XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Sabato 8 dicembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,

          premesso che:

              il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (con la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999) e l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha invitato i Governi, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non governative a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della violenza di genere;

              la «Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne» (CEDAW), adottata nel 1979 dall'Assemblea delle Nazioni Unite, rappresenta il principale testo internazionale sui diritti delle donne ed impegna gli Stati a sancire la parità di genere nelle loro legislazioni nazionali, ed a garantire alle donne efficace protezione contro le discriminazioni e, altresì, ad adottare misure per eliminare tutte le forme di discriminazione;

              la quarta conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne (Pechino, 1995) segna un passaggio storico e culturale fondamentale, con la proclamazione che i diritti delle donne sono diritti umani e che la violenza di genere costituisce una violazione dei diritti fondamentali delle donne;

              numerose convenzioni dell'Onu e carte regionali prescrivono responsabilità istituzionali ed impegni precisi per gli Stati sottoscrittori, anche nell'adozione di misure atte a cambiare la cultura degli stereotipi e dei pregiudizi, cultura che è alla base delle violenze sulle donne, nonché l'adozione di strumenti di protezione delle vittime;

              la Convenzione di Istanbul, approvata dal Comitato dei ministri dei Paesi aderenti al Consiglio d'Europa il 7 aprile 2011, impegna gli Stati firmatari, con norme giuridicamente vincolanti ed armonizzate al livello europeo, a prevenire ed a contrastare le violenze contro le donne ed a proteggere e sostenere le vittime contro qualsiasi forma di violenza, ed in particolare a prevenire la violenza domestica, a proteggere le vittime, a perseguire i trasgressori, riaffermando la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e come forma di discriminazione;

              i più recenti dati dell'Istat («Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia») evidenziano che la violenza sulle donne è un fenomeno sommerso e strutturale, e che sono in aumento i casi di violenze; l'Eures stima un aumento degli omicidi di donne, uno ogni due giorni e mezzo, e che i femminicidi (ovvero gli omicidi di donne in ragione del loro genere) rappresentano frequentemente l'atto ultimo ed estremo di una catena persecutoria di violenze e di sopraffazioni di natura psicologica, fisica, sessuale, economica, lavorativa e sociale;

              i dati forniti annualmente dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) confermano che la violenza di genere costituisce una questione strutturale, un fenomeno di dimensioni globali, un flagello che rappresenta la prima causa di morte delle donne. Una «malattia sociale», trasversale a tutte le latitudini geografiche, alle appartenenze etniche, ai ceti sociali, alle religioni ed alle età;

              l'Italia ha un corpo giuridico articolato e consolidato per combattere il fenomeno delle violenze di genere: la legge n. 66 del 1996, recante «Norme contro la violenza sessuale», sancisce che gli atti di violenza sessuale non sono più «reati contro la moralità pubblica ed il buoncostume» ma «reati contro la persona»; la legge n. 38 del 2009, di conversione del decreto-legge n. 11 del 2009, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori», introduce una nuova fattispecie di reato (articolo 612-bis del codice penale), punisce le minacce insistenti, le molestie assillanti e le violenze che, per la loro sequenza continuativa e modalità aggressiva, incidono sulla tranquillità ed incolumità personali e violano la sfera privata; la legge n. 119 del 2013, di conversione del decreto-legge n. 93 del 2013, reca norme per la prevenzione ed il contrasto della violenza domestica e di genere;

              la legge n. 119 del 2013, in attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, prevede l'adozione di un piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e relativi stanziamenti. Il piano prevede una pluralità di azioni: campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione; promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi nonché di tematiche antiviolenza e antidiscriminazione; potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza di genere e di stalking; formazione specializzata degli operatori; collaborazione tra istituzioni; raccolta ed elaborazione dei dati; previsione di specifiche azioni positive;

              il piano straordinario prevede, altresì, il coinvolgimento delle associazioni impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza presenti sul territorio,

impegna il Governo:

1) ad attuare in maniera efficace tutto quanto previsto dal piano d'azione nazionale straordinario e di durata biennale, con l'obiettivo di raggiungerne la piena applicazione;

2) ad assumere le iniziative attuative del piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne (2017-2020), monitorando la loro ricaduta, la valutazione dei risultati ottenuti e l'effettiva efficacia per le donne vittime di violenza ed i loro figli;

3) ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire la protezione delle donne e dei loro figli;

4) a promuovere una parità effettiva e sostanziale tra uomo e donna attraverso azioni di sensibilizzazione, e l'adozione di specifici programmi di educazione scolastica finalizzati alla prevenzione della violenza nonché alla diffusione di linee guida per una comunicazione improntata al rispetto delle differenze di genere;

5) ad adottare strategie efficaci per prevenire tutte le forme di violenza contro le donne: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica;

6) ad assumere opportune iniziative volte a promuovere percorsi di assistenza e di supporto psicologico per le donne che hanno subito una violenza e per i parenti delle vittime di femminicidio, anche attraverso lo sviluppo di una capillare rete di servizi socio-sanitari e assistenziali dotati di specifiche professionalità come psicologi e psicoterapeuti;

7) a favorire specifiche iniziative per incentivare l'inserimento delle vittime di violenza nel mondo del lavoro;

8) ad adottare iniziative per garantire che le risorse ripartite nella Conferenza Stato-regioni (a cominciare da quelle stabilite nella Conferenza del maggio 2018) siano erogate con regolarità e puntualità, assicurando il funzionamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio presenti sul territorio ed eliminando le disparità regionali nell'offerta dei servizi alle vittime di violenza;

9) ad adottare iniziative per verificare i costi economici e sociosanitari della violenza, nonché procedere alla raccolta dei dati relativi agli omicidi di donne con motivazione di genere;

10) ad informare il Parlamento sulle attività della cabina di regia prevista per dare impulso alle politiche di prevenzione e contrasto della violenza, nonché sul neonato Comitato tecnico antiviolenza costituito con decreto del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità e alle politiche giovanili;

11) ad adottare ogni iniziative di competenza per favorire l'attuazione della legge n. 4 del 2018, che tutela gli orfani di crimini domestici, al fine di renderla pienamente operativa;

12) a non adottare iniziative volte a ridurre le risorse destinate al fondo per le politiche relative alle pari opportunità e più in generale a tutte le politiche per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne e per la promozione di un'effettiva parità di genere.
(1-00090) «Bellucci, Meloni, Rampelli, Lollobrigida, Acquaroli, Bucalo, Butti, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Ferro, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MARCO DI MAIO e ANNIBALI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          un lettore ha segnalato alla testata giornalistica di Repubblica la presenza di una foto incorniciata del vicepresidente del Consiglio, Ministro dell'interno, e segretario politico della Lega, Matteo Salvini, presso gli uffici della prefettura di Parma;

          l'immagine risulterebbe come da testimonianza in bella evidenza nel corridoio che porta agli uffici di Protezione civile, ufficio elettorale e ufficio ruoli situati all'interno della sede prefettizia;

          come è noto, da cerimoniale, l'unica foto da poter essere collocata nelle sedi centrali e periferiche dello Stato è solo quella del ritratto ufficiale del Presidente della Repubblica in carica e come è altrettanto previsto esplicitamente «Non si possono esporre foto di altre autorità»;

          appresa la notizia, il prefetto Giuseppe Forlani ha disposto la rimozione e avviato conseguenti accertamenti –:

          quali siano gli esiti degli accertamenti posti in essere dalla prefettura di Parma, se si intenda verificare che simili episodi non siano accaduti presso altri uffici dello Stato e se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza in relazione ai profili di responsabilità connessi a una simile condotta.
(5-01081)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


      ROMANIELLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          Alessandro Fiori era un manager di 33 anni originario di Soncino, in provincia di Cremona;

          il 12 marzo 2018 prende un volo per Istanbul, pare per incontrare una ragazza conosciuta pochi giorni prima. Non avverte nessuno e i genitori si accorgono della sua partenza solo il mercoledì successivo;

          si è al corrente del fatto che Alessandro si reca in un pronto soccorso, forse per un malore cardiaco, ma nessun referto registra la sua entrata e la sua uscita in un ospedale di Istanbul. Esiste il filmato di una telecamera che riprende il manager mentre passeggia su un marciapiede, ma è un'inquadratura di pochi secondi;

          dal 14/15 marzo, però, Alessandro Fiori scompare nel nulla. La sua carta di credito esegue un prelievo di duemila euro in contanti il 13 marzo. Il giorno successivo, qualcuno tenta un improbabile nuovo prelievo di sette mila euro. Tentativo fallito, in quanto il plafond consentito era pari a 3 mila euro, e Alessandro ne era sicuramente al corrente. Il 28 marzo, dopo alcune inutili segnalazioni, avviene il drammatico ritrovamento del corpo di Alessandro nel Bosforo, davanti a Istanbul;

          il viso è deformato da tumefazione, ma per gli inquirenti di Istanbul la situazione è chiara: Fiori è annegato per un incidente o per un malore, o forse ancora per un suicidio. Per loro era vivo fino al 26 marzo, quando sarebbe caduto in acqua e affogato;

          quando il suo corpo arriva in Italia viene effettuata una nuova autopsia, stavolta accurata: secondo i medici di Milano, quella eseguita in Turchia sarebbe stata svolta senza seguire i protocolli internazionali. I medici milanesi riscontrano che Alessandro ha il cranio completamente fracassato, con un profondo solco individuato nella parte posteriore della testa. Dunque, la morte parrebbe provocata da un colpo inferto alla testa, con grande violenza. Alessandro sarebbe poi stato gettato nello stretto. Tutto questo quando era già morto, perché nei polmoni non è stata riscontrata la presenza di acqua; pertanto, il decesso per annegamento non è plausibile;

          inoltre, mentre la magistratura di Istanbul non ha aperto alcun fascicolo per omicidio e ha archiviato tutto come incidente o suicidio, la procura di Roma ha aperto un'inchiesta per omicidio –:

          quali iniziative di competenza abbia intrapreso il Ministro interrogato, per giungere alla verità sull'assassinio di Alessandro Fiori e, in seguito all'autopsia italiana, come intenda interfacciarsi con le autorità turche, che, da quanto sopra, pare non abbiano vigilato adeguatamente sul caso.
(4-01824)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


      SGARBI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          stando alle unanimi risultanze della critica, la cosiddetta «Tavola Doria» è ritenuta estranea alla mano di Leonardo, e risulta essere, oltre che di qualità infima, priva di interesse documentario;

          con un'operazione internazionale assolutamente sproporzionata, nel 2012 il Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, a parere dell'interrogante attraverso indagini approssimative e inadeguate, ha sostanzialmente trascinato nel ridicolo istituzioni come il Ministero per i beni e le attività culturali e la Procura della Repubblica di Roma, arrivando, con dispendio di energie e danaro, a esporre l'opera, grazie all'attribuzione a Leonardo, nelle sale del Quirinale, e coinvolgendo irresponsabilmente gli Uffizi in una vera e propria trattativa tra una fantomatica fondazione giapponese, la Fuji Art Museum di Tokyo, e le principali istituzioni dello Stato italiano. Considerato che lo sforzo del recupero è stato assolutamente sproporzionato rispetto al valore dell'opera, v'è da chiedersi perché il Comando Carabinieri già citato, secondo l'interrogante evidentemente autoreferenziale, non abbia ritenuto di avvalersi della consulenza di esperti adeguati –:

          se risultino le ragioni per le quali sia stata posta in essere quella che appare all'interrogante un'inutile e dispersiva azione di recupero di una «crosta», e per quanto tempo debba durare questa sostanziale finzione, sopravvalutando un'opera destinata ai depositi degli Uffizi, i quali risultano tuttora costretti a onerosi scambi con Tokyo, mentre si «infligge» all'Italia di esporre la «Tavola Doria» al Castello dei Conti Guidi di Poppi fino al 6 gennaio 2019, a causa di quelle che, ad avviso dell'interrogante, appaiono patetiche e infondate attribuzioni.
(4-01827)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nelle prime settimane del 2014 a Firenze nei pressi dell'aeroporto venne occupato l'ex Hotel Concorde in viale Gori da stranieri, clandestini ed estremisti di sinistra;

          i proprietari del tempo hanno più volte chiesto inutilmente di poter rientrare in possesso del proprio immobile, presentando denuncia alla procura, alla questura e richiesta formale in comune;

          l'immobile non è mai stato liberato in questi anni e i proprietari, dopo un danno economico enorme sono stati costretti a svendere l'immobile;

          non risultano atti del comune di Firenze utili a liberare l'immobile;

          in data 7 dicembre 2018 un incendio è divampato nell'immobile –:

          di quali elementi disponga il Governo circa il motivo per il quale l'immobile fosse ancora occupato dopo quasi 5 anni nonostante le denunce presentate;

          quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire il diritto alla proprietà privata e al suo uso.
(5-01078)


      RUOCCO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il Consorzio Venezia Nuova è il concessionario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la realizzazione degli interventi di salvaguardia di Venezia e della laguna. Il «piano generale degli interventi» tenta di coniugare la difesa di Venezia e dell'ecosistema lagunare con i problemi di carattere ambientale che da tempo investono il territorio e con le barriere del Mose che consentono di separare temporaneamente la laguna dal mare quando è previsto un evento di acqua alta;

          il 29 ottobre piazza San Marco è stata evacuata dopo che l'acqua alta aveva raggiunto livelli tra i più alti di sempre (quasi 160 centimetri) con l'allagamento di circa il 75 per cento della città, causando danni ingenti perfino nella Basilica di San Marco, al Battistero e alla Cappella Zen, dove campeggia la famosa Madonna con la scarpa dorata. Sono stati danneggiati anche i due capolavori di Mirò, i portoni in bronzo e il pavimento a mosaico. In un solo giorno la Basilica è invecchiata di 20 anni; è la quinta volta nella sua storia che la Basilica si allaga, la seconda dal 2000. Carlo Alberto Tesserin, primo procuratore di San Marco, ha dichiarato: «La chiesa ha una struttura di mattoni che imbevuti di acqua salmastra si ammalorano anche fino a un'altezza di diversi metri, mettendo a rischio la tenuta dei mosaici che adornano le volte. Rimane il fatto che ci era stato promesso, a noi Procuratori di San Marco, a Venezia e a tutta l'umanità, che tali eventi non sarebbero più accaduti». Il prezzo delle dighe mobili del «sistema Mose» è arrivato a 5,493 miliardi di euro, ma l'insieme delle opere deliberate per la salvaguardia della laguna raggiunge quota 8 miliardi; restano da investire ancora 500-600 milioni di euro;

          nel dicembre 2014, il prefetto di Roma ha nominato due amministratori straordinari provvisori per il Consorzio Venezia Nuova, l'ingegnere Francesco Ossola, titolare di uno studio di progettazione e docente al dipartimento di ingegneria strutturale edile e geotecnica al politecnico di Torino, e Luigi Magistro, vicedirettore dell'Agenzia delle dogane. Nell'aprile 2015 è stato nominato anche Giuseppe Fiengo vice avvocato generale dello Stato, al fine di condurre la gestione amministrativa del soggetto privato concessionario unico dello Stato per le opere di salvaguardia della laguna di Venezia. Nel marzo 2017 si è dimesso Luigi Magistro;

          dopo oltre quattro anni la gestione commissariale, anche per gli elevati compensi degli amministratori straordinari provvisori stessi e i loro numerosi nuovi consulenti, sarebbe costata diversi milioni di euro, dei quali 2,582 milioni di euro agli amministratori straordinari, ai membri del consiglio direttivo e alla direzione generale nel triennio 2015-2017, come risulta a pagina 104 nella nota integrativa al bilancio 2017 –:

          se, valutato il lungo tempo trascorso, sia prevista a breve la fine naturale dell'onerosa amministrazione straordinaria provvisoria, che per sua stessa natura, non può certamente essere «sine die»;

          se la gestione straordinaria abbia progressivamente e drasticamente ridotto la «produzione» industriale di opere pubbliche da parte del concessionario Consorzio Venezia Nuova, come rilevato dal provveditorato interregionale delle opere pubbliche di Venezia;

          se la stessa gestione commissariale avviata dalla prefettura di Roma abbia scongiurato eventuali danni per lo Stato, stante l'eccessivo protrarsi dei tempi di realizzazione delle importanti opere di sicurezza idraulica affidate in concessione, che ha provocato a fine ottobre 2018 danni ingenti ai veneziani e all'inestimabile patrimonio artistico e architettonico di Venezia;

          se il Governo non ritenga opportuno, per quanto di competenza, attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento, anche al fine di prendere in considerazione ogni eventuale sottovalutazione di significativi profili di accertamento, nonché per fugare qualsiasi ombra nei fatti descritti e ogni dubbio sul rigoroso rispetto delle vigenti normative a tutela del bene comune.
(5-01079)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


      MUGNAI e CARRARA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          le prime attività di denuncia del fenomeno dell'esternalizzazione selvaggia messo in essere da un determinato sistema cooperativistico risalgono rispettivamente al 16 marzo 2017 e all'11 ottobre 2017. Con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Ministeri del lavoro e delle politiche sociali, dell'interno, della giustizia, al capo dell'ispettorato nazionale del lavoro e alle parti sociali (Cgil, Cisl e Uil), l'Ancl (Associazione nazionale consulenti del lavoro) ha segnalato il dilagante fenomeno dello sfruttamento delle prestazioni lavorative attraverso il sistema cooperativistico in atto su tutto il territorio nazionale, che sta creando storture nel mercato del lavoro, oltre a favorire una illiceità diffusa;

          negli ultimi mesi, su tutto il territorio nazionale, si è innestato e notevolmente diffuso un sistema di dumping sociale determinato da alcune cooperative che ormai sono titolari di almeno 10 sedi in tutta Italia;

          il dumping sociale minaccia la concorrenza e i lavoratori e purtroppo copre un'ampia gamma di pratiche intenzionalmente abusive che permettono lo sviluppo di una concorrenza sleale riducendo illegalmente i costi operativi e legati alla manodopera e danno luogo a violazioni dei diritti dei lavoratori e allo sfruttamento di questi ultimi. Il 14 settembre 2016 il Parlamento europeo in seduta plenaria ha adottato, la risoluzione sul tema «Dumping sociale nell'Unione europea». Essa fu il riconoscimento di un fenomeno, profondamente radicato nel territorio, di un problema (riconosciuto dagli Eurodeputati di tutta Europa) che ha impoverito i lavoratori europei, tagliando loro le speranze, e che ha messo le basi per la concorrenza sleale in tutti i settori, con l'obiettivo e la dichiarata finalità di ridurre il costo del lavoro (si pubblicizza una riduzione che si aggira intorno al 40 per cento) e con la «copertura» di un'autorizzazione ministeriale per la somministrazione; queste cooperative hanno sviluppato un efficace sistema di pubblicità rivolto in primo luogo alle imprese, cogliendo l'attenzione delle stesse con degli spot pubblicitari che, oltre ad essere lesivi della categoria professionale del consulente del lavoro, sono, ad avviso degli interroganti, messaggi incentivanti ad aggirare in modo fraudolento gli obblighi di legge;

          le cooperative propongono alle aziende di far licenziare tutti i lavoratori, di procedere loro stesse, in prima persona, a riassumerli e a gestire le prestazioni lavorative attraverso una prestazione di servizi al precedente datore di lavoro incardinata su una sorta di «terziarizzazione» e gestione delle attività aziendali;

          il presunto risparmio del costo del lavoro si ottiene mortificando i diritti dei lavoratori, in quanto gli stessi possono continuare a prestare attività lavorativa solo se diventano soci della cooperativa e, di conseguenza, accettano una riduzione dei compensi operata direttamente sul netto con incomprensibili trattenute che determinano una minore erogazione della retribuzione e un nocumento anche sotto il profilo contributivo;

          risulta frequentemente, in questi casi, una sistematica retribuzione dei lavoratori in modo «palesemente» difforme dai contratti collettivi nazionali di lavoro o comunque sproporzionata rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro prestato;

          risulta frequentemente in questi casi una sistematica violazione della normativa relativa all'orario di lavoro, al riposo settimanale, all'aspettativa obbligatoria e alle ferie –:

          se i soggetti istituzionali deputati al controllo, ossia Ispettorato nazionale del lavoro, Inps, Inail, Anpal, si stiano attivando o si siano già attivati per promuovere adeguate iniziative tese a far cessare gli abusi;

          quali iniziative urgenti intendano adottare affinché venga posto rimedio a questa situazione, che rischia di danneggiare ulteriormente le aziende e i lavoratori, i quali non potranno reggere una concorrenza basata sul dumping contrattuale, che mortifica ancora oggi la dignità dei cittadini-lavoratori.
(4-01825)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CENNI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 sono stati disposti l'aggiornamento e la definizione dei nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea);

          l'articolo 17 del decreto sopra citato riguarda l'assistenza protesica, con le relative modalità di erogazione, mentre l'allegato 5 stabilisce tipologie e caratteristiche delle protesi, delle ortesi e degli ausili ammessi alla fornitura a carico del servizio sanitario nazionale (Ssn);

          per quanto riguarda l'assistenza protesica l'articolo 64, comma 3, stabilisce che le disposizioni in materia di ausili su misura (allegato 5) entreranno in vigore alla data di pubblicazione del decreto interministeriale dei dicasteri della salute e dell'economia e delle finanze sulle modalità di erogazione e di remunerazione dell'assistenza protesica, da adottarsi previa Intesa in sede di Conferenza Stato-regioni;

          successivamente, nel mese di marzo 2017, è entrato in vigore anche il nuovo nomenclatore tariffario, il documento che contiene gli ausili e le protesi destinate alle persone con disabilità, erogate dal Ssn;

          il comma 420 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2018 (legge 27 dicembre 2017, n. 205) ha fissato per il 28 febbraio 2018 la data entro la quale il Governo avrebbe dovuto adottare i decreti ministeriali di fissazione delle tariffe massime delle prestazioni di assistenza protesica e dell'assistenza specialistica ambulatoriale;

          a quasi due anni dall'emanazione dei nuovi Lea e di oltre nove mesi dal termine fissato dalla legge di bilancio 2018 per l'adozione dei decreti, questi non sono stati ancora emanati;

          in assenza dei citati decreti che fissano le tariffe massime e, quindi, in assenza della pubblicazione dei nomenclatori tariffari, gli aggiornamenti dei Lea e quindi anche del nomenclatore tariffario non possono essere operativi;

          il nuovo nomenclatore tariffario va ad aggiornare un documento che risale al 1999, stabilito dal decreto ministeriale n. 332 del 27 agosto 1999;

          questi ritardi stanno quindi causando gravissimi problemi alle persone con alcune tipologie di disabilità che non possono accedere (soprattutto per problemi economici) a protesi moderne e tecnologicamente avanzate (e ai dispositivi elettrici per supportarne il corretto funzionamento) ad oggi totalmente a carico degli assistiti del servizio sanitario nazionale;

          tale ritardo è stato ammesso anche dal Governo che, rispondendo a una interrogazione a risposta immediata in Commissione affari sociali della Camera in data 25 ottobre 2018 (atto n. 5/00828) ha ammesso testualmente che è «intenzione del Ministro della salute intervenire con ogni possibile iniziativa e misura per “sbloccare” la situazione di stallo che abbiamo riscontrato e che è nelle priorità delle azioni in agenda. Auspico che in tempi brevi sia possibile riferire in questa Commissione circa l'avanzamento della procedura in esame»;

          ad oggi, dopo quasi due mesi da tale risposta, non è pervenuto alcun aggiornamento rispetto all'attuazione del nuovo nomenclatore tariffario;

          ai sensi del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, «codice dei contratti» pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE, è stato disposto l'affidamento in economia del servizio di spedizione protesi e ausili ortopedici, per il Centro protesi di Vigorso di Budrio (provincia di Bologna);

          risulta all'interrogante che i costi di spedizione a carico degli utenti, che utilizzano il Centro protesi di Vigorso di Budrio per le riparazioni dei loro dispositivi, siano molto elevati rispetto alle attuali tariffe di mercato –:

          quando verranno emanati i decreti ministeriali citati in premessa di cui alla legge di bilancio 2018 relativi, in particolare, alla fissazione delle tariffe massime delle prestazioni di assistenza protesica al fine di rendere operativo il nuovo nomenclatore tariffario e se non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di ridurre i costi di spedizione a carico degli utenti che utilizzano il Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio per le riparazioni dei loro dispositivi.
(5-01080)

Interrogazione a risposta scritta:


      VINCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          già con un precedente atto di sindacato ispettivo n. 4-01750, l'interrogante lamentava la problematica relativa ai punti nascita per il comune di Borgo Val di Taro (Parma);

          in particolare, l'accordo del 16 dicembre 2010 sulle «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo» ha impegnato le regioni italiane ad attuare 10 linee di azione per la ridefinizione del percorso nascita;

          con esso viene stabilito in 1.000 parti anno il volume minimo per configurare le condizioni organizzative, di competenza e di expertice, necessarie per la sicurezza del percorso nascita;

          l'accordo ha pertanto previsto la chiusura dei punti nascita con un volume di attività inferiore a 500 parti/anno, in quanto non in grado di garantire sicurezza per la madre e il neonato, nonché l'adozione di stringenti criteri per la riorganizzazione della rete assistenziale, fissando il numero di almeno 1.000 parti/anno quale parametro cui tendere;

          il Ministero ha al riguardo specificato che il criterio di chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti non va considerato con accezione punitiva nei confronti della popolazione, poiché non scaturisce da mere finalità economiche di contenimento della spesa, bensì dalla necessità di fornire alla donna e al neonato un'assistenza di livello elevato, e che tale garanzia può essere assicurata innanzitutto da adeguati standard operativi, tecnologici e di sicurezza, ma soprattutto dalla presenza, con livelli di operatività h24 intesa come guardia attiva, di personale qualificato che, potendo seguire una casistica numerosa, è in grado di effettuare un corretto inquadramento delle pazienti e una corretta gestione della gravidanza, mantenendo e accrescendo nel tempo la propria competenza;

          l'accordo ha comunque previsto la possibilità in deroga di mantenere attivi i punti nascita con volume minimo di 500 parti/anno, esclusivamente in caso di reali situazioni orogeografiche critiche, ovvero in presenza di aree geografiche notevolmente disagiate, esclusivamente a condizione che in tali strutture siano garantiti tutti gli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza previsti per le unità operative ostetriche e neonatologico/pediatriche di 1° livello;

          nell'ottobre 2017 il Ministero della salute ha comunicato alla regione Emilia-Romagna il parere negativo espresso dal Comitato percorso nascita nazionale, incaricato con decreto ministeriale 11 novembre 2015 di esprimere un parere rispetto alla deroga richiesta per mantenere attivo, tra gli altri, il punto nascita, operante sull'Appennino emiliano, di Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), avente un volume inferiore ai 500 parti annui;

          nel caso del punto nascita di Castelnovo ne’ Monti, la decisione di chiusura del centro di fatto, contrariamente alla suddetta specificazione, si legge come un atto afflittivo per la popolazione del particolare comune montano che in questo modo si vede eliminata anche la sicurezza psicologica di poter intraprendere un percorso procreativo sapendo di avere al proprio fianco un servizio sanitario presente e sempre disponibile. Va da sé che tale decisione scoraggia le nascite di nuovi figli e destina allo spopolamento il fragile territorio montano del comune di Castelnovo ne’ Monti;

          da informazioni assunte dall'interrogante, parrebbe che la regione Emilia-Romagna, almeno per quanto riguarda Castelnovo ne’ Monti, non abbia rappresentato nella richiesta di deroga la significativa distanza da percorrere per raggiungere i punti nascita alternativi alla struttura da chiudere, né abbia accennato alla pericolosità di eventuali parti in itinere per le partorienti –:

          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intraprendere iniziative urgenti volte a consentire la riapertura del centro nascite di Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia).
(4-01822)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MARCO DI MAIO, SCHIRÒ, VAZIO, GADDA, SERRACCHIANI e FREGOLENT. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          come riportato da un servizio del settimanale L'espresso del 4 dicembre 2018 il sottosegretario per lo sviluppo economico, Michele Geraci, avrebbe fatto assumere presso il Ministero con un contratto da trentaseimila euro l'anno una donna di nazionalità cinese;

          Lingjia Chen, questo il nome, presterebbe lavoro presso la sede di Shanghai dell'Istituto per il commercio con l'estero, e dovrebbe occuparsi di export;

          si presenterebbe, come si legge sulla stampa, come assistente personale del sottosegretario Geraci, il quale ha le deleghe per il commercio internazionale ed è a capo della cosiddetta «Task Force Cina»;

          dal curriculum pubblicato su Linkedin risulterebbe che la Chen lavori da qualche mese anche per la sede di Pechino della Boston Consulting, e che si occupi delle «relazioni esterne dell'economista Michele Geraci», direttore pure del Global Policy Institute, dall'ottobre del 2015: la giovane assistente cura «i rapporti con i media, l'organizzazione di conferenze, Pr Events, e il coordinamento dei social media», richiama di essere «membro importante» di una ricerca energetica per gli investimenti dell'Eni in Cina e di aver curato in passato contatti tra l'istituto diretto da Geraci e i governanti cinesi per un documentario sulla società e sull'economia della Cina;

          è evidente che trattandosi di un settore delicato anche per la sicurezza del nostro Paese risulti necessario un approfondimento sul ruolo della neo assunta presso il Ministero dello sviluppo economico –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali siano le ragioni che hanno portato all'assunzione della dottoressa Lingjia Chen;

          se ritenga che, in considerazione della delicatezza del ruolo ricoperto e della riservatezza dei temi che affronta, siano stati valutati tutti i profili di sicurezza connessi con l'acquisizione, a tutti i livelli, di dati industriali e tecnologici ad alta sensibilità rispetto ai quali molti Paesi europei ed occidentali hanno assunto le dovute precauzioni di difesa e tutela.
(5-01082)

Interrogazioni a risposta scritta:


      NOVELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          sempre più spesso la stampa riporta allarmanti notizie sulla diffusione di giocattoli contraffatti distribuiti sul mercato italiano;

          dalle cronache si evince un corposo aumento delle importazioni di giocattoli contenenti sostanze nocive per la salute umana e quindi non conformi alle normative vigenti, in violazione della direttiva 2009/48/CE e del decreto legislativo 11 aprile 2011, n. 54, che prevedono regole stringenti per i componenti chimici dei giocattoli destinati ai bambini dai 0 ai 14 anni;

          il citato decreto legislativo 11 aprile 2011, n. 54, pone in capo ai soggetti fabbricanti, ma anche agli importatori e ai distributori in Italia di tali prodotti, la verifica della conformità ai requisiti previsti dalla normativa;

          gli organi di stampa hanno riportato di ingenti confische di giocattoli tossici contraffatti e almeno potenzialmente tossici, come quella effettuata a Frattamaggiore nel mese di novembre 2018 quando è stato posto sotto sequestro un magazzino di 650 metri quadrati contenente addirittura 25 milioni di pezzi;

          il numero di sequestri effettuati dimostra la valenza con cui operano forze dell'ordine e soggetti delegati alla vigilanza, ma fa sorgere preoccupazione per il possibile elevato numero di giocattoli contraffatti che potrebbe già essere entrato in possesso di molte famiglie italiane –:

          quale sia la mole di giocattoli importata ogni anno da Paesi non appartenenti all'Unione europea;

          quale sia stato il numero effettivo di violazioni della normativa inerente alla sicurezza dei giocattoli riscontrato negli ultimi 5 anni;

          quali e quante siano state le sanzioni erogate ed effettivamente applicate;

          se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per introdurre norme e controlli più stringenti, affinché casi come quelli citati non si ripetano.
(4-01823)


      BILOTTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il «Patto per lo sviluppo della regione Campania» stipulato fra la regione Campania e la Presidenza del Consiglio dei ministri il 24 aprile 2016, prevedeva azioni strategiche finalizzate prioritariamente a rilanciare i settori di eccellenza presenti sul territorio per un rafforzamento produttivo orientato anche all'internazionalizzazione e alla realizzazione di aree produttive efficienti ed ecosostenibili, nonché iniziative collegate sinergicamente alle attività per la ricerca e l'innovazione. In data 22 giugno 2017 veniva sottoscritto un accordo di programma tra il Ministero dello sviluppo economico, Invitalia e la regione Campania finalizzato a favorire l'attrazione di nuove iniziative imprenditoriali. Detto accordo dell'importo complessivo pari a 325 milioni di euro, prevedeva, all'articolo 5, che l'impegno finanziario a carico del Ministero dello sviluppo economico sarebbe stato pari a 175 milioni di euro. In data 11 settembre 2017, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa s.p.a. trasmetteva alla regione Campania l'istanza e i relativi allegati della proposta di contratto di sviluppo denominato «Core Pack — Cooperative and Responsible Packaging» presentati dalla società Nolanplastica s.p.a. Obiettivo del programma era realizzare una filiera produttiva dell'imballaggio responsabile, nei segmenti dell'imballaggio flessibile e della banda stagnata, sul territorio della regione Campania, allo scopo di dare vita a un'offerta integrata rivolta prevalentemente al settore alimentare e conserviero. In data 26 giugno 2018 la regione Campania dava seguito all'accordo di programma quadro sottoscritto con il Ministero dello sviluppo economico a valere sulle risorse del fondo sviluppo e coesione all'uopo destinate nell'ambito del patto per lo sviluppo della Campania finalizzato a sostenere il programma di sviluppo industriale proposto dalla società Nolanplastica s.p.a. e altre società aderenti tra cui Treofan Italy s.p.a. che beneficiaria di contributo pubblico per quasi 3 milioni di euro. Il 24 ottobre 2018 l'azienda Treofan Italy s.p.a. veniva ceduta dall'italiana M&C al colosso indiano Jindal Group, fino a quel momento concorrente diretto in Italia e in Europa, tramite acquisizione di Treofan Holdings. Sin dall'inizio delle procedure relative alla cessione, l'operatività dell'azienda è stata fortemente pregiudicata al punto da prefigurare un forte ridimensionamento delle attività in favore di altre aziende del gruppo indiano, nonostante i risultati economici fino a quel momento positivi dello stabilimento salernitano. Il blocco parziale dello scarico delle materie prime, la previsione di una lunga durata di fermata della linea di estrusione senza giustificate motivazioni, l'assenza di indicazioni sulla data di ripresa e il trasferimento, senza autorizzazioni e approvazioni, di prodotto finito dallo stabilimento battipagliese ad altro stabilimento del gruppo sono, a giudizio dell'interrogante, atti aziendali coerenti con una prossima chiusura dell'impianto;

          fonti sindacali riportano una forte agitazione dei dipendenti dell'azienda Treofan Italy s.p.a., in totale 250 unità divise tra gli stabilimenti di Battipaglia e Terni, totalmente in balia di una proprietà che non appare in grado di assicurare alcuna trasparenza sulle prospettive a medio termine dell'impianto battipagliese. In Campania, in particolare, data la grave situazione occupazionale del Mezzogiorno, la chiusura assumerebbe toni drammatici visto che si inserisce in un contesto che rende arduo ricollocarsi sul mercato del lavoro –:

          se il Governo sia conoscenza di quanto sopra esposto e come intenda attivarsi, per quanto di competenza, per la gestione della vertenza Treofan Italy s.p.a. e per la tutela dei posti di lavoro degli occupati negli stabilimenti di Battipaglia e Terni.
(4-01826)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

      L'interrogazione a risposta scritta Gabriele Lorenzoni ed altri n. 4-01783, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Rachele Silvestri, De Toma, Sut, Ilaria Fontana, Varrica, Francesco Silvestri, Terzoni, Trano, De Lorenzis, Scagliusi.