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CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 3 ottobre 2017
884.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
Pag. 285

INDAGINE CONOSCITIVA

  Martedì 3 ottobre 2017. — Presidenza del vicepresidente Paolo PETRINI.

  La seduta comincia alle 13.50.

Sulle tematiche relative all'impatto della tecnologia finanziaria sul settore finanziario, creditizio e assicurativo.
Audizione dell'amministratore delegato di Frigiolini & partners Merchant, Leonardo Frigiolini.

(Svolgimento e conclusione).

  Paolo PETRINI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Introduce, quindi, l'audizione.

  Leonardo FRIGIOLINI, amministratore delegato di Frigiolini & partners Merchant, svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.

  Svolgono considerazioni e pongono quesiti i deputati Michele PELILLO (PD) e Dino ALBERTI (M5S), ai quali risponde Leonardo FRIGIOLINI, amministratore delegato di Frigiolini & partners Merchant.

Pag. 286

  Paolo PETRINI, presidente, ringrazia il dottor Frigiolini e dichiara conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 3 ottobre 2017. — Presidenza del vicepresidente Paolo PETRINI. – Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Luigi CASERO.

  La seduta comincia alle 14.55.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017.
Doc. LVII, n. 5-bis, Allegati e Annesso.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Michele PELILLO (PD), relatore, rileva come la Commissione Finanze sia chiamata a esaminare, ai fini dell'espressione del parere alla Commissione Bilancio, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017 (Doc. LVII, n. 5-bis, Allegati e Annesso).
  Al fine di richiamare il contesto decisionale in cui si inserisce la Nota, ricorda preliminarmente che, sulla base del calendario previsto nell'ambito del Semestre europeo, la legge n. 196 del 2009 (legge di contabilità pubblica) dispone che il processo di programmazione economica inizi il 10 aprile, data di presentazione alle Camere del Documento di economia e finanza (DEF), al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma (PNR) contenuti nel DEF.
  Sulla base dei contenuti del DEF, la Commissione elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati. Per il 2017, l'11 luglio scorso il Consiglio ECOFIN ha provveduto ad esaminare ed approvare 4 raccomandazioni indirizzate all'Italia, concernenti rispettivamente:
   1) il perseguimento di un consistente sforzo di bilancio nel 2018, le privatizzazioni, le riforme fiscali e l'uso obbligatorio di sistemi elettronici di fatturazione e pagamento;
   2) la riduzione della durata del processo civile, la lotta contro la corruzione, la riforma del pubblico impiego e l'efficienza delle imprese pubbliche, l'attuazione della legge sulla concorrenza;
   3) la riduzione dello stock dei crediti deteriorati e gli incentivi alla ristrutturazione e al risanamento dei bilanci delle banche soggette alla vigilanza nazionale, la revisione del quadro normativo in materia di insolvenza e di escussione delle garanzie;
   4) il rafforzamento della contrattazione collettiva, le politiche attive del mercato del lavoro, l'incentivazione del lavoro dei secondi percettori di reddito, la razionalizzazione della spesa sociale.

  Ad esse è dedicato il capitolo V della Nota, con l'indicazione delle azioni intraprese per attuarle.
  Ricorda inoltre che la legge n. 163 del 2016 è intervenuta su numerose disposizioni della predetta legge di contabilità (legge n. 196 del 2009): in particolare, l'articolo 1, comma 7, della legge n. 163 ha modificato l'articolo 10-bis della legge di contabilità, in ordine al contenuto della Nota di aggiornamento al DEF, prevedendone la presentazione – anche al fine di tener conto delle raccomandazioni formulate dalle autorità europee – entro il 27 settembre di ogni anno (e non più entro il 20 settembre). Pag. 287
  Per quanto riguarda il contenuto proprio della Nota di aggiornamento, l'articolo 10-bis della citata legge di contabilità stabilisce che essa deve contenere l'eventuale aggiornamento degli obiettivi programmatici e delle previsioni macro-economiche e di finanza pubblica per l'anno in corso e per il periodo di riferimento; le osservazioni e le eventuali modifiche e integrazioni al DEF conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio ECOFIN relative al Programma di stabilità e al PNR, nonché l'indicazione dei principali ambiti di intervento della manovra di finanza pubblica per il triennio successivo, con una sintetica illustrazione degli effetti finanziari attesi dalla manovra stessa in termini di entrata e di spesa, ai fini del raggiungimento degli obiettivi programmatici.
  In questo quadro ricorda inoltre che il nuovo comma 5-bis dell'articolo 10-bis della legge di contabilità, introdotto dall'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo n. 160 del 2015, di attuazione della delega fiscale, ha previsto che, contestualmente alla Nota di aggiornamento, è presentato un Rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali (Allegato II alla Nota), nel quale sono indicati gli interventi volti a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali in tutto o in parte ingiustificate o superate alla luce delle mutate esigenze sociali o economiche ovvero che si sovrappongono a programmi di spesa aventi le stesse finalità, che il Governo intende attuare con la manovra di finanza pubblica. Nell'indicazione degli interventi resta ferma la priorità della tutela dei redditi di lavoro dipendente e autonomo, dei redditi di imprese minori e dei redditi di pensione, della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate, del patrimonio artistico e culturale, della ricerca e dell'istruzione, nonché dell'ambiente e dell'innovazione tecnologica. Le spese fiscali per le quali sono trascorsi cinque anni dalla entrata in vigore sono oggetto di specifiche proposte di eliminazione, riduzione, modifica o conferma. Il comma 2 del citato articolo 1 introduce inoltre un nuovo comma 11-bis nell'articolo 21 della medesima legge n. 196 del 2009, prevedendo, tra l'altro, ai sensi del comma 4, che allo Stato di previsione dell'entrata sia allegato un rapporto annuale sulle spese fiscali, per la redazione del quale il Governo si avvale di un'apposita Commissione.
  In merito segnala che si tratta del primo Rapporto in materia presentato dal Governo, in quanto per l'anno 2016, in sede di prima applicazione, il Governo aveva ritenuto che non si potesse procedere alla predisposizione del Rapporto programmatico, non essendo disponibile il Rapporto annuale sulle spese fiscali, il quale sarà allegato allo stato di previsione dell'entrata, nel disegno di legge di bilancio. Tale Rapporto contiene le informazioni che il Governo può utilizzare per la predisposizione del Rapporto programmatico, valutando i possibili interventi.
  Inoltre, il nuovo articolo 10-bis.1 della legge di contabilità, introdotto dall'articolo 2, comma 1, del citato decreto legislativo n. 160 del 2015, ha previsto che, contestualmente alla Nota di aggiornamento, è presentato un Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva (Allegato III alla Nota), distinguendo tra imposte accertate e riscosse nonché tra le diverse tipologie di avvio delle procedure di accertamento, in particolare evidenziando i risultati del recupero di somme dichiarate e non versate e della correzione di errori nella liquidazione sulla base delle dichiarazioni, evidenziando, ove possibile, il recupero di gettito fiscale e contributivo attribuibile alla maggiore propensione all'adempimento da parte dei contribuenti. Nel Rapporto il Governo deve altresì indicare le strategie per il contrasto dell'evasione fiscale e contributiva, l'aggiornamento e il confronto dei risultati con gli obiettivi.
  Sempre relativamente al contenuto proprio della Nota di aggiornamento è altresì previsto che il Governo dia conto degli eventuali disegni di legge che considera collegati alla decisione di bilancio. Pag. 288
  Nello specifico della Nota in esame, a completamento della manovra di bilancio 2018-2020, l'Esecutivo conferma, quali disegni di legge collegati alla decisione di bilancio, quelli già indicati nei precedenti documenti programmatici.
  Segnala che al momento risultano in corso di esame i seguenti provvedimenti collegati alla legge di bilancio 2015:
   un disegno di legge di delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile (A.S. 2284);
   un disegno di legge di delega al Governo per il codice dello spettacolo (A.S. 2287-bis).

  La Nota contiene poi, all'Allegato I, le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, all'Allegato IV, la Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva e, all'Annesso, la Relazione, redatta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso il pareggio di bilancio (MTO), già autorizzato con le risoluzioni parlamentari di approvazione del Documento di Economia e Finanza 2017.
  In riferimento a tale ultima Relazione rammenta che, come anche riportato nelle premesse delle Raccomandazioni per l'Italia sul programma di stabilità 2017 approvate dal Consiglio ECOFIN lo scorso 11 luglio, l'Italia è attualmente sottoposta al braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, ed è soggetta alla regola del debito a partire dal 2016.
  In tale contesto, nella Relazione contenuta nel predetto Annesso il Governo rileva come, rispetto al Piano di rientro verso l'Obiettivo di Medio Termine previsto dal DEF 2017 dello scorso mese di aprile, la necessità di tener conto, nel perseguimento della sostenibilità delle finanze pubbliche, anche della necessità di assicurare il sostegno alla ripresa economica porti a ritenere opportuno un aggiornamento del suddetto Piano. Il Governo prevede pertanto di ridurre l'aggiustamento strutturale del bilancio del 2018 di 0,3 punti percentuali, in luogo degli attuali 0,8 punti, fermo restando – come precisato nel Piano di rientro contenuto nella Relazione – il sostanziale conseguimento del già previsto pareggio strutturale di bilancio nel 2020, con un saldo che si posizionerebbe a -0,2 punti percentuali di PIL. Tale nuovo percorso si riflette ovviamente nei nuovi obiettivi nominali dell'indebitamento, che è rivisto dall'1,2 all'1,6 per cento nel 2018, dallo 0,2 allo 0,9 per cento per il 2019 e dallo 0,0 allo 0,2 per cento nel 2020.
  Passando quindi a illustrare diffusamente il contenuto della Nota di aggiornamento 2017, essa si articola in 5 capitoli, relativi, rispettivamente, al quadro complessivo e agli obiettivi di politica economica, al quadro macroeconomico, all'indebitamento netto e al debito pubblico, all'analisi di sensitività del debito pubblico e alle riforme e alle raccomandazioni del Consiglio europeo.
  Sintetizzando in brevi termini il contenuto dei capitoli da I a IV, segnala come la Nota presenti una revisione al rialzo delle stime sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso e per il triennio successivo rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile, in considerazione dei segnali di rafforzamento dell'economia italiana emersi a partire dall'ultimo trimestre del 2016, in un contesto di crescita più dinamica a livello europeo e globale.
  Il rafforzamento del ciclo economico globale dei primi sei mesi del 2017 è stato supportato dal ridimensionamento del rischio politico europeo e dei timori legati agli esiti del referendum sulla Brexit, nonché delle elezioni negli USA. Inoltre la Nota segnala come le politiche monetarie caute e graduali abbiano mitigato le tensioni sui mercati internazionali e come le condizioni finanziarie mondiali siano migliorate. Nel complesso, sottolinea la Nota, l'effetto netto della revisione delle variabili esogene internazionali sulla crescita dell'economia italiana è di segno moderatamente positivo in confronto alle previsioni di aprile, ma ciò si riferisce soprattutto al 2017, poiché gli effetti dell'apprezzamento dell'euro diventeranno più significativi nel Pag. 2892018. Per il 2018, infatti, pur nell'ambito di una valutazione nel complesso positiva, le previsioni di crescita dell'economia mondiale dei principali organismi internazionali e degli analisti di mercato sono più caute.
  Per quanto concerne l'Italia, le previsioni del quadro tendenziale incorporano gli effetti sull'economia del quadro normativo vigente che – precisa la Nota – include gli effetti sull'economia delle clausole di salvaguardia, le quali prevedono aumenti di imposte indirette per il 2018 e 2019.
  Lo scenario programmatico incorpora l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2018. Viene peraltro precisato che, come sarà indicato nel quadro programmatico, con la prossima legge di bilancio si procederà alla disattivazione delle suddette clausole relativamente all'anno 2018.
  Le due previsioni, che coincidono dunque per l'anno in corso, si differenziano gradualmente negli anni successivi, in relazione alle future misure di politica fiscale.
  Nello scenario tendenziale, la Nota rivede al rialzo la previsione di crescita del PIL per il 2017, contenuta nello scenario tendenziale, all'1,5 per cento rispetto all'1,1 per cento previsto nel DEF di aprile. Nel triennio, la previsione tendenziale di crescita del PIL reale sale di circa due decimi di punto in media nei prossimi tre anni rispetto al DEF. Anche le prospettive per il triennio successivo migliorano, ma in rallentamento rispetto al 2017, e vengono riviste all'1,2 per cento per gli anni 2018 e 2019, rispettivamente di +0,2 e +0,1 punti percentuali. Nel 2020 è prevista una crescita dell'1,3 per cento (+0,2 punti). La nuova previsione tendenziale del PIL per il 2018 riflette anche il maggior effetto di trascinamento derivante dalla revisione al rialzo del profilo trimestrale di crescita reale durante il 2017, il quale vale circa 0,1 punti percentuali di crescita. Tale nuova previsione risulta in linea, o al più lievemente superiore, coi principali previsori indipendenti, che forniscono previsioni all'interno di una forbice dell'1,2-1,5 per cento per il 2017, con un rallentamento nell'intervallo 0,9-1,3 per cento per il 2018, coerentemente con la tendenza prevista per l'Europa.
  In particolare, la Nota sottolinea la dinamica di crescita dei consumi privati, nonostante il rallentamento registrato nel secondo trimestre, e degli investimenti, sostenuti in particolare dal settore dei trasporti. Quelli relativi al settore delle costruzioni progrediscono invece più lentamente. Anche le esportazioni sono cresciute più del previsto, favorite dalla ripresa della domanda mondiale.
  Grazie alle misure inquadrate nella strategia del Piano nazionale Impresa 4.0., la Nota, nella proiezione di finanza pubblica presentata nel Capitolo III, pone la crescita nominale degli investimenti pubblici nel 2018 al 5,1 per cento, dopo un lieve incremento quest'anno (0,4 per cento). Se questa proiezione si realizzerà – sostiene la Nota – gli investimenti e i contributi in conto capitale nel 2018 aumenteranno complessivamente di 2,1 miliardi di euro, pari allo 0,12 per cento del PIL.
  La Nota sottolinea, infine, tra i fattori di impulso alla ripresa dell'economia, il continuo miglioramento delle condizioni del mercato del credito. Nel ricordare le riforme intraprese nel biennio precedente sul sistema bancario – e i recenti interventi per risolvere la crisi di alcune banche – la Nota rileva infatti come le condizioni di maggiore certezza del sistema determinino un minor costo e un più agevole accesso al credito. Gli ultimi dati sul settore bancario – riporta la Nota – evidenziano un ritorno alla crescita dei prestiti alle famiglie e, in minor misura, alle imprese. Le indagini presso queste ultime suggeriscono che la disponibilità di credito è già gradualmente migliorata negli ultimi trimestri.
  Come già accennato, il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2018 e successivi presentato nella Nota include l'impatto sull'economia delle misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2018. Il profilo Pag. 290della manovra indicata nella Nota avrebbe un impatto positivo sulla crescita di 0,3 punti percentuali rispetto alla previsione tendenziale nel biennio 2018-2019. La crescita programmatica risulta invece sostanzialmente pari a quella tendenziale nel 2020, con un impatto della manovra in tale anno prossimo allo zero. Nello scenario programmatico, la crescita del PIL reale è prevista pari all'1,5 per cento sia nel 2018 che nel 2019. Nell'anno finale della previsione è prevista una decelerazione all'1,3 per cento.
  Il diverso profilo della crescita dello scenario tendenziale rispetto al programmatico è dovuto alla rimodulazione della tempistica del consolidamento fiscale, che impatterebbe diversamente sul biennio 2019-2020, sia a livello di crescita reale, sia in termini di andamento del deflatore e della crescita nominale del PIL. La Nota evidenzia, in particolare, che il processo di riduzione dell'indebitamento netto nello scenario programmatico è più graduale nei primi due anni e più accentuato nell'ultimo anno del periodo, ma la politica fiscale più restrittiva nel 2020 è largamente compensata dagli effetti di stimolo su investimenti e esportazioni delle misure programmatiche introdotte anche negli anni precedenti. La Nota sottolinea che la crescita programmatica dell'economia italiana nel 2017 e negli anni seguenti riportata nel documento ha carattere prudenziale.
  Dal punto di vista macroeconomico, rispetto allo scenario tendenziale, le misure di maggiore impatto della manovra programmata, sono indicate nella disattivazione delle clausole di salvaguardia e dei relativi aumenti di imposte per l'anno 2018, pari a circa 0,3 per cento nel triennio. Gli effetti delle misure per il rilancio dell'economa, volte ad accrescere la competitività e l'occupazione, si tradurrebbero in un aumento del prodotto interno lordo pari allo 0,1 per cento nel 2018-19 e 0,2 per cento nel 2020.
  In linea generale osserva come l'atteggiamento prudenziale, sempre seguito dal Governo nelle previsioni macro-economiche e di finanza pubblica, abbia condotto al positivo risultato di una revisione al rialzo delle stime sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso e per il triennio successivo rispetto alle previsioni formulate nel DEF. Nel rilevare come il criterio prudenziale ispiri anche le stime effettuate nella Nota di aggiornamento, sottolinea come esso rafforzi la credibilità dell'azione di risanamento dei conti posta in essere dal Governo e, nel suo complesso, l'immagine del Paese. In tale contesto reputa che anche le stime contenute nella Nota con riferimento al prossimo triennio, ispirate alla medesima impostazione, potranno essere riviste al rialzo nei prossimi mesi.
  Desidera inoltre segnalare fin d'ora il dato molto positivo contenuto nel Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva, allegato alla Nota di aggiornamento, dal quale, oltre alla conferma del trend positivo, affermatosi negli ultimi anni, del dato relativo al recupero delle somme evase, emerge anche una riduzione molto consistente del cosiddetto tax gap, cioè della differenza tra gettito teorico e gettito effettivo.
  Passando quindi a illustrare specificamente le parti della Nota afferenti agli ambiti di diretto interesse della Commissione Finanze, essa segnala come i dati sulla pressione fiscale evidenzino una riduzione dei valori di consuntivo per il 2016 (dal 42,9 per cento previsto dal DEF al 42,7 per cento), un incremento delle previsioni relative al 2017 (dal 42,3 per cento previsto dal DEF al 42,6 per cento) ed una riduzione per gli anni successivi (dal 42,8 al 42,7 per cento negli anni 2018 e 2019 e dal 42,4 al 42,3 nel 2020). Considerando anche gli effetti di sgravio fiscale derivanti dalle misure riguardanti l'erogazione del beneficio degli 80 euro, la pressione fiscale è prevista diminuire dal 42,1 per cento del 2016 al 41,8 per cento nel 2020 (dal 42,3 nel 2016 al 41,9 nel 2020 secondo le previsioni DEF).
  Le previsioni delle entrate tributarie hanno subito, in valore assoluto, una generale revisione al rialzo, attribuibile, nel 2017, in via prevalente alle imposte indirette Pag. 291e, negli anni 2018-2020, alle imposte dirette. In particolare, per quanto concerne le imposte indirette, oltre agli effetti imputabili al quadro macroeconomico, la Nota ricorda i principali interventi recati dal decreto-legge n. 50 del 2017, che, nello stesso 2017, hanno comportato un maggior gettito (estensione delle transazioni cui si applica il meccanismo dello split payment, norme più stringenti per il contrasto alle compensazioni indebite per l'IVA, aumento delle accise sui tabacchi e inasprimento dei prelievi sui giochi). A decorrere dal 2018, tali effetti positivi sono in parte compensati dalle riduzioni di gettito dovute alla parziale sterilizzazione delle clausole di salvaguardia che comportano una rimodulazione degli aumenti delle aliquote IVA.
  Le previsioni 2017 delle imposte in conto capitale si riducono da 2.906 milioni (come previsto nel DEF) a 1.810 milioni; negli anni successivi la contrazione delle stime è più contenuta. In proposito, la Nota afferma che le imposte in conto capitale, sostenute nel 2016 principalmente dal gettito derivante dalla voluntary disclosure, sono attese in calo nell'anno in corso e nel successivo.
  Le previsioni relative ai contributi sociali riflettono sia la crescita dei redditi di lavoro dipendente derivante dalle previsioni del quadro macroeconomico, sia il venir meno degli effetti della decontribuzione per le nuove assunzioni previste.
  Quanto al capitolo V sulle riforme e le raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea, rammenta in primo luogo – per ciò che attiene ai profili di competenza della Commissione Finanze – come la Raccomandazione n. 1 inviti l'Italia, tra l'altro, a trasferire il carico fiscale gravante sui fattori produttivi verso imposte meno penalizzanti per la crescita, con esiti neutri per il bilancio, con un'azione decisa per ridurre il numero e l'entità delle agevolazioni fiscali, con la riforma dell'obsoleto sistema catastale e con la reintroduzione dell'imposta sulla prima casa a carico delle famiglie con reddito elevato, nonché ad ampliare l'uso obbligatorio dei sistemi elettronici di fatturazione e pagamento.
  Nella Nota il Governo chiarisce che, nell'ambito della manovra per il 2018, intende anzitutto evitare l'entrata in vigore nel 2018 degli aumenti IVA previsti dalla legislazione vigente, in parte già disattivati dalla manovra di aprile.
  Con particolare riferimento agli investimenti, propone di mantenere alcuni incentivi fiscali per il settore privato già previsti da precedenti disposizioni normative, nonché allocare nuove risorse per gli investimenti pubblici e proporre nuove leve per la ripresa dell'accumulazione di capitale.
  Il Governo riferisce inoltre l'intento di introdurre interventi per il rafforzamento delle misure per il sostegno delle famiglie, finanziati per due terzi da aumenti delle entrate e per un terzo da riduzioni di spesa. Dal lato delle entrate, il Governo intende introdurre misure volte ad accrescere la fedeltà fiscale e a ridurre i margini di evasione ed elusione, in particolare in ambito IVA, in linea con la strategia di bilancio attuata negli ultimi anni.
  Con riferimento alle clausole di salvaguardia, ricorda che l'articolo 9 del decreto-legge n. 50 del 2017 ha rimodulato gli aumenti di imposta previsti, a decorrere dal 2018, dalla legge di stabilità per il 2015 (come successivamente modificata nel tempo), posticipandoli in parte agli anni successivi.
  Il previsto aumento di 3 punti percentuali dell'aliquota agevolata IVA del 10 per cento è stato diluito dal decreto-legge in tre anni: pertanto, l'aliquota sarebbe incrementata di 1,5 punti percentuali dal 1o gennaio 2018 (fino all'11,5 per cento), di ulteriori 0,5 punti percentuali a decorrere dal 1o gennaio 2019 (fino al 12 per cento), e di un altro punto percentuale a decorrere dal 1o gennaio 2020 (fino al 13 per cento).
  Rimarrebbe invece invariato l'aumento dell'aliquota ordinaria dal 22 al 25 per cento nel 2018, mentre è stato ridotto da 0,9 punti percentuali a 0,4 punti percentuali l'aumento previsto dal 1o gennaio Pag. 2922019 (fino al 25,4 per cento). L'aliquota viene quindi ridotta di 0,5 punti percentuali a decorrere dal 1o gennaio 2020 (fino al 24,9 per cento) per risalire al 25 per cento a decorrere dal 1o gennaio 2021.
  Il medesimo decreto-legge n. 50 del 2017 ha altresì rinviato al 2019 l'aumento dell'aliquota dell'accisa sulla benzina e sulla benzina con piombo, nonché dell'aliquota dell'accisa sul gasolio usato come carburante per maggiori entrate pari a 350 milioni di euro. Rispetto alla legge di Bilancio 2017, il decreto-legge n. 50 del 2017 ha quindi ridotto le predette clausole di circa 3,8 miliardi nel 2018, di 4,4 miliardi nel 2019 e 4,1 nel 2020.
  Gli ulteriori interventi in materia tributaria enumerati dal Governo nella Nota sono principalmente contenuti nella cosiddetta «manovra di primavera» (il già citato decreto-legge n. 50 del 2017). Detti interventi attengono, in sintesi, ai seguenti ambiti:
   il miglioramento della compliance e dell'efficacia della riscossione; tra le misure adottate al riguardo la Nota ricorda: l'estensione dell'ambito operativo dello split payment ai fini IVA; il contrasto alle indebite compensazioni d'imposta; le modifiche alla voluntary disclosure; l'introduzione degli indici sintetici di affidabilità fiscale in graduale sostituzione di parametri e studi di settore;
   i provvedimenti volti a reperire maggiori entrate, tra cui l'aumento dal 1o ottobre 2017 del prelievo erariale unico su alcune tipologie di gioco lecito; l'ampliamento dei limiti di pignorabilità degli immobili da parte dell'agente della riscossione; la definizione agevolata delle controversie tributarie pendenti in cui è parte l'Agenzia delle Entrate; la proroga dei termini per la cosiddetta rottamazione delle cartelle esattoriali;
   la crescita e l'incentivazione agli investimenti; tra gli interventi principali in merito vengono enumerate le modifiche relative all'accesso e all'uscita dal regime dell'IRI – Imposta sul Reddito d'Impresa e la cosiddetta web tax, ossia una procedura di cooperazione e collaborazione rafforzata per la definizione dei debiti tributari dovuti in relazione alla eventuale stabile organizzazione di società non residenti che appartengono a gruppi multinazionali;
   l'efficientamento della riscossione dei tributi e del contenzioso tributario: sotto il primo profilo, la Nota ricorda la norma (contenuta nel citato decreto-legge n. 50 del 2017) che consente all'Agenzia delle entrate-Riscossione di svolgere le attività di riscossione delle entrate tributarie o patrimoniali di tutte le amministrazioni locali e delle società da esse partecipate, con l'esclusione delle società di riscossione; dall'altro lato, la Nota rammenta che, con l'estensione alle Commissioni tributarie delle Regioni Marche e Val D'Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano, dal 15 luglio 2017 il processo tributario telematico è attivo su tutto il territorio nazionale.

  La Nota riferisce anche in ordine alla riforma del catasto: al riguardo viene chiarito che, nell'ambito del processo di revisione del sistema catastale di classificazione degli immobili, sono state implementate alcune attività finalizzate alla costruzione di un'Anagrafe Immobiliare Integrata, gestita con una piattaforma tecnologica, che integra le informazioni relative al territorio con quelle relative ai proprietari.
  Ricorda in merito che è all'esame della VI Commissione Finanze della Camera la proposta di legge C. 2999, recante una delega al Governo per l'istituzione del catasto del suolo, che intende rinominare e riformare il sistema del catasto terreni. Rammenta inoltre che in materia di riforma del catasto la delega fiscale (legge n. 23 del 2014) è stata attuata solo con riferimento alla composizione, alle attribuzioni e al funzionamento delle Commissioni censuarie, mediante il Decreto Legislativo n. 198 del 2014.
  Con riferimento alla fatturazione ed ai pagamenti elettronici, la Nota reca alcuni dati consuntivi sulla riduzione dei tempi Pag. 293medi di pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni, a seguito dell'introduzione della fatturazione elettronica. Al riguardo il Governo riferisce che dette innovazioni hanno consentito di attestare il tempo medio per il pagamento a 58 giorni, con tempi medi di ritardo intorno a 16 giorni, in diminuzione del 30 per cento rispetto al ritardo medio con cui le Pubbliche Amministrazioni hanno smaltito le fatture ricevute nell'anno 2015.
  Alle carenze informative attualmente registrate, inoltre, il Governo intende porre rimedio con sviluppo del SIOPE+, un sistema che consente l'acquisizione automatica dei dati dei pagamenti di tutte le amministrazioni, sia centrali sia territoriali. La prima fase di sperimentazione del SIOPE+, riferita a un campione di enti, è stata avviata a luglio 2017, mentre a partire dal 2018 saranno progressivamente coinvolte tutte le Pubbliche Amministrazioni. La Nota riferisce infine che, sul versante dei pagamenti alle Pubbliche Amministrazioni, l'incremento nell'uso della piattaforma PagoPA da parte delle amministrazioni sta consentendo analoghi recuperi di efficienza, con eliminazione di code, tracciamento dei flussi di pagamento e maggiore trasparenza.
  Dando seguito alla Raccomandazione n. 2 formulata dal Consiglio ECOFIN, nella quale veniva evidenziata la necessità di adottare e attuare rapidamente la legge sulla concorrenza (non ancora approvata al momento della formulazione delle raccomandazioni) e di rimuovere le rimanenti restrizioni alla concorrenza, il 2 agosto scorso è stata approvata la prima legge annuale per il mercato e la concorrenza (legge n. 124 del 2017), relativa al 2015. Nella Nota si dà atto che i relativi decreti attuativi sono in corso di definizione da parte del Governo. Al riguardo rammenta che nel Programma nazionale di riforma (PNR) contenuto nel DEF 2017, come peraltro già evidenziato nel DEF 2016, il Governo aveva sottolineato l'esigenza di conseguire una maggiore competitività anche tramite una maggiore apertura dei mercati, nonché mediante l'attuazione delle norme in materia di liberalizzazione delle attività economiche. Il Cronoprogramma delle riforme incluso nella Nota, confermando quanto riportato nel Cronoprogramma contenuto nel DEF, individua il termine 2017/2018 per la predisposizione della nuova legge annuale per il mercato e la concorrenza 2017.
  A tale riguardo, ricorda che la predetta legge annuale per il mercato e la concorrenza 2015, è la risultante di un iter complesso e di un ampio e articolato dibattito, che ha interessato entrambi i rami del Parlamento, all'esito del quale il testo è stato profondamente modificato.
  La legge, basata su tre direttrici fondamentali – eliminazione delle barriere all'ingresso sul mercato e/o all'esercizio dell'attività imprenditoriale; incentivazione della mobilità della domanda, anche attraverso una maggiore trasparenza; garanzia di adeguata protezione al consumatore –, introduce norme relative ai seguenti settori:
   Assicurazioni e fondi pensione: in materia di assicurazioni, l'obiettivo principale delle misure è il contrasto delle frodi; segnala, in particolare in campo RC Auto, la previsione di un obbligo per le assicurazioni di garantire «sconti significativi» agli assicurati che sottoscrivano determinate clausole contrattuali; la previsione di norme stringenti per contrastare il fenomeno dei «testimoni di comodo»; la previsione di più efficaci obblighi di trasparenza per le compagnie di assicurazione; è inoltre previsto un tavolo tecnico per la riforma dei fondi pensione complementari;
   Comunicazioni e poste: con riferimento al settore delle comunicazioni, l'obiettivo è garantire i diritti dei consumatori e favorire la mobilità tramite misure di semplificazione; riguardo ai servizi postali, segnala l'estensione ai relativi utenti della disciplina del registro delle opposizioni;
   Energia e ambiente: in materia di energia, la principale innovazione consiste nel completamento della liberalizzazione dei mercati della vendita al dettaglio di Pag. 294energia elettrica e gas; in particolare, è stata disposta la cessazione del regime di «maggior tutela» nel settore del gas naturale e in quello dell'energia elettrica; è prevista inoltre la riforma dei bonus elettrico e gas e, nel caso di maxiconguagli, viene stabilito il diritto dei consumatori alla rateizzazione; sono state introdotte, inoltre, semplificazioni in materia di fonti rinnovabili, efficienza energetica, sistemi autonomi di raccolta degli imballaggi, raccolta di metalli ferrosi e non ferrosi e raccolta di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE);
   Banche: al riguardo sono state introdotte misure in materia di contratti di mutuo ed è stata codificata la disciplina del leasing finanziario;
   Professioni e farmacie: in merito sono state introdotte disposizioni in materia di professionisti (tra gli altri, avvocati, notai, ingegneri, odontoiatri); con riferimento alle farmacie, segnala, tra l'altro, la liberalizzazione degli orari e dei turni di apertura e la facoltà di trasferimento delle farmacie cosiddette «soprannumerarie» nell'ambito della stessa Regione;
   Turismo, cultura e servizi di trasporto.

  Nell'ambito delle valutazioni di crescita degli investimenti e della produttività del tessuto imprenditoriale italiano, la politica della concorrenza costituisce una delle misure strutturali di riforma cui vengono ascritti effetti positivi in termini di miglioramento del prodotto interno lordo pari a 0,2 punti percentuali in un orizzonte quinquennale, a 0,5 punti percentuali nel medio periodo (dieci anni) e all'1 percento nel lungo periodo.
  Accanto alla politica della concorrenza, un ruolo determinante, in termini di effetti macroeconomici delle riforme, è ascritto dalla Nota all'insieme coordinato di misure di agevolazione fiscale e di rinnovamento tecnologico volte a supportare e rafforzare la competitività del tessuto produttivo imprenditoriale italiano, identificate nel Piano Industria 4.0. In proposito alle misure del Piano, la Nota afferma come il sistema “Industria 4.0” sia entrato nella sua seconda fase di attuazione, essendo stato esteso per includere interventi capaci di coinvolgere il sistema produttivo e i servizi, la formazione specifica dei lavoratori, il sistema duale scuola-lavoro.
  Tali misure vengono infatti distinte sulla base delle loro diverse finalizzazioni:
   investimenti innovativi, supportati in particolar modo dalla cosiddetta «Nuova Sabatini» implementata per ambito di applicazione e risorse già con la legge di bilancio 2017, dai cosiddetti «super ammortamento» e «iper ammortamento» dei beni strumentali ad alto contenuto tecnologico, implementati con la legge di bilancio 2017 e da ultimo con il decreto-legge n. 50 del 2017; dagli interventi di sostegno alle startup innovative, i quali sono stati estesi dal medesimo decreto-legge n. 50;
   finanza per la crescita, tra le quali sono riconducibili le nuove disposizioni per l'operatività del Fondo di garanzia per le PMI, entrate in vigore a giugno 2017, con l'intervento di risorse a controgaranzia di Cassa depositi e prestiti nell'ambito del cosiddetto Piano Junker; in seno a tali interventi, ricorda la possibilità per i confidi di accedere alle risorse stanziate per la costituzione di un apposito e distinto fondo rischi finalizzato alla concessione di nuove garanzie pubbliche alle PMI associate; ricorda altresì l'introduzione dello strumento dei PIR (Piani individuali di risparmio a lungo termine), modificati nella loro operatività, da ultimo, con il già citato decreto-legge n. 50 del 2017; la disciplina agevolativa degli investimenti a lungo termine nel capitale delle imprese, già introdotta dalla legge di bilancio 2017, la disciplina del patent box da ultimo rivista dal decreto-legge n. 50, il credito di imposta in ricerca e sviluppo;
   Con riferimento ai confidi, rileva in questa sede che i termini previsti dalla legge delega n. 150 del 2016, che impegnava il Governo a riformare il sistema dei confidi, sono decorsi senza che sia stata Pag. 295emanata la relativa disciplina delegata. In origine il termine per l'esercizio della delega era di sei mesi dall'entrata in vigore della medesima legge n. 150 del 2016 dunque entro il 20 febbraio 2017. Successivamente, per effetto dell'articolo 1, comma 3, della legge n. 19 del 2017 (che ha convertito in legge il decreto-legge n. 244 del 2016, cosiddetto decreto-legge «milleproroghe») i termini della delega sono stati posticipati di sei mesi, al 20 agosto 2017. Il Governo, nella risposta (fornita il 2 agosto 2017) all'interrogazione n. 5-12021, svolta presso la Commissione Finanze, ha riferito che l'istruttoria tecnica per la predisposizione dei decreti attuativi ha riscontrato e messo a fuoco complesse e sostanziali criticità, correlate all'impostazione stessa ed a talune previsioni della delega, che involgono anche problematiche di derivazione europea e che hanno comportato l'impossibilità di predisporre uno schema di decreto legislativo in ottemperanza alla legge di delega;
   sviluppo delle competenze, tra le quali cui sono riconducibili i cosiddetti Competence Center, per diffondere la conoscenza sui reali vantaggi derivanti da investimenti in tecnologie in ambito Industria 4.0., finanziati con la legge di Bilancio 2017.

  Le complessive misure del Piano Industria 4.0, se pienamente attuate, potrebbero, secondo le analisi del Governo, elevare il livello del PIL fino a 1,2 punti percentuali in un orizzonte quinquennale e a 4,1 punti percentuali nel lungo periodo. A tali misure viene in particolare ascritto un importante contributo in termini di crescita degli investimenti.
  La politica di sostegno alla competitività delle imprese trova poi la sua declinazione, al di là delle misure sopra indicate, in ulteriori interventi collocabili nell'ambito della riforma della giustizia civile ed, in particolare, nell'ambito della riforma dell'insolvenza. Accanto al disegno di legge delega per la riforma organica della disciplina delle crisi di impresa e dell'insolvenza (A.C. 3671-ter, approvato dall'Assemblea della Camera in prima lettura il 10 maggio 2017), ancora in itinere, ricorda il decreto-legge n. 91 del 2017, il quale prevede l'ammissione alla procedura speciale di amministrazione straordinaria per le società cessionarie di complessi aziendali acquisiti da società già sottoposte ad amministrazione straordinaria, anche in assenza dei requisiti dimensionali, ferma restando la sussistenza del presupposto dello stato di insolvenza di tali imprese.
  Nel solco degli interventi già adottati volti a ridurre il carico fiscale sui fattori produttivi e a sostenere la crescita, il Governo anticipa nella Nota taluni interventi del prossimo disegno di legge di bilancio 2018. Per quanto riguarda gli investimenti, saranno in particolare selettivamente mantenuti alcuni incentivi fiscali per il settore privato già previsti da precedenti disposizioni normative, allocate nuove risorse per gli investimenti pubblici e proposte nuove leve per la ripresa dell'accumulazione di capitale. Tra le misure per lo sviluppo vi saranno nuovi interventi di decontribuzione del lavoro.
  Per quanto invece attiene al settore bancario e finanziario, la Raccomandazione n. 3 sollecita l'Italia ad accelerare la riduzione dello stock dei crediti deteriorati e rafforzare gli incentivi alla ristrutturazione e al risanamento dei bilanci, in particolare nel segmento delle banche soggette alla vigilanza nazionale, nonché ad adottare la revisione complessiva del quadro normativo in materia di insolvenza e di escussione delle garanzie.
  Al riguardo, ricorda come negli ultimi anni gli utili delle banche italiane abbiano risentito di una profonda crisi dovuta alle maggiori perdite su crediti e al calo dei ricavi. Per effetto delle crisi d'impresa, tra il 2008 e il 2016 le svalutazioni sui prestiti hanno assorbito l'80 per cento del risultato di gestione. Diverse sono state le iniziative poste in essere dal Governo nell'ultimo anno al fine di salvaguardare la stabilità del sistema bancario e la stabilità dei suoi operatori. Nel dicembre 2016, con il decreto-legge n. 237 del 2016, il Governo ha Pag. 296provveduto all'istituzione di un Fondo ad hoc nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze a copertura degli eventuali interventi per il rafforzamento patrimoniale di taluni istituti di credito, e al fine di prevedere la concessione di garanzie pubbliche su passività di nuova emissione, nonché l'erogazione di liquidità di emergenza necessarie a ripristinare la capacità di finanziamento a medio-lungo termine da parte degli istituti di credito in difficoltà.
  La dotazione del Fondo prevista per il 2017 è stata di 20 miliardi di euro. A tal fine, con la Relazione del 19 dicembre 2016, ai sensi della legge n. 243 del 2012, il Governo ha richiesto al Parlamento l'autorizzazione ad uno scostamento temporaneo dagli obiettivi programmatici di finanza pubblica, incrementando, per un importo corrispondente alla dotazione del Fondo, il livello massimo del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato finanziario, nonché il livello massimo per le emissioni di titoli pubblici. Nella risoluzione di approvazione della predetta Relazione, il Parlamento prendeva atto che l'eventuale adozione di provvedimenti finalizzati ad assicurare la stabilità economico-finanziaria del Paese e il rafforzamento patrimoniale del sistema bancario e la protezione del risparmio, sarebbe avvenuta solo «qualora necessario», autorizzando l'aggiornamento del quadro programmatico di finanza pubblica e del piano di rientro.
  Il Fondo è stato successivamente ripartito, destinando 16 miliardi al finanziamento degli esborsi necessari a colmare il fabbisogno di capitale delle banche, anche attraverso l'acquisto di azioni di nuova emissione, e la restante parte a copertura dell'impatto finanziario derivante dalle garanzie sottoscritte.
  In tale contesto la Nota indica che nel settore bancario il Governo si è impegnato nell'azione volta a ridurre il peso dei crediti deteriorati e migliorare la qualità degli operatori presenti sul mercato bancario, rendendo più trasparenti le attività e la governance degli istituti bancari. Al riguardo ricorda che, all'esito dell'esame di mozioni sulle responsabilità gestionali delle banche, il Parlamento ha approvato un ordine del giorno unitario, il quale impegna il Governo a favorire tempestivamente un'iniziativa normativa, sulla responsabilità di amministratori, organi di controllo e dirigenti contabili delle banche fallite, affinché sia più agevole attivare pene accessorie, con particolare riguardo all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, nonché a realizzare in tempi rapidi una ricognizione delle norme sanzionatorie, di rango penale e amministrativo, che tenga conto del quadro normativo dell'Unione europea ed ad attuare le misure per la promozione e la diffusione dell'educazione finanziaria per aumentare la conoscenza da parte dei cittadini di strumenti e servizi finanziari immessi sul mercato.
  Nel corso del 2017, con il decreto-legge n. 50 del 2017, sono state adottate misure tese al potenziamento del mercato dei crediti deteriorati di banche e intermediari finanziari. Ciò ha permesso alle società cessionarie di tali asset (società di cartolarizzazione) di acquistare azioni, quote o altri titoli e strumenti partecipativi derivanti dalla conversione di parte dei crediti del cedente e di concedere finanziamenti, volti a migliorare le prospettive di recupero degli stessi crediti deteriorati al fine di favorire il ritorno in bonis del debitore ceduto.
  Il decreto-legge n. 50 ha inoltre escluso le forme di previdenza complementare dal bail-in, circostanza che avrebbe portato al coinvolgimento anche delle obbligazioni senior e, per la quota eccedente 100.000 euro, anche i depositi. Sono state inoltre previste modalità di ristoro per i detentori di obbligazioni subordinate diversi dagli investitori professionali. In particolare, sulla liquidità e sugli strumenti finanziari dei fondi pensione depositati presso un soggetto depositario, è stato previsto che non sono ammesse azioni dei creditori del soggetto depositario e del sub-depositario.
  Il decreto-legge n. 89 del 2017 ha poi provveduto all'adozione di misure per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Pag. 297
  Ricorda quindi che il 4 luglio 2017 la Commissione europea ha autorizzato la ricapitalizzazione precauzionale di MPS (realizzata ai sensi delle previsioni del già citato decreto-legge n. 237 del 2016), giudicando il piano di ristrutturazione 2017-2021 assistito da aiuti di Stato compatibile con i requisiti della Direttiva sul risanamento e la risoluzione delle banche (Bank Recovery and Resolution Directive, BRRD).
  Tra le altre iniziative, la Nota segnala che è poi diventato operativo il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria previsto dall'articolo 24-bis del decreto-legge n. 237 del 2016, il quale ha ripreso sostanzialmente il contenuto della proposta di legge C. 3666, esaminata in sede referente dalla Commissione Finanze, istituito con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministro dello sviluppo economico, con l'obiettivo di promuovere e programmare iniziative di sensibilizzazione ed educazione dei risparmiatori.
  Inoltre, la Nota evidenzia come il Governo abbia anche approvato in via definitiva un decreto legislativo di adeguamento della normativa nazionale relativa ai mercati degli strumenti finanziari, allo scopo di rispondere all'incremento delle tipologie di strumenti di pagamento e finanziari e alla sempre maggiore diffusione di sistemi di trading ad alta frequenza, impostando un sistema più completo di vigilanza e di applicazione delle regole e al fine di garantire una corretta informazione per gli investitori e di limitare i conflitti di interesse tra le parti nonché assicurare sempre un'adeguata profilatura del risparmiatore rispetto alle proprie esigenze di investimento.
  In proposito, di assoluto rilievo sono state anche le novità legislative volte a tutelare il risparmiatore nei rapporti con gli istituti di credito. Nell'anno in corso, in particolare, con il decreto legislativo n. 37 del 2017 è stato completato il recepimento della Direttiva 2014/92/UE, mediante l'introduzione nel Testo unico bancario – TUB di un nuovo Capo II-ter, recante disposizioni particolari relative ai conti di pagamento, dedicato ai tre macro argomenti disciplinati dalla direttiva (trasparenza e comparabilità delle spese; trasferimento del conto; accesso a un conto di base).
  In particolare è stata disciplinata l'informativa precontrattuale e in corso del rapporto sul conto di pagamento, nonché gli strumenti volti a favorire il confronto fra le offerte. Sono, in particolare, state recepite le norme che impongono l'uso di una determinata terminologia standardizzata europea per la designazione dei principali servizi collegati al conto di pagamento. Viene previsto il diritto per tutti i consumatori legalmente soggiornanti di aprire un conto di pagamento con caratteristiche di base senza discriminazioni fondate sulla nazionalità o sul luogo di residenza. Viene recepita sostanzialmente la Convenzione stipulata dal 2012 (rinnovata sino al 2014) da MEF, Banca d'Italia e associazioni rappresentative dei prestatori di servizi di pagamento (PSP), con qualche modifica all'assetto attuale, derivante sia dalle norme UE (con particolare riferimento al diritto di recesso e al rifiuto legittimo all'apertura del conto di base) che dalla prassi instauratasi nel tempo. Sono previste iniziative di educazione finanziaria in favore dei consumatori, con particolare riguardo a quelli più vulnerabili, per cui i relativi compiti di promozione delle iniziative sono riconosciuti alla Banca d'Italia. È stata modificata poi la disciplina del TUB relativa alla risoluzione stragiudiziale delle controversie con i consumatori, al fine di chiarire che alla Banca d'Italia possono essere presentati esposti in luogo di reclami. Sono state quindi innovate le disposizioni sanzionatorie del TUB, al fine di inserirvi gli opportuni riferimenti alle nuove norme introdotte, sanzionando così anche l'inosservanza anche delle citate disposizioni di recepimento della Direttiva 2014/92/UE.
  Come già anticipato, per la prima volta, alla Nota è allegato (all'Allegato II) il Pag. 298Rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali (cosiddette tax expenditures).
  Il Rapporto dà conto dei lavori della Commissione sulle tax expenditures, presieduta dal Professor Mauro Maré. Il quadro normativo in materia stabilisce infatti che il rapporto annuale individui le spese fiscali e ne valuti gli effetti finanziari «prendendo a riferimento modelli economici standard di tassazione», ma lascia alla discrezionalità della Commissione la scelta di tale standard di riferimento. In particolare, viene affrontata la problematica della individuazione, quantificazione e contabilizzazione nei bilanci pubblici delle tax expenditures. In proposito il Rapporto della Commissione dà conto della volontà di allinearsi alla scelta di quei Paesi che sembrano oggi attuare le best practices nel campo della definizione delle spese fiscali, vale a dire il metodo del benchmark legale, nel quale il sistema tributario di riferimento è identificato con quello vigente (current tax law). Esso consiste nel valutare, volta per volta, se una disposizione di natura agevolativa rappresenti una caratteristica strutturale del tributo, riferita cioè al suo assetto «normale», oppure rappresenti una deviazione dalla norma. Solo in questo secondo caso la disposizione sarà ritenuta spesa fiscale.
  Le principali implicazioni di questa scelta metodologica per i tre maggiori tributi sono, a titolo esemplificativo, le seguenti: nel campo dell'IRPEF, non sono state qualificate come spese fiscali le detrazioni per spese di produzione del reddito (reddito da lavoro dipendente, pensioni e redditi assimilati), le detrazioni per familiari a carico e le imposte sostitutive sui redditi da capitale; nel campo dell'IRES, non sono state qualificate come spese fiscali le disposizioni sull'ACE; nel campo dell'IVA, non sono state qualificate come spese fiscali le aliquote ridotte e le disposizioni obbligatorie derivanti dall'armonizzazione dell'imposta a livello comunitario.
  Il Rapporto dà altresì conto delle modalità di classificazione delle spese fiscali che è stata effettuata con riferimento a diversi parametri (norma di riferimento, misura, tipo di tributo, termine di vigenza, natura della misura di agevolazione, effetti finanziari, numero agevolazioni, importo medio dell'agevolazione, soggetti e categorie beneficiari, spese fiscali in vigore da più di 5 anni). Premesso che la disposizione legislativa prevede che le spese fiscali siano «raggruppate in categorie omogenee, contrassegnate da un codice che ne caratterizza la natura e le finalità», per quanto riguarda le categorie omogenee, la Commissione che ha stilato il Rapporto ha deciso di fare riferimento alle missioni di spesa considerate nel bilancio dello stato. Questa scelta contabile agevola peraltro i confronti tra le spese fiscali e i programmi di spesa destinati alle medesime finalità, previsto dalla norma, che la Commissione ha in programma di sviluppare per i successivi studi e rapporti. Delle 34 missioni del bilancio dello Stato, sono state escluse le voci non rilevanti. Come indicato nel «Rapporto annuale sulle spese fiscali 2016», pubblicato sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze, l'elenco utilizzato è risultato composto di 20 voci che possono essere confrontate anche con la classificazione delle spese COFOG in sede UE.
  Il terzo paragrafo del Rapporto illustra le linee programmatiche nel riordino delle agevolazioni fiscali e le prospettive di medio termine, partendo dalla constatazione che nel recente passato il riordino delle agevolazioni fiscali è stato strettamente collegato a esigenze di consolidamento dei conti pubblici. In particolare, viene affermato che il riordino delle tax expenditures deve avere il carattere di un intervento di riforma che si inserisce nel quadro delle riforme strutturali che il Paese ha avviato con successo nel corso degli ultimi anni e che la riduzione delle agevolazioni deve perciò essere collocata nel più ampio ambito della riforma fiscale. Viene anche prospettata l'eventualità di collegare la revisione delle agevolazioni fiscali e il conseguente ampliamento della base imponibile Pag. 299a un potenziamento mirato di deduzioni e detrazioni a favore della famiglia e del lavoro.
  Un altro approccio, illustrato nel Rapporto, nell'attesa di collegare l'azione di revisione delle spese fiscali a una riforma fiscale più strutturale, potrebbe invece essere quello di «operare interventi orizzontali», che permettano di razionalizzare l'intero complesso delle spese fiscali, ridurne la portata quantitativa ed eliminare comunque il loro impatto più evidente sull'efficienza e la trasparenza del sistema tributario. Al di là di tali prospettazioni di massima nel Rapporto non vengono però illustrati gli ambiti di intervento specifico.
  Come già accennato in precedenza, alla Nota di aggiornamento è inoltre allegato (all'Allegato III) il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva, il quale, oltre a indicare i dati relativi al recupero delle somme evase, fornisce le stime del cosiddetto tax gap (la differenza tra gettito teorico e gettito effettivo) relativo alle entrate tributarie e contributive. Sono riportati, inoltre, le maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione da destinare al Fondo per la riduzione della pressione fiscale e gli indirizzi sulle strategie per il contrasto dell'evasione.
  I dati contenuti nel Rapporto si basano sulla Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale contributiva (contenuta nell'Allegato IV alla Nota), predisposta dalla Commissione di esperti istituita con DM 28 aprile 2016. La Relazione 2017 contiene diverse novità metodologiche. In particolare sono fornite le stime del tax gap anche con riferimento ai tributi sulle locazioni e al canone RAI. L'ampliamento dello spettro dei tributi considerati ha consentito di elevare al 76 per cento la quota di entrate teoricamente soggette a evasione per le quali è stato valutato il tax gap. La misurazione riguarda le seguenti tipologie di imposte erariali e locali: l'IVA, l'IRAP, l'IRES, l'IRPEF (distinta da un lato per lavoratori autonomi e imprese e, dall'altro, per lavoratori dipendenti irregolari), l'IMU sui fabbricati diversi dall'abitazione principale, la cedolare secca sulle locazioni e il canone RAI.
  Dalla Relazione emerge che, in media, nel triennio 2012-2014, il gap complessivo è pari a circa 107,7 miliardi di euro annui, di cui 97 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,7 miliardi di mancate entrate contributive (nella Relazione 2016 veniva calcolato che nel biennio 2012-2013 sarebbero stati evasi 217 miliardi euro, per un valore medio annuo di 108,7 miliardi). Viene osservata, in particolare, una propensione media al gap IRPEF pari al 66,6 per cento per i lavoratori autonomi e le imprese, evidenziando inoltre che nel 2015 il tax gap tende a diminuire rispetto ai valori stimati per il 2014, con la sola eccezione del canone RAI. Escludendo l'IRPEF sul lavoro dipendente irregolare, l'ammontare di imposte e contributi evasi passa da 105,6 miliardi a 101,1 miliardi, con una riduzione di 4,5 miliardi di euro (pari al 4,2 per cento), di cui 3,9 miliardi circa per le entrate tributarie e 600 milioni per le entrate contributive; inoltre, il tax gap scende dal 33,5 per cento al 32,9 per cento. In particolare, emerge una riduzione del tax gap IVA di quasi 1,5 miliardi di euro, e del tax gap IRAP di 2,2 miliardi di euro. La propensione al gap si riduce sensibilmente per l'IRES (-1,6 punti percentuali), per l'IVA (-1,2 punti percentuali) e per l'IRAP (-0,8 punti percentuali). Le stime relative al 2015 sono provvisorie, in attesa della pubblicazione dei dati più recenti sull'economia non osservata da parte dell'ISTAT.
  Per quanto riguarda i risultati dell'attività di prevenzione e contrasto dell'evasione fiscale e contributiva, il Rapporto segnala che l'attività dell'Agenzia delle entrate ha reso possibile nel corso del 2016 il recupero di somme evase pari a 19 miliardi di euro (4,8 miliardi dalla riscossione coattiva, 13,7 dai versamenti diretti e 461 milioni dalle iniziative relative all'attività di promozione alla compliance), con un incremento del 28 per cento rispetto al 2015. Con una diversa Pag. 300scomposizione dei 19 miliardi si evince che 10,5 miliardi derivano dall'attività di accertamento e di controllo formale, 8 miliardi a seguito dell'attività di controllo automatizzato delle dichiarazioni e 0,5 miliardi derivano da versamenti spontanei. Sul fronte della prevenzione, nel 2016 sono state inviate oltre 268 mila comunicazioni a cittadini che avevano omesso di riportare in dichiarazione una parte del loro reddito complessivo e che sono stati messi in condizione di rimediare con sanzioni più lievi agli errori compiuti nel passato. Inoltre, sono state inviate 156 mila lettere ad altrettanti cittadini che non avevano presentato la dichiarazione dei redditi: quasi la metà hanno potuto rimediare agli errori prima della scadenza dei termini.
  Viene dato altresì conto del fatto che sono pervenute oltre 129 mila istanze per l'adesione alla voluntary disclosure e che il valore complessivo degli investimenti e delle attività estere di natura finanziaria, oggetto della predetta procedura di emersione, ammonta a circa 61,7 miliardi di euro.
  Viene riferito inoltre che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli nel 2016, attraverso le attività di verifica e di controllo sugli scambi, sulla produzione e sul consumo dei prodotti e delle risorse naturali soggetti ad accisa, ha riscosso circa 34 miliardi di euro. Nel comparto del gioco pubblico, esercitando una mirata azione di contrasto alle pratiche illegali, è stata assicurata la riscossione di 10,5 miliardi di euro.
  Per quanto riguarda l'azione della Guardia di Finanza, viene dato conto che il Corpo ha sequestrato del 2016 disponibilità patrimoniali e finanziarie per circa 781 milioni frutto di 1.663 casi di evasione fiscale internazionale e di duemila casi di frodi all'IVA scoperti, con un'IVA evasa scoperta ammontante a 5,4 miliardi.
  Le maggiori entrate derivanti dall'attività di contrasto dell'evasione fiscale da destinare al Fondo per la riduzione della pressione fiscale sono state valutate in 370 milioni di euro. Tale valutazione è stata effettuata, nel rispetto della normativa vigente (di cui ai commi da 431 a 434 della legge n. 147 del 2013,), sia confrontando gli incassi dell'anno 2017 con le previsioni iscritte in bilancio per l'esercizio in corso, sia confrontando gli incassi attesi per l'anno 2017 con le somme effettivamente incassate nell'esercizio precedente.
  Da tali confronti sono emerse maggiori entrate pari rispettivamente a 2.620 milioni di euro e a 450 milioni di euro. L'ammontare di risorse da destinare al Fondo per la riduzione della pressione fiscale è valutato, per ragioni prudenziali, al minore dei predetti importi (circa 450 milioni di euro). Tuttavia, soltanto una parte di queste risorse può essere considerata permanente: in particolare occorre tener conto degli effetti non permanenti ascrivibili alla definizione agevolata dei carichi di ruolo pendenti (cosiddetta rottamazione delle cartelle), prevista dall'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo n. 193 del 2016.
  Con riferimento agli indirizzi sulle strategie per il contrasto dell'evasione, il Rapporto prefigura i prossimi sviluppi in tema di fatturazione elettronica. È incorso di valutazione, infatti, l'introduzione del regime di fatturazione elettronica obbligatoria attraverso il Sistema di interscambio anche tra soggetti IVA (B2B) e nei confronti dei consumatori (B2C). Al riguardo viene altresì segnalato come il Governo potrebbe richiedere apposita deroga agli articoli 218 e 232 della direttiva IVA 2006/11/CE, per l'introduzione di un sistema generalizzato di fatturazione elettronica obbligatoria, misura che consentirebbe un'ulteriore recupero di gettito e la soppressione dell'attuale obbligo di trasmissione telematica dei dati delle fatture, che rappresenta un onere aggiuntivo per le imprese.
  Un eventuale regime obbligatorio e generalizzato di fatturazione elettronica potrebbe riguardare tutte le operazioni tra soggetti passivi IVA. Con riguardo invece alle operazioni nei confronti dei consumatori finali, potrebbero essere mantenute le attuali regole, che prevedono la non obbligatorietà della fattura per la maggior Pag. 301parte delle operazioni, stabilendo, in caso di richiesta, che sia prodotta in formato elettronico e trasmessa attraverso il Sistema di interscambio, al fine di assicurarne la tracciabilità, pur potendo essere anche consegnata in formato cartaceo al consumatore.
  Formula quindi una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1) sul provvedimento.

  Daniele PESCO (M5S) chiede se, in base alle stime effettuate dal Governo, la situazione del sistema creditizio renderà necessario rifinanziare il Fondo, istituito dal decreto-legge n. 237 del 2016 a copertura degli interventi per il rafforzamento patrimoniale degli istituti di credito e al fine di prevedere la concessione di garanzie pubbliche su passività di nuova emissione.

  Paolo PETRINI, presidente, con riferimento alla questione posta dal deputato Pesco, ricorda che il predetto fondo di 20 miliardi non risulta debba essere rifinanziato, non essendo state impiegate per intero le risorse originariamente a tal fine stanziate.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta della Commissione già prevista prima della seduta antimeridiana dell'Assemblea di domani, nel corso della quale si procederà alla votazione della proposta di parere formulata dal relatore.

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2016-2017.
Emendamenti C. 4620 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla XIV Commissione).
(Esame e conclusione – Parere su emendamenti).

  La Commissione inizia l'esame degli emendamenti trasmessi dalla XIV Commissione, attinenti alle parti di competenza della Commissione Finanze.

  Paolo PETRINI, presidente e relatore, rileva come la Commissione sia chiamata a esprimere, nella seduta odierna, il parere sugli emendamenti trasmessi dalla XIV Commissione (vedi allegato 2), riferiti al disegno di legge C. 4620, approvato dal Senato, recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2016-2017, presentati direttamente in quella sede e attinenti alle parti di competenza della Commissione Finanze.
  Passando a illustrare il contenuto dei 10 emendamenti trasmessi, 6 sono riferiti all'articolo 5 del disegno di legge, recante i princìpi e criteri direttivi di delega per l'attuazione della direttiva (UE) 2016/97 in materia di distribuzione assicurativa.
  In particolare, l'emendamento Elvira Savino 5.6 interviene sulla lettera a) del comma 1 dell'articolo 5, la quale stabilisce, tra i criteri di delega, la previsione che siano apportate alla normativa vigente le modifiche necessarie al coordinamento ordinamentale, con espressa abrogazione delle disposizioni incompatibili, per il recepimento della predetta direttiva (UE) 2016/97.
  In tale contesto l'emendamento intende inserire la previsione secondo cui i decreti legislativi attuativi della predetta delega siano adottati dal Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentite la CONSOB e l'IVASS.
  L'emendamento Battelli 5.1 è volto a modificare la lettera l) del comma 1 dell'articolo 5, la quale contempla, tra i criteri di delega, la disciplina della prestazione di consulenza da parte dell'intermediario assicurativo o dell'impresa di assicurazione nel caso di vendita di un prodotto di investimento assicurativo, senza oneri per i consumatori: in tale contesto l'emendamento inserisce la previsione dell'obbligatorietà della predetta prestazione di consulenza.
  L'emendamento Elvira Savino 5.5 è volto sopprimere, al comma 1 dell'articolo 5, le lettere m) e p), recanti taluni criteri di delega.Pag. 302
  In dettaglio, la lettera m) stabilisce l'applicazione della disciplina prevista dalla direttiva 2014/65/UE (cosiddetta MiFID 2), relativa ai mercati degli strumenti finanziari e dalle relative disposizioni di attuazione, per la percezione di onorari, commissioni o altri benefìci monetari o non monetari pagati o forniti ai distributori nel caso di vendita di un prodotto di investimento assicurativo.
  La lettera p) prevede invece che si valuti la possibilità di sanzionare ulteriori violazioni rispetto a quelle indicate dalle lettere da a) a f) dell'articolo 33, paragrafo 1 (ambito di applicazione delle sanzioni stabilite per violazioni in ambito assicurativo), della direttiva (UE) 2016/97, sulla distribuzione assicurativa, nonché la possibilità di prevedere livelli di sanzioni pecuniarie amministrative più elevati di quelli minimi previsti, a fini di coordinamento con l'apparato sanzionatorio introdotto nell'ordinamento nazionale in attuazione della direttiva 2014/65/UE.
  Al riguardo ricorda che l'emendamento risulta identico all'emendamento Sottanelli 5.1, presentato direttamente presso la VI Commissione e respinto da quest'ultima nella seduta del 27 settembre 2017.
  L'emendamento Battelli 5.3 intende modificare lettera o), numero 3.2), del comma 1 dell'articolo 5, il quale prevede l'introduzione di specifiche misure per la deflazione dei procedimenti sanzionatori, sostituendo le parole «arco temporale» con le seguenti: «arco temporale, che non può essere superiore a un anno», così fissando un limite temporale massimo di un anno entro il quale più violazioni costituiscono oggetto di accertamento unitario da parte dell'IVASS.
  Sempre con riferimento alle previsioni di cui al comma 1, lettera o), numero 3.2), in materia di deflazione dei procedimenti sanzionatori, l'emendamento Battelli 5.4 è volto a limitare i casi in cui le violazioni della stessa indole debbano essere contestate con un unico atto, prevedendo che debba trattarsi non soltanto, come già previsto al numero 3.2) del comma 1, di violazioni della stessa indole, ma anche che esse debbano essere state compiute all'interno di un determinato arco temporale.
  L'emendamento Battelli 5.2, integrando la citata lettera o), del comma 1 dell'articolo 5, relativa all'impianto delle sanzioni amministrative pecuniarie applicabili alle imprese di assicurazione o di riassicurazione e ai distributori assicurativi e riassicurativi, prevede che, nell'ambito delle competenze ad essa attribuite, l'autorità di vigilanza designata nel settore abbia l'obbligo di riferire in Parlamento con cadenza semestrale, con particolare riguardo ai controlli effettuati e alle sanzioni amministrative comminate.
  Gli emendamenti Galgano 8.1 e Battelli 8.2 intervengono invece sull'articolo 8 del disegno di legge, il quale conferisce una delega al Governo per adeguare la normativa nazionale al regolamento (UE) n. 596/2014, relativo agli abusi di mercato.
  In particolare essi integrano i principi e criteri direttivi specifici di cui al comma 3, prevedendo che, nell'ambito delle competenze ad essa attribuite, l'autorità di vigilanza designata nel settore abbia l'obbligo di riferire in Parlamento con cadenza, rispettivamente, annuale e semestrale, con particolare riguardo ai controlli effettuati e alle sanzioni amministrative comminate.
  Gli emendamenti Galgano 9.1 e Battelli 9.2 intervengono sull'articolo 9 del disegno di legge, il quale delega il Governo a realizzare l'attuazione del regolamento (UE) n. 2016/1011, sugli indici usati come indici di riferimento negli strumenti finanziari e nei contratti finanziari o per misurare la performance di fondi di investimento
  In dettaglio, le proposte emendative integrano i principi e criteri direttivi specifici di cui al comma 3, prevedendo anche in questo caso che, nell'ambito delle competenze ad essa attribuite, l'autorità di vigilanza designata nel settore abbia l'obbligo di riferire in Parlamento con cadenza, rispettivamente, annuale e semestrale, Pag. 303con particolare riguardo ai controlli effettuati e alle sanzioni amministrative comminate.
  Avverte quindi di aver già formulato una proposta di parere contrario su tutti gli emendamenti trasmessi (vedi allegato 3), la quale è stata anticipata informalmente via e-mail a tutti i componenti della Commissione nel pomeriggio di ieri.

  La Commissione approva la proposta di parere formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 15.10.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

COMITATO DEI NOVE

Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo.
Emendamenti C. 4096, approvata dalla 6a Commissione Finanze e tesoro del Senato

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