XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 6 agosto 2018

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VALLASCAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          il giornale «Il fatto quotidiano», con alcuni articoli pubblicati il 4 luglio e il 1° agosto 2018, ha dato la notizia secondo la quale l'attuale presidente dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) Guido Bortoni, avrebbe beneficiato di un avanzamento di carriera che risulterebbe anomalo sia per il ruolo ricoperto da Bortoni all'interno dell'Authority sia per le modalità in cui si è esplicato, modalità che, secondo quanto riferito dai sindacati, risulterebbero illegittime;

          nel dettaglio, secondo il giornale, l'11 aprile 2018, operando in regime di prorogatio, essendo scaduto nel mese di febbraio, il collegio dei commissari di Arera avrebbe dato «indirizzo» al direttore per gli affari regionali e risorse (Dagr), Giovanni Colombo, di attribuire a Guido Bortoni «una valorizzazione dell'anzianità maturata, anche alla luce della disciplina vigente in Antitrust, con l'attribuzione di due livelli per ogni anno fuori ruolo»;

          Bortoni, dirigente dell'Autorità, avrebbe trascorso gli ultimi nove anni «fuori ruolo», due al Ministero dello sviluppo economico, come capo del dipartimento dell'energia, sette ad Arera, come presidente: ne conseguirebbe che, secondo quanto riportato dal giornale, gli verrebbero «attribuiti in un colpo 18 livelli di avanzamento di carriera»;

          è il caso di osservare che, sempre secondo quanto riferito da «Il fatto quotidiano» nell'edizione dell'1 agosto 2018 si tratterebbe «di uno scatto di carriera di 18 livelli che lo porterebbe, una volta tornato dirigente a fine mandato, ad avere più o meno lo stesso stipendio che aveva da presidente, circa 240 mila euro l'anno, il tetto massimo fissato per legge»;

          il giornale riferisce che «Secondo i sindacati l'indirizzo è illegittimo, perché non si tratta di un atto amministrativo (e per questo non è stato reso pubblico) e viola il protocollo d'intesa che regola gli avanzamenti di carriera all'Autorità, che non prevede promozioni per i fuori ruolo (se non dopo una trattativa sindacale)»;

          i sindacati, che nel frattempo si sono rivolti all'Anac, avrebbero segnalato un secondo caso di avanzamento di carriera anomalo: «il 5 aprile, il collegio ha disposto – questa volta con delibera – la promozione di quattro dirigenti, da direttori aggiunti a direttori [...] Tra questi c'è anche Colombo, che peraltro firma la relazione fornita al collegio che fornisce le motivazioni per la promozione»;

          se quanto riportato in premessa risultasse vero, ci si troverebbe di fronte a una situazione gravissima, nella quale verrebbero sovvertite le più elementari regole sulla progressione delle carriere nel pubblico impiego, sulla trasparenza delle procedure, sul conflitto d'interessi, nonché sulla terzietà degli organismi preposti a selezionare il personale;

          è il caso di osservare che i fatti riferiti acquisterebbero, nella loro gravità, un'importanza straordinaria, anche perché interessano l'Arera, un organismo indipendente chiamato a ricoprire un ruolo strategico nella regolamentazione del sistema energetico italiano;

          questa circostanza, se accertata, rischierebbe concretamente di influire negativamente anche sull'autorevolezza che deve sempre accompagnare l'operato di un'autorità indipendente, attività che dovrebbe essere improntata alla massima trasparenza e correttezza delle procedure e delle decisioni adottate –:

          se il Governo non ritenga di adottare iniziative normative volte a rendere oggettivi e verificabili i criteri per gli avanzamenti di carriera, soprattutto per le posizioni apicali, anche per casi quali quello segnalato in premessa.
(5-00344)

Interrogazione a risposta scritta:


      FORNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          da quanto emerge dagli organi di stampa, negli ultimi giorni, nell'ambito del «Russiagate», il sito statunitense «Fivethirtyeight», guidato da Nate Silver, ha pubblicato nove file Excel contenenti oltre un milione di interventi su Twitter da parte dei profili fortemente sospettati, dal procuratore speciale Mueller, di appartenere ad operatori russi;

          la maggior parte dei profili citati intervengono in lingua inglese sui temi della campagna presidenziale americana. Tuttavia, vi è una parte del materiale in italiano, destando tale aspetto sorpresa negli investigatori statunitensi;

          sembrerebbe emergere dal quantitativo dei post su Twitter, ancora in parte da decifrare, che da parte dei «troll» vi sia stato un tentativo di sostegno in favore dei partiti populisti in Italia. Il contenuto è relativamente neutro, mentre la lista dei nomi collegati non sembrerebbe essere della stessa portata;

          quanto descritto risulterebbe, sempre da quanto emerge da organi di stampa, collegato a quanto avvenuto tra il 27 e il 28 maggio 2018 nei confronti del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: su Twitter si sarebbe registrata un'attività anomala con la creazione di 400 nuovi profili in pochi minuti tutti riconducibili ad un'unica origine, confermata in seguito dall'attività della polizia postale, che chiedevano tutti le dimissioni del Presidente Mattarella;

          almeno una ventina dei profili di Twitter coinvolti nella campagna digitale contro il Capo dello Stato, che appartengono a italiani del tutto ignari, sarebbero stati usati una o più volte dalla Internet Research Agency (Ira) di San Pietroburgo per far filtrare nel nostro Paese la propria propaganda a favore dei partiti populisti, dei sovranisti e degli anti-europei –:

          se siano a conoscenza dei fatti descritti e quali siano le loro valutazioni in merito;

          se intendano intraprendere iniziative, per quanto di competenza, volte ad accertare se si siano verificati tentativi di interferenza esterna nella vita politica del nostro Paese.
(4-00938)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 22 del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, «Misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio», reca all'articolo 22 disposizioni inerenti alla «Dotazione finanziaria per la realizzazione degli interventi attuativi della sentenza di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 dicembre 2014 relativa alla procedura di infrazione comunitaria n. 2003/2077. Disposizioni per gli interventi dei commissari straordinari ai sensi della direttiva 91/271/CEE in materia di trattamento delle acque reflue urbane»;

          i commi 7-ter e 7-quater del succitato articolo 22 riportano le seguenti disposizioni: il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al fine di garantire la massima conoscenza degli atti conseguenti alla procedura di infrazione comunitaria n. 2003/2077 ovvero alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 dicembre 2014 in merito alla causa C-196/13, istituisce nel proprio sito internet istituzionale un'apposita sezione con il titolo: «Discariche abusive», dove sono riportate le seguenti informazioni:

              a) l'elenco delle discariche abusive oggetto della condanna ovvero l'elenco aggiornato semestralmente dalla Commissione europea e inviato al Governo italiano;

              b) l'ammontare della multa forfetaria e delle multe semestrali comunicate dalla Commissione europea al Governo italiano;

              c) l'attuazione del procedimento di rivalsa, di cui al comma 9-bis dell'articolo 43 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, a carico delle amministrazioni responsabili delle violazioni che hanno determinato le sentenze di condanna;

              d) lo stato delle bonifiche aggiornato ad ogni semestre successivo alla sentenza;

              e) le risorse finanziarie impegnate per ogni discarica abusiva oggetto della sentenza, in quanto utilizzate dal commissario straordinario di cui al presente articolo;

          il comma 7-quater, inoltre, prescrive che le informazioni di cui al comma 7-ter siano aggiornate almeno ogni sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e sono riportate nei siti internet istituzionali degli enti territoriali nei cui territori sono ubicate le discariche abusive oggetto della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea;

          l'ultimo aggiornamento riportato nell'apposita sezione «Discariche abusive» nel sito internet istituzionale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare reca la data del 5 dicembre 2017, non rispettando pertanto la disposizione prevista dal succitato comma 7-quater che impone ad un aggiornamento «almeno ogni sei mesi»;

          in particolare nell'allegato «Sanzioni notificate dalla C.E. e saldate dal MEF» risultano mancanti le penalità del VI semestre (periodo dal 2 giugno 2017 al 2 dicembre 2017) e del VII semestre (periodo dal 2 dicembre 2017 al 2 giugno 2018) –:

          per quali ragioni il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non abbia provveduto all'aggiornamento delle informazioni contenute nella sezione «Discariche abusive» del sito internet istituzionale, in particolare per quanto riguarda le penalità del VI semestre e del VII semestre successivi alla pronuncia della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 dicembre 2014 in merito alla causa C-196/13;

          come il Ministro intenda garantire la massima conoscenza degli atti conseguenti alla procedura di infrazione comunitaria n. 2003/2077 ovvero alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 dicembre 2014 in merito alla causa C-196/13.
(5-00336)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          da organi di stampa si apprende che sul territorio della Municipalità a Napoli, nell'area a ridosso dei quartieri di Pianura e Soccavo, sono stati trovati campi rom illegali, ubicati su degli spazi comunali incolti, vicino ai centri abitati;

          grazie alle segnalazioni ricevute, la polizia locale con il nucleo ambientale e antiabusivismo, insieme ai rappresentanti della municipalità, ha riscontrato la realizzazione di manufatti abusivi, nonché furto di energia elettrica e acqua dagli impianti pubblici, la presenza di scarichi fognari direttamente nei terreni e il deposito di tricicli e furgoni sprovvisti di assicurazione, il cui uso sarebbe molto probabilmente finalizzato al traffico e deposito di rifiuti speciali;

          le zone di Pianura e Soccavo si erano già interfacciate con queste problematiche. Infatti, soltanto pochi anni fa, il campo rom di Pianura era stato posto sotto sequestro e con le ruspe era stato abbattuto e fatto sgomberare. Nel quartiere di Soccavo un edificio (l’ex scuola Grazia Deledda) è stato già sacrificato per destinarlo ai cittadini di etnia rom, ma, nonostante ciò, da organi di stampa si apprende che si dubita delle condizioni igienico-sanitarie in cui versa e sono state richieste delle verifiche in merito;

          a parere dell'interrogante, controlli periodici da parte della polizia locale e, in generale, da parte del comune di Napoli, sarebbero stati utili per scongiurare il pericolo di nuovi insediamenti;

          la situazione risulta essere molto pericolosa, poiché crea un grave danno per l'ambiente, è contraria al pubblico decoro e mette in pericolo la sicurezza dei cittadini;

          sembrerebbe che l'azione del comune sia tutt'oggi insufficiente: nonostante, come già specificato, il sindaco De Magistris abbia messo a disposizione dei cittadini di etnia rom un intero plesso scolastico, non si riuscirebbe a risolvere in modo definitivo il problema –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, ritenga opportuno adottare per fronteggiare il pericolo igienico-sanitario e i rischi per la sicurezza pubblica nei territori di Pianura e Soccavo.
(4-00927)


      ILARIA FONTANA e SEGNERI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          l'impianto di depurazione delle acque reflue situato ad Anagni (FR), gestito dal consorzio Asi, recentemente oggetto di finanziamenti erogati al fine di garantire il completamento dei lavori, risulta ancora non essere a servizio del relativo agglomerato urbano;

          l'agglomerato di Anagni, con carico generato pari a 20.267 abitanti equivalenti, è interessato dalla procedura di infrazione dell'Unione europea di cui al parere motivato 2014/2059, emessa a marzo 2015. Ai fini dell'aggiornamento sullo stato di attuazione degli interventi relativi agli agglomerati oggetto di contenzioso che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare periodicamente invia alla Commissione europea, la ragione Lazio, con una nota del 9 agosto 2016, ha comunicato che è prevista la realizzazione di fognature e collettamento di tutto l'agglomerato presso il depuratore Asi, già realizzato con fondi regionali ma inattivo;

          nel mese di marzo 2018, regione Lazio e il Consorzio Asi di Frosinone risultavano essere in procinto di operare il collaudo operativo e la messa in funzione del depuratore di Anagni, con termini previsti entro la fine del 2018;

          l'accordo di programma quadro per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche (Apq8), stipulato in data 23 dicembre 2002, prevede l'attuazione coordinata di un sistema integrato di interventi funzionalmente collegati per la tutela ambientale, aventi rilevanza regionale e, tra l'altro, per l'attivazione, l'implementazione e l'adeguamento dei depuratori nel sistema idrico regionale;

          successivamente, nell'ambito del II atto integrativo del citato accordo sottoscritto il 2 maggio 2006, è stato finanziato l'intervento che prevede il completamento della rete fognaria e dei collettori nella vasta maglia comunale del centro storico di Anagni e delle frazioni limitrofe. Tale intervento ha un costo complessivo di 8,2 milioni euro di cui circa 5,7 milioni a carico dei fondi del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (articolo 144, comma 17, della legge n. 388 del 2000) e 2,5 milioni a carico della tariffa del servizio idrico integrato;

          a norma del Capo VIII del decreto legislativo n. 300 del 1999 al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio sono attribuite, tra l'altro, la tutela delle risorse idriche e relativa gestione, sorveglianza, monitoraggio e recupero delle condizioni ambientali conformi agli interessi fondamentali della collettività e all'impatto sull'ambiente, con particolare riferimento alla prevenzione e alla repressione delle violazioni compiute in danno dell'ambiente –:

          se intenda fornire un aggiornamento sullo stato di avanzamento lavori e se siano svolte attività di verifica sul rispetto del cronoprogramma fornito;

          quali iniziative intenda assumere, nei limiti delle proprie competenze, tenuto conto della sopra citata procedura di infrazione dell'Unione europea, affinché siano rese note le motivazioni per cui l'impianto non risulti ancora funzionante.
(4-00932)


      CALABRIA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con apposita ordinanza del 13 luglio 2018, il sindaco di Roma Capitale, Virginia Raggi, ha intimato circa trecento persone, tra cui uomini, donne e bambini, di lasciare lo spazio illegalmente occupato del «Camping River» in via della Tenuta Piccirilli, nel Municipio 15 di Roma, a|fine di scongiurare un allontanamento coattivo;

          a seguito di sopralluoghi e ispezioni della Asl Roma1, coadiuvate da annesse relazioni tecniche, il quadro igienico-sanitario dell'accampamento risulta gravemente compromesso;

          è necessario salvaguardare la tutela della salute pubblica, nonché evitare il rischio di danno ambientale con inquinamento del fiume Tevere;

          gli agenti della polizia locale hanno, da tempo, provveduto alla rimozione dei moduli abitativi, mentre il servizio per la manutenzione degli impianti dell'acqua e dello smaltimento dei liquami fognari, cessato il 30 giugno 2018;

          i rapporti stilati da Arpa Lazio certificano che l'acqua destinata agli usi alimentari non è conforme ai parametri di legge e che la concentrazione di inquinanti presenti nelle acque reflue supera i limiti normativi;

          la Corte europea per i diritti dell'uomo, tramite l'adozione di una misura di emergenza, ha ordinato al Governo italiano di non procedere al suddetto sgombero, pur non tenendo in considerazione, secondo l'interrogante, le gravi condizioni di pericolo sanitario e ambientale in cui versano gli occupanti e il territorio adiacente del «Camping River»;

          è doveroso agire nel rispetto della normativa comunitaria in materia di inclusione socio-economica delle comunità Rom, Sinti, Caminanti e della Strategia nazionale d'inclusione –:

          se il Governo intenda intraprendere le opportune iniziative di competenza in relazione allo sgombero dell'occupazione abusiva all'interno del «Camping River», anche per il tramite del Comando dei Carabinieri per la Tutela dell'ambiente, con lo scopo di ristabilire lo stato dei luoghi e garantire una piena tutela dell'ambiente nell'area sopracitata.
(4-00939)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

          la costa che va da Agropoli a Scario è la costa del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Nonostante i vincoli, un'edilizia non pianificata ha ampiamente compromesso i centri di Camerota, Palinuro, Ascea, Casalvelino. L'unica straordinaria perla rimasta intatta è costituita dal comune di Pisciotta;

          riconoscendo tale valore, il decreto dei Ministeri della pubblica istruzione e della marina mercantile dell'8 novembre 1968, ha apposto un vincolo paesaggistico che impone l'obbligo di presentare alla competente soprintendenza di Salerno, per la preventiva approvazione, qualunque progetto di opere che possa modificare l'aspetto esteriore della costa, nonché qualsiasi progetto di modifica di immobile in essa ricadente;

          un ulteriore vincolo è stato posto dall'articolo 142 del codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), laddove si prevede che sono di interesse paesaggistico «i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare»;

          tuttavia, proprio a Pisciotta, si registra presenza di uno «scheletro» in cemento armato, meritevole certamente del titolo di «ecomostro», che da oltre 10 anni svetta su uno dei punti più visibili del golfo che va da Ascea a Palinuro;

          occorre comprendere come sia potuto accadere che nel mezzo di un'area protetta e soggetta alle norme di un parco nazionale qualcuno nel 2007-2008 sia riuscito ad elevare tre solai fuori terra di ampiezza pari ad un condominio di periferia metropolitana pianeggiante;

          fortunatamente è arrivato lo «stop» per la realizzazione dell'opera. Ma ora sono passati oltre 10 anni e lo scheletro di cemento, non curante della bruttezza che esprime tutti i giorni, sta lì e non si comprende perché non venga abbattuto e perché gli enti preposti alla tutela del paesaggio (ente parco, soprintendenza e altri) non sollecitino con propri atti l'abbattimento della struttura;

          a fine luglio 2018 Italia Nostra ha presentato richiesta di accesso agli atti emanati: provvedimenti, autorizzazioni, pareri, nulla osta e assensi comunque denominati, progetto approvato, in merito all'edificio sito nel comune di Pisciotta, costituito dalla sola struttura grezza in cemento armato (pilastri e n. 3 solai), posizionato sopra la galleria «Vallescura 1» dell'ex tracciato ferroviario, in località Lacco, in prossimità del villaggio «La Suerte», particelle del catasto terreni n. 41 e 42, foglio 18, presumibilmente costruito nel 2007;

          contestualmente Italia Nostra nazionale ha scritto alla soprintendenza di Salerno per ottenere tutte le informazioni disponibili, per comprendere come si sia riusciti a superare i vincoli del citato decreto 8 novembre 1968;

          l'articolo 52, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221, ha inserito un articolo 72-bis nel codice dell'ambiente, per il finanziamento degli interventi di rimozione o di demolizione di immobili abusivi realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico;

          i commi 26 e 27 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2018 (n. 205 del 27 dicembre 2017) istituiscono un fondo presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per l'erogazione ai comuni di risorse per la demolizione di manufatti abusivi e conseguente acquisizione al patrimonio comunale;

          soprattutto, l'articolo 1, commi 460 e 461, della legge di bilancio 2017 (legge n. 232 dell'11 dicembre del 2016) destina, a partire dal 1° gennaio 2018, esclusivamente e senza vincoli temporali, i proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni in materia edilizia incassati dai comuni, a interventi riguardanti tra l'altro la demolizione di costruzioni abusive;

          si dispone pertanto di tutto l'armamentario legale per procedere all'abbattimento della struttura sopra descritta –:

          quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare i Ministri interpellati al fine di procedere all'abbattimento dell'edificio descritto in premessa.
(2-00073) «Giacometto».

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

          è stato stimato che, in Italia, gli eventi sismici verificatisi dal secondo dopoguerra fino al 2013 avrebbero provocato danni per circa 188 miliardi di euro, 2,7 miliardi di euro all'anno: il solo terremoto del Centro Italia, secondo quanto sostenuto dalla Protezione civile avrebbe provocato danni per oltre 23 miliardi di euro;

          questi dati mettono in rilievo l'elevato rischio sismico del territorio italiano, circostanza nel tempo sottovalutata soprattutto per quanto attiene l'attuazione di interventi adatti a contenere i rischi e ad aumentare la sicurezza;

          dal 2013, nel nostro ordinamento è stato introdotto il «sismabonus» che prevede una detrazione del 65 per cento delle spese sostenute per i lavori di miglioramento e adeguamento antisismico degli immobili;

          negli anni, l'incentivo ha mutato forma fino ad assumere l'attuale (legge di bilancio 2018) che prevede una detrazione fino a un massimo di 96 mila euro delle spese di adeguamento antisismico degli edifici che si trovano nelle zone 1 e 2 (quelle ad altissima e alta pericolosità);

          sul modello delle classi energetiche, il «sismabonus» prevede otto classi di rischio (da «A»+ a «G»): in base alla qualità dell'intervento prevede sgravi dal 50 per cento sino all'80 per cento;

          ad esempio, se con l'intervento si migliora di una classe (passando ad esempio da «F» a «E»), l'agevolazione sarà del 70 per cento delle spese delle spese, mentre, se il passaggio è di due classi (ad esempio da «F» a «D») la copertura può essere dell'80 per cento;

          per la qualità economica della misura e per gli effetti auspicati in un contesto più restio agli interventi di riqualificazione, appaiono di particolare interesse gli sgravi previsti per gli edifici con più unità abitative e a più piani;

          in questo caso, l'incentivo, si aggira attorno al 75 per cento e all'85 per cento, ed è sempre commisurato in base al criterio del passaggio di classe. Anche per consentire l'accesso a persone con diversa disponibilità economica, è prevista la cessione del credito ai fornitori o ad altri soggetti (persone fisiche, società ed enti);

          la misura sui condomini interviene in un contesto in cui gli interventi di adeguamento, riqualificazione e miglioramento dell'intero corpo dell'edificio sono più difficili da attuare per una pluralità di motivi; tra questi, acquista particolare rilevanza la peculiare struttura della proprietà immobiliare italiana, distribuita su una molteplicità di piccoli proprietari, spesso inquilini dell'unico immobile posseduto;

          questa circostanza rende più complessi gli interventi nei condomini, dove sono presenti diversi proprietari con una diversa capacità di spesa e una diversa disponibilità a investire nella riqualificazione della casa;

          secondo il 15° censimento Istat della popolazione e delle abitazioni, del 2011, rispetto alla vetustà del patrimonio abitativo emerge che il 53,7 per cento delle abitazioni, circa 16,5 milioni di unità, ha più di 40 anni (essendo stato costruito, tale patrimonio, prima del 1970), mentre un ulteriore 31 per cento è stato edificato nel ventennio successivo (1971-1990) e il 7,4 per cento nel periodo 1991-2000;

          in questo contesto, acquista importanza il numero dei condomini, dove si registrano i maggiori ritardi nella riqualificazione: sono oltre un milione gli stabili con più unità abitative, per un totale di 27 milioni di appartamenti (una media di 30 a edificio), di cui 14 milioni residenziali;

          la legge di bilancio 2018 ha combinato le misure «sismabonus» ed «ecobonus» (la detrazione per la riqualificazione energetica degli edifici): in questo modo, il tetto massimo viene portato a 136 mila euro;

          nelle citate misure di incentivazione andrebbero introdotte alcune migliorie per aumentarne l'efficacia, sarebbe, ad esempio, auspicabile intervenire su tre aspetti normativi impellenti quali:

              la rimodulazione dell'importo del bonus ristrutturazioni (di cui all'articolo 16, comma 1, del decreto-legge n. 63 2013) fissando, quale tetto massimo della detrazione dall'imposta lorda, un limite legato all'unità di superficie;

              l'estensione, anche alla disciplina del «sismabonus», dell'istituto della cessione del credito d'imposta (di cui all'articolo 16, come 1-quinquies del decreto-legge n. 63 del 2013 per gli interventi eseguiti sulle singole unità abitative o destinate ad uso produttivo (attualmente prevista solo per le parti comuni degli edifici condominiali situati nelle zone a rischio sismico 1, 2 e 3);

          la cedibilità del credito alle banche per i soggetti ricadenti nella «no-tax area», ovvero con reddito inferiore agli 8 mila euro (atteso che ai sensi dell'articolo 16 del suddetto decreto non è stata inserita una previsione analoga a quella introdotta nell'articolo 14 del medesimo decreto per i soggetti «no tax area»);

          è il caso di osservare che qualsiasi ipotesi d'intervento migliorativo non possa prescindere dalla valutazione dell'efficacia dell'impatto avuto dall'attuale agevolazione –:

          di quali elementi disponga il Governo sull'utilizzo dell'agevolazione cosiddetta «sismabonus», in particolare, quali siano gli effetti quantitativi e qualitativi della misura, come, ad esempio, l'ammontare complessivo degli investimenti, il numero dei soggetti beneficiari e il numero e la tipologia degli interventi attuati.
(2-00072) «Vallascas».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CASO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto riportato nel 2017 dal giornale on line Huffingtonpost.it «Negli anni la politica di riduzione del costo del lavoro promossa da Poste Italiane non ha incontrato limiti. La forza lavoro occupata negli ultimi 5 anni è costantemente diminuita, dal 2012 ad oggi sono 7000 mila in meno i lavoratori impiegati. E se gli occupati a tempo indeterminato diminuiscono da 144 mila nel 2012 a 135 mila nel 2016, i lavoratori a termine aumentano sino a superare la soglia di 6 mila occupati»;

          in data 13 giugno 2018 Poste Italiane s.p.a., partecipata al 29,26 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e al 35 per cento da Cassa depositi e prestiti, ha sottoscritto con i principali sindacati del settore un accordo per le politiche attive del lavoro con il quale l'azienda, a fronte di una riduzione del personale di circa quindicimila unità entro il 2020, si è impegnata a sviluppare «politiche attive per almeno 6000 fte complessivi», anche mediante l'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori che hanno lavorato e che lavorano per Poste Italiane s.p.a. con contratti a tempo determinato (cfr., in particolare, pagine 3 e 4 dell'accordo);

          il quotidiano on line Il Desk riferisce che «i vertici delle Poste Italiane hanno deciso di licenziare 8 mila postini precari che attualmente lavorano con contratti a tempo determinato in tutte le Città italiane», benché «circa 30 mila lavoratori delle Poste attendono l'assunzione con contratto a tempo indeterminato e dopo settembre diventeranno circa 40 mila» –:

          se sia a conoscenza dei fatti e dei dati sopra riportati e se intenda assumere le iniziative di competenza al fine di verificare la possibilità di realizzare una sensibile riduzione dell'utilizzo di personale con contratto a tempo determinato in favore di contratti di lavoro stabili, anche in applicazione delle disposizioni di cui al decreto-legge n. 87 del 2018;

          se sia a conoscenza delle procedure concorsuali per l'assunzione di personale in Poste Italiane s.p.a. e quali incentivi ed altre misure di sostegno intenda promuovere per agevolare la stabilizzazione dei lavoratori precari di Poste Italiane e garantire parità di trattamento tra le diverse tipologie di lavoratori precari che parteciperanno alle selezioni.
(5-00338)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


      DE MARIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          dal 2010 in tutta Italia, negli uffici del Ministero della giustizia, attraverso accordi con regioni, province, comuni, enti universitari, hanno avuto inizio i progetti formativi che hanno inserito quelli che erano veri e propri lavoratori in programmi di tirocinio formativo;

          si tratta dei cosiddetti precari della giustizia ai quali, a partire dal 2013, è stato consentito di continuare a svolgere le proprie mansioni attraverso provvedimenti sempre temporanei, all'interno dell'ufficio per il processo, ovvero la nuova struttura organizzativa di supporto del magistrato;

          in materia era intervenuto l'articolo 21-ter del decreto-legge n. 83 del 2015, che consentiva l'individuazione di soggetti che, avendo concluso il tirocinio, potessero far parte per ulteriori 12 mesi dell'ufficio del processo, fissando in 400 euro mensili l'importo massimo della borsa di studio. In attuazione di quella disposizione il Ministero della giustizia ha emanato il decreto ministeriale 20 ottobre 2015, con il quale è stata indetta la procedura di selezione di 1.502 tirocinanti per lo svolgimento dell'ulteriore anno di perfezionamento nella struttura organizzativa denominata «ufficio per il processo»;

          la disposizione introdotta nella legge di bilancio per il 2017 prolungava di ulteriori 12 mesi, e dunque per tutto il 2017, la durata del periodo di perfezionamento da svolgere nell'ufficio giudiziario e stanziava 5.807.509 euro per il 2017 per coprire le borse di studio, attingendo alle risorse già stanziate per la riqualificazione del personale dell'amministrazione giudiziaria (articolo 21-quater del decreto-legge n. 83 del 2015); anche la legge 27 dicembre 2017, n. 205, legge di bilancio per il 2018, all'articolo 1, comma 1121, ha previsto il proseguimento per il 2018 dei tirocini presso l'ufficio per il processo per coloro che hanno completato nel 2017 il tirocinio formativo presso tale ufficio, e stanziava 5.807.509 per l'anno 2018 –:

          quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di valorizzare e «mettere al sicuro» questa particolare esperienza che ha portato comunque un valore aggiunto in termini di professionalità ed efficienza al sistema giustizia.
(4-00930)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      SERRACCHIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          nel 2016 presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è stato sottoscritto un protocollo d'intesa firmato con le regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto e Autovie venete con cui si è avviato un processo finalizzato al rilancio di una serie di infrastrutture del nord est e per il superamento delle vicende legate alle concessioni dei tratti autostradali che interessano i due territori;

          le due regioni, nel frattempo, hanno provveduto a costituire una società in house denominata «Società autostrade Alto Adriatico spa», con un capitale sociale di 6 milioni di euro di cui i due terzi provenienti dalla regione Friuli Venezia Giulia e la parte rimanente dal Veneto;

          suddetta società è chiamata a subentrare senza gara europea nella gestione delle tratte autostradali attualmente di competenza di Autovie venete, ottenendo in proposito una concessione trentennale da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

          si tratta in pratica di subentrare ad Autovie venete, che è concessionaria delle tratte autostradali A4 Venezia-Trieste, A23 Palmanova-Udine Sud, A28 Portogruaro-Pordenone-Conegliano, A57 tangenziale di Mestre (con competenza fino al Terraglio) e della A34 Villesse-Gorizia, in forza di una convenzione stipulata con Anas, scaduta il 31 marzo 2017 e attualmente in regime di proroga;

          altro punto di grandissima rilevanza è il completamento della realizzazione della terza corsia sulla tratta Venezia-Trieste della A4;

          questo percorso con l'avvento dell'attuale Governo appare non più ben definito, in quanto sarebbero subentrate valutazioni differenti;

          ciò anche in relazione a quanto sta accadendo per l'A22 del Brennero, dove era stata costituita una società in house, che ora sembrerebbe a rischio nonostante i pareri positivi del Consiglio di Stato e dell'Autorità di regolamentazione dei trasporti, con il Ministro che «sta valutando il dossier che riguarda la concessione della A22 tenendo conto di tutti gli aspetti tecnici, finanziari e soprattutto giuridici, sia in relazione agli interessi dell'erario che delle regole del diritto europeo»;

          l'attuale giunta regionale del Friuli Venezia Giulia subentrata a quella che ha sottoscritto il protocollo d'intesa dichiaratamente intende confermare quell'orientamento;

          vi sono diffuse preoccupazioni concernenti le crescenti incertezze del Ministro interrogato rispetto alla realizzazione e alla gestione delle grandi opere, che potrebbero riguardare anche la società in house e la concessione per il subentro ad Autovie, e che avrebbero conseguenze molto rilevanti sulle capacità di investimento della regione autonoma Friuli Venezia Giulia in favore di infrastrutture cruciali per il sistema Paese –:

          se ci sia la volontà politica da parte del Governo di proseguire con la proroga della concessione; se risultino essere stati avanzati dubbi di natura giuridica in merito all'attuale quadro da parte della Unione europea; quali iniziative intenda assumere al fine di risolvere le possibili criticità senza pregiudicare gli investimenti attesi e gli impegni assunti dalle due regioni.
(5-00337)


      PELLICANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la laguna di Venezia negli ultimi giorni è stata funestata da due gravissimi incidenti costata la vita a tre persone;

          purtroppo, non è la prima volta che accade, poiché la laguna soprattutto in determinate fasce orarie sembra trasformarsi in una sorta di circuito ad alta velocità con imbarcazioni che sfrecciano velocissime incuranti dei limiti vigenti;

          risulta ormai improcrastinabile, accanto a una capillare attività di formazione ai conducenti dei natanti, un incremento delle sanzioni e va reso operativo l'obbligo di installazione del Gps a bordo delle imbarcazioni, a partire da quelle in possesso di licenze comunali, altrimenti anche il sistema di controllo elettronico Argos, che tanto è costato alla collettività veneziana, diventa inutile;

          occorre rafforzare i controlli sui limiti di velocità, sui motori, spesso truccati e sul traffico acqueo con un potenziamento anche delle forze di polizia presenti a Venezia;

          si pone un evidente problema di razionalizzazione delle competenze che riguardano il governo della laguna oggi frammentata in una miriade di competenze fra comune – competente solo nei canali interni – provveditorato alle opere pubbliche, capitaneria di porto, autorità portuale, città metropolitana, regione;

          il tema va ripreso attraverso un aggiornamento della legge speciale, lo strumento legislativo ideato e approvato 45 anni fa, che resta fondamentale per il governo di una città unica qual è Venezia –:

          quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di propria competenza, al fine di prevenire tragedie come quella riportata in premessa che hanno profondamente colpito la comunità veneziana nonché per implementare gli organici e le dotazioni delle forze dell'ordine per un maggiore e più efficace controllo della laguna.
(5-00341)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MONTARULI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha annunciato il conferimento di incarichi e consulenze al fine di verificare i costi e i benefici della linea ad alta velocità Torino-Lione –:

          quali siano le consulenze e gli incarichi conferiti dall'inizio della legislatura in corso, a chi siano stati assegnati, se si intendano rendere noti i relativi curricula, e quali siano i costi sostenuti sin qui dall'amministrazione per tali incarichi.
(4-00931)


      TESTAMENTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          sono ormai, purtroppo, sempre più frequenti le notizie di tragici incidenti sulle strade molisane, dove i livelli di sicurezza risultano essere sempre più bassi a causa delle deformazioni del manto stradale ovvero della scarsa o – addirittura – del tutto assente illuminazione su ampi tratti di strade;

          all'interno di questo quadro non proprio invidiabile, risulta all'interrogante che, da alcune settimane, sulle strade della Valle del Volturno e – più in generale – della provincia di Isernia, molte gallerie siano poco illuminate o totalmente al buio, situazione che mette gravemente a rischio l'incolumità fisica di automobilisti, centauri e ciclisti. Nello specifico si apprende da fonti di stampa (www.newsdellavalle.com, 1° luglio 2018) che il 1° luglio un ciclista è rimasto gravemente ferito dopo l'impatto con un'autovettura avvenuto sulla strada statale 158 «Valle del Volturno», all'interno della galleria che separa i territori di Rocchetta a Volturno e Cerro. Inoltre, sempre il sito giornalistico www.newsdellavalle.com ha dato notizia di un altro incidente avvenuto il 4 luglio sempre sulla strada statale 158, sotto la galleria che divide i territori di Colli a Volturno e Rocchetta a Volturno e che ha visto coinvolti – questa volta per fortuna senza gravi conseguenze – un'autovettura e un motociclista;

          a seguito di questi ultimi gravi sinistri gli automobilisti hanno protestato vivamente contro la decisione di spegnere l'illuminazione all'interno delle gallerie. Si tratta di una misura ancor meno comprensibile se adottata in un momento dell'anno in cui l'affluenza e il traffico sulle strade molisane aumentano con l'arrivo della bella stagione, l'organizzazione di gite fuori porta e vari eventi culturali. Inoltre, bisogna evidenziare che, finora, Anas non ha mai risposto alle richieste di chiarimento inviate dai cittadini circa lo spegnimento dell'illuminazione delle gallerie –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

          se non ritenga opportuno approfondire la questione e fare chiarezza sulle motivazioni che hanno indotto Anas alla riduzione dell'illuminazione nelle gallerie sopra citate;

          se e quali iniziative, nei limiti delle proprie competenze, intenda adottare per ripristinare idonei livelli di sicurezza relativamente alla strada statale 158 «Valle del Volturno» e garantire un'adeguata illuminazione delle gallerie ivi presenti.
(4-00933)


      ENRICO BORGHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          sulla rete di trasporto su rotaia, di competenza della regione Piemonte, nella tratta Domodossola-Arona, e della regione Lombardia, nella tratta Arona-Milano, il cui servizio è ad oggi facente capo alla società Trenord esistono gravissime carenze e disservizi nell'espletamento del servizio stesso;

          tale linea ferroviaria di trasporto è quotidianamente utilizzata da centinaia di lavoratori e studenti pendolari che dalle provincie del Verbano Cusio Ossola, di Novara, di Varese e di Milano si recano nel territorio regionale della Lombardia e nel suo capoluogo, con una media di 18.000 passeggeri al giorno;

          negli scorsi mesi, proprio in considerazione delle problematiche sopracitate e mai risolte, sono stati fatti numerosi incontri tra i rappresentanti dei pendolari e le istituzioni del territorio, dai quali sono emerse con forza le problematiche legate alla pulizia delle vetture, al sovraffollamento, al mancato funzionamento degli impianti di aerazione ed agli eccessivi e ripetuti ritardi dei mezzi sulla richiamata linea ferroviaria;

          è notizia di questi giorni che ai disagi sopracitati si è aggiunta la chiusura della biglietteria della stazione di Verbania-Pallanza a partire dalle ore 13, con notevoli disagi per l'utenza;

          con l'arrivo della stagione estiva il traffico su rotaia conosce un importante incremento dato dall'afflusso di turisti sul territorio della provincia del Verbano Cusio Ossola;

          attualmente, Trenord è partecipata al 50 per cento da Ferrovie Nord Milano e al 50 per cento da Trenitalia;

          è notizia delle scorse settimane la volontà di regione Lombardia, in accordo con i vertici di Ferrovie dello Stato italiane, di modificare l'attuale assetto societario per il trasporto locale ferroviario entro la fine del 2018 con contestuale gestione separata affidata a due società distinte, una di partecipazione della regione Lombardia (Ferrovie Nord Milano) e una di partecipazione diretta di Ferrovie dello Stato;

          a tal riguardo non è ancora stato chiarito, nonostante gli incontri avuti con i vertici di regione Lombardia, quale sia il destino della richiamata tratta Domodossola-Milano –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle gravi problematiche sopra riportate interessanti la linea ferroviaria Milano-Domodossola;

          se, a fronte di quanto sopra riportato, il Ministro non ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza nei confronti della concessionaria Trenord affinché ripristini gli standard minimi di servizio previsti dalla concessione in essere con la regione Piemonte.
(4-00934)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VISCOMI, SIANI e ANNIBALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          Riace (Reggio Calabria) e il suo sindaco Mimmo Lucano rappresentano un modello positivo di integrazione attiva di comunità migranti, in paesi ad alta intensità di spopolamento e marginali nel contesto socio-economico;

          un quarto dei suoi abitanti è costituito da profughi che arrivano dall'Afghanistan, dal Senegal, dal Mali, che dopo aver rischiato la vita attraversando il Mediterraneo hanno trovato una casa a Riace;

          per il modello di integrazione delle comunità migranti nel territorio e nel tessuto socio-economico e culturale locale, il sindaco Lucano è stato inserito, nel 2016, al 40esimo posto nella classifica delle persone più influenti al mondo della rivista «Fortune»;

          vale la pena ricordare che, in passato, l'esperienza di Riace ha pure catturato l'attenzione di un regista come Wim Wenders, che a Riace ha dedicato il film Il Volo ed è stata sostenuta dalla regione Calabria, e dall'allora presidente Agazio Loiero, con una specifica legge del 2009, conosciuta appunto come «legge Riace»;

          a Riace non ci sono centri d'accoglienza: «qui ai migranti diamo una casa vera», dice Lucano, sindaco di un paese che è stato ripopolato da una comunità multietnica che ha riportato in vita anche gli antichi mestieri: laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie e persino la scuola elementare; il comune ha assunto mediatori culturali «che altrimenti avrebbero dovuto cercare lavoro altrove»;

          un modello che, come scrive Fortune, «ha messo contro Lucano la mafia e lo Stato, ma è stato studiato come possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa»;

          da quanto però si apprende sui social network e sui massmedia, l'esperienza di Riace è veramente a rischio tanto che il sindaco Mimmo Lucano ha iniziato lo sciopero della fame e ne ha così spiegato le motivazioni con un post su Facebook: «Riace è stata esclusa dal saldo luglio-dicembre 2017 (circa 650.000 euro) e per il 2018 non è compresa tra gli enti beneficiari del finanziamento del primo semestre, nonostante tutte le attività siano state svolte e nessuna comunicazione è pervenuta della chiusura del progetto. È stato quindi accumulato un ingente debito con il personale, con i fornitori e con gli stessi rifugiati»;

          pertanto, se non verranno sbloccati i fondi ministeriali connessi a progettualità operativa sarà messa a rischio la presenza di 165 profughi, 50 bambini e 80 operatori e la stessa sopravvivenza del modello Riace –:

          se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa dell'esistenza di un modello di accoglienza ed integrazione attiva di comunità di rifugiati, internazionalmente riconosciuta come buona pratica;

          se corrisponda al vero la notizia dei predetti ritardi nella erogazione dei saldi e delle anticipazioni di risorse finanziarie connesse ai progetti operativi di cui in premessa;

          quali iniziative intenda mettere in atto affinché, in presenza di verificata rendicontazione, siano tempestivamente erogate le risorse dovute.
(5-00343)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 febbraio 2011 è stato dichiarato lo stato di emergenza in relazione all'eccezionale flusso migratorio proveniente dai Paesi del nord Africa, flusso che ha avuto un incremento notevole negli anni immediatamente successivi all'adozione del citato provvedimento, anche a causa di una gestione dell'emergenza ad avviso dell'interrogante miope ed irresponsabile ad opera dei governi succedutisi nel tempo;

          nei periodi di clima meteorologico favorevole, si assiste ad un notevole accrescimento degli sbarchi dei suddetti migranti – trasportati da varie unità navali di organizzazioni non governative, nonché da navi militari italiane – che mette in grave difficoltà i prefetti, i quali si trovano a dover assumere iniziative rapide e coraggiose, spesso non supportate da adeguate analisi del territorio, a causa del ristrettissimo tempo a disposizione;

          in particolare, è stato necessario predisporre, in tempi ristrettissimi, diverse gare d'appalto aventi ad oggetto il reperimento di strutture per l'accoglienza dei migranti, a cui hanno partecipato diversi operatori, anche titolari di attività in sofferenza economica e, spesso, sprovvisti delle competenze necessarie per la gestione di una simile emergenza;

          attualmente, lo stato d'emergenza appare parzialmente attenuato ed è dovere dello Stato pretendere, attraverso controlli mirati e professionali, il rispetto dei capitolati d'appalto da parte dei soggetti assegnatari, anche al fine di evitare il ripetersi dei tanti, denunciati casi di cattiva gestione del sistema dell'accoglienza;

          allo stato, lo svolgimento di tali controlli è stato demandato al personale delle prefetture, il quale non appare essere in possesso delle competenze necessarie a effettuare ispezioni efficaci, anche perché non risulta che il Ministero dell'interno abbia mai sottoposto il citato personale a un'adeguata e specifica attività di formazione;

          i citati controlli – attualmente operati in tutti i centri d'accoglienza presenti nel territorio nazionale dal suindicato personale delle prefetture – appaiono assolutamente inefficaci: prova ne sia che ai medesimi controlli sfuggono non soltanto le attività illecite poste in essere da alcuni dei gestori delle strutture ricettive interessate, ma anche tutti gli inadempimenti rispetto agli obblighi specificamente previsti dai capitolati d'appalto –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda adottare al fine di garantire controlli maggiormente efficaci o, comunque, al fine di organizzare apposite sessioni di formazione per il personale delle prefetture attualmente impiegato in tali attività.
(4-00922)


      FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          dalle pagine «social» del giornalista Enrico Nascimbeni e dei «Sentinelli di Milano» e successivamente da numerosi articoli di stampa, si apprende che la sera di mercoledì scorso all'ora di cena, Nascimbeni, militante dei movimenti antirazzisti e antiomofobi e vicino ai «Sentinelli di Milano», è stato aggredito davanti alla propria abitazione da due soggetti che lo hanno colpito con un coltello, urlandogli contro frasi ingiuriose;

          il giornalista ha riportato un taglio non profondo al braccio dopo essersi difeso dal tentativo di accoltellamento al volto e ha subito sporto denuncia ai carabinieri. Un amico del giornalista e scrittore, come ha riportato la stampa, ha raccontato di «due energumeni palestrati, tatuati e con il cranio rasato»;

          il fatto accaduto sarebbe riconducibile alle numerose minacce che gli erano arrivate via mail e via social network negli ultimi mesi, dopo la partecipazione a manifestazioni antifasciste e antirazziste;

          sulla sua pagina Facebook lo stesso Nascimbeni scrive: «Uno dei due fascisti che mi hanno aggredito sulla porta di casa, mi ha tirato una coltellata al viso che per reazione istintiva ho parato con un braccio che ovviamente ha un taglio non grave. Non grave davvero. Se ne sono scappati via dicendomi "sporco comunista di m...". "Mi sono chiuso in casa"»;

          a parere dell'interrogante si tratta di un'aggressione di probabile matrice neofascista e di una violenza inaudita rivolta contro un giornalista, scrittore e cantautore dovuta alle sue idee e all'impegno politico e sociale contro il razzismo e l'omofobia. È allarmante che ciò possa accadere in pieno giorno, all'interno di un'abitazione privata, con un coltello;

          occorre sottolineare come questo non sia l'unico caso di aggressione fisica e verbale nei confronti dei «Sentinelli di Milano» o di esponenti a loro vicini come lo è Enrico Nascimbeni, così come, anche a causa delle politiche dei movimenti di destra ed estrema destra, si moltiplicano le aggressioni contro i migranti, i rom e tutti coloro che apertamente si dichiarano antifascisti e antirazzisti;

          a parere dell'interrogante si è di fronte ad un’escalation di violenza che va immediatamente arrestata e gli autori vanno perseguiti e puniti –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per garantire maggior tutela e «agibilità» professionale e culturale al giornalista Enrico Nascimbeni e, più in generale, a tutti quei movimenti organizzati che, come «i Sentinelli», coraggiosamente denunciano il pesante clima di intimidazione e di provocazione da parte di movimenti neofascisti e difendono i valori della laicità, dell'antifascismo e dell'antirazzismo, per consentire loro di lavorare senza dover subire alcuna forma di pressione, minaccia, intimidazione o insulto.
(4-00928)


      FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il 1° agosto 2018, a Livorno si sono vissuti momenti di grande tensione tra un gruppo di manifestanti e forze di polizia, al termine della prima serata della rassegna Effetto Venezia;

          tutto sarebbe cominciato quando i vigili del fuoco, scortati dal reparto mobile hanno cercato di rimuovere uno striscione contro il Governo giudicato offensivo;

          i manifestanti, che si sarebbero opposti alla rimozione, avrebbero subìto, a detta loro cariche «violente e ripetute»;

          a parere dell'interrogante si è di fronte ad una reazione sproporzionata delle forze dell'ordine, volta a colpire chi, in quel momento, stava manifestando in modo pacifico, esponendo uno striscione contenente un messaggio di critica nei confronti di alcune forze politiche, sia della maggioranza di Governo che di opposizione;

          occorre sottolineare come ogni attività eversiva, sovversiva o violenta debba essere condannata e colpita in modo proporzionato, ma, a parere dell'interrogante, l'esposizione di uno striscione dal contenuto politico, seppur forte e di critica aspra, non può in alcun modo essere incluso tra le attività da reprimere con l'uso della forza e della violenza –:

          se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda intervenire presso la questura di Livorno per raccogliere tutti gli elementi utili a chiarire se l'intervento e l'uso della forza da parte della polizia nei confronti dei manifestanti, nell'episodio descritto in premessa, non sia da considerarsi un atto sproporzionato e che poteva essere evitato rispetto all'oggetto della protesta e al contenuto dello striscione esposto.
(4-00929)


      VANESSA CATTOI, BINELLI, SEGNANA, ZANOTELLI, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, VINCI, PIASTRA, TOMASI e TOMBOLATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la normativa sul pubblico impiego prevede che i cittadini dell'Unione europea possano accedere a quei rapporti di lavoro pubblico che non comportano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, oppure che non risultano delicati in relazione alla tutela dell'interesse nazionale. In particolare, il requisito della cittadinanza italiana va sicuramente previsto in caso di funzioni che comportano l'elaborazione, la decisione, l'esecuzione di provvedimenti autorizzativi e coercitivi, oppure funzioni di controllo;

          tali norme trovano applicazione anche per i cittadini stranieri non comunitari, se titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo, se rifugiati o se titolari della protezione sussidiaria, permettendo di adeguare il nostro ordinamento alle direttive dell'Unione europea, confermando al tempo stesso che lo straniero non può accedere a tutti i pubblici impieghi. Si tratta di una scelta, anche politica, che trova conferma nella legislazione in vigore, italiana e comunitaria, e che, come sostenuto anche dalla Corte di cassazione, non va intesa come discriminazione lesiva del principio d'uguaglianza, giacché non esiste un principio generale di ammissione dello straniero non comunitario al lavoro pubblico, come ribadito anche nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e dalla legge italiana. Tanto meno viene impedito il diritto allo straniero di lavorare in assoluto. Si tratta di restrizioni che hanno un fondamento giuridico;

          la Costituzione italiana garantisce il diritto al lavoro, ammettendo però che, per alcune attività, sia legittimo fissare condizioni e requisiti di accesso restrittivi (di età, di studio, di esperienza e altro). Come appunto stabilisce anche in riferimento al pubblico impiego, dove, da un lato ne prescrive espressamente l'accesso mediante concorso, salvo alcune eccezioni previste dalla legge, ed impone agli impiegati di prestare il loro servizio in forma esclusiva alla Nazione, e, dall'altro, riconosce implicitamente che negli impieghi pubblici ci siano interessi dello Stato o della collettività tali da giustificare la «preferenza» per i cittadini italiani rispetto ai comunitari e agli extracomunitari. Ciò in base alle particolarità e alla delicatezza del lavoro da compiere –:

          recentemente, nei comuni di Ala e delle Valli del Reno, Lavino e Samoggia sono stati banditi concorsi per agenti di polizia municipale aperti a cittadini stranieri non comunitari, titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo, rifugiati o titolari della protezione sussidiaria

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e se, alla luce delle criticità sopra richiamate, non intenda assumere iniziative normative al fine di evitare che vengano predisposti concorsi pubblici, per ruoli particolarmente sensibili, come ad esempio quelli degli agenti di pubblica sicurezza, aperti a cittadini stranieri non comunitari, titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo, rifugiati o titolari della protezione sussidiaria.
(4-00936)


      CONTE e SPERANZA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 1 dello statuto della Lega Nord per l'indipendenza della Padania recita: «“Lega Nord per l'indipendenza della Padania” è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità il conseguimento dell'indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana»;

          sulla Gazzetta Ufficiale del 14 dicembre 2017 è stato pubblicato lo statuto della Lega per Salvini premier, che all'articolo 1 recita: «Lega per Salvini Premier è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità la pacifica trasformazione dello Stato italiano in un moderno Stato federale attraverso metodi democratici ed elettorali»;

          secondo una inchiesta di The Post Internazionale, lo «sdoppiamento» della Lega in due movimenti nasce per organizzare le platee di iscritti: in modo differente sulla base della provenienza geografica. Chi vuole iscriversi alla Lega e risiede al Nord, riceverà la tessera della Lega Nord per l'indipendenza della Padania, chi risiede al Sud, invece, avrà la tessera di Lega per Salvini premier;

          non si tratta, quindi, di due movimenti separati ma dello stesso movimento politico che indirizza le richieste di iscrizioni sull'uno e sull'altro sulla base della provenienza geografica;

          i giornalisti del TPI hanno chiesto agli uffici della Lega i motivi di questa singolare divisione. Hanno avuto la seguente risposta, così come riportato sul sito web del giornale: «Questo è dovuto al fatto, come lei ben sa, delle questioni giudiziarie che ci sono. Non abbiamo potuto fare diversamente. Non sono scelte che abbiamo fatto noi, siamo stati costretti»;

          per questioni giudiziarie si fa riferimento ai 49 milioni di euro che la Lega Nord deve rimborsare per una maxi truffa allo Stato; una inchiesta che ha portato alle condanne di Umberto Bossi, ex leader leghista, e dell'ex tesoriere Francesco Belsito per truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita;

          nonostante il suo evidente collegamento con la Lega Nord, la Lega per Salvini premier, avendo depositato un suo statuto e avendo ottenuto un suo codice fiscale, ha una sua autonomia economica e finanziaria e non risponde delle responsabilità della Lega Nord;

          i due statuti, con i due codici fiscali che li identificano, sono entrambi nella lista dei partiti che possono ricevere il 2x1000;

          lo sdoppiamento della Lega Nord in due movimenti agli interroganti sembra rispondere quindi, più che alle ragioni politiche di intercettare voti al Sud senza indicare il Nord nel simbolo, a ragioni di ordine contabile finalizzate a tenere separati i conti della «vecchia» Lega da quelli della nuova;

          resta in ogni caso il fatto che Matteo Salvini, Ministro dell'interno, pur avendo giurato fedeltà alla Costituzione, che sancisce all'articolo 5 che la Repubblica è una e indivisibile, sia al momento anche leader della Lega Nord per l'indipendenza della Padania, un movimento che ha per finalità la divisione del Paese –:

          se non si ritenga di attivare, nell'ambito delle proprie competenze e dei propri poteri, un intervento sulle questioni poste in premessa, sia sulla compatibilità tra la leadership di un movimento politico che si prefigge la divisione della Repubblica e il giuramento sulla Costituzione di un Ministro in carica, sia al fine di verificare la compatibilità di tale sdoppiamento con le disposizioni che riguardano l'attribuzione di risorse derivanti da entrate fiscali ai partiti.
(4-00940)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


      PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          le problematiche finanziarie dell'Istituto superiore di studi musicali Vincenzo Bellini di Catania determinano l'impossibilità dello stesso istituto di programmare il proprio futuro didattico ed artistico sin dal prossimo anno accademico 2018/2019 e, poiché gli enti locali finanziatori sono in condizioni estremamente critiche, si prospetta il rischio di chiusura nonostante si tratti di uno dei più grandi istituti non statali d'Italia;

          nello specifico, la scuola si ritrova in condizioni finanziarie disastrose legate essenzialmente agli squilibri di cassa generati dai seguenti fattori: i mancati trasferimenti da parte dei suoi enti finanziatori, la malversazione (peculato continuato, ricettazione, riciclaggio e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, connessi all'illecita distrazione e depauperamento di risorse finanziarie dell'istituto) attuata da alcuni dipendenti amministrativi a danno dell'istituto nel decennio 2007-2017, danno stimato dalla magistratura catanese nella misura di circa 14 milioni di euro;

          il «Bellini» ad oggi è già omologato ai conservatori statali sotto tutti gli aspetti giuridici e didattici, ma il suo passaggio definitivo allo Stato, che si pone con urgenza assoluta e indifferibile per scongiurarne la chiusura, deve essere completato sotto il profilo amministrativo e finanziario;

          perché ciò avvenga è necessario che sia completato il già avviato iter di statizzazione degli istituti di alta formazione artistica, musicale e coreutica non statali;

          i contributi statali per gli istituti musicali non statali sono elargiti dal 2017 grazie ad un fondo istituito secondo i dettami dell'articolo 22-bis, comma 3, del decreto-legge n. 50 del 2017, convertito dalla legge n. 95 del 2017, il quale è destinato al finanziamento del processo di statizzazione; tuttavia, a norma del comma 4 dello stesso articolo: «nelle more del completamento di ciascun processo di statizzazione e razionalizzazione, il fondo di cui al comma 3 è utilizzabile altresì per il funzionamento ordinario degli enti di cui al comma 1 (fra cui gli istituti musicali non statali)». I suddetti finanziamenti vengono ripartiti con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca a norma dell'articolo 19, comma 5, del decreto-legge n. 104 del 2013, convertito dalla legge n. 128 del 2013 –:

          se, al fine di evitare la chiusura del prestigioso istituto di cui in premessa e di altri enti che versano in condizioni critiche, sia nelle intenzioni dei Ministri interrogati assumere le iniziative di competenza per adottare quanto prima i decreti necessari alla conclusione dell’iter avviato volto alla completa statizzazione.
(4-00925)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PEZZOPANE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          in Abruzzo, l'elevata densità di cinghiali, oltre ad essere responsabile di ingenti danni alle produzioni agro-silvo-pastorali, ha determinato negli ultimi mesi numerosi incidenti stradali, e purtroppo il decesso di una automobilista, trasformando il potenziale pericolo per l'incolumità pubblica in una triste realtà;

          la regione Abruzzo ha cercato di arginare il continuo proliferare dei danni che sempre più stanno generando malcontento tra le parti sociali coinvolte, attraverso l'adozione di proprie leggi e di regolamenti che si sono rilevati insufficienti;

          tale inefficacia, oltre a essere legata a una insufficiente gestione della fauna selvatica sul territorio regionale, è determinata dall'ormai «obsoleta» normativa nazionale, con particolare riferimento alla legge n. 394 del 1991 e alle legge n. 157 del 1992;

          risulta ormai improrogabile l'avvio di una concertazione tra regioni e Ministeri competenti al fine di ammodernare le sopracitate normative, con la finalità di garantire l'equilibrio sostenibile tra le popolazioni di fauna selvatica e il mantenimento delle coltivazioni agricole e delle altre attività antropiche, nonché la giusta tutela dell'incolumità pubblica;

          la regione Abruzzo ha individuato i nodi strategici intorno ai quali potrebbe essere orientato il confronto tra le diverse realtà istituzionali preposte alla gestione della pianificazione faunistico-venatoria. Tra questi: l'autonomia gestionale delle regioni, per poter valutare ed implementare le strategie più opportune e funzionali al proprio assetto socio-economico e territoriale; netta distinzione tra l'esercizio dell'attività venatoria e quella di controllo; possibilità per le regioni di ampliare i periodi di caccia di alcune specie di selvatici, in particolare degli ungulati, in presenza di esigenze riscontrate dall'Osservatorio faunistico regionale o dall'Ispra; il controllo, la prevenzione e il risarcimento dei danni sia nelle aree a gestione programmata della caccia sia all'interno delle aree ove l'esercizio venatorio è vietato; la possibilità per le regioni di avvalersi del parere tecnico-scientifico dell'Osservatorio faunistico regionale per il monitoraggio delle specie e la definizione degli interventi da realizzare sul territorio al fine di garantire l'equilibrio; l'avvio dell'attività venatoria nelle aree contigue ai parchi con una modulazione della pressione venatoria; l'affidamento alle regioni della gestione della fauna selvatica nelle aree contigue ai parchi con appositi regolamenti –:

          se i Ministri interrogati non ritengano necessario attivare un tavolo tecnico con le regioni al fine di esaminare le sempre più evidenti difficoltà nella gestione della fauna selvatica con l'obiettivo di pervenire in tempi rapidi a una revisione della normativa vigente rendendola più efficace e omogenea sull'intero territorio nazionale.
(5-00342)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PATERNOSTER, TURRI, LAZZARINI, BAZZARO, VALLOTTO, ZORDAN, COVOLO, FANTUZ e RACCHELLA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

          la Drosophila suzukii Matsumura, moscerino dei piccoli frutti, è un parassita polifago appartenente alla famiglia Drosophilidae sub-genere Sophophora. Originario del sud-est asiatico (India, Cina e Bangladesh) recentemente è stato introdotto negli Stati Uniti (2008) ed in Italia (2009). L'insetto è stato individuato in 12 regioni italiane e in 13 Paesi europei;

          è caratterizzato dalla presenza di grandi occhi di colore rosso. Il maschio presenta una distinta macchia scura vicino alla punta di ogni ala, caratteristica non presente nella femmina;

          il moscerino colpisce tutte le specie frutticole e viticole, infetta frutta a buccia sottile, in particolare le dupracee ovvero ciliegio dolce, pesco, susino, albicocco e frutti a bacca quali mirtillo, lampone mora e fragola, ma anche kiwi, cachi, fichi e uva;

          i danni maggiori si manifestano durante la maturazione dei frutti, fase in cui non è possibile eseguire trattamenti a causa della raccolta imminente. La presenza del parassita si nota dai fori di ovodeposizione contornati da aree leggermente depresse e rammollimenti della polpa che perde la sua consistenza. Successivamente possono instaurarsi patogeni secondari, fungini o batterici, che accelerano il processo di degradazione dei frutti, distruggendo così il valore commerciale dello stesso;

          a rendere l'insetto particolarmente pericoloso per i frutteti e i vigneti è anche la sua velocità di riproduzione – infatti, le femmine arrivano a compiere anche 10 generazioni in un anno – decisamente più elevata rispetto al moscerino autoctono. Dalle uova fuoriescono le larve che nutrendosi della polpa, provocano danni irreparabili alla frutta matura, causando anche infezioni batteriche e fungine;

          nella Val d'Alpone, provincia di Verona, dove peraltro tutti i comuni che fanno parte di questo comprensorio hanno iniziato quest'anno il percorso, affinché la ciliegia ottenga la denominazione I.g.p., la «Suzukii» ha causato gravissimi danni alla produzione cerasicola, coltura fiore all'occhiello della zona, che genera e commercializza un prodotto di elevata qualità riconosciuto ed apprezzato ovunque;

          tale insetto ha una innata capacità di svilupparsi e si diffonde specialmente con temperature piuttosto basse rispetto alla media e stagioni piovose. La lotta contro questa specie invasiva è particolarmente difficile e richiede interventi tempestivi che comprendono l'utilizzo sia di pratiche agronomiche sia di prodotti chimici;

          i produttori sono costretti ad intensificare i trattamenti, che comportano un aumento molto considerevole dei costi, ma soprattutto obbligano i cerasicoltori a trattare le piante ogni tre/quattro giorni durante la stagione, sovraccaricando il tutto con pesanti prodotti fitosanitari, che tuttavia non garantiscono una conservazione del frutto dall'attacco dell'insetto. La sola difesa chimica, infatti, non è in grado di controllare efficacemente la popolazione dell'insetto;

          nella regione Veneto qualcosa di importante si è fatto e si sta facendo, sono stati liberati in modo mirato e capillare nel tempo, tra l'anno scorso e quest'anno, dei parassitoidi indigeni (Trichopria drosophilae), nelle aree non soggette a lotta chimica in prossimità di zone coltivate a ciliegio e vite capaci di parassitizzare l'insetto, riducendo conseguentemente la popolazione e le relative infestazioni di Drosophila suzukii. Si è affermato che ci vogliono comunque alcuni anni, perché tale antagonista possa prendere piede;

          altre province come la provincia autonoma di Trento, confinante con la provincia di Verona, ha autorizzato i propri cerasicoltori ad usare prodotti molto più efficaci che avrebbero dato fin da subito importanti risultati in termini di conservazione e salvaguardia dei prodotti attaccati da questo insetto –:

          quali iniziative intenda intraprendere per tutelare il comparto agricolo e i territori colpiti dal parassita che ogni anno danneggia sempre di più un settore di straordinaria importanza come quello cerasicolo.
(4-00924)


      BIGNAMI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

          di recente, anche a mezzo stampa, Confagricoltura Emilia-Romagna ha richiamato pubblicamente l'attenzione sulle criticità infrastrutturali della rete idrica dell'Emilia-Romagna e sulla necessità di avviare ai più presto i cantieri di nove grandi opere che attendono ancora una risposta dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, nell'ambito del bando relativo al programma nazionale di sviluppo rurale;

          sottolineare tali necessità è stata la presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna durante il collaudo della diga di Mignano nel piacentino;

          il presidente di Confagricoltura Piacenza ha inoltre auspicato un nuovo piano irriguo anche per tutte le altre vallate del territorio e un'attenzione maggiore a fenomeni meteorologici intensi che mettono a dura prova le campagne e che rendono quindi indispensabile la realizzazione, in tempi rapidi, di tali opere irrigue –:

          quali siano i nove progetti che attendono ancora una risposta dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e quali siano le tempistiche per la realizzazione dei progetti stessi;

          quali iniziative si intendano assumere al fine di varare, in tempi rapidi, un nuovo piano irriguo per l'Emilia-Romagna che tenga conto, in particolare, delle mutate condizioni climatiche e dei fenomeni atmosferici sempre più intensi, tra siccità e gelate, che producono danni sempre più ingenti.
(4-00926)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


      NOVELLI, PETTARIN, D'ATTIS, VERSACE, SCOMA, MARIA TRIPODI, GIACOMETTO, RUFFINO, PORCHIETTO e BAGNASCO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          si segnala la vicenda dei circa 25 mila educatori professionali italiani che rischiano da un giorno all'altro di non poter più esercitare la propria professione, per la trasformazione in vera e propria carta straccia — è il caso di dirlo — del proprio titolo abilitante. Titolo sulla base del quale, negli ultimi 20 anni, hanno regolarmente lavorato, stipulato contratti, partecipato a bandi e superato concorsi;

          prima del 1999, la figura dell'educatore professionale non era oggetto di specifica disciplina, e l'accesso alla professione avveniva sulla base di corsi di formazione svolti per lo più a livello regionale;

          nel marzo 1999, è entrata in vigore la legge n. 42, che ha apportato una riforma complessiva delle professioni sanitarie, prevedendo per il futuro, quale requisito necessario d'accesso alla figura dell'educatore professionale, la laurea, da conseguirsi in un apposito corso universitario di futura istituzione;

          a questa riforma, sono seguiti quasi venti anni di «incanto», caratterizzati non solo dalla conservazione, ma anche dalla proliferazione di nuovi corsi di formazione e diplomi organizzati con tutti i crismi di regolarità su base regionale e locale, che hanno continuato a sfornare titoli abilitanti che nessuno, nell'ambito del lavoro pubblico o privato, ha mai contestato. Non solo: in molti casi tali corsi sono stati espressamente reclamizzati dalle regioni, che hanno assicurato l'idoneità dei relativi titoli;

          questo ingannevole incanto si è rotto con la legge n. 3 del 2018 e con il successivo decreto del Ministero della salute del 13 marzo 2018, che hanno istituito l'albo degli educatori professionali: l'iscrizione a tale albo è condizione necessaria per l'esercizio della professione e ad esso possono accedere solo i soggetti in possesso della laurea;

          in via transitoria, la legge n. 205 del 2017 ha previsto un periodo di sanatoria di tre anni a decorrere dalla sua entrata in vigore: i soggetti che non abbiano la laurea, ma posseggano alcuni stringenti requisiti cumulativi (1 – inquadramento nei ruoli delle amministrazioni pubbliche a seguito del superamento di un pubblico concorso relativo al profilo di educatore; 2 – svolgimento dell'attività di educatore per non meno di tre anni; 3 – diploma rilasciato entro l'anno scolastico 2001/2002 da un istituto magistrale o da ma scuola magistrale) possono «sanare» la propria posizione superando – la legge lo specifica: «integralmente a proprie spese» — un corso intensivo di formazione per complessivi 60 crediti formativi universitari;

          il problema è sotto gli occhi di tutti: persone che da venti anni svolgono — senza alcuna contestazione — la propria professione sulla base di titoli emessi e certificati da soggetti pubblici, si trovano costretti da un giorno all'altro, per conservarla, a dover sostenere entro tre anni un intenso corso formativo, che ha ingenti costi in termini di denaro e tempi;

          le vittime non sono solo i pur numerosi educatori professionali direttamente toccati da essa; ma – più in generale — i principi basilari sui quali si erge il nostro ordinamento: il legittimo affidamento che il cittadino deve poter nutrire nei confronti dei pubblici poteri; il divieto di retroattività, per quanto mascherata, delle norme; la funzione dello Stato, che dovrebbe essere quella di curare i bisogni e gli interessi delle persone, a cominciare da chi lavora, non già di accanirvisi contro o abbandonarli in inestricabili ragnatele burocratiche –:

          quali iniziative intendano intraprendere per risolvere in tempi brevi la grave situazione d'incertezza che oggi regna e per tutelare le ragioni di affidamento delle migliaia di educatori professionali coinvolti nella vicenda;

          quali iniziative si intendano adottare, anche nelle opportune sedi di raccordo con le regioni, per assicurare una disciplina omogenea a livello nazionale.
(3-00137)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      RIZZETTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          negli ultimi 20 anni la fibromialgia è stata definita attraverso studi che hanno stabilito gli aspetti eziopatogenetici della sindrome. Questi studi hanno dimostrato che certi sintomi sono connessi a modificazioni della soglia di percezione del dolore (sindrome da sensibilizzazione centrale) accompagnati ad alterazioni neuroendocrine e/o psico-affettive. La fibromialgia, diagnosticata in accordo ai criteri preliminari dell’American College of Rheumatology (ACR) del 2010, successivamente modificati nel 2011, è una sindrome caratterizzata da dolore cronico diffuso e un insieme di sintomi somatici che includono principalmente disturbi del sonno, disfunzioni cognitive e affaticamento, ma possono comprendere anche alterazioni del tono dell'umore. Sebbene non ancora completamente chiarita, la patogenesi della fibromialgia è spiegabile soprattutto su disfunzioni del sistema nervoso piuttosto che dell'apparato muscolo-scheletrico;

          si ritiene che ormai siano state superate le incertezze che hanno impedito, ad oggi, il riconoscimento e l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza della sindrome fibromialgica (Sfm), detta anche fibromialgia. Il mancato riconoscimento di tale patologia sta negando ai pazienti il diritto ad un'idonea diagnosi e, conseguentemente, ad accedere a cure e trattamenti terapeutici adeguati;

          si ricorda che in Italia colpisce circa 2 milioni di persone;

          la Sfm conta più di 100 sintomi; oltre a quelli sopracitati, si riscontrano disturbi della vista, fibrofog, allergie, mioclonie, ipersensibilità, palpitazioni cardiache, dolore toracico, disturbi digestivi, dolore pelvico ed altri ancora. Tutti sintomi altamente invalidanti che influiscono negativamente sulla qualità della vita di chi ne è affetto;

          colui che è affetto da Sfm si sente intrappolato in una sorta di limbo, poiché non è considerato come «malato» dalle istituzioni ed è ritenuto «sano» dalla collettività, pertanto, vive in uno stato d'ansia continuo, con gravi ripercussioni sia nell'ambiente familiare che in quello lavorativo;

          l'Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto convenzionalmente, a seguito della cosiddetta dichiarazione di Copenaghen del 1992, l'esistenza della sindrome fibromialgica, classificandola nel 2007 con il codice M-79.7 nell'IDC-10 (International Classification of Diseases), Capitolo XIII «Malattie del sistema muscolare e connettivo» e in molti Paesi ha ottenuto un riconoscimento autonomo;

          in data 3 agosto 2017, l'interrogante ha promosso un incontro presso il Ministero della salute con il presidente della commissione permanente Lea, i referenti del Comitato fibromialgici uniti-Italia e dell'Associazione italiana sindrome fibromialgica. In tale sede, detta delegazione ha provveduto a depositare presso il Ministero un dossier medico/scientifico, con ricerche nazionali e internazionali, corredato da una proposta per il riconoscimento della fibromialgia come malattia cronica e invalidante;

          la predetta documentazione comprendeva tre importanti relazioni, debitamente certificate da consensus document firmato da 3 importanti società scientifiche italiane, Sir, Crei, Aisd, sui Cut Off italiani, sui criteri diagnostici e sulla rete nazionale del percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) specifico per la fibromialgia;

          inoltre, nella medesima occasione, sono stati consegnati al Ministero i plichi contenenti circa 32.000 firme provenienti da tutta Italia, a sostegno del riconoscimento della sindrome;

          in seguito, il direttore sanitario del Ministero della salute riferiva formalmente all'interrogante che il Ministero ha provveduto a sottoporre la richiesta di inserimento della fibromialgia nei livelli essenziali di assistenza alla Commissione nazionale per la definizione e l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, con conseguente affidamento della valutazione istruttoria ai fini del riconoscimento all'istituto superiore di sanità (Iss);

          ad oggi, non si è ancora a conoscenza delle risultanze della predetta istruttoria dell'Iss, dunque, si è in una fase di stallo nel percorso di riconoscimento ed inserimento nei livelli essenziali di assistenza della fibromialgia –:

          quali siano le risultanze dell'istruttoria dell'Istituto superiore di sanità compiuta sino ad oggi e se e quali iniziative intenda adottare per accelerare le procedure relative al riconoscimento e all'inserimento nei livelli essenziali di assistenza della fibromialgia, affinché sia assicurato ai pazienti il diritto ad un'idonea diagnosi per accedere a cure e trattamenti terapeutici adeguati.
(5-00335)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          da fonti stampa si apprende che Afm spa, erede della municipalizzata Afm Bologna è in procinto di essere privatizzata per la scelta del comune di Bologna di vendere le proprie quote all'interno di una partecipata fondata nel lontano 1949 con l'obiettivo di gestire le farmacie comunali. Il comune di Bologna, già nel gennaio 2018, aveva infatti dichiarato l'intenzione di vendere le quote ancora in suo possesso, vale a dire il 16 per cento attraverso un'asta pubblica;

          il comune avrebbe voluto cedere le quote già nel 2015, ma non era stato possibile a causa di vincoli nazionali che impedivano la cessione: tali limiti, venuti a cadere, consentiranno di fatto la vendita delle quote con la conseguenza che le farmacie comunali di Bologna diverranno totalmente private (35 farmacie in tutta la città metropolitana, di cui 21 nella città di Bologna);

          tale vicenda, riportata dall'interrogante a titolo esemplificativo, deve portare a una riflessione rispetto alla salvaguardia di tali realtà nate, tra l'altro, anche con la missione di calmierare i prezzi dei farmaci. Tra le motivazioni che dovrebbero indurre ad aprire il dibattito sul tema vi sono, tra le altre:

              il fatto che il servizio sanitario nazionale oggi sembri apparire eccessivamente burocratizzato, con medici di famiglia in molti casi deputati a espletare semplici procedure formali;

              una carenza di prevenzione laddove gli esami specialistici pubblici sono rilasciati con sempre maggiore difficoltà, mentre la lista dei medicinali a pagamento appare esagerata rispetto a quelli in convenzione;

          per tali motivi l'esigenza di calmierare i prezzi dei farmaci deve, a parere dell'interrogante, essere un obiettivo primario del Ministero della salute, una vera e propria missione sociale che deve essere posta anche in capo alle farmacie comunali che devono dunque trovare, in tali obiettivi, la loro mission principale;

          appare certamente indispensabile, all'interno di tale dibattito, trovare un punto di incontro tra i diversi interessi delle diverse tipologie di farmacie, oltre che fondamentali tutele per chi vi lavora –:

          se, alla luce di quanto esposto, la Ministra interrogata intenda assumere iniziative volte a un riordino del settore farmaceutico partendo, in particolare, dall'istituzione di un tavolo di consultazione e proposta partecipato da istituzioni, mondo dell'impresa farmaceutica e sindacati;

          se e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche dal punto di vista normativo, per riaffermare la funzione pubblica delle farmacie comunali, eventualmente ponendo limiti alla dismissione delle quote da parte di enti pubblici;

          se intenda assumere iniziative per procedere all'elaborazione di un programma mirato volto a individuare misure di sussidiarietà e accordi di responsabilità sociale rispetto alle tematiche evidenziate in premessa, in particolare in relazione alla necessità di calmierare i prezzi dei farmaci, anche al fine di valutare modalità di personalizzazione dell'assistenza farmaceutica offerta rispetto a quella massificata.
(4-00923)


      NOVELLI, PETTARIN, PORCHIETTO, RUFFINO, GAGLIARDI, BAGNASCO e SACCANI JOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in Italia, ci si è accorti che molti cittadini utilizzano in modo improprio i servizi di emergenza sanitaria;

          infatti, ogni volta che arriva la stagione dell'influenza, gli ospedali della penisola vanno in crisi, fino al collasso;

          i motivi sono tanti, la rete territoriale dei medici di base è insufficiente e costringe a interminabili code per farsi visitare, certo, ma soprattutto tra le cause va annoverata l'indisciplina, che porta gli utenti a ingolfare i dipartimenti di emergenza e accettazione (ma anche il 118) per situazioni che sono ben lungi dal rappresentare un'urgenza o un'emergenza sanitaria;

          perché l'uso del pronto soccorso per effettuare indagini (gratuite), per farsi ricoverare o per avere accesso a qualsiasi altro servizio ospedaliero;

          il 15° Rapporto Ospedali & Salute/2017 dell'Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), presentato mesi fa in Senato, oltre a evidenziare come il popolo italiano sia sempre più insoddisfatto del proprio servizio sanitario nazionale, ha purtroppo confermato tutto ciò; ha cioè confermato l'abitudine alla «scorciatoia», ovvero a recarsi in pronto soccorso senza una reale situazione di urgenza/emergenza. Una scorciatoia usata, senza tentarne altre (ovvero i servizi delle Asl), «per non perdere tempo» nel 19,7 per cento dei casi. O almeno il 19,7 per cento della gente ha ammesso tale comportamento. Il 43,9 per cento dei cittadini, non trovando una risposta adeguata e/o rapida nell'ambito della medicina territoriale va invece a intasare i pronto soccorso. Il 26,8 per cento dichiara poi di andare in ospedale a fingere una qualsivoglia emergenza, perché le liste di attesa per le visite specialistiche, gli accertamenti diagnostici o i ricoveri sono troppo lunghe e a causa di questo problema, di natura indubbiamente culturale, i dipartimenti di emergenza accettazione continuano ad avere difficoltà nell'occuparsi delle reali urgenze/emergenze;

          nei giorni scorsi il quotidiano La Repubblica ha evidenziato le lunghe file nei pronto soccorsi, organici sempre più ridotti, cattiva organizzazione, scarso filtro della sanità territoriale, domanda inappropriata da parte dei pazienti, organici sempre più ridotti, cattiva organizzazione, scarso filtro della sanità territoriale, domanda inappropriata da parte dei pazienti –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per fronteggiare questa drammatica situazione del servizio sanitario nazionale;

          se ritenga opportuno rivedere le politiche di risparmio tutte incentrate sulla riduzione dei posti letto e sulla chiusura degli ospedali minori, posto che dal 2000 ad oggi sono stati soppressi più di 71.000 mila posti letto, che l'Italia come posti letto è largamente sotto la media europea e che questo taglio drastico non è stato in nulla compensato con un potenziamento e/o una riorganizzazione del territorio, generando una situazione di ulteriore abbandono;

          come intenda affrontare la riduzione del personale, considerato che in un anno il servizio sanitario nazionale ha perso almeno 10.000 dipendenti, che si è passati ai 653.352 del 2015 dai 663.793 del 2014 e che, rispetto al 2009, anno con il massimo numero di occupati nella sanità pubblica, a fine 2015 risultavano impiegate 40.364 persone in meno, restando il trend del 2018 ancora negativo.
(4-00935)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la Società italiana per condotte d'acqua spa è il terzo gruppo italiano di costruzioni con ricavi annui superiori a 1,3 miliardi di euro (dato consolidato 2016), un portafoglio ordini di oltre 6 miliardi di euro e 1014 dipendenti diretti (dati di giugno 2018), arrivando con quelli delle società partecipate e delle consortili a circa 3000 solo in Italia;

          il 16 luglio 2018 si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico l'incontro riguardante lo stato di crisi del gruppo Condotte: in quella sede l'azienda ha comunicato che l'offerta finanziaria vincolante ricevuta tre giorni prima dal fondo Attestor, ai fini del concordato in continuità, è stata ritenuta inadeguata da parte del consiglio di gestione della società Condotte e che lo stesso ha deliberato il mandato per presentare istanza al Ministero dello sviluppo economico per l'attivazione della procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347;

          durante l'incontro sul tavolo di crisi, le organizzazioni sindacali, nel prendere atto delle decisioni del consiglio di gestione, hanno chiesto al Ministero dello sviluppo economico che il commissario straordinario fosse scelto individuando una figura con comprovata esperienza di gestione imprenditoriale nel settore industriale in cui opera l'azienda;

          il successivo 17 luglio, l'azienda ha richiesto al Ministero dello sviluppo economico l'ammissione immediata alla procedura di amministrazione straordinaria;

          si apprende, da articoli apparsi su alcuni organi di stampa nei giorni scorsi, che i lavoratori non starebbero percependo gli stipendi da cinque mesi nonostante il fatto che il consiglio di gestione abbia deliberato il pagamento di almeno una delle cinque mensilità arretrate, pagamento che risulterebbe ancora sospeso dalla banca erogante in attesa della nomina del commissario da parte del Ministero dello sviluppo economico;

          in un comunicato stampa diffuso il 3 agosto le organizzazioni sindacali, nel denunciare il ritardo della nomina del commissario straordinario per il gruppo Condotte, hanno evidenziato come la situazione di stallo stia provocando delle ripercussioni gravissime e che si renda ormai necessario un intervento urgentissimo per evitare il blocco dei cantieri, e la perdita di commesse;

          la nomina del commissario si rende, infatti, oltremodo urgente anche alla luce del possibile rilancio operativo dell'azienda, visto che ci sono in essere due contratti di appalto in procinto di essere avviati: il ponte Storstrom in Danimarca, del valore di 38 milioni di euro (quota Condotte), per il quale devono essere versate le fideiussioni entro fine agosto, e ancor più il lotto h51 del Brennero, del valore di 338 milioni di euro per Condotte, per il quale il committente Bbt ha già diffidato l'azienda a versare quanto previsto dalla legge, pena la revoca del contratto stesso;

          la crisi dell'azienda starebbe inoltre provocando la perdita di professionalità ad alta specializzazione dovuta alla fuoriuscita di personale in ragione delle dimissioni volontarie e determinando un effetto domino sull'indotto delle tante imprese fornitrici e subappaltatrici impegnate insieme al gruppo Condotte nella realizzazione di importanti progetti, in Italia e all'estero, effetto che rischia di provocare il restringimento del perimetro operativo della società e di conseguenza del patrimonio industriale della futura amministrazione straordinaria con possibili ricadute negative anche a livello di immagine per il «sistema Paese»;

          è evidente che ogni giorno di ritardo nella nomina del commissario straordinario comporti l'acuirsi delle problematiche finora esposte e che lo stato di criticità raggiunto possa portare a situazioni ulteriormente dannose e purtroppo insanabili –:

          quale sia lo stato esatto della situazione e se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare con urgenza il decreto di nomina del commissario straordinario alla luce di quanto esposto in premessa.
(5-00339)


      BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          Industria Italiana Autobus è un'azienda nata nel 2015 attraverso il raggruppamento dell'ex Bredamenarini di Bologna e l'Irisbus di Avellino, la cui proprietà risulta partecipata all'80 per cento da Tever s.p.a. (ex King Long Italia) e al 20 per cento da Leonardo (ex Finmeccanica);

          l'azienda stante la crisi industriale e finanziaria in atto, ha richiesto l'intervento del Ministero dello sviluppo economico per cercare delle soluzioni che consentano la ristrutturazione degli stabilimenti e la ripresa dell'attività produttiva anche alla luce della scadenza, a dicembre degli ammortizzatori sociali attualmente erogati;

          durante l'incontro sul tavolo di crisi del 6 luglio 2018 il Governo avrebbe indicato la disponibilità ad agire per favorire l'ingresso di Invitalia, con il Fondo Pmi sud, nella compagine della società, insieme a un nuovo socio privato, con l'obiettivo di arrivare a una soluzione definitiva per consentire la stabilità occupazionale ai lavoratori per gli stabilimenti di Bologna e Flumeri (Avellino) e lo sblocco degli investimenti per far ripartire la produzione sul territorio nazionale con le commesse affidate all'azienda;

          il successivo incontro, tenutosi il 2 agosto 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico avrebbe visto però un rallentamento o quasi uno stop degli impegni presi dal Governo nella precedente riunione;

          dopo un mese infatti non risulta che ci sia stato nessun impegno fattivo in termini di ricapitalizzazione né sembrano avanzare le procedure per l'entrata del fondo di Invitalia e nemmeno la formalizzazione del terzo socio che entrasse nella compagine societaria;

          è forte la preoccupazione che il ritardo del Governo, nella gestione di questa crisi industriale, sia il preludio di un vero e proprio «stop» alla prospettata soluzione per il rilancio di Industria Italiana Autobus, e che questo possa comportare l'avvio della procedura fallimentare, vista la situazione di crisi finanziaria conclamata che rischia di compromettere il futuro dei lavoratori, che sono 154 a Bologna e 290 ad Avellino, nonostante il fatto che l'azienda risulti in credito verso la pubblica amministrazione di una cifra vicina ai 30 milioni di euro dei quali 20 già scaduti e abbia vinto gare pubbliche per oltre 1300 autobus con ordini per circa 260 milioni di euro –:

          quale sia la situazione della trattativa in corso e quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per trovare una soluzione alle problematiche esposte in premessa.
(5-00340)

Interrogazione a risposta scritta:


      BORGHESE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          l'invecchiamento globale delle popolazioni e i cambiamenti demografici richiederanno approcci nuovi in relazione a tutti gli aspetti della vita umana;

          in questo contesto, la robotica e l'intelligenza artificiale (AI) hanno un grande potenziale per assistere gli umani e aumentare le loro possibilità;

          i robot avanzati non saranno limitati alle fabbriche e alle attività di produzione. Piuttosto, lasceranno i laboratori per aiutare l'uomo nella vita quotidiana;

          inoltre, i robot abilitati all'intelligenza artificiale assisteranno gli uomini nelle vite personali (tecnologie assistive per gli anziani e nel settore sanitario), gestiranno e miglioreranno la sicurezza in ambienti pericolosi (salvaguardando la vita umana) e miglioreranno le cure mediche (migliorando la qualità della vita);

          il dominio di ricerca sulla robotica ha cinque priorità: meccatronica, robotica morbida, cognizione sociale e interazione uomo-robot, robotica biomedica e robot intelligenti «companion»;

          alcune di queste priorità hanno un carattere tematico (cognizione sociale e interazione robot umano, robot intelligente «companion»), mentre altre hanno una natura più tecnologica (meccatronica, robotica soft). Tuttavia, sono tutti fortemente focalizzati sulle applicazioni, spesso in connessione con gli altri domini di ricerca (ad esempio, nuovi materiali per la robotica, l'apprendimento automatico, le applicazioni biomediche);

          l'Italia guida la prima rete europea di laboratori di eccellenza in robotica;

          la Commissione europea ha assegnato al nostro Paese, in particolare all'istituto di biorobotica della scuola superiore Sant'Anna di Pisa, il progetto di coordinamento di una rete di infrastrutture dove si conducono ricerche all'avanguardia in robotica;

          «TERRINet» è il progetto, che identifica la rete europea, dove i migliori ricercatori provenienti dal mondo accademico e da quello industriale, stanno studiando i temi scientifici e tecnologici di assoluta avanguardia, seguiti in maniera diretta da alcuni fra i migliori ricercatori europei in robotica, usando strumentazioni e piattaforme robotiche di altissimo livello –:

          se si intendano assumere iniziative per definire una linea comune del Governo nell'approccio allo sviluppo sostenibile della robotica, dell'intelligenza artificiale e della sicurezza informatica;

          se intendano promuovere attività di formazione, ricerca e sviluppo nelle scuole, nelle università e nei centri di ricerca italiani relativamente a tali tecnologie e sostenerne le applicazioni rispetto alla produzione industriale e ai servizi civili in imprese consolidate e start up innovative per creare nuovi posti di lavoro per le nuove generazioni
(4-00937)

Apposizione di una firma
ad una mozione.

      La mozione Bergamini e altri n. 1-00026, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Musella.

Apposizione di una firma
ad una interrogazione.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Ferraioli n. 5-00222, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pettarin.