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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 26 di giovedì 30 maggio 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Baretta, Berretta, Bocci, Brunetta, Capezzone, Casero, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, Dellai, Fassina, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, Legnini, Letta, Lorenzin, Lupi, Migliore, Orlando, Pisicchio, Pistelli, Sani, Santelli e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge:
   FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:
    interventi per garantire la libertà e la correttezza dell'informazione (39) – alla VII Commissione (Cultura);
    iniziative per ridurre le disparità sociali in campo retributivo (40) – alla XI Commissione (Lavoro);
    nuove norme per garantire la tutela previdenziale dei geometri liberi professionisti (41) – alla XI Commissione (Lavoro);
   FABIOLA BIANCO, da Roma, e altri cittadini chiedono:
    una nuova legge elettorale che consenta l'effettiva scelta dei candidati da parte dei cittadini, anche tramite lo svolgimento di elezioni primarie, e la revoca dei parlamentari (42) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    una disciplina organica per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, anche con l'attribuzione della responsabilità giuridica ai partiti politici (43) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    il ripristino della sovranità monetaria dello Stato italiano (44) – alla V Commissione (Bilancio);
    una riforma dell'ordinamento bancario, che separi gli istituti di credito pubblici Pag. 2dalle banche d'affari private (45) – alla VI Commissione (Finanze);
    la nazionalizzazione delle attività di ricerca scientifica e tecnologica, di produzione e distribuzione di energia, di assistenza sociale e di produzione alimentare (46) – alla V Commissione (Bilancio);
    interventi a favore dell'agricoltura sociale (47) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   ANTONIO COCCUZZI, da Ladispoli (Messina), chiede:
    interventi per il contenimento dei costi della politica, anche con la riduzione del numero e degli emolumenti di parlamentari e membri del Governo e con la soppressione di enti pubblici territoriali (48) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    misure per contrastare l'evasione e l'elusione fiscale, anche tramite controlli su sponsorizzazioni ed enti no profit, nonché nuovi incentivi fiscali per le attività di ricerca, di formazione e di sviluppo di energie alternative e l'applicazione retroattiva dell'IMU agli enti religiosi e no profit che gestiscono attività commerciali (49) – alla VI Commissione (Finanze);
    nuove norme penali contro il falso in bilancio e la corruzione (50) – alla II Commissione (Giustizia);
    l'istituzione del reddito di cittadinanza (51) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    l'introduzione del divieto di subappalto e nuove norme per garantire il rispetto dei costi preventivati nella realizzazione di opere pubbliche (52) – alla VIII Commissione (Ambiente);
    interventi per la bonifica e la salvaguardia del territorio e per la rimozione delle discariche abusive (53) – alla VIII Commissione (Ambiente);
    la rinuncia all'acquisto degli aerei da combattimento F35 e una generale riduzione delle spese militari (54) – alla IV Commissione (Difesa);
   VINCENZO CREA, da Motta a San Giovanni (Reggio Calabria), chiede la bonifica e la messa in sicurezza della discarica e del sito di compostaggio situati in località Lazzàro nel territorio del comune di Motta San Govanni (55) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   MATTEO PORPORA, da Viareggio, chiede modifiche all'articolo 59, secondo comma, della Costituzione per estendere espressamente la possibilità di essere nominati senatori a vita ai cittadini che si sono distinti nell'attività sportiva e militare (56) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MARIELLA CAPPAI, da Villasalto (Cagliari), chiede:
    l'attribuzione alla regione Sardegna della potestà legislativa esclusiva in materia di ordine pubblico e sicurezza e di giustizia civile e penale (57) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    l'introduzione del reato di tortura (58) – alla II Commissione (Giustizia);
    la ristrutturazione e l'adeguamento funzionale della casa di reclusione di Isili (Cagliari) (59) – alla II Commissione (Giustizia);
    un aumento degli stipendi degli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria (60) – alla XI Commissione (Lavoro);
    interventi per il rilancio dello sviluppo economico del comune di Isili (Cagliari) (61) – alla V Commissione (Bilancio);
   CRISTIAN STEVANATO, da Rubano (Padova), chiede:
    l'inasprimento della tassazione sui beni e i prodotti di lusso (62)alla VI Commissione (Finanze);
    nuove norme contro l'inquinamento elettromagnetico (63) – alla VIII Commissione (Ambiente);
    nuove norme in materia di custodia cautelare (64) alla II Commissione (Giustizia);Pag. 3
   ULISSE CECCHIN, da Milano, nuove norme in materia di licenziamento disciplinare dei dirigenti e dei dipendenti pubblici a seguito di condanna definitiva per reati contro la pubblica amministrazione (65) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro);
   MARIA GRAZIA BREDA, da Torino, e numerosissimi altri cittadini chiedono interventi per assicurare le risorse necessarie all'attuazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria e socio-sanitaria per le persone non autosufficienti (66) – alla XII Commissione (Affari sociali).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi in ordine alla parata militare del prossimo 2 giugno ed iniziative volte ad annullarla per il 2014, anche allo scopo di destinare i possibili risparmi a finalità di carattere sociale – n. 2-00067)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Fava n. 2-00067, concernente elementi in ordine alla parata militare del prossimo 2 giugno ed iniziative volte ad annullarla per il 2014, anche allo scopo di destinare i possibili risparmi a finalità di carattere sociale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Claudio Fava se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CLAUDIO FAVA. Sì, signor Presidente, la illustro. Signore e signori del Governo, colleghi deputati, il 2 giugno viene ricordata e celebrata la nascita della Repubblica italiana, in ricordo del referendum istituzionale del 1946, che stabilì, a suffragio universale, la forma repubblicana per l'Italia. La celebrazione si articola nella parata militare che, a Roma, la mattina del 2 giugno, attraversa via dei Fori imperiali e nel ricevimento offerto dal Presidente della Repubblica al Corpo diplomatico accreditato in Italia.
  In passato, più volte, si è deciso di sospendere questa parata, a volte in occasione di una civile solidarietà offerta al Paese o ad alcune comunità per gravi eventi naturali; in altri casi, come durante il settennato del Presidente Scàlfaro, per ragioni di sobrietà complessiva, si pensò che fosse utile tagliare queste spese e dare segno di sobrietà e di umiltà al Paese. In quel caso – ricordo – il Presidente Scàlfaro volle spiegare che preferiva aprire «i giardini del Quirinale per tutta la giornata del 2 giugno a tutte le famiglie ed alle persone normali, perché questa è la Festa degli Italiani»: riporto il virgolettato del Presidente Scàlfaro.
  Negli ultimi anni i costi sono saliti: 3,5 milioni di euro nel 2010, 4,4 milioni di euro nel 2011, un contenimento dei costi nel 2012, che ha portato a ridurre la cifra a due milioni di euro, pur avendo 2.500 persone che hanno sfilato tra civili e militari.
  Con la nostra interpellanza, la domanda che rivolgiamo al Governo ma che vorremmo condividere con i colleghi è se vi siano elementi di congruità e di opportunità per mantenere in vita questa parata in un Paese che soffre di un disagio sociale ed economico così forte e così marcato in questo tempo; e anche alla luce di esperienze precedenti e significative. Ricordo la scelta del Presidente Scàlfaro per sette anni di sospendere questa parata: nessun pregiudizio antimilitarista, ma forse la serena valutazione che in quei tempi il Paese doveva dare anche un segno di contenimento nelle proprie spese.
  Lo chiede un Paese che ha più di 6 milioni di italiani che vivono ai margini del mercato del lavoro (sono le cifre dell'ISTAT) e che ha raccolto 100 milioni di ore di cassa integrazione nel mese di marzo (sono statistiche, cifre della CGIL), un Paese che (ci dice sempre l'ISTAT) ha 20 milioni di cittadini vulnerabili. La vulnerabilità è un concetto assai grave perché riguarda non la condizione di povertà, ma Pag. 4il rischio alla povertà e rende un Paese affaticato dentro e fuori perché lo rende comunque ostile di fronte a questo rischio e di fronte a questa evenienza.
  Penso a un Paese insicuro e al fatto che, forse, l'urgenza più importante sia quella della messa in sicurezza del territorio: l'82 per cento dei nostri comuni vive in condizioni di rischio quotidiano idrogeologico.
  Naturalmente so qual è l'obiezione che si fa in questi casi, signori del Governo: due milioni di euro sono poca cosa (non so se poi saranno più o meno le risorse impegnate quest'anno) rispetto ai 18 miliardi di euro che si prevede di spendere nel programma di costruzione degli F-35, sono poca cosa rispetto ai 60 miliardi di euro che continuiamo a spendere come pedaggio obbligato ai corrotti e corruttori in questo Paese, sono poca cosa rispetto ai 140 miliardi di euro di evasione fiscale.
  Tuttavia, noi sappiamo – e ce lo ha insegnato il Presidente Letta con un gesto simbolico – che anche i simboli, in questo tempo e in questo Paese, lasciano una traccia. Non è un caso che la prima decisione del Consiglio dei ministri di questo Governo sia stata quella di ridursi i propri stipendi.
  È chiaro che la riduzione degli stipendi dei sottosegretari e dei Ministri non servirà a mettere in sicurezza il territorio né a restituire lavoro ai 6 milioni di italiani che vivono al di sotto della soglia della precarietà; però gesti di umiltà e gesti di sobrietà sono anche gesti che riescono a costruire un clima di condivisione al quale la festa della Repubblica si richiama.
  In questo, non c’è, lo ripeto, nessun pregiudizio antimilitarista, anzi, il nostro gruppo, io e i miei colleghi, riteniamo che le Forze armate, soprattutto in questo Paese, nella storia di questo Paese, siano un presidio saldo di civiltà e di democrazia. Tuttavia, vorrei fare mie – e rivolgo al Governo questa riflessione – le parole che ieri il Presidente Napolitano ha offerto alla nazione ricordando che il 2 giugno: «è la festa di tutti gli italiani che in quel giorno ricordano e riaffermano i valori democratici della convivenza civile che trovano espressione nelle varie forme della loro partecipazione alla vita sociale del Paese». Il Presidente Napolitano parla di tutti gli italiani e ci fa capire che non esistono italiani con la «i» maiuscola e italiani con la «i» minuscola; in genere sarebbe bene non utilizzare le maiuscole e le minuscole per attribuire maggiore o minore dignità ai cittadini di questo Paese.
  Se proprio questa parata si deve svolgere, signori del Governo, perché non invitare a questa parata – parlando degli italiani, dei tanti italiani che danno un loro contributo di partecipazione alla vita sociale del Paese – gli insegnanti, i precari e i ricercatori dell'università, decine di migliaia di donne e di uomini che danno un contributo economicamente faticoso, dal loro punto di vista, alla qualità del sapere e alla civiltà complessiva di questo Paese; perché non invitare le badanti straniere che sono più di un milione. Un milione di badanti straniere, oggi, rappresentano una funzione di supplenza che lo Stato mette sulle loro spalle e permettono di risparmiare 45 miliardi di euro di welfare non elargito; sono dati che ci offre la Caritas.
  Naturalmente non sono queste le domande che rivolgiamo al Governo, però non vorrei che queste domande venissero interpretate soltanto come una provocazione retorica perché non c’è nulla di retorico nel dare pari dignità a chi rappresenta le funzioni e i valori della Repubblica, al pari delle Forze armate.
  La nostra domanda più concretamente è sapere quante persone, militari e civili parteciperanno il 2 giugno a questa parata, quali saranno i suoi costi e, soprattutto, se alla luce delle esperienze precedenti di ciò che ci ha insegnato durante i sette anni di presidenza il Presidente Scàlfaro, delle considerazioni che qui abbiamo svolto e anche di un sentimento comune diffuso nel Paese, non ritenga questo Governo di impegnarsi per sospendere la parata il prossimo anno e destinare queste risorse ad altri usi.

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  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Gioacchino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in via preliminare, senza essere altrettanto retorici, si ritiene opportuno soffermare l'attenzione sul pregnante significato che la ricorrenza del 2 giugno rappresenta per l'Italia. Questo viene dimostrato dalla partecipazione sia alla cerimonia in Roma sia alla rilevante audience alla diretta televisiva che, quindi, conferma, senza timore di smentite, il forte e diffuso sentimento di unità nazionale.
  L'importanza di celebrare tale ricorrenza è stata, a più riprese, autorevolmente sottolineata dallo stesso Presidente Napolitano il quale ha affermato in una lettera che: «Il 2 giugno è la festa di tutti gli italiani che in quel giorno ricordano e riaffermano i valori democratici della convivenza civile che trovano espressione nelle varie forme della loro partecipazione alla vita sociale del Paese.
  La rivista, lungi dall'essere un'anacronistica esibizione muscolare, è un giusto segno di attenzione che l'Italia rende a quei tanti uomini e donne che ogni giorno servono il Paese per garantire la nostra sicurezza, lo rappresentano con onore nelle missioni internazionali di pace e intervengono, in ogni emergenza, per il soccorso alle popolazioni».
  Va riconosciuto che, attraverso le celebrazioni del 2 giugno, si ricorda un passaggio decisivo nel cammino che l'Italia ha percorso per fare propri i principi di democrazia e libertà, sui quali si fonda la nostra Costituzione.
  I simboli di un Paese non possono e non debbono piegarsi di fronte alle avversità di qualunque tipo e la festa della Repubblica rappresenta, con il tricolore, uno dei simboli più alti e nobili del Paese. Tuttavia, va detto che viene sempre posta la massima attenzione alle modalità di svolgimento della parata in relazione alle particolari contingenze, come in occasione degli eventi sismici dell'Abruzzo e dell'Emilia, lo scorso anno.
  Quest'anno la parata avrà luogo in sostanziale analogia con l'edizione 2012, rispettando pienamente le indicazioni del Presidente del Consiglio, con la consueta partecipazione estesa, oltre che alle Forze armate, alle forze di Polizia, ai corpi armati e non dello Stato, alla Protezione civile e alle organizzazioni che con il loro servizio concorrono direttamente o indirettamente alla sicurezza del Paese e degli italiani. Già da qualche anno, ad eccezione dell'edizione del 2011 – che lei ricordava, facendo riferimento ai 4 milioni di euro, perché in quell'occasione si celebrava anche il 150o anniversario dell'Unità d'Italia, con invito a ottanta corpi di Stato e di Governo esteri –, si è proceduto ad un progressivo contenimento dei costi, riducendo i partecipanti e i mezzi, nonché l'allestimento delle tribune.
  In particolare, nel 2012 la già contenuta articolazione della parata fu ulteriormente ridotta a seguito – come dicevo – del terremoto in Emilia, e così, oltre ad aver già eliminato aeromobili e veicoli, a seguito del sisma, furono esclusi anche i reparti a cavallo e non fu più previsto il sorvolo della pattuglia acrobatica nazionale.
  Tale configurazione sarà replicata anche quest'anno con la partecipazione di 2.585 militari e 698 tra civili e appartenenti ad altre amministrazioni, che complessivamente risultano lievemente ridotti rispetto al 2012, cosa che prevedibilmente si riverbererà coerentemente sui relativi oneri di spesa.

  PRESIDENTE. Il deputato Claudio Fava ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, non sono soddisfatto, ma, al di là della prevedibile risposta del Governo, devo dire che sono anche un po’ stupito dall’incipit, dal tono: il Governo accusa la nostra interpellanza e il dubbio che abbiamo offerto alla riflessione della risposta del Governo di un eccesso retorico e poi utilizza le stesse frasi del Presidente della Repubblica che avevo appena citato.Pag. 6
  Allora, o retorici siamo noi ed il Presidente della Repubblica o non c’è traccia di retorica nel momento in cui il Presidente Napolitano ci ricorda – ed è ciò che io ho spiegato – che questa è la festa di tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). E nel considerarla la festa di tutti gli italiani ci siamo permessi di considerare che, se parata ci deve essere, forse va estesa a chi rappresenta realmente tutta la comunità, non soltanto alle Forze armate.
  Mi sembra un po’ riduttivo ritenere che questa parata si debba fare per l’audience della diretta televisiva, come mi sembra fuorviante parlare di una festa delle Forze armate, che non è il 2 giugno: il 2 giugno è la festa della Repubblica. E vorrei tranquillizzare il Governo: nessuno intende abolire de iure e de facto i simboli della Repubblica, tanto meno la festa che ci ricorda la nostra Costituzione repubblicana, ma si tratta di sospendere una parata militare che lascia perfettamente in vita il senso ed il segno profondo di questa festa ed evita di dover procedere ad una spesa che, in altri tempi, altri Presidenti, hanno ritenuto del tutto inutile ed ingiustificata.
  Detto questo, noi non saremo presenti alla parata ai fori imperiali, ma saremo a Bologna. Saremo a Bologna perché vogliamo rendere omaggio alla Repubblica insieme a Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, a Salvatore Settis, alle tante associazioni, ai tanti comitati, ai tanti cittadini che quel giorno saranno presenti per rinnovare un atto di fedeltà alla Costituzione, che si celebra e si festeggia il 2 giugno. La Costituzione, in questo Paese, oggi non ha bisogno di parate, ma di gesti semplici, coerenti e rigorosi (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza volte ad assicurare la piena tutela del decoro di piazza San Marco a Venezia – n. 2-00056)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta n. 2-00056, concernente iniziative di competenza volte ad assicurare la piena tutela del decoro di piazza San Marco a Venezia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al presidente Renato Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  RENATO BRUNETTA. Grazie Presidente, intendo illustrare l'interpellanza urgente rivolta al Ministro per i beni e le attività culturali.
  Una premessa signor sottosegretario. L'azienda denominata Venezia Marketing & Eventi Spa (partecipata indirettamente dal comune di Venezia attraverso la Casino Spa) ora confluita nella società VE.LA. Spa. (partecipata anch'essa dal comune di Venezia), ha ottenuto con una delibera della giunta comunale di Venezia l'autorizzazione ad installare alla base del Campanile di San Marco, nell'omonima piazza della città di Venezia, una struttura metallica destinata alla vendita di biglietti per mezzi di trasporto, musei, ed altre iniziative comunali.
  Tale struttura è anche esente dal pagamento di qualsivoglia canone, in quanto, si legge nella delibera della giunta comunale «che la stessa rientra tra le attività istituzionalmente previste dall'Amministrazione comunale».
  Questa struttura metallica obiettivamente, e le ho fatto vedere anche una foto molto chiara, impatta visivamente con qualsiasi intenzione di tutela di un bene inestimabile quali la piazza e il campanile di San Marco. La «direttiva Ornaghi» ha di recente penalizzato ogni e qualsiasi attività privata non solo in piazza San Marco, ma anche in punti della città storica decisamente meno visibili. La struttura alla base del campanile viene alimentata con cavi che passano in modo «volante» all'interno delle finestre dell'adiacente campanile aggravando così l'impressione di sfregio a beni di così particolare importanza.
  Tale insediamento ha creato un'alzata di scudi da parte di organizzazioni ed associazioni di ogni tipo oltre ad un nutritissimo Pag. 7gruppo di cittadini. La struttura ha ottenuto anche l'autorizzazione della Soprintendenza ai beni architettonici, che su moltissime altre questioni, decisamente e giustamente, ha sempre fornito, correttamente, veti decisi anche per strutture di minore importanza ed impatto. È dovere dello Stato tutelare i beni riconosciuti in tutto il mondo e qualsiasi logica commerciale non può prevaricare l'interesse di tutti.
  Io chiedo, pertanto, se il Ministro intenda accertare quanto esposto in premessa e provvedere, attraverso le segnalazioni agli enti competenti, a far si che sia rimosso immediatamente tale manufatto che, ricordo, ancorché provvisorio, deve durare fino a settembre, secondo gli intendimenti dell'amministrazione comunale, e cioè per tutta la stagione turistica, con un impatto di immagine assolutamente deleterio dei confronti della città di Venezia, grazie.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Simonetta Giordani, ha facoltà di rispondere.

  SIMONETTA GIORDANI, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Caro onorevole, in relazione alla sua interpellanza, in cui ci chiede notizie su questa struttura metallica a piazza San Marco, preciso che il box attualmente presente è stato collocato dalla società Venezia Marketing & Eventi ora confluita nella VE.LA., che è una società partecipata dal comune di Venezia, con il fine di promuovere alcuni eventi culturali cittadini promossi dalla stessa amministrazione comunale di Venezia, curando la vendita dei relativi biglietti per la mostra «Manet, ritorno a Venezia», che verrà ospitata nelle sale monumentali di Palazzo ducale fino al 18 agosto del 2013, ed il festival «Lo spirito della musica» curato invece dalla Fondazione teatro La Fenice, in programma dal 21 giugno.
  Il box ha carattere temporaneo e verrà destinato ad essere rimosso a conclusione degli eventi sopra richiamati; è stato effettivamente autorizzato con prescrizioni concernenti soprattutto la salvaguardia della pavimentazione in trachite, pietra d'Istria, dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia e laguna, con due successivi provvedimenti in data 24 aprile e 9 maggio 2013.
  Mi preme sottolineare, onorevole Brunetta, che i provvedimenti sono stati rilasciati in presenza di una situazione di fatto ben diversa da quella attuale, perché al momento della richiesta di autorizzazione il box era destinato a confondersi con le strutture di cantiere presenti sulla piazza e nelle aree attigue al campanile. L'inaspettata, recentissima, rimozione di tali strutture ha comprensibilmente mutato la percezione del box in oggetto.
  Ciò premesso, l'amministrazione sta valutando l'opportunità di un riesame della questione alla luce del mutato quadro fattuale, perché l'immediata rimozione, come lei sa, si fa in presenza di profili di illegittimità. Qui parliamo di profili di opportunità, in cui non possiamo prescindere anche da una ponderata valutazione delle possibili richieste di indennizzo da parte dei soggetti interessati ed autorizzati, così come previsto dal terzo periodo del primo comma dell'articolo 21-quinquies della legge del 7 agosto 1990, n. 241.
  In aggiunta, le posso dire che con generale riferimento all'esercizio di attività commerciali e artigianali su aree pubbliche in forma ambulante o su posteggio, in attuazione della richiamata direttiva cosiddetta Ornaghi sul decoro (approvata, rammentiamo, con il decreto ministeriale del 10 ottobre 2012 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 262 del 9 novembre 2012), la competente direzione regionale del Veneto ha avviato un lavoro di ricognizione di tutte le criticità presenti sul territorio; ciò, al fine di integrare i vincoli, in modo da prevenire situazioni analoghe a quella descritta nell'interpellanza in oggetto, per fare maggiore chiarezza, anche per gli operatori, su ciò che è consentito fare e ciò che è vietato all'interno delle aree di pregio.

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  PRESIDENTE. Il presidente Renato Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signora sottosegretario, la ringrazio. Mi fa obbligo di svolgere alcune considerazioni, che mi rendono solo parzialmente soddisfatto.
  Se un obbrobrio lo fa un ente pubblico non è che sia meno obbrobrio: rimane un obbrobrio. In questo caso, il comune di Venezia ha autorizzato un obbrobrio; con l'unica attenuante, correttamente esposta dalla sottosegretario, che questo obbrobrio si confondeva con il cantiere. Ma, finito il cantiere, come sempre succede in Italia, rimane la struttura, rimane l'obbrobrio, almeno – per quanto ne so – fino a tutto settembre. E poco conta che ci siano profili economici, rispetto alle autorizzazioni date; anche perché l'obbrobrio non paga canoni, in quanto funzionale all'azione e all'attività del comune.
  Pertanto, visto che di obbrobrio si tratta, visto che le condizioni di buonsenso sulla base delle quali era in qualche maniera accettabile in una situazione di cantiere avere un box di quel tipo, che utilizzava la momentanea indisponibilità del bene piazza in quel luogo e veniva usata in maniera funzionale, finito il cantiere, deve finire anche l'obbrobrio: immediatamente, senza alcun'altra considerazione. Per tutto ciò, su questo punto le chiedo di essere ancor più pressante nei confronti delle amministrazioni competenti, perché da subito, e non a settembre, venga tolto il box ai piedi del campanile di San Marco.
  Le ricordo una cosa piacevole. Ai piedi del campanile di San Marco storicamente il Guardi, il Canaletto e gli altri vedutisti veneziani rappresentavano l'esistenza di alcune baracchette, una delle quali vendeva vino; e vendendo vino, seguiva l'ombra del campanile per tenere il vino fresco. Da quel momento, da quella esperienza un bicchiere di vino a Venezia si chiama «ombra» od «ombretta». Ben altra era la sensibilità, la cultura, la qualità di quella esistenza di attività umane e commerciali rispetto a questa, che non ha nulla di qualità e nulla di apprezzabile. Pertanto, ancora una volta, chiedo al Ministero di svolgere la sua azione per l'immediata eliminazione di questo box, che ci maldescrive nei confronti della pubblica opinione veneziana, nazionale e mondiale.

(Iniziative, anche normative, volte a garantire il trasferimento delle risorse umane di Buonitalia Spa all'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane – n. 2-00058)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Benamati n. 2-00058, concernente iniziative, anche normative, volte a garantire il trasferimento delle risorse umane di Buonitalia Spa all'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Benamati se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intendo anche illustrare l'interpellanza urgente. Cercherò di essere breve, signora sottosegretario, per una storia però alquanto lunga.
  Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il sottosegretario perché oggi risponderà di una questione che non afferisce a questo Governo, ma afferisce nel merito e nelle parti normative ai precedenti Governi e alla passata legislatura, così come debbo anche per correttezza fare presente che il Viceministro Calenda si sta già applicando a questo problema.
  Siamo qui di fronte, signor Presidente, a un caso di complessità inutile e negativa nel processo legislativo, siamo di fronte a un insieme di errori e un po’ di confusioni che spesso succedono nel sistema pubblico e che altri pagano. In un tempo di sburocratizzazione, semplificazione e scrittura chiara e limpida delle norme, questo potrebbe essere un caso.
  Di cosa stiamo parlando ? Stiamo parlando di Buonitalia Spa, come è già stato Pag. 9detto, che è una società nel perimetro pubblico in quanto è interamente a capitale pubblico, è una società che nasce nel 2003 con degli scopi alti: la promozione, valorizzazione e diffusione nel mondo della conoscenza del patrimonio agricolo ed agroalimentare italiano, quindi le nostre eccellenze; erogare servizi alle imprese di queste filiere per la loro presenza all'estero. È una società che opera dal 2004 al 2012 realizzando diversi progetti ed attività.
  Sull'attività specifica di Buonitalia Spa io non entro, c’è già stato un dibattito e ci sono state nella legislatura le competenti Commissioni, oggi quello che ci interessa è il cammino di questa azienda pubblica. Nel 2011 questa società accumula perdite tali da far sì che il capitale sociale, non essendoci interventi di ricapitalizzazione, va al di sotto di quello che è il livello minimo legale, la società viene posta in liquidazione ai sensi dell'articolo 2484 del codice civile, nominandosi un liquidatore per i pagamenti ai creditori e quant'altro.
  Il legislatore, trattandosi di società pubblica, interviene e, con un veicolo legislativo, il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, il Senato della Repubblica con la Commissione bilancio nella trattazione della conversione in Commissione di questo decreto-legge inserisce all'articolo 12 un comma specifico che riguarda questa società pubblica e ne dispone la soppressione, ma nel contempo attribuisce le funzioni di questa società all'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane – l'ex ICE, per capirci – e ad essa trasferisce con chiarezza le risorse umane, le funzioni e le risorse strumentali e finanziarie per svolgere quelle funzioni.
  Ovviamente, trattandosi, signor sottosegretario, lei sa meglio di me, di un decreto-legge, esso viene convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 135, gli aspetti tecnici vengono rimandati per la loro definizione a un provvedimento ministeriale. In questo caso, avendosi il concorso di più Ministeri – il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministero dello sviluppo economico, in quanto competente per l'ex ICE, l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, e il Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione, essendo tutto questo movimento all'interno della funzione pubblica – si chiede un decreto interministeriale attuativo della volontà del legislatore. Qui stiamo parlando di 19 dipendenti, 3 dirigenti e 16 fra funzionari e quadri.
  Nel febbraio del presente anno, il decreto per il trasferimento delle funzioni e delle risorse e quant'altro viene emesso. C’è a questo punto, mi si consenta, qualche cosa che non funziona. Nel decreto interministeriale, che doveva recepire il trasferimento delle persone previa, ovviamente, valutazione per il loro inserimento all'interno dell'Agenzia ricevente come funzioni e come livelli, non viene inserita una tabella comparativa fra i livelli della società cedente e quella ricevente. Vengono, a quanto mi è dato sapere, sollevate questioni di livelli relativi alla pianta organica e al problema delle assunzioni nell'ambito pubblico da parte, ovviamente, del sistema ex ICE. Siamo, dunque, in una situazione nella quale il 16 marzo scorso vi è stata la questione dell'interruzione del rapporto di lavoro delle persone che ho prima menzionato.
  Allora, io credo che in una situazione nella quale il legislatore aveva espresso una chiarissima volontà e nella quale, ovviamente, i Ministeri – e per questo do atto al sottosegretario di rispondere di qualcosa che viene prima di questo Governo – dovevano fornire interpretazione con un atto normativo, noi ci troviamo nella situazione che, per una questione di interpretazione di temi e di problemi sollevati, la chiara volontà, a mio avviso, del legislatore è disattesa, con nocumento per le persone in oggetto.
  La nostra domanda, a questo punto, signor Presidente, al Governo, è molto semplice: chiediamo cosa intenda fare il Ministero per procedere al trasferimento del personale, così come previsto ai sensi di quell'articolo 12 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito nella legge n. 135 dell'agosto 2012. Questo ai fini di sanare una palese situazione, diciamo così, Pag. 10di non correttezza, di dare certezza del futuro a una serie di persone che hanno dedicato la loro vita professionale a un'attività e, quindi, hanno diritto ad avere delle risposte e anche, mi si consenta in ultimo, per quanto io posso vedere, ad eseguire in maniera chiara quella che era la volontà del legislatore, già intervenuto sull'argomento.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, colleghi, rispondo all'interpellanza urgente dell'onorevole Benamati, condividendo le valutazioni fino a questo momento da lui svolte e ripercorrendo anche, da un punto di vista legislativo, il percorso che c’è stato soprattutto nell'ultimo anno, anche a seguito di emanazione di decreti attuativi. Questo non per ripetere alcune cose che lui ha già detto, ma per integrare, soprattutto negli ultimi due mesi, con le attività che sono state svolte, fermo restando che su questo tipo di risposta abbiamo acquisito degli elementi che sono pervenuti dall'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane e che noi qui ci limitiamo a riportare, fermo restando di valutare successivamente, se la risposta non dovesse essere soddisfacente, il prosieguo.
  Come è noto, il decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011, convertito dalla legge n. 214 del 22 dicembre 2011, ha istituito l’«ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane», prevedendo che, con successivi decreti di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei ministri, siano individuate le risorse umane, strumentali, finanziarie, nonché i rapporti giuridici attivi e passivi facenti capo al soppresso istituto (ICE), da trasferire all'Agenzia e al Ministero dello sviluppo economico. L'individuazione delle risorse umane da assegnare in prima applicazione all'Agenzia sarebbe avvenuta previo esperimento di una valutazione comparativa per titoli del personale di ruolo ex ICE.
  Il 28 dicembre 2012 è stato emanato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ha previsto, all'articolo 4, la possibilità per l'ICE di utilizzare «nel rispetto delle previsioni di legge, le graduatorie vigenti del soppresso Istituto nazionale per il commercio estero in caso di fabbisogno di personale di pari qualifica, fermi i vincoli previsti in materia di assunzioni». Successivamente il decreto interministeriale del 31 dicembre 2012 di approvazione del regolamento di organizzazione e funzionamento dell'ICE, all'articolo 7, ripartisce la dotazione organica, fissata in 450 unità dalla legge n. 134 del 2012, in 37 dirigenti e 413 dipendenti, di cui 345 con inquadramento nell'area III, 67 nell'area II ed 1 in area I. Al termine della procedura relativa alla valutazione comparativa per titoli di cui alla legge istitutiva dell'Agenzia si è, quindi, proceduto all'immissione nei ruoli dell'Agenzia del personale ex ICE selezionato, corrispondente a 434 unità, con l'inquadramento nel nuovo comparto dei Ministeri secondo l'articolazione della dotazione organica prevista. Con decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge del 7 agosto 2012, n. 135, è stata, invece, soppressa la società Buonitalia Spa, e si è previsto il trasferimento delle funzioni e delle risorse umane all'ICE-Agenzia attraverso l'adozione di apposito decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Tale decreto è stato emanato in data 28 febbraio 2013. Lo stesso decreto ha disposto che l'inquadramento del suddetto personale avvenga sulla base di un'apposita tabella di corrispondenza, approvata con successivo decreto dei citati Ministri, previo espletamento di apposita procedura selettiva di verifica dell'idoneità da effettuare nei limiti e a valere sulle facoltà assunzionali dell'ICE-Agenzia. Ciò premesso, l'ICE-Agenzia, con nota n. 304 del Pag. 1110 aprile 2013, indirizzata al Dipartimento della funzione pubblica ed al Ministero dell'economia e delle finanze, richiedeva istruzioni alle suddette amministrazioni al fine di individuare correttamente le procedure da adottare e la categoria di soggetti per i quali l'Agenzia avrebbe dovuto prioritariamente attivare l’iter assunzionale. Ciò al fine di assicurare una procedura trasparente ed equa nei confronti di detti soggetti che non venga a ledere alcuna posizione soggettiva vantata sia dai dipendenti di Buonitalia, sia dai vincitori di concorso e sia dai dipendenti ex ICE non immessi in ruolo in quanto non selezionati in prima applicazione. Con comunicazione del 9 maggio 2013, di riscontro alla nota di aprile 2013, il Dipartimento della funzione pubblica, nel ribadire che l'inquadramento delle risorse umane di Buonitalia nei ruoli dell'ICE-Agenzia dovrà avvenire sulla base di una tabella di corrispondenza previo espletamento di apposita procedura selettiva, ha precisato che il reclutamento è comunque subordinato alla disponibilità di posti nella dotazione organica dell'ente, alla programmazione del fabbisogno di personale ed ai vincoli assunzionali previsti dalla normativa vigente. Lo stesso Dipartimento ha evidenziato, inoltre, che la procedura selettiva è volta a verificare che il personale interessato sia idoneo allo svolgimento dei compiti e delle mansioni relativi alla qualifica di possibile inquadramento definita in virtù della tabella di corrispondenza, la cui adozione dovrà necessariamente precedere la predetta procedura. A tal riguardo, si fa presente che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato di aver avviato la procedura di definizione della suddetta tabella proprio al fine di emanare tempestivamente il relativo decreto di approvazione. Dalle informazioni acquisite risulta, inoltre, che l'ICE-Agenzia sta procedendo alla rilevazione del fabbisogno di personale 2013-2015, e prevede di concludere tale procedura entro il prossimo 30 giugno. Successivamente la stessa richiederà le autorizzazioni ad assumere unità di personale, nel rispetto di quanto previsto dall'attuale normativa, che come già detto, ha fissato il tetto massimo della dotazione organica in 450 unità, tenendo conto anche delle cessazioni dal servizio avvenute nell'ex ICE nel corso degli anni 2011 e 2012.

  PRESIDENTE. Il deputato Benamati ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza, per dieci minuti.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, sono soddisfatto per l'impegno che ho colto in premessa da parte del sottosegretario di valutare la situazione. Sono assai meno soddisfatto della, diciamo così, descrizione di una situazione relativa a una serie di testi legislativi e di regolamenti interni che stanno ristrutturando l'ex ICE e che delimitano il sistema nella funzione pubblica, che mi pare – mi consenta, signora sottosegretario – stiano ingarbugliando un po’ la questione.
  Qui abbiamo delle norme di legge, che stabiliscono, da una parte, la ristrutturazione in Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese in una certa maniera, e abbiamo una norma di legge che stabilisce il trasferimento di personale a quella realtà. Quel trasferimento avverrà ovviamente con procedure di valutazione per l'inquadramento e con tabelle di inquadramento che colleghino le posizioni dell'unità cedente alle posizioni dell'unità ricevente. È chiaro che nel decreto interministeriale c’è stato un errore perché le tabelle di comparazione non c'erano, ma il tema è la legge. Perché al di là dei regolamenti e delle procedure, è la legge. Quindi qui, a mio avviso, c’è la presenza di una norma di legge e c’è la presenza di altra norma di legge.
  Credo che tutto il resto debba essere contemperato a quelle che sono le indicazioni del legislatore e credo che in questo Paese dovremo fare uno sforzo ulteriore per cercare di semplificare in maniera maggiore tutto questo schema che ella così cortesemente ci ha voluto rappresentare. Lo dico perché apprezzo la Pag. 12sua indicazione, apprezzo quella del Viceministro, di verificare e approfondire questo tema e aggiungo, in conclusione, che, con questo apprezzamento per il vostro spirito personale nella risoluzione di questo tema, mi rendo anche disponibile, ove questa situazione perdurasse, a delle iniziative ulteriori di carattere legislativo sul tema, perché, alla fine, se abbiamo delle questioni non chiare, ulteriori norme – che non vorrei e non ritengo necessarie – potrebbero darci la soluzione finale. Ma ho la speranza che il Ministero in questo riesca in un ragionevole lasso di tempo a chiarire questa situazione a vantaggio dei lavoratori, a vantaggio dell'Agenzia ricevente per la sua funzionalità e a vantaggio del sistema Italia, che dimostri appunto di funzionare in maniera coerente e corretta. Grazie.

(Elementi ed iniziative in merito alla strategia energetica nazionale – n. 2-00065)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Crippa n. 2-00065, concernente elementi ed iniziative in merito alla strategia energetica nazionale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Davide Crippa se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, desidero illustrare l'interpellanza. Colleghe deputate e colleghi deputati, spettabile sottosegretario, l'8 marzo 2013 con decreto ministeriale a firma degli ex ministri Clini e Passera è stato approvato il documento denominato SEN Strategia Energetica Nazionale.
  Ricordo a tutti che in quel periodo Mario Monti e la squadra dei «professori» erano in carica per gli affari correnti ed in quei giorni già con le valigie pronte.
  Ovviamente i diretti interessati troverebbero le più fantasiose spiegazioni in puro stile politichese per giustificare una strategia energetica vitale per lo sviluppo del nostro Paese come «affare corrente» considerando che, visto il tema, sarebbe invece necessario sviluppare un ampio dibattito parlamentare.
  Il percorso di nascita della SEN è stato molto travagliato e strada facendo, con le modifiche degli atti di indirizzo a seguito dell'evento disastroso di Fukushima e in seguito al referendum popolare sul nucleare nel 2011, nell'ordinamento è venuta meno una fonte di rango primario che preveda l'istituto della Strategia Energetica Nazionale e che ne disciplini il relativo iter di approvazione, comportandone conseguentemente l'abrogazione della disciplina.
  Quindi sorge spontanea la domanda: che cosa è la SEN descritta nell'approvazione ministeriale Clini-Passera ? Una linea guida interministeriale ? Pare certo che la procedura di approvazione indicata in premessa al decreto interministeriale dell'8 marzo 2013 non possa risultare inquadrabile all'interno di una specifica disciplina di rango primario che possa conferire ai Ministeri interrogati il potere di approvare il documento contenente la SEN.
  L’iter di approvazione indicato in premessa al decreto interministeriale 8 marzo 2013, inoltre, non trova alcun riscontro o conferma in discipline normative vigenti e in quelle abrogate, tant’è che, nella legge n. 75 del 2011, veniva espressamente richiesto il parere delle competenti Commissioni parlamentari.
  Colleghi deputati, immagino crediate che questi siano solo i nostri pensieri isolati. Assolutamente no ! Nel novembre 2012, la stessa Autorità per l'energia elettrica e il gas segnalava l'esigenza di prevedere una norma espressa che disciplinasse il procedimento di adozione della SEN.
  Ci chiediamo quindi: perché tutta questa fretta per approvare qualcosa che non poteva essere approvato ? I contenuti di questa SEN devono inoltre essere, a nostro avviso, completamente rivisti, perché gli obiettivi generalmente ambiziosi e di ampio respiro non sono seguiti da alcuno strumento programmatico, perché, pur cercandola, non si trova una reale visione a lungo termine che recepisca anche le più Pag. 13recenti indicazioni comunitarie e perché le fonti rinnovabili, nonostante il grande potenziale disponibile in Italia, sono considerate non un punto di partenza solido per la soluzione del problema energetico, ma come una riduttiva integrazione alle fonti fossili.
  Possiamo ancora permetterci un atteggiamento così obsoleto e ottuso ? Noi crediamo che si debba far tutto il necessario affinché le energie rinnovabili diventino sostitutive alle fonti fossili mediante il superamento della loro intermittenza nella produzione energetica. Ad oggi coprono il 25 per cento di produzione del parco elettrico nazionale. Pensate che potenziale di sviluppo che abbiamo davanti !
  Se da più parti è stata sollevata un'eccessiva incentivazione della fonte fotovoltaica negli anni passati, poco o nulla si è detto ed approfondito circa il peso in bolletta di sistemi incentivanti attribuiti a centrali ad olio combustibile, dismissione del nucleare e alle cosiddette fonti energetiche assimilate, CIP6, nelle quali rientrano quelli che spesso in quest'Aula sono stati erroneamente chiamati termovalorizzatori e non, come sarebbe stato forse più opportuno, inceneritori.
  Tale fenomeno si scontra oltre che con il buon senso, che come purtroppo sappiamo non è stato spesso di casa da queste parti, anche con la normativa europea che impone che «la frazione non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte di energia rinnovabile». E qui si sono aperte procedure di infrazione che tuttora tutti noi paghiamo. Chissà come mai questa voce è stata inserita proprio nel capitolo delle rinnovabili !
  Ancora, esprimiamo forti dubbi su come e in che misura il settore agricolo potrà contribuire all'implementazione della Strategia energetica nazionale, in quanto è di fondamentale rilevanza che non si creino conflitti tra il comparto energetico e le produzioni agroalimentari, in una situazione ben lontana dalla sovranità alimentare.
  Sebbene nella SEN tale principio venga ribadito, sarebbe necessario che il nostro Governo affrontasse la questione di come conciliare tale imprescindibile impostazione con i cogenti obblighi comunitari in materia di biocarburanti in relazione all'utilizzo delle fonti rinnovabili nel settore dei trasporti pari al 10 per cento al 2020.
  In tale direzione, anche nel settore delle agro-energie, oltre che nei trasporti, auspichiamo che si adottino al più presto provvedimenti per realizzare una filiera cortissima nell'approvvigionamento delle materie prime, autoconsumo e recupero dell'energia termica.
  È possibile che oggi impianti a biomassa con incentivi nazionali acquistino la biomassa stessa da Paesi esteri ? Ovvero incentiviamo l'importazione di quella che dovrebbe essere una risorsa territoriale ? Non vale la pena di riflettere prima di arrivare all'assurdo che mi convenga allevare mucche e mais per fare energia piuttosto che per produrre latte e frumento ?
  Sottolineiamo l'importanza di richiamare, all'interno della sostenibilità ambientale della generazione energetica, non solo il contenimento delle emissioni di CO2, ma un'analisi completa di tutte le matrici ambientali coinvolte, valutandone anche le ricadute socio-sanitarie, almeno a medio termine, e le influenze negative generate sulle economie locali.
  Da queste regole non possono prescindere nemmeno le fonti energetiche rinnovabili, dato che negli ultimi anni abbiamo assistito anche in questo campo all'incompatibilità delle FER, oltre che delle fonti fossili, con le esigenze di tutela delle peculiarità paesaggistico-ambientali di cui è ricco il territorio. Ne sono un esempio il proliferare di campi fotovoltaici su suoli agricoli.
  È urgente l'introduzione di un metodo condiviso che consenta di pesare costi e benefici delle FER. Si ritiene pertanto condivisibile l'introduzione dell'analisi costi-benefici, ma si rimarca la necessità di sciogliere il nodo tuttora irrisolto dei costi ambientali, per poter consentire una congiunta valutazione della sostenibilità ambientale e di quella economica di opere necessariamente impattanti sul territorio.Pag. 14
  Va bene, ma nella SEN non si parlerà mica di nucleare ? E invece sì, colleghi. Risulta incomprensibile come nel documento contenente la SEN si faccia riferimento, tra le tante fonti di energia, anche al nucleare, senza specificare con chiarezza e fermezza nelle premesse e nei messaggi chiave che conseguentemente all'esito del referendum del 12 e 13 giugno 2011 la volontà popolare si è espressa contraria al ricorso al nucleare di qui in avanti.
  Dobbiamo aspettarci di dover provvedere a rimettere in piedi un referendum ? Ditecelo, così almeno ci attrezziamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Arriviamo al nodo cruciale, colleghi. È assai fastidioso, oltre alle osservazione già citate in precedenza, notare la scelta di riportare le espressioni «sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi» e «diventare il principale hub sud-europeo del gas». Sono quantomeno segnali di un classico tentativo di controllare l'impetuosa crescita delle fonti rinnovabili, con una tattica dilatoria nei confronti di un cambiamento in atto del sistema energetico e verso quella transizione energetica per le quali si richiedono ora altre mentalità e visioni.
  La SEN non affronta nessuna stima temporale per il livello di sfruttamento che propone per le risorse nazionali di idrocarburi, che ad oggi si aggira circa nella copertura del 10 per cento del fabbisogno per massimo 10 anni. E dopo cosa accadrà ? È strano che in un documento chiamato «strategia» si usi l'espressione «sviluppo sostenibile» per un'operazione della durata di un decennio, che lascerebbe la Nazione priva di risorse fossili. Quanto poi questo possa contribuire alla sicurezza energetica indicata più volte nella SEN, appare del tutto incomprensibile. Si parla di decarbonizzazione e poi si dà il via alle trivellazioni nel nostro Paese ? Noi non comprendiamo questi paradossi.
  ENI ed ENEL, solo per citarne alcune, insistono su un futuro basato su gas e carbone pulito, perché contano sulla discesa del prezzo dei fossili, ma non si accorgono che la spinta allo sviluppo delle rinnovabili, che loro si sforzano di ostacolare, mette agli angoli questi impianti, lasciando al massimo spazio alla flessibilità fornita da cicli combinati a gas. Qui dobbiamo fermarci tutti e riflettere. Quando parliamo di riduzione del consumo energetico, legandolo spesso alla necessità di riqualificazione del parco edilizio esistente, scherziamo o facciamo sul serio ? Perché se facciamo sul serio, ricordo a tutti che lo Stato italiano è azionista di ENI ed ENEL e quindi come tale tanta più energia i cittadini consumano, tanto più lo Stato stesso incassa. Riduciamo a parole ma poi incentiviamo nei fatti ?
  Il problema rimane quello di non aver operato una reale scelta a favore di un modello basato su rinnovabili ed efficienza e quindi di non individuare una vera e propria strategia di transizione come sta invece avvenendo in altri Paesi. La strategia finisce quindi per essere solo un modo per sostenere i soliti noti e non intaccare, anzi favorire, gli interessi delle grandi lobby dei combustibili fossili. A noi sembra che la SEN tolga il sostegno pubblico alle rinnovabili per darlo alla costruzione di rigassificatori e concedere licenze facili alle trivelle su mare e su terra, cercando di togliere l'ultima parola alle autonomie locali.
  È necessario quindi un piano energetico disciplinato normativamente che dia certezza e organicità alle politiche energetiche del nostro Paese, indicando in modo prioritario e chiaro gli obiettivi. L'Italia avrebbe bisogno di un progetto politico di minimo trenta anni che preveda un uso razionale dell'energia promuovendo il risparmio energetico, l'uso appropriato delle fonti di energia, il miglioramento dei processi tecnologici che utilizzano o trasformano energia, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la sostituzione delle materie prime energetiche di importazione.
  Il MoVimento 5 Stelle chiede pertanto quale sia il fondamento normativo in virtù del quale il Ministro dello sviluppo economico ed il Ministro dell'ambiente e della Pag. 15tutela del territorio e del mare hanno decretato l'approvazione del documento contenente la SEN; se la SEN così descritta è per il Governo soddisfacente nei suoi contenuti e nei suoi ipotetici obiettivi; se il Governo intende adottare un'apposita iniziativa legislativa di rango primario volta a definire un piano energetico nazionale di lungo periodo, aggiornandone i contenuti con passaggi in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interpellanza critica talune scelte compiute dal precedente Governo con il decreto interministeriale, predisposto dal Ministero dello sviluppo economico e condiviso dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, 8 marzo 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 marzo 2013, che ha approvato la «Strategia energetica nazionale» (SEN), contenente le linee programmatiche, gli obiettivi e le priorità di azione della strategia energetica nazionale nell'interesse del Paese.
  Prima ancora, però, l'interpellanza mette in dubbio la stessa possibilità giuridica dei predetti Ministeri di adattare tale atto, in quanto il referendum sul nucleare del 12-13 giugno 2011, abrogando la parte del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dal decreto-legge n. 14 del 2011, che prevedeva tale possibilità, avrebbe privato l’iter seguito per l'approvazione, della necessaria base giuridica, residuando solo la possibilità del Ministero dello sviluppo economico – prevista dal decreto legislativo n. 93 del 2011 – di definire scenari e previsioni sullo sviluppo del mercato del gas naturale e del mercato dell'energia elettrica, peraltro in coerenza con gli obiettivi della Strategia energetica nazionale che avrebbero dovuto essere fissati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Sembra quindi opportuno partire da tale ultima questione per ribadire che, in relazione all'urgenza di assicurare al Paese una politica energetica, e proprio a seguito dell'abrogazione referendaria della disciplina di riferimento richiamata dagli interpellanti, il predetto documento è stato adottato in base ai poteri di indirizzo che spettano al Ministro dello sviluppo economico e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel nostro ordinamento giuridico, in conformità agli articoli 92 e 95 della Costituzione della Repubblica italiana, dove tra l'altro si prevede che «il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo» e coordina ove necessario «l'attività dei Ministri», restando quindi ai singoli Ministri l'adozione delle rispettive e più importanti politiche di settore.
  Questo quadro giuridico è, del resto, confermato dalle numerose leggi che si sono succedute in materia a partire dalle leggi n. 9 e n. 10 del 1991, concernenti già il ruolo dei due Ministeri per le centrali idroelettriche e gli elettrodotti, gli idrocarburi, la geotermia, l'autoproduzione e le disposizioni fiscali e di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti di energia rinnovabile.
  Successivamente, la legge n. 239 del 2004 ha previsto il riordino del settore energetico, individuando gli obiettivi generali di politica energetica del Paese, che l'atto in esame cerca ora di assicurare, comunque nel rispetto dei numerosi atti, direttive e regolamenti dell'Unione europea che oggi, opportunamente, vincolano l'azione dei singoli Stati europei al perseguimento di obiettivi condivisi, concernenti la promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, il perseguimento dell'efficienza energetica sul consumo finale di energia, la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, in particolare del gas naturale, e la realizzazione di un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio.
  È in tale quadro, dunque, che occorre ora prendere in esame le singole critiche mosse dall'interpellanza all'atto in esame. In particolar modo, riguardo la presunta discrasia tra obiettivi di lungo respiro e Pag. 16strumenti proposti, è possibile osservare che il documento in oggetto è indirizzato a definire una strategia con obiettivi e priorità d'azione, ma intenzionalmente non individua i dettagli e gli strumenti attuativi, proprio perché ha voluto lasciare al nuovo Governo l'individuazione degli strumenti concreti per la sua attuazione.
  Per quanto riguarda la supposta carenza di una visione di lungo termine, si precisa che, proprio tenendo conto delle osservazioni ricevute durante la consultazione, nel testo finale si sono maggiormente esplicitate ed enfatizzate le strategie di lunghissimo periodo, fino al 2050, in coerenza con la road map di decarbonizzazione europea e le scelte di fondo per la ricerca e lo sviluppo.
  Per quanto attiene lo sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare nel settore elettrico, si osserva che la SEN prevede un ruolo centrale di tali fonti e uno sviluppo consistente: si prevede infatti che le rinnovabili diventino la prima fonte nel settore elettrico (al pari del gas) con un'incidenza al 2020 del 35-38 per cento, con percentuali significativamente superiori a quelle ipotizzate meno di 3 anni fa nel Piano d'azione nazionale (PAN) in cui si prevedeva una penetrazione obiettivo del 26 per cento.
  Quanto ai rapporti con la filiera agroalimentare, nella SEN è ribadita la necessità di non avere usi conflittuali del settore energetico con quello agro-alimentare e di sostenere fortemente lo sviluppo dei biocarburanti di seconda generazione, anche alla luce della proposta della Commissione «Indirect land use change» (ILUC). Riguardo lo sviluppo della biomassa da filiera corta, si fa presente che nella SEN e soprattutto nei recenti provvedimenti di incentivazione alle fonti rinnovabili, si prevede un forte premio economico a tali tipologie di biomassa.
  Riguardo ancora la necessità che la sostenibilità ambientale dell'uso delle fonti rinnovabili non sia unicamente rinvenibile nel contenimento delle emissioni di CO2, il Ministero dello sviluppo economico concorda pienamente con gli interroganti, ma anche a tale concetto fa esplicito riferimento la SEN nel documento in esame; si concorda inoltre sull'utilità di valutare i costi ambientali correlati all'installazione di impianti a fonte rinnovabile, anche se la valutazione e quantificazione di tali costi appare complessa e non esistono linee guida internazionali condivise e aggiungerei anche non soltanto i costi degli impianti e delle installazioni, ma anche delle dismissioni di detti impianti.
  Lo sviluppo della produzione nazionale di idrocarburi e del mercato del gas non sono strumentali ad impedire lo sviluppo delle energie rinnovabili, ma mirano a garantire un regime di transizione nel medio periodo, durante il quale sarà comunque necessario far ricorso a fonti fossili in misura ancora non trascurabile. Inoltre la SEN pone tra gli altri l'obiettivo di raggiungere il raddoppio della produzione nazionale di idrocarburi, che coincide con il livello di produzione sostenuto fino agli anni Novanta, attraverso la messa in produzione di risorse già scoperte. Con il progressivo sviluppo dei progetti in corso e con le nuove scoperte oggi ipotizzabili in base alle ricerche effettuate, la strategia prevede, su base analitica, una progressiva messa in esercizio di nuovi giacimenti, che sostituiranno quelli man mano in esaurimento, mantenendo il regime produttivo raggiunto nel 2020 fino al 2050, secondo la normale pianificazione produttiva seguita nei principali paesi produttori e garantendo, oltre ad un consistente aumento di posti di lavoro e di prodotto interno aggiuntivo, anche il raggiungimento degli obiettivi europei di mantenimento di una quota minima di produzione nazionale in chiave strategica. È bene ricordare in questa sede anche che, rispetto agli anni Novanta, i vincoli e i divieti posti per l'estrazione a mare sono aumentati notevolmente rispetto al passato, quindi di questi vincoli non si può che tener conto.
  In sintesi, dunque, il Governo, pertanto, ritiene valide le linee strategiche definite nel documento finale della SEN volte ad aggiornare, in attuazione dei principi stabiliti dalle norme sopra indicate, gli scenari, le previsioni e le misure dei Piani energetici nazionali esistenti, al fine di Pag. 17adattarli al nuovo scenario del sistema energetico italiano, anche in esecuzione degli obblighi derivanti dalle normative europee sopra indicate, in particolare per consentire il raggiungimento degli obiettivi assegnati all'Italia in materia di energie rinnovabili e di efficienza energetica al 2020 e di proseguire nella tabella di marcia dell'elaborazione delle future politiche nazionali e regionali volte a realizzare, in conformità agli indirizzi europei, un'economia a bassa intensità di carbonio entro il 2050, e ciò anche in ragione del fatto che tali linee sono il risultato di una lunga ed approfondita consultazione pubblica.
  A tale ultimo riguardo, occorre infatti ribadire che, pur essendo venuta meno, così come evidenziato nell'interpellanza, la precedente disciplina di legge della procedura di approvazione, la Strategia energetica nazionale (SEN) risulta essere stata il frutto di un ampio processo di consultazione pubblica, avviata a metà ottobre scorso con l'approvazione in Consiglio dei Ministri del documento di proposta e proseguita con il confronto fino a dicembre scorso di tutte le istituzioni rilevanti (Parlamento, Autorità per l'energia elettrica e il gas, Antitrust, Conferenza unificata, CNEL, Commissione Europea) e di oltre 100 tra associazioni di categoria, parti sociali e sindacali, associazioni ambientaliste e di consumatori, enti di ricerca e centri studi. Sono stati inoltre ricevuti oltre 800 suggerimenti e contributi da cittadini e singole aziende attraverso la consultazione pubblica che si è svolta on-line sul sito web del Ministero dello Sviluppo economico.
  Tutti i contributi ricevuti nelle diverse modalità sopra descritte, sono stati analizzati attentamente e vagliati ai fini di una opportuna integrazione del documento finale, che, in tal senso, differisce notevolmente da quello inizialmente presentato.
  Inoltre, il varo della Strategia energetica nazionale (SEN) è stato preceduto da un ampio coinvolgimento istituzionale, fra gli altri: del Consiglio dei ministri, che in data 16 ottobre 2012 ha condiviso il documento di consultazione in materia di strategia energetica nazionale presentato dai Ministri competenti, che hanno più volte relazionato sull'argomento senza che il Presidente del Consiglio ritenesse necessario intervenire con proprio decreto; del Parlamento, cui il documento è stato anche dettagliatamente illustrato dal Ministro pro tempore dello sviluppo economico nelle audizioni del 20 novembre 2012 presso la 10a Commissione del Senato e del 22 novembre 2012 presso le Commissioni Riunite VIII e X della Camera dei deputati; della Conferenza unificata che ha reso il proprio parere in data 6 dicembre 2012.
  Il documento SEN, che già delinea una strategia energetica al 2020, prevedendo anche il necessario percorso fino al 2050, in ogni caso, non va inteso come statico, ma risente delle varie programmazioni che il Governo intende effettuare sul Piano delle fonti rinnovabili e su quello dell'efficienza energetica, piani che dovranno essere rivisti entro il 2014 in osservanza delle direttive comunitarie. Peraltro, il concetto di «pianificazione» in senso stretto non può più essere utilizzato nel contesto attuale italiano ed europeo di libero mercato e in cui l'autorità pubblica definisce solo gli indirizzi strategici e gli strumenti di incentivazione e di allocazione delle risorse.
  Non si ritiene, in questo senso, necessaria una nuova iniziativa normativa volta a definire un «piano energetico» di lungo periodo. Sembra, piuttosto, prioritario focalizzarsi sull'attuazione di misure concrete per raggiungere gli obiettivi delineati. Inoltre, il Governo è già attivamente impegnato a contribuire al dibattito in corso a livello comunitario per la definizione delle strategie e degli obiettivi post 2020. Tali obiettivi europei saranno recepiti nell'aggiornamento della SEN, che peraltro è già previsto nel documento approvato con una cadenza di 3 anni, e per il quale dovrà essere avviata una nuova consultazione pubblica il più ampia possibile e con il pieno coinvolgimento di tutte le autorità ed istituzioni nazionali a partire dalle osservazioni ed indicazioni che perverranno da questo Parlamento.

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  PRESIDENTE. Il deputato Alberto Zolezzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Crippa n. 2-00065, di cui è cofirmatario. Ha dieci minuti.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, spettabile sottosegretario, colleghi, non siamo soddisfatti della risposta, ma siamo soddisfatti del confronto iniziato. A un mese dall'insediamento del Governo ci saremmo aspettati una maggiore chiarezza sul provvedimento definito «Strategia energetica nazionale» (SEN). Sulla base dell'attuale dichiarazione del sottosegretario, auspichiamo l'annullamento di tale provvedimento, che, a nostro parere, ha ben poco di strategico, condiviso e controllato, tanto meno a livello parlamentare.
  Ci aspettiamo, dal Governo e dal Parlamento, un percorso di definizione rapida di un piano energetico nazionale, che miri a garantire l'erogazione di energia il più possibile pulita e a costo accettabile, con positivi risvolti per i cittadini e le piccole e medie imprese in termini economici, sociali e ambientali. In questi ultimi anni la mancanza di un piano energetico ha stravolto il concetto di economia verde, impegnando un eccesso di risorse finanziarie e ambientali in impianti e centrali inutili e insostenibili, seppur alimentate da fonti rinnovabili.
  L'attuale «potenza di fuoco» di circa 120 gigawattora elettrica rispetto a un picco massimo orario che non ha superato i 50 gigawatt nel 2012 e a una media inferiore ai 35 gigawatt orari, è un costo per l'Italia e non una risorsa. Il consumo energetico è in riduzione progressiva dal 2008 e sono sufficienti circa 20 gigawatt di riserva per la copertura in caso di richieste eccezionali. Per cui una «bolletta» energetica di circa 65 miliardi di euro per il 2012 è stata davvero spropositata ed è indice della mancanza di visione d'insieme del settore.
  L'incremento del contributo delle fonti rinnovabili alla produzione energetica totale (era pari al 16 per cento nel 2008 e al 27 per cento nel 2012), pari ad un incremento del 68 per cento in cinque anni, è una vittoria importante ma parziale, visto che non esiste una regolamentazione del settore e che sono equiparate le varie fonti energetiche rinnovabili, non valutando, per esempio, l'impatto ambientale, la filiera di approvvigionamento delle materie prime, i costi degli impianti, il consumo di territorio, l'autoconsumo, l'efficienza energetica, la cogenerazione.
  Il proliferare di impianti termoelettrici irrazionali, cito quelli a biogas e biomasse non destinati a produrre energia elettrica e termica da reflui aziendali né all'utilizzo energetico in loco, è un fenomeno speculativo che va analizzato e bloccato al più presto. Nelle ultime settimane sono stati autorizzati altri cinque megaimpianti sul territorio nazionale, per una potenza nazionale totale che ha superato i 3,8 gigawattora da impianti, appunto, a biomasse e biogas; in questo settore l'aumento di oltre il 60 per cento della produzione dal 2008 non è considerabile una conquista ma un enorme spreco di risorse e di buonsenso. L'impianto tipico a biogas autorizzato, da 0.99 chilowatt, si basa soprattutto sull'utilizzo di mais e altri insilati, coltivati su un'area minima di 400 ettari di terreno nobile, agricolo, pari a 800 campi da calcio, sottratti alla produzione di cibo e mangimi. I dati occupazionali stimano che un ettaro di terreno sia sufficiente a dare lavoro ad una persona in un'azienda agricola biologica, per un impianto agro-energetico ci vogliono almeno 12 ettari. L'emissione in atmosfera è di circa 10 tonnellate di ossidi di azoto all'anno per impianto, pari alle emissioni annue di 10 mila automobili. Le emissioni sono tre volte maggiori, poi, per gli impianti della medesima potenza a biomasse legnose. Tali dati sono preoccupanti vista la situazione dell'inquinamento dell'aria nel nostro Paese; gli ossidi di azoto sono tra i principali precursori del materiale particolato i cui superi sono un flagello per le nostre città e sono ben note le conseguenze sulla salute con una mortalità del 5 per cento nel nostro Paese legata all'aria che respiriamo.Pag. 19
  Il digestato, refluo degli impianti da digestione anaerobica, danneggia i terreni e le falde acquifere apportando eccesso di nitrati. Segnalo che buona parte degli impianti a biomasse legnose si alimenta con materie prime provenienti dall'estero con una filiera e un bilancio inaccettabili. Un impianto da reflui aziendali con una buona percentuale di autoconsumo, ha una potenza media di dieci volte inferiore, 0,1 megawatt. Non è mai stata fatta la valutazione cumulativa dell'impatto degli impianti sul territorio e si continuano ad aggiungere altri impianti. Per l'impiantistica di questo settore sono stati spesi circa 15 miliardi di euro e per gli incentivi si spendono circa 6 miliardi di euro all'anno. Questo è uno spunto importante per reperire risorse per il bene comune; a breve depositeremo una mozione nel merito.
  Procedendo nell'analisi della SEN si ritrova, appunto, la sponsorizzazione di strategie energetiche opinabili, prevedendo trivellazioni in mare, con il rischio di grave inquinamento, per ottenere, eventualmente, idrocarburi per pochi anni, enormi stoccaggi di gas e rigassificatori per gestire approvvigionamento energetico a tutto il continente, con la certezza di un ulteriore scempio del territorio e rischi per il già precario equilibrio idrogeologico e sismico del nostro Paese.
  È passato un anno, era il 29 maggio 2012, dall'ultima grave e mortale scossa di terremoto che ha coinvolto, in particolare, la provincia di Mantova e l'Emilia Romagna. Nel Piano energetico andranno inseriti riferimenti alla produzione di energia mediante piccoli impianti decentrati tarati sulle necessità locali. I dati relativi ad altre fonti rinnovabili sono ottimistici; al 31 dicembre 2012 risultano attivi impianti solari fotovoltaici per oltre 16 gigawatt-ora di picco, circa la metà del consumo energetico medio italiano, e risultano esistere in Italia trecento chilometri quadrati di tetti di capannoni inutilizzati, che potrebbero fornire oltre dieci gigawatt orari elettrici, arrivando a sfiorare in pochi anni i consumi nazionali, con i risvolti economici del caso legati ad una fonte presente in abbondanza nel nostro Paese, di cui si auspica una ripresa di tutta la filiera produttiva.
  Si auspica una ottimizzazione della distribuzione dell'energia stessa, evitando la paradossale chiusura degli impianti fotovoltaici in caso di sovrabbondanza, informando e sensibilizzando la popolazione in merito ai dati di produzione energetica e risparmio energetico, prorogando ed eventualmente incrementando gli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici in base al miglioramento della classe energetica. A nostro parere va rivista, se non invertita, la tariffa bioraria e andranno favorite ricariche dei mezzi elettrici, anche in luoghi pubblici, negli orari di maggiore disponibilità energetica. Non bisogna temere la possibilità di coprire in pochi anni il nostro fabbisogno energetico con fonti rinnovabili presenti sul nostro territorio. Non bisogna temere il risparmio energetico, l'energia per i soli edifici pubblici costa circa quattro miliardi e mezzo di euro all'anno, un'altra fonte per chi ha a cuore, giustamente, il bilancio.
  In questo documento, nella SEN, si accenna solo superficialmente al ruolo della ricerca per l'ottimizzazione del Piano energetico nazionale.
  Va favorita ulteriormente la partecipazione dei cittadini alla stesura del piano energetico. La nascita di centinaia di comitati contro il proliferare di impianti energetici testimonia una volta di più il distacco dei cittadini dalla politica, favorito dalla consapevolezza dell'emergere di interessi lobbistici, anche grazie ai vuoti normativi e agli incentivi non mirati alla sostenibilità.
  Il convegno e la manifestazione nazionale del Comitato nazionale Terre Nostre (che riunisce 200 comitati) per la difesa del paesaggio, ad Assisi, il 25 maggio, è stato un esempio di competenza e civismo a disposizione del bene comune, a volte anche con coraggio, visti i forti interessi nel settore che hanno fatto emergere divisioni fra cittadini e imprenditori.
  Il 6 marzo 2013 è stata recapitata una busta contenente due proiettili e minacce di morte al referente del comitato «No Pag. 20biomasse» di Lendinara, in provincia di Rovigo. Sarebbe da chiarire il ruolo del NIMBY Forum (not in my back yard) nel favorire la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica; in molte realtà italiane non c’è più neppure il cortile.
  Partecipazione, buon senso, bene comune, lungimiranza, tempismo, democrazia, contrasto alle lobby, coraggio: parole che vanno inserite urgentemente anche nei settori energetici e produttivi. Ricordo che, in un contesto di ben altra drammaticità, su questi temi, si espresse in quest'Aula un altro cittadino di Rovigo, proprio il 30 maggio, era il 1924, era Giacomo Matteotti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative a sostegno del settore ippico – n. 2-00053)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fanucci n. 2-00053, concernente iniziative a sostegno del settore ippico (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Fanucci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, intendo illustrare la mia interpellanza. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, un saluto particolare agli amici della filiera ippica, che hanno scelto di seguire la seduta qui in Aula, facendo tanta strada e tanti sacrifici. Spero che questa presenza possa rappresentare per loro un investimento e non tempo perso sottratto al proprio lavoro e alle proprie famiglie. Inoltre, un ringraziamento va all'amico Paolo Coppola, onorevole, e Angelo Rughetti, cofirmatari dell'interpellanza che sono qui in Aula.
  Oggi per il mondo dell'ippica è il momento della verità; l'interpellanza è incentrata sulla richiesta, da parte di 30 parlamentari che l'hanno sottoscritta insieme a me, di interventi urgenti per rilanciare l'intero comparto ippico in Italia. L'ippica intera si aspetta delle risposte concrete, perché è da quelle risposte che dipende la vita o la morte di un settore intero. Le aziende e gli operatori tutti sono allo stremo. Le risposte che ci aspettiamo dal Governo riguardano: in primo luogo, il pagamento dei debiti dello Stato nei confronti di tutta la filiera ippica, debiti che rappresentano – lo devo specificare – ciò che il settore ha prodotto anticipando di tasca propria, e che tutti gli altri, Stato e concessionari, hanno già riscosso. In secondo luogo, chiediamo una riforma organica di cui il settore necessita, che dia finalmente i più corretti strumenti al comparto per lottare per la propria sopravvivenza, investendo sul proprio futuro.
  L'auspicio è di riuscire a trovare al più presto delle vie di uscita alla crisi, pur nella consapevolezza delle forti difficoltà in cui verte il settore. Dalle decisioni del Governo ne va della sopravvivenza di un mondo di famiglie e di cavalli che non ha via di uscita se non la morte.
  Per favore, cogliete questo nostro appello con un grido disperato di dolore. Ve lo chiedono migliaia di famiglie e migliaia di cavalli esponenti di una razza che è tra le migliori al mondo. Il rischio non è uno sciopero o una manifestazione in piazza, ma è la chiusura e la fine di tutto e di tutti.
  In particolare, sono circa cinquantamila famiglie in fervida attesa e che questa mattina – sono convinto – saranno tutte attaccate al televisore, ricercando un barlume di speranza in un futuro che si prospetta assai incerto.
  Nel contesto della crisi profonda, drammatica, pervasiva, che attanaglia l'ippica, esiste però un barlume di speranza. Con riferimento ai cavalli il nostro Paese vanta una tradizione di eccellenza, che ci consente di esportare e vincere con i nostri campioni nelle più importanti piazze europee e competizioni internazionali.
  A tal proposito, voglio dare evidenza che, proprio domenica, un cavallo italiano dal nome Pascià Lest, figlio del grande Varenne, ha conquistato la Svezia, in un contesto europeo super competitivo, facendo Pag. 21sognare milioni di appassionati nel mondo, dando così lustro e prestigio al nostro Paese.
  Nota lieta, ma oggi si tratta di una luce nella tempesta. Devo, infatti, evidenziare alcune note drammaticamente dolenti; è in discussione la nostra credibilità e dignità in Europa e nel mondo e mi spiego meglio. Esistono cause legali e azioni rivolte al Parlamento europeo per sollecitare i pagamenti nei confronti di soggetti esteri che si sono aggiudicati i premi in Italia. Ebbene sì, lo Stato ha debiti non pagati anche nei confronti della filiera ippica europea.
  Per non perdere la faccia e per non dover subire sanzioni dalla Comunità europea, anche per questo, chiedo oggi al Governo di prendere tutti gli opportuni provvedimenti e di farlo in fretta. Il mondo dell'ippica non può più aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, collega Fanucci, l'intero settore ippico da anni sta attraversando un momento di profonda crisi economica dovuto al costante e progressivo decremento delle risorse a disposizione del comparto, decremento dovuto essenzialmente alla contrazione del movimento delle scommesse raccolte sulle corse dei cavalli, dalle quali l'UNIRE, poi l'ASSI, traevano in via esclusiva le risorse per finanziare il comparto.
  È noto, infatti, che mentre in passato il prelievo sulle scommesse di competenza dell'Agenzia consentiva di destinare somme sufficienti a tutte le categorie operanti nel settore (ricordava il collega proprietari, allevatori, allenatori, guidatori, fantini, ippodromi), con l'introduzione di nuove tipologie di giochi e scommesse concorrenziali con quelle ippiche il movimento delle scommesse sulle corse dei cavalli, costantemente diminuito, non ha più consentito al sistema di autofinanziarsi.
  Negli esercizi precedenti, per porre rimedio al rilevante decremento delle entrate e garantire comunque la sopravvivenza di un settore ancora vitale, sia sotto il profilo sportivo, (ricordava la scommessa di domenica), sia sotto il profilo occupazionale, sono intervenute specifiche disposizioni legislative che hanno introdotto appositi finanziamenti a favore dell'ippica.
  Mi riferisco, in particolare, alla legge n. 2 del 2009, di conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, la quale, all'articolo 30-bis, commi 4 e 5, ha previsto due forme di contributo: la prima, proveniente da una quota parte delle entrate erariali ed extraerariali derivanti dai giochi pubblici con vincita in denaro affidati in concessione; la seconda, costituita da una quota complessivamente pari all'1,4 per cento sulle maggiori entrate provenienti dalla nuova determinazione delle aliquote del prelievo erariale unico applicato sulle somme giocate nelle slot-machine.
  Mentre per gli anni 2009 e 2010 il contributo di cui al citato comma 4, più consistente, è stato quantificato in 150 milioni di euro, per l'anno 2011 sono stati stanziati 129 milioni di euro e per il 2012 soltanto 32 milioni di euro.
  Alle minori disponibilità derivanti dalla drastica riduzione dei suddetti finanziamenti che ha strutturalmente compromesso l'equilibrio di bilancio dell'esercizio 2012, si è aggiunta una imprevista situazione di mancanza di liquidità finanziaria dovuta alle conseguenze contabili relative alla soppressione dell'ASSI ed alla mancata concessione dell'anticipazione di cassa da parte dell'istituto tesoriere che in passato aveva consentito, di fronte a situazioni analoghe, di affrontare situazioni analoghe di emergenza.
  Alla suddetta esposizione debitoria ha contribuito, altresì, il mancato trasferimento Pag. 22di quanto vantato nei confronti del Ministero dell'economia e delle finanze e delle Agenzie ippiche, per importi assolutamente rilevanti, come evidenziato da due note ministeriali del 15 novembre 2012 relative a somme non corrisposte all'UNIRE, in gran parte per «compensazioni operate da concessionari in virtù dei lodi arbitrali» e per «prelievi non versati dai concessionari».
  Si deve, inoltre, evidenziare che il decreto interministeriale 31 gennaio 2013, di attuazione della legge n. 135 del 2012, ha previsto un piano di rientro delle situazioni debitorie pregresse, tra l'altro limitato ai soli residui passivi «ippici», quantificati in circa 97 milioni di euro, che non consente di far fronte con le risorse del 2013 a tutte le pendenze dell'esercizio precedente, che dovranno essere definite in tre anni, salvo eventuali sopravvenienze attive. Il Governo si è immediatamente attivato.
  L'importo di 30 milioni di euro per l'anno 2013, previsto dal citato decreto ed interamente erogato dall'amministrazione (l'ha infatti già interamente erogato), ha consentito di procedere soltanto al pagamento di una parte dei corrispettivi dovuti alle società di corse e dei premi al traguardo fino al mese di agosto 2012. Qualora non sia possibile integrare detto importo, secondo quanto previsto nel decreto, sarà necessario attendere ancora per far fronte, almeno in parte, ai debiti residui del 2012.
  Venendo, quindi, a quanto richiesto nell'interpellanza, il Governo è intervenuto immediatamente per offrire rapide soluzioni al pagamento delle spettanze, secondo quanto dovuto al settore.
  In particolare, per quanto riguarda i crediti vantati dagli operatori al 31 dicembre 2012, circa 97 milioni di euro, che in precedenza erano stati ripartiti nel triennio 2013-2015, si è invece già operato con il versamento dei 30 milioni già liquidati e già resi disponibili; vi sono poi ulteriori 31 milioni di euro circa, che sono stati inseriti nel decreto-legge n. 35 del 2013 sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, nonché ulteriori 17,5 milioni di euro circa relativi alle quote 2011 e 2012 ai sensi dell'articolo 30-bis del decreto-legge n. 185 del 2008 (le cosiddette «maggiori entrate del PREU»). Per questi ultimi fondi si aspetta a breve il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, per il trasferimento al bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
  Nel complesso, nel 2013, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali riuscirà a corrispondere almeno 78,5 milioni di euro su 97, limitando al massimo l'attuazione del piano di rientro prevista dal decreto del 31 gennaio 2013. Come dicevo, era un piano di rientro triennale; il Governo ha prontamente provveduto ad anticipare tale piano di rientro, facendo fronte per l'anno 2013 ad almeno 78,5 milioni di euro.
  Per accelerare la velocità dei pagamenti, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali già nella precedente legislatura aveva sottoposto al Ministro dell'economia e delle finanze un decreto di semplificazione delle procedure, non firmato dal predetto Ministro. Tale decreto è stato riproposto dall'attuale Ministro alla firma sempre dell'attuale Ministro dell'economia e delle finanze: se ne auspica l'immediata e rapida approvazione. Attraverso questo decreto, i pagamenti agli operatori potranno avvenire molto più rapidamente rispetto all'attuale, pesantissima, procedura che prevede il passaggio dei pagamenti presso l'Ufficio centrale di bilancio (organo del Ministero dell'economia e delle finanze) del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con aggravi burocratici e formali non compatibili con la necessità di poter pagare rapidamente gli operatori.
  In particolare, il decreto che il Governo ha riproposto al Ministero dell'economia e delle finanze prevede (si tratta di un decreto di semplificazione) la possibilità di pagamento indiretto dei premi attraverso la delega alle società di corse (articoli 4 e 5 del decreto); la possibilità del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di avvalersi, per i pagamenti afferenti alle funzioni trasferite, Pag. 23del supporto di un dirigente allo scopo delegato, operando a valere sui conti correnti già intestati all'ex ASSI fino al 31 dicembre 2013, con rendicontazione delle operazioni effettuate al termine della gestione.
  Si concorda, infine, sulla necessità di addivenire ad un disegno organico della materia ippica: in tal senso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali farà tesoro dell'esperienza della precedente legislatura (già in Commissione agricoltura ho avuto maniera di ribadire che c'era stata una convergenza molto ampia nella precedente legislatura, quindi si può ripartire dal lavoro già realizzato), nonché dei numerosi contributi e dei confronti avuti con la rappresentanza del settore (anche il Governo ha già incontrato diversi esponenti del settore), confidando che anche in Parlamento si giunga a definire una linea di intervento largamente condivisa e quindi a formalizzare un disegno di legge organico di riforma del settore.
  Anche il Governo, quindi, dando il benvenuto ai tanti operatori del settore e ai tanti che sono in grande apprensione, ribadisce di aver già dato immediata prova di quanto tenga ad esso, non solo liquidando i 30 milioni di euro, ma procedendo all'inserimento delle ulteriori risorse nel decreto-legge sulla pubblica amministrazione; e sperando di arrivare ad una riforma complessiva, per dare un segnale molto forte ad un settore vitale per l'economia italiana.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Fanucci, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Pais di Gonnesa, in provincia di Carbonia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Il deputato Fanucci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza, per dieci minuti.

  EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, è dovuto un ringraziamento per l'atteggiamento del Governo qui oggi, certamente al sottosegretario perché ci mette la faccia in un momento difficile in cui verte il settore e anche su un argomento che non è certo facile né da affrontare né da studiare.
  Di fronte anche a tanti errori che in passato la politica ha commesso, noi siamo qui a chiedere un atteggiamento più forte alla nuova politica per superare quello che lei ha definito un problema burocratico indefinibile, inqualificabile, direi anche fuori dal tempo; infatti nel 2013 abbiamo e subiamo questi ritardi che vanno contro tutte le norme e leggi europee che siamo chiamati a dover rispettare come Stato: penso alla legge che obbliga al pagamento delle spettanze nei sessanta giorni a partire dal 1o gennaio 2013. Siamo lo stesso Stato che, davanti a un cittadino che non paga una sanzione del codice della strada, rinviamo la stessa sanzione raddoppiata al sessantaduesimo giorno, siamo lo stesso Stato che non rispetta gli adempimenti nei confronti di tutto il mondo dell'impresa, degli ippodromi, degli allevamenti, dei giudici sportivi.
  Questo grido d'allarme non è di parte, non è per cercare voti nei confronti di un settore che ormai è ai minimi storici, è per cercare di risolvere un problema.
  Per quanto riguarda l'atteggiamento del Governo, io dalle sue parole evidenzio questo: in primo luogo, si è dato seguito agli impegni che già il sottosegretario Baretta in Commissione bilancio e poi successivamente in calce alla seduta di discussione sui debiti della pubblica amministrazione ha assunto in quest'Aula con quell'ordine del giorno dove si chiedeva un impegno formale da parte del Governo per risolvere il problema; quell'impegno è stato votato all'unanimità da quest'Aula.
  Nella risposta si vedono risposte concrete, in particolare quando si fa riferimento ai 31 milioni più 17,5 che vanno anche al di là rispetto all'impegno di 45 milioni che il Governo si era preso nei miei confronti e nei confronti di tanti colleghi che hanno sottoscritto questa interpellanza nella sede della Commissione.Pag. 24
  Di questo certamente ci riteniamo soddisfatti. Certamente molto deve essere ancora fatto, è un primo passo, non sarà l'unico. Certamente dobbiamo, da un lato, risolvere l'esistente e, dall'altro, pensare alla riforma complessiva del settore. Guardate, non solo da una parte del Parlamento ma ritengo che anche gli amici qui presenti del MoVimento 5 Stelle abbiano dimostrato interesse e attenzione nei confronti di questo settore. Io ritengo che si possa fare un lavoro che va al di là della ipotetica maggioranza di questo Parlamento, si può fare un lavoro che davvero coinvolga tutta l'Aula perché qui non c’è un interesse di parte, c’è l'interesse di un intero settore che deve comunque trovare risposte.
  Io sono disponibile, ho già firmato tra l'altro una proposta di legge, sono comunque disponibile a non bloccarmi e bloccarsi rispetto alla proposta che abbiamo fatto, siamo disponibili e aperti a trovare delle mediazioni e delle modifiche per far sì che questa riforma trovi in tempi brevi una concreta attuazione.
  Per questo e su questo dobbiamo parlare. Certamente io chiedo da parte sua un impegno concreto e personale anche per risolvere queste problematiche perché, come sa, in questi mesi sono accaduti dei fatti che fanno perdere anche la credibilità stessa del sistema Stato. Mi riferisco alle 1.100 fatture pagate dallo Stato nei confronti della filiera senza rispettare alcun ordine cronologico o logico di pagamento di queste fatture. Quindi, ci troviamo di fronte anche a una guerra fra poveri all'interno di un settore che è in crisi profonda e che comunque destabilizza l'Italia intera.
  Allora per questo e su questo vigilerò e vigileremo e staremo vicini al Governo qualora esso ci chiederà supporto e sostegno.
  Ritengo che sia la Commissione agricoltura il luogo consono dove affrontare questa tematica. Ma anche la Commissione bilancio, di cui faccio orgogliosamente parte, potrà dare un contributo per ricercare le opportune coperture.
  Infine – e qui vado anche oltre il tema dell'interpellanza urgente – una parola in ricordo di un uomo di nome Mauro, residente in Val di Nievole, terra che vive di ippica da sempre, che si è spento, suicidandosi per colpa dei crediti vantati e non riscossi nei confronti della filiera ippica, la scorsa settimana. Al fine di non doversi trovare in questa sede a commentare o, ancora peggio, a commemorare i nuovi morti chiedo, pertanto, al Governo di prendere dei provvedimenti concreti in tempi rapidissimi e di dare seguito agli impegni assunti oggi in questa sede.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,48).

  LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, stamattina è accaduto un episodio molto grave. Un ragazzo di nome Luigi, di 16 anni, si è buttato dalla finestra dell'aula perché non sopportava più il peso che gli faceva vivere il padre, ma anche i compagni di scuola, per la sua omosessualità.
  Poco tempo fa c’è stato un ragazzo, Andrea, di 15 anni, che si è impiccato per lo stesso motivo e io credo che anche lo Stato, come istituzione, in questa vicenda abbia delle colpe. Le colpe sono date dalla mancanza di risorse e di attenzione rispetto a questo problema. La scuola è stata prosciugata di risorse importanti, 7,5 miliardi solo nella XVI legislatura, e, quindi, i docenti si trovano con classi enormi da gestire. Non ci sono risorse aggiuntive di figure professionali che dovrebbero aiutare i docenti a gestire tanti casi particolari all'interno della scuola e ci sono tantissimi problemi, ma Pag. 25non voglio elencare tutti i problemi che ci sono all'interno della scuola che possono produrre anche gesti di questo tipo. Ma c’è anche una responsabilità di ognuno di noi, perché anche noi cittadini siamo Stato.
  Quindi, oggi voglio rivolgere un appello a tutti i docenti della scuola. Che si fermino un attimo nel loro programma, per un giorno, oggi o domani, e raccontino la vicenda di Luigi e di Andrea. Affrontino il tema dell'omosessualità insieme ai ragazzi, in modo che ci si confronti su questa tema, che è il primo passo perché c’è bisogno di un confronto e c’è bisogno anche di affrontare il tema con una maggiore attenzione e con una maggiore professionalità messa in campo nella scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sospendo ora la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

  La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 13,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13,15)

Sui lavori della Camera.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata predisposta la seguente articolazione dei lavori per la settimana 3-7 giugno:

  Lunedì 3 giugno (ore 14, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali delle mozioni Speranza ed altri n. 1-00039, Binetti ed altri n. 1-00036, Locatelli ed altri n. 1-00040, Brunetta ed altri n. 1-00041, Migliore ed altri n. 1-00043 e Mucci ed altri n. 1-00042 concernenti iniziative volte al contrasto di ogni forma di violenza nei confronti delle donne.

  Martedì 4 giugno (ore 10)
   Informativa urgente del Governo sulla situazione dell'Ilva di Taranto.

  (pomeridiana, ore 14, con votazioni fino alle ore 17)

  Seguito dell'esame delle mozioni Speranza ed altri n. 1-00039, Binetti ed altri n. 1-00036, Locatelli ed altri n. 1-00040, Brunetta ed altri n. 1-00041, Migliore ed altri n. 1-00043 e Mucci ed altri n. 1-00042 concernenti iniziative volte al contrasto di ogni forma di violenza nei confronti delle donne;
   Discussione sulle linee generali delle mozioni Airaudo, Castelli ed altri n. 1-00048 e Costa ed altri n. 1-00033 in merito alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.

  Mercoledì 5 giugno (dalle ore 16) (con votazioni)
   Esame del disegno di legge S. 662 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali (approvato dalla Camera – ove modificato dal Senato – scadenza: 7 giugno 2013);
   Seguito dell'esame delle mozioni Airaudo, Castelli ed altri n. 1-00048 e Costa ed altri n. 1-00033 in merito alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.

  Nella mattina l'Aula non terrà votazioni per consentire alla Commissione di svolgere l'esame del decreto-legge.

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  Giovedì 6 giugno (antimeridiana/pomeridiana) (con votazioni)
   Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella giornata di mercoledì 5 giugno e non conclusi.
   Svolgimento di interpellanze urgenti.

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

  L'organizzazione dei tempi per l'esame delle mozioni n. 1-00039 e abbinate e n. 1-00048 e abbinate sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 3 giugno 2013, alle 14:

  Discussione delle mozioni Speranza ed altri n. 1-00039, Binetti ed altri n. 1-00036, Locatelli ed altri n. 1-00040, Brunetta ed altri n. 1-00041, Migliore ed altri n. 1-00043 e Mucci ed altri n. 1-00042 concernenti iniziative volte al contrasto di ogni forma di violenza nei confronti delle donne.

  La seduta termina alle 13,20.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE MOZIONI NN. 1-00039 E ABB. E 1-00048 E ABB.

Mozione n. 1-00039 e abb. – Contrasto di ogni forma di violenza nei confronti delle donne

Tempo per la discussione generale (compresa l'illustrazione): 4 ore e 30 minuti.

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 43 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 12 minuti
 Partito Democratico 56 minuti
 MoVimento 5 Stelle 28 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
27 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 18 minuti
 Lega Nord e Autonomie 16 minuti
 Fratelli d'Italia 14 minuti
 Misto: 14 minuti
  Centro Democratico 4 minuti
  Minoranze linguistiche 4 minuti
  Socialisti italiani 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 2 minuti

Per le dichiarazioni di voto sono attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto (durata complessiva: 1 ora e 25 minuti).

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Mozione n. 1-00048 e abb. – Realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 19 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze linguistiche 6 minuti
  Socialisti italiani 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.