XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 878 di mercoledì 25 ottobre 2017
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria facente funzioni a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARA MUCCI, Segretaria f.f., legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bindi, Blažina, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Caparini, Capelli, Carbone, Dellai, Di Gioia, Faraone, Fedi, Franceschini, Gelli, Laforgia, Locatelli, Losacco Marazziti, Marcon, Marotta, Nicoletti, Piepoli, Pisicchio, Ravetto, Rigoni, Rosato, Rossomando, Sanga, Sani, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Valeria Valente, Venittelli e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centododici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.
La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10,05.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1324 - Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (Approvato dal Senato) (A.C. 3868-A); e delle abbinate proposte di legge: Catanoso Genoese; Rondini ed altri; Grimoldi; Lenzi; Fabbri; Vargiu ed altri; Murer; Miotto ed altri; Senaldi ed altri; Binetti; Lodolini ed altri; Gregori ed altri; Vezzali; Vezzali; Lenzi e Ghizzoni; Paola Boldrini ed altri; Elvira Savino; Elvira Savino (A.C. 334-993-1088-1229-1429-1485-1599-1961-2312-2518-2781-3263-3307-3319-3377-3603-3999-4556).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3868-A: Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute; e delle abbinate proposte di legge nn. 334-993-1088-1229-1429-1485-1599-1961-2312-2518-2781-3263-3307-3319-3377-3603-3999-4556.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 18 ed è stato accantonato l'articolo 4.
Avverto, altresì, che il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3868-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Avverto che, fuori dalla seduta, gli emendamenti Lenzi 4.134, Scopelliti 4.125, Miotto 4.34 e 4.46 e Fossati 4.35 sono stati ritirati dai presentatori. È stato ritirato anche l'emendamento 4.140 Carnevali.
Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la componente di Direzione Italia ha concentrato la quasi totalità degli emendamenti presentati al disegno di legge in esame proprio in relazione all'articolo 4, recante appunto “Riordino della disciplina degli ordini delle professioni sanitarie”. Desidero evidenziarne, in modo molto sintetico e nel rispetto dei tempi assegnati alla mia componente, la ragione.
Dopo settant'anni, infatti, si riconosce agli ordini professionali la loro funzione pubblicistica, il loro status giuridico di enti di diritto pubblico sussidiari dello Stato e, come la mia componente ebbe modo di esprimere in relazione al testo dell'articolo 4 licenziato dal Senato, in quell'aggettivo credo ci sia tutta la valenza, la forza di un ente pubblico, che territorialmente è destinato a non far rivivere in modo improprio residui di corporativismo, che fanno male alle professioni, bensì a rilanciare le funzioni di natura pubblicistica a beneficio della comunità. In sostanza, le norme sugli ordini uscite dal Senato ci convincevano e per questo le avevamo appoggiato in modo convinto.
Debbo dire, invece, che molte delle modifiche poi apportate in sede di Commissione affari sociali hanno ritoccato quel testo in modo, a nostro parere, poco convincente. Da un lato, sono state introdotte modifiche che ci sembra vadano a rendere più complesso il sistema di governance degli ordini, dall'altro, ci pare che, in alcuni casi, ci sia stato uno snaturamento della sintesi fatta dal Senato. E nella direzione di preservare il senso di fondo delle norme sugli ordini, che – ripeto - noi condividiamo, vanno quindi intesi tutti i nostri emendamenti. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, chiedo al relatore di esprimere i pareri della Commissione.
Onorevole Fucci, la devo avvisare che a lei è rimasto un minuto del tempo originario, poi, su richiesta, ci saranno i tempi aggiuntivi. Complessivamente avrà ancora, per tutto il dibattito, circa quattro minuti e mezzo. Prego, relatore.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Abbiamo il nuovo fascicolo n. 5 degli emendamenti. Sugli emendamenti 4.109 Baroni, 4.2 Baroni, 4.1 Gelmini, 4.4 Elvira Savino, 4.5 Elvira Savino, 4.6 Baroni, la Commissione esprime parere contrario. Sull'emendamento 4.131 Lenzi, il parere è favorevole. Sugli emendamenti 4.120 Scopelliti e 4.7 Silvia Giordano, la Commissione esprime un invito al ritiro. Sugli emendamenti 4.8 Basilio, 4.9 Fucci, 4.110 Baroni, 4.10 Baroni, 4.12 Brignone, 4.11 Grillo, 4.13 Grillo, il parere è contrario. Sull'emendamento 4.121 Scopelliti, la Commissione esprime un invito al ritiro. Sull'emendamento 4.14 Basilio, il parere è contrario. Sull'emendamento 4.15 Lorefice, la Commissione esprime un invito al ritiro. Sull'emendamento 4.16 Brignone, il parere è favorevole. Emendamenti 4.17 Silvia Giordano, 4.18 Baroni, 4.19 Basilio, 4.20 Rondini, 4.21 Grillo, 4.22 Baroni e 4.23 Baroni, parere contrario.
Emendamento 4.24 Miotto, parere favorevole. Emendamenti 4.25 Grillo e 4.26 Fucci, parere contrario. Emendamento 4.27 Lenzi, parere favorevole. Emendamento 4.28 Rondini, parere contrario. Emendamento 4.124 Scopelliti, c'è un invito al ritiro. Emendamento 4.31 Fauttilli, c'è un parere favorevole, purché riformulato: la riformulazione sopprime nel testo dell'emendamento le parole “estratto a sorte”. Mi pare ritirato l'emendamento 4.134 Lenzi.
PRESIDENTE. Sì.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Emendamento 4.32 Monchiero, invito al ritiro. Emendamento 4.33 D'Incecco, parere favorevole. Emendamento 4.127 Fauttilli, c'è un parere favorevole con riformulazione: rispetto al testo del fascicolo, la prima parte viene eliminata, e nella seconda parte dell'emendamento viene cambiata la parola “quinta” con “terza”; cioè, “dalla terza convocazione la votazione è valida qualunque sia il numero dei votanti”. L'emendamento 4.34 Miotto è ritirato.
PRESIDENTE. Sì, come anche l'emendamento Fossati 4.35.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Emendamento 4.132 Lenzi, di nuovo c'è un parere favorevole con riformulazione. I cambiamenti nell'emendamento Lenzi sono i seguenti: le parole “trenta giorni” diventano “sessanta giorni”; poi, c'è una riscrittura che non cambia il senso, ma migliora il testo dal punto di vista tecnico, e le parole cambiate sono: “e le procedure per l'indizione delle elezioni, la presentazione delle liste, le operazioni di voto e di scrutinio”; e poi, una riga dopo, al termine dell'emendamento: “da parte degli ordini”.
PRESIDENTE. Onorevole Marazziti, le posso chiedere se ci legge il testo come viene dalla riformulazione?
MARIO MARAZZITI, Relatore. Lo leggo interamente: “Al comma 1, capoverso Art. 2, comma 5, primo periodo, sopprimere le parole: prevedendo anche l'istituzione di seggi nelle strutture ospedaliere nonché idonee procedure di voto in via telematica, da disciplinare con decreto del Ministro sulla salute e con oneri a carico dell'Ordine. Conseguentemente, al medesimo capoverso, medesimo comma, sostituire il terzo periodo con i seguenti: I risultati delle votazioni devono essere comunicati entro quindici giorni da ciascun ordine alla rispettiva Federazione nazionale e al Ministero della salute. Con decreto del Ministro della salute, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le procedure per la composizione dei seggi elettorali in modo tale da garantire la terzietà di chi ne fa parte e le procedure per l'indizione delle elezioni, la presentazione delle liste, le operazioni di voto e di scrutinio, nonché le modalità di conservazione delle schede, prevedendo la possibilità da parte degli ordini di effettuare le votazioni in via telematica.”
Dopo l'emendamento 4.132 Lenzi, ci sono tre identici emendamenti, 4.36 Fucci, 4.37 Rondini e 4.122 Scopelliti, sui quali vi è un invito al ritiro. Emendamenti identici 4.39 Fucci e 4.40 Rondini, invito al ritiro. Emendamenti 4.99 Grillo, 4.41 Fucci, 4.42 Lorefice, 4.43 Mantero, 4.44 Grillo, 4.45 Baroni e 4.47 Basilio, parere contrario.
Emendamento 4.48 Fucci, invito al ritiro. Emendamenti identici 4.49 Fucci e 4.33 Gelli, parere favorevole. Emendamenti 4.50 Nesci, 4.63 Baroni, 4.51 Lorefice, 4.52 Brignone, 4.53 Basilio, 4.54 Brignone e 4.55 Grillo, parere contrario. Emendamento 4.56 Lenzi, parere favorevole. Emendamenti 4.57 Baroni, 4.58 Basilio, 4.60 Mantero, 4.59 Rondini e 4.61 Grillo, parere contrario. Emendamenti 4.62 Rondini e gli identici 4.64 Fauttilli e 4.123 Scopelliti, parere favorevole. Emendamento 4.65 Gelmini, parere contrario. Identici emendamenti 4.66 Lenzi, 4.67 Rondini e 4.68 Monchiero, parere favorevole. Emendamenti 4.69 Rondini, 4.70 Grillo, 4.71 Brignone, 4.72 Brignone, 4.73 Rondini, 4.75 Rondini, 4.74 Silvia Giordano, 4.76 e 4.77 Rondini, parere contrario.
Emendamento 4.126 Scopelliti, parere favorevole con riformulazione. L'unico cambiamento rispetto al testo del fascicolo è la sostituzione, alla penultima riga, della parola: “riferito” con la parola: “rivolto”.
Emendamento 4.78 Fucci, invito al ritiro. Emendamento 4.142 Lenzi, parere favorevole. Emendamenti 4.79 e 4.81 Baroni, parere contrario.
Emendamento 4.135 Lenzi, parere favorevole con riformulazione; leggo la riformulazione: “Al comma 1, capoverso Art. 8, dopo il comma 2, aggiungere il seguente: 2-bis. Il Collegio dei revisori è composto da un presidente iscritto al registro dei revisori legali e da tre membri, di cui uno supplente, eletti tra gli iscritti agli albi”.
Emendamenti 4.83 Grillo, 4.84 Rondini, 4.85 Nesci, 4.86 Colonnese, 4.87 Lorefice, 4.88 Fucci, 4.89 Silvia Giordano, 4.90 Fucci, 4.104 Colonnese, 4.91 Baroni e 4.95 Mantero, parere contrario. Emendamento 4.92 Lenzi, parere favorevole. Emendamenti 4.93 Grillo, 4.94 Rondini, 4.96 Lorefice, 4.97 Silvia Giordano, 4.100 Rondini, 4.98 Mantero, 4.101 Rondini, 4.102 Nesci, 4.103 Rondini, 4.105 Rondini, 4.106 Lorefice, 4.107 Rondini e 4.108 Rondini, parere contrario. Emendamento 4.80 Gigli, propongo un invito al ritiro. Sull'emendamento 4.140 Carnevali, formulo un invito al ritiro…
PRESIDENTE. È ritirato.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Sull'emendamento 4.141 Carnevali c'è un parere favorevole con riformulazione. Leggo la riformulazione: “Al comma 9, aggiungere, in fine, la seguente lettera: d) nel caso in cui il numero degli iscritti a un albo sia superiore a 50.000 unità, il rappresentante legale dell'albo può richiedere al Ministero della salute l'istituzione di un nuovo ordine che assuma la denominazione corrispondente alla professione sanitaria svolta. La costituzione del nuovo ordine avviene secondo modalità e termini stabiliti con decreto del Ministro della salute, emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988 n. 400, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
Presidente, le chiedo scusa, ma vorrei essere più preciso nella riformulazione dell'emendamento 4.126 Scopelliti. È breve, rileggo tutta la riformulazione.
PRESIDENTE. A pagina 22 del fascicolo, se non erro.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Sì, a pagina 22 del fascicolo. La riformulazione recita: Al comma 1, capoverso Art. 7, comma 3, sostituire le parole da: “due terzi” fino a “riferito” con le seguenti: “tre quarti dei Consiglieri presidenti di ordine e rivolto”, sopprimendo il resto.
PRESIDENTE. Il Governo?
BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Conforme.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.109 Baroni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Questo è, sostanzialmente, il nostro emendamento bandiera, con cui, fondamentalmente, prevediamo la nostra visione di riforma degli ordini. Dobbiamo dire che dopo che il presidente Marazziti si è tenuto le carte coperte come abile giocatore di poker; quando ha scoperto le sue carte, oggi, sull'articolo 4 e ha dato i pareri agli emendamenti, per quanto ci riguarda, effettivamente, aveva in mano due scartine; d'altronde chi nasce democristiano non può morire riformista.
Quindi, questa è una grande occasione mancata di riforma degli ordini, ma d'altronde la politica è infiltrata proprio nei gangli profondi, a partire dai quattro senatori che siedono all'altro ramo del Parlamento, che sono, contra legem, parlamentari e presidenti di enti pubblici - una legge del 1965 esplicitamente lo vieta - e la presidente del PD in Giunta per le incompatibilità li ha salvati tutti e quattro.
Oggi, fondamentalmente, proviamo a dare una visione di questa occasione mancata da parte della maggioranza e del presidente Marazziti. L'emendamento 4.109, sostitutivo dell'intero articolo 4, è finalizzato a riformare e a riordinare gli ordini e i collegi professionali in un'ottica di diffuso e rilevante accorpamento per area, di riduzione del 50 per cento della tassa dovuta dagli iscritti, di assoggettamento alla tesoreria unica, come fatto di recente anche per le camere di commercio, e al controllo della Corte dei conti, come è previsto già per tutti gli enti pubblici, nonostante gli ordini, ogni volta, cerchino di negarlo; di obbligo di iscrizioni e di versamento della tassa di iscrizione solo per chi svolga la libera professione, quindi, escludendo coloro che siano dipendenti e solo per chi fattivamente lavori; di rafforzamento della trasparenza, della semplificazione e del regime di pubblicità legale degli albi; di riduzione del numero dei componenti dei consigli; di democraticità delle elezioni, ovvero elezioni telematiche, ciò ci avrebbe posto all'avanguardia a livello europeo, un'occasione mancata; di intervento delle associazioni maggiormente rappresentative degli utenti e dei portatori di interessi specifici e generali; di adeguamento della struttura amministrativa e organizzativa degli ordini professionali conformemente al decreto legislativo n. 165 del 2001, assicurando la separazione netta e inequivocabile dell'indirizzo politico dall'indirizzo amministrativo.
Si prevede, inoltre, che il Ministero vigilante, di concerto con il Mise e sentiti gli ordini professionali nazionali, definisca standard nazionali di qualità delle prestazioni degli ordini professionali, in relazione a ciascuna funzione fondamentale, ai relativi servizi ed all'utilità prodotta per i professionisti e per gli utenti, nonché un sistema di monitoraggio di cui il Ministro vigilante, di concerto con il Mise, si avvale per garantire il rispetto degli standard; inoltre, si prevede il riordino della funzione disciplinare degli ordini, prevedendo una netta separazione tra funzione istruttoria e funzione giudicante, assicurando l'incompatibilità tra chi svolge funzioni disciplinari e chi le funzioni politiche e di indirizzo, ovvero chi ricopre cariche elettive negli ordini territoriali e nazionali.
Si introduce il limite ai mandati anche non consecutivi, non superiori a due, e le incompatibilità tra cariche elettive negli ordini territoriali e cariche elettive negli ordini nazionali; definizione e attuazione - non “in conformità di” - del decreto legislativo n. 39 del 2013, del regime di ineleggibilità e incompatibilità con altre cariche istituzionali, anche elettive, in organi di amministrazioni dello Stato ed enti ed organismi di diritto pubblico sia nazionali che locali, nonché di altri enti associativi anche privati, che siano rappresentativi del mondo professionale; previsione di un'incompatibilità specifica per chi lavora nel mondo dell'istruzione professionale universitaria e della formazione continua; definizione dei limiti di trattamento economico dei componenti degli organi di indirizzo politico amministrativo e dei vertici amministrativi degli ordini professionali.
Coincidenza vuole che, proprio oggi, Presidente, celebriamo l'elezione a consigliere d'amministrazione dell'ENPAF di D'Ambrosio Lettieri, senatore della Repubblica e vicepresidente dell'ordine professionale dei farmacisti. Questo è il tripudio dei conflitti di interessi. Per quanto ci riguarda, questa è la nostra riforma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento 4.80 Gigli, a pagina 28 del fascicolo, è stato ritirato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Volevo approfittare del mio minuto a titolo personale per informare quest'Aula un po' distratta che stiamo per assistere a un piccolo miracolo. Oggi, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, stiamo per assistere alla moltiplicazione degli ordini e delle poltrone, perché quello che state facendo con questa riforma degli ordini professionali è, appunto, moltiplicare in maniera enorme gli ordini, che passeranno addirittura a 27, senza, in alcun modo, cercare di accorpare e ridurre, come avevamo proposto noi, gli ordini provinciali, passandoli almeno su base regionale. Quindi, avremo migliaia e migliaia di piccoli ordini, con migliaia e migliaia di piccole poltrone che si tradurranno in un maggior costo per gli iscritti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.109 Baroni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.2 Baroni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Molto brevemente, questo emendamento, di cui chiediamo il voto favorevole all'Aula, riuscirebbe con un colpo secco, netto, ben assestato, chirurgico, a rendere gli ordini professionali a carattere regionale. Ci sarebbe una corrispondenza perfetta col sistema sanitario regionale; parliamo di nuovi ordini professionali sanitari, ma che cosa volete di più, un lucano? Ma mi sa che ve lo offrono loro, con i loro conflitti di interessi. Chi è in assenza di conflitti di interessi, chi vuole ‘una testa, una poltrona' e non il tripudio delle poltrone - come aveva Amedeo Bianco, come aveva la Silvestro, come hanno tuttora Mandelli e Lettieri - fondamentalmente vuole una regionalizzazione, perché sono soldi dei cittadini e abbiamo uno spreco di denaro, là dentro, fuori controllo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Approfitto dell'intervento su questo emendamento per dire che, su una serie di emendamenti che troveremo nel corso della discussione e che riguardano un intervento sull'organizzazione funzionale e territoriale che riguarda la governance degli ordini professionali, noi ci esprimeremo con un voto di astensione, perché riteniamo che non sia questo il problema.
Il problema che doveva essere sollevato è quello del ruolo funzionale degli ordini in rapporto alla complessità del Sistema sanitario nazionale, è il ruolo che vogliamo dare all'autonomia medica, è il ruolo che vogliamo dare al governo clinico: tutti argomenti che dovevano sottostare, poi, a una visione, anche organizzativa, di suggerimento a una logica organizzativa degli ordini stessi e che, invece, non abbiamo potuto discutere. Per questo, molte volte vedrete un voto di astensione del Movimento Democratico e Progressista.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Volevo solo riportare la questione rispetto alla necessità di spostare gli ordini professionali su base regionale. Parto dal presupposto che, su altre materie, gli ordini stanno facendo fatica, su base provinciale, a rimanere in piedi da un punto di vista economico, non andando a gravare sulle quote dei singoli iscritti, perché di fatto ci sono degli adempimenti burocratici amministrativi che vengono loro affidati, tali per cui, comunque, una macchina nuova deve essere realizzata e deve continuare a funzionare, nonostante il numero di iscritti potenzialmente tenda anche a diminuire. In questo modo, è evidente che ci sia la necessità di un coordinamento regionale e, quindi, di fatto, che gli ordini passino a un livello successivo, perché altrimenti le province, così come delineate antecedentemente, sono troppo piccole e il numero di iscritti troppo basso per poter far fronte alle spese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Baroni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Gelmini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Passiamo all'emendamento 4.4 Elvira Savino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elvira Savino. Ne ha facoltà.
ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. Questo emendamento intende istituire il corso di laurea magistrale in podoiatria. Il podologo è una figura emergente tra le professioni sanitarie, dotato di una forte cultura della prevenzione e si avvia ad essere un professionista indispensabile in qualsiasi sistema sanitario moderno. Negli Stati Uniti, in Canada, Australia, Paesi scandinavi, Spagna, si assiste, infatti, a un progressivo sviluppo della professione e al rilievo sempre maggiore che essa assume nella strategia di prevenzione, diagnosi e cura. L'introduzione della laurea in podologia, nel 2001, ha rappresentato un vero e proprio salto di qualità negli ultimi anni. Tra l'altro, il podologo, oltre alle affezioni podaliche del piede, si occupa anche di alterazioni posturali, utilizzando metodologie preventive diagnostiche e terapeutiche.
Fino a qualche anno fa, in Italia, il ruolo della podologia era considerato del tutto marginale, ma nell'ultimo decennio si è assistito a una inversione di tendenza. Nonostante questo, oggi, la laurea magistrale in scienze riabilitative delle professioni sanitarie a cui può accedere il podologo laureato non consente allo stesso di evolversi e completare la propria formazione universitaria per ottenere la laurea magistrale in podoiatria.
Le patologie che sono trattate dal podiatra sono per lo più invalidanti, basti pensare alle ulcere diabetiche o all'artrite reumatoide, e anche i bambini e i ragazzi sono sempre più esposti a queste patologie podaliche, sia per l'impegno molto forte e frequente nello sport, che per la moda che spesso li spinge ad indossare calzature non adeguate. Quindi, è evidente che le trasformazioni in atto nella società hanno costituito un forte impulso verso la valorizzazione della professione e soprattutto una nuova e sviluppata esigenza verso apprendimenti diversi, tecniche innovative di intervento e nuove integrazioni con altre professioni sanitarie. Pertanto, tale profilo professionale e la relativa laurea magistrale sarebbe utile nel nostro sistema sanitario per offrire una più adeguata e completa assistenza sanitaria, per cui chiedo di sostenere questo emendamento.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Volevo solo ricordare a tutti noi che la professione del podologo è già inserita, è già un albo dentro al mega ordine che contiene le professioni tecniche riabilitative, pertanto tutte le esigenze appena presentate all'Aula sono già state assolte .
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Presidente, vorrei fare un intervento sull'ordine dei lavori, perché, purtroppo, sono costretto a dover segnalare che, allo stato attuale, è ancora in corso un'audizione in Commissione di inchiesta sul sistema bancario. È evidente che, purtroppo, alcuni deputati hanno dovuto scegliere di essere lì oppure essere qui a votare. Purtroppo, è la seconda volta che si ripropone questo problema. Siccome al Senato abbiamo saputo che il Presidente del Senato ha scelto di mettere i senatori in missione, a questo punto credo che sia improcrastinabile una scelta della Presidenza della Camera su questo argomento, perché, se il Senato adotta un tipo di trattamento, non comprendo per quale motivo noi deputati dobbiamo essere discriminati in questa Commissione che non potremmo più seguire.
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, noi abbiamo, ovviamente, già segnalato alla Commissione bicamerale, che come lei sa è esattamente bicamerale, la questione. Comunque, io adesso risollevo la questione alla Presidente della Camera per capire come proseguire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Elvira Savino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Passiamo all'emendamento 4.5 Elvira Savino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elvira Savino. Ne ha facoltà.
ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. Questo emendamento prevede che, nell'ambito della revisione e dell'ammodernamento della disciplina delle professioni sanitarie, così come vengono riconosciute le professioni sanitarie dell'osteopata e del chiropratico, si introduca anche la figura professionale del podologo e del podiatra, che, come ho detto prima, rivestono grande importanza sociale e medica. E francamente non si comprende in alcun modo la ragione dell'esclusione dei podologi da questa modernizzazione. Questo smentisce quanto ha detto prima il relatore, perché sono state riconosciute le professioni sanitarie dell'osteopata e del chiropratico, escludendo il podologo e francamente non si capisce il motivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Onorevole Savino, mi rivolgo a lei attraverso il Presidente. Forse la spiegazione del presidente Marazziti - grazie al rumore un po' di sottofondo - è sfuggita. Questa professione, a cui lei fa riferimento, ha già nella legge un albo, che rientra all'interno dell'ordine dei tecnici di radiologia della riabilitazione e della prevenzione, nella stessa identica situazione a cui arriveranno gli osteopati. Quindi, il suo obiettivo è nella legge già raggiunto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Elvira Savino, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Passiamo all'emendamento 4.6 Baroni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. La disposizione prevede che, qualora il numero dei professionisti di una circoscrizione geografica sia esiguo ovvero sussistano altre ragioni di carattere storico, topografico, sociale o demografico, il Ministero della salute, su proposta delle rispettive federazioni nazionali e d'intesa con gli ordini interessati, può disporre che un ordine abbia per competenza territoriale due o più circoscrizioni geografiche circostanti. Noi mettiamo un numero semplicemente. È chiaro che l'ipotesi dell'accorpamento rimane una possibilità remota, laddove sia prospettabile solo d'intesa. Se voi mettete “d'intesa”, è ovvio che loro non andranno mai a segare l'albero, su cui sono seduti e dei cui frutti si nutrono, per cui o fate il vostro lavoro di legislatori oppure fatelo fare a loro e vi fate scrivere gli emendamenti e gli articoli direttamente da loro. Ops, cosa che già avviene.
In realtà, il legislatore proviamo a farlo noi e mettiamo 5 mila iscritti, che è un numero assolutamente su cui si poteva discutere. Non è avvenuta questa discussione. Per quanto ci riguarda, era il numero minimo per avere un ordine provinciale e territoriale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà. Onorevole Corsaro! Grazie.
MATTEO MANTERO. Qui andiamo sempre nella direzione di tentare di rendere gli ordini più virtuosi, mentre - siccome ci avete respinto la possibilità di organizzare gli ordini su base regionale e non su base provinciale -, come hanno detto anche i miei colleghi prima, gli ordini provinciali molto spesso non si reggono in piedi, proprio perché hanno un esiguo numero di iscritti e hanno, quindi, un numero limitato di introiti, sono privi di personale e, quindi, non sono in grado di sostenere tutti gli adempimenti che una pubblica amministrazione deve sostenere. Quindi, con quest'emendamento chiediamo almeno, se non di portare tutti gli ordini su base regionale, almeno di portare all'accorpamento di quegli ordini che hanno un numero di iscritti veramente basso - quindi, noi stabiliamo inferiore ai 5 mila -, tentando appunto di rendere più virtuosi gli ordini sul nostro territorio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Baroni, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo all'emendamento 4.131 Lenzi.
Se nessuno chiede di intervenire, parere… Onorevole Baroni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Capisco che la Presidenza e la maggioranza voglia andare via liscia, rispetto alle…
PRESIDENTE. No, onorevole Baroni, basta prenotarsi un pochino prima che io inizi a leggere l'emendamento. Nessuno vuole andare “liscio”, abbiamo tutto il tempo davanti a noi, per me anche una settimana. Basta che lei si prenoti per tempo. Prego.
MASSIMO ENRICO BARONI. Va bene. È un vero peccato che quest'Assemblea non si interessi a una riforma che, di fatto, trasformerà le poltrone dalle 6 mila, attualmente disponibili per gli ordini professionali sanitari, alle 22 mila, perché i gettoni di presenza, tra commissioni d'albo e consigli direttivi e organi statutari, diventeranno questi. E, per risparmiare, per permettersi comunque rimborsi, per venire a Roma, per girare, per andare ai convegni e quant'altro, non assumono il personale amministrativo. Quindi, sono inadempienti, rispetto alle leggi sulla trasparenza e rispetto a tutta una serie di leggi, in cui si prevede personale amministrativo, ben distinto dall'organo di indirizzo politico.
Allora, che cosa fa la Lenzi, facendo, per quanto ci riguarda, una fragorosa marcia indietro, rispetto al lavoro fatto in Commissione? Infatti, lei è stata convocata al Ministero della salute e al consiglio straordinario delle professioni, in cui - diciamolo - è stata maltrattata. E questa è la produzione di questo maltrattamento da parte degli ordini, che hanno scritto e detto: ma che riforma brutta, era meglio prima, quella della Lorenzin, che lasciava lo status quo, esattamente com'era! Cioè, era praticamente una riforma degli ordini, scritta dagli ordini, dai portatori di interessi, che, di area para-massonica, da vent'anni sono sempre lì e passano dagli ordini professionali alle casse di previdenza, fino a quando non arriva lo scandalo, le denunce della procura, i derivati, e loro cadono giù dal pero. Ma sono sempre loro. Ebbene, dopo questo maltrattamento, fatto ad hoc alla Lenzi, la Lenzi ha fatto degli emendamenti per tornare sui suoi passi, così come il presidente. Per cui, gli ordini hanno bussato e la politica esegue.
Con questi emendamenti la politica si lega mani e piedi alle intenzioni e alle prescrizioni degli ordini professionali. Per cui, non più sentite le rispettive federazioni nazionali, si possono chiedere gli accorpamenti, per risparmiare e per non gravare sulle tasche degli iscritti agli ordini, ma deve essere “d'intesa”. Se loro non sono d'accordo, in questo Paese, non si muove una foglia. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.131 Lenzi, parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Intanto salutiamo gli alunni e docenti del Liceo scientifico “De André” di Brescia, che assistono ai nostri lavori in tribuna (Applausi).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 7).
A questo punto, dall'approvazione dell'emendamento 4.131 Lenzi, sono preclusi gli emendamenti 4.120 Scopelliti e 4.7 Silvia Giordano.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.8 Basilio, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Gli emendamenti 4.9 Fucci e 4.110 Baroni sono preclusi dall'approvazione dell'emendamento 4.131 Lenzi.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.10 Baroni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.12 Brignone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.11 Grillo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Qui si riesce proprio a vedere, proprio in maniera stupenda, la fantasia di coloro che sussurrano alle orecchie di chi ha fatto questo “DDL Lorenzin” proprio per riuscire a ottenere tutti i benefici, tutti i benefici a cui un ordine professionale può aspirare. Praticamente, ci si inventa un nuovo ente. Prima l'ordine professionale era un ente ausiliario come tanti altri…
PRESIDENTE. Per favore, il tavolo del Governo. Onorevole Laffranco.
MASSIMO ENRICO BARONI. Adesso, nonostante esista il principio di sussidiarietà, che è un principio che lo Stato usa per organizzare la propria macchina amministrativa, la Lorenzin si inventa - chissà chi glielo avrà mai scritto - l'ente sussidiario. Lei ha mai sentito parlare qualcuno qui dentro, con tutti i giuristi e i costituzionalisti che ci sono, o conosce un ente sussidiario dello Stato? Qualcuno mi dice un ente sussidiario pubblico non economico dello Stato? Questo perché? Perché gli ordini, che sono vecchi furboni, che vi dicono? Facciamo una nuova categoria di ente, così noi ci teniamo tutte le prerogative del pubblico - senza gli adempimenti del pubblico - e possiamo continuare a mantenere anche le prerogative del privato, perché a noi ci piacerebbe un pochino essere privatizzati e, allo stesso momento, però, mantenere il carattere impositivo dello Stato, perché l'ordine impone i tributi perché ha un potere paraimpositivo, paratributario, per cui se non si paga la tassa arriva esattamente Equitalia che ti dice: “Tu devi pagare”. Poi, lavora per le funzioni dello Stato e adesso si sono inventati, grazie alla Lorenzin, nota giurista diplomata, l'ente sussidiario.
Noi semplicemente ripristiniamo quello che è: è un ente ausiliario come ve ne sono altri e rientra in una categoria ben definita nell'ordinamento amministrativo. Questo è il livello in cui vi siete fatti infiltrare come politica da questi giuristi che vi prendono per il sedere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Baroni, per favore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.11 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.13 Grillo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Passiamo all'emendamento 4.121 Scopelliti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.
ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Io accolgo l'invito al ritiro per questo emendamento, ma anche per gli emendamenti 4.124 e il 4.122 a mia prima firma.
PRESIDENTE. Sta bene. Ne prendiamo nota.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.14 Basilio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Passiamo all'emendamento 4.15 Lorefice, su cui c'è un invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Noi chiediamo semplicemente la piena attuazione delle leggi vigenti. Sugli ordini professionali a maggio 2013 è uscito il “decreto legislativo Severino” sull'incompatibilità e sull'inconferibilità di incarichi; dopo abbiamo convocato Cantone e sono state fatte otto domande in cui Cantone diceva: “Sì, è vero. Io non posso esprimermi perché sono organi parlamentari e in caso di incompatibilità ci deve essere la giunta”, però sono incompatibili per la legge, come abbiamo detto, e anche per il decreto legislativo n. 39 del 2013, che prevede l'inconferibilità addirittura e, quindi, addirittura la responsabilità di chi ha conferito questo incarico. E, allora, si sono inventati la trasparenza attenuata, si sono inventati l'inconferibilità attenuata, cioè nel senso che magari io non vado nelle poltrone che fondamentalmente poi non mi piacciono o non mi convengono più di tanto e sono trasparente solo sulle cose su cui mi conviene, cioè la cosiddetta modalità attenuata dell'applicazione.
Quindi, noi chiediamo semplicemente la piena attuazione di un decreto legislativo. Vuoi fare l'eletto nell'ordine professionale? Allora, pubblichi la tua dichiarazione dei redditi, pubblichi se prendi i soldi da altri enti pubblici o da altre situazioni che possono essere chiaramente incompatibili. Noi chiediamo questo. Non ci sembra, visto che ci sono 6 mila poltrone e adesso ce ne saranno 22 mila, che il cittadino e il giornalista debbano anche andare a vedere quanto prende di rimborsi il presidente dell'ordine di Bari o il presidente dell'ordine di Torino o quanto prende di indennità perché poi prendono entrambe le cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e se sono contemporaneamente presidenti di ordine nazionale e territoriale possono scegliere se prendono il rimborso dal territoriale o dal nazionale e se prendere l'indennità dal nazionale o dal territoriale. E basta! Avevo fatto uno schema che tra tutti i quattro - “i quattro dell'Ave Maria” - avevano oltre 40 poltrone contemporaneamente che sono soggette a rimborsi. Oltre 40 poltrone in quattro, esclusa quella da senatore: per carità di Dio, non sia mai che devono fare un lavoro solo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento Cinque Stelle ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente, per annunciare il voto favorevole a questo emendamento, ma soprattutto per mettere in evidenza, per suo tramite, signor Presidente, che cosa l'Aula ha bocciato nell'emendamento precedente. Ha bocciato il fatto che gli ordini professionali promuovono e assicurano la salvaguardia dei diritti umani e dei principi etici dell'esercizio professionale indicati nei codici deontologici, al fine di garantire la tutela della salute individuale e collettiva, concorrono, al solo fine di garantire l'interesse pubblico, alla tutela e alla valorizzazione dell'esercizio professionale, la qualità tecnico-professionale, la valorizzazione della funzione sociale delle professioni, incentivano le attività di ricerca scientifica degli iscritti in connessione con le associazioni professionali e le società scientifiche. Se gli ordini professionali, in un contesto di riforma che si sta tentando di fare, non debbono assolvere a questi tipi di principi, ma di che cosa parliamo, signor Presidente? Parliamo dell'aria fritta, veramente. Se agli ordini professionali si tolgono questi compiti … Per questo motivo noi abbiamo votato a favore di quello, voteremo a favore anche di quest'altro provvedimento, però, insomma, mi sembra che lo scivolone dell'Aula e della politica sia veramente enorme stavolta. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palese, magari la prossima volta interveniamo direttamente sull'emendamento in questione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Grazie, Presidente. Io vorrei leggere quello che contiene il testo. Peraltro, ricordo che siamo in seconda lettura, è già stato approvato dal Senato. Dice che gli ordini - i diversi compiti e non li leggerò tutti, ma quelli che si riferiscono all'osservazione appena sentita - promuovono e assicurano l'indipendenza, l'autonomia, la responsabilità delle professioni, la qualità tecnico-professionale e la valorizzazione della funzione sociale, la salvaguardia dei diritti umani e dei principi etici dell'esercizio professionale indicati nei codici deontologici, al fine di garantire la tutela della salute individuale e collettiva. Quindi, poi, in realtà, era la stesso contenuto scritto in maniera più lunga e più estesa. Un po' di sintesi non tradisce i valori e i principi affermati.
PRESIDENTE. Grazie. Adesso io l'ho fatta parlare, perché ho fatto parlare l'onorevole Palese, però noi, quando dobbiamo intervenire sugli emendamenti, possibilmente interveniamo su quelli che sono in discussione e non a posteriori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.15 Lorefice, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.16 Brignone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.17 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.18 Baroni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.19 Basilio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Questo è un emendamento molto semplice, che richiama anche quello precedente. L'emendamento della mia collega Basilio precisa che le attività di formazione continua, educazione continua in medicina, sono erogate dagli ordini e coordinate con l'analisi del fabbisogno formativo delle regioni, delle aziende sanitarie, delle aziende ospedaliere territoriali, delle associazioni professionali e delle società scientifiche. Lei lo sa perché lo specifichiamo, Presidente? Per una semplice ragione: nel Lazio l'analisi del fabbisogno formativo in materia sanitaria non c'è, non c'è, non c'è nulla, per cui gli ordini professionali che operano nel Lazio possono emanare, promanare, qualsiasi tipo di formazione, facendola passare come un'analisi del fabbisogno formativo. Non c'è. Ognuno forma un po' con quel termine, sa, di Boris. Se lo ricorda, Presidente? Esatto, così.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.19 Basilio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.20 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.21 Grillo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie. Con questo semplice emendamento sostituiamo nel senso di prevedere che siano sorteggiati “nell'albo” invece che “tra i componenti delle commissioni disciplinari di albo”. Mi spiego meglio. L'emendamento, nel prevedere che siano invece sorteggiati nell'albo, è finalizzato ad evitare che i soggetti eletti siano anche soggetti giudicanti ovvero evitare che le commissioni disciplinari coincidano con gli organismi elettivi degli ordini, come peraltro previsto per le altre professioni a seguito del DPR n. 137 del 2012. Quindi, questo emendamento è una semplice armonizzazione e va incontro al buon senso, che però non è stato colto dal relatore in Commissione. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.21 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.22 Baroni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.23 Baroni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, con questo emendamento, in particolare, inseriamo la preclusione, per chi fa parte degli uffici istruttori di disciplina, di ricoprire cariche all'interno dei consigli direttivi, quindi dividiamo l'organo di indirizzo politico dall'ufficio istruttorio di disciplina. C'è una preclusione. Un semplice emendamento che farebbe bene allo Stato, ai cittadini e agli iscritti agli ordini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Presidente, questo ci pare un emendamento di buonsenso, in cui dividiamo praticamente i poteri, l'organo direttivo e l'organo elettivo, da chi invece commina le sanzioni agli iscritti agli ordini. Ci pare di buonsenso il fatto che l'organo politico non sia lo stesso che poi può andare a comminare sanzioni agli iscritti in maniera anche eventualmente coercitiva o per colpire eventualmente gli avversari politici. Ci sembra una cosa assolutamente di buonsenso, che va verso la tutela degli iscritti ai singoli ordini, quindi non vediamo perché il parere è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.23 Baroni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.24 Miotto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Presidente, intervengo solo per sottolineare il problema di impianto che ha questa normativa e che dalla presentazione di questo emendamento viene squadernato di fronte a noi. Infatti, è vero che c'è un tema che riguarda il rapporto tra la condotta del professionista legata ai vincoli di natura giuridica, in relazione al contratto di lavoro, alla convenzione con un ente pubblico, e una tensione con il problema degli obblighi che derivano dalla deontologia professionale.
Questo tema, non essendo risolto in partenza, con la definizione dell'organo sussidiario, con la mancanza di un ragionamento sul ruolo che vogliamo affidare agli organismi professionali, agli ordini professionali, fa emergere questo conflitto, e non è che la dizione dell'emendamento lo risolve, perché io vorrei un ordine professionale che è molto rigido nel sanzionare quando si vìola la deontologia professionale.
Dovrebbe essere un problema del rapporto tra Stato e ordine professionale, invece, quello di risolvere la questione del vincolo derivante da leggi dello Stato o da contratti nazionali di lavoro. Non si può mettere in capo all'ordine professionale la necessità di tutelare altre fonti normative; l'ordine professionale dovrebbe parlare di deontologia: punto. Ma noi ci troviamo in questo pasticcio, e nel pasticcio cerchiamo di organizzarci con degli emendamenti che rendono le cose soltanto ambigue. Ci asterremo anche su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, anche noi ci asterremo, perché questo emendamento fondamentalmente è ridondante. Non possiamo ripetere: “tenendo conto degli obblighi in capo agli iscritti derivanti dal rispetto della normativa vigente, nazionale e regionale”, perché quelle sono leggi ed è ovvio che l'analisi di una eventuale conflittualità tra una legge regionale e nazionale rispetto a un codice deontologico debba sollevare un dibattito pubblico, debba scaldare il cuore e gli animi di un professionista. Come facciamo a chiudere e a tappare questa discussione dicendo che sostanzialmente chi si deve armonizzare nei confronti di chi? La legge potrebbe avere torto, il codice deontologico potrebbe avere torto, il dibattito deve continuare a restare in piedi.
Eppure, quello che addirittura si vuole far soggiacere rispetto al codice deontologico è il contratto nazionale di lavoro. Cioè, abbiamo visto cosa c'è scritto nei contratti collettivi nazionali di lavoro: addirittura, in caso di conflitto fra codice deontologico e contratto nazionale di lavoro, deve soccombere il codice deontologico.
Io non sono convinto di questa cosa. Cioè, se quel conflitto nasce, emerge, c'è qualcosa che si deve fondamentalmente evolvere e che non è al passo coi tempi. Ci asterremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Presidente, si tratta di una questione giuridica interessante, molto rilevante. L'Aula l'ha già affrontata quando abbiam parlato del consenso informato, dove ci fu proprio una discussione sul riconoscimento della deontologia professionale, e quindi abbiamo riconosciuto in quel momento che esiste una dimensione della deontologia che può entrare eventualmente in conflitto con una legge dello Stato. Questo è il tema.
Vorrei ricordare, alle forze politiche che sono intervenute, che la loro posizione, in quel momento, in quella sede, rispetto a quella legge, era di far prevalere la legge rispetto al codice deontologico. Quindi, questo equilibrio in quel momento era spostato in quella direzione, qui sembra che assumano la posizione rovesciata.
In realtà la tensione è nelle cose, però, dove c'è una Costituzione, è la Costituzione che prevale comunque, a prescindere. Ricordo, inoltre, che la nostra Costituzione ha previsto la giustizia amministrativa, quindi, se ti trovi di fronte a una normativa - quella contrattuale dei dipendenti pubblici viene poi assorbita in legge -, il percorso non è quello disciplinare, ma è quello di ricorrere al giudice amministrativo, che non c'era nel 1946, quando sono stati ricostituiti gli ordini, ma c'è adesso e svolge un ruolo peraltro molto, molto presente.
Quindi, questa, che è una questione giuridica rilevante e interessante, dice semplicemente di tenere conto, di riproporre il fatto che anche il codice deontologico sta comunque all'interno del quadro costituzionale. Se non accettassimo questa logica, potremmo trovarci di fronte a questo paradosso, cioè che, se l'Aula del Parlamento dovesse votare di nuovo la legge n. 194, cioè la legge sull'aborto, senza riconoscere l'obiezione di coscienza, come invece adesso c'è, ma la volesse levare, i deputati medici potrebbero trovarsi di fronte a un conflitto col proprio codice deontologico ed essere sottoposti a provvedimenti disciplinari.
Questo per dire che il tema che qui viene solo accennato dicendo che bisogna tenere un equilibrio tra queste situazioni è in realtà una questione giuridica molto complessa, che quest'Aula ha affrontato altre volte. A mio parere, allora come adesso, quello che deve prevalere è la Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Murer. Ne ha facoltà.
DELIA MURER. Presidente, solo per sottolineare che noi abbiamo una posizione che chiede la prevalenza della legge, non siamo però dell'orientamento che dica per legge quello che deve fare il codice deontologico. Il codice ha una sua autonomia. Questa è la nostra posizione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.24 Miotto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 23).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.25 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.26 Fucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.27 Lenzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Presidente, colgo l'occasione di questo emendamento - non interverrò molto, ma intervengo questa volta - per spiegare alcuni miglioramenti del testo e alcune decisioni prese sui singoli emendamenti a questo articolo 4, perché qui si introduce, favorendo l'equilibrio di genere, il ricambio generazionale.
Si tratta di uno dei punti di miglioramento del testo che ci è pervenuto dal Senato; altri punti parleranno del quorum, del limite dei mandati, del riequilibrio generazionale e parleranno ancora, quindi, di democraticità e di trasparenza, porranno criteri di terzietà: tutto nel tentativo di aiutare e favorire la maggiore partecipazione e la legittimazione dei futuri vertici di tutti gli ordini professionali.
Ora, vorrei che l'Aula sapesse, più o meno, di che cosa stiamo parlando, con precisione. Gli ordini professionali, in particolare quelli sanitari, risalgono, nella normativa, a un decreto luogotenenziale del 1946 firmato da De Nicola e ratificato nel 1956. Da allora, non c'è stato nessun intervento normativo e, quindi, non erano previsti i temi e i problemi che noi oggi sentiamo molto.
Mentre altri ordini - penso all'ordine degli avvocati, che nel luglio scorso ha introdotto il limite dei due mandati, penso agli ordini degli architetti, degli assistenti sociali, dei geologi, degli ingegneri, dei biologi, dei chimici -, nel 2005, si sono dati alcune di queste regole, noi oggi siamo intervenuti, per la prima volta, in una direzione che è ormai consolidata per tutti gli ordini professionali e dal sentire del Paese e da esigenze di partecipazione e trasparenza.
Noi, per esempio, introduciamo e introdurremo il revisore dei conti esterno, quindi, un elemento di garanzia, tutte cose che non c'erano e che hanno creato anche preoccupazione, in qualche punto del sistema ordinistico che temeva un'ingerenza politica, addirittura, dentro l'autonomia professionale. Noi abbiamo raggiunto, mi pare, un eccellente punto di equilibrio, che crea più legittimità, rafforza il ruolo di aiuto e di sussidiarietà, dentro un'idea di società dove i corpi intermedi hanno una funzione quando esercitano esattamente la propria specifica funzione. Quindi, questo è stato un percorso che, nel corso del lavoro della Commissione, ha raccolto, già nel testo, tutte queste cose con i contributi di tutte le parti, di tutti i gruppi e, quindi, anche dell'opposizione che, oggi, ovviamente, chiede di più.
Allora, volevo ricordare che sono arrivati al relatore degli emendamenti, molti che volevano riportare il testo quello del Senato, dove non c'era nulla di tutto quello che io ho elencato fino adesso; e, poi, ci sono emendamenti che vorrebbero, forse, rivedere proprio il significato della parola “ordine”, oppure, per esempio, intervenire ancora più pesantemente su questa materia, come abbiamo ascoltato da alcuni interventi legittimi dei colleghi del MoVimento 5 Stelle.
Ma credo che non sfugga a nessuno, neanche a loro, il fatto che è la prima volta che interveniamo in maniera significativa, dopo circa settant'anni, su questa materia. Allora, voglio semplicemente dire a tutta l'Aula che stiamo facendo, a mio parere, una cosa utile. Il presidente e relatore ha cercato di mantenere un equilibrio e spero che riusciremo a mantenerlo fino alla fine.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Presidente, apprezzo moltissimo lo sforzo del relatore su questo punto, su questo articolo; apprezzo di più forse il lavoro svolto sul resto del provvedimento; continuo a considerare questo lavoro di revisione sugli ordini professionali una cosa che poteva tranquillamente avere un altro spazio, un'altra prospettiva, in altri momenti; ci siamo costretti, invece, dentro un decreto omnibus.
Tuttavia, non voglio parlare di questo ora, voglio parlare di questo emendamento, perché sono talmente d'accordo sull'equilibrio raggiunto su questo punto, cioè la garanzia delle quote di genere, l'innovazione e la rappresentanza, che non capisco come mai il testo della Commissione che parla dei regolamenti che dovranno garantire questi due principi sia trasformato, da questo emendamento, in un ben più blando “favorire”.
Allora, vuol dire che il lavoro fatto in Commissione, in realtà, un equilibro non l'aveva trovato o qualche cosa è successo dopo, che ha richiesto che su quell'equilibrio si dovesse tornare indietro. Per questo voteremo assolutamente contro, ma vorremmo sapere qual è la motivazione per cui la maggioranza voglia tornare indietro su questo punto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Dobbiamo chiarire un paio di punti. L'occasione mancata c'è, è sotto gli occhi di tutti, e anche questo emendamento, di nuovo, ritorna sui propri passi, perché sono arrivate le telefonate, la Lenzi è stata convocata al Ministero della salute e al Consiglio straordinario delle professioni, si è nascosta dietro al MoVimento 5 Stelle - e ha fatto bene, ha fatto bene -, per quello che dice Marazziti, relativamente all'esercizio abusivo della professione di contabile, perché, ricordiamoci queste parole: negli ordini professionali da settant'anni si fa esercizio abusivo della professione di contabili, perché il revisore dei conti viene nominato e abbiamo ostetriche o infermieri che fanno i revisori dei conti.
Allora, l'unico gruppo che ha sollevato questa questione, l'unico gruppo che ha presentato emendamenti in questa direzione, in prima battuta, è stato il MoVimento 5 Stelle e gli ordini si sono rivoltati contro, perché i loro conti non devono essere controllati da revisori legali, che hanno effettivamente delle competenze e, sì, un codice deontologico su come si controllano i conti. E allora gli ordini hanno detto: va beh, ma non ci potete mettere tutti i revisori legali, perché altrimenti ci fate un ... così, Presidente, e non è possibile perché, con i nostri conti, abbiamo sempre fatto come ci pareva.
E allora comprano degli stabili, delle strutture dalla cassa previdenziale, con il ricarico di 40 milioni di euro, lo vediamo, e dopo si vede che questa è una truffa ai danni degli enti sussidiari dello Stato e che questa cosa non si capisce bene cos'è.
Allora, quello che viene detto, in buona parte, in quest'Aula, relativamente all'ultimo intervento che ho sentito, è falso! La questione dei revisori contabili è una questione che ha portato avanti con forza il MoVimento 5 Stelle, la maggioranza si è accodata e mi dispiace che il Partito Democratico non abbia avuto la forza di dire: non abbiamo approfondito sufficientemente la questione, abbiamo troppi conflitti di interessi al nostro interno, gli iscritti ai partiti che siedono contemporaneamente sulle poltrone degli ordini, perché siamo questa forza politica, ovvero multipoltronara e in conflitto di interessi.
E allora, per una volta si poteva fare una riforma con revisori contabili veri, non solo il presidente, perché si vota a maggioranza nei revisori contabili; se sono tre infermieri e un presidente revisore contabile, il presidente andrà sotto. Noi prevedevamo anche l'estrazione a sorte dei revisori contabili e ci è stato detto che non si può fare, perché sarebbe la prima volta nella storia che ci sarebbe l'estrazione a sorte; quindi gli ordini si prenderanno, ovviamente, il revisore contabile a loro più vicino, non sia mai che per una volta facciamo gli inglesi in quest'Aula, non sia mai, vero, Presidente? Perché di Laroma ce n'è uno, tutti gli altri siedono in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente, il mio è un intervento doveroso, perché a sentire più volte l'onorevole Baroni qualcuno potrebbe convincersi che dice la verità, invece le cose che dice sono assolutamente prive di fondamento.
Intanto, questa è una norma che, dopo tanti anni e decenni, prevede un riordino serio delle professioni sanitarie, ripeto, atteso da decenni. Tutte le professioni vengono sottoposte a una vigilanza del Ministero della salute e c'è una procedura chiara anche per la creazione degli ordini. Ma poi voglio dire, Presidente - e questo è un concetto generale -, gli ordini sono enti autonomi, si autofinanziano e vengono finanziati da parte degli iscritti, che possono liberamente aderire oppure no (Commenti del deputato Baroni)...
PRESIDENTE. Onorevole Baroni, però adesso lei lasci parlare. Prego.
PAOLO TANCREDI. Voglio anche dire che, per una delibera del 20 ottobre scorso, la Federazione degli ordini dei medici si è assoggettata anche alla disciplina del codice dei contratti pubblici.
Quindi, andiamoci piano; la legge può entrare in questa disciplina, ma deve comunque tutelare l'autonomia degli ordini, che è, credo, una cosa inviolabile (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Con lo stesso spirito con cui è intervenuto il collega in precedenza, cioè per riportare un po' di verità all'interno di quest'Aula, volevo solo fare presente che l'iscrizione alle professioni ordinistiche è obbligatorio per poter esercitare una professione, per cui non si fa su base volontaria, ma è un impianto dello Stato per cui tu, per esercitare una professione, devi essere iscritto ad un albo; non lo fai come se fosse l'associazione della bocciofila: è un'altra cosa quella (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.27 Lenzi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.28 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
L'emendamento 4.124 Scopelliti è ritirato.
Passiamo all'emendamento 4.31 Fauttilli. Devo sapere dall'onorevole Fauttilli se accetta la riformulazione. Onorevole Fauttilli, se non disturbiamo, la accetta? Bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.31 Fauttilli, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 28).
Passiamo all'emendamento 4.32 Monchiero. Onorevole Monchiero c'è un invito al ritiro, lo ritira? Bene, lo ritira.
Quindi, passiamo a pagina 14 del fascicolo, all'emendamento 4.33 D'Incecco.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.33 D'Incecco, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 29).
Passiamo all'emendamento 4.127 Fauttilli. Prendo atto che l'onorevole Fauttilli accetta la riformulazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.127 Fauttilli, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 30).
Passiamo all'emendamento 4.132 Lenzi, su cui c'è una proposta di riformulazione. Onorevole Lenzi, la accetta? Va bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.132 Lenzi, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 31).
Allora, a pagina 15, a questo punto, gli emendamenti 4.36 Fucci e 4.37 Rondini sono assorbiti dall'approvazione dell'emendamento 4.132 Lenzi.
L'emendamento 4.122. Scopelliti è stato ritirato e i successivi identici emendamenti 4.39 Fucci e 4.40 Rondini sono preclusi, sempre dall'approvazione dell'emendamento 4.132 Lenzi.
Siamo all'emendamento 4.99 Grillo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.99 Grillo, parere contrario del relatore e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione - Commenti).
Allora, revoco l'indizione della votazione: l'emendamento 4.99 Grillo è ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.41 Fucci, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.42 Lorefice.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Noi prevediamo semplicemente il limite del numero dei mandati, non solo del presidente e degli organi statutari, del vicepresidente e del tesoriere. Prevedevamo, visto che ci sono dei direttori amministrativi che hanno la responsabilità legale anche dell'ente pubblico non economico, che il tesoriere non aveva ragione di essere: il segretario doveva essere quello verbalizzante.
Cosa succede? Il segretario fa i mandati di pagamento negli ordini professionali. Lui firma e fa i mandati di pagamento. Sa benissimo che questa è una cosa che non si potrebbe fare, perché, tra l'altro, per uscire dalle norme sull'incompatibilità e sulla trasparenza, hanno addirittura dichiarato che non hanno poteri gestionali, per salvarsi in giunta delle elezioni, tramite il parere del defunto Capotosti, che però non volle che venne divulgato. Era solo a favore del comitato unico delle professioni.
Ma, detto questo, noi riteniamo semplicemente che la norma, così come l'ha inserita il presidente Marazziti, non sia efficace, perché prevede che il limite dei mandati sia praticamente due volte, poi si salta un turno, poi si può essere rieletti due volte, poi si salta un turno, poi si può essere rieletti due volte. Ma che modo è di inserire queste norme? E' stata anche scritta male. Con l'emendamento noi prevediamo semplicemente che non si possa fare più di due volte. Ci sembra una norma assolutamente di buonsenso, visto che si è scritto da altra parte: ricambio generazionale, bla bla bla…Ma che ricambio generazionale! Si metta un blocco ai mandati e basta.
PRESIDENTE. Saluto gli alunni e gli studenti dell'Istituto comprensivo “Perugia 2” di Perugia, che seguono i nostri lavori in tribuna (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.42 Lorefice, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.43 Mantero.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Come già ho accennato prima, prevediamo la soppressione della figura del tesoriere, perché la Ministra diplomata Lorenzin, che è stata eletta ed è a in capo al suo Ministero, non è la responsabile legale. Non dispone dei beni del Ministero della salute. Ed è per questo che c'è un direttore generale amministrativo, che è il responsabile legale.
Allora, all'interno degli ordini professionali, hanno lasciato questa situazione assolutamente non corretta, in cui il tesoriere diventa il responsabile amministrativo e legale dell'ordine professionale.
È per questo che stanno cercando di uscire in tutti i modi dal decreto legislativo n. 165 del 2001, per cui si inventano l'ente sussidiario ed escono dall'ente ausiliario, perché in questo modo si tratta sempre di soldi: seguite i soldi! Questo è il discorso, è sempre un discorso di soldi. Il 90 per cento delle persone che cercano di farsi eleggere all'interno dei consigli degli ordini professionali lo fanno per fare una carriera in Parlamento o per fare una carriera o per diventare presidente dell'ente di previdenza analogo all'ordine professionale in merito. Infatti, come disse Franco Stefanoni, fare il Ministro non conta niente, rispetto ad essere presidente di un ente previdenziale, perché lì sei un imperatore. Questo è il discorso, perché gli enti di previdenza gestiscono e amministrano 16 miliardi di euro. Ma chi volete che se ne accorga, se per caso una ventina di milioni di euro esce, tramite quella consulenza o tramite quell'altra consulenza? Allora, noi con questo emendamento sopprimiamo la figura del tesoriere, in quanto, a parte la figura rappresentativa del presidente e, in sua vece, del vicepresidente, non si comprende il motivo del mantenimento di cariche elettive gestionali, come ad esempio il tesoriere, tenuto conto che non esistono in analoghi contesti di pubblica amministrazione.
Allora o li privatizzate questi ordini professionali oppure li fate rientrare all'interno dell'alveo della pubblica amministrazione, in maniera (Commenti)…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Onorevole Guerini, per favore.
MASSIMO ENRICO BARONI. Secondo la disposizione vigente, firma, insieme al presidente e al segretario, i mandati di pagamento e ha poteri gestionali e amministrativi, che in altri contesti sono invece svolti dai dirigenti dello Stato. Gli ordini, in quanto enti pubblici non economici, devono adeguarsi al decreto legislativo n. 165 ed attuare la separazione dall'indirizzo politico amministrativo, in ossequio - come diceva la Lenzi prima, ma solo per comodità, relativamente alla sua posizione del momento - all'articolo 97 della Costituzione, per garantire l'imparzialità e la corretta gestione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.43 Mantero, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.44 Grillo, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.45 Baroni, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
L'emendamento 4.46 Miotto è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.47 Basilio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, visto che ci sono dei ragazzi che ci stanno seguendo, faccio notare quale portata innovativa ha questo emendamento, è una cosa straordinaria. Chi mai ci avrebbe pensato: la carica di un consigliere può essere ricoperta per un massimo di due mandati. Sono considerati anche i mandati svolti nella configurazione precedente degli ordini e non possono assumere cariche all'interno dei consigli degli ordini coloro che sono collocati in quiescenza (che significa in pensione), perché succede che gli ordini diventano il dopolavoro dei pensionati. Infatti, a un certo punto smettono di fare il lavoro che facevano prima, soprattutto negli ordini sanitari, e iniziano la carriera ordinistica. Se non si possono iscrivere, se non sono iscritti all'ordine perché sono andati in quiescenza e l'INPS o comunque la cassa previdenziale prevede e richiede la disiscrizione all'ordine per erogare la pensione, non capiamo come mai se si è pensionati e ci si è disiscritti dall'ordine, si riesca a fare carriera nell'ordine. Ebbene, questa è una cosa meravigliosa. Con l'emendamento 4.47 Basilio mettiamo, appunto, dentro questo casino degli ordini un po' di ordine.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Proprio qui sta il trucco del vostro finto limite dei due mandati, oltre al fatto che il limite dei due mandati è a canguro, nel senso che si fanno due mandati e poi pausa, due mandati e poi pausa e quindi il limite, diciamo, non c'è, ma di fatto voi mettete il limite dei due mandati solo alle cariche di presidente, vicepresidente, tesoriere e così via, che sono cariche di elezione di secondo livello ma il limite non lo mettete ai consiglieri. Quindi, il giro di pausa non lo faranno neanche come non eletti ma come consiglieri. In pratica, nel circolo dei consiglieri di un determinato ordine professionale si potranno passare la carica di presidente dall'uno all'altro e, di fatto, continuare ad avere la gestione politica dell'ente. Quindi, il ricambio generazionale di cui state parlando con questo limite assolutamente fittizio non c'è. Con questo emendamento andremo a mettere un minimo in più di limite ai mandati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.47 Basilio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Onorevole Fucci, c'è un invito al ritiro sul suo emendamento 4.48; sta bene, lo votiamo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.48 Fucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.49 Fucci e 4.133 Gelli, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 39).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 Nesci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.63 Baroni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.51 Lorefice, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.52 Brignone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.53 Basilio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.54 Brignone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.55 Grillo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Presidente, l'emendamento, che è chiaramente provocatorio, prevede, ai fini dell'iscrizione, solo un contributo volontario e non una tassa obbligatoria. Cioè, noi prevediamo fondamentalmente di sostituire la tassa annuale e mettiamo il contributo volontario.
L'emendamento ha un significato rilevante, poiché vuole mettere in discussione proprio il modo di agire degli ordini professionali, che, se da un lato vogliono mantenere e attribuire alla quota di iscrizione il valore di tassa, con un'accezione chiaramente paratributaria, come evidenziato da numerose sentenze del Consiglio di Stato e della medesima Corte costituzionale, nonché dal fatto che si applicano le disposizioni sulla riscossione tramite iscrizione a ruolo, dall'altro, invece, tendono a rivendicare la massima autonomia finanziaria e patrimoniale.
Vi hanno portato al guinzaglio rispetto a questa idea, a questo sentiment, vi hanno fatto fare proprio un bel giro, e voi siete lì a dire: ma no, ma è colpa del MoVimento 5 Stelle se in sede referente lo abbiamo peggiorato tanto. Peggiorato per loro, non per i cittadini iscritti, che pagano nelle ventotto professioni ordinistiche 600 milioni di euro l'anno di iscrizione. Questi sono soldi pubblici che vengono drenati agli iscritti.
Allora, facciamo una bella cosa, delle due l'una. Dunque, con questo emendamento si pone una questione fondamentale: se parliamo di tasse e di obbligo, allora parliamo di pubblica amministrazione - non vi inventate quelle cose di enti sussidiari dello Stato che non esistono, per uscire dal decreto legislativo n. 165 del 2001 - a tutti gli effetti, quindi anche in termini di controllo della Corte dei conti, come già previsto; mentre, se parliamo di un contributo volontario, allora siamo in un altro sistema, ossia quello dell'associazionismo.
Decidetevi: o è un contributo volontario o è una tassa. Per quanto ci riguarda, volete farle diventare associazioni private, come diceva il mio collega alle mie spalle prima, che evidentemente non aveva ben chiaro che è un ente pubblico, non ha ben chiaro che un parlamentare iscritto al PD o a Forza Italia non può essere presidente di un ente pubblico. E la Pezzopane, in Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ha detto: no, è tutto a posto, qui non c'è nessuna incompatibilità. Decreto legislativo n. 39, legge dello Stato!
Voi fate come vi pare, loro fanno come vi pare, e questa è l'Italia che va. Grazie al relatore, grazie al capogruppo del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Sì, con questo emendamento, come diceva giustamente il mio collega, chiaramente provocatorio, stiamo andando nel solco e nella direzione tracciata dal Ministro Lorenzin, che chiaramente vuole trasformare quelli che sono enti pubblici non economici, e che, come diceva il mio collega, riscuotono, di fatto, una tassa parastatale, in enti privati. E, allora, se sono enti privati, sono associazioni; e, allora, se sono associazioni, l'iscrizione è libera e il contributo che decideranno di dare gli iscritti sarà libero. Quindi, se la direzione che avete deciso di intraprendere è questa, non c'è altro da fare che votare favorevolmente a questo emendamento. Se respingete questo emendamento, invece, è chiaro che tutto quello che avete fatto fino adesso è stato sbagliato, e quindi bisogna rivederlo. Bisognerà che al prossimo giro al Senato le sciocchezze che avete approvato adesso vengano di nuovo cancellate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.55 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.56 Lenzi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 47).
L'emendamento 4.57 Baroni è precluso dalla votazione che abbiamo appena fatto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.58 Basilio, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Mi dispiace, onorevole Cuperlo, rimane agli atti.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.60 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.59 Rondini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. L'emendamento risulta necessario semplicemente in via specificativa per il fatto che le commissioni di albo esercitano la funzione disciplinare ancor prima di dare esecuzione ai provvedimenti disciplinari, e con l'emendamento andiamo ad escludere che una formulazione senza tale indicazione aggiuntiva possa essere intesa in senso escludente la funzione, e quindi limitativo alla sola funzione applicativa di provvedimenti adottati o decisi magari da altri con omissione della commissione di albo competente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.59 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.61 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.62 Rondini, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 52).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.64 Fauttilli e 4.123 Scopelliti, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 53).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.65 Gelmini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 4.66 Lenzi, 4.67 Rondini e 4.68 Monchiero.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Solo per sottolineare ulteriormente la contraddizione a cui facevo riferimento prima. Anche qui, prima abbiamo detto - noi contrari o comunque astenuti sul punto - che nel momento di irrogare la sanzione bisognava considerare il vincolo che il professionista sanitario aveva in riferimento ai contratti di lavoro, strutturato nel lavoro alla pubblica amministrazione, nel sistema sanitario nazionale, alle leggi dello Stato, e non teneva. Adesso, infatti, si fa una retromarcia, perché nel testo approvato in Commissione, all'articolo 3 si diceva che, quando gli iscritti all'albo sono dipendenti da una pubblica amministrazione, i poteri delle istituzioni pubbliche in materia di organizzazione del lavoro, della normativa regionale, nonché le disposizioni dei contratti di lavoro, devono essere fatti salvi e invece, precipitosamente, si fa marcia indietro e si ritira, cassando questo punto del testo. Il problema è che l'equilibrio non è stato risolto, il problema è che non c'è un'idea chiara di cosa devono essere questi ordini professionali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.66 Lenzi, 4.67 Rondini e 4.68 Monchiero, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 55).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.69 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.70 Grillo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Questo emendamento ci sembra di una semplicità e di un'ovvietà per cui non capiamo il motivo del parere contrario. Ve lo leggo un attimo, proprio perché è molto chiaro l'intento: “Non può essere iscritto all'albo chi sia collocato in quiescenza e non eserciti più la professione. L'iscritto all'albo che dimostri di essere disoccupato è esentato dal pagare la tassa d'iscrizione”.
Quindi, questo emendamento è diviso in due parti e ha due intenti contrapposti e molto chiari. Da una parte, quello di evitare che gli albi diventino una sorta di dopolavoro per pensionati. Infatti, molto spesso, sono tantissimi i pensionati che sono iscritti all'albo, spesso con quote di iscrizione irrisorie, le cosiddette quote d'onore, ma che hanno un grossissimo potere, perché hanno il diritto di voto, ovviamente, in quanto iscritti, di influenzare quelli che saranno gli eletti e, infatti, molto spesso sono proprio questi pensionati, queste persone in quiescenza ad essere eletti, anche perché sono quelli che più spesso vanno a votare, in quanto hanno maggior facilità a recarsi al seggio.
In un emendamento precedente l'onorevole Lenzi ha inspiegabilmente fatto un clamoroso passo indietro rispetto a quanto si era ottenuto, ovvero la possibilità di votare online, l'obbligatorietà di predisporre il voto online, e il fatto che si potessero predisporre i seggi all'interno delle sedi ospedaliere, questo per permettere a tutti o a un numero molto alto di iscritti all'ordine di votare. Ovviamente, questa cosa è negativa per chi in questo momento detiene il potere all'interno degli ordini, perché meno persone vanno a votare più sono le persone a loro vicine che loro controllano e molto spesso sono appunto questi pensionati, che hanno più facilità di recarsi a votare rispetto a chi invece lavora. Quindi, hanno di fatto colonizzato l'ente e di fatto, molto spesso, sono anche quelli che vengono eletti nelle cariche e vengono eletti come consiglieri.
Nell'altra parte dell'emendamento, invece, facciamo sì che chi ha una professione riconosciuta dallo Stato e in questo momento non lavora, si trova ad essere disoccupato, non debba anche farsi carico dell'onere per quanto riguarda l'iscrizione all'albo, che molto spesso è onerosa. Quando già una persona è in difficoltà, noi pensiamo che non sia necessario che paghi una tassa, anche perché, se si trovasse in condizione di non poterla pagare, in quel caso si troverebbe di fatto a non poter esercitare una professione che gli è stata riconosciuta dallo Stato.
Ci sembra un emendamento chiaro, semplice, lineare e assolutamente condivisibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. L'abbiamo già spiegato: cosa sta cercando di fare la politica? In questo momento, la politica sta capendo che negli ordini professionali va a votare il 10 per cento - la media è questa, con qualche piccola eccezione – e, quindi, questa cosa rende assolutamente auspicabile il fatto che ci sia una piccola casta di persone che si fanno rieleggere per vent'anni e sono sempre loro in capo. Al massimo passano dall'ordine professionale all'ente previdenziale, perché il cursus honorum è quello, e poi molti ce li ritroviamo qui, sono andati tutti al Senato, ma è assolutamente un caso.
Noi chiediamo che chi va in pensione, visto che già lo prevede la cassa previdenziale in molti casi, debba essere disiscritto dall'ordine: è una cosa di buonsenso, va elevata a norma di rango primario, non a circolare dell'INPS o dell'ente previdenziale. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Chi esercita per tutta una vita una professione e, a 65 o 67 anni, si trova in pensione, che debba per legge non essere più iscritto all'albo che lo ha caratterizzato per tutta la vita lo trovo vagamente non rispettoso di una generazione che ha costruito e costruisce tanto per l'Italia. Quindi, penso che, nella formulazione di questo emendamento, il parere contrario non sia stato immotivato.
Per quello che riguarda il problema della quantità della quota, ricordo che poco fa abbiamo approvato l'emendamento 4.56, che introduce un elemento decisivo, cioè che la quota dovrà essere stabilita tenendo conto delle condizioni economiche e lavorative degli iscritti, quindi sia del problema della disoccupazione eventuale sia della quantità del reddito. Quindi, tutto questo problema, che è un problema importante, è già contenuto nella legge che abbiamo appena approvato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Presidente, in quasi tutte le professioni sanitarie si può rimanere in attività libero professionale, non è che si smette di essere medico o di essere un infermiere perché si è andati in pensione. Queste sono professioni che ci permettono di continuare a svolgere ruoli attivi, magari nel volontariato, fino a quando si desidera, quindi non si vede perché automaticamente il pensionamento debba corrispondere alla cancellazione dall'ordine.
Per quello che riguarda le quote, ha già detto il presidente della possibilità per gli ordini di articolarle tenendo conto dello stato occupazionale e del reddito, quindi di due aspetti importanti.
Mi permetto di chiarire anche, rispetto agli interventi che ho sentito, che rimane la possibilità del voto telematico su scelta del singolo ordine: è una possibilità e non un obbligo. Il decreto, che abbiamo demandato, per la sua tecnicalità, al Ministero, chiarirà quali sono le modalità con cui questo può essere poi attuato, così come rimane la possibilità, già prevista nel testo che era arrivato dal Senato, di votare in più sedi; dipenderà da quanti sono gli iscritti, da com'è la situazione di quella provincia dal punto di vista dei mezzi, e sono tutte possibilità che vengono date e che prima non c'erano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Presidente, noi votiamo contro questo emendamento, per un motivo molto semplice: sarebbe un modo indiretto per chiudere gli ordini professionali.
Molto probabilmente i colleghi non sono a conoscenza di come stanno le cose. Gli ordini professionali, per fortuna che ci sono, così come i colleghi che vi si dedicano, che sono solo di alcune discipline. Lei immagina veramente che chi ha da fare dalla mattina alla sera, i chirurghi, gli ortopedici, i rianimatori, i cardiochirurgi e quant'altro pensino all'ordine professionale? Neanche per idea. Ammesso e non concesso che avessero questo desiderio, non sarebbero nelle condizioni di farlo, perché stanno sempre a lavorare nelle sale operatorie e quant'altro. Quindi, sono solo i medici di alcune discipline che vi si dedicano, a dire la verità, cioè i medici di medicina generale o qualche internista, qualcosa del genere, soprattutto quelli che non svolgono più la professione, sennò ci sarebbe la chiusura.
Rispetto poi al non iscrivere tutto il personale, cioè tutti i medici interessati che vanno in quiescenza, rischieremmo di far rimanere tantissime strutture senza professionisti in alcune discipline perché vanno in quiescenza. Per fortuna che ci sono per poter erogare le prestazioni! Già abbiamo liste d'attesa chilometriche, abbiamo una serie di situazioni di difficoltà enormi! Cioè, vuol dire in questo caso essere veramente fuori dalla realtà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Presidente, vorremmo che ogni tanto il presidente Marazziti rivolgesse la sua attenzione anche ai giovani e ai nuovi iscritti. Dico che, se effettivamente voi avete previsto che la quota sia parametrata allo stipendio dell'iscritto, questo non ci basta, è poco chiaro, perché poi, alla fine, l'ordine avrebbe la facoltà di gestire queste percentuali. Parliamo di generici sconti? Non va bene. Anzi, nel nostro emendamento prevediamo che chi non lavora effettivamente non debba pagare questa quota. Ci sembra un emendamento di buonsenso e di vicinanza appunto alle varie situazioni specifiche degli iscritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.70 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo….
Onorevole Crippa, mi segnalano adesso. Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, l'ho alzata prima, quindi non ci siamo capiti. Innanzitutto, volevo precisare all'interno di quest'Aula che la richiesta di disiscrizione all'ordine per chi va in pensione è spesso dettata dalle casse di previdenza.
Cioè, la cassa di previdenza, per erogare il contributo pensionistico, ti può chiedere di disiscriverti dall'ordine, forse deve essere un po' chiaro a tutti che possono esserci anche questi meccanismi; quindi noi cerchiamo anche di capire come una persona in pensione rimanga iscritta all'ordine.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Crippa. No, onorevole Pili, gentilmente lasci libero il Governo, sta sentendo il dibattito.
DAVIDE CRIPPA. Un altro aspetto abbastanza critico è quello di non mettere dei paletti su come i singoli ordini potranno far fronte all'incapacità reddituale dei singoli iscritti, perché ad oggi c'è una situazione variegata all'interno degli ordini, per cui la quota associativa può variare da 130 euro, in un ordine molto grande - parlo degli ordini degli ingegneri -, a cifre che sono di 250 euro, per gli ordini piccoli, perché quelli devono far fonte a maggiori costi e maggiori spese di funzionamento. Quindi, forse andava messo un paletto un po' più ordinatorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.70 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.71 Brignone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.72 Brignone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.73 Rondini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Presidente, molto brevemente, con questo emendamento chiediamo che sarebbe bene specificare che la cancellazione non si possa attivare se sia accertata dall'Ordine l'irreperibilità del sanitario. Credo che sia semplicemente un emendamento di buonsenso, e chiedo al relatore eventualmente se può rivedere il parere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.73 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.75 Rondini, con il parere contrario di relatore e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.74 Silvia Giordano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. L'emendamento si inserisce nell'ambito delle disposizioni relative alle federazioni nazionali; in particolare, sostituisce la disposizione che attribuisce alle federazioni nazionali anche compiti di supporto amministrativo agli ordini e alle federazioni regionali, ove costituiti, non ce ne sono, perché non li abbiamo voluti fare, nell'espletamento dei compiti e delle funzioni istituzionali. Ovvero, sì, ci saranno le federazioni regionali, ma gli ordini rimarranno provinciali. In particolare, l'emendamento limita l'attribuzione alle federazioni nazionali di compiti di indirizzo e coordinamento e non di supporto amministrativo.
È chiaro che la norma cerca di tamponare il fatto che la maggior parte degli ordini provinciali non sono in grado di funzionare, perché privi di dipendenti e di una solida struttura amministrativa che consenta loro di ottemperare alle finalità pubbliche per le quali sono istituiti. La motivazione dichiarata e lamentata dagli ordini medesimi, per cui non sono in grado di ottemperare alle norme sulla trasparenza e sulla prevenzione della corruzione, per questo hanno la modalità temperata, è proprio l'assenza di strutture amministrative adeguate e di personale dipendente. Appare, dunque, miope e illogico che, a fronte di tali lamentate e certificate difficoltà e incapacità, il provvedimento in esame continui a perpetrare questa arcaica struttura provinciale. Vediamo un attimo, il PD ci ha scassato i cabbasisi dal 2003 (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…
PRESIDENTE. No, no, onorevole Baroni, è la seconda volta che la richiamo…
MASSIMO ENRICO BARONI. Ci ha scassato le scatole…
PRESIDENTE. Onorevole Baroni, mi ascolti, è la seconda volta che la richiamo. O lei usa termini adeguati a quest'Aula o io le tolgo la parola. Non glielo dico la terza volta, ok? Prego.
MASSIMO ENRICO BARONI. Allora, Presidente, quando ci fu la legge truffa del 1953 sulla legge elettorale fatta da De Gasperi al Senato volarono le sedie, volarono le sedie!
PRESIDENTE. Non mi interessa, adesso presiedo io! Presiedo io e l'ho già avvisata. Alla terza le tolgo la parola.
MASSIMO ENRICO BARONI. Ho detto: ci ha scassato le scatole. È dal 2013 che voleva abolire le province; ha provato a farlo con legge ordinaria, perché dicevano che erano poltronifici, che erano enti inutili eccetera, eccetera. Poi, dopo, ha provato a farlo con la riforma costituzionale, ma, come al solito, ha sbagliato platealmente e ha messo dentro la qualsiasi e, quindi, non è riuscito ad abolire le province; nel momento in cui ha la possibilità di abolire la parte degli ordini provinciali e renderli regionali o, semplicemente, a un livello di funzionamento in cui possono effettivamente funzionare dal punto di vista contabile e amministrativo, non lo fa.
Allora, questo è proprio il tripudio dell'incapacità di governare e di legiferare e se io dico che ci hanno rotto le scatole o dico che ci hanno rotto quell'altra parola, Presidente, qui, la questione è grave; questo Paese è fermo, non si muove nulla, non passa nulla nemmeno delle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anche quando sono emendamenti di buonsenso, perché siete sotto ricatto da qualsiasi clientela! La Lega ha fatto solo ed esclusivamente emendamenti per far vedere che sta dalla parte di nuove professioni sanitarie e non ha seguito il corso dei lavori in Commissione. Faceva emendamenti marchetta (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! Queste sono le forze politiche che abbiamo.
Ma, adesso che si tratta di tagliare le poltrone, avremo 22.000 poltrone rispetto alle 6.000, perché abbiamo moltiplicato i gettoni di presenza! Ma non assumono un impiegato statale, perché deve andare tutto in gettoni di presenza e in rimborsi per i loro viaggi. E noi non vogliamo normare questa parte, anzi, ci facciamo dire da loro che cosa dobbiamo mettere nelle leggi. Ma stiamo scherzando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)? Dovevate abolire le province, avete avuto quattro anni e mezzo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Presidente, tirando un po' le fila, questo testo prevede la possibilità per il Ministero, nel momento dell'istituzione, di tener conto del numero degli iscritti e della dimensione e, quindi, anche prevede la possibilità della dimensione regionale o sovra provinciale per accorpamenti, prevede la possibilità dell'avvalimento, cioè dell'aiuto reciproco, della messa in comune di più enti per la gestione di funzioni in comune, nella logica del risparmio.
Io eviterei di lanciare questo messaggio sulle poltrone, perché noi stiamo riconoscendo professioni che hanno già albi o collegi, che chiedono, da tempo, il loro riconoscimento, a tutela della difesa del loro ambito e spazio professionale. Quindi, non si tratta di andare ad aumentare, si tratta di andare a riconoscere quello che è lo stato attuale.
Mi permetto di dire che bastava seguire la cronaca dei quotidiani specializzati di settore per rendersi conto che la riforma ha incontrato anche significativi ostacoli e che noi rivendichiamo che le novità, che ci sono, sono nella logica di una maggiore democrazia, di una maggiore trasparenza e di un adeguamento alla normativa del 2017.
PRESIDENTE. Grazie. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà lo svolgimento, per ciascun emendamento, di un breve intervento per illustrare la posizione del gruppo, della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Per il suo tramite riprendo il discorso sulla situazione delle province, ma solo in via flash, tanto per un aggiornamento, per un motivo molto semplice, perché io ero e continuo a essere un fautore del fatto che andrebbero distrutte come Cartagine, cioè più di quello che ha fatto la riforma, perché tenerle così non ha assolutamente senso. Però, attenzione, lì, c'è stato un tentativo con legge ordinaria da parte del Governo Monti, fallito; poi c'è stato anche un tentativo di modifica della Costituzione fatto da Monti, e il Parlamento lo ha disatteso perché era un disegno di legge che non ha avuto mai seguito; poi, c'è stato il disastro della legge Delrio, perché più disastro della legge Delrio è impossibile farlo; le province servono solamente per mantenere alcune poltrone e per sprecare risorse, con un danno alle finanze pubbliche senza precedenti; non in grado di fare il bilancio, con il Governo che ogni volta propone norme per far sì che ci siano solo degli aleatori consuntivi, alla fine le province, dal punto di vista contabile, sono in un contesto di trasmissione omerica rispetto ai dati, ma l'indebitamento è qualche cosa di folle. Quindi, è un danno senza precedenti. Poi, ricordo il fallimento della riforma che c'è stato.
Detto questo, noi siamo contro questa soppressione delle sedi provinciali e della centralizzazione per un motivo molto semplice; ad onor del vero, gli ordini professionali oggi non hanno molte competenze, signor Presidente, e ci si aspettava una riforma più profonda, degna di questo nome, una riforma che desse ruolo, competenze, efficacia effettiva agli ordini professionali, soprattutto nel campo sanitario, cosa che, invece, non c'è stata; c'è stato un allargamento, punto e basta. Questo è uno dei motivi per cui Forza Italia voterà contro questa falsa riforma.
Detto questo, però, mi sembra una cosa incredibile creare delle difficoltà, dal punto di vista anche logistico, con le sedi regionali. Ma lei immagina: io prendo la mia regione, la Puglia, che è lunga 450 chilometri, se uno deve fare l'iscrizione, che fa? Creiamo grande difficoltà a chi deve andare, quanto meno, a iscriversi dal Gargano o da Santa Maria di Leuca fino a Bari; le sedi provinciali vanno mantenute, non sono molte le competenze, così come nelle grandi regioni, che cosa accade in riferimento a questo?
Quindi, io credo che sia inopportuno, atteso che l'iscrizione debba essere fatta, salvo che non si dica in maniera chiara, signor Presidente, da parte del MoVimento 5 Stelle, che vuole la soppressione degli ordini, ma questo è un altro discorso; è inutile tirar fuori, invece, in via indiretta, delle cose che sono contro la logica, contro il normale svolgimento delle attività degli ordini professionali, per quanto siano pochissime le competenze che oggi hanno, ma ci sono e vanno mantenute a livello provinciale, per non creare ulteriori difficoltà rispetto agli iscritti e anche in riferimento alle quote che ognuno paga e che è tenuto a pagare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Quello che ci ha detto la collega Lenzi, ossia che il Ministero ha facoltà di chiedere l'accorpamento degli ordini, francamente non ci rassicura molto, visto che sappiamo che questa riforma degli ordini professionali gli è stata dettata dagli ordini stessi. Quindi, non è che ci sentiamo molto rassicurati, ma diciamo che noi qui non andiamo a chiedere, come avevamo già chiesto in altri emendamenti, l'accorpamento degli ordini provinciali in ordini regionali.
E, rispetto al problema che diceva prima il collega Palese, si può rimediare, ad esempio, con le votazioni online, che noi prevedevamo. Quindi, non è necessario avere un ordine in ogni provincia, con un seggio in ogni provincia, ma è sufficiente permettere agli scritti di votare online.
Ma è chiaro, è nei fatti che gli ordini provinciali, avendo molto spesso un bassissimo numero di iscritti, non sono in grado di autosostenersi, non sono in grado di assumere personale, non sono in grado di sostenere gli adempimenti che gli sono prescritti e, quindi, c'è l'ordine nazionale che deve sopperire a queste mancanze.
Noi chiediamo che questa cosa sia interrotta, perché, di fatto, in questo momento gli ordini provinciali sono solo un numero di poltrone e di gettoni e basta, servono solamente a garantire poltrone e gettoni, mentre gli adempimenti continuano a essere garantiti dagli ordini nazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.74 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.76 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).
Passiamo all'emendamento 4.77 Rondini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. È noto come i codici deontologici abbiano avuto genesi tramite l'opera di propria codificazione da parte dei singoli ordini provinciali, che hanno proceduto a normare autonomamente una raccolta di linee precettive, identificative delle modalità di identificazione di fattispecie in cui potevano sostanziarsi l'indipendenza del decoro professionale e che hanno trovato adesione spontanea e propagativa in altri ordini, e tali da diventare libero e spontaneo punto di riferimento applicativo di questi.
Nel corso degli anni e dei decenni, il patrocinio della Federazione ha promosso e coordinato un'attività di unificazione applicativa, tesa all'adozione di regole universalmente condivise e tale da passare dai codici al codice deontologico, che è e rimane una raccolta di precetti operanti nell'ambito autonomo, privatistico, di un gruppo professionale di iscritti a un determinato albo territoriale. Con questo emendamento ribadiamo l'importanza del codice deontologico e la sua grandezza sta nella volontarietà dell'accettazione adesiva, tanto da conferirgli indiscutibile autorità precettiva morale, ancor prima che giuridico-contrattuale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.77 Rondini, con il parere contrario del relatore e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).
Passiamo all'emendamento 4.126 Scopelliti. Accetta la riformulazione, onorevole Scopelliti? Bene.
FILIPPO FOSSATI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Solo una domanda: vorrei capire se l'eventuale approvazione di questo emendamento faccia decadere l'emendamento 4.142 Lenzi.
PRESIDENTE. No, assolutamente no, per come è stato riformulato no.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI, Relatore. Volevo solo dire che le esigenze espresse nell'emendamento precedente dall'onorevole Rondini, da questo emendamento Scopelliti, riformulato, sono raccolte in maniera ancora più marcata perché noi alziamo a tre quarti il quorum dei consiglieri e presidenti di ordine nell'approvazione del codice deontologico, che quindi deve avere una fortissima approvazione da parte degli iscritti e poi è rivolto a tutti gli iscritti, che poi gli ordini territoriali recepiranno. Quindi, credo che in questo modo si faccia un servizio alle regole condivise proprio di ogni professione sanitaria.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.126 Scopelliti, nel testo riformulato, con il parere favorevole del relatore e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 65).
L'emendamento 4.78 Fucci è precluso dalla votazione precedente.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.142 Lenzi, con il parere favorevole del relatore e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 66).
Passiamo all'emendamento 4.79 Baroni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Anche questo emendamento mi sembra molto chiaro e molto di buonsenso, quindi anche qua mi chiedo per quale motivo ci sia un parere contrario. Lo leggo perché è molto semplice: dice che il codice deontologico è adottato previa consultazione con le associazioni rappresentative dei pazienti e dei consumatori ed è sottoposto - questa, secondo me, è la parte più importante - all'approvazione del Ministero della salute, che ne verifica la conformità con le leggi vigenti. Ci sembra che sia appunto un criterio di buonsenso quello per cui il codice deontologico venga sottoposto a una verifica da parte del Ministero e sia adottato previo consultazione degli stakeholders, delle persone che sono interessate e che ne avranno conseguenze. Quindi, ripeto, non capiamo la motivazione del parere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.79 Baroni, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.81 Baroni, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).
Passiamo all'emendamento 4.135 Lenzi. Onorevole Lenzi, accetta la riformulazione? Va bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.135 Lenzi, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 69).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.83 Grillo, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.84 Rondini, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.85 Nesci, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.86 Colonnese, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.87 Lorefice, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.88 Fucci, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.89 Silvia Giordano, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.90 Fucci. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Noi siamo contrari a questo emendamento, perché aumenta la durata in carica dei componenti dei comitati centrali delle federazioni nazionali, portandola a cinque anni. Attualmente la durata è di tre anni e già il provvedimento all'esame l'aumenta a quattro anni. Non è condivisibile, tenuto conto che, già oggi, i componenti degli ordini durano in carica anche per vent'anni, soprattutto tenuto conto che la disposizione, introdotta in sede referente dal presidente Marazziti sul limite dei mandati, è assolutamente insufficiente, perché legata alla carica interna e non alla qualità di componente del consiglio direttivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.90 Fucci, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).
Colleghi alla mia destra, possiamo abbassare leggermente la voce? Onorevole, possiamo abbassare un po' la voce? Grazie.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.104 Colonnese. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. L'emendamento sopprime la disposizione che introduce ex novo lo statuto delle federazioni nazionali, approvata dei consigli nazionali. Tale statuto definisce le attribuzioni e le funzioni delle federazioni regionali e interregionali degli organi, le modalità di articolazione territoriale degli ordini, nonché l'organizzazione e la gestione degli uffici, del patrimonio e delle risorse umane e finanziarie.
Sul punto si rileva che lo strumento statutario, non solo appare azzardato, ma assolutamente fuori da ogni principio costituzionale, soprattutto senza che lo stesso sia approvato quantomeno dal Ministero vigilante. Non appare condivisibile delegare ad un atto statutario l'organizzazione e la gestione degli uffici, del patrimonio e delle risorse, tenuto conto che, per tutti gli enti pubblici non economici, valgono le norme pubbliche. Tale previsione è sintomatica della reiterata volontà di gestire le risorse economiche ed umane in maniera assolutamente svincolata da ogni controllo esterno, nonostante le risorse siano acquisite in forza del potere impositivo delegato dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.104 Colonnese, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.91 Baroni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.95 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.92 Lenzi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 81).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.93 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.94 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.96 Lorefice, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.97 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.98 Mantero.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, con questo emendamento noi andiamo a sanare l'èscamotage trovato dagli ordini per cercare di sfuggire alle incompatibilità vigenti e all'assenza di deleghe gestionali in capo al presidente, ai consiglieri dei consigli direttivi e delle federazioni nazionali, deleghe gestionali che non solo esistono ma che sono ribadite nel provvedimento all'esame che, come è evidenziato nei nostri numerosi emendamenti, attribuisce ogni potere amministrativo e gestionale proprio ai consiglieri direttivi e ai comitati centrali. Peraltro, l'ANAC ha dovuto ammettere che in realtà la questione delle deleghe gestionali nell'ambito del decreto legislativo n. 39 sull'inconferibilità e incompatibilità non è così pacifica e chiara e, con atto di segnalazione al Governo e al Parlamento n. 1 del 18 gennaio 2017, chiede di intervenire al riguardo. Noi proviamo a farlo con un emendamento e fondamentalmente ci viene sbattuta la porta in faccia. Semplicemente chiedevamo che…
PRESIDENTE. Grazie…
MASSIMO ENRICO BARONI. …presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico venisse applicato il decreto legislativo n. 39 del 2013.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.98 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.101 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.102 Nesci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.103 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.105 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.106 Lorefice, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.107 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.108 Rondini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).
Gli emendamenti 4.80 Gigli e 4.140 Carnevali sono ritirati.
Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione dell'emendamento 4.141 Carnevali.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Il gruppo è contrario a questo emendamento, molto contrario. Stiamo facendo un'operazione che è quella di consentire una procedura per il riconoscimento e la costituzione di un nuovo ordine professionale in relazione al numero degli iscritti agli albi delle professioni sanitarie che lo volessero richiedere. Siamo nel campo, precisamente, delle professioni sanitarie che hanno nome e cognome, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
Noi stiamo facendo un provvedimento che vorrebbe riformare la definizione, la costruzione e il ruolo degli ordini professionali, e ne identifichiamo la funzione come una funzione importante nella costruzione della governance del sistema sanitario di un Paese, in particolare per quello che riguarda i doveri relativi alla deontologia professionale, la garanzia che la professione si svolga correttamente nei confronti dei cittadini, nei confronti del Paese, della costruzione del sistema.
Gli diamo dei compiti relativi alla formazione, all'aggiornamento professionale. Insomma, non c'è nessun motivo al mondo perché queste funzioni importanti debbano maturare nella proposta di costituzione dell'ordine in funzione di quanti sono gli aderenti alla professione. Questo criterio quantitativo non serve ad altro - e questa, purtroppo, mi pare sia la realtà - che a identificare un albo o due albi tra quelli esistenti, o che si potranno mettere insieme per raggiungere il numero, che allora potranno costruirsi la scatola; ma sarà una scatola che dipende dalla quantità e non dalla qualità della proposta che questa professione fa al Paese.
Quindi, è un atteggiamento sbagliato e contraddittorio rispetto al valore che stiamo dando oggi alla riforma degli ordini professionali in questo Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, intervengo in senso diametralmente opposto all'intervento dell'onorevole Fossati che abbiamo appena ascoltato, e lo faccio perché sono convinto che la complessità e la varietà delle professioni sanitarie non consenta in termini di rappresentatività la possibilità di gestirne i problemi esclusivamente a una sorta di vagone omnibus nel quale tutti quanti sono agganciati, proprio per i motivi che Fossati ha detto, cioè per i motivi di far maturare anche la professione e correttamente rappresentarla rispetto alle istituzioni, rispetto alle esigenze complessive di sanità del Paese. Voglio ricordare, peraltro, che la legge n. 43 del 2006 prevedeva già una delega al Governo per l'istituzione degli ordini e degli albi delle professioni sanitarie che, pur regolamentate, ne erano ancora sprovviste.
Una delega che, lo ricordo ancora, fu approvata all'unanimità dal Parlamento e che prevedeva come tetto quello di 20 mila aderenti per poter rivendicare il diritto a costituirsi in un ordine professionale. Ora, con l'emendamento, che mi auguro venga tra beve approvato, dell'onorevole Carnevali e che ho chiesto - e ringrazio la collega per avere accettato - di sottoscrivere, perché era sostanzialmente analogo al mio, che prevedeva una soglia di 40 mila iscritti, con una soglia di 50 mila iscritti, che è ancora più rigorosa, quella prevista dall'onorevole Carnevali, noi diamo la possibilità a professioni che sono ben caratterizzate dal punto di vista deontologico, dal punto di vista dell'organizzazione professionale, dal punto di vista della formazione dei propri membri, di costituirsi in ordine proprio.
Tuttavia, con un limite così alto, di fatto non impediamo nemmeno per le professioni più piccole la possibilità che l'omnibus, che è, sostanzialmente, poi, quello dei tecnici di radiologia, continui a funzionare come tale, perché queste professioni più piccole potranno rimanere comunque agganciate, chiaramente non essendo possibile prevedere che ogni professione, per quanto costituita da pochi aderenti, potesse costituirsi in ordine professionale.
Credo che sia un passaggio importante quello che viene fatto oggi e ringrazio i relatori per aver accolto questa sollecitazione, che proveniva da mondi estremamente rappresentativi che avrebbero visto di mal occhio un sacrificio dei loro contenuti professionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, vede, che succede con questo emendamento? È del tutto incoerente con tutto quello che è stato fatto in sede referente in Commissione, in quanto le ostetriche, per esempio, sono 18 mila unità e hanno un ordine autonomo, e non si è mai parlato di numeri minimi per diventare; però, questa è chiaramente una disposizione ad hoc per i fisioterapisti, in quanto sono circa 55 mila le professioni tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. E sapete di che ordine fa parte, di che albo fa parte la proponente del Partito Democratico? Dei fisioterapisti! Finiamo in bellezza, Presidente, vi lasciamo così: questo siete voi e questo è il modo in cui fate le leggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Presidente, questo emendamento è chiaramente una marchetta. Dopo le marchette alla luce del sole - che almeno erano alla luce del sole - del collega Rondini, invece questa qui la collega Carnevali ha cercato di mascherarla, ma diciamo che poi, come dice il proverbio, le marchette alla fine vengono al pettine e l'abbiamo scovata e quindi questa è chiaramente una marchetta per il suo ordine, fa un emendamento fatto ad hoc: questo è il livello del legislatore che abbiamo in quest'Aula. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.141 Carnevali, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ne approfitto per salutare gli studenti e i docenti dell'Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta (Applausi).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 95).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 96).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3868-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/1 D'Incecco il parere è favorevole a condizione che sia preceduto da “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/2 Lodolini il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/3 Vezzali, parere favorevole con riformulazione, a condizione che sia preceduto da “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/4 Manzi …
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassiamo il tono della voce, perché io non riesco a sentire le riformulazioni. Mi diceva, sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/4 Manzi?
BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Il n. 9/3868-A/4 Manzi è accolto, così come il n. 9/3868-A/5 Quartapelle Procopio. Ordini del giorno: n. 9/3868-A/6 Palese, n. 9/3868-A/7 Mazziotti Di Celso e n. 9/3868-A/8 Galgano, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3868-A/9 Catalano, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3868-A/10 Rondini, parere favorevole, a condizione che sia preceduto dalle parole: “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/3868-A/11 Guidesi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3868-A/12 Santerini, parere contrario. L'ordine del giorno n. 9/3868-A/13 Gebhard è accolto. Ordine del giorno n. 9/3868-A/14 Cani, parere favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/3868-A/15 Fossati e n. 9/3868-A/16 Murer, parere contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/3868-A/17 Matarrelli, n. 9/3868-A/18 Mura e n. 9/3868-A/19 Nesi, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/20 Mucci, il parere è favorevole così come riformulato.
PRESIDENTE. La riformulazione è la solita? È stata data una riformulazione, è un testo che lei ha. Bene.
BEATRICE LORENZIN, Ministro della Salute. Ordine del giorno n. 9/3868-A/21 Marzano, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/22 Cova, parere favorevole con la seguente riformulazione, che sia preceduto dalle parole: “a valutare l'opportunità di” e che al secondo impegno venga tolto il riferimento al massaggiatore sportivo.
Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/23 Narduolo, parere favorevole con la seguente riformulazione: “si impegna il Governo a valutare l'opportunità, in esito dell'attuazione del decreto legislativo n. 61 del 2017, dell'individuazione”. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/24 Fregolent, il parere è favorevole, a condizione che sia preceduto dalle parole: “a valutare la possibilità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/25 Occhiuto, parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/26 Savino Elvira, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Molto bene, allora procediamo. Onorevole D'Incecco, va bene la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3868-A/1? Sì. L'ordine del giorno Lodolini n. 9/3868-A/2 è ritirato. Ordine del giorno Vezzali n. 9/3868-A/3, c'è la proposta di riformulazione, qualcuno mi dà una cenno? Va bene. Ordini del giorno Manzi n. 9/3868-A/4 accolto, Quartapelle Procopio n. 9/3868-A/5 accolto, Palese n. 9/3868-A/6 accolto, Mazziotti Di Celso n. 9/3868-A/7 accolto, Galgano n. 9/3868-A/8 accolto, Catalano n. 9/3868-A/9 vi è un parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/9 Catalano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).
Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/10 Rondini c'è la proposta di formulazione, che è accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/11 Guidesi, il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3868-A/12 Santerini è ritirato. Ordini del giorno Gebhard n. 9/3868-A/13, parere favorevole, Cani n. 9/3868-A/14, parere favorevole, Fossati n. 9/3868-A/15, parere contrario.
FILIPPO FOSSATI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Mi informano i colleghi della Commissione agricoltura che questo impegno è già realtà nella legge di delegazione europea per proposta della maggioranza e del Governo, quindi io lo ritiro per evitare che il Governo sia costretto a dire di no ad una cosa che ha già fatto.
PRESIDENTE. Va bene, grazie. Ordine del giorno Murer n. 9/3868-A/16, parere contrario, lo mettiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/16 Murer, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).
Sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/3868-A/17 c'è un parere favorevole; Mura n. 9/3868-A/18, c'è un parere favorevole; Nesi n. 9/3868-A/19, parere favorevole; Mucci n. 9/3868-A/20, parere favorevole; Marzano n. 9/3868-A/21, parere favorevole; Cova n. 9/3868-A/22, la riformulazione è accettata; Narduolo n. 9/3868-A/23, la riformulazione è accettata; Fregolent n. 9/3868-A/24, è accolta la riformulazione; Occhiuto n. 9/3868-A/25, la proposta di formulazione è accolta; Savino Elvira n. 9/3868-A/26 è accolto.
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà, per le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, alle ore 16,30.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'Interno, il Ministro dello Sviluppo economico, il Ministro della Giustizia, la Ministra della Salute e il Ministro dell'Economia e delle finanze.
(Iniziative volte ad evitare disparità di trattamento in relazione ad una recente decisione di inserimento con riserva nelle graduatorie di diplomati Itp (insegnanti tecnico pratici) – n. 3-03321)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Pannarale e Giancarlo Giordano n. 3-03321 (Vedi l'allegato A).
L'onorevole Pannarale ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.
ANNALISA PANNARALE. Presidente, Ministra, gli Itp sono insegnanti di materie tecnico-pratiche che si occupano di didattica laboratoriale, docenti cui è stato chiesto, nel corso degli ultimi vent'anni, di formarsi e abilitarsi all'insegnamento; accade però che una recentissima sentenza del TAR Lazio abbia riconosciuto valore abilitativo al solo possesso del diploma di istituto tecnico professionale, senza alcun altro percorso di formazione universitaria. Con tempismo sorprendente, il MIUR si è subito conformato al pronunciamento del TAR Lazio e ha diramato una nota a tutti gli uffici scolastici regionali, disponendo l'immediato inserimento con riserva in seconda fascia dei ricorrenti diplomati Itp, senza esperire un ulteriore grado di giudizio presso il Consiglio di Stato. Il MIUR, infatti, ha inspiegabilmente scelto di non costituirsi in appello. Gravissima conseguenza di ciò è l'attribuzione di posti sul sostegno di personale non qualificato. Le chiediamo, Ministra, quali iniziative intenda adottare per risolvere questa pesante disparità di trattamento tra abilitati e diplomati.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Presidente, onorevole Pannarale, come da lei stessa ricordato, in data 7 agosto il TAR del Lazio ha accolto il ricorso di una docente che lamentava l'impossibilità di iscriversi alla seconda fascia delle graduatorie di circolo nonostante il possesso di un diploma Itp. Il giudice amministrativo ha preso atto che, per la vecchia disciplina del DM n. 39 del 1998, il possesso del diploma Itp rientrava nella relativa tabella C, che consentiva la partecipazione ai concorsi per l'insegnamento nella scuola secondaria nelle relative classi di concorso tecnico-pratiche, e che, quindi, tali diplomi Itp avessero valore di titolo abilitativo all'insegnamento.
Il TAR ha poi rilevato che la successiva disciplina del DPR n. 19 del 2016 ha stabilito che la predetta idoneità all'insegnamento valesse per le classi di concorso di cui la nuova tabella B. Il giudice amministrativo ha quindi concluso che il diploma Itp della vecchia tabella C deve ritenersi abilitante all'insegnamento per le corrispondenti classi di concorso confluite nella nuova tabella B. Di conseguenza, il TAR del Lazio ha annullato quell'articolo del successivo DM n. 374 del 2017, che esclude la possibilità di inserimento dei docenti Itp nelle graduatorie di circolo e di istituto di seconda fascia. Nelle more della predisposizione dell'appello al Consiglio di Stato, che è già all'attenzione dell'Avvocatura dello Stato, e in attesa dell'eventuale sospensione degli effetti della sentenza con provvedimento cautelare, il MIUR non ha potuto far altro che dare esecuzione a quanto prescritto dal TAR. Ciò è stato fatto non già con la nota da lei citata, che riguarda le istruzioni operative di carattere generale impartite ogni anno in materia di supplenze, quanto con una specifica circolare del 17 agosto 2017. Con tale circolare il MIUR ha invitato l'USR a disporre l'iscrizione in seconda fascia solo per quei docenti tecnico-pratici che avessero presentato la domanda di inserimento e solo previa valutazione caso per caso circa l'effettiva corrispondenza delle nuove classi di insegnamento della tabella B del DPR del 2016 con quelli di cui allo specifico titolo di studio posseduto ai sensi della vecchia tabella C del DM del 1998. Ciò anche al fine di garantire il regolare avvio dell'anno scolastico.
PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANNALISA PANNARALE. Presidente, Ministra, devo confessarle di essere non soltanto insoddisfatta ma anche piuttosto colpita dalla vaghezza della sua risposta oggi in quest'Aula. Lei non ha risposto a tutta una serie di sollecitazioni che abbiamo posto nella nostra interrogazione, nelle diverse premesse. Il MIUR non si è ancora costituito in appello, perché? Credo che questo Ministero abbia il dovere di tutelare innanzitutto chi ha sulle spalle anni di formazione, di specializzazione e di insegnamento. Non solo. C'è la gravissima situazione sui posti di sostegno: la legge dispone che studentesse e studenti con disabilità siano seguiti da docenti specializzati, ma si continua a ripetere che non ci sono i docenti specializzati.
Continuo a chiedermi perché non trasformate i posti in deroga in posti di diritto stabilizzando i docenti, o perché non attivate, ad esempio, un numero molto più alto di richieste nei corsi di specializzazione, visto che il numero di coloro che vorrebbero entrare nei TFA è altissimo. Continuate a spendere fiumi di parole sull'attenzione e sulla cura ai BES, sull'affidabilità del nuovo sistema di reclutamento, avete persino individuato i 24 crediti per entrare nel concorso, eppure oggi state avallando la nomina sui posti di sostegno di personale con un curriculum insufficiente e completamente orientato a tutt'altra professionalità.
Ministra, io non voglio partecipare alla guerra che state voi attivando tra docenti, perché in realtà vi fa più comodo averli divisi e deboli, però credo che si debba assolutamente trovare una soluzione, perché avete il dovere di tutelare chi ha dovuto spendere anni, fatica e anche risorse economiche per doversi abilitare e formare come voi avete richiesto.
(Iniziative volte ad assicurare il controllo del territorio e la lotta alla criminalità organizzata nel Gargano, in provincia di Foggia – n. 3-03322)
PRESIDENTE. L'onorevole Piepoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03322 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
GAETANO PIEPOLI. Presidente, Ministro, la recentissima, franca e dura risoluzione del CSM seguita alla mattanza di San Marco in Lamis, nel Gargano, dimostra, a parere dell'interrogante, che nel Gargano lo Stato rischia di andare in minoranza, e che queste vicende rivelano la sconfitta della retorica e della patetica autoassoluzione della politica. In particolare, appare chiara allo stesso interrogante come manchi un vero controllo delle coste garganiche, usate dalla criminalità come vere e proprie basi logistiche per le loro azioni criminose. Per questo, ad esempio, l'interrogante ritiene, da un lato, necessaria la costruzione di un sistema capillare di telecamere per il controllo del territorio, nonché, dall'altro, un'azione volta a rendere permanente l'insieme dei supporti forniti per fronteggiare la criminalità, costituendo ad esempio uno specifico corpo di carabinieri detti Cacciatori del Gargano.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.
MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, all'indomani del gravissimo fatto di sangue avvenuto il 9 agosto nelle campagne di San Marco in Lamis, ho assunto l'impegno ad assicurare una risposta inflessibile all'aggressione criminale registrata in quel territorio. Il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, riunito a Foggia il giorno successivo, ha definito una strategia di intervento articolata su tre direttrici: la messa a punto di un piano straordinario di controllo del territorio; il rafforzamento delle capacità e delle strutture investigative locali; l'adozione, anche in via sperimentale, delle più moderne tecnologie di indagine.
A tal fine, ho disposto lo stesso 10 agosto l'invio immediato di più di 200 unità di personale, tra cui 75 unità dei reparti Prevenzione crimine della Polizia di Stato, 84 militari dell'Arma dei carabinieri, parte dei quali appartenenti al raggruppamento Cacciatori di Calabria, 20 unità dei Baschi Verdi della Guardia di finanza e 50 investigatori appartenenti alla Polizia di Stato e all'Arma dei Carabinieri. Al riguardo voglio sottolineare che tutti i rinforzi assegnati permarranno sul territorio fino a quando sarà necessario. Il 9 ottobre scorso sono tornato a Foggia per verificare, insieme ai vertici nazionali e locali delle forze di polizia e alla magistratura, i risultati delle azioni intraprese, secondo l'impegno assunto di recarmi in quella provincia ogni due mesi per un attento monitoraggio degli sviluppi operativi. Il dispositivo di sicurezza messo in campo ha consentito di saturare in maniera incisiva e capillare il territorio provinciale, come risulta dai seguenti dati: nel periodo 10 agosto-22 ottobre si è registrata una netta diminuzione dei reati rispetto all'analogo periodo del 2016 (meno 20,41 per cento); sono state in particolare sequestrati più di 4.100 kg di sostanze stupefacenti, nonché diverse armi da fuoco, munizioni ed ordigni esplosivi; controllate 65.000 persone, denunciate 549 e arrestate 302, tra cui alcuni esponenti di spicco della criminalità organizza; sono stati inoltre eseguiti 327 sequestri amministrativi e 153 penali; controllati 52.769 veicoli; effettuati 12.712 controlli domiciliari e 3.067 perquisizioni.
Il dispositivo di controllo del territorio sarà ulteriormente rafforzato con l'istituzione di una sede del reparto prevenzione e crimine della Polizia di Stato nel comune di San Severo, che ha già messo a disposizione uno stabile garantendo ai reparti necessari lavori di adeguamento.
La Puglia potrà, in tal modo, contare su tre reparti prevenzione crimine al pari di quanto già previsto per la Calabria.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Ho finito, Presidente. In riferimento all'auspicio dell'onorevole interrogante circa la costituzione di uno specifico reparto di carabinieri cacciatori in quell'area, informo che sono attualmente in corso le necessarie attività propedeutiche alla istituzione, in quell'area, in tempi brevi, del predetto reparto.
Evidenzio, infine, che, a margine del predetto incontro dello scorso 9 ottobre a Foggia, è stato sottoscritto con la regione Puglia un protocollo d'intesa per la realizzazione di azioni nei settori della legalità e della sicurezza e per il finanziamento di infrastrutture tecnologiche, compresi i sistemi di videosorveglianza, destinate al potenziamento del controllo delle aree della regione Puglia considerate strategiche, tra le quali rientra l'area di sviluppo industriale di Foggia.
PRESIDENTE. L'onorevole Piepoli ha facoltà di replicare, per due minuti.
GAETANO PIEPOLI. Ringrazio il Ministro e mi reputo soddisfatto. La sua azione dimostra che lo Stato non si rassegna a che un'importante porzione del territorio nazionale sia sottratta alla maestà della legge per essere assoggettata al potere di organizzazioni criminali, ormai talmente forti da inquinare la vita sociale, politica ed economica, non solo del Mezzogiorno, ma dell'intero territorio nazionale.
Mi permetto solo di suggerire, proprio dopo la risoluzione del CSM e la sua indagine, a mio modesto parere estremamente analitica, che il Ministro si coordini, con nuove sinergie, con il Ministro di grazia e giustizia e il MIUR, perché la legalità, dovendo costituire l'infrastruttura morale, di ethos collettivo di quelle comunità, produca un quid di azione che non si limiti alle estemporanee iniziative di educazione alla legalità. Penso, in particolare, all'ipotesi di un servizio civico per adolescenti, perché, lì, noi dobbiamo costruire un futuro che non sia semplicemente una parabola che dal passato ci riporta al passato.
(Iniziative di competenza volte a scongiurare l'annunciato trasferimento di 65 lavoratori Almaviva dalla sede di Milano a quella di Rende, in provincia di Cosenza – n. 3-03323)
PRESIDENTE. L'onorevole Laforgia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03323 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
FRANCESCO LAFORGIA. Grazie, Presidente. Noi interroghiamo il Ministro su una vicenda specifica, ma, ahimè, piuttosto frequente nel panorama del sistema produttivo italiano. Lo scorso 11 ottobre, l'azienda Almaviva contact ha comunicato alle rappresentanze sindacali la decisione di un trasferimento collettivo - così è scritto nella lettera dell'azienda - di 65 lavoratori dalla sede di Milano a Rende, in provincia di Cosenza. Si tratta di personale impiegato precedentemente nella commessa Eni, ed è una scelta che arriva a valle di una serie di interventi chiesti dall'azienda che avrebbero inciso fortemente sul costo del lavoro come condizione di mantenimento del personale nella sede di Milano. Chiediamo, quindi, al signor Ministro quali iniziative intenda assumere il Governo per scongiurare questo trasferimento.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, in merito al quesito presentato dall'onorevole Laforgia circa i 65 lavoratori impiegati da Almaviva presso la sede di Milano per gestire i servizi di contact center per conto dell'ENI e, oggi, oggetto di un possibile trasferimento a Rende, vorrei specificare alcuni aspetti.
La commessa ENI a cui si fa riferimento è terminata per due distinte ragioni: da una parte, è scaduto il termine lo scorso settembre, dall'altra, la società ha deciso di internalizzare questo tipo di servizio. Almaviva, dopo una trattativa sindacale non coronata da successo, ha conseguentemente deciso di impiegare una parte dei lavoratori attivi su Milano su commesse provenienti da altri sedi e di ricollocare 65 addetti in Calabria presso la sede di Rende. Ho chiesto immediatamente ai vertici di Almaviva di recedere da questa decisione, convocando l'azienda e l'ENI presso il Ministero per cercare una soluzione che eviti trasferimenti che io stesso ho definito “licenziamenti mascherati”. L'incontro, a cui parteciperà anche Eni, è fissato per il giorno di domani.
Mi preme rammentare che sul settore del contact center abbiamo lavorato molto, siglando, circa sei mesi fa, un protocollo con i principali committenti. Nello specifico il documento sottoscritto persegue le seguenti finalità: assicurare ai clienti il più alto livello qualitativo del servizio, prevedendo per i servizi erogati all'estero la certificazione linguistica e l'applicabilità della normativa nazionale sulla privacy; limitare le delocalizzazioni fuori dal territorio italiano, garantendo che il 95 per cento delle attività effettuate in via diretta sia effettuato in Italia e, per i nuovi contratti, che almeno l'80 per cento dei volumi in outsourcing sia effettuato sul territorio italiano, fermo restando il vincolo a non ridurre la quota attuale; sterilizzare la componente del costo del lavoro dalle offerte dei fornitori, se il costo lavoro orario è inferiore a quanto previsto dalle tabelle del Ministero del lavoro ovvero dagli accordi con le organizzazioni sindacali o, in mancanza di questi ultimi, dai contratti collettivi nazionali; prevedere strumenti di tutela analoghi a quelli previsti dalla norma in relazione alla clausola sociale; garantire la durata del contratto per diciotto mesi dalla sottoscrizione, con rinnovo tacito e verifica dei risultati, decorsi dodici mesi.
Accogliendo una specifica richiesta dei sindacati, abbiamo chiesto di anticipare la verifica di questo accordo e a novembre verificheremo i risultati. Questi impegni sono molto stringenti, per la prima volta, il Governo si impegna contro la delocalizzazione, anche nell'Unione europea; impegni che sono, ovviamente, dovuti a un settore che è la parte più fragile della filiera produttiva italiana. E su questo il Governo continuerà a impegnarsi a partire dai trasferimenti a Rende.
PRESIDENTE. L'onorevole Laforgia ha facoltà di replicare, per due minuti.
FRANCESCO LAFORGIA. Grazie, Presidente. È bene che il Governo assuma un'iniziativa seria su questa vicenda, a partire naturalmente dalla convocazione delle parti al MISE. Come già detto c'è un nesso di causalità che, mi consenta, signor Ministro, assomiglia un po' più a un ricatto che a una decisione di tipo aziendale; il nesso di causalità sta nel rapporto, appunto, tra gli interventi proposti dall'azienda, che avrebbero peggiorato le condizioni dei lavoratori, il nesso tra questo, il rifiuto da parte dei lavoratori, attraverso un referendum democratico che è nelle prerogative dei lavoratori, e la decisione dell'azienda di trasferire questi lavoratori. Come giustamente lei dice, siamo di fronte a un licenziamento mascherato, perché nessuno di questi lavoratori è nelle condizioni di trasferirsi da Milano a Rende, e, quindi, c'è una strategia, lo voglio dire in modo molto chiaro, messa in campo dall'azienda di cui stiamo parlando e, ahimè, non solo da questa azienda, come dimostrano le vicende di Almaviva a Roma, come dimostrano gli accordi siglati a Napoli e a Palermo, che è quella di comprimere il più possibile il costo del lavoro per liberare risorse, per delocalizzare o, addirittura, avviare operazioni finanziarie come la collocazione di un bond senior secured a tasso fisso da 250 milioni di euro effettuata agli inizi del mese di ottobre.
Io credo, signor Ministro, che abbiamo bisogno di un quadro di regole più stringenti, in questo settore, che investano gli imprenditori, mi lasci dire con una qualche enfasi, di una nuova etica della responsabilità, di cui spesso si perde traccia, perché i lavoratori non vengano trattati come un pacco che si può trasportare a piacimento, ma come l'asset su cui le imprese devono investire (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).
(Iniziative di competenza in ordine a criteri e modalità di iscrizione delle notizie di reato, anche alla luce di recenti direttive del procuratore della Repubblica di Roma – n. 3-03324)
PRESIDENTE. L'onorevole Pizzolante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03324 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, signor Ministro, le dichiarazioni del procuratore Pignatone e anche del vicepresidente Legnini sull'utilizzo degli avvisi di garanzia, aprono uno spiraglio sulla complessa materia della gogna mediatica, che si verifica dopo gli avvisi di garanzia, delle sentenze anticipate sui giornali, dell'abuso anche delle intercettazioni e dell'impatto che tutto questo ha sulla vita delle persone e anche della democrazia, visto che spesso riguarda soggetti, persone elette, amministrazioni elette. Ora, io chiedo al Ministro cosa intenda fare il Governo su tutto questo tema complesso, affinché non siano soltanto decisioni del singolo magistrato, come dire, meritevoli, degne di plauso, ma che non possono essere iniziative sporadiche.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. L'atto in discussione, che prende le mosse da una recente circolare del procuratore della Repubblica di Roma, tesa ad evitare le iscrizioni affrettate e foriere di ricadute negative sulle persone coinvolte, investe obiettivamente un tema particolarmente sensibile. La questione è già stata affrontata dal Ministero che rappresento, nell'ambito delle politiche di informatizzazione dei servizi della giustizia penale, in seguito alla diffusione del sistema informativo della cognizione penale, SICP. Sulla base delle linee condivise anche dai dirigenti di importanti uffici giudiziari requirenti, con la circolare dell'11 novembre 2016 sono state formulate puntuali raccomandazioni finalizzate ad assicurare criteri uniformi di gestione dei registri informatizzati, con evidenti ricadute delle modalità di iscrizione.
Le indicazioni declinate nella circolare hanno tenuto conto degli approdi giurisprudenziali, che hanno affinato nel tempo la portata di contorni dell'attività di iscrizione, in considerazione delle sottese esigenze di garanzia della persona coinvolta e dei potenziali pregiudizi derivanti da iscrizioni affrettate o ritardate. Come affermato, infatti, dalle sezioni unite della Cassazione, al pubblico ministero non è conferito un potere discrezionale, bensì un obbligo giuridico indilazionabile, che deve essere adempiuto senza soluzione di continuità rispetto al momento in cui sorgono i presupposti per l'iscrizione, il cui inadempimento potrà sempre essere suscettibile di valutazione in sede disciplinare. La suprema Corte ha poi chiarito come l'obbligo di iscrizione a carico di un soggetto determinato sorga soltanto quando emergano nei confronti di quest'ultimo specifici elementi indiziari e quando lo stesso sia compiutamente identificato.
Gli approdi giurisprudenziali in materia, in uno l'attuale configurazione dei sistemi formativi della cognizione penale, creano le premesse affinché sia assicurato un corretto esercizio dell'attività di iscrizione delle notizie di reato nel massimo rispetto delle garanzie difensive delle persone coinvolte. Va in ogni caso ribadito come l'attività di iscrizione costituisca piena espressione della funzione giurisprudenziale, affidata dall'ordinamento in via esclusiva al pubblico ministero. Esula, dunque, dalle attribuzioni del Guardasigilli ogni iniziativa volta ad incidere sull'autonomia e sulle prerogative processuali dell'autorità giudiziaria connesse a tale delicata attività.
Nei termini auspicati dall'onorevole interrogante, tengo però a rilevare come la legge di riforma del processo penale abbia valorizzato il ruolo di indirizzo, coordinamento e controllo dei capi degli uffici requirenti anche sul tema in esame, prevedendo espressamente che il procuratore della Repubblica assicuri l'osservanza delle disposizioni relative all'iscrizione delle notizie di reato, in coerenza con le attribuzioni del procuratore generale presso la Corte di cassazione, dei procuratori generali presso le Corti d'appello, declinata dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 106 del 2006, che, peraltro, proprio in relazione al tema delle iscrizioni, già da tempo hanno assunto iniziative finalizzate ad assicurare uniformità e correttezza. Quindi, onorevole Pizzolante, la domanda è: non quello che possiamo fare, ma quello che abbiamo fatto, perché queste circolari sono il frutto anche del lavoro che voi parlamentari avete fatto, licenziando il DDL penale su questo argomento.
PRESIDENTE. L'onorevole Pizzolante ha facoltà di replicare per due minuti.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Ministro, lei ha dato una risposta puntuale su una questione precisa, che è oggetto di questa interrogazione, relativa ad un'iniziativa di un procuratore della Repubblica importante e anche del Vice Presidente del Consiglio. Però lei, se mi permette, forse è l'unica risposta che poteva dare in questo momento, ma lei ha dato una piccola risposta ad un grande problema, che non è soltanto una questione di burocrazia interna ai Ministeri nelle relazioni fra le diverse istituzioni. Il fatto che Pignatone dica quello che ha detto probabilmente vuol dire che non bastano le iniziative che abbiamo già preso. Il fatto che continua tutt'oggi ad avere, l'avviso di garanzia, questo impatto rispetto alla vita pubblica, rispetto alla vita delle persone e alla vita delle amministrazioni, vuol dire che questa risposta - purtroppo, lei non poteva, forse, fare meglio di più - è una piccola risposta ad un grande problema, che è il problema della gogna mediatica, è il problema delle sentenze anticipate, che, con l'allungamento della prescrizione, rimarranno anticipate e basta, perché l'allungamento della prescrizione è anche allungamento dei processi, quindi fine mai dei processi. E, quindi, è un grande problema, lei ha dato la risposta che poteva dare, ma è una piccola risposta.
(Iniziative volte a garantire un adeguato organico di assistenti sociali presso gli uffici di esecuzione penale esterna – n. 3-03325)
PRESIDENTE. L'onorevole Giuseppe Guerini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Verini ed altri n. 3-03325 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario per un minuto.
GIUSEPPE GUERINI. Grazie, Presidente. Gli Uffici di esecuzione penale esterna (UEPE) sono, come è noto, articolazioni territoriali del nuovo Dipartimento per la giustizia minorile di comunità e il loro principale campo di intervento è quello relativo all'esecuzione delle sanzioni penali non detentive e delle misure alternative alla detenzione.
La profonda modifica qualitativa delle caratteristiche criminologiche dei soggetti trattati nel corso di questi anni ha innescato un processo di larga e progressiva trasformazione del mandato conferito all'esecuzione penale esterna, rendendo di fatto inadeguato l'impianto organizzativo che è stato configurato all'epoca della riforma del 1975. A ciò si è aggiunto, recentemente, l'ulteriore carico di lavoro derivante dall'istituto della messa in prova per gli adulti. Quindi, in considerazione di quanto sopra e di queste criticità, interroghiamo il Ministro per sapere quali iniziative intenda adottare per incrementare gli organici degli assistenti sociali dell'ufficio esecuzione penale esterna e anche per consentire un sempre più efficace funzionamento del sistema dell'esecuzione penale medesima.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, l'organica e strutturale revisione dell'esecuzione della pena ha in generale rappresentato e continua anche oggi a rappresentare uno dei prioritari obiettivi dell'impegno di questi anni. In particolare, a partire dalle riflessioni maturate nell'ambito degli Stati Generali sulla crisi del sistema tradizionale di repressione penale, si è inteso costituire un modello di esecuzione della pena fondato su misure alternative, che siano limitative, ma non privative, della libertà personale, e che si svolgano nel territorio, riconoscendo come extremaratio la detenzione intramuraria.
In questa prospettiva sono stati adottati interventi di carattere legislativo, amministrativo ed organizzativo. Con la riforma dell'organizzazione del Ministero della giustizia, in primo luogo, è stato istituito il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, cui sono stati demandati, tra l'altro, la direzione e il coordinamento degli uffici dell'esecuzione penale esterna che operano sul territorio. Questo al fine di realizzare un sistema orientato a considerare la centralità della persona nei programmi trattamentali, anche attraverso il coinvolgimento della società civile. Il processo di rafforzamento del Dipartimento appare, poi, tanto più essenziale in vista dell'attuazione della legge delega n. 103 del 2017, che intende, tra l'altro, ancor più valorizzare il sistema dell'esecuzione penale esterna.
L'esame dei dati statistici relativi alla popolazione di esecuzione penale esterna mostra già, a legislazione vigente, una notevole crescita delle sanzioni di comunità, passate da un numero pari a 31.865 nel 2014 al numero di 45.587 al 15 ottobre 2017. L'impatto della riforma sull'organizzazione dell'esecuzione penale esterna non potrà che incrementare ulteriormente il trend di crescita delle misure alternative alla detenzione. La centralità del ruolo degli operatori, il progressivo incremento delle misure di comunità e la valutazione dell'impatto della riforma rappresentano, allora, tutti indici chiari dell'esigenza di un rafforzamento delle strutture, che deve realizzarsi almeno con l'incremento degli organici attualmente previsti. A tal fine, nell'ambito dell'istruttoria del disegno di legge di bilancio in corso, il Ministero della giustizia ha proposto l'ampliamento degli organici degli uffici di servizio sociale preposti all'esecuzione penale esterna dei minori e degli adulti, con un sensibile aumento degli stanziamenti di bilancio, indispensabile per la piena realizzazione degli obiettivi di riforma.
Auspichiamo che le proposte articolate trovino riscontro nell'ambito della discussione parlamentare, intercettando tra tutte le forze presenti in Parlamento una larga condivisione sulla necessità di potenziare l'esecuzione penale esterna, che, solo grazie ad un adeguato e ambizioso piano di investimenti, potrà dispiegare la sua funzione, essenziale per la piena realizzazione di un sistema penale finalmente conforme ai principi costituzionali e convenzionali.
PRESIDENTE. L'onorevole Amoddio, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.
SOFIA AMODDIO. Grazie Presidente, grazie signor Ministro, noi ci riteniamo veramente soddisfatti della risposta perché gli uffici penali di esecuzione esterna sono veramente un anello fondamentale nel sistema di recupero sociale dei detenuti e il loro ruolo è delicato ed importante all'interno del sistema giudiziario. La Commissione giustizia ha portato in Parlamento diverse norme che, insieme ai decreti del Governo, hanno permesso di dare risposte concrete per diminuire il sovraffollamento carcerario e tutto questo è avvenuto anche grazie alle misure deflattive dei processi, all'ampliamento delle misure alternative della detenzione, nella certezza che l'esecuzione della pena non si verifica solo con la misura del carcere, ma, appunto, occorre dare ampio spazio alle misure alternative alla detenzione.
È un fatto, però, che, per fare funzionare adeguatamente gli uffici, che devono istruire la pratica per ogni detenuto e fornire quindi al magistrato tutti gli elementi concreti per decidere se applicare o meno la misura alternativa alla detenzione, occorre ampliare le risorse e noi prendiamo atto che il Ministro ha dichiarato che nella prossima legge finanziaria quest'incremento sarà concreto e fattivo.
Occorre dare atto - e concludo - che, anche dopo la sentenza Torreggiani, il clima italiano è cambiato e, grazie proprio alle riforme, ieri, il Vice Segretario generale del Consiglio d'Europa ha dato atto che l'Italia è divenuta il punto di riferimento importante, anche rispetto agli altri Stati, per le riforme che sono state adottate nel settore penitenziario. Io sono certa che questo lavoro, iniziato dal Ministro nel 2015 con gli Stati generali dell'esecuzione penale, continuerà a portare i suoi frutti anche prima della fine di questa legislatura e continueranno gli sforzi per lasciare un segno nella vita concreta delle persone detenute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Elementi ed iniziative in ordine ai criteri di valutazione dell'esperienza dirigenziale con riferimento all'avviso pubblico per la formazione dell'elenco di idonei alla nomina di direttore generale nel comparto sanitario, in attuazione del decreto legislativo n. 171 del 2016 – n. 3-03326)
PRESIDENTE. L'onorevole Monchiero ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-03326 (Vedi l'allegato A).
GIOVANNI MONCHIERO. È quasi più lunga la lettura del titolo della mia domanda. Io sarò brevissimo, signor Ministro, nel senso che credo che il contenuto della domanda sia chiaro. Aggiungo solo altri due esempi di questi criteri di valutazione, che non mi convincono e che hanno suscitato molto allarme nel mondo della sanità. Sono due esempi tratti da un articolo della dottoressa Frittelli, che è il direttore generale dell'ospedale dell'Università di Tor Vergata, la quale osserva che l'esperienza dei funzionari ministeriali e regionali vale di più, è pesata di più, di quella dei direttori generali e, in particolare, che un titolo di ricercatore vale come sei anni di attività da direttore generale di un'azienda.
PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Grazie. La nuova disciplina delle modalità di nomina dei direttori generali degli enti del Servizio sanitario nazionale, cioè dei manager della sanità italiana, quelli sulle gambe e sulle braccia dei quali “camminano” i fondi della sanità italiana, da me fortemente voluta, rappresenta una riforma epocale per il sistema sanitario nazionale.
Grazie a questa riforma, infatti, i vertici della sanità italiana e, cioè, i manager verranno d'ora in poi scelti per le loro capacità gestionali e non in base ad un mero rapporto di fiducia con il vertice politico regionale, mero rapporto di fiducia a volte, purtroppo, per così dire, inscritto a fattori più legati alla discrezionalità che al merito.
La verifica dell'idoneità a ricoprire l'incarico di direttore generale ed il conseguente inserimento nell'elenco unico nazionale è rimessa dalle leggi ad una commissione, presieduta da un magistrato o avvocato dello Stato, di cui sono componenti pariteticamente rappresentanti dello Stato e delle regioni, che procede alla valutazione della comprovata esperienza dirigenziale e dei titoli formativi e professionali dei candidati, assegnando loro un punteggio, secondo criteri specifici, stabiliti dalla stessa commissione sulla base, peraltro, di parametri individuati dallo stesso legislatore.
Pertanto, è compito della commissione ovvero di un organo tecnico e, come tale, indipendente ed imparziale, nonché a composizione mista Stato-regioni, stabilire i criteri, sulla base dei quali vengono attribuiti punteggi ai candidati, il che esclude in modo assoluto che il Ministero della Salute possa, come auspicato dall'onorevole interrogante, inserirsi nella proceduta già avviata e modificare tali criteri.
Peraltro, la valorizzazione dell'esperienza manageriale, effettivamente maturata da coloro che aspirano ad ottenere l'inserimento nell'elenco unico nazionale dei soggetti idonei a ricoprire l'incarico di direttore generale, risulta già realizzata, come è riconosciuto dallo stesso onorevole interrogante, attraverso la norma di legge, che prevede che, dei 100 punti complessivamente attribuiti dalla commissione, ben 60 siano riservati proprio all'esperienza dirigenziale.
Concludo, evidenziando nuovamente la fondamentale importanza di questa riforma, la cui ormai imminente attuazione consentirà finalmente di affidare nelle mani di manager competenti la gestione della sanità italiana e anche di avere criteri oggettivi, poi, per la valutazione di questi stessi manager e per il prosieguo della loro attività.
PRESIDENTE. L'onorevole Monchiero ha facoltà di replicare, per due minuti.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, signor Ministro. Allora, intanto voglio precisare che condivido il suo giudizio sulla norma in generale, che istituisce per la prima volta l'elenco nazionale degli aspiranti alla funzione di direttore generale delle aziende sanitarie italiane. È una norma , tra l'altro, che l'associazione, che presiedevo qualche tempo fa, ha fortemente invocato per anni, per cui, su questo tema, siamo assolutamente d'accordo.
La mia interrogazione di oggi nasce da una certa delusione per il modo con cui la burocrazia ha applicato questa norma, inserendo dei criteri che, onestamente, non sono molto logici. Forse rispondono alla logica del nostro sistema burocratico, ma non certo alla logica del buonsenso. Nel caso di specie, signor Ministro, questa norma potrebbe andare bene per me, che ho fatto vent'anni il direttore generale. Ma noi auspicavamo una norma che valutasse meglio l'esperienza anche di chi questa funzione l'ha svolta per un periodo minore, perché non c'è nulla di più formativo che esercitare davvero le funzioni sul campo.
Comunque, mi rendo conto delle difficoltà tecniche, ma le rinnovo l'appello a valutare una possibilità, anche dopo, anche a procedura conclusa, per valutarne l'effetto e per vedere se, per le prossime selezioni, non sia meglio trovare dei criteri che favoriscano l'ingresso di chi ha maturato una reale esperienza.
(Iniziative volte a garantire, alla luce di recenti casi di malattie contagiose, la tutela della salute pubblica, con particolare riferimento alla revisione dei progetti di cosiddetta «accoglienza diffusa» - n. 3-03327)
PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-03327 (Vedi l'allegato A).
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente, grazie Ministro. Abbiamo presentato questa interrogazione, perché destano particolare allarme i diversi casi, anche riportati dalla cronaca, per quanto riguarda malattie contagiose, presenti in persone, accolte nel nostro Paese, nell'ambito sia di SPRAR, sia di CARA e sia in tutta l'accoglienza messa in campo nel nostro Paese. L'ultimo, quello del CARA di Gradisca d'Isonzo, dove in un giovane proveniente dalla Guinea è stata riscontrata la TBC. Vorremmo capire quale tipo di iniziative, per tutelare anche la salute dei nostri cittadini, il Governo e il Ministero da lei presieduto intendano mettere in atto, per rendere ancora più puntuali e restrittivi i controlli, per quanto riguarda la salute pubblica stessa.
PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Rispondo agli onorevoli interroganti, ribadendo quanto ho avuto modo di affermare in diverse occasioni, ovvero che le numerose azioni poste in essere dal Ministero della Salute, in tema di sorveglianza sanitaria sui migranti irregolari, sono state tali da salvaguardare la salute degli stessi migranti e di tutti i cittadini italiani.
Al proposito, ricordo che il personale medico è già presente a bordo delle imbarcazioni di soccorso, per procedere ad un veloce controllo circa la presenza di migranti con patologie infettive al momento dello sbarco. Vengono, poi, effettuati ulteriori controlli dal personale degli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, cioè l'USMAF del Ministero della Salute. I migranti, che presentano i sintomi di malattie infettive e diffusive, vengono trasferiti presso le strutture sanitarie per gli opportuni approfondimenti, se del caso anche con modalità di trasporto in bio-contenimento.
Questi controlli - ci tengo a precisarlo - proseguono per tutta la durata della permanenza dei migranti sul territorio nazionale. Proprio grazie a questa continua attività di sorveglianza, il nostro Paese, nonostante sia stato interessato da massicci flussi migratori irregolari - basti pensare che, dal 2013 al mese di settembre di quest'anno, il numero dei migranti sui quali sono stati effettuati i controlli sanitari è superiore a 500 mila persone -, non ha registrato un aumento dell'incidenza di malattie infettive, che richiedono interventi di sanità pubblica.
Quanto poi alla verifica delle condizioni di salute dei migranti ospitati nei centri per l'immigrazione, evidenzio che il Ministero dell'Interno assicura un servizio di assistenza sanitaria, che comprende, tra l'altro, una visita medica d'ingresso, finalizzata anche all'accertamento di patologie che richiedono misure di isolamento, nonché l'assistenza continuativa da parte di personale medico e paramedico, che opera presso i presidi sanitari presenti nei centri.
Quanto poi al caso di tubercolosi, riguardante il giovane guineano, ospite presso il CARA di Gradisca d'Isonzo, comunico che la prefettura di Gorizia ha riferito che sono stati tempestivamente attivati tutti gli interventi sanitari, ivi comprese le misure di profilassi, nei confronti di coloro che abbiano avuto contatti con il migrante.
In particolare, dalle informazioni acquisite dal personale medico che ha avuto in cura il giovane migrante, è emerso che la TBC sarebbe stata contratta durante la permanenza nel centro CARA, atteso che, al momento dell'ingresso nel centro, cioè nel luglio 2016, non presentava alcun sintomo di malattia, per sintomi comparsi nel febbraio di quest'anno.
Comunque, vorrei concludere, dicendo che il Ministero, in collaborazione con l'INMP, ha da poco pubblicato le linee guida per la salute dei migranti e dei rifugiati, che sono delle linee guida assolutamente innovative, sia per il nostro territorio nazionale che in Europa e che, grazie anche a questo, avremo ulteriori e più avanzate procedure standard di assistenza e di prevenzione sulla popolazione migrante.
PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di replicare, per due minuti.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Ministro, mi auguro che l'abbiano presa in giro, altrimenti sta prendendo in giro lei il Parlamento. Questo soggetto con la TBC è stato ricoverato per appendicite e nessuno aveva diagnosticato la TBC! Sono state contagiate due persone del personale medico, perché è stato portato in sala operatoria e operato, non sapendo che aveva la TBC. E adesso, proprio in questi momenti, mi comunicano addirittura forse di un terzo caso di soggetto italiano, che ha contratto la TBC. Questa persona, a mesi di distanza, ha ancora focolai di TBC attivi ed è stato rimesso nel CARA di Gradisca, con possibilità di contagiare. E cosa ha fatto il Governo con il Ministero? Chiudere il CARA di Gradisca e portare quelle persone nell'accoglienza diffusa, impedendo, di fatto, un controllo.
È da anni che lei e il suo Governo ci dite che è tutto sotto controllo. Non è nulla sotto controllo. È inaccettabile che un personale medico operi una persona proveniente dal CARA che non si sa che ha la tubercolosi. Questo è inaccettabile e lei dovrebbe rispondere di questa responsabilità sua e di chi non è intervenuto, perché io ho visto la documentazione presentata in prefettura e anche all'ospedale e mi dispiace che non l'abbiano fatto vedere. C'è scritto che non è stato fatto alcun tipo di screening su questa persona quando è entrata, perché la persona ha detto: “Sto bene”. Ma questo è ovvio; cosa vuoi che dica: “Sto male”, così magari lo mettono in una situazione di controllo sanitario? Ha detto: “Sto bene” e allora hanno detto: “Non serve nessun tipo di screening”. Questi sono i controlli che fate e lo sa meglio di me perché il personale medico, che è massacrato dai numeri che voi avete messo per questa invasione incontrollata che avete favorito, è impossibilitato a effettuare un controllo serio e capillare e lo sapete meglio di me e, purtroppo, invece di continuare a mentire al Paese dovreste prendervi le vostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
(Esercizio dei poteri di indirizzo e vigilanza nei confronti dell'Agenzia delle entrate e di Sogei in relazione ad un efficace utilizzo dell'anagrafe dei rapporti finanziari a fini di contrasto all'evasione fiscale – n. 3-03328)
PRESIDENTE. L'onorevole Zanetti ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-03328 (Vedi l'allegato A).
ENRICO ZANETTI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, recentemente la Corte dei conti ha evidenziato, in modo abbastanza clamoroso, come a distanza di cinque anni tutte le informazioni che possono essere reperite nell'anagrafe dei conti correnti continuino a non essere utilizzate nemmeno in via sperimentale - figuriamoci in via operativa - dall'Agenzia delle entrate. Ci domandiamo, quindi, che senso ha continuare a consentire l'introduzione di nuovi gravosi adempimenti per imprese e professionisti se nel frattempo non si rendono realmente operativi e utili i già numerosi elementi presenti nell'anagrafe tributaria.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente, grazie, onorevole. Ricordo che la raccolta di dati e informazioni ai fini della valutazione della capacità contributiva è preordinata all'osservanza delle prescrizioni normative dettate a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei contribuenti. Nell'ambito dell'attuazione delle disposizioni normative introdotte dal decreto n. 201 del 2011, il cosiddetto “salva Italia”, l'Agenzia delle entrate ha riscontrato criticità riconducibili ai seguenti aspetti: modalità di comunicazione e conservazione dei dati; qualità e congruità dei dati; finalità di classificazione dei contribuenti interessati dalla raccolta di tali informazioni. Pertanto, l'Agenzia ha intrapreso un dialogo con l'Autorità garante per la protezione dei dati personali al fine di poter disporre di linee guida sulle esatte modalità di trasmissione dei dati, nonché per la verifica preliminare di criteri selettivi basati sull'utilizzo dei dati contenuti nell'archivio dei rapporti finanziari.
In tale ottica è stata realizzata una nuova infrastruttura informatica, denominata “Sistema interscambio dati”, dotata di livelli di sicurezza molto elevati in grado di garantire il transito in sicurezza delle nuove informazioni. Nel 2015 è stato introdotto il nuovo tracciato unico informatico con il passaggio del quale si è reso necessario costruire un nuovo archivio dei rapporti che ha comportato una complessa attività di migrazione di quei rapporti comunicati fino al 31 dicembre 2015 in base alle specifiche tecniche precedenti al tracciato unico. Parallelamente, l'Agenzia delle entrate ha elaborato un modello basato sull'analisi integrata delle informazioni finanziarie e degli altri elementi presenti in anagrafe tributaria per l'individuazione di indicatori di rischio sintomatici di profili rilevanti di evasioni fiscali.
La tempistica di realizzazione di tali interventi è dunque dipesa dalla necessità di assicurare i congrui termini per l'adempimento da parte degli operatori anche in ragione delle caratteristiche dei rispettivi sistemi informativi, in alcuni casi contraddistinti da una procedura di estrazione dati non completamente automatizzata, dalla necessità di soddisfare le esigenze relative alla protezione dei dati personali sia con riferimento alla concentrazione presso l'anagrafe tributaria di una notevole quantità di informazioni personali sia in relazione alle finalità di classificazione degli interessati cui la raccolta di tali informazioni risulta preordinata. Infine, è dipesa dall'esigenza di creare una banca dati caratterizzata da adeguati standard di completezza e qualità delle informazioni utilizzate da parte dell'Agenzia.
PRESIDENTE. L'onorevole Zanetti ha facoltà di replicare per due minuti.
ENRICO ZANETTI. Grazie, signor Ministro. Credo che queste considerazioni, se stessimo parlando di qualcosa che era stato introdotto uno o al massimo due anni fa, potrebbero avere una loro significatività. Ma nell'istante in cui parliamo di qualcosa che sono ormai cinque anni che potrebbe essere reso operativo e che, come apprendiamo da questa risposta, è tuttora in corso di divenire, allora è evidente che i tempi sono assolutamente incompatibili con quello che può essere il riconoscimento di un'adeguata capacità da parte delle strutture - e naturalmente anche da parte del Ministero nel dare gli indirizzi - di tradurre in modo concreto quelle che sono le possibilità che le norme introdotte a suo tempo con funzione anti-evasiva danno.
Ribadisco, quindi, che sarebbe opportuno concentrarsi affinché ciò che già può essere reperito nella vastissima anagrafe tributaria venga utilizzato piuttosto che continuare, come si è fatto anche nell'ultimo anno in modo ripetuto, a introdurre ulteriori adempimenti che poi, a loro volta, con questa evidente incapacità gestionale dal punto di vista tecnologico e informatico, producono ulteriori corti circuiti: le vicende legate allo spesometro di queste settimane e mesi sono note a tutti.
Concludo dicendo che la Corte dei conti nel fare questa denuncia si chiedeva come mai in questi anni non ci fosse stato un indirizzo politico forte sul punto e invitava semmai ad assumerlo. La sua risposta, signor Ministro, mi sembra invece di giustificazione totale di quanto è successo. Quindi, prendo atto che per lei è normale che a distanza di cinque anni le strutture preposte al controllo del suo Ministero non siano ancora in grado di utilizzare in modo efficace contro l'evasione le norme che ci sono.
(Iniziative di competenza nei confronti dell'Agenzia delle entrate al fine di un corretto utilizzo dell'anagrafe dei rapporti finanziari per il contrasto all'evasione fiscale – n. 3-03329)
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-03329 (Vedi l'allegato A).
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente Giachetti. Buongiorno, Ministro Padoan. Dunque, Ministro, l'anagrafe bancaria o anagrafe dei rapporti finanziari, istituita nel 2009, è costata già alle tasche degli italiani 10 milioni di euro. Secondo noi questo è uno strumento fondamentale rispetto alla lotta all'evasione e al contrasto dell'evasione, contrasto dell'evasione su cui, tra l'altro, voi dite che state facendo molto ma gli stessi magistrati contabili dicono che è di scarsa efficacia. Allora, noi ci chiediamo perché questa grave ed ennesima inadempienza da parte dell'Agenzia delle entrate ma, soprattutto, perché c'è una mancata vigilanza da parte sua nei confronti dell'Agenzia delle entrate affinché l'utilizzo dell'anagrafe bancaria sia di fatto istituito, anche perché senza questo utilizzo dell'anagrafe bancaria c'è un ulteriore inadempimento perché i dati che l'Agenzia delle entrate dovrebbe passare al Parlamento di fatto non ci sono. Quindi, Ministro, noi le chiediamo perché non viene utilizzata.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. La domanda sollevata dall'onorevole Rizzetto ed altri è in gran parte coincidente con i temi affrontati nella precedente interrogazione dell'onorevole Zanetti e, quindi, alcuni degli argomenti, che non ripeterò per brevità di tempo, sono gli stessi che ho utilizzato prima. Però, vorrei aggiungere un punto specifico riguardo all'utilizzo dell'anagrafe tributaria che non ho potuto esporre prima. Parallelamente all'attività che ho descritto in precedenza, l'Agenzia delle entrate ha elaborato un modello basato sull'analisi integrata delle informazioni finanziarie e degli altri elementi presenti in anagrafe tributaria per l'individuazione di indicatori di rischio sintomatici di profili rilevanti di evasione fiscale. Il modello di analisi elaborato è orientato a intercettare anche fattispecie apparentemente virtuose ovvero contribuenti che, pur effettuando spese che si conciliano con i redditi dichiarati, accumulano risparmi incompatibili con quegli stessi redditi al netto delle spese sostenute, ovvero soggetti passivi IVA che, ad esempio, pur risultando congrui e coerenti all'esito dello studio di settore evidenziano incrementi del patrimonio finanziario non giustificabili con i ricavi o i compensi dichiarati e con le variabili strutturali e contabili comunicate.
Considerate le potenzialità dello strumento di analisi nonché le prescrizioni rappresentate dall'Autorità garante per la protezione dei dati personali nel corso del 2016 e del primo semestre 2017 l'Agenzia ha avviato, con provvedimento del direttore del 9 agosto 2017, un'attività che sperimenta i criteri di rischio elaborati per l'anno d'imposta 2013 su un campione ristretto di soggetti, sperimentazione in corso di svolgimento. Infine, si sta proseguendo nell'attività di analisi delle motivazioni dei saldi che hanno interessato i rapporti finanziari, allo scopo di elaborare indicatori di anomalia in base ai quali è possibile valutare l'opportunità di sottoporre le posizioni che risultano incoerenti ad attività istruttorie di controllo.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare per due minuti.
WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Grazie, Ministro. Non mi ritengo assolutamente soddisfatto della sua risposta, in quanto non c'è nessuna giustificazione che possa reggere rispetto a questa ennesima violazione della legge. Qui si parla di violazione della legge, Presidente. Gestire la macchina fiscale in modo discrezionale, Ministro, come sta facendo lei o come sta facendo, di fatto, il Ministero nei confronti dell'Agenzia delle entrate non è cosa giusta, non è assolutamente cosa giusta, perché ve ne fregate, di fatto, della legge, ve ne fregate delle sentenze, ve ne fregate delle delibere della Corte dei conti poc'anzi anche citate da un collega qui in Aula. I magistrati contabili, Ministro, sono stati chiari: il sottoutilizzo dell'anagrafe bancaria ha determinato risultati di poco conto nei confronti dell'evasione fiscale, però poi leggere sul giornale i grandi risultati rispetto alla stessa, ovvero rispetto alla lotta all'evasione fiscale, che voi fate quotidianamente proprio nei confronti dell'evasione fiscale.
In sintesi, Ministro, voi state dicendo ai cittadini italiani che non si sta combattendo la grande evasione fiscale, cioè i grandi evasori in Italia fanno quello che vogliono, mentre andate a multare un cittadino o un lavoratore che non arriva alla fine del mese, ma che, magari, evade 50 euro alla fine dello stesso, e quindi scatta chiaramente un procedimento da parte dell'Agenzia delle entrate. Siete con i forti e non state con i deboli: è semplice fare così. Chiudo, Presidente, dicendo che, e lo rinnovo, siete fuorilegge. L'unica cosa che mi conforta è che fra qualche settimana o qualche mese sarete anche fuori da questo Parlamento.
(Chiarimenti in merito ai criteri da adottare con riguardo alla proposta di nomina del Governatore della Banca d'Italia – n. 3-03330)
PRESIDENTE. L'onorevole Sibilia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03330 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Ministro, come lei sa, il MoVimento 5 Stelle è da sempre critico nei confronti dell'operato della vigilanza di Banca d'Italia, tant'è che questo Parlamento, spinto dalla nostra iniziativa, ha approvato una mozione che dice di individuare la figura più idonea a garantire nuova fiducia nella Banca d'Italia, perché è una fiducia che, evidentemente, è stata persa; lo avete scritto voi, lo ha scritto la maggioranza. A seguito di questa approvazione, non si è capito, il capo del Partito Democratico dice che non vuole Visco, alcuni di voi dicono che volete Visco. Cosa volete fare, volete cambiarlo il Governatore della Banca Italia sì o no? Quali sono i criteri che state utilizzando per scegliere la nuova figura, per dare fiducia a Banca d'Italia, e se, nel Consiglio dei ministri che farete tra due giorni, siederà, ancora una volta, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Boschi, che sappiamo benissimo avere un conflitto di interessi gigante, e se anche lei parteciperà a questa scelta.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pietro Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie Presidente, grazie onorevole. Gli onorevoli interroganti chiedono di conoscere, in considerazione della mozione approvata dalla Camera dei deputati che impegna il Governo a individuare la figura più idonea a ricoprire la carica di Governatore della Banca d'Italia e garantire nuova fiducia nell'istituto, quali siano i criteri che il Governo intende adottare per procedere alla relativa selezione. In proposito, ricordo che il comma 8 dell'articolo 19 della legge n. 262 del 2005 dispone che la nomina del Governatore sia effettuata con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il consiglio superiore della Banca d'Italia.
Per quanto attiene ai criteri, le decisioni del Presidente del Consiglio, come la Presidenza del Consiglio ha fatto sapere nei giorni scorsi, saranno basate sulle prerogative a lui attribuite dalla legge ed ispirate esclusivamente al criterio di salvaguardia dell'autonomia dell'istituto.
PRESIDENTE. L'onorevole Sibilia ha facoltà di replicare per due minuti.
CARLO SIBILIA. Francamente, la risposta è imbarazzante. Mi sarei aspettato un elenco di criteri che state seguendo per scegliere una persona idonea a dare nuova fiducia all'istituto di Banca d'Italia, ma, se lei mi dice che è nelle prerogative di Gentiloni, domani ci troveremo Visco. Allora, noi cittadini, le persone a casa e i risparmiatori truffati, che hanno subito quattro grandissimi disastri, Monte dei Paschi di Siena, le quattro banche che avete salvato con i soldi dei risparmiatori, il crac delle banche venete, tutto fatto sulle spalle dei risparmiatori. Se ancora una volta non volete scegliere di cambiare strada, ma, ancora una volta, i cittadini e i risparmiatori dovranno pagare per i vostri errori, allora, Ministro, non possiamo ascoltare il leader del Partito Democratico che ci viene a dire che lui è critico sulla nomina del Governatore Visco. È veramente indecente e non possiamo usare altre parole.
Soprattutto, non vorremmo che, per lavare un po' di polvere, si trovassero altri nomi, come il direttore generale Salvatore Rossi oppure il vicedirettore generale Fabio Panetta, che sono contigui a Visco. Quindi, mi auguro che sia fatta una scelta responsabile, in totale discontinuità, così come voi stessi avete dichiarato nella mozione che avete approvato, e bisogna capire da che parte state, dalla parte dei risparmiatori o dalla parte dei banchieri. Noi lo sappiamo, ma speriamo che questa volta ci smentiate, perché veramente non se ne può più, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative volte a sostenere il cosiddetto trasferimento tecnologico, in particolare tramite investitori nazionali – n. 3-03331)
PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03331 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
ANTONIO PALMIERI. Buon pomeriggio, signor Ministro. Il quesito è molto semplice: poco meno di un anno fa, quasi un anno fa, avevamo salutato con grande fiducia l'attivazione di questo fondo chiamato ITAtech, che ha una dote di 200 milioni da investire in Italia per favorire il trasferimento tecnologico dalla ricerca che si fa nell'accademia, e non solo nell'accademia, e far diventare tutto questo impresa, nuova economia, volano per tutto il Paese. Siamo molto preoccupati per alcune notizie apparse sulla stampa sulle destinazioni possibili di questo fondo, che potrebbe addirittura prendere la via di oltralpe e andare a finanziare un analogo fondo francese. Da qui il nostro quesito.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie Presidente, grazie onorevole. Come lei ricordava, il 16 dicembre 2016 è stato siglato da Cassa depositi e prestiti e il Fondo europeo per gli investimenti il Management and co-financing Agreement relativo alla piattaforma di investimenti ITAtech. L'accordo si sostanzia come un contratto di coinvestimento fra CDP e FEI con un commitment complessivo di 200 milioni di euro parimenti impegnato con una quota di 100 milioni ciascuno, finalizzato al lancio di fondi di investimento dedicati al finanziamento dei processi di trasferimento tecnologico in Italia con un focus su progetti di ricerca e di innovazione, ovvero dedicati alla valorizzazione e commercializzazione di risultati della ricerca pubblica e privata provenienti da università, IRCCS e centri di ricerca esclusivamente italiani.
Il FEI investe pari passo accanto a CDP direttamente nei fondi TT, trasferimento tecnologico, svolgendo allo stesso tempo il ruolo di gestore della piattaforma a valere di un mandato senza rappresentanza, in virtù del quale agirebbe in proprio nome, ma per conto e a rischio di CDP, limitatamente al commitment sottoscritto da quest'ultima. Sulla base dell'attuale commitmentITAtech si prevede di lanciare almeno cinque fondi TT sottoscritti da ITAtech. Si ricorda che, come da prassi di mercato, la piattaforma ITAtech prevede, comunque, dei limiti di concentrazione su singola iniziativa. In base all'accordo stipulato fra CDP e FEI, i gestori dei fondi TT esistenti o di nuova costituzione potranno essere italiani o europei. Nell'ipotesi di gestori non italiani, l'accordo CDP-FEI prevede comunque il focus dell'attività di investimento in Italia e una stabile presenza del team di investimento in Italia, oltre che, evidentemente, chiare competenze da parte del team in attività di investimento comparabili in Italia.
In particolare, l'accordo prevede che almeno il 90 per cento del capitale disponibile per investimenti dei fondi TT sottoscritti da ITAtech sia investito in Italia ovvero iniziative di ricerca ed imprenditoriali conseguenti che siano basate giuridicamente in Italia. Le opportunità di investimento relative al lancio di fondi dedicati al trasferimento tecnologico in Italia vengono esaminate autonomamente e deliberate dagli organi competenti del FEI. È riconosciuto a CDP un diritto di obiezione sulle proposte di investimento in caso si ravvisi l'insorgere di rischi reputazionali da parte di CDP, conflitti d'interesse per CDP o per il FEI o qualora la proposta di investimento dovesse presentare un ritorno finanziario non in linea con il rendimento minimo considerato accettabile da parte di CDP.
Ad oggi, e concludo, è stato perfezionato un primo investimento in un fondo denominato Vertis Venture 3 Technology Transfer, gestito da Vertis Sgr, con sede legale a Napoli e sede operativa anche a Milano.
PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di replicare per due minuti.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Ministro. Lei conferma le mie e le nostre preoccupazioni. Da un lato, la guida di questa nave non è in mano a Cassa depositi e prestiti, da un altro lato, a distanza di quasi un anno dall'attivazione di questa piattaforma, avete fatto questo unico atto, almeno investendo su Napoli, ma, peraltro, su un fondo che investe in automation e destinando 30 milioni più eventuali altri 10 qualora la cosa andasse avanti.
C'è e permane totale assenza di iniziativa perché dire che ci saranno cinque linee di investimento ma non dire quali è come dire speriamo che cambi il tempo e venga meno lo smog nella mia Milano, ma non si prendono misure per andare in tale direzione. Quindi, da parte nostra la preoccupazione permane intatta in un contesto nel quale siamo la settima potenza nel mondo per capacità di ricerca, ma siamo altrettanto agli ultimi posti, invece, per quanto riguarda la capacità del nostro capitale di rischio, di venture capital nostrani, di investire in start-up o in aziende più mature. È un contesto assolutamente sfavorevole, nonostante tutte le norme che insieme abbiamo messo in campo dal 2012 a oggi, e dà l'idea di un'occasione persa. L'ideale sarebbe che questo Fondo con 200 milioni desse un potente strike e non diluisse l'attività. Un'operazione all'anno significa che entro cinque anni si metterà in moto tutto: per la nostra situazione anemica è veramente troppo poco. Per questo - concludo, Presidente - noi continueremo a vigilare sull'attività di questa piattaforma più preoccupati che mai.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,30.
La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,35.
Missioni.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Comunico che ai sensi articolo 46, comma 2, del Regolamento i deputati Adornato, Alfreider, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Caparini, Capelli, Faraone, Ferrara, Garofani, Lorenzo Guerini, Guerra, Locatelli, Lorenzin, Manciulli, Marazziti, Marcon, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto dalla seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3868-A.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3868-A: Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute.
Ricordo che nella parte antimeridiana la seduta si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3868-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. La componente socialista voterà a favore del provvedimento che si riferisce a numerosi e diversi argomenti: la sperimentazione clinica dei medicinali; il riordino delle professioni sanitarie; i comitati etici territoriali e molti altri. Vorrei però incentrare il mio intervento su un articolo ed un tema particolarmente caro a noi socialisti. Mi riferisco all'articolo 3 dedicato all'applicazione e alla diffusione della medicina di genere nel sistema sanitario e voglio esprimere la mia gratitudine alla collega Paola Boldrini perché dobbiamo soprattutto a lei questa aggiunta. L'articolo concretizza una richiesta che avevamo avanzato ad inizio legislatura cioè l'applicazione del gender mainstreaming, il mainstreaming di genere, alle politiche perché i numeri di uomini e donne del Governo sono importanti ma lo sono altrettanto le politiche. L'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, che è l'agenzia dell'Unione Europea che lavora per realizzare questa uguaglianza, definisce il gender mainstreaming, alla lettera, “una strategia che prevede l'integrazione della prospettiva di genere nella preparazione, progettazione, implementazione, monitoraggio e valutazione di politiche, regolamenti e programmi di spesa al fine di promuovere l'uguaglianza tra uomini e donne e combattere la discriminazione”. Non si tratta di ideologia o di mode ma di considerare gli effetti concreti di scelte precise in campo medico, nella ricerca, nella prevenzione, nelle cure. L'Intergruppo parlamentare salute globale e diritti delle donne che coordino ha lavorato per promuovere in Italia - ma non solo in Italia anche in molte parti del mondo - la consapevolezza che la ricerca e la medicina non sono neutre, non valgono indistintamente per tutti e tutte. Siamo quindi molto soddisfatti per l'inserimento dell'articolo 3 nel provvedimento e ci auguriamo che sarà apprezzato e confermato dal Senato. La componente socialista voterà a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Si tratta di un disegno di legge, Presidente e Ministro, che è molto atteso da molte categorie diverse che pur tuttavia gravitano nell'area delle professioni sanitarie ma soprattutto anche nell'area di tutti coloro che si occupano dei pazienti, che se ne occupano sul piano della ricerca, sul piano dell'assistenza, sul piano dell'organizzazione dei servizi. Noi abbiamo guardato con particolare interesse alla prima parte del disegno di legge che ha come punto di riferimento la sperimentazione con i farmaci, in particolare con i farmaci innovativi e, tra essi, quelli che guardano alle malattie rare, i famosi farmaci orfani di cui si sente un urgente e assoluto bisogno, e l'abbiamo fatto sottolineando con grande attenzione tutto ciò che implica una valutazione anche etica di tali rapporti e di tali relazioni, ponendo al primo posto il rispetto per la persona del paziente e quindi la necessità che venga coinvolto in prima persona come un attore protagonista e non solo come oggetto di sperimentazione ma come un soggetto che partecipa attivamente al progetto e al disegno della ricerca.
Il secondo punto del disegno di legge che riguarda il riordino delle professioni sanitarie ci ha visto particolarmente soddisfatti del riconoscimento in modo concreto di due nuove professioni sanitarie: gli osteopati e i chiropratici. Sono professioni sanitarie per le quali avevamo già presentato a suo tempo un disegno di legge, peraltro ipotizzando anche un curriculum di studi, ipotizzando anche un progetto d'inserimento professionale graduale ma quello che conta è che il disegno di legge prende in atto bisogni reali, prende in atto figure concrete, gente che si sta già occupando di pazienti tenendo conto che si calcolano in milioni gli italiani che fanno ricorso alle cure degli osteopati, la maggioranza dei quali sono persone di grande competenza e anche con un profilo etico piuttosto solido e sicuro, ma per molti, molti dei quali non abbiamo nessuna garanzia di quello che è la competenza effettiva. Senza un disegno di legge, senza il riconoscimento di un profilo professionale, senza il riconoscimento di un curriculum formativo, è impossibile chiedere e ottenere queste garanzie che riguardano la salute di tutti noi.
Il terzo punto di questo disegno di legge, che pure ci sembra particolarmente interessante, è quello che riguarda la dirigenza: riguarda la dirigenza del Ministero della salute, ma noi vogliamo immaginare che questa dirigenza non sia una serie di scelte di tipo, per così dire, autoreferenziale, come facilitare la carriera degli alti dirigenti del Ministero, ma sia invece un'ipotesi concreta e positiva di revisione dei modelli organizzativi della sanità. Intanto perché se il Ministero della Salute avrà una dirigenza forte, riusciremo a compensare tutte quelle lacune drammatiche che in Italia derivano dall'avere in realtà 20 sistemi sanitari regionali, con una disparità di prestazioni che rende perfino un rischio nascere in una regione piuttosto che in un'altra: nascendo in determinate regioni, anche a prescindere dal colore politico che hanno, ma facendo invece riferimento alla struttura organizzativa, alla qualità, alla competenza delle persone che ci lavorano, si riescono ad avere garanzie per la propria salute alte e forti; nascere invece in altre regioni significa in qualche modo essere consegnati a un'assistenza pasticciata, arruffata, della quale disgraziatamente ci si occupa soltanto in occasione di eventi critici.
Noi ci troviamo davanti oggi a un'esigenza forte di garantire sul piano nazionale qualità nella salute a tutti attraverso il rispetto del diritto costituzionale, inteso proprio dal punto di vista del diritto alle cure. Noi abbiamo bisogno che questo disegno di legge, adesso che non ci dimentichiamo…
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA BINETTI. Finisco subito, Presidente. È un disegno di legge delega, quindi delega al Ministero, delega al Ministro. Ci auguriamo che in questi ultimi mesi di legislatura il Ministro sia in grado davvero di offrire ad ognuno di questi punti - la ricerca, le nuove professioni sanitarie, l'organizzazione della dirigenza - quel supporto normativo che li renda operativi in funzione di un vero salto di qualità dell'assistenza sanitaria in Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge cosiddetto Lorenzin, che ci prepariamo a votare, ha avuto un percorso lungo e complesso, e anche le vicende politiche che lo hanno accompagnato lo sono state, sin dal momento in cui (dicembre 2013) veniva licenziato e approvato dal Governo Letta.
Faccio queste considerazioni per indicare subito il criterio in base al quale, in modo serio, la componente di Direzione Italia ispirerà il proprio voto finale. Noi non ci facciamo influenzare dal mutato quadro politico, nel momento in cui dobbiamo valutare nel merito cosa dice un provvedimento: un provvedimento, come quello che ci accingiamo a votare, che va ad incidere in modo importante su settori di rilievo per la sanità in Italia. In altre parole, la nostra valutazione, che anticipo essere generalmente negativa, non si basa sulla dinamica maggioranza/opposizione, bensì su una lettura nel merito dei contenuti.
E guardando al merito, quindi, vediamo un provvedimento che oggettivamente durante l'iter parlamentare ha subito dei peggioramenti: ciò soprattutto in quest'ultimo passaggio alla Camera, in particolare nella Commissione affari sociali. Faccio l'esempio del tema che più di tutti è stato dibattuto, non solo nelle Aule parlamentari: la riforma degli ordini e delle federazioni mediche. Noi di Direzione Italia, come ben espresso dal senatore D'Ambrosio Lettieri nella precedente lettura in Senato, avevamo una buona opinione dell'articolo 4: pur necessitando a nostro avviso di ulteriori migliorie, e soprattutto di un confronto con i rappresentanti degli ordini e delle professioni mediche, esso rappresentava una soluzione normativa condivisibile e in grado di dare una scossa positiva ad un mondo oggettivamente ancora basato su meccanismi e dinamiche anacronistiche. Debbo però dire che in Commissione affari sociali, mentre da parte del Governo l'auspicato confronto tra gli addetti ai lavori non c'è stato o è stato poco significativo, nonostante lo sforzo da noi apprezzato del presidente Marazziti in tal senso, l'articolo 4 è stato oggetto di interventi che non esitiamo a definire peggiorativi.
In particolare, da un lato si interviene in maniera incisiva, e a volte un po' confusa, sul tema dei meccanismi elettorali per la selezione delle classi dirigenti degli ordini; dall'altro non sono stati invece toccati proprio quei temi che gli stessi ordini avevano richiamato come centrali nei mesi scorsi, durante l'esame del disegno di legge in Commissione: parlo della qualità della formazione, le modalità di esercizio della professione medica, i rapporti con gli enti locali, nell'ambito di un Servizio sanitario purtroppo a volte protagonista di sempre più eterogeneità tra regioni nell'attuazione dei LEA. La recente decisione della Federazione dei medici chirurghi e degli odontoiatri di ritirarsi dai tavoli istituzionali, proprio alla luce dell'involuzione conosciuta dal disegno di legge cosiddetto Lorenzin, è stata grave a nostro parere, ma, bisogna ammetterlo, razionalmente comprensibile.
Apprezziamo comunque, e valutiamo positivamente quanto è stato apportato circa la sperimentazione clinica (vedi l'articolo 1) e la formazione medica specialistica (vedi l'articolo 15).
Nel contesto descritto, e dovendo fare un bilancio finale, Direzione Italia voterà in maniera contraria al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, come hanno già ricordato i colleghi, questo provvedimento abbraccia una serie di temi fra loro anche non strettamente collegati, adottando soluzioni che noi riteniamo nel loro complesso positive: cominciando da quella iniziale, cioè quella rivisitazione delle normative in materia di sperimentazione clinica che non potrà che avere benefici effetti sulla tempestività della ricerca nel nostro Paese e sulla reale possibilità di partecipazione per le nostre aziende sanitarie. Oggi questa particolare attività, tipica delle aziende maggiori, è ostacolata da tutta una serie di impacci burocratici, in particolare, per quanto riguarda la questione dei comitati etici, che la norma che oggi stiamo approvando dovrebbe finalmente risolvere, valorizzando il contributo di queste istituzioni e dando quindi maggiore tranquillità sia agli operatori del settore, sia ai pazienti coinvolti nelle attività di sperimentazione e di ricerca.
L'annosa questione degli ordini. Beh, l'annosa questione degli ordini, come ricordava ora il collega Fucci, è un tema di non facilissima soluzione; del resto il concetto stesso di ordine professionale richiama immediatamente una concezione antica e corporativa delle relazioni economiche e sociali: è un collegamento stretto, plurisecolare, che noi non possiamo ignorare, perché la storia ha la sua forza. Io ritengo che, superando le stratificazioni della storia, la norma, così come è stata licenziata recentemente dalla XII Commissione, sia una norma di buonsenso, che viene ad incidere positivamente su due elementi fondamentali degli ordini: la democrazia interna e la trasparenza delle decisioni, e anche della gestione.
Oggi, stamattina in quest'Aula nella discussione abbiamo anche ascoltato qualche accento giacobino su questo tema. Ecco, io credo che la norma nel suo complesso sia una norma saggia, compatibile con le esigenze di oggi, e anche con la necessità da tutti avvertita di un ammodernamento dell'istituto ordinistico.
Sul tema del riconoscimento di nuove professioni sanitarie, direi che indubitabilmente il testo licenziato dalla Camera è migliorativo rispetto a quello che era stato previsto dal Senato, che aveva ritenuto opportuno intervenire nel riconoscimento di due nuove professioni, osteopati e chiropratici: esigenza molto sentita nel mondo sanitario, e che trova comunque conferma anche nel nuovo testo. Ma il nuovo testo, grazie ad una mediazione introdotta su iniziativa personale del presidente Marazziti (che voglio qui personalmente elogiare, perché mi pare che sia stata un'ottima soluzione), trasforma una norma ad hoc in una norma di procedimento, una norma che vale per tutti i casi d'ora in poi. Una norma che consente la possibilità a nuovi gruppi di professionisti di richiedere un autonomo riconoscimento della loro professione, distaccandosi da quelle praticate in precedenza. Una norma che vale per tutti e che vale per un tempo lungo. È, quindi, una norma che ha quel carattere di generalità che sempre dovrebbe avere la norma e che dà una connotazione positiva al nuovo testo.
In questo contesto delle nuove disposizioni, delle nuove procedure sanitarie, apprezzo, e desidero qui richiamarla come positiva, l'istituzione dell'albo degli ingegneri biomedici all'interno ovviamente dell'ordine degli ingegneri. Si tratta di una professionalità non grandissima nei numeri, ma rilevantissima per il progresso tecnologico del nostro Servizio sanitario nazionale, per l'adeguamento tecnologico delle nostre strutture, nata in un contesto di arretratezza e che ha contribuito notevolmente a migliorare la qualità delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale.
Infine, devo dire che ho condiviso, sollecitato e quindi inevitabilmente apprezzato, anche il fatto che sia stato espunto dal testo il problema delle farmacie. Io ritengo che la farmacia sia un'istituzione importantissima nel nostro sistema sanitario. È un'istituzione riconosciuta da secoli, è un'istituzione che è sempre stata vista come la bottega del farmacista, luogo di azione di un professionista. Negli ultimi anni, con una serie di “normicine” infilate ora in una legge appropriata, ora in qualche contesto anche meno appropriato, si è intervenuti in modo non consono su questo argomento, con norme che andavano a volte in direzione opposta. Avremmo fatto veramente un ulteriore errore, trasformando la farmacia in una sorta di poliambulatorio, non che questo non possa anche avvenire, ma questo tema investirebbe non solo i rapporti del farmacista con gli altri operatori del Servizio sanitario nazionale, non solo il rapporto della farmacia con le altre strutture del Servizio sanitario nazionale, ma anche innescherebbe una dinamica diversa nei rapporti tra farmacisti e gli utenti. Io credo che il tema delle farmacie, e dei loro succedanei, parafarmacie e altri punti di distribuzione dei farmaci, debba essere affrontato con una norma organica. Naturalmente confido che la prossima legislatura sia il momento opportuno per affrontare un tema sentito che, questa volta, abbiamo felicemente rinviato. Non capita spesso di elogiare un rinvio, ma piuttosto che inserire una norma improvvida, è certamente meglio rinviare a tempi migliori la definizione di un problema annoso che negli ultimi tempi si è aggravato.
Detto tutto questo, ritengo - ribadisco il concetto - che nell'insieme si tratti di un buon intervento, che affronta e risolve alcuni problemi molto sentiti. Per questa ragione il gruppo dei Civici Innovatore darà il suo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Buongiorno Ministro, noi come gruppo parlamentare voteremo contro questo provvedimento. È vero Ministra che ci sono stati dei piccoli avanzamenti in seno - come prima già citato - ad un iter legislativo, sotto questo punto di vista, molto lungo, molto molto ampio. Ma ci chiediamo che senso abbia ancora, e per l'ennesima volta, la delega. Una delega a fine legislatura, una delega che probabilmente non vedrà mai la luce, una delega che attende di fatto un'ulteriore lettura al Senato. Quindi, ci chiediamo se l'ennesimo passo di questa traballante maggioranza non voglia essere, anche in questo senso, più una mossa da campagna elettorale, che non un effettivo risolvere problemi che i cittadini, ma in questo caso non soltanto i cittadini, gli stessi ordini professionali, già prima citati, recano in proprio seno.
Questo, Ministra, è un provvedimento che riguarda molti aspetti, non fosse altro che abbiamo visto anche una fase emendativa piuttosto ampia in questi due giorni. Ricordiamolo: riguarda la sperimentazione clinica dei medicinali, riguarda ad esempio un capitolo importantissimo, all'articolo 4, se non erro, sul riordino delle professioni sanitarie. Riguarda alcuni aspetti innanzi all'esercizio abusivo delle stesse professioni. Qui è giusto che lo Stato intervenga in modo forte, in modo importante, per cercare di dirimere tutte quelle che possono essere delle discrasie rispetto a coloro che fanno un lavoro bene e ad altri che, evidentemente, non lo fanno, abusando di un certo tipo di professione.
Riguarda, come anche prima ricordavo, un annoso problema che è quello della cosiddetta dirigenza in pancia al Ministero della salute.
Vado brevemente, Presidente, vado velocemente, perché ce ne sarebbero molte di cose da dire, ma in questi pochi minuti non riusciamo evidentemente ad enumerarle tutte. Pongo la mia attenzione soprattutto su due articoli. Sull'articolo 3, ovvero quello della diffusione della medicina. Non capiamo poiché dinnanzi a questo articolo si faccia una differenza di sesso, tanto per essere chiari. Io mi chiedo se sino ad oggi la medicina non ha funzionato nello stesso modo, bene o male, ma nello stesso modo, rispetto a maschi piuttosto che a femmine. Lei mi dice di “sì”, può essere. Comunque sia, abbiamo ascoltato anche, e non soltanto in audizione, alcuni ordini che ci hanno evidentemente anche detto il contrario rispetto alla loro posizioni non tanto personali, ma lavorative. Quindi, è una domanda che evidentemente ci facciamo.
L' articolo 4, ovvero la rivisitazione dei cosiddetti ordini. Si passa di fatto da sei professioni regolamentate a ventisette professioni. Ecco, a noi sembra che effettivamente ci sia un'esplosione esponenziale rispetto alle stesse. Forse avremmo dovuto, avreste dovuto, pensarci un po' meglio, perché anche in questo caso, in questo senso, le proteste da parte di alcuni sono state piuttosto vibranti. Questo significa avere indubbiamente migliaia e migliaia di altre poltrone a carico già dei professionisti che attualmente ci sono, ai professionisti che sono iscritti all'albo. Manca - e secondo noi questo è un'evidente punto di caduta del provvedimento - una riforma completa, ad esempio, del settore infermieristico che lei sa, Ministra, negli anni, ha subito in modo importante quello che in termini, anche politici e normativi, non abbiamo saputo dare e dire agli stessi. Già, quindi, rispetto anche al punto precedentemente toccato, gli ordini funzionano piuttosto - forse non tutti, ma molti - funzionano male, funzionano poco, sono gestiti non benissimo. Coloro che fanno parte degli ordini, pagando ad esempio delle quote, fanno già molta fatica a garantire un funzionamento normale degli ordini stessi. Ora, con questo moltiplicarsi - mi permetta il termine - di poltrone, è del tutto evidente immaginarsi che ci saranno in questo iter, nei prossimi mesi, ammesso e non concesso che questo provvedimento vedrà la luce, degli ulteriori vulnus, degli ulteriori punti di punti di caduta, se non altro in termini di organizzazione, anche se immaginiamo che questo suo provvedimento vada ab origine proprio in senso opposto cioè di regolamentare. Immaginiamo non sarà così. Mi dispiace, Ministra, dirle che immaginiamo e pensiamo che rispetto al ruolo unico della dirigenza sanitaria al Ministro della salute, questo sia un po' un favore fatto ad alcuni, sia una norma ad hoc, anche perché di fatto questo tipo di promozioni, chiamiamole così, ad hoc per determinati soggetti, evidentemente vanno a cozzare rispetto a quella che è la riforma della sua collega Madia. Sono due cose che non vanno nello stesso senso. La “riforma Madia” dice una cosa, questo provvedimento dice un'altra cosa.
In ogni caso, Ministra, noi quanto meno l'impegno non lo sottovalutiamo. Daremo - l'ho già dichiarato - un voto non favorevole su questo provvedimento e vedremo se al Senato continuerà il suo iter in una lettura e se - io me lo auguro per voi e per chi sarà contento di questo tipo di passaggio - potrà vedere la luce entro la fine di questa legislatura. Comunque, Presidente, il nostro voto è contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie Presidente. 3868 è il numero sintetico di questa legge che ne contiene quindici diverse e si accompagna dal primo testo al nome di nove Ministri dei Governi, di questa legislatura e di diversi Governi. In cima, c'è quello della signora Ministro Lorenzin, che però è qui oggi. Tutti gli altri non ci sono più. Questo dà l'idea del lavoro che c'è dietro una legge, che è stata lavorata dal Senato per più di due anni e che la Commissione affari sociali, qui alla Camera, ha esaminato e migliorato in parti significative, come alcuni hanno già osservato, ma rispettando l'importante lavoro del Senato in altri punti, e che contiene materie difficili da riassumere in un unico titolo: la sperimentazione clinica dei medicinali; il riordino delle professioni sanitarie; la disciplina degli ordini professionali; la protezione dei cittadini e dei professionisti dagli abusi nell'esercizio delle professioni sanitarie; la riforma della dirigenza sanitaria e del Ministero della salute; la medicina di genere. Una legge difficile da riassumere per i giornali. Non si sa nemmeno che titolo darle, forse quello di legge sulle professioni sanitarie, che si è imposto per un po'. Al contrario è una legge che tocca tutti noi, tutti i cittadini italiani e direttamente più di un milione di professionisti, professioni antiche e nuove in campo sanitario: medici, infermieri, biologi, chimici, osteopati, chiropratici, psicologi, ostetriche e posso continuare. Non sono tutti ordini, albi, collegi, ma tutte persone vere e che lavorano, tutte professioni con una dignità, che chiedono dignità. Toccano, aiutano a guarire e a fare stare meglio il nostro corpo, la nostra mente, la salute. È verosimilmente una delle grandi leggi di riforma di questa legislatura, sicuramente in campo sanitario, assieme a quella sul rischio clinico, per ridurre la medicina difensiva e garantire di più i cittadini.
Il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico ha sostenuto in molti modi questa legge e voterà con convinzione la necessità di questa legge e della sua approvazione in questa legislatura, anche da parte del Senato.
Chi parla ha svolto anche la funzione di relatore del provvedimento e, come presidente della Commissione, ha lavorato con tutti i gruppi, perché questa legge fosse perfezionata, non in maniera iconoclasta, perché il Senato possa approvarla nel testo che oggi consegneremo dopo il voto finale.
Ho compreso meglio l'importanza di quello che andiamo ad approvare da 12 mila e-mail ricevute in questi mesi, soprattutto di professioni sanitarie in attesa di riconoscimento ufficiale o di altre, preoccupate che l'emersione di nuove professionalità potesse danneggiare la qualità del lavoro e gli ambiti di quelle esistenti. Due Italie: una preoccupata, tutti preoccupati, per motivi anche opposti, e una piena di speranza, ma con il timore che questa legge fosse l'ultimo treno, l'unico da una vita, per vedere le proprie aspirazioni riconosciute, quasi che la crescita del nuovo debba sempre mettere in crisi il vecchio o che non sia più evitabile il tutto contro tutti, tutti contro tutti e un esempio per tutti.
Osteopati e chiropratici, che hanno visto un importante riconoscimento uscire dal testo del Senato, poi, per mesi, nel timore che il lavoro della Camera significasse affossare o derubricare, ignorare aspettative; dall'altra, altre professioni al varco, ugualmente attive, con legittima attività lobbistica, per portare avanti le ragioni di chi presidia un territorio professionale da anni. Avevamo due possibilità: cercare una strada nuova o, magari, ascoltare una o due forti organizzazioni in più. Ma io non credo che ci sia futuro per un'Italia così. Democrazia Solidale non crede che ci sia futuro in un'Italia di tutti contro tutti. È per questo che, spiegando ai colleghi del Senato che le variazioni apportate non intendevano in nessun modo offendere o stravolgere o ignorare i punti di caduta già trovati, ho lavorato - e mi hanno confortato in vari modi colleghi di molti gruppi, in misura diversa, di tutti i gruppi - per creare una legge aperta, invece di una legge chiusa.
Non due o tre o quattro nuove professioni, ma, al contrario, una nuova procedura, che innova le stratificazioni di decenni e la legge del 2006, che non è sembrata funzionare appieno e che permette, ora, tempi certi per presentare anche dal basso, e non solo dall'alto, le proprie istanze e vedere il Ministero della salute e il Consiglio superiore di sanità pronunciarsi nell'arco di sei mesi, la Conferenza Stato-regioni valutare il fabbisogno della domanda pubblica per le nuove professioni sanitarie, il MIUR e il Ministero della salute fissare i corsi di studio e le equipollenze. Questa nuova procedura è quella che riguarderà anche le prime due professioni individuate, appunto l'osteopata e il chiropratico, la cui istituzione seguirà, però, le nuove procedure. E così alla pari tutti.
In un tempo di grandi trasformazioni, mentre andiamo verso la medicina personalizzata ed emergono nuove professioni, impensabili ancora ieri e oggi stesso, non è l'ennesima sanatoria. La valutazione diventa tecnica e scientifica. Non è più la politica a dovere portare avanti questa professione o l'altra. E nella commissione di valutazione non sono gli ordini delle professioni già esistenti a poter dire la loro parola anche su quelle nuove. Le grandi riforme passano anche per queste cose, perché riducono la necessità, appunto, di tutto e tutti contro tutti.
La politica torna quello che deve essere, sintesi e capacità di indirizzo, non potere al servizio della lobby più forte al momento. La salute, credo, si aiuta così. Mi conforta il consenso, che è venuto poi proprio dalle professioni più preoccupate, dopo l'approvazione del nuovo percorso per diventare una nuova professione. So che davvero oltre un milione di professionisti sanitari vive con ansia il giorno vicino del voto finale al Senato, nella prima finestra utile dopo il voto di oggi. Ho incontrato tante, forse tutte, le maggiori associazioni, nelle audizioni e direttamente. Si risolvono problemi normativi, alcuni dei quali risalivano a regi decreti, all'immediato secondo dopoguerra, a epoche pre-Unione europea, e si apre al futuro di tanti. Allora, come chiamare questa legge? “3868” - l'ho detto - o “DDL salute”, per farla semplice, per non dare i numeri.
E la salute buona passa per almeno tre altre cose importanti, che sono in questa legge delega, che ne contiene anche di più: le norme sulla sperimentazione clinica dei medicinali, quelle sulla riorganizzazione degli ordini professionali e anche le norme sulla medicina di genere, per gli uomini e per le donne nella loro specificità.
Forse la parte in cui il testo è migliorato di più è proprio quella sulla sperimentazione clinica, dove etica e scienza accompagnano la sperimentazione sulle persone, su di noi. Sembra materia tecnica; è vita invece. C'è profonda riforma dei comitati etici, c'è un centro di coordinamento presso l'Aifa, che con il Ministero della Salute favorirà, appena la legge entra in vigore, maggiore efficienza, trasparenza, certezze. C'è la possibilità, per i ricercatori pubblici che lavorano in ambito pubblico, di vedere riconosciuto il loro lavoro, quando questo avrà uno sviluppo in ambito privato, una forma di finanziamento per i centri di salute e di ricerca pubblici e, in questo modo, la possibilità di fidelizzazione anche dei ricercatori, che non avranno la necessità di lasciarli.
Penso a tutto il dibattito che ha appassionato tanto sugli ordini professionali. Ripeto, abbiamo introdotto cose semplici. Abbiamo introdotto più trasparenza, quorum, limite al numero di mandati, abbiamo favorito rappresentanza e più riequilibrio nella rappresentanza di genere, incoraggiato un maggiore rinnovamento generazionale. Non è iconoclastia. Erano norme che dipendevano dal decreto luogotenenziale firmato da Enrico De Nicola. Erano 71 anni che erano uguali. In questi anni sono cambiati gli avvocati, gli ingegneri, i biologi e tanti altri.
Allora, non ho tempo per dir tutto, ma che il presidente del collegio dei revisori oggi diventi un affare normale negli ordini professionali è qualcosa che dà garanzie a tutti, che apre gli ordini di nuovo di più agli iscritti, per la fiducia nei propri ordini. Allora, io credo e spero che il disagio e la preoccupazione di qualcuno, leggendo ora davvero il testo definitivo, possa scemare, che tutti gli iscritti agli ordini potranno sentirsi più a casa nel proprio ordine e che il Senato la approvi presto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, gentile Ministra, colleghi, in pochi minuti, quelli concessi per una dichiarazione di voto, è impossibile entrare nel merito del complesso provvedimento, che ci apprestiamo a votare. Questo, infatti, è una storia lunga. È rimasto all'esame del Senato per due anni e da luglio dello scorso anno è alla Camera. Interviene su una molteplicità di materie e chiaramente non può avvenire in maniera esaustiva e non poteva che essere così considerata la complessità delle materie di cui si occupa e visto che è frutto dell'abbinamento di 15 diverse proposte di legge: sperimentazione, comitati etici, professioni sanitarie e socio-sanitarie, ordini professionali, farmacie, dirigenza. Per ciascun tema ci sarebbero da fare precisazioni, tuttavia mi soffermerò su alcuni aspetti positivi a proposito della sperimentazione clinica. Infatti, in questo settore il provvedimento introduce criteri direttivi più omogenei e vincolanti e prevede riferimenti a malattie pediatriche e rare e, finalmente, alla medicina di genere. È un passaggio importante per sottolineare che uomini e donne non sono uguali nella malattia: presentano sintomi diversi per la stessa patologia e reazioni e tempi differenti alle cure.
Siamo convinti che sia da condividere il fatto che si tiene conto dei diritti del paziente, che non è più oggetto di ricerca, con il quale e sul quale si effettua la sperimentazione, ma il soggetto beneficiario della terapia. Inoltre, a proposito dei comitati etici se ha un senso insistere su di essi è proprio per rimarcare lo stretto collegamento fra dimensione scientifica ed etica, principio dal quale non si può prescindere se si vuole governare una materia praticamente senza confini. Il nostro Paese rappresenta un'eccellenza nella ricerca e puntare su innovazione e qualità potrà aiutare l'Italia nell'assegnazione dell'Agenzia europea del farmaco, che verrà decisa forse già il prossimo 20 novembre. Questo provvedimento ha anche il compito di rendere moderno e adeguato alle mutate esigenze tutto il settore delle professioni sanitarie, visto che la disciplina in vigore è molto vecchia e per alcuni aspetti è superata dalla legislazione più recente.
Il problema che ci sentiamo di sollevare è che forse prima si sarebbero dovuti indicare i percorsi di studio, quelli abilitanti, i criteri per l'esercizio di una determinata professione, verificare la reciprocità del riconoscimento dei titoli conseguiti all'estero e poi decidere se tutte queste specificità dovessero far parte di un elenco di professioni e, soprattutto, come censirle. Le specificità si moltiplicano; si studia più con il passato all'estero e le persone sono incuriosite da competenze e contaminazioni culturali che correggono i disturbi senza ricorrere alla farmacologia e su questo fronte mostriamo la debolezza di rincorrere piuttosto che governare.
Si è scelto di inserire nel provvedimento solo un certo numero di professioni, alcune sì e altre no, ma riteniamo che questo metodo purtroppo creerà del contenzioso e richiederà un'opposizione nelle sedi opportune per coloro che oggi effettuano prestazioni sanitarie pur a fronte di spese amministrative, con conseguente intasamento del sistema della giustizia. Il legislatore, infatti, dovrebbe avere la capacità di impedire il contenzioso e fare in modo di legiferare senza rinunciare alle sue competenze. Non è bello - così come in tante altre materie - che alla fine siano i tribunali a sentenziare su questioni di questo tipo e, purtroppo, vediamo che per alcune professioni si procede a suon di sentenze del Consiglio di Stato.
Oggi lasciamo aperto, come è stato definito da alcuni colleghi, questo provvedimento all'articolo 6 che, di fatto, rimanda una molteplicità di riconoscimenti a successive istanze e decisioni. Una semplificazione io ritengo, mentre alcuni altri hanno indicato un aggravio di burocrazia. Allo stesso modo non è da escludere che il provvedimento, per le parti di interesse delle farmacie, possa porre problemi in assenza di una vera riforma del settore che tenga conto di tutto le problematicità emerse negli ultimi undici anni, cioè dall'introduzione delle parafarmacie.
Ci potremmo interrogare su come si sarebbe potuto razionare l'enorme numero di tematiche contenuto in questo atto. Comunque, va dato atto al presidente Marazziti di aver fatto, con i membri della Commissione, un enorme lavoro. È stato concesso a tutti di esporre le proprie ragioni visto che l'elenco delle associazioni, enti, istituti e organizzazioni professionali che hanno partecipato alle audizioni ne ha comprese più di trenta. È anche vero che le criticità sono ancora tante e i 240 emendamenti che abbiamo votato dimostrano che un vero accordo non si era ancora trovato e la sintesi delle numerose istanze non è stata perfetta. Al Senato forse ci sarà ancora da discutere, perché gli scontenti non sono pochi e gli interessi che il provvedimento porta con sé sono enormi. Inoltre, auspichiamo che molte questioni irrisolte vengono sanate. Gentile Presidente, come sempre si sarebbe potuto fare meglio ma diamo atto anche alla Ministra Lorenzin di aver dato la propria disponibilità e il proprio contributo in una materia così complessa che oggi, sperando che non si areni al Senato, fa comunque un grande passo in avanti. È per questi motivi che preannuncio il voto favorevole a nome di Scelta Civica – ALA.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brignone. Ne ha facoltà.
BEATRICE BRIGNONE. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, dopo un lungo percorso votiamo oggi un provvedimento molto atteso che si prefiggeva obiettivi ambiziosi mentre ne esce un provvedimento depotenziato e pasticciato, l'ennesima occasione mancata. Una delega comprensiva al suo interno di diverse aree di intervento, che emerge come una miscela di norme poco riuscite al posto dell'importante riforma che si poneva di realizzare. Pur condividendo sostanzialmente l'impianto della parte relativa alla sperimentazione dei farmaci, riteniamo che potevano essere fatti maggiori sforzi per anticipare e migliorare le previsioni dettate dal regolamento europeo in vigore dal 2018. Condividiamo in ogni caso lo sforzo di avere introdotto, nell'ambito della delega al Governo, principi e criteri direttivi più stringenti e l'introduzione del riferimento alle malattie rare alle età pediatriche così come la previsione del riordino dei comitati etici, riordino che si promuove l'obiettivo di offrire maggiore omogeneità e certezza ai soggetti coinvolti nella ricerca.
Certamente vediamo con grande favore l'introduzione della medicina di genere ma riteniamo che, dopo oltre vent'anni che se ne parla, i tempi fossero maturi per determinare una disciplina più completa e coraggiosa e in tal senso non abbiamo condiviso la decisione di far confluire in questo provvedimento le proposte di legge già depositate su questo tema che avrebbero disciplinato la materia con la maggiore attenzione che merita. Tuttavia, su questo argomento - e mi scuso con la Presidenza - mi corre l'obbligo di aprire un inciso che non entra nel merito del provvedimento ma che serve per sottolineare e stigmatizzare come nel dibattito parlamentare di questi giorni sia entrato in Aula l'assurdo dibattito sulle inesistenti teorie gender, che nulla c'entrano con gli studi di genere e che mi preme ricordare, qui come altrove, che non esistono non solo nel mondo scientifico ma che non esistono proprio nel mondo reale. È un'invenzione, un fake, una bugia diffusa da alcuni movimenti di ultrà cattolici che insinuano paure irragionevoli e dibattiti surreali come quello appunto ascoltato ieri in quest'Aula.
Chiuso l'inciso e continuando con il provvedimento, riscontriamo un'altra criticità su un argomento che ci sta a cuore come quello legato alla salute veterinaria. Infatti, non abbiamo condiviso la decisione della maggioranza, già maturata in Senato, di proporre prima per stralciare poi significativi passaggi in tal senso. Ma la parte che riteniamo più critica e assolutamente insoddisfacente riguarda l'impianto relativo al riordino delle professioni. Molte erano le aspettative in ordine a un reale e necessario riordino del sistema mentre ne esce un impianto confuso e contraddittorio. Non ne esce una linea che chiarisca l'idea di fondo degli ordini, a cosa servono e quale ruolo rivestono. Non condividiamo neanche la decisione di mantenere l'organizzazione territoriale degli ordini divisa in province che, con tutta evidenza, stona con la “riforma Delrio” e non è rispondente neanche a ragioni di buon senso e trasparenza, soprattutto nell'ottica di garanzia, di tutela e giustizia in casi di esercizio abusivo della professione ma che purtroppo ingenera il sospetto di una decisione dettata soprattutto da calcoli elettorali. Ma soprattutto ne esce un testo in cui la reale esigenza di un adeguamento istituzionale viene superata per rappresentare, di fatto, l'introduzione del primato della politica dei partiti sulle rappresentanze istituzionali delle professioni. Questo è il timore della federazione dei medici e odontoiatri, che facciamo nostro, ritenendo che l'autonomia della professione medica dalla politica sia garanzia per la salute dei cittadini e del sistema sanitario nazionale.
Un provvedimento, quindi, che, a fronte di buone norme, ha molti aspetti ancora migliorabili. Ritornando al Senato ci auguriamo che possano essere apportate le migliorie necessarie e con questo auspicio dichiaro il voto di astensione del gruppo Sinistra Italiana Possibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. L'iter stesso di questo disegno di legge governativo, che gira per le Aule parlamentari ormai da tre anni, dimostra quanto delicata e complessa fosse la materia affrontata, anzi occorre dire le materie affrontate perché effettivamente questo disegno di legge non si sottrae al giudizio di essere una sorta di piccolo decreto-omnibus che tocca argomenti e temi tra loro abbastanza distanti. Tra i temi di maggiore rilievo si segnalano le disposizioni concernenti il riordino delle professioni sanitarie, che sono state valutate sia alla luce degli indirizzi politici promananti dall'Unione europea sia in considerazione della necessità di disciplinare, in maniera omogenea, le diverse professioni così da riconoscerne la pari dignità e da valorizzarne le competenze necessarie alla funzionalità del sistema sanitario.
In questo provvedimento vengono poste le premesse perché siano finalmente date risposte a istanze di adeguamento dell'ordinamento pendenti da decenni, dalla revisione della disciplina delle sperimentazioni cliniche fino a quello che rappresenta il cuore del provvedimento, ossia il riassetto della disciplina ordinistica delle professioni sanitarie e la regolamentazione di alcune professioni sanitarie che vengono, allo stato, esercitate in assenza di una cornice normativa.
All'interno del provvedimento altro punto nodale riguarda il riassetto degli ordini. Si trasformano gli attuali collegi delle professioni sanitarie e le rispettive federazioni nazionali in ordini delle medesime professioni e relative federazioni nazionali, accorpando in un medesimo ordine, quello dei tecnici sanitari di radiologia medica, professioni tra loro omogenee e compatibili, quali le professioni sanitarie tecniche, della prevenzione e della riabilitazione, che pure regolarmente non hanno ancora albi professionali. Ci si auspicava che con l'entrata in vigore della nuova normativa gli ordini potessero svolgere più efficacemente le proprie funzioni, che, in ultima analisi, sono volte a garantire un adeguato livello qualitativo alle prestazioni sanitarie rese agli utenti, in particolare per quanto attiene al riordino delle professioni sanitarie già disciplinate dal decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato n. 233 del 1946.
A tal proposito, il risultato appare assolutamente contrario a quanto auspicato dagli ordini. Infatti, è importante rimarcare come ad alcuni di essi vengano sottratte importanti prerogative che il legislatore in origine aveva voluto, riconoscendo nella valorizzazione dell'autonomia ordinistica un fattore importante e decisivo, soprattutto per quanto concerne l'efficacia di una capillare azione in ambito di verifica della pubblicità sanitaria associata all'esercizio dell'attività disciplinare. Nel testo che l'Aula si appresta ad approvare, in particolare, viene stabilita la separazione della funzione istruttoria da quella giudicante a garanzia del diritto di difesa, dell'autonomia e della terzietà del giudizio disciplinare.
Occorre ricordare come nella vigente disciplina relativa alla ricostruzione degli ordini delle professioni sanitarie fu stabilito che tra le funzioni spettanti al consiglio direttivo di ciascun ordine dei medici vi fosse quella di esercitare il potere disciplinare nei confronti dei sanitari liberi professionisti iscritti al relativo albo, poteri ribaditi nelle successive modifiche e integrazioni normative. Infatti, ad esempio, il codice di deontologia medica contiene le norme che ciascun medico deve rispettare nell'esercizio della sua attività professionale. La funzione di natura regolatoria svolta dall'ordine diventa, infatti, effettiva attraverso l'esercizio del potere disciplinare sui professionisti, perché solo a seguito dei singoli provvedimenti disciplinari viene definita in termini pratici l'esatta portata di quella regola di condotta di cui si esige il rispetto. Attualmente, la norma deontologica ha normalmente gli stessi requisiti formali delle altre norme giuridiche, cioè generalità ed astrattezza, ma la sua specificità è data dal fatto di produrre effetti solamente nei confronti dei soggetti appartenenti alla categoria professionale. A conferma di quanto sia stato stravolto il cuore dell'attività degli ordini basta dare una scorsa alla parte finale dell'articolo della legge delega in esame, allorquando tratta, per l'appunto, dello statuto delle federazioni nazionali, che appare destinato a poter incidere sulle attribuzioni di funzioni e le modalità di funzionamento degli organi, senza alcun'altra specificazione distintiva, o sulle modalità di articolazione territoriale degli organi, la cui invasività può essere palpabile, o sulla organizzazione e gestione degli uffici del patrimonio, delle risorse umane e finanziarie, anche qui senza alcuna specificazione.
Tutto ciò si è pensato nell'ottica di un organo centrale cui è attribuita una funzione non più di promozione e coordinamento, ma di indirizzo e coordinamento, sempre desiderato ed a volte auto-attribuito, ma mai concesso né autorizzato dalle norme di legge. Alle federazioni nazionali l'attuale legge istitutiva degli organi ha affidato, dal 1946 ad oggi, l'attività di promozione e coordinamento, in linea con l'assetto di completa autonomia territoriale riconosciuta agli ordini provinciali nell'ambito delle funzioni loro conferite. La promozione e il coordinamento è attività del tutto priva di autoritarietà e di impositività, corrispondendo ad una funzione di creazione del consenso tra soggetti dotati di autonomia e tale da essere successivamente coordinato al raggiungimento di un risultato adesivo, quale che sia il consenso raccolto, insuscettibile di coercizione verso il dissenziente.
Infatti, l'attività di indirizzo e coordinamento presuppone, invece, un certo qual grado di autoritarietà, indicativa ed applicativa, incidente sulla citata autonomia dell'ordine, che si trova ad essere limitata dai deliberati di indirizzo sulle materie decise a livello nazionale, magari attraverso i citati statuti o modifiche a questi ultimi incidenti sia sulla territorialità che sulle funzioni ordinistiche a livello locale. L'indirizzo e il coordinamento risolvono i problemi di conflitto di attribuzione tra autorità centrali e periferiche dotate di un riconosciuto grado di autonomia determinativa e gestionale per il quale l'autorità indirizzante può ben statuire che da oggi in poi si opera in questo modo, coordinandone l'applicabilità concreta.
Inoltre, è apparso sin dall'inizio dell'esame che fosse necessario fissare in legge che l'istituzione di nuove professioni sanitarie potesse avvenire solamente in presenza di una valutazione tecnico-scientifica, e lo abbiamo chiesto a gran voce sia nel passaggio al Senato sia durante l'esame in Commissione e in Aula qui, alla Camera. Abbiamo presentato emendamenti per il riconoscimento di alcune figure specifiche che da molti anni e con notevole difficoltà cercavano riconoscimento, e su questo siamo rimasti coerenti, ritenendo le specificazioni necessarie. L'articolato stabilisce che non possono essere istituite nuove professioni sanitarie, seppure già individuate, senza il vaglio del Consiglio superiore di sanità.
Grazie agli emendamenti presentati e alla discussione in Commissione pensiamo così di aver contribuito a migliorare il testo del provvedimento nel rispetto dei diritti di tutti, soprattutto di quello dei cittadini ad avere cure sicure, e che le nuove professioni non potranno in alcun modo sovrapporsi o parcellizzare competenze attribuite a professioni già riconosciute.
Alla luce di quanto approvato, che può essere considerato un primo passo utile, appare indispensabile rimarcare come a questo punto ci si auguri come all'atto dei procedimenti sui riconoscimenti delle nuove professioni non vengano stralciate tutte le attività già messe in campo negli anni scorsi per le richieste più datate e che necessitano di urgente riconoscimento, e ripartire da zero, con ulteriore spreco di tempo e dell'ottimo lavoro già fatto con il Ministero ed il Consiglio superiore di sanità. Concludo sottolineando che, non avendo trovato soluzione nel testo le questioni da noi poste, in particolare in riferimento alle proposte emendative presentate all'articolo 4, e permanendo, comunque, diverse criticità in generale, preannuncio il voto contrario del gruppo della Lega Nord.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.
ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente, signora Ministro, anche in questo caso, anche oggi, consentitemi di iniziare questa mia dichiarazione di voto dicendo: “finalmente”, perché noi, finalmente, oggi giungiamo alla votazione finale in questo ramo, dopo ben quattro anni dalla presentazione del disegno di legge e dopo tanti tentativi compiuti nelle passate legislature. Era, infatti, il 13 giugno del 2013 quando il Ministro Lorenzin presentava e faceva approvare in Consiglio dei ministri il ddl che ci apprestiamo a votare. Dico subito, il tempo che è passato, chiaramente, non è passato invano, perché alcuni punti essenziali del provvedimento, e mi riferisco in particolare alla nuova disciplina degli ordini professionali, hanno richiesto un'attività di ascolto e di approfondimento oggettivamente complesse, e nemmeno sarebbe potuto essere altrimenti, visto che è una disciplina che non è modificata da più di settant'anni.
Questo disegno di legge affronta temi settoriali e complessi, e costituisce, per alcune materie, un riconoscimento dovuto per un numero elevato di professionisti sanitari che prestano la loro attività presso strutture pubbliche e private poste a tutela della salute di tutti noi.
Tengo, innanzitutto, allora a sottolineare che alcune disposizioni inserite nel testo originario del ddl sono state stralciate durante l'iter parlamentare, in qualche caso perché l'azione del Governo è stata più rapida di quella del Parlamento, e penso al DPCM del 12 gennaio 2017, che, su proposta sempre del Ministro Lorenzin, ha varato l'aggiornamento dei LEA, atteso da ben 17 anni, e in altri casi, invece, mi riferisco alle norme presentate nel testo originario riguardanti la sanità animale e le misure di controllo e vigilanza in materia veterinaria, in questo caso, lo stralcio è avvenuto, invece, per specifica volontà parlamentare.
Passando, poi, a un esame un po' più approfondito del provvedimento, voglio sottolineare l'importanza della delega legislativa al Governo per una riforma radicale delle disposizioni in materia di sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, con riferimento specifico alla medicina di genere e a quella pediatrica.
Si tratta di misure veramente molto attese dalla comunità scientifica e che finalmente permettono all'Italia di allinearsi ai principali Paesi europei e del mondo. Infatti, la sperimentazione clinica, e dunque la ricerca, oltre a costituire un metodo fondamentale per valutare l'efficacia dei medicinali, rappresenta un valido metodo per determinare l'utilità di un farmaco e renderlo disponibile alla popolazione. La norma presenta, inoltre, una grande attenzione alla tutela dei diritti fondamentali dei soggetti che partecipano alla sperimentazione. Noi parliamo di uomo, parliamo di un paziente che non è più l'oggetto della ricerca, ma, al contrario, ne è il soggetto, e questa è un'innovazione molto importante e di rispetto veramente per i malati.
Un'altra misura sicuramente molto attesa dalla comunità scientifica, perché in grado di attrarre investimenti nel nostro Paese, è il riordino e la radicale riduzione dei comitati etici territoriali che valutano e seguono attentamente ogni singola sperimentazione clinica, sorvegliandone la correttezza e l'evoluzione nel tempo.
Il ddl introduce, infatti, un'innovazione strategica finalizzata al raggiungimento di una sempre maggiore competitività del sistema Italia anche in questo ambito che potrà costituire, lo dico per inciso, un fattore determinante anche nel processo che potrà portare, come tutti i componenti di quest'Aula hanno dimostrato di auspicare qualche settimana fa, al trasferimento della sede dell'EMA in Italia.
E ancora, la sensibile riduzione del numero dei comitati etici territoriali, che potranno essere un numero massimo di quaranta a fronte degli oltre cento attualmente esistenti, e l'istituzione del Centro di coordinamento nazionale dei comitati etici territoriali, con funzione di coordinamento e di indirizzo oltre che con penetranti compiti di monitoraggio dell'efficienza dei comitati territoriali, contribuiranno a dare uniformità sull'intero territorio nazionale alle procedure di sperimentazione clinica, permettendo ai soggetti promotori della sperimentazione di avere certezze sia sui tempi sia sui costi delle procedure: direi che è una cosa di non poco conto.
Il centro di coordinamento svolgerà anche funzioni regolatorie, di supporto e di consulenza su qualsiasi richiesta proveniente dai singoli comitati etici territoriali, ma potrà anche proporre la sospensione dell'attività dei comitati territoriali che non avranno rispettato i tempi che la disciplina comunitaria ormai di fatto impone a tutti i Paesi membri. Sempre su questo punto, cioè al fine di acquisire un maggior tasso di semplificazione, mi fa davvero piacere che i colleghi abbiano condiviso un emendamento a mia prima firma che chiarisce che il centro nazionale possa avere un numero massimo - non minimo come inizialmente previsto - di componenti in questo caso pari a quindici.
L'insieme di tali disposizioni costituiscono dunque una soluzione chiara al fine di consentire un recupero di competitività del nostro Paese in questo settore strategico che, come tutti sanno, costituisce un fattore fondamentale di attrazione per ulteriori investimenti oltre che per le nostre migliori risorse umane. Infatti ormai da anni l'Italia sta perdendo investimenti importanti a causa dell'elevato numero dei comitati etici, dell'esistenza di procedure e tariffe diversificate sul territorio nazionale e di tempi eccessivamente lunghi delle valutazioni: abbiamo lavorato anche su questi aspetti e anche su questa cosa siamo arrivati ad un'ottima soluzione.
Un'altra materia innovata dal presente provvedimento è quella prevista dal famoso e famigerato articolo 4 ovvero il riordino della disciplina degli ordini e delle professioni sanitarie. La funzione degli ordini, che - ricordo - ha un proprio ruolo riconosciuto già dalla Carta costituzionale, risulta ulteriormente rafforzata in nome del principio di sussidiarietà, pur nel rispetto della loro necessaria autonomia e nel governo della professione. Con il provvedimento si incoraggia anzitutto la partecipazione degli iscritti alla vita ordinistica e si perfezionano tutti i meccanismi di democrazia interna al fine di rafforzare il ruolo positivo da loro svolto, di valorizzare le relative funzioni deontologiche e disciplinari e di favorirne un effettivo ricambio generazionale. Sul punto intendo aprire e chiudere una parentesi, ma lo voglio dire davvero senza mezzi termini, perché abbiamo assistito a un dibattito allucinante questa mattina in Aula: è veramente inaccettabile quanto detto in quest'Aula dai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Premesso che io non accetto minimamente lezioni da persone che hanno sostanzialmente fomentato e avallato le teorie dei no-vax, cosa pericolosissima, tornando sull'argomento, devo dire, cari colleghi, che gli ordini professionali non meritano assolutamente di essere considerati alla stregua di gruppi di potere che agiscono in spregio delle leggi e delle regole deontologiche e democratiche. Infatti - su questo veramente dopo quattro anni intendo essere molto chiara - non si può più accettare che tutto è mafia e niente è mafia, cari colleghi. Perché ogni volta che in quest'Aula definiamo tutto marcio, tutto corrotto, tutto sporco, vi do una notizia: fare questo gioco è semplicemente il gioco delle persone che marce, corrotte e sporche lo sono per davvero ed è una cosa deleteria e io onestamente dopo quattro anni di lavoro in quest'Aula mi sono stancata di sentirmi definire, al pari dei miei colleghi, marchettara, corrotta, mafiosa, eccetera, eccetera.
Onestamente davvero basta - ripeto: basta - trattare in questo modo le istituzioni, basta riferirsi con questi termini alle istituzioni perché in quest'Aula c'è della politica sana, una politica vera e concreta, che non può più essere presa di mira da tutti voi per mere questioni di populismo e per qualche voto in più e, tornando sempre all'argomento, faccio presente che soltanto persone assolutamente prive di cultura istituzionale e che ignorano le fondamentali previsioni della Costituzione sulle libere professioni possono pensare ciò che voi questa mattina avete dichiarato in quest'Aula.
La Costituzione e le leggi - vi comunico - attribuiscono agli ordini l'altissimo compito di salvaguardare l'elevata qualità delle prestazioni dei professionisti e ciò è tanto più vero per le professioni sanitarie che vengono svolte per garantire il più importante diritto costituzionale che - ve lo comunico ancora una volta - è la tutela della salute…
PRESIDENTE. Però si rivolga alla Presidenza, onorevole Scopelliti.
ROSANNA SCOPELLITI. …tramite la Presidenza ovviamente. Già solo per questo ritengo che l'onorevole Baroni dovrebbe scusarsi con le centinaia di migliaia di professionisti e sanitari onesti che tutti i giorni senza risparmiarsi reggono le sorti del sistema sanitario nazionale.
Poi se queste scuse le vogliamo anche estendere ai moltissimi professionisti sanitari in pensione che, secondo gli esponenti del MoVimento 5 Stelle, dovrebbero essere d'imperio estromessi da ogni attività e incarico all'interno degli Ordini sarebbe, secondo me, cosa buona e giusta, ma mi rendo conto di non poter pretendere tanto.
Non posso poi - tornando all'argomento in questione - non sottolineare l'importanza delle norme del disegno di legge poste a tutela dei pazienti più deboli e concernenti aspetti sanzionatori. Mi riferisco alle novità in materia di esercizio abusivo della professione e dei reati commessi ai danni dei pazienti ricoverati perché, da un lato, si aggravano le pene per chi commette questo genere di reati se si tratta di professione sanitaria e, dall'altro, si prevede la confisca obbligatoria dei beni utilizzati per commettere il reato e, in particolare, quando si tratta di beni immobili, si dispone il loro trasferimento al patrimonio del comune dove sono siti gli stessi per essere destinati a finalità sociali ed assistenziali. Inoltre si introduce una specifica aggravante per tutti i reati non colposi commessi in danno di persone ricoverate presso strutture sanitarie o socio-sanitarie: si tratta di una norma di civiltà che mira chiaramente a impedire quei fatti gravissimi di violenza consumati a danni di persone deboli e spesso disabili e anziani. Quindi nell'annunciare il voto favorevole del gruppo parlamentare di Alternativa Popolare al provvedimento in esame, sottolineo ancora una volta l'importanza del medesimo in relazione ad un'effettiva ed efficace azione svolta al miglioramento complessivo dell'intero settore trattato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Grazie, Presidente. Noi non dovremmo essere costretti a discutere in questo modo: sperimentazione clinica dei medicinali; aggiornamento dei livelli essenziali d'assistenza; riordino delle professioni sanitarie; dirigenza sanitaria al Ministero della salute. Se si è persa per la via la determinazione dei LEA, perché su questo si è trovata un'altra via di legge, si aggiunge per la via la medicina di genere, qualche ritocco sulla copertura assicurativa dei medici, sul rischio sanitario, un po' di stretta sul reato di esercizio abusivo della professione, un tocco di antidoping, un'aggravante per i maltrattamenti nelle strutture socio-sanitarie, il lasciapassare per i medici extracomunitari in formazione, qualche intervento sulla incompatibilità tra medico e farmacista. È dunque un provvedimento Arlecchino: temi importanti, che talvolta toccano il cuore della struttura del sistema sanitario, e aggiustamenti secondari trattati per parti separate, a frammenti, senza che le soluzioni ipotizzate si pongano il problema di dimostrare di essere coerenti con un'idea di sviluppo del sistema, di rafforzamento complessivo della sanità pubblica. E il fatto che un volume così vario di provvedimenti sia a costo zero ci conferma plasticamente questa impostazione. Bisogna fare anche un po' di ammuina. Bene - ma è un accenno - sulla medicina di genere; male aver abbandonato una sistemazione della questione, ormai surreale, del ruolo dei farmacisti. Si interviene sulla filiera delle sperimentazione clinica dei farmaci cercando di razionalizzare, di mettere in fila i diversi attori della procedura di avvio, svolgimento, monitoraggio e verifica dei risultati ma lo si fa senza dare ai ricercatori, alle università, agli istituti pubblici della ricerca, alle imprese, al sistema sanitario un senso, un obiettivo di crescita, delle priorità, un'idea della partecipazione del sistema pubblico al processo della produzione dei nuovi farmaci. Questa sarebbe la questione decisiva invece per la sostenibilità futura del sistema, per la possibilità di curare malattie rare, di affrontare, salvaguardando il diritto di ciascuno alla salute, la grande sfida della medicina personalizzata.
Sulle professioni sanitarie poi si è rasentato il ridicolo: si è diffuso un messaggio proposto dal testo base del disegno di legge. Ciò che ha bisogno di una forte e trasparente validazione scientifica, cioè la valenza clinica di tecniche manuali o strumentali rivolte alla salute umana, e/o di un rigoroso inquadramento deontologico e funzionale all'organizzazione del sistema sanitario, cioè il riconoscimento di una professionalità nuova, lo si potesse fare - questo il messaggio - con un emendamento su cui conquistare la maggioranza di un'Assemblea che non è un'assemblea di scienziati.
Una sorta di corsa al riconoscimento di ogni tipo di pratica, che in effetti si è regolarmente avviata in questi anni. E lo dico con il massimo rispetto per ognuno: dai naturopati ai musicoterapisti, ai miei, miei nel senso che ci tengo tanto, laureati in scienze motorie. Che dovevano pensare? Provare a farcela. Ma il problema non è loro, che esistono e fanno cose belle per il benessere della popolazione: il problema è tutto nostro, o tutto vostro. Che messaggio abbiamo dato? Il messaggio è stato: esisti o non esisti se uno sponsor politico gioca bene la sua partita.
Meno male che dopo, con il lavoro in Commissione alla Camera per esempio, a frittata in parte fatta, abbiamo un po' recuperato il senso di un processo. La nuova professione si costituirà sulla base di percorsi di studi specialistici universitari, di validazione scientifica, di coerenza organizzativa nella relazione fra Stato e regioni. Tardi, con un po' di salto logico, individuiamo solo due professioni nuove, ma le rimandiamo al giudizio dell'Istituto superiore di sanità e ai concreti provvedimenti di Ministero, regione e università.
Anche qui, però, è l'obiettivo che non è chiaro. Cosa vogliamo? Ma è possibile che in un mondo della interdisciplinarità, delle valutazioni multifattoriali, di un pensiero scientifico e di un sapere medico che dà sempre più spazio e si sviluppa solo contaminando e mettendo in relazione discipline diverse, noi invece assecondiamo un sentimento vecchio, corporativo? Per fare spazio a competenze nuove e discipline di frontiera fra il sanitario e lo scienziato della natura, l'ingegnere, l'informatico, o anche di fronte a pratiche antiche che dimostrino sul campo una nuova efficacia, noi non pensiamo all'inclusione delle diverse competenze negli staff clinici, nei dipartimenti, nei piani aziendali, non pensiamo a sviluppare figure professionali eclettiche, aperte a saperi teorici e pratici diversi dal proprio background formativo; e poi, su questa base, a riconoscere loro e a certificare le competenze professionali e a valorizzarle. Non facciamo come si fa in Europa, come si fa nel mondo, ma riproponiamo il terreno della delimitazione dei confini. Descrivetevi per ciò che vi differenzia, mi raccomando, con lo specialista affine, e avrete un'esclusiva su qualche atto sanitario, un nomenclatore delle pratiche, perché no?, una deontologia ed un ordine professionale; tutto purché i confini non possano essere valicati, e il sistema non tenga conto di quello che sai e sai fare o puoi imparare, ma di quello che puoi fare solo tu, perché così è scritto.
Abbiamo risposto alzando la complessità burocratica: chi non aveva avrà la professione, chi ha la professione avrà l'albo, chi ha l'albo avrà, con un ultimo emendamento particolarmente infelice, non sulla base della rilevanza pubblica della professione come dovrebbe essere, ma sulla base dei numeri, l'ordine professionale. Ma non c'è un euro, non c'è un programma per inserire tutte queste nuove figure nel sistema pubblico: avranno il distintivo, ma non avranno la pagnotta.
E poi, vorrò vedere un dipartimento oncologico, un gruppo operativo multidisciplinare come assicurerà la presa in carico di un caso clinico, alle prese con i disciplinari, i mansionari, le direttive ordinistiche di decine di soggetti professionali inquadrati in organismi di tutela, a tutela del proprio spazio professionale definito, invece che orientati alla cooperazione, alla contaminazione delle competenze professionali. Dirigere il traffico: questo rischia d'essere in futuro il compito dei nuovi ordini, dei nuovi albi.
Ha destato clamore, in questo senso, la violenta protesta della Federazione degli ordini dei medici contro il testo che la Camera si accinge ad approvare: “Abbandoniamo ogni tavolo di lavoro con le istituzioni nazionali”, hanno detto. Si è commentato: una protesta corporativa, la Camera ha voluto mettere il naso nelle procedure di voto, nella durata dei mandati, nei conflitti d'interessi, c'è la reazione di un potere che si sente invaso. Forse c'è anche una parte di questo, ma non ci consoliamo. Non si consoli il Ministro, che ha chiesto e ottenuto una marcia indietro della maggioranza per cavalcare quella protesta: l'equilibrio si è rotto comunque! Il Governo, molte regioni hanno usurato un patrimonio di relazioni con il mondo medico, che anche attraverso il sostegno degli ordini alla stabilità del sistema, con la consulenza deontologica, la condivisione e la proposta delle risorse intellettuali e scientifiche necessarie ad alimentare l'organizzazione dell'attività clinica, lo schierarsi continuo per una medicina orientata al cittadino, ha accompagnato per quarant'anni la costruzione del Servizio sanitario nazionale.
La politica ha debordato, ha chiesto subordinazione, complicità senza essere in grado di dare niente: nessuna valorizzazione professionale, nessuna risorsa, nessuna motivazione. Avete chiesto di radiare chi non era in perfetta linea sui vaccini, ma vi prendete i poteri di nomina in ogni organismo tecnico senza più consultare gli ordini o le società scientifiche. Avete trasformato l'appropriatezza da valore deontologico a pratica di razionamento obbligatorio di farmaci e approfondimenti diagnostici. Avete seppellito nell'armadio dei ricordi le esperienze aziendali, multidisciplinari di governo clinico.
Non c'è più motivazione nei medici. All'elezione degli ordini in queste settimane ci sono liste emanazione di amici o nemici delle giunte regionali, ma entrambi disillusi e spesso rabbiosi. Così sta vivendo una crisi l'ordinismo, e non è colpa sua: la colpa è di questo modo! Cosa discutiamo? Nessuna riforma del cosa fare; una grande attenzione invece al come, che nasconde a malapena l'attenzione spasmodica al chi, che diventa più forte nel sistema e si spera restituisca consenso elettorale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FILIPPO FOSSATI. Eppure abbiamo - e concludo - un sistema sotto finanziato: diminuirà l'aspettativa di vita dal 2019, 11 milioni non ce la fanno a curarsi e smettono, 4 milioni per farcela diventano poveri assoluti; e su questo noi non discutiamo, non c'è nulla. Siamo stati quattro anni su questo omnibus, abbiamo parlato d'altro; c'è del buono in qua e in là, meglio della versione del Senato, e noi ci asterremo, perché chi aspetta risposte va rispettato, anche se sono quelle che sono; e che il Senato lavori, speriamo, perché non muore nessuno se ci prendiamo ancora qualche tempo per questa roba: ma è l'ultima volta che parliamo d'altro. C'è la legge di stabilità e c'è il bilancio dello Stato; c'è la questione più importante: dare nuove risorse e solidità al Sistema sanitario, contro le diseguaglianze e per una migliore salute per tutti i cittadini - nessuno escluso - ed è qui che ci troverete (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Presidente, quello in esame è un provvedimento particolarmente delicato, complesso nei suoi contenuti: si passa da una materia importante, come la sperimentazione clinica dei medicinali, al riordino delle professioni sanitarie e della dirigenza sanitaria del Ministero. E la complessità del provvedimento è testimoniata anche, come diceva il collega poc'anzi, da un iter particolarmente lungo e travagliato: si è cominciato nel febbraio 2014, il provvedimento è giunto alla Camera nel 2016; e si tratta sicuramente di un testo molto atteso, un testo che è destinato ad incidere nella vita di molti professionisti ma soprattutto dei cittadini, riguardando la salute di ciascuno di noi.
E proprio per questa complessità e questa delicatezza, il provvedimento necessitava di un approccio autenticamente liberale, rispettoso dell'autonomia degli ordini professionali e improntato alla valorizzazione delle professioni. Ci troviamo invece oggi inspiegabilmente, dopo una buona partenza al Senato, un provvedimento stravolto e con una ratio volta a mortificare le professioni e a favorire un'ingerenza dannosa della politica nella vita degli ordini. Noi non vogliamo essere i difensori delle lobby, ma non pensiamo che la politica si debba sostituire alle lobby: pensiamo che la professionalità dei medici e di tutti gli operatori sanitari debba essere difesa e rappresenti un valore per il Paese.
E se da un lato, come ha sottolineato il presidente Marazziti nel suo intervento, l'azione del Governo appare condivisibile laddove è volta ad una giusta opera di semplificazione dei comitati etici, ad una loro diversa distribuzione sul territorio per ridurre i tempi d'attesa, per accelerare l'attività investigativa, il cuore del provvedimento, rappresentato dagli articoli 4 e 5, risulta invece profondamente inadeguato e lesivo dell'autonomia delle professioni sanitarie. Si evince soprattutto una questione di metodo: per evitare di pregiudicare il lavoro di un'intera legislatura e di quanto i colleghi avevano fatto al Senato, sarebbe stato opportuno - pur con delle modifiche, pur con una legittimazione da parte della Commissione alla Camera - mantenere l'impianto del provvedimento costruito al Senato, che aveva un'ampia base di condivisione. Si era, infatti, trovato un buon compromesso tra una maggiore tutela, pur nell'autonomia delle professionalità di più di un milione di operatori, e le garanzie per i cittadini e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. A fronte, invece, di questo percorso condiviso, sono state apportate tali e tante modifiche che hanno peggiorato l'impianto originario. Ciò che serviva era l'ammodernamento dell'attuale normativa che risale al 1946 e che non poteva più soddisfare né gli attuali, né i nuovi ordini: un diverso inquadramento degli enti, la loro possibilità di intervenire anche in via disciplinare, un'organizzazione più rispondente ai moderni canoni anche della programmazione sanitaria, un nuovo meccanismo elettivo più rispondente ai criteri di trasparenza. Questi dovevano essere i paradigmi da declinare per consentire all'attività di ordini e professioni di rimanere al passo con i cambiamenti della società e con il progresso professionale e scientifico. E invece le modifiche introdotte successivamente, hanno determinato uno stravolgimento tale del testo da renderlo incompatibile con quella riforma che noi auspicavamo. Anzi, l'insieme dell'articolato, limita gravemente la professione medica, tanto da renderla amministrata e sotto tutela, condizionata dalle ingerenze della politica, con il rischio per i cittadini di vedere in un prossimo futuro un'assistenza sanitaria costruita strutturalmente senza medici e governata da algoritmi. Non sono parole di Forza Italia, non sono parole solo che noi condividiamo, ma è quanto ha espresso il Consiglio nazionale della federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Addirittura, in quel testo il Consiglio nazionale aveva preannunciato il ritiro delle proprie delegazioni da tutte le collaborazioni istituzionali. Francamente, in alcuni passaggi, la stessa Ministra Lorenzin era sembrata prendere le distanze rispetto alle modifiche avvenute.
Qui si è tentato di apportare dei correttivi, in questa Assemblea alcune modifiche sono arrivate in porto, ma pur correggendo qua e là le storture più evidenti e macroscopiche (mi riferisco alle modalità di elezione e alla norma sui revisori), non mutano la sostanza e la ratio del provvedimento. Anche laddove passi avanti si sono compiuti, mi riferisco a quanto introdotto relativamente alle professioni infermieristiche, si poteva osare di più. Si poteva, ad esempio, con piccoli aggiustamenti, far sì che il testo diventasse un vero faro contro l'abusivismo professionale che oggi si manifesta con attribuzioni fraudolente di qualifiche improprie da parte di soggetti non abilitati alla professione, che espongono il cittadino fragile a seri rischi. E se da un lato è positivo il riconoscimento di osteopati e chiropratici, profili professionali a cui milioni di italiani si rivolgono, e che necessitavano di quelle garanzie che una professione di tipo sanitario deve offrire, non si è data la possibilità al Ministero dell'università e della ricerca di intervenire per la definizione degli ordini degli studi prima della individuazione dei criteri per le equipollenze. Ma come, prima ci occupiamo dei criteri per le equipollenze e poi individuiamo il corso di studi? C'è qualcosa che non va.
Come mi pare piuttosto criticabile il metodo con cui si è affrontato il tema delle scuole di specializzazione. Noi abbiamo votato a favore degli emendamenti proposti dall'onorevole Gigli, perché non vogliamo che lo specializzando venga utilizzato come assistente sottopagato e che entri in ruolo per rispondere alle esigenze dell'azienda sanitaria, più che a fini formativi, però quegli emendamenti, ancora una volta, non sono stati approvati, e il risultato di questo provvedimento sarà che non solo lo specializzando verrà sottopagato, ma saranno inoltre sacrificate le esigenze formative dei ragazzi e le garanzie di qualità della prestazione per il paziente, per assecondare le esigenze della struttura ospedaliera.
Non da ultimo, ci rammarichiamo per lo stralcio dell'articolo 16 del provvedimento che avrebbe consentito alle farmacie di poter offrire maggiori servizi, senza pesare sulle casse statali, e in continuità con quanto era stato fatto precedentemente dal Governo Berlusconi.
In conclusione, Forza Italia ribadisce un giudizio negativo su questo provvedimento, molto distante da quella vera riforma degli ordini attesa dal Paese; e sia chiaro, purtroppo, a poco, o a nulla, valgono i correttivi approvati questa mattina in corso d'opera. Si poteva e si doveva ben coniugare l'efficienza con la salvaguardia di principi che stanno alla base della vita degli ordini. Non si è voluto fare e, quindi, il nostro voto non può che essere un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Abbiamo già detto che il provvedimento rappresenta un po' il manifesto della salute del Ministro Lorenzin. Ebbene, occorre chiarire subito cosa pensiamo sia del provvedimento, che del Ministro della salute e del Governo di cui fa parte. Questo Governo è in scadenza e noi non vogliamo in alcun modo reiterare nel prossimo futuro la sua riedizione, né vogliamo che le sue politiche scellerate abbiano alcun seguito. Non vogliamo dare nessuna fiducia e la delega contenuta nel provvedimento è improponibile e inaccettabile al termine di una legislatura che è agli sgoccioli. Una legislatura che si sta chiudendo con il peggiore oltraggio a tutti i cittadini italiani: una legge elettorale antidemocratica e illiberale, una legge che consentirà allo zero virgola zero per cento della forza politica che rappresenta il Ministro Lorenzin di continuare a fare danni e a mortificare la salute dei cittadini. Riteniamo che il Ministro della salute negli anni del suo mandato abbia profondamente degradato il sistema sanitario italiano e questo provvedimento disvela una matrice assolutamente filo-corporativa, retrograda e arcaica della sanità. Il Ministro della salute si guarda bene dal presentare in quest'Aula provvedimenti che favoriscono la prevenzione e la cura dei cittadini, mentre è solerte nel presentare provvedimenti per una surrettizia privatizzazione della sanità italiana, a favore di multinazionali farmaceutiche, assicurazioni, corporazioni nazionali ed internazionali. Ricordiamo il Fertility day dello scorso anno, ricordiamo anche la recente approvazione del decreto coercitivo sui vaccini.
Il testo all'esame è intriso di interessi che sono lontani anni luce dai bisogni di salute dei cittadini e dai problemi dei professionisti della sanità, lasciati soli nelle strutture sanitarie e con stipendi da fame, costretti a tamponare con orari di lavoro inaccettabili una carenza di personale ormai drammatica. Avrebbe fatto bene il Ministro a farsi carico dei problemi dei professionisti della sanità invece che preoccuparsi delle poltrone di coloro che ambiscono a rappresentare i professionisti della salute. In quest'Aula, sugli ordini professionali, avete compiuto un'indecorosa marcia indietro, avete spudoratamente piegato la testa al corporativismo più bieco e non agli interessi dei cittadini e dei pazienti che sono presi in carico da questi ordini e da questi collegi. Lo avete fatto per meri interessi elettorali, come ha fatto la Lega con i suoi emendamenti. E lo avete fatto con l'inganno, ben sapendo che questo provvedimento è un dead act walking destinato a essere insabbiato in Senato, oppure sarà falcidiato dei consessi giurisdizionali poiché vi sono troppe incongruenze e contrasti con il nostro ordinamento giuridico.
Al rush finale di ogni legislatura si propone sempre questo provvedimento, lo stesso da diverse legislature, cambia solo il nome del Ministro proponente, ed ogni volta si ripropone al termine della legislatura, come mera marchetta elettorale. Sapete bene che l'Europa, quella che tanto vi piace, quella dei mercati e della concorrenza, boccia e boccerà questo provvedimento, perché rappresenta un freno al reale sviluppo delle professioni. È un testo omnibus nel quale sono stati inserite questioni importantissime come la sperimentazione clinica dei farmaci al fianco di prebende. La sperimentazioni clinica è un argomento serio poiché tocca da vicino tutti i cittadini, perché i farmaci sono rivolti a loro e sono loro, i cittadini, che devono essere tutelati e garantiti quando assumano quei farmaci. Sono loro i cittadini che devono avere la garanzia che i farmaci immessi sul mercato abbiano avuto un percorso di verifica imparziale e qualificata. Era necessario garantire ai cittadini la trasparenza e la pubblicità dei dati sulle sperimentazioni. Un cittadino ha tutto il diritto, prima di assumere un farmaco, di conoscere il percorso che ha portato alla sua immissione in commercio e avrebbe il diritto di avere un efficace sistema di tracciabilità sulle segnalazioni delle reazioni avverse. Abbiamo chiesto a gran voce, come auspicato anche dal regolamento europeo che entrerà in vigore a ottobre 2018, la rimozione della segretezza dei dati delle sperimentazioni e dopo l'immissione in commercio del farmaco. Sulle sperimentazioni cliniche, il nostro voto favorevole all'articolo sta solo a salvaguardare la miglioria da noi proposta che rivendichiamo davanti a tutti i cittadini in quest'Aula. Solo grazie al nostro fiato sul collo, e a differenza delle passerelle in Commissione della collega Scopelliti e dello stesso Rondini che porta avanti interessi di parte e non collettivi, solo grazie a noi, che è stata introdotta la necessità di procedure di accreditamento evidenza pubblica, ed è solo grazie ai nostri emendamenti che saranno resi pubblici tutti i nominativi e i curriculum dei soggetti coinvolti nella sperimentazione non che i correlati finanziamenti, e budget di spesa ed i relativi contratti.
Fino a un certo punto, in Commissione, abbiamo lavorato insieme con le persone che c'erano. Peccato che, però, dopo, se arrivano i soldi, si parla di soldi, svariate centinaia di milioni di euro. Sugli ordini il testo pervenuto dal Senato, su cui il MoVimento 5 Stelle si era espresso contrario, era totalmente irricevibile. L'abbiamo migliorato in Commissione e voi l'avete peggiorato in quest'Aula, chini e asserviti ai diktat del corporativismo. In Commissione non sono arrivate le pressioni dei presidenti di ordini, nonché senatori, ma in quest'Aula, invece, l'hanno fatta da padrona, mortificando il Parlamento e i singoli deputati, chiamando a rapporto la capogruppo del PD, in un consiglio straordinario delle professioni, che ha ricattato il partito di maggioranza.
Non avete risolto l'incompatibilità di cariche o incarichi negli ordini professionali, perché gli ordini rivendicano l'autonomia di sedere anche in quaranta poltrone contemporaneamente. Vi aggiorno sull'incompatibilità dell'ultima ora: senatore D'Ambrosio Lettieri, vicepresidente della Federazione nazionale dei farmacisti, è stato eletto oggi nel CdA dell'ENPAF, cassa di previdenza dei farmacisti, che smuove diversi miliardi di euro, in aggiunta al già componente senatore Mandelli, presidente della Federazione nazionale. Senza ritegno.
Sui conflitti di interessi, cari deputati, della maggioranza siete indicibili, così come è indicibile l'approvazione avvenuta quest'oggi dell'emendamento ad hoc per i fisioterapisti, per consentire loro l'ordine autonomo, emendamento a firma della collega Carnevali, nonché fisioterapista. Questa è spudoratezza.
Avete voluto mantenere una dislocazione arcaica degli ordini su base provinciale, nonostante non siano in grado di funzionare, moltiplicando inefficienze e soprattutto poltrone, che da circa 6 mila passeranno ad oltre 22 mila, con gettoni, diarie e indennità. Tutte queste poltrone richiedono uffici, personale amministrativo e, come abbiamo detto, gettoni e diarie. Chi paga tutto ciò? Gli iscritti agli albi, naturalmente, quei famosi centinaia di milioni di euro, che vengono drenati dagli ordini, per il potere impositivo e para-tributario che lo Stato delega agli ordini.
In legge di bilancio noi avevamo chiesto l'assunzione di 6 mila unità, tra personale medico e sanitario, e li avete negati. E non serve raccontare la storiella che non sono a carico della finanza pubblica le spese degli ordini, poiché quelle poltrone sono pagate dai cittadini, con una tassa obbligatoria. Gli ordini sono enti pubblici non economici e hanno il fine di tutelare gli interessi pubblici. Ma avete voluto dedicare a loro un'autonomia sproporzionata, che mal si concilia con l'anzidetta natura di ente pubblico, ma, soprattutto, mal si concilia col carattere para-tributario e impositivo dei contributi degli iscritti, che non è volontario.
Non avete scritto, nero su bianco, che gli ordini devono adeguarsi integralmente alla trasparenza, non una misura mitigata o l'universalità mitigata, auspicata dal Ministro Lorenzin per il nostro Sistema sanitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
I revisori dei conti continueranno, per la maggior parte, a essere eletti tra i professionisti della salute. Avete praticamente azzerato la miglioria introdotta in Commissione, grazie al fiato sul collo del MoVimento 5 Stelle, che aveva un solo scopo: inserire la legalità ed escludere l'elusione e gli azzeccagarbugli. L'unico revisore legale esterno che avete lasciato non sarà estratto a sorte dall'elenco dei revisori legali, come previsto per gli enti locali, nonostante il presidente Marazziti abbia detto oggi in Commissione, in Comitato dei nove, che questa sarebbe stata una novità assoluta nel panorama della pubblica amministrazione. E questa cosa non è vera. Il paradosso è che, nello stesso provvedimento in cui inserite l'esercizio abusivo della professione sanitaria, ammettete l'esercizio abusivo della professione di revisore legale, in aperta violazione delle norme sul controllo contabile vigente per tutte le pubbliche amministrazioni, senza che il Ministero vigilante abbia nulla da eccepire. Non avete voluto chiarire l'ovvio, il controllo della Corte dei conti.
Il provvedimento rimane sbagliato ed è l'ennesima occasione perduta per dare un volto veramente moderno e democratico alla sanità italiana, ancora imbrigliata in corporativismi, assenza di trasparenza e interessi di pochi. E anche grazie alla previsione dell'espressione di voto per via telematica, introdotta grazie al MoVimento 5 Stelle, questa miglioria è stata annacquata e ridotta a una mera possibilità, come se gli ordini avessero bisogno di suggerimenti in norme primarie dello Stato.
L'introduzione del limite dei mandati rimane truffaldino. Sarebbe stato necessario correlare il limite di due mandati all'essere membro del consiglio direttivo.
Rimane la rilevante criticità che affida ad organi eletti funzionali gestionali e amministrativi, senza che sia contemplata, come avviene per tutta la pubblica amministrazione, la separazione tra gestione amministrativa e dirigenziale e l'indirizzo politico degli eletti.
Un sussulto di dignità vi ha permesso di abrogare, seguendo lo sdegno del MoVimento 5 Stelle, la prebenda ai farmacisti, che invece il Ministro Lorenzin ha avuto il coraggio di presentare nel suo pessimo…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Baroni.
MASSIMO ENRICO BARONI. Io concludo e diciamo che, per quanto ci riguarda, è assolutamente …
PRESIDENTE. Ci dica come voterete, onorevole Baroni.
MASSIMO ENRICO BARONI. Il nostro voto, per tutte queste ragioni e per quelle che non sono riuscite a esprimere, perché ho terminato il tempo, sarà contrario, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelli. Ne ha facoltà.
FEDERICO GELLI. Grazie presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo per approvare un provvedimento importante, che è in linea con la stagione di riforme, volute da questa maggioranza e da questo Governo nell'ambito della sanità.
Un primo punto, un primo argomento fondamentale, è quello che riguarda la sperimentazione clinica dei medicinali. Su questo, con questo provvedimento, il nostro Paese recepirà la possibilità di quanto è previsto già da regolamenti europei e dalle convenzioni internazionali, dal rispetto degli standard internazionali e si delega il Governo di disciplinare questa materia.
Quali sono le novità importanti, rilevanti, che faranno cambiare anche la mentalità e la modalità di gestire quest'importante opportunità di sviluppo e di ricerca per il nostro Paese? In primo luogo, accelerare i tempi, per le procedure di autorizzazione, migliorando la nostra competitività, anche per essere competitivi rispetto ad altri colossi che lavorano in questo settore, a partire dagli Stati Uniti d'America e l'Asia. Una piattaforma europea, che ci permetta di utilizzare in maniera corretta una banca dati e un'informazione aperta, sia per ricercatori che per gli utenti, soprattutto sugli stadi della sperimentazione e dei risultati. Verranno coinvolte le associazioni dei pazienti, in questo profilo e in questo percorso importante di obiettivi, che questo provvedimento prevede proprio sulla sperimentazione.
E poi i comitati etici. Abbiamo previsto un riordino e una riduzione del numero dei comitati - passeranno dagli oltre 100 attuali a 40 - ma soprattutto senza negare l'importante ruolo, che viene svolto da questi comitati, sia dal punto di vista etico che scientifico. Una riduzione anche dei tempi, a vantaggio soprattutto dei pazienti che sono in attesa dell'autorizzazione dell'utilizzo di farmaci innovativi. Un'uniformità sulle tariffe. Anche questo, così come il principio di un coordinamento nazionale, che per la prima volta viene creato nel nostro Paese, ci permetterà di garantire un monitoraggio costante dell'attività di ricerca e di sperimentazione all'interno del nostro Paese. Questa parte del provvedimento ci permetterà, quindi, di manifestare ancora meglio la nostra competenza e le nostre capacità. Noi siamo un Paese leader nel mondo per export e produzione di farmaci, ma non lo siamo altrettanto nell'ambito della competitività della sperimentazione farmacologica.
L'altro punto importante e qualificante del provvedimento è l'introduzione e valorizzazione della medicina di genere, sia nella sperimentazione che nella diffusione nella pratica clinica. È anche questo un salto di qualità, che facciamo nel nostro Paese, proprio per la volontà e l'obiettivo di una corretta appropriatezza delle prestazioni sanitarie. Non è un riferimento manifesto. Non vogliamo garantire nessun genere, ma vogliamo garantire tutti i generi e che questo possa permettere, sempre di più e sempre meglio, un'efficacia nel nostro sistema sanitario, con l'attenzione e con il riguardo che spetta anche agli altri e a tutti i generi.
E poi le nuove professioni sanitarie. Nuove regole per le professioni sanitarie, che valorizzino l'aspetto della capacità tecnica, con criteri predefiniti e oggettivi. Questa possibilità è un percorso importante, che abbiamo normato nel dibattito in Commissione e, quindi, anche qui in questo ramo del Parlamento, per quelle figure professionali, che ambiscono a diventare e avere un riconoscimento e - permettetemi - anche a uscire dalle condizioni spesso di abusivismo e di illegalità, che abbiamo in maniera diffusa nel nostro Paese. Quanti azzeccagarbugli abbiamo nel sistema, che si presentano come operatori sanitari? Tutto questo non sarà più possibile. Le norme previste da questo provvedimento permetteranno, quindi, una valutazione tecnica, scientifica, con criteri predefiniti e oggettivi, che permetteranno, quindi, un percorso chiaro nel riconoscimento di queste nuove figure professionali.
Addirittura, sarà possibile anche un riconoscimento da parte di richieste che avvengono direttamente dalle associazioni di rappresentanza degli aspiranti delle nuove professioni sanitarie. Quindi, norme più stringenti e norme anche più tempestive, perché sarà necessaria una risposta in tempi più rapidi da parte del Ministero della salute nel riconoscimento o meno di queste figure professionali. E poi ci sono norme più stringenti contro l'esercizio abusivo della professione, che è un elemento sul quale noi tendiamo a sottolineare la gravità di questi episodi che sono avvenuti e che avvengono spesso nel nostro Paese (senza citarne nessuno, ma è un riferimento molto importante che voglio fare). E poi anche un'aggravante per quei delitti particolarmente angoscianti di cui sono spesso cosparse le cronache dei nostri mass media, un'aggravante per i delitti non colposi in danno di quelle persone spesso in gravi difficoltà come le persone anziane che vengono ricoverate in strutture sanitarie o strutture assistenziali. Anche in questo caso la responsabilità ovviamente è dei professionisti e il dolo col quale perseguono questi comportamenti sarà ovviamente aggravato.
Infine, l'ultimo passaggio è quello degli ordini professionali. Si è parlato molto e potrei dire anche in maniera sproporzionata - permettetemi - contro gli ordini professionali.
Questi attacchi che sono stati rivolti credo che debbano ritornare nell'alveo di un corretto dialogo e di una corretta interpretazione. Innanzitutto, voglio dire che il sistema ordinistico nel nostro Paese ha permesso la crescita professionale di migliaia e migliaia di operatori che lavorano nel sistema sanitario. Vorrei anche sottolineare che nelle frasi che ho sentito anche nel dibattito parlamentare si è parlato di migliaia e migliaia di poltrone. Abbiamo parlato d'un poltronificio e di sprechi. Ma, colleghi del MoVimento 5 Stelle, di cosa si sta parlando? Si sta parlando di un'organizzazione o, meglio, di un ente pubblico che è totalmente finanziato con i versamenti che vengono fatti dai singoli iscritti e non percepisce nessun finanziamento pubblico. Quale danno al finanziamento pubblico viene perpetrato se non la quota dei singoli iscritti? Potete immaginare la dimensione delle risorse economiche che vanno a gestire alcuni ordini professionali, in maniera particolare quelli di piccole realtà distribuite nel nostro territorio. Allora, riportiamo nel giusto e corretto alveo la discussione che stiamo facendo. Le cariche che vengono ricoperte sono a titolo volontaristico; non viene percepito un gettone di presenza, ma vengono solo ed esclusivamente rimborsati i viaggi e i trasferimenti, come avviene per qualunque altra associazione o organizzazione. È tutto qui. È su che si grida allo scandalo. E, poi, anche su questo argomento vorrei fare un riferimento al fatto che noi abbiamo ritenuto di intervenire e di normare questa materia. Pensate che la necessità di intervenire in questa materia (e qualcuno ha detto che siamo addirittura stati ricattati dagli ordini professionali)… guardate che l'autonomia dei parlamentari del Partito Democratico va fiera e a testa alta rispetto a queste scelte e ve lo possiamo garantire pienamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti di deputati del MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!
FEDERICO GELLI. Ed è uno dei motivi per il quale ancora oggi abbiamo delle polemiche sui social e sui mass media contro le nostre decisioni - anche proprio oggi - nella capacità di andare a intervenire in una materia nella quale da settant'anni nessun Parlamento aveva avuto il coraggio di intervenire. Lo vogliamo raccontare allora?
E, allora, forse per il fatto che c'è qualche presidente di ordine che è in carica da trent'anni e forse per il fatto che alcune situazioni andavano chiarite, codificate e forse anche rese più trasparenti e più democratiche, abbiamo pensato di intervenire in questa materia. Allora abbiamo introdotto principi sulla trasparenza e sulla terzietà nelle procedure elettorali per il rinnovo degli organi, anche con l'introduzione del voto telematico. Abbiamo introdotto il limite dei mandati e siamo stati accusati che i due mandati sono troppi. Tuttavia, abbiamo utilizzato lo stesso principio dei sindaci, lo stesso sistema elettorale dei sindaci e se dopo due mandati e una pausa di quattro anni un presidente avrà la forza di ricandidarsi un'altra volta vorrà dire che in qualche modo si sottoporrà al giudizio dei propri iscritti.
Abbiamo introdotto il quorum per favorire una più ampia partecipazione, un ricambio generazionale e un equilibrio di genere. Poi, una presenza, in principio di trasparenza, di un revisore dei conti esterno e iscritto nell'albo dei revisori legali, e anche questo è un elemento di trasparenza e di capacità di apertura verso soggetti esterni perché fino ad oggi l'albo dei revisori era di soggetti interni iscritti all'albo.
Infine, un codice deontologico che, in qualche modo, chiarisse, in maniera netta, quali sono gli obblighi in capo agli iscritti nel rapporto tra codice deontologico, normative nazionali e regionali e contratti collettivi di lavoro.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
FEDERICO GELLI. Concludo. È un traguardo storico - dopo settant'anni - e un riconoscimento che io credo debba essere in qualche modo manifestato con grande chiarezza da parte di questo Parlamento…
PRESIDENTE. Grazie…
FEDERICO GELLI. L'ordine degli infermieri, pensate, dopo settant'anni…
PRESIDENTE. No, onorevole Gelli, deve concludere.
FEDERICO GELLI. Concludo, dicendo che il nostro partito e il nostro gruppo politico riconoscono questo importante risultato nella filiera di una stagione importante di riforme…
PRESIDENTE. Grazie…
FEDERICO GELLI. …dove ci sono tanti altre leggi che vanno in questo senso. Per questo esprimiamo il parere positivo su questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gelli.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Correzioni di forma – A.C. 3868-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una proposta di correzioni di forma, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, il relatore, presidente della XII Commissione (Affari sociali), onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI, Relatore. La ringrazio, Presidente. Per un provvedimento così complesso mi permetta, naturalmente, anche un ringraziamento a tutti i funzionari della Commissione affari sociali per il grande lavoro competente su un tema così vario, sempre a contatto con il Ministero della salute che ha condiviso tutti i passaggi e i miglioramenti al testo del disegno di legge. Rivolgo un ringraziamento anche a quanti hanno espresso critiche o paure in questi mesi, perché ci hanno permesso di andare più avanti e di individuare strade nuove in qualche caso molto innovative.
Voglio, a questo punto, comunicare a lei e all'Aula che, a nome del Comitato dei nove, propongo che la modifica approvata nella seduta di ieri, 24 ottobre 2017, con l'emendamento 11.5 Lenzi, riferita al primo periodo del comma 1 dell'articolo 13 della legge n. 24 del 2017, volta ad estendere da 10 a 45 giorni il termine ivi previsto, sia riferita anche al secondo periodo del medesimo comma, che reca lo stesso termine.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta di correzione di forma testé illustrata si intende accolta dall'Assemblea.
(Così rimane stabilito).
(Coordinamento formale - A.C. 3868-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3868-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3868-A: "Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute".
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 99).
Dichiaro cosi assorbite le proposte di legge nn. 334-993-1088-1229-1429-1485-1599-1961-2312-2518-2781-3263-3307-3319-3377-3603-3999-4556.
Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo (A.C. 4302-A); e delle abbinate proposte di legge: Pizzolante ed altri; De Micheli e Epifani; Abrignani ed altri; Nastri (A.C. 2142-2388-2431-3492) (ore 18,19).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4302-A: Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo; e delle abbinate proposte di legge nn. 2142-2388-2431-3492.
Ricordo che, nella seduta del 16 ottobre, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore per la VI Commissione e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica, mentre il relatore per la X Commissione vi ha rinunciato.
Ricordo, altresì, che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Bergamini ed altri n. 1.
(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 4302-A)
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame della questione pregiudiziale Bergamini ed altri n. 1 presentata (Vedi l'allegato A).
Ricordo che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti; potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
L'onorevole Sandra Savino ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bergamini ed altri n. 1, di cui è cofirmataria.
SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. La materia su cui interviene la delega presenta notevoli difficoltà, a causa dei numerosi interventi normativi succedutisi negli anni, in mancanza di una disciplina generale di riordino della materia. Tali interventi si sono inoltre intrecciati con disposizioni e procedure di contenzioso aperte in sede europea, che hanno riguardato essenzialmente i profili…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole. Onorevole Massa, le dispiace? Prego.
SANDRA SAVINO. …i profili della durata e del rinnovo automatico delle concessioni, nonché la liceità della clausola di preferenza per il concessionario uscente. La legge comunitaria per il 2010 aveva già conferito una delega biennale al Governo per il riordino complessivo della materia, che, pur non essendo stata esercitata, ha ottenuto nel 2012 l'archiviazione della procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea a causa della non applicazione della direttiva Servizi n. 2006/123/CE...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole, forse non sono stato chiaro.
SANDRA SAVINO. …la cosiddetta direttiva Bolkestein, alla materia delle concessioni demaniali marittime, contestandone la compatibilità con il diritto comunitario e, in particolare, con il principio della libertà di stabilimento. Nelle more del procedimento di revisione del quadro normativo in materia di rilascio delle concessioni di beni demaniali marittimi, lacuali e fluviali con finalità turistico-ricreative, ad uso pesca, acquacoltura ed attività produttive ad essa connesse, e sportive, nonché quelli destinati a porti turistici, approdi e punti di ormeggio dedicati alla nautica da diporto, il decreto-legge n. 194 del 2009 è intervenuto prorogando sino al 31 dicembre 2020 le concessioni demaniali in essere alla data del 30 dicembre 2009 e in scadenza entro il 31 dicembre 2015, nell'ambito della procedura di attribuzione delle concessioni, ma la Corte di giustizia dell'Unione europea, il 14 luglio 2016, ha censurato tale norma di diritto interno.
Le competenze gestionali in materia di demanio marittimo sono state conferite agli enti territoriali dal decreto legislativo n. 112 del 1998, salvo gli introiti, che rimangono in capo allo Stato: la materia è regolata, quindi, anche da leggi regionali, in quanto le regioni e i comuni sono competenti per la gestione amministrativa dei beni demaniali marittimi, lacuali e fluviali. Il decreto-legge n. 78 del 2015 ha demandato alle regioni una ricognizione delle rispettive fasce costiere, adempimento considerato propedeutico all'adozione della disciplina relativa alle concessioni demaniali marittime, prorogate al 31 dicembre 2020.
La determinazione dei canoni è stata definita dalla legge finanziaria 2007 in base a criteri riferiti alla loro valenza turistica, secondo l'accertamento della regione competente per territorio, nonché della tipologia di bene oggetto della concessione e di altri fattori ritenuti meritevoli di generare riduzioni e agevolazioni. In relazione all'applicazione delle tariffe sono sorti numerosi contenziosi, che hanno indotto il legislatore a prevedere procedure per una loro definizione agevolata e la contestuale sospensione delle riscossioni coattive e della decadenza della concessione per omesso o insufficiente pagamento.
I princìpi e criteri direttivi del disegno di legge delega, all'articolo 1, comma 1, non danno indicazioni circa la linea da seguire, limitandosi a previsioni generiche che, alla lettera a), richiamano tutti i valori e gli interessi in gioco, talora in contrasto tra loro, rimandandone il bilanciamento ai decreti legislativi.
Alla lettera b), i princìpi e criteri direttivi demandano ai decreti legislativi l'individuazione dei «limiti minimi e massimi di durata delle concessioni entro i quali le regioni fissano la durata delle stesse», senza indicare, però, alcun criterio stringente su un aspetto cruciale del contenzioso con la Commissione europea, sul quale è intervenuta anche la Corte costituzionale, dichiarando l'illegittimità di numerose disposizioni regionali su durata, proroga e rinnovo delle concessioni in essere, in quanto limitative della concorrenza. Elementi di sovrapposizione con l'oggetto della delega e carattere di genericità sono rilevabili anche per quanto concerne le lettere c), d-bis) ed e-bis). Inoltre, in relazione ai termini per l'esercizio della delega, l'ultimo periodo del comma 2, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, reca la previsione che, qualora il termine per l'espressione del parere parlamentare scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine di delega o successivamente, tale termine sia prorogato per un periodo di tre mesi, sulla base di un meccanismo, la cosiddetta «tecnica dello scorrimento», che non permette di individuare il termine per l'esercizio della delega in modo univoco.
Lo stesso Comitato per la legislazione, nei propri pareri, ha sempre segnalato che appare opportuno individuare univocamente i termini per l'esercizio della delega principale e di quelle integrative e correttive, rinunziando alla «tecnica dello scorrimento», nonché stabilire termini certi per la trasmissione degli schemi dei decreti legislativi alle Camere ai fini dell'espressione del parere di competenza. È in base a tali premesse che abbiamo ritenuto doveroso presentare una pregiudiziale, al fine di evitare il prosieguo dell'esame di un provvedimento così pasticciato, che è, peraltro, incompatibile con l'articolo 76 della Costituzione in materia di esercizio della funzione legislativa, considerato che l'eccesso di delega trasferisce di fatto la funzione legislativa propria del Parlamento al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Presidente, onorevoli colleghi, la Lega Nord voterà a favore di questa pregiudiziale, ritenendo fondate le questioni pregiudiziali presentate su questo provvedimento, essendo una legge delega al Governo su un settore in cui il Parlamento e la politica italiana in questi anni ha discusso molto, e troviamo abbastanza bizzarro e fuori luogo, anche fuori tempo massimo, oggi, arrivare a pochi mesi dalla scadenza legislativa e presentare una legge delega a un Governo che oramai sta facendo le valigie. È abbastanza bizzarro che il Parlamento, la maggioranza, presenti e richieda una legge delega in cui si discuta solo ed esclusivamente di una tipologia di settore, un settore specifico come le concessioni demaniali marittime, e non discuta completamente la direttiva Bolkestein, o, eventualmente, chieda una deroga al Parlamento europeo, alla Commissione europea, all'Europa, come è già stato chiesto a più voci in questo Parlamento, per cercare di trovare uno stralcio della cosiddetta Bolkestein per le varie tipologie di settori che tocca la legge europea.
Perciò, entreremo nel merito successivamente sulla legge delega e faremo le valutazioni puntuali, articolo per articolo, avendo anche presentato una serie di emendamenti che cercano di ampliare il più possibile questa legge delega, ma, dato che abbiamo già il sentore, abbiamo già visto in Commissione che c'è stato il diniego delle nostre proposte, sicuramente non ci sarà possibilità che il gruppo della Lega sia a favore di questa legge delega. Detto questo, ribadisco il voto favorevole alla questione pregiudiziale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, in questa legislatura una pregiudiziale non la si è negata a nessuno, quindi non poteva non arrivare sui balneari, e dico subito che noi voteremo contro. Voteremo contro perché pensiamo che sia totalmente infondata sotto il profilo costituzionale e che questa legge debba andare avanti. Le spiagge sono un settore sul quale…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mazziotti. Grazie, grazie. Prego.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. …il PdL prima e Forza Italia poi hanno dato il meglio, opponendosi a qualsiasi tipo di forma di liberalizzazione. È abbastanza buffo che sia stato detto che la procedura di infrazione è finita nel 2012 per una delega non esercitata: nel frattempo era cambiato il Governo, erano accadute una serie di altre cose ed è per questo che è stata revocata la procedura d'infrazione. E, d'altra parte, non è una sorpresa perché ogni volta in cui si parla di qualcosa che somiglia a liberalizzazioni, privatizzazioni, gare e atti di questo tipo per qualche strano motivo il partito della rivoluzione liberale è sistematicamente contrario. Io non sono sorpreso che la Lega Nord voglia le concessioni per l'eternità, che non voglia le gare, eccetera; invece il fatto che quello che si definisce da sempre un partito liberale non le voglia è un po' più sorprendente. Noi pensiamo che, invece, un partito liberale dovrebbe dire: apriamo il mercato; facciamo entrare nuove energie, i più bravi, i più meritevoli, i più innovativi; consentiamo di restare a chi deve recuperare investimenti veri, non investimenti a prescindere da quali siano e soprattutto ricordiamoci che stiamo gestendo qualcosa che è dei contribuenti. Ricordo a me stesso e all'onorevole Bergamini, che ha presentato la questione pregiudiziale, che lo Stato italiano incassa 103 milioni l'anno sui canoni demaniali che fanno 6 euro al metro quadro l'anno: questa è la media che si incassa da questo tipo di attività che fattura svariati miliardi (si dice 10 miliardi in alcuni studi, non c'è una cifra precisa ma questo è il tipo di cifra). Ripeto: 6 euro al metro quadro di una spiaggia che è nostra, è dei contribuenti, non è un diritto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).
Ho sentito dire sempre all'onorevole Bergamini che c'è il rischio di un'espropriazione ma si espropriano le cose proprie: le spiagge non sono beni di coloro che sono titolari di una concessione. Si chiama concessione perché noi le concediamo: questo sfugge come concetto. In realtà il disegno di legge fa dei passi nel senso della liberalizzazione ma fa passi timidi. Noi pensiamo che se ne dovessero fare di più coraggiosi e - lo dico anche ai nostri alleati del Partito Democratico e di Alternativa Popolare - avremmo preferito che si facessero sforzi maggiori nel senso dell'apertura al mercato e della trasparenza. Ci sarà la trasparenza sui canoni che saranno finalmente resi disponibili on line grazie a un nostro emendamento che era più ampio: anche nel caso della trasparenza, si faccia la trasparenza ma facciamone un pezzettino. Ecco si poteva fare molto di più in questo senso. Ma comunque è un passo del tutto costituzionale. La questione pregiudiziale è palesemente infondata, oltre ad essere a rischio plagio perché riflette parola per parola il parere del Comitato per la legislazione che si poneva il problema opposto cioè dell'aderenza alla giurisprudenza comunitaria e alla sentenza della Corte Costituzionale perché, quello sì, è il rischio: il Governo nell'esercizio della delega dovrà stare attento a rispettare i principi di tutela della concorrenza, di non discriminazione, di libertà di stabilimento che sono principi che, grazie a Dio, nel nostro ordinamento esistono grazie alla normativa europea e - lasciatemi il gioco di parole - in questo tipo di settore meno male che l'Europa c'è (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà convintamente contro la pregiudiziale presentata dal disegno di legge recante delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo, una delega che contiene principi e criteri direttivi cui deve adeguarsi il Governo nel suo esercizio ed in grado di operare un riordino puntuale e specifico della materia. Si tratta di un settore tra l'altro che aspettava da tempo un riordino complessivo. Infatti la disciplina delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative risulta assai complessa a causa dei numerosi interventi normativi che si sono succeduti negli anni in mancanza di una disciplina generale di riordino della materia. Tali interventi si sono poi intrecciati con la normativa e con le procedure di contenzioso aperte in sede europea che hanno riguardato i profili della durata e del rinnovo automatico delle concessioni nonché la liceità della clausola di preferenza per il concessionario uscente, il cosiddetto diritto di insistenza.
Il provvedimento in esame rispetta pienamente la disciplina prevista dall'articolo 76 della Costituzione e vi introduce nel merito il riferimento al legittimo affidamento cioè al riconoscimento per gli operatori del settore di un giusto compenso per gli investimenti effettuati, oltre alla tutela dell'interesse nazionale per i singoli Stati.
Entrando nel merito della questione pregiudiziale presentata sul provvedimento, si noti come quelli conferiti con la delega siano principi e criteri che riguardano tutti gli interessi coinvolti, rimandando ai decreti legislativi il bilanciamento degli stessi. Inoltre risulta importante considerare come la stessa procedura legislativa sia stata seguita per altre specifiche tipologie concessorie in settori diversi, lasciando al decreto legislativo l'individuazione di una durata congrua nel rispetto dei principi comunitari. Pertanto si è costruito un provvedimento legislativo equilibrato che, oltre ad osservare in pieno i principi comunitari, tutela e valorizza le nostre imprese di un settore in continua e costante crescita che costituisce tra l'altro un importante e fondamentale elemento per la crescita economica e occupazionale del Paese. È quindi da considerare l'aspetto più propriamente formale, come quello inserito nella pregiudiziale presentata, e l'importanza di approvare un provvedimento che contiene un reale sviluppo di un settore trainante della nostra economia ed obbedisce, come detto, al rispetto dell'ordinamento interno e di quello comunitario. Risulta quindi indispensabile approvare il provvedimento che costituisce un congruo ed opportuno bilanciamento degli interessi coinvolti, un'importante riforma che da anni era attesa da parte degli operatori del settore e che rappresenta una importante e fondamentale riforma per incentivare il turismo. Il provvedimento giunge pertanto all'esame dell'Assemblea dopo che altri provvedimenti di analoga natura e di contenuto quasi identico si erano arenati: un atto, come detto, che oltre a rispettare i principi comunitari di ordinamento interno, tutela una parte fondamentale della nostra economia ovvero quegli imprenditori che hanno fatto investimenti importanti e che pertanto vanno salvaguardati e tutelati in modo pieno. Quindi una misura decisamente opportuna frutto di un lavoro intenso nelle Commissioni di merito che ha portato ad un risultato importante anche grazie al contributo delle associazioni di categoria che sono state sentite durante i lavori parlamentari. Dunque un lavoro approfondito, come dicevo, che ha portato alla definizione di un provvedimento importante per il Paese ed a stabilire nello stesso tempo una disciplina legislativa congrua e rispettosa dei principi dell'ordinamento nazionale ed europeo. Da qui il nostro convinto voto contro le questioni pregiudiziali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tentori. Ne ha facoltà.
VERONICA TENTORI. Grazie, Presidente. In primo luogo, i colleghi presentatori evidenziano che la materia trattata presenta criticità a causa della mancanza di una disciplina generale di riordino aggravate dalle procedure di contenzioso aperte in sede europea. Vorrei dire che è proprio per tale situazione critica che risulta evidente la necessità di dotarci di un quadro normativo di riferimento chiaro sull'esercizio dell'attività e sull'utilizzo di un bene pubblico attraverso l'affermazione di criteri e princìpi che possano essere validamente sostenuti in sede europea. Questa materia sino ad ora è stata affrontata rincorrendo le emergenze. Vorrei ricordare che la precedente procedura di infrazione si è chiusa a fronte di un impegno di riordino complessivo della materia che non è stato onorato. Oggi è un gesto di responsabilità, quello di fare chiarezza e dare una risposta che possa scongiurare il rischio di nuove infrazioni e porre fine al permanere di una situazione di incertezza per tutti coloro che lavorano nel settore balneare. Sempre gli stessi colleghi sostengono che i principi e i criteri direttivi si limitano a previsioni generiche e che i valori e gli interessi richiamati siano in contrasto tra loro. Premesso che all'articolo 1…
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Tentori. È una cosa veramente singolare…Prego.
VERONICA TENTORI. Premesso che all'articolo 1, comma 1, dalla lettera a) fino alla lettera m), sono elencati puntualmente i principi e i criteri direttivi e che dunque il Governo nell'esercitare la delega dovrà attenersi a tali orientamenti seguendone le indicazioni specifiche, aggiungo che tali criteri rispondono all'esigenza necessaria di contemperare i rilevanti interessi pubblici in gioco che non possono essere affrontati facendone prevalere uno a scapito dell'altro e che non sono in contrasto tra loro ma devono essere bilanciati nei decreti legislativi. È dunque corretto che in questo articolo si richiamino tutti gli aspetti: il rispetto della concorrenza, la qualità paesaggistica e ambientale, la libertà di stabilimento, la garanzia dell'esercizio e dello sviluppo delle attività imprenditoriali e il riconoscimento e la tutela degli investimenti dei beni aziendali e del valore commerciale. Il fatto che tale operazione di bilanciamento sia demandata al Governo è consequenziale alla scelta di ricorrere all'articolo 76 della Costituzione e dunque alla scelta di trasferire all'Esecutivo l'esercizio del potere normativo, di titolarità del Parlamento, relativamente ad un oggetto limitato e per un tempo definito.
Per quanto riguarda la durata delle concessioni, va ricordato che il 14 luglio 2016 la Corte di giustizia europea ha ritenuto illegittima la proroga generalizzata delle concessioni demaniali marittime, e ha nello stesso tempo consentito agli Stati membri di tenere conto, nello stabilire la procedura di selezione, di motivi imperativi di interesse generale. La nuova disciplina oggi in esame tiene quindi in considerazione il contesto che si deve andare a normare: considerate le direttive comunitarie, si individua una strada per accompagnare quei soggetti che, rispettando le norme vigenti, hanno effettuato degli investimenti e dei progetti economici, in un percorso che riconduca tutte le realtà progressivamente alla logica della contendibilità sul piano economico-finanziario; questo nel rispetto anche dei pronunciamenti della Corte di giustizia europea, che ha ritenuto che devono considerarsi restrizioni della libertà di stabilimento e della libera prestazione di servizi tutte le misure che vietino, ostacolino o rendano meno allettante l'esercizio dell'attività, come chiaramente specificato agli articoli 49 e 56 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
Aggiungo che le materie trattate sono senza dubbio di competenza dello Stato: il rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea, così come la tutela della concorrenza dell'ambiente e dell'ordinamento civile, sono di esclusiva competenza statale ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione. Ne è testimonianza il fatto che la Corte costituzionale è intervenuta spesso sulla questione, dichiarando illegittime, proprio per queste motivazioni, le disposizioni regionali che prevedevano proroghe delle concessioni demaniali marittime in favore dei concessionari in essere. Stupisce quindi che i richiami al rispetto delle decisioni della Corte costituzionale arrivino proprio dal gruppo di Forza Italia, che contestualmente alle pregiudiziali in discussione, ha presentato emendamenti volti a prorogare fino al 2080 le concessioni in favore dei concessionari in essere.
Infine, per quanto riguarda la proroga del termine di scadenza della delega, questa è inserita proprio al fine di valorizzare l'esame parlamentare degli schemi di decreto legislativo.
In conclusione, ritengo che queste pregiudiziali di costituzionalità siano pretestuose, e abbiano l'obiettivo di ostacolare l'approvazione di questa legge per rinviare per l'ennesima volta il problema. Il Partito Democratico non vuole più rinviare, e per tutte queste ragioni voteremo contro questa pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, grazie anche per la cortesia appena accordata.
Presidente, il nostro gruppo invece voterà convintamente a favore della pregiudiziale presentata dal gruppo Forza Italia, e a prima firma della collega Bergamini. Perché, Presidente, al netto di qualche interpretazione fantasiosa che ho ascoltato negli ultimi due o tre interventi, quando si parla di logica del libero mercato, quando si parla di più Europa anche in questo senso, e quando questi interventi scadono nel liberismo più sfrenato, probabilmente non ci siamo capiti con i colleghi: se una certa area politica parla di liberismo, parla di liberismo in un certo senso, non sicuramente nel senso che vuole indicarci, anzi sforzarci in questo caso l'Europa a fare nei confronti delle nostre aziende. Tanto per essere chiari, qualcuno prima dice che le spiagge sono libere, tant'è vero che c'è a monte di tutto questo una concessione: sì, Presidente, le spiagge sono libere, c'è una concessione che etimologicamente va a ridefinire l'alveo di questo tipo di iniziative, ma all'interno di questa concessione ci sono (lo ricordo al collega che prima ha citato il demanio) degli investimenti da parte di piccole e medie imprese, da parte di aziende, e sono investimenti anche piuttosto pesanti.
Ma, Presidente, il mio intervento voleva basarsi sul fatto che molto spesso (e lo rinnovo per la seconda volta) ho ascoltato quasi irridere la questione pregiudiziale, dicendo che una questione pregiudiziale oramai non si nega più a nessuno: lascio agli altri le interpretazioni rispetto a quanto appena detto. Esiste un articolo (cerchiamo di andare al nocciolo fondamentale della questione pregiudiziale) della nostra Carta costituzionale - capisco che non vada più di moda da parte della maggioranza -, l'articolo 76: l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato se non con determinazione di principi e con dei tempi determinati; altrimenti, la funzione legislativa è sovrana all'interno del Parlamento italiano.
Quindi è proprio sulla base di questo articolo che immagino che la collega di Forza Italia abbia presentato la questione pregiudiziale rispetto al provvedimento in esame, perché, in base all'articolo 76 della Carta costituzionale, il Governo non può essere delegato a questo strumento. Ebbene, associandomi a quanto detto in precedenza, è sufficiente ricordare quanto espresso anche qui: prima, se qualcuno ha quasi irriso il Comitato per la legislazione, il Comitato per la legislazione dice esattamente questo, ovvero principi e criteri direttivi contenuti devono essere certi, anche in termini di tempistica. Allora, Presidente, noi votiamo a favore di questa questione pregiudiziale, perché per l'ennesima volta si va a dare incostituzionalmente una delega in bianco al Governo per la revisione ed il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali, marittime e fluviali.
Poi, Presidente, c'è una sovrapposizione di norme, nel senso che è un altro provvedimento al cui interno ci sarà di tutto; oltre al fatto che prima ho ascoltato qualche altro collega che parlava di Corte costituzionale, di sentenze e di pareri della Corte costituzionale: ricordo che le competenze gestionali in materia di demanio marittimo sono state attribuite agli enti territoriali attraverso il decreto legislativo n. 122 del 1998.
Quindi un voto assolutamente a favore di questa pregiudiziale; oltre al fatto, Presidente, che se andiamo avanti con questo provvedimento, si andranno a configurare questo tipo di norme come una mannaia in seno alla direttiva Bolkestein, però sulla testa del settore balneare e di tante famiglie che vivono e hanno investito in questo settore.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
WALTER RIZZETTO. Un provvedimento - concludo - che inoltre aggiungerebbe confusione sulla confusione tra i vari livelli di competenza fra Stato e regione: regioni virtuose, come ad esempio Liguria, Veneto, Abruzzo, darebbero un periodo lungo, e invece regioni che potrebbero concedere periodi brevi, generando di fatto disparità di trattamento…
PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, deve concludere.
WALTER RIZZETTO. …tra concessionari italiani. Voto favorevole.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Bergamini ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).
(Esame degli articoli - A.C. 4302-A)
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tale proposito la Presidenza, essendone stata fatta richiesta, in considerazione del fatto che il provvedimento consta di due articoli, di cui il primo composto da più commi articolati in una pluralità di lettere, ha ritenuto di ammettere alla discussione ed al voto un numero maggiore di emendamenti, pari al doppio di quelli che sarebbero consentiti.
A tal fine, i gruppi Lega Nord e Autonomie e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile, le componenti politiche del gruppo Misto Civici e Innovatori per l'Italia e Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia, nonché la deputata Claudia Mannino sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4302-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 segnalati per la votazione.
TIZIANO ARLOTTI, Relatore per la X Commissione. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.2 Bergamini, 1.3 Gianluca Pini, 1.6 Bergamini, sugli identici emendamenti 1.13 Allasia e 1.14 Fantinati, sugli emendamenti 1.20 Ricciatti, 1.317 Nuti, 1.21 Ricciatti, 1.32 e 1.33 Battelli, 1.38 Ricciatti, 1.42 Busin, 1.315 Di Vita, 1.43 Battelli, 1.51 Galgano, 1.58 Battelli, 1.322 Mazziotti Di Celso, 1.314 Cristian Iannuzzi, 1.56 e 1.57 Battelli, 1. 59, 1.60, 1.61, 1.62, 1.63, 1.64, 1.65 e 1.66 Bergamini, 1.71 Allasia, 1.72 Ricciatti, 1.316 Mannino, 1.77 Busin, 1.73 Turco, 1.80 Ricciatti, 1.81 e 1.82 Paglia, 1.86 Battelli, 1.85 Turco, 1.313 Civati, 1.88 Ricciatti, 1.90 Paglia.
La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti 1.91 Ricciatti e 1.500 delle Commissioni.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.97 Vallascas, 1.100, 1.102 e
1.106 Ricciatti, 1.107 Vacca, 1.112 Allasia, 1.323 Mazziotti Di Celso, 1.303 e 1.121 Allasia, 1. 122 Paglia, 1.135 Ricciatti, 1.137 Vacca e 1.138 Spessotto, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 1.302 Pisicchio.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.144 Spessotto, 1.163 Menorello e 1.165 Spessotto, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 1.501 delle Commissioni.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.310 Civati, 1.153 Galgano, 1. 309 Menorello e 1.305 Bergamini, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 1.320 Brandolin.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.306, 1.171 e 1.173 Bergamini mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 1.321 Brandolin.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Conforme al relatore, salvo sull'emendamento 1.91 Ricciatti su cui mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Bergamini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà.
DEBORAH BERGAMINI. Grazie Presidente. Con questo emendamento noi chiediamo di fatto di sopprimere l'articolo 1, e poi il 2, di questo disegno di legge delega. Non è un segreto, è stato richiamato anche dai colleghi durante questo breve dibattito sulla pregiudiziale di incostituzionalità, che Forza Italia sia contraria nel metodo e nel merito a questo disegno di legge delega che - lo ricordava il collega Allasia poco fa - arriva molto tardi, arriva a fine della legislatura. Delega un Governo che ha pochissimi mesi di vita a svolgere un lavoro di riordino, perché questa è l'ambizione di questo disegno di legge delega, delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali.
Riordino che, a nostro parere, non avverrà assolutamente con questo disegno di legge delega. Noi non pensiamo che sia sbagliato in assoluto un disegno di legge delega, pensiamo che sia sbagliato questo disegno di legge delega, in questi tempi, con questa tempistica. Pensiamo che sia fumoso, che non ci sia una cornice chiara e, soprattutto, che pretenda di riordinare una materia per riordinare la quale mancano elementi basilari. Nelle indagini che abbiamo fatto nelle Commissioni competenti, c'è stato candidamente fatto capire che non si sa quante siano le concessioni demaniali marittime nel nostro Paese, quanto rendano, quanti, quali e di quale importo siano i contenziosi che pendono su molte di queste concessioni. Insomma molto difficile ci sembra, se non velleitario, riordinare una materia della quale manca proprio l'alfabeto di base.
Noi abbiamo il sospetto, certamente avremo torto, ma abbiamo il sospetto che con questo provvedimento si voglia semplicemente fare cassa, niente di male - per carità - nel fare cassa, ma si voglia fare cassa male, ai danni di un comparto produttivo di piccole imprese familiari che funziona bene, che è un modello e che non merita questo trattamento. Non pensiamo che mettere in ginocchio un modello che funziona della nostra industria turistica sia una buona strada e non sappiamo a vantaggio di chi vogliamo, di fatto, procedere alla messa all'asta di concessioni che riguardano i nostri confini nazionali, dunque di grande delicatezza, e che aprono alla libera competizione, per carità, ma senza il necessario principio di reciprocità che sottende a ogni buona operazione di liberalizzazione e che quindi non ci faccia pensare in alcun modo che questa sia un'operazione vincente per il nostro Paese e per il sistema produttivo del nostro Paese. Noi pensiamo che sia perdente, che probabilmente andrà ad avvantaggiare grandi gruppi alberghieri italiani e stranieri, chissà magari qualche cooperativa, non lo sappiamo. Ma sicuramente andrà a distruggere un modello che funziona. Le liberalizzazioni vanno fatte, ma questo Paese, nella sua storia recente, ha visto purtroppo quanto le liberalizzazioni affrettate, e fatte male, producano soltanto un danno.
È curioso poi che si voglia procedere con tale velocità e, lasciatemi dire, anche superficialità, a liberalizzare - guarda caso - settori che riguardano gli interessi economici di piccole famiglie, di piccole imprese familiari, e ci sia invece molta più prudenza - molta più prudenza! - quando si tratta di andare invece a liberalizzare i mercati di concessioni di grandi gruppi, potenti, importanti, che si sanno difendere molto meglio delle piccole aziende familiari di cui oggi siamo chiamati a decidere il futuro.
Quindi, noi ribadiamo la nostra assoluta contrarietà a questo disegno di legge delega e non entreremo nel merito del provvedimento. Pertanto, abbiamo scelto di presentare degli emendamenti soppressivi e degli emendamenti che chiedano le proroghe delle concessioni in essere, ma abbiamo scelto politicamente di non entrare nel merito degli altri emendamenti. Per cui, anticipo che Forza Italia si asterrà su tutti gli emendamenti, esclusi quelli naturalmente presentati da Forza Italia stessa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente. Dichiaro il voto favorevole rispetto alla proposta emendativa della collega Bergamini, perché dice bene la collega quando afferma che l'impianto normativo - mi pare abbia detto questo - di questo provvedimento non considera affatto il futuro del comparto degli stabilimenti balneari, che sono delle risorse. Per dare due numeri, Presidente, e mi riferirei anche al Governo, eventualmente avesse l'accortezza di ascoltare, ma fa nulla: è un settore che include oltre 30 mila imprese, ed è circa il 10 per cento del prodotto interno lordo turistico del nostro del nostro Paese. Pertanto, rappresenta un segmento fondamentale, un segmento importantissimo rispetto a quanto detto. Tra l'altro, questo settore determina, come sanno anche i colleghi che abitano nelle zone maggiormente e più densamente abitate rispetto a queste piccole e medie imprese, un impatto occupazionale importante, un impatto economico notevole. E tra l'altro, secondo quanto c'è stato anche fornito in termini di audizione in Commissione, è un settore che, in termini occupazionali, dà sempre di più, cioè è in continuo aumento.
Come prima accennato e ricordato nel mio intervento, che si dichiarava a favore della questione pregiudiziale, le competenze gestionali in materia di demanio marittimo sono state già conferite agli enti territoriali, attraverso il decreto legislativo n. 112 del 1998. Quindi, in questo caso, voglio dire, questa legge - che non deve essere regolamentata, né attraverso una delega né direttamente dal Governo - è un passaggio che il Governo non considera. Se non la considera chiaramente, darà adito a un certo tipo di interpretazione e anche - io mi auguro - a dei ricorsi.
Quindi, tutto fatto molto in fretta, un passaggio piuttosto fumoso, che non tiene assolutamente in considerazione di un tessuto economico importantissimo per il nostro Paese che - lo rinnovo -, oltre ad essere fuori dalla Carta costituzionale in termini di passaggio normativo, è anche uno schiaffo a migliaia e migliaia di aziende che molto spesso, anzi mai, non sono multinazionali, ma sono aziende familiari. Quindi, Presidente, per noi è un parere e un voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Bergamini, parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Gianluca Pini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente. In sintonia con quello che si è detto prima, noi abbiamo votato indubbiamente a favore dell'emendamento precedente, dove chiedevamo la soppressione e l'abrogazione dell'articolo, per evidenziare ulteriormente che questa legge delega non s'ha da fare.
E per questa nostra posizione, non oltranzista, ma distensiva, abbiamo presentato quest'emendamento, in sostituzione alla legge stessa. All'articolo 1, chiediamo la sostituzione da legge delega al Governo a legge, per così dire, ordinaria, in modo tale che non ci siano possibilità di fraintendimenti e ci sia la possibilità al Senato di approvarla, anche in tempi certi.
Infatti, abbiamo la certezza tecnica che questa legge avrà difficoltà, già come legge delega, di vedere la luce nei prossimi mesi. Perciò è evidente che abbiamo necessità di fare in fretta, perché le proroghe sono state portate fino ad oggi, dopo diciannove anni, perciò gli imprenditori, che sono del settore, hanno necessità di chiarezza, non di stare sempre, di anno in anno, di proroga in proroga, col fiato sul collo, senza avere la possibilità di prospettive a lungo termine, come tutti quelli che sono da qualche anno toccati dalla legge Bolkestein.
Perciò, abbiamo necessità di evidenziare la posizione della Lega: c'è necessità di riforma, c'è necessità di riforma su tutto il comparto toccato dalla Bolkestein. Ma nella fattispecie, se la maggioranza si assume la responsabilità di toccarne solo e esclusivamente uno, perché ha avuto, nelle segrete stanze, l'ammiccamento da parte dalla Comunità europea, di poter osare la richiesta di stralcio dalla Bolkestein delle concessioni demaniali marittime, sicuramente ci potrebbe essere un ulteriore allargamento per altri settori; però, oggi c'è necessità di far in fretta, perciò non con una legge delega, perché in tal caso il Governo è delegato ad adottare provvedimenti entro sei mesi dalla data in vigore. È vero che si dice “entro sei mesi”, però, di riffa o di raffa, siamo a ottobre: novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile, ahimè, mi dispiace per il Governo - no, anzi, ahimè niente -, ma questo Governo ad aprile non ci arriverà.
Perciò è evidente che o effettivamente si mette di buon conto, la notte, a fare la delega oppure questa è una cosiddetta perdita di tempo, senza offendere né l'Aula né i colleghi sul lavoro odierno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Gianluca Pini, parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6 Bergamini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente. Non è accettabile una legge delega che penalizzi l'intero settore delle imprese che vivono sulle concessioni marittime, un settore che funziona, che costituisce il 10 per cento del PIL turistico, che vale, a sua volta, il 10 per cento del PIL nazionale, un settore che funziona e che questo Governo dovrebbe valorizzare e non distruggere. Questa legge delega è deleteria, è una legge confusa, è una legge ampia.
Ci siamo sentiti dire che ce la chiede l'Europa. Ma è proprio ai casi virtuosi europei che dobbiamo guardare. Pensiamo un attimo alla Spagna. Ricordiamo la Spagna, perché, quando esiste la volontà politica di difendere gli interessi nazionali di un Paese, ci si riesce, anche nell'ambito dell'Unione europea. Ma - ripeto - è necessaria la volontà politica.
La Spagna, nel 2013, approva la revisione della Ley de Costas del 1988. Prevede una proroga, da trenta a settantacinque anni, delle concessioni in essere, in base alla loro tipologia, senza procedure d'asta di evidenza pubblica, proprio grazie all'invocazione del diritto di godere della proprietà dei propri beni, di cui all'articolo 17 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
Non si capisce, allora, la fretta di chiudere un provvedimento, messo insieme in modo confuso, chiamato “riordino”, senza ragionare sul fatto che il nostro Paese possiede, solo di litorali marittimi, 8 mila chilometri di coste e che ha la capacità tecnica di realizzare stabilimenti balneari ecocompatibili, non impattanti, anche in luoghi diversi da quelli che sono già soggetti a concessione. Quindi, tutto è, tranne che un riordino.
La tanto sbandierata scarsità di risorse naturali da parte del Governo non esiste. Semplicemente non c'è. Sono ancora disponibili chilometri delle nostre coste, ben il 48 per cento delle nostre coste è ancora disponibile. Questa disposizione è la dimostrazione di quanto il Governo proprio non comprenda il comparto, non ne comprenda il funzionamento, non ne comprenda il potenziale, non ne comprenda l'interesse nazionale. Così si rischia davvero di mettere in ginocchio migliaia di imprese, di famiglie e di lavoratori.
Non a caso, noi abbiamo presentato una pregiudiziale di costituzionalità, perché riteniamo innanzitutto questo intervento, attraverso una legge delega, del tutto incostituzionale e proponiamo la soppressione di tutti gli articoli e di tutti i commi. Con quest'emendamento proponiamo la soppressione del primo comma dell'articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Bergamini, parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.13 Allasia e 1.14 Fantinati, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 104).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 105).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.317 Nuti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 106).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 107).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.32 Battelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 108).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Battelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 109).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.38 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 110).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 Busin, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 111).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.315 Di Vita, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 112).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.43 Battelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 113).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Galgano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 114).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.58 Battelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 115).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.322 Mazziotti Di Celso, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 116).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.314 Cristian Iannuzzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 117).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.56 Battelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 118).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.57 Battelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 119).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.59 Bergamini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biasotti. Ne ha facoltà.
SANDRO BIASOTTI. Grazie, Presidente. Questo è il primo di una serie di emendamenti che chiede di prorogare le concessioni, questo in particolare fino al 2080, ma, chiedo ai colleghi, se non vogliono approvare questo, almeno approvino i successivi, che diminuiscono di qualche anno le concessioni. Questo perché lo chiediamo con forza? Perché è un modello che funziona, e, quando una cosa funziona, credo che sia lecito, giusto e corretto farla andare avanti. Ho sentito dire da alcuni colleghi che i canoni sono bassi e pagano poco, ma ricordo a chi ha fatto questo intervento che siamo in presenza di 30 mila imprese, per la stragrande maggioranza micro e medie imprese, e, soprattutto, imprese familiari. Sono imprese che funzionano, che hanno basato la loro attività sul lascito, magari, dei loro genitori o dei loro nonni, e che fanno un servizio ammirevole dal punto di vista culturale, dal punto di vista ambientale, dal punto di vista sociale, dal punto di vista turistico.
Ambientale perché, per esempio, tengono in ordine chilometri e chilometri di spiagge che in periodi, per esempio, invernali sarebbero abbandonate a se stesse; perché tengono in ordine spiagge che in periodi di alluvioni portano materiale di tutti i tipi e lo mantengono in ordine; perché non ne conosco una in Liguria, una terra piena di stabilimenti balneari, che si sia arricchita. E, quindi, è veramente stupefacente che il PD voglia portare avanti un disegno di legge che credo gli porti solo del danno, sapendo già oggi, come hanno detto alcuni colleghi, che mai vedrà la luce.
Allora, perché non facciamo come fanno altri, in un settore di imprese familiari, che tengono in ordine le spiagge, che permettono anche in periodo invernale di fare dei bagni di sole? Mai una multinazionale farebbe una cosa del genere! E poi siete così sicuri, amici del PD, che ci sia la coda per chiedere queste concessioni? Leggo il giornale, il mio giornale locale, Il Secolo: è pieno di annunci di stabilimenti balneari in vendita, è in vendita la concessione. Quindi, è un settore di poco interesse, e, se cominciamo a creare queste titubanze, queste preoccupazioni, distruggiamo un settore che funziona. Quindi, veramente l'invito al PD di ragionare e di approvare, se non questo emendamento, quelli successivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, rapidamente, voto favorevole a questa proposta emendativa. Anche secondo noi è necessario, sia con questa proposta emendativa sia con le seguenti proposte, allungare maggiormente i tempi. Diciamo che serve una volontà di concedere al cosiddetto settore turistico-balneare più tempo per prorogare le licenze, più tempo per consentire a tutti gli operatori del settore di lavorare serenamente, come poc'anzi il collega citava, e vedere garantite, di fatto, quelle che all'interno di un'azienda sono le cose più importanti, al netto dei dipendenti, che sono i propri investimenti. Penso che questo sia un emendamento, lo rinnovo come altri, di buonsenso; tra l'altro, Presidente e Governo, l'adozione di queste deleghe in bianco da parte del Governo farà in modo che il Governo stesso quantificherà i tempi a suo piacimento, senza contare che la legge non fornisce neppure indicazioni precise, nessun tipo di indicazione precisa alle regioni per impostare le gare.
E, quindi, si crea una gran confusione rispetto a quanto appena detto. Ricordava la collega Prestigiacomo prima il caso della Spagna: ebbene, in Spagna hanno legiferato, sono purtroppo anche loro chini rispetto alla direttiva Bolkestein, ma in Spagna sono i cosiddetti enti locali che vanno a definire le tempistiche di una proroga rispetto a questo tema, e quindi non guardano prima la norma, ma guardano prima quello che sono le aziende, quello che sono gli investimenti, quella che è l'occupabilità del settore e anche tutto quanto potrà fare in previsione. Questo, per chiudere, Presidente, è un modo assurdo di legiferare, che, di fatto, alimenterà ancora di più una confusione legislativa e, come prima detto, contenziosi; senza contare, tra l'altro, i contenziosi già aperti. Voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie. Molto velocemente, ho appreso adesso che non esiste nessuno che guadagni sulle concessioni balneari dall'onorevole Biasotti; lascio all'Aula valutare questo, girando per l'Italia e vedendo come sono gli stabilimenti. La Liguria non ha più un metro di spiaggia libera, sono tutti dei benefattori del Paese! Se poi non c'è nessuno che vuole partecipare alle gare, le facessero, provassero a vedere, se magari c'è qualcun altro; se non c'è nessuno, vinceranno. E, se è vero che ce ne sono tante in vendita, invito l'Aula ad andare a vedere i prezzi a cui sono in vendita.
SERGIO PIZZOLANTE, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE, Relatore per la VI Commissione. Presidente, brevemente, intervengo su quest'emendamento della proroga sino al 2080, poi ce ne sono altri che prevedono qualche anno di meno: è un'operazione a scalare, come sulle bancarelle del mercato. Ora, qui c'è una questione sostanziale che sta fuori dal dibattito delle opinioni politiche. Qui la questione sostanziale sta nel fatto che c'è una sentenza della Corte di giustizia europea, non il parere del Commissario europeo, che è una personalità politica sulla quale si può essere d'accordo o non d'accordo, ma una sentenza della Corte di giustizia europea che dice che la proroga al 2020, quindi è una proroga di cinque anni, 2015-2020, è illegittima, perché la proroga di cinque anni significa rinnovo automatico delle concessioni, quindi fuori dal diritto europeo, e c'è una sentenza della Corte.
Ora, qui ci si dice: sì, quella al 2020 era illegittima per una sentenza della Corte di giustizia europea, facciamone una al 2080. Al di là delle opinioni politiche, perché potrei anche essere personalmente d'accordo su una proroga al 2080, ma qui non siamo nel campo delle opinioni; siamo nel campo di una sentenza sostanziale che dice: 2020, rinnovo automatico, non si può fare. E qui ci si chiede di approvare al 2080. Poi si dice la Spagna, e concludo: anche qui bisogna saper leggere le cose ed essere onesti.
La Spagna ha posto una proroga sino a 75 anni perché sino al 1988 le spiagge in Spagna erano private, proprietà privata. Il Governo Gonzales le statalizzò e diede come indennizzo una proroga di trent'anni. Sulla base di tale questione, la Spagna dice che quei trent'anni non sono congrui e si rinnova sino a 75 anni: questa è la legge che hanno fatto in Spagna che però è figlia di un'operazione collegata ad un esproprio di una proprietà privata nel 1988. Quindi non c'entra nulla con la questione italiana. Ora è evidente che, se noi approviamo una proroga al 2080, è chiaro che ci sarà una sentenza della Corte di giustizia europea che dirà che è illegittima; e, se dirà che è illegittima, non ci sarà una prova d'appello perché, quando ha dichiarato illegittima la proroga al 2020, un'ora dopo abbiamo posto una norma con la quale abbiamo stabilito, nel decreto-legge enti locali, che le concessioni sono legittime nelle more della legge di riordino, che è questa che dobbiamo approvare e che qualcuno non vorrebbe approvare. Ma se noi diciamo che la legge di riordino è la proroga al 2080 è una presa in giro colossale e non ci sarà una prova d'appello: scatterà la procedura di infrazione, che pagheranno gli operatori, e le gare subito. Ripeto: le gare subito.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,30)
SERGIO PIZZOLANTE, Relatore per la VI Commissione. La conseguenza della proroga al 2080 approvata qui sono le gare subito che noi non vogliamo, perché pensiamo che nel passaggio di regime, dal vecchio regime al nuovo regime, ci debba essere un periodo di transizione e poi, quando saranno svolte le procedure ad evidenza pubblica, bisognerà riconoscere il legittimo affidamento, bisognerà riconosce il valore commerciale dell'impresa, bisognerà riconoscere la professionalità, eccetera, eccetera. È l'unica cosa che salvaguarda per davvero le imprese e fa ripartire gli investimenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo è a favore di questo emendamento come degli altri a scalare. È pur vero che, non essendoci qui un mercato, abbiamo necessità di compiere una valutazione politica. La valutazione compiuta dall'emendamento è il 2080 che sarebbe una proroga di 63 anni; e dato che proprio in questi giorni la maggioranza, attraverso i suoi enti governativi, stabilisce che le aspettative di vita sono sempre maggiori e hanno portato le pensioni d'anzianità a 67 anni, forse è ancor vero che 63 anni di aspettativa per le concessioni demaniali sono poco e dovremmo arrivare al 2084, in modo tale da equipararle alle pensioni d'anzianità che voi avete innalzato costantemente negli ultimi anni.
È pur vero che, riguardo alle aziende, in questo caso non stiamo parlando di multinazionali che hanno scopo di lucro, cioè non sono né ONLUS né multinazionali: sono aziende che costantemente subiscono azioni degenerative perché sono concessioni all'aperto. Pertanto indubbiamente, come tutti noi sappiamo, non sono il vaso di Pandora con il quale uno può vivere in modo esemplare come qualche anno fa, qualche decennio fa in cui i mercatali, da una parte, e le concessioni demaniali marittime, dall'altra, potevano sicuramente godere di benefici fiscali propri o creati ad hoc sul posto, eventualmente anche non pagando le concessioni stesse. È proprio a tal proposito che vorrei ribadire il concetto, come è già stato fatto dai colleghi in precedenza, secondo cui in una legge delega del genere dovrebbe eventualmente essere inserito anche il commissariamento dell'Agenzia del demanio. Infatti il Demanio più di una volta ci ha riferito nelle Commissioni competenti che non aveva minimamente chiarezza e certezza di quante concessioni c'erano, quanti spazi c'erano e soprattutto quanto era l'introito globale. Perciò è una falsità dire che non si può provvedere e che si sa benissimo che tali aziende hanno benefici economici diretti nel lavoro che esercitano, perché sono subissati costantemente dalle tasse amministrative locali e dello Stato, sono subissati da continue modifiche dovute alla struttura stessa della concessione: è evidente che bisogna dare un largo respiro.
Per tale ragione gli emendamenti in esame trovano l'accordo della nostra opposizione perché prevedono un tempo abbastanza lungo per avere continuità lavorativa per chi sta operando oggi nel settore. Sicuramente 60 anni e 63 anni sono eccessivi: però bisogna mettere i puntini sulle “i” e rendersi conto che se questo Stato, questo Parlamento è un'autorità competente deve legiferare per quel che crede. A nostro modo di vedere, il 2080 sicuramente può essere una esagerazione ma è un'asticella di partenza: da qui sarà poi la voce dei parlamentari singoli che valuteranno emendamento per emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.59 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 120).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.60 Bergamini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Innanzitutto farò un intervento veloce per cercare di chiarire un aspetto di fondo. Ringrazio del suo intervento il collega Pizzolante, che è stato molto preciso a livello tecnico e che mi ha dato elementi di conoscenza in più; tuttavia nello stesso tempo devo dare atto di un fatto che il disegno di legge parte molto molto gambizzato. Da che cosa? Vedo che non c'è la volontà politica di affrontare a fondo il vero problema che sta dietro questo progetto: dietro esso chi di voi sa che ci sono 30.000 - dico 30.000 famiglie - che ci lavorano e ci vivono? È un provvedimento importante, è un momento delicato su cui non si può arrivare così di tutta fretta senza sapere dove si va a sbattere. Ho notato una certa superficialità nel portare avanti il progetto. È vero che c'è una sentenza europea ma, nello stesso tempo, abbiamo esperienze anche del passato come il caso delle quote latte, che per la verità sono ancora in itinere, però comunque hanno tutelato un momento che molti di noi riteniamo giusto tutelare e non erano 30.000 aziende per fortuna ma molte meno. Su tali aziende noi siamo in grado, se vogliamo fare politica davvero, di prendere armi e bagagli, andare in Europa e trattare a fondo il problema e la tematica su cui la Spagna è già buona maestra in tal senso. Magari non si porteranno a casa gli ottant'anni o i settant'anni ma si riesce comunque a condividere un percorso che sia capace di garantire la continuità delle nostre aziende. Diversamente cosa succede? Va tutto in carico ad appalti non ben definiti in capo alle regioni senza sapere quante concessioni e a chi vanno, lasciando libero il campo magari a speculatori che possono venire anche dall'estero. Questo non è giusto dal punto di vista politico tanto meno da un punto di vista morale e sociale. Quindi chiedo a tutti voi di votare l'emendamento 1.60 presentato dalla nostra Bergamini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.60 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 121).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.61 Bergamini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmizio. Ne ha facoltà.
ELIO MASSIMO PALMIZIO. Presidente, questo è un altro emendamento -chiedo scusa per la voce un po' roca - è un altro emendamento a scalare: io sono più sobrio, e chiedo soltanto fino al 2060.
Detto questo, e in risposta anche ai colleghi romagnoli che spingono per questo disegno di legge, che essi stessi hanno scritto e di cui sono relatori, vorrei chiarire a loro e all'Aula che noi non stiamo facendo degli emendamenti di merito, si vede chiaramente: noi non siamo d'accordo su questo disegno di legge, che secondo me, ma secondo noi, non vedrà la luce per i tempi stretti di fine legislatura. Semplicemente vogliamo rimandare il problema al prossimo Governo, Governo che non sarà certamente come questo Governo, ma sarà un Governo che andrà in Europa a combattere per salvare, salvaguardare le nostre imprese balneari e le nostre imprese dei chioschi e quant'altro. Questo è l'obiettivo vero! Questo disegno di legge non passerà. Noi facciamo un piccolo ostruzionismo, al Senato non passerà e il prossimo Governo, che sarà con noi al suo interno, riuscirà invece ad approvare un disegno di legge più confacente.
Per quello che riguarda la Spagna, è chiaro che la Spagna nasce da un problema diverso, ma in ogni caso dal privato espropriato al pubblico, alle concessioni, noi invece dal demanio alle concessioni, ma hanno fatto una proroga in difetto della Bolkestein. Non si capisce perché non potevamo chiederlo anche noi direttamente a Bruxelles; lo chiederemo noi alla prossima legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.61 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 122).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.62 Bergamini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.
SANDRA SAVINO. Presidente, anche questo emendamento chiede una proroga al 31 dicembre 2060, anche in virtù del fatto che questo Paese, il nostro Paese ha grandi potenzialità in relazione ad un settore strategico come quello turistico marittimo, lacuale e fluviale. La gestione di questi stabilimenti vede impegnate oltre 30 mila aziende italiane, che sono per la maggior parte a conduzione familiare, e in questi decenni ha rappresentato anche un modello virtuoso ed in crescita costante, nel rispetto dei dettami nazionali e comunitari: stravolgerlo in questo momento non ha alcun senso. Concedere una proroga e studiare bene il comparto, poi con la possibilità di attuare provvedimenti migliorati, è un'operazione che noi non solo auspichiamo, ma riteniamo necessaria e doverosa. Non dobbiamo dimenticare che l'impatto occupazionale ed economico delle aziende attualmente attive nel settore è notevole e sostanziale: anche i dati di questa estate dimostrano che si è appena conclusa una stagione sicuramente positiva. Per cui vogliamo ribadire ancora che si tratta per lo più di imprese familiari storiche, che il Governo ha il dovere di salvaguardare e non di smantellare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Intervengo per dichiarare il voto contrario della nostra componente a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Presidente, per questa serie di emendamenti io mi metto un attimo nella testa dei forzisti, e non comprendo queste proroghe al 2060, al 2080, per il semplice fatto che loro fanno di tutta un'erba un fascio. Cioè dicono: ci sono 30 mila aziende che attualmente gestiscono beni comuni, dei beni di pubblico possesso, gestiscono e producono dei servizi, ma non è detto che queste aziende lo facciano tutte in modo ottimo, sviluppando dei buoni servizi per la collettività; per cui io non comprendo queste proroghe indiscriminate, senza dare una contezza al servizio che viene dato. E invece con questo provvedimento si tenta di riordinare la materia, proprio per dare un valore alle concessioni, per quanto riguarda il terreno su cui sono situate, e per quanto riguarda gli investimenti anche che operano le aziende stesse; che noi, coi nostri emendamenti che però non hanno parere favorevole, volevamo valorizzare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, in modo telegrafico: un voto favorevole a questa proposta emendativa, perché la verità, Presidente, è che questo provvedimento rappresenta una vera riverenza nei confronti della direttiva Bolkestein. Molto spesso in quest'Aula, in questo paio d'ore, è stata ricordata l'importanza di queste aziende: ora, anche sulla scorta dell'intervento che ho appena ascoltato, non è che a un'azienda, piccola o media azienda che abbia delle concessioni e lavori più o meno bene, ecco, a questa azienda dev'essere tolta la concessione. Non funziona così! Se no, non soltanto nel settore balneare, ma in tutti i settori dove le aziende hanno delle concessioni, se non lavorassero bene, a questo punto arriverebbe il Governo, arriverebbe la maggioranza a decapitare la concessione. Il punto nodale è cercare di andare a capire laddove eventualmente ci siano dei problemi in pancia a queste aziende che non lavorano bene; mi sembra del tutto simpatico il concetto, per cui magari non lo vogliono neanche loro, perché sono convinte di non lavorare bene.
No: noi chiediamo un tempo congruo, e mi pare che questi emendamenti da me sottoscritti vadano a scalare in termini di anni da offrire a queste aziende per potersi quantomeno organizzare; quindi un tempo congruo affinché si riesca ad organizzare il lavoro, il futuro di queste piccole e medie imprese, di queste famiglie, di queste aziende a conduzione familiare. Perché se è vero quanto prima detto, che è un provvedimento incostituzionale, è anche vero che, come lo stesso prima ha sottolineato, il problema è che le stesse regioni non hanno da parte del Governo un obbligo in termini di tempistica per indire le gare ed i bandi. Allora succede che l'Abruzzo, magari una regione virtuosa sotto questo punto di vista, tiene una gara in tre mesi, o il Friuli-Venezia Giulia (non che dica che la mia regione non è virtuosa sotto questo punto di vista, ma è semplicemente a titolo esemplificativo) va ad indire delle gare in due, tre, quattro anni. Quindi si crea una discrasia in questi termini che è molto pericolosa, per un tessuto socio-economico che è molto importante per l'Italia. Dichiaro il voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.62 Bergamini, con il voto contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 123).
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, giovedì 26 ottobre, a partire dalle ore 9,30.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che il deputato Carmelo Lo Monte, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, componente Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Approvazioni in Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, mercoledì 25 ottobre 2017, la XII Commissione permanente (Affari sociali) ha approvato, in sede legislativa, le seguenti proposte di legge: Pisicchio: Istituzione della “Giornata della lotta contro la povertà” (A.C. 197); Marazziti ed altri: Istituzione della “Giornata nazionale della lotta contro la povertà” (A.C. 3397), in un testo unificato con il seguente titolo: Istituzione della “Giornata nazionale della lotta contro la povertà” (A.C. 197-3397).
Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 25 ottobre 2017, la I Commissione permanente (Affari costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: D'Ottavio e altri: «Riconoscimento dell'Inno di Mameli “Fratelli d'Italia” quale inno ufficiale della Repubblica» (A.C. 3951), con modificazioni e con il seguente nuovo titolo: «Riconoscimento del “Canto degli italiani” di Goffredo Mameli quale inno nazionale della Repubblica» (A.C. 3951), con l'assorbimento della seguente proposta di legge: Nastri ed altri: «Riconoscimento dell'inno di Mameli “Fratelli d'Italia” quale inno ufficiale della Repubblica» (A.C. 1793), che pertanto sarà cancellata dall'ordine del giorno.
Interventi di fine seduta.
PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie Presidente, il 3 marzo scorso ho presentato al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti l'interrogazione a risposta scritta n. 4-15794, per sapere se non ritenesse di verificare quanto accaduto a Foppolo alcuni mesi fa. Un elicottero R22, mentre cercava di atterrare sulla piazzola pochi metri a monte del rifugio Terrazza Salomon Montebello, è precipitato a due o tre metri di distanza dalla terrazza dello stesso rifugio, passando ad un metro e mezzo da un primo gruppo di bambini, sorvolandone un altro a circa 50 metri, e poi toccando con i pattini o con la carlinga altre tre bambini buttandoli a terra, per fortuna senza gravi conseguenze. Chiedevo di indagare, anche tramite il coinvolgimento degli enti preposti alla regolamentazione, al controllo e alla sicurezza dei voli civili, ed in particolare di avviare una riflessione sulla necessità di modificare la normativa che consente l'immatricolazione di un velivolo ultraleggero, nello specifico un elicottero R22, unicamente a fronte dell'autocertificazione rilasciata dal proprietario. Un fatto analogo raccontato in un articolo di Clemente Pistilli per la Repubblica di Roma pare si sia verificato al Lido Torre Marina beach di Tor San Lorenzo, nel comune di Ardea a fine agosto. Un episodio ancora tutto da chiarire e su cui ora indagano i carabinieri di Anzio. Mi chiedo, e chiedo, se aspettiamo la tragedia per intervenire.
GIORGIO BRANDOLIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO BRANDOLIN. Grazie Presidente. Cento anni fa, in queste ore, nelle giornate del 24, 25 e 26 ottobre del 1917, si svolse una delle più tragiche, tra le tante tragiche battaglie sul fronte dell'Isonzo, che va sotto il nome di “disfatta”, “ritirata di Caporetto”. Come tutti sanno, una importante armata austro-tedesca sfondò le linee e si ritrovò nella piana di Caporetto, e successivamente nella pianura friulana, mettendo a repentaglio la Terza Armata sul Carso e la Seconda Armata o ciò che rimaneva di essa. Si parlò di vigliaccheria, lo disse Cadorna. Così non fu anzi, ci furono degli atti eroici nella pianura friulana, in particolare a Pozzuolo del Friuli e a Ragogna di Pinzano, che permisero di bloccare l'avanzata austro-tedesca e mettere in sicurezza le armate di cui ho parlato prima, prima sul fiume Tagliamento e poi come ben si sa - la storia ci ha raccontato - sul Piave.
Ecco, accanto a questi fatti eroici, io però devo anche ricordare la tragedia di quasi 500 mila profughi che in quel periodo in 3, 4 giorni dovettero lasciare le case e tutto il resto per rifugiarsi in una ritirata non certo eroica o ottimale oltre il fronte del Piave, ospiti di gran parte delle regioni italiane. In quel momento, io credo, sul Piave in particolare, si cementò l'unità d'Italia e lo spirito, finalmente, tra civili e militari. Si cementò quella solidarietà che permise alla mia gente di ritornare un anno dopo nelle sue case alla fine della guerra. Mi auguro che la lezione di quella guerra e di quella tragedia sia ricordata dal nostro popolo oggi che deve accogliere altri popoli che vengono da altre guerre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
LUISELLA ALBANELLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUISELLA ALBANELLA. Presidente, intervengo per attenzionare la situazione delicata e non più tollerabile di 50 lavoratori dell'IPAB “Cristo re” di Acireale, in provincia di Catania. È da diversi giorni che questi operatori hanno ripreso una protesta e quattro di loro, tutte donne, sono salite sul cornicione del tetto della struttura.
Rivendicano il diritto alle loro retribuzioni, non vengono pagate da oltre 36 mesi, e rivendicano il diritto ad un futuro lavorativo dignitoso. Considerato il settore di cui si occupano con persone estremamente bisognose, anziani, anziani con gravi patologie, minori non accompagnati, hanno continuato con grandi difficoltà a garantire il servizio agli assistiti. Così purtroppo non possono più andare avanti, per questo hanno deciso di continuare la protesta ad oltranza. Ho presentato insieme ad altri colleghi un'interrogazione, chiedendo ai Ministri interessati soluzioni adeguate, per porre fine alla drammatica situazione di profonda incertezza e difficoltà economica che vede coinvolti questi lavoratori e le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
FRANCESCO RIBAUDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole, lei ha un minuto, perché il suo gruppo ha esaurito il tempo.
FRANCESCO RIBAUDO. Grazie Presidente. Semplicemente per risollecitare - io non so quando noi facciamo i solleciti per la risposta all'interrogazione quale canale prendano - l'interrogazione n. 3-03150 che riguardava il personale ATA. L'avevo chiesto in quest'Aula, era urgente avere una risposta, visto che il bando per l'aggiornamento delle graduatorie scade il 30 ottobre e c'era un chiarimento che era necessario e che tanti aspettano. Ancora oggi, dopo 20 giorni dal mio sollecito questa risposta non arriva. Pregherei Presidente, tramite lei, se può intervenire per avere una sollecita risposta.
PRESIDENTE. Le sollecitazioni che vengono fatte in Aula hanno tutte una via formale: la Presidenza le trasmette tutte al Governo.
DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Nel pochissimo tempo che ho a disposizione, mi rivolgo, per suo tramite, al Ministro dello Sviluppo economico, per sostenere la richiesta che gli è stata già inviata dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle lavoratrici delle aziende dell'indotto dell'Ilva di Taranto di non essere più ignorati ed esclusi dalla trattativa che pare riprenderà il 31 prossimo sul centro siderurgico. Voglio ricordare che si tratta di 7.600 tra lavoratori e lavoratrici, di circa 346 aziende del settore dei trasporti, dei servizi, dell'edilizia. Per lo più lavoratori atipici finora dimenticati e privi di garanzie.
È necessario, secondo me, che al Mise invitino anche le organizzazioni sindacali di categoria di questi lavoratori e che possano farsi parte attiva nel confronto, tra Mise, organizzazioni sindacali e la cordata Am Investco. I lavoratori e le lavoratrici di queste aziende dell'indotto dell'Ilva di Taranto sono tre più sfruttati, quelli che vivono in condizioni di lavoro peggiori, e spesso conducono le loro battaglie in assoluta solitudine nonostante appunto siano un importante perno anche dell'attività del siderurgico e superino le 7.600 unità (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).
PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente. Oggi voglio raccontarle una vicenda che si trascina dall'era della prima Repubblica, erano altri tempi, Rino Gaetano cantava Nuntereggae più proprio perché era stanco del modus operandi dei partiti politici che a quei tempi, parliamo di 50 anni fa, promettevano una grande infrastruttura in Calabria, mi riferisco alla Trasversale delle Serre che doveva collegare appunto lo Ionio al Tirreno. Parliamo di un'arteria di 56 chilometri, una delle tante opere infrastrutturali necessarie allo sviluppo della Calabria. Questa Trasversale è oggetto di promesse elettorali da troppo tempo. Nel corso di questi cinquant'anni ne sono stati completati soltanto brevissimi tratti, i cittadini di quel comprensorio non sono rimasti a guardare e infatti con il comitato “Trasversale delle Serre cinquant'anni di sviluppo negato” da anni si interessano della vicenda cercando di spingere la politica a fare di più e meglio per regalare ai cittadini il completamento di questa importante infrastruttura. Sulla questione ho scritto due interrogazioni parlamentari che ancora ad oggi rimangono senza risposta, la n. 4-06869 e la n. 5-09522. Ad attendere risposta, insieme a me, ci sono decine di migliaia di cittadini calabresi, isolati dall'assenza di infrastrutture. Proprio ieri, il Presidente del Consiglio Renzi, ops, mi scusi, il segretario del Partito Democratico, lamentava di carenze di infrastrutture in Calabria. È arrivato il momento, appunto, di fare seguire i fatti alle parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 26 ottobre 2017, alle 9,30:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo. (C. 4302-A)
e delle abbinate proposte di legge: PIZZOLANTE ed altri; DE MICHELI e EPIFANI; ABRIGNANI ed altri; NASTRI. (C. 2142-2388-2431-3492)
Relatori: PIZZOLANTE, per la VI Commissione; ARLOTTI, per la X Commissione.
2. Seguito della discussione delle mozioni Martelli ed altri n. 1-01716, Carfagna ed altri n. 1-01727, Binetti ed altri n. 1-01732, Saltamartini ed altri n. 1-01733, Brignone ed altri n. 1-01734, Vezzali ed altri n. 1-01735, Galgano ed altri n. 1-01736, Spadoni ed altri n. 1-01737, Rizzetto ed altri n. 1-01739 e Bechis ed altri n. 1-01740 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza contro le donne.
3. Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 968 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PAGLIARI ed altri: Norme in materia di domini collettivi (Approvata dal Senato). (C. 4522)
Relatore: ROMANINI.
4. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:
ALFREIDER ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera, modificata, in prima deliberazione, dal Senato, approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato). (C. 56-D)
Relatore: FRANCESCO SANNA.
La seduta termina alle 20.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MASSIMO ENRICO BARONI (A.C. 3868-A)
MASSIMO ENRICO BARONI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3868-A). Rimane la rilevante criticità che affida ad organi eletti funzioni gestionali e amministrative senza che sia contemplata, come avviene per tutta la pubblica amministrazione, la separazione tra la gestione amministrativa e dirigenziale e le funzioni politiche.
Un sussulto di dignità vi ha permesso di abrogare, seguendo lo sdegno del M5S, la prebenda ai farmacisti che invece la Ministra Lorenzin ha avuto il coraggio di scrivere nel suo pessimo e irricevibile testo.
Volevate eliminare il divieto di esercizio cumulativo della professione di farmacista con l'esercizio di altre professioni e consentire di fatto alle farmacie di diventare delle strutture che erogano prestazioni sanitarie in regime privatistico.
Sconcertanti, infine, sono poi le disposizioni sulla dirigenza del Ministero della salute che oltre a porsi in conflitto con la cosiddetta delega Madia e con la disciplina dirigenziale valida per tutte le pubbliche amministrazioni, sembrano introdotte per beneficiare alcuni “dirigenti specifici” del Ministero. La Ministra Lorenzin vuole un ruolo ad hoc per il suo dicastero? Eccola servita! Ma la Madia che dice?! Tace! Starete zitti anche il giorno in cui i cittadini italiani vi manderanno a casa e quel giorno è alle porte con le vostre riforme farlocche e pasticciate.
Per tutte queste ragioni il voto del M5S è contrario.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni nn. 1, 8 e 9 la deputata Narduolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 2 la deputata Liuzzi ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;
nelle votazioni nn. 13 e 14 la deputata De Rosa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 23 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 24 il deputato Prataviera ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
nelle votazioni nn. 24 e 25 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 27 alla n. 30 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 28 la deputata Antezza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 29 il deputato Gelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 31 i deputati Menorello e Rostellato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 33 i deputati Borghesi, Censore e Pagani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 33 il deputato Bombassei ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nelle votazioni nn. 34, 35, 36, 101, 102, 103 e 123 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni n. 37 e da n. 101 a n. 104 il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni nn. 37, 107 e 118 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 38 la deputata Tinagli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 40 alla 64 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a votare;
nelle votazioni dalla n. 46 alla n. 48 il deputato Mognato ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nelle votazioni dalla n. 46 alla n. 52 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni nn. 49, 76 e 86 il deputato Marazziti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione dalla n. 55 alla n. 61 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 58, 59 e 91 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 61 alla n. 123 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;
nella votazione n. 71 la deputata Liuzzi ha segnalato che ha erroneamente votato a contro mentre avrebbe voluto votare a favore;
nella votazione n. 75 la deputata Lupo ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
nella votazione n. 76 il deputato De Lorenzis ha segnalato che ha erroneamente votato a contro mentre avrebbe voluto votare a favore;
nelle votazioni nn. 78 e 79 il deputato Ferrari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 79 il deputato Donati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 83 la deputata Mongiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 83 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nella votazione n. 87 il deputato Pesco ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare a favore;
nelle votazioni nn. 100 e 101 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere contrario;
nella votazione n. 101 il deputato Mantero ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
nella votazione n. 102 il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 107 il deputato De Lorenzis ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare a favore;
nella votazione n. 117 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni nn. 118 e 119 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 119 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 3868-A e abb. - em. 4.109 | 353 | 350 | 3 | 176 | 59 | 291 | 104 | Resp. |
2 | Nominale | em. 4.2 | 358 | 318 | 40 | 160 | 83 | 235 | 103 | Resp. |
3 | Nominale | em. 4.1 | 364 | 363 | 1 | 182 | 49 | 314 | 103 | Resp. |
4 | Nominale | em. 4.4 | 367 | 365 | 2 | 183 | 56 | 309 | 103 | Resp. |
5 | Nominale | em. 4.5 | 370 | 360 | 10 | 181 | 51 | 309 | 103 | Resp. |
6 | Nominale | em. 4.6 | 366 | 327 | 39 | 164 | 74 | 253 | 103 | Resp. |
7 | Nominale | em. 4.131 | 376 | 330 | 46 | 166 | 262 | 68 | 103 | Appr. |
8 | Nominale | em. 4.8 | 371 | 329 | 42 | 165 | 102 | 227 | 103 | Resp. |
9 | Nominale | em. 4.10 | 378 | 347 | 31 | 174 | 125 | 222 | 102 | Resp. |
10 | Nominale | em. 4.12 | 374 | 372 | 2 | 187 | 153 | 219 | 102 | Resp. |
11 | Nominale | em. 4.11 | 381 | 338 | 43 | 170 | 64 | 274 | 102 | Resp. |
12 | Nominale | em. 4.13 | 381 | 376 | 5 | 189 | 116 | 260 | 101 | Resp. |
13 | Nominale | em. 4.14 | 383 | 340 | 43 | 171 | 103 | 237 | 101 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | em. 4.15 | 372 | 332 | 40 | 167 | 99 | 233 | 101 | Resp. |
15 | Nominale | em. 4.16 | 374 | 371 | 3 | 186 | 340 | 31 | 100 | Appr. |
16 | Nominale | em. 4.17 | 376 | 332 | 44 | 167 | 67 | 265 | 99 | Resp. |
17 | Nominale | em. 4.18 | 380 | 337 | 43 | 169 | 78 | 259 | 98 | Resp. |
18 | Nominale | em. 4.19 | 376 | 332 | 44 | 167 | 68 | 264 | 98 | Resp. |
19 | Nominale | em. 4.20 | 381 | 379 | 2 | 190 | 56 | 323 | 98 | Resp. |
20 | Nominale | em. 4.21 | 374 | 331 | 43 | 166 | 71 | 260 | 98 | Resp. |
21 | Nominale | em. 4.22 | 377 | 332 | 45 | 167 | 66 | 266 | 98 | Resp. |
22 | Nominale | em. 4.23 | 382 | 367 | 15 | 184 | 69 | 298 | 98 | Resp. |
23 | Nominale | em. 4.24 | 388 | 224 | 164 | 113 | 220 | 4 | 98 | Appr. |
24 | Nominale | em. 4.25 | 382 | 333 | 49 | 167 | 72 | 261 | 98 | Resp. |
25 | Nominale | em. 4.26 | 380 | 379 | 1 | 190 | 25 | 354 | 98 | Resp. |
26 | Nominale | em. 4.27 | 362 | 347 | 15 | 174 | 244 | 103 | 98 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | em. 4.28 | 362 | 361 | 1 | 181 | 56 | 305 | 98 | Resp. |
28 | Nominale | em. 4.31 rif. | 371 | 350 | 21 | 176 | 244 | 106 | 98 | Appr. |
29 | Nominale | em. 4.33 | 372 | 331 | 41 | 166 | 263 | 68 | 98 | Appr. |
30 | Nominale | em. 4.127 rif. | 379 | 310 | 69 | 156 | 310 | 0 | 98 | Appr. |
31 | Nominale | em. 4.132 rif. | 387 | 384 | 3 | 193 | 316 | 68 | 98 | Appr. |
32 | Nominale | em. 4.41 | 379 | 378 | 1 | 190 | 61 | 317 | 98 | Resp. |
33 | Nominale | em. 4.42 | 374 | 356 | 18 | 179 | 67 | 289 | 97 | Resp. |
34 | Nominale | em. 4.43 | 377 | 340 | 37 | 171 | 69 | 271 | 97 | Resp. |
35 | Nominale | em. 4.44 | 370 | 344 | 26 | 173 | 79 | 265 | 97 | Resp. |
36 | Nominale | em. 4.45 | 372 | 347 | 25 | 174 | 78 | 269 | 97 | Resp. |
37 | Nominale | em. 4.47 | 374 | 336 | 38 | 169 | 77 | 259 | 97 | Resp. |
38 | Nominale | em. 4.48 | 379 | 378 | 1 | 190 | 23 | 355 | 97 | Resp. |
39 | Nominale | em. 4.49, 4.133 | 392 | 385 | 7 | 193 | 246 | 139 | 97 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | em. 4.50 | 378 | 342 | 36 | 172 | 70 | 272 | 97 | Resp. |
41 | Nominale | em. 4.63 | 391 | 351 | 40 | 176 | 68 | 283 | 97 | Resp. |
42 | Nominale | em. 4.51 | 388 | 348 | 40 | 175 | 69 | 279 | 97 | Resp. |
43 | Nominale | em. 4.52 | 394 | 393 | 1 | 197 | 110 | 283 | 97 | Resp. |
44 | Nominale | em. 4.53 | 397 | 354 | 43 | 178 | 100 | 254 | 97 | Resp. |
45 | Nominale | em. 4.54 | 398 | 331 | 67 | 166 | 43 | 288 | 97 | Resp. |
46 | Nominale | em. 4.55 | 385 | 363 | 22 | 182 | 86 | 277 | 97 | Resp. |
47 | Nominale | em. 4.56 | 387 | 383 | 4 | 192 | 371 | 12 | 97 | Appr. |
48 | Nominale | em. 4.58 | 386 | 356 | 30 | 179 | 79 | 277 | 97 | Resp. |
49 | Nominale | em. 4.60 | 385 | 347 | 38 | 174 | 69 | 278 | 97 | Resp. |
50 | Nominale | em. 4.59 | 391 | 351 | 40 | 176 | 49 | 302 | 97 | Resp. |
51 | Nominale | em. 4.61 | 382 | 339 | 43 | 170 | 64 | 275 | 97 | Resp. |
52 | Nominale | em. 4.62 | 389 | 386 | 3 | 194 | 317 | 69 | 97 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nominale | em. 4.64, 4.123 | 400 | 330 | 70 | 166 | 326 | 4 | 96 | Appr. |
54 | Nominale | em. 4.65 | 392 | 390 | 2 | 196 | 57 | 333 | 95 | Resp. |
55 | Nominale | em. 4.66, 4.67, 4.68 | 396 | 393 | 3 | 197 | 281 | 112 | 92 | Appr. |
56 | Nominale | em. 4.69 | 396 | 393 | 3 | 197 | 57 | 336 | 92 | Resp. |
57 | Nominale | em. 4.70 | 392 | 350 | 42 | 176 | 69 | 281 | 92 | Resp. |
58 | Nominale | em. 4.71 | 387 | 386 | 1 | 194 | 103 | 283 | 91 | Resp. |
59 | Nominale | em. 4.72 | 392 | 324 | 68 | 163 | 40 | 284 | 91 | Resp. |
60 | Nominale | em. 4.73 | 391 | 390 | 1 | 196 | 52 | 338 | 91 | Resp. |
61 | Nominale | em. 4.75 | 393 | 365 | 28 | 183 | 58 | 307 | 91 | Resp. |
62 | Nominale | em. 4.74 | 366 | 328 | 38 | 165 | 65 | 263 | 90 | Resp. |
63 | Nominale | em. 4.76 | 366 | 363 | 3 | 182 | 48 | 315 | 90 | Resp. |
64 | Nominale | em. 4.77 | 373 | 314 | 59 | 158 | 58 | 256 | 90 | Resp. |
65 | Nominale | em. 4.126 rif. | 375 | 374 | 1 | 188 | 370 | 4 | 90 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nominale | em. 4.142 | 377 | 375 | 2 | 188 | 374 | 1 | 90 | Appr. |
67 | Nominale | em. 4.79 | 378 | 336 | 42 | 169 | 114 | 222 | 90 | Resp. |
68 | Nominale | em. 4.81 | 370 | 327 | 43 | 164 | 62 | 265 | 90 | Resp. |
69 | Nominale | em. 4.135 rif. | 377 | 365 | 12 | 183 | 323 | 42 | 90 | Appr. |
70 | Nominale | em. 4.83 | 376 | 322 | 54 | 162 | 66 | 256 | 90 | Resp. |
71 | Nominale | em. 4.84 | 383 | 383 | 0 | 192 | 60 | 323 | 90 | Resp. |
72 | Nominale | em. 4.85 | 382 | 325 | 57 | 163 | 83 | 242 | 90 | Resp. |
73 | Nominale | em. 4.86 | 385 | 341 | 44 | 171 | 63 | 278 | 90 | Resp. |
74 | Nominale | em. 4.87 | 380 | 336 | 44 | 169 | 63 | 273 | 90 | Resp. |
75 | Nominale | em. 4.88 | 387 | 386 | 1 | 194 | 60 | 326 | 90 | Resp. |
76 | Nominale | em. 4.89 | 383 | 337 | 46 | 169 | 63 | 274 | 90 | Resp. |
77 | Nominale | em. 4.90 | 384 | 336 | 48 | 169 | 12 | 324 | 90 | Resp. |
78 | Nominale | em. 4.104 | 376 | 334 | 42 | 168 | 64 | 270 | 90 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 7 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
79 | Nominale | em. 4.91 | 375 | 334 | 41 | 168 | 63 | 271 | 90 | Resp. |
80 | Nominale | em. 4.95 | 376 | 333 | 43 | 167 | 60 | 273 | 90 | Resp. |
81 | Nominale | em. 4.92 | 382 | 376 | 6 | 189 | 311 | 65 | 90 | Appr. |
82 | Nominale | em. 4.93 | 374 | 333 | 41 | 167 | 60 | 273 | 90 | Resp. |
83 | Nominale | em. 4.94 | 376 | 286 | 90 | 144 | 56 | 230 | 90 | Resp. |
84 | Nominale | em. 4.96 | 385 | 340 | 45 | 171 | 65 | 275 | 90 | Resp. |
85 | Nominale | em. 4.97 | 387 | 342 | 45 | 172 | 63 | 279 | 90 | Resp. |
86 | Nominale | em. 4.100 | 380 | 379 | 1 | 190 | 25 | 354 | 90 | Resp. |
87 | Nominale | em. 4.98 | 367 | 323 | 44 | 162 | 60 | 263 | 90 | Resp. |
88 | Nominale | em. 4.101 | 374 | 330 | 44 | 166 | 58 | 272 | 90 | Resp. |
89 | Nominale | em. 4.102 | 373 | 329 | 44 | 165 | 64 | 265 | 90 | Resp. |
90 | Nominale | em. 4.103 | 372 | 343 | 29 | 172 | 58 | 285 | 90 | Resp. |
91 | Nominale | em. 4.105 | 369 | 327 | 42 | 164 | 58 | 269 | 90 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 8 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
92 | Nominale | em. 4.106 | 370 | 327 | 43 | 164 | 75 | 252 | 90 | Resp. |
93 | Nominale | em. 4.107 | 373 | 328 | 45 | 165 | 92 | 236 | 90 | Resp. |
94 | Nominale | em. 4.108 | 370 | 336 | 34 | 169 | 56 | 280 | 90 | Resp. |
95 | Nominale | em. 4.141 rif. | 353 | 336 | 17 | 169 | 236 | 100 | 90 | Appr. |
96 | Nominale | articolo 4 | 352 | 316 | 36 | 159 | 196 | 120 | 89 | Appr. |
97 | Nominale | odg 9/3868-A/9 | 322 | 257 | 65 | 129 | 52 | 205 | 89 | Resp. |
98 | Nominale | odg 9/3868-A/16 | 324 | 321 | 3 | 161 | 140 | 181 | 89 | Resp. |
99 | Nominale | Ddl 3868-A e abb. - voto finale | 368 | 329 | 39 | 165 | 215 | 114 | 93 | Appr. |
100 | Nominale | Ddl 4302-A e abb. - quest. preg. 1 | 333 | 330 | 3 | 166 | 38 | 292 | 90 | Resp. |
101 | Nominale | Ddl 4302-A e abb. - em. 1.2 | 319 | 301 | 18 | 151 | 37 | 264 | 89 | Resp. |
102 | Nominale | em. 1.3 | 318 | 279 | 39 | 140 | 15 | 264 | 89 | Resp. |
103 | Nominale | em. 1.6 | 332 | 313 | 19 | 157 | 35 | 278 | 89 | Resp. |
104 | Nominale | em. 1.13, 1.14 | 337 | 304 | 33 | 153 | 96 | 208 | 89 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 9 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 117) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
105 | Nominale | em. 1.20 | 340 | 309 | 31 | 155 | 107 | 202 | 89 | Resp. |
106 | Nominale | em. 1.317 | 328 | 300 | 28 | 151 | 88 | 212 | 89 | Resp. |
107 | Nominale | em. 1.21 | 322 | 286 | 36 | 144 | 87 | 199 | 89 | Resp. |
108 | Nominale | em. 1.32 | 318 | 291 | 27 | 146 | 95 | 196 | 89 | Resp. |
109 | Nominale | em. 1.33 | 322 | 294 | 28 | 148 | 95 | 199 | 89 | Resp. |
110 | Nominale | em. 1.38 | 333 | 305 | 28 | 153 | 24 | 281 | 89 | Resp. |
111 | Nominale | em. 1.42 | 325 | 279 | 46 | 140 | 20 | 259 | 89 | Resp. |
112 | Nominale | em. 1.315 | 331 | 303 | 28 | 152 | 89 | 214 | 89 | Resp. |
113 | Nominale | em. 1.43 | 335 | 300 | 35 | 151 | 99 | 201 | 89 | Resp. |
114 | Nominale | em. 1.51 | 333 | 222 | 111 | 112 | 19 | 203 | 89 | Resp. |
115 | Nominale | em. 1.58 | 330 | 304 | 26 | 153 | 99 | 205 | 89 | Resp. |
116 | Nominale | em. 1.322 | 333 | 302 | 31 | 152 | 97 | 205 | 89 | Resp. |
117 | Nominale | em. 1.314 | 333 | 296 | 37 | 149 | 100 | 196 | 89 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 10 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 118 AL N. 123) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
118 | Nominale | em. 1.56 | 319 | 286 | 33 | 144 | 92 | 194 | 89 | Resp. |
119 | Nominale | em. 1.57 | 335 | 302 | 33 | 152 | 98 | 204 | 89 | Resp. |
120 | Nominale | em. 1.59 | 308 | 291 | 17 | 146 | 32 | 259 | 89 | Resp. |
121 | Nominale | em. 1.60 | 310 | 294 | 16 | 148 | 34 | 260 | 89 | Resp. |
122 | Nominale | em. 1.61 | 310 | 289 | 21 | 145 | 30 | 259 | 89 | Resp. |
123 | Nominale | em. 1.62 | 305 | 288 | 17 | 145 | 33 | 255 | 89 | Resp. |