XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 26 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,

          premesso che:

              la peste suina africana (Psa) è una malattia infettiva del suino, causata da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, che ha fatto la sua prima comparsa in Sardegna nel 1978, dimodoché, fin dal 1982, la regione Sardegna si è vista impegnata nell'attuazione di misure e protocolli volti all'eradicazione della medesima malattia, al fine di salvaguardare un comparto fondamentale per l'intero sistema economico dell'isola;

              la suindicata malattia si è diffusa anche in altri Paesi dell'Unione europea, quali Estonia, Lituania, Lettonia e Polonia, al punto che le istituzioni europee – pur non costituendo la medesima un rischio per l'uomo e col dichiarato fine di salvaguardare gli scambi commerciali – hanno ritenuto necessario vietare la commercializzazione, verso altri Paesi membri e Stati terzi e salvo la previsione di specifiche deroghe, dei prodotti di origine suina provenienti dagli Stati in cui sarebbe stata riscontrata la presenza di focolai;

              con la direttiva 2002/60/CE del Consiglio sono state stabilite le misure minime da applicare all'interno dell'Unione; in particolare, è stato previsto che nel caso di comparsa di un focolaio lo Stato membro interessato debba elaborare un programma di eradicazione della peste, da sottoporre all'approvazione della Commissione;

              con la decisione 2005/362/CE, la Commissione ha pure approvato il piano presentato dall'Italia per l'eradicazione della Psa in Sardegna: piano che, negli anni, ha comunque consentito il contenimento e la limitazione della diffusione della malattia, al punto che non appare più necessario il blocco totale ed indiscriminato delle movimentazioni, macellazioni ed esportazioni, che sta, tra l'altro, causando danni ingenti, con rischio di serrata, alle oltre 450 aziende suinicole sarde, assolutamente virtuose, accreditate, certificate secondo le regole della biosicurezza e i cui allevamenti non sono stati interessati dalla peste suina;

              con l'ulteriore decisione 2014/709/UE, sostitutiva della precedente 2014/178/UE, sono state stabilite ulteriori misure di protezione da applicarsi, fatti salvi gli approvati piani di eradicazione, negli Stati membri interessati dal fenomeno – Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Italia – avuto riguardo alle aree specificamente indicate nell'allegato alla decisione;

              la suindicata decisione, in particolare, da un lato, classifica le aree interessate degli Stati membri in quattro raggruppamenti differenti, i quali dovrebbero tenere conto del livello di rischio riscontrato; dall'altro lato, impone agli Stati interessati di vietare la spedizione dei prodotti di origine suina provenienti dai territori espressamente indicati, sia verso altri territori del medesimo Stato membro interessato che verso gli altri Stati, salva la possibilità di ottenere specifiche deroghe;

              pur essendosi determinata nell'ambito della regione Sardegna una notevole flessione dell'incidenza della Psa ed essendo presenti nel medesimo ambito territoriale più di 450 aziende suinicole virtuose accreditate, indenni dalla peste suina e certificate secondo le regole della biosicurezza, l'intero territorio regionale è stato comunque incluso nella parte IV dell'allegato alla citata decisione, con conseguente divieto di esportazione per il quale di fatto non è possibile ottenere alcuna deroga;

              la citata decisione resterà in vigore fino al 31 dicembre 2018 e nell'ambito dell'Unione europea, anche recentemente, sono stati riscontrati ulteriori focolai in altri Stati membri nei confronti dei quali, però, non è seguita l'applicazione di alcuna misura limitativa, come quella imposta, ormai da anni, alla regione Sardegna;

              appare, ormai, necessario prevedere misure differenti dal divieto di esportazione, anche al fine di tutelare l'economia della Sardegna, la quale, altrimenti, vedrebbe registrarsi l'azzeramento di un simbolo che connota le tradizioni e produzioni sarde anche all'estero, con conseguente ingente danno per l'intera economia e per i numerosi allevamenti non colpiti dalla malattia in questione,

impegna il Governo

1) a porre in essere ogni necessaria iniziativa, anche intervenendo presso i competenti organismi comunitari, al fine di evitare che la Sardegna venga ancora una volta ricompresa tra i territori soggetti alle citate restrizioni, consentendo, così, finalmente, agli allevamenti in regola e certificati di poter esportare i prodotti di origine suina in tutto il territorio comunitario ed extracomunitario.
(1-00068) «Deidda, Bucalo, Montaruli, Ferro, Meloni, Bellucci, Rotelli, Mollicone, Luca De Carlo, Lucaselli, Rizzetto, Varchi, Silvestroni, Osnato, Foti, Butti, Trancassini, Gemmato, Maschio, Donzelli, Lollobrigida, Zucconi, Caretta, Ciaburro, Acquaroli, Delmastro Delle Vedove».

Risoluzione in Commissione:


      Le Commissioni VIII e IX,

          premesso che:

              l'industria della caldareria pesante rappresenta un settore di grande successo della produzione made in Italy. Questa economia ha registrato, negli ultimi anni, un trend di costante crescita (+1,5 per cento) nel 2016; +3,1 per cento nel 2017; +2,9 per cento previsto nel 2018) e una spiccata vocazione internazionale, al punto che la maggior parte di tali produzioni sono riservate al mercato estero, in particolare i Paesi dell'Unione europea e del continente asiatico;

              per quanto concerne quest'ambito, le imprese italiane sono presenti principalmente nel nord del Paese, con una importante concentrazione in Lombardia (circa il 59 delle aziende); le quali, per il commercio con l'estero, ricorrono ai principali porti settentrionali, ed in particolare dell'Adriatico;

              questa produzione industriale è caratterizzata dalla realizzazione di manufatti finiti, unici e non frazionabili, solitamente di grandi dimensioni o di peso elevato. Per queste ragioni, il ricorso al trasporto eccezionale è imprescindibile per la consegna del prodotto, e tali spese e responsabilità sono a carico delle imprese stesse;

              l'articolo 10 del codice della strada definisce trasporto eccezionale «il veicolo che nella propria configurazione di marcia superi, per specifiche esigenze funzionali, i limiti di sagoma o massa» (comma 1), e ne consente la circolazione, previa specifica autorizzazione rilasciata dall'ente proprietario o concessionario della strada (comma 6);

              a rendere gravoso il ricorso al trasporto eccezionale vi sono alcune criticità, in particolare sotto il profilo amministrativo che si ripercuotono sull'intero sistema di trasporto in materia, ferme restando le doverose e imprescindibili necessità di sicurezza:

                  a) eccessiva frammentazione e pluralità di enti preposti al rilascio delle autorizzazioni lungo i percorsi compiuti dai mezzi eccezionali;

                  b) differenti modalità di presentazione delle istanze, posto che gli enti si adeguano ai principi di semplificazione amministrativa e di informatizzazione delle procedure con modi e tempi diversi;

                  c) differenti interpretazioni date ai criteri stabiliti dalle norme da parte dei diversi enti autorizzatori, e interpretazioni particolarmente restrittive e prudenti da parte dei funzionari degli enti autorizzatori;

                  d) manufatti stradali non progettati per la circolazione di carichi eccezionali, che inoltre, spesso, versano in condizioni di vetustà e scarsa manutenzione;

                  e) incertezza sull'agibilità dei manufatti stradali, condizione che può mutare nel tempo che intercorre tra la stesura del budget di una commessa e la sua esecuzione;

                  f) imposizione dell'onere delle verifiche tecniche sui tragitti posto a carico delle aziende richiedenti il permesso, con conseguente aggravio di tempi e di costi;

              queste criticità sopra richiamate rischiano, quindi, di ripercuotersi negativamente anche sulla competitività delle nostre imprese, provocando in alcuni casi la perdita delle commesse, in altri casi, il sorgere di penali a carico delle aziende dovuti a ritardi nelle consegne. Nelle condizioni date, il costo per il trasporto eccezionale si moltiplica fino anche a diventare sproporzionato rispetto al valore dell'opera;

              il perdurare di questi ostacoli ha come conseguenza anche la possibile delocalizzazione degli stabilimenti verso aree meglio infrastrutturate, con conseguente perdita di produzioni e know how specializzato;

              per queste ragioni, si rende sempre più urgente e imprescindibile l'individuazione di uno o più corridoi per il trasporto eccezionale (Cte) al fine di superare le criticità che spesso le imprese incontrano negli itinerari scelti per il trasporto eccezionale. A tal fine è necessario che i diversi enti proprietari o concessionari si coordino tra loro per rimuovere le criticità esistenti ed assicurare il mantenimento a regime della transitabilità dei mezzi;

              di primaria importanza riveste, per le imprese della Lombardia, l'individuazione di uno o più corridoi tra il bacino industriale e lo sbocco sull'Adriatico. Nel caso specifico, si distinguono alcune criticità lungo gli itinerari ad oggi scelti per raggiungere il porto di Marghera:

                  a) sull'autostrada A22, i cavalcavia presentano caratteristiche strutturali inadatte al grande tonnellaggio e, ad oggi, è comunque interdetta la circolazione ai mezzi eccezionali per decisione dell'ente concessionario;

                  b) sull'autostrada A21 vi sono ulteriori limitazioni in località di Persico, Ostiglia e Ponte Molino;

              queste criticità si sono manifestate in maniera ancora più evidente dopo il crollo del ponte di Annone (provincia di Lecco) nell'ottobre 2016

              a tal proposito si ricorda la risoluzione approvata n. 8-00242 dalla IX Commissione della Camera nella precedente legislatura, tesa a promuovere un «censimento delle infrastrutture viarie sospese, quali ponti, viadotti e cavalcavia in particolare prevedendo che sia riportato l'anno di costruzione, la portata dell'infrastruttura, lo stato e lo storico degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria», a seguito della quale è stata emanata la direttiva del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, protocollo n. 293, del 15 giugno 2017, con la quale sono state definite misure in tema di autorizzazioni alla circolazione dei veicoli eccezionali e dei trasporti in condizioni di eccezionalità;

              tale direttiva, adottata in base all'articolo 5, comma 1, del codice della strada e della normativa vigente del settore, affronta i temi della realizzazione e pubblicazione del catasto delle strade con le informazioni necessarie a caratterizzare la percorribilità delle stesse, le modalità con cui deve essere svolta l'istruttoria preventiva sulle richieste di autorizzazione, la necessità di coordinamento tra gli enti proprietari delle strade e delle opere d'arte interessate dal transito, le eventuali prescrizioni e/o le particolari cautele ed accorgimenti tecnici da imporre nell'autorizzazione ai fini della tutela e della salvaguardia del patrimonio stradale e della sicurezza della circolazione;

              si ricorda che lo stesso provvedimento ha escluso l'applicazione del silenzio-assenso per quanto attiene al rilascio dei nulla osta al transito da parte di enti diversi da quello che autorizza, nel caso questi non abbiano reso disponibili e pubblicate le indicazioni di percorribilità nel sopracitato catasto delle strade;

              anche in relazione al tragico crollo del ponte Morandi di Genova, risulta quindi essere ancora più urgente una definizione chiara dei tragitti percorribili dai mezzi eccezionali e l'individuazione di corridoi che diano la certezza alle aziende di poter trasportare al destinatario il prodotto finito,

impegnano il Governo:

          a porre in essere ogni iniziativa utile a procedere, in coordinamento con gli enti proprietari o concessionari delle strade, all'individuazione di più corridoi per i trasporti eccezionali (Cte), rimuovendo gli ostacoli oggi esistenti sui principali itinerari, così da garantire:

              a) l'effettiva realizzazione del catasto delle strade in riferimento ai manufatti viari sospesi per il transito di trasporti eccezionali al fine di assicurare il costante controllo e la massima sicurezza degli stessi;

              b) l'entrata in servizio e la piena operatività della prevista struttura telematica «open data» di cui al decreto-legge n. 109 del 2018 per raccogliere in tempo reale informazioni sulle infrastrutture interessate, nonché per la necessaria conseguente semplificazione e minor frammentazione anche per gli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni;

              c) ad assicurare, conseguentemente, una oggettiva uniformità di valutazione ed interpretazione della normativa su tutto il territorio nazionale, e a promuovere l'informatizzazione delle procedure;

              d) ad individuare, d'intesa con le regioni, la titolarità in capo ad un unico soggetto istituzionale per quanto concerne la richiesta e il rilascio delle necessarie autorizzazioni;

              f) a promuovere un piano straordinario di interventi di manutenzione dei manufatti stradali adibiti alla circolazione di mezzi pesanti con carichi eccezionali;

              g) a rimuovere le criticità esistenti, in particolare, sull'asse che collega la Lombardia al porto di Marghera, prevedendo sull'autostrada A22 interventi di:

                  introduzione di un passaggio a raso;

                  completamento della bretella e del sottopasso in località San Nicolò Po;

                  realizzazione di un nuovo manufatto idoneo al passaggio di trasporti eccezionali.
(7-00085) «Pizzetti, Braga, Carnevali, Rosato, Fragomeli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


      ADELIZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          come riportato da vari organi di stampa, consultabili anche online, alla fine della scorsa settimana i carabinieri del NAS di Salerno hanno dato esecuzione a una ordinanza cautelare emessa dal Gip del tribunale di Salerno, su richiesta della locale procura della Repubblica, nei confronti di undici indagati;

          gli undici incaricati di funzione pubblica, tra dirigenti medici e appartenenti al personale in servizio in parte presso l'unità operativa di medicina del dolore e cure palliative – Hospice Il Giardino Dei Girasoli – e in parte presso l'unità operativa di medicina legale in seno al distretto sanitario n. 64 di Eboli (SA), si sarebbero resi responsabili, a vario titolo, dei reati di truffa ai danni del servizio sanitario nazionale, peculato, falso, favoreggiamento personale e violenza privata;

          uno degli indagati, che da dirigente medico avrebbe volontariamente somministrato una dose inappropriata di un farmaco a un giovane paziente battipagliese ventottenne già malato in fase terminale, causandone deliberatamente la morte, è addirittura accusato di omicidio e pertanto è stato sottoposto alla misura cautelare della custodia domiciliare;

          grazie alle intercettazioni sarebbe stato accertato che ai trentotto pazienti in cura presso le strutture interessate spesso venivano somministrate quantità di farmaci per cure palliative in misura di gran lunga inferiore rispetto a quelle previste per legge;

          nel corso delle attività investigative e a seguito delle perquisizioni nelle abitazioni del personale indagato destinatario di misure restrittive sarebbero stati rinvenuti costosi farmaci in carico alla struttura sanitaria dove gli stessi prestavano servizio, accertando così anche la mancanza dei controlli previsti dalla legge;

          i gravi fatti sopra riferiti testimoniano lo stato di forte criticità nel quale versa la sanità nella regione Campania, che la gestione commissariale svolta, a giudizio dell'interrogante, in evidente conflitto di interessi, dallo stesso presidente Vincenzo De Luca, che permane nel doppio ruolo di controllore-controllato, ha contribuito ad aggravare –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se ritenga di dover con urgenza assumere, per quanto di competenza, le iniziative consequenziali necessarie a garantire che fatti di una gravità assoluta come questi non si ripetano più in futuro; se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza, necessarie e ineludibili, per la revoca del commissario ad acta in carica e la nomina di un commissario terzo, imparziale e competente, in grado di risanare la sanità regionale, garantendo il rispetto del principio di legalità (articolo 1, comma 1, della legge n. 241 del 1990 e successive modificazioni e integrazioni), del principio di buon andamento (articolo 97 della Costituzione) e del principio di doverosa tutela del diritto alla salute quale fondamentale diritto dei cittadini e interesse primario della collettività (articolo 32 della Costituzione).
(4-01481)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


      FOGLIANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          nel 2015 è stato chiuso il consolato onorario dell'ambasciata d'Italia di Graz, seconda città per grandezza in Austria;

          tale consolato, presente sul territorio ininterrottamente da cinquanta anni, serviva tutta la comunità italiana residente nella regione della Stiria, che conta circa tremila iscritti all'Aire, per qualsiasi attività amministrativa, a cominciare dal rinnovo del passaporto;

          la sede più vicina è la cancelleria consolare di Vienna, distante 200 chilometri e oberata da una mole di lavoro che implica tempi di attesa di mesi per l'ottenimento della documentazione richiesta dai cittadini italiani residenti in Austria –:

          se sia in previsione la riapertura di una sede consolare a Graz, al fine di permettere ai cittadini italiani residenti in Stiria di rapportarsi in modo efficiente con le autorità del proprio Paese.
(4-01478)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


      GRIMOLDI, CECCHETTI, MAGGIONI e BONIARDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nella notte tra domenica 14 e lunedì 15 ottobre 2018, nella periferia nord di Milano, tra Bovisasca e Quarto Oggiaro e nell’hinterland nord a Novate, nell'arco di sei ore sono andati in fiamme due capannoni distanti quattro chilometri l'uno dall'altro; a Quarto Oggiaro è andata a fuoco una struttura di 2.500 metri quadrati con 16 mila metri cubi di eco balle riempite di carta, plastica, gommapiuma, legno e altri materiali; nel secondo episodio è andato a fuoco un deposito di materiale di riciclo della ditta Rieco srl di Novate Milanese, al confine con Milano e, in questo caso, le fiamme hanno divorato un capannone di 1.500 metri quadrati dov'erano stoccate 300 tonnellate di rifiuti e altre 3 mila di carta e cartone;

          a prescindere dalle cause di questi ultimi due incendi è sotto gli occhi di tutti che in Lombardia da mesi continuano a bruciare depositi di rifiuti, legali o illegali, situati tra l'area metropolitana di Milano e la provincia di Pavia e, dall'inizio dell'anno, si contano dieci gravi episodi; dietro ai quali, spesso, si cela lo smaltimento illegale di rifiuti illeciti;

          i due incendi che hanno provocato alte colonne di fumo visibili a chilometri di distanza, provocando irritazioni ad occhi e gola dei cittadini e un odore diffuso anche a decine di chilometri dal luogo dell'incendio, con concentrazioni di diossina registrati, al di sopra dei valori emessi, hanno portato regione Lombardia e comune di Milano a invitare gli abitanti a tenere chiuse porte e finestre, evitare l'esposizione all'aperto dei bambini e non mangiare frutta e verdura coltivata in proprio;

          nel comune di Cornaredo è stato individuato un capannone industriale al cui interno erano stoccati circa 1200 metri cubi di rifiuti, in particolare di materie plastiche, tale da potersi ipotizzare non solo la realizzazione di una discarica abusiva, ma anche un'illecita attività di gestione, raccolta e smaltimento di rifiuti speciali;

          la prefettura di Pavia ha scritto a tutti i 188 sindaci della provincia, chiedendo che, attraverso gli uffici tecnici dei comuni, censiscano e comunichino l'elenco di tutti i capannoni abbandonati o sfitti sui loro territori, controllati poi da un nucleo ambiente coordinato dal capo di gabinetto della prefettura ed esperti delle forze dell'ordine, dell'Arpa, dell'amministrazione provinciale e dell'Ats;

          il modello di Pavia potrebbe rappresentare una prima risposta per conoscere e monitorare con più efficienza ed efficacia il territorio lombardo sotto il profilo dello stoccaggio e smaltimento dei rifiuti –:

          come il Governo intenda affrontare, per quanto di competenza, le problematiche di grave emergenza e di inquinamento diffuso a causa dei roghi di depositi di rifiuti legali o illegali che hanno raggiunto livelli di guardia su tutto il territorio nazionale.
(4-01479)


      D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          in ordine a un progetto riguardante lavori di riqualificazione e rifunzionalizzazione urbana della frazione marina del comune di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, l'interrogante ha formalmente chiesto spiegazioni al sindaco dello stesso comune, in uno interessando i locali consiglieri comunali e, per le rispettive competenze, il dirigente generale del dipartimento ambiente e territorio della regione Calabria, nonché il procuratore di Locri, al fine di rappresentare quanto appreso a seguito di segnalazione firmata, in particolare con riferimento al presunto utilizzo di rifiuti edili in quanto tali, compresi eternit e pannelli di materie plastiche, che sarebbero stati, per quanto dettagliato nell'intesa segnalazione, frantumati e spalmati sull'intera area del cantiere e ricoperti in fretta, pare contravvenendo a tutte le norme ambientali e alle tecniche costruttive delle opere stradali;

          nella sua nota di risposta, protocollo n. 9294 dell'8 ottobre 2018, il sindaco del comune di Monasterace ha argomentato per la piena regolarità dei lavori, specificando che gli stessi non necessitano di valutazione di impatto ambientale e facendo peraltro riferimento a «privati senza scrupolo» che a suo dire starebbero cercando di rientrare in possesso di aree – in parte dello stesso comune e in parte del demanio – interessate dal progetto, occupate abusivamente e rispetto alle quali non sarebbero state eseguite ordinanze di sgombero e demolizione di strutture insistenti su suolo pubblico;

          secondo la segnalazione sopra richiamata, il progetto prevederebbe una previsione di materiali di risulta proveniente dalle demolizioni quantificata in circa 1600,00 metri cubi fra calcestruzzo della struttura portante, laterizi ed intonaci grezzi delle tamponature esterne, oltre ad una quantità non stimata di eternit;

          una considerevole quantità – secondo quanto risulta all'interrogante – di materiali di risulta (circa 1200,00 metri cubi), per la maggior parte costituita da inerti (cls e laterizi), verrebbe reimpiegata (...) in cantiere per eseguire massicciate, cassonetto stradale e livellamento stradale necessario a colmare la differenza di quota fra il lungomare esistente ed il nuovo tracciato posto ad una quota più alta di circa 1,00 metri, mentre il materiale rimanente verrebbe invece smaltito mediante trasporto e conferimento a discarica autorizzata;

          una tale scelta apparirebbe assolutamente discutibile e non sarebbe consentita dalle norme vigenti, visto che il materiale per massicciate, cassonetti stradali e livellamenti (come tutti i materiali impiegati) deve rispondere a requisiti specifici a cui le macerie delle demolizioni non rispondono, tanto che le stesse norme prevedono il conferimento e lo smaltimento in discarica (previo opportuno trattamento) –:

          di quali precisi elementi disponga in relazione al progetto di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche promuovendo una verifica del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, per accertare che in tutta l'area interessata dai lavori in predicato non vi sia alcuna forma di inquinamento ambientale.
(4-01485)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


      ALBERTO MANCA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          nel maggio del 2014 la regione autonoma della Sardegna (Assessorato difesa ambiente), l'amministrazione provinciale di Nuoro, il comune di Ottana ed il Consorzio Asi della Sardegna centrale venivano a conoscenza delle indagini svolte sul sito industriale di Ottana (Nuoro) nell'ambito del relativo piano di caratterizzazione redatto da Invitalia, le quali avevano rilevato l'esistenza di uno stato di potenziale contaminazione dovuto al superamento delle «concentrazioni soglie di contaminazione» (csc) nelle acque sotterranee, di carattere diffuso e polimorfo (manganese, piombo, arsenico, tricloroetilene, nichel e altro);

          tale evento determinava la nascita in capo agli enti citati tutta una serie di obblighi sanciti inequivocabilmente dagli articoli 242, 244, 245 e 250 del decreto legislativo, 3 aprile 2006, n. 152 (testo unico ambientale), tra i quali, in particolare: rimuovere le fonti inquinanti, evitare la diffusione dei contaminanti dal sito verso zone non inquinate e matrici ambientali adiacenti, intercettare e isolare liquidi inquinanti sversati, impedire il contatto diretto della popolazione con la contaminazione presente;

          alla data attuale non si ha notizia in merito a un puntuale adempimento di tali obblighi giuridici;

          in data 30 novembre 2017 l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna (Arpas), comunicava a regione (Assessorato difesa ambiente), amministrazione provinciale di Nuoro e comune di Ottana l'avvenuto superamento dei valori di concentrazione soglia di contaminazione (mercurio, cobalto, piombo, zinco) rilevato nell'ambito delle attività istituzionali di monitoraggio dei corpi idrici sotterranei regionali relative all'anno 2016;

          anche in questo caso, non si ha notizia circa un puntuale adempimento dei citati obblighi giuridici;

          in tutto il complesso del polo industriale di Ottana-Bolotana (Nuoro), già dal 2004 si è a conoscenza di indagini tecniche che hanno evidenziato la presenza di rifiuti interrati e di due aree contaminate da cromo nel territorio del comune di Bolotana (area «Master Sarda»), per queste ragioni oggetto altresì di indagini della magistratura, del cui esito non risulta all'interrogante esserci stata notizia;

          tra il gennaio e il febbraio del 2016 alcune aree di tale sito industriale venivano poste sotto sequestro da parte dei carabinieri della compagnia di Ottana e del nucleo operativo ecologico di Sassari, su disposizione della procura della Repubblica di Nuoro, per la possibile presenza di rifiuti pericolosi; a distanza di due anni, non si conoscono gli sviluppi di tali indagini;

          per quanto suesposto, ad oggi non risultano individuate le eventuali responsabilità di carattere penale conseguenti al mancato rispetto degli obblighi di legge in capo agli enti di governo del territorio ed agli autori materiali delle contaminazioni ambientali in questione –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e, considerata la gravità della situazione, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, in particolare valutando la sussistenza dei presupposti per l'avvio di una ispezione presso la procura di Nuoro.
(4-01486)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      MARCO DI MAIO, VERINI, DEL BASSO DE CARO, BRAGA e VAZIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          da oltre un decennio la vicenda per la realizzazione del nuovo carcere di Forlì è martoriata da contenziosi problemi legati al fallimento delle ditte esecutrici e altre vicissitudini;

          più volte è, stata rimandata a data da destinarsi la conclusione dei lavori presso il quartiere «Quattro» a Forlì;

          in data 12 ottobre 2018 è stato pubblicato sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il bando di gara del provveditorato interregionale per le opere pubbliche Lombardia Emilia Romagna denominato «788/E – Lavori di realizzazione del nuovo istituto penitenziario di Forlì stralcio – CIG 7654584°89» per un importo complessivo di 34.615.295,64 euro;

          nello stesso giorno il testo è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea e tre giorni dopo, il 15 ottobre 2018, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana;

          il bando di gara prevede una procedura aperta indetta con riduzione dei termini per ragioni di urgenza ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del decreto legislativo n. 50 del 2016, individuando quale termine ultimo per la presentazione delle offerte la data del 29 ottobre 2018, cioè il quattordicesimo giorno successivo alla pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana;

          l'articolo 60 del decreto legislativo n. 50 del 2016 dispone che «Le amministrazioni aggiudicatrici possono fissare un termine non inferiore a quindici giorni a decorrere dalla data di invio del bando di gara se, per ragioni di urgenza debitamente motivate dall'amministrazione aggiudicatrice, i termini minimi stabiliti al comma 1 (35 giorni) non possono essere rispettati»;

          il bando di gara e il disciplinare non specificano quali siano le ragioni di urgenza che giustifichino una riduzione drastica dei termini per la presentazione dell'offerta;

          il bando di gara subordina l'aggiudicazione della gara al reperimento delle risorse finanziarie utili alla copertura integrale del progetto, legittimando la stazione appaltante ad annullare la gara;

          siffatta circostanza sembrerebbe contrastare con le asserite (e non motivate) ragioni di urgenza dichiarate nel bando di gara;

          si ritiene assolutamente prioritario favorire una rapida conclusione dei lavori, ma anche una corretta procedura di assegnazione degli stessi, al fine di evitare gli spiacevoli inconvenienti che fin qui hanno rallentato l’iter;

          data la complessità e la riservatezza dell'oggetto di gara, gli elaborati progettuali dell'intervento in questione possono essere richiesti tramite mail con ulteriori lungaggini in termini di tempi di risposta e conseguente ulteriore riduzione dei tempi per presentare l'offerta;

          i tempi, decisamente ristretti per un appalto di questa entità, risultano agli interroganti anomali rispetto alla prassi per procedure di gara analoghe –:

          se il Ministro sia al corrente di quanto riportato;

          se i tempi per la presentazione delle proposte siano giustificati e motivi, nonché congrui con l'obiettivo di assicurare le condizioni minime necessarie a consentire a tutti gli operatori economici di poter partecipare ad una gara di dimensione europea e di importo considerevole, assicurando al contempo la massima qualità progettuale e di realizzazione dei lavori nonché il rispetto del principio del «favor partecipationis»;

          se non ritenga opportuno adottare iniziative per prevedere una proroga dei termini di un numero di giorni consono all'entità del progetto, almeno per rispettare il termine minimo per la ricezione delle offerte fissato dall'articolo 60 del decreto legislativo 50 del 2016 in 35 giorni dalla data di trasmissione del bando di gara tempo necessario a contemperare la massima priorità che l'intervento richiede con la qualità dell'azienda esecutrice.
(5-00837)


      BAGNASCO e CASSINELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 2018 i vigili del fuoco di Rapallo, poco dopo l'una, sono intervenuti nella stazione di Rapallo, per lo sviamento di una cisterna che trasportava cloroformio, che da Rosignano era diretta ad Alessandria;

          appurato che il convoglio non aveva subito perdite, è stata messa in sicurezza l'area e soltanto intorno alle ore 7:30 è stato rimesso il carro sui binari;

          per alcune ore, in quella zona, i convogli hanno viaggiato su unico binario alternato con notevoli ritardi sul traffico ferroviario;

          l'incidente è avvenuto in un tratto di ferrovia che attraversa il centro abitato di Rapallo, in un punto in cui i binari sono a ridosso dei palazzi;

          il rischio corso è stato notevole, le conseguenze dell'incidente avrebbero potuto essere ben più gravi. Il treno, carico di cloroformio, poteva innescare una esplosione in pieno centro abitato;

          Rapallo e la Liguria meritano risposte e rassicurazioni convincenti affinché una nuova «Viareggio» non capiti mai più in nessun'altra città italiana;

          Marco Piagentini, presidente dell'associazione «Il Mondo che vorrei», che raggruppa familiari e superstiti delle 32 vittime della strage ferroviaria del 29 giugno 2009 di Viareggio, ha riferito sullo «svio» di Rapallo che «l'incidente ferroviario, che per fortuna non ha avuto conseguenze con feriti, è la dimostrazione che Ferrovie italiane non investe sulla sicurezza» –:

          se non si intenda intervenire con sollecitudine, per quanto di competenza, per verificare quanto accaduto e le eventuali responsabilità e se i protocolli di sicurezza siano stati applicati in modo conforme alla normativa;

          quali iniziative si intendano adottare per affrontare e regolamentare il tema del transito di sostanze pericolose e/o nocive nei centri urbani per evitare il ripetersi di tragedie come quella di Viareggio;

          quali siano gli strumenti di verifica sugli investimenti relativi alla sicurezza che le Ferrovie dello Stato italiane sono obbligate a effettuare.
(5-00839)

Interrogazione a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          negli ultimi anni, territorio della provincia di Salerno sta attraversando una situazione di grave disagio a causa del dissesto di molteplici manti stradali;

          un episodio drammatico si è verificato, in data 11 maggio 2018, lungo la strada provinciale tra Maiori e Tramonti, dove è rimasto gravemente ferito un giovane di diciotto anni che, in sella al proprio ciclomotore, si è trovato di fronte un camioncino dall'altra parte della corsia, dopo aver evitato diverse buche del manto stradale dissestato; si tratta solo di uno dei tanti sinistri stradali che si sono verificati nel territorio della provincia di Salerno a causa dello stato di abbandono e di scarsa manutenzione in cui versano le strade;

          quando si verificano simili episodi che possono comportare quale conseguenza diretta l'evento lesione/morte delle persone offese coinvolte, sorge in capo alle amministrazioni competenti una responsabilità di tipo civile, oltre che penale, che inevitabilmente comporta un grave arresto del corretto svolgimento dell'attività amministrativa, nonché un dispendio di risorse economiche. A tal riguardo, la giurisprudenza di legittimità è unanime nel ravvisare un obbligo di garanzia in capo all'ente gestore della strada, in virtù dell'articolo 14 del codice della strada e dell'articolo 2051 del codice civile. L'ente gestore risponde dell'illecito penale ai sensi dell'articolo 40 cpv. c.p. allorché, se avesse effettuato la dovuta manutenzione, l'evento non si sarebbe verificato;

          quindi, nel caso in cui un incidente stradale sia stato causato dalla insufficiente od omessa manutenzione della sede viaria da parte dell'ente pubblico a ciò preposto, il soggetto incaricato del relativo servizio risponde penalmente delle lesioni colpose conseguite al sinistro secondo gli ordinari criteri di imputazione della colpa e non solo quando il pericolo determinato dal difetto di manutenzione risulti occulto (Cassazione penale, sezione IV, sentenza 8 marzo 2012, n. 9175);

          l'interrogante è a conoscenza degli interventi normativi attuati nel corso della XVII legislatura che hanno comportato una netta riduzione dei fondi destinati alle province. In particolare, si vuole far riferimento alla legge del 7 aprile 2014, n. 56 (cosiddetta legge Delrio) che ha ridisegnato gli organi e le competenze dell'amministrazione locale. Tale intervento normativo ha interessato ovviamente anche la provincia di Salerno, oggi rappresentata dal presidente Giuseppe Canfora. Orbene, malgrado con la «legge Delrio» i fondi destinati alle province siano stati drasticamente ridotti, è pur vero che, nel caso specifico della provincia di Salerno, non sono mancati negli ultimi anni l'erogazione di fondi per il potenziamento e la manutenzione delle infrastrutture e per la messa in sicurezza delle scuole;

          difatti, nel maggio 2016, nel corso di una conferenza stampa, il presidente Vincenzo De Luca avrebbe annunciato uno stanziamento di 4 miliardi e 200 milioni di euro per Salerno e provincia; ulteriori fondi sarebbero stati stanziati anche dall'Anas con la finalità di destinarli alla manutenzione delle strade provinciali con maggiori criticità;

          nonostante ciò, la situazione al giorno d'oggi non sembrerebbe essere affatto migliorata, in quanto, come già ribadito, le arterie della provincia di Salerno si trovano in uno stato precario tale da rendere totalmente insicuri gli spostamenti;

          la condizione attuale delle infrastrutture indurrebbe a ritenere che i fondi non siano stati utilizzati per gli interventi prioritari quali la manutenzione per la messa in sicurezza di strade e scuole superiori –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per verificare se e in che modo i fondi di cui in premessa siano stati impiegati e se non ritenga opportuno acquisire un quadro dettagliato delle cause della situazione di dissesto dei manti stradali citati.
(4-01484)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      ANZALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          in data 21 ottobre 2018, si è registrata come riportano alcuni organi di informazione locale, una aggressione ai danni del proprietario della pizzeria «I magnifici» in via Teodorico 34 a poca distanza dalla stazione Tiburtina in Roma;

          l'aggressione è avvenuta, come riportato dagli articoli, da parte di un gruppetto di persone che, dopo aver acquistato delle birre in un minimarket non poco distante dal locale, con il pretesto di ripararsi dalla pioggia, ha iniziato ad essere molesto;

          il titolare, contestando questo comportamento molesto, è stato fatto oggetto prima di insulti e poi di una aggressione fisica e poi di ulteriori minacce compresa quella di incendiargli la pizzeria;

          sono state lanciate anche alcune bottiglie di vetro verso la vetrata del locale;

          i clienti sono fuggiti preoccupati e intimoriti dalla situazione di pericolo venutasi a creare;

          da tempo si segnala una situazione di criticità per il decoro e l'ordine pubblico nei pressi della stazione Tiburtina aggravate dalla inerzia dell'amministrazione capitolina –:

          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per rafforzare i dispositivi di sicurezza e il controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine nell'area di cui in premessa, ponendo fine al ripetersi di episodi come quello riportato.
(5-00838)


      CENNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          da quanto emerge dalla stampa, nella serata del 20 ottobre 2018, la parrocchia di Vicofaro (comune di Pistoia), dove ha sede il centro di accoglienza gestito da don Massimo Biancalani, è stata oggetto di una irruzione da parte di 50 agenti tra polizia, carabinieri, vigili urbani, guardia di finanza, asl, ispettorato del lavoro e vigili del fuoco; i controlli, che sono durati circa due ore, sono avvenuti mentre era in corso una cena di solidarietà nei locali denominati «Pizzeria del rifugiato» ed alla quale erano presenti 150 persone tra cui anche circa 60 migranti. Durante l'ispezione, sempre secondo i media, sono stati verificati i documenti dei migranti presenti, il rispetto dell'ordinanza del comune che aveva sancito la non idoneità di locali dove erano stati accolti i migranti, mentre i vigili del fuoco hanno verificato gli aspetti legati alla sicurezza. Gli ispettori del lavoro e la Guardia di finanza si sono invece concentrati sull'attività della pizzeria e su chi ci lavora;

          sempre secondo la stampa i controlli, effettuati a seguito di un esposto da parte di alcuni residenti della zona, non avrebbero appurato alcuna irregolarità: alcune difformità tecniche erano state contestate mesi fa e sarebbero in fase di risoluzione mentre la regolarità delle presenze di immigrati è continuamente monitorata;

          Don Biancalani è, da sempre, molto attivo nel campo dell'accoglienza dei migranti e richiedenti asilo e per questi motivi è stato oggetto di ripetuti insulti sui social media e di continue minacce di morte. Gli stessi ospiti del centro sono stati aggrediti nel corso dei mesi scorsi;

          il centro di accoglienza è stato chiuso ad agosto per le irregolarità rilevate. Da quel momento Don Biancalani ha trasferito i migranti in altri locali attigui e, dopo l'ordinanza del comune di Pistoia che aveva imposto di sospendere l'accoglienza, aveva fatto ricorso al Tar;

          in quella occasione il Ministro dell'interno aveva scritto su Facebook: «Tempi duri per il prete che ama circondarsi di clandestini africani, ancora un po’ e la canonica scoppiava»; in seguito a tale post Don Biancalani aveva annunciato l'intenzione di querelare Matteo Salvini per diffamazione aggravata a mezzo social;

          Stefano Lorenzetti avvocato del centro di accoglienza di Vicofaro, ha sottolineato come non sia stato rilasciato dopo l'ispezione nessun verbale: «Mi sorprende – ha dichiarato – che un esposto di 190 persone abbia messo in moto tutte le autorità di Pistoia e provincia. Non capisco quale riscontro possa giustificare un intervento di una simile portata. Fra l'altro per controlli che presumo i medesimi di un mese fa»;

          è inoltre emerso da fonti stampa che pochi giorni prima del blitz la parrocchia di Vicofaro aveva presentato all'ufficio tecnico del comune, Curia, Questura, vigili del fuoco, prefettura una relazione sugli interventi effettuati sulla struttura per la messa in sicurezza del centro di accoglienza che era quindi prossimo alla riapertura;

          da quanto esposto appare quindi evidente all'interrogante come l'ispezione di sabato 20 ottobre 2018 e le modalità con cui è stata effettuata, non trovino motivazioni giustificate;

          la stessa Camera penale di Pistoia in un comunicato stampa ha dichiarato che l'intervento «appare eccessivo e sproporzionato, in quanto rivolto ad una struttura religiosa che, per necessità di salvaguardia delle vite e dei diritti umani, sta tentando di dare soccorso a coloro che ne hanno bisogno» e che quanto «sta accadendo rappresenta, a memoria, uno dei pochi casi – se non l'unico – verificatosi nella storia repubblicana, in cui lo Stata si contrappone con queste forme ad un ente cattolico» –:

          se il Ministro interrogato sia al corrente della vicenda esposta in premessa; da chi e per quali motivi sia stata autorizzata l'ispezione di sabato 20 ottobre 2018, utilizzando oltre 50 agenti, e se corrisponda al vero il fatto che non sia stato rilasciato alcun verbale.
(5-00840)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


      TOPO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          dal mese di ottobre 1996, gli ex lavoratori dipendenti della società Vavid s.r.l. di Pastorano (Caserta), per i quali era terminato il trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria, sono stati impegnati nel progetto Lsu predisposto dall'Agenzia per l'impiego della regione Campania, finalizzato alla proroga del trattamento di integrazione al reddito, erogato a fronte dell'impiego dei lavoratori in attività socialmente utili;

          tale progetto è proseguito negli anni successivi, consentendo ai lavoratori interessati di beneficiare di una misura di sostegno al reddito e alla comunità di usufruire del loro supporto lavorativo;

          il 24 agosto 1999, la giunta del comune di Pastorano approvava la delibera n. 135 del 1999, con la quale veniva disposto l'avvio di un progetto Lsu, della durata di mesi 4 mesi, finalizzato a consentire ai predetti lavoratori di rientrare nella disciplina in materia, di cui agli articoli 12 del decreto legislativo 1° gennaio 1997, n. 468, e 45, comma 6, della legge 17 maggio 1999, n. 144;

          in data 17 settembre 1999, la commissione regionale per l'impiego della Campania autorizzava il suddetto progetto che, mediante la successione di una serie di rinnovi e proroghe, si è protratto fino al 31 dicembre 2017, data della sua conclusione;

          la scadenza dell'efficacia della misura a sostegno dei rimanenti ex lavoratori Vavid, che ammontano attualmente a dodici unità, comporta sofferenza e grave preoccupazione per gli interessati e per le loro famiglie, già duramente fiaccati da anni di incertezza relativa alla propria condizione economica e lavorativa;

          il comune di Pastorano – consapevole dello stato di prostrazione dei lavoratori e della utilità del supporto fornito dalla prestazione lavorativa dei medesimi nonché dei rischi derivanti dall'esito delle possibili iniziative di tutela legale che potrebbero essere avviate – si è reso disponibile a promuovere ogni atto volto alla proroga del progetto Lsu;

          anche i competenti assessorati della regione Campania sono stati formalmente interessati;

          la vicenda riportata, finora, riguarda anche altri soggetti nel territorio italiano;

          il Governo ha manifestato, sin dal suo insediamento, la volontà di tutelare e proteggere i soggetti più fragili; purtroppo, i dati relativi agli ultimi mesi, mostrano preoccupanti segnali di indebolimento del mercato del lavoro italiano; in materia di sostegno ai lavoratori, si reputa necessario intraprendere percorsi politici e legislativi realmente incisivi, cominciando da quelli rivolti alle persone che rischiano di essere confinate ai margini della società –:

          nelle more della predisposizione degli atti necessari alla prosecuzione dei progetti Lsu citati in premessa, quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intendano adottare allo scopo di tutelare il reddito degli ex lavoratori della Vavid e di tutti i soggetti che si trovino nella medesima condizione.
(4-01483)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


      FRASSINETTI, LUCA DE CARLO, ACQUAROLI e CIABURRO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

          nel mese di luglio 2018, l'associazione «Essere Animali» ha ricevuto una segnalazione riguardo gravi maltrattamenti su maiali in un allevamento intensivo situato a Senigallia;

          è accertato che i maltrattamenti sono ampiamente documentati e, nello specifico, quelli audiovisivi ritraggono un operatore intento a colpire ripetutamente un maiale sulla testa tramite un grosso martello, al fine di provocarne la morte senza stordimento preventivo, come invece disposto dalla legge;

          è appurato che esiste anche una minaccia per la salute pubblica a causa della presenza di cumuli di cadaveri gettati a lato delle gabbie o all'interno di secchi, in spregio alle disposizioni sanitarie;

          è stata depositata una denuncia alla procura della Repubblica di Ancona per i reati di cui agli articoli 544-bis c.p. («Uccisione di animali») e articolo 544-ter c.p. («Maltrattamento di animali»), a seguito della quale il Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale dei Carabinieri di Ancona ha disposto un sopralluogo nella struttura, confermando quanto documentato e procedendo al sequestro dei martelli, delle mazze di ferro e altri strumenti;

          le immagini dei fatti sopra descritti sono state trasmesse dai TG nazionali e, in seguito, sono state raccolta 200.000 firme contro i maltrattamenti operati all'interno dell'allevamento, indirizzate al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e del turismo, al Ministero della salute, all'Azienda sanitaria unica regionale delle Marche e al sindaco di Senigallia;

          l'allevamento è tuttora aperto –:

          se il Governo intenda assumere iniziative, anche normative, per procedere in casi analoghi a quello evidenziato in premessa, alla chiusura immediata degli allevamenti a tutela degli animali presenti e della salute pubblica.
(4-01482)

SUD

Interrogazione a risposta scritta:


      MINARDO. — Al Ministro per il sud, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          è in atto una grande «fuga» dei giovani che non appresta ad arrestarsi, che interessa ormai da quasi due decenni il Sud Italia. Negli ultimi 16 anni, infatti, hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti – si legge nel rapporto Svimez – la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16 per cento dei quali si è trasferito all'estero. Quasi 800 mila non sono tornati;

          la situazione in Sicilia è allarmante dove migliaia di diplomati e laureati, il meglio delle nuove generazioni alle quali si dovrebbero affidare le possibilità di sviluppo, dopo esser stati educati e formati in Sicilia, con grandi sacrifici per le famiglie, affidano le speranze di lavoro all'emigrazione senza ritorno;

          una situazione che porta a un'irrimediabile decrescita dell'isola che sta vivendo una vera e propria «strage» generazionale;

          a lasciare la regione sono infatti per lo più giovani tra i 25 e i 35 anni, soprattutto singoli o coppie con livelli di istruzione medio alti. Ancora più emblematico il dato degli universitari: rispetto all'anno accademico 2016/17, gli iscritti in meno sono ben 8.000. Su un totale di 155.271 studenti, 14.248 studiano negli atenei del Nord Ovest, 8.945 in quelli del Nord Est, 19.210 in quelli del Centro e 7.010 negli altri atenei del Mezzogiorno. Meglio non va con le scuole: negli ultimi 15 anni il numero complessivo degli iscritti è passato da 769.111 a 642.486. Un dato che fa il paio con la «grande fuga» dalla Sicilia: dal 2002 ad oggi l'isola ha perso oltre 140 mila residenti, attraverso trasferimenti netti verso altri territori nazionali, mentre i siciliani che hanno trasferito la residenza all'estero negli ultimi quattro anni, dal 2013 al 2016, sono stati quasi 38 mila;

          effetti di una politica economica statale che, nell'ultimo decennio, ha investito sempre meno e peggio le proprie risorse al Sud, ma anche della mala amministrazione senza visione ed attenzione alle future generazioni –:

          se il Governo intenda intraprendere iniziative di competenza per arginare la «fuga» di massa dei giovani e quali strategie intenda adottare per il Mezzogiorno e per la Sicilia, in termini di investimenti in formazione e ricerca e per la creazione di posti di lavoro, per un'inversione di tendenza che riporti i giovani al Sud e in Sicilia, per frenare l'allarmante fenomeno della loro «fuga»;

          quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per far fronte alle gravi carenze infrastrutturali e alla scarsa qualità dei servizi, oltre che per snellire la burocrazia, questioni che affliggono il Mezzogiorno e la Sicilia in testa.
(4-01480)

Pubblicazione di un testo riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Morani n. 4-01477, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 71 del 25 ottobre 2018.

      MORANI, MIGLIORE, FIANO e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          si apprende dalla stampa che le fiamme gialle, inviate nel pomeriggio del 22 ottobre 2018 dalla procura della Corte dei conti per un sopralluogo nell'ambito di un'indagine per danno erariale, hanno provato ad accedere ai locali di proprietà del demanio all'interno di un palazzo assegnato al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca occupati da anni abusivamente dall'organizzazione neofascista Casa Pound, con l'obiettivo di determinare i danni causati al pubblico erario;

          sempre a quanto risulta dai giornali pare che l'ingresso della Guardia di finanza, peraltro concordato da tempo con Casa Pound, sia stato respinto e che i più noti esponenti romani dell'organizzazione neofascista abbiano minacciato i finanzieri con frasi come «Se entrate sarà un bagno di sangue», e che questi abbiano deciso di rinunciare momentaneamente alla perquisizione per evitare tensioni e rischi per l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini e degli abitanti dello stabile;

          non si comprendono tuttavia i motivi effettivi per i quali la perquisizione non si sia effettivamente svolta, né come gli agenti intervenuti sul posto abbiano motivato ai propri superiori la mancata perquisizione, o se siano state adottate tutte le iniziative necessarie per non interrompere un pubblico servizio quale quello che la guardia di finanza stava ponendo in essere –:

          se il Governo non ritenga di dovere immediatamente acquisire elementi sulla gravissima vicenda esposta ed adottare urgentemente le iniziative di competenza necessarie a ripristinare la legalità e fornire il necessario supporto di uomini e mezzi per assicurare il regolare svolgimento delle indagini della procura della Corte dei conti, chiarendo quali siano i motivi per i quali i finanzieri non hanno condotto a termine l'azione di sgombero prevista.
(4-01477)

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Murelli n. 5-00820 del 24 ottobre 2018.

ERRATA CORRIGE

      Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2018, alla pagina 2704, seconda colonna le righe dalla diciannovesima alla ventitreesima si intendono soppresse.