TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 17 di Giovedì 16 maggio 2013
INTERPELLANZE URGENTI
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
l'aeroporto «Galileo Galilei» di Pisa è un aeroporto militare aperto al traffico civile e commerciale, che negli anni, in virtù di una positiva collaborazione fra le strutture civili e militari, ha ampliato notevolmente il livello delle sue attività e dei suoi collegamenti nazionali e internazionali;
in data 4 luglio 2003, l'Enac aveva approvato il piano di sviluppo dell'aeroporto «Galileo Galilei» di Pisa fino al 2015 con decreto che sanciva l'esito positivo della valutazione di impatto ambientale del 23 gennaio 2002;
detto piano prevedeva, tra gli altri, interventi di adeguamento ed ampliamento dell'aeroporto per poter far fronte al previsto sviluppo dei passeggeri (si è passati da circa 1,4 milioni di passeggeri nel 2001 a circa 4,5 milioni di passeggeri nel 2012), ricorrendo in parte anche all'acquisizione di aree messe a disposizione dall'Aeronautica militare;
la valutazione di impatto ambientale prevedeva una serie di prescrizioni tra cui la ricerca di alternative abitative riguardanti le attuali abitazioni lungo via Cariola e via Carrareccia a Pisa, che costituiscono un vecchio borgo agricolo composto da circa 44 unità immobiliari situate nell'immediata adiacenza del piazzale aeromobili e confinanti con la testata nord della pista secondaria e vicinissime alla testata della pista principale;
la prevista delocalizzazione, con la conseguente demanializzazione delle aree occupate dal borgo per essere annesse al demanio aeronautico civile statale, teneva conto che dette abitazioni risultavano non compatibili con:
a) le situazioni di rumorosità dell'aeroporto;
b) le oggettive esigenze di sicurezza;
c) la natura (anche) militare dell'aeroporto che richiede l'eliminazione di ogni significativa limitazione per consentire il pieno svolgimento degli impegni operativi delle Forze armate, connessi con il quadro geopolitico e di sicurezza internazionale;
d) lo sviluppo delle attività aeronautiche civili e l'implementazione, già in essere, di basi operative sull'aeroporto «Galileo Galilei» da parte di alcuni vettori;
l'attuazione del piano passava necessariamente dalla sinergia tra i soggetti pubblici a vario titolo competenti e, in tale contesto, il 1o marzo 2010 è stato siglato un protocollo di intesa tra la Società Aeroporto Toscano di Pisa Galileo Galilei (SAT), il comune di Pisa, la provincia di Pisa e la regione Toscana, «finalizzato all'individuazione di un percorso che garantisca la realizzazione delle azioni previste nel Piano di Sviluppo Aeroportuale secondo le modalità indicate dal DEC/VIA 6917/2002 relativamente agli interventi che coinvolgono le abitazioni lungo Via Cariola e via Carrareccia a Pisa»;
detto protocollo prevedeva che i sottoscrittori dello stesso attivassero una serie di azioni di coinvolgimento dei Ministeri interessati (infrastrutture e trasporti, difesa e ambiente ed Enac) al fine di addivenire ad una soluzione nel comune interesse della realizzazione degli interventi previsti dal piano di sviluppo aeroportuale che richiedono l'acquisizione del tratto di via Cariola, compreso tra l'attuale piazzale aeromobili e la pista di decollo, e delle relative garanzie a tutela dei cittadini;
conseguentemente, iniziarono i primi contatti con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, nel febbraio 2011, costituì un apposito tavolo istituzionale che, nella sua riunione del 24 maggio 2011, approvò la costituzione di un apposito gruppo di lavoro, a cui furono invitati a partecipare i rappresentanti dei diversi Ministeri coinvolti, l'Enac, la regione, la provincia, il comune e la SAT spa (società a maggioranza pubblica e gestore dell'aeroporto «Galileo Galilei»), nell'intento di definire e sottoscrivere un apposito accordo di programma;
dopo una serie di incontri, si è arrivati alla presentazione di una bozza di accordo di programma, definita da regione, provincia, comune e SAT spa, ampiamente discussa e concordata con il tavolo di concertazione nazionale, consegnato al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore Matteoli il 10 ottobre 2011. Tale accordo è finalizzato a definire le modalità attuative e a reperire i finanziamenti necessari a delocalizzare le 44 abitazioni di via Cariola e via Carrareccia da effettuare con legge dello Stato, così com’è avvenuto per altri casi analoghi (si veda l'aeroporto di Malpensa);
dopo quasi un anno di attesa c’è stata una convocazione per un incontro tenutosi l'11 settembre 2012 presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, alla presenza dei rappresentanti dei Ministeri della difesa e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell'Enac, del comune e della provincia di Pisa, della regione Toscana e di SAT spa. Al termine dell'incontro, il capo di gabinetto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore si era impegnato a coordinare un gruppo di lavoro che definisse un intervento legislativo attraverso il quale venissero finanziati gli interventi di delocalizzazione, nonché definiti i tempi e i modi necessari a realizzarli. Tale provvedimento normativo doveva essere inserito nella manovra finanziaria di fine 2012, ma ciò non si è verificato;
dopo altri incontri, visto che non è stata data concretamente risposta all'obiettivo di finanziare la delocalizzazione, detto gruppo di lavoro, a quanto consta agli interpellanti, ha nel frattempo interrotto i propri lavori dopo aver preso atto che, a seguito di verifiche effettuate dai rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e di Enac, era emersa l'indisponibilità dei fondi occorrenti per tale delocalizzazione stimati, su più anni, nella misura di circa 18 milioni di euro complessivi e nonostante una prevista compartecipazione iniziale da parte del gestore aeroportuale SAT spa e l'intervenuta costituzione di un'apposita addizionale sui diritti di imbarco passeggeri di cui all'articolo 2 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e successive modificazioni;
le abitazioni di via Cariola e via Carrareccia sono ubicate, di fatto, all'interno dell'aeroporto «Galileo Galilei», provocando notevoli difficoltà sia ai residenti per evidenti problemi ambientali e di inquinamento acustico, sia alla stessa operatività dell'aeroporto «Galileo Galilei» ed al suo ulteriore sviluppo –:
se, alla luce di quanto sopra esposto, non si ritenga necessario intervenire al fine di assicurare l'efficace coordinamento di tutte le amministrazioni coinvolte e di garantire, entro breve tempo, le necessarie risorse statali atte a risolvere la prevista delocalizzazione delle abitazioni, secondo quanto segnalato in premessa.
(2-00034) «Fontanelli, Velo, De Micheli, De Maria».
(7 maggio 2013)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
la Sardegna è affetta da seri problemi di approvvigionamento idrico poiché le precipitazioni non sono abbondanti e si concentrano principalmente nel periodo autunnale, dando così luogo a lunghi periodi di siccità;
l'acqua non viene distribuita in modo uniforme sul territorio a causa delle particolari caratteristiche morfologiche della regione;
circa i tre quarti del fabbisogno idrico totale della regione viene soddisfatto attingendo dalle fonti superficiali costituite, in primo luogo, dai grandi invasi artificiali e solamente un terzo del fabbisogno viene, quindi, soddisfatto attingendo alle fonti sotterranee, ovvero alle falde acquifere presenti nel sottosuolo, fortemente sfruttate e affette da seri problemi di inquinamento;
la Sardegna possiede ben 32 invasi di grandi-medie dimensioni, aventi una capacità massima attuale di 2 miliardi e 280 milioni di metri cubi di acqua, di cui 1 miliardo e 904 milioni di metri cubi con autorizzazione all'invaso (dati del registro italiano dighe – ufficio periferico di Cagliari, 2011);
la Sardegna rientra, ai fini della pericolosità sismica, nella zona 4: sismicità molto bassa, così come definita nell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 20 marzo 2003, n. 3274 e successive modifiche e integrazioni, dal sito della Protezione civile e da tutti gli studi di settore, in particolare dal Gruppo nazionale per la difesa dai terremoti;
secondo quanto risulta agli interpellanti, sarebbe in corso di completamento, ai fini della sicurezza sismica, la revisione del decreto del Ministero dei lavori pubblici 24 marzo 1982, recante norme tecniche per la progettazione e la costruzione delle dighe di sbarramento;
il testo in discussione, aggiornato più volte (la versione del 18 dicembre 2009 è reperibile dal sito http://www.registroitalianodighe.it) presenterebbe carenze conoscitive e dispositive profonde, in particolare per quanto concerne il territorio della Sardegna, non considerando il ridotto rischio sismico di cui sopra;
se i provvedimenti di cui sopra venissero definitivamente approvati, tutti gli invasi aventi «dighe a volta» (sbarramenti ricurvi, 5 invasi in Sardegna per una capienza complessiva pari a 705 milioni di metri cubi di acqua) dovrebbero essere svuotati e resi inutilizzabili, mentre gli invasi con dighe a gravità (12 invasi, per una capienza complessiva pari a 757 milioni di metri cubi di acqua) potrebbero contenere soltanto la metà della capacità invasabile: complessivamente 1,490 miliardi di metri cubi disponibili in meno, pur non rivestendo sostanzialmente caratteristiche geofisiche di pericolosità sismica –:
se il Presidente del Consiglio e i Ministri interpellati, nell'ambito delle rispettive competenze, siano a conoscenza di quanto sopra e se ciò risulti corrispondente al vero;
qualora quanto sopra paventato corrisponda a realtà, con quali atti intendano intervenire in una materia di così delicato interesse, al fine di scongiurare un'assurda e irragionevole decurtazione della risorsa idrica invasabile e disponibile per la Sardegna.
(2-00039) «Nicola Bianchi, D'Uva, Basilio, Gallinella, Battelli, Simone Valente, Del Grosso, Furnari, Lorefice, Gagnarli, Grillo, Silvia Giordano, Zaccagnini, Grande, Tofalo, Micillo, Brescia, D'Ambrosio, De Rosa, Vallascas, Prodani, Fantinati, Da Villa, Liuzzi, Dell'Orco, Busto, Di Vita, Corda, Villarosa, Pinna».
(14 maggio 2013)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
dall'11 agosto 2012, nel comune di Affile, alta valle dell'Aniene, provincia di Roma, risiede un monumento intitolato al generale fascista Rodolfo Graziani, inserito nel 1948, dalla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra, nella lista dei criminali internazionali per l'uso di gas tossici contro popolazioni civili e per i bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa; successivamente è stato condannato, il 2 maggio 1950, dal tribunale militare speciale di Roma per collaborazionismo a 19 anni di reclusione;
come già ricordato da una precedente interrogazione parlamentare, non esiste un divieto di commemorazione del generale Graziani, come non esiste neppure per Benito Mussolini; questo però, se avviene, a giudizio degli interpellanti, deve essere un fatto privato e organizzato da privati; non può essere organizzato da cariche pubbliche e deve avvenire senza oneri da parte di uno Stato democratico e fondato sul ripudio della guerra, quale la Repubblica italiana;
conseguentemente, la dedica ufficiale, da parte dello stesso sindaco di Affile, Ercole Viri, ovvero di un pubblico ufficiale nel pieno esercizio delle sue funzioni, impegna integralmente la Repubblica italiana, nelle sue articolazioni territoriali, nel commemorare l'azione del Graziani, azione, va ricordato, giudicata dalla comunità internazionale a carattere criminale;
la vicenda ha generato un'onda emotiva e mediatica sia a livello nazionale che internazionale. Due dei più importanti media internazionali, il New York Times e la Bbc, hanno dedicato ampio spazio, manifestando tutto lo sdegno del mondo anglosassone in particolare;
nelle ultime settimane si sono verificati importanti aggiornamenti sul caso, in quanto il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha chiesto agli uffici regionali competenti di sospendere il finanziamento concesso al comune di Affile e destinato, originariamente, al completamento del Parco Rodimonte e alla realizzazione di un monumento al soldato. Si tratta, quindi, del blocco dell'erogazione di un saldo pari a 180 mila euro, mentre 50 mila euro sono già stati erogati dalla regione Lazio durante la scorsa legislatura;
la decisione del presidente della regione Lazio appare correttamente motivata. Come si legge nell'ordinanza, il comune di Affile, infatti, avrebbe commesso palesi violazioni rispetto all'utilizzo del finanziamento pubblico, alterando la finalità e la destinazione dell'opera, visto che si sarebbe dovuto trattare di un monumento di celebrazione alla figura generica del soldato. Di conseguenza, per il ripristino del finanziamento si chiede all'amministrazione comunale di apportare delle modifiche strutturali al monumento e intitolarlo come originariamente concordato «al soldato», facendo scomparire qualsiasi riferimento al generale Graziani;
la decisione del presidente Zingaretti ha suscitato la reazione del sindaco di Affile, Ercole Viri, il quale avrebbe dichiarato di non voler ottemperare alle richieste della regione –:
se il Governo non intenda esercitare tutti i poteri di competenza in relazione alla vicenda di cui in premessa;
se si intendano assumere iniziative normative per impedire che siano intestati a personalità condannate per gravi reati contro lo Stato monumenti, sacrari o pubbliche vie o piazze al fine di evitare casi come quello di cui in premessa.
(2-00036) «Gregori, Ferro, Mazzoli, Meta, Tidei, Bonaccorsi, Melilli, Coscia, Madia, Marroni, Gasbarra, Damiano, Gribaudo, Bellanova, Pastorino, Campana, Carella, Miccoli, Roberta Agostini, Casellato, Casati, Carnevali, Cinzia Maria Fontana, Giuseppe Guerini, Tino Iannuzzi, Lorenzo Guerini, Guerra, Scuvera, Ghizzoni, Marco Di Maio».
(8 maggio 2013)
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
il tribunale civile di Torre Annunziata ha dichiarato il fallimento della società Deiulemar Compagnia di Navigazione spa con sentenza n. 25 del 2 maggio 2012 per aver emesso obbligazioni, in violazione di quanto disposto dall'articolo 2412 del codice civile, per un valore di circa 858 milioni di euro;
nel 1997 l'ufficio italiano dei cambi, oggi confluito in Banca d'Italia, aveva rifiutato la richiesta di iscrizione della società nell'elenco generale degli intermediari finanziari, di cui all'articolo 106 del Testo unico bancario (decreto legislativo n. 385 del 1993 e successive modifiche), per mancanza dei presupposti di legge;
nel 2002 la Banca d'Italia, sulle vicende in questione, ha segnalato la società alla competente procura della Repubblica a norma dell'articolo 331 del codice di procedura penale;
il decreto legislativo n. 231 del 2007, in attuazione della direttiva 2005/60/CE, conferisce all'Unità di informazione finanziaria, istituita presso la Banca d'Italia, l'analisi dei flussi finanziari al fine di individuare e prevenire fenomeni di riciclaggio di denaro, nonché l'analisi finanziaria delle operazioni sospette segnalate;
l'articolo 41 del decreto legislativo n. 231 del 2007 introduce una procedura per la segnalazione, obbligatoria, delle operazioni sospette;
non si ha conoscenza delle segnalazioni effettuate dai soggetti di cui al decreto legislativo n. 231 del 2007 operanti con la predetta società, (i relativi soci ed amministratori), effettivamente pervenute all'Unità di informazione finanziaria;
non si ha conoscenza di quali inadempienze l'Unità di informazione finanziaria abbia riscontrato in relazione alle operazioni poste in essere dalla società;
non si comprende se sia stata o meno effettuata un'analisi dei flussi finanziari riconducibili alla società, così come previsto dal decreto legislativo n. 231 del 2007 e dal regolamento per l'organizzazione e il funzionamento dell'Unità di informazione finanziaria;
non si comprende se le autorità preposte al controllo abbiano adempiuto alle proprie prerogative –:
se non si ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza affinché si possa pervenire all'individuazione degli eventuali responsabili degli omessi controlli e delle omesse segnalazioni;
quali iniziative di competenza si intendano assumere al fine di evitare che, in futuro, possano verificarsi nuovamente simili violazioni a danno dei risparmiatori e della stabilità del sistema finanziario.
(2-00031) «Lombardi, Luigi Gallo».
(30 aprile 2013)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
la legge di stabilità per il 2013 (legge n. 228 del 2012), presentando norme per la «Riduzione della spesa degli enti territoriali», introduce tagli al fondo sperimentale delle province, tagli che passano da 1 miliardo di euro ad 1 miliardo e 200 milioni di euro per il 2013;
tali interventi si sommano ad altre riduzioni effettuate negli ultimi anni;
nel corso dell'anno 2012, per gli effetti della legge n. 122 del 2010 e della legge n. 214 del 2011, le province hanno già sostenuto un taglio di risorse di 915 milioni di euro;
la legge n. 135 del 2012 (articolo 16, comma 7) aveva, inoltre, precedentemente determinato una riduzione di 500 milioni di euro per il 2012 ed un miliardo di euro per il 2013 del fondo sperimentale di riequilibrio delle province;
complessivamente tra il 2011 ed il 2013 i bilanci delle province sono stati decurtati di oltre 2,1 miliardi di euro. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di tagli lineari, attuati secondo metodologie non concertate in sede di Conferenza unificata e, soprattutto, non orientate a valorizzare le virtuosità e le differenti vocazioni dei singoli enti nel loro contesto territoriale. Le riduzioni penalizzano, infatti, spesso le amministrazioni più virtuose e quelle che hanno esercitato deleghe e gestito risorse regionali e comunitarie;
tali riduzioni incidono su capitoli di spesa già approvati ed impegni già assunti, e, pertanto, anziché promuovere una razionalizzazione ed un efficientamento delle risorse economiche, stanno compromettendo l'efficace erogazione dei servizi dovuti al cittadino e alle imprese per le competenze delle amministrazioni provinciali, o lo svolgimento di funzioni delegate dalle regioni, (trasporto pubblico, formazione professionale, manutenzione di immobili pubblici, tra cui le scuole e le infrastrutture stradali), nonché la regolare remunerazione del personale dipendente, e rischiano di provocare lo «stop» a lavori e cantieri sul reticolo stradale di competenza e di messa a norma (antisismica ed antincendio) degli edifici scolastici, contribuendo, altresì, ai rallentamenti nei pagamenti alle aziende creditrici già messe a dura prova dai vincoli del patto di stabilità;
sono, infatti, di diretta competenza delle province:
a) l'edilizia scolastica, il funzionamento delle scuole e la formazione professionale. Le province gestiscono oltre 5000 edifici, quasi 120 mila classi e oltre 2 milioni e 500 mila allievi;
b) lo sviluppo economico e i servizi per il mercato del lavoro: le province gestiscono i servizi di collocamento attraverso 550 centri per l'impiego; intervengono con sostegni all'imprenditoria; promuovono le energie alternative e le fonti rinnovabili;
c) la gestione del territorio e la tutela ambientale: le province hanno compiti di difesa del suolo, prevenzione delle calamità, tutela delle risorse idriche ed energetiche, smaltimento dei rifiuti;
d) la mobilità, la viabilità, i trasporti: le province gestiscono il trasporto pubblico extraurbano e circa 134 mila chilometri di strade nazionali extraurbane;
si tratta di funzioni chiave, strettamente collegate al territorio, indispensabili per assicurare alle comunità il mantenimento del welfare locale e la promozione dello sviluppo imprenditoriale ed occupazionale delle imprese, e che rischiano di essere compromesse dai tagli ai bilanci;
le politiche finanziarie a carico delle province, determinate con le ultime manovre, hanno gravemente compromesso gli equilibri finanziari degli enti senza giungere ad una compiuta riforma o riorganizzazione, accrescendo un clima di incertezza e di difficoltà;
dai dati resi noti dall'Unione delle province d'Italia, le province, più di ogni altro ente, hanno infatti contratto la propria spesa corrente negli ultimi anni. Il risultato di queste scelte, considerato che le province intervengono fondamentalmente su lavori pubblici locali (strade, edilizia scolastica e altro), è stato il progressivo impoverimento del tessuto economico dei territori ed il continuo indebolimento della rete dei servizi sociali garantiti ai cittadini, con un crollo degli investimenti locali (dal 2008 ad oggi) pari al 44 per cento;
tale riduzione delle risorse economiche avrebbe dovuto accompagnare il processo complessivo di riorganizzazione delle province, disposto dal decreto-legge n. 95 del 2012: un processo che ha, però, registrato notevoli ed evidenti ritardi e poi uno «stop», anche per l'interruzione anticipata della XVI legislatura. Gli enti provinciali sono, oggi, pienamente operativi nelle loro competenze e nelle loro deleghe ma rischiano, in brevissimo tempo (anche secondo le dichiarazioni di esponenti dell'Unione delle province d'Italia), un reale e irreversibile dissesto finanziario;
si segnala, altresì, che l'articolo 17, comma 13-bis, della legge n. 135 del 2012 prevede, per il 2013, un contributo complessivo di 100 milioni di euro per le province. Nel decreto ministeriale 25 ottobre 2012, che ha determinato le riduzioni e le attribuzioni del contributo, non sono stati utilizzati, nell'assegnazione delle risorse, criteri di proporzionalità rispetto all'entità del taglio pro capite del fondo sperimentale di riequilibrio. In virtù di tale determinazione, i tagli alle province stanno causando effetti ancora più gravi in alcune regioni e, in particolare, in quelle regioni nelle quali si è scelto di utilizzare l'istituto delle funzioni delegate in numerose materie;
secondo l'Unione delle province d'Italia «i territori italiani maggiormente penalizzati sono quelli della Toscana e del Piemonte, proprio a causa di un particolare meccanismo di calcolo che conteggia tra le spese delle Province anche i finanziamenti che le Regioni girano agli enti provinciali per garantire alcuni servizi come ad esempio il piano dei trasporti pubblici. In pratica si tratta di una semplice “partita di giro”. Qualora il governo tenesse conto del diverso riparto dei consumi dei livelli intermedi (entro i quali vi sono le risorse che la Regione attribuisce alle province per gestire le deleghe)», le regioni vedrebbero una riduzione pesantissima;
altra questione rilevante riguarda il futuro del personale dipendente delle amministrazioni provinciali. L'eventuale accorpamento o riorganizzazione delle province porterebbe, infatti, ad una complessiva riorganizzazione del personale dipendente di tali enti, e si ritiene fondamentale, indipendentemente dalla soluzione che sarà adottata, la definizione di una riorganizzazione del personale funzionale e capace di salvaguardare i diritti dei lavoratori, con l'adozione di parametri che riconoscano pienamente le funzioni, le competenze, l'aggiornamento formativo, oltre ai livelli professionali e retributivi dei dipendenti. Altrettanto necessari sono una logistica efficiente degli uffici, norme transitorie adeguate che accompagnino il processo di riorganizzazione e strumenti capaci di armonizzare le procedure di trasferimento gestite dalle singole amministrazioni provinciali;
quanto esposto fino ad ora è già stato oggetto di atti parlamentari di indirizzo accolti dal Governo nel corso della XVI legislatura;
in data 7 agosto 2012 il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/05389/105 alla legge n. 135 del 2012 che lo impegna:
a) a calcolare il taglio sul fondo sperimentale di riequilibrio, tenendo conto delle spese correnti 2011, come da certificato al conto consuntivo, al netto del titolo II, categoria 3 entrate (trasferimenti da regione per funzioni delegate);
b) a rispettare, nell'assegnazione delle risorse di cui all'articolo 17, comma 13-ter, criteri direttamente proporzionali all'entità del taglio pro capite del fondo sperimentale di riequilibrio;
c) ad adottare iniziative normative sollecite al fine di evitare un disavanzo anche nelle province virtuose sul bilancio in corso;
d) ad esaminare e valutare le conseguenze economico-finanziarie sugli enti provinciali, che genereranno:
1) il blocco della maggior parte delle attività di adeguamento alle norme antisismiche ed antincendio degli edifici scolastici, delle attività di messa in sicurezza del reticolo stradale di competenza;
2) l'impossibilità di garantire nel 2012 interventi di carattere straordinario per far fronte a calamità, quali nevicate e altro;
3) difficoltà nel cofinanziamento ai finanziamenti comunitari nell'esercizio di deleghe regionali;
4) ricadute sulle imprese impegnate in opere di manutenzione e lavori pubblici, che si vanno a generare sul bilancio in corso, a causa della somma tra il taglio prodotto con lo svuotamento del fondo sperimentale di riequilibrio ed il mancato introito dagli affitti pagati da altre amministrazioni dello Stato;
in data 22 novembre 2012 il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/05534-bis-A/182 alla legge n. 228 del 2012 che lo impegna, tra l'altro:
a) nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di emanare un provvedimento correttivo urgente in grado di rimodulare i tagli previsti, tenendo conto delle spese correnti 2011, come da certificato al conto consuntivo, al netto del titolo II, categoria 3 entrate (trasferimenti da regione per funzioni delegate), soprattutto per le province delle regioni, come la Toscana, i cui effetti dei mancati finanziamenti rischia di causare nel 2013 un default degli enti locali;
b) a valutare, conseguentemente, la possibilità di emanare un provvedimento correttivo in grado rimodulare i trasferimenti introdotti dall'articolo 17, comma 13-bis, della legge n. 135 del 2012, in base a criteri direttamente proporzionali all'entità del taglio pro capite del fondo sperimentale di riequilibrio;
in data 21 dicembre 2012 il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/05534-bis-B/2 alla legge n. 228 del 2012, che lo impegna, tra l'altro:
a) a valutare di inserire, nel processo di riorganizzazione dei dipendenti delle amministrazioni provinciali, derivante dall'attuazione della legge n. 214 del 2011 e della legge n. 135 del 2012, i seguenti criteri e parametri:
1) la presenza delle funzioni e delle competenze assunte dalle singole amministrazioni provinciali;
2) le politiche di contenimento delle spese per il personale perseguite, negli ultimi anni, da alcune amministrazioni provinciali;
3) l'adozione di norme transitorie per garantire pari trattamento ai dipendenti pubblici delle amministrazioni provinciali soggette ad accorpamento, rispetto agli altri lavoratori della pubblica amministrazione;
4) un'adeguata salvaguardia dei livelli professionali e retributivi dei dipendenti delle province coinvolti nella riorganizzazione;
5) un'equilibrata e funzionale ubicazione degli uffici provinciali nell'intero territorio della nuova provincia, anche per rendere maggiormente fruibili i servizi ai cittadini;
6) la previsione, in presenza di esuberi ed in coerenza di quanto già previsto dalla legge n. 135 del 2012, di forme di mobilità volontaria, finalizzate alla copertura di posti vacanti, sia nel comparto degli enti locali che in altri settori, in cui sia garantita una corsia preferenziale per il personale delle amministrazioni provinciali in sovrannumero;
7) lo stanziamento, in coerenza di quanto già previsto dalla legge n. 135 del 2012, di risorse adeguate per favorire e promuovere la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle amministrazioni provinciali interessate dal processo di riordino;
8) la presenza di norme omogenee volte ad armonizzare le procedure di trasferimento gestite dalle singole amministrazioni provinciali –:
quali iniziative urgenti si intendano assumere per evitare che i tagli ai bilanci degli enti locali citati in premessa possano causare il prossimo dissesto finanziario delle amministrazioni provinciali, coerentemente con gli impegni assunti dal Governo con gli ordini del giorno n. 9/05389/105 (alla legge n. 135 del 2012) e n. 9/05534-bis-A/182 (alla legge n. 228 del 2012), e capaci di valorizzare al tempo stesso le virtuosità e le differenti vocazioni dei singoli enti nel loro contesto territoriale;
quali iniziative urgenti di competenza si intendano, conseguentemente, assumere per assicurare la corretta erogazione dei servizi attualmente di competenza delle amministrazioni provinciali, indispensabili per permettere alle comunità il mantenimento del welfare locale e la promozione dello sviluppo imprenditoriale ed occupazionale delle imprese, coerentemente con gli impegni assunti dal Governo con gli ordini del giorno n. 9/05389/105 (alla legge n. 135 del 2012) e n. 9/05534-bis-A/182 (alla legge n. 228 del 2012), anche adottando criteri di riparto del fondo sperimentale di riequilibrio che tengano conto della penalizzazione di alcune regioni;
quali iniziative urgenti, anche di carattere normativo, si intendano assumere per inserire, nel processo di riorganizzazione dei dipendenti delle amministrazioni provinciali, criteri capaci di salvaguardare i diritti e la professionalità dei lavoratori, le esigenze della collettività ed il contenimento della spesa pubblica, parametri già indicati peraltro nell'ordine del giorno n. 9/05534-bis-B/2 alla legge n. 228 del 2012, accolto dal Governo.
(2-00038) «Cenni, Fiorio, Bini, Dallai, Sani, Galperti, Carrescia, Crivellari, Martelli, Bellanova, Lodolini, Fontanelli, Luciano Agostini, Simoni, Mariani, Zardini, De Menech, Manzi, Marchetti, Carra, Ferrari, D'Incecco, Cova, Fossati, Zoggia, Gribaudo, Bargero, Boccuzzi, Borghi, Taricco, Benamati, Bobba».
(14 maggio 2013)
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della giustizia e degli affari esteri, per sapere – premesso che:
in data 13 giugno 2012, nell'ambito di un'operazione di polizia, è stato arrestato Lander Fernandez Arrinda. L'arresto è avvenuto in esecuzione di una richiesta di estradizione avanzata dall'autorità giudiziaria spagnola per processare Lander Fernandez Arrinda dinanzi all'Audiencia Nacional di Madrid;
Lander Fernandez Arrinda, ad oggi, risulta indagato per il reato contestato, in quanto il processo deve essere ancora celebrato dalle autorità spagnole. Pende, peraltro, il procedimento dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dalla difesa dell'indagato il 19 aprile 2013;
sebbene l'autorità giudiziaria spagnola contesti a Lander Fernandez Arrinda il reato di terrorismo, la fattispecie sottesa alla sentenza di accoglimento della richiesta di estradizione, emessa dalla IV sezione penale della corte di appello di Roma, in data 8 gennaio 2013, non appare in realtà caratterizzata da un significativo grado di offensività e pericolosità, riguardando l'incendio di un autobus (nel febbraio 2002) in sosta e senza passeggeri a bordo, commesso oltre dieci anni fa;
la riconduzione di tale condotta al reato di terrorismo avviene secondo due presunzioni non condivisibili, ad avviso degli interpellanti: Lander Fernandez Arrinda, infatti, avrebbe commesso il fatto in concorso con Aingeru Cardano Reoyo, appartenente ad una presunta organizzazione terroristica chiamata «Kale Borroka», a sua volta accusata di collaborare con l'Eta. In nessuna pronuncia giurisdizionale spagnola è stata, tuttavia, mai accertata l'esistenza di un'associazione denominata «Kale Borroka», il cui presunto collegamento con l'Eta è, dunque, privo di alcun riscontro probatorio;
nel periodo in cui Lander Fernandez Arrinda è stato in custodia presso le autorità italiane, numerose testate nazionali e internazionali hanno riportano la notizia dell'arresto di un «terrorista basco», celebrando, quindi, un processo mediatico senza riservare all'indagato alcun diritto di replica e in violazione dei criteri di correttezza e veridicità della notizia cui deve ispirarsi la cronaca giudiziaria, anche alla luce di quanto sancito dal codice deontologico per il trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica, di cui all'allegato 1 al decreto legislativo n. 196 del 2003;
dall'inizio della sua permanenza in Italia, l'autorità giudiziaria italiana ha riconosciuto che Lander Fernandez Arrinda ha tenuto una condotta rispettosa delle norme dell'ordinamento italiano; tuttavia, il 27 aprile 2013 lo stesso è stato estradato e condotto in Spagna a bordo di un aereo militare;
in Spagna vige un sotto-sistema penale e penitenziario speciale applicabile a chi sia indagato per terrorismo e, segnatamente, ai militanti politici baschi, su cui più volte la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dovuto pronunciarsi, e che è stato oggetto di forti critiche da parte di organizzazioni non governative per la tutela dei diritti umani, come Amnesty International e Human rights watch, in ordine al rispetto di diritti e garanzie fondamentali, quali il diritto di difesa, la presunzione di innocenza, la personalità della responsabilità penale, i principi di eguaglianza e di tassatività, offensività e materialità delle fattispecie penali;
è necessario monitorare costantemente le condizioni nelle quali verrà eseguita la custodia cautelare dell'indagato e l'evoluzione che seguirà il relativo procedimento, anche alla luce della vicenda decisa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo con sentenza resa sul caso Otamendi Egiguren c. Spagna del 16 ottobre 2012, in ordine alla violazione cosiddetta «procedurale» del divieto di tortura –:
se i Ministri interpellati non ritengano opportuno assicurare una costante informazione sulle condizioni di detenzione del signor Lander Fernandez Arrinda e sull'evoluzione del relativo procedimento penale, assumendo ogni notizia a tal fine utile dalle autorità spagnole, in ragione della collaborazione prestata dall'Italia nell'ambito della procedura di estradizione e a fronte dell'importanza che tale vicenda assume dal punto di vista politico, sociale, giuridico e umanitario.
(2-00030) «Migliore, Daniele Farina, Costantino, Sarti, Daga, Colletti, Ferraresi, Businarolo, Micillo, Bonafede, Agostinelli, Turco, Frusone, Manlio Di Stefano».
(30 aprile 2013)
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
lo strumento dei concordati preventivi è stato profondamente riformato a metà degli anni 2000 per facilitare la ristrutturazione dei debiti e, quindi, il superamento delle crisi d'impresa;
l'articolo 33 del decreto-legge n. 83 del 2012 (cosiddetto decreto sviluppo), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, ha voluto semplificare la possibilità di ottenere il concordato e, quindi, di ridurre i tempi di ripresa delle imprese in difficoltà;
tuttavia, in un periodo di crisi gravissima e diffusa come l'attuale, questo strumento sta diventando un sistema «legale» per non pagare i fornitori, subappaltatori e altri creditori, creando oltretutto concorrenza sleale verso le imprese che rispettano gli impegni;
l'esperienza di questi mesi ha, infatti, mostrato come il concordato preventivo abbia rivelato alcuni punti deboli, e diverse imprese creditrici ne hanno, infatti, denunciato un uso distorto da parte dei propri debitori. Una pratica che si è manifestata con il pagamento di percentuali minimali ai fornitori (spesso inferiori al 10 per cento e con punte pari a pochi decimali), con la liquidazione del poco che resta del complesso aziendale e la ripartenza attraverso una newco libera da pesi e responsabilità;
nei primi 7 mesi di applicazione del nuovo modello si è rilevato un incremento del numero delle domande di accesso alla procedura anche del 300 per cento, molte delle quali finalizzate a eludere i propri obblighi in modo fraudolento poiché il debitore può beneficiare immediatamente della sospensione dei pagamenti e delle azioni esecutive;
questa distorsione nell'applicazione della norma va pertanto affrontata, anche per preservare uno strumento la cui utilità è fuori discussione per agevolare operazioni di risanamento di imprese che, altrimenti, rischierebbero di uscire dal mercato, e va affrontata sotto due profili: quello applicativo e quello normativo –:
se il Ministro interpellato non ritenga, alla luce delle premesse, di valutare l'opportunità di adottare iniziative anche di tipo normativo, al fine di correggere gli effetti distorsivi della norma sopracitata, evitando alle aziende, già alle prese con una congiuntura sfavorevole, un ulteriore danno economico.
(2-00045) «Causin, Matarrese, Vitelli, Vecchio, Bombassei, D'Agostino, Dellai».
(14 maggio 2013)
H)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
nel comune di Alagna Lomellina, in provincia di Pavia, in occasione delle elezioni amministrative del 25 e 26 maggio 2013, tra le formazioni politiche ammesse alle consultazioni elettorali, risultano due liste chiaramente ispirate a riferimenti politici di natura fascista, nello specifico: a) Movimento Fascismo e Libertà, che presenta come candidato sindaco Rino Raffaele Manfuso, il cui contrassegno elettorale è costituito dal fascio littorio di colore rosso al centro, attorniato dalle scritte «FASCISMO» a sinistra e «E LIBERTÀ» a destra in colore nero; b) «Nsab-Mlns» (Nationalsozialistische arbeit bewegung-Movimento nazionalsocialista dei lavoratori), che presenta come candidato sindaco Matteo Cantù, il cui contrassegno elettorale è costituito dall'acronimo «NSAB mlns», scritto al centro del simbolo in colore nero, contornato sul lato sinistro dalla scritta «MOVIMENTO NAZIONALSOCIALISTA DEI LAVORATORI» in colore nero;
sul sito internet del Movimento Fascismo e Libertà (www.fascismoeliberta.info) sono chiari ed evidenti i richiami e l'ispirazione al disciolto Partito Nazionale Fascista e a Benito Mussolini;
sul sito internet del movimento «Nsab-Mlns» (Nationalsozialistische arbeit bewegung-Movimento nazionalsocialista dei lavoratori) sono chiari ed evidenti i richiami e l'ispirazione al disciolto Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori –:
quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda assumere con urgenza per assicurare la legalità e il rispetto dei valori e dei principi affermati nella Costituzione, in speciale modo dalla XII disposizione transitoria e finale che afferma: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista»;
se non ritenga necessario assumere iniziative normative per escludere dalla partecipazione alle consultazioni elettorali le liste i cui contrassegni elettorali sono chiaramente ispirati all'ideologia fascista e nazionalsocialista.
(2-00048) «Migliore, Franco Bordo».
(14 maggio 2013)
I)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
come è noto, gli imprevisti eventi atmosferici del 6 maggio 2013 di eccezionale intensità hanno causato gravi ed ingenti danni alle colture frutticole del territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani;
in particolare, le zone maggiormente interessate, tra le altre, riguardano i territori di Canosa di Puglia, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli e Margherita di Savoia, ove insistono maggiormente le colture intensive di frutta che, in larga parte, risultano interamente distrutte;
oltre al lucro cessante è di dimensioni notevoli il danno emergente, visto che la calamità si è abbattuta al termine dei lavori di diradamento del frutto, in particolare pesco ed albicocco, in vista della raccolta;
appare opportuno prevedere rapide misure che consentano di ridurre al minimo i danni economici subiti dagli agricoltori della provincia di Barletta-Andria-Trani;
pur in presenza di un danno economico importante, gli agricoltori dovranno comunque far fronte alle scadenze relative al pagamento di rate di mutui agrari, al rimborso dei prestiti agrari e al pagamento dei contributi agricoli, non potendo contare sui ricavi delle colture distrutte dagli eventi atmosferici verificatisi –:
quali iniziative il Ministro interpellato intenda intraprendere, non escludendo la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale, per venire incontro alle giuste esigenze degli agricoltori della provincia di Barletta-Andria-Trani, colpita dagli imprevisti eventi atmosferici di eccezionale intensità del 6 maggio 2013.
(2-00044) «Matarrese, Dellai».
(14 maggio 2013)