XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 189 di mercoledì 12 giugno 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Interno e il Ministro dell'Economia e delle finanze. Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in merito all'annunciata impugnazione da parte del Ministero dell'interno di sentenze relative alle cosiddette «zone rosse» a Firenze e di quelle dei tribunali di Firenze e Bologna che hanno ordinato l'iscrizione all'anagrafe di alcuni richiedenti asilo, nonché in merito a prospettate connesse verifiche su attività di taluni magistrati – n. 3-00778)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Conte e Fornaro n. 3-00778 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Conte se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICO CONTE (LEU). Ministro, nei giorni scorsi gli organi di stampa hanno dato notizia della intenzione del suo Ministero di impugnare le sentenze del TAR della Toscana sulle cosiddette “zone rosse” e dei giudici civili di Bologna e di Firenze che hanno iscritto all'anagrafe i richiedenti asilo, e fin qui nulla quaestio. Gli stessi organi di stampa hanno, però, rappresentato la sua intenzione di chiedere all'Avvocatura dello Stato un parere su profili di incompatibilità di questi giudici per avere essi espresso un indirizzo di politica migratoria in contrasto con quella del Governo niente meno che in convegni giuridici e su riviste specializzate. Si è parlato di “schedatura” dei giudici. Ora, dopo la bomba mediatica, con una tecnica consueta, sono arrivate il giorno dopo dichiarazioni di stampa che hanno buttato acqua sul fuoco ma non hanno rimosso perplessità, dubbi e preoccupazioni. Le chiedo qui di smentire questa intenzione, di rimuovere ogni dubbio sul fatto che il Ministero stia procedendo in questa direzione e di impegnarsi formalmente davanti al Parlamento ad astenersi per il futuro da ingerire nell'attività giudiziaria in ragione della sua funzione ministeriale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, ringrazio per la domanda. Nelle ultime settimane si sono registrate pronunce giurisdizionali relative ad alcuni contenziosi da lei ricordati: quello relativo alle zone rosse a Firenze impediva lo stazionamento in alcuni quartieri a rischio di persone con denunce o condanne per spaccio di droga, ad esempio, quindi a tutela delle mamme, delle nonne e dei bambini. Ci sono stati pronunciamenti contrari e ovviamente noi procederemo con i prefetti e con il Ministero dell'Interno, perché riteniamo che questa sia la via giusta. Ovviamente, non abbiamo tempo né voglia né ci sfiora lontanamente l'idea di schedare alcunché o di indagare su chiunque amministri la giustizia: abbiamo semplicemente riportato dichiarazioni pubbliche, pubblicamente fatte su giornali, in convegni, su siti Internet contrarie alle iniziative del Ministro, del Governo e del Parlamento sui temi dell'immigrazione, del contrasto ad alcune illegalità. Ognuno, per carità, è libero di esprimere il suo pensiero. Stamattina mi hanno segnalato un altro caso - ovviamente non faccio nomi e cognomi - di un altro magistrato che occupa un posto di assoluto rilievo che, evidentemente insoddisfatto per il risultato delle ultime elezioni amministrative, ha parlato, a proposito di alcuni comuni dell'Emilia e della Romagna, di vittorie di fascio-leghisti. Non eccepisco: ho semplicemente stupore e dubbio sul fatto che si possa amministrare obiettivamente un settore importante come quello della giustizia partendo da posizioni, evidentemente schierate, di questo tipo. Andremo avanti sulla tutela dei cittadini, tutti, siano magistrati, siano commercianti o siano autisti di autobus, a prescindere dalle prese di posizione dei singoli. Ricordo, ad esempio, però, che sul decreto sicurezza e sulle cosiddette zone rosse non si vuole ledere la libertà di manifestare da parte di alcuno ma si vuole tutelare il diritto a vivere le proprie città in qualunque orario e in qualunque posto per le persone perbene e lo dico anche in rispetto totale di quel 99,9 per cento dei giudici e dei magistrati che fanno obiettivamente, serenamente, trasparentemente e senza pregiudizio il loro lavoro. Mi spiace che alcuni singoli, che evidentemente prendono politicamente parte per questa o per quella fazione, possano mettere in dubbio, non agli occhi del Ministro dell'Interno, ma dei cittadini italiani, al pari di quanto sta accadendo nell'ambito del CSM in queste ultime settimane, l'imparzialità della magistratura. Detto questo, andremo avanti perché per me viene prima la sicurezza dei cittadini italiani e quindi su questo non ci fermiamo davanti a niente e a nessuno; l'unico obiettivo è la legge.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Conte ha facoltà di replicare.

FEDERICO CONTE (LEU). Ministro, la sua risposta è evasiva e abile allo stesso tempo e nessuno può negarle questa capacità, però risulta una conferma del sospetto che ho insinuato con la mia interrogazione. Il quesito non riguardava il diritto dell'immigrazione: lei si rifugia dietro la propaganda dei migranti.

Il mio quesito riguardava il rapporto tra potere esecutivo e potere giudiziario. Evidentemente, lei, come Ministro, non può tenere distinto quello che dice da quello che fa. Le sue parole di Ministro dell'Interno sono esse stesse un fatto istituzionale. Lei non può far rimuovere gli striscioni che fanno ironia su di lei dai balconi e poi dissociarsi; non può prima prendere le parti e santificare la posizione del tabaccaio di Ivrea che spara dal balcone e poi affidarsi alla magistratura, perché nella società, nel frattempo, si è consolidato il convincimento che lei sta dalla parte del tabaccaio.

Questo per dire cosa? Non può evidentemente prima dire che rispetta la magistratura e poi dire che i magistrati che prendono posizioni in dissenso rispetto allo spirito della legge, che lei attribuisce alla legge, sono al di fuori dell'atteggiamento di imparzialità della magistratura. Lei, come Ministro dell'Interno, dovrebbe essere il garante del diritto dei diritti, così lo definiva Bobbio, e garantire quel rapporto di distanza tra la magistratura, che non deve invadere il campo del potere istituzionale, e il potere istituzionale, che deve preservare la possibilità di un magistrato di interpretare la legge prima di applicarla e anche disapplicarla, perché è in questa autonomia che è costituzionalmente garantita che sta la nostra garanzia di cittadini.

Quindi, per dirla semplicemente, Ministro, se lei non riesce a tenere insieme il ruolo di capo politico, che le consente una manifestazione social, potente nel nostro Paese, e il ruolo istituzionale di Ministro, scelga uno e lasci l'altro: gli italiani apprezzeranno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Iniziative di competenza in materia di raccolta di firme per la presentazione delle liste per le elezioni di Camera e Senato – n. 3-00779)

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00779 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Ministro e rappresentanti del Governo, la legge elettorale per Camera e Senato prevede che la dichiarazione di presentazione delle liste dei candidati debba essere corredata da sottoscrizioni di cittadini: tra 1.500 e 2.000 elettori, divise nei 63 collegi. Non solo questo è un numero molto elevato, ma il Ministero dell'Interno, in occasione delle ultime elezioni politiche, cioè la prima volta che è stata applicata questa legge elettorale, ha interpretato la dichiarazione di presentazione delle liste come anche corredata dai moduli sui quali ci sono sia i candidati nei collegi plurinominali, quindi al proporzionale, che nei collegi uninominali. Questa interpretazione, che sembra un fatto tecnico, di fatto ha creato una disparità enorme per quelle liste che non sono esentate dalla raccolta delle firme e che, quindi, devono dichiarare in anticipo anche i candidati nei collegi uninominali…

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). …che, in base alla stessa legge elettorale, sono frutto di apparentamenti – eventuali apparentamenti – che maturano successivamente. Allora, cosa intende fare il Governo per eliminare quella che, altrimenti, è una vera e propria disparità nell'accesso alla competizione elettorale?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Grazie. L'amministrazione dell'Interno svolge in occasione delle consultazioni elettorali una complessa attività di ausilio e consulenza alle varie strutture coinvolte nel procedimento di voto. Tra le attività più rilevanti vi è la predisposizione delle pubblicazioni recanti le istruzioni destinate ai soggetti coinvolti nelle consultazioni, modulistica, presentazione e ammissione delle candidature. Le cosiddette istruzioni sono chiaramente predisposte in stretta aderenza al dettato normativo, evidentemente.

In materia di raccolta delle firme per i candidati uninominali e per le liste proporzionali in occasione delle elezioni politiche l'attuale legge elettorale prevede, testualmente, come ricordato anche dall'interrogante, che la dichiarazione di presentazione delle liste di candidati per l'attribuzione dei seggi nel collegio plurinominale con l'indicazione dei candidati della lista nei collegi uninominali compresi nel collegio plurinominale deve essere sottoscritta da almeno 1.500 e da non più di 2.000 elettori. È abbastanza complicato, lo riconosco assolutamente: se vogliamo ragionarci, ci ragioniamo, ma io ovviamente mi devo attenere al testo, piaccia o non piaccia.

Come ho appena richiamato, le istruzioni fornite dal Ministero dell'Interno e la relativa modulistica non possono che essere strettamente aderenti al dato testuale - ripeto - abbastanza complesso e sicuramente rivedibile. Ogni eventuale modifica alle attuali previsioni normative, come ad esempio quella volta alla riduzione del numero di sottoscrizioni a sostegno delle liste, o la modifica e lo scorporo delle due fattispecie, dovrà necessariamente passare attraverso un intervento legislativo. Ritengo al riguardo che tutti gli interventi che possono determinare ricadute sostanziali sul sistema elettorale dovrebbero opportunamente essere rimessi all'iniziativa parlamentare. Evidentemente, il Governo, in tal caso, non si sottrarrà dal fornire il proprio contributo per ogni eventuale intervento migliorativo: se migliorate l'interpretazione applicata alla vita reale di questa normativa abbastanza complicata, ve ne sarò assolutamente grato e quindi rispetterò - e anzi sollecito - attività in questo senso da parte del Parlamento.

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Magi ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. La ringrazio, Ministro. Abbiamo tentato di portare avanti una battaglia già all'epoca della prima attuazione di questa legge elettorale; purtroppo il Viminale all'epoca ha dato quella interpretazione ed evidentemente, dalla sua risposta di oggi, non c'è spazio per un'interpretazione che sia almeno costituzionalmente orientata, perché quello che oggi ci viene detto qui è che solo le liste che non sono esentate devono raccogliere le firme anche sui collegi uninominali, evidentemente rendendo impossibile non solo la scelta 40 giorni prima, come avviene per le altre liste dei collegi uninominali, ma anche la possibilità di fare degli apparentamenti in coalizioni che presentino liste che hanno l'esenzione e liste che non ce l'hanno. Questo è evidentemente un vulnus che si produce per una legge scritta male all'epoca - e il Parlamento dovrà intervenire -, ma che tutti quanti si continui a fare finta di nulla - e probabilmente alle prossime elezioni, saranno tra pochi mesi o saranno tra diversi anni, saranno unicamente cinque le liste che si presenteranno e già le possiamo sapere - a me sembra qualcosa che ci deve fare interrogare sul senso della nostra democrazia.

(Elementi e iniziative di competenza per contrastare il fenomeno della “corruzione elettorale”, anche alla luce di episodi denunciati in occasione delle recenti elezioni amministrative – n. 3-00780)

PRESIDENTE. Il deputato Giuseppe Brescia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00780 (Vedi l'allegato A).

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro Salvini, a Bari, Ariano Irpino, Aversa e Termoli sono scattate indagini della Digos per corruzione elettorale o brogli elettorali e a Capaccio Paestum addirittura i cittadini hanno dovuto assistere ad ambulanze in corteo per celebrare la vittoria del sindaco Alfieri. A Bari sarebbero quattro gli indagati appartenenti a liste di centrosinistra e di centrodestra e il numero, a quanto pare, è destinato a crescere. Buoni benzina, generi alimentari, somme di denaro dai 30 ai 50 euro sarebbero stati promessi e consegnati in cambio del voto, persino la nomina dei rappresentanti di lista sarebbe stato un semplice escamotage per pagare il voto.

Con questa interrogazione, Ministro, non vogliamo minimamente interferire con i lavori della magistratura - questo ci tengo a sottolinearlo - ovviamente coperti da segreto istruttorio. Le chiediamo invece informazioni aggiuntive, se le ha, su quanto accaduto a Bari e quali iniziative voglia mettere in campo per combattere la corruzione elettorale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Ringrazio per l'interrogazione, ma la Procura ha già risposto tramite agenzia: “Il Ministro chiede, noi non rispondiamo perché sono in corso delle indagini”, quindi, a proposito di rispetto dell'autonomia, evidentemente non posso chiedere informazioni che sono coperte da segreto istruttorio. Posso solo dire quello che il Ministero dell'Interno ha fatto, fa e farà per garantire il regolare svolgimento delle elezioni a Bari e nelle altre località ricordate. Sono state trasmesse alla Procura della Repubblica da parte della locale Questura segnalazioni e denunce in relazione alle quali sono in corso accertamenti su cui evidentemente, anche qualora li avessi, non potrei entrare in ulteriori meriti.

Per quanto riguarda presunte irregolarità anche in altre parti del territorio nazionale - Ariano Irpino, Aversa e Termoli - informo che sono in corso accertamenti anche in questi casi da parte degli uffici investigativi delle questure territorialmente competenti. Come in ogni occasione, il Ministero dell'Interno esercita la massima attenzione e, con apposita circolare indirizzata ai prefetti, sono stati richiamati i principali adempimenti relativi al funzionamento dei seggi, quindi il divieto di entrare con i telefoni cellulari nei seggi elettorali, fotografare e registrare immagini, garantire libertà e segretezza del voto grazie alla vigilanza delle forze dell'ordine. È obiettivo del Governo favorire ogni possibile misura ulteriore che possa contribuire a rafforzare la prevenzione di qualsiasi forma di contaminazione e condizionamento del voto, ne è prova il recente sostegno alla modifica legislativa del reato di scambio elettorale politico mafioso del codice penale. In tale direzione, il Governo non può che essere aperto alla discussione in sede parlamentare rispetto a ogni altra proposta che possa andare nella direzione auspicata. Anch'io, come lei, da cittadino italiano prima ancora che da Ministro, aspetto eventuali risultanze da parte della Procura della Repubblica e ovviamente non mi permetto di sollecitare dati disponibili rispetto ad altri, comunque le posso assicurare che quest'Aula sarà la prima, qualora venissi in possesso di queste risultanze, a esserne parte.

PRESIDENTE. Il deputato Giuseppe Brescia ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Grazie, Presidente, grazie Ministro. Mi permetterete di rivolgermi ai cittadini italiani nella mia replica, perché purtroppo bisogna dire che queste vicende sono lo specchio della nostra società, un Paese che non si può dire civile se non anche in base alla libertà di esprimere il proprio voto nella scelta dei propri rappresentanti.

Questi casi, ahimè, non sono isolati, sono soltanto ciò che affiora dal mare magnum che sono le elezioni amministrative. Quando affermiamo, forse con troppa leggerezza, che più le elezioni sono prossime ai territori e più sono condizionate da dinamiche corruttive, stiamo dicendo una cosa grave, ma che - queste indagini lo dimostrano - rappresenta un problema reale con cui dobbiamo fare i conti e, a prescindere dalle iniziative, che io spero il Ministero voglia porre in essere nel prossimo futuro, ricordo che è ferma una legge al Senato che si chiama proprio “Elezioni pulite” e sarebbe il caso di portarla avanti e di approvarla: è un richiamo non soltanto al Governo, ma anche al Parlamento. Potrebbe essere utile l'introduzione di sistemi elettronici: ad esempio si potrebbero favorire dei sistemi meno attaccabili dalla corruzione. Io penso che dovrà essere proprio la mentalità e la nostra condotta come cittadini a mutare. Per questo voglio ringraziare davvero i cittadini che, anziché piegarsi a queste logiche, hanno trovato il coraggio di denunciare e hanno così dimostrato con i fatti di voler abbracciare quel cambiamento di cui noi siamo portatori e anche dire che venerdì, nella mia città, saranno proprio questi cittadini a scendere in piazza per la manifestazione “Liberi di votare”, una manifestazione promossa dal MoVimento 5 Stelle, ma ovviamente aperta a tutti. Parteciperemo con un'unica convinzione, ossia quella che il voto deve essere libero perché è un diritto e non si può comprare e non si può vendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative volte a garantire un maggior livello di efficienza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché a prevedere l'allineamento del relativo trattamento retributivo e previdenziale a quello del comparto sicurezza – n. 3-00781)

PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Vinci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00781 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente, buongiorno signor Ministro. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco rappresenta una straordinaria risorsa per garantire la sicurezza e l'incolumità dei cittadini. I vigili del fuoco si sono distinti per un impegno incessante in scenari operativi caratterizzati da particolare complessità ed altissimi livelli di rischio, questo senza alcun timore di porre a repentaglio la propria incolumità. Si avverte quindi l'esigenza di valorizzare ulteriormente la professionalità degli appartenenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco sia sul piano retributivo, sia su quello previdenziale.

Si chiede quali siano le iniziative che lei intende intraprendere per garantire un sempre maggior livello di efficienza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche attraverso una rimodulazione del sistema di reclutamento e della loro formazione, nonché in tema di allineamento del trattamento retributivo e previdenziale rispetto al comparto sicurezza.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Grazie, prima di rispondere alle domande poste consentitemi di esprimere, penso a nome di tutto il Governo e del Parlamento, i sentimenti di commozione e gratitudine per il vigile del fuoco coordinatore, Antonio Dell'Anna, deceduto l'altro ieri mentre interveniva allo spegnimento di un incendio a San Giorgio Ionico, in provincia di Taranto (Applausi).

Penso che il modo migliore per onorare questa memoria siano i fatti e quindi uso questi secondi per entrare nel merito di quello che abbiamo fatto e soprattutto faremo con numeri, non con proponimenti. Nell'ultima legge di bilancio è previsto un potenziamento di organico di 1.500 unità; le prime 650 sono già state assunte e hanno iniziato il 14 maggio il loro corso di formazione, altre 200 saranno assunte il prossimo ottobre, mentre entro la fine dell'anno saranno immessi in servizio altre 838 unità a copertura del turnover del 2018.

Per quanto riguarda il rinnovamento del parco mezzi dei Vigili del fuoco, per gli anni 2018-2021 ci sono in operatività 500 nuovi mezzi operativi di varie tipologie di prossima consegna, finanziati con fondi straordinari che solo per l'anno in corso ammontano a 36 milioni di euro e sono stati presentati i progetti per finanziare interventi pluriennali di spesa per un totale di oltre 900 milioni di euro concernenti anche l'ammodernamento e l'adeguamento dei dispositivi di protezione individuale. C'è piena consapevolezza sul fatto che occorre anche intervenire sulle procedure di reclutamento per ringiovanire e rendere più funzionale ed efficiente la macchina del soccorso.

Altro tema non rinviabile e mai affrontato da nessun Governo del passato è quello relativo al superamento delle diseguaglianze retributive e previdenziali tuttora esistente tra Vigili del fuoco e appartenenti al comparto sicurezza. A tal fine, è in avanzata fase di predisposizione - per la prima volta nella storia, ripeto - un apposito schema normativo che delega il Governo a realizzare un nuovo sistema assunzionale dei Vigili del fuoco e a procedere all'armonizzazione del regime retributivo e previdenziale relativo al personale appartenente al Corpo, prevedendo inoltre la progressiva estensione degli specifici istituti previsti dal regime previdenziale per il personale appartenente alle altre Forze di polizia. Per gli aspetti retributivi e previdenziali è stimato un impegno di spesa, a regime, di circa 200 milioni di euro, a garanzia del quale c'è la parola mia e la presenza del Ministro dell'Economia, fortunatamente al mio fianco, a cui sicuramente va l'applauso dell'Aula, perché questo impegno verrà evidentemente mantenuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Riconoscere ai vigili del fuoco l'impegno e il sacrificio del servizio reso al Paese per tutto il Governo e per tutto il Parlamento è, immagino, un dovere. Viva l'Italia, viva il Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Vinci ha facoltà di replicare.

GIANLUCA VINCI (LEGA). La ringrazio signor Ministro per la risposta esaustiva. A nome dei firmatari mi dichiaro soddisfatto, questo perché, anche nel caso di Vigili del fuoco, dopo troppi anni di disattenzione si torna a parlare seriamente delle problematiche di questo Corpo. Il nostro Paese è spesso colpito da calamità naturali e noi tutti conosciamo in questi casi il valore e l'impegno dei nostri Vigili del fuoco. Qui però la politica negli anni scorsi, spenti i riflettori, si è dimenticata di loro, del loro organico, delle loro dotazioni e delle loro tutele sul piano previdenziale e retributivo. Molti nostri cittadini, che erano entrati in graduatoria avendo superato il concorso per l'ingresso nei Vigili del fuoco, hanno dovuto aspettare quasi dieci anni per l'entrata in servizio, fino ad oggi, quando lei è riuscito a superare questi ostacoli.

Negli ultimi mesi invece, grazie a una precisa volontà di dare la dovuta considerazione alle esigenze di questo corpo stiamo assistendo veramente all'adozione di diverse soluzioni per questa e per le altre problematiche e un ringraziamento va anche al sottosegretario Candiani, che si è speso anch'esso in prima persona in questa battaglia. Oggi in quest'Aula quindi abbiamo avuto un'ulteriore concreta conferma di questo nuovo impegno nel valorizzare chi negli anni è stato lodato e immediatamente dimenticato. Questo Governo si sta distinguendo dai precedenti - lo dico agli altri parlamentari presenti - anche in questo campo: nessuna falsa promessa, ma un approccio incisivo alle richieste avanzate dagli operatori, pieno appoggio a chi ha lavorato per salvare vite umane e risolvere situazioni di difficoltà, lavorando silenziosamente in prima linea.

Nessuno di loro si deve mai più sentire solo, come invece è accaduto in questi anni, o dimenticato. Questa volta ci si è mossi finalmente uniti, compatti, con la precisa volontà di stare vicino a questi uomini. Grazie, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a contrastare le frodi fiscali nel settore della commercializzazione e della distribuzione dei carburanti, con particolare riferimento alle disposizioni in materia di versamento anticipato dell'IVA – n. 3-00782)

PRESIDENTE. Il deputato Luca Squeri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00782 (Vedi l'allegato A).

LUCA SQUERI (FI). Grazie Presidente. Signor Ministro, l'interrogazione che le abbiamo rivolto, come ha potuto leggerla, chiede al Governo cosa intenda fare - sono qui di fronte a lei - cosa intenda fare il Governo per arginare il fenomeno dell'evasione fiscale nel settore della distribuzione carburanti.

Stiamo parlando di una cifra rilevante, di almeno 5 miliardi di euro; è una cifra basata su stime obiettive, tra l'altro avvalorata anche dalla Commissione istituita presso il suo Ministero, che ha competenza sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale. È un fenomeno che danneggia l'erario e dunque tutti i cittadini, è un fenomeno che danneggia quei tanti operatori onesti che si vedono vittime di una concorrenza sleale sul prezzo alla pompa, alimentato da questo fenomeno criminale che mortifica il settore. Con la legge n. 205 del 2017 sono stati introdotti strumenti per arginare, che però si sono rilevati vulnerabili e mi faccia dire che l'elemento più debole tra l'altro il debole controllo che l'amministrazione finanziaria fa. Quindi, chiediamo cosa intende fare, grazie.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha facoltà di rispondere. Prego, Ministro Tria.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie Presidente, la mia risposta è che il Governo intende proseguire con le attività già avviate per combattere l'evasione e le frodi fiscali nella commercializzazione e distribuzione dei carburanti.

Vorrei fornire un quadro chiaro delle misure attualmente in essere: la legge di bilancio 2018 ha introdotto regole speciali per i prodotti utilizzati come carburanti per motori, in primis benzina e gasolio, immessi in un deposito fiscale o nel deposito di un destinatario registrato.

Secondo tali norme, i carburanti custoditi presso un deposito fiscale o presso il deposito di un destinatario registrato che beneficiano di un regime sospensivo, in esito al quale viene corrisposta l'accisa, sono assoggettati a IVA all'atto dello svincolo da regime sospensivo accise, mediante pagamento dell'imposta con modello F24, senza possibilità di compensazione. Il versamento dell'IVA deve essere effettuato da parte del soggetto per conto del quale il gestore dei depositi procede ad immettere in consumo o ad estrarre i prodotti. Lo stesso vale anche per i prodotti introdotti tramite acquisti intracomunitari, salvo in alcune particolari circostanze. La nuova disciplina è frutto di un confronto tecnico tra autorità fiscali e rappresentanti degli operatori economici del comparto dei carburanti, con l'obiettivo di contrastare le frodi e garantire il versamento dell'IVA, oltre che dell'accisa, sul prezzo industriale del prodotto, all'atto dell'estrazione dei carburanti dal deposito fiscale. L'Agenzia delle entrate ha previsto la pubblicazione di una circolare al fine di fornire chiarimenti in merito alle misure di contrasto all'evasione IVA introdotti dalla legge di bilancio 2018.

Queste ultime si riferiscono all'immissione in consumo da un deposito fiscale di carburanti per motori e di altri prodotti carburanti o combustibili o all'estrazione dal deposito di destinatario registrato. L'obiettivo è quello di dare risposta ai dubbi interpretativi e alle maggiori problematiche rappresentate anche dalle più importanti associazioni di categoria presenti nel settore dei carburanti e dei combustibili stoccati all'interno di depositi fiscali.

Vorrei sottolineare poi che i fenomeni di illegalità nel commercio degli idrocarburi sono oggetto di particolare attenzione dell'amministrazione finanziaria: la già citata legge di bilancio 2018 ha previsto un'attività di contrasto alle frodi nell'ambito del cosiddetto piano straordinario di controlli per il 2018, 2019 e 2020; allo stesso scopo; l'Agenzia delle entrate ha avviato diverse iniziative specifiche per contrastare frodi basate sull'emissione di false lettere d'intento e sulla creazione di falsi crediti IVA, successivamente utilizzati per effettuare compensazioni dei debiti tributari. L'Agenzia delle dogane per gli aspetti di competenza - e vado a finire - provvede al consueto monitoraggio dei flussi merceologici di gasolio e di benzina ad uso carburazione lungo la logistica petrolifera nazionale, per identificare e quantificare eventuali anomalie che indichino possibili frodi nelle accise e sull'IVA.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Luca Squeri.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Ministro. Io devo dire che, rispetto a quello che ha detto - confermo quello che sta facendo il Ministero -, però, si può fare di più e si deve fare di più. Adesso io le segnalo tre provvedimenti che, se attuati, da subito, potrebbero dare risultati concreti e straordinari. Il primo è quello di eliminare la possibilità di utilizzo della lettera di intenti che poche centinaia di finti esportatori abituali adesso utilizzano, esentati, dunque, dal pagamento di IVA, che non pagheranno mai e, dunque, dopo un po' di tempo, chiuderanno quella società, ne apriranno un'altra per andare avanti con questa attività illegale. Il secondo è quello di introdurre, aspettando la procedura comunitaria che deve consentirlo, anche nel settore carburanti, il meccanismo del reverse charge: ha dato soluzioni concrete e ottime in altri campi, lo sappiamo, nell'elettronica, nell'energia elettrica, nel gas. Il terzo è quello che riguarda il tracciamento molecolare del carburante: nei Paesi dove è stato utilizzato c'è stato un contrasto molto forte al tema del contrabbando e, dunque, dell'evasione delle accise. Se lei facesse questo - e sono interventi facili da fare, possono essere immediati -, ci sarebbero gli scontenti e i contenti. Gli scontenti chi sarebbero? Mafia, 'ndrangheta, camorra: chieda conferma alla Direzione nazionale antimafia e le diranno che questi sono i protagonisti di questa attività criminale, per un business 4 miliardi. Chi saranno i contenti? Saranno i cittadini prima di tutto (Applausi del deputato Bond)

PRESIDENTE. Concluda.

LUCA SQUERI (FI). …perché vedranno finalmente recuperare quelle risorse e consentire, dunque, di eliminare quelle accise, che ancora oggi ci sono, sulla guerra in Abissinia, sul canale di Suez, sull'alluvione di Firenze, sul terremoto del Belice.

PRESIDENTE. Concluda, ha esaurito il suo tempo.

LUCA SQUERI (FI). E saranno contenti anche quei tanti operatori onesti che, attualmente, sono vittime di una concorrenza sleale alimentata di questo fenomeno, che stanno chiudendo e stanno fallendo. Si attivi in tal senso, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Intendimenti in ordine all'ipotesi di ingresso del Ministero dell'economia e delle finanze nella compagine azionaria di Alitalia, alla luce delle relative disposizioni del decreto-legge n. 34 del 2019 – n. 3-00783)

PRESIDENTE. La deputata Moretto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00783 (Vedi l'allegato A).

SARA MORETTO (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, un anno è passato dall'insediamento del Governo ed è da un anno che il dossier Alitalia non fa passi avanti. In questi dodici mesi, il Governo ha annunciato fantasiose ipotesi, si è lasciato scappare potenziali partner e ha prorogato per ben tre volte il termine per la restituzione del prestito ponte che il precedente Governo aveva erogato per sostenere la gestione commissariale nella via del rilancio della compagnia. Ad oggi, non vi è alcuna solida prospettiva per il futuro di Alitalia, dei lavoratori, dell'indotto e del Paese: sì, perché riteniamo, siamo convinti che la compagnia aerea sia un asset strategico per lo sviluppo del Paese. Il “decreto crescita” disegna la nazionalizzazione della compagnia, cancella una volta per tutte il termine per la restituzione del prestito, prevede la possibilità che esso non venga restituito, totalmente o in parte, eliminando il principio di pre-deducibilità, scarica sulle bollette di energia e gas degli italiani 650 milioni di costi, per coprire l'entrata dello Stato nel capitale sociale.

Oggi, Ministro, le chiediamo se intende procedere veramente in questa direzione e se lei autorizzerà l'ingresso del suo Ministero fra gli azionisti di Alitalia, facendo pagare agli italiani l'ennesimo fallimento della vostra politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Con riferimento all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, evidenziando preliminarmente i passaggi salienti delineati dall'articolo 37 del decreto-legge n. 34 del 2019, attualmente in fase di conversione in legge, che prevede un ruolo determinante in capo al Ministero dello Sviluppo economico, competente per la vigilanza e supervisione delle società in amministrazione straordinaria, tra le quali Alitalia.

L'articolo 37 del citato decreto-legge n. 34 del 2019 autorizza il Ministero dell'Economia e delle finanze a sottoscrivere quote di partecipazione al capitale della nuova Alitalia secondo criteri e modalità che saranno determinati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, di natura regolamentare, come da emendamento presentato dai relatori e approvato dalle Commissioni riunite bilancio e finanze della Camera, il 4 giugno scorso.

In via del tutto preliminare, la tempistica per l'intervento del MEF, secondo il testo attualmente vigente dell'articolo 37, prevede, in primo luogo, la presentazione, nel rispetto della normativa europea della concorrenza, di una proposta di acquisto vincolante da parte dei soggetti che hanno manifestato l'interesse e, dopo la valutazione favorevole da parte dei commissari e del MISE, l'emanazione di un decreto del Ministro dello Sviluppo economico di autorizzazione alla cessione dei complessi aziendali oggetto della procedura di vendita.

Entro sessanta giorni dalla data di emanazione del predetto decreto del Ministro dello Sviluppo economico, Alitalia, in amministrazione straordinaria, è tenuta a corrispondere gli interessi in entrata al bilancio dello Stato sul finanziamento a suo tempo concesso a titolo oneroso. Tali somme dovranno essere riassegnate con decreto del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato a uno o più capitoli dello stato di previsione della spesa del MEF ai fini della copertura finanziaria per la sottoscrizione della quota da parte del MEF.

Per quanto riguarda i tempi per la procedura amministrativa per l'emanazione del DPCM sopracitato, si evidenzia, da un lato, l'acquisizione del parere del Consiglio di Stato e, dall'altro, la successiva registrazione da parte della Corte dei conti.

Le successive fasi societarie, quali, a titolo esemplificativo, costituzione della nuova Alitalia, sottoscrizione e versamento del capitale, conclusione dei contratti di governance tra i soci, acquisizione dei pareri dell'advisor, rilascio autorizzazioni delle authority di settore, seguiranno le ordinarie tempistiche delle procedure di mercato.

PRESIDENTE. Il deputato Benamati, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la non risposta complessiva al quesito, molto semplice, che era posto. Io lo capisco, le sono umanamente solidale, perché lei qui, oggi, tratta un argomento che è nella massima confusione da parte del Governo. Alitalia non è una storia nuova, signor Ministro, questa è una scusante - vent'anni, venti miliardi di soldi dei contribuenti -, però noi, come lei, come il suo Governo, siamo convinti che ci sia uno spazio per questa compagnia, con base in Italia e che trasporti gli italiani. Il mercato, il mercato ce lo dice: una crescita, negli ultimi quattro mesi, di più del 5 per cento dei passeggeri rispetto all'anno scorso, con un aumento di poco meno del 10 per cento sulle tratte internazionali. Una compagnia che, anche in amministrazione straordinaria, brucia cassa, ma vola e resiste nel trasporto. Ohimè, cinque passeggeri su sei volano su compagnie che non sono Alitalia e che, spesso, non sono italiane. Per questo c'è lo spazio, ma il quesito che si poneva era diverso.

Signor Ministro, lo sa, a Palazzo Chigi c'è stato un vertice, si sarà parlato anche di Alitalia, ma noi siamo alle soglie del quarto rinvio. La compagine industriale che lei così richiamava è una compagine industriale che io, a questo punto, penso possa annoverare il MEF, con la tramutazione del prestito ponte in capitale sociale, che vede lo Stato, con le Ferrovie dello Stato al 30 per cento, con il suo Ministero e con solo il 15 per cento di Delta. Non sappiamo Atlantia, perché il Ministro Salvini dice “sì”, Toninelli dice “no” e non capiamo. Allora, noi non siamo soddisfatti di questa risposta: non c'è strategia, signor Ministro, non ci sono garanzie per l'azienda e per gli 11 mila lavoratori.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Concludo, Presidente. Sostanzialmente, non c'è una rotta: stiamo volando alla cieca, nella nebbia. Quello che abbiamo visto è che gli 800 milioni che potrebbero non rientrare potrebbero finire nelle bollette degli italiani. Questo è il risultato finale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti in ordine all'adozione dei cosiddetti «minibot» - n. 3-00784)

PRESIDENTE. Il deputato Osnato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00784 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nella seduta della Camera del 28 maggio è stata approvata una mozione unitaria, quindi firmata da tutti i gruppi, che è stata approvata dalla maggioranza, proprio sul tema dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti di imprese che forniscono beni e servizi alla stessa. Tra gli impegni presi c'era l'annoso problema del pagamento di questi debiti, il pagamento tramite la cartolarizzazione di crediti fiscali attraverso l'emissione di titoli di Stato. Il Governo ha dato parere favorevole alla mozione e, da quel momento, però si è scatenata una, abbastanza inaspettata, ridda di ipotesi che si è anche configurata con la presentazione di un eventuale minibot di Stato proprio volto al pagamento di questi debiti. Parte del Governo si è dimostrata a favore, i due Vicepremier; parte meno convintamente…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO OSNATO (FDI). …, il Ministero dell'Economia e delle finanze, in modo principale. Quindi, vorremmo sapere da lei come intenderà dare seguito a tale mozione unitaria e come intenderà applicare eventualmente i minibot.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. In riferimento alla questione dei titoli di Stato di piccolo taglio emessi in formato cartaceo, cosiddetti minibot, voglio sottolineare che non sono allo studio misure finalizzate alla loro emissione, poiché non sussistono motivi per liquidare i creditori della pubblica amministrazione con mezzi diversi dal denaro avente corso legale. I tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni sono in costante miglioramento, come evidenzia la riduzione progressiva dello stock di debiti commerciali. I tempi medi occorsi per saldare le fatture sono stati pari a 46 giorni, in media con un giorno di anticipo rispetto ai tempi di legge. Ciò dimostra l'efficacia del complesso pacchetto di provvedimenti normativi, non ultimo il meccanismo delle anticipazioni di liquidità previsto nell'ultima legge di bilancio al comma 849 e seguenti, e di soluzioni organizzative introdotte negli ultimi anni come, ad esempio, la piattaforma per i crediti commerciali realizzata e gestita per il MEF dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e potenziata, a partire dal 2018, con il sistema informativo SIOPE+, che consente l'acquisizione automatica dei pagamenti commerciali delle pubbliche amministrazioni. L'emissione di minibot comporterebbe un aumento immediato del debito pubblico poiché, se utilizzati per far fronte ai debiti commerciali connessi con la fornitura di beni e servizi, sarebbero considerati come passività finanziarie tout court e dunque contabilizzati nel debito delle pubbliche amministrazioni come previsto dal Sistema europeo dei conti, il SEC 2010. Si avrebbe, quindi, un corrispondente incremento del fabbisogno e, per la parte utilizzata per il pagamento di debiti riferibili a spese in conto capitale, anche dell'indebitamento netto. Infine voglio ribadire che, qualora tali strumenti venissero utilizzati come mezzo di pagamento circolante, aventi quindi una natura diversa da uno strumento di debito, sarebbero illegali poiché in conflitto con quanto previsto dai Trattati europei.

PRESIDENTE. Il deputato Osnato ha facoltà di replicare.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Stiamo parlando di circa 50 miliardi di euro che sono appunto lo stock del debito della pubblica amministrazione verso imprese e cittadini italiani e crediamo che sia uno dei vulnus che minano la ripresa nel nostro Paese, insieme alla burocrazia imperante, al costo eccessivo del lavoro, insieme alla pressione fiscale, allo split payment, alla fatturazione elettronica, a una serie di impedimenti che impediscono alle nostre imprese di riprendersi. Nel programma del centrodestra dello scorso anno, che è stato maggioritario alle elezioni anche se poi non si è potuta configurare una maggioranza di Governo, si parlava proprio di pagamento immediato di tutti i debiti della pubblica amministrazione nei confronti di cittadini e imprese, anche con strumenti innovativi come titoli di Stato di piccolo taglio. Fratelli d'Italia crede che i titoli di Stato possano essere previsti a questo scopo con certificati elettronici e magari con il coinvolgimento di enti come le Poste Italiane a gestire le transazioni, sicuramente non come nuovo deficit e non come moneta alternativa. Sebbene sia stata allegoricamente pittoresca la presentazione che alcuni colleghi della Lega hanno fatto di banconote con Falcone e Borsellino, che forse meritano maggior rispetto, o il grido di Tardelli ai Mondiali 1982, crediamo che non sia una moneta di piccolo taglio la soluzione al pagamento alle imprese, ma crediamo che si possa e si debba trovare uno strumento innovativo per dare tali risposte. Concludo dicendo che sarebbe difficile anche per l'Europa vietare un simile sistema di pagamento come quello proposto da Fratelli d'Italia. Lo sarebbe perché non creerebbe nuovo deficit e non sarebbe una moneta, né complementare né alternativa. A nostro modo di vedere, ci stupisce che, ancora una volta, in Aula, in modo ufficiale, il Ministro Tria, che ha appena ricevuto uno spontaneissimo applauso degli amici della Lega, dica però il contrario di quanto il Vicepremier Salvini, che ha evocato lo stesso applauso, e Di Maio, sostengono sulla stampa e sui mass media…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO OSNATO (FDI). …perché ci pare l'ennesimo gioco delle parti, magari anche per tentare di fare qualche piccola rivendicazione nei confronti dell'Europa. Salvini e Di Maio tirano da una parte e il Ministro Tria tira più dalla parte della Banca centrale europea di Draghi e purtroppo i minibot rischiano di diventare un maxi-flop…

PRESIDENTE. Grazie.

MARCO OSNATO (FDI). …e sono gli italiani a pagarne le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 18,45.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 18,45.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Battelli, Benvenuto, Borghese, Brescia, Cavandoli, Colucci, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Ferri, Frassinetti, Frusone, Gallinella, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Guerini, Liuni, Losacco, Lupi, Maggioni, Molinari, Parolo, Pignatone, Rizzo, Paolo Russo, Saltamartini, Sisto e Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1248 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (Approvato dal Senato) (A.C. 1898).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1898: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici.

Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti e articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 1898)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Presidente, rappresentanti del Governo, non possiamo certo votare la fiducia a questo Governo e, in particolare, su questo provvedimento che tratta di materie sulle quali sarebbe stato necessario un vasto e convinto coinvolgimento del Parlamento; pensiamo al delicato tema degli appalti, crocevia ineludibile di una corretta vita democratica e di una crescita economica improntata ad efficienza, trasparenza, legalità, qualità dei lavori e sicurezza del lavoro. Lo “sblocca cantieri”, in realtà, blocca le procedure, sospende il codice ed è un esempio di pessima legislazione con il continuo rinvio a nuovi regolamenti e a decreti attuativi che non vedranno mai la luce, a conferma della vostra totale incapacità a governare e ad amministrare.

Il Comitato per la legislazione ha avuto modo di esprimere una forte critica e, sicuramente, la Corte costituzionale con questo testo sarà chiamata in causa, al fine di evidenziare le lesioni costituzionali che appaiono di tutta evidenza.

Il decreto-legge è passato da 30 a 49 articoli, da 115 a 232 commi, 40 dei quali rinviano a successivi provvedimenti e ben 49 ancora da adottare. Con queste modalità e questi tempi il termine del 31 dicembre 2020 per la verifica della sospensione delle norme - e qui c'è un evidente intento ridicolo - a titolo sperimentale appare illusorio e impraticabile per le procedure richiamate…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Ho concluso, Presidente. In realtà, questo decreto-legge prefigura un grande imbroglio legislativo; si annuncia un obiettivo, sbloccare i cantieri, e si ottiene un risultato opposto, quello di bloccare le amministrazioni travolte da un contenzioso amministrativo senza precedenti. Questo è il vostro cambiamento che in ogni settore fa pagare un prezzo salatissimo al Paese e alle sue prospettive di crescita. La nostra è una sfiducia senza appello.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. La componente MAIE del gruppo Misto lealmente, come è accaduto fin dall'insediamento di questo Governo, sosterrà l'Esecutivo con la fiducia. In sede di dichiarazione di voto finale scenderemo un po' più nel merito del provvedimento, ma, sostanzialmente, un Governo che intende attuare il rilancio del settore dei contratti pubblici ed introdurre nuove misure per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali non può che contare sul nostro appoggio.

D'altronde è proprio, come dire, la testa del sostantivo “sblocca cantieri” che ne delinea un'accezione positiva, dinamica, di un qualcosa che vuole andare oltre una dannosa staticità operativa ed economica esistente al momento. Pertanto, come detto, riservandoci di entrare nel merito del provvedimento in sede di dichiarazione di voto finale, ribadisco la fiducia al Governo della componente MAIE del gruppo Misto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Beatrice Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, in questa legislatura ormai ci siamo abituati a tutto, soprattutto, ai grandi titoli con cui vengono presentati i decreti-legge, dal “dignità”, che ha prodotto disoccupazione, all'abolizione della povertà con il reddito di cittadinanza, e abbiamo scoperto che la povertà c'è ancora, ora abbiamo il decreto-legge “crescita” in discussione in Commissione bilancio, dove vedremo che, purtroppo, non si cresce per niente, e lo “sblocca cantieri” che, come diceva l'onorevole Tabacci prima, tutto fa fuorché sbloccare i cantieri, anzi, creerà, purtroppo, una situazione di contesto assai complicata, dove si può soltanto immaginare il fiorire di contenziosi e, anche, un'improbabile aderenza alla normativa di questa legge che permette una deroga e rinvia a una legge ancora precedente nelle more di due anni, su una materia così difficile e complicata come quella degli appalti. Ma, se poi si entra nel merito della norma, si troveranno dei veri e propri obbrobri, ne cito soltanto qualcuno nei pochi minuti che ho a disposizione: innanzitutto, il ritorno e, anzi, il peggioramento delle condizioni del ribasso d'asta. Il ribasso d'asta è stato ed è uno dei vulnus principali della qualità dei lavori delle nostre città, dove, alla fine, vincono progetti che hanno una incapacità di realizzare qualità nelle opere pubbliche, pensiamo soltanto alla situazione degli asfalti e delle buche di molte nostre città. C'è un tema enorme che riguarda la trasparenza, si reintroduce la soglia dei 150 mila euro per quanto riguarda gli affidamenti diretti dei comuni, si toglie, di fatto, e si annulla l'introduzione delle stazioni appaltanti e si azzera il lavoro fatto dall'ANAC in questi anni.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Insomma, io non so come possa essere approvato un provvedimento del genere che non risolve il problema dello sviluppo e della cantierizzazione delle opere nel nostro Paese e non risolve il tema della TAV; abbiamo ancora 50 miliardi di opere bloccate in Italia, ma abbiamo una serie di cavilli, iscritti qui, che non si comprende come siano stati scritti e soprattutto con quale fine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà, per due minuti.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Questo provvedimento che approda al voto di fiducia alla Camera dei deputati avrà il voto di astensione da parte della nostra componente Noi con l'Italia-USEI. È evidente che è un tentativo di rimedio alle difficoltà che ci sono; non so quanto sarà produttivo, speriamo bene. Appare evidente a quest'Aula e all'opinione pubblica che il provvedimento ha subito i classici condizionamenti che derivano da posizioni diverse all'interno della maggioranza di Governo, però, pare purtroppo altrettanto evidente che l'operatività dell'Esecutivo, oggi, è ingessata, nella conduzione della politica delle infrastrutture e, più in generale, delle opere pubbliche, dall'incapacità del Ministro di dare risposte concrete. Tutto questo al netto delle evidenti contraddizioni che attraversano i firmatari del contratto di Governo su temi come la TAV, le trivelle e quant'altro di cui siamo quotidianamente notiziati.

Oggi, si pone la fiducia sul cosiddetto “sblocca cantieri”, ne prendiamo atto dopo un anno di immobilismo grave, in un momento in cui l'economia avrebbe bisogno di dinamismo, di semplificazione e di sburocratizzazione. Non sono convinto che questa sia la risposta giusta, in ogni caso è stato un anno perso, ma pensiamo che si possa trovare - se facciamo uno sforzo - qualche elemento di positività in questo provvedimento. Su uno in particolare vorrei soffermarmi, signor rappresentante del Governo, mi riferisco alla centrale unica di committenza. La centrale unica di committenza, a mio avviso, è una delle sciagure che in questi anni il Governo ha prodotto; è nata come uno strumento che dovrebbe generare economia ed è diventata, invece, lo strumento per affossare l'attività delle piccole imprese, uno strumento che ha marginalizzato i territori che si troveranno sguarniti e dovranno rispondere presto al call center.

Si tratta di uno strumento in mano a poche aziende che avranno un sistema di monopolio, che non assorbiranno i dipendenti licenziati dalle aziende piccole e i pubblici amministratori dovranno pagare di più l'assenza di una concorrenza. Manutenzioni stradali e del verde, aree cimiteriali, patrimonio immobiliare e ora anche il trasporto scolastico saranno condizionati dalla centrale unica di committenza.

Bene ha fatto il Governo - e concludo, Presidente - a porre con l'articolo 1 l'obbligo di adesione, di elevare il tetto dell'obbligo di adesione alla centrale di committenza. È poco ma è pur sempre significativo.

PRESIDENTE. Grazie…

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). L'auspicio da parte mia è che si vada presto alla chiusura di questa esperienza, che è dannosa per l'economia del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Il gruppo di Liberi e Uguali voterà convintamente contro questa fiducia e lo farà per ragioni di metodo e di merito. Di metodo perché siamo di fronte all'ennesima fiducia, l'undicesima di questo Governo, una fiducia posta da chi, per anni e anni, ha sbeffeggiato i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio che venivano a fare semplicemente quello che ha fatto queste undici volte il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Fraccaro, cioè semplicemente porre la fiducia.

Quello che noi vogliamo mettere in evidenza con forza, signor Presidente, è che ci troviamo sempre più - ogni giorno di più - di fronte a un cambio della Costituzione materiale di questo Paese. La Costituzione formale prevede un bicameralismo paritario e la Costituzione materiale, quella che viviamo tutti i giorni in queste Aule, un monocameralismo di fatto. Questo decreto è stato per quasi 50 giorni al Senato e questo ramo del Parlamento non ha avuto possibilità di cambiare neppure una virgola. È una situazione inaccettabile e lo abbiamo detto in tutte le sedi, compresa quella della Conferenza dei presidenti di gruppo. Credo che da questo punto di vista sia necessario un intervento formale del Presidente della Camera nei confronti del Governo perché questo tipo di andazzo non può essere accettabile.

Così come noi denunciamo in questa sede con forza un sostanziale stravolgimento dell'articolo 77 della Costituzione, quello che regolamenta la possibilità per il Governo, in casi straordinari di necessità e di urgenza, di adottare provvedimenti provvisori con forza di legge, come dice l'articolo 77, cioè decreti che perdono efficacia sin dall'inizio se non sono convertiti in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione. Tuttavia in questa logica di monocameralismo ormai i 60 giorni si traducono in una Camera che ha la possibilità di intervenire sul testo del Governo e nella seconda che deve semplicemente ratificare. Si aggiunga, poi, un altro elemento che io vorrei sottolineare. C'è stata, in questo provvedimento in maniera particolare, una violazione di quella che è la giurisprudenza costante della Corte costituzionale, come ha ricordato la collega Muroni nel suo intervento di ieri, la quale, ormai in modo consolidato, ha stabilito che al decreto-legge non possono essere aggiunte materie nuove ed estranee al testo originario. Credo sia giusto ricordarlo perché rimanga agli atti, laddove questo è un costume che sta invece diventando sempre più pratica e regola, in aperto spregio, quindi, del senso e del significato dell'articolo 77 e del decreto-legge. Noi ci troviamo sempre più di fronte - e il prossimo sarà la prossima settimana - a decreti omnibus. La Corte e anche alcuni richiami del Presidente della Repubblica negli anni scorsi avevano chiesto ai Governi che si sono succeduti di smetterla con questa prassi e il Governo del cambiamento sta facendo anche peggio, se possibile, rispetto a molti degli errori compiuti in precedenza.

Nel merito intervengo molto brevemente, perché poi ci sarà la possibilità di farlo nel voto sul provvedimento. Credo che non si possa non evidenziare come nella storia della corruzione italiana, nella storia di quello che è un male endemico del nostro Paese, due elementi e due fattori sono stati storicamente fattori che hanno determinato o favorito corruzione e malaffare: il ricorso eccessivo ai subappalti e le varianti in corso d'opera. È dietro questi due strumenti, in apparenza anche praticabili e corretti, che in realtà si sono annidati la corruzione e il malaffare.

Ebbene, con questo provvedimento gli appalti ritornano al 40 per cento del totale ma - e questo elemento è ancora più grave e pericoloso - c'è una sospensione delle verifiche dei requisiti dei subappaltatori. Dietro questo si può nascondere evidentemente la corruzione ma, con effetti ancora più devastanti, società che in qualche modo siano riconducibili alla malavita organizzata.

C'è poi un altro tema che ci sta a cuore ed è quello che i subappalti e dietro ai subappalti, dietro al mercato dei subappalti, oltre a questo si nasconda una progressiva perdita della tutela della salvaguardia dei lavoratori, cioè più subappalti e più incidenti sul lavoro. Questa è una costante, non è che lo diciamo noi: è la storia del nostro Paese. Quindi, sostanzialmente, questo provvedimento va controcorrente; va controcorrente rispetto alla necessità di combattere un male come quello della corruzione e va nella direzione opposta rispetto a cercare di limitare il numero di incidenti e di morti sul lavoro. Inoltre, non va bene - bisogna dirlo con forza ed è stato detto in numerose audizioni, compresa quella di CGIL, CISL e UIL - cambiare le regole del codice degli appalti a distanza di così poco tempo dalla sua applicazione. C'è voluta una fase necessaria, transitoria, di adattamento del sistema; ebbene, si sospende, si torna indietro, si fanno enormi passi indietro. Lo diciamo chiaramente: c'era la necessità di avere e mettere in atto correttivi al codice degli appalti? Si, è ovvio, perché, come in tutti i provvedimenti, dall'idea del legislatore all'atto concreto e all'atto pratico dell'attività quotidiana di amministrazioni pubbliche e di aziende può emergere la necessità di correttivi. Tuttavia, voi l'avete sostanzialmente smontato: avete introdotto elementi di sospensione che hanno fatto ritornare indietro le lancette del tempo e hanno soprattutto snaturato sostanzialmente il codice degli appalti, che - ripeto - poteva e doveva essere corretto. Non è possibile additare anche lo stop e la crisi degli investimenti pubblici soltanto al codice degli appalti, così come dimostrano i dati degli studi degli istituti di ricerca di settore, secondo cui questo non è vero.

Così come siamo rimasti molto sorpresi, perché abbiamo ricordato e ricordavamo tutti le giaculatorie che partivano dai banchi dell'opposizione e del MoVimento 5 Stelle in particolare contro i commissari, contro i commissari e contro le deroghe alle regole nazionali. Ebbene, questo è un provvedimento infarcito di commissari: ogni grande opera e ogni opera ha il suo commissario, che può derogare alle norme nazionali. Francamente non capiamo e non eravamo d'accordo sulla necessità di introdurre e di rendere così endemico l'uso del commissariamento, che dovrebbe essere - lo dice il nome stesso - ovviamente di tipo eccezionale.

Noi non siamo contrari ai cantieri - ci mancherebbe - né siamo contrari alle infrastrutture. Il Paese ha bisogno di infrastrutture, ha bisogno di investimenti per ripartire, ha bisogno di buona e sana occupazione, che può avvenire attraverso un uso mirato del denaro pubblico nella direzione degli investimenti. Però siamo contrari - e lo ribadiamo con forza in quest'Aula - a una deregulation totale, a quello che è sostanzialmente un “tana liberi tutti” che è inserito quasi in ogni pagina di questo provvedimento.

Concludo, signor Presidente, anche cogliendo l'occasione della presenza nei banchi del Governo del sottosegretario Crimi, perché c'è una cosa che in queste ore, a nostro giudizio, sta stridendo. Questo provvedimento è un provvedimento che in larga parte - mi si passi l'immagine e la battuta - vede il MoVimento 5 Stelle sull'altare della stabilità del Governo ingoiare chiodi molto arrugginiti. Ci sono questioni che erano manifesto del MoVimento 5 Stelle sui temi dell'anticorruzione e sul tema delle opere pubbliche, che non solo non trovano tracce in questo provvedimento ma sono l'esatto contrario di quello che hanno sostenuto. Ebbene, questi chiodi - ci sta - in una logica di alleanza vengono digeriti dal loro elettorato - ma non so quanto - e certamente dal gruppo dirigente. Dunque, in una fase in cui si si digeriscono tutti questi chiodi - vado a concludere, signor Presidente - invece su Radio Radicale ci si impunta.

Su Radio Radicale non c'è disponibilità al dialogo. Su Radio Radicale, di fronte a una posizione assunta da tutti i gruppi parlamentari, ad eccezione del MoVimento 5 Stelle, siamo ancora qui ad attendere quello che dovrebbe essere una cosa normale, cioè che il Governo si rimetta alla Commissione e al Parlamento su un tema come questo, perché altrimenti, allora, diventa sospetto (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Forza Italia-Berlusconi Presidente) e i sospetti diventano, da questo punto di vista, realtà, cioè che l'obiettivo nel colpire Radio Radicale sia colpire la libertà d'informazione in questo Paese e soprattutto il ruolo del giornalismo e quella trasparenza che è stata lungamente uno dei cavalli di battaglia del MoVimento 5 Stelle. Per queste ragioni noi voteremo convintamente contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio che non c'è, signor Ministro delle infrastrutture che non c'è, colleghi, la richiesta del voto di fiducia è l'ennesimo tentativo riuscito di esproprio di questo ramo del Parlamento, non più luogo dove si fanno le leggi ma ridotto ad una specie di opificio di voti su un po' di ordini del giorno. Tuttavia, questo decreto ci ha svelato una verità, della quale peraltro sospettavamo: Giulio Di Maio, alias Luigi Andreotti, alias Luigi Di Maio, ha convenuto che sia meglio tirare avanti che tirare le cuoia e così si è comportato, di conseguenza, su questo decreto. Ma la mutazione genetica dei 5 Stelle non riguarda solo il Vicepresidente del Consiglio, ma anche quel gruppo che dall'opposizione, soprattutto nei precedenti cinque anni, aveva garantito che avrebbe aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno: arrivati sui banchi della maggioranza, quella scatoletta l'avete sigillata! Non solo, ma vi siete appiccicati a quelle poltrone talmente in modo determinato che neppure la graticola, che qualcuno di voi ha inventato, seppure ustionati, ha portato i sottosegretari a non muoversi, così come i ministri, dalle loro poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E allora, vedete, c'è un annuncio che possiamo fare oggi in esclusiva: la puntata di Chi l'ha visto sarà interamente riservata al Ministro Toninelli, perché il Ministro Toninelli su questo provvedimento non abbiamo mai avuto il piacere di vederlo per un secondo, né in Commissione né in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quasi fosse un atto di ordinaria amministrazione! È il Ministro Toninelli, peraltro, che giusto un anno fa scriveva su Instagram: “Anche oggi abbiamo dato il massimo. Il tavolo attorno al quale stiamo scrivendo un contratto che possa dar vita ad un Governo del cambiamento procede bene”. Allora, ci chiediamo se è lo stesso Toninelli delle apparizioni fugaci in Commissione e in Parlamento, se è lo stesso Toninelli delle frasi roboanti succedutesi con un nulla cosmico, se è lo stesso Toninelli che, nove o dieci mesi fa, aveva garantito che avrebbe cacciato - cacciato! - i concessionari delle autostrade e oggi, invece, fa un decreto nel quale, in definitiva, li favorisce.

È pur vero che, come diceva il Machiavelli, governare è far credere e voi siete stati e siete molto bravi nel riuscire a far credere che questo sia un Governo di cambiamento, ma se andiamo a vedere in profondità questo decreto, ci accorgiamo che questo è il Governo che con i carrozzoni pubblici ci va in carrozza! Pensate, a proposito di carrozzoni pubblici, che negli ultimi sei mesi sono stati istituiti, nell'ordine: InvestItalia, Strategia Italia, strutture di progettazione, centrale unica di progettazione e, forse timorosi di non averne inventate abbastanza ad utilità zero, con questo decreto licenziate anche Infrastrutture Italia Spa.

Ecco, a noi pare di poter dire, come gruppo di Fratelli d'Italia, che i grandi successi che vanta questo Governo, in realtà, appaiono come i fuochi d'artificio di giorno: fanno rumore, ma nessuno li vede. E non li abbiamo visti questi fuochi d'artificio a proposito del TAV, dove avete deciso di non decidere, ma soprattutto non li abbiamo visti nell'utilizzo di quei 49 miliardi a disposizione per opere immediatamente cantierabili e che il vostro indecisionismo continua a mantenere fermi, alla faccia del popolo italiano che di quelle infrastrutture necessita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), alla faccia degli investimenti che di quei soldi avrebbero bisogno come il pane, alla faccia delle aziende che non ricavano alcun minimo utile neanche in termini di possibilità di lavoro.

Ebbene, il buonsenso ci dice, peraltro, che i tentativi di questo Governo di risolvere i grandi problemi di ampie dimensioni più spesso si sono conclusi con nuovi problemi creati ad arte. Sotto questo profilo questo decreto ce lo dimostra: una sospensione di effetti di norme profondamente sbagliate e circoscritte ad uno spazio temporale di diciotto mesi; non si è minimamente risolto il problema della regolamentazione e della cessazione della qualifica dei rifiuti, con ciò mortificando il personale delle aziende e le aziende stesse che hanno investito in ricerca, in innovazione e in tecnologia, alla faccia di quella economia circolare che avevate detto di volere attuare. Non solo: questo decreto crea confusione al sistema anti turbativa, cioè a quel delicato meccanismo attraverso cui viene calcolata la soglia delle anomalie delle offerte e, come se non bastasse, relega ad una mera possibilità il subappalto, che deve invece costituire un diritto per l'appaltatore.

Ma, sempre parlando di questo decreto e della tecnicalità con cui è stato costruito, un monumento alla complicazione è l'articolo 1, comma 20, che si costituisce di venti lettere, di decine e decine di numeri e di decine e decine di sottonumeri, alla faccia della trasparenza, alla faccia della chiarezza delle norme, alla faccia della semplificazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Per non dire dei commissari straordinari che, anche questi, agiranno in deroga all'articolo 11 della legge n. 400 del 1988, a cui sono demandate speciali misure per il rilascio della documentazione antimafia, che la legge riserva esclusivamente a un decreto di competenza del Ministero dell'interno. Infine, se non bastasse, questi commissari potranno agire soltanto tramite atti e non ordinanze, come invece dovrebbero essere chiamati correttamente i provvedimenti che vanno ad assumere. E, allora, il nostro “no” a questa fiducia, il “no” di Fratelli d'Italia è facilmente motivabile: cum parole non si mantengono li Stati, diceva Machiavelli.

Noi, in questi mesi, abbiamo soltanto ascoltato effluvi di parole promananti da questa maggioranza, peraltro parole, di fatto, l'una con l'altra contraddittorie, perché per una Lega che diceva una cosa, c'era il MoVimento 5 Stelle che diceva esattamente l'opposto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

E abbiamo sentito anche delle parole preoccupanti da parte di un Presidente del Consiglio, che partito come avvocato degli italiani, si è ridotto al ruolo di giurista, giudicando il subemendamento presentato al Senato qualcosa che non si poteva capire e come foriero di caos normativo: complimenti! Come avvocato degli italiani ha veramente fatto e fino in fondo il suo dovere: come Presidente del Consiglio sicuramente no.

E, allora, noi di Fratelli d'Italia, che non abbiamo aspirazioni di potere, che in passato abbiamo rappresentato su questi banchi l'alternativa al sistema partitocratico, che in altri tempi su questi banchi abbiamo rappresentato la destra di Governo, oggi diciamo ad alta voce che siamo contro i pateracchi di questa maggioranza gialloverde, di cui questo decreto è emblema.

Questo è il nostro volontario atteggiamento, signor Presidente (e vado a concludere), questa è la nostra libera scelta in Parlamento e nel Paese, una scelta che continuerà ad essere operata finché la Lega non romperà con il MoVimento 5 Stelle. Buona fortuna per questo decreto-legge! Fratelli d'Italia ha buona coscienza, il che è più importante, e voterà decisamente contro la richiesta di fiducia di questo Governo, che si è dimostrato un'altra volta incosciente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carlo Giacometto. Ne ha facoltà.

CARLO GIACOMETTO (FI). Presidente Rampelli, sottosegretario Crimi, onorevoli colleghi, dopo appena un anno di vita dell'attuale Esecutivo ogni record in termini di questioni di fiducia poste è stato frantumato: con l'intervento di ieri pomeriggio del Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta Fraccaro siamo arrivati a quota 8 per la sola Camera dei deputati. Se a queste 8 aggiungiamo quelle 3 che sono state richieste al Senato, arriviamo alla cifra record di 11 richieste di fiducia in appena 12 mesi, quasi una al mese.

E dire che l'attuale legislatura, Presidente, si era aperta con le parole di auspicio del Presidente Fico sulla necessità di esaltare, di dare centralità al Parlamento. In questo caso invece, più che di “sblocca cantieri”, potremmo parlare di “spazza record”: record negativi, beninteso, in termini di coinvolgimento delle forze parlamentari, dei singoli esponenti eletti presso la Camera dei Deputati.

Vorrei ricordare che il MoVimento 5 Stelle la scorsa legislatura ha protestato in maniera continua e con forza, denunciando al Paese intero l'uso eccessivo della decretazione d'urgenza, la conseguente compressione del dibattito e la conseguente lesione delle prerogative del Parlamento. Per non parlare, Presidente e colleghi, delle vibranti proteste per i voti di fiducia imposti dai precedenti Governi. Ed è esattamente quello che stanno facendo ininterrottamente dall'insediamento dell'attuale Governo, in questo primo anno.

Ma andiamo con ordine, ricordando come si è arrivati fino a qui oggi. Il decreto-legge in questione, il n. 32 del 2019, la cui legge di conversione, come è stato ricordato, scadrà lunedì prossimo, il 17 giugno, pena la decadenza, ha iniziato il suo iter nelle Commissioni competenti del Senato il 29 aprile scorso. In quelle sedi si sono svolte le varie audizioni degli stakeholder coinvolti e si è lavorato al testo, anche attraverso l'esame puntuale degli emendamenti. Una fase, quest'ultima, che però è durata ben un mese esatto, ed esso è approdato all'Aula del Senato per la discussione solo il 29 maggio: Aula del Senato che avrebbe dovuto approvare la legge di conversione entro il venerdì successivo, e cioè il 31 maggio. In realtà, Presidente, il Senato ha cominciato i lavori solo il 5 giugno, ossia una settimana dopo la prima seduta in Aula per la discussione sulle linee generali, dilatando ulteriormente i tempi e determinando una compressione da record, appunto, dei tempi per l'esame del provvedimento da parte della Camera dei deputati, del nostro ramo del Parlamento. L'VIII Commissione, di cui faccio parte, ha infatti avuto la possibilità di esaminare questo provvedimento solo per un giorno e mezzo di fatto, senza che alcuno delle centinaia degli emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia e dagli altri gruppi sia stato valutato nel merito, e quindi magari votato.

Perché abbiamo determinato questa situazione? L'esasperante rallentamento dei lavori del Senato, e la conseguente accelerazione che si è dovuta mettere in campo qui alla Camera per l'approvazione definitiva tramite l'ennesima fiducia, è la diretta conseguenza di una crisi di Governo di fatto, che si è trascinata per l'intero periodo sia preelettorale che elettorale; e che su questo provvedimento solo al termine di quella fase ha trovato, sia pur momentaneamente, una ricomposizione che ha tutta l'aria, tuttavia, di essere molto precaria e pronta ad esplodere su ciascuno dei prossimi interventi di natura legislativa.

Per quanto riguarda noi di Forza Italia, come già avvenuto su altre leggi approvate in questo primo anno di legislatura, avremmo voluto migliorare il testo, secondo alcune delle nostre proposte che sono contenute negli emendamenti e che riprenderemo certamente negli ordini del giorno che saranno presentati. Intanto l'allargamento del cosiddetto soccorso istruttorio, per evitare che gli operatori economici siano esclusi per meri errori materiali nella compilazione dei documenti di gara; puntuali modifiche al codice dei contratti, volte a tutelare maggiormente le micro e le piccole e medie imprese; il rafforzamento del parere di precontenzioso dell'Anac, per ridurre i processi se vi è il consenso di tutte le parti; l'aumento molto importante dal 20 al 30 per cento dell'anticipo del compenso che la stazione appaltante deve corrispondere all'impresa aggiudicataria dei lavori; misure per snellire le procedure decisionali riguardo alla programmazione delle opere pubbliche; ed infine misure per semplificare le procedure di affidamento di interventi di edilizia scolastica e per accelerare la necessaria messa in sicurezza delle scuole.

Non ci è stato tuttavia possibile farlo, per le motivazioni che ho espresso in precedenza, né davvero abbiamo potuto comprendere quali siano i reali impatti di questo decreto-legge, che è definito nel suo titolo “per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito degli eventi sismici”, stante il fatto che le principali misure contenute nel testo richiedono ulteriori norme attuative (almeno 15, è stato calcolato) che non sono di brevissimo periodo: cito per tutte come esempio la sostituzione delle linee guida Anac con l'adozione di un regolamento unico a cui far riferimento per la materia dei contratti, la cui scadenza è fissata addirittura per il 19 ottobre prossimo. L'ovvia conseguenza di questa situazione, ossia il fatto di dover rimandare a 15 decreti attuativi, è che la scommessa che questo Governo ha fatto, di un impatto in termini reali sul prodotto interno lordo del nostro Paese di investimenti infrastrutturali sia pubblici sia privati (oggi il PIL cresce, ci dicono, dello zero virgola qualcosa, 0,1), quella scommessa, dicevo, se deve passare attraverso questo provvedimento certamente verrà persa. La realtà, Presidente, è che i provvedimenti finora messi in campo da questo Governo, a cominciare dalla legge di bilancio su cui peraltro, anche in quell'occasione, il dibattito è stato totalmente assente in questo ramo del Parlamento, quei provvedimenti hanno impegnato miliardi di risorse pubbliche per provvedimenti di natura assistenziale e spese di parte corrente (cito per tutti il reddito di cittadinanza), mentre le risorse per gli investimenti sono praticamente assenti. Proprio quelle risorse che sarebbero necessarie per far ripartire l'economia del nostro Paese, oggi praticamente, come dicevo prima, intorno allo “zero virgola”.

Il Paese sta pagando l'immobilismo dell'Esecutivo, anche conseguente alla volontà di uno dei due partner del Governo di rivedere molte delle infrastrutture essenziali e urgenti anche se già avviate, e questo sta di fatto bloccando opere ed appalti indispensabili per l'Italia. Ne cito una per tutte, Presidente: la ormai “mitica”, lo dico tra virgolette, analisi costi-benefici imposta dal Ministro assente Toninelli sulla Torino-Lione, che, devo dire, ha dato dei risultati assolutamente controversi. Nel frattempo, dicevo, il gap infrastrutturale dell'Italia rispetto agli altri Paesi è salito ancora, come ha stimato l'ANCE, a quota 84 miliardi di euro.

La difficoltà e la non volontà di realizzare progetti infrastrutturali approvati ed il blocco su diverse grandi opere in corso non fanno che acuire le difficoltà delle imprese del settore, ed il risultato è che le grosse imprese rischiano di andare fuori mercato. Nei mesi scorsi proprio l'Associazione nazionale costruttori edili ci ha ricordato che sono oltre 600 le opere bloccate, opere che, se sbloccate, potrebbero creare 400/500 mila posti di lavoro e una ricaduta di 125 miliardi sull'economia reale del nostro Paese. Già nel corso delle audizioni svolte al Senato, durante l'esame in prima lettura di questo decreto-legge, è stato ricordato che vi sono circa 150 miliardi di euro di infrastrutture che potrebbero essere realizzate, e che negli ultimi due anni, ossia un lasso di tempo che coinvolge anche il precedente Governo, è stato utilizzato meno del 4 per cento di quelle risorse. Il 29 maggio scorso l'ANAS, poi, ha depositato alla Commissione trasporti del Senato un rapporto nel quale sono evidenziate 202 opere pubbliche che sarebbero dovute essere appaltate entro quest'anno, nel 2019, e che ora sono state rinviate al 2020 e al 2021. La somma degli importi di ben 202 opere ferme è di 16,3 miliardi, lavori fondamentali per opere pubbliche già cantierabili che vedranno lo spostamento non solo di mesi, ma di anni.

Questa è la situazione, Presidente e colleghi, e la politica dei “no” non porta da nessuna parte, come è dimostrato in tutte le parti del mondo, e fa male principalmente al nostro Paese, che sconta ancora oggi un gap infrastrutturale molto importante. È evidente dunque che, alla luce di tutto ciò, il decreto-legge che stiamo per votare, e che qualcuno appunto ottimisticamente ha voluto definire “sblocca cantieri” - siete molto bravi ad inventare i titoli, un po' meno bravi nella realizzazione pratica - questo decreto-legge, dicevo, è poco più di un pannicello caldo. Che dire poi della qualità e dell'efficienza dell'azione di questo Governo? Gli ultimi recentissimi dati elaborati da Il Sole 24 Ore ci dicono che ad un anno dalla sua nascita le riforme economiche del Governo…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARLO GIACOMETTO (FI). Concludo, Presidente. Sono state attuate solamente per il 25 per cento.

Dei 204 decreti attuativi finora previsti nei sette provvedimenti varati in questi dodici mesi per favorire il rilancio dell'economia, nelle intenzioni di chi li ha adottati evidentemente, solo 51 sono stati emanati e il rischio è che i 15 decreti attuativi di questo provvedimento facciano la stessa fine dei rimanenti 153 ancora da emanare; e ben 62 sono addirittura già scaduti, questa è la situazione. Non ci sono risposte credibili alla crisi di crescita e di sviluppo che continua a caratterizzare il nostro Paese.

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO GIACOMETTO (FI). Concludo. Il Governo non sta dando risposte soddisfacenti. Gli ultimi dati ci dicono, infine, che, per la prima volta, la spesa delle famiglie, nel 2018, è calata dello 0,9 per cento, mentre invece la propensione al risparmio è aumentata. Tutti indicatori negativi, insieme ai tavoli di crisi che il Ministero dello Sviluppo economico, in questi giorni, non sta presidiando. Cito gli ultimi: Whirlpool, Mercatone Uno, ex Ilva: tutte situazioni che ci fanno dire che l'azione di questo Governo è un'azione che noi dobbiamo contrastare in ogni modo.

Peccato che a questa azione non corrisponda, da parte del Vice Presidente del Consiglio Di Maio, un'azione conseguente.

Per questi motivi, di merito, come dicevo prima, e assolutamente di metodo, il gruppo di Forza Italia voterà “no” a questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD). Sì, signor Presidente, colleghi, io penso che le cose siano andate così. Salvini deve aver chiamato uno dei suoi e gli ha detto: guarda un po' che i 5 Stelle vogliono fare la pace, prendi il suo programma e prepara degli emendamenti che siano esattamente il contrario di quello che loro hanno detto in campagna elettorale per le elezioni politiche.

Avevate detto: basta con i subappalti, e questo provvedimento estende il ricorso ad essi; avete detto “no” al massimo ribasso negli appalti, e questo provvedimento lo ripristina come strumento principe della procedura; e poi ci avete spiegato, per degli anni, con motivazioni ragionevolissime, che i semi del malaffare e della corruzione stavano nelle procedure straordinarie e nei commissari, e voi avete reintrodotto le procedure e i commissari.

Di solito, tra coppie in crisi ci si scambiano dei fiori? Tra Vice Presidenti del Consiglio, dei bouquet di emendamenti, e in questi emendamenti voi potete capire, più o meno, la dimensione dei prossimi rospi che dovrete ingoiare.

Però, io so anche, e lo sappiamo tutti, che non è soltanto la subalternità politica che vi spinge, che spinge il Movimento 5 Stelle ad approvare queste norme; c'è anche un colossale alibi, che cerca di accomunarvi e con il quale cercate di autoassolvervi; l'alibi è che il blocco di una serie di opere è dovuto al codice degli appalti; l'alibi, però, non sta in piedi perché tutti sappiamo che se la TAV rallenta, se la Gronda di Genova non si fa e se una miriade di interventi già programmati non parte, il codice non c'entra assolutamente niente e la causa è esclusivamente politica. E non è neppure colpa dell'ineffabile Ministro Toninelli, che pure, in questi mesi, ci ha messo molto del suo.

La verità è che la radice è più profonda, e sta nel modo in cui si è costruito il consenso: se si cavalca il “no” alla TAV, al TAP, all'Ilva, alla Gronda, alla Pedemontana, al cavalcavia o alla rotonda dell'ultimo comune d'Italia, poi fatalmente, una volta al Governo, ti trovi ad affrontare una situazione economica gravissima, anche a causa dell'insufficienza degli investimenti e qualche scusa te la devi inventare, la prima che ti viene in mente; e la prima è stata la valutazione costi-benefici del Ministro Toninelli, che non abbiamo ancora capito che cosa sia, qualcosa che assomiglia alla supercazzola del conte Mascetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Poi quella non teneva più, e allora vi siete inventati la demonizzazione del codice degli appalti, e questo nonostante i numeri dicessero che dopo la sua approvazione, in un quadro che vede ancora una mole insufficiente, il che era chiaro, di investimenti pubblici, non c'è stato nessun decremento; secondo il MEF, le opere da completare sono: il passante di Genova, quello di Mezzo di Bologna, la Gronda di Genova, il Terzo Valico di Genova, la Genova-Milano, la Pedemontana lombarda, le tangenziali di variante, la statale ionica della Calabria, ne cito soltanto alcune. E, secondo voi, gli italiani possono credere che è un problema di soglia, di subappalti, di modalità di gara (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Oppure perché dobbiamo attendere qualche demiurgo, come quello che avete nominato in Calabria per risanare la sanità, ad affrontare l'incapacità di portare avanti le opere pubbliche? Attenzione, vorrei essere molto chiaro: nessuno vi imponeva di assumere come quadro di riferimento le priorità che avevate trovato nel momento in cui siete andati al Governo.

Sarebbe stata più che lecita una riconsiderazione complessiva alla luce del vostro parametro di sostenibilità, ma per fare questo occorrerebbe una visione, un'idea del Paese, un progetto del futuro che voi non avete. Perché la sostenibilità non è l'inerzia che poi finisce per essere travolta dal cieco industrialismo quantitativo, la sostenibilità non è la somma dei “no”, non è la collezione dei comitati che, come dimostra questa vicenda, finisce per essere il terreno più favorevole per chi ci ripropone una vecchia idea dello sviluppo senza qualità.

La sostenibilità è esattamente il contrario della demagogia: è saper scegliere e dire dei “sì” e dei “no” e, soprattutto, riflettere sul come. La stessa opera può avere degli impatti di carattere diverso e lo sa bene chi, anche tra i colleghi del 5 Stelle, ha riflettuto sulle procedure partecipate, sul dibattito pubblico. Ma la logica del massimo ribasso va nella direzione esattamente opposta: è la qualità ambientale, anche quella che si può e si deve raggiungere con il confronto e la partecipazione, che soccombe.

E su questo punto si consuma anche un altro tradimento. Avete parlato di dignità del lavoro, di riconoscimento della qualità professionale; ne avete parlato appunto soltanto, perché il massimo ribasso torna ad essere la regola principe e voi sapete che questo si scaricherà irrimediabilmente sui salari, sui compensi dei professionisti, sul giusto utile delle imprese, sulla qualità delle opere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in particolare dei professionisti più giovani e dei lavoratori meno qualificati.

Ve lo hanno detto unitariamente i sindacati ma voi lo sapevate già, come sapete che in un piccolo o medio comune il 90 per cento delle opere resterà sotto la nuova soglia prevista dei 150 mila euro, in un quadro di apparati tecnico-amministrativi che sono ridotti all'osso. Vi ringrazierà nella migliore delle ipotesi qualche consorteria, qualche camarilla, qualche micro lobby che ben conosce chi ha amministrato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); nella migliore delle ipotesi.

Ho sentito dire, signor Presidente e signori del Governo, che Salvini vuole querelare un sindacalista perché ha detto che l'estensione dei subappalti spalanca le porte alle mafie: sarà mia cura inviare al Ministro una dettagliata biografia di tutti gli esperti e i giuristi che sostengono ben prima di questo provvedimento questa tesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di modo che potrà far integrare gli atti dei suoi avvocati.

Pecunia olet : il denaro puzza. Magari oggi qualche impresa che ama le scorciatoie vi dirà “bravi”, ma non tarderà ad emergere l'altra faccia della medaglia: quella delle imprese tagliate fuori dai micro sistemi di potere locali destinati a rafforzarsi, quella di una competizione al ribasso che, inevitabilmente, favorirà chi dispone di più liquidità e non chi sa fare meglio, quella di un mercato senza regole che rischia di devastare il nostro paesaggio.

Il codice prima del vostro intervento dava un quadro di regole: la trasparenza, termine con il quale molti di voi si sono riempiti la bocca. Se si voleva affrontare davvero il tema dell'inefficienza e della lentezza delle opere pubbliche non era e non è sul codice che bisogna mettere le mani. Era ed è necessario ridurre il numero delle stazioni appaltanti, favorire il turnover negli apparati tecnici pubblici facendo accedere una generazione nativa digitale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), sviluppare una politica industriale che faccia i conti con il collasso delle imprese del settore che è la vera causa di gran parte del contenzioso. Ma queste sono politiche che non stanno in un tweet, sono interventi che non si possono gridare in un comizio. E' il lavoro, è necessario il lavoro, la fatica, la serietà, elementi che molti di voi non conoscono.

Del resto, voi siete i primi a non credere nell'efficacia semplificatrice dei vostri interventi perché altrimenti non si capisce perché contemporaneamente avete previsto delle procedure in deroga ed ancora una volta l'ipotesi di commissari straordinari. Se questo aveva davvero semplificato il quadro, non ci sarebbe bisogno di queste procedure.

Del resto, sulla natura criminogena di questi strumenti è già stato detto tutto e anche di più: basta accedere agli atti degli interventi dei colleghi del Movimento 5 Stelle nella scorsa legislatura oppure, se preferite, alle inchieste della magistratura su questo tema.

Senza regole - questo è il messaggio che voi volete mandare - si fa di più; senza regole si corre, anzi si vola. Sappiamo tutti però che le cose non stanno così. Senza regole e nella competizione più selvaggia, in un mercato in cui si vince non perché si è il più bravo, il più capace e il più esperto ma perché si è il più forte comunque si sia conquistata quella forza, ecco in un mercato fatto così, si produce peggio, con meno qualità, con più sfruttamento e sappiamo tutti chi può trarre forza, chi può avvantaggiarsi da questo stato delle cose e lo sapete anche voi chi si può avvantaggiare da questo stato delle cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voi lo chiamate sblocca-cantieri ma i cantieri si sbloccano se si hanno le idee chiare sul futuro e voi non le avete, non con i sotterfugi. Voi lo chiamate sblocca-cantieri ma il suo vero titolo è sblocca-tangenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO (LEGA). Grazie, Presidente. Questa che ci apprestiamo a votare è la prima fiducia al Governo Conte: sì, la prima fiducia dopo le elezioni europee. Non sono state elezioni solo per indicare i nuovi parlamentari europei: sono state evidentemente anche un banco di prova per il Governo Conte che era in carica da un anno. È evidente che quel voto ha rappresentato un test elettorale anche per l'azione del Governo Conte. Ebbene, cos'è successo? È successo che la maggioranza assoluta degli italiani, dopo un anno di Governo, ha confermato la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e questo è un dato oggettivo rispetto al quale chiederei il rispetto e una valutazione serena da parte di tutti. Noi questa valutazione l'abbiamo fatta e abbiamo capito che la gente ci ha confermato la fiducia non in bianco. La gente ha confermato la fiducia a questo Governo se questo Governo continuerà ad essere veramente il Governo del cambiamento, cioè il Governo del “sì”, il Governo delle cose da fare, il Governo che pone la fiducia al centro della propria azione politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Colleghi, avevo qualche dubbio se iniziare il mio intervento rispetto al concetto di fiducia perché siamo abituati a metterci in discussione ma l'intervento dell'ex Ministro Orlando mi ha confermato che invece è assolutamente necessario ribadire tale concetto. L'errore dei Governi che ci hanno preceduto sta proprio tutto qui: sta nel fatto che viene concepito il nostro Paese, viene concepito il cittadino italiano come un cittadino propenso a delinquere; vengono concepite le imprese italiane come imprese propense a delinquere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); viene concepito l'apparato pubblico come un apparato sostanzialmente corrotto; viene concepita la politica come sostanzialmente corrotta.

Noi diciamo che non è così; diciamo che certamente è nella natura dell'uomo tentare di violare le regole; è nella natura dell'uomo tentare di fare il furbo ma crediamo anche che questo sia un Paese sostanzialmente sano, un Paese onesto che ha bisogno di poche regole chiare che ci consentano di fare le cose (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il messaggio che ci hanno dato i cittadini pochi giorni fa, che hanno dato a tutti noi è che vogliono le cose: vogliono una politica semplice che metta al centro la tutela del cittadino stesso; che metta al centro gli interessi che sono percepiti dal cittadino, non i grandi interessi che sfuggono al cittadino. È necessario un nuovo patto, un patto di fiducia non solo per avere la fiducia dei cittadini da parte delle istituzioni, Presidente, ma è necessario un patto che metta al centro la fiducia delle istituzioni verso il cittadino. È un concetto che abbiamo dimenticato: in tutti questi anni la sinistra ha operato cercando – e non solo la sinistra - di approvare leggi affinché si potesse recuperare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni.

Ma abbiamo dimenticato che le istituzioni devono fidarsi dai cittadini e, se mettiamo al centro questa azione, allora noi faremo poche regole chiare e saremo in grado di colpire chi tradirà quel patto di fiducia reciproca (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dunque, per venire anche al decreto-legge, questo è un provvedimento che certo non risolve i problemi; non è un decreto-legge che contiene norme che sicuramente andranno a produrre una rivoluzione; probabilmente è un decreto-legge rispetto al quale dovremmo anche tornare su alcuni aspetti. Ma perché viene fatto? Perché siamo saliti su un treno in corsa che in qualche maniera aveva bisogno di uno scambio per andare in un'altra direzione: non potevamo fermarlo, quel treno! Il treno è in corsa perché i cittadini ci chiedono di fare le infrastrutture; ci chiedono di fare le opere e quel treno praticamente andava su due binari divergenti, invece che paralleli, perché, da un lato, chi ci ha preceduto ha introdotto una serie di misure nel codice degli appalti anche condivisibili, che potevano essere corrette, ma che tuttavia non hanno avuto il supporto politico per essere praticamente attuate. Vogliamo parlare della semplificazione dei livelli di progettazione che avete introdotto nel codice degli appalti? A prima vista sembrerebbe una semplificazione, perché è stato ridotto il livello di progettazione, è stato tolto il progetto preliminare, ma nei fatti è diventato impraticabile quel percorso perché avete affidato a un soggetto, che non è un soggetto preposto, la predisposizione delle linee guida e ieri il presidente Cantone ce l'ha ricordato e ci ha dato ragione nell'audizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le linee guida per la progettazione non possono essere affidate all'authority anticorruzione anche perché implicitamente diciamo che allora probabilmente professionisti e imprese sono dei corrotti a prescindere. Le linee guida deve farle chi le deve farle cioè gli organi tecnici dello Stato e, quindi, il Ministero delle Infrastrutture. Quindi, rispetto al fatto che è stato prodotto teoricamente un codice con una semplificazione dei livelli di progettazione, si è andati poi in un'altra direzione.

Vogliamo parlare delle centrali uniche di committenza? Certo - lo sentivo dire dall'ex Ministro Orlando - i piccoli comuni non sono in grado di fare gli appalti ma voi avete introdotto un principio giusto e avete agito nella direzione esattamente opposta: avete ucciso le province cioè le centrali uniche di committenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Avete imposto per legge in tutti questi anni che le province dovessero privarsi del 30 per cento, del 40 per cento del loro personale tecnico e i migliori sono andati ad accasarsi presso altre strutture dello Stato e oggi quelle sono scatole vuote e i comuni, i piccoli comuni sono costretti a rivolgersi a una centrale unica di committenza che non esiste e aspettare uno, due, tre anni prima di vedere pubblicato il proprio bando ma non per colpa di quei pochi professionisti, di quei pochi dipendenti che sono rimasti nelle province bensì per una politica attuata in maniera irresponsabile che diceva una cosa e ne faceva un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Questo è il dato di fatto sul quale dovremmo riflettere.

Vogliamo parlare degli appalti sotto soglia? Certo il decreto-legge va a incidere soprattutto sugli appalti sotto soglia. Abbiamo bisogno di semplificare: noi ci fidiamo dell'apparato pubblico, ci fidiamo dei nostri amministratori. È una responsabilità che si dovranno assumere i dipendenti e gli amministratori nel momento in cui, con procedure di concorrenza e di trasparenza, potranno anche scegliere un range di imprese. È un delitto poter scegliere in un percorso di trasparenza un gruppo di imprese? Credo che sia una scelta di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È una scelta di responsabilità e, se sbaglieranno, saranno puniti come dovranno essere puniti. Ho fatto solo qualche esempio ma potrei fare decine di esempi di queste contraddizioni, che ci hanno obbligato ad introdurre nella legislazione, con un decreto-legge, alcuni correttivi. Non sono, come dicevo, correttivi che risolvono il problema.

Qualcuno di voi ricorderà che qualche mese fa in audizione l'amministratore delegato di ANAS ha portato il cosiddetto “serpentone”, cioè l'elenco delle procedure a cui si deve sottostare per l'approvazione di un progetto fino alla gara d'appalto, da quando viene concepito a quando viene autorizzato.

Ebbene, secondo ANAS, cioè secondo, forse, la principale stazione appaltante italiana, se tutti fanno il loro dovere e se nessuno sgarra nemmeno di un giorno, da quando si inizia a progettare un'opera a quando si arriva alla gara d'appalto passano otto anni, signori, otto anni, otto anni di procedure, ma quando va tutto bene, e dopo? Dopo inizia il difficile, perché entriamo nel codice degli appalti, e non è finita, perché se per caso tutte le procedure vanno bene e riusciamo ad assegnare il lavoro, poi, iniziano i contenziosi; vogliamo discutere di tutto il percorso dei contenziosi, che è uno dei grandi problemi del nostro apparato pubblico? Ieri, il professor Cantone ci ricordava che pendono otto miliardi di contenziosi davanti all'Authority anticorruzione, in gran parte, peraltro, poi, definiti…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

UGO PAROLO (LEGA). Ebbene, questi sono i problemi che abbiamo ereditato e, allora, noi diciamo che vogliamo dare con forza la fiducia al Governo, al Governo Conte, se continua su questa strada; siamo convinti che sia la strada giusta, la strada che deve portarci a fare le cose, ad abbracciare le vere riforme che servono, a partire dall'abbassamento delle tasse ai dipendenti e alle famiglie, come abbiamo fatto per le partite IVA, e anche dal percorso di autonomia che non farà bene solo al Nord, ma a tutto il Paese, perché dentro il percorso di autonomia c'è il concetto di responsabilità che deve essere al centro di ogni azione politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle lo ha sempre detto e noi lo ribadiamo, oggi, in quest'Aula: il nostro obiettivo è realizzare tutte le opere e le infrastrutture effettivamente utili ai cittadini. Per farlo è necessario lasciarci alle spalle la stagione della burocrazia inutile, dei contenziosi e delle rendite di posizione di soggetti che lucrano proprio sulle inefficienze, sullo stop and go a progetti e autorizzazioni. Questo enorme macigno ha portato al blocco di oltre 2.300 opere, fra grandi e piccole, questo significa centinaia di migliaia di posti di lavoro persi e, per i cittadini, disagi e disservizi per opere mai nate o incompiute.

È per far fronte a questo scandalo che abbiamo congegnato il cosiddetto sblocca cantieri: dobbiamo snellire la burocrazia, senza rinunciare alla trasparenza, dobbiamo dare più agibilità alle imprese, soprattutto piccole e medie che vogliono partecipare alle gare per l'affidamento dei lavori pubblici, dobbiamo concentrare i centri decisionali e la responsabilità, per accorciare i tempi di realizzazione. Questo ci siamo detti, appena partita la legislatura, e questo abbiamo fatto nei mesi passati e in queste settimane. Dobbiamo riavviare e sbloccare le opere, per far ripartire su nuove basi il Paese. Per questo, stiamo lavorando, ad esempio, anche per togliere dal computo del deficit le spese per il risparmio energetico degli edifici, puntando sulla green economy, come ci ha chiesto di recente anche la Commissione europea. Questo settore ha potenzialità enormi in termini occupazionali e di produzione di ricchezza, un mercato da almeno 10 miliardi di euro annui aggiuntivi e 150 mila posti di lavoro secondo il CRESME, senza contare quanto ci costano le esternalità, le emissioni inquinanti in termini di danni ambientali e sanitari prodotti; solo dal settore degli edifici ben 16 miliardi andremmo a risparmiare con questa grande opera che è il risparmio energetico.

Sono evidenti, dunque, le potenzialità del “cantiere” Italia che grazie alla legge che ci accingiamo ad approvare, riparte all'insegna della rigenerazione urbana, dell'innovazione tecnologica, delle infrastrutture ferroviarie, e dei servizi pubblici essenziali, scuole ed ospedali, così come è evidente perché in questa fase storica sia urgente imprimere un'accelerazione a questo processo di ripartenza di cantieri e opere.

Perché, allora, continuare a bloccare tutto, per i timori di presunti rischi di infiltrazioni criminali o episodi corruttivi? Lo dico a nome di una forza politica che questi temi li ha nel suo DNA; il MoVimento 5 Stelle è sempre stato e sarà sempre in prima linea contro mafie e corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non a caso abbiamo prima attrezzato l'Italia con norme, come la “spazza corrotti”, ritenute efficaci e all'avanguardia dagli organismi internazionali più severi in questo ambito e i cui effetti sono riscontrabili in recenti e importantissime inchieste. Non a caso, abbiamo puntato i riflettori sulla lotta ai clan su più fronti, da sempre e ancor più da quando abbiamo responsabilità di Governo. Non a caso, abbiamo imposto l'alt a ogni tipo di ombra che potesse offuscare l'azione dell'Esecutivo e abbiamo ribadito la nostra tolleranza zero nei confronti di malaffare e conflitti di interessi. Fatto questo, però, ci siamo messi al lavoro per far ripartire i cantieri, per far ripartire l'economia, senza farci imbrigliare da timori di questa natura, perché gli strumenti di contrasto all'illegalità ci sono e funzionano, vedi il recente caso di Genova, dove un'impresa è stata raggiunta da interdittiva antimafia. Gli anticorpi, evidentemente, ci sono e di certo non è nostra intenzione abbassare la guardia, non dobbiamo avere timore di procedure di affidamento dei lavori più snelle e di dare più poteri ai commissari straordinari per realizzare bene e, se possibile, presto, le opere ritenute strategiche; non dobbiamo rinunciare a sostenere la ricostruzione delle aree colpite dal sisma o a riconoscere a piccole e medie imprese la possibilità di partecipare all'aggiudicazione degli appalti.

Oggi, Presidente, l'ANCE conta circa 600 opere medie e grandi bloccate, l'UPI ne aggiunge 1.712 di piccole; come immagino concordiamo tutti, questi cantieri sono al palo a causa della burocrazia eccessiva e della moltiplicazione dei passaggi amministrativi. E, allora, mi chiedo e chiedo a quest'Aula, Presidente: non sarà questa eccessiva complicazione il cavallo di Troia in cui si celano corruttori e mafiosi? Non è dove la norma è opaca e troppo complessa che si insinuano faccendieri e malaffare?

Ecco, allora, perché è bene semplificare, senza cedere sul piano della legalità e dei controlli. Ecco perché è bene avere chiari i paletti e le regole, poche, ma certe. Il decreto “sblocca cantieri” corregge e fluidifica le parti più problematiche del codice degli appalti attualmente in vigore, codice che provvederemo poi a ridisegnare in maniera organica in tempi più distesi, con una legge delega, alla luce anche dell'esperienza applicativa delle norme di cui discutiamo oggi. L'applicazione del codice degli appalti è sospesa fino al 31 dicembre 2020 per tre punti: i comuni non capoluogo di provincia potranno evitare di rivolgersi a centrali appaltanti, non c'è l'obbligo di scegliere i commissari di gara tra gli esperti iscritti all'albo ANAC, si potranno affidare congiuntamente i lavori di progettazione e di esecuzione dei lavori. Si tratta di cambiamenti importanti per chi è gravato da tanti obblighi per assegnare un appalto; diamo fiducia a enti locali, imprese e tecnici, persone serie e oneste di questo Paese, che sono la stragrande maggioranza; se qualcuno sbaglia pagherà, devono poter mandare avanti progetti e opere utili alla collettività.

Abbiamo riflettuto e lavorato a lungo, limando e tarando con attenzione limiti e soglie; abbiamo scongiurato il ricorso al criterio del massimo ribasso, limitando il peso dell'offerta economica nell'aggiudicazione degli appalti; abbiamo portato dal 30 al 40 per cento il limite al subappalto, anche per rispondere alle procedure di infrazione europea che chiedevano di andare a una percentuale ancora maggiore; abbiamo mantenuto intatte le norme per la sicurezza dei lavoratori; abbiamo introdotto un collegio consultivo per prevenire il contenzioso. Le novità sono tante e siamo fiduciosi che le ricadute positive si vedranno molto presto. Si vedranno presto sui territori i vantaggi di aver fatto scelte coraggiose. La revoca eventuale delle concessioni autostradali sarà meno rischiosa per i funzionari pubblici, ai quali non sarà contestato il danno erariale se, in fase di controllo preventivo, avranno il visto e la registrazione della Corte dei conti.

I benefici prodotti dalla possibilità per i commissari straordinari saranno di approvare i progetti, sostituendo autorizzazioni, pareri, visti e nulla osta, salvo ovviamente quelli riguardanti vincoli ambientali, culturali e paesaggistici. Ce ne accorgeremo, perché i fondi per fare le opere ci sono. Pensiamo ai 50 miliardi disponibili per realizzare 70 utilissime opere ferroviarie, per un totale di 1.930 chilometri di nuovi binari. È una rivoluzione per la mobilità e per il Paese; sono tutte opere che possono partire entro il 2021 per far viaggiare meglio merci e persone; penso al raddoppio ferroviario Mantova-Cremona, alla Parma-La Spezia, alle nuove linee in Sicilia e in Basilicata.

I pendolari rappresentano il 95 per cento dei passeggeri italiani, eppure negli anni sono stati la categoria più abbandonata, ore di attesa in stazioni giungla, ritardi, treni sovraffollati, tratte a binario unico non elettrificate, lente e pericolose. Da domani possiamo inaugurare una nuova stagione, quella delle opere utili, fatte bene e in tempi certi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In questo decreto ricordo, per esempio, i 50 milioni per il porto fluviale di Valdaro, vicino a Mantova, per un'intermodalità acqua e ferro che si spera, appunto, porti alla movimentazione di merci e persone. Ricordo che questo progetto si colloca in un contesto di ripubblicizzazione dell'autostrada A22. Quanti altri vantaggi arriverebbero dalla ripubblicizzazione di altre cose fra cui l'acqua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non mi dilungo nell'elencare tutte le importanti novità introdotte, Presidente, e concludo dicendo che il voto di fiducia che esprimo oggi al Governo a nome del MoVimento 5 Stelle è, in realtà, un voto di fiducia per il Paese e per la sua capacità di riscattarsi da decenni di immobilismo e di ripartire all'insegna di un'economia in tutti i sensi pulita e sostenibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

In morte dell'onorevole Renzo Patria.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Renzo Patria, già membro della Camera dei deputati nella VIII, IX, X, XI e XIV legislatura, già Segretario di Presidenza nella X legislatura e Questore della Camera dei deputati nella XI legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea (Applausi). Ha chiesto di parlare l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (FI). Grazie, Presidente. La scomparsa dell'amico Renzo Patria suscita in me profonda commozione sia per l'amicizia e la stima che nutrivo verso di lui come persona e come politico sia perché il suo legame, permettetemi, con mio fratello Vito, con il quale ha condiviso ben cinque legislature, rinnova in me il dolore anche per la perdita di quest'ultimo ed evoca il ricordo di un'epoca politica ormai trascorsa. Renzo Patria è stato qualcosa di più che un uomo politico. Esponente democristiano di rilievo, è stato una figura politica di spicco sia a livello nazionale, come parlamentare, sia a livello locale. Ha ricoperto la carica di sindaco del comune di Frugarolo e di consigliere comunale ad Alessandria. Un figlio della terra piemontese, la sentinella di un territorio che amava attraversare in lungo e in largo per incontrarvi le persone, conoscerne i problemi, gli affanni, le attese, le speranze. Era un politico, un piemontese e un cattolico, tre caratteristiche che, messe insieme, hanno fatto di Renzo Patria un concentrato di sobrietà e di laboriosità, di riservatezza insieme e di cordialità.

Per cinque legislature è stato eletto alla Camera e condivise con mio fratello, come ho accennato, a cui era legato da una grande e sincera amicizia. Hanno vissuto insieme un intenso momento politico basando il loro rapporto sul confronto e sul dialogo. Conclusa la lunga stagione della Democrazia Cristiana, Renzo si concesse un tempo di riflessione senza mai trascurare la sua passione politica nutrita da un'inesorabile passione civile. Quando decise, nel 2010, di lasciare la panchina per tornare in campo lo fece con la discrezione che tutti gli hanno riconosciuto. Si candidò con Forza Italia, venne eletto e poi messo alla guida della Commissione finanze. La guidò con perizia ed equilibrio. Se dovessi, in sintesi, indicare quale qualità meglio rappresenta l'amico Renzo direi l'umiltà e il buonsenso, due caratteristiche di cui tutti noi, io per primo, dovremmo fare tesoro. Era un politico e della politica conosceva meccanismi e compromessi ma ha sempre improntato la sua vita pubblica e privata a una condotta eticamente corretta. Questo è il mio personale ricordo ma sono certo che è il ricordo di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di frequentarlo e di conoscerlo, l'uomo che ha fatto del rispetto delle istituzioni il suo abito di vita. Questa è l'eredità più bella e l'insegnamento più alto che Renzo Patria ci ha lasciato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Voglio associarmi ai sentimenti di lutto, di condoglianze e di vicinanza alla famiglia di Renzo Patria, che lunedì scorso abbiamo accompagnato a Frugarolo nel suo ultimo viaggio. Siamo sempre stati su sponde opposte eppure il ricordo che in quest'Aula credo sia giusto e doveroso fare è quello di un uomo e di un politico gentile, determinato, fortemente radicato al suo territorio, alla sua Frugarolo e alla provincia di Alessandria. È già stato ricordato: Patria, prima di iniziare la sua lunga esperienza parlamentare, è stato sindaco di Frugarolo, consigliere provinciale e consigliere comunale ad Alessandria.

In un'epoca antica, in un'epoca lontana credo che vada ricordato un fatto importante: fu eletto per la prima volta nel 1979 con circa 25 mila preferenze in un grande collegio che comprendeva all'epoca Cuneo, Alessandria ed Asti e crebbe fino al 1987 sempre, elezione dopo elezione, il suo numero di consensi. Come è stato ricordato, nel 2001 accettò la sfida del collegio uninominale a Novi Ligure e la vinse con oltre il 49 per cento. Credo che sia giusto ricordare, quindi, una figura come la sua, una figura di una politica che non c'è più e di cui, credo, si senta invece oggi più che mai bisogno (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Non posso che unirmi al ricordo già manifestato dai colleghi Napoli e Fornaro dell'amico e del collega Renzo Patria, che c'ha abbandonato recentemente. Era una persona che ha avuto incarichi istituzionali importanti che sono stati ricordati: cinque volte deputato, consigliere comunale di Alessandria, sindaco di Frugarolo, consigliere provinciale ma, soprattutto, sempre punto di riferimento di un territorio. Credo che questa sia stata la sua principale caratteristica.

Io ho avuto modo di conoscerlo ovviamente nella fase finale della sua vita ma era una persona che ha sempre dispensato buoni consigli a chiunque metteva a disposizione il proprio tempo per la cosa pubblica, indipendentemente dalla parte politica di riferimento, e ancora pochi giorni prima del suo decesso, proprio in piena campagna elettorale, ho avuto modo di salutarlo un'ultima volta a Frugarolo, dove potevi sempre trovarlo nel bar del paese, a contatto con la sua gente, con le sue persone, con chi quotidianamente gli chiedeva un consiglio, con chi quotidianamente gli chiedeva un'indicazione, con chi quotidianamente aveva anche solo il piacere di scambiare due parole con lui di sport e di politica, le sue due grandi passioni. Credo davvero, come ha ricordato il collega Fornaro, che la politica anche di oggi avrebbe bisogno di figure di questo tipo, un uomo la cui storia è racchiusa nel titolo del testo che scrisse prima della sua ultima elezione in Parlamento nel 2001: “Da figlio di un muratore al cuore di Montecitorio”.

Persona di umili origini, persona che ha sempre mantenuto un viscerale contatto con la sua Frugarolo, la sua provincia di Alessandria e la sua terra, persona che è sempre stata vicina alla parte della popolazione più in difficoltà, sempre presente con le parole, col conforto ma, soprattutto, con l'impegno civile nei ruoli istituzionali che ha avuto in tutto il corso della sua vita, persone di cui avremmo davvero ancora molto bisogno (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Mi unisco alle considerazioni dei colleghi Napoli, Fornaro e Molinari ed esprimo, a nome del gruppo del Partito Democratico, i sentimenti di cordoglio nei confronti della famiglia e della comunità politica dell'onorevole Renzo Patria. Alle giuste osservazioni che i colleghi hanno fatto potremmo aggiungere un'ulteriore riflessione, che credo possa valere anche per tutti quanti noi.

L'esperienza della generazione di Renzo Patria è un'esperienza di persone fortemente radicate nel proprio territorio, di un grande sentimento popolare, interpreti di grandi questioni sociali che hanno utilizzato gli strumenti della democrazia e della partecipazione per trasformare il nostro Paese. Questa trasformazione è avvenuta attraverso le modalità che la nostra Costituzione ci ha dato e attraverso l'espressione di un servizio nel contesto delle istituzioni, come Renzo Patria ha saputo fare, e nel quadro di un sistema di rappresentanza partitica. Ricordava un altro grande democristiano piemontese, come fu Carlo Donat-Cattin, che uno strumento come il partito era la condizione necessaria ed indispensabile per rompere le vecchie oligarchie e per consentire ai figli e alle figlie del popolo di poter essere protagonisti in quest'Aula. Renzo Patria fu un uomo del popolo, della sua comunità, che, attraverso uno strumento come quello di un partito democratico, democraticamente organizzato e partendo dal basso, portò all'interno di questo contesto uno straordinario servizio. Credo che questa esperienza parli molto a ciascuno di noi e ci parli anche per il futuro (Applausi).

PRESIDENTE. Pensavo fossero finiti gli interventi. Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Mi associo alle parole degli altri gruppi. Nessuno dei miei colleghi ha avuto la fortuna di conoscere Renzo Patria per quello che ha fatto, però, grazie alle vostre parole, siamo venuti a conoscenza di questa figura esemplare. Per questo motivo, associo anche le condoglianze del nostro gruppo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Era solo per unirmi brevemente alle parole espresse dai colleghi nel ricordo di Renzo Patria e recuperare il concetto che, mi pare, ha espresso l'onorevole Borghi: il collegamento tra il territorio, gli elettori e la funzione parlamentare ha trovato in figure come quelle di Patria un principio di rappresentanza di grande qualità. Ecco, sarebbe bene che quest'Aula tenesse ciò in grande considerazione, soprattutto pensando che, se questo rapporto si va svilendo, le questioni, anziché migliorare, sono destinate a peggiorare. L'onore di aver servito il Paese, come ha avuto la possibilità di fare Renzo Patria, deve essere il punto di contatto, di collegamento che ogni parlamentare deve continuare ad avere al servizio del Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Prima di procedere alla votazione per appello nominale, sospendiamo la seduta per cinque minuti e la riprendiamo alle ore 20,15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 20,10, è ripresa alle 20,15.

Si riprende la discussione.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1898)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire l'ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Estraiamo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Provenza.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

      Presenti……………..557

      Votanti………….......554

      Astenuti……………..3

      Maggioranza……......278

      Hanno votato …......318

      Hanno votato no…….236

      La Camera approva.

Sono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Andreuzza Giorgia

Angiola Nunzio

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Badole Mirco

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Barzotti Valentina

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Bazzaro Alex

Bella Marco

Bellachioma Giuseppe Ercole

Belotti Daniele

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Berti Francesco

Bianchi Matteo Luigi

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bologna Fabiola

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghese Mario

Borghi Claudio

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bubisutti Aurelia

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Businarolo Francesca

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantalamessa Gianluca

Cantone Luciano

Capitanio Massimiliano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Carinelli Paola

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Castiello Giuseppina

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Cecconi Andrea

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Ciprini Tiziana

Coin Dimitri

Colla Jari

Colletti Andrea

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Cubeddu Sebastiano

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

D'Ambrosio Giuseppe

Dara Andrea

D'Arrando Celeste

De Angelis Sara

De Carlo Sabrina

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Deiana Paola

Del Grosso Daniele

Del Monaco Antonio

Del Sesto Margherita

D'Eramo Luigi

Di Lauro Carmen

Di Muro Flavio

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Ermellino Alessandra

Fantuz Marica

Faro Marialuisa

Federico Antonio

Ferrari Roberto Paolo

Ficara Paolo

Fioramonti Lorenzo

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Ilaria

Fontana Lorenzo

Forciniti Francesco

Foscolo Sara

Fraccaro Riccardo

Frassini Rebecca

Frate Flora

Furgiuele Domenico

Gagnarli Chiara

Galantino Davide

Galizia Francesca

Galli Dario

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giannone Veronica

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgetti Giancarlo

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Grimoldi Paolo

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

L'Abbate Giuseppe

Lapia Mara

Latini Giorgia

Lattanzio Paolo

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Licatini Caterina

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Lo Monte Carmelo

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Loss Martina

Lovecchio Giorgio

Lucchini Elena

Maccanti Elena

Macina Anna

Maggioni Marco

Maglione Pasquale

Mammì Stefania

Manca Alberto

Maniero Alvise

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marchetti Riccardo Augusto

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martinciglio Vita

Masi Angela

Maturi Filippo

Melicchio Alessandro

Menga Rosa

Micillo Salvatore

Migliorino Luca

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Molteni Nicola

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Murelli Elena

Nappi Silvana

Nesci Dalila

Nitti Michele

Olgiati Riccardo

Orrico Anna Laura

Pagano Alessandro

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Paxia Maria Laura

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Piccolo Tiziana

Potenti Manfredi

Pretto Erik Umberto

Provenza Nicola

Racchella Germano

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Raffaelli Elena

Ribolla Alberto

Ricciardi Riccardo

Rixi Edoardo

Rizzo Gianluca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Paolo Nicolò

Rospi Gianluca

Rossini Roberto

Ruggiero Francesca Anna

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Saltamartini Barbara

Sangregorio Eugenio

Sapia Francesco

Sarti Giulia

Sasso Rossano

Scagliusi Emanuele

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Serritella Davide

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Spadoni Maria Edera

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Suriano Simona

Sut Luca

Sutto Mauro

Tarantino Leonardo

Tasso Antonio

Tateo Anna Rita

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tofalo Angelo

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Torto Daniela

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Tuzi Manuel

Vacca Gianluca

Valbusa Vania

Vallascas Andrea

Vallotto Sergio

Varrica Adriano

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Vinci Gianluca

Viviani Lorenzo

Vizzini Gloria

Volpi Raffaele

Zanichelli Davide

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Zordan Adolfo

Hanno risposto no:

Acquaroli Francesco

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Ascani Anna

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baratto Raffaele

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Bellucci Maria Teresa

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Benedetti Silvia

Benigni Stefano

Bergamini Deborah

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Biancofiore Michaela

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bond Dario

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brunetta Renato

Bruno Bossio Vincenza

Bucalo Carmela

Buratti Umberto

Butti Alessio

Caiata Salvatore

Calabria Annagrazia

Cannatelli Pasquale

Cantini Laura

Cantone Carla

Cappellacci Ugo

Carè Nicola

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Carnevali Elena

Carrara Maurizio

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Cattaneo Alessandro

Ceccanti Stefano

Cenni Susanna

Ciaburro Monica

Ciampi Lucia

Colaninno Matteo

Colucci Alessandro

Conte Federico

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Critelli Francesco

Cunial Sara

Dal Moro Gian Pietro

Dall'Osso Matteo

D'Attis Mauro

De Carlo Luca

De Filippo Vito

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Deidda Salvatore

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Delmastro Delle Vedove Andrea

Delrio Graziano

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Maio Marco

Epifani Ettore Guglielmo

Fascina Marta Antonia

Fassina Stefano

Fassino Piero

Fatuzzo Carlo

Ferri Cosimo Maria

Ferro Wanda

Fiano Emanuele

Fidanza Carlo

Fiorini Benedetta

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Fontana Gregorio

Fornaro Federico

Foti Tommaso

Fragomeli Gian Mario

Frailis Andrea

Franceschini Dario

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gariglio Davide

Gelmini Mariastella

Gemmato Marcello

Gentiloni Silveri Paolo

Germanà Antonino

Giachetti Roberto

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giorgis Andrea

Gribaudo Chiara

Guerini Lorenzo

Incerti Antonella

La Marca Francesca

Labriola Vincenza

Lacarra Marco

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Lollobrigida Francesco

Longo Fausto

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lucaselli Ylenja

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Manca Gavino

Mandelli Andrea

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marattin Luigi

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Martina Maurizio

Maschio Ciro

Mauri Matteo

Mazzetti Erica

Melilli Fabio

Miceli Carmelo

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Minniti Marco

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Mura Romina

Muroni Rossella

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nevi Raffaele

Nobili Luciano

Novelli Roberto

Occhionero Giuseppina

Occhiuto Roberto

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orsini Andrea

Osnato Marco

Pagani Alberto

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palazzotto Erasmo

Palmieri Antonio

Pastorino Luca

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Perego Di Cremnago Matteo

Pettarin Guido Germano

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Polidori Catia

Pollastrini Barbara

Porchietto Claudia

Portas Giacomo

Prestigiacomo Stefania

Prisco Emanuele

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Ravetto Laura

Ripani Elisabetta

Rizzetto Walter

Romano Andrea

Rossello Cristina

Rossi Andrea

Rosso Roberto

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Rotta Alessia

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Sarro Carlo

Savino Elvira

Savino Sandra

Scalfarotto Ivan

Schirò Angela

Scoma Francesco

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Silvestroni Marco

Siracusano Matilde

Sisto Francesco Paolo

Sorte Alessandro

Sozzani Diego

Spena Maria

Speranza Roberto

Squeri Luca

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Tartaglione Annaelsa

Toccafondi Gabriele

Tondo Renzo

Topo Raffaele

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Ungaro Massimo

Varchi Maria Carolina

Vazio Franco

Verini Walter

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Viscomi Antonio

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zardini Diego

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Plangger Albrecht

Schullian Manfred

Sono in missione:

Bonafede Alfonso

Campana Micaela

Castelli Laura

Cirielli Edmondo

Cominardi Claudio

Crippa Davide

Del Re Emanuela Claudia

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Durigon Claudio

Fantinati Mattia

Ferraresi Vittorio

Formentini Paolo

Frassinetti Paola

Frusone Luca

Garavaglia Massimo

Grande Marta

Lupi Maurizio

Manzato Franco

Migliore Gennaro

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Rosato Ettore

Ruocco Carla

Spadafora Vincenzo

Spessotto Arianna

Valente Simone

Vitiello Catello

PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta che riprenderà alle ore 22,05.

La seduta, sospesa alle 22, è ripresa alle 22,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Prego di liberare i banchi del Governo.

Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1898: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1898)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Ricordo che, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, è stato stabilito che nella seduta odierna l'esame degli ordini del giorno proseguirà fino alle ore 24.

Avverto che gli ordini del giorno Perantoni n. 9/1898/34, D'Uva n. 9/1898/41 e Lollobrigida n. 9/1898/168 sono stati ritirati dai presentatori.

Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, in quanto estranei rispetto al contenuto del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: Cenni n. 9/1898/15, relativo alla pubblicazione di un bando di concorso per il reclutamento di 171 segretari comunali (che riproduce l'articolo aggiuntivo 23-bis.05, già dichiarato inammissibile in sede referente); Scalfarotto n. 9/1898/113, che impegna il Governo a relazionare al Parlamento sui risultati delle azioni in materia di rimpatri; Cortelazzo n. 9/1898/151, volto a prevedere la possibilità per le società partecipate del settore idrico di utilizzare strumenti finanziari ulteriori rispetto a quelli già previsti dalla normativa vigente (che riproduce l'emendamento 1.5, già dichiarato inammissibile in sede referente).

Il deputato Pellicani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/98.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Questo provvedimento arriva alla Camera alla conclusione di un percorso tortuoso, tormentato, molto confuso, che ha messo a dura prova la maggioranza ed è arrivato dopo cinquanta giorni senza che né in Commissione né in Aula ci sia stato il tempo adeguato per fare un esame approfondito di merito sulle varie questioni. Lo avete pomposamente chiamato decreto “sblocca cantieri”, ma, come abbiamo avuto modo di dire e di dimostrare nel corso del dibattito generale, è esattamente il contrario.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

NICOLA PELLICANI (PD). E non lo diciamo noi, Presidente, non lo dice il Partito Democratico. Lo abbiamo sentito nelle audizioni, lo abbiamo sentito dire dai sindacati, lo abbiamo sentito dire dai lavoratori nelle piazze, lo abbiamo sentito dire dalle categorie, dalle associazioni antimafia, dalle associazioni ambientaliste e da tanti altri.

È un provvedimento che, alla fine, nei contenuti dice esattamente il contrario di quello per cui lo avete costruito. Ora, in cinquanta giorni il provvedimento è stato scritto e riscritto un'infinità di volte; prima è stato annunciato addirittura l'azzeramento del codice degli appalti, poi si è giunti a una mediazione probabilmente frutto di un lavoro all'interno di una maggioranza evidentemente ormai logorata. E si è giunti ad una sospensione fino al 31 dicembre del 2020 del codice degli appalti.

È chiaro che in questo contesto si è giunti a un provvedimento, e quindi a una sospensione di alcune parti che non hanno alcuna logica. Avete dimostrato l'incapacità di fare una proposta organica in modo davvero da accelerare i lavori e le opere pubbliche nel nostro Paese. Tra le varie cose che avete scritto e riscritto ce ne sono due che evidenzio in questo ordine del giorno: da un lato, tra i commissari, uno dei commissari individuato è il commissario per la conclusione del Mose.

Ora, all'interno di un articolo che introduce la figura dei commissari in modo assolutamente discrezionale, senza alcun criterio, dando la massima discrezionalità al Governo di individuare figure commissariali su opere che non sono appunto determinate, nel Mose, per concluderlo, è stata invece individuata una figura che dovrà essere nominata nel giro di un paio di mesi, 60 giorni dopo la pubblicazione del decreto. Però questo commissario, dopo una lunga trattativa, evidentemente, all'interno della maggioranza, c'è scritto che deve avvalersi di strutture non ben chiarite della pubblica amministrazione, partecipate dello Stato, e non di quelle strutture che, invece, hanno attivamente lavorato in questi decenni per la redazione del Mose, ovvero i dipendenti e i lavoratori del Consorzio Venezia Nuova, di Thetis e di Comar.

In ballo ci sono 250 lavoratori, ovvero il futuro di 250 famiglie. Bisogna che diamo certezza a questi lavoratori; certezza non solo perché c'è il futuro delle famiglie in gioco, ma perché è in gioco anche la possibilità stessa di concludere l'opera, perché sono quelli che l'hanno materialmente seguita passo passo in questi anni.

L'altra questione molto importante riguarda il Comitatone: ebbene, la ripartizione dei fondi della legge speciale in questo decreto viene assegnata con un decreto che sarà successivamente emanato dal Presidente del Consiglio, e non attraverso la convocazione del Comitatone. Il Comitatone è un organo collegiale presieduto dal Presidente del Consiglio, di cui fanno parte, oltre a vari ministri, il comune di Venezia, la città metropolitana, altri comuni della gronda lagunare; è un organo collegiale dove da cinquant'anni si discute del futuro di Venezia, si prendono le principali decisioni che riguardano la città, oltre a ripartire i fondi della legge speciale.

Non si capisce perché non convocate il Comitatone. Avete paura di confrontarvi con la città, è la prima volta in cinquant'anni che avviene questo. Chiedo che sia convocato, che vi impegnate nel giro di 30 giorni dalla pubblicazione del decreto a convocare, come previsto dalla legge, il Comitatone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Carla Cantone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/107.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Presidente. Un Governo responsabile dovrebbe assumere decisioni di assoluta trasparenza e legalità; invece voi, con il decreto che osate chiamare “sblocca cantieri”, fingete di ignorare alcuni fattori fondamentali, e provo a spiegarmi meglio. Intanto, il numero degli addetti nelle costruzioni in edilizia sono un milione e mezzo fra le piccole, medie e grandi imprese: se non si sbloccano i cantieri di grandi opere, di opere utili alla messa in sicurezza dei territori, di bonifica ambientale e di infrastrutture finalizzate al sociale e alle politiche industriali e di sviluppo, ogni anno 100 mila lavoratori edili diventeranno disoccupati, centinaia e centinaia di imprese chiuderanno - non sono dati e numeri che do io, sono dati dell'Osservatorio delle costruzioni - e i contenziosi nella pubblica amministrazione aumenteranno paurosamente.

Se prendiamo solo le opere ferroviarie, stradali, metropolitane, stiamo parlando di cantieri bloccati che interessano 24.500 addetti diretti, che arrivano a 70 mila con l'indotto, e con 12 miliardi congelati. Ma potrei parlare di tante opere sociali che i comuni ben conoscono, che riguardano centinaia di migliaia di lavoratori. E mentre imprese e lavoratori, amministratori e sindacati chiedono una politica, un progetto per sbloccare davvero i cantieri, voi cosa fate? Voi rispondete con un decreto di sospensione e modifica del codice degli appalti, pur sapendo che la contrarietà a questa vostra stupefacente intuizione è larga ed è trasversale.

Questi riguardano molte associazioni, associazioni democratiche, sociali e produttive; e non è rilanciando il massimo ribasso, il minor costo e aumentando la percentuale di subappalto che si fa la politica industriale, di sviluppo e di occupazione, né di investimenti né di opere utili al Paese, al sociale e all'ambiente.

La semplificazione non significa il libero affidamento.

Voi in questo modo state dicendo che il problema è solo e soltanto di regole, e quindi basta liberare il mercato da lacci e lacciuoli e tutto tornerà a girare. Ma non è così: la vostra proposta è dannosa per i lavoratori e nociva per le imprese serie e corrette. I lavoratori pagheranno per il non rispetto dei contratti e del diritto alla sicurezza, perché il massimo ribasso è “tana libera tutti” e comporterà la riduzione di costi risparmiando sui salari e i piani per la sicurezza. Si sa, vero, quando parliamo di sicurezza anche in quest'Aula, che ogni tre giorni c'è un morto per un incidente sul lavoro in edilizia? Proprio perché mancano gli strumenti ed i piani della sicurezza per evitare queste morti.

E poi c'è il mancato rispetto dei contratti. Altro che salario orario legale, altro che 9 euro! Ve ne accorgerete quando deciderete anche il salario minimo legale, come verrà attuato, visto che neanche i contratti normali rispettano.

Le imprese sane e corrette dovranno fare i conti con una forte concorrenza sleale, con un dumping che aumenterà. È una storia antica che ha sempre portato il virus del male in edilizia, e lo sapete benissimo. È il pericolo dell'illegalità e delle infiltrazioni mafiose che va debellato, non denunciare i sindacalisti che si preoccupano di questo. Lo diceva prima l'onorevole Orlando, quando ha parlato di questa grave questione che è venuta fuori, di quello che è stato fatto dal Ministro dell'interno.

Poi, se proprio non volete darci retta… Vado verso le conclusioni, e non voglio parlare molto: voglio dire quello che sento fortemente, e sono una che vi assicuro che i cantieri li conosce benissimo. La storia della mia vita non riguarda solo conoscere gli anziani, ma riguarda anche conoscere bene l'edilizia ed i lavoratori e i cantieri. Se non volete darci retta allora - e concludo - vi consiglio di visitare un cantiere, di andare a vedere come si lavora: dubito che in quest'Aula ci siano molti che abbiano capito come si lavora in un cantiere e conoscano la fatica e la faticosità di questo settore.

Oppure, se proprio non volete visitare un cantiere, vi consiglio di leggere un bel libro di Vasco Pratolini, Metello, che racconta dei cantieri edili a Firenze nel 1875. Voi ci state riportando con questa proposta, con questo provvedimento, indietro di 150 anni. E non è ironia, non è una battuta, Presidente, che uno fa per illustrare un ordine del giorno: andate a vedere come stanno i lavoratori in un cantiere, che cosa significa un subappalto messo in quei termini per i lavoratori. Altro che Metello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. La deputata Pollastrini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/127.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Signor Presidente, questo ordine del giorno chiede una cosa semplicissima: l'impegno a reperire risorse per nuove caserme, o per l'ammodernamento delle attuali, dei vigili del fuoco. Ora noi parliamo di un Corpo, di un Corpo dello Stato, di soccorso, che tutti quanti elogiamo nei momenti del bisogno, quando intervengono nella drammaticità per salvare bambini, anziani, territori, per mettere in salvezza edifici.

E voi mi direte: ma un ordine del giorno non risolve i problemi, o semmai li risolveremo domani. Allora, io mi permetto con la stessa onestà di dire una cosa banale: sì, noi presentiamo questi ordini del giorno per lasciare agli atti. Come lo sentivo ora dalle parole dell'onorevole Cantone, “nati dal cuore”. Innanzitutto in noi vi è un'indignazione morale, oltre che politica. Perché abbiamo a che fare con un provvedimento che non avete voluto discutere, o perlomeno su cui non avete voluto ascoltare, né in Commissione né in quest'Aula. Ed abbiamo a che fare con un provvedimento - l'abbiamo detto e lo ridiremo, non ci stancheremo di dirlo - che ha a che fare con delle cose semplici, ma importantissime: con la legalità. E non lo dico ora: basta leggere gli ultimi atti della Commissione antimafia. Mi spiace che non ci siano i colleghi della Lega, perché lo vorrei ricordare proprio a loro: che dal Nord scende al Sud, dal Sud scende al Nord, e in particolare quella mafia, quella camorra, quella 'ndrangheta colpiscono i piccoli comuni, quei piccoli comuni che invece voi, con questo ordine del giorno, avreste l'ardire, avete l'ardire di voler salvare, di voler aiutare nelle opere pubbliche. Non è così, perché l'illegalità si allargherà, e voi lo sapete, non potete ignorare questo tema.

Ma questo provvedimento ha a che fare con qualcosa di più. Vedete, le strade in questo periodo si sono riempite di ragazze e di ragazzi che in nome dell'ambiente riproponevano alle nostre coscienze qualcosa, qualcosa di importante. È bene premiare gli appalti in quel modo, gli appalti al ribasso? Voi sapete che, fra l'altro, comporta una diminuzione di controlli anche su quel bene prezioso che è l'ambiente, perché si insinueranno materiali meno buoni; si insinuerà, fra l'altro, quello che col cuore ha detto la collega Cantone, e lo dico proprio ai colleghi e alle colleghe 5 Stelle: ma non potete accontentarvi del fatto che il Vicepresidente del Consiglio salvi la Whirlpool. A noi tutti interessa salvare la Whirlpool, e come la Whirlpool tutte le aziende in crisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); ma non potete dire questo (e noi saremo a sostegno, se ci riuscirete, del salvataggio di quelle aziende), e contemporaneamente con l'altra mano negare i diritti nei fatti e non considerare pienamente cosa significa ridurre le sicurezze sui luoghi di lavoro! Il lavoro va preso nel suo insieme, i diritti vanno vissuti nel loro insieme. Allora io dico: un po' di politica. Dovrei chiederlo a voi: se non avete quello, abbiate almeno un po' di umanità e di serietà.

Ho finito, signor Presidente. Questi ordini del giorno, l'ordine del giorno che anch'io sostengo, noi non li presentiamo come un atto in più, noi non li presentiamo per riempire gli archivi di qualche intervento e mettere tutti quegli interventi nella polvere: noi lo facciamo perché sentiamo un dovere, per parlare a chi è fuori di qui e dire “qualcuno c'è che vi ascolta, qualcuno c'è che vorrebbe migliorare le cose, qualcuno c'è che vorrebbe cambiare le cose”.

E quindi noi non ci arrendiamo, non ci arrendiamo di fronte alla forza dei vostri numeri attuali, non ci arrendiamo di fronte alle vostre sicurezze, che danno insicurezze alle persone. Noi siamo qui per dire che continueremo a combattere, perché io sono molto d'accordo con un libro che è uscito di recente, scritto da un importante signore della mia città: Ci salveremo. E quando lui voleva dire “ci salveremo”, si riferiva certo alla politica, e noi siamo innanzitutto qui, dovremmo essere qui per fare una buona politica, innovare la politica, ridare alla questione morale il suo valore pieno; ma si riferiva a quelle associazioni, a quei movimenti, a quel sindacato, a quel civismo che ha chiamato tutti noi ad una responsabilità, perché è quel civismo che dice che contro l'illegalità, contro l'insicurezza sui posti di lavoro si continuerà a combattere, e so che noi non lo faremo da soli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Benamati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/53.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Signor Presidente, anch'io desidero illustrare il mio ordine del giorno, ma prima vorrei svolgere alcune brevi considerazioni, perché questo è un momento importante di questa legislatura, uno snodo quasi.

I due decreti-legge combinati che stiamo esaminando, il n. 32 che voi chiamate “sblocca cantieri” e il n. 34, che sempre voi chiamate “crescita”, sono la vostra scommessa per la ripartenza del Paese: un Paese che sta lasciando la stagnazione per entrare nella recessione, non cresce, aumenta la disoccupazione ed entra in una fase di difficoltà.

Allora, Presidente, per venire al dunque delle questioni, il decreto-legge “crescita” lo tratteremo la prossima settimana, ma non porterà dei benefici perché, per ammissione del Governo, le risorse non ci sono perché sono state già impegnate nella legge di stabilità per le misure ben note agli italiani; ma anche questo decreto, il n. 32, il cosiddetto “sblocca cantieri”, non porterà a quei vantaggi che voi immaginate, soprattutto perché non sblocca, come è stato detto bene oggi, le grandi opere, che sono ferme e che sono oggetto di contenzioso fra le due parti della maggioranza.

In questo, io sottolineo ancora una volta l'importanza di muoversi, al Governo, sul passante di mezzo di Bologna che, l'anno scorso, fu oggetto anche di un incidente, date le condizioni di traffico in cui si trova, che ha sfiorato la strage. Però, il mio ordine del giorno, signor Presidente - qui mi appello direttamente a lei, non al Governo, che sta lavorando sui sacri testi e non ascolta, quindi mi appello alla sua sensibilità, perché parlo della vita delle persone e delle aree terremotate - è molto semplice e riguarda centotrentacinque professionisti che dipendono da Invitalia e, nell'ambito di una convenzione fra questo soggetto pubblico e la regione Emilia Romagna, seguono le pratiche di ricostruzione delle aree colpite dal sisma nel 2012. L'Emilia Romagna è un esempio per la nazione, un esempio di come ci si rialza dal terremoto. Oggi siamo in una fattispecie particolare e queste centotrentacinque persone incappano nella necessità di un rinnovo: sono precari. Purtroppo, non abbiamo ancora sconfitto la precarietà - nonostante gli annunci - e ottanta di questi ricadono, per quanto mi consta, nelle previsioni del cosiddetto “decreto dignità”: non sono rinnovabili.

Fu fatta un'eccezione, in legge di bilancio, proprio per superare quello che era stato previsto dal “decreto dignità” per le persone che lavoravano sugli eventi sismici del Centro Italia del 2016. Il contratto di queste persone scade il 30 di giugno. Noi abbiamo la necessità di una soluzione: sono state rigettate in Senato - anche qui, ovviamente - le proposte emendative tese a sanare questa situazione. Noi chiediamo, con questo ordine del giorno, di dare una possibilità, nel modo più veloce che il Governo riterrà di fare, a queste persone e questa situazione, sapendo che non vogliamo solo dare un futuro di stabilità a centotrentacinque lavoratori, ma vogliamo dare continuità alla ripresa di un territorio che è motore e traino dell'economia nazionale e della crescita del Paese.

Noi contiamo, anche tramite il suo aiuto, Presidente, di raggiungere questo obiettivo e che il Governo convenga con noi su questa necessità. Diciamo ciò anche perché non capiremmo una differenza di trattamento con quanto è già stato fatto, se non con una differenza di colore politico delle amministrazioni che sono interessate, ma che non vogliamo né immaginare, né credere, perché per noi, come sempre, al di là della politica cioè il bene di questo Paese, cioè il bene degli italiani, c'è il bene della nazione. Speriamo di riuscire a condividere su questa realtà queste nostre posizioni con il Governo. Andiamo in questa direzione, diamo una risposta a queste persone, risolviamo un problema e aiutiamo un'intera comunità a continuare nel suo lavoro di ricostruzione dopo quegli eventi così calamitosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Moretto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/146.

SARA MORETTO (PD). Grazie, Presidente. Per illustrare il mio ordine del giorno parto da due semplici domande che chi siede nelle istituzioni dovrebbe sempre porsi. La prima, forse, è banale, ovvero quella di chiederci se in questo paese c'è davvero bisogno di intervenire per accelerare le opere e i cantieri. Sì, c'è il bisogno di intervenire affinché nel nostro Paese le opere si concludano e si concludano velocemente; la seconda domanda che dobbiamo porci è se per farlo è necessario prevedere deroghe e deroghine, se è necessario aggirare le regole, se è necessario aprire le porte all'illegalità. Ecco, a queste tre domande noi non possiamo che rispondere no e decisamente no.

Non è accettabile che nel nostro Paese si diffonda l'idea che per fare sia necessario andare oltre le regole, non è accettabile pensare che per fare sia necessario creare disparità tra le aziende, tra quelle che operano nel rispetto delle regole e quelle che, invece, pensano di poterne fare a meno, disparità tra lavoratori che avranno diritti riconosciuti e altri che invece ne avranno qualcuno in meno e disparità tra territori, perché le opere prioritarie verranno decise in maniera anche arbitraria direttamente dalla Presidenza del Consiglio. Non accettiamo neanche che per fare le opere si debba rinunciare a garanzie di qualità su queste opere stesse. Tutto questo è scritto e contenuto in questo decreto che non condividiamo profondamente, proprio perché afferma il principio che pur di fare si possa andare oltre la legalità; e non lo diciamo noi, non lo dice il Partito Democratico, bensì l'ANAC; lo dice Cantone, che nelle audizioni che si sono svolte qui alla Camera ha chiaramente messo in evidenza quelli che sono i profili sia di incostituzionalità ma anche e soprattutto i rischi di illegalità che questo decreto - diciamo - offre al nostro Paese (rischi di cui questo Paese non ha assolutamente bisogno). Il mio ordine del giorno chiede al Governo di valutare un aspetto in particolare: nell'articolo 4 si prevede che vi sia l'identificazione di opere prioritarie e non è chiaro se queste opere prioritarie siano quelle definite dagli attuali strumenti di programmazione o se ve ne siano altri e altri ancora che verranno discrezionalmente individuati. Inoltre si prevede che a seguire queste opere siano uno o più commissari - ormai è abitudine di questo Governo - che verranno nominati con un DPCM e che andranno in deroga a tutte le regole che oggi, invece, normano la realizzazione delle altre opere in questo Paese. Noi crediamo che questa sia prima di tutto una grande contraddizione con quello che abbiamo ascoltato nella scorsa legislatura. Nella scorsa legislatura le opposizioni inorridivano di fronte alla nomina di commissari plenipotenziari; oggi invece ci dobbiamo abituare al fatto che questa sia una regola, un modo per affrontare tutte le questioni, da quelle sanitarie a quelle infrastrutturali in questo Paese.

Noi crediamo che i rischi di illegalità che sono stati evidenziati siano rischi veri e chiediamo e pretendiamo, con questo ordine del giorno a mia prima firma, che il Parlamento venga annualmente informato circa l'applicazione di questa disciplina; pretendiamo e chiediamo che l'ANAC sia coinvolta quale autorità di vigilanza nel settore degli appalti pubblici e delle autorizzazioni.

Almeno questo, signor Presidente, dovrebbe essere un segnale da parte di questo Governo di aver colto fino in fondo qual è il percorso che ha intrapreso, quali sono i rischi a cui espone il nostro Paese. Siamo anche convinti che, nonostante queste norme, debba essere chiaro a tutti che in questo Paese chi blocca le opere non sono le norme ma è la politica, la politica che non decide e la politica che dice “no”: è quella politica che oggi siede nei banchi di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. La deputata Pezzopane ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/100.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Illustro questo ordine del giorno, cosa che avrei voluto ovviamente evitare nell'auspicio che il Governo avesse mantenuto le promesse fatte sui territori e quindi avesse prodotto nella sua azione di Governo gli effetti e i risultati delle promesse innescate in questo anno disastroso.

Purtroppo non è stato così: abbiamo presentato gli emendamenti con i colleghi, ma gli emendamenti sono stati tutti bocciati, forse non li avete nemmeno letti, perché alcuni di quelli che riguardano le aree del sisma, facevano parte delle vostre promesse elettorali fatte a gran voce, enfatizzate, ricordo, in quei giorni di campagna elettorale e anche nella recente campagna elettorale, quella delle regionali, in cui con sfacciataggine siete andati di nuovo nei territori terremotati a riproporre le stesse promesse che oggi bocciate e quindi mi vedo costretta per l'ennesima volta - e lo farò fino a che con i colleghi del Partito Democratico non constateremo un cambiamento nella vostra politica - ad illustrare un ordine del giorno, e lo faccio con entusiasmo, con passione, perché so che questa è una battaglia giusta, che va fatta fino in fondo. Prima questione: ci avevate promesso un decreto sui terremoti e invece è la sesta volta che noi parliamo di terremoti in strumenti che parlano d'altro. E qui raggiungiamo l'apoteosi, perché parliamo di una cosa delicata, un vaso di vetro sottile, appunto la ricostruzione dei territori terremotati tra basi d'acciaio, che sono quelle dei subappalti, della deregulation, del massimo ribasso e compagnia dicendo, cioè di tutte quelle operazioni malsane che avete messo in questo decreto. Di terremoto, poco e niente. In gran parte, in particolare per il terremoto del 2009, che ha celebrato il decennale e che vede diversi di voi, anche lì, scorrazzare negli eventi culturali, non avete previsto le cose più importanti: la proroga dei fondi per i comuni, certo, ma è una proroga, tutti i Governi l'hanno fatta prima di voi; le proroghe per i fondi per i bilanci del comune de L'Aquila, certamente, ma anche quella è una proroga. Dov'è la vostra rivoluzione?

La vostra rivoluzione in questo decreto verso L'Aquila è che scippate 75 milioni di euro per darli ad altre esigenze. Vorrei che mi ascoltaste perché in questi dieci anni nessun Governo mai aveva tolto i soldi alla ricostruzione de L'Aquila per farne altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Avete battuto anche questo record: non solo non fate cose nuove, ma vi prendete i soldi, come se la ricostruzione de L'Aquila fosse un bancomat. Cosa serve? Serve lì, ma li prendiamo alla ricostruzione de L'Aquila, che vuoi che sia, hanno aspettato dieci anni, ne possono aspettare altri dieci! Ce li dovete rimettere quei soldini e nell'ordine del giorno io chiedo espressamente che quelle risorse vengano restituite alla ricostruzione de L'Aquila, perché le togliete all'annualità in corso e non potete sapere se li utilizziamo.

E poi, nell'ordine del giorno, sosteniamo la necessità di risolvere questo problema delle tasse sospese nel 2009, di cui ci si chiede la restituzione. La proroga non basta, serve il provvedimento, anche questo sbandierato da Di Maio e da Salvini in ogni competizione elettorale per poi dimenticarsene il giorno dopo.

Tutto questo è vergognoso e quindi io mi auguro che l'ordine del giorno venga approvato e che, quindi, si provveda a restituire i soldi, si provveda a risolvere il problema delle tasse sospese, si reinserisca il DURC, perché anche qui abbiamo questo paradosso: che noi avevamo messo dei controlli e che ora, per la ricostruzione del terremoto 2009, non serve più il DURC di congruità, per cui si apre ulteriormente al lavoro nero. E quindi mi auguro che questa volta almeno l'ordine del giorno trovi la vostra approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Carnevali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/103.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente Fico. L'ordine del giorno che voglio presentare riguarda l'articolo 4-quinquies, che, alla lettura del titolo, è davvero molto accattivante - come si fa a non essere d'accordo? - perché si occupa di misure per l'accelerazione degli interventi di edilizia sanitaria e per garantire che ci sia una continuità ed evitare quella automatica risoluzione degli accordi di programma per i quali non sia stata presentata o non risulti che sia stata presentata l'ammissione al finanziamento entro i 24 mesi. Naturalmente, il Ministero della salute fa una ricognizione e poi qui c'è uno strumento molto creativo, che abbiamo visto, perché qui si dice testualmente, basta leggere, che il Ministro può - dice così - stabilire un termine congruo. Cosa sia il termine congruo per tutti gli interventi… e parliamo di qualcosa come 145 interventi per quell'intervento, che ha un nome e un cognome su un territorio, il nome di un ospedale, il nome di un'azienda, ecco, un termine congruo che la Ministra stabilisce per Tizio, piuttosto che per Caio. Stabilito che è scaduto questo termine congruo, indovini Presidente, e così l'Assemblea, che cosa accade? Abbiamo la nomina di un bel commissario ad acta. Perché vede, il modello Calabria è un modello che, non solo abbiamo visto qui la settimana scorsa, ma abbiamo pensato che sia giusto farne un clone che estendiamo su tutto il territorio nazionale. Facciamo in modo che, per esempio, in Calabria, oltre al commissario straordinario, al commissario ad acta, al commissario liquidatore, gli si mandi anche il commissario del commissario del commissario per quell'intervento su quell'ospedale specifico. Ecco, io credo che francamente le buone intenzioni, come sempre, poi si infrangono su una capacità di potere discrezionale che non abbiamo mai visto in questo Parlamento.

E la cosa che francamente lascia molto perplessi - questo nel complessivo di questo decreto - è che, vede, i difensori della trasparenza a legislature alterne o il fatto che non sfugge che una volta, nelle modifiche del codice degli appalti, l'ANAC era un punto di riferimento quando si era all'opposizione, come il ritorno alle gare al massimo ribasso, una cosa che una parte di questa maggioranza voleva scongiurare a tutti i costi, così come la possibilità di facilitare possibili irregolarità nel nome della fretta, in milanese si dice del “ghe pensi mi”. Ecco, quel “ghe pensi mi” è, purtroppo, foriero di cose che non vorremmo vedere e che ci auguriamo davvero di non vedere, come vi abbiamo già detto.

Un'altra cosa importante che emerge: ci sono 24 miliardi, di questi 24 miliardi sono 860 milioni che avanzano. Riguardo alle modalità con cui vengono utilizzate queste risorse mi auguro che, con questo ordine del giorno, venga rispettata almeno una cosa: la programmazione sanitaria di quel territorio, che corrisponda ai fabbisogni reali di quei cittadini rispetto alla condizione attuale, perché è chiaro che la Corte dei conti, come è allegato al dossier, fa questa ricognizione ma parla degli anni 2012-2016. Magari alcune opere che non sono state portate avanti, in alcune regioni, le più lente - forse quelle in cui l'inerzia è stata un po' più spiccata, magari - molto probabilmente, non sono più adeguate. Ecco, io mi auguro davvero che ci sia questa volontà di approvare questo ordine del giorno.

E del resto purtroppo, e questo è così, quel trofeo con il quale vi siete smascherati, in particolare con questo decreto, che vede disconosciuti e che vede rinnegati tutti i principi che chi era qui nella scorsa legislatura ha sentiti dire tante volte e che, invece, vediamo rinnegati con questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Frailis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/72.

ANDREA FRAILIS (PD). Grazie, signor Presidente. Vede, in questi giorni ho ascoltato molto il dibattito qui in Aula sul decreto “sblocca cantieri”, come la maggioranza e il Governo lo hanno definito, e mi è venuta voglia di tornare per breve tempo a quella che è stata la mia professione per oltre quarant'anni, vale a dire quella del giornalista, e allora ho provato a comporre dei titoli su quello che abbiamo sentito in Aula, ma anche in Commissione. Per quella che è la nostra convinzione, un titolo potrebbe essere: “i cantieri saranno ben lontani dall'essere sbloccati con questo decreto” oppure “questo decreto non porta posti di lavoro in più” o ancora “non aumenta le sicurezze per chi lavora e le garanzie della sicurezza per i lavoratori”…(Commenti del deputato Belotti)

PRESIDENTE. Collega!

ANDREA FRAILIS (PD). Dipende se si fa il titolo per i quotidiani, per le riviste o per la televisione, per la quale ho lavorato anch'io, quindi…

PRESIDENTE. Prego, andiamo avanti con l'illustrazione dell'ordine del giorno.

ANDREA FRAILIS (PD). E allora direi che le granitiche certezze di questo decreto, granitiche certezze da parte della maggioranza e del Governo, non sono state scalfite da quello che avviene al di fuori di quest'Aula in questi giorni: le prese di posizione, i comunicati, le critiche, che sembrano non trovare udienza in quest'Aula.

Per ultimo, il comunicato che questa sera ha diffuso la rete delle professioni tecniche, vale a dire gli addetti ai lavori che dovrebbero essere interessati da questo decreto, non il Partito Democratico, non la sinistra, non l'opposizione, ma la rete delle professioni tecniche. In una recente audizione in Commissione, poi, la rete delle professioni tecniche ha voluto fare qualche distinguo, ha voluto fare degli appunti a questo decreto, uno dei quali critica fortemente la reintroduzione dell'appalto integrato che considera - sto leggendo il comunicato - profondamente lesivo del principio per cui la progettazione rappresenta il fulcro essenziale di ogni opera. Affidare - dice ancora il comunicato - congiuntamente la progettazione e l'esecuzione allo stesso soggetto relega nei fatti la progettazione ad un ruolo potenzialmente subalterno, aumentando, come l'esperienza purtroppo indica, il ricorso alle varianti in corso d'opera, prefigurando la moltiplicazione dei contenziosi, la lievitazione dei costi e la dilatazione dei tempi di esecuzione. Questo sarebbe lo “sblocca cantieri”.

Nell'ordine del giorno che porta la mia firma, però, mi occupo, signor Presidente, della ricostruzione nelle zone più pesantemente colpite dal sisma degli anni passati, ovviamente, ricostruzione che deve partire dalle abitazioni private. Nel decreto si consente il passaggio delle competenze relative alla ricostruzione stessa dagli uffici speciali ai comuni; questa è una scelta che noi non contestiamo, assolutamente, anzi, la riteniamo condivisibile, purché sia corroborata, sia in qualche modo rafforzata da scelte finanziarie adeguate, sicuramente scelte superiori a quelle previste dall'articolo che consente di stipulare ulteriori contratti a tempo determinato per 200 unità, per gli anni 2019 e 2020, troppo poco per poter procedere alla ricostruzione in queste zone.

L'ordine del giorno impegna, quindi, il Governo a trovare più stanziamenti e ad ampliare, nel prossimo provvedimento utile, la capacità di assunzione per i comuni di Servigliano e Smerillo in provincia di Fermo, ma, in pratica, noi la chiediamo per tutte le zone terremotate. Sarebbe veramente un'ottima risposta, in tempi brevi, speriamo, a quello che è il dramma di queste popolazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Morassut ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/143.

ROBERTO MORASSUT (PD). Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi torniamo su una delle questioni che sono state al centro della discussione in Aula e nella Commissione su questo provvedimento, la questione della moltiplicazione dei commissari, che è una cosa abbastanza curiosa da un punto di vista politico, perché veniamo da una stagione nella quale, soprattutto, il MoVimento 5 Stelle, sulla materia delle opere pubbliche, si è caratterizzato sostanzialmente per essere una forza che diceva “no” a tutto. Ora, è chiaro che esiste in Italia un problema in più rispetto ad altri Paesi e cioè le forme del dibattito pubblico, le forme attraverso le quali i cittadini partecipano alla fase di progettazione, alla conoscenza dei progetti, anche delle grandi opere; in questo senso la vicenda della TAV è in qualche maniera simbolica, ma, soprattutto, c'è un problema in più per quello che riguarda la trasparenza delle grandi opere. Ora, passate da questo, passate dall'estremizzazione del “no” a tutto, delle manifestazioni no-TAV, dell'indiscriminata opposizione a qualunque forma di trasformazione del territorio e di interventi per opere pubbliche, alla moltiplicazione dei commissari, cioè voi, con questo provvedimento, trasformate il sistema degli appalti in un grande sistema commissariato, addirittura con strumenti, come il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, per tutte le opere eventualmente individuate come prioritarie che introducono, mettono nelle mani dei commissari delle potenziali deroghe che sospendono il codice, quindi, con un atto amministrativo che monta sopra ad un provvedimento di legge, quindi, un pasticcio anche di carattere costituzionale, che rappresenta una piroetta politica e culturale niente male.

Ora, il fatto che l'accentramento delle decisioni sia sinonimo di efficienza è un vecchio concetto di destra. Il commissario si usa quando serve, il commissario si usa come strumento quando c'è un'emergenza, non si usa in maniera indiscriminata, perché se si usa in maniera indiscriminata si riducono le forme della trasparenza democratica, si strozza il mercato e si fanno impicci.

Per quanto riguarda il codice degli appalti, a un certo punto, Governi del centrosinistra hanno recepito le direttive europee e hanno ridisegnato, lavorato su un ridisegno del sistema e del codice.

A parte il fatto che il codice è un codice, quindi, è qualche cosa di unitario e intaccarlo, come si fa in questo provvedimento, con interventi specifici fa perdere di organicità e, quindi, fa saltare il sistema, ma il codice serviva a due cose: serviva a superare il sistema del mercato degli appalti che si era consolidato a partire dal 2008 o 2010, che aveva, da un lato, il general contractor, i trust del cemento e del ferro che facevano le grandi opere, all'oscuro di tutto, e si appoggiavano sulla marmellata della piccola impresa illegale del lavoro nero e della mancata sicurezza; questo era il sistema che ha portato alla paralisi, all'ingiustizia sociale e a delle opere sbagliate e fatte male, dai costi esplosi. Il codice serviva a questo e serviva, naturalmente, a introdurre dei criteri di maggiore trasparenza, di maggiore modernità e di controllo anche dei costi, riducendo le stazioni appaltanti, perché in Italia appaltano tutti, in Italia ci sono 50 mila stazioni appaltanti.

Ebbene, voi tornate indietro a tutto questo, riportate il Paese indietro di vent'anni e mettete nelle mani, attraverso un provvedimento amministrativo, del Presidente del Consiglio dei ministri la possibilità di derogare su tutto, cioè di nominare commissari su qualunque opera prioritaria. Se questa la chiamate democrazia, se questa la chiamata efficienza, fate un po' voi, noi vi chiediamo con questo ordine del giorno il minimo sindacale, cioè che almeno la possibilità di nominare i commissari attraverso un atto molto discutibile – e concludo - sia legata alla individuazione dei reali caratteri emergenziali di un'opera. Non si può commissariare un Paese sugli appalti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); riparte la corruzione e riparte la mafia, questo ve lo dovete mettere bene in testa se volete continuare a governare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. La deputata Gribaudo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/106.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Per illustrare questo ordine del giorno, avrei voluto rivolgermi al Ministro del Lavoro Di Maio o a un sottosegretario del lavoro, insomma, invece, ancora una volta, quando si parla di lavoro, i ministri e i sottosegretari che di questa materia si occupano non ci sono. In questo decreto è innegabile che si discuta anche di lavoro e, ancora una volta, tra i banchi del Governo, lo segnalo, Presidente, non c'è un Ministro o un sottosegretario che si occupi di questa delicata materia e io lo trovo scandaloso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo trovo scandaloso, proprio perché, ovviamente noi abbiamo solo più lo strumento degli ordini del giorno, perché è stata posta l'ennesima questione di fiducia e, quindi, ciascuno di noi sta illustrando gli ordini del giorno; in modo particolare io voglio illustrare il mio ordine del giorno che riguarda un settore e riguarda quindi dei lavoratori che in qualche modo hanno a che fare con il tema degli appalti pubblici. Ecco, è innegabile e sappiamo purtroppo fin troppo bene, dai fatti di cronaca, che proprio nei subappalti si concentra il maggior numero di incidenti mortali sul lavoro e con questo decreto voi alzate la soglia dei subappalti al 40 per cento. A dicembre, Egidio Martino, 57 anni, è morto lavorando in subappalto sul Terzo valico, il 22 gennaio, Eros Cinti, è morto nello stabilimento Ansaldo Energia di Genova, lavorando in subappalto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), la terribile esplosione avvenuta pochi giorni fa a Rocca di Papa, che ha causato feriti gravi e fatto sfollare 150 persone, ha visto coinvolta una ditta in subappalto e questi sono solo alcuni, ahimè, degli innumerevoli incidenti che ogni giorno si verificano nel nostro Paese.

Sappiamo che la sicurezza, purtroppo, è la prima voce che si taglia in un cantiere quando i soldi non ci sono, e voi rilanciate l'utilizzo del massimo ribasso al posto dell'offerta economicamente più vantaggiosa. La si taglia a partire dai compensi dei professionisti che devono predisporre i piani della sicurezza, che rasentano cifre ridicole, per una responsabilità che riguarda centinaia di persone, e, poi, si passa a tagliare direttamente gli stipendi, prendendo in subappalto aziende esterne che non applicano neanche i minimi salariali dei contratti collettivi o, peggio, si organizzano per far firmare dei contratti pirata, con paghe da fame e nessun diritto per i lavoratori.

Ve lo hanno detto i sindacati, ve lo hanno detto le associazioni che lottano contro le mafie, ve l'ha detto l'Autorità anticorruzione: questo decreto apre le porte degli appalti pubblici alla criminalità organizzata e prepara un pericoloso aumento degli incidenti sui posti di lavoro, che saranno ancora più gravi perché avverranno mentre si realizzano delle opere per la pubblica amministrazione. Sarà lo Stato che, senza più le sue regole, consentirà di morire mentre si lavora per lo Stato. Noi, allora - ed è stato ricordato da chi mi ha preceduto, signor Presidente -, abbiamo il dovere, non solo politico ma anche morale, di sottolineare questa gravità inaudita che in questo decreto viene per l'appunto avanzata e portata avanti da questa maggioranza. Naturalmente, sappiamo e siamo consapevoli che non è con un ordine del giorno che si può modificare davvero questo provvedimento, ma è importante che il Governo prenda coscienza di come anche attraverso questo strumento il Partito Democratico sia qui per dire: “Fermatevi”.

Se con i titoli siete bravissimi, voi non solo non state sbloccando il Paese rispetto a delle opere che potrebbero essere avanzate e portate avanti con serietà e con pragmatismo, ma state mettendo i lavoratori e le lavoratrici nella condizione peggiore possibile, alla faccia dei vostri titoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Fragomeli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/94.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. L'hanno detto molto bene i colleghi che mi hanno preceduto: questo è un decreto degli abusi più che degli usi e penso, in particolare, al tema della moltiplicazione dell'utilizzo dei commissari. Da questo punto di vista si rischia, come hanno ben detto precedentemente, di utilizzare uno strumento straordinario, come appunto è quello dei commissari, con una natura chiaramente derogatoria a prescindere, senza che invece diventi uno strumento fondamentale per contrastare eventi eccezionali, gravi emergenze e interventi organici che meritano un grande coordinamento. Dico ciò proprio oggi in questa sede importante proprio per quello che è accaduto nella mia provincia, la provincia di Lecco, dove si è verificato uno smottamento importante, con un problema di esondazione dei fiumi, che ha coinvolto tutta un'alta valle e un fondo valle sulla riva del lago di Lecco e di Como, ora in situazione di straordinaria emergenza; ci sono state 800 evacuazioni in un comune di 2.300 anime e altre 200 evacuazioni in un comune di poco più di 2 mila anime per il rischio, appunto, che le esondazioni travolgessero gli interi abitati. Quindi, capite che si rischia molto nell'utilizzare impropriamente uno strumento come quello del commissario, perché poi, quando la straordinarietà diventa ordinaria, non si capisce più quando questo strumento deve essere invece utilizzato; si perde quella capacità di discernimento, quella capacità di cogliere gli aspetti importanti di un intervento che, appunto, deve essere organico. Dico ciò perché il mio ordine del giorno, invece, motiva la nomina di un commissario in una fattispecie particolare, emergenziale, che si è rivelata ancora più grave oggi. Infatti il mio ordine del giorno si riferisce alla strada statale n. 36, alla Milano-Lecco che porta fino in Valtellina, che, appunto, ha questo enorme problema morfologico, di natura morfologica nel territorio, di grossi smottamenti nella parte nord di questa strada e, allo stesso tempo, altrettanti gravi problemi di incidentalità, quindi di percorribilità di questa strada, anche nella parte sud più prossima al capoluogo milanese e monzese. I numeri sono allarmanti perché la statale n. 36, che è una delle statali più trafficate d'Italia, con 78 mila auto al giorno che transitano su questa strada, è la più incidentata d'Italia: ci sono 311 incidenti all'anno in un tratto che è poco più di 23 chilometri. È una strada pericolosissima, altamente pericolosa. Da questo punto di vista pensiamo che sia fondamentale intervenire con la straordinarietà, ma anche con la nomina di un commissario, per mettere d'accordo quattro province. Pur essendo una statale non particolarmente lunga, perché complessivamente sono 140 chilometri di statale, ci sono quattro province. Allora, a più riprese, negli ultimi mesi abbiamo chiesto che le provincie di Monza e Brianza, di Lecco, di Sondrio e di Como si unissero e coordinassero interventi emergenziali e organici che, appunto, evitassero gravi problemi. In questa strada, solo due anni e mezzo fa, c'è stata la tragedia di Annone (appena ricostruito il ponte), c'è stato il problema di un altro ponte un po' più avanti e c'è stato un altro smottamento in località Lierna. Noi viviamo quotidianamente il problema che se questa strada statale non funziona c'è un fattore emergenziale di collegamento di tutta un'area Pedemontana Lombarda che è gravissimo. Inoltre, oggi scopriamo che senza la strada n. 36, che è a monte del lungolago e di parte anche nell'area montana, noi saremmo stati nel disastro più assoluto, perché la SP n. 62 e la SP n. 72 sono state interamente chiuse e bloccate. Quindi, senza la strada statale n. 36 noi rischiamo che tutto un territorio interno delle province lombarde sia completamente isolato in un dramma che, appunto, si unisce a quello che pensiamo sia legato principalmente all'effetto meteorologico dei grandi temporali di ieri, ma che forse non è solo legato - e lo capiremo nei prossimi giorni - a questo aspetto, perché ci sono anche delle dighe e ci sono anche delle situazioni particolari in quelle aree montane.

Allora, i commissari straordinari pensiamoli quando servono, quando ci sono realtà e territori fragili, quando delle persone che vivono in quei territori hanno il diritto di avere una via di fuga se succede qualcosa di grave e non rischiare di morire, perché non c'è una strada aperta che consenta di fare un'evacuazione: è questo che oggi sarebbe accaduto a Dervio, a Pagnona e a Premana se non con una strada statale n. 36 pienamente fruibile e utilizzabile. Quindi, non solo un collegamento importante tra le province lombarde, ma anche un elemento di salvaguardia e di difesa di persone che vogliono continuare a vivere in luoghi stupendi come quelli del lago di Lecco e di Como, e altrettanti stupendi luoghi montani lecchesi.

Quindi, da questo punto di vista io chiedo che si valuti, appunto, la nomina di un commissario straordinario ma quando serve e non di abusare in questa nomina…

PRESIDENTE. Concluda.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). …perché poi si rischia di non capire più quando i commissari servono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Miceli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/136.

CARMELO MICELI (PD). Grazie, Presidente. Mi fa particolarmente piacere il fatto che lei sia in Aula questa sera, Presidente, per la sua nota sensibilità a temi come quello della lotta alla criminalità organizzata e glielo riconosco. Non è un caso che su questo tema io e il nostro gruppo abbiamo avvertito la necessità di batterci e di presentare diversi ordini del giorno perché, Presidente, io voglio che anche a lei sia noto - soprattutto a lei - quello che accade con la sospensione del codice degli appalti.

Presidente, io spero che lei sappia che con la sospensione sperimentale del codice degli appalti viene meno l'articolo 37, comma 4, cioè l'obbligo per i comuni non capoluogo di provincia di centralizzare le procedure; viene meno l'articolo 59, comma 1, quarto periodo, cioè il divieto dell'appalto integrato; viene meno l'articolo 78, cioè l'obbligo di scegliere i commissari tra gli esperti iscritti nell'albo istituito presso l'ANAC; viene meno l'articolo 36, la modifica della disciplina dell'affidamento diretto degli appalti secondo parametri che si ritengono potenzialmente pericolosi per la capacità delle organizzazioni criminali di infiltrarsi; viene meno l'articolo 133, comma 8, cioè la possibilità offerta agli enti aggiudicatari nei settori ordinari di decidere di esaminare le offerte prima della verifica dell'idoneità degli offerenti. Poi, si aumenta fino a un massimo del 40 per cento rispetto a quanto previsto dal codice degli appalti la soglia prevista per il subappalto.

Ma ancora, Presidente, ci sono delle scelte che appaiono quantomeno incomprensibili perché, in particolare, l'ordine del giorno di cui sto parlando e che sto esplicitando riguarda l'articolo 4-ter, che prevede la nomina di un commissario straordinario per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso; in particolare, il comma 9 affida a un decreto del Ministro dell'Interno l'individuazione di speciali misure amministrative e di semplificazione per il rilascio della documentazione antimafia, anche in deroga alle relative norme. Presidente, lei comprenderà che nel giorno in cui viene arrestato un soggetto che è stato consulente del Ministro dell'Interno, una qualche perplessità sull'opportunità di rimettere a quel Ministro dell'Interno, per il tramite di suoi atti, la possibilità di disciplinare il sistema di rilascio della documentazione antimafia è quanto meno lecita e legittima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Presidente, a queste perplessità, nate anche dai fatti odierni, non possono non aggiungersi quelle espresse dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Presidente, è l'Ufficio parlamentare di bilancio che afferma che lo “sblocca cantieri” non presenta una chiara direzione strategica e potrebbe determinare l'indebolimento del delicato meccanismo su cui si basa il codice degli appalti del 2016, fatto di pesi e contrappesi per conseguire finalità e obiettivi divergenti e talora in conflitto tra loro.

E, come se non bastasse, segnalo anche un problema attinente alla tecnica redazionale della norma, ed in particolare il rischio che si sia verificato in concreto e che si possa verificare in concreto una cosiddetta delegificazione spuria, ossia la possibilità che ad un codice particolarmente complesso e armonico si possa derogare attraverso norme di rango inferiore, e quindi attraverso dei decreti ministeriali. Tutto questo, Presidente, mi porta a non dover alzare i toni, a non chiedere chissà cosa: mi accontenterei stasera di portare a casa il minimo sindacale, Presidente, cioè un impegno di carattere assolutamente generico, un impegno a che il Governo - mi limito a chiedere semplicemente questo e spero di ottenere almeno su questo il consenso -, stimolato da una parte che confido e voglio ancora confidare abbia a cuore il tema della lotta alla criminalità organizzata, al fine di evitare qualunque cedimento della struttura normativa ed organizzativa atta a contrastare le infiltrazioni mafiose del sistema, voglia assumere un impegno pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Morgoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/101.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente. Questo decreto aveva creato grandi attese nelle popolazioni dei territori colpiti dagli eventi sismici del 2016 e 2017 nel Centro Italia. Queste grandi attese, per la verità, sono state autorizzate, direi ancor meglio promosse, con un grande clamore, dai partiti di Governo. Gli stessi partiti tanto baldanzosi e spregiudicati quando si trattava di conquistare voti speculando sui disagi e sulle sofferenze delle persone, ma anche sulle difficoltà di chi affrontava con responsabilità quegli eventi tanto drammatici; ma tanto baldanzosi allora quanto inefficaci e inadeguati oggi a promuovere concrete soluzioni per i problemi che permangono lì con la loro gravità.

Ma non è solo incapacità, è dolo, perché nel contratto di Governo non c'era neanche una riga dedicata al tema della ricostruzione. Eppure le quattro regioni, le dieci province, gli oltre 130 comuni, le oltre 300 vittime e i 40 mila sfollati dovrebbero ricordarci che non sono consentite disattenzioni o amnesie a nessuno. E questo ordine del giorno, che mi vede come primo firmatario, è un promemoria per il Governo, un promemoria degli impegni disattesi e delle scelte necessarie. Noi non ci stanchiamo e non ci stancheremo di richiamarvi ai vostri doveri, da una parte, e al debito gravoso che avete contratto in campagna elettorale con quelle popolazioni. Per questo faccio un rapido riepilogo delle misure più importanti che chiediamo di attivare o materie su cui chiediamo di intervenire al Governo con questo ordine del giorno, dalla proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 2022, perché non sfugge a nessuno che ancora siamo in una condizione di piena emergenza e non si può procedere con continui rinvii e con un'incertezza, con un'aleatorietà anche sugli strumenti e sulle scelte necessarie per dare vita a quelle che sono le iniziative necessarie per la ricostruzione.

Un incremento della dotazione del fondo per la ricostruzione delle aree terremotate, che ovviamente non può essere alimentato solo dalla pur lodevole donazione della Camera dei deputati e deve vedere un impegno concreto del Governo. Ma anche un incremento delle misure per sostenere il reddito dei lavoratori e dei pensionati, è stato qui ricordato, e il Governo più volte ha assunto questo impegno di ridurre la quota di restituzione della cosiddetta busta paga pesante. Così come prorogare e dotare di risorse adeguate uno strumento come la zona franca urbana, fondamentale, ma se ha una gittata temporale adeguata per consolidare certi effetti positivi in un tessuto economico che vive una situazione difficile. E in questo caso il Governo dobbiamo dire che, pur avendo esteso l'area di applicazione di questo strumento, non ha previsto un euro a supporto di questa volontà di ampliare l'area di applicazione dello strumento. Ma anche ulteriori misure per il sostegno ad un'economia stremata sono assolutamente necessarie; un'economia che ha visto perdere punti di PIL, chiudere imprese, che ancora stanno chiudendo, perdere posti di lavoro. Intanto comunque intervenire perché almeno le risorse stanziate - spesso sono risorse stanziate da quasi tre anni - arrivino ai destinatari per alleviare una situazione difficile. Quindi, mi riferisco ai finanziamenti agevolati dell'articolo 24 del decreto-legge n. 189 del 2016, fino a 30 mila euro senza interessi. L'ordinanza commissariale che regola le procedure per la liquidazione è del 14 novembre 2017 e indicava Invitalia come soggetto che, attraverso una convenzione con il Mise e il commissario straordinario, doveva procedere alla liquidazione.

Nulla di fatto: il credito d'imposta, il danno indiretto, tutte cose sulle quali il Governo si deve impegnare ad accelerare le procedure; ma anche prevedere, direi, l'obbligo dell'applicazione dei contratti collettivi nazionali e territoriali nella ricostruzione privata, per evitare fenomeni di illegalità e per non ledere i diritti dei lavoratori.

Un ultimo invito al Governo: ripristinate una norma che preveda l'obbligo di riparare il danno subìto, perché altrimenti, con la norma che è stata introdotta nello “sblocca cantieri”, che consente la vendita del diritto al contributo, noi apriamo un mercato dei contributi e rischiamo, anzi, sono certo che produciamo elementi a sostegno di un processo di depauperamento di quei territori e di spopolamento di quei territori che già è in atto.

Quindi, lavoriamo per ripopolare quei territori e non, come ha fatto il Governo con questa misura, per spopolare quei territori e per innescare fenomeni speculativi. Visto che non state facendo molto per risollevare questi territori, almeno evitate di infliggere ulteriori danni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato De Maria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/46.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Prima di illustrare nel merito l'ordine del giorno - è uno dei tanti ordini del giorno che abbiamo presentato come Partito Democratico proprio sui problemi legati alle aree terremotate, di cui si è parlato anche con molta competenza nell'intervento precedente - due considerazioni sul quadro di riferimento in cui si colloca questo ordine del giorno. Prima di tutto, un ulteriore ricorso alla fiducia da parte del Governo: questo Governo, proporzionalmente al numero di mesi in cui è stato in carica, ha fatto ricorso allo strumento della fiducia molto di più dei Governi precedenti; e la fiducia, come sappiamo, blocca la discussione. Credo che probabilmente serva anche a bloccare la discussione dentro questa maggioranza, che è abituata a litigare fra i due principali partiti che la compongono, e costringe i parlamentari, per poter contribuire al dibattito, non potendo utilizzare lo strumento degli emendamenti, a ricorrere a quello degli ordini del giorno.

L'altro elemento complessivo che voglio ricordare è la valutazione che diamo sull'insieme di questo decreto, che è molto negativa, perché è un decreto che colpisce la trasparenza, colpisce il corretto rapporto e la corretta concorrenza fra le imprese, che mette a rischio la salute dei lavoratori, che favorisce nei fatti il rischio di fenomeni di corruzione e di malaffare. Peraltro su questo lo stesso presidente Cantone si è espresso, purtroppo inascoltato dal Governo, in modo molto chiaro e molto efficace. Si dice, lo ha detto in particolare Matteo Salvini, il leader della Lega, che alla fine sono le norme e i controlli che bloccano il Paese. Non è vero, i cantieri sono bloccati per l'inerzia di questo Governo e per la sua incapacità di utilizzare anche risorse finanziarie che sarebbero disponibili per creare sviluppo, per intervenire sul territorio e per far crescere il Paese.

E questo credo sia evidente per quanto riguarda le aree terremotate, che sono state oggetto di tante proposte, di tanta propaganda elettorale, però, in concreto, in questo decreto, che peraltro, come ricorderete, era stato difeso dal Presidente Conte in particolare in riferimento alle aree terremotate, non c'è nessuna risorsa in più rispetto a quelle che avevano messo i Governi precedenti, se non la messa in discussione di risorse di cui ha parlato con molta efficacia l'onorevole Pezzopane poco fa. Si fanno poche cose fra quelle che hanno chiesto i comuni, che possono avere anche, se finanziate, come però non sta accadendo, una qualche utilità, ma complessivamente siamo di fronte a un guscio vuoto e bisognerà tornare sui temi che riguardano le aree terremotate in futuri provvedimenti. A questo è dedicato anche questo ordine del giorno, che riguarda la necessità di sostenere finanziariamente e sul piano delle risorse umane il passaggio di funzioni dagli uffici speciali per la ricostruzione ai comuni.

In particolare l'ordine del giorno riguarda tre comuni della provincia di Macerata, ce ne sono altri con le stesse caratteristiche firmati da altri colleghi che affrontano lo stesso problema: appunto la necessità che i comuni siano messi in condizioni, ormai in un altro provvedimento visto che in questo non accade, di svolgere le funzioni che vengono loro assegnate dal punto di vista delle risorse umane e finanziarie. Vediamo se almeno questo impegno la maggioranza e il Governo intenderanno assumerlo; e in ogni caso, se così sarà, noi continueremo a monitorare e a porre il problema a tutela dei cittadini di quelle aree del Paese, e in generale a tutela della legalità e della qualità del governo del nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Buratti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/129.

UMBERTO BURATTI (PD). Presidente, questa sera siamo nell'Aula di Montecitorio: mi sembra un po' di rivedere le scene che però abbiamo vissuto in Commissione, dove la discussione è stata unilaterale, nel senso che ci siamo trovati da soli - con alcuni anche delle opposizioni - a rappresentare ciò che anche i soggetti auditi ci chiedevano; ma da parte delle forze politiche di maggioranza non c'è stata nessuna risposta: c'era solo il desiderio di arrivare quanto prima a terminare la discussione, perché il provvedimento doveva arrivare in Aula e successivamente si doveva passare alla fiducia.

Presidente, certamente quando si parla della necessità di rivedere alcune normative, diciamo che questo è normale in ogni ordinamento giuridico: c'è bisogno di una manutenzione per verificare se certe norme sono veramente riuscite a raggiungere l'efficacia di quello strumento oppure no. Ma muoverci con una decretazione d'urgenza, come sta succedendo da un po' di tempo a questa parte, sicuramente non fa bene: tant'è che già l'annuncio della riforma ha determinato, anche secondo alcuni dei soggetti auditi in Commissione, una contrazione dei bandi di gara, perché l'incertezza normativa determina di per sé quell'incertezza che sicuramente non fa bene all'economia.

In questo ordine del giorno noi chiediamo di valutare l'opportunità di revisionare la disciplina prevista dall'articolo 26 del decreto legislativo n. 50 del 2016 così come è stata modificata, che riguarda i progetti di opere pubbliche per importi fino a 20 milioni di euro. Ebbene, 20 milioni non sono pochi! Questo al fine di rendere più stringente il criterio di correlazione tra complessità delle opere pubbliche ed indipendenza del soggetto verificatore, a garanzia principalmente della sicurezza, ma anche della durabilità dell'opera pubblica. Sì, perché per tale fascia di importo - 20 milioni - la norma prevedeva verifiche che oggi invece, con la modifica apportata, si dà la possibilità alla stazione appaltante di realizzare, e non più a soggetti terzi, indipendenti e qualificati. Era un importante strumento di prevenzione di eventuali errori o carenze procedurali, da cui conseguono rischi, come dicevo prima, per la sicurezza. Le stazioni appaltanti spesso non sono dotate di risorse adeguate per lo svolgimento delle attività di controllo su opere particolarmente complesse e per importi rilevanti.

Fino ad oggi l'affidamento della verifica preventiva della progettazione era riservato esclusivamente a soggetti esterni, ossia ad organismi di controllo accreditati ai sensi della normativa europea e ad operatori economici ammessi a partecipare alla procedura di affidamento dei servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria.

La norma , come novellata dal decreto-legge cosiddetto sblocca-cantieri, non risulta suscettibile di apportare concreti benefici in termini di semplificazione alla stessa pubblica amministrazione, ma di creare una sovrapposizione tra i soggetti che commissionano o progettano un'opera e quelli incaricati del relativo controllo, con il potenziale rischio di pregiudicare la sicurezza e la qualità delle opere.

Disinvestire sulla qualità e la sicurezza delle opere pubbliche con la semplificazione e l'accelerazione delle procedure di affidamento - così come sono state scritte oggi - non è affatto un obiettivo condivisibile, perché si mette a rischio la sicurezza non solo di chi dovrà usufruire di quell'opera pubblica, ma anche di coloro i quali saranno a lavorare sull'opera pubblica, nel cantiere. Ecco perché anche ieri, davanti a Montecitorio e in tante piazze d'Italia, le rappresentanze sindacali hanno fatto sentire la loro voce, una voce però purtroppo inascoltata.

E allora, Presidente e onorevoli colleghi, noi dobbiamo ascoltare la voce di quei lavoratori. Presidente, questi lavoratori si sono rivolti a noi per chiedere quella sicurezza che manca. Il Presidente della Repubblica nel suo intervento del 1° maggio ha ricordato come la sicurezza sul lavoro sia un pilastro di legalità e che lavorare senza pericolo è non solo possibile, ma irrinunciabile; e allora noi, non solo per ascoltare le parole del Presidente, ma quello che ci chiedono questi lavoratori, i nostri cittadini, dobbiamo fare qualcosa. Ecco perché chiediamo al Governo di ascoltare, perlomeno di approvare questo ordine del giorno.

Alcuni colleghi qui fuori ci dicevano: ma perché continuate in quest'opera?

PRESIDENTE. Deve concludere.

UMBERTO BURATTI (PD). Ci dicevano: fate presto, che almeno andiamo a casa. No, noi dobbiamo stare qui. Ecco perché noi del Partito Democratico questa sera siamo qui: per i nostri cittadini e per i nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato De Luca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/139.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, oggi stiamo discutendo la conversione di un decreto-legge che reca disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici (questo è il titolo), per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici. Ancora una volta si tratta di un titolo molto evocativo, accattivante, convincente: con gli slogan siete oggettivamente bravissimi, con la propaganda siete fenomenali; molto meno però con i fatti, con i risultati concreti, con le azioni di Governo vere nell'interesse del Paese.

Questo però mi pare che a voi non interessi; ed in realtà provando a leggere poi il testo di questo decreto-legge, ci si rende conto che il contenuto è l'esatto contrario del titolo che gli avete dato. Voi state portando avanti oggi un decreto-legge “blocca Italia”, “blocca legalità” e “blocca sicurezza” in questo Paese: questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Che vi sia o che vi fosse la necessità di apportare dei correttivi alla normativa è un tema sul quale è possibile discutere, ed è auspicabile una riflessione seria nel Paese. Quello che però voi state approvando oggi in queste ore è una grande presa in giro per tutti.

Come ha ricordato Cantone nella sua audizione nella Commissione competente, il settore degli appalti ha assoluto bisogno di stabilità e certezza delle regole, non di continui cambiamenti che finiscono per disorientare gli operatori economici e i funzionari amministrativi. Allora noi ci saremmo aspettati, il Paese si sarebbe aspettato un intervento normativo volto a dare certezza, sicurezza e stabilità alle previsioni in vigore. Voi che cosa fate invece? All'articolo 1, invece di avere il coraggio di assumervi la responsabilità di modificare le norme che ritenevate non condivisibili o inefficaci, avete ipotizzato questo nuovo istituto giuridico della sospensione sperimentale delle regole del codice degli appalti.

Francamente ci chiediamo allora cosa vuol dire sospendere in via sperimentale le previsioni del codice degli appalti pubblici nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): è inconcepibile andare avanti in questo modo in un Parlamento di una Repubblica seria, come nel nostro Paese. Allora, le regole, se non le condividete, le cambiate, vi assumete la responsabilità di farlo; se, invece, ritenete che siano corrette, le mantenete con serietà e con senso di responsabilità. Sospendere in via sperimentale vuol dire semplicemente creare nuova confusione, creare nuovi aggravi, creare nuove complicazioni in un quadro normativo già estremamente complesso e complicato. Io sfido, signor Presidente, chiunque di noi o di voi, qualunque parlamentare della maggioranza in quest'Aula a leggere il testo e spiegarmi qual è la disciplina in vigore un minuto dopo l'approvazione di questo decreto; e sfido chiunque di voi a dire come si regoleranno i funzionari della pubblica amministrazione chiamata a interpretare e ad applicare queste regole e queste norme e come si regoleranno le imprese che dovranno partecipare alle gare per affidamento di pubblici servizi o di opere pubbliche nel nostro Paese. Sapete quale sarà il risultato? Il blocco totale degli interventi dei contratti pubblici in Italia nei prossimi mesi e nei prossimi anni, questo è quello che provocherà la normativa che voi introducete oggi.

Voi avreste dovuto semplificare il quadro normativo delle norme diciamo superflue, avreste dovuto lavorare, come hanno rilevato tante associazioni, tanti soggetti che sono stati auditi in queste ore, ridurre in qualche caso le stazioni appaltanti; e invece cosa fate? In primo luogo moltiplicate, create un'altra figura anomala - per come è configurata -, quella dei super commissari, che dovranno e potranno intervenire per gestire le opere cosiddette prioritarie. Ci spiegate cosa vuol dire? Quali sono le opere prioritarie che, nei prossimi anni, saranno portate avanti? Come ha detto anche in quel caso Cantone - credo sia opportuno ricordarlo - voi state mettendo a rischio il principio di legalità, perché il Governo potrà esso decidere in quali casi, in quali circostanze, senza nessuna regola, sarà possibile derogare a tutte le norme del codice degli appalti, con rischi fortissimi per la sicurezza del nostro Paese, per la sicurezza dei lavoratori e per il rischio di infiltrazioni criminali nelle nostre pubbliche amministrazioni.

C'è poi il tema finale – e vado a chiudere, ovviamente – del massimo ribasso, che è un altro problema che noi abbiamo rilevato e sottolineato. Come si fa a immaginare come unico criterio, per appalti fino a 5 milioni di euro, quello dell'offerta più bassa? E' un problema che vi dovete porre, perché mette a rischio la sicurezza di tanti lavoratori nel nostro Paese, un problema che non potete non considerare prioritario in questo Paese!

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD). Concludo. Il Paese avrebbe bisogno di stabilità e certezza, innanzitutto politica, e voi non state assicurando certezza e stabilità, perché i balletti sulla TAV, sul tunnel del Brennero, sulla Gronda, sul ponte Morandi sono cose che stanno creando incertezza, elementi e fattori gravi di incertezza nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'ultimo aspetto è quello legato alle risorse: voi avete tagliato miliardi di euro per le risorse e gli investimenti. Di quali cantieri parlate oggi? Avete tagliato seicento milioni di euro per gli interventi infrastrutturali dello Stato…

PRESIDENTE. Deve concludere.

PIERO DE LUCA (PD). … e ottocento milioni di euro per il cofinanziamento dei fondi strutturali europei.

Allora, vi chiediamo davvero di ripensarci e immaginare un approccio diverso a un tema sensibile e delicato, che va affrontato in modo organico e responsabile, nell'interesse del Paese, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Care' ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/83.

NICOLA CARE' (PD). Presidente, grazie. Questo decreto-legge cosiddetto “sblocca cantieri” ha come unico scopo, in verità, di rallentare gli interventi infrastrutturali; non è affatto vero che le opere pubbliche in Italia sono rallentate dal nuovo codice degli appalti; l'unica ragione che continua palesemente a frenare la crescita di questo Paese è la mancanza di capacità del Governo di prendere decisioni in tempi rapidi in quei settori nevralgici per la crescita e lo sviluppo dell'economia italiana. Con il decreto in questione, signor Presidente, i tempi di intervento per il rilancio delle infrastrutture o per la costruzione delle zone colpite da eventi sismici inevitabilmente si allungheranno, creeranno sempre maggiore confusione e incertezza. Siffatta situazione sarà avvertita in misura di molto superiore nelle zone che, negli anni passati, sono state colpite dal terremoto; saranno, quindi, inevitabilmente le popolazioni che hanno creduto nelle promesse di ricostruzione fatte da questo Governo a dover subire - lo dico: subire - l'ennesimo duro contraccolpo dovuto alla frenata che questo decreto porta con sé.

Da qui non siamo noi soltanto i critici dell'impianto di questo decreto. La Corte dei conti vede come rischioso l'affidamento diretto per i contratti sotto soglia che sono i più numerosi e portano ripercussioni al principio della libera concorrenza; il Servizio bilancio del Senato contesta un problema di copertura delle nomine dei commissari straordinari per la velocizzazione delle procedure, nomine con i costi non contabilizzati; l'ANCE, Associazione dei costruttori, esprime preoccupazione per le misure adottate che non agiscono sulla fase a monte delle gare mentre rischiano di sacrificare principi di correttezza e trasparenza con il modello del super commissario che può derogare tutte le procedure. Confindustria denuncia lo stallo riguardo le opere già in corso e chiede l'adozione dei provvedimenti attuativi per quanto riguarda i super commissari; inoltre, ritiene prioritario definire le ipotesi di colpa grave per la responsabilità erariale e assicurare una garanzia dello Stato per le piccole e medie imprese subappaltatrici nelle procedure di crisi. I sindacati hanno criticato il fatto che queste regole si applicheranno ai bandi futuri e non a quelli attualmente in stallo e denunciano la minore trasparenza e ridimensionamento del ruolo dell'autorità anticorruzione; critiche anche dal CNI, dall'Alleanza Coop, l'ANCI stessa, l'Associazione nazionale dei comuni italiani, ha più volte sottolineato che il più grande cantiere da sbloccare in Italia è quello della ricostruzione.

Ed è per questo, signor Presidente, che nello specifico è di fondamentale importanza il punto che riguarda il passaggio di alcune competenze dagli uffici speciali costituiti per la ricostruzione dei comuni colpiti ai comuni medesimi, al fine di velocizzare alcune procedure istruttorie. Siffatta modifica rischia di rimanere inattuata qualora non venga accompagnata nell'attuazione da una previsione sostanziale di risorse economiche, finanziarie e umane assegnate ai comuni colpiti. Le disposizioni previste dall'articolo 22 appaiono, infatti, del tutto inadeguate. Avete promesso un “decreto sisma”, misure shock, ma niente di questo è stato realizzato.

Le Marche, signor Presidente, e il Centro Italia dovevano essere il più grande cantiere d'Europa e invece sono ai margini dell'interesse del Governo italiano. Ci sono misure giuste, non più rinviabili che chiediamo da tempo: le assunzioni del personale per i comuni, per gli uffici speciali della ricostruzione, il prolungamento della busta paga pesante, la scelta diretta dei piccoli lavori sulla ricostruzione privata. Tuttavia, la stragrande maggioranza degli emendamenti proposti dai comuni e dalle regioni, cosiddetti prioritari dalla Conferenza Stato-regioni, non sono stati accolti dal Governo giallo-verde.

Quindi concludo, signor Presidente, dicendo che comunità, lavoro, sicurezza sono le parole chiave per la rinascita di questi territori. Territori come Ussita, comune italiano di 409 abitanti in provincia di Macerata, Visso, comune di 1.061 abitanti e Sarnano, comune di 3.191 abitanti situato nel cuore dei Monti Sibillini fanno parte dei borghi più belli d'Italia e riflettono il ricchissimo e variegato patrimonio storico-culturale italiano. Per questo, signor Presidente, speriamo che con questo decreto il Governo si impegni veramente a tutelare non soltanto questo patrimonio storico-culturale, le comunità stesse, il lavoro e la sicurezza degli abitanti che ci appartengono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Lepri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1898/112.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Per il suo tramite vorrei parlare al signor Francesco, che è un operaio edile, uno dei due milioni di operai edili che io conosco personalmente, e vorrei esattamente dirgli queste cose perché possa magari dirle anche ai suoi colleghi: Francesco, domani approveremo - direi meglio: approveranno - il cosiddetto “sblocca-cantieri” che potremmo meglio chiamare “fregatura”. E spiego perché è una fregatura: non è una opinione del Partito Democratico ma ci sono degli argomenti ben fondati che ora illustrerò.

Il primo argomento è questo. Finora il tuo datore di lavoro poteva aggiudicare, o meglio scegliere eventualmente di aggiudicare, fino al 30 per cento dei suoi lavori in subappalto; ora potrà farlo fino al 40 per cento. Quale sarà il risultato? Sarà che Giorgio e Francesco, che sono due tuoi colleghi giovani assunti a tempo determinato, oppure in qualche forma di apprendistato, non saranno confermati perché il datore di lavoro troverà più conveniente andare in subappalto e quindi affidare, probabilmente con il rischio di sfruttamento nei confronti dei lavoratori (che ben sappiamo nel subappalto rischiare, frequentemente, condizioni peggiori) con il rischio di condizioni peggiori per i tuoi colleghi, che non saranno più i tuoi, perché saranno invece di una ditta magari presa con criteri molto discutibili.

Una seconda ragione perché si possa dire di questo decreto che è una fregatura, è che siamo di fronte alla reintroduzione del criterio del massimo ribasso. Questo cosa significa? Che fino a 5,5 milioni di euro di aggiudicazioni è possibile scegliere il criterio del prezzo più basso, non dell'offerta economicamente più vantaggiosa: tu, Francesco, che lavori in un'impresa che rispetta i contratti, che ti fa la formazione, che ti versa i contributi, che ti versa la Cassa edile, rischi probabilmente che, se questo appalto sarà vinto dal tuo datore di lavoro con il massimo ribasso, questi benefici, magari solo la formazione o qualche altro vantaggio tipo la Cassa edile, non potrà più essere pagato, perché alla fine l'imprenditore si rivarrà su di te e sui lavoratori come te, che dovranno pagare il costo del massimo ribasso.

Una terza ragione per la quale si tratta di una fregatura e perché sono reintrodotti quei criteri che il codice degli appalti, voluto dal Partito Democratico nella scorsa legislatura, aveva esattamente evitato. Viene reintrodotto, ad esempio, l'appalto integrato, vuol dire che si potrà giudicare contemporaneamente la progettazione e l'esecuzione delle opere, oppure, altro rischio, che si possa giudicare solo un appalto quando si è nella fase di definitivo, senza essere arrivati ancora all'esecutivo. Cosa vuol dire? Tu lo sai meglio di me, io non posso spiegartelo in pochi secondi. Vuol dire che avremo molte varianti in più di quante, invece, eravamo riusciti ad evitare con il codice degli appalti. Varianti vuol dire costi in più, vuol dire tempi di attesa, perché significa diluire i tempi: tu magari starai dei mesi in cassa integrazione senza essere pagato perché questo sarà il risultato di queste scelte. E poi ci sono tante altre incredibili scelte, tipo: i commissari straordinari, scelti con criteri discrezionali su moltissime opere, che ci ricordano esperienze che volevamo vedere cancellate; oppure i collaudatori scelti fuori dagli albi; oppure il rifiuto di ridurre le stazioni appaltanti, che noi sappiamo essere una delle cause della crescita dei costi, ma anche del malaffare; oppure la non considerazione, perché questo si poteva fare ed era un limite, probabilmente anche da correggere, del codice degli appalti e anche di altre leggi, ovvero la possibilità di mettere criteri più stringenti sul DURC, quindi sui controlli di regolarità contabile. Tutto questo non è stato fatto, quindi, caro Francesco, in conclusione, tu pensavi - e magari lo hai anche fatto - di fare affidamento sul Governo del cambiamento, invece sappi - e lo sai certamente da questo decreto - che è solo il Governo della fregatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Schirò ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/87.

ANGELA SCHIRO' (PD). Grazie, Presidente. Colleghi, lo sblocca cantieri non soltanto non produrrà alcuna semplificazione degli iter burocratici, ma piuttosto determinerà un indebolimento della concorrenza, della legalità e della trasparenza nel settore dei lavori pubblici. Lo stesso accadrà per l'assegnazione dei lavori dei subappalti, per la definizione e autorizzazione dei progetti. Un indebolimento, peraltro, che avrà preoccupanti conseguenze sulla prevenzione della corruzione e sul contrasto alle mafie, con pesanti ricadute per la comunità in termini di costi economici ed ambientali.

Come è già stato ricordato, ancora una volta, su un provvedimento delicatissimo non c'è stato il tempo di operare un esame serio in Commissione, procedendo in modo accelerato e disorganico. Si sono compressi i tempi delle audizioni nell'arco di poche ore. Riascoltando le registrazioni delle audizioni non si può che provare imbarazzo per la mancanza di rispetto e di serietà verso gli interlocutori convocati.

Sbloccare i cantieri avrebbe dovuto significare favorire gli investimenti e la legalità: con le misure proposte il Governo va nella direzione opposta. Le norme contenute in questo provvedimento rischiano di favorire il ritorno a pratiche che hanno ferito i nostri territori, impoverito la cultura della progettazione pubblica e spesso alimentato le cronache giudiziarie italiane.

Il mio ordine del giorno, in particolare, riguarda la questione della ricostruzione delle zone colpite dal sisma. L'ANCI, sotto questo profilo, pur dissentendo dalla scelta di inserire le norme sulle aree colpite dal sisma in un provvedimento complesso come questo, ha dato il suo contributo, sottolineando come il più grande cantiere da sbloccare in Italia sia proprio quello della ricostruzione, contributo che è stato puntualmente ignorato. Il Partito Democratico si è fatto carico di presentare proposte emendative che raccoglievano le istanze più vive, ma sono state tutte bocciate. In particolare, avevamo chiesto di prorogare alcuni provvedimenti e di innovare e migliorare le norme di semplificazione, ma la risposta è stata negativa su tutta la linea. I sindaci interessati hanno più volte ribadito che la macchina della ricostruzione è ferma per la mancanza di norme che in questo decreto si sarebbero potute inserire, così come peraltro era stato promesso dal sottosegretario alla ricostruzione, Crimi.

Secondo un abusato vizio, nei provvedimenti si enunciano delle esigenze senza prevedere le risorse e gli strumenti per poterle soddisfare. Questo non fa eccezione. Con il mio ordine del giorno, quindi, chiedo al Governo di assicurare che nel prossimo provvedimento utile vengano garantite le risorse necessarie per ampliare le capacità funzionali dei comuni del Centro Italia colpite dal terremoto a cavallo tra il 2016 e il 2017, ed in particolare dei comuni di Cingoli, Colmurano, Corridonia ed Esanatoglia, in provincia di Macerata.

Questo Governo, da ormai più di un anno, è chiamato a rispondere della ricostruzione e, al di là delle parole, i risultati stentano ad arrivare. Anche questa volta si rischia di perdere un'occasione importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Debora Serracchiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/105.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Intanto un primo ringraziamento vorrei farlo, se me lo consente il sottosegretario, a Radio Radicale. Vede, sottosegretario, se stasera noi possiamo esprimere il nostro pensiero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dire alle persone quello che sta accadendo in quest'Aula, spiegare loro qual è il contenuto dello “sblocca cantieri”, in un'Aula vuota perché una buona parte della maggioranza - vorrei dire la stragrande maggioranza - è assente perché o disinteressata, o perché pensa che non sia democraticamente importante essere oggi in quest'Aula, beh, oggi, noi, grazie a Radio Radicale possiamo esprimerci e far capire alle persone che sono fuori di qui cosa sta facendo il Parlamento, cosa state approvando, qual è la natura di queste norme. Ora, lo possiamo fare ancora per poco tempo, per cui chiederei anche al Presidente, magari, di ricordare l'importanza di una voce democratica e anche l'importanza di mantenere ancora viva quella voce democratica.

Rispetto allo “sblocca cantieri”, vede, sottosegretario, utilizzate sempre delle belle parole: “sblocca cantieri” per dire che si bloccano i cantieri; “minor prezzo” per non chiamarlo con il nome che ha, cioè massimo ribasso. Parto da qui, perché il massimo ribasso, che è una delle cose peggiori che sono contenute nel cosiddetto “sblocca cantieri”, è esattamente il contrario di quello per cui vi siete - mi dicono, perché io non c'ero - battuti in quest'Aula negli anni scorsi. Lo dico in particolare al MoVimento 5 Stelle: voi avete fatto il “decreto dignità”, avete fatto il “decreto concretezza”, avete ingoiato anche la legittima difesa, ma il rospo più grosso - il rospo più grosso! - lo state ingoiando ora, in queste ore, e si chiama “sblocca cantieri”, perché nello “sblocca cantieri” c'è esattamente quello contro cui avete combattuto in questi anni.

Volevate la trasparenza, volevate che ci fossero delle regole chiare, volevate che tutti sapessero tutto: bene, con lo “sblocca cantieri” tutto questo viene eliminato. State perdendo la vostra identità, state raccontando ormai di essere diventati una cosa diversa e perché? Per l'abbraccio mortale con la Lega: dico Lega Nord, perché? Perché quella Lega lì non riesce più a parlare neanche agli imprenditori del nord, a spiegare che cosa sta facendo con lo “sblocca cantieri”, a quei piccoli imprenditori del nord.

Perché vedete, non è che togliendo le regole questi cantieri progrediranno velocemente. Del resto, basterebbe prendersi un po' di carte e studiarsele; se complessivamente su 23 miliardi di cantieri soltanto 480 milioni sono quelli che vengono fatti per appalti fino a 150 mila euro e vi state ammazzando per cercare di liberalizzare questi appalti, allora, chiedetevi perché tenete ancora bloccati tutti gli altri miliardi di euro di cantieri bloccati e utilizzo il termine “bloccati” perché questo sarà il risultato. Ma, vedete, questo è il rospo più grosso perché voi non potrete più dire che siete il partito del salario minimo, non lo potrete più dire, perché non potete essere quelli del salario minimo ed essere quelli dello “sblocca cantieri” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché con lo “sblocca cantieri” voi ve ne fregate altamente dei minimi tabellari; non vi interessa neppure sapere come verranno pagati gli operai, i lavoratori e le lavoratrici che lavoreranno nei subappalti, non c'è una indicazione che regoli e protegga il lavoro degli operai e delle operaie, dei lavoratori e delle lavoratrici proprio nel caso dei subappalti. Quindi, da una parte siete quelli del salario minimo e dall'altra vi disinteressate completamente se verranno applicati i contratti collettivi nazionali di lavoro. E ricordo che, quando si parla di massimo ribasso, per le imprese - ovviamente non per tutte le imprese, Presidente, perché vorrei anche rispondere a chi oggi ha detto che noi pensiamo che tutti sono corrotti e che tutti fanno malaffare, no, ci sono anche gli imprenditori seri, ci sono anche gli imprenditori che applicano i contratti, ma a quegli imprenditori bisogna dare delle regole certe, a quegli imprenditori bisogna dire come si fa - ebbene, non c'è scritto nulla nello “sblocca cantieri” che inviti all'applicazione dei contratti collettivi nazionali, al rispetto delle regole sui minimi salariali. Quindi, lo ripeto ancora una volta, non potete essere quelli del salario minimo e quelli che fanno lo “sblocca cantieri”. State perdendo la vostra identità e la state affidando a quelli che oggi non ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Viscomi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/110.

ANTONIO VISCOMI (PD). Duecentodiecimilasettecentoventi, signor Presidente, 210 mila 720, sono state le denunce di infortunio presentate all'INAIL dall'inizio dell'anno allo scorso mese di aprile, in aumento di circa 5 mila casi rispetto allo stesso periodo del 2018. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all'Istituto entro lo stesso mese di aprile sono state 303, il 6 per cento in più rispetto al primo quadrimestre dell'anno scorso e aumentano le denunce di infortunio con esito mortale sia dei lavoratori italiani sia di quelli comunitari ed extracomunitari. Bastano questi pochi dati, signor Presidente, per rendersi conto che il tema della sicurezza sul lavoro è e rimane un problema drammatico per il Paese, ma del quale poco sembra curarsi questo Governo, già sordo alle nostre richieste di istituire una Commissione d'inchiesta e di adottare un piano straordinario per la sicurezza.

Ma, ora, valorizzare il criterio del massimo ribasso e ampliare il ricorso al subappalto significa, nell'uno come nell'altro caso, una cosa molto semplice: la sicurezza più che un investimento per la qualità del processo e del prodotto sarà considerata un costo da abbattere, il primo costo da abbattere. Qualcuno con estrema lucidità ha detto un paio d'anni fa che le amministrazioni pubbliche, quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso, non rispettano la dignità dei lavoratori e, credendo di ottenere risparmio ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità. Viceversa, la dignità del lavoro è la condizione per creare lavoro buono, perciò bisogna difenderla e promuoverla sul campo, signor Presidente, non intitolandole un decreto. Queste, signor Presidente, sono le parole di Papa Francesco, che non sarà un economista, ma ha ragione, è proprio così. Peraltro, la circostanza è così vera e nota che la stessa adunanza plenaria del Consiglio di Stato, risolvendo un contrasto di giurisprudenza, con una sentenza del 21 maggio, del mese scorso, ha avuto cura di precisare, cito testualmente, che “il ricorso a criteri in grado di valorizzare aspetti di carattere qualitativo è motivato proprio dall'esigenza di assicurare una competizione non ristretta al solo prezzo, foriera del rischio di ribassi eccessivi e di una compressione dei costi per l'impresa aggiudicataria che può andare a scapito delle condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro e del costo per la manodopera, in contrasto, signor Presidente, con gli obiettivi di coesione sociale propri dell'obiettivo di crescita inclusiva enunciato dalla Commissione europea”.

Peraltro, nella medesima direzione finora considerata convergono imperativi di matrice costituzionale, espressi dal principio secondo cui l'iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità, che è finalizzata a conciliare le esigenze della crescita economica con quelle di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e delle loro condizioni contrattuali. È proprio qui, signor Presidente, che si innesta la tutela della dignità del lavoratore, spesso proclamata e predicata e poche volte attuata in quest'Aula.

E' con questa consapevolezza, che è giuridica ed etica al contempo - perché il risultato finale è l'impoverimento delle comunità locali e dei territori a favore invece di quelle realtà che speculano sul lavoro altrui, che contraddice anche l'input che da tempo ci dà Bruxelles secondo cui i mercati pubblici devono darsi come target, proprio quello della coesione sociale, quella coesione che le gare al massimo ribasso erodono - è con questa consapevolezza, signor Presidente, che proponiamo ancora una volta un ordine del giorno per chiedere al Governo di adoperarsi, anche con misure di carattere normativo, per il pieno rispetto della normativa in materia di sicurezza del lavoro, affinché questa sia sempre assicurata dalle imprese aggiudicatrici delle commesse di beni e servizi affidati da tutte le amministrazioni pubbliche, con particolare riferimento al settore delle costruzioni; e ciò per evitare, signor Presidente, e concludo, che quello che voi chiamate decreto “sblocca cantieri” non si trasformi in verità in un decreto che riapre le porte a vecchie pratiche da abbandonare definitivamente nell'interesse esclusivo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Paita ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1898/89.

RAFFAELLA PAITA (PD). Presidente, come prima osservazione politica voglio fare quella di un Parlamento in cui c'era una forza che immaginava di poter cambiare il Paese; non condivido molte delle idee del MoVimento 5 Stelle, ma sicuramente bisogna affermare che, in passato, ha almeno provato a rappresentare un'innovazione e che, dopo un anno di Governo, è in queste condizioni, con gente distratta che non partecipa alle discussioni e che non capisce qual è la vera posta in gioco. Basta fare alcuni esempi di opere che sono bloccate nel nostro Paese per capire che non può esserci nessuno “sblocca cantieri”, per un semplice motivo, chiaro e inequivocabile e cioè che i cantieri li avete bloccati voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Passante di Bologna, Jonica, nodo ferroviario di Bari, collegamento di Messina aeroporto, Gronda, Asti-Cuneo, Pontremolese, Brescia-Padova, TAV, sono nomi che significano opere, che significano lavoro e che danno il senso di un Paese che sta perdendo la speranza della crescita. Ora, ma a chi lo raccontate che, con un decreto che trova una formula comunicativamente efficace come lo “sblocca cantieri”, si possa davvero risolvere il problema politico che voi avete e cioè il fatto che, su tutte queste opere, che hanno una strategicità nel Paese, voi non avete minimamente idea di cosa vorrete fare nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Questo è il punto, la politica non si sostituisce con la comunicazione, la politica non si sostituisce con la finzione. D'altro canto, se durerà questo Governo, e ovviamente noi ci auguriamo di no, lo vedremo fra un anno se quello che è scritto dentro questa norma, in qualche modo, sarà in grado di sbloccare. Io credo di no, credo che complicherà, complicherà enormemente, perché, quando tu aumenti la soglia per gli affidamenti diretti, ciò non può che ingenerare un elemento che significa mancanza di trasparenza e mancanza di possibilità di portarle a casa quelle opere.

Quando tu non risolvi il problema della necessità di avere progettazioni che siano in grado di essere portate avanti, tu non aiuti un Paese a crescere; quando tu metti in discussione la certezza delle garanzie e delle tutele dei lavoratori non puoi che ingenerare un clima di sfiducia. Tutto questo mentre gli altri Paesi e gli altri continenti crescono e fanno passi in avanti e noi rimaniamo indietro, sia perché diamo la sensazione di non avere la capacità di una lettura lungimirante del futuro sia perché mettiamo in discussione regole e certezze per gli imprenditori e per i lavoratori. Ha ragione la collega Serracchiani: per gli imprenditori onesti e per i lavoratori. Noi siamo dalla parte di tutti coloro che vogliono far crescere questo Paese ed è successo così anche sulla vicenda del crollo del ponte Morandi, ed è la ragione per la quale noi abbiamo presentato questo ordine del giorno.

Vi avevamo detto che avreste dovuto affrontare da subito il problema degli indennizzi di quegli abitanti che stanno nella zona arancione; vi avevamo detto che il problema di chi ha aziende che insistono in quel territorio avrebbe dovuto essere affrontato con rispetto nei confronti di quelle persone e di quei lavoratori. Il risultato è che quelle risorse da prima non c'erano e poi sufficientemente, quando sono state messe, non sono state sufficienti a risolvere i problemi che ci sono. È accaduto oggi che è venuto in audizione presso la Commissione trasporti il presidente dell'Autorità portuale di Genova e ci ha detto della diminuzione di traffici che c'è stata in quel porto. Ecco, la diminuzione di traffici di quel porto - oppure, come dire, di produzione in quella città - è anche consequenziale al fatto che alcune questioni che avrebbero potuto essere risolte subito sono state tralasciate e sono state tralasciate oggi…

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELLA PAITA (PD). Concludo, Presidente, e mi scusi ma siccome vedo i banchi della Lega complessivamente vuoti e…

PRESIDENTE. Deve concludere.

RAFFAELLA PAITA (PD). …probabilmente sono tutti a casa di Salvini a fare la riunione del Consiglio dei Ministri che è stata abbandonata. Comunque, tra questi deputati c'è l'onorevole Rixi che aveva raccontato che questi problemi sarebbero stati risolti. Non solo non sono stati risolti ma quegli abitanti oggi sono in difficoltà più che mai. Io credo che voi dovreste votare questo ordine del giorno, se non altro per rispetto per quella realtà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno n. 9/1898/24 Badole è stato ritirato dal presentatore.

Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, essendo giunti alle ore 24 interrompo l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani dalle ore 9,30 a partire dallo svolgimento dei restanti interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, nei giorni scorsi è stato pubblicato il V rapporto Sentieri. Si tratta di un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati promosso e finanziato dal Ministero della Salute. Quando si parla di tematiche ambientali si pensa ad allegre manifestazioni in piazza e a foto online di giovani intenti a salvare i nostri mari. Io vorrei, invece, che pensassimo a questi dati, a freddi numeri che ci parlano di persone malate di cancro e a bambini nati con malformazioni. Così le politiche ambientali verrebbero prese un po' più sul serio e così quando si deve valutare l'autorizzazione per un nuovo inceneritore o un impianto per trattare rifiuti pericolosi sapremmo bene di cosa stiamo parlando.

Questo rapporto prende in considerazione 45 siti di interesse per le bonifiche e coinvolge 319 comuni e una popolazione di 5 milioni 900 mila abitanti. Sono state studiate la mortalità e l'ospedalizzazione, i tumori, l'incidenza oncologica pediatrica e le malformazioni congenite. I risultati dicono che in otto anni sono stati stimati i decessi in eccesso rispetto a quello che si sarebbe dovuto attendere per 5.267 negli uomini e 6.725 nelle donne. Di questi, 3.375 decessi per tumori maligni negli uomini e 1.910 nelle donne. I più frequenti sono i tumori maligni della pleura, i mesoteliomi, quelli del polmone, dell'apparato respiratorio, del colon retto e dello stomaco. Le fonti di esposizione più ricorrenti sono impianti chimici, aree portuali, impianti petrolchimici, raffinerie e amianto. In 28 siti le analisi dimostrano il 9 per cento in più di casi di tumore maligno tra i bambini e i giovani rispetto ai loro coetanei che vivono in altre aree italiane non contaminate e d'interesse per le bonifiche. Un eccesso del totale dei malformati è stato osservato in sette siti su 15 monitorati: Gela, laghi di Mantova, Livorno, Manfredonia, Milazzo, Piombino e Taranto. Avrei voluto leggervi tutti i nomi dei siti oggetto di bonifica, ma purtroppo il breve tempo concesso per questo intervento non me lo permette. A questi va il mio impegno da parlamentare e di tutto il MoVimento come forza di Governo e la mia promessa di una grande attenzione affinché queste situazioni non si ripetano più e si possa procedere nella maniera più veloce possibile con le bonifiche per un miglioramento della situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rospi. Ne ha facoltà.

GIANLUCA ROSPI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo oggi in quest'Aula per segnalare l'ennesimo caso di nomina sospetta all'interno della sanità lucana. Ebbene sì, sotto la presidenza Pittella, nel febbraio di quest'anno, la regione Basilicata ha pubblicato un avviso per l'attribuzione di un incarico di responsabile del dipartimento pediatria del presidio ospedaliero di Policoro, in provincia di Matera. Ad aprile si è riunita la commissione esaminatrice per valutare i candidati e il successivo 3 maggio scorso è stata nominata responsabile del dipartimento di pediatria la dottoressa Montemurro Carmela.

Signor Presidente, fin qui sembrerebbe tutto regolare; in realtà, qualche dubbio su questa nomina persiste. Infatti, per un posto così ambito è stata presentata una sola domanda di candidatura, quella della dottoressa Montemurro, moglie del dottor Pietro Quinto, attuale direttore del dipartimento attività amministrative e già direttore generale dell'ASL di Matera - ricordiamolo a quest'Aula - arrestato e indagato insieme all'allora presidente Pittella nell'ambito dei presunti concorsi truccati all'interno della sanità lucana.

A questo punto, signor Presidente, è lecito porsi qualche interrogativo sul perché nessun altro medico abbia presentato una propria candidatura. Forse erano tutti malati, o forse erano tutti in vacanza? Oppure sono state fatte promesse o minacce al fine di avvantaggiare la candidatura della moglie del dominus della sanità lucana? Sarà sicuramente compito degli organi competenti verificare la regolarità della nomina, però, signor Presidente, in quest'Aula io le chiedo di sollecitare un intervento da parte della Ministra Grillo affinché controlli la regolarità della nomina della dottoressa Montemurro.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA ROSPI (M5S). Inoltre, dai banchi di quest'Aula sollecito - e concludo, Presidente - l'assessore regionale alla sanità, Leone, a verificare tutte le procedure amministrative che hanno portato a tale nomina e ad avviare un percorso riformatore della sanità lucana indirizzato alla trasparenza e alla meritocrazia che da tanto tempo aspettano i cittadini lucani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Olgiati. Ne ha facoltà.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Grazie, Presidente. Questa mattina la città di Dervio, un paesino di circa 2.500 abitanti sul lago di Como, in provincia di Lecco, si è risvegliata con uno scenario drammatico. A causa di frane e smottamenti in Valsassina, il fiume Varrone, che in quel Paese sfocia nel lago, è esondato, mettendo in grave pericolo i cittadini derviesi. Le strade della città sono completamente allagate e i cittadini sono stati evacuati fino a che non ci sarà la garanzia che la diga di Premana, sulla montagna sovrastante, sia in sicurezza, ma i danni sembrano già essere ingenti. I soccorritori stanno lottando contro un fiume di fango.

Frequento Dervio fin da quando ero bambino; lì ho trascorso quasi tutte le mie estati fino all'adolescenza e ancora oggi spesso mi capita di tornarci. Vedere le immagini girate sui social di come si presentava il paese questa mattina è stato davvero impressionante. Fatte le debite proporzioni, mi ricorda un po' la tragedia del Vajont.

Ringrazio la protezione civile, la prefettura e tutte le forze dell'ordine che da subito si sono messe al lavoro per la sicurezza dei cittadini. Un abbraccio al neo eletto sindaco Cassinelli e a tutta la comunità derviese, di cui mi sento un pochino parte. Sono sicuro che qualora ci fosse la necessità il Governo sarà a disposizione per qualsiasi forma di supporto. Forza Dervio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, signor Presidente. Soltanto per ricordare che oggi ricorre il terzo anniversario della strage di Orlando, quando, nella notte, appunto, tra l'11 e il 12 giugno di tre anni fa un uomo armato entrò in una discoteca, il “Pulse”, una discoteca frequentata, in particolare, dalla comunità LGBT; nel momento in cui entrava in questa discoteca c'erano 320 persone e, alla fine di questo attacco armato, ne morirono 49, mentre 58 rimasero ferite. Si trattava, per la maggior parte, di ragazzi che erano lì, appunto, per divertirsi e per passare tempo con gli amici in modo spensierato e che, invece, trovarono la morte in un attacco terroristico che è uno dei peggiori tra quelli che sono accaduti nel territorio degli Stati Uniti.

In questi giorni - siamo nel mese di giugno - si celebra il Pride in tutta Italia e in molte città del mondo, è il mese che è dedicato all'orgoglio LGBT, orgoglio che vuol dire semplicemente la richiesta di vivere in libertà, in dignità e nel rispetto, essere riconosciuti per quello che si è e per l'amore che si prova per le persone che si hanno intorno, e di poter avere le medesime opportunità che ha ciascuno di poter realizzare il proprio potenziale. Festeggeremo tra poco i cinquant'anni da Stonewall, quando il 28 giugno di 50 anni fa le persone che occupavano questo locale di New York si ribellarono all'ennesima vessazione della polizia newyorchese, e da lì è cominciato il movimento di riscatto dei diritti di questa minoranza, che è una minoranza trasversale, importante.

Ci sono omosessuali in tutti i mestieri, in tutte le famiglie, in tutti i ceti sociali. Sono persone che contribuiscono, come tutti, alla grandezza, al reddito e alla crescita del nostro Paese, e spesso non viene riconosciuto perché, magari, si tratta di una minoranza che non necessariamente è immediatamente visibile. Ma quella notte furono resi visibili quei 49 morti e quei 58 feriti, e io penso che meriti un momento di riflessione da parte nostra, di ricordo. È qualcosa che è successo lontano da noi, in Florida, negli Stati Uniti, ma fu sicuramente un attacco vile, come tutti gli attacchi terroristici, ma che ebbe un senso ancora maggiore perché si concentrò su una minoranza, diciamo, indifesa in quel momento e che aveva soltanto voglia di celebrare un momento di festa all'interno di un percorso di affermazione della propria libertà e della propria dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 13 giugno 2019 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1248 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (Approvato dal Senato). (C. 1898)

Relatori: LUCCHINI e TRAVERSI.

La seduta termina alle 0,10 di giovedì 13 giugno 2019.