XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 18 febbraio 2019

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 18 febbraio 2019.

      Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bianchi, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Campana, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Maio Luigi, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Formentini, Fraccaro, Frusone, Galli, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Manzato, Martinciglio, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Orsini, Picchi, Rampelli, Rixi, Ruocco, Sarti, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 15 febbraio 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          GRIBAUDO: «Introduzione dell'articolo 7-bis della legge 22 maggio 2017, n.  81, in materia di misure di sostegno per i professionisti iscritti presso gli enti di previdenza di diritto privato, e abolizione progressiva dell'imposizione tributaria sui redditi di natura finanziaria dei medesimi enti» (1598);
          CECCONI: «Istituzione del Parco nazionale Catria, Nerone e Alpe della Luna» (1599);
          ERMELLINO ed altri: «Introduzione dell'articolo 2231-ter del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n.  66, in materia di mobilità volontaria del personale in servizio permanente dell'Esercito, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare» (1600);
          BUTTI ed altri: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n.  285, in materia di fermo amministrativo dei veicoli immatricolati all'estero e istituzione di un archivio nazionale unico delle violazioni commesse con tali veicoli» (1601);
          MOLINARI ed altri: «Disposizioni per lo svolgimento del torneo di tennis “ATP Finals” nella città di Torino» (1602).

      Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di disegni di legge.

      In data 15 febbraio 2019 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
      dal Presidente del Consiglio dei ministri:
          «Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché misure di contrasto della violenza in occasione delle manifestazioni sportive e di semplificazione» (1603).

      Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

          VII Commissione (Cultura):
      CALABRIA: «Modifiche al testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n.  297, in materia di divieto dell'uso dei telefoni mobili e di altri strumenti tecnologici nelle scuole e durante l'attività scolastica» (1204) Parere delle Commissioni I, V, IX, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

          Commissioni riunite X (Attività produttive) e XIII (Agricoltura):
      VIVIANI ed altri: «Modifica al decreto legislativo 14 marzo 2013, n.  33, in materia di accesso civico alle informazioni sull'origine geografica dei prodotti alimentari e delle materie prime agricole, e istituzione del Garante per la sorveglianza dei prezzi nel settore agroalimentare» (1563) Parere delle Commissioni I, V, VI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      La Commissione europea, in data 15 febbraio 2019, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Proposta di decisione del Consiglio relativa alla presentazione, a nome dell'Unione europea, di una proposta di inclusione del metossicloro nell'allegato A della convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (COM(2019) 82 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
          Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Spazio europeo della ricerca: far progredire insieme l'Europa della ricerca e dell'innovazione (COM(2019) 83 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VII (Cultura) e X (Attività produttive).

Trasmissione dall'Autorità nazionale anticorruzione.

      Il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, con lettera in data 14 febbraio 2019, ha trasmesso la segnalazione n.  3 del 2019, adottata con delibera n.  85 del 7 febbraio 2019, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera g), della legge 6 novembre 2012, n.  190, concernente la previsione di una causa di esclusione dell'applicazione della disciplina sulle inconferibilità di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 8 aprile 2013, n.  39.

      Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XII Commissione (Affari sociali).

      Il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, con lettera in data 14 febbraio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 213, comma 3, lettera c), del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n.  50, la segnalazione n.  4 del 2019, adottata con delibera n.  112 del 13 febbraio 2019, concernente gli obblighi di comunicazione, pubblicità e controllo delle modificazioni del contratto ai sensi dell'articolo 106 del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n.  50.

      Questo documento è trasmesso alla VIII Commissione (Ambiente).

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

      Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 15 febbraio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 11 gennaio 2018, n.  3, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante modifiche al decreto legislativo 6 novembre 2007, n.  200, di attuazione della direttiva 2005/28/CE, adottato in attuazione della delega per il riassetto e la riforma della normativa in materia di sperimentazione clinica dei medicinali ad uso umano (72).

      Questa richiesta, in data 15 febbraio 2019, è stata assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla XII Commissione (Affari sociali) nonché, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 27 marzo 2019.

      Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 15 febbraio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 25 ottobre 2017, n.  163, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/797 relativa all'interoperabilità del sistema ferroviario dell'Unione europea (73).

      Questa richiesta, in data 15 febbraio 2019, è stata assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IX Commissione (Trasporti) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 27 marzo 2019. È stata altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 7 marzo 2019.

      Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 15 febbraio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 25 ottobre 2017, n.  163, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/798 sulla sicurezza delle ferrovie (74).

      Questa richiesta, in data 15 febbraio 2019, è stata assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IX Commissione (Trasporti) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 27 marzo 2019. È stata altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 7 marzo 2019.

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

PROPOSTA DI LEGGE: S. 5-199-234-253-392-412-563-652 – D'INIZIATIVA POPOLARE; D'INIZIATIVA DEI SENATORI: LA RUSSA ED ALTRI; GINETTI E ASTORRE; CALIENDO ED ALTRI; MALLEGNI ED ALTRI; GINETTI ED ALTRI; GASPARRI ED ALTRI; ROMEO ED ALTRI; MODIFICHE AL CODICE PENALE E ALTRE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI LEGITTIMA DIFESA (APPROVATA, IN UN TESTO UNIFICATO, DAL SENATO) (A.C. 1309-A) E ABBINATE PROPOSTE DI LEGGE: MOLTENI ED ALTRI; GELMINI ED ALTRI; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; MELONI ED ALTRI (A.C.  274-580-607-1303)

A.C. 1309-A – Questioni pregiudiziali

QUESTIONI PREGIUDIZIALI DI COSTITUZIONALITÀ

      La Camera,
          premesso che:
              con il Progetto di legge che reca il titolo di «Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa» si interviene a modificare gli articoli 52, 55, 165, 614, 624-bis, 628 del Codice penale e l'articolo 2044 del codice civile, inoltre, si agisce sul testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia e sull'articolo 132-bis delle norme di attuazione del codice di procedura penale;
              la legittima difesa è un istituto imprescindibile del nostro sistema giuridico e, parimenti, un principio ineliminabile di civiltà giuridica. Esso, comunque, si incardina su dei fondamenti ineliminabili senza i quali verrebbe meno lo stesso presupposto di «legittima difesa». Mi riferisco principalmente al criterio di proporzionalità e al fatto che ogni caso debba esserci la valutazione da parte di una autorità giudiziaria che dovrà analizzarne ogni aspetto, proprio al fine di stabilire se l'azione di un soggetto possa ricondursi nell'ambito della legittima difesa. Parlare, dunque, di un meccanismo automatico per il quale la legittima difesa sarebbe sempre lecita, come hanno fatto e continuano a fare alcuni esponenti della maggioranza, è profondamente sbagliato, tanto sul piano politico quanto su quello di civiltà giuridica. Il profondo limite di questo provvedimento, e il suo contrasto con il dettato costituzionale, sta proprio in questo: nel cercare insistentemente un procedimento di automatismo che riconosca in ogni atto la legittima difesa, privando della necessaria discrezionalità e autonomia l'autorità giudiziaria e, di conseguenza, facendo venire meno il fondamentale criterio di proporzionalità;
          considerato che:
              andando nello specifico del provvedimento: all'articolo 1, che modifica l'articolo 52 del codice penale, si inserisce l'avverbio «sempre» tra il verbo «sussiste» e i sostantivi «il rapporto di proporzione», con l'evidente conseguenza che dovrebbe essere sempre considerata legittima, e quindi non colpevole, qualsiasi reazione anche se sproporzionata. Una presunzione del genere risulta del tutto incompatibile con la nostra Costituzione, in quanto contrasta con la ratio stessa della legittima difesa, inoltre, va ricordato come nel nostro ordinamento le presunzioni siano ammesse solo se non sono contraddette dalla realtà, e ciò prevede un'analisi da parte dell'autorità giudiziaria che determini se, in base ai fatti, si riscontri o meno la legittima difesa. Un altro aspetto particolarmente significativo della proposta di legge è quello presente nell'articolo 2 del provvedimento dove si modifica l'articolo 55 del codice penale. Il nuovo testo esclude la punibilità anche nel caso che chi ha agito lo abbia fatto «in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto». Con questa previsione si scardina l'istituto stesso della legittima difesa, in quanto verrebbe meno ogni limite all'applicazione della scriminante e, attraverso lo stato di «grave turbamento», si giustificherebbe ogni atto come legittima difesa. Ogni cittadino, in questa situazione, potrebbe così reagire a piacimento, senza alcun criterio di proporzionalità, essendo giustificato esclusivamente dallo stato di turbamento. Ci troveremmo di fronte a una sorta di giustizia «fai da te», giustificata da una condizione psicologica individuale, oggettivamente impossibile da verificare, autogiustificativa e, del resto, sempre presente in ogni dinamica difensiva di un individuo in certe situazioni. Tutto ciò, inoltre, introduce un altro elemento che merita la nostra attenzione: questa possibilità di «farsi giustizia da soli» contraddice uno dei principi dello Stato di diritto ovvero l'esclusività che ha lo Stato nell'uso della forza, aprendo in questo modo scenari inquietanti nella tenuta del nostro sistema giuridico e sullo svolgersi delle relazioni civili. Approfondendo ulteriormente questo articolo del provvedimento si può notare come vengano messe sullo stesso piano due situazioni molto diverse tra loro: quella oggettiva della «minorata difesa» (con il riferimento all'articolo 61, primo comma, numero 5 del codice penale) con una soggettiva, ovvero «lo stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto». In qualche modo sembra che con questo articolo si tenti, introducendo ulteriori fattori, di salvare il provvedimento dall'illegittimità costituzionale derivante dalla presunzione di proporzionalità e della necessità di difendersi, senza peraltro riuscivi, ma anzi, rafforzando l'evidenza di trovarsi di fronte a una legge in contrasto con il dettato costituzionale;
              l'aspetto più emblematico dell'intera proposta di riforma si trova nell'eliminazione del requisito di necessità difensiva per la legittima difesa. Infatti si prevede l'introduzione di un nuovo comma all'articolo 52 del codice penale dove si indica che «agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l'intrusione posta in essere, con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone». In questo modo si considera la violazione di domicilio come automaticamente una «minaccia alla persona», tentando forse, in questo modo, e senza riuscirvi, di recuperare il requisito di proporzionalità. Tuttavia è evidente che nel momento in cui si presume che la mera violazione di domicilio sia già di per sé una aggressione, il legame tra aggressione e reazione difensiva salta completamente e, inoltre, anche attraverso una formulazione ambigua del testo, la legittima difesa viene sganciata dall'offesa che invece è presunta in ogni caso;
              nel complesso la proposta di legge stravolge completamente l'istituto della legittima difesa, aprendo il varco alla possibilità di agire con sproporzione di mezzi, giustificando comportamenti che non rientrerebbero nella fattispecie stessa della legittima difesa e usando criteri soggettivi del tutto inutilizzabili per una oggettiva valutazione dei fatti da parte delle autorità giudiziarie. La stessa attività giudiziaria, infine, con questa normativa, vedrebbe compromessa la sua autonomia di azione e di giudizio,

delibera

di non procedere all'esame della proposta di legge 1309 «Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa».
N. 1. Conte.

      La Camera,
          in sede di discussione della proposta di legge A.C. 1309 «Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa»;
          premesso che:
              l'istituto della legittima difesa è una delle cause di giustificazione del reato e trova il suo fondamento nella necessità di autotutela della persona che si manifesta nel momento in cui, in assenza dell'ordinaria tutela apprestata dall'ordinamento, viene riconosciuta, «entro determinati limiti», una deroga al monopolio dello Stato dell'uso della forza;
              il quadro normativo attuale in materia di legittima difesa è il risultato di una riforma dell'articolo 52 del Codice penale approvata nel 2006 (legge n.  59/2006);
              tale riforma, aggiungendo il secondo e il terzo comma all'articolo 52, ha introdotto la cosiddetta legittima difesa domiciliare (o legittima difesa allargata), che presume la legittima difesa in caso di reazione a chi si introduce nella propria abitazione e minaccia il proprietario o il furto dei suoi beni;
              il testo in discussione alla Camera incide sull'articolo 52 in due modi: a) rafforzando la presunzione di proporzione inserita nel secondo comma nel 2006; b) introducendo ex novo, in un quarto comma, un'ipotesi di presunzione di legittima difesa domiciliare. La riforma interviene anche sulla disciplina dell'eccesso colposo, con l'inserimento di un secondo comma all'articolo 55 del codice penale, escludendo la responsabilità per colpa nelle ipotesi in cui l'eccesso si realizzi in situazioni di minorata difesa dell'aggredito, ovvero in stato di grave turbamento dello stesso;
              la proposta di legge in esame, a parere degli scriventi, fonda la sua ragion d'essere sull'erroneo presupposto che l'attuale normativa in materia di legittima difesa non funzioni;
              contrariamente a quanto si afferma, già con la disciplina vigente si potrebbero ampliare le ipotesi di esclusione della responsabilità;
              la giurisprudenza (sentenza della Cassazione Sez. IV, 20 giugno 2018, n.  29515 sul caso Birolo) sta già applicando in maniera autonoma i criteri valutativi dello stato di grave turbamento psichico nelle fattispecie di legittima difesa;
              la sentenza citata ha infatti determinato due risultati: l'impunità dell'aggredito e, insieme, l'esonero da responsabilità civile. Non perché il fatto sia stato considerato lecito (la legittima difesa, infatti, è stata ritenuta solo putativa); ma perché il fatto, illecito, non è stato considerato colpevole;
              è quindi sulla base della normativa vigente che la giurisprudenza ha già raggiunto i risultati che si prefiggono i sostenitori della riforma (impunità ed esonero da responsabilità civile) cui mira la riforma in discussione in Parlamento. E lo ha fatto senza entrare in contrasto con i principi costituzionali;
              si rileva, infatti, che nella proposta di riforma della legittima difesa vi sono diversi profili di illegittimità costituzionale;
              si introduce una presunzione di proporzione per cui, nell'ipotesi di legittima difesa domiciliare si sancisce per legge che sussiste «sempre» il rapporto di «proporzione» con la conseguenza che dovrebbe essere sempre legittima e quindi non colpevole la reazione sproporzionata. Così facendo, verrebbero meno i principi di attualità e concretezza del pericolo, e quello della proporzionalità;
              una presunzione del genere è incompatibile con i principi costituzionali sia perché contrasta con qualsiasi ratio della legittima difesa (il diritto all'autotutela deve essere bilanciato anche con gli interessi di chi si è messo nelle condizioni di subire una reazione difensiva; così pure come la reazione dello Stato deve essere proporzionata, alla stessa stregua deve essere quella di un cittadino), sia perché, sulla base di consolidata giurisprudenza costituzionale (sentenza n.  183/2011), le presunzioni, di per sé plausibili, sono illegittime e violano il principio di eguaglianza, diventando arbitrarie e irrazionali, se non rispondono a dati di esperienza generalizzati. Ad esempio, tale presunzione di proporzione viene smentita ogni qual volta, ad esempio, ad una tenue aggressione patrimoniale (tentativo di furto) si risponde con una forte aggressione alla persona (uccisione del ladro);
              un terzo profilo di possibile illegittimità della presunzione deriva, inoltre, dal contrasto con l'articolo 2, comma 2, della CEDU, che ammette la liceità dell'uccisione di una persona da parte del soggetto aggredito soltanto ove tale comportamento risulti «assolutamente necessario» per respingere una violenza illegittima in atto contro una persona e non una mera aggressione al patrimonio;
              quanto all'introduzione dell'esclusione della responsabilità per colpa nelle ipotesi in cui l'eccesso si realizzi in situazioni di minorata difesa dell'aggredito, ovvero in stato di grave turbamento dello stesso, questa maggioranza punta a sottrarre spazio alle valutazioni discrezionali del giudice e a introdurre una sorta di presunzione legale di assenza di colpa, con il rischio di escludere la responsabilità penale (e la corrispondente tutela della vittima) in casi nei quali il soggetto ha effettivamente agito per colpa;
              una parte della nuova formulazione dell'eccesso colposo presenta profili di illegittimità costituzionale perché non si applica a tutte le scriminanti ma solo alla legittima difesa: tutte le cause di giustificazione di un reato hanno la stessa dignità e, in ogni caso, non ci possono essere automatismi essendo sempre necessario l'accertamento da parte di un giudice nel corso di un procedimento penale;
              tali obiezioni e giudizi sono stati espressi anche nel corso delle audizioni in Commissione Giustizia di organismi e personalità non solo della Magistratura e dell'Avvocatura, ma anche del mondo accademico;
              la riforma in esame prevede, tra le altre cose, il patrocinio a spese dello Stato in favore dei cittadini assolti, prosciolti o il cui procedimento penale sia stato archiviato per fatti commessi in condizioni di legittima difesa o di eccesso colposo di legittima difesa;
              si ricorda che tale punto riprende un'idea del Partito democratico, concretizzatasi in un emendamento al provvedimento riguardante la materia della legittima difesa discusso e approvato dalla Camera nella XVII legislatura;
              il principio, unico punto che quindi condividiamo, è questo: nel caso in cui venga riconosciuta la legittimità della difesa (cosa che avviene nella quasi totalità delle volte) allora può essere giusto che lo Stato venga incontro, con il pagamento delle spese, al cittadino che si è dovuto difendere;
              le norme sulla legittima difesa già ci sono, e funzionano. Intervenire nei termini in cui interviene questo Governo, determina profili di incostituzionalità ed è pericoloso e dannoso poiché si rischia di veicolare il messaggio che siano legittime condotte illecite gravi, fino all'omicidio e si illudono i cittadini sul fatto che, a fronte del verificarsi di simili circostanze, non venga neanche aperto un procedimento penale;
              per tutti questi motivi,

delibera

di non procedere all'esame del provvedimento.
N. 2. Bazoli, Annibali, Bordo, Ferri, Miceli, Morani, Vazio, Verini, Enrico Borghi, Fiano.

MOZIONI LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N.  1-00113 E MAGI E SCHULLIAN N.  1-00121 CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL CONTRASTO ALL'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA E ALLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI STRANIERE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA COSIDDETTA MAFIA NIGERIANA

Mozioni

      La Camera,
          premesso che:
              il 28 gennaio 2019 la Squadra mobile di Catania ha arrestato sedici persone accusate di far parte di una banda di spacciatori di droga che aveva una propria «cellula» a Catania e base operativa nel CARA di Mineo;
              le persone fermate appartengono tutte alla mafia nigeriana, attiva in tutta Italia e sulla quale è attualmente in corso un'indagine congiunta tra il Servizio centrale operativo della Polizia italiana, l'FBI statunitense e la polizia canadese nella zona di Castelvolturno, e sono accusate di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope e violenza sessuale aggravata;
              l'inchiesta di Castelvolturno sta confermando l'estrema efferatezza dei crimini commessi da tale organizzazione criminale, attiva in Italia da ormai oltre vent'anni, che dispone di un vero e proprio esercito di immigrati, per la gran parte irregolari, su cui contare come manovalanza: «da Destra Volturno a Pescopagano, e lungo la Domitiana, l'esercito di immigrati che una stima approssimativa calcola in quindicimila, è ostaggio della mafia nigeriana. Che spaccia, minaccia, fa traffico di organi e ha praticamente potere di vita e di morte sugli altri connazionali, sui ghanesi e sugli ivoriani»;
              secondo alcune stime gli affiliati alla mafia nigeriana in Italia sarebbero centomila e costituiscono «un gruppo ramificato e potente, che rappresenta una seria minaccia all'ordine pubblico e al vivere civile»;
              la distribuzione sul territorio è stata confermata dalla relazione annuale della Direzione nazionale antimafia dell'aprile 2017: «I gruppi criminali nigeriani, difatti, operano su buona parte del territorio nazionale, comprese le regioni ove risulta forte il controllo della criminalità endogena, come nel caso della Campania e della Sicilia. Da sempre attivi in Piemonte, Veneto e Campania, hanno progressivamente esteso la loro presenza criminale anche in altre aree del territorio nazionale, quali le regioni adriatiche (in particolare Marche ed Abruzzo), la Capitale, le due isole maggiori e, più recentemente, in Puglia»;
              ancora in merito alla mafia nigeriana, nella relazione della Direzione nazionale antimafia si legge: «Quanto ai sodalizi nigeriani, si tratta di gruppi fortemente caratterizzati dalla comune provenienza etnico-tribale dei suoi membri. Tali elementi garantiscono a ciascun sodalizio un'elevata compattezza interna che ne consente un'efficace operatività nonostante la ricorrente suddivisione in cellule, attive in diverse aree territoriali nonché il riconoscimento dei caratteri dell'associazione mafiosa in diversi procedimenti penali. Le numerose attività repressive condotte nei confronti di nigeriani, operativi prevalentemente nella tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti e nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, consentono di delineare alcuni fattori che ne hanno favorito la specializzazione soprattutto con riferimento al narcotraffico»;
              gli arresti effettuati nel Cara di Mineo non solo confermano il legame tra Centri di accoglienza e criminalità organizzata straniera, ma dimostrano le attività di tali gruppi criminali nella gestione dell'immigrazione illegale, posto che alcuni dei fermati avrebbero anche collaborato con i trafficanti di esseri umani in Libia;
              secondo la Direzione nazionale antimafia «i migranti di etnia nigeriana rappresentano la nazionalità prevalentemente dichiarata al momento degli sbarchi; appare dunque evidente come l'incremento dei flussi migratori illegali (...) rappresenti un florido bacino che va ad alimentare i gruppi criminali della relativa matrice etnica, perlopiù attivi nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e nei reati a questa correlati»;
              non va sottovalutato, inoltre, che in Nigeria si sta diffondendo un forte integralismo islamico, fatto che, attraverso la massiccia immigrazione di nigeriani, potrebbe aumentare la minaccia terroristica per la nostra Nazione;
              nonostante il fatto che già nel gennaio del 2005 i nostri servizi di intelligence e il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno avevano allertato le squadre mobili di ben ventisei questure e i comandi generali dei carabinieri e della guardia di finanza sulla «evoluzione dei sodalizi malavitosi di quell'etnia attivi in Italia», grazie a una scellerata politica migratoria che ha aperto le porte della nostra Nazione senza alcun controllo a centinaia di migliaia di persone, e grazie a una disattenzione verso il fenomeno, la mafia nigeriana ha assunto una dimensione, una pericolosità e una distribuzione sul territorio che impongono di adottare provvedimenti urgenti e concreti per il suo contrasto;
              la politica di chiusura dei porti sta dando efficaci risultati sotto l'aspetto della riduzione del numero di immigrati che arrivano in Italia ma sta esponendo la nostra Nazione a continue ed estenuanti trattative con gli altri Stati dell'Unione europea che dovrebbero farsi carico dei migranti secondo il principio della redistribuzione;
              la totale assenza, nell'Unione, di un approccio burden sharing in merito all'ondata migratoria si è riversata per anni sulla nostra Nazione lasciata sola ad accogliere e soprattutto ad ospitare in seguito le migliaia di migranti in arrivo attraverso il Mediterraneo;
              il caso della nave «Diciotti» dimostra chiaramente come la soluzione ai tentativi di immigrazione irregolare non sia tanto chiudere i porti quanto impedire ai barconi di partire, perché solo questo potrà porre l'Italia al riparo dalla polemica con gli altri Stati dell'Unione europea per l'accoglienza dei migranti;
              in occasione del vertice di Malta, svoltosi nel febbraio del 2017, tra le ipotesi dibattute per contrastare l'immigrazione irregolare vi era stata quella di creare una line of protection, di fatto un blocco navale, da realizzare con unità e uomini libici finanziati dalla Commissione con duecento milioni di euro a valere sul fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa, volto a costituire una prima linea di difesa per impedire le partenze, dietro alla quale dovrebbero continuare ad operare le navi europee della missione Sophia, con lo scopo di soccorrere i migranti alla deriva e di distruggere i barconi catturati;
              nel marzo 1997 l'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi stipulò un accordo con il Premier albanese per la realizzazione di un blocco navale della Marina militare per il respingimento dei migranti diretti in Italia, in cambio di aiuti come cibo e medicinali e l'impegno per la ricostruzione delle strutture statali albanesi;
              oltre alla questione dei cosiddetti barconi, necessita di urgente regolamentazione l'attività nel Mediterraneo delle navi di proprietà di alcune organizzazioni non governative che operano al confine con le acque territoriali libiche, troppo spesso al centro di operazioni poco chiare per aver preso a bordo migranti nel tentativo di trasportarli in Italia quando ancora non erano giunti in acque internazionali, e sulle quali in Italia stanno indagando due procure;
              la presenza di queste navi, infatti, può essere un incentivo per i trafficanti a caricare i migranti su imbarcazioni inadatte a tenere il mare contando sul fatto che saranno «salvati» proprio dalle organizzazioni non governative;
              inoltre, con riferimento al tema dell'emergenza migranti, il Def 2018 ha evidenziato come il calo degli sbarchi registrato nel 2017 e nel 2018 rispetto agli anni precedenti non sia stato accompagnato dalla diminuzione delle presenze nelle strutture di accoglienza, le quali hanno continuato a registrare un andamento crescente;
              la spesa per operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, accoglienza e istruzione è stimata in 4,3 miliardi nel 2017, al netto dei contributi dell'Unione europea, e prevista ancora in crescita fino ad una cifra compresa tra 4,6 e 5 miliardi di euro nel 2018, continuando a gravare sul nostro prodotto interno lordo per circa lo 0,3 per cento l'anno;
              sul piano internazionale è stato recentemente al centro del dibattito in tema di politiche migratorie il Global compact, ovvero il «Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare», sottoscritto in sede Onu il 5 agosto 2016, e presentato come la più ampia iniziativa strategica di revisione dei flussi migratori e della loro gestione;
              il Global compact crea obblighi crescenti verso gli Stati in ordine ai servizi da fornire agli immigrati, anche a prescindere dal loro status di rifugiato, sottraendo agli stessi la gestione delle politiche migratorie sul proprio territorio nazionale;
              appare evidente come il Global compact non sia altro che l'ennesimo tassello di un progetto volto ad annientare confini, culture ed in particolare le sovranità nazionali in tema di immigrazione, un approccio contro il quale si sono già espresse numerose Nazioni, dichiarando ufficialmente di non aderire al Trattato;
              la sottoscrizione del complesso reticolato di impegni del Global compact, anche laddove genericamente formulati, è tale da comportare un'inaccettabile cessione di sovranità sul tema migratorio verso organismi sovranazionali senza alcun controllo democratico da parte dei cittadini dei singoli Stati;
              il Patto è finanziato da contributi volontari dei Governi al Global Compact trust fund;
              l'11 dicembre 2018 a Marrakech 164 nazioni hanno sottoscritto il Global Compact for safe, orderly and regular migration, mentre un gruppo di 13 Nazioni non hanno sottoscritto e non sottoscriveranno il Patto sul presupposto che il documento non stabilisce una netta differenza tra migrazione legale ed illegale;
              l'Italia ha disertato l'incontro di Marrakech e non ha ancora assunto una posizione chiara e ufficiale in merito alla propria intenzione di sottoscrivere o meno il Global compact;
              il flusso incontrollato di immigrati che tenta di arrivare in Europa lasciando gli Stati dell'Africa non potrà mai essere arrestato se non si interviene anche a sostegno dello sviluppo sociale e produttivo delle popolazioni in loco;
              come denunciato dalle organizzazioni panafricane, la presenza della Francia in alcuni Stati africani si configura come una vera e propria ingerenza e forma di neocolonialismo che ostacola la crescita e lo sviluppo di tali Nazioni, e il franco Cfa, ancora in gran parte controllato dallo Stato francese, garantisce a quest'ultimo uno strumento di controllo sulle economie locali ed europee,

impegna il Governo:

1)    ad assumere le iniziative urgenti di competenza, anche normative, per potenziare le attività di indagine a contrasto della mafia nigeriana, anche attraverso l'istituzione di sezioni specializzate presso le procure antimafia, dedicate al contrasto alle mafie straniere attive sul territorio nazionale;

2)    in questo quadro, ad adottare iniziative per disporre l'invio di un contingente militare nella zona di Castelvolturno a supporto delle forze di polizia impiegate nella lotta alla mafia nigeriana;

3)    ad adottare ogni opportuna iniziativa per la creazione di un blocco navale davanti alle coste libiche che possa impedire il passaggio delle imbarcazioni cariche di migranti irregolari, con la partecipazione degli Stati membri della Unione europea, e in accordo e collaborazione con entrambe le autorità di governo presenti sul territorio libico, qualificandole come interlocutori dell'Unione e fornendo alle stesse sostegno economico e operativo per il controllo del proprio territorio e della rotta attraverso il deserto sfruttata dai trafficanti;

4)    ad adottare iniziative per garantire la immediata creazione di centri hot spot nei Paesi del Nord Africa, per l'esame delle domande di asilo;

5)    ad attivare immediatamente i centri sorvegliati nei quali trattenere chi entra illegalmente in Italia nelle more del vaglio della domanda di protezione e al fine di eseguire tutti gli opportuni accertamenti di sicurezza, rispettando il principio che, per chi entra illegalmente in uno Stato europeo, non possa essere sufficiente dichiararsi richiedente asilo per non essere sottoposto ad alcuna forma effettiva di controllo o restrizione;

6)    a promuovere la creazione di un fondo europeo, alimentato con risorse dell'Unione, con una dotazione di tre miliardi di euro per la realizzazione di accordi di riammissione con i Paesi di origine dei migranti e il potenziamento delle operazioni di rimpatrio;

7)    ad adottare iniziative per una maggiore regolamentazione delle organizzazioni non governative, prevedendo che gli enti di promozione sociale iscritti nel registro unico nazionale abbiano l'obbligo di istituire una gestione separata per ciascuna iniziativa di raccolta fondi che attivano, e il divieto di trasferire i fondi da un'iniziativa ad altra;

8)    a porre all'attenzione delle istituzioni europee il tema di quello che appare ai firmatari del presente atto un approccio neocoloniale nei confronti dell'Africa e del franco Cfa;

9)    a non sottoscrivere il Global Compact for safe, orderly and regular migration e a non contribuire in alcun modo al finanziamento del relativo trust fund.
(1-00113)
(Nuova formulazione) «Lollobrigida, Deidda, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Meloni, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


      La Camera,
          premesso che:
              a più riprese nel dibattito pubblico italiano è stata ventilata l'ipotesi di un blocco navale per arginare i flussi migratori, nonostante – come da ultimo ha ricordato la stessa Ministra Trenta – si tratti di una strada non percorribile trattandosi di un atto ostile, una dichiarazione di guerra nei confronti della nazione di fronte alla quale si vorrebbe attuarlo, che non ha niente a che vedere con il contenimento dell'immigrazione irregolare;
              come ribadito anche dal Sottosegretario per la difesa Angelo Tofalo, in risposta a un'interrogazione dell'onorevole Delmastro Delle Vedove, «il quadro normativo internazionale riconosce tale misura come un metodo di guerra e, quindi, legittimamente adottabile solo nel corso di conflitti armati internazionali sul mare. È un metodo di guerra consolidatosi nel tempo quale norma consuetudinaria di diritto internazionale, volta ad impedire l'entrata ovvero l'uscita di qualsiasi nave dai porti di un Paese belligerante e deve ispirarsi ai principi di effettività e di imparzialità: la sua adozione nei confronti di uno Stato terzo equivale a dare inizio ad un attacco armato. In tempo di pace, a seguito dell'entrata in vigore della Carta delle Nazioni Unite del 1945, il blocco non può ritenersi consentito al di fuori dei casi di legittima difesa ed è previsto dall'articolo 42 della stessa Carta quale misura deliberabile dal Consiglio di sicurezza per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, qualora le misure non implicanti l'uso della forza siano ritenute inefficaci. Il blocco navale non può, quindi, essere associato alle attuali e pregresse attività di controllo dell'immigrazione irregolare via mare portate avanti dalle Forze armate italiane, le quali, non ricadendo nell'ambito di alcun conflitto armato, hanno sempre trovato fondamento in risoluzioni del Consiglio di sicurezza, nelle norme di diritto internazionale applicabili, compresi eventuali accordi internazionali bilaterali e in specifiche norme di legge»;
              come ha affermato il Premio Nobel per la pace già Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan in un celebre intervento, è importante: «arrivare ad accettare il fatto che gli sforzi miranti a fermare le migrazioni sono destinati a fallire, con ripercussioni devastanti per le vite umane»; «erigere muri più alti non può essere la soluzione», perché «le migrazioni proseguiranno fino a quando non strapperemo i più poveri e i più vulnerabili alle condizioni inaccettabili di vita dalle quali attualmente stanno scappando»; «dobbiamo pertanto predisporre politiche atte a gestire i flussi umani con modalità che arrechino benefìci ai Paesi di origine, di transito e di destinazione dei migranti»;
              è questo l'obiettivo della proposta di legge d'iniziativa popolare depositata il 23 marzo 2018, recante «Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell'inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari», che ha raccolto grazie alla campagna «Ero straniero» – promossa da Radicali italiani, Fondazione Casa della carità «Angelo Abriani», Acli, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cnca, A buon diritto, Cild, con il sostegno di numerose organizzazioni impegnate sul fronte dell'immigrazione, tra cui Caritas italiana, Fondazione migrantes, Comunità di Sant'Egidio e tante associazioni locali – oltre 90.000 firme depositate;
              obiettivo della proposta è riformare alcuni aspetti della «legge Bossi-Fini» e affrontare le cause dell'irregolarità di decine di migliaia di cittadini stranieri nel nostro Paese, in primis con l'introduzione di forme di regolarizzazione su base individuale degli stranieri irregolari – anche nel caso di richiedenti asilo diniegati – qualora sia dimostrabile la disponibilità in Italia di un'attività lavorativa o di formazione, di legami familiari, sul modello spagnolo del «radicamento» o sul modello della Germania che ha appena approvato una nuova legge sull'immigrazione che prevede la regolarizzazione se c’è un'offerta di lavoro. Si prevede, inoltre, la possibilità di trasformare il permesso di soggiorno per richiesta di asilo in permesso di soggiorno per lavoro anche nel caso del richiedente asilo – anche se diniegato in via definitiva – che abbia svolto un percorso fruttuoso di integrazione e abbia la disponibilità di un datore di lavoro che voglia assumerlo;
              in secondo luogo, la proposta prevede l'introduzione di meccanismi diversificati di ingresso per lavoro tramite: la reintroduzione del sistema dello sponsor, anche da parte di singoli privati, per l'inserimento nel mercato del lavoro del cittadino straniero con la garanzia di risorse finanziarie adeguate e disponibilità di un alloggio per il periodo di permanenza sul territorio nazionale, privilegiando quanti abbiano già avuto precedenti esperienze lavorative in Italia o abbiano frequentato corsi di lingua italiana o di formazione professionale; si introduce, inoltre, il permesso di soggiorno temporaneo (12 mesi) per ricerca di lavoro da rilasciare a lavoratori stranieri per facilitare l'incontro con i datori di lavoro italiani e per consentire a coloro che sono stati selezionati, attraverso intermediari sulla base delle richieste di figure professionali, di svolgere i colloqui di lavoro;
              a livello europeo, la soluzione per la gestione degli arrivi c’è già ed è la proposta di revisione del regolamento 604/2013, detto «Dublino III» approvata dal Parlamento europeo il 16 novembre 2017, che stabilisce un'equa ripartizione della responsabilità relativa all'accoglienza dei richiedenti asilo in Europa; riforma di cui beneficerebbero l'Italia e gli altri Paesi che si affacciano al Mediterraneo, ma fermamente avversata dal cosiddetto «gruppo Visegrad», capitanato dall'Ungheria di Orban, cui si allinea paradossalmente il Ministro dell'interno italiano Matteo Salvini;
              peraltro il Ministro Salvini ha partecipato a un solo vertice europeo sui sei convocati in cui era in discussione la «riforma di Dublino» (la riunione informale di Innsbruck del 12-13 luglio 2018); alla votazione finale al Parlamento europeo, come ricordato più volte dalla relatrice del testo di legge, la parlamentare europea Elly Schlein, i rappresentati del MoVimento 5 Stelle hanno votato contro, mentre quelli della Lega, al contrario dei popolari che hanno votato a favore, si sono astenuti; anche in ambito di commissioni parlamentari, come dimostrato da Elly Schlein, la Lega non ha mai partecipato a nessuna delle 22 riunioni di negoziato svoltesi nel corso di due anni sulla «riforma di Dublino»;
              la strada da percorrere è far sì che gestione dei flussi migratori, accoglienza e integrazione diventino di competenza comunitaria, a partire da un sistema europeo d'asilo e dalla gestione comune degli ingressi per lavoro, più o meno qualificato, e studio; e ancora canali umanitari per chi ha bisogno di protezione, sempre a livello europeo, coinvolgendo comuni e società civile, come nel modello canadese; è quello che è stato proposto con l'iniziativa dei cittadini europei (Ice) «Welcoming Europe. Per un'Europa che accoglie», proposta di iniziativa popolare che punta a decriminalizzare la solidarietà, creare passaggi sicuri e proteggere le vittime di sfruttamento e di abusi alle frontiere, sostenuta da decine di organizzazioni in tutt'Italia e che ha raccolto oltre 60.000 sottoscrizioni di sostegno;
              al contrario, l'effetto delle politiche del Governo – e in particolare del «decreto sicurezza» con l'abrogazione della protezione umanitaria – è produrre un aumento consistente degli immigrati irregolari che più facilmente saranno destinati alla strada, al mercato nero del lavoro se non alle attività illegali gestite dalla criminalità organizzata; è lo stesso effetto che ha avuto la «legge Bossi-Fini», che, restringendo ogni canale di ingresso legale in Italia, ha prodotto solo maggiore illegalità e lavoro nero, tanto da dover ricorrere nel 2002 e nel 2009 a due grosse sanatorie per regolarizzare quasi un milione di persone presenti sul nostro territorio. Si stima che oggi siano almeno 500.000 gli irregolari nel nostro Paese; il loro numero è destinato a crescere e rimpatriarli è impossibile, come ha ammesso lo stesso Ministro Salvini, essendo poche migliaia i rimpatri eseguiti annualmente e non essendoci sufficienti accordi con i Paesi di origine,

impegna il Governo:

1)    a sostenere con forza il contenuto della proposta di riforma del «regolamento di Dublino» approvata dal Parlamento europeo e ad adoperarsi per salvare il negoziato sulla revisione del regolamento «Dublino III»; ad opporsi al veto sulla redistribuzione obbligatoria da parte degli Stati contrari al superamento del sistema attuale con il solo obiettivo di non assumersi alcuna responsabilità nella gestione dei flussi migratori verso l'Europa e dell'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, scaricando il peso su alcuni Paesi, innanzitutto l'Italia, e continuando di fatto a violare il principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità di cui all'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

2)    a livello nazionale, ad adottare iniziative per introdurre disposizioni volte al recupero della legalità attraverso l'emersione e la regolarizzazione dei cittadini stranieri presenti in Italia che non hanno attualmente un titolo di soggiorno, ai quali, sulla base di elementi di comprovata integrazione, quali la disponibilità di un lavoro o la presenza di legami familiari, in assenza di gravi condanne penali, venga rilasciato un permesso di soggiorno per comprovata integrazione e radicamento di 2 anni, rinnovabile e convertibile in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, studio o famiglia.
(1-00121) «Magi, Schullian».


MOZIONE DELRIO ED ALTRI N.  1-00106 CONCERNENTE INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL COMPARTO AUTOMOBILISTICO E DEL RELATIVO INDOTTO, ANCHE AL FINE DI FAVORIRNE L'EVOLUZIONE TECNOLOGICA E LA TUTELA DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI

Mozione

      La Camera,
          premesso che:
              le elaborazioni Anfia su dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, aggiornate all'11 gennaio 2019, indicano che in Italia nel 2018 sono state immatricolate un totale di 1.910.415 autovetture, con un calo del 3,1 per cento rispetto al 2017;
              le immatricolazioni di autovetture prodotte negli stabilimenti italiani del gruppo Fca rappresentano per il mese di dicembre 2018 una quota del 26 per cento del totale, con volumi in diminuzione dell'1 per cento, e, complessivamente, registrano nel 2018 una flessione del 10 per cento delle immatricolazioni rispetto al 2017;
              il dato, che certifica il primo rallentamento dal 2014, mostra inequivocabilmente un'inversione di rotta rispetto alla continua crescita registrata negli ultimi anni dal mercato dell’automotive. Grazie anche alle misure messe in campo dagli ultimi Governi di centrosinistra, quali gli incentivi della «legge Sabatini» e del «superammortamento», si erano infatti registrati un vero boom nell'acquisto di veicoli commerciali e di autocarri, ma anche forti incrementi per le auto immatricolate acquistate dalle imprese;
              i dati citati finora sembrano riaprire scenari di crisi del settore che ci si augurava fossero definitivamente superati con la conclusione del ciclo recessivo iniziato nel 2008;
              la crisi potrebbe essere ulteriormente accentuata, stante la flessione registrata per il terzo mese consecutivo dalla produzione industriale della Germania, che è il maggiore partner industriale della filiera dell’automotive nazionale;
              gli analisti indicano che la flessione in atto possa essere attribuibile all'introduzione, a partire dal 1o settembre 2018, delle nuove normative europee Wltp sulle emissioni, al calo di fiducia dei consumatori e al rallentamento della crescita interna, che ha visto nel terzo trimestre del 2018 una diminuzione che segna il primo calo dopo un periodo di espansione protrattosi per 14 trimestri consecutivi;
              le previsioni relative all'avvio di una fase di stagnazione dell'economia nazionale, fatte dal Ministro Tria nei giorni scorsi, e la stima al ribasso del prodotto interno lordo prevista per il 2019 gettano ulteriori elementi di urgenza e di riflessione sugli interventi necessari per le imprese italiane;
              complessivamente, contando tutti i produttori e addetti indiretti, il comparto occupa in Italia 252 mila persone. L’automotive rappresenta ancora la spina dorsale della produzione industriale (7 per cento del settore manifatturiero) e di tutta l'occupazione nelle imprese dei settori industria, commercio e servizi (ancora 7 per cento). Il raffronto con i principali partner europei dice che il totale degli addetti diretti conta 850.000 unità in Germania, 224.000 in Francia, 178.000 in Polonia, 168.000 in Romania e 160.000 in Italia;
              le misure adottate con la legge di bilancio per il 2019 – che prevedono il meccanismo « bonus malus» per l'acquisto attraverso la tassazione progressiva delle autovetture a combustione, a partire da quelle con emissioni superiori ai 160 g/km, e l'erogazione di incentivi per autovetture elettriche o ibride – sono state affrettatamente introdotte in un settore dove è evidente il rischio, per la filiera nazionale dell’automotive, di subire una contrazione della produzione. Ciò in quanto le industrie estere risultano al momento più avanti nella produzione di autovetture con tali caratteristiche. Il nuovo piano di investimenti di Fca intende peraltro in pochi anni colmare questo gap;
              associazioni di categoria, organizzazioni sindacali, analisti e centri studi stimano per il 2019 la potenziale perdita di circa 100 mila immatricolazioni, con un impatto negativo anche sull'ecologia e sull'economia, visto che, anziché favorire il rinnovo di un parco circolante fortemente invecchiato, l'ecotassa sugli acquisti di auto nuove finirà per spingere una quota considerevole di automobilisti a rimandare ulteriormente la sostituzione della propria vettura o ad acquistare una vettura usata;
              la suddetta misura, estemporaneamente introdotta nel corso dell'esame della legge di bilancio, non verificata con il sistema industriale, né con le rappresentanze dei lavoratori, né con gli esperti del settore, ha registrato un coro unanime di critiche e preoccupazioni, specie sui livelli occupazionali dei diversi stabilimenti di produzione Fca esistenti in diverse regioni d'Italia;
              una misura definita come «miope che non aiuta a rinnovare il parco auto» (presidente di Federmeccanica), in grado di «unire imprese e lavoratori nella protesta» (comunicato Unrae) o, ancora, «l'ennesimo schiaffo all'industria nazionale e all'ambiente. Queste norme schizofreniche sono un danno per il Paese e i lavoratori» (segretario generale della Fim Cisl);
              ad una prima verifica circa le ricadute della citata misura, gli analisti segnalano che tra i modelli che ne trarranno beneficio, tra le auto elettriche, ci sono due modelli Citroen (C-Zero ed E-Mehari), Hyundai (Ioniq e Nuova Kona), Nissan (Nissan ed Evalia), Peugeot (iON e Tepee), Volkswagen (eGolf ed eUP), la Smart Eq for-two e for-four, la Bmw i3, Kia Soul, Mitsubishi i Miev, Renault Zoe, Porsche Cayenne 3,0 E-Hybrid e tutti i modelli di Tesla. Mentre tra i modelli ibridi, se ne trovano tre di Kia (Niro Phev, Optima, Optima SW), due modelli Bmw (serie 2 e serie 5) e due Toyota (Prius plug-in, Prius full hybrid), la Mini Countryman, Hyundai Ioniq, la Mercedes GLC e Mitsubishi Outlander;
              ad essere penalizzati dalla nuova tassa, invece, saranno diversi modelli del gruppo Fca: nove modelli Maserati (Ghibli B, 4pB, GT, Gran Cabrio B, Ghibli D, 4pD, Levante, GT D, Gran Cabrio D), Renegade 2000 D, 500X 2000 D, Giulietta 1,4 B, Giulia 2,0 B, Stelvio B, Ducato B: tutti prodotti negli stabilimenti italiani;
              Fca ha pertanto annunciato la volontà di un ridimensionamento del piano illustrato il 29 novembre 2018, che avrebbe previsto un complessivo piano degli investimenti in Italia per circa cinque miliardi di euro, specie per sviluppare nuovi modelli con motorizzazioni elettriche e ibride;
              anche alla luce di tali dati, è forte la preoccupazione che la prossima entrata in vigore della citata disposizione possa determinare sui livelli occupazionali negli stabilimenti della produzione automobilistica nazionale,

impegna il Governo:

1)    ad adottare, con la massima urgenza, un'apposita iniziativa normativa volta a modificare la disposizione che ha introdotto il meccanismo del « bonus-malus» per l'acquisto di nuove autovetture di cui alla legge di bilancio per il 2019;

2)    ad avviare un confronto con il sistema delle imprese della produzione automobilistica e con le organizzazioni sindacali, con il supporto di esperti del settore dell’automotive, al fine di individuare le opportune misure volte a favorire il rafforzamento del sistema produttivo nazionale, nonché a definire un piano nazionale per l'occupazione nel comparto della produzione di mezzi di trasporto e dei loro componenti, ciò anche in vista delle profonde trasformazioni produttive, dell'evoluzione tecnologica e delle crescenti esigenze di tutela ambientale e di salute pubblica.
(1-00106)
(Nuova formulazione) «Delrio, Lepri, Gribaudo, Enrico Borghi, Bonomo, Fregolent, Moretto, Gariglio, Giorgis, D'Alessandro, Del Basso De Caro, De Filippo, Mancini, Pezzopane, Portas, Siani, Topo, Annibali, Bordo, Bruno Bossio, Buratti, Cantini, Carnevali, Critelli, De Luca, De Menech, Di Giorgi, Marco Di Maio, Fassino, Ferri, La Marca, Lotti, Miceli, Migliore, Mor, Morani, Morgoni, Mura, Nardi, Nobili, Noja, Orfini, Pini, Pizzetti, Rosato, Rossi, Rotta, Scalfarotto, Sensi, Serracchiani».