XVII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il consiglio di vigilanza della Bce all'inizio del mese di ottobre 2017 ha emanato un documento oggetto di consultazione da parte degli operatori del settore creditizio fino all'8 dicembre prossimo denominato («Addendum to the ECB Guidance on non-performing loans: Prudential provisioning backstop for non-performing exposures»), contenente nuove linee guida per indurre gli istituti di credito a tenere, a partire dal 1° gennaio 2018 e con riferimento allo stock di crediti deteriorati futuri, livelli di accantonamento prudenziale per le esposizioni past due, cioè quelle scadute da almeno 90 giorni, e per le inadempienze probabili, cioè per quelle rispetto alle quali difficilmente il debitore è in grado di adempiere integralmente il proprio obbligo. Negli auspici della Bce, le banche dovrebbero procedere ad accantonare il cento per cento del valore del credito entro due anni, nel caso di crediti non garantiti (cosiddette sofferenze unsecured), ovvero entro sette anni, nel caso di crediti garantiti (cosiddetto Calendar Approach). Inoltre, è previsto anche un meccanismo di progressione lineare, per cui le svalutazioni andrebbero operate annualmente pro-quota, trasformando di fatto tale backstop in un requisito annuale;
pertanto, in base al suddetto «Addendum», adottato nella prospettiva di creare le condizioni per mettere in piedi quell'assicurazione comune dei depositi considerata il fondamentale pilastro mancante dell'Unione bancaria europea, le banche dovranno costantemente misurare quante risorse sono in grado di recuperare dal credito deteriorato e svalutarne la restante parte;
pur trattandosi di raccomandazioni non strettamente vincolanti, per i destinatari costituiscono comunque un'indicazione abbastanza stringente, poiché assottigliano il margine della discrezionalità esercitata nel gestire i crediti deteriorati. La proposta precisa, inoltre, che, nel caso in cui le banche non si conformassero alle suddette indicazioni della Bce, questa ne terrebbe conto in sede di Srep (supervisoriy review and evaluation process): il mancato adeguamento della banca potrebbe comportare l'applicazione di obblighi incrementali sul patrimonio di vigilanza per compensare i mancati accantonamenti e l'obbligo di fornire, in sede di supervisione da parte dell'organo di controllo, adeguate motivazioni per giustificare lo scostamento dal comportamento suggerito. Dunque, sebbene la policy in questione non sia formalmente vincolante, eventuali disallineamenti ritenuti non giustificabili comporterebbero misure prudenziali di corrispondente impatto;
la svalutazione integrale dei crediti classificati «deteriorati» rappresenta una pericolosa quanto allettante opportunità per il mercato secondario degli Npl (cosiddetto marketplace), dal momento che rende meno onerosa la loro cessione massiva ai fondi speculativi a fronte di un pesante impatto sui bilanci delle banche cedenti, ma soprattutto di un depauperamento di gran parte della ricchezza nazionale accantonata nel tempo da famiglie ed imprese;
pur se l'obiettivo generale che informa il documento è quello di evitare fonti di rischio sistemico ed il ripetersi in futuro di quella forte accumulazione di crediti deteriorati degli anni passati (che nella sola Eurozona ammontavano nel solo 2016 a 1.014 miliardi di euro dei quali circa 324 «ad appannaggio» del sistema bancario italiano), la regolazione messa in piedi per realizzarlo è ovviamente pro-ciclica e quindi discutibile sotto il profilo macroeconomico: quando si presenterà una nuova fase recessiva ed i crediti in sofferenza torneranno realisticamente ad aumentare, le banche dovranno effettuare maggiori accantonamenti, contraendo di più l'offerta di credito e quindi contribuendo ad accentuare la fase recessiva;
nonostante il suddetto contesto preconizzasse per il nostro Paese il rischio di una crisi sistemica del settore, il Governo pro tempore, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, ne ha colpevolmente ed irresponsabilmente sottovalutato la portata, gestendola con logica emergenziale, come, ad esempio, per fronteggiare il default di otto istituti di credito e per il quale ha forzatamente ed a mezzo di decreto-legge anticipato nel nostro Paese l'entrata in vigore del nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie (cosiddetto bail-in). Stessa logica ha seguito per riaccendere l'interesse ad investire nelle attività deteriorate delle banche italiane, deliberando una serie di misure urgenti per ridurre i tempi di recupero dei crediti. Lo stesso Governo pro tempore negli ultimi anni ha disposto una serie di interventi presentandoli come una riforma complessiva ed organica del settore, che sostanzialmente hanno lasciata invariata l'incidenza dei Npl sui bilanci delle banche italiane ed alterato significativamente, compromettendolo, il quadro di tutele giuridiche e costituzionali di riferimento, con immaginabili e deleterie ricadute per i risparmiatori e per la tenuta dell'intero sistema;
gli Npl non sono le uniche fonti di rischio sistemico che le banche portano in grembo. Lo sono certamente per le banche tradizionali (come gran parte di quelle italiane), che raccolgono depositi dalla clientela e fanno crediti alle imprese e alle famiglie, mentre le banche d'investimento e le banche «universali» sono, invece, portate a riempirsi la «pancia» di attività ad alto rendimento e perciò ad alto rischio (e a elevata volatilità), come per esempio i derivati quali le asset backed securities, i credit default swap ed altri complessi strumenti finanziari;
come confermato presso la Commissione finanze dallo stesso Governo sulla proposta di «Addendum», il Ministro dell'economia e delle finanze, uniformandosi ai giudizi di un largo schieramento che va dal presidente dell'Abi a Confindustria ed ai sindacati bancari, ha espresso nell'immediato perplessità di metodo sullo schema del provvedimento, ravvisando l'opportunità di verificare che lo stesso fosse pienamente conforme alle prerogative che il Trattato assegna alla Commissione, al Consiglio e al Parlamento europeo, ed al quadro normativo dell'Unione europea;
inoltre, il Calendar Approach è già stato analizzato nel contesto dell'elaborazione, nell'ambito del Financial Services Committee, di un rapporto sui crediti deteriorati risultando già in quella sede una opzione regolamentare estremamente controversa, tanto è vero che l'Ecofin riunitosi l'11 luglio 2017, nelle sue conclusioni, ha ritenuto necessaria un'ulteriore valutazione della Commissione europea ed all'esito di tale analisi, comprensiva di una valutazione d'impatto, la presentazione, se del caso, di una proposta normativa;
la Banca d'Italia, chiamata ad esprimersi, dal canto suo, ha fatto presente che la guidance non tiene conto delle specificità dei contesti nazionali può determinare una distorsione della parità concorrenziale tra i diversi Paesi appartenenti al Ssm (Single supervisory mechanism). Difatti, le banche dei Paesi caratterizzati da tempi lunghi di recupero dei crediti sarebbero chiamate ad effettuare in anticipo svalutazioni, mentre l'effetto sarebbe nullo o trascurabile nelle giurisdizioni con tempi di recupero rapidi. Inoltre, sempre a parere di Banca d'Italia, dovrebbe essere evitata l'applicazione di automatismi sulle svalutazioni dei crediti garantiti, che maggiormente risentono delle lungaggini delle procedure di recupero;
dubbi e perplessità circa la legittimità dell'iniziativa della Vigilanza della Bce sono state sollevate dal presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, secondo il quale l'approccio scelto nel documento, quello del «comply or explain» (cioè attieniti alla regola o spiegami perché non lo fai), non sarebbe quello adatto; inoltre, la Bce con la sua proposta di «Addendum», che fissa delle regole giuridicamente vincolanti di portata generale, si sarebbe spinta oltre il suo mandato di supervisione andando a collidere, come colegislatore, con le prerogative del Parlamento europeo;
la Bce dal canto suo, ha fatto sapere per bocca del presidente del consiglio di Vigilanza Danièle Nouy che, nonostante sia convinta che l’Addendum in questione non prevarichi l'attuale quadro regolatorio, prenderà in considerazione, all'atto della conclusione della sua consultazione pubblica, tutti i rilievi avanzati in quella sede ed una proroga del termine per l'avvio dei nuovi impegni discendenti dal medesimo fissato al 1° gennaio 2018,
impegna il Governo:
1) ad intervenire, in sede di interlocuzione europea, contro l'inasprimento del trattamento contabile degli Npl e gli automatismi della loro svalutazione, previsti dall’Addendum proposto dalla Bce, promuovendo soluzioni graduali e calibrate, al fine di minimizzare il rischio che, in un momento in cui il sistema sta finalmente riacquistando stabilità, si adottino misure restrittive, anche con effetto retroattivo, che potrebbero comportare conseguenze negative sul flusso del credito alla clientela e quindi anche sullo sviluppo economico dell'intero Paese;
2) ad adottare opportune iniziative, anche normative, che favoriscano lo smaltimento dello stock di crediti deteriorati minimizzando l'impatto sociale dello stesso, prevedendo ad esempio di consentire la chiusura di posizioni in sofferenza al valore netto da parte dei debitori, oppure di acquisire gli stessi attraverso un fondo statale, laddove abbiano un sottostante immobiliare destinabile al social housing.
(1-01758) «Paglia, Marcon, Fassina, Pastorino, Pellegrino».
La Camera,
premesso che:
indubbiamente l'Italia deve assumere iniziative per incoraggiare gli istituti bancari nazionali a ridurre il loro portafoglio di debito pubblico;
l'entità di questa esposizione costituisce infatti, in particolare in presenza di significative criticità del sistema bancario nazionale, un ulteriore fattore di rischio sistemico;
parimenti, occorre una iniziativa forte per affrontare la massa di crediti insoluti, il cui recupero è un elemento decisivo per contenere le perdite dei cittadini-contribuenti rispetto alle undici crisi bancarie avvenute in Italia nell'ultimo triennio e concluse con l'azzeramento totale del capitale;
tale doppio sforzo deve tuttavia avvenire con tempi e modalità tali da non determinare né crisi rispetto al debito italiano ne un'ulteriore stretta sul credito ai danni di famiglie e imprese;
al contrario, in sede europea, le proposte avanzate dalla Bce costituirebbero un vincolo eccessivamente forte per il sistema Italia, e determinerebbero esattamente i rischi indicati;
peraltro, un intervento di questo tipo non dovrebbe mai avvenire bypassando il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali,
impegna il Governo:
1) a promuovere sul piano nazionale attività e politiche che aiutino a conseguire il doppio obiettivo di riduzione del portafoglio di debito in possesso degli istituti bancari e di recupero tempestivo ed efficace della massa dei crediti insoluti;
2) a contrastare in sede europea iniziative che, per tempi, modalità e caratteristiche, imporrebbero al «sistema Italia» uno choc insostenibile, determinando seri problemi sul piano dell'allocazione dei titoli del debito pubblico e generando un prevedibile effetto di stretta creditizia a danno di famiglie e imprese.
(1-01759) «Capezzone, Latronico, Chiarelli, Ciracì, Corsaro, Distaso, Fucci, Matarrese, Vargiu, Menorello».
Risoluzione in Commissione:
La XII Commissione,
premesso che:
l'annosa controversia riguardante migliaia di persone danneggiate negli anni ’70-’80 da sangue infetto ha indotto il Parlamento a disporre con la legge n. 210 del 1992 alcune misure a titolo di indennizzo e di risarcimento a cui hanno accesso soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o affetti da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali, danneggiati da trasfusione con sangue infetto, o da somministrazione di emoderivati infetti, e soggetti danneggiati da vaccinazioni;
a seguito di un consistente contenzioso che ha visto soccombere il Ministero della salute, con legge n. 244 del 2007 è stata avviata una procedura transattiva alla quale hanno aderito 7000 persone; ciò nonostante, il contenzioso non è diminuito anche a causa di difficoltà operative che hanno rallentato i risarcimenti;
si addiviene così ad un accordo fra Ministero della salute ed associazioni dei malati che conduce all'articolo 27-bis del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito dalla legge n. 114 del 2014, che ha previsto un'equa riparazione per i danneggiati da trasfusione con sangue infetto, o emoderivati infetti, o vaccinazioni obbligatorie (o per i loro aventi causa, in caso di decesso), che abbiano presentato domanda di adesione alla procedura transattiva di cui alla legge 24 dicembre 2007, n. 244, entro il 19 gennaio 2010. È prevista la corresponsione, a titolo di equa riparazione, di una somma di denaro – euro 100.000 per i danneggiati da trasfusione con sangue infetto, o somministrazione di emoderivati infetti, ed euro 20.000 per i danneggiati da vaccinazione obbligatoria – in un'unica soluzione per i soggetti che hanno presentato domanda di adesione alla procedura transattiva;
l'accordo intervenuto prevedeva che entro il 2014 si potesse procedere alla liquidazione dei primi 1000 risarcimenti mentre per i successivi al ritmo di 1835 l'anno in modo da terminare l'erogazione entro il 31 dicembre 2017 grazie alle coperture finanziarie previste nei diversi esercizi finanziari. A tal fine, il disegno di legge di bilancio aveva previsto il trasferimento alle regioni e alle province autonome, chiamate ad effettuare le liquidazioni degli indennizzi, di un totale di 735 milioni di euro suddivisi nelle varie annualità;
la liquidazione degli indendizzi doveva avvenire in base allo scorrimento di una graduatoria già definita in base alla gravità dell'infermità e, in caso di parità, alla condizione economica degli interessati;
la scadenza del 31 dicembre 2017 è prossima, ma il programma di liquidazione è lontano dalla ipotizzata conclusione per cui si rende necessaria l'adozione di idonei provvedimento normativo che individui data certa e corrispondenti finanziamenti per ottemperare all'impegno assunto nel 2014, considerando la circostanza che le somme inizialmente previste non sono state materialmente erogate;
con riferimento, in particolare, alla verifica della ricevibilità della istanza, nel corso dell'istruttoria è risultato che, per talune posizioni relative ai danneggiati deceduti, è pendente un contenzioso instaurato dagli eredi, nei confronti del Ministero della salute, avente ad oggetto esclusivamente il riconoscimento del risarcimento del danno «iure proprio». In proposito, l'Avvocatura dello Stato ha più volte sostenuto che le procedure transattive non riguardano gli eredi che agiscono per ottenere risarcimento per i danni connessi alle malattie del proprio congiunto e pertanto non sarebbe riconosciuta la possibilità di ottenere l'importo previsto a titolo di equa riparazione; tuttavia, il Ministero della salute ha più volte riconosciuto che «il contenzioso proseguirebbe dinanzi ai Tribunali civili e, in caso di pronuncia di condanna al risarcimento del danno, anche solo “iure proprio” in favore degli eredi di danneggiati deceduti, la liquidazione dell'importo previsto in sentenza nella gran parte dei casi sarebbe superiore alla somma riconosciuta a titolo di equa riparazione» e, pertanto, sarebbe auspicabile un'adeguata iniziativa normativa;
appare inoltre necessario chiarire che il vitalizio disposto in base alla legge n. 210 del 1992,è una misura assistenziale e pertanto è impignorabile;
inoltre, appare utile chiarirle con idoneo provvedimento, anche alla luce della estensione dell'obbligo vaccinale previsto dal decreto-legge n. 73 del 2017 che le provvidenze previste dalla legge n. 210 del 1996 si applicano alle persone danneggiate da vaccinazione indipendentemente dal fatto se tali vaccinazioni siano obbligatorie o raccomandate, in conformità all'indirizzo della Corte costituzionale;
si rende, infine, necessario avviare una riflessione sulla necessità di prendere in considerazione la sussistenza di un danno psicologico per i familiari conviventi contemporaneamente all'accertata lesione fisica del soggetto danneggiato da vaccinazione o trasfusione, in quanto la lesione alla salute provocata da una vaccinazione altera l'integrità psicologica dell'intero contesto familiare e pertanto l'ambito di applicazione della legge n. 210 del 1992 andrebbe esteso anche a tale fattispecie finora non accolta dal Ministero della salute e dalle competenti commissioni mediche,
impegna il Governo:
1) a predisporre una idonea iniziativa normativa per far fronte ai ritardi nella liquidazione delle somme stabilite a titolo di equa riparazione dall'articolo 27-bis del decreto-legge n. 90 del 2014, fissando una nuova data data certa per il completamento delle procedure, prevedendo i necessari finanziamenti e dando piena attuazione alle norme contenute nel decreto-legge n. 73 del 2017 in ordine al potenziamento dell'organico del personale addetto a tali procedure;
2) a predisporre una idonea iniziativa normativa rivolta a riconoscere l'accesso all'equa riparazione da parte degli eredi delle persone danneggiate decedute, che agiscono «iure proprio»;
3) a predisporre una idonea iniziativa normativa orientata ad affermare l'impignorabilità dell'assegno vitalizio corrisposto ai sensi della legge n. 210 del 1992;
4) a predisporre una idonea iniziativa avente la finalità di riconoscere che non esiste differenza fra vaccinazioni obbligatorie e raccomandate ai fini dei risarcimenti alle persone danneggiate da vaccinazioni;
5) ad avviare in tempi rapidi un approfondimento orientato ad accertare le condizioni per il riconoscimento del danno psicologico riportato dalle persone congiunte, appartenenti allo stesso nucleo familiare del soggetto indennizzato ai sensi della legge n. 210 del 1992.
(7-01409) «Miotto, Amato, Paola Boldrini, Carnevali, Casati, D'Incecco, Grassi, Mariano, Lenzi, Capone, Patriarca».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
nei giorni del 26 e del 27 ottobre 2017, si è svolta, nelle carceri di Torino ed Asti la proiezione del docu-film «Spes contra spem – Liberi dentro»;
al dibattito ha partecipato anche Sergio Segio, del Consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino, la cui presenza è stata oggetto di contestazioni da parte di alcune sigle sindacali;
il giorno 26 ottobre, il sindacato di polizia penitenziaria Osapp, ha diramato un comunicato stampa dal titolo «L'assassino Sergio Segio in passarella al carcere di Torino per recarsi al teatro» arrivando a chiedere addirittura le dimissioni del Ministro della giustizia. Un secondo comunicato di analogo tenore è stato diramato il 27 ottobre;
il 27 ottobre, un altro sindacato autonomo Sappe, ha diffuso un comunicato stampa in cui ha dichiarato: «Questa è gente, che per il loro passato, per le pesanti responsabilità che ha avuto e che ancora ha, anche moralmente, dovrebbe essere espunta dal contesto sociale»;
successivamente è intervenuto anche il segretario generale del Sappe, che pure ha auspicato che «chi ha macchiato le strade con il sangue degli innocenti dovrebbe nascondersi ed essere espunto dalla società civile» affermando altresì che «A coloro che auspicano che nelle carceri si organizzi la proiezione del docufilm Spem contra Spem l'invito è andare nei cimiteri d'Italia a portare un fiore sulle centinaia e centinaia di tombe di appartenenti alle Forze dell'Ordine, della Magistratura, dell'Avvocatura, della Società civile uccisi dalla follia terrorista e dalla ideologia assassina del terrore di cui erano imbevuti, nel recente passato, tanti che oggi vorrebbero gettare un colpo di spugna sul passato confondendo le acque su chi era vittima e chi carnefice. Un ex terrorista non sarà mai un ex omicida o un ex assassino. Non accettiamo alcuna lezione, men che meno morale, da assassini materiali e morali che tentano oggi di riciclarsi come maestri di democrazia e tutela dei diritti»;
il giorno 28 ottobre 2017, con dichiarazioni riprese dalle agenzie e dalla stampa, una nota del procuratore di Torino ha informato di aver richiesto al direttore della casa circondariale l'invio,«ove non osti alcuna diversa esigenza, del carteggio relativo all'evento, alle domande di autorizzazione all'ingresso del carcere di chi ha già partecipato e ai conseguenti provvedimenti», auspicando che per gli «ex terroristi responsabili di gravi reati in futuro possa essere richiesto ai dirigenti degli uffici requirenti, in un'ottica di collaborazione istituzionale, di esprimere eventualmente le loro valutazioni, per quanto non previste da alcuna normativa»;
Sergio Segio, ex militante di Prima Linea che ha scontato per intero la condanna ricevuta, è da considerarsi un esempio di pieno successo da parte dello Stato nel recupero di una persona che ha commesso un reato e ha scontato la sua pena, secondo quanto prescrive la Costituzione all'articolo 27, oltre che le convenzioni internazionali sui diritti umani ratificate dall'Italia. Tra i tanti, va ricordato un dato che testimonia il successo per lo Stato del suo ineccepibile percorso di risocializzazione: Sergio Segio ha lavorato da circa un quarto di secolo con il gruppo Abele di Torino, col quale tuttora collabora; tra i diversi incarichi avuti, è stato peraltro responsabile per i progetti sul carcere e coordinatore di «Narcomafie», il primo mensile di informazione contro la criminalità organizzata, oltre a essere stato uno dei principali collaboratori di don Luigi Ciotti; da 15 anni, inoltre, con il proprio centro studi e ricerche, realizza per la Cgil un ponderoso rapporto annuale sulla globalizzazione e sui diritti umani;
le dichiarazioni dei segretari dei sindacati autonomi della polizia penitenziaria, oltre ad alimentare una retorica dell'odio, evidenziando una cultura dell'esecuzione penale, e dunque del proprio ruolo professionale, difficilmente compatibile con le finalità che la Costituzione della Repubblica attribuisce alla pena reclusiva, rimarcando semmai una logica che non si può che definire vendicativa e che arriva ad estendersi anche alla post-detenzione. In particolare, l'auspicio e la convinzione che i colpevoli, pur dopo aver espiato le condanne ricevute e dopo essersi positivamente reinseriti, debbano invece «nascondersi» ed «essere espunti dalla società civile» appare in contrasto non solo con le leggi vigenti ma con la stessa cultura democratica e con gli standard internazionali e come tali devono essere contenute;
il problema degli «abusi verbali» da parte di agenti di custodia è stato rilevato anche nell'ultimo rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura sull'Italia dove si raccomanda alle autorità italiane di «rivolgere al personale di custodia il chiaro messaggio che i maltrattamenti fisici, l'uso eccessivo della forza e l'abuso verbale rivolto ai detenuti non sono ammissibili e che saranno trattati di conseguenza» –:
se e quali iniziative il Governo intenda assumere per contrastare la retorica dell'odio e una cultura vendicativa della pena (e del dopo pena), che confligge con l'ordinamento nazionale e sovranazionale, per come si è manifestata, a giudizio dell'interrogante, nelle parole dei dirigenti di taluni sindacati di polizia penitenziaria;
se e come si intenda ottemperare alla raccomandazione del Comitato europeo per la prevenzione della tortura di «rivolgere al personale di custodia il chiaro messaggio che i maltrattamenti fisici, l'uso eccessivo della forza e l'abuso verbale rivolto ai detenuti non sono ammissibili e che saranno trattati di conseguenza»;
quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato rispetto alle richieste formulate all'amministrazione penitenziaria da parte della procura di Torino e quali iniziative di competenze intenda assumere al riguardo.
(2-02043) «Rampi».
Interrogazioni a risposta scritta:
PRODANI e RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il primo firmatario del presente atto ha analizzato il fenomeno del cabotaggio terrestre con alcuni atti di sindacato ispettivo. In particolare, nell'interrogazione n. 4-05274 ha richiesto al Governo «se intendesse rivolgersi presso la Commissione europea per l'adozione della clausola di salvaguardia sul cabotaggio terrestre, proprio in considerazione delle distorsioni del mercato in atto»;
il 7 ottobre 2015, in sede di discussione e approvazione del disegno di legge per la concorrenza presso la Camera dei deputati, il Governo pro tempore ha accolto l'ordine del giorno n. 9/03012-A/004, presentato dal primo firmatario del presente atto, assumendo l'impegno di valutare l'istituzione di un gruppo di lavoro interministeriale con il compito di individuare i fenomeni distorsivi ed irregolari presenti nel settore del trasporto persone e di elaborare delle proposte operative a tutela degli operatori nazionali;
nell'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10107, depositata il 12 dicembre 2016, il primo firmatario del presente atto ha riportato le problematiche del settore dei trasporti, emerse il 4 dicembre 2016 durante la prima assemblea nazionale degli operatori del trasporto passeggeri mediante autobus turistici;
con l'atto menzionato, l'interrogante ha riportato la segnalazione promossa da Federnoleggio Napoli ed inviata dagli operatori del settore alle istituzioni competenti il 10 novembre 2016, con la quale sono state avanzate diverse istanze. Oltre all'istituzione delle «dovute procedure di controllo» nei confronti dei vettori stranieri, la missiva ha richiesto una politica di interventi finalizzati a «mettere le aziende italiane in condizione di competitività con i vettori dei paesi membri»;
in particolare, le proposte prevedono di «recuperare le accise sui carburanti, bene avente funzione di materia prima per lo svolgimento delle attività», «incentivare le innovazioni in materia di sicurezza stradale, salvaguardia ambientale, introducendo la rottamazione anche per gli autobus G.T. così come avviene per il trasporto merci e il TPL, consentire alle aziende di poter accedere ai fondi europei, riservati in Italia al turismo e al trasporto pubblico locale ma non al trasporto passeggeri mediante autobus a noleggio con conducente». Inoltre, le richieste miravano a determinare «una connotazione precisa all'attività di trasporto passeggeri mediante autobus a noleggio con conducente, in quanto, con la definizione “altri trasporti terrestri”, attualmente ha una identificazione di attività economica (ATECO) molto vaga e allo stesso tempo non prevista in nessuna tipologia di interventi»;
gli operatori hanno proposto di tutelare «il settore degli autobus turistici dalle elevate tasse d'ingresso, presenti in molte città italiane, e tali da limitare l'entrata nei centri storici dei turisti che giungono in autobus G.T.»;
il primo firmatario del presente atto ha chiesto ai Ministri competenti «quali iniziative, in relazione alle criticità presenti nel settore dei trasporti e al recente appello degli operatori del settore, intendessero assumere in linea con quanto indicato nell'ordine del giorno n. 9/03012-A/004.». In ultimo ha chiesto «se, e secondo quali modalità e tempistiche, intendessero dar seguito alle proposte avanzate dalle imprese del settore»;
secondo quanto dichiarato il 21 novembre 2017 dal sottosegretario Umberto Del Basso De Caro in risposta all'atto n. 5-10107, presso la IX Commissione trasporti, «la competente Direzione generale per il trasporto stradale e per l'intermodalità del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha riferito che la possibilità di introdurre nell'ordinamento una “clausola di salvaguardia” come definita nell'atto menzionato è una decisione che coinvolge anche altri dicasteri ed enti pubblici poiché è cruciale, per l'efficacia di tale eventuale misura, la possibilità di controllare – o meglio tracciare – che gli autobus immatricolati in altri Stati UE si attengono a tali restrizioni»;
«Pertanto, il MIT, così come previsto nell'ordine del giorno n. 9/03012-A/004, è pienamente disponibile a partecipare ad un gruppo di lavoro interministeriale che esamini la situazione ed elabori proposte operative per rimuovere i fattori distorsivi che sembrano connotare il settore dei trasporti»;
il primo firmatario del presente atto ha ricordato «che molte delle iniziative di sindacato ispettivo che hanno riguardato la problematica oggetto dell'interrogazione menzionata pur riferendosi, in specie, solo ad alcune aree del Paese, coinvolgevano di fatto, per le ricadute effettive dei singoli episodi, il territorio italiano nella sua interezza» –:
alla luce di quanto riferito dal Sottosegretario De Caro, se il Governo intenda definire chiaramente le tempistiche riguardanti la costituzione del gruppo di lavoro interministeriale, al fine di elaborare soluzioni concrete e utili per rimuovere i fattori distorsivi nel settore trasporti.
(4-18644)
PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il Ministero dell'ambiente e del territorio e della tutela del mare è stato più volte coinvolto nella situazione dei rifiuti della regione siciliana, sia con l'approvazione del piano di gestione dei rifiuti della regione medesima di cui al decreto n. GAB-DEC-2012-0000125 dell'11 luglio 2012, sia con il successivo adeguamento dello stesso, con prescrizioni, in sede di valutazione ambientale strategica di cui al decreto n. 100 del 28 maggio 2015;
nell'ambito di quest'ultimo decreto si specifica che la procedura di valutazione ambientale strategica rientra nella competenza statale, essendo il piano del 2012 approvato in sede statale;
il Consiglio dei ministri del 24 marzo 2017 ha nominato il commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento alla normativa vigente di 58 discariche abusive oggetto di condanna da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea, sette delle quali risultano in territorio siciliano; tale situazione evidenzia il perdurare delle criticità del settore dei rifiuti nel territorio regionale;
con il decreto presidenziale 21 aprile 2017, n. 10, è stato approvato il regolamento di attuazione di cui all'articolo 9 della legge regionale 8 aprile 2010, n. 9, e l'allegato «Aggiornamento del piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali in Sicilia» indica le linee guida per la realizzazione degli impianti di discarica di rifiuti pericolosi;
da quanto pubblicato il 27 novembre 2017 sul sito di livesicilia.it, si apprende che nel comune di Agira, nei pressi del centro abitato, è stata approvata la realizzazione di una discarica per rifiuti pericolosi;
l'incidenza dei tumori registrata nel territorio di Agira evidenzia indici coerenti con un contesto industriale, nonostante si tratti di un contesto agricolo con completa assenza di fabbriche, ciminiere o industrie chimiche;
tuttavia, il territorio della Sicilia centrale è sede di miniere dismesse, come Pasquasia o Faccia Lavata, che, secondo i residenti, potrebbero contenere rifiuti pericolosi fonti di patologie, altrimenti inspiegabili;
la notizia dell'approvazione da parte della regione siciliana del progetto della società Agireco, per la realizzazione di una discarica per rifiuti pericolosi in un territorio già caratterizzato da un'alterazione delle normali condizioni dello stato ambientale ha creato perplessità e preoccupazione tra i residenti che temono ripercussioni negative sulla propria salute –:
se il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, intenda esaminare il caso della discarica nel territorio di Agira con particolare riguardo alla congruità dell'intervento rispetto agli obblighi derivanti dall'adesione all'Unione europea per evitare ulteriori possibili procedure di infrazione;
se il Governo non intenda promuovere, per quanto di competenza, un'indagine epidemiologica nell'area del comune di Agira per individuare eventuali situazioni di rischio per la salute dei cittadini.
(4-18648)
MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il 22 novembre 2017 si è venuti a conoscenza, attraverso i media, dell'ennesimo episodio di violenza nei confronti dei bambini da parte delle insegnanti, questa volta in una scuola di Vercelli, la scuola dell'infanzia «Janusz Korczak»;
i fatti sono venuti alla luce nell'ambito dell'attività investigativa della polizia di Stato di Vercelli che, nel mese di maggio 2017, ha intrapreso l'operazione denominata «Tutti giù per terra!» (a seguito della denuncia di una madre) nell'istituto, installando telecamere ad alta risoluzione nelle aule didattiche, nei corridoi, nella mensa e persino nella palestra della struttura;
secondo quanto emerge dai video della polizia, sarebbero 52 gli episodi di maltrattamenti, di cui 20 ritenuti di maggiore gravità e tre le maestre sottoposte a misure cautelari per aver dato sberle, tirate di orecchie, spinte violente e strattoni ai bimbi di età compresa tra i 3 ed i 5 anni, averli trascinati a terra ed averli costretti a punizioni spropositate e umiliazioni;
oltre ai maltrattamenti fisici, le tre maestre, da quanto si è potuto constatare dalle registrazioni, avevano generato uno stato di terrore all'interno delle classi con urla terrificanti ed atteggiamenti assolutamente inadeguati al loro ruolo;
a supporto del quadro probatorio sono state ascoltate anche alcune maestre, genitori e figli che, nel frattempo, avevano lasciato la scuola dell'infanzia Janusz Korczak;
a giudizio dell'interrogante e nell'attesa che venga fatta piena luce e siano accertate le responsabilità, non si può che tornare a sottolineare come la prevenzione sia lo strumento più efficace per scongiurare casi come questo, purtroppo frequenti, non solo nelle scuole per l'infanzia, ma anche nelle strutture socio-assistenziali per anziani e disabili, come ricorda la cronaca recente;
in questa direzione Forza Italia ha presentato un progetto di legge per l'installazione dei sistemi di videosorveglianza all'interno di asili e strutture socio-assistenziali per anziani e disabili proprio per prevenire abusi e violenze;
non sono più accettabili episodi di violenza nei confronti di persone impossibilitate, sia per l'età che per defezioni psicofisiche, episodi che oramai contraddistinguono le cronache nazionali e locali –:
se il Governo non intenda adottare opportune ed urgenti iniziative normative in materia di videosorveglianza nelle strutture scolastiche e socio-assistenziali per minori, anziani e disabili, per prevenire e contrastare episodi di maltrattamenti fisici e morali e per garantire l'adeguatezza attitudinale e morale del personale che voglia accedere alle professioni educative e di cura in tali strutture.
(4-18650)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
centinaia di migliaia di connazionali, pur vivendo all'estero, vogliono mantenere forte il legame con l'Italia e per loro il consolato rappresenta l'unico vero punto di immediato contatto e di riferimento;
purtroppo, questo attaccamento, piuttosto che essere valorizzato, viene spesso frustrato dal rapporto non semplice, addirittura farraginoso in alcuni casi, proprio con i consolati;
oggi l'Italia è tra i pochi Paesi a garantire il privilegio ai connazionali all'estero di assicurare il rilascio a vista del passaporto elettronico: un vantaggio senza prezzo per chi è costantemente in viaggio anche per motivi connessi a delicate urgenze;
accade sovente che la semplice possibilità di ottenere un appuntamento per richiederne il rilascio diventi un'odissea interminabile con necessità di presentarsi in consolato ripetutamente e spesso senza ottenere nulla, perché purtroppo la prenotazione online non funziona;
per gli italiani residenti in patria esiste la nuova carta di identità elettronica che ha un sistema di prenotazione efficiente, unico per tutti i comuni d'Italia e che semplifica molto al cittadino la procedura di rilascio;
lo stesso avviene per la prenotazione dell'appuntamento presso le questure, in caso di rilascio del passaporto ai cittadini italiani residenti in Italia;
è necessario assicurare l'efficienza dimostrata in questi due casi anche in relazione al rilascio del passaporto ai cittadini italiani residenti all'estero, adeguando il livello di digitalizzazione della rete consolare;
inoltre, l'Agenda digitale italiana prevede che i servizi in rete della pubblica amministrazione possano essere pagati anche online e già tante amministrazioni consentono il pagamento tramite PagoPA;
per i connazionali residenti all'estero non è ancora possibile pagare il rilascio del passaporto direttamente dal proprio smartphone e occorre invece districarsi in mille meandri anche solo per sapere il preciso importo da corrispondere –:
quali iniziative intenda assumere il Governo affinché sia assicurato anche ai connazionali residenti all'estero il diritto di ricevere parità di trattamento rispetto ai cittadini che risiedono in Italia, avendo così anche modo di ricambiare il loro attaccamento al Paese.
(2-02040) «Fitzgerald Nissoli, Occhiuto».
Interrogazione a risposta scritta:
GIANCARLO GIORGETTI, PICCHI e GIANLUCA PINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per lo sport. — Per sapere – premesso che:
in conseguenza degli sviluppi politico-militari collegati all'avanzamento dei programmi nucleari militari e missilistici nord-coreani, alcuni importanti Paesi hanno iniziato ad esprimere dubbi circa l'opportunità di inviare i propri atleti alle prossime Olimpiadi invernali in Corea del Sud se la situazione non migliorasse o, peggio, si aggravasse;
in particolare, il 21 settembre 2017, Laura Flessel-Colovic, pluricampionessa olimpica della scherma ed attuale Ministro dello sport francese, risulta aver manifestato all'emittente RTL l'orientamento della Francia a non inviare gli atleti transalpini a Pyeongchang qualora la loro sicurezza non potesse essere assicurata, in dipendenza di un deterioramento della locale situazione politica;
Pyeongchang, dove i Giochi dovrebbero aver luogo tra il 9 ed il 25 febbraio 2018, si trova in effetti a meno di 100 chilometri dal confine inter-coreano, circostanza che aveva indotto già nell'estate 2016 il Wall Street Journal a definirli nella sua edizione del 17 agosto 2017 le Olimpiadi più pericolose di sempre;
secondo Bloomberg Business Week, che ne ha scritto il 1° novembre 2017, le stesse difficili circostanze starebbero condizionando negativamente anche la prevendita dei biglietti per assistere ai Giochi, ancora al 30 per cento del traguardo prestabilito dal comitato organizzatore;
sussiste quindi una situazione di rischio potenziale che potrebbe richiedere anche decisioni difficili, per garantire la sicurezza degli atleti italiani e degli appassionati del nostro Paese che li andrebbero a vedere e sostenere –:
se il Governo stia valutando l'opportunità di assumere iniziative per quanto di competenza, volte ad evitare la partecipazione degli atleti del nostro Paese ai Giochi olimpici invernali in programma a Pyeongchang qualora la crisi che coinvolge la Corea del Nord non rientri oppure si aggravi ulteriormente;
quali siano le condizioni alle quali il Governo italiano potrebbe decidere di sconsigliare ufficialmente i cittadini italiani di recarsi in Corea del Sud ad assistere ai Giochi olimpici invernali di Pyeongchang.
(4-18649)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
l'impianto cementiero di Tavernola Bergamasca, soggetto ad Autorizzazione integrata ambientale situato sulla sponda bergamasca del lago d'Iseo, da oltre venticinque anni richiede il co-incenerimento di rifiuti come combustibili. Attualmente la Cementir-Sacci S.p.a. ha presentato alla provincia di Bergamo, in una comunicazione del 23 dicembre 2015, una nuova richiesta per utilizzare il combustibile solido secondario (CSS-C) nel ciclo produttivo del predetto impianto di cemento e calcestruzzo. L'articolo 13, comma 2, del decreto ministeriale stabilisce che nei cementifici e nelle centrali termoelettriche è possibile bruciare CSS-C nel rispetto delle «disposizioni del decreto legislativo 11 maggio 2005 n. 133, applicabili al co-incenerimento, quali le disposizioni relative alle procedure di consegna e ricezione, le condizioni di esercizio, i residui, il controllo e la sorveglianza, le prescrizioni per le misurazioni, nonché ai valori limite di emissioni in atmosfera indicati o calcolati secondo quanto previsto nell'allegato 2 del medesimo decreto legislativo, e le deroghe di cui al medesimo allegato». Da qui la ratio della norma che mira ad impedire che l'utilizzo del CSS combustibile possa mettere in pericolo il principio di «garantire un elevato grado di tutela all'ambiente ed alla salute umana», principio che deve essere attuato in tutte le politiche e gli atti che derivino da norme comunitarie, come nel caso dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e della procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via);
il decreto ministeriale n. 22 del 2013 ha aperto una nuova opportunità a quegli impianti che non avendo le autorizzazioni per co-incenerire propri rifiuti, possono chiedere l'utilizzo del CSS-Combustibiie, un prodotto che peraltro deriva dalla frazione indifferenziata di questi ultimi. A giudizio dell'interrogante questa potrebbe prospettarsi come una procedura semplificata che di fatto consentirebbe agli impianti, non già idonei al co-incenerimento, di entrare in un mercato molto più vantaggioso rispetto a quello del combustibile tradizionale, cioè a quello dei rifiuti. Il decreto ministeriale n. 22 del 2013, infatti, non chiarirebbe quando e se la richiesta di utilizzo di CSS debba configurarsi come modifica sostanziale dell'Aia. Il decreto ministeriale 2013 non chiarisce se un impianto autorizzato al solo uso di combustibile convenzionale, possa essere autorizzato con modifica non sostanziale per l'utilizzo di CSS-C, sostituendo al combustibile tradizionale una quantità equivalente e/o prossima alle 100 tonnellate al grammo, per le quali l'impianto sarebbe stato considerato un inceneritore a tutti gli effetti, prima dell'entrata in vigore del decreto ministeriale n. 22 del 2013. La sostanzialità della modifica, invece, farebbe rientrare la richiesta in una serie di verifiche e controlli di valutazione d'impatto ambientale;
la contrarietà al co-incenerimento di rifiuti è da tempo sostenuta con forza, non solo dal comune di Tavernola Bergamasca, il quale ha ottenuto l'appoggio della pressoché totalità delle istituzioni territoriali bergamasche e bresciane: venti sono le delibere dei consigli comunali lacustri bergamaschi e bresciani in merito, il consiglio provinciale di Bergamo il 20 dicembre 2010 ha approvato una mozione a sostegno; la stessa regione Lombardia ha approvato l'ordine del giorno n. 6277 del 21 dicembre 2011, deliberando all'unanimità la contrarietà nell'ambito del piano rifiuti regionali. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 2016 – all'Allegato III, rileva «... la sovraccapacità della Regione Lombardia, che evidenzia un surplus di incenerimento pari a 578.931 tonn/anno, garantito da una sostanziale saturazione impiantistica del territorio che conta n. 13 inceneritori» –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti e degli elementi riportati in premessa;
se il Ministro interpellato ritenga di modificare il decreto ministeriale n. 22 del 2013 al fine di assicurare il rispetto di tutte le misure di tutela ambientale previste per gli inceneritori tradizionali da parte degli impianti autorizzati all'uso del combustibile solido secondario (CSS-C).
quali iniziative intendano intraprendere per la corretta interpretazione delle norme contenute nel decreto ministeriale n. 22 del 2013.
(2-02037) «Cominardi».
Interrogazione a risposta scritta:
ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 191 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, permette ai sindaci, ai presidenti di provincia e ai presidenti della giunta regionale di emettere ordinanze contingibili e urgenti per consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti (...) garantendo un elevato livello di tutela della salute e dell'ambiente: in particolare il comma 2 stabilisce che entro centoventi giorni dall'adozione delle ordinanze di cui al comma 1, il presidente della giunta regionale promuove ed adotta le iniziative necessarie per garantire la raccolta differenziata, il riutilizzo, il riciclaggio e lo smaltimento dei rifiuti. In caso di inutile decorso del termine e di accertata inattività, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare diffida il presidente della giunta regionale a provvedere entro sessanta giorni e, in caso di protrazione dell'inerzia, può adottare in via sostitutiva tutte le iniziative necessarie ai predetti fini;
ormai da anni il comune di Ventimiglia è meta di migranti di varie nazionalità: come è noto, la convenzione di Dublino impedisce all'Italia di lasciare i migranti liberi di raggiungere i Paesi che vorrebbero e la conseguenza di ciò è il fatto che i migranti che tentano di entrare in Francia illegalmente vengono forzatamente trasferiti al centro d'accoglienza di Ventimiglia, da cui provano ripetutamente a fuggire per raggiungere la Francia percorrendo altre vie, in particolare i sentieri che dalle frazioni di Grimaldi superiore e Mortola superiore vanno verso il viadotto autostradale dell'autostrada A10, all'uscita della galleria Grimaldi, direzione Francia;
il 12 agosto 2017 alcuni cittadini si sono recati fino al suddetto viadotto con l'intenzione di documentare lo scempio ambientale conseguente ai prolungati abbandoni di rifiuti e all'inerzia da parte delle autorità competenti. Il documento è di pubblico dominio. Oltre al percorso illustrato nel video, anche tutto il tratto della strada statale Aurelia dalla frazione di Mortola inferiore fino al confine e tutti i sentieri nelle campagne fra Grimaldi inferiore e Grimaldi superiore è costantemente (e da anni) cosparso di rifiuti abbandonati: solo sporadicamente viene ripulita la zona immediatamente attigua alle frontiere di Ponte S. Luigi e Ponte S. Ludovico;
a riprova di ciò, si possono visionare anche i documenti, elaborati rispettivamente il 2 agosto 2017 e l'8 ottobre 2014;
i suddetti sentieri si trovano, almeno in parte, nel sito d'importanza comunitaria IT 1315717 del Monte Grammondo e del torrente Bevera, nel quale sono presenti habitat di interesse prioritario. In particolare, vi si segnala la presenza di stazioni disgiunte di Paeonia officinalis subsp. villosa, specie rara, proposta dalla regione Liguria per l'inclusione nell'allegato II della direttiva 92/43 CEE. Sono presenti inoltre diverse specie protette da direttive/convenzioni internazionali. Va evidenziata anche la presenza di Lacerta lepida (Timon lepidus), specie rarissima in Italia e avente in Liguria il suo limite orientale, per la quale si è proposto il riconoscimento (per le sole popolazioni italiane) come specie prioritaria –:
se il Ministro interrogato, vista quella che l'interrogante giudica un'inerzia prolungata e immotivata delle autorità locali e regionali liguri, intenda assumere iniziative ai sensi dell'articolo 191, comma 2, del codice ambientale;
se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda proporre lo stanziamento di fondi straordinari per far fronte alle conseguenze ambientali nell'estremo ponente ligure causate dai fatti descritti.
(4-18640)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO
Interrogazioni a risposta immediata:
COSCIA, ASCANI, BONACCORSI, NARDUOLO, RAMPI, MANZI, GHIZZONI, MALPEZZI, MALISANI, COCCIA, BLAZINA, IORI, CAROCCI, CRIMÌ, DALLAI, D'OTTAVIO, PES, ROCCHI, SGAMBATO, VENTRICELLI, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. – Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. – Per sapere – premesso che:
il 22 novembre 2017, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha approvato, in esame definitivo, i tre decreti legislativi che, in attuazione delle deleghe previste dalla legge sulla «Disciplina del cinema e dell'audiovisivo» (legge 14 novembre 2016, n. 220), riformano in modo organico il settore;
lo schema di decreto (Atto n. 467) riguardante le Disposizioni in materia di lavoro nel settore cinematografico e audiovisivo, a norma dell'articolo 35 della legge 14 novembre 2016, n. 220, introduce norme volte a rafforzare le tutele dei lavoratori e a riconoscerne le professioni;
il secondo schema di decreto (Atto n. 469) approvato, Riforma delle disposizioni legislative in materia di promozione delle opere europee e italiane da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi, a norma dell'articolo 34 della legge 14 novembre 2016, n.220, mira alla razionalizzazione delle disposizioni legislative di disciplina degli strumenti e delle procedure in materia di promozione delle opere italiane ed europee da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi;
lo schema di decreto (Atto n. 468) Riforma delle disposizioni legislative in materia di tutela dei minori nel settore cinematografico e audiovisivo, a norma dell'articolo 33 della legge 14 novembre 2016, n. 220 delinea, invece, un nuovo sistema di tutela dei minori nella visione di opere cinematografiche e audiovisive e sostituisce le procedure attualmente vigenti relative alla proiezione in pubblico dei film;
dopo un'attesa di oltre cinquant'anni si è intervenuti in modo concreto sul ruolo strategico dell'industria cinematografica, come veicolo di formazione culturale e di promozione del Paese all'estero –:
quali siano i primi riscontri – anche sulla base delle segnalazioni degli operatori del settore – circa l'efficacia del nuovo assetto normativo.
(3-03392)
RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. – Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. – Per sapere – premesso che:
è in corso in questi giorni a Roma, presso il complesso delle Terme di Diocleziano, una esposizione di opere recuperate dalle macerie di Amatrice e Accumoli, e relative frazioni, dopo il terremoto del 2016;
l'esposizione è organizzata dal Ministero dei beni culturali in collaborazione con l'associazione Coopculture, che gestisce, tra gli altri, il Colosseo sin dal 1997 senza che abbia più avuto luogo una gara per l'affidamento del servizio, alla quale è affidata la bigliettazione del sito museale delle Terme di Diocleziano;
il biglietto d'ingresso all'esposizione costa 7,50 euro a persona ed è addirittura richiesto anche ai cittadini dei comuni dai quali sono state prelevate le opere;
i proventi dei biglietti d'ingresso non saranno destinati in alcun modo ai comuni terremotati ma saranno incassati direttamente dal Ministero e da Coopculture, di fatto permettendo a un soggetto privato di sfruttare in termini economici la tragedia del terremoto –:
se non ritenga di devolvere le somme incassate grazie all'esposizione alla ricostruzione dei beni culturali danneggiati dal sisma, e di provvedere affinché i cittadini di tali comuni siano esentati dal pagamento del biglietto d'ingresso all'esposizione.
(3-03393)
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per sapere – premesso che:
si richiama l'attenzione sull'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10764 dell'8 marzo 2017 e sulla relativa risposta del sottosegretario all'economia e alle finanze Pier Paolo Baretta;
si rileva la circolare n. 1/2017 del Ministero dell'economia e delle finanze concernente «Chiarimenti sull'applicazione della tassa sui rifiuti (TARI). Calcolo della parte variabile»;
nonostante il clamore mediatico e l'eco raggiunta dalla questione dell'applicazione della tassa sui rifiuti, persiste in tutta Italia, sia dal punto di vista amministrativo- burocratica, sia per ciò che concerne i contribuenti, una mancanza di chiarezza sull'esatto calcolo della componente variabile della Tari. Da una parte, infatti, è stato ribadito che «la quota variabile è costituita da un valore assoluto, vale a dire un importo in rapporto al numero degli occupanti che non va moltiplicato per metri quadrati dell'utenza e va sommato come tale alla parte fissa. Ciò chiarito, con riferimento alle pertinenze dell'abitazione appare corretto computare la quota variabile una sola volta in relazione alla superficie totale dell'utenza domestica»; dall'altra, permangono dubbi sui nuclei familiari che detengono più immobili nello stesso comune con la medesima finalità d'uso, ovvero «utenza domestica»: ad esempio, una famiglia composta da 4 persone e che detiene due abitazioni «utenza domestica», una da 100 metri quadrati più una da 80 metri quadrati sfitta, non è chiaro quante quote variabili sia tenuta a corrispondere. Il comportamento da attuare in altri casi «particolari» è solamente «deducibile», alla luce delle informazioni fornite dal Ministero dell'economia e delle finanze sinora rilasciate e suscettibile di generare ulteriori errori nell'applicazione della Tari;
stando al report dell'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, pubblicato a novembre 2017, una famiglia media italiana ha pagato 300 euro. La Campania è la regione più cara (418 euro), il Trentino Alto-Adige quella più economica (197 euro); Belluno è il capoluogo più economico (149 euro), Cagliari quello più costoso (549 euro). A livello nazionale, la percentuale di raccolta differenziata (dati Ispra 2016) è ferma al 52,5 per cento –:
se al contribuente il cui nucleo familiare è detentore di più immobili nello stesso comune vada computata una sola volta la quota variabile della Tari in relazione alla superficie totale dell'utenza domestica o se questa vada computata per ognuno degli immobili;
se si intendano emanare delle linee guida per le amministrazioni comunali affinché sia chiarito il calcolo della Tari nelle sue diverse componenti, per garantirne un'applicazione uniforme a livello nazionale e anche al fine di rendere consapevole il contribuente della tassazione impostagli;
se non si ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, anche normative, per chiarire come erogare i rimborsi relativi al periodo 2014-2017, e individuare le relative risorse sul piano finanziario e contabile, affinché ciò avvenga senza che il contribuente sia costretto a seguire l’iter burocratico attuale, evitando di causare in tal modo un ulteriore aggravio di spese a carico dei comuni verosimilmente soccombenti, che poi ricadrebbe nuovamente sui cittadini;
se si intenda avviare uno studio sul costo del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani, vista la grande differenza esistente tra comune e comune, da Nord a Sud, affinché si addivenga ad una disciplina uniforme a livello nazionale.
(2-02038) «L'Abbate, Scagliusi, Sibilia, Alberti, Fico, Pesco, Pisano, Ruocco, Villarosa, Cominardi, Corda, Cozzolino, Dadone, Daga, Dall'Osso, D'Ambrosio, De Lorenzis, De Rosa, Del Grosso, Dell'Orco, Di Battista, Di Benedetto, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Dieni, D'Incà, D'Uva, Ferraresi, Fraccaro, Frusone, Gagnarli».
Interrogazioni a risposta immediata:
BUSIN, FEDRIGA, ALLASIA, ALTIERI, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, LO MONTE, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa si apprende che la Commissione europea invierà una nuova lettera all'Italia con la richiesta di chiarimenti ed impegni, come deciso nella riunione del 14 novembre 2017;
il vicepresidente della Commissione europea Katainen, ha dichiarato che «tutti possono vedere che la situazione in Italia non migliora» e che ci sia il rischio di deviazione dell'Italia rispetto agli obiettivi di correzione del bilancio in termini strutturali;
il Ministro interrogato ha replicato che non risponderà a Katainen e che «la legge di bilancio è una legge solida, utile al Paese e conforme alle regole»;
per la seconda volta consecutiva, quindi, l'Unione europea ha di fatto bocciato la legge di bilancio italiana e per la seconda volta, il Governo assume lo stesso comportamento, dichiarando, all'inizio, di aver fatto una buona manovra, per poi cedere alle richieste UE, come accadrà presumibilmente anche quest'anno se non si modificherà subito lo stato di cose;
lo scorso anno, infatti, in merito ai rilievi sulla politica di bilancio dell'Italia sollevati dalla Commissione già in occasione dell'invio del Draft Budgetary Plan, la Lega Nord aveva chiesto al Ministro interrogato se esistesse un piano di bilancio alternativo, nel caso in cui da Bruxelles fosse arrivata la bocciatura: il Ministro replicò negativamente affermando convintamente che la legge di bilancio 2017 avrebbe passato indenne la verifica della Commissione;
come noto, nella seconda settimana di gennaio 2017 la Commissione europea ha reso pubblici i suoi rilievi sulla stessa, chiedendo al nostro Paese una manovra correttiva di circa 3,4 miliardi, come poi fatto durante la manovra correttiva di primavera;
quest'anno, ci era stato chiesto un aggiustamento strutturale pari allo 0,6 per cento del Pil nel 2018, mentre il Governo ha preso un impegno solo per lo 0,3 per cento. La Commissione ha stimato però che l'attuale sforzo strutturale sia solo dello 0,2 per cento e ritiene a rischio anche la correzione 2017 dal punto di vista strutturale;
la decisione sull'attuale manovra verrà presa nel mese di maggio 2018, sulla base di tutti i dati consuntivi del 2017, anziché alla fine di questo mese, come deciso nella riunione del 14 novembre –:
dato che il Ministro interrogato ha affermato che terrà conto di eventuali osservazioni sulla legge di bilancio, quali siano le azioni che il Governo intende adottare, in caso di esito negativo da parte della Commissione UE sulla legge di bilancio 2018, e, nello specifico, quali misure correttive verranno prese.
(3-03394)
ENRICO ZANETTI. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
da autorevoli fonti di stampa si apprende come, la dottoressa Susanna Masi, già consigliere economico del Ministro interrogato, nonché membro da giugno 2015 del consiglio di amministrazione di Equitalia s.p.a. e di organi di controllo di altre importante partecipate del Ministero dell'economia e delle finanze, abbia rivelato tra il 2013 ed il 2015 importanti e riservati contenuti sulle normative fiscali in seno al Governo ed al Consiglio dei ministri in cambio di un compenso di almeno 220.000 euro da parte del colosso della consulenza legale e tributaria Ernst & Young;
la stessa Masi, formalmente, ha prestato servizio presso la società Ernst & Young fino al 2012 ma sulla scorta di mail sequestrate e di telefonate intercettate, a conclusione degli accertamenti, i pubblici ministeri milanesi Paolo Filippini e Giovanni Polizzi hanno ritenuto di accusare la società ed il suo partner e rappresentante italiano Marco Ragusa, di «corruzione» del consigliere ministeriale Susanna Masi, alla quale contestano anche l'ipotesi di «rivelazione di segreto d'ufficio» e il reato di «false attestazioni sulle qualità personali» per non aver dichiarato il proprio conflitto di interesse;
le indagini avrebbero rivelato uno scenario preoccupante in cui la consigliera ministeriale si sarebbe «resa disponibile a proporre modifiche a vantaggio di Ernst & Young e dei suoi clienti, alla normativa fiscale in corso di predisposizione, nella materia di transazioni finanziarie nella quale era direttamente coinvolta quale membro della segreteria tecnica del Ministero»;
appare ragionevole supporre che il Ministro interrogato procederà ad adottare i necessari provvedimenti –:
se, alla luce del fatto che le indagini erano già state avviate da più di tre anni dal pubblico ministero Roberto Pellicano, la dottoressa Masi avesse avvertito il Ministro interrogato che la procura di Milano stava indagando su questo importante fatto, e se il Ministro non ritenga di elencare l'attuale quadro dei consiglieri per il fisco del Ministro, con relativa ricostruzione dei rapporti avuti da ciascuno di essi con il Ministero dell'economia e delle finanze anche durante precedenti Governi.
(3-03395)
PAGLIA, MARCON e PASTORINO. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
sul n. 276 del 22 novembre 2017 de il Corriere della Sera viene dedicato ampio spazio ad un episodio di corruzione che riguarderebbe la consigliera del Ministero dell'economia e delle finanze dottoressa Susanna Masi, alla quale la procura di Milano contesta l'ipotesi di «rivelazione di segreto d'ufficio» ed il reato di «false attestazioni sulle qualità personale» per non avere dichiarato il proprio conflitto d'interessi, avendo omesso di dichiarare il proprio rapporto con la società Ernst & Young spa, leader mondiale in servizi professionali di consulenza direzionale, revisione contabile, fiscalità e transaction;
in particolare secondo la stessa procura la dottoressa Masi, stante l'incarico presso il Ministero dell'economia e delle finanze, avrebbe ricevuto dalla «Ernst & Young», società di cui era già dipendente, una somma pari almeno a 220.000 euro per fornire informazioni riservate finalizzate a realizzare politiche di ottimizzazione fiscale per i loro grandi clienti, o per intervenire a loro vantaggio nel processo legislativo;
la dottoressa Masi, già dipendente di Ernst & Young, entra a far parte dello staff presso il Ministero dell'economia e delle finanze durante il Governo Monti, con incarico nella segreteria tecnica del Sottosegretario al Ministero dell'economia e delle finanze Vieri Ceriani, poi successivamente viene chiamata dal Governo Letta a ricoprire l'incarico di consigliera in materia fiscale del Ministro Saccomanni, incarico riconfermatole anche durante il Governo Renzi che nel 2015 la promuove consigliere di amministrazione di Equitalia spa;
è quindi chiaro di quali informazioni riservate possa essere entrata in possesso durante la suddetta carriera professionale e quale influenza possa aver esercitato negli anni;
la vicenda ha fatto emergere una falla nelle modalità di acquisizione di informazioni curricolari che sarebbe opportuno modificare visto che, nonostante la delicatezza del ruolo ricoperto presso la Pubblica amministrazione, nella fattispecie il Ministero dell'economia e delle finanze, è sufficiente una falsa attestazione sulle qualità personali per garantirsi l'accesso a posizioni apicali;
così come sarebbe ugualmente opportuno individuare chi abbia suggerito di mettere sotto contratto la dottoressa Masi durante il Governo Monti, chi ne abbia determinato il cambio di ruolo durante il Governo Letta e chi abbia stabilito la sua nomina nel consiglio di amministrazione di Equitalia spa –:
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alle criticità evidenziate, se intenda costituirsi parte civile nel processo che eventualmente venga avviato nei confronti della dottoressa Masi e quali iniziative di competenza anche riguardo all'operatività sul territorio nazionale, intenda adottare nei confronti di Ernst & Young, qualora venisse provata un'attività corruttiva giunta fino al cuore del Ministero dell'economia e delle finanze.
(3-03396)
BINETTI, BUTTIGLIONE, CERA e DE MITA. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
la legge di stabilità per il 2016 ha vietato dalle 7 alle 22 qualsiasi spot sul gioco d'azzardo sulle televisioni commerciali di natura generalista, ma il decreto attuativo previsto per rendere effettiva la norma e stabilire le relative sanzioni non è ancora arrivato;
l'opinione pubblica si chiede che fine abbia il divieto e il relativo decreto attuativo che il Ministero dell'economia e delle finanze – di concerto con il Ministero della salute e sentita l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – avrebbe dovuto predisporre e adottare entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge di stabilità per il 2016 per dare concretezza al divieto – parziale – di pubblicità su cui il Governo si è formalmente impegnato;
non è stato neanche emanato un secondo decreto, il comma 939 dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2016 prevede esplicitamente il divieto di pubblicità di giochi con vincita in denaro nelle trasmissioni radiofoniche e televisive generaliste, dalle ore 7 alle ore 22 di ogni giorno;
è una storia che si ripete, già vista al tempo del dibattito sulla legge n. 23 del 2014, la «legge delega fiscale», quando, in fase di emanazione dei decreti legislativi, si doveva introdurre il divieto di pubblicità del gioco d'azzardo, ma non se ne fece nulla;
stando alle ultime rilevazioni, quasi tutti gli operatori di settore sembrano propensi a accettare un divieto totale di pubblicità sui media generalisti, infatti hanno già applicato il divieto degli spot in fascia protetta;
non si capisce come mai tanto attendismo da parte del Governo e, in particolare, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;
il sospetto è che non siano gli operatori del settore del gioco pubblico a porre limiti ma siano proprio le tv generaliste e i rispettivi editori a non voler compromettere i propri incassi, soprattutto in occasioni come la vigilia dei campionati di calcio estivi quando, a margine delle trasmissioni, si apre un grande spazio per gli investimenti da parte di società di scommesse online. Inoltre si afferma che le trasmissioni sportive verranno escluse dal divieto;
in sostanza del divieto di pubblicità del gioco d'azzardo non si ha traccia, dal momento che manca il decreto attuativo –:
quando verrà emanato il decreto attuativo che impone uno «stop» reale alle pubblicità nelle fasce orarie protette delle televisioni e delle radio generaliste e se tale tutela coprirà anche le trasmissioni sportive e quelle a più alto indice di audience.
(3-03397)
PESCO e SIBILIA. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
da fonti stampa si apprende come il gruppo Banca popolare di Vicenza gestisse circa 3,5 miliardi di euro dell’«intelligence» italiana, di cui oltre 1 miliardo solo di gestione dei servizi di tesoreria dello Stato. I conti sarebbero stati chiusi nel 2014. Nella documentazione si discorre di 1.600 transazioni per un valore di oltre 640 milioni di euro, in gran parte relativi ad Aisi ed Aise. Tra i beneficiari dei versamenti – dal 2009 al 2013 – si riscontrano i nomi di contabili del ministero dell'Interno, inquadrati nel ruolo unico del contingente speciale della Presidenza del Consiglio dei ministri, personale della protezione civile e del dipartimento Vigili del fuoco e funzionari del Consiglio superiore della magistratura; nelle transazioni sembrerebbero coinvolti altresì avvocati, dirigenti medico-ospedalieri, vertici di autorità portuali e di istituzioni musicali siciliane. In particolar modo si apprende che tra i beneficiari ci siano anche «(...) giovani autori e registi di fortunatissimi programmi di infotainment di tv nazionali private, conduttori di trasmissioni di successo sulla radio pubblica, fumettisti vicini al mondo dei centri sociali. Ma soprattutto i vertici dell'intelligence italiana, dotati di poteri di firma sui conti, e alti funzionari territoriali dei Servizi e delle forze dell'ordine: ufficiali dei Carabinieri con ruoli in sedi estere, ispettori della Polizia di Stato coinvolti nel processo dell'Utri del 2001, dirigenti dell'ex centro Sisde di Palermo già noti alle cronache per vicende seguite all'arresto di Totò Riina. C'è pure un anziano parente del “capo dei capi” di Cosa Nostra (o qualcuno con lo stesso nome).»;
appare agli interroganti da rilevare, in tale contesto, che il Consiglio superiore della magistratura è organo di autogoverno istituito anche allo scopo di garantire l'autonomia e l'indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato ed in particolare dal potere esecutivo. In linea con i prìncipi fondamentali della Costituzione e dell'ordinamento giuridico dello Stato italiano, non risulterebbe ammissibile quello che appare agli interroganti un possibile controllo ovvero una potenziale interferenza del potere esecutivo sull'attività di tale organo –:
se risponda al vero che le disponibilità economiche depositate sui conti correnti richiamati siano state utilizzate per pagare, ed a quale titolo, giovani autori, registi di programmi di infotainment, conduttori, fumettisti soprattutto funzionari e personale del Consiglio Superiore della Magistratura, e gli altri soggetti richiamati in premessa, e se la gestione di tali disponibilità economiche risulti essere avvenuta in conformità alla normativa vigente.
(3-03398)
BRUNETTA. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
la scarsa trasparenza sui contratti derivati stipulati dal MEF con primari istituti di credito soprattutto esteri costituisce un tema assai delicato, per la sua incidenza sui conti dello Stato;
in risposta agli atti di sindacato ispettivo finora presentati (ben sette, dal 2015, tra interpellanze e question time), il Ministro non ha mai rilevato anomalie, peraltro opponendosi alle richieste di accesso agli atti: affermazioni che, invero, contrastano con le conclusioni rassegnate dalla Procura generale presso la Corte dei conti nell'esercizio delle proprie attribuzioni nel giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato, che ha affermato «che la mancanza di pubblicità sulle operazioni in derivati abbia finora posto in ombra la possibile sproporzione tra il rischio assunto dalla Repubblica rispetto a quello assunto dall'operatore finanziario ed in generale alla convenienza economica delle singole operazioni»;
la richiesta di una documentazione sui contratti derivati è stata formulata anche in sede di Commissione di inchiesta sul sistema bancario, senza però ottenere risposte;
giova ricordare come a seguito delle tensioni e della crisi del debito sovrano in Italia, il Tesoro abbia proceduto tra il 2011 ed il 2012 ad esborsi multimiliardari per la chiusura/ristrutturazione/rinegoziazione di derivati contratti con Banche d'affari come MorganStanley e Deutsche Bank; esborsi intervenuti durante la nota crisi dello spread, a cavallo dei ripetuti declassamenti dell'Italia decretati dalle agenzie di rating e a ridosso del doppio downgrade deciso da Standard & Poor's – il cui azionista di controllo, McGraw-Hill, è partecipato da Morgan Stanley – alla stregua di dati e valutazioni che il tribunale di Trani ha ritenuto in sentenza quantomeno errate (dunque «colposamente» manipolative);
per fare luce sulle vicende, appare indispensabile che sia reso disponibile il contenuto dei seguenti atti: Indice e Nota analitica delle rinegoziazioni/ristrutturazioni dei contratti derivati intercorsi tra il Tesoro e Istituti di credito Esteri tra il 2011 ed il 2012; Nota esplicativa delle condizioni e dei costi delle rinegoziazioni/ristrutturazioni di cui al punto che precede, nonché della presenza, natura e caratteristiche tecniche di eventuali clausole di risoluzione anticipata e date future di esercizio di tale facoltà di risoluzione anticipata; Nota esplicativa sui metodi/modelli di valutazione adottati per determinare, al momento della ristrutturazione, l'entità del mark to market del contratto preesistente (anche considerato il rischio di controparte) –:
se intenda continuare a non fornire la documentazione richiesta, e, in caso affermativo, se il Governo intenda apporre il segreto di Stato su tali documenti.
(3-03399)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PISANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nell'ambito delle prestazioni di servizi, si discute della rilevanza fiscale ai fini Iva delle notule pro forma (cosiddetti preavvisi di parcella o di compenso);
l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 individua le regole che consentono di stabilire il momento di effettuazione ai fini Iva di una determinata operazione. In particolare, quanto alle prestazioni di servizi, i commi 3 e 4 individuano due differenti momenti cui collegare il sorgere dell'obbligazione tributaria: il primo, di carattere sostanziale, integrato dal pagamento, anche parziale, del compenso pattuito per l'operazione; il secondo, di carattere meramente formale, costituito dall'emissione della fattura, indipendentemente dal pagamento;
la Corte di cassazione, in aderenza al dettato normativo, ha affermato che «in tema di Iva, la mera emissione di un documento non avente le caratteristiche formali della fattura, ancorché denominato in modo simile (nella specie, una “fattura pro-forma”), non è sufficiente a far sorgere l'obbligazione tributaria, se non si dimostra che sussistevano i presupposti per l'emissione della fattura: i presupposti temporali per l'emissione della fattura sono infatti indicati espressamente dall'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633, e sono collegati al momento in cui l'operazione assoggettabile ad imposta si considera effettuata» (cfr. Corte di cassazione 21 maggio 2008, n. 12913);
il disposto dell'articolo 21 dello stesso decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 stabilisce che «per ciascuna operazione imponibile il soggetto che effettua la cessione del bene o la prestazione del servizio emette fattura, anche sotto forma di nota, conto, parcella e simili [...]», ritenendo ugualmente validi i documenti equivalenti alla fattura;
la norma è di diretta attuazione dell'articolo 219 della direttiva n. 2006/112/CE del 28 novembre 2006 che consente agli Stati membri di ritenere ugualmente validi i documenti equivalenti alla fattura;
in base all'articolo 21, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, dunque, le operazioni possono essere certificate mediante un documento che assume la forma di «nota, conto, parcella e simili», purché contenga tutti gli elementi propri della fattura;
in pratica, non è rilevante il nomen quanto piuttosto il contenuto del documento, al fine di valutare se lo stesso contenga o meno gli estremi per essere considerato una fattura Iva;
diventa allora dirimente capire quando si è in presenza di un documento che, indipendente dalla condizione sostanziale integrata dal pagamento (che impone sempre l'emissione della fattura), possa considerarsi formalmente emessa una vera e propria «fattura» rilevante ai fini Iva –:
quale sia la rilevanza fiscale ai fini Iva dei preavvisi di parcella e quali requisiti sostanziali debbano avere tali documenti per non essere considerati alla stregua di una fattura.
(5-12806)
SCOPELLITI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in diverse gare della Consip per la fornitura di pacemaker, defibrillatori e «stent» si richiede che la «letteratura scientifica» relativa al dispositivo medico offerto in gara (che deve essere presentata per comprovarne le caratteristiche migliorative) – se redatta in lingua diversa dall'italiano – sia corredata da «traduzione giurata», con la conseguenza che eventuale documentazione prodotta in lingua straniera non viene, in alcun modo, considerata da Consip ai fini della valutazione dell'offerta;
tale richiesta rappresenta un importante onere economico per le aziende del settore rilevato che la traduzione della letteratura scientifica ha costi molto rilevanti, pari a circa 90 euro per pagina, e che — considerando un media di 500 pagine di letteratura per gara (dato ragionevole per un'azienda che investa nella ricerca scientifica post-marketing) si arriva ad un esborso (medio) di circa 45 mila euro per gara per azienda che va, poi, moltiplicato per il numero di gare a cui le aziende del settore partecipano annualmente (e ciò a prescindere dal risultare, poi, aggiudicatarie della gara);
un tale onere economico, tanto più se sostenuto da una piccola e media impresa, appare in contrasto con i principi di massima concorrenzialità e di non aggravamento del procedimento di matrice comunitaria, perché, se è vero che la letteratura scientifica è parte integrante dell'offerta tecnica (e per questo le aziende sono costrette a produrla senza possibilità di scelta) è altrettanto vero che il principio di proporzionalità nell'attività amministrativa impone alla pubblica amministrazione interessata una valutazione dell'idoneità dell'azione in relazione al fine da realizzare, e all'adeguatezza in ordine ai mezzi utilizzati senza impingere al di là dello stretto necessario sull'intesse del privato;
la lingua inglese rappresenta la lingua ufficiale in campo scientifico e l'alta professionalità dei commissari di gara dovrebbe garantire un'assoluta dimestichezza con la materia, tanto da far apparire superflua la traduzione richiesta;
in tale contesto le aziende del settore sono obbligate a produrre la traduzione richiesta o, in alternativa, a non partecipare alla gara, ledendo, così, il favor partecipationis alle procedure di affidamento, con un evidente limitazione dei margini di scelta dei dispositivi offerti e con conseguente ricaduta negativa sul servizio sanitario;
se tale orientamento assunto da Consip venisse seguito anche dalle altre stazioni appaltanti, potrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile alla partecipazione delle aziende a molte delle procedure di acquisto che verranno indette;
le aziende del settore, per ottemperare alle rispettive esigenze delle parti interessate, hanno chiesto di poter presentare la traduzione degli «abstracts» in luogo della versione integrale della letteratura scientifica –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga urgente assumere iniziative affinché siano riviste le previsioni della Consip in materia di traduzione giurata della letteratura scientifica e sia garantito il favor partecipationis per tutte le aziende del settore ed in particolar modo per le piccole e medie imprese.
(5-12807)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
LAFFRANCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, commi da 340 a 343, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, autorizza, a domanda dei soggetti di cui all'articolo 50, comma 1-bis del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, lo svolgimento di un ulteriore periodo di perfezionamento dei tirocinanti per una durata non superiore a dodici mesi (31 dicembre 2017) presso gli stessi uffici giudiziari ove sono stati assegnati con decreto del Ministro della giustizia 20 ottobre 2015;
in Italia si hanno circa 850 tirocinanti impiegati da 7 anni negli uffici giudiziari in continua formazione nel cosiddetto ufficio del processo, a gestione diretta del Ministero della giustizia, con una retribuzione di 400 euro lordi al mese con nessun progetto di stabilizzazione per il futuro;
i cosiddetti «precari della giustizia» sono lavoratori cassintegrati, in mobilità, disoccupati che provengono da vicende di espulsione dal mondo del lavoro, vittime di crisi economiche aziendali, laureati, avvocati, specializzati con titoli di altissimo livello professionale la cui situazione produce evidenti danni di natura sia economica sia sociale;
il Ministro interrogato in risposta all'interrogazione a risposta immediata in Commissione (n. 5/10969) aveva sottolineato l'intento di valutare attentamente «tutte le proposte formulate nella prospettiva di individuare soluzioni praticabili»;
da quelli che l'interrogante giudica: proclami fatti dal Ministro interrogato che ha più volte dichiarato, pubblicamente, la volontà di non disperdere tali professionalità non è stata intrapresa alcuna azione concreta al fine di prevedere un inserimento dei lavoratori-tirocinanti della giustizia;
l'interrogante ritiene dunque necessario provvedere quanto prima ad una stabilizzazione dei soggetti citati attraverso apposite selezioni pubbliche, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione, che tengano conto della loro esperienza e professionalità –:
se e quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di provvedere alla stabilizzazione dei tirocinanti della giustizia in modo da non disperdere il patrimonio di esperienza e professionalità di cui può continuare ad avvalersi il sistema giudiziario italiano.
(4-18643)
GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con atto di denuncia-querela depositato presso la caserma dei Carabinieri di Giulianova il 29 aprile 2014, il signor Roberto Innangi ha comunicato che il 27 giugno 2013, mentre si trovava agli arresti domiciliari, è stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare; la misura, a causa delle sue gravi condizioni di salute, è stata tuttavia eseguita tramite ricovero presso il centro clinico penitenziario di Pisa «Giuseppe Furci», ove è giunto il 21 agosto 2013;
l'Innangi è stato così ristretto nella cella n. 89 di detto presidio ospedaliero penitenziario, dove inizialmente si trovavano altri due detenuti ai quali si è aggiunto, nel mese di gennaio 2014, un albanese, S.S., proveniente dal reparto penale della stessa casa circondariale;
quest'ultimo, per come è riferito nella citata denunzia, il 26 gennaio 2014 ha iniziato a litigare con gli altri due compagni di cella per futili motivi;
l'Innangi è quindi intervenuto per invitare costui alla calma, ma il predetto S.S. ha iniziato a minacciarlo, mentre due agenti della polizia penitenziaria avrebbero assistito senza intervenire;
il denunciante si è allora rivolto al personale penitenziario presente al fine di rassicurarlo sull'accaduto, provocando però, suo malgrado, ulteriori intimidazioni e insulti da parte del predetto compagno di cella;
mentre tornava verso il suo letto, sempre alla presenza della polizia penitenziaria, è stato aggredito alle spalle da S.S. che lo ha colpito con due violenti pugni sul volto e successivamente cercando di strangolarlo;
solo al termine dell'aggressione, gli agenti penitenziari sono finalmente entrati nella cella ed avrebbero «suggerito» al denunciante di riferire al personale medico di essere semplicemente «scivolato», pena la necessità da parte loro di stendere un rapporto sull'accaduto con verosimili conseguenze negative sulla futura concessione da parte della competente magistratura dei «giorni» utili ai fini della liberazione anticipata;
presso l'ospedale civile di Pisa il 27 gennaio 2014, sono state riscontrate le seguenti lesioni: «frattura emipiatto esterno ginocchio dx; frattura ossa proprie del naso: trauma contusivo emivolto dx»;
tornato libero, Innangi si è recato presso l'ospedale civile di Giulianova, ove il 4 febbraio 2014 venivano riscontrate ulteriori fratture alla clavicola sinistra, una vasta emorragia, e formulata una prognosi di ben 35 giorni;
il 19 febbraio, sempre presso detto presidio ospedaliero, è stata altresì accertata la «frattura della VII costa»;
il signor Innangi è venuto a mancare nel dicembre del 2015, e ora la vedova, signora Di Giorgio Alda, nel domandare giustizia per quanto accaduto al marito, ha deciso di rendere pubblici tutti gli atti e documenti relativi al brutale pestaggio –:
se e quali indagini siano state svolte in relazione ai fatti denunciati dal signor Innangi Roberto e, in caso affermativo, quali ne siano stati gli esiti.
(4-18645)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
in data 24 marzo 2015, è stata presentata dall'Enac istanza per l'avvio della procedura di valutazione d'impatto ambientale (Via) concernente la realizzazione dell’«Aeroporto di Firenze — Master Plan aeroportuale 2014-2029» e, in data 2 dicembre 2016, la commissione incaricata ha reso parere favorevole (recante il n. 2235/2016) nell'ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale. A tutt'oggi il relativo decreto di valutazione di impatto ambientale non è stato emanato;
in data 19 settembre 2017, l'Enac ha chiesto l'applicazione al suddetto procedimento di valutazione di impatto ambientale della nuova disciplina di Via, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 104 del 2017;
già in merito al progetto relativo al piano generale di sviluppo dell'aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze (per la realizzazione della vecchia pista 05/23), il decreto Dec/Via/2003/0676 ha imposto precise e puntuali prescrizioni (a titolo esemplificativo, in ordine a misure riguardanti l'inquinamento acustico, la qualità dell'aria, il rumore, la sicurezza);
sulle verifiche di ottemperanza alle prescrizioni imposte sopra richiamate l'interrogante ha presentato l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-11778, cui non è stata data ancora nessuna risposta;
il citato decreto è stato tuttavia impugnato il 3 marzo 2004, con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, dalla società Aeroporto di Firenze (ADF); in merito a tale questione l'interrogante ha presentato l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-12184, cui non è stata data ancora nessuna risposta;
a seguito di reiterate istanze di accesso presentate dalle Associazioni strenuamente impegnate sulla vicenda si è presa visione del decreto decisorio emanato su detto ricorso straordinario dal Capo dello Stato il 5 giugno 2012 e contestualmente inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, cui residua, a norma delle leggi vigenti, l'adozione di ogni conseguente provvedimento;
detto decreto respinge il ricorso presentato da Aeroporto di Firenze ritenendolo infondato e confutando specificamente ogni motivo di assunta illegittimità dedotta. Segnatamente, vale la pena di rimarcare che, come si legge nella decisione, non possono esser considerate illegittime le prescrizioni fissate dal decreto di Via impugnate in questa sede, in quanto finalizzate appunto ad eliminare o a ridurre gli impatti ambientali derivanti dal potenziamento dell'aeroporto;
la funzione generale della procedura di Via è invero «la previsione e la prevenzione di danni ambientali» e l'autorità pubblica preposta deve proteggere gli interessi pubblici, occupandosi della tutela della salute e della sicurezza dei cittadini e dell'ambiente, intesi – secondo la giurisprudenza granitica della Corte costituzionale richiamata anche dal decreto citato – quali interessi primari aventi valore assoluto e primario, senza che l'Autorità competente debba o possa preoccuparsi di altri interessi generali quali l'iniziativa economica pubblica e privata;
resta pertanto la validità e l'efficacia del decreto ministeriale oggetto di ricorso e si impone il rispetto e l'ottemperanza alle prescrizioni imposte;
si aggiunge che, nel caso in cui non vi fosse ottemperanza alle prescrizioni imposte dal decreto del 2003, questo, a parere dell'interrogante, influirebbe sulle circostanze di fatto e di diritto poste a fondamento della nuova procedura di valutazione di impatto ambientale, che è stata recentemente avviata –:
per quale ragione il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a seguito dell'emanazione del decreto decisorio di cui in premessa, non abbia assunto alcun provvedimento in ordine al rispetto del decreto Dec/Via/2003/0676;
se il Governo, data la permanente validità ed efficacia del decreto Dec/Via/2003/0676, abbia disposto le opportune verifiche dell'adempimento delle prescrizioni in esso previste e, in caso affermativo, quali ne siano stati gli esiti e, nel caso in cui risultasse che tali prescrizioni non siano state rispettate, se non intenda assumere iniziative, in conformità alle leggi ed alla prassi consolidata, e viste le mancate mitigazioni e compensazioni, per ridurre immediatamente il flusso di movimenti previsto su tale aeroporto ai livelli preesistenti all'emanazione del citato decreto di valutazione di impatto ambientale del 2003, con la rilocazione del flusso aeroportuale su Pisa;
se il Governo, alla luce dell'omessa ottemperanza alla prescrizioni già imposte dal decreto Dec/Via/2003/0676, non intenda valutare l'opportunità di rigettare la nuova procedura di Via, recentemente avviata in virtù del nuovo decreto legislativo 16 giugno 2017, n. 104.
(5-12808)
INTERNO
Interrogazione a risposta immediata:
ROSTAN, LAFORGIA, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, FRANCO BORDO, BOSSA, CAPODICASA, CIMBRO, D'ATTORRE, DURANTI, EPIFANI, FAVA, FERRARA, FOLINO, FONTANELLI, FORMISANO, FOSSATI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, LEVA, MARTELLI, PIERDOMENICO MARTINO, MURER, NICCHI, GIORGIO PICCOLO, PIRAS, QUARANTA, RAGOSTA, RICCIATTI, SANNICANDRO, SCOTTO, SPERANZA, SIMONI, STUMPO, ZACCAGNINI, ZAPPULLA, ZARATTI e ZOGGIA. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
dagli organi di stampa si legge che nell'area a nord di Napoli, nei comuni di Scampia, Casoria e Giugliano vi è un'emergenza che riguarda 360 famiglie che vivono accampate in un inferno dimenticato e in condizioni sconvolgenti;
tra queste persone, vi sono tanti bambini, nessuno dei quali frequenta la scuola, spostati come dei pacchi da un luogo all'altro, ospiti di questi campi in cui insistono sporcizia, pezzi di elettrodomestici, carcasse di roulotte, materiali edili e legname, tutto accatastato e pronto per essere bruciato;
in questi comuni e in particolare nel comune di Giugliano, ogni giorno si verifica una violazione dei diritti umani determinata dal fatto che queste persone vivono in condizioni disumane tra topi e immondizia. I bambini sono abbandonati a loro stessi, costretti a giocare nella melma e tra i rifiuti, sottoposti al rischio continuo di contrarre malattie a causa della cattiva igiene e dell'aria irrespirabile;
il comune di Giugliano, in virtù di questa situazione, ha previsto la realizzazione di un eco-villaggio, ma il progetto ad oggi non decolla;
per la costruzione di tale eco-villaggio sono stati stanziati oltre un milione di euro e sono state apportate anche delle modifiche al piano regolatore del comune, ma queste persone continuano ad attendere da circa un anno continuando loro malgrado a vivere in condizioni di assoluta deprivazione –:
di quali elementi disponga il Governo circa i motivi che ad oggi, nonostante i fondi stanziati dal Ministero dell'interno, impediscono la realizzazione dell'eco-villaggio e quali iniziative urgenti e non più procrastinabili si intendano assumere, per quanto di competenza, per agevolarne il compimento.
(3-03391)
Interrogazione a risposta orale:
VITO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il prefetto Stefano Gambacurta, responsabile dell'ufficio per l'amministrazione generale del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, ha risposto ad una lunga serie di domande volte acquisire informazioni sullo stato e sull'organizzazione delle forze di polizia;
il relativo video, realizzato con mezzi professionali e, a quanto si deduce, nella piena consapevolezza del prefetto, è stato inserito sul sito del Movimento 5 Stelle, in una parte dedicata al programma elettorale, potenzialmente ingenerando confusione tra il ruolo istituzionale ricoperto dal prefetto stesso e la collocazione del video;
le dettagliate dichiarazioni del prefetto sembrano, infatti, all'interrogante fare parte integrante di un programma di un partito politico –:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti in premessa e delle dichiarazioni rilasciate dal prefetto Gambacurta, che appaiono utilizzate dal movimento 5 stelle a fini propagandistici e quali provvedimenti abbia eventualmente intrapreso.
(3-03401)
Interrogazione a risposta in Commissione:
FABBRI, DE MARIA, GNECCHI e BARUFFI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con lettera circolare n. 1 del 17 gennaio 2017, il dipartimento vigili del fuoco del soccorso pubblico, in previsione del termine (31 dicembre 2017) dei contratti di ristorazione/mensa di servizio, predisponeva una nuova modalità di fruizione del servizio mensa attraverso l'introduzione del buono pasto elettronico;
tale circolare veniva contestata attraverso diversi stati di agitazione regionale del sindacato Fp-Cgil del personale dei vigili del fuoco e la prima firmataria del presente atto segnalava la problematica, in particolare per l'Emilia-Romagna, attraverso l'atto di sindacato ispettivo n. 5-10807;
veniva pertanto sostituita la circolare n. 1 con la circolare n. 3 del 2017 la quale manteneva il servizio catering completo nelle sedi centrali ed aeroportuali ed introduceva nelle sedi con presenze a pranzo inferiori a 15 unità: A) gestione diretta (modalità residuali, solo dove già esistenti); B) gestione indiretta attraverso catering veicolato e/o servizio sostitutivo della mensa, quale buono pasto cartaceo/elettronico;
attraverso tale modello organizzativo il personale dei vigili del fuoco, nelle sedi distaccate, non potrà più usufruire del servizio mensa predisposto presso le sedi operative più piccole, nonostante l'impegno degli operatori di tale corpo sia di dodici ore consecutive per turno senza pausa pranzo, consista in un impegno soprattutto fisico e necessiti, quindi, dell'assunzione di pasti con adeguato contenuto energetico;
il contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto vigili del fuoco, il decreto del Presidente della Repubblica n. 550 del 99, la circolare 1107005/155/M del 2002 e la circolare sanitaria 1480/5601 del 2008 sono tese a garantire la fruizione di un pasto completo. Non è realisticamente pensabile che il servizio di ristorazione possa essere garantito con l'erogazione dei buoni pasto, che al di là dell'ammontare di per sé insufficiente, non può essere effettivamente fruito presso esercizi esterni convenzionati in alternativa al pasto in sede non più somministrato, in quanto agli operatori in servizio è vietato assentarsi dal lavoro durante il turno (8-20);
ad oggi, a seguito del chiarimento fornito dal sottosegretario Bocci e a seguito di una ulteriore rilevazione effettuata – tenendo conto delle osservazioni e delle richieste emerse in occasione degli incontri con le organizzazioni sindacali – è stata espressa la preferenza del buono pasto serale in luogo della mensa di servizio presso i distaccamenti dei vigili del fuoco, escluse le sedi centrali dei comandi e quelle aeroportuali, quelle disagiate, le sedi ubicate nei comuni senza adeguate strutture ricettive (ad esempio, comuni con popolazioni inferiori a 5.000/10.000 abitanti), nonché i distaccamenti che effettuano almeno mille interventi operativi annui.
successivamente, sono sopraggiunti dal territorio diversi indirizzi, rappresentati dalle organizzazioni sindacali, da cui è scaturita una nuova intesa con la quale si è stabilito di mantenere il precedente modello di gestione, che lascia agli accordi locali la scelta del tipo di erogazione del servizio;
in Emilia-Romagna, ci si sta avviando verso la cancellazione del servizio catering completo/mensa dalle sedi distaccate;
5 direzioni regionali dei vigili del fuoco (Liguria, Sardegna, Piemonte, Friuli e Veneto), d'intesa con le organizzazioni sindacali, hanno trovato un accordo in linea con le direttive e le aspettative del personale dei vigili del fuoco circa la fruizione del pasto nelle modalità chiarite dal Sottosegretario. In queste regioni la somministrazione del pasto è stata garantita anche nelle sedi distaccate, con la presenza di un cuoco al pari del pasto veicolato;
va ricordato che i vigili del fuoco non possono, nelle sedi distaccate, utilizzare le cucine per prepararsi in autonomia il pasto, né tantomeno acquisire viveri durante l'orario di servizio –:
quali iniziative intenda assumere al fine di consentire l'applicazione di tale disciplina, in maniera uniforme, anche in Emilia-Romagna, dove in questi giorni sono in programma diverse iniziative sindacali.
(5-12809)
Interrogazioni a risposta scritta:
CIMBRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il sindaco di Turbigo, Cristian Garavaglia, ha concesso in diverse occasioni l'aula consigliare a movimenti neofascisti come CasaPound e memento-Lealtà e Azione;
in particolare, in occasione del consiglio comunale del 24 luglio 2014, in cui era stata respinta una mozione presentata dall'opposizione, tesa a cancellare la titolazione di una via del paese al gerarca fascista Ezio Maria Gray, lo stesso sindaco stringeva la mano a numerosi individui appartenenti a questi movimenti e presenti in sala, mentre all'esterno della sala e nelle vie vicine erano presenti agenti in tenuta antisommossa inviati dal prefetto;
successivamente, a seguito di delibera della giunta, era stata cancellata la titolazione della piazza «Primo Maggio», e surrogata con quella di «Madonna della luna», inaugurata il 2 ottobre 2016;
con provvedimento del 1° febbraio 2017 la giunta poi accoglieva la richiesta avanzata da CasaPound per la presentazione in sala consigliare del libro intitolato «Con Mussolini, prima e dopo Piazzale Loreto», il cui autore è Gabriele Leccisi, presidente del circolo culturale Domenico Leccisi, con l'intervento di Stefano Casari, appartenente a CasaPound Italia Milano;
non fu accolta invece la domanda della locale sezione dell'Anpi, quando il sindaco Cristian Garavaglia negò addirittura la possibilità alla predetta associazione di prendere la parola, sia durante la cerimonia del 25 aprile 2017, sia per quella del 2018, adducendo motivazioni che appaiono all'interrogante destituite di fondamento e pretestuose;
lo statuto dell'Anpi sottolinea la volontà di contribuire all'educazione delle giovani coscienze a testimonianza del protocollo d'intesa sottoscritto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e da Anpi nazionale, con la finalità di ricordare la Resistenza al nazifascismo come esperienza storica che diede un contributo fondamentale alla nascita di un nuovo Paese. Dunque, questa associazione svolge un ruolo istituzionale riconosciuto a livello nazionale;
contrariamente a quanto accade in molti comuni italiani, dove è in atto un'importante mobilitazione per vietare spazi alle associazioni ascrivibili all'area dell'estrema destra eversiva, a Turbigo, comune posto all'incrocio tra le province di Milano, Varese e Novara, si agisce, ad opinione dell'interrogante, in aperto contrasto con i princìpi e valori della democrazia, quali pace, libertà, giustizia sociale e solidarietà;
andrebbe assicurato il pieno rispetto di quanto previsto dalla XII disposizione transitoria della Costituzione e della legge n. 205 del 1993, cosiddetta «Legge Mancino»;
appare all'interrogante una grave inosservanza degli obblighi istituzionali l'atteggiamento del primo cittadino Garavaglia di favore verso le associazioni di stampo neofascista e ostile nei confronti dell'Anpi, tale da negare la parola durante le celebrazioni ufficiali del 25 aprile, atteggiamento che mal si concilia, ad opinione dell'interrogante, col giuramento prestato sulla Costituzione all'atto dell'insediamento –:
se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, in relazione a quanto riportato in premessa;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere, anche sul piano normativo, affinché i gruppi che abbiano come finalità l'eliminazione della democrazia e il ritorno a visioni dittatoriali e/o fasciste, e che, mistificando la lezione della storia, propagandano violenza, razzismo e xenofobia non ricevano nessuna forma di supporto da istituzioni democratiche, come i comuni, anche in base a quanto previsto dalla XII disposizione transitoria della Costituzione e della legge n. 205 del 1993, cosiddetta «legge Mancino».
(4-18647)
TAGLIALATELA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nell'agosto del 2015 il X Municipio di Roma è stato sciolto per infiltrazione mafiosa in seguito alle indagini per l'inchiesta cosiddetta di «mafia capitale», quando fu arrestato anche l'allora presidente del Municipio, esponente del Partito democratico;
dopo lo scioglimento la guida del municipio fu affidata al prefetto Vulpiani, e solo il 5 novembre 2017, dopo due anni di commissariamento, si sono svolte le votazioni per l'elezione del nuovo consiglio municipale;
a seguito di alcune inchieste giornalistiche sul territorio del X Municipio relative ai presunti legami fra politica e clan criminali, e all'indomani della pubblicazione su un social network sia di foto che ritraevano Roberto Spada con il candidato presidente per il X Municipio del movimento CasaPound Italia, sia di esternazioni dello stesso Roberto Spada, riportate a mezzo stampa, in cui lasciava intendere che avrebbe espresso il proprio voto per il Movimento cinque stelle, molti organi di stampa hanno, a più riprese, riportato la notizia di un presunto sodalizio fra gli Spada e i movimenti politici succitati;
il territorio del decimo municipio è già stato oggetto di pesanti condizionamenti da parte della criminalità organizzata; appare pertanto opportuno all'interrogante che il Governo, anche in una fase successiva a quella del rinnovo del consiglio municipale, concentri una particolare attenzione sulla zona al fine di evitare un ulteriore radicamento della stessa criminalità –:
di quali elementi disponga in merito ai fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per contrastare le attività delle organizzazioni criminali nel territorio del decimo municipio e in tutta la Capitale.
(4-18653)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
nel mese di maggio 2017 il direttore del Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella, Elsa Evangelista, ha emanato un bando per l'elezione del nuovo direttore dell'Istituto per il triennio 2017/2020;
il 21 giugno 2017 si è svolto il primo turno elettorale con i seguenti risultati: Carmine Santaniello voti 36, Angela Morrone voti 27, Maurizio Pietrantonio voti 22, Livio De Luca voti 11, Giuseppina Ambrifi voti 10;
si è reso necessario un secondo turno di ballottaggio, che si è svolto il 29 giugno 2017, con il seguente risultato: Carmine Santaniello voti 64, Angela Morrone voti 36;
il 4 luglio 2017, la commissione elettorale, visti i risultati, ha proceduto alla proclamazione del vincitore nella persona di Carmine Santaniello;
con decreto del direttore del conservatorio (prot. n. 0006910 del 16 ottobre 2017) è stato successivamente disposto «l'annullamento in autotutela, ex art. 21-nonies della legge 241 del 1990, delle elezioni del Direttore del Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli per il triennio 2017/2020»;
l'annullamento in autotutela è arrivato dopo una nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca-Direzione generale per la programmazione, il coordinamento e il finanziamento delle istituzioni della formazione superiore prot. n. 11583 del 6 ottobre 2017) che evidenziava la non regolarità della candidatura al primo turno elettorale di Livio De Luca;
con decreto del direttore del conservatorio di musica «San Pietro a Majella» di Napoli prot. 7613 del 30 ottobre 2017 sono state poi indette nuove elezioni;
con ricorso al Tar della Campania (registro generale 4160 del 2017), Carmine Santaniello ha chiesto l'annullamento previa sospensione dell'efficacia del decreto sopra citato con cui erano state annullate le elezioni e del decreto successivo di indizione di nuove elezioni;
il TAR Campania, il 22 novembre 2017, ha accolto l'istanza cautelare, ha disposto la sospensione degli atti impugnati, e ha fissato udienza per la trattazione del merito per giugno 2018;
si legge nel dispositivo della sentenza del Tar Campania che: «il ricorso appare assistito da plurimi profili di fondatezza, tenuto conto della natura di provvedimento discrezionale di secondo grado, in relazione: I) alla posizione di conflitto di interesse rivestito dal Direttore uscente, quale persona fisica rispetto alla quale l'adozione dell'atto impugnato con ricorso originario conserva un suo personale vantaggio; II) alla mancata ponderazione di un attuale interesse pubblico alla demolizione dell'atto di attestazione di esito delle elezioni, in punto di incidenza della presenza di un candidato asseritamente privo dei requisiti di elettorato passivo, tenuto anche conto del sistema elettorale strutturato su un turno primario ed un turno di ballottaggio; III) alla mancanza di espresso divieto per un professore di II fascia di ricoprire la carica in questione»;
a fronte di tale, pieno, accoglimento del ricorso, il nuovo direttore eletto Carmine Santaniello non risulta ancora insediato nel ruolo che legittimamente gli compete, mentre gli atti di gestione del conservatorio continuano ad essere adottati e firmati dal direttore uscente –:
se la Ministra interpellata intenda, e in che tempi, intervenire in relazione alla vicenda menzionata in premessa al fine di dare seguito alla luce degli atti del Tar Campania, agli esiti dell'elezione del nuovo direttore del Conservatorio di Napoli e consentirne l'insediamento nel ruolo.
(2-02042) «Carloni, Bossa, Miccoli, Guerra, Morassut, Salvatore Piccolo, Tentori, Terrosi, Amato, Blazina, Sgambato, Manzi, Stella Bianchi, Camani, Carocci, Marchi, Giorgio Piccolo, Cardinale, Capone, Rostan, Ragosta, Tullo, D'Incecco, Galperti, Valiante, Gianni Farina, Monaco, Pagani, Palma, Bonaccorsi, Preziosi, Bruno Bossio, Realacci, Mura, Boccadutri, Rubinato, Cenni, Naccarato, Montroni».
Interrogazioni a risposta scritta:
MATARRELLI e CIRACÌ. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca — Per sapere – premesso che:
il Liceo Coreutico Epifanio Ferdinando di Mesagne, in provincia di Brindisi, ha cominciato l'anno scolastico con un organico e un monte ore ridotti: non sono state assegnate, in organico, 14 ore di tecnica della danza contemporanea, 7 ore di tecnica della danza classica, 6 ore di storia della danza, 3 ore di storia della musica e 72 ore di accompagnamento del pianista;
questa grave anomala situazione sembrerebbe essere difesa, in parte, dall'errata impostazione del sistema Sidi sui licei coreutici, che ha considerato le classi di concorso A57 (Tecnica della danza classica) A58 (tecnica della danza contemporanea) e A59 (pianista accompagnatore) alla stregua di classi di concorso atipiche e non ha consentito di inserire a sistema, in ciascuna classe, sia il docente di tecnica della danza classica, che il docente di tecnica della danza contemporanea e il pianista accompagnatore come è invece previsto espressamente dal piano di studi del liceo coreutico (Allegato E, decreto ministeriale n. 259 del 9 maggio 2017, che ha rivisto e aggiornato le classi di concorso previste dal decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2016 n. 19);
questa anomalia, rilevata già allora in seguito alle numerose richieste di chiarimenti avanzate dai licei coreutici, non è stata più corretta in fase organici di fatto, come era stato espressamente comunicato alle scuole in una nota inserita sul Sidi;
a questo si aggiunge l'ulteriore circostanza che il sistema sembra non avere considerato che il decreto del presidente della Repubblica 19 del 2016 e il decreto ministeriale 259 del 2017 avevano attribuito alle docenti di tecnica della danza (classica e contemporanea) l'insegnamento della disciplina storia della danza, sino allo scorso anno assegnate a un docente ad hoc e che, pertanto, le cattedre di queste docenti dovessero essere costituite da un orario superiore alle 18 ore. Infine, per quanto riguarda storia della musica, il sistema non ha assegnato alcun docente e alcuna ora di insegnamento per questa disciplina;
con l'organico e il monte ore che sono stati assegnati, il liceo coreutico Epifanio Ferdinando di Mesagne può mettere in campo un'offerta formativa ridotta, soprattutto nel triennio, poiché le ore di danza sono di fatto ridotte e non è possibile impartire l'insegnamento di due materie, storia della musica e storia della danza, con compromissione della validità stessa dell'anno scolastico. Tale situazione impedirà alle studentesse del quinto anno di sostenere l'esame di stato, un fatto gravissimo;
in più occasioni il dirigente scolastico del liceo in questione ha sollecitato l'intervento dell'ufficio scolastico provinciale e regionale per la Puglia con nota prot. n. 1735/ 2017, nota prot. n. 2676/2017, nota prot. n. 2783/2017, nota prot. n. 2864/2017, nota prot. n. 3005/2017, nota prot. n. 3076/2017 e nota prot. n 3149/2017 indirizzata all'attenzione della Ministra interrogata, alle quali a quanto risulta agli interroganti non avrebbe ricevuto riscontro –:
alla luce dei fatti in premessa e considerato il grave pregiudizio per gli alunni del liceo in questione, se e come la Ministra interrogata intenda intervenire al fine di assicurare urgentemente agli studenti del liceo coreutico di Mesagne l'effettività del diritto allo studio e del diritto alla scelta del percorso di formazione, anche per non privare il territorio della provincia di Brindisi di una parte importante dell'offerta formativa.
(4-18642)
MELILLA, RICCIATTI, PIRAS, QUARANTA, SCOTTO, ZARATTI, FRANCO BORDO, FERRARA, SANNICANDRO, NICCHI e DURANTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
da quanto risulta all'interrogante il signor L.S., in data 5 ottobre 2017, presentava domanda di immatricolazione secondo la procedura on line per iscriversi alla facoltà di odontoiatria e protesi dentaria presso l'università degli studi di Milano Bicocca;
in data 9 ottobre 2017, il predetto veniva informato con una email, dalla segreteria studenti dell'università, che la domanda di immatricolazione da lui inviata, secondo la procedura on line non risultava completa, perché carente della copia del bollettino di pagamento della prima rata e che quindi era necessario effettuare il versamento della stessa; diversamente, il mancato pagamento sarebbe stato considerato come rinuncia all'iscrizione;
in data 10 ottobre 2017, il signor L.S., nonostante avesse proceduto al versamento della prima rata mediante il bollettino MAV, dal sito www.universitaly.it, portale ufficiale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, apprendeva la sua esclusione dall'iscrizione alla facoltà per una non meglio precisata ipotesi di rinuncia;
il signor L.S., a questo punto, data anche l'impossibilità di interloquire con il responsabile del procedimento per mancanza dei dati di questo ultimo, assistito da un proprio legale, diffidava l'università degli studi di Milano, chiedendo la rettifica dell'illegittimo provvedimento di esclusione, senza però ottenere da parte dell'ateneo alcun riscontro sul punto;
gli interroganti, da quanto apprende, ritengono che la motivazione di esclusione addotta dall'ateneo, ossia un ritardo nel pagamento della prima rata, viola il regolamento interno dell'università degli studi di Milano Bicocca nel quale è previsto che, in caso di immatricolazioni a corsi ad accesso programmato, il pagamento non può essere effettuato in ritardo. Il pagamento effettuato dopo le scadenze comporta un incremento del dovuto secondo percentuali crescenti. La facoltà di odontoiatria costituisce un corso universitario ad accesso programmato –:
di quali elementi disponga il Governo in relazione alla vicenda di cui in premessa e se non intenda assumere iniziative normative per evitare che meri ritardi nel versamento delle tasse universitarie possano invalidare o impedire l'iscrizione agli atenei, nell'ottica di tutelare il diritto allo studio e di evitare la reiterazione di casi come quello richiamato.
(4-18652)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
i 103 lavoratori della CB International, ex Cesare Bonetti di Garbagnate Milanese, all'inizio del mese di novembre 2017, sono stati raggiunti dalle lettere di sospensione dal lavoro, nonostante da diversi mesi lavorassero in autogestione per non lasciar morire un'azienda storica e nonostante vi sia addirittura un portafoglio di ordini di circa 5 milioni di euro;
prima del fallimento, l'ex Bonetti era l'azienda leader nel settore della produzione di valvole e misuratori magnetici;
queste donne e questi uomini sono ormai costretti a vivere in una situazione di grande difficoltà, poiché con le nuova normativa introdotta dal decreto legislativo n. 148 del 2015, attuativo del così detto Jobs act, che all'articolo 4, ha previsto una riduzione del periodo totale di corresponsione degli ammortizzatori sociali, si trovano nella situazione di essere ormai giunti al termine del periodo massimo previsto per la cassa integrazione;
si è dunque venuta a creare una situazione paradossale: i lavoratori saranno costretti a chiedere ai curatori fallimentari di licenziarli il più presto possibile, perché solo in tal modo potranno accedere al minimo sostegno previsto dalla «Naspi»;
l'azienda era già finita una prima volta sull'orlo del fallimento dopo la vendita al gruppo indiano Waaree, ma il 20 giugno 2017 aveva ottenuto il concordato preventivo per il rilancio della stessa;
il 13 ottobre 2017 ha formalmente inviato al tribunale di Milano la domanda di fallimento in proprio;
il 9 novembre 2017, mentre lavoratori e sindacati discutevano della grave situazione dell'azienda, il presidente, l'imprenditore Modesto Volpe, proprietario della Vt telematica di San Giuliano Milanese, restituiva ai curatori fallimentari il pezzo d'azienda che aveva acquistato solo qualche mese prima. I lavoratori, inoltre, ricevevano le lettere di «sospensione» con le quali venivano sospesi dalla retribuzione e dalla contribuzione;
l'ex Cesare Bonetti rappresenta un pezzo della storia industriale d'Italia per quanto riguarda il settore metalmeccanico; i lavoratori che attualmente si trovano nello stato di sospensione, e dunque non percepiscono né stipendio, né indennità di disoccupazione, hanno acquisito nel corso degli anni un livello di specializzazione ed un'esperienza tale che sarebbe un grave errore disperdere;
proprio per la storia della ex Cesare Bonetti, la vicenda dei 103 lavoratori in cerca di un nuovo acquirente per l'azienda è stata rilanciata a livello nazionale nel corso di una trasmissione televisiva della Rai –:
quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, i Ministri interpellati al fine di evitare il licenziamento dei lavoratori della CB International e al fine di favorire l'individuazione di una nuova eventuale proprietà in grado di rilanciare l'azienda tutelando i posti di lavoro.
(2-02039) «Cimbro, Laforgia».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
la Abb Italia, una multinazionale svizzera che impiega nel nostro Paese ben 5.900 dipendenti, ha deciso di formare una joint venture per il settore «Oil & Gas» con i sauditi di Arkad Engineering & Construction;
di fatto, i dipendenti di Abb Italia che operano in questo comparto passeranno sotto le direttive del gruppo arabo che avrà la maggioranza delle quote societarie della nuova realtà che sta per nascere;
la Abb Italia è un'azienda in salute come dimostra il fatto che nel corso dell'anno 2016 ha raccolto ordini per 2,1 miliardi di euro, ed il fatturato è stato di 2,2 miliardi di euro, registrando un +3 per cento rispetto al 2015;
il 17 novembre 2017, presso la sede di Assolombarda si è tenuto l'incontro richiesto dal Coordinamento nazionale Fim Fiom Uilm Abb a seguito dell'iniziativa aziendale di comunicare, senza un'adeguata informazione, al Coordinamento sindacale quello che per i sindacati rappresenta un vero e proprio scorporo di ramo d'azienda, ossia la cessione attraverso una joint venture del settore «Oil & Gas»;
da diverso tempo, in occasione dei vari incontri con le rappresentanze sindacali, i sindacati avevano richiesto di conoscere quali fossero le prospettive di quest'attività e le possibili ricadute occupazionali conseguenti, senza però ricevere alcuna risposta da parte di Abb;
il 10 novembre 2017, senza alcuna comunicazione preventiva alle rappresentanze sindacali, si è appreso dell'iniziativa aziendale dove, attraverso l'amministratore delegato Mario Corsi, veniva comunicata la decisione di cedere le attività e i circa 200 lavoratori attraverso una joint venture con una presenza minoritaria di Abb nel capitale societario;
in quell'occasione, inoltre, le rappresentanze sindacali avevano esplicitato il loro disappunto e la loro contrarietà rispetto al comportamento di Abb in base alle modalità scelte, che in concreto ha impedito il necessario coinvolgimento del Coordinamento sindacale, sfavorendo l'instaurazione di un buon clima di relazioni sindacali;
nei prossimi giorni Abb Italia renderà ufficiale sia alle rappresentanze sindacali unitarie sia al Coordinamento sindacale Fim Fiom Uilm Abb, l'avvio della procedura ex articolo 47 per la cessione dell'ipotetico ramo aziendale, che coinvolgerà circa 200 dipendenti, oggi occupati prevalentemente nelle realtà di Sesto San Giovanni e Genova;
nei prossimi giorni, inoltre, avranno luogo le assemblee sindacali nei due siti per una prima valutazione assieme ai lavoratori della decisione aziendale e per valutare tutte le iniziative sindacali utili ad affrontare la scelta aziendale di esternalizzazione delle attività EPC «Oil & Gas» di Abb, e tutelare tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, assicurando migliori prospettive anche alle rispettive famiglie;
la cessione delle attività EPC «Oil & Gas» rischia di mettere in pericolo i posti di lavoro degli attuali dipendenti se non saranno previste le opportune garanzie e tutele. Inoltre, un'eventuale chiusura degli stabilimenti attualmente attivi presso le sedi di Sesto San Giovanni e Genova a seguito di una delocalizzazione dell'attività produttiva decisa dai nuovi acquirenti, oltre a mettere a rischio i posti di lavoro, potrebbe produrre ripercussioni sull'indotto collegato ai medesimi stabilimenti –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di tutelare i lavoratori di Abb Italia.
(2-02041) «Cimbro, Quaranta, Martelli, Giorgio Piccolo, Zappulla, Roberta Agostini, Albini, Bersani, Franco Bordo, Bossa, Capodicasa, D'Attorre, Duranti, Epifani, Fava, Ferrara, Folino, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Lacquaniti, Laforgia, Leva, Matarrelli, Pierdomenico Martino, Melilla, Mognato, Murer, Nicchi, Piras, Ragosta, Ricciatti, Rostan, Sannicandro, Scotto, Simoni, Speranza, Stumpo, Zaccagnini, Zaratti, Zoggia».
Interrogazione a risposta in Commissione:
CHIMIENTI, DALL'OSSO, TRIPIEDI, COMINARDI, LOMBARDI e CIPRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la Honeywell International è una delle più importanti aziende multinazionali statunitensi che opera in diversi settori, fra cui controllo e automazione nel settore industriale o domestico, componenti per il settore aeronautico e automobilistico, materiali speciali ad elevate prestazioni. Honeywell è stata inserita dalla rivista Fortune nella lista delle prime 500 aziende industriali che si sono distinte in termini di volume di fatturato;
la società ha sedi in tutto il mondo, impiegando oltre 100 mila dipendenti e in Italia è presente dal 1964 con una rete di 3 stabilimenti e 35 sedi operative, uniformemente dislocati sul territorio nazionale. Uno di questi stabilimenti è situato ad Atessa, in provincia di Chieti, dove producendo turbocompressori per auto è diventata una realtà industriale ben consolidata della zona, impiegando 420 dipendenti;
nel corso degli anni la Honeywell ha ricevuto diversi sostegni economici per 1 miliardo e 271 milioni di euro da diversi istituti bancari italiani, come Unicredit e Intesa Sanpaolo, come riportato da diversi organi di stampa nel corso degli anni;
il miglioramento continuo delle performance, i processi di standardizzazione, la valorizzazione delle risorse umane hanno reso il sito di Atessa, dal 1991 ad oggi, competitivo rispetto agli altri siti Honeywell europei, tanto che nel 2007 la casa madre ha assegnato proprio al sito italiano, in qualità di stabilimento pilota, l'onere di implementare il nuovo sistema di organizzazione;
nel 2008 il sito di Atessa contava 600 dipendenti e un fatturato record di 500 milioni di euro, con una produzione annuale pari a 2,2 milioni di turbocompressori. Da allora nel corso degli anni si è registrata un'inversione di tendenza con l'utilizzo degli ammortizzatori sociali e la delocalizzazione di parte della produzione verso la Romania;
negli ultimi mesi la situazione è precipitata e i vertici della multinazionale hanno deciso unilateralmente di chiudere il sito di Atessa, attivando per i lavoratori un percorso di mobilità a partire dal 2 aprile 2018. I dipendenti della società sono in sciopero contro questa decisione da oltre 2 mesi, e hanno attivato un presidio permanente dello stabilimento;
la decisione pare immotivata, come dichiarato dal segretario generale Fim-Cisl, Marco Bentivogli, in un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 15 novembre 2017: «È un epilogo inaccettabile in un quadro in cui peraltro lo stabilimento aveva sempre raggiunto elevati standard di produttività e le istituzioni italiane avevano dimostrato disponibilità a sostenere con investimenti il rilancio produttivo del sito». La società, infatti, dopo aver già usufruito degli ammortizzatori sociali, a gennaio 2017 aveva annunciato un investimento di 4.500.000 euro da impiegare in nuove macchine e tecnologie a seguito anche degli ordinativi da parte di Ford, Pca, Fca e Iveco –:
se i Ministri interrogati non intendano convocare urgentemente un tavolo nazionale di confronto tra la Honeywell Transportation System, le rappresentanze sindacali, i rappresentanti degli enti locali e la regione Abruzzo, già interessata alla vicenda, al fine di scongiurare la delocalizzazione dello stabilimento Honeywell di Atessa e di salvaguardare conseguentemente e il futuro dei 420 dipendenti e dell'economia territoriale.
(5-12803)
Interrogazione a risposta scritta:
FEDRIGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
con decreto n. 39 del 26 gennaio 2016, l'Ardiss, agenzia regionale per il diritto agli studi superiori del Friuli-Venezia Giulia, ha proceduto all'aggiudicazione dell'appalto di Global service inerente ai servizi di portierato e pulizie delle sedi delle case dello studente di Gorizia e Trieste, a Idealservice Soc. Coop. con sede in via Basaldella, 90 a Pasian di Prato (Udine);
con contratto d'appalto n. 9744 del 14 aprile 2016 repertorio atti dell'ufficiale rogante aggiunto della regione Friuli-Venezia Giulia si è provveduto all'ufficializzazione di detto affidamento;
la procedura d'appalto di che trattasi è stata contrassegnata da una serie di ricorsi dinanzi al Tar del Friuli-Venezia Giulia;
infatti, ad aggiudicarsi l'affidamento è stata la Manutencoop, seguita dalla cooperativa Idealservice, la quale impugnando dinanzi al Tar l'aggiudicazione, adducendo un errore formale di Manutencoop (ovvero il mancato conteggio, nell'apposita colonna, della maggiorazione del 20 per cento per il lavoro notturno), vinceva il ricorso e si aggiudicava l'appalto;
il requisito essenziale relativo alla maggiorazione del 20 per cento per il lavoro notturno è stato dunque tra le cause dell'annullamento del precedente conferimento di incarico a Manutencoop Facility Management, tale per cui la Idealservice Soc. Coop si presume avrebbe dovuto rispettare tale requisito;
invero, non solo i dipendenti delle sedi di Gorizia e Trieste interessati hanno visto decurtato in modo significativo il proprio reddito da lavoro, ma addirittura la Idealservice Soc. Coop., oltre che fornire – dinanzi alle reiterate richieste sindacali – tutta una serie di fuorvianti motivazioni burocratiche, non risulta essere in grado di dimostrare il possesso dello stesso requisito della maggiorazione del 20 per cento per lavoro notturno, onde consentire la convalida della propria offerta economica in sede di appalto ed invalidare quella di Manutencoop F.M. –:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione alla vicenda e se intenda assumere ogni iniziativa di competenza per salvaguardare gli inalienabili diritti dei lavoratori interessati, che hanno subìto un immotivato decremento delle loro entrate, in un momento di generale, preoccupante crisi occupazionale ed economica;
se intenda assumere iniziative normative volte a modificare la disciplina vigente in materia di appalti per evitare situazioni come quella sopra descritta ed individuare meccanismi di garanzia a tutela dei lavoratori delle imprese appaltatrici.
(4-18651)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta scritta:
CATANOSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
come rilevato anche dal periodico L'Informatore agrario nel numero 41/2017, il 19 novembre 2017, è entrata in vigore la legge 17 ottobre 2017, n. 161, che contiene «Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate»;
la norma di cui sopra contiene un comma che potrebbe avere effetti devastanti per l'agricoltura italiana;
all'articolo 28 «Acquisizione dell'informazione antimafia per i terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei» si legge: «All'articolo 91 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, dopo il comma 1 è inserito il seguente: 1-bis. L'informazione antimafia è sempre richiesta nelle ipotesi di concessione di terreni agricoli demaniali che ricadono nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla Politica agricola comune, a prescindere dal loro valore complessivo, nonché su tutti i terreni agricoli, a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono di fondi europei»;
la cosiddetta certificazione antimafia, quindi, deve essere presentata per tutte le pratiche che prevedono la concessione di fondi europei;
si sa che i pagamenti da parte di Agea e degli organismi pagatori sono in cronico ritardo e questa norma porterà al blocco di tutto il meccanismo: l'anticipo «Pac» dovrebbe essere pagato entro il 30 novembre 2017, ma ci si chiede cosa succederà dopo il 19 novembre;
proprio in virtù del fatto che la lotta alla mafia in tutte le sue articolazioni è sacrosanta e compete a tutti, istituzioni e cittadini, a causa del comma 1-bis le prefetture si troveranno di fronte a circa 3 milioni di domande ottenendo proprio l'effetto contrario di quanto ricercato, in quanto si bloccheranno tutti gli altri settori economici legati al rilascio di tale certificazione, oltre a quello dell'agricoltura;
un tale compito, cioè definire 3 milioni di certificati antimafia in poche settimane/mesi, è impossibile per una macchina burocratica perfettamente funzionante; e tanto più lo è per la farraginosa e inefficiente burocrazia italiana;
una soluzione che salvi l'agricoltura italiana, qualunque essa sia, anche provvisoria ed in attesa dell'approvazione di una nuova norma che cancelli quello che l'interrogante ritiene un evidente errore giuridico, va ricercata ed attuata: l'alternativa è il caos totale –:
quali iniziative intenda adottare il Governo per risolvere la problematica esposta in premessa.
(4-18641)
BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, GAGNARLI e GALLINELLA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il Parco nazionale del Circeo è stato uno dei luoghi che ispirò il concetto stesso di MaB (Man and Biosphere) dell'Unesco che nel 1977 inserì l'allora «foresta demaniale del Circeo» nel programma MaB;
nel 2013, a seguito di una delle verifiche sulle riserve MaB operate periodicamente dall'Unesco, la riserva del Circeo si è estesa fino a raggiungere i confini attuali, che comprendono i comuni di Sabaudia, San Felice Circeo, parte di Latina e Terracina;
il lago di Sabaudia è parte integrante del suddetto parco e, dal 1978, le zone umide che lo compongono vengono incluse nell'elenco delle «zone umide di interesse internazionale» (convenzione di Ramsar, 1971); esso è altresì sito di interesse comunitario ai sensi della direttiva «habitat» 92/43/CEE, in quanto: «La localizzazione del Parco in un'area geografica coincidente con le principali rotte migratorie, infatti, lo rende particolarmente adatto alla sosta di molte specie di uccelli. Le lagune salmastre e le aree stagionalmente impaludate da acqua dolce del Parco offrono un ambiente particolarmente idoneo per le varie esigenze di sosta, svernamento o nidificazione di numerosissime specie dell'avifauna migratoria. Sono oltre 260 le specie di uccelli acquatici, che popolano i laghi e gli specchi d'acqua del Parco in primavera e in autunno»;
tale area, nonostante il grande pregio e valore, è stata oggetto di pressioni antropiche molto forti, tra cui l'abusivismo edilizio e gli scarichi fognari; non tutte le abitazioni site nell'area sembrerebbero essere collegate al collettore fognario; in particolare, in un verbale atto deliberativo del comune di Sabaudia (n. 18 del 22 luglio 2015) viene dichiarato che solamente il 75 per cento delle abitazioni sarebbe allacciato alla rete fognaria;
le linee guida di indirizzo, approvate con decreto del 10 marzo 2015 del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Linee guida di indirizzo per la tutela dell'ambiente acquatico e dell'acqua potabile e per la riduzione dell'uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette, individuano una serie di misure ed i relativi criteri di scelta per la riduzione dei rischi derivanti dall'uso dei prodotti fitosanitari ai fini della tutela dell'ambiente acquatico, dell'acqua potabile e della biodiversità e riguardano: misure per la mitigazione dei rischi associati alla deriva, al ruscellamento e alla lisciviazione dei prodotti fitosanitari, nonché alla loro limitazione/sostituzione/eliminazione ai fini della tutela dell'ambiente acquatico e dell'acqua potabile;
nell'ultimo report dell'Ispra sul monitoraggio dei prodotti fitosanitari nelle acque superficiali e sotterranee, nel Lazio su 25 campioni prelevati dai pozzi e da fiumi, laghi e torrenti, risulta che 2 di tali campioni, esattamente quelli di Sabaudia e Pontinia, superino i limiti massimi di prodotti fitosanitari ammessi;
il 7 maggio 2017 a Sabaudia, nel canale romano di collegamento tra il lago di Paola e il mare, all'altezza di Torre Paola, si è verificata una grave moria di pesci, come evidenziato anche nell'interrogazione n. 4-16695, ancora in attesa di risposta –:
quali attività di monitoraggio e controllo, per quanto di competenza e anche in applicazione delle linee guida citate in premessa, siano state effettuate nell'area agricola che insiste sulle sponde del lago;
se non ritengano necessario, per quanto di competenza, al fine di ridurre l'impatto antropico e degli inquinanti sul sito, promuovere una mappatura degli scarichi diretti ed indiretti, compresi quelli eventualmente documentati come di origine agricola.
(4-18646)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
MUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'alopecia areata è una patologia che provoca la repentina caduta dei capelli, o di altri peli del corpo, manifestandosi tipicamente a chiazze glabre o aree. Nell'1 per cento circa dei casi la patologia si estende all'intero cuoio capelluto (alopecia totale) o a tutto il corpo (alopecia universale) con la totale perdita dei peli;
le persone affette da alopecia areata nel mondo sono più di 145 milioni. Essa si può presentare a qualunque età, fin dai primi mesi di vita ed è più frequente tra i 20 e i 40 anni;
il servizio sanitario nazionale non riconosce come malattia l'alopecia areata, la quale, come accertato scientificamente, è inquadrabile come malattia autoimmune e di origine genetica;
le persone affette da questa patologia devono quotidianamente far ricorso a presidi quali parrucche o protesi. Le protesi, a differenza delle parrucche, vengono adattate a pieno alle caratteristiche del fruitore. I costi e la durata variano. Il costo di una parrucca si aggira tra i 1.000 e i 3.000 euro e la sua durata è pari a 8-12 mesi. Qualora si decida di acquistare una protesi il costo ammonta a circa 4.000 euro, senza tenere conto dei costi di manutenzione (igienizzazione ogni 15 giorni) dello stesso presidio medico. Anche questi costi sono a carico del malato. È possibile soltanto detrarre una percentuale minima delle spesa;
oltre alle parrucche e alle protesi vi sono poi gli interventi di dermopigmentazione per ridisegnare ciglia e sopracciglia in modo da potersi riappropriare della propria identità facciale;
in data 26 settembre 2017 l'interrogante ha tenuto una conferenza presso la Camera dei deputati, con il supporto dell'associazione no profit alopecia and friends, avente lo scopo di sensibilizzare le istituzioni affinché vengano tutelati a pieno i diritti delle persone affette da questa patologia;
nel 2010 l'Associazione A.n.a.a. ha inoltrato richiesta al Ministero della salute, allegando documentazione scientifica, per il riconoscimento della alopecia areata come patologia cronica da inserire nelle malattie aventi diritto all'esenzione ticket, ottenendo risposta negativa;
nel 2015 l'Associazione Asaa ha presentato richiesta al Centro nazionale malattie rare (Cnmr) per ottenere il riconoscimento dell'alopecia come malattia rara; la risposta, giunta qualche mese dopo, dichiarava da parte del Cnmr l'impegno ad approfondire la questione ai fini di un prossimo inserimento della patologia dell'alopecia areata tra le malattie rare –:
quali siano i dati ufficiali relativi all'incidenza di questa patologia sulla popolazione italiana;
quali iniziative intenda assumere affinché l'alopecia areata venga inserita nel novero della patologie riconosciute dal servizio sanitario nazionale;
cosa intenda fare per riconoscere un maggiore sostegno economico a coloro che, in maniera stabile, usufruiscono di protesi;
quali iniziative intenda assumere per definire un protocollo medico per il trattamento della patologia.
(5-12804)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta immediata:
MOTTOLA e BOSCO. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere –premesso che:
il «dossier» per contrastare il degrado di Roma è consistente. Si sviluppa infatti in cinque filoni (competitività, energia e mobilità sostenibile, interventi settoriali per occupazione e produzione, turismo, riqualificazione urbana) e calcola un investimento che tra il 2018 ed il 2022 ammonterà a 1 miliardo e seicento milioni. Si tratta pertanto di investimenti importanti e fondamentali per rilanciare la Capitale che vive una situazione precaria sia sotto il profilo economico che sotto quello sociale;
il cosiddetto «Tavolo per Roma» costituisce quindi un importante punto di riferimento e un volano importante e fondamentale per fare crescere la città in tutti i settori in modo che possa competere, come dovrebbe, a livello europeo ed internazionale;
in verità sembra che gli interventi per rilanciare Roma oggi manchino di quella progettualità necessaria per consentire l'approvazione di misure fondamentali per la crescita della città;
il tavolo per Roma rappresenta pertanto, con i fondi messi a disposizione, un importante punto di riferimento che consentirebbe alla città di avere a disposizione quelle risorse che, se utilizzate in modo ottimo, potrebbero garantire un futuro migliore per tutti i cittadini e per far crescere il prodotto interno lordo della città e dell'intero Paese –:
quale sia allo stato attuale (anche in considerazione dei numerosi impedimenti che sembrano intralciare la definizione del predetto piano) l'iter del «dossier» per Roma Capitale.
(3-03400)
Interrogazione a risposta in Commissione:
GALGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
dopo mesi di conferme e smentite, il 23 novembre 2017 è arrivata la dichiarazione ufficiale di messa in vendita della Acciai speciali Terni da parte dell'amministratore delegato di ThyssenKrupp, Heinrich Hiesinger, che ha aggiunto che si tratta dell'unico asset del gruppo attualmente sul mercato. La notizia è stata diffusa dall'agenzia stampa Reuters in una nota in cui si parlava dei risultati operativi della multinazionale tedesca;
in seguito a tale annuncio, il consiglio di amministrazione di Ast attraverso l'amministratore delegato Burelli, ha fatto sapere che da quando il sito è tornato in Thyssenkrupp, nel 2014, «l'azionista ha sempre dichiarato che l'azienda è un'importante risorsa, con un grande potenziale, ma non costituisce un asset strategico per Tk», ritenendosi comunque ottimista per il futuro della fabbrica;
in vista di tale misura lo stabilimento Ast non è stato inserito nella joint venture europea con Tata Steel per la produzione di acciaio annunciata a ottobre 2017 e già questa esclusione, unita alla mancata partecipazione ai bandi governativi, e annessi finanziamenti, per l'area di crisi complessa, aveva messo in allarme istituzioni locali, sindacati e rappresentanze sindacali unitarie (rsu) preoccupati per il futuro del sito di Terni;
la Acciai speciali Terni è, infatti, controllata interamente da Thyssenkrupp dal 2001, fatta salva la parentesi, nel 2012, del gruppo finlandese Outokumpu, che acquistò la divisione acciai inossidabili di Thyssenkrupp di cui faceva parte anche Ast, salvo poi dover rinunciare all'impianto italiano per non incorrere in una violazione delle regole antitrust dell'Unione europea;
nel 2016, dopo otto anni di perdite e dopo il piano di tagli messo in atto dall'allora amministratore delegato Lucia Morselli, che fece sparire le società controllate e ridusse, con esodi incentivati, circa 400 posti di lavoro, Ast è ora tornata in attivo, con un utile in netta crescita anche nel 2017;
a fronte dell'annuncio della messa in vendita dell'azienda, si apre un periodo di forte incertezza, visto che non ci sono notizie riguardo a possibili acquirenti interessati, nè si conoscono i progetti futuri sul sito, ossia se ci sia la volontà di mantenere il ciclo integrato di lavorazioni, oppure se si abbia intenzione di importare l'acciaio grezzo dall'estero e fare del sito di Terni un solo centro di laminazione e lavorazione;
tali incertezze e timori hanno portato la presidente della regione Umbria Catiuscia Marini e il suo vice Fabio Paparelli a sollecitare la convocazione urgente di un incontro al Ministero dello sviluppo economico, affermando come «non è più tollerabile che la TK continui ad affidare a note di agenzia comunicazioni che riguardano i futuri assetti proprietari di un sito industriale di grande rilevanza strategica non solo per Terni e l'Umbria, ma per il Paese»;
anche il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, è intervenuto per ricordare come il comune segua con attenzione la vicenda della possibile vendita di Ast e per chiedere un incontro con il Governo;
il comprensorio ternano, così come tutta l'Umbria, è stato duramente colpito dalla crisi economica e Ast rappresenta una risorsa irrinunciabile per la tenuta dell'economia locale, oltre a costituire un sito strategico per la produzione di acciaio inossidabile in Italia –:
se il Ministro non ritenga opportuno convocare, con la massima urgenza, un tavolo di confronto al quale partecipino i vertici di ThyssenKrupp, le istituzioni locali e le rappresentanze sindacali, affinché in tale sede la multinazionale possa esplicitare le strategie a medio e lungo termine sul futuro delle produzioni di acciaio inossidabile a Terni e in Italia, anche in ragione delle pesanti ripercussioni produttive e occupazionali che rischiano di aversi sul sito umbro.
(5-12805)
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Guidesi n. 4-18621, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 novembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rondini.
L'interrogazione a risposta scritta Paolo Nicolò Romano n. 4-18638, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 novembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lombardi.
Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-11779 del 7 luglio 2017;
interrogazione a risposta in Commissione L'Abbate n. 5-12797 del 27 novembre 2017.