XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 3 agosto 2018

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FREGOLENT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

          il 13 giugno Vincenzo Spadafora è stato nominato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri;

          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 giugno 2018 «Delega di funzioni al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri» sono state conferite a Vincenzo Spadafora, tra le altre, le deleghe alle pari opportunità e alle politiche giovanili;

          al momento, non risulta comunque essere stato nominato il capo del dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri;

          la mancata nomina del capo del dipartimento per le pari opportunità sta comportando il blocco dei pagamenti per i precedenti progetti relativi al contrasto e alla prevenzione del femminicidio e il blocco dell'avvio dei progetti già approvati e in graduatoria –:

          se il Governo non ritenga necessario e urgente assumere le iniziative di competenza al fine di sbloccare la situazione determinatasi a causa della mancata nomina del capo del dipartimento per le pari opportunità, anche alla luce dei forti disagi e del grave pregiudizio arrecato a chi è ancora in attesa del pagamento di quanto dovuto per i progetti sul femminicidio già attuati e a chi si trova nell'impossibilità di avviare i progetti già approvati ed inseriti utilmente in graduatoria.
(5-00330)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


      ROMINA MURA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          i velisti Aldo Revello (53 anni) e Antonio Voinea (31 anni) risultano dispersi nell'Oceano atlantico dal 2 maggio 2018, data in cui hanno trasmesso una richiesta di soccorso in posizione 37°35'N 17°57'W, tra le Azzorre e la Costa portoghese, non lontano da Ponte Delgada, mentre si dirigevano verso le coste europee;

          per quasi tre giorni, tre navi, un peschereccio e un aereo dell'aeronautica portoghese hanno setacciato un'area di 300 miglia quadrate alla ricerca di tracce della barca e dei due velisti italiani e precisamente la zona a Est-Nord-Est delle Azzorre, dove presumibilmente si dovrebbero trovare i naufraghi;

          alle ore 14 ora italiana, sabato 5 maggio 2018 sono state sospese le ricerche. Le autorità portoghesi fanno sapere che verranno rilanciati continuamente avvisi ai naviganti sotto forma di warning, per avvisare le navi in transito sulla zona di prestare attenzione e riferire eventuali avvistamenti;

          le ricerche riprendono nella mattinata del 7 maggio 2018 con la nave Alpino, la fregata Multi missione (Fremm) della Marina militare italiana, comandata dal Capitano di Fregata Davide Da Pozzo, con l'arrivo dell'unità nell'area di operazione, definita dalle autorità portoghesi responsabili delle operazioni di ricerca e soccorso sulla base dei dati meteo-marini della zona e la posizione del segnale (Epirb). Per l'attività di ricerca, la nave Alpino si avvale dei più moderni sistemi di sorveglianza in dotazione sia all'unità, sia all'elicottero imbarcato. L'area già perlustrata è pari a più di 1600 miglia quadrate (pari a circa tutta la Valle d'Aosta). Il pattugliamento, già svolto anche con oltre 12 ore di volo di elicottero, continua anche nella giornata successiva su un'area ulteriormente allargata dalle autorità portoghesi fino a oltre 100 miglia nautiche dalla posizione dell'Epirb. Come previsto, la nave Alpino dopo due intense giornate di ricerche, passa l'incarico a una nave portoghese sopraggiunta;

          al termine delle operazioni di ricerca, l'11 maggio 2018, risultano perlustrare 5500 miglia quadrate con nessuna evidenza del naufragio;

          gli esperti sostengono che il tipo di imbarcazione dispersa (bright che aveva a bordo una zattera Arimar oceanica 12 posti con grab bag – viveri, acqua, kit di pronto soccorso e di pesca, razzi – di circa 3x3 metri aperta), le competenze dei due velisti in materia di navigazione e di gestione delle relative emergenze e altre vicende simili concluse con il ritrovamento dei dispersi, anche dopo molti giorni, siano da considerare quali validi elementi per credere che i due dispersi siano ancora in vita e quindi per riprendere le ricerche –:

          quali iniziative intenda promuovere il Governo per il ritrovamento dei cittadini italiani Aldo Revello e Antonio Voinea.
(3-00136)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BUSINAROLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          il lago di Garda, fino agli anni ‘60 in buone condizioni, legate ad una situazione di equilibrio con la natura circostante, ha avuto un peggioramento negli anni ‘70, a causa dell'urbanizzazione selvaggia, del turismo di massa e dell'agricoltura moderna basata sull'utilizzo di fertilizzanti artificiali, che hanno intaccato tale equilibrio; in quegli anni si pensò di risolvere la situazione attraverso una tecnologia che compensasse lo squilibrio diffuso, ovvero intercettare i reflui prima del loro ingresso nel lago e provvedere alla loro depurazione abbattendo le sostanze nutrienti in esso contenuti. Fu scelta la grande opera centralizzata, mentre fu trascurata la separazione delle reti idriche fognarie a livello comunale;

          dagli anni ‘80 ad oggi i due consorzi interessati alla salvaguardia del lago, quello veronese e quello bresciano, hanno dovuto rifare gli impianti diverse volte e sostituire le mega condotte, ma, nel contempo, diverse amministrazioni comunali approvavano nuove colate di cemento, concedendo di costruire seconde case, residence e altre costruzioni, che hanno contribuito a intasare di scarichi il vecchio collettore, fino a provocare lo «stop» ai liquami;

          da tale situazione è nata l'esigenza della realizzazione di un maxi progetto, ovvero la realizzazione di un nuovo collettore-bis sulla sponda bresciana, separato rispetto al maxi impianto della sponda veronese, a sua volta da rinnovare quasi completamente: si tratta di un progetto dai costi molti alti, per 220 milioni di euro, da realizzare in 8 anni, costituito da oltre 100 chilometri di condutture divise tra Lombardia e Veneto, tutte da rifare, con un evidente grave impatto ambientale;

          il 20 dicembre 2017 è stato firmato, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il protocollo di intesa tra lo stesso dicastero, la regione Veneto e la regione Lombardia, che di fatto ha avviato l’iter dell'opera per il futuro della più grande area lacustre del Paese, a cui è seguita la relativa convenzione operativa, con l'istituzione della cabina di regia, a cui spetta il compito di coordinare le complesse attività di programmazione, progettazione e realizzazione delle opere di collettamento e depurazione;

          come riportato dal Protocollo di intesa i lavori, dal costo di 220 milioni di euro, prevedono uno stanziamento di 100 milioni di euro da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a cui si aggiungono un primo contributo di 300 mila euro già stanziato dalla regione Veneto e 700 mila in via di anticipazione da parte del Ministero, mentre la restante quota di 119 milioni e 700 euro è coperta dalle tariffe d'ambito dei due ambiti territoriali ottimali (ATO) competenti sul Garda;

          a giudizio dell'interrogante il progetto relativo alla realizzazione del maxi collettore avrà un enorme impatto ambientale a danno dei territori e delle popolazioni residenti, che saranno penalizzate da lunghi anni di lavoro necessari al completamento dell'opera –:

          sulla base di quali criteri il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia stanziato la somma di 100 milioni di euro da destinare alla realizzazione del progetto relativo al nuovo maxi collettore del Garda e se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro interrogato intenda assumere iniziative al fine di prevedere una nuova destinazione della somma stanziata a favore di ipotesi alternative alla realizzazione del progetto sul nuovo collettore del Garda, che presentino costi meno elevati e un minore impatto ambientale.
(5-00323)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BILOTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          tra giugno 2018 e luglio 2018 incendi di grossa portata hanno colpito l'azienda Nappi impegnata nel trattamento dei rifiuti nel comune di Battipaglia (Salerno), lo Stir, sempre nel comune di Battipaglia (Salerno), e parte della piattaforma di riciclo della plastica della Di Gennaro nell'area industriale di Pascarola, a Caivano (Napoli);

          il 26 luglio 2018 si sono registrati roghi anche tra Afragola e Acerra;

          il fermo di una delle linee del termovalorizzatore di Acerra (Napoli) ha rallentato la raccolta dei rifiuti campani;

          nelle ultime settimane alcuni comuni della provincia di Salerno, come Eboli, hanno subito l'accumulo in strada di rifiuti;

          il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, ha parlato di una possibile emergenza rifiuti per la regione Campania;

          secondo informazioni di stampa, il presidente della provincia di Salerno avrebbe emesso atti d'ordinanza per rendere disponibile il sito di Sardone/Giffoni Valle Piana (Salerno) ad imprecisati ulteriori conferimenti alla luce dell'emergenza rifiuti di queste settimane nella regione Campania (http://www.cronachesalerno.it);

          nella discarica in località Sardone/Giffoni Valle Piana (Salerno) non risulta siano state condotte le indagini preliminari previste dal piano di bonifica e quindi il sito in questione potrebbe non risultare compatibile con le ordinanze dell'ente gestore –:

          se alla luce dei fatti, delle dichiarazioni e delle indiscrezioni, risulti la possibilità di un'emergenza rifiuti in Campania;

          se per questa supposta emergenza sia stato già elaborato un piano d'intervento;

          se sia a conoscenza del fatto che in Campania, per motivi di urgenza, si utilizzino siti a gestione pubblica non bonificati.
(4-00916)


      LUCASELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          nel mese di luglio 2018 sono stati segnalati lungo la costa romagnola, anche in prossimità dei bagnasciuga, accumuli di sostanze schiumose;

          da organi di stampa emerge come le risultanze della mappatura eseguita dal battello oceanografico Daphne dell'Arpae abbiano escluso rischi per la salute dei bagnanti, evidenziando che la presenza di queste sostanze si spiega con l'apporto in mare, attraverso lo sfocio di fiumi, di sali di azoto e fosforo che innescano fioriture algali;

          la vista di questi addensamenti crea comunque disagio estetico e una certa ritrosia alla balneazione, con la possibilità di una ricaduta economica sui gestori di strutture balneari, come in passato purtroppo è già avvenuto –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo, considerando il prolungarsi del fenomeno e il disagio di turisti ed operatori di un comparto tradizionalmente fondamentale per l'economia della regione.
(4-00917)


      CONTE e MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          nel corso di una sua conversazione diffusa da una emittente televisiva salernitana, il presidente della regione Campania ha ufficializzato lo stato di emergenza del ciclo dei rifiuti nella regione;

          il presidente della regione Campania ha ipotizzato la realizzazione di un nuovo stoccaggio di rifiuti nelle cave vicine all'inceneritore di Acerra (provincia di Napoli) e ha annunciato che saranno realizzati altri «siti di stoccaggio di rifiuti» in cave dismesse (senza indicare dove) e presso gli Stir;

          nessuna delle previsioni del piano regionale dei rifiuti del 2016 è stata realizzata: non si è raggiunta la percentuale di raccolta differenziata stabilita (65 per cento), non si sono realizzati gli impianti previsti che avrebbero dovuto entrare in funzione nel 2019, la relativa gara è stata annunziata per il prossimo mese; la produzione complessiva di rifiuti prodotta in regione, anziché diminuire di 100 mila tonnellate, come si era previsto, è aumentata di 70 mila tonnellate;

          l'impianto di trattamento dei rifiuti organici di Salerno, proposto come «modello», è fermo da circa due anni: è costato oltre 30 milioni di euro, ma non ha prodotto un metro cubo di gas né di compost, e ora si è deciso di riaprirlo;

          il piano di 450 milioni di euro, concessi dal Governo per rimuovere entro febbraio 2018 le ecoballe di rifiuti depositate su vari siti del suolo regionale, risulta attuato solo nella misura del 2 per cento, con nessuna prospettiva reale di accelerare le attività di rimozione;

          dopo 10 anni la regione ha riavviato la produzione di balle di rifiuti ed è già in emergenza nelle province di Napoli, Salerno e Caserta; con cumuli di rifiuti abbandonati soprattutto nelle strade delle maggiori città quali Napoli, Pagani, Scafati, Nocera Inferiore, Battipaglia e Caserta;

          tutte le gare avviate, in particolare dalla Sap.Na, sono state solo in parte aggiudicate e per piccoli quantitativi, mentre da oltre un anno nessun lotto è stato aggiudicato dalla Società provinciale di Salerno, che di fatto conferisce il 100 per cento dei rifiuti al termovalorizzatore di Acerra (provincia di Napoli);

          le società provinciali, oppresse da debiti, non risultano più affidabili nei pagamenti e pertanto gli operatori (trasportatori e smaltitori) disertano le gare;

          nell'anno 2017 in Campania sono stati prodotte circa 1.200.000 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati, di cui circa 70.000 tonnellate sono rimaste stoccate negli impianti S.t.i.r. intasandoli e causando rallentamenti al ciclo ordinario dei conferimenti da parte dei comuni;

          le attuali criticità nascono dal mancato svuotamento dagli S.t.i.r. della Frazione umida tritovagliata e stabilizzata (Futs) e della Frazione secca tritovagliata (Fst);

          molti impianti non sembrano rispettare pienamente le autorizzazioni A.i.A. e le principali norme in materia di prevenzione degli incendi (CPI) nonché le normative V.I.A. e V.A.S.;

          la situazione è peggiorata nei primi sei mesi del 2018, perché i siti di stoccaggio, compresi quelli di Napoli e Salerno, risultano saturi: alle 70 mila tonnellate stoccate nel 2017 si sono aggiunte le 60 mila del 2018, di cui 5 mila nel sito di Sardone, a ridosso di Pontecagnano e Salerno;

          i conferimenti fuori regione si sono notevolmente ridotti per effetto dell'aggravarsi delle condizioni finanziarie delle società provinciali;

          numerosi incendi si sono verificati nelle ultime settimane in impianti di trattamento dei rifiuti della provincia di Napoli e Salerno, il che potrebbero dimostrare un nuovo interesse della criminalità sul ciclo dei rifiuti in Campania –:

          se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga di assumere, per quanto di competenza, un'iniziativa urgente e straordinaria in relazione a quanto descritto in premessa, al fine di evitare una nuova emergenza ambientale e dei rifiuti in Campania.
(4-00920)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PICCOLI NARDELLI e MELILLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

          il 3 marzo 2015, senza alcun preavviso, pure obbligatorio, veniva installata nel comune di Sutri, presso il centro abitato di Borgo di Pian Porciano, un ripetitore di telefonia mobile Vodafone alto 33,00 metri in pregio alle indicazioni della legge quadro n. 36 del 2001;

          il posizionamento della torre appare, inoltre, visibile dal Belvedere della Villa Savorelli e dalla Necropoli rupestre, con un danno di immagine per il comune di Sutri, il cui Belvedere risulta tra le principali attrazioni turistiche del paese;

          il comune di Sutri, in seguito agli esposti dei cittadini, disponeva la sospensione dei lavori, poi successivamente revocata con un atto con il quale si autorizzava il completamento dell'opera;

          gli abitanti della zona presentavano, tra l'altro, ricorso all'ufficio vigilanza urbanistica della regione e al Tar;

          la zona in questione, costituita ad hoc dalla regione, in sede di approvazione regionale del piano regolatore generale comunale, e denominata «sottozona A3, agricola archeologica paesistica» sulla base di indicazioni cartografiche della sovrintendenza dell'Etruria, prevede il divieto di installazione di attrezzature non finalizzate all'attività agricola;

          nel dicembre 2015 veniva richiesto l'intervento di personale preposto; a tale richiesta non è mai seguita risposta;

          il 17 febbraio 2016 il Tar, emetteva una prima ordinanza in sede cautelare, nella quale si prefigurava anche la possibilità di dare altra collocazione all'impianto;

          tale ordinanza veniva inoltrata alle Soprintendenze interessate con una nota di sollecito alla emissione del prescritto parere, nel rispetto delle norme sulla «tutela delle bellezze panoramiche e così pure di quei punti di vista o di belvedere accessibili al pubblico»;

          la regione Lazio inviava una comunicazione al comune di Sutri, nella quale sollevava numerosi rilievi circa l'opportunità dell'installazione dell'antenna. La formazione del cosiddetto «silenzio assenso» «doveva essere attestata dalla sussistenza dei requisiti di legge oltre che, per la natura igienico sanitaria, anche dalla conformità delle disciplina urbanistica». «Risulta (..) che l'impianto è collocato su area posta su cono di visuale dell'Anfiteatro ubicato nella limitrofa zona archeologica. Tale rilevante porzione di territorio risulta in passato essere stata comunque tenuta nella debita considerazione dalla amministrazione la quale, nell'intento di confermare la vocazione agricola del territorio, ed al fine di tutelarne gli aspetti di conservazione ne ha previsto la specifica con la sottozona E3-Agricola Archeologica paesaggistica nel PRG approvato con D.G.R. n. 2596/10983. La lettura della specifica normativa di PORG cui vanno sottoposti gli interventi edilizi realizzabili in tale aeree, tende ad escludere la conformità dell'antenna telefonica nell'area». La destinazione urbanistica non avrebbe consentito l'installazione e pertanto si chiede di riesaminare le procedure adottate per la installazione;

          l'8 giugno 2016 veniva emessa ordinanza cautelare del Tar del Lazio, seguita da quella del Consiglio di Stato;

          il 6 marzo 2017 veniva emessa sentenza del Tar del Lazio con la quale si disponeva l'annullamento dell'atto del comune di Sutri che autorizzava il completamento dell'opera;

          il 5 dicembre 2017, a quanto consta agli interroganti, gli interessati inviavano nuovo esposto alla Soprintendenza che rispondeva in data 7 dicembre 2017 con lettera indirizzata agli interessati medesimi, alla regione Lazio e allo stesso comune di Sutri, sottolineando che considerata la visibilità dell'antenna dai principali beni culturali di Sutri, il comune se lo avesse ritenuto opportuno, o il Ministero, se fosse stato informato, avrebbero potuto attivare la procedura prevista dall'articolo 152 del codice dei beni culturali;

          la sentenza del Tar del 6 marzo 2017, veniva ribaltata dal Consiglio di Stato in sede di appello –:

          se non intenda intervenire – per quanto di competenza – in considerazione dell'evidente impatto sulla zona archeologica interessata ai sensi dell'articolo 152 del codice dei beni culturali.
(5-00331)

Interrogazione a risposta scritta:


      MOLLICONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

          come si apprende da fonti di stampa, preoccupante è la situazione in cui versa la Reggia di Caserta all'indomani del cedimento dell'intonaco dell'architrave del vano di una porta-finestra nella sala delle dame di corte dell'appartamento reale, verificatosi il 10 dicembre 2017 in pieno orario di apertura al pubblico;

          in quell'occasione una turista e alcuni custodi erano seduti su una panchina posta proprio dove ci fu il crollo, e solo per poche frazioni di secondo non furono colpiti, essendo stati preallertati da un boato;

          lo stesso servizio ispettivo del segretariato generale del Ministero per i beni e le attività culturali accertato «manchevolezze e omissioni» a carico della direzione della Reggia vanvitelliana, da tre anni in capo al manager bolognese, Mauro Felicori, sia sul fronte della sicurezza dei lavoratori e dei visitatori sia su quello relativo alla salvaguardia e alla conservazione del bene culturale;

          le verifiche del Ministero, partite dal crollo di dicembre, si sono estese a tutte le stanze del percorso museale della reggia, dove da tempo sarebbero evidenti sia lesioni alle volte affrescate sia sconnessioni delle pavimentazioni con mattonelle saltate;

          mentre si attende l'esito degli accertamenti portati avanti dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che avrebbe comunque già ravvisato il reato di «omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina», l'ispettorato del Ministero per i beni e le attività culturali sostiene che i fatti evidenziati «si prestano, stante la gravità della situazione accertata e delle omissioni elencate, a configurare possibili responsabilità penali a carico dei soggetti responsabili»;

          gli ispettori sarebbero ancora in attesa della documentazione completa, considerato che quella pervenuta non sarebbe esaustiva e che, in particolare, nel documento di valutazione dei rischi trasmesso, dove nulla risulta sull'individuazione e sulla valutazione dei rischi presenti nella sala delle dame e in quelle adiacenti, mancherebbe la firma di Felicori quale datore di lavoro –:

          quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare in relazione alle responsabilità della direzione della Reggia per le gravi manchevolezze e omissioni esposte in premessa, nonché per garantire l'immediata esecuzione dei lavori di messa in sicurezza e di restauro di tutti gli ambienti della Reggia compromessi, tenuto conto che l'istituto reggia di Caserta, come confermato dallo stesso direttore, ha a disposizione, da tempo, finanziamenti utilizzabili a tale scopo.
(4-00915)

FAMIGLIA E DISABILITÀ

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CHIAZZESE. — Al Ministro per la famiglia e le disabilità, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          le agevolazioni previste a favore dei disabili sono state modificate nei vari anni da disposizioni normative che ne hanno via via ampliato l'ambito d'applicazione;

          è convinzione diffusa che i termini di invalido e disabile siano equivalenti;

          ciò non corrisponde al vero in quanto il concetto di invalido è riferito esclusivamente alla capacità lavorativa; dunque, per disabilità si intende qualsiasi incapacità, dovuta ad una menomazione, di svolgere un'attività lavorativa nel modo o nei modi ritenuti normali per una persona;

          la definizione di handicap invece è prevista all'articolo 3 della legge n. 104 del 1992 secondo la quale: «È persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione». In base a tale definizione, l'handicap è quella situazione di svantaggio che si ripercuote non solo sulla capacità lavorativa, ma anche su tutti gli altri aspetti della vita del disabile: dalla capacità di relazionarsi con persone, a quella di apprendere, partecipare, lavorare;

          le agevolazioni fiscali previste sono diverse e riguardano i più svariati ambiti, tra questi l'acquisto di automobili;

          le agevolazioni che riguardano l'acquisto di automobili consentono a coloro che hanno difficoltà a muoversi, di acquistare veicoli che, opportunamente adattati, favoriscono la mobilità e l'autonomia, riducendo il grado di dipendenza da altri soggetti;

          la normativa vigente prevede le seguenti agevolazioni: Iva al 4 per cento anziché al 22 per cento sull'acquisto di autovetture nuove o usate, aventi cilindrata fino a: 2.000 centimetri cubici se con motore a benzina e 2.800 centimetri cubici se con motore diesel;

          la riduzione dell'Iva non è applicabile per l'acquisto di auto elettriche;

          tale lacuna normativa non consente ai soggetti interessati di usufruire delle agevolazioni fiscali, sicché essi si vedono inspiegabilmente negata un'ulteriore possibilità di acquisto agevolato;

          tale vuoto normativo è in contrasto anche con le politiche di incentivazione della vendita di tali mezzi a «impatto zero» che garantiscono minore inquinamento ambientale;

          l'Italia risulta essere uno dei pochi Paesi europei a non applicare l'agevolazione de qua –:

          se e quali iniziative il Governo intenda porre in essere per garantire la suddetta agevolazione ai soggetti di cui all'articolo 3 della legge n. 104 del 1992.
(5-00325)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MARCO DI MAIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          in data 28 luglio 2018 come riportato dai principali organi di informazione non solo locali ma anche nazionali presso il carcere di Rimini si è verificata una rissa nel corso della celebrazione di una messa;

          la suddetta rissa ha coinvolto due gruppi contrapposti di detenuti albanesi e marocchini;

          l'intervento della polizia penitenziaria ha sedato gli scontri e due ispettori hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche presso una struttura ospedaliera;

          è il segnale di un malessere che non va sottovalutato e che necessita di essere adeguatamente attenzionato da parte delle istituzioni competenti;

          sicuramente vi sono criticità in termini di carenza di personale come sollevato dalle organizzazioni sindacali che richiedono risposte –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere tempestivamente per potenziare gli organici in servizio e per rafforzare le misure di sicurezza all'interno dell'istituto penitenziario di Rimini anche con interventi infrastrutturali.
(5-00329)

Interrogazione a risposta scritta:


      CIRIELLI e CARETTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il 1° novembre 2016, l'agente di polizia penitenziaria, Maria Teresa Trovato Mazza, chiamata da tutti Sissy, è stata trovata ferita da un colpo di arma da fuoco alla testa, all'interno di un ascensore dell'ospedale civile di Venezia, luogo in cui la stessa si trovava per effettuare un controllo di routine nei confronti di una detenuta che aveva da poco partorito;

          ad oggi, dopo più di un anno, l'agente è in coma e lotta tra la vita e la morte;

          secondo gli inquirenti della procura della Repubblica di Venezia, molti elementi porterebbero a seguire la pista del tentato suicidio;

          tale tesi, però, fin dal principio, non è stata condivisa dalle persone più care a Sissy, come parenti ed amici, che l'hanno sempre descritta come una donna amante della vita e continuano a sostenere, invece, la tesi del tentato omicidio;

          con riferimento alla vicenda, molte sono state le dimostrazioni di affetto e la solidarietà espressa dalla polizia penitenziaria e dalla sua regione di appartenenza, dove è stato costituito perfino un comitato dal nome «Sissy la Calabria è con te»;

          anche la trasmissione televisiva «Chi l'ha visto» ha sensibilizzato l'opinione pubblica, dedicando alla disgrazia di Sissy spazi di indagine quasi settimanali, nel corso dei quali sono stati analizzati i luoghi in cui il fatto è avvenuto, nonché gli effetti dei colpi di pistola sul corpo dell'agente e, alla luce di quanto analizzato, sembra essere in dubbio la tesi del suicidio;

          da organi di stampa si apprende che l'agente aveva rivelato a familiari e pochi amici alcune cose illecite che aveva scoperto succedere all'interno delle mura del carcere dove prestava servizio e la stessa si era preoccupata anche di avvisare i propri superiori, ricevendo perfino dei richiami;

          ciò che è accaduto ha lasciato i genitori di Sissy senza pace e con un sentimento di abbandono da parte delle istituzioni, soprattutto dopo la sospensione dello stipendio dell'agente in coma di qualche mese fa –:

          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative ritenga opportuno adottare per quanto di competenza per far sì che, visti gli elementi discordanti, venga avviata una verifica all'interno dell'amministrazione penitenziaria, al fine di accertare eventuali anomalie nel funzionamento del carcere nel solo interesse dell'accertamento della verità dei fatti assicurando che non vengano disposte delle misure che possano pregiudicare la copertura dei costi per le cure e le spese legali dell'agente, come la sospensione dello stipendio.
(4-00918)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      D'INCÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:

          la storia della «Variante Vittorio Veneto — S. Augusta» inizia nel maggio 2009 con l'approvazione da parte di Anas di un progetto di variante alla strada statale n. 51 «Alemagna» suddivisa in due stralci: la Sega-Rindola, attualmente in costruzione e Rindola-ospedale di Vittorio Veneto che non ha avuto ancora alcuna copertura finanziaria; il progetto prevedeva la realizzazione di una, tangenziale esterna al centro di Vittorio Veneto e di una galleria (galleria S. Augusta) di 1,5 chilometri che, secondo Anas avrebbe liberato il centro storico (borgo antico di Serravalle) dal traffico, fluidificando, nel contempo, la viabilità lungo la strada statale 51;

          nel 2009 Anas dichiarava la pubblica utilità, avviava le procedure espropriative e bandiva la gara per l'appalto integrato dell'opera che veniva aggiudicata il 25 marzo 2011;

          nel 2013, dietro ricorso di alcuni abitanti di Vittorio Veneto, il Consiglio di Stato dichiarava nulli alcuni atti approvativi del progetto, rilevando la necessità di acquisire la Valutazione di incidenza ambientale (Vinca) e la relazione geologica relativa al rischio sismico;

          nonostante ciò l'Anas, dopo tre mesi dal pronunciamento del Consiglio di Stato, ripresentava e approvava il progetto esecutivo, a cui si opposero alcuni proprietari che si rivolsero al Tar che riconobbe le loro ragioni, bloccando di fatto l'opera perché l'Anas non aveva più diritto di passare su quei terreni;

          l'Anas approvava quindi una nuova variante che porterà la tangenziale a correre a qualche decina di metri, evitando i terreni non espropriabili, passando sotto in galleria tra due scuole, costeggiando il cimitero ed il parco cittadino lungo il fiume Meschio con un ponte, per infilarsi in pieno centro, con una rotatoria prevista in origine, a poca distanza di un incrocio semaforico importante e non eliminabile;

          con il nuovo tracciato, la tangenziale riverserebbe quindi un elevato volume di traffico, anche quello pesante, direttamente all'interno della città di Vittorio Veneto, con tutto quello che ne conseguirebbe per un centro storico di grande pregio in termini di impatto ambientale;

          dal punto di vista economico, inoltre, l'opera registra un costante aumento dei costi passati da 49 milioni di euro nella previsione iniziale, agli odierni 64 milioni di euro;

          esisterebbero, peraltro, progetti alternativi funzionali che eviterebbero le criticità esposte in premessa, a minor impatto ambientale, più economici e di ben più rapida realizzazione;

          in particolare, sarebbe opportuno valutare una uscita diversa dallo sbocco sulla sola e insufficiente strada comunale, Via Carso, come proposto dall'amministrazione attuale, senza galleria sotto le scuole, ma spostata di 500 metri più a sud dell'attuale rotatoria, all'uscita del tratto in galleria e in trincea, su di un incrocio più ampio, con tre vie di deflusso (Via Vittorio Emanuele, Via Carso, Via Dalmazia), sistemando un incrocio che comunque andrebbe ridefinito e messo in sicurezza per il passaggio di una nuova strada statale;

          inoltre, il secondo stralcio dell'opera, al momento solo ipotizzato, ed inutile ad avviso dell'interrogante in quanto opera già servita dalla viabilità esistente in uscita, prolungherebbe la variante con tunnel per una spesa ulteriore di 60 milioni di euro –:

          se il Governo non ritenga procedere ad una nuova analisi e verifica di un'opera interamente finanziata con risorse, pubbliche e se, alla luce delle criticità esposte in premessa in materia di acquisizione dei terreni, di impatto ambientale e di effettiva funzionalità dell'opera, intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per rivedere il progetto di cui in premessa, alla luce delle soluzioni alternative avanzata dai comitati presenti nella città di Vittorio Veneto e per bloccare la realizzazione del secondo stralcio che si rivelerebbe inutile in quanto l'area è già servita dalla viabilità esistente in uscita dalla città in direzione Sud o verso l'Ospedale.
(5-00324)


      BERGAMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          Rete ferroviaria italiana, Rfi, è la società controllata al 100 per cento da gruppo Ferrovie dello Stato italiane cui è attribuito il ruolo pubblico di gestore dell'infrastruttura. Come responsabile delle linee, delle stazioni e degli impianti, Rfi, oltre a dover garantire alle diverse imprese ferroviarie l'accesso alla rete italiana, è chiamata ad assicurare la manutenzione e la circolazione in sicurezza sull'intera infrastruttura, nonché a gestire gli investimenti per il potenziamento e per lo sviluppo delle linee e degli impianti ferroviari e lo sviluppo tecnologico di sistemi e materiali;

          attualmente risulta che le linee in esercizio si estendono per poco meno di 17 mila chilometri, dei quali circa 12 mila elettrificati e oltre 7.600 a doppio binario, con 2.201 stazioni viaggiatori;

          le condizioni in cui versa la stazione ferroviaria di Carrara Avenza, nel comune di Carrara (MS), nonostante i recenti lavori di riqualificazione, appaiono, alla luce delle denunce giunte dai viaggiatori oltre che dagli abitanti della zona, altamente critiche con riguardo alla sicurezza degli stessi passeggeri;

          secondo le segnalazioni giunte, non risulta presente alcun sistema di sicurezza per la protezione degli utenti del trasporto ferroviario, appare del tutto assente la sorveglianza da parte degli organi preposti e, in virtù di tale mancanza di controlli, i passeggeri, in particolar modo i pendolari, spesso per guadagnare tempo evitano l'utilizzo dei sottopassaggi e attraversano i binari;

          all'interno dei sottopassaggi, d'altronde, non si ravvisa alcun sistema di controllo e una evidente carenza di sistemi di videosorveglianza adeguati, con grave pregiudizio per la sicurezza dei passeggeri che vi transitano, soprattutto in orari serali e notturni;

          gli stessi passeggeri hanno denunciato la quasi completa assenza del personale delle Ferrovie dello Stato italiane, anche nelle ore di massima frequentazione della stazione;

          il 23 luglio 2018 il corpo senza vita di una donna di circa 50 anni, italiana, è stato rinvenuto sui binari a circa duecento metri di distanza dalla stazione ferroviaria di Carrara Avenza. Dalle indagini svolte le autorità confermano che si è trattato di un incidente. La vittima, appena scesa da un treno, pare fosse diretta verso un parcheggio e secondo le ipotesi lo spostamento d'aria dovuto al passaggio di un treno, forse un Freccia Bianca, l'avrebbe risucchiata verso il convoglio;

          a pochi giorni di distanza, il 27 luglio, un uomo di 55 anni, di nazionalità romena, è stato travolto e ucciso da un treno a lunga percorrenza in transito nelle vicinanze della medesima stazione ferroviaria, mentre tentava di attraversare i binari –:

          se il Governo sia a conoscenza della grave situazione di insicurezza in cui versa la stazione ferroviaria di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per far fronte tempestivamente alle inefficienze, ai disagi e alla mancanza di sorveglianza da parte dei soggetti preposti, la tutela della sicurezza dei passeggeri.
(5-00328)


      NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          da notizie a mezzo stampa si è appreso che il 30 luglio 2018 è stato operato il rinnovo dei vertici della Ferrovie dello Stato italiane per il triennio 2018-2020, con la deliberazione da parte dell'assemblea dei soci, su indicazione dello stesso Ministro interrogato, della nomina di Gianluigi Vittorio Castelli quale nuovo presidente;

          nel giorno della nomina a presidente delle Ferrovie dello Stato italiane, il Ministro interrogato affermava con un post su Facebook «abbiamo rinnovato il Cda di Ferrovie e siamo felici per le nostre scelte. Alla faccia di chi ci accusava di voler occupare delle poltrone, ai primi due gradini abbiamo messo due eccellenti manager interni all'azienda»;

          tuttavia non è chiaro se il neo presidente Castelli sia già titolare di un trattamento pensionistico;

          ai sensi del comma 9 dell'articolo 5 del decreto-legge n. 95 del 2012, come modificato dalla cosiddetta legge Madia, è fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di attribuire a soggetti, già lavoratori privati o pubblici, collocati in quiescenza, incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in organi di governo delle amministrazioni pubbliche e degli enti e società da esse controllate, se non a titolo gratuito e, ferma restando la gratuità, la durata non può essere comunque superiore a un anno in caso di incarichi di natura direttiva o dirigenziale;

          la ratio di questa importante norma risiede proprio nell'intenzione del legislatore di favorire il ricambio generazionale nelle posizioni di vertice, disincentivando l'occupazione, spesso ben remunerata e assai frequente nella nostra società, di determinate posizioni apicali da parte di soggetti che già si trovano in stato di quiescenza e già percepiscono legittimamente un proprio trattamento pensionistico –:

          quali iniziative intenda porre in essere per verificare, quanto prima, i fatti riportati in premessa e, qualora lo stato di quiescenza del dottor Castelli venisse confermato, per accertare la gratuità dell'incarico conferito e chiarire se la presidenza di una società per azioni sia o meno da configurarsi come incarico dirigenziale o direttivo, al fine di valutare la compatibilità della carica con la citata norma che impone comunque una durata non superiore all'anno per gli incarichi dirigenziali, affidati a soggetti in quiescenza, anche se svolti a titolo gratuito.
(5-00334)

Interrogazione a risposta scritta:


      PAGANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          l'approvazione del cosiddetto «Correttivo porti» fortemente voluta dal Parlamento e dal Governo è finalizzata a concludere un'ampia operazione sul sistema trasportistico nazionale per dare certezza di regole, possibilità di sviluppo e recupero di risorse, anche nel settore della portualità;

          tale legge prevede la puntuale definizione e composizione degli organismi di rappresentanza previsti per il funzionamento delle autorità di sistema portuale e, il monitoraggio e la qualificazione delle imprese dei loro programmi operativi, degli investimenti e della politica degli organici dei lavoratori dei porti;

          lo scopo principale è il rilancio dell'attività con economie di scala, flessibilità operativa, produttività in qualità e con sicurezza, riduzione dei costi, ivi compresi quelli a carico della collettività;

          sono previste risorse economiche per la riqualificazione professionale per la risoluzione di problemi emergenziali;

          in importanti aree del sud del Paese dove più delicati sono gli equilibri e più fragili gli organismi che tutelano i lavoratori c'è un serio rischio di alterare gli equilibri e ampliare con interpretazioni della normativa perlomeno discutibili, e autorizzazioni e le concessioni rischiando di creare autentici fenomeni di dumping sociale e stravolgimento delle regole;

          questa situazione ha interrotto la pluriennale pace sociale che ha caratterizzato negli ultimi anni la quasi totalità degli scali italiani e riporta indietro la situazione del lavoro a periodi per i quali i legislatori da tempo avevano provveduto a creare adeguati argini e opportuni percorsi normativi;

          in un clima di conflitto sociale è impensabile che il nostro Paese possa cogliere le possibilità di ripresa e sviluppo che sono indispensabili e per le quali si è speso tanto in risorse che progettualità;

          agevolare l'interesse di breve respiro di poche realtà economiche che intendono operare con minor tutela della qualità del lavoro e della sicurezza genera ricadute complessive negative su tutto il sistema portuale nazionale con grave danno sia per i lavoratori che per le imprese cosiddette virtuose –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto che, in alcune realtà, nelle more della piena attuazione della legge e nella vacanza di una forte azione di indirizzo ministeriale, si siano avviate iniziative di segno opposto e quali iniziative di competenza intenda adottare per ricomporre il quadro e ritornare all'auspicata gestione dei programmi di intervento previsti dalla legge con la collaborazione di tutte le parti coinvolte, in particolare considerando le vicende legate allo sciopero dell'11 maggio 2018.
(4-00921)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


      SCUTELLÀ, FORCINITI, BALDINO e SAPIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la circolare del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno n. 555/RS/01/2/1/002974 del 22 giugno 2018 ha reso note le sedi che beneficeranno di rinforzi del personale di polizia durante il periodo estivo;

          i rinforzi non sono stati previsti per il commissariato di polizia di Stato di Corigliano-Rossano, nonostante, dopo la fusione dei comuni, il territorio risulta essere 3° in Calabria per numero di abitanti, 27° in Italia per estensione;

          la gestione di circa 80 mila abitanti, che diventano 200 mila durante i mesi estivi, è affidata allo stesso numero di agenti che prima della fusione ne gestiva 37 mila;

          sono meno di 40 i poliziotti che lavorano presso il commissariato di Corigliano-Rossano, tra personale d'ufficio e operativo; inoltre, opera una sola volante, garantita spesso dal lavoro straordinario programmato su cinque turni (tre persone per ogni turno);

          la complessità del territorio, martoriato da quotidiani episodi criminali, di malavita organizzata e dalla presenza del carcere di massima sicurezza che ospita pericolosi terroristi islamici, è noto ormai da tempo;

          il commissariato ha necessariamente bisogno di rinforzi, almeno nel periodo estivo, in attesa di un nuovo assetto organizzativo di «prima fascia» che lo traduca in distretto di polizia;

          le organizzazioni sindacali lanciano appelli da anni allo scopo di sollecitare l'amministrazione della polizia di Stato a progettare il potenziamento reale del commissariato, commisurato alle reali esigenze del territorio invocando l'istituzione, in loco, di una unità operativa di primo intervento;

          nel mese di maggio il dipartimento della P.S. ha reso noto il suo progetto di istituzione di ulteriori U.o.p.i. sul territorio nazionale: ben tre U.o.p.i. in Veneto, altrettante in Emilia Romagna e in altre regioni del Nord e del Centro, mentre nel territorio di Corigliano-Rossano la più vicina dovrebbe essere istituita a Lecce;

          è innegabile una forte preoccupazione in merito alla possibilità di assicurare sul territorio di Corigliano-Rossano, in seguito all'annunciata esclusione dal quadro di potenziamento stagionale, un adeguato livello di sicurezza ai cittadini;

          a questo motivato timore, si aggiungono i forti disagi del personale in servizio che deve gestire un territorio raddoppiato, ma con lo stesso personale prima che avvenisse la fusione dei due comuni sopra richiamata –:

          quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato a fronte della intollerabile situazione appena descritta e della incomprensibile esclusione del circondario dal piano di rinforzo stagionale, affinché il territorio di Corigliano-Rossano possa disporre di un numero adeguato di personale di polizia che assicuri la sicurezza e la serenità dei cittadini.
(4-00919)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      DE LORENZO, AMITRANO, TRIPIEDI, VIZZINI, TUCCI, PALLINI, DAVIDE AIELLO, COSTANZO, INVIDIA, SEGNERI, SIRAGUSA, CUBEDDU, PERCONTI, GIANNONE e VILLANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          il decreto-legge n. 95 del 2012 ha introdotto l'uso del registro elettronico a partire dall'anno scolastico 2012/2013;

          l'articolo 7, comma 31, del decreto-legge sopra richiamato stabilisce che: «A decorrere dall'anno scolastico 2012-2013 le istituzioni scolastiche e i docenti adottano registri on line e inviano le comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico». Il comma 27 dell'articolo 7 di tale decreto prevede che: «Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca predispone entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto un Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie»;

          il piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie non è stato ancora adottato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca; l'adozione del registro elettronico non è obbligatoria e soltanto nell'ipotesi in cui il collegio dei docenti si esprima positivamente in favore della sua adozione, deliberandola, l'uso di tale registro diventa obbligatorio;

          costituisce condizione imprescindibile per l'utilizzazione del registro elettronico il fatto che gli istituti scolastici siano dotati di un'efficiente connessione wireless e di infrastrutture e strumenti informatici tali da consentire ai docenti di operare in classe;

          la dirigente scolastica della Sms «Quirino Maiorana» di Catania, Elvira Corrao ha irrogato delle sanzioni disciplinari nei confronti di docenti del suddetto istituto scolastico per la mancata compilazione del registro elettronico pur in mancanza di una delibera del collegio dei docenti sull'uso del registro elettronico. Dai verbali depositati dagli insegnanti si evince infatti che mai il collegio dei docenti di tale istituto scolastico abbia provveduto a deliberare sull'uso del registro elettronico, condizione quest'ultima necessaria ed imprescindibile per rendere obbligatorio l'utilizzo dello stesso registro nei confronti degli insegnanti di tutto l'istituto scolastico e che la stessa dirigente non abbia predisposto gli strumenti informatici indispensabili per la compilazione di tale registro;

          in relazione al registro elettronico, tutte le scuole che hanno deciso di provvedere a una simile dotazione avrebbero dovuto necessariamente richiedere il parere consultivo del Garante per la protezione dei dati personali per accertare se la normativa in materia di privacy sia stata o meno rispettata;

          a quanto consta agli interroganti la dirigente scolastica dell'istituto «Quirino Maiorana», Elvira Corrao, ha irrogato più sanzioni disciplinari nei confronti dello stesso docente per un medesimo fatto giuridico ovvero per la mancata compilazione del registro elettronico, a giudizio degli interroganti violando il fondamentale e superiore principio del ne bis in idem in virtù del quale uno stesso soggetto non può essere punito più volte per un medesimo fatto giuridico. La dirigente ha reiterato infatti l'esercizio del potere punitivo in relazione ad un fatto già contestato e sanzionato: secondo gli interroganti si è di fronte violazione di legge (in quanto la legge non ha qualificato come obbligatorio l'uso del registro elettronico), anche di eccesso di potere ovvero di cattivo uso del potere amministrativo. Il principio generale del «ne bis in idem» si pone a garanzia del giusto processo e la sua inosservanza determina una violazione dei diritti individuali dell'uomo di cui all'articolo 2 della Costituzione e del diritto di difesa tutelato dall'articolo 24 della Costituzione. Nel caso di specie, ad avviso degli interroganti, non sussisterebbe un valido esercizio del potere disciplinare, ma al contrario un esercizio illegittimo di tale potere, considerato che l'infrazione contestata al docente attiene al mancato utilizzo del registro elettronico, utilizzo non deliberato dal collegio dei docenti e non ancora obbligatorio per legge –:

          se sia corretto o meno l'operato posto in essere dalla dirigente;

          quali iniziative abbia intrapreso in merito l'ufficio scolastico regionale della Sicilia consultato per dirimere la questione;

          in che modo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca stia provvedendo a predisporre il piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità di docenti, personale, studenti e famiglie, espressamente previsto e disciplinato dall'articolo 7, comma 27, del decreto-legge n. 95 del 2012, piano necessario e indispensabile anche al fine di superare tutte le problematiche verificatesi in ambito scolastico in materia di utilizzo del registro elettronico.
(5-00333)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BRAGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          in data 27 luglio 2018 il tribunale di Como ha dichiarato il fallimento della casinò di Campione s.p.a. a seguito di un'indagine scaturita da una segnalazione pervenuta alla procura di Como nell'anno 2017 dall'attuale sindaco del comune di Campione d'Italia, Roberto Salmoiraghi, allora componente della minoranza consiliare, con la quale si denunciavano i mancati trasferimenti della casa da gioco al comune;

          la convenzione che regola i rapporti tra il comune di Campione d'Italia, unico socio del Casinò, e la casa da gioco, in forza della concessione rilasciata dal Ministero dell'interno, prevede il trasferimento di risorse in misura pari al 37 per cento dei ricavi annui del casinò alle casse comunali; è infatti lo stesso atto costitutivo a stabilire che il casinò di Campione è autorizzato «al fine principale di consentire al Comune di conseguire il pareggio del bilancio»;

          a causa principalmente della contrazione degli incassi della casa da gioco nel corso degli anni si è determinata una prolungata situazione di sofferenza sia del casinò, sia del comune di Campione d'Italia, che si trova attualmente in una condizione di esposizione debitoria notevole; tale condizione ha portato nel giugno 2018 alla dichiarazione di dissesto dell'ente;

          a seguito della dichiarazione di fallimento del Casinò sono stati nominati dal tribunale di Como tre curatori fallimentari, attualmente impegnati a valutare le condizioni della casa da gioco e i successivi provvedimenti possibili per contenere gli effetti della dichiarazione di fallimento, nell'alveo della normativa vigente che vieta comunque di poter avviare l'esercizio provvisorio;

          l'aspetto di maggiore preoccupazione è ovviamente la ricaduta occupazionale e di tenuta sociale nel comune di Campione d'Italia, derivante dalla dichiarazione di fallimento della casa da gioco e dallo stato di dissesto dell'ente comunale; sono infatti 492 i lavoratori del Casinò, oltre ai lavoratori dell'indotto, che rischiano di perdere il posto di lavoro; sono 102 i dipendenti del comune di Campione d'Italia che da febbraio 2018 non percepiscono stipendio, oltre ai 9 dipendenti della scuola materna che già sono stati licenziati, perché il comune non è nelle condizioni di corrispondere agli obblighi economici della convenzione stipulata per l'erogazione di un servizio così importante per la comunità campionese;

          a fronte di una situazione di tale gravità, che ha un impatto enorme sulla comunità del comune di Campione d'Italia e sugli oltre 600 lavoratori che vivono una condizione di precarietà legata al rischio di perdita del posto di lavoro, si ritiene doveroso un intervento dei Ministri interrogati, competenti per materia sulla questione, in particolare del Ministro dell'interno in quanto responsabile dell'affidamento della concessione dei giochi –:

          se non si ritenga opportuno e urgente promuovere l'immediata convocazione di un tavolo di confronto e di trattativa con tutti i soggetti coinvolti, compresi i rappresentanti dei lavoratori, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per affrontare, per quanto di competenza, l'emergenza occupazionale che si sta profilando nel comune di Campione d'Italia, al fine di salvaguardare i posti di lavoro degli oltre 600 lavoratori della casa da gioco, della scuola materna e dell'ente comunale;

          se il Ministro dell'interno non ritenga necessario intervenire con la massima urgenza per valutare ogni possibile soluzione riguardo all'affidamento della concessione della casa da gioco, al fine prioritario di consentire il proseguimento dell'attività e assicurare la continuità occupazionale.
(5-00332)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CENNI, CARDINALE e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

          il nostro Paese è caratterizzato da una cospicua copertura forestale stimata attorno al 37 per cento del territorio nazionale;

          questo capitale naturalistico è quindi tuttora una fondamentale risorsa in termini di contenuto di carbonio, di biomassa, di salvaguardia del territorio, e pertanto richiede una oculata gestione;

          le foreste e la loro manutenzione rappresentano un fronte di impegno fondamentale per più ragioni (climatiche, ambientali, di difesa idrogeologica, occupazionali, turistiche);

          la nuova strategia forestale dell'Unione europea, pubblicata nel 2013 dalla Commissione europea e che aggiorna quella del 1998, pone al centro del mantenimento degli ecosistemi, la multifunzionalità delle foreste nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale;

          la manutenzione dei boschi italiani trova fondamento giuridico in una complessa articolazione di norme nazionali e regionali evolutesi in funzione dei mutati assetti istituzionali che hanno interessato il vasto comparto del mondo rurale, ed in modo particolare delle regioni che hanno prevalentemente adottato strumenti di programmazione, quali i piani forestali regionali;

          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 143 del 17 luglio 2017 è stata istituita presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali la direzione generale delle foreste;

          con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34, è diventata normativa di rango legislativo il testo unico in materia di foreste e filiere forestali;

          nel nostro Paese, per circa 65.000 addetti ai lavori di sistemazione idraulico- forestale si pone dal 31 dicembre 2012 il tema del rinnovo contrattuale;

          fino al rinnovo del precedente contratto collettivo nazionale di lavoro (2010/2012), capofila della componente datoriale pubblica era l'Uncem (Unione nazionale delle comunità enti montani) delegata dalle regioni;

          dal 2011 la stessa Uncem non ha più la delega a rappresentare le regioni e pertanto non risulta ad oggi noto quale soggetto possa utilmente sedere ai tavoli della contrattazione a nome delle istituzioni con funzioni di firma;

          la situazione è stata segnala e formalizzata con numerosi atti:

              lettera delle organizzazioni sindacali di settore ai Ministri pro tempore De Girolamo, Orlando, Trigilia, Giovannini, in data 18 luglio 2013;

              nota di Flai CgiI, Fai CisI, Uila Uil, trasmessa al presidente nazionale dell'Anci e al presidente della Conferenza delle regioni, in data 24 ottobre 2014;

              nota delle medesime organizzazioni ai Ministri pro tempore Martina e Galletti;

          il 28 ottobre 2014, Anci ha risposto a una lettera delle organizzazioni sindacali, circa l'impossibilità per Uncem di poter continuare ad essere il rappresentante degli enti datoriali «considerato che l'attività forestale, in relazione ai programmi, ai progetti, alle risorse, risulterebbe in capo alle Regioni»;

          in più occasioni è stato richiesto di riattivare il tavolo interistituzionale e interministeriale che nell'ottobre 2012 fu istituito dall'allora Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, allo scopo di avere una governance condivisa del settore forestale e di prefigurare il varo di un piano della filiera del legno in coerenza con i contenuti del programma quadro settore forestale;

          il 29 novembre 2014 si è svolta una mobilitazione unitaria dei lavoratori idraulico-forestali per sollecitare le risposte ai temi sopra richiamati;

          nel 2016 in più occasioni le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo nazionale di lavoro furono convocate in Conferenza delle regioni;

          il 14 febbraio 2017 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si era impegnato, in un incontro con le organizzazioni sindacali, a riconvocare una riunione alla presenza del Ministero per gli affari regionali con lo scopo di «stimolare» le regioni affinché si assumessero il ruolo di controparte pubblica per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di settore, senza esito successivo;

          in data 27 giugno 2018 Fai CisI, Flai CgiI e Uila Uil hanno inviato una richiesta d'incontro al Ministro interrogato senza avere, ad oggi, alcuna risposta in merito –:

          se i ministri interrogati siano a conoscenza della situazione e quali siano i loro orientamenti circa il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore e circa la rappresentanza datoriale;

          se sia intenzione dei Ministri interrogati riattivare il tavolo interministeriale richiamato in premessa;

          se sia intenzione del Governo rilanciare le politiche forestali del Paese, anche aggiornando il piano forestale nazionale.
(5-00326)

SALUTE

Interpellanza:


      La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

          secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) i bambini in eccesso ponderale nel mondo sono 44 milioni;

          in Italia, il fenomeno dell'obesità infantile sta assumendo dimensioni preoccupanti; si stima che i bambini tra i 6 e gli 11 anni con problemi di eccesso ponderale, in Italia, siano ben 1.100.000. Il 12 per cento dei bambini risulta obeso, mentre il 24 per cento è in sovrappeso: più di un bambino su tre, quindi, ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età;

          l'aumento dell'obesità ha cause diverse che interagiscono tra loro tra le quali si possono individuare in via principale sedentarietà, cattiva alimentazione e fattori genetici;

          in Italia, il tasso di sedentarietà è tre volte superiore a quello degli altri Paesi europei. Il dato allarmante riguarda in particolare i sedentari assoluti, ovvero coloro che non praticano né sport né qualunque tipo di attività fisica. I bambini tendono ormai a muoversi sempre meno, mentre l'esercizio fisico al contrario è per i bambini di fondamentale importanza;

          nelle abitudini alimentari dei bambini si registra un aumento della quantità e varietà degli alimenti grassi ed energetici, l'aumento dell'uso di ristoranti e fast-food per pranzare e cenare, un incremento dell'uso di bibite analcoliche dolci e gasate come sostituto dell'acqua;

          a livello internazionale si discute della cosiddetta sugar tax, la tassa sulle bevande zuccherate, che dal 6 aprile 2018 nel Regno Unito è già in vigore. La tassa britannica è differente da quelle applicate sinora nel resto del mondo, sia nella sua struttura sia nella sua finalità, che non è quella di far diminuire il consumo di bevande zuccherate ma di spingere i produttori, attraverso la leva fiscale, a ridurne il contenuto di zucchero. I succhi di frutta naturali, le bibite a base di latte e i piccoli produttori sono esenti dalla tassa;

          una sana e corretta alimentazione e, un corretto rapporto con il cibo, a partire già dall'età infantile, producono i loro effetti in età adulta;

          l'iperalimentazione nei primi due anni di vita, oltre a causare un aumento di volume delle cellule adipose, determina anche un aumento del loro numero (iperplasia): da adulti, pertanto, si avrà una maggiore predisposizione all'obesità ed una difficoltà a scendere di peso o a mantenerlo nei limiti, perché sarà possibile ridurre le dimensioni delle cellule, ma non sarà possibile eliminarle;

          vi sono poi conseguenze più gravi cui è associata l'obesità infantile, alcune ad insorgenza precoce: problemi di tipo respiratorio, articolare, disturbi dell'apparato digerente e disturbi di carattere psicologico come la perdita di autostima e la non accettazione di sé. Altre sono ad insorgenza tardiva, come le disfunzioni di natura cardiocircolatoria, muscoloscheletrica e metabolica, e altro. Intervenire durante l'età evolutiva è quindi di fondamentale importanza;

          le buone abitudini famigliari in primis devono contribuire al formarsi di un'adeguata coscienza alimentare. Anche la scuola, nell'ambito del suo ruolo istituzionale, deve assumere il compito di sensibilizzare verso le tematiche della salute, della sana alimentazione e della riduzione degli sprechi, e adottare iniziative volte alla valorizzazione delle tradizioni culinarie del nostro Paese;

          un ruolo importante, nel momento informativo e formativo, lo rivestono famiglia, scuola e anche i servizi sanitari presenti sui territori, ma non si può ignorare il ruolo fondamentale dei media e della comunicazione, tanto più nell'epoca dei social network. Per quanto riguarda la pubblicità, è inconfutabile che bambini e adolescenti siano continuamente esposti a un numero considerevole di tecniche nascoste di digital marketing che promuovono cibi ricchi di grassi e zuccheri –:

          se non si intendano promuovere campagne di rilevazione e di prevenzione del rischio di obesità infantile mediante l'avvio di procedure di screening, rivolte ai bambini dai 0 ai 3 anni, nonché indagini volte a verificare le abitudini alimentari delle donne in stato di gravidanza e dei bambini in età prescolare, al fine di promuovere un consumo alimentare sano e consapevole;

          se non si ritenga necessario avviare efficaci campagne di informazione e sensibilizzazione nelle scuole per promuovere iniziative che supportino più corrette abitudini alimentari e una nutrizione maggiormente equilibrata, nella fase in cui si formano le abitudini alimentari dei ragazzi, anche prevedendo programmi di formazione e aggiornamento dei docenti in materia di educazione alimentare, garantendo un approfondimento nel campo delle scienze alimentari e nella pedagogia alimentare e un approccio integrato tra alimentazione e ambiente e la dieta mediterranea;

          se non si intendano assumere iniziative per prevedere, seguendo l'esempio britannico, l'introduzione anche nel nostro Paese della cosiddetta sugar tax sulle bevande zuccherate;

          se non si reputi necessario avviare un piano nazionale per la prevenzione e la cura dell'obesità, che preveda attività di controllo della pubblicità rivolta ai bambini, il divieto della vendita di merendine e bevande zuccherate negli istituti scolastici, e campagne di comunicazione sociale che promuovano la dieta mediterranea.
(2-00071) «Elvira Savino».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VINCI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

          al fine di valorizzare i prodotti agroalimentari tipici e tradizionali delle regioni italiane, ulteriori rispetto ai prodotti designati dalle denominazioni geografiche e dalle specialità tradizionali, l'articolo 8 del decreto legislativo n. 173 del 1998 ha previsto l'adozione di un decreto ministeriale volto ad individuare, per i «prodotti tradizionali», le procedure delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura il cui uso risulti consolidato dal tempo;

          il decreto interministeriale 8 settembre 1999, n. 350, «Regolamento recante norme per l'individuazione dei prodotti tradizionali», ha permesso di stilare specifici elenchi regionali ed un elenco nazionale in cui sono inseriti i prodotti tradizionali italiani;

          tra tali prodotti tradizionali è presente anche il formaggio della Sardegna denominato «Casu frazigu» oppure «Casu becciu, casu fattittu, casu marzu, hasu muhidu, formaggio marcio». La peculiarità di questo prodotto, presente e salubremente consumato in Sardegna da secoli, deriva dalla presenza nelle forme di larve della piccola mosca casearia (Piophila casei) che viene attratta irresistibilmente dal profumo del formaggio fatto con latte di pecora;

          la pasta del «casu frazicu» ha una consistenza che va da morbida a cremosa spalmabile con caratteristiche sensoriali che prendono origine, durante il periodo di stagionatura, dallo sviluppo dell'attività demolitoria delle piccole larve della Piophila casei. Secondo il numero di larve e le condizioni ambientali idonee al loro sviluppo, la pasta acquisisce le proprie specifiche caratteristiche;

          una volta verificata la presenza delle larve si incide il formaggio su uno dei piatti creando un coperchio (su tappu) utile anche per controllare l'andamento del processo fermentativo, il formaggio divenuto cremoso si consuma prelevandolo con il cucchiaio;

          ultimamente tale formaggio è stato oggetto di accaniti attacchi e di censure da parte dell'Unione europea in quanto sarebbe ritenuto pericoloso per la salute. In effetti, a norma della legge n. 283 del 1962 e del regolamento (CE) n. 178 del 2002, tale formaggio non potrebbe essere commercializzato in quanto considerato «invaso da parassiti». La presenza delle larve in tale formaggio non è un segno di cattiva conservazione o un sintomo di nocività, bensì una caratteristica specifica del processo di produzione;

          il «casu marzu» potrebbe essere configurato come un prodotto analogo ai cibi denominati «novel food» (Nuovi alimenti), tra cui gli insetti interi e le loro parti, disciplinati dal Regolamento (Ue) n. 2015/2283 che autorizza il commercio nell'Unione europea di alimenti tradizionali dei Paesi terzi. Tali nuovi alimenti devono avere una «storia di uso sicuro come alimento», ossia devono essere stati consumati per almeno 25 anni nella dieta abituale di un numero significativo di persone in almeno un Paese terzo;

          sul «casu marzu» sono stati eseguiti studi e ricerche da parte della facoltà di veterinaria dell'Università e dell'istituto di entomologia agraria di Sassari, al fine di poterne consentire la commercializzazione legale con le adeguate garanzie igieniche, in particolare ponendo sotto controllo l'allevamento della Piophila casei, così da assicurare la salubrità del prodotto;

          il «casu marzu» sembra collocarsi in un «limbo» legislativo in quanto, da una parte è tutelato a livello nazionale grazie al riconoscimento come prodotto tradizionale italiano, ma, dall'altra, le normative italiane ed europee attualmente in vigore non ne permettono la commercializzazione considerandolo addirittura pericoloso per la salute;

          attualmente la filiera produttiva del «casu marzu» è in forte crisi e si sta rischiando la perdita del patrimonio tipico ed economico di interi territori rurali della Sardegna fino a ieri dediti a tale produzione –:

          se i Ministri interrogati non intendano intraprendere, per quanto di competenza, iniziative al fine di fare chiarezza sulle corrette modalità di commercializzazione del formaggio «casu marzu», anche alla luce delle disposizioni sui nuovi alimenti recate dal Regolamento (Ue) n. 2015/2283.
(5-00327)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Vianello n. 5-00266, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cassese.

      L'interrogazione a risposta scritta Forciniti e altri n. 4-00855, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Nesci, Baldino.