XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 203 di venerdì 5 luglio 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 3 luglio 2019

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati a Amitrano, Comaroli, Migliore e Vignaroli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti e iniziative di competenza in relazione a vicende connesse a procedimenti penali che vedono coinvolti alcuni dirigenti e il sindaco del comune di Cosenza – n. 2-00433)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Santelli ed altri n. 2-00433 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Giorgio Mulè se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Sì, intendo illustrarla anche per dare modo a chi segue i nostri lavori di avere un'idea compiuta dei fatti di cui discutiamo.

Bene, siamo in una fredda sera d'inverno del febbraio 2018, è il 20 febbraio, sono le 22, quando un senatore della Repubblica, accompagnato da un suo assistente, citofona al comando della Guardia di finanza di Cosenza. È un'ora insolita per andare in una caserma, a meno che non si debba denunciare un fatto gravissimo, nell'immediatezza, e invece questo senatore della Repubblica trova ben quattro militari della Guardia di finanza, sottufficiali e ufficiali, che ricevono, alle 22 di quel giorno, appunto il senatore, che peraltro è candidato alle elezioni che si sarebbero svolte pochi giorni dopo. Cosa fa questo senatore? Il senatore dice: ho fatto un'intercettazione ambientale a casa mia (ma di questo parleremo dopo), ho da consegnare un CD che contiene questa intercettazione ambientale. La consegna e racconta di un incontro, che è avvenuto (poche ore prima, il giorno prima, due giorni prima? No, cinque giorni prima), organizzato da lui, a casa sua, in cui appunto organizza, come fosse un trojan umanizzato, visto che vanno di moda in questi giorni, un'intercettazione ambientale. Riceve delle persone, di cui parleremo dopo; ciò che, in questo momento, interessa, prima di avere la risposta, per far capire l'oggetto di cui stiamo parlando, è che questo DVD ROM, con l'intercettazione ambientale, viene preso in carico e verbalizzato da questi sottufficiali e ufficiali della Finanza. Tra questi militari ve ne è uno, un maresciallo, che si chiama Domenico Portella, il quale, successivamente alle elezioni del senatore (il senatore si chiama Nicola Morra ed è attuale presidente della Commissione antimafia), viene chiamato dallo stesso Morra ad essere un componente della sua segreteria presso la Commissione parlamentare antimafia: primo fatto, poi andremo su tutto il resto.

Secondo fatto: a chi viene trasmesso in procura, alle 22 del 20 febbraio, dopo cinque giorni in cui è stata effettuata l'intercettazione ambientale da questi trojan umanizzati? Viene consegnato alla procura e chi c'è quella sera di turno in procura? Il procuratore aggiunto Marisa Manzini, che è una vecchia conoscenza del senatore Morra, in quanto è destinataria precisamente di vari esposti e di varie inchieste attivate su esposti del senatore Morra. Che succede alla dottoressa Manzini? La dottoressa Manzini avvia immediatamente - qui abbiamo un funzionamento della giustizia meraviglioso - lo sbobinamento dell'intercettazione ambientale, però cosa succede alcuni mesi dopo? Che la dottoressa Manzini viene chiamata a fare da consulente alla Commissione parlamentare antimafia, presieduta dal senatore Morra.

E allora, prima di entrare nel merito del contenuto, che oggettivamente merita approfondimento ma successivamente, per far capire a casa a chi ci segue, bisogna dire due cose: cosa chiediamo noi al Governo che oggi è venuto a rispondere a questa interpellanza urgente?

Chiediamo: scusate, ma secondo voi non è il caso, visto che il sottufficiale prende il DVD ROM e poi viene chiamato a far parte della segreteria come componente della Commissione antimafia, magari, ad esempio, segnalarlo e fare in modo, per opportunità politica, che non svolga questo ruolo? E voi, signori del CSM, seppur, come dire, in questo momento decimati e falcidiati dai fatti che quotidianamente leggiamo sui giornali e che, ahimè, investono anche le più alte cariche del Consiglio superiore della magistratura, voi che siete rimasti al CSM, non pensate che i fatti, che riguardano la dottoressa Manzini, possano essere valutati per eventuali azioni disciplinari? Ovviamente lo chiediamo ai titolari dell'azione disciplinare e, quindi, anche al Ministro della giustizia. E non pensate, per un fatto di opportunità politica, che bisognerebbe rimuovere, ad esempio, la dottoressa Manzini da questo incarico? Così come alla Guardia di finanza chiediamo: non è il caso di rivedere questo distacco?

Perché qui non si tratta di apparire, qui non si tratta di riaffermare il primato della politica (non andiamo su Gramsci perché andiamo su un campo che…ahimè, invece, parliamo di cose molto terra terra); non parliamo di opportunità politica; qui c'è esattamente altro che il primato, c'è il privato della politica e l'opportunismo della politica. Vi è una funzione che viene assoggettata ad un interesse particolare, con una modalità che riguarderà l'intercettazione ambientale, di cui parleremo in sede di replica, che, a tutto tondo, rappresenta il teatro dell'assurdo.

E su questo, intanto, abbiamo chiesto risposte al Governo, che adesso ascolteremo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Vittorio Ferraresi, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con la presente interpellanza, i deputati Santelli e Occhiuto chiedono al Ministro dell'Economia e delle finanze se non costituisca un motivo ostativo la circostanza che il maresciallo Portella della Guardia di finanza abbia curato delle indagini scaturenti da un esposto presentato dal senatore Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, al fatto che oggi sia distaccato alla segreteria della stessa Commissione parlamentare, e se, viceversa, il Ministro dell'Economia non debba sollecitare al comando generale della Guardia di finanza un'azione disciplinare nei confronti del Portella.

Chiedono poi se il Ministro della Giustizia intenda promuovere le iniziative di competenza nei confronti della dottoressa Manzini, magistrato oggi consulente della Commissione parlamentare antimafia, già in servizio alla procura di Cosenza, in relazione alla sua gestione delle indagini scaturenti dall'esposto di cui sopra, e prima fra tutte aver ricevuto dal senatore Morra un DVD, a corredo dell'esposto, in tarda serata.

Per quanto attiene ai primi due quesiti, opportunamente interpellato, il comando generale della Guardia di finanza ha riferito che, ad oggi, non sono stati ravvisati elementi suscettibili di valutazione in ambito disciplinare e neppure ostativi all'impiego presso la segreteria del presidente della Commissione bicamerale antimafia.

Per quanto invece di competenza del Dicastero di giustizia, effettuate le opportune verifiche, si rappresenta che dalle informazioni fornite dal procuratore generale della Corte di appello di Catanzaro in ordine allo sviluppo della vicenda giudiziaria in esame, emerge l'assoluta correttezza e regolarità delle procedure seguite dal magistrato, dottoressa Manzini, nella gestione del procedimento, oggetto dell'interpellanza, non potendo assumere peraltro connotato di anormalità la consegna in tarda serata del supporto informatico, tenuto conto della peculiarità propria dell'ufficio di procura, che, proprio in funzione dell'attività istituzionale cui è preposto, non è sottoposto a specifici vincoli di orario anche per quanto riguarda l'acquisizione di atti di rilevanza investigativa, tanto che a tali fini solitamente l'ufficio dispone una turnazione dei magistrati.

Pertanto, allo stato, non si ritiene sussistente, nella vicenda in esame, alcuna condotta a carico della dottoressa Manzini che possa legittimamente giustificare iniziative di competenza di questo Ministro.

PRESIDENTE. Il deputato Giorgio Mulè ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Santelli ed altri n. 2-00433.

GIORGIO MULE' (FI). La ringrazio, Presidente. Ovviamente, non sono affatto soddisfatto. Ma non è il deputato Mulè o i deputati che hanno sottoscritto l'interpellanza urgente a non essere soddisfatti; qui il Governo non ha soddisfatto il popolo italiano, non ha soddisfatto una richiesta che definirei elementare, non sintattica, ma ortografica, del modo in cui si acconcia la politica alle istituzioni.

L'istituzione della Commissione bicamerale antimafia ha un ruolo così delicato, ma così delicato che non deve permettere a nessuno di nutrire il benché minimo sospetto del fatto che venga gestita sotto forma quasi di una Securitate. A me questa vicenda del maresciallo Portella e della dottoressa Manzini, rispetto alle decisioni che ha preso il senatore Morra nelle modalità che abbiamo ricordato…Perché non è normale che, alle 22, si bussi alla Guardia di finanza e si trovino quattro militari pronti a ricevere un DVD; io sfido qualsiasi italiano a recarsi in un comando dei carabinieri, in un commissariato di polizia: troverà un piantone e, se gli va bene, dopo avere fatto un'anticamera di due o tre ore, potrà, ad esempio, fare una denuncia, capita a tutti noi. E, invece, qui, alle 22, ci si vuol far credere che è normale andare a un comando e trovare quattro militari, tra cui, guarda caso, il maresciallo, che poi viene chiamato nella segreteria particolare. E cos'è questa, se non la Securitate? Cos'è questa se non la prova provata, la pistola fumante, la prova regina, di una gestione privata e privatistica delle istituzioni? Viene, oggi, il sottosegretario a rivendicare l'assoluta correttezza della dottoressa Manzini, adesso. Il problema, al di là dei rilievi disciplinari che non sono stati mossi, ancora una volta, sottosegretario, Governo, è rispetto all'opportunità politica che un procuratore aggiunto, titolare di inchieste avviate dal senatore Morra, titolare di un'inchiesta che viene avviata, guarda caso, alle 22 di sera, quando, guarda caso, è di turno la dottoressa Manzini… perché qualcuno mi deve spiegare perché aspetta cinque giorni, il senatore Morra, per andare alla Guardia di finanza; ovviamente, non è solo un sospetto, una persona dotata di neuroni collegati tra loro, ovviamente, fa uno più uno e ne ricava che va a quell'ora, in quel giorno, perché, evidentemente, ha una aspettativa e cioè che quell'intercettazione ambientale venga trattata da un magistrato, che è la dottoressa Manzini, già destinatario di vari esposti del senatore Morra. E cosa fa la dottoressa Manzini? Va a fare il consulente a tempo pieno, peraltro distaccata, alla Commissione parlamentare antimafia.

E questo voi pensate che sia corretto e che non sia un motivo ostativo? Quello che è ostativo, in tutta questa vicenda, è un atteggiamento che realmente tradisce in radice i principi di correttezza ed onore che devono sovrintendere alle istituzioni, perché, poi, il diavolo fa le pentole, ma non i coperti, anzi i coperchi - i coperti e i coperchi in questo caso… - perché i soggetti che si riuniscono nel salotto del senatore Morra, nel falò familiare del senatore Morra, sono soggetti tra virgolette “sensibili”, uno fa il consulente tecnico della procura ed è lì, un altro è stato candidato del MoVimento 5 Stelle a sindaco e fa l'ingegnere e, poi, cosa fanno? Convocano una persona che è stata denunciata dal sindaco di Cosenza, avversario del senatore Morra, ed è stato denunciato perché il sindaco di Cosenza dice: guardate che questo mio dipendente, questo mio collaboratore ha fatto la cresta sui rimborsi, non è degno di stare al mio tavolo, non è degno di stare nelle istituzioni. Ebbene, questa persona viene convocata, finisce a casa del senatore Morra e per far cosa? Lo raccontiamo nell'interpellanza, per riferire in ordine ad alcuni fatti che possano mettere in luce, “mascariare”, direbbero gli eruditi della Commissione antimafia, il sindaco di Cosenza che è l'avversario politico del senatore Morra. Peccato che ci siano delle dicotomie pazzesche; queste persone, questi cinque dell'apocalisse vengono ascoltati dai magistrati e cosa raccontano? Come sono finiti a casa del senatore Morra? Uno dice: sono andato lì alle 17; un altro dice: no, sono andato lì ed erano le 21. Ora tra le 17 e le 21 c'è una certa differenza, d'inverno, alle cinque fa buio, alle 21 è buio pesto e, quindi, cominciamo col non capirci su quando si arriva e quando si va, ma questo è un dettaglio. Quelle che francamente lasciano basiti sono le modalità di registrazione di questa intercettazione ambientale, che viene fatta da un collaboratore, il famoso trojan umanizzato, che registra queste persone che incalzano e incalzano questo ex segretario denunciato, il quale non ha nulla da dire, il quale, come dire, consegna degli elementi totalmente inutili, eppure, cosa succede? Succede che per cinque giorni questa intercettazione viene covata, dal 15 febbraio al 20 febbraio, nelle modalità che abbiamo descritto.

È una pesca di frodo, lo ripeto, una pesca di frodo di tipo documentale in cui il cacciatore di frodo, in questo caso il senatore Morra, che non è un agente di pubblica sicurezza né un agente di polizia giudiziaria, poi, si circonda delle prede a cui ha consegnato l'intercettazione ambientale: il maresciallo della finanza e il procuratore aggiunto. Qui, non siamo alla categoria dei I professionisti dell'antimafia che nel 1988 citava Leonardo Sciascia, qui siamo ai manovali dell'antimafia, agli apprendisti dell'antimafia, perché? Perché pretendono che sia normale, come il Governo oggi ci viene a certificare, e che non vi è alcuna causa ostativa affinché una polizia privata, un organo inquirente diventi privato, a disposizione del presidente della Commissione antimafia.

Abbiamo già parlato dell'opportunismo e dell'opportunità, ma, vede, noi, oggi, Presidente, non abbiamo agitato lo spettro del sospetto, non abbiamo agitato lo spettro che fa inseguire per strada, alla maniera in cui fa il MoVimento 5 Stelle, persone che sono soltanto sospettate di un reato, no, noi il sospetto non l'abbiamo neanche sfiorato, i fatti sono lì, parlano da soli. Noi abbiamo preteso rispetto e lo abbiamo preteso non in quanto rappresentanti di una forza politica, ma in quanto rappresentanti con decoro e onore di un'istituzione, l'istituzione della Commissione parlamentare antimafia, che, in questo momento, non è all'altezza del compito a cui la chiamano le istituzioni.

Tutto questo deve far preoccupare e deve far preoccupare tutti i cittadini; come stanno dimostrando i fatti, i trojan che sono stati installati sui cellulari di magistrati ancora in carica e che hanno disvelato la palude nauseabonda che è stata censurata ai massimi livelli delle nostre istituzioni repubblicane e che riguarda un'istituzione centrale, qual è il Consiglio superiore della magistratura, ebbene, tutta questa palude nauseabonda noi abbiamo la capacità, dovremmo avere l'onore e il dovere di prosciugarla, laddove va prosciugata e, quindi, alla Commissione parlamentare antimafia, non solo il Governo si fida di un appunto del comando generale della finanza al quale andrebbe detto: rimuovi immediatamente quel maresciallo, perché non vi può essere neanche il velo del sospetto che abbia assoggettato la sua carica al servizio privato di un cittadino che non è eguale agli altri, perché è un senatore della Repubblica e, oggi, è il presidente della Commissione parlamentare antimafia. Quella Commissione parlamentare antimafia dovrebbe predicare e dovrebbe pretendere il rispetto delle leggi, ma prima del rispetto delle leggi viene il rispetto delle istituzioni che, con la risposta di oggi, è stato strappato e vilipeso.

Presidente, io, quindi, dichiaro la mia totale insoddisfazione, mentre assicuro che proseguiremo nelle sedi penali che sono destinatarie degli atti di questa vicenda con tutti gli atti che la riguardano.

(Chiarimenti in merito al progetto per la costruzione di nuovi parcheggi all'interno dell'aeroporto internazionale Marco Polo di Tessera, con particolare riferimento all'impatto ambientale e alla gestione diretta dei parcheggi dell'aeroporto – n. 2-00401)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pellicani e altri n. 2-00401 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Nicola Pellicani se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Stiamo parlando di un ennesimo capitolo di una storia costellata da una conflittualità ventennale tra la società di gestione dell'aeroporto di Venezia, la SAVE, e il territorio e la cittadinanza. In particolare, parliamo di un intervento in corso per la realizzazione di nuovi parcheggi all'interno del sedime aeroportuale che sta comportando il taglio di centinaia di alberi, tra cui pini marittimi e piante messe a dimora da oltre cinquant'anni da un ex vivaio, e stiamo parlando di un intervento che sta contravvenendo anche a quanto previsto dal masterplan approvato per l'aeroporto di Venezia che, appunto, agli attuali 6.600 parcheggi già operativi dovrebbe arrivare a oltre 8.500 parcheggi. tra cui questi stalli che sono in costruzione e che, contravvenendo a quanto previsto appunto dal masterplan, dovevano essere anticipati da interventi di mitigazione ambientale, mentre la società che gestisce l'aeroporto sta andando avanti dritta, nonostante le proteste dei cittadini, le petizioni fatte dai residenti, per la realizzazione di questi parcheggi, sacrificando un'area verde, non solo di pregio ambientale, ma anche molto importante dal punto di vista della mitigazione dell'inquinamento ambientale e, in particolare acustico, oltre che atmosferico.

La questione dei parcheggi relativa appunto alla società che gestisce l'aeroporto sta determinando una conflittualità nel territorio, sia per questa vicenda di carattere soprattutto ambientale, ma anche perché, nonostante le raccomandazioni dell'ENAC espresse anche con una circolare, li sta gestendo da anni in regime di monopolio, ovvero gestisce 6.600 parcheggi senza mai aver fatto una gara, ed ora si appresta appunto ad allargare il numero degli stalli sempre con lo stesso metodo.

Penso che questo atteggiamento di contrapposizione permanente con riferimento alla società che gestisce l'aeroporto - un aeroporto molto importante, ricordiamo che stiamo parlando del terzo aeroporto italiano, con oltre 11 milioni di passeggeri - non può continuare, e che deve interrogarsi non solo il Ministero e il Governo ma anche ENAC su questo atteggiamento.

La cosa altrettanto grave, sempre compresa in questa interpellanza, riguarda il tema della trasparenza. Ovvero, alla fine del 2017 Save è uscita dalla Borsa attraverso un'OPA totalitaria, e con l'uscita di Borsa è venuto meno ogni elemento di trasparenza: non si conoscono, ad esempio, i bilanci di una società di grande rilevanza per tutta l'area metropolitana veneziana ma non solo, per tutto il quadrante del Nord-Est del Paese, che agisce senza relazionarsi con il territorio.

Questo episodio del taglio degli alberi - stiamo parlando di circa 1.200 alberi - per far spazio appunto ai parcheggi - un taglio di cinque alberi per far posto a tre parcheggi - credo che meriti l'interessamento del Governo, in particolare appunto del Ministero delle Infrastrutture e dell'ENAC.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Vittorio Ferraresi, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, in premessa, interpellato, ENAC riferisce che il Masterplan 2021 è stato sottoposto a procedura di VIA nazionale (valutazione d'impatto ambientale), procedura che, come è noto, prevede il coinvolgimento di tutti gli enti locali e nazionali competenti ad esprimersi su tutte le tutele ambientali vigenti sull'area.

L'iter tecnico-amministrativo cui è stato sottoposto il progetto si è concluso con il decreto di compatibilità ambientale con prescrizioni n. 9 del 2016, a firma congiunta del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per i Beni e le attività culturali dell'epoca.

In fase di istruttoria tecnica, il progetto è stato illustrato pubblicamente e depositato presso le amministrazioni locali interessate per favorirne l'accessibilità. Tutte le osservazioni espresse sul progetto sono state controdedotte e costituiscono parte integrante del parere della commissione tecnica VIA.

Peraltro, tutta la documentazione relativa all'istruttoria VIA e alle relative ottemperanze è consultabile sul sito del Ministero dell'ambiente. Inoltre, i progetti in corso di realizzazione sono costantemente monitorati da ARPAV in seno alle prescritte verifica di ottemperanza.

Per quanto detto, ENAC ritiene che ogni intervento previsto dal Masterplan, ivi incluso il parcheggio P6, sia stato pienamente autorizzato e possa quindi essere realizzato conformemente al quadro prescrittivo in vigore.

Per quanto attiene più specificatamente al tema del verde, ENAC informa che: per tutti gli interventi che interferiscono con aree verdi sono state adottate soluzioni progettuali ed esecutive che hanno minimizzato la perdita di copertura arborea; sono stati previsti reimpianti che hanno preservato gli esemplari qualitativamente di pregio e valore, sani e compatibili con la destinazione d'uso delle aree; gli abbattimenti delle specie alloctone, e per questo malate e sofferenti, sono state compensate con reimpianti di specie autoctone dalla massa fogliata più efficiente e dalle caratteristiche fotosintetizzanti più favorevoli.

Tali soluzioni di dettaglio, come da prassi, sono state sottoposte alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il comune di Venezia e Laguna, che si è espressa con parere favorevole nell'ambito della procedura autorizzata paesaggistica del disegno finale delle opere, ai sensi dell'articolo 147 del decreto legislativo n. 42 del 2004.

In particolare, per il progetto del parcheggio P6, il Ministero per i Beni e le attività culturali ha precisato che l'autorizzazione paesaggistica nell'ambito dell'iter procedurale successivo alla VIA prevede di preservare il maggior numero di esemplari esistenti, andando ad individuare una distribuzione e composizione degli stalli, della viabilità afferente e delle opere accessorie che potesse consentire il raggiungimento di tale obiettivo.

Con la progettazione esecutiva sono state introdotte alcune modifiche per migliorare l'inserimento funzionale delle opere all'interno del sistema parcheggi e della viabilità aeroportuale, oltre a garantire un migliore inserimento delle stesse nel contesto paesaggistico ambientale.

È stata prevista la piantumazione di nuove alberature lungo la fascia perimetrale del parcheggio per aumentare la schermatura verde rispetto alla viabilità esistente, che andranno ad integrare quelle esistenti, incrementando così la barriera verde di separazione tra viabilità e parcheggio. ENAC evidenzia anche che il gestore aeroportuale Save non è obbligato ad indire gara ad evidenza pubblica per individuare un gestore di parcheggi, tra l'altro gestiti da una propria società partecipata al 100 per cento.

A tal riguardo, si richiama la sentenza n. 590 del 2018 del Consiglio di Stato, che, nel richiamare quanto espresso dalla Cassazione civile, prevede che la sub-concessione di spazi aeroportuali per lo svolgimento di attività non rientranti nell'elenco dei servizi necessari di assistenza a terra, bensì prestate su richiesta e autonoma remunerazione del cliente, ha natura privatistica, sicché non soggetta alle regole dell'evidenza pubblica.

Infine, circa i gravi intasamenti alla viabilità, questi sono determinati dalle vetture che si fermano in sosta vietata lungo le strade di accesso al terminal. In proposito, evidenzio che la legge n. 33 del 2012 consente l'istituzione di zone a traffico controllato (ZTC) all'interno del sedime aeroportuale, il cui controllo dell'accesso e del tempo di permanenza può essere eseguito anche mediante apparecchiature e dispositivi elettronici omologati, ovvero approvati per il funzionamento in modo completamente automatico.

Al riguardo, ENAC precisa che l'ordinanza n. 16 del 2018, che istituisce la zona a traffico controllato, è stata emanata dalla direzione aeroportuale Nord-Est.

Il 1° luglio scorso, per quanto riguarda la ZTC aeroportuale, il comune di Venezia ha deliberato di approvare lo schema di convenzione tra il comune di Venezia, ENAC e la società Save per lo svolgimento in modo coordinato dell'attività di accertamento delle violazioni da parte del Corpo di polizia locale, anche a seguito di controlli effettuati da remoto. La competente direzione aeroportuale presume di poter firmare la convenzione entro il corrente mese.

PRESIDENTE. Il deputato Nicola Pellicani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

NICOLA PELLICANI (PD). Presidente, purtroppo non sono per niente soddisfatto. Ancora una volta, il Governo sta dimostrando scarsa attenzione e poco interesse per la città di Venezia, che ricordo essere una città patrimonio dell'umanità.

L'aeroporto di Venezia, di cui stiamo parlando, di cui parliamo appunto per la tutela di un ambiente delicatissimo, è situato tra la laguna di Venezia, la città antica e un abitato, nel raggio di circa tre-quattro chilometri, di oltre 30 mila abitanti.

In questo contesto ENAC sta avallando le decisioni che assume la società di gestione dell'aeroporto Save sempre in modo unilaterale, con scarsissima considerazione del territorio. Mi limito a un paio di osservazioni.

Allora, sulla concorrenza, secondo quanto diceva con la sua risposta il sottosegretario, ENAC avalla appunto la gestione in regime di monopolio, senza gare, di 6.600 parcheggi nel sedime aeroportuale, che diventeranno oltre 8 mila, nonostante ci sia una stessa circolare di ENAC - che ho qui in mano - che raccomanda appunto di stabilire un rapporto di concorrenza nella gestione di questi parcheggi.

Al di là di questo, anche sulla questione dell'introduzione della zona a traffico controllato, veniva citata questa convenzione tra comune e Save - approvata nei giorni scorsi dalla giunta comunale e che ora, però, dovrà passare al vaglio del consiglio comunale - che richiama una legge che consente, all'interno appunto dei sedimi aeroportuali, di individuare delle zone che, prevalentemente per ragioni di sicurezza, possono essere appunto sottoposte a ZTC, ma in questo caso tutta l'area aeroportuale è stata sottoposta a ZTC; non solo, ma con la facoltà e la possibilità da parte degli automobilisti di transitare per non più di 7-8 minuti (anzi 8 minuti, perché erano 7 e adesso si passa, con la nuova convenzione, se verrà approvata dal consiglio comunale, ad 8 minuti), pena appunto sanzioni pecuniarie.

Si parla poi di un generico parcheggio che verrà istituito - non si sa dove e non si sa quando - per dar facoltà, a chi accompagna e viene a prendere le persone in aeroporto, di fare una sosta di 60 minuti.

Ecco, io credo che tutto questo meriti più attenzione da parte in particolare dell'ENAC, che dovrebbe intanto cominciare a riunire in modo più frequente la commissione aeroportuale, che, come sappiamo, è quella che comprende tutti i soggetti a vario titolo interessati a una corretta gestione dell'aeroporto, ma soprattutto a controllare i livelli di inquinamento atmosferico e acustico. In questo senso, ricordo alcune esperienze virtuose, in particolare quella di Bologna, dove l'aeroporto non è un'isola a sé stante rispetto al resto della città, ma è perfettamente integrato, vengono fatti, in modo quasi mensile, incontri con la cittadinanza ed è stato istituito addirittura un piano sulla decarbonizzazione del territorio. Ecco, credo che bisogna ispirarsi a esperienze come queste per instaurare un rapporto virtuoso tra chi gestisce una società importante per il territorio come una società aeroportuale, e solo in questo contesto è possibile avviare progetti che possano integrare e coinvolgere una cittadinanza.

Ripeto che solamente nel raggio di tre-quattro chilometri vivono circa 30 mila persone, ma sappiamo che l'aeroporto di Venezia, il Marco Polo, è il terzo aeroporto italiano, che serve tutto il quadrante del Nord-Est, e quindi stiamo parlando di alcuni milioni di persone.

Per tutto questo non posso che dichiararmi insoddisfatto e chiedere ancora una volta al Governo di avere più attenzione per la città di Venezia, in questo caso in particolare per il destino e il futuro dell'aeroporto.

(Iniziative di competenza in ordine ad un adeguato processo di riforma del sistema di reclutamento nelle università improntato a criteri di trasparenza e meritocratici – n. 2-00441)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lattanzio ed altri n. 2-00441 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Lattanzio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

PAOLO LATTANZIO (M5S). La illustro.

PRESIDENTE. Prego, a lei la parola.

PAOLO LATTANZIO (M5S). Presidente, colleghi e colleghe, sottosegretario, l'università - lo sappiamo - è uno dei vettori per la crescita di un Paese civile e, al tempo stesso, rappresenta il centro le sue basi rappresenta innanzitutto un crimine morale; rappresenta un crimine morale perché significa impoverire tutta la cittadinanza che alla comunità accademica partecipa e dalla quale, al tempo stesso, riceve benefici, istruzione e formazione. Proprio l'università, intesa come centro propulsore per la promozione, la tutela e la valorizzazione della conoscenza, è al centro di questa interpellanza, all'interno della quale chiediamo al Governo di fare immediata chiarezza sullo scandalo dei concorsi truccati che è - ahinoi - all'ordine del giorno su tutti i giornali e nella procura di Catania, ma che coinvolge non soltanto l'Ateneo etneo, ma anche, a quanto pare, altri atenei italiani e coinvolge e comprende circa una quarantina di concorsi, oltre quelli già finiti sotto inchiesta.

In particolare, ci sono due dati che è importante sottolineare sin da subito: le dimissioni e l'allontanamento del rettore di Catania, il professor Francesco Basile, e di altri professori, tutti con ruoli apicali all'interno dei principali dipartimenti dell'Università, come anche, al tempo stesso, il coinvolgimento di atenei che vanno da Catania a Verona, da Messina a Firenze, da Roma a Trieste, Napoli, Milano e così via. Ce n'è per tutti. In questo scandalo e nel malcostume che riguarda la corruzione sicuramente l'Italia si dimostra, ancora una volta, un Paese tristemente unito. Sono quindi quattordici le città coinvolte, a dimostrazione che tanto e con forza noi stiamo combattendo per sconfiggere la corruzione, in questa legislatura, ma ancora tanto, tantissimo, con ulteriore forza, è necessario fare nei prossimi mesi per rafforzare questa lotta.

Ed è brutto e doloroso leggere le dichiarazioni, per esempio, della magistrata Raffaella Vinciguerra, che dice - riporto un virgolettato – “in questo sistema andavano avanti i figli dei figli, in una cultura generale paragonabile a quella delle associazioni mafiose”. Credo che questo offenda profondamente tutti noi, e non solo chi ha avuto, o ha al momento attuale, un percorso accademico in corso.

Questa inchiesta è una pagina buia per tutto il nostro Paese perché conferma ancora una volta la persistenza fortissima di pratiche di baronato all'interno delle nostre università, evidenziando come siano ancora tantissime le persone di potere che utilizzano le attuali norme e forme di reclutamento per il proprio tornaconto personale o anche, come nel caso di Catania, per penalizzare con sistemi punitivi - un codice, addirittura, viene definito - coloro che a questi comportamenti non si erano allineati.

Ma questo scandalo, che sembra si stia ampliando ancora di più, sempre di più, coinvolge l'istituzione universitaria anche per quanto riguarda coloro che non sono direttamente coinvolti; e penso alle studentesse e agli studenti che non solo si sono trovati a vivere un'Università i cui docenti molte volte erano stati selezionati di certo non per merito, ma vedono seriamente compromesso ancora una volta il loro diritto allo studio. Mi risulterebbe anche in questa sede difficile non esprimere solidarietà agli studenti di Catania che - anche qui utilizzo il loro virgolettato, perché abbia piena dignità anche in quest'Aula – “vogliono riaffermare la centralità del corpo studentesco e sottolineare che abbiano ben chiaro quanto marcio ci sia dalle fondamenta nel sistema universitario ormai da decenni”. E per loro è giustamente il momento di cambiare e chiedono, al tempo stesso, che il diritto allo studio, anche nelle prossime sessioni d'esame, sia assolutamente tutelato e garantito. Non posso che ovviamente esprimere vicinanza agli studenti in mobilitazione su questo tema in questa fase. Mi piace fare riferimento ai giovani e agli studenti e alle studentesse perché procedere a selezioni universitarie, reclutamento universitario, non secondo merito, ma secondo amicizie, scambi di potere e affari di questo tipo, come quelli appena citati, significa anche compromettere lo sviluppo futuro del Paese, significa non selezionare le migliori competenze, significa far perdere il Paese in termini di appeal, produttività e competitività. E significa, cosa ancora più grave, frustrare profondamente le aspirazioni, i sogni e le ambizioni degli studenti e dei giovani che sperano e confidano nella possibilità di poter partecipare e di poter vedere realizzato il proprio percorso accademico.

Durante la conferenza stampa, il procuratore Carmelo Zuccaro ha spiegato che in questo sistema messo in piedi nessuno spazio doveva essere lasciato alle selezioni meritocratiche; quindi la negazione esatta dei principi stessi per cui esiste un'istituzione come l'università. Utilizzo ancora un virgolettato: “esisteva un codice di comportamento sommerso attraverso il quale gli esiti dei concorsi venivano cuciti addosso a chi doveva vincerli; gli altri candidati erano da schiacciare e chi osava fare ricorso se la doveva piangere”. Questo triste e agghiacciante virgolettato esprime bene come - e le indagini coprono il periodo che va dal 2015 al 2018, quindi non un'esperienza estemporanea - non si sia trattato di un singolo docente, ma di un'intera struttura che ha evidenti grossi problemi alla propria base.

E chi, come il sottoscritto, ha partecipato a concorsi pubblici, a quei concorsi pubblici, senza alcun santo in paradiso, conosce bene gli sforzi, i sacrifici, i costi e lo studio che tanti giovani aspiranti ricercatori e ricercatrici mettono nel proprio percorso accademico, sperando di poter essere giudicati per quello che hanno appreso e per quello che possono dare all'accademia, all'istruzione e alla ricerca.

Insomma, siamo di fronte ad una vera e propria associazione a delinquere che - ancora un virgolettato – “è volta ad alterare il naturale esito dei bandi di concorso”. E su questo non si faceva distinzione fra percorso che prevedeva scatti di crescita, posti da garantire nei nuclei di valutazione, nei CdA, posti per assistenti e tecnici amministrativi, borse di studio, dottorati di ricerca.

Era tutto il pacchetto della disponibilità e della struttura accademica controllato da chi è rientrato, rientra ad oggi in questa indagine, sulla quale ci sono molte informazioni che veramente ci rendono tristi per questo momento che sta passando l'università, soprattutto in un momento in cui il Paese affronta molte sfide a livello locale e globale, soprattutto in un momento in cui il Paese combatte, anche grazie all'azione di questo Governo, la precarietà e il precariato; e, quindi, leggere della frustrazione di tante speranze e di tante ambizioni è veramente da un lato - torno a dire - triste ma, dall'altro, ci dà ancora di più la certezza che, oltre alla crisi economica e sociale della quale molte volte leggiamo sui giornali, c'è forse il tema di una crisi ben più ampia, che è culturale e morale e che è alla base dei problemi del nostro Paese, e sappiamo quante volte i sistemi corruttivi sfociano, così sono stati definiti anche dai magistrati, in sistemi ancora più pericolosi. Proprio per questo chiediamo un'attenzione molto alta e faremo di tutto per mantenere un'attenzione molto alta su questo scandalo. Lo scandalo di Catania e degli altri atenei italiani - qui è un alert molto grosso che sento di voler evidenziare - rischia di minare alla base quei percorsi di lotta alla corruzione sui quali siamo impegnati, ma sicuramente il Governo, che è di fronte a noi e che ci ascolta, come anche il Parlamento e la forza parlamentare che rappresento non si faranno intimidire da tali fenomeni e continueranno a combattere con grande energia e sempre maggior vigore tutte quelle sacche di corruzione che portano a un impoverimento complessivo del sistema Paese.

È per questo motivo bisogna agire immediatamente, innanzitutto per fare chiarezza su quanto successo e per individuare con assoluta certezza i responsabili; poi, ovviamente per evitare che in futuro si ripetano o, meglio, che continuino fenomeni di questo tipo.

Dall'altro lato, abbiamo il dovere di tutelare gli accademici onesti e soprattutto coloro che partecipano, con onestà e serietà, a quei concorsi. I concorsi truccati, infatti, offendono in primo luogo la loro dignità, svilendo anni e anni di studio e di preparazione. Premiare gli amici degli amici e non i più meritevoli significa perdere ancora una volta in termini di competitività e di possibilità di sviluppo del Paese e questo è un lusso che decisamente non ci dobbiamo più permettere.

È per queste persone, è per i giovani, è per chi ambisce ad entrare nel percorso accademico che dobbiamo lavorare, come stiamo facendo in Commissione cultura, all'introduzione di procedure di reclutamento serie, trasparenti, controllate, tracciabili, in grado di assicurare che sia effettivamente ed esclusivamente il merito il criterio su cui si basano i concorsi universitari. È proprio su questo tema che la nostra Commissione è molto impegnata, proprio sulla riforma del reclutamento accademico, con l'obiettivo non secondario, ormai improrogabile, di contrastare le baronie ed ogni forma anche solo di opacità.

Inoltre, è importante che lo Stato e le istituzioni pubbliche lavorino sempre per il bene dei cittadini e delle cittadine: è paradossale dover ricordare che i concorsi pubblici si affrontano con le proprie forze, basandosi sullo studio, sulla dedizione e sul sacrificio. L'istruzione e la ricerca continuano a svolgere oggi un ruolo fondamentale per le società democratiche; le università devono essere rispettate, onorate, valorizzate e tutelate, non sfruttate con promesse e per interessi personali di pochi, per giochi di potere, giochi di scambio che sono purtroppo, nello scandalo di Catania, all'ordine del giorno. In questa vicenda - è inutile nasconderlo - gli sconfitti sono tanti: in primis l'istituzione universitaria, perché bistrattata, svilita, vilipesa, ridotta a teatro, anzi a teatrino, di ignobili compravendite. Poi, ancora, i docenti coinvolti, che hanno disatteso l'incarico, altissimo, che svolgono al servizio della conoscenza, della scienza e della comunità tutta; ancora, gli accademici che a quei concorsi oggi oggetto di indagini, hanno partecipato e non hanno avuto la possibilità di accedere a selezioni vere, aperte, oneste. Ma anche lo Stato esce ferito e violato dalla vicenda che mina alla base tutti i principi che parlano di democrazia, uguaglianza, rispetto delle leggi, parità nell'accesso e che sono sanciti dalla nostra Costituzione.

Però, su questo – lo voglio sottolineare - dobbiamo essere sinceri e onesti fino in fondo e dobbiamo assumerci anche le nostre responsabilità, perché sconfitti siamo anche noi e lo siamo per tutte le volte che, pur sentendo di processi di selezione e di reclutamento poco chiari, poco trasparenti, abbiamo girato la testa dall'altra parte; siamo sconfitti noi per tutte le volte che abbiamo ridotto a illazione o abbiamo giustificato o addirittura compreso, perché così va in Italia, quando abbiamo avuto notizia di situazioni di questo tipo. Quindi, è bene che non esista nessuna connivenza anche e soprattutto tra tutti quelli che rappresentano l'università o, meglio, la comunità accademica.

Mi avvio alla chiusura e vorrei leggere un brevissimo pensiero di Benjamin Disraeli, politico e scrittore britannico dell'Ottocento, che diceva: “Un'università dovrebbe essere un luogo di luce, libertà e studio”. È un pensiero straordinario e di grande attualità ma, purtroppo, in questa storia di concorsi truccati non c'è luce, non c'è libertà, non c'è studio, e non c'è futuro, se il sistema continua ad essere questo, aggiungo. Non possiamo assolutamente permettere che non ci sia futuro per la nostra università e per i nostri giovani perché l'università è ancora oggi una istituzione importantissima, preziosa per la società civile e democratica, preziosa per il presente e per il futuro, preziosa per il futuro delle nazioni in Europa, preziosa per le speranze dei giovani, in buona sostanza, Presidente, preziosa per tutti noi; svolge e deve svolgere con serietà e moralità l'altissima missione per cui è nata ed è sopravvissuta, seppur con mille difficoltà in questi secoli. Tutto il personale è chiamato ad un grande senso di responsabilità. Lo Stato, dal canto suo, deve operare affinché il ruolo non sia mai compromesso e affinché l'università sia sempre ancella del sapere, garante di onestà, libertà e trasparenza. Chiediamo dunque uno sforzo energico, vista l'evidente urgenza, perché il Governo sostenga una riforma del reclutamento universitario ormai non più rimandabile in chiave di trasparenza, merito, valorizzazione della competenza come quella a cui stiamo lavorando in Commissione cultura e che verrà parlamentarizzata. Vogliamo dunque conoscere in questa sede quali siano le iniziative che il Ministro e il sottosegretario, per sua interposta persona, intende adottare in merito al processo di riforma del sistema di reclutamento nelle università e quali siano gli interventi che intende implementare a garanzia di processi trasparenti e meritocratici, in modo da tutelare le eccellenze presenti negli atenei italiani.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca, Salvatore Giuliano, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente e grazie onorevole Lattanzio. Come già dichiarato dal Ministro Bussetti quelli da lei richiamati sono fatti gravissimi, che nuocciono all'immagine del nostro sistema universitario, che è invece di altissimo livello e vanta tante eccellenze. La informo, in merito ai fatti da lei esposti, che il rettore dell'Università di Catania ha rassegnato le proprie dimissioni e che il Ministro ha già firmato il relativo decreto di accettazione. Pertanto i competenti organi accademici potranno subito avviare le procedure per l'elezione del nuovo rettore.

È importante che su questa vicenda si faccia chiarezza quanto prima. Il Ministero, dal canto suo, non appena è pervenuta notizia delle indagini condotte dalla procura della Repubblica di Catania e delle misure cautelari personali applicate su disposizione dell'autorità giudiziaria, ha immediatamente avviato una verifica sull'eventuale presenza di docenti universitari coinvolti nel procedimento penale all'interno delle commissioni di abilitazione scientifica nazionale o in qualsiasi altro tipo di collaborazione istituzionale con il nostro Ministero. All'esito degli accertamenti, saranno adottati i necessari provvedimenti di sospensione di tali collaborazioni con il personale docente coinvolto nell'inchiesta. Il MIUR, inoltre, ha chiesto all'autorità giudiziaria copia degli atti ostensibili dell'indagine e comunque si costituirà parte civile nel relativo procedimento, all'esito del quale i concorsi irregolari potranno essere annullati, posto che il nostro ordinamento giuridico ha tutti gli strumenti necessari per ripristinare la legalità violata. Non resteremo a guardare: come sempre l'amministrazione rispetterà ad eseguirà le decisioni dei giudici e adotterà tutte le misure assumibili nell'ambito delle proprie competenze, atteso che la vigente normativa in materia di reclutamento dei professori e dei ricercatori universitari, ovverosia gli articoli 18 e 24 della legge n. 240 del 2010, attribuisce agli atenei la competenza esclusiva in ordine allo svolgimento delle relative procedure concorsuali.

Tali procedure concorsuali - lo ricordo - vengono gestite direttamente dagli atenei attraverso concorsi locali. Pur se il Ministero, quindi, non ha una competenza diretta in materia, non è affatto indifferente alla problematica da lei rappresentata e, proprio al fine di fornire elementi utili agli atenei, atti a garantire il regolare e imparziale svolgimento delle procedure concorsuali, già in data 14 maggio, lo scorso anno, ha adottato l'atto d'indirizzo n. 39.

In particolare, con riferimento alla programmazione dei concorsi da attivare, al fine di escludere l'esposizione degli atenei a pressioni indebite e a decisioni non correttamente ponderate e adeguate rispetto all'effettivo fabbisogno, con il predetto atto di indirizzo è stato ribadito quanto peraltro già affermato anche dall'Anac, ossia che gli atenei dovrebbero, nell'ambito dei piani triennali per la programmazione del reclutamento del personale, garantire il concorso di tutte le componenti dell'università alla definizione degli atti di programmazione, fermi restando i vincoli normativi al riguardo; essere orientati da criteri oggettivi e principi generali per tutte le università, che tengano conto, ad esempio, del numero di professori per materia già presenti nei dipartimenti; unire le esigenze di natura didattica e di ricerca del dipartimento con quelle di merito dei possibili singoli candidati all'upgrade; adottare un sistema più aperto delle procedure di reclutamento dall'esterno; rendere maggiormente trasparenti i processi decisionali e le motivazioni delle scelte effettuate, anche facendo conoscere le ragioni della mancata attivazione di alcuni insegnamenti; assicurare la massima conoscibilità di tutti gli atti di programmazione.

Per quanto concerne la formazione delle commissioni giudicatrici e gli eventuali conflitti di interesse dei componenti, l'Anac parte dalla considerazione che la composizione irregolare delle commissioni o la presenza di soggetti che siano in conflitto d'interessi con i candidati può pregiudicare l'imparzialità della selezione. Le disposizioni legislative non disciplinano né le regole di formazione delle commissioni, né lo svolgimento dei loro lavori, rinviando ai regolamenti universitari. Perciò, in relazione alla composizione delle commissioni, con il predetto atto di indirizzo il Ministero ha raccomandato alle università di prevedere nei propri regolamenti che per l'individuazione dei componenti si ricorra alla modalità del sorteggio, basato su liste di soggetti in possesso dei medesimi requisiti previsti per la partecipazione alle commissioni dell'abilitazione scientifica nazionale (detta modalità può eventualmente essere temperata nei settori di ridotta consistenza numerica); che i componenti appartengano al medesimo settore concorsuale messo a concorso e, ove possibile, sia rispettato il principio delle pari opportunità tra uomini e donne nella formazione delle commissioni giudicatrici; che venga garantita la massima trasparenza delle procedure, prevedendo che le commissioni per il reclutamento dei ricercatori e dei professori associati siano composte di almeno tre membri di maggioranza esterni, e per il reclutamento dei professori ordinari di almeno cinque membri, di cui uno solo interno (si avrebbe in tal modo un sistema di garanzie crescenti in relazione alla crescente rilevanza delle posizioni accademiche); che l'incarico di commissario in un concorso locale sia limitato a due procedure all'anno, eventualmente estendibili ad un numero massimo di tre per i settori di ridotta consistenza numerica.

Più in generale, con riferimento alle ipotesi di conflitto d'interesse dei componenti delle commissioni giudicatrici, si osserva che, nell'ambito delle procedure concorsuali per il reclutamento del personale universitario, trovano applicazione i principi generali in materia di astensione e ricusazione del giudice, e, nello specifico, le cause di incompatibilità e di astensione previsti dagli articoli 51 e 52 del codice di procedura civile. Qualora un componente di una commissione concorsuale si trovi quindi in una situazione di incompatibilità prevista dal citato articolo 51, ha il dovere di astenersi dal compimento di atti inerenti la procedura stessa. Allo stesso modo, l'amministrazione interessata, valutata l'esistenza dei presupposti predetti, ha l'obbligo di disporre la sostituzione del componente al fine di evitare che gli atti del procedimento risultino viziati, come ribadito dalla circolare n. 3/2005 del Dipartimento della funzione pubblica.

Esposto ciò, è di tutta evidenza, anche alla luce dei fatti da lei richiamati, che si rende necessaria una proposta politica e legislativa tesa a garantire procedure corrette e trasparenti per il reclutamento dei docenti universitari. Ci stiamo già lavorando, come ha lei stesso sottolineato, in quanto riteniamo che quello universitario sia un settore fondamentale per la crescita di tutto il Paese. Non posso che ribadire anche in questa sede, infatti, la ferma volontà del Ministero, per quanto di competenza, di vigilare e monitorare sulla trasparenza ed il rispetto del merito delle procedure di reclutamento dei docenti e dei ricercatori universitari.

PRESIDENTE. Il deputato Marco Bella, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MARCO BELLA (M5S). Sottosegretario, grazie della sua risposta. Siamo sicuramente soddisfatti, come MoVimento 5 Stelle, soprattutto perché la sua risposta è stata veramente esaustiva.

A quanto da lei detto vorrei comunque aggiungere che i casi di concorsi cosiddetti truccati in diversi atenei italiani potrebbero sembrare anche numericamente non rilevanti: in fondo qualcuno potrebbe obiettare che l'inchiesta più recente coinvolge soltanto 66 docenti sui quasi 50 mila che costituiscono il corpo delle università italiane. Dopo i parlamentari, però, sono i docenti universitari la categoria che dovrebbe essere di maggiore esempio per il Paese e per i suoi giovani. Il docente universitario non è solo una persona estremamente preparata, ma dovrebbe essere prima di tutto un faro per la società, un punto di riferimento saldo e al di sopra di ogni sospetto.

Essere un professore universitario è un onore e un privilegio, ma è anche una responsabilità immensa. Ai docenti universitari - e lo dice chi fino ad un anno e mezzo fa ricopriva proprio quel ruolo - è richiesto un livello di moralità molto più alto di quello della popolazione generale. Quindi, in particolare per questa categoria, anche condotte che potrebbero apparire giuridicamente irrilevanti sono censurabili dal punto di vista etico. Per questo accogliamo con favore la proposta di rimuovere da commissioni ministeriali di qualunque tipo i docenti che risultassero coinvolti, anche lontanamente, in indagini che gettano ombre sulla loro moralità.

Vale lo stesso principio che abbiamo già applicato per i politici: un turno in panchina fino a quando le nubi non si saranno diradate, senza che questo voglia dire condannarli in anticipo. Anzi, ci auguriamo che siano i docenti stessi, qualora coinvolti in inchieste, a compiere un doveroso passo indietro, dimettendosi da qualsiasi carica ricoperta, anche elettiva, come già avvenuto. Il nostro gruppo parlamentare vigilerà che sia fatta piena luce su queste vicende e che, oltre a punire i colpevoli, siano riconosciuti i legittimi diritti dei meritevoli e capaci, coloro che hanno subito danni in prima persona perché scavalcati da altri.

Ricordiamo che nel recente passato comportamenti amorali di alcuni sono stati presi a pretesto per definanziare l'intero sistema universitario. Anche per questo, chi non è in grado di giustificare ogni singola parola, ogni singolo atto - quelli emersi dall'inchiesta - dovrebbe chinare il capo con vergogna di fronte ai propri colleghi. Osserviamo che né il definanziamento, né le cosiddette riforme del passato hanno scalfito in alcun modo le condotte dei più spregiudicati, anzi, i fatti emersi dall'inchiesta di Catania sembrano confermare che la ridotta disponibilità di risorse avrebbe addirittura acuito i comportamenti censurabili.

Infine, sottosegretario, auspico che tutte le forze politiche cooperino per migliorare le due proposte di legge sul pre-ruolo universitario e sui ricercatori ad inizio carriera, in discussione presso la nostra Commissione cultura. Con queste due iniziative legislative abbiamo la possibilità di riformare radicalmente il sistema di reclutamento accademico italiano, all'insegna della trasparenza e del merito. Vanno assicurate, soprattutto, le pari opportunità nelle condizioni di partenza.

Sottosegretario, Presidente, andiamo avanti con la linea dura: è l'unico modo che abbiamo per incidere davvero.

Chi ha sbagliato, paghi in maniera esemplare: lo dobbiamo ai nostri giovani che si affacciano agli studi universitari, alle loro famiglie, ma soprattutto alla stragrande maggioranza dei docenti universitari, che sono le prime vittime di un sistema che dobbiamo e vogliamo cambiare a partire dalle fondamenta.

(Orientamenti in merito all'autonomia dei centri museali, alla luce di recenti dichiarazioni del Ministro per i beni e le attività culturali – n. 2-00439)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Toccafondi e Schullian n. 2-00439 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Gabriele Toccafondi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario e il Governo. Il ministro Bonisoli ha annunciato, sia ben chiaro dopo che era già uscita una bozza di testo su organi di stampa, la riforma del suo ministero, il Ministero per i beni e le attività culturali, anzi, come lui stesso l'ha definita, la controriforma.

I punti cruciali della cosiddetta riforma sono questi: si vuole ridimensionare in generale l'autonomia dei musei della riforma precedente Franceschini, si vogliono togliere i consigli di amministrazione, si vogliono complicare i prestiti delle opere d'arte per altre mostre, altri musei, altri Stati, si vuole creare un super-tecnico, una figura tecnica all'interno del MiBAC, a leggere dal testo, con più poteri del Ministro stesso, si vuole l'accertamento delle decisioni, soprattutto di tutte le decisioni economiche e di varia natura, anche le decisioni economiche paradossalmente dei musei con autonomia e con autonomia speciale, e si vuole e si certifica la perdita dell'autonomia speciale di alcune realtà nazionali, e tra queste - ed è oggetto della interpellanza - della Galleria dell'Accademia, quella, per capirci, che custodisce il David di Michelangelo, quella che registra visitatori al punto da farla essere ormai, da alcuni anni, il secondo polo museale per visitatori del nostro Paese.

Per quanto mi riguarda, è una decisione che sembra priva di senso logico, anche perché, grazie alla riforma Franceschini, che ha bisogno di tanti aspetti di revisione indubbiamente, però i dati parlano chiaro: il sistema museale italiano, tra il 2014 e il 2018, ovvero tra prima della riforma e dopo la riforma, cioè dopo alcuni anni dalla riforma, ha visto aumentare con numeri impressionanti i visitatori, ha visto aumentare i ricavi dei poli museali, ha diminuito le giornate di chiusura, ha aumentato i lavori e i cantieri per migliorare i servizi dei visitatori, ha migliorato i servizi in generale ai visitatori, ha aumentato i percorsi, le mostre, le occasioni, sono aumentati i cantieri e, lo voglio sottolineare, si chiudono anche i cantieri. È segno che dare autonomia e dare autonomia speciale significa anche dare responsabilità a qualcuno, e dare responsabilità significa anche questi dati, questi numeri, queste statistiche.

Perché, allora, dico che sembra priva di senso logico questa riforma? Innanzitutto, per come l'ha definita lo stesso Ministro, perché la si intende una controriforma. Ma perché andare per forza contro, se qualcosa funziona? Se qualcosa doveva essere sistemato, non era sicuramente tornare indietro rispetto all'autonomia, all'autonomia speciale, alla possibilità di trovare dei responsabili, di dare loro delle responsabilità, di chiedere loro ogni anno conto delle responsabilità ricevute.

Numeri alla mano, non torna, è un controsenso, e oggi - e lo voglio sottolineare dopo alcune settimane di dibattito sui giornali - per la prima volta il tema arriva in Parlamento, perché questa riforma è un atto interno al Ministero, ma, vista la portata e il tema, noi più di una volta, come opposizione, abbiamo chiesto - sia in Aula sia in Commissione, sia alla Camera che al Senato, in audizione, in un'altra forma - che fosse lo stesso Ministro a raccontarci, non tanto ciò che ha scritto, ma il senso della sua controriforma. Oggi, per la prima volta, attendiamo fiduciosi le parole del Ministero dei beni e delle attività culturali.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Salvatore Giuliano, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Toccafondi. Gli onorevoli Toccafondi e Schullian richiedono notizie in merito alla recente riorganizzazione del Ministero ed in particolare sulle disposizioni che interessano alcuni musei autonomi. Nell'atto parlamentare ci si riferisce più propriamente alla Galleria dell'Accademia di Firenze e si interpella il Ministro in merito all'autonomia dei vari centri museali.

Permettetemi di riferire che il ministro Bonisoli ha già avuto modo di esprimersi sull'argomento, specificando che la decisione che ha interessato alcuni musei autonomi è stata una scelta volta alla razionalizzazione delle risorse ed è stata assunta anche a seguito di un'attenta valutazione organizzativa.

In particolare, l'autonomia della Galleria dell'Accademia di Firenze non è certo venuta meno, poiché essa non confluirà nell'ambito della competenza del Polo museale, ma andrà accorpata al Museo degli Uffizi, che, a sua volta, mantiene la sua piena autonomia.

È importante sottolineare che il comma 4 dell'articolo 30 del vigente regolamento di organizzazione del Ministero, il DPCM n. 171 del 2014, già prevede la possibilità di accorpare, con decreto ministeriale, gli istituti di cui al comma 3 dello stesso articolo con quelli del comma 2. Tale disposizione è stata replicata nell'articolo 29 del nuovo DPCM del 19 giugno 2019, recante l'organizzazione del MiBAC, degli uffici di diretta collaborazione del Ministro e dell'organismo indipendente di valutazione della performance; ed il prossimo decreto ministeriale di articolazione disporrà, altresì, in merito alla gestione degli istituti accorpati.

Alla Galleria dell'Accademia, proprio in ragione del suo accorpamento agli Uffizi, che mantiene il suo status di museo autonomo, sarà garantita una gestione manageriale ed una autonomia di bilancio.

Va, infine, precisato che con il nuovo DPCM, ad alcuni musei autonomi - ed il Museo degli Uffizi è ricompreso nella previsione - saranno assegnate delle figure dirigenziali e amministrative che contribuiranno alla ottimale gestione delle collezioni e del personale. Il Museo degli Uffizi, unitamente alla Galleria dell'Accademia, si avviano a diventare il corpus museale più grande d'Italia e, sotto il profilo culturale, più importante d'Europa.

PRESIDENTE. Il deputato Gabriele Toccafondi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Giuliano e, per suo tramite, il Ministero dei beni e delle attività culturali, non il suo ministero, quindi prima forse sono stato un po' troppo fiducioso, dicendo che oggi per la prima volta il tema arrivava in Parlamento, perché arriva ma per suo tramite e non per il tramite del MiBAC.

Non sono soddisfatto perché non vi è un'apertura, un'apertura di discussione che chiedevo e continuo a chiedere al Governo, un'apertura di discussione doverosa politicamente qui in Parlamento, e che non vedo, non c'è alcuna apertura di discussione, ma anche doverosa nei riguardi dei sindaci, che hanno questi poli museali nelle proprie città; mi riferisco, in particolar modo, al sindaco di Firenze, che, più di una volta, ha tentato di trovare un dialogo con il Ministro e, finora, su questo tema, non c'è stato, ma anche a tutte le città capoluogo che ospitano con orgoglio la storia del nostro Paese, i nostri musei, le nostre opere d'arte.

Ma non sono soddisfatto anche nel merito e non solo per il metodo.

Nel merito, si fa riferimento all'accorpamento, come già la stampa aveva annunciato, della Galleria dell'Accademia con la Galleria degli Uffizi, per un corpus museale, cito a memoria la risposta, più grande d'Italia. Ma questo sarebbe il segno della razionalizzazione delle risorse? Cito sempre a memoria la risposta del Ministero: è chiaro - e continua a essere il tema di discussione e di interesse almeno mio personale - che va evitato che in nome del cambiamento si smontino cose che funzionano. Perché, per smontare ciò che funziona, ciò che, numeri alla mano, funziona, bisogna essere, a prescindere e a priori, contro e non a caso si parla di “controriforma” e non di “riforma”. Ma non ha senso, così come non ha assolutamente senso accorpare il primo polo museale italiano, gli Uffizi, al secondo polo museale italiano, ovvero la Galleria dell'Accademia. È completamente incomprensibile, è irragionevole, è irrazionale e ciò per tanti motivi; è incomprensibile perché, dati, numeri e statistiche alla mano, dati dallo stesso Ministero, la Galleria dell'Accademia, nel 2014, aveva 1.3 milioni di visitatori, nel 2018 e dopo la riforma e, quindi, dopo l'autonomia speciale, dopo la creazione del senso di responsabilità, di oneri e di onori, ha raggiunto la cifra di 1,8 milioni di visitatori; nel 2014 la Galleria dell'Accademia faceva ricavi per 6 milioni di euro, nel 2018, dopo la riforma e dopo quello che abbiamo più volte sottolineato, 9,2 milioni di euro, cioè più del 30 per cento di aumento di ricavi.

È, quindi, incomprensibile il senso politico, tecnico e pratico di questo accorpamento e di questo annullamento di autonomia speciale per l'Accademia. Si accorpa il secondo museo con il primo museo; qual è il senso, qual è lo scopo, qual è il fine? Ancora, tuttora, non si comprende; si continua a dire che questo è il segno della razionalizzazione delle risorse; ma è il senso opposto alla razionalizzazione delle risorse! È incomprensibile, perché alla Galleria dell'Accademia stanno partendo cantieri aspettati da quarant'anni, sarà pure il senso, se partono ora, che l'autonomia funziona, che il senso della responsabilità porta a qualcosa, dopo quarant'anni di immobilismo? E invece, no.

Finalmente, come detto più di una volta, oltre agli onori di guidare un polo museale come la Galleria dell'Accademia, la Galleria degli Uffizi, c'erano anche gli oneri, oltre gli onori, ebbene si è deciso, senza una spiegazione plausibile, di tornare indietro. Sì, si manterranno alcune autonomie anche alla Galleria dell'Accademia, ma, in fondo, la responsabilità non si saprà più, com'era prima del 2014, a chi compete.

Quindi, è tutto incomprensibile, in maniera razionale, guardando i numeri, le statistiche e i dati e, invece, è tutto molto comprensibile se si vuole accentrare tutto a Roma, se si vuole accentrare, ritornare ad accentrare tutto in qualche stanza del Ministero, se si pensa che la valorizzazione del patrimonio artistico e museale italiano sia un tema da studiosi, oppure da sindacati, gli unici auditi dal Ministro, oppure da qualche consulente sempre ben pagato; è tutto comprensibile se si pensa che sia reale che con la cultura non si campa, è tutto molto comprensibile se si pensa che sia necessario, per una controriforma, sacrificare sull'altare della novità, del cambiamento, qualcosa o qualcuno e, in questo caso, quel qualcosa è l'autonomia della Galleria dell'Accademia del David di Michelangelo di Firenze e quel qualcuno è la sovrintendente in carica.

In nome del cambiamento, non si possono smontare cose che funzionano. Quindi, noi facciamo un ultimo appello al buonsenso, alla ragionevolezza, al senso del reale. Parliamoci, parlatevi tra sindaci, tra Ministri, perché non è possibile, di punto in bianco, smontare ciò che funziona per andare incontro non si sa bene a cosa e non si sa bene perché.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 8 luglio 2019 - Ore 14,30:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

FOGLIANI ed altri: Modifiche di termini in materia di obbligo di patente nautica e di formazione al salvamento acquatico. (C. 1822-A)

Relatore: TOMBOLATO.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

PICCOLI NARDELLI ed altri: Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura. (C. 478-A)

e delle abbinate proposte di legge: BELOTTI ed altri; MOLLICONE ed altri; FRASSINETTI ed altri; CASCIELLO ed altri. (C. 1410-1516-1614-1686)

Relatrice: CARBONARO.

3. Discussione sulle linee generali della mozione Cillis, Viviani ed altri n. 1-00213 concernente iniziative a sostegno del comparto cerealicolo .

La seduta termina alle 11,25.