XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 201 di martedì 2 luglio 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale del 28 giugno 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Borghese, Braga, Colletti, Del Monaco, Ferraioli, Gallinella, Gallo, Gebhard, Liuzzi, Lorenzin, Lupi, Patassini, Polverini, Paolo Russo, Saltamartini, Schullian, Scoma, Vignaroli e Vitiello sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 1° luglio 2019, il Presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle ha comunicato l'espulsione delle deputate Veronica Giannone e Gloria Vizzini, ai sensi dell'articolo 21 dello statuto del gruppo. Pertanto, a decorrere dalla medesima data, le deputate Veronica Giannone e Gloria Vizzini cessano di far parte del gruppo MoVimento 5 Stelle.

Le predette deputate si intendono conseguentemente iscritte al gruppo Misto.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

(Intendimenti in ordine al negoziato per la revisione dell'accordo di partenariato tra l'Unione europea e gli Stati membri e il Gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 – n. 2-00068)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza all'ordine del giorno, Elvira Savino ed altri n. 2-00068 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Elvira Savino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELVIRA SAVINO (FI). Signora Presidente, l'Accordo di Cotonou, un partenariato che regola i rapporti tra Unione europea e Paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), ha l'obiettivo di ridurre la povertà e favorire lo sviluppo economico e sociale dei Paesi firmatari, agevolando la loro integrazione nell'economia mondiale, la democratizzazione e la coesione sociale.

L'Accordo è stato firmato nel 2000, ha una durata ventennale e scadrà a febbraio del 2020. La Commissione europea dovrà ridiscutere le parti per il futuro appunto delle relazioni tra questi Stati e l'Unione europea a partire dal prossimo settembre.

Si tratta di un partenariato molto ampio e innovativo, che coinvolge oltre cento Paesi, un modello unico di cooperazione tra Nord e Sud del mondo, con una natura vincolante e inclusione in vari ambiti di diversi attori, che possono essere partner economici, sociali, associazioni sindacali, società civile e altro.

L'Accordo si basa su tre pilastri: cooperazione allo sviluppo, cooperazione economica e dialogo politico. Quest'ultimo è l'aspetto più significativo del partenariato, perché il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto sono considerati parte integrante dello sviluppo di questi Paesi e rilevanti in ogni azione, ed in caso di violazione di questi aspetti l'Accordo prevede delle sanzioni fino appunto alla sospensione dell'Accordo stesso.

Il Fondo europeo di sviluppo (FES) rappresenta lo strumento principale degli aiuti europei per la cooperazione allo sviluppo di questi Stati, e l'Italia è il maggior contributore al fondo fiduciario dell'Unione europea di emergenza per l'Africa, lanciato nel 2015 a La Valletta, e circa l'82 per cento di questo fondo fiduciario dell'Unione europea di emergenza per l'Africa deriva dal FES, quindi dall'Accordo di Cotonou; l'Italia è un partner e un contributore fondamentale.

L'Accordo, firmato 20 anni fa, necessita evidentemente di una ridefinizione adeguata alle nuove esigenze delle parti, e rispondente al mutato quadro internazionale, che mette in discussione una relazione fino ad oggi abbastanza consolidata.

Un rapporto del 2017 di analisti indipendenti del Centro europeo per la gestione delle politiche per lo sviluppo ha evidenziato una serie di criticità, in quanto ci sono scarsi risultati e un forte gap tra quelle che erano le ambizioni previste dal Trattato e le realizzazioni effettivamente ottenute, cioè: scarso dialogo politico, soprattutto in riferimento alla clausola di condizionalità democratica, perché poi, quando non viene rispettata, ci sono mere dichiarazioni di condanna ma non azioni concrete; la gestione dei FES, che è quasi interamente ad appannaggio dell'Unione europea e le risorse non sono efficacemente distribuite. L'allocazione dei fondi per la cooperazione internazionale è spesso indirizzata solo alle politiche per la sicurezza e alle politiche migratorie, mentre l'emergere di nuove figure internazionali, di nuove potenze internazionali come la Cina, che sono meno esigenti dal punto di vista del rapporto di cooperazione allo sviluppo condizionato al rispetto degli aspetti di democrazia che avvengono in quei Paesi, ha comportato una scarsa influenza dell'Unione europea su quei Paesi.

Il nuovo contesto internazionale dimostra quindi l'inadeguatezza dell'attuale Accordo, perché ci sono appunto fenomeni di globalizzazione, cambiamenti interni, differenze demografiche tra i due attori, nuovi temi emersi quali la sicurezza e le migrazioni, di cui l'Accordo appunto non tratta, e anche i cambiamenti climatici e gli obiettivi di sviluppo dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite andrebbero ricompresi nella futura revisione di questo Accordo.

La comunicazione “Un partenariato rinnovato dell'Africa, Caraibi e del Pacifico”, della Commissione europea e dell'Alto rappresentante per gli affari esteri, ha aperto un dibattito su quello che sarà il “dopo Cotonou”, che dovrà concludersi con un mandato a negoziare le nuove linee direttrici di questo Accordo.

Quindi, noi chiediamo: quali posizioni il Governo interpellato intende assumere nelle sedi competenti circa il negoziato per la revisione dell'Accordo di Cotonou; se il Governo non intenda assumere l'impegno in favore di azioni e misure finanziarie per adeguare gli standard qualitativi, per esempio dei prodotti alimentari, sanitari, fitosanitari e ambientali dei Paesi africani, affinché corrispondano a quelli dell'Unione Europea per sostenere una maggiore integrazione delle economie di tali Paesi nel commercio internazionale, evitando che magari una liberalizzazione selvaggia e non gestita possa penalizzare l'economia africana a vantaggio dei Paesi più avanzati; quali altre iniziative i Ministri intendano assumere con particolare riguardo al commercio dei prodotti agricoli con questi Paesi, al fine di garantire l'attuale sicurezza e la qualità del comparto agroalimentare italiano.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Ricardo Antonio Merlo, ha facoltà di rispondere.

RICARDO ANTONIO MERLO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, le relazioni tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, ed il gruppo dei Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico sono inquadrati dall'Accordo di partenariato concluso nel 2000 a Cotonou, in scadenza nel febbraio 2020.

L'Accordo di Cotonou associa all'Unione Europea 48 Paesi dell'Africa subsahariana, 16 dei Caraibi e 15 del Pacifico, basandosi su tre pilastri fondamentali: la cooperazione allo sviluppo, la cooperazione economica e commerciale attraverso gli accordi di partenariato economico, e il dialogo politico.

Il 22 giugno 2018, il Consiglio dell'Unione Europea ha adottato il mandato negoziale in vista della definizione del nuovo partenariato strategico post-Cotonou, mentre gli Stati ACP hanno adottato il corrispettivo mandato nel maggio 2018.

I negoziati sono stati avviati ufficialmente il 28 settembre scorso a New York, a margine della edizione numero 73 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Dopo diversi round negoziali a livello tecnico e politico, i negoziatori europei auspicano la finalizzazione del testo entro il prossimo ottobre.

Il mandato negoziale europeo, in linea con quanto sostenuto dall'Italia, delinea una nuova forma di partenariato, composto da un Accordo base (Foundation agreement), che definisce i principi e gli interessi comuni, e tre partnership regionali, Unione europea-Africa, Unione europea-Caraibi e Unione Europea-Pacifico, concepite come protocolli vincolanti dell'Accordo base e volte ad elaborare strategie specifiche per ciascuna delle tre aree.

Il Foundation agreement, vincolante in tutte le sue parti e con una durata di 20 anni, mantiene l'acquis del precedente Accordo di Cotonou, definisce gli ambiti di cooperazione bilaterale sulle priorità strategiche comuni e condivise: migrazioni e mobilità, diritti umani, sostegno alla democrazia, sviluppo sostenibile ed inclusivo, ruolo degli investimenti, settore privato e commercio estero, lotta al cambiamento climatico, pace, sicurezza e giustizia.

Un capitolo specifico viene infine dedicato alla cooperazione internazionale, con l'impegno al rafforzamento delle istituzioni multilaterali e al rispetto e all'attuazione dei trattati e delle convenzioni internazionali.

La nuova cornice istituzionale del futuro partenariato Unione Europea-ACP troverà, tuttavia, il centro di gravità nelle tre partnership regionali, attraverso la creazione di un consiglio regionale specifico per ciascun pilastro geografico. Tali consigli saranno la sede del dialogo politico bilaterale e l'autorità responsabile per l'attuazione della priorità specifica identificata in ciascuna partnership regionale.

Desidero sottolineare che le direttive negoziali approvate il 22 giugno 2018 sono in linea con le priorità politiche dell'Italia, che ha posto l'accento in particolare sulla salvaguardia dell'acquis maturato grazie all'Accordo di Cotonou e sul mantenimento della natura giuridicamente vincolante per il futuro accordo post-Cotonou.

Per quanto concerne le specifiche tematiche del futuro accordo in materia di immigrazione, l'Italia ha insistito in sede di dibattito con gli altri Stati membri affinché si adottasse un approccio olistico, coerente e bilanciato, capace di includere i diversi aspetti connessi ai fenomeni migratori.

In materia di cooperazione culturale, l'Italia ha proposto una riflessione sul ruolo fondamentale della promozione e protezione del patrimonio culturale quale motore di sviluppo sociale ed economico e facilitatore delle relazioni fra l'Unione europea e le tre regioni.

Per quanto concerne lo sviluppo economico sostenibile ed inclusivo, l'Italia ha sottolineato l'importanza della cooperazione commerciale fra l'Unione europea e le tre regioni, che prevede, nel futuro accordo, un chiaro impegno delle parti in materie quali la promozione delle opportunità per le piccole e medie imprese, la protezione della proprietà intellettuale, l'eliminazione delle barriere non tariffarie, l'adeguamento di standard sanitari e fitosanitari, e l'armonizzazione di standard regolatori.

Per quanto riguarda, più nello specifico, lo sviluppo agricolo dei Paesi ACP, anche grazie al nostro sostegno, si segnala, tra gli obiettivi del partenariato Ue-Africa, il rafforzamento della posizione dei produttori e degli esportatori agricoli, compresi i piccoli proprietari nelle catene del valore a livello locale, regionale e mondiale.

Per quanto riguarda, infine, gli aspetti ambientali, la cooperazione italiana sostiene lo sviluppo ecosostenibile nei Paesi africani secondo approcci di agrobiodiversità, ciò che comporta un miglioramento delle condizioni ambientali locali e della qualità del prodotto agricolo.

Nel complesso, possiamo assicurare che, nell'ambito del negoziato, l'Italia continuerà a sostenere la promozione di pratiche agricole sostenibili, la promozione di standard qualitativi fitosanitari e ambientali e la protezione delle indicazioni geografiche. In particolare, in materia commerciale, nell'ambito dei sette accordi di partenariato economico (EPA) regionali già esistenti, si continueranno a promuovere rapporti bilaterali, volti al trasferimento di competenze e buone pratiche che possano assicurare l'applicazione di standard sanitari e ambientali non inferiori a quelli esistenti nell'Unione europea.

PRESIDENTE. La deputata Elvira Savino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELVIRA SAVINO (FI). Grazie, signora Presidente. Mi dichiaro parzialmente soddisfatta, nel senso che vedremo, poi, come evolveranno questi negoziati. Io vorrei, come lei ha fatto, ricordare quali sono alcune delle priorità strategiche dell'Ue: l'accelerazione nel raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, la promozione dello sviluppo inclusivo, la costituzione di Stati e società più forti attraverso la pace, la sicurezza, la protezione e la difesa dei diritti umani, la gestione delle questioni relative alla mobilità e alla migrazione. Quindi, il futuro accordo potrà portare, a mio avviso, delle opportunità senza precedenti se l'Unione europea riuscirà a creare delle forti alleanze politiche con gli altri Stati partner, sviluppando delle soluzioni che sono urgenti e che, vista la scala globale nella quale ci troviamo, richiedono soluzioni più pertinenti alle questioni di fronte alle quali ci troviamo e che richiedono risultati tangibili, perché, appunto, questa questione è molto più importante di quanto possa sembrare.

Questo accordo fa da cornice giuridica a quello che è il Fondo europeo per lo sviluppo, un fondo che vale 30 miliardi, che scadrà tra due anni, come abbiamo detto. È, quindi, una partita importante per l'Italia perché, come ricordavo prima durante l'illustrazione, l'Italia è un partner fondamentale che contribuisce al Fondo fiduciario d'emergenza dell'Unione europea per l'Africa, che è uno strumento finanziario che vale 3,2 miliardi di euro; l'82 per cento di questo Fondo alimenta il Fondo europeo per lo sviluppo, quindi il ruolo dell'Italia è fondamentale.

Le criticità dell'Accordo di Cotonou sono diverse e abbiamo detto quelle che sono state finora le criticità: c'è uno scarso livello di collaborazione effettiva tra i vari partner, uno scollamento tra quelle che sono le intenzioni, i principi espressi e la loro reale attuazione, nonché il prevalere dell'agenda politica europea sui bisogni di quei Paesi e di quegli Stati. Quindi, in poche parole, i soldi per la cooperazione internazionale, in linea di massima, finora, non sono andati a promuovere lo sviluppo di quei Paesi ma a tamponare dei problemi e delle necessità di sicurezza, di controllo dell'immigrazione dei Paesi europei, che più volte abbiamo denunciato in questi anni; però, poi, gli Stati che pretendono tutto questo non contribuiscono in maniera adeguata al Fondo rispetto, per esempio, a come fa l'Italia.

Sul fronte opposto, poi - sul fronte dei Paesi africani, caraibici, eccetera -, queste nazioni, che sono state terra di colonizzazione, manca un'agenda politica adeguata capace di adeguare questi processi alle reali necessità di quei territori. Quindi, c'è sicuramente da interrogarsi su come sarà questo nuovo accordo e bisognerà impegnarsi affinché sia efficace ed effettivamente realizzato. Ci sono delle raccomandazioni formulate dagli osservatori indipendenti della Commissione rispetto alla gestione del Fondo per lo sviluppo, come anche quella di ripristinare lo spirito del principio di collaborazione di Cotonou, istituendo una titolarità democratica nella programmazione EDF, nella sua implementazione, nel monitoraggio, assicurando che l'utilizzo di questi strumenti sia coerente con i valori e i princìpi fondamentali che erano stati espressi nell'Accordo. Come lei ha evidenziato, sembra che la Commissione europea abbia intenzione di portare avanti un “sistema a ombrello”, come lei ci ha illustrato, di relazione con le ex colonie, che si basa, appunto, su un accordo a moduli - come lei ci ha poco fa illustrato -, che prevede un accordo di massima e poi vari accordi, in particolare tre, con le varie aree regionali geografiche Potrebbe questa essere una soluzione più attinente alle necessità di quei territori. Questo è ciò che ha detto la Commissione europea, mentre invece il contenuto dei documenti ufficiali dei vari Paesi partner dell'Europa sembra mantenere un approccio più conservatore rispetto a quella che era stata l'espressione dell'Accordo di Cotonou precedente, quindi vedremo che cosa succederà.

L'obiettivo, probabilmente, dovrebbe essere quello di superare quella dinamica di dipendenza dei Paesi africani rispetto ai Paesi europei e di metterli nelle condizioni di competere con le economie del mondo, magari, creando le condizioni affinché diventino, in un certo senso, nostri partner. Purtroppo, il dibattito sfocia attualmente, spesso, sulle questioni delle politiche migratorie, cioè quelle che più sono sotto i nostri occhi; spesso questa questione, la questione migratoria, è gestita - bisogna dirlo - in maniera propagandistica, spettacolarizzando il fenomeno senza analizzare, invece, in profondità le cause e i problemi. Quindi abbiamo, da una parte, eccessivo buonismo, dall'altra, un'eccessiva propaganda; invece bisognerebbe capire che se non si creano le condizioni affinché quei Paesi si sviluppino, finché non ci sarà un vero, grandissimo piano Marshall per creare le condizioni affinché ci sia sviluppo e benessere in quei Paesi, il fermare cinquanta disperati su un barcone non cambierà le condizioni di questo fenomeno migratorio epocale; si conteranno invece a milioni i giovani, che disperati e in cerca di un futuro migliore, faranno rotta verso l'Europa e i nostri territori.

Quindi, ripeto, bisognerebbe trasformare, invertire, questo rapporto di donazione e dipendenza tra i Paesi ricchi e i Paesi poveri e tentare, in un futuro che non sarà, evidentemente, prossimo, una collaborazione affinché, magari, anche rispetto alle grandi superpotenze, si crei una partnership, sia per via della nostra vicinanza geografica, sia per via del nostro passato coloniale.

I problemi strutturali dell'Africa, ovviamente, li conosciamo: non è che sia povera, ma ci sono problemi infrastrutturali, ci sono problemi di corruzione, di assenza di scuole, servizi pubblici, formazione. Però, questo accordo può essere un tentativo di invertire questa tendenza e di iniziare veramente a lavorare nella direzione dello sviluppo di questi territori. È un tema importante per l'Italia - l'abbiamo detto - perché l'Italia è un contributore fondamentale. Concludo, dicendo che tutto questo deve avvenire in una cornice che abbia la massima attenzione, quando si discuteranno questi accordi negoziali e queste politiche commerciali, nel salvaguardare i diritti umani, coinvolgendo la società civile. Serve quindi una assoluta tutela degli interessi in gioco e l'adozione di strumenti che garantiscano - sì - la promozione e lo sviluppo in modo sostenibile, che siano inclusivi con rispetto alla difesa dei diritti umani, favorendo l'integrazione vera e le libertà fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per risolvere le criticità relative al commissariato di polizia «Casilino nuovo» di Roma, con particolare riferimento al progetto di trasferimento in una nuova sede – n. 3-00634)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Ricardo Antonio Merlo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Fatuzzo n. 3-00634 (Vedi l'allegato A).

RICARDO ANTONIO MERLO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie Presidente, il commissariato di Pubblica Sicurezza “Casilino Nuovo” a Roma, è attualmente ubicato presso un immobile di proprietà della società “Grandi stabili Srl”.

Nonostante siano stati eseguiti lavori urgenti per la messa in sicurezza della struttura da parte della società proprietaria, l'immobile necessiterebbe di ulteriori interventi di manutenzione straordinaria, tra cui l'abbattimento delle barriere architettoniche, per i quali la Questura di Roma ha da tempo interessato la proprietà.

Proprio a causa delle citate carenze e al fine di dotare il citato commissariato di una sede adeguata e rispondente ai requisiti di funzionalità ed operatività, dal 2013, il Ministero dell'interno ha preso in consegna, dall'Agenzia del demanio, l'immobile ex sede della Motorizzazione civile, sito in via delle Cincie, che è risultato idoneo ad ospitare il commissariato, previ interventi di ristrutturazione ed adeguamento.

Gli interventi necessari sono stati finanziati dal provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Lazio con i fondi previsti dal decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014 (cosiddetto “Sblocca Italia”), mentre il Ministero dell'interno ha finanziato la redazione della progettazione definitiva.

Nel 2016, nella fase di esecuzione dei lavori, è emersa la necessità di procedere all'esecuzione dei lavori di ripristino e messa in sicurezza di infissi esterni, danneggiati a seguito di atti vandalici.

Attesa l'insufficienza delle somme a disposizione del provveditorato, il Ministero dell'interno ha provveduto al finanziamento di un'apposita perizia redatta dal predetto ente, relativa agli interventi da eseguire.

Successivamente, nel 2018, a seguito di sopralluoghi svolti dal servizio tecnico logistico e patrimoniale di Roma con la Questura di Roma, la zona telecomunicazioni “Lazio” ed il provveditorato alle opere pubbliche, sono state riscontrate alcune carenze, anche di carattere impiantistico, che hanno determinato uno slittamento dei tempi di consegna del nuovo immobile.

Stanti le difficoltà espresse dal provveditorato per il reperimento dei fondi necessari per risolvere le criticità, il Ministero dell'interno ha finanziato un'ulteriore perizia redatta dal provveditorato, per i lavori di sostituzione della linea di adduzione del gas e la messa in opera del servizio igienico in uso alle camere di sicurezza.

Ulteriori interventi hanno poi riguardato il completamento del sistema di video sorveglianza perimetrale e dell'installazione di apparati attivi a servizio della rete LAN.

Al momento, è in corso di presentazione la SCIA antincendio e sono stati acquisiti preventivi per l'intervento di adeguamento dei cancelli carrabili.

Mancano, quindi, alcune finiture che non costituiscono motivo ostativo al trasferimento del commissariato in tempi brevi.

Per tale ragione, il 7 giugno scorso la Questura di Roma - stante la necessità di poter fruire il prima possibile dei locali ristrutturati per la nuova sede del commissariato - ha interessato il provveditorato alle opere pubbliche per la consegna anticipata delle opere concluse.

PRESIDENTE. Il deputato Carlo Fatuzzo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

CARLO FATUZZO (FI). Quanto tempo ho, Presidente?

PRESIDENTE. Cinque minuti, collega.

CARLO FATUZZO (FI). Le sarò riconoscente se darà disposizione, non avendo qui l'onorevole Polverini che mi porge l'acqua, della possibilità di abbeverarmi come si conviene, perché io cinque minuti interi non sono mai riuscito a parlare.

PRESIDENTE. D'accordo.

CARLO FATUZZO (FI). Sarò più breve, sicuramente, dei cinque minuti, ma non si sa mai. Io sono soddisfattissimo, sottosegretario Merlo, anche perché ho avuto notizia dal sindacato LI.SI.PO., della Polizia, dal suo presidente de Lieto, che il trasferimento è avvenuto. Il 21 marzo si faceva vedere la primavera, ho presentato questa interrogazione al Ministro dell'Interno, che è giustamente competente della Polizia di Stato; adesso siamo agli albori dell'estate, 21-22 giugno… no, siamo a luglio…è passato un mese dall'inizio dell'estate e il trasferimento è avvenuto, finalmente, in un ambiente certamente migliore di quello precedente. Quindi, io debbo dichiararmi assolutamente soddisfatto del comportamento del Ministro dell'Interno, che in quattro mesi, certo, c'è stato lavoro di altri prima, ma ha dato ascolto alla interrogazione presentata dall'onorevole Fatuzzo, cioè da me personalmente presente.

Sono così tanto soddisfatto che, essendo lei rappresentante del Governo soprattutto come sottosegretario per gli affari esteri e per la cooperazione, mi permetto di dire qualcosa che è, comunque, annesso alla sicurezza dei cittadini, ma in un senso diverso da quello relativo alla importantissima e preziosissima attività che svolgono gli agenti di pubblica sicurezza, che in questa occasione ringrazio di quanto stiano facendo. Voglio rassicurare coloro che sono venuti a vedere i lavori della Camera che siamo in pochi perché nelle interrogazioni sono presenti giusto gli interroganti che hanno appena parlato, quelli che stanno parlando e quelli che devono parlare fra poco, e ci sono le Commissioni che funzionano, e abbiamo anche tanta gente che segue con i moderni mezzi della comunicazione, che a noi, che abbiamo più di vent'anni, un po' ci sovrastano, ma che hanno dei lati positivi: in questo momento, io sono ascoltato e lei, sottosegretario, è stato ascoltato da tantissimi.

Lei sa che io sono all'opposizione, rappresentante di Forza Italia-Berlusconi Presidente e del Partito Pensionati, del quale sono segretario nazionale, ma devo lodare il Governo e lo faccio con piacere perché chiunque, di qualunque raggruppamento politico sia, fa qualcosa per il bene dei cittadini, avrà sempre il mio appoggio e il mio riconoscimento.

E passo a quello che mi sta a cuore aggiungere, visto che credo di avere ancora uno o due minuti, forse meno, Presidente?

PRESIDENTE. Un minuto e 10 secondi, collega.

CARLO FATUZZO (FI). Sono sicuramente sufficienti per dire che ho visitato, nelle ultime cinque settimane, negli ultimi fine settimana, cinque case di riposo dove andiamo noi cittadini quando diventiamo anziani, molto anziani, ammalati, molto ammalati e non possiamo essere assistiti dai familiari a casa nostra perché hanno da lavorare o non ci sono o sono più ammalati di noi; e ho constatato, con i miei occhi, con molto piacere, che l'assistenza di noi anziani, che abbiamo bisogno di tutto in quel momento, dipende soprattutto dagli operatori socio-sanitari, ancora più delle telecamere, per le quali pure io mi sono molto impegnato, ma è importante che coloro che lavorano in queste istituzioni lo facciano come una missione, come qualcosa di molto, molto giusto, qualcosa che ci fa rispettare i motivi per cui siamo al mondo…

PRESIDENTE. Deve concludere.

CARLO FATUZZO (FI). …non solo per noi, ma anche e soprattutto per essere di aiuto agli altri. Quindi, vorrei che il Governo si concentrasse soprattutto sulla formazione e sull'assistenza che viene prestata, o meglio che deve essere prestata sia ai ricoverati, sia soprattutto a chi li assiste concretamente dalla mattina alla sera.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

CARLO FATUZZO (FI). E con questo sono sicuro che lei si farà portavoce. Viva i pensionati; pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Collega, le ricordo anche che non si possono esporre loghi o cartelli. Quindi, per le prossime volte, le chiedo la borsa che ha alla sua destra eventualmente di abbassarla, grazie.

(Iniziative di competenza per assicurare che la società Miteni di Trissino (Vicenza) ristori i costi di bonifica del territorio contaminato dalla sua attività industriale, per tutelare la salute della popolazione nonché per garantire ammortizzatori sociali ai lavoratori interessati – n. 3-00273)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Alessandra Pesce, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Zanettin n. 3-00273 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Con riferimento alle questioni poste dall'onorevole Zanettin si rappresenta innanzitutto che il Ministero dell'Ambiente segue con costante attenzione le problematiche connesse alla contaminazione dal Pfas, in modo particolare nella regione Veneto, e si sta adoperando su più fronti attuativi per intervenire a tutela della salute pubblica e dell'ambiente. In tal senso, con riferimento agli aspetti di carattere generale, si rappresenta che, nel maggio 2017, il Ministero ha dato mandato ad ISPRA di formulare proprie valutazioni e proposte con il coinvolgimento del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente (SNPA), per quanto riguarda il monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nei corpi idrici superficiali e sotterranei, così da permettere alle regioni la programmazione dello stesso nell'ambito delle attività dei Piani di gestione dei distretti idrografici. Il Sistema informativo nazionale per la tutela delle acque italiane (SINTAI) ha, inoltre, provveduto ad attivare la sezione delle sostanze perfluoroalchiliche, per consentire alle agenzie di caricare i dati prodotti nel corso del monitoraggio.

Per quanto concerne, più in particolare, i territori limitrofi all'azienda Miteni, il Ministero dell'Ambiente, con riferimento alle attività di propria competenza, già a dicembre 2016 ha incaricato ISPRA di valutare la sussistenza di un danno ambientale. È stata pertanto avviata un'istruttoria anche sulla base di un'apposita interlocuzione con gli enti di controllo in particolare con l'ARPA Veneto. Su tali basi, l'Istituto ha elaborato un primo report nel febbraio 2017 contenente gli elementi per l'inquadramento del caso. Nel settembre 2017, anche alla luce di un sopralluogo congiunto con l'ARPA, ISPRA ha elaborato un ulteriore report contenente una prima ricostruzione degli impatti relativi alle risorse ambientali della zona, con l'individuazione di una serie di aspetti rilevanti per la valutazione del danno ambientale. Più recentemente, l'Istituto ha elaborato il rapporto n. 1/2019 del gennaio 2019, contenente una valutazione del danno ambientale e delle misure di riparazione.

Le relazioni di ISPRA hanno segnalato un danno ambientale alle acque superficiali, un possibile danno ambientale alle acque sotterranee e una minaccia di danno legata alla sussistenza di fonti attive di inquinamento; nonché le misure di riparazione con la relativa monetizzazione data la situazione di decozione della società responsabile. La società Miteni Spa è stata, infatti, dichiarata fallita con sentenza n. 126 del 2018 del tribunale di Vicenza in data 9 novembre 2018. Al riguardo, il Ministero dell'Ambiente ha presentato ricorso ex articolo 93 della legge fallimentare per l'insinuazione al passivo della società fallita per complessivi 142,251 milioni di euro di cui: 136,8 milioni di euro per la riparazione, così come monetizzata dall'ISPRA, e 5,451 milioni di euro derivanti dalla sanzione amministrativa irrogata ai sensi dell'articolo 304, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, nei confronti della società, quale obbligata in solido, e nei confronti del delegato della società in materia ambientale con ordinanza di ingiunzione ex articolo 18 della legge n. 689 del 1981.

L'intero credito, tuttavia, non è stato inserito nel progetto di stato passivo dal curatore fallimentare. Per tale ragione il Ministero dell'Ambiente ha provveduto a presentare opportune osservazioni al predetto progetto, consegnando anche documentazione integrativa ex articolo 95 della legge fallimentare. Nonostante l'attività svolta dal Ministero e le osservazioni avanzate, il credito non è stato recepito nel decreto esecutivo dello stato passivo. Ad ogni modo, si segnala che il Ministero dell'Ambiente, per il tramite dell'avvocatura distrettuale dello Stato di Venezia, provvederà alla costituzione di parte civile nel procedimento penale dinanzi al tribunale di Venezia per il risarcimento del danno ambientale. Per quanto concerne, invece, gli aspetti di competenza della regione Veneto la stessa ha fatto presente che, immediatamente dopo l'apertura del fallimento Miteni, si è attivata per garantire le esigenze di carattere ambientale e di tutela della pubblica incolumità connesse alla sospensione dell'attività aziendale.

Dai primi riscontri avuti dalla regione, risulta che il curatore fallimentare stia verificando lo stato di sicurezza dell'impianto con i competenti uffici pubblici di valutazione del rischio per l'incolumità pubblica. Si segnala, a tale riguardo, che l'ARPAV sta mantenendo il monitoraggio ambientale del sito e sta fornendo indicazioni tecniche agli enti locali e al curatore fallimentare al fine di prevenire ulteriori contaminazioni delle varie matrici ambientali già compromesse. Quanto agli aspetti occupazionali, dell'intervenuta vertenza si è fatto carico, già prima della dichiarazione di fallimento, il prefetto di Vicenza, al quale la regione sta offrendo il proprio contributo con iniziative per l'impiego degli ammortizzatori sociali a sua disposizione.

Alla luce delle informazioni esposte, si rappresenta, dunque, che il Ministero dell'Ambiente, per quanto di competenza, sta svolgendo con particolare impegno ogni azione volta a tutelare la salute pubblica e l'ambiente, continuando a svolgere con il massimo grado di attenzione le proprie attività e monitorando e partecipando alle attività poste in essere dagli altri soggetti interessati, per garantirne il successo.

PRESIDENTE. Il deputato Zanettin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Però devo dichiararmi assolutamente insoddisfatto della risposta, che mi pare molto carente proprio sotto il profilo dei suoi contenuti. Passiamo, con ordine, ai diversi punti.

Il primo punto, la situazione dell'inquinamento ambientale: è noto che c'è un inquinamento ambientale determinato dal Pfas-Pfoa, i prodotti industriali che la Miteni produceva. Va anche detto tuttavia che oggi l'area segue tutta una serie di interventi di bonifica ed è forse l'unica area in Italia che ha Pfoa e Pfas a livello di zero, perché ci sono i limiti introdotti dalla regione Veneto che sono i più stringenti al mondo e sono stati fatti appunto interventi da parte dei soggetti erogatori del servizio idrico, di grande impegno anche economico, che hanno consentito l'abbattimento sostanzialmente a zero di queste sostanze inquinanti. Altrettanto non è nel resto d'Italia, perché non è la prima volta che interpello sul tema il Ministero dell'Ambiente e, in altre interrogazioni, il Ministero dell'Ambiente ha dovuto candidamente ammettere che solo nel Veneto, per effetto di questa crisi, vengono fatti questi monitoraggi e solo nel Veneto ci sono limiti così stringenti; per il resto d'Italia i monitoraggi non vengono fatti, le analisi non vengono fatte e non si può escludere che tali sostanze siano contenute anche nelle acque minerali che compriamo nei nostri supermercati.

Veniamo ai temi più specifici dell'interrogazione, sui quali la risposta del Governo è assolutamente inadeguata. È del tutto ovvio, signor sottosegretario, che la domanda di insinuazione al passivo del fallimento è stata respinta perché la informo - dovrebbero saperlo anche i suoi tecnici - che il curatore fallimentare, avvalendosi delle più recenti norme in materia, ha ottenuto la retrocessione dell'immobile dove era situata la Miteni, che, come abbiamo detto, è fallita, alla proprietà, la Icig, una società tedesca. Quindi, effettivamente il fallimento non è obbligato e non è destinatario passivo delle obbligazioni di natura pecuniaria alle quali lei faceva cenno. Credo che l'impegno dell'Avvocatura dello Stato dovrà essere rivolto non tanto nei confronti del fallimento che, quand'anche ammettesse il Ministero al passivo, non avrebbe poi la capacità economica di far fronte alle obbligazioni, ma deve invece indirizzarsi, come opportunamente ha fatto il curatore fallimentare con questa sua scelta, che è stata assolutamente lungimirante, alla proprietà, in questo caso - glielo dico perché lei non l'ha citata - la Icig, una società di diritto tedesco con filiale italiana, la quale, essendo titolare oggi, a seguito della retrocessione dell'immobile, del sedime dove era situata la Miteni, è obbligata passiva di tutti i doveri di ripristino ambientale per quanto riguarda l'area.

Trovo carente anche la sua risposta relativa al tema della tutela dei lavoratori, sottosegretario, perché è pur vero che dei 120 lavoratori della Miteni circa 70 hanno trovato occupazione, però ce ne sono 50 che sono tuttora in cassa integrazione. La cassa integrazione scade a novembre. Pur considerato che nulla ha detto lei, caldeggio con questo mio intervento e invito il Governo a prorogare per questi lavoratori la cassa integrazione quando essa andrà a scadere a novembre, perché evidentemente si trovano in una situazione difficile.

È vero, il Veneto è ancora una regione che consente una mobilità all'interno dei posti di lavoro, tant'è che 70 dei 120 lavoratori hanno trovato altra occupazione; però ce ne sono 50, 50 famiglie che evidentemente hanno ancora bisogno di ammortizzatori sociali quando questi andranno a scadere a novembre prossimo.

(Iniziative di competenza per l'avvio di una nuova istruttoria tecnica in relazione all'istituzione del Parco nazionale degli Iblei in Sicilia e per la promozione di un'indagine costi-benefici, con particolare riguardo agli effetti sulla popolazione e sulle attività economiche del territorio – n. 3-00728)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per le politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Alessandra Pesce, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Germanà ed altri n. 3-00728 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Presidente, con riferimento alle questioni poste si rappresenta, in via preliminare, che l'istituzione del Parco nazionale dei Monti Iblei è stata prevista, insieme a quella dei Parchi nazionali di Pantelleria, Egadi e litorale trapanese, Isole Eolie, dall'articolo 26, comma 4-septies, del decreto legislativo 1° ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazione dalla legge 29 novembre 2007, n. 222. In attuazione di tale disposizione fu costituito, su proposta del Ministero dell'Ambiente pro tempore, un apposito tavolo tecnico regionale, governato dall'assessorato ambiente e territorio della regione siciliana, al fine di consentire il confronto in sede locale e pervenire alla definizione di una proposta già condivisa per la perimetrazione, la zonazione e la disciplina di tutela dei quattro parchi nazionali previsti dalla norma richiamata, da sottoporre quindi all'istruttoria di competenza del Ministero.

L'assessorato regionale trasmise nel 2010 documentazione contenente la situazione relativa agli istituendi parchi al 16 dicembre 2010, confermando successivamente nel marzo 2011 la chiusura della fase preliminare e trasmettendo i relativi elaborati. Si prese atto tuttavia che detta documentazione non consisteva nelle proposte conclusive e condivise in sede locale per l'istituzione dei quattro parchi nazionali, ma unicamente, per ogni parco, di proposte singolarmente presentate dalla regione, da altri enti e dalle associazioni. In particolare, per quanto riguardava il Parco nazionale dei Monti Iblei, si trattava delle differenti proposte elaborate dalla regione, dalla provincia e dalle associazioni ambientaliste, in tutti i casi non accompagnate dallo schema di decreto del Presidente della Repubblica istitutivo né dalla relativa ipotesi di disciplina di tutela.

Tenendo conto che le questioni fino ad allora irrisolte non erano superabili se non dalle volontà convergenti di tutti gli enti, le amministrazioni e le associazioni interessate, attraverso ulteriori risolutivi confronti, venne avviata una nuova istruttoria. Più recentemente, il 7 aprile 2017 il libero consorzio comunale di Ragusa, per conto dei cinque comuni facenti parte dello stesso, ha rappresentato al Ministero una posizione favorevole all'istituzione del Parco e alla proposta formulata dalla provincia di Ragusa ed inviata dalla regione nel 2011. In riscontro, con nota del 20 aprile 2017, il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha rappresentato al libero consorzio, alla regione siciliana e agli altri enti interessati l'opportunità di coinvolgere anche i territori di Siracusa e Catania. Anche da questi ultimi è stato successivamente manifestato il parere favorevole.

Alla luce del rinnovato interesse da parte delle predette amministrazioni locali, il Ministero ha pertanto evidenziato la necessità di definire le criticità rimaste irrisolte, onde pervenire ad una proposta unitaria attraverso il coordinamento della regione. Aderendo a tale invito, il 6 giugno 2017 la regione siciliana - assessorato territorio e ambiente ha convocato una conferenza fra i sindaci dei comuni e i commissari dei consorzi e delle città metropolitane territorialmente interessate (consorzio comunale di Ragusa, libero consorzio comunale di Siracusa e città metropolitana di Catania), costituendo un nuovo tavolo tecnico per la predisposizione di una proposta unitaria.

Con nota 3 aprile 2019, la regione siciliana ha trasmesso al Ministero la proposta conclusiva per il parco, con perimetrazione, zonazione e un sintetico schema dei regimi di tutela, licenziata dal tavolo tecnico a seguito dell'analisi territoriale e del processo di concertazione svolto, ed ha rappresentato la piena condivisione della stessa, chiedendo l'avvio dell'istruttoria tecnica di competenza per l'istituzione. Il Ministero ha quindi provveduto a trasmettere la predetta documentazione ad ISPRA, per la relativa attività istruttoria di competenza.

Le considerazioni appena svolte evidenziano dunque come il procedimento fin qui svolto sia stato basato sulla richiesta espressa e reiterata da parte del Ministero della più ampia concertazione in sede locale, per la piena e condivisa definizione della proposta preliminare da sottoporre all'istruttoria tecnica di competenza. Essendo pervenuta la richiamata proposta unitaria da parte della regione, si darà pertanto seguito all'istruttoria tecnica, che, come è noto, prevede che, sullo schema di decreto del Presidente della repubblica, sulla perimetrazione, zonazione e sulla relativa disciplina di tutela, sia acquisita l'intesa della regione siciliana e il parere della Conferenza unificata presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, in cui tutti gli enti territoriali sono rappresentati. Solo all'esito di tale fase tecnico-amministrativa sarà possibile concludere la procedura di istituzione del Parco.

PRESIDENTE. Il deputato Antonino Germanà ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ANTONINO GERMANA' (FI). Presidente, signor sottosegretario, devo dire che in qualche modo mi ha dato delle risposte: francamente non me lo aspettavo, quindi gliene do atto. E però qui emergono le chiare diversità che vi sono all'interno delle forze che sorreggono questo Governo: dovreste mettervi un po' d'accordo anche con i vostri alleati di Governo, con la Lega, che presentano al Senato interrogazioni al Governo sullo stesso argomento; non c'è, purtroppo, argomento sul quale non teniate posizioni diverse, o magari lo fate in maniera “di lotta e di Governo”, diciamo così.

Qui siamo di fronte ad una follia del legislatore, che, come lei ha ricordato, così com'era scritto nell'interrogazione…Legislatore che ovviamente non era lei a quel tempo, neanch'io, ma è bene ricordare che fu il Governo Prodi, come lo ha ricordato lei in premessa, a voler istituire questo Parco che è di 150 mila ettari, che coinvolge 21 comuni, 3 province, Ragusa, Catania, Siracusa. È un parco che va ad innestarsi in una situazione già complessa di vincoli nella nostra regione, nella regione Sicilia, che è già interessata da 5 parchi regionali, da 77 riserve naturali, più le zone protette, SIC, ZPS, Natura 2000; mentre l'unica cosa che c'è da proteggere, che è evidente, che si vede in Sicilia all'interno di queste aree protette, è il totale stato di abbandono. Per questo noi non possiamo essere d'accordo con l'istituzione di un nuovo parco: io sono contrario proprio per questo, perché il territorio subisce vincoli; e li subisce non solo il territorio, ma ciò avviene sulla pelle dei nostri agricoltori, dei nostri produttori, in una terra come la Sicilia che è a vocazione turistica. Questo non farebbe altro che introdurre nuovi vincoli.

Come dicevo, appunto un percorso atipico della legge, perché prima istituisce il Parco e poi prevede di sentire formalmente gli stakeholder interessati per tenere conto delle risposte, anche con riferimento a tre delibere, come lei ricordava, diverse comunque del consorzio provinciale di Siracusa, Ragusa e della città metropolitana di Catania. E' un percorso atipico, perché l'attuazione era demandata ad un decreto del Presidente della Repubblica, previa proposta del Ministro e previo soprattutto concerto con la regione e con gli enti locali interessati.

In base ai dati ISTAT e fino al 2014, nei 23 parchi nazionali la popolazione in media si è ridotta del 5 per cento, e addirittura al Sud con punte che vanno oltre il 19 per cento. Sono dati che dimostrano che nei parchi non si crea lavoro, altrimenti le persone resterebbero e non scapperebbero via.

Per non parlare poi dello stato di abbandono e dei mancati… Non mancati, direi, ma delle carenze, ecco, chiamiamole così, sia finanziarie che di personale.

Quindi, ecco noi chiedevamo con questa interrogazione una nuova istruttoria per avere dei pareri per un coinvolgimento maggiore del territorio, oltre che un'indagine conoscitiva costi-benefici, volta a chiarire gli effetti che questo regime vincolistico ha sulle popolazioni e sulle attività economiche del nostro territorio.

(Iniziative, anche normative, volte a ridurre i tempi per il rilascio di pareri e autorizzazioni da parte delle Soprintendenze, con particolare riguardo alle criticità registratesi in Piemonte – n. 3-00261)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali, Gianluca Vacca, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Tiramani n. 3-00261 (Vedi l'allegato A).

GIANLUCA VACCA, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali. Grazie, Presidente. L'onorevole Tiramani richiede notizie in merito all'attività di tutela e a quella autorizzatoria delle soprintendenze piemontesi, lamentandone ritardi e disfunzioni. Considerato che le soprintendenze piemontesi sono tre, permettetemi di riferire compiutamente in merito a ciascuna di esse e di fare alcune considerazioni generali.

Occorre, infatti, premettere che la riforma introdotta dal decreto ministeriale del 23 gennaio 2016 ha integrato i compiti istituzionali delle soprintendenze belle arti e paesaggio con quelli precedentemente assegnati alle soprintendenze archeologia, imponendo l'effettuazione dei conseguenti adattamenti nell'organizzazione degli uffici, la revisione delle dotazioni di beni e attrezzature, i passaggi di competenze tecniche, amministrative e di gestione del personale, con gruppi di lavoro già operanti negli istituti pre-riforma, nonché l'affiancamento e l'avvicendamento del personale nelle diverse funzioni, in relazione alla progressiva definizione degli organici. Ne è conseguito un impegno straordinario che ha richiesto a tutto il personale delle diverse qualifiche professionali di operare, in modo sincrono ed attivo, alla riorganizzazione delle funzioni dell'ufficio.

A tale problematica va aggiunta quella ben nota a questa Assemblea della grave carenza di personale di tutti gli uffici del Ministero ed in particolare di quelli periferici. La soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli opera con una dotazione organica di quindici unità a fronte delle 54 previste in organico, su un territorio di competenza di 329 comuni e un'area territoriale di 6.594 chilometri quadrati, spesso poco fornita da mezzi pubblici, e produce circa 16 mila protocolli annui, di cui circa 6 mila riguardano provvedimenti inerenti la tutela storico, artistica, archeologica, architettonica e paesaggistica.

Nonostante questo, il personale ha sempre garantito la continuità dell'azione amministrativa ed i tempi procedimentali di risposta alle istanze sono stati sempre rispettati, ricorrendo al regime del silenzio assenso solo in rarissimi casi. Le istanze di parere sono sempre state evase nei tempi prescritti dalle norme: 20 giorni nel caso dei procedimenti semplificati, 45 nei procedimenti ordinari e, addirittura, per quanto riguarda i provvedimenti di tutela, i tempi massimi di risposta si attestano su un massimo di 60 giorni, laddove il regolamento sui termini dei procedimenti ne contempla 120. Il noto progetto di riqualificazione del centro storico di Borgosesia, pervenuto il 2 agosto 2018, che ha richiesto un confronto preliminare sulla proposta progettuale, è stato autorizzato il successivo 16 ottobre, ampiamente nei termini concessi dalla norma. Il contenzioso, vorrei precisare, è inoltre diminuito negli ultimi tre anni e la soprintendenza non è mai stata condannata al pagamento delle spese processuali.

Per quanto riguarda la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino, lascio che parlino i numeri; in materia di tutela del paesaggio le risposte alle istanze di parere vengono svolte entro i termini stabiliti dalle norme, sia nel caso dei procedimenti di tipo semplificato, venti giorni, sia nel caso dei procedimenti ordinari, 45 giorni. Nel corso del 2017, su circa 1.800 pareri espressi, soltanto sette sono stati emessi con un ritardo di pochi giorni sulla scadenza del procedimento semplificato. In materia di tutela monumentale, poi, le autorizzazioni vengono rilasciate mediatamente in 32 giorni, con largo anticipo rispetto al termine di 120 giorni stabilito dall'articolo 22 del codice.

Analoga situazione troviamo presso la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, ove, malgrado la forte carenza di organico, si è sempre garantito il rispetto delle tempistiche su tutte le aree funzionali, come confermano i monitoraggi quadrimestrali trasmessi alla competente direzione generale centrale. Su circa 2.400 pareri espressi, solo una ventina ha avuto un ritardo di pochi giorni.

Piuttosto, quello che mi preme sottolineare è che questo Ministero, come l'onorevole interrogante sicuramente sa, proprio per ovviare alla grave carenza di personale che ho prima evidenziato, ha avviato un piano di assunzioni che interesserà il triennio 2019-2021 e che ho avuto già modo di illustrare in VII Commissione, alla Camera. In particolare, nel 2019, saranno indette due procedure concorsuali volte al reclutamento di 1.052 unità di personale non dirigenziale di seconda area funzionale, da destinare al profilo professionale dedicato all'accoglienza e alla vigilanza e di 250 unità di personale con qualifica non dirigenziale di terza area funzionale, da destinare al profilo professionale “funzionario amministrativo”. Nel 2020 relativamente alle procedure già autorizzate, si prevede altresì di provvedere, mediante procedura concorsuale, le cui modalità sono ancora da definire, al reclutamento di 500 unità di personale non dirigenziale di seconda area funzionale, il cui reclutamento è stato autorizzato con legge di bilancio 2019, e di 250 unità di personale con qualifica non dirigenziale di terza area funzionale, da destinare a profili con professionalità specifica, anch'essi autorizzati mediante la predetta legge di bilancio.

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 145 del 22 giugno 2019 scorso, e concludo, è stata inoltre pubblicata la legge n. 56 del 2019, recante interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo, mediante la quale anche l'amministrazione dei beni culturali, a decorrere dal 2019, potrà procedere all'assunzione di personale a tempo indeterminato, nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 100 per cento di quella relativa al personale di ruolo cessato nell'anno precedente.

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Tiramani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

PAOLO TIRAMANI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, io sono parzialmente soddisfatto; sono soddisfatto del suo garbo e di tutta una serie di numeri che ha letto e che le sono stati forniti; questo, però, non coincide con la realtà e ho anche sorriso su un passaggio che lei ha fatto, che le hanno ovviamente scritto e di cui non ha colpa, perché la mia interrogazione era abbastanza asettica e, invece, lei mi ha citato il centro storico di Borgosesia, la mia città, dove io faccio il sindaco. Vede, questa interrogazione nasce proprio sull'onda di questa questione, una questione che si è protratta per oltre un anno, prima di avviare il procedimento ufficiale, poiché la soprintendenza su un'opera che io ritenevo e ritengo meritoria, che va a intitolare una fontana monumentale a una mia concittadina scomparsa in un agguato mafioso, che poi è la moglie del generale Dalla Chiesa, ecco, la soprintendenza su questa questione, per oltre un anno, ci ha creato tutta una serie di problemi e sono stato convocato più volte in via ufficiosa per colloquiare con un soprintendente che mi chiedeva se ero sicuro della scelta, poiché le generazioni a venire magari non avrebbero gradito un monumento di questo genere.

Io mi sono sentito offeso, in quella circostanza, come amministratore locale e come sindaco, ancorché come parlamentare, perché ritenevo meritorio dedicare una fontana a chi avesse donato la propria vita per creare questo Paese, quindi, in un agguato mafioso, in una vicenda spiacevole. E, poi, le dico un'altra cosa, da amministratore locale sono veramente tante le problematiche e sono veramente tante le problematiche perché, al di là dei numeri che riguardano la procedura ufficiale, c'è tutto un lavoro pregresso prima di iniziare la procedura che ti porta ad avere uno scoramento generale. Io penso, per esempio, a tutti gli scavi, addirittura, fognari, che vengono fatti nei pressi di un bene vincolato e per i quali la soprintendenza della regione Piemonte richiede la presenza fissa di un archeologo. Adesso, al di là della cosa simpatica e che sicuramente comunque è un aggravio di costi per le amministrazioni locali, le sembra normale che un archeologo debba prestare la propria professione anche per questo tipo di attività? Le sembra normale che alcuni beni che vengono reperiti e che devono essere giudicati quindi dei beni culturali rimangano anche fermi due anni? Io su questo ho delle carte, poi, se vuole, gliele farò avere.

A me non sembra normale, io come lei faccio parte di una maggioranza che ha lottato per accelerare le pratiche amministrative, prima con la legge di bilancio che ha snellito l'iter degli appalti, alzando le soglie e, quindi, permettendo ai comuni di fare delle opere più velocemente. Oggi, con lo “sblocca cantieri” ci siamo portati ancora più avanti rispetto a queste soglie evidenziate nella legge di bilancio; io ritengo che le soprintendenze non debbano essere un ostacolo alle amministrazioni locali, non devono ergersi a passacarte, a burocrati, quindi creando sempre problemi a sindaci che, invece, con fatica e sudore portano avanti le amministrazioni locali, ma debbono essere degli alleati. Io questi alleati non li trovo: sono in un'amministrazione locale da oltre quindici anni e i problemi sono sempre gli stessi. Le hanno dato dei dati che sicuramente sono oggettivi e non opinabili, ma tutto il lavoro pregresso per arrivare all'accensione della pratica consta dei tempi molto diversi. Gliel'ho detto: su questa piazza, su cui evidentemente la soprintendenza della regione Piemonte ha la coda di paglia, perché io non l'ho citata nell'interrogazione, ma gliel'hanno citata nella sua risposta, io ho avviato i colloqui a luglio 2017 e ho potuto iniziare la pratica, con un accordo, solo il 2 agosto 2018, come giustamente lei ha citato. Tutto questo non è accettabile. Credo che la questione dell'organico sia sicuramente importante, ma se non si cambia l'atteggiamento da parte di alcuni funzionari i problemi di questo Paese rimarranno sempre gli stessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per la valorizzazione dell'anfiteatro romano rinvenuto nel 2015 nel territorio del comune di Volterra, in provincia di Pisa – n. 3-00469)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali, Gianluca Vacca, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Potenti n. 3-00469 (Vedi l'allegato A).

GIANLUCA VACCA, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali. Grazie, Presidente. L'onorevole Potenti richiede notizie in merito all'attività di valorizzazione di un'importante scoperta archeologica avvenuta a Volterra. In effetti, da notizie assunte direttamente presso l'attuale sovrintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno, nel luglio del 2015, nel corso di operazioni di assistenza archeologica ad un'opera pubblica - cosa che, ripeto, anche in considerazione dell'interrogazione precedente, evidentemente si fa normalmente - nel territorio di Volterra, in terreni di proprietà privata, è venuto alla luce un tratto di muratura di un importante edificio di epoca romana, che già ad un primo esame sembrava fosse un anfiteatro. Ciò è stato possibile proprio perché anche durante le opere pubbliche vengono effettuati questi monitoraggi per gestire casi come questi.

Nel mese di ottobre 2015, a seguito di occupazione temporanea, l'allora soprintendenza archeologia della Toscana procedette, grazie all'erogazione liberale tramite Art bonus della Fondazione Cassa di risparmio di Volterra, all'esecuzione di un ampio saggio di accertamento, che ha confermato l'ipotesi di un anfiteatro di notevoli dimensioni. Il saggio ha interessato una piccola porzione della cavea dell'anfiteatro, che è stata semplicemente liberata dalla terra che la ricopriva. Nel maggio del 2016 si è conclusa un'ulteriore campagna di indagine, finanziata dal Ministero con la cifra di 20 mila euro, al fine di acquisire dati circa le reali dimensioni del monumento, la potenza dell'interno dello stesso e le sue condizioni di conservazione. Da questa seconda campagna di indagine è stato possibile, tra l'altro, ipotizzare le dimensioni complessive del monumento, che parrebbero orientare verso una struttura di circa 82 metri per 64. Agli inizi del mese di giugno 2016, ottemperando alle precise indicazioni della Direzione generale archeologia, il sovrintendente archeologo della Toscana dispose la ricopertura dei saggi. Parallelamente, sin dall'inizio del 2016, si era dato inizio alla procedura per l'acquisizione del terreno alla mano pubblica, incaricando preliminarmente l'Agenzia delle entrate di effettuare una valutazione dei terreni. Successivamente, il comune di Volterra e si è reso disponibile ad avviare una procedura di esproprio dei terreni interessati, presumibilmente tramite cessione bonaria, procedura che in effetti è stata avviata nel gennaio scorso. In questi mesi, nonostante le difficoltà logistiche determinate dalla riorganizzazione degli uffici, la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno ha avviato la procedura di verifica dell'interesse culturale e di iscrizione al demanio statale delle strutture venute alla luce, ai sensi dell'articolo 91 del codice dei beni culturali. Sempre in questi ultimi mesi, la soprintendenza ha completato la stesura di uno studio di fattibilità tecnico-economica relativo allo scavo, restauro e valorizzazione del sito, con l'eventuale supporto di capitali privati, ai sensi degli articoli 112 e 115 del codice. Purtroppo, dal mese di febbraio un nuovo elemento si è inserito nella questione: l'erosione dovuta al dilavamento dei terreni ha iniziato a minacciare anche il piccolo falsopiano nel quale è allocata la valletta dell'anfiteatro; fenomeni tuttora in atto di frane e smottamenti nella valletta sottostante minacciano altresì il tratto della cinta muraria etrusca che si trova nelle immediate vicinanze dell'anfiteatro.

Fortunatamente le erogazioni liberali disposte dalla Fondazione Cassa di risparmio di Volterra tramite l'iniziativa Art bonus per l'esecuzione dei primi saggi di scavo, unitamente al concorso del finanziamento per il 50 per cento da parte del Ministero, hanno consentito il completamento dell'opera di indagine geo-diagnostica volta a valutare esattamente il rischio in essere per le strutture e individuare gli interventi più idonei.

Il consiglio regionale della Toscana, con l'articolo 27 della legge regionale 27 dicembre 2018, n. 73, recante disposizioni di carattere finanziario collegato alla legge di stabilità per l'anno 2019, ha stanziato un contributo straordinario, fino a un massimo di 250 mila euro, per l'anno 2019, al comune di Volterra, a favore del sito archeologico dell'anfiteatro romano di Volterra. A detto contributo potrà accompagnarsi un contributo statale con fondi e modalità che il Ministero si impegna a individuare.

Infine, è di questi giorni la notizia - e concludo - di una possibile erogazione liberale tramite Art bonus da parte della Fondazione Cassa di risparmio di Volterra, pari a euro 250 mila, per iniziare le operazioni di messa in sicurezza delle strutture finora emerse dell'anfiteatro.

PRESIDENTE. Il deputato Manfredi Potenti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente, la ringrazio, sottosegretario. Gentili colleghi, diciamo che posso ritenermi intanto soddisfatto di questa prima parte, che riguarda l'interessamento verso una delle scoperte che possiamo certamente definire la più importante degli ultimi 150 anni, così è stata classificata riguardo appunto l'emersione di una struttura di grandi dimensioni risalente all'epoca romana. La provincia di Pisa è nota per avere, anche recentemente, valorizzato una delle più importanti scoperte mondiali, definita la “Pompei del mare”, che ha riguardato la recentissima inaugurazione del Museo delle navi romane, scoperte anche queste per puro caso durante uno scavo ferroviario. Uno dei musei, credo, più importanti al mondo, che permette la visione di intere imbarcazioni romane, militari e commerciali, che risalgono a secoli diversi dell'epoca appunto romana e post-romana. Quindi, definire importante il ritrovamento - tra l'altro, nello stesso territorio provinciale - di una struttura di questo genere, in una località già importante come Volterra, che si trova a poca distanza da San Gimignano e da Siena, lascia chiaramente intendere quale possa essere il frutto dell'investimento che poi lo Stato riterrà opportuno in qualche modo incrementare, ringraziando certamente la locale Cassa di risparmio di Volterra, che mi sembra, con grande lungimiranza, abbia seguito le orme di un volterrano che vorrei qui ricordare, che è la persona di Enrico Fiumi, la persona che, con intuito, con perseveranza volle convincere tutti i volterrani e anche molti suoi concittadini scettici dell'epoca - si parla di metà del Novecento -, e grazie all'aiuto di ricoverati psichiatrici della vicina struttura, del disseppellimento dell'attuale teatro romano, che possiamo visitare tutti. Ricordo, infatti, che Volterra ha un bellissimo teatro romano, che fu appunto riesumato per la grande opera di convincimento di questo studioso - che in realtà era un economo, non si volle mai definire archeologo -, che nella città di Volterra ha permesso la riscoperta di questa grande struttura grazie all'aiuto privato di suoi concittadini, a lui stesso e, ricordo, ai malati psichiatrici, che vollero poi porre a ricordo di questa grandissima persona una targa.

Sull'esempio di Enrico Fiumi, sarebbe opportuno che lo Stato riconoscesse veramente questo tipo di investimento, che vedo anche il consiglio regionale toscano ha saputo valorizzare con un impegno amministrativo di non indifferente portata, perché ricordo ad oggi quanto sia difficoltoso sottrarre alle casse dello Stato dei denari in un momento di ampia difficoltà. Ebbene, sarei la persona più soddisfatta del mondo se fra qualche anno, potessi, immerso in questa grande struttura riscoperta, ricavata e messa in sicurezza, accompagnarvi mia figlia, pagando il giusto, pagando quel tributo che dobbiamo riconoscere allo Stato quando si visita un'opera d'arte, un bene che è messo alla fruibilità di tutto l'universo umano.

Chiunque, un domani, può andarlo a vedere; ebbene, questo sarebbe il più grosso investimento che potremmo fare, perché credo che sia inutile ricordare, anche dal punto di vista internazionale, quanto potrebbe valere la possibilità di condividere con altri istituti, con università internazionali, inglesi americane, francesi, cinesi, la possibile attività di studio, di ricerca ed escavo di questo importante sito. La provincia di Pisa, come dicevo, non è nuova a questo genere di scoperte, ma occorre, naturalmente, che su tutto il territorio vi sia l'interessamento dello Stato ad investire in arte, cultura e, soprattutto, per arricchire e rendere sempre più fruibili i beni archeologici. Come, poi, non tenere in conto - e concludo - che l'arricchimento da parte dei nostri territori e la fruibilità di questi beni hanno un ritorno immediato per le attività turistiche e per tutte le attività ricettive, le quali potranno, poi, beneficiare di questo primo investimento da parte dello Stato, che dovrà - mi auguro- essere portato avanti - lo Stato deve avere il coraggio di far ciò - quanto prima possibile, con tanto di notizia che la sovrintendenza vorrà darci per confermare l'avvio dei lavori di ripristino e di scavo di questa bellissima struttura, di questo grande anfiteatro romano, che speriamo - e concludo - di poter presto visitare tutti (Applausi del deputato Fatuzzo).

(Iniziative di competenza volte alla tutela del complesso monumentale degli Incurabili di Napoli, con particolare riferimento al restauro della chiesa di Santa Maria del Popolo e della contigua farmacia storica – n. 3-00834 e n. 3-00835)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Villani ed altri n. 3-00834 e Iovino n. 3-00835, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Avverto che, in data odierna, la deputata Villani ha sottoscritto l'interrogazione n. 3-00835.

Il sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali, Gianluca Vacca, ha facoltà di rispondere.

GIANLUCA VACCA, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interroganti richiedono notizie in merito al complesso monumentale degli Incurabili di Napoli. Premetto che il complesso monumentale dell'ospedale degli Incurabili, di cui è proprietaria l'Azienda sanitaria locale “Napoli 1-Centro” è sottoposto, in via cautelare, alle prescrizioni di cui alla parte seconda del codice dei beni culturali, ai sensi del combinato disposto costituito dagli articoli 10, comma 1, e 12, comma 1, dello stesso codice.

Il complesso, inoltre, insiste su un'area del comprensorio di Capo Napoli, che, come sapete, costituisce l'acropoli della città greca, che è sottoposto a tutela per il rilevante interesse archeologico sin dal 26 novembre 1985.

Occorre, inoltre, premettere che il complesso monumentale dell'ospedale degli Incurabili, a seguito del crollo di una volta di sostegno del pavimento nella chiesa di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, verificatosi il giorno 24 marzo 2019, versa in condizioni strutturali critiche e in un generale stato di degrado.

In data 29 maggio 2019 è stato firmato un protocollo d'intesa (un accordo sostitutivo di provvedimento, ai sensi degli articoli 11 e 15 della legge n. 241 del 1990) in relazione alle attività inerenti il trasferimento delle opere d'arte e di quant'altro di interesse storico-artistico già conservato sia presso la farmacia storica dell'ospedale degli Incurabili, sia presso gli altri ambienti dello stesso complesso, ubicato nel municipio IV di Napoli, ai fini di una loro destinazione alla fruizione pubblica e/o alla esecuzione dei necessari interventi conservativi, nelle more della conclusione dei lavori di restauro e adeguamento funzionale del complesso.

Detto atto, sottoscritto dalla direzione generale archeologia delle belle arti e paesaggio, dal direttore generale musei e dal direttore generale educazione e ricerca per quanto riguarda il Ministero per i beni e le attività culturali, nonché dal commissario straordinario per quanto riguarda l'Azienda sanitaria locale “Napoli 1-Centro”, delibera che: sono stati individuati come spazi idonei per una nuova, ancorché temporanea, collocazione dei beni storico-artistici presenti all'interno della farmacia degli Incurabili, ai fini della loro fruizione pubblica, i locali situati al piano terra all'interno del Palazzo reale di Napoli, già opportunamente ristrutturati e collaudati, destinati, secondo il progetto originario, ad ospitare l'area self-service del complesso monumentale, ma utilizzabili, già allo stato, come sede espositiva, previo allestimento dei singoli stigli destinati all'alloggiamento degli oggetti. Questo nuovo spazio espositivo costituirà un piccolo “Museo della storia sanitaria di Napoli”, in collegamento diretto con la nuova zona espositiva allestita all'interno delle Scuderie di Palazzo reale e, di prossima apertura, ospitante una mostra permanente sulla storia della città di Napoli, di cui l'allestimento in questione costituirà una sezione organica. Il progetto di allestimento di tutti i beni della farmacia sarà messo a punto a cura dell'ASL Napoli 1-Centro, in accordo con la direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio e con la direzione del museo di Palazzo reale afferente al polo museale della Campania. Le opere d'arte mobili e tutti gli oggetti di interesse storico-artistico, in particolare quelli provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, che richiedono interventi ai sensi dell'articolo 29 del codice, saranno trasferiti, secondo un piano operativo cronologico da predisporsi a cura dell'ASL competente, d'intesa con la direzione del museo di Palazzo reale, presso i depositi connessi ai laboratori di restauro di Palazzo reale.

A tal fine, a cura degli istituti di restauro afferenti alla direzione generale educazione e ricerca, verrà istituita una sede operativa presso Palazzo reale per seguire il procedere delle operazioni di restauro in maniera più efficace, operazioni che saranno eseguite, a seconda del livello di criticità, direttamente dai restauratori dei suddetti istituti o da ditte appositamente incaricate dalla ASL, con costi, in entrambi i casi, a carico di quest'ultima. Le operazioni di movimentazione di tutto il materiale storico-artistico saranno eseguite, a cura e spese della ASL, da ditte specializzate sotto la puntuale supervisione degli istituti di restauro afferenti alla direzione generale educazione e ricerca. Le suddette opere, opportunamente restaurate, potranno essere esposte, medio tempore, mentre andranno avanti gli interventi di restauro degli Incurabili, nella chiesa di San Gennaro fuori le mura, all'interno dell'ospedale di San Gennaro dei poveri a Napoli, di proprietà sempre della ASL Napoli 1- Centro, fino a quando non saranno terminati i lavori di restauro e risanamento conservativo del complesso degli Incurabili e i relativi locali saranno idonei alla funzione espositiva. Infine, tutte le spese derivanti da tale accordo saranno a carico della ASL 1 Napoli-Centro.

PRESIDENTE. La deputata Villani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alle sue interrogazioni.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, signor sottosegretario, esprimo la mia piena soddisfazione in merito alla risposta ricevuta sulla problematica in esame. L'ospedale degli Incurabili, di cui la chiesa fa parte, rientra a pieno titolo nell'importante patrimonio storico, artistico e culturale della città di Napoli. Purtroppo, come riportato nella nostra interrogazione, la chiesa ha subito il crollo della volta, che ha causato ingenti danni alla struttura e una profonda e dolorosa ferita a tutta la città di Napoli. Accolgo, dunque, con soddisfazione l'intervento del Governo, che io stessa ho sollecitato più volte, attraverso il protocollo d'intesa firmato lo scorso mese di maggio tra il Ministero per i beni e le attività culturali e il commissario straordinario dell'Azienda sanitaria locale Napoli 1, che ha avviato un processo di tutela delle opere d'arte presenti all'interno della farmacia storica dell'ospedale degli Incurabili al fine di poterle esporre al pubblico nello stesso Palazzo reale di Napoli.

La salvaguardia dell'ospedale degli Incurabili e della sua chiesa è fondamentale nell'ottica della tutela del patrimonio storico-culturale della città di Napoli. Il valore inestimabile dell'opera sotto il profilo artistico si fonda, d'altronde, con la funzionalità di una location che va preservata anche per altre motivazioni. Non possiamo dimenticare che, dopo il crollo presso la farmacia, l'ASL Napoli 1 è stata costretta a trasferire il personale sanitario e i ricoverati presso altre strutture ospedaliere - l'ospedale Pellegrini, l'ospedale del Mare - e molte case del circondario sono state dichiarate inagibili, con tutti i disagi del caso, tanto che, subito dopo il crollo, vi è stata la nascita di un comitato spontaneo di cittadini che hanno iniziato a combattere per garantire la tutela di questo bene, dimostrando quanto i napoletani siano affezionati alla loro città e, soprattutto, nella fattispecie, all'ospedale degli Incurabili.

Infine, esprimo grande soddisfazione anche per la programmazione dei lavori di restauro e di risanamento conservativo del complesso degli incurabili, lavori che saranno, come ha detto bene il sottosegretario, a carico dell'ASL Napoli 1, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali, che dovrà dare suggerimenti preziosi e operativi per il supporto e per il trasferimento delle delicatissime operazioni di confezionamento di quei vasi, di quelle tele, di tutte quelle opere d'arte per le quali non si può correre il rischio di danneggiamento alcuno.

È evidente che il crollo dell'altare e i danni alla struttura rappresentano una brutta pagina per la città e noi tutti abbiamo il dovere di risanare e di tutelare. Sono soddisfatta, quindi, degli importanti passi avanti che stiamo facendo per la valorizzazione di questa struttura. La firma del protocollo d'intesa tra il Ministero per i beni e le attività culturali e il commissario straordinario si muove, quindi, in questo senso: il recupero di un patrimonio e l'avvio di un percorso volto all'esposizione delle opere d'arte presenti nella farmacia storica dell'ospedale.

È auspicabile riuscire a rispondere quanto prima alle esigenze che i cittadini napoletani hanno di tutela di tale opera, cercando di valorizzare, come ha intenzione di fare il Ministero, uno dei luoghi più suggestivi e importanti per la storia delle scienze e della medicina, non solo napoletana, ma anche europea, con la splendida farmacia storica a cui si affianca il recente Museo delle Arti sanitarie e di storia della medicina.

In qualità di membro della Commissione cultura della Camera della Repubblica Italiana, continuerò a impegnarmi per divulgare il valore storico e identitario dell'ospedale Santa Maria del Popolo degli Incurabili, senza trascurare la sua importanza medica.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, le deputate Corda e Daga sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché la situazione del tessuto industriale nel nostro Paese diventa ogni giorno più drammatica: un vero e proprio bollettino di guerra che rimanda alla politica anti-industria del Ministro Di Maio. Allora, io chiedo a Di Maio di smetterla di giocare a nascondino e, con trasparenza, di coinvolgere il Parlamento rispetto ai tanti tavoli di crisi aperti presso il MiSE.

Oggi, la segretaria generale della Cisl, Furlan, ricordava che, da gennaio ad oggi, i tavoli di crisi sono passati da 138 a 158. Abbiamo tante questioni aperte, per citarne solo alcune: l'Ilva, Whirlpool, la questione Alitalia e tantissime altre. E allora, noi pensiamo che, rispetto a questi tavoli di crisi, il Parlamento debba essere coinvolto e reso partecipe. Chiediamo un'informativa urgente al Ministro Di Maio, gli chiediamo di partecipare sempre personalmente a questi tavoli e non di delegarli ai capi struttura e, soprattutto, chiediamo che le soluzioni non riguardino solo gli ammortizzatori sociali, ma una vera politica industriale per rilanciare veramente la crescita in questo Paese. E quindi riteniamo che sia urgente, visto che tanti parlamentari hanno presentato interpellanze e question-time sulle diverse industrie in crisi che riguardano 300 mila lavoratori, chiediamo che il Parlamento venga coinvolto, che Di Maio la smetta di giocare a nascondino e di evitare il confronto su questi temi e che, per una volta, venga in Parlamento a riferire e che, magari, anche il sito del suo ministero pubblichi non solo i verbali dei tavoli, ma anche l'elenco, come hanno sempre fatto tutti i Governi, della situazione e della ricognizione di ogni industria in crisi. È consuetudine che ai tavoli partecipino, ovviamente, il Ministro e i rappresentanti dei Ministeri, quest'Aula sarà chiamata a votare l'assestamento di bilancio, ma, oltre alla tenuta dei conti, credo che oggi il tema della crescita e non della decrescita, e il tema dello sviluppo debbano coinvolgere pienamente il Parlamento e, quindi, pensiamo che si potrebbe anche fare un'innovazione e consentire ai parlamentari del territorio, che spesso possono solo presentare interpellanze, la partecipazione a quei tavoli.

Il futuro dell'Italia, Presidente, messo solo nelle mani di Di Maio, non ci conforta per niente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e, quindi, chiediamo al Presidente Fico un'informativa urgente e che finalmente Di Maio smetta di fare propaganda, venga qua e parli dei temi che riguardano il suo Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano, immagino sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. No, nel condividere l'urgenza che qui è stata esposta dalla presidente Gelmini, io ricordo a lei, Presidente, e peraltro anche alla collega Gelmini, che qui noi abbiamo già chiesto una informativa o una comunicazione del Ministro Di Maio sulla questione di ILVA. Dunque, niente di male se il Ministro Di Maio potrà fare una panoramica anche sull'insieme delle questioni di crisi, che però sono tante e molto diversificate anche tra di loro. Ci interessa, però, sapere con quale urgenza verrà in quest'Aula, intanto per rispondere alla richiesta proveniente da tutti i gruppi di opposizione, per riferire sulla questione ILVA. Poiché la questione ILVA, che è anche la più dimensionalmente cospicua da un punto di vista del rischio occupazionale, presenta anche aspetti di apparente, per lo meno nelle comunicazioni, diversificazione tra i due partiti che sostengono il Governo, a noi interessa capire quale sia la linea. Comunque, poiché le affermazioni che il Ministro Di Maio eventualmente potrà riferire all'Aula sulla specifica vicenda possono avere un riflesso sull'impegno che il gruppo ArcelorMittal ha preso, corrispondendo alle norme previste da un bando e da un contratto e, quindi, possono avere un riflesso sul comportamento del gruppo, noi chiediamo quale sia la data nella quale il Vicepresidente del Consiglio intende venire in quest'Aula a riferire sulla specifica vicenda, come già richiesto la settimana scorsa.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fiano, rispetto alla sua richiesta e anche a quella della collega Gelmini riferiremo e il Governo senz'altro darà notizie in merito alla disponibilità del Ministro Di Maio.

Sospendiamo quindi la seduta che riprenderà alle ore 14,20.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,20.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 960 - D'iniziativa dei senatori: Ferrara ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e l'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (IDLO) relativo alla sede dell'organizzazione, fatto a Roma il 14 giugno 2017 (Approvata dal Senato) (A.C. 1680).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1680: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e l'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (IDLO) relativo alla sede dell'organizzazione, fatto a Roma il 14 giugno 2017.

Ricordo che nella seduta del 3 giugno si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli - A.C. 1680)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1680)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

Prego i colleghi di fare silenzio. Prego.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente, solo per esprimere soddisfazione per questa ratifica e il parere favorevole del mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, “Senza legal framework, senza il diritto, non è possibile arrivare allo sviluppo. Senza il rispetto dei diritti umani non c'è alcun tipo di sviluppo”. Queste parole, pronunciate da una giovane avvocatessa romana, classe 1983, impegnata a New York presso l'International Development Law Organization, IDLO, esprimono in maniera efficace il significato del voto odierno e del compito alto che può essere svolto dall'Italia, insieme ai partner internazionali. L'IDLO, nato nel 1983, oggi conta 31 membri ed è l'unica organizzazione intergovernativa dedicata esclusivamente alla promozione dello Stato di diritto; dal 2001 ha ottenuto lo status di osservatore dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

In tutto il mondo si adopera per aiutare i Governi e i popoli a riformare il proprio ordinamento giuridico e rinforzare le istituzioni, al fine di promuovere i valori della pace, della giustizia, dello sviluppo sostenibile. I programmi, gli studi e le azioni di patrocinio legale svolti dall'IDLO abbracciano tutte le branche dello Stato di diritto, a partire dalla pace e dallo sviluppo delle istituzioni fino ai temi sociali ed economici nei Paesi che, dopo aver vissuto scenari di guerra, attraversano una fase di transizione verso la democrazia. Dal 1983 ad oggi è intervenuta nei Paesi in via di sviluppo, formando più di 20 mila giuristi, ed ha promosso anche numerosi piani di formazione della società civile. È attiva in America, Asia, Europa dell'Est, Asia centrale, Africa subsahariana, Medio Oriente ed Africa settentrionale. In ben cinquanta Paesi ha creato anche una rete di associazioni locali, formate dagli ex partecipanti ai suoi programmi, chiamate alumni association, che a loro volta intensificano e rendono capillari le attività di assistenza e formazione che l'IDLO esercita a livello internazionale. L'Italia è parte di quest'opera, ed è anche la sede dell'IDLO. L'Accordo sul quale stiamo per pronunciarci, per i motivi esposti, va molto oltre gli aspetti burocratici, è molto più di un mero passaggio formale. Non è un mistero infatti che in altri Paesi vorrebbero ospitare la sede dell'IDLO e che siano andati oltre un semplice tentativo. Il voto favorevole odierno, che dichiaro a nome del gruppo di Forza Italia, ha un significato ben preciso, che passa anche attraverso decisioni come questa. L'Italia può riaffermare il proprio ruolo sullo scenario internazionale non perché vada alla ricerca di prove muscolari con altri Paesi come superpotenza diplomatica, ma capace di interpretare con la propria cultura e tradizione millenaria i valori più alti dello Stato di diritto, della solidarietà, del dialogo tra i popoli. In un momento di ripensamento delle istituzioni europee e di quelle internazionali in generale, c'è bisogno di più Italia nel mondo: del nostro sapere, del nostro capitale umano, di quella grande arma di pace che è il dialogo. Allora, al di là delle diverse appartenenze partitiche, è compito di ciascuno di noi dire con chiarezza che l'Italia c'è e che è pronta a fare la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Schirò. Ne ha facoltà.

ANGELA SCHIRO' (PD). Presidente, colleghi, l'Organizzazione…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, per favore! Colleghi! Del Grosso… Deputato Del Grosso, per favore! Colleghi, un po' di silenzio… Colleghi di Fratelli d'Italia, per favore… Prego.

ANGELA SCHIRO' (PD). Grazie, Presidente. L'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (International Development Law Organization, IDLO) è considerata un riferimento insostituibile a livello internazionale nel settore della giustizia, ed è attiva in tutto il mondo per consentire ai Governi e alle persone di riformare le leggi e rafforzare le istituzioni al fine di promuovere la pace, la giustizia, lo sviluppo sostenibile e opportunità economiche. L'IDLO, che dal 2001 è osservatore presso le Nazioni Unite, è l'unica organizzazione intergovernativa dedicata alla promozione dello Stato di diritto e delle pratiche di buon Governo nei Paesi in via di sviluppo, in transizione economica e reduci da conflitti armati. Negli anni ha formato oltre 20 mila giuristi in più di 165 Paesi, con l'obiettivo di aumentare la capacità giuridica dei Paesi in via di sviluppo, ed ha intrapreso numerosi progetti di formazione della società civile in diversi ambiti strategici. L'Italia è storicamente fra i maggiori contributori al bilancio dell'Organizzazione, insieme ai Paesi Bassi e agli Stati Uniti, con un contributo annuo obbligatorio previsto dalla legge di ratifica dell'Accordo di sede, al quale si aggiunge un contributo volontario annuo.

L'Accordo al nostro esame riguarda in particolare il funzionamento della sede dell'organizzazione, l'immunità e i benefici, anche fiscali, dei funzionari dell'organizzazione stessa. La revisione dell'Accordo di sede deriva, da un lato, dal mutato quadro istituzionale interno dell'organizzazione e, dall'altro, dalla necessità di rispondere a specifiche esigenze segnalate dall'organizzazione, volte a consolidare la presenza dell'organizzazione in Italia e a scongiurare il rischio di un trasferimento della sede in un altro Paese.

Il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, anche in considerazione del crescente prestigio internazionale dell'IDLO nel settore del diritto, della giustizia e dei benefici economici, diretti e indotti, derivanti dalla sua presenza nel territorio italiano, ha pertanto negoziato l'aggiornamento dell'Accordo di sede, contenente anche l'impegno di concedere l'esenzione dalla tassazione diretta anche al personale italiano regolarmente impiegato presso l'IDLO.

Con questo Accordo, l'Italia conferma il suo impegno a favore dello sviluppo dei popoli basato sulla cooperazione internazionale e il rafforzamento del sistema multilaterale. In un mondo in profonda trasformazione, agitato da continue tensioni, lo Stato di diritto è fondamentale nel cammino verso uno sviluppo sostenibile, poiché serve a limitare, da una parte, gli effetti critici della globalizzazione e, dall'altra, a costruire società più inclusive.

Il piano strategico dell'IDLO per il 2017-2020, finalizzato a creare una cultura della giustizia, incorpora pienamente gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con particolare riferimento all'obiettivo 16: promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l'accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli. L'IDLO, dunque, grazie al suo mandato speciale, sostiene i Paesi nello sviluppo dello Stato di diritto e, rafforzare le istituzioni in grado di proteggere i diritti umani, significa investire concretamente nel sostegno della pace. Diritti umani, pace e sviluppo sono i pilastri su cui si basa il sistema internazionale. L'IDLO, in fase di espansione tanto delle attività quando della sua membership, è una delle istituzioni internazionali ospitate nella nostra Capitale che, non dobbiamo dimenticarlo, rappresenta ormai il terzo polo dell'ONU nel mondo, dopo New York, Ginevra e prima di Vienna e Parigi.

Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Grazie, Presidente. Allora, l'Accordo di sede con IDLO che siamo chiamati, qui, a ratificare è la revisione dell'Accordo del 1992, alla luce di un quadro istituzionale interno all'organizzazione mutato e di nuove specifiche esigenze - in particolare, il rischio di un possibile trasferimento per il tentativo operato dei Paesi Bassi - che richiedono di agire per il consolidamento della presenza di IDLO in Italia.

Il prestigio internazionale derivante dalla presenza di questa organizzazione ed il ritorno economico, anche se contenuto, derivante, appunto, dalla presenza stessa, sono motivi, a nostro parere, in grado di giustificare le spese che il nostro Paese intraprende per il mantenimento della sede internazionale a Roma.

Per questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo Lega per Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. L'IDLO è l'unica organizzazione intergovernativa esclusivamente dedicata alla promozione dello Stato di diritto e, dal 2001, in possesso dello status di osservatore presso le Nazioni Unite. Insieme all'attività di ricerca nel settore del diritto ravvisiamo la sua importanza nell'attività che svolge a sostegno di comunità e Governi nel settore delle riforme legislative e dello sviluppo delle istituzioni, al fine di promuovere pace e giustizia e dare impulso allo sviluppo sostenibile oltre che alla ricerca di opportunità economiche.

Dalla sua nascita, nel 1988, ad oggi, l'IDLO ha effettuato interventi in oltre 170 Paesi, in collaborazione con altri enti e associazioni, usufruendo del supporto di 2.500 esperti nelle materie in questione e formando migliaia di giuristi in tutto il mondo.

Tra i 31 membri dell'IDLO troviamo numerosi Paesi membri dell'Unione europea, gli Stati Uniti d'America, la Cina, l'Afghanistan, il Kenya, l'Egitto, il Sudan, il Mozambico e le Filippine. Scopo di questo testo in esame è fare in modo di mantenere la sede operativa dell'organizzazione qui a Roma, evitando un suo spostamento nei Paesi Bassi.

È per questi motivi che dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1680)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1680: S. 960 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e l'Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (IDLO) relativo alla sede dell'organizzazione, fatto a Roma il 14 giugno 2017" (Approvata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 14,50.

Seguito della discussione delle mozioni Lazzarini, D'Arrando, Gemmato ed altri n. 1-00145, Siani ed altri n. 1-00200, Pedrazzini ed altri n. 1-00201 e Lorenzin ed altri n. 1-00214 concernenti iniziative per la cura e l'assistenza del paziente oncologico.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lazzarini, D'Arrando, Gemmato ed altri n. 1-00145, Siani ed altri n. 1-00200, Pedrazzini ed altri n. 1-00201 e Lorenzin ed altri n. 1-00214 concernenti iniziative per la cura e l'assistenza del paziente oncologico (Vedi l'allegato A).

Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 1° luglio 2019, è stata presentata la mozione Lorenzin ed altri n. 1-00214, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Lazzarini, D'Arrando, Gemmato ed altri n. 1-00145 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, volevo innanzitutto ringraziare tutti gli onorevoli che hanno presentato questa mozione, che riguarda una materia oncologica, che chiaramente è di interesse trasversale, va al di là del colore politico. È una cosa a cui io tengo molto, anche per background culturale: come saprete, ho lavorato oltre 35 anni sia nell'ambito della prevenzione che nella ricerca e nella diagnostica del cancro. Quindi, oggi per me è un giorno importante, anche perché si discute su quella che è stata la mia motivazione principale ad accettare questo incarico, la mia mission è proprio supportata da questo tipo di lavoro.

Ieri - in un'Aula un po' deserta, devo dire - sono state presentate le mozioni in dettaglio, con spunti altamente condivisibili. Devo ringraziare tutti i relatori, e volevo approfittare anche di questo momento per fare alcune riflessioni su argomenti che sono stati discussi.

Le mozioni vanno, come già detto, dalla prevenzione ai trattamenti più innovativi. L'oncologia nel nostro Paese è una materia che vede molte eccellenze, dal punto di vista clinico, dal punto di vista della ricerca scientifica; forse, siamo un po' meno eccellenti dal punto di vista organizzativo e di diffusione dei risultati, e forse anche nei brevetti, credo però che esistano in Italia tutte le competenze per poter far bene.

Si è parlato ieri anche della necessità di implementare la prevenzione oncologica, questo perché nel nostro Paese, come dimostrano anche i recenti dati dell'Aiom e dell'Airtum, dei registri tumori, si assiste effettivamente a una disomogeneità, sia nella prevenzione che nelle prestazioni erogate ai pazienti oncologici.

Permettetemi di dire, per la mia esperienza - e su questo vorrei veramente un supporto trasversale da tutti voi -, che bisogna capire definitivamente che il paziente oncologico non segue la struttura, non segue la ASL, non segue l'ospedale specializzato; il paziente oncologico segue il medico, segue lo specialista, quindi questo voglio dirlo in maniera franca: è compito morale di tutti noi, soprattutto nelle regioni del Sud, che sono un pochino in ritardo per quanto riguarda sia la prevenzione che la cura, pretendere che siano messe le persone giuste nei posti giusti, al di là di quelli che sono i colori politici, al di là delle parentele.

Bisogna mettere persone competenti nei posti giusti. Se pensiamo, per esempio, alle unità senologiche, alle Breast Unit, che non sono ancora diffuse su tutto il territorio nazionale, non è difficile implementare questo tipo di servizio, che si riflette poi, alla fine, con una diagnosi precoce e con la guarigione del cancro della mammella, che è il tumore più importante nel sesso femminile. Basta un bravo citologo, un patologo, un senologo: con tre o quattro professionisti, messi al punto giusto nei diversi ospedali del Sud, si potrebbe veramente limitare al massimo la migrazione per farsi curare al Nord, o perlomeno il paziente potrebbe effettuare questo tipo di screening in house, in sede, nella sua città, nella sua regione, e poi, magari, se non c'è possibilità di ottenere un intervento chirurgico adeguato, si può spostare eventualmente al Nord, ma con una diagnosi già fatta.

Questo non è un discorso banale, è un discorso importante, che deve essere anche replicato per quanto riguarda lo screening dei carcinomi del colon, che è un altro tumore estremamente prevalente nel nostro Paese.

Quindi, la responsabilità di diminuire la mobilità, la mobilità passiva che hanno le regioni, la responsabilità di far funzionare bene i programmi di screening è una responsabilità che è prettamente organizzativa, è una responsabilità che risente molto dell'onestà intellettuale anche di chi governa e al momento di fare le scelte giuste negli ospedali.

Per quanto riguarda le potenzialità che il nostro Paese ha per curare il cancro e per fare prevenzione, vi ricordo che il Ministero della salute è colui che coordina la rete degli IRCCS: ci sono almeno 25 IRCCS, che sono gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, con missione oncologica, che hanno tutte le competenze per effettuare prevenzione, diagnosi e terapia del cancro. Questi istituti devono essere implementati anche nelle risorse per l'attività di ricerca e devono essere implementati anche per quanto riguarda la capacità diagnostica.

Oggi la diagnostica dei tumori è sempre più sofisticata; non è pensabile che le diagnostiche molecolari possano essere fatte in tutti gli ospedali italiani. Bisogna considerare questi istituti come hub, che possano fungere, quindi, da collettori di dati e di tessuti per effettuare la diagnosi, sparsi su tutto il territorio nazionale. La mission di prevenire e curare il cancro è una mission complessa, ma richiede altissima specializzazione.

Un altro punto fondamentale, che non posso tralasciare di accennare in questa sede, è quello che riguarda i farmaci innovativi. Oggi il nostro sistema sanitario nazionale è fortemente minato dal rischio di un default perché, come tutti sapete, i farmaci innovativi o cosiddetti innovativi sono farmaci estremamente costosi. Questo significa che sono farmaci che non possono essere accessibili a tutti, ma non per questioni prettamente economiche soltanto.

Bisogna entrare nell'ottica di implementare la ricerca scientifica affinché possano essere individuati sempre con maggior precisione i pazienti che possano effettivamente beneficiare di queste terapie, evitando, pertanto, trattamenti inutili, costosi e spesso gravati anche da effetti collaterali importanti.

Quindi, ottimizzare l'uso di questi farmaci. Un esempio che merita di essere fatto è quello, per esempio, delle CAR-T, che sono le metodologie che oggi riescono anche a guarire tumori, in particolare quelli pediatrici, che non avrebbero altra possibilità di cura. Ma queste sono terapie che vanno effettuate in centri altamente specializzati.

Si sta lavorando e il Ministero sta supportando specifici progetti di ricerca per allargare questo tipo di trattamento terapeutico anche ai tumori solidi. Questo, se da un lato ci consentirà nel prossimo futuro di guarire molti tumori solidi che a tutt'oggi non hanno una terapia efficace, dall'altro, capite bene, farà gravare sul Sistema sanitario nazionale spese enormi di sostenibilità, e noi stiamo cercando anche di migliorare questa situazione creando una produzione di Car-T in house, cioè autoproducendo, nell'ambito degli istituti a carattere scientifico con impronta oncologica, questo tipo di metodologie terapeutiche.

Questo abbatterebbe i costi di un fattore 10: da 400 mila euro a trattamento si potrebbe, con una buona organizzazione, scendere fino a 40 mila euro a trattamento. Ma questo significa investimenti, implementazione della ricerca scientifica e anche una certa capacità manageriale. Detto questo, mi accingo a esprimere i pareri sulle mozioni che sono state presentate. Allora, sulla mozione Lazzarini, D'Arrando, Gemmato ed altri n. 1-00145 (Nuova formulazione) si esprime parere favorevole su tutti gli impegni. Sulla mozione Siani ed altri n. 1-00200 parere favorevole su tutti gli impegni, ad eccezione del numero 10, per il quale si propone la seguente riformulazione: “a promuovere l'assistenza psicologica nell'ambito dei reparti di oncologia medica effettuata da personale con specifiche competenze nell'ambito dei laureati in psicologia e medicina”.

Sulla mozione Pedrazzini ed altri n. 1-00201 il parere è favorevole su tutti gli impegni, ad eccezione dei seguenti. All'impegno 1 si propone la riformulazione della lettera l): “a promuovere l'assistenza psicologica nell'ambito dei reparti di oncologia medica effettuata da personale con specifiche competenze nell'ambito dei laureati in psicologia o medicina”. All'impegno 2 si propone la seguente riformulazione: “ad adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, volte a favorire il potenziamento dei servizi territoriali e le cure a domicilio”. All'impegno 3, alla lettera a), parere favorevole a condizione che vengano soppresse le parole: “anche attraverso opportuni benefici fiscali e lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie”. Sempre nella mozione Pedrazzini n. 1-00201, parere contrario alle lettere b) e c) e parere favorevole alla lettera d). Alla lettera e) parere favorevole, a condizione che sia così riformulata: “valutare l'opportunità che, tra le particolari condizioni di erogazione di medicinali previste dalla normativa vigente, possa essere introdotta anche la facoltà per le regioni e province autonome, previo accordo con le organizzazioni maggiormente rappresentative, di stabilire migliori condizioni di accesso ai medicinali per le terapie oncologiche, prevedendone la distribuzione per il tramite delle farmacie aperte al pubblico in luogo di quella diretta da parte delle strutture ospedaliere del sistema sanitario nazionale”. Sulla mozione Lorenzin ed altri n. 1-00214 parere favorevole su tutti gli impegni, ad eccezione dei seguenti. Impegno numero 1 parere favorevole, a condizione che sia così riformulato: “a valutare l'opportunità di realizzare”. Impegno numero 10 parere favorevole, a condizione che vengano soppresse le parole: “per almeno 1 miliardo di euro ulteriore”. Impegno numero 14 per il quale si propone la seguente riformulazione: “a promuovere l'assistenza psicologica nell'ambito dei reparti di oncologia medica effettuata da personale con specifiche competenze nell'ambito dei laureati in psicologia o medicina”.

PRESIDENTE. Sottosegretario, servirebbe anche il parere sulle premesse delle singole mozioni, oltre che sugli impegni.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole, chiaramente.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Ho un minuto per ovviamente esprimere la mia soddisfazione al sottosegretario, anche per lo stile che è stato adottato. Su un tema come questo, il Parlamento è tutto unito e uscirà da quest'Aula un'unica voce per quanto riguarda la prevenzione, il trattamento, la ricerca e i nuovi piani da adottare per la lotta contro il cancro. Questa è una battaglia che soltanto vent'anni fa sembrava invincibile, ma oggi la ricerca ci ha messo a disposizione delle scoperte straordinarie, per cui, con malattie per le quali si era condannati a morte, oggi si vive e si guarisce. L'obiettivo per molti tipi di cancro è diventata la cronicizzazione e, quindi, diventa un dovere di tutti quanti noi riuscire a garantire l'accesso a queste terapie a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale e, allo stesso tempo, con lo stesso impegno, continuare a battersi perché la ricerca, sia di base che transnazionale, sul cancro sia finanziata adeguatamente dalle nostre istituzioni. Allo stesso tempo, dobbiamo veramente impegnarci sugli stili di vita e sulla prevenzione, e rafforzare le reti territoriali, insieme ai registri, insieme alla rete contro il cancro e insieme alle performance di valutazione. Sono degli obiettivi raggiungibili dal Governo italiano e raggiungibili in tutto il territorio nazionale. Per questo oggi è una giornata importante e credo che l'impegno di tutti porterà a qualcosa di buono (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rostan. Ne ha facoltà.

Colleghi, colleghi per favore, siamo in dichiarazione di voto, devono intervenire i vostri colleghi e devono avere il vostro silenzio.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. Il cancro ormai, per opinione diffusa, è la malattia più importante e difficile con cui dobbiamo combattere. Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, è la principale malattia a livello mondiale: circa 14 milioni di nuovi casi ogni anno, il 5 per cento dell'intera popolazione italiana è colpita dal cancro, di questi per fortuna il 60 per cento sopravvive ai cinque anni. I numeri di questa terribile malattia sono, purtroppo, sempre in aumento. Le cinque neoplasie più frequenti nel 2017 nella popolazione sono quelle del colon, del seno, del polmone, della prostata e della vescica.

Ad oggi, in Italia, vivono oltre 3 milioni di malati di cancro e la sopravvivenza, per fortuna, cresce ogni anno. Ci sono le cure, c'è una ricerca che fa passi da gigante, ci sono protocolli efficaci e soprattutto strutture all'avanguardia, ma ci sono anche molti problemi, come ricordava il sottosegretario poc'anzi. Uno dei più significativi è la notevole disparità di trattamento da regione a regione. Non tutti i territori rispondono alla stessa maniera in termini di tempi e qualità delle prestazioni, con esiti spesso del tutto differenti. La profonda diversità e disparità sul territorio nazionale delle pratiche e delle reti è una vergogna da rimuovere, non è possibile che, a parità di patologie e di condizioni di salute, da regione a regione si ottengano trattamenti differenti per programmazione, pianificazione, strutture e tempestività, arrivando ad incidere sulla stessa possibilità di sopravvivenza, così che ammalarsi in un luogo può significare sopravvivere e ammalarsi in un altro può significare, invece, morire: una situazione inaccettabile. Altro fattore che incide sul percorso di cura sono i costi. A tal riguardo, un'indagine ha rilevato che il 64,3 per cento dei malati intervistati afferma che il complesso delle spese sostenute nell'ultimo anno ha inciso molto o abbastanza sul bilancio familiare, che è stato necessario modificare addirittura le abitudini di spesa; il 24,6 per cento del campione di malati intervistati dichiara che ha dovuto rinunciare o ridurre l'acquisto e l'uso di ausili o cure a pagamento. E allora, sulla salute ci si impoverisce, e non poco. Il valore globale dei costi diretti a carico dei pazienti e delle loro famiglie può essere stimato, secondo questa indagine, in 5,3 miliardi di euro, mentre ammontava a 4,8 nel precedente studio del 2012, dunque un crescendo.

Il 31 maggio 2017, come sappiamo, nel corso della settantesima assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità è stata varata un'importante risoluzione sul cancro, un documento che fissa principi inderogabili rispetto alla prevenzione e al controllo, un impegno a definire piani nazionali di controllo, aumentando i registri, lavorando sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce, sviluppando poi protocolli diagnostico-terapeutici assistenziali, per assicurare ai pazienti cure mirate, innovative e, laddove necessario, anche cure palliative, promuovendo infine ricerca e cooperazione con associazioni.

In Italia, ahimè, c'è ancora molto da fare rispetto agli impegni fissati dall'Organizzazione mondiale della sanità: ho già indicato la necessità di superare le odiose disparità territoriali nel trattamento delle patologie tumorali; siamo indietro, però, anche sulle campagne di screening oncologici e sulla costruzione di reti oncologiche di percorsi terapeutici personalizzati. Il Piano oncologico nazionale 2011-2013, pur fissando positive azioni programmatiche per le attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie oncologiche, non ha previsto gli obiettivi che le regioni avrebbero dovuto raggiungere e le modalità per accertarli. È mancato anche un esplicito impegno per il superamento delle gravi disparità di accesso alle cure attualmente esistenti, garantendo l'accesso, senza partecipazione di spesa da parte del malato, a diagnosi, terapie e riabilitazione. Bisogna adottare subito un nuovo Piano oncologico nazionale e promuovere questa volta, a livello territoriale, lavori multidisciplinari. Curare il cancro non è solo attaccare la malattia, ma garantire assistenza, vicinanza, lavoro psicologico sul paziente e sulle famiglie. C'è un grande lavoro da fare sui farmaci oncologici innovativi: anche in questo caso, va garantito l'accesso alle cure su tutto il territorio nazionale, superando il gap tra regioni. Di cancro si muore meno, è vero, la malattia fa meno paura, lascia margini di affrontabilità, ma i risultati positivi vanno messi a sistema, vanno condivisi, vanno diffusi come buone pratiche, si deve lavorare su monitoraggio e prevenzione.

Tutto questo, però, passa attraverso una questione strutturale: lo scarso finanziamento del Sistema sanitario nazionale. Cari colleghi, noi possiamo parlare per settimane e per mesi, ma se alla fine, dopo l'enunciazione dei principi, non mettiamo più soldi sulla sanità, parliamo a vuoto. I ritardi segnalati, le disparità, la fatica che si fa con la prevenzione, hanno a che fare con la mancanza di risorse economiche. Se vogliamo costruire le reti oncologiche integrate, se vogliamo garantire uniformità di cure e se vogliamo assicurare prevenzione e diagnosi precoce, occorrono investimenti. Bisogna fare una chiara scelta economica. Se continuiamo, come abbiamo fatto con il registro dei tumori, ad approvare atti a cui non seguono investimenti economici, continuiamo a fare dichiarazioni di buoni principi che poi non si tradurranno in fatti concreti. Ci vogliono investimenti, che, peraltro, possono anche contribuire a spingere la ripresa economica del Paese. I farmaci innovativi, gli hospice, le cure palliative, gli screening, i registri, le cure domiciliari, nulla di tutto questo è realizzabile se non si mettono sulla sanità più risorse economiche. Ecco perché, tra i tanti impegni da chiedere al Governo, c'è l'impegno degli impegni: più soldi sulla salute, più soldi sulla sanità.

Le mozioni in discussione, come anche in Senato, dove tre documenti sono poi culminati in un solo voto unitario, contengono tutte principi condivisibili e impegni da sottoscrivere. Noi siamo favorevoli ad un lavoro unitario, un documento che ottenga il consenso di ogni gruppo. Non è certo, questa, materia su cui maturare divisioni politiche e siamo tutti concordi sulla necessità di impegnare il Governo ad adottare un nuovo piano oncologico, per esempio; così come condividiamo la necessità di dare effettiva attuazione alla rete oncologica nazionale.

Vogliamo tutti che si diffondano e sostengano terapie nuove ed innovative, che si promuova soprattutto il lavoro di équipe e tutti gli altri impegni indicati, un po' come specificato nei documenti presentati. Quella, però, che, come Liberi e Uguali, ci sentiamo di ribadire con forza oggi è la necessità di un maggiore impegno economico del Governo sui temi della salute. Non c'è una strategia anticancro possibile che possa nutrirsi solo di buone intenzioni. Il Servizio sanitario va sostenuto economicamente, ci vogliono più soldi, più risorse. Solo consentendo maggiori investimenti sulla salute possiamo annunciare questi principi e questi obiettivi, in caso contrario resterà solo retorica. E sul cancro, Presidente, sulla salute delle persone, sulla vita e sulla morte, sul dolore vero, non si fa demagogia: o si fanno azioni concrete o è meglio tacere (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gemmato. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente e onorevoli colleghi, inizio facendo un plauso al Governo, ma in particolare alla collega Lazzarini per aver prodotto questo straordinario documento, per aver prodotto una straordinaria azione politica di sintesi rispetto a una tematica che non avrebbe dovuto vederci divisi in più mozioni, ma che, a mio avviso, avrebbe dovuto vederci in maniera unitaria, convinta, concreta, compatta, insieme a declinare compattamente il “no” al tumore, e lo sforzo di uno Stato che ha una coperta sempre più corta - parlo evidentemente dal punto di vista economico - rispetto a un mostro che combatte e molte volte vive dentro di noi.

Questo lo dico nella convinzione che una mozione è un indirizzo per definizione politico. Evidentemente, sottosegretario, con questa azione non andremo ad impegnare cifre e poste in bilancio, esprimeremo delle linee di principio alle quali dovranno seguire - qui condivido l'intervento di chi mi ha preceduto - atti economici concreti. Ricordo a me stesso, prima ancora che a quest'Aula, che il Fondo sanitario nazionale è dotato di 114 miliardi di euro. Ci arrivano voci – e, viva Iddio, vorremmo che queste voci non fossero vere - che è in discussione un taglio di 2 miliardi di euro: sicuramente quei 114 miliardi non servono a coprire il livello essenziale di assistenza della nostra nazione nel completo, non servono a dare risposte di salute alla nostra nazione, non servono, soprattutto al Sud, a dare risposte concrete di aspettative di vita. Lo dico in maniera molto molto commossa e sdegnata al tempo stesso, con dei dati che in uno Stato sociale non dovrebbero avere accoglienza. Chi nasce oggi al Sud ha un'aspettativa di vita di cinque anni inferiore rispetto a chi nasce al nord, in spregio all'articolo 32 della nostra Costituzione, che afferma che tutti i cittadini della nostra nazione devono avere pari livello di assistenza sanitaria. Oggi ciò non è: se io nasco a Bari ho un'aspettativa di vita cinque anni inferiore rispetto a un mio collega, a un mio amico, a un mio connazionale che nasce a Milano. È un'ignominia, sottosegretario, alla quale quest'Aula e soprattutto la politica devono dare risposta. Noi di Fratelli d'Italia abbiamo cercato di dare risposta perché evidentemente se c'è un tema di salute a questo tema sottende un tema economico.

La suddivisione del Fondo sanitario nazionale, di questi famosi 114 miliardi di euro, oggi viene fatta unicamente per criteri demografici, per un criterio prevalente di anzianità. In quest'Aula, insieme al mio gruppo, abbiamo presentato una mozione nella quale, sposando l'idea dell'Ordine nazionale dei medici, chiedevamo che la divisione del Fondo avvenisse introducendo un nuovo criterio, che è quello del coefficiente di deprivazione che evidentemente prende in considerazione anche diverse notazioni che sono compendiate dall'Organizzazione mondiale della sanità e sono contenute in questa mozione, ovvero la disoccupazione, ovvero l'inquinamento, ovvero la deprivazione sociale. La nostra mozione è stata bocciata, sottosegretario, e quindi noi vorremmo che giustamente alla parole seguano i fatti perché poi in queste mozioni non possiamo raccontarci e raccontare tante belle cose che poi non vengono sostanziate da un forte intervento di carattere economico, ma soprattutto perequativo, tra un Nord che, evviva Iddio, ha una sanità che per larga parte, a larga maglia funziona e, invece, un Sud nel quale la sanità non funziona. Lo dico in forza appunto dell'articolo 32 della nostra Carta costituzionale, che la nostra azione politica dovrebbe ossequiare.

Gli spunti sono tanti e noi li abbiamo ripresi. Ripeto, c'è stato un lavoro di sintesi anche con gli altri gruppi parlamentari, poi si è inteso presentare altre mozioni, ma penso e spero che, alla fine, ci sarà un interesse e un'intesa comune.

Penso e spero che vi sarà un dialogo e un confronto tra tutte le istituzioni sanitarie. Ora a me, sottosegretario, piace ricordare il sedicesimo punto approvato all'interno della mozione, che immagino verrà distribuito in questi minuti, nel quale noi sostanzialmente diciamo che esiste un valore del farmaco ma esiste anche una tematica di accesso all'usufrutto del farmaco. Oggi, infatti, le storture della distribuzione diretta dei farmaci da parte della struttura pubblica non consentono a tutti i cittadini di poter aver libero accesso agli stessi farmaci, perché, con la distribuzione diretta, che appunto prevede che gli stessi farmaci vengano distribuiti in strutture sanitarie, se quelle strutture non esistono in zone montane, se in larga parte - parlo per esempio della mia regione, la Puglia, in ossequio all'applicazione del decreto ministeriale n. 70 del 2017 - vi è una desertificazione delle strutture sanitarie pubbliche e, quindi non vi sono, e il paziente deve fare decine di chilometri per accedere a quel farmaco, quando invece abbiamo le farmacie private convenzionate, che, in forza della pianta organica, sono distribuite uniformemente sul territorio nazionale, in quei casi, parliamo di mancato accesso al farmaco.

Quindi, quel farmaco potrà costare molto o potrà costare poco ma, se il cittadino non si può permettere di raggiungere il sito di distribuzione del farmaco, quel cittadino verrà fatto fuori dalla cura e, quindi, mi ha fatto piacere che la mia annotazione sia stata compendiata in uno dei sedici punti proposti nella mozione.

Oggi noi auspichiamo che, soprattutto nelle aree urbane al di sotto dei 5.000 abitanti, laddove c'è difficoltà d'accesso al farmaco, non esistendo strutture pubbliche sanitarie, si possano tenere in considerazione per la distribuzione del farmaco, le farmacie private convenzionate che, per anni, hanno assicurato sanità e distribuzione di farmaci sul territorio e che oggi, vivaddio, possono continuare a farlo, assicurando pari livelli di assistenza sanitaria, anche in tema di assunzioni di farmaci, a tutti i cittadini italiani che abbiano la fortuna di vivere al centro di Roma o che abbiano invece la sfortuna - per me fortuna - di vivere sul cucuzzolo della montagna di un paese murgiano della splendida Puglia, laddove però non vi è una struttura sanitaria. Ritengo - concludo, Presidente - che la mozione Lazzarini ed altri n. 1-00145 abbia i profili per essere votata all'unanimità. Sicuramente sarà votata da Fratelli d'Italia che è una forza di destra sociale e popolare che crede che, rispetto alle tematiche della sanità, vi sia differenza tra Stato etico e sociale.

Noi su questo dobbiamo declinare il nostro essere parlamentari e noi lo faremo, votando convintamente la mozione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. Oggi è importante che l'Aula si trovi a discutere un tema sanitario così pregnante per tutti quanti noi relativo alle patologie tumorali e alla cura e all'assistenza dei malati oncologici. Si è fatto molto in questi anni - lo diceva anche il sottosegretario - ma ancora ci sono passaggi importanti che poi sono anche intimamente legati, è vero, alla ricerca ma anche alla disponibilità dei fondi e anche alla riorganizzazione di un sistema sanitario che purtroppo - l'abbiamo detto più volte - trova una costante macchia di leopardo in questo Paese, quando si cerca di risolvere i problemi che sono legati alla salute delle persone. Le statistiche e i numeri - l'abbiamo già ricordato - ci dicono che mediamente ogni giorno 485 persone muoiono in Italia a causa del tumore e, nonostante tutti i progressi raggiunti nel campo della ricerca e delle terapie, il cancro resta comunque una delle cause principali di morte. Il sottosegretario accennava nel suo intervento ai farmaci innovativi e alle terapie con il CAR-T. È evidente che pensare di dotare ogni singolo paziente, che ha un determinato tipo di patologia cancerogena, di una disponibilità di 400 mila euro per curare quel tipo di cancro, che è curabile con questa terapia innovativa, eticamente sarebbe bello e sarebbe corretto, ma lo sappiamo tutti, non è possibile.

Va detto però che oggi una diagnosi di cancro, se non è più una condanna definitiva, è spesso comunque l'inizio di un percorso impegnativo per sconfiggere la malattia, un percorso che, molto spesso, vede coinvolta la famiglia, Ed è proprio questo uno degli aspetti che forse si vede di meno e si affronta di meno: come per altre patologie croniche, la famiglia è assolutamente coinvolta, in una situazione che può portare a volte anche allo sfaldamento della struttura sociale e della struttura familiare.

I dati indicano mediamente una diminuita incidenza dei tumori; il progressivo e costante miglioramento delle prospettive di vita per diverse tipologie di tumore è conseguente alle novità in termini di tecnologie diagnostiche, alle terapie innovative di cui dicevo poc'anzi, e anche alle politiche di prevenzione e alle campagne di screening e prevenzione, che devono però essere implementate. Anche questo è un altro degli aspetti su cui chi mi ha preceduto, i colleghi che mi hanno preceduto, hanno posto l'attenzione: le campagne di screening sono importanti. Sappiamo che esiste un problema non solo legato allo screening in sé, ma anche alla percezione che le persone hanno della necessità di compiere lo screening; questo è dovuto molto spesso a una scarsa informazione, e c'è assolutamente bisogno che anche su questo lo Stato intervenga e faccia più promozione, più informazione, sensibilizzi di più, perché molte volte gli strumenti ci sono ma non sono utilizzati.

Nel suo rapporto del 2018, l'Osservatorio nazionale screening ha segnalato fortunatamente un costante aumento delle persone che fanno un test a fini preventivi; tuttavia questi numeri positivi continuano a distribuirsi in maniera non omogenea su tutto il territorio nazionale. Da degli studi che sono stati fatti, da degli approfondimenti è risultato anche che lo screening è eseguito di più a seconda della fascia sociale e culturale a cui la persona o le persone appartengono: questa è una discriminante non volontaria, però implicita che bisogna in qualche modo cercare di compensare.

Una delle strategie vincenti per sostenere e curare chi si ammala di tumore deve vedere coinvolta la persona nella sua globalità. Il passaggio che ha fatto prima il sottosegretario, per cui il malato deve essere compreso in un sistema multifattoriale, multiprofessionale, ma è il professionista che deve seguire il malato, è un altro degli aspetti che noi cerchiamo di sottolineare nella nostra mozione, ma che comunque credo sia condiviso da tutta l'Aula; in questo caso, bisogna alzare il livello di attenzione sull'omogeneità territoriale dell'offerta, per arrivare poi alle cure palliative e domiciliari e all'hospice, di cui peraltro abbiamo discusso anche ripetutamente in Commissione.

Peraltro nell'ambito delle cure domiciliari integrate con i servizi sociali dei comuni, bisognerebbe prima definire - questo è un altro aspetto molto importante - i diversi programmi assistenziali, e solo conseguentemente stimare il fabbisogno delle risorse necessarie. Si tende molto spesso a mettere sul piatto le risorse, e poi a stabilire i programmi necessari; in realtà bisognerebbe fare l'opposto. È un problema di tipo organizzativo, strutturale, funzionale; però, insomma, quando c'è unità di intenti, quando la politica insieme si esprime sulla volontà di prendere una determinata direzione, forse con la lentezza tipica dell'azione politica, però ci si mette sul binario giusto. E di questo noi siamo certi: perché è stato già detto, i colori politici qui non c'entrano, perché essere bianchi, gialli o verdi o azzurri purtroppo non ci ripara dall'essere a volte tragici attori di un dramma che ci riguarda personalmente, che riguarda la nostra famiglia.

Dal 2014 è operativo un tavolo di lavoro organizzato da Salute Donna ONLUS: è un'associazione che da vent'anni è attiva per sostenere i pazienti colpiti da cancro, attività che si è intensificata con la costituzione del progetto La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere, al quale aderiscono 21 associazioni di pazienti; questa è una forza incredibile, che va messa a sistema, che va messa in rete, che va anche sostenuta molto spesso non in modo frammentario, ma in modo monolitico.

L'associazione è inoltre promotrice da anni di un Intergruppo parlamentare che vede l'adesione di politici di tutti gli schieramenti. È scaturita da questo una cosa importante, che è quell'accordo di legislatura 2018-2023 fra le associazioni di pazienti, la commissione tecnico-scientifica, l'Intergruppo parlamentare nazionale, nonché gli intergruppi aderenti al medesimo progetto.

Avremmo forse fatto bene a presentare una mozione unitaria, lo possiamo anche dire; però credo che il fatto di presentare più mozioni, di discutere più mozioni, comunque di votare in modo, presumo, complessivamente coerente tutti, cioè nel senso che tutti voteremo la mozione degli altri, possa aver arricchito questa discussione, possa averla anche allargata, se vogliamo; questo è quindi un esempio in cui più mozioni non significano divisioni, ma significano invece coesione ed unità. E questo è un altro bel passaggio di questo momento politico, che devo dire, nell'ambito della sanità, al netto di determinati argomenti come ad esempio la suddivisione dei fondi, l'implementazione dei fondi stessi, determinate visioni che ci sono, legittime da parte dei gruppi politici, però devo dire che nella sanità accadono anche questi bei momenti. Non voglio allungare ancora il mio intervento, perché il contenuto della mozione lo conosciamo, l'abbiamo letto, come noi conosciamo i contenuti delle altre mozioni. Accettiamo le riformulazioni che il sottosegretario ha proposto, perché sono delle riformulazioni che non vanno ad incidere sulla solidità della mozione e sugli intenti che essa vuole esprimere. Credo sarebbe bello poterci trovare, se saremo ancora qui, magari fra un anno, dandoci una deadline, per dire che il contenuto di queste mozioni ha trovato un'applicazione reale, e un ulteriore passo avanti è stato fatto per combattere e, ci auguriamo, sconfiggere questo dramma, che purtroppo colpisce troppe persone (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Presidente, è sempre molto importante, ed anche devo dire significativo e per molti aspetti, come hanno segnalato tanti colleghi, anche molto bello che l'Aula di Montecitorio si fermi in maniera condivisa, unitaria a discutere di un tema così importante nel nostro sistema sanitario italiano. Vorrei dire ai colleghi del Parlamento e al rappresentante del Governo, che è molto significativo anche il fatto che gran parte di queste mozioni, quasi la totalità, abbiano una sovrapposizione in termini di parole e di merito filologicamente identica: ci dovrebbe in qualche modo, questo lavoro così automatico ed unitario, imporre sostanziali azioni comuni su questa materia, che noi speriamo si possano realizzare nei prossimi anni. È sicuramente molto significativo che questo accada sulle mozioni; e noi che abbiamo una, anche se pur breve, ma significativa esperienza del lavoro di quest'Aula, speriamo altresì che queste mozioni avranno voce nei prossimi mesi e nei prossimi anni, come così ampiamente e così articolatamente il Governo ha riferito in questa circostanza.

Ma mentre discutiamo ciò - mi consentirete, non per rovinare questa bellissima discussione -, siamo in un campo aperto di incertezze, che molte volte disorientano il nostro sistema sanitario italiano. Fra qualche settimana la maggioranza si è data una mozione per definire il Fondo sanitario nazionale, quasi a dire a loro stessi: stiamo attenti a noi stessi, perché c'è grande incertezza, c'è grande difficoltà, ci sono parti abbastanza opache, non interpretabili nella dinamica finanziaria e negli annunci che il Governo fa. E mentre discutiamo di questa mozione, che ha dei punti salienti condivisi da tutti i gruppi parlamentari - il campo aperto, depistante, assolutamente incerto del Fondo sanitario nazionale -, la non sottoscrizione del Patto per la salute, onorevole sottosegretario, come riferirò fra qualche minuto, che è rilevante anche ai fini della organizzazione della rete oncologica del nostro Paese, è ancora un capitolo apertissimo, nonostante una legge dello Stato, la legge di bilancio di quest'anno, ne prevedeva la definizione e l'approvazione già dal mese di marzo, sulla base di un emendamento, vorrei ricordare, che il gruppo parlamentare che io rappresento presentò, perché c'era un'ambizione ancora più temeraria del Governo e dello stesso Ministro, che aveva deciso e aveva imposto, nella prima formulazione di quella legge, la definizione dello stesso Patto per la salute nel mese, addirittura, di gennaio.

Speriamo, per fare un riferimento un po' metaforico, che le mozioni abbiano voce, lo ripeto, che le mozioni abbiano voce, nei prossimi anni. Come è stato segnalato, i numeri del cancro, come è il titolo di un rapporto annuale di Aiom e di Airtum, al quale partecipano tantissime professionalità, tantissimi scienziati, tantissimi stakeholders nel nostro Paese, sono un grande e grave problema per il nostro sistema sanitario. E la questione che più si rileva in quel numero, è stato detto, sono proprio le differenze che ci sono nel nostro Paese; basterebbe prendere la mappa degli screening; io lo dico come mia modestissima esperienza personale, quando una piccola regione del Sud, la Basilicata, nel 1999, avviò la prima campagna di screening alla mammella, di screening alla cervice, di screening al colon retto, eravamo passeggeri viandanti in un deserto, perché sostanziali attività di questo tipo, nel Mezzogiorno, erano difficili. Ancora, oggi, queste differenze purtroppo permangono e ci dovrebbe essere una spinta forte del Governo, con azioni, con provvedimenti, con leggi che sono possibili, come vi riferirò, affinché queste differenze e queste difformità siano ampiamente e civilmente superate.

Noi proponiamo un nuovo piano oncologico; quello attuale, vigente, ormai presenta sicuramente dei limiti, perché lo tsunami che abbiamo di fronte, che è quello dei farmaci oncologici, la crescita anche differenziata della demografia del nostro Paese, con uno straordinario allungamento dell'aspettativa di vita, prevede e pretende un aggiornamento costante, innovativo, anche di strumenti di programmazione che operosamente abbiamo conosciuto anche in passato. La nostra è stata la mozione che ha segnalato, come ha detto il collega Siani, per la sua specifica esperienza su questo campo, l'oncologia soprattutto in età pediatrica che, come potete immaginare, è una declinazione ancora più dilaniante nelle famiglie, perché la sofferenza dei bambini coinvolge e travolge le famiglie in tutti i sensi, non solo come dolore, ma anche come organizzazione, rispetto a eventi di questo tipo, così drammatici. Crediamo, come abbiamo segnalato nella nostra mozione, che il programma di prevenzione primaria, quello sugli stili di vita, “Guadagnare Salute”, che il Ministero della Salute conosce, potrebbe essere favorevolmente e giustamente aggiornato e anche rifinanziato e siamo contenti che il sottosegretario abbia dato parere favorevole a gran parte degli impegni che abbiamo indicato nella nostra mozione. I numeri del cancro, come dice quel dossier, dimostrano che, quindi, l'accesso alle cure nel nostro Paese è differente, per non parlare di quella che è la prospettiva, la frontiera che sottintende a quasi tutte le nostre mozioni, che è la più straordinaria delle frontiere, quella della presa in cura totale del paziente, delle cure domiciliari, dell'assistenza domiciliare. Sono strumenti innovativi che dovrebbero essere in qualche modo implementati e il Patto per la salute, come dirò fra qualche secondo, è lo strumento operativo che ci può consentire di portare a compimento quest'azione.

È molto difficile, è molto complicato vedere queste differenze e ragionare con un quadro sinottico dei provvedimenti del Governo che ancora non conosciamo, ma che sono stati ampiamente annunciati e che riguardano la cosiddetta autonomia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 15,40)

VITO DE FILIPPO (PD). Come si addrizzerà, per utilizzare il famoso titolo di un libro di un uomo di Stato, questo albero storto anche nella sanità, che vede così tante differenze nel nostro Paese? Quali saranno gli interventi, nell'autonomia che è stata annunciata dal Governo, che consentiranno l'accelerazione del superamento di queste differenze o, magari, determineranno la definitiva, invece, stigmatizzazione delle stesse in maniera permanente, nel nostro sistema sanitario nazionale? Sarebbe molto interessante; come sapete, questo gruppo che rappresento, in altri momenti della storia istituzionale, aveva previsto per la sanità clausole di salvaguardia, strumenti più perentori, più invasivi anche nell'articolazione delle responsabilità dei vari livelli della Repubblica, che potevano consentire di superare più e meglio queste differenze.

Ebbene, la frontiera è proprio quella della presa in cura integrata, è quella della medicina territoriale, come ha detto lo stesso sottosegretario, quella della continuità assistenziale, è quella di un rapporto più stringente tra territorio e salute, tra territorio e ospedale e, quindi, è quella multidisciplinarietà che si prevede esattamente in questa articolazione di una presa in carico totale del paziente.

Il Patto per la salute, nella bozza che circola – quindi, firmatelo velocemente, spero, convincete con argomenti solidi e finanziari le regioni che sono molto perplesse rispetto a un foglio di carta che non ha, ancora, né contenuti, né molta finanza e né sicura finanza, affinché il sistema sanitario del nostro Paese possa fare quell'utile salto in avanti –, i titoli sulla medicina territoriale sono esattamente, da voi, già indicati, quindi, operate velocemente in questa direzione. Ci fa molto piacere, ancora una volta, e lo dico senza ironia, ma con grande convincimento, sentire in quest'Aula un uomo di Governo, come il sottosegretario, che ha un'expertise molto rilevante su questa materia e sappiamo che sono cose molto importanti nella sua vita professionale; le tramuti in un'azione di Governo operosa, dica “sì”, come ha detto a queste mozioni, ma diamo in futuro, a queste mozioni, la voce giusta che i malati oncologici e le famiglie che hanno questi gravissimi e complicati problemi si aspettano da noi.

Andiamo avanti con forza; il Parlamento, quando ci sono ragioni vere, vedo che reagisce con grande unità e con grande serietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzarini. Ne ha facoltà.

ARIANNA LAZZARINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, non sono qui, oggi, per parlare di una mia esperienza personale – sono passati esattamente tre anni –, ma per contribuire a dare, con questa mozione, un messaggio sicuramente positivo e di speranza ai tanti malati oncologici. Essere la prima firmataria di una mozione che reca iniziative per la cura e l'assistenza del paziente oncologico, consentitemelo, è comunque una soddisfazione grandissima, una vittoria, ma anche una sfida quotidiana che va al di là di tutto e dà la forza e l'energia per continuare a fare ancora di più.

Sono qui, onorevoli colleghi, per una dichiarazione d'impegno che va nell'interesse generale di moltissime persone che, purtroppo, convivono o hanno familiari che convivono con il cancro. Come hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto, in Italia, infatti, ci sono oltre 3 milioni e 300 mila malati di tumore, circa il 5 per cento dell'intera popolazione. Secondo il rapporto AIOM, il numero di nuovi casi nel 2018 è superiore ai 373 mila. Ogni giorno, circa mille persone ricevono una nuova diagnosi di tumore maligno infiltrante, ossia un tumore che potenzialmente può essersi disseminato e aver prodotto metastasi in altre parti del corpo. Impressionanti sono anche le stime sul rischio cumulativo; ad oggi, una donna su tre e un uomo su due hanno la probabilità di sviluppare un tumore nel corso della propria vita. Ebbene, la mozione che abbiamo presentato, brillantemente illustrata ieri dal collega Sutto, prende atto di questi numeri ed elenca gli impegni fondamentali che dobbiamo mettere in campo se veramente vogliamo risultare vincitori nella battaglia contro il cancro (Applausi).

Ci siamo ricollegati al progetto coordinato dall'Associazione Salute Donna Onlus, che naturalmente ringrazio per l'impegno profuso; abbiamo recepito l'accordo di legislatura per la miglior presa in carico del paziente oncologico, che è stato siglato dall'Intergruppo parlamentare; abbiamo ripreso i contenuti dell'ordine del giorno che è stato votato, all'unanimità, in Senato il 6 marzo ultimo scorso.

La mozione alla quale va il mio voto convinto, e del gruppo Lega, contiene l'impegno a mettere in atto una strategia sinergica nella lotta contro il cancro a 360 gradi, sotto tutti i profili illustrati in discussione: piano oncologico nazionale, rete oncologica ed ematologica, registro tumori, coinvolgimento delle associazioni, approccio multidisciplinare per tutelare il benessere fisico, ma anche psichico del paziente, riconoscimento pieno della figura del caregiver familiare, attivazione della rete delle cure palliative a domicilio. C'è poi, ovviamente, il riferimento fondamentale alla prevenzione, come giustamente ricordato e ben detto dal sottosegretario Bortolazzi, prima.

Votando favorevolmente a questa mozione, cari colleghi, impegniamo altresì il nostro Governo a mettere in campo una prevenzione efficace, fatta con i tempi giusti e senza escludere nessuno. È indispensabile promuovere, anche nei più giovani, un corretto stile di vita, una sana alimentazione, ridurre al minimo i fattori di rischio come fumo e alcol. È indispensabile promuovere campagne per avvicinare i cittadini ai programmi di screening oncologici garantiti dai livelli essenziali di assistenza. È assurdo che ancora oggi si fatichi a raccogliere le adesioni alle campagne di screening, perché, quando parliamo di cancro, prevenire la malattia o identificarla il prima possibile significa veramente salvare la vita, come è stato dimostrato, ad esempio, per i tumori della cervice uterina, del seno e del colon-retto. E la prevenzione ci consente anche di gestire in maniera ottimale le risorse del nostro Servizio sanitario, poiché l'esecuzione di un test, così come la promozione di un corretto stile di vita, hanno costi ovviamente non paragonabili a quelli del trattamento della malattia. Almeno un terzo dei tumori possono essere prevenuti, afferma da tempo l'Organizzazione mondiale della sanità, e l'importanza della prevenzione è stata evidenziata anche da autorevoli studi scientifici e dal codice europeo contro il cancro. È chiaro quindi, Presidente, che questo sia un aspetto fondamentale, sul quale la mozione punta correttamente e sul quale abbiamo il dovere di dare il nostro voto favorevole.

Andrei poi ad un altro concetto essenziale, che riguarda le terapie innovative e la ricerca. L'Italia sicuramente presenta delle punte di eccellenza, sia dal punto di vista sperimentale che clinico. Mi piace, a tal proposito, ricordare l'operazione rivoluzionaria che è stata portata a compimento solo pochi mesi fa presso l'Ospedale di Padova, l'ospedale della mia Padova, dove, tra l'altro, è stato eseguito l'intervento che tre anni fa mi ha ridato una nuova vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): l'équipe guidata da Umberto Cillo, direttore della Chirurgia epatobiliare e dei trapianti epatici dell'Azienda ospedaliera Università di Padova, ha effettuato un trapianto di fegato da donatore vivente su paziente di quarantasette anni inizialmente considerato inoperabile; dopo due settimane, constatato che la parte sana trapiantata aveva raggiunto più del doppio del volume iniziale, i medici hanno sottoposto il paziente a un secondo intervento per la definitiva rimozione della porzione di fegato metastatico. È solo la sesta volta al mondo che viene eseguito un intervento simile, ed è - pensate - la prima in assoluto in cui una parte della procedura è stata realizzata in video-laparoscopia, ovvero una tecnica chirurgica mininvasiva. Si è trattato quindi di un traguardo importantissimo per la medicina veneta e italiana, che ci rende orgogliosi dei medici che prestano servizio per il nostro sistema sanitario. Un traguardo che mi emoziona particolarmente, un traguardo che è stato possibile raggiungere grazie all'impegno di tutta l'organizzazione sanitaria regionale, a partire sicuramente da un lavoro di squadra fatto con l'allora assessore alla sanità, Luca Coletto. Vado poi ad un altro tema di primo piano della mozione, che è quello dei fondi per i farmaci innovativi e per i farmaci innovativi oncologici. Sappiamo infatti che l'innovazione e la ricerca stanno facendo passi da gigante in questi ultimi anni, anche in campo oncologico, non possiamo però abbassare la guardia. La mozione impegna quindi il nostro Governo alla conferma di questi fondi, per dare un segnale alla ricerca, per dimostrare che l'Italia c'è e soprattutto per garantire ai pazienti l'accesso alle terapie innovative, come, ad esempio, le terapie di precisione (molecular targeted therapy).

Proprio con riguardo a tale questione, del resto, il sottosegretario Bartolazzi ha già garantito l'impegno del nostro Governo nel corso della seduta del 7 giugno scorso, fornendo una risposta ampiamente soddisfacente all'interpellanza presentata sul tema dalla collega Cattoi.

Concludo, colleghi, con un'ultima riflessione. Sono certa che ciascuno di noi in quest'Aula sia a conoscenza della gravità di questa patologia - è stato ampiamente ribadito anche prima - e che magari ha pure toccato con mano storie di vite reali, quindi di fronte a un nemico comune come il cancro non possiamo nasconderci dietro inutili divisioni politiche. Soprattutto noi, come istituzione, abbiamo il dovere di dare l'esempio, e credo che oggi diamo un bellissimo esempio scrivendo una bellissima pagina politica.

Ringrazio ovviamente tutti coloro che hanno sottoscritto la mozione, a partire dal MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia. Affrontiamo questo male tutti insieme, a viso aperto, e impegniamoci oggi formalmente affinché la medicina e la ricerca, assieme alla prevenzione, ci consentano nel prossimo futuro di trasformare in vittorie le battaglie, le sfide quotidiane e le speranze di milioni di persone grandi e piccole che proprio in questo momento ci stanno seguendo e delle loro famiglie.

Per le ragioni su esposte, signor Presidente e colleghi deputati, ribadisco a nome mio e del gruppo che rappresento il voto assolutamente favorevole a questa mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, il cancro oggi è la seconda causa di mortalità a livello mondiale. Si stima che nel 2030, sempre su scala globale, i casi aumenteranno fino a 21,6 milioni per ogni anno. Dati impressionanti, che spingono le istituzioni a tenere alta la guardia, basti pensare che solamente nel nostro Paese ogni giorno vengono diagnosticati mille nuovi casi di tumore.

È proprio da questi numeri che la politica deve partire, per garantire alla ricerca scientifica tutti i mezzi e gli strumenti necessari alla lotta contro il cancro. È il motivo per cui, proprio in quest'Aula, nel marzo scorso abbiamo approvato un importante disegno di legge che il nostro Paese attendeva da anni. Mi riferisco all'istituzione della rete nazionale del registro dei tumori.

Non è una strada semplice, quella della lotta contro il cancro, ma è un percorso che la nostra comunità affronta quotidianamente dotandosi di strumenti sempre più efficaci. Sulla base delle conoscenze attuali e dei dati in nostro possesso siamo in grado infatti di ridurre da un terzo alla metà tutte le neoplasie. Sviluppando la comprensione dei fattori di rischio del tumore ed elaborando importanti interventi di prevenzione della malattia, si può sensibilmente aumentare la percentuale di guarigione. Tutto questo ci assicura che il cancro è oggi una patologia che può essere curata.

Il 31 maggio 2017, durante la 70° assemblea mondiale sulla sanità, è stata approvata un'importante risoluzione. In questo documento vengono riepilogate le misure strategiche adottate dall'Organizzazione mondiale della sanità: il sostegno ai Paesi membri nello sforzo di sviluppare, rafforzare, realizzare e monitorare piani nazionali di controllo del cancro, rendendo prioritari interventi di prevenzione e controllo; la promozione di stili di vita salutari, dall'attività fisica alla riduzione dell'abuso di alcol e di fumo; lo sviluppo di strategie per promuovere lo screening e la diagnosi precoce; l'identificazione prioritaria dei dispositivi medici utili al trattamento delle neoplasie; il rafforzamento dei servizi per le cure palliative; l'analisi di selezionati interventi di controllo del cancro con indice di costo ed efficacia; l'aggiornamento, nel 2015, della lista dell'Organizzazione mondiale della sanità per i farmaci essenziali, con il sostegno ai Paesi per la negoziazione dei farmaci a prezzi più bassi; la conduzione di indagini periodiche della capacità di controllo del cancro; il lancio dell'iniziativa globale per lo sviluppo di un registro sul cancro, che, come ho affermato in premessa, il nostro Paese ha già adottato.

Ogni Stato membro è chiamato dunque a sviluppare ed intensificare i piani nazionali per il controllo del cancro, i quali si basano sulla raccolta dei dati epidemiologici su scala nazionale.

Presidente, ogni qual volta noi facciamo un intervento in Aula che va ricordare delle persone che sono decedute, in quest'Aula c'è il massimo silenzio. Quando interveniamo sulla lotta contro il cancro in qualche modo stiamo ricordando delle persone che sono decedute per questa malattia. E io oggi, quando sono intervenuti i miei colleghi e nel momento in cui intervengo io, mi aspetterei il massimo rispetto nei confronti di questa malattia, nei confronti di chi è deceduto e nei confronti di chi in questo momento sta lottando contro questa malattia. E ancora adesso, nel momento in cui io sto parlando, i nostri colleghi non stanno ascoltando; e se veramente in questo momento noi vogliamo che le istituzioni si concentrino nella lotta contro il cancro, ancora non stanno ascoltando i nostri discorsi per lottare coesi contro questa malattia. Quindi, io posso anche terminare qui il mio discorso, Presidente.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Colleghi, abbiamo fatto un dibattito attento, cerchiamo di procedere con attenzione anche nelle votazioni.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lazzarini, D'Arrando, Gemmato ed altri n. 1-00145 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6) (Applausi).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Siani ed altri n. 1-00200, come riformulata su proposta del Governo e per quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7) (Applausi).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pedrazzini ed altri n. 1-00201, come riformulata su proposta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lorenzin ed altri n. 1-00214, come riformulata su proposta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Seguito della discussione delle mozioni Spena ed altri n. 1-00191, Ascari, Bisa ed altri n. 1-00196, Siani ed altri n. 1-00197, Emanuela Rossini ed altri n. 1-00205, Rostan e Fornaro 1-00207 e Bellucci ed altri n. 1-00208 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza sui minori (ore 16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Spena ed altri n. 1-00191 (Nuova formulazione), Ascari, Bisa ed altri n. 1-00196, Siani ed altri n. 1-00197, Emanuela Rossini ed altri n. 1-00205, Rostan e Fornaro 1-00207 e Bellucci ed altri n. 1-00208 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza sui minori (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta del 25 giugno 2019 si è svolta la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

Avverto che è stata testé presentata la mozione Spena, Ascari, Bisa, Siani, Emanuela Rossini, Rostan, Bellucci ed altri n. 1-00215 e contestualmente sono state ritirate dai presentatori tutte le mozioni all'ordine del giorno (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

VINCENZO ZOCCANO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Presidente, onorevoli deputati e deputate, il Governo esprime parere favorevole alla mozione unitaria sia per quanto attiene alle premesse che ai dispositivi.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, onorevoli colleghi, ho sostenuto la mozione presentata dall'onorevole Siani ed altri del Partito Democratico, che ritengo tra le più complete rispetto a quelle che sono state presentate, tra l'altro tutte molto condivisibili, su questa importantissima questione che abbiamo affrontato nel dibattito di questi giorni, e cioè sul tema della violenza sui minori; tema enorme, che c'è chi affronta e che deve essere affrontato sotto molteplici aspetti. La violenza dentro le mura domestiche, purtroppo in aumento sia sulle donne che sui bambini, le violenze di diversa natura e gli abusi sessuali che vengono esercitati sui minori, sia nelle mura domestiche che negli ambienti scolastici o in altri contesti, e poi tutto un nuovo modo, un nuovo mondo di violenze che ritroviamo collegato ai cosiddetti cybercrime, ai crimini informatici.

Non soltanto la pedopornografia, di cui ci siamo già occupati, e quindi tutto ciò che riguarda l'adescamento e gli abusi sui minori che avvengono via Internet, ma anche delle forme di violenza più subdole che si stanno inserendo nei modus vivendi dei nostri ragazzi, anche dei bambini e degli adolescenti, legati alla sessualità online, legati a forme di cyberbullismo, a tanti fenomeni che abbiamo visto del commercio anche delle ragazze, delle ragazzine, delle foto sui social network. Cioè, noi ci troviamo ad affrontare, come è stato anche più volte denunciato da Telefono Azzurro, un nuovo mondo, estremamente crudele nei confronti dei nostri bambini, di fronte al quale i bambini stessi sono particolarmente esposti perché si trovano a confrontarsi con dei meccanismi anche di comunicazione e un diverso livello di socializzazione.

Accanto a questo, ed è stato affrontato nelle varie mozioni, abbiamo un aumento esponenziale delle poliassunzioni di sostanze da parte di ragazzini, se non bambini, parliamo di dieci, undici, dodici anni. Quindi, abbiamo avuto fenomeni nuovi come l'alcolismo tra gli adolescenti, fenomeni che in questa misura non erano presenti sul nostro territorio nazionale, poliassunzioni di sostanze stupefacenti e il ritorno dell'eroina, abbiamo un tema fortissimo nelle scuole, così come ci viene denunciato dalle cronache della vita quotidiana che ognuno di noi deve affrontare. Accanto a questo, pare che da una parte ci sia una voglia di proteggere sempre di più i nostri bambini, ma, nello stesso tempo, questi bambini sono sempre più soli, sempre più visti un po' anche come degli oggetti; motivo per il quale abbiamo bisogno di rafforzare un sistema di difesa serio. Questo sistema di difesa passa - e lo abbiamo scritto in questa mozione - innanzitutto attraverso l'individuazione di un osservatorio e non abbiamo paura di metterci qualche soldo, colleghi, perché abbiamo bisogno di fare un monitoraggio anche delle denunce che vengono fatte, in modo da poter capire dove ci sono dei fenomeni anomali, come purtroppo abbiamo registrato anche dalla cronaca di questi giorni.

L'altra - e lo dico senza infingimenti - è il rafforzamento dei servizi sociali dei nostri comuni. I servizi sociali dei comuni sono allo stremo delle forze. Il definanziamento sistematico avvenuto da parte delle amministrazioni comunali, a causa della crisi che si è protratta dieci anni, ha colpito i soggetti più fragili, cioè ha colpito i servizi sociali. Questa, nelle grandi città soprattutto del centro sud, è diventata un'emergenza; nelle città del nord, idem: non si salva nessuno.

Se noi vogliamo veramente operare laddove c'è il disagio, laddove ci sono i problemi, dobbiamo ripensare il sistema del welfare, rifinanziarlo e mettere delle reti più moderne, anche utilizzando la ricerca e l'osservatorio, per poter monitorare l'epidemiologia di questi fenomeni e potere intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Desidero ringraziare il sottosegretario e tutti i colleghi con i quali in questi giorni abbiamo voluto condividere, non tanto accogliere con tattica politica, ma condividere alcuni assunti che sono presenti in questa mozione congiunta. E il risultato, secondo me meritorio, è che in questa mozione ritrovano un giusto peso e nella proporzionalità giusta quelle che sono le tre direttrici che deve avere l'azione del Governo, tre direttrici che sono: prevenzione, protezione, punibilità. Le tre “P” di un patto, che a me piace pensare che oggi iniziamo insieme con un unico obiettivo: tutelare e difendere il tempo dell'infanzia.

Ed è molto importante che oggi riusciamo a lavorare insieme e che in questa mozione siano presenti e citati alcuni interventi importanti, ne sottolineo solo alcuni: quello di riconoscere, per esempio, il ruolo importante della scuola come primo osservatorio naturale e di rafforzare e dare gli strumenti a chi opera nel mondo della scuola per poter cogliere i segnali e fare in modo di poter intervenire prontamente a tutelare il minore, ma anche ad intercettare le fragilità familiari. Quindi, è importante come prevenzione.

L'altro punto importante - con riferimento al quale voglio anche ringraziare per averlo accolto, ma anche veramente completato insieme - è quello di riconoscere che nei primi tre anni (0-3) vi sono bambini che rischiano di restare esclusi da ogni radar di protezione sociale, ma anche di osservazione. E quindi, in questo modo, prevedere un monitoraggio, ma anche con visite domiciliari, di modo che questa età, che è cruciale per l'evoluzione e la crescita di un individuo, possa essere monitorata.

L'altro punto è quello di avere esplicitato negli impegni l'attivazione dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, pur pensando anche di rivedere i tre osservatori che toccano la famiglia, l'infanzia e l'adolescenza; ma chi più di chi ha seguito in questi anni e fatto il responsabile delle istituzioni, che siedono e sono seduti all'Osservatorio, possono anche, insieme al Governo, pensare come rendere e anche migliorare proprio la funzione di questi organismi. Quindi, trovo che l'impegno sia sostanziale e ci ritrovi uniti.

Ora sta anche a noi ed è molto importante seguire l'implementazione, ma anche essere antenne sul nostro territorio e fare tutti un'azione di advocacy, là dove riteniamo sia importante e possibile creare anche una cultura a protezione dell'infanzia, di modo che il sommerso emerga o, quanto meno, sia visto e si possa intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie. Presidente, nei giorni scorsi, due casi di cronaca si sono interfacciati alla nostra discussione su questo tema. Il primo, in provincia di Salerno: una bimba di otto mesi, morta strangolata. Iolanda si chiamava. È stato arrestato il padre. Gli accertamenti giudiziari ci diranno, strada facendo, cosa sia successo, ma dai primi riscontri sembra emergere un nuovo racconto di inferno familiare, violento e brutale, una nuova storia agghiacciante, una bimba, un contesto familiare complesso, un padre sospettato di omicidio, pare con problemi di tossicodipendenza, una madre indagata per concorso, diverse versioni fornite agli inquirenti, molte contraddizioni, racconti di urla e litigi.

Il secondo caso arriva dalla provincia di Reggio Emilia, culminato nell'inchiesta “angeli e demoni”, con ipotesi di reato gravissime, come maltrattamento sui minori, lesioni, violenza privata, tentata estorsione, peculato d'uso e un business fiorente sulla pelle dei più piccoli, che, secondo l'inchiesta, sarebbero stati suggestionati anche con uso di impulsi elettrici. I bambini vittime dei reati contestati, molti dei quali oggi adolescenti, hanno, secondo gli inquirenti, manifestato profondi segni di disagio, con conseguenze di tossicodipendenza e gesti di autolesionismo. Storie di violenza, quindi, di sopraffazione e di speculazione, storie purtroppo già lette e sentite molte volte.

Non bisogna andare molto indietro nel tempo per trovarne di simili: genitori che alzano le mani, bimbi che ne pagano il prezzo, adulti che speculano e minori che soffrono. Storie che sembrano contenere tutti gli elementi della grande questione dei minori maltrattati in Italia, famiglie disagiate e inadeguate, servizi sociali spesso non efficienti, reti territoriali disattente, interventi intempestivi. Di fronte a una bambina che muore di maltrattamenti in famiglia, si viene assaliti dall'orrore, viene da chiedersi come sia possibile, eppure lo è e lo è di frequente, e lo è quasi sempre nell'ambito familiare. La violenza esplode fra genitori e figli più spesso di quanto immaginiamo e lo fa con una sua grammatica tragica, che spesso si tramanda. La violenza si eredita, è un linguaggio appreso che si trasferisce, una modalità. Appartiene alle classi disagiate, ma non solo: la violenza familiare si muove sottotraccia e sembra quasi trasversale alle classi. Esiste nella casa ricca ed esiste nella casa povera. Si innerva a disagio sociale e a disagio psicologico, si struttura dentro famiglie che sembrano unite e nuclei familiari smembrati.

Il fenomeno è ampiamente diffuso, anche se fino a qualche anno fa non era facile neppure avere dati accurati. L'indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia, condotta su più di 231 comuni dalla Rete italiana dei centri e servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia, ci ha dato di recente qualche strumento in più per capire l'entità del fenomeno, la sua distribuzione per territori e caratteristiche sociali. La realtà emersa è che quattro bambini adolescenti su mille sono in carico ai servizi sociali, per un totale di oltre 457 mila bambini. Di questi, circa 91 mila sono vittime di maltrattamenti. Sono le bambine e le ragazze, quelle più esposte. Più della metà dei bambini maltrattati è vittima di una grave forma di trascuratezza, mancanza di cure, denutrizione, con danno per la salute o ritardi di crescita del bambino. E poi c'è la violenza assistita: un bambino su cinque tra quelli maltrattati è testimone di violenza nelle mura domestiche, tema che rappresenta un nodo cruciale, visto che la violenza è un metodo ed è soggetto ad imitazione; un bambino che assiste ad atti violenti tenderà a replicarli da adulto. E poi ci sono il maltrattamento psicologico e quello fisico, non consola il fatto che la forma di abuso meno ricorrente sia quella sessuale, che colpisce quattro bambini su cento maltrattati, ma è un dato comunque superiore a quelli di altri Paesi occidentali. Va ricordato, naturalmente, che questo tipo di indagine statistica è soggetta a enormi difficoltà nel reperimento dei dati: non tutti parlano, anche perché ci riferiamo a numeri e, soprattutto, a minori che subiscono violenze in famiglia e il rischio di sottostimare il fenomeno è concreto.

Di certo, le cronache ci parlano quotidianamente di violenze sui minori in vari ambiti: la famiglia, ma anche negli asili e nelle scuole o tra gli amici. Solo tra i casi denunciati e, quindi, emersi, il maltrattamento in famiglia, nel 2017, ha colpito 1.723 bambini con un aumento del 6 per cento rispetto all'anno precedente; nel 23 per cento dei casi si è arrivati addirittura al ricovero in ospedale. Insomma, il tema appare evidente nella sua enorme gravità: non c'è bisogno di aggiungere altri numeri. Occorrono urgentemente misure finalizzate a combattere il fenomeno.

Il tema politico, però, è sempre il come: come si contrasta con efficacia la violenza sui minori? C'è chi ritiene che lo si faccia con la solita strada dell'inasprimento delle pene, agendo sul versante penale, quello della repressione, della durezza della risposta verso chi viene individuato e c'è chi, invece, considera necessarie politiche di prevenzione e, quindi, di azione sui contesti, sugli attori sociali al fine di evitare gli eventi, invece di limitarsi a punire i colpevoli dopo che si sono verificati i fatti. Noi crediamo, invece, che mai come sulla questione minorile vada costruita una strategia di lavoro sociale e culturale: contrasto alla povertà, monitoraggio del disagio, presa in carico dei servizi sociali, lotta all'abbandono scolastico, sostegno familiare, intervento culturale ed educativo anche e soprattutto sugli adulti, politiche sociali, insomma.

Il nostro gruppo guarda con favore alla volontà emersa di costruire un documento unitario: avevamo presentato una nostra mozione con una nostra strategia sul tema, ma aderiamo con soddisfazione alla ricerca di posizioni comuni e di una strategia condivisa. Siamo convinti che la politica per i minori vada orientata principalmente sulla prevenzione, sulla cura e la presa in carico, sulla necessità che l'abuso sia evitato e non solo punito ed evitato grazie soprattutto all'efficienza di un'organizzazione di servizi che attivi sentinelle territoriali, in grado di intervenire tempestivamente e capace di studiare il fenomeno e di elaborare delle risposte. Andrebbero, ad esempio, attivati gli uffici territoriali dei garanti dell'infanzia; ci vogliono assistenza terapeutica e sostegno ad ampio raggio ai minori e agli adulti; programmi e finanziamenti finalizzati al contrasto della povertà nei contesti familiari; ci vogliono poi reti di servizi di prossimità che coinvolgano le istituzioni scolastiche, i servizi sociali e sanitari e l'associazionismo.

Le politiche per i minori richiedono dunque un lavoro di rete, di conoscenza, di studio e, per fare tutto questo, sono necessari finanziamenti specifici, progetti mirati con dotazioni economiche sufficienti a sviluppare azioni capillari e prolungate nel tempo. In questo senso, riteniamo di impegnare il Governo ad un lavoro serio non solo di enunciazioni e principi, ma di azione vera. La contabilità dei bambini morti è terribile, le statistiche sui maltrattamenti sono sconcertanti e tristi, l'indignazione dopo il caso di cronaca è sempre alta, i proclami di certa politica anche, l'annuncio di pene più severe di fronte a un delitto orribile arriva puntuale, ma poi tutto torna sempre nel dimenticatoio. Le politiche serie, invece, si costruiscono fuori dalla cronaca, nel quotidiano, sulle ferite aperte nel Paese; sono quelle capaci di intervenire prima che i fatti si verifichino e non dopo. Si chiama prevenzione e si chiama lavoro sociale: richiede investimenti e capacità, ma è l'unico - l'unico - senso possibile per una politica che intende risolvere i problemi. Per questo ancora appare più utile la capacità dei gruppi politici di affrontare una discussione parlamentare su un tema cruciale come la violenza sui minori, cercando punti di convergenza piuttosto che di diffidenza e di differenza. Mi sembra importante che su alcuni temi sensibili si sia stati capaci di cercare un linguaggio comune immaginando un'unità di intenti e la cooperazione di forze politiche e culturali diverse per un obiettivo alto che può tenerci insieme. Per questo, a nome del mio gruppo, mi dichiaro soddisfatta del tentativo unitario che siamo riusciti a sostenere: unità, però, non significa che spariscono le differenze ma che si prova insieme a cucire un tessuto comune. Resta in piedi la necessità di dotare in modo sufficiente i capitoli di bilancio: le azioni normative senza spesa sono in genere enunciazioni di principi che non producono e non produrranno grande effetto.

E c'è poi la necessità di un lavoro complessivo, con più attori, per inquadrare il tema delle violenze sui minori dentro una cornice che tenga dentro la giustizia e l'istruzione, il sociale e la famiglia, i servizi sociali e la salute: un approccio multidisciplinare che è l'unico in grado di dare risposte efficaci.

Consideriamo la mozione unitaria, la ricerca di un incontro sui temi e sui valori una cosa positiva, ma solo come punto di partenza, uno spirito costruttivo con cui tutti, pur da posizioni diverse, hanno ritenuto di lavorare insieme ad un tema sensibile, che ci interpella nel profondo.

C'è ancora molto da fare, a cominciare dalla prossima legge di bilancio: dopo le parole dovranno necessariamente arrivare i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Affrontiamo questo tema in giorni molto difficili e, nel momento in cui ci troviamo ad approvare una mozione così importante che parla di violenza sui minori, non possiamo non ricordare tutti i fatti che si sono susseguiti nei giorni precedenti: bambini che sono stati uccisi per mano di chi li avrebbe dovuti difendere, perché gettati dall'ultimo piano, perché malmenati con pugni allo stomaco, perché picchiati fino a togliere loro la vita. Ma poi, in ultimo, questa settimana è stata caratterizzata dall'ennesima violenza, sempre in uno di quei luoghi che dovrebbe essere il luogo della protezione e della difesa, nei confronti di chi si pensa sia stato violato dai più cari, dai genitori e che, invece, ha dimostrato che c'è qualcosa che non va in questo sistema di assistenza sociale, c'è qualcosa che non va in questo sistema di protezione sociale dei più fragili, dei più piccoli. Infatti, ritengo che non possano non essere nominati i fatti di Bibbiano, i fatti di Reggio Emilia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di un luogo che era considerato l'esempio del modello di assistenza sociale a difesa dei più piccoli. Non si può non farlo perché credo che in certi momenti ci dobbiamo fermare e interrogare seriamente, coscienziosamente, dignitosamente dicendo che evidentemente qualcosa non va e non possiamo chiudere i nostri occhi, non possiamo trincerarci sul fatto che è colpa di qualcun altro o che io ho fatto quello che potevo fare perché non sono motivazioni valide, perché sono scuse che coprono il fatto più orrendo: aver abusato, violato, maltrattato un bambino, quindi l'essere più indifeso.

Dunque, questa settimana che ci ha visto lavorare proprio per la protezione dei più fragili, dei minori è stata anche caratterizzata da tale sentimento, dalla possibilità di capire meglio e di sviscerare fino in fondo; perché è stata nella coscienza di noi tutti, nei nostri cuori e nella nostra mente l'immagine di quei bambini, che poi probabilmente - il procedimento giudiziario lo scoprirà e lo capirà meglio – magari sono stati anche sottoposti ad un elettroshock che gli potesse produrre una memoria alterata, una memoria caratterizzata dalle violenze subite all'interno della propria famiglia.

Proprio nel corso della settimana ogni gruppo parlamentare ha sentito la responsabilità e credo che ciò vada sottolineato perché la mozione unitaria che ci troviamo oggi a votare è figlia di tale sensazione, di tale sentimento, di tale dramma ma anche del fatto che evidentemente ha scosso le coscienze di noi tutti.

Quindi, bene che il Governo abbia approvato, voluto, cercato di proporre una mozione unitaria ma bene anche ciascun gruppo parlamentare perché oggi si giocava la dignità del Parlamento: dimostrare nei fatti che su certi temi non si può essere divisi, non possono essere temi di parti ma devono essere temi di tutti.

Siamo riusciti oggi qui ad analizzare una mozione unitaria che affronta, sì, i fatti della violenza sui minori, perché essa è drammaticamente trasversale e presente ovunque, nel sud del mondo come in Italia, come ovviamente in qualsiasi Stato caratterizzato da un livello sociale ed economico anche medio-alto e ciò deve interrogare ma è anche trasversale nella nostra Italia a qualsiasi ceto e a qualsiasi condizione.

Nella nostra Italia - l'Istat lo dice - le violenze sui minori sono aumentate, lo scorso anno, dell'8 per cento; le violenze per pedopornografia sono aumentate del 57 per cento; i minori che sono in condizioni di povertà sono arrivati ad un milione e, certamente, quello è un fatto di rischio. Ma soprattutto noi vediamo un dilagare della violenza che caratterizza, sì, le famiglie, ma che caratterizza, poi, anche una violenza che parte dall'essere di carattere sessuale, che è quella di cui si parla di più, che arriva anche ad essere la vendita degli organi; ma poi c'è una violenza di cui si parla molto di meno, la violenza caratterizzata dalla negligenza, dallo sfruttamento commerciale. Perché sapete, spesso mi sono interrogata su quanto la violenza sia una questione non soltanto educativa ma culturale; e, allora, mi sono soffermata a pensare a quante volte noi nelle nostre strade vediamo dei bambini che vengono utilizzati per mendicare, per fare accattonaggio, e che si trovano all'angolo di semafori piuttosto che davanti ai supermercati. E noi spesso ci fermiamo incerti se dare comunque un euro piuttosto che cinque, e dare così una risposta alla nostra coscienza di cura di quel minore. Anche quella è violenza, anche di quella ci dobbiamo occupare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); e troppo spesso non ce ne occupiamo, perché anche quel bambino in braccio a quella madre davanti al supermercato, che viene utilizzato per mendicare e che non va a scuola e che non si trova in un luogo protetto o ad una temperatura giusta in queste ore così calde, piuttosto che d'inverno al caldo, anche quel bambino è vittima di violenza.

Io credo allora che in realtà siamo molto abituati, troppo abituati a vedere perpetrata la violenza: che non è soltanto una violenza sessuale, che non è soltanto una violenza pedopornografica attraverso il web, che non è soltanto un maltrattamento psicologico all'interno delle famiglie, ma che sta nelle nostre strade ed è caratterizzata spesso da una “non visione” di come un bambino dovrebbe essere tutelato e sostenuto per aiutarlo a vivere la propria vita.

E, allora, sì che la violenza è un fatto culturale; e su questo noi abbiamo tanto da fare per poter sostenere quelle che sono le agenzie deputate a prendersi cura dei bambini, perché la difficoltà di poter incidere su una diminuzione della violenza sta proprio nel fatto che i bambini non raccontano le loro violenze. Spesso i bambini si sentono anche in colpa, perché ricevono uno schiaffo, perché non vengono visti dai genitori, perché vengono lasciati soli nelle proprie case; si sentono in colpa perché il processo dei bambini è quello: credere di essere la motivazione di ogni agire intorno a loro. Si chiama, e viene ben spiegato dagli psicologi, “narcisismo primario”; e su questo sia gli adulti, sia le istituzioni probabilmente hanno gioco facile poi a non occuparsene, perché quei bambini non utilizzano la loro bocca per denunciare quello che sta accadendo, e questo è caratteristico del loro funzionamento. Ma allora le istituzioni che cosa fanno? Dovrebbero monitorare, controllare, osservare, dovrebbero far sì che quel bambino venga sostenuto; ed è lì che noi manchiamo!

Viene relegato spesso alla scuola il compito di denunciare, alle insegnanti, alle educatrici, al dirigente scolastico; quando la scuola viene lasciata sola, perché non ha gli strumenti, non ha la formazione, non ha il contesto che può favorire questo fare. Noi come Fratelli d'Italia abbiamo presentato una proposta di legge per l'istituzione dello psicologo scolastico: perché se si chiede alla scuola di fare questo, cioè di intervenire nei casi di maltrattamento, di abuso e di violenza, allora le si devono dare anche le risorse e le professionalità.

Ed oltre a questo ci sono i pediatri, i medici di base: anche loro dovrebbero essere sostenuti, perché anche lì è un luogo che può intercettare la violenza, per un bambino che arriva con degli indicatori di violenza, di abuso e di maltrattamento. Ma anche i medici e i pediatri di base in questo sono lasciati soli, soli ad espletare questo compito. Il pronto soccorso, i reparti di urgenza, dove questi bambini, una volta malmenati (e ce lo dicono le cronache), non muoiono al primo tentativo di abuso, non muoiono alla prima violenza subita, ma è reitirata quella violenza, e quei bambini spesso sono stati portati al pronto soccorso, per delle suturazioni, magari proprio perché il colpo inferto ha lacerato loro le membra. E, in quei casi, evidentemente, c'è qualcosa che non va ed è manchevole: tanto parliamo di codice rosa, dovremmo parlare anche di codice baby, cioè di come inserire all'interno di quei reparti di urgenza una risposta.

Ma non solo questo; noi chiediamo che a livello anche nazionale ci sia un'attenzione maggiore; abbiamo chiesto che l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, l'Osservatorio per la pedopornografia, l'Osservatorio della famiglia vengano attivati, riattivati e proposti nella loro azione costante e continuativa.

Bene. Siccome allora i minuti sono finiti, io ringrazio certamente tutto il Parlamento per l'unione che ha dimostrato, ma credo che la nostra battaglia debba essere continua e continuativa, in piazza, nelle strade, nel denunciare quello che sta accadendo e che non dovrà più accadere. Per questo i deputati e i senatori di Fratelli d'Italia questo venerdì saranno a Bibbiano: a Bibbiano perché la sofferenza di quei troppi bambini che per anni, continuativamente hanno subito violenza non può essere dimenticata. E allora, sì, che la politica deve scendere in campo, sì, che deve stare vicino: deve stare vicino su temi - oggi se ne parla tanto - come quelli dell'immigrazione e degli immigrati, certamente sì; ma non di meno e non con minore attenzione vicino ai più fragili, ai più piccoli, perché il valore di uno Stato si misura nella possibilità di proteggere i più fragili. E non ci sono più fragili, Presidente, dei bambini e dei minori; quindi noi saremo in piazza a Bibbiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Presidente, il 5 giugno ho depositato questa mozione sulla violenza sui minori; sono passate un po' di settimane, e soltanto in così poco tempo abbiamo visto le tante tragedie che si sono susseguite, i tanti bambini che ci hanno lasciato, e non per ultimo i fatti di Bibbiano, Reggio Emilia, che hanno visto violato ancora una volta il mondo dei nostri bambini, dei bambini che avevano bisogno ancor di più di tutela.

La politica è intervenuta, quindi ringrazio, sottosegretario, ringrazio tutte quante le forze politiche qui presenti, per aver voluto trovare una sintesi su questa mozione da noi presentata. La politica all'inizio di questa legislatura ha assunto un provvedimento molto importante, quello delle telecamere: io le considero un po' quell'occhio magico che protegge i nostri bambini, i nostri anziani, e, ancor di più, i nostri indifesi, amati disabili. È grazie appunto alla politica, grazie alla condivisione su quelle telecamere, che noi speriamo di non veder più quelle fotografie, quelle scene di innocenti maltrattati.

Ma veda, c'è anche un altro aspetto: quello della violenza tra le mura domestiche. Quei bambini, quei figli che noi così dobbiamo considerare, un po' figli di tutti, proprio tra le mura domestiche, proprio in quella famiglia dove dovrebbero trovare calore, amore, accoglienza, amicizia, invece trovano la morte. Le tragedie sono considerate un po' tragedie annunciate: quella di Iolanda, che aveva un padre con precedenti penali, scappato da una comunità di recupero, tossicodipendente, e la cui furia omicida non è stata bloccata. Per non dimenticare poi la tragedia di Cardito, di Noemi, di Giuseppe, quei bambini che andavano continuamente a scuola con i lividi sui propri corpicini. E come dimenticare poi anche il piccolo Leo, di Novara, sottosegretario: quella stessa mamma che ha ammazzato, insieme al suo compagno, quel bambino, oggi è di nuovo incinta, e sta scontando la sua pena in una struttura protetta. Per non dimenticare i fatti di Milano, di Genzano, di Taranto: forse è stato proprio il silenzio, quel muro di omertà, che ha ammazzato quei bambini; quel muro di omertà, quelle barriere che spesso si creano intorno ai minori vittime di violenza, in cui parenti, amici, compagni di classe, istituzioni, pur essendo a conoscenza di quella violenza continuamente perpetrata nei loro confronti, non denunciano.

Il nostro impegno, sottosegretario e colleghi, dev'essere quello di potenziare ancor di più la rete dei servizi sociali, in cui continuiamo ad avere fiducia, così come il nostro amato mondo del volontariato. Anche dopo i gravissimi fatti di Reggio Emilia, dopo i gravissimi fatti accaduti a Bibbiano, dove qualcuno, come in un film dell'orrore, ha abusato del proprio ruolo; spero, al di là del lavoro della procura, che da parte nostra si provveda al più presto a far luce in maniera definitiva sui terribili fatti. L'azione dei servizi sociali credo che rimanga, comunque, strategica per evitare che ciò che è accaduto a Iolanda, ciò che è accaduto a Bibbiano, non si ripeta mai più e per dare poi protezione ed accoglienza senza ambiguità a quelle migliaia di bambini e ragazzi che, in Italia, oggi, non hanno più una famiglia e che non riescono a trovarne un'altra. La priorità è quella di fornire una fotografia aggiornata del fenomeno abusi sui minori, per poterlo comprendere e analizzare fino in fondo, in modo da poter predisporre delle risposte precise. Nel tempo il legislatore è intervenuto, dedicando la giusta attenzione alle forme di violenza, in particolare, a quelle sulle donne; lo stesso noi siamo chiamati a fare per i bambini, per i nostri figli. Noi abbiamo l'obbligo non soltanto giuridico, ma anche etico e morale, di considerare le bambine e i bambini cittadini a pieno titolo e di riconoscere ad ognuno di loro il diritto ad essere accolto all'interno di un ambiente familiare sereno.

Tutto ciò che chiediamo, sottosegretario, è nel dispositivo di questa mozione, dalle campagne di promozione, come quelle promosse dal Governo sul cyberbullismo, contro l'omofobia, a quelle sulla sicurezza stradale, perché ritengo siano dei buoni esempi che è importante replicare, anche per prevenire e denunciare la catena di violenza nei confronti dei più piccoli, fino al tavolo tecnico per analizzare le reali dimensioni del fenomeno e per accertare il livello di attenzione e di intervento delle autorità competenti, per poi giungere alla riattivazione dell'Osservatorio nazionale sull'infanzia, sull'adolescenza, sulla famiglia. Ancora, credo che sia giunta l'ora, sottosegretario, del registro nazionale sulle strutture di accoglienza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). L'abuso sui minori non è un tema sociale che riguarda solo l'infanzia e l'adolescenza, poiché è fortemente legato alla vita degli adulti di domani e dei bambini di dopodomani. Intervenire sull'infanzia e sollecitare politiche a sostegno delle famiglie rappresenta un punto di partenza per costruire un Paese migliore, meno violento e con meno disuguaglianze. Ci ha raccomandato, signor sottosegretario, di non includere nella mozione impegni di spesa; abbiamo rispettato il suo volere, la sua indicazione; però la voglio leggere così, questa sua raccomandazione, e cioè che la vita dei bambini non ha prezzo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma, ad oggi, sia chiara una cosa, abbiamo il dovere di ricominciare a investire energie sociali, economiche e istituzionali per innalzare la qualità complessiva della tutela dei bambini e dei ragazzi. Per tutti questi motivi, rinnovo con passione e convinzione il voto favorevole a questa mozione. Mi verrebbe da dire, in chiusura: prima i nostri figli, quelli violati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Presidente, sembrerebbe superfluo affermare in quest'Aula che ogni bambino ha diritto alla salute e a una vita priva di violenza e, invece, in quest'Aula io voglio che si sappia che, non da oggi, ma da tanto tempo, milioni di bambini nel mondo sono oggetto di violenza fisica, sessuale ed emotiva. Non sono fatti di questi giorni o di queste ore, ma sono sempre successi. Voglio che in quest'Aula, dove decidiamo il destino e il futuro del nostro Paese, si sappia che il maltrattamento sui bambini è un problema enorme, con un impatto straordinario sulla salute fisica e mentale delle vittime, sul loro benessere e sul loro sviluppo; quindi, è un problema enorme per tutti noi, qui dentro, e per la società. Avete sentito che il maltrattamento ha varie sfumature, c'è quello fisico e quello emozionale, l'abuso sessuale, l'abbandono, il bambino negletto, l'avete sentito prima, il bambino che viene in qualche modo mal curato dalla famiglia, ma c'è anche il bambino che assiste alla violenza domestica e c'è il bambino che viene sfruttato anche attraverso Internet, e il cyberbullismo ne è un esempio straordinario.

Avete sentito che gli autori del maltrattamento a danno dei bambini possono essere molteplici, ma tutti sappiamo che sono nella loro famiglia, che sono spesso i genitori o altri membri della famiglia gli artefici del maltrattamento: è un fenomeno intra familiare e questo bisogna tenerlo presente e vi dirò dopo perché. Tutta la letteratura internazionale è concorde nel dire che il 70 per cento dei casi di abuso si verifica nell'ambito intra familiare. Vorrei che in quest'Aula si sapesse che tutti gli studi hanno evidenziato come l'esposizione a maltrattamento e a ogni forma di violenza durante l'infanzia sia associata, Presidente, a depressione, disturbi d'ansia, disturbi alimentari, disturbi associativi, disturbi della personalità e, poi, abuso di sostanze stupefacenti, di alcol e di droga, nonché, successivamente, a comportamenti a rischio in età più avanzata, perché un bambino maltrattato sarà molto probabilmente un adulto maltrattante. Il maltrattamento sui minori comporta, quindi, danni, non solo nella fase della vita del bambino fino all'adolescenza, ma comporta danni anche nella sua vita da adulto.

Ebbene, io vorrei che voi sapeste in quest'Aula che la scienza ha accertato che il maltrattamento sul bambino, di qualsiasi tipo, porta a un'alterazione del suo sviluppo cerebrale durante la prima infanzia e questa alterazione dello sviluppo del cervello, che diventa fisiologica, provoca uno stress prolungato durante la vita del bambino, con delle ripercussioni anche da adulto. Non è quindi un problema solo dell'infanzia, ma diventa un problema della società, che ha altissimi costi sociali per tutti noi. Fino ad oggi, a me pare che la politica non abbia compreso fino in fondo il grave impatto a lungo termine sulla salute di questo fenomeno, che implica gravi risvolti sociali e sanitari. Non è stato compreso fino in fondo che le strategie volte a prevenire questo fenomeno sono quelle più efficaci e le uniche in grado di contrastarlo.

Molte ricerche scientifiche dimostrano che gli interventi sui genitori e sulla famiglia sono gli unici che hanno efficacia, ma l'intervento decisivo, quello che può cambiare il destino di questi bambini, sono le visite domiciliari, le Home Visiting; si tratta di un intervento semplice e a basso costo, però, entrando nelle famiglie, guardando queste famiglie, chiunque si rende conto di eventuali fattori di rischio presenti in quella famiglia, che poi possono essere cause di maltrattamento in futuro. Quindi, c'è una crescente presa di coscienza da parte del mondo scientifico su questo problema e si è capito, ormai, che l'importante non è intervenire dopo, ma fare qualcosa prima, anche perché è un fenomeno estremamente costoso.

Allora, Presidente, senza volerla fare troppo lunga e senza voler rubare il mestiere al mio amico Marattin, io voglio ricordarvi uno studio fatto negli Stati Uniti d'America che ha calcolato qual è il costo annuale diretto e indiretto dovuto al maltrattamento sui bambini: 94 miliardi di dollari, cioè l'1 per cento del PIL degli Stati Uniti; hanno anche calcolato che 3 miliardi di dollari si spendono per ricoveri ospedalieri, 400 milioni per le terapie di salute mentale, 14 miliardi per i servizi sociosanitari, ma soprattutto che la bellezza di 55 miliardi si spendono per gli adulti che sono stati da piccoli maltrattati per via delle spese in carcere o per tutta l'attività di recupero. Quindi, è così evidente che questo sia un fenomeno diffuso, un fenomeno importante, un fenomeno che coinvolge tutto il mondo, ma anche altamente costoso, che diventa ridicolo limitarlo a fatti accaduti recentemente o a fatti singoli; è invece un problema complesso e anche molto costoso. Io sono contento di essere riuscito a fare in modo che si realizzasse una mozione unitaria, perché fare cose diverse su questo tema e dividere la politica che questo tema è certamente un errore. Quindi, si tratta di una mozione unitaria - sì - ma che sottolinea le differenze che comunque esistono fra di noi. Ora, noi chiediamo - e nella mozione questo c'è scritto - che ci siano linee guida nazionali che servano a migliorare le competenze di chi lavora con e per i bambini; noi chiediamo che ci sia una formazione specifica nel curriculum di studi della facoltà di Medicina e, in particolar modo, nelle scuole di specialità di pediatria, di radiologia e di ortopedia. Guardate, un bambino che non ha un anno, cioè che non cammina ancora ma che ha una frattura di femore, è certamente un bambino maltrattato; tuttavia, gli ortopedici e i pediatri gli ingessano la gamba e lo mandano a casa e il bambino avrà così, poi, altri esiti.

È necessario, quindi, formare i medici in questo senso, in modo specifico. È necessario investire sugli operatori sociali che fanno questo mestiere, che devono essere sempre più formati e adatti a trattare questo argomento, così come la scuola - come è stato detto poco fa - e le forze dell'ordine; vanno riconosciuti i segni e i sintomi di sospetto di abuso prima che questo venga in qualche modo effettuato sui bambini. Poi vanno fatte campagne di informazione - questo è evidente - su tutto il territorio nazionale e che arrivino anche nei piccoli centri, nelle piccole realtà. Tuttavia, la cosa più importante di tutte, che è stata sì accolta nella mozione unica ma con qualche sfumatura e che invece noi chiediamo venga fatta anche con un impegno di spesa - perché sono soldi che recupereremo nel corso della vita - è l'osservatorio epidemiologico per abusi e maltrattamenti. L'osservatorio serve a contare i casi di abuso e di maltrattamento: se noi li contassimo, ci accorgeremmo se in qualche sistema qualcosa non va; se abbiamo dieci casi all'anno e ne registriamo quindici, in un anno, vuol dire che qualcosa non sta funzionando. Ci vuole un osservatorio che sia flessibile, che sia facilmente accettabile dalla popolazione, che sia affidabile e che dia dati sicuri e certi con una regolare cronicità.

Io credo che questa mozione unica sia una speranza, sia un modo per dire che il Parlamento tutto vuole impegnarsi su questo tema, che riguarda - sì - l'infanzia ma che riguarda anche tutta la società - la nostra società - e il mondo degli adulti. Risulta strano, risulta un po' in dubbio il non dover metterci i soldi, il non avere impegno di spesa: come facciamo a fare una seria prevenzione se non investiamo in prevenzione? L'investimento in prevenzione è certamente produttivo e darà certamente esiti a distanza; lo dimostrano i dati che ho citato sugli Stati Uniti d'America. Credo che una mozione unica non voglia dire annullare le differenze; credo che una mozione unica sarà di sprone per il Governo a far di più e a far meglio. Certamente, da parte nostra, del Partito Democratico, saremo attenti a ogni cosa che il Governo farà in questo settore, perché un euro speso oggi sarà molto produttivo domani. Per questo motivo esprimo parere favorevole e convinto del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi e colleghe, ogni giorno, dai mezzi di comunicazione, veniamo a conoscenza di casi di violenza contro i minori che avvengono in ambito familiare e non: maltrattamenti fisici, psicologici, abusi sessuali, abbandono, solitudine. È di oggi un'ulteriore notizia sconvolgente: in Sardegna, un bambino di 11 anni è stato trovato segregato in casa; la sua cameretta si era trasformata in una specie di prigione; non c'era il letto e la porta della sua stanzetta era stata sigillata, senza maniglia e con un bidone come bagno. Dai giornali si legge che questo bambino potrà finalmente iniziare una nuova vita in una comunità, in una casa famiglia, con la speranza, però, che questa casa famiglia non sia come il lager di Reggio Emilia, dove bambini e bambine sono stati maltrattati, torturati e abusati con la complicità e l'accordo totale degli operatori sociali e degli amministratori del PD (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega Tateo restiamo sulla mozione.

ANNA RITA TATEO (LEGA). La violenza contro i minori è una piaga che colpisce tutto il nostro territorio…(Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, silenzio....

ANNA RITA TATEO (LEGA). Da Nord a Sud…

PRESIDENTE. Colleghi, sta intervenendo la collega Tateo (Dai banchi del Partito Democratico una voce: Chiedi scusa!). Collega Tateo riprenda il suo intervento.

EMANUELE FIANO (PD). Prima le scuse!

PRESIDENTE. Collega Fiano!

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Chiedile te scusa! Siete voi che dovete chiedere scusa!

PRESIDENTE. Collega Fiano! Collega Iezzi, si accomodi! Colleghi Iezzi! Collega Iezzi, si accomodi! Collega Iezzi! Collega Iezzi, si accomodi! Colleghi!

EMANUELE FIANO (PD). Prima di parlare riportaci i 49 milioni!

PRESIDENTE. Collega Fiano! Collega Iezzi! Colleghi, mi sembrava che c'era un interesse a fare di questa discussione una discussione unitaria. Mi sembrava di aver percepito da tutti i gruppi! Mi sembrava di aver percepito da tutti i gruppi! Onorevole Tateo, lei cos'è ospite in quest'Aula? Se vuole continuare, prosegua!

ANNA RITA TATEO (LEGA). Presidente, avevo il microfono spento e non potevo intervenire. La violenza….Se mi fa intervenire, collega, la ringrazio.

PRESIDENTE. Colleghi!

ANNA RITA TATEO (LEGA). La violenza contro i minori è una piaga che colpisce tutto il nostro territorio, da Nord a Sud, non esiste un'isola felice. I dati pubblicati da Telefono Azzurro sulle richieste di aiuto da parte di bambini e adolescenti pervenute…Presidente, posso chiedere una sospensione, perché ovviamente…

PRESIDENTE. No, collega Tateo, lei devi andare avanti. Se ha perso il foglio non è colpa mia e neanche dei colleghi, quindi…

CLAUDIO MANCINI (PD). Ma smettila…

PRESIDENTE. Collega Mancini, si accomodi! Collega Tateo, ritrovi il filo del suo intervento e vada avanti. (Commenti del deputato Mancini) Collega Mancini, il secondo richiamo! Secondo richiamo!

ANNA RITA TATEO (LEGA). Vado. Le richieste pervenute nell'ultimo anno sono allarmanti: sono 2.800 i casi denunciati dai bambini. Per tale motivo in questa legislatura ci stiamo adoperando per la prevenzione e il contrasto della violenza sui minori. Anche la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza sta affrontando in modo concreto non solo il maltrattamento fisico e psicologico dei bambini, ma anche la questione connessa al cyberbullismo e al fenomeno della pornografia minorile e l'adescamento di minori su Internet. Tuttavia, tutto ciò non basta e sono necessari sforzi maggiori; da una parte, bisogna prevenire la violenza attraverso programmi concreti quali corsi sulla genitorialità, predisporre intese o protocolli tra famiglie e i settori della giustizia, dell'istruzione, dell'assistenza sociale e sanitaria; dall'altra, è necessario inasprire le pene, è necessario anche rafforzare e potenziare i controlli all'interno delle case famiglie e dei centri per l'infanzia. Per tutti questi motivi annuncio il voto favorevole della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

ANDREA ROSSI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD). Presidente, abbiamo già avuto modo in quest'Aula, non più tardi di qualche giorno fa, in chiusura dei lavori, di replicare a chi, in modo improprio e improvvido, ha strumentalizzato - io direi anche un po' senza grandi argomenti - quella che è una vicenda che ha toccato e scosso una comunità come quella reggiana; che ha toccato e scosso anche una comunità, quella reggiana, fatta di servizi alla persona all'avanguardia, che è sempre stata attenta ai più bisognosi, agli ultimi; una realtà dove il sistema delle politiche sociali ha garantito alla nostra comunità quel benessere che ancora oggi viene preso a modello a livello nazionale. Sentire in quest'Aula ancora oggi attaccare politicamente e strumentalizzare politicamente una vicenda dove il Partito Democratico fin dall'inizio ha ribadito con chiarezza che, se ci sono stati degli abusi, se ci sono stati, ovviamente, sul tema dei servizi di quella realtà lì, degli errori compiuti, è giusto che la magistratura faccia il suo corso e la magistratura farà il suo corso; ma continuare ad attaccare politicamente con parole come “complici” questa forza politica dal nostro punto di vista, Presidente, è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), anche perché, ovviamente, noi non abbiamo strumentalizzato quello che sta avvenendo in questo momento a Reggio Emilia, dove ricordo che c'è una candidata a sindaco dei 5 Stelle che si è dimessa. Sempre quella forza politica lì, non più tardi di qualche mese fa, a Torino, ha finanziato l'ONLUS coinvolta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) da quella che è la gestione delle adozioni e degli affidi. Quindi, prima di parlare di complicità per la nostra comunità politica, della quale chiediamo il rispetto, chiediamo alla Lega che ci sia un'attenzione nelle parole e, soprattutto, che vengono portate a questa forza politica le scuse che aspettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Rossi, io mi aspetto - e lo dico anche con meraviglia all'onorevole Tateo - che su questi temi ci sia rispetto per l'argomento che stiamo trattando, per le persone che ne sono coinvolte e per le scelte di tutti i gruppi parlamentari di arrivare alla definizione di un dibattito unitario su questo argomento. Mi sembra che debba seguire un comportamento coerente con quanto le forze politiche hanno deciso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Immagino che sia sullo stesso tema.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Sì, è lo stesso tema toccato poc'anzi dal collega Rossi, riguardo a quello di cui si discuteva pochi minuti fa. Ci tengo, come MoVimento 5 Stelle, a precisare alcuni aspetti a quest'Aula su quanto era stato riportato rispetto alle donazioni che il nostro gruppo fa. Come Movimento 5 Stelle restituiamo parte del nostro stipendio - tutti quanti lo sapete - per finalità virtuose. Una parte di questi soldi degli eletti della regione Piemonte è stata donata alla ONLUS. Ovviamente, non sapevamo di questi fatti, però dichiararci complici di questo per una donazione fatta a fin di bene credo che sia ingiusto. Come MoVimento 5 Stelle abbiamo chiesto la restituzione di questa donazione.

In più ci tengo anche a precisare quello che è successo a Reggio Emilia, perché qua si è tirato in ballo il caso di una nostra portavoce che ha deciso, legittimamente, di difendere una delle persone coinvolte e, per questo, per non costituire situazione di imbarazzo con il MoVimento 5 Stelle, ha deciso di lasciare il posto da rappresentante e portavoce del MoVimento. Nulla c'entra questo con i fatti, perché si tratta di attività legale, totalmente lecita e fattibile: non c'è alcun tipo di coinvolgimento del MoVimento 5 Stelle con questi fatti. Nessuno del MoVimento 5 Stelle è indagato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), nessuno del MoVimento 5 Stelle è agli arresti. Questo ci tengo a precisarlo, come ci tengo a precisare il fatto che dobbiamo lasciare lavorare la magistratura.

Si parla di bambini, si parla di minori e si parla di vicende delicate, quindi ci tengo da questo punto di vista ad utilizzare da parte di tutti la massima delicatezza; anche noi in futuro faremo in modo di utilizzare la delicatezza necessaria, ma chiediamo che la magistratura faccia rapidamente il proprio corso; se ci sono dei fatti circostanziati che saranno giudicati colpevoli, a quel punto chiediamo severità. Questo è quello che abbiamo detto e questo è quello che ribadiamo. Tanto dovevo riportare per il MoVimento 5 Stelle rispetto a questi fatti, ma la complicità dal nostro punto di vista non c'è stata, però sappiamo che c'è stato un sindaco arrestato e al quale è stata dimostrata solidarietà; questo, francamente, lascia un po' perplessi, tutto qua (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmisano. Ne ha facoltà.

VALENTINA PALMISANO (M5S). Presidente, signor sottosegretario Zoccano, innanzitutto volevo ricordare a quest'Aula che un tema come quello che stiamo trattando, il contrasto alla violenza sui minori, dovrebbe essere un tema trasversale e condiviso da tutti, e non divisivo.

La mozione su cui oggi, infatti, siamo chiamati ad esprimere il nostro voto si pone quale obiettivo quello della lotta a ogni forma di violenza in danno di minori, bambini e adolescenti e la tutela dei loro diritti sanciti 30 anni fa dalla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, primo documento in cui i bambini e gli adolescenti non vengono più visti soltanto come oggetto di tutela, ma diventano essi stessi titolari di diritti.

Si tratta, come dicevo prima, di un obiettivo comune a tutti gli schieramenti politici. Ecco perché siamo qui oggi a votare un documento unitario e condiviso da tutte le forze politiche che costituiscono questo Parlamento e che rappresentano questo Paese.

Abbiamo, infatti, lavorato insieme e articolato precise richieste al Governo affinché metta in campo tutte le misure necessarie per il più efficace contrasto ad un fenomeno triste e dilagante come quello dei maltrattamenti sui minori, vittime impotenti di adulti senza scrupoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci sono voluti centinaia di anni per una formale stigmatizzazione dell'esercizio della violenza fisica, psicologica, sessuale di adulti sui bambini e sugli adolescenti, per arrivare nel 1989 alla Convenzione sui diritti del fanciullo dell'ONU e nel 2007 alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla protezione dei minori dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali.

Oggi, nonostante siano trascorsi trent'anni dalla Convenzione ONU, siamo ancora di fronte al dilagare di un fenomeno assurdo e inaccettabile che riguarda non solo i Paesi più poveri e arretrati, in cui le gravi lacune in termini educativi e socio-familiari, aggiunti ad un grave disagio economico, sono alla base di episodi di violenza e di maltrattamenti verso i minori, ma anche Paesi come l'Italia, ad elevato sviluppo socioeconomico.

Come ricordavano anche i colleghi prima di me, solo la settimana scorsa i carabinieri di Reggio Emilia hanno arrestato sei persone e notificato altre dieci misure cautelari in seguito a una complicata indagine attraverso la quale è stata scoperta una vasta organizzazione criminale che, da una parte, aveva lo scopo di togliere i bambini a famiglie in difficoltà e affidarli a famiglie di amici e conoscenti, mentre, dall'altra, gestiva illecitamente fondi pubblici.

Secondo i pubblici ministeri di Reggio Emilia i professionisti, gli psicologi e gli assistenti sociali coinvolti nell'indagine volevano guadagnare sfruttando l'affidamento di bambini e la loro cura. I documenti dell'indagine, raccontati dai giornali, parlano di atti contraffatti, forzature, manipolazioni di bambini, in modo che emergessero situazioni molto gravi, abusi e violenze in famiglia che in realtà non erano mai avvenute, tali da giustificare il loro affido.

Le famiglie affidatarie, come previsto dalla legge, avrebbero ricevuto un aiuto economico. Gli psicologi avrebbero, invece, ricevuto compensi per il loro lavoro terapeutico con i bambini vittime di abusi. Un giro di affari di centinaia di migliaia di euro. Si consideri che tra gli affidatari risultano anche persone con problematiche psichiche; a ciò si aggiungono anche due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie e nella comunità successive all'illegittimo allontanamento. Tutto ciò è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ecco perché è necessario tenere sempre alta la guardia, soprattutto delle istituzioni. I dati che riguardano il nostro Paese sono allarmanti: ci sono un milione e 200 mila bambini e adolescenti che vivono in condizioni di povertà assoluta, in contesti di forte degrado e per i quali l'inclusione sociale, come ha sottolineato anche il Presidente della Camera Roberto Fico in occasione della relazione al Parlamento dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, deve rappresentare una priorità per le istituzioni attraverso l'adozione di misure dirette a combattere la povertà educativa e culturale. Nella relazione annuale, la Garante Filomena Albano ha illustrato quelli che sono stati denominati i sette cantieri aperti, relativi ai più rilevanti settori di intervento per l'attuazione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, su cui porre l'attenzione delle istituzioni.

Si tratta di sette ambiti in cui la figura dei minori è in posizione di centralità: i rapporti familiari, in cui è necessario conciliare tempi di vita e di lavoro all'interno delle famiglie e fare attenzione al punto di vista dei figli nelle situazioni di separazioni e divorzi; le violenze nell'infanzia, con la necessità di misure urgenti a tutela degli orfani di crimini domestici, come nei sempre più frequenti casi di femminicidi; l'inclusione, con l'aumento di mense, asili nido, spazi gioco accessibili in cui i minori possano trascorrere il proprio tempo in un clima di serenità; i rapporti dei minorenni con la giustizia, con particolare attenzione al contrasto di fenomeni come le baby gang, attraverso la lotta alla dispersione e all'abbandono scolastico; le dipendenze, con maggiore attività di prevenzione e controllo, anche a livello sanitario, per combattere l'abuso di alcol e droghe da parte dei più giovani; la salute, l'educazione, la realizzazione del piano integrato di prevenzione e contrasto al cyberbullismo; in ultimo, l'Autorità garante, con una maggiore autonomia della stessa.

Alla luce di tutto ciò, gli impegni del Governo, contenuti nella mozione che oggi ci apprestiamo a votare, rappresentano un tassello fondamentale nell'ottica della lotta alla violenza sui minori, con particolare riguardo, direi, a quella perpetrata ai danni dei minori con disabilità. Si parla di un progetto di protezione dell'infanzia e dell'adolescenza, attraverso un approccio sistemico, interdisciplinare e multilivello.

Si chiede la creazione di una rete per condividere idee e progetti tra gli operatori di diversi territori e la promozione della formazione di professionisti sul tema dei maltrattamenti, attraverso percorsi che rafforzino le competenze degli operatori, al fine di individuare e rispondere efficacemente ai casi di violenza, anche mediante la costituzione di un tavolo tecnico interdisciplinare permanente per l'approfondimento e l'analisi delle dinamiche e delle cause del fenomeno sulla violenza sui minori.

Si chiede un impegno di tutta la comunità per arginare il fenomeno, attraverso la promozione di una vera e propria campagna di sensibilizzazione, tesa a favorire il dialogo sociale sui diritti dell'infanzia e sulla prevenzione della violenza. Allo stesso tempo, si pone attenzione sugli strumenti investigativi dedicati al contrasto di questo fenomeno delle forze dell'ordine e, in particolare, della polizia postale, che occorre supportare e rafforzare.

È necessario, altresì, che il Governo adotti anche misure di carattere normativo, come l'interdizione dallo svolgimento di qualsiasi tipo di attività che comporti contatti con i minori per i condannati per reati sessuali e maltrattamenti verso minori, nell'ottica di un'attività di repressione verso qualsiasi forma di abuso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Mi avvio alla conclusione, Presidente, ribadendo che i casi di cronaca recenti, riportati dalla stampa e dalla TV, riguardanti i casi di violenza verso minori, non solo gettano una profonda ombra di tristezza verso le vittime indifese, violate spesso proprio da chi dovrebbe proteggerle o in ambienti deputati alla loro formazione e crescita, come la scuola, le parrocchie, i servizi sociali, ma rappresentano anche situazioni che non possono essere più tollerate e in relazione alle quali le istituzioni hanno il preciso dovere di mettere in atto ogni necessaria attività di prevenzione e di contrasto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La mozione in parola si pone esattamente questo obiettivo: rafforzare le azioni di prevenzione e contrasto di questo inaccettabile fenomeno. Per questo motivo, Presidente, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle a una mozione che unisce forze di maggioranza e di opposizione, in uno spirito di grande sensibilità nei confronti di bambini e adolescenti. Sono proprio loro, infatti, il futuro del nostro Paese e spetta a noi fare in modo che per loro un presente sereno sia una certezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Spena, Ascari, Bisa, Siani, Emanuela Rossini, Rostan, Bellucci ed altri n. 1-00215, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10 - Applausi).

Seguito della discussione della proposta di legge: Costa: Modifiche agli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale, in materia di riparazione per ingiusta detenzione ai fini della valutazione disciplinare dei magistrati (A.C. 1206-A) (ore 17,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1206-A: Modifiche agli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale, in materia di riparazione per ingiusta detenzione ai fini della valutazione disciplinare dei magistrati.

Ricordo che nella seduta del 24 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1206-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che fuori della seduta l'emendamento 1.103 Costa è stato ritirato dal presentatore.

Avverto, altresì, che la Commissione ha presentato l'emendamento Tit. 200, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazione per principi e riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo Liberi e Uguali e la componente politica Sogno Italia-10 Volte Meglio del gruppo Misto sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre, comunque, in votazione.

Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti il collega Mulè. Prego, ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. La proposta di legge e il complesso degli emendamenti che mi appresto ad illustrare riguardano innocenti, riguardano cittadini perseguitati in alcuni casi, sono afferenti a vite deviate, compromesse, rovinate. Parliamo di emendamenti che riguardano progetti di vita…

PRESIDENTE. Onorevole Mulè, le chiedo scusa. Onorevole Zoccano, la sua presenza è gradita, direi obbligatoria.

GIORGIO MULE' (FI). Parliamo di progetti di vita distrutti, di relazioni sociali o professionali bruciate, parliamo di figli sconvolti, di sofferenze inoculate sia dal punto di vista fisico, che psicologico, parliamo di figli sconvolti e parliamo, purtroppo, anche di lutti indotti. Il processo ha fatto il suo corso ed è giunto ad una conclusione inequivocabile: l'imputato è innocente, non colpevole, al di là di ogni ragionevole dubbio. Lo Stato ha sbagliato. Ma la giustizia non è stata ancora fatta: attende e si attende che ripari al suo errore con la stessa forza impetuosa che ha accompagnato la violenza dei suoi provvedimenti.

Vede, Presidente, l'emendamento 1.104 Costa è fondamentale perché ci dice che, ai fini dell'accertamento della sussistenza della condizione ostativa del dolo o della colpa grave, non può assumere rilievo il fatto che l'indagato si sia avvalso della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio. Cosa vuol dire? Vuol dire che riconosciamo un principio che fin dal diritto romano era stato introdotto: lo ius tacendi, il diritto al silenzio. Nemo tenetur se detegere: nessuno può essere obbligato ad affermare la propria responsabilità; ma soprattutto, a tutti è riconosciuto il diritto a non rispondere. Si chiama presunzione di innocenza, non c'è l'obbligo di collaborare per l'interrogato e non si può neanche coltivare anche soltanto un'aspettativa di collaborazione da parte di chi è indagato, da parte di chi viene arrestato alle cinque del mattino, sapendosi innocente, non avendo avuto alcuna esperienza con la delinquenza, con la giustizia, un bel mattino viene arrestato alle cinque, dopo alcune ore viene interrogato, la sua esistenza è stata sconvolta, non conosce nel dettaglio, non sa neanche di cosa è stato accusato, viene chiamato a essere interrogato e molte volte, su consiglio dell'avvocato, del difensore, fa l'unica cosa che è giusta fare: non risponde in attesa che vengano dispiegate tutte le prove a suo carico. Può diventare questo un motivo ostativo? Una volta che il processo ha fatto il suo corso, una volta che lo Stato ha detto che è innocente, una volta che è stato statuito che quel carcere, quella detenzione domiciliare non si doveva fare, ebbene quel suo atteggiamento, il non aver risposto, non aver confessato magari in regime di custodia cautelare le sue colpe può essere per ciò stesso natura o motivo per la non concessione della riparazione pecuniaria? Ovviamente no, ed è un vulnus che va sanato: perché va sanato? Perché ci sono plurime sentenze della Cassazione che individuano nella mancanza di risposte nell'interrogatorio la causa ostativa. Il caso di un padre accusato di avere violentato la figlia e che si avvale della facoltà di non rispondere: viene condannato a 4 anni e 2 mesi, poi - sentenza della Cassazione n. 53560 del 2017 - viene assolto per non aver commesso il fatto e soltanto per non aver risposto all'interrogatorio non gli viene riconosciuto l'indennizzo per l'ingiusta detenzione. Le sentenze sono molteplici. Nella sentenza della Cassazione n. 48092 dell'ottobre 2017 c'è un provvedimento che è un copia e incolla nei confronti di un indagato per responsabilità del fratello; il fratello viene arrestato, non collabora, si rifiuta di rispondere alle domande; ebbene, dopo quattro anni il soggetto viene assolto e, per il fatto di non avere risposto all'interrogatorio, non è riconosciuta la responsabilità da parte dello Stato. Dunque, come si può non approvare e non inserire l'emendamento in una proposta di legge che colma parzialmente un vulnus, colleghi, che riguarda non rari casi, non è il caso Tortora. Ogni giorno il Paese conosce decine, ogni anno più di mille persone, più di mille cittadini vengono risarciti per l'ingiusta detenzione: sono quasi 25 mila negli ultimi vent'anni. Noi vogliamo privare il soggetto del diritto a sanare parzialmente, lo ripeto, una vita che è stata compromessa, distrutta, totalmente da reinventare, godendo di una garanzia, prima ancora che della procedura penale, costituzionale, per il fatto di non aver risposto all'interrogatorio? No, noi oggi abbiamo la possibilità, attraverso l'emendamento presentato, di ristabilire la giustizia vera. Allo stesso modo non si dovrebbe mettere argine alla riparazione pecuniaria. Attualmente è previsto un indennizzo che, nel massimo, arriva a 516 mila euro, il vecchio miliardo di lire. Esiste un emendamento dell'onorevole Conte che propone di innalzarlo a un milione di euro: come dire di no? Come si può invocare, come si possono invocare ristrettezze di bilancio o mancanze di bilancio rispetto a un'ingiustizia enorme che non avrà mai compensazione pecuniaria? Quindi non solo è giusto ma bisognerebbe non prevedere alcun limite come succede in numerosi Stati che, dal punto di vista della civiltà giuridica, hanno molto da invidiare all'Italia, eppure su questo campo ci hanno superato. Inoltre, colleghi, riflettiamo su un altro punto fondamentale della proposta di legge che riguarda le responsabilità disciplinari in capo a chi evidentemente commette atti che vengono compiuti non soltanto per colpa ma per grave negligenza. In questo senso sono stati presentati emendamenti che discuteremo e voteremo, mi auguro, positivamente, come l'emendamento Vitiello, che individuano proprio nell'inserimento della grave negligenza una delle cause che devono essere inserite affinché chi ha o chi non ha in questo caso ottemperato agli obblighi di legge venga messo in condizione di risponderne non penalmente ma disciplinarmente in base a valutazioni che poi compiranno i titolari dell'azione disciplinare ma, vivaddio, non si può prevedere che tutto questo non abbia un seguito. Allora non può appartenere alle istituzioni repubblicane la categoria dei beati che sono beati a causa della persecuzione della giustizia.

Alle istituzioni repubblicane, alla Repubblica deve appartenere la riparazione a quella che è stata una dannazione, una vera e propria dannazione della propria vita: chi l'ha subita deve avere la giusta riparazione da parte dello Stato, ma chi l'ha provocata deve essere sanzionato nella maniera giusta e irreprensibile che pretende un'istituzione davvero giusta come quella della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Farò un breve intervento sugli emendamenti in quanto ritengo che, in particolare l'emendamento Costa, rispetto al provvedimento siano un importante passo avanti su un tema rispetto al quale troppo spesso le forzature della magistratura inquirente hanno determinato situazioni di grande disagio e difficoltà. Sarebbe interessante approfittare dell'occasione per discutere di giustizia in generale e nel dibattito alcune cose sono venute fuori, ma non voglio qui infierire. Desidero intervenire per citare un caso di letteratura che lei, Presidente, venendo dalla nostra regione, sicuramente ha conosciuto: quello di Ivano Benvenuti, il sindaco del terremoto, il sindaco di Gemona, nel Friuli-Venezia Giulia. A trentadue anni diventa sindaco della città di Gemona e, pochi mesi dopo, un terremoto terribile colpisce la sua città con 400 morti. Ivano Benvenuti si mette alla guida della sua comunità, si rimbocca le maniche e, insieme a tanti altri, conduce un'opera di ricostruzione assolutamente importante; per quella comunità è il simbolo della ricostruzione del Friuli-Venezia Giulia. Infaticabile, si mette a lavorare e porta avanti la ricostruzione di tutta la vicenda gemonese e dell'hinterland. Dopo pochi anni diventa assessore regionale. Alcuni esponenti della Lega all'epoca lo accusano di corruzione; viene arrestato la mattina, all'alba di un venerdì alle 6 del mattino, in pigiama davanti alla figlia che si mette a piangere e tradotto in carcere il venerdì mattina; lasciato in carcere fino al lunedì, perché il procuratore evidentemente non c'era e faceva anche gioco lasciarlo macerare con i suoi pensieri; un mese di carcere seguito da un paio di settimane di arresti domiciliari. Parte la gogna mediatica verso il simbolo della ricostruzione del Friuli-Venezia Giulia. Dopo pochi anni viene assolto con formula piena, riacquista la sua dignità ma in questo modo abbiamo colpito il simbolo di una comunità, abbiamo colpito un modello di ricostruzione ma soprattutto è stata colpita una persona nel suo intimo e nella sua dignità. Ho voluto citare questo esempio come tanti altri - io ho citato questo ma credo ce ne sia miriadi non solo all'interno del mondo politico - per una riflessione che ciascuno di noi deve fare sulla responsabilità politica degli amministratori quando si accingono ad amministrare. Non si può permettere che persone perbene rimangano per anni nella gogna mediatica della stampa e dei media per cose che non hanno fatto e chi ha sbagliato deve poter pagare. Ricordo solo un fatto: quando Ivano Benvenuti indicò alcuni testimoni che poteva portare a sua discolpa, si disse che, poiché aveva fatto troppo bene per la sua comunità, la sua comunità non avrebbe avuto niente da dire nei suoi confronti. Siamo al paradosso: bisogna comportarsi male per essere difesi. Questo non è da Stato civile, da Stato democratico: ci tenevo a ricordarlo e a ringraziare l'onorevole Costa per aver promosso questo importante provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi che intendono intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere sugli emendamenti.

PIERANTONIO ZANETTIN, Relatore. L'emendamento 1.103 Costa è stato ritirato. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento 1.104 Costa; esprime parere contrario sugli emendamenti 1.3 Conte, 1.102 Varchi e 1.105 Cirielli. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.100 Di Sarno; mentre esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi 1.0101 Colletti e 1.0100 Vitiello; infine esprime parere favorevole sull'emendamento Tit. 200 della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. È stata avanzata dal gruppo Forza Italia la richiesta di scrutinio segreto nella votazione dell'emendamento 1.104 Costa. Tale richiesta è accolta. La proposta emendativa infatti è volta ad introdurre un'eccezione, attualmente non presente nell'ordinamento, riferita all'elemento soggettivo, rilevante ai fini della riparazione degli errori giudiziari. Come tale essa incide, nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento nelle sedute del 7 febbraio e 7 marzo 2002, sull'articolo 24, comma ultimo, della Costituzione, richiamato all'articolo 49 del Regolamento tra le disposizioni in relazione alle quali può essere ammesso lo scrutinio segreto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Intervengo sull'emendamento 1.104, perché ritengo che questo emendamento - e chiedo veramente un attimo di attenzione ai colleghi - vada a colmare una lacuna nel nostro ordinamento. Mi spiego: oggi una persona arrestata, messa in custodia cautelare, viene poi assolta; quando viene assolta dopo parecchi anni, chiede la riparazione per l'ingiusta detenzione. Ebbene, la riparazione per ingiusta detenzione non può essere concessa se la persona ha in qualche modo dato causa, con dolo o colpa grave, all'errore del magistrato; e fin qui nulla quaestio. Il problema è che la Cassazione ha interpretato questa norma negando la riparazione per ingiusta detenzione a persone assolte per il fatto che si fossero avvalse della facoltà di non rispondere una volta arrestate. Cioè una persona viene arrestata, poi si vedrà, è stata arrestata ingiustamente; si avvale della facoltà di non rispondere, un diritto stabilito dal codice di procedura penale; ebbene, la giurisprudenza, la Cassazione interpretano questo esercizio del diritto come un avvalorare, un rafforzare l'errore del magistrato.

Ebbene, io penso che questo emendamento sia un emendamento non tanto tecnico, ma un emendamento che evita un conflitto tra diritti nel nostro ordinamento: il diritto, se arrestato ingiustamente, ad ottenere la riparazione per l'ingiusta detenzione, ma anche il diritto, se arrestato, di non parlare, di avvalersi della facoltà di non rispondere. Voi pensate alla persona che viene arrestata alle 5 del mattino, viene portata in carcere, magari ha avuto poche occasioni, pochi istanti per parlare col suo avvocato; esercita un suo diritto, si avvale della facoltà di non rispondere, rinvia magari la possibilità di difendersi ad una fase successiva; ebbene, per solo questo fatto, una volta assolta perde, secondo la Cassazione, secondo una buona parte della giurisprudenza, il diritto di ottenere la riparazione per ingiusta detenzione. Guardate, non è un emendamento di destra, di sinistra, di centro: è un emendamento che punta a ristabilire l'equilibrio del nostro codice di procedura penale. Inviterei quindi veramente i colleghi, al di là delle logiche di schieramento, a sostenerlo e a votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Onorevole Presidente, mentre ascoltavo il relatore indicare la sua contrarietà a questo articolo, mi chiedevo con quale logica si potesse togliere a un cittadino il buon diritto a tacere sulla cosa che non ha fatto. È lecito parlare di ciò che abbiamo fatto, delle colpe o dei meriti che abbiamo, ma è raro sentire, come abbiamo sentito dall'onorevole Costa, un ragionamento più logico, che non capisco come gli amici di ogni parte politica possano non ritenere sostanziale. Un emendamento direi etico, perché a fronte degli errori innumerevole dei magistrati, che con il CSM che abbiamo visto non pagano mai i loro errori e che sono assolti dal loro tribunale, noi abbiamo l'innocente che dovrebbe rispondere di quello che non ha fatto. È su questa assenza del fatto che è giusto che uno decida di non rispondere. Vico diceva: “Verum ipsum factum”, se io non ho fatto non posso dire nulla che riguardi la cosa.

È per questo che credo vada valutato da parte degli amici di destra e di sinistra il caso emblematico di alcuni personaggi che sono stati ingiustamente arrestati, come il presidente Oliverio…

PRESIDENTE. Grazie. Grazie, onorevole Sgarbi. Il suo tempo è esaurito.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-SI-10VM). Presidente, io intendo sottoscrivere questo emendamento e offrire ai colleghi tre chiavi di lettura. Il diritto al silenzio è sancito dal codice di procedura penale all'articolo 64: non c'è una parte del codice che ci dice che dal silenzio possiamo dedurre la responsabilità dell'indagato o dell'imputato; e, invece, il codice ci dice - guardate il paradosso - che dalle dichiarazioni rese si può evincere la responsabilità, anzi, una volta che si è parlato, quelle dichiarazioni verranno utilizzate anche se non si parla più.

Seconda chiave di lettura. Abbiamo l'articolo 27, comma secondo, della Costituzione: ci dice qual è l'onere della prova e su chi ricade. Non possiamo immaginare che il silenzio parli, perché altrimenti significherebbe annullare l'onere della prova del pubblico ministero.

Terza chiave di lettura: l'articolo 24, comma secondo, della Costituzione, è un baluardo, il diritto di difesa. Esistono due tipi di diritto alla difesa: il diritto alla difesa tecnica e il diritto alla difesa materiale. Il primo profilo mi interessa particolarmente, perché facendo l'avvocato posso anche dire, in questa sede, in quest'Aula, che tante volte ho consigliato io il silenzio, perché da difensore immagino che rispetto ad un momento come quello cautelare, dove la prova non è chiara, è fumosa, nebulosa, il silenzio sia l'unica arma che ha, l'unica difesa che ha il mio assistito. Tanti avvocati siedono in quest'Aula, tanti avvocati che avranno svolto un interrogatorio nella loro vita, avranno speso delle ore all'interno delle aule del tribunale. Invito a riflettere su quante volte è stato fatto lo stesso, è stato dato il medesimo consiglio.

Presidente, un'ultima annotazione: la direttiva n. 343 del 2016 dell'Unione europea ci invita a considerare il silenzio un baluardo, così come già lo era dal 1988 grazie all'articolo 64 del codice di procedura penale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Solo per annunciare il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali all'emendamento 1.104 Costa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miceli. Ne ha facoltà.

CARMELO MICELI (PD). Presidente, solo per chiedere di poter sottoscrivere l'emendamento 1.104 Costa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà, per un minuto.

CARLO FATUZZO (FI). A titolo personale, anch'io sottoscrivo questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.104 Costa.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11) (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia e Liberi e Uguali).

Passiamo all'emendamento 1.3 Conte.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi, colleghi, vi è l'intervento del collega Zanichelli.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, visto il passaggio all'approvazione di un emendamento con parere difforme da quanto espresso…

PRESIDENTE. Collega Zanichelli, non la sento, non la sento.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Non importa, mi sentiranno… con parere difforme dal relatore di maggioranza, chiediamo la sospensione dell'Aula (Commenti).

PRESIDENTE. Silenzio colleghi, non sarà un urlo a decidere. Non sarà un urlo!

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Si tratta di dover rivedere il testo nel suo complesso a causa dell'approvazione di un emendamento che aveva un parere difforme rispetto a quanto aveva espresso il relatore di maggioranza ed è chiaro che, a questo punto, l'intero corpo del testo va rivisto. Chiediamo pertanto la sospensione dell'Aula.

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi, la richiesta del collega Zanichelli è legittima. Prima di mettere in votazione, voglio capire, dal collega Zanichelli, quanto tempo di sospensione lui richieda. Colleghi, chiederei silenzio.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Credo che almeno sia necessaria un'ora.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, il suo parere sulla richiesta di sospensione?

PIERANTONIO ZANETTIN, Relatore. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Ci sono obiezioni alla sospensione?

JOLE SANTELLI (FI). Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Questo è un emendamento su un punto specifico del progetto di legge; riguarda una materia molto identificata che è la possibilità dell'imputato, in questo caso, arrestato ingiustamente, di avvalersi della facoltà di non rispondere; su questo punto l'Aula, che è sovrana, a voto segreto si è pronunciata (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia). Non c'è motivo alcuno di sospendere l'esame di questo provvedimento, perché il punto in nulla incide con i fatti successivi, salvo forse che l'imposizione di alcuni del MoVimento 5 Stelle anche nei confronti dei colleghi della Lega stavolta non ha funzionato.

Evidentemente nel segreto dell'urna, qualcuno ha ricordato che esiste anche, da parte del legislatore, un obbligo verso i cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, è previsto un intervento a favore della sospensione. Onorevole Sgarbi, lei vuole parlare a favore della sospensione?

VITTORIO SGARBI (MISTO). Parlo in ordine a un fatto piuttosto grave a cui ho assistito relativamente a questo...

PRESIDENTE. Senz'altro, onorevole Sgarbi, dopo le darò la parola, ma intanto risolviamo questa vicenda. C'è qualcuno che parla a favore? No, quindi, passiamo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di sospensione per un'ora.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 7 voti di differenza.

Procediamo, quindi, alla sospensione. Onorevole Sgarbi, alla ripresa le darò la parola.

La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 18,40.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 18,45.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 1206-A.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta è stato approvato l'emendamento Costa 1.104.

Avverto, inoltre, che l'emendamento Di Sarno 1.100 è stato ritirato dal presentatore.

Ha chiesto di parlare il relatore, deputato Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN, Relatore. Presidente, come relatore, devo dire che, per quanto mi riguarda, si può andare avanti, nel senso che l'emendamento, che è stato approvato, non stravolge né la ratio né i principi generali di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Poi, se ci sono altre opinioni all'interno dell'Aula le sentiremo, ma per quanto ci riguarda, credo che la ratio del provvedimento venga rispettata e si possano proseguire i lavori senza ulteriori interruzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Onorevole Presidente, intendevo indicare, già alla fine della seduta prima della sospensione, un vulnus alla democrazia che mi è apparso intervenire attraverso quello che potremmo definire traffico di influenze, quando, alla insperata vittoria su quell'emendamento – che la democrazia presuppone, esiste la possibilità che l'opposizione possa avere un emendamento a suo favore – è intervenuto il capogruppo, un esponente dei 5 Stelle, chiedendo la sospensione della seduta. Un attimo prima, un sottosegretario di nome Ferraresi, rivolgendosi in maniera privata, ma allusiva, ha detto a noi: finisce qui. Come se ci fosse un'intesa fra l'Esecutivo e il Parlamento. Mi pare che questo non sia corretto; la democrazia non presuppone che ci sia un signore che ci guarda con l'aria ammiccante, dicendo: non ci piace il voto, si va a casa. Il voto democratico va rispettato senza che ci sia una minaccia o un ricatto da parte di un esponente del Governo che ammicca con un esponente del Parlamento! Non m'è piaciuto, e lo ha visto anche l'onorevole Costa. “Che finisca qua”, non lo si dice a un Parlamento democratico. Si vota e si va fino in fondo.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo d'intervenire, passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Conte, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, intervengo per illustrare brevemente l'emendamento, che tiene conto di una dato storico significativo. Il limite economico della riparazione per ingiusta detenzione è stato modificato l'ultima volta nel 1999, vent'anni fa, con la “legge Carotti” e fu portato da 100 milioni di lire - eravamo ancora con la lira - a un miliardo di lire, di qui la somma, in euro, di 516 mila e dispari. Mi pare il caso di adeguare, credo siamo maturi i tempi per adeguare questo importo, per diversi ordini di ragioni. Innanzitutto perché, evidentemente, per quanto non si tratti di un risarcimento in senso tecnico, perché su questo la giurisprudenza ormai ha detto l'ultima parola, si parla appunto di una riparazione per ingiusta detenzione, in questa voce non possono essere considerati una serie di danni, ad esempio, quelli patrimoniali in senso stretto, in senso civilistico. È pur vero, come diceva l'onorevole Mulè, nel suo intervento sul complesso degli emendamenti, che vi è una casistica molto ricca di arresti intervenuti in diversi ambiti: il politico incriminato per collusione con l'associazione malavitosa e poi assolto con formula piena, che sconta due anni e sei mesi di arresti domiciliari e otto mesi al 41-bis, accusato di aver incontrato un capobastone che poi si scopre in quel periodo era a sua volta al 41-bis, e che quindi non poteva incontrarlo; il caso Baldelli - faccio il nome solo perché è diventato un caso di scuola -; sette anni, sei mesi e quindici giorni tra presofferto e detenzione dopo la condanna, poi rivista dalla Cassazione e prosciolto con la formula piena, danni stimati per 4 milioni di euro; ma penso al padre ingiustamente accusato della violenza sui propri minori in un'occasione di una separazione contrastata, all'imprenditore arrestato per reati economici, per il quale sarebbe un danno patrimoniale - ma immaginiamo il danno biologico, diretto e di rimbalzo per i suoi familiari -, che vede sacrificata la sua intrapresa economica a un errore giudiziario colposo.

Ebbene, tutta questa casistica, secondo me, merita di essere garantita da un'equa riparazione, coerente con i tempi che viviamo, e i tempi che viviamo ci vedono - questo Parlamento sta legiferando in tal senso - anche andare verso un irrigidimento del sistema. Votiamo continuamente inasprimenti della pena, che poi si ribaltano sul piano cautelare con la possibilità di adozione di misure appunto custodiali ante causam - sacrificare la libertà di una persona prima di un giudizio definitivo è una scelta molto forte - in una casistica più diffusa, con dei termini di durata della custodia cautelare più ampi. Questo irrigidimento del sistema, l'inasprimento delle sanzioni, anche tutta una serie di strumenti che questa legislatura sta introducendo, e sono alla ribalta della discussione pubblica, di scoperta, di investigazione di fatti criminosi, tendono a far immaginare che si debba controbilanciare sul piano della tutela del cittadino. Presidente, una statistica ci dice che negli ultimi vent'anni i casi di riparazione per ingiusta detenzione sono stati 25 mila, cioè un numero molto significativo, e ho letto nel rapporto del Ministero della Giustizia che l'anno scorso la media della liquidazione è stata di 37 mila euro: non mi paiono cifre, queste, adeguate rispetto alla casistica che sto raccontando. Allora, l'innalzamento del tetto è anche un modo per dare un'indicazione, da legislatore, all'altro comparto del nostro ordinamento giuridico, quello giurisprudenziale, di favore rispetto a questi processi e a questi fenomeni. Per cui credo che, per ragioni storiche, giuridiche e anche di buonsenso, sia ragionevole immaginare un innalzamento di quel tetto a un milione di euro, che è una cifra che tiene dentro le possibili variabili collaterali conseguenze di errori giudiziari molto grave (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-SI-10VM). Grazie, Presidente. Volevo intervenire soltanto per sottoscrivere questo emendamento e per dire all'Aula che si sta giudicando del valore di una vita distrutta da un'ingiusta detenzione.

L'adeguamento è necessario perché il codice naturalmente è stato scritto quando i valori erano in lire. Tutto è stato adeguato, penso che l'adeguamento rispetto alla vita delle persone sia più che doveroso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie, Presidente. Anche noi voteremo a favore di questo emendamento. Io non so se esiste un quantum economico che può definire il grave danno che accade a una persona, a una famiglia, quella che viene definita l'introduzione nella vita degli altri. Non esiste un quantum risarcitorio né un quantum per indennizzo; in questo caso, però il legislatore italiano ha deciso di mettere un tetto: mette un tetto per le proprie disponibilità di bilancio, non perché esista realmente una cosa del genere. Quanto si deve pagare a una persona cui viene rubata la libertà e la vita? Quando bisogna risarcire una famiglia, gli affetti, una vita professionale distrutta? Oggettivamente è difficile trovare un quantum. Per me è difficile mettere un tetto, sicuramente oggi il tetto che esiste andrebbe migliorato. La proposta effettuata dal collega Conte almeno lo ripropone anche in termini che potrei dire di eleganza stilistica: il milione di euro è diverso dai 516 mila, che sa di un cambio, che in qualche modo raccatta e risistema una situazione in cui il legislatore distratto non si è ricordato che quando si parla della vita della gente bisogna essere sempre particolarmente accorti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mulè. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Per aggiungere la mia firma all'emendamento che votiamo e per dire che noi non mettiamo una cifra libera, perché comunque inseriamo una cifra che è limitativa e che non terrà mai conto delle sofferenze. Pensate che non ci rivolgiamo a una persona che è stata in galera o in custodia cautelare o agli arresti per un giorno o due, vi sono stati raccontati casi di persone che non per sette anni, ma per 22 anni o 26 anni hanno patito custodia cautelare in regime di 41-bis e poi sono stati liberati, riconosciuti totalmente innocenti rispetto all'imputazione. Il milione di euro è comunque una cifra che è approssimativa per difetto rispetto alle sofferenze che ogni cittadino italiano – colleghi, ogni cittadino italiano! - può subire sulla propria pelle.

Per questo apporrò la mia firma a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Non posso fare a meno, Presidente, di dire che ci sono tanti che purtroppo perdono la vita ogni giorno per incidenti, infortuni, situazioni che mai vorremmo si verificassero, ma in questo caso credo che sia peggio che perdere la vita, perché si perde anche e soprattutto la dignità durante il periodo in cui si è ingiustamente condannati, ingiustamente imprigionati.

Per questo motivo invito tutti a riflettere prima di votare, di votare a favore di questo emendamento, e chiedo di sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Conte 1.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.102 Varchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, solo poche parole per spiegare all'Aula la ratio di questo emendamento che torna un po' all'origine del provvedimento, la cui ragione è stata ampiamente condivisa da tutti i gruppi anche in Commissione, tanto da giungere a una unanimità nel conferire il mandato al relatore. Questo emendamento intende introdurre una sorta di automatismo nella trasmissione degli atti, ossia la volontà di portare comunque a conoscenza degli organi preposti a decidere sulla responsabilità disciplinare dei magistrati l'eventuale pronuncia sulla ingiusta detenzione. È appena il caso di precisare che non vi è nessun attacco all'indipendenza e all'autonomia della magistratura, dato che comunque sono magistrati che decidono sull'operato di altri magistrati; è pur vero, però, che quest'Aula, in un momento storico del genere, in cui lo stesso Presidente della Repubblica ha richiamato la magistratura allo sforzo di ritrovare quella credibilità perduta in conseguenza di vicende giudiziarie che tutti noi conosciamo, meriti un approfondimento in più.

E, allora, credo che la politica debba fare lo sforzo di abbandonare qualunque timore reverenziale nei confronti della magistratura, per garantire ai cittadini dei processi più giusti, per garantire ai cittadini la consapevolezza che, comunque, se si è innocenti, si viene assolti in tempi rapidi; se si è colpevoli, si viene condannati in tempi altrettanto rapidi. Questo fa uno Stato di diritto, questo dovrebbe fare l'Italia. Ecco perché chiedo all'Aula di votare il nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, per dichiarare il voto favorevole su questo emendamento, aggiungendo una considerazione: la collega Varchi ha già detto che la proposta che viene all'Aula è il frutto del miglior compromesso che siamo riusciti a raggiungere in Commissione. E però non si può non lasciare traccia di una considerazione che riguarda una discrepanza della norma: immaginare di trasmettere, ipotizzare di trasmettere sempre l'ordinanza con la quale la Corte d'appello liquida l'ingiusta detenzione al Ministro della Giustizia, che, rispetto all'azione disciplinare, ci dice il decreto legislativo n. 109 del 2016, articolo 14, esercita una potestà discrezionale, ha facoltà di, sempre al Ministro che ha facoltà di, e invece solo in alcuni casi al procuratore generale, che, invece, ha l'obbligo di, significa introdurre un principio di discriminazione tra le due autorità che possono esercitare l'azione disciplinare.

Anche perché al procuratore generale presso la Corte di cassazione nell'impianto normativo che stiamo discutendo andrebbero soltanto le ordinanze che la Corte d'appello che le emette riterrà avere violato la legge, gravi violazioni della legge, avere integrato gravi violazioni della legge. Quindi, si affida una funzione di filtro, che è anche di dubbia legittimità costituzionale, alla Corte d'appello che deve decidere sulla domanda del cittadino, e cioè di selezionare quelle violazioni che sono gravi da quelle che non si ritengono tali, e inviare poi solo le ordinanze che presuppongono gravi violazioni al procuratore generale, che interviene, quindi, solo in un caso limitato di ipotesi, mentre tutto va sempre al Ministro della Giustizia.

A me pare che così si politicizza e si rende discrezionale l'intervento disciplinare, e quindi si finisce per realizzare un effetto diverso da quello che si voleva perseguire, e c'è un controllo generale - generico, ma generale - dell'azione disciplinare da parte di chi ne ha competenza sull'azione dei magistrati che sbagliano. L'emendamento della collega Varchi va in questo senso e rende molto più neutra la norma, a coloro che hanno il potere di esercitare l'azione disciplinare nei casi di competenza. Questa è una norma trasparente, così composta.

Quindi, premesso che il relatore ha avuto il mandato condiviso, che abbiamo raggiunto un compromesso in Commissione di quel tipo, un ripensamento su questo aspetto, secondo me, sarebbe un atto di grande trasparenza e onestà intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 Cirielli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.0101 Colletti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che avevo presentato anche in Commissione giustizia. Noi dobbiamo renderci conto che, quando parliamo di ingiusta detenzione, parliamo di persone che possono rimanere e sono rimaste - ricordo il caso Gulotta, ad esempio, che da innocente si è fatto 22 anni di carcere - anche anni nelle nostre carceri da innocenti e che attualmente, per legge, hanno due anni, solo due anni, a pena di inammissibilità, per poter fare una domanda di indennizzo. Con questo semplice emendamento ritengo che questa domanda di indennizzo possa essere cambiata da due a cinque anni come inammissibilità. Questo perché quando un innocente esce di prigione, magari dopo cinque anni, dopo dieci anni, appare ovvio che la domanda di indennizzo non sia il primo pensiero che gli viene in mente.

Il primo pensiero è ricrearsi una vita, ritrovare la propria famiglia, i propri affetti, e trovo semplicemente un po' disgustoso che lo Stato metta un termine per questa volontà e ricerca di giustizia. Essenzialmente ho scelto cinque anni perché va a riparametrarsi in quello che civilmente avviene nella responsabilità extracontrattuale, e quindi neanche prevedo una previsione lunga di prescrizione, come altresì potrebbe essere.

Su alcuni dubbi che vi erano stati, anche da parte del Ministero, di necessità di una posta di bilancio aggiuntiva per inserire questa prescrizione quinquennale, ritengo che giuridicamente, ma anche da un punto di vista finanziario, non sussista, perché non cambiamo la capacità soggettiva o non ampliamo la sfera soggettiva dei soggetti che possono richiedere il risarcimento, ma semplicemente allarghiamo la potestà dei medesimi soggetti che hanno subito un procedimento ingiusto, una detenzione ingiusta, di poter richiedere un giusto risarcimento. Infatti, sono convinto che lo Stato, quando sbaglia e ammette di avere sbagliato, deve dare la possibilità a queste persone anche di fare giustizia e che lo Stato dia giustizia.

Lo Stato deve anche chiedere scusa e almeno allargare questo diritto da due a cinque anni è un modo che ha lo Stato per far sì di poter chiedere scusa in modo più approfondito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.0101 Colletti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.0100 Vitiello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-SI-10VM). Grazie, Presidente. A chiosa, mi permetto di dire, perché è l'ultimo degli emendamenti da votare, che questa proposta di legge è emblematica di un principio di diritto, anzi un principio di civiltà giuridica, che viene scandito in maniera molto semplice, anche forse un po' prosaica: chi sbaglia, paga! Chi sbaglia, paga! Io, quando entro in un'Aula di giustizia, leggo: la legge è uguale per tutti. Peccato che, tante volte, rispetto a chi volge le spalle a questa scritta, questo principio di diritto non vale. E allora, visto che quando si sbaglia e si sbaglia con grave negligenza, noi riconosciamo che c'è una responsabilità, di questa responsabilità dobbiamo andare a fondo, capire qual è l'origine di questa responsabilità e dare una dicitura esatta, corretta, di questa responsabilità, che si chiama illecito disciplinare. E allora io mi sono permesso di aggiungere, fra quelli già prescritti dalla legge, una specificazione di un illecito disciplinare già esistente, che riguarda proprio la violazione delle regole cautelari nel caso vengano coinvolte persone innocenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.0100 Vitiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tit. 200 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 1206-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Se il presentatore non chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno presentato, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sull'ordine del giorno n. 9/1206-A/1 Varchi il parere è contrario.

PRESIDENTE. Deputata Varchi, lo poniamo in votazione?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1206-A/1 Varchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1206-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. È assente: s'intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io desidero intervenire per dichiarazione di voto solo al fine di rappresentare le ragioni che hanno condotto quest'Aula, quest'assise parlamentare a giungere a questo provvedimento, come è noto, in quota opposizione, ma ampiamente condiviso. E allora, la ragione risiede in un dato che il Governo ha messo a disposizione della Camera nella relazione sull'applicazione delle misure cautelari, rilevando che nel solo anno 2018, 1.355 persone sottoposte a custodia cautelare e 1.025 persone sottoposte alla misura degli arresti domiciliari sono poi state assolte con formula piena. E, allora, io credo che, in uno Stato che si definisce appartenente alla civiltà di diritto, una riflessione su questo aspetto vada fatta. E l'unica considerazione finale può essere proprio nella direzione di un provvedimento come quello che oggi andiamo ad approvare, perché è evidente che non vi è la volontà da parte di nessuno di disincentivare il ricorso alle misure cautelari, che anzi talvolta sono l'unico strumento per preservare quello che diventerà poi il compendio probatorio. Ma è altrettanto vero che i numerosi casi che le cronache riportano - e quelli che le cronache riportano sono soltanto una minoranza rispetto alla realtà - impongono una riflessione. Allora, io credo che, senza voler mischiare i poteri che il nostro Stato tiene opportunamente separati, questo Parlamento, questa Camera, debbano prendersi la responsabilità di dire che, in determinate circostanze dove l'errore non è il frutto di una svista – e anche se così fosse sarebbe grave –, ma dove l'errore era perfettamente evitabile da parte del magistrato, allora quel magistrato incorre in una responsabilità disciplinare. Questo non mina l'indipendenza, l'autonomia, della magistratura, visto che sono sempre magistrati che decidono sulla responsabilità di altri magistrati. Ma io credo che un cittadino che si vede privato della sua libertà personale, una famiglia che vede un proprio congiunto schiaffato sulle prime pagine di tutti i giornali, abbia quantomeno il diritto, non già a un risarcimento, visto che quello che viene concesso, la Cassazione lo ha ripetuto più volte, è un indennizzo che non ha pretesa risarcitoria e non potrebbe essere diversamente, visto che la libertà personale prezzo non ha, ma quantomeno che vi sia una forma di responsabilità, fosse anche la responsabilità disciplinare.

Ecco perché Fratelli d'Italia voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Sì, Presidente, solo per compendiare in un breve intervento finale le ragioni che si sono già articolate negli interventi precedenti e che stanno alla base di un'azione parlamentare che è stata bipartisan, sia in Commissione, che, almeno per una parte, anche nel dibattito di Aula. Si avvertiva l'esigenza di innestare nell'ordinamento giuridico e nel funzionamento dell'ordinamento giudiziario un meccanismo automatico di controllo, di tipo disciplinare, e quindi comunque affidato a magistrati su magistrati, quindi perfettamente nel rispetto della separazione dei poteri, rispetto a una casistica di errori particolarmente gravi perché coinvolgono la libertà dei cittadini, la libertà personale.

Il meccanismo che si è riuscito a costruire, come ho già rilevato in occasione del mio precedente intervento, non è il migliore immaginabile perché prevede uno squilibrio tra l'azione disciplinare che il Ministro della Giustizia, al quale verranno trasmessi tutti i provvedimenti che riconoscono l'errore perché danno seguito alla domanda di risarcimento per ingiusta detenzione, potrà esercitare discrezionalmente e l'azione disciplinare posta in essere dal procuratore generale presso la Corte di cassazione al quale andranno solo una porzione limitata di essi: quelli cioè scremati dalla stessa corte territoriale precedente perché inficiati da gravi violazioni di legge. È un meccanismo squilibrato che potenzialmente ha il rischio di un esercizio discrezionale, politicizzato, come ho detto, perché il Ministro, che ne ha sempre notizia, potrà decidere di intervenire anche in base al suo personale convincimento, anche in base al suo orientamento culturale; il procuratore generale presso la Corte di cassazione, che invece ha il dovere di farlo, sarà in questo orientato dalle corti territoriali alle quali è dato un altro compito, un altro spazio di esercizio della potestà giurisdizionale, direi io, anche un altro spazio di competenze che fino ad oggi non avevano. Complessivamente però si alza un po' di luce sull'azione giudiziaria, che viene a essere valutata e controllata anche sotto altri aspetti che non sono solo quelli del provvedimento giudiziario e dei suoi rimedi, come si dice, endoprocedimentali. La votazione dell'emendamento Costa che è il contributo che l'Aula…

PRESIDENTE. D'Alessandro… D'Alessandro…

FEDERICO CONTE (LEU). La votazione dell'emendamento Costa, che è il contributo che l'Aula ha dato a questo provvedimento, fa anche un'azione diciamo di indirizzo della giurisprudenza, stigmatizza cioè una giurisprudenza, che a onor del vero è minoritaria, che aveva finito per penalizzare l'esercizio delle prerogative difensive, della più alta prerogativa difensiva ossia il silenzio - nemo tenetur se detegere è il monito antico che ci viene in mente - e di limitarne l'applicabilità nei provvedimenti futuri. Questo spero concorrerà a rendere questi provvedimenti, quando fondati, più generosi, cioè più capaci di ristorare persone che per una ragione impropria, per l'errore umano, perché l'errore giudiziario è un errore umano, vanno incontro alla privazione della propria libertà personale spesso per una parte molto significativa della propria esistenza.

Mi dolgo del fatto che l'emendamento che voleva innalzare il tetto economico dell'ingiusta detenzione non sia passato. Credo che ci si arriverà perché quella è una norma di caduta, una norma di tenuta dell'ordinamento, che, come ho rilevato nel mio precedente intervento, va verso una fase di irrigidimento sia sotto il profilo dell'inasprimento delle sanzioni penali sia sotto il profilo dell'inasprimento degli strumenti processuali di prevenzione e di repressione del crimine.

Complessivamente, mi pare un provvedimento che rappresenta un passo in avanti rispetto a una fase politica attuale particolarmente delicata, che vede la necessità di un riequilibrio dell'esercizio del potere giudiziario rispetto a quello legislativo, ma anche rispetto a quello esecutivo. Ovviamente, parlo di un riequilibrio reciproco dei poteri l'uno verso gli altri, ma ci pone anche l'esigenza di un ripensamento dell'ordinamento giudiziario. Ci sono molti provvedimenti in corso di discussione che riguardano il CSM e le esigenze di una sua riforma, che riguardano la separazione delle carriere, con i costi e i rischi che un provvedimento di questo tipo porterebbe e i vantaggi che pure si profilano. Si ritorna a parlare cioè della riforma di un sistema, di un settore particolarmente delicato, quello della giustizia. Mi pare un buon segno, Presidente - così mi congedo dichiarando il voto favorevole del mio gruppo - che ci si approcci alla materia con una certa serenità, una dialettica parlamentare costruttiva, con approccio costruttivo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Ritengo che sia molto importante che in quest'Aula sia approdata una discussione e una riflessione su un tema troppo spesso trascurato.

Ci occupiamo in Commissione giustizia di molti aspetti della nostra procedura penale e della procedura civile ma molto spesso dimentichiamo che tantissime persone vengono attratte dal sistema giustizia come detenute in una fase del procedimento e queste stesse persone poi vedono lo Stato chiedere scusa attraverso un indennizzo, una somma a titolo di riparazione per ingiusta detenzione. È importantissimo partire anche dai numeri: oltre 26 mila persone dal 1992 ad oggi e sono solo le persone che hanno ottenuto la riparazione per ingiusta detenzione. Ce ne sono tantissimi che non l'hanno ottenuta; ce ne sono tanti che non l'hanno neanche richiesta. Questi sono numeri che fanno riflettere; come deve far riflettere anche la somma che lo Stato italiano ha speso dal 1992 ad oggi: oltre 800 milioni di euro.

Il provvedimento ha una domanda e si pone una riflessione: deve pagare solo lo Stato di fronte a tali situazioni che colpiscono famiglie, colpiscono il lavoro delle persone, colpiscono la credibilità di soggetti che entrano nel sistema carcerario o vengono comunque ristretti nella loro libertà personale ingiustamente, perché lo Stato riconosce che c'è stata una ingiustizia nella restrizione della loro libertà personale? Ebbene, con il provvedimento in esame, rispondiamo che paga lo Stato ma lo Stato riavvolge il nastro e va a vedere le carte: va ad affrontare e a valutare che cosa c'è stato di sbagliato, valuta se qualcuno ha sbagliato, valuta se l'errore è stato inevitabile, se c'è stata negligenza, se c'è stata superficialità, se chi ha sbagliato deve essere chiamato a una valutazione disciplinare semplicemente attraverso una trasmissione delle carte ai titolari dell'azione disciplinare che, nella loro autonoma valutazione, sceglieranno se, alla luce delle norme vigenti, far avanzare l'azione disciplinare oppure interromperla. Penso che sia una norma di civiltà e il testo, che è stato sottoposto all'Aula del Parlamento, ha avuto una valutazione da parte della Commissione che è arrivata ad una scelta unanime: è un aspetto molto importante. Dobbiamo pensare che il nostro sistema di giustizia è credibile nella misura in cui è in grado di migliorare rispetto agli errori che commette perché, se fermiamo l'analisi del provvedimento semplicemente alla riparazione, al fatto di riparare la persona con un indennizzo monetario, facciamo solo un pezzo di strada. Completiamo la strada se cerchiamo di comprendere come si è generato l'errore e affermiamo che non si vuole assolutamente colpire nessuno: si vuole semplicemente fare in modo che certi errori non si ripetano. Ci sono delle storie, noi le abbiamo ascoltate, le abbiamo lette, di molte persone che sono entrate nelle maglie del sistema della giustizia e hanno perso moltissimo: hanno perso gli affetti familiari, hanno perso la credibilità, hanno perso il lavoro. Soprattutto c'è un'aggravante nel nostro sistema che tra la misura cautelare ingiusta e la riparazione per ingiusta detenzione passano anni e anni e probabilmente chi ha sbagliato magari è andato in pensione, non c'è più. Però lo Stato deve fare un'analisi delle ragioni: è quanto chiede il provvedimento. Ritengo inoltre che l'emendamento che è stato approvato a scrutinio segreto determini un miglioramento del provvedimento perché la scelta giurisprudenziale di non consentire di ottenere la riparazione per ingiusta detenzione a chi si è avvalso della facoltà di non rispondere crea un conflitto tra due diritti: il diritto ad ottenere la riparazione e il diritto di non rispondere.

Ebbene, noi dobbiamo sciogliere questo conflitto, questo emendamento lo ha sciolto. Io penso che il Senato potrà ancora migliorare questo provvedimento, migliorare questo testo; però c'è già comunque una forte soddisfazione che quest'Aula abbia potuto affrontare questi temi, che sono temi molto spesso nascosti.

Noi sappiamo che il processo oggi è mediatico: quando c'è la misura cautelare ci sono i titoloni dei giornali, quando c'è l'assoluzione o la riparazione per ingiusta detenzione, ci sono tre-quattro righe magari nelle pagine avanzate della cronaca. Non dovrebbe essere così. Oggi la vera sentenza è la conferenza stampa degli inquirenti: ecco, io penso che noi dovremmo accelerare i tempi dei processi ed evitare che le sentenze siano degli atti posti in essere dall'accusa, senza ancora che la difesa abbia potuto esprimersi.

Io ringrazio quindi i membri della Commissione giustizia, il Parlamento per aver operato attivamente, anche migliorando il testo iniziale. L'auspicio è veramente che il passaggio di questa sera sia un passaggio di consapevolezza forte di quest'Aula parlamentare, su un tema che devo dire, magari colpisce soltanto un migliaio di persone l'anno, ma un migliaio di vite che vengono - penso di non esagerare - spezzate e colpite nell'intimità familiare da uno Stato che deve saper cogliere dai suoi errori gli aspetti positivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, anche il Partito Democratico, coerentemente con quanto fatto in Commissione, voterà favorevolmente a questo provvedimento, che ha trovato peraltro il consenso unanime di tutti i gruppi.

Credo che sia utile descrivere un po' il tema di cui stiamo parlando, anche per circoscrivere e far capire meglio il significato di questa norma di legge. Stiamo parlando del tema della riparazione per ingiusta detenzione. Io ho qui sottomano le statistiche del Ministero della giustizia, che dicono che negli ultimi tre anni in media ci sono stati circa 630 casi all'anno di indennità per ingiusta riparazione, con un monte totale annuo di importo del risarcimento dell'indennità di circa 33 milioni di euro. Stiamo quindi parlando di numeri importanti, di cifre rilevanti.

Ma questo non deve trarre in inganno chi ascolta, perché occorre ricordare che l'indennità per ingiusta detenzione è espressione di un principio di natura costituzionale, dell'ultimo comma dell'articolo 24 della Costituzione, che recita testualmente: “La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari”. Un principio che la Corte costituzionale ha definito principio di altissimo valore etico e sociale, che va riguardato quale coerente sviluppo del più generale principio di tutela dei diritti inviolabili dell'uomo: cioè stiamo parlando di un principio, quello dell'indennità sia per errore giudiziario sia per ingiusta detenzione, che attiene ai principi inviolabili dell'uomo. E questo dipende dal fatto che uno Stato democratico deve riconoscere quando sbaglia e deve riconoscere un'indennità e la natura di questa indennità; deve riconoscerla anche quando l'errore arrivi e sia riconosciuto ex post, anche quando l'ingiusta detenzione non sia dovuta ad una negligenza del magistrato che ha deciso per la custodia cautelare o per il fermo di indiziato di reato o per l'arresto in flagranza di reato.

Tanto è vero che la giurisprudenza ritiene e dice che non si tratta di un risarcimento del danno, ma di un'indennità da fatto lecito: perché ben può darsi, ed io credo che sia la grande maggioranza dei casi, che un fatto che è stato qualificato idoneo legittimamente da un giudice per applicare la custodia cautelare in un certo momento, successivamente, con l'evoluzione del quadro probatorio, sia giudicato poi in realtà insussistente. E quindi la persona che è stata detenuta magari per custodia cautelare in presenza di presupposti legittimi, sia poi invece riconosciuta innocente, e lo Stato riconosce a questa persona che è stata riconosciuta innocente in ogni caso un'indennità, a prescindere dai presupposti che invece legittimerebbero un risarcimento del danno, che invece è fondato ovviamente sempre su di una colpa. È quindi un'indennità da fatto lecito: è molto importante precisarlo, perché quando si parla di indennità da ingiusta detenzione si parla di indennità anche spesso da fatto lecito, cioè che non comporta una responsabilità da parte di un giudice.

Ebbene questa legge, questo testo di legge non innova minimamente - bisogna precisarlo e dirlo con grande chiarezza - i principi che presiedono alla responsabilità disciplinare dei giudici che hanno fatto un errore nell'applicare una custodia cautelare. Non innova minimamente! Quei principi ci sono, sono previsti dalla legge, c'è una norma della legge che disciplina il procedimento disciplinare dei giudici, che prevede esattamente che in caso di provvedimento contra legem e in caso di grave negligenza o di dolo addirittura del giudice, il giudice sia sottoposto a procedimento disciplinare. Noi non cambiamo minimamente i presupposti disciplinari per l'applicazione di misure e sanzioni nei confronti dei giudici che sbagliano, non innoviamo nel procedimento per la determinazione dell'indennità da ingiusta riparazione. Facciamo una cosa semplicissima, sulla quale si è trovata l'unanimità del Parlamento: noi diciamo che in tutti i casi in cui venga riconosciuta l'indennità per ingiusta detenzione, in tutti quei casi debbano essere notiziati gli organi che sono deputati all'avvio di un'azione disciplinare nei confronti dei magistrati, in modo che in tutti i casi quegli organi siano messi nella condizione, laddove ce ne sia necessità, di avviare un'azione disciplinare nel caso in cui il giudice abbia violato la legge che presiede alla responsabilità disciplinare; né più, né meno di questo.

Noi approviamo quindi una legge che consente ai titolari dell'azione disciplinare nei confronti dei giudici, quindi Ministro della giustizia e Procuratore generale presso la Cassazione, di essere informati tutte le volte che c'è un'indennità per ingiusta detenzione, quindi tutte le volte in cui può profilarsi una responsabilità disciplinare dei giudici. Questo può consentire alla giustizia disciplinare dei giudici di funzionare meglio di quanto oggi non accada, perché se uno è notiziato sempre di queste vicende, può avviare un'azione disciplinare quando, laddove ne ravvisi la necessità. È una norma che noi riteniamo utile ed opportuna: non stravolge il sistema giudiziario italiano, ma semplicemente migliora un po' il meccanismo che presiede alla conoscenza da parte dei titolari dell'azione disciplinare di eventuali negligenze da parte dei giudici, che possano anche preludere ad un'azione disciplinare, ma non cambia nulla sul piano di merito della responsabilità disciplinare dei giudici. Devo dire che su questo si è trovato un consenso unanime. Mi pare che la maggioranza abbia fatto una brutta figura oggi su quell'emendamento, sul quale è andata sotto con il voto segreto. Sia per il fatto che è andata sotto per una mancanza di numeri: c'erano pochi deputati di maggioranza in Aula, e questo secondo me denota scarsa attenzione per un tema così delicato e importante; ma anche per il fatto che secondo me facevano miglior figura se davano un'opinione favorevole a quell'emendamento, che si limitava a ribadire un principio che io credo sacrosanto, e cioè che nella valutazione se dare un'indennità per ingiusta riparazione non può entrare la circostanza che l'imputato si sia semplicemente avvalso della facoltà di non rispondere durante il procedimento penale, perché questo è un principio sacrosanto. Siccome la giurisprudenza su questo è stata, in qualche caso, oscillante era bene ribadirlo, ma è un principio talmente sacrosanto che mi chiedo il motivo per il quale la maggioranza non si sia limitata a dare un parere favorevole, perché anche questo è un oggettivo miglioramento del testo. Quindi, su questo, credo che la maggioranza abbia fatto una brutta figura, tuttavia, io penso che il testo che esce da questa discussione e dal voto in Aula oggi sia un testo buono, un testo che migliora, in parte, un assetto del nostro sistema giudiziario che meritava probabilmente questo piccolo miglioramento e per questo il Partito Democratico voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, i contenuti del provvedimento per cui si era lavorato, raggiungendo un accordo unanime in Commissione giustizia, sono stati cambiati, volendo approfittare della circostanza di un incidente di percorso. Per questi motivi il nostro movimento, voterà contro questo provvedimento, perché non corrisponde al testo che avevamo deciso unanimemente di condividere e su cui avevamo lavorato in maniera unisona (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi siamo chiamati a votare in quest'Aula riguarda un tema particolarmente complesso, il cui testo originario è stato frutto di valutazioni ponderate, volto a riformare la disciplina in tema di ingiusta detenzione. Dunque, a seguito di un cambiamento del testo intervenuto in Aula, che ne ha modificato la sua interpretazione originaria, infatti, l'emendamento intende escludere la possibilità di valutare la decisione di non rispondere dell'indagato in sede di interrogatorio come elemento a cui attribuire rilievo ai fini dell'accertamento della sussistenza della condizione ostativa del dolo o della colpa grave e, dunque, contribuire casualmente alla detenzione ingiusta, per la quale si chiede la riparazione, in palese contrasto con il Protocollo n. 7 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, pertanto dichiaro il voto contrario al provvedimento da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1206-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e reiezione – A.C. 1206-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1206-A con il seguente nuovo titolo: "Modifiche agli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale, in materia di riparazione per ingiusta detenzione".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20) (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, deputato Baldelli?

SIMONE BALDELLI (FI). Sul voto che abbiamo testé espresso. Sul fatto che la Camera abbia bocciato…

PRESIDENTE. Deputato Baldelli, non può intervenire su questo. Su cosa vuole intervenire?

SIMONE BALDELLI (FI). Sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

SIMONE BALDELLI (FI). Sul fatto che la Camera ha appena respinto una proposta che avrebbe potuto tranquillamente avere un suo iter, come tutte le proposte di legge che vengono affrontate da un ramo del Parlamento e dall'altro; la maggioranza ha deciso di bocciare una proposta semplicemente perché è andata sotto su un emendamento, con un voto segreto e, anziché procedere con l'iter del provvedimento, che avrebbe potuto tranquillamente affrontare modificandolo al Senato, ha deciso di bocciare questo provvedimento che, se non sbaglio, è anche in quota opposizione.

Io credo, Presidente, che tutto questo imponga a tutti noi una riflessione, sui rapporti di correttezza, di lealtà, sul percorso e sull'iter legislativo che affrontiamo, sul fatto, Presidente, che questo monocameralismo a senso unico alternato, che ha preso piede e si è andato consolidando sui decreti-legge, diventa paradossale e addirittura mortificativo delle prerogative dell'opposizione in occasione di provvedimenti come questo.

Di fatto, Presidente, questo era un provvedimento che constava di un solo articolo, che era stato addirittura votato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, io, Presidente, chiedo alla maggioranza: che cosa avete votato, votando a favore dell'articolo 1 di questo provvedimento, se poi questo provvedimento lo avete respinto col voto finale? Con quale coerenza vi presentate in un'Aula parlamentare, andando sotto, voi, non le opposizioni che fanno il loro mestiere, peraltro, su un emendamento di grande buonsenso, che, alla peggio, avrebbe potuto, in un'ottica in cui proprio si fosse voluto correggere questo provvedimento, essere modificato al Senato?

Presidente, lo faccio in primis nei suoi confronti questo riferimento, perché ella ha dimostrato sensibilità non solo nei confronti di tante cattive abitudini che questo Governo ha deciso di reiterare in relazione ai nostri lavori parlamentari, ma in questo caso c'è stato addirittura un atteggiamento che io considero illogico, e certamente irrispettoso delle prerogative dell'opposizione da parte della maggioranza, che si è messa in testa, non solo di andare sotto, ma di votare un articolo che sostanzialmente riprende tutto il provvedimento e di bocciare un testo che, invece, avrebbe potuto, tutt'al più, essere corretto al Senato e tornare qui. Evidentemente, ci sono problemi politici molto più grandi e, purtroppo, quando si hanno gli occhi coperti da tante paure e, da tanti pregiudizi, non si riescono a guardare neanche la concretezza e il merito delle cose (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché se si fosse avuto il buonsenso di guardare il merito delle cose, si sarebbe capito che questo è un provvedimento sacrosanto, che il Paese ci chiede, che il nostro sistema giudiziario ci chiede, perché ce n'è bisogno e, invece, c'è la beatificazione della Giustizia con la “G” maiuscola, non di un servizio, ma di un pregiudizio e di un'ideologia, e andatelo a raccontare a tutti quei detenuti che sono stati presi e sbattuti in carcere ingiustamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), andateglielo a raccontare con i vostri meme, con le vostre bugie che scrivete, con le fake news, sulle pagine del vostro movimento! E mi fa specie anche dei colleghi della Lega, che stanno provando, anche quotidianamente, che cosa significhino spesso e volentieri, in questo Paese, tante distorsioni che vediamo anche nel mondo della giustizia.

Ecco, su questo, Presidente, io credo che oggi questo ramo del Parlamento, per colpa della maggioranza, non abbia fatto un servizio né alla giustizia, né ai cittadini, né al Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. A nostro giudizio, oggi pomeriggio è accaduto qualcosa di surreale, di paradossale, signor Presidente. Probabilmente non esiste, nell'ampia casistica della Camera dei deputati, un provvedimento che sia stato votato all'unanimità nei suoi emendamenti e nel suo articolo, fatto salvo uno, che però è stato votato a voto segreto, e sul quale la maggioranza, nel momento in cui ha votato l'articolo 1, così come modificato, ha espresso un giudizio favorevole, e poi, al termine di tutto questo provvedimento, la maggioranza, contraddicendosi, vota contro il provvedimento.

Vedete, colleghi della maggioranza, nonostante i vostri atteggiamenti, questo non è l'asilo Mariuccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Non si fanno le cose per capriccio, cioè: siccome non avete votato come noi ritenevamo, adesso noi votiamo contro. Perché, su questo atteggiamento, a metà strada fra il puerile e il ritorsivo, si perde di vista completamente il merito del provvedimento! E se aveste realmente ascoltato quanto hanno sostenuto, da tutti i banchi dell'opposizione, in termini di numeri, di ingiustizie che in questo Paese si realizzano in ordine all'ingiusta detenzione, avreste probabilmente fatto qualcosa di diverso, ma in realtà questo vostro voto non è null'altro che la riprova di un vostro stato confusionario.

Vorremmo chiedervi: ma che cosa è accaduto tra il momento della sospensione e il ritorno in Aula? Con chi avete parlato? Quali telefonate avete fatto? Quali sono stati gli interlocutori che vi hanno portato, in quest'Aula, a votare contro, quando vi eravate espressi a favore in Commissione e vi eravate espressi a favore addirittura nei voti degli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? C'è un grande non detto che trasforma questa maggioranza nella maggioranza “manettara”. Altro che garanzie, altro che Costituzione, altro che equilibrio dei poteri, voi pensate di usare le manette nei confronti degli avversari politici, cari amici della Lega, con il vostro leader che, da Ministro dell'Interno, chiama gli arresti degli avversari politici e poi, quando qualcuno dei vostri viene preso con le mani nella marmellata, o si deve dimettere dal Governo oppure siete garantisti! Siete degli ipocriti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Deputato Borghi! Darò ora la parola per un intervento per gruppo sull'ordine dei lavori.

ENRICO COSTA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Costa, lo so che voleva intervenire, però è già intervenuto il deputato Baldelli per il suo gruppo, sull'ordine dei lavori. Per il Partito Democratico è intervenuto Borghi.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Su che articolo?

FEDERICO FORNARO (LEU). Sull'articolo 8 e sul suo ruolo, Presidente.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, credo che - poi diranno gli uffici se ci sono precedenti -, a memoria, negli ultimi anni, di precedenti così non se ne ricordano. Credo che qui ci sia una lesione, grave, del diritto di ogni parlamentare di poter emendare un provvedimento. È evidente che quando un provvedimento come questo, una proposta di legge, parte dall'opposizione, deve trovare nel lavoro di Commissione il consenso della maggioranza, altrimenti non sarà mai approvato. È un dato di partenza io credo assolutamente banale, però è questo. Allora, a questo punto, o stabiliamo - lo dico anche ai colleghi presidenti di gruppo - che quando c'è in Aula un provvedimento sul quale si è raggiunta l'intesa in Commissione e che arriva dall'opposizione non si presentano emendamenti in Aula… perché voi oggi avete creato un precedente, cioè che non tutti i provvedimenti che escono dalla Commissione sono uguali: se escono dalla maggioranza, hanno un certo iter emendativo, quando invece arrivano e sono su proposta delle minoranze, stanno nel diritto delle minoranze - ed è per questo che faccio un richiamo al Regolamento -, con oggi avete sancito che, se, a voto segreto, l'Aula, sovrana, va in difformità dell'accordo di Commissione, la maggioranza si sente libera di bocciare il provvedimento.

Credo che ci sia consapevolezza su questo, e le chiedo, domani, in giornata, di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo, perché dobbiamo intenderci come andare avanti, da questo punto di vista, perché quello di oggi è - tra virgolette, per l'amor di Dio - un “ricatto” sotto il quale l'opposizione deve soggiacere, nel momento in cui va in Aula un provvedimento che parte dalle opposizioni, perché la maggioranza è indisponibile a qualsiasi modifica e, in qualche modo, la maggioranza supera la sovranità di quest'Aula. Trovo incredibile poi, da questo punto di vista - e chiudo -, che dopo la scelta che è stata fatta, dell'ora di sospensione, come è stato anche ricordato, si sia votato l'articolo, che di fatto è il provvedimento, salvo poi voler dimostrare, nel voto finale, che senza la maggioranza non si passa, non si fa una singola modifica su un provvedimento che parte dell'opposizione. A me pare che abbiamo creato un precedente grave, su cui chiedo, e quindi formalizzo la richiesta, una convocazione della capigruppo nella giornata di domani (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato Fornaro, solo perché ha citato chiaramente il Regolamento, l'articolo 8 e seguenti e il mio ruolo, le dico che questo non lo considero in alcun modo un precedente, ed è chiaro: non lo considero un precedente perché questo è un voto espressione dell'Aula, lo era il voto segreto e lo è il voto finale, quindi non è un precedente, perché il voto non può essere mai un precedente.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, io interverrò con toni molto più distesi rispetto ai colleghi che mi hanno preceduto, perché quello che abbiamo visto oggi è molto più vicino ai limiti della farsa che non a quello che si conviene ad un'Aula parlamentare. Infatti, come denunciato dal collega Sgarbi qualche ora fa, bene aveva detto il sottosegretario Ferraresi: “finisce qua”. Vede, io sono siciliana, e c'è un aspetto della nostra identità, della tradizione culturale siciliana, che oggi ho ritrovato forte in quest'Aula, che è l'opera dei pupi: come in un teatrino dell'opera dei pupi, abbiamo visto tanti parlamentari che un'ora fa hanno votato “sì” ad un articolo e mezz'ora dopo hanno votato “no” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) al provvedimento, in attesa di ricevere disposizioni, quando sarebbe bastato - lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – richiamare, tra i cinquantanove assenti che oggi c'erano tra il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) almeno i diciotto che non erano in missione, visto che l'emendamento è stato approvato con soli due voti di differenza. Sarebbe bastato gestire l'Aula in modo più decoroso, in modo più rispettoso delle prerogative parlamentari, ma qui evidentemente ci sono dei gruppi che si fanno dettare la linea - vorrei sperare - dal Governo, perché già sarebbe un auspicio, anche se è una limitazione della libertà di ogni parlamentare. Ma, vede, io temo che non sia stato nemmeno il Governo a dettare i tempi, i ritmi e i voti, quanto piuttosto qualcuno seduto fuori da qui, che nell'ora di sospensione è stato consultato per comprendere come l'onta della maggioranza battuta dovesse essere lavata. Allora, credo che qui, ancora una volta, si giochi con i diritti degli italiani, perché, vedete, le opposizioni qua rappresentano una parte degli italiani, fortunatamente sempre più numerosa, che non intende più farsi rappresentare da questi giochi, da queste squallide sceneggiate che si vedono in quest'Aula. E allora, oggi si è persa un'occasione, non certo per le opposizioni, quanto per tutti i cittadini, quanto per tutti quelli che vengono assolti dopo essere stati ingiustamente privati della libertà personale. E non è infrequente vedere, anche tra i profili Facebook dei parlamentari che oggi si sono scagliati contro questo provvedimento, per una modifica che non è certamente sostanziale, a meno che non si vogliano rivedere tutti i diritti e le garanzie acquisite in decenni di civiltà giuridica e cristallizzate nel codice di procedura penale. Era un atto di protervia, è stata una prova muscolare, ma per fortuna la prossima prova muscolare sarà quella degli italiani, che manderanno a casa questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ENRICO COSTA (FI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Quali articoli?

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Vorrei un chiarimento regolamentare. Le pongo il quesito regolamentare: noi abbiamo approvato l'articolo 1, che è l'articolo unico di questo provvedimento. Se non ci fosse stata l'approvazione dell'emendamento della Commissione sul titolo, lei avrebbe messo in votazione l'articolo 1, il mantenimento dell'articolo, semplicemente, perché rispetto al testo dell'articolo 1, l'unico che è stato approvato all'unanimità, l'unica cosa che è cambiata nel testo è stato il titolo, il titolo che è stato proposto dalla Commissione, quindi dalla maggioranza. Quindi, immagino, deduco, che la maggioranza, nel lasso di tempo tra la votazione dell'articolo 1 all'unanimità, tutte lucette verdi, e la votazione del testo finale abbia cambiato idea. L'unica cosa che può aver fatto cambiare idea alla maggioranza è il titolo della legge, peraltro presentato e emendato dalla maggioranza stessa. Ecco, qui si crea un cortocircuito, anche regolamentare, io penso, Presidente, perché ovviamente questo Parlamento deve avere, penso, una linearità nei suoi lavori. Penso che la maggioranza possa fare le scelte che ritiene, ma non debba creare un cortocircuito tra le scelte che il Parlamento fa in una fase e quelle che fa in una fase successiva. Lo dico, questo, a livello regolamentare e aggiungo: se la maggioranza pensa di aver fatto un dispetto al sottoscritto, che ha presentato l'emendamento che poi è stato approvato, ovviamente con i voti della maggioranza stessa, perché noi non avevamo i voti per poterlo approvare, si sbaglia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Il dispetto la maggioranza probabilmente lo ha fatto a tutti quei cittadini che vengono arrestati ingiustamente e che pretenderebbero non soltanto di avere una riparazione giudiziaria, ma anche che lo Stato guardasse e capisse chi ha sbagliato e che chi ha sbagliato realmente pagasse, come, io penso, alcune forze della maggioranza predicano, ma probabilmente predicano soltanto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

GENNARO MIGLIORE (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su quale argomento? Ritengo chiuso questo argomento, per il momento.

GENNARO MIGLIORE (PD). Questo argomento certo è chiuso. Presidente, le segnalo…

PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Migliore. Ha chiesto di intervenire il deputato Magi sullo stesso argomento.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Sarò rapidissimo: volevo segnalare all'Aula uno scambio osceno, sotto il profilo dei diritti costituzionali, che sta avvenendo e che è avvenuto in queste ore, tutto all'insegna del peggiore giustizialismo. Ora, non accade solo che venga respinta la proposta del collega Costa nel modo in cui è stata respinta, ma nelle stesse mezz'ore, direi, che hanno preceduto questo voto è accaduto qualcosa per cui noi, tra pochi minuti, terremo degli Uffici di Presidenza congiunti delle Commissioni I e II, che dovranno decidere della cancellazione di audizioni che sono già fissate…

PRESIDENTE. Deputato Magi, le avevo chiesto l'argomento perché…

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Gli argomenti sono strettamente congiunti perché questo è lo scambio che io voglio denunciare: da una parte, la Lega assicura la bocciatura della proposta Costa, dall'altra, i due presidenti di Commissione I e II del MoVimento 5 Stelle assicurano qualcosa che, dal punto di vista regolamentare, è inaudito (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente) e, rispetto al quale, io chiedo a lei, Presidente, di intervenire e di farsi garante; perché, se noi accettiamo che le audizioni, che fino a prova contraria vengono fatte su richiesta dei gruppi parlamentari, vengano sottoposte a un voto di maggioranza, allora mi chiedo qual è il Parlamento che noi vogliamo far vivere, solo perché il Governo ieri ha avuto da ridire sul fatto che le organizzazioni non governative, che si occupano di salvataggio in mare, fossero audite e subito gli organi parlamentari si accucciano al volere del Governo.

Su questo chiedo che lei si faccia garante e intervenga perché non vengano messe ai voti le audizioni che già sono previste (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

GENNARO MIGLIORE (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Presidente, evidentemente era mia intenzione intervenire su questo argomento. Faccio presente alcune circostanze: ieri c'è stata la dichiarazione del sottosegretario Molteni che ha intimato ai presidenti delle Commissioni competenti di non audire la Sea Watch, e lo ha fatto sulla base di una valutazione, cioè che ci sarebbe un'indagine in corso. Faccio una considerazione che spero venga presa per la sua oggettività: la Lega è il partito e il gruppo parlamentare con più indagati e condannati in quest'Aula e noi abbiamo dalla Lega lezioni relative (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… sì, a partire da quello che sta urlando.

PRESIDENTE. Deputato Migliore, vada sulla questione.

GENNARO MIGLIORE (PD). E quindi la questione che io pongo, similmente a quanto ha appena detto il collega Magi, è che le prerogative del Parlamento decise in Ufficio di Presidenza sulla base delle richieste delle opposizioni non possono essere arbitrariamente cambiate sulla base di un'intimazione del Governo, immediatamente recepita dai partiti di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È lei quello che deve vigilare sull'autonomia del Parlamento e noi riteniamo che chiunque abbia delle cose da dire debba essere audito all'interno di queste Aule parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Abbiamo un altro punto all'ordine del giorno, perché l'Aula dovrebbe continuare fino alle ore 21 e abbiamo le missioni internazionali. Le rimandiamo a domani, apprezzate le circostanze, e quindi chiudiamo qui e passiamo (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)…sì, sulle Commissioni, è chiaro, le Commissioni hanno i loro Uffici di Presidenza, hanno i loro presidenti. Questa, se non sbaglio, è una decisione che (Commenti della deputata Morani)…Deputata Morani, se ha qualcosa da dire, prenda la parola sul Regolamento, senza urlare contro la Presidenza.

Non so se questa decisione è in corso, se è una decisione che è stata presa. Ci sono due Commissioni congiunte, riunite, con l'Ufficio di Presidenza congiunto: avranno l'indipendenza e i modi per fare il percorso che devono fare, non mi sembra niente di trascendentale.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, Presidente, per non far sembrare che questa questione, che le è stata sottoposta da due colleghi, sia meramente tecnica, le vorrei rappresentare, sono sicuro che la sua sensibilità non potrà non cogliere il punto, che, se dovesse affermarsi il principio, che qui i due colleghi hanno esplicitato, vorrebbe dire che le richieste di audizioni, che fanno parte integrante dell'iter democratico di formazione delle opinioni dei parlamentari sui provvedimenti, sono scelte con voto di maggioranza, perché quello succede negli Uffici di Presidenza. Dunque se, per esempio, la maggioranza ritenesse su questo provvedimento, in questo caso Sea Watch, su un altro provvedimento o un altro tipo di audizione, disagevole o controproducente o contrastante l'opinione della maggioranza, le minoranze dovrebbero acconciarsi ad ascoltare opinioni unicamente corrispondenti al pensiero unico della maggioranza.

Lei si rende conto, oltre a non ricordarmi precedenti di voto su audizioni nella mia modesta esperienza parlamentare, del contrasto di merito, etico, ancorché politico, prima ancora che regolamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che il significato logico, democratico, di libertà di opinione, della necessità di audire opinioni contrastanti, eventualmente, con la direzione di marcia del Governo o con l'opinione lì rappresentata dalle maggioranze, non può essere messo a tacere con un voto di maggioranza, altrimenti che confronto democratico si svolge nelle Commissioni? Potrebbe sempre essere così, potrà sempre essere che la maggioranza, che oggi si chiama giallo-verde, che domani si chiamerà bianco-blu o arancione-lilla, potrà, con il proprio voto di maggioranza, impedire l'ascolto di una voce dissenziente sul merito del provvedimento in corso di discussione in Commissione. Ed io, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento della Camera, quindi ai sensi del suo incarico, che presiede al regolare svolgimento dell'Aula, ma che, per trasposizione, ha visto lei e i suoi predecessori intervenire più volte anche sullo svolgimento dei lavori di Commissione, io le ricordo innumerevoli precedenti della scorsa legislatura, nella quale la Presidenza della Camera, proprio per favorire il libero dibattito e i diritti delle minoranze di allora nelle Commissioni, intercesse sullo svolgimento dei lavori di Commissione.

Lei, secondo la mia opinione, ovviamente lei è libero, non può permettere che, nella Camera dei deputati, sia impedito alle minoranze di ascoltare una voce dissenziente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto-+Europa-Centro Democratico) su un provvedimento così importante ed, in particolare, di protagonisti del provvedimento, perché l'articolo 1 e 2 del decreto, che abbiamo in esame nelle Commissioni congiunte, riguardano dettagliatamente, in concreto e da vicino, il caso che si è vissuto in questo Paese in questi giorni; perché, con il provvedimento, che è già in vigore di legge, cioè il decreto, in base a quegli articoli, si è stabilito il divieto di ingresso e di transito a quella nave e, su quel provvedimento, noi vogliamo ascoltare i protagonisti e ci verrà impedito, così pare, con un voto di maggioranza.

È lei, Presidente, che deve difendere le prerogative della minoranza, perché una democrazia senza difesa delle minoranze non è democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto-+Europa-Centro Democratico)!

CARMELO MICELI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Miceli, su cosa? Se è sull'ordine dei lavori, non posso darle la parola perché già l'abbiamo data al deputato Fiano.

Organizzazione dei tempi di esame di un testo unificato di una proposta di legge costituzionale.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale del testo unificato della proposta di legge costituzionale n. 1511-A recante: “Modifica all'articolo 58 della Costituzione in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica.” (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (M5S). Grazie, Presidente. Prendo la parola oggi per segnalare un fatto di corruzione che ha colpito il nostro Paese nel corso della scorsa settimana e che ha preso il via dall'inchiesta della procura di Catania. Si tratta della vicenda dei concorsi truccati all'Università di Catania, nella quale sarebbero stati iscritte nel registro degli indagati ben 66 persone, tra cui 40 professori dell'Università di Catania e altri 20 di altre città italiane. A capo di questa organizzazione, secondo le ipotesi della magistratura, ci sarebbe il rettore di Catania, Francesco Basile, e lo scopo era cucire su misura di candidati prescelti i bandi concorsuali, senza alcuna possibilità di meritocrazia per i partecipanti. Le accuse sono di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d'asta, e stando alle notizie che giungono i bandi truccati sono 27, ma sono in corso altri accertamenti su altre 97 procedure concorsuali. L'organizzazione controllava l'intero sistema, dal conferimento degli assegni, delle borse e dei dottorati di ricerca, all'assunzione del personale tecnico-amministrativo, all'assunzione e progressione di carriera dei docenti, all'elezione degli organi statutari dell'ateneo, avvenuta anche per mezzo di “pizzini”. Voglio ricordare con orgoglio che, in quest'ultimo anno, noi del MoVimento 5 Stelle ci abbiamo messo la faccia per tutelare l'immagine dell'ateneo di Catania e sono stata in prima linea, personalmente, per fare chiarezza sui casi di ricercatori penalizzati di cui sono venuta a conoscenza, come quello del dottor Scirè e del dottor Cavallo. Ho inviato due esposti, uno alla Corte dei conti e uno all'ANAC e ho presentato diverse interrogazioni. Siamo intenzionati ad andare oltre, ripristinando la legalità, per far rinascere un sistema universitario che nella città etnea è in tempo di crisi.

A questo scopo, chiedo al Governo di prendere seriamente in considerazione un decreto d'urgenza per commissariare l'Ateneo, che, in questa fase delicata, ha bisogno di un segnale forte e di una direzione ben delineata, e di valutare l'opportunità di annullare le selezioni che risultino accertate dalla magistratura come non meritevoli o rientranti nel giro di corruttela. Sarebbe un bel segnale per la Sicilia, per il sistema universitario nazionale e per la serenità di tutti i ragazzi che rimangono nel nostro Paese a studiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, siamo ancora in seduta, ci sono gli interventi di fine seduta. Prego.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Io volevo porre all'attenzione dell'Aula un grave fatto, che è accaduto il 28 giugno. Si tratta delle dichiarazioni di un professore universitario dell'Università Unimol del Molise, il professore di storia contemporanea Marco Gervasoni, che ha avuto la “colpa” di scrivere su Facebook che era d'accordo con l'onorevole Giorgia Meloni. Questa dichiarazione, scritta in un suo sito privato, ha scatenato, in maniera del tutto immotivata, le ire dell'ANPI, che non si capisce a quale titolo sia intervenuta in questa questione. Naturalmente, si parlava della vicenda Sea-Watch, naturalmente la libertà di espressione di questo docente universitario deve essere tutelata, perché è molto grave che un'organizzazione come l'ANPI si intrometta e vada a sindacare le dichiarazioni, legittime, che questo docente universitario ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Penso che il Ministro Bussetti dovrà farsi carico di tutelare la libertà d'opinione dei docenti universitari e dovrà anche tutelare e impedire all'ANPI di invadere le sfere che non le competono. L'ANPI si è trasformata, ormai, in un'associazione politica, anche se riceve fondi dallo Stato, quindi la sua natura culturale e di archivio è ormai è venuta meno. Questa è l'ennesima dimostrazione, in questo caso grave, che è ancor più grave perché va a invadere il campo del sapere, il campo dell'università (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Venti mila lire al mese, signor Presidente, 20 mila lire al mese, oggi, in euro sono 10,21 euro al mese. Cosa sono questi 10,21 euro al mese? Sono gli assegni familiari che vengono pagati ai pensionati che hanno un coniuge a carico e questo avviene da 29 anni a questa parte. Questi 10,21 euro al mese non sono stati mai indicizzati, contro la Corte costituzionale, che ha dichiarato essere incostituzionali tutte le leggi che non prevedono una indicizzazione. Il risultato è che un coniuge, una moglie di un pensionato che prende 520 euro al mese, viene “risarcito”, viene aumentata la sua pensione, per il fatto di avere un coniuge a carico, di 10,21 euro al mese. E dopo 29 anni la nostra Aula e quella del Senato non hanno ancora avuto il rispetto, verso il pensionato, che debbono avere. Fino a quando, Presidente, dovremo continuare a vedere questa situazione, da parte di chi dice di essere con tutti i cittadini, ma quando si tratta di anziani e pensionati questa Aula non ci sente?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciampi. Ne ha facoltà.

LUCIA CIAMPI (PD). Grazie, Presidente. Sono qui a raccontare le peripezie dei lavoratori della IDS, che giovedì scorso hanno manifestato davanti al Ministero dello Sviluppo economico per far accendere i riflettori sull'azienda pisana che da mesi ritarda il pagamento ai propri dipendenti. Il Ministero si è impegnato ad aprire un tavolo di crisi, insieme alla regione Toscana e alla proprietà, per trovare una soluzione. IDS, Ingegneria dei sistemi, è un'industria aeronautica e aerospaziale ad alta tecnologia che si occupa del settore aeronautico, navale e terrestre sia in ambito civile sia in ambito militare. I dipendenti chiedono all'azienda come chiediamo anche noi, deputati del Partito Democratico, che siamo andati a sostenere la loro battaglia, un piano industriale per far capire quali sono le strategie dopo la cessione del ramo d'azienda oggi più redditizio ad ENAV, una cessione del reparto aeronavigazione. La proprietà sta vendendo la parte più produttiva dell'azienda, ma non ha ancora chiarito come vuole continuare l'attività. La vertenza è stata anche presa in considerazione dal consiglio regionale della Toscana; è stata votata una mozione presentata dai consiglieri pisani del Partito Democratico in cui si chiede di impegnare anche il Ministro dello Sviluppo economico, richiesta ribadita anche da un'interrogazione parlamentare presentata da me. Ecco, questa impresa rappresenta una delle più grandi competenze del territorio, è un'azienda che ha bisogno di essere sostenuta e io sono qui appunto a chiedere questo sostegno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, intervengo in quest'Aula per dare una bella notizia. L'anno scorso - sono andato a vedere - avevo riportato la situazione di un'azienda del reggiano, si chiama Tecno, di elettrodomestici che impiega 270 lavoratori, un'azienda che versava in situazione di crisi e avevo raccontato la loro situazione in quest'Aula. Questi mesi sono stati mesi di lavoro con tavoli al Ministero, ma non solo, in tutte le istituzioni, perché tutte le istituzioni, a tutti i livelli, si sono impegnate per questi lavoratori, compresi anche i sindacati, anzi soprattutto i sindacati, che hanno seguito la loro situazione. Ma soprattutto c'è stato l'impegno dei lavoratori, che hanno mantenuto alta l'attenzione, con costanza e con i loro presidi, per continuare a mantenere alto il livello di guardia, proprio per mantenere costante il lavoro che abbiamo fatto.

Colleghi, è arrivata una bella notizia, perché è arrivata la seconda tranche, proprio in queste ore, con cui una nuova azienda rileva l'impianto produttivo: un altro passo in avanti per fare in modo che questi lavoratori possano tornare al loro posto di lavoro. È sicuramente un traguardo il cui risultato è da imputare soprattutto ai lavoratori, al loro impegno, che sta venendo ripagato in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Dieci anni fa trentadue persone che si stavano godendo una normale serata estiva hanno invece visto cos'era il sole sulla pelle, perché a Viareggio dicevano che un treno era esploso. Un treno non esplode, non esiste che un treno esploda: c'è una causa, che è la causa del profitto, che ha portato a quello che non è stato un incidente, ma è stata una strage. La procura di Lucca ha detto che le aziende hanno ottenuto vantaggi consistenti nel risparmio economico derivato dall'omissione di interventi di carattere tecnico. Questa strage, che è una strage di profitto - Genova è vicina a Viareggio - è molto simile a quello che è accaduto a Genova lo scorso anno, con i quarantatré morti del ponte Morandi. Ci tengo però a rimarcare le differenze. All'epoca di Viareggio lo Stato non si costituì neanche parte civile; l'amministratore delegato di Trenitalia venne nominato cavaliere del lavoro e venne nominato amministratore delegato di Finmeccanica; in Commissione al Senato disse: “Trenitalia ha raggiunto nell'ultimo anno grossi risultati, a parte quello spiacevolissimo episodio di Viareggio”. Con Genova noi chiediamo la revoca delle concessioni ai Benetton. Secondo me, è giusto che si solchi la differenza e che si marchi la differenza rispetto a tragedie che non sono figlie del caso.

Noi lo dobbiamo a Viareggio, lo dobbiamo a una città che ha nel proprio stemma, una delle poche in Italia, il tricolore e rivendica orgogliosamente questo tipo di appartenenza e lo faremo quando entrerà in vigore, nel 2020, la legge sulla prescrizione che il nostro Ministro ha fortemente voluto dedicare alle vittime della strage di Viareggio, perché solamente con queste azioni si può ricordare degnamente non una fatalità ma una strage (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

GIORGIO SILLI (MISTO-SI-10VM). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-SI-10VM). Grazie, signor Presidente. Intervengo molto molto velocemente riguardo alla vicenda Sea Watch, a Carola, eccetera. Nel mio collegio elettorale il comune capoluogo è la città di Prato, terza città del centro Italia, e non siamo nuovi a prese di posizione come dire un po' pittoresche di certi gruppi consiliari tanto che, dal momento che il gruppo consiliare del PD aveva dato assoluta solidarietà al comandante della Sea Watch, è passato erroneamente il messaggio in città e sui social, nel nostro Paese, che la città di Prato fosse, senza se e senza ma, con la comandante della Sea Watch. Ebbene io sono qui, eletto dalla maggioranza seppur relativa degli aventi diritto e degli elettori del mio collegio, a dire che non è così. Il PD ha una posizione assolutamente legittima - a conti fatti rappresenta tra il 15 e il 18 per cento dei cittadini della mia città - ma posso dire in tutta onestà che la stragrande maggioranza dei pratesi non sono solidali con chi, ahimè, si è dimostrato fuorilegge.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente. È sotto gli occhi di tutti ed ormai è finita sulla cronaca l'operazione denominata “Angeli e demoni” che ha visto coinvolte diverse personalità dei servizi sociali e delle istituzioni nel reggiano. Sono state emesse sedici ordinanze tra custodie cautelari e misure di diverso tipo. Oggi gli indagati sono saliti a ventinove tra i quali, oltre al già noto sindaco di Bibbiano che si trova agli arresti domiciliari, ci sono gli ex sindaci sempre PD dei comuni di Montecchio e di Cavriago. Una situazione grave che per anni era stata in qualche modo sollevata da molte persone ma non c'erano riscontri di tipo oggettivo per riuscire a smascherare quanto veniva fatto in quegli uffici, gli abusi d'ufficio che sono stati invece oggi contestati dalla procura e dai carabinieri, che in soli quattro mesi hanno raccolto così tanto materiale da poter far emettere le sedici misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti.

Non è possibile che in un Paese come il nostro i servizi sociali di un'unione di diversi comuni del reggiano ma forse non solo, abbiano così tanto potere per arrivare fino a realizzare eventi, situazioni, fatti così gravi: per un momento si è parlato di elettroshock, poi si è parlato solo di scariche elettriche sui minori, comunque situazioni veramente gravi verso famiglie in stato di povertà in molti casi e che quindi non avevano la possibilità di difendersi.

In uno Stato come il nostro non è ammissibile una situazione in cui i servizi sociali hanno questo potere e non sono stati fino ad oggi in alcun modo controllati. È l'occasione perché tutti aprano gli occhi, perché, come ha chiesto il Ministro Lorenzo Fontana, si istituisca finalmente una Commissione d'inchiesta anche per questi fatti gravi, perché ci sia un controllo su tutte le istituzioni, sui servizi sociali di tutto il Paese, perché bisogna aprire gli occhi. Per anni gli occhi sono stati chiusi ed è ora che oggi siano verificate tutte le situazioni, specialmente dei cittadini più deboli che si sono visti portar via bambini perché magari qualcuno all'interno degli uffici aveva amicizie e collusioni. Oggi è stato scoperto un primo tassello: magari è l'unico, magari non è l'unico, ma la situazione è così delicata che occorre che sia fatta presto chiarezza. Una commissione parlamentare d'inchiesta su questi gravi fatti è quindi urgente e anche questo Parlamento ne deve prendere atto, deve velocizzare ogni pratica e ogni strumento utile per combattere questo tipo di nefandezze nei confronti delle famiglie e soprattutto dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (M5S). Presidente, pochi giorni fa abbiamo guardato le news sgomenti: non credevamo a quel che ascoltavamo e a quel che leggevamo. Manipolazione su bambini inermi per alterare la memoria in prossimità dei colloqui giudiziari, in modo che emergessero abusi e violenze in famiglia che in realtà non erano avvenuti; lavaggio del cervello per denunciare abusi e violenze mai subiti, in modo da essere allontanati dai genitori e affidati a nuove famiglie. Sembra la trama di un film horror, ma purtroppo non lo è: si tratta di fatti reali, accaduti a Reggio Emilia; un business spacciato per buona pratica, addirittura elogiato, incentivato da riconoscimenti, premiazioni, in cui sono finiti indagati psicoterapeuti, assistenti sociali, medici e addirittura un sindaco, un uomo delle istituzioni, il rappresentante dei cittadini.

Devo però aggiungere, signor Presidente, che questa storia ha provocato in me un doppio dolore: chi è toscano, come me, apprendendo di questa immonda vicenda avrà sicuramente avuto un déjà-vu. Una vicenda simile infatti si è consumata nella nostra regione: parlo del caso Forteto. Anche in quel caso si commisero abusi, psicologici e sessuali, nei confronti di minori e disabili che erano stati dati in affidamento dal tribunale dei minori alla comunità. Oggi come allora si è dovuti arrivare alle confessioni shock di adolescenti e adulti, che si sono resi conto di aver subito torture e abusi in ambienti che avrebbero dovuto proteggerli. Spero vivamente che la magistratura faccia presto luce su quanto accaduto a Reggio Emilia e che si faccia giustizia; e spero inoltre vivamente che la Commissione d'inchiesta parlamentare relativa allo scandalo Forteto possa partire quanto prima. Le vittime e i parenti delle vittime, insieme all'Italia tutta, vogliono verità e giustizia: è il minimo che possono chiedere, e noi tutti qui abbiamo il dovere di dar loro risposte rapide e adeguate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Presidente, il 28 giugno di cinquant'anni fa la polizia di New York fece irruzione in un locale, lo Stonewall Inn: era un locale prevalentemente frequentato da persone della comunità LGBT, che frequentemente venivano molestate dalla polizia, schedate e portate via con delle retate. Quel giorno, il 28 giugno 1969, i clienti dello Stonewall Inn si ribellarono alla polizia. Da quel giorno, e sono cinquant'anni, ogni 28 giugno la comunità LGBT in tutto il mondo ricorda il Pride.

Il Pride, signor Presidente, non è soltanto una forma di orgoglio di esistere, è molto di più: il Pride significa la richiesta di vivere in pace, in dignità, in libertà, nel riconoscimento dei diritti, che spettano alle persone LGBT come spettano a tutte le altre persone. Purtroppo però questo è un cammino ancora molto lungo, lo sappiamo anche noi italiani: abbiamo ottenuto nel 2016, grazie al Governo Renzi, la legge sulle unioni civili, ma siamo stati il Paese buon ultimo in Europa, e ancora oggi le persone LGBT in Italia non hanno completa pienezza dei diritti. I Pride si festeggiano anche da noi, ce ne è stato uno bellissimo sabato a Milano con centinaia di migliaia di persone, ma la strada è ancora lunga. Pensi che negli Stati Uniti ci sono ancora soltanto 21 Stati nei quali è vietata la discriminazione sui luoghi di lavoro pubblici e privati, soltanto 21 sui 50 Stati degli Stati Uniti. Ci sono ancora molti Paesi nei quali l'omosessualità è punita con la pena di morte. Io vorrei leggerli: sono l'Afghanistan, il Brunei, l'Iran, la Mauritania, la Nigeria, il Pakistan, il Qatar, l'Arabia Saudita, la Somalia, il Sudan, gli Emirati Arabi Uniti, lo Yemen; voglio ricordare anche la Cecenia, dove ci sono esecuzioni extragiudiziali.

Il tema è allora che bisogna lavorare su questo. Io sono preoccupato che non succederà purtroppo in questa legislatura, ma bisogna lavorare perché la comunità LGBT è tra di noi, è una comunità spesso non visibile, che decide qualche volta di non essere vista perché non si sente al sicuro, ma ci sono persone gay, lesbiche bisessuali e trans in tutte le famiglie di tutti i ceti sociali, in tutte le professioni.

Ci sono gay che fanno i medici, lesbiche che fanno gli architetti o che fanno gli infermieri o che fanno i militari o magari gli atleti. Sono dappertutto e contribuiscono, come tutti gli altri cittadini italiani, alla prosperità del nostro Paese; ed è, io credo, una responsabilità per tutti noi che l'articolo 3 della Costituzione si realizzi per davvero, e che lo si faccia tutti insieme, anche se purtroppo non è semplice, per celebrare quella che è appunto la dignità di se stessi, l'orgoglio di se stessi soprattutto e la bellezza del proprio amore. È ancora un lavoro lungo, però io penso che sia il caso di farlo, ed è il Pride che ci ricorda questa responsabilità. Appunto, dopo cinquant'anni molti passi sono stati fatti, ma la strada è ancora lunga. Penso che anche il Parlamento italiano dovesse spendere qualche minuto per ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Presidente, oggi è stato inflitto un duro colpo a Cosa Nostra, alla mafia siciliana, grazie a due importanti operazioni antimafia condotte rispettivamente dalla DDA di Palermo e dalla DDA di Catania: a Palermo nei confronti della famiglia di Corso dei Mille, e a Catania nei confronti delle famiglie del quartiere Librino. Un ringraziamento particolare, quindi, va a tutti gli uomini e donne delle forze dell'ordine e della magistratura, che ogni giorno con coraggio e con impegno lottano nei confronti di Cosa Nostra e della mafia (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 3 luglio 2019 - Ore 11:

1. Seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei Ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2019, adottata il 23 aprile 2019 (Doc. XXV, n. 2) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1° ottobre-31 dicembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2019, deliberata il 23 aprile 2019 (Doc. XXVI, n. 2). (Doc. XVI, n. 2)

Relatori: FORMENTINI, per la III Commissione; IOVINO, per la IV Commissione.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 5 la deputata Colmellere ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 2 il deputato Varrica ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 il deputato Conte ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 5 e 6 il deputato Sgarbi ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 6 la deputata Gadda ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 10 le deputate Boldrini e Terzoni hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 11 la deputata Alaimo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 20 il deputato D'Ambrosio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 1680 - articolo 1 392 392 0 197 392 0 81 Appr.
2 Nominale articolo 2 403 403 0 202 403 0 80 Appr.
3 Nominale articolo 3 420 419 1 210 419 0 79 Appr.
4 Nominale articolo 4 428 428 0 215 428 0 79 Appr.
5 Nominale Pdl 1680 - voto finale 434 434 0 218 434 0 78 Appr.
6 Nominale Moz. Lazzarini e a. 1-145 n.f. 469 469 0 235 469 0 73 Appr.
7 Nominale Moz. Siani e a. 1-200 rif. 465 464 1 233 464 0 73 Appr.
8 Nominale Moz. Pedrazzini e a. 1-201 rif. 470 469 1 235 469 0 73 Appr.
9 Nominale Moz. Lorenzin e a. 1-214 rif. 471 470 1 236 470 0 73 Appr.
10 Nominale Moz. Spena e a. 1-215 480 479 1 240 479 0 67 Appr.
11 Segreta Pdl 1206-A - em. 1.104 482 482 0 242 242 240 65 Appr.
12 Nominale em. 1.3 479 478 1 240 204 274 55 Resp.
13 Nominale em. 1.102 479 479 0 240 203 276 55 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 20)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.105 473 472 1 237 38 434 55 Resp.
15 Nominale articolo 1 479 479 0 240 479 0 54 Appr.
16 Nominale art. agg. 1.0101 478 383 95 192 110 273 54 Resp.
17 Nominale art. agg. 1.0100 480 450 30 226 91 359 54 Resp.
18 Nominale Tit. 200 481 481 0 241 481 0 54 Appr.
19 Nominale odg 9/1206-A/1 481 477 4 239 202 275 54 Resp.
20 Nominale Pdl 1206-A - voto finale 459 458 1 230 183 275 52 Resp.