Camera dei deputati

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Il Presidente Giuseppe Zanardelli

Giuseppe Zanardelli è nato a Brescia il 26 ottobre 1826 ed è morto Maderno (BS) 26 dicembre 1903. Studente di giurisprudenza dell'Università di Pavia nel 1848 si arruola volontario e prende parte alla campagna del Trentino. Si rifugia in Toscana dopo l'armistizio Salasco ma alla conclusione della prima guerra d'indipendenza torna a Brescia, dove subisce diverse molestie a causa delle sue idee ma non cessa d'intrattenere rapporti con i liberali lombardi e piemontesi. Collabora assiduamente al giornale Il Crepuscolo scrivendo prevalentemente saggi di economia politica. Nel 1859 è uno degli organizzatori dell'insurrezione bresciana contro gli austriaci: suo è il proclama ai concittadini e tocca a lui l'onore di accogliere Garibaldi. Nella VII legislatura, con l'annessione della Lombardia al Piemonte, è eletto deputato al Parlamento ove sarà presente ininterrottamente sino alla morte. Acquista subito credito e si distingue, tra le file dei democratico, per i suoi interventi contro i governi della Destra. Nel marzo 1876 entra nel primo gabinetto Depretis come ministro dei Lavori Pubblici, ma si dimette nel novembre del 1877 non volendo firmare la legge sulle convenzioni ferroviarie, convinto che questa non tuteli sufficientemente l'interesse pubblico. Nel primo gabinetto Cairoli (marzo 1878) è chiamato a reggere l'Interno ed in dicembre, a seguito dell'attentato Passanante, è travolto dalla crisi che ne scaturisce e che trae origine essenzialmente dal giudizio che l'opposizione dà alla sua azione politica, riprende con successo l'attività forense nella città natale e pubblica il volume su L'avvocatura. Dal maggio 1881 al maggio 1883 è ministro di Grazia e Giustizia con Depretis, incarico che lascia volontariamente perché è contrario alla politica del trasformismo. Torna ad essere responsabile della Giustizia per quasi quattro anni: dall'aprile 1887 al febbraio 1891 (prima con Depretis e poi con Crispi) varando una serie d'importanti provvedimenti: il nuovo Codice Penale ed il nuovo Codice di Commercio, la Cassazione Unica Penale e la normativa sul lavoro femminile e minorile. Dal 24 novembre 1892 al 22 febbraio 1894 è presidente della Camera, è rieletto il 6 aprile 1897 e resta in carica sino al 26 gennaio 1898 (ma dal dicembre 1897 al maggio 1898 è ancora ministro della Giustizia nel gabinetto Di Rudinì). E' per la terza ed ultima volta alla presidenza del Parlamento dal 17 novembre 1898 al 30 maggio 1899. Dal febbraio 1901 è presidente del Consiglio e dal giugno 1903 deve reggere anche l'interim degli Interni; anziano e stanco si dimette nell'ottobre del 1903 e muore nel dicembre dello stesso anno.