XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 51 di giovedì 27 settembre 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 25 settembre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Colletti, Lupi, Molinari, Saltamartini e Sarti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00030, Lollobrigida ed altri n 1-00038, Migliore ed altri n 1-00039 e D'Uva e Molinari n. 1-00047 concernenti iniziative in relazione al prospettato riconoscimento della cittadinanza austriaca ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina residenti in Alto Adige (ore 9,34).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00030, Lollobrigida ed altri n 1-00038, Migliore ed altri n 1-00039 e D'Uva e Molinari n. 1-00047 concernenti iniziative in relazione al prospettato riconoscimento della cittadinanza austriaca ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina residenti in Alto Adige (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di martedì 25 settembre 2018, è stata presentata la mozione D'Uva e Molinari n. 1-00047, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

RICARDO ANTONIO MERLO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Sulla mozione n. 1-00047, a firma degli onorevoli D'Uva e Molinari, il parere è favorevole. Sulla mozione n. 1-00030, prima firmataria l'onorevole Biancofiore, il parere è contrario. Sulla mozione n. 1-00038, a prima firma dell'onorevole Lollobrigida, il parere è contrario. Sulla mozione n. 1-00039, a prima firma dell'onorevole Migliore, il parere è contrario.

Sull'ordine dei lavori.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, oggi è l'unico giorno di seduta di questa settimana in cui ci saranno delle votazioni e, Presidente, noi interveniamo avendo all'ordine del giorno tre mozioni, con temi certamente molto importanti, alcuni dei quali sono stati richiesti anche dal nostro gruppo, ma in realtà io credo che questo Parlamento, questo ramo del Parlamento oggi avrebbe potuto e dovuto essere impegnato nella discussione, nell'esame del decreto che riguarda il caso di Genova. Il 14 agosto è crollato un ponte, ci sono state delle vittime e oggi siamo al 27 settembre e apprendiamo dalle agenzie che il decreto è stato bollinato e consegnato al Quirinale. Ora, va bene tutto, Presidente, però io credo che, siccome i decreti debbano essere emanati in casi straordinari di necessità e di urgenza, il ritardo con cui questo decreto sarà emanato - e non mi riferisco a questa fase, cioè a quella in cui doverosamente il Quirinale procede alla visione del testo, ma al ritardo con cui questo decreto credibilmente giungerà in questo ramo del Parlamento - credo che sia un elemento su cui il Governo e questo Parlamento dovrebbero svolgere una riflessione molto approfondita, perché, Presidente, il caso è di rara gravità.

Dal 14 agosto il Governo avrebbe avuto il dovere di mettersi al lavoro su questo provvedimento, dando delle risposte chiare e immediate a quella che di fatto era, è e continua a essere tragicamente, Presidente, un'emergenza. Questo decreto, però, sembra essersi trasformato in un decreto omnibus, nel quale, oltre alla questione di Genova, saranno state inserite altre questioni, come il terremoto del centro Italia e la cassa integrazione straordinaria; è diventato un decreto “emergenze” ed è un decreto su cui si è aperto un fronte importante perché la Ragioneria ha rilevato che mancavano le indicazioni dei quantitativi, delle poste inserite per le diverse spese previste dal decreto. Il decreto dovrebbe entrare in vigore il prima possibile e io credo, Presidente, che - al di là dei proclami e delle dichiarazioni nazional popolari del Governo amico del popolo e dei nemici del popolo, che sono tutti quelli che si oppongono al Governo, secondo i protagonisti di questa curiosa vicenda politica, che è questo strano connubio tra i due partiti di maggioranza - sia molto chiaro in questo Parlamento che questo ritardo, che questa assenza di prontezza e di efficacia sia frutto, non solo di una incapacità di mettersi d'accordo in tempi ragionevoli su questioni importanti, ma anche di una sostanziale incompetenza che questo Governo pone in campo di fronte a emergenze così gravi.

Ecco, in questo Parlamento abbiamo chiaro chi abbiamo di fronte, quando vediamo i rappresentanti di questo Governo, al di là delle balle, dei proclami, degli slogan da campagna elettorale che spesso ascoltiamo, in particolare dalla componente del MoVimento 5 Stelle, quando si parla di finanza pubblica, di Paese, di conti, di emergenze. Attenzione, attenzione, perché le illusioni che avete creato anche in questa circostanza rischiano di diventare disillusioni. L'incompetenza, l'incapacità, il ritardo, il pressappochismo con cui si affrontano le questioni che stanno a cuore ai cittadini prima o poi emergono, prima o poi il popolo si rende conto di chi ha di fronte e prima o poi tutto questo si paga (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Chiedono di parlare il collega Borghi e anche il collega Ceccanti, ma ovviamente io farò parlare un collega per gruppo, dato che è lo stesso argomento, quindi ditemi chi vuole intervenire.

Bene, parla Ceccanti. Prego, ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. E' una postilla a quello che diceva il collega Baldelli. Siccome si è già verificata la situazione un po' estrosa, diciamo, per la quale in relazione a un decreto, deliberato dal Consiglio dei ministri il 24 luglio e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 luglio, c'è stato poi detto che era stata autorizzata la fiducia quando ancora esso non esisteva e non era stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, non vorremmo che in questo caso, in cui il decreto è arrivato oggi al Quirinale, dopo vari giorni di distanza dalla deliberazione, ci si venga poi a dire che la fiducia era stata autorizzata quindici o venti giorni prima della sua esistenza. Già eravamo di fronte ad uno strappo piuttosto grave anche solo per 24 ore, se qui poi ci si dovesse venire a dire che a quindici giorni dalla inesistenza di un decreto viene autorizzata la fiducia, saremmo veramente al di là del bene e del male. Dico questo perché, siccome ieri il Presidente del Consiglio ha addirittura teorizzato che sovranismo e populismo sono scritti in Costituzione, citando l'articolo 1 e omettendo la parte in cui si dice che la sovranità è esercitata “nelle forme e nei limiti della Costituzione”, ci terremmo che le forme e i limiti fossero rispettati. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiede di parlare, suppongo sempre sullo stesso argomento, il collega Fornaro. Prego, ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Vorrei anch'io ricollegarmi all'intervento del collega Baldelli per significare il senso profondo di disapprovazione per il comportamento del Governo in tutta questa vicenda legata a Genova. Io credo che mai sia successo che la propaganda, i tweet, le dirette Facebook prendessero il sopravvento sulla sostanza delle questioni e sulla necessità di dare una risposta in tempi brevi e con grande efficacia alla drammatica situazione che stanno vivendo Genova e i genovesi.

Credo che forse a qualche comunicatore del Governo e dei partiti di governo sfugga che quello che è successo a Genova non sia soltanto il crollo di un ponte, e che non è quello un ponte qualsiasi, ma il cuore del trasporto autostradale e in parte ferroviario (ancora bloccato in alcune tratte di quella regione) di tutto il nord-ovest. La rabbia che sta montando a Genova, tra i genovesi, è una rabbia assolutamente condivisibile. Adesso apprendiamo - come ha sottolineato il collega Baldelli - dalle agenzie che il decreto sarebbe - io credo che mai, come in questo caso, il condizionale è d'obbligo - stato bollinato dalla Ragioneria. Ancora una volta si è tentato di scaricare sui dirigenti del MEF l'incapacità di trovare delle soluzioni compatibili ed efficaci. Insomma, è una brutta pagina che speriamo possa essere velocissimamente chiusa, perché oggi Genova e i genovesi chiedono uno sforzo dell'intero Paese a sostegno di quell'economia e per il miglioramento della vita quotidiana di quei territori, oltre che nel ricordo ovviamente dei 43 morti, delle loro famiglie e al netto delle responsabilità di chi quel ponte non ha manutenuto nei termini dovuti e portando al crollo che tutti noi conosciamo. Quindi, da questo punto di vista credo che questo debba essere un monito ed un esempio, perché vicende come queste non possono e non debbono più accadere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, la settimana scorsa, con la VIII Commissione, siamo andati in missione a Genova. Come commissari abbiamo visto la situazione del ponte, abbiamo incontrato il sindaco di Genova, le autorità aeroportuali, abbiamo incontrato il presidente della regione, il prefetto: abbiamo fatto un grosso lavoro durato un'intera giornata, nella quale la città di Genova ci ha rappresentato, da una parte, la fierezza, la forza, la costanza di rialzarsi dopo una tragedia come quella che è accaduta, ma anche il bisogno di avere delle risposte certe, immediate. In quella occasione abbiamo ascoltato e appreso, noi che venivamo dal palazzo, noi che per la verità avremmo dovuto essere coloro che sapevano meglio degli altri magari quello che qui avviene, che era pronto il decreto e il presidente della regione e anche il sindaco ce ne hanno illustrato parte dei contenuti, dicendo che l'indomani mattina sarebbe stato pubblicato.

Era una settimana fa, in questa settimana è cambiato praticamente tutto, e siamo ancora qui, come diceva giustamente l'onorevole Baldelli, in attesa di conoscere quali siano le intenzioni del Governo su questo tipo di problematica. Ma soprattutto registriamo lo stesso approccio che c'è stato nei confronti della ricostruzione post-sisma, cioè l'incapacità di misurarsi con i problemi reali e, in questo caso, anche l'incapacità di fare sintesi, l'incapacità di confrontarsi con i propri dirigenti. Quello che oggi denuncia questo Governo è quello che normalmente avviene per chi amministra: tutti i giorni noi facciamo i conti con il libro dei sogni, ogni giorno cerchiamo di migliorare la vita dei nostri comuni, dei nostri territori, però ci scontriamo con il dirigente che ci spiega che i soldi non sono sufficienti, e quindi facciamo delle scelte, appunto delle scelte di sintesi. Oggi registriamo l'incapacità di questo di questo Governo a stare su problemi reali e urgenti, ma con una piccola ma gravissima differenza, cioè che c'è l'assoluta mancanza di serietà. Un Governo serio non fa post su Facebook tutti i giorni per dire che è pronto, che siamo pronti, che faremo un grande ponte, che ci andremo a mangiare, che ci faremo le feste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E continuiamo a dare ad una comunità, da una parte, nessuno riferimento temporale, dall'altra l'illusione che l'indomani mattina comunque faremo qualcosa di grande. Il richiamo che proviene da Fratelli d'Italia è quello alla serietà sull'argomento e, come ha fatto giustamente ieri il nostro Presidente, noi diamo la nostra disponibilità: siamo pronti, come gruppo di Fratelli d'Italia, a collaborare nella stesura di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Siamo convinti che veramente nelle 24 ore sia possibile fornire una risposta a Genova (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, come ovviamente sapete, l'ordine del giorno è stato formato sulla base delle decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo. Io ho consentito l'intervento di un deputato per gruppo, considerata la rilevanza della questione, pur non attenendo strettamente all'ordine dei lavori. Il Governo è presente e ovviamente potrà valutare il contenuto degli interventi per un tema che, ripeto, è estremamente rilevante.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manfred Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Presidente, prendo la parola non in nome del gruppo Misto ma in nome della componente delle minoranze linguistiche, in particolare in nome della Südtiroler Volkspartei.

Il collega Francesco Lollobrigida mi permetterà di citare la denominazione tedesca del nostro partito, d'altronde l'unica esistente. La discussione generale sulle mozioni riguardanti la cosiddetta doppia cittadinanza alla quale ho assistito martedì, e le mozioni stesse, principalmente quelle presentate dai gruppi di Forza Italia e Fratelli d'Italia, destano perplessità e soprattutto confusione. Il Governo austriaco, lungi dal prendere decisioni unilaterali, ha manifestato la volontà di concedere, sempre in sintonia con il Governo italiano, la cittadinanza austriaca ai cittadini del Südtirol di madrelingua tedesca e ladina. Tengo a precisare che stiamo parlando di un'idea e non certamente di una proposta concreta, visto che non esiste neanche la bozza di un testo. Potrebbe essere comunque un'occasione per aprire, nel solco dell'ideale di una cittadinanza europea che superi i confini, un confronto costruttivo e senz'altro utile, anche se la doppia cittadinanza dovesse restare solo un sogno, peraltro condiviso e coltivato da tanti dei miei concittadini.

Il legame del nostro territorio con l'Austria ha profonde ragioni storiche ben note, ma non solo: lingua e cultura ci uniscono tuttora. Parliamo di un legame antico, capace di resistere - e per fortuna parliamo di un passato remoto - anche ad atti di violenza, che non hanno saputo estinguere quella che è la nostra identità. Noi südtiroler - e io personalmente lo posso dire anche con convinzione - siamo consci di essere cittadini italiani, ma siamo - e lo dico con altrettanto orgoglio - cittadini con una identità propria, riconosciuta dalla Costituzione, e come tali non meritiamo e tanto meno accettiamo le ostilità che traspirano da alcune mozioni oggetto di voto e dalla maggior parte degli interventi ai quali ho assistito finora. Non vogliamo né dobbiamo votare contro mozioni piene di pregiudizi, che contengono nazionalismi malcelati e che intendono stroncare sul nascere un dibattito che potrebbe arricchire culturalmente tutti.

La nostra terra vive una realtà di civile convivenza, coltivata e vissuta quotidianamente. Proprio per il rispetto che si deve a questi principi, non parteciperemo al voto. Non è spirito di secessionismo il nostro, ma l'orgoglio di una minoranza che non ha minimamente l'intenzione di rinunciare alla propria identità; e su questa identità non incide un passaporto in più o in meno. Al collega Luca De Carlo, che ha citato la poesia Cima Vallona di Francesco Guccini, rispondo - ovviamente tramite lei, Presidente - con L'avvelenata, sempre di Guccini: “di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo…”. VielenDank(Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, colleghi, voglio iniziare subito nella chiarezza: noi siamo contrari al carattere strumentale della mozione a prima firma Biancofiore, che è chiaramente e palesemente funzionale solo alle imminenti elezioni regionali in Trentino Alto Adige, e siamo contrari nello stesso modo all'uso strumentale, che ho ascoltato nella discussione generale, della retorica patriottarda, funzionale anch'essa a esigenze propagandistiche, non certo utile a ricercare con fatica e pazienza una posizione equilibrata in quei territori difficili e complessi. Ma siamo altrettanto contrari, fermamente contrari, alla presa di posizione delle autorità austriache sul tema della doppia cittadinanza, funzionale anch'essa a logiche propagandistiche ed elettorali, quasi che la storia del Novecento non ci avesse insegnato nulla, come se il nazionalismo non fosse all'origine dei drammi e dei lutti di quella lunga guerra civile europea iniziata nel 1915 e conclusasi nel 1945.

Quando si parla di Alto Adige, di Sudtirolo, la storia infatti diventa carne viva, e allora bisognerebbe maneggiare le parole e la retorica credo con maggior cura.

In quei territori c'è un equilibrio complesso e non facile da mantenere che nasce, come tutti sanno, dall'accordo De Gasperi-Gruber, siglato a Parigi il 5 settembre del 1946. Proprio sulla base di quell'accordo e di quell'intesa la concessione del doppio passaporto non può e non potrà essere mai una decisione unilaterale e, quindi, molte delle reazioni che ci sono state alle proposte austriache in qualche modo cancellano o fanno finta di dimenticare questo aspetto. Una proposta, quella del doppio passaporto, maturata in un clima di risorgente nazionalismo austriaco e speculare a quei rigurgiti di patriottismo strumentale che prima ricordavo.

La nostra posizione nel merito delle mozioni è chiara: noi diciamo “no” alla doppia cittadinanza perché siamo contrari alla trasposizione di un diritto individuale in un diritto collettivo che creerebbe una disparità di diritti tra persone residenti nella provincia di Bolzano da più generazioni; diciamo “no” alla concessione unilaterale da parte dell'Austria della cittadinanza in massa su base etnica, che minerebbe proprio il principio dell'autonomia negoziata del Sudtirolo e riporterebbe indietro le lancette della storia. Senza contare, poi, le enormi difficoltà pratiche nel determinare chi siano, tra virgolette, i sudtirolesi. Ad esempio, sono solo quelli di lingua tedesca e ladina? Oppure, chi ha come antenati i cittadini dell'Impero? E, allora, perché non darla ad altri cittadini europei, e via discorrendo.

Insomma, per noi la via maestra da perseguire, quindi, non è quella della retorica, non è quella del nazionalismo, ma è quella di una continua e paziente manutenzione dell'equilibrio in Alto Adige in una cornice dettata dall'Unione europea, e credo che proprio quando si parla di Unione europea il pensiero non possa andare a quella straordinaria stagione del secondo dopoguerra in cui quella classe dirigente seppe guardare avanti, dando una prospettiva a questo continente e non dimenticando - ma, anzi, ricordando fino in fondo - che proprio nazionalismo e divisioni furono all'origine di morti, lutti e drammi sui nostri territori.

Questo della manutenzione dell'equilibrio e del mantenimento dell'equilibrio in Alto Adige è, dunque, un obiettivo che deve essere conseguito con il dialogo e con l'ascolto e non certo con gli eccessi propagandistici in chiave strumentalmente nazionalista. La storia del Novecento serva, quindi, da monito e da insegnamento per continuare a vivere in pace e nel rispetto delle identità culturali e linguistiche di tutte le comunità.

È per queste ragioni che il gruppo di Liberi e Uguali non ha presentato mozioni alternative e voterà contro le mozioni presentate dai colleghi di Forza Italia e Fratelli d'Italia mentre si asterrà su quelle del Partito Democratico e della maggioranza.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,55).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in questi giorni si è parlato molto di questa vicenda e di quello che sta accadendo in Alto Adige durante una campagna elettorale nella quale si sono tornati a vedere toni che sembravano superati, cioè la vicenda legata al passaporto austriaco che l'Austria vorrebbe concedere ad alcuni cittadini italiani di lingua tedesca e ladina.

Questa iniziativa nasce, per la verità, da un'improvvida lettera di 19 consiglieri provinciali - e non tutti dei partiti austriacanti, se vogliamo utilizzare un termine aulico - ma anche di qualche rappresentante dei partiti di Governo. Infatti, c'era la firma dell'esponente del MoVimento 5 Stelle e anche di altri soggetti dell'area di governo. Una lettera che parlava di atto di riparazione necessario per i cittadini altoatesini che hanno perso la cittadinanza austriaca con l'annessione involontaria dell'Alto Adige da parte dell'Italia.

No, noi su questo non siamo d'accordo e non sono d'accordo nemmeno quelli che ricordano che i nostri fanti, gli alpini, la Brigata Sassari, i fanti dell'aria di Francesco Baracca e Gabriele D'Annunzio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) quei confini li hanno volontariamente e consapevolmente marcati con il loro sangue, perché sarà capitato anche a voi di girare nelle valli e imbattervi in qualche trincea, di guardare con rispetto, magari in gita scolastica e trascinati a forza, al Sacrario di Redipuglia o in altri dei tanti sacrari italiani o semplicemente in una delle tante città italiane scorrere i nomi, sulle lastre di marmo, dei tanti caduti della Prima guerra mondiale. Sono i segni vivi in questa nazione dell'ultima guerra di indipendenza, quella che ci ha resi definitivamente nazione, che ci ha resi consapevoli tutti di un elemento unificante che è la nostra patria.

Abbiamo ascoltato tante parole in questi giorni, abbiamo ascoltato le parole che ricordano la sovranità, la patria, la nazione sovrana. Abbiamo ascoltato tanti dettagli e particolari su quello che ha portato alla quietanza del 1992, alla chiusura definitiva per noi, per i due Stati dell'Austria e dell'Italia, della vicenda altoatesina. Li abbiamo ascoltati in quest'Aula e ci sarebbe ancora molto da dire se volessimo riaprire il percorso storico e raccontare di quello che accadeva durante il brutto periodo delle opzioni, delle connivenze nelle valli con il regime nazista in ostilità con il Governo italiano, con gli atti di terrorismo spesso giustificati. Ancora oggi c'è chi in Alto Adige - anche i rappresentanti istituzionali - commemora i terroristi italiani che avevano ammazzato servitori dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ufficialmente e continuano a commemorarli come eroi in un Alto Adige in cui è consentito a squadre militarmente organizzate di detenere armi da guerra, cosa che non accade in nessun'altra parte d'Italia.

Ma parliamo e abbiamo sentito parlare, anche in queste ore, qui e fuori da qui, del tentativo strumentale che alcuni stanno facendo di riaccendere gli odi in quelle terre tra le comunità di cittadini italiani per racimolare voti. Abbiamo ascoltato anche chi, come anche questa mattina il deputato Schullian, che ovviamente parla da italiano in quest'Aula - e lo ha rivendicato e ribadito, anche se non so se lo fa anche in Alto Adige con lo stesso orgoglio e la stessa fierezza che ha qui rappresentato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - ha tentato di sminuire questa questione relegandola a fatto marginale. Noi crediamo, invece, che vada espressa una condanna ferma degli atti di ingerenza gravi da parte dell'Austria nelle politiche italiane, perché nessuno dovrebbe tollerare, nemmeno un Governo un po' “pseudosovranista” - diciamo così - che forse dimentica che una nazione sovranista difende i propri confini e i propri cittadini dallo straniero e anche da chi lo aiuta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

L'Austria è tornata a parlare in questi mesi, anche nei programmi elettorali dei partiti di governo, dell'Alto Adige come se fosse una porzione dell'Impero austroungarico. È ridicolo, è comico probabilmente, pensando all'Austria, uno staterello della nostra Europa con cui noi oggi auspicheremmo di avere un rapporto relazionale utile a programmare politiche che affrontino le grandi dinamiche di quest'Europa; ma ci ritroviamo, invece, un Capo di Stato austriaco che viene in Italia a fare comizi in terra italiana e ad argomentare le ragioni per le quali un pezzo di italiani dovrebbe essere a casa propria valorizzato di più di altri, mettendo un pezzo d'Italia contro un altro pezzo d'Italia. Questo è grave, è grave per lui ed è grave per chi è complice di questo tipo di atteggiamenti. E tra i complici - mi permetta - vi è anche chi ha taciuto. Non abbiamo sentito nulla dai banchi del Governo rispetto alla presenza del Cancelliere Kurz (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e non abbiamo sentito nulla dai partiti di maggioranza rispetto a questa proposta che non è vero che non è sostanziata da fatti, perché nei programmi elettorali dei partiti di governo austriaci c'è scritto che uno degli impegni è quello di sanare questo vulnus della storia.

Avete tentato, colleghi, anche del gruppo Misto, di svilire il nostro approccio alla questione: non sono problemi seri, anche la parte finale dell'intervento del collega tentava di mettere questa discussione tra quelle inutili. Se era inutile, potevate non sollevarla, potevate non far perdere tempo. Ma credo che non sia inutile, sia strumentale, perché su questo voi ci giocate, e ci giocate da un pezzo. Lo Stato italiano ha permesso ad alcuni in Italia di vivere in condizioni di maggiore agiatezza rispetto ad altri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di avere tutta una serie di vantaggi enormi in questa nostra nazione per quieto vivere. Ma in cambio c'è una pretesa, una sola pretesa di questa nazione: di avere rispetto, rispetto per l'Italia e per tutti i cittadini altoatesini. L'SVP, in particolare, in questi anni insegue i partiti indipendentisti che ancora esistono, secessionisti che ancora esistono, e in campagna elettorale solleva, per racimolare qualche voto, questi temi, cercando di inasprire il dibattito.

Ed è ancor più grave che un pezzo di nazione straniera, l'Austria, si renda connivente di questo atteggiamento. Un apprezzamento al Ministro Moavero (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché il Ministro Moavero, a differenza degli altri esponenti di Governo, ha avuto, essendo persona di esperienza, la piena consapevolezza della gravità dei fatti che oggi stiamo imputando al Governo austriaco e che non vanno sminuiti. Noi di Fratelli d'Italia, e lo diciamo al Ministro Salvini, che ha uno slogan che, come noi, rivendica che per tutti dovrebbero venire prima gli italiani, ma lo diciamo al Ministro Salvini: anche in Alto Adige quello slogan ha valore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non solo dalle altre parti d'Italia. Il 4 novembre festeggeremo l'indipendenza italiana definitiva, festeggeremo l'Unità d'Italia, e lo faremo rivendicando questi principi; sarà finita la campagna elettorale in Alto Adige, si vota il 21 di ottobre.

Speriamo che la comunità italiana di lingua italiana abbia consapevolezza di quello che sta accadendo e punti a non turbarsi rispetto agli atteggiamenti prevaricatori che spesso arrivano dai partiti di maggioranza in quella regione, che governano, permettetemi, con metodi clientelari e familisti, che sono sovvenzionati dai privilegi che l'Italia ha concesso alla comunità altoatesina. La ragione per la quale quei privilegi esistono è perché ci sia integrazione, perché ci sia sviluppo; quello sviluppo che vede l'Alto Adige avere il più alto tasso demografico in questa nazione, di incremento demografico, e avere il minimo di disoccupazione in questa nazione. Chiedete, però, se quei privilegi sono invidiati dalle comunità di confine, dai bellunesi, per esempio. Non voglio insistere molto su quello che è un contesto di tutta evidenza. Avremmo sperato che il Governo assumesse…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). … delle decisioni più chiare, più nette, che avesse il coraggio di scrivere qualcosa di concreto nella mozione attraverso i gruppi parlamentari che l'hanno firmata. Oggi il MoVimento 5 Stelle e la Lega firmano una mozione…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). … che non dice niente - sto concludendo -, che nelle premesse spiega la gravità degli atti e che nelle conclusioni si dice miseramente preoccupata. Auspichiamo di avere in queste ore una consapevolezza di quello che disse Mazzini, e chiudo: a noi nati in Italia Dio ha assegnato la patria meglio definita d'Europa. In altre nazioni, con limiti più incerti, possono insorgere questioni, ma sulla nostra no. Dio ha steso intorno a noi linee di confine perfette e innegabili.

Se lo mettano in testa gli amici della SVP, se lo mettano in testa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Presidente, onorevoli colleghi, vorrei intanto dire al collega Fornaro che non le permetto, collega Fornaro, in nessun modo e in nessun caso di attribuire a me un intervento in quest'Aula in merito all'Alto Adige, in quanto io rappresento la minoranza italiana altoatesina in quest'Aula, di fare un intervento soltanto perché siamo in campagna elettorale. Per sua notizia sono 25 anni ed è…

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di rivolgersi alla Presidenza.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). … dal 1970, da quando sono nata, che mi occupo di questi temi, perché, vede, inviterei tutti quelli che si riempiono la bocca a venire a fare un giro nell'Alto Adige/Südtirol nella splendida autonomia altoatesina, quella di De Gasperi, sì, era l'autonomia sognata dai nostri padri e l'autonomia effettivamente della efficace convivenza. Sono 25 anni, da quando ho iniziato a fare politica, che mi occupo di questi argomenti, ma semplicemente perché, se c'è veramente una minoranza in quella terra, è quella italiana altoatesina, non è certamente quella sudtirolese di lingua tedesca (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), che peraltro oggi, con la caduta delle frontiere, ha la continuità da Salorno, cioè dal confine tra l'Italia e l'Austria, fino al Nord dell'Europa. Si parla continuativamente, da Salorno al Nord dell'Europa, una sola lingua, cioè il tedesco. E, quindi, anche sulla minoranza ci sarebbe moltissimo da dire.

E non permetto neanche a lei, collega Schullian…

PRESIDENTE. Collega, le ricordo di rivolgersi alla Presidenza.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). … del quale, peraltro, conosco l'onestà intellettuale e so che anche voi vi vergognate di parlare di questi argomenti, ormai proprio tetramente e assurdamente superati dalla storia, non permetto neanche a lei, collega Schullian, di attribuire alla Südtiroler Volkspartei, che è un partito certamente della minoranza linguistica tedesca in Alto Adige, che lì è maggioranza, onorevoli colleghi, maggioranza che perpetua una dittatura sulla minoranza italiana e anche sui mistilingue, non permetto nemmeno a lei, collega Schullian - Presidente, chiedo scusa - di attribuirsi la minoranza linguistica tedesca, perché la minoranza linguistica tedesca vi dimostrerà il 21 ottobre - e voi lo sapete bene, ed è per quello che andate ad adescare, tra virgolette, e a far venire il cancelliere austriaco in Italia a farvi campagna elettorale - che non crede più nelle politiche della Südtiroler Volkspartei, laddove portano avanti la separazione linguistica e la separazione etnica, perché il nostro popolo, quello italiano, altoatesino, sudtirolese, di lingua ladina, vuole e pretende di vivere unito, vuole e pretende di superare le barriere etniche, e perché la tanto vituperata autonomia altoatesina, tanto splendida, di cui voi tutti vi riempite la bocca, anche quella è un po' in decadenza, oggettivamente.

Purtroppo abbiamo anche noi ormai gli stessi problemi dell'Italia, e allora, per nasconderli, gli stessi problemi portati avanti anche in questo Parlamento, gli stessi problemi, in qualche maniera, anche aizzati e aumentati dal Governo in carica, insomma, la minoranza linguistica tedesca e l'Alto Adige hanno gli stessi identici problemi dell'Italia. Ha i problemi nella sanità, ha i problemi di sicurezza. Bolzano ormai è una città totalmente allo sbando: venite a farvi un giro, invito tutti a un dibattito pubblico, LEU, il PD, la sinistra, tutti quelli che ci stanno, purtroppo anche gli amici della Lega. Ha detto bene il collega che mi ha preceduto, Lollobrigida, che non è pensabile - qui c'è il mio amico e collega sottosegretario Fugatti, che appoggiamo in Trentino come candidato presidente - ma non è pensabile, lui lo sa molto bene, che prima gli italiani sia uno slogan che arriva solo fino a Salorno, che stop all'invasione sia uno slogan che arriva fino a Salorno, che i confini dell'Italia, tanto difesi a parole dalla Lega, perché, a questo punto, a parole, arrivino fino a Salorno.

Abbiamo capito che in Italia ci sono dei nuovi confini, evidentemente, perché la Lega di Governo boccia la mia mozione, bocciando, non accorgendosene, contestualmente anche l'ottimo Ministro Moavero, il quale ha avuto un sussulto di dignità. Mi aspettavo, sinceramente, dopo l'ultima volta che avevo parlato in queste Aule della questione altoatesina e che ci fu un moto di ribellione del Parlamento italiano - certo, era un altro Parlamento, probabilmente con un'altra dignità e anche con un altro Governo in carica -, che ci fosse un moto di ribellione rispetto a quello che sta accadendo nella nostra terra, all'interno dei confini italiani, su cittadini italiani come voi, su cittadini italiani come voi, che, purtroppo, subiscono ogni giorno delle piccole micro angherie, che sono assolutamente assurde e superabili.

Pensavo veramente che, dopo quel voto del Parlamento italiano per dire semplicemente che anche la minoranza italiana aveva il diritto e le minoranze politiche avevano il diritto di sussistere politicamente in Alto Adige, in Trentino-Alto Adige, ci fosse anche stavolta, e a maggior ragione, un moto, un sussulto di dignità del Parlamento italiano. Un moto e un sussulto di dignità perché c'è stata una vera e propria invasione da parte del Cancelliere austriaco Kurz!

Qui non stiamo parlando, amici miei, non stiamo parlando soltanto - come è stato fatto credere fino ad ora, tranne dal collega Lollobrigida - della possibilità del doppio passaporto italiano-austriaco: vorrei ricordare a tutti voi, ai “soloni” che hanno parlato anche prima e che non sanno nulla della mia terra, che il passaporto italiano e il passaporto austriaco sono passaporti europei, che siamo uniti e che non ci sono più barriere, che non ci sono più frontiere (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). E che parlare di doppio passaporto oggi fa sorridere, fa sorridere per non fare piangere.

Quello che è successo veramente in queste ore, in questi giorni, è che il cancelliere di una nazione austriaca è venuto a fare campagna elettorale per un partito dell'arco costituzionale italiano in Italia, e nessuno di voi si batte il petto né si preoccupa di questa cosa! E lo fa - attenzione, amici miei - nell'anno in cui ricorrono i 100 anni dalla Prima guerra mondiale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). E perché 100 anni fa l'Italia vinse quella guerra, porta questo torto!

E grazie a quello, purtroppo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)… Non l'ho fatta io la storia, colleghi, della Südtiroler Volkspartei, non ho chiesto io che l'Alto Adige fosse annesso all'Italia; ma oggi l'Alto Adige è pienamente italiano, e anche molti di voi vogliono essere italiani, lo avete detto anche voi che siete cittadini italiani, appunto, e nessuno, a differenza vostra, nessuno da parte italiana vuole violare la vostra identità. Anzi, noi la vostra identità la amiamo: io mi sento profondamente altoatesina, io mi sento profondamente italiana. Ich bin eine italienische Südtirolerin! È chiaro? Per chi non lo capisce, io sono un'italiana sudtirolese, e come me tutti quelli che risiedono in quella terra. Come tutti quelli che risiedono in quella terra che vorrebbero le scuole trilingui, e invece ci sono impedite.

Voi parlate di autonomia, vi riempite la bocca dell'autonomia, del modello… Nella mozione del Governo, dei gruppi Lega e 5 Stelle, trovo scritto non che si respinge il fatto che l'Austria non tenga in considerazione un accordo internazionale come la Quietanza liberatoria del 1992 che ho qui, e che se volete poi leggiamo; l'ho qui con tanto di timbro delle Nazioni Unite. No: trovo scritto che noi si implementa il modello di convivenza dell'autonomia. Un modello di convivenza per la quale vi leggo qualche passaggio di un altro ministro, di un partito, del Ministro austriaco Strache, che è venuto anche lui… Tanto il nostro è un Paese - la classica Italietta, no? - nel quale tutti possono venire, fare e dire quello che vogliono, mentre in Germania, quando Erdoğan… Perché solo Erdoğan, colleghi della Volkspartei, ha tentato di venire a fare campagna elettorale in Europa, ed è stato respinto dalla Germania, Paese serio; è stato impedito ai ministri turchi di entrare in Germania a fare campagna elettorale. Come minimo, mi sarei aspettata dal Governo la stessa reazione, visto che è un Governo sovranista. Sovranista a parole: magari fosse sovranista! Io sono sovranista, Forza Italia è sovranista, che ha presentato per prima questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È Forza Italia che ha portato in Europa sempre i problemi dell'Italia e degli italiani, sono Forza Italia e il Presidente Berlusconi gli unici che hanno posto il diritto di veto in Europa, e quest'ultimo è stato poi trattato come è stato trattato.

Bene. “La nostra autonomia ha candidati al proprio interno”. Leggo, ma aprite bene le orecchie: candidati a partiti tedeschi, che sono poi partiti dell'arco costituzionale italiani, che candidano persone che dicono questo. Ve lo leggo in tedesco perché in italiano è troppo volgare, però ve lo faccio vedere: “Scheisse Wallische Wixxa”. Ve lo traduco. Non saprei come dire: scheisse sarebbero “defecazioni”, per essere chiari.

PRESIDENTE. Sì, collega. Ecco, cerchi di… Collega, ha venti secondi.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Sarebbe “italiani defecanti e”… Come dire? “Pippaioli”.

Questo ragazzo, che fa parte del partito di Strache qui in Alto Adige - vado a finire - ha detto sostanzialmente che ieri un Wallische, che significa tradotto “bastardo italiano”, è stato investito, ma proprio così bene da una FIAT Uno Turbo…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). “Quando l'ho visto giacere lì per terra, non sapevo cosa avrei dovuto fare. Lo potrei aiutare, ma non ne sono obbligato. Mi sono deciso allora per il non aiutarlo, e così il tipo è crepato: cosa stupida da parte sua”. Questa è la mentalità.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Vado a concludere. Questa è la mentalità che è insita ancora in alcuni settori dell'Alto Adige nei confronti dell'Italia e degli italiani! Per questo io vi chiedo oggi, con un moto di sussulto d'orgoglio (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi PresidenteeFratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI). …con un moto di sussulto d'orgoglio del Parlamento di rivedere il parere contrario alla mia mozione e di (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Presidente, onorevoli colleghi, in queste ultime settimane si sono rincorse le voci a mezzo stampa di un'accelerazione da parte del Governo austriaco sulla concessione della cittadinanza austriaca ai nostri concittadini dell'Alto Adige di lingua tedesca e ladina. Un'accelerazione poi smentita dallo stesso Governo austriaco, che però ha ribadito, tramite il Presidente Kurz, la volontà di procedere sul rilascio del doppio passaporto; come del resto negli ultimi mesi, fin dall'insediamento del Governo austriaco, più esponenti della maggioranza austriaca hanno continuato ad affermare.

È vero che ad oggi non esistono documenti ufficiali, è vero che ad oggi non ci sono proposte legislative all'attenzione del Parlamento austriaco, ma un effetto preoccupante, grave, la proposta austriaca l'ha già prodotto: quello di suscitare un dibattito così acceso, non solo ovviamente in quest'Aula, ma soprattutto nella comunità dell'Alto Adige-Südtirol. Un dibattito che rischia di aumentare le divisioni, di creare delle lacerazioni in quella comunità tra la parte, una parte della popolazione di lingua tedesca e ladina, che vede magari in questa proposta un'opportunità, e l'altra parte della popolazione che si sente minacciata, è preoccupata; a maggior ragione, in una fase in cui in campagna elettorale, avvicinandosi la scadenza per le elezioni della provincia di Bolzano, i toni si fanno ancora più accesi.

Lo abbiamo sentito anche questa mattina nelle dichiarazioni di voto, e martedì in discussione generale: i toni sono stati particolarmente accesi nei confronti di questa proposta, e in alcuni casi anche in qualche modo preoccupanti rispetto all'atteggiamento di alcuni esponenti di altre forze politiche, che hanno espresso frasi come: le minoranze devono stare a casa loro.

Io credo che, se oggi riusciamo ad avere un modello di convivenza di successo grazie all'autonomia speciale in un Paese, in uno Stato che è unitario e indivisibile, è proprio perché siamo stati capaci, e sono stati capaci coloro che ci hanno preceduto in queste Aule, di mettere da parte questi toni, di ascoltarsi di più anziché di accusarsi reciprocamente. Siamo riusciti a superare fratture importanti, lacerazioni, anche lutti che sicuramente ci sono stati in molte famiglie dell'Alto Adige nei decenni passati, proprio grazie a questa capacità di ascolto, alla capacità di mettere al primo posto l'equilibrio e la ragionevolezza. E chi rappresenta le istituzioni, anche in quest'Aula, non può non tener conto che una parte dei nostri concittadini in Alto Adige ha comunque, per ragioni storiche o anche per ragioni che oggi potremmo definire più emotive, sentimentali, una sensibilità, un'attenzione per la proposta austriaca.

Ecco perché la posizione del Partito Democratico, espressa attraverso la nostra mozione, è quella di insistere sulla strada che ha caratterizzato negli ultimi decenni la costruzione di un percorso di convivenza serena, di una convivenza veramente basata sull'integrazione e il dialogo in Alto Adige. Quindi, una mozione che, a differenza delle altre presentate dalle opposizioni, cerca di ricucire queste lacerazioni, di unire anziché dividere, di puntare sui punti che ci accomunano anziché su quelli che ci dividono anche nella comunità in Alto Adige.

Certo, la responsabilità maggiore nel suscitare aspettative che non potranno essere mantenute, aspettative per una parte della popolazione, è dello stesso Governo austriaco: il Presidente Kurz è ben consapevole che quasi sicuramente questa propaganda sul doppio passaporto non si trasformerà in atti concreti, perché non avrà i numeri in Parlamento per approvare una legge sulla doppia cittadinanza che oggi non è prevista in Austria, a maggior ragione i numeri - perché serve una maggioranza qualificata, che il Governo non ha - per modificare la Costituzione. Sappiamo che la proposta del doppio passaporto contrasta con i principi di diritto internazionale che, proprio per la convivenza pacifica, contrastano l'ipotesi di un rilascio della cittadinanza per comunità che vivono in Stati confinanti basata sull'origine etnica o linguistica.

Sappiamo a maggior ragione che questa proposta contrasta con quello che è l'Accordo di Parigi, quindi, con le intese tra l'Austria e l'Italia che hanno consentito in questi decenni, responsabilmente, di istaurare e poi affermare, sempre più, un modello di autonomia solidale e responsabile.

Ecco perché il Partito Democratico guarda con preoccupazione alla proposta tedesca e chiede, attraverso la mozione, un impegno puntuale del Governo italiano, per prevenire ogni ipotesi d'iniziativa unilaterale da parte del Governo austriaco e contrastare un'ipotesi unilaterale da parte del Governo austriaco sul tema della cittadinanza.

Pare, quindi, alquanto incomprensibile la scelta del Governo di esprimere parere contrario rispetto alla mozione presentata dal PD. Sembra addirittura contrastare, con questo parere contrario, la stessa linea del Ministro degli esteri, Moavero Milanesi, che ha ribadito la contrarietà a ipotesi unilaterali e che non ha partecipato a incontri bilaterali a Vienna per questa ragione. Certo, va in contraddizione con le aperture, date invece dal Ministro dell'interno Salvini, alla possibilità del doppio passaporto all'ultimo vertice di Salisburgo.

Forse da questo deriva l'imbarazzo della maggioranza. Lega e MoVimento 5 Stelle non hanno preso la parola in discussione generale, mi auguro che lo facciano oggi. Il Governo ha dato parere favorevole solo alla mozione di maggioranza, che è molto blanda, che non si capisce bene che cosa impegni a fare il Governo e che sicuramente attenua quella che è sempre stata la linea del nostro Paese, ribadita anche dal Governo Gentiloni che si è sempre opposto a iniziative unilaterali da parte dell'Austria sul tema della cittadinanza.

Noi crediamo di dovere riaffermare un modello di autonomia, che ha guardato con interesse anche ad altre realtà straniere, che vivono tensioni, in alcuni casi addirittura conflittualità, come un modello di convivenza, che ha portato a prosperità economica, certo, ma soprattutto a integrazione, sviluppo sociale e culturale, nel rispetto del multilinguismo e del multiculturalismo. Ma dobbiamo ribadire anche l'esigenza di non creare fratture, di non creare divisioni, di non creare lacerazioni nella comunità dell'Alto Adige, con iniziative che ci farebbero tornare indietro nel tempo e, certo, non consentirebbero diritti e opportunità in più, a scapito di una parte della popolazione.

Tutti noi sappiamo perfettamente che ci riconosciamo, innanzitutto, in un unico passaporto e che italiani e austriaci oggi sono accomunati dal passaporto europeo. Provare a tornare a particolarismi, a chiusure tra singoli Stati con venature anche nazionaliste, significa mettere in discussione lo stesso progetto europeo. Molti di noi, soprattutto le generazioni più giovani, sono abituate a viaggiare dentro i confini europei senza passaporto, senza controlli alle frontiere, utilizzando la stessa moneta, avendo la possibilità di studiare, viaggiare e lavorare nei diversi Paesi europei. Tornare a rivendicazioni di tipo particolarista sicuramente non aiuta il processo di integrazione europea.

Ed è alquanto singolare che, in quest'Aula, proprio quelle forze politiche che a livello europeo appoggiano iniziative di Kurz, si riconoscono nei movimenti sovranisti e sono, a loro volta, di carattere sovranista, contrastino poi iniziative di questo tipo, perché altro non ci si può aspettare da chi, in qualche modo, rivendica il nazionalismo, la sovranità del proprio Paese. E poi non ci si può lamentare quando, a farne i conti, sono i nostri stessi concittadini in Alto Adige.

Noi ci auguriamo che il Governo possa assumere iniziative più decise e soprattutto unitarie, superando la frammentazione attuale e rivendicando la necessità di ribadire un modello di autonomia, sancito anche dalla nostra Costituzione, tutelando le minoranze linguistiche, ma salvaguardando ovviamente l'unità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bazzaro. Ne ha facoltà.

ALEX BAZZARO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, riteniamo il modello di convivenza instauratosi, in Alto Adige/Südtirol, un esempio di coesione sociale e rispetto reciproco.

Da sempre la Lega è in prima linea nella difesa dell'autonomia e nell'attenzione alle minoranze linguistiche. Proprio per questo ha destato in noi preoccupazione il susseguirsi di affermazioni, sull'eventuale volontà di presentare un disegno di legge, da parte del Governo austriaco, per conferire la cittadinanza dell'Austria e del relativo passaporto ai cittadini italiani di lingua ladina e tedesca della provincia autonoma di Bolzano. È un atto che risulterebbe inopportuno e ostile nei confronti del Governo italiano, verso il quale non possiamo che mostrare perplessità, ribadendo anche in questa sede la nostra volontà di tutelare la sovranità italiana e il doveroso rispetto dei suoi confini.

Il modello di autonomia dell'Alto Adige/Südtirol risulta, già di per sé, una formula vincente, socialmente ed economicamente. Non necessita, quindi, di interventi esterni, che rimarrebbero meri atti politici, ma non porterebbero significativi miglioramenti…

PRESIDENTE. Scusi collega, scusi un attimo. Colleghi, è possibile abbassare il tono della voce? Colleghi! Prego, deputato Bazzaro.

ALEX BAZZARO (LEGA). Come dicevo, il modello di autonomia dell'Alto Adige/Südtirol risulta, già di per sé, una formula vincente, socialmente ed economicamente. Non necessita, quindi, di interventi esterni, che rimarrebbero meri atti politici, ma non porterebbero significativi miglioramenti alla qualità della vita dei cittadini che andrebbero a beneficiarne.

Riteniamo, altresì, che il semestre di Presidenza austriaca dell'Unione europea porti seco al Paese ospitante il doveroso impegno di non creare ingerenze, che potrebbero produrre conseguenze politiche gravi nei rapporti bilaterali tra i nostri due Stati e che, invece, tale ruolo di coordinamento debba essere momento necessario di confronto e condivisione.

Sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti, onorevoli colleghi, le tensioni tra i Paesi del nord e del sud dell'Europa, tensioni che, come gruppo Lega, vogliamo tradurre in soluzioni all'interno di una nuova Unione europea solidale, ma costituita da Paesi che dialogano tra loro, nel rispetto reciproco e nella necessaria autonomia, al fine di trovare soluzioni concrete ai macro problemi che oggi investono il continente su svariati fronti.

I proficui rapporti costituiti fin dal secondo Statuto di autonomia, universalmente riconosciuto come esempio di cooperazione e dialogo tra gruppi linguistici, sono, assieme al riconoscimento dell'autonomia e alla tutela delle minoranze, principi fondamentali della Costituzione italiana. Riteniamo la regione un modello per il futuro in seno al processo di integrazione europea e intendiamo perciò difendere tale modello, andando a preservare la convivenza pacifica instauratasi in Alto Adige/Südtirol (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Siragusa. Ne ha facoltà.

ELISA SIRAGUSA (M5S). Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, ci troviamo oggi a discutere sulla mozione concernente le iniziative da assumere, in seguito al prospettato riconoscimento, da parte del Governo d'Austria, della cittadinanza austriaca ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina residenti in Alto Adige/Südtirol.

Sono, infatti, sempre ormai più ricorrenti le affermazioni circa tale obiettivo, confermate anche, sembra, dalla costituzione di una commissione di esperti per la presentazione di questo disegno di legge, che sarebbe annunciato uscire per questo settembre. Secondo le varie indiscrezioni - perché di indiscrezioni si sta parlando qui - la doppia cittadinanza potrà essere acquisita soltanto dai cittadini di lingua tedesca e ladina, residenti a Bolzano, che, versando una tassa di circa 660 euro, otterrebbero quindi la possibilità di votare per il Parlamento austriaco e il Parlamento europeo, senza però ottenere alcun diritto, di fatto, sui servizi di welfare o sulla prestazione del servizio militare e civile.

Prendiamo atto che questo disegno di legge sarebbe diretta conseguenza di un'iniziativa di alcuni consiglieri di Bolzano, una lettera inviata, appunto, da 19 consiglieri che affermano: gli altoatesini hanno perso la loro cittadinanza austriaca con l'annessione involontaria dell'Alto Adige da parte dell'Italia. Il recupero della cittadinanza sarebbe ora un atto di riparazione. Allora, non bisogna certo nascondere i grandi torti subiti dai sudtirolesi, sotto il regime fascista, che aveva come obiettivo anche la cancellazione delle minoranze linguistiche e culturali. Ma questo fa parte del passato. Passato! In questi anni si è cercato di costruire un modello di convivenza e crescita tra le diverse comunità, che noi riconosciamo e difendiamo nella loro diversità. Non a caso anche il MoVimento 5 stelle ha realizzato una campagna elettorale nel rispetto delle tre comunità, utilizzando le tre lingue: italiano, tedesco, ladino.

Detto questo, dobbiamo sempre tenere a mente che uno dei pilastri della nostra Costituzione è il riconoscimento del principio fondamentale dell'unità e dell'indivisibilità dello Stato (articolo 5 della Costituzione: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”), nonché la tutela delle minoranze (articolo 6 della Costituzione: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”).

Questi principi fondamentali sono riflessi anche nell'accordo De Gasperi-Gruber del 1946, che, tuttavia, come tutti sappiamo, non trovò un'immediata applicazione, portando poi il Governo austriaco a sollevare la questione nell'ambito delle Nazioni Unite.

Sono stati anni di forti tensioni, ci sono stati attentati. Da qui, però, è seguito un lungo percorso di pacificazione e dialogo e da cui è scaturita la nascita del secondo statuto di autonomia, entrato in vigore poi il 20 gennaio del 1972 e contenente una serie di misure poste a beneficio e tutela della popolazione altoatesina e definibile come un autentico modello di civiltà.

Nel 1992 l'Austria riconosce la piena attuazione dell'accordo del 1946, concedendo la cosiddetta quietanza liberatoria, che ha portato alla chiusura definitiva del contenzioso Austria-Italia. Proprio l'anno scorso, durante la cerimonia per i venticinque anni della quietanza liberatoria, il Presidente austriaco ha rimarcato come l'Alto Adige/Südtirolo risulti essere un esempio mondiale di autonomia, che ha permesso lo sviluppo di tutti i gruppi linguistici.

La provincia di Bolzano risulta, infatti, essere dotata di ampia autonomia legislativa, amministrativa e tale modello di autonomia, oltre a essere riconosciuto in maniera universale come esempio di cooperazione e dialogo fra i gruppi linguistici, ha favorito lo sviluppo economico-sociale della provincia di Bolzano. Il prodotto interno lordo pro capite di quest'ultima risulta, infatti, essere uno dei più alti tra le regioni e le province italiane.

Risulta, quindi, opportuno evidenziare, inoltre, che, a seguito dell'adesione dell'Austria all'Unione europea del 1995, si è giunti alla formazione dell'Euroregione Tirolo-Alto Adige/ Südtirol-Trentino, con conseguente superamento delle frontiere regionali e dello sviluppo di un processo di integrazione europea.

Dette queste premesse, si deve essere sottolineare la forte preoccupazione e il timore generati dalle affermazioni da parte del Governo austriaco, che potrebbero intaccare la serenità dei rapporti tra Italia e Austria, conquistata dopo le tante divisioni del passato; affermazioni che, peraltro, risultano inopportune, non necessarie, dal momento che sia i cittadini italiani sia i cittadini austriaci risultano essere cittadini europei, come appunto possiamo trovare riscontro nei nostri passaporti.

L'obiettivo di questa mozione è, quindi, abbastanza chiaro: difendere il nostro modello di autonomia e convivenza pacifica, stabilito in Alto Adige/Südtirolo, caratterizzato oggi da un equilibrio tra i vari gruppi linguistici e ottenuto dopo un lungo, faticoso e tortuoso periodo non certo pacifico.

Dobbiamo tutelare anche la nostra Costituzione, i nostri principi di unità e indivisibilità dello Stato, rimarcando le rovinose conseguenze che l'approvazione di tale legge austriaca potrebbe causare alla popolazione di lingua italiana. Tutto questo lo dobbiamo certamente urlare a gran voce anche nelle opportune sedi dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Concludo, quindi, ricordando le parole del premio Nobel per la pace nordirlandese David Trimble, che ci ricorda come sia attraverso il dialogo che si può aumentare la libertà e certamente non attraverso iniziative unilaterali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Emanuela Rossini. Ne ha facoltà. Ha un minuto.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Le mozioni presentate e illustrate oggi in un dibattito che ho ascoltato martedì e anche oggi dai toni nazionalistici divisivi nei confronti delle mie comunità e tra noi parlamentari non portano rispetto per quello che è stato il percorso istituzionale di questi ultimi settant'anni della mia terra, il Trentino-Alto Adige/Südtirol.

In qualità di rappresentante di tutte le componenti linguistiche del mio territorio, sento anche la necessità di dirvi che la comunità italiana altoatesina non trova qui degni rappresentanti in Parlamento, se viene contrapposta frontalmente a quella di lingua tedesca di cui è vicina di casa. Non può essere la politica a minare le basi della convivenza, e qui, nelle posizioni di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, è assente la politica.

Oggi ci viene chiesto di esprimere un parere su una questione che è priva di fondamento fattuale, che non potrà mai essere portata avanti in modo unilaterale, ma non attraverso dialoghi; oggi manca un testo, non c'è alcuna accelerazione in questo senso, ma questo dibattito viene usato a scopi elettorali per gettare sale su vecchie ferite e contro sentimenti e culture che meritano tutte di essere rispettate. Per questa ragione mi astengo dal voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie Presidente, questo dibattito purtroppo ha un vulnus, che è legato al fatto che non ci si rende conto o non ci si vuole rendere conto che gli italiani in Alto Adige sono discriminati. Rispetto per le minoranze, ma non è plausibile che gli italiani vengano discriminati. Quello che sta accadendo in questi minuti, in questo momento, in questi giorni, al di là del passaporto, che è un'evidente provocazione, si somma anche a una recente norma che vieta l'acquisto della seconda casa ai non residenti in Alto Adige; si somma al fatto che, per accedere ad un alloggio popolare, gli italiani devono essere residenti da almeno cinque anni in Alto Adige; e a questo si aggiunge anche il fatto che, per poter votare in Alto Adige, gli italiani devono essere residenti da quattro anni in questa regione. Non ci siamo: una discriminazione che ha ribaltato il senso dell'integrazione e dello stare insieme, ecco perché bisognerebbe dar forza anche alla mozione che è stata firmata, come prima firmataria, dall'onorevole Biancofiore. Dobbiamo rimettere le cose nel giusto alveo, anche con la comprensione da parte della minoranza tedesca, che deve capire che quella che stanno percorrendo non è la strada giusta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente- La deputata Biancofiore mostra e poi cinge al collo uno striscione avente i colori della bandiera italiana).

PRESIDENTE. Collega Biancofiore… collega Biancofiore, per cortesia!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Maturi. Ne ha facoltà.

FILIPPO MATURI (LEGA). Grazie, Presidente. Come deputato della Lega dell'Alto Adige, ritengo che le posizioni del Cancelliere austriaco siano una mera campagna elettorale che va a danneggiare quell'equilibrio che si è andato a formare tra la popolazione di madrelingua italiana e quella tedesca e quella ladina sul nostro territorio, in Alto Adige/Südtirol, che ha portato tanti benefici che noi tutti conosciamo, sia da un punto di vista sociale, che economico. Come si è già espresso il Vicepremier Matteo Salvini, noi siamo contrari a questa posizione e rimaniamo su questa linea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Desideravo rettificare: la mia è una non partecipazione, non astensione.

PRESIDENTE. Rettifica recepita.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi le mozioni saranno posta in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Biancofiore ed altri n. 1-00030, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00038, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Migliore ed altri n. 1-00039, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Uva e Molinari n. 1-00047, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00032, Fassina ed altri n. 1-00041, Barelli ed altri n. 1-00042, Morassut ed altri n. 1-00043 e Francesco Silvestri, De Angelis ed altri n. 1-00048 concernenti iniziative per Roma Capitale (ore 10,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00032, Fassina ed altri n. 1-00041, Barelli ed altri n. 1-00042, Morassut ed altri n. 1-00043 e Francesco Silvestri, De Angelis ed altri n. 1-00048 concernenti iniziative per Roma Capitale (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di martedì 25 settembre 2018, è stata presentata la mozione Francesco Silvestri, De Angelis ed altri n. 1-00048, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

SIMONE VALENTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, onorevoli colleghi, sono grato a questa Assemblea per aver offerto al Parlamento, al Governo e al Paese l'occasione di un dibattito sul ruolo di Roma quale capitale d'Italia così informato e denso di spunti. Prima di arrivare ai pareri, vorrei fare un cappello introduttivo proprio per spiegare la ratio degli stessi.

PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario, un attimo. Colleghi, il brusio è insopportabile, vi prego di abbassare il tono della voce.

SIMONE VALENTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Da parte di tutti i gruppi parlamentari, nel corso del dibattito di martedì scorso e nel testo delle mozioni, sia nelle parti motive, sia nei dispositivi degli impegni, è emersa una consapevolezza delle opportunità che Roma certamente deve cogliere, in ragione delle sue immense qualità e potenzialità, ma anche dei cospicui problemi che storicamente l'affliggono. Patrimonio Unesco, sede di beni e bellezze storiche e artistiche uniche al mondo, per qualità e quantità, Roma è meta di milioni e milioni di visitatori ogni anno.

Roma, come pure è stato sottolineato, è un comune di estensione paragonabile forse solo a Londra, eppure paradossalmente nel suo comune non vi sono né l'aeroporto, né il porto di Civitavecchia. Nel perimetro del comune di Roma, ci sono, invece, uno Stato estero, la Città del Vaticano, e centinaia di ambasciate, presso l'Italia, presso il Vaticano stesso e presso le istituzioni collegate all'ONU, come la FAO.

Altresì, è apparso evidente come dalla legge n. 396 del 1990, fino al decreto legislativo n. 61 del 2012, il Parlamento italiano si è cimentato con questa peculiarità, per tentare di darvi una sistemazione sotto il profilo sia ordinamentale sia economico. Il Governo è d'accordo che queste riflessioni continuino e che portino alla definizione di un quadro più preciso.

In questo contesto, allora, vengo all'espressione dei pareri. Esprimo parere favorevole sulla mozione di maggioranza Francesco Silvestri, De Angelis ed altri n. 1-00048; esprimo altresì parere favorevole sull'impegno n. 2 della mozione Meloni ed altri n. 1-00032, sul n. 1 della mozione Barelli ed altri n. 2-00042 e sul n. 5 della mozione Morassut ed altri n. 1-00043. Per tutto il resto, il parere del Governo rimane contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente; ringrazio anche i colleghi che hanno proposto la discussione su Roma Capitale, una discussione di cui abbiamo estremamente bisogno come Paese. Vorrei, nel mio intervento…quanti minuti ho, Presidente? Scusi, Presidente, quanti minuti ho? Dieci?

PRESIDENTE. Nove minuti, adesso.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, vorrei nel mio intervento non soffermarmi sulla congiuntura politica…

PRESIDENTE. Scusi, collega Fassina. Colleghi, è possibile lasciare liberi i banchi del Governo, colleghi? Prego, collega Fassina.

STEFANO FASSINA (LEU). Vorrei provare a fare qualche riflessione sui nodi strutturali, sulle questioni di fondo che dovremmo affrontare come Parlamento al di là di chi, pro tempore, occupa la poltrona di sindaco, di sindaca di Roma Capitale, quindi vorrei concentrarmi innanzitutto sul secondo sostantivo, sulla Capitale perché credo che questa sia la questione di fondo: le classi dirigenti italiane hanno storicamente avuto, e temo abbiano ancora, un rapporto complicato con la propria Capitale, un rapporto originale, un rapporto che probabilmente nessun altro Paese europeo ha con la propria capitale, un rapporto la cui originalità ha cause storiche profonde. Non mi pare risultino altri casi in cui la capitale è arrivata dieci anni dopo l'unificazione del Paese, e da questa peculiarità storica si sono poi accumulati problemi che ci ritroviamo irrisolti fino ad oggi. Non capita facilmente di trovare una parte del Paese che appunto, vi ricordate, qualche tempo fa andava di moda, considerava e si appellava a Roma come «Roma ladrona».

Quindi, noi, prima che analizzare problemi specifici e trovare soluzioni specifiche, sulle quali poi dirò, dobbiamo prima fare una riflessione su questo nodo storico, utilizzando le parole di chi conosce bene la città di Roma ed è stato parte anche del Parlamento italiano, l'ex senatore Walter Tocci: le classi dirigenti italiane hanno considerato Roma città coloniale e, purtroppo, in molti casi, una parte delle classi dirigenti romane si è sentita come classe dirigente di una città coloniale. Abbiamo di fronte, quindi, una grande questione nazionale, il rapporto del Paese con la propria Capitale. Un Paese non può rilanciarsi nella sua unità, ritrovare una missione, se non risolve, se non scioglie in modo adeguato il nodo che abbiamo di fronte. Quindi, con questo spirito, con questa dimensione del problema, dovremmo affrontare i due temi di fondo che abbiamo provato a sottolineare nella nostra mozione e che sono presenti anche in altre mozioni: i nodi di fondo sono l'assetto istituzionale di Roma capitale e le risorse a disposizione. C'è voluto un assessore della giunta Raggi, un assessore proveniente dal Veneto, per ricordare alcuni dati di realtà su Roma. Roma ha l'estensione delle prime nove grandi città italiane, ha l'estensione di otto capitali europee. Roma, questo è l'aspetto decisivo, ha una densità abitativa di 2 mila abitanti per chilometro quadrato, Londra 5.500, Milano 6.800, quindi per tutti i servizi, chiunque abbia un minimo di esperienza amministrativa, sa che la densità è un tema decisivo, per tutti i servizi a rete, questo determina grandi disfunzionalità.

Ma vorrei tornare su un altro dato, anche qui sottolineato da quell'assessore veneto che certamente non era tenero con Roma: le disponibilità finanziarie; ogni abitante di Roma, guardando al bilancio comunale, ha a disposizione 1.890 euro; ogni abitante di Milano ha a disposizione 3.748 euro; certo, poi ci sono i problemi di efficienza nella gestione che nessuno vuole sottacere, ci sono i problemi di malaffare e, tuttavia, il dato strutturale è che, pro capite, a Roma, vi sono metà delle risorse di Milano, con quella differenza di densità abitativa che ricordavo prima.

Questo per sottolineare che bisogna intervenire con provvedimenti strutturali, con provvedimenti che, a mio avviso, dovremmo considerare, in quest'Aula, di portata costituzionale sul piano politico, e cioè provvedimenti sui quali dovremmo misurarci tutti, a prescindere dalle appartenenze partitiche, a prescindere da chi oggi è al governo di Roma, di chi è all'opposizione, perché, senza affrontare il nodo dell'assetto istituzionale e senza affrontare il nodo delle risorse per Roma Capitale, è evidente che chiunque amministra la città non può che essere destinato a un fallimento. Roma Capitale ha bisogno, quindi, innanzitutto di una riorganizzazione dell'assetto istituzionale. La città metropolitana deve essere eletta direttamente dai cittadini, il sindaco o il presidente della città metropolitana eletto direttamente dai cittadini e, quale istituzione di area vasta, avere le competenze sulle principali politiche infrastrutturali, dell'ambiente, della mobilità e poi, contestualmente, per riavvicinare il governo al territorio, trasformare i municipi in comuni metropolitani; è un punto presente nello statuto di Roma, è un punto presente nello statuto dell'area metropolitana, ma non è stato attivato. Un municipio di Roma ha circa 200-250 mila abitanti, un bilancio ridicolo, è una grande città italiana, ma senza alcuna risorsa, senza alcun potere; senza questo decentramento amministrativo e rafforzamento del governo di area vasta, nessuna soluzione fondamentale e strutturale ai problemi può essere attuata.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 10,55)

STEFANO FASSINA (LEU). L'altra questione riguarda le risorse. Appunto ricordavo prima la metà delle risorse pro capite. Se questo Paese, se questo Parlamento ritengono che la propria Capitale debba fare un salto di qualità, bisogna guardare anche a questo nodo, certo con tutte le garanzie, per evitare che vi siano ripetizioni di quello che abbiamo visto in passato, ma il nodo delle risorse è un nodo fondamentale. Dato che tutti siamo consapevoli delle difficoltà finanziarie del Paese, potremmo cominciare a ristrutturare il debito storico di Roma Capitale, un debito che, come diciamo in altri migliaia di casi, con Cassa depositi e prestiti, ha un tasso di interesse superiore al 5 per cento; un solo mutuo di 5 miliardi, fatto nel 2012 per ristrutturare e per anticipare dei pagamenti nell'ambito del debito storico, comporta una spesa per interessi di 250 milioni. Allora, noi proponiamo che nella prossima legge di bilancio si intervenga per ristrutturare i mutui. Noi sosteniamo l'iniziativa che ha preso finalmente la sindaca Raggi nei confronti del Governo, perché riteniamo che vadano aggrediti i due nodi che ricordavo prima; va fatto però in un quadro che consenta la partecipazione di tutti, perché siamo davvero sull'orlo di una profonda crisi. Qualche giorno fa l'ex membro della Consulta, il professor Cassese, di fronte alla situazione di Roma, come soluzione ha invocato non i provvedimenti strutturali che ricordavo prima, ma la presenza di tre generali per amministrare la città. Ecco, di fronte a questo scenario, noi dobbiamo dire che è compito della politica affrontare i nodi strutturali della Capitale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Buongiorno. Grazie, Presidente. Grazie ai colleghi per aver presentato queste mozioni, ho solo quattro minuti, ma in realtà avremmo bisogno di molto tempo per dibattere in quest'Aula del futuro della nostra Capitale.

Li sfrutterò, dando qualche impressione. Ieri parlavo con una ricercatrice italiana romana, che lavora in Australia ormai da quindici anni e mi ha detto: “Arrivare a Roma ed entrare nella nostra città per noi è uno shock. Noi che viviamo in altri Paesi ci sentiamo scioccati: sembra di entrare in una città del terzo mondo”.

Pochi giorni fa, il New York Times ha fatto un articolo impietoso sulle condizioni igienico-sanitarie della nostra città, della capitale italiana e su molti siti stranieri sono riportate le immagini di una città che ha rinunciato alla propria vocazione di capitale. Voglio soltanto ricordare l'interruzione del Giro d'Italia dei nostri ciclisti, che si sono fermati davanti alle telecamere di tutto il mondo per paura delle buche e delle voragini della capitale italiana.

Ecco, io credo che in altri tempi queste cose non sarebbero state accettate, né tollerate. Ricordo quando, quindici anni fa, il grande dibattito di Roma era come emulare Parigi, Londra e Berlino, come organizzare una grande trasformazione urbana, come integrare le periferie, come sviluppare la città, come realizzare l'area del mare, qual era la visione di questa capitale. Abbiamo rinunciato a tutto questo, in un grandissimo sconcerto, in una grande indifferenza, mentre la città sta vivendo alcune crisi igienico-sanitarie, con gli animali che vivono nella città, i rifiuti, l'Atac, il cui debito ormai è sommerso, l'esplosione degli autobus; abbiamo un tema per cui in questo Parlamento non sappiamo che cosa è accaduto nella gestione commissariale del debito, non abbiamo idea di quale sia l'area di risanamento.

Ecco, in questi quattro minuti, dico soltanto che abbiamo abbandonato il grande sogno del decentramento amministrativo, abbiamo abbandonato le battaglie per dare dignità ai municipi; le periferie sono rimaste tali e i servizi sociali, dopo l'offesa, la ferita di “mafia capitale” sono ancora lì, con problemi di emarginazione senza precedenti della nostra città.

Forse, servirebbe un grande scatto di orgoglio che non ci veda divisi, una volta tanto, ma ci veda tutti insieme uniti per dare una nuova dignità alla capitale d'Italia, perché Roma è l'Italia e l'Italia è Roma. Una città che ha migliaia di anni di storia, che ci viene invidiata nel mondo, non può dare questa rappresentazione di sé ed essere una ferita così forte della vita quotidiana dei cittadini, che hanno difficoltà a vivere in questa bella città e a fare le cose ordinarie: andare al parco in sicurezza, portare i propri bambini in un parco giochi attrezzato senza topi o zecche, riuscire ad accedere a servizi quando ne hanno bisogno e riuscire a camminare per strada senza cadere e farsi male. Non stiamo parlando di Bombay, non stiamo parlando di Nairobi, ma stiamo parlando di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). La ringrazio, Presidente. La mozione che stamattina Fratelli d'Italia ha portato in quest'Aula rappresenta una delle nostre battaglie più storiche, eppure il tema che si discute, i poteri e le risorse di Roma Capitale, non è un tema che dovrebbe interessare solo un partito politico, non è un tema che dovrebbe interessare solo la sottoscritta - per carità, io non ho mai fatto mistero di essere romana e, del resto, non potrei, essendo l'identità romana troppo insita in me - perché la questione che proviamo a porre è questione che, in una Nazione normale, dovrebbe interessare tutti, tutti i partiti politici, tutte le latitudini e, indipendentemente da dove si fosse nati in Italia, bisognerebbe porsi il problema del fatto che la credibilità di uno Stato è data dal prestigio della sua capitale.

Quindi, quello che noi discutiamo oggi non è un problema di Roma e dei romani - lo dico perché poi nello sviluppo delle mozioni ho visto delle cose che francamente avrei preferito non vedere - ma è questione che riguarda e investe l'Italia intera.

Roma è una risorsa, Roma è una risorsa tale che, se ce l'avesse qualunque altra nazione al mondo, su Roma scaricherebbe poteri, risorse e – attenzione – valorizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), rendendosi conto che, se valorizzi la cosa più bella e preziosa che hai, sarà un vantaggio per tutti. Non è quello che accade a noi.

A Roma Capitale, la sua centralità, la sua importanza, la sua unicità non è mai stata riconosciuta.

Per anni ci siamo battuti perché lo fosse - lo ripeto - non per Roma, ma per l'Italia, ma non è mai accaduto. Allora forse noi, che siamo abituati a vederla questa città, soprattutto noi, che frequentiamo i cosiddetti palazzi del potere non ci rendiamo conto di che cosa stiamo parlando. Vale la pena ricordare un paio di dati (qualcosa diceva anche il collega Fassina): Roma è una città che ha un'estensione pari a dodici volte Parigi e sette volte Milano, è la seconda città più grande d'Europa, ha un'estensione pari alla somma di New York, Buenos Aires, Il Cairo e Barcellona messe insieme. È una città che ospita ventinove organizzazioni internazionali, ha al suo interno l'Università più grande d'Europa, ospita uno Stato, lo Stato del Vaticano, è il comune agricolo più grande d'Europa ed è la città del mondo con la più alta densità di beni storici e archeologici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Eppure, questa città, con queste specificità, con questa unicità, viene oggi governata con gli stessi poteri di un comune di 500-1.000 abitanti. A Roma, questa sua specificità, nella possibilità di gestirne chiaramente il valore e la complessità, non viene riconosciuta.

Certo, nel 2009, sono state riconosciute, con il testo sul federalismo fiscale, a Roma Capitale alcune prerogative speciali, però sono rimaste lettera morta. Roma Capitale è rimasto un titolo, perché poi a quel titolo dovevano seguire una serie di decreti attuativi e quei decreti attuativi a Roma hanno trasferito delle briciole e ci siamo trovati in mezzo a una guerra di competenze, con lo Stato e la regione, che si occupavano più di non trasferire competenze a Roma, piuttosto che di rendere qualcosa di realizzato il riconoscimento dello status di Roma Capitale a Roma.

Questa è la ragione per la quale noi siamo tornati su questo tema ed è la ragione per la quale abbiamo presentato all'assemblea di Roma Capitale, della quale faccio parte anch'io, la stessa mozione che portiamo qui oggi; ripeto: la stessa mozione che portiamo qui oggi, lo sottolineo e poi ci torno.

In questa mozione noi chiediamo per Roma un vero processo di devoluzione, che contempli poteri e che contempli risorse per gestire quei poteri. Certo, non chiediamo i soldi che la Francia ha messo nel progetto “Le Grand Paris”, 44 miliardi di euro; no, non chiediamo questo, ci rendiamo conto che sarebbe un po' esoso per le risorse di cui oggi dispone lo Stato nazionale, ma non possiamo neanche stare fermi ai quattro soldi che a Roma vengono trasferiti ogni anno, che bastano, sì e no, a ripulire la città dopo le manifestazioni che tutti vengono a fare a Roma.

Chiediamo poteri, chiediamo risorse, chiediamo di riordinare le competenze, perché, sì, Roma è una città - adesso ci arrivo - mal gestita, però insomma, quando io sento dire, per esempio, che le banchine del Tevere sono sporche, forse non tutti sanno che, se andate sulle banchine del Tevere, la ciclabile è di competenza del comune di Roma, ma lo spazio al lato della ciclabile è di competenza della regione Lazio. Forse non tutti sanno che, quando si dice che il trenino Roma-Lido, che collega due quartieri della città, fa schifo, il trenino Roma-Lido non è di competenza del comune, ma è di competenza della regione, quindi ci sono delle cose che rendono oggettivamente non facilissimo gestire la città.

Chiediamo che quel processo di devoluzione contempli anche un consistente trasferimento patrimoniale e qui io penso soprattutto all'area archeologica, perché, signori, scusate, se il comune di Roma si deve caricare i costi che arrivano dalla gestione dei 14-16 milioni di turisti che arrivano a vedere il Colosseo, perché il comune di Roma non gestisce anche i proventi della bigliettazione del Colosseo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con cui il Ministero dei beni culturali si tiene in piedi? Perché? Vi renderete conto che è un po' difficile governare una città così.

Allora, vedete, sicuramente Roma è una città pessimamente gestita e non abbiamo fatto mistero di considerare la gestione Raggi assolutamente inadeguata per questa città; del resto, lo dicono i fatti di cronaca, e non solo.

Basti pensare che dall'inizio dell'anno a Roma sono andati in fiamme venti autobus, dall'inizio dell'anno a oggi. Basti pensare anche ai temi che riguardano i rifiuti: anche lì un ping pong di responsabilità tra il comune e la regione. Ma, mentre il comune e la regione si rimpallano le responsabilità, a Roma possiamo vedere straordinarie colonie di topi, gabbiani, cinghiali e abbiamo perfino i maiali urbani: a Roma ormai uno zoo a cielo aperto.

Non abbiamo fatto mistero di considerare assolutamente non pronto il MoVimento 5 Stelle, per quello che abbiamo visto in questi anni, a dare un respiro diverso alla città, così come non abbiamo fatto mistero di contestare le precedenti amministrazioni, quelle ci hanno scaricato miliardi di euro di debito, soldi che c'erano e soldi che non c'erano sono stati spesi per poi essere scaricati su chi veniva dopo.

Però, come dicevo, è anche molto difficile gestire bene una città così complessa senza poteri, senza risorse, senza competenze chiare. Allora, la buona notizia è che noi abbiamo preso questo tema, l'abbiamo portato nel consiglio di Roma Capitale, abbiamo presentato questa mozione e - udite! Udite! -, colleghi del MoVimento 5 Stelle e colleghi della Lega, è stata votata all'unanimità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Chiaro?

Insomma, sottosegretario, la mozione sulla quale lei, da esponente del MoVimento 5 Stelle, dà oggi un parere contrario, è stata votata dal sindaco Raggi, dagli assessori e dai consiglieri di Roma Capitale e la Raggi, forte di quella mozione, è andata a fare la passerella da Conte chiedendo i poteri per Roma Capitale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

C'è qualcosa che non funziona, signori! C'è qualcosa che non funziona! Parlate con il sindaco di Roma Capitale? Ci parlate? Parlate con i vostri consiglieri comunali? Lo dico al MoVimento 5 Stelle, ma lo devo dire anche ai colleghi della Lega, che hanno anche loro, in teoria, un consigliere comunale (evidentemente non ascoltatissimo nel partito), che ha votato per quella mozione.

Come mai ai romani a Roma dite una cosa, ma al resto d'Italia ne volete dire un'altra? Non è che siamo cretini qua dentro: non siamo cretini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Quindi, qualcuno dovrebbe alzarsi in quest'Aula e spiegarci perché ai romani avete detto una cosa, votando una cosa, e poi fuori da Roma ne andate a dire un'altra, perché vi vergognate di quello che avete sostenuto ai romani.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 11,15)

GIORGIA MELONI (FDI). Non va bene, perché non siamo stupidi! I romani non sono stupidi e gli italiani non sono stupidi, e queste supercazzole le andate a fare da un'altra parte! Chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Io oggi leggo nella mozione di maggioranza…

PRESIDENTE. Collega Meloni…

GIORGIA MELONI (FDI). Scusatemi. Presidente, mi scuso davvero per i toni non adeguati a quest'Aula, me lo dico da sola, però, davvero, signori: avete scritto una mozione - ci sono otto punti nel dispositivo - in cui non c'è scritto niente. Siete da premio Nobel: siete riusciti a scrivere una mozione, con otto punti di dispositivo, in cui non c'è scritto niente! Non c'è mai la parola “poteri” e mai la parola “risorse”! Il che vuol dire: “Vi stiamo prendendo in giro, non vi daremo niente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)”!

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIA MELONI (FDI). Facciamo una bella passerella tra la Raggi e Conte, ma non vi diamo niente, perché rimane una città che deve perire! Io non lo accetto e su questa cosa, racconteremo a tutti i romani quello che avete fatto in quest'Aula!

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

GIORGIA MELONI (FDI). Lo racconteremo a tutti i romani e chiederemo conto a voi e alla Raggi della ragione per la quale qui dite una cosa e fuori ne dite un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paolo Barelli. Ne ha facoltà.

PAOLO BARELLI (FI). Presidente, colleghi, penso che stiamo discutendo di un argomento che non fa parte soltanto di quelli di interesse dei deputati e dei senatori e, quindi, della politica che opera su Roma, ma stiamo parlando di un qualcosa di molto, molto più importante: stiamo parlando di Roma Capitale d'Italia.

Sarebbe molto semplice, in quest'occasione - la mia collega Giorgia Meloni l'ha fatto e io sono d'accordo -, parlare dei problemi di Roma di oggi e di come, purtroppo, ci presentiamo, dopo oltre 2.000 anni di storia, all'attenzione dei cittadini del mondo. Sarebbe troppo semplice utilizzare questa occasione per parlare delle buche, per parlare del degrado, per parlare degli alberi che mettono a repentaglio la vita dei cittadini e dei turisti italiani; sarebbe molto semplice, quindi, polemizzare sulla gestione attuale della città di Roma.

Ma, leggendo le mozioni che sono state presentate dai vari gruppi e valutando anche l'attuale situazione politica, che vede al Governo un partito, la Lega, che nel passato non era molto consona, non era molto prodiga nell'accettare che Roma potesse essere una vetrina di tutto il Paese, e vedendo che la città di Roma oggi è governata da un sindaco del MoVimento 5 Stelle, che quindi dovrebbe avere tutto l'interesse affinché Roma Capitale possa presentarsi con un volto diverso, con un volto moderno, con un volto efficiente, credo sia auspicabile trasformare questo clima in una convergenza complessiva delle forze politiche nel considerare necessario affrontare, in maniera precisa e puntuale, il problema di Roma.

Voglio soltanto sottolineare - è stato citato in tutti i documenti presentati sotto forma di mozione - come il primo provvedimento efficace per affrontare il tema di Roma sia stato la legge n. 42 del 2009, approvata sotto il Governo Berlusconi (credo il Berlusconi IV). E, quando fu approvata questa legge, sottolineammo come in altri Paesi, in altri Stati, la capitale fosse stata sostenuta con poteri e attribuzioni di carattere costituzionale. Non voglio entrare nel merito, ma quella legge, che fu votata e appunto approvata nel 2009, cominciò un iter che, purtroppo, non si è portato a termine, non si è concluso, non è stato reso efficace.

Allora, il clima, che dovrebbe oggi caratterizzare quest'Aula e questo momento politico, dovrebbe essere quello di sottolineare assolutamente la necessità di una convergenza nel sostenere Roma in un percorso completamente diverso, un percorso che la possa portare a essere una capitale moderna, che leghi la storia e le tradizioni con il mondo contemporaneo e con il futuro.

Trovo che sia completamente incomprensibile come della mozione presentata da Forza Italia sia stato considerato positivo dal Governo il punto 1) del nostro impegno che chiediamo al Governo, che fa precisamente riferimento al solco tracciato dalla legge n. 42 del 2009, cioè che attribuisce dei poteri alla città di Roma e che auspica che anche la regione, che costituzionalmente possiede ovviamente dei poteri relativi al suo territorio e quindi alla città di Roma, si faccia parte diligente per cedere tali prerogative importanti; mentre resta abbastanza sorprendente che gli altri punti, il 2), il 3) e il 4), che rendono attuabile il punto 1), che è stato considerato favorevolmente dal Governo, non abbiano invece avuto parere favorevole dal Governo stesso.

È chiaro che in questo momento, colleghi, si sta parlando della prossima manovra finanziaria e in atto c'è una polemica, c'è un ragionamento su dove si possono reperire i fondi per attuare il programma della maggioranza, il famoso contratto di Governo, ma penso che sia fondamentale dare risposta a tutto, ma anche a questo: cioè, vogliamo che Roma sia una capitale moderna, una capitale efficiente che possa dare quelle risposte non soltanto ai cittadini di Roma?

Ovviamente, siamo interessati a Roma e credo che lo slang mio e di Giorgia Meloni non possano nascondere la nostra provenienza. Ma io credo che siamo qui a parlare del Paese e non della città di Roma, che lo rappresenta e rappresenta tutti quanti noi. Pertanto, io sottolineo ulteriormente che è necessario un passo avanti anche in termini di velocità da parte del sindaco di Roma. Il sindaco di Roma ha bisogno assolutamente di un grande aiuto, come è stato detto da chi mi ha preceduto, ma questa mozione e quanto Forza Italia - e non soltanto Forza Italia - sostiene sono un notevole e indispensabile aiuto affinché anche il sindaco si dia - come si dice a Roma - “una mossa” e possa utilizzare degli strumenti e delle attribuzioni finanziarie senza le quali io credo non sia possibile, per questa amministrazione comunale, approcciare un futuro migliore.

Per questo motivo, io credo che anche la regione sia assolutamente assente in questo procedimento, in questa procedura e in questo movimento, e credo, dunque, che tutti quanti assieme dobbiamo fare in modo - ripeto: al di là degli schieramenti politici - che questo nodo sia assolutamente risolto.

Non voglio anch'io soffermarmi su che cosa significhi Roma in termini di superficie e in termini di potenzialità che rappresenta per il nostro PIL in ordine al commercio, al turismo e a quant'altro. È un biglietto da visita che io non credo debba appartenere alla volontà di affrontare, in termini positivi, da parte di un partito politico o del sindaco di turno. Credo che sia un qualcosa che appartiene a tutto il Paese e a tutta l'umanità e io mi auguro che il Governo possa, fra le tante cose a cui deve fare riferimento nell'ambito della prossima finanziaria, dare una risposta seria e concreta al dibattito che abbiamo fatto e che stiamo facendo oggi.

Quindi, non soltanto “sì” di comodo, non soltanto “siamo d'accordo tutti che Roma vada potenziata nell'attribuzione di poteri e di aspetti che possano, non in maniera effimera, portarla ad essere una città moderna”, ma anche, dal punto di vista pratico, mettere mani al portafoglio e attribuire dei fondi che possano effettivamente far sì che ciò che tutti quanti noi vogliamo sia poi praticamente effettuato. Le chiacchiere stanno a zero. Roma ha assoluto bisogno di un sostegno dal punto di vista normativo e dal punto di vista finanziario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Roberto Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente. Tra il 2008 e il 2010 lo Stato francese ha avviato il programma per la Grand Paris, che mira a realizzare un polo di eccellenza mondiale capace di integrare l'area metropolitana parigina, che conta 8 milioni di abitanti, con la regione dell'Île-de-France, dove abitano altri 4 milioni di cittadini. Sono previsti per questo programma 40 miliardi di investimenti in quindici anni, fino al 2025, di cui 24 dedicati alla realizzazione di 200 chilometri di nuove infrastrutture su ferro. L'obiettivo è fare di Parigi la quinta città globale del mondo in termini di attrattività, passando per quelle Olimpiadi del 2024 gettate alle ortiche da Roma.

Tra il 2008 e il 2011 è nato a Londra il Piano per Londra, un programma scadenzato al 2031 per un'area territoriale di 10 milioni di abitanti, finalizzato alla crescita economica, alla sicurezza, alla salute, alla lotta alla povertà e allo sviluppo sostenibile, una strategia che ha alla base una legge nazionale del 2007, votata dal Parlamento britannico, il Greater London Authority Act, che detta le linee del programma per Londra e mette sul tavolo 28 miliardi di sterline in venti anni.

Si potrebbe continuare con l'esperienza di Berlino: un programma al 2027 per infrastrutture e cultura di poco meno di 8 miliardi.

Ho citato questi esempi non certo per fare dei paragoni. La storia del rapporto tra lo Stato italiano e Roma Capitale è segnata da tante contraddizioni e talmente tanti equivoci che sono sconosciuti alle altre nazioni. L'ho fatto per ricordare che, proprio negli anni della grande crisi del 2008, là si programmava e si investiva, mentre in Italia il Governo di centrodestra di allora - mi fa piacere sentire adesso tante opzioni per Roma Capitale - suggellava, con il fatidico “Patto della pajata”, l'inizio del crollo verticale della Capitale, al quale ancora oggi assistiamo con un'amministrazione che galleggia sul degrado.

Le intese sul cosiddetto federalismo fiscale del 2009, il decreto del 2010 sui poteri, la riserva costituzionale su Roma Capitale furono dei pennacchi concessi dall'allora Lega di Bossi in cambio della demolizione dell'unica legge organica per Roma Capitale, la legge n. 396 del 1990, che dal 1992 aveva, con continuità, garantito finanziamenti aggiuntivi a quelli ordinari per 100 milioni di euro all'anno, finalizzati ad obiettivi precisi, strategici, definiti nella legge e coordinati dal consiglio comunale di Roma.

Ma nel 2008 si era già prodotto il danno più grande, con un gigantesco inganno che ha contribuito al collasso della città. Mi riferisco alla questione del debito pregresso e alla creazione di una struttura specifica - la gestione commissariale - per il suo rientro. In quel momento il livello di indebitamento medio per abitante del comune di Roma era in linea con quello di altre città italiane, inferiore comunque a quello di Torino e di Milano. Non esisteva un problema di dissesto. La massa debitoria fu calcolata del tutto impropriamente e contro ogni principio contabile, sommando il debito commerciale con i mutui e con le stime presunte dei debiti futuri derivanti da questi, per una cifra di 13 miliardi, poi rivelatasi sovrastimata per lo stesso commissario. Il debito fu interamente trasferito alla gestione commissariale, liberando Roma Capitale di ogni onere e portando a zero - zero! - gli impegni di spesa relativi del comune di Roma.

Ebbene, nonostante queste favorevolissime ed eccezionali condizioni, nei cinque anni successivi quella giunta di destra ha creato altri 4 miliardi di debito, con una dissennata politica di innalzamento della spesa corrente, abbattimento degli investimenti, moltiplicazioni clientelari e assunzioni nelle aziende, che le hanno portate allo sfascio.

La folle scelta di trattare in quel modo il cosiddetto debito pregresso ha portato a questa decisione (la voglio ricordare): mettere a disposizione della gestione commissariale 500 milioni di euro all'anno, fino al 2048, 300 provenienti dal MEF e tasse degli italiani e 200 dall'addizionale IRPEF dello 0,4 per cento a carico dei romani. È una mole di risorse senza precedenti, di cui nemmeno un euro va ai servizi agli investimenti, ma vengono sparati nella fornace di un debito mal calcolato e mal gestito negli anni tra il 2009 e il 2015, se è vero, come è vero, che ancora oggi il 60 per cento del debito commerciale è di incerta attribuzione.

Sulla questione del debito pregresso di Roma c'è un problema di trasparenza. L'articolo 78 del decreto-legge n. 112 del 2008 istituì la gestione commissariale, imponendo la trasmissione annuale di una relazione al Parlamento sulle sue attività, ma la sola occasione per conoscere, con adeguata esposizione di dati, la situazione reale si è determinata tra il 2015 e il 2017 con la gestione della dottoressa Scozzese, dalla quale abbiamo potuto capire meglio molte cose, tali da formulare in molti di noi la sensazione che a oggi, ancora oggi, continuare a mantenere in piedi una gestione commissariale appare inutile.

Se in questi difficili anni qualcosa è stato fatto, lo si deve ai Governi di centrosinistra, che, con il decreto n. 68 del 2014 e con le risorse per il Giubileo della Misericordia, hanno liberato in favore della Capitale 110 milioni di extra-costi e risorse per interventi di manutenzione urbana, sui quali varrebbe la pena sapere quale uso ne è stato fatto.

Questa e non altra è la storia più recente del rapporto tra lo Stato e la sua capitale. In questi giorni si è annunciato un nuovo capitolo di intese per il 2019 sui poteri per Roma e sulle risorse per la Capitale. Ma quale credibilità può avere un Governo che non riesce nemmeno a garantire l'emergenza, come a Genova, e che presenta decreti raffazzonati e senza cifre? Quale credibilità può avere l'amministrazione di Roma Capitale, che da due anni ci fa assistere al pianto greco di una sindaca inerme, che chiede 3 miliardi per la città senza presentare un progetto e che, poi, si fa scippare dal suo Governo 50 milioni di euro del bando per le periferie dei Governi Renzi e Gentiloni, per tanti quartieri popolari, tra cui Ostia, la Ostia dell'insicurezza e dell'illegalità, dei boss della camorra che hanno votato per i 5 Stelle e dove era prevista e finanziata, dal bando della cittadella della legalità, la sede dell'ufficio del giudice di pace e la caserma dei vigili urbani.

Basta con gli annunci e con le falsità! Si vuole voltare pagina? Allora si apra un tavolo che può consentire di far compiere alla capitale un vero salto di qualità, un tavolo di confronto costituzionale sullo status di Roma Capitale. Attualmente, agli atti dal Parlamento vi è una sola proposta di legge in tal senso, quella del PD, che inserisce questa proposta in una revisione organica dell'assetto regionale italiano. Nella nostra mozione di oggi, e concludo, chiediamo che: siano ripristinati i fondi di Roma Capitale della legge n. 396; che siano reintegrati i fondi dei progetti del bando periferie; che sia riconsiderata la procedura avviata per ATAC, sganciando il debito non riconosciuto e trasferendolo alla gestione commissariale, per favorire un'azione di rilancio del servizio con rigore, senza sprechi; che sia monitorata la situazione di AMA, dove a breve vi sarà una grave crisi di liquidità, che comporterà interruzione del servizio; e che, infine, l'intera partita del debito sia riletta con coerenza e che su questo si riferisca al Parlamento, per non continuare a sottoporre i romani ad una indicibile pressione fiscale senza ritorno di servizi adeguati, valutando anche i temi di un possibile ritorno all'ordinario. Non si può stare a Roma senza avere una grande idea, disse Theodor Mommsen a Quintino Sella all'indomani dell'ingresso in Porta Pia; ma non si può governare Roma se non la si ama, disse un grande sindaco che si chiamava Luigi Petroselli, se non si ha amore e cura delle cose concrete. Ogni giorno a Roma milioni di cittadini si alzano presto, vanno a lavorare, pagano le tasse più alte d'Italia, producono servizi, realizzano prodotti, contribuiscono alla crescita del Paese. Grazie a Roma, alla sede apostolica, anche il resto d'Italia beneficia di un'immagine, di un'attrattività che porta ricchezza, lavoro.

E grazie a Roma, alla sua apertura, alla sua accoglienza, milioni di italiani immigrati da ogni regione d'Italia hanno realizzato un sogno di vita, costruito una famiglia, una casa, sono stati integrati e hanno contribuito ad ampliare l'identità della città moderna. Occorrono decisioni coraggiose, non basta più la ritualità di certi dibattiti, come in parte quello di oggi, e l'annuncio propagandistico di un decreto nel quale non si sa cosa ci sarà. Ed occorre una classe dirigente competente: il governo degli inesperti, degli improvvisati, non è una garanzia di efficienza e di trasparenza, e i fatti lo hanno dimostrato a Roma, dove deve tornare la politica, deve tornare la conoscenza, accompagnata dall'onestà, praticata e non declamata.

Questa è una sfida per tutti, ma, in primo luogo, per chi adesso governa, ha il dovere di essere all'altezza di Roma; e questa sfida, colleghi dei 5 Stelle, voi l'avete perduta, non vi sarà un appello. Per questi motivi, dichiaro il voto favorevole alla mozione del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zicchieri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ZICCHIERI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, oggi ci troviamo a discutere la mozione nell'Aula della Camera dei deputati che ha ad oggetto un tema di grande rilievo, quale quello dell'ordinamento di Roma Capitale, e, più in generale, il quadro del regionalismo e dell'autonomia degli enti locali. Sul tema di Roma Capitale vorrei qui osservare che, nonostante la mole di provvedimenti approvati negli ultimi anni, l'ordinamento della città è ancora in una fase di ridefinizione. Sappiamo bene che la riforma costituzionale del 2001, la riforma del Titolo V, ha dato particolare risalto alla Capitale, prevedendo una disciplina speciale in suo favore. Sino a quel momento per Roma non c'erano norme specifiche e la Capitale era considerata, dal punto di vista normativo ed amministrativo, una delle tante città del nostro Paese.

Ora a questo ente è stata accordata una particolare autonomia, e, proprio per tale ragione, la legge n. 42 del 2009, approvata per attuare quantomeno in parte le nuove disposizioni costituzionali, attribuisce, oltre a quelle svolte in precedenza, ulteriori funzioni amministrative in tema di valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali, di sviluppo del settore produttivo e del turismo, di sviluppo urbano, di edilizia pubblica e privata, di servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilità. La stessa legge, inoltre, prevede che a Roma siano assegnate risorse aggiuntive in considerazione del nuovo regime che aumenta le funzioni spettanti alla Capitale, e detta, poi, norme per fissare i principi generali per l'attribuzione al nuovo ente territoriale di un nuovo patrimonio.

Ma si sa, le norme senza attuazione servono a ben poco, e non basta neppure approvare norme di attuazione, se poi la loro applicazione non produce i risultati sperati. E questo è il caso di Roma Capitale. Certo, sono stati approvati i due decreti delegati. Un primo nel 2010 per disciplinare l'ordinamento provvisorio di Roma Capitale. Il provvedimento si sofferma solo sugli aspetti istituzionali; disciplina, infatti, gli organi di governo, cioè l'assemblea capitolina, la giunta e il sindaco. Si conferisce, altresì, lo status di amministratori di Roma Capitale ai consiglieri dell'assemblea capitolina, agli assessori della giunta e al sindaco, ma per resto il provvedimento non fa altro che rinviare, per quanto non espressamente stabilito, alle norme generali vigenti per gli enti locali contenute nel Testo unico del 2000. Il secondo decreto, entrato in vigore negli anni successivi, disciplina il conferimento delle funzioni amministrative già attribuite al nuovo ente dalla legge del 2009, prevedendo, tra l'altro, l'istituzione della conferenza delle soprintendenze ai beni culturali del territorio di Roma Capitale. Il provvedimento assegna, poi, a Roma Capitale le funzioni amministrative in tema di valorizzazione dei beni presenti nel territorio e in tema di turismo, di fiere e di protezione civile.

Tuttavia, l'ordinamento di Roma Capitale non sembra adeguato al ruolo che questa città è chiamato a ricoprire. Ecco perché ci sembra opportuno condividere gli impegni che la mozione predisposta dalla maggioranza formula al Governo. È necessario adottare iniziative affinché a Roma si garantisca un vero rafforzamento della sua struttura amministrativa in termini di decentramento amministrativo e di miglioramento del funzionamento dei municipi; è necessario elaborare dei progetti concreti di rilancio della nostra Capitale, anche attraverso nuovi provvedimenti normativi che consentano di superare le lacune e le inefficienze esistenti. C'è poi un gran bisogno di lavorare per dirimere i conflitti di competenza che si registrano tra la capitale e la città metropolitana. Non dimentichiamoci che Roma è anche un ente di area vasta. La regione e lo Stato, che continuano nel rimpallo delle responsabilità, non danno certo garanzia alla vita amministrativa di Roma.

È previsto che il sindaco di Roma Capitale possa essere coinvolto nelle riunioni del Consiglio dei ministri, ovviamente nell'ipotesi in cui il Governo si stia occupando di temi attinenti; si potrebbe valutare l'opportunità di mettere in atto questa possibilità. Tuttavia l'ordinamento di Roma Capitale non è l'unico settore di intervento su cui il Governo deve incentrare la propria azione: c'è da rafforzare l'operato delle regioni, implementando le attribuzioni ben al di là di quanto fatto dalla riforma costituzionale del 2001. L'articolo 116, comma 3, della Costituzione stabilisce che, con legge dello Stato, alle regioni possono essere attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Il procedimento richiede l'iniziativa della regione interessata, il parere degli enti locali, il rispetto dei principi previsti dall'articolo 119 della Costituzione in materia di autonomia finanziaria e l'intesa tra Stato e regione. Alcune regioni si sono mosse in questa direzione, in particolar modo la Lombardia e il Veneto, che hanno chiamato gli elettori a pronunciarsi proprio sull'incremento dei poteri. Il punto è che quelle regioni che sotto il profilo economico, produttivo ed organizzativo vogliono svolgere ulteriori competenze legislative, aggiuntive rispetto alle attuali, devono avere la possibilità di farlo, devono potersi mettere in gioco, perché è questo l'unico modo per poter valorizzare le potenzialità presenti nei propri territori e nella propria classe dirigente.

Condividiamo pienamente il fatto che il Governo debba adottare ogni provvedimento di propria competenza al fine di attuare l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, con particolare riferimento alle iniziative di autonomia differenziata già avanzate da alcune regioni. C'è, poi, il capitolo del federalismo fiscale, previsto dall'articolo 119 della Costituzione, a seguito della più volte citata riforma del Titolo V, ma mai attuato sino in fondo. Il federalismo fiscale è la cartina di tornasole del regionalismo e del decentramento; questi ultimi non possono aversi appieno senza un decentramento di prelievo fiscale. Il Governo, quindi, deve impegnarsi nell'implementare, anche attraverso nuovi provvedimenti normativi, la riforma del federalismo fiscale, al fine di completare il disegno riformatore del 2001; un disegno che prevede non soltanto l'equilibrio dei bilanci degli enti locali e degli enti territoriali, ovviamente nel rispetto dei vincoli economici e finanziari derivati dall'ordinamento dell'Unione europea, ma anche l'autonomia di entrata e di spesa, di cui non c'è mai stata completa attuazione.

Non si può attendere ancora, né possiamo mantenere ancora a lungo la disciplina vigente in materia di province, enti che la maggioranza che ha governato nella scorsa legislatura voleva sopprimere senza riuscirvi; enti che sono stati pian piano spogliati di competenze, di fondi, di personale e di risorse, che, però, continuano ad esistere e ad operare, senza essere nelle condizioni di poterlo fare. È quindi necessario che il Governo intervenga prontamente al fine di dare alle province un nuovo assetto, ripristinando, ad esempio, l'elezione a suffragio diretto degli organi e dotando tali enti di risorse adeguate all'espletamento delle funzioni conferite dalla legge. E poi, addentrandomi nelle problematiche e nelle risorse e nel patrimonio di Roma Capitale, possiamo sicuramente, come già fatto da qualche collega in precedenza, affrontare la tematica del degrado delle periferie, e non solo, ma anche del degrado del centro della città, del degrado in cui versa la stazione Termini, di cui tutti ogni giorno vediamo le modalità in cui degrado, insicurezza e delinquenza sono all'ordine del giorno, creando non pochi disagi e problemi ai cittadini.

Mi riferisco anche ai servizi sociali e alle tante problematiche in cui versa la capitale. Ma sarebbe sicuramente fastidioso rimbalzare adesso le responsabilità, facendo i tifosi. Io penso che l'intero patrimonio storico, artistico, culturale di Roma, e l'identità di Roma è patrimonio di tutti, è patrimonio di tutti gli italiani e non solo dei romani e dei laziali. Quindi, è su questo che noi abbiamo il dovere di confrontarci ed elaborare proposte che facciano l'interesse e il bene di Roma, che è città di turismo religioso, città di turismo storico, culturale.

Ci sarebbe il tema dei rifiuti che sta coinvolgendo fortemente e anche in maniera negativa le province del Lazio; e mi viene in mente la provincia di Frosinone, invasa, che in termini di problematiche igienico-sanitarie è veramente al disastro totale. Allora, io penso che, come citava anche qualcuno, fare il tifoso non serve, perché altrimenti possiamo ricordare che, delle tante opere del Giubileo, alcune sono rimaste dopo anni incomplete, creando tantissimo sperpero di denaro pubblico e creando cattedrali nel deserto nella città di Roma; e non solo, anche nella provincia stessa.

Quindi, vorrei ricordare anche a chi del centrosinistra ci ha preceduto, che ancora oggi vi sono municipi… Mi viene in mente l'VIII, nel quale ieri la Lega ha fatto un sopralluogo con i cittadini, in cui dopo due anni dal sisma del 2016 è ancora chiuso il ponte della Garbatella, un ponte importantissimo; quel municipio è stato in precedenza governato dal centro-sinistra e pochi mesi fa vi è stato rieletto il centro-sinistra, e su quella problematica molto grave si continua a tacere.

Quindi, il rimbalzo di responsabilità serve a poco, se non si ha la consapevolezza di affrontare la tematica in maniera seria e dare un futuro a Roma e ai romani.

La Lega ascolta sicuramente i propri consiglieri comunali. Non si preoccupi qualche collega, poiché percepivo uno spirito di agitazione: noi non prendiamo in giro nessuno e andiamo ogni giorno ad incontrare i romani e ad ascoltare le loro voci, perché penso sia ciò che noi dobbiamo e possiamo fare. E su questo siamo fortemente consapevoli che, per tutte le ragioni appena evidenziate, condividendo in tutto e per tutto gli impegni conferiti al Governo, il gruppo della Lega voterà convintamente “sì” alla mozione Francesco Silvestri, De Angelis ed altri n 1-00048 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Presidente, la discussione di oggi ha un'importanza particolare per chi ci ascolta. Riportiamo in quest'Aula una questione centrale per tutti quanti, ovvero le sorti di Roma, ovvero del biglietto da visita del nostro Paese; o, per dirla con le parole di Goethe, del biglietto da visita del mondo.

Voglio dedicare l'introduzione di questo intervento proprio al concetto di capitale del nostro Paese. Roma non è capitale solo in virtù di un beneficio amministrativo, ma perché rappresenta l'Italia in ogni suo artefatto. Tante cose che ammiriamo in questa città sono state pensate e create da persone provenienti da ogni regione d'Italia: il Vittoriano da un ascolano, la Basilica di San Pietro da un aretino, il Colonnato che la corona da un napoletano, lo stesso napoletano che progettò questo palazzo in cui ci troviamo. Roma è fatta dalle migliori eccellenze della nostra storia, del nostro Paese: ecco perché è la capitale. Quindi, il suo lustro riguarda tutti noi!

Non voglio ritornare su tutti i principi e le premesse normative che altri colleghi, anche delle forze di opposizione, hanno citato; ma al netto di queste considerazioni c'è una sola, unica e incontrovertibile verità: le disposizioni ordinamentali sulla città di Roma sono monche, ovvero a quella legge che attribuiva a Roma poteri speciali non è stata data piena attuazione, e mancano alcuni decreti attuativi. Manca ad oggi, dunque, un quadro normativo organico ed una capillare analisi dei processi, non intesi dall'ente, attenzione, bensì per funzioni, ossia dallo Stato fino ai cittadini. Tradotto per chi ci ascolta da fuori, fino ad ora se ne sono abbastanza fregati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Veniamo a noi. Roma rappresenta caratteristiche territoriali e sociali molto diverse tra loro, un crocevia di esigenze molteplici che devono soddisfare sia l'imponente presenza istituzionale, turistica ed economica, sia le necessità di un tessuto periferico altrettanto imponente, che si dirama ormai ben oltre i confini comunali: la città più estesa d'Italia, con più di 3 milioni di abitanti.

Il conflitto di attribuzioni tra Stato, regione e comune è l'altro tema che con questa mozione portiamo al centro della discussione. Ed è un tema che non è che abbiamo sollevato noi del MoVimento 5 Stelle: prima di me altri costituzionalisti hanno sottolineato i disagi della famosa riforma del 2001 sul Titolo V e gli effetti della riforma Delrio, che non ha fatto altro che creare altri cortocircuiti in questa città. I numeri del contenzioso in materia mostrano la centralità di quello di cui sto parlando.

Nella capitale d'Italia questo sistema così farraginoso si mostra in modo ancor più evidente. Vi faccio un esempio, che abbiamo vissuto sulla nostra pelle nello scorso Natale: in previsione dello stagionale aumento dei rifiuti nel periodo natalizio, agli inizi del 2017, AMA, ovvero la municipalizzata del comune di Roma, attiva una ricerca di mercato per individuare impianti fuori regione disponibili a trattare una parte dei rifiuti di Roma. Il 23 ottobre 2017 gli esiti di questa ricerca di mercato vengono trasmessi alla regione Lazio, esiti dove vengono indicati altri dieci operatori fuori regione in base a criteri, ovviamente, di economicità e prossimità. Il 22 novembre 2017, non avendo ricevuto alcuna risposta, AMA si reca in regione per sollecitare l'attivazione degli accordi interregionali. La dirigente della regione Lazio risponde che, da oltre 15 giorni, non vede i documenti a causa di un problema informatico. La capitale d'Italia rimane bloccata perché alla regione si sono rotti i computer (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

L'autorizzazione a trasferire parte di questi rifiuti arriva solamente il 2 febbraio 2018, ormai troppo tardi. Nel frattempo Roma affronta tutto il periodo natalizio senza alcun supporto da parte della regione Lazio. Ma nella Città santa, a Natale, con un turista francese, ad esempio, ma pensate che la brutta figura l'hanno fatta solamente Roma o i romani o i 5 Stelle? Guardate che l'abbiamo fatta come Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Oppure parliamo della più grande municipalizzata d'Italia, che gestisce il trasporto pubblico: non solo di quei 3 milioni - torno a ripeterlo, perché è un concetto importante - di persone, di abitanti, ma anche di tutti quei turisti che tarano sempre la loro opinione sul nostro Paese in base ai servizi che la sua capitale è in grado di offrire. Quindi, ATAC; ATAC che ha avuto non poche difficoltà con la regione Lazio, difficoltà ben descritte durante una delle tante audizioni della scorsa legislatura dell'assessore capitolino alla mobilità, che più e più volte ha denunciato una crisi strutturale di trasferimenti dalla regione al comune di soldi che derivavano dal Fondo per il trasporto pubblico locale. Ora, se questo principio può andare bene per realtà più piccole, è assolutamente dannoso per una realtà come quella di Roma, che è titolare di quasi il triplo di tutti i chilometri che vengono percorsi della regione Lazio.

Oppure parliamo del fiume Tevere, motivo per il quale Roma è nata in questo territorio. Da chi è gestito il tratto che attraversa la città? Chi è il responsabile della valorizzazione storica, della pulizia, del dragaggio, della manutenzione degli argini di questa via d'acqua? Un incredibile serie di conflitti di attribuzioni tra Stato, regione e comune, in una sovrapposizione di competenze e funzioni che coinvolge 15 enti preposti e 21 dipartimenti tra Ardis, Autorità di bacino, capitaneria di porto e il Ministero per i beni e le attività culturali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La giunta Raggi ha dovuto istituire un ufficio speciale Tevere per il coordinamento di questo labirinto. Ma perché dobbiamo costringere la capitale d'Italia a fare queste cose? Ai cittadini non interessano i capricci tra regione e comune, tra PD e Cinquestelle, tra Raggi e Zingaretti. Ai cittadini interessa che un problema nella sua prossimità venga risolto. Punto! E di questo noi dobbiamo averne cognizione tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Un altro aspetto, che richiamo con gli impegni al Governo in questa mozione, riguarda il decentramento amministrativo e la facilitazione che possiamo offrire, dal livello nazionale a quello più in prossimità del cittadino. Ricordo, a coloro che non sono romani ma anche a me stesso, che ognuno dei quindici municipi di Roma ha un'estensione territoriale e un numero di abitanti superiore a realtà urbane, che nel resto d'Italia sono capoluoghi di provincia o regione. I presidenti dei municipi romani e le loro giunte, che lavorano a supporto, si trovano ogni giorno a rispondere a problematiche economiche e sociali, che nessun altro livello amministrativo si trova ad affrontare, un lavoro che deve essere sempre fatto, con in più la pressione dell'utenza, che giornalmente chiede servizi e risposte.

Perciò, Presidente, oltre che ringraziare questi eroi, cerchiamo, noi che abbiamo il privilegio di occupare quest'Aula e che dirottiamo risorse ben maggiori delle loro, di provvedere fattivamente ai nostri colleghi, che rappresentano la faccia dello Stato in ogni singola amministrazione locale. E, dove lo Stato non funziona, abbiamo visto cosa succede.

Per questo motivo, colleghi, si tratta a questo punto solo di certificare che è necessario cambiare rotta. Quelli che possono sembrare dei meri conflitti di attribuzione o spezzettamento di funzioni come si traducono, poi, nella realtà di tutti i giorni? Si traducono, ahimè, in servizi che arrivano a rilento ai cittadini o, peggio, che non arriveranno mai.

Nel nostro Paese, da Bolzano fino a Palermo, ci si chiede sempre cosa possa fare Roma per il resto del Paese. Ecco, ora io credo che sia opportuno cambiare il paradigma della domanda. Quindi, chiediamoci adesso cosa può fare il Paese per la sua capitale. Per questo motivo chiedo a gran voce, a tutti i gruppi (a tutti i gruppi!) di condividere gli impegni di questa mozione e di votarla favorevolmente con noi.

Non può esistere scontro su questa tematica ed è irrilevante che attualmente il MoVimento 5 Stelle amministri questa città, non ne facciamo un fatto di bandiera. Non scordiamoci che Roma è eterna. Noi ci troviamo tutti nella facoltà di accompagnarla solo per un breve pezzo della sua storia. Siamone degni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Desidero informare l'Assemblea che, pochi giorni fa, la nostra collega Daniela Cardinale ha dato alla luce la piccola Vittoria. Alla piccola neonata, alla madre e al padre giungano, per mio tramite, gli auguri della Presidenza e di tutta l'Assemblea (Applausi).

Comunico, inoltre, all'Assemblea che il nostro collega, ex collega, David Ermini, è stato eletto vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. A lui gli auguri di buon lavoro (Applausi).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo alla votazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00032.

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Meloni ed altri n. 1-00032, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa. Ricordo che la premessa sarà posta in votazione, solo nel caso in cui il dispositivo venga approvato.

Avverto, altresì, che non essendo stata avanzata richiesta di votazione per parti separate con riferimento al secondo capoverso del dispositivo, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00032, limitatamente al dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Meloni ed altri n. 1-00032, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Passiamo alla votazione della mozione Fassina ed altri n. 1-00041.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fassina ed altri n. 1-00041, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della mozione Barelli ed altri n. 1-00042.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa. Ricordo che la premessa sarà posta in votazione solo nel caso in cui il dispositivo venga approvato.

Avverto, altresì, che non essendo stata avanzata richiesta di votazione per parti separate con riferimento al primo capoverso del dispositivo, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Barelli ed altri n. 1-00042, limitatamente al dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Barelli ed altri n. 1-00042, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Passiamo alla votazione della mozione Morassut ed altri n. 1-00043.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa. Ricordo che la premessa sarà posta in votazione solo nel caso in cui il dispositivo venga approvato.

Avverto altresì che, non essendo stata avanzata richiesta di votazione per parti separate con riferimento al quinto capoverso del dispositivo, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Morassut ed altri n. 1-00043, limitatamente al dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Morassut ed altri n. 1-00043, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Passiamo alla votazione della mozione Francesco Silvestri, De Angelis ed altri n. 1-00048.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Francesco Silvestri, De Angelis ed altri n. 1-00048, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Seguito della discussione delle mozioni Delrio ed altri n. 1-00036, Lollobrigida ed altri n. 1-00040 e Molinari e D'Uva n. 1-00044 sulla posizione da sostenere in sede europea circa l'applicazione nei confronti dell'Ungheria dell'articolo 7, paragrafo 1 del Trattato UE, in relazione alla risoluzione adottata dal Parlamento europeo (ore 12,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Delrio ed altri n. 1-00036, Lollobrigida ed altri n. 1-00040 e Molinari e D'Uva n. 1-00044 sulla posizione da sostenere in sede europea circa l'applicazione nei confronti dell'Ungheria dell'articolo 7, paragrafo 1 del Trattato UE, in relazione alla risoluzione adottata dal Parlamento europeo (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di martedì 25 settembre 2018 si è conclusa la discussione sulle linee generali. Avverto che, in data odierna, è stata presentata la mozione Santelli ed altri n. 1-00049 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

RICARDO ANTONIO MERLO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Sulla mozione Molinari e D'Uva n. 1-00044 il parere è favorevole; sulle mozioni Delrio ed altri n. 1-00036, Lollobrigida ed altri n. 1-00040 e Santelli ed altri n. 1-00049 il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. La componente Noi con l'Italia voterà contro la mozione del PD e voterà contro la mozione della maggioranza, mentre approva le altre due mozioni. Cercherò di spiegare velocemente le ragioni e le motivazioni della nostra posizione. Nella mozione del PD registriamo un vizio antico della sinistra: un manicheismo ideologico che divide il mondo tra buoni e cattivi, dove i buoni sono sempre dalla stessa parte, ovviamente la sinistra, i buoni, i bravi e, naturalmente, più intelligenti e superiori, che quindi hanno qualcosa da insegnare agli altri in virtù di una presunta e incomprimibile superiorità morale. Noi non siamo d'accordo.

È buona regola della democrazia rispettare il voto popolare, anche quando il voto popolare non è coerente con le proprie aspettative (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI). È questo il caso del popolo ungherese, che ha conferito quasi il 50 per cento dei voti al Premier Orbán, di cui molte cose sono da noi non condivise, ma è un popolo che ha votato con il 68 per cento del corpo elettorale. Evidentemente i cittadini ungheresi, i cittadini magiari, hanno apprezzato il lavoro del proprio Governo, al quale hanno conferito un terzo mandato e del quale hanno potuto registrare, constatare ed apprezzare i risultati degli indici di progresso economico e sociale che in questi anni l'Ungheria - piaccia o non piaccia - ha raggiunto. Va, inoltre, sottolineato che l'OSCE ha confermato la regolarità delle elezioni e che nulla ha eccepito rispetto alle elezioni e al sistema elettorale; e il Governo, il Governo Orbán, si è sempre e comunque dichiarato disponibile ad un confronto sul tema dei diritti umani.

Non mi dispiacerebbe - mi rivolgo ai colleghi del Partito Democratico - che questa mozione fosse presentata anche al Senato, laddove potrebbe anche riabilitarsi il senatore Giorgio Napolitano, che, qualche anno fa, rispetto all'Ungheria aveva posizioni ben diverse, mi ricordo Imre Nagy sul tema dei diritti civili. La storia è storia, ma questo è un fatto che rimane marcato anche se il cambiamento va registrato.

Riteniamo che, in questo nostro contesto, sarebbe un gravissimo errore, come richiesto dalla mozione del PD, l'applicazione dell'articolo 7: attivare oggi sanzioni significherebbe favorire un risultato opposto a quello che desideriamo raggiungere, aumenterebbero il senso di diffidenza verso l'Europa e non contribuirebbero certo a raggiungere quello spirito che Altiero Spinelli voleva a Ventotene ed è anche lo spirito, quello raggiante e rassicurante, di Matteo Renzi, sempre a Ventotene, con la Cancelliera Merkel, di cui ormai non c'è traccia.

Ecco, d'altra parte, è evidente, oltre a questa posizione del PD, l'imbarazzo della maggioranza, con i grillini che a Bruxelles votano contro Orbán e Matteo Salvini e la Lega che abbracciano il leader magiaro. C'è qualcosa che non va in tutto questo, come in tanti punti che contraddistinguono in questi giorni la maggioranza di Governo, che si trova costretta a rincorrere le dichiarazioni dei propri esponenti e a cambiarle di volta in volta a seconda della situazione.

Noi guardiamo con preoccupazione a tutto questo e vogliamo aggiungere un'ultima, semplice domanda rispetto al voto del Parlamento europeo, in cui i 5 Stelle hanno votato in un modo e gli amici della Lega nel modo completamente opposto; la domanda è diretta al professor Giuseppe Conte, attuale Presidente del Consiglio del nostro Governo: ma lei, Presidente, come voterà? Lei, Presidente, da che parte sta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, signor rappresentante del Governo, visto che è solo, colleghe e colleghi, il 12 aprile del 2003, in Ungheria, attraverso un referendum ben l'84 per cento dei votanti sanciva la volontà di aderire all'Unione europea. Il 1° maggio del 2004, l'Ungheria entrava a farne parte ufficialmente e per le strade di Budapest migliaia di persone festeggiavano questo evento, anche perché arrivava dopo i lunghissimi anni della Guerra fredda e questo evento riportava l'Ungheria nella casa comune europea.

Dunque l'Ungheria sceglieva di aderire in quel momento non solo a un'area di libero mercato, non solo a un semplice mercato comune, ma soprattutto a una comunità, una comunità che si fondava, signor sottosegretario, e si fonda tuttora, su valori e princìpi molto chiari: il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone aderenti alle minoranze. Così, signora Presidente, recita l'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea.

Il 12 settembre scorso, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale si afferma che il Governo Orbán con la sua azione sta minacciando e violando in modo grave questi valori e chiede, dunque, la risoluzione, al Consiglio dell'Unione europea, di attivare la procedura prevista dall'articolo 7, paragrafo 1, del Trattato.

Signora Presidente, è la prima volta che il Parlamento europeo chiede di attivare questa procedura, non era mai accaduto prima ed è un fatto importante, perché, vedete, per accedere all'Unione europea ogni Paese candidato deve garantire la piena e concreta adesione ai principi dell'Unione, ma, una volta entrata a farne parte, non può ignorarli e contraddirli senza danneggiare anche tutti gli altri Stati e senza che ci sia una reazione da parte delle istituzioni europee.

Gli atti del Governo di Budapest che contrastano con i valori dell'Unione, secondo la risoluzione approvata, riguardano, tra gli altri, l'indipendenza della magistratura, la corruzione e i conflitti di interessi, la libertà accademica, la libertà di associazione, di religione, la libertà di espressione e i diritti delle minoranze. Parliamo di tutti ambiti che qualificano la democrazia di un Paese e la violazione di questi diritti viene da tempo ampiamente documentata, sia da precedenti atti del Parlamento europeo, che da organi di informazione un po' di tutto il mondo. Non si tratta, quindi, di invenzioni, come qualcuno ha voluto dire, tutt'altro, parliamo di cose concrete.

Ma come si sono comportati a Strasburgo, come si sono comportate le forze politiche che formano la maggioranza del nostro Paese? Ebbene, si sono divise, e questa non è una novità, non è, neanche, un'eccezione, come vediamo dai problemi che esistono, anche qui, in Italia, quotidianamente. I parlamentari del MoVimento 5 Stelle, pur restando in un imbarazzato silenzio per tutta la seduta, hanno votato a favore della risoluzione; quelli della Lega hanno votato contro, ribadendo la loro alleanza con il ‘regime Orbán, suggellata, come ben sappiamo, a fine agosto, a Milano. Loro, i deputati della Lega, sono, invece, intervenuti nel dibattito, senza però riuscire a smentire le accuse circostanziate contenute nella proposta di risoluzione ed esibendosi in una difesa d'ufficio che ha avuto anche toni, lasciatemelo dire, un po' grotteschi, come quando la deputata Mara Bizzotto, lo ripeto, la deputata Mara Bizzotto ha iniziato il suo intervento dicendo: lei, carissimo Orbán, è un eroe, è un eroe che lotta per la libertà e la sovranità del proprio popolo, contro l'Unione sovietica europea. Così riportano i resoconti: contro l'Unione sovietica europea.

Allora, Orbán un eroe? Lo ripeto, Orbán un eroe? Fateci capire, colleghi della Lega, Orbán è il vostro modello? Dove state portando il nostro Paese, verso la limitazione della libertà di espressione? Lo state portando verso la limitazione della libertà accademica oppure verso la restrizione dei poteri della magistratura? È il modello Orbán quello che volete importare in Italia?

Vi ricordo che l'Italia è un Paese democratico, una democrazia che non è e non sarà illiberale, come piace a Orbán, perché i valori e i principi contenuti nel Trattato e nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, noi italiani, li conosciamo bene, perché li abbiamo scritti ben prima nella nostra Costituzione, fin dal 1948; dunque non possiamo, lo ripeto, non possiamo far finta di nulla e voltarci dall'altra parte, quando il Governo di uno Stato membro decide di violarli, quei principi, e di tradire l'impegno assunto per il loro pieno rispetto. Anche perché, cari colleghi e care colleghe, se non verranno presi provvedimenti, altri Paesi seguiranno, altri Paesi potrebbero sentirsi autorizzati a violare i principi fondativi dell'Unione europea.

Per questo il gruppo di Liberi e Uguali voterà a favore della mozione Delrio che impegna il Governo, i cui componenti hanno giurato sulla Costituzione, a sostenere, in seno al Consiglio dell'Unione europea, il voto espresso dal Parlamento europeo.

Allora, signora Presidente, concludo con un'ultima considerazione; l'agenda politica del Governo Conte la sta dettando il Ministro dell'Interno Matteo Salvini, con la compiacenza del MoVimento 5 Stelle. Il Governo a trazione leghista sta portando l'Italia a fianco di quel gruppo di Visegrád, di cui Orbán è il riferimento, che mira a indebolire, anzi, non a indebolire, a disintegrare l'Unione europea, in nome di una pericolosa e alquanto anacronistica revanche nazionalista.

Il Governo a trazione leghista sta dando sostegno a chi, nei fatti, contrasta gli interessi del nostro Paese e lo dimostra anche l'ultimo vertice europeo, quello di Salisburgo, dal quale il Presidente del Consiglio è tornato, ancora una volta, a mani vuote. Vedete, nel consesso internazionale chi sbaglia alleanze si isola e, alla fine, perde; ci vuole molto a capirlo? Signor sottosegretario, ci vuole molto a capire questo? Spinti da Salvini avete sbagliato alleanze, vi siete messi accanto ad Orbán e vi state isolando, ma quel che è peggio è che state isolando l'Italia.

PRESIDENTE. Collega, le ricordo di rivolgersi alla Presidenza, grazie.

LAURA BOLDRINI (LEU). Anche per questo, auspico, signora Presidente, un voto libero, in piena coscienza da parte delle deputate e dei deputati; un voto che - lo voglio dire forte e chiaro in quest'Aula - non è contro l'Ungheria, un Paese che ha sofferto per oltre quarant'anni sotto la dittatura comunista e che non può essere, oggi, piegato ad una nuova morsa illiberale come qualcuno vuole fare (Applausi polemici dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi…

LAURA BOLDRINI (LEU). Al contrario, cari colleghi, e care colleghe, vogliamo un'Ungheria pienamente democratica, dentro un'Unione europea che deve, certamente, cambiare ed essere più vicina ai bisogni delle popolazioni, ma cambiare per andare avanti, non per tornare indietro, perché l'Italia senza una forte e rinnovata Unione europea cadrebbe in balia di altre superpotenze, lo ripeto, in balia di altre superpotenze. È questo che si vuole fare, è questo che volete fare? Noi non lo vogliamo e a questo disegno ci opporremo con tutte le nostre forze (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Signora Presidente, sono d'accordo con il fatto che quello di cui stiamo discutendo stamattina va ben oltre il merito proprio delle mozioni. Dico subito, alla collega Boldrini, che sarò grottesca, secondo ciò che lei ha definito “grottesco” nel suo intervento. Noi, qui, oggi, non stiamo decidendo semplicemente qualcosa che riguarda l'Ungheria, anche se verrebbe da segnalare - quando si dice: non siamo contro l'Ungheria - che gli ungheresi hanno scelto Viktor Orbán, è un Governo democraticamente eletto in libere elezioni che sceglie di sostenere quella linea politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, quindi, c'è qualcosa che non funziona, ma noi non parliamo effettivamente, oggi, solo di qualcosa che riguarda l'Ungheria, noi parliamo, oggi, di qualcosa che riguarda il diritto alla sovranità e alla libertà di ogni Stato membro dell'Unione europea. E, effettivamente, l'intervento che mi ha preceduto lo conferma, perché dice, Laura Boldrini: se noi consentiamo che l'Ungheria faccia quello per cui i cittadini ungheresi hanno votato, qualunque nazione che fa parte dell'Unione europea si sentirà libera di fare quello che vogliono i suoi cittadini e noi non lo possiamo consentire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e quindi dobbiamo colpire l'Ungheria, perché, collega Boldrini, colpirne uno, per educarne cento, l'abbiamo già sentita e non era proprio democrazia, lo ripeto, non era proprio democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Allora, dietro le inesistenti, presunte violazioni da parte dell'Ungheria, si nasconde, in realtà, un'aggressione politica a danno dell'Ungheria, un'aggressione ideologica a danno dell'Ungheria, un'aggressione per impedire a uno Stato membro di difendere il suo territorio, la sua identità, la sua libertà, la sua sovranità, le sue tradizioni. Si tratta di un'aggressione con la quale si vuole impedire a un Governo democraticamente eletto di realizzare il programma votato dai suoi cittadini. E c'è un grande pericolo, signori, se noi consentiamo che questo accada; c'è un pericolo di metodo e un pericolo di merito. Il pericolo di metodo ve l'ho già detto, l'Europa può o non può decidere sulla mia politica interna e fino in che misura può decidere della mia politica interna, quanto l'Unione europea può decidere che quello che vogliono i cittadini di una nazione di uno Stato membro non valga niente? Se noi consentiamo che questo accada, oggi a me, domani a te, anzi, oggi a te, domani a me; oggi lo consentiamo verso l'Ungheria, domani non potremo dire niente quando si riterrà che la stessa cosa debba accadere a nostro danno.

Nel merito, si chiede di sanzionare Viktor Orbán, perché Viktor Orbán è colpevole di opporsi all'invasione dell'Ungheria, al processo di islamizzazione dell'Europa, perché Viktor Orbán è una persona che vuole difendere l'identità ungherese e, con essa, l'identità europea. Viktor Orbán è Presidente di una nazione che governa, insieme al gruppo di Visegrád, i confini esterni dell'Unione europea; sono nazioni che, in questi anni, hanno difeso quei confini esterni. Sono nazioni che hanno impedito che, dalla rotta balcanica, milioni di persone entrassero in Europa e noi italiani, in particolare, dovremmo ringraziarli perché, se il gruppo di Visegrád e le nazioni di Visegrád non avessero fatto il loro lavoro, noi oggi ci ritroveremmo ad essere il campo profughi d'Europa, stretti tra la rotta balcanica ad est e la rotta mediterranea a sud.

Invece di dire grazie a Viktor Orbán, all'Ungheria, alle nazioni del gruppo di Visegrad, noi pretendiamo che l'Ungheria faccia quello che ha fatto l'Italia in questi anni, che apra i suoi confini all'immigrazione incontrollata. E, vedete, io non penso che si possa chiedere a una nazione una cosa del genere, perché Viktor Orbán ha ragione quando dice: io ho difeso i confini esterni dell'Unione europea e, se voi non avete fatto il vostro lavoro, perché, di grazia, ci dovremmo prendere i vostri immigrati clandestini? Però, vedete, questo non vuol dire essere contro l'Europa o essere fuori dall'Europa.

Quando io sono stata a trovare Viktor Orbán, egli mi ha fatto vedere una lettera che aveva spedito a Gentiloni, allora Presidente del Consiglio, dicendo: guardate, noi non siamo disponibili a distribuire immigrati clandestini, però siamo disponibili a darvi una mano a fermare il flusso, a fermare i barconi. Cosa vi serve? Vi serve intelligenza? Vi servono soldi? Vi servono mezzi? Noi siamo europei, vi daremo una mano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sa cosa, Presidente? Non gli hanno neanche risposto, non gli hanno neanche risposto dal Governo italiano, a Viktor Orbán!

Allora, vedete, non è vero quello che si dice, non è vero che ormai è un nemico dell'Europa, che l'Ungheria è nemica dell'Europa, non è vero che Orbán è un pericoloso dittatore - è stato eletto in libere elezioni -, non è vero che Orbán è un mostro. Mi corre l'obbligo di ricordare che Orbán fa parte del Partito popolare europeo, lo stesso della Merkel e di Pier Ferdinando Casini, non esattamente due skinhead, e, nel gruppo di Visegrad, la Polonia è governata da conservatori e la Slovacchia, per dodici anni, fino a poco fa, aveva per Premier uno che si chiamava Robert Fico -una “o” di meno del nostro Presidente della Camera - di sinistra, come il nostro Presidente della Camera, però che riteneva, da membro del Partito Socialista, che la Slovacchia non potesse aprire le frontiere all'immigrazione di massa musulmana, perché diceva: la Slovacchia è una nazione cristiana e non ha intenzione di diventare uno Stato islamico. Infatti, in Europa ci sono queste posizioni e hanno diritto ad esistere, queste posizioni.

Allora, qual è il problema per cui veramente Viktor Orbán si vuole che sia sanzionato dall'Unione europea? Il problema è che Viktor Orbán si oppone a un disegno per il quale in Europa si stanno spendendo molto grandi interessi finanziari; il problema è che Viktor Orbán è nemico degli speculatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), il problema è che Viktor Orbán è nemico dei George Soros.

E, guardate, non lo dico diciamo per tirare fuori chissà quale complottismo, lo dico perché di recente è stato pubblicato un rapporto interno di Open Society, la fondazione di questo “filantropo” – secondo la sinistra – dalla quale emerge che ci sono addirittura 226 parlamentari europei, il 30 per cento del Parlamento europeo, definiti “affidabili alleati della Open Society” di George Soros. Ci sono anche 14 italiani, collega Boldrini, tutti di sinistra.

Poi, ultimamente, George Soros deve aver trovato delle – mettiamola così – valide argomentazioni per trovarne degli altri anche fuori dai confini della sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il problema è che Viktor Orbán è tra quelli che, come noi, si oppongono a un modello che vuole privare l'Europa della sua identità, perché questo è l'unico modo per trasformarci tutti in un ammasso di perfetti consumatori, senza identità, senza diritti, senza la capacità di sentire la nostra voce, sempre più in balìa del grande capitale. Non è un caso che per questa Unione europea sia un problema tutto quello che ci definisce, tutto quello che definisce l'identità, non possiamo dirci italiani, non dobbiamo dirci cristiani, non dobbiamo dirci uomo o donna, non dobbiamo dirci madre o padre: no! Dobbiamo essere “genitore 1” e “genitore 2” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), cittadino x, genere x, non dobbiamo essere niente, perché così saremo dei numeri e, quando saremo dei numeri, la speculazione finanziaria avrà vinto, perché saremo i suoi schiavi!

Questo è quello a cui si oppone gente come Viktor Orbán, gente come Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia e tutti quelli che «grottescamente» sostengono il diritto dei popoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti del deputato Scalfarotto)

PRESIDENTE. Collega Scalfarotto… Collega Scalfarotto, lasci parlare la collega.

GIORGIA MELONI (FDI). Non vi preoccupate, si innervosiscono perché sanno che è la verità (Commenti del deputato Scalfarotto). Allora, vede siccome noi …

PRESIDENTE. Collega Scalfarotto…

GIORGIA MELONI (FDI). Buoni, buoni, calmi… Siccome noi non siamo dei numeri, ma siamo delle persone (Commenti del deputato Scalfarotto), noi continueremo a sostenere…

PRESIDENTE. Collega Meloni, ha quaranta secondi.

GIORGIA MELONI (FDI). … la libertà e quella Europa che vuole difendere la sua civiltà.

E voi?

IVAN SCALFAROTTO (PD). È quella che dà i diritti!

GIORGIA MELONI (FDI). Non parlo con la sinistra perché la loro idea di libertà per gli ungheresi è rimasta, più o meno, quella espressa da Giorgio Napolitano nel 1956 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non hanno cambiato idea, non hanno cambiato idea.

Lo chiedo, invece, al Governo e questo mi interessa perché, vede, Presidente, qui c'è un problema. Il problema è che il Presidente del Consiglio Conte dovrà votare al Consiglio europeo se sostenere o non sostenere le sanzioni contro l'Ungheria…

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIORGIA MELONI (FDI). Concludo. Possiamo sapere se voterà «sì» o «no»? Possiamo sapere se la sua posizione è quella della Lega, che sostiene le politiche di Viktor Orbán, o quella del MoVimento 5 Stelle, che considera una vergogna europea la vittoria democratica, in libere elezioni, di Viktor Orbán (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Collega, concluda.

GIORGIA MELONI (FDI). Possiamo saperlo? Perché il voto dell'Italia sarà determinante e non si può fare un'altra supercazzola, tanto ormai l'ho detto una volta e lo ripeto anche una seconda. Quindi, noi sosteniamo…

PRESIDENTE. Grazie, collega…

GIORGIA MELONI (FDI). Scusi, Presidente, dico una frase sola…

PRESIDENTE. Grazie (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Una voce dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia: Vergogna!).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Jole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie, Presidente. Colleghi, signor rappresentante del Governo, come abbiamo ascoltato, il Parlamento europeo ha promosso quella che gli europeisti chiamano l'azione nucleare contro l'Ungheria e contro il suo Premier Orbán, azione nucleare perché è una misura sanzionatoria prevista dall'articolo 7, come ricordato, del Trattato di Lisbona ed è considerata la misura estrema che l'Europa ha nei confronti di uno dei suoi Stati membri. Tuttavia, a dispetto dell'efficacia semantica del termine “azione nucleare”, in realtà la capacità intimidatoria è assolutamente ridotta; diciamo la verità, è nulla, perché la procedura che si attua, le maggioranze che vengono richieste, tanto per arrivare alla incriminazione quanto, e soprattutto, alle sanzioni, rendono tutto quello che è stato fatto esclusivamente un articolo per un titolo giornalistico, né più e né meno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ricordiamo che, su richiesta della Commissione, in Consiglio giace la questione Polonia, dal 2017 e ne abbiamo perso completamente le tracce. Allora, sì, come diceva la collega Boldrini prima, è la prima volta che il Parlamento europeo aziona questa procedura. Il problema è il fatto che il Parlamento europeo azioni questa procedura nel 2018, proprio alla vigilia delle elezioni europee del 2019, non è un merito ma, scusate, è una vergogna, perché è un'azione esclusivamente di tipo politico-ideologico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), per giunta sbagliata, perché è un boomerang.

Noi abbiamo votato, in Parlamento europeo, contro le sanzioni all'Ungheria e in questo Parlamento voteremo coerentemente la nostra mozione: è prevista una richiesta di dialogo. Perché votiamo contro? Perché siamo d'accordo, come ha fatto prima, legittimamente, la collega Meloni, con le politiche del Premier Orbán? No, noi non siamo a favore delle politiche sull'immigrazione del Premier Orbán, noi siamo a favore della revisione del Trattato di Dublino. Ci spiace che il Premier Orbán abbia preso una posizione contraria; noi siamo per la ricollocazione dei migranti, cosa a cui si oppone il gruppo di Visegrad, rappresentato soprattutto dall'icona del Presidente Orbán.

Ma, vedete, quando si usano gli strumenti giuridici, gli strumenti di diritto non possono essere utilizzati per sanzionare le politiche di un Paese. Noi siamo contro quella politica del Premier Orbán, ma, a maggior ragione, vogliamo difendere la giuridicità di un istituto che non può essere compromesso.

Esistono allora - questo il Parlamento italiano si deve chiedere - i presupposti per applicare l'articolo 7 del Trattato di Lisbona? Non esistono, non esistono palesemente.

Vedete, come si può affermare che esistono questi presupposti su una serie di leggi, quando è noto che l'Ungheria ha collaborato con l'Europa per correggere le leggi che venivano contestate, e non lo diciamo noi. Rispetto ai moltissimi rilievi mossi dall'Europa nei confronti della legislazione dell'Ungheria, l'Ungheria si è impegnata a rimediare, a dare garanzie. Nello stesso allegato alla risoluzione votata dal Parlamento, viene dato atto che le autorità ungheresi sono sempre state disposte a discutere la legalità di qualsiasi misura specifica.

Allora che senso ha questa richiesta, questa grida manzoniana di sanzione? Sono stati riportati numerosi casi in cui le autorità di Budapest hanno modificato le proprie norme tenendo conto delle sentenze e dei suggerimenti delle diverse istituzioni e organismi europei, su questa strada della moralsuasion occorreva e occorrerebbe proseguire. È di aiuto fare queste grida? È di aiuto urlare contro l'Ungheria? Perché sono solo urla, una dimostrazione muscolare, né più né meno. Aggiungo, come si può chiedere l'attivazione dell'articolo 7 per violazione delle competizioni elettorali, sanzionando il sistema elettorale, quando Orbán ha vinto con oltre il 49 per cento dei voti? E questo non sarebbe sufficiente: il tema vero è che gli osservatori dell'OSCE hanno dichiarato che il modo in cui le elezioni sono state amministrate dal punto di vista tecnico è stato professionale e trasparente e che i diritti e le libertà fondamentali sono stati rispettati. L'Europa non sanziona se un popolo vota a sinistra o a destra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), l'Europa verifica il procedimento elettorale, che è un altro lavoro, è un altro mondo.

Allora, è stato un gravissimo errore aver voluto caricare la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo anche con un caso Ungheria, un gravissimo errore! Rischiamo di dar via ad una ridda di accuse e rivendicazioni reciproche fra i diversi Stati. Perché il Parlamento europeo non ha messo sotto osservazione Malta, la Slovacchia, la Romania? Infatti, come si può affermare la violazione grave e persistente da parte dell'Ungheria e nel frattempo far passare inosservato, per il Parlamento europeo, che a Malta sia stata uccisa una giornalista (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? E l'unico parlamentare, l'unico politico straniero ad essersi recato ai suoi funerali è stato il presidente Tajani! Forse perché Malta ha diversi interessi.

Che cosa è successo con la Slovacchia? Mezzo Governo si è dimesso, il Premier si è dimesso, casi di corruzione, addirittura possibili accordi con la 'ndrangheta, ma il Parlamento europeo questo non lo vede e non lo sa.

Che è successo in Romania? Manifestazioni, decine di migliaia di persone in piazza, il Presidente della Romania che interviene contro il proprio Governo, ma il Parlamento europeo questo non lo vede. Permettetemi: sarà un caso che i tre Governi in questione appartengono al Partito socialista europeo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Sarà un caso?

Quindi, le sanzioni contro Orbán, oltre ad essere prive dei presupposti necessari e a non portare alcun effetto concreto, in realtà possono essere lette solo in un'ottica prevalentemente e squisitamente politica: bisogna colpire un capro espiatorio, bisogna colpire qualcuno che fa una politica che non è politicamente corretta e che non piace a tutti.

Colleghi, il voto del Parlamento europeo è stato un indubbio assist alla campagna elettorale delle forze antieuropee e aumenterà ancora di più il divario fra le posizioni degli Stati membri. Anche il voto di oggi, sentendo le discussioni, rischia di essere un boomerang, perché stiamo discutendo di altro. Quando in Parlamento europeo viene chiesto un voto esemplare - e l'abbiamo sentito anche in quest'Aula - che sia di monito agli altri Paesi, un voto per far sopravvivere i principi fondatori dell'Europa, ottiene esattamente l'effetto contrario: questo è il suicidio dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! È un voto che mira a dividere e a danneggiare l'Europa, ad acuirne la crisi; è un voto miope, non costruttivo per l'Unione e per ciò che ancora di buono deve fare per i suoi cittadini.

Per questo Forza Italia, in tutte le sedi, chiede il proseguimento del dialogo con l'Ungheria. Signor rappresentante del Governo, mi aspettavo un parere favorevole alla mozione di Forza Italia; Forza Italia chiede il dialogo con l'Ungheria, come è possibile trovarsi con un parere contrario del Governo? Il dramma è che da oggi, da questa seduta, avremmo dovuto avere un chiarimento: qual è la posizione del Governo! Oggi dalla mozione della maggioranza questa posizione è talmente sfuggente da non essere comprensibile.

Capiamo che dovete mediare fra la Lega, a favore di Orbán

, e i Cinquestelle, che ritengono Orbán una vergogna, ma voi in questo Parlamento avete il dovere della verità, dalla quale state sfuggendo. Quindi, oggi, dalla maggioranza al Premier Conte, come in troppe altre vicende, non arriva assolutamente nulla! Ci dispiace di questo atteggiamento veramente indebito e inutile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Signora Presidente, cari colleghi, colleghi del Governo, lo scorso 12 settembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con la quale ha invitato il Consiglio a constatare, ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull'Unione europea, l'esistenza di un evidente rischio di violazione grave da parte l'Ungheria dei valori su cui si fonda l'Unione. I valori sono quelli enunciati all'articolo 2 del Trattato e rappresentano, peraltro, il fondamento stesso della nostra Carta costituzionale: il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dei diritti umani, dello Stato di diritto. Il senso profondo dell'Europa risiede nella promozione e nella tutela di questi princìpi fondamentali.

Questi valori, però, non sono scontati, non rappresentano un patrimonio garantito: sono trascorsi, come emerge dalla stessa risoluzione del Parlamento europeo, soli 73 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, un conflitto che ha prodotto più di 40 milioni di vittime in Europa, ha dilaniato famiglie, luoghi, memorie, ha distrutto economie. Questa è la storia recente del nostro continente ed è proprio per reagire a tali eventi che alcune personalità di straordinario spessore politico e culturale, i cosiddetti padri fondatori dell'Unione europea - parlo di De Gasperi, Adenauer, Schuman, Churchill e Jean Monnet - hanno avuto l'intuizione di creare e di realizzare nel medio e lungo periodo una vera e propria unione politica fondata su valori condivisi e sulla solidarietà.

Ora, per la prima volta da quando questa possibilità è inserita nel Trattato, il Parlamento europeo ha chiesto al Consiglio di verificare il rispetto dello Stato di diritto di un Paese membro, esprimendo forti preoccupazioni sulla tenuta in Ungheria di alcuni valori e principi minimi non disponibili, che rappresentano il fondamento di ogni comunità democratica liberale.

La risoluzione del Parlamento europeo rappresenta, a nostro avviso, un segnale di vitalità, uno slancio di orgoglio di un'Europa che sembra voler ritrovare il senso profondo della sua esistenza. Lo voglio dire con chiarezza: io mi sento di salutare e ringraziare in quest'Aula, luogo simbolo dell'esercizio della democrazia nel nostro Paese, i colleghi parlamentari europei per la forza e il coraggio che hanno dimostrato nell'adottare una decisione storica, che segna un passaggio fondamentale per il futuro rilancio dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

In tale contesto, nell'avvio del procedimento dinanzi al Consiglio, il gruppo del Partito Democratico ha deciso di presentare una mozione che non intendeva alimentare un conflitto interno tra maggioranza e opposizione, mirava semplicemente a impegnare il Governo italiano a sostenere in Consiglio, a nome di tutto il Paese, in nome di tutti i cittadini italiani, la stessa posizione espressa al Parlamento europeo nella risoluzione del 12 settembre.

Sotto il profilo tecnico, il Parlamento europeo ha attivato la procedura istituita all'articolo 7, paragrafo 1, che prevede un meccanismo - non facciamo confusione - per l'adozione di cosiddette misure preventive qualora si accerti un'evidente rischio di violazione grave dei valori essenziali su cui si fonda l'Unione. Questa previsione consente di attivare una fase preliminare e di aprire un dialogo con lo Stato interessato. L'obiettivo non è, come è stato detto in modo strumentale, quello di punire o colpire un determinato Governo o un determinato popolo, ma è l'esatto opposto: la procedura mira ad evitare eventuali sanzioni, mira a sollecitare le autorità politiche interessate con delle raccomandazioni a rimuovere le norme, le prassi e i comportamenti che presentano profili di criticità. Questo è l'obiettivo della procedura attivata!

È solo nel caso in cui questa azione preventiva non vada a buon fine e si constati l'esistenza, quella sì, di una violazione grave e persistente dei valori democratici che il Consiglio può attivare il meccanismo del paragrafo 2 dell'articolo 7, per adottare delle vere e proprie sanzioni nei confronti dello Stato interessato. E in entrambi i casi è evidente che la decisione finale spetta ai rappresentati degli Stati in seno al Consiglio, ma il quorum richiesto è diverso e questo è un altro punto centrale. Per quanto riguarda questo meccanismo attivato dal Parlamento europeo, la decisione richiede la maggioranza dei quattro quinti e questo determina una prima fondamentale conseguenza politica: in questa fase - lo ricordiamo bene a tutti - la decisione su Orbán non contempla alcuna possibilità di veto in seno al Consiglio. Non è come avete provato a dire. Il voto del nostro Governo sarà determinante nella decisione del Consiglio dell'Unione europea. Non potete trincerarvi, come avete provato a fare, dietro un ipotetico “no” della Polonia, della Slovacchia e della Repubblica Ceca. La posizione dell'Italia sarà determinante e decisiva per adottare raccomandazioni che censurino le politiche del Governo ungherese. Non esistono, dunque, veti; esistono solo voti che pesano come macigni sulla dignità e sulla credibilità degli Stati membri e, in particolare, del Governo del nostro Paese. Questo lo dobbiamo tenere bene in conto e in considerazione.

E la risposta negativa fornita all'impegno contenuto nella mozione mette allo scoperto il vero volto del vostro Esecutivo, perché durante il voto al Parlamento europeo è successo qualcosa di significativo: le due forze politiche che sostengono il Governo hanno adottato decisioni opposte. Infatti, il MoVimento 5 Stelle ha votato a favore dell'avvio della procedura di contestazione e si è schierato, quindi, contro le politiche adottate dal Premier ungherese Orbán; la Lega invece, con Forza Italia, ha espresso un voto completamente diverso e ha difeso Orbán nella sua azione di governo, sostenendo la contrarietà all'apertura della decisione di cui all'articolo 7. E allora mi rivolgo per suo tramite, Presidente, ai parlamentari 5 Stelle, del gruppo politico MoVimento 5 Stelle: spiegateci cosa è cambiato dal 12 settembre ad oggi e perché non vi fidate del voto espresso dai vostri colleghi in Parlamento europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché quelle constatazioni e le valutazioni operate dal Consiglio d'Europa, dall'OSCE, dalle Nazioni Unite, le condanne rese dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, tutte quelle informazioni specifiche, dettagliate e precise, che hanno tanto preoccupato i vostri europarlamentari, non sono sufficienti a impegnare il Governo italiano a confermare il voto del Parlamento europeo sul rispetto dello stato di diritto da parte dell'Ungheria? Cosa è cambiato? Spiegateci il motivo di questa retromarcia, poiché Orbán - e cito testualmente le dichiarazioni di vostri esponenti politici - non era quanto di più lontano ci fosse dalla vostra mente, non era distante anni luce da voi come politica, principi e valori. Questa è la vostra posizione espressa nel corso degli anni. Perché ora state cambiando idea dinanzi al Paese?

E, allora, evidentemente non era così. Evidentemente oggi vi mostrate subalterni al vostro partner di Governo. Il dato che emerge dalla vostra risposta alla proposta di impegno contenuta nella nostra mozione, cari amici del MoVimento 5 Stelle, è che voi siete politicamente e culturalmente uguali alla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quando si parla di diritti e valori fondanti la vita democratica voi siete pienamente allineati al pensiero politico e dogmatico del vostro alleato di Governo. Questa è la pura e semplice realtà. Voi oggi, care deputate e cari deputati del MoVimento 5 Stelle, col voto che state esprimendo per mezzo vostro attraverso il Governo chiarite al Paese che rappresentate in Italia la destra, la destra sovranista, nazionalista e conservatrice, ed è bene dirlo con chiarezza ai cittadini italiani e ai vostri elettori. E noi credo che in questo contesto e in questa situazione possiamo dire con forza e convinzione di essere convintamente dall'altra parte: noi siamo convintamente all'opposizione in Parlamento e nel Paese rispetto a questa cultura, rispetto a questa posizione e rispetto alla vostra impostazione politica, senza se e senza ma.

Dalla decisione di oggi emerge una differenza fondamentale tra noi e voi. Qui non discutiamo di libertà ma qui discutiamo di standard democratici minimi che caratterizzano la nostra stessa Costituzione e la presenza nell'Unione europea. Noi sosteniamo in Europa e in Italia il corretto funzionamento dei sistemi costituzionali ed elettorali. Noi intendiamo difendere, con questo voto, il principio dell'indipendenza della magistratura rispetto alla politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), rispetto ai media e rispetto ai poteri e le vostre dichiarazioni di questi minuti ci preoccupano fortemente e ci danno il senso, allora, del voto che state esprimendo. Noi intendiamo garantire la libertà di espressione della stampa e dei media, il valore della libertà accademica e dell'insegnamento universitario, voi no. Noi siamo per tutelare la vita privata, i dati personali e sensibili delle persone, voi no. Noi siamo per rendere inviolabile la libertà di religione e di associazione, voi state difendendo la chiusura dei luoghi di culto e la censura del diritto di sciopero dei lavoratori in Ungheria. È questo quello che state sostenendo voi in concreto. E voi state sostenendo, da ultimo, una violazione grave del rispetto dei diritti dei migranti e degli obblighi di solidarietà europea nel governo dei flussi migratori.

Voi validate politiche col vostro voto che promuovono intolleranza, abusi e xenofobia nei confronti degli stranieri e soprattutto - lo diciamo con chiarezza - per ragioni di convenienza politica state anteponendo gli interessi delle autorità ungheresi alle esigenze dei cittadini italiani. Questo è il punto chiave, altro che prima gli italiani. Voi state difendendo un Governo che riceve 3 miliardi e mezzo di euro (cioè, più di quanto non versi all'Unione), che fa politica di investimenti e di sviluppo grazie alle risorse europee e poi propone di alzare muri tra gli Stati membri per non rispettare gli obblighi di solidarietà e di equa ripartizione di responsabilità nella gestione dei migranti. Questo è ciò che state sostenendo voi.

Allora, vi siete autoproclamati Governo del cambiamento. Avete ancora tempo per cambiare idea. L'Italia è uno dei Paesi fondatori del progetto di integrazione europea, un progetto che ha ottenuto il premio Nobel per la pace nel 2012. L'Italia è la patria di Einaudi…

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD). …Spinelli, De Gasperi ed è la sede dei primi trattati istitutivi di Roma del 1957. Non merita un voto di un Governo che può segnare la nostra storia, la nostra tradizione e la nostra cultura democratica…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

PIERO DE LUCA (PD). Difendere lo Stato di diritto in un Paese membro vuol dire difendere la democrazia di tutti i 500 milioni di cittadini dell'Europa intera. La posizione dell'Italia è determinante per difendere questo patrimonio culturale. Vi preghiamo: assumetevi, assumiamoci tutti insieme questa responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, collega

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Magi. Ne ha facoltà per tre minuti.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Nei pochissimi minuti a disposizione vorremmo solamente sottolineare alcune cose, perché questo è un dibattito, che comunque resterà all'attenzione di chi lo vorrà ascoltare e lo resterà anche in futuro rispetto a un'evoluzione della storia europea che ci sta molto preoccupando. La procedura è stata attivata con il voto del Parlamento europeo, un Parlamento che rappresenta ed esprime la sovranità popolare dei cittadini europei, nei confronti del Governo ungherese non perché il Governo ungherese vuole lottare contro l'invasione di profughi e di richiedenti asilo, come abbiamo sentito poco fa in quest'Aula, ma perché c'è il rischio che il Governo ungherese si schieri, non contro l'Unione europea - e ci mancherebbe altro, con i miliardi di cui ha potuto beneficiare e solo grazie a quei miliardi ha potuto, rispetto al Fondo di coesione, realizzare quello che ha realizzato in questi anni -, ma perché c'è il serio rischio che il Governo ungherese vada contro i diritti dei cittadini ungheresi e il punto sulle violazioni dei diritti dei richiedenti asilo è solo uno dei punti. Gli altri, colleghi, se li volete leggere, sono il funzionamento del sistema costituzionale e del sistema elettorale, l'indipendenza e l'autonomia dei giudici, la libertà di insegnamento, la libertà di religione, la libertà e la non discriminazione di chi appartiene a una minoranza etnica o a una minoranza religiosa.

Allora, perché sia chiaro che cosa si vota qui e perché sia chiaro soprattutto a quei liberali che sono seduti in quest'Aula e che sono stati repentinamente convertiti al sovranismo, è di questo che parliamo colleghi liberali che siete in quest'Aula, è di questo che parliamo colleghi del Partito Popolare Europeo, è di questo che parliamo colleghi del MoVimento 5 Stelle, dell'autonomia e dell'indipendenza dei giudici che vi sta così a cuore, della libertà di associazione, che è alla base della creazione del vostro movimento (o forse già avete deviato anche da queste convinzioni). Questo per dire che noi voteremo a favore sulla mozione Delrio ed altri n. 1-00036 e, ovviamente, voteremo contro su tutte le altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marco Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, ho seguito il dibattito di questi giorni, prima in discussione sulle linee generali e poi oggi le dichiarazioni di voto e, in particolare, quelle del Partito Democratico, e devo dire che sono arrivato ad una conclusione: al Partito Democratico evidentemente dell'Ungheria interessa poco o nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Questa mozione, che è stata presentata dal Partito Democratico, aveva un solo obiettivo, ossia quello di mettere in difficoltà o, perlomeno, di tentare di mettere in difficoltà la maggioranza. Questo era il loro obiettivo e questo è quello che è emerso nell'intervento del collega De Luca. Bene, questa maggioranza ha dato una risposta chiara: questa maggioranza non solo non è andata in difficoltà, ma ha trovato una sintesi su un testo che soddisfa il MoVimento 5 Stelle e la Lega, e ha dato la migliore delle risposte che si potevano dare, cioè chiarezza nei contenuti e decisione nell'azione di Governo. È evidente che questa mozione era strumentale, perché il MoVimento 5 Stelle e la Lega hanno, nel formulare il loro testo, ribadito quella che è l'importanza dell'articolo 2, ma hanno anche ribadito nell'impegno di Governo quella che è la sovranità e l'indipendenza degli Stati membri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Questa è la sintesi vera della nostra mozione, che porta la firma del presidente Molinari e del presidente D'Uva.

Noi crediamo che l'attivazione dell'articolo 7 sia una procedura che rischia davvero di innescare dei pericolosi precedenti, perché, nel ribadire i contenuti dell'articolo 2 del Trattato, è chiaro che con l'articolo 7 si rischia, ed evidentemente questo potrebbe inserirsi in questi casi, di entrare nella vita democratica dei Paesi membri, perché sia nel caso della Polonia che nel caso dell'Ungheria, che hanno apportato al loro interno delle modifiche costituzionali e hanno approntato delle riforme, sono Stati membri dell'Unione europea con un Governo democraticamente eletto. Infatti, fatevene una ragione, colleghi del Partito Democratico, in democrazia il popolo vota (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). E allora, vedete, i contenuti dell'articolo 2 del Trattato non possono essere tirati in ballo a seconda delle convenienze. Noi arriviamo da una stagione politica, ad esempio, dove proprio in quest'Aula l'ex maggioranza di Governo aveva prodotto una riforma costituzionale che andava a comprimere quelli che erano i diritti politici, perché cancellava praticamente un ramo del Parlamento, cancellava l'autonomia delle regioni a statuto ordinario e a statuto speciale.

E noi, democraticamente, abbiamo deciso di controbattere alle tesi portate avanti in quella riforma nelle piazze, e siamo arrivati, poi, a vincere democraticamente un referendum. Quindi, cari amici del Partito Democratico, il nostro articolo 7 è il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier) e noi utilizziamo la democrazia, e non le istituzioni europee, per far valere le nostre ragioni. Abbiamo instaurato con queste mozioni un dibattito, che rischiava effettivamente di rimanere relegato nelle Aule parlamentari, nelle istituzioni europee. Abbiamo innescato un dibattito che, devo dire, ha portato già a qualche risultato.

Se ne parla nei giornali, se ne parla nei dibattiti televisivi, e anche nel mondo accademico ci si comincia a interrogare se quel voto del 12 settembre avesse dei connotati che possono costituire dei precedenti. In questi giorni sono stato contattato da vari esponenti di associazioni che hanno sostenuto quella che è la motivazione che noi portiamo all'interno di questa mozione; e voglio portare a conoscenza di un parere pro veritate che arriva dal Dipartimento di scienze politiche dell'Università La Sapienza, quindi credo un'università tra le più rinomate d'Italia. Ebbene, in questo parere si arriva a delle conclusioni, analizzando il voto del 12 settembre.

In queste conclusioni si può leggere come, secondo l'università La Sapienza, Dipartimento di scienze politiche, la procedura di votazione seguita dal Parlamento europeo sarebbe viziata da vizi procedurali legati al fatto che le astensioni che si sono prodotte nel voto del 12 settembre non sarebbero state computate, come, invece, il regolamento del Parlamento europeo prevedrebbe. Bene, credo che questo sia un fatto che, se fosse accertato, e l'Ungheria può accertarlo facendo ricorso alla Corte di giustizia, sarebbe un fatto grave, perché, evidentemente, c'è una situazione che andrebbe indubbiamente chiarita. Quindi, credo che noi ci apprestiamo a votare una mozione che nei contenuti, ripeto, ci soddisfa; ci soddisfa per come siamo arrivati a formularne il testo. Pertanto, convintamente annuncio che il gruppo della Lega voterà a favore della mozione che porta la firma dei presidenti Molinari e D'Uva (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Signora Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, all'indomani della fine della seconda guerra mondiale e con il crollo delle dittature nazifasciste si gettarono le basi per la creazione di un progetto di collaborazione europea tra i popoli. L'obiettivo principale degli Stati fondatori era quello di tracciare un sentiero comune, una strada che potesse portare ad un futuro di pace e prosperità durevoli, rispettando, al tempo stesso, le sovranità nazionali, come afferma, tra l'altro, la nostra Costituzione, che coniuga sovranità popolare, nazionale e collaborazione tra i popoli. Un futuro su cui inizialmente sei Paesi decisero di puntare con fermezza, anche a costo di rinunciare a parte della loro sovranità. Da allora è trascorso più di un sessantennio e, se volgiamo lo sguardo a quel passato, ci accorgiamo di come e quanto siano mutati i tempi, soprattutto per il manifestarsi di nuove esigenze e di nuove aspettative.

Ma, nonostante questo, l'Unione europea rappresenta ancora oggi il punto di riferimento più saldo su cui il vecchio continente possa contare. Certo, negare che questa istituzione sia alle prese con problemi di diversa natura sarebbe un riuscitissimo esercizio di ipocrisia. Siamo, infatti, di fronte a un'organizzazione che sta imponendo un modello economico liberista che sta schiacciando i diritti e aumentando le tensioni sociali, impoverendo sempre di più i cittadini. Un'organizzazione che non è in grado di allentare i rigidi parametri fiscali fissati sulla scorta del virtuoso esempio della Germania, proprio quella nazione che, all'inizio degli anni Duemila, fu definita la grande malata d'Europa e alla quale fu consentito di sforare i parametri di Maastricht principalmente perché il suo debito pubblico era considerato tutto sommato irrisorio. Ma non solo: l'Unione europea, chiamata ad affrontare emergenze epocali, come quella rappresentata dai flussi migratori, si è dimostrata non solo impreparata, non solo incapace, ma anche divisa sull'interpretazione dei valori fondamentali che hanno ispirato la sua nascita e che ci vengono ricordati dall'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea.

Un articolo sul cui contenuto dobbiamo concentrare la nostra attenzione oggi più che mai. Collaborazione tra i popoli significa condividere onori e oneri. Il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e degli esseri umani deve essere comune a tutti gli Stati membri di una società che si prefigge di promuovere la pace e il benessere dei suoi popoli. Nel momento in cui in un Paese viene ad essere violato anche uno solo di questi diritti a trovarsi in pericolo non è soltanto quello Stato: ad essere in pericolo è l'intera Unione. Le cronache ci raccontano di segnali inquietanti provenienti da aree geografiche che sono sempre state considerate esempi di civiltà. Constatare che in quei Paesi si stiano facendo largo frange politiche estremiste e manifestazioni di intolleranza che rievocano tempi lontani, ma mai dimenticati, non depone per la stabilità di un'Unione europea che di tutto ha bisogno tranne che di incertezze e tensioni.

A creare questa situazione è probabilmente una diffusa diffidenza verso le politiche scellerate di una istituzione che, dopo anni di benessere e di pace sociale, si è trovata a dover prendere atto del progressivo venir meno del consenso di molti europei verso il progetto comune. Una fase che forse rappresenta, tra le tante attraversate, quella più insidiosa.

Una fase nella quale molti Paesi appartenenti all'Unione, esattamente come l'Ungheria di Orbán, hanno dimostrato di non avere nessuna volontà di collaborazione con l'Italia nella gestione dei flussi migratori.

In Macron, Merkel, Juncker e Orbán abbiamo riscontrato lo stesso identico atteggiamento. Orbán - lo ricordiamo agli ipocriti che lo attaccano – siede nei banchi dello stesso gruppo europarlamentare della Merkel; Macron invece fa il solidale con i porti degli altri, giudicando in maniera sprezzante chi non la pensa come lui. Dov'è finita, quindi, la solidarietà tra Stati europei? Il singolo individuo comunitario ormai non è soltanto un cittadino del suo Stato, della sua città o del suo comune, ma è anche un cittadino dell'Unione europea: un concetto che, nonostante gli straordinari sforzi di collaborazione europea profusi sin dal dopoguerra, non è stato ancora metabolizzato dalla totalità delle popolazioni dei Paesi membri; anzi, molto spesso viene dimenticato, con tutti gli effetti che una simile circostanza può comportare. Qualche esempio: la creazione di fratture politiche, il peggioramento dell'indice di sviluppo umano, l'aumento delle aree di povertà e di ingiustizia sociale, l'incremento nel numero dei disoccupati a lungo termine, l'iniquità intergenerazionale sempre più marcata.

L'obiettivo dell'Unione è quello di garantire la pace, realizzare un ordinamento economico stabile e tutelare quella coesione interna senza la quale l'Europa non sarà mai in grado di affermare definitivamente la sua indipendenza politica ed economica dal resto del mondo. Ma non solo: come detto, l'Unione si basa sul rispetto dello Stato di diritto, sui principi di libertà e democrazia; di conseguenza, la violazione grave e reiterata di tanti valori da parte di uno Stato membro non può essere ignorata. Compito dell'Unione europea è soprattutto quello di vigilare affinché questi diritti fondamentali vengano osservati da ciascuno Stato membro.

Nel caso dell'Ungheria, dal Parlamento europeo è stato rilevato che vi è un evidente rischio di violazione grave dei valori su cui si fonda l'Unione, e per tale motivo esso ha approvato una risoluzione su una proposta con cui si invita il Consiglio a verificare la sussistenza di questo pericolo. A fronte di simili sospetti, e proprio perché diviene preminente tutelare gli ideali e gli obiettivi dell'Unione europea, procedere ad un accertamento è doveroso; il tutto, certi di poter contare sulla collaborazione delle autorità ungheresi, che avranno l'interesse a dimostrare, da un lato, l'eventuale inconsistenza della minaccia ai valori e ai principi esplicitati dell'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea e, dall'altro, ad assumersi l'onere di eliminare qualsivoglia atto rappresentativo di una grave violazione del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e degli esseri umani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Beatrice Lorenzin. Ne ha facoltà, per un minuto.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, non ho avuto modo di intervenire per il mio voto e vorrei esprimere semplicemente una considerazione: non mi stupisce la compattezza con la quale la maggioranza sta rifiutando questi monito e sanzione all'Ungheria di Orbán, all'Ungheria di Orbán fautrice e ideatrice della democrazia illiberale, e in particolare il richiamo al secondo punto sull'indipendenza della magistratura e dei giudici.

È di pochi minuti fa un fatto inaudito nella storia della Repubblica italiana: che un Ministro della giustizia interviene a gamba tesa sull'autonomia della magistratura nell'elezione del Vicepresidente del CSM, attaccando i magistrati per il loro voto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Collega…

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Allora, non dobbiamo andare troppo lontano, per ricordarci cos'è la separazione dei poteri: è il fondamento della nostra democrazia!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni…

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Basini, su che cosa?

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Per dichiarazione di voto, a titolo personale.

PRESIDENTE. Collega, stiamo passando già ai voti… Cioè, la discussione si è già conclusa.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Io ho alzato la mano per tempo; poi non so.

PRESIDENTE. Sì, ma lei doveva iscriversi prima. La collega Lorenzin si è iscritta prima.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Va bene.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, devo rimarcare una cosa: si tratti dell'Ungheria…

PRESIDENTE. Collega… Collega, in questo momento siamo alla fase di votazione. Le dichiarazioni sono già state fatte precedentemente, e ovviamente lei doveva iscriversi precedentemente alle dichiarazioni. Mi dispiace, ma funziona così.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Delrio ed altri n. 1-00036, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00040, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari e D'Uva n. 1-00044, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santelli ed altri n. 1-00049.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,15).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manfred Schullian sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Con lettera di data 3 agosto 2018, il collega Andrea Mura ha presentato le proprie dimissioni da membro della Camera.

Cito testualmente dalla lettera: “Ho assunto e portato avanti il mandato di parlamentare con la massima serietà e nel pieno rispetto delle istituzioni repubblicane. Ho partecipato alla stragrande maggioranza delle sedute della Camera. In totale sono mancato a sette sedute, per impegni sul territorio o per una breve malattia. Ciò nondimeno sono stato oggetto di un linciaggio mediatico senza precedenti, di accuse ignominiose basate su fatti inesistenti, su affermazioni da me mai pronunciate, che nessuno ha mai voluto verificare. Ho subito dei danni enormi e agirò in tutte le sedi per difendere la mia reputazione. Sono stato espulso dal mio gruppo parlamentare senza essere nemmeno convocato, senza poter replicare alle accuse infamanti che mi sono state rivolte”.

Emerge più di un dubbio sulla spontaneità delle dimissioni presentate. Per cui, riteniamo utile ed opportuno un rinvio di questa votazione e la riconvocazione dell'Aula alla presenza del collega Andrea Mura, che crediamo abbia il diritto di spiegare le vere ragioni per le quali chiede di dimettersi.

Richiamo a tale riguardo il precedente costituito dal rinvio della votazione in ordine alle dimissioni del collega Guido Crosetto, rinvio deliberato in seduta del 20 giugno 2018.

PRESIDENTE. Ovviamente il collega Andrea Mura aveva piena facoltà di essere quest'oggi in Aula e di intervenire.

Sulla proposta di rinviare ad altra seduta l'esame delle dimissioni del deputato Andrea Mura, darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro ed uno a favore.

Chi chiede di parlare contro? Collega Zanichelli, prego.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle ritiene un dovere sacrosanto quello di partecipare ai lavori parlamentari in Aula, non solamente per l'Aula e per le Commissioni, ma anche nelle relazioni con i colleghi, che dobbiamo intrattenere. Ed è il motivo per cui alla fine ci siamo candidati e gli italiani, sostanzialmente, ci hanno eletto. Partecipare a questi lavori, dunque, è un impegno fondamentale e noi, come MoVimento 5 Stelle lo riteniamo così fondamentale. Tant'è che anche altri gruppi, a luglio, in merito a questo episodio, si sono espressi chiedendo provvedimenti, che il nostro gruppo ha preso, direi, tempestivamente. Abbiamo avuto modo di dibattere, in relazione a questo episodio, il tempo sufficiente e, a questo punto, riteniamo che sia venuto il tempo anche di votare in quest'Aula. Quindi, il MoVimento 5 Stelle si esprime contrario la richiesta di rinvio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire a favore il deputato Colucci.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Intervengo a favore del rinvio, perché condivido molto le riflessioni che ha fatto il presidente Manfred Schullian. Mi riferisco alle parti da lui riportate, rispetto alle valutazioni che ha fatto il collega Andrea Mura, il fatto che si è sentito “oggetto di un linciaggio mediatico senza precedenti, di accuse ignominiose, basate su fatti inesistenti, su affermazioni da me mai pronunciate, che nessuno ha mai voluto verificare. Ho subito dei danni enormi e agirò in tutte le sedi per difendere la mia reputazione”.

Io credo che tali affermazioni meritino la presenza del collega in Aula, che possa spiegare le ragioni per cui ha riportato queste affermazioni. Poi, come sappiamo, è consuetudine in genere del Parlamento respingere, nella prima occasione in cui viene chiamato a esprimersi su questo aspetto, la richiesta di dimissioni.

La stessa cosa - ricordiamo - è accaduta per il collega Crosetto. Quindi, accogliamo in pieno la richiesta di rinvio, presentata dal presidente Schullian, e queste sono le ragioni che ci muovono ad assumere questa posizione. Credo che sia doveroso, da parte di tutti noi membri di quest'Assemblea, avere certezze e avere un confronto serio in Aula su motivazioni così gravi, che sono state scritte sulla lettera da parte del collega, onorevole Andrea Mura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare ad altra seduta l'esame delle dimissioni del deputato Andrea Mura.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 338 voti di differenza.

Dimissioni del deputato Andrea Mura (ore 13,21).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Andrea Mura.

Comunico che in data 4 agosto 2018 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Andrea Mura, che è stata già esplicitata in vari interventi, ma, come da prassi, verrà letta:

“Egregio Presidente, con questa lettera presento le mie dimissioni da membro della Camera. È stato per me un grande onore essere eletto per rappresentare i cittadini nella Camera dei Deputati da Lei autorevolmente presieduta. Ho sempre ritenuto che stare in Parlamento non possa essere solo un onore o un privilegio, ma un dovere di servizio, per partecipare attivamente e legiferare.

Ho assunto e portato avanti il mandato di parlamentare con la massima serietà e nel pieno rispetto delle istituzioni repubblicane. Ho partecipato alla stragrande maggioranza delle sedute della Camera. In totale sono mancato a sette sedute, per impegni sul territorio o per una breve malattia.

Ciò nondimeno sono stato oggetto di un linciaggio mediatico senza precedenti, di accuse ignominiose basate su fatti inesistenti, su affermazioni da me mai pronunciate, che nessuno ha mai voluto verificare. Ho subìto dei danni enormi e agirò in tutte le sedi per difendere la mia reputazione. Sono stato espulso dal mio gruppo parlamentare senza essere nemmeno convocato, senza poter replicare alle accuse infamanti che mi sono state rivolte.

Alla luce di tutto quello che è accaduto non ha alcun senso restare in quest'Aula, senza poter incidere, senza poter portare avanti il progetto per cui sono stato eletto dai cittadini che mi hanno votato.

Torno ad essere un cittadino       comune, come sono sempre stato. Torno nel mio mondo, allo sport e al mare, dove ci sono i valori a cui mi sono sempre ispirato: l'impegno, il sacrificio e - da buon sardo - la parola data. Continuerò le mie battaglie per la difesa del mare e dell'ambiente fuori del Parlamento. La ringrazio e Le porgo i miei migliori saluti. Firmato: Andrea Mura".

Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sulle dimissioni del deputato Andrea Mura avrà luogo a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Signora Presidente, colleghe e colleghi, non nascondo un certo disagio nell'intervenire sulla vicenda delle dimissioni del deputato Andrea Mura, non fosse altro perché è sardo come me, eletto in Sardegna, sia pure nelle fila del MoVimento 5 Stelle.

Disagio sì, ma non imbarazzo. L'imbarazzo lo lascio volentieri ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che in questa vicenda, come in altre, hanno predicato bene, ma, come si suol dire, nei fatti razzolato male. E lo dico perché qui c'è una responsabilità politica. Non si può liquidare la vicenda nel chiuso di un partito, né la si può liquidare qui come un fatto di routine.

C'è una responsabilità politica, che è del Vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, che, nel corso della campagna elettorale, ha chiamato proprio a testimoniare il cambiamento, la novità, la rottura con il passato, ciò che doveva rappresentare il nuovo nella rappresentanza sarda qui in Parlamento, guarda caso Andrea Mura. Andrea Mura non è in Parlamento qui per caso, ma perché lo ha voluto Luigi Di Maio (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), che doveva in questo modo rappresentare la rottura, secondo lui, con i vecchi schemi.

E allora sì che c'è una responsabilità, c'è una responsabilità politica perché l'onorevole Luigi Di Maio ha preso in giro i sardi, ha preso letteralmente in giro i sardi, promettendo loro che qui si sarebbe respirata aria nuova con un personaggio, che, invece, abbiamo visto amava veleggiare nelle perigliose acque dell'oceano, anziché venire a lavorare in Parlamento come fanno e come si dovrebbe fare. E soprattutto, e qui lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che sui temi etici, sui temi della morale, hanno fatto la loro fortuna elettorale: qui qualcuno dei vostri ha lucrato sulle tasche dei contribuenti, perché prendeva lo stipendio pur essendo assente dal Parlamento. E allora ecco perché la questione assume una valenza politica - eccome! - di responsabilità tutta in capo al vostro leader, che ha dato pessimo esempio in Sardegna ed in Italia di come deve essere rappresentato un territorio.

Ed è questa la ragione per la quale io non ho suggerimenti da darvi, ma io penso che, prima di puntare il dito contro gli altri, cari amici e amiche del MoVimento 5 Stelle, scrivetevi a lettere cubitali: Andrea Mura è uno dei nostri; e penso che, in questo modo, davvero, finirà questa sorta di doppia morale che siete usi a fare contro i vostri avversari e, invece, quando si tratta di guardare in casa vostra, tutto diventa lecito, tutto viene scriminato e anzi a tutto date una giustificazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fusacchia. Ne ha facoltà. Collega, ha due minuti.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Anche meno, Presidente, grazie. Qui c'è un sacco di disagio in quest'Aula, è la seconda volta che succede. Io voglio dire solo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle una cosa: ho sentito prima l'intervento in cui si ricordava che c'è stato un dibattito sulle dimissioni, sulle espulsioni, un dibattito dove? Dove? Dentro al MoVimento 5 Stelle? I deputati non sono proprietà di nessun partito e di nessun movimento, rappresentano la nazione. Allora, Presidente, prima di questa lettera, l'argomento che c'era nell'Aula e fuori da quest'Aula, era legato alla volontà e alla disponibilità di un collega di stare effettivamente in Aula, piuttosto che da qualche altra parte. Apprendo e apprendiamo adesso che ha partecipato alla stragrande maggioranza delle sedute, ha mandato questa lettera e non si presenta in Aula, quindi non si capisce se non ha il coraggio di presentarsi o non ha la forza e la solidità psicologica di presentarsi, vista la situazione molto difficile in cui lo stiamo mettendo.

Allora, quello che voglio dire molto semplicemente, Presidente, è che noi non possiamo permetterci di ridurre e trattare la democrazia e quest'Aula in questo modo, perché non è possibile votare le dimissioni di un collega, senza il collega in Aula che ci dice, con tutta la serenità che quest'Aula gli vorrà concedere, per quale ragione si sta dimettendo, perché altrimenti le ragioni vere dietro questa lettera sono molto difficili da valutare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, è la seconda volta che quest'Aula è chiamata a dover affrontare una tematica di questa natura, ma è la prima volta che un deputato che dà le dimissioni appartiene o apparteneva al MoVimento 5 Stelle.

E questa circostanza conferma una volta di più che si sta svelando di fronte a questo Parlamento e di fronte agli occhi degli italiani l'inganno di un movimento che è entrato qui, annunciando la rivoluzione, la trasparenza, il cambiamento, l'onestà, e poi nei fatti, da un lato ha preso in giro gli elettori, perché stiamo parlando di un candidato, che è stato accompagnato per mano nella sua passeggiata elettorale dall'attuale Vicepremier, super Ministro e capo politico del MoVimento 5 Stelle, e che si era assunto nei confronti dell'opinione pubblica di quel collegio uninominale un impegno preciso, che poi non è stato portato avanti.

E quindi, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, è troppo semplice, anzi anche un po' pilatesco cavarsela con le giustificazioni che avete portato in quest'Aula, perché il compito della selezione della classe dirigente e soprattutto l'assunzione di quelle funzioni di carattere parlamentare, che la Costituzione impone di dover svolgere con determinate caratteristiche e crismi, non vi consentono in questo momento di derubricare a condizione meramente burocratica la fase che stiamo qui attraversando.

E poi vi è la seconda questione, che è stata citata da altri interventi, che anche qui rimandano alla natura leninista del MoVimento 5 Stelle: perché ha dato le dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Perché ha scritto questa lettera? Perché non è venuto in quest'Aula a giustificarsi? Perché non vi assumete la responsabilità politica di quello che sta accadendo? È anche per questo motivo che la prerogativa costituzionale, attribuita nella segretezza del voto a ciascuna Camera di scegliere nella sua facoltà le future indicazioni sotto questo profilo, rimanda direttamente ad una interpretazione esattamente opposta a quella di chi pensa che, attraverso un'associazione ed una piattaforma, questo Parlamento sia sostituibile da un'estrazione casuale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Lupi. Ne ha facoltà per due minuti.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Anche se, come previsto dal Regolamento, ovviamente il voto sarà segreto, io voglio dire che voterò contro questa richiesta di dimissioni. E non perché non comprenda, da una parte, le ragioni del gruppo del MoVimento 5 Stelle, che sono legittime e serie. Quando un collega, tra virgolette, tradisce il modo con cui tutto il gruppo intende la politica, è evidente che questo ha una reazione, perché coinvolge il giudizio sul tuo modo di fare politica e sulla tua idea di politica. Dall'altra, la reazione dei colleghi dell'opposizione, altrettanto legittima: ci avete fatto la morale e poi, ovviamente, vedete che anche voi vi comportate e vi allontanate da un'idea di politica corretta. Però io credo e noi dobbiamo stare attenti al fatto che, in questo voto, c'è molto di più che un confronto politico o la possibilità di ripresentarsi ai cittadini, ricordo che il collega è stato eletto in un collegio uninominale e dopo sei mesi si riandrà al voto. La distanza dei cittadini - non dal MoVimento 5 Stelle o dal centrodestra, che spera in questo modo, legittimamente magari, di riprendersi un collegio - sarà ancora più enorme e ancora più grande. La politica in quanto tale e questa istituzione ne sarà coinvolta.

Allora, se esisteva una tradizione in questo Parlamento, non di galateo, non di cortesia, che consisteva nel respingere la prima volta, senza Regolamento, le dimissioni che un collega dava - e concludo -, aveva una sua ratio proprio per il valore che il deputato eletto dai cittadini che si dimetteva, tradiva in quel momento. Doveva esserci una ragione talmente importante per dire al tuo elettore, che ti ha eletto: ‘adesso mi dimetto', una ragione valida. E respingere le dimissioni e dare il tempo era un modo per dire: ‘attento, ripensaci, perché è un momento importante, indipendentemente dalla correttezza delle valutazioni politiche'. Ecco, io credo che, non abbiamo votato il rinvio, a voto segreto, in questo momento, questa debba essere la riflessione dell'Aula. Si può ritornare fra una settimana, si può chiedere al collega Mura…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …si possono ribadire con forza le ragioni - mi scusi, Presidente - dei colleghi del gruppo MoVimento 5 Stelle e dell'opposizione. Ma questo passaggio è il passaggio che c'è in gioco oggi.

Se non comprendiamo questo, benissimo, saremo tutti contenti di avere detto: i Cinquestelle hanno un limite…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Finalmente ci ripresenteremo in campagna elettorale, magari vinceremo, ma avremo ottenuto un unico risultato che è quello di allontanare la sconfitta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI)

PRESIDENTE. Grazie, deputato Lupi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (M5S). Grazie, Presidente; io, da sarda, da cittadina, da parlamentare del MoVimento 5 Stelle, devo dire che oggi non provo alcun imbarazzo, diversamente dal collega Pittalis. Anzi, sono molto serena e, devo dire, anche, un po' rinfrancata, perché mi ritengo assolutamente diversa da questo contesto, felicemente diversa, perché, oggi, quelle stesse persone che, quando furono pubblicati i dati sulle assenze di Andrea Mura, gridavano allo scandalo e ne chiedevano le dimissioni immediate, oggi chiedono il rinvio della votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stellee di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). E questo devo dire che fa veramente sorridere e dà la dimensione della disonestà intellettuale di queste persone, di questi partiti che hanno perso qualsiasi tipo di credibilità (Commenti). Noi non abbiamo nulla contro il nostro collega Andrea Mura; è una persona perbene, è un grande sportivo al quale sono riconosciuti tutti i meriti; Andrea Mura è stato scelto in maniera assolutamente democratica; aggiungo che Luigi Di Maio, nostro capo politico e Vicepremier, non è l'oracolo di Delfi, quindi, non ha il potere di prevedere quello che accadrà in futuro, l'animo umano è imperscrutabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle– Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi!

EMANUELA CORDA (M5S). Noi abbiamo a che fare con l'animo umano, con decisioni e comportamenti che attengono ai comportamenti personali. Quindi, Andrea Mura è stato scelto, Andrea Mura è stato eletto, Andrea Mura, poi, si è assentato; e ricordo che i dati sono pubblici, lo ripeto, sono pubblici e tutti possono vedere quali sono state le presenze di Andrea Mura ad oggi; quindi, non risalenti al periodo nel quale c'è stata la polemica, ma ad oggi, perché tutt'oggi io non vedo Andrea Mura presente in quest'Aula.

Quindi, con tutto il rispetto, sono lieta che lui abbia fatto un passo indietro e abbia dimostrato grande dignità chiedendo le dimissioni e riportando le sue attività a quelle di velista, quella è la sua vocazione, è giusto che si dedichi alle sue attività (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), però fare il parlamentare è una cosa molto seria…

PRESIDENTE. Collega Fiano!

EMANUELA CORDA…e noi come MoVimento 5 Stelle abbiamo dimostrato sempre di onorare il mandato parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

Per noi la presenza in Parlamento è sacra, è sacra; noi in Parlamento siamo venuti qui anche strisciando, abbiamo dormito in Parlamento. Abbiamo dimostrato a tutti come si fa il parlamentare della Repubblica in maniera seria (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, lasciate concludere la collega!

EMANUELA CORDA (M5S). Prego, prego. Siete dei grandissimi cafoni, perché non sapete neanche comportarvi quando parla una signora. Siete dei maleducati, dei cafoni, delle persone veramente indegne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia, Liberi e Ugualie di deputati del gruppo Misto).

Detto ciò, vado a concludere. Noi non abbiamo niente contro il collega (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), abbiamo dovuto prendere una posizione ferma perché il MoVimento5 Stelle…

PRESIDENTE. Colleghi, scusi, collega Corda, un momento. Colleghi, la collega Corda ha ancora 6 minuti, quindi, vi chiedo di abbassare i toni e di permettere alla collega di intervenire.

EMANUELA CORDA (M5S). Sembra di essere all'asilo.

PRESIDENTE. Collega, prego.

EMANUELA CORDA (M5S). Io capisco che dia fastidio sentirsi dire la verità in faccia, ma, purtroppo, questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia, Liberi e Ugualie di deputati del gruppo Misto). Mi dispiace per voi, lo ripeto, mi dispiace per voi; dirò di più, che se noi fossimo stati quegli opportunisti che voi dite, noi non avremmo fatto un passo in avanti chiedendo ad Andrea di dimettersi, così come è stato e come gli avete chiesto anche voi. Tutti l'hanno invitato a fare questo; è stata una sua libera scelta, una sua libera scelta per l'incompatibilità delle sue attività. Detto ciò, se avessimo fatto un ragionamento opportunistico, io vi posso dire che non avremmo fatto assolutamente nulla. Abbiamo eletto ben 16 parlamentari del MoVimento 5 Stelle su 25 in Sardegna, abbiamo annientato gli altri partiti che sono inesistenti (applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Siete il nulla assoluto, però poiché il collega Andrea ha altri impegni e noi giustamente vogliamo rispettare questa sua libera scelta di tornare alle sue attività, allora noi accogliamo le sue dimissioni, noi le voteremo. E chiediamo a tutti coloro che a gran voce chiesero, a suo tempo, quando scoppiò lo scandalo, le sue dimissioni, di essere coerenti almeno una volta e che la parola torni ai cittadini cagliaritani. È giusto che i cittadini si esprimano, perché il cittadino è sempre sovrano e non è il MoVimento 5 Stelle che lo decide, non è Emanuela Corda, è l'etica che ce lo impone e che voi non possedete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia, Liberi e Ugualie di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Tabacci. Collega Fiano, vuole intervenire a titolo personale oppure sull'ordine dei lavori? A titolo personale? Allora faccio prima intervenire il collega Tabacci che si era iscritto precedentemente. Collega Tabacci, prego.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signora Presidente, era solo per osservare che prenderci delle lezioni di etica è davvero complicato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente), da chi non è in grado di darle, queste lezioni, perché la democrazia parlamentare non sanno neanche da che parte cominci.

I vostri comportamenti parlamentari non sono lineari; voi siete i teorizzatori dell'esistenza del vincolo di mandato, giusto? Siete addirittura contro la Costituzione, lezioni da voi non ne vogliamo prendere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, la ringrazio; poiché la collega del MoVimento 5 Stelle - mi perdonerà, non ricordo il nome - ha introdotto l'argomento della coerenza, volevo chiedere alla collega se sotto questo aulico titolo di capitolo rientra anche il fatto che il senatore Dessì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) del MoVimento 5 Stelle, del quale, in campagna elettorale era stato annunciato il fatto che mai avrebbe partecipato al gruppo del MoVimento 5 Stelle, è regolarmente iscritto a quel gruppo. Qui, ho sentito che sono state pronunciate parole come: “al quale abbiamo chiesto le dimissioni”; ma questa non è una dimissione normale, come quella che abbiamo discusso in ordine al collega di Fratelli d'Italia. Qui, abbiamo letto una lettera e il collega Mura, a prescindere da ciò che ognuno di noi può pensare della sua partecipazione ai lavori dell'Aula, ci ha testimoniato di avere subito accuse infamanti; non è frequente, io non ho memoria che in quest'Aula qualcuno abbia circostanziato la sua richiesta di dimissioni, perché, qui, in quest'Aula, gli appartenenti al gruppo nel quale lui è stato eletto, che gli hanno chiesto di candidarsi, per il quale il capo politico di quel movimento ha fatto insieme a lui la campagna elettorale in una regione d'Italia, ci dica che, all'indomani di quella campagna elettorale, all'indomani di quella candidatura scelta dal suo movimento, all'indomani della sua appartenenza a questo gruppo, sia stato sottoposto ad accuse infamanti o ad altro all'interno del suo gruppo. Non venite a darci lezioni di coerenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), se questo è quello che dicono gli appartenenti al vostro gruppo, non venite a darci lezioni di coerenza se, poi, al Senato coloro che avete detto che per comportamento indegno avrebbero dovuto dimettersi sono ancora nel vostro gruppo! Voi siete la dimostrazione dell'incoerenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Quando capita a voi è legge, quando capita ad altri è un abuso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il collega Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, quando è scoppiato il caso Mura, per onestà intellettuale, quella che contraddistingue Fratelli d'Italia, ho personalmente contattato i giornalisti per spiegare che quelle assenze che gli venivano imputate erano relative solamente alle votazioni; il che non significa essere assente dal Parlamento. Purtroppo, forse per ingenuità, forse perché non avvezzo alla politica, ha rilasciato - adesso lui nega - delle dichiarazioni dove dice che il suo impegno era negli oceani e lì è scoppiato il caos in Sardegna, perché chi viene votato, in teoria, deve rispondere al proprio elettorato, soprattutto chi viene da un movimento che in campagna elettorale ha sempre detto che gli altri politici sono dei fannulloni.

Benissimo, noi lo abbiamo difeso, ma adesso non è più difendibile, perché poteva venire qui davanti a tutti a dire determinate cose: per me la sua candidatura è stata un'offesa a chi fa politica nelle sezioni, a chi viene dalla militanza e a chi da quindici anni si sbatte tutti i giorni ad affiggere i manifesti, a studiare e a prepararsi.

La politica è un'arte sacra per noi e la viviamo giorno per giorno. Quella candidatura è stata sbagliata fin dal principio, ma serviva un testimonial al Movimento 5 Stelle? Io non attacco mai il 5 Stelle per partito preso, però non accettiamo lezioni sulla militanza e la politica, perché negli altri giorni, quando noi abbiamo votato la seduta fiume siamo rimasti da soli di notte e non c'era nessun esponente del MoVimento 5 Stelle, perché non c'è il voto, che segna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italiae di deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, siamo un po' un attimo sereni, non diamo lezioni, rispettiamoci, rispettiamo anche tutti i membri del Parlamento e, soprattutto, quando si danno lezioni bisogna essere sempre coerenti. Noi, gruppo Fratelli d'Italia, siamo coerenti, che qui ci siamo mattina e sera, e lo dimostrano gli atti presentati, perché noi la politica la vediamo come una passione e una missione e su questo ci confrontiamo. Ci troverete sempre come avversari o come amici, ma noi la politica la viviamo faccia a faccia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, solo per dire che lei dovrebbe, a mio avviso, riprendere la deputata che si è espressa, in quest'Aula, dando degli indecenti, trattando da indecenti coloro che hanno dimostrato il loro dissenso (Applausi dei deputati del gruppoLiberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico). Non è consentito di offendere, in quest'Aula, quando si dimostra dissenso. Perché, la vogliamo dire tutta, trovo che sia offensivo che qualcuno si candidi sapendo già di voler continuare a fare il mestiere di sempre. Quindi, questo trovo inaccettabile, ma non che qualcuno dimostri dissenso in quest'Aula. Dunque, sarebbe da censurare chi si permette di usare questi termini, mentre vedo che lei l'ha lasciata passare, nell'indifferenza generale (Applausi dei deputati del gruppoLiberi e Uguali). Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei. Ovviamente, collega, indecente, dal mio punto di vista, non rappresenta un'offesa, significa inaccettabile (Commentidei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi PresidenteeLiberi e Uguali - Dai banchi di Forza Italia-Berlusconi Presidente si scandisce: indecente, indecente!”)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi, colleghi!

IVAN SCALFAROTTO (PD). Ma come ti permetti!

PRESIDENTE. Collega Scalfarotto, collega Scalfarotto!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, vorrei dire, in questo dibattito, dove mi sembra che ci stiamo un po' dimenticando alcune coordinate, noi dovremmo innanzitutto, al di là dei fatti personali, del merito di chi è o meno un parlamentare - io non ho mai conosciuto l'onorevole Mura, non so chi sia, l'ho soltanto visto in barca a vela, sono un'amante della vela, punto -ricordare che cos'è questo Parlamento e che le norme a tutela del Parlamento e dei parlamentari sono norme innanzitutto a tutela della democrazia e della nostra Costituzione, quella che tutti diciamo di voler difendere.

Allora, lo dico sommessamente - anche se non è mia abitudine scambiare per valenza, nei contenuti e nell'azione del Parlamento, il fatto di fare le notti e di stare con i materassi e di fare gazzarra, non è questa da attività che qualifica i gruppi parlamentari, ma i contenuti, la capacità di esprimere le proprie idee, la capacità di essere interlocutori, non silenti, in tutti i dibattiti, ma questo è un altro tema che affronteremo in altre occasioni -, vorrei suggerire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, nel loro precipuo interesse, nel loro stesso interesse, che quando un loro parlamentare scrive come motivazione delle proprie dimissioni, al Parlamento italiano, che si sente oggetto di un “linciaggio mediatico senza precedenti, di accuse ignominiose basate su fatti inesistenti, su affermazioni da me mai pronunciate e che nessuno ha mai voluto verificare… ho subito dei danni enormi, e agirò in tutte le sedi per la mia reputazione e… sono stato espulso dal mio gruppo parlamentare”, ecco, io credo che non mi sembra proprio un atto volontario. Il dubbio ci viene a tutti. Non lo conosciamo, Mura. Sarebbe anche facile attaccarvi su questo. Sarebbe nel vostro stesso interesse rigettare queste dimissioni e coinvolgere a un dibattito politico in quest'Aula il deputato Mura, perché quello che uscirà da quest'Aula non è questo dibattito, ma che un vostro parlamentare è stato espulso dicendo, lui, che si sta dimettendo perché ha paura di voi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica, Partito DemocraticoeForza Italia-Berlusconi Presidente).

E, allora, abbiamo appena finito di discutere dell'Ungheria, abbiamo appena finito di discutere di questo. Signori, stiamo veramente uscendo dalle righe, in questo dibattito…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Lo chiedo a lei, Presidente, di richiamare, se non lo fanno i presidenti di gruppo, quest'Aula, al senso delle sue istituzioni, della sua storia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica, Partito DemocraticoeForza Italia-Berlusconi Presidente).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, collega Baldelli?

SIMONE BALDELLI (FI). Per richiamo al Regolamento, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRESIDENTE. Vede, quando un collega, prende la parola in quest'Aula e qualcun altro, per le parole che il Regolamento può definire o meno sconvenienti, si sente offeso, lei può dire che la Presidenza non interviene nel merito di valutazioni politiche che possono fare o non fare i colleghi, ma non può dire che indecente non è un'offesa (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi PresidenteePartito Democratico), perché, Presidente, se qualcuno si rivolgesse a lei dicendole che lei presiede in modo indecente sarebbe certamente un'offesa e qualcuno, in questo Parlamento, sentirebbe il dovere di alzare la mano e di dire che non ci si comporta così nei confronti della Presidenza. Alla stessa stregua, Presidente, lei deve rispettare il giudizio politico di chiunque, ma deve anche rispettare tutti coloro che se da questo giudizio si sentono offesi evidentemente un motivo ce l'hanno.

Quindi, Presidente, al di là di quello che ciascuno di noi può stimare essere il modo di pronunciare la parola indecente nei confronti di chicchessia, io le chiedo, Presidente, di farsi garante del rispetto di ciascuno nei confronti di tutti gli altri, perché troppo spesso, in quest'Aula, qualcuno si sente superiore agli altri e la Presidenza non può essere mai sospettata di coprire questa presunzione di supponenza, nel diritto e nell'interesse di tutti quanti i colleghi che fanno parte a pieno titolo di questa Assemblea, anche nei confronti di chi la pensa diversamente (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi PresidenteePartito Democratico).

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Sisto, se è la stessa cosa, per il suo gruppo ha già parlato Baldelli, quindi se è sullo stesso argomento cioè, richiamo al Regolamento, come suppongo che sia, ha già parlato il collega Baldelli.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). È una richiesta diversa da quella del collega Baldelli, un richiamo al Regolamento in ordine all'articolo 59.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Perché, Presidente le sue decisioni costituiscono, in quest'Aula, precedenti, io la invito espressamente a rileggere il dizionario sul significato di indecente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che vuol dire sconveniente, offensivo, tutto scandaloso, tutto quello che di negativo si può immaginare, e la invito a revocare la sua decisione. Cioè, lei ci deve dire che indecente è un'offesa, perché se lei non ce lo dice chiunque potrà pronunciare la parola indecente senza incorrere in sanzioni. Si ricordi che le sue decisioni sono precedenti e in quest'Aula il precedente ha un valore, e se lei dice che indecente non è un'offesa, lei contravviene al Devoto-Oli, a tutto quello che vuole, contravviene alla lingua italiana, ammesso che in quest'Aula si possa ancora rispettare la lingua italiana, io ho qualche dubbio (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi PresidenteePartito Democratico). La invito pertanto, a norma di Regolamento, a ribadire, in quest'Aula, che la parola indecente è un'offesa. Se non lo farà, si assumerà la responsabilità che ogni qual volta un deputato le dica indecente, questo non sarà un'offesa, valuti lei (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi PresidenteePartito Democratico).

ALESSIA ROTTA (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Rotta, sempre sul Regolamento?

ALESSIA ROTTA (PD). Certo, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Siamo sulla Treccani: Indecente, di atto e di comportamento e anche di situazione che offende (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) - no, è bene ribadirlo, colleghi che fate “oh” -, di atto o di situazione che offende la decenza e il pudore. Siamo costretti a ribadire: che offende, Presidente, perché io potrei dirle che è indecente la conduzione, la sua conduzione di quest'Aula, ma non lo farò, perché ho rispetto di questa istituzione, lo stesso rispetto che pretendiamo e che lei dovrebbe garantire.

Le ricordo che su quello scranno lei non è diciamo la partecipante, la militante, non è ad un meetup, ma rappresenta e deve garantire tutti i componenti di quest'Aula, che se riceviamo un'offesa – perché tale è, come Treccani certifica, cioè come la lingua italiana certifica -, noi pretendiamo che lei ci rispetti e che lei prenda le nostre difese, le difese di quest'Aula e di questa istituzione che lei ha l'onore di presiedere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, mi permetto di farle notare che, nel corso di questa seduta, lei è stata molto rigorosa quando ha interrotto una dichiarazione di voto dell'onorevole Meloni per avere sforato il tempo di venti secondi, poi invece abbiamo visto che non ha interrotto minimamente un linguaggio non solo parlamentare, in senso lato, ma un linguaggio offensivo per il Parlamento di una collega che, evidentemente, a suo avviso, merita più rispetto o attenzione di altri.

Al di là di questa disparità di trattamento, che non possiamo non farle notare, perché quando lei presiede non è una persona importante del suo gruppo parlamentare ma è la Presidente della Camera e quindi ha il dovere di tutelare tutti i parlamentari, mi permetto di farle notare che lei ha letto anche una lettera nella quale vi è un passaggio - io non faccio dietrologia rispetto alle questioni politiche - di diretto interesse della Presidenza della Camera, perché quando un deputato sottoscrive - e lei legge - che è stato espulso da un gruppo senza essere stato sentito, le faccio presente che i gruppi parlamentari debbono depositare alla Camera il loro regolamento, che deve essere su base democratica e con contraddittorio delle parti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Io non metto in dubbio che voi, in questa sede, come ha detto la sua collega, ci abbiate anche dormito, non vorrei che, assieme ai suoi colleghi, che evidentemente, non avendoli visti noi l'unica notte in cui abbiamo fatto ostruzionismo, io debba pensare che dormano di notte e vengano alla Camera di giorno; ma, in questo caso, nel momento in cui abbiamo acclarato che dicono che dormono alla Camera, allora significa che alla Camera dormono di giorno e non sono presenti neppure la notte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ciò dettole, signora Presidente, le chiedo di voler disporre gli opportuni accertamenti su quanto è scritto, che hanno rilevanza anche rispetto all'erogazione dei contributi ai gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, intervengo sull'articolo 58, nel senso che vorrei chiedere al Presidente della Camera di intervenire su un'accusa che lede la mia onorabilità. Le vorrei ricordare che indecente io non lo sono. Anzi, preannuncio che voterò anche a favore delle dimissioni. Se lei sdogana la parola “indecente”, io devo dire che sia schifoso candidarsi facendo il testimonial, continuare a fare il testimonial dei mari, ma è ancora più schifoso candidare un testimonial del mare per prendere quattro voti. Se lei mi dice che io posso essere indecente, io dico che è turpe che il MoVimento 5 Stelle venga in quest'Aula a raccontarci che giorno e notte è qua presente, mentre di notte li dovete convocare perché gli occupiamo i loro banchi perché non c'è nessuno fra i loro banchi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ciò perché, se lei mi dice che “indecente” va bene, io dico che qui la sovrana impudicizia regna fra coloro che vengono ancora a farci la morale, dopo aver fatto finta per dei giorni interi che il loro testimonial del mare fosse lì fra loro, mentre tutto il mondo sapeva che il testimonial del mare era sui mari.

Ed è putrido venirci a raccontare - qualora “indecente”, evidentemente, Presidente, fosse consentito - che non se ne erano accorti, perché loro si sono accorti e hanno censurato - i cittadini lo devono sapere - il testimonial dei mari quando i giornali hanno alzato il tappeto e hanno trovato le deiezioni, per non dire altre parole che lei troverebbe decenti.

Solo in quel momento lì lor signori si sono accorti, e solo in quel momento lì hanno preteso ed ottenuto - debbo dire, in questo caso, non difendendo i vincoli sacri di una Costituzione che ormai segna il passo - hanno preteso e ottenuto, per davvero e per fortuna, le dimissioni dell'indecente. Ma i Cinquestelle non lo vedevano il banco vuoto? Lo vedevamo noi. Noi abbiamo avvisato il giornale, solo allora si sono resi conto che hanno fatto una figura immorale, schifosa, turpe, putrida, ricca di impudicizia, e allora a quel punto, Presidente, non faccio più richiamo all'articolo 58, perché se loro sono così, mi va bene che mi appellino come indecente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Romina Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Presidente, attraverso di lei vorrei innanzi tutto replicare alla collega Corda, per ricordarle che in democrazia non si annientano gli avversari, si battono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quello che hanno fatto loro. Annientare è un termine che appartiene ad altre forme di Stato e ad altre forme di convivenza incivile.

Seconda cosa, il deputato Mura, o il quasi ex deputato Mura, è stato candidato perché era un grande velista, perché amava veleggiare, e con l'accordo dei Cinquestelle locali e nazionali ha continuato a veleggiare anche quando era qui; poi qualcuno ha scoperto, pubblicato, pubblicizzato e promosso il vizio, e i Cinquestelle, dalla doppia morale come sempre, sono intervenuti. Però, da questo inciampare del MoVimento 5 Stelle vorrei che traessero insegnamento positivo le elettrici e gli elettori del collegio uninominale di Cagliari, che probabilmente andranno a rivotare in un'elezione suppletiva, e a cui chiedo, la prossima volta che esprimeranno un voto, di essere più attenti, perché la responsabilità della scelta della classe dirigente, in questo caso di Mura, è stata dei Cinquestelle, ma una grande responsabilità nel votare poi un cittadino o una cittadina, che si sottopone al giudizio degli elettori, è appunto delle elettrici e degli elettori. Per questo, attraverso di lei, auspico che l'attenzione di chi andrà a votare nelle prossime lezioni suppletive sia maggiore, soprattutto sia rivolta a tutto quello che è successo dal 4 marzo sino ad oggi, a quanto e come i Cinquestelle sardi e non solo hanno dimostrato di essere poco interessati al bene collettivo.

Ricordo il “bando periferie”, rispetto al quale i Cinquestelle sardi, come tutti gli altri, sono stati silenti, consentendo di derubare e di scippare i territori di loro appartenenza di risorse che erano spettanti e che erano già contrattualizzate e oggetto di convenzioni. Per cui, andrei avanti, e chiederei, ribadisco nuovamente, agli elettori e alle elettrici sarde e sardi e di esprimere un voto più responsabile e più consapevole, avuto riguardo a tutto quello che è successo in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale la collega Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE). Presidente, in merito alla questione dell'onestà intellettuale, posso capire che si possa valutare l'eventuale assenza del collega nei primi cinque mesi di lavoro, tuttavia vorrei ricordare al MoVimento 5 Stelle, sempre per onestà intellettuale, perché per me è un valore, che nella scorsa legislatura, in cinque anni di lavoro, abbiamo avuto dei colleghi, ad esempio come Bernini Paolo, presente per il 51,49 per cento delle sedute, oppure Bonafede, con il 53,55 per cento delle presenze, oppure Businarolo, con il 48,03 per cento di presenze, oppure Cancelleri, con il 49,12 per cento di presenze, oppure Castelli con il 53,30 per cento di presenze. Queste sono le presenze, a metà, di tutto il lavoro fatto in un'intera legislatura.

Allora, se presentarsi a lavoro la metà delle volte permette di avere la disonestà intellettuale di attaccare il collega Mura, per voi può andare bene, ma non venite a parlare di onestà intellettuale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Presidente, lei ha aperto un dibattito in quest'Aula e ha indotto tutti i colleghi a parlare e a concentrarsi su una parola, sulla parola “indecente” e dunque “indecenza”, e abbiamo preso atto che non è un'offesa, secondo la conduzione di quest'Aula. Ma in realtà la collega del MoVimento 5 Stelle non ha mai pronunciato la parola “indecente”, ha fatto un po' peggio…

PRESIDENTE. Collega D'Alessandro, mi scusi. La collega Rotta ha già parlato per richiamo al Regolamento.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, voglio far sapere a lei, che conduce quest'Aula, che ha pronunciato tre parole: “cafoni”, “maleducati” e “indegni”. Di solito chi usa questi termini ne è un esperto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, credo che il concetto ovviamente sia stato esplicitato. Colleghi, non ho altri interventi e, quindi, sto rispondendo alle varie sollecitazioni. Chiaramente, è stato esplicitato il concetto. Ovviamente, la collega Corda ha fatto una valutazione e, se per caso ci sono dei colleghi che si sono sentiti offesi dalle sue dichiarazioni, chiaramente si spera che nel futuro non ci siano più situazioni di questo tipo, ovviamente (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto). A questo punto andiamo avanti, perché credo che il dibattito si sia esaurito.

Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Andrea Mura.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ricordo che alle ore 17 è convocata la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Sospendo quindi la seduta, che riprenderà al termine di tale riunione per la lettura della comunicazione dell'ordine del giorno della seduta di domani.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 18,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di ottobre 2018 e programma dei lavori per il periodo ottobre-dicembre 2018.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto il seguente calendario dei lavori per il mese di ottobre 2018:

Lunedì 1° ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 791 - Disposizioni in materia di azione di classe;

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Lollobrigida ed altri n. 1-33 concernente iniziative per la celebrazione del centesimo anniversario della vittoria della prima guerra mondiale;

Carfagna ed altri n. 1-45 concernente iniziative volte al contrasto dell'antisemitismo

Martedì 2 (ore 14-21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 3 (ore 11-14 e ore 16-20, con eventuale prosecuzione notturna)

e giovedì 4 (ore 10.30-13 e ore 14-18, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 5 ottobre)

Deliberazione sull'urgenza, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento dei seguenti progetti di legge:

Pdl n. 712 – Modifica all'articolo 4 del testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, concernente le partecipazioni in società operanti nei settori lattiero-caseario e alimentare;

Pdl n. 1071 e abbinate – Disposizioni per favorire l'equità del sistema previdenziale attraverso il ricalcolo, secondo il metodo contributivo, dei trattamenti pensionistici superiori a 4.500 euro mensili;

Pdl n. 52 - Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque;

Ddl n. 1189 – Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici;

Pdl n. 688 - Modifiche al decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147, in materia di misure per il potenziamento e l'estensione del reddito di inclusione e per favorire l'occupabilità dei beneficiari

Pdl n. 445 – Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo;

Pdl n. 313 – Norme per l'attribuzione a soggetti pubblici della proprietà della Banca d'Italia;

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 791 - Disposizioni in materia di azione di classe;

Seguito dell'esame della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-33 concernente iniziative per la celebrazione del centesimo anniversario della vittoria della prima guerra mondiale;

Seguito dell'esame della mozione Carfagna ed altri n. 1-45 concernente iniziative volte al contrasto dell'antisemitismo

Lunedì 8 ottobre

(antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento):

n. 1066 e 480 - Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale;

n. 543 - Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale e di referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione

Martedì 9 (ore 14-21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 10 (ore 11-14 e ore 16-20, con eventuale prosecuzione notturna)

e giovedì 11 (ore 10.30-13 e ore 14-18, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 12 ottobre)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi;

Seguito dell'esame delle proposte di legge (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento):

n. 1066 e 480 - Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale;

n. 543 - Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale e di referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione

Nella seduta di mercoledì 10 ottobre, alle ore 16 avrà luogo l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018.

Lunedì 15 ottobre

(antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

n. 183 e abbinate - Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile e di qualità;

n. 893 - Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento);

nn. 392 e 460 - Modifiche agli articoli 438 e 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo

Martedì 16 (ore 15-21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 17 (ore 11-14 e ore 16-20, con eventuale prosecuzione notturna)

e giovedì 18 (ore 10.30-13 e ore 14-18, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 19 ottobre)

Comunicazioni del Governo in vista del Consiglio europeo del 18 ottobre;

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi;

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 183 e abbinate - Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile e di qualità;

n. 893 - Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento);

nn. 392 e 460 - Modifiche agli articoli 438 e 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo

Nella seduta di mercoledì 17 ottobre, alle ore 16, avrà luogo la votazione sulle dimissioni del deputato Guido Crosetto.

Lunedì 22 ottobre

(antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante Disposizioni urgenti per la città di Genova e per la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti (ove presentato alla Camera) (da inviare al Senato);

Discussione sulle linee generali della mozione concernente le politiche di sviluppo per il Sud (in corso di presentazione)

Martedì 23 (ore 14-21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 24 (ore 11-14 e ore 16-20, con eventuale prosecuzione notturna

e giovedì 25 (ore 10.30-13 e ore 14-18, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 26 ottobre)

Seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante Disposizioni urgenti per la città di Genova e per la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti (ove presentato alla Camera) (da inviare al Senato);

Seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della mozione concernente le politiche di sviluppo per il Sud (in corso di presentazione)

Lunedì 29 ottobre

(antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1071 e abbinate - Disposizioni per favorire l'equità del sistema previdenziale attraverso il ricalcolo, secondo il metodo contributivo, dei trattamenti pensionistici superiori a 4.500 euro mensili (ove deliberata l'urgenza);

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

n. 1123 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya - Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010;

n. 1125 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003

Martedì 30 (ore 14-21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 31 (ore 11-14 e ore 16-20, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi;

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1071 e abbinate - Disposizioni per favorire l'equità del sistema previdenziale attraverso il ricalcolo, secondo il metodo contributivo, dei trattamenti pensionistici superiori a 4.500 euro mensili (ove deliberata l'urgenza);

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

n. 1123 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya - Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010;

n. 1125 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).

Il martedì, di norma alle ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

Dopo l'inizio della sessione di bilancio non potranno essere esaminati dall'Assemblea provvedimenti che comportino nuove o maggiori spese o diminuzioni di entrate, con l'eccezione dei progetti di legge indicati nell'articolo 119, comma 4, del Regolamento.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda l'esame dei progetti di legge nn. 183 e abb., 392 e 460, 543, 791, 893, 1066 e abb., 1071 e abb., l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.

L'organizzazione dei tempi per la mozione concernente le politiche di sviluppo per il Sud sarà definita dopo la sua pubblicazione.

L'organizzazione dei tempi di esame della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2018 sarà definita dopo la sua presentazione.

Comunico che è stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, il seguente programma dei lavori per il periodo ottobre – dicembre 2018:

Mese di OTTOBRE:

Proposta di legge n. 791 - Disposizioni in materia di azione di classe;

Mozione Lollobrigida ed altri n. 1-33 concernente iniziative per la celebrazione del centesimo anniversario della vittoria della prima guerra mondiale;

Mozione Carfagna ed altri n. 1-45 concernente iniziative volte al contrasto dell'antisemitismo;

Proposta di legge n. 1066 e 480 - Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento);

Proposta di legge n. 543 - Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale e di referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento);

Proposta di legge n. 893 - Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento);

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018;

Proposta di legge n. 183 e abbinate - Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile e di qualità;

Proposte di legge nn. 392 e 460 - Modifiche agli articoli 438 e 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo;

Mozione concernente le politiche di sviluppo per il Sud (in corso di presentazione);

Dimissioni del deputato Guido Crosetto;

Comunicazioni del Governo in vista del Consiglio europeo del 18 ottobre;

disegno di legge di conversione del decreto-legge recante Disposizioni urgenti per la città di Genova e per la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti (ove presentato alla Camera) (da inviare al Senato);

Proposta di legge Pdl n. 1071 e abbinate – Disposizioni per favorire l'equità del sistema previdenziale attraverso il ricalcolo, secondo il metodo contributivo, dei trattamenti pensionistici superiori a 4.500 euro mensili (ove deliberata l'urgenza);

Disegno di legge n. 1123 - ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya - Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010;

Disegno di legge n. 1125 - ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003

Mese di NOVEMBRE:

Disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di sicurezza ed immigrazione (ove presentato e trasmesso dal Senato);

Disegno di legge n. 1201 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2018;

Doc. LXXXVII, n. 1 – Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea;

Disegno di legge n. 1189 - Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici (ove deliberata l'urgenza);

Proposta di legge n. 52 - Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque (ove deliberata l'urgenza);

Proposta di legge n. 1, 457 e abbinate - Modifiche all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.  223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali.

Mozione concernente la realizzazione del gasdotto Trans-Adriatico (TAP) e il Terzo valico (in corso di presentazione);

Proposta di legge n. 712 - – Modifica all'articolo 4 del testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, concernente le partecipazioni in società operanti nei settori lattiero-caseario e alimentare (ove deliberata l'urgenza);

Proposta di legge n. 688 - Modifiche al decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147, in materia di misure per il potenziamento e l'estensione del reddito di inclusione e per favorire l'occupabilità dei beneficiari (ove deliberata l'urgenza);

Proposta di legge n. 445 – Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo (ove deliberata l'urgenza);

Proposta di legge n. 395 - Modifiche all'articolo 4 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112, in materia di accesso aperto all'informazione scientifica;

Proposta di legge n. 684 e abbinate - Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale;

Proposta di legge n. 290 e 410 - Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell'acquacoltura ottenuta con metodo biologico;

Proposta di legge n. 313 – Norme per l'attribuzione a soggetti pubblici della proprietà della Banca d'Italia (ove deliberata l'urgenza);

Disegno di legge di bilancio ed eventuale nota di variazioni;

Mese di DICEMBRE:

Disegno di legge A.S. 822 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2018 (ove trasmesso dal Senato);

Comunicazioni del Governo in vista del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre;

Proposta di legge costituzionale n. 1173 in materia di iniziativa legislativa popolare;

Proposta di legge n. 1171 Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione;

Proposta di legge n. 680 - Modifica all'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'esercizio di funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone;

Doc. XXII, n. 9 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere;

Proposta di legge n. 696 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città;

Proposta di legge n. 491 - Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie;

Proposta di legge n. 254 - Disposizioni concernenti il finanziamento e la realizzazione di edifici destinati all'esercizio dei culti ammessi;

Proposta di legge n. 1074 – Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale;

Disegno di legge di bilancio e relativa nota di variazioni (ove modificato dal Senato);

Nell'ambito del programma è altresì previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti inoltre eventuali altri progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Inoltre, al fine di garantire alle Commissioni spazi e tempi certi per le attività di loro competenza, è stata convenuta - in via sperimentale per il periodo compreso nel programma dei lavori ottobre – dicembre 2018 – la seguente nuova organizzazione degli orari delle sedute con votazioni dell'Assemblea, fatte salve le eventuali prosecuzioni notturne:

Martedì (dalle ore 14 alle ore 21)

Mercoledì (dalle ore 11 alle ore 14 e dalle ore 16 alle ore 20)

Giovedì (dalle ore 10.30 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 18)

Resta inteso che, ove necessario – ad esempio, per l'esame dei documenti di bilancio - le sedute dell'Assemblea potranno essere diversamente modulate.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Yana Chiara Ehm. Ne ha facoltà, per due minuti.

YANA CHIARA EHM (M5S). Presidente, colleghi e colleghe, intervengo per portare all'attenzione di voi tutti il disastro ambientale che sta avvenendo sulle colline toscane e, in particolar modo, sul Monte Pisano.

Da lunedì 24 settembre seguiamo con attenzione quello che sembra, a tutti gli effetti, l'ennesimo rogo doloso appiccato in zona Calci, poi a Vicopisano in più punti. Immediati gli interventi delle forze competenti, incessante l'attenzione delle istituzioni locali e nazionali; infine, i cittadini tutti e i gruppi locali si sono adoperati per soccorrere gli sfollati, ad oggi 700, predisponendo spazi e attrezzature. Ma non possiamo che evidenziare l'ennesimo disastro in una regione coperta per il 50 per cento da boschi.

Gli incendi non sono forse calcolabili, ma prevedibili. Vi chiedo, allora, perché non ci si adegui alla prevenzione di un fenomeno che, se innescato, deve poter essere domato nell'immediato. Perché per estinguere un rogo - che, ricordo, non è ancora spento: infatti, ad ora, Vicopisano sta ancora bruciando - abbiamo dovuto ottenere un elicottero da Napoli e aerei da altre regioni? Siamo certi che l'accorpamento del Corpo forestale dello Stato non abbia creato un limite nella gestione di situazioni come questa? Vi rivolgo queste domande, per spingervi a riflettere sui passi futuri da fare.

Siamo un Paese abituato a gestire emergenze; però, questo consegna ai valorosi intenti di uomini e donne tutta la responsabilità della buona e cattiva riuscita. Non voglio dovervi ricordare che sono andati distrutti oltre 1000 ettari di bosco, tra i quali 10 mila ulivi secolari, vigneti, castagneti, che potranno tornare a produrre solo tra anni, con un danno economico incredibile, e che solo per miracolo non abbiamo avuto vittime. Mezzi e strutture che negli ultimi anni sono stati man mano asciugati, redistribuiti, tagliati in nome della semplificazione, parola usata spesso per celare disinvestimenti operati da passati Governi, e anche dalla regione stessa. Penso di unire il pensiero dei miei colleghi toscani, tutti, nel richiedere che si proclami l'emergenza nazionale subito, e che una volta avuta la conta dei danni, venga prontamente concesso lo stato di calamità.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

YANA CHIARA EHM (M5S). Infine - concludo, Presidente - che ci si adoperi immediatamente per dotare il nostro Paese di un piano di prevenzione incendi moderno, innovativo, degno di un Paese come il nostro, in cui l'ambiente, i boschi, i parchi e i loro abitanti siano al primo posto nella salvaguardia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Testamento. Ne ha facoltà, per due minuti.

ROSA ALBA TESTAMENTO (M5S). Presidente, colleghi, intervengo brevemente per porre all'attenzione di quest'Aula la drammatica situazione dei trenta lavoratori della Sata Spa di Pozzilli, azienda nata nel 1993, specializzata nella produzione di componentistica per auto e appartenente all'indotto FIAT di Termoli. Dopo aver lavorato molto tempo in regime di contratti di solidarietà, adesso rischiano il licenziamento collettivo e da ieri non possono neanche più contare sugli ammortizzatori sociali, ormai giunti a scadenza.

Dopo il fallimento dell'incontro dello scorso 28 agosto, tenutosi presso lo stabilimento di Pozzilli, con cui si è chiusa la fase dei 45 giorni di contrattazione con l'azienda, si è tenuta in regione Molise un'altra riunione, dove è stata definitivamente accantonata l'ipotesi di una proroga di tre mesi della cassa integrazione in deroga a causa della mancanza di fondi regionali.

Nel frattempo l'azienda ha trasferito alcuni suoi importanti macchinari utilizzati per la produzione negli stabilimenti di Piemonte e Trentino. Infine, lo scorso 21 settembre, presso il Dipartimento delle politiche per l'occupazione della regione Molise, l'azienda e le organizzazioni sindacali hanno deciso di differire al prossimo 5 ottobre il prosieguo della procedura di licenziamento.

Nel frattempo le parti hanno preso l'impegno di valutare misure alternative al licenziamento, come la riduzione dell'orario di lavoro o la possibilità di trasferte temporanee o definitive presso gli stabilimenti di altre regioni, ma, in attesa che si possano mettere in atto proposte maggiormente lungimiranti e concrete per il rilancio della produzione nello stabilimento di Pozzilli, l'emergenza nel brevissimo periodo è quella di garantire una dignitosa sicurezza economica ai lavoratori e alle loro famiglie. La situazione è gravissima.

In queste settimane il Ministero dello Sviluppo economico è stato sempre presente, ricevendo i lavoratori e impegnandosi a trovare una soluzione che possa scongiurare il peggio. Adesso è una vera e propria corsa contro il tempo e quello che rimane è veramente poco. Sono fiduciosa che si possa trovare quanto prima una soluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare la collega Emiliozzi. Ne ha facoltà.

MIRELLA EMILIOZZI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, il 6 luglio scorso si è verificato un grave incendio a Piediripa di Macerata alla ditta Orim, azienda che opera nello stoccaggio e smaltimento dei rifiuti industriali. Ci è sembrato subito evidente che l'incendio poteva aver provocato conseguenze ambientali e quindi potenziali rischi per la salute degli abitanti della zona.

Successivamente, insieme al senatore Sergio Romagnoli, ci siamo recati sul luogo dell'incendio e da subito abbiamo sollecitato immediati interventi e analisi approfondite sui campioni di aria, suolo, acqua e vegetali, chiedendo inoltre la massima trasparenza nei confronti della cittadinanza.

Oggi, a distanza di quattro mesi, si apprende che i valori delle acque relativamente a sostanze pericolose sono superiori di oltre 7.000 volte i limiti di legge e che il sindaco di Macerata è stato costretto ad emettere un'ordinanza che vieta l'uso delle acque 300 metri a monte e ben 800 metri a valle dello stabilimento. È inaccettabile che ci siano voluti quattro mesi per stabilire quello che sembrava evidente a tutti fin da subito.

Nel frattempo ci giungono continue segnalazioni di malori da parte degli operatori militari coinvolti nelle operazioni dei soccorsi, che ringrazio sentitamente a nome di tutti; in un paio di casi si è ricorso agli organi della sicurezza sul lavoro per patologie riscontrate in seguito al loro intervento. Ci risulta addirittura che un militare coinvolto stia subendo un procedimento disciplinare dai suoi superiori per avere denunciato il fatto al medico competente, senza seguire, a detta loro, la linea gerarchica.

Personalmente mi attiverò da subito per chiedere ufficialmente il reale numero degli operatori; inoltre, chiederò all'ARPAM tutte le analisi effettuate, in modo tale da poter sottoporre un quadro completo all'attenzione del Ministro dell'ambiente e chiedo a tutti voi, colleghi, di assumere lo stesso impegno. Sollecito le autorità competenti a prendere ogni provvedimento necessario, anche drastico, accertando eventuali responsabilità amministrative, civili e penali e, soprattutto – concludo -, la massima trasparenza nei confronti dei cittadini, fino a questo momento, assolutamente carente e insufficiente e che, invece, ne hanno diritto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Il 2 ottobre prossimo al MISE avrebbe dovuto tenersi un tavolo per trovare una quadra nella trattativa fra l'azienda Conad e i rappresentanti dei lavoratori dichiarati in esubero dalla stessa azienda.

È notizia di qualche ora fa che questo tavolo, che costituiva l'unico risultato raggiunto dai lavoratori di quattro strutture pugliesi, Monte Sant'Angelo, San Severo, Cavallino e Fasano, mentre per le altre tre strutture del Molise e dell'Abruzzo si sono seguiti percorsi diversi, purtroppo è stato annullato. Mi giunge notizia anche che in queste ore altri tavoli locali non stiano sortendo miglior fortuna. Posso immaginare la frustrazione e la mortificazione di chi in questa ultima spiaggia aveva riposto speranze per il proprio futuro.

Ora, giusto per citare alcuni claim dell'azienda, se è vero che “Le persone sono oltre le cose”, se vero che “nessun uomo è un'isola”, percorrendo il tema aristotelico della relazione con la realtà che ci circonda anche se dura e difficile, auspico che la Conad, da quella grande azienda che ha dimostrato di essere, possa confermare quel volto umano e sociale, costruito con la partecipazione alla vita dei territori attraverso le sue iniziative per il welfare, lo sport, la cultura e la crescita economica della piccola economia locale proprio, affinché le legittime esigenze aziendali si avvicinino al fondamentale diritto di 230 lavoratori che, non lesinando energie per un'azienda che hanno considerato propria, meriterebbero - e lo dico con il cuore in mano - un'occupazione ed un futuro dignitoso per le proprie famiglie.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 28 settembre 2018 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 18,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 5 la deputata Lorenzin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 5 alla n. 8 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 9 i deputati De Maria e Bonomo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 11 il deputato Nobili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 12 la deputata Corneli ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Biancofiore e a. 1-30 489 489 0 245 120 369 64 Resp.
2 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-38 487 487 0 244 118 369 64 Resp.
3 Nominale Moz. Migliore e a. 1-39 491 480 11 241 95 385 63 Resp.
4 Nominale Moz. D'Uva e Molinari 1-47 489 479 10 240 263 216 63 Appr.
5 Nominale Moz. Meloni e a. 1-32 - I p. 515 512 3 257 230 282 63 Resp.
6 Nominale Moz. Fassina e a. 1-41 517 517 0 259 236 281 63 Resp.
7 Nominale Moz. Barelli e a. 1-42 - I p. 516 516 0 259 235 281 63 Resp.
8 Nominale Moz. Morassut e a. 1-43 - I p. 519 519 0 260 237 282 63 Resp.
9 Nominale Moz. F. Silvestri, De Angelis e a. 1-48 518 381 137 191 283 98 63 Appr.
10 Nominale Moz. Delrio e a. 1-36 506 506 0 254 111 395 62 Resp.
11 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-40 509 508 1 255 31 477 62 Resp.
12 Nominale Moz. Molinari e D'Uva 1-44 507 507 0 254 273 234 62 Appr.
13 Nominale Moz. Santelli e a. 1-49 508 508 0 255 94 414 62 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Segreta Dimissioni deputato Andrea Mura 482 476 6 239 295 181 61 Appr.