XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 22 luglio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,

          premesso che:

              il 3 agosto del 2014 le forze dell'autoproclamatosi «stato islamico» penetravano nel territorio del Sinjar, nel nord dell'Iraq, a pochi chilometri dal confine siriano, prevalente territorio del popolo yazida-minoranza religiosa invisa al Califfato e il cui gruppo principale vive in Iraq. In quell'attacco, sono stati massacrati, rapiti, schiavizzati e fucilati o decapitati in tutto 10.400 uomini donne e bambini;

              quello che è stato fatto agli yazidi è stato ufficialmente riconosciuto come genocidio dal rapporto della Commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Siria, istituita dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu nell'agosto 2011 e considerata la più alta commissione d'inchiesta sulle violazioni dei diritti umani nel conflitto siriano. Il suo report – basato su 45 testimonianze fra operatori medici e umanitari, attivisti, giornalisti e sopravvissuti, leader religiosi, contrabbandieri, raccolte e verificate dalla Commissione stessa e intitolato «“They came to Destroy”: ISIS Crimes Against the Yazidis» afferma l'applicabilità dell'articolo 2 della convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, di cui anche Siria e Iraq sono parte. La condotta delle forze dello «stato islamico» presenta infatti una precisa ratio di sterminio degli yazidi in quanto gruppo etnico;

              gli atti compiuti da Daesh nei confronti degli yazidi, quali esecuzioni sommarie, gravi lesioni all'integrità fisica e morale, imposizioni di condizioni di vita aberranti, schiavizzazione e stupri delle donne e ragazze yazide, separazione forzata delle famiglie, e in particolare, dei bambini, rientrano – purtroppo – a pieno titolo negli atti previsti per il genocidio;

              nonostante la caduta delle roccaforti Daesh di Raqqa e Mosul, secondo un recente rapporto dell'organizzazione non governativa Human rights watch, «i crimini dello Stato islamico contro la minoranza yazida proseguono e restano ampiamente impuniti». Lo Stato iracheno non è ancora riuscito a liberare tutte le persone ridotte in schiavitù. E, dunque, la sconfitta militare di Daesh non cancella tuttora la minaccia per il popolo yazida;

              nel settembre 2017, è stata approvata una risoluzione dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite (risoluzione 2379), volta ad istituire un team investigativo di esperti, guidato da un inviato speciale, con il mandato di raccogliere e preservare materiale probatorio relativo a possibili crimini di guerra e contro l'umanità commessi da Daesh in Iraq;

              secondo un rapporto delle Nazioni Unite, più di 200 fosse comuni contenenti i resti di migliaia di vittime sono state scoperte in aree già controllate da Daesh in Iraq. È stata documentata l'esistenza di 202 siti di sepolture di massa nei governatorati di Ninive, Kirkuk, Salah al-Din e Anbar nelle parti settentrionali e occidentali del Paese e, secondo le stime, all'interno vi sarebbero i resti di almeno 12 mila vittime. Essi rappresentano una conferma ulteriore della brutalità, delle violenze, delle uccisioni di quanti rifiutavano o criticavano l'ideologia jihadista e la folle violenza omicida dei miliziani;

              le prove raccolte dal team dell'Onu sono e saranno fondamentali per garantire indagini credibili, azioni penali e condanne in conformità con gli standard internazionali di processo, nonché una risposta alla ricerca di verità e giustizia delle famiglie che attendono di sapere la fine dei loro cari; ma ad oggi, come la stessa premio Nobel Nadia Murad ha affermato nel corso di un'indagine conoscitiva svoltasi in questo Parlamento, è ancora incerto l'utilizzo che verrà fatto di questo materiale probatorio raccolto;

              secondo Human rights watch, i processi in corso da parte della giustizia irachena per crimini commessi contro gli yazidi sono destinati a un nulla di fatto, gli imputati sono principalmente accusati di «appartenenza, supporto o assistenza allo Stato islamico». Il rischio, denuncia la Ong, è che le prove del genocidio possano «perdersi, nel tempo nelle fosse comuni che le autorità locali tardano a portare alla luce». L'Iraq è stato criticato per il trattamento sommario riservato in passato ai sospetti membri e fiancheggiatori di Daesh, dopo la liberazione di Mosul e delle altre aree nord-irachene dall'occupazione jihadista. Molte persone sono state giustiziate in base a delazioni e vaghe accuse di aver sostenuto l'autoproclamato Califfato islamico;

              a tal proposito, è fondamentale l'istituzione di un apposito tribunale internazionale contro i crimini di Daesh contro le minoranze religiose in Iraq, che abbia un mandato chiaro e circoscritto. Anche se, questo non deve far dimenticare che, oltre a Daesh, nella regione, ci sono altri che si sono macchiati di crimini contro l'umanità. A partire dal regime di Assad, per poi continuare con quei regimi nella regione che hanno utilizzato milizie fondamentaliste per una guerra per procura che è costata 400 mila morti. Iraq e Siria non saranno in pace, finché anche quei crimini non saranno investigati e processati;

              parimenti, non si devono dimenticare la sofferenza e la persecuzione nei confronti di altre religioni minori nel Paese e, in particolare, quella verso i cristiani;

              secondo la quattordicesima edizione del rapporto sulla libertà religiosa di aiuto alla Chiesa che soffre, nel mondo un cristiano ogni 7 vive in un Paese di persecuzione. Il numero complessivo dei cristiani perseguitati è di 300 milioni. Nel periodo preso in esame dal rapporto, dal giugno 2016 al giugno 2018, si riscontra un aumento delle violazioni della libertà religiosa in molti Stati. In totale sono stati identificati 38 Paesi in cui si registrano «gravi o estreme violazioni» e tra questi spicca proprio l'Iraq;

              il 61 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi in cui non vi è rispetto per la libertà religiosa, nel 9 per cento delle nazioni nel mondo vi è discriminazione, e nell'11 degli Stati vi è persecuzione;

              l'Iraq non ha ratificato il trattato istitutivo della Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi), lo statuto di Roma;

              l'Italia può, anzi deve, farsi promotrice di una iniziativa internazionale per istituire un tribunale speciale per perseguire i crimini di Daesh contro le minoranze religiose, a maggior ragione perché il Trattato è stato firmato a Roma, il che costituisce anche un mandato «morale» italiano, e, soprattutto, perché esso rappresenterebbe un vero tassello nel complicato mosaico per portare pace e stabilità tra Siria e Iraq e per contribuire a salvare la natura plurale del Medio Oriente. Inoltre, l'Italia, partner dell'Iraq, ha contribuito alla coalizione globale contro Daesh addestrando oltre 30 mila unità militari e di polizia irachene;

              il Consiglio europeo ha recentemente ribadito il fermo sostegno dell'Unione europea all'unità, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Iraq, nonché l'importanza della titolarità irachena dei processi politici e di riforma interni del Paese. Ed ha sottolineato il costante impegno dell'Unione europea a favore della salvaguardia del carattere multietnico e multireligioso della società irachena;

              le elezioni federali tenutesi nel maggio 2018 riaffermano l'impegno dell'Iraq verso la democrazia. Ma, ora è cruciale che tutti i giocatori e le istituzioni politiche in Iraq lavorino insieme per affrontare i bisogni urgenti del Paese, soprattutto in relazione alla fornitura di sicurezza, di servizi e posti di lavoro sostenibili per tutti gli iracheni in tutto il Paese;

              il Ministro degli esteri iracheno ha invitato i membri della coalizione internazionale a combattere l'organizzazione terroristica dello Stato islamico ed a intensificare gli sforzi nella lotta contro il terrorismo in Siria ed a sostenere le autorità irachene nella lotta al terrorismo sul suo territorio, «contro le cellule latenti di Daesh in tutto il paese e a contribuire a ripristinare la stabilità nei territori liberati ». E ha chiesto anche, «ai paesi della coalizione di fornire supporto logistico e tecnico per sostenere gli sforzi dell'Iraq sul terreno, in modo che lo Stato Islamico sia ritenuto responsabile delle sue azioni, compresi crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio»;

              l'Iraq ed il popolo iracheno hanno pagato un costo altissimo per la furia cieca dello Stato islamico. Ed è dovere della comunità internazionale assicurare che i responsabili delle atrocità rispondano dei loro orribili crimini, non solo sul terreno militare, ma anche sul piano dell'ideologia e della narrazione,

impegna il Governo:

1) a promuovere in tutti i consessi internazionali, ed in particolare presso la prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite e presso il Consiglio per i diritti umani e l'ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu e infine nelle sedi europee, la necessità che i competenti organi delle Nazioni Unite, sulla base dell'attività del team investigativo, deferiscano il risultato delle indagini alla Corte penale internazionale o che si costituisca un tribunale ad hoc che abbia giurisdizione sul caso;

2) a supportare azioni immediate per combattere il sistematico sterminio di massa delle minoranze religiose perpetrato dal cosiddetto Stato islamico in Iraq e in Siria;

3) a promuovere, l'esigenza che gli Stati coinvolti – Iraq e Siria – implementino le norme su genocidio e crimini contro l'umanità.
(1-00230) «Quartapelle Procopio, De Maria, Fassino, Guerini, La Marca, Minniti, Scalfarotto, Enrico Borghi, Fiano».

Risoluzioni in Commissione:


      Le Commissioni V e IX,

          premesso che:

              sulla base del Sistema europeo dei conti SEC 2010, definito dal regolamento (Ue) del Parlamento europeo e del Consiglio, n. 549/2013 e delle interpretazioni del SEC stesso fornite nel Manual on Government Deficit and Debt pubblicato da Eurostat, l'Istat predispone l'elenco delle unità istituzionali che fanno parte del settore delle amministrazioni pubbliche;

              nell'ambito delle statistiche di contabilità nazionale, per tale settore si compila il conto economico consolidato che costituisce il riferimento per gli aggregati trasmessi alla Commissione europea in applicazione del Protocollo sulla procedura per i deficit eccessivi annesso al Trattato di Maastricht; i criteri utilizzati per la classificazione delle unità istituzionali nei relativi settori sono di natura statistico-economica al fine di perseguire l'obiettivo di una quanto più possibile armonizzazione a livello europeo;

              secondo il SEC 2010, il settore S13 «è costituito dalle unità istituzionali che agiscono da produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita, la cui produzione è destinata a consumi collettivi e individuali e sono finanziate da versamenti obbligatori effettuati da unità appartenenti ad altri settori, nonché dalle unità istituzionali la cui funzione principale consiste nella redistribuzione del reddito della ricchezza del paese». Ogni unità istituzionale viene classificata o meno nel settore S13 sulla base di criteri di natura prevalentemente economica, indipendentemente dal regime giuridico che la governa. Seguendo tali criteri, le unità incluse nel settore delle amministrazioni pubbliche appartengono alle seguenti tipologie:

          a) entità pubbliche che in forza di una legge esercitano un potere giuridico su altre unità nel territorio economico e gestiscono e finanziano un insieme di attività, principalmente consistenti nel fornire alla collettività beni e servizi non destinabili alla vendita;

          b) società controllate da un'amministrazione pubblica, a condizione che la loro produzione consista prevalentemente in beni e servizi non destinabili alla vendita, ovvero che i proventi derivanti da vendite o entrate ad esse assimilabili non riescano a coprire almeno la metà dei costi di esercizio;

          c) istituzioni senza scopo di lucro riconosciute come entità giuridiche indipendenti che agiscono da produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita e che sono controllate da amministrazioni pubbliche;

          d) fondi pensione autonomi per i quali la contribuzione è obbligatoria e la fissazione e approvazione dei contributi e delle prestazioni sono gestite da amministrazioni pubbliche;

              si considera che un'unità istituzionale è nella condizione di unità controllata dalla pubblica amministrazione se, dal punto di vista sostanziale, essa opera sotto l'autorità di una o più unità a loro volta appartenenti al perimetro di S13. Il controllo può essere esercitato tramite una combinazione di diversi strumenti, quali la proprietà del capitale sociale, i meccanismi di definizione degli organi di governo, un flusso significativo di finanziamento, il potere di determinazione delle decisioni strategiche;

              la ricognizione delle amministrazioni pubbliche è operata annualmente dall'Istat con proprio provvedimento e pubblicata nella Gazzetta ufficiale ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modifiche, che definisce i principi di coordinamento della finanza pubblica e dei sistemi contabili. Tale elenco viene aggiornato annualmente e comunicato entro il 30 di settembre;

              l'inserimento nell'elenco sopra citato comporta un elevato grado di condizionamento, in termini di autonomia finanziaria e di capacità di investimento, nonché numerosi obblighi e vincoli di natura gestionale;

              l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), istituito ai sensi del decreto legislativo n. 250 del 1997, agisce come autorità unica di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore dell'aviazione civile in Italia nel rispetto dei poteri derivanti dal codice della navigazione; in quanto ente pubblico non economico è dotato di autonomia regolamentare, organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile e finanziaria, ma è altresì sottoposto alla vigente normativa per il contenimento della spesa pubblica, nello specifico quale ente incluso nell'elenco delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato individuate ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modificazioni, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, Serie generale n. 228 del 29 settembre 2017;

              Rete Ferroviaria Italiana è una società per azioni costituita il 1° luglio 2001 come società dell'infrastruttura del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane per rispondere alle direttiva comunitaria 2012/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 novembre 2012, che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico recepite dal Governo italiano con il decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112, sulla separazione fra il gestore della rete e il produttore dei servizi di trasporto, e a completamento del processo di societarizzazione del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane;

              di recente l'Istat ha reso pubblico il prossimo inserimento di Rete ferroviaria italiana S.p.a. (Rfi) nel perimetro delle amministrazioni pubbliche, inserimento che avrà decorrenza con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, entro il prossimo mese di settembre, dell'elenco aggiornato dei soggetti ricompresi nel conto economico consolidato della Pubblica amministrazione;

              dette società svolgono, ognuna per la propria modalità di trasporto, il ruolo di player strategici nei confronti dell'intero comparto nazionale ed europeo, avendo appunto un ruolo regolatorio, strategico, nonché operativo in termini di sicurezza delle infrastrutture e dei passeggeri;

              sia il settore aereo che quello ferroviario rappresentano i settori di punta del trasporto nazionale ed europeo sia di merci che di persone, e si prospettano fasi di ulteriore crescita con flussi di traffico sempre crescenti e piani di sviluppo nazionali che puntano alla crescita anche integrata delle suddette modalità di trasporto anche attraverso il costante sviluppo tecnologico;

              l'inserimento dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) e di Rete ferroviaria italiana S.p.a. (Rfi) nell'elenco dell'istituto nazionale di statistica (Istat) delle amministrazioni pubbliche prevede che si applichino vincoli e obblighi tipici della classificazione nel perimetro delle amministrazioni pubbliche;

              tale determinazione comporta elementi di elevata criticità operativa al conseguente assoggettamento di Enac e Rfi ai vincoli e obblighi previsti a legislazione vigente a carico dei soggetti inclusi nell'elenco Istat delle amministrazioni pubbliche;

              è necessario assicurare il pieno ed efficace svolgimento delle attività funzionali al raggiungimento degli obiettivi istituzionali e societari, attribuiti all'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) e a Rete ferroviaria italiana S.p.a. (Rfi);

              per queste stesse ragioni, in analogia a quanto in passato previsto per altre società pubbliche, da ultimo per l'Anas, ai sensi dell'articolo 49 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, è opportuno che sia consentito a Rfi e a Enac di evitare le ingenti e negative ricadute sulla propria operatività, soprattutto in questa fase in cui le società sono impegnate non solo a portare avanti ingenti programmi di investimento ma, anche accelerarne l'esecuzione, con evidenti ricadute positive anche sui livelli occupazionali, diretti e di indotto,

impegnano il Governo

a valutare l'opportunità di adattare iniziative di carattere normativo volte a prevedere che l'inserimento di Enac e Rfi nell'elenco delle pubbliche amministrazioni elaborato dall'Istat, ai fini dell'applicazione delle disposizioni in materia di finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge n. 196 del 2009, abbia effetti ai soli fini contabili e non comporti pertanto l'applicazione degli ulteriori vincoli o obblighi previsti dalla legge a carico dei soggetti inclusi nel predetto elenco, ad esclusione di quelli previsti per i compensi assembleari determinati per gli obblighi collegiali.
(7-00289) «Scagliusi, Donno, Termini, Grippa, Zanichelli, De Girolamo, Troiano, Adelizzi, Angiola, Buompane, D'Incà, Faro, Flati, Gubitosa, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Manzo, Raduzzi, Sodano, Trizzino, Zennaro, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Lorenzis, Ficara, Liuzzi, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto».


      La III Commissione,

          premesso che:

              il numero degli italiani che decidono di trasferirsi all'estero è in continuo aumento. Dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è aumentata del 64,7, facendo registrare più di 5 milioni all'Anagrafe degli italiani all'estero;

              un dato significativo, non trascurabile, risulta essere quello dei connazionali che decidono di rientrare in Italia. Nel 2016, a titolo esemplificativo, si è registrato il rientro di circa 38.000 italiani;

              coloro che ristabiliscono la residenza in Italia possono usufruire di diverse misure volte ad agevolare il loro rientro, basta menzionare gli incentivi fiscali, gli incentivi economici ovvero l'indennità di disoccupazione per i lavoratori rimpatriati. Tali informazioni, però, non sono sempre facilmente reperibili,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per creare un portale unico nel quale inserire tutte le informazioni utili per gli italiani che intendano trasferire la loro residenza all'estero, per coloro che risultino già residenti all'estero, nonché per i connazionali rimpatriati.
(7-00288) «Siragusa, Olgiati».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MELICCHIO e ORRICO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il regolamento del consiglio comunale di Catrolibero (CS), presenta aspetti che inibiscono le prerogative dei consiglieri comunali;

          il consiglio comunale di Castrolibero (CS) è composto da 16 consiglieri comunali, escluso il sindaco, di cui 4 attribuiti all'opposizione;

          l'articolo 27, comma 4, del regolamento, disciplina la mozione e statuisce che «La mozione consiste in un documento motivato, sottoscritto da almeno cinque consiglieri e volto a promuovere una deliberazione del Consiglio su un determinato argomento»;

          l'articolo 17, comma 3, del regolamento dispone che «I documenti relativi agli argomenti posti all'ordine del giorno sono depositati a cura degli assessorati e degli uffici, presso l'ufficio della Segreteria generale almeno 24 ore prima del giorno fissato per la seduta»;

          l'articolo 27 inibisce la prerogativa del singolo consigliere comunale, così come di tutto il gruppo di opposizione, in quanto la presentazione di una mozione necessita l'appoggio di almeno un consigliere di maggioranza;

          tale articolo è in contrasto con l'articolo 43 del decreto legislativo n. 267 del 2000, il quale dispone che «I consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di iniziativa su ogni questione sottoposta alla deliberazione del consiglio. Hanno inoltre il diritto (...) di presentare interrogazioni e mozioni»;

          il comma 3 dell'articolo 43 del Tuel, disponendo che «Le modalità della presentazione di tali atti e delle relative risposte sono disciplinate dallo statuto e dal regolamento consiliare», non può esser interpretato nel senso di ostacolare il diritto del singolo consigliere di presentare mozioni;

          nel caso di specie, l'intera sola minoranza non è in grado di presentare mozioni, senza l'appoggio di almeno un consigliere della maggioranza;

          il Ministero dell'interno, dipartimento degli affari interni e territoriali, si è espresso in una fattispecie simile con parere del 3 gennaio 2018, «in ordine alla legittimità delle disposizioni regolamentari dell'Ente che, prevedendo la sottoscrizione da parte di cinque componenti, limitano il diritto di iniziativa del singolo consigliere in ordine alla presentazione di mozioni». Il parere motivato, nella massima, sentenzia che «Dall'articolo 43 del decreto legislativo n. 267 del 2000 emerge il diritto individuale del consigliere comunale di presentare non solo proposte da sottoporre a deliberazione del consiglio e interrogazioni indirizzate agli assessori, ma anche la possibilità di presentare mozioni a cui, di norma, segue una deliberazione consiliare»;

          l'articolo 17, comma 3, del regolamento comunale, prevedendo sole 24 ore per il deposito di documenti connessi all'ordine del giorno, di fatto impedisce ai consiglieri di poter accedere alla documentazione in tempo utile prima del consiglio comunale. Tanto più che se i documenti vengono depositati il giorno prima della seduta consiliare, poco prima dell'orario della chiusura degli uffici, previsto per le 12:00, al consigliere rimarrà la sola mattinata successiva per ottenere copie, annullando il tempo disponibile e costringendo i consiglieri, in ogni caso, a presentarsi in consiglio impreparati sulla documentazione;

          la consigliera comunale Michaela Anselmo, con istanza inviata l'8 giugno 2018, ha già rappresentato queste e numerose altre criticità al prefetto di Cosenza senza però, ad oggi, ricevere riscontro;

          alle legittime rimostranze della consigliera Anselmo sul regolamento, il consiglio comunale ha istituito una commissione per la modifica del regolamento; la commissione, a quanto consta all'interrogante, non si è mai riunita;

          anche nelle precedenti consiliature era stata creata una commissione simile, senza che mai abbia partorito alcun documento;

          in sostanza, la gravità della situazione è data dal fatto che nel comune di Castrolibero (Cosenza), l'applicazione del regolamento vigente inibisce le prerogative proprie dei consiglieri comunali, con particolare riferimento ai consiglieri di opposizione –:

          di quali elementi disponga il Governo e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-02572)

Interrogazione a risposta scritta:


      FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, reca «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno»; l'articolo 2 di tale decreto-legge affida i compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi a un unico commissario straordinario del Governo che, a far data dal decreto di nomina, agirà in sostituzione dei commissari straordinari nominati ai sensi dell'articolo 7, comma 7, del decreto-legge n. 133 del 2014;

          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2017, il professor Enrico Rolle è stato nominato «Commissario straordinario unico per il coordinamento e la realizzazione degli interventi funzionali a garantire l'adeguamento, nel minor tempo possibile, alle sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea pronunciate il 19 luglio 2012 (causa C-565/10) e il 10 aprile 2014 (causa C-85/13) in materia di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue»;

          l'articolo 4-septies del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, ha previsto che: «1. Al fine di evitare l'aggravamento delle procedure di infrazione in corso n. 2014/2059 e n. 2017/2181, al Commissario unico di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, sono attribuiti compiti di coordinamento per la realizzazione degli interventi funzionali a garantire l'adeguamento nel minor tempo possibile alla normativa dell'Unione europea e superare le suddette procedure di infrazione nonché tutte le procedure di infrazione relative alle medesime problematiche»;

          a parere dell'interrogante il commissariamento è oramai un istituto logoro e senza alcun impatto effettivo sulla problematica della depurazione;

          dal 1999 ad oggi, le strutture commissariali che si sono succedute nella gestione del ciclo della depurazione della Calabria sono costate oltre 1,5 miliardi di euro per progettazioni a volte inutili, consulenze e incarichi, senza contare le somme che vengono pagate semestralmente all'Unione europea a seguito delle procedure di infrazione;

          la situazione depurativa nei comuni calabresi è quanto meno approssimativa e ciò è evidente dalle numerose segnalazioni di malfunzionamento degli impianti di depurazione con conseguenti problemi di balneabilità;

          con interrogazione n. 4-00482 del 18 giugno 2018, ad oggi ancora priva di risposta da parte del Governo, l'interrogante aveva già evidenziato la criticità del settore depurativo calabrese e, dopo un anno, non vi è stato alcun tangibile miglioramento della situazione –:

          quali iniziative urgenti e innovative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, per affrontare il problema della depurazione in Calabria;

          quali risultati abbiano conseguito i commissari di Governo che si sono succeduti dal 1999 ad oggi nella gestione del settore depurativo calabrese;

          a quanto ammontino le somme versate all'Unione europea per le sanzioni derivanti da procedure di infrazione in materia di depurazione su tutto il territorio nazionale.
(4-03379)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

          la formaldeide è riconosciuto come cancerogeno di categoria 1 secondo l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC (2004);

          con il regolamento (UE) 605/14 è stata classificata da sostanza «sospetta cancerogena» a «cancerogena, 1B», con indicazione di pericolo H350, H350i;

          per le sue caratteristiche chimiche è utilizzata in vari settori, dal tessile, alle materie plastiche, alla medicina alla produzione di pannelli di legno;

          alla data attuale non vi sono atti nazionali per la regolamentazione (revisione) delle autorizzazioni in essere. Alcune regioni (come Lombardia, Marche), con delibere o linee guida, hanno formulato proposte di adeguamento sia per gli aspetti emissivi che per la tutela della salute dei lavoratori esposti;

          seguendo le norme nazionali, per le attività che attualmente hanno autorizzazioni ordinarie, se non è possibile la sostituzione della formaldeide con sostanze o miscele meno nocive, è da individuare un limite di 5 mg/Nm3 per effetto della modifica di classificazione come sostanza pericolosa;

          in caso di utilizzo come solvente (articolo 275 decreto legislativo n. 152 del 2006) tale limite andrebbe individuato in 2 mg/Nm;

          la regione Lombardia con la deliberazione n. X/6030 del 19 dicembre 2016 ha emanato indirizzi in merito agli adempimenti in materia di emissioni in atmosfera ai sensi della parte quinta del decreto legislativo n. 152 del 2006 a seguito del cambio di classificazione della formaldeide, alla luce dell'entrata in vigore del regolamento (CE) n. 1272/2008 e successive modifiche e integrazioni, nella quale vengono individuati livelli emissivi che variano in un range compreso tra 2 e 15 mg/Nmc;

          sempre nella regione Lombardia è stata individuata come data entro cui procedere all'adeguamento a questi limiti il 1° gennaio 2020;

          importanti quantità di formaldeide vengono prodotte ed emesse nelle matrici ambientali nel distretto del pannello truciolare viadanese, il distretto caratterizzato dalla maggiore produzione in Italia. A livello mondiale la capacità produttiva di formaldeide è quantificata, secondo le ultime stime, in 19.202.000 tonnellate/anno, mentre nell'Unione europea in 4.115.000 tonnellate anno, per cui nella zona Viadanese (MN), nel raggio di 6 chilometri, si produce più del 12 per cento della formaldeide europea, principalmente per la produzione di copolimeri impiegati nel settore del pannello;

          nel maggio 2012 sono stati presentati a Viadana i risultati dello studio epidemiologico «Viadana 2» realizzato dal servizio epidemiologico dell'Asl di Mantova con l'ausilio dell'Università di Verona. Lo studio evidenzia nei bambini del Viadanese «l'esistenza di un danno cellulare precoce» e analisi preliminari hanno evidenziato un'associazione statisticamente significativa tra esposizione a formaldeide e ricoveri per patologie dell'apparato respiratorio, nella popolazione pediatrica del distretto. È stato dato inizio a una nuova indagine epidemiologica denominata «Viadana 3» sullo stato di salute della popolazione residente a Viadana e dintorni;

          gli impianti per la produzione e la lavorazione di formaldeide sono a rischio di incidente rilevante e, anche considerando solo l'area del Viadanese, vi sono stati diversi eventi incidentali con dispersione di formaldeide, come anche infortuni sul lavoro ed esplosioni all'interno degli stabilimenti;

          sono emersi anche eventi relativi a illecito traffico e trattamento di rifiuti connessi con la filiera del pannello di recupero;

          le attività di produzione del pannello utilizzano, per la produzione di energia termica ed elettrica, impianti di incenerimento di rifiuti speciali in cui la concentrazione di polimeri a base di formaldeide è elevata;

          a seguito della presenza del comparto e degli effetti ambientali e sulla salute, i comitati locali hanno promosso una petizione che in data 22 gennaio 2019 è stata presentata presso la Commissione del Parlamento europeo per le petizioni. La stessa chiede una normativa più restrittiva e la sostituzione della formaldeide entro la fine del 2019;

          è in fase di discussione una revisione delle restrizioni attualmente operanti sull'utilizzo della formaldeide, con obiettivi più stringenti che si presume entreranno in vigore il 24 novembre 2019, a seguito dell'aggiornamento disposizioni Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) sulla formaldeide che prevede anche consultazioni pubbliche di soggetti interessati;

          il consiglio regionale della Lombardia in data 13 giugno 2017 ha votato all'unanimità una mozione che impegna la regione a rivedere in modo più restrittivo, a seguito delle evidenze dello studio epidemiologico, per ora, in cantiere «Viadana 3», i limiti delle emissioni di formaldeide, nelle zone dimostratesi maggiormente colpite dagli effetti di questo inquinante, a ulteriore tutela della salute pubblica;

          sono oramai numerose le ricerche che hanno individuato dei sostituti non pericolosi o meno pericolosi (anche di origine vegetale) con prestazioni confrontabili con quelle dei copolimeri a base di formaldeide, nel comparto del pannello di legno e del tessile –:

          se il Ministro interpellato intenda adottare iniziative per rivedere esplicitamente i parametri emissivi di formaldeide per tutte le attività, nuove ed esistenti, dando chiare indicazioni in questa direzione agli enti locali;

          se il Ministro interpellato non ritenga opportuno farsi promotore, nei confronti della Commissione europea e dell'Echa, dell'inserimento della formaldeide nell'allegato XIV del regolamento 1907/2006 (Reach) al fine di regolamentare (e limitare) gli usi autorizzati, anziché procedere solo a introdurre nuove restrizioni per la sostanza;

          in tale ambito, se non si ritenga opportuno sostenere la ricerca per l'applicazione industriale dei sostituti della formaldeide, in particolare nel campo della produzione di copolimeri e quindi anche nel comparto del pannello;

          se il Ministro interpellato intenda adottare iniziative per definire norme tecniche specifiche per ridurre il rischio di rilascio in caso di incidenti rilevanti negli stabilimenti di produzione di formaldeide e, in particolare, per prevedere l'obbligo di sistemi di blow down per ogni possibile punto di emissione di formaldeide (incluse le emissioni dei sistemi di sicurezza).
(2-00467) «Zolezzi, Zanichelli, Bologna».

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:


      DEIDDA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

          la necropoli di Mont'e Prama – casualmente scoperta nel marzo del 1974 ad opera di contadini che eseguivano lavori agricoli – è stata interessata, negli anni, da diversi interventi di scavo e di recupero: in particolare, nel 1975, la Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari e Oristano e l'Università degli studi di Cagliari condussero una prima campagna che consentì l'individuazione di una decina di sepolture, a cista litica quadrangolare, e altre a pozzetto circolare, alcune delle quali associate a materiali ceramici nuragici;

          a tale prima campagna, seguirono altri diversi interventi, oltre che un'importante attività di restauro che consentì la ricomposizione di 28 statue – frammentarie e che rappresentano 16 pugilatori, 6 arcieri e 6 soldati – tutte scolpite in arenaria gessosa locale e di altezza varia tra i 2 e i 2,5 metri;

          l'Assessorato alla cultura della regione Sardegna, unitamente alla Fondazione del Banco di Sardegna, ha commissionato al geofisico, Gaetano Ranieri, e all'archeologo, Raimondo Zucca, uno studio che prevedeva l'analisi dell'area in questione con l'utilizzo del georadar, al fine di rilevare eventuali presenze anomale nel sottosuolo;

          dalla suindicata analisi è stata rilevata la presenza di oltre 60.000 anomalie, tra le quali, sono stati individuati, precisamente, corpi di varie dimensioni, squadrati e tondeggianti, oltre a precise linee verticali e orizzontali, e, per comprendere esattamente l'origine di tali anomalie, andrebbe condotta un'ulteriore campagna di scavi, i quali, però, allo stato, non dovrebbero riprendere in tempi brevi;

          nonostante l'immediata consegna, ai finanziatori del progetto e alla competente soprintendenza, delle prime ricerche relative allo studio suindicato, nello stesso terreno è stata autorizzata, anche dalla stessa soprintendenza, l'installazione di un vigneto e, dunque, anche al fine di evitare ulteriori modificazioni delle aree in questione, appare necessario procedere alla programmazione delle attività di scavo;

          alla luce dei risultati dello studio in questione e della rilevanza storica delle relative scoperte, appare opportuno riprendere quanto prima la citata attività di ricerca e di scavo, dando il via, conseguentemente, alla formalizzazione degli espropri, con la corresponsione di quanto legittimamente dovuto ai singoli proprietari –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e, data la rilevanza storico-culturale delle scoperte di cui in premessa, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché nell'area in questione riprendano immediatamente le attività di ricerca e di scavo, al fine di riportare alla luce quanto ancora conservato nel sottosuolo.
(3-00892)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      BUTTI, FRASSINETTI, MOLLICONE e CAIATA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          dal 14 luglio 2019 le società sportive non possono più offrire spazi pubblicitari ad aziende di scommesse sportive;

          l'articolo 9 del decreto-legge n. 87 del 2018, convertito dalla legge n. 96 del 2018 vieta qualsiasi forma di pubblicità di giochi o scommesse;

          gli effetti della legge comportano un taglio netto di 35 milioni di euro solo per la Serie A di calcio, e quantomeno di altrettanti milioni se si considerano le altre discipline sportive (fonte Sporteconomy);

          il servizio bilancio del Senato ha quantificato in circa 550 milioni di euro la perdita prevista di gettito dai giochi nel triennio 2019/2021;

          secondo le stime del Ministero dell'economia e delle finanze, riprese da AgiPronews, si conferma che a regime, negli anni 2020/2021 il minor gettito sarà stabile a 150 milioni di euro;

          non si comprende come il Governo ritenga possibile che, da un lato, le aziende del gioco lecito debbano rispettare tutte le norme previste dal contratto di concessione, inclusa quella della pubblicità e della promozione con la finalità di distinguersi da gioco irregolare e illegale e, dall'altro, lo stesso Stato vieti alle aziende del betting di fare pubblicità –:

          quali iniziative il Governo intenda assumere per indennizzare il «sistema sport» e il sistema televisivo e dei media da una perdita stimata rispettivamente in 70 e 100-150 milioni di euro;

          se non ritenga il Governo, vista la criticità del momento economico del Paese, adottare iniziative per uno slittamento dell'applicazione delle citate norme per un'altra stagione sportiva (fino al 31 maggio 2020) per consentire ai club di calcio e alle altre leghe e alle società sportive delle altre discipline sportive di poter introitare nuovamente ricavi utili per i progetti sportivi, anche attraverso la sottoscrizione di contratti di sponsorship con il mondo del betting, e attraverso una diversa regolamentazione delle scommesse sportive (la cui titolarità spetta proprio al mondo dello sport), semmai veicolando parte di questi maggiori importi alle infrastrutture, ai giovani, alla formazione, alla lotta alle scommesse clandestine e alla ludopatia;

          se non si ritenga di adottare iniziative normative per armonizzare la disciplina di settore evitando eccessivi limiti alla libertà di impresa;

          per quale motivo il Governo non abbia ancora aperto il tavolo di confronto per una rivisitazione della regolamentazione, nonostante quanto previsto nello stesso articolo 9.
(5-02560)


      APRILE, CANCELLERI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          nel dicembre del 2013 la Banca Monte dei Paschi di Siena (amministratore delegato Fabrizio Viola e presidente Alessandro Profumo), cedeva un ramo d'azienda alla Fruendo s.r.l. (cessione che andrà a scadere nel 2031) e, di conseguenza, ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile, 1066 dipendenti della Banca Monte dei Paschi di Siena venivano trasferiti alle dipendenze della Fruendo s.r.l. nelle sedi della neonata società a Abbiategrasso, Firenze (direzione), Lecce, Mantova, Padova, Roma, Siena;

          un cospicuo numero di dipendenti impugnava formalmente, innanzi all'Autorità giudiziaria, l'avvenuta cessione dei contratti di lavoro ex articolo 2112 del codice civile, asserendo tra l'altro: che la cessione del ramo di azienda fosse un atto simulato; che la società Fruendo s.r.l. non preesistesse alla cessione; che l'obiettivo primario della banca fosse quello di pervenire ad una drastica riduzione del personale; che il trasferimento del personale non rappresentasse, come previsto dell'articolo 2112 del codice civile, la logica conseguenza della cessione di un ramo d'azienda; con costanza di giudicati, vari giudici di merito aditi – tribunali (Lecce, sentenze n. 948/2017 e n. 3573/2016 Siena, sentenza n. 47/2015) e corti d'appello –, in accoglimento delle istanze dei lavoratori, hanno ritenuto illegittima e inefficace la cessione di ramo d'azienda intercorsa tra Banca MPS e Fruendo s.r.l. e, per l'effetto, persistente il rapporto di lavoro dei ricorrenti alle dipendenze di Banca MPS;

          ciononostante, la banca, disattendendo le sentenze, non ha, ad oggi, ancora provveduto al reintegro del personale esternalizzato;

          l'atteggiamento tenuto dalla banca nella vicenda – che, peraltro, ha già proposto ricorso innanzi alla Corte di Cassazione avverso le sentenze a sé sfavorevoli delle corti di appello – continua a comportare notevoli danni ai dipendenti, i quali oltre a vivere da anni in una situazione di frustrante incertezza lavorativa, sono anche costretti a notevoli esborsi economici per spese legali;

          la situazione innanzi descritta appare ancor più grave in considerazione del fatto che gli istituti di credito come Mps, sono soggetti vigilati dalla Banca d'Italia, e che, l'autorità di vigilanza, per la soluzione della crisi del Mps, avrebbe dovuto sovrintendere sull'intera vicenda e, in particolare, sulla tutela del risparmio e dei lavoratori coinvolti;

          il Ministero dell'economia e delle finanze inoltre – disponendo l'aumento di capitale di Banca MPS, con decreto del 27 luglio 2017 (Interventi di rafforzamento patrimoniale della Banca Monte dei Paschi di Siena, ai sensi dell'articolo 18, comma 2, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237) – ha assunto una partecipazione nel capitale bancario pari a circa il 60 per cento;

          è evidente come, un ulteriore esito negativo in giudizio per Mps, potrebbe comportare sicuri danni economici per l'azienda;

          è altrettanto evidente come la situazione in cui continuano a versare i lavoratori sia degna della dovuta attenzione –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo, che detiene la maggioranza delle partecipazioni in Mps, per consentire a tutti i dipendenti ancora in servizio presso Fruendo s.r.l. (attualmente circa 780 unità a seguito di pensionamenti, esodi anticipati e decessi) di venire (come peraltro statuito da molteplici sentenze) immediatamente reintegrati nel loro posto di lavoro con mansioni equivalenti a quelle espletate prima della cessione.
(5-02562)

FAMIGLIA E DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


      MORELLI. — Al Ministro per la famiglia e le disabilità, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          gli organi di stampa, nelle ultime settimane, hanno dato conto dell'inchiesta, coordinata dalla procura della Repubblica di Reggio Emilia e denominata «Angeli e demoni», avente ad oggetto alcune ipotesi di reato relative alla rete dei servizi sociali ed al sistema degli affidi della Val D'Enza;

          la procura, in particolare, ha iscritto un cospicuo numero di persone nel registro degli indagati e ha disposto numerose misure cautelari, coinvolgendo psicologi, neuropsichiatri, assistenti sociali, liberi professionisti, nonché il direttore generale dell'Ausl di Reggio Emilia ed il sindaco del comune di Bibbiano (RE);

          secondo quanto si evince dall'ordinanza del tribunale, i responsabili dei servizi sociali avrebbero falsificato le relazioni per riuscire ad allontanare i bambini dalle proprie famiglie, con l'obiettivo di darli in affido ad amici e conoscenti;

          il sistema, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in piedi un business illecito da diverse centinaia di migliaia di euro, di cui beneficiavano direttamente alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano a vario titolo dell'indotto generato;

          in dettaglio, i responsabili dei servizi sociali avrebbero plagiato i bambini, in modo da far credere loro di aver subito delle violenze da parte dei genitori;

          estorcendo le confessioni da parte dei bambini, i responsabili dei medesimi servizi avrebbero avuto modo di sottrarre i minori alle rispettive famiglie, per poi concederli in affidamento ad altre coppie;

          tra i reati contestati ci sono quelli di frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d'uso;

          a completare questo quadro, già di per sé estremamente grave ed inquietante, va aggiunto che l'inchiesta avrebbe messo in luce l'attività di una delle responsabili, attivista presso le associazioni lgbt, la quale decideva a chi affidare i minori e faceva in modo di dare i bambini a coppie omosessuali;

          secondo le carte dell'inchiesta, presso le strutture dei servizi sociali si sarebbe giunti sino al punto di ricattare gli operatori più giovani, con contratti non stabili, al fine di indurli a redigere verbali che attestassero condizioni di disagio tali da giustificare il decreto di allontanamento dei bambini dalle famiglie naturali;

          il passaggio successivo era poi l'affidamento, sovente in favore di coppie amiche ed omosessuali;

          in particolare, nei documenti della procura si accenna al caso di una bambina affidata ad una donna, già legata sentimentalmente ad una delle responsabili delle strutture, ed alla sua convivente, le quali avrebbero imposto alla minore un comportamento ideologicamente ed ossessivamente orientato ad un modello sessuale conforme alla comunità lgbt –:

          se i fatti richiamati in premessa corrispondano al vero;

          quali iniziative di competenza si intendano assumere a fronte dei gravi fatti richiamati in premessa.
(4-03384)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


      D'ORSO e PERANTONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          come è noto, in caso di eccessiva durata di un processo – sia esso civile, penale o amministrativo – l'interessato ha diritto di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) per ottenere una condanna dello Stato, con conseguente determinazione di un risarcimento, per la violazione dell'articolo 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, ai sensi del quale «ogni persona ha diritto che la sua causa sia esaminata imparzialmente, pubblicamente e in un tempo ragionevole [...]». Per ovviare all'elevato numero di ricorsi presentati per la irragionevole durata dei processi nel nostro Paese, il legislatore ha approvato la legge n. 89 del 2001, cosiddetta legge Pinto, che definisce i tempi di ragionevole durata dei processi e delinea un procedimento interno per ottenere dallo Stato un indennizzo;

          nel corso degli anni, anche il pagamento di questi indennizzi ha scontato gravi ritardi, che hanno comportato un ulteriore ampio contenzioso presso la Cedu, per eccessiva durata dello stesso procedimento delineato dalla legge Pinto;

          tale problematica, pare, ormai da mesi, essere diventata insostenibile oltre che avvilente per gli stessi avvocati che lavorano a una pratica sapendo già in partenza della difficoltà cronica legata alla tempistica dei pagamenti e costretti, alla fine, a ricorrere al giudizio di ottemperanza per far conseguire il pagamento delle somme dovute ai propri clienti con considerevole aumento dei costi;

          come risulta dalla relazione della Corte dei conti sul rendiconto 2016, in considerazione sia della notevole dimensione finanziaria della spesa ordinaria ai sensi della legge Pinto, sia per l'ingente esposizione debitoria dello Stato, per fronteggiare tali gravi criticità è stato adottato un piano straordinario di rientro dal debito, sulla base del quale le corti di appello si adoperano per l'eliminazione dei debiti pregressi, effettuando il pagamento in relazione ai provvedimenti di condanna già emessi nei confronti dell'amministrazione della giustizia, mentre la direzione generale degli affari giuridici e legali procede al pagamento tempestivo in relazione ai provvedimenti di condanna sopravvenienti, anche al fine di evitare le condanne da ritardo nell'esecuzione delle sentenze di equa riparazione, avvalendosi a tal fine della Banca d'Italia, sulla base di un accordo sottoscritto in data 18 maggio 2015. Quest'ultimo accordo di durata biennale (quindi, probabilmente, a conclusione) avrebbe dovuto agevolare lo smaltimento dell'enorme arretrato e accelerare le liquidazioni, ma lo stesso pare essersi rivelato farraginoso e inefficiente, a causa degli asseriti intralci burocratici tipici delle amministrazioni pubbliche, della carenza di personale assegnato al piano e della presunta incapienza dei fondi;

          da qui ne consegue che chi dovrebbe essere risarcito per un danno da irragionevole durata del processo, si vede costretto a subire un ulteriore danno da lungaggine post-processuale, con conseguente e ulteriore dispendio di denaro pubblico –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e delle criticità esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per addivenire a una rapida soluzione, idonea a superare tali disservizi, garantendo tempi più rapidi e certi nei pagamenti, al fine di rendere un servizio migliore ai cittadini.
(4-03380)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


      GARIGLIO e PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          la cronica mancanza di personale della motorizzazione civile di Torino sta creando gravi disagi ad un vasto bacino di utenza;

          come riportato anche dagli organi di stampa le criticità riguardano:

              la revisione e i collaudi di veicoli: sono circa 20.000 a Torino le auto che devono essere controllate, ma ad oggi i primi appuntamenti liberi sono previsti per aprile 2020 e alcune categorie di veicoli (come i mezzi Gpl o a metano) non possono circolare con documenti provvisori;

              l'esame di pratica per le patenti: la carenza di esaminatori richiede un'attesa fino a 200 giorni e accade spesso che la durata del foglio rosa scada prima di effettuare il primo tentativo. A maggio 2019 erano circa 5.500 gli allievi in attesa dell'esame su strada a cui si sono aggiunti oggi altre 600 che potrebbero effettuare la prova solo entro dicembre 2019;

              il rilascio dei libretti di circolazione: tali documenti dovrebbero essere rilasciati a vista, ma spesso vengono consegnate certificazioni provvisorie che non possono essere utilizzate, ad esempio, per utilizzare l'auto all'estero, per i passaggi di proprietà o per pagare il bollo;

          la carenza di personale sarebbe stata segnalata da tempo agli uffici ministeriali, ma lo «stop» al turn over e i continui pensionamenti (tra cui recentemente anche quello dell'attuale direttore) potrebbero inevitabilmente aggravare i già pesantissimi disagi; ad oggi, per espletare le pratiche citate sono disponibili soltanto due ingegneri e sei periti, una forza lavoro che si ridurrà nei prossimi mesi di due ulteriori unità;

          le problematiche della motorizzazione di Torino stanno creando difficoltà non soltanto all'utenza ma a tutta la filiera di riferimento, con incertezze che riguardano la continuità delle imprese coinvolte e degli attuali livelli occupazionali, in particolare, alle agenzie di pratiche auto, alle scuole guida e alle autofficine che effettuano le revisioni;

          numerose sono state le proteste pacifiche davanti alla motorizzazione di Torino –:

          se sia a conoscenza delle gravissime criticità riportate in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per risolvere i problemi della disponibilità degli esaminatori per gli esami della patente di guida e del personale per velocizzare i tempi di rilascio dei documenti per le revisioni dei mezzi e dei libretti di circolazione e al fine di rispettare le necessità dell'utenza e la continuità lavorativa della filiera, nonché garantire un'idonea sicurezza sulle strade.
(5-02566)


      MULÈ, SOZZANI, BALDELLI, BERGAMINI, GERMANÀ, PENTANGELO, ROSSO e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          l'approvazione del progetto definitivo riguardante l'opera infrastrutturale «Gronda di Genova» — aggiornato nel 2016 in ottemperanza alle relative prescrizioni — è stata sancita con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 7 settembre 2017 che ne ha dichiarato la pubblica utilità;

          l'opera, per una spesa pari a 4,3 miliardi di euro, comprende 72 chilometri di tracciati autostradali nuovi e si allaccia agli svincoli che delimitano l'area urbana del capoluogo ligure connettendosi con la direttrice dell'A26 a Voltri, ricongiungendosi con l'A10 in località Vesima. L'opera si sviluppa principalmente in sotterraneo con 23 gallerie, per un totale di circa 54 chilometri (90 per cento del tracciato), mentre il sistema viario all'aperto comprende 13 nuovi viadotti e l'ampliamento di 11 viadotti esistenti;

          il crollo del ponte Morandi e la successiva procedura di revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia, ha prodotto come effetto anche il blocco della realizzazione della Gronda, opera assolutamente indispensabile per la viabilità della città di Genova e in generale dell'intero sistema viario ligure e della sua proiezione verso il nord del Paese e del Continente;

          a fronte dell'eventuale revoca Aspi manterrebbe a proprio beneficio le somme derivanti dall'incremento dei pedaggi attualmente destinate alla realizzazione dell'opera;

          lo stesso amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, ha confermato che il progetto esecutivo è fermo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in attesa della approvazione che, nonostante l'effettuazione dei dovuti e previsti espropri, non vede ancora i lavori avviarsi;

          nella seduta del 31 ottobre 2018 a Montecitorio, in occasione dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 109 del 2018 (cosiddetto «decreto Genova») gli interroganti impegnavano il Governo con l'ordine del giorno 9/01209-A/131 accolto senza alcuna riformulazione al fine di valutare l'opportunità di assumere iniziative volte a garantire la realizzazione dell'opera;

          a partire dal manifesto «Perché sì alla Gronda», numerose realtà produttive di Genova e della Liguria sollecitano dall'inizio del 2019 il Governo per la realizzazione della Gronda autostradale di Ponente sostenendone l'imminente cantierizzazione –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare la viabilità della città di Genova, anche alla luce del mancato avvio dei lavori per la realizzazione della Gronda, in modo tale da porre fine ai disagi e danni, diretti e indiretti, in termini di diritto alla mobilità nonché di produttività e competitività che stanno subendo famiglie, lavoratori e imprese di Genova, della Liguria e dell'intero nord-ovest del Paese.
(5-02567)


      TOMBOLATO, MACCANTI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, FOGLIANI, GIACOMETTI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          lunedì 22 luglio 2019, intorno alle ore 5.00, una cabina elettrica sita nei pressi della stazione di Rovezzano (FI), lungo la rete ferroviaria ad Alta velocità, si è incendiata, determinando una sospensione — fin dalle prime ore dell'alba — della circolazione ferroviaria dapprima tra Rovezzano e Firenze Campo di Marte e poi tra Roma e Firenze per disposizione dell'autorità giudiziaria;

          la sospensione della circolazione ha determinato una forte riduzione di capacità dell'infrastruttura ferroviaria, con l'accumularsi di ritardi sempre più cospicui, fino a oltre quattro ore, e ritardi medi di due ore su tutta la rete ad alta velocità, oltre alla cancellazione di oltre 25 treni;

          dai primi accertamenti è emersa la natura asseritamente dolosa dell'incendio –:

          se il Ministro interrogato intenda fornire maggiori dettagli relativamente ai fatti accaduti, alle cause dell'incendio finora accertate e alle misure di indennizzo e/o ristoro predisposte dai vettori ferroviari per gli utenti.
(5-02568)


      ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          nella serata di sabato 20 luglio 2019 si sono verificati gli ennesimi scontri intorno al cantiere per la tratta alta velocità Torino Lione;

          circa duecento partecipanti al «Campeggio studentesco No Tav», in corso fino al 24 luglio, hanno violato la «zona rossa» attorno al cantiere, istituita con l'ordinanza interdittiva della prefettura; si tratta di un'azione dimostrativa terminata con il lancio di pietre e di petardi e un principio di incendio nel bosco;

          i manifestanti, tra cui alcuni attivisti del centro sociale Askatasuna, hanno raggiunto la cancellata metallica allestita per sbarrare gli accessi all'area del cantiere Tav, dopo aver ammassato legno e altro materiale infiammabile, hanno dato fuoco alla catasta cercando di sfondare la cancellata metallica;

          alla reazione delle forze dell'ordine poste a presidio del cantiere i manifestanti hanno lanciato pietre, petardi, bombe carta e razzi da segnalazione nautica, uno dei quali ha causato un principio di incendio nel bosco;

          tra i manifestanti identificati figurano diversi appartenenti al centro sociale «Askatasuna» e molti non sono nuovi a simili episodi di violenza;

          la ripresa degli scontri e l'ennesima intollerabile aggressione al cantiere e, soprattutto, agli agenti delle forze dell'ordine che lo presidiano, dimostrano che il tema della Tav va affrontato e risolto con urgenza e chiarezza –:

          quando intenda dare il via definitivo al completamento dei lavori della tratta alta velocità Torino-Lione.
(5-02569)


      SCAGLIUSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il piano urbano della mobilità sostenibile (PUMS) è un piano strategico con un orizzonte temporale di breve, medio e lungo periodo, che sviluppa una visione di sistema della mobilità;

          il decreto ministeriale n. 397 del 2017 recante «L'individuazione delle linee guida per i piani urbani di mobilità sostenibile ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 ottobre 2017, aveva l'obiettivo di promuovere una visione unitaria e sistematica del trasporto urbano attraverso l'adozione dei piani urbani della mobilità sostenibile, i Pums. Detti piani si caratterizzano dall'adozione di procedure uniformi per la loro redazione ed approvazione individuando, altresì, le strategie di riferimento e gli obiettivi minimi, con i relativi indicatori, per la verifica del raggiungimento di specifici obiettivi;

          l'articolo 6, comma 1, del citato decreto prevede la possibilità di modifiche ed integrazioni alle disposizioni dello stesso, da attuarsi con successivi decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previo parere della Conferenza unificata istituita con Decreto Legislativo n. 281 del 28 agosto 1997;

          nel primo periodo di applicazione del decreto in argomento, sono emerse alcune necessità evidenziate sia dall'Anci che dalle amministrazioni centrali rappresentate nel tavolo tecnico di cui all'articolo 4, comma 4, del decreto in argomento, che richiedono modifiche ed integrazioni dello stesso;

          in particolare, nel decreto ministeriale succitato pare non emergesse con chiarezza se i Pums andassero realizzati dalla città metropolitana, dall'ente di area vasta o dal comune capoluogo;

          pertanto a quasi due anni dal provvedimento si riscontra come non tutti i comuni abbiano provveduto a realizzare i Pums le cui risorse, previste dal «Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese, nonché per la project review delle infrastrutture già finanziate», istituito con l'articolo 202, comma 1, lettera a), del codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, e successive modificazioni, possono essere impegnate entro 24 mesi dall'entrata in vigore del decreto –:

          quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per porre rimedio alle criticità citate in premessa ed evitare che i comuni perdano i finanziamenti per il trasporto rapido di massa.
(5-02570)


      TASSO e TOCCAFONDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          sono 114 le autoscuole esistenti nelle province di Firenze e Prato;

          la situazione è critica a causa della mancanza di esaminatori dalla Motorizzazione civile, ente che dipende dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; ente che non fornisce un numero di esaminatori sufficiente con la conseguenza che le autoscuole non possono effettuare test pratici di guida né, pertanto, rilasciare patenti;

          tale appello proviene anche dal gruppo Unasca Cooaf, la Cooperativa delle autoscuole fiorentine che raccoglie 42 delle 90 scuole provinciali;

          dopo l'esame teorico per la patente di guida, avviene il rilascio del foglio rosa — valido per sei mesi —, utile all'allievo per poter guidare affiancato da un adulto. In questo arco di tempo l'autoscuola dovrebbe, per legge, garantire all'utente la possibilità di svolgere due esami: attualmente, nella realtà toscana, si è al massimo in grado di farne sostenere appena uno solo;

          i numeri sono impietosi: nel mese di luglio 2019, a fronte di 7.646 fogli rosa attivi, gli esami assegnati per patenti di tipo A e B saranno 1297. Puntando la lente di ingrandimento sulle 45 autoscuole Coof, il rapporto è di 3.131 fogli rosa rilasciati, 1373 esami richiesti e 471 assegnati: il 34,3 per cento: la percentuale più bassa del 2019;

          il problema risiede nella mancanza di personale interno alla Motorizzazione fiorentina: negli anni ’80 c'era un organico di oltre 115 persone abilitate ad esaminare, oggi se ne contano appena 16: entro un anno andranno in pensione altre 4-5 persone e le neoassunzioni necessitano di formazione e dunque di tempo;

          tenendo presente che per un esame per il conseguimento della patente occorrono cinque mesi di media, la situazione è davvero critica: il danno sociale, economico e d'immagine è incalcolabile: istruttori senza impiego, autoscuole — soprattutto le più piccole ed al confine con altre province — a rischio chiusura, fogli rosa da rinnovare ad un costo di 150 euro e nuove spese che gravano sul cliente;

          la patente insomma diventa una chimera, e i danni conseguenti a questa situazione davvero seri e non del tutto calcolabili –:

          se il Ministro interrogato sia al corrente della gravosa situazione venutasi a creare in Toscana ma anche nelle altre realtà regionali e quali iniziative intenda assumere per risolvere la situazione in tempi certi e brevi.
(5-02571)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          la legge n. 147 del 2013 «Legge di Stabilità 2014» ha individuato le tratte Brescia-Verona-Padova della linea AV/AC Milano-Venezia tra le opere da realizzare con le modalità previste dalla legge n. 191 del 23 dicembre 2009 (Lotti Costruttivi);

          in data 3 luglio 2019 è stata pubblicata sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'analisi costi-benefici (ACB) della tratta Tav Brescia-Verona-Padova;

          l'analisi costi-benefici realizzata da Rfi a giugno 2017, congiuntamente per le tratte AV/AC Brescia-Verona e Verona-Padova della linea AV/AC Milano-Venezia si basa sull'analisi dei flussi di traffico, avendo come riferimento l'anno 2017. Nel 2017 sulla direttrice Brescia-Padova sono transitati giornalmente 58 treni a lunga percorrenza (lp), 40 treni regionali e 42 treni merci, per un totale di 140 treni al giorno;

          le stime di Rfi prevedono che, senza la realizzazione del progetto AV/AC Brescia-Padova ma solo con l'introduzione di sistemi avanzati di distanziamento che consentano un migliore sfruttamento delle capacità delle linee, si arrivi al 2026 ad avere sulla stessa direttrice un transito giornaliero di 65 treni lp, 80 treni regionali e 64 treni merci, per un totale di 209 treni al giorno, equivalente ad un incremento di traffico del +49 per cento rispetto al 2017;

          la realizzazione invece del progetto secondo Rfi consentirebbe al primo anno di esercizio, il 2026, il transito giornaliero di 78 treni lp, 126 treni regionali e 115 treni merci, per un totale di 319 treni/giorno, equivalente ad un incremento di traffico del +128 per cento rispetto al 2017;

          i dati e le previsioni di Rfi dimostrano che la linea non è assolutamente a saturazione in quanto la linea storica sarebbe, sempre da fonti Rfi, in grado di reggere 220-230 treni/giorno, mentre il valore di riferimento del 2017 è di 140 treni/giorno. Inoltre la stessa Rfi prevede che nello scenario di non intervento ma semplicemente con potenziamento tecnologico, si arriverebbe solo al 2026 alla quasi saturazione della tratta con 209 treni/giorno e un incremento del flusso di traffico di quasi il 50 per cento;

          non trova inoltre alcuna spiegazione tecnica la correlazione tra questo incremento con la realizzazione di una nuova tratta ad alta velocità, per altro preclusa ai treni merci e regionali;

          all'interrogante risulterebbe che siano stati richiesti degli approfondimenti alla Direzione Generale per le valutazioni e autorizzazioni ambientali circa diverse criticità dell'opera Tav Brescia-Verona;

          a quanto consta all'interrogante risulterebbero infatti alcune criticità tra cui la mancata attuazione di molte prescrizioni della delibera Cipe n. 42 del 2017, e problematiche connesse all'impatto sulle falde acquifere causato dagli scavi delle gallerie;

          Confindustria Verona in un report ha espresso un giudizio sintetico negativo sulle opere AV/AC Verona Porto Vescovo-Padova e AV/AC Nodo Verona e un giudizio medio sull'opera AV/AC Brescia-Verona –:

          se si intendano rendere pubbliche le motivazioni che hanno condotto il Governo a non sospendere l'attuale progetto della tratta AV/AC Brescia Est-Verona, escluso il nodo di Verona, approvato con delibera Cipe n. 42 del 2017 e la progettazione della tratta AV/AC Verona-Padova, di cui il Cipe, con delibera n. 84 del 2017, ha autorizzato il primo lotto costruttivo del primo lotto funzionale Verona-Vicenza;

          se non si ritenga di assumere iniziative per predisporre un'apposita valutazione delle alternative progettuali di entrambe le linee considerando anche il potenziamento selettivo della linea storica e non solo il semplice quadruplicamento della stessa.
(5-02563)

Interrogazione a risposta scritta:


      TORTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il porto di Pescara è lo scalo marittimo della principale città costiera d'Abruzzo. Dispone di due banchine, «banchina di riva» e «banchina di levante». Il porto è equipaggiato per il traffico passeggeri e per la movimentazione di alcune tipologie di merci;

          a causa dell'insabbiamento dei fondali, da ricondurre sia a una serie di errori commessi nel passato circa la progettazione delle banchine, sia all'insufficiente manutenzione e all'apporto di sedimenti provenienti soprattutto dal fiume Pescara, tale infrastruttura risulta essere poco navigabile per le imbarcazioni e con gravi problemi di sicurezza;

          a giudizio dell'interrogante, è necessario mettere in campo interventi a breve termine con il fine di ripristinare accettabili condizioni di navigabilità e di sicurezza, nelle more di interventi infrastrutturali che risolvano i problemi evidenziati –:

          se il Ministro a conoscenza della situazione in cui versa il porto di Pescara, ormai da anni;

          quali iniziative siano state intraprese o si intendano mettere in campo, per quanto di competenza, affinché la situazione del porto di Pescara ritorni alla normalità, ripristinando la piena operatività dello stesso, nel più breve tempo possibile.
(4-03377)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GALLINELLA e MAURIZIO CATTOI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          è notizia degli ultimi giorni la protesta, che interessa tutto il territorio nazionale, dei tecnici dell'elisoccorso dei vigili del fuoco italiani a causa della comunicazione, del dipartimento centrale, secondo la quale agli elisoccorritori non sarà più corrisposto il gettone di indennizzo che spettava loro dal 2015;

          gli elisoccorritori italiani dei vigili del fuoco, con una specializzazione tale da essere in grado di calarsi con il verricello per raggiungere persone bloccate in montagna o in luoghi irraggiungibili via terra, sono circa 200 in tutta Italia e, a causa di questa ennesima disattenzione nei confronti della loro professionalità, rischiano di bloccare tutto il settore in un periodo, quello dell'estate, di particolare delicatezza, anche per il possibile proliferare di incendi;

          nei primi 10 giorni di luglio, proprio a seguito della mancanza di disponibilità degli elisoccorritori, ci sono diversi reparti volo dei vigili del fuoco che sono in limitata operatività;

          è trascorso quasi un anno dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto legislativo n. 127 del 2018 in cui viene istituita la qualifica del ruolo degli elisoccorritori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con decorrenza 1° gennaio 2018 e ad oggi non vi è stato nessun inquadramento di tale figura nei settori specialistici del Corpo;

          è importante evidenziare come, negli anni, la figura dell'elisoccorritore abbia contribuito in maniera determinante all'attività di soccorso del Corpo dei vigili del fuoco e, in particolare, a potenziare l'operatività e l'efficacia della componente aerea rispetto ai reparti volo degli altri Corpi dello Stato, dimostrando passione, attaccamento al servizio, professionalità e perizia nelle operazioni più complesse, dai terremoti alle alluvioni, e in tutti gli scenari dove sono stati chiamati ad operare;

          si ricorda che, con nota della direzione centrale per le risorse umane n. 31856 in data 28 maggio 2019, è stato pubblicato il decreto di inquadramento del personale Corpo nazionale dei vigili del fuoco ai sensi del decreto legislativo n. 127 del 2018. Tale decreto inquadra anche il personale Antincendi boschivi (Aib) e, in contrasto con le direttive disposte dal decreto legislativo n. 177 del 2016, cancella di fatto il suffisso Aib per gli aeronaviganti, inquadrandoli in tutto e per tutto nei ruoli degli aeronaviganti del Corpo nazionale senza distinzioni di sorta. Malgrado ciò, anche agli aeronaviganti ex Corpo forestale dello Stato è stata preclusa la mobilità interna (trasferimenti) e fortemente penalizzata, attraverso il mancato riconoscimento del servizio prestato, la presentazione della domanda al concorso intorno a capo squadra;

          a questa situazione, si aggiunge quella dei velivoli a disposizione dei vigili del fuoco per lo spegnimento di incendi o per il soccorso durante gli stessi;

          la flotta di 19 Canadair così come la maggior parte della flotta di elicotteri per il salvataggio e la lotta agli incendi (31 mezzi in totale, di proprietà dello Stato) sarebbe data ogni anno in appalto, da vigili del fuoco e protezione civile, ad alcune aziende private;

          in particolare, si parla di sole sette aziende che, dal 2000, si aggiudicano le gare di utilizzo di questi fondamentali mezzi di soccorso il cui solo costo di utilizzo si aggira intorno ai 55 milioni di euro l'anno, a cui vanno aggiunte le ore di volo;

          nel 2016, dopo alcune segnalazioni, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha avviato un'indagine con l'ipotesi, per tutte le sette aziende, di «turbativa d'asta», ad oggi, però, nulla è cambiato e anzi si stanno riscontrando proprio in queste settimane delle criticità relative alla manutenzione dei velivoli a causa della carenza dello staff tecnico delle aziende; una situazione che compromette l'intero servizio e che porta i piloti a decidere di non effettuare i voli proprio a causa della scarsa sicurezza dei mezzi –:

          se, in base a quanto esposto in premessa, relativamente all'inquadramento professionale degli elisoccorritori, non ritenga importante dare attuazione a quanto previsto dal decreto legislativo n. 127 del 2018, nonché valutare la possibilità di ottimizzare le risorse del Corpo dei vigili del fuoco, necessarie per garantire la copertura economica degli emolumenti da corrispondere al personale elisoccorritore, con un'adeguata indennità di volo, in linea con quanto previsto dall'Aeronautica militare e coerente con il reale lavoro svolto e il rischio;

          quali iniziative intenda assumere per porre rimedio alla situazione espressa in premessa riguardante la condizione degli aeronaviganti ex Corpo forestale dello Stato;

          se, relativamente alla gestione della flotta dei Canadair e degli altri mezzi di elisoccorso nazionali, non si ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, per rivedere il sistema di gestione e affidamento del servizio e verificare la possibilità, in particolare, di una internalizzazione della gestione degli incendi nel nostro Paese, anche alla luce di quanto rilevato negli anni scorsi dall'Autorità della concorrenza e del mercato.
(5-02564)

Interrogazione a risposta scritta:


      ALBERTO MANCA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la recente inchiesta giornalistica del programma televisivo «Report», ha evidenziato presunte irregolarità in merito all'esecuzione del contratto di affidamento della gestione logistica ed operativa della flotta aerea antincendio dello Stato, in capo alla multinazionale Babcock M.C.S. Italia Spa;

          le maggiori criticità riguardano la manutenzione dei 19 Canadair e la loro integrità, ergo la sicurezza dei piloti: in merito alla non smentita riduzione dello staff tecnico a disposizione della società per l'esecuzione delle attività alla medesima affidate, il reportage ha divulgato le preoccupazioni del dipartimento dei vigili del fuoco e le conseguenti richieste di assicurazioni rivolte dal medesimo alla Babcock, in relazione alla sussistenza delle condizioni necessarie per garantire il regolare svolgimento del servizio pubblico in questione, tra le quali l'esecuzione delle necessarie verifiche sull'efficienza dei velivoli. Stando alle dichiarazioni del pilota intervistato dalla cronista, il risparmio conseguente alla riduzione del personale consentirebbe alla Babcock di incrementare il proprio margine di profitto, costringendo indirettamente i piloti a volare in assenza di regolare manutenzione, ovvero delle condizioni prescritte per la formale accettazione dell'aeromobile. Tra le altre cose, l'intervistato ha dichiarato che i (pochi) tecnici in servizio «si raccomandano di non accettare gli aeroplani perché gli chiedono di non sostituire le parti e di soprassedere (...) e poi, soprattutto, escono i velivoli non rispettando i tempi di manutenzione: anziché metterci 72 ore, ce ne mettono 12 o 24, omettono i controlli (...) e questa è una cosa che ci fa preoccupare parecchio, anzi, abbiamo proprio paura (...) i tecnici ci dicono che per accelerare i tempi, visto che sono pochi, sono costretti a firmare le manutenzioni senza farle». Uno dei tecnici, rifiutatosi di firmare la manutenzione di un Canadair, al quale non era stato sostituito un cassone alare corroso dalla ruggine, avrebbe addirittura rassegnato le proprie dimissioni. La volontà di Babcock di conseguire un indebito profitto sarebbe dimostrata, altresì, dal presunto tentativo della medesima di gonfiare il prezzo di acquisto di parti dell'equipaggiamento dei velivoli;

          le procedure relative alle verifiche tecniche necessarie per poter considerare un Canadair idoneo al volo sono molteplici e complesse: quanto riportato solleva fondati dubbi circa l'esatta ed effettiva esecuzione delle stesse;

          il quadro delineato risulta aggravato in ragione del fatto che l'interrogante ha inoltre avuto modo di apprendere come la società abbia impartito disposizioni operative in merito alla segnalazione delle avarie, le quali darebbero indicazione ai piloti di effettuare procedure, secondo l'interrogante, discutibili, anche in relazione alla sicurezza del personale a bordo;

          il disciplinare tecnico della gestione operativa logistica della flotta Canadair CL-415 prevede che «A salvaguardia dei beni di proprietà dello Stato affidati alla Società, il Dipartimento ha necessità di verificare a vari livelli la qualità del servizio fornito e la sua rispondenza a quanto richiesto (...). Il Dipartimento, ferme le previsioni contrattuali in tema di “attività di controllo”, si riserva la facoltà di eseguire, anche senza preavviso, ispezioni presso tutte le basi di schieramento e manutentive, in occasione delle quali la Società dovrà fornire massima collaborazione, in ordine:

              alla consultazione ed assunzione in copia della documentazione tecnica relativa alle attività di gestione operativa e logistica oggetto del presente disciplinare;

              alla verifica dello stato di velivoli, materiali e attrezzature impiegati e relative modalità di conservazione;

              all'accesso ai dati di gestione aziendale della Società connessi all'esecuzione delle prestazioni oggetto del presente disciplinare;

              all'accesso ai dati di dettaglio relativi alla gestione logistica della flotta»;

          l'articolo 25 del contratto in questione attribuisce al dipartimento la facoltà di risolvere il medesimo qualora le operazioni di manutenzione siano ritardate od omesse, nonché qualora l'aggiudicatario, per oltre 60 giorni nell'arco di un anno, non disponga di un organico di tecnici sufficiente a garantire il rispetto dei requisiti di operatività stabiliti nel contratto –:

          quali iniziative siano state intraprese per verificare la veridicità di quanto emerso dal citato reportage;

          se e in che modo abbiano trovato riscontro le assicurazioni richieste dal dipartimento dei vigili del fuoco alla Babcock, in merito alla permanenza, presso la medesima, di un'adeguata dotazione di personale tecnico;

          qualora non vi abbia già provveduto, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno promuovere le ispezioni previste dal disciplinare e richiamate in premessa, in particolare per procedere alla verifica dello stato di velivoli, materiali e attrezzature impiegati e delle relative modalità di conservazione;

          in caso di accertamento delle presunte violazioni esposte in premessa, se non si ritenga opportuno valutare l'ipotesi di risolvere il contratto in essere e, contestualmente, provvedere alla internalizzazione della gestione logistica e operativa della flotta aerea antincendio.
(4-03383)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      FRATE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          il decreto-legge n. 87 del 2018, cosiddetto decreto dignità, all'articolo 4, prevede la definizione di un concorso straordinario per gli insegnanti della scuola primaria in possesso della laurea magistrale in scienze della formazione primaria ovvero del diploma di scuola media superiore conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002 e con almeno due annualità di servizio maturato nella scuola statale negli ultimi 8 anni;

          si fa presente che il requisito delle due annualità di servizio prestato presso le scuole statali ha determinato l'esclusione di circa 3.000 docenti i quali — benché in ruolo con l'anno di prova superato o in corso (decreto ministeriale 850 del 2015, articolo 14) e pur avendo maturato servizio nelle scuole paritarie riconosciute ai sensi della legge n. 62 del 10 marzo 2000 — non potranno partecipare alle procedure concorsuali;

          per tali docenti, in forza della recente pronuncia del Consiglio di Stato nell'adunanza plenaria del 20 febbraio 2019 che ha confermato la precedente n. 11/2017, si prospetta il licenziamento;

          un vero dramma che stravolge la vita di migliaia di docenti che, per anni, hanno svolto il proprio lavoro con passione e che, oggi, si vedono potenzialmente espulsi dal ciclo scolastico e — questo il sentire diffuso — abbandonati da quello Stato cui hanno dedicato la loro professionalità;

          l'emanazione di un provvedimento, ulteriore e specifico, in favore dei docenti esclusi non svilirebbe affatto l'impianto posto in essere dal decreto-legge n. 87 del 2018 la cui ratio è da ricercarsi nella volontà del legislatore di contrastare il precariato dilagante, avviando procedure concorsuali volte alla stabilizzazione di tutti quei docenti che per lungo corso hanno prestato servizio nelle scuole di infanzia e primaria –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa situazione e se ritenga necessario predisporre iniziative che consentano a tali docenti di poter accedere a un percorso di reclutamento straordinario, stante l'anno di prova sostenuto ed essendo essi a tutti gli effetti dipendenti dello Stato.
(5-02557)


      VIETINA e APREA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          la legge n. 107 del 2015 ha voluto focalizzare la massima attenzione sul ruolo del docente di sostegno nell'ambito delle strategie di inclusione degli studenti con disabilità;

          la materia dovrebbe certamente essere prioritariamente oggetto di modifiche in sede di contrattazione collettiva tra Ministero e organizzazioni sindacali;

          gli insegnanti di sostegno ad oggi vengono formati in tale disciplina attraverso un corso di specializzazione, indipendentemente dalla classe disciplinare;

          molti docenti Itp (insegnanti tecnico pratici) che, in seguito agli interventi normativi di riforma del sistema di istruzione si sono trovati in situazione di esubero, sono stati riconvertiti sulle attività di sostegno, frequentando appositi corsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno a tal fine istituiti, e destinati specificamente al personale docente appartenente a classi di concorso in esubero, ai sensi della delibera del direttore generale 16 aprile 2012;

          i docenti ex Itp, riconvertiti sul sostegno, sono inseriti nella tabella B delle classi di concorso (ex tabella C), mentre i loro colleghi abilitati su materie teoriche sono inseriti in tabella A delle classi di concorso;

          ad oggi, i docenti ex Itp, riconvertiti sul sostegno, sono inquadrati al VI livello tabellare anche se in possesso di laurea magistrale e specifica abilitazione sul sostegno, in virtù del fatto che sono inseriti sulla base della classe di concorso di provenienza, mentre i colleghi provenienti dalle classi di concorso in tabella A, sono inseriti nel VII livello tabellare, con evidenti conseguenze dal punto di vista della retribuzione: i docenti ex Itp, infatti, presentano condizioni stipendiali più basse rispetto agli altri colleghi, pur svolgendo lo stesso servizio;

          le attività di insegnamento sul sostegno costituiscono una funzione impegnativa e delicata che vede i docenti esposti allo stesso tipo di responsabilità, compiti e mansioni dei colleghi e, inoltre, quanti di essi sono in possesso di laurea magistrale hanno gli stessi titoli, con l'unica differenza della classe di concorso di provenienza dei docenti; per questo la differenza di trattamento retributivo appare ingiusta e discriminatoria;

          è parere degli interroganti che – per rafforzare la professionalità dell'insegnante di sostegno e far sì che specializzarsi rappresenti l'espressione di una precisa volontà del singolo di esercitare la propria funzione docente attraverso questa particolare formazione e competenza, e non solo per aumentare il punteggio per poi passare ad altro insegnamento di fascia A – sia necessario che l'insegnamento del sostegno non sia più vincolato a una classe di concorso di provenienza, ma abbia un percorso definito con i titoli necessari allo stesso insegnamento;

          appare, inoltre, evidente che l'attribuzione della classe stipendiale debba rispettare criteri validi erga omnes e, nello specifico, l'aver conseguito una laurea magistrale e successiva specifica abilitazione;

          sempre al fine di garantire la parità di trattamento gli interroganti ritengono necessario che anche gli ex Itp abbiano conseguito una laurea e l'abilitazione per svolgere l'attività di sostegno –:

          se il Ministro interrogato non ritenga di assumere le iniziative di competenza volte a individuare soluzioni al riguardo e a garantire la parità di livello stipendiale e retributivo tra docenti che hanno lo stesso incarico e gli stessi titoli, superando la discriminazione oggi esistente nei confronti dei docenti provenienti dalla ex tabella C delle classi di concorso, oggi tabella B.
(5-02558)


      TESTAMENTO, AZZOLINA, CASA e VILLANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          la legge 13 luglio 2015, n. 107, ha previsto un piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente per le istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado. Il sistema di reclutamento è stato suddiviso in 4 fasi: una fase 0 (zero), caratterizzata dalle assunzioni standard su base provinciale, e 3 ulteriori fasi di immissione straordinaria, denominate A, B e C. La prima su posti disponibili a livello regionale, le altre due su posti invece disponibili a livello nazionale rispettivamente su posti comuni e di sostegno dell'organico di diritto;

          rispetto al sistema di reclutamento di cui sopra, nello specifico le fasi B e C riguardavano gli aspiranti docenti non di ruolo iscritti nelle graduatorie a esaurimento e nelle graduatorie del concorso 2012 che nelle fasi precedenti non erano stati destinatari di alcuna proposta di nomina. Tutta la procedura, quindi, compilazione e presentazione della domanda di assunzione, proposta di assunzione, definita sulla base del «famoso» algoritmo, ed eventuale accettazione e rifiuto della stessa, avveniva tramite sistema informatico attraverso «Istanze on line». Gli aspiranti docenti che rinunciavano alla nomina erano automaticamente esclusi dalle fasi successive di reclutamento e cancellati da tutte le graduatorie in cui erano iscritti;

          una differenza sostanziale era prevista tra i docenti che avevano vinto il concorso del 2012 e quelli delle graduatorie a esaurimento. I primi se non avessero presentato domanda di partecipazione alle fasi b) e c) del piano assunzionale, non avrebbero potuto ricevere ulteriori proposte di assunzione negli anni scolastici successivi, in quanto l'anno scolastico 2015/2016 era l'ultimo anno di vigenza delle graduatorie del concorso 2012 e la legge n. 107 del 13 luglio 2015 prevedeva l'indizione del nuovo concorso entro il 1° dicembre 2015. I docenti inseriti in graduatoria a esaurimento, invece, se non avessero ricevuto una proposta di assunzione nelle fasi 0 (zero) e A e non avessero presentato domanda di partecipazione alle fasi b) e c) del piano assunzionale, non avrebbero partecipato al piano straordinario di assunzioni, ma sarebbero comunque rimasti iscritti nelle graduatorie fino al loro esaurimento;

          i docenti vincitori e idonei del concorso 2012 avrebbero perso ogni diritto acquisito, con l'esclusione dalle fasi successive del reclutamento e la cancellazione da qualsiasi graduatoria nel caso in cui fosse stata rifiutata la proposta assunzionale ricevuta a livello nazionale;

          per le motivazioni di cui sopra gli aspiranti docenti assunti nelle fasi B e C sono stati tra i più penalizzati dal piano di reclutamento previsto dalla legge n. 107 del 2015 e dai successivi movimenti di mobilità territoriale e professionale –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda prevedere per consentire ai docenti vincitori e idonei del concorso 2012 assunti nelle fasi B e C del piano di reclutamento di cui alla legge 13 luglio 2015, n. 107, di ritornare a svolgere attività di docenza nella regione per la quale avevano concorso.
(5-02559)


      ANDREA ROMANO e ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          il 17 luglio 2019, nel corso dell'incontro tenuto con le parti sociali ed economiche presso il Viminale, il Ministro dell'interno e segretario nazionale della Lega Matteo Salvini ha affermato che «servirebbe più alternanza scuola-lavoro, soprattutto negli istituti professionali»;

          uno dei primi atti del Governo Conte, all'interno della legge di bilancio 2018 (n. 145 del 30 dicembre 2018), era stata la riduzione del numero minimo curricolare di ore di alternanza scuola-lavoro (da 200 a 90 per i licei, da 400 a 150 per gli istituti tecnici eccetera) con la contestuale riduzione del 60 per cento dei finanziamenti alle scuole previsti per questo capitolo (dove si è passati dai 100 milioni di euro circa del 2017 agli attuali 40 milioni di euro);

          i numeri forniti dallo stesso Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il 16 luglio 2019 (in risposta a una interrogazione parlamentare dell'onorevole Toccafondi) testimoniano una drastica riduzione dell'alternanza scuola-lavoro tra 2017 e 2018: gli studenti entrati in contatto con il mondo del lavoro sono passati da 937.976 a 754.135, nello specifico con un crollo dei nuovi percorsi e del numero di scuole coinvolte (da 6.001 a 4.676) e, in particolare, nelle regioni meridionali –:

          quale sia l'effettivo orientamento del Ministro interrogato relativamente al futuro dell'alternanza scuola-lavoro, alla luce sia della drastica riduzione avvenuta nelle scuole in seguito al provvedimento di legge citato sia delle indicazioni politiche apertamente contrarie a tale riduzione venute dal Vicepresidente del Consiglio e leader della forza politica a cui appartiene lo stesso Ministro interrogato.
(5-02565)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MICELI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          il 30 aprile 2019 è stata collocata in quiescenza la dottoressa Marisa Altomonte, dirigente generale dell'ufficio scolastico regionale (Usr) della Sicilia e solo il 28 giugno 2019 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha provveduto a pubblicare l'apposito bando per individuare il soggetto da nominare a dirigente generale dell'Usr della Sicilia;

          insieme al bando per l'individuazione del direttore dell'Usr della Sicilia sono stati pubblicati numerosi altri bandi per individuare una corposa schiera di direttori generali, da nominare presso il Ministero e presso altri uffici scolastici regionali;

          in mancanza di un direttore generale, ad oggi l'Usr della Sicilia è, di fatto, retto dal dottore Marco Anello, dirigente in servizio presso l'ufficio I «Affari generali, personale e servizi della direzione generale – Ordinamenti scolastici – istruzione non statale – diritto allo studio – ambito territoriale di Palermo», tra i protagonisti della recente vicenda che ha portato alla sospensione della professoressa Rosa Maria Dell'Aria;

          è noto quanto siano importanti le funzioni degli uffici scolastici regionali e, in particolare, di quello della Sicilia che, in materia di istruzione, condivide numerose e particolari intese con la regione siciliana;

          di recente, l'assemblea regionale siciliana ha approvato la nuova legge sul diritto allo studio;

          l'assenza del dirigente generale dell'Usr della Sicilia può pregiudicare il normale inizio del futuro anno scolastico, attese le complesse procedure che nel periodo giugno-luglio vengono poste in essere dagli uffici periferici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e, nonostante l'assenza del direttore generale, si sta procedendo, per scadenza dei termini, alle procedure di trasferimento e riassegnazione dei dirigenti scolastici, producendo il rischio di causare scelte poco organiche condizionate da fatti particolari e locali;

          gli operatori del settore auspicano che la scelta dell'organo apicale dell'Usr della Sicilia ricada su una figura che conosca la situazione della regione e comunque interna al Ministero, affinché ne vengano valorizzate professionalità e competenze –:

          quando il Ministro interrogato intenda procedere alla nomina del direttore generale dell'Usr della Sicilia, così da eliminare incertezze o interessi particolari nella gestione delle nomine dei vertici delle istituzioni scolastiche della Sicilia;

          quali siano le motivazioni che stanno causando un simile ritardo e se intenda fare chiarezza sui criteri seguiti per il conferimento degli incarichi dirigenziali di vertice, se del caso favorendo la scelta di un soggetto interno al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e a conoscenza dell'ambiente scolastico dell'Usr della Sicilia.
(4-03381)


      CIABURRO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il servizio di trasporto scolastico è un servizio vitale per tutti i comuni italiani, soprattutto per i comuni montani e di minore dimensione, per i quali è fondamentale una presenza di un presidio educativo sul territorio, il quale, oltre alle funzioni proprie, riduce il rischio già alto di spopolamento. In relazione a ciò, la questione relativa alla copertura della spesa del servizio scolastico sta destando non poca preoccupazione presso i comuni italiani;

          la sezione della Corte dei conti della regione Piemonte, in data 11 giugno 2019 (delibera n. 46 del 2019), si è pronunciata in merito alla questione sopracitata rispondendo a un'istanza presentata comune di Biandrate (NO) che, dopo aver completato i lavori di costruzione del nuovo plesso scolastico, chiedeva di poter attivare gratuitamente un servizio di collegamento al centro abitato, in deroga alla clausola di invarianza finanziaria prevista dall'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 63 del 2017. Dai giudici della corte piemontese è arrivato però un parere totalmente negativo, in quanto, in base alla normativa vigente, le spese sostenute per l'erogazione del servizio devono essere integralmente coperte dall'utenza. Infatti, nonostante il trasporto scolastico sia un servizio pubblico, non può essere classificato tra quelli a domanda individuale, e perciò allo stesso si applicano i conseguenti vincoli normativi e finanziari che caratterizzano i servizi pubblici a domanda individuale, espressamente individuati dal decreto ministeriale n. 131 del 1983. La natura di servizio pubblico, in quanto oggettivamente rivolto a soddisfare esigenze della collettività, comporta, pertanto, che per il trasporto scolastico siano definite dall'ente adeguate tariffe a copertura dei costi, secondo quanto stabilito dall'articolo 117 del Tuel. Pertanto, l'erogazione del servizio di trasporto scolastico non solo non può essere gratuita per gli utenti, ma la sua copertura deve avvenire mediante i corrispettivi versati dai richiedenti il servizio, di modo che le quote di partecipazione finanziaria, correlate al servizio e poste a carico dell'utenza, dovranno completamente concorrere alla copertura integrale della spesa del medesimo;

          tale sentenza non solo creerà delle conseguenze negative per i comuni e per le famiglie piemontesi, ma avrà anche ripercussioni per tutti i comuni del territorio nazionale. I sindaci, infatti, vorrebbero continuare a offrire il servizio ai cittadini come hanno fatto fino ad oggi, contribuendo alle spese del servizio di scuolabus che altrimenti ricadrebbero totalmente sulle spalle delle famiglie –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se intenda intraprendere iniziative volte a individuare, prima dell'avvio del nuovo anno scolastico, una soluzione al problema sul piano normativo, che definisca, nell'ambito dell'autonomia dell'amministrazione e nel rispetto degli equilibri di bilancio, le modalità per assicurare alle famiglie un servizio ritenuto fondamentale.
(4-03382)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SERRACCHIANI, BENAMATI e CARLA CANTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          il gruppo Lactalis, multinazionale agroalimentare francese operante nel settore lattiera-caseario, sta operando una profonda riorganizzazione nel nostro Paese, avviata con l'uscita dalla borsa e proseguita con l'unificazione sotto lo stesso comitato direttivo di Lactalis Italia – che possiede Galbani, Vallelata, Invernizzi, Locatelli e Cademartorf – e Parmalat Italia, quest'ultima rilevata nel 2011;

          tale processo riorganizzativo rischia di comportare gravi conseguenze in termini occupazionali nello storico sito Parmalat di Collecchio, nel quale sono stati annunciati 30 esuberi tra le figure amministrative, di cui 26 impiegati e 4 dirigenti;

          a quanto risulta agli interroganti, la società ha previsto l'apertura di una procedura di licenziamento collettivo che coinvolgerà molto probabilmente una fascia di lavoratori, soprattutto donne, ultracinquantenni, ancora lontani dal pensionamento e con scontate difficoltà di ricollocazione nel mondo del lavoro;

          la suddetta decisione appare sorprendente, stanti le enormi dimensioni del gruppo, che occupa circa 80 mila dipendenti nel mondo, di cui circa 2 mila in Italia, il quale, a parere dell'interrogante, potrebbe evitare licenziamenti attraverso il ricorso a modalità diverse di efficientamento della produzione;

          alla preoccupazione dei lavoratori si aggiunge anche il senso di frustrazione derivante dalle parole pronunciate dall'amministratore delegato di Lactalis Italia che, nel corso di una intervista al Sole 24 ore (11 giugno 2019), pur consapevole della difficoltà della situazione, ha definito «cambiamenti insignificanti» il taglio dei 30 posti di lavoro –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di preservare il posto di lavoro dei 30 dipendenti del sito Parmalat di Collecchio, anche mediante l'immediata attivazione di un tavolo ministeriale di confronto con la società.
(5-02561)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


      LORENZIN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          grazie alla legge n. 119 del luglio 2017, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, le coperture vaccinali sono aumentate a fine 2017 di oltre un punto percentuale per i vaccini contenuti nell'esavalente (vaccini contro tetano, difterite, pertosse, polio, haemophilus influenzae B, epatite B) e di oltre quattro punti percentuali per il morbillo (vaccino Mpr);

          in base alle rilevazioni effettuate e pubblicate, a metà del 2018, tali coperture sono ulteriormente cresciute; da allora non sono stati ancora resi noti i dati raccolti a fine 2018, benché inviati da tempo al Ministero della salute da tutte le regioni e le province autonome;

          i casi di morbillo notificati nell'anno in corso sono in aumento e rappresentano una situazione allarmante –:

          quali siano i motivi per cui si è interrotta la pubblicazione periodica dei dati sulle coperture vaccinali, in particolare quelli relativi al secondo semestre 2018;

          quale sia la copertura vaccinale nelle classi d'età tra i 6 e 16 anni in base alle disposizioni del piano nazionale vaccini e della legge n. 119 del 2017;

          quale livello di incremento delle soglie sia stato rilevato;

          quali tipi di controlli vengano effettuati, e con quale tempistica, sull'adempienza alla norma, anche nella scuola dell'obbligo;

          se sia stato effettuato, per quanto di competenza, un monitoraggio delle azioni pro-attive delle Asl;

          se sia operativa l'anagrafe nazionale vaccini e se sia stata effettuata la mappatura delle anagrafi regionali.
(4-03378)


      MENGA, BOLOGNA, TROIANO, MELICCHIO, D'ARRANDO, VILLANI e CASSESE. — Al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          la talidomide è il primo farmaco riconosciuto come teratogeno per l'uomo. L'esposizione materna nelle 4-6 settimane dopo il concepimento è stata associata a gravi difetti in riduzione degli arti, soprattutto focomelia, cioè agenesia delle parti intercalari (omero e/o avambraccio, femore e/o parte inferiore della gamba), con segmenti distali normali o alterati (dita/mani o dita dei piedi/piedi);

          per i suoi gravi effetti sui nascituri, il farmaco fu ritirato dal mercato europeo agli inizi degli anni ’60, ma alla fine degli anni ’90 la vendita di talidomide fu nuovamente approvata, adottando stretti sistemi di controllo sul suo impiego, al fine di prevenirne l'esposizione in corso di gravidanza;

          l'articolo 21-ter del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, rubricato «Nuove disposizioni in materia di indennizzo a favore delle persone affette da sindrome da talidomide» ha previsto l'erogazione, da parte dello Stato, dell'indennizzo a favore dei soggetti affetti da sindrome da talidomide nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e micromelia nati dal 1958 al 1966, nonché a favore di coloro che, seppur nati al di fuori di tale periodo di riferimento, presentino malformazioni compatibili con la richiamata sindrome; con il decreto ministeriale 17 ottobre 2017, n. 166, recante «Regolamento concernente l'indennizzo a soggetti affetti da sindrome da talidomide», sono stati definiti i criteri di inclusione e di esclusione delle malformazioni ai fini dell'accertamento del diritto all'indennizzo per tali soggetti;

          in particolare, al punto 2, lettera C «Diagnosi differenziale» dell'Allegato A al richiamato decreto ministeriale, nella considerazione dell'esistenza di un'area di incertezza nell'attribuzione di Limb Reduction Defect – Lrd a sindrome talidomidica, si prevede che tale attribuzione debba essere risolta a mezzo di un'accurata diagnosi differenziale basata su criteri clinici e genetico-molecolari sulla scorta della letteratura scientifica disponibile;

          sempre nell'Allegato A, al punto 3, «Documentazione sanitaria», viene precisato che la domanda di indennizzo deve essere corredata della documentazione sanitaria che preveda la prescrizione della talidomide alla madre del danneggiato, se reperibile; per i soggetti nati al di fuori del periodo dal 1958 al 1966, va esibita la documentazione sanitaria relativa alla patologia materna che ha richiesto la somministrazione della talidomide, da cui si evinca la prescrizione/assunzione del farmaco omonimo in gravidanza nel periodo tra il 20° e il 36° giorno dal concepimento; alla lettera C viene altresì stabilito che «L'omesso reperimento della documentazione sanitaria non è in ogni caso condizione preclusiva dell'accertamento sanitario»;

          agli interroganti sono giunte segnalazioni da parte di soggetti affetti da tali malformazioni i quali riferiscono che, nonostante abbiano esperito tutte le formalità e inoltrato mesi addietro la richiesta di accertamento sanitario, a tutt'oggi, non hanno ricevuto alcuna convocazione da parte delle commissioni mediche ospedaliere incaricate di effettuare le visite; alcune segnalazioni evidenziano, inoltre, casi di rifiuto da parte di tali commissioni a sottoporre a visita soggetti affetti dalle suddette malformazioni, in quanto non in possesso della documentazione sanitaria attestante l'assunzione di talidomide da parte della madre, poiché risalente ad alcuni decenni or sono –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se intenda fornire i dati relativi al numero di domande di indennizzo presentate, di soggetti convocati a visita nonché di domande respinte a seguito dell'espletamento dell'accertamento sanitario con la puntuale indicazione delle motivazioni addotte dalle Commissioni mediche ospedaliere militari;

          se, nell'ambito delle proprie competenze, intenda verificare che tutti i soggetti convocati vengano effettivamente sottoposti ad accertamento sanitario così come previsto, anche in assenza della documentazione sanitaria, dalla lettera C del richiamato Allegato A del decreto ministeriale n. 166 del 2017.
(4-03385)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


      POTENTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la raffineria di Livorno è sita a cavallo tra la zona industriale del comune di Livorno e il paese di Stagno, frazione del comune Collesalvetti con la quale confina. L'impianto, di proprietà dell'Eni, è installato su un'area di circa 150 ettari. Ha una capacità di raffinazione di 84 mila barili al giorno e produce prevalentemente benzine, gasolio, olio combustibile per bunkeraggi e basi lubrificanti. Oltre agli impianti di distillazione, dispone di due linee di produzione di lubrificanti;

          è notizia recente quella dell'annuncio della regione Toscana che informa di essere firmataria di due intese: con Alia, gestore dei rifiuti nell'area della Toscana centrale, e con i comuni di Livorno e Collesalvetti, riguardo all'interessamento a riconvertire una parte dell'impianto del sito produttivo di Livorno in una bioraffineria, il tutto con un investimento di 250 milioni di euro;

          l'installazione sarà alimentata da 200mila tonnellate annue di scarti da trattamento di rifiuti solidi urbani, provenienti da aree regionali prive di impianti utili al loro trattamento, per produrre 100mila tonnellate annue di biometanolo con la prospettiva di arrivare nel 2030 a 400mila tonnellate assorbite;

          l'Eni ha pubblicamente confermato che sta ultimando le verifiche di compliance interne su entrambi i protocolli, e che sta svolgendo tutti gli studi sulle condizioni di fattibilità per verificare la concreta possibilità di realizzare un impianto di biometanolo alimentato dai rifiuti –:

          di quali informazioni disponga il Governo riguardo alle strategie di riconversione industriale del sito della raffineria dell'Eni di Livorno anticipate dalla regione Toscana e se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in merito.
(3-00893)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

      L'interrogazione a risposta scritta Spena n. 4-03221, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Marrocco, Versace.

Pubblicazione di un testo riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Pentangelo n. 5-02381, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 198 del 27 giugno 2019.

      PENTANGELO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali. – Per sapere – premesso che:

          nella città di Gragnano in provincia di Napoli è ubicata La Valle dei mulini un'antica mulattiera, oggi lastricata in cubetti di pietra lavica, che conduceva ad Amalfi sin dal medioevo. Lungo il torrente Vernotico, che la strada costeggia, erano attivi fino al secolo scorso 25 mulini ad acqua per la macina del grano. I più antichi documenti riguardanti le autorizzazioni a costruire i mulini sono del 1266 e del 1272;

          in questi ultimi anni, attraverso una serie di investimenti, è stata realizzata l'illuminazione artistica dell'intera valle dei mulini in collaborazione con il gruppo Sole;

          alcuni dei 25 mulini sono stati recuperati e rimessi parzialmente in funzione;

          la città di Gragnano è dal 2013 a livello europeo riconosciuta con la denominazione «pasta di Gragnano» dell'indicazione geografica protetta (Igp);

          nel corso dell'ultimo decennio la città di Gragnano ha visto un notevole incremento del turismo, non solo enogastronomico grazie anche a una serie di iniziative adottate dagli enti locali;

          la storica ferrovia Castellammare di Stabia-Gragnano, inaugurata nel 1885 dal re Umberto I di Savoia, dalla regina Margherita e dall'allora Ministro De Pretis, la cui lunghezza è pari a 4,749 chilometri, non è più utilizzata dalle Ferrovie dello Stato italiane, sin dal 2010, nonostante sia armata ed efficiente;

          la tratta è stata abbandonata perché diventata antieconomica; a ciò si sono aggiunte considerazioni relative alla produzione di alti livelli di inquinamento della vecchia linea ferroviaria;

          le amministrazioni municipali interessate hanno ipotizzato un nuovo utilizzo per la linea ora in disuso, al fine di sottrarla al degrado in cui versa e trasformarla in una nuova struttura utile per la popolazione residente e fame anche un'attrattiva turistica, oltre che un mezzo comodamente utilizzabile dai turisti per visitare la magnifica zona della Campania;

          è stato quindi realizzato un progetto di riqualificazione della linea ferroviaria stessa, perché si possa creare un parco urbano polifunzionale prevedendo, anche, la sua trasformazione in linea tramviaria urbana, consentendo lo spostamento velocissimo ed ecologico tra le due città con il mezzo pubblico in soli nove minuti, invece dei circa trenta occorrenti per percorrere la strada che le collega, con auto private o bus pubblici, perdendo tempo prezioso e producendo inquinamento nonostante il fatto che il percorso sia pari a soli 7,7 chilometri;

          il potenziamento della mobilità urbana e il recupero architettonico-funzionale delle strutture presenti nelle città collegate dalla linea ferroviaria sono realizzabili se la richiesta di dismissione dei tratto terminale del tronco ferroviario che collega Castellammare di Stabia con Gragnano, e la conseguente riconversione del restante tratto in direzione di Castellammare di Stabia in linea tramviaria leggera, sarà consentita e, contestualmente se le decisioni di Rete ferroviaria italiana, Circumvesuviana e comune di Castellammare di Stabia consentiranno la realizzazione di una stazione urbana di interconnessione che consenta al flusso di viaggiatori gragnanesi di passare dalla linea urbana leggera alla linea ferroviaria pesante della Circumvesuviana in corrispondenza della costruenda fermata di «Villa Stabia», avendo in tal modo l'opportunità di raggiungere agevolmente Sorrento e Napoli, partendo a piedi da Gragnano;

          in questo modo si creerebbe un asse turistico ed enogastronomico che andrebbe da Pompei sino agli scavi di Stabia, per concludersi giungendo all'antica valle dei mulini –:

          quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per consentire la realizzazione del progetto e, in particolare, per procedere alla cessione della tratta necessaria per realizzare la metro di superficie, facilitando, altresì, la richiesta fatta dall'amministrazione municipale al Governo per inserire l'area nel "Grande Progetto Pompei", perché anche questa zona possa ricevere la miglior tutela e valorizzazione, trattandosi di opera necessaria per il rilancio economico-sociale e la riqualificazione ambientale e urbanistica, e perché ne sia potenziata l'attrattività turistica.
(5-02381)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta in Commissione Toccafondi n. 5-02297 del 18 giugno 2019;

          interrogazione a risposta in Commissione Gariglio n. 5-02330 del 21 giugno 2019;

          interrogazione a risposta in Commissione Rotta n. 5-02507 del 12 luglio 2019.