Aula ? Ma cosa sono queste urla ? Per favore. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1994-A: D'iniziativa dei senatori: Falanga ed altri: Disposizioni in materia di criteri di priorità per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi.
Ricordo che, nella seduta del 16 maggio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli – A.C. 1994-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge nel testo delle Commissioni.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 1994-A), che sono in distribuzione. In particolare, il parere della V Commissione (Bilancio) reca due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
ROBERTO SIMONETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Signora Presidente, questo provvedimento, come lei ha letto nel titolo, tratta non solo una materia giuridica ma prettamente una materia ambientale, edilizia e urbanistica. La Commissione, Pag. 52che ha valutato il testo che oggi è in Aula, è la Commissione giustizia, che non aveva in congiunta la Commissione ambiente. Noi vediamo nell'eventuale approvazione di questo testo la possibilità di possibili problemi idrogeologici; non sono stati considerati i vincoli ambientali, paesaggistici, le norme edilizie strutturali. Quindi io chiedo alla Presidenza se c’è la volontà, attraverso ovviamente un voto d'Aula, di un rinvio in Commissione di questo provvedimento, in modo tale che possa essere abbinato in congiunta con l'VIII Commissione, perché si entri nel merito, non solo giuridico ma anche urbanistico, di tutte le norme tecniche che questa legge potrebbe andare a inficiare da un punto di vista, come dicevo prima, paesaggistico, ambientale, edilizio e urbanistico. Quindi chiedo a quest'Aula e a lei, attraverso di lei ovviamente, la votazione del rinvio in Commissione per poi abbinare il testo non solo alla II Commissione ma anche all'VIII Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signora Presidente, intervengo come presidente perché il relatore è l'onorevole Sarro, in quota opposizione, e questo provvedimento peraltro è stato assegnato alla Commissione giustizia e ricordo che ci fu anche un conflitto sollevato dalla Commissione VIII (Ambiente), dal presidente Realacci, che fu risolto dalla Presidenza, assegnando solo alla Commissione giustizia il provvedimento, in quanto riguarda l'esecuzione dei giudicati penali, quindi le sentenze. Tra l'altro ovviamente la Commissione ambiente, come le altre Commissioni, ha dato il suo pregevole parere.
PRESIDENTE. Sta bene. A questo punto la richiesta è formale e quindi io devo dare la parola a un oratore contro e uno a favore. Chi parla contro ? Nessuno parla contro ?
CARLO SARRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO. Signora Presidente, semplicemente per ricordare, come è stato già precisato precedentemente, che questo provvedimento tratta esclusivamente dell'esecuzione di provvedimenti giurisdizionali, cioè tratta in pratica dell'esecuzione delle sentenze penali passate in giudicato quando dispongono anche la demolizione del manufatto abusivo. La norma e le disposizioni contenute in questo provvedimento regolamentano, anche per quanto riguarda la definizione dei criteri e per quanto riguarda le modalità di esecuzione, esclusivamente questi aspetti, lasciando viceversa fuori dal perimetro del provvedimento le competenze degli enti locali pure titolari del potere repressivo in materia di abusi edilizi.
PRESIDENTE. Chi parla a favore ? Prego, deputato Guidesi.
GUIDO GUIDESI. Presidente, intervengo per riaffermare il principio e la proposta del collega Simonetti. Noi pensiamo che questo provvedimento abbia una rilevanza notevole, rispetto alle argomentazioni di cui si dibatte e si discute in Commissione ambiente; non pensiamo che un semplice parere, normale, della Commissione ambiente possa essere declinato come una valutazione effettiva ed efficace. Sappiamo che è un provvedimento importante, che riguarda, tra l'altro, una parte rilevante ma pur limitata del territorio nazionale che, tra l'altro, aggiungo, va anche al voto, e al di là di tutto questo riteniamo che una valutazione specifica della Commissione ambiente il provvedimento debba averla. C’è un conflitto nella tempistica, rispetto alla campagna elettorale, ma c’è soprattutto una richiesta di approfondimento. Noi pensiamo che la Commissione ambiente in questo debba Pag. 53assolutamente fare un'ulteriore verifica, anche perché altrimenti è inutile che poi parliamo di consumo di suolo e di tante altre cose.
PRESIDENTE. Bene, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta del deputato Simonetti di rinviare in Commissione il provvedimento in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Sberna, Giordano, Zardini.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 169 voti di differenza.
(Esame dell'articolo 1 – A.C. 1994-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1994-A).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Relatore Sarro, prego.
CARLO SARRO, Relatore. Presidente, sugli identici emendamenti Di Lello 1.1 e Agostinelli 1.2 il parere è contrario. Sull'emendamento Sannicandro 1.10 il parere è favorevole se riformulato. Presidente, se mi consente, darei la riformulazione anche per gli identici emendamenti Malisani 1.11 e Agostinelli 1.13, che sono immediatamente successivi e attengono alla medesima questione, per i quali anche la Commissione propone parere favorevole se riformulati.
PRESIDENTE. Sì, certo, d'accordo.
CARLO SARRO, Relatore. Allora, proponiamo di riformulare l'emendamento Sannicandro 1.10 nel seguente modo: aggiungere «Conseguentemente, al titolo, sopprimere le parole: di priorità». In relazione agli identici emendamenti Malisani 1.11 e Agostinelli 1.13: aggiungere le parole «Conseguentemente, all'articolo 4, comma 1, sostituire le parole: le priorità con le seguenti: i criteri»; ed ancora: «Conseguentemente, al titolo, sopprimere le parole: priorità».
Ovviamente, l'analoga riformulazione viene proposta per l'emendamento Agostinelli 1.13, che è identico come contenuto. Quindi, parere favorevole se viene accettata la riformulazione.
Sugli emendamenti Agostinelli 1.14, 1.15 e 1.17 il parere è contrario. Sull'emendamento Marotta 1.12 il parere è favorevole se riformulato nel seguente modo: «Al comma 1, lettera b), capoverso comma 6-bis), sostituire le parole: procuratore della Repubblica con le seguenti: titolari dell'ufficio requirente.
PRESIDENTE. Il Governo ?
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Di Lello 1.1 e Agostinelli 1.2.
MARCO DI LELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Presidente, intervengo solo per ritirare gli emendamenti a mia firma.
PRESIDENTE. Sta bene, comunque dobbiamo votare l'emendamento Agostinelli 1.2.
Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Agostinelli 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).Pag. 54
Malisani, Pilozzi, Mannino, D'Incà, Palese, Librandi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 352
Votanti 344
Astenuti 8
Maggioranza 173
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 259.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Micillo ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione degli emendamenti Sannicandro 1.10 e degli identici Malisani 1.11 e Agostinelli 1.13, sui quali vi è parere favorevole se riformulati. Chiedo al deputato Sannicandro se accetta la riformulazione.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, non mi è chiara la riformulazione, se si può ripetere. Noi chiediamo di sopprimere le parole «di priorità», non capisco la riformulazione.
PRESIDENTE. Chiedo cortesemente al relatore di ripetere la riformulazione dell'emendamento Sannicandro 1.10.
CARLO SARRO, Relatore. Sì, Presidente. La riformulazione, poiché bisogna modificare anche il titolo, è questa: «Conseguentemente, al titolo, sopprimere le parole: di priorità»; ciò per renderlo coerente con quanto già chiesto nel testo dell'emendamento.
PRESIDENTE. Va bene, deputato Sannicandro ? Accetta la riformulazione ? Sì. Prendo atto che i deputati Malisani e Agostinelli accettano la riformulazione dei propri emendamenti 1.11 e 1.13.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sannicandro 1.10, Malisani 1.11 e Agostinelli 1.13, come riformulati, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 366
Votanti 356
Astenuti 10
Maggioranza 179
Hanno votato sì 349
Hanno votato no 7.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Allora, colleghi, adesso avverto che gli emendamenti Agostinelli 1.14 e 1.15 risulterebbero formalmente preclusi dall'approvazione degli emendamenti Sannicandro 1.10, Malisani 1.11 e Agostinelli 1.13, essendo state soppresse, a seguito dell'approvazione di tali emendamenti, le parole «di priorità». Infatti, i citati emendamenti Agostinelli 1.14 e 1.15 aggiungono a tali parole le parole di «carattere orientativo». Tuttavia, qualora se ne faccia richiesta, i medesimi emendamenti potranno essere posti in votazione, se riformulati, nel senso di aggiungere le parole «di carattere orientativo» alle precedenti parole «i criteri», che non sono state modificate dall'approvazione degli emendamenti Sannicandro 1.10, Malisani 1.11 e Agostinelli 1.13.
Quindi, vorrei avere un cenno di riscontro dalla proponente, deputata Agostinelli, prego.
DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie Presidente, no, li riteniamo preclusi, senza procedere a ulteriore votazione.
PRESIDENTE. D'accordo, allora andiamo avanti.
Passiamo ai voti.Pag. 55
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Agostinelli 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Moscatt...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 380
Votanti 373
Astenuti 7
Maggioranza 187
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 260
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marotta 1.12.
CARLO SARRO. Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO. Relatore. Presidente, solo una precisazione. Prima nella lettura c’è stato un refuso, in realtà la riformulazione è «titolare», al singolare, dell'ufficio requirente.
PRESIDENTE. La ringrazio. Allora, accetta la riformulazione ? Sì, l'accetta, va bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marotta 1.12, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 377
Votanti 374
Astenuti 3
Maggioranza 188
Hanno votato sì 363
Hanno votato no 11
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Rotta ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 383
Votanti 289
Astenuti 94
Maggioranza 145
Hanno votato sì 279
Hanno votato no 10
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Il deputato Piepoli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole, mentre la deputata Lorefice ha segnalato di avere espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi).
(Esame dell'articolo 2 – A.C. 1994-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1994-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 56
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 381
Votanti 250
Astenuti 131
Maggioranza 126
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 5
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Esame dell'articolo 3 – A.C. 1994-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1994-A).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
CARLO SARRO, Relatore. Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Sannicandro 3.1.
PRESIDENTE. Il Governo ? Sottosegretario Migliore ?
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Vi avverto che a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, risulterà precluso il successivo emendamento Sannicandro 3.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Giancarlo Giordano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 387
Votanti 268
Astenuti 119
Maggioranza 135
Hanno votato sì 261
Hanno votato no 7
La Camera approva (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Cera, Colaninno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 382
Votanti 249
Astenuti 133
Maggioranza 125
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 5
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata D'Incecco ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole. Il deputato Catanoso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
(Esame dell'articolo 4 – A.C. 1994-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1994-A).Pag. 57
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
CARLO SARRO, Relatore. Grazie Presidente. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Braga 4.1, se riformulato nel senso che al comma 1, sostituire le parole da: «che deve quantificare» fino a: «determinare», escludendo «le», e sostituire nella formulazione finale dell'emendamento, dopo le parole «di determinazione», la parola «delle» con «dei». Gli identici Malisani 4.2 e Agostinelli 4.3 sono assorbiti. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.50. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mannino 4.4 con una riformulazione del seguente tenore: al comma 1, dopo le parole «Ministero delle infrastrutture e dei trasporti» aggiungere le seguenti: «la banca di dati nazionale di cui al periodo precedente è costituita entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge». La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 4.51 e 4.52. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Mannino 4.5, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Realacci 4.6. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mannino 4.7, anche se dovrebbe essere assorbito dall'approvazione dell'emendamento Realacci 4.6 e lo stesso per l'emendamento Sannicandro 4.8. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 4.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis. La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Mannino 4.01 e 4.02.
PRESIDENTE. Sottosegretario Migliore ?
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Conforme al relatore, meno che sugli emendamenti Mannino 4.7 e Sannicandro 4.8 su cui, ove non preclusi, ci sarebbe da parte nostra un invito al ritiro.
PRESIDENTE. Va bene, allora partiamo con l'emendamento Braga 4.1. Qui c’è una riformulazione e devo avere la conferma che accetta la riformulazione... Quindi, il parere è favorevole.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 4.1, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 395
Votanti 370
Astenuti 25
Maggioranza 186
Hanno votato sì 370.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Massa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 386
Votanti 378
Astenuti 8
Maggioranza 190
Hanno votato sì 378.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Pag. 58 Adesso siamo all'emendamento Mannino 4.4, su cui c’è una proposta di riformulazione. La accetta, deputata ? La accetta; il parere, allora, è favorevole.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 4.4, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fabbri, Dellai, Zoggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 396
Votanti 389
Astenuti 7
Maggioranza 195
Hanno votato sì 389.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.51 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Fabbri, Catania, Marzano, Rotondi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 394
Votanti 377
Astenuti 17
Maggioranza 189
Hanno votato sì 377.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.52 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Russo, Pilozzi, Gigli, Fabbri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 401
Votanti 395
Astenuti 6
Maggioranza 198
Hanno votato sì 395.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mannino 4.5, sul quale i pareri sono contrari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mannino. Ne ha facoltà.
CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Allora, questo emendamento capisco che possa essere difficile da digerire, ma semplicemente si tratta di far rispettare le norme. Siccome in tema di abusivismo edilizio la normativa vigente è storicizzata, ovvero, oserei dire, è ben chiara, nella situazione attuale sugli immobili abusivi che hanno sentenza definitiva di demolizione da parte della procura è palese una inadempienza per varie ragioni anche da parte dell'amministrazione comunale, semplicemente con questo emendamento si vuole evidenziare la responsabilità politica che ha un amministratore locale nel far rispettare le leggi. Capiamo che sicuramente il tema è spigoloso e difficile, però non possiamo banalmente, magari usando anche un termine eccessivo, trovare delle scuse per non far rispettare la norma.
I comuni, gli amministratori locali giustificano, nella maggior parte dei casi, la non adempienza alle demolizioni degli immobili abusivi o alla presa in carico degli immobili al patrimonio comunale Pag. 59con la mancanza di fondi, cosa che, purtroppo, devo dire che non è vera, perché ci sono dei fondi di Cassa depositi e prestiti che sono anche stati rifinanziati, c’è questo fondo di rotazione a tasso zero, ci sono fondi in finanziaria che sono stati sempre finanziati e approvati. Certo, se poi si tratta di agire e di avere un rapporto con i propri cittadini che hanno commesso gli abusi, ovviamente è una scelta politica e, sicuramente, di grande responsabilità. Quindi, mi sarei aspettata un qualche tipo di riformulazione, mi sarei aspettata una valutazione maggiormente giustificata piuttosto che un banale parere contrario, nel momento in cui chiediamo ai sindaci di prendersi le loro responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Se ho ben capito, siamo sull'emendamento Mannino 4.5, giusto ? Con esso si introduce una sorta di sanzione, e sarebbe lo scioglimento dell'intero consiglio comunale, qualora non fossero trasmessi alle autorità superiori i dati relativi agli illeciti commessi in quel territorio. Il testo dice: «Gli enti, le amministrazioni e gli organi a qualunque titolo competenti nella materia sono tenuti a condividere e trasmettere le informazioni relative agli illeciti e ai provvedimenti emessi. In caso di tardivo inserimento dei dati all'interno della banca dati nazionale di cui al comma 1 si applica una sanzione pecuniaria pari ad euro mille a carico del dirigente o funzionario inadempiente».
Quindi, il comma è scritto bene, nel senso che si sa che nella pubblica amministrazione, è regola diffusa, la responsabilità è personale. Ora, che c'entra il consiglio comunale, se il dirigente di un ufficio tecnico non ha trasmesso gli atti ? Mi sembra una sanzione veramente sproporzionata e, in ogni caso, che colpisce chi questa responsabilità non ha. Quindi, noi non voteremo questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 4.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ciracì, Monchiero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 390
Votanti 378
Astenuti 12
Maggioranza 190
Hanno votato sì 83
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 4.6, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Vignaroli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 401
Votanti 398
Astenuti 3
Maggioranza 200
Hanno votato sì 397
Hanno votato no 1.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento; i pareri sono favorevoli.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Baroni, Turco...Pag. 60
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 400
Votanti 392
Astenuti 8
Maggioranza 197
Hanno votato sì 391
Hanno votato no 1.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 402
Votanti 258
Astenuti 144
Maggioranza 130
Hanno votato sì 258.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mannino 4.01. I pareri sono contrari, anche quello della V Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mannino. Ne ha facoltà.
CLAUDIA MANNINO. Presidente, prendo qualche minuto per cercare di spiegare all'Aula lo scopo di questo articolo aggiuntivo, se interessa, ovviamente, se no possono uscire e rientrare dopo.
PRESIDENTE. Lei proceda pure, deputata.
CLAUDIA MANNINO. Semplicemente, la questione dell'abusivismo edilizio – lo ripeto e lo sottolineo volutamente – su immobili abusivi che hanno sentenza definitiva ha una dimensione, in questo Paese, enorme e ogni qual volta degli amministratori locali sono intervenuti per adempiere a quelle che sono le loro funzioni e responsabilità si sono create, spesso, delle problematiche su quei territori. Allora, con questo articolo aggiuntivo, cosa chiediamo ? Chiediamo semplicemente al Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione di dare agli amministratori locali delle linee guida; linee guida che devono avviare, all'interno delle amministrazioni locali, un progetto a media scadenza su come affrontare i numerosissimi casi di abuso edilizio che ci sono nei vari territori. Quindi, con questa proposta emendativa – che è in una versione più dettagliata, ma la stessa considerazione va fatta e, quindi non interverrò, per l'articolo aggiuntivo 4.02 – chiediamo al Ministro di realizzare delle linee guida che, partendo dalla verifica dello stato patrimoniale dei soggetti o dei nuclei familiari che di fatto sono titolari di sentenza definitiva di demolizione, procedano a quella che è un'azione che è già prevista dalla legge grazie a un emendamento Fraccaro a una legge stabilità di due anni fa e che è la mappatura degli immobili della pubblica amministrazione inutilizzati che possono essere destinati a scopo abitativo, ovviamente, per quelle famiglie che lo stato patrimoniale dimostri non abbiano altre possibilità di dove andare a vivere. Infine, propone di valutare, in ordine, appunto, ai manufatti che il comune vorrà assumere come patrimonio comunale, quali di questi – che non si trovino ovviamente in aree a rischio, che non si trovino in aree vincolate, che non si trovino in aree demaniali, che non si trovino a rischio per l'incolumità e che non coinvolgano soggetti che hanno dei precedenti o comunque delle condanne in corso – poter assumere come patrimonio comunale, previo un accordo con l'Agenzia che gestisce le liste per l'edilizia economica e popolare.
Ovviamente, non è la soluzione, questo è il problema, ma è una strada che può essere percorsa da un Governo che ha coscienza della dimensione attuale dei fatti, ma ponendo delle condizioni ben precise. Quindi io chiedo al Governo e Pag. 61anche alla maggioranza di rivalutare il parere sull'articolo aggiuntivo Mannino 4.01 o, eventualmente, sul 4.02 che chiede, semplicemente, delle linee guida per gli amministratori locali, senza entrare nello specifico, quindi, stabilendo il Governo i criteri con cui indirizzare i sindaci su come affrontare questa tematica, soprattutto nei comuni dove l'abusivismo edilizio è molto presente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, intervengo solo per approfondire, voglio capire bene questo e l'altro articolo aggiuntivo. Sostanzialmente qui che cosa si dice ? Ci sono due cittadini i quali non hanno casa, uno di questi, però, ha un reddito sufficiente per costruire una casa abusiva; qualora questa casa abusiva fosse demolita, il comune, attraverso le linee guida e così via, deve farsi carico di queste persone; in che maniera ? Qui si parla di scorrimento delle graduatorie. Non capisco quale scorrimento... se si tratta di una persona che ha già un'abitazione, nelle graduatorie normalmente non c’è, perché non fa domanda per la casa popolare e, qualora ci fosse, sarebbe strano e, comunque, qualora fosse abbattuta la casa di costui, dovrebbe avere una sorta di prelazione o di precedenza nella graduatoria per l'assegnazione delle case popolari ? Se è questo il contenuto, sul senso dell'articolo aggiuntivo io ho qualche forte perplessità, perché mi metto nei panni di chi poteva costruire la casa abusiva e non l'ha fatto e, quindi, in graduatoria si troverebbe addirittura posticipato rispetto a questa persona.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mannino 4.01, con i pareri contrari della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 381
Votanti 376
Astenuti 5
Maggioranza 189
Hanno votato sì 73
Hanno votato no 303.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Coccia e D'Attorre hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mannino 4.02, con i pareri contrari della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Pilozzi, Fabbri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 385
Votanti 383
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 76
Hanno votato no 307.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1994-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1994-A).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrarli, do la parola al sottosegretario Migliore per il parere.
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/1994-A/1 diamo parere contrario con invito al ritiro, perché sono stati già assorbiti i contenuti di questo ordine del giorno dagli emendamenti appena votati. L'ordine del giorno Carrescia n. 9/1994-A/2 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/1994-A/3 è accolto. L'ordine del giorno Calabrò n. 9/1994-A/4 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Marzano n. 9/1994-A/5 è accolto.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Matarrelli n. 9/1994-A/1, c’è parere contrario o anche un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/1994-A/1, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Peluffo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 385
Votanti 284
Astenuti 101
Maggioranza 143
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 235
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carrescia n. 9/1994-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/1994-A/3, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Calabrò n. 9/1994-A/4, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marzano n. 9/1994-A/5, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Colleghi, adesso sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e a partire dalle ore 16,15 per il seguito dell'esame della proposta di legge sui manufatti abusivi.
Seguirà l'esame con votazione del disegno di legge di ratifica n. 3642-A, recante la ratifica dell'accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, la Ministra della salute e il Ministro dell'interno.
(Iniziative per garantire il buon funzionamento della pubblica amministrazione, anche attraverso la tutela e la valorizzazione dei dipendenti meritevoli – n. 3-02261)
PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02261, concernente iniziative per garantire il buon funzionamento della pubblica amministrazione, anche attraverso la Pag. 63tutela e la valorizzazione dei dipendenti meritevoli (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Ha un minuto.
FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, Ministro, ho l'impressione che il suo Governo abbia deciso di massacrare letteralmente i dipendenti pubblici con l'intento di farsi la solita facile propaganda. Nell'immaginario questa categoria lavorerebbe poco e male. Si tratta di circa 3 milioni di persone, su cui pendono circa 7 mila richieste disciplinari e 200 licenziamenti. È una percentuale modesta che dimostra come la gran parte dei lavoratori svolga la sua funzione onestamente. Come pensa di valorizzare i dipendenti pubblici onesti, premiandoli e garantendo progressioni meritocratiche in base alla loro produttività e cacciando senza pietà chi truffa lo Stato con finte malattie e tesserini timbrati a pacchetti, come ha potuto denunciare Fratelli d'Italia a Foggia giustappunto qualche settimana fa ?
PRESIDENTE. La Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.
MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signora Presidente, la riforma della pubblica amministrazione è una riforma per il Paese, è una riforma per 60 milioni di cittadini, per 5 milioni di imprese, è una riforma che ha dei filoni importanti che sono prima di tutto la cittadinanza digitale e l'innovazione, la certezza di regole e di tempi per qualunque attività economica edilizia si voglia intraprendere e la qualità e l'efficienza dei servizi pubblici. Non entro qui nel merito di questi provvedimenti, anche perché sono e saranno poi con i prossimi decreti legislativi oggetto delle Commissioni parlamentari competenti. È evidente che questi grandi cambiamenti vanno avanti attraverso le gambe delle donne e degli uomini che lavorano nella pubblica amministrazione ed è quindi evidente che noi, dopo anni di racconto solo deteriore e solo decadente dei lavoratori pubblici, abbiamo il dovere di rilanciare il valore sociale di chi lavora nella pubblica amministrazione, restituire il prestigio a chi lavora nella pubblica amministrazione perché chi lavora per lo Stato e per la Repubblica lavora per la collettività e per la comunità. Certamente, prima di tutto per rispondere a loro, abbiamo già messo a punto una serie di norme che culmineranno poi nel Testo unico sul pubblico impiego per avere una volta per tutte una legislazione che sanziona chi sbaglia, ma questa è la precondizione, poi noi dobbiamo invece parlare alla maggioranza dei lavoratori pubblici che lavorano ogni giorno con competenza, onestà e dedizione. E come facciamo a rilanciare il loro valore sociale ? In due modi; primo modo è quello di riaprire la stagione contrattuale dopo molti, moltissimi anni di blocco, e due cose bisognava fare per riaprire i contratti pubblici e due cose il Governo ha fatto. Prima di tutto, stanziare delle risorse, lo abbiamo fatto nell'ultima legge di stabilità, e poi trovare un accordo di riduzione dei comparti. Lo abbiamo fatto e nelle more del perfezionamento tecnico di questa riduzione dei comparti stiamo lavorando all'atto di indirizzo per la riapertura della stagione contrattuale. Oltre alla riapertura dei contratti, c’è tutta un'altra parte di valorizzazione dei dipendenti pubblici, che passa dall'attuazione di una serie di deleghe importanti della legge n. 124. Noi, per l'insieme della crisi e di una cattiva legislazione, abbiamo ereditato un personale pubblico spesso troppo anziano, troppo precario, con un ingiusto sistema di valutazione uniforme, che non premia chi fa bene, e quindi nei decreti della riforma della pubblica amministrazione legheremo le carriere dei dirigenti ai risultati conseguiti, cambieremo il sistema di reclutamento fondandolo sui fabbisogni reali delle amministrazioni e faremo della Scuola nazionale della pubblica amministrazione un luogo dove si crei alta cultura pubblica.
Non entro di più nei dettagli per esigenze di tempo, ma tutto questo deve testimoniare l'impegno a 360 gradi del Pag. 64Governo per fare in modo che alla fine di questa fase legislativa, quando ogni decreto sarà attuato, torni per le ragazze e per i ragazzi auspicabile, possibile e ambizioso lavorare per lo Stato, per la Repubblica e quindi per la collettività e la comunità.
PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di replicare.
FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, siamo in presenza della solita lista delle buone intenzioni, forse qualcuno dovrebbe avvisare il Governo che siamo ormai al terzo anno di legislatura e tra due anni la legislatura è finita e forse sarebbe il caso di cominciare a vedere dei risultati. Non siamo soddisfatti, ricordo che negli ultimi dieci anni in Italia i dipendenti pubblici sono diminuiti del 5 per cento, mentre sono aumentati in tutte le altre nazioni europee: fino al 32,6 per cento dell'Irlanda e al 26 per cento della Spagna. Ricordo che incidono per l'11 per cento sul prodotto interno lordo, esattamente nella media europea. Ricordo che in molti Paesi le loro retribuzioni sono aumentate per dare impulso ai consumi, esattamente l'opposto di quello che avete fatto voi, che in Italia i salari li avete diminuiti dell'1 per cento negli ultimi dieci anni a causa del blocco delle retribuzioni, anche a causa del blocco delle retribuzioni accessorie, e che i contratti, vi ricordo e le ricordo, Ministro, anche questo, sono fermi da sei anni, salvo poi dare qualche elemosina, come quella degli 80 euro, a cui ormai ci avete abituati. L'azienda Italia ha bisogno, come una grande fabbrica, dei lavoratori e il blocco delle assunzioni sta generando invecchiamento e ritardi, nell'uso dei sistemi digitali per esempio. Questi lavoratori vanno stimolati, vanno responsabilizzati, vanno premiati se laboriosi e onesti, mandati via se sono scansafatiche e disonesti. Possono diventare dei facilitatori pubblici per famiglie e imprese e non più dei semplici impiegati, e quindi cercare di dare risposte nel minor tempo possibile, magari essere premiati in termini economici se riescono a produrre di più, perché se producono di più, produce di più l'Italia, l'Italia riesce a rimettersi in cammino sulla strada della ricchezza. Su tutto questo, sulla valorizzazione di questi lavoratori, voi siete fortemente deficitari. L'impressione è che non abbiate idee e che le poche idee che avesse avete messo in campo fin qui sono molto confuse.
(Iniziative di competenza volte a garantire il rispetto del divieto di commercializzazione di gameti ai fini della fecondazione eterologa – n. 3-02262)
PRESIDENTE. Il deputato Sberna ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gigli e Sberna n. 3-02262, concernente iniziative di competenza volte a garantire il rispetto del divieto di commercializzazione di gameti ai fini della fecondazione eterologa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario. Ha un minuto.
MARIO SBERNA. Signora Presidente, gentile Ministro, non entro nei fatti di cronaca relativi al professor Antinori, perché sarà la magistratura a dirci cosa è successo, ma certamente sappiamo che in Italia la legge n. 40, lei ci insegna, vieta il prelievo degli ovuli, questo perché è evidente che sottoporsi ad un'anestesia, a una laparoscopia, a una stimolazione ormonale utilizzando la donna come un semplice contenitore o oggetto non fa parte, grazie a Dio, della nostra cultura, ma sappiamo anche che la mancanza di ovuli spinge alcune regioni, tra cui certamente il Friuli Venezia Giulia e la Toscana, ad andare ad acquistare questi ovuli all'estero, dove pare che la pratica di rispettare la dignità della donna non sia così attenta come da noi. A questo punto le chiediamo quali verifiche è possibile fare affinché questo commercio di parti della donna venga a finire.
PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.
Pag. 65 BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Signora Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti perché mi consentono di ribadire ancora una volta la linea dell'Italia, secondo la quale le donazioni di organi, cellule e tessuti e quindi anche di cellule riproduttive è volontaria e gratuita, così come previsto dalla nostra norma vigente. Ricordo inoltre che le direttive europee su cellule e tessuti prevedono una responsabilità diretta in capo alle autorità competenti, individuate da ogni singolo Paese, per ciò che riguarda l'autorizzazione dei centri dei tessuti. Pertanto, nel momento in cui un centro di un Paese europeo è autorizzato dalla rispettiva autorità competente ed opera in conformità ai requisiti previsti dalla normativa comunitaria, le importazioni dai centri di detto Paese estero devono presumersi in linea con il dato normativo italiano ed europeo, quindi ci deve essere un'equivalenza. Quanto poi alla quota che viene rimborsata dal centro ricevente a quello inviante per le predette importazioni, la stessa dovrebbe coprire unicamente i costi sostenuti per garantire la sicurezza delle donazioni, l'applicazione dei criteri di selezione del donatore, la raccolta, la lavorazione, il personale, il trasporto e così via, senza alcuna maggiorazione.
Sono peraltro i centri esteri da cui si importano i gameti a dover dichiarare di non aver pagato i donatori, stabilire le modalità dell'importazione ed eventualmente verificarne ulteriori requisiti, oltre l'autorizzazione delle rispettive autorità competenti. È responsabilità di chi importa, ovvero dei centri importatori ed eventualmente delle regioni che hanno loro concesso l'autorizzazione ad operare. Quanto infine alle attività di verifica nei confronti dei centri di procreazione medicalmente assistita, evidenzio che sono previste per legge regolari ispezioni che vengono effettuate dal CNT insieme alle regioni almeno ogni due anni, nel corso delle quali viene verificata la rispondenza dei centri e i requisiti di qualità e sicurezza richiesti dalle normative europee.
Inoltre, per ogni importazione, è prevista la segnalazione al CNT e il registro dei donatori di gameti, per la PMA di tipo eterologo, la cui istituzione ho fortemente voluto proprio per garantire la tracciabilità delle cellule dal donatore al nato e viceversa, delle seguenti informazioni: centro di partenza, centro di arrivo e quantità di gameti che vengono importati. Pertanto, l'attività di import-export è costantemente sotto il controllo delle autorità competenti, che garantiscono in tal modo la completa tracciabilità delle donazioni delle cellule riproduttive, oltre ovviamente, qualora ci siano dei casi di segnalazione di sospetti, l'intervento delle autorità competenti.
PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di replicare.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, signora Ministro, io credo che sia una questione solo di buonsenso, quella che impedisce alle cittadine italiane, che rende così restie le cittadine italiane, a meno che non siano parenti o non siano comunque persone legate in qualche maniera, a produrre gameti per la fecondazione eterologa. È una posizione di buonsenso, d'altronde potrei fare una domanda a qualunque delle donne qui presenti in quest'Aula chiedendo loro se sarebbero disponibili «a gratis», come si dice a Roma, a sottoporsi a tutto quello che l'amico Sberna ha precedentemente descritto. Allora, qui, delle due l'una. Credo che se è così, cioè che se nessuna donna è effettivamente disponibile a sottoporsi per nulla a questo, le nostre autorità regionali stanno comportandosi nella solita maniera ipocrita che molte volte caratterizza le nostre istituzioni, cioè stanno, in buona sostanza, andando a comprare facendo finta di non sapere che l'abbondanza di donazioni – peraltro pubblicizzate in tutte le salse su Internet – è frutto di una forma surrettizia di pagamento, cioè di una forma di schiavizzazione delle donatrici dei gameti all'estero.
Noi avevamo un alto concetto della nostra medicina, secondo il quale appunto la commercializzazione del corpo umano era qualcosa che aborrivamo. Sappiamo che in altri Paesi non è così, perché la Pag. 66stessa donazione di sangue, che da noi è donazione vera, all'estero, in molti posti, viene pagata, e ci sono i poveri negri della situazione che vanno a pagamento a farsi estrarre il sangue. Lo stesso sta accadendo per la fornitura di gameti per l'eterologa, e il fatto che questo Paese si nasconda dietro la correttezza delle pratiche amministrative e dietro il fatto che al nostro interno è vietato è soltanto l'indice di un'ipocrisia del nostro sistema che è ormai inaccettabile e che ci porterà ad accettare di tutto e di più. Le chiedo di fare uno sforzo, attraverso gli organi ispettivi del Ministero, per chiedere conto, su un rapporto paritetico con gli altri Stati, quali sono effettivamente i sistemi di rimborso e cosa c’è dietro la donazione di gameti in Paesi come la Spagna e come la Repubblica Ceca, che sono ampiamente pubblicizzati nel nostro Paese e a cui le nostre regioni si rivolgono.
(Iniziative di competenza in ordine al processo di privatizzazione della Croce Rossa Italiana, anche valutando l'opportunità di procedere al suo commissariamento – n. 3-02263)
PRESIDENTE. Il deputato Monchiero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02263, concernente iniziative di competenza in ordine al processo di privatizzazione della Croce Rossa Italiana, anche valutando l'opportunità di procedere al suo commissariamento (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, sarò brevissimo. Il problema della Croce Rossa Italiana è un problema annoso, conosciuto; la sensazione che abbiamo è che si stia trascinando lentamente e che il processo di cambiamento in atto non giunga mai a termine. Questo provoca due situazioni avverse: il mancato contenimento dei costi e la mancata soluzione delle problematiche del personale, che sono piuttosto gravi. In questo contesto, la rielezione del presidente della Croce Rossa a noi pare un evento da prendere in seria considerazione, in quanto fornisce l'occasione per un intervento su questa questione, che riteniamo ineludibile.
PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.
BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante, perché mi consente di riferire sulle molteplici iniziative avviate e in gran parte già concluse nel segno della privatizzazione della Croce Rossa Italiana. Sono consapevole che tale privatizzazione, originariamente prevista a far data dal 1o gennaio 2014, ha subito ben due rinvii annuali, ma ritengo che il predetto differimento abbia consentito alla Croce Rossa Italiana di risolvere una serie di rilevanti criticità, il che ci consente oggi di poter affermare che tale percorso è ormai avviato verso la sua definizione.
Come è noto, dal 1o gennaio 2016 le funzioni già esercitate dall'ente pubblico CRI sono state trasferite all'Associazione della Croce Rossa Italiana, di diritto privato. Il decreto di riordino ha previsto, inoltre, che l'ente pubblico assuma dal 1o gennaio 2016 e fino alla sua liquidazione la denominazione di ente strumentale alla Croce Rossa, mantenendo la natura di diritto pubblico. Gli organi dell'ente strumentale sono già stati nominati con mio decreto del 29 dicembre 2015. Lo statuto dello stesso ente è già stato predisposto e condiviso con gli altri Ministeri vigilanti ed è ormai in fase di adozione. Aggiungo, inoltre, che alla registrazione della Corte dei conti con il DPCM adottato il 25 marzo 2016, recante i criteri e le modalità di equiparazione del personale militare al personale civile della Croce Rossa, trattasi di provvedimento di fondamentale importanza ai fini dell'applicazione al predetto personale delle procedure di mobilità, già avviato dal Dipartimento della funzione pubblica e riferita, come è noto, anche al personale delle ex province, il che consentirà di ricollocare i laboratori dell'ente strumentale alla Croce Rossa, il cui numero, Pag. 67peraltro, ammontava al 31 dicembre 2015 a 2.371 e non a 4 mila unità, come è stato detto.
Quanto poi al procedimento elettorale per il rinnovo dei consigli direttivi locali, regionali e nazionali dell'Associazione della Croce Rossa Italiana, che si è appena concluso con l'elezione del presidente, evidenzio che esso rappresenta un momento imprescindibile nel processo di privatizzazione, in quanto consente all'Associazione CRI, Croce Rossa, di muovere finalmente i primi passi in ambito privatistico. Posso pertanto concludere affermando che, alla luce di quanto appena illustrato, non sussistono all'evidenza le condizioni né per accelerare né al contrario per interrompere il processo di privatizzazione dell'Associazione della Croce Rossa, già in fase molto avanzata, con l'obiettivo ovviamente di garantire la presenza di questa istituzione storica in Italia e nel mondo e che nel nostro Paese ha offerto e continua ad offrire grandi prove di solidarietà, di competenza e di capacità di intervento in tutti i momenti più difficili del Paese, quando ci sono calamità naturali o problematiche legate alla necessità di garantire interventi sul suolo nazionale.
Penso anche alla cooperazione e al coordinamento dei volontari di Croce Rossa insieme alle forze dell'ordine, all'Esercito e al Ministero della salute, per quanto riguarda le attività di accoglienza degli immigrati e anche gli interventi sui barconi: hanno dimostrato in questi anni una grande capacità legata alla propria storia. Stiamo accompagnando questo difficile processo di riorganizzazione, che speriamo possa venire finalmente alla luce nel modo più appropriato.
PRESIDENTE. Il deputato Monchiero ha facoltà di replicare.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, ho apprezzato molto la chiarezza dell'intervento del nostro Ministro. Soltanto due questioni mi trovano decisamente dissenziente, la prima è la situazione personale del presidente della Croce Rossa: non riesco a concepire, essendo il medesimo anche direttore generale di un importante istituto di ricerca e di cura, che la presidenza della Croce Rossa possa essere assimilata ad una sinecura, specie in un momento come questo, ma su questo punto prendo atto che il Ministero ha una valutazione diversa; sul secondo punto, invece, direi che, al di là dei numeri, che possono anche essere ballerini, le cronache ci riferiscono del disagio di un numero rilevante di dipendenti della Croce Rossa, il cui processo di trasferimento ad altri enti è totalmente inattuato. Lei mi ha corretto, ha detto che sono 2.371: prendo atto che sono 2.371, mi sembrano tanti e credo che questo problema debba essere al più presto risolto. Grazie comunque, signor Ministro.
(Elementi ed iniziative in ordine alla riforma della medicina territoriale al fine di garantire il diritto alla salute dei cittadini – n. 3-02264)
PRESIDENTE. Il deputato Burtone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lenzi ed altri n. 3-02264, concernente elementi ed iniziative in ordine alla riforma della medicina territoriale al fine di garantire il diritto alla salute dei cittadini (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per minuto.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signora Ministra, noi sappiamo che è in via di definizione l'atto per dar vita alla nuova convenzione per la medicina generale e per la pediatria. Sarà uno strumento importante quando diverrà operativa la nuova convenzione, perché metterà in campo innovazione nei servizi di sanità territoriale.
Vogliamo, però, esprimere qualche preoccupazione derivante anche da alcune manifestazioni di medici e dalle proteste di alcuni sindacati. Si teme che ci sia una riduzione dei servizi di guardia medica, degli orari della guardia medica in alcune comunità. Noi sappiamo, signora Ministro, che la guardia medica è l'unica struttura che opera nell'emergenza in alcuni comuni Pag. 68montani e nelle aree interne. Noi possiamo convenire anche sull'opportunità di mettere in rete, di organizzare, però non si tocchi l'emergenza. Lei sa che anche nelle aree metropolitane c’è questa grande difficoltà dell'emergenza e urgenza. Quindi, si riveda eventualmente questo piano, perché i comuni non possono rimanere scoperti nel fronteggiare le emergenze mediche, ne verrebbe meno il diritto costituzionale alla salute.
PRESIDENTE. La Ministra della salute, Lorenzin, ha facoltà di rispondere.
BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Io ringrazio veramente gli onorevoli interroganti per questa interrogazione, perché mi permettono di fare chiarezza su un tema che ovviamente può destare preoccupazione alla vigilia di un importante rinnovo di una convenzione con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera scelta che sappiamo attendere ormai da molti anni e che sarà importantissima per la riorganizzazione della medicina del territorio che sta a noi tutti estremamente a cuore perché, come sapete, da anni stiamo dicendo che dobbiamo rafforzare la presenza nel territorio, proprio per non intasare le realtà degli ospedali che invece sono dedicati alla gestione delle acuzie. Ma in questo si inserisce il tema anche dell'urgenza e, quindi, delle situazioni che si verificano in alcuni contesti. Vorrei dire che questo rinnovo di convenzione non determinerà il venir meno di alcuna prestazione assistenziale, ma al contrario, il potenziamento della presenza medica e una maggiore fruibilità del servizio nell'arco della giornata che va dalle ore 8 del mattino alle ore 24. La proposta di atto di indirizzo, formulata con l'accordo della Federazione dei medici di medicina generale ed approvata il 13 aprile 2016 dal Comitato di settore, prevede infatti che i medici di medicina generale, insieme ai colleghi della continuità assistenziale, cioè la guardia medica, opereranno per tutti i giorni della settimana e per l'intero arco della giornata, coordinandosi con le reti ospedaliere territoriali di emergenza e urgenza che potranno così riorganizzarsi al fine di corrispondere efficacemente all'incremento della domanda di assistenza che si registrerà dalle ore 24 alle ore 8.
La riforma si traduce, quindi, in una integrale riorganizzazione del modello organizzativo delle medicina generale, per renderlo più efficiente ed efficace, mantenendo in ogni caso il servizio di guardia medica dalle ore 20 alle ore 24, orario in cui si registra il maggior numero di chiamate notturne. Ciò non toglie, però, una riflessione a livello locale, in considerazione delle specificità territoriali e lo sappiamo tutti come è fatta l'Italia, è lunga e stretta, ci sono realtà montane, ci sono realtà con piccoli presidi territoriali che hanno necessità però di una copertura. Quindi, noi ci rendiamo conto che possa rendersi necessario ampliare la continuità assistenziale anche nella fascia oraria dalle 24 alle ore 8, nella quale a livello nazionale si registra un minor numero di chiamate.
Al fine di verificare questo aspetto e verificare che questo atto di indirizzo non trovi delle discrepanze a livello territoriale, ho chiesto ai miei uffici di approfondire i temi della garanzia e della continuità assistenziale nelle ore notturne e nei fine settimana, soprattutto con riferimento a quelle zone del territorio che si trovano più lontane dai posti di pronto soccorso.
All'esito di questi approfondimenti, e quindi con i dati, mi riservo di esercitare le mie prerogative, chiedendo quelle modifiche dell'atto di indirizzo che si rendessero necessarie affinché siano garantiti a tutti i cittadini i servizi di assistenza dalle ore 24 alle ore 8 del mattino, e durante i fine settimana, e di avere il massimo impiego, efficiente, appropriato, di tutte le forze che abbiamo in campo, di cui sappiamo benissimo avere bisogno.
PRESIDENTE. La deputata Lenzi ha facoltà di replicare.
DONATA LENZI. Grazie Ministro. Mi sembra che questa sua apertura a esaminare Pag. 69la cosa sulla base di dati che diano conto della variegata situazione italiana, sia una buona risposta. La nostra preoccupazione nasceva dal fatto che non tutte le zone del territorio hanno un ospedale a dieci minuti, a cui avviarsi magari caricando il paziente sulla macchina del papà o della moglie. Non è in tutto il nostro territorio presente, in egual modo, un efficace servizio di 118, il quale peraltro, per propria vocazione ha quella dell'emergenza e urgenza, e non di farsi carico del paziente cronico o di chi in quella notte sta male, ma non così tanto da richiedere un ricovero in ospedale. Su questo dovrebbe agire il medico di continuità assistenziale insieme con il medico di famiglia.
Noi ci auspichiamo e ci auguriamo che questa convenzione tenga conto anche di queste situazioni e faccia fronte anche al problema dalle ore 24 alle 8 della mattina, perché effettivamente, altrimenti, si scaricherebbero sugli ospedali e sul 118 dei carichi impropri, andando contro a quello che stiamo dicendo con grande fatica, omogeneamente tutti quanti, da molti anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Iniziative di competenza per far fronte all'ingente flusso di profughi provenienti dall'Austria, con particolare riferimento alla situazione nella città di Tarvisio, in provincia di Udine – n. 3-02265)
PRESIDENTE. Il deputato Fedriga ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02265, concernente iniziative di competenza per far fronte all'ingente flusso di profughi provenienti dall'Austria, con particolare riferimento alla situazione nella città di Tarvisio, in provincia di Udine (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Ministro come sa, dai confini orientali, in particolar modo dal Tarvisiano passano ogni giorno decine di immigrati clandestini, che oltre tutto passano attraverso altri Paesi europei prima di giungere nel nostro. Soltanto nel mese di aprile sono giunte 720 persone rintracciate, e pensiamo a tutte quelle che non sono state rintracciate, e la situazione sta diventando sempre più allarmante, in particolar modo nella provincia di Udine, ma anche per quanto riguarda le altre tre province del Friuli-Venezia Giulia. È chiaro che una situazione dove manca il personale necessario per svolgere quei dovuti controlli alla frontiera, al fine di effettuare i respingimenti in un altro Paese europeo, quale l'Austria, non possa che aggravarsi.
Quindi, le chiediamo quali tipo di iniziative intende intraprendere, considerando anche il combinato disposto tra poche persone disponibili e le ingenti pratiche burocratiche che lo stesso personale delle forze dell'ordine deve fare una volta rintracciati i clandestini. Il rischio è che non ci sia più alcun tipo di controllo e che le popolazioni, specialmente del Friuli Venezia Giulia, siano costrette a subire un'immigrazione assolutamente incontrollata.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, il flusso di immigrati che giungono in Italia attraverso il valico di Tarvisio, al momento, non risulta destare particolare allarme, anche per la sua ridotta consistenza. Sostanzialmente al Tarvisio giungono dopo essere arrivati in Germania o in Austria, attraverso la rotta balcanica, ed essere stati respinti da quelle autorità di frontiera. Questo controflusso scaturisce dalla decisione delle autorità tedesche di accettare prevalentemente richieste di asilo provenienti da cittadini siriani e in misura minore afgani, mentre i migranti di altre nazionalità sono riaccompagnati in Austria dove vengono fotosegnalati e registrati in AFIS nazionale e da Eurodac. Chi di essi intende, poi, richiedere asilo in Austria, viene indirizzato presso il centro di accoglienza di Innsbruck, mentre tutti gli altri sono lasciati Pag. 70liberi di proseguire il viaggio per qualsiasi destinazione. Per controllare questa direttrice migratoria, sono stati intensificati i servizi di vigilanza di retrovalico e a bordo dei treni che attraversano i confini con l'Austria e la Slovenia, affiancando – quindi arrivo al tema del personale – alle cinquantanove unità della polizia di frontiera terrestre di Tarvisio, ulteriori 25 unità della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri. Inoltre, alla vigilanza concorrono anche 105 militari nell'ambito dell'operazione «Strade Sicure», contingente che sarà rafforzato, e quindi mi fa piacere dare la notizia qui in Aula, con l'assegnazione di altre dieci unità a decorrere da dopodomani. Questi servizi hanno comportato, nel corso di quest'anno, un sensibile incremento delle riammissioni dall'Italia verso l'Austria di migranti rintracciati in posizione irregolare, per un totale di 663 migranti contro i 955 dell'intero 2015. Nei confronti di altri 438 stranieri è stata, invece, aperta la procedura di ritorno nel Paese di primo approdo, di competenza dell'Unità Dublino operante al Viminale.
Inoltre, rappresento che dal 13 maggio dello scorso anno, nell'ambito di accordi bilaterali tra autorità italiane ed austriache volti ad arginare il fenomeno dell'immigrazione irregolare, il personale della polizia ferroviaria di Gemona e Tarvisio ha iniziato con cadenza bisettimanale i pattugliamenti congiunti con la polizia austriaca a bordo dei treni internazionali notturni della tratta Tarvisio-Villach e viceversa. Ovviamente, qualora la situazione dovesse richiederlo, non esiteremo a disporre un ulteriore potenziamento dei controlli nel rispetto delle previsioni del Regolamento Schenghen. In ogni caso, la direttrice lungo la quale si dispiegherà l'iniziativa dei vari organi statuali rimane definita con chiarezza, vale a dire individuare in brevissimo tempo lo straniero che ha diritto alla protezione internazionale e quello che, invece, è migrante economico, tracciando così una linea di demarcazione che possa agevolare la rapidità delle due differenti risposte: l'accoglienza e l'integrazione, da un lato, anche su scala europea, e il respingimento e i rimpatri, dall'altro.
Comunque, siccome sto facendo un lavoro sulle frontiere per evitare che arrivino alle frontiere i migranti, bloccandoli prima sui treni nazionali – una cosa l'ho fatta già a Ventimiglia e l'altra l'ho fatta al Brennero –, sarò anche a Tarvisio per fare lo stesso sopralluogo, sperando di poter ulteriormente confermare quanto detto in quest'Aula.
PRESIDENTE. Il deputato Fedriga ha facoltà di replicare.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Il problema, Ministro, è che lei controlla i migranti sul treno affinché non escano dall'Italia, non perché non arrivino, perché, ovviamente, lei non ha competenza negli altri Paesi, e quindi lei sta facendo di tutto per tenerli tutti qua, ne prendiamo atto. Sono contento, oltretutto, che perlomeno le nostre interrogazioni servano a smuovere un minimo il Governo a dare qualche rinforzo ulteriore, anche se assolutamente non sufficiente.
Invece, le dico, Ministro, che è allarmante che lei non ritenga pericolosa e critica la situazione del Friuli-Venezia Giulia. La invito ad andare a Udine, ad andare a Pordenone, ad andare a Trieste, ad andare a Gorizia, tra la gente comune, non all'interno dei palazzi delle prefetture, e vedere se la situazione non è allarmante. È allarmante, invece, che lei certifichi in quest'Aula che noi ci stiamo prendendo tutti i clandestini che rifiuta la Germania, e questo Paese, questo Governo, li fa entrare e li accoglie sul territorio nazionale. È allarmante che, su 4.211 presenze in Friuli-Venezia Giulia, lei dica che va tutto bene e non c’è alcun tipo di problema. È allarmante perché anche i dati che vengono dal Ministero dell'interno certificano che su tutto il territorio nazionale soltanto il 4 per cento ha avuto lo status di rifugiato.
È allarmante che lei oggi abbia certificato che i controlli vengono fatti esclusivamente, ed è quello che confermano Pag. 71anche le forze dell'ordine, perché non hanno i mezzi, attraverso chi arriva su ferrovia. Pensiamo quante decine di persone arrivano su gomma, arrivano ad attraversare a piedi il confine, e non solo ci troviamo questa invasione, ma non sappiamo nemmeno chi è presente sul territorio nazionale, che intenzioni abbia, se ci sono, tra queste persone, soggetti a rischio terrorismo. Altro che sicurezza nazionale ! Noi non sappiamo chi è presente, e lei oggi lo ha certificato. Il Governo, invece di difendere i confini, oggi cosa decide di fare ? La Carta della buona accoglienza, una carta per garantire abitazioni di qualità a clandestini, per dare lo standard dei servizi, per erogare...
PRESIDENTE. Deve concludere.
MASSIMILIANO FEDRIGA... ovviamente anche il wi-fi, per dare lo standard di una qualità del cibo adeguato, per dare la tutela legale, pagata dal pubblico.
PRESIDENTE. Grazie.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Ministro, o si sveglia oppure questo Paese penso che la manderà a casa velocemente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
(Intendimenti del Governo in merito all'insediamento di una commissione di accesso presso il comune di Catania, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 – n. 3-02266)
PRESIDENTE. Il deputato Fava ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02266, concernente intendimenti del Governo in merito all'insediamento di una commissione di accesso presso il comune di Catania, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
CLAUDIO FAVA. Grazie, Presidente. Ministro, lei ricorderà: quando il procuratore Salvi ha lasciato il suo incarico a Catania, ebbe a dire di quella città che era diventata un nuovo laboratorio criminale e che l'area grigia in quella città era assai più estesa che altrove. Arrivano alcune notizie che, ahimè, ci confermano quello che aveva intuito il procuratore: un consigliere comunale e il presidente di una circoscrizione che sono fratelli di due personaggi solidamente inseriti negli organigrammi militari di Cosa Nostra. Il presidente della circoscrizione, della sesta circoscrizione, ha per fratello un signore che è stato condannato per associazione di stampo mafioso e per essere considerato integrante della cosca Santapaola.
Abbiamo chiesto molti mesi fa alla signora prefetto se non fosse il caso di verificare se c'erano le condizioni di autonomia o se ci fossero condizionamenti. Non abbiamo avuto alcuna risposta, nemmeno sulla proposta di una commissione di accesso. Ci siamo rivolti a lei con un'interrogazione: nessuna risposta, sono passati cinque mesi e siamo piuttosto preoccupati.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla vicenda a cui fanno riferimento l'onorevole Fava e gli altri firmatari del question time ho avuto modo di riferire in occasione della mia audizione presso la Commissione parlamentare antimafia nello scorso mese di marzo. In quella circostanza precisai che era ancora in corso da parte della prefettura di Catania un'ampia attività di monitoraggio sulla compagine elettiva del comune etneo e delle relative circoscrizioni. In effetti, si era posta la necessità di accurati approfondimenti, dopo che la commissione antimafia presso l'Assemblea regionale siciliana aveva tratteggiato il rischio di infiltrazioni criminali di tipo mafioso nel consiglio comunale del capoluogo siciliano.
Le verifiche hanno riguardato ben 45 consiglieri comunali, in pratica l'intera Assise consiliare, nonché 78 consiglieri Pag. 72circoscrizionali, e sono state allargate anche ai relativi familiari. Da tali verifiche, la cui complessità è data anche dall'ampiezza della platea sottoposta a screening, trova conferma il fatto che un consigliere comunale appartenente a un gruppo di minoranza e il presidente della sesta circoscrizione del comune etneo, entrambi citati dagli interroganti, sono in rapporto di parentela con esponenti di famiglie mafiose di particolare caratura criminale. Preciso, tuttavia, che i due amministratori non sono direttamente interessati da procedimenti penali tali da poterne interdire l'accesso alle rispettive cariche elettive.
Circostanze di segno critico, inoltre, sono emerse anche a carico di due altri amministratori comunali e di un consigliere circoscrizionale, anche in questo caso determinate esclusivamente da rapporti parentali. L'ampio materiale raccolto è stato esaminato in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che ha unanimemente condiviso l'analisi secondo la quale non sussistono allo stato elementi tali da sorreggere adeguatamente la richiesta di delega dei poteri di accesso ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico degli enti locali. Peraltro, il ricorso alle disposizioni di rigore che consentono l'utilizzazione di penetranti poteri ispettivi deve fondarsi, oltre che su circostanze di carattere parentale o di contesto, anche su elementi sintomatici di mala gestio o di sviamento della legalità, che nella specie non sembrano palesarsi nella normale attività amministrativa dell'ente.
Assicuro, comunque, che l'attività di osservazione e monitoraggio non verrà certo a esaurirsi, in conformità alle disposizioni impartite dal prefetto di Catania alle forze di polizia di riferire prontamente ogni nuovo elemento che possa determinare una riconsiderazione del quadro valutativo.
PRESIDENTE. Il deputato Fava ha facoltà di replicare.
CLAUDIO FAVA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, non sono d'accordo: l'articolo 143 del Testo unico degli enti locali parla della necessità, qualora vi sia un concreto dubbio, di verificare se c’è un condizionamento mafioso. Mi permetta di immaginare che, se il fratello di uno dei Casamonica o di uno degli Spada o di uno dei Triassi fosse stato eletto presidente della circoscrizione di Ostia, qualche intervento da parte del prefetto e da parte del Ministro ci sarebbe stato. Noi abbiamo aspettato cinque mesi dal prefetto di sapere che cosa producesse questo suo monitoraggio sulle famiglie di tutti i consiglieri comunali per arrivare allo stesso risultato di partenza, e cioè che due consiglieri comunali sono solidamente imparentati con due signori che sono considerati parte integrante delle cosche mafiose.
Stiamo parlando di Catania, non del Friuli-Venezia Giulia. Stiamo parlando di una città in cui il più importante imprenditore è stato arrestato perché pare che 800 milioni di appalti fossero il luogo di investimento e riciclaggio per Cosa Nostra. Il più importante editore del sud è sotto processo per associazione di stampo mafioso. Siamo in una condizione di democrazia sospesa, con un sindaco che, ascoltato in Commissione antimafia e mentendo, ha detto di non sapere nulla su ciò che riguardava il suo consiglio comunale. Di fronte a queste evidenze e di fronte alla scelta assai di basso profilo della prefettura di non considerare che ci fossero le condizioni per una commissione di accesso, quanto meno per fugare ogni dubbio, mi permetta di ritenermi assolutamente insoddisfatto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
(Chiarimenti in merito alla mancata adozione di un'interdittiva antimafia nei confronti della società Lande, anche alla luce di recenti indagini giudiziarie relative ad appalti pubblici – n. 3-02267)
PRESIDENTE. La deputata Dadone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Luigi Gallo ed altri n. 3 – 02267, concernente chiarimenti in merito alla mancata adozione di un'interdittiva antimafia nei confronti Pag. 73della società Lande, anche alla luce di recenti indagini giudiziarie relative ad appalti pubblici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.
FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. La società Lande è aggiudicataria di moltissimi appalti per lavori pubblici nel nostro territorio, si parla di appalti come il Grande progetto Pompei e si va da lì fino al TAV. Il Ministro Franceschini è stato interrogato dal MoVimento 5 Stelle, mesi fa, in merito a una richiesta di verifica su questi affidamenti e in merito, anche, al filone di inchieste della direzione distrettuale antimafia di Napoli che vedeva coinvolta, tra le altre, questa società. È una leggerezza notevole, una leggerezza enorme il fatto che il Ministro Franceschini abbia deciso di non verificare alcunché a fronte di una richiesta di un gruppo parlamentare, una leggerezza, perché si parlava di appalti in odore di camorra. Chi spicca nel registro degli indagati ? L'amministratore della società Lande per corruzione e turbativa d'asta, proprio su alcuni di questi appalti. In più, il prefetto di Napoli, come si apprende dai giornali, a fronte di una richiesta di informativa antimafia, non ha fatto pervenire la certificazione e, decorsi 45 giorni, il contratto si è concluso senza certificazione. Quindi, ciò che oggi chiediamo è perché non sia stata data l'interdittiva antimafia nei confronti della Lande.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la prefettura di Napoli è impegnata, da qualche tempo, in approfonditi accertamenti volti a verificare l'eventuale sussistenza di elementi di infiltrazione o condizionamento della criminalità organizzata a carico della Lande Spa che opera su vari cantieri pubblici anche fuori dal contesto campano. I motivi che hanno portato ad esercitare una particolare attenzione sulla società in questione risalgono a procedimenti penali in cui viene avanzata l'ipotesi accusatoria secondo la quale vi sarebbe stata una strumentalità dell'impresa rispetto alla criminalità casalese. In effetti, il precedente amministratore unico e direttore tecnico della Lande Spa, coinvolto in un procedimento per reati vari, tra i quali quello di turbativa d'asta e turbata libertà di scelta del contraente, è stato raggiunto da una misura cautelare eseguita, tuttavia, dopo le sue dimissioni dalle cariche societarie. Preciso che l'attività della prefettura non si è limitata a una disamina della documentazione inerente all'impresa, cioè alla sua compagine societaria e tecnica, ma ha comportato anche l'esecuzione di ispezioni e accessi presso la sede della stessa società e nelle diverse aree di cantiere, comprese quelle relative ai lavori del Grande progetto Pompei. Nel caso di specie vi hanno provveduto sia il gruppo investigativo antimafia sia lo specifico nucleo interforze preposto alle verifiche in situ, secondo la metodologia di controllo antimafia messa a punto per le grandi opere e poi estesa anche agli appalti ordinari. I rapporti contrattuali della società Lande con le diverse stazioni appaltanti sono stati instaurati in presenza di una documentazione, allo stato degli atti, di carattere liberatorio, la quale, come è noto, è suscettibile di successivi aggiornamenti, anche in relazione a fatti nuovi o anche pregressi che disvelino una compromissione di tipo mafioso dell'operatore economico. Naturalmente, in questo caso, il codice antimafia prevede l'immediato recesso dell'amministrazione aggiudicatrice con conseguente caducazione del contratto, nonché l'estromissione dell'impresa da ogni rapporto in essere con qualsiasi amministrazione pubblica. Le verifiche che riguardano la società Lande sono ancora in corso e si presentano particolarmente complesse, anche in considerazione del mutato assetto proprietario che Pag. 74vede oggi la presenza di un soggetto detentore di quote azionarie in qualità di trustee. Questo spiega anche il fatto che non è stata, al momento, presa alcuna decisione in merito alla richiesta avanzata dalla Lande Spa di iscrizione nella white list tenuta dalla prefettura di Napoli. È noto, infatti, che solo un esito completamente liberatorio potrà comportare l'iscrizione negli elenchi prefettizi, relativi a particolari settori a rischio, istituiti in ogni prefettura in attuazione della legge Severino del 2012.
PRESIDENTE. Il deputato Luigi Gallo ha facoltà di replicare.
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Innanzitutto dobbiamo ricordare che l'ex amministratore delegato Marco Cascella è stato amministratore delegato di questa società dal 2009 fino a pochi mesi fa, solo negli ultimi mesi è dimissionario, quindi, di tutti gli appalti vinti da queste società lui era l'amministratore delegato. Quindi, mi sembra che si affronta il tema dell'infiltrazione camorristica dei numerosi appalti della pubblica amministrazione con una leggerezza pari solo a quella del suo compagno Franceschini che non ha avuto voglia di verificare un bel niente di tutti gli appalti della Lande.
Eppure, in sostanza, noi non diciamo che c’è una sentenza, ma da un Governo serio ci aspettiamo una vigilanza e non l'atteggiamento di un prefetto, sotto le sue dipendenze, che non manda né un'interdittiva né un certificato antimafia alla ditta; sta in silenzio. Il Presidente Renzi non fa altro che passerelle tra i beni culturali senza preoccuparsi di corruzione e cricche che ingoiano i soldi dei cittadini; la politica non può arrivare sempre tardi, ci vuole il Daspo per i corrotti, siano essi politici, amministratori o imprese. È necessario vedere all'opera l'agente provocatore, c’è da tutelare chi denuncia nella pubblica amministrazione; quest'ultima, tra l'altro, è stata una misura approvata alla Camera insieme alla class action, ma non sono mai arrivate al Senato, perché sono misure che vengono insabbiate, al Senato; qui non c’è il problema di abolire il Senato, qui, dovremmo abolire alcuni senatori che sono nei vostri partiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci vuole in sostanza l'applicazione della Carta dell'onestà che propone il MoVimento 5 Stelle e che il PD con Verdini e con lei, Ministro Alfano, non fa che respingere continuamente nelle nostre Aule parlamentari. Allora, possiamo fidarci di un Governo a guida PD che non chiede le dimissioni dell'ex presidente del PD campano indagato per concorso esterno in associazione mafiosa ? Possiamo fidarci di un PD che non chiede le dimissioni di un eurodeputato condannato per evasione fiscale ? È un Governo che, in pratica, salva dall'arresto senatori di Forza Italia e NCD.
PRESIDENTE. Concluda.
LUIGI GALLO. Allora, noi crediamo che voi potete stare fermi, ma noi come cittadini italiani non molliamo perché su questi temi della corruzione non si può fare altrimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative di competenza volte a garantire il rispetto dei tempi del procedimento per il riconoscimento della cittadinanza italiana, anche alla luce di pronunce della giustizia amministrativa – n. 3-02268)
PRESIDENTE. La deputata Bueno ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02268 concernente iniziative di competenza volte a garantire il rispetto dei tempi del procedimento per il riconoscimento della cittadinanza italiana, anche alla luce di pronunce della giustizia amministrativa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
RENATA BUENO. Caro Ministro Angelino Alfano, la mia interrogazione è basata sulla realtà di milioni di discendenti di italiani che vivono all'estero, soprattutto in Sudamerica, e che cercano di farsi riconoscere cittadini italiani, ma che Pag. 75non ci riescono perché le file e le procedure sono molto lunghe. Tante volte ci mettono tre o quattro anni, addirittura dieci anni, come nei casi brasiliani. Il TAR, nel 2014, ha emesso una sentenza con base in una class action giustamente per dire che il Ministero dell'interno ha l'obbligo e il dovere di far concludere la pratica di riconoscimento della cittadinanza italiana entro 730 giorni. Quindi, vorremmo chiederle se lei ha intenzione e come ha intenzione di rimediare a questa situazione.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, signor Presidente...
PRESIDENTE. Mi chiami signora Presidente o, semplicemente, Presidente, grazie, Ministro.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Sì, va bene. Presidente, onorevoli colleghi, l'interrogante che io ringrazio, l'onorevole Bueno, mi pone un tema che riguarda la concessione della cittadinanza italiana e preciso che le competenze del Ministero dell'interno sono relative alle sole domande di concessione dello status civitatis per residenza e matrimonio e non per discendenza, come pare ritenere l'interrogante. Limitatamente a quelle di competenza della mia amministrazione, i ritardi sono conseguenti all'aumento esponenziale delle istanze, passate da poco più di 30.000 nel 2006 a oltre 117.000 nel 2015, nonché alla complessità del procedimento che coinvolge più attori, quali il Ministero degli affari esteri e i servizi di informazione. Allo scopo di velocizzare i tempi, il Ministero dell'interno ha adottato negli ultimi anni una serie di correttivi, in particolare, assicurando i collegamenti telematici con le amministrazioni coinvolte nel procedimento, la consultazione online della pratica e la sua completa informatizzazione come pure richiesto, infatti, dall'onorevole Bueno. I risultati sono evidenti e cioè nel 2015 sono state definite oltre 122.000 istanze di concessione di cittadinanza, a fronte delle 35.000 del 2006. Anche il numero delle domande che per la loro complessità non si è riusciti a evadere nei termini di legge che, ricordava l'onorevole Bueno, sono di 730 giorni dalla presentazione della domanda, è sensibilmente diminuito. A questa performance positiva ha, altresì, contribuito il decentramento ai prefetti della decisione sulle attribuzioni di cittadinanza per matrimonio. Sono risultati che vanno, naturalmente, consolidati e se possibile ulteriormente incrementati, ma tanto più apprezzabili in quanto raggiunti grazie a misure organizzative poste in essere a risorse invariate. Lo sforzo per andare incontro ai richiedenti è stato notevolissimo, è uno sforzo che proseguiremo e se possibile incrementeremo proprio per migliorare l'efficienza e anche dare la possibilità a chi fa la richiesta di avere la risposta nei termini esattamente prescritti dalla legge.
PRESIDENTE. La deputata Bueno ha facoltà di replicare.
RENATA BUENO. Ministro, sappiamo che qualsiasi servizio all'estero necessita dell'accesso via reti consolari, però la pratica di riconoscimento della cittadinanza italiana è esclusiva del Ministero dell'interno, tanto che la sentenza del TAR detta che il Ministero dell'interno ha il dovere di farlo entro questo termine di 730 giorni. Ricordo ancora che il TAR ha pure consigliato il Ministero di, non soltanto, rivedere la sua struttura organizzativa, ma pure di dedicare almeno 200 euro a persona per far funzionare la sua pratica di cittadinanza e addirittura da due anni abbiamo approvato in questo Parlamento una cifra di 300 euro, che va pagata da ogni persona che richiede la cittadinanza per far portare amministrativamente avanti la sua richiesta.
Perciò, io dedico la mia disponibilità, dentro questo Parlamento, di aiutare il Governo, nel caso sia necessario, a fare una revisione del sistema di attenzioni ai cittadini all'estero. Come ha detto lei, anche il sistema informatico è un grosso problema.
(Interventi per il contrasto della criminalità e per la tutela dell'ordine pubblico a Napoli – n. 3-02269)
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02269, concernente interventi per il contrasto della criminalità e per la tutela dell'ordine pubblico a Napoli (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Sparatorie, azioni intimidatorie, predazioni di ogni genere, rapine ed esecuzioni in stile gangsteristico, addirittura assalti a caserme e minacce di attentati ai massimi vertici della Procura si susseguono a Napoli ed in provincia con un bollettino di esecuzioni che ormai va aggiornato ad ore, un'escalation di violenza che non ha precedenti e che la dice lunga su quale e quanta sia l'influenza della criminalità in quei territori: 5 maggio, Giovanna Arrigoli viene trovata senza vita a Melito, crivellata con tre colpi d'arma da fuoco e prima ancora torturata; 7 maggio: padre e figlio assassinati in una autofficina di Marano: 11 maggio: a Soccavo viene trucidato Stefano Adamo. Tre milioni e passa di cittadini, caro Ministro, sentono sempre più distante lo Stato, che non li protegge di fronte a rapine, assalti a ville ed azioni predatorie di strada. Nulla fa nei confronti del fenomeno dell'immigrazione. Cosa il Governo intende fare, cosa il suo Governo e il suo Dicastero potrà mettere in campo per arginare e sconfiggere questo fenomeno che ha superato ampiamente i limiti di soglia ?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signora Presidente, onorevoli colleghi, Napoli rappresenta una priorità assoluta per il Governo nazionale ed è la ragione per la quale così tante volte abbiamo, non solo effettuato delle riunioni al massimo livello con dei vertici anche nazionali della sicurezza per affrontare la questione della sicurezza appunto a Napoli, ma da ultimo abbiamo esteso lo spettro dell'interesse anche al Ministro della giustizia, al Ministro della pubblica istruzione, della ricerca scientifica e dell'università ed è venuto anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura.
La criminalità a Napoli, come è evidente, è in questo momento rappresentata anche da baby gang o soggetti che, per un paradosso assolutamente originale, stanno prendendo spazio proprio perché l'efficace azione dello Stato che ha arrestato e decapitato tutti i vertici della Camorra e tutti i vertici più «prestigiosi» dei clan ha lasciato spazio a dei soggetti che, non rispondendo spesso ad una strategia criminale figlia di gruppi organizzati, commette reati e spesso omicidi. L'indice di delittuosità a Napoli è diminuito, i reati sono diminuiti, purtroppo sono cresciuti gli omicidi, in controtendenza rispetto a un dato nazionale – che presenterò peraltro tra pochi minuti in un'apposita conferenza stampa al Viminale – che vede nel 2015 il minor numero di omicidi da sempre. A Napoli le cose stanno andando diversamente ed è la ragione per la quale lo Stato ha fatto sentire con forza la propria vicinanza. Abbiamo una mappatura delle realtà criminali che si fonda su una capillare georeferenziazione dei reati, quartiere per quartiere, si accompagna alla realizzazione e all'attuazione di servizi straordinari, cosiddetti ad alto impatto. Sono stati eseguiti nell'ambito di questi servizi appunto controlli su 52.905 persone, 24.696 autovetture, 914 motoveicoli.
Sono stati eseguiti arresti, perquisizioni, ingenti sequestri anche di armi e munizioni in squadra, una squadra-Stato insieme ai magistrati, alle Forze dell'ordine tutte insieme e anche delle istituzioni elettive. La sostanza è che abbiamo irrobustito la presenza delle Forze dell'ordine. I risultati non si sono fatti attendere perché in realtà alcuni degli omicidi di cui lei ha parlato hanno già trovato il loro colpevole e responsabile grazie all'azione della magistratura e delle forze dell'ordine. Pag. 77Ogni volta che abbiamo fatto un intervento di questo genere, anche di potenziamento delle forze dell'ordine e dei militari, ci è stato detto che serviva ben altro.
Allora, rispetto a questo ben altro che veniva richiesto, abbiamo fatto venire il Ministro dell'istruzione, che si è occupato degli istituti scolastici dei quartieri a rischio della città, proprio per sottrarre al richiamo della criminalità il maggior numero possibile dei giovani e per fare rimanere attivi questi istituti scolastici nel periodo estivo, del finanziamento proprio di progetti con questo obiettivo, dell'annuncio della realizzazione e del potenziamento delle strutture detentive, anche con la realizzazione di una nuova struttura penitenziaria per il comprensorio di Nola. Con il decreto n. 67 del 2016 le forze di polizia territoriali potranno continuare ad avvalersi, nell'ambito dell'operazione strade sicure del soccorso di 710 militari a disposizione del prefetto di Napoli, il cui impiego è stato insomma prolungato fino alla fine dell'anno. Napoli resta una priorità; i problemi di Napoli non nascono con questa legislatura, speriamo di avviare le soluzioni in questa legislatura ai problemi di Napoli.
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di replicare.
PAOLO RUSSO. Grazie, Ministro. Sono persuaso che ella ha ben chiara la vicenda e soprattutto il mio apprezzamento per le attenzioni e l'irrobustimento, come ha riferito, per la presenza di Forze dell'ordine implementate. Ovviamente non posso non rilevare come quell'invio e tutte le azioni messe in campo, apprezzabili, nulla hanno prodotto sul piano del risultato. Ella ha dovuto ammettere che sono aumentati gli omicidi e la percezione complessiva in quei territori è una percezione di uno Stato distante, di uno Stato che ormai si occupa soltanto di proteggere piccole aree di quei territori, che sono abitate dal 2, dal 3, o dal 4 per cento della popolazione, relegando interi territori periferici al loro destino, un destino non assolutamente fausto. Penso a Secondigliano, penso a Pianura, penso a Scampia, penso a San Giovanni, penso a Miano, penso a Soccavo: tutte aree ormai marginalizzate, come se ci fosse una condizione strategica che vuole difendere sempre meno, sempre più piccole aree, ma abbandonare tutto il resto e soprattutto tutta la città metropolitana. Tre milioni e passa di abitanti, imprese di veri campioni, perché costrette a misurarsi con queste difficoltà, sono abbandonati in un ghetto, in una sorta di girone infernale dantesco e lì collocati senza speranza. Nulla si fa nei confronti dell'immigrazione clandestina, prevalentemente nelle mani delle cosche criminali e poco o nulla sul fronte del controllo del territorio.
Se lo Stato vuole fare lo Stato, faccia lo Stato. Metta in campo un piano serio, straordinario, fatto di valorizzazione delle Forze dell'ordine, di investimenti sulle politiche di sviluppo e del lavoro, sulla formazione e sull'istruzione e la smetta di prodursi in annunci estemporanei, che lasciano l'amaro in bocca, nei confronti di milioni di cittadini onesti ed indifesi, ed il sorriso beffardo sulle labbra di quella camorra violenta e predatoria pronta a riciclarsi, ogniqualvolta lo Stato mette in campo blande operazione d'immagine, senza colpire duramente mandanti, capi e cosche e senza colpire fino all'ultimo dei pusher di questa guerra, che ha piegato la nostra città e gran parte della nostra provincia.
(Orientamenti del Governo circa la possibilità di consolidare il ricorso all'azione coordinata tra le Forze di polizia e le Forze armate, così come per l'operazione denominata «Strade Sicure» – n. 3-02270)
PRESIDENTE. Il deputato Vincenzo Garofalo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bosco ed altri n. 3-02270, concernente orientamenti del Governo circa la possibilità di consolidare il ricorso all'azione coordinata tra le Forze di polizia e le Forze armate, così come per l'operazione Pag. 78denominata «Strade Sicure» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.
VINCENZO GAROFALO. Grazie, signora Presidente.
Signor Ministro, lei conosce bene l'operazione «Strade Sicure», che è stata avviata il 4 agosto 2008 e prorogata fino al 31 dicembre 2016, un'operazione che vede impegnati i militari dell'esercito in tutto il territorio nazionale in affiancamento alle forze dell'ordine per pattugliare le metropolitane, controllare i centri per immigrati, che insomma svolge tutti i lavori di sorvegliare i punti sensibili decisi dalle prefetture. Questi interventi – lo abbiamo detto prima – hanno riguardato anche attività al centro di Lampedusa per l'impegno nei confronti degli immigrati, nella cosiddetta Terra dei fuochi per risolvere tutti i problemi delle discariche illegali e tutto quello che c’è attorno a una serie di attività di contrasto che vanno fatte alla criminalità. Credo che queste esperienze che sono state messe in campo abbiano già dato risultati importanti e anzi colgo l'occasione per ringraziare a nome di tutti i parlamentari del gruppo di Area Popolare doverosamente i militari che hanno partecipato e le forze dell'ordine che concorrono alla garanzia dell'ordine pubblico nelle nostre città. Chiediamo quindi a lei, signor Ministro, e al Governo, visti gli ottimi risultati raggiunti, se c’è l'intenzione di stabilizzare tale operazione.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signora Presidente, grazie anche delle considerazioni sull'uso e sull'impiego dei nostri soldati. Noi abbiamo impiegato nell'operazione «strade sicure» 7.050 militari delle forze armate ripartiti in 51 province, in questo ambito sottolineo il coinvolgimento di un contingente di 1.500 militari delle forze armate nei servizi di vigilanza connessi allo svolgimento del Giubileo straordinario della Misericordia. La nostra strategia è stata questa: i militari hanno preso il controllo della vigilanza degli obiettivi fissi, non girano per le nostre città armati, non danno la sensazione di una militarizzazione delle nostre città ma consentono la liberazione di risorse e di energie delle forze dell'ordine, che erano prima a presidiare le postazioni fisse e gli obiettivi sensibili, sicché questi nostri uomini e le nostre donne in divisa, che erano lì a presidiare le postazioni fisse, possono salire sulle volanti della polizia, dei Carabinieri, della Guardia di finanza e mettersi a fare pattugliamento del territorio come da compito d'istituto, cioè il compito che a loro compete. Da quando sono Ministro, abbiamo incrementato il numero dei militari a supporto così come abbiamo sbloccato il turnover delle forze dell'ordine, in modo tale che quelli che vanno in pensione possano essere rimpiazzati da nuovi soggetti che prendano il loro servizio nelle Forze dell'ordine, perché per noi la sicurezza è stata la priorità assoluta, è stata in cima all'agenda del Governo e l'abbiamo dimostrato incrementando i fondi, gli stanziamenti e tutto quanto attiene anche al personale. L'altro Consiglio dei Ministri, quello dei primi di maggio, ha deliberato altri 750 militari. Questi 750 militari andranno a coprire – e mi fa piacere dirlo in quest'Aula – una serie di province implementando le dotazioni già esistenti, quindi farò una rapida carrellata che possa rimanere agli atti di questa Camera: 25 a Bergamo, 15 a Bologna, 25 a Bolzano, 15 a Catania, 55 a Firenze, 20 a Genova, 15 a Imperia, 100 a Milano, 60 Napoli, 30 a Palermo, 15 a Pisa, 250 a Roma, 45 a Torino, 10 a Udine, 30 a Varese, 40 a Venezia. Totale: 750. Questo fa parte di una strategia di sicurezza del Paese che considera prioritario il presidio del territorio, il presidio fisico del territorio, ma abbiamo anche investito nel presidio tecnologico del territorio perché i 150 milioni di euro previsti per la cyber security, uniti ai 50 milioni di euro previsti per il miglioramento degli equipaggiamenti delle forze dell'ordine, descrivono una strategia di investimento nella sicurezza Pag. 79sapendo che la sicurezza è un pezzo importante della qualità della vita degli italiani.
PRESIDENTE. Il deputato Garofalo ha facoltà di replicare.
VINCENZO GAROFALO. Signora Presidente, signor Ministro, la ringrazio e tra l'altro sono soddisfatto del fatto che lei abbia voluto sottolineare ulteriori aspetti che nella nostra interrogazione non erano stati indicati. Lei ha fatto riferimento intanto a una cosa molto importante che era implicita nelle nostre osservazioni, che è la sinergia tra le forze dell'ordine che sono deputate a occuparsi dell'ordine pubblico, e le Forze armate che svolgono questo lavoro in affiancamento. Lei ha parlato del Giubileo, io ricordo anche in occasione dell'Expo l'importante lavoro che è stato fatto da questo grande Paese nell'unità e soprattutto nell'unità delle forze a difesa del Paese. Su questo io desidero sottolineare anche l'aspetto della visione della gente, la gente ritengo sia assolutamente soddisfatta che lo Stato sia presente anche con le divise.
È stata fatta su questo ogni tanto qualche considerazione un po’ differente, però io credo che camminando in mezzo alle persone, è più facile notare la soddisfazione di vedere delle divise che presidiano i luoghi sensibili, la presenza dello Stato con le volanti e con tutte le forze che ha a disposizione, perché la sicurezza è un asset fondamentale del Paese, qualunque attività si vuole svolgere e qualunque attività vuole svolgere il singolo cittadino. Su questo io le chiedo di intensificare il più possibile gli sforzi già fatti, di aggiungere tutti quelli possibili, perché non sono mai sufficienti, per dare il senso che un Paese il primo obiettivo che ha è quello della sicurezza. Desidero fare un piccolo accenno a una vicenda che ha colpito anche un mio concittadino, rappresentante delle istituzioni, che ha ricevuto un vile attentato e, sebbene noi abbiamo rappresentato tutti la nostra solidarietà al dottor Giuseppe Antoci, desidero anche in questa occasione solenne, in un luogo solenne come il Parlamento, rivolgere un ringraziamento alle forze dell'ordine che svolgono anche questo lavoro, spesso nascosto ma soprattutto efficace e molto dispendioso di energie, spesso non facilmente sottolineato nei nostri comunicati. Signor Ministro, chiudo veramente ringraziando...
PRESIDENTE. Ha finito il tempo.
VINCENZO GAROFALO. E chiedo che però venga appunto continuata questa azione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con il seguito della discussione della proposta di legge recante disposizioni in materia di criteri di priorità per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi.
La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Boccia, Matteo Bragantini, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, Dambruoso, Dellai, Ferranti, Ferrara, Lorenzo Guerini, Guerra, Locatelli, Losacco, Migliore, Piccoli Nardelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Schullian, Scotto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centoquindici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.
PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione odierna ha preso in esame gli episodi verificatisi nel corso della seduta del 20 aprile 2016. Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60, comma 4, del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare, con decorrenza immediata, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 8 (otto) giorni di seduta alla deputata Daga.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
Invito pertanto la deputata Daga, ove presente, a lasciare l'Aula in ottemperanza alla decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Si riprende la discussione della proposta di legge n. 1994-A.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1994-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, in Italia l'abusivismo edilizio costituisce un problema al quale non si riesce a porre rimedio da parecchi anni. In gran parte del nostro territorio, infatti, insistono manufatti realizzati abusivamente che non vengono demoliti e che continuano a rovinare i paesaggi, oltre che a mettere a rischio l'incolumità dei cittadini. Questo disegno di legge, dunque, rappresenta una svolta decisiva nella gestione delle procedure di demolizione di manufatti abusivi pendenti nel nostro Paese: queste ultime, secondo le recenti stime, ammontano a diverse centinaia di migliaia e costituiscono una vera e propria emergenza sociale e istituzionale.
Alcune procure della Repubblica sinora hanno cercato di far fronte a tale emergenza, individuando dei protocolli e dei criteri selettivi per la razionalizzazione delle procedure; ma simili iniziative, per produrre risultati concreti e definitivi, hanno bisogno di una solida base normativa. Ebbene, il testo che oggi votiamo propone proprio questo: di fornire agli uffici giudiziari una serie di criteri attraverso i quali individuare i manufatti abusivi da demolire con priorità rispetto ad altri. Questi parametri, di varia natura, rispecchiano i diversi gradi di urgenza con la quale è necessario intervenire, facendo sì che le risorse umane e finanziarie degli uffici giudiziari siano distribuite nel modo migliore. In tal senso rilevo con soddisfazione che in questa scala delle priorità compaiono nelle prime posizioni gli immobili abusivi di rilevante impatto ambientale, nonché quelli costruiti in zone soggette a vincoli ambientali, paesaggistici e idrogeologici: prova del fatto che la tutela dell'ambiente e del paesaggio rappresenta un criterio che deve ispirare costantemente qualsiasi azione dello Stato.
Dunque, per questo esprimo il voto favorevole della componente socialista al presente disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Signora Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo, riformare, modificare e razionalizzare il vigente sistema con cui si procede Pag. 81alla demolizione dei manufatti abusivi, caratterizzato da numerosi criticità, è sempre più urgente. Inutile nasconderlo, ci sono regioni che questa urgenza l'avvertono molto più marcatamente di altre: sono le regioni del Sud, ed in particolar modo ci possiamo riferire alla Campania, dove quasi 70 mila edifici sono stati dichiarati abusivi ed attendono demolizioni, ed altri 200 mila sono oggetto di procedimenti ed accertamenti ancora non conclusi.
La specificità della Campania trova la propria origine certamente in una mancata programmazione urbanistica negli ultimi decenni, ma anche nella mancata applicazione nella regione degli ultimi provvedimenti di condono edilizio, come per esempio quello del 2003, per effetto di leggi regionali che diminuirono le cubature condonabili ed aumentarono a dismisura gli oneri richiesti. A nulla è valsa la tardiva sentenza con cui la Consulta bocciò quelle leggi: i termini della sanatoria erano già chiusi, ed oggi che la frittata è stata fatta vanno trovate le forme migliori per gestirla.
La proposta di legge di cui discutiamo prende il nome di un nostro collega componente del gruppo ALA dell'altro ramo del Parlamento, il senatore Falanga, che, proprio ad inizio legislatura presentò un testo teso a definire le priorità con cui si deve procedere alle demolizioni: non un condono, neanche mascherato, ma al contrario un testo che voleva porre le basi per una più razionale sistemazione delle procedure sanzionatorie degli illeciti urbanistici, con particolare riferimento agli ordini di demolizione. Nel corso della discussione in Senato si è registrata una sostanziale convergenza nel valutare come iniquo il metodo con cui si è proceduto fino ad oggi ad avviare le demolizioni, con particolare riferimento alle esecuzioni eseguite sulla base del mero ordine cronologico, fondate esclusivamente sulla data del passaggio in giudicato della sentenza, che può portare, come spesso accade, all'abbattimento di piccoli abusi edilizi di necessità, in luogo di abusi certamente speculativi e magari non legati alla residenza, ma collegati ad imprese ad esempio alberghiere o commerciali.
Al Senato, pur partendo da punti di vista differenti, era stata trovata una mediazione nobile: si dettavano, con la forza e la trasparenza del provvedimento di legge, dei chiari e condivisi criteri di priorità, che tenevano conto, da un lato, della limitatezza di risorse materiali ed umane necessarie per procedere alle demolizioni, e, dall'altro, della valutazione della gravità degli abusi riscontrati. Purtroppo quel testo è stato completamente smontato: da una chiara elencazione delle tipologie di immobili su cui si doveva prioritariamente concentrare l'azione demolitiva si è passati ad un testo più complesso, che in alcune parti è stato sicuramente migliorato; e mi riferisco per esempio all'istituzione di un fondo destinato ad agevolare le demolizioni, un fondo richiesto fortemente dagli enti locali e dalle regioni, che proprio ieri, in un documento redatto dalla loro Conferenza, hanno evidenziato tra le principali criticità la mancanza di fondi per eseguire le demolizioni e l'elevato numero di precedenti di condono in itinere che sospendono la conclusione di procedimenti sanzionatori. A questi si aggiungono le difficoltà organizzative in merito alla disponibilità di professionalità specifiche per le attività di demolizione, e la notevole farraginosità nell'attuazione delle varie fasi procedurali.
Altre modifiche però ci fanno ritenere che il testo non sia stato migliorato, ma anzi decisamente peggiorato. La versione inviataci dal Senato, elencando gli immobili da demolire prioritariamente, classificava al primo posto quelli pericolosi per l'incolumità pubblica; adesso invece questa determinazione è stata rimessa al procuratore della Repubblica, e noi crediamo profondamente che sia un errore: crediamo che una valutazione del genere debba essere la politica, nella sua più alta rappresentanza, quella parlamentare, ad esprimerla, evitando di lasciare margini di discrezionalità. Adesso, oltre a rimettere ad altri decisioni che invece dovrebbe essere questa Camera a prendere, la precedenza Pag. 82potrebbe andare, invece che gli edifici pericolosi per l'uomo, agli immobili costruiti in aree demaniali o soggetti a vincoli ambientali e paesaggistici. Noi tutti siamo amici dell'ambiente, noi tutti vogliamo che gli abusi costruiti in aree demaniali siano abbattuti: è ingiustificato però dare loro la precedenza rispetto agli immobili che possono costituire un reale pericolo di vita per le persone. Inoltre, da un'indicazione chiara di undici tipologie di edifici si è passati a tre macro-gruppi, rimettendo anche qui al procuratore della Repubblica ogni altra decisione. Non è questa la chiarezza normativa che auspicavamo; non è questo il testo per cui il nostro movimento ha lavorato.
Vorremmo poi sottolineare che alcune zone d'Italia, quelle in cui purtroppo si concentra il maggior numero di abusi di necessità, saranno doppiamente svantaggiate da questo provvedimento. Tanti comuni campani sono sprovvisti dei piani regolatori; alcuni non li hanno mai avuti e purtroppo l'abusivismo nei decenni passati è stato tollerato. Il nostro obiettivo era che al criterio cronologico oggi vigente per le demolizioni se ne sostituisse uno sociale. È ingiusto cominciare gli abbattimenti dalla prima casa di un operaio invece che dalla seconda di un camorrista. Con le modifiche apportate, invece, questo sarà possibile perché non conterà più chi vive in quella casa, né le modalità con cui ne è entrato in possesso, ma solo esclusivamente dove quell'abitazione sorge.
Signora Presidente, per noi le modifiche apportate in Commissione giustizia sono inaccettabili, dannose e ingiuste e voteremo pertanto no, auspicando che il Senato possa ulteriormente modificare questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento associativo italiani all'estero).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piepoli, ma non lo vedo in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. Questa è una proposta di legge che speriamo non diventi legge, essendo stata modificata e, quindi, necessita della terza lettura. Infatti, è l'ennesimo condono mascherato, così come gli indulti mascherati che questa maggioranza ci ha abituato a fare. Oggi si interviene con il condono mascherato, infatti. Certamente il testo, rispetto a quell'obbrobrio che è uscito dal Senato, un po’ è stato migliorato nell'evoluzione alla Commissione giustizia della Camera, ma comunque non sana una situazione di illegalità diffusa che una parte di questo Paese continua negli anni a perseguire, che è quella dell'abusivismo edilizio, alla faccia della legalità e alla faccia di tutti quei contribuenti del Paese, di tutti quei cittadini onesti che, per poter anche solo farsi una tettoia e una legnaia, chiedono il permesso di costruire, pagano gli oneri di urbanizzazione se dovuti, il costo di costruzione e vanno dal professionista e fanno tutte le pratiche. Qui addirittura abbiamo una situazione di malversazione diffusa: 70 mila immobili che sono oggetto di provvedimenti e di ordinanze di demolizione. Settantamila ! Se vengono sommati ai 210 mila provvedimenti in corso e moltiplicati per 3-4 residenti per unità immobiliare, significa una popolazione di 800 mila persone, al pari della città di Torino, che vive in case abusive. Una vergogna internazionale, una vergogna mondiale, in cui la Campania ci sta da sempre mettendo al pubblico ludibrio internazionale, dai rifiuti di Napoli all'abusivismo di Napoli e dintorni. Infatti, queste cose da noi non ci sono e io mi vergogno di dover parlare in Parlamento di una situazione così vergognosa di cui tutti noi dovremmo essere caldi nell'argomento e, invece, ho visto un silenzio diffuso, anzi addirittura ho letto oggi un'intervista di un senatore che dice che non darà più la fiducia a questo Governo se non si ritorna al testo iniziale del Senato nel quale si chiedeva sostanzialmente un condono di fatto. Un condono di fatto perché si lancia la palla in avanti, le ordinanze non vengono mantenute, si dà la possibilità di rimanere in queste situazioni Pag. 83di illegalità senza trovare la vera soluzione, tanto che oggi voi intervenite perché il procuratore generale di Napoli, all'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha lanciato l'allarme di cui io oggi sto riprendendo le grida. Uno spettacolo, come dicevo, indegno per un Paese civile, un Paese moderno come quello che vuole essere questo Paese. Abbiamo infrazioni ambientali, una gestione, come dicevo prima, al pari di quella dei rifiuti; c’è una deregulation rispetto ai piani regolatori e ai piani urbanistici di sviluppo, alle normative sanitarie, alla sicurezza dei cantieri; non c’è nessuna regolarità edilizia; non sono seguiti i vincoli paesaggistici e geologici; non c’è la progettazione degli impianti; non sappiamo se queste strutture sono idonee strutturalmente e se possano stare in piedi e se addirittura non creano dei danni idrogeologici perché non sappiamo dove sono costruite e se quei luoghi e quei siti possano essere considerati edificabili in funzione di una calamità naturale come quella che può avvenire da un punto di vista idrogeologico.
Tra l'altro, questo fa il pari, al contrario, della legge che ci avete raccontato essere la più bella del mondo quindici giorni fa, ossia quella del mancato consumo del suolo, della progressiva limitazione del consumo del suolo. In altre parole, in una parte del Paese, dove ci sono i piani regolatori che da anni sono stati votati dai consigli comunali e dai consigli regionali, che sono applicati dai cittadini da anni, ecco, in quei territori dove tutto è regolare, i terreni edificabili, che sono stati scelti a seconda e in funzione di determinate scelte, non politiche, ma tecniche, non vengono più ad essere tali, così perdendo valore e perdendo una progressiva urbanizzazione controllata del territorio. Mentre qui, invece, si condona tutto e, quindi, al posto del consumo del suolo, si farà l'abusivismo. Laddove non si può più costruire perché appunto la legge sul consumo del suolo non consentirà più di costruire dove è giusto costruire perché i piani regolatori approvati hanno dimostrato la bontà di quei siti, ecco che allora interviene questa legge, interviene il vostro metodo, che è quello della sanatoria diffusa, del condono sine qua non, senza la minima possibilità del mantenimento della legalità. Ci troviamo in realtà in un caos totale perché si va avanti da decenni in questa situazione, però nessuno ha mai pagato; non ci sono sindaci che sono stati resi responsabili; non ci sono uffici tecnici dei comuni che si sono prese la responsabilità; non ci sono i responsabili e gli ispettori dello SPRESAL che non hanno mai fatto un verbale in quei cantieri in cui si lavorava abusivamente. Quindi, nessuna norma da un punto di vista della sicurezza dei cantieri sarà mai stata seguita. Non si sa se queste pagano l'IMU, se pagano la Tari, se i contatori dell'ENEL sono a posto o sono abusivi, se si sono allacciati alla linea della luce pubblica; non si sa se prendono il gas e i contatori sono a posto; non si sa se pagano l'acqua; non si sa se c’è un minimo controllo sulle utenze di una popolazione, come dicevo prima, di 800 mila persone, come la città di Torino. È come se la città di Torino fosse tutta completamente abusiva. È una cosa vergognosa ! È una cosa letteralmente vergognosa !
E qui però la politica non ne risponde, la politica si ricandida. Abbiamo visto Bassolino che era presidente all'epoca; poi le primarie più o meno taroccate gli hanno detto di stare a casa. Però questi sono sempre gli stessi, nessuno che ha mai pagato da un punto di vista politico queste situazioni. Quindi, buttare la palla in avanti significa sostanzialmente non sanare, non mettere in regola; significa dare lo spazio all'illegalità diffusa. Fortunatamente, durante il dibattito sono saltate le priorità e, quindi, tutte le fattispecie in teoria sono considerate simili e pertanto la demolizione delle 70 mila unità abitative parte in contemporanea e non c’è più una graduatoria fra chi è più o meno abusivo. Anche questa è tutta una caratteristica italiana. Quando una struttura è abusiva, non è che c’è più o meno abusivo come non è che uno è più o meno incinta (incinto per voi, ma incinta diciamo perché normalmente sono le donne incinta). Quindi, o è abusivo o non è abusivo e, se Pag. 84è abusivo, va smantellato, cosa che le ordinanze dei tribunali hanno stabilito e che voi ogni legislatura cercate in qualche modo di andare a sanare. Si parla sempre di legalità, di trasparenza, di onestà, di rigore. Ecco, mi pare che questa legge vada nell'esatto opposto rispetto a questi che dovrebbero essere il comune minimo denominatore per chi svolge attività pubblica istituzionale come quella che noi facciamo di legislatori o di amministratori istituzionali e delle autonomie territoriali.
L'ho già detto prima: non vorrei che questo provvedimento fosse uno scambio. Perlomeno questo è quello che è venuto fuori oggi su Il Corriere della Sera: Verdini dà la fiducia al Governo e Renzi gli dà la legge sul condono diffuso e sul condono mascherato per tutte queste situazioni di illegalità. Io ho letto questo sui giornali e sarebbe interessante che il membro del Governo smentisca la posizione del presentatore, del senatore Falanga, che oggi ha detto questo. Questi ha detto: se non passa la legge come la voglio io – dice lui –, che è quella del Senato che praticamente fa il condono, non voto più la fiducia a questo Governo. Sarebbe stato interessante, fra tutte le cose più o meno utili che oggi il rappresentante del Governo ha detto, sarebbe stato necessario che avesse smentito questa posizione. Invece, se questa posizione non viene smentita, dà il «LA» al perché la Lega Nord vota contro questo provvedimento, benché migliorativo. Infatti, alla base di questo provvedimento c’è, come in tutti i provvedimenti che hanno mosso questa maggioranza, il fatto di eliminare la percezione di sicurezza e di legalità, di correttezza e di rigore da parte dello Stato nei confronti dei cittadini onesti. Questo è l'ennesimo provvedimento legislativo che confonde le idee, che dà il «LA» a tutti coloro che vogliono delinquere, che dà il privilegio a tutti coloro che non hanno seguito la legislazione e l'hanno utilizzata per il proprio tornaconto personale, per aggiustarsi, per risolvere delle situazioni per il loro tornaconto personale – intendo tutti coloro che hanno costruito in maniera abusiva –, senza avere la preoccupazione di essere puniti. Infatti, con questo provvedimento l'impunità di abusivismo edilizio diventa, di fatto, legge.
Guardate, non è una novità: quattro o cinque anni fa, qui fuori, c'era stata la manifestazione dei comitati degli abusivi di quei territori. Io non ne avrei avuto il coraggio...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
ROBERTO SIMONETTI. Dalle mie parti, chi attacca dei manifesti come questi sarebbe preso a calci nel sedere dai cittadini. Infatti, quando si scrive: «Basta con gli abbattimenti delle prime case di abitazione. Rivendichiamo il diritto alla casa e alla sua condonabilità, anche con il terzo condono edilizio nelle aree vincolate» è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. In effetti, il tema della demolizione dei manufatti abusivi sembrerebbe non meritare un ampio dibattito, nel senso che sembrerebbe logico applicare la legge e abbatterli. Il guaio è che, in alcune zone del Paese, il fenomeno è talmente diffuso che tocca sensibilità particolari, per la presenza di vaste aree in cui l'illegalità ha fornito risposte immediate ad esigenze abitative primarie.
Pare che il numero di procedimenti di ordine demolizione in corso, già pronunciati dalla magistratura, si avvicini ai 70 mila e che circa il triplo, quindi 200 mila, siano i procedimenti attualmente in corso di definizione. Questa massa enorme di costruzioni abusive da demolire probabilmente era frutto anche di un'inerzia diffusa nell'avvalersi delle procedure di condono; un'inerzia naturalmente fondata sulla presunzione di impunità. Ma sta di fatto che la regione Campania ha prorogato dal dicembre 2006 al dicembre 2015 il termine assegnato ai comuni per definire Pag. 85le domande di condono edilizio e che la Corte costituzionale, con sentenza n. 117 del 2015, ha dichiarato legittima questa legge, dalla cui attuazione, però, è lecito attendersi la risoluzione di un numero limitato di casi di abusivismo. Il numero complessivo degli edifici meritevoli di demolizione rimane così elevato; talmente elevato che le procure, attraverso atti di autorganizzazione, hanno stabilito criteri per determinare la priorità dei casi da esaminare e da decidere.
Il testo che ci accingiamo a votare si muove nella medesima direzione: razionalizzare le procedure di demolizione conseguenti ad illeciti edilizi. Nell'ambito dell'indagine e delle audizioni, che hanno preceduto l'esame del testo da parte della Commissione, sono stati sentiti i magistrati delle procure delle aree geografiche interessate dal fenomeno, i rappresentanti di associazioni ambientaliste, l'Istituto nazionale di urbanistica e l'ANCI, l'Associazione dei comuni italiani. La proposta di legge, confermando l'attuale sistema del doppio binario, che vede le competenze delle autorità amministrative (comuni, regioni e prefetture) e dell'autorità giudiziaria, detta disposizioni in materia di priorità, sia per le demolizioni di manufatti abusivi in presenza della condanna definitiva del giudice sia per l'ordinanza d'immissione in prestito in casi di abusi edilizi su beni paesaggistici.
La proposta di legge istituisce, presso il Ministero delle infrastrutture, anche un fondo di rotazione per integrare le risorse necessarie per le opere di demolizione dei comuni, che spesso lamentano difficoltà in questo senso, e costituisce anche una banca dati nazionale sull'abusivismo edilizio, presso il Ministero delle infrastrutture, di cui si avvalgono gli uffici distrettuali competenti e le amministrazioni comunali e regionali. La gestione della banca dati è attribuita all'Agenzia per l'Italia digitale, che dovrà garantire l'interoperabilità dei soggetti coinvolti e la gestione dei relativi servizi.
Il testo, così come giunge in quest'Aula, rappresenta una mediazione tra le diverse posizioni emerse in sede di dibattito parlamentare ed è molto diverso rispetto a quello esaminato ed approvato dal Senato. Si muove nel senso di fare salva l'indicazione di criteri di priorità, che hanno passato il vaglio dell'applicazione pratica, come dicevo prima, da parte delle procure, condividendo questa tesi anche le associazioni ambientaliste. Nel contempo, il testo tiene conto della necessità di non creare vincoli giuridici troppo stringenti.
La demolizione dei fabbricati abusivi costituisce il più forte strumento di deterrenza contro il fenomeno dell'abusivismo. Agevolare e snellire le procedure, renderle attuabili è, a nostro avviso, un segnale forte che il Parlamento dà al Paese, nell'ottica di un'accurata gestione del territorio e nella direzione di una scelta di legalità e di rigore urbanistico ed edilizio. Noi crediamo che questa sia la finalità ultima della legge e, per questo, la voteremo con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. Il provvedimento che oggi ci occupa rappresenta, per certi versi, un'emergenza del Paese. I dati, peraltro, sono stati già citati. Il sistema dell'abusivismo nelle costruzioni è un sistema che si è molto radicato e, per certi versi, è diventato endemico nella struttura del Paese, per cui rappresentava per il passato e rappresenta oggi una effettiva emergenza. Però, bisogna fare molta attenzione, perché, al di là di quello che si dice e dei numeri a cui faremo riferimento, ci sono casi diversi. Pertanto, bisogna sempre fare riferimento ai casi concreti.
Essendo stato il problema abitativo della ricerca dell'abitazione e della casa uno dei problemi importanti del nostro Paese, è chiaro che c’è un tipo di abusivismo legato a grossi interessi economici, a situazioni che sicuramente vanno valutate in maniera negativa e colpite a fondo dal nostro sistema; ma ci sono anche situazioni di abusi, che chiameremo «di necessità», Pag. 86relative a piccoli interventi, in piccole abitazioni, di modestissima entità. Parlo di abitazioni di 50, 70, 80, 100 metri quadrati, che hanno costituito, per un nucleo familiare, il raggiungimento di una aspirazione, che li ha spinti, per tutta la vita, a creare questo momento del ritrovamento di questo rifugio, di questa tana, che è la propria abitazione, che, al di là di una grande ignoranza, ha spinto molte situazioni e molte famiglie a scegliere questa strada, lì dove forse molto probabilmente si poteva seguire anche la strada della concessione edilizia, perché poteva essere concessa, anche se in sanatoria, e lì dove, molto probabilmente, si è scelta quella strada perché si è ritenuto il momento propizio, perché si è ritenuto, sbagliando sicuramente, che l'Italia o il sistema avrebbe previsto un condono di lì a poco, che avrebbe consentito di sanare una piccola illegittimità. E allora il legislatore, il Parlamento, ha l'obbligo di valutare queste situazioni e Napoli e la Campania sono un caso emblematico da questo punto di vista, perché è vero che si parla di 70 mila ordini di demolizioni, di altre 200 mila pratiche di violazione edilizia in corso di espletamento, però non è stato abbastanza rilevato e sottolineato in questo dibattito che la regione Campania, forse la prima nell'ambito delle regioni a forte tensione abitativa, vive una situazione particolarmente delicata e drammatica perché sono state varate due leggi regionali, che successivamente sono state dichiarate incostituzionali, e mentre per alcuni, per il resto dell'Italia, è stato possibile accedere al condono e, quindi, a questa concessione in sanatoria che ha permetto di sanare il piccolo manufatto, il piccolo illecito edilizio, per la Campania questo per certi versi non è stato possibile.
E allora io devo innanzitutto fare una proposta, per poi passare veramente a quello che è il contenuto della normativa di cui Area Popolare sicuramente si farà interprete col passare del tempo di qui a poco. Per questo tipo di attività è importante intervenire successivamente, perché le regole sono quelle e il rispetto della legge deve essere assicurato sempre e comunque e noi di questo siamo consapevoli; però, è anche vero che per questo tipo di ipotesi di reato, che non è un reato istantaneo ma che si sviluppa nel tempo, forse un tipo di prevenzione a monte potrebbe evitare di mettere i cittadini in condizione poi di trovarsi in una situazione drammatica, perché oggi si va a demolire, come dicevo, il manufatto, il piccolo manufatto, il piccolo abuso di necessità, che consente soprattutto e solo la sopravvivenza di un piccolo nucleo familiare.
Dunque, quest'azione di prevenzione io immagino che possa partire da un'iniziativa legislativa, di cui noi ci faremo promotori, rispetto alla quale ci sia una tutela del territorio con un'azione di prevenzione da parte di un corpo di polizia che potremmo individuare o qualificare come ambientale. E siccome, come dicevo, il reato non si concretizza in un attimo, in un istante, ma nel tempo, attraverso mezzi anche non tanto sofisticati, si può controllare il territorio e intervenire nel momento in cui inizia l'illecito, senza che questo sia portato a drammatiche conseguenze e senza che il cittadino, che ha realizzato il piccolo manufatto, la sua piccola casa, si veda raggiunto, dopo 15-20 anni, da un sistema, che pure deve esserci e deve essere rispettato, che prevede l'abbattimento del proprio manufatto.
E allora questa normativa, che si differenzia da quello che è il contenuto del testo arrivato dal Senato, non ha voluto stravolgere quel testo, perché in linea di principio quello che noi ci proponiamo è ciò che era stato approvato dal Senato, peraltro con una larga maggioranza e addirittura all'unanimità (e, quindi, ciò vuol dire che c'era condivisione dei principi). Ma, forse, dov’è il punto debole ? Nell'individuare nell'autorità giudiziaria, cioè nei pubblici ministeri, l'organo che avrebbe dovuto stabilire delle priorità rispetto alle quali poi il sistema si sarebbe dovuto adeguare. E, allora, a noi è sembrato che queste priorità, da individuarsi da parte degli uffici del pubblico ministero molto probabilmente con delle circolari interne o altre situazioni, costituivano, Pag. 87diciamo, un impegno della magistratura che andava al di là delle proprie competenze e avrebbe comportato sicuramente la nascita di un contenzioso con riferimento a queste scelte, che avrebbe determinato un ulteriore appesantimento degli uffici giudiziari e della volontà di colpire chi veramente ha compiuto degli illeciti di natura importante rispetto a chi non li hanno fatti.
E allora con questa normativa che cosa si è fatto ? Si è mantenuto il doppio binario, che era quello individuato anche al Senato: da una parte vi è l'autorità giudiziaria, che in presenza di una condanna definitiva esegue il provvedimento di demolizione; dall'altra vi è l'autorità amministrativa, che fa il suo corso attraverso il comune, le regioni e le prefetture, che individua le forme e che ha anche la sostanza economica per intervenire nella demolizione.
E allora, fermo restando che gli uffici del pubblico ministero mantengono quella che è la possibilità prevista dalla legge per l'esecuzione delle sentenze, il legislatore ha ideato e individuato una serie di priorità, rispetto proprio a quelle gradazioni e a quei principi a cui facevo riferimento prima attraverso l'ufficio e anche attraverso le circolari interne che ogni ufficio del pubblico ministero individuerà, per portare a termine queste demolizioni. Prima ci sono gli immobili di grande e rilevante impatto ambientale, cioè quelli costruiti in alcune zone – ecco il rispetto dell'ambiente – in cui non si poteva proprio assolutamente costruire e dove non ci sono possibilità di intervento nella fase successiva, con nessuna possibilità, dunque, che i piani regolatori successivi avrebbero potuto considerare in quelle zone la possibilità di costruire.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Marotta.
ANTONIO MAROTTA. Ho finito. Poi ci sono gli immobili che rappresentano un pericolo per la pubblica incolumità e in ultimo gli immobili nella disponibilità di soggetti con a carico reati di associazione mafiosa o di altro tipo di associazione delinquenziale. Questo è per dare la possibilità effettivamente di studiare ancora delle soluzioni o delle possibilità che possono alla fine riguardare, ove gli strumenti urbanistici col passare del tempo lo possano prevedere, quegli abusi di necessità e di piccola entità a cui facevo riferimento prima.
Quindi, con queste considerazioni il gruppo di Area Popolare voterà convintamente il provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, egregi colleghi, io penso che si ponga un problema quando le minoranze presentano una proposta di legge ed è quello del destino di queste proposte di legge. Probabilmente qualcuno ritiene che noi oggi stiamo discutendo la proposta che proviene dal Senato a firma di vari senatori. La verità è che certamente l'Aula non può accettare sic et simpliciter quello che i proponenti hanno proposto, ma è anche vero che, però, credo che non sia altrettanto accettabile che noi riscriviamo completamente le proposte di legge che vengono presentate dalle opposizioni. Non lo dico con polemica, ma lo dico in termini problematici; mi interrogo, cioè. Questo è già accaduto con la Lega Nord, quando propose un provvedimento sulla modifica del criterio della legittima difesa, e sta accadendo anche in questa occasione, perché dal Senato ci arriva un testo, di un solo articolo, con il quale sostanzialmente i senatori che cosa proponevano ? Che il pubblico ministero, il procuratore della Repubblica, quando deve procedere all'esecuzione di un giudicato penale in materia di abusivismo edilizio deve incasellare e classificare tutte le procedure secondo alcuni criteri, che sono numerosi: a, b, c, d, e, f, g, h, i, l, m.
Questa classificazione sostanzialmente rendeva il sistema addirittura controproducente, ma questo è il merito della questione. Quello che voglio dire in premessa Pag. 88è che oggi, invece, attraverso i lavori della Commissione abbiamo riscritto la proposta di legge e ne abbiamo fatto un'altra – un'altra ! – e questo deve essere tenuto presente perché non so se il Parlamento in sede di Regolamento o in qualche altro luogo, debba interrogarsi su queste procedure e su queste problematiche. Comunque, al di là di ciò, andiamo al merito. Il testo che proviene dal Senato dice questo: che il pubblico ministero, quando deve procedere all'esecuzione di un giudicato penale, deve procedere a seguire una serie di priorità, che sono – come dire – legislativamente stabilite.
Ora, su questo punto, c’è stato praticamente un dissenso unanime di tutti coloro i quali sono stati auditi. Sono stati auditi il procuratore della Repubblica di città importanti del nord e del sud, è stata ascoltata anche Italia Nostra, è stato ascoltato anche il rappresentante dell'istituto nazionale di urbanistica, insomma sono stati ascoltati la Legambiente – ricordo ora – e insomma delle voci autorevoli, tutte voci dissenzienti sul testo che il Senato ci ha trasferito. Perché dissenzienti ? perché sostanzialmente è una normativa che, anziché agevolare l'esecuzione del giudicato penale, lo rendeva praticamente impossibile per una serie di questioni che adesso non sto qui ad esaminare.
Ora, noi invece in Commissione che cosa abbiamo fatto ? Sostanzialmente abbiamo accettato tutte le osservazioni che ci sono venute e che si compendiano in che cosa ? Sostanzialmente nel lasciare le cose così come oggi avvengono. Praticamente i procuratori della Repubblica cosa ci hanno detto ? Ci hanno detto che, quando si trovano di fronte alla necessità di dare esecuzione a un giudicato penale, essi, da un punto di vista organizzativo, si raccordano e fanno delle scelte perché bisogna tenere presente che l'esercizio dell'azione penale è obbligatorio e che, altrimenti si facesse, se si determinassero in via legislativa una serie di priorità, questa legge sarebbe molto probabilmente inficiata di incostituzionalità e qui devo dare atto alla Commissione che, come dire, ha tenuto presenti queste osservazioni. Infatti, l'articolo 1 di questa nuova legge – sostanzialmente così è – modifica i poteri del procuratore della Repubblica, cioè modifica sostanzialmente l'articolo 1 del decreto legislativo n. 106 del 2006, che è l'articolo della legge che detta disposizioni in materia di riorganizzazione dell'ufficio del pubblico ministero a norma della legge delega, eccetera, eccetera. Quindi praticamente siamo in tutt'altra dimensione. I procuratori hanno detto: non fissate criteri per legge, ma lasciate fare a noi ! Dico così semplicemente, perché così è più facile comprenderci. E noi in effetti così facciamo e diciamo che, all'articolo 1 della normativa che disciplina gli uffici del pubblico ministero, si deve aggiungere un comma successivo, laddove è scritto che il procuratore della Repubblica determina i criteri di organizzazione dell'ufficio, i criteri di assegnazione dei procedimenti ai procuratori aggiunti e le tipologie dei reati per i quali i meccanismi di assegnazione del procedimento siano di natura automatica. Aggiungiamo sostanzialmente una lettera c-bis) in cui si dice che i criteri di priorità per l'esecuzione degli ordini di demolizione delle opere abusive sono di competenza del procuratore della Repubblica, nell'ambito dei quali «è data adeguata considerazione» ma nulla di più agli immobili di rilevante impatto ambientale, agli immobili che, per qualunque motivo, costituiscono un pericolo per la pubblica e privata incolumità e per gli immobili che sono nella disponibilità di soggetti condannati per reati gravi, mafiosi, eccetera, eccetera. Qui sostanzialmente abbiamo fatto una legge per lasciare le cose sostanzialmente come stanno ed è giusto che le cose siano lasciate così come stanno, ma quello che – ripeto – stiamo facendo è buttare fumo negli occhi, tutto sommato, del popolo italiano. Non solo, ma qualora ciò non fosse chiaro basta leggere il seguito del nuovo testo, perché lì è stabilito ancora meglio che, nell'ambito di ciascuna tipologia di cui alla lettera c-bis) che abbiamo letto, determinati con provvedimento del procuratore della Repubblica, tenendo conto dei criteri di cui alla medesima Pag. 89lettera, della specificità del territorio di competenza, la priorità è attribuita di regola agli immobili in corso di costruzione. Si fa una grande distinzione tra gli immobili che sono stati già completati e immobili che stanno allo stato grezzo, o in via di completamento.
Questa è la grande distinzione, ma questa era già nei fatti perché è evidente che questa distinzione nelle procure è tenuta già presente perché, se un abuso è in corso, è evidente che si preferisce intervenire su quello per non farlo arrivare ad ulteriori conseguenze. Poi voglio dire, in effetti, positivamente, noi riscriviamo sostanzialmente l'articolo 41 del testo unico sull'edilizia e, a proposito della demolizione dei manufatti abusivi, aggiungiamo il Fondo per la demolizione delle opere edilizie abusive e una banca-dati sull'abusivismo edilizio. Sostanzialmente sottolineo che abbiamo fatto un'altra cosa, cioè di ciò che i proponenti volevano non è rimasta traccia alcuna. Questo non dico né che è positivo, né che è negativo: dico soltanto che si pone un problema: se una forza politica di opposizione presenta una sua proposta di legge, forse sarebbe meglio – ma questo è la politica che lo decide – rigettare quella proposta inaccettabile, ma non usare questo atteggiamento – mi sia consentito – «truffaldino», ma non è nulla di offensivo – non volevo dire questo – ma anche noi facciamo un'altra cosa e non è giusto. Tra l'altro, facendo un'altra cosa, come in questo caso, noi arricchiamo il bagaglio di leggi inutili. Vi porto un dato: sapete quante leggi abbiamo fatto dall'inizio della legislatura ? Lo sa qualcuno ? Abbiamo fatto 212 atti normativi, 212, e noi forse ce ne vanteremmo, invece ci dovremmo preoccupare perché non è che dobbiamo aspettare un altro Calderoli, che fa poi in piazza, fra qualche anno, anzi in questo caso proprio fra qualche anno, un altro bel falò sulle leggi inutili che noi facciamo o che non servono più a niente. Questo è un caso tipico.
Ora, se fosse stato alla nostra attenzione il testo originario, avremmo votato contro; c’è un testo che sostanzialmente poteva benissimo non impegnarci, c’è comunque e poiché per fortuna rimette le cose in ordine, nel senso che rimette la problematica dell'esecuzione penale nelle mani dei giudici a cui l'esecuzione penale per legge spetta, soltanto per questo motivo noi ci asterremo nel voto finale, ma ho colto l'occasione non tanto per parlare di questo, ma proprio perché si sta ripetutamente verificando che, entra una legge e poi ne esce un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Il tema è sicuramente uno di quelli che appassionano il dibattito, come abbiamo ascoltato sinora, e credo ponga una serie di questioni assolutamente rilevanti e significative anche sul ruolo e la funzione stessa della politica, di ciò che noi siamo chiamati a fare in questo Parlamento. Abbiamo ascoltato le analisi dai tratti impietosi sul fenomeno dell'abusivismo, le condanne che sono state pronunciate con parole severe, ai limiti talvolta anche del pregiudizio territoriale.
Certamente, quello dell'abusivismo, è un fenomeno negativo, un fenomeno deprecabile, ma non è un fenomeno che nasce all'improvviso e che soprattutto non ha responsabilità, perché, se la responsabilità è innanzitutto di chi infrange la legge e costruisce abusivamente, maggiore responsabilità è di quei livelli istituzionali che avrebbero dovuto innanzitutto regolare urbanisticamente il territorio, che avrebbero dovuto vigilare su quei territori e avrebbero dovuto consentire anche l'applicazione di interventi solleciti e tempestivi di repressione dell'abuso edilizio.
Per essere chiari, siccome non amiamo l'ipocrisia, noi parliamo non solo della politica, che ha le sue responsabilità, degli amministratori locali, delle province e delle regioni che vigilavano sull'applicazione, adozione e perfezionamento degli strumenti urbanistici, ma parliamo anche di quei livelli istituzionali Pag. 90che avevano il compito di vigilare, di controllare e di condannare quando era necessario, nonché di assicurare l'esecuzione delle sanzioni quando queste venivano applicate. La responsabilità è anche delle forze dell'ordine, la responsabilità è anche della magistratura, perché un fenomeno delle dimensioni che noi abbiamo ricordato precedentemente – 67 mila costruzioni, non vani, costruzioni abusive in una sola regione e oltre 200 mila procedimenti sanzionatori in corso – non è un fenomeno che nasce all'improvviso, ma è un fenomeno che si è sedimentato nel corso degli anni, durante i quali tanti, troppi hanno voltato lo sguardo altrove e non hanno voluto guardare la realtà, affrontarla e soprattutto intervenire. Pertanto le responsabilità sono diffuse. E la politica che cosa deve fare ? La politica deve guardare ai problemi, deve considerarli anche quando questi non sono belli a vedersi o a considerarsi e deve definire delle soluzioni. Ad oggi c’è stato l'intervento della magistratura, che ha promosso delle demolizioni, soprattutto in Campania – oggi si estende questa pratica anche in altre regioni – e di fronte all'intervento della magistratura si è posto il problema, si è acuito, si è posto in maniera drammatica talvolta e si è posta l'esigenza di fornire una regolazione a questi interventi, perché di fronte ad una massa così significativa di abusi edilizi – prima nell'intervento del collega della Lega si diceva che la quantità è pari a quella della sola città di Torino, che per intero dovrebbe considerarsi abusiva – e di fronte ad un fenomeno di queste dimensioni, le demolizioni, quindi la risposta repressiva dello Stato, non è da sola sufficiente, né è realisticamente praticabile. Questo noi, se vogliamo essere seri ed intellettualmente onesti, ce lo dobbiamo dire, perché demolire costruzioni per 800 mila abitanti, per 1 milione anzi, considerato il tasso di crescita demografica delle popolazioni meridionali e della Campania in particolare, significa poi porsi comunque il problema sociale di reperire soluzioni alloggiative rispetto a quanti perdono l'abitazione, ancorché l'abitazione è abusiva, perché – qui anticipo un passaggio successivo del mio intervento – quello all'abitazione è un diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione, ma oggi solennemente riconosciuto anche dagli organi di giurisdizione internazionale, dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Qual è stata la risposta ? Anche qui, sgombriamo il campo dagli equivoci, dalle mistificazioni, anche dall'attualità della polemica politica, perché purtroppo questo tema è stato oggi, ieri trascinato in una polemica sulla maggioranza: chi è nella maggioranza, chi è fuori dalla maggioranza. Questi temi non ci interessano, non ci appassionano ma ripercorriamo con correttezza come è nato questo provvedimento. Questo provvedimento nasce da un disegno di legge presentato da Forza Italia al Senato e viene licenziato dal Senato nel 2014, con un'amplissima maggioranza, quindi con un consenso e con una condivisione che appartiene a tante formazioni politiche. Quel provvedimento si preoccupava non di introdurre un condono o un condono mascherato, quel provvedimento si preoccupava di fissare dei criteri attraverso i quali poi assicurare l'esecuzione delle sentenze di demolizione e quindi garantire l'abbattimento delle costruzioni abusive, punto.
Che questa esigenza fosse avvertita lo dimostra il fatto che le stesse procure, cioè l'ufficio requirente che eseguiva le sentenze e dunque procedeva alle demolizioni, di fronte alla massa di abbattimenti da realizzare, all'esiguità di mezzi e alla complessità delle procedure, quindi al numero limitato di esecuzioni effettive, adottava criteri di autoregolamentazione, quindi fissava attraverso circolari, attraverso intese anche con le prefetture o con le sovrintendenze territorialmente competenti, dei parametri, dei criteri da seguire nella selezione delle pratiche, per evitare l'arbitrio. Che questa necessità fosse oggettiva, oltre ad essere testimoniato dall'iniziativa assunta dalle procure, è comprovato dalla circostanza che in alcuni casi – mi riferisco, per essere chiari, ad una demolizione o ad alcune Pag. 91demolizioni eseguite in comuni della provincia di Napoli – la procura generale che ha provveduto ad organizzare la demolizione ha addirittura incaricato ditte colpite da interdittiva antimafia e, quando questa vicenda ha naturalmente sollevato dei dubbi, delle perplessità, degli interrogativi, la risposta l'abbiamo poi trovata nella relazione dell'ispezione ministeriale, che annualmente viene promossa nei vari distretti giudiziari, dove si è accertato che la selezione delle ditte avveniva attraverso l'indicazione che il tecnico fiduciario della procura provvedeva ad indicare. Dunque, che vi fosse la necessità di intervenire su questa materia, è un dato oggettivo, oltre che avvertito, ripeto, dalla stessa autorità giudiziaria. La legge, condivisibile o non condivisibile, sceglieva – il provvedimento licenziato dal Senato – di fissare una serie di criteri, definiti di priorità, attraverso i quali si voleva in buona sostanza dare la priorità nelle demolizioni a quelle situazioni che rappresentavano una condizione di maggior pericolo o di maggiore aggressione al territorio. Il provvedimento è approdato poi qui alla Camera, dove, dopo un dibattito anche lungo, articolato e sofferto, voglio ricordare che questo provvedimento è stato calendarizzato – Presidente, le chiedo altri due minuti e termino – in quota minoranza, richiesto fortemente da Forza Italia, è giunto, è stato modificato, sono stati sostanzialmente accorpati i criteri in tre fasce nelle quali poi vengono riproposte le articolazioni già contenute nel provvedimento del Senato, ma soprattutto viene introdotto il criterio che nell'ambito di queste fasce, di questi parametri, la valutazione in merito all'ordine da seguire nelle demolizioni debba tener conto innanzitutto delle costruzioni non ancora ultimate, di quelle non abitate e di quelle poi abitate, perché esiste un problema sociale del quale non possiamo far finta di nulla o dobbiamo ipocritamente chiudere gli occhi e lasciare che la situazione continui così com’è, nella consapevolezza di tutti che tutte queste demolizioni non potranno avvenire ma comunque con un atteggiamento ipocrita, farisaico con il quale noi non diciamo questo, ma diciamo no, denunciamo la situazione. Ovviamente c’è l'imbarazzo della scelta di fronte ad una simile tragedia quali aspetti evocare, quali toni assumere, e voglio ricordare – concludo il mio intervento, Presidente – che questo discorso sull'abuso di necessità sul quale tanto si è polemizzato, tanto si è ironizzato, tanto si è censurato – è oggi un dato giuridicamente riconosciuto dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 21 aprile del 2016, quindi possiamo dire appena di ieri. In tale sentenza, pronunciandosi sul caso Ivanova contro Bulgaria, la Corte europea, invocando l'articolo 8 della Convenzione, ha riconosciuto che chi dispone di un'abitazione, ancorché realizzata abusivamente, quindi violando la legge, e ha soltanto quella abitazione e non ha altre soluzioni alloggiative alternative e non ha mezzi economici...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.
CARLO SARRO. ...ha diritto a permanere e quindi, ritenendo prevalente il diritto all'abitazione. Abbiamo tantissime volte invocato le pronunce europee e internazionali, credo che questa decisione si attagli moltissimo al nostro caso e alla nostra situazione, e dunque noi, per consentire il prosieguo del percorso legislativo di questo provvedimento, pur astenendoci, intendiamo sottolineare i dati positivi in esso contenuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mannino. Ne ha facoltà.
CLAUDIA MANNINO. Presidente, mi consenta, prima di procedere alla lettura della nostra dichiarazione di voto, di fare due riferimenti a due affermazioni che ho sentito qui in Aula appunto in fase dichiarazione voto di altri gruppi. Mi fa sorridere sinceramente la dichiarazione Pag. 92della Lega, che in termini di sanatorie è andata a braccetto quantomeno con i due Governi Berlusconi, che hanno proposto all'interno di questo Paese il concetto di sanatoria edilizia: che è stato la causa che ha poi di fatto motivato le ulteriori opere di abusivismo edilizio, perché si fa illudere la gente nella speranza che ci possano essere altre sanatorie. L'altro riferimento lo faccio alla dichiarazione di voto di Area Popolare, che parla ancora di abuso di necessità: mi sembra assurdo parlare in un'Aula parlamentare di abuso di necessità, quando – lo voglio ricordare – sugli immobili abusivi che hanno sentenza definitiva di demolizione il procuratore della Corte dei conti di Palermo il 5 marzo ha avviato indagini per danno erariale, perché su quegli immobili non viene fatto pagare, soprattutto quelli che vengono lasciati anche in custodia gli abusivi stessi, né una quota di affitto né tantomeno oneri e tasse locali; però quei cittadini comunque utilizzano le nostre strade, utilizzano l'illuminazione, utilizzano e producono rifiuti: tutte cose che sono poi sulle spalle degli amministratori locali che le devono gestire.
Ma tornando al provvedimento che stiamo per licenziare in seconda lettura, esso per l'iter che ha avuto all'interno di questo ramo del Parlamento mi rimanda alla memoria una vecchia battuta, che diceva, adattandola ovviamente: Falanga è entrato papa ed è uscito cardinale, almeno finora. La materia in tutela di paesaggio e in applicazione dell'articolo 9 della Costituzione è di pubblico dominio, l'attività fallimentare che sia è avuta nella pubblica amministrazione da parte dello Stato: basti ricordare l'assenza di troppi piani regolatori vigenti, la presenza ancora di vecchi piani di fabbricazione e la mancata approvazione di tantissimi piani paesaggistici; a livello nazionale solo quattro regioni si sono dotate di piani paesaggistici, la Sardegna, il Lazio, la Puglia e la Toscana. Questi sono tutti strumenti che sono i cardini fondamentali per una buona gestione del territorio, che sono vergognosamente e ingiustificatamente in ritardo.
L'atto Camera n. 1994 proviene da un disegno di legge generato in Senato in quota opposizione, il cui obiettivo era quello di camuffare il perenne condono immobilizzando di fatto gli uffici delle procure: ovviamente, prima degli emendamenti approvati qui sia in Commissione giustizia che in Aula. Del resto il primo firmatario – è già stato detto – arriva da una regione dominata dal cemento abusivo e dalle tragiche pratiche di illegalità, che su quel terreno purtroppo fioriscono spontaneamente. In questo ramo del Parlamento la proposta normativa trova un fronte semicompatto del «no»: no al condono, o se preferite no al salva-ruspe, così come è stato definito dai media. Il provvedimento è stato per fortuna svuotato formalmente e nella sostanza del suo significato recondito: l'asse portante, cioè l'elenco delle priorità nell'eseguire le demolizioni, si è trasformato in criteri. Il cambio di cifra è palese ! A tal proposito voglio dare atto alla Commissione cultura di aver contribuito con un parere puntuale e preciso a mitigare e persino a sterilizzare il segnale di quella legge originaria, avendo richiesto come condizione, appunto, la sostituzione dell'elenco di priorità con dei criteri.
Un aspetto inoltre che non posso trascurare di indicare e di sottolineare, anche – permettetemi – con un pizzico di soddisfazione e di immodestia per tutto il mio gruppo, sono i due nuovi articoli, articolo 3 e articolo 4, frutto di due emendamenti a mia firma, riguardanti il primo la costituzione di un fondo di rotazione di 45 milioni, dilazionato dal 2016 fino al 2020, per supportare le amministrazioni locali nell'esecuzione delle demolizioni delle opere abusive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E il secondo è la costituzione della Banca dati nazionale digitale sull'abusivismo edilizio: da tale strumento mi attendo un sostanziale cambio di passo, visto che a regime darà la fotografia reale, con numeri alla mano, dello stato dell'arte degli abusi e delle demolizioni degli stessi.Pag. 93
Mi sia consentito, in conclusione, di segnalare la bocciatura di due emendamenti, il primo che avrebbe inchiodato alle proprie responsabilità la politica locale, emendamento presentato in Aula e bocciato; il secondo, di carattere nazionale, indicava attraverso l'elaborazione di linee guida un mea culpa della politica, che in questi anni ha gestito così malamente la questione dell'abusivismo edilizio, e doveva introdurre un metodo comune nelle amministrazioni locali per compenetrare effettivamente le esigenze abitative e il disagio sociale, laddove effettivamente sussista: e lì andava tutto verificato con quell'emendamento, che però è stato bocciato.
Fermo restando l'auspicio che il provvedimento in esame possa in tempi brevi entrare in vigore, gli emendamenti approvati a firma del MoVimento 5 Stelle saranno fino ad allora puntualmente ripresentati nei provvedimenti più idonei ad accoglierli; e pertanto dichiariamo la nostra astensione, poiché di un elenco come quello della norma cosiddetta Falanga nella sua versione originaria l'ordinamento non sentiva sicuramente il bisogno. E aggiungo con amarezza che quest'Aula ha perduto l'occasione di approvare alcune sostanziali modifiche che avrebbero reso il testo più dinamico, convincente e aderente agli orientamenti della giurisprudenza costituzionale in materia di tutela del paesaggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morassut. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT. Presidente, il provvedimento che ci apprestiamo a votare interviene sulla complessa materia delle demolizioni dei manufatti abusivi e sulle competenze di vari organi dello Stato nella repressione del fenomeno, e degli strumenti e le modalità attraverso i quali rendere efficaci gli interventi repressivi.
Il fenomeno dell'abusivismo edilizio esprime plasticamente le contraddizioni storiche e sociali dello sviluppo delle città italiane e dell'urbanizzazione di grandi masse agrarie nel dopoguerra, soprattutto, ma non solo, nel Mezzogiorno d'Italia. Il contrasto violento tra città e campagna, tipico di un Paese con uno sviluppo industriale tardivo e violentemente concentrato in poco tempo, e il peso che la grande rendita fondiaria ha esercitato sullo sviluppo del Paese hanno condotto l'Italia di fronte a problemi gravi per quello che riguarda la salvaguardia del paesaggio, la tutela dei beni storici e architettonici, l'integrità di molti contesti rurali; e, sul piano sociale, la conquista del diritto al bene casa da parte di milioni di famiglie, escluse dall'offerta edilizia delle città e costrette fino agli anni Ottanta, ma spesso ancora oggi, ad un abusivismo di necessità per poter avere una casa o per poter adeguarla a migliori standard di vita. Grande consumo di territorio non pianificato, precarietà delle urbanizzazioni e dei servizi primari e secondari, delle opere pubbliche e delle infrastrutture sono stati e sono ancora oggi tra le conseguenze di quella fase primaria dell'abusivismo edilizio, che ha conformato così grandi settori di periferie urbane, stravolto porzioni di centri storici e dato vita spesso e diffusamente a tessuti industriali e manifatturieri spontanei, che hanno dovuto sempre fare i conti col costo troppo alto dei suoli legali. Nel tempo, però, l'abusivismo edilizio ha parzialmente cambiato volto, trasformandosi da abusivismo di necessità in abusivismo speculativo, anche se in molte zone non ha perduto i caratteri originari di un fenomeno sviluppatosi da povertà e arretratezza delle situazioni sociali.
L'abusivismo speculativo a partire dagli anni Novanta ha alimentato un ciclo edilizio che definire sommerso appare grottesco, e che invece è un pezzo dell'economia reale, del PIL, e si accompagna però ad evasione fiscale, lavoro nero, danno ambientale e spesso criminalità; e colgo l'occasione per dare una testimonianza di solidarietà dell'Aula al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci (Applausi dei deputati del gruppo Pag. 94Partito Democratico), scampato ieri ad un attentato solo grazie alla presenza della scorta di polizia e dell'auto blindata, un attentato perpetrato per la sua azione per la legalità e la tutela ambientale. Anche questa è l'Italia di oggi, se leggiamo il rapporto il 2015 dell'ISTAT che riporta dati preoccupanti sulla crescita recente del fenomeno, dati che sono stati diffusamente segnalati nel corso del dibattito da vari colleghi.
Le risposte che nel tempo sono state date all'abusivismo edilizio riflettono in verità queste contraddizioni. E le tre leggi sul condono che sono state approvate con cicli esatti di nove anni l'una dall'altra, più o meno quelli del ciclo edilizio abusivo di quegli anni, nel 1985, nel 1994 e nel 2003, portano i segni di questa storia, ne riflettono le contraddizioni e motivano, in parte spiegandole, le perduranti difficoltà di molte amministrazioni ancora oggi nel chiudere questa drammatica pagina in parte sanando quel che rientra nei limiti di legge e in parte reprimendo, abbattendo e ripristinando i contesti originari. La legge che ci apprestiamo a votare interviene in questo specifico segmento del procedimento che segue un abuso dal suo nascere e che ad un certo punto biforca o nel condono o nella reiezione e, quindi, nella demolizione o direttamente nella repressione di un abuso che non rientra nei termini di legge e non è legato ad alcuna richiesta di sanatoria. Sia chiaro, e lo dico a nome del gruppo del Partito Democratico, il provvedimento per come è arrivato dal Senato non era soddisfacente; esso nasceva, sì da un'esigenza reale, ossia come rendere più fluido e dare un ordine al movimento della pubblica amministrazione, sia in sede penale, che amministrativa, come prescrive l'ordinamento in materia di demolizioni. Esigenza che nasceva a sua volta da situazioni specifiche, controverse, faticosamente affrontate negli anni tra ricorsi, leggi nazionali, leggi regionali, conflitti tra diversi livelli di governo e pareri della Consulta, come quella della Campania, una regione nella quale sono ancora frequenti le morti a causa di edifici che vengono costruiti su aree prive dei requisiti di sicurezza idrogeologica e ambientale. Questa esigenza reale non era stata risolta efficacemente da quel testo che in un unico articolo elencava undici criteri di priorità attraverso i quali procedere alle demolizioni in caso di pluralità di provvedimenti ablativi dei manufatti da parte dei pubblici ministeri. Un'articolazione di priorità e di criteri che, pur rispondendo a tutta prima ad una prassi operativa in vigore in molte procure, soprattutto campane, è apparsa all'esame della Commissione giustizia eccessivamente articolata e al tempo stesso rigida, non sorretta da una rigorosa valutazione delle varie fattispecie e soprattutto esposta al sempre attivo demone dei ricorsi, delle conflittualità civili e amministrative, non essendo alla fine chiaro se si trattasse di un elenco di priorità tese a gerarchizzare gli interventi repressivi. Un'incertezza, una confusione che avrebbe costretto le stesse procure ad un lavoro disagevole, ad una condotta meccanica e al tempo stesso incerta.
Il provvedimento rischiava, dunque, non solo di andare nella direzione opposta a quella della razionalizzazione del lavoro delle procure e delle amministrazioni, ma anche di infittire la giungla normativa nella materia dell'abusivismo edilizio. La Commissione giustizia, i cui componenti ringrazio a nome del gruppo del Partito Democratico, a partire dalla presidente Donatella Ferranti, ha svolto un lavoro complesso, articolato, profondo, di audizioni, di ricerca, di ascolto delle Commissioni e che ha profondamente cambiato il testo restituendoci oggi un atto più compatto, più ricco e più efficace nel quale confluiscono anche i suggerimenti di numerosi operatori di giustizia. Oggi il testo che votiamo è diverso perché mantiene e rafforza il doppio regime di intervento nella repressione del fenomeno attraverso l'azione penale e amministrativa; semplifica i criteri per l'esecuzione degli ordini di demolizione plurimi, pur senza dare delle gerarchie che potrebbero generare ricorsi di terzi, Pag. 95ma individuando e offrendo un indirizzo chiaro al lavoro dei pubblici ministeri, con tre fattispecie in cima alle quali vi è la demolizione di immobili realizzati abusivamente con rilevante impatto ambientale o su aree demaniali o in zone soggette a vincolo di ogni tipo e, poi, di quelli che costituiscono pericolo per l'incolumità delle persone o che siano nella disponibilità di soggetti condannati per reati di cui all'articolo 416-bis del codice penale.
È evidente – e lo dico per quanti hanno voluto strumentalmente sostenere che questo provvedimento, in questa redazione, è un occhio strizzato all'abusivismo, così come ho sentito dire dai colleghi della Lega in curioso contrasto con i loro colleghi di opposizione delle altre forze politiche – che le fattispecie sopraelencate danno un indirizzo chiaro, in particolare contro l'abusivismo speculativo e contro le sue ricadute sul piano ambientale, della legalità e della criminalità. Il nuovo testo modificato rafforza e definisce meglio i poteri e le prerogative dei prefetti e detta tempi certi per ottemperare agli adempimenti che conseguono alla consegna ogni mese di dicembre di ogni anno da parte degli enti locali degli elenchi degli abusi non sanabili. La collega Mannino ha ricordato che è stato istituito, attraverso un emendamento di tutta la Commissione, un fondo rotativo quinquennale per i costi delle demolizioni con uno specifico meccanismo tecnico per la restituzione delle somme in un arco decennale con mutui regolati e con l'istituzione di una banca dati nazionale per l'abusivismo edilizio che renderà più agevole la collaborazione e lo scambio delle informazioni tra le amministrazioni chiamate a operare nella repressione.
Viene introdotto, infine, l'obbligo a riferire agli organi parlamentari e alle Commissioni competenti, con una relazione periodica, lo stato dell'evoluzione del fenomeno e le risultanze delle azioni di contrasto.
Con questo provvedimento, dunque, si compie un passo avanti che deve, certo, essere accompagnato da una politica complessiva delle istituzioni, a partire dalle regioni che in molti casi ancora oggi non hanno definito la redazione dei propri piani paesaggistici e questo è grave. Una legge che struttura meglio gli strumenti e le norme di contrasto ad un fenomeno che viene dal profondo della nostra storia, dal cammino delle nostre popolazioni, dai suoi antichi retaggi, le arretratezze, i bisogni e al tempo stesso le illegalità e che per essere cancellato necessita di chiarezza, trasparenza ed efficacia dello Stato, per tutelare lo straordinario e unico patrimonio naturale e di civiltà del nostro Paese che ancora sopravvive nonostante le troppe ferite inferte da uno sviluppo distorto.
Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale – A.C. 1994-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1994-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1994-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Blazina, Zardini, Latronico, D'Agostino, Formisano, Busto, Luigi Gallo, Dall'Osso, Pisano, Caparini...Pag. 96
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione con il seguente nuovo titolo: S. 580 – «Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi» (Approvata dal Senato) (1994-A): la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 265
Astenuti 127
Maggioranza 133
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 13).
(La deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, con Allegati, fatto a Pechino il 29 giugno 2015 (A.C. 3642-A) (ore 17,36).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3642-A (la relatrice deve avvicinarsi al Comitato dei nove): Ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, con Allegati, fatto a Pechino il 29 giugno 2015.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Sandra Zampa.
SANDRA ZAMPA, Relatrice. Signora Presidente, la Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, che da questo momento in poi indicherò con l'acronimo AIIB, è stata istituita il 29 giugno 2015, con la firma, a Pechino, dell'Accordo da parte dei delegati tra i 57 Paesi aderenti. Tra i membri fondatori, venti sono non regionali e, tra questi, vi sono quattordici Paesi dell'Unione europea (tra gli altri, oltre all'Italia, vi sono la Germania, la Francia, il Regno Unito, la Spagna e la Svezia) tre Paesi europei non UE (Svizzera, Norvegia e Islanda) e tre paesi extra-europei (Brasile, Egitto e Sudafrica). La banca, che si unirà, al momento della sua operatività, alla famiglia delle istituzioni finanziarie multilaterali, ha il compito di promuovere lo sviluppo economico sostenibile dell'Asia, attraverso investimenti in infrastrutture. Energia, trasporti, telecomunicazioni, infrastrutture rurali, sviluppo e logistica urbana sono i settori nei quali si concentreranno le operazioni. Sono finanziabili interventi in tutti i Paesi membri ed eccezionalmente anche in Paesi non membri, qualora questi interventi fossero riconosciuti nell'interesse dei primi.
Sollecitata soprattutto dai donatori, la banca sta lavorando in stretto contatto con le altre banche di sviluppo multilaterali e, in particolare, con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, con la Banca europea per gli investimenti, con il gruppo della Banca mondiale e con l’Asian development bank, guidata dagli Stati Uniti e dal Giappone, che, significativamente, non solo non hanno aderito alla nuova istituzione finanziaria multilaterale, ma hanno anche assunto una posizione critica.
Perché è necessaria un'altra banca multilaterale per lo sviluppo ? È stato bene illustrato dal suo presidente, dal presidente dell'AIIB, Jin Liqun, il quale ha ricordato che il ruolo e l'importanza dell'Asia sulla scena internazionale sono straordinariamente aumentati, ma che la regione deve affrontare gravi carenze infrastrutturali e strozzature spinose. Proprio Pag. 97in questo, tra l'altro, risiede la opportunità per il nostro Paese di essere tra i soci fondatori.
Il capitale iniziale della banca è indicato in 100 miliardi di dollari, di cui il 20 per cento da versare. Ai Paesi regionali è riservata una quota del 75 per cento, mentre il rimanente 25 per cento è sottoscritto dai Paesi non regionali. Le quote di partecipazione dei singoli Paesi sono state determinate mediante una formula che fa riferimento al PIL di ciascun Paese. Il maggior azionista è la Cina, seguita da India e da Russia. Con una quota pari al 2,57 per cento del capitale, l'Italia è il quinto Paese non regionale, dopo la Germania, la Francia, il Brasile e il Regno Unito. La sede della banca è a Pechino e si prevede che le operazioni abbiano inizio nel corso di quest'anno.
Gli articoli del disegno di legge sono tre. I primi due contengono le consuete disposizioni circa l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione. L'articolo 3 indica la quota di partecipazione del nostro Paese, fissata in 2.571.800.000 dollari statunitensi, di cui l'80 per cento costituito da capitale a chiamata e il 20 per cento da capitale da versare.
Nel corso dell'esame in sede referente, la Commissione affari esteri ha introdotto due emendamenti, che recepiscono condizioni poste dalla Commissione bilancio ai fini dell'osservanza dell'articolo 81 della Costituzione e che sono volti a precisare meglio la copertura finanziaria del provvedimento di ratifica. Ricordo, a tale proposito, che la quota di partecipazione italiana viene stimata in 515 milioni di euro, dei quali 206 milioni di euro nell'anno 2016 e 103 milioni di euro dal 2017 al 2019.
Una rapida conclusione dell'iter di approvazione del disegno di legge di ratifica consentirà al nostro Paese due importanti il raggiungimento di due importanti obiettivi: l'attribuzione di seicento ulteriori voti, voti che si aggiungono, quindi sono in eccesso rispetto a quelli derivanti dalla partecipazione azionaria in senso stretto; ma altrettanto rilevante appare – è questo il secondo importante obiettivo, la ragione per cui è urgente arrivare in fondo a questo provvedimento – che la ratifica e la sottoscrizione delle quote, auspicabilmente entro la scadenza del 31 dicembre di questo anno, ci permetterà di prendere parte, come Paese membro, alle riunioni del consiglio dei governatori e anche alla prima riunione annuale della banca. Questa è la riunione prevista per giugno prossimo ed è questa la ragione per cui insistiamo sulla necessità di ratificare rapidamente questo Accordo. Infatti, da una non sollecita ratifica ne deriverebbe l'impossibilità per il nostro Paese di partecipare all'avvicendamento ai vertici della struttura di governance e anche, ovviamente, l'impossibilità di elezione di un eventuale direttore esecutivo o di un vice direttore italiano. Si tratta di cariche riservate a rappresentanti di Paesi che abbiano acquisito la qualifica di soci. In quanto azionista della AIIB, l'Italia parteciperà alle riunioni degli organi di governo della banca, nei quali è rappresentata dal Ministro dell'economia e delle finanze e, come detto, disporrà di un proprio rappresentante nel board delle istituzioni oppure, alternativamente, di una posizione di alternate o di osservatore
Tra gli obiettivi di medio o di lungo periodo, vi è la creazione di opportunità – qui sta davvero un grande interesse per il nostro Paese – per la internazionalizzazione delle imprese italiane e la partecipazione a gare d'appalto per i progetti finanziati dalla AIIB.
Concludo sottolineando che sul disegno di legge di ratifica si sono espresse favorevolmente le Commissioni I, VI, VIII e X, mentre, come accennato, la Commissione bilancio ha formulato un parere favorevole. Ho concluso, signora Presidente. Ricordo che i due emendamenti della Commissione bilancio sono stati accolti in Commissione esteri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.Pag. 98
Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3642-A), che sono in distribuzione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente: Sibilia 3.1 e 3.2, che, pur essendo formalmente riferite all'articolo riguardante la quota di partecipazione alla Banca, sono volte a fissare una data specifica per il deposito degli strumenti di ratifica. Al riguardo ricordo che, per prassi assolutamente costante e comune alle due Camere, non è possibile emendare, né formalmente né sostanzialmente, la disposizione contenente l'autorizzazione alla ratifica del Trattato e quella recante l'ordine di esecuzione, potendo il Parlamento accogliere o respingere il trattato nel suo complesso, autorizzandone o meno la ratifica da parte del Presidente della Repubblica, ai sensi dell'articolo 87 della Costituzione, e la piena esecuzione. Si tratta, peraltro, di proposte emendative rispetto alle quali la Presidente della Camera ha già avuto modo di confermare l'inammissibilità, con lettera in data 17 maggio indirizzata al presentatore.
Avverto, inoltre, che sempre sulla base di quanto stabilito dalla presidenza della Commissione, non sarà posto in votazione, ai sensi del punto 5.2 della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, in quanto dalla sua approvazione potrebbe derivare un'incongruità del testo approvato, l'emendamento Sibilia 4.1, che prevede una decorrenza degli oneri derivanti dall'attuazione del provvedimento incongrua rispetto alla scansione temporale prevista dall'articolo stesso.
(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3642-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cassano, Patrizia Maestri, Sannicandro, che ha votato, mentre Patrizia Maestri ancora no. Latronico, Tancredi, Attaguile, Bargero, che ha votato, Piccione, Domenico Martino, che è in arrivo, Manciulli. Sblocchiamo la postazione dell'onorevole Manciulli; vediamo se Martino riesce a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 372
Votanti 294
Astenuti 78
Maggioranza 148
Hanno votato sì 279
Hanno votato no 15).
(La deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3642-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Vezzali, Capua, Monchiero. Ci sono altri che non riescono a votare ? Pellegrino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 292
Astenuti 81
Maggioranza 147
Hanno votato sì 276
Hanno votato no 16).
(La deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3642-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Vorrei fare questo intervento sul complesso degli emendamenti cercando di attirare l'attenzione di quest'Aula perché così, in un mercoledì pomeriggio, stiamo decidendo della sorte di circa 2,5 miliardi di euro dello Stato italiano, soldi totalmente pubblici che devono servire a costituire una banca che si chiama «Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture».
Ora, leggendo con attenzione l'analisi dell'impatto della regolamentazione, cioè l'AIR che viene fornita insieme al testo di legge, rilevo la sezione 4, che voglio citare testualmente: «Per le specifiche finalità dell'intervento a livello internazionale non sono state ravvisate scelte alternative, né era possibile negoziare un testo sostanzialmente diverso da quello concordato».
Cioè, queste tre righe fanno capire il peso che ha il nostro Paese a livello internazionale e fanno capire, soprattutto, che questo Accordo di ratifica non è stato possibile modificarlo in nessun momento, ovvero qualche grande potenza internazionale lo ha messo sotto il naso del nostro Governo e il nostro Governo ha firmato questa ratifica senza colpo ferire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, questa cosa si chiama, dalle mie parti, perdita di sovranità. Questo Accordo è stato firmato il 19 febbraio 2016 e, quindi, voi sapete esattamente di cosa stiamo parlando e questo Governo è responsabile.
Poi, ci sono una serie di altri profili. Uno di questi è che io sono felicissimo che si trovino questi soldi, però mi fa strano pensare che all'interno del bilancio dello Stato scopriamo di avere somme giacenti sul conto corrente di tesoreria, al codice n. 20013, nella disponibilità del Dipartimento del Tesoro anche per operazioni finanziare relative all'attività internazionale. Cioè, io vorrei capire una cosa: quando si devono tirare fuori dei soldi per realizzare delle misure, magari a favore delle pensioni, a favore del reddito di cittadinanza e di chi un lavoro non ce l'ha, i soldi non si trovano mai; invece, per fondare una banca si trovano 2,5 miliardi di euro nel bilancio dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Io sono felicissimo, io sono la persona più felice del mondo, però – cavoli ! – diteci da dove prendete questi soldi. Chi ha accesso a questi dati del bilancio dello Stato, che escono fuori 500 milioni di euro così d'emblée ? Allora, significa che possiamo fare tante cose. Allora, significa che è per questo che avete paura che il MoVimento 5 Stelle vada al Governo, perché andiamo ad aprire i bilanci, andiamo a vedere quanti soldi abbiamo, non ce li rubiamo e facciamo quello che stiamo dicendo di fare, ovvero partiamo dal reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Queste sono quelle cose che a casa le persone purtroppo leggono per quello che sono: soldi senza controllo, che usate soltanto per fare che cosa ? Ancora una volta una banca per gli investimenti. Questo per noi Pag. 100è assolutamente un profilo dirimente, che chiaramente non ci farà mai votare a favore sull'istituzione di questa Banca, dal momento che l'opposizione, ovvero il MoVimento 5 Stelle, non è riuscito neanche minimamente ad incidere.
Poi oggi stupisce vedere tra i banchi del Governo chi questo provvedimento non lo conosce neanche di striscio, perché lo hanno seguito i Viceministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, lo hanno seguito i sottosegretari del Ministero dell'economia e delle finanze e ogni giorno che abbiamo parlato in Commissione – meno di una settimana per 2,5 miliardi e questo vi fa capire un attimo l'attenzione che c’è per questo provvedimento da parte del Governo – tre persone diverse hanno seguito questo provvedimento e oggi ne abbiamo una quarta tra i banchi del Governo. Chiaramente è una discussione che ci facciamo un po’ da soli e questo è anche un altro elemento problematico.
Poi segnalo questa fretta e questa pressione continua di dover assolutamente approvare questo provvedimento entro la data del 26 giugno, altrimenti usciamo fuori dalle possibilità grandiose che darà al nostro Paese questa Banca, perché ci viene detto che se non lo facciamo entro il 26 giugno non possiamo accedere al rango di soci fondatori. Questa cosa è smentita dalla pagina 10 della relazione tecnica, che stringo tra le mani. La relazione tecnica non la redige il Movimento 5 Stelle; la redigono le persone che studiano il provvedimento e che dicono: «L'obiettivo è di permettere la ratifica entro i tempi utili per la sottoscrizione delle quote in qualità di socio fondatore». Anche noi vogliamo essere soci fondatori ? Va bene ! Però, a proposito di questa data c’è scritto: «entro il termine inderogabile del 31 dicembre 2016». Dunque, non è il 26 giugno 2016 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Abbiamo del tempo. Lo vogliamo utilizzare per riprenderci una fetta di sovranità e per far pesare il nostro Paese nelle scelte ?
Vogliamo andare a modificare l'Accordo, magari parlando con gli altri soci e spiegandogli che se vogliamo avere una banca alternativa, diversa da quella del Fondo monetario internazionale, diversa dalla Banca mondiale, perché questa Banca è forse il primo esempio nella quale non ci sono gli Stati Uniti e, quindi, è alternativa a queste grandi strutture finanziarie atlantiche – e quindi ci può anche stare bene questa visione, però vogliamo assicurarci che questa banca poi effettivamente investa nelle piccole e medie imprese italiane e faccia il lavoro che noi ci aspettiamo che faccia una banca finanziata con dei soldi pubblici, perché 2,5 miliardi sono i soldi dei cittadini italiani. Allora questo è il concetto fondamentale: la sovranità. Non ci venite a dire che bisogna farlo d'urgenza perché non è vero: nelle carte che voi stessi fate compilare agli uffici della Camera c’è scritto che non è così. Quindi leviamoci ogni dubbio: avete questa fretta per altri motivi e altri giochi che noi non conosciamo ed è questo un altro motivo che non ci può far votare favorevolmente.
Segnalo un'altra cosa: la relazione tecnica sempre, alla pagina 3, ci dà una possibilità: nel momento in cui noi entriamo e realizziamo questo accordo, dobbiamo pagare la prima tranche di 515 milioni di euro. Se leggete con un po'di attenzione la pagina 3, vi accorgete che c’è scritto che questo accordo ci dà due possibilità di versamento. Una è: «entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore dell'accordo», oppure «alla data del deposito dello strumento di ratifica che deve avvenire entro il 31 dicembre 2016». Ora, se noi decidiamo di versare 515 milioni di euro, dobbiamo pagare il giorno dopo, cioè l'indomani, nel senso che, se noi oggi approviamo questa ratifica, arriverà al Senato e noi il giorno dopo versiamo 515 milioni di euro. L'altra opzione è versarli il 31 dicembre 2016. Allora, se io ho queste due opzioni davanti, perdonatemi, signori, ma forse non è il caso di investire questi 515 milioni di euro in altre cose molto più urgenti per lo Stato italiano e magari versare l'ultimo giorno questa rata ? Facciamo fruttare questi investimenti e la rata la versiamo l'ultimo giorno, Pag. 101cioè il 31 dicembre 2016, e non dopodomani, privando le casse dello Stato di 515 milioni di euro per fare degli investimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chiunque, anche il salumiere sotto casa, farebbe questo tipo di ragionamento. Non capisco per quale motivo non ci arrivate voi. La fretta qual è ? Qual è il problema ? Noi abbiamo cercato di porre delle questioni all'interno dei nostri emendamenti, abbiamo tra l'altro cercato di sopperire a delle mancanze e quella che potete, per esempio, trovare nella sezione 7 sempre dell'impatto sulla regolamentazione, alla lettera d), dove viene scritto chiaramente che, trattandosi di partecipazione finanziaria in un'istituzione internazionale, non sono previsti meccanismi periodici di revisione. Noi entriamo in un meccanismo finanziario, in una banca, magari questa banca fa delle scelte che non ci stanno bene, che allo Stato italiano non stanno bene e non abbiamo meccanismi di regolamentazione e di revisione. Ma ci rendiamo conto o no di quello che stiamo facendo ? Vogliamo sperperare i soldi dei cittadini investendo a pioggia, magari dando soldi e agevolazioni alle multinazionali, oppure vogliamo vincolare la nostra partecipazione a degli aspetti specifici ? Ovvero, se questa banca ci accorgiamo che inizia a fare degli investimenti distruttivi per l'ambiente, ad esempio immagino il TAV, immagino queste grosse infrastrutture, tipo il MOSE, oppure cose che potrebbero danneggiare quello che è il nostro tessuto produttivo, le nostre piccole e medie imprese, possiamo decidere che, se la banca inizia a fare questo, noi usciamo da questa banca perché non siamo d'accordo ? L’opting out, la famosa opzione d'uscita, che se l'aveste messa anche all'interno dei trattati di ingresso nell'euro, oggi non staremmo alla schiavitù dei Paesi europei, alla schiavitù della Commissione europea. Si parla sempre delle opzioni e inseriamocela ! Parlate di avere il primato della politica sulla finanza. In quale altra occasione abbiamo noi la possibilità di incidere sui trattati internazionali se non adesso ? Non possiamo essere sempre pronti a qualcuno che non è il popolo italiano, non possiamo fare gli interessi di quelle che sono grandi potenze, una volta gli Stati Uniti, una volta la Cina, una volta la Russia. Per una volta, proviamoci. Non diciamo di «no» a questa banca, magari diciamo di «sì», ma con delle condizioni. Per una volta, cercate di essere filoitaliani, una volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fanucci. Ne ha facoltà.
EDOARDO FANUCCI. Grazie, Presidente. Il tema può sembrare complicato, può sembrare oggetto di discussioni per fini matematici e per fini esperti, tuttavia in Commissione bilancio abbiamo fatto un'approfondita discussione in merito a questo provvedimento, abbiamo analizzato anche le perplessità del MoVimento 5 Stelle che in maniera, in alcuni casi, puntuale ha elencato alcune ipotetiche criticità e dubbi su esso, ma il testo oggetto di esame in Commissione è stato analizzato punto per punto, valutati gli emendamenti uno ad uno nei tempi richiesti e concesso anche un'ulteriore spazio per approfondimenti e modifiche. Abbiamo osservato anche la risposta del Governo che, tramite l'onorevole De Micheli, ha dato tutti i chiarimenti richiesti e infine abbiamo votato – lo ricordo – con grande attenzione e anche con grande onore al merito di chi ha apportato queste modifiche al testo, correzioni grazie alle quali questo provvedimento tiene e garantisce la solidità e i conti dello Stato e, in particolare, il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Su questo non ci sono dubbi in quanto la Commissione bilancio è una Commissione che alla fine affronta tutti i provvedimenti che hanno natura finanziaria nel merito delle coperture grazie a funzionari attenti a volte anche alle virgole, senza lasciare spazio ad alcun commento di sorta o ad alcuna parzialità. In merito alla prudenza del passato, lo si vede fin dalla premessa del provvedimento, in questo caso abbiamo un'analisi estrapolativa, che guarda i numeri del passato. Non ci sono precedenti in cui lo Pag. 102Stato interviene a garanzia e a sostegno con risorse destinate a coprire perdite che si generano attraverso queste banche e attraverso questi accordi. Anzi, nel corso degli anni, il conto di tesoreria si è andato ad accrescere, anno dopo anno, e questo non lo si vede in un'interpretazione di parte, ma lo si vede in un'interpretazione analitica, oggettiva che trova riscontro nei conti correnti. In più, attraverso la riforma di bilancio che stiamo portando avanti, anche grazie all'impegno del presidente Boccia, questi dati saranno analizzabili e valutabili in tempo reale dai commissari della Commissione bilancio e da chiunque ne volesse tener conto. Questo lo ha sottolineato – vede, Presidente, lo faccio presente tramite lei, nei confronti dell'onorevole Sibilia – anche l'onorevole Sorial, che in Commissione bilancio è intervenuto facendo richiesta al Presidente Boccia che, attraverso la riforma bilancio, questa prassi possa essere accelerata e questi dati possano essere controllati con grande attenzione e in tempo reale dai commissari della Commissione bilancio.
Grazie a questa riforma che portiamo avanti – e chiediamo aiuto e supporto anche ai colleghi 5 Stelle – potremo attuare un'azione ancora più incisiva sui conti dello Stato e per questo veramente possiamo essere orgogliosi anche di questa azione su cui abbiamo la garanzia e la certezza che niente verrà posto a carico dello Stato, ma anzi avremo la possibilità di sottolineare buone pratiche che trovano riscontro in questo processo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sorial. Ne ha facoltà.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente. Come al solito, i deputati del Partito Democratico tendono a mischiare le cose per non far capire niente all'Aula: lo fanno spesso con l'Aula, così come lo fanno con i cittadini italiani. Le questioni di cui ha appena parlato l'onorevole Fanucci sono due questioni che porto all'attenzione dell'Aula. Una è quella che riguarda la riforma del bilancio dello Stato. La riforma del bilancio dello Stato è un lavoro che si sta portando avanti in Commissione bilancio, grazie soprattutto anche ad alcuni spunti che abbiamo dato come MoVimento 5 Stelle, in particolar modo per il semplice fatto che in questi tre anni i commissari della Commissione bilancio di Camera e Senato, a differenza dei commissari delle Commissioni bilancio di tutti gli altri Parlamenti d'Europa, non hanno avuto la possibilità di accedere in maniera puntuale alle capienze dei fondi di cui è a disposizione lo Stato, nonché dei conti correnti su cui ci sono soldi dello Stato. Cosa collega questo alla ratifica di cui stiamo parlando adesso ? Che dopo tre anni di interrogazioni e di richieste, il MoVimento 5 Stelle, così come tutto il Parlamento e la Camera dei deputati italiana, scopre che su un conto corrente della Tesoreria dello Stato ci sono 500 milioni di euro che non si sa da dove vengano fuori e di cui non si sapeva nemmeno l'esistenza per il semplice motivo che non abbiamo a disposizione gli strumenti che ci permettano di sapere in modo puntuale e capire quanti soldi ci sono su questi conti correnti. Da un giorno all'altro noi sappiamo che su un conto corrente della Tesoreria dello Stato ci sono 500 milioni di euro e scopriamo dall'altra parte che questi soldi vengono impegnati immediatamente ed utilizzati per la creazione di una banca. Noi scopriamo che ci sono dei soldi e non abbiamo nemmeno l'opportunità di metterli a copertura di provvedimenti che vadano nella direzione della difesa dei cittadini, perché il Partito Democratico li impegna in maniera immediata e diretta per la creazione di una banca che, tra l'altro, non dà alcun beneficio alle imprese italiane, per il semplice motivo che la parte di contribuzione italiana è nettamente inferiore alla parte di contribuzione di Paesi forti dal punto di vista della sovranità, come la Germania, che quindi avranno la possibilità di mandare le loro imprese direttamente grazie agli investimenti a lavorare, mentre le nostre imprese – cosa con cui si giustificano i deputati del Partito Democratico – non vedranno mai il becco di un quattrino, Pag. 103così come non l'hanno mai visto nel momento in cui si parla di banche di investimento. Io voglio portare all'attenzione dei deputati del Partito Democratico tutto quello che è successo, per esempio, con i finanziamenti della Banca europea per gli investimenti, per la quale le imprese italiane non vedono soldi perché i soldi rimangono all'interno delle banche. Vorrei portare all'attenzione dei deputati del Partito Democratico quello che è stato praticamente un cannone spento di Draghi, per il semplice motivo che anche in quel caso, di tutti i soldi che sarebbero dovuti arrivare alle imprese, non è arrivato niente perché sono rimasti fermi all'interno delle banche. Ecco, questo è l'ennesimo caso in cui i soldi italiani, i soldi delle tasse degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) vengono messi a disposizione di istituti finanziari per il semplice motivo che bisogna tutelare degli interessi finanziari, per il semplice motivo che bisogna tutelare gli interessi delle banche, per il semplice motivo che ancora una volta questo Governo si è dimostrato forte con i deboli ed estremamente debole e schiavo con i forti. Avremmo voluto vedere qualcosa di differente ma è chiaro che sovranità non si vedrà mai da un partito come il Partito Democratico, che continua a essere servo delle lobby e della finanza internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, non volevo intervenire, poi dopo il professorale intervento del collega Fanucci mi sono sentito in obbligo di intervenire. Teniamo presente una cosa: ogni banca multilaterale a cui si partecipa è come un normale istituto di credito. Noi abbiamo già raccontato agli italiani qualche mese fa e voi del Partito Democratico dovreste avere una certa responsabilità in questo, che se qualche investimento va male, se viene gestita male la banca poi c’è qualcuno che viene chiamato a ripagare il tutto. Voi avete fatto ripagare questo rischio agli obbligazionisti subordinati delle banche che avete mandato al macero e che voi dite di aver salvato a novembre. Questa è la stessa cosa. Allora oggi noi ci assumiamo un impegno fino a 2 miliardi di euro, questo è il dato, e il fatto che finora una banca multilaterale non sia andata male non vuol dire che vi sia alcuna garanzia che in futuro gli investimenti che questa banca va a fare possano andare bene. Quindi noi dobbiamo dire in modo chiaro e preciso agli italiani che andiamo a infilare 2 miliardi di euro delle nostre tasse a disposizione di una banca multilaterale della quale dovremmo capire – qui dovremmo fare un attimo di politica estera, perché non sono solo soldi che andiamo a impegnare – qual è il motivo geostrategico per cui il nostro Paese si va a impegnare là e la giustificazione che ci vanno anche qualche altro Paese extra UE e ci vanno anche i francesi, i tedeschi e gli inglesi non può essere una giustificazione che fa sì che anche noi ci andiamo. Perché se ci vanno loro dobbiamo andarci noi ? Qual è l'interesse strategico nostro ad andare là ?
Qua il Governo dovrebbe venire a spiegare, perché finora di queste spiegazioni non se ne è sentita nemmeno una. Qual è l'interesse strategico per l'Italia, per la nostra politica estera, per le nostre imprese, per la nostra economia ad andare là ? Questa è la spiegazione che dovremmo dare e dobbiamo smetterla di far finta che non ci sia alcun rischio quando si vanno ad impegnare i soldi dei cittadini. Il rischio c’è, e oggi andiamo a impegnare soldi che, grazie anche al lavoro del MoVimento 5 Stelle, non sappiamo da dove vengono; quindi non è tanto l'oggetto della discussione la riforma del bilancio dello Stato e come noi dobbiamo andare a monitorare il conto di tesoreria, ma è piuttosto dire la verità ai nostri cittadini, ai pagatori di tasse in Italia, che ancora ci sono e che fanno tanti sacrifici a cui voi li chiamate con politiche economiche scellerate. Gli dobbiamo dire che questi soldi possono essere persi, perché ogni istituto finanziario investe i propri soldi, rischia e Pag. 104c’è un azionista che prima o poi potrebbe essere chiamato a ripagare. Agli italiani questo va detto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Chiedo alla relatrice e al Governo il parere sull'articolo aggiuntivo Sibilia 3.01.
SANDRA ZAMPA, Relatrice. Signora Presidente, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cera, Pilozzi, Scuvera, Ginefra, Tripiedi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 351
Votanti 272
Astenuti 79
Maggioranza 137
Hanno votato sì 257
Hanno votato no 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sibilia 3.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Oliverio, Realacci, Palma, Marco Meloni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 333
Astenuti 27
Maggioranza 167
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 248).
(La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).
(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3642-A). Chiedo alla relatrice e al Governo di esprimere il parere sull'emendamento Sibilia 4.4.
SANDRA ZAMPA, Relatrice. Signor Presidente, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signora Presidente, il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signora Presidente, questo emendamento all'articolo 4 era uno di quegli emendamenti che voleva sopperire alla mancanza di controllo e alla mancanza di opzioni alternative a scelte che magari potrebbero non starci più bene. È quello di cui parlavo prima, la famosa clausola di opzione d'uscita, cioè se noi siamo scontenti oppure se la Banca inizia a fare delle cose sulle quali il Governo italiano non è in conformità di scelta, oppure all'interno di essa abbiamo membri che non fanno gli interessi del Pag. 105popolo italiano, la scelta è l'uscita e ritiriamo il capitale. Questo è l'intento di questo emendamento.
Segnalo, inoltre, giusto per lasciarlo agli atti, che va bene fidarsi delle competenze dei membri della Commissione affari esteri, che se vogliono un testo ufficiale devono conoscere l'inglese, perché il testo ufficiale dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture è riportato nella sola lingua inglese; poi, se andiamo a pagina 55 dell'Accordo, in alto a destra, cari deputati del Partito Democratico e cari deputati tutti, troviamo la bellissima dicitura «traduzione non ufficiale»: quindi qualcuno giustamente si è preso la briga di tradurre questo testo dall'inglese all'italiano, però vi assicuro che chi non conosce la lingua inglese oggi nel nostro Parlamento è tagliato fuori dal poter comprendere se quello che legge da un lato è conforme a quello che legge dall'altro, perché tra l'altro la traduzione di questo Accordo non è ufficiale. Ringrazio chi dei funzionari si è preso la briga di fare questa traduzione, ma questo ancora una volta ci fa capire qual è il peso che l'Italia avrà all'interno di questo Accordo, se non ce lo fanno avere neanche in italiano. Quindi giusto per farci capire il quadro nel quale ci muoviamo: saremo schiacciati, se non prendiamo i giusti provvedimenti. Mi auguro che votiate a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, volevo chiederle di appellarsi magari alla maggioranza o al Governo, per un semplice motivo: è stata fatta una domanda molto chiara prima dal collega Picchi, qual è l'interesse strategico. È una domanda fondamentale, perché stiamo utilizzando 2 miliardi e 300 milioni, e dobbiamo spiegare ai cittadini come mai li utilizziamo per investire in Cina e in Asia, ma non li utilizziamo invece per la sanità, perché abbiamo tagliato lo stesso identico importo in sanità; ma soprattutto, queste aziende investiranno in infrastrutture in Asia, quando in Italia non abbiamo infrastrutture ? Il Frecciarossa, caro Presidente, si ferma a Salerno, il Frecciarossa non scende, non va da Salerno a Reggio Calabria: noi abbiamo bisogno di infrastrutture in questo Paese, non in quel Paese. Tra le altre cose vi vorrei chiedere: i dipendenti di quelle aziende, anche italiane, che lavoreranno in Asia, saranno italiani, o saranno asiatici ?
PRESIDENTE. Grazie. Grazie, onorevole...
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Un'ultima cosa, Presidente: a differenza del Fondo monetario internazionale non dovrebbe operare in dollari; perché questa Banca asiatica opera in dollari ? Anche se è la moneta più utilizzata; ma visto che c’è già il Fondo monetario internazionale, non si capisce perché questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 4.4, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Stella Bianchi, Zan, Magorno, Pastorino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 352
Votanti 343
Astenuti 9
Maggioranza 172
Hanno votato sì 99
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.Pag. 106
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Pastorino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 349
Votanti 273
Astenuti 76
Maggioranza 137
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 25).
(Il deputato Alberto Giorgetti ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).
(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 3642-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Zan, Fanucci, Rotta, Zardini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 347
Votanti 273
Astenuti 74
Maggioranza 137
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 18).
(Il deputato Matarrese ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole. I deputati Alberto Giorgetti e Guidesi hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).
(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3642-A).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sull'ordine del giorno Marzano n. 9/3642-A/1, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/3642-A/2, il parere è favorevole se riformulato in questi termini: «Si impegna il Governo a vigilare sulla destinazione dei citati fondi e a informare il Parlamento su come essi verranno impiegati»; il resto è cassato nella riformulazione.
Sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/3642-A/3, il parere è contrario, perché viene incorporato in un altro emendamento che è stato già respinto in Commissione. Sull'ordine del giorno Grande n. 9/3642-A/4, parere favorevole se riformulato in questi termini: «A valutare l'opportunità di sostenere, ove possibile (...)», e poi di seguito «nell'ambito della partecipazione alle decisioni sulle principali politiche operative e finanziarie della Banca in titolo, il finanziamento di progetti che privilegino l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili, la riduzione dell'impatto antropico nella compromissione delle matrici naturali, nell'ottica del perseguimento delle finalità sottese al modello della circular economy».
PRESIDENTE. La riformulazione era abbastanza complessa, quindi magari poi...
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. No, la riformulazione è molto semplice, perché riguarda solo il primo rigo, cioè «a valutare l'opportunità di sostenere, ove possibile (...) », e poi tutto uguale.
Sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3642-A/5, il parere è contrario, in quanto il tema sollevato dall'onorevole Fontana è già risolto nella legge.
PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno Marzano n. 9/3642-A/1 è favorevole, quindi è accolto. Sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/3642-A/2 c’è una proposta di riformulazione, che adesso il sottosegretario le fa vedere, e ci dice se la accoglie.
L'onorevole Sibilia chiede la parola sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/3642-A/2.
CARLO SIBILIA. Presidente, sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/3642-A/2 accettiamo la riformulazione. Per quanto riguarda la questione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/3642-A/3, invece, la motivazione del parere negativo è perché è stato già presentato un emendamento simile: il Regolamento della Camera vuole che, se viene respinto un emendamento, e poi viene presentato un ordine del giorno simile, caro sottosegretario Migliore, l'ordine del giorno sarebbe inammissibile; quindi dal momento che questo ordine del giorno è ammissibile, lei non mi può dare parere negativo perché abbiamo presentato un emendamento. Quindi lei mi deve dare un parere negativo necessariamente con motivazione diversa !
PRESIDENTE. Sta bene. Solo per precisare: l'emendamento a cui lei fa riferimento non è stato votato proprio perché è stato considerato inammissibile, mentre è ammissibile l'ordine del giorno perché, non modificando il Trattato, è ammissibile come ordine del giorno.
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, intervengo solo per ribadire, come lei ha specificato, che si trattava di una contrarietà nel contenuto, e richiamavo solo il fatto che fosse analogo, chiaramente non nella forma ma nel contenuto, a quanto era già stato presentato in Commissione.
PRESIDENTE. Bene.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Grande n. 9/3642-A/4 la riformulazione è accettata ? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3642-A/5, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Mura, Pannarale, Coppola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 351
Votanti 264
Astenuti 87
Maggioranza 133
Hanno votato sì 34
Hanno votato no 230).
(I deputati Falcone e Baradello hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto finale. Ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, oggi abbiamo... scusi, aspetti un attimo...
PRESIDENTE. Portiamo dell'acqua all'onorevole Fitzgerald Nissoli. Intanto, guardi, onorevole, facciamo così, diamo la parola al successivo oratore. Scusate, intanto che l'onorevole Fitzgerald Nissoli risolve il suo problema, per un errore mio, successivo allo scambio di parole tra il Governo e l'onorevole Sibilia, noi non abbiamo votato l'ordine del giorno Sibilia n. 9/3642-A/3 che aveva un parere contrario. Se i colleghi lo chiedono, lo votiamo. Quindi torniamo un attimo indietro perché io ho fatto votare l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3642-A/5 e Pag. 108invece dobbiamo votare l'ordine del giorno Sibilia n. 9/3642-A/3. Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/3642-A/3, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
La tosse della deputata Fitzgerald Nissoli è stata provvidenziale perché ci ha consentito di recuperare un mio errore. Crimi, Fabbri, Caso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 331
Votanti 313
Astenuti 18
Maggioranza 157
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 228).
(La deputata Dadone ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole. Il deputato Cassano ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà. È a posto ora, onorevole ? Prego, a lei la parola allora.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Onorevoli colleghi, oggi abbiamo al nostro esame il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, con Allegati, fatto a Pechino il 29 giugno 2015. In particolare, la Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture è stata istituita da parte dei delegati di 50 tra i 57 Paesi aderenti suddivisi tra regionali e non regionali. Voglio ricordare che tra i 20 Paesi non regionali, 14 sono Paesi dell'Unione europea, tra cui l'Italia, 3 sono europei fuori dall'Unione europea e tre sono Paesi extra-europei, Brasile, Egitto e Sudafrica. Ritengo che l'istituzione della presente Banca sia di particolare rilevanza in un contesto globale attento alla riduzione dell'impatto delle attività antropiche sull'ambiente e sui cambiamenti climatici poiché essa ha il compito di promuovere lo sviluppo economico sostenibile dell'Asia attraverso l'investimento in infrastrutture. Quindi, un ruolo importante per orientare l'attività umana in un'area del globo ad alta potenzialità di sviluppo verso la sostenibilità. Si tratta di far sì che questa istituzione proposta dalla Cina e che ha avuto alcune avversioni sul piano internazionale operi dai primi mesi del 2016 convintamente per la creazione di infrastrutture sostenibili nei settori dell'energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni e delle infrastrutture rurali, dello sviluppo e della logistica urbana.
Tutte operazioni altamente impattanti sugli ecosistemi e, pertanto, siamo convinti che la partecipazione al capitale degli operatori economici e le forme di prestito che la Banca, dotata inizialmente di un capitale di 100 miliardi di dollari, vorrà porre in essere saranno utili a garantire uno sviluppo armonioso dell'intera regione come ci ricorda il capitolo 1 dell'Accordo in questione. Tralascio, quindi, l'illustrazione del testo per evidenziare che la partecipazione italiana alla Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture costerà all'Italia ben 2 miliardi e 571 milioni di dollari e un quinto, pari a 514 milioni di dollari, da versare. Sono cifre che gli italiani all'estero, che pure sono essenziali per lo sviluppo del nostro sistema Paese, vedono con il cannocchiale, ovviamente un cannocchiale di quelli sofisticati, altrimenti sarebbe davvero impossibile. A parte queste considerazioni, che meritano ben altra e appropriata trattazione, ritengo che sia importante ratificare al più presto l'Accordo per permettere all'Italia, Pag. 109in qualità di Paese membro, di prendere parte alle imminenti riunioni del Consiglio dei governatori e, quindi, di entrare a pieno titolo nella dirigenza della struttura influenzandone la futura governance. Per tali ragioni, annuncio il voto favorevole del mio gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Grazie Presidente. Come gruppo della Lega voteremo convintamente contro la ratifica di questo trattato per un motivo molto semplice: nessuno qua del Ministero degli affari esteri ci è venuto a spiegare quale sia il motivo per cui noi impegniamo fondi dei contribuenti italiani per partecipare a questa iniziativa, che in sé sarebbe un'iniziativa lodevole e dalle finalità condivisibili, ma c’è il fatto che abbiamo un Governo che per l'ennesima volta si dimostra non avere né una politica europea, né una politica estera. Tanto più lo dimostra il fatto che si vanno a investire fondi senza sapere perché lo facciamo. Ciò non può altro che meritare il nostro voto contrario. L'altro motivo che ci spinge a votare contro è il sospetto della fretta con cui il Governo chiede di calendarizzare il provvedimento e con una velocità non giustificata da momenti formali. Infatti, come sappiamo, abbiamo tutto il tempo per poter ratificare questo trattato entro fine anno. Lo facciamo velocissimamente, con un cambio di ordine del giorno, e naturalmente senza nessuno del Ministero degli affari esteri che se lo venga a difendere in Aula. Queste sono le motivazioni, oltre al rischio contingente che c’è sempre che gli investimenti vadano male e che i contribuenti italiani siano costretti a rimettere i fondi, che ci spingono a votare convintamente «no» sulla ratifica di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Librandi. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, signora Presidente. Onorevoli membri del Governo, colleghi deputati, promuovendo la nascita della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture la Cina sta dimostrando il suo interesse a muoversi sullo scacchiere finanziario internazionale come attore di primissimo piano. Per dirla con le parole di un padre dell'economia come Adam Smith, il Governo di Pechino intende affermare al mondo occidentale un'uguaglianza di coraggio e di forza negli equilibri geopolitici planetari. È un fatto positivo. Anzitutto, la Cina inizierà a reinvestire in infrastrutture e in crescita della domanda interna una parte considerevole di quell'enorme surplus commerciale che ha accumulato negli ultimi vent'anni, da quando, cioè, abbiamo aperto le porte del mercato internazionale. Strade, ferrovie, aeroporti, porti e reti energetiche: secondo le stime più accreditate, dal 2016 al 2020 saranno necessari ogni anno almeno 750 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture fisiche affinché l'Asia possa continuare a crescere in maniera soddisfacente. L'AIIB fa parte della strategia di lungo periodo del Governo cinese per realizzare una nuova via della Seta sulla falsariga dell'antica via che portò Marco Polo da Venezia alla corte dell'imperatore cinese. E non a caso i progetti infrastrutturali e commerciali, che nelle intenzioni del Governo di Pechino collegheranno la Cina all'Europa attraverso una rotta terrestre e una marittima, terminano entrambi a Venezia. C’è un elemento strategico cruciale da considerare: con la nuova Banca asiatica per gli investimenti la Cina sceglie di entrare a pieno titolo nel consesso della cooperazione economica e finanziaria internazionale. È il ruolo che le spetta per storia e dimensioni ed è positivo che abbia scelto di esercitarlo chiedendo alle altre grandi economie avanzate di sedersi allo stesso tavolo: la più grande sfida globale del nostro tempo.
È, dunque, estremamente positivo che il Governo italiano, insieme al Governo del Regno Unito, alla Francia, alla Germania e ad altre nazioni europee, abbia Pag. 110accettato la sfida e abbia scelto di aderire alla Banca come membro fondatore. Non possiamo nascondere che la scelta di aderire alla AIIB dei principali Paesi europei ha marcato una distanza rispetto alle posizioni assunte dagli Stati Uniti e dal Giappone, che vedono nel nuovo soggetto un concorrente per il Fondo monetario internazionale e, soprattutto, per la Banca asiatica per lo sviluppo, un'istituzione storicamente a trazione nipponica.
Non c’è dubbio che la nascita della nuova Banca a guida cinese rappresenti un'innovazione nella governance finanziaria internazionale, finora ancora ferma agli schemi di Bretton Woods. Tuttavia, noi consideriamo poco giustificata la diffidenza americana. Anzitutto, una maggiore pluralità di soggetti impegnati nella grande partita della crescita e dello sviluppo economico dell'Asia può favorire la concorrenza, l'efficienza e il ruolo dei diversi Paesi membri. In secondo luogo, è illusorio pensare di escludere la Cina dallo scacchiere finanziario internazionale, mentre è molto più intelligente adoperarsi perché la nuova Banca per gli investimenti operi secondo criteri e modalità trasparenti ed equi. Detto in parole semplici, c’è un compito fondamentale che i Governi europei dovranno giocare attraverso gli incarichi e i ruoli di responsabilità che verranno assegnati a personale italiano: assicurare una effettiva trasparenza e parità di condizioni tra imprese europee, asiatiche, in generale, e cinesi nell'assegnazione dei progetti e degli appalti della AIIB.
Ad ogni modo, sono sicuro che le frizioni emerse lo scorso anno tra la Cina e il Giappone e tra l'Europa e gli Stati Uniti, intorno alla costituzione della Banca di investimento, saranno presto risolte e che Washington accetterà la lungimiranza della strategia dei Governi europei. Non a caso Lawrence Summers, già Segretario al tesoro dell'amministrazione Clinton e poi direttore del National Economic Council di Obama fino al 2010, ha scritto che sarebbe il momento, per la leadership americana, di aprire gli occhi sulla nuova era economica.
Noi europei sappiamo dire «sì» alla Cina quando si può e sappiamo dire «no» quando si deve. Ad esempio, proprio la scorsa settimana, il Parlamento europeo ha bocciato la proposta di assegnazione alla Cina dello status di economia di mercato. È troppo presto, c’è un lungo percorso di riforme politiche, sociali, ambientali ed economiche da realizzare. Ma insieme ai «no» sappiamo dire «sì», come nel caso della Banca, sia perché l'economia europea ne avrebbe un innegabile vantaggio sia perché preferiamo avere con la Cina una strategia di engagement, di coinvolgimento.
Un'ultima riflessione riguardante l'Italia e la sua capacità di attrarre investimenti cinesi. Negli ultimi tempi abbiamo visto una crescita di interesse da parte della Cina nei confronti dell'Italia. La Banca centrale cinese ha fatto ingresso nelle nostre principali imprese (ENI, ENEL, Saipem, Generali, Telecom, Prysmian e FCA), per un totale di 4 miliardi di euro di investimenti in Italia. Questo è un fatto significativo e positivo, ma non è sufficiente. Dobbiamo saperci muovere con maggiore sistematicità, lungimiranza ed ambizione. Dobbiamo diventare un mercato di riferimento per gli investitori cinesi. Abbiamo le capacità e il talento necessario perché la nuova via della Seta sia ancora e di nuovo la via dei nostri Marco Polo.
Con queste motivazioni, esprimiamo il nostro voto favorevole alla ratifica dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Ho sentito molte osservazioni interessanti, anche da parte dell'opposizione. Qualcuna la condivido, qualcuna Pag. 111no. Cosa condivido di ciò che ha detto l'opposizione ? Vorrei dirlo al Governo: un trattato così importante non si porta alla Camera di sorpresa, mettendolo in coda a una seduta nel cui ordine del giorno originariamente non era previsto. Non lo si porta senza averlo adeguatamente spiegato alle forze politiche ed al pubblico. Per la verità, chi è attento avrà visto che sui giornali, invece, un po’ se ne è parlato. Ma cose del genere hanno bisogno anche di uno spazio adeguato di riflessione e, in qualche modo, di una adeguata solennità nella loro trattazione e nella relativa decisione. Rispetto a questo, io ho sentito alcune osservazioni dell'opposizione che mi sento di condividere.
Non mi sento di condividere la sostanza di molte osservazioni. Qualcuno dice: perché non usiamo questi soldi per costruire delle scuole o degli aeroporti ? Ma, amici miei, siamo consapevoli di ciò di cui stiamo parlando ? Qual è il problema primo, fondamentale, principale dell'Italia nei prossimi anni ? Ve lo dico in modo brutale: vendere sul mercato cinese. Infatti, in un mondo che cambia, noi usciamo da molti settori merceologici, che erano tradizionalmente nostri, nei quali ci vuole molta manodopera a bassa qualificazione, in questi settori entrano altri Paesi e noi dobbiamo fare cose più sofisticate da vendere in quei Paesi. Noi abbiamo, per esempio, un grande primato: un artigianato di grande qualità, tante piccole imprese che sono le migliori del mondo nel loro settore. Abbiamo le nostre mini multinazionali, che sono leader mondiali in questo o quel settore particolare. Vedo l'onorevole Librandi che esce; lui è il leader di una di queste mini multinazionali leader mondiale in un settore piccolo, ma decisivo. Perché queste imprese possano vendere in Cina, bisogna che in Cina sappiano che loro esistono.
Oggi c’è una grande struttura che è la vetrina di tutti quelli che vogliono vendere in Cina e che si chiama Alibaba, un grande negozio virtuale che sta crescendo drammaticamente. Bisogna stare in queste cose; bisogna stare nelle iniziative le quali consentono a noi di entrare dentro la Cina. Questo è un primo grande motivo. Vale la pena di spendere 2 miliardi e mezzo di euro ? Ma certo che vale la pena di spendere 2 miliardi e mezzo di euro per sostenere la penetrazione del nostro lavoro in Cina, per far sapere ai cinesi quello che noi sappiamo fare e per poter vendere in Cina. Da questo noi avremo le risorse che ci consentiranno, poi, di comprare in Cina tante cose che non possiamo più fare in Italia. Questo è un primo motivo.
Un secondo motivo è che questa è un'iniziativa che, in un certo senso, è nata contro di noi. Noi abbiamo lottato per poter entrare in questa Banca. Perché, in un certo senso, è nata contro di noi ? Perché è nata da un soprassalto di orgoglio della Cina, prima di tutto, ma anche di altri Paesi dell'Estremo Oriente, i quali hanno detto: ci facciamo un'alternativa nostra al Fondo monetario internazionale, cioè gettiamo le basi di un sistema finanziario nostro che è in opposizione a quello dei Paesi occidentali, sistema dal quale forse usciremo, forse no, ma, comunque, ce ne facciamo uno nostro, per creare un'area in cui loro non possono entrare. Vogliamo dire le cose in un modo un po’ violento, ma come sono davvero ? Noi, noi l'Europa, noi, la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, con l'aiuto di altri Paesi centrali in questo progetto, come l'Australia, per esempio, che è un nostro grande alleato in questo, siamo riusciti a dire: no, questo nuovo strumento è uno strumento utile; noi capiamo che voi non siete contenti degli strumenti finanziari tradizionali, che sono a forte maggioranza dei Paesi occidentali, che ne volete uno vostro, orientale, a dominanza vostra; bene, ma rimanete nei nostri e noi vogliamo entrare nel vostro, in modo che non si creino spazi commerciali chiusi, antagonisti fra di loro, che domani potrebbero diventare la base anche di antagonismi politici e militari. E Dio solo sa se ce n’è già abbastanza di antagonismi politici e militari in quella parte del mondo. Ma non leggete sui giornali di fortificazioni cinesi che crescono intorno Pag. 112all'isola di Formosa o Taiwan, di navi americane che ci passano vicine e di incontri di aerei nei cieli ? Bisogna ammorbidire queste situazioni di tensione e questa banca è uno strumento per ammorbidirle.
Noi abbiamo al mondo oggi enormi quantità di capitali, in parte resi disponibili dal quantitative easing della Banca centrale europea, enormi quantità di capitali che sono fermi; le assicurazioni sono piene di soldi, le banche sono piene di soldi, ma i soldi sono fermi perché ci sono poche iniziative imprenditoriali sulle quali si possa scommettere con certezza e al mondo c’è un grande deficit d'infrastrutture. L'investimento privato è fermo perché mancano infrastrutture adeguate; in Europa, se noi avessimo fatto la digitalizzazione delle nostre città e dei nostri territori, la digitalizzazione creerebbe le condizioni per tantissime piccole imprese private, con enorme quantità di investimento privato, e lo stesso avviene in Cina. Occorre creare strumenti finanziari i quali consentano a questo capitale privato di entrare e di essere investito, garantendolo contro possibili perdite, assicurando profitti piccoli ma sicuri. In un momento in cui i titoli di Stato italiani non rendono nulla e sono sotto zero anche un piccolo profitto è una cosa rilevante, capace di mobilitare grandi quantità di capitali. Questa è l'operazione che stanno facendo lì e noi vogliamo starne fuori ? Sarebbe suicida ! Sarebbe suicida e sarebbe sbagliato politicamente, perché così favorisci la formazione di un'area commerciale chiusa che potrebbe diventare la base di una politica antagonistica e la politica antagonistica già c’è e, quindi, rafforzerebbe la tentazione di politica antagonistica e creerebbe le condizioni per essere esclusi da un'area nella quale, invece, dobbiamo e vogliamo essere presenti.
Invece, il vero problema che dovremmo dibattere qui è perché gli americani non ci sono e come facciamo per raccordare queste realtà. È un successo esserci entrati, ma non possiamo avere un mondo che funziona con realtà di questo tipo non comunicanti fra loro. Come si fa a creare le condizioni di una governance globale che abbracci anche un'Asia che vuole essere più protagonista e che ha in questo momento la capacità d'investire su se stessa e vuole investire su se stessa ? Questa è la grande questione politica che emerge dall'Accordo che stiamo discutendo.
Ci costerà un sacco di soldi ? Non ci costerà un sacco di soldi. L'80 per cento del capitale che noi teoricamente investiamo non lo consegniamo ma ce lo teniamo perché è on call. Chiedo scusa: non bisognerebbe mai usare parole inglesi in un'Aula del Parlamento italiano. È a domanda; nel momento in cui ci fossero perdite potremmo essere chiamati a coprire quelle perdite in corrispondenza al capitale versato, ma è molto improbabile che ci siano perdite. Noi abbiamo esperienze simili e in parte questi faranno, oltre che finanziare le infrastrutture, un po’ il lavoro che fa la SACE. Non abbiamo mai avuto perdite da quel tipo di operazioni e non ne avremo proprio perché le infrastrutture costano tanti soldi, raramente vanno in perdita, producono utili limitati ma sicuri e questo fa in modo che tanto capitale possa entrare in questo campo, aprendo enormi possibilità di lavoro. Possibilità per chi ? Per i cinesi e anche per noi (non solo per i cinesi).
E allora c’è una ragione di politica estera, di politica internazionale, di politica per la pace ? Stare fuori da questa iniziativa sarebbe fare qualcosa che rende più difficile garantire la pace lì ma anche da noi. Inoltre, ci sono ragioni evidenti di politica economica; un grande Paese che cresce, come la Cina e come gli altri Paesi della zona quale l'Indonesia, per esempio, è anche un grande mercato per chi è già cresciuto in cui vendere i propri prodotti, in cui vendere le proprie conoscenze per poter avere un mondo in cui i poveri diventano ricchi ma i ricchi, cioè noi, non diventiamo poveri, in cui si possa crescere tutti insieme e in cui il gioco sia un gioco in cui vincono tutti.Pag. 113
Per questo noi daremo convintamente il nostro voto sull'approvazione di questo trattato (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Archi. Ne ha facoltà.
BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per preannunziare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti – Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle non è pregiudizialmente contrario al poter istituire un accordo per realizzare una Banca asiatica di investimenti in infrastrutture. Non è pregiudizialmente contrario. Questa banca va nella direzione alternativa a quello che è un mondo fatto di megastrutture finanziarie, come il Fondo monetario internazionale, la BCE e la Banca mondiale, che sono strutture che si affiancano a quello che è il meccanismo della trojka, che ha messo in ginocchio e ha violentato le economie di moltissimi Paesi europei tra cui la Grecia, che è uno degli esempi più lampanti (e lo sta facendo anche con l'Italia).
Non siamo pregiudizialmente contrari, perché se c’è un modello alternativo a quello atlantista oggi potrebbe essere visto o forse vagamente intravisto, diciamo così, all'interno di un accordo del genere. C’è un punto, però: questo è un accordo nel quale gli Stati Uniti non ci sono e, quindi, stiamo già guardando un'altra parte del mondo. Quando noi dicevamo che bisogna rivedere gli accordi con la NATO ci si rideva dietro, ma oggi si sta quasi formalizzando questo tipo di attività, questo percorso di «dedollarizzazione» del mondo su cui il MoVimento 5 Stelle ha realizzato un convegno ed è stata la prima forza politica italiana a parlare con questa nuova entità che si chiama BRICS, che è formata dal Brasile, dalla Russia, dall'India, dalla Cina e dal Sudafrica, perché noi non abbiamo paura del confronto e vogliamo semplicemente trovare quali sono le opzioni migliori per l'Italia.
Dunque, non siamo pregiudizialmente contrari, a patto che gli errori che sono stati commessi e che ci hanno reso schiavi delle grandi strutture finanziarie atlantiste non si ripercuotano in questa nuova strada che stiamo perseguendo. Quindi, questa è la discriminante che non ci farà votare contro ma ci farà astenere su questo provvedimento, soprattutto perché non è stato possibile, da parte dell'opposizione, incidere in alcun modo su quelle che sono delle criticità importanti che vede questo trattato. Strategicamente e geopoliticamente il MoVimento 5 Stelle vuole anche comprendere la necessità di realizzare questo tipo di infrastruttura, che potrebbe paradossalmente – e anzi se fossimo stati in grado di essere un po’ più incisivi ! – aiutare le piccole e medie imprese italiane. Se ci mettiamo dei soldi pubblici dobbiamo vincolarli a quello che è il finanziamento delle nostre piccole e medie imprese. Se vogliamo realizzare delle infrastrutture, lo facciano le piccole e medie imprese italiane, a patto che non si ripetano gli stessi errori.
Purtroppo, però, in questo trattato alcuni errori vengono commessi. In primis ci sono i soldi, la questione della moneta, i soldi. Si scopre che noi abbiamo 515 milioni di euro che vogliamo dare; la maggioranza del nostro Governo vuole darli subito, vuole darli all'atto dell'approvazione di questo Trattato, cioè quando verrà approvato. Non più tardi di qualche settimana sarà al Senato e tra qualche settimana lo Stato italiano sborserà la prima tranche di 515 milioni di euro, più altri 2 miliardi di euro a chiamata se dovesse essere necessario (per investire è Pag. 114necessario e ci verranno richiesti). 2 miliardi e mezzo è l'affare ! Io mi chiedo soltanto una cosa: in questo momento in Italia questi 2 miliardi e mezzo avrebbero potuto far comodo al mondo della scuola, visto che abbiamo le scuole che cadono a pezzi ? Avrebbero potuto far comodo alla sanità, visto che continuate a tagliare la sanità ? Avrebbero potuto far comodo a tutte quelle persone che vivono sotto la soglia di povertà – 2,5 miliardi di euro – invece che utilizzarli per realizzare una banca ? La risposta è: sì ! Avrebbero potuto far comodo e si sarebbero dovuti utilizzare in maniera diversa. Le famiglie alluvionate di Benevento ancora stanno aspettando i soldi, i comuni ancora aspettano i soldi e noi utilizziamo 515 milioni oggi per darli a una banca. Ebbene, questo non è accettabile. Poi, sapere che abbiamo questi soldi è un altro dato incredibile. Nelle pieghe del bilancio troviamo dal 26 febbraio ad oggi – cioè in meno di tre mesi – 515 milioni di euro e poi ci viene detto che non c’è soldo per nulla. Questa è assolutamente una presa in giro ! Quindi, il primo errore è come finanziamo questa Banca.
Il secondo errore è la perdita della sovranità. Si tratta della sovranità, della scelta. Poter scegliere se stare o meno all'interno di un trattato e a quali condizioni ci viene negato, offendendo il popolo italiano e le istituzioni italiane, perché alla sezione 4 della relazione tecnica, dell'analisi della regolamentazione c’è scritto chiaramente che non sono state ravvisate scelte alternative possibili, né era possibile negoziare un testo diverso da quello concordato. Non era possibile scrivere altro qui dentro, cioè le grandi potenze, chi ha istituito questa Banca di investimento ci ha messo il trattato sotto al naso e ha detto all'Italia: «Firmate» ! Ha detto a Gentiloni, a Padoan e alla Guidi, oggi non più Ministro, ma che compare ancora in questo trattato (altra vergogna) : «Firmate» !
Controllo: come verranno spesi 2,5 miliardi di euro all'interno di una banca ? Chi è che controllerà per conto nostro un ammontare così ingente di soldi pubblici ? Soldi pubblici delle tasse dei cittadini vengono utilizzati, inseriti in una banca. Da chi vengono controllati ? Ci vogliono dei vincoli di utilizzo – è questo che chiediamo –: niente di strano. Va bene una banca che fa la banca, anzi forse paradossalmente con dei soldi pubblici è la prima banca che forse potrebbe essere abbracciata. Lo facciamo con dei soldi pubblici, però i soldi pubblici devono essere utilizzati per aiutare l'ossatura economica del nostro Paese, le piccole e medie imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quelle imprese che non vanno a distruggere il territorio quando fanno un'azione. Quando questo accadrà, c’è il quarto problema: l’opting out, l'opzione d'uscita, uscire da un trattato del genere. Se un investimento viene utilizzato, se i soldi che noi inseriamo in questa Banca vengono utilizzati per finanziare le fonti fossili e le trivellazioni petrolifere, noi dobbiamo essere liberi come Parlamento e anche come Governo italiano. Mi basterebbe che anche l'Esecutivo, sotto influenza del Parlamento – perché fino a prova contraria e fino all'approvazione della vostra scellerata riforma costituzionale, noi siamo ancora una Repubblica parlamentare, quindi il Parlamento decide e il Governo esegue (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): è questo quello che dovrebbe succedere – possa scegliere. Allora, quando questa Banca inizierà a finanziare progetti del genere come trivellazioni petrolifere e ricerca magari di idrocarburi, lo Stato deve poter esercitare la scelta di essere liberi e sovrani, di dire: «No, noi non ci stiamo, ci prendiamo i 2 miliardi e mezzo e ce ne torniamo a casa». È questa la sovranità, la scelta del nostro Paese che con questo Trattato viene calpestata.
E il rispetto, il rispetto per il Parlamento: io non ho chiesto, il Movimento 5 Stelle non ha chiesto di approvare tutti gli emendamenti ma, Dio Santo, almeno di discuterli, almeno di dare un indirizzo, ma se le ratifiche internazionali devono passare per la Commissione esteri, dove viene letta la relazione del relatore per la maggioranza, Pag. 115e poi devono passare di fretta, allora il Parlamento che ci sta a fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Qual è il ruolo dei deputati ? Qual è la nostra possibilità di azione ? E poi vi lamentate che non ci sono proposte. Queste sono le proposte, ma non vogliamo prendere il coraggio necessario per farle.
E allora chiaramente il discorso si conclude nel momento in cui questi soldi pubblici probabilmente verranno usati per fini privati e probabilmente un'altra fetta di sovranità verrà ceduta a un'altra grande potenza. C’è sempre una possibilità: la possibilità è quella di rimandare questa scelta perché, all'interno del Trattato, ci sono due possibilità. Ce lo scrivono chiaramente nella relazione tecnica firmata il 19 febbraio, prima dell'approvazione di questa ratifica. Ci dicono: avete due possibilità, una di versarci i soldi subito e un'altra di versarli il 31 dicembre 2016. Se qualunque azienda ha dei soldi nel bilancio, li usa per degli investimenti e, se deve fare dei pagamenti, li fa l'ultimo giorno, non c’è bisogno di farli oggi e non esiste scusa che ci dice che dobbiamo farli entro il 26 giugno, perché, sempre all'interno di questo Trattato, è scritto che, per essere socio fondatore, basta la data del 31 dicembre 2016. Quindi non raccontateci bugie; non serve, non serve.
Allora, la richiesta è di astenerci e di rimandare questa ratifica a questo punto al Senato, in modo tale che avrà una lettura approfondita. Finalmente potremo dire...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
CARLO SIBILIA. Vado alla conclusione. Potremo dire quello che tutti quanti noi qui dentro possiamo pensare: basta essere filoatlantici, oppure filorussi o filocinesi tra cinque anni, ma decidiamo di essere finalmente filoitaliani in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Fedi. Ne ha facoltà.
MARCO FEDI. Il Partito Democratico, signora Presidente, voterà a favore di questa ratifica. Il nostro è un «sì» convinto, ragionato e razionale. Condividiamo scopi e modalità di questa ratifica, siamo pronti ad impegnarci qualitativamente nella Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture e siamo pronti ad esserne fondatori con un investimento quantitativo, che siamo certi sarà all'altezza delle aspettative del nostro Paese, un Paese che ha bisogno di opportunità come queste, progetti infrastrutturali in Asia, con accesso al credito presso una banca asiatica internazionale, che anche noi abbiamo contribuito a far nascere, perché questa è la sostanza del provvedimento. E lo ricordo all'onorevole Picchi e ai colleghi della Lega. Sono queste le ragioni per cui noi ci impegniamo in questa ratifica, per investire in Asia, un'area che cresce. Forse vi è sfuggito, è sfuggito all'attenzione della Lega Nord, ma l'Asia è un Paese, è un'area in crescita e i nostri investimenti serviranno alle nostre aziende, piccole e medie imprese, per avere in quei Paesi opportunità proprio nel settore infrastrutturale, in cui l'Italia è forte e competitiva.
La ratifica al nostro esame, Presidente, si pone un obiettivo fondamentale per il nostro sistema, di promozione economica e commerciale nel mondo: assicurare la presenza nel nostro sistema finanziario, assicurare il sostegno agli investimenti per le piccole e medie imprese nelle aree regionali del mondo e nelle aree in forte crescita come l'Asia.
Per i colleghi del MoVimento 5 Stelle, li ringrazio perché si astengono: è una dimostrazione di serietà su questo provvedimento, un'apertura di credito evidentemente al Governo perché si astengono nel voto finale. Ma non ringraziamo i colleghi della Lega, che invece votano «no», per ragioni incomprensibili. Signora Presidente, questa strategia, secondo loro, è sbagliata. Dico subito che per noi invece è la strategia giusta, da seguire per essere Pag. 116parte centrale, non residuale, per essere parte integrale, non un'appendice di un progetto di crescita in Asia.
Dalle nostre parti, onorevole Sibilia, si chiama «condivisione di responsabilità e sovranità multilaterale», non si chiama perdita di sovranità nazionale, ma noi viviamo in un mondo diverso, lo abbiamo compreso, il nostro mondo è un mondo in cui l'Italia vuole crescere in Europa e crescere nel mondo; il vostro è quello di un'Italia che si vuole chiudere sempre di più. È questa la grande diversità.
Abbiamo ascoltato in Commissione esteri ed oggi in Aula argomentazioni legittime, alle quali la collega Zampa e il collega Fanucci hanno dato risposte molto chiare. Aggiungo a queste che i 500 milioni, il 20 per cento, l'unico vero intervento di carattere monetario, provengono dalla mancata ricapitalizzazione della SACE, quindi non si tratta di soldi misteriosi trovati all'ultimo momento per arcani misteri, a cui hanno alluso i colleghi 5 Stelle.
L'Italia vuole esserci dall'inizio, vuole esserci tra i fondatori per poter concorrere a definire strategie e priorità. Concorriamo anche noi, con gli altri, a pieno titolo, a garantire trasparenza, equo accesso al credito e correttezza formale e sostanziale nelle decisioni. Con l'inizio delle operazioni, la Banca si unirà alla grande famiglia delle istituzioni finanziarie multilaterali per sostenere lo sviluppo economico e sociale in Asia. Ricordo a tutti che l'investimento in infrastrutture – e l'Italia è oggi un Paese all'avanguardia che è altamente competitivo nelle gare d'appalto internazionali – ci consentirà di ottenere risultati positivi per le nostre imprese, migliorare la qualità della vita e le capacità economiche dei cittadini asiatici, con ricadute positive in altre parti del mondo ed in Italia, ed è vero: concorrerà anche a stabilizzare una regione in cui esistono tensioni che noi, come Commissione affari esteri, abbiamo esaminato in molteplici occasioni.
Il ruolo e l'importanza dell'Asia sulla scena internazionale sono aumentati, ma la regione deve affrontare gravi carenze infrastrutturali. I fabbisogni di investimento sono cresciuti in modo esponenziale e le risorse della Banca asiatica molto semplicemente, signora Presidente, accresceranno il pool di risorse multilaterali a disposizione. A queste risorse potranno accedere anche le nostre imprese. La Banca va ad affiancare un'altra iniziativa internazionale, la nuova «via della seta» che dovrebbe collegare la Cina al cuore dell'Europa orientale fino al Mediterraneo, un grande asse che offre prospettive di sviluppo e investimento per dotarsi di capitale fisso indispensabile alle piccole e medie imprese. L'obiettivo quindi è contribuire sia allo sviluppo economico finanziario globale e regionale asiatico, sia all'internazionalizzazione della nostra economia, offrendo alle imprese italiane anche di piccola e media dimensione l'opportunità di diversificare l'offerta sul piano internazionale, un obiettivo che potrà essere raggiunto attraverso una maggiore penetrazione sui mercati dell'area asiatica, seguendo un trend favorevole confermato dai dati del procurement e dalle gare di appalto relative ai progetti finanziati dalle altre banche multilaterali di sviluppo, che esistono e che voi dovreste conoscere. L'Italia, uno dei Paesi dell'Unione europea membri fondatori della neo costituita Banca asiatica per gli investimenti e le infrastrutture, intende contribuire fattivamente alla definizione delle strategie e delle priorità, priorità che sono per noi strategiche, nella nuova banca, acquistando quindi una partecipazione. La Banca asiatica ha uno statuto, ha delle regole sulla governance, quindi regole sulla trasparenza e sulla responsabilità, oltre che sulla piena indipendenza delle scelte. Per la prima volta sono state accolte unanimemente, come importanti strumenti di politica economico-finanziaria internazionale, in banche di sviluppo multilaterali e questo è un fatto assolutamente positivo che non è stato finora ricordato. Analogamente, Presidente, mi avvio a concludere, per i valori etici e morali che nella banca si ritrovano, ma che debbono puntualmente venire monitorati e l'Italia a Pag. 117pieno titolo farà la sua parte anche nell'azione di monitoraggio. Per questa ragione confermo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Coordinamento formale – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3642-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3642-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Mucci, Pes, Ginefra, Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, con Allegati, fatto a Pechino il 29 giugno 2015» (3642-A):
(Presenti 327
Votanti 260
Astenuti 67
Maggioranza 131
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 13).
Sui lavori dell'Assemblea (ore 19,10).
PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data odierna, la presidente della Commissione cultura ha comunicato che nella seduta odierna della Commissione i gruppi hanno unanimemente convenuto di chiedere un rinvio dell'esame della proposta di legge n. 1159 in materia di contributi universitari, previsto in Assemblea a partire da lunedì 23 maggio, ad una data che sarà stabilita dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Il provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.
Avverto inoltre che, con lettera in data 16 maggio 2016, il presidente della Commissione affari costituzionali ha rappresentato che l'ufficio di presidenza della Commissione, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto sull'esigenza di richiedere il differimento a giovedì 26 maggio dell'avvio della discussione in Assemblea delle proposte di legge n. 3004 e abbinate, in materia di disciplina dei partiti politici, attualmente prevista a partire da lunedì 23 maggio. La discussione generale del provvedimento avrà pertanto luogo giovedì 26 maggio, mentre il seguito dell'esame si intende rinviato al mese di giugno.
Avverto altresì che, con lettera in data 17 maggio 2016, il presidente della Commissione agricoltura ha rappresentato l'esigenza di differire ad altra data l'avvio dell'esame in Assemblea delle proposte di legge n. 521 e abbinate, recanti interventi per il settore ittico, attualmente previsto a partire da lunedì 23 maggio. L'esame del provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.
Avverto infine che il gruppo Lega Nord ha presentato, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, una questione pregiudiziale riferita al decreto-legge in materia di sistema scolastico che, sulla base delle intese intercorse tra tutti i gruppi, sarà esaminata e posta in votazione nella seduta di Pag. 118martedì 24 maggio, prima dell'esame degli articoli del provvedimento.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,13).
ANTONIO BOCCUZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCUZZI. Signora Presidente, venerdì si è concluso il percorso del processo Thyssen, dopo otto anni e mezzo il lungo cammino che abbiamo portato avanti si è concluso in Corte di Cassazione. L'attenzione mediatica è stata notevole, trascinando il dolore e dando a volte l'impressione di una richiesta diversa da quello che questo processo voleva rappresentare. Esiste una condizione di fondo, anche sotto questo aspetto, che dovrebbe essere modificata. Non può essere un'analisi fine a se stessa delle pene ma dovrebbe porci davanti ad un'analisi più approfondita delle responsabilità. È indispensabile che questa sentenza possa assumere valore di deterrenza. Auspicio comune è che da una grande tragedia, che non sarebbe mai dovuta accadere, si parta proprio perché mai più accadano eventi analoghi. I processi troppo lunghi in materia di sicurezza sul lavoro, che spesso cadono nell'incubo della prescrizione, partendo da questa sentenza devono rimanere un ricordo. Oggi un imprenditore deve sapere che se non mette al centro della propria mission imprenditore il lavoratore, in caso di grave infortunio paga e può pagare con il carcere. Ci sarà, spero, anche da correggere l'assurdo a cui stiamo andando incontro, dove i due manager tedeschi potrebbero vedere ridotte drasticamente le loro pene e a pagare saranno soltanto i titolari di ruolo e i dirigenti italiani. Se l'amministratore delegato, condannato in primo grado per il reato di omicidio volontario a sedici anni, reato poi trasformato in un colposo con colpa grave nell'appello e fino alla Cassazione definitiva, non gli dovesse essere riconosciuta una pena congrua, sarebbe quanto meno un'anomalia grave. Nessuna vendetta, non servirebbe a nulla e a nessuno, solo una sentenza risultato di centinaia di udienze, di due appelli e due sentenze in Cassazione. Abbiamo la migliore legislazione sulla sicurezza sul lavoro e purtroppo spesso l'elusione dei minimi canoni di prevenzione. A questo, spero, possa servire la tragedia Thyssen, perché non ci siano mai più altre Thyssen, altre madri che urlano il loro disperato dolore, mogli lasciate sole e figli che cresceranno senza padri (Applausi).
TOMMASO CURRÒ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOMMASO CURRÒ. Signora Presidente, intervengo in merito al fatto grave avvenuto questa notte in provincia di Messina. Il dottor Giuseppe Antoci, attuale presidente del Parco dei Nebrodi, è stato fatto oggetto di un attentato sulla strada provinciale tra Cesarò e San Fratello. La vettura su cui viaggiava è stata bloccata con dei grossi sassi riposti sulla carreggiata e al suo arresto un commando ha fatto fuoco prima sui copertoni e poi sull'abitacolo, con il preciso intento di uccidere. Il presidente Antoci aveva già subito minacce e per questo motivo gli era stata fornita un'auto blindata ed una scorta armata. È stato solo grazie a queste misure che l'agguato non è andato a segno. La blindatura ha respinto i pallettoni e la scorta al seguito è prontamente intervenuta ingaggiando un conflitto a fuoco con gli attentatori, i quali sono stati messi in fuga. Sia gli uomini della scorta che il presidente sono rimasti illesi e stanno bene. Ritengo doveroso, signora Presidente, esprimere in questa sede la mia personale solidarietà al presidente Antoci, nonché la vicinanza della deputazione siciliana del gruppo del Partito Democratico, e porgere un sentito ringraziamento ai poliziotti del commissariato di Sant'Agata di Militello, grazie al cui operato si è impedito che stanotte avvenisse una tragedia. Pag. 119Sono state trovate tre bombe Molotov accanto all'auto, a dimostrazione di quanto ancora pericolosi e brutali siano i mafiosi siciliani; perché di questo si tratta, di un attentato mafioso in piena regola ! In qualità di presidente del Parco dei Nebrodi, il dottor Antoci infatti da tempo lavora ai protocolli di legalità per impedire ai mafiosi dei Nebrodi di entrare in possesso di ampi terreni per il pascolo, un impegno che non può che unirci e rafforzarci. È risaputo, e il Parlamento se n’è già peraltro di recente occupato, che la mafia siciliana approfitta dei fondi dell'Unione europea per l'agricoltura, acquisendo in concessione terreni e beneficiando di fondi per milioni di euro. Sul fronte della lotta alla mafia, dunque, non bisogna abbassare la guardia ! A breve saranno pubblicati i bandi per i PSR, e dovremo porre la massima attenzione...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TOMMASO CURRÒ. Termino. Affinché i soldi vengono sottratti alle mani delle famiglie mafiose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
MICHELE MOGNATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto e mezzo.
MICHELE MOGNATO. Presidente, quello che sta accadendo nel settore dei call center crea forte preoccupazione: sono a rischio migliaia di posti lavoro nei prossimi mesi. Le cause stanno nella delocalizzazione all'estero per risparmiare sul costo del lavoro, nel non rispetto integrale della clausola di salvaguardia occupazionale relativa al cambio di appalto, nelle gare al massimo ribasso, spesso mascherate dall'offerta economicamente più vantaggiosa, nella mancanza di ammortizzatori sociali, nell'utilizzo di contratti pirata tra associazioni e sindacati spuri, nella mancanza di un unico contratto di settore, nell'assenza di un tavolo permanente di monitoraggio sul settore con la partecipazione delle parti sociali: tutte criticità già emerse nell'importante indagine conoscitiva che la Commissione lavoro della Camera presentò lo scorso anno. Le scelte del Governo, come il nuovo codice degli appalti e l'approvazione della clausola sociale, vanno nella giusta direzione, ma serve un'azione più incisiva, tra cui: applicare integralmente l'articolo 24-bis della legge n. 83 del 2012, l'obbligo al rispetto della clausola di salvaguarda occupazionale per le aziende che vincono appalti pubblici, gli ammortizzatori sociali, alla stregua delle grandi industrie, un unico contratto del settore. Presidente, mi appello al Governo affinché continui ad intervenire con più forza nei confronti di un settore che in termini occupazionali e strategici è tra i più importanti del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
EDOARDO FANUCCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Anche lei ha un minuto e mezzo, onorevole.
EDOARDO FANUCCI. Presidente, con riferimento all'interrogazione n. 4 del 3 novembre 2015, desidero annunciarne il ritiro, in quanto ne è venuta meno la ragione sottostante. L'interrogazione, a firma Parrini, Fanucci e Bini, riguardava sostanzialmente un evento calamitoso e franoso avvenuto nel territorio della Valdinievole, in particolar modo nel comune di Uzzano. Grazie ad una sinergia importante tra regione Toscana, Governo nazionale, comuni del territorio e provincia di Pistoia, siamo riusciti nell'impresa di trovare le risorse necessarie, e questa mattina l'assessore regionale all'ambiente, assessore Federica Fratoni, ha confermato 750 mila euro per la messa in sicurezza delle strade del territorio della Valdinievole, in particolar modo dei comuni di Buggiano, Uzzano e Massa e Cozzile. Un intervento importante: premia il lavoro di squadra, premia il lavoro di una regione che ben lavora in accordo con il Governo nazionale per la risoluzione dei problemi dei cittadini, Pag. 120senza guardare al colore politico ma guardando alla sostanza delle cose, per il benessere di una comunità. Grazie Presidente, grazie ancora, al di là della risposta formale, per la risposta concreta, di atti e fatti in risposta alle esigenze della cittadinanza.
SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Presidente, vorrei innanzitutto sollecitare la risposta alla mia interrogazione n. 4-12108; in secondo luogo vorrei porre l'attenzione di quest'Aula sull'annoso problema delle maestre della scuola dell'infanzia dei nidi di Roma e di altri comuni italiani. A Roma il 6 maggio scorso il commissario straordinario di Roma Capitale ha approvato la pianificazione triennale 2016-2018 delle assunzioni del personale capitolino.
Particolarmente preoccupante è il trattamento riservato al personale dei nidi e delle scuole dell'infanzia, tenuto conto che la circolare 2015 del Ministro Madia non restituisce chiarezza ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore a livello locale. La situazione per gli enti locali – e stiamo parlando di diversi comuni d'Italia, Roma, Torino, Napoli – è drammatica: i problemi sono sotto gli occhi di tutti, e danneggiano prima di tutto i bambini e le famiglie. Esiste un precariato storico ormai da decenni: migliaia di educatrici e maestre romane ogni mattina da decenni si recano alla fermata metro più vicina in attesa della chiamata giornaliera da parte delle scuole; al tempo stesso esiste anche la legittima aspettativa dei vincitori di concorso, non solo per le scuole dell'infanzia ma anche per altri comparti della pubblica amministrazione. La situazione di caos dovuta alla malagestione di chi ha governato Roma fino ad oggi è stata enormemente aggravata dal blocco del turnover e dal patto di stabilità, che di fatto impediscono alle amministrazioni locali di garantire un livello adeguato dei servizi pubblici. Questo quadro viene completato dalla malcelata volontà di arrivare alla privatizzazione definitiva dei servizi, privatizzazione che il MoVimento 5 Stelle intende combattere con ogni mezzo; perché questo è il disegno di questo Governo e del PD, bloccare le assunzioni e privatizzare i servizi. Ed allora è urgente che il Governo metta mano ad un disegno organico, uniforme di riordino della materia e che fornisca linee guida agli amministratori locali per restituire certezza del diritto a tutte le parti in causa, oltre all'adeguamento del livello dei servizi. Annunciamo quindi la presentazione di un'interrogazione parlamentare sul tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 20 maggio 2016, alle 9:
Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 19,25.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ACHILLE TOTARO SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER PREVENIRE E CONTRASTARE IL FENOMENO DEL BULLISMO
ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli Colleghi, il bullismo è un argomento di drammatica attualità; sempre più spesso infatti le cronache ci raccontano di giovani che, vessati per anni, compiono gesti estremi per liberarsi dei propri carnefici.
Nella maggior parte dei casi questi giovani hanno subito in silenzio per molto tempo, senza avere il coraggio di denunciare quello che veniva commesso ai loro danni, o, ancora peggio, senza essere presi sul serio per quanto raccontavano. Il bullismo purtroppo si sta espandendo; rispetto alle sue prime definizioni, infatti, Pag. 121che lo classificavano come legato perlopiù all'ambiente scolastico, ad oggi esso si compie in ogni luogo dell'aggregazione giovanile e, sempre più spesso, attraverso la rete. Tale fenomeno, oramai noto come cyberbullismo, sta causando un allarme crescente soprattutto a causa della facilità con il quale per suo tramite le vittime si trovano esposte all'umiliazione davanti a centinaia, a migliaia di persone, ma anche per la sua rapida espansione.
Quello che nel bullismo chiamiamolo «normale» è infatti uno spettatore, due spettatori o comunque un gruppo ristretto che assiste alle aggressioni – verbali o fisiche che siano – che caratterizzano l'atteggiamento «da bullo», nella rete aumentano in modo esponenziale.
Spesso si pensa, sbagliando, che nel bullismo esistano solo il carnefice e la vittima, ma invece, esiste una terza categoria di persone coinvolte: gli spettatori. E questi ultimi possono avere un ruolo centrale nel contrasto al bullismo; la loro reazione di fronte a ciò che vedono è, infatti, determinante per favorire o frenare il fenomeno.
Il bullismo è, banalmente, una forma di prevaricazione, di sopraffazione del più forte sul più debole; più debole per i motivi più disparati, motivi che lo pongono in una condizione di subalternità. Ed è principalmente su questo aspetto che bisogna intervenire: educare alla cultura del rispetto, educare alla solidarietà. Non a caso uso qui il termine educare; perché il bullismo è diffuso tra i giovani e sono in primissimo luogo la famiglia e la scuola, fonti di educazione primaria, a dover trasmettere ai bambini prima e agli adolescenti poi i valori del rispetto e della non discriminazione.
Un recente studio pubblicato sulla rivista «Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine» prendendo in esame l'efficacia di programmi scolastici specificamente finalizzati a un'educazione contro il bullismo, ha dimostrato che se la scuola riesce nell'obiettivo di far sentire integrato e rispettato ogni studente, i fenomeni della prevaricazione e della sottomissione alla violenza calano in modo sostanziale in ogni ambiente.
Il ruolo della scuola, quindi, è certamente primario con riferimento alla prevenzione dei fenomeni di violenza, ed è anche quello nel quale è più facile agire in questa direzione, attraverso programmi specifici, campagne di informazione e sensibilizzazione. Altresì è di fondamentale importanza creare strutture, sportelli di ascolto, figure a ciò espressamente deputate, che possano aiutare e sostenere psicologicamente le vittime; una delle caratteristiche degli episodi di bullismo è infatti proprio quello dell'isolamento della vittima.
La dimensione sociale del fenomeno è ben documentata dal Report dell'Istat, pubblicato il 15 dicembre 2015 su «Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi» dal quale risulta che nel 2014, poco più del cinquanta per cento degli 11-17enni ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze, mentre quasi il venti per cento è vittima assidua di una delle «tipiche» azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese, e per quasi il dieci per cento delle vittime gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale.
Questi ragazzi e ragazze non vanno lasciati soli se vogliamo evitare altre tragedie, se volgiamo evitare che altre giovani vite si spezzino. Numerosi studi si sono occupati della relazione intercorrente tra il bullismo e il suicidio, mettendo in evidenza come i disagi psicologici sociali e fisici agiscano tanto nella contingenza degli avvenimento quanto a distanza di medio e lungo tempo, e rilevando come sia «possibile affermare che proprio l'escalation di episodi di vittimizzazione subiti possa mandare in «corto circuito» il soggetto che li subisce che vedrà quindi nel suicidio l'unica via di uscita e di interruzione dei soprusi».
Ma anche nei casi in cui il bullismo non conduca le giovani vittime verso soluzioni Pag. 122estreme, i danni psicologici che ne conseguono anche sul lungo periodo possono essere devastanti.
È necessario che ci sia una presa di coscienza rispetto alla drammaticità ed alla ampiezza di un fenomeno che, invece, ogni volta sembra stupire la nostra società. Occorre adottare azioni decise per sconfiggere la non cultura della violenza e della sopraffazione, sostituendola con gli ideali positivi della condivisione, dell'uguaglianza e della solidarietà. Auspichiamo che con l'approvazione di queste mozioni possa essere compiuto un ulteriore significativo passo in questa direzione. Noi voteremo a favore; lo facciamo perché il bullismo ci fa orrore e ci fa orrore quello che rappresenta; lo facciamo per tutti quei giovani che ogni giorno soffrono, e lo facciamo anche per tutti quelli che, purtroppo, non possono più combattere questa battaglia.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO BRUNO ARCHI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3642-A)
BRUNO ARCHI. La Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, istituita nel giugno 2015 con la firma a Pechino dell'Accordo istitutivo, e di cui l'Italia è tra i membri fondatori, ha il compito di promuovere lo sviluppo economico sostenibile dell'Asia attraverso l'investimento in infrastrutture. Le operazioni – che assumono la forma di prestiti, partecipazioni al capitale e garanzie – si concentreranno nei settori dell'energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni, delle infrastrutture rurali, dello sviluppo e della logistica urbana. Saranno finanziabili interventi in tutti i Paesi membri ed eccezionalmente anche in Paesi non membri, ove tali interventi siano riconosciuti essere nell'interesse dei primi. Sollecitata soprattutto dai donatori, la Banca sta lavorando in stretto contatto con le altre banche di sviluppo multilaterale e soprattutto, con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, con la Banca europea per gli investimenti, con il Gruppo della Banca mondiale e con l’Asian Development Bank, guidata dagli Stati Uniti e dal Giappone, che, significativamente, non hanno aderito alla nuova istituzione finanziaria multilaterale.
La Banca avrà inizialmente un capitale di cento miliardi di dollari, di cui il 20 per cento è da versare, mentre ai Paesi regionali è riservata una quota del 75 per cento, ed il rimanente 25 per cento è sottoscritto dai Paesi non regionali. Le quote di partecipazione dei singoli Paesi sono state determinate mediante una formula che fa riferimento al prodotto interno lordo, all'interno di ciascuna categoria/Paese.
Il maggiore azionista della Banca è Cina, seguita da India e Russia; l'Italia, con una quota pari a circa il 2,57 per cento del capitale, è il quinto Paese non regionale, dopo Germania, Francia, Brasile e Regno Unito.
Considerata l'importanza che il nostro Paese possa essere rappresentato con diritto di voto alla prima riunione del Consiglio, fissata per il 26 giugno prossimo, avendo, già ratificato l'Accordo, annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3642-A
Ddl n. 3642-A – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture
Tempo complessivo: 4 ore.
Relatore | 10 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al Regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 38 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 2 ore e 57 minuti |
Partito Democratico | 42 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 26 minuti |
Forza Italia – Popolo della Libertà
– Berlusconi Presidente |
19 minuti |
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà | 14 minuti |
Area Popolare (NCD - UDC) | 13 minuti |
Scelta Civica per l'Italia | 12 minuti |
Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini | 11 minuti |
Democrazia Solidale – Centro Democratico | 11 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale | 10 minuti |
Misto: | 19 minuti |
Conservatori e Riformisti | 4 minuti |
Alternativa Libera - Possibile | 4 minuti |
Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero | 3 minuti |
Minoranze Linguistiche | 2 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
2 minuti |
Unione Sudamericana Emigrati Italiani | 2 minuti |
FARE! – PRI | 2 minuti |
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Moz. De Girolamo e a 1-1205 n.f. rif. | 404 | 394 | 10 | 198 | 375 | 19 | 96 | Appr. |
2 | Nom. | Moz.Vezzali e Monchiero 1-1252 rif. | 412 | 405 | 7 | 203 | 405 | 95 | Appr. | |
3 | Nom. | Moz. Binetti e a 1-1255 rif. | 412 | 412 | 207 | 412 | 94 | Appr. | ||
4 | Nom. | Moz. Costantino e a 1-1256 rif. | 414 | 414 | 208 | 414 | 94 | Appr. | ||
5 | Nom. | Moz. Rondini e a 1-1257 rif. | 417 | 411 | 6 | 206 | 384 | 27 | 94 | Appr. |
6 | Nom. | Moz. Bechis e a 1-1258 rif. | 414 | 414 | 208 | 414 | 94 | Appr. | ||
7 | Nom. | Moz. Palese e a 1-1259 rif. | 421 | 416 | 5 | 209 | 397 | 19 | 94 | Appr. |
8 | Nom. | Moz. Santerini e a 1-1263 | 417 | 417 | 209 | 417 | 94 | Appr. | ||
9 | Nom. | Moz. Marzano e a 1-1272 rif. | 418 | 418 | 210 | 418 | 94 | Appr. | ||
10 | Nom. | Moz. Beni e a 1-1274 rif. | 422 | 422 | 212 | 422 | 94 | Appr. | ||
11 | Nom. | Moz. Rampelli e a 1-1275 rif. | 418 | 394 | 24 | 198 | 393 | 1 | 93 | Appr. |
12 | Nom. | Moz.Baroni e a 1-1278 rif. p.I | 424 | 417 | 7 | 209 | 417 | 92 | Appr. | |
13 | Nom. | Moz.Baroni e a 1-1278 rif. p.II | 426 | 395 | 31 | 198 | 119 | 276 | 92 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Moz. Galli C. e a 1-1193 n.f. p.I | 449 | 431 | 18 | 216 | 119 | 312 | 89 | Resp. |
15 | Nom. | Moz. Galli C. e a 1-1193 n.f. p.II rif. | 450 | 392 | 58 | 197 | 390 | 2 | 88 | Appr. |
16 | Nom. | Moz. D'Uva e a 1-1265 p.I | 454 | 394 | 60 | 198 | 119 | 275 | 88 | Resp. |
17 | Nom. | Moz. D'Uva e a 1-1265 p.II | 451 | 417 | 34 | 209 | 415 | 2 | 88 | Appr. |
18 | Nom. | Moz.Buttiglione e Bosco 1-1269 rif | 454 | 357 | 97 | 179 | 331 | 26 | 88 | Appr. |
19 | Nom. | Moz. Palese e a 1-1271 rif. | 454 | 451 | 3 | 226 | 451 | 88 | Appr. | |
20 | Nom. | Moz. Borghesi e a 1-1276 rif. | 452 | 452 | 227 | 452 | 88 | Appr. | ||
21 | Nom. | Moz. Giammanco e Occhiuto 1-1277 | 451 | 437 | 14 | 219 | 437 | 88 | Appr. | |
22 | Nom. | Moz. Dallai, Monchiero e a 1-1279 | 451 | 326 | 125 | 164 | 325 | 1 | 88 | Appr. |
23 | Nom. | Moz. Santerini e a 1-1280 rif. | 448 | 360 | 88 | 181 | 360 | 88 | Appr. | |
24 | Nom. | Moz. Segoni e a 1-1281 rif. | 453 | 355 | 98 | 178 | 355 | 88 | Appr. | |
25 | Nom. | Ddl 3642 - Inserimento all'odg | 418 | 405 | 13 | 303 | 309 | 96 | 88 | Appr. |
26 | Nom. | Pdl 1994-A - em. 1.2 | 352 | 344 | 8 | 173 | 85 | 259 | 88 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 1.10, 1.11, 1.13 rif. | 366 | 356 | 10 | 179 | 349 | 7 | 88 | Appr. |
28 | Nom. | em. 1.17 | 380 | 373 | 7 | 187 | 113 | 260 | 88 | Resp. |
29 | Nom. | em. 1.12 rif. | 377 | 374 | 3 | 188 | 363 | 11 | 88 | Appr. |
30 | Nom. | articolo 1 | 383 | 289 | 94 | 145 | 279 | 10 | 88 | Appr. |
31 | Nom. | articolo 2 | 381 | 250 | 131 | 126 | 245 | 5 | 88 | Appr. |
32 | Nom. | em. 3.100 | 387 | 268 | 119 | 135 | 261 | 7 | 88 | Appr. |
33 | Nom. | articolo 3 | 382 | 249 | 133 | 125 | 244 | 5 | 88 | Appr. |
34 | Nom. | em. 4.1 rif. | 395 | 370 | 25 | 186 | 370 | 88 | Appr. | |
35 | Nom. | em. 4.50 | 386 | 378 | 8 | 190 | 378 | 88 | Appr. | |
36 | Nom. | em. 4.4 rif. | 396 | 389 | 7 | 195 | 389 | 88 | Appr. | |
37 | Nom. | em. 4.51 | 394 | 377 | 17 | 189 | 377 | 88 | Appr. | |
38 | Nom. | em. 4.52 | 401 | 395 | 6 | 198 | 395 | 88 | Appr. | |
39 | Nom. | em. 4.5 | 390 | 378 | 12 | 190 | 83 | 295 | 88 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 4.6 | 401 | 398 | 3 | 200 | 397 | 1 | 88 | Appr. |
41 | Nom. | em. 4.100 | 400 | 392 | 8 | 197 | 391 | 1 | 88 | Appr. |
42 | Nom. | articolo 4 | 402 | 258 | 144 | 130 | 258 | 88 | Appr. | |
43 | Nom. | articolo agg. 4.01 | 381 | 376 | 5 | 189 | 73 | 303 | 87 | Resp. |
44 | Nom. | articolo agg. 4.02 | 385 | 383 | 2 | 192 | 76 | 307 | 87 | Resp. |
45 | Nom. | odg 9/1994-A/1 | 385 | 284 | 101 | 143 | 49 | 235 | 87 | Resp. |
46 | Nom. | Pdl 1994-A - voto finale | 392 | 265 | 127 | 133 | 252 | 13 | 91 | Appr. |
47 | Nom. | Ddl 3642-A - articolo 1 | 372 | 294 | 78 | 148 | 279 | 15 | 91 | Appr. |
48 | Nom. | articolo 2 | 373 | 292 | 81 | 147 | 276 | 16 | 91 | Appr. |
49 | Nom. | articolo 3 | 351 | 272 | 79 | 137 | 257 | 15 | 92 | Appr. |
50 | Nom. | articolo agg. 3.01 | 360 | 333 | 27 | 167 | 85 | 248 | 92 | Resp. |
51 | Nom. | em. 4.4 | 352 | 343 | 9 | 172 | 99 | 244 | 92 | Resp. |
52 | Nom. | articolo 4 | 349 | 273 | 76 | 137 | 248 | 25 | 92 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 56) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | articolo 5 | 347 | 273 | 74 | 137 | 255 | 18 | 92 | Appr. |
54 | Nom. | odg 9/3642-A/5 | 351 | 264 | 87 | 133 | 34 | 230 | 92 | Resp. |
55 | Nom. | odg 9/3642-A/3 | 331 | 313 | 18 | 157 | 85 | 228 | 92 | Resp. |
56 | Nom. | Ddl 3642-A - voto finale | 327 | 260 | 67 | 131 | 247 | 13 | 92 | Appr. |