XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 27 giugno 2018

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n.  1-00009– Iniziative volte ad implementare il reddito di inclusione

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti
(con il limite massimo di 11 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
    MoVimento 5 Stelle 1 ora e 3 minuti
    Lega – Salvini premier 44 minuti
    Partito Democratico 42 minuti
    Forza Italia – Berlusconi presidente 40 minuti
    Fratelli d'Italia 26 minuti
    Liberi e Uguali 23 minuti
    Misto: 23 minuti
        MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 8 minuti
        Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica 4 minuti
        Minoranze Linguistiche 4 minuti
        Noi Con l'Italia-USEI 4 minuti
        +Europa-Centro Democratico 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Conto consuntivo e bilancio della Camera dei deputati

Tempo complessivo: 14 ore e 30 minuti, di cui:
•  discussione congiunta: 7 ore.
•  seguito dell'esame congiunto: 7 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Deputati questori 1 ora e 30 minuti 40 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti
(con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
1 ora e 12 minuti
(con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti 5 ore e 13 minuti
    MoVimento 5 Stelle 48 minuti 1 ora e 16 minuti
    Lega – Salvini premier 40 minuti 53 minuti
    Partito Democratico 39 minuti 50 minuti
    Forza Italia – Berlusconi
    presidente
39 minuti 49 minuti
    Fratelli d'Italia 33 minuti 31 minuti
    Liberi e Uguali 31 minuti 27 minuti
    Misto: 32 minuti 27 minuti
        MAIE-Movimento Associativo
        Italiani all'Estero
9 minuti 8 minuti
        Civica Popolare-AP-PSI-Area
        Civica
6 minuti 5 minuti
        Minoranze Linguistiche 6 minuti 5 minuti
        Noi Con l'Italia-USEI 6 minuti 5 minuti
        +Europa-Centro Democratico 5 minuti 4 minuti

COMUNICAZIONI

TESTO AGGIORNATO AL 4 SETTEMBRE 2018

Missioni valevoli nella seduta del 27 giugno 2018.

      Baldino, Bergamini, Bitonci, Bonafede, Buffagni, Carfagna, Carinelli, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Micheli, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Galizia, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giorgetti, Grillo, Guidesi, Manzato, Micillo, Molteni, Morrone, Pastorino, Picchi, Rampelli, Rixi, Rosato, Carlo Sibilia, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valbusa, Valente, Villarosa.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

      Baldino, Bergamini, Bitonci, Bonafede, Buffagni, Carfagna, Carinelli, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Micheli, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Galizia, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giorgetti, Grillo, Guidesi, Manzato, Micillo, Molteni, Morrone, Pastorino, Picchi, Rampelli, Rixi, Rosato, Ruocco, Carlo Sibilia, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valbusa, Valente, Villarosa.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 26 giugno 2018 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          RUOCCO e CASO: «Modifica all'articolo 132-ter del codice di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n.  209, in materia di definizione degli sconti applicati all'assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore» (779);
          CASO: «Modifica all'articolo 132-ter del codice di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n.  209, in materia di definizione degli sconti applicati all'assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore» (780);
          RAVETTO: «Disposizioni per la rilevazione della presenza in servizio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche mediante sistemi di identificazione biometrica» (781);
          TORTO: «Modifiche all'articolo 2 della legge 30 dicembre 2010, n.  240, in materia di organi e sistema di governo delle università statali» (782);
          TORTO: «Norme in materia di reclutamento e stato giuridico dei ricercatori universitari di ruolo a tempo indeterminato e dei ricercatori a tempo determinato e sulla programmazione del fabbisogno organico delle università nonché modifiche alla disciplina relativa all'assunzione del personale» (783);
          VANESSA CATTOI: «Disposizioni per il potenziamento dell'educazione motoria nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria» (784);
          CORTELAZZO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati» (785);
          CENTEMERO ed altri: «Introduzione dell'articolo 25-quinquies del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.  600, concernente l'applicazione di una ritenuta alla fonte sui redditi d'impresa dei soggetti stranieri» (786);
          CENTEMERO ed altri: «Modifiche all'articolo 16 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n.  147, concernente il regime tributario speciale per lavoratori impatriati» (787);
          GRIBAUDO: «Norme sull'accertamento della rappresentatività delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro privati» (788);
          MELONI ed altri: «Modifiche all'articolo 5 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n.  286, e all'articolo 32 del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n.  25, in materia di rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari» (789);
          MELONI ed altri: «Introduzione dell'articolo 71.1 della legge 22 aprile 1941, n.  633, in materia di esenzione dal pagamento dei diritti d'autore per le manifestazioni promosse dai comuni e da enti o associazioni senza scopo di lucro» (790);
          SALAFIA ed altri: «Disposizioni in materia di azione di classe» (791).

      Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

      Le seguenti proposte di legge sono state successivamente sottoscritte dai deputati Deiana e Alberto Manca:
          ZOLEZZI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 19 agosto 2005, n.  195, in materia di accesso alle informazioni ambientali detenute dalle imprese» (46);
          ZOLEZZI ed altri: «Disposizioni per il censimento dei materiali contenenti amianto, la bonifica progressiva e lo smaltimento sostenibile dei suddetti materiali nei luoghi pubblici e privati, per l'eguaglianza nell'accesso ai benefìci previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, per l'istituzione del registro economico dell'amianto nonché per il recepimento della direttiva 2009/148/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con l'esposizione all'amianto durante il lavoro» (50);
          DAGA ed altri: «Incentivo per la realizzazione di opere finalizzate al recupero e al riutilizzo delle acque meteoriche» (51);
          VIGNAROLI ed altri: «Modifiche alla parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152, concernenti la gestione dei prodotti e dei rifiuti da essi originati secondo criteri di sostenibilità ambientale e di coesione sociale» (54);
          VIGNAROLI ed altri: «Modifica all'articolo 221 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152, in materia di gestione dei rifiuti di imballaggio da parte dei produttori» (55);
          VIGNAROLI ed altri: «Disposizioni per la disciplina e la promozione dell'attività di compravendita di beni usati, istituzione del Consorzio nazionale del riuso, nonché disposizioni per la formazione degli operatori del settore» (56);
          ZOLEZZI ed altri: «Disposizioni in materia di raccolta differenziata e trattamento dei rifiuti sanitari» (57);
          ZOLEZZI ed altri: «Disposizioni in materia di trattamento dei rifiuti organici domestici» (58);
          VIGNAROLI ed altri: «Incentivi per favorire la diffusione dei prodotti derivanti da materiale post-consumo a base plastica (plasmix e scarti non pericolosi dei processi di selezione e di recupero), nonché disposizioni concernenti la realizzazione dei veicoli» (59);
          VIGNAROLI ed altri: «Disposizioni per la reintroduzione del sistema del “vuoto a rendere”» (60);
          DAGA ed altri: «Modifiche al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n.  380, volte all'introduzione di una maggiorazione del contributo per il rilascio del permesso di costruire per gli interventi di trasformazione del territorio eseguiti su aree agricole ovvero libere e non urbanizzate» (61);
          DAGA ed altri: «Disposizioni in materia di recupero degli immobili abbandonati e disciplina delle iniziative di autorecupero» (62);
          DAGA ed altri: «Disposizioni per l'arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli edificati» (63);
          DAGA ed altri: «Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del dissesto idrogeologico» (64);
          DAGA ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 2 febbraio 2001, n.  31, recante attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano» (74);
          DAGA ed altri: «Delega al Governo per la tutela dei consumatori dai rischi connessi con l'uso di materie plastiche nella confezione degli alimenti» (75);
          DAGA ed altri: «Introduzione dell'articolo 6-bis della legge 14 gennaio 2013, n.  10, concernente l'unità di misura arboricola, nonché disposizioni per l'attuazione dell'articolo 6 della medesima legge, in materia di sviluppo degli spazi verdi urbani» (78);
          ZOLEZZI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152, in materia di procedure di bonifica di siti contaminati» (81);
          ZOLEZZI ed altri: «Modifiche all'articolo 411 del codice penale e alla legge 30 marzo 2001, n.  130, concernenti la disciplina della pratica funeraria della cremazione a freddo» (83);
          ZOLEZZI ed altri: «Introduzione del referto epidemiologico nel controllo sanitario della popolazione» (84).

Modifica del titolo di proposte di legge.

      La proposta di legge n.  491, d'iniziativa dei deputati MASSIMO ENRICO BARONI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

          I Commissione (Affari costituzionali):
      NESCI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere» (513) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

          VIII Commissione (Ambiente):
      VIGNAROLI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati» (85) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

Assegnazione di progetti di atti dell'Unione europea.

      A seguito della costituzione delle Commissioni permanenti, i progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, trasmessi con comunicazioni del Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n.  234, nel periodo dal 20 marzo al 19 giugno 2018, di cui è stato dato annuncio nell’Allegato A ai resoconti dell'Assemblea delle sedute del 23 marzo, del 10 e 13 aprile, del 7 e 11 maggio e del 5, 7, 13, 18 e 20 giugno 2018, sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
      Nell'ambito di tali documenti, la raccomandazione della Commissione del 25.4.2018 sull'accesso alla informazione scientifica e sulla sua conservazione (C(2018) 2375), trasmessa in data 22 maggio 2018, su cui il Governo ha richiamato l'attenzione, è assegnata in sede primaria alla VII Commissione (Cultura).
      Nell'ambito dei medesimi documenti, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, in data 21 giugno 2018, alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n.  575/2013 per quanto riguarda le esposizioni sotto forma di obbligazioni garantite (COM(2018) 93 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'emissione di obbligazioni garantite e alla vigilanza pubblica delle obbligazioni garantite e che modifica la direttiva 2009/65/CE e la direttiva 2014/59/UE (COM(2018) 94 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla legge applicabile all'opponibilità ai terzi della cessione dei crediti (COM(2018) 96 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d'azione per le tecnologie finanziarie: per un settore finanziario europeo più competitivo e innovativo (COM(2018) 109 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'Autorità europea del lavoro (COM(2018) 131 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio e alla Banca centrale europea – Seconda relazione sui progressi compiuti nella riduzione dei crediti deteriorati in Europa (COM(2018) 133 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n.  575/2013 per quanto riguarda la copertura minima delle perdite sulle esposizioni deteriorate (COM(2018) 134 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai gestori di crediti, agli acquirenti di crediti e al recupero delle garanzie reali (COM(2018) 135 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n.  168/2013 per quanto riguarda l'applicazione della norma Euro 5 per l'omologazione dei veicoli a motore a due o tre ruote e dei quadricicli (COM(2018) 137 final);
          Raccomandazione di decisione del Consiglio che autorizza l'avvio di negoziati su un Patto globale per l'ambiente (COM(2018) 138 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n.  1343/2011 relativo a talune disposizioni per la pesca nella zona di applicazione dall'accordo CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo) (COM(2018) 143 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo agli inquinanti organici persistenti (rifusione) (COM(2018) 144 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – È giunto il momento di istituire norme fiscali moderne, eque ed efficaci per l'economia digitale (COM(2018) 146 final);
          Proposta di direttiva del Consiglio che stabilisce norme per la tassazione delle società che hanno una presenza digitale significativa (COM(2018) 147 final);
          Proposta di direttiva del Consiglio relativa al sistema comune d'imposta sui servizi digitali applicabile ai ricavi derivanti dalla fornitura di taluni servizi digitali (COM(2018) 148 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un piano pluriennale per gli stock ittici nelle acque occidentali e nelle acque adiacenti e per le attività di pesca che sfruttano questi stock, modifica il regolamento (UE) 2016/1139 che istituisce un piano pluriennale per il Mar Baltico e abroga i regolamenti (CE) n.  811/2004, (CE) n.  2166/2005, (CE) n.  388/2006, (CE) n.  509/2007 e (CE) n.  1300/2008 (COM(2018) 149 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Riforma della struttura amministrativa delle scuole europee (COM(2018) 152 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione sull'applicazione del Regolamento (UE) n.  211/2011 riguardante l'iniziativa dei cittadini (COM(2018) 157 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n.  924/2009 per quanto riguarda talune commissioni applicate sui pagamenti transfrontalieri nell'Unione e le commissioni di conversione valutaria (COM(2018) 163 final);
          Proposte di decisione del Consiglio che autorizzano la Commissione ad approvare, a nome dell'Unione, il patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare rispettivamente nell'ambito della cooperazione allo sviluppo (COM(2018) 167 final) e nell'ambito della politica relativa all'immigrazione (COM(2018) 168 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla valutazione intermedia relativa all'attuazione del programma "L'Europa per i cittadini" per il periodo 2014-2020 (COM(2018) 170 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro (COM(2018) 171 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sugli effetti del Regolamento (UE) n.  575/2013 e della direttiva 2013/36/UE sul ciclo economico (COM(2018) 172 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera alimentare (COM(2018) 173 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla strategia informatica per le dogane (COM(2018) 178 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla trasparenza e alla sostenibilità dell'analisi del rischio dell'Unione nella filiera alimentare, che modifica il regolamento (CE) n.  178/2002 [sulla legislazione alimentare generale], la direttiva 2001/18/CE [sull'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati], il regolamento (CE) n.  1829/2003 [sugli alimenti e mangimi geneticamente modificati], il regolamento (CE) n.  1831/2003 [sugli additivi per mangimi], il regolamento (CE) n.  2065/2003 [sugli aromatizzanti di affumicatura], il regolamento (CE) n.  1935/2004 [sui materiali a contatto con gli alimenti], il regolamento (CE) n.  1331/2008 [sulla procedura uniforme di autorizzazione per gli additivi, gli enzimi e gli aromi alimentari], il regolamento (CE) n.  1107/2009 [sui prodotti fitosanitari] e il regolamento (UE) 2015/2283 [sui nuovi alimenti] (COM(2018) 179 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa all'applicazione della direttiva 2007/43/CE e alla sua incidenza sul benessere dei polli allevati per la produzione di carne, nonché alla definizione degli indicatori di benessere (COM(2018) 181 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo – Un «New Deal» per i consumatori (COM(2018) 183 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori e che abroga la direttiva 2009/22/CE (COM(2018) 184 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 93/13/CEE del Consiglio del 5 aprile 1993, la direttiva 98/6/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, la direttiva 2005/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 2011/83/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per una migliore applicazione e una modernizzazione delle norme dell'Unione europea relative alla protezione dei consumatori (COM(2018) 185 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione e sul rispetto delle norme relative al tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo di cui alla direttiva 2016/802/UE relativa alla riduzione del tenore di zolfo di alcuni combustibili liquidi (COM(2018) 188 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa all'applicazione del Regolamento (UE) n.  913/2010, conformemente al suo articolo 23 (COM(2018) 189 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'immissione sul mercato e all'uso di precursori di esplosivi, che modifica l'allegato XVII del regolamento (CE) n.  1907/2006 e che abroga il regolamento (UE) n.  98/2013 relativo all'immissione sul mercato e all'uso di precursori di esplosivi (COM(2018) 209 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Quattordicesima relazione sui progressi compiuti verso un'autentica ed efficace Unione della sicurezza (COM(2018) 211 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul rafforzamento della sicurezza delle carte d'identità dei cittadini dell'Unione e dei titoli di soggiorno rilasciati ai cittadini dell'Unione e ai loro familiari che esercitano il diritto di libera circolazione (COM(2018) 212 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che reca disposizioni per agevolare l'uso di informazioni finanziarie e di altro tipo a fini di prevenzione, accertamento, indagine o perseguimento di determinati reati e che abroga la decisione 2000/642/GAI del Consiglio (COM(2018) 213 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo – Rafforzare la protezione degli informatori a livello di Unione europea (COM(2018) 214 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione (COM(2018) 218 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Un settore europeo del commercio al dettaglio adeguato al 21o secolo (COM(2018) 219 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo agli ordini europei di produzione e di conservazione di prove elettroniche in materia penale (COM(2018) 225 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme armonizzate sulla nomina di rappresentanti legali ai fini dell'acquisizione di prove nei procedimenti penali (COM(2018) 226 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un piano pluriennale di ricostituzione del pesce spada del Mediterraneo e recante modifica dei regolamenti (CE) n.  1967/2006 e (UE) 2017/2107 (COM(2018) 229 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla messa in opera e al funzionamento del nome di dominio di primo livello .eu e che abroga il regolamento (CE) n.  733/2002 e il regolamento (CE) n.  874/2004 della Commissione (COM(2018) 231 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Comunicazione «Verso uno spazio comune europeo dei dati» (COM(2018) 232 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni relativa alla trasformazione digitale della sanità e dell'assistenza nel mercato unico digitale, alla responsabilizzazione dei cittadini e alla creazione di una società più sana (COM(2018) 233 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al riutilizzo dell'informazione del settore pubblico (rifusione) (COM(2018) 234 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Contrastare la disinformazione online: un approccio europeo (COM(2018) 236 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – L'intelligenza artificiale per l'Europa (COM(2018) 237 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che promuove equità e trasparenza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione online (COM(2018) 238 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva (UE) 2017/1132 per quanto concerne l'uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario (COM(2018) 239 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva (UE) 2017/1132 per quanto riguarda le trasformazioni, le fusioni e le scissioni transfrontaliere (COM(2018) 241 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Rafforzamento della cooperazione nella lotta contro le malattie prevenibili da vaccino (COM(2018) 245 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo sull'applicazione della direttiva del Consiglio relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri in materia di responsabilità per danno da prodotti difettosi (direttiva 85/374/CEE) (COM(2018) 246 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione di valutazione intermedia del programma Europa creativa (2014-2020) (COM(2018) 248 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Relazione sullo stato di attuazione dell'agenda europea sulla migrazione (COM(2018) 250 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Adottare la politica comune in materia di visti alle nuove sfide (COM(2018) 251 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n.  810/2009 che istituisce un codice comunitario dei visti (codice dei visti) (COM(2018) 252 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa all'attuazione del quadro di sostegno alla sorveglianza dello spazio e al tracciamento (SST) (2014-2017) (COM(2018) 256 final);
          Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sull'applicazione della direttiva 91/676/CEE del Consiglio relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole, elaborata in base alle relazioni presentate dagli Stati membri per il periodo 2012-2015 (COM(2018) 257 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del Regolamento (UE) n.  952/2013 che istituisce il codice doganale dell'Unione (COM(2018) 259 final);
          Proposta di direttiva del Consiglio recante modifica delle direttive 2006/112/CE e 2008/118/CE per quanto riguarda l'inclusione del comune italiano di Campione d'Italia e delle acque nazionali del Lago di Lugano nel territorio doganale dell'Unione e nell'ambito di applicazione territoriale della direttiva 2008/118/CE (COM(2018) 261 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una nuova agenda europea per la cultura (COM(2018) 267 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Costruire un'Europa più forte: il ruolo delle politiche in materia di gioventù, istruzione e cultura (COM(2018) 268 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Mobilitare, collegare e responsabilizzare i giovani: una nuova strategia dell'Unione europea per la gioventù (COM(2018) 269 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sullo sviluppo dei servizi di assistenza alla prima infanzia al fine di incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, di promuovere l'equilibrio tra vita professionale e vita familiare per i genitori che lavorano e di favorire una crescita sostenibile e inclusiva in Europa (gli «obiettivi di Barcellona») (COM(2018) 273 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/96/CE sulla gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali (COM(2018) 274 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla razionalizzazione delle misure per promuovere la realizzazione della rete transeuropea dei trasporti (COM(2018) 277 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un sistema di interfaccia unica marittima europea e abroga la direttiva 2010/65/UE (COM(2018) 278 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle informazioni elettroniche sul trasporto merci (COM(2018) 279 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Verso la mobilità automatizzata: una strategia dell'Unione europea per la mobilità del futuro (COM(2018) 283 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che definisce i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 dei veicoli pesanti nuovi (COM(2018) 284 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai requisiti di omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, nonché di sistemi, componenti ed entità tecniche destinati a tali veicoli, per quanto riguarda la loro sicurezza generale e la protezione degli occupanti dei veicoli e degli altri utenti vulnerabili della strada, che modifica il regolamento (UE) 2018/... e abroga i regolamenti (CE) n.  78/2009, (CE) n.  79/2009 e (CE) n.  661/2009 (COM(2018) 286 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica e rettifica il regolamento (UE) n.  167/2013 relativo all'omologazione e alla vigilanza del mercato dei veicoli agricoli e forestali (COM(2018) 289 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo – Relazione sull'applicazione da parte degli Stati membri della direttiva 2009/38/CE riguardante l'istituzione di un comitato aziendale europeo o di una procedura per l'informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese e nei gruppi di imprese di dimensioni comunitarie (rifusione) (COM(2018) 292 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – L'Europa in movimento – Una mobilità sostenibile per l'Europa: sicura, interconnessa e pulita (COM(2018) 293 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'etichettatura dei pneumatici in relazione al consumo di carburante e ad altri parametri fondamentali e che abroga il regolamento (CE) n.  1222/2009 (COM(2018) 296 final);
          Relazione della Commissione sulla valutazione intermedia del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) (COM(2018) 297 final);
          Proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune di imposta sul valore aggiunto con riguardo al periodo di applicazione del meccanismo facoltativo di inversione contabile alla cessione di determinati beni e alla prestazione di determinati servizi a rischio di frodi e del meccanismo di reazione rapida contro le frodi in materia di IVA (COM(2018) 298 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Relazione sullo stato di attuazione dell'agenda europea sulla migrazione (COM(2018) 301 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – L'istruzione nelle situazioni di emergenza e nelle crisi prolungate (COM(2018) 304 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una nuova agenda europea per la ricerca e l'innovazione – l'opportunità dell'Europa di plasmare il proprio futuro – Contributo della Commissione europea alla riunione informale sull'innovazione dei leader dell'Unione europea, tenutasi a Sofia il 16-17 maggio 2018 (COM(2018) 306 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n.  862/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche comunitarie in materia di migrazione e di protezione internazionale (COM(2018) 307 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2008/106/CE concernente i requisiti minimi di formazione per la gente di mare e che abroga la direttiva 2005/45/CE (COM(2018) 315 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n.  469/2009 sul certificato protettivo complementare per i medicinali (COM(2018) 317 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Completare un mercato unico digitale sicuro per tutti – Contributo della Commissione alla riunione informale dei leader dell'Unione europea sulla protezione dei dati e il mercato unico digitale, Sofia 16 maggio 2018 (COM(2018) 320 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Un bilancio moderno al servizio di un'Unione che protegge, che dà forza, che difende – Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 (COM(2018) 321 final);
          Proposta di regolamento del Consiglio che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 (COM(2018) 322 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla tutela del bilancio dell'Unione in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri (COM(2018) 324 final);
          Proposta di decisione del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (COM(2018) 325 final);
          Proposta di regolamento del Consiglio concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie basate sulla base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società, sul sistema di scambio di quote di emissioni dell'Unione europea e sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati, nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria (COM(2018) 326 final);
          Proposta di regolamento del Consiglio che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (COM(2018) 327 final);
          Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CEE, Euratom) n.  1553/89 concernente il regime uniforme definitivo di riscossione delle risorse proprie provenienti dall'imposta sul valore aggiunto (COM(2018) 328 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Un'Europa che protegge: aria pulita per tutti (COM(2018) 330 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n.  596/2014 e (UE) 2017/1129 per quanto riguarda la promozione dell'uso dei mercati di crescita per le PMI (COM(2018) 331 final);
          Proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 92/83/CEE relativa all'armonizzazione delle strutture delle accise sull'alcole e sulle bevande alcoliche (COM(2018) 334 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti sul riesame della flessibilità consentita dal patto di stabilità e crescita (COM(2018) 335 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2009/103/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, concernente l'assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e il controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità (COM(2018) 336 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante prescrizioni minime per il riutilizzo dell'acqua (COM(2018) 337 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente (COM(2018) 340 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Corte dei conti sulla gestione del fondo di garanzia del Fondo europeo per gli investimenti strategici nel 2017 (COM(2018) 345 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa creativa (2021-2027) e che abroga il regolamento (UE) n.  1295/2013 (COM(2018) 366 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce «Erasmus»: il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga il regolamento (UE) n.  1288/2013 (COM(2018) 367 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n.  1224/2009, (CE) n.  768/2005, (CE) n.  1967/2006 e (CE) n.  1005/2008 del Consiglio e il regolamento (UE) 2016/1139 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i controlli nel settore della pesca (COM(2018) 368 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma di azione in materia di scambi, assistenza e formazione per la protezione dell'euro contro la contraffazione monetaria per il periodo 2021-2027 (programma «Pericle IV») (COM(2018) 369 final);
          Proposta di regolamento del Consiglio che estende agli Stati membri non partecipanti l'applicazione del Regolamento (UE) 2018/... che istituisce un programma di azione in materia di scambi, assistenza e formazione per la protezione dell'euro contro la contraffazione monetaria per il periodo 2021-2027 (programma «Pericle IV») (COM(2018) 371 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione (COM(2018) 372 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un meccanismo per eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in ambito transfrontaliero (COM(2018) 373 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni specifiche per l'obiettivo «Cooperazione territoriale europea» (Interreg) sostenuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dagli strumenti di finanziamento esterno (COM(2018) 374 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante le disposizioni comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo Plus, al Fondo di coesione, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e le regole finanziarie applicabili a tali fondi e al Fondo Asilo e migrazione, al Fondo per la Sicurezza interna e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti (COM(2018) 375 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) (COM(2018) 380 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che armonizza gli obblighi di comunicazione nella normativa in materia di ambiente e modifica le direttive 86/278/CEE, 2002/49/CE, 2004/35/CE, 2007/2/CE, 2009/147/CE e 2010/63/UE, i regolamenti (CE) n.  166/2006 e (UE) n.  995/2010 e i regolamenti del Consiglio (CE) n.  338/97 e (CE) n.  2173/2005 (COM(2018) 381 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo Plus (FSE+) (COM(2018) 382 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Diritti e valori (COM(2018) 383 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Giustizia (COM(2018) 384 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma di azione per l'ambiente e l'azione del clima (LIFE) e abroga il regolamento (UE) n.  1293/2013 (COM(2018) 385 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma antifrode dell'Unione europea (COM(2018) 386 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'istituzione della Funzione europea di stabilizzazione degli investimenti (COM(2018) 387 final);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – COSME – Programma per la competitività delle imprese e delle PMI 2014-2020 – Relazione di controllo 2015 (COM(2018) 388 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e che abroga il regolamento (UE) n.  508/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2018) 390 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma di sostegno alle riforme (COM(2018) 391 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sul sostegno ai piani strategici che gli Stati membri devono redigere nell'ambito della politica agricola comune (piani strategici della PAC) e finanziati dal Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga il regolamento (UE) n.  1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (UE) n.  1307/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2018) 392 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune e che abroga il regolamento (UE) n.  1306/2013 (COM(2018) 393 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n.  1308/2013 recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, (UE) n.  1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, (UE) n.  251/2014 concernente la definizione, la designazione, la presentazione, l'etichettatura e la protezione delle indicazioni geografiche dei prodotti vitivinicoli aromatizzati, (UE) n.  228/2013 recante misure specifiche nel settore dell'agricoltura a favore delle regioni ultraperiferiche dell'Unione e (UE) n.  229/2013 recante misure specifiche nel settore dell'agricoltura a favore delle isole minori del Mar Egeo (COM(2018) 394 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che integra la legislazione dell'Unione europea in materia di omologazione in relazione al recesso del Regno Unito dall'Unione (COM(2018) 397 final);
          Comunicazione della Commissione – Semestre europeo 2018: Raccomandazioni specifiche per paese (COM(2018) 400 final);
          Raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2018 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2018 dell'Italia (COM(2018) 411 final);
          Relazione della Commissione – Italia – Relazione elaborata a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (COM(2018) 428 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa digitale per il periodo 2021-2027 (COM(2018) 434 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce Orizzonte Europa – il programma quadro di ricerca e innovazione – e ne stabilisce le norme di partecipazione e diffusione (COM(2018) 435 final);
          Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'istituzione del programma specifico di attuazione di Orizzonte Europa – il programma quadro di ricerca e innovazione (COM(2018) 436 final);
          Proposta di regolamento del Consiglio che istituisce il programma di ricerca e formazione della Comunità europea dell'energia atomica (2021-2025) che integra Orizzonte Europa – il programma quadro di ricerca e innovazione (COM(2018) 437 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il meccanismo per collegare l'Europa e abroga i regolamenti (UE) n.  1316/2013 e (UE) n.  283/2014 (COM(2018) 438 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma InvestEU (COM(2018) 439 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma «corpo europeo di solidarietà» e abroga i regolamenti [regolamento sul corpo europeo di solidarietà] e (UE) n.  375/2014 (COM(2018) 440 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma relativo al mercato unico, alla competitività delle imprese, comprese le piccole e medie imprese, e alle statistiche europee e che abroga i regolamenti (UE) n.  99/2013, (UE) n.  1287/2013, (UE) n.  254/2014, (UE) n.  258/2014, (UE) n.  652/2014 e (UE) 2017/826 (COM(2018) 441 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma «Dogana» per la cooperazione nel settore doganale (COM(2018) 442 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma «Fiscalis» per la cooperazione nel settore fiscale (COM(2018) 443 final);
          Proposta di decisione del Consiglio che modifica la decisione 2007/198/Euratom che istituisce l'Impresa comune europea per ITER e lo sviluppo dell'energia da fusione e le conferisce dei vantaggi (COM(2018) 445 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma spaziale dell'Unione e l'Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale e che abroga i regolamenti (UE) n.  912/2010, (UE) n.  1285/2013 e (UE) n.  377/2014 e la decisione n.  541/2014/UE (COM(2018) 447 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Comunicazione 2018 sulla politica di allargamento dell'Unione europea (COM(2018) 450 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo europeo per la difesa (COM(2018) 476 final);
          Raccomandazione della Commissione del 21.3.2018 relativa alla tassazione delle società che hanno una presenza digitale significativa (C(2018) 1650 final);
          Comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo e al Consiglio relativa al piano d'azione sulla mobilità militare (JOIN(2018) 5 final).

      Nell'ambito dei medesimi documenti, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati nella XVII legislatura alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Seconda relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia (COM(2018) 91 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 2011/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la distribuzione transfrontaliera dei fondi di investimento collettivo (COM(2018) 92 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d'azione per finanziare la crescita sostenibile (COM(2018) 97 final);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2014/65/UE relativa ai mercati degli strumenti finanziari (COM(2018) 99 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio per facilitare la distribuzione transfrontaliera dei fondi di investimento collettivo e che modifica i regolamenti (UE) n.  345/2013 e (UE) n.  346/2013 (COM(2018) 110 final);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai fornitori europei di servizi di crowdfunding per le imprese (COM(2018) 113 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Completare l'Unione dei mercati dei capitali entro il 2019 – È tempo di accelerare la realizzazione (COM(2018) 114 final);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo – Monitorare l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali (COM(2018) 130 final).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

      Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 19 giugno 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n.  259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), per l'esercizio 2016, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n.  259 del 1958 (Doc. XV, n.  35).

      Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

      Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 19 giugno 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n.  259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria delle fondazioni lirico-sinfoniche, per l'esercizio 2016, cui sono allegati i documenti rimessi dagli enti ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n.  259 del 1958 (Doc. XV, n.  36).

      Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

      Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 31 maggio 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n.  244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, riferita all'anno 2017 (Doc. CLXIV, n.  2).

      Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio), alla XI (Lavoro) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministro della difesa.

      Il Ministro della difesa, con lettera in data 14 giugno 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n.  244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero della difesa, corredata del rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio, di cui all'articolo 9, comma 1-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n.  185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n.  2, riferita all'anno 2017 (Doc. CLXIV, n.  3).

      Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      La Commissione europea, in data 20, 21, 22, 25 e 26 giugno 2018, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilizzazione dello strumento di flessibilità per finanziare misure di bilancio immediate per far fronte alle sfide attuali in materia di migrazione, afflusso di rifugiati e minacce alla sicurezza e per l'estensione del programma di sostegno alle riforme strutturali (COM(2018) 280 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
          Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilizzazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per il versamento degli anticipi a titolo del bilancio generale dell'Unione per il 2019 (COM(2018) 281 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
          Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Adeguamento tecnico del quadro finanziario per il 2019 all'evoluzione dell'RNL (SEC 2010) (articolo 6 del Regolamento n.  1311/2013 del Consiglio che stabilisce il quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2014-2020 (COM(2018) 282 final), corredata dal relativo allegato (COM(2018) 282 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n.  767/2008, il regolamento (CE) n.  810/2009, il regolamento (UE) 2017/2226, il regolamento (UE) 2016/399, il regolamento (UE) 2018/XX [regolamento sull'interoperabilità] e la decisione 2004/512/CE, e che abroga la decisione 2008/633/GAI del Consiglio (COM(2018) 302 final), corredata dal relativo allegato (COM(2018) 302 final – Annex) e dal relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2018) 196 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
          Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per fornire assistenza alla Bulgaria, alla Grecia, alla Lituania e alla Polonia (COM(2018) 360 final) e progetto di bilancio rettificativo n.  4 del bilancio generale 2018 che accompagna la proposta di mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per fornire assistenza alla Bulgaria, alla Grecia, alla Lituania e alla Polonia (COM(2018) 361 final), che sono assegnate in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
          Proposta di decisione del Consiglio relativa alla presentazione, a nome dell'Unione europea, di una proposta di emendamento degli allegati 2 e 3 dell'accordo sulla conservazione degli uccelli migratori dell'Africa-Eurasia (COM(2018) 399 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
          Raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2018 dell'Austria e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2018 dell'Austria (COM(2018) 419 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
          Proposte di decisione del Consiglio che autorizzano gli Stati membri rispettivamente a firmare, nell'interesse dell'Unione europea, e a ratificare, nell'interesse dell'Unione europea, il protocollo che modifica la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla protezione delle persone rispetto al trattamento automatizzato di dati a carattere personale (STE 108) (COM(2018) 449 final e COM(2018) 451 final), che sono assegnate in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (COM(2018) 460 final), corredata dai relativi allegati (COM(2018) 460 final – Annexes 1 to 7), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
          Proposta di decisione del Consiglio relativa all'associazione dei paesi e territori d'oltremare all'Unione europea, comprese le relazioni tra l'Unione europea, da un lato, e la Groenlandia e il Regno di Danimarca, dall'altro («Decisione sull'associazione d'oltremare») (COM(2018) 461 final), corredata dai relativi allegati (COM(2018) 461 final – Annexes 1 to 4), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
          Proposta di regolamento del Consiglio che istituisce uno strumento europeo per la sicurezza nucleare volto ad integrare lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale sulla base del trattato Euratom (COM(2018) 462 final), che è assegnato in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA III) (COM(2018) 465 final), corredata dai relativi allegati (COM (2018) 465 final – Annexes 1 to 4), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Quindicesima relazione sui progressi compiuti verso un'autentica ed efficace Unione della sicurezza (COM(2018) 470 final), corredata dal relativo allegato (COM(2018) 470 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo Asilo e migrazione (COM(2018) 471 final), corredata dai relativi allegati (COM(2018) 471 final – Annexes 1 to 8), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo Sicurezza interna (COM(2018) 472 final), corredata dai relativi allegati (COM(2018) 472 final – Annexes 1 to 8), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce, nell'ambito del Fondo per la gestione integrata delle frontiere, lo Strumento di sostegno finanziario per la gestione delle frontiere e i visti (COM(2018) 473 final), corredata dai relativi allegati (COM(2018) 473 final – Annexes 1 to 8), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
          Comunicazione della Commissione al Consiglio a norma dell'articolo 395 della direttiva 2006/112/CE del Consiglio (COM(2018) 484 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
          Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che autorizza l'Ungheria ad applicare una misura speciale di deroga all'articolo 287 della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (COM(2018) 486 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sugli ostacoli al commercio ed agli investimenti 1o gennaio 2017 – 31 dicembre (COM(2018) 489 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
          Progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2019 – Introduzione generale – Stato generale delle entrate – Stato delle entrate e delle spese per sezione (COM(2018) 600 final), che è assegnato in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
          Relazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio sull'attuazione del Quadro congiunto per contrastare le minacce ibride dal luglio 2017 al luglio (JOIN(2018) 14 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e III (Affari esteri);
          Comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Rafforzamento della resilienza e potenziamento delle capacità di affrontare minacce ibride (JOIN(2018) 16 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e III (Affari esteri);
          Proposta congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza di regolamento del Consiglio concernente misure restrittive in considerazione della situazione nella Repubblica delle Maldive (JOIN (2018)18 final), corredata dai relativi allegati (JOIN (2018) 18 final – Annexes 1 to 2), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

      La Commissione europea, in data 22 giugno 2018, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, il documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto che accompagna le proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituiscono rispettivamente il Fondo Asilo e migrazione, il Fondo Sicurezza interna nonché, nell'ambito del Fondo per la gestione integrata delle frontiere, lo Strumento di sostegno finanziario per la gestione delle frontiere e i visti e lo Strumento di sostegno finanziario relativo alle attrezzature per il controllo doganale (SWD(2018) 348 final).

      Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali), alla VI Commissione (Finanze) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Comunicazione di nomine ministeriali.

      Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 29 maggio 2018, ha dato comunicazione della nomina del dottor Tarcisio Agus a Presidente del Consorzio del Parco geominerario storico ed ambientale della Sardegna.

      Questa comunicazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

      Nell’Allegato A ai resoconti della seduta del 29 marzo 2018, a pagina 4, prima colonna, trentaduesima riga, deve leggersi: «Modifica» e non: «Modifiche» come stampato.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 28 E 29 GIUGNO 2018

Risoluzioni

      La Camera,
          premesso che:
              la riunione del 28 e 29 giugno prossimi del Consiglio europeo prevede all'ordine del giorno di affrontare i temi delle politiche migratorie, le questioni legate alla Sicurezza e alla Difesa, nonché l'occupazione, la crescita e la competitività ed inoltre iniziare a discutere del bilancio a lungo termine dell'Unione europea (QFP),
          premesso che, in tema di migrazione:
              l'Agenda europea sulla migrazione, pubblicata dalla Commissione europea a partire dal 2015, nonostante avesse l'ambizioso obiettivo di migliorare la gestione della migrazione attraverso una responsabilità condivisa degli Stati membri (individuando strumenti per combattere il fenomeno dell'immigrazione irregolare, per garantire la sicurezza delle frontiere esterne e fornendo linee guida per una politica in materia di asilo), si è rivelata, con riferimento al nostro Paese, pressoché fallimentare;
              l'attuale pressione migratoria esercitata sull'Italia è insostenibile e la necessità di gestire flussi ingenti sta mettendo in discussione lo stesso sistema di Schengen;
              il programma di ricollocamenti per alleviare la pressione migratoria su Italia e Grecia deciso dal Consiglio nel settembre 2015 prevedeva la relocation di 160 mila profughi entro due anni, ridotti poi dallo stesso Consiglio a 98.255 nella primavera del 2016 in seguito alla stipula del Joint Action Plan con la Turchia;
              alla scadenza del programma, meno di 30 mila persone risultavano «rilocate» da Grecia e Italia e al 18 giugno 2018 risultano essere stati ricollocati dall'Italia 12.722 profughi. Alcuni Stati dell'Unione europea che si erano impegnati in sede di Consiglio europeo hanno disatteso gli impegni, e sono stati deferiti alla Corte di giustizia da parte della Commissione europea. Tra questi la Repubblica ceca che ha accolto soltanto 12 rifugiati su 2690 spettanti e l'Ungheria e la Polonia che non ne hanno ricollocato nessuno, mentre ne avrebbero dovuti accogliere rispettivamente 1294 e 6128;
              sebbene nei primi mesi del 2018 in Italia gli ingressi solo dalle frontiere marittime siano diminuiti del 77,54 per cento, nel mese di maggio di quest'anno le domande di asilo sono aumentate del 14 per cento e su 5.172 domande ben il 61 per cento ha ricevuto un diniego;
              anche nei precedenti anni, secondo i dati forniti dal Ministero dell'interno, dal 2013 al 2017 su oltre trecentomila richieste di asilo esaminate oltre la metà non sono state accolte in quanto prive dei requisiti per il riconoscimento di una qualche forma di protezione, circa settemila richiedenti si sarebbero nel frattempo resi irreperibili, mentre la percentuale dei rifugiati riconosciuti dalle Commissioni Territoriali competenti è stata in media solo del 7,2 per cento;
              il sistema disegnato dal cosiddetto regolamento Dublino III (Regolamento n.  604/2013/UE) si è rivelato totalmente inidoneo per gestire in modo equo e unitario i flussi migratori e la complessa questione dei richiedenti asilo. La Commissione europea nel maggio del 2016 ha avanzato una proposta di riforma del Regolamento di «Dublino III» che, anche nella versione approvata dal Parlamento europeo, risulta del tutto carente e lacunosa;
              la stessa direttiva prevede, al fine di dare puntuale esecuzione alla procedura di rimpatrio, una serie di misure, tra cui la necessità di accordi dell'Unione europea di riammissione con i paesi terzi di provenienza e origine;
              è evidente che sia le divergenze nella legislazione degli Stati membri nonché la mancanza di una efficace politica di regolazione e gestione dei flussi migratori comune e condivisa a livello europeo incoraggiano sia le rotte di destinazione dei flussi migratori sia, conseguentemente, i movimenti cosiddetti «secondari» nella zona Schengen;
              vista la gravità della situazione anche per effetto dei massicci arrivi di questi ultimi anni e il fallimento del programma dei ricollocamenti, risulta pertanto irrinunciabile e indifferibile l'attuazione di una politica efficace e comune in materia di asilo e immigrazione finalizzata all'effettiva realizzazione del principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità sancito dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che contestualmente miri ad una riduzione della pressione dei flussi migratori verso le nostre frontiere, che costituiscono parte di quelle europee, e del conseguente traffico di esseri umani. Per far questo occorre al contempo mettere in atto una strategia compiuta che scardini il business degli scafisti, causa delle morti nel mar Mediterraneo, e smantelli le organizzazioni criminali internazionali che sfruttano la tratta degli esseri umani, instaurando un sistema di strutture nei Paesi di transito, e ove possibile di origine, in cooperazione con le Agenzie internazionali, che assicurino la piena tutela dei diritti umani e siano in grado di valutare preliminarmente l'ammissibilità delle domande di asilo e protezione internazionale, quindi assicurando canali di accesso protetti e sicuri verso l'Unione europea per quanti necessitino protezione;
          per quanto concerne la sicurezza e la difesa:
              nel dicembre 2016 il Consiglio europeo ha approvato il piano di attuazione in materia di sicurezza e difesa incentrato su tre priorità strategiche: la reazione alle crisi e ai conflitti esterni, lo sviluppo delle capacità dei partner e la protezione dell'Unione europea e dei suoi cittadini;
              il 22 giugno 2017 i leader dell'Unione europea hanno deciso di avviare una cooperazione strutturata permanente al fine di rafforzare la sicurezza e la difesa europee e gli Stati membri partecipanti hanno concordato un elenco iniziale di 17 progetti da avviare nel quadro della PESCO, adottati poi dal Consiglio il 6 marzo 2018 che, in quell'occasione, ha adottato una tabella di marcia per l'attuazione della PESCO;
              per quanto concerne il piano d'azione europea in materia di difesa i fondi di bilancio a questa destinati sono spesso utilizzati in maniera inefficiente a causa della frammentazione del mercato europeo della difesa, della costosa duplicazione delle capacità militari e della collaborazione industriale insufficiente e mancanza di interoperabilità. Quando la Commissione europea il 30 novembre 2016 ha presentato il summenzionato piano d'azione europeo, tra le azioni delineate si evidenziava l'istituzione di un Fondo europeo per la difesa, la promozione degli investimenti in questa industria e il rafforzamento del mercato unico della difesa;
              l'approfondimento della cooperazione europea nel campo delle produzioni per la Difesa non deve avvenire a detrimento delle capacità raggiunte dalle maggiori imprese italiane del settore, i cui interessi debbono essere salvaguardati rispetto ad ogni schema di collaborazione che tenda ad emarginarle o a facilitarne l'assorbimento da parte dei maggiori gruppi concorrenti in Europa;
              il 28 maggio 2018 il Consiglio europeo ha adottato le conclusioni sul rafforzamento della dimensione civile della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) individuando azioni volte a rendere più efficace la dimensione civile della PSDC sul campo, nonché le modalità con cui le missioni civili potrebbero contribuire ad affrontare le sfide in materia di sicurezza;
              EUNAVFOR MED operazione SOPHIA è stata avviata il 22 giugno 2015 nell'ambito della politica europea volta a contribuire a una migliore gestione della migrazione irregolare e allo smantellamento delle reti di trafficanti. Il 25 luglio 2017 il Consiglio europeo ha prorogato fino al 31 dicembre 2018 il mandato di EUNAVFOR MED operazione SOPHIA. Si è inoltre modificato il mandato dell'operazione allo scopo di: istituire un meccanismo di controllo del personale in formazione per assicurare l'efficienza a lungo termine della formazione della guardia costiera libica; svolgere nuove attività di sorveglianza e raccogliere informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia, conformemente alle risoluzioni 2146 (2014) e 2362 (2017) del Consiglio di sicurezza dell'ONU; migliorare le possibilità per lo scambio di informazioni sulla tratta di esseri umani con le agenzie di contrasto degli Stati membri, FRONTEX ed EUROPOL;
              nell'attuale periodo storico in cui la minaccia cibernetica e quella del terrorismo internazionale creano forti preoccupazioni, nonostante la disponibilità delle migliori conoscenze tecnologiche, non appare ancora possibile prevedere gli attacchi e le loro conseguenze. Risulta quindi fondamentale sviluppare nuove forme di collaborazione in ambito di intelligence e sicurezza con il resto d'Europa consolidando anche i rapporti con i nostri competitor per contrastare le minacce comuni. Per raggiungere tale obiettivo occorre potenziare gli strumenti tecnologici e le competenze specifiche delle nostre Forze armate;
              è prioritario valorizzare lo sviluppo tecnologico e le eccellenze prodotte dalle industrie della difesa, con particolare riguardo al finanziamento della ricerca e dell'implementazione del know how nazionale, non limitatamente all'ambito bellico ma con un'attenzione particolare anche alla progettazione e alla costruzione di navi, aeromobili e sistemistica high tech escludendo, però, gli investimenti sui sistemi d'arma non motivati da reali esigenze nazionali e in contrasto col nostro dettato costituzionale;
              è opportuno ricordare il progetto di conclusioni del Consiglio europeo relativo alla lotta alla criminalità organizzata e alle forme gravi di criminalità internazionale che fissa le priorità dell'Unione europea per il periodo 2018-2021 e incarica il Comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna (COSI) di garantire coerenza nell'attuazione delle azioni necessarie a rafforzare la sicurezza interna nell'Unione, compresa un'efficace cooperazione tra le autorità nazionali pertinenti e con le agenzie dell'Unione europea;
              il Consiglio europeo nel sopracitato documento ha evidenziato l'importanza di fissare un numero limitato di priorità dell'Unione europea in materia di lotta alla criminalità che possano realisticamente essere attuate a livello europeo e, se del caso, nazionale o regionale sulla base di piani d'azione operativi (OAP) annuali e in conformità dei piani strategici pluriennali (MASP) concordati;
              tra le priorità dell'Unione europea nella lotta alla criminalità organizzata sono da segnalare: la lotta alla cybercriminalità diretta a smantellare le attività criminali connesse agli attacchi, contro i sistemi di informazione, in particolare quelle che seguono un modello di attività « Crime-as-a-Service» (attività criminale come servizio) e facilitano la criminalità online; la lotta alle attività dei gruppi criminali organizzati coinvolti nel traffico all'ingrosso di droghe diretta a sconfiggere i gruppi criminali organizzati che agevolano l'immigrazione illegale, fornendo servizi di favoreggiamento ai migranti irregolari lungo le principali rotte migratorie che attraversano le frontiere esterne dell'Unione europea e all'interno dell'Unione europea, con particolare attenzione a quelli i cui metodi mettono in pericolo le vite delle persone e a quelli che offrono i loro servizi online e, nell'ambito del loro modello di attività, ricorrono al falso documentale; infine la lotta contro la tratta degli esseri umani nell'Unione europea finalizzata a tutte le forme di sfruttamento, compreso quello sessuale e del lavoro, e a tutte le forme di tratta di minori;
          in tema di lavoro, sviluppo e competitività:
              il rilancio della crescita europea non può non porre attenzione sulla protezione del lavoro e in particolare sulla deflazione salariale, che agisce negativamente sulla domanda interna del Paese. Un modello di sviluppo delle relazioni industriali che vede il taglio dei salari dà solo apparentemente maggiore competitività alle aziende, ma diminuisce i diritti dei lavoratori che vengono di fatto sottopagati;
              occorre trovare delle soluzioni eque ed efficaci per risolvere le conseguenze negative generate dall'applicazione della Direttiva 2006/123/CE (cosiddetta direttiva Bolkestein);
          con riferimento al digitale:
              uno degli obiettivi ribaditi anche nell'ultima riunione europea dell'Agenda dei leader consiste nell'intensificazione dello sforzo a favore del digitale e dell'innovazione per essere all'altezza della sfida della rivoluzione tecnologica. Dare un input serio al settore digitale, appare infatti imprescindibile per riacquistare un ruolo centrale per imprenditorialità e leadership nella produzione di ricerca, sapere e innovazione;
              in questa sfida è coinvolta l'Europa nel suo insieme, ma si deve puntare a sviluppare e rafforzare le capacità digitali strategiche dei singoli Stati membri;
              il nostro Paese ha bisogno di interventi concreti che incentivino la competitività, e che creino al contempo posti di lavoro ad alto valore aggiunto e consentano allo straordinario patrimonio rappresentato dalle nostre piccole e medie imprese di generare nuova ricchezza;
              è necessario un piano teso a promuovere le reti di comunicazione di nuova generazione, partendo dalla semplificazione delle procedure amministrative e passando attraverso incentivi alla circolazione dei contenuti digitali, per favorire un ambiente più concorrenziale nell'accesso alle risorse per i media. Uno sviluppo di attrezzature e infrastrutture per la salvaguardia dell'economia digitale e della società, sulla base di quanto previsto anche dalla normativa recentemente approvata in materia di cybersicurezza;
              un programma ambizioso che non può prescindere da un'alfabetizzazione digitale, utilizzando il canale scolastico e quello dei media per contrastare le carenze che i cittadini italiani presentano (il 56 per cento non possiede neanche le competenze digitali basilari);
              risulta indispensabile la predisposizione di un piano chiaro in grado di generare un tessuto economico e sociale capace di valorizzare il talento, il merito, la competenza, il coraggio con maggiore equità nelle opportunità e nei diritti;
          per ciò che concerne il Quadro finanziario pluriennale:
              le modalità di finanziamento del bilancio dell'Unione europea, si basano su tre tipi di risorse: i contributi degli Stati membri sulla base del loro livello di reddito, misurato dal reddito nazionale lordo (RNL); i contributi basati sull'IVA; i dazi doganali riscossi alle frontiere esterne dell'Unione. La Commissione per il prossimo quadro finanziario ha proposto di semplificare l'attuale risorsa basata sull'imposta sul valore aggiunto (IVA) e di introdurre nuove risorse proprie che rappresenteranno il 12 per cento circa del bilancio totale dell'Unione europea e potrebbero apportare risorse fino a 22 miliardi di euro l'anno per il finanziamento delle nuove priorità;
              il quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'Unione europea per il periodo 2021-2027 tiene conto dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea e del nuovo riparto delle risorse prevedendo stanziamenti pari a 1.135 miliardi di euro in termini di impegni (1.279 miliardi espressi a prezzi correnti, tenendo conto dell'inflazione), pari cioè all'1,11 per cento del Reddito nazionale lordo dell'Unione europea; in concreto ci sono pertanto 1.105 miliardi di euro (ovvero l'1,08 per cento dell'RNL) in termini di pagamenti (1.246 miliardi a prezzi correnti);
              nel pacchetto proposto dalla Commissione europea possono essere rintracciati aumenti di bilancio per la ricerca (da 80 miliardi a 97,6 miliardi), per Erasmus+ (che raddoppia, passando da 14,8 a 30 miliardi) e migrazione (complessivamente da circa 13 miliardi a 33 miliardi);
              le risorse totali per la gestione delle frontiere sono pari a 21,3 miliardi, molto inferiori a quanto richiesto dal Commissario per l'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, secondo il quale sarebbero stati necessari 150 miliardi in sette anni, pari a circa il 14 per cento del budget, per garantire un controllo «europeo» delle frontiere, si tratta di un aumento di oltre 100 miliardi rispetto al bilancio settennale attualmente in vigore (959,9 miliardi di impegni e 908 miliardi di pagamenti per il ciclo 2014-2020);
              se, come visto, viene notevolmente innalzato il finanziamento in alcuni settori considerati prioritari in un'ottica europea (ricerca e innovazione, economia digitale, politiche giovanili, gestione delle frontiere e, come in precedenza citato, difesa e sicurezza), viene altresì proposta una riduzione del 5 per cento nei settori tradizionali della Politica agricola comune e della politica di coesione;
              l'impatto dei tagli alla coesione sul territorio nazionale dovrà essere limitato solo ponendo nel negoziato la massima attenzione ai criteri per l'assegnazione dei fondi che oltre al prodotto interno lordo pro capite come criterio principale dovrà tenere conto anche di altri fattori come ad esempio la disoccupazione (in particolare giovanile);
              in una fase di lenta ripresa economica l'Unione europea non può procedere al taglio delle risorse che sono destinate negli Stati membri anche alla lotta alla povertà e all'esclusione sociale, tanto più che il Parlamento Europeo nella risoluzione votata lo scorso 24 ottobre 2017 sulle politiche volte a garantire il reddito minimo come strumento per combattere la povertà ha chiaramente chiesto che nella prossima revisione del regolamento recante disposizioni comuni sui Fondi strutturali fosse valutata la possibilità di finanziamento per aiutare gli Stati membri nell'inclusione sociale anche con forme di sostegno al reddito;
              nonostante il comparto agricolo abbia subito negli ultimi anni sostanziali cambiamenti per fattori macroeconomici e tensioni geopolitiche con una drastica riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli e una concorrenza spesso sleale dai paesi terzi, il futuro assetto della Politica agricola comune è stato delineato partendo da una consistente riduzione sia dei pagamenti diretti (lo stanziamento per il Fondo europeo agricolo di garanzia passa da 303 miliardi a 286 miliardi), sia delle dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale (i fondi del Feasr passano da 95,5 a 78,811 miliardi di euro);
              a fronte di questi tagli la futura politica agricola comune si pone, però, nove ambiziosi obiettivi, tra i quali migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore, contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, attirare i giovani agricoltori e facilitare lo sviluppo imprenditoriale, promuovere l'occupazione, la crescita, l'inclusione sociale e lo sviluppo locale nelle aree rurali a cui però vengono decurtati i fondi;
          considerato, inoltre, che:
              l'Alleanza Atlantica continua ad essere una garanzia importante per la difesa dell'Europa rispetto a qualsiasi genere di aggressione o minaccia maggiore esterna, dato che l'Unione europea dispone ancora di capacità del tutto marginali, in ragione del fatto che al suo interno le competenze relative alla difesa e alla conduzione della politica estera continuano a rimanere nel perimetro delle sovranità nazionali degli Stati membri. In questo contesto è importante che il rafforzamento delle capacità dell'Unione Europea in campo militare sia prioritariamente discusso con gli Stati Uniti per incrementarne la cooperazione multilaterale;
              l'opzione primaria in favore dell'Alleanza Atlantica non è in contraddizione con la restaurazione del dialogo con la Federazione Russa, interrottosi nel 2014 e tuttora a livelli di gran lunga inferiori a quelli teoricamente raggiungibili, ad esempio nel contrasto alla comune minaccia terroristica;
          valutato, inoltre, che:
              il 23 giugno 2016 si è tenuto un referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea, a cui ha partecipato il 72,2 per cento degli aventi diritto al voto, e che ha decretato la vittoria del leave (ovvero l'uscita dall'Unione europea) con il 51,9 per cento dei voti rispetto al remain, attestatosi al 48,1 per cento;
              il 29 marzo 2017 il Regno Unito ha notificato formalmente al Consiglio europeo l'intenzione di uscire dall'Unione europea, attivando pertanto formalmente l'articolo 50 e il 31 marzo 2017 è stato presentato un progetto di orientamenti per i negoziati ai leader dell'Unione europea da parte del Presidente del Consiglio europeo Tusk;
              il 19 giugno 2017, a quasi un anno dal referendum sull'uscita della Gran Bretagna sull'Unione europea, sono iniziati i negoziati per il recesso ai sensi dell'articolo 50 TUE, a cura del ministro per la Brexit Davis e del delegato dell'Unione europea Barnier. Tuttavia, la negoziazione appare complessa e un accordo positivo non scontato in questa fase;
              se nel Consiglio europeo del marzo scorso sono stati trovati degli accordi di massima per quanto riguarda la tutela dei diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito, sulla cooperazione giudiziaria e sui pagamenti dovuti verso l'Unione Europea, resta ancora insoluta la questione relativa alla regolazione dei rapporti doganali con l'Irlanda del Nord e soprattutto le future relazioni commerciali tra Ue e Gran Bretagna post Brexit. Aspetti questi molto controversi che rendono difficili le trattative anche per le tensioni politiche interne alla Gran Bretagna,

impegna il Governo:

1)    in tema di migrazione:
          a) ad adoperarsi affinché la modifica di «Dublino III» preveda: il superamento del «principio dello stato di primo ingresso»; la considerazione delle eventuali e comprovate «connessioni significative» dei richiedenti con un dato Stato membro, coerentemente con i diritti fondamentali; la creazione di un meccanismo rafforzato di ripartizione della competenza sulle richieste di asilo presentate da salvati in mare nelle operazioni SAR al fine principale di alleggerire la pressione migratoria sul nostro Paese; il rafforzamento della clausola discrezionale con riferimenti appropriati alle esigenze di tutela dei diritti umani. Il ripensamento del sistema deve mirare ad un'uscita dalla gestione emergenziale per considerare le politiche migratorie quale elemento di natura strutturale, da gestire necessariamente a livello di Unione europea e in questo quadro definire un comune asilo europeo e di un sistema equo di ricollocamento automatico e obbligatorio dei richiedenti asilo;
          b)    a promuovere una strategia che consenta la costituzione di centri di protezione anche con l'ausilio di personale dell'Unione europea volti all'accoglienza e alla permanenza dei migranti presso i Paesi di transito e origine che siano in grado di valutare preliminarmente l'ammissibilità delle domande di asilo e protezione internazionale e che operino in stretto accordo e coordinatamente con le organizzazioni internazionali competenti quali ad esempio UNHCR e OIM, nel rispetto dei diritti umani e della dignità umana;
          c)    a promuovere l'istituzione di specifiche agenzie europee che vigilino in primo luogo affinché vi sia presso le strutture di accoglienza e permanenza dei migranti, la completa garanzia dei diritti umani per tutti, degne e giuste condizioni riservate ai migranti in transito e che abbiano adeguati mezzi e strumenti per contrastare il traffico di esseri umani;
          d)    ad assumere iniziative per favorire la stipula di accordi bilaterali dell'Unione europea con i Paesi terzi, di transito e di origine, finalizzati al rimpatrio per quanti non hanno diritto di permanenza all'interno dell'Unione europea e che al contempo siano rifinanziati fondi a supporto di progetti necessari agli stessi Paesi terzi come ad esempio il Trust Fund UE per l'Africa;
          e)    a prevedere l'istituzione di centri di accoglienza in altri Stati membri;

2)  in tema di sicurezza e difesa, ad assumere iniziative volte:
          a)    a prevedere che il Fondo europeo per la difesa sia volto alla promozione degli investimenti nell'industria e al rafforzamento del mercato unico della difesa al fine principale di razionalizzare le spese e le risorse, rendendo lo strumento militare più efficiente e al contempo di potenziare gli strumenti tecnologici e le competenze specifiche delle nostre Forze armate per affrontare queste sfide globali. In questo contesto a non sostenere alcun tentativo di promuovere progressi dell'integrazione europea nel campo della politica di difesa che sia suscettibile di compromettere la solidità dell'Alleanza Atlantica e di allentare i rapporti con gli Stati Uniti;
          b)    a predisporre misure efficaci dirette alla valorizzazione dello sviluppo tecnologico e delle eccellenze prodotte dalle industrie della difesa, con particolare riguardo all'industria aerospaziale e dei materiali d'armamento italiana proteggendola dal rischio di un suo assorbimento in gruppi più ampi dominati dalle imprese francesi e tedeschi, con particolare riguardo al finanziamento della ricerca e dell'implementazione del know how nazionale, non limitatamente all'ambito bellico, ma con un'attenzione particolare anche alla progettazione e alla costruzione di navi, aeromobili e sistemistica high-tech in ambito dual-use che possano avere impieghi utili anche per la componente civile;
          c)    a rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea con un maggiore impegno di tutti i membri nelle operazioni quali EUNAVFOR MED Sophia e alla Joint Operation Themis affinché si provveda ad un controllo più accurato sulle rotte dei migranti per evitare tragedie in mare, anche al fine di contrastare la criminalità organizzata, incoraggiando una cooperazione attiva tra le forze di polizia, le guardie di frontiera, le dogane, le autorità giudiziarie e amministrative nonché con le istituzioni e le agenzie dell'Unione europea;
          d)    a dedicare misure più specificatamente finalizzate alla lotta alla cybercriminalità per smantellare le attività criminali connesse agli attacchi contro i sistemi di informazione, le attività dei gruppi criminali organizzati coinvolti nel traffico all'ingrosso di droghe e quelle dei gruppi criminali organizzati che agevolano l'immigrazione illegale;
          e)    a promuovere un utilizzo migliore e massiccio del settore della sicurezza cibernetica quale ambito pilota nel quale sviluppare una capacità totalmente integrata;
          f)    a prevedere misure di contrasto alle attività di favoreggiamento ai migranti irregolari lungo le principali rotte migratorie che attraversano le frontiere esterne dell'Unione europea e all'interno dell'Unione europea con particolare attenzione al contrasto dei metodi criminali che mettono in pericolo le vite delle persone offrendo i loro servizi online e, nell'ambito del loro modello di attività, ricorrendo al falso documentale;
3)  in tema di lavoro, sviluppo e competitività:
          a)    a proporre un approccio alla crescita nazionale che si fondi sulla riforma del sistema tributario volto a ridurre la pressione fiscale e sulla sburocratizzazione;
          b)    ad assumere iniziative per definire un quadro fiscale più equo a livello di Unione mirante a supportare la crescita e la competitività e al contempo rendere più incisiva la lotta contro l'elusione e l'evasione fiscale;
          c)    a promuovere un modello di crescita europea che non agisca sulla deflazione salariale e che possa permettere un'espansione della domanda interna nazionale;
          d)    a rilanciare la spesa di investimento pubblica, in particolare di enti locali e territoriali, rimuovendo gli ostacoli, anche procedurali e normativi, che negli ultimi anni hanno bloccato questa tipologia di spesa;
          e)    nell'ambito delle misure attinenti allo sviluppo di un'Europa digitale, a rappresentare l'impegno del nostro Paese a sviluppare e rafforzare le proprie capacità digitali, fondamentali per un concreto piano di innovazione e sviluppo a medio e lungo termine;
4)  nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale, ad assumere iniziative volte:
          a)    a potenziare, estendere e rendere più efficaci ed efficienti la gestione dei fondi che incidono sulle politiche di welfare, che sostengano uno sviluppo equo e condiviso sostenibile, e che supportano gli Stati membri nei settori ove sono più necessari prevedendo appositi stanziamenti destinati alla lotta alla povertà e all'inclusione sociale per uno sviluppo equo, condiviso e sostenibile e dall'altro un sostegno concreto al settore agricolo, garantendo in particolare prezzi equi per i prodotti primari e il riconoscimento a livello europeo della qualità dei prodotti agricoli italiani. Pertanto, ove risultasse necessario e non altrimenti ovviabile apportare dei tagli al Bilancio, che questi non ricadano sugli aspetti succitati e che si evitino ulteriori aggravi fiscali a carico dei cittadini italiani;
          b)    ad orientare il Quadro finanziario pluriennale perché sostenga un'innovazione rivolta allo sviluppo e all'occupazione, attraverso il sostegno degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo e che supporti le imprese nella creazione nuovi posti di lavoro;
          c)    a negoziare una ridefinizione degli stanziamenti destinati alla politica di coesione e alla politica agricola comune, così da consentire il mantenimento dei livelli di finanziamento, in una prospettiva di sostegno e di sviluppo dell'agricoltura italiana, considerata la centralità del settore primario nelle sfide della sicurezza alimentare globale e rispetto ai cambiamenti climatici;
5)   in tema di relazioni esterne:
          a)    ad agire in sede europea affinché si riaprano spazi di collaborazione e dialogo con la Federazione Russa, ad esempio prospettando una rimodulazione delle sanzioni che escluda dal loro campo di applicazione le piccole e medie imprese o il settore agroalimentare e valorizzando la cooperazione nel contrasto alle minacce comuni, come quelle rappresentate dal terrorismo e dalla propaganda estremista;
6)  per quanto concerne Brexit, ad assumere iniziative volte:
          a)    in un'ottica cooperativa volta a costruire uno stretto partenariato per il futuro basato sulla prevalenza della ragionevolezza, a rinunciare ad approcci condizionati dalla volontà di punire l'esercizio britannico dell'autodeterminazione e pertanto a garantire, negli accordi sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, adeguata protezione degli interessi e la piena reciprocità dei diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea, in particolare con riguardo ai diritti delle categorie più vulnerabili e in difficoltà, ad assicurare il totale rispetto degli obblighi e degli impegni di bilancio assunti dal Regno Unito e la piena partecipazione dello stesso a quanto compete agli Stati membri fino all'uscita definitiva dall'Unione;
          b)    a garantire la continuità della cooperazione internazionale in ambito giudiziario e di polizia con la Gran Bretagna e a determinare congiuntamente con le procure attive su indagini internazionali tutte quelle tutele volte a garantire la prosecuzione e il miglioramento delle fasi istruttorie per i reati transfrontalieri;
          c)    ad annullare, infine, la correzione degli squilibri di bilancio accordata alla Gran Bretagna.
(6-00006) «D'Uva, Molinari».


      La Camera,
          premesso che:
              l'ultimo vertice del G7 che si è tenuto a Charlevoix in Canada ha dimostrato la profonda crisi in cui versano le relazioni del mondo liberale-occidentale e la sempre crescente difficoltà di affrontare e gestire le sfide globali con logiche e dinamiche inter-statuali e inter-governative;
              si fanno sempre più preoccupanti i segnali di chiusura, a partire dal ripristino di dazi al commercio internazionale, particolarmente dannosi per le dinamiche di rappresaglia commerciale che innescano e per le conseguenze sull’export italiano e quindi sulle nostre possibilità di crescita economica; le risposte sovraniste unilaterali non sono la risposta, mentre serve invece aumentare la condizionalità che l'Europa deve chiedere su standard lavorativi, ambientali e sanitari per assicurare che il commercio sia uno strumento a servizio dello sviluppo sostenibile e dell'Agenda 2030 ed affiancare l'apertura commerciale con politiche di sostegno ai lavoratori in settori esposti alla concorrenza globale;
              l'Unione europea ha davanti un anno di tappe delicate nel quale saranno discussi e definiti alcuni dei suoi tratti centrali, tra cui il bilancio pluriennale per il settennato 2021-2027, l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea e il possibile processo di ulteriore integrazione dell'Unione economica e monetaria, a partire dall'unione bancaria – anno che culminerà nelle elezioni europee del maggio 2019;
              è essenziale che il Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 28-29 giugno 2018 consenta di avanzare sull'agenda europea per definire risposte efficaci sul fronte dei flussi migratori, della sicurezza, del commercio, della stabilità finanziaria, della crescita ed evitare che lo stallo causato dai Governi e dagli egoismi nazionali diventi strumentale per alimentare i rigurgiti nazionalisti in ogni angolo d'Europa. Un nulla di fatto sarebbe grave e dannoso per tutti, e prima di tutto per quei Paesi come l'Italia alle prese con problemi sovranazionali che più hanno da perdere dalla frammentazione europea – l'Italia, e l'Europa, non hanno bisogno di rotture ma di risposte condivise;
              allo stesso modo è essenziale che i due vertici che si terranno sempre a fine giugno 2018 – il primo dell'Eurogruppo e il secondo sulla Brexit – riescano a far fare passi avanti significativi sulla riforma dell'eurozona e sull'unione bancaria e su una ordinata, trasparente e chiara gestione del percorso di uscita del Regno Unito dall'Unione;
              l'Italia può e deve giocare un ruolo chiave nel quadro di queste discussioni, al fine di difendere i propri interessi nazionali e allo stesso tempo promuovere una maggiore capacità dell'Unione europea di contribuire al progresso economico e civile all'interno dei propri confini, così come allo sviluppo della pace e della sicurezza, alla promozione dei diritti umani, alla lotta alla povertà e allo sviluppo sostenibile in tutto il mondo;
              diventa necessario, in vista del Consiglio europeo di fine giugno 2018 più in generale per l'azione dell'Italia in Europa nei prossimi mesi, agire per evitare il rischio di un isolamento dell'Italia, che non avrebbe precedenti nella storia recente del nostro Paese, definendo a tal fine alcuni punti centrali per l'azione in Europa del Governo, sostenuti con forza da tutto il Parlamento,

impegna il Governo:

1)  a fare propria la proposta approvata a novembre 2017 dal Parlamento europeo per un'equa ripartizione della responsabilità relativa all'accoglienza dei richiedenti asilo in Europa attraverso meccanismi automatici di redistribuzione, prevedendo che la competenza per l'esame della domanda di protezione venga definita sulla base di quote che riguardano tutti i Paesi dell'Unione stabilite con criteri oggettivi; e in ogni caso, considerato anche lo stallo attuale sulla ridefinizione del Regolamento di Dublino, a difendere in sede europea il nucleo di quella proposta – la condivisione tra gli Stati della gestione dei flussi migratori in Europa consci dell'interesse comune in una soluzione europea condivisa che hanno Paesi europei di primo ingresso e di destinazione finale dei richiedenti asilo;
2)  a mettere fine alle azioni muscolari delle ultime settimane in merito alla non disponibilità all'approdo nei porti italiani – nonostante il coordinamento e la responsabilità diretta della Guardia costiera italiana nelle operazioni di soccorso – di navi militari, commerciali, umanitarie, nel caso trasportino naufraghi recuperati nel Mediterraneo nel corso di interventi SAR (search and rescue), azioni da un lato, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, illegittime rispetto alle norme che regolano il diritto del mare e alle convenzioni internazionali ratificate dal nostro Paese; dall'altro, che rischiano di portare l'Italia a un isolamento sempre maggiore e quindi a una posizione di debolezza nel porre la gestione dei flussi migratori in una prospettiva europea;
3)  ad avviare – nell'ambito della procedura REFIT in corso – l'elaborazione di una proposta per offrire un quadro chiaro e legale di ingressi per lavoro in Europa, per colmare le lacune nel quadro giuridico dell'Unione europea sulla migrazione legale, per regolamentare i settori che non riguardano i lavoratori altamente qualificati e per garantire opportunità di integrazione e parità di trattamento ai lavoratori stranieri immigrati al fine di evitare precarietà e sfruttamento;
4)  a mantenere una posizione di apertura rispetto al commercio internazionale, nel rispetto della competenza esclusiva delegata dagli Stati membri all'Unione europea, sempre tutelando i nostri prodotti più significativi in termini di fatturato e posti di lavoro in caso di rappresaglie commerciali, e comunque a favorire la ripresa del dialogo sul commercio e la facilitazione degli scambi ancorando la politica commerciale europea al rispetto dei diritti fondamentali, della tutela della salute e dell'ambiente in tutte le sedi adeguate, bilaterali e multilaterali;
5)  a sostenere la proposta della Commissione europea rispetto al bilancio pluriennale dell'Unione, cui, i firmatari del presente atto di indirizzo riconoscano lo sforzo di passare da un bilancio di sussidi a uno di beni pubblici, ed in particolare per quanto riguarda gli investimenti in formazione, ricerca, innovazione, e le misure che ripensano i fondi strutturali per farne strumenti più efficaci di inclusione e contrasto alle crescenti disuguaglianze, tra i territori, tra uomini e donne, tra giovani e anziani;
6)  a sostenere con forza la condizionalità proposta dalla Commissione europea nel quadro del prossimo bilancio pluriennale con riguardo alla concessione di fondi e finanziamenti europei a quegli Stati membri che non rispettano i diritti umani, lo Stato di diritto e l'indipendenza dei giudici – condizioni indispensabili per poter aspirare a diventare, o rimanere, parte di una comunità di diritto fondata su valori comuni quale è l'Unione europea;
7)  a sostenere, per quello che riguarda innovazione e digitale, un'agenda che parta dai bisogni dei cittadini e di una società che punta ad uno sviluppo sostenibile; a sostenere prima di tutto il lavoro di alfabetizzazione digitale, intesa come elemento necessario al fine dell'acquisizione di competenze che diano accesso ad un mercato del lavoro sempre più competitivo, oltre che la possibilità di partecipare in modo attivo ad una società sempre più digitalizzata, considerato che l'alfabetizzazione digitale – a partire dalla scuola primaria – va intesa e promossa come forma di emancipazione dall'essere meri consumatori di tecnologia e come contributo allo sviluppo dello spirito critico di ciascun individuo; a considerare l'apporto che lo sviluppo dell'intelligenza artificiale può portare nella risoluzione di sfide sociali ed economiche, tenendo conto delle condizioni di lavoro e dell'interazione uomo-macchina e della necessità di investimenti in parallelo per rafforzare istruzione e formazione permanente;
8)  a raccogliere la sfida dell'innovazione tecnologica, sapendo che l'innovazione è un driver di crescita economica e deve essere sempre anche un fattore di maggiore coesione sociale, ponendo attenzione in particolare a: favorire la nascita di nuove imprese e la crescita di quelle esistenti, per consentire migliore capacità di competere, assorbimento come forza lavoro di capitale umano qualificato, attenzione alla formazione dei propri dipendenti; a sostenere una politica della concorrenza europea equa e leale, poiché essa è alla base dell'innovazione tecnologica, rafforzando il rispetto delle regole – incluso gli strumenti di sorveglianza sui prodotti immessi sul mercato – la promozione del merito imprenditoriale, il contrasto ad ogni forma di collusione e illegalità; stimolare la partecipazione femminile a percorsi di studio scientifico, creando le condizioni per un contributo maggiore delle donne nell'economia e nella ricerca; incentivare il partenariato fra università ed imprese, per creare le competenze future dei mercati 4.0, promuovendo durante la formazione universitaria una cultura imprenditoriale in cui rischio e fallimento siano accettati come parte di ciò che serve per costruire un ecosistema dove l'innovazione è davvero trasformativa e non incrementale;
9)  a sostenere l'adozione di una fiscalità comune per le imprese europee, compresa una European corporate tax, così come a facilitare lo sviluppo di uno spazio unico per l'imprenditorialità europea in cui ad ogni cittadino sia riconosciuto il diritto di aprire un'impresa nei tempi e ai costi dei Paesi che vantano le migliori prassi, e dove siano facilitati gli investimenti privati in startup e piccole e medie imprese;
10)  nel quadro del Vertice relativo all'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea, a promuovere – di concerto con gli altri Paesi europei – la difesa dei diritti e delle legittime aspettative dei cittadini europei rispetto al trattamento loro riservato nella fase successiva all'uscita del Regno Unito;
11)  in vista del vertice dell'Eurosummit, ad attivarsi immediatamente per rassicurare i partner europei sulla ferma volontà dell'Italia: a) preservare e rafforzare l'euro; b) di contribuire ad una riforma dell'Eurozona che preveda un bilancio specifico per la zona euro (finanziato con risorse proprie e quindi non soggette alle decisioni nazionali dei singoli Governi) e un Ministro unico delle finanze; c) di promuovere fortemente a livello europeo, sistemi di pagamenti digitali; d) di completare – secondo un calendario preciso e certo – l'unione bancaria dotandola prima di tutto di un Fondo europeo di garanzia dei depositi e di ristrutturazione delle banche, e assicurando che il Meccanismo europeo di stabilità (ESM) ne assicuri la liquidità in caso di necessità.
(6-00007) «Fusacchia, Magi, Tabacci».


      La Camera,
          sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno;
          premesso che:
              all'ordine del giorno del Consiglio europeo sono previsti i seguenti argomenti:
                  migrazione;
                  sicurezza e difesa;
                  occupazione, crescita e competitività;
                  innovazione ed Europa digitale;
                  bilancio a lungo termine dell'Unione europea (QFP);
                  relazioni esterne;
              i leader dell'Unione europea si occuperanno inoltre della Brexit (nel formato Unione europea 27) e della zona euro (in sede di vertice euro);
              il Consiglio europeo si riunisce in via ordinaria quattro volte all'anno. Il Trattato sull'Unione europea stabilisce che il Presidente del Consiglio europeo assicura la preparazione e la continuità dei lavori del Consiglio europeo, in cooperazione con il presidente della Commissione e «in base ai lavori del Consiglio “affari generali”»;
              il Consiglio si riunisce infatti in varie formazioni e il Consiglio «affari generali» è una di queste. Il Consiglio affari generali assicura la coerenza dei lavori delle varie formazioni del Consiglio. Esso prepara le riunioni del Consiglio europeo e ne assicura il seguito in collegamento con il Presidente del Consiglio europeo e la Commissione;
              nella formazione «affari generali» il Consiglio è composto dai Ministri degli affari europei. I lavori del Consiglio «affari generali» sono preparati dal Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper), composto dai capi o vice-capi delegazione degli Stati membri presso l'Unione europea, che svolge un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle politiche dell'Unione europea, dato che gran parte dei negoziati tra gli Stati membri sulle decisioni da prendere si svolge al suo interno;
              risulta, dunque, evidente che la riunione del Consiglio europeo è il momento finale di un processo politico nel quale pochi margini avanzano per discutere o rimettere in discussione quanto è stato già deciso oppure non accettato;
              non ha un'utilità concreta, quindi, affidare indirizzi su specifici argomenti a risoluzioni approvate dal Parlamento nell'imminenza del Consiglio europeo. Tali indirizzi e orientamenti del Parlamento andrebbero manifestati e approvati in un momento precedente, quando ancora sia possibile vincolare o indirizzare le scelte del Governo in ambito europeo;
          considerato che:
              la Commissione europea ha presentato il 6 dicembre 2017 un pacchetto di proposte sui seguenti temi:
                  trasformare il Meccanismo europeo di stabilità (Esm) in un Fondo monetario europeo, diventando un organismo comunitario con il compito di intervenire sia a sostegno dei Paesi in difficoltà finanziarie, sia degli istituti di credito, ma non per tutelare i depositanti;
                  inglobare il Fiscal compact (attualmente trattato intergovernativo) nella legislazione comunitaria, rendendo giuridicamente più stringenti gli impegni per deficit strutturale e debito;
                  istituire un Ministro delle finanze e dell'economia europeo, trasformando il presidente dell'Eurogruppo in vice presidente dell'esecutivo comunitario, con nessun compito di rilancio dell'economia e degli investimenti, ma come controllore delle politiche di bilancio dell'eurozona;
              inserire all'interno del bilancio comunitario una linea di bilancio dedicata alla zona euro, senza che sia previsto alcun aumento delle risorse;
              tali proposte sono state discusse presso le commissioni parlamentari competenti, nel momento di transizione tra le due legislature, ed andrebbero dunque riviste con maggiore attenzione data la portata del tema;
              inoltre, è stato trascurato un ripensamento dell'attuale funzionamento dell'Unione economica e monetaria, che ha determinato diseguaglianze importanti, a livello territoriale, sia sul piano economico che sociale;
              dal vertice svoltosi a Meseberg il 19 giugno 2018 tra la Cancelliera tedesca Angela Merkel ed il premier francese Emmanuel Macron sono emerse proposte che presentano rilevanti criticità per l'Unione monetaria europea, non soltanto per l'Italia:
                  un Fondo comune per i Paesi euro, un bilancio di stabilizzazione dell'eurozona da istituire entro il 2021, di portata simbolica per finanziare investimenti in innovazione e capitale umano, al fine di promuovere la competitività, la convergenza e la stabilità;
                  la volontà di trasformare l'Esm, il Fondo salva Stati, in un fondo monetario europeo, quale fondo di ultima istanza allo scopo di garantire assistenza finanziaria (sotto forma di prestiti) ai Paesi in difficoltà, secondo il noto meccanismo delle condizionalità. Tra l'altro, come richiesto dalla Corte costituzionale tedesca, l'erogazione di prestiti andrebbe comunque sottoposta all'approvazione dei Parlamenti nazionali, non modificando l'attuale impostazione;
                  per quanto concerne l'unione bancaria, l'istituzione di un ombrello fino a 55 miliardi di euro, che passeranno dall'Esm al Fondo di risoluzione unico europeo, senza che tuttavia sia prevista una garanzia comune sui depositi (dato il rifiuto tedesco senza una decisa riduzione dei rischi);
              nelle ultime settimane la questione dei flussi migratori è stata gestita, ad avviso dei presentatori del precedente atto di indirizzo con cinismo e spregiudicatezza da parte del Governo italiano. Il Ministro dell'interno ha scelto di impedire l'accesso ai porti italiani alla nave Aquarius, costringendo 629 persone – tra cui molti bambini, oltre che donne incinta- a vagare in mare con avverse condizioni atmosferiche. Soltanto l'intervento della Spagna, che ha accettato di accogliere i migranti, ha aperto una possibile soluzione per la vita delle persone a bordo, già segnate da eventi drammatici che le hanno costrette ad abbandonare i Paesi di origine. Anche la nave Diciotti della Guardia Costiera, il 19 giugno 2018 si è trovata a vagare con 519 persone a bordo (e un cadavere), prima che venisse dato l'assenso per il suo approdo a Pozzallo. Sono state bloccate in mare per giorni rispettivamente una nave tedesca Lifeline, ferma a largo di Malta con a bordo più di 200 migranti, e il cargo danese Alexander Maersk, a tre miglia dalla costa italiana con 100 migranti a bordo, nonostante la richiesta di attracco al porto di Pozzallo. Questa situazione crea confusione nel soccorso, facendo saltare meccanismi già collaudati di intervento. Un atteggiamento inaccettabile da parte del Governo, che ha utilizzato la vita e la dignità di centinaia di persone per aprire lo scontro in sede europea sulla questione migratoria;
              l'Unione europea ha indubbiamente l'urgenza di intraprendere una seria riflessione sulla gestione dei flussi e sul diritto di asilo: come ribadito da Amnesty International, infatti, la normativa dell'Unione europea ha caricato di responsabilità sproporzionate gli Stati membri della frontiera marittima. La propensione xenofoba di alcuni Governi da un lato – ricordiamo Visegrad, l'asse di Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia che si oppone a una gestione condivisa del fenomeno migratorio, su cui spicca premier ungherese Orban a cui tanto sembra legato l'attuale Ministro dell'interno – e l'ipocrisia di chi, come la Francia, pretende di dare lezioni di solidarietà dopo aver sistematicamente respinto con violenza decine di migliaia di migranti alla frontiera, hanno creato una situazione esplosiva, contribuendo a creare la percezione di un Paese invaso dai migranti e dai rifugiati;
              come è stato più volte ribadito in queste settimane, nonostante l'Italia sia agli ultimi posti tra i Paesi europei per numero di rifugiati ogni mille abitanti, non è possibile negare come il nostro Paese si sia ritrovato a gestire una situazione estremamente complessa senza la collaborazione e la solidarietà degli altri Stati membri dell'Unione. La stessa discussione concernente la riforma del regolamento di Dublino, con il suo squilibrato principio per cui la richiesta di asilo debba obbligatoriamente essere inoltrata nel Paese di prima accoglienza, è stata viziata in sede europea dagli egoismi nazionali e nazionalisti, che hanno portato ad un compromesso al ribasso volto a minare ulteriormente i meccanismi di solidarietà tra gli Stati;
              si ricorda come i flussi migratori verso l'Italia risultino in diminuzione nel 2018 (- 77,2 per cento rispetto al 2017 e -71,4 per cento sul 2016): un elemento che non deve far pensare ad un affievolimento del fenomeno, essendo legato agli scellerati accordi che l'Italia ha stretto con la Libia, un Paese che non può attualmente assicurare alcuna garanzia circa il rispetto dei diritti umani. In tal senso vanno le denunce provenienti da Amnesty International e dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che, nei mesi scorsi, aveva definito «disumana» la collaborazione tra l'Unione europea e la guardia costiera libica: una collaborazione di cui l'Italia è stata drammaticamente protagonista, a causa del Memorandum d'intesa (Mou) sottoscritto dal Governo pro tempore Gentiloni, con il primo ministro del governo di unità nazionale di Tripoli Fayez al Serraj, e che prevede, sostanzialmente, il versamento di miliardi di dollari in aiuti in cambio del pattugliamento costante della costa per impedire ai migranti di partire, rinchiudendoli in campi di accoglienza divenuti veri e propri lager. Si ricorda come la Libia non abbia mai sottoscritto la Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato;
              dall'incontro avvenuto il 19 giugno 2018 tra la Cancelliera Merkel e il Premier francese Macron sono emerse indicazioni contrastanti circa la possibilità di elaborare una reale riforma delle politiche migratorie: da un lato, si parla di potenziali hotspot comuni per lo smistamento dei migranti – da installare direttamente nei Paesi del Nordafrica –, dall'altro, si perpetra l'atteggiamento di chiusura verso il tema dei movimenti secondari, ossia la possibilità per i migranti di spostarsi tra gli Stati europei in seguito all'identificazione. Il Presidente Macron ha in tal senso tenuto a sottolineare che «i migranti che vengono registrati in un Paese e vanno in un altro, devono essere rimandati indietro al più presto»; un atteggiamento sostanzialmente in linea con quanto attuato sinora, e che ha portato al collasso del sistema di Dublino. La posizione del Presidente della Repubblica francese, emersa dopo il vertice di Bruxelles del 24 giugno 2018, parrebbe assumere dei connotati differenti rispetto a quella espressa al vertice franco-tedesco; la Francia sembra avere cambiato posizione e non sostiene più la collocazione dei centri e degli hotspot in Nordafrica, bensì nei Paesi di primo approdo;
              nella gestione del fenomeno migratorio andrebbe inoltre radicalmente smantellato il precedente degli accordi con Paesi come la Turchia e la Libia: dal vertice franco-tedesco emerge, invece, la proposta di istituzione in Nordafrica di centri di accoglienza ed hotspot finanziati dall'Unione europea, sotto il controllo di istituzioni internazionali come l'Onu è necessario tuttavia ribadire come questi luoghi si siano tramutati in campi di concentramento non sottoponibili ad alcun controllo sulla tutela dei diritti dei migranti ed il rispetto della dignità umana: molti Stati dell'Africa settentrionale, infatti, conservano regimi non democratici e caratterizzati da grande instabilità. È dunque di difficile comprensione l'attuabilità di un sistema di questo tipo, sotto l'egida dell'Onu, anche perché non si rintracciano attualmente Stati democratici disponibili all'installazione di tali hotspot;
              tra l'altro, tale sistema rischia di non produrre alcuna reale soluzione data l'ampiezza del fenomeno: il possibile ulteriore irrigidimento della distinzione giuridica tra rifugiato e migrante economico male si adatta alla complessità attuale. È proprio l'Unhcr a parlare, già ora, di flussi misti, per indicare e migranti che fuggono da guerra, violenza, fame, siccità. È evidente, infatti, come i fenomeni di sfruttamento, crisi finanziarie, catastrofi ecologiche non siano meno rilevanti della possibile minaccia personale;
              per quanto concerne i temi della sicurezza e della difesa, sulla base delle sue precedenti conclusioni, il Consiglio europeo ha stabilito, in via definitiva, l'avvio di una cooperazione strutturata e permanente nel settore difesa (Permanent Structured Cooperation – PESCO), auspicando una rapida attuazione dei primi progetti PESCO; ha invitato a proseguire i lavori su Fondo europeo per la difesa e sul pacchetto di proposte inerenti la cooperazione Ue-Nato, e a completare la revisione globale del meccanismo Athena per il finanziamento dei costi comuni delle missioni e operazioni militari dell'Unione europea nonché a proseguire i lavori sulla mobilità militare, sia nell'ambito PESCO, sia nel contesto della cooperazione Ue-Nato;
              l'Italia ha presentato il piano nazionale di attuazione il 14 dicembre 2017, al segretariato della PESCO, assicurato dal Servizio per l'azione esterna dell'Unione e dell'Agenzia europea per la difesa. Complessivamente, su 17 progetti, l'Italia è capofila in 4 progetti, al pari della Germania, e partecipa a 11 progetti;
              le spese amministrative delle istituzioni dell'Unione europea derivanti dall'attuazione della decisione sulla PESCO sono a carico del bilancio dell'Unione europea, mentre le spese operative derivanti da progetti intrapresi nel quadro della PESCO sono sostenute principalmente dagli Stati membri che partecipano al singolo progetto. Tali progetti possono ricevere anche contributi provenienti dal bilancio dell'Unione europea;
              il 6 marzo 2018 il Consiglio dell'Unione europea, riunito per la prima volta nel formato PESCO, ha adottato una tabella di marcia per l'attuazione della PESCO che definisce orientamenti e indirizzi strategici sulle modalità con cui strutturare ulteriori lavori relativamente a processi e governance, un calendario per il processo di revisione e valutazione dei piani nazionali di attuazione, nonché un calendario per l'accordo su eventuali progetti futuri (che dovrebbero essere approvati a novembre 2018), oltre che i principi fondamentali di un insieme di regole di governance per i progetti (dovrebbero essere adottati entro la fine del giugno 2018);
              la Commissione europea sottolinea la Necessità di adottare misure volte a sostenere l'accesso al mercato transfrontaliero delle piccole e medie imprese e dei subcontraenti, nonché ad agevolare la loro integrazione nelle catene di approvvigionamento;
              per quanto attiene ai temi, dell'occupazione, crescita e competitività, il Consiglio europeo dovrebbe approvare le raccomandazioni specifiche per Paese integrate per concludere il semestre europeo del 2018. Inoltre, il Consiglio europeo sarà chiamato ad affrontare urgentemente le proposte della Commissione sulla tassazione digitale, considerato il reale bisogno di adattare i nostri sistemi fiscali all'era digitale, incoraggiando le istituzioni europee e gli Stati membri a compiere ulteriori sforzi, al fine di garantire una tassazione giusta ed efficace che rimane una priorità. Infatti, la lotta contro l'elusione e l'evasione fiscale deve essere perseguita con vigore sia a livello globale che all'interno dell'Unione europea;
              per quanto concerne i temi dell'innovazione e del digitale occorre che l'Europa trasformi la sua ricerca di alta qualità in nuovi prodotti, servizi e modelli di business al fine di promuovere l'innovazione. A seguito della discussione informale a Sofia, il Consiglio europeo ha chiesto di facilitare l'accesso delle imprese ai finanziamenti anche coordinando meglio i programmi e gli strumenti di ricerca e innovazione sia della Unione europea che nazionali, allo scopo inoltre di promuovere collegamenti tra mondo accademico, industria e governi. Il Consiglio europeo invita la Commissione a lanciare una nuova iniziativa pilota sull'innovazione nel restante periodo di Horizon 2020. Un nuovo Consiglio europeo per rinnovazione sarà istituito nell'ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale per identificare e potenziare l'innovazione. Per costruire un'economia europea dei dati, sono necessari ulteriori interventi per migliorare l'uso efficiente dei dati in tutta l'Unione europea e promuovere la fiducia attraverso elevati standard di protezione dei dati e piena attuazione del regolamento generale sulla protezione dei dati per quanto riguarda tutti gli attori economici. Il Consiglio europeo invita i colegislatori a esaminare rapidamente l'ultimo pacchetto di dati e a raggiungere un rapido accordo sul diritto d'autore e la privacy elettronica. Invita la Commissione a lavorare con gli Stati membri su un piano coordinato sull'intelligenza artificiale;
              negli ultimi mesi, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è più volte reso protagonista di azioni unilaterali in materia di politiche commerciali, attraverso l'imposizione di dazi su numerosi prodotti di diversa provenienza: a marzo 2018 il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato dazi per 50 miliardi di dollari verso la Cina su abbigliamento, calzature, elettronica di consumo, tecnologia; dopo la ovvia risposta dello Stato cinese, Trump è tornato più volte a minacciare l'attivazione di nuove tasse, fino al recente annuncio circa nuove imposte doganali per 400 miliardi di dollari, che innescheranno a loro volte decise contromisure da parte della Cina;
              l'Unione europea, che in primo momento sembrava essere stata esentata dall'atteggiamento aggressivo del Presidente Usa, da giugno è sottoposta a dazi del 25 per cento sull'acciaio e del 10 per cento sull'alluminio, che colpiscono quasi 5 milioni di tonnellate di prodotti, di cui 3,4 milioni finiti e 1,5 milioni semi-finiti. Il nostro Paese è attualmente il quinto esportatore verso il mercato statunitense in tal senso, con 212mila tonnellate di prodotti finiti nel 2017;
              la reazione dell'Unione europea   non si è fatta attendere, attraverso contromisure volte a imporre dazi per 2,8 miliardi di euro su prodotti americani, anche simbolici, come l'Harley-Davidson, il bourbon, il whisky e molti prodotti del tabacco: una vera e propria guerra commerciale, che rischia di colpire il nostro Paese e la filiera del made in Italy. Tra l'altro, si segnala che il rapporto commerciale tra Usa e Cina potrebbe spostare enormi flussi di merci a basso costo in Europa;
              è necessario, in questo contesto, riconoscere come le scelte dell'amministrazione americana siano strettamente connesse alle politiche mercantiliste della Germania, che hanno provocato negli ultimi anni un surplus commerciale di circa il 9 per cento a sua volta dipendente da una eccessiva contrazione del mercato interno, soprattutto tedesco: un elemento da porre con forza nelle relazioni con gli Stati membri dell'Unione europea, poiché rischia di colpire fortemente il nostro Paese;
              se dunque da un lato il protezionismo di Trump non appare condivisibile, è necessario rispondere con altrettanta forza ai rischi provenienti dai trattati di libero scambio, che mettono in pericolo le tutele europee – e nazionali – verso i prodotti, la salute e l'ambiente. È necessario, quindi, chiarire, in primo luogo in sede europea, che il nostro Paese non intende appoggiare tali tipi di trattato, a partire dalla non ratifica del Ceta;
              nell'accordo di Mesemberg tra il Presidente Macron e la Cancelliera Merkel si parla esplicitamente di un coordinamento più stretto in materia di Pesc, anche attraverso l'utilizzo del voto di maggioranza. Viene inoltre indicata la prospettiva di una difesa meglio integrata, che incorpori tutti gli aspetti civili e militari e i mezzi di gestione della crisi e di risposta dell'Unione europea. È necessario chiarire come tali prospettive debbano andare univocamente nella direzione di una riduzione delle spese militari per tutta l'Europa;
              in un momento di tale crisi della questione migratoria nel contesto europeo e internazionale, l'Unione europea non può in alcun modo ripetere l'errore compiuto con l'accordo con la Turchia del 2016, che ha comportato (come per l'accordo Italia-Libia) l'esternalizzazione delle frontiere in cambio di finanziamenti a Paesi dai regimi non democratici e totalmente irresponsabili verso la tutela dei diritti umani, come la Turchia di Erdogan,

impegna il Governo:

1)    con riguardo al rapporto tra Presidenza del Consiglio dei ministri e il Parlamento in merito alle riunioni del Consiglio europeo:
          a)    ad assumere iniziative per svolgere le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in Parlamento almeno due o tre settimane prima della data di convocazione di ogni Consiglio europeo;
2)    in materia di migrazioni:
          a)    a promuovere il rispetto delle regole sul soccorso in mare previsto dalle convenzioni internazionali, riaffermando che l'omissione di soccorso è un reato e che ogni mezzo navale è tenuto a compiere azione di salvataggio in presenza di persone in pericolo;
          b)  a promuovere una politica che si opponga ai respingimenti verso i Paesi di origine e di transito;
          c)  a promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani, anche con visti e ammissioni umanitarie;
          d)  a sostenere una riforma più generale del diritto d'asilo, finalizzata a rendere più strutturale il concetto di ricollocamento dei rifugiati e a proporre quindi un reale «diritto di asilo europeo», capace di superare il «Regolamento di Dublino»;
          e)  ad assumere iniziative per l'implementazione rapida del programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo con la creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo, e la previsione di adeguate sanzioni ai Paesi dell'Unione europea che si oppongono ai ricollocamenti dei migranti come l'Ungheria, la Polonia e la Repubblica ceca, ed a porre in stretta correlazione il rispetto dello stato di diritto, comprensivo del diritto di asilo e dei princìpi di solidarietà e responsabilità stabiliti dai trattati, con il relativo accesso a finanziamenti e a fondi europei da parte degli Stati membri;
          f)  ad assumere iniziative volte a reperire, in sede europea, le risorse finanziarie adeguate a coprire i trasferimenti sociali in favore dei rifugiati, soprattutto con riguardo ai Paesi meno ricchi, realizzando altresì ulteriori interventi di sostegno sia in favore dei richiedenti asilo, che delle aree poste maggiormente sotto la pressione dei flussi migratori;
          g)  a ribadire in sede di Consiglio europeo che i fondi previsti dall'Africa Trust Fund siano destinati solo ed esclusivamente agli obiettivi della cooperazione allo sviluppo e con il coinvolgimento diretto delle popolazioni interessate nei progetti e non siano destinati ad iniziative di contrasto dell'immigrazione;
          h)  a favorire iniziative volte a sospendere gli accordi in atto con Paesi come la Libia e il Sudan fino a quando non sarà garantito il pieno rispetto dei diritti umani e della dignità della persona, nonché delle relative convenzioni internazionali, richiedendo altresì lo smantellamento immediato dei campi lager dove vengono reclusi i migranti;
          i)  a subordinare la stipula di qualunque accordo con tali Paesi alla previa autorizzazione parlamentare prevista dall'articolo 80 della Costituzione per i Trattati che abbiano natura politica o comportino oneri finanziari e condizionando la medesima stipula alla verifica sul campo del rispetto degli standard internazionali in materia di tutela dei diritti umani;
3)  in materia di sicurezza e difesa:
          a)  a favorire una rapida prosecuzione e razionalizzazione delle spese militari, in ambito PESCO, attraverso l'accorpamento dei sistemi di difesa esistenti, la sinergia industriale e la condivisione dei sistemi d'arma, escludendo, in tal senso, ipotesi di costruzione di sistemi di difesa aggiuntivi e promuovendo l'efficienza in termini di costi della spesa nel settore della difesa;
4)  in materia di occupazione, crescita e competitività:
          a)  ad assumere iniziative per velocizzare, innanzitutto, la definizione di un piano di contrasto alla delocalizzazione in ambito Ue per ragioni di competizione sleale su tassazione, welfare e costo del lavoro;
          b)  ad assumere iniziative per velocizzare la definizione di un piano di contrasto alla delocalizzazione nei Paesi extra-Ue per ragioni di tassazione, nella considerazione che le rendite finanziarie e i profitti delle grandi società multinazionali – e in particolare quelle operanti nel mercato digitale – sono toccati solo marginalmente dalla fiscalità, e per estrarre parte di questi immensi extraprofitti ai fini della redistribuzione e del rafforzamento della domanda aggregata;
          c)  a sostenere con forza l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale a livello europeo che comporti anche un ripensamento dei fondamenti dell'imposizione tradizionale e ad attivarsi concretamente affinché, in caso di assenza del consenso generale a livello europeo, i Paesi favorevoli operino comunque in coordinamento tra loro anche con cooperazioni rafforzate;
5)  in materia di innovazione e digitale:
          a)  con riguardo al mercato unico digitale a garantire che anche le piccole e medie imprese possano beneficiare appieno della trasformazione digitale che è presa in considerazione in tutte le proposte, dai trasporti all'energia, dall'agricoltura all'assistenza sanitaria e alla cultura;
          b)  con riferimento ai maggiori investimenti nell'intelligenza artificiale, individuata dai leader dell'Unione europea tra i settori essenziali per la competitività futura dell'Unione europea per sviluppare e rafforzare le capacità digitali strategiche dell'Europa, ad assumere iniziative per garantire, al contempo, che queste tecnologie siano ampiamente accessibili e usate in tutti i settori dell'economia e della società da parte delle imprese e ad avere attenzione e sostenere queste ultime in tale processo, ma garantendo altresì che tali misure abbiano un impatto sul lavoro e sull'occupazione;
6)  in materia di regole di bilancio europee:
          a)  a sostenere con forza l'aggiornamento delle regole che disciplinano l'Unione economica e monetaria (Uem) per rafforzare l'efficacia e la capacità di perseguire obiettivi comuni, al fine di superare le notevoli diseguaglianze territoriali economiche e sociali, determinate dalla, sin qui, colpevole trascuratezza del necessario, ripensamento del funzionamento dell'Uem;
          b)  a sostenere, in sede europea, l'opposizione all'incorporazione definitiva del Fiscal compact nell'ordinamento giuridico europeo, come previsto da alcune mozioni e da vari pareri espressi dal Parlamento nel corso della precedente legislatura, ed il contestuale avvio di una sua riscrittura che vada nella direzione dell'introduzione di una golden rule ovvero la possibilità di ricorrere all'indebitamento per finanziare spese di investimento nazionali, spese per ricerca, sviluppo e innovazione, ad esclusione di quelle militari;
          c)  a non condividere la proposta di istituzione di un Ministero del tesoro unico dell'eurozona;
          d)  a rifiutare la trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità in Fondo monetario europeo dotato dei poteri di sorveglianza dei bilanci nazionali e dei connessi automatismi per la ristrutturazione dei debiti sovrani;
          e)  ad assumere iniziative per l'introduzione, tra gli indicatori utilizzati, ai fini della verifica del rispetto delle regole europee, anche del criterio del saldo commerciale, puntando alla riduzione almeno al 3 per cento del limite massimo per il saldo positivo e negativo di bilancia commerciale di ciascun Paese membro e la contestuale predisposizione di un apparato sanzionatorio analogo a quello già previsto in caso di mancato rispetto per i deficit di bilancio eccessivi e dei vigenti parametri di natura fiscale;
          f)  a proporre la ridefinizione del ruolo della Banca centrale europea come prestatrice di ultima istanza;
          g)  a proporre una soluzione condivisa per la gestione dei titoli di Stato comprati dalle banche centrali nazionali nell'ambito del Quantitative Earing in una prospettiva di stabilizzazione dei debiti pubblici;
          h)  a proporre l'emissione di titoli di debito europei garantiti mutualmente da tutti gli Stati membri ovvero l'introduzione di nuovi strumenti finanziari per l'emissione di titoli garantiti da obbligazioni sovrane (sovereign bond-backed securities);
          i)  a promuovere l'adozione di nuove direttive per il raccordo delle normative fiscali nazionali, soprattutto per quanto riguarda l'Iva, al fine di recuperare il gap di evasione attuale, altissimo per l'Italia, pari a 35 miliardi di euro e per scongiurare i meccanismi di elusione;
          l)  a proporre che l'eurozona si doti di un piano di investimenti pubblici destinato a interventi medio-piccoli, attivabili rapidamente e modulabili in modo coerente con le esigenze del ciclo economico, come progetti di riqualificazione e ripristino del territorio, delle periferie urbane, della sostituzione di edifici sismicamente insicuri ed energivori con edifici sicuri e «verdi»;
          m)  a proseguire con forza, in sede europea, l'azione in corso per l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale a livello europeo che comporti anche un ripensamento dei fondamenti dell'imposizione tradizionale e ad attivarsi concretamente affinché, in caso di assenza del consenso generale a livello europeo, i Paesi favorevoli operino comunque in coordinamento tra loro anche con cooperazioni rafforzate;
          n)  a sostenere l'introduzione di una vera ed incisiva «Tobin tax» che assicuri un gettito rilevante e limiti in modo drastico le speculazioni finanziarie, di una Web tax e di un'imposta unica a livello europeo sul reddito delle imprese, in modo da evitare che alcuni Paesi si comportino come paradisi fiscali interni alla Ue e, a promuovere l'utilizzo di parte del gettito derivante delle imposte sopra citate per finanziare l'introduzione di un'indennità europea di disoccupazione;
          o)  a rifiutare le proposte di ulteriori vincoli al possesso di titoli di Stato nei bilanci degli istituti di credito e della previsione di ulteriori incrementi dei requisiti minimi di capitale delle banche per la gestione degli Non Performing Loans, nonché di procedure per il così detto «default ordinato» dei titoli pubblici;
          p)  a promuovere il completamento accelerato dell'Unione bancaria europea tramite, in particolare, una garanzia comune europea dei depositi bancari e l'attivazione della garanzia fiscale per il fondo di risoluzione delle banche;
7)  in materia di relazione esterne:
          a)  a manifestare la necessità di rintracciare soluzioni concrete ed equilibrate che scongiurino il peggioramento della guerra commerciale attualmente in atto con gli Stati Uniti, ponendo con forza il tema del surplus commerciale della Germania;
          b)  a rifiutare qualsiasi ipotesi che prefiguri una riedizione dell'accordo con la Turchia e l'esternalizzazione delle frontiere, sia con i Paesi del Nordafrica che con gli Stati dell'area balcanica, considerato che è evidente, infatti, come qualsiasi gestione condivisa dei rapporti con gli Stati esterni all'Unione, in primis in materia di immigrazione, non possa condurre ad alcun – neanche minimo- arretramento sul fronte della tutela dei diritti umani e dei migranti;
          c)  a promuovere la riscrittura di alcune direttive tra cui la direttiva Bolkestein e quella sui cosiddetti «lavoratori dislocati», al fine di arginare il dumping sociale determinato dal principio della concorrenza e del «Paese di origine»;
          d)  ad assumere iniziative per rivedere, attraverso un radicale ripensamento, le politiche di «libero scambio», proponendo in primo luogo al Parlamento di non procedere alla ratifica del Ceta e nel contempo a sostenere una linea comune di opposizione all'introduzione unilaterale delle misure di aumento dei dazi commerciali voluta dagli Stati Uniti;
8)  sulla Brexit:
          a)  a sostenere il proseguimento dei negoziati sulla base delle risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati il 27 aprile 2017, tra cui: l'integrazione delle linee guida del Consiglio europeo con gli orientamenti votati dal Parlamento europeo per i negoziati con il Regno Unito;    la tutela dei diritti delle centinaia di migliaia di cittadini italiani residenti nel Regno Unito (circa 600.000) e dei circa tre milioni di cittadini dei Paesi europei, garantendo la reciprocità per i cittadini britannici residenti negli Stati membri dell'Unione europea; la garanzia degli acquisiti fino ad oggi dai cittadini italiani ed europei residenti nel Regno Unito (diritti sociali e previdenziali, (la salvaguardia delle famiglie composte da membri di diversa nazionalità, il mantenimento delle stesse rette scolastiche e tasse universitarie, il libero accesso alle borse di studio e ai sussidi attualmente concessi ai ricercatori italiani ed europei in Gran Bretagna, il riconoscimento dei titoli di studio e delle certificazioni professionali validi all'interno dell'Unione europea, il diritto di voto attivo e passivo per le elezioni di carattere locale, scongiurando le derive burocratiche e discriminatorie di cui già si registrano molteplici casi.
(6-00008) «Fornaro, Boldrini, Fassina, Bersani, Conte, Epifani, Fratoianni, Muroni, Occhionero, Palazzotto, Pastorino, Rostan, Speranza, Stumpo».


      La Camera,
          premesso che:
              il Parlamento europeo il 16 novembre 2017 ha approvato un progetto di risoluzione legislativa di revisione del Regolamento 604/2013, detto «Dublino III», che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati;
              il testo, presentato dalla parlamentare liberale Cecilia Wikström è frutto di un lungo negoziato che ha visto l'accordo delle famiglie di sinistra, socialisti, verdi, liberali e popolari, parte dal presupposto che gli Stati membri, tutti firmatari della Convenzione di Ginevra, dovranno accettare un'equa ripartizione della responsabilità relativa all'accoglienza dei richiedenti asilo in Europa;
              si prevede nella proposta che venga eliminato il legame tra il Paese nel quale il richiedente ha fatto ingresso irregolare e l'esame della sua domanda di protezione – sistema che ha penalizzato finora i Paesi con frontiere esterne, tra cui l'Italia – e che la competenza all'esame della domanda di protezione venga definita sulla base di quote che riguardano tutti i Paesi dell'Unione stabilite sulla base di criteri oggettivi, dando finalmente attuazione al principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità di cui all'articolo 80 del TFUE (Trattato sul funzionamento dell'Unione), finora disatteso. L'attribuzione della responsabilità non spetterebbe più al primo Paese di arrivo, ma sarebbe invece basata sui «reali legami» con uno Stato membro, quali la famiglia, l'avervi già vissuto in precedenza o aver studiato. In assenza di questi legami, i richiedenti asilo verrebbero automaticamente assegnati ad uno Stato membro dell'Unione europea in base ad un metodo di ripartizione fisso;
              la proposta del Parlamento risulta quindi essere innovativa rispetto a quella della Commissione Unione europea presentata nel maggio 2016 (COM(2016)270), ancora fortemente penalizzante per il nostro Paese e gli altri Stati di frontiera poiché conferma la competenza dello Stato di primo ingresso nell'Unione europea e prevede che, solo se la pressione sul Paese raggiunge una soglia insostenibile (il 150 per cento di una quota stabilita in base a prodotto interno lordo e popolazione, vale a dire una volta e mezzo la capacità teorica di accoglienza di quello stato), scatti un meccanismo «di emergenza» per la ripartizione degli altri richiedenti;
              l'iter di riforma del Regolamento di Dublino III ha scontato significativi rallentamenti in sede di Consiglio europeo per l'ostinata avversione di taluni Stati membri (in particolare il cosiddetto gruppo Visegrad composto da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) al meccanismo di equa redistribuzione per quote obbligatorie di richiedenti asilo tra tutti gli Stati membri;
              tale stallo si sta altresì traducendo in un fattore di criticità per la coerenza e unicità dell'azione europea in materia di migrazione e asilo e la mancata revisione del Regolamento di Dublino comporterebbe per il nostro Paese, e per gli altri Stati con frontiere esterne, dover continuare a subire lo squilibrio nelle responsabilità degli Stati membri dell'Unione e doversi fare carico del duplice onere di essere controllori delle frontiere esterne e responsabili dell'accoglienza dei richiedenti asilo,

impegna il Governo

a sostenere con forza la proposta di riforma approvata dal Parlamento europeo, adoperarsi per salvare il negoziato sulla revisione di Dublino III, che sarà oggetto del Consiglio europeo di Bruxelles il 28 e 29 giugno 2018, e opporsi in quella sede al veto sulla redistribuzione obbligatoria da parte degli Stati contrari al superamento del sistema attuale col solo obiettivo di non assumersi alcuna responsabilità nella gestione dei flussi migratori verso l'Europa e dell'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, scaricando il peso su alcuni Paesi, innanzitutto l'Italia, e continuando di fatto a violare il principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità di cui all'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione.
(6-00009) «Magi, Fusacchia, Tabacci, Palazzotto, Boldrini, Fornaro, Muroni».


      La Camera, udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
          premesso che:
              al prossimo Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018, si discuteranno i temi più urgenti all'ordine del giorno inerenti alla migrazione, alla sicurezza e difesa, all'occupazione, alla crescita e competitività, all'innovazione e all'Europa digitale, al bilancio a lungo termine dell'Unione europea (QFP 2021-2027), le relazioni esterne;
              il vertice si inserisce in un contesto di importanti cambiamenti sul versante dei rapporti internazionali e delle relazioni diplomatiche dell'Unione, anche a causa di scontri interni ai paesi membri e alle famiglie politiche europee, su temi determinanti come quello della gestione dei flussi migratori e della governance economica dell'Unione;
              il summit dagli esiti incerti – come ha lasciato intendere anche l'incontro informale preparatorio del Consiglio a 16 Paesi – sta creando profonde divisioni e rischia di non approdare a nessun accordo, inaugurando un pericoloso precedente che mira solo a soluzioni parziali, calibrate su interessi di singoli paesi, mediante intese bilaterali o trilaterali e non sulla base di accordi comuni europei;
              è, dunque anche dall'esito di questi negoziati e dall'appuntamento cruciale delle elezioni del 2018 del Parlamento europeo che si decideranno le sorti dell'Unione; in gioco è la stessa sopravvivenza dell'Europa, così come prefigurata dai padri fondatori;
              con riferimento al fenomeno migratorio:
          a) la gestione dei flussi migratori, sia con riferimento ai «movimenti primari» dai Paesi terzi verso l'Unione europea, sia a quelli «secondari» all'interno della stessa è uno dei temi più caldi e al contempo strategico; indice dello stato dell'Unione rende evidente quanto il venir meno del vincolo solidaristico tra gli Stati membri, principio costitutivo e fondante dei Trattati, stia producendo una situazione di disgregazione e di paralisi decisionale, che favorisce il diffondersi di un sentimento di sfiducia, tale da mettere a rischio l'intera Europa, il suo rilancio e il processo di integrazione;
          b) primo banco di prova per il nuovo Governo è il posizionamento dell'Italia, proprio a partire dal tema della migrazione, stretto tra la necessità di far valere ragioni e interessi italiani e l'opportunità di non distruggere le alleanze storiche e strategiche, messe a repentaglio dai recenti scontri tra il Governo italiano con alcune Cancellerie europee e dallo scivolamento su uno schema di alleanze sovraniste dei Paesi dell'est e del blocco di Visegrad. Occorre, inoltre, scongiurare l'intento di sostituire l'Italia con il nuovo Esecutivo spagnolo nel triangolo tradizionale Berlino-Parigi-Roma, con conseguente posizione di isolamento del nostro Paese e di emarginazione nelle battaglie decisive del sud Europa e del Mediterraneo;
          c) è evidente che occorra innanzitutto attivarsi per evitare l'implosione di fatto di Schengen, con la messa in discussione di principi fondanti come quello della libera circolazione europea, e scongiurare che prevalga un approccio divisivo e inconcludente, che penalizzerebbe comunque l'Italia, in prima linea nel fronteggiare le crisi migratorie nel Mediterraneo;
          d) al summit informale preparatorio del Consiglio del 24 giugno 2018, il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato l’« European multilevel strategy for migration» (Strategia europea multilivello) con i 10 obiettivi per passare dalla situazione emergenziale alla gestione strutturale del fenomeno, con la regolazione dei flussi primari (ingressi) in Europa, condizione imprescindibile per regolare successivamente i flussi secondari (spostamenti intraeuropei); tuttavia, tale incontro si è concluso senza un accordo, in quanto permangono divergenze su punti critici come quello della gestione dei movimenti cosiddetti «secondari»; sul punto, la soluzione ipotizzata dalla proposta franco-tedesca penalizzerebbe fortemente l'Italia;
          e)  il programma della Commissione europea (Agenda europea sulla migrazione 2015-2016) volto a rendere permanente il meccanismo automatico di ricollocamento dei richiedenti asilo non è stato applicato;
          f)  il sistema della gestione dei flussi non solo non ha funzionato ma ha diviso ancor più profondamente i Paesi membri, con il gruppo cosiddetto di Visegrad completamente inottemperante agli obblighi di ricollocamento dei rifugiati, mentre altri Paesi ripristinano le barriere alle proprie frontiere e si arroccano sui propri interessi;
          g)  il fenomeno delle migrazioni, oramai a carattere strutturale, evidenzia la necessità a che le operazioni di salvataggio in mare e di prima accoglienza, così come le procedure per l'identificazione dei flussi migratori provenienti dall'Africa (rotta libica e tunisina) non possano continuare a ricadere solo sull'Italia – un Paese che da anni salva in mare migliaia di profughi, prigionieri della tratta di organizzazioni criminali, spesso nella latitanza dell'Unione europea;
          h)  la posizione di solitudine dell'Italia nelle politiche di accoglienza si è aggravata in particolare a seguito delle decisioni dei recenti Governi di centro-sinistra che hanno accettato un accordo a ribasso sulla gestione dei migranti in cambio di una esigua flessibilità sui vincoli di bilancio;
          i)  la questione ha rilevanza europea, così come europea deve essere la sua soluzione, pena il rischio che l'Europa venga percepita dai suoi cittadini come matrigna, sempre rigida nei controlli delle regole contabili e inadempiente, quando non assente, sulla crisi migratoria;
          l)  a maggio 2016 la Commissione europea ha presentato una proposta di riforma del Regolamento di Dublino, intesa a istituire un nuovo sistema di distribuzione delle domande di asilo (COM(2016)270) – un primo passo ma ancora con numerose criticità;
          m)  a ottobre del 2017 il Parlamento europeo – dopo un ampio dibattito che ha visto in prima fila i rappresentanti italiani del Ppe – ha approvato il testo della Commissione per la riforma dei meccanismi di Dublino, apportando importanti miglioramenti nell'ottica di coniugare solidarietà e fermezza (2016/0133(COD) c.d. Dublino IV), aprendo così la strada al negoziato con il Consiglio;
          n)  tuttavia, dopo mesi di tentennamenti e divisioni, il 4 giugno 2018 i Governi hanno deciso di sospendere i negoziati. Il Governo italiano ha votato contro il testo di compromesso presentato dalla Presidenza bulgara, un testo persino peggiorativo rispetto al sistema attuale di Dublino e in netta opposizione al progetto di riforma approvato dal Parlamento europeo, in quanto mantiene fermo il criterio della competenza del primo Paese di ingresso, prevedendo quote di ripartizione solo a fronte di situazioni di assoluta emergenza e con carico abnorme su un solo Paese, ma ignora completamente i legami significativi del richiedente con un dato Paese, insieme a un allungamento della presa in carico del richiedente asilo;
          o)  l'Italia col suo voto contrario si è di fatto allineata alle posizioni di Austria, Romania, Slovenia, Slovacchia e Ungheria, Paesi anch'essi contrari ma per motivi opposti a quelli del nostro Paese. A tal proposito, è emblematica la decisione, adottata dal Parlamento ungherese, di voler introdurre in costituzione il divieto di accoglienza dei migranti economici illegali;
          p)  l'attuale sistema sulla gestione dei flussi non è più sostenibile. La decisione italiana è volta a disincentivare gli sbarchi di immigrati e rappresenta indubbiamente un segnale forte all'Europa affinché non latiti ma compia finalmente un cambio di passo sulle politiche migratorie, tuttavia tale avviso dalla forte valenza politica non può costituire la soluzione decisiva in quanto richiede risposte concordate a livello europeo;
          q)  occorre infatti agire in un contesto europeo e sovranazionale in modo coordinato, risolutivo e convincente, volto ad evitare che l'affermazione meramente conflittuale dei legittimi interessi nazionali non determini una condizione di isolamento, del tutto inefficace al raggiungimento degli obiettivi da conseguire;
          r)  contemporaneamente, si è aperto un fronte di tensione interno alla cosiddetta « Große Koalition» in Germania il cui terreno di scontro è il « Masterplan» sull'immigrazione predisposto dal Ministro dell'interno, Horst Seehofer, il quale contiene un punto ritenuto irricevibile dal nostro Paese: i futuri richiedenti asilo che siano già registrati in altri Paesi dell'Unione europea – o siano stati già espulsi dalla Germania – (i cosiddetti movimenti secondari) verrebbero immediatamente respinti alle frontiere tedesche, con destinazione quasi certa italiana, senza – peraltro – nessun'altra contropartita;
          s)  va segnalato che a febbraio 2018 è scaduta la missione Triton, ad oggi sostituita dall'operazione Themis, la quale, allo scopo di rendere effettiva la solidarietà e la cooperazione tra Stati membri e agenzie europee, si attiene a un modello più coerente con le nuove rotte migratorie, facendo venir meno la clausola che obbligava di fatto qualunque imbarcazione a portare i naufraghi soccorsi in Italia, avendo come limite tassativo le 24 miglia dalle coste italiane (con un arretramento rispetto a quanto previsto in precedenza). La Valletta, tuttavia, non ha ancora ratificato la modifica di Triton che inserisce Malta nella lista dei «porti sicuri» e, in base alla ripartizione Sar prevista dalla Convenzione di Amburgo, il Governo maltese, pur essendo responsabile di una zona vastissima, si è avvalso finora della cooperazione dell'Italia per il pattugliamento della propria area di responsabilità;
          t)  tuttavia il vero tema da affrontare a livello europeo, quello numericamente più consistente, è senza dubbio quello legato alle migrazioni economiche, in particolare dall'Africa;
          u)  secondo recenti dati delle Nazioni Unite, la popolazione africana, attualmente di 1,2 miliardi, raggiungerà gli 1,7 miliardi nel 2030 e i 3 miliardi nel 2063; il Rapporto Onu del 2017, « World population prospects», segnala come nel 2050 un quarto dell'umanità sarà in Africa, a fronte di una decrescita in Europa con 30 milioni di persone in meno;
          v)  è necessario che le proposte italiane in favore della creazione di centri di smistamento e protezione a livello europeo nei Paesi di origine o transito, insieme alla predisposizione di un «Piano Marshall europeo per l'Africa» adeguatamente finanziato e alla riforma di Dublino, a partire dal testo approvato dal Parlamento europeo, divengano finalmente materia di trattativa al tavolo di Bruxelles, per una maggiore assunzione di responsabilità dell'intera Unione europea e un più rigoroso rispetto dei diritti dei migranti e rifugiati, mediante una più stretta collaborazione tra Unione europea, OIM e UNHCR;
          z)  è necessario altresì che l'Italia si impegni ad abolire il permesso di soggiorno per motivi umanitari –rilasciato qualora non vi siano i presupposti per concedere il permesso per asilo politico o per protezione sussidiaria – in quanto questa è una soluzione che non trova applicazione negli altri Paesi europei e che porta a concedere autorizzazioni a soggiornare in Italia anche ai migranti economici;
          con riferimento alla sicurezza e difesa:
          a)  l'Europa deve sostenere il proprio ruolo di partner credibile e affidabile nel settore della sicurezza e della difesa europea, migliorando gli investimenti nel settore, lo sviluppo delle capacità e la prontezza operativa. Queste iniziative possono rafforzare la sua autonomia integrando e rafforzando le attività della Nato;
          b)  è necessario mantenere il rispetto degli impegni del Pesco (cooperazione strutturata permanente), lo sviluppo ulteriore dei progetti iniziali e la costruzione del quadro istituzionale, in modo pienamente coerente con il riesame annuale coordinato sulla difesa e il piano di sviluppo delle capacità rivisto adottato nell'ambito dell'Agenzia europea per la difesa;
          c)  bisogna evidenziare i progressi nella mobilità militare nel quadro della Pesco e della cooperazione Unione europea-Nato, e si attende che i requisiti militari previsti dal piano d'azione dell'Unione europea siano ultimati;
          d)  è necessario un ulteriore approfondimento della cooperazione Unione europea-Nato; determinante sarà il prossimo appuntamento dell'11-12 luglio 2018 a Bruxelles per il summit Nato, chiamato ad approvare la direzione strategica della Nato per i prossimi anni, tra cui rileva la necessità di sviluppare ulteriormente le capacità militari dei Paesi membri, il rafforzamento della Nato per proiettare stabilità e combattere il terrorismo, anche attraverso il lancio di una nuova missione di addestramento in Iraq e un maggiore sostegno a Giordania e Tunisia;
          e)  è inoltre importante che l'Alleanza guardi anche a sud oltre che a est, per una più intensa cooperazione tra Nato e Unione europea nel Mediterraneo – in considerazione della collocazione geopolitica del nostro Paese, esposto più di altri alla pressione migratoria dall'Africa e al tentativo di numerosi « foreign fighters» di rientrare in Europa, sfruttando anche i barconi dei trafficanti o le più confortevoli nuove rotte tunisine;
          f)  gli aspetti militari e civili devono essere affrontati in modo globale con particolare attenzione ai risultati concreti; ed è necessario un ulteriore coordinamento tra gli Stati membri per ridurre la minaccia proveniente dalle attività di intelligence ostile;
          con riferimento al rafforzamento dell'eurozona e alla governance economica dell'Unione europea:
          a)  il Consiglio di giugno 2018 potrà rappresentare l'occasione per discutere del rafforzamento dell'eurozona (roadmap);
          b)  nelle scorse settimane, Germania e Francia, per azione diretta della Cancelliera tedesca Angela Merkel e del Presidente francese Emmanuel Macron, hanno lavorato assieme sul tema della riforma della governance europea, giungendo a produrre una proposta congiunta («Dichiarazione di Meseberg») che prevede la creazione di un bilancio unico europeo per gli investimenti, di un Ministro unico delle finanze e di un Fondo monetario europeo in grado di superare l'attuale Meccanismo di stabilità europea (cosiddetto fondo «salva Stati»), basato su un meccanismo concessionale in grado di intervenire nelle situazioni di crisi debitorie degli Stati;
          c)  nel caso in cui dovesse essere approvata l'istituzione del suddetto Fondo monetario si verrebbe a creare un governo dell'unione monetaria nel quale sostanzialmente il Bundestag conquisterebbe un potere speciale di indirizzo sulle politiche economiche di tutti gli Stati membri e conquisterebbe le basi giuridiche per poter guidare presto o tardi l'Italia verso un eventuale « default», più o meno ordinato, alla prossima crisi del debito sovrano;
          d)  nella «Dichiarazione di Meseberg» viene prevista l'introduzione di clausole (« Euro CaCs with single limb aggregation») che favoriscono una ristrutturazione concordata dei debiti dichiarati «non sostenibili» dall'analisi sulla sostenibilità del debito con i creditori;
          e)  il suddetto Fondo monetario, così come proposto nella «Dichiarazione di Meseberg», dal momento che può prendere decisioni, nei casi più delicati all'unanimità del consiglio (dove sono rappresentati gli azionisti, cioè i Governi dell'euro) e negli altri con una maggioranza con almeno l'80 per cento dei diritti di voto, metterebbe Germania e Francia nella posizione di avere un diritto di veto individuale su ogni decisione;
          f)  uno dei temi nell'agenda del Consiglio riguarderà poi il completamento dell'unione bancaria, in particolare l'introduzione di nuovi requisiti patrimoniali per gli istituti di credito, più restrittivi di quelli già attualmente previsti, con la possibile proposta di introdurre un tetto molto basso sul rapporto tra crediti deteriorati e dimensione del bilancio degli istituti;
          g)  l'esito della roadmap sulla governance economica dell'Unione avrà un impatto decisivo per l'Italia, anche alla luce della conclusione del Quantitative easing, programma di acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce già dimezzato da gennaio 2018 da 60 a 30 miliardi di euro al mese e che dal 31 dicembre 2018 si avvierà al superamento (dimezzato a 15 miliardi di euro fino al 31 dicembre 2018 per avere termine dal 2019); contemporaneamente per Mario Draghi si concluderà il mandato alla guida della Bce nel 2019, la cui sostituzione (presumibilmente a guida tedesca) aprirà a numerose incognite per il nostro Paese;
          con riferimento al bilancio pluriennale europeo:
          a)  il 2 maggio 2018 la Commissione europea ha proposto per il quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea (QFP-2021-2027) un programma di 1,279 miliardi di euro in impegni, pari all'1,114 per cento del reddito nazionale lordo dei 27 Stati membri e che prefigura, nel nuovo contesto di minori entrate a causa della Brexit, per taluni capitoli di bilancio una riduzione, mentre per altri un aumento;
          b)  i finanziamenti incrementati riguardano: Erasmus+, corpo di solidarietà europeo, transizione digitale, rafforzamento della gestione delle frontiere esterne, migrazione e asilo, guardie di frontiera e costiere, investimenti in ricerca e innovazione e nel settore della sicurezza, Fondo per la difesa e finanziamenti per le azioni esterne;
          c)  per altri capitoli si ipotizza una riduzione delle risorse, con particolare riferimento alla politica agraria comune (PAC) che vede un taglio del 5 per cento, e alla politica di coesione con un taglio del 7 per cento – quest'ultimo rilevante in quanto la politica di coesione, con l'utilizzo dei fondi strutturali, è quella che più avvicina i cittadini all'Europa. Per quanto riguarda la Pac, con la proposta di regolamento presentata dalla Commissione europea, la dotazione complessiva passa da 408 a 365 miliardi di euro, con una riduzione pari a 43 miliardi. L'Italia con il nuovo bilancio Unione europea, potrebbe perdere 2,7 miliardi, pari a una riduzione del 6,9 per cento;
          d)  le recenti proposte della Commissione per il Qfp 2021-2027 rivedono profondamente i criteri per l'assegnazione dei fondi di coesione, in una direzione più favorevole all'Italia: alle nostre regioni infatti verrebbero assegnati 38,6 miliardi di euro, al posto dei 36,2 del settennato precedente (+6 per cento), mentre i Paesi di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) sarebbero i più colpiti dai tagli (-25 per cento) e pertanto questi Paesi annunciano già battaglia;
          e)  al prossimo Consiglio è opportuno che il Governo espliciti la propria posizione volta a tutelare gli interessi nazionali, valutando se appoggiare le proposte della Commissione sul capitolo dei fondi di coesione e attivarsi per ridurre i tagli previsti per l'agricoltura e la pesca;
          f)  una partita importante per il nuovo quadro finanziario e bilancio Ue riguarderà anche la discussione su nuove entrate, in favore di risorse proprie dell'Unione europea, come le tasse sui colossi del web, le cui entrate dovrebbero essere destinate alle politiche per l'Europa del futuro (arresto dei flussi migratori, investimenti, imprese, competitività, occupazione) oltre a mitigare alcuni tagli previsti;
          con riferimento alle relazioni esterne:
          a)  il Consiglio europeo del 22-23 marzo 2018 ha ribadito l'impegno nei confronti di un sistema commerciale multilaterale aperto e disciplinato da regole, imperniato sull'OMC, fermo nella convinzione che il commercio libero ed equo sia uno dei motori più potenti della crescita, esprimendo rammarico circa la decisione degli USA di imporre tariffe sull'importazione di acciaio e alluminio – misure non giustificate da motivi di sicurezza nazionale; le politiche protezionistiche degli USA costituiscono un rimedio inadeguato a risolvere i problemi degli squilibri commerciali;
          b)  va sottolineato come le tensioni protezionistiche emerse negli ultimi mesi hanno già rallentato la forte crescita del commercio internazionale registrata nel 2017 e raffreddato la fiducia delle imprese manifatturiere europee e asiatiche. Nell'area Euro il PIL, nel primo trimestre, ha decelerato allo 0,4, in termini congiunturali e dallo 0,7 del quarto trimestre 2017,

impegna il Governo:

  1)    con riferimento al fenomeno migratorio:
          a)    ad abolire, mediante iniziative normative d'urgenza, il permesso di soggiorno per motivi umanitari previsto dall'articolo 5, comma 6, del decreto legislativo n.  286/1998, non esistendo un tale tipo di protezione a livello europeo;
2)    per quanto riguarda le politiche sull'immigrazione, a ribadire la necessità che l'Unione europea condivida con l'Italia il peso e i costi della pressione migratoria sulla rotta del Mediterraneo centrale, mediante le seguenti azioni:
          a)    la ripresa del negoziato per il superamento delle norme anacronistiche del regolamento di Dublino III, volto ad eliminare gli oneri a carico dei paesi di primo approdo, partendo dal testo approvato dal Parlamento europeo;
          b)    il potenziamento del controllo delle frontiere esterne Ue, mediante il rafforzamento di Frontex e l'implementazione di un'efficiente Guardia costiera europea, in favore di una gestione forte e condivisa, atta a contrastare la tratta di esseri umani e a combattere le reti criminali di trafficanti che si arricchiscono grazie all'immigrazione clandestina;
          c)    l'arresto dei flussi all'origine, prima che partano i viaggi, mediante la creazione di Centri europei di assistenza, informazione e protezione nei paesi di origine o di maggiore transito, con procedure rispettose dei diritti fondamentali, anche con il supporto di UNHCR e OIM;
          d)    la definizione urgente di un «Piano Marshall europeo per l'Africa», adeguatamente finanziato, oltre a destinare maggiori risorse per la cooperazione e sviluppo in favore del Trust Fund Ue-Africa che, a differenza degli ingenti finanziamenti alla Turchia, registra mancati appostamenti sia a carico del bilancio Ue che dai paesi membri, al fine di intervenire sulle cause degli esodi verso l'Europa;
          e)    un maggiore sostegno ai Paesi coinvolti nell'attuale crisi migratoria (Grecia ed Italia) per la piena applicazione del piano di azione de La Valletta, per una rafforzata cooperazione tra gli Stati;
          f)    la promozione e il rilancio di accordi bilaterali da parte dell'Europa e dei singoli Stati membri con i Paesi di origine per i rimpatri dei migranti economici irregolari, sulla scia di quanto fatto dai Governi Berlusconi, come premessa per bloccare le partenze di migranti irregolari, stroncare le attività degli scafisti, e facilitare le procedure di espulsione dei clandestini;
          g)    l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa, ossia di misure di evacuazione dei destinatari della protezione – anche attraverso l'utilizzo di mezzi aerei – per garantire canali di accesso legali e controllati attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti, per evitare essi debbano affidarsi a trafficanti e scafisti per raggiungere il territorio dell'Unione europea, e porre fine così alle stragi in mare;
          h)    la ripresa degli accordi di collaborazione politica, economica e infrastrutturale con la Libia, anche al fine di un potenziamento della sua Guardia costiera civile e militare;
          i)    la necessità di condizionare l'attribuzione dei fondi europei, in particolare della politica di coesione, al pieno rispetto da parte di tutti gli Stati membri degli obblighi in materia di immigrazione e asilo;
          l)    rafforzare la politica europea di vicinato (PEV), che mira a gestire le relazioni dell'Unione europea con 16 Paesi vicini, meridionali e orientali, al fine di promuovere l'integrazione economica e la pacificazione nelle aree di conflitto;
          m)    rafforzare gli accordi di collaborazione con la Tunisia perché si impegni a fermare la nuova rotta migratoria illegale ed attivare il massimo impegno per il controllo di ogni rotta di migrazione illegale (sia quelle di mare, provenienti da Egitto, Libia, Tunisia, sia quelle tradizionali di terra) per prevenire il probabile tentativo di rientro in Europa dei « foreign fighters» che erano impegnati in Siria e in Iraq;
          n)    proseguire l'impegno in favore di un migliore coordinamento a livello europeo nella lotta al terrorismo, promuovendo una più stretta cooperazione e comunicazione tra i servizi di intelligence nazionali, e potenziando a livello europeo le attività di ricerca e sviluppo nel settore della cyber-sicurezza, con particolare riferimento alle tecnologie di informazione e comunicazione, agli standard di sicurezza e ai regimi di certificazione, favorendo ogni iniziativa volta a sostenerne il finanziamento attraverso le risorse dell'Unione europea;
          o)    razionalizzare la presenza delle ONG, conformandosi ad obblighi e requisiti per lo svolgimento dei compiti di SAR, nel rispetto delle forme di accreditamento e certificazione ai fini della massima trasparenza, nella piena collaborazione con le autorità italiane e consentendo l'intervento tempestivo della polizia giudiziaria contestualmente al salvataggio da parte delle ONG;
3)    con riferimento alla politica estera (PESC) e di difesa (PSDC) comune, ad attivarsi per:
          a)    ribadire l'importanza di definire una nuova strategia globale in materia di politica estera e di sicurezza in cui sia riconosciuto un rilievo centrale dell'assetto geopolitico dell'area mediterranea, caratterizzata da forte instabilità e fonte di gravi minacce per la sicurezza dell'Unione, per un deciso spostamento dell'asse di attenzione dell'Unione europea verso l'area del Mediterraneo, in termini di cooperazione sia politica che economica;
          b)    garantire, nell'ambito delle iniziative volte alla stabilizzazione della Libia, un ruolo primario all'Unione europea e all'Italia in particolare, anche in considerazione degli storici legami con lo Stato nordafricano, in particolare per il sostegno alla ricostruzione delle istituzioni militari e civili e del tessuto sociale e politico del Paese;
          c)    ribadire la necessità di implementare il processo di integrazione in materia di difesa, e sostenere e rafforzare la politica di sicurezza e ravvicinare gli strumenti di difesa comune, anche mediante il potenziamento delle risorse in favore del Fondo per la difesa europea;
4)    per quanto riguarda la riforma dell'eurozona, ad assumere iniziative per:
          a)    definire un piano di riforme della governance dell'eurozona finalizzato a una maggiore integrazione del mercato interno, in particolare nel settore dei servizi, ancora troppo segmentato, migliorare la regolazione e la normativa comunitaria, costruire nuove infrastrutture, migliorare i piani di approvvigionamento energetico, dare impulso agli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, capitale umano;
          b)    attivarsi in favore dell'inserimento della golden rule, ovvero lo scomputo dal debito degli investimenti strutturali;
          c)    chiedere e stimolare una revisione dei Trattati e dei regolamenti (a cominciare da Fiscal Compact, Six Pack e Two Pack) tornando allo spirito originario del Trattato di Maastricht, in modo da consentire agli Stati che non sono in grado di rispettare i limiti del debito pubblico di poter procedere con politiche virtuose che comportino miglioramenti progressivi, senza soggiacere a piani di rientro forzosi;
          d)    completare l'Unione bancaria per una piena stabilizzazione del sistema creditizio e dell'area euro, con la creazione di un backstop del Single Resolution Fund e l'istituzione di uno schema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS), insieme alla creazione di un budget dell'Eurozona che consenta investimenti, rilancio economico e maggiore convergenza tra le diverse economie;
          e)    sostenere l'introduzione di un fondo europeo contro la disoccupazione;
          f)    opporsi a qualsiasi proposta di modificare l'attuale Meccanismo di stabilità europea, trasformandolo in un Fondo monetario europeo basato su criteri di concessionalità, secondo il paradigma «soldi in cambio di riforme», proponendo invece la creazione di un meccanismo di ripartizione delle risorse di livello europeo basato su principi solidaristici, tipici di un normale sistema di federalismo fiscale;
          g)    opporsi a qualsiasi proposta di introdurre dei tetti quantitativi ai crediti non esigibili (cosiddetti NPL) detenuti dagli istituti di credito, proponendo invece l'introduzione di tetti massimi per la detenzione in bilancio di attività finanziarie di Livello 2 e 3 (cosiddetti « asset tossici»);
5)    per quanto attiene a competitività, crescita e occupazione, nuovo QFP 2011-2017:
          a)    ad assumere iniziative per porre al centro dell'agenda europea il rilancio della crescita e dell'occupazione in Europa, utilizzando appieno tutti gli strumenti necessari per realizzare gli investimenti strategici, nonché applicando con intelligenza i meccanismi sulla flessibilità di bilancio;
          b)    a ribadire la necessità che i fondi strutturali europei, rilevanti nell'ambito del nuovo ciclo della politica di coesione – quale strumento volto a correggere gli squilibri sia tra gli Stati membri che al loro interno, nonché di collegamento diretto tra l'Unione europea e le sue regioni e città – debbano essere indirizzati in favore di progetti e investimenti a carattere strutturale, non per la spesa corrente o per interventi di natura meramente assistenziale;
          c)    al fine di raggiungere gli obiettivi di rilancio del tessuto economico e di ritrovare un equilibrio sociale nelle aree interessate dagli eventi sismici che si sono susseguiti dal 24 agosto 2016 in poi nelle regioni Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, a considerare ogni utile iniziativa volta ad aprire un tavolo di confronto con l'Unione europea, volto all'inserimento dei territori ricompresi nel cratere delle regioni citate, fra quelli che possono accedere ai benefici delle aree depresse, così come individuate dalla normativa vigente, ed essere ammesse agli interventi dei Fondi strutturali ex obiettivo 1;
          d)    ad attivarsi per respingere le ipotesi di taglio alle risorse previste per la PAC, nell'ambito del bilancio pluriennale Ue 2021-2027, che incidono sull'agricoltura italiana per 2,7 miliardi, e la cui riduzione, bocciata dal Parlamento europeo, è tale da mettere in pericolo il ruolo determinante della politica agricola nelle sfide sui cambiamenti climatici, la messa in sicurezza del territorio e la salute dei cittadini europei.
(6-00010) «Gelmini, Carfagna, Occhiuto, Vito, Valentini, Rossello, Ravetto, Brunetta, Tripodi, Biancofiore, Cappellacci, Fitzgerald Nissoli, Napoli, Orsini, Battilocchio, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Lupi».


      La Camera,
          premesso che:
              sessant'anni fa gli Stati membri fondatori delle allora Comunità europee decisero di superare i conflitti politici ed economici che avevano dilaniato il continente, scegliendo la strada della integrazione e della costruzione di politiche comuni, scelta che ha consentito di assicurare al continente il più lungo periodo di pace mai conosciuto nella sua storia millenaria;
              la lungimiranza della scelta di dar vita a un'Europa unita e integrata è stata confermata dai progressivi allargamenti che hanno visto l'Unione passare dai 6 originari Paesi fondatori agli attuali 28, a cui altri Paesi ancora aspirano a unirsi;
              l'Europa resta il mercato unico più grande del mondo, la principale potenza commerciale su scala globale, il primo donatore di aiuti umanitari e allo sviluppo; il più vasto territorio guidato da democrazia e stato di diritto. E l'euro è la seconda moneta più utilizzata nell'economia globale. La diplomazia dell'Unione ha un peso reale e contribuisce a rendere il mondo più sicuro e sostenibile, come dimostrano l'accordo con l'Iran sul suo programma nucleare o il ruolo guida che l'Unione europea ha avuto nella conclusione dell'accordo di Parigi sul clima e nell'adozione da parte delle Nazioni Unite degli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030;
              per giocare un ruolo centrale in un mondo sempre più complesso l'Unione europea deve definire una nuova visione del proprio futuro, capace di misurarsi con le sfide della globalizzazione economica, dell'interdipendenza politica, dei mercati aperti, della sostenibilità dello sviluppo, delle disuguaglianze che ancora affliggono il pianeta;
              l'Italia ha tratto enormi benefici dall'essere partecipe del processo di integrazione e dunque è vitalmente interessata a ogni politica che consolidi e rafforzi l'Unione europea e le politiche di integrazione;
              il Consiglio europeo che si svolgerà il 27-28 giugno 2018 sarà l'occasione per esaminare alcune delle questioni più urgenti per il nostro continente quali la migrazione, la sicurezza e la difesa, l'occupazione, la crescita e la competitività, l'innovazione e l'Europa digitale, la governance della zona euro, il quadro economico-finanziario e il bilancio a lungo termine dell'Unione europea nonché le sue relazioni esterne;
              nonostante la crisi economica sia stata superata, l'impatto sull'economia reale appare ancora troppo disomogeneo e in alcune aree si registrano livelli inaccettabili di disoccupazione, povertà ed emarginazione sociale, alimentando nelle opinioni pubbliche sentimenti euroscettici che erroneamente individuano nell'edificio europeo la causa e non la possibile soluzione di fenomeni che hanno una portata globale;
              negli ultimi anni l'Italia è stata in prima fila nella battaglia per la democratizzazione della governance e delle procedure dell'Unione europea e per la modifica sostanziale delle politiche di austerità, riuscendo a ottenere una significativa flessibilità in favore degli investimenti e a invertire il ciclo recessivo della nostra economia, di cui in questi mesi si sono cominciati ad apprezzare i primi effetti;
              il patrimonio prezioso di credibilità politica, internazionale ed europea, del nostro Paese non può essere dilapidato con iniziative scoordinate ed avventurose che rischiano di isolarci, anziché rafforzare il nostro ruolo;
              in particolare sul cruciale tema dei flussi migratori che:
                  a) in Italia non c’è allo stato alcuna emergenza, ma anzi, grazie al lavoro svolto dal Ministro Minniti, nei primi quattro mesi del 2018 sono approdati in Italia circa 9.300 migranti, il 78 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2017;
                  b) l'azione in materia deve partire anzitutto dall'assunto di fondo secondo cui i confini marittimi dell'Italia sono i confini a Sud dell'Europa intera e necessitano quindi di una difesa congiunta rafforzata da parte dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (precedentemente denominata Frontex), per limitare e gestire i flussi in ingresso;
                  c) punto ineludibile per ogni strategia relativa alla gestione degli arrivi è poi il riconoscimento che si tratta di una questione europea e non riconducibile alla responsabilità di singoli Paesi, da cui deriva la necessità di un ricollocamento strutturale e solidale dei migranti che giungono nei territori degli Stati membri modificando radicalmente il Regolamento di Dublino – approvato nel 2003 dall'allora Governo di centro-destra – in particolare nel suo principio cardine, che fa ricadere sul Paese di primo approdo la responsabilità di gestire i richiedenti asilo: un principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei Paesi maggiormente esposti alle rotte del Mediterraneo, come la stessa Italia e la Grecia;
                  d) nel novembre 2017, dopo anni di negoziati, il Parlamento europeo – con il voto contrario del Movimento 5 Stelle e l'astensione della Lega – ha approvato una proposta di revisione del Regolamento di Dublino e delle politiche relative al diritto d'asilo – alla cui elaborazione ha contribuito fortemente la delegazione italiana – che introduce una vera e propria responsabilità condivisa nella gestione dei richiedenti asilo, fondata sul meccanismo della redistribuzione permanente e sul ricollocamento automatico dei richiedenti asilo: la competenza della gestione dei richiedenti asilo, dunque, non ricadrebbe più solo del Paese di primo ingresso, ma sarebbe definita sulla base di quote che riguardano tutti gli Stati membri dell'Unione, fondate su criteri oggettivi calcolati in relazione al prodotto interno lordo e alla popolazione. Sarebbe infine introdotto un incentivo alla responsabilità, basato su limitazioni all'accesso ai fondi dell'Unione europea per i paesi che rifiutino di aderire a tale programma;
                  e) la proposta successivamente avanzata dalla Presidenza bulgara contraddice le proposte del Parlamento europeo e risulterebbe addirittura peggiorativa rispetto alla situazione di oggi, penalizzando ulteriormente Paesi di primo approdo come Italia, Grecia e Spagna;
                  f) lo    scenario rischia di deteriorarsi ulteriormente per l'opposizione al ricollocamento da parte dei Paesi di Visegrad, guidati dall'Ungheria che ha addirittura inserito in Costituzione il divieto di accoglienza dei richiedenti asilo;
                  g) La rinegoziazione di Dublino passa necessariamente da una politica di accordi e alleanze con alcuni Paesi dell'Unione che si trovano nelle nostre stesse condizioni, il cosiddetto gruppo dei «paesi del Mediterraneo» (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Malta e Cipro) un gruppo di Paesi che rappresentano 1/4 della membership europea e contribuiscono al 41 per cento del budget dell'Unione europea, scelta strategicamente importante per contrastare i Paesi di Visegrad che sostengono politiche dure sull'immigrazione e rifiutano l'applicazione del sistema di quote europee per i rifugiati;
                  h) per queste ragioni appare incomprensibile e contraria all'obiettivo di una strategia europea condivisa la ricerca da parte del Governo italiano di una innaturale e controproducente alleanza proprio con i paesi del gruppo di Visegrad, che rifiutano qualsiasi redistribuzione di richiedenti asilo. L'Ungheria di Orban finora non ha accolto neanche un richiedente asilo rispetto ai 1294 dal meccanismo di ricollocazione; la Polonia 0 su 6182, la Repubblica Ceca ne ha accolti 12 su 2691;
                  i) le dinamiche demografiche – che indicano che la popolazione del continente africano salirà dall'attuale 1,2 miliardi di abitanti a 4 miliardi entro la fine del secolo – rendono evidente che il futuro dell'Africa non può essere affidato alle migrazioni, ma richiede un piano straordinario di sviluppo che l'Europa ha la responsabilità di promuovere, accompagnare e sostenere;
                  l) guerre e conflitti che scuotono il Mediterraneo – dalla Siria alla Libia, dallo Yemen al Medio Oriente – hanno parte rilevante nel suscitare flussi di profughi e migranti e dunque richiedono un impegno della comunità internazionale per restituire al bacino mediterraneo pace, stabilità e sicurezza;
                  m) in tale prospettiva, appare altrettanto incomprensibile ed ingiustificata l'azione di criminalizzazione delle organizzazioni non governative portata avanti dall'attuale Governo, in contrasto con il fatto che, dalle inchieste condotte da diverse procure italiane, non è, finora, emerso nulla di penalmente rilevante a carico di alcuna organizzazione non governativa operante nel Mediterraneo, nonché con lo spirito della recente risoluzione approvata dalla Commissione libertà civili del Parlamento europeo, in cui si chiede agli Stati membri di garantire che l'aiuto ai migranti per motivi umanitari non sia punibile come crimine;
              in materia di sicurezza e difesa comune:
                  a) l'11 dicembre 2017 il Consiglio ha adottato una decisione che istituisce la cooperazione strutturata permanente (Pesco) che consentirà agli Stati membri che lo desiderano e sono in grado di farlo di sviluppare congiuntamente capacità di difesa e accrescere la prontezza e il contributo a livello operativo delle rispettive Forze armate, investendo in progetti comuni che spaziano dal controllo marittimo alle tecnologie radio, dalla gestione delle infrastrutture militari alla lotta contro le minacce cibernetiche;
                  b) nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale Unione europea 2021-2027, è previsto un nuovo Fondo europeo per la difesa che prevede una dotazione complessiva di 13 miliardi di euro, e uno stanziamento iniziale per il 2019/2020 di 500 milioni di euro per finanziare progetti di ricerca che coinvolgeranno le industrie italiane, come Leonardo-Finmeccanica che guiderà un consorzio di 42 industriali da 15 Paesi europei per coordinare il progetto Ocean 2020;
                  c) proprio nei giorni scorsi, il Parlamento europeo ha dato il primo sì al Fondo europeo per la difesa, con l'approvazione da parte della Commissione industria del Programma europeo di sviluppo dell'industria della difesa (Edidp), volto a sostenere la competitività e la capacità d'innovazione dell'industria europea;
                  d) questa cooperazione tra gli Stati europei in materia di difesa non vuole indebolire la solida alleanza tra l'Unione europea e la Nato, con cui abbiamo in comune obiettivi e valori e con cui possiamo mobilitare un'ampia gamma di strumenti e usare le risorse nel modo più efficiente al fine di affrontare tali sfide e rafforzare la sicurezza dei nostri cittadini;
              in particolare sui temi della crescita e lavoro:
                  a) il prossimo Consiglio europeo si occuperà di occupazione, crescita e competitività nella definizione del prossimo quadro finanziario pluriennale e di innovazione ed Europa digitale;
                  b) nella XVII legislatura, l'Italia ha lavorato nell'ambito dei tavoli europei per restituire centralità alle politiche economiche per la crescita, l'occupazione e la competitività e, anche grazie al deciso contributo del nostro Paese, le Istituzioni europee e gli Stati membri hanno accolto una strategia comune incentrata non più solo sulle politiche fiscali responsabili, ma in particolare diretta al sostegno della ripresa economica, interrompendo la spirale di austerità innescatasi in Europa prima del 2014 anche a causa dei vincoli stringenti posti alla finanza pubblica;
                  c) oggi è necessario proseguire su questo sentiero di sostegno alla ripresa, che passi anche attraverso una più generale riforma del governo dell'Unione, per accelerare il ritmo di crescita e renderla più equa e inclusiva, in particolare con riferimento alla riduzione dei divari di sviluppo tra le regioni: in tal senso, il Consiglio europeo di giugno 2018 rappresenta un momento cruciale di confronto riguardo le prospettive di riforma dell'Unione economica e monetaria (UEM) e renderà evidente quanto gli Stati membri intendano davvero procedere nell'approfondimento della loro integrazione economico-finanziaria;
              per quanto attiene ai temi dell'economia:
                  a) la Commissione europea ha reso noto, il 6 dicembre 2017, un pacchetto di proposte sul futuro dell'Unione europeaM finalizzate a rendere l'eurozona più resistente alle crisi e più favorevole alla crescita e che riguardano il completamento dell'Unione bancaria, la trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità (MES) in un vero e proprio Fondo monetario europeo, il rafforzamento della disciplina di bilancio riconoscendo un certo grado di flessibilità per non compromettere la crescita, la creazione di una capacità fiscale per l'area euro che la doti di risorse da usare per fini di stabilizzazione macroeconomica e l'istituzione, in prospettiva, di un Ministro delle finanze dell'eurozona, per assicurare maggiore coerenza alle politiche economiche dei Paesi euro e gestire la capacità fiscale;
                  b) al vertice di Meseberg del 19 giugno 2018 i Presidenti Macron e Merkel hanno rilanciato alcune di queste proposte e la Germania ha accettato il principio di una rete di sicurezza comune per gli istituti bancari da realizzare entro il 2024 e quello di una garanzia europea dei conti correnti, su cui si aprirà una trattativa già a partire da luglio;
                  c) si tratta di una svolta importante, anche frutto delle proposte avanzate dal Partito democratico nel corso della XVII legislatura e delle trattative portate avanti con i partner europei, volte a rafforzare l'architettura dell'Unione ancora incompleta e particolarmente fragile, anche in ragione della mancata attuazione del terzo pilastro dell'Unione bancaria, il sistema unico di garanzia dei depositi bancari;
                  d) fino ad oggi si è infatti registrata una situazione di stallo tra i Paesi, di cui l'Italia è capofila, che sollecitano il completamento dell'Unione bancaria e, più in generale dell'Unione europeaM, che favorisca la condivisione dei rischi e i Paesi nordici e la Germania che richiedono un'ulteriore riduzione dei rischi, prima di aumentare il livello di mutualizzazione; alla luce delle recenti evoluzioni del dibattito politico europeo e in ragione dell'atteggiamento ostile del nuovo Esecutivo, il rischio concreto è che l'Italia resti nell'ombra, vanificando gli sforzi e i risultati fino ad ora raggiunti, in un momento così delicato e incerto per l'Unione europea;
                  e) la marginalità in cui il nostro Paese rischia di essere confinato è ancor più preoccupante alla luce della decisione degli Usa di applicare i dazi sui metalli (25 per cento su acciaio e 10 per cento su alluminio), che potrebbe causare effetti depressivi tali da determinare una diminuzione del tasso di crescita in Italia e gravi danni per le imprese;
                  f) la linea proposta finora dalla Commissione per cercare di coinvolgere costruttivamente gli Stati Uniti è stata, nel suo insieme, equilibrata e coerente, tuttavia, a seguito l'Unione europea ha attivato il cosiddetto rebalancing (con l'imposizione di dazi addizionali di riequilibrio – votati il 14 giugno 2018 in Consiglio e applicabili a partire dal 20 giugno 2018 – su un certo numero di beni dagli Stati Uniti) mettendo in campo una risposta misurata, proporzionata e pienamente in linea con le regole del WTO;
                  g) sarebbe opportuno riprendere la proposta emersa durante il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea con il nome di « interim agreement», un accordo commerciale snello su dazi, barriere non tariffarie, convergenza di standard e regolamenti in quei settori in cui c’è già un'intesa tra le associazioni degli imprenditori delle due sponde dell'Atlantico lasciando la possibilità di modifiche successive, sul modello dei cosiddetti « living agreements»;
              per ciò che attiene alle politiche di bilancio dell'Unione:
                  a) il prossimo Consiglio europeo costituirà un momento chiave anche alla luce della pubblicazione, il 2 maggio 2018 da parte della Commissione europea, del primo pacchetto di proposte sul prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) per il settennio 2021-2027, oggetto di un primo scambio di vedute in Consiglio affari generali il 14 maggio 2018;
                  b) le maggiori novità riguardano una diversa ripartizione degli stanziamenti tra le varie finalità, con l'innalzamento degli attuali livelli di finanziamento in settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo, come la ricerca e l'innovazione, i giovani (sono raddoppiate le risorse per Erasmus), l'economia digitale, la gestione delle frontiere, il clima e l'ambiente, la sicurezza e la difesa (settore significativo, con la conferma del progetto di Fondo europeo per la difesa e la proposta della creazione di uno strumento fuori bilancio, lo European peace facility, con una dotazione pari a 10,5 miliardi di euro in chiave di prevenzione dei conflitti e stabilizzazione); parallelamente, si prefigurano, a titolo compensativo, alcuni risparmi in particolare sulla politica di coesione e sulla politica agricola comune (rispettivamente –7 per cento e –5 per cento rispetto ai valori nominali dell'attuale    QFP);
                  c) il pacchetto del 2 maggio 2018 include una bozza di regolamento volta a creare un legame di condizionalità tra fondi europei e rispetto dello Stato di diritto, inteso come precondizione per una sana gestione delle risorse finanziarie dell'Unione; secondo il documento, la Commissione potrà chiedere la sospensione, la riduzione o la revoca dei fondi Unione europea nel caso in cui non sia assicurato, in un Paese membro, il corretto funzionamento dei meccanismi, di polizia e giudiziari, di contrasto a frodi e corruzione, come forme di condizionalità dirette a proteggere i valori fondamentali dell'Unione;
              per quanto riguarda la ricerca e l'innovazione:
                  a) nonostante l'Unione europea goda di un vantaggio competitivo dovuto all'elevata qualità della sua ricerca di base e applicata, si registra un ritardo rispetto alle altre grandi economie (rappresentato da un minor livello di domande di brevetti di qualità, di volume del capitale di rischio, di numero di start-up in rapida crescita («unicorni»), di quota di valore aggiunto dell'Unione europea nel settore manifatturiero ad alta tecnologia);
                  b) per tali ragioni, non a caso il tema dell'innovazione tecnologica e dell'economia digitale è al centro dell'Agenda dei leader e dell'attenzione delle istituzioni europee, basti pensare al vertice di Tallinn sul digitale del 29 settembre 2017, al Consiglio dell'Unione europea del 12 marzo 2018 dedicato alla «competitività» (che ne ha discusso nel contesto del semestre europeo, sottolineando una serie di priorità nell'ambito delle riforme strutturali che sono necessarie sia a livello europeo che nazionale al fine di sfruttare appieno i vantaggi della trasformazione digitale) e al Consiglio europeo del 22-23 marzo 2018, che ha discusso in particolare di commercio elettronico, di diritto d'autore, di ricerca e innovazione, di mercato unico digitale, di intelligenza artificiale e innovazioni pionieristiche, e di fiscalità nell'ambito dell'economia digitale per adeguare i sistemi di tassazione tenendo conto della crescente economia digitale, su nuove soluzioni per combattere l'evasione e l'elusione fiscali e sui modi per garantire al meglio le sinergie a livello Unione europea e internazionale;
                  c) l'innovazione tecnologica e in particolare digitale hanno un impatto notevole in termini economici, in un mondo in continuo e rapido sviluppo e che vede le esigenze del mercato del lavoro profondamente mutate dalla tecnologia, ma anche ambientali, con enormi potenzialità sulla sostenibilità della crescita economica, culturali, stante la necessità di introdurre le ICT nel sistema educativo e garantire ai giovani l'apprendimento delle capacità per il futuro mercato del lavoro, e soprattutto sulla vita stessa dei cittadini, semplificandola e migliorandola ma al contempo ponendo importanti questioni etiche, a partire dall'uso – spesso improprio e talvolta illegale (si veda la vicenda Cambridge Analytica) – dei dati personali, fino allo sviluppo dell'intelligenza artificiale o della genomica;
                  d) il regolamento generale dell'Unione europea sulla protezione dei dati, entrato in vigore in tutta l'Unione il 25 maggio 2018, e la sua attuazione a livello nazionale rappresentano un importante passo avanti, ma per assicurare pienamente la trasparenza nell'uso dei dati da parte dei servizi di intermediazione online e delle piattaforme digitali, e soprattutto la tutela dei dati personali e della privacy, risulta necessario anche un vigoroso intervento in materia di cybersicurezza;
              per quanto concerne le relazioni esterne dell'Unione:
                  a) in risposta all'annessione illegale della Crimea e alla guerra ibrida condotta contro l'Ucraina, l'Unione europea ha adottato gradualmente una serie di misure restrittive contro la Russia a partire dal 2014;
                  b) l'Unione è stata sempre compatta nel mantenere il suo fermo impegno a favore della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina. A quattro anni dall'annessione illegale della Repubblica autonoma di Crimea e della città di Sebastopoli da parte della Federazione russa, l'Unione europea ha ribadito di non riconoscere e di continuare a condannare tale violazione del diritto internazionale;
                  c) nel discorso programmatico per il voto di fiducia al Governo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato «saremo fautori di una apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni»;
                  d) considerato che questo pone di nuovo l'Italia in una situazione diplomatica ambigua e isolata che contribuisce a minare la nostra credibilità in politica estera, fondamentale, tra le altre cose, per tessere relazioni in materia di sicurezza e di politica commerciale;
                  e) il    14 luglio 2015, l'Iran, l'Unione europea e i Paesi del P5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti – più la Germania) hanno adottato il Piano d'azione congiunto globale (JCPOA), un accordo che prevedeva una significativa riduzione della capacità dell'Iran di arricchire l'uranio e la rimozione di alcune delle sanzioni imposte all'economia iraniana negli anni precedenti;
                  f) nel maggio scorso, il Presidente statunitense Donald Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare iraniano;
                  g) l'Unione europea è unanime nel definire l'accordo nucleare iraniano cruciale per la sicurezza della regione, dell'Europa e del mondo intero e assicurare il proprio impegno affinché continui a funzionare, anche e soprattutto alla luce dell'uscita del Governo statunitense;
                  h) le posizioni espresse a mezzo stampa di alcuni esponenti dei partiti del Governo sono vicine all'amministrazione americana riguardo l'Iran e il JCPOA, invece nessuna posizione ufficiale è stata presa di condivisione della posizione europea,

impegna il Governo

1)  sui temi delle migrazioni:
          a)    a sostenere in sede europea le modifiche alle norme del Regolamento di Dublino, sulla base della proposta approvata a larga maggioranza dal Parlamento europeo, la quale è fondata sulla redistribuzione permanente dei richiedenti asilo e introduce dunque il principio della responsabilità condivisa e solidale, prevedendo – nel rispetto di quanto sancito dall'articolo 80 TFUE – che l'onere di procedere all'esame delle domande di asilo non gravi solo ed esclusivamente sul Paese di primo ingresso, ma riguardi tutti gli Stati membri dell'Unione, sulla base di criteri oggettivi calcolati in relazione al PIL e alla popolazione, stabilendo altresì un meccanismo sanzionatorio fondato su limitazioni all'accesso ai fondi UE per i Paesi che rifiutino di rispettare tale programma;
          b)    ad affiancare la Commissione nell'apertura di un ricorso per inadempimento dinanzi alla Corte di Giustizia UE nei confronti degli Stati membri che non hanno rispettato le decisioni obbligatorie del 2015 sul ricollocamento dei richiedenti asilo;
          c)    a sollecitare l'attuazione di un programma europeo di controllo efficace delle frontiere esterne, che implementi gli sforzi per combattere le reti criminali di trafficanti di uomini compiuti dal 2015 ad oggi – grazie ai quali si è ottenuto un calo del 95 per cento del numero degli attraversamenti illegali delle frontiere verso l'Unione europea – rafforzando i poteri e le competenze dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (precedentemente denominata Frontex) e incentivando le azioni di dialogo e collaborazione messe in campo dall'Italia con le autorità dei Paesi di origine e di transito, che hanno consentito di ridurre nel 2018 gli sbarchi del 78 per cento rispetto all'anno precedente;
          d)    a mettere a disposizione dei Paesi di origine e di transito dotazioni finanziarie adeguate, superando l'asimmetria contributiva che vede poche centinaia di milioni per contenere i flussi sulla rotta mediterranea a fronte di 6 miliardi erogati alla Turchia per contenere i flussi sulla rotta balcanica;
          e)    a sostenere la creazione di piattaforme di sbarco regionali (hotspots) gestite a livello europeo, con risorse comunitarie, per procedere alla prima accoglienza ed identificazione dei migranti che giungono in Europa;
          f)    a promuovere e sostenere l'apertura di corridoi umanitari per quanti fuggono da guerre e conflitti;
          g)    a promuovere ogni forma di collaborazione con l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (UNHCR), con l'Organizzazione internazionale dei migranti (OIM) e il Consiglio dei diritti umani dell'ONU, per l'apertura di centri di accoglienza nei Paesi di origine;
          h)    a promuovere l'adozione di una normativa europea sul diritto di asilo, applicabile in modo omogeneo e uniforme da tutti i paesi dell'Unione;
          i)    a sostenere e incentivare programmi nazionali di affidi familiari, con cui dare un focolare e una vita sicura agli stranieri minori non accompagnati;
          l)    ad accompagnare politiche coordinate e condivise a livello europeo di rimpatri umanitari volontari dei migranti irregolari;
          m)    a promuovere accordi bilaterali tra l'Unione europea e i Paesi africani per l'apertura di canali legali per la gestione dell'immigrazione economica;
          n)    a considerare lo sviluppo dell'Africa una priorità della politica dell'Unione europea, dotando di adeguate risorse finanziarie e strumenti operativi l'Africa Plan varato dalla Commissione europea e sollecitando gli Stati membri a incrementare le proprie politiche di cooperazione e aiuto allo sviluppo;
          o)    a sostenere tutte le iniziative assunte dall'Unione e dalla comunità internazionale per fermare guerre e conflitti armati e costruire soluzioni politiche fondate su dialogo e negoziato;

2)    in materia di politica di sicurezza e difesa comune:
          a)    a verificare la realizzazione e l'esecuzione degli impegni legati alla cooperazione strutturata permanente (PESCO) che consentirà agli Stati membri che lo desiderano e sono in grado di farlo di sviluppare congiuntamente capacità di difesa, investire in progetti comuni e accrescere la prontezza e il contributo a livello operativo delle rispettive forze armate;
          b)    a vigilare sulla dotazione, nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale UE 2021-2027, del nuovo Fondo europeo per la difesa il cui importo complessivo ammonterebbe a 13 miliardi di euro;
          c)    a sorvegliare sull'attuazione del Fondo europeo per la difesa, volto a sostenere la competitività e la capacità d'innovazione dell'industria europea;
          d)    a ribadire che ogni forma di cooperazione tra gli Stati europei in materia di difesa non intende indebolire, ma anzi rafforza, la solida alleanza tra l'Unione europea e la Nato, con cui abbiamo in comune obiettivi e valori per rafforzare la sicurezza dei nostri cittadini;

3)    per l'innovazione e la società digitale:
          a)    a sostenere l'intensificazione nell'Unione europea degli sforzi a favore del digitale e dell'innovazione, con specifico riferimento a questioni quali il mercato unico digitale, l'istituzione di un Consiglio europeo per l'innovazione, l'incremento dei fondi per l'innovazione e la ricerca nel quadro del prossimo QFP, la fiscalità in ambito digitale, l'introduzione di una Web tax come risorsa propria dell'Unione europea;
          b)    a promuovere lo stanziamento di risorse e la creazione di programmi europei per l'istruzione e la formazione tecnologica dei giovani e dei lavoratori, alla luce delle capacità richieste dal futuro mercato del lavoro, e in generale promuovere l'accumulazione di capitale umano;
          c)    a sostenere l'attuazione efficace del regolamento generale dell'Unione europea sulla protezione dei dati, entrato in vigore in tutta l'Unione il 25 maggio 2018, al fine di assicurare pienamente la trasparenza nell'uso dei dati da parte dei servizi di intermediazione online e delle piattaforme digitali, e soprattutto la tutela dei dati personali e della privacy;
          d)    a promuovere ogni ulteriore azione per garantire il rispetto della vita privata dei cittadini, in particolare da parte dei social network e delle piattaforme digitali, attraverso l'adozione di un'efficace politica in materia di cybersicurezza;

4)    per    quanto riguarda le prospettive finanziarie dell'Unione europea e la governance economica dell'Unione:
          a)    a favorire il raggiungimento di un accordo tempestivo sul prossimo quadro finanziario pluriennale che sia all'altezza delle sfide che l'Unione deve affrontare, proseguendo nella valorizzazione dei beni pubblici europei di nuova generazione (come innovazione e digitalizzazione, mobilità e occupazione giovanile, crescita sostenibile, cultura e identità europea), preservando al contempo il valore aggiunto determinato dalle politiche di coesione – favorendo, nell'assegnazione delle risorse, l'introduzione di criteri legati all'inclusione sociale, in particolare la disoccupazione totale e giovanile – e dalla politica agricola comune, nonché, più in generale, a sostenere la proposta di regolamento sulla condizionalità « rule of law» e la definizione di nuove risorse proprie nella prospettiva, anche futura, di un bilancio comune sempre più autenticamente europeo e di maggiori dimensioni;
          b)    a sostenere l'intensificazione nell'Unione europea degli sforzi a favore del digitale e dell'innovazione, con specifico riferimento a questioni quali il mercato unico digitale, l'istituzione di un Consiglio europeo per l'innovazione, l'incremento dei fondi per l'innovazione e la ricerca nel quadro del prossimo QFP, la fiscalità in ambito digitale, l'introduzione di una Web tax come risorsa propria dell'Unione europea;
          c)    a promuovere lo stanziamento di risorse e la creazione di programmi europei per l'istruzione e la formazione tecnologica dei giovani e dei lavoratori, alla luce delle capacità richieste dal futuro mercato del lavoro, e in generale promuovere l'accumulazione di capitale umano;
          d)    a opporsi a eventuali tagli sulla politica di coesione e agricola;
          e)    a continuare a promuovere in sede europea la necessità di una nuova governance dell'Unione, anche attraverso una revisione delle regole di bilancio volta a conferire una maggiore centralità alla crescita economica, all'occupazione e all'inclusione sociale in un percorso sostenibile di riduzione del debito pubblico e a promuovere la nascita di una vera e propria fiscal stance europea, in grado di incidere sulla subottimalità di politiche fiscali esclusivamente nazionali (ad esempio, favorendo maggiori investimenti da parte di paesi in strutturale ed ampio surplus delle partite correnti), al fine anche di favorire le politiche di convergenza macroeconomica;
          f)    a sollecitare l'istituzione di un vero e proprio Ministro delle finanze incardinato nella commissione europea, e sottoposto al controllo democratico del PE;
          g)    a farsi parte attiva dei negoziati, in continuità con quanto fatto dal 2014, sostenendo in sede europea le misure volte al completamento dell'Unione economica e monetaria che conducano ad una reale condivisione dei rischi oltreché una loro riduzione, sia favorendo il completamento dell'Unione bancaria attraverso in particolare un sistema unico di garanzia dei depositi, sia promuovendo la realizzazione di una vera Unione fiscale, che superi la logica intergovernativa, mettendo a disposizione dell'area euro risorse da usare per fini di stabilizzazione macroeconomica;
          h)    a sostenere il rafforzamento e la trasparenza democratica dell'attuale funzione di assistenza finanziaria d'urgenza esercitata dal Meccanismo europeo di stabilità (MES), opponendosi però all'ipotesi di attribuire al MES i compiti di sorveglianza più pervasivi sui conti pubblici già esercitati dalla Commissione europea;
          i)    a promuovere la trasformazione del MES in un vero e proprio Fondo monetario europeo che salvaguardi la stabilità anche per mezzo della definizione di nuovi strumenti di sostegno alle riforme strutturali, di stabilizzazione del livello degli investimenti in caso di shock asimmetrici e di un sistema di assicurazione ciclica contro la disoccupazione, sulla base delle proposte italiane già in discussione nelle sedi europee e dei pareri espressi lo scorso febbraio dalla Commissione bilancio della Camera sul pacchetto di proposte della Commissione europea sul futuro dell'Unione economica e monetaria;
          l)    a opporsi a qualsivoglia ipotesi che riguardi una regolamentazione in materia di concentrazione e livello di rischio dei titoli sovrani nei portafogli delle banche e di ristrutturazione dei debiti pubblici, entrambe potenzialmente devastanti per la stabilità finanziaria dell'Italia e dell'area euro, e a far sì che lo sforzo di riduzione dei crediti deteriorati nei bilanci degli istituti di credito non determini paradossalmente la nascita di ulteriori fragilità, ad esempio attraverso il nascere e consolidarsi di politiche pro-cicliche del credito; a monitorare costantemente e attentamente anche i rischi legati alle cosiddette attività Pillar 2 e Pillar 3, in quanto parimenti potenzialmente pericolosi per la stabilità finanziaria;
          m)    a sostenere nelle sedi europee valutazioni più eque degli squilibri macroeconomici tra i Paesi dell'Unione, non più incentrate sul solo controllo del livello dell'indebitamento netto e del debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo, ma anche sugli eccessivi surplus delle partite correnti, da ridurre mediante richieste di misure di sostegno agli investimenti e alla domanda;

5)    quanto riguarda le relazioni esterne:
          a)    a reiterare il pieno supporto alla risoluzione 2166 ONU relativa all'incidente aereo del volo MH-17 e chiedere alle autorità russe di assumersi le proprie responsabilità e collaborare all'accertamento della verità;
          b)    a dotare il Paese di misure per proteggere investimenti italiani in Iran e per proseguire nel dialogo con questo Paese;
          c)    a rispettare l'unità europea in merito alle sanzioni erogate alla Russia;
          d)    a sostenere la posizione della Commissione volta a far pressione sull'Amministrazione statunitense – con azioni misurate, proporzionate e pienamente in linea con le regole del WTO – affinché le misure protezionistiche adottate siano ritirate al più presto e non si dia seguito a quelle ulteriormente annunciate, rimarcando coerentemente in sede europea gli effetti potenzialmente molto negativi per la nostra economia di grande paese esportatore di dazi e barriere al commercio;
          e)    a supportare attivamente il lavoro della Commissione nel processo di negoziazione di positivi accordi di libero scambio con tutte le altre regioni o Paesi – quali ad esempio Mercosur, Australia e Nuova Zelanda – con i quali sono in corso trattative.
(6-00011) «Delrio, Quartapelle Procopio, De Luca, Marattin, Fassino, Franceschini, Guerini, La Marca, Minniti, Scalfarotto, Berlinghieri, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi».


      La Camera,
          udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018,
          premesso che:
              l'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio europeo tratterà il tema della sicurezza e difesa, con particolare riferimento ai progressi nei lavori per il rafforzamento della politica comune europea di difesa, i temi dall'occupazione, crescita e competitività, il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 e in particolare la delicata questione delle politiche migratorie;
              con riferimento al tema dell'immigrazione, stando all'ordine del giorno, il prossimo Consiglio europeo dovrà «discutere delle dimensioni interna ed esterna della politica migratoria, compresa la riforma del sistema europeo comune di asilo, nello sforzo di trovare soluzione alle pressioni migratorie»;
              continuano senza sosta i «viaggi della speranza» dei migranti irregolari che tentano di raggiungere le coste italiane spesso raccolti in acque internazionali da navi appartenenti a organizzazioni non governative che poi li trasportano fino nei nostri porti;
              il divieto di attracco nei porti italiani recentemente formulato dall'Italia sia per la nave Aquarius che, il 22 giugno 2018, per la Lifeline, battente bandiera olandese ma di proprietà di una organizzazione non governativa tedesca, che ha raccolto oltre duecentoventi migranti in acque internazionali e voleva sbarcarli a Pozzallo, sta ponendo il tema della gestione dei migranti irregolari e delle imbarcazioni che li trasportano al centro del dibattito in sede europea;
              in merito l'Italia ha presentato una proposta in dieci punti, che va dal superamento del Regolamento di Dublino, e, quindi, del concetto del Paese di primo approdo, alla creazione di centri per la protezione internazionale nei centri di transito, al rafforzamento delle frontiere esterne dell'Unione, tra le quali va certamente considerata la sponda mediterranea dell'Italia, e altri impegni che l'Unione europea dovrà assumere con riferimento alla gestione condivisa delle centinaia di migliaia di migranti che tentano di arrivare in Europa;
              l'approccio a tali problematiche secondo la logica del cosiddetto burden sharing è stato, infatti, sinora carente, con il fallimento delle ricollocazioni e le iniziative di singoli Stati membri che hanno disposto la chiusura delle proprie frontiere e la sospensione dell'accordo di Schengen sulla libera circolazione delle persone;
              come riportato anche dal Documento di economia e finanza recentemente esaminato dal Parlamento, il calo degli arrivi di migranti irregolari registrato nel 2017 non è stato accompagnato dalla diminuzione delle presenze nelle strutture di accoglienza, le quali hanno continuato a registrare un andamento crescente, e lo stesso documento ha previsto che nel 2018 la spesa per operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, accoglienza e istruzione sarà compresa tra 4,6 e 5 miliardi di euro, continuando a gravare sul nostro prodotto interno lordo per circa lo 0,3 per cento l'anno;
              tutti questi elementi dimostrano chiaramente la necessità e l'urgenza di un'inversione di rotta nella quale l'Italia non sia più lasciata sola rispetto al fenomeno migratorio ma l'Unione europea diventi finalmente parte attiva nella soluzione del problema;
              nel marzo 1997 l'allora Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi stipulò un accordo con il Premier albanese per la realizzazione di un blocco navale della Marina militare per il respingimento dei migranti diretti in Italia, in cambio di aiuti come cibo e medicinali e l'impegno per la ricostruzione delle strutture statali albanesi;
              per quanto attiene specificatamente ai temi della sicurezza e difesa, il Consiglio europeo discuterà della cooperazione Unione europea-Nato in vista del vertice Nato dell'11 e 12 luglio 2018, per fornire orientamenti per gli ulteriori lavori, in particolare quelli riguardanti la cooperazione strutturata permanente (PESCO);
              il Consiglio europeo dovrebbe occuparsi anche di mobilità militare, unificando le norme e le regolamentazioni entro il 2024, nel rispetto della sovranità di ciascun Stato membro, del Fondo europeo per la difesa, del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP) e di politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) in ambito civile;
              centrale anche le tematiche legate alla crescita e occupazione, particolarmente sentite per il nostro Paese, che, secondo gli ultimi dati Ocse, è il fanalino di coda dell'eurozona con stime di crescita dell'1,4 per cento quest'anno e 1,1 nel 2019 contro una media dell'eurozona del 2,2 per cento nel 2018 e del 2,1 nel 2019. Secondo Eurostat nel 2017 i poveri in Italia sono 10,5 milioni dei quali, secondo l'Istat, 5 milioni in povertà assoluta;
              la Commissione europea nel «pacchetto d'inverno» del Semestre europeo sulla situazione economica e sociale negli Stati membri, ha dichiarato che l'Italia rientra tra gli Stati che presentano «squilibri eccessivi», in quanto «l'elevato debito pubblico e la dinamica costantemente debole della produttività comportano per il futuro rischi con rilevanza transfrontaliera a fronte di un volume di crediti deteriorati e di un tasso di disoccupazione ancora elevati»;
              le previsioni di incremento del PIL dei principali Stati dell'Unione europea formulate dall'Ocse nell’Interim economic outlook nel marzo 2018, dal Fmi nel World economic outlook di aprile 2018, e dalla Commissione europea nel recentissimo Spring Forecast di maggio 2018, certificano che il ritmo di crescita dell'Italia sconta ancora livelli del tutto insufficienti ad assicurare una crescita economica strutturale, un deciso rilancio degli investimenti, dei consumi e dell'occupazione;
              nel complesso, la Commissione ritiene che, a partire dal 2018, l'Italia debba adottare i necessari provvedimenti per conformarsi alle disposizioni del patto di stabilità e crescita;
              sempre in materia di crescita e competitività, in risposta alla decisione degli Stati Uniti di imporre anche ai prodotti provenienti dall'Unione europea i dazi addizionali sulle importazioni di acciaio e alluminio, il Consiglio europeo dovrebbe, inoltre, confermare il pieno sostegno alle decisioni adottate dalla Commissione a salvaguardia dei mercati europei, quali le misure di riequilibrio e il procedimento legale avviato presso il Wto;
              nell'ambito dei temi di politica estera si discuterà anche dei dazi americani sulle produzioni europee di acciaio e alluminio e delle sanzioni comminate dall'Unione europea alla Russia all'indomani della crisi in Ucraina;
              l'azione protezionistica avviata dagli Stati Uniti con la introduzione dei dazi su siderurgia e acciaio come reazione al surplus commerciale tedesco – che quest'anno ha raggiunto il record dell'otto per cento del Pil, – è, oggi, il vero problema europeo e dell'Occidente, sul quale si scatenerà una guerra commerciale dagli esiti drammatici per le nostre aziende;
              le imprese italiane sono già gravemente penalizzate a causa delle sanzioni commerciali imposte alla Russia e nei quattro anni in cui sono state in vigore hanno inflitto perdite al mercato delle esportazioni italiane per tre miliardi di euro ogni anno, colpendo in particolar modo le imprese agroalimentari e il mercato delle tecnologie;
              lo    stesso Def ha evidenziato, infatti, una forte dipendenza della nostra economia dagli scenari internazionali a causa della funzione di «traino» svolta dalle esportazioni, che sarà possibile contrastare solo mediante un deciso aumento della domanda interna;
              per quanto attiene specificamente al tema del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, le maggiori novità riguardano la diversa ripartizione degli stanziamenti in settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo, quali ricerca e innovazione, giovani, economia digitale, gestione delle frontiere, clima e ambiente, sicurezza e difesa;
              parallelamente, si prefigurano, a titolo compensativo, alcuni risparmi. Secondo quanto dichiarato dalla Commissione europea, i finanziamenti a favore della politica agricola comune (PAC) e della politica di coesione subirebbero una riduzione rispettivamente del 5 per cento e del 7 per cento (secondo il Parlamento europeo i tagli sarebbero sottostimati e ammonterebbero, nel complesso, rispettivamente al 15 e al 10 per cento);
              in particolare, il taglio sulla politica agricola, pari a un valore complessivo di venti miliardi di euro, colpirà per 1,8 miliardi il settore in ambito nazionale. Tale previsione è insostenibile per imprese che in Italia rappresentano un settore strategico attraverso produzioni d'eccellenza e la promozione del made in Italy nel mondo;
              inoltre, l'agricoltura si è dimostrata essere un settore anticiclico, la cui occupazione è cresciuta anche durante gli anni della crisi, con un aumento del 3,5 per cento dal 2008 al 2016 a fronte di un crollo del 13,6 per cento dell'industria, soprattutto grazie al fenomeno del ritorno alla terra di molti giovani;
              secondo un'analisi effettuata dalla Coldiretti, infatti, quasi un'impresa condotta da giovani su dieci in Italia opera in agricoltura (8,4 per cento), dove sono presenti ben 51.123 aziende guidate da under 35, che operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l'agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili;
              il Consiglio europeo sarà chiamato a discutere anche della riforma della zona euro, con il completamento dell'unione bancaria, sulla base di una garanzia unica dei depositi, da associare a una vigilanza unica e a una risoluzione unica delle banche in crisi;
              temi di importanza strategica per l'Italia, soprattutto se inseriti in un contesto che vede la fine delle politiche monetarie ultraespansive della Banca centrale europea, con la graduale uscita del quantitative easing, che si concluderà entro il 2018, e la risalita dei tassi di riferimento prevista per la seconda metà del 2019;
              sembrerebbe poi che aleggi una proposta di trasformare l'attuale Esm (Meccanismo europeo di stabilità) in una sorta di Fme (Fondo monetario europeo), anche qui con condizioni da discutere: l'Italia è il terzo euroazionista dell'Esm contribuendo con 125 miliardi di euro (pari al 5,5 per cento del suo debito pubblico) dei quali finora non ha usufruito nemmeno in minima parte essendo stati utilizzati negli anni per interventi di sostegno in favore di altri Paesi;
              il Consiglio europeo sarà, infine, chiamato a decidere in merito alla composizione del Parlamento europeo, tenendo conto dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, ai sensi dell'articolo 50 del trattato sull'Unione europea e l'avvio della discussione sulle future relazioni tra le parti per il dopo Brexit: un dibattito estremamente importante alla luce delle conseguenze che l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea potrà avere sull'economia globale e quindi sull'economia degli Stati membri, Italia inclusa;
              il    Consiglio europeo del 22-23 marzo 2018 ha già approvato l'intesa di massima raggiunta tra i negoziatori della Commissione europea e del Regno Unito su larga parte dell'accordo di recesso, ed in particolare sul mantenimento dei diritti acquisiti dai cittadini europei residenti nel Regno Unito e viceversa, e sul mantenimento degli impegni finanziari assunti dal Regno Unito per il bilancio dell'Unione 2014-2020;
              i punti salienti dell'intesa sono rappresentati dalla decisione di conferire un nuovo status ai cittadini europei che risulteranno essere residenti nel Regno Unito da prima della data fissata per l'uscita dall'Unione europea, con riconoscimento dei diritti acquisiti e reciproco riconoscimento per i cittadini britannici residenti negli Stati membri dell'Unione;
              per quanto attiene invece all'accordo finanziario è stato convenuto che il Regno Unito contribuirà all'attuazione dei bilanci annuali dell'Unione europea per gli anni 2019 e 2020 e riceverà una quota di tutti i benefici finanziari che sarebbero ricaduti su di esso se fosse rimasto uno Stato membro,

impegna il Governo

1)    ad adottare ogni opportuna iniziativa per l'istituzione urgente di una missione militare europea, con la partecipazione di tutti gli Stati membri, per la creazione di un blocco navale davanti alle coste libiche che possa impedire il passaggio delle imbarcazioni cariche di migranti irregolari. La missione dovrà essere realizzata in accordo e collaborazione con entrambe le autorità di Governo presenti sul territorio libico, qualificandole come interlocutori dell'Unione e fornendo alle stesse sostegno economico e operativo per il controllo del proprio territorio e della rotta attraverso il deserto sfruttata dai trafficanti;
2)    a garantire la immediata creazione di centri hot spot nei Paesi del Nord Africa;
3)    a promuovere la creazione di un fondo europeo, alimentato con risorse dell'Unione, con una dotazione di tre miliardi di euro per la realizzazione di accordi di riammissione con i Paesi di origine dei migranti e il potenziamento delle operazioni di rimpatrio;
4)    a promuovere in ambito europeo una maggiore cooperazione ed integrazione nella difesa, anche attraverso adeguate politiche nel campo della sorveglianza in mare e della cyber-sicurezza;
5)    ad adottare ogni opportuna iniziativa per garantire una vera politica comune di Difesa, escludendo, in particolare, le spese in materia di difesa e sicurezza dal calcolo del deficit di bilancio. Secondo stime della stessa Ue oggi circa l'80 per cento dei materiali e delle attrezzature impiegate nel settore della Difesa è gestito su base puramente nazionale;
6)    a supportare ogni misura necessaria per rispondere in modo appropriato e proporzionato alle misure americane sull'importazione di acciaio e alluminio, per far sì che gli interessi dell'Unione europea siano pienamente protetti, in accordo con le regole Wto. L'imposizione di dazi non investirebbe solo i prodotti alimentari italiani, ma anche il settore automotive: gli autoveicoli con 4,5 miliardi nel 2017 sono, infatti, la prima voce dell’export Made in Italy negli Stati Uniti davanti all'agroalimentare che supera di poco i 4 miliardi;
7)    a promuovere in sede europea l'immediata cessazione delle sanzioni economiche imposte alla i Russia, il prolungamento delle quali avrebbe il solo effetto di ampliare le già pesanti ricadute negative sulle nostre imprese;
8)    a elaborare un piano di monitoraggio delle risorse destinate dall'Unione europea al contrasto della disoccupazione, al fine di verificare che esse siano effettivamente impiegate per i fini previsti e non siano disperse, e al fine di contrastare la lentezza nelle procedure di spesa;
9)    a sostenere in sede europea la necessità di nuovi criteri per l'assegnazione dei fondi di coesione non penalizzanti per il nostro Paese;
10)    ad assumere iniziative per salvaguardare la dotazione finanziaria destinata all'agricoltura, garanzia di una produzione di qualità, che tuteli la salute dei cittadini e consenta lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, contribuendo al mantenimento del paesaggio e dell'ambiente.
(6-00012) «Rampelli, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lollobrigida, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative volte a garantire l'utilizzo a favore della collettività dei beni sequestrati alla criminalità organizzata – 3-00033

      MOLINARI, CECCHETTI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TERZI, TIRAMANI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
          il Ministro interrogato nei giorni scorsi si è recato in visita alla villa confiscata alla famiglia Casamonica alla Romanina a Roma, un simbolo della lotta alle mafie, accompagnato dal Presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e dal prefetto di Roma Paola Basilone;
          inoltre, è dei giorni scorsi anche la notizia del sequestro per 8 milioni di euro effettuato dall'Arma dei Carabinieri nei confronti di una delle famiglie di riferimento della ’ndrangheta emiliana effettuato dal reparto operativo dei carabinieri di Modena in collaborazione con i carabinieri di Crotone, nell'ambito dei filoni di indagine dell'operazione Aemilia;
          come si legge nella relazione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata del 2017, al 28 febbraio 2017 risultavano censiti, in gestione, 16.696 immobili (fabbricati e terreni), 7.800 beni finanziari, 2.078 beni mobili, 7.588 beni mobili registrati e 2.492 beni aziendali;
          i beni immobili, nel 2016, risultano interamente mantenuti dallo Stato nel proprio patrimonio (13 per cento) o affidati agli enti territoriali (per fini istituzionali il 23 per cento, per scopi sociali il 64 per cento);
          i beni aziendali finiscono in liquidazione ben nel 95 per cento dei casi, contro un esiguo 4 per cento di vendite e 1 per cento di cessioni gratuite;
          il motivo principale sembra risiedere nella natura stessa delle imprese mafiose che, prima del sequestro, godono del «vantaggio competitivo criminale»: i fornitori, intimiditi o collusi, concedono condizioni favorevoli; i potenziali concorrenti sono scoraggiati dalle ritorsioni; la sistematica evasione fiscale consente spesso una notevole liquidità; le regole sul lavoro e quelle ambientali sono del tutto neglette e l'attività ispettiva è inibita con intimidazioni o tangenti. Dopo il sequestro le condizioni di vantaggio scompaiono perché l'impresa si adegua alle regole;
          oltre a questo, pesano il boicottaggio alle aziende confiscate che viene imposto dalla mafia alla popolazione e ai fornitori e un atteggiamento spesso non collaborativo da parte delle banche che hanno magari un'ipoteca sul bene o comunque un credito da estinguere che ne impedisce la sopravvivenza sul mercato;
          la normativa esistente in concreto presenta dei problemi evidenti. I beni immobili confiscati non vengono venduti e, soprattutto, solo una parte minima delle aziende confiscate alla criminalità organizzata viene messa a reddito –:
          in che modo il Ministro interrogato intenda adoperarsi affinché i beni sequestrati alla criminalità organizzata possano tornare alla collettività al fine di renderli per essa utili e produttivi. (3-00033)


Chiarimenti in ordine alla situazione dei centri di raccolta dei migranti in territorio libico, in relazione a recenti dichiarazioni del Ministro dell'interno – 3-00034

      MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 25 giugno 2018 il Ministro interrogato, di ritorno da una missione a Tripoli, ha dichiarato, nel corso di una conferenza stampa, di aver visitato il centro di accoglienza e protezione in costruzione dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che è l'unico in Libia autorizzato dopo oltre un anno di lavoro diplomatico delle Nazioni Unite. In base a quanto osservato dal Ministro interrogato, chi parla di torture in Libia e di violazioni di diritti umani dice cose non vere, precisando successivamente che non si esclude che ci siano altri centri non istituzionali, gestiti in collusione con i trafficanti;
          nessuna delle condizioni richieste dal diritto internazionale e marittimo in materia di asilo può essere soddisfatta in Libia, tanto che persino i rifugiati individuati e seguiti dalle organizzazioni internazionali, come attestato anche dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che non è un'associazione non governativa, sono reclusi in centri di detenzione in condizioni disumane –:
          quali e quanti siano i centri «ufficiali», di cui il Ministro interrogato ha parlato in conferenza stampa, gestiti dalle autorità libiche e in particolare dal Dipartimento per il contrasto all'immigrazione irregolare, quante persone vi siano recluse (donne, uomini e minori) e di quale nazionalità, in quanti di questi centri siano autorizzati a entrare gli operatori delle organizzazioni internazionali. (3-00034)


Iniziative volte a incrementare le pensioni minime e sociali, attraverso i risparmi conseguenti al cosiddetto ricalcolo della parte retributiva delle pensioni di vecchiaia e di anzianità di importo elevato – 3-00035

      TRIPIEDI, DAVIDE AIELLO, AMITRANO, CIPRINI, LICATINI, COSTANZO, CUBEDDU, DE LORENZO, GIANNONE, INVIDIA, PALLINI, PERCONTI, SEGNERI, SIRAGUSA, TUCCI e VIZZINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
          il nostro Paese si trova attualmente in una condizione di particolare difficoltà economica, finanziaria e sociale;
          il sistema pensionistico italiano assorbe almeno il 30 per cento della spesa pubblica;
          la persistenza di trattamenti previdenziali di proporzioni eclatanti, grazie ai quali alcuni cittadini, indipendentemente dai contributi versati, arrivano a percepire importi mensili superiori a 10 volte l'importo annuale della pensione media, suscita indignazione;
          le suddette pensioni d'oro costituiscono la manifestazione estrema di un'iniquità di fondo che pesa in misura decisiva sul citato equilibrio delle finanze pubbliche e, dunque, sul bilanciamento della struttura socio-economica del Paese;
          le modalità attuative del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo hanno determinato una situazione di fatto caratterizzata da inaccettabili disparità di trattamento;
          pur nel rispetto dell'indipendenza della Corte costituzionale, appare paradossale che, a seguito degli interventi legislativi nella forma di imposizione di un contributo di solidarietà, la Corte costituzionale abbia precisato, in particolare, in relazione alla proporzionalità e adeguatezza dei trattamenti pensionistici che «i mezzi adeguati alle esigenze di vita non sono solo quelli che soddisfano i bisogni elementari e vitali, ma anche quelli che siano idonei a realizzare le esigenze relative al tenore di vita conseguito dallo stesso lavoratore in rapporto al reddito ed alla posizione sociale raggiunta»;
          gli interroganti ritengono, tuttavia, che anche ai percettori di pensioni minime e di invalidità spetti un tenore di vita altrettanto dignitoso, attraverso un sistema in cui i contributi vadano a vantaggio non del singolo ma di tutti i lavoratori, come, a più riprese, sostenuto dalla Corte costituzionale –:
          se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative volte ad ottenere, attraverso un ricalcolo dell'importo delle quote retributive delle pensioni di vecchiaia e di anzianità di importo elevato, un risparmio destinato a incrementare sia l'integrazione al trattamento minimo Inps, sia l'assegno sociale. (3-00035)


Elementi e iniziative in ordine all'individuazione delle risorse economiche volte a garantire l'operatività del reddito di cittadinanza già dal 2018 – 3-00036

      MULÈ, GELMINI, OCCHIUTO, POLVERINI, ZANGRILLO, CANNATELLI, FATUZZO, MUSELLA, ROTONDI, SCOMA e GIACOMONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          proprio in questi giorni, dall'Unione europea è arrivata la «frenata» sull'uso dei fondi comunitari per finanziare la misura relativa al reddito di cittadinanza su cui il MoVimento 5 Stelle ha costruito la propria campagna elettorale, ad avviso degli interroganti illudendo migliaia di cittadini che versano in situazioni di criticità, soprattutto del Sud Italia, di poter ottenere subito una forma di sostegno al reddito;
          dal recente vertice di Lussemburgo è emerso infatti che il Fondo sociale europeo, richiamato dal contratto di Governo Lega-MoVimento 5 Stelle come principale fonte di finanziamento del reddito di cittadinanza, può essere utilizzato come fonte complementare per sostenere misure volte a rafforzare i servizi pubblici per l'impiego, la formazione, per combattere la disoccupazione giovanile, ma non per sostituire la spesa nazionale, né per misure ordinarie o solo per politiche passive del lavoro, come ribadito dalla Commissaria europea al welfare, Marianne Thyssen;
          allo stesso tempo anche il Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha espresso varie riserve sulla possibilità di varare il reddito di cittadinanza nel 2018, stanti le condizioni critiche in cui versa il bilancio dello Stato, anche alla luce della correzione dei conti pubblici richiesta a livello europeo pari a 5 miliardi di euro nel 2018 e 5 miliardi di euro nel 2019 (10 miliardi di euro complessivi) rispetto alla quale, come emerge dalla stampa nazionale, si stanno già trattando margini di flessibilità;
          alla luce di quanto precede, resta da capire come potrà essere finanziata la misura «bandiera» del MoVimento 5 Stelle che, secondo le diverse proiezioni, avrà un costo di 17 miliardi di euro (fonte dello stesso MoVimento 5 Stelle) o 38 miliardi di euro (fonte Inps), di cui 2 miliardi di euro per la riforma dei centri per l'impiego –:
          quali siano le risorse che si intendono impiegare per garantire l'operatività del reddito di cittadinanza già dal 2018, nella considerazione che il Fondo sociale europeo non potrà essere utilizzato per sostenere misure di carattere permanente. (3-00036)


Tempi e modalità di introduzione del reddito di cittadinanza – 3-00037

      RAMPELLI, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, DEIDDA, LUCA DE CARLO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LOLLOBRIGIDA, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
          i recenti dati Istat rilevano un aumento della povertà assoluta, con un'incidenza del 6,9 per cento per le famiglie (era 6,3 per cento nel 2016) e dell'8,4 per cento per gli individui (da 7,9 per cento). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica;
          si tratta di oltre 5 milioni di persone che vivono in situazione di indigenza in Italia ed è il valore più alto registrato dall'Istat dall'inizio delle serie storiche, nel 2005;
          è in aumento anche la povertà relativa, categoria in cui rientra chi vive nelle famiglie (3 milioni 171 mila) che hanno una spesa al di sotto della soglia di 1.085 euro e 22 centesimi al mese per due persone: una condizione che riguarda 1 italiano su 6;
          drammatica, in particolare, è la situazione al Sud, dove 1 abitante su 10 vive in indigenza, e tra i minori: sono 1,2 milioni i bambini e ragazzi in povertà;
          tra i punti qualificanti del «contratto di Governo» è previsto lo stanziamento di 17 miliardi di euro annui per il reddito di cittadinanza, che prevede la corresponsione di una cifra variabile fino a 780 euro al mese affinché ogni cittadino possa godere di almeno tale somma come reddito mensile;
          il Ministro interrogato, anche recentemente, a margine dell'assemblea di Confartigianato, ha dichiarato che il reddito di cittadinanza e la lotta alla povertà saranno le priorità del nuovo Governo;
          è stata anche annunciata un'accelerazione per attuare la citata misura entro il 2018 utilizzando i fondi dell'Unione europea;
          non si comprende come sarà attuata la riforma senza che la stessa si trasformi in una proposta assistenzialista senza controlli –:
          a che punto sia la prevista introduzione del reddito di cittadinanza e se non intenda renderlo operativo a breve.
(3-00037)


Iniziative volte a contrastare la precarietà nel mondo del lavoro, con particolare riferimento alla reintroduzione dell'articolo 18 per i neoassunti e al riordino degli ammortizzatori sociali – 3-00038

      EPIFANI e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          secondo gli ultimi dati rilevati dall'Istat, l'aumento degli occupati non va letto con eccessivo ottimismo: dopo i dati del 2017, caratterizzati da una netta prevalenza dei contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo permanente (+ 373 mila contratti contro + 73 mila), il 2018 conferma la costante precarizzazione del lavoro. Nei primi mesi del 2018 sono, infatti, cresciuti i dipendenti a termine, a fronte di una diminuzione di quelli a tempo indeterminato, il cui aumento è quasi esclusivamente concentrato sugli ultracinquantenni, crescita che interessa solamente la componente maschile. Tale espansione occupazionale non ha interessato, invece, le donne con figli in età prescolare, a conferma della loro vulnerabilità, stante le loro difficoltà nel conciliare i tempi di lavoro e di cura;
          il suddetto quadro dimostra che gli incentivi introdotti dal Jobs Act per i cosiddetti «contratti a tutele crescenti», che, tra l'altro, hanno assorbito circa 20 miliardi di euro, hanno avuto un impatto assai effimero sulla crescita dell'occupazione stabile, non essendo stati confermati al termine del triennio previsto;
          l'occupazione giovanile, la più colpita dalla crisi, non sembra, tra l'altro, aver giovato delle politiche attive sul lavoro degli ultimi anni, essendosi caratterizzata per un'elevata incidenza dei lavoratori a termine (con un aumento di 9 punti rispetto al 2008), la metà dei quali, circa il 48 per cento, ha un lavoro di durata inferiore a 6 mesi;
          a ciò si aggiunga la consistente riduzione del numero annuo di ore lavorate rispetto ai livelli pre-crisi. Infatti, il totale dei lavoratori part-time, inclusi quelli impiegati a tempo determinato, raggiunge 2,6 milioni, il 60 per cento dei quali part-time involontari;
          sul versante delle tutele del lavoro, il Ministro interrogato ha in più occasioni esternato l'intenzione di rendere più severi i termini del licenziamento attraverso la reintroduzione, per le imprese che occupano più di quindici dipendenti, dell'articolo 18 del cosiddetto Statuto dei lavoratori, una «misura ponte» – che secondo lo stesso Ministro interrogato – «consentirà, a regime, di superare le rigidità dei contratti di lavoro» –:
          se non ritenga urgente l'adozione di misure di contrasto alla precarizzazione, con particolare riferimento all'introduzione dell'articolo 18 per i neoassunti, ponendo nuovi limiti ai contratti a tempo determinato, come, ad esempio, la reintroduzione della causalità, oltre ad un intervento organico di riordino degli ammortizzatori sociali, per evitare che migliaia di lavoratori di aziende in crisi rimangano senza reddito e privi di tutele.
(3-00038)


Orientamenti del Governo in merito al futuro produttivo e occupazionale dell'Ilva – 3-00039

      MORETTO, BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, MOR, NARDI, NOJA, ZARDINI, BOCCIA, BORDO, LACARRA, UBALDO PAGANO, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          l'Ilva è attualmente sottoposta ad amministrazione straordinaria, dopo una fase di commissariamento determinata dall'inchiesta giudiziaria avviata nel 2012 e dal successivo sequestro dell'impianto di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico d'Europa;
          grazie all'azione dei Governi a guida Partito Democratico, il 5 giugno 2017 si è chiusa la gara di aggiudicazione dei complessi aziendali in favore di una cordata guidata da ArcelorMittal;
          nel corso della campagna elettorale, il Ministro interrogato ha più volte espresso la volontà di procedere alla riconversione produttiva dell'area e anche nel «contratto per il Governo del cambiamento» si afferma l'intenzione di «concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale (...) attraverso un programma di riconversione economica basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della green economy e delle energie rinnovabili e sull'economia circolare»;
          sebbene le dichiarazioni successive siano state improntate a maggiore cautela rispetto alle prospettive di chiusura dell'impianto, a quasi un mese dalla nomina del Ministro interrogato, non è ancora emerso alcun orientamento in merito al futuro dell'Ilva e dei 14.000 lavoratori coinvolti;
          non è più rinviabile un'assunzione di responsabilità da parte del Governo, dal momento che il 30 giugno 2018 scadranno i termini per la definizione dell'accordo sindacale utile a perfezionare il trasferimento dei complessi aziendali e che la gestione commissariale esaurirà a breve le risorse necessarie al pagamento degli stipendi –:
          quale sia l'orientamento definitivo del Governo in merito al futuro produttivo e occupazionale dell'Ilva e, in particolare, se siano scongiurate le paventate ipotesi di chiusura dell'impianto di Taranto, alla luce dell'imminenza delle scadenze citate in premessa. (3-00039)