Frontespizio Relazione Progetto di Legge
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 397


PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
BARETTA, ANTEZZA, BASSO, BINI, BIONDELLI, BOBBA, BOCCIA, BOCCUZZI, BRUNO BOSSIO, CARRA, CARRESCIA, CENNI, COVA, CULOTTA, DAL MORO, FERRANTI, FIANO, GIAMPAOLO GALLI, GALPERTI, GHIZZONI, GIACOBBE, GINOBLE, GIULIETTI, GNECCHI, GRASSI, TINO IANNUZZI, LATTUCA, LENZI, LODOLINI, MARANTELLI, MARCHI, MARTELLA, MOGHERINI, MOGNATO, MONGIELLO, MURA, MURER, SALVATORE PICCOLO, QUARTAPELLE PROCOPIO, REALACCI, RIBAUDO, ROSATO, RUBINATO, SBROLLINI, SCANU, SERENI, TARANTO, TULLO, VAZIO, ZAMPA, ZOGGIA
Autorizzazione ai comuni all'esecuzione dei pagamenti di residui passivi in conto capitale, con esclusione dei relativi importi dal saldo rilevante ai fini del patto di stabilità interno per il 2013, in favore delle imprese
Presentata il 21 marzo 2013


      

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Onorevoli Colleghi! In Italia il problema dei ritardati pagamenti delle pubbliche amministrazioni nel settore dei lavori pubblici assume in questi mesi dimensioni sempre più preoccupanti.
      I dati numerici divulgati dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture hanno restituito un'immagine drammatica: i tempi di pagamento oscillano in un range compreso tra un minimo di tre mesi e un massimo di due anni. L'entità dei ritardi mediamente accumulati è circa doppia rispetto a quanto si registra nel resto dell'unione europea.
      Secondo l'analisi dei dati resi dalla Corte dei conti nell'audizione tenutasi alla Camera dei deputati il 13 marzo 2012, negli ultimi tre anni è cambiata significativamente la composizione del debito delle amministrazioni centrali dello Stato a sfavore degli investimenti in conto capitale e quindi, in particolare, delle imprese che realizzano lavori pubblici. A livello statale infatti, negli ultimi tre anni, sono complessivamente diminuite le difficoltà relative ai ritardi di pagamento per i contratti di forniture e di servizi, con conseguente riduzione dell'importo dei debiti per spese correnti, mentre è significativamente aumentato l'importo dei ritardati pagamenti per spese in conto capitale. In valori assoluti, il debito commerciale delle amministrazioni centrali dello Stato ammonta a 17,9 miliardi di euro ed è composto da circa il 60 per cento di debiti relativi a investimenti in conto capitale e da circa il 40 per cento di debiti relativi a spese correnti.
      A ciò devono aggiungersi gli oneri burocratici e organizzativi legati alla nuova normativa sulla tracciabilità dei flussi finanziari che se da un lato ha la virtuosa finalità di prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata nel mercato degli appalti pubblici, dall'altro implica ulteriori ritardi nelle procedure di pagamento.
      Sempre secondo l'analisi della Corte dei conti, a livello locale, il patto di stabilità interno e le scelte di bilancio risultanti, effettuate da regioni, province e comuni, hanno fortemente ridotto la spesa in conto capitale, bloccando i pagamenti alle imprese, anche a fronte di lavori regolarmente eseguiti e in presenza di risorse disponibili in cassa. Questo irrigidimento del patto di stabilità interno sta determinando un forte aumento dei ritardati pagamenti nel settore dei lavori pubblici commissionati dagli enti locali. Inoltre l'insolvenza degli enti, in talune realtà territoriali, determina un pesante contenzioso, con un ulteriore aggravio dei costi.
      Nel complesso, il debito che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese è stimato in circa 60-70 miliardi di euro al netto dei crediti fiscali, anche se, come rileva sempre la Corte dei conti, non è agevole valutare l'ammontare complessivo dei crediti delle imprese per «forniture, somministrazioni ed appalti» all'interno di categorie di bilancio che incorporano capitoli di spesa molto differenziati.
      Ciò che è incontrovertibile è che, delle oltre 30 aziende che falliscono ogni giorno nel nostro Paese, più della metà lamenta il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione. Poiché è in gioco la sopravvivenza stessa del tessuto produttivo italiano, il Partito Democratico ha posto lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione, soprattutto per gli enti locali, come uno degli otto punti prioritari per il governo del Paese che saranno sottoposti all'attenzione di tutte le forze politiche.
      L'iniziativa del Partito Democratico è stata recentemente rinforzata dalla disponibilità, manifestata in sede europea, ad un possibile allentamento delle regole del Patto di stabilità e crescita per le spese di investimento.
      Sulla scia di questa «apertura», la presente proposta di legge sblocca i pagamenti in favore delle imprese, autorizzando la spesa per investimenti ai comuni che registrino un avanzo di cassa.
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PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.

      1. I comuni possono escludere dal saldo rilevante ai fini del rispetto del patto di stabilità interno relativo all'anno 2013, i pagamenti dei residui passivi in conto capitale per un importo corrispondente all'avanzo di cassa risultante dal rendiconto dell'esercizio 2012.

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