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Resoconti delle Giunte e Commissioni

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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 5 ottobre 2017
886.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-09058 Bargero: Criticità nella gestione dei buoni pasto da parte degli esercizi commerciali.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo al quesito posto dall'Onorevole interrogante, rappresentando quanto segue.
  In data 10 agosto u.s. è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto interministeriale 7 giugno 2017 n. 122, con il quale è stato adottato il «Regolamento recante disposizioni in materia di servizi sostitutivi di mensa, in attuazione dell'articolo 144, comma 5, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50».
  Il provvedimento, in vigore dal 9 settembre 2017, è volto ad assicurare l'efficienza funzionale ed operativa e la stabilità economica del mercato dei buoni pasto, ma, soprattutto, a garantire la libera ed effettiva concorrenza nel settore, oltre che la prestazione di un servizio efficiente ai consumatori.
  Vengono infatti individuati gli esercizi presso i quali può essere erogato il servizio sostitutivo di mensa reso a mezzo dei buoni pasto, le caratteristiche dei buoni pasto e il contenuto degli accordi stipulati tra la società che emette i buoni pasto e i titolari degli esercizi convenzionabili.
  In particolare, l'articolo 5 del provvedimento sancisce il divieto di pattuire con gli esercizi convenzionati uno sconto incondizionato più elevato di quello stabilito dalla società emittente in sede di offerta ai fini dell'aggiudicazione o in sede di conclusione del contratto con il cliente (soggetto convenzionato) e precisa che lo sconto incondizionato remunera tutte le attività necessarie e sufficienti al corretto processo di acquisizione, erogazione e fatturazione del buono pasto.
  Tale disposizione prevede inoltre che gli accordi tra la società di emissione e i titolari degli esercizi convenzionabili prevedono un'offerta di base, senza servizi aggiuntivi, idonea ad assicurare al cliente un servizio completo, ferma restando la libertà della prima di proporre agli esercizi convenzionabili anche servizi aggiuntivi. I bandi di gara devono quindi uniformarsi a tali prescrizioni, prevedendo la presentazione da parte dei concorrenti anche della suddetta offerta di base.
  La norma, poi, specifica che nell'ambito dei contratti di convenzionamento, ai fini della partecipazione alle gare, nonché della valutazione di congruità delle relative offerte economiche, possono essere considerati come servizi aggiuntivi solo quelli consistenti in prestazioni ulteriori rispetto all'oggetto principale della gara e abbiano un'oggettiva e diretta connessione intrinseca con l'oggetto della stessa. Resta ferma la facoltà dei titolari degli esercizi convenzionabili di non aderire alla proposta di prestazioni aggiuntive.
  Le nuove disposizioni consentono quindi di evitare, soprattutto nel caso di procedure di gara avviate dalla pubblica amministrazione, i profili di criticità conseguenti alla traslazione dei costi connessi agli elevati ribassi presentati in sede di offerta economica sulla rete degli esercizi convenzionati.
  Nel previgente contesto normativo poteva infatti verificarsi la modifica delle commissioni di rimborso inizialmente indicate in sede di offerta, giustificata in ragione della fruizione di servizi aggiuntivi, posto che le commissioni di rimborso praticate dalle società emettitrici agli esercizi convenzionati risultavano formalmente Pag. 85basse ma di fatto destinate a lievitare in virtù dei servizi aggiuntivi offerti.
  Oggi, invece, laddove previsto dal bando di gara, le prestazioni ulteriori rientrano tra gli elementi di valutazione dell'economicità dell'offerta.
  Resta ferma la possibilità di offrire comunque prestazioni aggiuntive da parte delle società emettitrici agli esercizi convenzionabili, sotto forma di servizi ulteriori, e salva la facoltà dei titolari degli esercizi convenzionabili di non aderire ai medesimi.
  Al fine, poi, di arginare il fenomeno dei ritardi nel rimborso dei buoni pasto incassati dalle società emettitrici, l'articolo 5, comma 6 del provvedimento stabilisce l'applicabilità anche a tali termini di pagamento del decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, come modificato dal decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192, che disciplina i termini di pagamento nelle transazioni commerciali e l'applicazione degli interessi di mora in caso di ritardato o mancato pagamento.
  Quanto, infine, alla richiesta di introdurre un POS universale in grado di leggere tutte le tessere elettroniche in circolazione, non sembra al momento ravvisarsi la percorribilità di tale proposta, anche in considerazione del fatto che ciò potrebbe comportare un aggravio di costi a carico degli utenti finali oltrechè delle stesse società emettitrici.

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ALLEGATO 2

5-11595 Fanucci: Regolazione della rete di distribuzione dei carburanti.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo al quesito posto dall'onorevole interrogante, facendo presente che il Ministero dello sviluppo economico, con l'intento di favorire il rispetto delle regole di settore, da parte di soggetti subentranti nel caso di cessione di aziende, segue costantemente la questione e ha già fissato vari incontri tra le parti interessate (Associazioni dei titolari di impianti e Federazioni dei gestori), per l'introduzione, sulla base di una contrattazione a livello nazionale, di nuove forme contrattuali.
  Si evidenzia che presso il Ministero, in data 1° agosto 2017, ho presieduto un incontro con i rappresentanti delle Federazioni dei gestori degli impianti di distribuzione carburanti maggiormente rappresentative a livello nazionale (Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc Confcommercio) nel corso del quale sono state affrontate le criticità legate all'applicazione del cosiddetto modello grossista da parte della Società Esso – che ha ceduto e continua a cedere impianti della rete distribuzione carburanti ad altri titolari – soprattutto in relazione agli aspetti della garanzia della continuità gestionale, della tutela dei livelli occupazionali e della qualità del servizio.
  A seguito del predetto incontro, la Direzione generale competente ha convocato per il prossimo 13 ottobre un incontro tecnico presso il Ministero dello sviluppo economico, per acquisire gli elementi informativi da parte delle Società subentranti (Rete Italia spa, Som spa, Enerpetroli srl, Petrolifera Adriatica spa, Amegas Spa e Basile petroli spa, nonchè Eg Italia srl che ha con la Società Esso un accordo preliminare), cui seguirà il tavolo plenario con le Federazioni.
  In merito all'iniziativa proposta dall'interrogante, di introdurre un costo di distribuzione minimo valido erga omnes, si fanno presenti le criticità derivanti dalle normative antitrust in presenza di un mercato ormai liberalizzato.
  Il Ministero dello sviluppo economico è ad ogni modo impegnato a sostenere altre iniziative sollecitate anche dall'On. interrogante, dando corso all'impegno assunto dal Governo il 28 giugno scorso di attivare la procedura di conciliazione tra le Federazioni di categoria dei gestori e le società subentranti alla Esso nell'ambito dell'applicazione del citato modello grossista.
  In particolare, il Governo si è impegnato a valutare l'adozione di ogni iniziativa utile al fine di garantire la continuità gestionale degli impianti ceduti e i livelli occupazionali ed ottenere il rispetto delle prescrizioni contenute nell'Accordo aziendale siglato il 16 luglio 2014 relativamente alle reti a marchio cedute.
  Concludo facendo inoltre presente l'ulteriore impegno del Governo ad attivare, tramite l'Osservatorio carburanti, un monitoraggio della rete carburanti venduta, al fine di verificarne il livello dei prezzi praticati, nonché ad attivare uno specifico tavolo delle controversie contrattuali tra la Esso (o le società subentranti nella proprietà della rete Esso) e le Associazioni di rappresentanza dei gestori, così come è previsto dal decreto legislativo n. 32 del 1998.

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ALLEGATO 3

5-12011 Crippa: Copertura degli oneri relativi al cosiddetto «caso Gala».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo ai quesiti posti nell'atto in discussione relativamente alla situazione fallimentare della Società Gala SpA, anche sulla base di informazioni acquisite dall'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico.
  Premetto che il tema del rapporto tra venditori di energia elettrica e distributori con riferimento alla riscossione e gestione degli oneri di sistema elettrico è all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico, che ha già avviato un confronto con l'Autorità per l'energia e gli operatori del settore, al fine di individuare una soluzione che consenta di assicurare la certezza dei flussi finanziari che alimentano i conti relativi agli oneri di sistema, anche in presenza di morosità da parte dei clienti finali, obbligati, dal punto di vista giuridico ed economico, a sostenere detti oneri.
  Gli strumenti regolatori vigenti, implementati anche a seguito delle recenti pronunce del giudice amministrativo, non si sono rivelati sufficienti ad affrontare efficacemente il problema in parola. Le varie delibere dell'Autorità sono state, infatti, annullate o sospese essendo stati eccepiti sia la natura parafìscale degli oneri, che gravano esclusivamente sul cliente finale, che la carenza di potere regolatorio della stessa Autorità.
  Da parte sua, l'Antitrust il 21 luglio scorso, ha inviato una segnalazione sulla necessità di un intervento urgente del legislatore per mettere ordine alla questione del versamento degli oneri di sistema elettrico nel caso di mancato pagamento da parte del cliente finale.
  In particolare, è stato rilevato che la questione, disciplinata attualmente da disposizioni contrattuali pattuite tra distributori e venditori, risulta essere lesiva della concorrenza, considerato il ridotto potere negoziale del venditore verso il distributore e della presenza di soggetti verticalmente integrati.
  Pertanto, su detta questione, il Governo sta valutando l'opportunità di presentare una proposta che stabilisca i principi secondo cui disciplinare la materia in ordine alla gestione dei flussi finanziari degli oneri, all'allocazione dei rischi tra venditori e distributori e, infine, che disponga in merito agli strumenti per la riscossione degli oneri dovuti dai clienti morosi, evitando rischi di socializzazione.
  Nelle more di una soluzione definitiva, l'Autorità ha pubblicato un nuovo documento di consultazione con il quale si propone una metodologia per la determinazione del valore della garanzia prestata dai venditori ai distributori, in funzione della «virtuosità» nella gestione del credito da parte degli stessi venditori, nonché un limite minimo in percentuale degli importi fatturati che le imprese distributrici sono tenute a corrispondere alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA) e al Gestore per i servizi energetici (GSE).
  Rappresento, inoltre, che l'introduzione dell'albo dei venditori, previsto dalla Legge 4 agosto 2017, n. 124 «Legge annuale per il mercato e la concorrenza», costituisce uno strumento atto a garantire l'operatività nel mercato della vendita al dettaglio di soggetti solidi ed affidabili, anche dal punto di vista economico e finanziario.Pag. 88
  In merito alle conseguenze sugli aderenti alla gara Consip, derivanti dalla situazione debitoria della Società Gala, evidenzio che la pubblica amministrazione aderente alla gara Consip, aggiudicata dalla medesima Società, ricadrà nel cosiddetto «servizio di salvaguardia» che, per sua natura, comporta una maggiorazione dei costi della fornitura elettrica rispetto al Prezzo Unico Nazionale, differente a seconda dell'area territoriale di appartenenza.
  Tale confronto andrebbe effettuato rispetto al prezzo di aggiudicazione di Gala, il quale presentava notevoli differenze tra tipologie di utenze (usi diversi e illuminazione pubblica), fasce di prelievo e aree geografiche.
  Nel merito, il maggiore incremento si prefigurava riguardo alla fornitura per l'illuminazione pubblica nei Comuni del Lazio, dove il prezzo di aggiudicazione della gara era stato particolarmente vantaggioso per le Pubbliche Amministrazioni. In tale caso, l'incremento di costo conseguente all'entrata in salvaguardia era stimato nell'ordine del 20 per cento (circa 40 euro/Megawattora); la fornitura elettrica per usi diversi avrebbe, invece, comportato una maggiorazione di circa 27 euro/Megawattora.
  Successivamente, Enel Energia (che aveva a suo tempo partecipato alla gara Consip) è subentrata a Gala nel contratto alle medesime condizioni contrattuali per la fornitura di energia elettrica nella Regione Lazio; in tal caso, pertanto, non sono previste maggiorazioni di costo per tutto l'anno in corso.
  Concludendo, dalle informazioni acquisite anche dal competente Ministero dell'economia e delle finanze si è appreso che, a seguito delle azioni poste in essere dalla Consip, è stato possibile mitigare gli effetti negativi dell'inadempimento da parte del fornitore, evitando così un maggior costo di circa 23,5 milioni di Euro che si sarebbe verificato, qualora le PA fossero rimaste in salvaguardia fino al termine dei propri contratti. Consip ha, comunque, già avviato le procedure per l'aggiudicazione del nuovo contratto di approvvigionamento di energia elettrica per l'anno 2018.

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ALLEGATO 4

5-12361 Civati: Fenomeni corruttivi denunciati dall'inchiesta giornalistica «Azerbaijani Laundromat».

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Commissione Europea ha assegnato al TAP lo status di «Progetto di Interesse Comune (PCI)». I Progetti di Interesse Comune rivestono un ruolo importante nel nuovo Regolamento dell'Unione europea in materia di infrastrutture energetiche transeuropee, rispondendo ad esigenze di sicurezza e diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento di gas per l'Italia e l'Europa, oltre che al fine di assicurare una transizione dalle fonti fossili più inquinanti, quali il carbone, per il quale la SEN ne prevede la fuoriuscita dell'uso entro i prossimi anni.
  Il TAP, inoltre, è stato selezionato come Progetto di Interesse Comune in quanto funzionale all'apertura del Corridoio Meridionale del Gas, uno dei 12 cosiddetti corridoi energetici, reputati prioritari dall'Unione europea per il conseguimento degli obiettivi di politica energetica attraverso una lunga e trasparente procedura che ha coinvolto molti organi della Commissione europea e nella quale il Consiglio d'Europa non ha avuto competenza o ruolo.
  I lavori di realizzazione del gasdotto sono in corso, secondo la tempistica del progetto che ne prevede l'entrata in funzione nel 2020. Non si ravvede, ad oggi una motivazione legittima per un intervento di sospensione degli stessi, con le evidenti conseguenze sul progetto, sulla semplice base di alcuni articoli di stampa.
  Qualora, all'esito delle verifiche in sede europea si riscontrassero delle ipotesi di responsabilità sarà compito della magistratura procedere alle opportune verifiche ed indagini in ordine alla sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti, le cui conclusioni saranno ovviamente tenute nel debito conto laddove abbiano rilevanza in merito all'autorizzazione del progetto stesso.

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ALLEGATO 5

5-12362 Galgano: Cessione delle aziende del polo metallurgico ex Pozzi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con decreto ministeriale del 29 settembre 2014 è stata aperta la procedura di amministrazione straordinaria della Isotta Fraschini S.r.l. (cosiddetta procedura madre) e con successivo decreto in data 10 ottobre 2014 la stessa è stata estesa anche alla società IMS S.r.l.
  Con successivo decreto del 5 luglio 2015 è stata autorizzata l'esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali della Isotta Fraschini S.r.l. Il termine di esecuzione del predetto programma, dapprima prorogato (ex articolo 66 del decreto legislativo n. 270 del 1999 e, poi, ex articolo 57, comma 4-bis, del medesimo decreto legislativo), andrà a scadenza il prossimo 31 ottobre 2017.
  Diversamente, il termine di esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali della società Industrie Metallurgiche Spoleto (IMS), autorizzato con decreto in data 3 dicembre 2015, e successivamente anch'esso prorogato (ai sensi dei sopracitati articoli 66 e 57, comma 4-bis), andrà a scadenza il 2 marzo 2018.
  Tali Società, operanti nel settore siderurgico, hanno stabilimenti rispettivamente: la Isotta Fraschini a Dongo (MI) e Spoleto (PG), la IMS a Spoleto.
  Isotta Fraschini ha proseguito l'esercizio dell'attività nel sito produttivo di Dongo, dove sono occupati 163 dipendenti, mentre i siti di Spoleto, sia di Isotta Fraschini (68 dipendenti) che di IMS (136 dipendenti), sono, allo stato, inattivi con il relativo personale in CIGS con scadenza al 31 ottobre p.v. per Isotta Fraschini ed al 2 marzo 2018 per IMS.
  Al fine di dare attuazione ai suddetti programmi di cessione, i Commissari straordinari, nel corso del 2016, hanno provveduto a pubblicare bandi di vendita, rispettivamente:
   per la raccolta di offerte vincolanti d'acquisto per l'intero complesso aziendale di Isotta Fraschini o per i singoli rami di Dongo e Spoleto;
   per la raccolta di offerte vincolanti d'acquisto per l'intero complesso aziendale di Spoleto di IMS.

  All'esito di tali sollecitazioni del mercato, non è pervenuta alcuna offerta per IMS, né per il Ramo di Spoleto di Isotta Fraschini.
  È invece pervenuta una offerta per il solo ramo di Dongo, relativamente alla quale i Commissari, a ciò autorizzati dal Ministero dello sviluppo economico, hanno proseguito una fase di trattativa, che si è conclusa solo recentemente, con la formalizzazione, in data 27 settembre scorso, di una offerta vincolante di acquisto, tuttora in corso di valutazione da parte dei Commissari.
  Ove positivamente valutata, tale offerta sarà oggetto di pubblicazione al fine di ricevere eventuali offerte migliorative, previa necessaria autorizzazione sia del Comitato di sorveglianza che degli Uffici preposti del Ministero dello sviluppo economico, che – data l'imminente scadenza dei termini del programma di cessione – avverrà presumibilmente entro il mese corrente.
  Quanto, invece, al Ramo di Spoleto della Isotta Fraschini ed al complesso della IMS, dopo l'esito infruttuoso del primo bando, ulteriori tentativi sono proseguiti, Pag. 91nel corso del corrente anno, con il coinvolgimento ed il supporto delle istituzioni locali (Comune, Regione), oltre che delle rappresentanze sindacali, per la ricerca di interessamenti imprenditoriali.
  Ad oggi, però, nonostante le informali manifestazioni di interesse, non sono pervenute offerte irrevocabili d'acquisto.
  Al riguardo, i Commissari straordinari hanno anticipato che è in corso di deposito presso il MiSE e presso il Comitato di sorveglianza una istanza per dar corso ad un nuovo tentativo di vendita, mediante pubblicazione di un invito per la raccolta di offerte vincolanti di acquisto, sia per il ramo d'azienda di Spoleto di Isotta Fraschini che per il complesso aziendale di IMS, congiuntamente e/o disgiuntamente.
  Sarà mia cura informare il Parlamento sugli esiti di questo nuovo tentativo di vendita.

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ALLEGATO 6

5-12363 Ricciatti: Prospettive produttive e occupazionali dello stabilimento Perugina di San Sisto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo al quesito posto dagli Onorevoli Interroganti in merito alle note vicende dello stabilimento Perugina di San Sisto (PG) verso le quali, ormai da mesi, l'attenzione del Ministero dello sviluppo economico, e mia in particolare, è massima.
  Al riguardo, ho provveduto ad attivare presso il MiSE un tavolo di gestione della crisi aziendale dedicato allo stabilimento di San Sisto.
  Mi preme sottolineare che nel recente incontro del 27 settembre, ho invitato le parti a riprendere il dialogo sul Piano industriale e sugli impegni sottoscritti da azienda e organizzazioni sindacali con l'accordo dell'aprile 2016.
  Evidenziando la necessità di portare a compimento il piano di investimenti dell'azienda, ho rammentato i contenuti dell'accordo sottoscritto l'11 gennaio 2017 presso il Ministero del lavoro, con l'obiettivo di favorire un rapido e reciproco confronto sui punti nodali dell'accordo: stato di avanzamento del piano di riorganizzazione; eventuali modifiche dell'organizzazione del lavoro; percorsi di formazione e riconversione professionale idonei a favorire la continuità occupazionale o la ricollocazione dei lavoratori coinvolti.
  Le parti sono state sollecitate a riprendere il confronto in sede territoriale per svolgere ogni opportuno approfondimento utile al raggiungimento di un esito positivo della vicenda, anche in considerazione del fatto che la scadenza degli ammortizzatori sociali per i dipendenti del sito perugino è prevista a luglio 2018.
  A tal fine ho proposto di predisporre un piano di lavoro da realizzarsi nel corso dei prossimi sei mesi, con incontri bimestrali di monitoraggio presso il Mise.
  L'azienda e le organizzazioni sindacali hanno dato seguito alle mie sollecitazioni concordando un primo confronto per il prossimo 13 ottobre.
  Inoltre, per quanto di sua competenza, la Regione Umbria ha convocato, in data 19 ottobre, l'azienda al fine di valutare e approfondire gli strumenti da poter mettere in campo per il sostegno di investimenti in ricerca e sviluppo.
  Ricordando che la prossima riunione in sede ministeriale si terrà il prossimo 9 novembre, ribadisco che il Governo che rappresento, pur consapevole della difficoltà della situazione, è fermamente convinto che attraverso il dialogo e il confronto costruttivo tra le parti, adeguatamente supportate dalle istituzioni interessate, sia possibile pervenire a un epilogo in grado di preservare il tessuto occupazionale e produttivo di una realtà storicamente emblema del Made in Italy nel mondo.

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ALLEGATO 7

5-12364 Polidori: Pagamento dei crediti delle aziende dell'indotto dell'Ilva di Taranto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il decreto-legge n. 1 del 2015, nel novellare l'articolo 3, comma 1-ter, del decreto-legge n. 347 del 2003 (cosiddetta Legge Marzano), ha previsto che «Per le imprese che gestiscono almeno uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale e che sono ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria, i crediti anteriori all'ammissione alla procedura, vantati da piccole e medie imprese, relativi a prestazioni necessarie al risanamento ambientale, alla sicurezza e alla continuità dell'attività degli impianti produttivi essenziali nonché i crediti anteriori relativi al risanamento ambientale, alla sicurezza e all'attuazione degli interventi in materia di tutela dell'ambiente e della salute previsti dal piano ambientale sono prededucibili ai sensi dell'articolo 111 della legge fallimentare, ossia sono pagati con priorità rispetto agli altri crediti ammessi al passivo».
  Con recente disposizione a carattere interpretativo del citato articolo 3, (articolo 8, comma 1-bis del decreto-legge n. 91 del 2017, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2017, n. 123), è precisato altresì che «...nella categoria dei crediti prededucibili ai sensi dell'articolo 111 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e successive modificazioni, rientrano quelli delle imprese di autotrasporto che consentono le attività ivi previste e la funzionalità degli impianti produttivi dell'ILVA».
  Tali disposizioni consentono il pagamento in prededuzione non soltanto dei crediti correnti maturati in corso di procedura di amministrazione straordinaria, ma anche di quelli maturati prima dell'inizio della medesima, se rispondenti ai criteri indicati dalla legge (risanamento ambientale, sicurezza e continuità degli impianti produttivi essenziali).
  Il riconoscimento della prededucibilità dei crediti avviene mediante accertamento da parte del Giudice Delegato alla procedura, previa valutazione dei Commissari straordinari della rispondenza del credito vantato ai citati criteri.
  Lo stato passivo di Ilva SpA in Amministrazione Straordinaria è stato reso esecutivo in data 30 giugno 2017 e nel corso del mese di settembre scorso sono state completate le comunicazioni ai creditori.
  Complessivamente, sono stati riconosciuti crediti in prededuzione per fornitori per un ammontare pari a circa 80 milioni di euro, di cui circa 10 milioni di euro relativi all'indotto di Taranto, a fronte di richieste complessive di circa 500 milioni di euro (66 milioni di euro per l'indotto di Taranto). I creditori, nel termine di 30 giorni dalla comunicazione, potranno contestare in sede giudiziaria le decisioni del Giudice Delegato al fine di veder riconosciute le loro pretese.
   Relativamente ai crediti correnti, cioè i crediti maturati durante la procedura, Ilva in Amministrazione Straordinaria sta provvedendo al pagamento dei propri debiti nei confronti dei fornitori, con l'obiettivo di una progressiva riduzione dello scaduto fino al suo azzeramento.
  A tal riguardo, i Commissari hanno comunicato di aver avviato da tempo un confronto con la Confindustria di Taranto (da ultimo, si è tenuto un incontro il 14 settembre) e di aver presentato uno specifico piano di recupero, secondo forme e Pag. 94modalità idonee a garantire uniformità nei pagamenti. I Commissari hanno altresì confermato e rinnovato il proprio impegno ad assicurare un costante colloquio con le imprese creditrici, anche al fine di superare eventuali criticità che dovessero emergere.
  Si precisa che i crediti derivanti da investimenti della Procedura finalizzati all'attuazione degli interventi ambientali saranno pagati a valere sui fondi assegnati ad Ilva dalla legge 4 marzo 2015 n. 20.
  Infine, rappresento che ad oggi non è pervenuta al Ministero dello sviluppo economico alcuna richiesta di accesso al fondo di garanzia (di cui al decreto-legge n. 1 del 2015) e al Fondo di garanzia per le PMI, quale misura di sostegno al settore dell'indotto.
  Il motivo della inoperatività di tale strumento è da attribuire, come già riferito, alla circostanza che il riconoscimento della prededucibilità dei crediti avviene, mediante l'accertamento da parte del Giudice Delegato alla procedura, dei presupposti indicati dalla legge (risanamento ambientale, sicurezza e continuità degli impianti produttivi essenziali), previa valutazione e attestazione dei Commissari straordinari.

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ALLEGATO 8

5-12365 Benamati: Effetti dell'accordo sull'acquisizione dei cantieri STX sulla politica industriale e sulla cantieristica nazionale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Preliminarmente, vorrei ricordare che dopo mesi di trattative, il 12 aprile scorso Fincantieri ha firmato con il Governo francese un accordo che definiva la struttura della compagine azionaria, gli elementi fondamentali della governance e le linee guida del Piano industriale. Il Governo francese tuttavia manteneva il diritto di prelazione sull'acquisizione esercitabile entro il 29 luglio 2017.
  Il 31 maggio il Presidente Macron, recandosi in visita presso i cantieri navali STX, ha manifestato, come noto, la volontà di rivedere gli accordi sottoscritti all'epoca della presidenza Hollande tra il gruppo italiano e il Governo Francese, procedendo, ricordo, alla nazionalizzazione del cantiere e dando di fatto mandato al proprio Ministro dell'economia di avviare con gli interlocutori italiani un ulteriore confronto che ha avuto luogo lo scorso 5 giugno a Roma, quando il Ministro Padoan e il Ministro Calenda hanno incontrato il Ministro Le Maire.
  Il 27 settembre, durante l'incontro bilaterale italo-francese, è stato raggiunto l'accordo sull'acquisizione dei cantieri navali STX di Saint-Nazaire da parte di Fincantieri. Tale accordo, che è parte di una alleanza di ampio respiro tra i due paesi nel settore navale sia civile che militare, prevede che il pacchetto azionario riferibile al gruppo italiano sia pari al 51 per cento, assicurando in tal modo la maggioranza assoluta di Fincantieri.
  Ricordo che l'accordo sottoscritto durante la presidenza Hollande prevedeva una compagine azionaria ripartita tra Fincantieri con il 48,66 per cento delle azioni, un'istituzione finanziaria italiana identificata nella Fondazione CR Trieste con il 6 per cento, il Governo francese con il 33,34 per cento e DCNS, oggi Naval Group, con il 12 per cento.
   I rappresentanti italiani avrebbero quindi detenuto una quota azionaria pari al 54,66 per cento.
  La percentuale del 51 per cento – interamente in capo a Fincantieri, che nel precedente accordo deteneva una quota inferiore delle azioni, pari al 48,66 per cento – è stata concordata nel corso dell'incontro del 27 settembre dai rappresentanti dei governi italiano e francese e garantisce il mantenimento della maggioranza a favore dell'azienda italiana, semplificando il precedente accordo, con la previsione di un unico socio italiano ed evitando il ritiro dall'operazione che si stava profilando.
  Il 51 per cento viene raggiunto con un prestito dell'1 per cento da parte del Governo francese, ma il Governo francese potrà revocare il prestito solo a condizione di un inadempimento di Fincantieri rispetto agli impegni industriali presi. Questa clausola era peraltro prevista anche nel precedente accordo che accordava allo stato francese il diritto di ricomprare la quota detenuta dalla società nelle medesime circostanze. Inoltre in questa eventualità Fincantieri potrà rivendere anche il suo restante 50 per cento al Governo francese in modo da non trovarsi in una ipotetica situazione di stallo.
  In merito alla governance richiamata dall'Interrogante, l'accordo siglato con Macron prevede un Consiglio di Amministrazione composto da 4 rappresentanti di nomina francese e 4 rappresentanti di Pag. 96nomina Italiana tra cui Amministratore Delegato e Presidente, quest'ultimo ha diritto di voto decisivo in caso di parità.
  Ritengo, infine, che dalle capacità produttive italiane e francesi, nascerà un «leader» nel settore navale che potrà generare un proficuo fatturato annuo, una presenza internazionale radicata in vari Paesi e un rilevante indotto occupazionale.

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ALLEGATO 9

5-12366 Vallascas: Tutela degli interessi nazionali nell'accordo Fincantieri – STX.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano è consapevole che in un contesto sempre più globalizzato sia necessario rafforzare meccanismi di difesa dai comportamenti impropri. Per tale ragione in Europa ha contrastato ogni progetto di indebolimento degli strumenti di tutela commerciale.
  Ciò posto, sulla questione specifica evidenzio che la nostra posizione è stata sempre ferma e chiara: l'Italia e Fincantieri hanno dato tutte le garanzie quanto al mantenimento dell'occupazione e alla protezione delle tecnologie attraverso una governance equilibrata e in una prospettiva autenticamente europea.
  Il 31 maggio il Presidente Macron, recandosi in visita presso i cantieri navali STX, ha manifestato, come noto, la volontà di rivedere gli accordi sottoscritti all'epoca della presidenza Hollande tra il gruppo italiano e il Governo Francese, procedendo, ricordo, alla nazionalizzazione del cantiere e dando di fatto mandato al proprio Ministro dell'economia di avviare con gli interlocutori italiani un ulteriore confronto che ha avuto luogo lo scorso 5 giugno a Roma, quando il Ministro Padoan e il Ministro Calenda hanno incontrato il Ministro Le Maire.
  Ricordo che l'accordo sottoscritto durante la presidenza Hollande prevedeva una compagine azionaria ripartita tra Fincantieri con il 48,66 per cento delle azioni, un'istituzione finanziaria italiana identificata nella Fondazione CR Trieste con il 6 per cento, il Governo francese con il 33,34 per cento e DCNS, oggi Naval Group, con il 12 per cento.
  I rappresentanti italiani avrebbero quindi detenuto una quota azionaria pari al 54,66 per cento.
  La percentuale del 51 per cento – interamente in capo a Fincantieri, che nel precedente accordo deteneva una quota inferiore delle azioni, pari al 48,66 per cento – è stata concordata nel corso dell'incontro del 27 settembre dai rappresentanti dei governi italiano e francese e garantisce il mantenimento della maggioranza a favore dell'azienda italiana, semplificando il precedente accordo, con la previsione di un unico socio italiano ed evitando il ritiro dall'operazione che si stava profilando.
  Il 51 per cento viene raggiunto con un prestito dell'1 per cento da parte del Governo francese, ma il Governo francese potrà revocare il prestito solo a condizione di un inadempimento di Fincantieri rispetto agli impegni industriali presi. Questa clausola era peraltro prevista anche nel precedente accordo che accordava allo stato francese il diritto di ricomprare la quota detenuta dalla società nelle medesime circostanze. Inoltre in questa eventualità Fincantieri potrà rivendere anche il suo restante 50 per cento al Governo francese in modo da non trovarsi in una ipotetica situazione di stallo.
  In merito alla governance sottolineo che l'accordo siglato con il Governo Macron prevede un Consiglio di Amministrazione composto da 4 rappresentanti di nomina francese e 4 rappresentanti di nomina Italiana tra cui Amministratore Delegato e Pag. 98Presidente. Quest'ultimo ha diritto di voto decisivo in caso di parità.
  L'Italia e la Francia nell'affermare la loro volontà di rafforzare la cooperazione in materia navale, nel campo sia civile che militare, hanno raggiunto un accordo, che comprende un raggruppamento d'imprese locali e che permetterà di preservare e sviluppare l'attività dei Cantieri di Saint-Nazaire e del loro tessuto industriale.
  Il Governo ritiene che, la Fincantieri forte del suo know-how sarà l'operatore industriale in seno all'azionariato, onorando importanti impegni in materia d'occupazione, di mantenimento del know-how e proprietà intellettuale, di difesa e diversificazione dell'attività dei Cantieri di Saint-Nazaire.
  In parallelo, l'Italia e la Francia hanno deciso di approfondire la loro cooperazione navale militare, avviando i lavori in vista della costituzione di un'alleanza tra i sistemi industriali dei due Paesi.
  A tal fine un comitato di alto livello per i seguiti, composto da rappresentanti dei due Governi e delle parti interessate, sarà costituito a breve.
  Esso sarà incaricato di proporre, entro il mese di giugno 2018, previa consultazione dell'insieme delle parti interessate, modalità pratiche per questa intesa tra i due sistemi industriali, in particolare per quanto riguarda la struttura, la governance il quadro finanziario e le politiche pubbliche per appoggiare tale alleanza.
  Sicuramente la costruzione di un leader di tale portata, nella cantieristica civile e militare, rappresenta un progetto meritevole che sarà seguito con la massima attenzione e sui cui sviluppi avremo cura di tenere informato il Parlamento e i suoi rappresentanti.