XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 4 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,

          premesso che:

              con l'articolo 1, commi 974-978, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, (legge di stabilità 2016), il Governo Renzi ha istituito un programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia, il cosiddetto «bando periferie» con uno stanziamento iniziale di 500 milioni di euro;

              al fine di assicurare il finanziamento di tutti i progetti ammessi in graduatoria, sono stati successivamente destinati al «bando periferie» ulteriori 800 milioni di euro con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 maggio 2017 di riparto del fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese istituito dall'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017), nonché 798,17 milioni di euro del fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) per il periodo di programmazione 2014-2020, assegnati con delibera del Cipe n. 2 del 3 marzo 2017;

              con quello che ai firmatari del presente atto di indirizzo appare il pretesto di dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale 13 aprile 2018, n. 74, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, nella parte in cui non prevede un'intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale, il decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2018, n. 108, ha rinviato al 2020 l'efficacia delle convenzioni concluse sulla base di quanto disposto ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 maggio 2017 e delle delibere del Cipe n. 2 del 2017 e n. 72 del 2017;

              tale scelta appare lesiva del rapporto di leale collaborazione tra enti costitutivi della Repubblica come da dettato costituzionale e sembra presentare secondo i firmatari del presente atto di indirizzo profili di illegittimità e di violazione degli obblighi convenzionali tra le parti, poiché determina, nei fatti, la revoca, e non la semplice sospensione, del processo di realizzazione delle 96 convenzioni, firmate il 18 dicembre 2017 e pienamente efficaci dal marzo 2018, termine della registrazione da parte della Corte dei conti;

              in tal modo, sono stati pregiudicati i diritti dei 19.803.099 cittadini dei 96 enti beneficiari diretti (87 comuni capoluogo e 9 Città metropolitane, per un totale di 326 comuni) che non vedranno la realizzazione dei 1.625 interventi, nonché dei progettisti e delle imprese che avrebbero dovuto realizzare i 2,7 miliardi di investimenti previsti (1,6 miliardi di euro per la realizzazione dei progetti legati alle 96 convenzioni e circa 1,1 miliardi di euro di finanziamenti messi a disposizione da privati ed altri enti);

              durante l'esame del provvedimento, sia in Commissione sia in Assemblea, il Partito Democratico ha denunciato la situazione sopra descritta e contrastato la revoca dei fondi, presentando emendamenti e ordini del giorno, finalizzati a reintegrare tutte le risorse necessarie al finanziamento del piano periferie;

              a seguito della battaglia parlamentare del Partito Democratico, nell'incontro tenuto l'11 settembre 2018 con l'Associazione nazionale dei comuni italiani, il Presidente del Consiglio ha assunto l'impegno a inserire nel primo decreto utile una norma che di fatto dia la possibilità di recuperare la realizzabilità dei progetti già in fase avanzata;

              tuttavia, poiché nessuna iniziativa del Governo ha dato seguito al citato impegno, neanche nei 46 articoli del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, cosiddetto «decreto emergenze», dal 20 settembre 2018 l'Anci ha deciso di interrompere ogni relazione istituzionale con il Governo,

impegna il Governo

1) a dare seguito agli impegni assunti dal Presidente del Consiglio dei ministri nell'incontro con l'Anci dell'11 settembre 2018, adottando con la massima urgenza un'iniziativa normativa finalizzata a reintegrare tutte le risorse necessarie ad assicurare l'integrale finanziamento delle 96 convenzioni sospese dall'articolo 13, commi da 02 a 04, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2018, n. 108.
(1-00056) «Delrio, Rotta, Gribaudo, Pezzopane, Enrico Borghi, Carnevali, De Maria, Fiano, Lepri, Morani, Viscomi, Morassut, Annibali, Anzaldi, Ascani, Bazoli, Benamati, Berlinghieri, Boccia, Bonomo, Bordo, Boschi, Braga, Bruno Bossio, Buratti, Campana, Cantini, Carla Cantone, Cardinale, Carè, Ceccanti, Cenni, Ciampi, Colaninno, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, De Filippo, De Luca, De Menech, De Micheli, Del Barba, Del Basso De Caro, Di Giorgi, Marco Di Maio, Fassino, Ferri, Fragomeli, Franceschini, Fregolent, Gadda, Gariglio, Giachetti, Giacomelli, Giorgis, Guerini, Gentiloni Silveri, Incerti, La Marca, Lacarra, Librandi, Losacco, Lotti, Madia, Gavino Manca, Mancini, Marattin, Martina, Mauri, Melilli, Miceli, Migliore, Minniti, Mor, Moretto, Morgoni, Mura, Nardi, Navarra, Nobili, Noja, Orfini, Orlando, Padoan, Pagani, Ubaldo Pagano, Paita, Pellicani, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Pollastrini, Portas, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rosato, Rossi, Scalfarotto, Schirò, Sensi, Serracchiani, Siani, Topo, Ungaro, Vazio, Verini, Zan, Zardini».


      La Camera,

          premesso che:

              i risultati e i dati pubblicati dall'Ispra per l'anno 2016 e ripresi dalla stampa nazionale e locale accertano che nell'ambito della provincia di Brescia sono stati conferiti rifiuti speciali in quantità oltremodo superiore alla media dei rifiuti conferiti nelle discariche delle altre province lombarde, e in misura superiore ad un quinto di quanto conferito in tutti gli impianti d'Italia;

              nella provincia di Brescia, come risulta dallo studio, sono stati seppelliti in discarica nell'ultimo anno censito, il 2016, 2.578.169 tonnellate di rifiuti speciali, pari al 76,47 per cento di quelli interrati in tutta la Lombardia e pari al 21,3 per cento di tutti quelli conferiti in discarica in tutta Italia;

              se si confronta la provincia di Brescia con altre province quali, ad esempio, Savona, Verona, Livorno, Terni, Taranto, che hanno le stesse criticità risulta che la quantità conferite in discarica per chilometro/quadrato è più del doppio;

              inoltre, dalla lettura dei dati dello studio dell'Ispra si apprende che nella provincia di Brescia la media dei rifiuti seppelliti in discarica per chilometro/quadrato risulta essere di circa 13 volte superiore della media delle altre province Lombarde e di tutto il territorio nazionale;

              i detti conferimenti sono avvenuti negli anni recenti, mentre ancora non si sa quanti rifiuti e in quali siti siano stati dispersi sul territorio senza alcuna tutela ambientale prima della normativa del 1982;

              a tal proposito, si ricorda la mozione unitaria presentata e approvata il 17 giugno 2017 da 13 parlamentari bresciani sull'emergenza connessa a discariche e rifiuti nella provincia di Brescia e sull'urgenza delle bonifiche,

impegna il Governo

1) a considerare, vista l'urgenza ambientale e sanitaria, l'adozione di iniziative, per quanto di competenza, volte a prevedere urgentemente una procedura di moratoria del conferimento dei rifiuti speciali destinati all'incenerimento e al conferimento in discarica in provincia di Brescia e il blocco di nuove autorizzazioni all'apertura di nuove discariche per i prossimi 5 anni, estendendo le misure previste dalla normativa nazionale più restrittive come ad esempio il decreto-legge n. 136 del 10 dicembre 2013, come precondizione per monitorare tutti i siti compromessi, sia quelli censiti sia quelli non ancora noti, al fine di implementare un piano generale di bonifica del territorio.
(1-00057) «Muroni, Fornaro».


      La Camera,

          premesso che:

              il Corridoio Reno-Alpi è uno dei nove corridoi comunitari, inseriti nelle reti TEN-T, che parte dai porti del Mare del Nord (Rotterdam e Anversa) e termina nel Mar Mediterraneo nel porto di Genova;

              alla scelta e alla caratterizzazione funzionale e strategica di tale Corridoio si era arrivati sia nella prima edizione delle reti TEN-T (2004), sia nell'aggiornamento avvenuto dopo una lunga istruttoria durata due anni e seguita dai massimi esperti della Unione europea e con il supporto tecnico economico della Banca europea degli investimenti (BEI);

              nella serie di documenti istruttori legati alla verifica delle convenienze del Corridoio stesso, le due realtà portuali rivestono il riferimento logistico più incisivo e più rilevante all'interno della Unione europea;

              all'interno di tale Corridoio insistono segmenti infrastrutturali, determinanti per dare fluidità e continuità all'asse stesso, quali i valichi del Sempione e del San Gottardo esistenti e del Terzo valico dei Giovi in costruzione;

              la funzionalità dell'intero Corridoio comunitario è strettamente legata al completamento del Terzo Valico dei Giovi ubicato sull'asse ferroviario alta velocità/alta capacità Genova-Milano e con una lunghezza in galleria di 39 chilometri;

              l'intervento, concepito contrattualmente nel 1991 e per motivi privi di giustificazione bloccato per ben due volte con provvedimenti legislativi e riattivato definitivamente solo nel 2001;

              l'intervento fa parte del programma delle infrastrutture strategiche approvato con delibera 121 del Cipe il 21 dicembre 2001 e supportato dalla legge n. 443 del 2001;

              sono in avanzata fase di realizzazione i lavori dei lotti costruttivi che dovrebbero consentire il completamento di tale segmento chiave dell'impianto ferroviario che consente l'interazione tra il sistema portuale genovese e la vasta area che interessa le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto al cui interno si movimenta oltre il 50 per cento delle merci del Paese e la cui partecipazione alla formazione del prodotto interno lordo di tale ragioni supera il 45 per cento;

              va tenuto conto della tragica emergenza che vive in questo momento storico il porto di Genova; una emergenza facilmente leggibile dai pochi dati sintetici quali la superficie operativa di 7 milioni di metri quadrati, la estensione delle banchine di 27.000 metri, la quantità di merci movimentate circa 69 milioni di tonnellate l'anno, il numero di container movimentati circa 2,6 milioni l'anno;

              con i dati riportati nel punto precedente la portualità genovese rappresenta una porta di ingresso determinante per la crescita del Paese e questa interazione con la vasta area retroportuale nazionale e comunitaria non può subire, proprio in questa grave fase congiunturale, ripensamenti e ritardi;

              l'assenza di un accesso fluido sia all'impianto portuale, sia alle attività logistiche ad esso legate, sia al complesso e articolato sistema industriale, produce, nell'arco del prossimo biennio in cui Genova non disporrà del «ponte Morandi», un danno superiore a 2,2 miliardi di euro;

              la perdita del collegamento stradale avvenuta con il crollo del «ponte Morandi» ha, ancora una volta, dimostrato la indispensabilità e la estrema urgenza di disporre di un collegamento ferroviario efficiente e fluido tra il porto e la vasta area retroportuale,

impegna il Governo:

1) ad autorizzare entro e non oltre il 31 ottobre 2018 la continuità delle opere relative al Terzo Valico dei Giovi nel rispetto del programma di avanzamento previsto negli atti integrativi dei lotti costruttivi;

2) ad adottare iniziative per garantire la continuità delle risorse previste nelle leggi di stabilità 2014, 2015 e 2016;

3) a verificare la possibilità di anticipare il completamento dell'intera tratta entro l'anno 2020;

4) ad adottare iniziative per inserire nel disegno di legge di bilancio 2019 le risorse necessarie per dare attuazione all'anticipazione del completamento di un anno dell'intera opera.
(1-00058) «Lupi, Colucci, Sangregorio, Tondo, Schullian».

Risoluzione in Commissione:


      La XIII Commissione,

          premesso che:

              il regolamento (CE) n. 589/2008, recante norme in materia di commercializzazione delle uova, prevede all'articolo 11, come modificato dal regolamento (CE) 598/2008, la facoltà per gli Stati membri di esonerare gli operatori dagli obblighi di marchiatura stabiliti nell'allegato XIV, A, III punto 1 del regolamento 1234/2007 qualora le uova siano consegnate dal sito di produzione direttamente all'industria alimentare;

              la suddetta esenzione, valevole anche per le uova provenienti da altri Stati membri e da Paesi terzi e ancorché, in tali casi, regolata da precisi obblighi di informazione a carico delle autorità competenti degli Stati interessati dalla deroga, espone al rischio che uova non marchiate vengano consegnate ai centri di imballaggio;

              il suddetto rischio è tanto più concreto considerato che molte imprese dispongono, nello stesso luogo, di centro di imballaggio e di centro di sgusciatura, e benché la norma preveda che le uova siano stoccate e lavorate in linee di produzione separate da quelle destinate al confezionamento per il consumo diretto, sono frequenti i casi in cui le uova non marchiate, spesso provenienti da altri Stati membri, finiscono per essere destinate al consumo diretto generando altresì il rischio di confusione tra sistemi di allevamento diversi;

              per garantire al consumatore una corretta informazione circa l'origine delle uova è opportuno che le uova prodotte in Italia siano marchiate con il codice del produttore obbligatoriamente presso l'azienda di produzione e che rechino visibile nella confezione destinata alla vendita l'indicazione del Paese di origine, con esclusione da tali previsioni degli operatori che vendono direttamente al consumatore finale nel luogo di produzione o nell'ambito della regione di produzione, in un mercato pubblico locale e nella vendita porta a porta;

              al fine di disporre di un quadro normativo chiaro e uniforme in tutto il territorio unionale e di offrire al consumatore informazioni veritiere e inequivocabili circa l'origine delle uova, è opportuno disporre, per tutti gli Stati membri l'obbligo di marchiatura di tutte le uova, anche di quelle destinate alla trasformazione alimentare, presso sito di produzione,

impegna il Governo:

          a modificare il decreto ministeriale 11 dicembre 2009, e in particolare gli articoli 3 e 11, comma 7, nel senso di escludere l'esenzione dagli obblighi di timbratura accordata agli operatori che effettuano consegne dal sito di produzione direttamente all'industria alimentare e di disporre l'obbligo di timbratura con il codice del produttore presso l'azienda di produzione, ferma restando l'esenzione da tale obbligo nei casi di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto in parola;

          ad adottare iniziative per prevedere che le confezioni poste in vendita al consumatore finale rechino visibile l'indicazione del Paese di origine delle uova;

          ad intervenire nelle competenti sedi dell'Unione europea al fine di rivedere la normativa in materia di commercializzazione delle uova introdurre l'obbligo, senza esenzioni, di timbratura presso l'azienda di produzione per tutte le uova a qualsiasi uso destinate.
(7-00064) «Cassese, Cadeddu, Cillis, Gagnarli, Gallinella, L'Abbate, Lombardo, Alberto Manca, Maglione, Del Sesto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      D'ALESSANDRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il 2 ottobre 2018 l'euro è scivolato al livello più basso delle ultime 5 settimane, perdendo circa mezzo punto percentuale e attestandosi a 1,1525 dollari; contestualmente, il rendimento dei titoli di Stato italiani a dieci anni è salito al 3,401 per cento – il livello più alto dal marzo 2014 – e lo spread, il differenziale fra il rendimento dei titoli di Stato decennali tedeschi e italiani, si è attestato in prossimità della soglia critica dei 300 punti base;

          ad aver contribuito a tali dati allarmanti, se si considera la distruzione di valore che recano all'economia nazionale ad europea, sarebbero anche state, a giudizio di commentatori del settore, le azzardate dichiarazioni rilasciate nella mattinata del medesimo giorno dal responsabile economico della Lega, Claudio Borghi;

          Borghi, che ricopre altresì la carica di presidente della Commissione Bilancio della Camera, ha infatti convintamente dichiarato alla stampa che l'Italia «con una propria moneta risolverebbe gran parte dei suoi problemi»;

          le parole di Borghi hanno indotto prima il Governo austriaco, che ricopre la presidenza di turno dell'Unione europea, a richiamare l'Italia ai suoi doveri di Paese fondatore dell'euro e, successivamente, anche il premier Conte ad intervenire per tranquillizzare i mercati, sostenendo l'irrinunciabilità per l'Italia della moneta unica;

          il premier Conte ha inoltre aggiunto che qualsiasi altra dichiarazione che prospetti una diversa valutazione è da considerarsi come una libera e arbitraria opinione che non ha nulla a che vedere con la politica dell'esecutivo, perché non contemplata nel contratto posto a fondamento di questa esperienza di governo;

          la tempesta finanziaria e politica del 2 ottobre 2018 ha indotto lo stesso Borghi a intervenire in un secondo momento al fine di precisare che non esisterebbe un piano di uscita dalla moneta, sottolineando anche lui che tale ipotesi non fa parte del programma di Governo;

          le prime dichiarazioni di Borghi hanno in ogni caso avuto, secondo l'interrogante, un pesante effetto sui mercati, avendo riacceso (con prepotenza il dibattito sull'uscita dell'Italia dall'euro, in un momento particolarmente delicato per il nostro Paese, in ragione sia delle turbolenze finanziarie cui si è da mesi sottoposti, sia dello scontro in atto tra il Governo e le istituzioni europee nella definizione della prossima manovra economica;

          l'incremento della percezione del rischio-Paese, dovuta anche a dichiarazioni del tenore di quella di Borghi, starebbero determinando per l'interrogante una distruzione di ricchezza imponente per l'economia nazionale, a causa delle forti variabilità dei corsi azionari e del mercato obbligazionario dei titoli di Stato e del conseguente aggravio in termini di interessi sui titoli di debito pubblico;

          il Governo sembra però non avvertire la necessità di arginare ex ante il rilascio di dichiarazioni di tale portata, in particolare da parte di chi ricopre ruoli istituzionali di peso, che recano danni consistenti alle finanze pubbliche; risulta invece essenziale, piuttosto che tranquillizzare i mercati soltanto ex post quando diventa impossibile evitare le conseguenze economiche di simili crisi di fiducia, preservare con serietà il risparmio degli italiani –:

          come il Presidente del Consiglio e il Ministro interrogato intendano in ogni caso intervenire, per quanto di competenza, per assicurare la necessaria prudenza nell'esercizio della libera opinione da parte di chi ricopre cariche istituzionali e rappresenta altresì la maggioranza governativa, al fine di preservare la stabilità del sistema finanziario nazionale e la tutela del risparmio ed evitare che imprudenti dichiarazioni rechino danni alla finanza pubblica.
(5-00645)

Interrogazione a risposta scritta:


      BOLDRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

          da organi di stampa si apprende che si sarebbe consumata un'aggressione prima verbale poi fisica ai danni della delegata al calcio femminile della Campania, Giuliana Tambaro, da parte del presidente della federazione calcio Salvatore Gagliano del comitato regionale Figc della Campania;

          il diverbio è nato nel corso dell'assemblea per la designazione di una consigliera area Sud e di due consiglieri nazionali della Lega dilettanti nella Figc durante la quale è stato impedito alla Tambaro di esprimere il proprio pensiero;

          la consigliera è stata costretta a ricorrere alle cure in ospedale, dove le sono stati dati 5 giorni di prognosi;

          una condanna ferma e decisa è pervenuta non solo da parte dell'ordine dei giornalisti della Campania, ma anche da parte dei rappresentanti del mondo politico –:

          di quali elementi disponga sulla vicenda, anche in considerazione della particolare gravità del fatto accaduto, e quali eventuali iniziative di competenza, anche per il tramite del CONI, intenda promuovere nell'interesse del calcio, del Comitato regionale campano e soprattutto delle donne dello sport italiano.
(4-01287)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


      QUARTAPELLE PROCOPIO e CECCANTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          da notizie a mezzo stampa, parrebbe che Fulgencio Obiang Esono, cittadino italiano di origine della Guinea equatoriale, sia stato rapito in Togo, nella città di Lomé, dove si era recentemente recato per lavoro;

          secondo informazioni dei familiari, confermate da testate giornalistiche della Guinea Equatoriale, Fulgencio Obiang Esono sarebbe stato catturato da parte del regime dittatoriale del suo Paese di origine e trasferito in un carcere del Paese in quanto considerato un oppositore di Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, presidente della Guinea Equatoriale;

          Fulgencio aveva lasciato la Guinea Equatoriale nel 1988 con una borsa di studio per frequentare la facoltà di ingegneria civile in Italia e si è laureato con il massimo dei voti;

          la Repubblica di Guinea Equatoriale è guidata da Teodoro Obaing Nguema Mbasogo che prese il potere nel 1979 in seguito ad un colpo di Stato procedendo poi a una riforma della Costituzione, concedendo al presidente estesi poteri, come la possibilità di sciogliere la Camera dei rappresentanti o dichiarare legale il solo Partito democratico della Guinea Equatoriale di cui lo stesso Mbasogo fa parte;

          la Repubblica di Guinea Equatoriale è uno dei Paesi più repressivi dell'Africa e secondo l'ultimo rapporto di Amnesty International «le libertà di espressione e di stampa sono limitate, gli attivisti politici e le persone critiche nei confronti del governo subiscono vessazioni, arresti arbitrari e detenzioni» –:

          quali informazioni abbia il Ministro interrogato in merito a questa vicenda e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per garantire il pieno sostegno al nostro connazionale Fulgencio.
(4-01279)


      FRASSINETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          pur non potendo far parte dell'organizzazione della Nazioni Unite, il Governo di Taipei ha deciso di portare avanti le campagne promosse dalle Nazioni Unite con l'iniziativa «Taiwan, un Partner Globale Vitale nell'Implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs)» che si richiama al tema della 73a Assemblea generale di quest'anno «Rendere le Nazioni Unite rilevanti per tutti: leadership globale e responsabilità condivise per società pacifiche, eque e sostenibili»;

          Taiwan da sempre si appella, con il suo concreto impegno, alla intera comunità internazionale affinché riconosca la sua determinazione a contribuire alla soluzione dei problemi regionali e globali;

          alcuni governi si sono rivolti al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, affinché consideri l'esigenza di risolvere la questione dell'esclusione dei 23 milioni di taiwanesi dal sistema dell'Onu, in armonia e coerenza con lo spirito fondativo della Carta delle Nazioni Unite, e sostenendo principi di giustizia, eguaglianza e correttezza, in quanto il popolo di Taiwan dovrebbe essere trattato allo stesso modo di quelli di tutte le altre nazioni del mondo;

          gli obbiettivi di sviluppo sostenibile dell'Onu riguardano il benessere e l'avvenire di tutta l'umanità, ed è ingiusto e assurdo che Taiwan continui ad essere lasciata indietro;

          il Parlamento europeo, nella sua risoluzione approvata il 12 settembre 2018, al paragrafo 65 «ribadisce il suo costante sostegno a una partecipazione significativa di Taiwan a organizzazioni internazionali come l'organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l'organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO), in quanto la continua esclusione del Paese non è in linea con gli interessi dell'Unione europea» –:

          quali passi intenda compiere il Governo per concorrere, insieme all'Unione europea, a una appropriata soluzione che ponga fine alla emarginazione dei 23 milioni di cittadini taiwanesi e dei suoi legittimi rappresentanti democraticamente eletti dalle organizzazioni e agenzie internazionali delle Nazioni Unite.
(4-01280)


      EMILIOZZI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          il 16 settembre 2018 l'Etiopia e l'Eritrea hanno sottoscritto uno storico accordo di pace che pone fine a un conflitto iniziato nel 1992 e proseguito – a fasi alterne – durante gli ultimi vent'anni;

          nell'arco di questo periodo la comunità internazionale ha condannato l'atteggiamento del Governo di Asmara, tenendo una posizione inflessibile nei consessi multilaterali e bilaterali;

          in questo contesto, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha istituito un regime di sanzioni nei confronti dell'Eritrea, i cui contraccolpi hanno ottenuto gli effetti di isolare internazionalmente il Paese e di colpire indirettamente la popolazione eritrea;

          nonostante il rapporto S/2017/925 redatto dal «Monitoring Group on Somalia and Eritrea» delle Nazioni Unite affermasse che «il Gruppo, per il suo quarto mandato consecutivo, non ha riscontrato prove conclusive del supporto ad al-Shabaab da parte dell'Eritrea», il 27 marzo 2018 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha da ultimo rinnovato le sanzioni nei confronti dell'Eritrea;

          in quest'ultima circostanza Sebastiano Cardi, ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite, ha affermato che «le sanzioni sono uno strumento, non un fine,» e che «come ogni strumento, devono essere riviste se le nuove circostanze lo richiedono» –:

          se il Ministro interrogato non intenda attivarsi nelle preposte sedi multilaterali e bilaterali per porre fine al regime di sanzioni nei confronti dell'Eritrea, soprattutto in ragione delle nuove circostanze emerse in relazione al suddetto accordo di pace e delle potenziali prospettive di pacificazione tra i Paesi dell'area;

          quali iniziative il Governo intenda intraprendere per partecipare attivamente al più ampio processo di normalizzazione regionale innescato dal medesimo accordo di pace.
(4-01285)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      LUCCHINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          nel 2006 il comune di Pavia aveva chiesto alla proprietà delle strutture industriali nell'ex area Necchi la bonifica di tutto l'amianto presente nell'area che si estende per 174 mila metri quadrati a ridosso di via Rismondo; si tratta della rimozione e dello smaltimento di circa 20 mila metri quadrati di amianto che compongono gran parte delle coperture dei capannoni e delle tubature coibentate delle vecchie strutture industriali; i lavori avrebbero dovuto essere completati dalla proprietà del sito industriale entro il 2011; dai media si apprende che nel sito sono inoltre presenti rifiuti di dubbia natura, probabilmente nocivi, e lastre di Eternit abbandonate, in evidente stato di degrado;

          il 10 marzo 2011 sono intervenute due unità dei vigili del fuoco, a seguito del crollo di un manufatto edilizio con strutture in cemento armato composto da quattro piani fuori terra, in evidente stato di abbandono da molti anni, situato nel mezzo di un più ampio complesso anch'esso in cemento armato e completamente abbandonato; nel sito industriale è presente anche una ciminiera, limitrofa all'adiacente questura locale, alta circa 45 metri con preoccupanti lesioni nella parte più alta che ne compromettono la stabilità globale; in questa precaria situazione, si corre il rischio di un pericoloso effetto domino nel crollo degli edifici che potrebbero generare una grande nube di polvere contenenti sostanze altamente cancerogene; inoltre, nonostante i pericoli imminenti di crollo della ciminiera abbiano richiesto il transennamento dell'area, dal 2011 non risultano effettuate verifiche statiche e lavori di messa in sicurezza del manufatto a tutela della pubblica e privata incolumità;

          nel corso dell'anno 2013, Arpa Lombardia ha effettuato importanti campagne di monitoraggio per studiare il plume di contaminazione che interessa la falda sottostante il contesto urbano della città di Pavia, riscontrando solventi, clorurati e tetracloroetilene in valori molto al di sopra di quelli consentiti, ad una profondità compresa tra 5 e 20 metri; non risultano effettuate indagini dell'Arpa Lombardia all'interno dell'area dello stabilimento;

          nel maggio 2014 è stata previsto un piano per la sicurezza dell'ambiente esterno, con lavori di bonifica dei manufatti contenenti amianto a matrice compatta, e confinamento di manufatti contenenti amianto a matrice friabile presso l'ex area Necchi, la cui proprietà è più volte cambiata nel corso degli anni; lo scopo è stato la limitazione del danno ambientale già molto esteso, come emerge dai rapporti di prova riguardanti i terreni prelevati nello strato superficiale (0-30 centimetri) nell'area di Via Rismondo 68;

          le attività di bonifica o messa in sicurezza dell'amianto presente non risultano ancora avviate, con grave sconcerto e preoccupazione dei cittadini interessati –:

          se il Ministro interrogato intenda adottare ogni iniziativa di competenza per verificare le problematiche ambientali emergenti nell'area ex Necchi di Pavia, anche disponendo apposite ispezioni e analisi da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale allo scopo di garantire la sicurezza ambientale e prevenire eventuali danni per la salute dei cittadini.
(5-00640)

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      GALLINELLA, GAGNARLI, RIZZO, CORDA, ARESTA, CHIAZZESE, DALL'OSSO, DEL MONACO, D'UVA, ERMELLINO, FRUSONE, GALANTINO, IORIO, IOVINO, ROBERTO ROSSINI, GIOVANNI RUSSO e TRAVERSI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è l'unica officina farmaceutica dello Stato attrezzata con infrastrutture, impianti di lavorazione, laboratori e magazzini per la produzione di farmaci e cannabis per uso terapeutico;

          lo stabilimento da sempre collabora con altre istituzioni e con numerose università per attività congiunte di ricerca e formazione per la produzione medicinali che, pur essendo di indubbia utilità clinico-terapeutica, non vengono prodotti dalle aziende private a causa del loro limitato interesse commerciale;

          dal 2014 è stato attivato un accordo tra il Ministero della difesa e il Ministero della salute per la produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis, finalizzata alla terapia del dolore, nonché al trattamento di patologie gravi e altamente invalidanti;

          tale cannabis «Made in Italy» è stata la prima a essere riconosciuta dall'Unione europea come sostanza attiva di grado farmaceutico, grazie anche alla sinergia con il Crea-Cin di Rovigo, un centro che, da anni, studia la pianta di cannabis e che fornisce le genetiche e le talee allo stabilimento di Firenze attraverso procedure di studio sulla selezione dei genotipi, dagli elevati standard di qualità e analisi del contenuto di cannabinoidi, tramite la cromatografia;

          secondo quanto appreso dagli interroganti dagli stessi militari dello stabilimento di Firenze, le richieste per l'utilizzo di questa cannabis terapeutica negli anni sono aumentate, tanto che è necessario potenziare la produttività e arrivare a circa 300 chilogrammi l'anno rispetto agli attuali 150, ma le serre dello stabilimento non sono più sufficienti;

          è evidente che, in base a quanto sopra esposto sarebbe importante ampliare i finanziamenti e soprattutto incrementare le risorse umane, che al momento sono carenti anche a causa del mancato turn over;

          in base a quest'ultimo aspetto, è interesse degli interroganti far riferimento all'operazione portata avanti dall'Agenzia industrie difesa, dalla quale dipende lo Stabilimento chimico farmaceutico di Firenze, per sopperire alla grave carenza di personale formato;

          nella fattispecie, l'Agenzia industriale difesa ha attivato il canale della somministrazione di lavoro temporaneo, attraverso un'agenzia interinale; è ovvio, secondo gli interroganti, che tale metodo di impiego, non garantendo prospettive certe sia in termini economici che di sicurezza, incentiva il suddetto personale a cercare altre opportunità più favorevoli;

          a fronte delle difficoltà causate dall'invecchiamento del personale e del costante ricorso a contratti di tipo interinale, sarebbe forse il caso che i Ministeri competenti investissero non solo sulle potenzialità dello stabilimento, ma soprattutto sulla forza lavoro, cuore pulsante dell'intero centro di eccellenza;

          investire altresì nel potenziamento dello Stabilimento chimico farmaceutico di Firenze potrebbe portare l'Italia ad essere autosufficiente, piuttosto che valutare l'attivazione di bandi per ampliare, oltre al canale già attivo con l'Olanda, le esportazioni dall'estero per acquistare sul mercato internazionale altra cannabis di qualità, idonea all'impiego medico e non facile da reperire –:

          se, in base a quanto esposto in premessa, non si intendano assumere iniziative per prevedere il potenziamento dello Stabilimento chimico farmaceutico di Firenze, sia nella direzione di maggiori investimenti economici, sia di implementazione del personale impiegato, così da garantire l'autosufficienza italiana nella produzione di cannabis terapeutica, la crescita e la formazione delle risorse umane specializzate, la tutela del know-how per progetti di interesse nazionale.
(5-00635)


      DE MENECH. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          nella città di Pieve di Cadore è sita la caserma Pietro Fortunato Calvi, attualmente in carico al comando del 7o reggimento alpini dell'Esercito;

          la caserma è considerata una parte integrante della città, sia per l'ubicazione – al centro del paese – che per la sua storia. È difatti ritenuta una casa per gli alpini che, di quei luoghi, sono senz'altro un simbolo;

          la struttura è stata costruita nel 1914 dall'impero austro-ungarico e già nel giugno 1915, ancora incompleta, divenne sede delle truppe di sussistenza italiane. Negli anni Sessanta divenne uno dei distaccamenti della brigata alpina «Cadore» – sciolta nel 1997 – e ancora oggi ospita il tradizionale raduno annuale de «i Veci del Battaglione Cadore» provenienti da tutta Italia –:

          come siano attualmente organizzati gli spazi all'interno della caserma Calvi.
(5-00638)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      ACQUAROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 1, comma 87, della legge di bilancio 2018, ha modificato la norma sulla interpretazione degli atti nell'applicazione dell'imposta di registro (articolo 20 del Testo unico sull'imposta di registro), al fine di chiarire che per individuare la tassazione da applicare all'atto presentato per la registrazione non devono essere considerati elementi interpretativi esterni all'atto ovvero contenuti in altri negozi giuridici collegati a quello da registrare;

          la norma ha poi fatto salva la disciplina dell'abuso del diritto contenuta nello Statuto del contribuente, nell'ambito delle attribuzioni degli uffici nella determinazione della base imponibile;

          tale intervento risolve un problema interpretativo insorto a causa della posizione assunta dalla Corte di Cassazione, come precisato nella relazione al disegno di legge di bilancio 2018 che, in alcune sentenze, ha riconosciuto una valenza antielusiva all'articolo 20 del Testo unico sull'imposta di registro, mentre in altri arresti, più recenti, ha ritenuto di procedere alla riqualificazione delle operazioni poste in essere dai contribuenti, attraverso il perfezionamento di un atto o di una serie di atti, facendo ricorso ai principi sanciti dall'articolo 20 del Testo unico sull'imposta di registro; secondo tale tesi, la riqualificazione può essere operata, dunque, senza dover valutare il carattere elusivo dell'operazione (Corte di cassazione n. 22492 del 2014 e Corte di cassazione, quinta sezione civile, 12 maggio 2017, n. 11873);

          nella sentenza n. 2054 del 2017, invece, la Corte di Cassazione ha ammesso la riqualificazione solo qualora il fisco dimostri l'intento elusivo;

          la norma introdotta è volta, dunque, a definire la portata dell'articolo 20 del Testo unico sull'imposta di registro, al fine di stabilire che detta disposizione deve essere applicata per individuare la tassazione da riservare al singolo atto presentato per la registrazione, prescindendo da elementi interpretativi esterni (ad esempio, i comportamenti assunti dalle parti), nonché dalle disposizioni contenute in altri negozi giuridici «collegati» con quello da registrare. Non rilevano, per la corretta tassazione dell'atto, gli interessi concretamente perseguiti dalle parti nei casi in cui gli stessi potranno condurre ad una assimilazione di fattispecie contrattuali giuridicamente distinte (non potrà, ad esempio, essere assimilata ad una cessione di azienda la cessione totalitaria di quote);

          la relazione sopracitata precisa che, ove si configuri un vantaggio fiscale che non può essere rilevato mediante l'attività interpretativa di cui all'articolo 20 del Testo unico sull'imposta di registro, tale vantaggio potrà essere valutato sulla base della sussistenza dei presupposti costitutivi dell'abuso del diritto di cui all'articolo 10-bis dello statuto del contribuente. In tale sede andrà valutata la complessiva operazione posta in essere dal contribuente, considerando anche gli elementi estranei al singolo atto prodotto per la registrazione, quali i fatti, gli atti e i contratti ad esso collegati. Con le modalità previste dall'articolo 10-bis potrà essere, ad esempio, contestato l'abusivo ricorso ad una pluralità di contratti di trasferimento di singoli assets al fine di realizzare una cessione d'azienda;

          in tal modo, il legislatore ha posto a carico dell'Amministrazione finanziaria l'onere della prova, escludendo che in mancanza di tale prova si possa procedere alla riqualificazione dell'operazione;

          ciononostante la Corte di cassazione non applica la norma interpretativa in maniera retroattiva alle situazioni pendenti, ponendosi, a giudizio dell'interrogante, in palese contrasto con la volontà espressa dal Legislatore;

          tale orientamento lede i diritti dei contribuenti, i quali si trovano costretti a resistere giudizialmente alle pretese fiscali notificate prima dell'entrata in vigore della norma, e a pagarne le conseguenze economico finanziarie –:

          se intenda adottare iniziative normative per chiarire che l'articolo 20 del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro trova applicazione anche in relazione alle situazioni pendenti.
(5-00644)

FAMIGLIA E DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


      PASTORINO. — Al Ministro per la famiglia e le disabilità, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il diritto alla mobilità trova riconoscimento nelle Costituzioni dei maggiori Paesi occidentali, ma anche nella Carta dei diritti dell'Unione europea, articolo 45, e nel diritto internazionale, articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;

          l'Italia, con legge n. 18 del 3 marzo 2009 ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata dall'Assemblea generale dell'Onu il 13 dicembre 2006 ed entrata in vigore il 3 maggio 2008. Scopo della Convenzione è promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, promuovendo il rispetto per la loro inerente dignità; a tal fine, all'articolo 20, la convenzione prevede esplicitamente che «gli Stati Parti devono prendere misure efficaci ad assicurare alle persone con disabilità la mobilità personale con la maggiore indipendenza possibile»;

          sotto il profilo costituzionale, il diritto alla mobilità è direttamente riconducibile all'articolo 16 della Costituzione, che garantisce la libertà di circolazione sul territorio nazionale per ogni cittadino; tale diritto deve essere protetto e garantito dal nostro ordinamento con particolare attenzione nei confronti delle persone con disabilità, in quanto costituisce una condizione essenziale per la loro integrazione sociale e a tal fine va letto in combinazione con gli articoli 2 e 3 del medesimo testo costituzionale;

          dunque, il diritto alla mobilità delle persone disabili è sancito da norme nazionali, internazionali, nonché regionali volte a favorire l'utilizzo di mezzi pubblici oppure a facilitare la circolazione di mezzi privati al servizio di persone disabili. Nella categoria dei mezzi pubblici rientra il sistema ferroviario. Di recente Trenitalia ha scelto di rilanciare il sistema regionale e sviluppare la mobilità collettiva integrata; si tratta di impegni che il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha assunto con il piano industriale 2017-2026;

          il rinnovo della flotta è iniziato con i treni Swing e Jazz, per proseguire con i nuovi treni Rock e Pop. Sui treni regionali sono stati riscontrati, dal punto di vista dell'accessibilità da parte di clienti diversamente abili, aspetti positivi e alcune carenze nella dotazione di bordo a loro riservata. Tra queste ultime è stata evidenziata l'assenza in alcuni convogli ferroviari di adeguati strumenti come ganascia, maniglia o cintura, per fermare la carrozzina manuale, ma anche altre difficoltà, come ad esempio la grave mancanza dei servizi igienici per le persone disabili sui treni della tipologia a media distanza;

          sempre con riferimento alle caratteristiche dei treni, si rilevano differenze fra regioni che determinano una netta discriminazione territoriale a danno di cittadini e viaggiatori con disabilità. Inoltre, si evidenzia che nelle cosiddette carrozze Vivalto (prodotte sempre da Trenitalia) le pedane elevatrici, che dovrebbero essere in dotazione, nel concreto non ci sono o non vengono utilizzate poiché per farlo è necessario avere l'idoneità che si può ottenere solo a seguito di uno specifico esame;

          altro ostacolo, anche se non direttamente riconducibile alla progettazione dei treni ma sempre inerente alla mobilità, riguarda la richiesta della Carta Blu, che permette al disabile fisico o psichico di far viaggiare con sé un accompagnatore pagando un unico biglietto. Tale importante strumento può essere richiesto non in tutte le stazioni presenti sul territorio nazionale, bensì solo nella stazione in cui è stata presentata la documentazione che attesta la titolarità all'accompagnamento. Infine, appare paradossale che tale carta debba essere rinnovata ogni cinque anni anche per le persone affette da disabilità permanente –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle problematiche descritte in premessa;

          quali iniziative, per quanto di competenza intendano intraprendere al fine di permettere alle persone affette da disabilità fisiche o psichiche di poter viaggiare sul territorio nazionale in modo agevole, corretto, sicuro e dignitoso.
(4-01284)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


      VARRICA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il comma 1076 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018) ha autorizzato una spesa di 120 milioni di euro per il 2018 e di 300 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2023 per il finanziamento degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di province e città metropolitane;

          risulta necessario destinare risorse aggiuntive alle opere di manutenzione straordinaria alla luce degli esiti del monitoraggio richiesto nell'agosto 2018 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

          per ciò che riguarda le strade provinciali siciliane, a causa delle note vicende politiche e legislative che hanno coinvolto la riforma di tali enti, si è in presenza di un gap manutentivo di almeno un quinquennio che ha compromesso buona parte dell'infrastruttura viaria fondamentale per l'economia e la vivibilità della Sicilia;

          la sola città metropolitana di Palermo ha segnalato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 317 opere di competenza (tra ponti e viadotti) da sottoporre a monitoraggio e intervento di cui 299 con ordine di priorità urgente e alto –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare per sostenere l'opera di manutenzione straordinaria delle strade provinciali, soprattutto in quelle aree del Paese che scontano un gap manutentivo rilevante.
(4-01276)


      VARRICA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          in data 29 agosto 2018 l'Anas ha trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una relazione di sintesi sulle attività di vigilanza effettuate su ponti e viadotti della rete in gestione;

          in tale relazione, con riferimento all'ultima campagna di monitoraggio, emerge un fabbisogno manutentivo per interventi non inclusi nel contratto di programma 2016-2020 pari a 6,3 miliardi di euro, con la necessità di 974 interventi in Sicilia per un fabbisogno finanziario di poco superiore a 1,8 miliardi di euro (28 per cento dell'importo nazionale);

          risulta necessario intervenire con ulteriori risorse da stanziare per un programma straordinario aggiuntivo di manutenzione straordinaria –:

          se e quali iniziative di competenza intenda adottare, sia stanziando risorse aggiuntive che attraverso una rimodulazione del contratto di programma 2016-2020, al fine di realizzare quegli interventi di manutenzione straordinaria che ad oggi non risultano finanziati e che sono necessari per mettere in sicurezza il patrimonio infrastrutturale esistente in gestione ad Anas.
(4-01278)


      CONTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          la città di Salerno, per la sua conformazione, la densità abitativa e la funzione centripeta che esercita rispetto alla sua vasta provincia, suddivisa in 157 comuni, è esposta a processi di congestione del traffico;

          a ciò contribuisce anche una rete stradale inadeguata, che non garantisce uno scorrimento rapido del traffico nella città e per la città, da Nord e Sud della provincia;

          la congestione diventa particolarmente intensa nel periodo che va da settembre a gennaio, per la concomitanza delle feste natalizie e dell'enorme afflusso dovuto alle Luci di artista che arrivano in città, con mezzi privati e pubblici e navi da crociera;

          di tale straordinaria congestione risentono sia i residenti sia i cittadini sia i visitatori occasionali sia i turisti perché non possono muoversi a loro agio e non trovano posto negli alberghi cittadini, e soprattutto non possono diversificare il loro soggiorno, visitando località turistiche vicine, come Pompei e Paestum, o alloggiando nei comuni del vasto hinterland salernitano;

          la decongestione della città di Salerno potrebbe essere realizzata rafforzando il servizio ferroviario nel periodo suddetto, in modo che i visitatori possano alloggiare nei comuni del vasto e accorsato hinterland salernitano –:

          se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, perché Ferrovie dello Stato italiane, d'intesa con la regione, disponga, in via provvisoria, per il periodo dell'anno indicato in premessa, servizi di navette territoriali tra la città di Salerno, con terminali a Nord, fino a Scafati-Pompei, e a Sud, fino a Eboli e Paestum, in modo che i turisti possano diversificare la loro vacanza, alloggiare nelle località dell’hinterland salernitano e raggiungere agevolmente il capoluogo.
(4-01281)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

          nel comune di Padova, nel corso dell'estate 2018 e in particolare dal mese di agosto, è stata registrata una escalation di crimini ai danni di esercizi commerciali che tuttora perdura, in particolare nelle zone centrali e pedonali;

          tali crimini consistono in «spaccate», ovvero effrazioni contro vetrine di negozi, bar e ristoranti nelle ore notturne di chiusura, al fine di infiltrarsi nei locali degli esercizi e trafugare il fondo cassa, strumenti di lavoro, mobilio e attrezzatura di pertinenza dell'esercizio stesso;

          il numero di tali episodi, al 3 ottobre 2018, è quantificato in 33 dall'agosto 2018, un numero, a parere degli interroganti, che delinea un serio problema di ordine pubblico e di sicurezza non solo degli esercenti, ma anche di tutti i cittadini;

          al grave danno economico, è necessario aggiungere il danno all'immagine di tutta la città, a vocazione fortemente turistica, che deriva necessariamente dalle notizie divulgate dagli organi di stampa su questi crimini;

          è dovere del Ministero dell'interno provvedere alla sicurezza dei cittadini e degli esercenti e all'ordine pubblico, che, a parere degli interpellanti, potranno essere ristabiliti solo con un potenziamento urgente di uomini e mezzi in forza ai corpi di polizia di Padova e attraverso un coordinamento diretto con l'amministrazione comunale della città, al fine di mettere in atto un efficace piano di controllo del territorio urbano;

          in questa direzione si è mossa la volontà del precedente Governo di innalzare il livello della questura di Padova, da questura di fascia B a questura di fascia A, per consentire l'arrivo in città di maggiori risorse economiche e umane destinate alla sicurezza, data la sua posizione baricentrica nel nordest; una decisione, peraltro, confermata dal capo della polizia Franco Gabrielli in data 20 giugno 2018, durante la firma del protocollo d'intesa per lo spostamento della sede della questura di Padova –:

          se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda porre in essere per contrastare urgentemente questi dilaganti episodi di criminalità;

          quali tempistiche il Ministro interpellato preveda per l'innalzamento della fascia di classificazione della questura di Padova.
(2-00129) «Zan, De Menech, Zardini, Schirò, Lacarra, Navarra, Nardi, Incerti, Morassut, La Marca, Topo, Ungaro, Pezzopane, Viscomi, Verini, Buratti, Ceccanti, Cantini, Portas, Gribaudo, Carla Cantone, Paita, Sensi, Serracchiani, Rizzo Nervo, Fregolent, Vazio, Bruno Bossio, Braga, Marattin, Bordo, Fiano».

Interrogazione a risposta orale:


      MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, in data 30 agosto 2018, ha inviato, come riportano anche gli organi di stampa, una lettera al Ministro dell'interno chiedendo di potenziare in termini di uomini e mezzi gli organici della polizia di Stato in servizio presso la città, al fine di rafforzare l'azione di controllo del territorio e contrastare fenomeni criminali;

          analoghe richieste sono state presentate in passato per il comune di Forlì;

          il ripresentarsi di fenomeni di recrudescenza di furti e «spaccate» notturne a danno di attività ed esercizi commerciali pone nuovamente la necessità di un'adeguata risposta da parte dello Stato a tutela della sicurezza dei cittadini;

          il 16 ottobre 2018, i 265 allievi poliziotti del Caps di Cesena termineranno il loro corso e giureranno per diventare agenti effettivi di polizia;

          l'amministrazione comunale di Cesena ha lanciato la proposta con la citata missiva che una parte di questi allievi possano rimanere in servizio presso il commissariato di PS della città;

          la pianta organica della polizia impegnata sul territorio della provincia di Forlì-Cesena non risulta all'interrogante aggiornata all'evoluzione demografica, economica e sociale del territorio;

          ad oggi, a quanto consta all'interrogante nessun riscontro è stato dato a questa richiesta –:

          quali iniziative intenda attivare il Ministro interrogato per rafforzare l'organico della polizia di Stato sul territorio provinciale di Forlì-Cesena, compresa la rimodulazione delle piante organiche, al fine di accrescere il numero di unità da assegnare al territorio a partire proprio dagli agenti formati presso il Caps di Cesena.
(3-00215)

Interrogazione a risposta scritta:


      RUFFINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018, articolo 1, commi 853 e seguenti) ha stanziato 850 milioni di euro in tre anni per interventi di messa in sicurezza di edifici pubblici (scuole comprese) e del territorio. Lo stanziamento è di 150 milioni di euro per il 2018, 300 milioni per il 2019 e 400 milioni per il 2020;

          i beneficiari dei contributi possono essere gli enti locali che non hanno beneficiato delle risorse previste dal programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia. I comuni devono inoltre appaltare i lavori entro otto mesi dall'approvazione del finanziamento e le economie resteranno nella loro disponibilità, purché utilizzate rapidamente;

          la prossima scadenza per i comuni per presentare la domanda di contributi è fissata al 20 settembre 2018 per le richieste relative al 2019;

          questo bando (con 300 milioni di euro di dotazione) pubblicato dal Ministero dell'interno, al quale i comuni potranno rispondere entro il 20 settembre, segue la lettera con la quale la stessa scriveva al ministero durante il mandato del precedente Governo affinché venissero «azzerati» il bando e la graduatoria relativa agli interventi per la messa in sicurezza di territorio ed edifici;

          dal primo bando erano rimasti esclusi dalla graduatoria tutti i comuni con un bilancio solido senza criticità e passivi. Ancie Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) avevano quindi chiesto al Ministero di annullare tutta la procedura e ripensarla, andando a scegliere i progetti nel merito e premiando le urgenze vere e non chi fa più debiti, ma anche di individuare specifiche risorse per ciascuna regione;

          invece, i criteri del prossimo bando sono rimasti i medesimi del primo bando, a giudizio dell'interrogante assurdi e dannosi. Vengono infatti premiati i comuni con maggior deficit, o con minore avanzo di amministrazione, dove dunque le amministrazioni hanno gestito peggio la cosa pubblica;

          ci sono le risorse ma non si premiano i progetti che veramente servono. Anzi, si dà ai comuni una sorta di premio per aver sforato in passato i limiti e aver mal gestito i conti. Molti comuni hanno già comunicato che rinunceranno a partecipare –:

          se non si intendano adottare iniziative in tempi rapidi al fine di rivedere il bando di cui in premessa e superare le fortissime criticità sopra esposte e segnalate dalla stessa Anci, e non penalizzare l'accesso ai contribuiti per i comuni più virtuosi.
(4-01283)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CASA, ALAIMO, AZZOLINA, LOMBARDO, MELICCHIO, TESTAMENTO, TRIZZINO e VILLANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          il 4 settembre 2018, ai sensi del decreto ministeriale n. 337 del 26 aprile 2018, circa 70 mila candidati hanno partecipato alle prove selettive per l'ammissione al corso di laurea magistrale in medicina, chirurgia e odontoiatria;

          da un'indagine commissionata da uno studio legale di Palermo e dall'associazione rete universitaria nazionale a un esperto di analisi della rete risulterebbe che, durante i 100 minuti di svolgimento dei test, ci sia stata un'impennata di ricerche su Google sul significato di particolari e determinate parole inserite nei test o su sequenze di numeri corrispondenti a specifiche domande sui test;

          sono pervenute diverse segnalazioni di irregolarità e anomalie riguardanti «controlli non uniformi e disparità di trattamento» nelle sedi dislocate in tutta Italia;

          nella città di Catania in particolare, durante la prova un gruppo di studenti sarebbero stati trasferiti in altri locali dove non sarebbero stati effettuati i controlli necessari onde evitare che portassero cellulari e altri dispositivi;

          Catania è stata la città italiana con il maggior numero di candidati che si sono collocati nelle prime cento posizioni;

          all'articolo 8, lettera «f» dell'allegato 1 al decreto ministeriale n. 337 del 2018 è prescritto che «è fatto divieto ai candidati di interagire tra loro durante la prova, di introdurre e/o utilizzare nelle aule telefoni cellulari, palmari, smartphone, smartwatch, tablet, auricolari o altra strumentazione similare, nonché di introdurre e/o utilizzare penne, matite, materiale di cancelleria (o qualsiasi altro strumento idoneo alla scrittura) nella personale disponibilità del candidato e/o introdurre e/o utilizzare manuali, testi scolastici, nonché riproduzioni anche parziali di essi, appunti manoscritti, fogli in bianco e materiale di consultazione» –:

          se sia a conoscenza dei dati di cui in premessa e se intenda adoperarsi, per quanto di competenza, per fare chiarezza sulla vicenda e dissipare qualunque ombra sulla correttezza e trasparenza delle procedure effettuate.
(5-00639)

Interrogazione a risposta scritta:


      AZZOLINA, CASA, LOMBARDO, MELICCHIO, NITTI, TESTAMENTO, TRIZZINO, TUZI e VILLANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          il decreto legislativo n. 59 del 2017, all'articolo 17, comma 2, lettera b), ha sancito una fase concorsuale transitoria;

          al comma 3, si stabilisce che il concorso venga bandito in ciascuna regione e per ciascuna classe di concorso e tipologia di posto entro febbraio 2018, riservato ai soli docenti in possesso di titolo abilitante all'insegnamento nella scuola secondaria o di specializzazione di sostegno per i medesimi gradi di istruzione per i docenti abilitati;

          in data 1° febbraio 2018 è stato bandito il concorso;

          il decreto e le istruzioni operative per le immissioni in ruolo 2018/19 hanno imposto il 31 agosto 2018 come data ultima entro la quale pubblicare le graduatorie del concorso 2018 al fine di procedere alle assunzioni a tempo indeterminato da queste ultime;

          le operazioni concorsuali per diverse graduatorie e in diverse regioni d'Italia non sono state ultimate entro il 31 agosto impedendo difatti molte immissioni in ruolo;

          a tale proposito nella giornata del 13 settembre 2018, durante un incontro tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e i sindacati, si è registrato l'impegno da parte del Ministero di emanare un decreto che permetterà agli uffici regionali di accantonare, e assegnare, i posti relativi alle graduatorie pubblicate entro il 31 dicembre 2018;

          quindi ci sarà un accantonamento dei posti per permettere di assumere in ruolo nelle regioni in cui non vi erano state le pubblicazioni delle graduatorie entro il 31 agosto 2018;

          gli interroganti sono a conoscenza del fatto che diverse graduatorie non siano state ancora pubblicate in diverse parti d'Italia, malgrado le procedure concorsuali siano state definitivamente espletate. In altre realtà ed in particolar modo nel Lazio, mancano addirittura i commissari concorsuali;

          sarebbe auspicabile allora intervenire per garantire che la procedura concorsuale in tutte le regioni e per tutte le classi di concorso venga ultimata, essendo conditio sine qua non, per permettere le immissioni in ruolo entro il 31 dicembre 2018 –:

          quali iniziative rebus sic stantibus, nell'ambito della propria competenza, il Ministro interrogato ritenga di porre in atto al fine di permettere che le procedure concorsuali si ultimino e le immissioni in ruolo per le diverse classi di concorso vengano effettuate entro il 31 dicembre 2018.
(4-01277)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, ROTTA, GRIBAUDO e BRAGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il tribunale di Venezia, con sentenza n. 200 del 27 marzo 2018, ha riconosciuto ad una lavoratrice addetta alle mense scolastiche del comune di Spinea (Venezia) il conteggio da parte dell'Inps dell'anzianità contributiva anche per i 3 mesi di pausa forzata dovuta alla chiusura delle scuole;

          la conseguenza di questa sentenza è che la lavoratrice potrà recuperare dal 1999 e per ogni anno i 3 mesi di contribuzione utili all'anzianità contributiva;

          per i lavoratori in part time in ciclo verticale la via giudiziaria è risultata essere l'unica strada per vedersi riconosciuti i periodi di contribuzione, anche per quelli di non lavoro;

          l'Inps si oppone e, con una interpretazione restrittiva, penalizza i lavoratori che per decisione delle aziende sono costretti ad inattività, pur in presenza di un contratto di lavoro a tempo determinato;

          la sentenza del tribunale di Venezia non è un caso isolato, poiché la maggioranza delle sentenze hanno fino ad ora dato torto all'Inps, con il conseguente ricalcolo dell'anzianità contributiva dei lavoratori ricorrenti con contratto part time a ciclo verticale;

          la Corte di Cassazione, con sentenza n. 8772 del 10 aprile 2018, ha ribadito il principio di non discriminazione nei trattamenti tra i lavoratori con contratto a tempo pieno e quelli con contratto in part time a ciclo verticale;

          in tutti i dispositivi acquisiti si richiama quanto stabilito nel 2010 dalla Corte di giustizia europea nella sentenza relativa ai procedimenti C-395/08 e C-396/08 affermando che la situazione previdenziale dei lavoratori a tempo parziale di tipo verticale risulta essere sfavorita rispetto a quella degli altri lavoratori a parità di contratto;

          tra l'altro, l'opposizione dell'Inps ha dei costi per la collettività che si aggiungono a quelli derivanti dalle sentenze;

          secondo stime sindacali i lavoratori interessati risulterebbero essere circa 150 mila –:

          quali iniziative il Governo intenda valutare al fine di rivedere in tempi brevi l'attuale disciplina per quanto concerne i profili previdenziali legati al part time in ciclo verticale nell'ambito di contratti a tempo indeterminato, ponendo fine all'enorme mole di contenziosi ed evitando i ricorsi dell'Inps sulla base di quello che appare agli interroganti una evidente fallace interpretazione restrittiva da parte dell'istituto previdenziale.
(5-00637)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CARNEVALI, DE FILIPPO, UBALDO PAGANO, RIZZO NERVO, SCHIRÒ e SIANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il ticket introdotto in Italia fin dal 1982, rappresenta il modo, individuato dalla legge, con cui gli assistiti contribuiscono o «partecipano» al costo delle prestazioni sanitarie di cui usufruiscono;

          i ticket, così come la legge attualmente prevede, interessano le varie prestazioni come le visite specialistiche, gli esami radiologici e strumentali e le analisi di laboratorio. Rientrano nelle prestazioni convenzionate anche le cure termali, le prestazioni farmaceutiche e le prestazioni di pronto soccorso solo in quelle regioni che, autonomamente, hanno deciso di introdurle. Ai cittadini può essere riconosciuta l'esenzione dal ticket in relazione a particolari situazioni che dipendono dal loro reddito, all'età, alla condizione sociale nella quale versano o anche in base al possibile riconoscimento del loro stato di invalidità e di particolari patologie estremamente invalidanti;

          l'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge 27 dicembre 2006 n. 296, aveva previsto «a decorrere dal 1° gennaio 2007, per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale gli assistiti non esentati dalla quota di partecipazione al costo sono tenuti al pagamento di una quota fissa sulla ricetta pari a 10 euro. Per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso ospedaliero non seguite da ricovero, la cui condizione è stata codificata come codice bianco, ad eccezione di quelli afferenti al pronto soccorso a seguito di traumatismi ed avvelenamenti acuti, gli assistiti non esenti sono tenuti al pagamento di una quota fissa pari a 25 euro. La quota fissa per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso non è, comunque, dovuta dagli assistiti non esenti di età inferiore a 14 anni. Sono fatte salve le disposizioni eventualmente assunte dalle regioni che, per l'accesso al pronto soccorso ospedaliero, pongono a carico degli assistiti oneri più elevati»;

          a sua volta l'articolo 1, comma 804 della legge 27 dicembre 2017 n. 205 prevedeva che: «Al fine di conseguire una maggiore equità e agevolare l'accesso alle prestazioni sanitarie da parte di specifiche categorie di soggetti vulnerabili, nello stato di previsione del Ministero della salute è istituito un Fondo per la riduzione della quota fissa sulla ricetta di cui all'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e delle misure di cui alla lettera p-bis) del medesimo comma, con una dotazione di 60 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2018»;

          il comma 805 sempre dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017 disponeva che «con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri per la ripartizione del Fondo di cui al comma 804. Nella determinazione dei criteri di riparto sono privilegiate le regioni che hanno adottato iniziative finalizzate ad ampliare il numero dei soggetti esentati dal pagamento della quota fissa sulla ricetta di cui all'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ovvero delle misure di cui alla lettera p-bis) del medesimo comma» –:

          quale sia lo stato dell’iter di adozione, allo stato attuale, dopo ben dieci mesi dall'entrata in vigore della legge n. 205 del 2017 del decreto di cui al comma 805 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017 relativo ai criteri di ripartizione tra le regioni del Fondo strutturale di ben 60 milioni di euro annui per la riduzione della quota fissa sulla ricetta e se il Governo non ritenga doveroso assumere iniziative, con urgenza al fine di rendere effettiva la ripartizione dei finanziamenti già previsti.
(5-00636)


      DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          nel regolamento (UE) n. 536 del 2014 sulla sperimentazione clinica per i medicinali per uso umano si è affermato che – in sede di determinazione degli organismi appropriati ai fini della valutazione della domanda di autorizzazione a condurre una sperimentazione clinica – gli Stati membri dovrebbero assicurare la partecipazione di persone non addette ai lavori, in particolare di pazienti o di organizzazione di pazienti;

          l'articolo 1, comma 1, della legge 11 gennaio 2018, n. 3, stabilisce che «il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, introducendo specifico riferimento alla medicina di genere e all'età pediatrica»;

          l'articolo 1, comma 2, lettera b), prevede l'individuazione dei requisiti dei centri autorizzati alla conduzione delle sperimentazioni cliniche dalla fase I alla fase IV oltre al coinvolgimento delle associazioni dei pazienti nella definizione di protocolli di ricerca, in particolare per le malattie rare, prevedendo procedure di accreditamento ad evidenza pubblica, di monitoraggio annuale dei requisiti posseduti e di pubblicazione dell'elenco dei centri autorizzati nel siti internet dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa);

          la partecipazione delle associazioni pazienti ai processi decisionali è oggi sempre più oggetto di un ampio dibattito sia scientifico che istituzionale; in questa prospettiva la citata legge costituisce un primo esempio concreto di riconoscimento del valore dell'esperienza e del vissuto dei pazienti all'interno dei processi di valutazione di nuove tecnologie sanitarie;

          nel mese di febbraio 2018 la rivista scientifica Jama ha pubblicato ben 16 Patient Related Outcomes (Pro), i cosiddetti sguardi dei pazienti, suggerendo un loro inserimento nei protocolli dei trial clinici. I Pro potranno fornire informazioni importanti al fine di prendere decisioni cliniche, guidare le scelte in tema di etichettatura dei farmaci e dare indicazioni anche sulla loro rimborsabilità;

          nel Paese si stanno moltiplicando le iniziative e i network trasversali di associazioni pazienti. Il 26 settembre 2018 si è tenuta a Roma un'iniziativa di ben 16 associazioni pazienti che rappresentano gli interessi di malati affetti da diverse patologie a forte impatto sociale. «Persone non solo pazienti» è un gruppo informale che studia il rapporto delle associazioni pazienti con le istituzioni e il ruolo che le stesse potrebbero assumere in futuro nei processi decisionali sulle nuove tecnologie sanitarie –:

          se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza al fine di rispettare i termini previsti per i decreti legislativi di cui alla legge n. 3 del 2018, consentendo così l'ingresso a pieno titolo dei pazienti nei processi decisionali riguardanti la sperimentazione clinica.
(5-00642)


      CARNEVALI, PINI, SCHIRÒ, RIZZO NERVO e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la legge 11 gennaio 2018, n. 3 «Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute», conosciuta anche come «legge Lorenzin» ha attuato un'ampia riforma nel settore sanitario che per essere definitivamente compiuta e applicata richiede l'attuazione di 19 decreti attuativi e di alcuni decreti legislativi come quelli previsti all'articolo 1;

          l'articolo 1, infatti, reca una delega al Governo per la revisione della disciplina in materia di sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge;

          nei criteri di delega si segnala non solo il riferimento alla medicina di genere e all'età pediatrica ma anche il necessario coordinamento con le disposizioni vigenti, con il regolamento (UE) n. 536/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano;

          i decreti legislativi in questione, come prevede il comma 3 dell'articolo 1, devono essere adottanti nel rispetto della procedura di cui all'articolo 14, commi da 1 a 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro per gli affari europei, con il Ministro della giustizia, con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano; come disposto dal comma 4 sempre dell'articolo 1, gli schemi dei decreti legislativi, a seguito di deliberazione preliminare del Consiglio dei ministri, devono essere trasmessi alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica perché su di essi siano espressi, entro quaranta giorni dalla data di trasmissione, i pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari;

          il comma 4 prevede, inoltre, che decorso tale termine i decreti legislativi siano emanati anche in mancanza dei pareri e, qualora il termine per l'espressione dei pareri parlamentari scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine previsto dal comma 1 o successivamente, quest'ultimo è prorogato di tre mesi;

          a tutt'oggi, dopo 10 mesi dall'entrata in vigore della legge il Parlamento non ha ancora ricevuto alcuno schema di decreto legislativo –:

          quale sia lo stato dell’iter di approvazione da parte del Governo del testo dei decreti legislativi di cui all'articolo 1 della legge n. 3 del 2018 nonché quali siano le ragioni per le quali i relativi schemi non siano ancora stati trasmessi alle Camere;

          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per trasmettere al Parlamento nel più breve tempo possibile gli schemi dei decreti in questione.
(5-00643)

Interrogazione a risposta scritta:


      DONZELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          nella risposta all'interrogazione orale n. 3-00017 il Governo, il 24 luglio 2018, in Aula riferiva della volontà di intervenire nei confronti di Adriano Panzironi, ideatore del metodo «Life 120», dopo aver atteso gli esiti di alcune indagini in corso. In data 2 ottobre 2018 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato comunicava sulla vicenda la conclusione del procedimento istruttorio PS11051 che, con gravissime motivazioni, comminava sanzioni complessive per 576 mila euro per le molteplici violazioni. Rilevato come non sia accettabile giocare sull'equivoco nella cura di malattie come l'Alzheimer o il cancro, per di più sulla base di prodotti definiti dall'Antitrust dallo scopo «meramente promozionale» e «senza alcun fondamento scientifico» –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per impedire la diffusione di contenuti così pericolosi per la salute dei cittadini e, in particolare, attivare le procedure di cui all'articolo 7 della legge n. 175 del 1992 per la rettifica delle informazioni diffuse nelle trasmissioni in questione.
(4-01282)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


      GIACOMETTO, PORCHIETTO e ZANGRILLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          Cafè Hag ha, in provincia di Torino, il suo unico stabilimento sul territorio italiano, con 57 dipendenti impiegati. Lo stabilimento sorge ad Andezeno da circa 60 anni. Qui sono nati i caffè Hag e Splendid, marchi importanti e competitivi. Negli ultimi anni il marchio è passato di mano in mano diverse volte, fino all'ultimo 4 anni fa, quando la Mondelez lo ha venduto alla Jacobs Douwe Egbert (Jde), multinazionale olandese, con sede ad Amsterdam;

          Jde, ha annunciato, in data 25 settembre 2018, di voler chiudere l'intero sito produttivo, spostando la produzione in altri siti europei, con il conseguente licenziamento di tutti i 57 lavorativi impiegati. Fino a poco tempo fa ad Andezeno, si producevano 5 mila tonnellate di decaffeinato e le stime dell'azienda prevedevano addirittura un incremento. Non si erano mai avuti segnali di crisi. Per questo l'annuncio dell'azienda è stato accolto come un fulmine a ciel sereno;

          il 55 per cento di Jde è in mano ad Acorn Holdings, a sua volta sussidiaria del gigante tedesco-lussemburghese Jab Holding Company, i cui indicatori economici suggeriscono tutto meno che una situazione di crisi, al punto che, nemmeno un anno fa, ha finalizzato un ulteriore acquisto nel settore caffè, la statunitense Panera Bread per 7 miliardi di dollari. La scelta di chiusura degli stabilimenti in Italia da parte della multinazionale è quindi da imputarsi a mere ragioni di ottimizzazione dei profitti mediante efficientamento dei costi;

          ne consegue che una multinazionale che ha acquisito marchi nati e cresciuti qui in Italia, oltre a togliere lavoro, depreda il Paese di un'altra delle sue eccellenze e se ne va. Le norme «anti-delocalizzazione» del «decreto dignità» sono inapplicabili nel caso in questione;

          in data 2 ottobre 2018 la regione Piemonte ha tenuto un tavolo istituzionale con i sindacati, al quale l'azienda non si è presentata; anzi, ha confermato ufficialmente le sua intenzioni di chiusura attivando la procedura di licenziamento collettivo e cessazione di tutte le attività a partire dal 1° gennaio 2019 –:

          quale sia la strategia del Governo in merito alla vicenda Hag-Splendid, e se e come il Ministero dello sviluppo economico intenda intervenire nei riguardi della Jde o della Jab Holding;

          se il Ministro interrogato, al fine di fronteggiare il sempre più frequente «mordi e fuggi» delle multinazionali sul territorio italiano, intenda adottare iniziative per una seria riduzione del costo del lavoro e portare avanti una politica industriale a lungo termine per il sistema Paese;

          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno valutare la possibilità di adottare iniziative per introdurre norme «anti-cannibalizzazione» per contrastare l'acquisizione e il trasferimento all'estero delle eccellenze produttive italiane;

          se, con riguardo ai marchi dell'agroalimentare nazionale, non ritenga opportuno adottare iniziative sulla falsariga del modello francese, che considera strategici i brand di settore, proteggendoli dall'acquisizione dall'estero.
(3-00216)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      RUFFINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          Itw Lys Fusion è una società del gruppo multinazionale americano ITW, con sede legale ad Aosta e stabilimento a Pralormo, in provincia di Torino;

          l'azienda si occupa della produzione di sistemi di chiusura, maniglie a scatto, sistemi di propulsione dei motori e di rifornimento e di altri componenti per auto. Lo stabilimento di Pralormo produce tappi, canaline portacavi, pannelli di copertura per motori e portiere, valvole di scarico d'aria e bocchette di aerazione;

          nella sede torinese sono occupati settantasette dipendenti e, tra questi: cinquantaquattro operai, sedici impiegati, sei quadri e un dirigente;

          in data 24 luglio 2018 l'azienda ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 32 lavoratori con contratto a tempo indeterminato, dichiarando di fatto il loro esubero per l'obsolescenza di alcuni prodotti come, ad esempio, le valvole di scarico d'aria, i pannelli per portiere e serbatoi e le bocchette di aerazione e per «ragioni economiche, produttive e organizzative tali da escludere un rilancio dell'azienda nel medio periodo né da giustificare il ricorso ad ammortizzatori sociali»;

          il fatturato complessivo di Itw Lys Fusion nel 2017 è stato di 83.656.846 euro ben maggiore di quello del 2016 che si era chiuso con 66.568.220 euro;

          dopo l'assemblea organizzata dai sindacati il 27 luglio successivo, i lavoratori a seguito della conferma dei vertici dell'azienda di licenziare ben 32 dipendenti su 77 complessivi, hanno deciso di indire lo sciopero per l'11 settembre 2018 –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto illustrato e quali iniziative intenda assumere per salvaguardare i livelli occupazionali e tutelare il futuro delle famiglie dei lavoratori dello stabilimento di Palormo e dell'intera comunità territoriale ad esso connessa.
(5-00641)

Interrogazione a risposta scritta:


      AMITRANO, VIZZINI, COSTANZO, PALLINI, DAVIDE AIELLO, TRIPIEDI, DI STASIO, BRUNO, SARLI, SPORTIELLO, GIANNONE, TUCCI, SEGNERI, PERCONTI e DE LORENZO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il 13 giugno 2018 Poste Italiane spa e le parti sociali hanno siglato un accordo, che prevede per il prossimo triennio (2018-2020) la stabilizzazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato, e nuove assunzioni, come previsto dal piano industriale «Deliver 2022»;

          da organi stampa risulta che, ad oggi le politiche dell'impresa siano improntate sulla precarietà e sull'abuso dei contratti a tempo determinato, soprattutto nell'ambito delle attività di consegna e lavorazione della corrispondenza, date in appalto alle agenzie di recapito;

          nello specifico, nell'ambito del territorio campano e precisamente a Napoli, Poste Italiane spa, aveva appaltato alla società Soluzioni srl la distribuzione e la raccolta di corrispondenza;

          successivamente Poste Italiane ha indetto un nuovo appalto proprio per la zona appaltata alla Soluzioni;

          dal 1° luglio 2017, la Società G.S.P. srl di Genova è subentrata nell'appalto per la distribuzione della corrispondenza alla Soluzioni srl e quest'ultima, con la perdita della gara di appalto, ha inviato una lettera di licenziamento a tutti i suoi dipendenti;

          a quanto risulta la nuova società G.S.P. srl era tenuta al rispetto della clausola di garanzia dei livelli occupazionali (di cui all'articolo 13 del protocollo d'intesa sulla disciplina dei rapporti con le aziende appaltatrici, siglato con le organizzazioni sindacali in data 30 novembre 2017) e dunque avrebbe dovuto riassorbire il personale della precedente società, ossia la Soluzioni srl, invece che assumere in toto nuovo personale;

          con l'accordo del 19 giugno 2018, Poste italiane ha manifestato la propria disponibilità ad incontrare le organizzazioni sindacali entro il mese di settembre per la verifica annuale finalizzata a fornire adeguata informativa in tema di rapporti e procedure in essere con le ditte appaltatrici (di cui all'articolo 14 del protocollo d'intesa sulla disciplina dei rapporti con le aziende appaltatrici, siglato con le organizzazioni sindacali in data 30 novembre 2017) al fine di monitorare i processi assunzionali in essere –:

          se il Governo sia a conoscenza della situazione riguardante gli ex lavoratori di Soluzioni srl di Napoli e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al riguardo.
(4-01286)

Apposizione di firme ad una mozione.

      La mozione Lollobrigida e altri n. 1-00033, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Occhiuto, Marrocco.

Apposizione di una firma
ad una risoluzione.

      La risoluzione in Commissione Benedetti n. 7-00038, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° agosto 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Cecconi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Anzaldi n. 5-00211, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciampi.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Foti n. 5-00221, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Frassinetti.

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta in Commissione Chiazzese n. 5-00214 del 24 luglio 2018;

          interrogazione a risposta in Commissione Chiazzese n. 5-00325 del 3 agosto 2018.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Serracchiani e altri n. 4-00159 del 7 maggio 2018 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00637.