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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 21 luglio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni XII e XIII,
   premesso che:
    in data 18 novembre 2015 veniva esaminato in sede legislativa in XIII Commissione l'A.C. 1373 e relativi e abbinate sulla filiera della canapa poi divenuto legge n. 242 del 2016. Nel provvedimento è mancata la previsione di una disciplina tra i prodotti che possono ottenersi dalla canapa coltivata ai sensi dell'articolo 2, delle infiorescenze, fresche ed essicate, per scopo floreale o erboristico;
    la motivazione addotta risiede nel fatto che limitatamente agli scopi erboristici, vi sono troppi elementi di contiguità con gli aspetti medicinali, per cui la si deve regolamentare con norme specifiche: di fatto quindi si ammette una vacatio legis in materia;
    questo esclude dalla disciplina recata dal provvedimento in questione, un intero settore potenzialmente suscettibile di importanti sviluppi anche dal punto di vista occupazionale e di reddito, considerata l'importanza economica delle infiorescenze;
    le varietà di cannabis sativa ammesse alla coltivazione previste da questa legge corrispondono a quelle ammesse nell'ambito dell'Unione europea, elencate nell'allegato XII del reg. CE 1251/1999 e successive modifiche. Soltanto se si usa seme che non sia stato certificato da un ente autorizzato si incorre in sanzioni penali stabilite dalla legislazione sulle sostanze stupefacenti;
    alla luce della fissazione allo 0,6 per cento del limite massimo di THC ammesso nella coltivazione, le infiorescenze della canapa industriale potrebbero restare escluse dall'applicazione della normativa sui medicina, alla quale sono invece attualmente soggette in considerazione delle sostanze farmacologiche ritenute attive presenti nelle infiorescenze della cannabis;
    infatti, benché contenenti tracce di THC il quantitativo di principio attivo negli stessi presente non è di misura tale da provocare effetti stupefacenti e/o psicotropi, come peraltro già affermato da anni dall'Istituto superiore di sanità e dal Ministero della salute, consentendo, di conseguenza, l'immissione sul mercato di prodotti derivanti da canapa industriale certificata e tracciata diversi dalla fibra o dal seme,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per escludere dalla normativa sui medicinali le infiorescenze fresche ed essiccate per scopo floreale o erboristico anche alla luce della Convenzione unica sugli stupefacenti adottata a New York il 30 marzo 1961 e del protocollo di emendamento, adottato a Ginevra il 25 marzo 1972 che, all'articolo 28, comma 2, stabilisce una chiara e netta distinzione tra piante da droga e non da droga;
   ad adottare un'apposita, chiara e precisa iniziativa normativa, che riconosca che tutti i prodotti derivati dalla canapa industriale, senza distinzione tra prodotti a base di semi o a base di infiorescenze, non sono da considerarsi stupefacenti;
   ad assumere iniziative per modificare la legge 6 gennaio 1931, n. 99, recante «Disciplina della coltivazione, raccolta e commercio delle piante officinali», nonché l’«Elenco delle piante officinali spontanee soggette alle disposizioni della legge 6 gennaio 1931, n. 99», di cui al regio decreto 26 maggio 1932, n. 772, al fine di inserire la cannabis sativa nel suddetto elenco.
(7-01319) «Benedetti, Mantero, Baroni, Massimiliano Bernini, Silvia Giordano, Lorefice, Lupo, Nesci».


   La I Commissione,
   premesso che:
    il Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce una delle realtà più importanti per la sicurezza dei cittadini svolgendo quotidianamente attività di prevenzione, vigilanza e soccorso a sostegno di soggetti pubblici e privati grazie al proficuo impegno del proprio personale;
    negli ultimi anni, peraltro, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha realizzato uno sforzo straordinario per sopperire, nonostante le decrescenti risorse finanziarie e le carenze di organico, alle numerose richieste di intervento della popolazione per le piccole e le grandi emergenze;
    al fine di fronteggiare i tragici eventi che hanno colpito il territorio italiano, specialmente negli ultimi anni, come l'emergenza terremoto ed i numerosi incendi, gli operatori del comparto dei vigili del fuoco sono chiamati, nonostante l'evidente carenza di organico, a fronteggiare situazioni di estrema complessità mettendo a serio rischio la propria incolumità;
    con l'interrogazione a risposta immediata n. 5-11798 indirizzata al Ministro dell'interno, alla luce del dramma degli incendi che si stanno verificando nel nostro territorio, è stato chiesto quali iniziative si intendano adottare in relazione all'emergenza incendi del periodo estivo, per ammodernare il parco macchine del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per rendere disponibili le somme stanziate dalla legge di bilancio 2017 per il potenziamento dell'organico del Corpo medesimo, nonché per incrementare il numero degli aeromobili necessari al tempestivo spegnimento degli incendi;
    il Governo ha risposto che «in base a una prima ipotesi di riparto, le somme destinate alle assunzioni nel Corpo nazionale erano state stimate in 23 milioni di euro. Successivamente, si è optato per la destinazione di maggiori risorse, rispetto a quelle inizialmente preventivate, a un'altra finalità, cioè il riordino del personale delle Forze di polizia, delle Forze armate e dello stesso Corpo nazionale. Ragion per cui alle assunzioni del Corpo nazionale è stata destinata la minore somma di circa 16 milioni, utili all'assunzione di 400 vigili del fuoco»;
    la decurtazione di ben 7 milioni di euro destinati all'assunzione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco mostra, ad avviso dei firmatari del presente atto, la scarsa attenzione da parte del Governo in merito all'organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché al mantenimento in efficienza delle risorse strumentali del Corpo stesso;
    secondo le ultime stime, sono circa 3 mila le unità mancanti nel comparto dei vigili del fuoco che ogni anno fronteggerebbero oltre 5000 roghi e incendi il cui lavoro ricade sui circa 30 mila operatori e migliaia di volontari;
    alla luce della riforma operata dal decreto legislativo n. 177 del 2016 che ha previsto il trasferimento delle competenze del Corpo forestale dello Stato – a seguito della sua soppressione – al comparto dei vigili del fuoco in materia di incendi boschivi, non possono non rilevarsi le evidenti problematiche che scaturiscono dalla carenza di organico;
    gli standard europei prevedono la necessaria presenza di un vigile del fuoco ogni 1000 abitanti quando in Italia il rapporto è di un vigile del fuoco ogni 15 mila abitanti; tale carenza evidenzia la necessità di potenziare la dotazione organica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco al fine di incrementare la sicurezza e la tutela dei cittadini;
    nel frattempo, sarebbe rimasta indeterminata la sorte degli oltre 4 mila idonei della graduatoria del concorso pubblico bandito nel 2008 (Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 90 del 18 novembre 2008) per il reclutamento di 814 vigili del fuoco;
    a seguito delle prove preselettive, fisico/motorie, pratica e, infine, di quella orale è stata pubblicata, sul bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno n. 1/25 del 16 luglio 2010, la graduatoria finale del concorso;
    nella graduatoria sopra citata figurano, oltre ai vincitori regolarmente assorbiti, 7599 candidati classificati come idonei, ma allo stato attuale nella graduatoria tuttora vigente, restano 4120 idonei da assorbire;
    oltre alla carenza di organico si apprende, altresì, una evidente carenza dei mezzi a disposizione del comparto dei vigili del fuoco utili per far fronte al soccorso tecnico urgente,

impegna il Governo:

   ad intraprendere le opportune iniziative di competenza al fine di garantire, la ripartizione originaria del fondo per il pubblico impiego di cui alla legge di bilancio 2017, che aveva previsto uno stanziamento di 23 milioni di euro destinati all'assunzione dei vigili del fuoco che consentirebbero di procedere all'assorbimento di 569 unità;
   ad assumere iniziative al fine di potenziare ulteriormente l'organico dei vigili del fuoco, oltre l'esaurimento dei posti dell'unica graduatoria esistente pubblicata, sul bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno n. 1/25 del 16 luglio 2010;
   a prevedere, nella prima iniziativa normativa utile, la proroga al 31 dicembre 2018 della graduatoria del concorso pubblico per 814 vigili del fuoco di cui al bando indetto con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4a serie speciale, n. 90, del 18 novembre 2008;
   ad assumere iniziative per prevedete lo stanziamento di nuove risorse per potenziare i mezzi a disposizione del corpo dei vigili del fuoco al fine di svolgere tempestivamente il compito istituzionale del soccorso tecnico urgente.
(7-01320) «Sisto, Labriola, Vito».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   FEDRIGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la storia di Sandra, cittadina senese, invalida al 100 per cento e malata terminale a causa di un incidente, che rischia di esser sfrattata dalla propria casa ha dell'incredibile;
   nel corso della trasmissione «Dalla Vostra parte» su Rete4, puntata del 5 luglio scorso, il racconto dell'interessata si è trasformato in un vero e proprio grido disperato di aiuto;
   Sandra, 55 anni, a causa di un incidente occorso sei anni fa, che l'ha costretta su una sedie a rotelle, ha dovuto smettere di lavorare ed è iniziato il suo calvario, fisico, medico e, soprattutto economico;
   con una pensione da 700 euro al mese ed un'indennità di accompagnamento da 500 euro mensili, quest'ultima regolarmente sospesa durante i periodi di ricovero, Sandra ha visto accumulare nel tempo debiti, in attesa del risarcimento assicurativo non pervenuto, e così la sua casa è finita all'asta;
   il 21 luglio 2017 il tribunale di Siena deciderà sullo sfratto e Sandra rischia di ritrovarsi per strada, perdendo – incolpevolmente – tutto quel che rappresenta la propria vita –:
   se il Governo sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare, anche sotto il profilo normativo, in relazione al caso in questione e a quelli analoghi, atteso che in un Paese civile è inammissibile rimanere sordi ai disperati appelli dei propri cittadini. (3-03180)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZAMPA, QUARTAPELLE PROCOPIO, IORI, ROSSOMANDO, GARAVINI, PRINA, ROMANINI, LA MARCA, D'INCECCO e PORTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   un recente articolo del quotidiano Avvenire ha evidenziato che a poco più di un mese dal nuovo corso ai vertici della Commissione adozioni internazionali (Cai), la neo vicepresidente Laura Laera ha lanciato un preoccupante e gravissimo allarme: con un ritardo di sei anni verranno rimborsate entro il 2017 le spese relative alle adozioni concluse entro il 2011. I rimborsi saranno possibili perché fino al 2011 esistono le cosiddette «istanze di rimborso»;
   secondo l'articolo di Avvenire, per quanto riguarda le adozioni fino al 2011, saranno circa 1.700 le famiglie che potranno contare sui rimborsi. Mentre le adozioni concluse dal 2011 alla fine del 2016 sono circa 14.000. Sono dunque numerose le famiglie che – se non interverranno decisioni politiche diverse – non avranno alcun contributo, al di là della deducibilità del 50 per cento delle spese stabilite per legge;
   l'8 giugno 2016 l'allora ministro Maria Elena Boschi, che era anche presidente della Cai, aveva parlato di «7 milioni e mezzo, derivanti dai riporti relativi alle annualità precedenti» e di «12 milioni e mezzo, sempre nell'ambito del Fondo per le adozioni internazionali». Quindi si tratterebbe di circa 20 milioni che potrebbero essere disponibili per provvedere a saldare i conti fino al 2011. Tuttavia, questa misura non riguarderebbe le altre 14.000 famiglie in quanto, successivamente al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2011, non vi è stato alcun provvedimento analogo che preveda il rimborso delle spese sostenute per le adozioni concluse dopo il 31 dicembre 2011. Pertanto, non potrà essere dato seguito ad ogni eventuale istanza di rimborso, in quanto per coprire le spese di un numero così elevato di famiglie sarebbero necessari investimenti molto più corposi, oltre al, fatto che, per utilizzare i circa 10 milioni di euro restanti, servirebbe un atto ufficiale del Governo;
   per sanare il deficit successivo sarebbe dunque necessario inserire nella legge di bilancio un capitolo di spesa dedicato ai rimborsi a favore delle famiglie adottive che hanno concluso le adozioni dopo il 31 dicembre 2011 ad oggi –:
   se non si ritenga opportuno assumere tutte le iniziative necessarie al fine di rendere immediatamente disponibili i fondi residuali al fine di rimborsare le famiglie adottive che hanno concluso l’iter adottivo dopo il 31 dicembre 2011;
   se non si ritenga opportuno assumere iniziative per prevedere un fondo integrativo – nel prossimo disegno di legge di bilancio – volto ad assicurare tutti i rimborsi dovuti alle circa 14.000 famiglie adottive che hanno concluso l’iter di adozione dopo il 31 dicembre 2011. (5-11935)


   ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in località Pantanizzi, nel comune di Siderno (Reggio Calabria) insiste l'ex Laboratorio/BP — intermedi organici farmaceutici, già oggetto in passato di un grave incidente che ha visto nel 1994 l'esplosione di un reattore con gravi conseguenze per l'ambiente circostante, per il quale nel 2003 è stata disposta una prima parziale bonifica, che ha visto lo smaltimento di 549 tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi, invece dei 300 inizialmente preventivati;
   in loco, risulterebbero ancora oggi presenti ed incustodite in condizioni di deperimento, circa 900 tonnellate di rifiuti tossici;
   l'azione di origine antropica, degli agenti atmosferici e del tempo sta deteriorando sempre più i fusti contenenti i rifiuti, dai quali si verificherebbero fuoriuscite di materiale, con propagazione in atmosfera e al suolo di sostanze tossico-nocive, con possibili ricadute e rischi concreti per la popolazione che vive nei dintorni della località;
   la situazione richiede un intervento urgente, come anche richiesto ripetutamente dal sindaco di Siderno e dalla popolazione locale, che nella recente manifestazione del 7 luglio 2017 alla quale hanno preso parte numerosi amministratori del territorio avrebbe ribadito l'assoluta necessità della bonifica del sito;
   con deliberazione del 24 marzo 2017 il Consiglio dei ministri ha nominato il Generale B. CC. Giuseppe Vadalà, dell'Arma dei carabinieri commissario straordinario, ai sensi dell'articolo 41, comma 2-bis, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, con il compito di realizzare tutti gli interventi necessari all'adeguamento alla vigente normativa di 58 discariche presenti su tutto il territorio nazionale e ricomprese nell'elenco di cui all'allegato A della stessa deliberazione;
   tra i 19 siti della regione Calabria non figurerebbe l'area dell'ex Laboratorio/BP — intermedi organici farmaceutici di Pantanizzi, nel comune di Siderno –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda intraprendere per la bonifica e la messa in sicurezza dell'area, anche valutando l'inclusione del sito l'ex Laboratorio/BP — intermedi organici farmaceutici di Pantanizzi, del comune di Siderno, nell'elenco di cui all'allegato A della deliberazione del 24 marzo 2017 del Consiglio dei ministri. (5-11939)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPEZZONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il 29 maggio 2017 il Ministro della difesa si è recato in visita ufficiale presso la caserma Pasquali-Campomizzi de L'Aquila. La giornata segnava l'avvio, nell'ambito degli interventi per le calamità naturali e del progetto denominato Orta, di un nuovo reparto del 9o reggimento Alpini;
   il battaglione di stanza a L'Aquila sarà specializzato, in particolare, nelle emergenze post sismiche e atmosferiche e sarà composto da circa 300 uomini che saranno selezionati e formati e dotati di mezzi all'avanguardia;
   secondo quanto annunciato dal Ministro, tale struttura sarà pienamente operativa entro un anno;
   le attuali normative individuano nelle Forze armate una delle strutture operative nazionali designate ad intervenire nei casi di calamità naturali e di eventi catastrofali, mettendo a disposizione risorse umane e mezzi;
   la necessità di prevedere dispositivi efficienti in grado di corrispondere alle esigenze di intervento al presentarsi di eventi catastrofali di diversa natura è sempre più sentita anche al fine di limitare perdite in termini di vite umane, nonché per dare immediato soccorso alle popolazioni colpite;
   la dislocazione di una unità di élite all'interno del cratere sismico de L'Aquila, un punto di oggettivo pericolo, pur rispecchiando il lodevole intento di far sentire la vicinanza delle istituzioni alle popolazioni garantendo un presidio permanente, avrebbe richiesto che venissero chiarite preventivamente alcune criticità che rischierebbero di compromettere il progetto di fare de L'Aquila il punto di riferimento per gli Appennini in tema di emergenze legate alle calamità naturali –:
   quali iniziative siano state assunte al fine di garantire che, in caso di gravi calamità naturali – come il recente evento sismico dello scorso inverno, accompagnato da una nevicata massiccia –, i soccorsi, da quella postazione, siano agevoli;
   se siano state assunte iniziative per adeguare la struttura aeroportuale ad una vocazione prioritaria di protezione civile e se vi sia un piano per la rimodulazione e la modernizzare dell'ospedale San Salvatore e di tutte quelle infrastrutture che, in caso di grave calamità naturale, necessitano di mantenere la piena operatività;
   quali piani siano stati previsti per garantire che il personale non alloggiato presso la struttura militare possa, in caso di gravi calamità, anche riguardanti l'area della caserma, raggiungere celermente la propria postazione operativa;
   se non fosse più opportuno dislocare uomini e mezzi in luoghi più sicuri e immediatamente collegati a porti, aeroporti e stazioni ferroviarie. (4-17415)


   LO MONTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   il professor Gualtiero Walter Ricciardi, professore universitario ordinario di igiene generale ed applicata all'università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dal 1o settembre 2015, è in aspettativa senza assegni a seguito del conferimento di incarico a presidente dell'Istituto superiore di sanità (ISS), dopo aver svolto, precedentemente, il ruolo di commissario straordinario dell'Istituto stesso;
   il ruolo di commissario straordinario è stato svolto da Ricciardi senza essere collocato in aspettativa, a giudizio dell'interrogante in contrasto con l'articolo 4 del decreto legislativo n. 106 del 2013 laddove prevede che il presidente «se professore universitario, è collocato in aspettativa ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 382/80» ed in contrasto con il medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980 (si veda la sentenza del TAR Sardegna, 27 aprile 2015 n. 737, ove i giudici hanno rilevato una incompatibilità manifesta e certa tra l'incarico di commissario straordinario e il ruolo di professore universitario);
   dopo la nomina a commissario straordinario, lo stesso ha svolto il ruolo di: direttore del dipartimento per l'assistenza sanitaria di sanità pubblica del policlinico universitario «A. Gemelli», da maggio 2012-agosto 2015; direttore della scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva della facoltà di medicina e chirurgia «A. Gemelli» presso l'università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, da novembre 2002-agosto 2015, direttore della struttura complessa – servizio di igiene ospedaliera (SIO) del policlinico universitario «A. Gemelli», Roma, dal 2010-agosto 2015; fondatore e direttore del Centro di ricerca e studi sulla leadership in medicina dell'università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dal 2013-agosto 2015; fondatore del Centro di ricerca e studi sulla salute globale e membro del comitato direttivo presso l'università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dal 2011-agosto 2015 (come emergerebbe dal curriculum vitae pubblicato sul sito dell'Istituto superiore di sanità);
   durante l'incarico di commissario straordinario, si è trovato in quelle che all'interrogante appaiono situazioni di conflitto d'interesse risultanti dalla partecipazione a iniziative finanziate o svolte in collaborazione con case farmaceutiche o simili; infatti egli ha ricoperto: l'incarico di membro dell’European Steering Group sulla sostenibilità dei sistemi sanitari e di relatore del libro bianco europeo, iniziativa che risulterebbe essere stata finanziata dalla casa farmaceutica AbbVie; l'incarico di membro del Comitato scientifico del Cergas dell'Università Bocconi, che nel progetto « Academy of Helth Care Management and Economics» risulterebbe aver collaborato con la Novartis;
   sembra inoltre che recentemente la Merck Sharp & Dohme (MSD), leader nella lotta contro le malattie prevenibili con vaccinazione, abbia effettuato un finanziamento a favore dell'università Cattolica del Sacro Cuore di Roma per la chiamata diretta di un professore di prima fascia nel settore scientifico igiene generale e applicata della facoltà di medicina e chirurgia (http://www.ilfattoquotidiano.it del 12 luglio 2017);
   su questi temi sono già state presentate altre interrogazioni parlamentari –:
   se trovi conferma quanto riportato;
   se nell'ambito delle procedure che hanno portato al conferimento dell'incarico di presidente dell'Istituto superiore di sanità siano state valutate le circostanze di cui in premessa alla luce della normativa in materia di conflitti di interessi e quali iniziative intendano adottare per evitare situazioni di conflitto fra l'interesse primario alla lotta contro le malattie prevenibili con vaccinazione e ogni, potenziale o reale, interesse secondario;
   se il Governo sia a conoscenza dell'ammontare del finanziamento privato messo a disposizione da MSD per la chiamata diretta di un professore di prima fascia. (4-17430)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLO BERNINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il parco nazionale del Vesuvio è stato istituito nel 1995 con la finalità di conservare il territorio e l'ambiente, salvaguardare specie animali e vegetali e la precipua identità geologica, salvaguardare le specie di flora e fauna protette e promuovere attività di educazione ambientale, formazione e ricerca scientifica;
   ha la vastità di 7.259 ettari ricchi di oltre 600 specie vegetali e circa 230 animali e, al suo interno comprende 13 comuni;
   la devastazione di questi incendi dolosi ancora in corso è inimmaginabile in termini di danni ad ogni livello, ma ciò che è evidente è l'assoluta inadeguatezza degli interventi e l'assenza di piani di emergenza congrui e di adeguati mezzi per contrastare un evento chiaramente pianificato;
   l'interrogante ha visitato il territorio vesuviano ove vi sono roghi ancora in corso e animali bloccati nelle strutture senza che si sia pensato ad un precedente piano di evacuazione. La situazione dimostra che non esiste un adeguato piano di emergenza e di azione per episodi come questo e che ogni intervento di messa in sicurezza dei cani nei canili e di quelli randagi che, secondo la legge, sono di responsabilità del sindaco, sono, di fatto, demandati ai volontari delle associazioni;
   la situazione apocalittica che l'interrogante ha potuto verificare direttamente, mostra che si è di fronte ad un chiaro disegno criminoso di distruzione di tutta l'area vesuviana e della sua preziosa biodiversità e, che per essere messo a segno, avrebbe visto l'utilizzo anche di gatti vivi cui sarebbe stato dato fuoco per innescare l'incendio. L'interrogante ha appreso questa notizia dagli organi di stampa e, per questo, ha provveduto immediatamente a chiedere informazioni al comando dei vigili del fuoco perché, se tale notizia venisse confermata, ci si troverebbe di fronte a soggetti spietati, pericolosi evidentemente, oltre che per gli animali e per tutta la biodiversità, anche per le persone;
   tali gravissimi e criminali episodi maturano anche grazie alla totale assenza dello Stato e delle istituzioni sul territorio, dove, se la pianificazione di interventi di emergenza è un miraggio, lo sono anche la prevenzione e la gestione adeguata –:
   quale sia il piano di emergenza messo in pratica e, nel dettaglio, quanti mezzi delle diverse categorie e uomini siano stati impiegati;
   in che modo intendano intervenire per il futuro, garantendo un sistema di prevenzione e pronto intervento con sufficienti mezzi, nel rispetto delle norme, visto che quelli impiegati si sono dimostrati insufficienti ed inadeguati;
   se i Ministri non ritengano di dover assumere iniziative per prevedere investimenti adeguati per i mezzi e gli uomini necessari a difendere le persone, gli animali e l'ambiente, posto che ambiente e animali sono le principali vittime di quella che appare all'interrogante una scellerata e incompetente gestione locale e nazionale che, come mai prima d'ora nella storia del nostro Paese, ha raggiunto livelli di inciviltà e di totale indifferenza, al punto che con questo episodio si sono distrutti patrimoni dello Stato e che appartengono a tutti i cittadini. (4-17411)


   PAOLO BERNINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   già in passato erano stati segnalati diversi casi in cui sono stati rinvenuti esemplari di delfini (stenelle e tursiopi) uccisi e deprivati del dorso, notoriamente utilizzato per confezionare il musciame; il Musciame (o Mosciame), è il filetto prevalentemente del muscolo dorsale di delfino che veniva salato e seccato a vento del mare a bordo dei pescherecci, chiamato anche «oro nero» dei pescatori liguri, siciliani e santostefanesi;
   tali ritrovamenti continuano, nonostante i divieti normativi e l'obbligo di dichiarazione di cattura accidentale, come previsto da regolamenti europei: (si veda la comunicazione della Commissione europea «Catture accidentali di cetacei nell'ambito della pesca, relazione relativa all'applicazione di talune disposizioni del regolamento (CE) n. 812/2004 del Consiglio e a una valutazione scientifica degli effetti che l'impiego, in particolare, di reti da imbrocco, di reti da posta impiglianti e di tramagli ha sui cetacei del Mar Baltico, conformemente al regolamento (CE) n. 2187/2005 del Consiglio /COM/2009/0368def.);
   in particolare, nei giorni scorsi numerose fonti di stampa hanno riportato notizie del ritrovamento di altri esemplari di delfini deprivati di parti del corpo per evidente opera dell'uomo;
   è evidente che se il dorso di delfino, cosiddetto musciame, fosse per altro somministrato al pubblico ci si troverebbe di fronte anche ad ulteriori violazioni, oltre che relativamente all'uccisione di una specie particolarmente protetta, anche riguardo alla somministrazione di prodotti non controllati. Tali parti animali possono essere molto pericolose in ragione dell'alto livello di contaminazione da xenobiotici riscontrato mediamente nelle indagini eco-tossicologiche condotte dai ricercatori;
   va inoltre rammentato che in un filmato della trasmissione «Le Iene» venne dimostrato un vero e proprio sistema di cattura, uccisione, smembramento, trasporto, commercio e consegna degli animali appartenenti a specie protette;
   infatti, uno dei due soggetti ripresi nel filmato dichiara apertamente: «me lo portano già capato»;
   le uccisioni intenzionali effettuate nel tentativo di ridurre il conflitto con la pesca sono state una delle principali cause di mortalità dei delfini costieri fino agli anni ’60, e in alcuni casi si è trattato di vere e proprie campagne di sterminio su larga scala;
   la pesca, la commercializzazione e l'utilizzo alimentare della carne di delfino è vietata dalla normativa nazionale, comunitaria ed internazionale;
   tali attività continuano ad essere frequenti; nonostante i divieti, infatti le cosiddette spadare continuano ad operare indisturbatamente e i sequestri dimostrano che sono ancora utilizzate reti vietate pericolose per cetacei, tartarughe e uccelli marini, tutte specie particolarmente protette –:
   se i Ministri intendano assumere iniziative per verificare se questi episodi siano isolati o si tratti di un vero e proprio mercato sommerso di consumo di carne di delfino che necessita evidentemente di un impegno costante anche delle forze dell'ordine per identificarlo, sanzionarlo ed eradicarlo;
   quali iniziative per quanto di competenza, abbiano inteso intraprendere per fermare queste azioni contro specie particolarmente protette, sia in relazione alla pesca illegale che alla distribuzione della carne dei cetacei;
   se i Ministri siano consapevoli di un fenomeno di conflitto tra attività di pesca e presenza dei delfini e quali strategie intendano porre in essere per evitare l'uccisione di specie particolarmente protette che si ripresenta costantemente ogni anno;
   quali siano le iniziative straordinarie – evidentemente necessarie – che i Ministri intendano porre in essere per contrastare la pesca con reti bandita già nel 2002 per la cui riconversione e gli armatori hanno percepito fondi sia dallo Stato che dall'Unione europea;
   quali siano le iniziative di contrasto alla pesca di tonni e pescespada con qualunque attrezzo retiero vietato dal regolamento europeo in vigore. (4-17419)


   GUIDESI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   a Cornegliano Laudense (LO) è in fase di realizzazione il maxi impianto di stoccaggio di gas, di capacità stimata in 2,2 miliardi di metri cubi, di cui alla concessione per la conversione in deposito del giacimento esaurito di gas naturale, rilasciata alla società Ital Gas Storage il 15 marzo 2011 per una durata complessiva di 40 anni; i lavori, iniziati alla fine 2015, dovrebbero concludersi nell'anno 2018;
   con precedenti interrogazioni, n. 4-14155, n. 4-1550 e n. 4-16196, attualmente senza risposta, l'interrogante ha già chiesto iniziative urgenti da parte del Governo, per effettuare verifiche preventive, controlli e monitoraggi a tutela della salute della popolazione locale, del paesaggio e dell'ambiente, mettendo in evidenza le preoccupazioni dei cittadini del lodigiano a Cornegliano Laudense;
   sulla base delle autorizzazioni ambientali già rilasciate, dovrebbero essere già in corso una serie di monitoraggi concordati con l'Arpa Lombardia per la qualità dell'aria (PM10), delle acque di prima falda, dei livelli acustici e di parametri geologici e fisici, per mappare, con altissima definizione in 3D, l’asset geologico del sottosuolo e l'attività microsismica;
   un articolo su Il Cittadino del 20 luglio 2017 riporta una foto sull'avanzamento dei lavori e mostra gli edifici del cantiere del cluster A, in corso di realizzazione, che già oltrepassano le chiome degli alberi;
   ci sono anche due nuovi edifici lungo l'argine del canale Muzza, in località Cascina Sesmones, e, accanto, un muro di cemento alto diversi metri, che protegge dalla vista le altre lavorazioni in corso e che si affaccia direttamente sulla strada sterrata che corre lungo l'argine del canale, area naturalistica di rilevo paesaggistico;
   le acque di cantiere sono scaricate in una roggia e occorrerebbe verificare, nell'ambito dei monitoraggi e controlli da parte dell'Arpal, il sistema di chiarificazione e mitigazione dell'impatto ambientale sulla componente ambientale risorsa idrica;
   da quanto si apprende dal giornale, le nuove costruzioni in fase di realizzazione rientrano nel progetto autorizzato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, aggiornato nell'autunno 2016, ai fini di una maggiore tutela paesaggistica e ambientale dell'area di pregio, che prevede un arretramento di cinque metri dei muri perimetrali con la successiva piantumazione di essene arboree;
   l'impatto del cemento sul verde della campagna lodigiana, sia dell'imponente muro di perimetro che delle sagome degli edifici in corso di realizzazione, sta attirando, inevitabilmente, l'attenzione dei residenti e dei visitatori di passaggio, che giudicano l'impianto una ferita ad un luogo di pregio dal punto di vista paesaggistico;
   la società concessionaria, Ital Gas Storage, ribadisce l'impegno alla piantumazione di centinaia di esemplari adulti di alberi lungo il perimetro, in grado di mascherare l'impatto visivo –:
   se i Ministri interrogati non intendano assumere iniziative urgenti per verificare la conformità delle opere in corso di realizzazione al progetto approvato, ai fini della mitigazione dell'impatto paesaggistico e se i monitoraggi in corso abbiano accertato l'efficienza delle mitigazioni fino ad oggi adottate da Ital Gas Storage sulle componenti ambientali ed, in particolare, l'efficacia ambientale del sistema di scarico delle acque di cantiere. (4-17427)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BATTELLI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la società italiana degli autori e degli editori (Siae) ha dichiarato che circa il 10 per cento dei biglietti emessi in occasione di concerti live vengono venduti ad un prezzo irrisorio o ceduti gratuitamente e che sui concerti in Italia nel 2016 gli ingressi a prezzo intero sono l'85,27 per cento, quelli omaggio il 4,29 per cento e quelli a prezzo ridotto il 10,44 per cento;
   la rivendita di biglietti di ingresso a prezzo irrisorio o a titolo gratuito avviene su iniziativa dei promoter sulla base di contratti di sponsorizzazione o, in alternativa, a determinate categorie di soggetti attraverso l'attribuzione di specifiche partite;
   la stessa Siae dichiara che non può fornire una stima circa la suddivisione tra «biglietti ridotti veri e propri» e «biglietti a prezzo irrisorio», perché ciò comporterebbe una pesante operazione di elaborazione dei dati circa i biglietti – circa 251 milioni di euro – venduti nel 2016;
   come evidenziato da Assomusica nel documento relativo a «Le regole e i ruoli per lo spettacolo dal vivo in Italia», i biglietti omaggio negli spettacoli organizzati dagli aderenti a questa associazione dovrebbero essere contenuti al massimo;
   la Live Nation, l'unica promoter ad aver messo a disposizione i dati di vendita, ha dichiarato che in occasione del concerto dei Massive Attack a Firenze, 313 biglietti sono stati emessi a 1 euro («biglietti il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza»), che si aggiungono a 68 omaggi su un totale di 5.886 biglietti emessi, con una capienza totale di circa 12 mila posti;
   ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 e dell'articolo 15 del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 60, i titoli di accesso gratuiti non sono soggetti ad Iva nel limite del 5 per cento della capienza del locale o dei posti del settore dell'impianto sportivo;
   la legge 3 agosto 1998, n. 288, stabilisce, all'articolo 1, la «[...] p) cooperazione della S.I.A.E. con gli uffici dell'imposta sul valore aggiunto (ora Ufficio Unico delle Entrate: n.d.a.) per acquisire e reperire elementi utili ai fini dell'accertamento dell'IVA [...] sulle modalità di emissione vendita e prevendita dei titoli che danno diritto all'accesso ed alla fruizione di altri servizi offerti nel corso degli spettacoli, degli intrattenimenti e dei giochi», così come ribadito all'articolo 1 della Convenzione stipulata in data 15 dicembre 2009 tra l'Agenzia delle entrate e la Siae;
   non risulta che l'Agenzia delle entrate abbia concretamente posto in essere gli accertamenti necessari per prevenire o porre rimedio al fenomeno –:
   se siano a conoscenza, del fatto che in occasione dello svolgimento di eventi di intrattenimento musicale ed artistico, circa il 10 per cento dei biglietti sia venduto a prezzi ridotti e irrisori o distribuito a titolo gratuito;
   se si intenda quantificare e rendere pubblico il numero dei biglietti distribuiti a titolo gratuito e quelli venduti a prezzo irrisorio e cosa si intenda effettivamente in quest'ultimo caso;
   se si intendano adottare iniziative riguardo ai titoli venduti a prezzo irrisorio, che sono esenti dal versamento dell'Iva nei limiti consentiti dalla legge e che pertanto, se in numero significativo, hanno un effetto distorsivo ai fini fiscali;
   se non si ritenga opportuna l'adozione di meccanismi di controllo in relazione alle operazioni di distribuzione e vendita di biglietti gratuiti e a prezzi ridotti, nonché al concreto di versamento dell'imposta sul valore aggiunto, sulla base di un impegno sinergico dell'Agenzia delle entrate e della Siae, ai sensi di quanto stabilito dalla citata disciplina normativa.
   (4-17417)


   SCOTTO e BOSSA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 30 giugno 2017, dopo che il «decreto milleproroghe» ha rimandato la data di 6 mesi, è scaduta la possibilità da parte dei giovani del ’98 di potersi iscrivere alla piattaforma 18app ed ottenere l'identità digitale, indispensabile all'utilizzo del bonus cultura dei 500 euro;
   Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi, afferma: «I dati parlano chiaro: il progetto continua a presentarsi fallito anche negli obiettivi. Pur con 6 mesi di proroga, il numero degli iscritti alla piattaforma risulta pari al 61 per cento degli aventi diritto. Inoltre, secondo i dati ufficiali, la spesa totale attuale risulta essere di 67 milioni di euro circa, rispetto ai 292 milioni messi nella Legge di Bilancio 2015»;
   il coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi prosegue sostenendo: «Abbiamo da sempre criticato l'impianto della manovra, pur condividendo la necessità di rendere la cultura in Italia un patrimonio di tutti e non di pochi, di pensarla come una modalità di formazione e di crescita delle nuove generazioni. Siamo stati contrari di fronte ad una manovra che non teneva conto delle condizioni di partenza dei tanti ragazzi, ma soprattutto della limitatezza di una riforma che prova a rendere agevolato l'accesso alla cultura per un anno e mezzo solare, rendendola di fatto una mancia tutt'altro che risolutiva del problema»;
   Manfreda conclude: «Mancano ancora altri 6 mesi affinché i ”98” utilizzino il buono a loro disposizione, ma oggi rimangono inutilizzati 225 milioni di euro e di sicuro, per il mancato raggiungimento dei 100 per cento degli iscritti, 112 milioni lo saranno anche alla fine dell'anno» –:
   se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative per vincolare le risorse non utilizzate all'incremento del fondo unico per il welfare dello studente e il diritto allo studio che ad oggi ha a disposizione solo 30 milioni di euro a fronte di una platea di riferimento che è 5 volte quella del « bonus» cultura;
   quali iniziative intenda assumere affinché lo Stato investa in manovre che tendano a ricercare l'equità sociale (come il diritto allo studio) e non in finanziamenti a pioggia;
   se il Governo non ritenga necessario da subito fornire chiarimenti sul reinvestimento di questi fondi, privilegiando il loro utilizzo per diritto allo studio, al fine di riaprire una discussione sull'argomento ed evitare, così, che questa manovra a giudizio degli interroganti fallimentare sia riproposta nel disegno di legge di bilancio 2018. (4-17426)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CORDA, BASILIO, FRUSONE, RIZZO, TOFALO e PAOLO BERNINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   in risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 5-11901 (Corda) il sottosegretario alla difesa Gioacchino Alfano in merito al fatto che un ufficiale in ausiliaria, sia pur richiamato in servizio, continuasse a ricoprire il ruolo di presidente del Cocer interforze richiamava le risposte date anche ad altre interrogazioni, rispettivamente in data 18 giugno 2015 e in data 26 ottobre 2016; 
   in particolare, nella risposta all'interrogazione n. 5-09872 (Basilio) del 26 ottobre 2016 il sottosegretario pro tempore Alfano affermava: «Nel merito del quesito posto, rendo noto che con decreto del Presidente della Repubblica del 4 ottobre u.s., l'Ufficiale in argomento è stato mantenuto in servizio e confermato nell'incarico di Direttore Generale per il personale militare fino al 30 giugno 2017. Per effetto del citato provvedimento, non si è determinata alcuna interruzione della continuità del servizio dell'Ufficiale e, pertanto, non ricorrono le condizioni previste dalla norma per la cessazione del mandato di delegato COCER attualmente ricoperto dall'interessato. Infine, si soggiunge altresì che la funzione di delegato è una carica che può essere sottratta alla disponibilità dell'incaricato solo nei casi espressamente previsti dalle norme vigenti (articolo 883 del TUOM)»;
   il citato decreto del Presidente della Repubblica del 4 ottobre 2016 non cita mai la parola «mantenimento in servizio», ma, al contrario, esso reca nel titolo: «Conferma, con decorrenza 8 settembre 2016, nell'incarico di Direttore della Direzione generale per il personale militare del Ministero della difesa, del generale di divisione dell'Esercito in ausiliaria Paolo GEROMETTA, richiamato in servizio “senza assegni”, fino al 30 giugno 2017»;
   lo status del generale Gerometta è dunque quello di «richiamato in servizio». Per essere richiamato bisogna necessariamente essere cessati dal servizio cosa che, come è noto in forza all'articolo 883 del TUOM, è motivo di decadenza da componente della rappresentanza militare;
   sicuramente niente osta, da un punto di vista formale, alla conferma nell'incarico di direttore generale per il personale militare del Ministero della difesa e gli interroganti non hanno mai sostenuto il contrario. Si tratta, infatti, di un incarico conferito dal Governo che si assume la responsabilità di attingere per questo incarico a personale in ausiliaria. Altra cosa è il mantenimento della carica di membro del Cocer, incarico non nelle disponibilità del Governo ed espressione del voto dei militari, in quanto la cessazione dal servizio – precondizione indispensabile per essere «richiamati in servizio» – è preclusiva, in modo automatico e definitivo, rispetto al mantenimento di questa carica;
   d'altronde, i militari in ausiliaria – come è attualmente il generale Gerometta – non votano per la rappresentanza militare né, conseguentemente, possono esserne eletti –:
   quale sia l'attuale status giuridico del generale Gerometta, posto che il decreto del Presidente della Repubblica del 4 ottobre 2016 fa riferimento allo status di «richiamato in servizio», mentre il sottosegretario pro tempore Alfano nella risposta all'interrogazione n. 5-09872 sosteneva trattarsi di «mantenuto in servizio»;
   in forza di quale disposizione di legge il cessato dal servizio e richiamato in servizio «senza assegni», generale Gerometta, continui a mantenere la carica di componente del Cocer. (5-11942)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   BOCCADUTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   l'11 luglio 2017 il quotidiano «Italia Oggi» pubblicava un articolo di Michele Damiani «Tassa Airbnb, l'applicazione è un caos», sulle norme previste dall'articolo del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, come convertito dalla legge 21 giugno 2017, n. 96;
   non considerare la particolarità della fattispecie delle piattaforme elettroniche, quali soggetti nuovi nel mondo degli affitti brevi, rischia di rendere la norma di difficile applicazione e di limitata efficacia;
   diversi operatori, sia tradizionali sia innovativi, hanno più volte segnalato la complessità del settore, invitando ad intervenire in materia, tenendo conto delle specificità sia delle locazioni turistiche, sia delle peculiarità delle piattaforme e delle realtà immobiliari. Il tema è particolarmente complesso, anche in considerazione della compresenza, nel settore dell'offerta di alloggi per turisti, sia di fattispecie civilistiche, come la locazione breve, sia di fattispecie ricettive, la cui competenza è regionale, e per le quali sono previste regole anche molto diverse;
   da ultimo, nella giornata del 17 luglio 2017, le piattaforme online attive nel settore e la Fiaip hanno congiuntamente preso posizione sul tema con un comunicato stampa, segnalando principalmente l'impossibilità tecnica di adeguarsi a quanto previsto dalla normativa e aggiungendo che tale impianto rischia addirittura di generare un effetto opposto a quello desiderato, cioè l'incentivazione di chi continua ad operare nel settore delle locazioni turistiche cercando metodi poco tracciabili;
   l'articolo 4, nella sua formulazione vigente, pur perseguendo una meritoria finalità, sembra ribaltare in capo agli operatori del settore una serie di compiti che non appartengono agli stessi;
   oltre il 60 per cento delle transazioni nel mondo turistico extra-alberghiero avvengono ancora oggi offline, a totale discapito della trasparenza ed innovazione del settore;
   le disposizioni previste sembrano prevedere disparità anche in materia di concorrenza tra chi svolge l'attività in maniera autonoma e chi attraverso portali online o agenti immobiliari specializzati, oltre che tra diverse piattaforme che operano in maniera differente;
   il Governo, durante l'esame del disegno di legge di conversione del citato decreto-legge n. 50, ha accolto un ordine del giorno n. 9/4444-A/186, con cui si impegna a delegare all'Agenzia delle entrate il compito di definire con proprio provvedimento le modalità con cui le piattaforme online del citato articolo 4 possano raggiungere un accordo con l'Agenzia stessa, finalizzato a dare concreta attuazione alle norme ivi contenute, nel rispetto dei diversi modelli di funzionamento, propri di ciascuna piattaforma;
   vanno considerate l'importanza del settore turistico per il nostro Paese e la necessità di introdurre nell'ordinamento misure che raggiungano efficacemente lo scopo, senza andare a ledere la libera iniziativa, la concorrenza e la competitività degli operatori, prendendo atto delle grandi e significative differenze di strutturazione interna e funzionamento dei vari operatori a diverso titolo toccati dalla misura –:
   se il Governo non ritenga di dover convocare quanto prima un tavolo di confronto con tutte le parti interessate, per valutare le criticità della norma e delle sue modalità attuative;
   se il Governo ritenga di dover dare seguito agli impegni assunti con il richiamato ordine del giorno, conseguentemente, predisponendo quanto prima le iniziative necessarie ad autorizzare l'Agenzia delle entrate, in maniera alternativa, a concludere accordi con i singoli operatori del settore, ispirati a principi e criteri direttivi uniformi, ma flessibili, nella loro differente applicazione, anche al fine di rendere concreta la finalità della norma;
   se il Governo, viste le tempistiche di attuazione delle citate norme, non ritenga di dover assumere iniziative per sospendere l'applicabilità delle sanzioni per un tempo congruo, tale da permettere a tutti gli operatori e ai contribuenti di adeguarsi alla normativa e ad oneri che, fino ad oggi, non avevano mai dovuto affrontare.
   (3-03181)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   ad aprile 2015 si è chiusa presso il tribunale di Torino la procedura di concordato di Seat Pagine Gialle s.p.a. (SPG): tale concordato ha comportato, per i creditori finanziari, titolari di circa 1,5 miliardi di euro, il pagamento in denaro di poco meno di 40 milioni di euro e la cancellazione di tutto il residuo debito in cambio di azioni pari al 99,75 per cento del capitale, valutate in circa 250 milioni di euro e, per i creditori chirografari (in particolare i fornitori), titolari di circa 65 milioni di crediti, il pagamento in misura pari al 20 per cento (e, per i creditori della vecchia Seat holding, addirittura del 5 per cento) e la perdita del resto: il sacrificio totale per i creditori ammonta dunque a oltre 1,25 miliardi di euro;
   il concordato si è reso necessario per risolvere definitivamente l'ingente indebitamento assunto da SPG nel 2004, all'epoca del pagamento di un dividendo straordinario che serviva a ripagare una buona parte del prezzo dell'acquisizione della stessa: a seguito dell'apertura della procedura di concordato, tali operazioni sono finite sotto lo scrutinio della magistratura, che ha rinviato a giudizio amministratori e sindaci dell'epoca;
   il 21 maggio 2015 è stata annunciata la fusione tra SPG, società quotata, che, uscita dal concordato era ora priva di debito e con rilevanti disponibilità liquide in cassa, e IOL spa, società privata facente capo al gruppo egiziano della famiglia Sawiris: nell'ambito di tale operazione Seat Pagine Gialle spa veniva valutata circa 255 milioni di euro;
   il 9 settembre 2015, i fondi azionisti di SPG ricevevano circa il 33 per cento di IOL in cambio del 54 per cento di SPG, il che equivale a dire che Italiaonline veniva valutata circa 260 milioni di euro, grosso modo come SPG;
   ad avviso dell'interrogante, anche alla luce degli sviluppi successivi, possono sorgere fondate perplessità circa la contabilizzazione dei ricavi relativi al 2015 della ex Italiaonline, in particolare con riguardo alla contabilizzazione anticipata di ricavi;
   con l'approvazione dei conti al 30 settembre 2016, Italiaonline ha annunciato un nuovo piano di riorganizzazione del personale, che amplifica i sacrifici (e il contributo pubblico) previsti dal piano di riorganizzazione avviato nel concordato di Seat, portando il numero di dipendenti in cassa integrazione straordinaria a zero ore da 139 a 417;
   la bozza di bilancio 2016 segnala un calo dei ricavi rispetto all'esercizio precedente: i ricavi 2016 risultano altresì inferiori di 35 milioni di euro, o dell'8 per cento rispetto a quanto pianificato nel business plan, sulla cui base era stato determinato il concambio azionario per l'acquisizione di Seat, a parere dell'interrogante evidenziando un andamento deludente del principale indicatore di sostenibilità a lungo termine del business di Italiaonline, nonché ponendo sotto una luce diversa il rapporto di cambio della fusione tra Seat e Italiaonline (quest'ultima molto più piccola della prima in termini di ricavi, ma considerata più redditizia e, soprattutto, in maggiore salute);
   nonostante tali indicazioni di debolezza, gli azionisti di Italiaonline hanno sottoposto all'assemblea la delibera di distribuzione di un dividendo straordinario di circa 79 milioni di euro, a fronte di un utile dell'esercizio 2016 di 23 milioni e di cassa esistente di circa 121 milioni;
   in altre parole, quindi, ad avviso dell'interrogante la cassa con cui Seat è uscita dal concordato è stata distribuita agli acquirenti –:
   di quali elementi disponga il Governo circa le valutazioni alla base del «concambio azionario» ai fini della fusione Seat-IOL, nonché se risulti accertata la correttezza e la veridicità del documento equivalente e della relazione finanziaria semestrale 2016;
   se intendano chiarire se l'erario sia stato danneggiato dalla concessione della cassa integrazione guadagni straordinaria. (5-11943)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, SEGONI e TURCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con gli atti di sindacato ispettivo n. 4-15536 del 13 febbraio 2017 e n. 4-16618 del 17 maggio 2017 si segnalava che la procura della Repubblica di Trento, a seguito di numerose interrogazioni formulate da consiglieri provinciali e regionali, aveva aperto un'attività di indagine denominata «Trento Rise» – che vede coinvolta la multinazionale Deloitte spa – indagine di cui è titolare il magistrato dottor Pasquale Profiti;
   l'associazione Trento Rise risultava partecipata dall'università degli studi di Trento e dalla fondazione Bruno Kessler, così come risulta ben evidenziato nell'articolo dei giornalisti Sebastiano Canetta e Ernesto Milanesi «Trento, consulenze d'oro e scenari inquietanti» 11 dicembre 2015 (da http://www.bioslab.org);
   nell'anno 2011 il dottor Giuseppe Profiti, nato a Catanzaro il 22 agosto 1961, aveva ricoperto l'incarico di vicepresidente della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, instaurando in questa veste rapporti con la società multinazionale Deloitte spa, così come richiamato dal quotidiano il Sole 24 ore del 30 luglio 2011 «San Raffaele al vaglio di Deloitte» e ampiamente specificato alle pagine 3-4 del cap. 4 della relazione di concordato preventivo n. 58/2011, relativo alla Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor;
   risulta, inoltre, che nel periodo in cui si svolgeva l'attività di indagine della procura della Repubblica di Trento sulla Deloitte spa (inchiesta «Trento Rise»), il predetto dottor Giuseppe Profiti risultava indagato dalla procura della Repubblica di Milano proprio in riferimento alle attività di fornitura servizi della Fondazione San Raffaele di Milano e nel maggio 2017 lo stesso è stato oggetto della decisione del giudice per l'udienza preliminare;
   assumono evidenza sia la circostanza che Giuseppe Profiti avesse rapporti con la società Deloitte spa, sia che lo stesso manager della sanità vaticana fosse indagato per attività dell'ospedale San Raffaele di cui Deloitte spa è fornitrice di servizi;
   è da tempo conosciuta la posizione della giurisprudenza relativa all'obbligo di astensione gravante sul pubblico ministero ed esplicitata nelle sentenze della Cassazione Civile n. 19704 del 13 novembre 2012 e Cassazione Civile Sezioni Unite n. 21853 del 5 dicembre 2012 nella parte in cui si dice: «[...] sussiste l'obbligo del Pubblico Ministero di astenersi allorquando la sua attività, doverosamente imparziale, possa essere infirmata da un interesse personale o familiare [...]» –:
   se siano a conoscenza dei fatti e se non si ritenga di valutare se sussistano i presupposti per avviare iniziative ispettive presso la procura della Repubblica di Trento ai fini dell'eventuale esercizio di tutti i poteri di competenza. (4-17429)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   AGOSTINELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da fonti stampa del 30 marzo 2017 si apprende che a Castelplanio è stato effettuato il taglio del nastro per un nuovo sottopasso ferroviario sulla linea Orte-Falconara;
   tale opera è stata esaltata per la tecnica costruttiva che ha permesso di ridurre al minimo le interferenze con la regolare circolazione ferroviaria e per il fatto che completa l'intervento di eliminazione e sostituzione dei passaggi tra Casteplanio a Montecarotto — tratto interessato dai lavori per il raddoppio dei binari — dove è previsto l'allontanamento del tracciato dalle zone abitate della valle del fiume Esino;
   l'opera rientra nel progetto nazionale di eliminazione dei passaggi a livello, curato da Rete ferroviaria italiana, di concerto con gli enti locali interessati;
   è stato segnalato a mezzo posta, tuttavia, che in seguito a recenti piogge sul territorio, il sottopassaggio risulterebbe essersi allagato al punto da essere impossibile percorrerlo –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;
   quale sia stata la causa di tale allagamento;
   qual sia stato il costo complessivo dell'opera e chi l'abbia approvata e collaudata;
   se ritenga opportuno avviare gli opportuni accertamenti sulla progettazione dell'opera e sulla realizzazione della stessa, al fine di verificare eventuali anomalie, irregolarità o responsabilità e, ove ne fosse riscontrata la sussistenza, quali conseguenti iniziative intenda adottare al riguardo;
   quale sia il costo stimato per l'adeguamento da apportare alla struttura necessario per evitare che simili episodi si verifichino nuovamente. (5-11934)


   LENZI e FABBRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la stazione ferroviaria di Bologna è fra le più frequentate in Italia ed è servita da treni nazionali ed internazionali;
   essendo una stazione di transito, la sua posizione ne fa la convergenza di molteplici linee dell'Italia settentrionale;
   ne consegue che si trova ad essere frequentata giornalmente da un numero molto elevato di persone tra pendolari, lavoratori e turisti ma anche da persone che bivaccano ed importunano i passanti, che fanno accattonaggio e che spacciano droghe;
   è apparsa anche sulla stampa la notizia del degrado e della perpetuazione di reati commessi proprio nell'area della stazione ferroviaria di Bologna;
   secondo i sindacati dei ferrovieri al binario est dalle 22 della sera alla mattina bivaccano da tempo circa 30 persone, si fanno la doccia con l'acqua con cui si riempiono i serbatoi dei treni, completamente nudi, dormono nei sottopassi, usano i bagni del personale di servizio. Il piazzale ovest, invece, risulta essere in mano ai pusher e ai questuanti che molestano i turisti. Inoltre, avendo moltissime vie di fuga, questo è il settore più pericoloso in assoluto proprio perché mal frequentato;
   la parte dei binari e del transito dei passeggeri è invece territorio dei nomadi o di gruppi di uomini giovani che esercitando pressioni, soprattutto verso le donne, si offrono come facchini a pagamento. A nulla serve la presenza del personale di protezione aziendale di Ferrovie dello Stato italiano e dei militari dell'esercito, quando ci sono, che percorrono i sotto-passi insieme agli agenti di polizia;
   la stazione alta velocità non è immune da questi episodi. Il problema si acuisce se si pensa che le possibilità di azione per gli agenti della Polfer sono limitate dal fatto che, al piano dei binari, le loro radio non hanno il segnale. Una soluzione potrebbe essere una struttura fissa che ospiti gli agenti nel settore dell'alta velocità per evitare che dopo un fermo gli agenti debbano percorrere 700 metri a piedi, risalendo fino al piano terra, dove c’è la postazione della Polfer;
   si ravvisa, pertanto, a parere degli interroganti, un evidente e grave problema igienico-sanitario, oltre che un problema di sicurezza per i passeggeri e per i lavoratori e le lavoratrici che sono di turno di notte;
   si trasmette, inoltre, verso i turisti e i passeggeri in genere un'immagine negativa della stazione, seppur grande e nuova –:
   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano assumere per quanto di competenza, per garantire la sicurezza degli utenti e dei lavoratori interessati, nonché condizioni minime di decoro, igiene e sicurezza pubblica. (5-11938)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   BURTONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   è atteso l'approdo presso il porto di Catania, della nave C-Star, una imbarcazione di 40 metri noleggiata dal movimento estremista di destra «Generazione identitaria»;
   la C-Star è salpata da Gibuti e l'armatore è la Maritime Global Service Ltd, società inglese con sede a Cardiff. Rappresentante risulterebbe essere lo svedese Sven Tomas Egerstrom, che risulta legato a una serie di società attive nel settore della sicurezza e specializzate nella difesa privata con impiego di ex militari russi e ucraini;
   da giorni attraverso i social si pubblicizza tale iniziativa denominata Defend Europa con il dichiarato intento di bloccare gli arrivi di imbarcazioni con migranti salvati nel Mediterraneo;
   suddetta organizzazione già nel mese di maggio 2017 aveva posto in essere sempre nelle acque del porto di Catania un'azione dimostrativa ritardando l'approdo dell'imbarcazione di una ong;
   una serie di associazioni, dalla Rete antirazzista catanese al Comitat NoMuos/NoSigonella alla Comunità di Sant'Egidio, all'Arci Catania hanno chiesto alle autorità competenti, a partire dal prefetto, di evitare l'attracco di questa nave sollevando questioni di sicurezza e di tutela dell'ordine pubblico;
   la città di Catania non ha assolutamente bisogno di ulteriori elementi di tensione –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere per evitare l'attracco presso il porto di Catania della C-Star e quali misure di sicurezza si intenda porre in essere per scongiurare qualsiasi problema di ordine pubblico all'interno del porto e della città di Catania, considerata la matrice estremista del movimento in questione. (3-03178)


   ALBANELLA e BERRETTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   come si apprende dagli organi di stampa, da giorni è previsto l'arrivo al porto di Catania della nave C-Star, lunga 40 metri, costruita nel 1975, battente bandiera dello Stato africano di Gibuti;
   tale imbarcazione a quanto risulta sarebbe stata noleggiata dal gruppo dichiaratamente razzista e xenofobo «Generazione Identitaria» al fine di respingere, attraverso azioni paramilitari, i migranti che tentano di attraversare il mar Mediterraneo, intralciando così i preziosi salvataggi delle organizzazioni non governative delle navi umanitarie, sempre più criminalizzate;
   la sosta nel porto di Catania o di altri porti siciliani sarebbe stata funzionale all'imbarco delle provviste necessarie alla «missione» e all'imbarco di «volontari» arruolati nell'operazione paramilitare;
   apparirebbe, dunque, molto grave, come sottolineato in un appello alle autorità competenti firmato da numerose associazioni, se si concedesse l'attracco e l'utilizzo delle infrastrutture pubbliche a organizzazioni che hanno l'intento di compiere azioni paramilitari nel mar Mediterraneo, intercettando imbarcazioni di migranti e arrogandosi il diritto di intervenire consegnando i naufraghi alla guardia costiera libica e violando di fatto l'obbligo di legge che vuole l'accompagnamento verso il porto più sicuro, che non è certo quello libico;
   la città di Catania rappresenta, da anni, un fulcro vivo di contaminazione culturale. È una città in cui le comunità di migranti sono riconosciute, organizzate e danno il proprio contributo per la costruzione di un futuro di pace per questa città. Le finalità di organizzazioni del genere non possono essere avallate, men che meno in un periodo storico in cui la paura del futuro lascia spazio a speculazioni retoriche di movimenti ed organizzazioni reazionarie e nostalgiche che tentano di convincere i cittadini che un futuro dignitoso potrà essere costruito solo se tutti si impegneranno a far soccombere i più deboli –:
   se i Ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze, non ritengano di dovere mettere in campo tutte le iniziative utili ad impedire l'utilizzo, adesso e nel futuro, delle infrastrutture portuali alla nave C-Star, attualmente nella disponibilità dell'organizzazione «Generazione Identitaria», anche al fine di evitare che la presenza di una nave non coordinata con la Guardia costiera possa ostacolare le operazioni di salvataggio con grave pericolo per i naufraghi e per il personale preposto. (3-03179)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCOTTO e BOSSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'11 di giugno 2017 si sono svolte le elezioni amministrative, alle quali sono seguiti i ballottaggi tenutisi in data 25 giugno;
   fra le molte città interessate al voto, figurava anche Portici, città sita nell'area metropolitana di Napoli con circa 55000 abitati;
   alle suddette elezioni si sono presentati 4 candidati sindaci, tra cui anche il senatore Vincenzo Cuomo, risultato vincitore al primo turno con 19275 preferenze pari al 65,50 per cento;
   ad oggi, a più di un mese dallo svolgimento delle elezioni, la città di Portici si trova ancora senza sindaco a causa della mancata proclamazione del senatore Vincenzo Cuomo e la conseguente permanenza del commissario prefettizio alla guida della città;
   in questi giorni, tra le tante necessità ed emergenze, il territorio si trova ad affrontare la delicata vicenda legata agli incendi e il sindaco sarebbe la figura cruciale per gestire l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini;
   da quanto si apprende dalla stampa, Cuomo, nonostante non proclamato sindaco, starebbe già diffondendo sul web foto, interviste e notizie dell'amministrazione, come se già agisse nella pienezza dei poteri;
   da alcune ricostruzioni giornalistiche, pubblicate ad esempio dal Fatto quotidiano, si apprende di una time line che porterebbe il «sindaco-senatore» a mantenere il doppio incarico, incompatibile in base alla giurisprudenza della Corte costituzionale, fino al 16 settembre 2017, data in cui il senatore Cuomo, maturerebbe il diritto al vitalizio;
   da notizie di stampa, inoltre, sembrerebbe che, a seguito di contatti con prefettura e Commissario straordinario, vi sia stata un'indicazione che abbia portato a non procedere con la consueta tempestività alla proclamazione dell'eletto –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei motivi alla base della mancata proclamazione a sindaco del senatore Cuomo e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per far sì che la città di Portici abbia al più presto, il proprio sindaco. (4-17412)


   D'ARIENZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo n. 39 del 2013 prevede, tra l'altro, che a coloro che nei due anni precedenti siano stati componenti della giunta o del consiglio del comune che conferisce l'incarico, non possono essere conferiti gli incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico da parte di un comune con popolazione superiore a 15.000 abitanti;
   pochi giorni dopo il voto del ballottaggio del 25 giugno 2017, una volta acquisita l'elezione a consiglieri comunali di Verona, in quattro hanno immediatamente rinunciato per non assumere quella carica;
   la ragione, ad avviso degli interroganti, è presto detta: poiché per legge chi è consigliere comunale per due anni non può assumere incarichi in enti partecipati dal comune, la rinuncia senza assumere la carica evita questo ostacolo;
   quindi, si tratta di persone che si sono candidate per essere elette in consiglio comunale e, per questo e solo per questo, hanno chiesto ed ottenuto consenso;
   i fatti porterebbero a ritenere, secondo l'interrogante, che gli interessati non hanno chiesto il voto per esercitare la carica di consigliere, ma per aumentare il proprio potere di contrattazione nei confronti del sindaco ed essere indicati a guidare alcuni enti partecipati del comune di Verona, ovvero incarichi più remunerativi e comunque di gestione di aziende rispetto a quello per il quale hanno chiesto la fiducia;
   l'interrogante non è così sicuro che, se avessero detto agli elettori che la loro preferenza serviva per consentire agli eletti di guidare aziende del comune, quegli elettori li avrebbero votati lo stesso;
   non solo una norma vieta il conferimento di incarichi nelle condizioni indicate, tanto che gli interessati hanno dovuto rinunciare, ma in più in campagna elettorale essi, ad avviso dell'interrogante, sono venuti meno alla fiducia di chi li ha votati per la carica di consigliere;
   nei fatti, la ratio della norma voluta dal legislatore potrebbe comprendere anche la volontà di impedire qualsiasi commistione tra voto amministrativo ed incarichi in enti partecipati;
   anche questi sono fatti che minano la fiducia nelle istituzioni –:
   se il Ministro sia a conoscenza delle richiamate vicende verificatasi presso il comune di Verona sia in occasione delle ultime elezioni amministrative sia in passato;
   se non ritenga utile assumere iniziative normative volte ad ampliare la disciplina sopracitata anche a situazioni analoghe a quelle segnalate in modo da evitare l'elusione del principio di cui all'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo n. 39 del 2013. (4-17416)


   CASTIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo notizie stampa, nel centro di accoglienza di via Cirillo, sito ad Afragola, nella città metropolitana di Napoli, gestito dalla cooperativa sociale Terranostra, circa 50 immigrati ivi ospitati, in segno di protesta, avrebbero occupato la sede;
   pare che gli stessi immigrati abbiano anche sequestrato ed aggredito il custode della struttura, rilasciato solo successivamente poiché necessitava di cure mediche;
   risulta, altresì, che i gestori della struttura, per cercare di sedare la protesta, si siano dovuti rivolgere alla polizia, la quale sarebbe intervenuta in assetto antisommossa, insieme ai carabinieri, essendo ormai la contestazione degenerata in una vera e propria guerriglia;
   motivo della protesta sembrerebbe esser stato il mancato incasso da parte degli immigrati della quota, il cosiddetto pocket money, una sorta di diaria corrisposta direttamente agli ospitati nelle strutture di accoglienza per le piccole spese quotidiane, così come previsto dalla circolare del Ministero dell'interno dell'8 gennaio 2014;
   nella stessa struttura «già il giorno prima, alcuni extracomunitari avevano dato segni di squilibrio all'interno del centro», tanto che i gestori si erano dovuti, anche allora, rivolgere alla polizia;
   l'accaduto ha suscitato vivaci proteste e polemiche, soprattutto tra la popolazione residente, tanto che anche sui social si sarebbero «scatenate dure polemiche sull'enorme business che ruota intorno ai centri di accoglienza per immigrati», come nella città di Afragola, che, pare, «in pochi anni sia stata invasa da centri di accoglienza per immigrati.»;
   i proprietari della cooperativa «Terra Nostra» sembrano all'interrogante essersi improvvisati operatori nel sociale, avendo alle spalle esperienza di gestione di impresa di pulizia, della manutenzione del verde e della raccolta dei rifiuti;
   la suddetta cooperativa, tra le province di Benevento e Napoli, su incarico delle locali prefetture, gestisce più di trecento immigrati dislocati in varie strutture, con un fatturato giornaliero molto elevato, che su base annua ammonta a diversi milioni di euro; non è chiaro quali controlli siano svolti da parte degli organi prefettizi, delle asl locali e dei comuni interessati, circa l'idoneità delle strutture e l'adeguatezza dei servizi prestati, tra cui la fornitura di un vitto rispondente alle tabelle e alle tipologie indicate nei bandi prefettizi e quella di un set igienico-sanitario personale;
   bisognerebbe verificare altresì attentamente anche il livello quantitativo e professionale degli operatori delle diverse strutture della cooperativa «Terra Nostra» in relazione ai requisiti previsti dai bandi prefettizi;
   sull'aggressione al custode stanno indagando i carabinieri di Afragola, mentre sulla questione relativa all'ordine pubblico sull'occupazione della struttura e sulle denunce dei titolari della struttura, che imputano ai «ritardi dovuti alla burocrazia» la responsabilità di quanto accaduto nel loro centro, le indagini sono dirette dal vice questore Stefano Iuorio –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali verifiche, per quanto di competenza, siano state svolte in relazione a eventuali responsabilità connesse alla protesta avvenuta nel centro di accoglienza di via Cirillo ad Afragola;
   quali iniziative urgenti di competenza si intendano adottare, anche alla luce del gravissimo episodio verificatosi nello stesso centro di accoglienza, nei confronti degli immigrati responsabili della protesta e dei gestori dello stesso;
   se non si ritenga opportuno assumere iniziative per procedere alla immediata chiusura del centro di accoglienza;
   quali verifiche abbia svolto il Governo in relazione alla cooperativa «Terra Nostra», che sembra all'interrogante aver trasformato l'assistenza agli immigrati in un vero e proprio business riservando agli stessi un trattamento che non appare pienamente rispondente a quanto richiesto e codificato dal Ministero;
   quali iniziative abbia adottato o intenda adottare per chiarire quella che all'interrogante appare una gestione non efficiente in un settore tanto delicato e particolare. (4-17418)


   PELLEGRINO, PLACIDO, ANDREA MAESTRI, FASSINA, AIRAUDO, BRIGNONE, CIVATI, COSTANTINO, DANIELE FARINA, FRATOIANNI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, MARCON, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   i numerosi incendi che ci sono stati negli ultimi giorni in tante regioni e in particolare in parchi e aree protette hanno evidenziato una gravissima mancanza di prevenzione ed evidenti ritardi nelle attività di spegnimento;
   il reato di incendio boschivo di cui all'articolo 423-bis del codice penale, introdotto nell'agosto del 2000 su proposta del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali pro tempore, prevede sanzioni penali severe soprattutto quando il reato sia aggravato perché appiccato in aree protette;
   tuttavia, per riuscire a perseguire i responsabili degli incendi occorre sostenere le attività di indagine e garantire la condanna dei responsabili potenziando mezzi e personale del nucleo investigativo antincendio boschivi (NIAB) dell'ex Corpo forestale dello Stato;
   in questi giorni petizioni popolari lanciate sul web, come quella indicata dall’hashtag #stopIncendi, che hanno raccolto migliaia di firme, chiedono interventi decisi per la condanna dei responsabili degli incendi, ma anche impegni chiari per l'aumento dei mezzi antincendio ed un efficace prevenzione con barriere frangifuoco, droni per video/termovigilanza, sostegno alle attività agro-silvo-pastorali sostenibili che, con la multifunzionalità introdotta nel 2001, possono essere investite di compiti di presidio del territorio –:
   quali iniziative siano state assunte per garantire che la «riforma Madia» della pubblica amministrazione non comprometta le attività antincendio, considerato che sono stati previsti l'accorpamento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri e il trasferimento agli stessi carabinieri degli elicotteri e di gran parte del personale esperto nel contrasto ai roghi, ma sono state assegnate le competenze antincendio ai vigili del fuoco senza però trasferire ai medesimi adeguati mezzi, risorse e personale;
   quali iniziative intendano assumere per rafforzare concretamente le attività di contrasto agli incendiari e prevedere forme efficaci di prevenzione (dalle barriere frangifuoco ai droni fino al presidio agrosilvopastorale del territorio);
   quali siano le risorse stanziate per rafforzare i mezzi antincendio e in che tempi saranno effettivamente impegnate. (4-17421)


   GAGNARLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con provvedimento dirigenziale n. 772 del 2016 il comune di Cortona aggiudicava, in via definitiva, i servizi di mensa scolastica per gli utenti dei nidi d'infanzia, delle scuole dell'infanzia e delle scuole primarie del territorio comunale di Cortona per gli anni scolastici 2016/2017 e 2017/2018, con possibilità di proroga per ulteriori due anni, in favore del raggruppamento temporaneo di Imprese formato dalla ditta Scamar S.r.l. con sede legale in Lamezia Terme (CZ) e dalla ditta Cardamone Group S.r.l. con sede legale in Celico (CS);
   dal contratto di servizio, firmato in data 14 marzo 2017, si evince che la ditta Cardamone Group è l'impresa mandante;
   in data 12 giugno il comune di Cortona acquisiva notizia dell'emissione di una interdittiva antimafia da parte della prefettura UTG di Cosenza nei confronti della ditta Cardamone group srl, successivamente confermata attraverso una verifica sulla piattaforma elettronica Bdna del Ministero dell'interno. Il provvedimento del prefetto determinava l'interruzione dei servizi di ristorazione che Cardamone Group srl presta in varie scuole d'Italia; tuttavia, per le mense scolastiche di Cortona lo «stop» non si è ancora ufficialmente concretizzato;
   la prefettura cosentina specificava che in capo alla ditta Cardamone Group srl emergerebbe un quadro indiziario complessivo che renderebbe attendibile l'esistenza di idonei e specifici elementi obiettivamente sintomatici di concrete connessioni con la criminalità organizzata, tali da condizionare le scelte dell'impresa in questione; pertanto, invitava l'amministrazione comunale ad attivare la procedura ai sensi dell'articolo 48 del codice dei contratti pubblici nei confronti della ditta;
   in tali casi, il quadro normativo prevede la doppia possibilità: far subentrare all'esecuzione del contratto di gestione delle mense scolastiche l'operatore che è risultato secondo nella graduatoria della gara, oppure far surrogare al posto dell'impresa mandante, oggetto di interdittiva, altro operatore economico in possesso dei requisiti di qualificazione adeguati alle prestazioni contrattuali ancora da eseguire;
   in seguito all'informazione antimafia interdittiva nei confronti della società Cardamone Group srl, il consigliere M5S di Cortona presentava un'interrogazione (n. 22911 del 15 luglio 2017) per chiedere chiarimenti su come l'amministrazione comunale intendesse procedere;
   la rete temporanea di imprese aggiudicataria del contratto di servizio a Cortona era già stata oggetto di segnalazioni per inadempienze contrattuali da parte del consigliere comunale del M5S nel corso della durata del contratto. A marzo 2017, infatti, il M5S di Cortona produceva un esposto all'Autorità nazionale anticorruzione, al quale seguiva una nota di Anac del 20 giugno 2017, relativa alla mancata attivazione dei servizi aggiuntivi previsti dal contratto di appalto per la gestione della mensa scolastica e dei centri di cottura;
   l'entrata in vigore delle nuove norme in materia di documentazione antimafia contenute nel decreto legislativo n. 159 del 2011, gli importanti correttivi introdotti con il decreto legislativo n. 153 del 2014, l'estensione a tutto il territorio nazionale del sistema delle cosiddette white list, l'avvio della Banca dati nazionale antimafia del Ministero dell'interno, hanno portato a comporre un corpus normativo ampio e articolato, che pone a disposizione dei prefetti una pluralità di competenze, poteri e strumenti di grande potenzialità a fini di prevenzione. Tuttavia, rimane attuale l'obiettivo di affinare e valorizzare sempre più il sistema della documentazione antimafia quale strumento di valenza centrale nelle politiche di prevenzione e contrasto delle infiltrazioni mafiose nei circuiti dell'economia legale –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se ritenga di dover intervenire, per quanto di competenza, e con quali iniziative, anche di carattere normativo, per contribuire ad innalzare i livelli di incisività sostanziale delle strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno mafioso sul territorio nazionale.   (4-17422)


   MINARDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la provincia di Ragusa (Sicilia) è stata investita quest'anno, ed in particolare negli ultimi 2 mesi, da una vera e propria emergenza incendi. I dati sono allarmanti e le statistiche recenti hanno registrato, nel periodo che va dal 1o maggio al 2 luglio 2017, circa 630 interventi richiesti ai vigili del fuoco per lo spegnimento di incendi di varia natura ed entità;
   nonostante una realtà così preoccupante, il territorio ha subito una grave perdita con la chiusura del presidio dei vigili del fuoco a Santa Croce Camerina, che amplifica ulteriormente l'allarme per la riduzione della presenza del corpo in provincia di Ragusa;
   la chiusura a tempo indeterminato del distaccamento dei vigili del fuoco di Santa Croce Camerina ha privato la comunità locale ed il territorio di un importante punto di riferimento, nonché di una fondamentale risorsa che sin dal 2010 (anno di inaugurazione della sede) aveva conosciuto l'impegno di decine di pompieri, per lo più «discontinui», che venivano, cioè, pagati a chiamata e percepivano solo in caso d'intervento, un compenso orario;
   il tempismo adottato per la chiusura della caserma — in piena estate — è, a giudizio dell'interrogante, una follia e risulta inspiegabile, al di là di ogni vertenza, che un territorio così ampio come quello di Santa Croce rimanga sguarnito;
   la situazione ricade anche sulla situazione generale; ad oggi, sono presenti in servizio solo 40 unità in tutto il territorio ibleo, dislocate a Ragusa, 14 unità, 5 a Modica e 5 a Vittoria, oltre ai vari capiturno e centralinisti ed uomini adibiti a mansioni di ufficio, con altri 10 in servizio all'aeroporto di Comiso. Vittoria con 5 unità deve badare, infatti, ad un territorio che va da Acate a S. Croce, Modica a tutto il bacino sud degli Iblei;
   si tratta di una dotazione organica assolutamente insufficiente per un territorio che si trova a fronteggiare un'emergenza incendi praticamente costante durante l'anno, con picchi insostenibili come quelli degli ultimi 2 mesi, ed a gestire servizi di assistenza aeroportuale che, da soli, occupano il 25 per cento dell'organico operativo;
   una dotazione organica che stride con le 140 unità tra effettivi e discontinui che fino a pochi anni fa garantivano piena efficienza e qualità del servizio in provincia di Ragusa, anche a fronte di un investimento importante dell'amministrazione pubblica che, in pochi anni, ha dotato di nuove ed efficienti caserme il territorio ibleo, a partire da quella di Modica –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione generale del territorio ibleo, che, con la chiusura del presidio dei vigili del fuoco a Santa Croce Camerina, può contare su una dotazione organica assolutamente insufficiente del corpo dei vigili del fuoco, nonostante l'emergenza incendi che ha devastato la provincia di Ragusa, soprattutto negli ultimi due mesi, e ha messo a repentaglio la sicurezza dei cittadini; se non intenda adottare iniziative opportune ed immediate affinché venga affrontata e risolta in via prioritaria la questione e si faccia fronte ad una situazione che rischia di divenire oltremodo insostenibile per cittadini e territorio. (4-17423)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURGIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   per l'anno accademico 2016/2017 l'università di Roma Tor Vergata ha attivato il corso di laurea in educazione professionale presso la facoltà di medicina e chirurgia;
   il corso di laurea in questione – per figure ricomprese tra le professioni sanitarie e soggetto a selezione d'accesso a livello nazionale – conferisce il titolo di educatore professionale, definito dal decreto del Ministero della sanità 8 ottobre 1998, n. 520, come «l'operatore sociale e sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, attua specifici progetti educativi e riabilitativi, nell'ambito di un progetto terapeutico elaborato da un’équipe multidisciplinare, volti a uno sviluppo equilibrato della personalità con obiettivi educativo/relazionali in un contesto di partecipazione e recupero alla vita quotidiana; cura il positivo inserimento o reinserimento psico-sociale dei soggetti in difficoltà»;
   la formazione dell'educatore professionale, attuata dall'ateneo attraverso la facoltà di medicina e chirurgia in collegamento con quelle di psicologia e sociologia, necessita sia dell'attivazione dei singoli insegnamenti, sia di appositi tirocini presso strutture sanitarie del servizio sanitario nazionale e/o di assistenza socio-sanitaria di altri enti pubblici, individuati nei protocolli d'intesa fra le regioni e le università, come già fatto da altre Università che propongono il medesimo corso di laurea;
   l'università di Tor Vergata dispensa il medesimo corso secondo la modalità blended, vale a dire con una parte dei corsi erogati con modalità telematiche, già prevista anche per il corso di laurea triennale in scienze del turismo, per il quale però sono stati regolarmente attivati anche i corsi «in presenza», sia per il primo che per il secondo semestre;
   allo stato, per il corso di laurea in educazione professionale non sono previste né lezioni frontali, né quelle impartite con modalità telematica, nonostante il carattere dei singoli insegnamenti e della successiva abilitazione lo rendano necessario;
   tale situazione sta comportando notevoli disagi agli studenti del corso, i quali, peraltro, hanno anche rinunciato ad altre opportunità di studio, avendo superato la prova d'accesso anche per corsi di laurea attivati presso altri atenei, e ciò avuto riguardo sia all'organizzazione complessiva dell'attività di studio, sia alla preparazione degli esami per i singoli insegnamenti;
   l'università di Tor Vergata, a quanto consta all'interrogante, avrebbe parzialmente ammesso le proprie inefficienze, dichiarando di aver predisposto una diversa organizzazione del corso, notizia che però non permette agli studenti di recuperare il tempo perso o veder risolta la precaria situazione riguardante la didattica –:
   se, alla luce di quanto sopra esposto, intenda acquisire elementi in ordine agli standard e ai requisiti dei corsi di laurea di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, anche sul piano normativo, per ovviare alle criticità di corsi come quello sopra indicato, favorendo nel caso di specie ogni soluzione atta a risarcire gli studenti del tempo e delle occasioni perse in questo anno. (4-17413)


   MARTELLI, FRANCO BORDO, DURANTI, MELILLA, PIRAS, RICCIATTI e ZOGGIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la scuola mantovana è in una situazione di grave difficoltà. L'ultima notizia riporta l'assenza di direttori amministrativi. Per la precisione sono assenti 20 direttori dei servizi generali e amministrativi su 51 posizioni. Gli ultimi concorsi per, questa posizione di ampia responsabilità si sono tenuti negli anni ’90;
   questa non è che l'ultima notizia di un allarme già lanciato dalla Flc Cgil. Mancano, infatti, anche 15 presidi su 51 istituti scolastici e il provveditorato, con il suo importante ruolo di gestione, è destinato a chiudere;
   nel dettaglio, tra le scuole superiori sono senza direttore gli istituti Bonomi-Mazzolari, d'Arco-d'Este e Pitentino di Mantova, e il Greggiati di Ostiglia. Sono zoppi anche i comprensivi di Asola, Castiglione 2, Curtatone, Dosolo, Mantova 3, Marmirolo, Poggio Rusco, Sermide. Menzione speciale va fatta per le scuole senza dirigente né direttore: il Cpia e i comprensivi di Castel Goffredo, Gonzaga, Guidizzolo, Parazzi di Viadana, Pegognaga, Sabbioneta e San Giorgio;
   si procede a tamponare la situazione con sostituzioni e «toppe» che creano ulteriori scompensi, evidentemente a scapito della qualità –:
   quali iniziative intenda intraprendere la Ministra interrogata per porre rimedio a una situazione che mette a repentaglio l'organizzazione scolastica di un intero territorio con evidenti ricadute sull'apprendimento degli alunni e sulle relazioni con le famiglie;
   se la Ministra interrogata non ritenga di dover assumere iniziative per investire in risorse e formazione per gli organici scolastici, al fine di avere una buona scuola per tutte e tutti. (4-17420)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BURTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nella edizione della Gazzetta del Mezzogiorno di Basilicata del 20 luglio 2017 vi è pubblicata una importante inchiesta sulla condizione della disoccupazione over 50 sul territorio lucano;
   si tratta di numeri drammatici che necessitano di risposte adeguate da parte delle istituzioni;
   sono numeri che non sorprendono, perché già dall'analisi del rapporto relativo alla popolazione in età lavorativa e ai lavoratori in mobilità ordinaria e in deroga era evidente la rilevanza della criticità in una determinata fascia compresa tra i 45 e i 55 anni di età;
   si tratta di numeri che rischiano di crescere ulteriormente a partire dal mese di settembre 2017 quando altri lavoratori cesseranno di poter usufruire degli ammortizzatori sociali;
   con la legge n. 183 del 2014 è stata istituita l'Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro;
   ad avviso dell'interrogante, si tratta di uno strumento molto importante che in queste circostanze può declinare una funzione di straordinaria rilevanza per fronteggiare situazioni emergenziali come quella di cui sopra;
   è fondamentale che si pongano in essere interventi di ampio respiro finalizzati al recupero occupazionale di questa platea di lavoratori –:
   quali iniziative il Governo intenda promuovere, attraverso l'Anpal e il pieno coinvolgimento della regione Basilicata, per attivare progetti di recupero di questa fascia di lavoratori, con l'obiettivo di un loro progressivo reinserimento occupazionale. (5-11937)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   L'ABBATE, GAGNARLI e GALLINELLA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   con delibera del 10 novembre 2014 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha previsto la «Rimodulazione dei piani di utilizzo delle risorse finanziarie relative al programma nazionale per l'approvvigionamento idrico in agricoltura e per lo sviluppo dell'irrigazione (Delibera Cipe n. 133/2002) e al programma nazionale degli interventi nel settore idrico-infrastrutture irrigue (Delibera Cipe n. 74/2005)», in particolare per gli interventi nella regione Puglia (delibera n. 55/2014);
   difatti, la «Tabella B – programma irriguo nazionale – regioni Sud Italia (ex delibera Cipe n. 74/2005) – Rimodulazione degli interventi per la regione Puglia» prevede ben otto interventi relativi al «Consorzio di Bonifica della Capitanata» per un ammontare complessivo di 22.136.000 euro;
   per quanto concerne il «Progetto per il dragaggio dell'imbocco dello scarico di fondo della diga di Occhito sul fiume Fortore» è stato emesso il decreto e sono stati appaltati i lavori, ma non vengono ancora accreditate le somme per progettazione e acconto sui lavori (importo rimodulato in 1.327.000 euro);
   per quanto concerne «L'intervento di ammodernamento per la messa in sicurezza di un tratto dell'adduttore “Anello a sud di Foggia” – interventi prioritari» (euro 3.400.000) e il «Progetto esecutivo per il risanamento strutturale dei ponti canale del Canale adduttore del Tavoliere» (euro 3.389.000), il decreto è stato emesso e i lavori sono in corso di appalto, ma non vengono ancora accreditate le somme per la progettazione;
   sono ancora in attesa di decreto, invece, i seguenti progetti: «Intervento di manutenzione straordinaria della galleria di adduzione della diga di Occhito – ripartitore di Finocchito con opere di ripristino e consolidamento e realizzazione di un sistema di monitoraggio» (euro 1.295.000); «Ammodernamento dell'impianto di distribuzione dei distretti 9 e 10 CD del comprensorio irriguo del Fortore con sistema automatizzato di consegna telecomandato e telerilevato» (euro 6.308.000); «Progetto per la stabilizzazione e la difesa dall'erosione del versante a monte dell'opera di presa della diga di Occhito» (euro 2.496.000); «Ammodernamento dell'impianto di distribuzione del distretto 6B del comprensorio irriguo del Fortore con sistema automatizzato di consegna telecomandato e telerilevato» (euro 3.921.000) –:
   se il Ministro interrogato intenda emanare i succitati decreti di concessione del finanziamento, accreditando le relative somme, affinché vengano realizzati dal Consorzio di bonifica della Capitanata questi importanti progetti per il territorio pugliese, sbloccando una situazione che si protrae da tempo. (5-11940)


   L'ABBATE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 169 del 1998, tuttora in vigore, all'articolo 12, comma 9, punto c), prevede l'utilizzo dei proventi derivanti dalle scommesse per iniziative previdenziali e assistenziali in favore dei fantini, dei guidatori, degli allenatori e degli artieri. Difatti, nel decreto interministeriale 31 gennaio 2013 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, erano stati stanziati fondi pari a 3 milioni di euro, a carico del capitolo 2290 del bilancio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
   tali somme, però, non sono state erogate in quanto, secondo gli uffici centrali del bilancio della ragioneria generale dello Stato, la Cassa ippica (Cassa nazionale assistenza previdenza allenatori guidatori trotto allenatori fantini galoppo) non era stata inserita tra i beneficiari di contributi, sussidi e altri ausili finanziari erogati dalle pubbliche amministrazioni (articolo 26 del decreto legislativo n. 33 del 2013);
   a parere dell'interrogante, l'osservazione sollevata dall'Ucb, allo stato dell'arte dovrebbe essere stata superata a seguito di forme di finanziamento già introitate dalla Cassa ippica sia per disposizioni dell'autorità giudiziaria sia per decisione dello stesso Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali –:
   considerato l'obbligo di legge in capo al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di surrogare tutte le attività dell'ex Assi/Unire, tra l'altro, specificatamente previste anche dal decreto del Presidente della Repubblica n. 169 del 1998, cosa abbia impedito di inserire la Cassa ippica tra i beneficiari di contribuiti, sussidi ed altri ausili finanziari;
   in quali tempi si intenda corrispondere il contributo relativo al 2013, posto che i fondi stanziati, considerati quale risparmio di spesa, sono stati utilizzati per fronteggiare debiti verso le società di corse da parte dell'Unire al 31 dicembre 2012 (giusto decreto 0067766 del 31 dicembre 2013);
   in quali tempi si intenda corrispondere il contributo relativo al 2014, alla luce della parziale erogazione dell'ulteriore forma di contribuzione relativa alle multe e vista la copertura finanziaria assicurata, già nell'anno precedente, dai residui attivi presenti sugli ex conti dell'Unire e avvalorata dal sopracitato decreto interministeriale del 31 gennaio 2013 (fondi stanziati pari 3 milioni di euro);
   in quali tempi si intendano stanziare i fondi per la contribuzione per il triennio 2015-2017, visto che la copertura finanziaria dovrebbe essere assicurata anche dall'articolo 30-bis, comma 5, del decreto-legge 29 del 29 novembre 2008, n. 185 convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009 n. 2;
   in quali tempi si intenda provvedere a dare esecuzione alla sentenza emessa dal tribunale di Roma il 14 aprile 2017 a favore della Cassa ippica per un importo di 282.130,57 euro, oltre interessi legali;
   come si giustifichi l'esborso di interessi e spese legali, che all'interrogante appare uno spreco di risorse pubbliche, in relazione al pagamento di somme dovute per legge, visto che sono già stati corrisposti 79.904,48 euro, per interessi maturati al 24 dicembre 2013 e che, presumibilmente, altri saranno da corrispondere oltre all'aggravio di spese legali, fino ad oggi da liquidarsi in 26.332,86 euro, oltre rimborso spese forfettarie nella misura del 15 per cento C.A.P. e I.V.A.  (5-11941)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALTIERI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la crisi del settore apistico italiano, un'eccellenza del nostro Paese che coinvolge 45 mila apicoltori di cui quasi 20 mila di professione, si protrae ormai da molti anni e sta mettendo in estrema difficoltà un'attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell'ambiente naturale, dell'ecosistema e dell'agricoltura;
   nel corso del tempo l'importanza economica delle api è cresciuta in maniera esponenziale visto che rappresentano un vero e proprio mezzo produttivo per l'agricoltura; infatti, oltre l'80 per cento delle coltivazioni europee (circa 4 mila varietà di verdure e la maggioranza della frutta) esistono solo grazie al servizio reso da questi insetti. Attualmente, secondo le Nazioni Unite, il valore delle colture globali dipendenti dalla loro opera d'impollinazione è arrivato a toccare un valore complessivo di circa 200 miliardi di dollari annui;
   le criticità della stagione 2017, con stime sulla produzione estremamente negative, sono riconducibili soprattutto alle condizioni meteorologiche che hanno colpito le regioni italiane. Ad un inizio di stagione con temperature elevate e tempo soleggiato, con conseguente fioritura anticipata delle piante, è seguito un netto peggioramento delle condizioni meteorologiche. In quasi tutto il Paese, infatti, si è verificato un forte abbassamento delle temperature con gelate e grandinate che hanno provocato ingenti danni alle fioriture già in stato avanzato (nello specifico, i danni più ingenti si sono riscontrati sulla pianta di Robinia pseudoacacia);
   in tale situazione, e con un ovvio aggravio dei costi, gli apicoltori sono stati costretti ad intervenire con nutrizioni di emergenza a base di sciroppi zuccherini per consentire la sopravvivenza degli alveari;
   altri elementi che, in questo ultimo quinquennio, hanno determinato una forte riduzione della produzione sono stati gli spopolamenti, gli avvelenamenti e la difficoltà di contenere l'infestazione da varroatosi;
   l'insieme di tutti questi fattori ha determinato un crollo del 70 per cento dei risultati produttivi del settore e, di riflesso, un aumento del 13 per cento delle importazioni dall'estero di miele con Cina, Romania e Ungheria nelle vesti di maggiori importatori di miele in Italia;
   l’import di miele rappresenta sicuramente un rischio per i consumatori italiani, tenuto conto che in Cina, ad esempio, sono adoperati pollini geneticamente modificati, così come spesso, nelle triangolazioni commerciali, risulta difficile risalire alla reale provenienza del prodotto, visto che spesso l'etichetta, con l'origine esatta di alcuni nettari, viene eliminata;
   l'entità dei danni subita e l'impossibilità di inserire l'apicoltura nei piani assicurativi nazionali rischiano seriamente di compromettere l'intero settore –:
   se il Governo sia a conoscenza della grave problematica esposta in premessa e quali iniziative intenda porre in essere per garantire la sopravvivenza delle aziende apistiche italiane, anche prevedendo, nel rispetto delle normative comunitarie, sgravi sui contributi fiscali. (4-17414)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   si apprende dello stato di degrado in cui versa l'ospedale di San Michele a Gemona del Friuli Venezia Giulia (Udine): ad ogni ondata di maltempo, alcuni locali dell'ospedale diventano inagibili a causa delle infiltrazioni di acqua e il personale è costretto a fronteggiare la situazione di allarme con mezzi di fortuna;
   già da tempo dovevano essere realizzati degli interventi necessari all'eliminazione delle infiltrazioni di acqua che interessano l'atrio di accesso al padiglione degli ambulatori, la zona «cup», l'area della nuova dialisi e la sala d'attesa del pronto soccorso, ma, ad oggi, nulla è stato fatto, sebbene le risorse per procedere ai lavori siano disponibili a bilancio dal lontano 2013;
   la struttura in questione, dunque, a causa della mala gestione, si trova in stato di decadimento, nonostante sia di nuova costruzione;
   inoltre, ulteriore problema è quello della copertura dei servizi del 118, come denunciano i Comitati a difesa dell'ospedale: i servizi sono stati esternalizzati e appaltati, per oltre 3 milioni di euro, nonostante l'azienda sanitaria competente disponga di ambulanze proprie e di finanziamenti regionali per l'acquisto di ulteriori autovetture di soccorso. Ed ancora, il servizio sanitario, a quanto risulta all'interrogante, è sprovvisto anche dell'automedica, sebbene sia prevista dal piano emergenze regionale. Ciò non garantisce il servizio di soccorso ad oltre 1/3 del territorio regionale, che comprende tutto l'Alto Friuli;
   tali fatti determinano un'evidente lesione del diritto alla salute dei cittadini del territorio e sono sintomo di grave negligenza da parte delle istituzioni competenti, che non intervengono pur conoscendo i disservizi sanitari in questione e lo stato di degrado dell'ospedale –:
   se e quali urgenti iniziative il Ministro intenda adottare, per quanto di competenza, anche promuovendo una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela della salute (Nas), in relazione alle criticità, ai disagi e ai disservizi segnalati in premessa, nell'ottica di garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza e la tutela della salute dei cittadini. (5-11933)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLO BERNINI e DALL'OSSO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   a seguito di numerose segnalazioni gli interroganti sono stati informati della presenza di uno «zoo» presso la struttura denominata lago Parco Zoo sita in Castelvetro (Mo) che, tra i tanti animali, ospita 4 esemplari di cercopitechi, specie in Cites la cui detenzione è soggetta alla legge n. 150 del 1992 relativamente alla tutela della salute e all'incolumità pubblica;
   nel febbraio 2017 gli interroganti sono entrati nella struttura potendo verificare non solo la presenza delle 4 scimmie, ma anche di altri animali. La struttura è priva di guardiania ed è presumibile che chiunque possa accedere, dare da mangiare ed avvicinarsi agli animali;
   a seguito degli accessi agli atti è emerso che la prefettura non avrebbe concesso alcuna autorizzazione alla detenzione delle quattro scimmie che, in quanto appartenenti a specie considerata pericolosa ai sensi della legge n. 150 del 1992, non possono quindi essere presenti nella struttura. Parimenti, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha riferito che la struttura non sarebbe in possesso di alcuna licenza ai sensi del decreto legislativo n. 73 del 2005 e che allo stesso non sarebbe stata nota in alcun modo la presenza dei quattro cercopitechi nel Lago parco «zoo»;
   successivamente gli interroganti si sono rivolti ai carabinieri forestali di Modena e ai carabinieri con i quali, il giorno 12 giugno 2017, insieme alla giornalista Giulia Innocenti si sono recati presso la struttura, verificando la presenza dei 4 cercopitechi e un ordine di sequestro degli stessi;
   al riguardo giova rammentare che tale situazione di evidente irregolarità perdurerebbe da molti anni –:
   come sia stato possibile affidare ad un privato quattro scimmie che non solo sono soggette alla normativa Cites, ma anche alle norme in materia di tutela dell'incolumità pubblica;
   se i Ministri non intendano assumere ogni iniziativa di competenza in relazione a quella che appare all'interrogante una situazione di palese irregolarità che perdura da molti anni, anche in virtù del fatto che asl ed enti locali non sono intervenuti o non sono mai stati a conoscenza delle circostanze descritte il che, in ambedue i casi, è chiaramente un segnale di grave negligenza;
   se i Ministri, in ragione di questa ennesima conferma del fenomeno di illegalità diffusa sul territorio, non intendano assumere iniziative di competenza per porre fine a queste situazioni tanto inaccettabili quanto gravi;
   se i Ministri non intendano assumere immediatamente le iniziative di competenza per la movimentazione e il ricollocamento dei quattro esemplari di cercopiteco presso una struttura idonea, riconosciuta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nella quale gli animali possano essere accolti e adeguatamente curati e gestiti da personale qualificato e professionale.
(4-17428)


   PAOLO BERNINI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il 29 giugno 2017, sul percorso del Palio di Siena e durante le prove, il cavallo Tighelzoene si è ferito gravemente riportando una lesione ossea a livello della falange dell'arto anteriore destro;
   durante il Palio di Siena del 3 luglio, il cavallo Tornasol si rifiuta di correre e costringe il fantino a ritirarsi. Secondo quanto riportato dalla stampa «Tornasol, cavallo della contrada della Tartuca iscritto nel nobile Protocollo equino, è proprio un tipo furbo e tosto e ha un padrone con le spalle larghe, Mark Getty, nipote del milionario Jean Paul.» è stato «acquistato da Mark Getty in Sardegna, dove trionfano i mezzosangue angloarabi, la razza predestinata per il Palio»;
   il 1o settembre 2015 durante le prove del Palio di Siena, Palio della Madonna di Provenzano, la cavalla Periclea è stata vittima di una tragica e fatale corsa nella quale molti cavalli si sono scontrati con esisti terribili. A seguito dell'accaduto, l'animale è stato condotto presso la clinica veterinaria il Ceppo e sottoposta ad eutanasia;
   il Palio di Siena conta oltre 50 cavalli uccisi dal 1970 per soddisfare una tradizione popolare;
   secondo quanto riportato dall'agenzia Ansa, quelli citati di seguito sono alcuni dei tragici episodi che hanno portato al tragico decesso i cavalli di cui è responsabile il Palio di Siena; prima di Periclea; l'ultimo infortunio mortale era stato quello di Messi, un baio di 6 anni, deceduto il 1o luglio 2011 dopo un incidente durante la quarta prova della corsa. Messi era stato assegnato alla Chiocciola che chiaramente non corse la carriera del giorno successivo. Al Palio del 2 luglio 2010 si era infortunato Giove Deus, un barbero di 8 anni, che era uscito dal tufo, dove aveva corso per l'Onda, sanguinando sopra la corona di uno zoccolo. Un incidente che non sembrava particolarmente grave, ma il 29 luglio Giove Deus venne abbattuto alla clinica del Ceppo per le complicazioni sopraggiunte;
   la Commissione veterinaria del Palio ha il compito di verificare che ogni aspetto previsto dalla normativa vigente sia rispettato in ogni minimo dettaglio;
   la normativa vigente fornisce elementi specifici e disciplina i palii; in particolare la vigente ordinanza del Ministero della salute introduce misure per la prevenzione e dà specifiche indicazioni sul doping, su come devono essere costruiti i percorsi e i fondi e predisposte le paratie;
   il provvedimento vieta la partecipazione alle manifestazioni dei fantini e dei cavalieri che abbiano riportato condanne per maltrattamento o uccisione di animali, scommesse clandestine, spettacoli o manifestazioni vietati e competizioni non autorizzate e, infine, prevede controlli antidoping –:
   di quali elementi dispongano circa le conseguenze dell'incidente occorso al cavallo Tighelzoene e se siano state valutate le lesioni riportate;
   se i Ministri non ritengano, in considerazione dei dati e delle circostanze sopra descritte e in virtù delle normative specifiche vigenti, di assumere iniziative per implementare le prescrizioni, gli obblighi e i precetti vigenti che, benché correttamente applicati, evidentemente risultano insufficienti e non garantiscono in alcun modo l'incolumità dei cavalli;
   se i Ministri non ritengano opportuno assumere iniziative per vietare l'uso degli animali in manifestazioni e spettacoli tradizionali, in considerazione della lunga lista di animali morti e feriti che non possono essere certamente giustificati dalla parola «incidente», in considerazione del fatto che tutti questi episodi erano e sono prevedibili. (4-17431)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRACCARO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   al termine di una consultazione pubblica svolta a livello nazionale tra novembre e dicembre del 2016 è stata approvata la delibera n. 1310 dell'ANAC del 28 dicembre 2016 concernente «Prime linee guida recanti indicazioni sull'azione degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni contenute nel decreto legislativo n. 33 del 2013 come modificato dal decreto legislativo n. 97 del 2016». In riferimento all'ambito soggettivo di applicazione del decreto legislativo n. 33 del 2013, al paragrafo 1.4. «Regioni a statuto speciale e Province autonome» si afferma che le modifiche introdotte dal decreto legislativo n. 97 del 2016 non hanno interessato le norme transitorie e finali contenute nell'articolo 49 del decreto legislativo n. 33 del 2013 e che resta fermo quindi che le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano possono individuare forme e modalità di applicazione del decreto in ragione della peculiarità dei propri ordinamenti (comma 4). Tuttavia, si evidenzia al riguardo che, anche alla luce dell'esperienza maturata dall'Autorità nell'esercizio della attività di vigilanza e controllo sul rispetto degli obblighi di trasparenza, tale previsione è da intendersi riferita esclusivamente alle «forme e modalità» attuative delle disposizioni in materia di trasparenza contenute nel decreto legislativo n. 33 del 2013. Ciò vuol dire che non possono essere previste, comunque, deroghe ai contenuti del decreto che limitino o condizionino i contenuti degli obblighi di trasparenza;
   con circolare del 9 gennaio 2017 la ripartizione affari istituzionali, competenze ordinamentali e previdenza della regione Trentino-Alto Adige illustra le diverse disapplicazioni e le varie specificazioni delle modifiche alla legge regionale n. 10 del 2014 in materia di diritto di accesso civico, pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni rispetto agli obblighi previsti dal decreto legislativo n. 33 del 2013 e successive modificazioni;
   con lettera del 24 marzo 2017 il presidente della regione Trentino-Alto Adige, Arno Kompatscher, comunica al presidente dell'Anac le motivazioni che hanno portato alla disapplicazione di diverse disposizioni del decreto legislativo n. 33 dal 2013 nell'ambito dell'autonomia regionale;
   i risultati del rapporto METRic «Monitoraggio dell'Economia Trentina contro il Rischio Criminalità» a cura di Francesco Calderoni (Transcrime, 2013) evidenziano le vulnerabilità sotto diversi profili e un quadro normativo complicato che potrebbe favorire in maniera involontaria le opportunità criminali in ragione sia della stratificazione delle norme in diversi livelli che della continua evoluzione della legislazione di riferimento. In particolare, nelle conclusioni si afferma: «Talvolta le contraddizioni all'interno della disciplina sono date dai conflitti che si generano tra la normativa comunitaria, nazionale e provinciale. La presenza di termini generici, di disposizioni spesso troppo lunghe e organizzate in maniera poco chiara e coerente, favoriscono interpretazioni contrastanti con conseguenti applicazioni pratiche differenti, facilmente sfruttabili in fase di contenzioso. (...) I problemi legati al rischio criminalità non sono considerati come una priorità nell'elaborazione della normativa di un settore. Per tale ragione si ritiene auspicabile, come raccomandazione generale, l'introduzione di meccanismi di valutazione del rischio criminalità, anche di carattere informale e non vincolante, all'interno delle procedure legislative a livello provinciale. Un simile accorgimento garantirebbe che una nuova legislazione provinciale sia “a prova di criminalità” contribuendo alla prevenzione e al più completo raggiungimento degli obiettivi della normativa stessa» –:
   se il Governo, ferme restando le citate garanzie di autonomia, intenda assumere iniziative normative per definire in modo più stringente i contenuti e gli obiettivi non derogabili della disciplina in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza nella pubblica amministrazione, alla luce della situazioni sopra descritta relativa Trentino-Alto Adige.
(4-17424)


   FRACCARO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il rapporto METRic «Monitoraggio dell'Economia Trentina contro il Rischio Criminalità» a cura di Francesco Calderoni (2013, Transcrime) evidenziava che le maggiori vulnerabilità riscontrate nel corso dell'analisi del contesto locale erano legate alla carenza di controlli sulla corretta applicazione della legge. Rilevava che: a) la normativa prevedeva adeguati meccanismi di controllo ma che, di fatto, non erano attuati dagli organi competenti; b) i limiti nei controlli aumentavano ulteriormente il rischio di infiltrazione nei settori esaminati (appalti, costruzioni, attività professionali, scientifiche e tecniche, trasporti, attività finanziarie ed assicurative); c) in vista degli sviluppi futuri delle attività legate ai settori analizzati, appariva opportuno rinforzare il sistema quanto più possibile;
   nell'aggiornamento 2015 al piano nazionale anticorruzione, in riferimento alla preparazione dei piani triennali di prevenzione della corruzione, si specifica che la prima e indispensabile fase del processo di gestione del rischio è quella relativa all'analisi del contesto, attraverso la quale ottenere le informazioni necessarie a comprendere come il rischio corruttivo possa verificarsi all'interno della pubblica amministrazione per via delle specificità dell'ambiente in cui essa opera o per via delle caratteristiche organizzative interne. In particolare, l'analisi del contesto esterno avrebbe l'obiettivo di evidenziare come le caratteristiche dell'ambiente nel quale l'amministrazione o l'ente opera, con riferimento, ad esempio, a variabili culturali, criminologiche, sociali ed economiche del territorio possano favorire il verificarsi di fenomeni corruttivi al proprio interno;
   nell'aggiornamento 2016 al Piano nazionale anticorruzione in riferimento ai comuni inferiori ai 15.000 abitanti, auspicando misure organizzative di prevenzione della corruzione intese come un processo costante e sinergico finalizzato alla ricerca di maggiore funzionalità e, conseguentemente, alla prevenzione di fenomeni di maladministration, è stata rilevata una carente analisi del contesto esterno ed interno in oltre la metà dei Piani triennali per la prevenzione della corruzione analizzati e la quasi totale assenza di un monitoraggio sull'implementazione dei piani;
   la relazione annuale dell'Anac per il 2016 specifica che solo il 19,9 per cento delle amministrazioni esaminate risulta aver effettuato l'analisi del contesto esterno, dando anche evidenza dell'impatto dei dati sul rischio corruttivo per la propria organizzazione, mentre il 24,7 per cento ha fornito un'analisi di mera compliance con dati poco significativi e il 9,1 per cento, pur avendo utilizzato dati significativi, non li ha interpretati alla luce delle dinamiche del rischio corruttivo per la propria organizzazione. La relazione attesta altresì che il Trentino non è estraneo da tale fenomeno;
   nella «relazione sull'attività delle forze di polizia, sullo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata» relativamente all'anno 2015, si afferma che, nel Trentino-Alto Adige, pur non registrandosi radicamenti di strutture criminali di tipo mafioso, sono stati individuati soggetti contigui alle predette organizzazioni che, approfittando della propensione imprenditoriale del territorio, si sono inseriti nel nuovo contesto socio-economico e, operando direttamente o tramite prestanome, hanno investito, in loco, i propri beni, provento di attività illecite. Al riguardo, si sono registrate presenze di soggetti contigui alle note consorterie meridionali che, pur non direttamente collegati a contesti criminali, garantiscono sostegno ai latitanti e conterranei residenti all'estero e utilizzano il territorio anche quale luogo di transito rispetto alle loro attività illecite. Pregresse attività investigative hanno evidenziato come gli interessi criminali delle citate organizzazioni siano rivolti anche verso le aree più innovative del comparto economico, come quelle delle fonti energetiche alternative –:
   se il Governo abbia assunto o intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per supportare le amministrazioni comunali della provincia autonoma di Trento nella predisposizione dell'analisi di contesto dei piani triennali di prevenzione della corruzione anche alla luce della complessità di tale adempimento che richiede un quadro di informazioni che travalica spesso l'ambito locale. (4-17425)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, FERRARA, EPIFANI, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, MARTELLI, NICCHI, MELILLA, SANNICANDRO, DURANTI, PIRAS, QUARANTA e SCOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Antonio Merloni Cylinders Ghergo Group s.p.a. è una società attiva nella costruzione di prodotti per lo stoccaggio del Gpl, largamente usati per la distribuzione del Gpl medesimo sul mercato, con sede a Matelica (MC);
   da diversi mesi i lavoratori sono in stato di agitazione per la situazione di crisi finanziaria e produttiva dell'azienda e per la mancata assunzione di responsabilità da parte della proprietà;
   secondo le organizzazioni sindacali sono a rischio circa cento posti di lavoro;
   in data 19 luglio 2017 l'azienda ha disertato l'incontro con le rappresentanze dei lavoratori previsto alla regione Marche, fissato per individuare possibili soluzioni per salvaguardare i livelli occupazionali;
   in data 20 luglio 2017 le organizzazioni sindacali hanno proclamato uno sciopero ad oltranza con un blocco stradale (sulla provinciale 256) per sensibilizzare l'opinione pubblica;
   l'elevato numero di lavoratori coinvolti, in un territorio che ha perso nel corso degli ultimi anni significative realtà produttive, rischia di avere gravi ripercussioni sull'economia del territorio –:
   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati, al fine di salvaguardare questa realtà produttiva e i relativi livelli occupazionali. (5-11936)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Fabbri e altri n. 7-01313, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sani.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Labriola n. 5-11749 del 5 luglio 2017.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Paglia n. 4-17406 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 838 del 20 luglio 2017. Alla pagina 49130, prima colonna, dalla riga prima alla riga quinta deve leggersi: «il primo era indetto da Forza Nuova per protestare contro lo ius soli, cioè da un'organizzazione di matrice neofascista i cui esponenti sono stati più volte coinvolti in episodi di violenza contro persone;» e non come stampato. Alla pagina 49130, prima colonna, alla riga tredicesima deve leggersi: «fissa, escludendo la possibilità di cortei;» e non come stampato. Alla pagina 49130, prima colonna, alla riga trentaduesima deve leggersi: «abbia violato le disposizioni originarie e,» e non come stampato.