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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 28 luglio 2016
682.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-04620 e 5-08517 Vallascas: Sugli atti intimidatori compiuti ai danni degli amministratori locali della Sardegna.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli deputati, prima di entrare nel merito della specifica questione sollevata con le interrogazioni all'ordine del giorno, cioè la recrudescenza degli atti intimidatori in danno degli amministratori locali della Sardegna, ritengo utile un'iniziale digressione sul fenomeno in generale.
  Le intimidazioni agli amministratori locali sono un atto odioso, che tende ad annullare la libera autodeterminazione delle persone chiamate a un ruolo pubblico e insinua rassegnazione e sfiducia nelle comunità. Ma soprattutto esse possono arrivare a determinare pericolose alterazioni delle regole e dei meccanismi della democrazia a livello locale, sviando i processi decisionali dall'interesse pubblico o peggio influenzando gli organismi elettivi e burocratici dell'ente locale in funzione degli interessi della criminalità organizzata.
  Per questo motivo, pur nella molteplicità dei contesti di esecuzione e delle modalità di realizzazione dei singoli atti, l'Amministrazione dell'interno ha ritenuto che il fenomeno andasse valutato e affrontato nell'ambito di una visione unitaria.
  In tale ottica, dallo scorso mese di febbraio è operativo presso il Viminale un Osservatorio permanente, con la partecipazione tra gli altri enti delle Associazioni rappresentative delle autonomie locali, deputato a monitorare il fenomeno e a potenziare lo scambio di informazioni e il raccordo tra Stato ed enti locali, anche allo scopo di indicare strategie unitarie di prevenzione e contrasto e di proporre interventi normativi.
  L'Osservatorio ha anche il compito di individuare iniziative di supporto alle vittime, tenendo conto delle caratteristiche delle realtà territoriali in cui espletano il loro mandato. A tal fine, in sei prefetture pilota, tra le quali quella di Cagliari, è stata attivata, in via sperimentale, una sezione provinciale dell'Osservatorio. La sperimentazione è propedeutica all'estensione delle sezioni provinciali a tutte le prefetture.
  Voglio sottolineare anche che è attualmente al vaglio parlamentare un disegno di legge sulla specifica materia, che costituisce il frutto del lavoro svolto da una Commissione parlamentare di inchiesta appositamente istituita all'inizio di questa legislatura. Il provvedimento è stato approvato dal Senato nello scorso mese di giugno, con il pieno sostegno del Governo e ora se ne attende la calendarizzazione alla Camera.
  Venendo ora alla specificità della situazione in Sardegna, rilevo preliminarmente che gli episodi intimidatori nei confronti degli amministratori locali si sono manifestati un po’ su tutto il territorio regionale, sia pure non in maniera uniforme.
  Nel corso degli anni 2014 e 2015 e nei primi sei mesi del 2016, si sono verificati 259 atti intimidatori, di cui il 47 per cento in provincia di Cagliari, il 38 per cento in provincia di Nuoro e il 7,5 per cento sia nella provincia di Sassari che in quella di Oristano. Maggiormente colpite dal fenomeno sono risultate le zone interne dell'isola dove, probabilmente a causa di antichi retaggi culturali, la ritorsione violenta Pag. 17e la minaccia sono considerate ancora strumenti per rispondere alle ingiustizie percepite.
  Sono stati soprattutto i sindaci (46 per cento) a subire intimidazioni, seguiti dai componenti delle giunte (13 per cento), dai consiglieri comunali (anch'essi 13 per cento) e dai candidati alle elezioni (7 per cento). In alcuni casi (11 per cento), gli episodi hanno avuto ad oggetto beni di appartenenza degli enti locali.
  Gli eventi sono riconducibili, in gran parte, a questioni di natura personale, fondate sulla difesa dell'onore e sul sentimento di vendetta per presunti torti subiti, per asserite promesse non mantenute o per aspettative di impiego o di utilità economiche non concretizzatesi.
  Solo in via del tutto residuale gli atti intimidatori, anche per le modalità di commissione, fanno supporre la loro strumentalità rispetto ad interessi di gruppi criminali organizzati.
  Rappresento comunque che nessun episodio è stato mai rivendicato da gruppi di tal fatta, né sono emersi collegamenti tra singoli episodi che denotino l'esistenza di un disegno unitario di condizionamento dell'attività politico-amministrativa degli enti locali.
  Quanto alle modalità di manifestazione delle intimidazioni, sono stati rilevati soprattutto danneggiamenti di auto e di strutture pubbliche e private, nonché ingiurie e minacce in varie forme, tra le quali anche l'invio di missive contenenti proiettili. Non sono mancati, in numero nettamente minore, episodi più cruenti, quali aggressioni, incendi di beni pubblici e privati ed esplosioni di colpi d'arma da fuoco e di ordigni, come avvenuto nel caso del sindaco di Bultei espressamente richiamato dall'on. Vallascas.
  Questo è il quadro della situazione, riferito – come ho detto – al biennio 2014-2015 e al primo semestre di quest'anno.
  In relazione ad esso, rilevo come l'azione di prevenzione e contrasto sia particolarmente complicata e gravosa, a causa del numero elevato dei potenziali obiettivi degli atti intimidatori, delle limitate capacità organizzative richieste per porli in essere e dell'omertà del contesto ambientale che fa talora da cornice alla loro commissione.
  L'attenzione al fenomeno è comunque elevatissima, come è testimoniato dalle misure organizzative assunte dalle strutture investigative locali e dal livello di protezione che viene assicurato agli amministratori locali esposti a rischio.
  Per quanto riguarda il primo aspetto, ricordo che ancora nel marzo del 2011 è stato creato un dispositivo di « intelligence» in cui operano le Squadre mobili e le DIGOS dell'isola, coordinate dagli omologhi uffici della Questura di Cagliari. La struttura, d'intesa con le competenti Autorità giudiziarie, raccoglie, elabora e tiene aggiornati i dati complessivi sul fenomeno in Sardegna.
  Ciò ha consentito di mettere a fattor comune un rilevante patrimonio informativo gestito ed alimentato dalle stesse Forze di polizia territoriali, che è correntemente utilizzato per le specifiche attività investigative.
  In ordine alle misure di protezione personale, informo che sono 66 gli amministratori locali, di cui 40 Sindaci, a tutela dei quali è stato attivato un dispositivo di vigilanza generica radiocollegata, a seguito delle riunioni interforze coordinate dai prefetti.
  La valutazione del loro livello di rischio è di tipo dinamico, essendo oggetto di riesame periodico finalizzato ad adeguare i dispositivi di protezione attuati, anche alla luce di eventuali sviluppi investigativi.
  Nell'ambito delle azioni dei pubblici poteri, mi preme segnalare le iniziative delle Prefetture della Sardegna volte alla creazione di stabili sedi di raccordo e forme di collaborazione tra lo Stato, la regione e gli enti locali.
  È questo l'approccio a cui si ispira il Protocollo triennale tra i Prefetti della Sardegna, la regione e l'Anci isolana, siglato il 4 marzo dello scorso anno alla presenza del Ministro dell'interno, contenente tutta una serie di impegni degli organi firmatari a promuovere la legalità, Pag. 18a prevenire gli atti intimidatori e ad assicurare la tangibile vicinanza dello Stato agli amministratori vittime degli atti medesimi.
  Nel medesimo senso, ricordo che il 5 maggio scorso si è insediata presso la Prefettura di Cagliari la già citata sezione provinciale dell'Osservatorio nazionale sul fenomeno degli atti intimidatori, che in questi mesi si è riunita quattro volte per analizzare l'andamento del fenomeno e definire i possibili interventi.
  Le riunioni sono state l'occasione per approfondire, in particolare, le iniziative da adottare sui fronti:
   della diffusione della legalità tra i cittadini, anche attraverso una maggiore informazione dei medesimi sugli istituti di partecipazione alla vita amministrativa dei comuni;
   nonché dell'implementazione dei servizi di controllo del territorio attraverso il coinvolgimento delle Polizie locali e un più massiccio e razionale ricorso ai sistemi di videosorveglianza.

  In tali direzioni, sono state raggiunte importanti intese con i rappresentanti della regione, già trasfuse in un Atto aggiuntivo al citato Protocollo triennale, che è pronto per la sottoscrizione.
  Naturalmente, una strategia di approccio di più ampio respiro non può trascurare un caposaldo che chiama in causa l'Esecutivo nella sua collegialità e i diversi livelli di governo del territorio sardo.
  Mi riferisco all'esigenza di sostenere l'affermazione di processi di rigenerazione territoriale, intervenendo sulle condizioni di fragilità e di malessere sociale presenti soprattutto nelle zone interne della Sardegna. In tal senso può giocare un ruolo fondamentale il Patto per la Sardegna che il Governo e la regione stanno concertando proprio in questi giorni.
  È necessario poi che le legittime aspettative di riscatto e progresso non siano disgiunte da una ripresa di coscienza sul piano culturale e da una maggiore attenzione al rispetto dei valori legalitari, da considerare il migliore antidoto alle logiche dell'intimidazione e della sopraffazione.

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ALLEGATO 2

5-06073 Magorno: Sull'adozione di misure di sicurezza in favore del giornalista Nello Trocchia.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno, l'onorevole Magorno, nel porre all'attenzione del Ministro dell'interno alcune intercettazioni ambientali dalle quali emergerebbero delle minacce ad opera di un boss della camorra ai danni del giornalista Nello Trocchia, chiede se siano state adottate adeguate misure di protezione nei confronti di quest'ultimo.
  In merito alla vicenda, informo che il nominativo del giornalista è citato nella corrispondenza allegata alla documentazione fatta pervenire alla Prefettura di Napoli il 4 luglio 2015 dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli, ai fini della valutazione del profilo di rischio di un magistrato-Sostituto Procuratore della Repubblica.
  L'esame complessivo degli atti ha messo in rilievo anche le minacce nei confronti del giornalista, collaboratore di talune testate giornalistiche.
  Quindi, già il successivo 10 luglio, il Questore di Napoli, previa intesa con il Prefetto, ha attivato le opportune misure di protezione presso l'abitazione del signor Trocchia. Il dispositivo in argomento è stato poi ratificato di lì a pochi giorni, nella successiva riunione tecnica di coordinamento del 14 luglio.
  Successivamente, i Prefetti di Roma e Milano hanno attivato la stessa misura presso il domicilio romano del giornalista e la sede de « Il Fatto Quotidiano» in cui il medesimo lavora.
  Soggiungo, infine, che l'esposizione al rischio del signor Trocchia è costantemente monitorata dalle competenti prefetture per ogni eventuale ulteriore provvedimento che dovesse ritenersi necessario.

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ALLEGATO 3

5-06365 Cimbro: Su iniziative di stampo neofascista organizzate in Lombardia.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Cimbro, unitamente ad altri deputati, richiama l'attenzione del Ministro dell'interno su due manifestazioni organizzate in Lombardia dai movimenti Forza Nuova e CasaPound nel mese di settembre dello scorso anno, chiedendo che l'Amministrazione dell'interno adotti una posizione di netta contrarietà a iniziative del genere.
  Effettivamente, dall'11 al 13 settembre 2015 ha avuto luogo a Cantù, per il terzo anno consecutivo, una manifestazione organizzata dal movimento Forza Nuova, a cui hanno partecipato il segretario nazionale del movimento, Roberto Fiore, e circa 500 aderenti, anche in rappresentanza di correnti dell'estrema destra europea.
  L'evento si è tenuto all'interno di un'area di proprietà comunale, circoscritta e non aperta al pubblico, e, quindi, in un contesto in cui non trovava applicazione, secondo l'orientamento della Corte Costituzionale, la previsione dell'obbligo di preavviso al Questore; preavviso che è stato comunque formalizzato dagli organizzatori prima dei termini di legge.
  Nei giorni precedenti, il raduno ha provocato una forte mobilitazione di segno politico opposto e, quindi, la situazione è stata costantemente monitorata dalle Forze di polizia ed esaminata in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Como, nel cui contesto non sono stati tuttavia ravvisati i presupposti per l'applicazione di provvedimenti interdittivi.
  Nell'occasione, le autorità di pubblica sicurezza hanno adottato tutte le misure e i dispositivi idonei a prevenire turbative dell'ordine pubblico. L'evento ha avuto regolare svolgimento, al pari di quanto avvenuto nelle due precedenti edizioni.
  Nelle stesse giornate ha avuto luogo, presso il centro sportivo comunale di Castano Primo in provincia di Milano, l'annuale festa nazionale del movimento CasaPound, con la partecipazione di circa 2 mila persone provenienti anche da altre province del territorio nazionale.
  Anche questa manifestazione ha suscitato numerose polemiche e prese di posizione contrarie, anche in seno alla locale amministrazione comunale governata da una giunta appoggiata dal centrosinistra.
  Particolari contrasti sono sorti, in particolare, in relazione al permesso di utilizzare per l'iniziativa il centro sportivo comunale, che sarebbe stato concesso all'associazione sportiva «ADS La Focosa», ma di cui ha fruito in realtà CasaPound.
  L'autorizzazione all'utilizzo degli spazi comunali è stata dapprima sospesa dal sindaco e, quindi, revocata l'11 settembre, a ridosso dell'iniziativa, che è stata portata ugualmente avanti in quanto il diniego dell'amministrazione locale sarebbe stato giudicato tardivo.
  Per tali fatti la Polizia municipale di Castano Primo ha trasmesso un'informativa di reato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio.
  La vicenda è stata oggetto di approfondito esame da parte del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Milano, che ha disposto la programmazione di adeguate misure di vigilanza e sicurezza nonché la massima attenzione operativa da parte delle Forze di polizia Pag. 21sull'iniziativa e su qualunque episodio che potesse assumere i connotati del reato di apologia di fascismo.
  Soggiungo che, per le complessive esigenze di ordine e sicurezza pubblica, dall'11 al 13 settembre scorso, sono state assegnate a rinforzo delle Forze di polizia territoriali di Como e Milano rispettivamente, 270 e 460 unità provenienti dai Reparti Inquadrati.
  Questi i fatti, dai quali emerge l'impegno profuso dalle Autorità provinciali di pubblica sicurezza per garantire lo svolgimento delle manifestazioni in questione in un'adeguata cornice di sicurezza, con ciò realizzando un equo contemperamento dei vari interessi giuridicamente rilevanti in gioco.
  Quanto all'ispirazione fascista di CasaPound, evocata nell'interrogazione, non posso che ribadire quanto ho già avuto modo di dire anche di recente in questa Aula durante altre sedute di sindacato ispettivo, e cioè che, allo stato attuale, non risultano pronunce giurisdizionali che abbiano accertato il concretizzarsi della fattispecie della riorganizzazione del disciolto partito fascista e che legittimino, quindi, l'adozione di provvedimenti interdittivi. Rilevo inoltre che oggi, come in passato, il movimento viene regolarmente ammesso alle competizioni elettorali.
  È anche vero, tuttavia, che in CasaPound sono presenti elementi inclini all'uso della violenza, coinvolti in procedimenti penali per risse ed aggressioni contro elementi di opposto orientamento politico e in altre condotte illegali a carattere estemporaneo volte a conseguire visibilità mediatica. Sono numerosi i procedimenti penali pendenti, nel corso dei quali è stato contestato anche a dirigenti locali il reato di associazione a delinquere.
  In relazione a ciò, le Forze di polizia svolgono nei confronti di tale movimento una costante e accurata attività di monitoraggio e di raccolta di informazioni, finalizzata a prevenire e reprimere le iniziative che possano sfociare in episodi di violenza o di aggressività.
  Vengono costantemente controllati anche i luoghi di aggregazione degli aderenti al movimento e le iniziative assunte dai medesimi, che vengono perseguite con fermezza ove si traducano in comportamenti illeciti.

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ALLEGATO 4

5-06844 Scotto: Sul riconoscimento dello status di testimone di giustizia per Augusto Di Meo.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole Scotto richiama l'attenzione sulla situazione del signor Augusto Di Meo, testimone oculare dell'omicidio di don Peppe Diana, avvenuto a Casal di Principe il 19 marzo del 1994, chiedendo quali iniziative si intendano adottare per avviare le procedure per il riconoscimento dello status di testimone di giustizia da tempo richiesto dall'interessato.
  Prima di affrontare la posizione del signor Di Meo, ritengo opportuno sottolineare che la legge n. 45 del 2001 ha delineato la figura del testimone di giustizia prevedendo specifiche misure di tutela e assistenza.
  Si è inteso in tal modo valorizzare il contributo dato alla giustizia da coloro che hanno sentito il dovere di testimoniare a scapito della loro incolumità o dei loro familiari.
  Ai fini del riconoscimento dello status, occorre che il denunciante, vittima o testimone dei fatti di reato, versi, per effetto delle sue dichiarazioni alla giustizia, in grave pericolo, non fronteggiabile con ordinarie misure di tutela, ma solo attraverso speciali misure di protezione, che prevedono finanche il trasferimento in una località protetta.
  Il procedimento nasce da una espressa richiesta dell'organo giudiziario inquirente, che propone l'adozione di speciali misure o di uno speciale programma di protezione alla competente Commissione Centrale presso il Ministero dell'interno, la quale provvede a definire e applicare i necessari provvedimenti tutori, sulla base anche dell'avviso della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
  Nel caso di specie, l'istanza di ammissione del Di Meo ai benefìci connessi alla qualifica di testimone di giustizia è stata presentata nel 2012 dal suo legale alla Commissione Centrale, che ha interessato i competenti organi giudiziari.
  Al riguardo, la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha segnalato l'importanza del contributo del Di Meo per la condanna degli autori dell'omicidio Diana, condanna confermata dalla Cassazione nel 2004.
  La stessa Direzione Distrettuale ha tuttavia rappresentato l'insussistenza di situazioni di pericolo o di necessità di assistenza del Di Meo, sia nella fase iniziale della sua testimonianza, quando ancora la legislazione vigente non prevedeva l'autonoma figura del testimone di giustizia, sia dopo l'introduzione di tale figura con la legge n. 45 del 2001; il che non ha mai condotto ad alcuna proposta di ammissione alle speciali misure di protezione.
  Sulla base di ciò, la Commissione Centrale, tenuto conto altresì dell'avviso negativo espresso dalla Direzione Nazionale Antimafia, ha deliberato il non luogo a provvedere sulla richiesta.
  Avverso tale delibera, l'interessato ha presentato ricorso al Tribunale di Napoli. Dopo che quest'ultimo organo ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione, il ricorso è stato ripresentato al Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, la cui udienza è stata fissata per l'11 ottobre prossimo.
  Voglio precisare peraltro che il Consiglio di Stato, con un recentissimo parere, reso all'Amministrazione per altro caso, ha espressamente escluso che si possano Pag. 23far retroagire gli effetti della novella del 2001 a situazioni anteriori al venire in essere del suo presupposto, e cioè l'esistenza di testimoni di giustizia.
  Intendo evidenziare che la mancata sottoposizione a speciali misure di protezione non ha escluso che la collaborazione fornita dal signor Di Meo venisse valutata dagli organi preposti a garantirne l'incolumità.
  Sin dal 16 aprile 1994, in favore del signor Di Meo sono state disposte adeguate misure ordinarie di protezione, a seguito delle determinazioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Caserta.
  Le misure, più volte prorogate e tuttora in atto, sono state intensificate una prima volta, a decorrere dal novembre 1999, e più di recente, dal giugno scorso.

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ALLEGATO 5

5-08700 Fiano: Sugli atti intimidatori nei confronti del presidente dell'ANPI (Associazione nazionale partigiani d'Italia) di Quarona (VC).

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Fiano chiede notizie in ordine all'incendio che si è sviluppato in un deposito attiguo all'abitazione del signor Bozzo, presidente dell'Anpi di Quarona, nonché collaboratore della locale CGIL e promotore dell'accoglienza dei migranti in Valsesia. Chiede, altresì, quali iniziative si intendano adottare per garantire l'incolumità del predetto.
  Effettivamente, il 6 maggio scorso un incendio di grande potenzialità termica e virulenza ha interessato una tettoia pertinente all'abitazione del signor Bozzo ubicata nel comune di Aragona. Al momento del sinistro il proprietario dell'immobile non era presente.
  Nella denuncia contro ignoti presentata il giorno successivo agli organi di polizia, il signor Bozzo ha riferito di non aver mai ricevuto minacce dirette, esprimendo tuttavia il timore che negli ultimi tempi alcuni suoi interventi connessi all'attività di Presidente dell'ANPI possano essere risultati non graditi ad alcune persone.
  L'incendio è stato domato immediatamente grazie al pronto intervento dei vigili del fuoco sopraggiunti dal distaccamento di Varallo, che hanno poi messo in sicurezza il caseggiato.
  Nell'occasione, non sono state trovate fonti d'innesco attive, come stufe, camini o fonti di calore, ed è stato accertato che l'impianto elettrico era disinserito. In considerazione di tali circostanze, nonché delle modalità violente e distruttive con cui si è sviluppato l'incendio, non si può escludere, secondo quanto riferito dal Comando provinciale dei vigili del fuoco, la dinamica dolosa dell'evento.
  Dei fatti in questione è stata informata la Procura della Repubblica di Vercelli. Le indagini, tuttora in corso e coperte da segreto istruttorio, sono condotte dalla Compagnia dei carabinieri di Borgosesia che ha esperito gli approfondimenti investigativi del caso anche mediante l'analisi dei fotogrammi delle telecamere collocate nelle vicinanze del luogo dell'incendio, senza tuttavia riuscire ad acquisire finora elementi utili.
  Quanto alla problematica relativa alla protezione del signor Bozzo, segnalo che la stessa è stata affrontata nell'immediatezza dell'evento in sede di riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, dove è stato deciso all'unanimità di soprassedere, per il momento, all'adozione di misure tutorie in favore dell'interessato.
  Assicuro comunque che la situazione viene attentamente seguita dalle Forze dell'ordine, impegnate ad acquisire ogni minimo segnale utile a prevenire l'evoluzione di situazioni che possano compromettere l'incolumità fisica del presidente dell'ANPI e l'integrità dei beni di sua proprietà.

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ALLEGATO 6

5-08801 Pellegrino: Sul nuovo statuto dell'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Pellegrino, unitamente ad altri deputati, sollevano dubbi sulla legittimità di alcuni provvedimenti adottati dalla Direzione nazionale dell'Unione Italiana Ciechi, tra i quali in particolare il commissariamento dell'articolazione siciliana dell'ente, disposto il 3 marzo scorso.
  Alla luce di tali circostanze, gli interroganti chiedono quali iniziative si intendano porre in essere per verificare il rispetto dei principi di democraticità e libertà all'interno dell'organizzazione, nonché di conoscere se le modifiche statutarie al vaglio della Prefettura di Roma presentino profili e caratteri tali da mettere «a rischio interessi morali della categoria... e da compromettere... la struttura democratica dell'associazione».
  Rilevo preliminarmente che, come per tutti gli enti di diritto privato rientranti nel novero degli organismi di promozione sociale, le finalità istituzionali dell'Unione Italiana Ciechi e la nomina degli organi direttivi sono regolate dalle norme statutarie.
  Preciso al riguardo che l'Amministrazione dell'interno esercita un generico potere di vigilanza e solo nelle fattispecie previste dall'articolo 15 del decreto-legge n. 98 del 2011 e, in particolare, quando il bilancio non venga deliberato o si verifichino disavanzi per due esercizi consecutivi, è previsto il potere di commissariamento governativo.
  Al di fuori di queste ipotesi, la vigilanza sull'ente deve comunque esplicarsi nel rispetto dell'autonomia statutaria e non comporta la facoltà di incidere sulle delibere, neanche quelle di più rilevante impatto.
  D'altro canto, segnalo che, non essendo prevista in capo a questo Ministero la nomina di componenti dell'organo direttivo, non viene a configurarsi sotto questo profilo alcuna influenza del soggetto pubblico.
  Per quanto ho appena argomentato, si ritiene opportuno che la soluzione delle questioni richiamate nell'interrogazione sia rimessa alle decisioni del Tribunale civile di Roma già chiamato in causa dai diretti interessati.
  Quanto al nuovo statuto, la Prefettura di Roma ha reso noto di averlo approvato con provvedimento del 18 maggio scorso, avendo ritenuto che le modifiche apportate fossero conformi alla normativa vigente e coerenti con le altre disposizioni statutarie.