Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 19 luglio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La I Commissione,
   premesso che:
    il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha sempre risposto con impegno straordinario alle attese dei cittadini in tutti i compiti di prevenzione, vigilanza e soccorso tecnico urgente ai quali esso è preposto per legge, rivelandosi spesso decisivo per la salvezza di numerose vite umane;
    è sufficiente ripercorrere le pagine di cronaca degli ultimi mesi, dalla tragedia invernale dell'Albergo Rigopiano, all'emergenza terremoto o ai numerosi incendi estivi che proprio in questi giorni dilaniano l'Italia per avere un'idea, anche solo parziale, della delicatezza dei compiti svolti da questo Corpo, i cui appartenenti sono spesso chiamati a mettere a rischio la propria incolumità al servizio dei cittadini;
    tuttavia, a fronte di un organico operativo complessivo di 28.343 unità, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha una carenza strutturale di organico di circa 3.500 unità rispetto a quella che sarebbe la dotazione organica teorica;
    tale carenza rischia di aggravarsi da un lato alla luce delle previsioni di un consistente numero di pensionamenti attesi nei prossimi anni e, dall'altro, alla luce dell'acquisizione delle nuove competenze in materia di incendi boschivi, trasferite a seguito del decreto legislativo n. 177 del 2016 che ha soppresso il Corpo forestale dello Stato;
    come è noto, l'articolo 1, comma 365, lettera b), della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per l'anno 2017), ha destinato al finanziamento delle assunzioni di personale a tempo indeterminato di tutte le amministrazioni dello Stato – in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente – una quota della dotazione di 1.480 milioni di euro per l'anno 2017 e 1.930 milioni di euro a decorrere dall'anno 2018;
    tuttavia, alla luce della carenza di organico rappresentata in premessa è evidente che un'eventuale ripartizione di tali risorse sulla base del criterio della mera dotazione organica teorica rischierebbe di non rispondere adeguatamente all'esigenza di una piena funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che necessiterebbe di un piano di assunzioni straordinarie pari ad almeno 569 unità;
    del resto, lo stesso articolo 1, comma 365, della legge di bilancio per l'anno 2017, ha stabilito che il finanziamento delle assunzioni straordinarie di personale debba avvenire, tenuto conto delle specifiche richieste volte a fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza ed urgenza in relazione agli effettivi fabbisogni;
    nell'attesa dello svolgimento delle procedure concorsuali in atto, e considerata l'assoluta urgenza di procedere al potenziamento degli organici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con particolare riguardo alle regioni meridionali del nostro Paese, appare altresì opportuno garantire la proroga successivamente al 31 dicembre 2017 della graduatoria già in essere a 814 posti di vigile del fuoco di cui al bando indetto con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4a serie speciale, n. 90, del 18 novembre 2008,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per assicurare che la quota di risorse stanziate dall'articolo 1, comma 365, lettera b), della legge 11 dicembre 2016, n. 232, destinata al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sia sufficiente almeno all'assunzione straordinaria per l'anno 2017 di 569 unità, anche alla luce della previsione della citata legge n. 232 del 2016 che stabilisce di tener conto delle specifiche richieste volte a fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza ed urgenza in relazione agli effettivi fabbisogni;
   a valutare la possibilità di potenziare ulteriormente l'organico dei vigili del fuoco, al fine di scongiurare che un ulteriore carenza di personale si ripercuota sulla piena funzionalità di un Corpo destinato a svolgere compiti di estrema delicatezza;
   ad adottare ogni iniziativa di competenza volta ad aggiornare le previsioni contenute nella legge n. 353 del 2000 – legge quadro in materia di incendi boschivi – alla luce delle nuove competenze attribuite al Corpo nazionale dei vigili del fuoco in questa materia;
   a prevedere, nella prima iniziativa normativa utile, la proroga al 31 dicembre del 2018 della graduatoria del concorso pubblico per 814 vigili del fuoco di cui al bando indetto con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4a serie speciale, n. 90, del 18 novembre 2008.
(7-01313) «Fabbri, Fiano, De Menech, Marco Di Maio, Famiglietti, Ferrari, Gasparini, Giorgis, Lattuca, Lauricella, Mauri, Naccarato, Nardi, Piccione, Richetti, Francesco Sanna, Giacobbe, Incerti, Patrizia Maestri, Ermini, D'Ottavio, De Maria, Paola Boldrini, Giovanna Sanna, Pagani, Baruffi, Casellato, Gnecchi, Montroni, Pastorino, Andrea Maestri, Civati, Vico».


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    al meeting annuale ICCAT tenutosi tra il 14 e il 21 novembre 2016, con la raccomandazione 16-051, le parti contraenti hanno adottato un nuovo piano pluriennale di gestione e tutela dello stock Mediterraneo del pesce spada, che prevede l'introduzione del TAC (10.500 tonnellate), a partire dal 2017 e la progressiva riduzione del medesimo, per un 3 per cento annuo, nel quinquennio 2018-2022, venendo rimandata ad un momento successivo la ripartizione del TAC;
    già in quella sede, l'Italia aveva palesato evidenti criticità rispetto alla mancata fissazione dei criteri di distribuzione del contingente internazionale di cattura, almeno tra le Parti contraenti interessate;
    nella successiva riunione del 20-22 febbraio 2017 del gruppo di lavoro intermedio Iccat, le Parti contraenti Iccat hanno adottato lo schema di ripartizione del TAC assumendo, quale base di calcolo, la media dei livelli di cattura maturati per il periodo 2010-2014 con qualche aggiustamento per garantire i livelli minimi di cattura ad alcuni piccoli Paesi;
    in tale circostanza, l'Italia è stato l'unico Stato membro dell'Unione europea ad opporsi, in maniera chiara ed inequivocabile, al compromesso avallato dalla Commissione europea e dagli altri Stati membri interessati, atteso che la percentuale spettante alla stessa Unione europea veniva già così ridotta di ben 5 punti, a vantaggio di altri Paesi del Mediterraneo (Algeria, Marocco e soprattutto Turchia);
    il 6 marzo 2017, in sede di riunione del Consiglio dell'Unione europea, il Governo italiano ha lamentato gli esiti del negoziato tecnico in sede Iccat che hanno portato a una riduzione della quota dell'Unione europea dal 75 per cento al 70 per cento del TAC complessivo. In tale sede, il Governo italiano, rivendicando che l'Italia e il Paese con la più grande flotta dedicata al pesce spada in seno all'Unione, ha chiesto al commissario la giusta attenzione al nostro Paese;
    il 15 marzo 2017, nell'ambito di incontri tecnici a Bruxelles, tenutosi su iniziativa italiana, è stata sottolinea l'importanza della pesca del pesce spada per l'Italia e si è richiesta la giusta attenzione agli interessi italiani;
    il 21 marzo 2017, nell'ambito di un incontro tecnico, la Commissione europea ha accettato la proposta spagnola di applicare, a livello europeo, una base di calcolo tale da escludere le annualità 2010-2011, considerando il solo periodo 2012-2015;
    tale proposta si basava sull'assunto che, nel biennio 2010-2011, le statistiche fossero viziate dalle pratiche illegali di pesca con le reti derivanti;
    l'assunto è del tutto privo di attendibilità, in quanto tutti i dati di cattura trasmessi in quegli anni ai vari organismi internazionali (Commissione europea, Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo-CGPM e convenzione internazionale per la protezione dei tonni di nel Mediterraneo Iccat e altri) non sono mai stati oggetto di contestazione e ad oggi nessuna procedura di infrazione con l'Unione europea è in corso;
    inoltre, il biennio 2010-2011 risulta essere quello più positivo per l'Italia ed è dunque palese che ogni modifica della serie storica 2010-2014 comporterebbe un danno non indifferente alla flotta italiana;
    lo scarto temporale tra le due diverse serie storiche prese in considerazione dall'Iccat e dalla Commissione europea appare, infatti, particolarmente rilevante per l'Italia, che nel biennio 2010-2011 (esclusi in sede europea), ha realizzato, rispettivamente, un pescato di 6.022 e 5.274 tonnellate;
    nell'ambito dell'incontro tecnico del 21 marzo 2017 da ultimo richiamato, la delegazione italiana, ivi presente, ha manifestato il proprio dissenso, ma è rimasta del tutto isolata, risultando favorite da tale decisione la Spagna e la Grecia, mentre gli Stati membri interessati più piccoli sono rimasti comunque soddisfatti dalla ripartizione attuata senza contraddittorio;
    in data 11 aprile 2017, lo Stato italiano ha formalizzato ai più alti livelli amministrativi non solo le preoccupazioni per la pesca italiana, ma anche la pretestuosità dei presupposti su cui si è basata la Commissione europea nella sua bozza di proposta, oltre al proprio dissenso agli esiti, ritenuti inaccettabili, di quello che, ad oggi, rimane l'unico incontro tecnico tenutosi, in ambito di Unione europea, sulla delicata vicenda;
    in data 18 aprile 2017, le Parti contraenti Iccat hanno approvato formalmente la suddivisone del TAC adottata due mesi prima a Madrid: il TAC dell'Unione europea per il 2017 è, quindi, ufficializzato a circa 7.418 tonnellate, pari cioè a circa il 70 per cento di quello internazionale;
    in data 20 aprile 2017, si è svolta una sorta di bilaterale tecnica a Bruxelles, nel corso della quale la Commissione europea, dopo aver formulato riscontri di rito alle doglianze del nostro Paese, ha aperto ad un ulteriore momento di dialogo, nella misura in cui è stata ipotizzata la concreta possibilità di riaprire il tavolo tecnico, prospettando la formulazione di nuovi scenari che, in un certo qual modo, potessero risultare meno penalizzanti per l'Italia;
    tale dialogo non ha poi avuto luogo, non avendo la Commissione proceduto alla convocazione di un ulteriore momento di confronto tecnico con gli Stati membri, ed avendo poi provveduto alla formalizzazione della propria proposta;
    il 18 maggio del 2017, ai margini di un incontro tecnico sul tonno rosso, su suggerimento della Commissione europea, la delegazione italiana ha incontrato gli omologhi spagnoli e greci in cerca di un compromesso. Sia la Spagna che la Grecia hanno chiesto in cambio di modifiche della proposta della Commissione cessioni di quota italiana per il tonno rosso in quantitativi e con modalità che non sono stati ritenuti accettabili;
    il 3 luglio 2017, la Commissione ha presentato formalmente la propria proposta per la discussione, che si è tradotta nella proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2017/127 per quanto riguarda determinate possibilità di pesca, la quale è stata inserita in un provvedimento di modifica al vigente regolamento (UE) sui TAC, contenente anche altri stock che interessano numerosi Stati membri, la cui approvazione non ha la medesima urgenza della quota per il pesce spada;
    come si legge nella relazione di accompagnamento, «i contingenti assegnati agli Stati membri» sono definiti «sulla base delle loro catture storiche nel periodo di riferimento 2012-2015, che è stato ritenuto affidabile»;
    il riferimento a tale serie storica determina l'assegnazione al nostro Paese di una quota ancora più bassa di quella risultante dalle catture medie rilevate nel periodo preso in considerazione dall'Iccat (anni 2010-2014);
    tale riduzione della quota italiana per il pesce spada rappresenta un duro colpo alle produzioni e alle imprese nazionali con ricadute anche sugli aspetti occupazionali ed un assist per l’import proveniente dal nord Africa, dall'Atlantico e dal Pacifico e potrebbe mettere ulteriormente in crisi un settore già prostrato dalla concorrenza e da un mercato non sempre favorevole. La riduzione delle tonnellate pescabili rischia quindi di provocare una lotta tra i singoli pescherecci che dovranno poi dividersi la quota nazionale attribuita all'Italia;
    va ricordato, infine, che il 14 giugno 2017, la Commissione XIII ha approvato la risoluzione n. 8-00245 Luciano Agostini, Catanoso ed altri, nella quale, dopo aver dato conto del fatto che «durante lo svolgimento dei sopraddetti negoziati europei, la delegazione spagnola avrebbe chiesto alla Commissione europea di modificare la serie storica utilizzata in sede Iccat (2010-2014) per poi indurre l'esecutivo comunitario a prendere in considerazione la serie storica 2012-2014, (...) basandosi sull'assunto che l'Italia tra il 2010 e il 2011 avrebbe trasmesso dati di cattura provenienti dalla pesca illegale praticata con reti derivanti (...) – assunto del tutto privo di attendibilità – e che il biennio 2010-2011 risulta essere quello più positivo per l'Italia ed è dunque palese che ogni modifica della serie storica 2010-2014 comporterebbe un danno non indifferente alla flotta italiana», la medesima Commissione ha impegnato il Governo: «ad adoperarsi, con determinazione, in tutte le sedi competenti, per la tutela della quota di pesca italiana del pesce spada basata sulla chiave di ripartizione già utilizzata dall'Iccat per il riparto tra le Parti contraenti e, cioè, sui dati di cattura del periodo 2010-2014»,

impegna il Governo

ad attenersi, in sede di riparto nazionale delle quote del pesce spada, alla serie storica, basata sui dati di cattura del periodo 2010-2014, ritenuta valida dall'Iccat in sede di ripartizione del totale ammissibile di cattura del pesce spada e posta alla base dell'accordo di Madrid del 20-22 febbraio 2017 sulla ripartizione del contingente per il 2017.
(7-01314) «Sani, Luciano Agostini, Oliverio, Venittelli, Zaccagnini, Russo, Placido, Benedetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   CARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   come riportato dagli organi di informazione Laura Laera, vice presidente della Commissione adozioni internazionali, ha evidenziato i problemi relativi alla necessità di reperire le risorse per coprire le istanze di rimborso in favore delle famiglie che dal 2011 ad oggi hanno concluso la pratica adottiva così come previsto per legge;
   con un gravissimo ritardo di sei anni saranno concluse entro il 2017 le istanze di rimborso per le spese relative a pratiche concluse entro il 2011;
   dal 2011 al 2016 le adozioni concluse sono circa 14 mila;
   tali criticità sono state evidenziate anche dalle associazioni che supportano le famiglie nel portare avanti pratiche di adozione internazionale;
   occorrerebbero risorse importanti al fine di implementare il fondo e sarebbe necessario un atto della Presidenza del Consiglio dei ministri per sbloccare la quota rimanente a seguito della conclusione dei rimborsi fino al 2011 –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto richiamato in premessa e quali iniziative intenda assumere, con la massima urgenza, al fine di assicurare adeguata copertura finanziaria al fondo per consentire il rimborso delle pratiche dal 2011 ad oggi, evitando di penalizzare le famiglie interessate e dimostrando adeguata attenzione istituzionale e politica al tema delle adozioni internazionali.
(3-03172)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in merito ai finanziamenti concernenti il programma di ricostruzione post sisma 2012 che ha colpito anche il comprensorio mantovano risultano essere stati risolti nei giorni scorsi i problemi di software della struttura commissariale che di fatto aveva bloccato i pagamenti dei fondi;
   tuttavia, si evidenziano problemi anche in merito alla erogazione in favore delle imprese dei fondi di finanziamento provenienti dalle banche;
   non poche sono le imprese che lamentano ritardi e disfunzioni nell'ambito di questo canale di finanziamento della ricostruzione;
   si tratta di imprese che hanno anticipato i lavori di ristrutturazione e che rischiano il fallimento, poiché non riescono a farsi liquidare il pagamento per i lavori eseguiti –:
   se il Governo sia a conoscenza di tali disguidi e quali iniziative di competenza intenda assumere, trattandosi di risorse statali, affinché gli istituti di credito velocizzino l’iter dei pagamenti nei confronti delle imprese impegnate nei lavori di ricostruzione post sisma. (5-11881)


   FABBRI, GIULIANI, DI SALVO, GNECCHI, BARUFFI, PAOLA BOLDRINI, GIACOBBE, GIOVANNA SANNA, PATRIZIA MAESTRI, MONTRONI, PAGANI, VILLECCO CALIPARI, CAROCCI e LENZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   i commi 790-791 della legge n. 208 del 28 dicembre 2015 dispongono, in applicazione della disciplina europea in materia di protezione ed assistenza delle vittime di reato, nonché in attuazione del decreto-legge n. 93 del 2013, l'istituzione nelle aziende sanitarie ed ospedaliere di un percorso di protezione denominato «percorso tutela vittime di violenza», per una tempestiva e sinergica assistenza sanitaria, giudiziaria e sociale, ivi compresa la presa in carico da parte dei servizi di assistenza della vittima che intenda sporgere denuncia;
   la legge suddetta prevede, altresì, che per l'istituzione di detto percorso si provvede nell'ambito delle risorse finanziarie, umane e strumentali previste a legislazione vigente e demanda poi ad apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la definizione, a livello nazionale, delle linee guida per renderlo operativo –:
   se il Governo intenda fornire aggiornamenti in merito allo stato di attuazione della legge citata in premessa nonché alla definizione delle linee guida relative.
(5-11887)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GREGORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'8 luglio 2017 per tre ore un centinaio di abitanti di Accumoli, uno dei paesi più colpiti dagli eventi sismici che nel 2016 si sono verificati nel centro Italia, hanno bloccato la via Salaria all'altezza di Grisciano al confine tra il Lazio e Marche;
   la situazione ad Accumoli per quanto riguarda le macerie vede ancora oggi, in parecchie frazioni, la stessa situazione che esisteva al 24 agosto 2016, con le macerie ancora e completamente da rimuovere;
   un altro motivo alla base della protesta è il ritardo inammissibile nella consegna dei moduli abitativi;
   la regione Lazio, da parte sua, ha annunciato solo recentemente l'aggiudicazione di una gara da 400 mila euro per la rimozione e lo smaltimento delle macerie private nei territori colpiti dal sisma, ma questo rappresenta, ad un anno dal terremoto, solo un passo prima della seconda gara, quella da 10 milioni di euro, che sta per essere messa a bando;
   la regione Lazio ha, altresì, annunciato che il 30 luglio 2017 arriveranno le ultime casette previste ad Accumoli, ma, detta degli abitanti di Accumoli, le casette arrivate in passato non sono state consegnate;
   i terremotati ancora oggi, quindi, continuano a spostarsi di albergo in albergo ed il paese rischia di sparire;
   i ritardi nella consegna delle casette e nella raccolta e nello smaltimento delle macerie non sono le uniche problematiche evidenziate da coloro che hanno manifestato l'8 luglio 2017; infatti, si segnala che, per quanto riguarda i mutui, ad oggi solo Banca Intesa ha concesso una moratoria non onerosa, ovvero senza interessi, mentre tutti gli altri istituti bancari hanno concesso solo la moratoria relativamente ai pagamenti –:
   se siano a conoscenza dei fatti citati in premessa;
   quali iniziative di competenza intendano assumere affinché si proceda in tempi brevi ad avviare e completare la raccolta e lo smaltimento delle macerie, nonché ad emanare il bando e aggiudicare la gara da 10 milioni di euro per il completamento dei lavori;
   se corrisponda al vero che le casette arrivate nel comune di Accumoli non siano state consegnate, quali ne siano i motivi e a chi siano imputabili le eventuali responsabilità;
   entro quali tempi tutti gli abitanti di Accumoli potranno vedersi consegnate le casette, senza dover continuare a spostarsi da un albergo all'altro;
   se non intendano assumere iniziative affinché gli abitanti dei paesi interessati dagli eventi sismici nel 2016 possano beneficiare da parte degli istituti bancari di una moratoria sui mutui non onerosa ovvero senza il pagamento di interessi. (4-17373)


   SPADONI, MANLIO DI STEFANO, GRANDE, DI BATTISTA, DEL GROSSO e SCAGLIUSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   in vacanza durante la festività di Pasqua del 2017, nell'isola di Tenerife, un connazionale del comune di Rubiera (Reggio Emilia), P.B., è stato colpito da una sepsi fulminante; l'uomo si trovava insieme alla moglie R., con la quale gestisce due panetterie a Rubiera e a Fontana, e alla figlia, per un viaggio «premio»;
   una violentissima forma di questa malattia ha tenuto l'uomo in coma per quattro settimane e al risveglio i medici spagnoli hanno dovuto amputargli gambe e mani per evitare una ricaduta fatale;
   i familiari, con la collaborazione del comune rubierese, hanno lanciato subito un appello per chiedere sostegno economico, necessario per organizzare il costoso rientro in aereo, dato che nel frattempo è stata sospesa l'attività delle panetterie, anche in considerazione dell'elevato costo del trasporto sanitario;
   la figlia del signor P.B., V., si è rivolta al consolato onorario di Tenerife, inviando una mail per ottenere un appuntamento ma non avrebbe avuto alcun riscontro;
   sul sito del consolato è anche disponibile un recapito telefonico che però risulta raggiungibile solo da numeri spagnoli; con riferimento a tale numero, vi si legge, infatti, che il numero 807.300.747 corrisponde a un servizio a pagamento e valido solo in Spagna. Il costo massimo è di 0,91 euro al minuto se si chiama da rete fissa Movistar e di 1,27 euro al minuto se si chiama da rete cellulare Movistar con scatto alla risposta 0,09 euro, tasse incluse. Per le altre reti, occorre consultare il proprio operatore;
   dopo vari tentativi, la signora V. si è recata al consolato senza appuntamento con la determinazione di non andarsene, finché qualcuno non avesse ascoltato la sua situazione;
   solo successivamente a questo tentativo, il console l'ha ricevuta, informandola del fatto che, come non residenti a Tenerife, non avrebbero potuto godere di alcun appoggio da parte del consolato, nonostante la grave situazione;
   il console, dai racconti della figlia V., si sarebbe limitato a recepire i documenti senza dare alcun supporto per trovare delle strutture d'accoglienza economiche e prossime all'ospedale per agevolare il soggiorno della signora B.;
   anche dal sito del Ministero si legge: «Se vi trovate in una situazione di difficoltà mentre siete all'estero, l'Ufficio consolare competente può, su vostra richiesta, intervenire in vostro favore. Possibili interventi includono: assistenza ai detenuti, assistenza economica, assistenza indiretta attraverso enti e associazioni assistenziali, assistenza sanitaria, assistenza legale, assistenza in caso di furto o smarrimento di documenti, assistenza nella ricerca di connazionali, rimpatrio, rimpatrio di salme»;
   dal sito del consolato italiano di Tenerife risulta un indirizzo mail a cui a quanto risulta agli interroganti è impossibile inviare messaggi, in quanto si tratterebbe di una casella di posta piena;
   l'ambasciata italiana di Madrid ha offerto alla famiglia B. un prestito; nel frattempo il signor P.B. è rimpatriato, a proprie spese nel comune di residenza,
   alla fine del mese di giugno 2017 la prima firmataria del presente atto ha cercato di intercedere con la Farnesina, prima del rimpatrio, per accelerarne le procedure e monitorare il caso –:
   se sia al corrente della scarsa collaborazione nei confronti del connazionale in questione, da parte del consolato onorario italiano di Tenerife;
   quali siano le attività di assistenza garantite dal Governo italiano e dalle sue rappresentanze all'estero nei confronti dei cittadini italiani residenti e non nel Paese straniero;
   quale sia lo stato attuale del sistema di prenotazione online degli appuntamenti e del call center che risulterebbe non raggiungibile da operatori italiani e quali iniziative intenda intraprendere per renderlo più concretamente fruibile. (4-17375)


   ROBERTA AGOSTINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la scorsa settimana, in sole 24 ore, nel nostro Paese, si sono verificati ben quattro femminicidi, tutti commessi dai compagni delle vittime; una sequenza terribile che fa seguito a numerosissimi altri casi riportati in questi anni dalla cronaca, e che evidenzia l'esistenza di un problema strutturale, che non può non costituire, per le istituzioni, una priorità;
   i dati dell'Istat evidenziano che a commettere le violenze più gravi sono i partner attuali o gli ex compagni/mariti, che commettono, peraltro, stupri nel 62,7 per cento dei casi;
   le violenze fisiche, ivi comprese quelle sessuali, ma anche psicologiche, riguardano le donne italiane, come le straniere, ed i soggetti più vulnerabili sono le donne separate, divorziate o con problemi di salute o disabilità;
   troppi sono i casi in cui le donne denunciano, rimanendo spesso purtroppo inascoltate, quelli che poi diverranno i loro assassini;
   in data 2 marzo 2017, lo Stato italiano è stato condannato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per la violazione dell'articolo 2 (diritto alla vita), dell'articolo 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e articolo 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu), in seguito alla denuncia di Elisaveta Talpis, che ha accusato le autorità italiane di non averle accordato una protezione adeguata, nonostante le sue ripetute chieste d'aiuto per le violenze subite dal marito;
   dal 2012 al 2015 Elisaveta Talpis si era rivolta diverse volte alle forze dell'ordine, vivendo altresì per tre mesi in un centro antiviolenza;
   dopo aver denunciato il marito per i numerosi atti di violenza operati nei suoi riguardi, la Talpis, sentita per la prima volta dalla polizia, aveva modificato le sue dichiarazioni, attenuando la gravità dei fatti di cui si era lamentata, come da lei successivamente dichiarato, a causa delle pressioni psicologiche del marito;
   con provvedimento del 1o agosto 2013, il giudice per le indagini preliminari: archiviò la denuncia per la parte che riguardava i maltrattamenti in famiglia e le minacce;
   nella notte del 25 novembre 2013 Andrei Talpis ha ferito gravemente Elisaveta e ucciso il figlio che aveva tentato di proteggerla;
   i giudici di Strasburgo hanno stabilito che «non agendo prontamente in seguito ad una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto, creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che alla fine hanno condotto al tentato suicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio»;
   la Corte ha condannato quindi l'Italia a risarcire la vittima di 30.000 euro per danni non pecuniari e di 10.000 euro a titolo di rimborso delle spese affrontate; trattasi della prima condanna dell'Italia da parte della Cedu per un reato relativo al fenomeno della violenza domestica;
   in data 1o agosto 2014 è entrata in vigore la «Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica», meglio nota come Convenzione di Istanbul: essa, in particolare, prevede, all'articolo 50, che «Le Parti adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per garantire che le autorità incaricate dell'applicazione della legge affrontino in modo tempestivo e appropriato tutte le forme di violenza che rientrano nel campo di applicazione della presente Convenzione, offrendo una protezione adeguata e immediata alle vittime» –:
   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per attuare in maniera puntale quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul, sottoscritta e ratificata dal nostro Paese, così da offrire finalmente una protezione tempestiva ed adeguata a tutte le vittime della violenza di genere.
   (4-17379)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PELLEGRINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'area del Mediterraneo sta subendo notevoli cambiamenti climatici evidenziati da innalzamento delle temperature e da una forte riduzione delle piogge;
   la primavera 2017 dal punto di vista meteorologico, è stata in Italia, secondo il Cnr la seconda più calda dal 1800, con un'anomalia di +1,9 gradi, ma a giugno lo scarto è stato addirittura di +3,2 gradi;
   il clima particolarmente asciutto ha creato le condizioni per favorire il divampare degli incendi provocati spesso da atti criminali, almeno 2.500 ettari di terreno a pascolo, vigneti e uliveti sono andati a fuoco nell'ultimo mese sparsi lungo tutta la Penisola;
   l'Italia appare interessata da cambiamenti climatici che stanno determinando fenomeni di siccità e il rischio che aree siano interessate da processi di desertificazione; infatti, tra il 15 giugno e il 12 luglio l'Italia è stata oggetto di incendi che hanno interessato oltre 26.000 ettari di superfici boschive, ovvero circa il 94 per cento del totale delle superfici bruciate nel 2016;
   le regioni maggiormente percorse da incendi sono state: la Sicilia con oltre 13.000 ettari, la Calabria con 5.826 ettari, la Campania con 2.461 ettari, il Lazio con 1.635 ettari e la Puglia con 1.541 ettari;
   si riscontrano effetti tangibili della siccità con rilevanti danni all'agricoltura, tenuto conto che i bacini idrogeografici fondamentali, come quello del Po, ma anche laghi e fiumi, uniformemente sull'intero territorio nazionale, vedono ridursi anche del 70 per cento la loro portata;
   i cambiamenti climatici e i conseguenti processi di siccità e di desertificazione vanno affrontati in maniera strutturale e strategica attraverso l'elaborazione di uno o più piani che intervengano sulle principali criticità: dall'utilizzo sostenibile e razionale dell'acqua al contrasto degli sprechi negli acquedotti, e in particolare, nelle attività produttive e agricole, dalla riforestazione alla decarbonizzazione; occorrono piani che definiscano i programmi e tempi certi per la piena attuazione dell'accordo di Parigi sul clima (COP21) del dicembre 2015, e della Convenzione contro la desertificazione UNCCD, fatta a Parigi il 14 ottobre 1994 ed entrata in vigore il 29 dicembre 1996 –:
   se non intenda assumere iniziative per procedere alla definizione in tempi brevi di uno o più piani nazionali di politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, che siano incentrati sul contrasto della siccità e della desertificazione, e nelle more, per operare un rilancio, in tempi brevi, del processo di decarbonizzazione e di ulteriore riduzione delle emissioni di gas serra. (5-11888)


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi sono divampati in tutto il territorio italiano vasti e perduranti incendi;
   a Roma, un incendio di vaste dimensioni si è sviluppato nella pineta di Castel Fusano a Ostia. La colonna di fumo era visibile anche dalla spiaggia e per questo molti bagnanti hanno lasciato i lidi. Il traffico è andato in tilt a causa della chiusura di alcune strade. Un altro vasto incendio si è sviluppato in un campo di fronte all'ospedale Sant'Andrea, nella zona nord della Capitale. La sindaca Virginia Raggi, intervenuta sul luogo, parla di «disastro ambientale». È stato evacuato il comune di Santi Cosma e Damiano. Il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, annuncia che chiederà lo stato di emergenza «perché quest'anno, nei primi due mesi di monitoraggio, gli incendi sono quadruplicati»;
   in Toscana, si sono sviluppati roghi a Marina di Grosseto, nella pineta di Fiumara, a Castiglione della Pescaia, Volterra, Piancastagnaio e Montale;
   in Campania, il presidente della regione De Luca chiede il supporto delle Forze armate alla Ministra Pinotti. A Napoli, dove è ancora critico il fronte degli incendi nella zona vesuviana (e i sindaci dei comuni colpiti parlano di «emergenza nazionale»), le fiamme hanno bruciato anche la vegetazione sulla collina di Posillipo. Case evacuate si registrano anche ad Agropoli. Un rogo c’è stato anche nel pieno centro di Salerno, nei pressi del Forte la Carnale, domato dopo ore;
   nel parco nazionale del Cilento gli incendi hanno mandato in fumo negli ultimi giorni centinaia di ettari di macchia mediterranea;
   le minacciose colonne di fumo sprigionatesi hanno provocato cenere, fumi ed odori nocivi e ingenti danni all'ambiente;
   al momento, nonostante siano ancora in corso operazioni di spegnimento, non si hanno notizie circostanziate rispetto all'entità ed alla natura dei danni che hanno subìto le zone interessate, le strutture, gli insediamenti e gli animali;
   i roghi, per le loro caratteristiche, sembrano essere stati provocati da un'azione dolosa legata al diffuso fenomeno della speculazione edilizia, dello smaltimento illegale dei rifiuti di ogni sorta e dei lavoratori stagionali;
   in particolare, il regime normativo ante cosiddetto decreto «Madia» contemplava, in casi come questo, il pronto intervento integrato di vigili del fuoco, protezione civile e comunità montane, mentre oggi si deve assistere, per totale assenza di risorse e di una riorganizzazione organica del comparto forestale, a situazioni di criticità le cui conseguenze sono destinate a protrarsi nel tempo –:
   se sia stata avviata una verifica, per quanto di competenza, sulla natura degli incendi e sulla loro nocività, in particolare rispetto al superamento dei livelli consentiti del cosiddetto PM10;
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga di istituire un tavolo interistituzionale che coinvolga il Ministero dell'interno, i prefetti, i sindaci, i vigili del fuoco, la protezione civile, la polizia, i carabinieri e la guardia di finanza, al fine di mettere a nudo le eventuali finalità criminali dei roghi;
   quali iniziative normative urgenti il Governo ritenga di adottare in relazione all'attività di prevenzione e contrasto del fenomeno dei roghi illegali di rifiuti, anche prevedendo l'intervento di Forze armate e sanzioni esemplari, per mettere fine alla strategia criminale che ha determinato l'emergenza incendi e i conseguenti ingenti danni all'intero ecosistema;
   quali iniziative il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, intenda assumere anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, per monitorare la situazione e verificare lo stato dei luoghi;
   se il Ministro della salute non intenda assumere iniziative, con estrema urgenza, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, per verificare quali tipi di conseguenze vi siano per la salute dei cittadini e degli animali coinvolti. (5-11890)


   ZARDINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel comune di Verona, frazione di Montorio, nella zona centrale di un'area di cava esaurita, in variante alla sistemazione prevista dal progetto di recupero della cava dismessa in corso, l'impresa titolare denominata Superbeton spa svolge, su autorizzazione della provincia di Verona rilasciata con determinazione dirigenziale n. 5268/14, attività di recupero rifiuti inerti non pericolosi con produzione di conglomerati bituminosi;
   l'autorizzazione rilasciata in regime semplificato (AUA) al precedente gestore, riguarda un'area fragile dal punto di vista ambientale, avendo rilevato anche la Ulss 20, in sede di parere preliminare, la vicinanza a pozzi dell'acqua potabile;
   fin dalle prime fasi dell'entrata in esercizio del nuovo impianto, la popolazione aveva manifestato preoccupazione per le emissioni odorose e fumose che venivano avvertite, le quali venivano segnalate alle istituzioni competenti;
   nel novembre 2015 la provincia di Verona, a seguito di alcune criticità in materia di emissioni diffuse dell'impianto, riscontrate dall'ARPAV nel corso di un sopralluogo, convocava una conferenza istruttoria per valutare le modifiche e integrazioni al provvedimento Aua rilasciato, richiedendo al gestore una relazione sugli interventi realizzati in ottemperanza alle prescrizioni autorizzative e, alla luce delle risultanze del sopralluogo, le eventuali ulteriori proposte migliorative per la mitigazione degli impatti e i tempi di realizzazione;
   la società Superbeton spa, a seguito di determinazione n. 4057/2015 di volturazione della titolarità dell'impianto, aveva comunicato l'inizio dei lavori di realizzazione dell'impianto di gestione rifiuti in regime ordinario;
   la provincia di Verona con provvedimento del 21 giugno 2016 ha diffidato l'impresa ad adempiere alla corretta gestione dell'impianto di recupero rifiuti non pericolosi, conformemente a quanto previsto dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, al decreto ministeriale 5 febbraio 1998 ed alla determinazione dirigenziale n. 1853/2015, stabilendo un termine pari a trenta giorni per l'invio agli enti interessati di idonea documentazione attestante l'avvenuto ripristino della situazione impiantistica conformemente a quanto prescritto, in quanto risultava che il quantitativo massimo annuo di rifiuti trattabili era superato; veniva altresì richiesto di fornire la garanzia dell'efficienza del sistema di raccolta delle acque, di depositare i rifiuti su superfici impermeabilizzate e di evitare la formazione di odori;
   dalla documentazione trasmessa dalla ditta a seguito della diffida, si evince una parziale inottemperanza agli obblighi da rispettare, in particolare riguardo al rispetto dei limiti dei rifiuti stoccabili;
   a seguito della prima diffida del 21 giugno 2016, con determinazione n. 2892/16 del 29 luglio 2016, la provincia emetteva un secondo divieto di prosecuzione delle attività per le reiterate inottemperanze alle prescrizioni indicate nell'Aua, come evidenziate dalle ispezioni compiute da Arpav Verona;
   la ditta è stata menzionata nella relazione territoriale sulla regione Veneto approvata il 23 giugno 2016 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, in relazione ad alcune criticità riguardanti l'impianto di Nervesa della Battaglia;
   il 26 gennaio 2017 presso il Tar del Veneto è stato rigettato il ricorso presentato dal comune di Verona avverso la provincia di Verona e di Brunelli Placido Franco srl, in relazione alla determina n. 5268/2014 –:
   se non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza al fine di valutare, in collaborazione con la regione e gli enti locali, il danno ambientale determinato dalle attività in essere e, conseguentemente, adottare i necessari provvedimenti, anche alla luce di quanto previsto dagli articoli 299 e seguenti del decreto legislativo n. 152 del 2006.
   (5-11891)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LABRIOLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa si apprende che in data 16 luglio 2017 l'ecologista manduriano, Francesco Di Lauro, abbia organizzato una manifestazione, la manifestazione unitaria, con corteo di protesta, contro il depuratore sulla costa e contro ogni genere di scarico in mare;
   all'incontro sembra abbiano partecipato esponenti dello spettacolo a supporto delle proteste di un gruppo di «mamme coraggio», la cui leader sembra sia la signora Mimma Rizziello, che avrebbero più volte fermato pacificamente le ruspe impegnate nella costruzione del depuratore consortile di Manduria e Sava, a ridosso di una splendida riserva naturale;
   il raduno si sarebbe tenuto sulla litoranea salentina, marina di Specchiarica, località Quota 13, davanti al Bar Dalì, da dove sarebbe partito un corteo per raggiungere la zona Urmo sede della costruzione del depuratore;
   la disciplina degli scarichi costituisce una delle componenti principali della normativa per la tutela delle acque dall'inquinamento ed è regolamentata dal decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni (norme in materia ambientale), Parte terza;
   i pilastri su cui si basa la regolamentazione degli scarichi sono l'obbligo di autorizzazione e il rispetto dei limiti di emissione, fissati in funzione degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. Risulta, inoltre, di fondamentale importanza l'adeguamento dei sistemi di fognatura, collettamento e depurazione degli scarichi nell'ambito del servizio idrico integrato;
   onde evitare che un patrimonio naturale come quello marino di Manduria venga compromesso e con esso anche l'economia legata al turismo, sarebbe opportuno un monitoraggio attento sulla costruzione del depuratore e sul rispetto delle regole sancite dalla normativa nazionale e locale in materia di fognature e depuratori –:
   di quali elementi disponga il Governo in ordine alla situazione del sistema di collettamento e depurazione degli scarichi che interessa la costa salentina e quali iniziative di competenza intenda assumere, in sinergia con la regione Puglia, per prevenire danni ambientali in un'area a ridosso di una riserva naturale. (4-17366)


   D'AGOSTINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   le pene previste dal codice penale per chiunque cagioni un incendio su boschi, selve o foreste prevedono la reclusione da quattro a dieci anni;
   a giudizio dell'interrogante, tali pene sono eccessivamente lievi, anche alla luce delle conseguenze gravissime che gli incendi arrecano alle abitazioni private, alle tante aree protette presenti sul territorio nazionale e ai costi che lo Stato deve sostenere per lo spegnimento e per rimediare ai danni conseguenti ai roghi;
   vero è che il codice penale prevede che le pene siano aumentate se dall'incendio derivi pericolo per edifici o danno su aree protette e che siano aumentate della metà se dall'incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all'ambiente, ma ciononostante in questi ultimi anni si è registrato un costante aumento di incendi;
   a giudizio dell'interrogante, le pene sono decisamente poco dissuasive, anche in considerazione del fatto che non sempre è facile individuare i responsabili, ma, quando questo accade, difficilmente le pene vengono applicate al massimo previsto;
   l'aumento dei casi di incendio, che si verificano in particolare nel periodo estivo, a giudizio dell'interrogante impongono un inasprimento delle pene previste dall'articolo 423-bis del codice penale e il superamento della distinzione tra rogo doloso e colposo;
   numerosi sono i processi per i tanti che vengono denunciati dalle forze dell'ordine, ma sono davvero pochi quelli che scontano la pena;
   la discrepanza tra numero di processati e numero dei condannati è determinata proprio dalla distinzione che l'attuale normativa fa tra incendio doloso e colposo;
   è necessario, a giudizio dell'interrogante, superare tale distinzione, se non altro perché il coltivatore che dà fuoco alle sterpaglie o ai rimasugli della potatura è ben consapevole non solo del divieto tassativo di abbruciamento, ma anche del fatto che il fuoco può facilmente sfuggire al suo controllo e mettere a repentaglio l'incolumità delle persone, degli edifici circostanti e dell'intero ambiente;
   è altrettanto chiaro che non basta inasprire le pene per combattere efficacemente contro chi deliberatamente dà fuoco a un bosco, a una selva o a una foresta: è grazie ad una più capillare attività di controllo del territorio si possono prevenire tali reati e i danni ingentissimi che ne conseguono, in particolare all'ambiente –:
   se i Ministri interrogati intendano promuovere, iniziative normative volte all'inasprimento delle pene per il reato di incendio boschivo, valutando il superamento della distinzione tra incendio doloso e colposo; quali iniziative intendano adottare al fine di assicurare un maggiore controllo del territorio e una migliore prevenzione degli incendi. (4-17370)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   ROMANINI e PATRIZIA MAESTRI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il decreto ministeriale n. 44 del 23 gennaio 2016, concernente la riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha identificato gli istituti e i musei di rilevante interesse nazionale, tra questi il complesso monumentale della Pilotta di Parma il quale è stato istituito ufficio di livello dirigenziale non generale periferico. Ai sensi del decreto ministeriale n. 198 del 9 aprile 2016, al complesso afferiscono la Biblioteca palatina, la Galleria nazionale, il Museo archeologico nazionale e il Teatro Farnese di Parma. Al complesso è stata conferita l'autonomia speciale di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 171 del 29 agosto 2014 dal decreto ministeriale n. 328 del 28 giugno 2016;
   ai sensi del medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 171 del 2014, al Polo museale dell'Emilia Romagna afferiscono invece la Camera di San Paolo con la Cella di Santa Caterina, l'Antica spezieria di San Giovanni in Parma e il Castello di Torrechiara in Langhirano (Parma);
   con l'atto di sindacato ispettivo n. 5/09014 del 28 giugno 2016 si segnalava l'opportunità di estendere la competenza dell'ufficio dirigenziale del complesso monumentale della Pilotta anche alla Camera di San Paolo con la Cella di Santa Caterina e all'Antica spezieria di San Giovanni, come suggerito anche dalla cittadinanza, dalle istituzioni locali e da larga parte del mondo culturale di Parma, proseguendo la positiva esperienza maturata nella gestione unitaria del sistema museale della città, anche in ragione della complementarietà dei percorsi turistici di visita in ragione della minima distanza fisicamente separa questi luoghi nel centro città;
   il patrimonio museale e monumentale di Parma, infatti, vanta una lunga e positiva esperienza di gestione unitaria. Dal punto di vista culturale, inoltre, è evidente la contiguità dei percorsi in particolare tra la Galleria nazionale, che custodisce la maggior collezione di opere al mondo del Correggio, e la camera di San Paolo che dallo stesso autore è stata affrescata nel 1518-1519. Senza parlare poi dell'utilità che questa scelta avrebbe nel favorire un riconoscimento, da parte dell'Unesco delle cupole del Duomo di Parma da lui stesso affrescate;
   l'accorpamento della Camera di San Paolo e dell'Antica spezieria di San Giovanni al complesso museale appare ragionevole anche sotto il profilo di una buona ed efficiente amministrazione sia per quel che attiene la definizione del costo dei biglietti, sia per il razionale utilizzo del personale impiegato, che in ogni caso risulta oggi sottodimensionato rispetto agli obiettivi che lo stesso Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo si è dato con la costituzione del complesso museale cittadino;
   il Ministero ha fatto sulla città un investimento importante dotandolo di una direzione caratterizzata da altissima professionalità, ma il personale attualmente assegnato alle diverse funzioni non pare oggi sufficiente a garantire l'apertura e la fruizione di tutti gli spazi nei quali si articola l'offerta museale nel suo insieme né una sua messa a sistema culturale. Necessita di essere adeguatamente integrato se si vuole mettere in condizione la nuova organizzazione di dispiegare al meglio le proprie potenzialità e garantire la valorizzazione del sistema museale e monumentale del centro cittadino di Parma –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative per l'accorpamento della Camera di San Paolo con la Cella di Santa Caterina e dell'Antica spezieria di San Giovanni al complesso museale della Pilotta di Parma, integrandone al contempo le dotazioni organiche di personale, anche con l'obiettivo di rendere più efficiente la gestione del sistema integrato museale e monumentale del centro di Parma, tanto indispensabile, che si verrebbe a creare, con il percorso museale incentrato sulla figura di Correggio.
(4-17371)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:


   CORDA, BASILIO, FRUSONE, RIZZO, TOFALO e PAOLO BERNINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il Governo, in sede di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, recante «proroga e definizione di termini. Proroga del termine per l'esercizio di deleghe legislative» (legge 27 febbraio 2017, n. 19), accoglieva l'ordine del giorno 9/04304/056 della prima firmataria del presente atto con il quale si impegnava il Governo: «a non prorogare ulteriormente il periodo del mandato della Rappresentanza militare oltre la data del 2018 stabilita dal presente decreto»;
   l'articolo 8, commi 5-bis e 5-ter, del citato decreto-legge ha infatti prorogato di un ulteriore anno il mandato della rappresentanza militare, rinviando conseguentemente l'elezione per il rinnovo dei delegati del personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare;
   tale proroga era già avvenuta nel 2016, per cui il mandato dell'attuale rappresentanza è stato prorogato per il 50 per cento del tempo in più rispetto al periodo di mandato previsto dalla legge;
   la motivazione formale di questi due anni di proroga era nella necessità di approvare celermente la riforma della rappresentanza militare, che invece non è stata approvata, mentre è ormai alle porte la scadenza naturale della legislatura;
   il personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare ha il diritto di scegliersi la propria Rappresentanza militare e i delegati uscenti possono, per legge, concorrere per un secondo mandato consecutivo, sottoponendosi però al giudizio della propria base elettorale;
   non aiuta il prestigio della rappresentanza militare il fatto che la presidenza del Cocer esercito e quella interforze sia detenuta da un alto ufficiale – il generale Gerometta – che è al contempo direttore generale di Persomil (ovvero la formale «controparte» della rappresentanza militare) per di più già in ausiliaria dall'8 settembre 2016;
   la proroga stabilita dalla richiamata legge prevede che l'elezione per la rappresentanza militare si tenga entro il 15 luglio 2018, mentre le procedure per le presentazioni delle candidature avranno avvio il 30 maggio 2018 ovvero in periodo in cui sarà iniziata la nuova legislatura –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere per assicurare l'effettivo rinnovamento della rappresentanza militare, escludendo sia che di essa possa far parte il personale in ausiliaria, anche se richiamato in servizio (come previsto dall'articolo 883 del Tuom), sia la presentazione – con la motivazione pretestuosa della fine della legislatura – di proposte governative finalizzate ad una ulteriore proroga del mandato. (5-11901)


   FASSINA e MARCON. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la Ministra interrogata è stata titolare del dicastero della difesa anche nel precedente Governo dal mese di febbraio del 2014;
   numerose associazioni pacifiste, promotrici di campagne contro le armi e la guerra (ad esempio, i promotori della campagna Taglia le ali alle armi e la Rete disarmo), hanno chiesto ripetutamente, a partire da una lettera indirizzata sia al Presidente del Consiglio Renzi che alla Ministra della difesa il 19 marzo 2014, pubblicamente e per via formale, un incontro, richiesta cui a quanto risulta all'interrogante, non è stata mai data risposta positiva;
   la Ministra interrogata ha un passato di attivista pacifista nei movimenti per il disarmo e per questi motivi dovrebbe avere sensibilità e attenzione alle sollecitazioni che vengono dai cittadini organizzati in questi movimenti;
   in passato altri Ministri della difesa (come il generale Corcione o Arturo Parisi) hanno mostrato sensibilità al confronto e disponibilità al dialogo e hanno sempre incontrato i rappresentanti delle organizzazioni pacifiste;
   la Ministra interrogata non ha mai offerto spiegazioni sul perché si rifiuti di incontrare le associazioni pacifiste –:
   se la Ministra non intenda incontrare i rappresentanti delle suddette organizzazioni pacifiste. (5-11902)


   DURANTI e CARLO GALLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   l'Italia in questi giorni sta andando letteralmente «in fumo» e con una voracità mai vista prima stanno bruciando migliaia di ettari di boschi. Una distruzione dovuta sicuramente alla mano dolosa dell'uomo, ma anche al clima torrido determinato dall'effetto dei mutamenti climatici in atto;
   dall'8 al 15 luglio 2017 secondo i dati dell’Europeon Forest Fire Information System (Effis), i roghi hanno interessato 27.167 ettari, ovvero un'area grande quanto quella bruciata in tutto il 2016. Dall'inizio dell'anno al 15 luglio le fiamme hanno avvolto un'area di 52.374 ettari. Di questi, 34.956 sono bruciati nei primi 15 giorni del mese corrente;
   sempre in base ai dati dell'Effis, la settimana scorsa in Italia si sono registrati 122 incendi di grandi dimensioni, oltre i 30 ettari; 176 nei primi 15 giorni di luglio. Da inizio anno al 15 luglio si sono contati 272 roghi di vaste dimensioni. A confronto, tra il 2008 e il 2016, nello stesso periodo si erano verificati in media 48 incendi. Sempre tra il 2008 e il 2016, la media dei grandi incendi registrati in un anno è stata di 170;
   la flotta dello Stato è composta da velivoli del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della difesa: in particolare, conta 16 Canadair CL415, gestiti da Babcock MCS Italia, 4 elicotteri Erickson S64F, provenienti dall'ex Corpo forestale dello Stato (uno dei quali considerato riserva tecnica) e ulteriori 8 elicotteri del Comparto difesa e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
   molte regioni si sono dotate del loro sistema aereo antincendio ad integrazione di quello messo a disposizione dello Stato, mentre 6 regioni, Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Sicilia e Umbria, non hanno alcuna flotta aerea aggiuntiva;
   alla luce di quanto esposto, occorrerebbe un investimento urgente e straordinario dello Stato per far fronte all'emergenza incendi. In particolare, il Ministero della difesa, la cui flotta di aerei ed elicotteri è rispettivamente di oltre 470 e 490 unità (con un rapporto con i mezzi antincendio è di 1/29 per gli aeroplani e di 1/40 per gli elicotteri), avrebbe le risorse per far fronte a tale emergenza –:
   se non ritenga il Ministro interrogato di assumere iniziative per destinare una parte degli ingenti finanziamenti previsti per il Ministero della difesa, anche nel settore aeronautico, del cosiddetto «Fondo investimenti» all'acquisizione di mezzi aerei, in modo da potenziare la flotta nazionale antincendi. (5-11903)


   ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, SEGONI e TURCO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il 27 luglio 2017 scadrà l'operazione Sophia (ex-Runavformed) che non è stata ancora rinnovata;
   la missione Sophia non ha potuto ancora entrare nelle fasi che permettono di operare nelle acque libiche e di effettuare azioni sulle coste per distruggere i barconi;
   si prospetta l'idea di modificare le missioni «Sophia» e «Triton» per ricevere più aiuto, tuttavia ciò comporterebbe, almeno per la prima, una conseguente rimodulazione della missione nazionale «Mare Sicuro» –:
   in considerazione della eventuale chiusura o modifica del mandato dell'operazione «Sophia», quali iniziative il Governo intenda intraprendere relativamente al dispiegamento dei dispositivi militari impegnati nell'operazione «Mare Sicuro» rispetto alla proroga o all'eventuale chiusura della missione europea «Sophia». (5-11904)


   VITO e LAFFRANCO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la scuola di lingue estere dell'Esercito (Slee) è stata fondata nel 1963 per «contribuire alla formazione del personale delle Forze armate e di altri corpi e amministrazioni dello Stato, organizzando, conducendo e coordinando attività linguistiche al fine di permettere di operare nei contesti internazionali»;
   da notizie di stampa si è saputo che il comitato degli insegnanti con una lettera inviata alle più alte cariche istituzionali, tra cui il Ministro della difesa, nonché alla regione Umbria e al sindaco di Perugia, sede della scuola, ha segnalato che è stata avviata una gara ad evidenza pubblica sul MePa, il Mercato elettronico della pubblica amministrazione con la quale si intende affidare i futuri corsi di lingua ad imprese private;
   il MePa è uno strumento di commercio elettronico del Ministero dell'economia e delle finanze avviato e gestito da Consip dal 2003, di tipo business to government (B2G), a disposizione delle amministrazioni pubbliche italiane per effettuare acquisti di importo inferiore alla soglia comunitaria (135 mila euro per le pubbliche amministrazioni centrali e 209 mila euro per le altre amministrazioni);
   nel MePA, le pubbliche amministrazioni registrate possono consultare il catalogo elettronico e confrontare e acquistare i beni e servizi offerti dai fornitori abilitati sul sistema; le tipologie di beni e servizi e le condizioni generali per la loro fornitura sono definite in specifici bandi;
   per iscriversi è sufficiente una regolare iscrizione dell'attività alla camera di commercio e al registro delle imprese per l'attività commerciale oggetto dei bandi;
   alla Slee si effettuano anche corsi di lingua italiana per il personale militare straniero destinato alla frequenza delle Accademie militari e degli organismi di studio di più alto livello dello Stato maggiore della difesa, preposti alla formazione dirigenziale nel comparto della sicurezza e della difesa –:
   quali siano gli orientamenti del Governo al riguardo, posto che esternalizzare e privatizzare l'istruzione dei militari dell'Esercito appare gravemente lesivo della necessità di riservatezza delle Forze armate, anche in considerazione del fatto che gli insegnanti che attualmente se ne occupano devono essere in grado di tradurre dialetti e lingue che, di per sé, indicano in quali teatri operativi l'Italia si muove ma soprattutto in quali future missioni internazionali essa intende impegnarsi e che tali insegnanti hanno efficacemente istruito in lingue estere le Forze armate italiane e, in particolare, i componenti di Forze armate straniere, e rischino di non essere neppure tutelati dal punto di vista occupazionale. (5-11905)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, SEGONI e TURCO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la Consip s.p.a. per conto del Ministero dell'economia e delle finanze, in data 28 giugno 2017, ha indetto un di nuovo bando di gara avente ad oggetto un sistema dinamico di acquisizione per la fornitura dei servizi di pulizia e igiene ambientale per gli immobili in uso alle pubbliche amministrazioni;
   il valore dell'appalto totale è stimato in euro 900.000.000 e riguarda l'intero territorio nazionale –:
   se il bando suddetto sia volto a fornire «servizi di pulizia ed altri servizi per le scuole ed i centri di formazione» anche agli istituti scolastici che hanno usufruito delle convenzioni Consip stipulate a seguito della gara dell'11 luglio del 2012, bandita dalla centrale unica di committenza pubblica, suddivisa in 13 lotti ed avente un importo totale di base d'asta pari a circa 1,63 miliardi di euro.
(5-11886)


   GALGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'indennizzo per la cessazione definitiva dell'attività commerciale è stato introdotto con il decreto legislativo 28 marzo 1996, n. 207, e per finanziarlo è stato istituito presso l'Inps il «Fondo degli interventi per la razionalizzazione della rete commerciale» che opera mediante contabilità separata nell'ambito della gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali;
   inizialmente previsto per il biennio 1996-1997, con successivi interventi normativi ne è stata più volte prorogata la scadenza;
   con la legge di stabilità 2014 è stato disposto che «l'indennizzo di cui al decreto legislativo 28 marzo 1996, n. 207, è concesso, nella misura e secondo le modalità ivi previste, anche ai soggetti che si trovano in possesso dei requisiti di cui all'articolo 2 del medesimo decreto legislativo nel periodo compreso tra il 1o gennaio 2009 e il 31 dicembre 2016»;
   ai sensi di tale normativa, l'indennizzo spetta pertanto ai soggetti che nel periodo compreso tra il 1o gennaio 2009 e il 31 dicembre 2016: abbiano cessato definitivamente l'attività commerciale riconsegnando al comune la licenza e richiedendo la cancellazione dal registro di appartenenza presso la camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura; al momento della domanda abbiano compiuto almeno 62 anni di età per gli uomini e almeno 57 per le donne; risultino iscritti, al momento della cessazione, per almeno cinque anni, in qualità di titolari o coadiutori nella gestione speciale commercianti;
   sono potenziali destinatari di tale beneficio: i titolari o coadiutori di attività commerciale al minuto in sede fissa, anche abbinata ad attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande; i titolari o coadiutori di attività commerciale su aree pubbliche; gli esercenti attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande; gli agenti e i rappresentanti di commercio;
   l'importo dell'indennizzo è pari al trattamento minimo di pensione previsto per gli iscritti alla gestione speciale commercianti e l'erogazione viene effettuata con le stesse modalità e cadenze stabilite per le prestazioni pensionistiche agli esercenti attività commerciali. L'indennizzo cessa al compimento dell'età pensionabile prevista per la vecchiaia nella gestione commercianti;
   con l'ultimo proroga al 31 dicembre 2016, prevista dalla legge di stabilità del 2014, l'indennizzo per la cessazione definitiva di attività commerciale viene meno nell'anno 2017. Tuttavia, la pesante crisi economica che ha colpito il nostro Paese ha causato la chiusura di migliaia di negozi e botteghe artigiane, i cui titolari, sprovvisti dell'indennizzo in questione, si trovano in condizioni di profondo disagio economico;
   stando alle previsioni dell'Unione piccoli proprietari immobiliari, soltanto in Umbria, a fine 2017, dovrebbero essere circa 1.200 le attività commerciali che chiuderanno, mentre a livello nazionale si dovrebbe andare ben oltre le 20 mila serrate. In media, negli ultimi 5 anni, il saldo giornaliero negativo è stato pari a 76 attività –:
   quali iniziative si intendano adottare per prorogare l'erogazione di tale indennizzo anche per l'anno in corso, facendo fronte alle esigenze di migliaia di commercianti che, non essendo ancora beneficiari di alcun trattamento pensionistico, rischiano di trovarsi privi di qualsiasi forma di sostentamento. (5-11892)


   ZOGGIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   i funzionari incaricati di funzioni dirigenziali all'interno delle agenzie fiscali, sono stati dichiarati decaduti dall'incarico nel marzo 2015 a seguito della sentenza n. 37/2015 della Corte costituzionale. La Corte ha censurato la proroga eccessiva degli incarichi prevista dal legislatore ed utilizzato dalla pubblica amministrazione in un sistema nato come provvisorio e che, negli anni, è diventato il meccanismo di reclutamento della dirigenza fiscale. Nonostante la revoca degli incarichi, i funzionari hanno continuato nella loro attività adempiendo ai compiti assegnati dal Governo alle agenzie; i funzionari destinatari delle posizioni organizzative temporanee hanno continuato a svolgere, con retribuzione inferiore, le medesime funzioni dirigenziali esercitate prima della sentenza, accettando deleghe di firma dai pochi dirigenti di ruolo rimasti;
   durante l'esame parlamentare del testo del decreto legislativo «Madia» (decreto legislativo 25 maggio n. 75 del 2017) sul pubblico impiego era stata evidenziata la necessità di adottare tempestivamente una soluzione normativa nel senso della stabilizzazione estesa anche ai funzionari fiscali con l'inquadramento nel ruolo dirigenziale. Il Governo per garantire, nel breve periodo, l'operatività delle agenzie fiscali ha disposto, invece, la proroga, per qualche anno, dell'attuale sistema provvisorio di copertura delle posizioni dirigenziali (cosiddetto POT);
   intanto il 1o luglio 2017, come previsto dal decreto-legge n. 193 del 2016 sono state sciolte le società del gruppo Equitalia ed è nato l'ente pubblico economico «Agenzia delle entrate-riscossione», ente strumentale dell'Agenzia delle entrate. In questo meccanismo, un aspetto fondamentale è costituito dal trattamento riservato ai dipendenti di Equitalia s.p.a., i quali, senza espletare alcun concorso pubblico, confluiscono nell'ambito del pubblico impiego, mantenendo il più favorevole trattamento economico di cui erano già destinatari nel precedente ambito privatistico;
   occorre evitare che questa situazione generi una disparità di trattamento tra gli ex dirigenti delle agenzie fiscali, per il cui inquadramento nel ruolo dirigenziale è stato opposto il vincolo dell'accesso per concorso ai pubblici uffici, e i dipendenti di Equitalia s.p.a. che, senza alcun concorso, mantengono i loro ruoli dirigenziali e il più favorevole trattamento economico –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere alla luce dell'annosa questione esposta in premessa al fine di evitare situazioni di disparità di trattamento nell'ambito del pubblico impiego. (5-11897)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:


   BIASOTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   dal 1990 in Italia il pedaggio autostradale si paga in base agli assi-sagoma e i motocicli, avendo due assi, pagano la stessa cifra di un'autovettura, mentre prima le due ruote rappresentavano una classe a sé, con pedaggio dedicato unicamente a moto e scooter;
   l'Italia è uno dei pochissimi Paesi in Europa dove il pedaggio per i motocicli (peraltro con tariffazione molto alta) è equiparato a quello delle auto, con il risultato che qualunque motociclo paga, ad esempio, la stessa cifra di un'automobile di ben più grandi dimensioni, peso e potenza;
   in Francia le moto pagano il 40 per cento in meno: la tratta Parigi-Lione (453 chilometri) costa 33 euro per le auto e 20 per le moto; in Inghilterra, Germania, Danimarca, Svezia, Portogallo, Olanda, Belgio, Slovenia e Austria, di fatto in quasi tutta l'Europa occidentale, i motociclisti circolano gratis o godono di tariffe agevolate, anche su ponti, tunnel e collegamenti vari;
   secondo i dati Istat, gli incidenti dei motociclisti sulle autostrade sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli che avvengono sulle strade statali, provinciali e comunali;
   alcune categorie di veicoli, come furgoni, autocarri e autoarticolati, usufruiscono di una tariffa specifica quando utilizzano le autostrade;
   una tariffa dedicata alle due ruote favorirebbe la circolazione dei motocicli sulle autostrade, con vantaggi che si rifletterebbero tanto sull'industria motociclistica nazionale, che rimane la più importante d'Europa, quanto sugli stessi concessionari autostradali, che vedrebbero compensata automaticamente la rimodulazione dei pedaggi –:
   se il Governo non intenda assumere iniziative normative per ridefinire l'attuale sistema di classificazione dei veicoli, anche al fine di rimodulare il parametro di classificazione per il calcolo del pedaggio autostradale, ristabilendo il pedaggio dedicato ai soli motocicli. (5-11906)


   CRIVELLARI e TULLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 23 giugno 2017 l'Anas ha comunicato la chiusura provvisoria della strada statale 309 «Romea», nel tratto compreso tra i comuni di Porto Viro e Rosolina, in provincia di Rovigo, in corrispondenza del chilometro 71 e in entrambe le direzioni;
   l'Anas ha altresì specificato che la chiusura «è stata disposta in seguito ai controlli programmati eseguiti dai tecnici Anas sul ponte sul fiume Po di Levante, che hanno accertato la necessità di interventi urgenti di manutenzione straordinaria su una delle campate dell'opera, al fine di garantire la sicurezza della circolazione. Il completamento dei lavori è previsto entro il 29 luglio»;
   attualmente il traffico è deviato sulla viabilità secondaria, con notevoli disagi che si sono manifestati fin dai primi giorni, soprattutto per quanto riguarda l'aumento dei flussi di traffico e la viabilità nei territori di Porto Viro, Rosolina, Loreo, Taglio di Po;
   i sindaci dei comuni coinvolti hanno manifestato la propria preoccupazione per la sicurezza della viabilità sul territorio, situazione che risulta aggravata dall'aumento del traffico correlato alla stagione estiva;
   in particolare, le autovetture e tutti i veicoli di massa inferiore a 3,5 tonnellate in direzione Venezia saranno deviati in località Contarina (chilometro 67,750) sulla strada comunale per Porto Viro, per poi proseguire sulla strada provinciale 8 verso Loreo, svoltare sulla strada provinciale 45 in direzione Rosolina e reimmettersi sulla strada statale 309 «Romea» al chilometro 72. Il traffico leggero in direzione di Ravenna sarà deviato sul percorso inverso. I mezzi pesanti fino a 44 tonnellate in direzione di Venezia saranno deviati in località Taglio di Po (chilometro 63,250) sulla strada provinciale 46 fino al comune di Corbola per poi proseguire sulla strada regionale 495 in direzione di Adria, svoltare sulla strada provinciale 45 in direzione Loreo e reimmettersi sulla strada statale 309 «Romea» in località Rosolina (chilometro 72). Il traffico pesante in direzione Ravenna sarà deviato sul percorso inverso –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare la sicurezza della circolazione stradale sul territorio di cui in premessa, anche valutando l'opportunità di aumentare le unità delle forze dell'ordine destinate alla suddetta finalità, fino al ripristino della situazione pregressa. (5-11907)


   FRANCO BORDO, MOGNATO e FOLINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la linea ferroviaria Parma-Brescia versa, ormai da diversi anni, in una condizione di disagio e totale abbandono;
   come confermato da numerose fonti stampa, ancora di recente, negli ultimi giorni si sono verificati una serie di gravi guasti alla linea, che hanno messo a repentaglio la salute di molti pendolari;
   da ultimo l'11 luglio 2017, il treno Brescia-Parma delle 13,54 è stato soppresso per un guasto e quindi è stata cancellata anche la corsa di ritorno da Parma delle 16,22: è iniziata così la sventura di un gruppo di passeggeri che una mezz'ora dopo sono andati al terminal degli autobus per prendere l'annunciato bus sostitutivo che però non hanno visto;
   per Legambiente Lombardia, l'azienda ferroviaria Trenord gestita da regione Lombardia e dalle Ferrovie dello Stato italiane «ogni anno si fa trovare impreparata ai primi caldi estivi. E così da Varese a Pavia, e da Cremona, Mantova a Brescia, cresce la rabbia dei pendolari»;
   sempre secondo Legambiente Lombardia, per il funzionamento dei treni lombardi, Trenord spende ogni anno quasi un miliardo di euro (500 milioni di contributi pubblici e quasi altrettanti ricavi da tariffa), producendo 43 milioni di treni-chilometri l'anno. Il costo per treno-chilometro è il più caro d'Italia, 23 euro/chilometro, mentre nelle regioni vicine e quasi la metà –:
   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, s'intendano adottare al fine garantire, in modo efficace ed efficiente, il diritto alla mobilità dei cittadini sulla tratta Parma-Brescia, più in generale riducendo i numerosi disagi che si verificano quotidianamente sulle linee ferroviarie di cui in premessa. (5-11908)


   DELL'ORCO, SPESSOTTO, CARINELLI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, LIUZZI, NICOLA BIANCHI e DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in sede di conversione del decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017 è stato abrogato il regio decreto n. 148 del 1931 che disciplina il rapporto di lavoro degli autoferrotranvieri insieme alla contrattazione collettiva;
   sebbene l'articolo 1, comma 2, della legge 12 luglio 1988, n. 270, abbia definitivamente sancito la derogabilità del decreto ad opera della contrattazione collettiva, il decreto rappresentava ancora l'unica regolamentazione per numerosi aspetti che riguardano la vita degli autoferrotranvieri;
   proporre un rinnovo dei contratti collettivi nazionali in funzione dell'abolizione del suddetto regio decreto significa aprire ad una stagione di turbolenze, considerando che la realtà italiana del rinnovo dei contratti collettivi è assai travagliata e che l'ultimo contratto collettivo nazionale del lavoro degli autoferrotranvieri ha atteso otto anni prima di trovare un accordo;
   l'abolizione del decreto significa scardinare la concezione pubblicistica dei servizi pubblici attraverso la possibilità di applicare ai rapporti di lavoro degli autoferrotranvieri la più flessibile disciplina del rapporto di lavoro subordinato come disciplinato nelle recenti riforme. L'abrogato allegato A, in tema di licenziamento, riconosceva al datore di lavoro il potere di «procedere ai necessari esoneri di agenti nelle qualifiche in cui risultino le eccedenze», nell'ipotesi di «riduzione di posti per limitazione, semplificazione o soppressione di servizi, debitamente dichiarata dall'autorità governativa», con obbligo di répéchage anche per mansioni inferiori. In tali settori troverà applicazione la nuova formulazione della disciplina sui licenziamenti illegittimi come modificato dalla recente riforma del Jobs Act, quella sul contratto di lavoro a tempo indeterminato e sulla nuova forma di previdenza ed assistenza sociale;
   una privatizzazione totale come quella che sembra promuovere il Governo potrebbe non dare la garanzia di continuità di quei servizi; la politica del trasporto pubblico locale del Governo sembrerebbe dunque focalizzata maggiormente sulla tutela della concorrenza e degli aspetti aziendali, perdendo così di vista, la tutela della mobilità che dovrebbe essere garantita per ogni cittadino –:
   se siano stati stimati gli effetti dell'abrogazione del regio decreto n. 148 del 1931 in termini di garanzia di continuità e qualità del servizio di trasporto pubblico e quali iniziative intenda assumere per scongiurare possibili disagi e quindi garantire la continuità nell'erogazione del servizio. (5-11909)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 12 luglio 2017, una donna è rimasta incastrata nella porta di un vagone della linea B della metropolitana di Roma e trascinata per metri;
   secondo le ricostruzioni, mentre la donna, presso la stazione Termini, stava tentando di salire al volo sull'ultimo vagone della metro, le porte si sono chiuse trattenendo all'interno le buste della spesa che la donna aveva infilate sul braccio. Rimasta bloccata è poi stata trascinata dal treno fino a cadere. Sarebbe poi stata soccorsa sui binari;
   il treno si è fermato alla stazione successiva, Cavour, dove il macchinista, che ha dichiarato di non essersi accorto di nulla, è sceso per capire il motivo per cui era stato azionato il sistema d'allarme. I passeggeri hanno affermato di aver azionato i tre diversi sistemi di allarme, ma il treno non si è fermato;
   il conducente ha spiegato che si è attivato solo un allarme freno, perché altrimenti «se una persona rimane incastrata nelle porte il sistema si blocca»;
   la donna è sopravvissuta anche se ha subito la perforazione di un polmone e ha riportato ferite su varie parti del corpo. A salvarla potrebbero essere stati alcuni dei passeggeri che dall'interno del vagone sono riusciti ad aprire le porte scorrevoli e ad evitare, così, che la donna finisse contro il muro della stazione –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda promuovere ogni iniziativa di competenza per chiarire quanto accaduto anche in merito ai servizi di manutenzione sul mezzo e al sistema di allarme e sicurezza;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per garantire, a livello nazionale, la sicurezza dei mezzi di trasporto e l'incolumità degli utenti del servizio e del personale dipendente.
(5-11889)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
I Commissione:


   COSTANTINO, PALAZZOTTO, ANDREA MAESTRI e MARCON. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   due mesi fa la stampa aveva annunciato la nascita di una flotta anti organizzazioni non governative per creare un blocco navale con il fine di impedire ai migranti in fuga dai Paesi africani di arrivare in Italia o altrove per chiedere asilo politico e aiuto umanitario;
   questa «flotta» è stata predisposta da un'organizzazione internazionale di estrema destra, che tenta di mascherare la propria natura sostanzialmente xenofoba, facendo proclami sulla difesa dell'identità e civiltà europea, ignorando la storia e il crogiuolo di popoli e genti che tale civiltà hanno costruito;
   a metà maggio 2017, tale organizzazione già aveva «assaltato» la nave umanitaria Aquarius della ong «Sos Mediterranée», impedendole di salpare dal porto di Catania per andare a recuperare migranti al largo della Libia;
   in quella circostanza l'organizzazione aveva annunciato l'intenzione di noleggiare una nave più grande per future azioni di disturbo contro chi salva vite umane in mare;
   tale nave è la C-Star, battente bandiera mongola, noleggiata da una società inglese di mercenari del mare. È una vera «fortezza» galleggiante arrivata da Gibuti, che salperà da Catania questa settimana;
   gli aderenti dell'organizzazione si sono addestrati sulle Alpi francesi con lezioni di autodifesa e geopolitica. Hanno alle spalle una rete internazionale, si riuniscono comunicando il luogo solo all'ultimo minuto e sono in grado di gestire raccolte di fondi cambiando conto e banca in poche ore;
   quanto sta accadendo è gravissimo; le organizzazioni non governative nel Mediterraneo salvano vite umane, supplendo alle mancanze della politica e delle istituzioni;
   ricorrere ad azioni disturbo nei confronti delle organizzazioni non governative, insinuando che cooperino con scafisti, senza che ad oggi esista una sola prova per fondare questa accusa, è ad avviso degli interroganti un pretesto per portare avanti azioni ideologiche e xenofobe;
   secondo la convenzione SAR occorre «(...) garantire che sia prestata assistenza ad ogni persona in pericolo in mare (...) senza distinzioni relative alla nazionalità o allo status di tale persona o alle circostanze nelle quali tale persona viene trovata» (Capitolo 2.1.10) e provvedere a «[...] fornirle le prime cure mediche o di altro genere ed a trasferirla in un luogo sicuro» (Capitolo 1.3.2). Il trasferimento nei porti libici, come si proporrebbe l'organizzazione xenofoba, ad oggi non è realizzabile perché sono insicuri –:
   come si intenda garantire che le navi dell'organizzazione di cui in premessa e altre similari non violino il diritto internazionale e non sabotino con azioni di disturbo le organizzazioni non governative impedendo loro di salvare vite umane, secondo quanto stabilito dalla Convenzione internazionale sulla ricerca e sul salvataggio marittimo. (5-11899)


   TONINELLI, DIENI, CECCONI, COZZOLINO, DADONE e D'AMBROSIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Gianluca Dicandia, giovane praticante avvocato che si occupa di diritto dell'immigrazione ed attivista della rete «Resistenze Meticce», è stato denunciato in base all'articolo 290 del codice penale, che punisce il «vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate», per aver criticato pubblicamente i decreti «Minniti-Orlando» durante una manifestazione in piazza del Pantheon a Roma;
   secondo quanto riportato su articoli di stampa, tra cui il sito fanpage.it, il 20 giugno 2017, data in cui si celebrava la giornata mondiale del rifugiato, quando egli ha preso la parola al termine di un flash-mob promosso da Amnesty International a Roma, ha denunciato le conseguenze dei provvedimenti governativi sulla vita dei migranti;
   secondo la testata avrebbe dichiarato quanto segue: «È importante denunciare secondo me oggi, a due mesi dall'entrata in vigore del primo dei decreti che porta la firma di Minniti e Orlando, il fatto che i rifugiati, i richiedenti asilo, sono destinatari di norme allucinanti, norme che eliminano qualunque tutela e qualunque possibilità per i migranti di stare nel nostro paese in un modo degno»;
   tali parole, al di là del merito, rappresentano la libera espressione di alcune idee politiche;
   quando Dicandia si allontanava dal microfono sarebbe stato avvicinato da due agenti che lo avrebbero identificato, ritenendo quelle parole offensive verso le istituzioni, tanto che successivamente avrebbero chiesto a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty, di dissociarsene;
   la richiesta di identificazione avrebbe in seguito provocato la reazione della piazza che avrebbe urlato «vergogna» all'indirizzo degli agenti per quella che veniva reputata come un'intimidazione;
   a seguito di questo altre persone venivano identificate assieme a Dicandia, ricevendo una denuncia all'articolo 336 del codice penale «Violenza o minaccia alle forze dell'ordine» –:
   posto che l'operato degli agenti coinvolti nell'episodio descritto in premessa pare agli interroganti costituire una violazione della libertà di espressione, se l'intervento delle forze dell'ordine sia avvenuto in ottemperanza a eventuali ordini superiori e se si intendano avviare, per quanto di competenza, eventuali approfondimenti o altre iniziative riguardo a quanto accaduto. (5-11900)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   INCERTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da tempo i comandi provinciali dei vigili del fuoco segnalano la necessità di rinnovare il parco degli automezzi con cui operano giornalmente su tutto il territorio nazionale e la particolare urgenza di fornire gli operatori di attrezzature ed automezzi sicuri con cui effettuare in modo efficace ed efficiente un servizio tanto importante quanto indispensabile;
   il parco degli automezzi in uso sul territorio nazionale e, in particolare, in Emilia Romagna ha un'anzianità di servizio di circa 16 anni;
   il Parlamento ed il Governo hanno provveduto, attraverso la previsione, nella legge n. 232 dell'11 dicembre 2016 – legge di bilancio per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019 – all'articolo 1, comma 623, di uno speciale fondo di 70 milioni di euro per il 2017 e di 180 milioni di euro annui per il periodo 2018-2030, destinato all'acquisto e all'ammodernamento dei mezzi strumentali in uso alle forze di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco –:
   se siano stati definiti i criteri di assegnazione delle risorse e quale sia la tempistica con la quale si intenda attivare il suddetto fondo. (5-11879)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   si apprende che sono stati alloggiati a Portogruaro altri 14 richiedenti asilo in un complesso di palazzine acquisite dal Ministero dell'interno, ubicate in via San Giacomo;
   l'amministrazione comunale ha proceduto ad un sopralluogo per verificare lo stato degli appartamenti, già abitati da altri 14 richiedenti asilo, e ha potuto verificare l'inidoneità delle strutture ad uso abitazione. Addirittura sembrano non rispettate tutte le prescrizioni richieste dalla legge per l'utilizzo degli impianti. In particolare, dalla relazione dei tecnici comunali si evince la precarietà degli impianti elettrico e termoidraulico. L'impianto elettrico è stato manomesso in più punti e non vi sono differenziali «salvavita». Per quanto concerne l'impianto termoidraulico e gas, alcuni termosifoni non risultano collegati e l'impianto del gas per essere utilizzato deve essere ancora verificato. Per gli impianti integrati delle componenti mancanti, deve essere acquisita la dichiarazione di rispondenza/conformità prevista dal decreto del Ministero dello sviluppo economico 22 gennaio 2008, n. 37;
   ed ancora, i vetri delle finestre della scala comune risultano rotti in più punti e gli intonaci dei terrazzi esterni devono essere messi in sicurezza, poiché da più parti sono crollati. Per quanto attiene agli scarichi fognari, l'ufficio preposto ha comunicato che, agli atti, non risulta depositata l'autorizzazione allo scarico per gli immobili in questione;
   ebbene, è evidente che sono stati accolti dei richiedenti asilo in strutture non idonee, carenti di tutti i requisiti richiesti dalla legge e che necessitano di manutenzione. Ciò nonostante, il prefetto ha disposto l'alloggio di 28 persone;
   si tratta di un grave episodio non rispettoso, tra l'altro, della normativa europea in materia che prevede l'idoneità delle strutture destinate all'accoglienza dei richiedenti asilo;
   tali situazioni mettono a rischio l'incolumità delle persone accolte e dei cittadini del territorio, poiché si consente l'utilizzo di strutture e impianti non in regola o, comunque, non sottoposti ai dovuti controlli di sicurezza –:
   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato alla luce dei fatti esposti in premessa, considerando che, ad avviso dell'interrogante, è stata negligentemente gestita l'accoglienza di richiedenti asilo;
   per quali motivi sia stata autorizzata dal prefetto l'accoglienza nelle strutture in questione;
   quale sia la cooperativa incaricata della gestione dell'accoglienza dei richiedenti asilo e quale sia il contenuto del contratto stipulato con le stessa. (5-11882)


   FANUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la Valdinievole è stata ed è tuttora una privilegiata piattaforma d'insediamento della criminalità, territorio fertile anche per l'investimento dei proventi di attività illecite;
   l'alta incidenza di attività delittuose – che riguarda in particolare il traffico degli stupefacenti, il racket della prostituzione, i reati contro la persona e contro il patrimonio – ha oggi assunto quasi carattere permanente, destabilizzando le radicate certezze sociali maturate sul lungo periodo percettivo;
   la diffusa crisi economica, incardinata in un ambito territoriale intriso di confluenze economiche commerciali e turistiche di ampio rilievo nazionale, ha indubitabilmente generato effetti destabilizzanti nel contesto sociale della Valdinievole, determinando una crescente presenza di gruppi criminali, ai quali si sono aggiunti clandestini e cittadini comunitari elettivamente orientati al guadagno fondato quantomeno sull'espediente, quale radicato stile di vita. Tali emersioni, com’è intuibile, hanno delineato l'esigenza di garantire un cospicuo e capillare incremento di presenza istituzionale, orientato al controllo sociale e necessariamente espresso in termini di prevenzione sulla scorta del controllo del territorio;
   a conferma delle rappresentate esigenze d'incisiva presenza territoriale, il commissariato di pubblica sicurezza di Montecatini Terme ha attuato una serie d'iniziative di contrasto e prevenzione alle attività criminali, quali il monitoraggio delle zone a rischio e gli incessanti e minuziosi controlli a persone appiedate e automontate, intensificate con il personale del reparto prevenzione crimine di Firenze. Questo ha posto un freno alla fase d'incremento e serialità degli episodi di violenza, a conferma del fatto che con un'adeguata disponibilità di uomini e mezzi l'attività di prevenzione potrebbe avere risultati positivi e arginare il fenomeno;
   sotto altro profilo valutativo, benché di analoga portata e rilevanza territoriale, si pone l'aspetto relativo alla gestione dell'ordine pubblico in Valdinievole, con epicentro di rilievo nella cittadina di Montecatini Terme;
   la particolare confluenza di interessi territoriali, peraltro enfatizzata dall'indubbia vocazione turistica e commerciale del comune sopra richiamato, rende tale porzione territoriale costante destinazione organizzativa di eventi di particolare valenza, tanto in termini di presenza numerica, quanto di attenzione mediatica;
   i numerosi e continuativi servizi specifici a tal fine svolti, presentano un quadro di impegnativo intervento nell'ambito dell'ordine pubblico, costituito da manifestazioni di eterogenea espressione, di cui un'elevata percentuale di matrice sportiva ovvero culturale, a livello internazionale, senza peraltro tralasciare eventi e presenze legate al mondo politico, non solamente nazionale;
   la richiesta di elevazione del commissariato di pubblica sicurezza Montecatini Terme a rango dirigenziale è già stata avanzata dalla questura di Pistoia (anno 2014) al Ministero dell'interno e attuale oggetto di valutazione al dipartimento della pubblica sicurezza;
   nel mese di giugno 2015, si è proceduto alla stipula del contratto di locazione con il comune di Montecatini Terme, consentendo al locale ufficio di pubblica sicurezza di ottenere — in tempi estremamente brevi – una prestigiosa sede, le cui metrature d'utilizzo risultano pienamente compatibili con l'incremento numerico di personale conseguente alla auspicata rivalutazione di rango dirigenziale;
   la legge n. 124 del 2015 delegava al Governo l'emanazione di una serie di decreti legislativi in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche;
   il decreto legislativo n. 177 del 2016 «Razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato» è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale –:
   se il Governo intenda procedere celermente, alla luce della particolare rilevanza assunta dal citato ambito territoriale, all'elevazione del commissariato di pubblica sicurezza Montecatini Terme a rango dirigenziale, con conseguente competenza territoriale ampliata e suffragata dal corrispondente incremento numerico di personale, offrendo concrete risposte tanto preventive, quanto repressive, ad oggi gravemente limitate da una previsione strutturale insufficiente alle crescenti necessità del territorio. (5-11884)


   ZAPPULLA, CAPODICASA, ZOGGIA e FORMISANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con deliberazione 354/2012/PRSP la sezione di controllo della Corte dei conti della regione Sicilia, ravvisando la sussistenza di squilibrio strutturale del bilancio del comune di Modica, attivò la procedura prevista dal decreto-legge n. 149 del 2011 (dissesto-guidato);
   il consiglio comunale di Modica con delibera n. 143 del 2012 presentò, ex decreto-legge n. 174 del 2012, un piano di riequilibrio che consenti la sospensione del dissesto guidato;
   successivamente, chiese ed ottenne, ex decreto-legge n. 35 del 2013, dalla Cassa depositi e prestiti un'anticipazione di liquidità per euro 64.463.620,00 da destinare al pagamento di debiti con restituzione in 30 anni;
   queste operazioni miravano a diluire il disavanzo in 10 anni ed avere più liquidità nella gestione ordinaria. Tutto ciò imponeva una forte politica di rigore, in quanto il bilancio comunale veniva gravato dall'ammortamento del disavanzo e della quota di pagamento dell'anticipazione di liquidità alla Cassa depositi e prestiti;
   la nuova amministrazione, insediatasi nel 2013, ha agito in netta controtendenza rispetto alla precedente, rimodulando il piano di riequilibrio tre volte, con crescente aumento del disavanzo, e utilizzando le anticipazioni non solo per pagare i debitori ma anche come cassa ordinaria;
   la Corte dei conti, sezione Sicilia approvò, con prescrizioni e riserve, la versione definitiva del piano, con delibera 311/2015/PRSP;
   successivamente, in sede di verifica periodica, la Corte accertò gravi criticità e profili di scostamento rispetto agli obiettivi intermedi, con innegabile refluenza ai fini del giudizio di congruità e sostenibilità del piano (deliberazione 175/2016/PRSP);
   la nuova giunta, trascurando i rilievi della Corte, nel settembre 2016, presentò, con sua delibera n. 198 del 2016, una nuova rimodulazione del piano, aumentando ancora il disavanzo e spalmandolo in trent'anni;
   la Corte dei conti, con deliberazione 70/2017/PRSP dichiarò «la decadenza dell'ente dalla possibilità di avvalersi dalla facoltà di rimodulazione del piano di riequilibrio (...).» per vizi formali, (ritardo rispetto al termine perentorio del 30 settembre 2016, delibera assunta da un organo incompetente, ossia la giunta al posto del consiglio comunale, e mancanza di parere obbligatorio dell'organo di revisione), pur evidenziando l'inadeguatezza delle misure correttive al risanamento e un quadro di opacità che manifesta l'incapacità dell'ente di affrontare, se non attraverso un defatigante rinvio al futuro, i numerosi profili di grave irregolarità e criticità già segnalati;
   questa decisione, impugnata dal comune, risulta confermata dalle sezioni riunite della Corte dei conti (sentenza n. 19 del 2017);
   inoltre, la Corte rilevando un comportamento «omissivo e reticente sul piano informativo» che intralcia le funzioni della sezione, ha disposto la trasmissione delle deliberazioni 98 e 100 del 2017 alla procura della Repubblica di Ragusa e agli ordini di appartenenza dei revisori dei conti;
   l'amministrazione comunale, ignorando i rilievi della Corte, ha spregiudicatamente presentato un nuovo piano di riequilibrio (delibera del consiglio comunale n. 88 del 2017) con ulteriore aumento del disavanzo da 24 a 72 milioni di euro ed un'esposizione di tesoreria da 9 a 20 milioni di euro –:
   di quali elementi disponga il Governo, anche per il tramite della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, in relazione alla vicenda di cui in premessa che riguarda il comune di Modica e la sua amministrazione, in carica dal mese di giugno 2013, alla luce dei gravissimi rilievi mossi dalla Corte dei conti, sezione regionale di controllo per la regione Sicilia;
   quali iniziative urgenti intendano adottare, per quanto di competenza, per effettuare ogni necessaria verifica, anche di carattere ispettivo, volta ad acquisire un quadro aggiornato e completo della situazione contabile e finanziaria del comune, nonché per arrestare il deterioramento dei conti e gli effetti prodotti dal dissesto sui cittadini, sui dipendenti e sui creditori. (5-11893)


   CAPEZZONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'adozione del decreto del Presidente della Repubblica 4 agosto 2008, n. 153, recante modifiche al regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, per l'esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza in materia di guardie particolari, istituti di vigilanza e investigazioni privata, ha comportato una innovazione radicale della normativa in materia di vigilanza privata, mettendo le basi per affrontare un nuovo processo di innovazione e di ammodernamento del settore in questione, ponendo, a livello centrale, come autorità di controllo, il Ministero dell'interno e, sul territorio, le prefetture e questure;
   ad oggi, la categoria dei lavoratori dipendenti (guardie particolari giurate), da istituti di vigilanza privata, riconosciuti dal decreto interministeriale 27 aprile 2006, articolo 41, comma 3, e dal decreto-legge n. 112, del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133, del 2008, come quella delle forze di polizia, è stata esclusa dall'applicazione del decreto legislativo n. 66 del 2003, nonostante tale attività sia caratterizzata dalla riconosciuta esistenza di molteplici fattori di rischio, i quali agendo sul lavoratore, sono in grado di determinare un elevatissimo numero di casi di soggetti affetti da stress psicofisico, meglio riconosciuto come stress da lavoro correlato;
   risulta utile ricordare come nella disciplina prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006, sia previsto un particolare elenco di pubblici funzionari particolarmente esposti a rischi notevoli della propria incolumità fisica nello svolgimento del proprio dovere, elenco che comprende: magistrati, appartenenti alle forze armate (Aeronautica militare, Arma dei carabinieri, Esercito, Guardia di finanza, Polizia di Stato, Vigili del fuoco, Corpo Forestale dello Stato, Polizia penitenziaria, Polizia municipale);
   la guardia particolare giurata, prima del rilascio della qualifica di agente di pubblica sicurezza, effettua il giuramento di fedeltà alla nazione, alle sue leggi e alla Repubblica; lo stesso giuramento che prestano gli appartenenti alle forze di pubblica sicurezza e alle Forze armate. Inoltre, le guardie particolari giurate, svolgono un servizio di pubblica utilità e sempre più spesso, sostituiscono le forze dell'ordine nel controllo degli obiettivi sensibili, quali: aeroporti, porti, uffici pubblici, prefetture, questure, ospedali, tribunali centri commerciali, banche, trasporto dei valori;
   se ed eventualmente quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di riconoscere il ruolo di fondamentale importanza svolto dalle guardie particolari, giurate e i rischi cui sono esposte, promuovendo una modifica normativa che consenta di ricomprendere tale figura nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006 e, allo stesso tempo, di prevedere per la categoria l'applicazione del decreto legislativo n. 66 del 2003. (5-11894)


   ALBANELLA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con deliberazione 354/2012/PRSP la sezione di controllo della Corte dei conti della regione Sicilia, ravvisando la sussistenza di squilibrio strutturale del bilancio del comune di Modica, attivò la procedura prevista dal decreto-legge n. 149 del 2011 («dissesto guidato»);
   il consiglio comunale di Modica con delibera n. 143 del 2012 presentò, ex decreto-legge n. 174 del 2012, un piano di riequilibrio che consentì la sospensione del dissesto guidato;
   successivamente, ottenne, ex decreto-legge n. 35 del 2013, dalla Cassa depositi e prestiti un'anticipazione di liquidità per 64.463.620 euro da destinare al pagamento di debiti con restituzione in 30 anni;
   queste operazioni miravano a diluire il disavanzo in 10 anni ed avere più liquidità nella gestione ordinaria. Tutto ciò imponeva una forte politica di rigore, gravando il bilancio comunale dall'ammortamento del disavanzo e della quota di pagamento dell'anticipazione di liquidità alla Cassa depositi e prestiti;
   la nuova amministrazione, insediatasi nel 2013, ha agito in netta controtendenza, rimodulando il piano di riequilibrio tre volte, con crescente aumento del disavanzo, e utilizzando le anticipazioni anche come cassa ordinaria;
   la Corte dei conti, sezione Sicilia, approvò, con prescrizioni e riserve, la versione definitiva del piano, con delibera 311/2015/PRSP;
   successivamente, in sede di verifica periodica, la Corte accertò gravi criticità e profili di scostamento rispetto agli obiettivi intermedi, con innegabile refluenza ai fini del giudizio di congruità e sostenibilità del piano (deliberazione 175/2016/PRSP);
   la nuova giunta, trascurando i rilievi della Corte, nel settembre 2016, presentò, con sua delibera n. 198 del 2016, una nuova rimodulazione del piano, aumentando ancora il disavanzo e spalmandolo in trent'anni;
   la Corte dei conti, con deliberazione 70/2017/PRSP dichiarò «la decadenza dell'ente dalla possibilità di avvalersi dalla facoltà di rimodulazione del piano di riequilibrio (...)» per vizi formali (ritardo rispetto al termine perentorio del 30 settembre 2016, delibera assunta da un organo incompetente ossia la giunta al posto del consiglio comunale e la mancanza di parere obbligatorio dell'organo di revisione), pur evidenziando l'inadeguatezza delle misure correttive al risanamento e un quadro di opacità che manifesta l'incapacità dell'ente di affrontare, se non attraverso un defatigante rinvio al futuro, i numerosi profili di grave irregolarità e criticità già segnalati;
   questa decisione, impugnata dal comune, risulta confermata dalle sezioni riunite della Corte dei conti (sentenza 19/2017);
   inoltre, la Corte rilevando un comportamento «omissivo e reticente sul piano informativo» che intralcia le funzioni della sezione, ha disposto la trasmissione delle deliberazioni 98 e 100 del 2017 alla procura della Repubblica di Ragusa e agli ordini di appartenenza dei revisori dei conti;
   l'amministrazione comunale, ignorando i rilievi della Corte, ha presentato un nuovo piano di riequilibrio di cui alla delibera del consiglio comunale n. 88 del 2017 con ulteriore aumento del disavanzo da 24 a 72 milioni di euro ed un'esposizione di tesoreria da 9 a 20 milioni di euro –:
   quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, in relazione alla situazione dell'amministrazione comunale di Modica, in carica dal giugno 2013, alla luce dei gravissimi rilievi mossi dalla Corte dei conti, sezione regionale di controllo per la regione Sicilia, e quali iniziative urgenti intenda adottare in ordine al deterioramento dei conti del comune medesimo e agli effetti prodotti dal dissesto finanziario sui cittadini, sui dipendenti e sui creditori, anche valutando se sussistono i presupposti per promuovere verifiche da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato, per ristabilire verità, trasparenza e certezza sullo stato dei conti dell'ente. (5-11895)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dell'interno sta per attuare una modifica dell'organizzazione delle forze di polizia presenti sul territorio della regione Marche che porterebbe alla soppressione della sezione della polizia postale e delle comunicazioni della provincia di Pesaro e Urbino, con sede nella città di Pesaro;
   nella regione Marche è, invece, previsto il mantenimento della polizia postale e delle comunicazioni nella provincia di Ancona;
   i crimini informatici sono in continuo aumento con un impatto significativo, in termini di danno economico, alla reputazione e alla diffusione di dati sensibili di privati, imprese e pubblica amministrazione;
   peraltro, l'uso degli strumenti informatici ha originato nuove e insidiose forme di criminalità come il cyberbullismo, che si concretizza in attività di molestia effettuate attraverso e-mail, cellulari e siti web, nei confronti di soggetti di minore età, ovvero come il cyberstalking, che si concretizza in atti persecutori, condotti in particolare tramite internet, che statisticamente colpiscono prevalentemente donne;
   pertanto, si rende quanto mai necessaria la presenza capillare delle sezioni specializzate della polizia postale e delle comunicazioni;
   la sezione di Pesaro-Urbino della polizia postale, pur a fronte di un organico esiguo di soli sette addetti, compie ogni anno una considerevole mole di lavoro tra attività di investigazione, di prevenzione e di repressione;
   in particolare, negli anni 2015 e 2016, tale sezione ha effettuato ben 661 indagini di polizia giudiziaria; ha raccolto 520 denunce di reati informatici relativi a truffa, phishing, pedopornografia, sex exstorsion, adescamento on-line, diffamazione, molestie, indebito utilizzo carte di credito, hacking, furti d'identità e altro; ha dato corso a 141 deleghe dell'autorità giudiziaria; ha condotto l'identificazione di 2.463 persone; ha effettuato controlli su 1.868 autovetture; ha indagato 51 persone; ha effettuato 14 perquisizioni delegate e non;
   la sezione di polizia postale e delle comunicazioni di Pesaro e Urbino ha svolto e sta svolgendo anche un importante ruolo educativo e preventivo, rivolgendosi ai minorenni, soggetti più esposti e indifesi dei crimini informatici, con oltre quaranta convegni e interventi già tenuti negli istituti scolastici della medesima provincia –:
   se non si ritenga di preservare la sezione di polizia postale e delle comunicazioni della provincia di Pesaro-Urbino, che rappresenta un presidio indispensabile per la sicurezza di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. (4-17369)


   VARGIU. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in tutte le città italiane, la presenza della grande distribuzione e – più recentemente – delle piattaforme di e-commerce ha determinato una crisi delle reti commerciali tradizionali;
   i mercati civici, i centri commerciali naturali e le reti dei negozi di vicinato rappresentano, invece, una ricchezza dei tessuti urbani, perché, oltre a garantire un'offerta difficilmente sostituibile per le fasce più anziane e deboli della popolazione, garantiscono la vivibilità e la sicurezza delle città, contrastando i temibili fenomeni di desertificazione urbana;
   è dunque interesse delle amministrazioni e dei cittadini creare tutte le possibili condizioni che favoriscano l'accessibilità, la fruibilità e l'appetibilità delle reti commerciali urbane, potenziandone la competitività;
   una delle più importanti garanzie per il consumatore è rappresentata dalla accessibilità dei luoghi: nell'area metropolitana di Cagliari, la grande distribuzione appare strategicamente dislocata lungo le vie d'accesso alla città, con ampi spazi dedicati ai parcheggi delle auto;
   è del tutto evidente che l'accessibilità del centro città rappresenta, dunque, un importante vincolo per la sostenibilità delle attività commerciali;
   nella zona del Mercato di San Benedetto di Cagliari sono stati previsti ampi spazi per la sosta degli autoveicoli, coerenti all'importanza della concentrazione in zona dell'offerta commerciale;
   in particolare, nell'area del Parco della musica, sono presenti due importanti parcheggi interrati, quello della piazza Nuova e quello della piazza Amedeo Nazzari, per un totale di oltre 700 stalli;
   il finanziamento di tali opere rientra nel più complessivo stanziamento relativo al Parco della musica, realizzato con fondi regionali e comunitari;
   i lavori di completamento di tali parcheggi sarebbero stati conclusi nel 2010 anche se, soltanto nel 2013, l'amministrazione comunale di Cagliari sarebbe riuscita a completare tutte le azioni per la effettiva agibilità del parcheggio di piazza Nuova, 357 stalli, affidati alla gestione della Parkar Srl;
   a tutt'oggi, risulta invece ancora inspiegabilmente inaccessibile il parcheggio di piazza Nazzari, per il quale, nel 2013, il comune di Cagliari, a quanto consta all'interrogante, avrebbe segnalato «persistenti problematiche con i Vigili del Fuoco»;
   la mancata disponibilità di tale parcheggio, con i suoi 364 posti auto, priva la zona di San Benedetto di una importantissima opportunità, di sicura utilità per gli operatori commerciali del mercato e dell'intera zona e per gli stessi residenti –:
   se i motivi dell'inaccettabile indisponibilità del parcheggio di piazza Amedeo Nazzari siano davvero ascrivibili alla mancata disponibilità delle certificazioni di sicurezza da parte dei vigili del fuoco e, in tal caso, quali siano le ragioni per cui è stato impossibile superare, dopo ben quattro anni, le circostanze ostative all'apertura del parcheggio.   (4-17376)


   NACCARATO, CAMANI, MIOTTO, NARDUOLO, ROSTELLATO e ZAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 17 luglio 2017 a Padova alcune persone appartenenti all'area dei centri sociali hanno aggredito con violenza gli agenti di polizia in servizio di ordine pubblico utilizzando bombe carta, petardi, fumogeni, bastoni, bulloni, scudi in plexiglas, caschi;
   cinque agenti di polizia sono rimasti feriti con prognosi di vari giorni;
   i centri sociali erano stati autorizzati a tenere un presidio statico, senza corteo, di protesta verso una concomitante manifestazione di Forza Nuova, anche questa autorizzata in forma statica, contro la legge di riforma delle norme sulla cittadinanza in discussione al Senato;
   le iniziative di Forza Nuova e dei centri sociali si inseriscono in un contesto di tensione crescente per gli appelli e le iniziative dei due gruppi: il primo impegnato in una campagna, contro gli immigrati stranieri che incita in modo esplicito all'odio razziale; il secondo impegnato a promuovere azioni di scontro, anche con il ricorso alla violenza, contro le organizzazioni di estrema destra;
   alcuni partecipanti al presidio dei centri sociali hanno cercato di raggiungere l'iniziativa di Forza Nuova, con l'obiettivo di scontrarsi con gli appartenenti all'organizzazione di estrema destra, e hanno aggredito gli agenti di polizia presenti per garantire l'ordine pubblico;
   l'azione tempestiva delle forze dell'ordine ha evitato che i militanti dei centri sociali entrassero in contatto con quelli di Forza Nuova ed è riuscita a impedire che gli scontri degenerassero in episodi più violenti estendendosi ad altre zone della città;
   poche ore prima dell'aggressione si era verificato un fatto molto grave: la targa che ricorda le prime due vittime delle Brigate Rosse, Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci assassinati a Padova in via Zabarella il 17 giugno 1974, era stata imbrattata con una falce e martello di colore rosso;
   la presenza al presidio dei centri sociali e il rapido utilizzo di strumenti idonei a commettere azioni violente e offensive, come i sopra ricordati petardi, fumogeni, bombe carta, bastoni, bulloni, scudi in plexiglas e caschi, indicano in modo evidente che l'aggressione dei militanti dei centri sociali contro gli agenti di polizia è stata organizzata e preordinata con cura in precedenza;
   l'aggressione e il gesto contro la targa commemorativa di Mazzola e Giralucci hanno destato preoccupazione nell'opinione pubblica per il rischio che si inneschi un clima di scontri e di violenze –:
   se il Ministro sia al corrente dei fatti descritti;
   quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere per potenziare gli strumenti e le risorse delle forze dell'ordine di Padova per prevenire e contrastare le azioni violente dei gruppi estremisti. (4-17378)


   NESCI e PARENTELA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in diversi articoli della testata giornalistica « Il Quotidiano del Sud» risalenti al 2016 – in particolare in uno del 26 luglio del predetto anno, firmato dal giornalista Guido Scarpino e pubblicato a pagina 21 della locale edizione del giornale – si fa riferimento all'operazione cosiddetta «Frontiera» della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e a rapporti tra politica e organizzazione criminale nel territorio cosentino dell'Alto Tirreno;
   nel riferito servizio del 26 luglio si legge, nello specifico, che «a Fuscaldo è emersa, documentalmente, una situazione pericolosa, con politici di peso che sono anche soci in affari di uomini che rappresentano pezzi autorevoli di famiglie della ’ndrangheta»;
   in ordine alla suddetta componente politica, l'articolo prosegue precisando che si tratta di «politici che, dopo essere stati eletti con i voti della malavita, poi si mettono in affari con le cosche per prendere in gestione discoteche del Tirreno»;
   il quadro rappresentato da Scarpino appare inquietante, anche perché in articoli successivi viene pure meglio definito, come in un pezzo dello stesso giornalista, pubblicato a pagina 24 dell'edizione locale di « Il Quotidiano del Sud» del 24 agosto 2016, in cui si riporta di prestanome di appartenenti a un clan dominante nella zona, tra i quali un politico con ruoli di responsabilità e un soggetto noto alle forze dell'ordine per indagini pregresse;
   in un articolo del 25 agosto 2016, pubblicato, a pagina 25, nella riferita edizione di « Il Quotidiano del Sud», si racconta della richiesta di assumere al riguardo una posizione, avanzata dalla minoranza del consiglio comunale di Fuscaldo al sindaco Gianfranco Ramundo, sul presupposto che, come riferisce il giornale, il politico fuscaldese di cui si è parlato «viene formalmente etichettato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dal Reparto operativo speciale anticrimine dell'Arma dei Carabinieri quale “socio” di Andrea Orsino genero di Franco Muto e “uomo d'onore” posto ai vertici dell'organizzazione ’ndranghetistica cetrarese»;
   pertanto, alla luce delle ricostruzioni giornalistiche rammentate, in cui il nome del politico in questione viene omesso, non pare esservi dubbio, secondo gli interroganti, che il soggetto di cui si tratta faccia parte o abbia fatto parte della maggioranza di governo del comune di Fuscaldo, ad oggi identica, per come si può verificare sul sito istituzionale dell'ente, a quella dell'epoca dei fatti finora riassunti –:
   se, alla luce di quanto premesso, non intenda assumere le iniziative di competenza per promuovere d'urgenza l'accesso presso il comune di Fuscaldo ex articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. (4-17380)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   un gruppo di docenti sardi della scuola secondaria di I grado della classe di concorso A060-tecnologia (ex A033 ha sostenuto e superato il concorso pubblico per titoli ed esami indetto con D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012 (il cosiddetto «concorsone»), nella regione Sardegna, per la classe di concorso A033, la cui graduatoria di merito definitiva è stata pubblicata ad ottobre 2013;
   si trattava di un concorso a livello nazionale, ma su base regionale, per cui ogni graduatoria di merito aveva validità a livello regionale;
   i docenti sono stati assunti con la fase B del piano straordinario di assunzioni della legge n. 107 del 2015, la cosiddetta buona scuola, sulla base dei posti residuati dalle fasi precedenti (0 ed A) a livello nazionale, secondo l'ordine delle preferenze provinciali espresse da ciascun docente e secondo i punteggi delle graduatorie di merito del concorso 2012;
   per effetto di tale piano di assunzioni ciascuno è stato assegnato ad una provincia al di fuori della regione Sardegna, mentre con la successiva fase C del suddetto piano, gli esclusi dalle fasi precedenti, inclusa la B, sono stati ingaggiati in un cosiddetto organico di potenziamento, secondo i contingenti autorizzati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per regione ed ordine di scuola con il risultato che coloro i quali si erano collocati nelle ultime posizioni della graduatoria di merito del concorso 2012 sono stati assunti nella regione nella quale hanno svolto il concorso;
   gli interessati hanno accettato la proposta ricevuta, pena l'esclusione dalla graduatoria di merito del concorso 2012. La maggior parte di loro ha fatto i bagagli, con o senza prole al seguito, ha occupato il posto assegnato e ha svolto il proprio lavoro in modo professionale, con competenza, entusiasmo e dedizione, affrontando tantissimi sacrifici a livello personale nonché economico;
   essi hanno successivamente partecipato alla mobilità straordinaria del 2016 (contratto collettivo nazionale integrativo 2016/2017 dell'8 aprile 2016), la quale prevedeva per loro due fasi: una fase B3 provinciale, obbligatoria nella quale si chiedeva l'assegnazione dell'ambito di titolarità all'interno della provincia già assegnata col piano straordinario assunzioni e una fase D volontaria nella quale si poteva chiedere il trasferimento interprovinciale. L'effetto di questa mobilità straordinaria è stato quello di agevolare ancora una volta gli assunti fase C, che già avevano ottenuto il ruolo nella regione di svolgimento del concorso; questi, infatti, non essendo costretti a partecipare alla mobilità interprovinciale (fase D), hanno semplicemente confermato un ambito della provincia sarda;
   chi dal concorso 2012 occupava delle posizioni migliori per effetto del merito nel superamento delle prove sostenute, si è ritrovato ad avere una sede di ruolo triennale in un ambito al di fuori della regione Sardegna, dove il concorso è stato superato;
   per effetto di questa mobilità straordinaria oltre settanta titolari sono rimasti fuori regione;
   nel frattempo con D.D.G. n.106 del 23 febbraio 2016 veniva bandito un concorso per titoli ed esami per n. 67 posti per la regione Sardegna nella classe di concorso A060 in base al fabbisogno per il triennio 2016/2019. Concorso la cui graduatoria è stata pubblicata con D.D.G. AOODRSA REG. UFF. n. 15112 del 9 settembre 2016, appena in tempo per l'inizio del nuovo anno scolastico, per effetto della quale sono state attuate cinque immissioni in ruolo;
   attualmente sono rimasti circa una trentina di titolari fuori regione, sparsi per il Nord Italia, con l'unica possibilità di avvicinarsi alle famiglie data dalle assegnazioni provvisorie interprovinciali –:
   se intenda chiarire le motivazioni questo nuovo concorso, considerato che il fabbisogno dei posti per il triennio 2016/2019 poteva essere ricoperto dai docenti fuori regione;
   se sia stata valutata la possibilità di bandire un concorso per un numero di posti inferiore;
   se non si ritenga di assumere le iniziative di competenza per concedere la possibilità di richiedere l'assegnazione provvisoria su più di una provincia;
   se non si ritenga di assumere le iniziative di competenza per dare la possibilità di richiedere l'assegnazione provvisoria, in qualità di personale docente titolare di posto comune e non in possesso del titolo di specializzazione su sostegno, anche sui posti di sostegno disponibili residuati dopo le operazioni di utilizzazione e assegnazione provvisoria in favore del personale titolare su sostegno e titolare su posto comune in possesso del titolo di specializzazione su sostegno, così come avvenuto per l'anno scolastico 2016/2017;
   se non si ritenga di assumere le iniziative di competenza per concedere al personale di ruolo richiamato la possibilità di cambiare la titolarità a favore di altre classi di concorso per le quali si possiede il titolo oppure a favore del sostegno;
   se non si ritenga di dover assumere le iniziative di competenza per l'attivazione di questi percorsi, così come anni fa sono stati attivati i percorsi abilitanti speciali per i precari con più di trentasei mesi di servizio, «blindati» per il personale di ruolo;
   se non ritenga di dover assumere iniziative per favorire il rientro di tali docenti nelle regioni di appartenenza per evitare il perenne distacco dai propri nuclei familiari.
(2-01896) «Pili».

Interrogazione a risposta orale:


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 107 del 2015, recante disposizioni per la «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti», ha previsto lo svolgimento di un concorso a posti e cattedre, articolato su tre bandi, per il personale docente della scuola dell'infanzia e della primaria, della scuola secondaria di primo e secondo grado e, infine, per i docenti di sostegno;
   in una precedente interrogazione a risposta in Commissione n. 5-11656, presentata dall'interrogante il 26 giugno 2017 è stato rimarcato il notevole ritardo con cui è stata attivata la procedura concorsuale (svoltasi su base regionale a partire solo dalla primavera del 2016, come detto, con un considerevole ritardo rispetto a quanto previsto nella stessa legge n. 107 del 2015);
   a causa dei ritardi nell'espletamento delle procedure e di errori di valutazione e di quantificazione della disponibilità di cattedre, si è segnalato il rischio per i vincitori del concorso del 2016 di non riuscire ad essere immessi in ruolo prima della scadenza della validità delle graduatorie;
   la situazione, a giudizio dell'interrogante, sulla base di notizie giunte dagli stessi vincitori del concorso, è particolarmente critica in Sicilia, dove, dopo una lunga attesa, è stata pubblicata sul sito dell'ufficio scolastico regionale (USR) la graduatoria di merito per la scuola primaria;
   con l'attuale piano assunzionale, è altissimo il rischio che i posti destinati alle immissioni in ruolo per la scuola primaria non corrispondano a quelli previsti, visto che il prossimo anno scolastico rientreranno in Sicilia anche i docenti assunti in servizio fuori regione attraverso il piano assunzionale della «Buona scuola» e quelli assunti prima del 2015 e che ancora non sono riusciti a rientrare;
   inoltre, risulterebbe all'interrogante che tale graduatoria non sia stata stilata in maniera corretta e che ci sarebbero stati errori nel conteggio dei punteggi relativi ai titoli conseguiti dai candidati –:
   se la Ministra interrogata non intenda intervenire al fine di verificare eventuali irregolarità e la correttezza delle graduatorie per la scuola primaria della regione Sicilia e adottare le opportune iniziative, laddove necessario, per correggere gli errori di valutazione nel calcolo del punteggio di ciascun candidato in tempo utile per l'immissione in ruolo per il prossimo anno scolastico. (3-03173)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARRA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   le organizzazioni sindacali del mondo della scuola hanno lanciato l'allarme circa la possibile chiusura dell'ufficio dell'ambito territoriale di Mantova conosciuto ai più come provveditorato agli studi;
   a far scattare il legittimo sospetto l'invio di una task force di funzionari dell'ufficio scolastico di Lecco-Milano per garantire all'ex provveditorato di Mantova l'avvio regolare del prossimo anno scolastico;
   la situazione dell'ambito territoriale di Mantova è molto critica con la presenza di un reggente e di 4-5 funzionari, un numero inadeguato alla mole di lavoro da svolgere;
   erano attese tre assunzioni per garantire la funzionalità minima in vista dell'inizio delle lezioni, a settembre, e invece ne è stata assegnata una ed è sopraggiunta la task force;
   per i sindacati demandare ad altri uffici l'espletamento della ordinaria amministrazione è una sconfitta per il territorio;
   non è pensabile di continuare a gestire in maniera emergenziale un ufficio di straordinaria importanza per il funzionamento della scuola sul territorio –:
   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per adeguare la pianta organica della struttura di Mantova, scongiurandone la soppressione e assicurandone un migliore e più efficace funzionamento nell'interesse del tessuto scolastico territoriale. (5-11880)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur), ha il compito di decretare i parametri per la valutazione e predisporre i report in base ai quali viene distribuita la quota premiale del fondo di finanziamento ordinario (Ffo), istituito con l'articolo 5 della legge 24 dicembre 1993 n. 53, le cui risorse sono erogate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   secondo l'articolo del Fatto Quotidiano pubblicato l'11 luglio 2017, «il 21 febbraio l'Anvur ha pubblicato, sul proprio sito online, il rapporto sulla Valutazione della qualità della ricerca per atenei e enti di ricerca (Vqr), per il 2011- 2014»;
   sulla base delle pagelle assegnate ad ogni dipartimento e università, il Miur «ripartirà più di 2 miliardi di euro del Fondo di Finanziamento Ordinario per l'università: 930 milioni di quota premiale più un'ulteriore porzione di Ffo di 271 milioni annui per 5 anni a partire dal 2018, per i dipartimenti universitari risultati eccellenti per la Vqr»;
   il Fatto ha segnalato come il rapporto concernente la valutazione della qualità della ricerca sia stato modificato più volte dalla stessa Agenzia dopo la sua pubblicazione, senza una, illustrazione precisa delle correzioni effettuate e senza chiarire come tali modifiche possano eventualmente incidere sulla ripartizione dei fondi;
   in particolare, «un centinaio di file risultano modificati dal 21 febbraio al 5 maggio 2017, senza che sia più presente la versione originale»;
   Sandro Momigliano, direttore di Anvur, ha confermato che «sono più di 100 i file modificati dopo il 21 febbraio: quasi tutti i rapporti finali per ogni ateneo, il file cosiddetto di terza missione e 4 rapporti di area scientifica (...). Sono stati corretti solo refusi, e la formattazione di alcune delle migliaia di tabelle presenti. Se sono stati modificati dei numeri, si tratta di correzioni di errori in fase di redazione del rapporto, non dei dati comunicati al Miur. I dati ufficiali su cui verrà basata la ripartizione dei fondi restano quelli inviati al Miur il 16 dicembre 2016»;
   il direttore ha spiegato, inoltre, che «il rapporto Vqr pubblicato sul sito di Anvur, in sé non è da considerarsi un atto ufficiale, ma un documento che ha come finalità la massima diffusione delle informazioni ai cittadini, in merito alla valutazione 2011-2014»;
   Giuseppe De Nicolao, ordinario di ingegneria all'università di Pavia, in risposta a Momigliano ha affermato come sia difficile comprendere che «i file possono essere cambiati in ogni momento dalla stessa Agenzia senza che la comunità accademica ne sia informata. Sembra che ci siano due Vqr: quella inviata al Miur, che non cambia mai, anche in caso di errori, e quella sul sito di Anvur che cambia continuamente, senza sapere come ciò possa condizionare la ripartizione della quota premiale»;
   la Valutazione della qualità della ricerca determina anche la possibilità di avviare scuole di dottorato, sulla base dei voti che Anvur assegna ai ricercatori che poi vanno a far parte dei collegi dei docenti della scuola;
   secondo Enrico Carloni, ordinario di diritto amministrativo all'università di Perugia, «questo comportamento dell'Anvur non consente di contro-verificare e comprendere le ragioni delle modifiche, quindi è contrario al principio della trasparenza dell'esercizio del potere. Il rapporto Vqr è un provvedimento che è diretta emanazione del decreto ministeriale 458 del 2015, e come tale non può essere un mero strumento di diffusione di informazioni. La correzione dell'errore materiale deve quindi essere basata su un processo trasparente. Se le date di pubblicazione sono incerte, si rischia anche il caos su eventuali ricorsi»;
   tuttavia, già nel corso del 2013 si era verificata la medesima situazione. Anvur aveva modificato la prima Valutazione della qualità della ricerca senza rilasciare traccia della versione originale, come allora documentato dalla rivista online Roars –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e quali siano i suoi orientamenti in merito alle modifiche apportate, senza un chiarimento preciso, alla versione del rapporto concernente la Valutazione della qualità della ricerca pubblicato da Anvur.
   (4-17367)


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   entro il 25 luglio 2017 i candidati che intendono presentare domanda di supplenza, devono compilare un modulo online disponibile sul sito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   tuttavia, a causa dell'inatteso accesso di centinaia di migliaia di aspiranti precari, il server del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca appare completamente inceppato, creando grosse difficoltà per chi si appresta ad accedervi per inserire la scelta delle scuole dove svolgere supplenza nel prossimo triennio 2017/2019;
   risulta agli interroganti che, nonostante gli accessi al sito abbiano superato quota 700 mila, nel sito «Istanze online» del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in queste ore appare il seguente avviso: «il sistema è momentaneamente non disponibile, riprovare più tardi», circostanza che non consente il completamento dell’iter burocratico per l'inserimento in graduatoria;
   le problematiche tecniche che interessano il server, oltre a non consentire l'elaborazione dei dati, impediscono all'utenza di inserire tutti i dati relativi ai titoli curriculari e di servizio;
   inoltre, i titoli suindicati vengono inseriti dalla segreteria nel sistema solamente nel caso di nuovo inserimento, mentre all'utente già registrato non viene data la possibilità di inserimento dei titoli e del servizio pregresso e ciò causa la somma del punteggio inferiore nei calcoli concernenti i titoli;
   infine, per quanto attiene ad alcune materie dei licei musicali, i docenti abilitati nella ex classe 31/32 devono essere inseriti in seconda fascia (decreto del Presidente della Repubblica n. 14 del 2016) e si rilevano notevoli errori di valutazione con il conseguente inserimento errato in terza fascia;
   va sottolineato che dalla domanda di supplenza dipende il futuro lavorativo di centinaia di migliaia di docenti a tempo determinato che, per via delle graduatorie provinciali quasi vuote in molte province, vedono crescere le possibilità di qualche supplenza a partire dal prossimo anno scolastico;
   anche in occasione delle iscrizioni on line al primo anno della scuola primaria e secondaria, il portale era risultato lento o inaccessibile –:
   quali iniziative intenda assumere affinché sia consentito agli aspiranti docenti di compilare in modo corretto la domanda on line per l'accesso alle supplenze per il triennio 2017/2019, evitando che il sistema si blocchi e impedisca la conclusione delle procedure;
   quali siano le motivazioni che hanno portato a un blocco totale del server e quali iniziative si intendano eventualmente adottare nei confronti della società che si è occupata del server;
   se non si ritenga opportuno assumere iniziative per prorogare il termine ultimo per la compilazione online del modello B, al fine di consentire a chi vi accede, di scegliere le scuole dove svolgere il proprio servizio;
   se, alla luce delle 700 mila domande pervenute on line ad oggi, non si ritenga opportuno assumere iniziative per modificare la legge n. 107 del 2015, al fine di colmare quel vuoto normativo che a tutt'oggi non consente di stabilizzare l'esercito di precari storici che occupano le graduatorie d'istituto. (4-17372)


   VARGIU. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nelle facoltà di medicina italiane vige il cosiddetto «numero programmato»: gli accessi sono pertanto contingentati, in relazione alle capacità formative degli atenei;
   tale sistema non appare coerente con un sistema formativo libero e meritocratico, in quanto le attività di selezione all'accesso sono più spesso correlate alla «lotteria del quiz», piuttosto che alla effettiva valutazione delle specifiche attitudini e delle capacità del candidato;
   l'effettiva validità della selezione è ulteriormente inficiata dalla difficoltà di gestione di un concorso unico, su base nazionale, che coinvolge molte decine di migliaia di giovani, ponendo infinite problematiche sia per quanto attiene alle modalità di somministrazione dei quiz, che per la garanzia di una corretta vigilanza sullo svolgimento della prova concorsuale;
   per effetto di tali rischi intrinseci, negli anni passati, la ricorsualità ai TAR da parte degli esclusi ha spesso determinato la decisione dei giudici di ammettere i ricorrenti alla frequenza del corso di laurea. Talora i ricorrenti sono stati ammessi definitivamente, assai più spesso temporaneamente, in attesa della decisione di merito, ma sempre in regime «soprannumerario» rispetto alle ordinarie esigenze di programmazione;
   la mobilità tra atenei, nel caso delle facoltà di medicina, è vincolata alla disponibilità di posti liberi rispetto alla programmazione, negli anni successivi al primo;
   l'interpretazione che oggi viene data dagli atenei è che l'ammissione per effetto di disposizione dei tribunali amministrativi di studenti in eccedenza rispetto alla originaria programmazione, comporti la saturazione di eventuali posti resi vacanti dalla rinuncia degli aventi diritto;
   tale interpretazione determina una situazione francamente paradossale: la mobilità degli studenti di medicina nelle facoltà italiane appare sostanzialmente impossibile – o comunque difficilissima – a causa delle «frequenze soprannumerarie» degli studenti immessi al corso di laurea in esito a disposizioni dei Tar;
   in tal modo, i veri «vincitori di concorso», che hanno superato il test a quiz per l'accesso, si trovano impossibilitati ad esercitare il loro legittimo diritto al trasferimento di sede universitaria, in quanto i posti eventualmente vacanti sono saturati dagli studenti comunque ammessi alla frequenza, magari soltanto, temporaneamente, in attesa di pronuncia di merito, da parte del tribunale amministrativo,
   la mobilità tra atenei rappresenta una fondamentale garanzia di libertà in un sistema di istruzione universitaria che conserva il valore legale del titolo di studio e consente la possibilità di proseguire gli studi a qualsiasi studente che voglia cambiare la propria sede di istruzione per motivi sopravvenuti rispetto alle scelte fatte al momento della prima immatricolazione;
   tale problema appare particolarmente drammatico per gli studenti sardi che, dopo aver scelto un ateneo fuori dalla Sardegna, volessero far rientro nella propria terra: è del tutto evidente che — per chi ha la propria base familiare e territoriale in un'isola – i motivi correlati alla salute propria e dei familiari e quelli connessi al mantenimento economico incidono in maniera ben differente e assolutamente peculiare, quanto meno per effetto della nota complessità degli spostamenti –:
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere le iniziative di competenza perché, nell'ambito delle facoltà di medicina degli atenei italiani, le disponibilità di posti negli anni successivi al primo, conseguenti alla rinuncia degli aventi diritto, siano calcolate sulla base della programmazione originaria e non sulla base di eventuali presenze soprannumerarie di studenti, conseguenti alle ordinanze dei tribunali amministrativi.
(4-17377)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la vicenda della Perugina, storica azienda del «Bacio», controllata dalla multinazionale Nestlè, che ha annunciato 340 esuberi, ha dell'incredibile;
   il «mega licenziamento» sembra sia la conseguenza del piano industriale firmato lo scorso anno dai sindacalisti che oggi dicono di non averlo capito;
   secondo la ricostruzione pubblicata sul quotidiano La Verità del 18 luglio 2017, «L'anno scorso l'azienda svizzera proprietaria del marchio ha annunciato un piano industriale con un investimento di 60 milioni di euro in tecnologia e robotizzazione, che conteneva al tempo stesso una ristrutturazione con l'obbligo di ricollocazione solo per il 70 per cento degli 819 addetti alla produzione. Il messaggio era chiarissimo, tagli in vista con l'industria 4.0 che avanza. Ma i sindacati territoriali e nazionali (soprattutto la Cgil) alla notizia dei 60 milioni avevano brindato e firmato di corsa l'accordo (...)»;
   sembrerebbe, in altri termini, che i sindacati abbiano fatto intendere fosse rientrata ogni problematica occupazionale, fino al comunicato ufficiale dell'amministratore delegato di Nestlè Italia, Leo Wencel, il quale ha ricordato che a «giugno 2018 terminerà il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria, che non sarà più rinnovabile» e che, stante l'impossibilità di fare ricorso ulteriore ad ammortizzatori sociali, «emerge l'esigenza di procedere a un riequilibrio occupazionale»;
   tale «riequilibrio» è stimato, appunto, in circa 340 dipendenti, addetti alle attività di produzione e logistica, ai quali la notizia è giunta come un fulmine a ciel sereno;
   il maggior sconcerto per i lavoratori è prender coscienza del disinteresse della loro sorte da parte dei sindacati e delle istituzioni, che hanno sottovalutato il piano industriale ed ignorato lo smantellamento di interi reparti produttivi, come quello della caramella Rossana –:
   se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere per acquisire un quadro chiaro della vicenda esposta in premessa, da cui sembrano emergere anche responsabilità sindacali;
   se e quali iniziative di competenza, anche in termini di moral suasion, il Governo intenda adottare per la gestione della crisi di cui in premessa e per scongiurare il «mega licenziamento» di centinaia di lavoratori;
   se non ritenga opportuno convocare urgentemente un tavolo istituzionale con tutte le parti coinvolte, al fine di individuare percorsi di salvaguardia dei livelli occupazionali. (4-17368)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   Il Mattino di Caserta del 24 aprile 2017 annunciava come il 4 maggio 2017 l'Assemblea del Consorzio per la tutela del formaggio mozzarella di bufala campana DOP, avrebbe deliberato una nuova proposta di modifica al disciplinare della predetta mozzarella, allo scopo, tra l'altro, di prevedere il condizionamento della mozzarella a temperature negative di –18 Co (mozzarella frozen congelata);
   la novità parrebbe motivata dalla volontà dell'industria casearia di diversificare il prodotto per il canale Ho.Re.Ca. cui destinare un formaggio destinato alla trasformazione;
   la proposta di modifica del disciplinare prevederebbe anche la realizzazione dei cosiddetti «Filoni» da 1 chilogrammo, che nulla hanno a che vedere con la mozzarella di bufala DOP;
   la mozzarella di bufala campana Dop è un formaggio prodotto secondo un antico disciplinare, registrato ai sensi del Reg. (CE) n. 103/2008;
   il regolamento (CE) n. 510/2006 sulla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d'origine dei prodotti agricoli e alimentari intende prioritariamente favorire la diversificazione della produzione agricola per conseguire un migliore equilibrio tra offerta e domanda sul mercato con la promozione di prodotti di qualità;
   i prodotti a Dop possono rappresentare una carta vincente per il mondo rurale, in particolare nelle zone svantaggiate o periferiche, in quanto garantiscono il miglioramento dei redditi degli agricoltori e favoriscono la permanenza della popolazione rurale nelle zone suddette;
   si è constatato che i consumatori tendono a privilegiare, nella loro alimentazione, la qualità anziché la quantità. Tale ricerca di prodotti specifici comporta una domanda sempre più consistente di prodotti agricoli e alimentari aventi un'origine geografica determinata;
   « l'Espresso» del 29 ottobre 2012 pubblicava uno sconcertante articolo che riportava stralci dell'ordinanza del tribunale di Napoli. Vi si chiariva come da parte di alcuni titolari di caseifici della Campania oggetto di indagine da parte della cura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, quasi nessuno ottemperasse alle regole scritte che venivano continuamente violate;
   la preoccupazione di tutti gli indagati, di fronte ai controlli sempre più stringenti dei Nas, era quella di «uscire dall'illegalità». Ma non certo utilizzando solo latte prodotto nell'area Dop: «bisogna modificare il disciplinare e consentire ai caseifici di utilizzare una percentuale di latte congelato o cagliata congelata – si legge in un'intercettazione – sono 20 anni che lo facciamo tutti quanti. Questa è la posizione. E la stessa posizione l'avrà Assolatte, l'avrà l'Unione industriali, l'avranno tutti quanti»;
   contestualmente, fu avanzata dal Consorzio di tutela della mozzarella di bufala Dop una proposta di modifica del disciplinare che prevedeva il congelamento del latte e della cagliata della Mozzarella Dop;
   oggi, la questione si ripropone con l'introduzione della surgelazione della mozzarella fresca;
   industrializzare questo raro prodotto rurale del Mezzogiorno, oltre a favorire le frodi, lo banalizzerebbe danneggiando soprattutto gli allevatori che producono il latte dell'areale della Dop;
   se si concretizzasse la suddetta modifica del disciplinare, gli allevatori bufalini correrebbero il pericolo di vedersi applicati prezzi più bassi per il loro latte, già oggi irrisorio, rendendo possibile la pratica d'inaccettabili forzature del normale andamento del mercato del latte bufalino;
   le innovazioni ipotizzate farebbero perdere al prodotto la sua caratteristica di formaggio fresco tipicamente stagionale volgarizzandone e dequalificandone le specificità originarie –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della proposta di modifica del disciplinare di produzione della mozzarella di bufala campana Dop che prevede il congelamento della mozzarella e, ad ogni modo, quale sia la sua posizione al riguardo;
   se, al fine di migliorare effettivamente e lealmente le prestazioni ed il reddito degli allevatori di bufale dell'area Dop, non ritenga utile adottare iniziative per l'incentivo della tecnica della destagionalizzazione dei parti.
(2-01897) «Mongiello, Sgambato, Ginefra, Boccia, De Mita, Binetti, Amoddio, Baruffi, Fusilli, Meta, Greco, Cuomo, Marchetti, Piccione, Michele Bordo, Grassi, Ventricelli, Massa, Losacco, Capone, Vico, Cera, Di Gioia, Paris, Carella, Luciano Agostini, Carra, Romanini, Manfredi, D'Ottavio, Cova, Prina, Terrosi, Ferrari, Ferro, Gadda, Fiano, Fiorio, Pilozzi, Piazzoni, Minnucci, Tidei, Capodicasa, Famiglietti, Sannicandro, Blazina, Battaglia, Donati, Castricone, Taranto, Fucci, Camani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, STUMPO, LACQUANITI, FRANCO BORDO, MELILLA, ZARATTI, SCOTTO, SANNICANDRO, NICCHI, DURANTI, MARTELLI, PIRAS e QUARANTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto emerge dal dossier Coldiretti sull'impatto dell'eccezionale situazione climatica, ammontano a circa 30 milioni di euro i danni causati all'agricoltura nelle Marche dal caldo torrido degli ultimi mesi, con massime superiori ai 3,8 gradi rispetto alle medie stagionali, e dalla siccità;
   le zone della regione a maggior rischio siccità sono la provincia di Pesaro e quella di Macerata;
   molti comuni della regione, per far fronte all'ondata di siccità di questi mesi, hanno emesso ordinanze al fine di razionare le risorse idriche anche per i cittadini;
   a causa di tale razionamento è sempre più difficile il ricorso all'irrigazione di soccorso per salvare colture come ortaggi, frutta, mais, girasole e fieno per l'alimentazione degli animali;
   in molti casi gli agricoltori sono riusciti ad effettuare regolarmente un solo raccolto dei tre previsti;
   le alte temperature stanno determinando, inoltre, un aumento dei costi di irrigazione delle colture, che arrivano a toccare anche i 60 euro per ettaro, come nel caso del mais;
   le alte temperature registrate questo anno non sono purtroppo una eccezione e richiederebbero iniziative volte a migliorare l'efficienza della raccolta delle acque, potenziando la rete di invasi sui territori e la riduzione delle dispersioni del sistema idrico;
   le Marche quest'anno sono state particolarmente colpite dagli eventi atmosferici, passando dai danni causati dalla neve e dalle temperature rigide dello scorso inverno a quelli causati dal caldo torrido e dalla siccità –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per far fronte agli ingenti danni causati, al comparto dell'agricoltura nelle Marche, dalle avverse condizioni climatiche e dalla siccità;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative per potenziare e rendere maggiormente efficienti le infrastrutture destinate alla raccolta e alla distribuzione delle risorse idriche per uso agricolo. (5-11896)


   OLIVERIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   i cambiamenti climatici e, in particolare, la siccità che colpisce vaste aree del Paese, stanno producendo gravi danni all'agricoltura; secondo i dati dell'unità di ricerca per la climatologia e la meteorologia applicate all'agricoltura (Ucea) le piogge sono diminuite in tutta Italia del 47,4 per cento, soprattutto durante i mesi invernali;
   nel settore agricolo, e in particolare in quello olivicolo, la siccità e le alte temperature hanno contribuito a una maggiore diffusione delle malattie delle piante; tale situazione si è molto aggravata in conseguenza degli inverni più miti, che hanno determinato una maggiore possibilità di sopravvivenza di molti parassiti, quali batteri, funghi e insetti le cui spore e uova non sono state decimate dal gelo;
   in Calabria l'olivicoltura rappresenta il principale comparto produttivo, sia per le quantità sia per la qualità dell'olio extravergine d'oliva prodotto, e svolge anche un ruolo di primo piano per il presidio del territorio, la valorizzazione paesaggistica e la difesa idrogeologica della regione;
   nella regione la siccità si è molto aggravata; le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato molti danni alla produzione olivicola calabrese, con perdite nella produzione di oltre il 40 per cento a causa di fenomeni di scarsa allegazione, aborto dell'ovario e cascola precoce delle olive appena allegate;
   l'approvvigionamento idrico della regione Calabria è assicurato da venticinque invasi la cui gestione è ripartita fra i consorzi di bonifica, cui fanno capo nove dighe, Enel e Sorical, alle quali è demandata la distribuzione dell'acqua a uso potabile, per una capacità complessiva di 898 milioni di metri cubi d'acqua ma, a causa della prolungata siccità, le riserve sono ormai sottodimensionate;
   ai danni da siccità si aggiunge la diffusione del Tripide dell'olivo (Liotrips oleae), un insetto dannoso che si alimenta succhiando la linfa dalle foglie tenere e inoculando una sostanza che provoca lesioni e deformazioni fogliari e attacca anche i piccioli delle foglie, i bottoni fiorali, i fiori e i frutti piccoli provocandone la caduta prematura, rendendo le piante improduttive per la prossima campagna olearia e pregiudicando anche quelle future;
   la Coldiretti Calabria mette in evidenza che il calo in termini di produzione di olive è di circa 30 mila tonnellate (circa il 40 per cento della produttività media), pari a circa 3,5 mila tonnellate di olio, oltre al 53 per cento. La provincia di Crotone registra un calo di produzione dell'80 per cento;
   nel comparto agrumicolo, pari a 32 mila ettari (il 24 per cento del territorio nazionale), si rileva una cascola significativa per effetto delle alte temperature e della siccità, associate ai forti venti –:
   quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di proteggere le colture e difendere la redditività delle imprese, scongiurando una grave crisi del settore olivicolo-oleario calabrese;
   se intenda mettere in campo un piano di interventi per sostenere gli agricoltori calabresi attraverso l'attivazione delle misure previste dal fondo di solidarietà nazionale, con particolare riguardo agli interventi compensativi finalizzati alla ripresa economica e produttiva delle imprese agricole che hanno subìto danni conseguenti alla siccità;
   se intenda assumere iniziative per intervenire con le risorse del fondo di solidarietà nazionale, per sostenere azioni finalizzate all'aumento della capacità di erogazione delle infrastrutture irrigue connesse all'attività agricola, da parte dei soggetti preposti alla gestione delle acque, affinché si pervenga urgentemente al ripristino delle riserve idriche e alla salvaguardia delle produzioni agricole calabresi;
   se intenda attivarsi in sede europea affinché siano aggiornati gli strumenti di contrasto alle sempre più incombenti mutazioni del clima. (5-11898)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   è noto a tutti che il settore ippico soffre una crisi dovuta alle fallimentari gestioni pubbliche degli ultimi vent'anni aspettando una riforma che non arriva mai;
   proprietari, allevatori, allenatori, guidatori, fantini e tutti gli addetti diretti ed indiretti sono arrivati alla disperazione per quella che l'interrogante giudica l'incapacità del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di effettuare i pagamenti; molti dei 42 ippodromi rischiano la chiusura a causa di clausole vessatorie senza senso imposte da un decreto, a parere dell'interrogante assurdo, che li ha penalizzati oltre misura;
   la morsa della malavita sta soggiogando il settore ogni giorno sempre di più; l'ippodromo di Palermo è da mesi chiuso per infiltrazioni mafiose;
   la gestione attuale, ad avviso dell'interrogante, non garantisce alcuna trasparenza né le più elementari regole morali richieste ad un settore così complesso;
   il sistema di giustizia sportiva e di controllo delle sostanze proibite costa 15 milioni di euro all'anno e non produce alcun effetto; la maggioranza delle corse sono irregolari;
   l'allevamento, in passato fiore all'occhiello per qualità e per risultati nel mondo, è in forte crisi e ha visto la chiusura degli impianti storici più importanti e il crollo degli investimenti;
   per l'incapacità e l'immobilismo del gestore, le scommesse perdono il 20 per cento ogni anno;
   la gestione da parte del Ministero ha portato alla riduzione di tutti i valori economici: meno spettatori, meno mercato, meno trasparenza, meno cavalli, meno proprietari, meno scommesse e soprattutto meno legalità;
   il Ministro, a quanto risulta all'interrogante, non ha mai incontrato direttamente le rappresentanze del settore;
   sono trascorsi 12 mesi dal varo del «collegato agricolo» e il Governo non ha ancora esercitato la delega; se si considera anche la delega fiscale che si ispirava agli stessi princìpi del collegato, sono più di mille i giorni avuti a disposizione per approvare i necessari decreti;
   tutta, l'ippica che lavora e che investe chiede la riforma; solo una associazione, l'Anact, a cui per legge spetta un prelievo forzoso del 5 per cento dai premi degli allevatori sembra battersi per mantenere lo status quo –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per far uscire il settore ippico dalla grave crisi in cui versa, ridando al comparto una dignità, un'autonomia e nuove prospettive di sviluppo;
   come mai ad oggi non si sia ancora provveduto all'esercizio della delega di cui in premessa. (4-17374)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRARESI, MANTERO, TONINELLI, SILVIA GIORDANO, BARONI, CECCONI e D'UVA. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali. — Per sapere – premesso che:
   la prescrizione di cannabis ad uso medico in Italia riguarda l'impiego nel caso di dolore cronico e di quello associato, tra l'altro, a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale, di nausea e vomito causati da chemioterapia e radioterapia, di pazienti oncologici o affetti da HIV e di sindrome di Gilles de la Tourette. Le prescrizioni si effettuano quando terapie convenzionali sono inefficaci;
   migliaia di pazienti sono da tempo in seria difficoltà, in quanto l'Italia non importa più tutta la quantità necessaria dalla società da cui si riforniva (Bedrocan Olanda) e la FM2 italiana non sopperisce da sola al fabbisogno di tutti i pazienti;
   le varietà importate dalla ditta olandese Bedrocan sono prevalentemente 4 (Bedrocan, Bediol, Bedrolite e Bedica), mentre quella prodotta dall'Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze è una sola, l'infiorescenza FM2. Ogni varietà contiene principi attivi peculiari, quindi, un'unica varietà, che ne contiene determinate concentrazioni, non può essere adatta a tutte le patologie. Anche per questo motivo i pazienti sono in difficoltà quando le importazioni delle varietà di Cannabis olandese non arrivano;
   con l'attuazione del decreto del Ministero della salute del 23 marzo 2017 (Modifica dell'allegato A del decreto 18 agosto 1993, recante «Approvazione della tariffa nazionale per la vendita al pubblico dei medicinali») sono aumentate le difficoltà nel reperire la terapia, pur prescritta da medici privati e strutture ospedaliere. L'attesa dei prodotti si protrae per giorni con la conseguente interruzione anche per periodi medio-lunghi e impedisce ai pazienti di condurre vite dignitose attraverso la cura puntuale e continua;
   molte farmacie non vendono più le preparazioni a base di cannabinoidi, lasciando scoperte intere zone e i pazienti, dovendo ricorrere a farmacie più lontane, investono nella affannosa ricerca tempo ed energie preziose;
   sembra che manchi l'importazione del fabbisogno farmaceutico dalla Bedrocan Olanda, il che, rende la vita dei pazienti in cura con specialità olandesi ancor più complicato. Essi hanno, inoltre, grossi problemi nell'accedere a questa terapia, anche a causa del costo esorbitante dei medicinali e delle visite private, spesso unica via per superare la reticenza a valutare questa opzione da parte dei medici del settore pubblico;
   inoltre, l'autonomia regionale in materia di sanità rende disomogenea la possibilità di accedere ai trattamenti e obbliga i pazienti a spostarsi per accedere alle cure, con tutti i disagi e i costi aggiuntivi che il trasferimento comporta. Solo in 11 regioni la terapia viene erogata dal servizio sanitario regionale, ma questo avviene solo per alcune patologie «fortunate», costringendo tutti gli altri a pagarsi le cure;
   infine, sempre più esiguo risulta il numero delle farmacie che vendono i prodotti a base di cannabis, perché la modifica al decreto di cui sopra che impone il prezzo di vendita a 9 euro ha fatto sì che molti farmacisti non la vendessero più sottocosto e l'approvvigionamento che arriva dai grossisti rispetto alla richiesta è insufficiente;
   sembra sia difficilissimo trovare ad esempio il bedrolite usato per bambini epilettici e per coloro che sono affetti dalla sindrome di Tourette –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;
   quali iniziative di competenza intendano intraprendere al riguardo;
   se intendano assumere iniziative, anche de iure condendo, al fine di:
    a) garantire continuità nei trattamenti, prevedendo una estensione della lista delle patologie che possono avervi accesso, in modo uniforme sul territorio, e l'erogazione da parte del Servizio sanitario nazionale delle citate prestazioni, nonché la continuità terapeutica necessaria ad assicurare la corretta somministrazione di tutti i prodotti nel rispetto delle prescrizioni delle diverse patologie;
    b) consentire che la cannabis ad uso medico sia dispensata con le modalità di tutti gli altri farmaci prescrivibili secondo il Servizio sanitario nazionale.
(5-11885)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:


   RICCIATTI, FERRARA, EPIFANI, MARTELLI, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, SCOTTO, FORMISANO, RAGOSTA, STUMPO, LEVA, MATARRELLI, FAVA, BOSSA, SPERANZA, FOLINO, DURANTI, SANNICANDRO e PIRAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il piano nazionale del Governo noto come Industria 4.0 avrà ricadute diseguali tra il Nord e il Sud del Paese. A lanciare l'allarme è uno studio dello Svimez secondo cui il programma potrà generare ricadute aggiuntive, alla fine del periodo di implementazione, quantificabili in circa lo 0,2 per cento del prodotto interno lordo nel Centro Nord ed appena lo 0,03 per cento al Sud;
   partendo da questa considerazione, Stefano Prezioso e Luca Cappellani, i due ricercatori Svimez che hanno condotto l'indagine, evidenziano che, mentre il sistema produttivo del Centro-nord potrà reagire positivamente a misure che vanno nella direzione di accrescere la dotazione dei vantaggi competitivi meno diffusi, nel Mezzogiorno l'impatto della policy sarà minore a causa di problemi strutturali, bassi livelli di innovazione e diffusione delle tecnologie ICT;
   tali disparità rischiano di mettere a repentaglio gli sforzi messi in campo dal Governo sul programma Industria 4.0, impegni importanti anche in termini di investimenti economici pubblici e si aggiungono alle condizioni di crisi in cui versano i grandi insediamenti industriali localizzati al centro-Sud, basti pensare alla crisi del siderurgico –:
   quali iniziative urgenti si intendano assumere al fine di riorientare il programma Industria 4.0 per contrastare eventuali negative disparità in termini di ricadute territoriali disomogenee sul territorio nazionale. (5-11910)


   BENAMATI, VICO, GINEFRA e MARIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   da un anno circa una crisi profonda ha interessato l'indotto che ruota intorno allo stabilimento Leonardo di Grottaglie, indotto stimato dalle organizzazioni sindacali in circa 900 unità;
   la causa della crisi risale al fatto che il principale cliente, la Boeing, non soddisfatta della performance industriali dello stabilimento, ha deciso di internalizzare alcune lavorazioni effettuate da una serie di aziende del distretto aerospaziale pugliese, in particolare Gse, Salver, Raw Hb Manifacturing e Tecnomessapia, in attesa di spostare altrove tutta la produzione della fusoliera in fibra di carbonio attualmente prodotta nello stabilimento di Grottaglie;
   in particolare, la Tecnomessapia ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 177 lavoratori in seguito alla sospensione delle commesse a partire dal 1o luglio 2017;
   negli ultimi anni il settore aeronautico in Puglia, è stato oggetto di una politica di disinvestimento sul territorio che sta comportando la perdita di migliaia di posti di lavoro e di competenze legate ad un comparto particolarmente innovativo e dinamico per l'industria nazionale –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, di fronte a questa situazione, per sostenere il settore aerospaziale pugliese anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali. (5-11911)


   CRIPPA, VALLASCAS, DA VILLA, FANTINATI, DELLA VALLE e CANCELLERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   come noto, in data 2 maggio 2017, a seguito di specifica istanza, il Ministro interrogato ha emanato il decreto ministeriale, Apertura della procedura di amministrazione straordinaria e nomina del collegio commissariale della Alitalia – Società Aerea Italiana S.p.A., prevedendo il Governo contestualmente, tramite decreto-legge, un «prestito ponte» di 600 milioni di euro per garantire la continuità del servizio aereo della ex compagnia di bandiera;
   immediatamente al suddetto decreto forti sono state le perplessità sui nomi dei prescelti alla guida del collegio commissariale di Alitalia. In particolare, a destare maggiore preoccupazione è stata la nomina del professore Enrico Laghi fino al giorno prima sia nel Consiglio di amministrazione di Mindco spa, la società che deteneva il 51 per cento di Alitalia, che nel collegio sindacale di Unicredit, primo azionista e creditore di Alitalia, oltre a vantare significativi incarichi in ben 24 società non certamente di secondaria importanza quali il Gruppo Ilva;
   immediate sono state le reazioni del M5S e di autorevoli associazioni a tutela dei diritti con la presentazione di molteplici esposti alle autorità competenti, quali la procura della Repubblica, il Tar e l'Anac;
   la prima ad esprimersi è stata l'Anac che con delibera n. 699 del 28 giugno 2017, pur precisando di non essere competente ad assumere provvedimenti al riguardo, ha dichiarato legittimi i dubbi sul conflitto di interessi di Enrico Laghi in Alitalia in amministrazione straordinaria chiedendo al Ministero di intervenire «per le valutazioni di competenza» rendendo conto della «mancata applicazione» delle norme che sovrintendono la nomina dei commissari straordinari nello specifico l'articolo 38, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 270 del 1999, il decreto del Ministero dello sviluppo economico 10 aprile 2016, n. 60, e la direttiva del Ministero dello sviluppo economico del 28 luglio 2016;
   tale deliberazione dell'Anac acclara in modo inequivocabile i dubbi di indipendenza e neutralità del professore Enrico Laghi nella gestione della crisi aziendale di Alitalia, in virtù del suo passato di amministratore della ex compagnia di bandiera. Amministrazione caratterizzata, come emerso dalla stampa, da diffusa mala gestio cui hanno contribuito, ad avviso degli interroganti, tutti i soci azionisti come Etihad e la stessa Unicredit che gestiva i contratti «capestro» fortemente penalizzanti per Alitalia di copertura assicurativa dei prezzi del carburante –:
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative per rimuovere il professore Enrico Laghi dal collegio commissariale di Alitalia in amministrazione straordinaria essendo state platealmente disattese le norme alla base della sua nomina. (5-11912)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GINEFRA, BOCCIA, GRASSI e MONGIELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Slc e la Cgil di Bari hanno denunciato nelle scorse ore l'intenzione da parte di Tim di chiudere il data center di Bari;
   per il sindacato si tratta di una scelta sbagliata, «sia per gli interessi aziendali, che per la valorizzazione di un prezioso bacino di professionalità, per la tutela di un territorio da sempre in prima fila nell'innovazione e nella crescita dell'informatica»;
   non sono note le ragioni che porterebbero Tim ad assumere tale decisione;
   il sindacato evidenzia che la struttura, è nata, alla fine degli anni 80, con finanziamenti pubblici che avevano lo scopo di attrarre professionalità specialistiche con l'obiettivo di far rientrare in Puglia molti informatici e ingegneri;
   l'informatica di Tim (nelle sue varie trasformazioni: Netsiel, Telecom, SSC, Telecom IT) è quindi un bacino occupazionale di qualità al servizio del territorio in grado di creare negli anni importanti sinergie con università, politecnico, enti di ricerca istituti superiori;
   significativa è anche l'occupazione dell'indotto con aziende che assicurano manutenzione, assistenza tecnica, sicurezza, e altro;
   nonostante una infinita sequenza di cessioni, fusioni, incorporazioni e riorganizzazioni il personale del data center barese si è sempre distinto per qualità ed affidabilità come testimoniano le certificazioni, Iso 9001, Iso 14001, Iso 2000-1, Iso 27001, nell'ambito dell'esercizio dei sistemi e dei servizi informatici;
   il data center di Bari è l'unico del Mezzogiorno ed ospita gran parte dei sistemi e delle infrastrutture aziendali di sviluppo e collaudo (ovvero quelli che fanno funzionare l'azienda), e parte di quelli di esercizio (ovvero rivolti ai clienti, fra cui la regione Puglia);
   la struttura ha una disponibilità pienamente operativa di più di 2000 metri quadrati di sale sistemi, 7000 server gestiti (fisici e virtuali), 4000 sistemi di storage e 4000 sistemi di backup, circa 50000 caselle di posta elettronica;
   la dislocazione geografica (nord, centro, sud) è un requisito strategico per l'importante funzione di Disaster Recovery assicurata dal DC Tim di Bari, ovvero la possibilità, in caso di eventi catastrofici, di switchare funzionalità importanti da altri data center, mantenendo l'operatività di funzioni essenziali per l'azienda e per il Paese;
   una dismissione in tal senso comporterebbe costi elevati e inevitabili rischi di malfunzionamenti e disservizi;
   la malaugurata ipotesi di chiusura della sede Tim di via Dioguardi a Bari riguarderebbe la totalità dei 300 addetti IT;
   risulta del tutto sorprendente anche l'ipotesi di cessione di un immobile sul quale, recentemente, sono stati attivati cospicui investimenti aziendali per la sua completa ristrutturazione –:
   se il Ministro sia a conoscenza di tale volontà aziendale e quali iniziative intenda assumere per scongiurare tale ipotesi che rischierebbe di smantellare una delle più importanti realtà aziendali del Paese, in un territorio che invece il Governo vuole rilanciare proprio consolidando gli investimenti in settori tecnologicamente avanzati. (5-11883)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Gadda e altri n. 1-01666, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fiorio.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Lorefice e altri n. 4-15938, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 marzo 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Villarosa;
  l'interrogazione a risposta in Commissione Marcon e Fratoianni n. 5-11664, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Palazzotto;
  l'interrogazione a risposta scritta Zan n. 4-17224, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Santerini, Bonomo, Crimì, Iori, Narduolo, Rossi, Dallai, Malisani, Amato, Romanini, Blazina, Lenzi, Piazzoni, Nardi, Bruno Bossio, Moretto, Rampi, Arlotti, Menorello, Gasparini, Folino, Patriarca, Fabbri, Carloni, Capozzolo, Coppola, Crivellari, Carra, Mognato, Patrizia Maestri, Bossa, La Marca, Casellato, Vignali, Realacci, Gigli, Rubinato, Centemero.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Dieni n. 4-17322 del 14 luglio 2017.