Frontespizio Relazione Progetto di Legge
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 3417


PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
d'iniziativa dei deputati
FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI, SIMONETTI
Modifiche agli articoli 48 e 58 della Costituzione, in materia di estensione del diritto di elettorato attivo ai sedicenni
Presentata l'11 novembre 2015


      

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Onorevoli Colleghi! La crisi politica, valoriale ed economica che segna in modo indelebile la fase storica che stiamo vivendo, accompagnata da un'evidente intensificazione del mal costume di politicanti affaristi inclini alla corruzione e alla collusione, ha alimentato nell'opinione pubblica una disaffezione cronica nei confronti della politica.
      Si è generato in molti cittadini un sentimento diffuso di sfiducia nei confronti delle istituzioni, dei legislatori e degli amministratori che, come primo effetto, ha prodotto una drastica diminuzione della partecipazione al voto.
      La partecipazione al voto è il principio su cui si fonda il concetto stesso di democrazia. Per questa ragione la crescita progressiva del numero di cittadini che rinunciano a esercitare il diritto di voto è un segnale preoccupante che non può essere sottovalutato.
      La Costituzione proprio nell'articolo 1 stabilisce che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
      Alle questioni fino ad ora accennate si deve aggiungere un altro aspetto di fondamentale importanza, ossia la consapevolezza dei cittadini di non poter determinare le decisioni politiche esercitando il voto. Una politica, quella interna, sempre più condizionata da decisioni che vengono prese all'estero.
      È innegabile come il processo di unità europea abbia contribuito a far allontanare i cittadini dalla cosa pubblica.
      L'Europa, oggi, è una costruzione senza identità, scarsamente democratica, macchinosa e spesso incomprensibile per i cittadini, un modello che esaspera gli aspetti negativi dello Stato centralizzato, senza dare risposte tangibili alle richieste che vengono dalla periferia.
      Un'Europa con un'impronta prettamente economicistica che ha introdotto la moneta unica prima di aver raggiunto una sufficiente omogeneità culturale, politica, sociale ed economica.
      Appare evidente come l'attuale costruzione europea sia caratterizzata da forza normativa e da debolezza politica. Oggi più che mai è lapalissiano come questa Europa, così concepita, si sia dimostrata un fallimento, non solo perché ha prodotto una spaventosa crisi economica, non ciclica bensì epocale, ma soprattutto perché ha negato le culture nazionali e di conseguenza l'identità culturale del continente.
      L'Unione europea sembra ormai non porre più limiti al proprio potere di intromissione nelle decisioni interne di ciascuno Stato sovrano, ben al di là delle effettive competenze autorizzate dai trattati. Per queste ragioni i cittadini si rendono conto sempre più di come l'esercizio del diritto di voto divenga una mera formalità.
      Siamo convinti che dal fallimento dell'Europa monetaria e finanziaria si possa uscire soltanto dando vita a una nuova Europa, l'Europa dei popoli e dei territori, capace di rifondare l'unità politica del vecchio continente su base macroregionale. Un'Europa davvero unita dal basso, a partire dalle realtà locali e territoriali, esaltando la diversità e l'identità di ciascun popolo nella casa comune europea.
      Per dare vita a una nuova Europa è necessario però che si riscopra il senso dell'importanza della partecipazione dei cittadini alla vita politica della comunità.
      Una nuova Europa è un obiettivo ambizioso che può essere raggiunto solo se le giovani generazioni sviluppino sempre più una reale consapevolezza e siano messe in grado di poter apportare al dibattito politico nuova linfa vitale.
      Nei momenti felici di una nazione i giovani ricevono gli esempi, ma nei momenti critici sono i primi che, grazie alla forza, al coraggio e alla sfrontata voglia di vivere che appartiene solo a loro, possono offrire risposte convincenti.
      Alla luce di quanto detto, fa riflettere come l'attuale esecutivo sembri non percepire con la dovuta attenzione il pericolo che si cela dietro alla disaffezione dei cittadini verso la cosa pubblica, le istituzioni e la politica. Il Governo sembra, infatti, occuparsi di tutto tranne che delle modalità innovative per fare sì che i giovani possano partecipare attivamente alla vita della comunità cittadina.
      Il Governo e l'attuale maggioranza politica che lo sostiene, invece di introdurre modifiche legislative la cui ratio sia quella di arginare la disaffezione dei cittadini verso la politica, si adopera per trovare soluzioni semplici finalizzate a garantire il consenso elettorale.
      Far votare i giovani è rischioso: è meglio far votare solo coloro che possono essere ricattati e soggetti a condizionamenti.
      Appare infatti del tutto irragionevole, in particolar modo essendo il nostro Paese in pericolo a causa dell'enorme afflusso di immigrati verso le nostre coste, prevedere modifiche alla legge che regolamenta le modalità di acquisto della cittadinanza introducendo lo ius soli, ossia il diritto alla cittadinanza per coloro che nascono in Italia anche se figli di stranieri.
      Queste misure che si celano dietro ipocrite posizioni buoniste, volte a garantire a tutti gli stessi diritti, hanno in realtà come unico obiettivo quello di dare a più persone possibile i diritti politici.
      Gli immigrati diventano così la nuova classe operaia, i moderni proletari, insomma non persone ma detentori di schede elettorali.
      Un Governo quindi che, nei fatti, sta barattando la sovranità popolare e l'identità nazionale solo per un facile consenso elettorale.
      In controtendenza alle scelte operate dal Governo e dalla maggioranza politica, la presente proposta di legge costituzionale è finalizzata a estendere il diritto di voto ai cittadini che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età.
      In Paesi come l'Austria e alcuni territori della Svizzera e della Germania questo diritto è già sancito.
      Oramai da quasi tre legislature il tema sull'opportunità di novellare la Costituzione al fine di estendere il diritto di voto ai giovani che hanno compiuto il sedicesimo anno di età viene affrontato in Parlamento.
      I numerosi progetti di legge, pur se da un lato si prefiggono di raggiungere il medesimo obiettivo della presente iniziativa, dall'altro lato si fondano su presupposti completamente diversi dai nostri.
      Questi progetti di legge motivano, infatti, la necessità di estendere il voto ai giovani sedicenni sostenendo che il progresso della società moderna, il livello di scolarizzazione e le capacità di apprendimento fanno sì che i giovani già prima del compimento della maggiore età siano in grado e sufficientemente maturi per contribuire a determinare con il proprio voto le sorti della nazione alla quale appartengono.
      La nostra proposta di legge costituzionale nasce dalla constatazione che il progresso della società moderna è macchiato da una profonda crisi della politica intesa come missione finalizzata al raggiungimento del bene comune. Riteniamo quindi che sia necessario mettere al centro di una nuova stagione i giovani che, liberi da condizionamenti, potranno restituire al nostro Paese una dignità civica attraverso una partecipazione attiva alla res publica.
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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
Art. 1.

      1. Al primo comma dell'articolo 48 della Costituzione, le parole: «la maggiore età» sono sostituite dalle seguenti: «il sedicesimo anno di età».

Art. 2

      1. Al primo comma dell'articolo 58 della Costituzione, la parola: «venticinquesimo» è sostituita dalla seguente: «sedicesimo».

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