XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 214 di mercoledì 24 luglio 2019
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 15.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
SILVANA ANDREINA COMAROLI , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 15 luglio 2019.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Presidente del Consiglio dei ministri.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative volte a garantire un'efficace ed unitaria azione di governo su temi qualificanti, quali le autonomie differenziate, la crisi delle imprese e lo “sblocco” delle infrastrutture – n. 3-00895)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Schullian e Lupi n. 3-00895 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Schullian se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, sono mesi ormai che il pane quotidiano che questo Governo riserva al Paese è quello dei continui scontri, strappi interni e retromarce. A colazione si litiga, a pranzo si fa pace e per l'ora di cena si solleva una nuova polemica che divide i partiti di maggioranza, i cui leader al più sembrano non parlarsi direttamente, ma comunicano tramite comunicati stampa.
La nostra Costituzione indica il Presidente del Consiglio come la figura che dirige e che è responsabile della politica generale del Governo e dell'unità di indirizzo politico ed amministrativo. Pertanto, rivolgiamo a lei, signor Presidente, con tutto il rispetto personale che nutro verso di lei, un quesito che è, nello stesso tempo, anche un appello: cosa intende porre in essere per scongiurare che tutto questo provochi ulteriori gravissime ripercussioni sulla nostra economia e che vanifichi l'impegno di tutto un Paese che lavora e che non merita un simile trattamento.
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili deputate e gentili deputati, per la terza volta dall'inizio del mio mandato sono qui in Parlamento per rispondere alle vostre interrogazioni. Ritengo un dovere essere qui, nel massimo rispetto per il ruolo e la centralità del Parlamento, che si palesa, come a voi ben noto, nel potere di controllo verso l'attività del Governo.
In riferimento ad alcune sollecitazioni che provengono dagli interroganti, vorrei ricordare che questo Governo è nato sulla base di un contratto stipulato tra due forze politiche diverse, che hanno sempre attestato e confermano di avere sensibilità diverse rispetto a vari temi. Questo, però, non impedisce l'azione del Governo o l'efficacia dell'azione di governo e il fatto di riuscire ad offrire, quindi, risposte adeguate ai bisogni dei cittadini e a recuperare la fiducia nelle istituzioni.
In particolare, con riferimento ad alcune delle questioni poste nell'interrogazione e alle crisi delle imprese, ricordo che il Governo si è impegnato a mettere in campo da subito strumenti di natura agevolativa utili a sostenere le aziende in difficoltà. Col Piano nazionale Impresa 4.0, abbiamo introdotto misure finalizzate ad accrescere la competitività, ne ricordo alcune: ammortamento per aiutare le imprese e gli investimenti ad alto contenuto tecnologico e digitale; ammortamento per gli investimenti in beni strumentali, reintrodotto con il “decreto-legge crescita”; previsione di un credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo e di un credito d'imposta per la formazione 4.0; abbiamo introdotto il Voucher Innovation Manager, per spingere le imprese a dotarsi di un esperto.
Colgo l'occasione per informare anche le Camere che, proprio poco fa, si è concluso al Mise il nuovo tavolo sulla Whirlpool, all'esito del quale il Ministero ha proposto lo strumento normativo per mantenere l'azienda, lo stabilimento produttivo a Napoli, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali. Quindi, il Governo, in particolare nella persona del Ministro Di Maio per quel che riguarda le crisi aziendali, ha sempre seguito, con grande senso di responsabilità e attraverso le proprie funzioni, le crisi aziendali aperte, molte delle quali - lo vorrei ricordare, crisi che si sono sviluppate in passato - si protraggono da anni.
Per quanto riguarda, invece, l'avvio delle opere infrastrutturali, abbiamo presentato lo “sblocca cantieri”, siamo in fase avanzata per l'introduzione dei decreti attuativi che renderanno operative in modo pieno le misure contenute nei decreti-legge. Insomma, stiamo lavorando alacremente. Questa mattina c'è stato un CIPE, alla presenza di tanti Ministri, abbiamo stanziato e reso cantierabili significative risorse per il Piano di sicurezza per strade, ferrovie e contrasto al dissesto idrogeologico, e nei prossimi giorni incontreremo le parti sociali, qui, alla presenza di tutti i Ministri, per varare la manovra economica in anticipo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, riprendo dall'affermazione del collega Schullian: non viene negato il dovere istituzionale e la cortesia istituzionale che lei rappresenta davanti al Parlamento e alle Camere, né, come ha dichiarato ieri, anche se pur tardivamente, l'interesse nazionale quando decide, assumendosi una grande responsabilità, di realizzare la TAV. Ma, vede, la domanda che noi le avevamo fatto era una domanda molto precisa, che fotografa esattamente la situazione del Governo. Il Presidente del Consiglio, quali azioni intende mettere in atto perché l'azione del Governo sia determinata e unitaria? Determinata e unitaria. Possiamo usare, per risponderle, solo dei riferimenti letterali, dal nostro punto di vista dovremmo dirla con Ungaretti, ed è chiarissimo, penso ai colleghi, ascoltate: il Governo sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Andate ormai avanti alla giornata, trattenendo il sospiro a ogni alito di vento che potrebbe essere quello che vi stacca dal ramo. Quello stesso ramo sul quale siete seduti e di cui i due contraenti del contratto - ha fatto bene a riferirsi al contratto - ogni giorno danno segno di voler segare qualche centimetro. E lei, signor Presidente, sempre per fare un riferimento letterario, assomiglia, l'abbiamo conosciuto tutti, al Barone di Münchhausen, che, per tirarsi fuori dalle sabbie mobili, dice che lo può fare tirandosi i capelli.
Vede, il problema è un altro: da una parte la Lega, flat tax, dall'altra, tre scaglioni; riduzione del costo del lavoro, MoVimento 5 Stelle, salario minimo; realizzazione delle grandi opere, Lega; dall'altra parte, nessuna grande opera, solo analisi costi-benefici; Lega, autonomia, dall'altra parte, no. Ecco, il tema che volevamo sottolineare è che questa precarietà, questa non determinata azione unitaria, al di là di come la pensiamo, la paga solo un soggetto: il Paese, i cittadini.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). E lo ha dimostrato - e concludo, signor Presidente - la decisione che ha preso ieri. Non potevate prenderla un anno fa? Dovevate iniziare un conflitto con l'Europa, con la Francia, con Macron, con i bilaterali (Applausi di deputati dei gruppi Misto, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Per dire poi cosa? Una cosa che sapevamo tutti, che la TAV bisognava realizzarla (Applausi di deputati dei gruppi Misto, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché…
PRESIDENTE. Deve concludere, grazie.
(Intendimenti in merito alla possibilità di conciliare gli impegni di bilancio concordati con la Commissione europea con gli impegni assunti in sede parlamentare, nonché con le proposte avanzate dalle forze politiche di maggioranza in tema di riduzione del carico fiscale - n. 3-00896)
PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Delrio ed altri n. 3-00896 (Vedi l'allegato A).
LUIGI MARATTIN (PD). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Presidente. Lei, venti giorni fa, ha scritto una lettera, a nome del Governo che autorevolmente rappresenta, alla Commissione europea, in cui dice testualmente: “Riguardo al 2020 il Governo ribadisce l'impegno a raggiungere una strutturale riduzione del bilancio in linea con le richieste del Patto di stabilità e crescita. Il Parlamento italiano adotta gli obiettivi fiscali del Programma di stabilità e si impegna ad evitare l'aumento dell'IVA nel 2020 e ad evitare altri aumenti di pressione fiscale attraverso misure fiscali alternative.” La correzione strutturale che lei si è impegnato a fare vale 10,8 miliardi, l'aumento dell'IVA vale 23,1 miliardi, la flat tax che annunciate tutti i giorni vale almeno 13 miliardi: fanno 47 miliardi di euro, Presidente, che è sette volte quello che spendiamo ogni anno in università ed è quasi la metà di quello che spendiamo nel Fondo sanitario nazionale.
La mia domanda è semplice: come farete, come state pensando di raggiungere questa cifra, visto che nella lettera scrivete che lo farete con una nuova spending review - la vecchia in pratica non l'avete fatta - e con la revisione delle deduzioni fiscali, che, come lei sa, quando io vado a rivedere le deduzioni e detrazioni fiscali per cercare 47 miliardi di euro, nei fatti sto aumentando la pressione fiscale per famiglie e imprese? Nel nome del rispetto che lei ha giustamente richiamato per questo Parlamento, ci dia una risposta chiara, per favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. In merito alle questioni sollevate con questa interrogazione, vorrei precisare che il quadro di finanza pubblica stabilito nel DEF 2019 e rinforzato dal disegno di legge di assestamento del bilancio 2019, approvato il 1° luglio, è coerente con il rispetto delle regole del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita per l'anno in corso. A tale proposito, giova ricordare come l'archiviazione della procedura di infrazione da parte della Commissione europea sia maturata a seguito dell'efficace condivisione con Bruxelles dei dati risultati a un attento costante monitoraggio delle nostre finanze pubbliche. Quest'anno l'indebitamento netto dell'Italia si ridurrà di 7,6 miliardi rispetto alle previsioni del DEF di aprile per effetto di maggiori entrate tributarie e non tributarie, evidenziate dal disegno di legge di assestamento, e in virtù di un minore impiego delle risorse inizialmente stanziate per reddito di cittadinanza e “quota 100”. Il conseguente aggiustamento strutturale di bilancio sarà pari ad un miglioramento di oltre 0,3 punti percentuali del PIL per il 2019, a fronte del peggioramento di 0,2 punti percentuali inizialmente previsto lo scorso dicembre. Si tratta di un risultato – lo vorrei rimarcare - importante in un contesto di rallentamento economico europeo che ha indotto il Governo a rivedere potenzialmente le stime di crescita per l'anno in corso dall'1 per cento allo 0,2 nel DEF di aprile.
Le maggiori entrate e le minori spese risultanti dall'aggiornamento del quadro di finanza pubblica per il 2019, nonché i risparmi nel costo del servizio del debito, dovuti alla riduzione dello spread, permetteranno al Governo di avere un quadro più informato circa le stime del rapporto deficit/PIL a legislazione vigente per il 2020. Anche grazie a un più chiaro quadro macroeconomico internazionale e alle nuove stime di crescita del PIL disponibili entro l'autunno, la Nota di aggiornamento al DEF di settembre definirà ulteriormente le scelte di finanza pubblica. Il Governo è già impegnato a dare seguito alle indicazioni manifestate dal Parlamento volte a riformare l'imposta sul reddito delle persone fisiche e ad evitare l'aumento delle imposte indirette nel 2020, individuando misure alternative, nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo. In particolare, sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa in coerenza con le indicazioni del Parlamento e con l'obiettivo di sostenere la crescita economica, nella piena tutela dell'equità sociale. Il programma di politica economica del Governo si caratterizzerà da qui alla sessione autunnale di bilancio, da un lato, attraverso il confronto con le parti sociali e, dall'altro, attraverso l'avvio di tavoli tecnici. ,
Con riferimento ai tavoli tecnici, in particolare, a Palazzo Chigi lavoreremo attivamente su cinque tavoli in vista della prossima manovra, secondo le linee che ho indicato, ci occuperemo di riforma del sistema fiscale e predisposizione definitiva di un piano di revisione della spesa pubblica; definizione, anche in questo caso definitiva, di un programma di privatizzazioni; piano per il sud e interventi di sostegno agli investimenti e all'export (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di replicare.
LUIGI MARATTIN (PD). Scusi, Presidente, ma, con tutto il rispetto, avrebbe fatto meglio a non rispondermi probabilmente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché, in nome del rispetto che lei ha richiamato verso questo Parlamento, noi non ci stiamo ad essere presi in giro in questa maniera. Per la prima metà della sua risposta lei mi ha parlato del 2019 ma io non ho neanche menzionato il 2019. Io le ho chiesto conto dell'impegno che, a nome della Repubblica Italiana, lei ha preso con l'Unione europea sul 2020. E le ho chiesto: mi ha scritto nella lettera che farà misure fiscali alternative e una spending review, mi può dire quali sono? Lei mi ha risposto: farò una nuova spending review e misure fiscali alternative. Io non ho chiesto di ripetere quello che ho letto nella lettera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): la lettera l'ho letta in inglese, è vero, però diciamo che sono stato in grado di tradurla. Allora, lei ha tutto il diritto di dirmi: “ci penseremo a settembre”, anche se il suo Vicepremier continua a dire che, in realtà, la manovra è in corso di preparazione e verrà pubblicata e divulgata prima dell'estate. Ma sui mercati internazionali chi ci presta 400 miliardi di euro all'anno - non sono solo gente cattiva e brutta, ma sono anche i risparmi delle famiglie italiane - ha il diritto di sapere come si concilia l'impegno a trovare 47 miliardi di euro entro il 15 ottobre con tutte le promesse con cui state riempiendo il dibattito pubblico da anni a questa parte, perché più o meno è l'unica cosa che sapete fare. Occhio a giocare con il fuoco perché, quando non si governano con serietà e competenza processi del genere, si finisce di fare un sacco di danni e questi danni al Paese e a tutti noi sono danni che alla fine possono costare molto cari e di cui tutti quanti potremmo pentirci, indipendentemente da maggioranza o opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Iniziative di competenza in ordine al pieno coinvolgimento del Parlamento nella definizione del contenuto delle intese nell'ambito dei procedimenti in materia di autonomia differenziata, al fine di garantire l'unità nazionale ed eguali diritti per i cittadini - n. 3-00897)
PRESIDENTE. Il deputato Federico Conte ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fornaro ed altri n. 3-00897 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FEDERICO CONTE (LEU). Signor Presidente, la proposta di autonomia differenziata, così come formulata, rischia di spaccare il Paese. Secondo noi, è necessario e imprescindibile che il Parlamento discuta, emendi e approvi una legge quadro che si fondi su un'intesa tra il Governo e tutte le regioni, non soltanto quelle richiedenti; che stabilisca limiti, modalità, obiettivi, sistemi di monitoraggio del trasferimento alle regioni richiedenti dell'autonomia funzionale e finanziaria e che, al contempo, Presidente, garantisca alle regioni a statuto ordinario, in base a standard figurativi, a fabbisogni figurativi, così come ci suggerisce l'Ufficio parlamentare di bilancio, risorse adeguate per gestire le funzioni; una legge che garantisca allo Stato un potere di supremazia per intervenire quando è a rischio l'unità nazionale e soprattutto da subito, dalla prossima legge di stabilità, Presidente – lei è meridionale – appronti un piano straordinario di investimenti per risorse al sud, per strutture e infrastrutture che consentano di erogare quei servizi così come ai cittadini del nord delle regioni richiedenti…
PRESIDENTE. Concluda.
FEDERICO CONTE (LEU). Le chiedo in definitiva, Presidente, di rassicurare il Parlamento e gli italiani che, nell'affrontare questa delicata materia, lei penserà al futuro del Paese, e non soltanto a quello del suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Dunque, per quanto riguarda questo progetto complesso, il metodo che in tutte le fasi del procedimento ha orientato il nostro lavoro nella definizione delle materie sulle quali riconoscere le forme e le condizioni particolari di autonomia è stato senz'altro coerente, potrei dire e anzi dico, con l'esigenza di contemperare le richieste avanzate dalle regioni e la salvaguardia del principio di coesione nazionale. In conformità al dettato costituzionale, è infatti nostro dovere raccogliere istanze provenienti dai territori tanto più se incanalate rispetto a quelli che sono specifiche previsioni costituzionali, avendo però la massima cura di non pregiudicare il principio di solidarietà nazionale e ovviamente i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. L'iter si è rivelato, come ho detto, particolarmente complesso e ha richiesto un impegno considerevole in particolare tenendo conto dell'esigenza di compiere una ricognizione attenta, ponderata di tutte le varie materie e delle competenze da trasferire e delle conseguenti ricadute direi non solo politiche, ma giuridiche, economiche e sociali che tale trasferimento determina. Sono state - pensate - oltre cento le riunioni istruttorie organizzate dal Ministro per gli Affari regionali e le autonomie con le regioni richiedenti e con i Ministeri competenti, al fine di articolare una proposta quanto più possibile sostenibile e condivisa.
In quest'ultima fase, come è noto, sono state trattate questioni più complesse, nodi controversi, anche politici, e ho deciso di coordinare personalmente gli incontri per favorire la conclusione del procedimento.
In questa prospettiva siamo pienamente consapevoli della centralità del Parlamento, che dovrà adottare l'intesa con una legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera. Ritengo, tuttavia, che il Parlamento non possa essere coinvolto solo al termine, all'esito di questo procedimento con il rischio di essere posto davanti all'alternativa a prendere o lasciare. Nel percorso del regionalismo differenziato, al contrario, le Camere dovranno assumere un ruolo primario ben prima, direi, della sottoscrizione finale dell'intesa. Pur nel rispetto dell'autonomia riconosciuta a ciascun ramo del Parlamento nella definizione del procedimento - è una cosa su cui non posso entrare - è intenzione del Governo trasmettere alle Camere gli schemi di intesa - vorrei ragionare di pre-intese - che potranno essere assegnati alle Commissioni competenti per l'espressione di un parere, nel quale, sul modello dei pareri parlamentari su atti del Governo, potranno trovare accoglimento eventuali proposte di modifica del testo, valutate voi, nella forma di condizioni e osservazioni. Il Governo, in vista della predisposizione del testo definitivo dell'intesa, si impegna a tenere conto e nella massima considerazione i rilievi formulati dalle Camere, ritenendo centrali le prerogative di quest'Aula e dell'altra Aula ovviamente, tanto più nell'ambito di un percorso riformatore che trasferisce alle regioni competenze legislative e amministrative statali. Avvieremo le interlocuzioni istituzionali con il Parlamento al più presto, non appena avremo ultimata la complessa e intensa attività istruttoria che è competenza del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di replicare.
FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, nessuno vuol mettere in discussione che il tema delle autonomie differenziate rappresenti una questione complessa, ma è largamente insufficiente quello che lei oggi ha detto in quest'Aula. Lei ha detto che ci sono state più di cento riunioni con le regioni all'interno dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio.
Ebbene, credo sia un dato oggettivo che nessuno in quest'Aula può smentire: zero, nulla, in quest'Aula, fino ad oggi, fino a questa nostra interrogazione, di questo tema quest'Aula non è stata messa in alcun modo a conoscenza.
Ed è insufficiente anche l'ipotesi che lei ha definito, dello schema di intesa inviato alle Commissioni, cui il Governo - bontà sua - terrebbe in grande considerazione: no, qua è in gioco l'unità nazionale, sono in gioco principi irrinunciabili come l'uguaglianza sostanziale tra i cittadini, il tema della solidarietà.
Noi lo diciamo chiaramente: senza la determinazione dei LEP, dei livelli essenziali di prestazione ovvero di un sistema uniforme di tutela dei diritti fondamentali, non può essere fatta autonomia differenziata, altrimenti si ledono questi principi fondamentali.
Il Parlamento deve essere protagonista e non notaio di accordi che fino ad oggi hanno tutto il carattere di accordi segreti, alla faccia della trasparenza.
Noi chiediamo trasparenza, trasparenza, trasparenza, perché qui c'è la sovranità popolare e soltanto da questo Parlamento ci possono essere deleghe alle regioni di potestà legislativa e non si può tener fuori da questa discussione l'intero novero delle regioni.
Non è una questione tra le regioni proponenti, il Governo e il Parlamento, qui si mette in discussione l'intera architettura e noi, lo dico con forza, siamo contro e saremo contro a un'Italia con cittadini di serie A e cittadini di serie B e noi saremo sempre contrari al venir meno dei princìpi cardine della indivisibilità della nostra nazione, dell'uguaglianza dei cittadini e della solidarietà tra le regioni (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
(Iniziative volte a promuovere lo strumento dei contratti istituzionali di sviluppo a sostegno della crescita economica e della coesione territoriale - n. 3-00898)
PRESIDENTE. Il deputato D'Uva ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00898 (Vedi l'allegato A).
FRANCESCO D'UVA (M5S). Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, l'Italia ha applicato, nel recente passato, severe politiche di austerità, che hanno penalizzato investimenti pubblici.
La quota di investimenti pubblici in rapporto al PIL è caduta fino all'1,9 per cento nel 2017, durante lo scorso Governo, un record storico negativo.
A pagare questa grave situazione sono stati in particolare i territori meno sviluppati, in gran parte situati nel sud Italia, ma non solo.
È in questo contesto che hanno assunto sempre maggiore importanza i contratti istituzionali di sviluppo, CIS, strumenti di programmazione e realizzazione di investimenti strategici nelle zone più svantaggiate del Paese, utili per rafforzare la coesione nazionale.
Spetta al Presidente del Consiglio dei Ministri individuare gli interventi per i quali deve procedersi alla sottoscrizione di appositi CIS, su richiesta dell'amministrazione interessata.
Già abbiamo esempi: 280 milioni stanziati in 43 progetti a Foggia, 220 milioni in 66 progetti in Molise e c'è un'interlocuzione in corso per i CIS in Basilicata e in provincia di Cagliari.
Alla luce di tutto ciò, le chiedo quali ulteriori iniziative ha intenzione di portare avanti per dare più forza a questo strumento vitale, in una fase di rallentamento economico internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. I contratti istituzionali di sviluppo sono uno strumento molto utile e molto funzionale per rilanciare il sistema economico-sociale in particolare del Mezzogiorno e per accelerare in generale la realizzazione di investimenti strategici, al fine di rimuovere gli squilibri economici tra le varie aree del nostro Paese.
Sin dall'inizio del mio mandato, infatti, insieme anche al Ministro del Sud Lezzi, abbiamo investito molto, molte energie mentali e fisiche su questi contratti; attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione abbiamo colto tutte le potenzialità in chiave di sviluppo del territorio, in particolare delle aree sottoutilizzate del sud Italia; grazie anche al prezioso ruolo di Invitalia, Agenzia per lo sviluppo del Governo, nonché soggetto attuatore di questi contratti di sviluppo, abbiamo avviato un metodo che sta dando i suoi frutti.
In particolare, stiamo riportando al centro della programmazione delle politiche di coesione le effettive istanze del territorio, attraverso un confronto istituzionale con le autorità locali, ispirato - lo devo dire e devo riconoscerlo - alla massima collaborazione e massima trasparenza.
Proprio in questi giorni sono in fase di avanzata definizione, pronti per la sottoscrizione, due contratti, per i quali abbiamo già stanziato complessivamente 500 milioni di euro, per 109 interventi immediatamente cantierabili.
Mi riferisco in particolare alla Capitanata, che interessa tutta l'area di Foggia: lo scorso 20 febbraio ho firmato il decreto che istituiva il tavolo e in soli quattro mesi, pensate, abbiamo stanziato 180 milioni di euro attraverso il CIPE e svolto quattro riunioni politiche a Roma, oltre a quelle tecniche sul territorio, e approvato un primo gruppo, una prima tranche di 43 progetti.
Poi abbiamo l'accordo per il Molise: in due mesi abbiamo firmato il decreto, stanziato 220 milioni, svolto quattro riunioni tecnico-politiche qui a Roma, oltre ad altre in loco. Abbiamo una prima graduatoria di 66 progetti approvati di concerto con le istituzioni e gli stakeholders locali. Stiamo parlando, nel complesso, di interventi che vanno dal rafforzamento della viabilità alla realizzazione di infrastrutture e dalla valorizzazione dei prodotti e dal potenziamento dei servizi turistici alla riqualificazione dei borghi e del patrimonio naturalistico-ambientale.
Rilevo inoltre che, come anche lei ha ricordato nell'interrogazione, abbiamo due altri contratti di sviluppo pronti per essere avviati: regione Basilicata, provincia di Cagliari e lunedì 29 luglio abbiamo due contratti di sviluppo anche in Calabria.
Insomma, abbiamo un complesso poderoso di iniziative, anche che riguarderanno la valorizzazione dei beni culturali e dei centri storici di Napoli, Taranto, Cosenza e Palermo.
Riepilogo quindi: risorse certe, tempi record, investimenti effettivamente utili ai territori, trasparenza, concertazione, condivisione (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Vada avanti, Presidente del Consiglio.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. ...condivisione dal basso, semplificazione, strategicità dei progetti.
Questi sono diciamo gli elementi che fino adesso ci consentono di dire che questa ricetta sarà vincente e lo è già per i contratti istituzionali di sviluppo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato D'Uva ha facoltà di replicare.
FRANCESCO D'UVA (M5S). Presidente, mi dichiaro più che soddisfatto della risposta del Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Prego.
FRANCESCO D'UVA (M5S). Per me è chiaro e sotto gli occhi di tutti che l'impegno del Governo è molto profondo appunto per gli investimenti pubblici, qualcosa che evidentemente non era accaduto in passato.
Io mi permetto di citare dei dati, Presidente, visto lo scetticismo dei colleghi dell'opposizione: nel primo bimestre del 2019 gli investimenti delle pubbliche amministrazioni sono cresciuti del 16 per cento; c'è un 22 per cento in più registrato nei comuni e un 85 per cento in più registrato nelle regioni e io dico che il meglio deve ancora venire, Presidente, per il semplice fatto che finora abbiamo fatto delle cose, abbiamo sbloccato gli avanzi di amministrazione, abbiamo stanziato 400 milioni per i piccoli comuni in legge di bilancio, ma c'è altro: ci sono i 500 milioni del decreto crescita, quelli per tutti i comuni, la cosiddetta norma Fraccaro.
Bene, se penso a tutto ciò sono molto fiducioso.
Io voglio anche farvi presente che Il Sole 24 Ore ha rielaborato dei dati della Ragioneria generale dello Stato: dei 400 milioni, il 96 per cento sono stati già appaltati e il 36 per cento già erogati e questo, per noi, è molto importante.
Siamo contenti di sentire dal Presidente del Consiglio che i contratti istituzionali di sviluppo sono uno strumento fondamentale: questo per noi è importante, è importante pensare alla rapidità, come è già stato detto, ma la cosa per noi fondamentale, come MoVimento 5 Stelle, è che insieme alla rapidità ci sia la legalità e di questo ne siamo fieri, del fatto che gli strumenti che stiamo mettendo in campo non fanno venire meno un concetto fondamentale per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Nella certezza, Presidente, che lei darà seguito alle intenzioni oggi espresse, le auguro di proseguire con la stessa determinazione per la strada già tracciata. L'Italia può ritrovare la via di una crescita solida e sostenibile nel tempo solo se non abbandona i territori meno sviluppati e anzi vi investe maggiori risorse per colmarne le lacune, anche infrastrutturali.
È una visione del Paese, la nostra, coerente con la Costituzione. Per noi il vero sviluppo, quello sostenibile, coinvolge tutto il Paese, da Nord a Sud (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Orientamenti in ordine alle previste manifestazioni di interesse relative ai lavori di costruzione del tunnel della linea Torino-Lione in territorio italiano, nonché con riferimento al nuovo contributo finanziario dell'Unione europea – n. 3-00899)
PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00899 (Vedi l'allegato A).
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, devo dire che in parte la risposta al quesito che stiamo per porle lei l'ha già data con le dichiarazioni di ieri sera, ma il gruppo della Lega ritiene comunque fondamentale che il Governo prenda una posizione su un tema tanto importante, come la realizzazione della Torino-Lione, in quest'Aula, che è il cuore della vita democratica del nostro Paese.
Quindi, signor Presidente, siamo a chiederle se, a fronte dell'imminente scadenza dei bandi di manifestazione di interesse per la realizzazione di tutte le parti della Torino-Lione che erano da completare, sia il versante italiano sia il versante francese, e a fronte anche dei successi ottenuti dal suo Governo, come quello di veder aumentare il contributo dell'Unione europea per la realizzazione dell'opera dal 40 per cento al 55 per cento del contributo, abbassando sensibilmente i costi per l'Italia, a fronte di queste novità e a fronte delle scadenze imminenti, vorremmo sapere qual è la posizione sua e del Governo in merito alla realizzazione dell'opera stessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. La, ringrazio, perché mi consente di chiarire - come ha detto lei - davanti a quest'Aula la posizione del Governo in merito alla realizzazione di un progetto infrastrutturale così rilevante per il Paese, anche alla luce del dibattito pubblico che ne è scaturito. Qualche considerazione generale: le due forze di maggioranza, che rappresentano e sostengono il Governo, come è noto, hanno sempre sostenuto ed espresso posizioni diverse; ieri ho detto diametralmente opposte riguardo a quest'opera. Conosco le ragioni espresse dalla Lega, conosco anche la sensibilità espressa dal MoVimento 5 Stelle. Nei mesi scorsi - lo ricordo - abbiamo acquisito un'analisi costi-benefici sull'opportunità di proseguire o meno nella realizzazione del progetto. Anche sulla base di questa analisi io, in modo molto trasparente e pubblicamente, ho espresso le mie, anche personali, ovviamente riassuntive, perplessità sull'opera e la convinzione che il TAV andasse ridiscusso, come peraltro nel contratto di Governo. Sulla base di questo convincimento, in ogni occasione di interlocuzione, come avevo annunciato, con i partner francesi e con le istituzioni europee abbiamo sempre sostenuto con chiarezza la volontà dell'Italia di ridiscutere l'opera nell'interesse del Paese - non mio personale - e dei cittadini italiani. Aver tenuto il punto su questa posizione ha consentito di ottenere un oggettivo - oggettivo, al di là delle valutazioni soggettive passo avanti dal punto di vista economico: l'Unione europea infatti ha dato la sua disponibilità ad aumentare il cofinanziamento della tratta transfrontaliera dal 40 al 55 per cento e, per quanto riguarda la realizzazione della tratta nazionale, l'Italia potrebbe beneficiare anche di un ulteriore contributo della Commissione europea pari al 50 per cento. Ciò che invece non sono, non siamo riusciti a ottenere è la ridiscussione dell'opera e questo - forse non è stato, non sono stato chiaro ieri - a causa della ferma decisione della Francia di proseguire nella realizzazione dell'opera. Questo è stato l'elemento decisivo (Commenti di deputati del Partito Democratico) …
PRESIDENTE. Colleghi! Deputati! Deputato Gariglio, faccia concludere il Presidente del Consiglio. Prego.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Io porto rispetto al Parlamento e spero parimenti. Questo è stato l'elemento decisivo che ha pesato nella posizione che ieri ho riassunto. Quando si ha a che fare con accordi internazionali tra due Paesi, già ratificati da entrambi i Parlamenti, si hanno infatti due strade per venir meno alla precedente intesa: o si raggiunge - ed è il percorso più lineare - un accordo bilaterale (strada che ho perseguito sino alla fine invano); oppure ci si assume la responsabilità - attenzione - di procedere con determinazione unilaterale, determinazione unilaterale però che avrebbe costi ingenti per le casse dello Stato e quindi chiare ripercussioni negative. Da qui la mia affermazione che oggi, a queste condizioni, cioè senza un accordo con la Francia, che è il partner di questo rapporto bilaterale, fermare l'opera sarebbe più svantaggioso che realizzarla. L'eventuale decisione unilaterale necessiterebbe, evidentemente, di un passaggio qui, parlamentare; in attesa di un eventuale pronunciamento del Parlamento - e rispondo al suo quesito specifico - il Governo non potrà sottrarsi agli adempimenti necessari per il corretto proseguimento dell'iter, che porterà al rispetto delle manifestazioni di interesse che perverranno nell'ambito della procedura di gara in territorio italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi di Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto).
PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di replicare.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, la ringrazio veramente, a nome del gruppo della Lega, per la chiarezza, la determinazione e la limpidezza con cui ha manifestato la sua intenzione e le intenzioni del Governo, che vanno esattamente nella direzione che noi abbiamo prospettato dal primo giorno: abbiamo sottoscritto un contratto che prevedeva di ricontrattare con la Francia e con l'Europa i costi, di valutare come avere un'opera meno impattante sul fronte italiano, di discutere con le comunità locali come realizzare il progetto, ma che in qualche modo non potesse rimettere in discussione la realizzazione dell'opera stessa. Vede, io so quanto sia anche difficile per lei prendere una posizione come questa, visto e considerato che, come ha ricordato, in questa maggioranza ci sono posizioni divergenti sul tema e quindi apprezziamo ancora di più le sue parole e quello che lei ha detto. Tuttavia, vede, io credo che questa presa di posizione non sia soltanto una vittoria di quella che è la linea della Lega. Io penso che in tanti in Italia si siano resi conto dell'importanza di quest'opera infrastrutturale, che non è il treno che collega Torino a Lione, ma è un pezzo di un corridoio internazionale che ha l'ambizione di collegare tutta l'Europa, da nord a sud e da est a ovest (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto) e soprattutto è un'opera la cui importanza è stata chiarita da tutte le parti sociali, dalle associazioni datoriali, dai sindacati, che vedono grandi opportunità lavorative, sia per la realizzazione, sia per il dopo. Ricordiamoci che con la conclusione di “Terzo Valico” e TAV noi faremo della Pianura Padana l'hub logistico di tutta Europa e ricordiamo che questo è un settore che in Germania dà da lavorare a 3 milioni di persone, mentre in Italia soltanto a uno, quindi è un'opportunità che il nostro Paese non può assolutamente perdere.
Poi - mi permetta di dirlo, Presidente - è anche un'opera fortemente voluta dai cittadini torinesi e piemontesi, che si sono mobilitati per richiamare l'attenzione su quest'opera, che si sono mobilitati per far sì che il Piemonte torni a essere cuore dell'Europa e non periferia della stessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto) e che si sono mobilitati perché, con la notizia di oggi e la notizia che arriva dal CIPE, dello sblocco di 50 miliardi di euro per opere pubbliche, si accantoni la stagione dei veti e dei “no” e si vada avanti con la seconda fase del Governo che guarda allo sviluppo, alle infrastrutture e soprattutto al lavoro. Grazie signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-Congratulazioni).
(Iniziative diplomatiche volte alla ripresa di un percorso di pacificazione e stabilizzazione della Libia – n. 3-00900)
PRESIDENTE. La deputata Maria Rosaria Carfagna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00900 (Vedi l'allegato A). Colleghi, per favore! Prego, deputata.
MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, come lei sa, a 500 chilometri in linea d'aria dalla Sicilia, in Libia, c'è una guerra civile che potrebbe avere effetti devastanti per l'Italia, dal punto di vista dei flussi migratori, del rischio terroristico, degli interessi energetici ed economici. Vi occupate tanto del dossier “immigrazione”, ma non ve ne occupate nell'unico luogo dove dovreste farlo: in Libia, in Nordafrica e anche in Europa. Eppure, in quella vicenda, l'Italia non tocca palla, a meno che lei non voglia farci passare per successo la Conferenza di Palermo, che è stata unanimemente considerata un fallimento. Il totale isolamento del Governo italiano non riguarda soltanto la Libia; per la prima volta dal dopoguerra, avete messo in discussione la collocazione geopolitica dell'Italia; avete rotto il fronte di solidarietà europeo e atlantico. Le chiediamo, Presidente, con chi sta l'Italia, da che parte sta l'Italia, quali sono i nostri alleati, quali sono i nostri avversari e, soprattutto, quali interessi difendiamo davvero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. A oltre tre mesi dall'offensiva lanciata contro Tripoli, la situazione…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, non andiamo avanti se non ottengo silenzio. Prego.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Dicevo che la situazione in Libia è ancora in una fase di sostanziale stallo. Il bombardamento a Tajoura del 3 luglio scorso, che ha colpito il centro per migranti, causando numerose vittime, rappresenta, direi, un esempio eclatante degli effetti dirompenti della crisi in atto. L'Italia ha espressamente chiesto l'avvio di un'indagine delle Nazioni Unite sull'accaduto.
Sin dall'inizio del conflitto abbiamo evidenziato il paradosso insito nell'offensiva lanciata contro Tripoli, che è stata giustificata, anche da parte degli sponsor internazionali, come un'operazione antiterrorismo, ma ha finito per favorire la recrudescenza del fenomeno terroristico e rischia di avere conseguenze negative in termini di crisi umanitaria, flussi migratori e stabilità della produzione petrolifera libica. La stabilizzazione del Paese rappresenta una priorità strategica per l'Italia e il suo interesse nazionale. Continuiamo pertanto a lavorare su diversi livelli per il raggiungimento di due fondamentali obiettivi: una rapida de-escalation del conflitto, che possa condurre a un cessate il fuoco attraverso l'operato del rappresentante speciale dell'ONU, Salamé, e la pressione sui principali attori regionali per far cessare il proprio sostegno attivo alle parti contrapposte; in secondo luogo, il riavvio del processo politico, sempre a guida onusiana, nella ferma convinzione che non esista una soluzione militare, uno sbocco militare per questa crisi. Nei rapporti con le controparti libiche la posizione italiana si ispira al principio di inclusività, volto a coltivare un dialogo allargato a tutti gli attori coinvolti, anche grazie all'azione sul terreno svolta dalla nostra ambasciata, che - lo vorrei ricordare - è l'unica ancora pienamente operativa nonostante le ostilità.
Mentre continuiamo a sostenere e riconoscere pienamente il Governo di Accordo Nazionale come unica autorità legittima - glielo assicuro senza nessuna ambiguità - consideriamo però i fatti, cioè che il generale Haftar e la Cirenaica sono interlocutori con cui confrontarsi per pervenire a una soluzione pacifica e sostenibile.
Sul piano internazionale - lei parla di isolamento, lascio a lei la valutazione ovviamente politica - le assicuro che i fatti non corrispondono a quello che lei rappresenta: siamo in costante, continuo contatto con tutti gli attori, anche globali, tutti i principali partner, per individuare soluzioni condivise, come anche testimoniato dalla dichiarazione congiunta adottata lo scorso 16 luglio insieme a Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Egitto ed Emirati Arabi. Anzi, sottolineo che, per la prima volta, Egitto ed Emirati si sono associati rispetto a questi obiettivi.
Continuiamo a mantenere questo stretto contatto e raccordo con i partner, e in tutte le occasioni, dal G20 a Osaka a recenti Consigli europei e bilaterali, ho sempre interloquito su questo punto con tutti i miei omologhi e leader.
Abbiamo promosso l'adozione di diverse dichiarazioni dell'Unione Europea sul dossier, facendo convergere i 28 Stati membri su posizioni comuni, come - le cito anche i fatti - in occasione del Consiglio Affari esteri dell'Unione europea del 13 maggio e, da ultimo, con la condanna dell'Unione per il bombardamento del centro di Tagiura dello scorso 5 luglio.
Continuiamo a sostenere l'azione mediatrice dell'ONU e l'operato del Rappresentante speciale Salamé, che è impegnato nell'avviare un percorso di de-escalation attraverso l'attuazione progressiva di misure di ripristino della fiducia tra le parti, approccio che continueremo a sostenere.
PRESIDENTE. La deputata Carfagna ha facoltà di replicare.
MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, se fosse vero quanto le hanno scritto evidentemente, diligentemente e scrupolosamente i suoi uffici - mi fa piacere che ci sia anche del suo -, è una risposta burocratica alle tante domande che noi le abbiamo rivolto, che chiedono conto del ruolo irrilevante che l'Italia gioca sullo scacchiere internazionale.
Se fosse vero quello che lei dice, Presidente, non saremmo isolati in Europa, non prenderemmo schiaffi dalla Presidente della Commissione Europea e persino da Macron (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non saremmo assenti ai tavoli dove si trattano argomenti cruciali per i destini dell'Italia, non saremmo ridotti nel Mediterraneo - nostra tradizionale area di influenza - al ruolo di gendarme o addirittura di vigili delle organizzazioni non governative.
La verità, Presidente, è che il suo Governo, per la prima volta, ha messo in discussione la nostra appartenenza all'Alleanza atlantica e anche la nostra appartenenza all'Unione europea. Non sono disquisizioni filosofiche, ma sono questioni che hanno ricadute concrete nella vita dei cittadini italiani, perché significa meno credibilità, meno investimenti, meno posti di lavoro, meno occasioni di sviluppo e di crescita, significa esporre l'Italia a incursioni economiche e commerciali e significa rendere l'Italia terra di conquista per le potenze straniere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
La verità, Presidente del Consiglio, è che lei ha tollerato che i suoi partner di Governo giocassero: c'è chi ha giocato con Visegrád, c'è chi ha giocato con la Russia, c'è chi ha giocato con la Cina, c'è chi ha giocato con il Venezuela di Maduro, c'è chi addirittura ha giocato con i gilet gialli in Francia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto).
Presidente, non si gioca, non si gioca con la faccia dell'Italia! Giocate con la vostra faccia, anche perché già l'avete persa, sulla TAV, sul TAP, sull'Ilva! Sulla TAV avete perso non soltanto la faccia, avete perso anche l'anima. L'importante, per carità di Dio, è non perdere la poltrona, su quella, mi raccomando, restate ben abbarbicati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto).
Concludo, Presidente. Visto che ci tenete così tanto alla vostra poltrona e che intendete ancora andare avanti - noi speriamo per poco -, metta fine a questa ricreazione e, se siete capaci, occupatevi davvero di difendere gli interessi dell'Italia, con i fatti e non con parole vuote come quelle che ha pronunciato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto - Congratulazioni).
(Intendimenti del Governo in merito alle cosiddette clausole di salvaguardia IVA – n. 3-00901)
PRESIDENTE. Il deputato Lollobrigida ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00901 (Vedi l'allegato A).
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, faccio questo question time richiamando una delle questioni che agli italiani preoccupa di più in questa fase. Infatti, la legge del bilancio 2019 prevede delle clausole di salvaguardia automatiche, qualora non si riescano a trovare le adeguate coperture economiche per tenere i conti in regola con i vincoli di bilancio derivanti dall'Unione europea.
Abbiamo ascoltato ottimismo da parte di esponenti del Governo - siamo abituati ad ascoltare di tutto da parte di questo Governo per riuscire a restare incollati alle poltrone -, ma servono 50 miliardi, Presidente Conte, per sterilizzare le clausole di salvaguardia, che porterebbero l'IVA a più del 25 per cento. Vorremmo capire. L'Ufficio parlamentare ha stabilito un danno di 0,3 punti di PIL in calo. Mancano due mesi alla finanziaria, ci faccia capire con esattezza come intende riuscire a risolvere questo problema devastante per la nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Conte, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Guardi, le posso indicare le direttrici lungo le quali ci muoveremo. Mi dispiace, ma, per quanto si possa anticipare la manovra, certo non la possiamo fare adesso in questo contesto.
Il programma che permetterà di evitare l'aumento delle imposte indirette si articola lungo tre direttrici: innanzitutto, stiamo studiando interventi di revisione organica della spesa, atteso che le voci di bilancio che possono essere oggetto di una tale operazione - abbiamo individuato il perimetro delle attività - sono valutate complessivamente nell'ordine di 320 miliardi di euro; in secondo luogo, si sta conducendo un'attenta revisione delle tax expenditure, da individuare dentro un perimetro, in questo caso, che abbiamo già predefinito di 50 miliardi annui. L'azione di revisione sarà condotta indicando gli interventi volti a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali in tutto o in parte ingiustificate alla luce delle mutate esigenze sociali ed economiche, ovvero che si sovrappongono a programmi di spesa che abbiano le medesime finalità.
Infine, occorrerà considerare le maggiori entrate e le minori spese conseguenti al trascinamento delle tendenze emerse nel corso del 2019, e qui abbiamo un monitoraggio che già ci ha dato dati molto significativi. Potremo confidare su questo terreno sulla base di elementi più certi con l'autoliquidazione di luglio e una volta che saranno disponibili i dati più consolidati sull'utilizzo delle nuove politiche di welfare.
L'approccio del Governo è ispirato, anche su questa importante componente della legge di bilancio, alla massima condivisione con le categorie contributive, nell'ottica di consolidare le sinergie tra politica, stakeholder economici e mondo del lavoro.
Lo scopo di questa interlocuzione, che si concretizzerà nella predisposizione di tavoli con le parti sociali già a partire da domani - domani sarà dedicato alla riforma fiscale - è quello di evitare che un aumento dell'IVA contribuisca ad aggravare la congiuntura economica proprio nel momento in cui l'Italia sta uscendo da una fase di rallentamento.
Contestualmente, si presenta l'occasione di dare finalmente concretezza a un'operazione, da sempre da più parti auspicata, volta a massimizzare l'efficienza e l'efficacia della spesa pubblica.
Nelle intenzioni del Governo la strategia promuoverà un quadro di finanza pubblica stabile e una politica di bilancio sostenibile, anche in termini sociali, promuovendo così l'aumento del grado di fiducia di famiglie e imprese, necessario al rilancio dei consumi e al rilancio degli investimenti.
PRESIDENTE. Il deputato Lollobrigida ha facoltà di replicare.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, anche questa volta è stato difficile per tutti noi, penso anche per gli italiani che ci seguono in diretta, riuscire a capire se una sola risposta fosse chiara. La risposta sarebbe stata, per esempio, di tagliare questa spesa inutile, questi soldi buttati nel reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che fino ad adesso hanno pagato nullafacenti, condannati, immigrati.
Avremmo sperato che, con il ripensamento che ha appena annunciato sul TAV, probabilmente avrebbe rinunciato anche a questa follia che avete inserito. Avete rimesso dentro i frigoriferi, le bottiglie di champagne, che avete frettolosamente stappato dai balconi, quando annunciavate che in Europa vi sareste fatti rispettare facendo un po' quello che avreste ritenuto più giusto. Invece poi vi siete piegati, vi siete inchinati, adesso avete anche scambiato l'Italia per qualche poltrona - come gli amici della Lega vi hanno ricordato - facendo scelte ben diverse, per esempio, sulla Commissione europea.
Oggi quello che auspichiamo, e che gli italiani capiscono, è che prima andate via, prima interrompete questa esperienza di Governo e prima si potrà avere un Governo che davvero incida in maniera positiva sulle dinamiche economiche per rilanciare questa nostra Italia, tagliare le tasse, come è avvenuto, per esempio, negli Stati Uniti. Perché non guarda con attenzione a quello che il Presidente Trump è riuscito a fare negli Stati Uniti, facendo ripartire il lavoro, riuscendo a rilanciare a difendere le imprese nazionali? È questo che ci aspetteremmo da un Presidente del Consiglio che dice di difendere gli interessi nazionali. Da lei non abbiamo sentito parole, da questa maggioranza non abbiamo avuto i fatti.
Dia retta a noi, Presidente: faccia gli scatoloni, lei non è stato eletto da nessuno, quindi si può permettere di andare via in anticipo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), lasci quello scranno rivendicando la sua dignità lasci a qualcuno che venga eletto dal popolo il dovere, la responsabilità, l'onore e l'onere di salvare questa nazione. Del domani non c'è certezza, Presidente; si goda questi ultimi momenti, perché arriverà Ottobre, arriverà la finanziaria e le risposte non saranno più vaghe, come le ha date adesso, e gli italiani, come con Renzi, la seguiranno con i forconi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo, a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Billi, Daga, Di Stasio, Fassino, Formentini, Orsini, Quartapelle Procopio, Rosato, Valentini e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Signor Presidente. come lei sa, come sanno – credo – i colleghi e le colleghe, nella giornata di ieri è giunta notizia del sequestro, da parte di una motovedetta libica, delle autorità libiche, di un peschereccio, peschereccio Tramontana, della marineria di Mazara del Vallo.
Ora, ho chiesto la parola per chiedere, per suo tramite naturalmente, al Governo di venire a riferire, mi auguro a caso già risolto, dal punto di vista della condizione di agibilità e di libertà dell'equipaggio di quel peschereccio, su quello che è successo, sulle ragioni che hanno determinato questo sequestro, su come sia stato possibile che un peschereccio italiano, a 60 miglia a Nord-Est dalle coste libiche, in questo caso dalle coste di Misurata, sia stato intercettato e abbordato, da quello che abbiamo appreso dagli articoli di giornale, dopo che alcune raffiche di mitra sono state sparate in aria dai militari libici, dalle cosiddette motovedette della guardia costiera libica; come sia stato possibile che tutto questo sia avvenuto e se questo non debba costituire un elemento di preoccupazione. Sarebbe anche interessante sapere, signor Presidente, dal Governo - e come al solito, per suo tramite, pongo già ora questa domanda - se la motovedetta che ha sequestrato il peschereccio Tramontana sia magari una delle motovedette che abbiamo regalato alla cosiddetta guardia costiera libica e se questo ennesimo episodio non confermi ancora di più quanto sia del tutto inaffidabile il rapporto che il nostro Paese ha costruito da tempo e ulteriormente ha recentemente rafforzato con le cosiddette autorità di Tripoli, che, come si vede, non sono in condizione di assicurare la sicurezza né nelle relazioni internazionali né per quello che riguarda la vita dei migranti e delle migranti che attraversano quel tratto di mare né per chi, come l'equipaggio del peschereccio Tramontana, cerca di svolgere il proprio lavoro nelle acque internazionali.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica (A.C. 1913-A) (ore 16,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1913-A: Conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 1913-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. La componente MAIE del gruppo Misto voterà la fiducia al Governo chiesta relativamente al provvedimento 1913-A, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica. Naturalmente con questo intervento intendo riferirmi alla mera questione di fiducia; per il merito del provvedimento lo si farà, eventualmente, in dichiarazione di voto. Ebbene, per ciò che riguarda la fiducia a questo Governo ci pare consequenziale; consequenziale al consenso percepito dagli elettori e documentato da sondaggi che ci indicano un lusinghiero apprezzamento per il Presidente del Consiglio Conte in crescita anche nell'ultimo periodo.
Ma anche le inevitabili divergenze tra le due maggiori forze di Governo non influenzano negativamente il pensiero degli elettori, che, anzi, hanno aumentato il proprio gradimento verso questo Esecutivo con valutazioni positive maggiori di quelle negative; quindi gli elettori sostanzialmente di questa maggioranza si ritengono soddisfatti del lavoro del Governo. Ed è in definitiva in questo ambito che si inserisce il nostro assenso all'Esecutivo e ribadisco il voto favorevole alla questione di fiducia posta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Al di là del giudizio di merito sul provvedimento, a noi appare chiaro un principio: sarebbe opportuno legiferare in modo meno emergenziale. Questo vale anche in materia di sicurezza. L'applicazione del primo decreto sicurezza ha richiesto, secondo il Governo, l'adozione di questo secondo provvedimento. Ci chiediamo e poniamo il problema anche per il futuro: se si ricorre nuovamente, a breve termine, alla decretazione d'urgenza, vi è un problema di indirizzo politico e legislativo. Ci auguriamo dei decreti fatti in modo più organico e meno frammentato, il contrario di quanto avvenuto su questo provvedimento, in primo luogo per i contrasti interni alla maggioranza che hanno raggiunto livelli mai conosciuti fino ad oggi in Parlamento, mentre ancora più limitati sono stati i diritti e le proposte dei gruppi parlamentari non appartenenti alla maggioranza.
In più, il decreto non aumenta la sicurezza, e dunque è in contraddizione con gli obiettivi dichiarati. Vorremmo ribadire ancora una volta che i problemi si risolvono con il confronto. Vale anche per il tema della migrazione, la cui soluzione non può che essere sovranazionale, e quindi europea. Isolarsi dall'Europa o per le idee che si propongono o per l'assenza ai vertici europei non è coerente, anzi, è controproducente.
Come Südtiroler Volkspartei esprimeremo un voto di astensione sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Mi rivolgo al sottosegretario che è in Aula, e lo ringrazio, per dirvi che noi apprezziamo questo provvedimento, ma è evidente che, quando su un provvedimento si pone una questione di fiducia, ne consegue che il tema è più grande, è un tema di carattere politico; ed è per questo che non ci sono le condizioni per un nostro voto favorevole, proprio perché il tema diventa di carattere politico, nonostante la positività dell'argomento. Non ci sono le condizioni, come ricordava Lupi, nell'interrogazione di pochi minuti fa, perché non ci sono le condizioni economiche di stabilità di questo Governo, il quale è quotidianamente bloccato dai litigi tra i contraenti il patto di Governo, che è continuamente alle prese con contraddizioni interne che sono evidenti.
Non ci sono le condizioni per esprimere un voto di fiducia su un provvedimento che, ripeto, è positivo, ma che, però, non imprime una direzione di marcia rispetto al tema vero di questo Paese, che è l'economia, lo sviluppo e il lavoro, che è il primo dei nostri problemi. Non vi è dubbio che il decreto contiene elementi positivi, rafforza il contrasto all'immigrazione clandestina, fronteggia i fenomeni di violenza connessa a manifestazioni sportive e potenzia la funzionalità del Ministero; infatti ripristina un principio di rispetto delle leggi, delle regole, della legalità, un principio di autorità che in questi anni si è andato perdendo in questo Paese per una cultura pseudosolidaristica e falso-buonista che una parte della sinistra ha portato avanti. Non dimentico che in quest'Aula qualcuno ha intitolato la sede del proprio ufficio di presidenza a Carlo Giuliani anni fa, decidendo di dare un messaggio negativo ai nostri giovani con un episodio di un giovane disgraziato che andava ad assaltare un Defender dei carabinieri.
In quest'ottica ben venga il provvedimento, ma la fiducia, diceva un vecchio slogan, no. La fiducia è una cosa seria, non è per noi praticabile un voto di fiducia verso un Governo impotente e inefficace rispetto a tutti i temi del lavoro e dello sviluppo. Sono in vertiginoso aumento i numeri della cassa integrazione guadagni, sono sempre più numerosi i tavoli di crisi al Ministero dello sviluppo economico, dove il Ministro Di Maio non si fa vedere, nonostante la difesa poc'anzi fatta dal Presidente del Consiglio. Ci sono 180 tavoli di crisi in cui il Vicepresidente del Consiglio e Ministro dello sviluppo economico non c'è, questo è un dato di fatto; e quindi è ovvio che così non va e questo è il motivo principale per cui il provvedimento ci va bene, ma la fiducia no. Pertanto, il gruppo di Noi con l'Italia-USEI voterà no alla fiducia al provvedimento così com'è stato proposto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Ormai sono settimane e mesi che i due contraenti il contratto di Governo si comportano come i ladri di Pisa: litigano di giorno, litigano nei talk show, sui giornali, e poi vanno d'amore e d'accordo in Commissione e in Aula. E se era possibile, dal lavoro di Commissione, grazie alla maggioranza, questo decreto è stato ulteriormente peggiorato. Nessuna necessità e urgenza: in campagna elettorale i due partiti di Governo hanno sbandierato le cifre di delitti in calo e di sbarchi in calo, e non si capisce il perché oggi c'era bisogno di un nuovo decreto sicurezza a pochi mesi di distanza da un altro sciagurato decreto sicurezza.
Il sottosegretario Molteni, a cui diamo atto di avere interloquito in Commissione, ha dato i dati sugli sbarchi dei primi sei mesi. Ebbene, nella tratta dalla Libia sono stati circa 5,5 migranti al giorno nei primi sei mesi del 2019; ripeto per chi ci ascolta, 5,5 migranti. Noi siamo, lo ricordo, 60 milioni. E quindi viene assolutamente naturale dire: quale invasione? Un'invasione che avete creato ad arte, buona per alimentare paura e disinformazione in un Paese in cui c'è un grave problema di distorsione della percezione rispetto alla realtà, in un Paese in cui la maggioranza degli italiani è convinta che gli stranieri siano il 30 per cento della popolazione, mentre, in realtà, sono poco più dell'8 per cento.
E voi, invece di gestire una situazione complessa come quella delle migrazioni, avete, con l'”insicurezza uno”, smantellato un modello esemplare, quello degli SPRAR, scaricando, di fatto, sui comuni e sulle comunità locali i problemi; avete creato decine di migliaia di invisibili che necessariamente portano a maggiori insicurezze, e non certo sicurezza.
Eppure, avevamo guardato con attenzione a quello che ha scritto, qualche giorno, fa in un'intervista il Ministro Moavero, che, con coraggio, ha delineato una strategia possibile. Dice il Ministro: “Usciamo dalla tirannia dell'emergenza e dell'emotività. Obiettivamente sui flussi migratori, sino ad oggi, ogni Paese tende a reagire in maniera sovranista, ma riusciremo a governarli solo con una vera politica europea, equilibrata e fatta di molti elementi”. E poi aggiunge, in un'altra risposta: “È in una cornice europea che va trovata una soluzione” a un problema complesso, aggiungiamo noi. E, invece, il Ministro dell'Interno in questi mesi ha fatto solo propaganda, una propaganda condita con attacchi vergognosi alla capitana tedesca della Sea-Watch e con un uso di termini cari alla cultura, alla subcultura dell'estrema destra europea e nazionale. Avete provato a trasformare in nemico del popolo le ONG, ONG che, lo ricordo, nel 2017, nel momento di massima crisi in una situazione, sì quella, di emergenza nazionale, hanno salvato più del 25 per cento dei migranti naufraghi. Più di 50 mila persone, donne, uomini e bambini, devono la loro salvezza all'azione delle ONG, altro che nemico del popolo!
L'immigrazione è un tema complesso, l'abbiamo ribadito in tutte le sedi, e non facile da governare, ma deve essere governata, non può essere ridotta solo a tema di propaganda. Ma a voi - e questo decreto lo dimostra chiaramente - non interessa il governo dei flussi migratori: interessa alimentare le paure e trasformarle in odio. Sì, questo decreto è il decreto dell'odio, non della sicurezza; è il decreto di chi vuole costruire un nemico del popolo utile per la propaganda, le ONG e i presunti complotti internazionali contro l'Italia; è il decreto di chi tradisce la legge del mare, forse una delle più antiche leggi di civiltà e di umanità; è il decreto che criminalizza chi salva vite umane; è il decreto, quindi, che rovescia la realtà. È un decreto costruito a immagine e somiglianza del Ministro dell'Interno, in una logica che non esitiamo a definire da democrazia autoritaria, e non certo da democrazia liberale.
L'articolo 1 - e vorrei che tutti i colleghi si soffermassero un attimo - dice, sostanzialmente, che si può limitare o vietare l'ingresso, il transito e la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di ordine pubblico e di sicurezza pubblica e si prevede che il Ministro dell'Interno adotti un provvedimento, di concerto con il Ministro della Difesa e il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, cioè un atto assolutamente straordinario per carattere e portata, e poi informi il Presidente del Consiglio. Voi capite il ribaltamento: il capo dell'Esecutivo, che dovrebbe essere al vertice e a cui il Ministro dell'Interno dovrebbe fare riferimento, viene informato, sua bontà, dal Ministro dell'Interno che sono stati chiusi i porti, cioè una situazione sostanzialmente di carattere eccezionale.
È un decreto che ignora, che continua a ignorare volutamente che in Libia c'è una guerra civile, che la zona SAR libica non è governata, che la Libia non è un porto sicuro – ve l'abbiamo detto per mesi e per settimane – e forse negli ultimi giorni questo è entrato nella testa anche del Ministero dell'Interno che, però, non ha dato poi una conseguenza logica al fatto dell'assenza del porto sicuro in Libia.
È un decreto che ignora che la guardia costiera libica è uno strumento del sistema di detenzione in condizioni disumane dei profughi. Continuate a ignorare questo elemento, vantandovi che 1.500 persone sono state raccolte dalla guardia costiera libica e non dite, però, dove sono state portate e quali sofferenze hanno patito in conseguenza di questo recupero.
E noi, voglio dirlo con forza, non siamo buonisti. È una categoria inventata, utile alla propaganda, ma siamo semplicemente persone, uomini e donne, che mettono al primo posto la vita umana e che, di fronte a una donna, a un uomo e a un bambino naufrago in mare, non credono ci si debba girare dall'altra parte. Prima si salva e poi si applicano leggi e trattati!
E una soluzione - lo ribadisco - va trovata, deve essere trovata in una cornice europea, superando quegli egoismi e quei sovranismi, che ricordava il Ministro degli Affari esteri, di ogni genere e alle diverse latitudini.
Questo decreto non risolve: questo decreto aggrava, questo decreto cerca di trasformare, come dicevo, la paura in odio.
È con umiltà, ma con eguale determinazione, signor sottosegretario in rappresentanza del Governo, che noi non pensiamo di essere dalla parte giusta: noi siamo dalla parte giusta ed è per questo che voteremo convintamente “no” a questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, Fratelli d'Italia non voterà la fiducia a questo Governo, come dall'inizio dell'esperienza di questo Governo. Infatti, lo abbiamo fatto in tempi non sospetti prevedendo quello che sarebbe accaduto e lo faremo, a maggior ragione, con maggiore convinzione oggi, che i nodi sono venuti al pettine e quello che Fratelli d'Italia prevedeva, oltre un anno fa, è ormai sotto gli occhi di tutti.
Noi continuiamo a sperare - non ne facciamo mistero - che questa esperienza si concluda, che la parola passi ai cittadini, che si materializzi quell'occasione storica, ormai evidente a tutti, di dare all'Italia un Governo autenticamente sovranista, scelto dagli italiani, coeso, forte e con una maggioranza tale da garantire all'Italia cinque anni di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Continuiamo a sperarlo anche se i tempi stringono, perché ogni giorno che passa ci avvicina all'ipotesi di un Governo tecnico, ci avvicina all'ipotesi di un altro gioco di palazzo, ci avvicina all'ipotesi di un altro Governo fatto sulla pelle dei cittadini per garantire la poltrona di qualche parlamentare ma, comunque, sicuramente non per fare gli interessi dell'Italia. E anche l'ipotesi, Presidente, che alla fine vada avanti questo Governo non è per noi un'ipotesi particolarmente rassicurante.
Ovviamente vado al merito. Il punto è sempre lo stesso (lo avevamo previsto e lo ribadiamo anche oggi): il punto è sempre che non puoi fare politiche di destra con gente che è strutturalmente di sinistra. Non puoi fare politiche di destra se sei al Governo con gente che la pensa in un'altra maniera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo dimostra anche questo provvedimento perché vede, Presidente, sia chiaro: noi voteremo a favore sul provvedimento. Infatti, i voti di Fratelli d'Italia, quando si tratta di garantire più sicurezza per i cittadini e quando si tratta di difendere i confini nazionali, non sono mai mancati, neanche in questa legislatura e non mancheranno mai (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Apprezziamo il lavoro del Ministro Salvini, con il quale condividiamo la visione di fondo su queste materie, però vi siete chiesti perché, a pochi mesi dal varo di un “decreto sicurezza”, noi ci troviamo ad approvare un “decreto sicurezza-bis”? È una risposta non difficile: perché evidentemente il primo decreto non è stato sufficiente. Perché il primo decreto non è stato sufficiente? Perché una serie di buone idee, che inizialmente c'erano, poi nel compromesso continuo al ribasso, che si deve trovare con gente che la pensa in maniera diametralmente opposta alla tua, si sono perse e il decreto è stato annacquato ed è diventato un decreto incapace di dare le risposte di cui c'era bisogno.
E, allora, noi vogliamo ribadire che certe cose le avevamo dette, perché è anche importante ricordare che certi temi non è che in quest'Aula non sono stati portati.
Rivendico, ad esempio, che Fratelli d'Italia chiese, come proposta di modifica al “decreto sicurezza”, di prevedere che si intervenisse con fermezza alla prima violazione dei confini nazionali nei confronti di quelle organizzazioni non governative che li violavano. Abbiamo chiesto, come emendamento al primo decreto-legge “sicurezza”, che alla prima violazione di queste navi delle organizzazioni non governative si arrestasse l'equipaggio, si confiscassero le navi, si distruggessero quelle navi: emendamenti bocciati. Noi siamo stati linciati per aver avanzato queste proposte. A me, nello specifico, si è detto anche che si dovevano affondare le navi mettendomi prima una bella catena al collo: non mi interessa. Il punto è che qualche mese dopo ci arrivano tutti alle stesse cose che noi proponiamo qualche mese prima. Mi basta questo: sapere che Fratelli d'Italia avanza in quest'Aula le proposte che sono spesso le più sensate di tutte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Oggi, infatti, il decreto-legge “sicurezza bis” prevede esattamente quello che noi avevamo chiesto nel decreto-legge “sicurezza 1” e, vede, Presidente, se nel decreto-legge “sicurezza 1” fossero state approvate queste proposte di Fratelli d'Italia, quello che è accaduto con Carola Rackete, cioè con una signora tedesca, figlia di papà, che si mette alla guida di una nave di un'organizzazione non governativa, viola i confini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sperona la Guardia di finanza e se ne frega delle nostre leggi, che poi viene rimessa in libertà, non sarebbe potuto accadere.
Guardate, signori, io posso anche capire quelli che considerano Carola Rackete un'eroina, perché qui ormai abbiamo visto di tutto, però gli eroi pagano per le loro scelte rivoluzionarie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quello che sicuramente non si può fare è fare i rivoluzionari coperti dal sistema, che è esattamente quello che ha fatto Carola Rackete grazie al sostegno della sinistra(Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Ne abbiamo viste un po' di tutti i colori perché, poi, sulla scorta della mitica Carola Rackete una serie infinita di personaggi in cerca d'autore si sono messi a bordo di queste navi delle organizzazioni non governative, a guidare le navi delle organizzazioni non governative che violavano i confini italiani. Perfino alcuni colleghi parlamentari, scelta che io considero assolutamente scandalosa; lo dico a lei che è Presidente della Camera dei deputati. Quando ho chiesto: scusate, ma che ci fa un parlamentare sulla nave di un'organizzazione non governativa che viola i nostri confini?, mi si è risposto: “il suo lavoro”. Eh no, signori. Il vostro lavoro è scriverle leggi, non violarle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Il vostro lavoro è chiedere ai cittadini di avere il consenso per cambiare quelle leggi! Non si può dire: o vinco le elezioni o violo le leggi dello Stato, che i cittadini non mi hanno voluto far cambiare, perché la democrazia è un'altra cosa! Quindi no, non stavate facendo il vostro lavoro! Non stavate facendo il vostro lavoro! Stavate facendo gli interessi di qualcun altro che non sono gli italiani, e basta. Detto questo -“basta” nel senso che mi calmo, promesso che adesso mi calmo -, allora vede, se ci aveste dato retta, questi problemi non li avremmo avuti, questi problemi sarebbero già stati risolti. La buona notizia è, allora, che c'è voluto tempo ma, almeno, oggi approviamo la norma che avevamo proposto mesi fa e, con un po' di fortuna, tra qualche mese, magari, arriviamo anche al blocco navale (Commenti dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!
GIORGIA MELONI (FDI). Chi lo sa, io non metto di sperare, perché anche sul blocco navale continuiamo ad ascoltare cose che non c'entrano niente: “Il blocco navale è un atto di guerra”. Questa è una nazione nella quale tutti ripetono quello che hanno sentito dire dagli altri; nessuno studia, nessuno approfondisce (Commenti della deputata Boldrini).
PRESIDENTE. Collega, per favore.
GIORGIA MELONI (FDI). Quindi noi speriamo che, prima o poi, si arrivi all'unica soluzione seria e definitiva per fermare le morti, per fermare la tratta, per dare dignità alle persone: impedire ai barconi di partire, impedire agli scafisti di continuare a fare milioni di euro grazie al sostegno dei buonisti del nostro tempo.
La cattiva notizia è che però mancano altri provvedimenti che secondo noi sono ugualmente fondamentali. Ne cito due in tema di immigrazione: i centri sorvegliati. Vede, Presidente, il Consiglio europeo di ormai un anno fa stabilì il principio che gli Stati membri dovevano istituire dei centri sorvegliati nei quali trattenere fino a 18 mesi gli immigrati clandestini che arrivano da noi, cioè, nel resto d'Europa il principio italiano per cui chi arriva da noi è un rifugiato fino a prova contraria è ribaltato: nelle altre nazioni sei un clandestino fino a prova contraria, per cui tu entri illegalmente in territorio italiano, io ti trattengo fino a 18 mesi e in quei 18 mesi valuto se hai diritto ad essere rifugiato oppure no; dopodiché, o ti rimpatrio o ti libero. Questo accade da tutti meno che da noi. Da noi non esistono i centri sorvegliati; queste persone che arrivano per noi sono rifugiati fino a prova contraria e noi li manteniamo in albergo. Io penso che non vadano mantenuti in albergo; penso che vadano trattenuti in centri sorvegliati fino a 18 mesi e, dopo 18 mesi, se non possono stare qui, siano rispediti a casa. Questo è quello, prima che mi insultino i colleghi della sinistra, che fa, per esempio, la civilissima Germania: è quello che fanno in tutta Europa e, stavolta lo dico io, ce lo chiede l'Europa. Perché non facciamo anche noi i centri sorvegliati? La seconda questione è quella che riguarda i rimpatri. In questo provvedimento, ancora una volta, il tema rimpatri viene affrontato secondo me con risorse insufficienti. Guardi, non potrebbe essere diversamente: l'Italia da sola il tema dei rimpatri non lo potrà affrontare seriamente mai. La questione dei rimpatri è una questione europea: i fondi ce li deve mettere l'Unione europea. Questa è un'altra proposta storica di Fratelli d'Italia, perché a noi dicono sempre che i rimpatri non si possono attuare perché non ci sono gli accordi di rimpatrio, ma noi dimentichiamo che tutte le nazioni dalle quali questi immigrati clandestini arrivano a casa nostra sono nazioni che prendono risorse per la cooperazione allo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Basterebbe sottomettere quelle risorse alla sottoscrizione di accordi di rimpatrio: vuoi la cooperazione, ti prendi indietro il tuo immigrato clandestino; mi pare abbastanza banale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Allora vede, queste sono alcune cose che - temo - richiederanno un decreto-legge “sicurezza” ter, quater, quinquies, non lo so, oppure un altro Governo; oppure un Governo capace finalmente di fare gli interessi degli italiani e non ostaggio della sinistra, che sia la sinistra del PD o che sia la sinistra del MoVimento 5 Stelle (poco ci manca). Io ormai sono convinta che il MoVimento 5 Stelle sia, più che un movimento grillino, un movimento “fichiano” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lei ne sarà contento, ma io no, perché dopo che è riuscito financo a dedicare la Festa della Repubblica e delle Forze armate agli immigrati e ai rom, veramente le abbiamo viste tutte e non c'è nient'altro da dire. Io, quindi, spero di no e spero che ci sia un'Italia libera da qualunque sinistra. Quell'Italia si può costruire solo con un altro Governo; con questo, purtroppo, anche la buona volontà dei colleghi della Lega si infrangerà sempre sulla difficoltà di doversi confrontare con gente che la pensa anni luce da te su questa materia. L'Italia, però, ha bisogno di difendere i suoi confini, di difendere la sua sicurezza, di difendere la legalità e, dico di più, di difendere il suo orgoglio e la sua onorabilità a livello internazionale, perché io sono stanca di farmi ridere in faccia dal mondo intero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO (FI). Presidente…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Facciamo intervenire la deputata Ravetto, grazie. Prego.
LAURA RAVETTO (FI). Recupero i minuti degli applausi. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Non c'è dubbio.
LAURA RAVETTO (FI). Questo decreto-legge nasce come decreto-legge bis, per far valere, di fatto, l'efficacia di un decreto-legge precedente, dove la volontà del Governo, e soprattutto del Ministro dell'interno, era stata chiara: stringere le maglie di accesso alle frontiere esterne del nostro Paese. Tuttavia, tale volontà è stata di fatto aggirata, anche con…chiamiamola scarsa collaborazione di certi magistrati, i quali hanno interpretato il primo decreto-legge “sicurezza” in maniera un tantino discrezionale. In Italia, al contrario di altri Stati europei, troppo spesso le leggi non si applicano, ma si interpretano; fin qui andrebbe anche bene, ma spesso si interpretano oltre il dettato normativo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Pertanto questo decreto-legge nasce per evitare che non sia più eludibile il principio che in Italia si può arrivare solo alle condizioni poste dal legislatore e che è competenza dei Governi e dei Parlamenti fare le leggi, soprattutto quando queste leggi, com'è il caso del decreto-legge in discussione, vanno incontro alle aspettative della maggioranza dei cittadini italiani.
Per questo motivo Forza Italia, così come votò a favore del precedente decreto-legge “sicurezza”, voterà a favore di questo, anche a fronte del fatto - anzi, soprattutto a fronte del fatto - che esso recupera e rilancia gli elementi fondamentali della politica migratoria e di sicurezza del centrodestra, riprendendo in maniera sostanziale i punti fondanti del programma con cui ci presentammo uniti agli elettori.
Questa è una dichiarazione di fiducia, quindi dovrei essere probabilmente tenuta, a nome del mio gruppo, a spiegare che e perché non voteremo per l'ennesima volta la fiducia a questo Governo. Ma le ragioni di questa mancanza di fiducia sono talmente ovvie tra questi banchi - permettetemi, secondo me sono ovvie anche tra i banchi della Lega - e talmente ovvie nell'elettorato di centrodestra, che preferiamo piuttosto concentrarci sui motivi che ci inducono comunque a collaborare per l'emanazione di questo provvedimento.
Il decreto-legge, a nostro avviso, interviene su questioni tutte assolutamente urgenti: dal potenziamento delle operazioni di polizia sotto copertura, alla regolamentazione delle intercettazioni, all'esecuzione rapida delle sentenze, alla violenza negli stadi; in particolare sul tema forze dell'ordine noi rivendichiamo, come Forza Italia, di essere stati collaborativi in Commissione, dando il nostro assenso e il nostro apporto per far riammettere degli emendamenti relativi alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco, al buono pasto che le presidenze avevano dichiarato inammissibili. Soprattutto, questo decreto-legge interviene sulla priorità del contrasto all'immigrazione clandestina, in un contesto che vede i trafficanti di esseri umani particolarmente attivi, le ONG particolarmente attive e una sostanziale divaricazione d'intenti tra Paesi europei di frontiera esterna ed interna.
Ne condividiamo pertanto le finalità restrittive in tema di sbarchi e ne condividiamo anche le finalità incentivanti i rimpatri; tuttavia riteniamo che proprio in tema di rimpatri sia stata persa una grande occasione, Presidente. Forza Italia, nel corso dell'esame in Commissione, aveva avanzato una proposta altamente migliorativa: con l'emendamento a prima firma Gregorio Fontana, si destinavano più risorse proprio al fondo incentivi per i rimpatri. Se, infatti, il Governo fa bene ad impegnarsi su questo tema, non si comprende come gli sarà possibile realizzare un serio e massiccio piano rimpatri con delle risorse irrisorie, quali quelle stanziate attualmente, pari a circa 2 milioni di euro. Forza Italia proponeva di destinare fino a 100 milioni di euro al fondo presso il Ministro degli affari esteri per la politica dei rimpatri, attingendoli dai risparmi di questo Parlamento sul proprio bilancio. L'emendamento era stato sottoscritto da tutti i deputati di centrodestra, compresi Lega e Fratelli d'Italia, e, tuttavia, è stato incredibilmente cassato. Onestamente, Presidente, noi non crediamo a ipotesi di rigetto per meri motivi tecnici, perché, se fosse stato questo, sarebbe stata possibile assolutamente una riformulazione da parte del relatore; noi temiamo, piuttosto, che l'impossibilità di destinare risorse adeguate ai rimpatri, tra l'altro evitando che in futuro venissero tolte dal fondo del Ministro dell'interno, penalizzando di fatto il funzionamento delle forze dell'ordine, sia stata piuttosto dovuta a una divergenza di visioni politiche all'interno della vostra maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Mi contraddistingue la schiettezza, Presidente, quindi, le dirò cosa penso veramente: io penso che ci sia stato un vero e proprio veto da parte del MoVimento 5 Stelle, probabilmente una discussione tra lei stesso, Presidente, e i suoi compagni di Governo; se così fosse, però, sarebbe l'ennesima conferma dello stato di immobilismo di questo Governo e di questa maggioranza che lo sostiene su problemi vitali per il Paese.
Noi di Forza Italia, quindi, voteremo questo decreto, siamo stati i primi a mettere in discussione il ruolo delle ONG con il Comitato Schengen, siamo i primi a insistere sui rimpatri, ma, tuttavia, si sappia anche che Forza Italia non si accontenta, non ci basta che non muoiano più persone in mare perché partono meno persone, a noi interessa anche che queste persone non rimangano prigioniere in quelli che sono dei veri e propri campi di concentramento in Libia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Noi riteniamo che la ricetta vada un po' oltre, quindi, questo decreto e si basi su due punti fondanti: l'individuazione di siti per la verifica dello status di rifugiato nei Paesi cosiddetti “fonte”, cioè all'origine, senza consentire neppure l'arrivo in Libia - sembrano parole generaliste, però, faccio un esempio concreto, se una persona scappa dal Gambia perché c'è una dittatura, può arrivare in Senegal, dove ci sono dei siti adeguati, e se non ci sono, si costruiscono, per la verifica dello status di rifugiato e decidere lì, non aspettando gli sbarchi, se può venire o meno in Europa - e, poi, un investimento forte nei Paesi di provenienza. Su questo tema riconosciamo che i Ministri degli esteri europei si stanno attivando, anche il Ministro Moavero; ci risulta che ci sarà a settembre un incontro dei Ministri degli esteri per stanziare più risorse.
Lo dico in ogni dichiarazione di voto che questo gruppo generosamente mi lascia fare in Aula: dobbiamo investire nell'Africa subsahariana, dobbiamo investire in Burkina Faso, in Guinea e in Niger, perché, nel 2050, la popolazione del continente africano sarà pari a 2,5 miliardi e non è difficile immaginare che, in questo contesto di persistente aggravata povertà, si verrà a creare un enorme flusso migratorio difficilmente arrestabile. Quindi, noi non siamo una forza politica che si accontenta; non ci interessa rimanere in un ridente giardino, mentre fuori preme la disperazione, soffiano i venti di guerra, anche perché, nel frattempo, queste pressioni metterebbero in difficoltà qualunque ridente giardino. Se c'è una disperazione vicino a noi, poi, quei disperati non si comporteranno in modo troppo gentile nei nostri confronti, quindi, o avremo la forza di avviare un serio percorso diplomatico con grandi potenze come gli Stati Uniti e la Russia o l'Europa si sveglia, questo Governo insiste in Europa su questi accordi diplomatici, magari senza prendere lezioni da politici come Macron che sono solidali esclusivamente con i porti degli altri, oppure la Cina creerà una base culturale ed economica terribile sul territorio africano, in cui non potrà esserci alcuna influenza occidentale. Anche qui, queste sembrano frasi generiche, ma vi invito a guardare un video della scorsa settimana dove in Ruanda l'esercito ha intonato degli inni in cinese.
A quest'Aula si impone, anche oggi, su questo tema, una riflessione tra ponti e tra muri; la sottoscritta non può essere tacciata di essere una fan dei muri e anche nel mio impegno sull'accordo di Schengen l'ho dimostrato, tuttavia, oggi, ritengo che questa contrapposizione ponti e muri sia un errore storico, sia un falso storico, perché? Perché paradossalmente, oggi, è solo la certezza dei confini che darà ai popoli quella sicurezza che consentirà loro di essere generosi, anche nell'accoglienza, con i più fragili che non sono nati nei loro confini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sta emergendo una sorta di pensiero oicofobico, da oicofobia, l'antipatia per la casa, per la situazione domestica, e tra i fautori di questo nuovo architrave del pensiero unico globalista ci metto anche certe capitane delle ONG che - scusate, anche in questo caso sarò schietta - non credo che prendano le loro iniziative per salvare vite umane, perché altrimenti non tratterrebbero dei migranti quattordici giorni su una imbarcazione, quando in 14 giorni si raggiunge qualunque porto e non solo italiano. Credo piuttosto che siano motivate dall'affermare una cultura che si ammanta di umanitarismo e si basa su una dichiarata forza di sentimenti, ma che, in realtà, si prefigge lo svuotamento dell'orgoglio delle proprie origini, della propria nazione e della propria casa che non andrebbe in alcun modo difesa. Questa seppur suggestiva idea del mondo liquido non comprende, tuttavia, che la difesa della casa, oggi, è la prima esigenza di quella parte di popolazione più povera che, fatalmente, è stata dimenticata da tutti, quelli che io chiamo i penultimi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché, vedete, oggi, i veri ultimi sono i penultimi, cioè coloro che magari non fuggono da guerre, che magari non soffrono le carestie e che, tuttavia, non hanno, seppur residenti in Europa, il sostentamento minimo per procurarsi una dimora stabile, una certezza di vita dignitosa e la possibilità di garantire ai loro figli un lavoro in futuro; degli ultimi ormai, e noi di Forza Italia siamo contenti di questo, per carità, si occupano tutti, paneuropei ed extraeuropei, Capi di Stato europei ed extra europei, non solo, anche la Chiesa, ma chi si occupa dei penultimi? Nessuno. Allora, Forza Italia ritiene che questo decreto, così come segnale, così come alcune politiche che vanno incontro ad esigenze premiali e non generalizzate del welfare degli Stati, dia anche queste risposte ai penultimi, ma Forza Italia ritiene anche che la sfida migratoria vada al di là di questo decreto e che per affrontare questa sfida non sia efficace un Governo diviso su tutto, litigioso su tutto, tra mandati zero e TAV 1.
Per questo Forza Italia ritiene che questo Governo, per l'ennesima volta, non sia meritevole della nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. In premessa, vorrei dire una cosa che probabilmente in un'altra temperie storica e politica sarebbe stata superflua, ultronea; vorrei dire alla collega Meloni che noi non pronunceremo mai parole come: un Paese libero dalla destra o dalla sinistra, perché abbiamo troppo amore per la democrazia e sappiamo, quando hanno iniziato a circolare frasi di questo genere, poi, come è andata a finire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi di Forza Italia…
GENNARO MIGLIORE (PD). Lo dico nel rispetto dei ruoli istituzionali e anche nel ricordo di chi, qui, ha passato una vita e forse avrebbe dovuto passare molto più tempo rispetto a quanto gli è stato concesso da chi riteneva di liberarsi di lui. Una domanda a lei, Presidente, nel rispetto del suo ruolo e della sua funzione. Dov'è il Ministro Salvini? Continua a disertare tutti gli appuntamenti che riguardano questa istituzione parlamentare, anche su un provvedimento che porta la sua impronta, che porta la sua demagogica propaganda, che porta la sua ideologia paranoica. Anche in questo momento, lui si rifiuta e latita. Latita da tempo nella I Commissione - gliel'ho scritto più volte, da dodici mesi si rifiuta di venire nella nostra Commissione a illustrare il suo lavoro -, dalla Commissione antimafia poi si guarda per non rispondere delle sue amicizie compromettenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e in quest'Aula non viene perché ha paura di rispondere, diciamo le cose come stanno, di rispondere alle domande che legittimamente l'opposizione pone sul tema della sicurezza nazionale, in particolare, in relazione a quello che è stato definito Moscopoli, il nostro casalingo Russiagate.
Ha paura di dire alcunché, paura perché forse le sue frasi potrebbero essere smentite da successivi sviluppi dell'inchiesta e quindi dalla possibilità di essere contestato per menzogna. Un Ministro che latita è un Ministro latitante e, come tale, chiede la fiducia in contumacia. A lei chiedo perché non ha difeso fino in fondo le prerogative di noi parlamentari, anche la sua prerogativa di Presidente, perché non lo ha fatto quando si è trattato di rinunciare a quelle che erano le prerogative nostre di poter audire le organizzazioni non governative umanitarie: perché c'era un diktat di Salvini che impediva alla Camera di ascoltare le parole della Sea-Watch, si badi bene, non di quella che lui ha definito in maniera sprezzante, da bullo, “sbruffoncella” o “zecca tedesca”, ma un'organizzazione che ha nella trasparenza e nel prestigio internazionale anche la forza di raccogliere tanti finanziamenti che poi le consentono di fare un'opera utile anche per il nostro Paese, oltre che per il senso di umanità.
Vi dava fastidio la discussione e, pur avendo presentato pochi emendamenti, i nostri diritti sono stati prima conculcati e poi esibiti ad una irrilevanza parlamentare.
Presidente, questo decreto scade il 14 agosto, più o meno, credo, adesso le date mi possono sfuggire: dov'è l'urgenza di troncare completamente la discussione su tutti gli emendamenti? È un atto contro le opposizioni si dirà, è un atto anche contro la maggioranza perché da quei banchi, dai vostri banchi, colleghi del MoVimento 5 Stelle, non poteva venire un dubbio, non poteva venire un emendamento, non poteva venire una dichiarazione, non poteva vedere niente, perché, quando viene tolta la parola, non si appartiene più alla propria comunità. La parola, in questo Parlamento, è sacra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, come tale, deve essere difesa.
Vedete, colleghi pentastellati, oggi la descrizione della giornata dovrebbe porre un'epigrafe: Qui giacciono i principi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ne danno l'annuncio il Ministro Fraccaro, indefesso sostenitore della democrazia diretta, nel senso che è diretta da Salvini, giunto al sedicesimo decreto e alla quattordicesima fiducia o, meglio, nella nuova numerazione, alla tredicesima fiducia perché poi c'era anche la fiducia zero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quella che non conta. Lo annunciano i presidenti delle Commissioni e il Presidente della Camera per aver messo il bavaglio alle opposizioni e alla società civile; lo annuncia il Presidente del Consiglio che ormai, in tempi di campionati del mondo di nuoto, è un campione del nuoto sincronizzato con il suo vice e capo Matteo Salvini. Intanto avete cercato di distogliere l'attenzione dei vostri sostenitori nascondendovi dietro una menzogna infame e mi aspetto parole da lei rispetto alla manipolazione che si è fatta su una vicenda tragica che coinvolge sei bambini a Bibbiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché quei bambini meritano giustizia, non sciacalli (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); sciacalli, sì! E, come tali, li tratteremo, Presidente, gli sciacalli vanno trattati così, come si meritano. Intanto vedo che ci sono degli ululati da parte di altri sodali; intanto avete applaudito convinti (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) alla richiesta di fiducia…
PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…
GENNARO MIGLIORE (PD). E lo so che vi do fastidio, mi dispiace…
PRESIDENTE. Deputato Migliore, vada avanti…
GENNARO MIGLIORE (PD). In democrazia abbiamo ancora il diritto di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Migliore, vada avanti.
GENNARO MIGLIORE (PD). Avete applaudito convintamente alla fiducia. Vi voglio chiedere, lo chiedo anche al presidente del gruppo: da che parte starete? Da quella che hanno fatto adesso i vostri colleghi senatori uscendo all'ingresso del Presidente del Consiglio Conte? Sono usciti in massa al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oppure sarete di nuovo quelli che ripetono l'applauso fragoroso, scrosciante al rappresentante della Lega e quanti ne ho sentiti più convinti anche degli stessi applausi al proprio gruppo, a Molinari, per esempio, il capogruppo che ha spiegato oggi - ve lo ha spiegato - chi comanda (andate a leggere le agenzie)? E, quindi, voi siete pronti all'applauso o alla messa in discussione di questa legge obbrobriosa? Forse più all'applauso, perché se qualcuno viene beccato a dissentire poi viene messo nella lista nera (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e voi avete espulso solo…
PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…
GENNARO MIGLIORE (PD). Voi avete espulso solo quelli che difendevano le persone in mare. Avete espulso sistematicamente questi. Del resto, ci si vergogna solo la prima volta, ma il vostro applauso serve a nascondere e anche a coprire il rancore.
Questo è il compimento di un uovo di serpente, Presidente. Avete iniziato dicendo “taxi del mare”: vi sembrava bella, levigata; fungeva da attrattore di consensi e oggi invece vi ritrovate a votare uno scempio che è contro ogni principio, sia della legge del mare sia delle convenzioni internazionali sia per quanto riguarda i principi costituzionali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali) e noi vi diciamo che questo provvedimento vi sarà fatto rimangiare esattamente perché è una legge ingiusta, così come oggi la Corte costituzionale ha ribadito rispetto al decreto sicurezza uno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). A noi non piace, a noi non piace, Presidente, quel “caro Matteo” che l'ambasciatore russo, rivolgendosi a Salvini, dice: per favore, evita che ci siano manifestazioni. Noi difendiamo la democrazia e i principi costituzionali: chi difende gli amici suoi (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) non ha posto all'interno di un Governo della Repubblica, ed è questo il motivo per il quale noi incontreremo le persone fuori da qui e racconteremo questa storia, quello che avete fatto e la differenza con i nostri Governi. Perché vedete, a un certo punto, voi avete detto, al mio collega Sensi, che eravate dalla parte della legalità e non è così, perché la parte della legalità è quella che rispetta le leggi sovraordinate. Voi, in questo momento, siete dalla parte della cancellazione di ogni legalità, dal punto di vista internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e dal punto di vista dei principi e il conflitto - concludo, Presidente - lo si vede anche da una semplice cosa con la quale voglio concludere, perché poi, più di me, i miei colleghi diranno nel merito. Noi abbiamo rispettato la vita salvando le persone e abbiamo rispettato anche la morte, andando a recuperare in fondo al mare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) una bara di settecento persone. Lo abbiamo fatto perché per noi il vissuto, la storia, le persone come tali valgono di più di qualsiasi marchetta elettoralistica e noi voteremo contro perché ricorderemo fino alla fine da che parte stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bisa. Ne ha facoltà. Colleghi!
INGRID BISA (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, sottosegretario Molteni, oggi siamo chiamati a votare la fiducia al Governo per la conversione in legge del cosiddetto decreto-legge sicurezza-bis. Il tema della sicurezza è un tema che sta a cuore al nostro Paese e che continua ad esserlo anche dopo la conversione del primo decreto-legge sicurezza. Vede, Presidente, proprio perché è un tema che sta a cuore a tutti noi cittadini il Governo ha emanato il secondo decreto-legge che ora è in corso di conversione in questo ramo del Parlamento. Il decreto-legge è stato necessario perché il fenomeno dell'immigrazione clandestina irregolare continua ad essere canale di attività di organizzazioni che lucrano sulla vita delle persone. Il Governo, la maggioranza, la Lega, che continua a vedere aumentati i consensi tra il popolo, è una Lega concreta, che dà risposte ai cittadini, che dà risposte ai sindaci, agli amministratori locali, che non abbandona ma che risolve i problemi.
Vedete, sono emozionata nel fare questa dichiarazione di voto di fiducia a questo Governo, su questo provvedimento in particolare, che parla anche di immigrazione, perché sono figlia di un emigrante, emigrante regolare del secondo dopoguerra italiano, emigrante partito a 17 anni e andato oltreoceano, per la cui emigrazione è stata necessaria la firma dei miei nonni per i documenti di imbarco, è stato necessario avere già un contratto di lavoro, ed è stato necessario avere già una casa dove andare.
Vedete, questa era un'immigrazione che portava ad integrazione, ad inclusione, perché c'era controllo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non l'immigrazione irregolare che il Partito Democratico ha tutelato, ha incentivato e che ha invaso, in questo ultimo decennio, la nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Immigrazione clandestina incentivata dal Partito Democratico, aprendo grandi centri di accoglienza, dove persone vivevano senza diritti e senza dignità.
La Lega, questo Governo, invece ha cambiato rotta, ha ridato dignità alle persone che arrivano e che scappano veramente dalla guerra, a quelle migliaia di persone che nel dopoguerra hanno emigrato. Vedete, cari colleghi, anche a distanza di decenni non ci possono essere migranti di serie A e di serie B, perché i nostri migranti nel dopoguerra si sono dovuti adattare ai Paesi che li accoglievano, senza pretese, ma con obbedienza e a testa bassa. Invece, fino a quando il Partito Democratico ha governato questo Paese, tutto era lecito in Italia per questi migranti.
La Lega, anche per questo, viene premiata nelle piazze dalla gente, che stringendoci le mani ci dice di non mollare, perché questa Lega, questo Governo, hanno voluto con questo decreto far ritornare al centro dell'attenzione quei principi che voi vi siete dimenticati: il principio di legalità, il principio di sicurezza, il principio di sovranità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il principio di legalità, volto a proteggere i diritti, volto a riportare i diritti al centro del dibattito interno e a livello internazionale, diritti che voi di sinistra, per i sette anni di governo, avete calpestato: far entrare 700.000 persone, senza controllo, nel giro di cinque anni, non significa fare integrazione, non significa fare inclusione, non significa fare inserimento sociale e questo Governo, anche attraverso i corridoi umanitari, ha dato e darà l'opportunità di futuro, di speranza e di crescita nel nostro Paese. L'inclusione - dobbiamo ricordarlo sempre - si fa a piccoli passi.
Con questo decreto si continua a parlare di sicurezza, perché sicurezza significa aver aumentato l'assunzione di 3.000 agenti di polizia, sicurezza significa assumere ulteriori 1.500 agenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), sicurezza significa aver diminuito gli sbarchi. Oggi siamo a 3.200 sbarchi, gli sbarchi sono diminuiti del 94 per cento: questo significa dare risposte concrete al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Abbiamo riportato il principio di sovranità al centro del dibattito. Vede, Presidente, sia in Commissione che in discussione generale e anche poco fa, ho sentito il Partito Democratico parlare di varie convenzioni, tra cui la convenzione SAR e che questo decreto sarebbe in contrasto con tale convenzione. Ora, quella convenzione è stata fatta perché nessuno debba morire in mare. È vero che le attività di soccorso e di salvataggio sono lecite, doverose e necessarie, però i colleghi mi devono spiegare perché tutti quelli che vengono salvati nel Mediterraneo devono essere portati in Italia. È ovvio che se l'Europa si è girata dall'altra parte sul fenomeno dell'immigrazione, su un fenomeno globale come l'immigrazione clandestina, l'Italia doveva prendere in mano la situazione ed è quello che sta facendo il nostro Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, con l'aiuto del nostro sottosegretario Molteni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), l'ha fatto partendo da qui, da quelli che sono i poteri che la legge n. 121 del 1981 gli conferisce, perché ricordo che il Ministro dell'interno è autorità nazionale di pubblica sicurezza, è garante di ordine pubblico, è garante della sicurezza del Paese, è responsabile del coordinamento del controllo delle frontiere esterne.
Quindi Presidente - e mi avvio alla conclusione - a un Governo che fa diminuire gli sbarchi (siamo passati da 18.000 dell'anno scorso a 3.200 di quest'anno), che controlla i flussi migratori, che controlla ordine e sicurezza pubblica, che aumenta l'assunzione di poliziotti e carabinieri, che aumenta la tutela di Forze dell'ordine, di polizia e vigili del fuoco, che aumenta il minimo edittale a sei mesi della pena della reclusione per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, che potenzia gli strumenti di natura amministrativa per contrastare l'immigrazione clandestina, aumentando le multe ai comandanti delle navi e inserendo la confisca amministrativa della nave stessa, che sanziona chi trasforma le manifestazioni pubbliche e pacifiche in vere e proprie guerriglie, non si può che dare fiducia.
Quindi, Presidente, annuncio che la Lega darà il voto di fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA (M5S). Grazie Presidente, siamo chiamati oggi a votare la fiducia al Governo sul decreto sicurezza bis, un decreto che nasce per riempire i vuoti del primo decreto sicurezza e che noi abbiamo affrontato in maniera costruttiva, cercando appunto di migliorare il testo e cercando di limitare eventuali eccessi.
Noi siamo pienamente consapevoli che l'immigrazione si combatte soprattutto con la cooperazione internazionale, che si combatte con corridoi umanitari legali, che si combatte con la ridistribuzione attraverso tutti i Paesi europei, ma va detto che questo decreto va proprio nella direzione di aumentare la sicurezza e rispettare la legalità e questo è importantissimo. Ad esempio, abbiamo presentato un emendamento che era già stato annunciato da Luigi Di Maio ed è stato approvato, che è quello per la confisca delle navi e il riutilizzo di polizia e Capitaneria di porto (Applausi dei deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle). Questi sono segnali importanti per far capire da che parte stiamo e da che parte sta lo Stato.
Ma vede, Presidente, noi qui, quando diamo un voto di fiducia, cosa vuol dire il voto di fiducia? Vuol dire anche rivendicare quanto è stato fatto in questo anno di Governo, perché solo un anno è passato e io mai avrei pensato, un anno fa, che in così poco tempo saremmo riusciti ad ottenere tutto quello che abbiamo ottenuto. Tanto c'è da fare ancora, ma vi ricordo che nella scorsa legge di bilancio abbiamo approvato il reddito di cittadinanza, che era nel nostro programma - io pensavo ci avremmo messo anni, Presidente, mai avrei pensato saremmo riusciti a farlo in appena un anno - che aiuta gli ultimi, un provvedimento, Presidente, che è nato nel momento in cui il Paese stava affrontando una crisi economica nera, dove c'erano tantissime persone che volevamo vedere uno Stato amico invece che nemico e noi questo lo abbiamo reso possibile. Quota 100, che ovviamente aiuta le persone che volevano andare in pensione e improvvisamente non ne hanno avuto modo. Ma penso allo “spazzacorrotti”, Presidente, un provvedimento che è stato approvato durante la legge di bilancio, quindi forse se ne è parlato poco, ma è fondamentale, perché abbiamo sempre detto che la corruzione è l'anticamera della mafia, quindi andare a combattere attraverso un provvedimento una cosa del genere per noi è stato fondamentale. Presidente, penso al decreto dignità, che ha ridotto drasticamente il precariato, che permette alle persone di poter realmente fare una famiglia, mettere su una famiglia, avere stabilità e chiedere un mutuo, cosa che prima, con un contratto a tempo determinato, non era possibile. Penso al codice rosso, penso al fatto che noi veramente vogliamo combattere il femminicidio e non solo a parole e questo qui va detto, l'abbiamo affrontato tutti assieme in quest'Aula, al di là del colore politico.
Beh, ci accontentiamo? No, no Presidente, perché se abbiamo fatto tutto questo che ho appena elencato, in un anno, pensi cosa possiamo fare con un Governo che dura tutti e cinque gli anni.
Possiamo, dobbiamo andare avanti. C'è il salario minimo da approvare: oggi ci sono persone pagate 3 euro l'ora, che fanno lavori e sono assolutamente sfruttati e questo non è tollerabile.
Penso alla riduzione del cuneo fiscale, penso al sostegno alle famiglie, vero…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore! Prego.
FRANCESCO D'UVA (M5S). Penso al sostegno alle famiglie, che è fondamentale, e vogliamo portare avanti misure proprio per fare in modo che si possa tornare a una crescita positiva, e non alla crescita zero, che oggi caratterizza il sistema demografico nel nostro Paese. Penso alla lotta alla corruzione: è vero che, a livello legislativo, noi approviamo lo “spazza corrotti”, ma non è sufficiente approvare una legge. La corruzione dobbiamo combatterla ogni giorno, ognuno di noi, in quest'Aula, negli altri palazzi e fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è una nostra fissa forse, forse il fatto che noi realmente vogliamo combattere la corruzione ci obbliga a volte a dire dei “no”, che a volte ci vengono rinfacciati; ci viene detto che diciamo sempre “no”; non è così, però quando c'è qualcosa che non ci piace o non ci convince diciamo “no”. Ed ecco che qualcuno, davanti a quei “no”, ci chiama “rompicoglioni", Presidente (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Liberi e Uguali). Purtroppo, è successo, purtroppo noi non possiamo accettare una cosa del genere. Noi siamo fieri di esserlo e continueremo a farlo in continuazione…
PRESIDENTE. D'Uva, le parole, le parole!
FRANCESCO D'UVA (M5S). Presidente, lei ha ragione. Certi termini non mi appartengono, non appartengono nemmeno alla forza politica che rappresento, ma c'è stato qualcuno che le ha dette ed io mi sono permesso di citarle. Noi continueremo però a farlo: ecco, non posso usare quella parola, uso un'altra espressione e dico - facendo una cosa cara a Camilleri - che continueremo a “rompere i cabasisi” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quello lo faremo, Presidente, perché noi siamo più che convinti che il ruolo del Governo, il ruolo del MoVimento 5 Stelle al Governo sia legiferare, fare il bene, ma anche bloccare le cose che non piacciono e questa cosa noi possiamo farla oggi con questo Governo e quindi lo rivendico fortemente. Ed è proprio con questo spirito, Presidente, che faccio presente come il MoVimento 5 Stelle è al Governo per fare il bene del Paese; noi non siamo al Governo per fare il bene del MoVimento 5 Stelle, il MoVimento 5 Stelle è uno strumento che queste persone, questi cittadini che oggi vedete qui, hanno utilizzato e continuano a utilizzare per fare il bene dei cittadini che sono fuori da questo Palazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ed è con questo spirito che noi agiamo quotidianamente. Alle volte può capitare che, al di fuori di questo Palazzo, si cambi idea: magari prima del 4 marzo erano tutti d'accordo con noi su qualcosa e poi cambiano idea, ma noi pensiamo che dobbiamo andare dritti per la nostra strada e lo faremo. Ed è con questo spirito, Presidente, che annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle sulla fiducia al Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 17,15, sospendo la seduta fino a tale ora.
Procediamo fin d'ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio)
La chiama avrà inizio dal deputato Crippa Davide.
La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,15.
(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1913-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
La chiama avrà inizio dal deputato Davide Crippa.
Invito i deputati segretari a procedere alla prima chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 17,45)
(Segue la chiama)
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 17,55)
(Segue la chiama)
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 18)
(Segue la c hiama)
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti….577
Votanti:…573
Astenuti: …..4
Maggioranza: ……..287
Hanno risposto sì:….325
Hanno risposto no:…248
La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).
Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Acunzo Nicola
Adelizzi Cosimo
Aiello Davide
Aiello Piera
Alaimo Roberta
Alemanno Maria Soave
Amitrano Alessandro
Andreuzza Giorgia
Angiola Nunzio
Aprile Nadia
Aresta Giovanni Luca
Ascari Stefania
Azzolina Lucia
Badole Mirco
Baldino Vittoria
Barbuto Elisabetta Maria
Baroni Massimo Enrico
Barzotti Valentina
Basini Giuseppe
Battelli Sergio
Bazzaro Alex
Bella Marco
Bellachioma Giuseppe Ercole
Belotti Daniele
Benvenuto Alessandro Manuel
Berardini Fabio
Berti Francesco
Bianchi Matteo Luigi
Billi Simone
Bilotti Anna
Binelli Diego
Bisa Ingrid
Bitonci Massimo
Boldi Rossana
Bologna Fabiola
Boniardi Fabio Massimo
Bordonali Simona
Borghi Claudio
Brescia Giuseppe
Bruno Raffaele
Bubisutti Aurelia
Buffagni Stefano
Buompane Giuseppe
Businarolo Francesca
Cabras Pino
Cadeddu Luciano
Caffaratto Gualtiero
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Cantalamessa Gianluca
Cantone Luciano
Caparvi Virginio
Capitanio Massimiliano
Cappellani Santi
Carabetta Luca
Carbonaro Alessandra
Carelli Emilio
Carinelli Paola
Casa Vittoria
Caso Andrea
Cassese Gianpaolo
Castiello Giuseppina
Cataldi Roberto
Cattoi Maurizio
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Cecchetti Fabrizio
Cecconi Andrea
Centemero Giulio
Cestari Emanuele
Chiazzese Giuseppe
Cillis Luciano
Cimino Rosalba
Ciprini Tiziana
Coin Dimitri
Colla Jari
Colmellere Angela
Comaroli Silvana Andreina
Comencini Vito
Cominardi Claudio
Corda Emanuela
Corneli Valentina
Covolo Silvia
Crippa Andrea
Crippa Davide
Cubeddu Sebastiano
Currò Giovanni
Dadone Fabiana
Daga Federica
Dara Andrea
D'Arrando Celeste
De Carlo Sabrina
De Giorgi Rosalba
De Girolamo Carlo Ugo
De Lorenzis Diego
De Lorenzo Rina
De Martini Guido
De Toma Massimiliano
Deiana Paola
Del Grosso Daniele
Del Monaco Antonio
Del Sesto Margherita
D'Eramo Luigi
Di Lauro Carmen
Di Muro Flavio
Di San Martino Lorenzato Luis Roberto
Di Sarno Gianfranco
Di Stasio Iolanda
Di Stefano Manlio
Dieni Federica
D'Incà Federico
D'Ippolito Giuseppe
Donina Giuseppe Cesare
Donno Leonardo
Dori Devis
D'Orso Valentina
Durigon Claudio
D'Uva Francesco
Ehm Yana Chiara
Emiliozzi Mirella
Ermellino Alessandra
Fantinati Mattia
Fantuz Marica
Faro Marialuisa
Federico Antonio
Ferrari Roberto Paolo
Ficara Paolo
Fioramonti Lorenzo
Flati Francesca
Fogliani Ketty
Fontana Ilaria
Fontana Lorenzo
Forciniti Francesco
Formentini Paolo
Foscolo Sara
Fraccaro Riccardo
Frassini Rebecca
Frate Flora
Frusone Luca
Furgiuele Domenico
Gagnarli Chiara
Galantino Davide
Galizia Francesca
Galli Dario
Gallinella Filippo
Gallo Luigi
Garavaglia Massimo
Gastaldi Flavio
Gava Vannia
Gerardi Francesca
Giaccone Andrea
Giacometti Antonietta
Giarrizzo Andrea
Giglio Vigna Alessandro
Giordano Conny
Giorgetti Giancarlo
Giuliano Carla
Giuliodori Paolo
Gobbato Claudia
Golinelli Guglielmo
Grande Marta
Grillo Giulia
Grimaldi Nicola
Grimoldi Paolo
Grippa Carmela
Gubitosa Michele
Guidesi Guido
Gusmeroli Alberto Luigi
Ianaro Angela
Iezzi Igor Giancarlo
Invernizzi Cristian
Invidia Niccolò
Iorio Marianna
Iovino Luigi
Lapia Mara
Latini Giorgia
Lattanzio Paolo
Lazzarini Arianna
Legnaioli Donatella
Licatini Caterina
Liuni Marzio
Liuzzi Mirella
Lo Monte Carmelo
Locatelli Alessandra
Lolini Mario
Lombardo Antonio
Lorefice Marialucia
Lorenzoni Eva
Lorenzoni Gabriele
Loss Martina
Lovecchio Giorgio
Lucchini Elena
Maccanti Elena
Macina Anna
Maggioni Marco
Maglione Pasquale
Manca Alberto
Maniero Alvise
Manzo Teresa
Maraia Generoso
Marchetti Riccardo Augusto
Mariani Felice
Marino Bernardo
Martinciglio Vita
Masi Angela
Maturi Filippo
Melicchio Alessandro
Menga Rosa
Micillo Salvatore
Migliorino Luca
Misiti Carmelo Massimo
Molinari Riccardo
Molteni Nicola
Morelli Alessandro
Morrone Jacopo
Moschioni Daniele
Murelli Elena
Nappi Silvana
Nesci Dalila
Nitti Michele
Olgiati Riccardo
Orrico Anna Laura
Pagano Alessandro
Pallini Maria
Palmisano Valentina
Panizzut Massimiliano
Paolini Luca Rodolfo
Papiro Antonella
Parentela Paolo
Parisse Martina
Parolo Ugo
Patassini Tullio
Patelli Cristina
Paternoster Paolo
Paxia Maria Laura
Penna Leonardo Salvatore
Perantoni Mario
Perconti Filippo Giuseppe
Pettazzi Lino
Piastra Carlo
Picchi Guglielmo
Piccolo Tiziana
Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano
Potenti Manfredi
Pretto Erik Umberto
Provenza Nicola
Racchella Germano
Raduzzi Raphael
Raffa Angela
Raffaelli Elena
Ribolla Alberto
Ricciardi Riccardo
Rixi Edoardo
Rizzo Gianluca
Rizzone Marco
Romaniello Cristian
Romano Paolo Nicolò
Rospi Gianluca
Rossini Roberto
Ruggiero Francesca Anna
Russo Giovanni
Saitta Eugenio
Salafia Angela
Saltamartini Barbara
Sapia Francesco
Sarti Giulia
Sasso Rossano
Scagliusi Emanuele
Scanu Lucia
Scerra Filippo
Scutellà Elisa
Segneri Enrica
Serritella Davide
Silvestri Francesco
Silvestri Rachele
Siragusa Elisa
Sodano Michele
Spadafora Vincenzo
Spadoni Maria Edera
Sportiello Gilda
Stefani Alberto
Suriano Simona
Sut Luca
Sutto Mauro
Tarantino Leonardo
Tasso Antonio
Tateo Anna Rita
Termini Guia
Terzoni Patrizia
Testamento Rosa Alba
Tiramani Paolo
Toccalini Luca
Tofalo Angelo
Tomasi Maura
Tombolato Giovanni Battista
Tonelli Gianni
Torto Daniela
Trano Raffaele
Traversi Roberto
Tripiedi Davide
Tripodi Elisa
Trizzino Giorgio
Troiano Francesca
Tucci Riccardo
Turri Roberto
Tuzi Manuel
Vacca Gianluca
Valbusa Vania
Valente Simone
Vallascas Andrea
Vallotto Sergio
Varrica Adriano
Vianello Giovanni
Vignaroli Stefano
Villani Virginia
Villarosa Alessio
Vinci Gianluca
Viviani Lorenzo
Volpi Raffaele
Zanichelli Davide
Zennaro Antonio
Zicchieri Francesco
Ziello Edoardo
Zoffili Eugenio
Zolezzi Alberto
Zordan Adolfo
Hanno risposto no:
Acquaroli Francesco
Annibali Lucia
Anzaldi Michele
Aprea Valentina
Ascani Anna
Bagnasco Roberto
Baldelli Simone
Baldini Maria Teresa
Baratto Raffaele
Baroni Annalisa
Bartolozzi Giusi
Battilocchio Alessandro
Bazoli Alfredo
Bellucci Maria Teresa
Benamati Gianluca
Bendinelli Davide
Benedetti Silvia
Bergamini Deborah
Bersani Pier Luigi
Bignami Galeazzo
Boldrini Laura
Bond Dario
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Borghi Enrico
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Brunetta Renato
Bruno Bossio Vincenza
Bucalo Carmela
Buratti Umberto
Butti Alessio
Caiata Salvatore
Calabria Annagrazia
Cannatelli Pasquale
Cannizzaro Francesco
Cantini Laura
Cantone Carla
Cappellacci Ugo
Cardinale Daniela
Carè Nicola
Caretta Maria Cristina
Carfagna Maria Rosaria
Carnevali Elena
Carrara Maurizio
Casciello Luigi
Casino Michele
Cassinelli Roberto
Cattaneo Alessandro
Ceccanti Stefano
Cenni Susanna
Ciaburro Monica
Ciampi Lucia
Cirielli Edmondo
Colaninno Matteo
Colucci Alessandro
Conte Federico
Cortelazzo Piergiorgio
Costa Enrico
Cristina Mirella
Critelli Francesco
Cunial Sara
Dal Moro Gian Pietro
D'Alessandro Camillo
Dall'Osso Matteo
D'Attis Mauro
De Carlo Luca
De Filippo Vito
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Menech Roger
De Micheli Paola
Deidda Salvatore
Del Barba Mauro
Del Basso De Caro Umberto
Delmastro Delle Vedove Andrea
D'Ettore Felice Maurizio
Di Giorgi Rosa Maria
Di Maio Marco
Donzelli Giovanni
Epifani Ettore Guglielmo
Fascina Marta Antonia
Fassina Stefano
Fassino Piero
Fatuzzo Carlo
Ferraioli Marzia
Ferri Cosimo Maria
Ferro Wanda
Fiano Emanuele
Fitzgerald Nissoli Fucsia
Fontana Gregorio
Fornaro Federico
Foti Tommaso
Fragomeli Gian Mario
Frailis Andrea
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Fratoianni Nicola
Fregolent Silvia
Fusacchia Alessandro
Gadda Maria Chiara
Gagliardi Manuela
Gariglio Davide
Gelmini Mariastella
Gemmato Marcello
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacometto Carlo
Giacomoni Sestino
Giannone Veronica
Giorgis Andrea
Gribaudo Chiara
Guerini Lorenzo
Incerti Antonella
Labriola Vincenza
Lacarra Marco
Lepri Stefano
Librandi Gianfranco
Lollobrigida Francesco
Losacco Alberto
Lotti Luca
Lucaselli Ylenja
Lupi Maurizio
Madia Maria Anna
Magi Riccardo
Manca Gavino
Mancini Claudio
Mandelli Andrea
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Marattin Luigi
Marin Marco
Martina Maurizio
Martino Antonio
Maschio Ciro
Mauri Matteo
Mazzetti Erica
Melilli Fabio
Meloni Giorgia
Miceli Carmelo
Migliore Gennaro
Milanato Lorena
Minniti Marco
Mollicone Federico
Montaruli Augusta
Mor Mattia
Morani Alessia
Morassut Roberto
Moretto Sara
Mugnai Stefano
Mulè Giorgio
Mura Romina
Muroni Rossella
Musella Graziano
Napoli Osvaldo
Nardi Martina
Navarra Pietro
Nevi Raffaele
Nobili Luciano
Noja Lisa
Novelli Roberto
Occhiuto Roberto
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Osnato Marco
Padoan Pietro Carlo
Pagani Alberto
Paita Raffaella
Palmieri Antonio
Pastorino Luca
Pedrazzini Claudio
Pella Roberto
Pellicani Nicola
Pentangelo Antonio
Perego Di Cremnago Matteo
Pettarin Guido Germano
Pezzopane Stefania
Piccoli Nardelli Flavia
Pini Giuditta
Pittalis Pietro
Pizzetti Luciano
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Polverini Renata
Porchietto Claudia
Portas Giacomo
Prestigiacomo Stefania
Prestipino Patrizia
Prisco Emanuele
Quartapelle Procopio Lia
Raciti Fausto
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Ripani Elisabetta
Rizzetto Walter
Rizzo Nervo Luca
Rosato Ettore
Rossello Cristina
Rossi Andrea
Rossini Emanuela
Rosso Roberto
Rostan Michela
Rotelli Mauro
Rotondi Gianfranco
Rotta Alessia
Ruffino Daniela
Ruggieri Andrea
Saccani Jotti Gloria
Sarro Carlo
Savino Elvira
Savino Sandra
Scalfarotto Ivan
Schirò Angela
Scoma Francesco
Sensi Filippo
Serracchiani Debora
Siani Paolo
Sibilia Cosimo
Silvestroni Marco
Siracusano Matilde
Sisto Francesco Paolo
Soverini Serse
Spena Maria
Speranza Roberto
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Tartaglione Annaelsa
Toccafondi Gabriele
Tondo Renzo
Topo Raffaele
Trancassini Paolo
Tripodi Maria
Ungaro Massimo
Valentini Valentino
Varchi Maria Carolina
Vazio Franco
Verini Walter
Versace Giuseppina
Vietina Simona
Viscomi Antonio
Vito Elio
Zan Alessandro
Zanella Federica
Zanettin Pierantonio
Zangrillo Paolo
Zardini Diego
Si sono astenuti:
Gebhard Renate
Plangger Albrecht
Schullian Manfred
Sgarbi Vittorio
Sono in missione:
Bonafede Alfonso
Borghese Mario
Castelli Laura
Del Re Emanuela Claudia
Delrio Graziano
Di Maio Luigi
Ferraresi Vittorio
Manzato Franco
Ruocco Carla
Russo Paolo
Sibilia Carlo
Spessotto Arianna
Vitiello Catello
Volpi Leda
PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1913-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, questa sera si procederà alla sola fase di illustrazione degli ordini del giorno.
Avverto, inoltre, che gli ordini del giorno Scutellà n. 9/1913-A/72 e Gadda n. 9/1913-A/105 sono stati ritirati dalle presentatrici.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: Colucci n. 9/1913-A/8, relativo agli incentivi economici per i piccoli esercizi commerciali nelle aree periferiche delle città metropolitane; Ungaro n. 9/1913-A/10, in materia di tempi e attestazioni linguistiche per la definizione dei procedimenti di acquisizione della cittadinanza; Ceccanti n. 9/1913-A/20, volto a prevedere l'abrogazione dell'esclusione del divieto di ricevere contributi da parte di Governi esteri in favore di fondazioni, associazioni e comitati equiparati ai partiti politici; Serracchiani n. 9/1913-A/35, in materia di rafforzamento dei servizi ispettivi e di tutela e protezione dei lavoratori vittime di sfruttamento; Fitzgerald Nissoli n. 9/1913-A/64, concernente la revisione della normativa relativa alla concessione della cittadinanza; Caretta n. 9/1913-A/67, volto a introdurre misure sanzionatorie per gli atti di disturbo dell'attività venatoria e pescatoria; Lorefice n. 9/1913-A/68, concernente l'introduzione di misure in favore di comuni che abbiano deliberato lo stato di dissesto finanziario; n. 9/1913-A/70 Piera Aiello, concernente l'adozione di iniziative volte a favorire il recupero da parte dei testimoni di giustizia delle loro originarie generalità; n. 9/1913-A/90 Maurizio Cattoi, concernente iniziative di formazione e l'istituzione di un albo nazionale dei comandanti della polizia locale; n. 9/1913-A/92 L'Abbate, relativo alla vigilanza ittica volontaria in mare; n. 9/1913-A/98 Formentini, recante iniziative per il risarcimento delle vittime dei reati di terrorismo compiuti al di fuori del territorio nazionale.
A questo punto dovremmo sospendere la seduta non essendo presente il Governo in Aula.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché voglio lasciare agli atti che considero del tutto surreale che l'ordine del giorno n. 9/1913-A/20 a mia prima firma, che chiedeva di reinserire il divieto di finanziamenti esteri a fondazioni e assimilati perché potrebbero danneggiare l'indipendenza e la sovranità nazionale, venga ritenuto estraneo al tema sicurezza. È una cosa insostenibile!
PRESIDENTE. Onorevole Ceccanti, prendo atto del suo intervento. Come lei sa, il giudizio di inammissibilità è riservato alla Presidenza e, quindi, non posso che confermare quello che la Presidenza già ha ritenuto di dover dichiarare in merito al suo ordine del giorno e, cioè, che risulta inammissibile per estraneità di materia.
Il Governo è presente in Aula e, quindi, possiamo procedere.
L'onorevole Siracusano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/61.
MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie, Presidente. Abbiamo appena votato “no” sulla fiducia a questo Governo ma voteremo favorevolmente sul “decreto sicurezza-bis”. Abbiamo votato “no” perché siamo onestamente stanchi di assistere continuamente a un conflitto costante, continuo e perpetuo tra due forze politiche antitetiche, opposte e contrapposte, un conflitto che si traduce in un compromesso al ribasso che si riflette sui provvedimenti, anche su quelli che riteniamo validi nei contenuti e negli obiettivi come, appunto, il decreto sicurezza-bis, su cui voteremo a favore.
Però, sottosegretario, ci saremmo aspettati, appunto, qualche risorsa in più stanziata per il potenziamento del comparto sicurezza; ci saremmo aspettati qualche risorsa in più impiegata per migliorare e rafforzare la percezione di sicurezza dei nostri cittadini. Ecco perché questo ordine del giorno è conseguente a un emendamento presentato in Commissione che prevedeva l'ampliamento del contingente…scusi, Presidente, però c'è un po' di caos…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Colleghi in tutti i settori, vi prego di abbassare il tono della voce e di consentire all'onorevole Siracusano di svolgere il suo intervento. Colleghi! Prego, onorevole Siracusano.
MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie. Dicevo, appunto, che questo ordine del giorno è conseguente a un emendamento presentato in Commissione che prevedeva l'ampliamento del contingente militare impiegato nell'operazione “Strade Sicure”. Prevedeva un ampliamento di 1.000 unità di personale militare da aggiungersi ai 500 già previsti all'articolo 10 del “decreto sicurezza-bis” che erano destinati alle esigenze di sicurezza connesse allo svolgimento dell'Universiade di Napoli. Ci è stato detto, però, che non era possibile, che l'impegno finanziario era eccessivo.
Ecco, sottosegretario, chiediamo almeno l'impegno di reimpiegare le 500 unità di personale destinate all'Universiade di Napoli presso quei territori e quelle città che necessitano un presidio stabile delle forze di polizia per contrastare la criminalità. Vi chiediamo questo perché sappiamo benissimo che l'operazione “Strade Sicure” ha avuto risultati straordinari. È stata istituita durante il Governo Berlusconi e poi è stata ridimensionata fortemente a posteriori dai Governi di sinistra, ma il fatto che sia stata di grande successo non è un'opinione ma lo certificano i dati: 11 mila arresti, 3 milioni di individui che sono stati controllati dai militari, 1.089 automezzi rubati rinvenuti, 305 armi sequestrate, oltre un milione 300 mila controlli su tutto il territorio nazionale. Ecco, sottosegretario, vi chiediamo un impegno certo e forte in questa direzione, ma non è Forza Italia a chiederlo: lo chiedono i nostri cittadini, lo chiedono i nostri amministratori locali, lo chiedono i nostri territori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. L'onorevole Fratoianni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/56.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signora Presidente. Questo ordine del giorno tratta una questione che io ritengo molto importante e di cui in questo Paese si discute da ormai molti anni e, in particolare, da 18 anni, cioè dal luglio di quel 2001 in cui a Genova, durante le manifestazioni di contestazione al G8, si scatenò una repressione inaudita, definita all'epoca da Amnesty International “la più grande violazione dei diritti umani dalla Seconda guerra mondiale in poi”, in quei giorni in cui davanti e dentro la scuola “Diaz” si scatenò una repressione definita, in sede giudiziaria, “una vera e propria macelleria messicana”.
Da allora in questo Paese si discute dell'introduzione di una norma, peraltro prevista nella gran parte dei Paesi europei. In 21 Stati su 28 già oggi questa norma è prevista, è in vigore, è operativa, ed è la norma che prevede l'obbligo per gli esponenti delle forze dell'ordine che operano in situazioni di ordine pubblico di esibire, in particolare sull'attrezzatura speciale che si indossa in queste situazioni, un codice identificativo o, comunque, una sigla che consenta, qualora questo divenga necessario, la riconoscibilità dei singoli agenti e l'eventuale accertamento delle singole responsabilità, quando si verifichi, appunto, la necessità di poterlo fare.
Si tratta, come capite tutti e tutte benissimo, di una norma e di uno strumento che ha una doppia funzione: da un lato, naturalmente la funzione di garantire i diritti dei cittadini e delle cittadine che si trovano a confrontarsi con le forze dell'ordine in situazioni e in eventi pubblici, in manifestazioni e in assemblee pubbliche, così come è capitato purtroppo troppo spesso in questo Paese. Ricordo, per stare alla cronaca più recente, quello che è accaduto a un cronista del giornale la Repubblica non più di qualche mese fa a Genova durante una manifestazione. Sono eventi che si sono ripetuti - ripeto - troppo spesso in questo Paese e questo strumento garantirebbe ai cittadini e alle cittadine un elemento di trasparenza e aumenterebbe la fiducia e la possibilità di vedere tutelati i propri diritti anche quando i propri diritti costituzionali fondamentali vengono violati per comportamenti inaccettabili di singoli esponenti o di catene di comando nella gestione dell'ordine pubblico in piazza.
Tuttavia, io vorrei sottolineare un altro aspetto che a me pare altrettanto importante se non più importante e, cioè, il fatto che questa misura, cioè l'introduzione di questa norma, sarebbe un passo in avanti molto importante anche e soprattutto nella tutela dell'onorabilità e della sicurezza delle forze dell'ordine che operano in piazza, delle forze dell'ordine che, nella grande maggioranza, operano in modo corretto e che dunque, grazie all'introduzione di questa norma, sarebbero messe nella condizione di poter verificare, fino in fondo e senza elementi di confusione, chi eventualmente abbia operato in modo scorretto rispetto alle leggi, alle norme e alla Costituzione e chi, invece, lo abbia fatto in modo giusto, nel rispetto pieno delle funzioni e delle norme che regolano anche il comportamento e l'uso della forza in situazioni particolari di ordine pubblico.
Dunque, una norma che consentirebbe un passo in avanti nella nostra legislazione, che consentirebbe al nostro Paese di adeguarsi alle norme in vigore nella stragrande maggioranza dei Paesi europei e che aumenterebbe la fiducia dei cittadini nelle forze dell'ordine e - ripeto - anche gli strumenti di tutela delle stesse forze dell'ordine.
Credo, signora Presidente, signori colleghi e signore colleghe, che a 18 anni dall'indegna repressione di Genova sia arrivato il momento anche nel nostro Paese di introdurre questa norma, una norma di civiltà e - ripeto - una norma nel rispetto dei cittadini e delle cittadine, e anche delle forze dell'ordine nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Quartapelle Procopio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Losacco n. 9/1913-A/14, di cui è cofirmataria.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, io pensavo di intervenire sull'ordine del giorno n. 9/1913-A/22, che è quello a mia prima firma.
PRESIDENTE. Sta bene. Il suo gruppo credo ci abbia indicato il n. 9/1913-A/14, ma va bene. Prego.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). L'articolo 12 del provvedimento in esame istituisce presso il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale un Fondo per le politiche di rimpatrio, volto a sostenere iniziative di cooperazione e intese bilaterali per la riammissione degli stranieri irregolari presenti nel territorio nazionale e provenienti da Paesi extra-UE.
Questo ordine del giorno impegna in particolare il Governo ad adoperarsi per una rapida sottoscrizione degli accordi di riammissione con la Repubblica islamica del Pakistan.
Questo perché? Questo Fondo è destinato a finanziare, attraverso interventi di cooperazione, sia di sostegno al bilancio generale o settoriale, sia attraverso intese bilaterali, appunto questi accordi di riammissione degli stranieri presenti in Italia. A noi sembra che, nonostante le promesse del Ministro dell'Interno sul tema dei rimpatri, si sia fatto effettivamente molto poco dal punto di vista della politica estera per far sì che questi rimpatri effettivamente succedano.
Ricorderete tutti, in particolare i colleghi della Lega che sono stati eletti grazie a questa tra le ennesime promesse senza poi conseguenze da parte del loro leader, che in campagna elettorale il Ministro dell'Interno aveva raccontato agli italiani, prendendoli in giro, che appena lui si fosse insediato al Viminale ci sarebbero stati 600 mila rimpatri con lo schiocco delle dita.
In realtà quello che è successo, da quando il Ministro Salvini si è insediato al Viminale, è che le attività anche dei rimpatri si sono ridotte. Il Ministro, probabilmente più preso dalle varie campagne elettorali, dal girare il mondo con personaggi equivoci come Gianluca Savoini, dai selfie e tweet, si è dato poco da fare sulla principale delle sue promesse elettorali, che era quella dei rimpatri; tant'è che effettivamente i numeri dei rimpatri di quest'anno, da quando il Ministro Salvini è Ministro dell'Interno, sono i peggiori degli ultimi tre anni. Questo succede perché, da un lato, non ci sono gli strumenti per fare i rimpatri e, dall'altro lato, non ci sono gli accordi.
Con questo ordine del giorno noi chiediamo che il Governo si impegni almeno a stipulare gli accordi; e, in particolare, segnaliamo che sono vari i Paesi con cui non ci sono gli accordi, in particolare Sudan, Pakistan e Iraq, che insieme ad Eritrea e Tunisia sono i Paesi principali da cui proviene il maggior numero di migranti.
Quest'ordine del giorno quindi si riferisce in particolare a sottoscrivere rapidamente gli accordi di riammissione con la Repubblica islamica del Pakistan.
A questo aggiungo un'altra considerazione, già svolta durante la discussione generale: questo Governo sta tagliando tutti i fondi invece per la cooperazione internazionale tout court. Un'altra delle grandi promesse della Lega, del MoVimento 5 Stelle è che loro, sì, sull'immigrazione si sarebbero comportati in modo diverso, anche perché loro sì che li avrebbero aiutati a casa loro.
Non è così: ci siamo resi conto, anche solo in un anno, di quanto possa essere negativa non solo la propaganda, ma anche l'azione di questo Governo sul tema della cooperazione internazionale. È la prima volta da 7 anni che vengono tagliate le risorse per la cooperazione internazionale; è la prima volta da molti più anni che l'Italia sostanzialmente toglie la fiducia, tagliando i fondi al sistema delle Nazioni Unite; ed è la prima volta in cui il sistema della cooperazione tra ONG, Agenzia e Cassa depositi e prestiti viene lasciato senza una guida chiara.
In questo senso, quest'ordine del giorno cerca di rafforzare tutti quegli strumenti di cooperazione. Noi pensiamo che, per avere una gestione ordinata e responsabile e umana dei flussi migratori, serva effettivamente una capacità di cooperare con i Paesi di provenienza e transito: capacità che questo Governo non ha, perché taglia i fondi per la cooperazione, non vuole avere, perché non stipula gli accordi di riammissione con i principali Paesi di provenienza dei migranti.
È per questo che con questo ordine del giorno intendiamo stimolare l'azione diplomatica di questo Governo, molto inefficace quantomeno in ambito europeo sul fronte delle migrazioni, invece ad essere più efficace almeno con i Paesi principali di provenienza dei migranti. Per questo io chiedo che quest'ordine del giorno venga considerato con attenzione da parte del Governo, e potenzialmente ci sia non solo un parere positivo, ma anche poi una più fattiva azione diplomatica da parte del Ministro Moavero Milanesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Galantino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/43.
DAVIDE GALANTINO (MISTO). Presidente, ho presentato quest'ordine del giorno perché è una specifica richiesta che arriva a gran voce dal territorio dove vivo. Il degrado colpisce tutta la società, non solo le periferie delle grandi metropoli: sto parlando quindi anche della mia provincia, la BAT, in Puglia, interessata da presenze di tipo mafioso e dove gruppi criminali subiscono l'influenza di organizzazioni mafiose, baresi e foggiane.
Nel solo comune di Bisceglie, città dove risiedo, in poco tempo ci sono state cinque sparatorie, di cui una all'indirizzo del comandante della tenenza locale, un omicidio e le esplosioni di due ordigni come atti intimidatori. Stiamo parlando di individui che entrano in carcere da piccoli spacciatori ed escono da stimati capibanda.
Tutto questo, Presidente, fa crescere una spiacevole sensazione di insicurezza: c'è una diffusa e preoccupante percezione che da parte dello Stato e delle forze di polizia ci sia scarso controllo del territorio, quando tutti conosciamo bene l'impegno che ci mettono ogni giorno. Stamani per esempio i carabinieri di Bisceglie e di Trani hanno eseguito due arresti e numerose perquisizioni per i fatti riguardanti l'omicidio di Girolamo Valente.
Ho ritenuto quindi necessario chiedere al Governo di potenziare gli organici a garanzia della sicurezza della popolazione: potenziamo le forze di polizia ed impieghiamo se necessario anche personale dell'Esercito, ma diamo un segnale forte ai territori. Rendiamoci conto che a chi vive fuori da quest'Aula non interessano le passerelle dei politici, dopo che hanno ammazzato quegli uomini che lavorano per garantire la nostra serenità: ai nostri concittadini interessa che la sicurezza sia qualcosa di tangibile, di percettibile e che non sia solo un argomento da utilizzare come slogan (Applausi di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. L'onorevole Tondo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Lupi n. 9/1913-A/2, di cui è cofirmatario.
RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Presidente, quest'ordine del giorno, che presentiamo insieme ai colleghi, fa riferimento all'articolo 12, in particolare sul fatto di implementare le risorse a disposizione del Governo per rafforzare gli interventi di cooperazione finalizzati al rimpatrio e al reinserimento degli stranieri irregolari presenti sul territorio, con la collaborazione dei Paesi che di questo rimpatrio si fanno assieme a noi carico.
Se vogliamo confermare l'assunto - mi pare molto semplice, quasi pleonastico - che l'occupazione nei territori da cui provengono gli emigrati è il miglior argine per prevenire l'immigrazione, ne consegue che le risorse devono essere potenziate proprio in tal senso: mi sembra talmente semplice! E quindi declinare questo articolo aggiungendo risorse diventa assolutamente importante. Questa è la declinazione della frase che sentiamo, e che molto spesso diciamo: aiutiamoli a casa loro; per farlo bisogna mettere risorse e governance.
Voglio aggiungere che è molto grave (almeno io lo considero tale) il fatto che l'Europa non ci dia una mano: l'Europa non fuoriesce da uno stallo in cui da un lato non si pone un obiettivo comune dell'accoglienza, l'Europa se ne frega dell'accoglienza; dall'altro non dà neppure un sostegno a una politica di reinserimento assieme a tutti noi e di governance della situazione. Il caso della capitana che verrà accolta con solenne attenzione da parte del Parlamento, è un esempio dinamico di come l'Europa rappresenti oggi un punto di riferimento: divisa, senza una governance comune e senza una politica.
E credo che sia un tema che riguarda anche quest'Aula, quando parliamo di democrazia. Mi sembra che tante volte ci sia come per il caldo e il freddo, una democrazia percepita: quando è percepita a sinistra è democrazia, quando non è percepita è qualcos'altro, è autoritarismo, è populismo e quant'altro.
D'altro canto pensiamo all'incapacità dell'Europa di dare risposte, se solo vediamo cosa ha fatto il Consiglio europeo in questi anni: ce ne sono stati decine di Consigli, dedicati all'immigrazione, i risultati raccolti? Niente, risultati deludenti, assolutamente sproporzionati rispetto alle risorse impiegate e al numero di incontri che sono stati fatti e, poi, ci lamentiamo se rispetto a questo crescono i populismi e crescono le derive che noi non condividiamo.
E, allora, se pensiamo che uno dei compiti di quest'Aula sia anche quello di garantire i penultimi, che si sentono sempre più indifesi, i nostri penultimi e non solo gli ultimi che vengono dall'altra parte del Mediterraneo, allora, l'unico modo di far quadrare le cose per entrambe le categorie, gli ultimi e i penultimi, è fare in modo che gli ultimi possano vivere a casa loro con un minimo di dignità e i penultimi, che vivono nelle nostre periferie, nelle nostre città, in insicurezza, con pochi posti di lavoro, in momenti di difficoltà economica, i penultimi, i nostri, siano messi nelle condizioni di programmare con un minimo di ottimismo il futuro dei propri figli. Solo facendo questa dicotomia: aiutare gli ultimi a casa loro e i penultimi ad avere un futuro, noi riusciremo a uscire da questa tenaglia che ci fa molto preoccupare per il futuro della nostra Europa e del nostro Paese. E questo, e concludo, Presidente, non si fa con le belle chiacchiere, non si fa con le parole, non si fa con il solidarismo un tanto al chilo, si fa con le risorse e si fa con una governance.
Per cui l'invito di questo ordine del giorno è a mettere maggiori risorse su questo capitolo che consentano di intervenire a favore dei Paesi che ci aiutano a mantenere i rimpatri e che ci consentano anche di avere un futuro più tranquillo per le nostre comunità e per quei cittadini che vivono, ancora, oggi, e sono tanti, ai margini delle nostre città e delle nostre metropoli (Applausi di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. L'onorevole Prisco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/37.
EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno, il cui contenuto era anche presente in uno degli emendamenti che Fratelli d'Italia ha presentato, è un ordine del giorno a mia firma, a firma dei colleghi Lollobrigida e Ferro e a firma anche del collega Vinci del gruppo della Lega. Mi sia consentito, in questa occasione, ringraziare tutti i componenti della Commissione - la discussione parlamentare ridotta dal voto di fiducia non me lo consente in altre forme - che hanno partecipato in modo costruttivo al miglioramento di questo decreto, in particolar modo - e va anche riconosciuto, perché credo che questo, in politica, abbia un valore, in una politica che spesso è fatta semplicemente di contrapposizione fittizia - il ruolo che nella composizione del miglioramento del decreto hanno svolto i relatori. In particolare è giusto ricordare e riconoscere il lavoro fatto dalla collega Bordonali, così come è giusto ringraziare anche i rappresentanti del Governo che si sono alternati in Commissione e che hanno approcciato - in un clima che non è sempre stato facile e anche in un momento politico, quello nel quale si è discusso questo provvedimento, non facilissimo, in un'alleanza di Governo che, ricordiamolo, l'ha ricordato prima nella discussione il presidente Meloni, è sicuramente innaturale - secondo merito le molte proposte presentate e che hanno consentito anche di migliorare questo decreto, accogliendo molte proposte emendative, provenienti tanto dalla maggioranza quanto dall'opposizione, anche e soprattutto di Fratelli d'Italia, rendendolo un po' meglio di come era partito nel compromesso innaturale al ribasso, come spesso capita quando si mettono assieme forze politiche diametralmente opposte.
Questo ordine del giorno, che non ha particolare valenza se non quella di buon senso, perché il decreto ridefinisce le procedure e il provvedimento di Daspo e, quindi, quegli interventi finalizzati a contrastare le violenze nelle competizioni sportive, chiede di mettere in atto tutti quei provvedimenti attivi per estendere l'efficacia dell'istituto anche alle manifestazioni sportive giovanili. In particolar modo, si sono verificati, soprattutto nei campionati di calcio giovanili, alcuni fenomeni di violenza o incitanti alla violenza, soprattutto, da parte dei genitori dei bambini stessi. Non sfugge a nessuno ovviamente in quest'Aula l'importanza e i valori che lo sport porta e che lo sport ha nell'educazione dei bambini e soprattutto dei più giovani e il ruolo di esempio che i genitori hanno nei confronti dei propri figli.
Quindi, è una richiesta di intervento e di estensione dell'efficacia anche alle competizioni politiche giovanili che consenta di colpire quella piccolissima parte di genitori hooligan, come i titoli di giornali spesso li hanno definiti, ma che soprattutto va a tutelare e a dare merito di esempio ai più giovani, ai minori che devono essere tutelati con l'esempio, con valori positivi, e anche ai tanti genitori che invece fanno molti sacrifici per portare i propri figli a fare sport e che credono che i valori dello sport siano utili a costruire uomini e donne migliori e, quindi, anche una comunità migliore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Prestipino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/24.
PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. Con questo decreto “sicurezza-bis” torniamo a dover leggere, ancora una volta, sotto l'etichetta del bravo venditore qual è il Ministro Salvini, il secondo episodio di questa saga del mito della sicurezza che il Ministro dell'Interno torna a proporci, forse perché le vendite del primo lo hanno soddisfatto. Ma si sa che replicare un successo nelle vendite, specie se basato solo su apparenze e non su contenuti concreti, è complicato, soprattutto per un Governo che cambia idea su tutto, tutti e ogni giorno. In questo caso, la nostra preoccupazione è determinata dal combinato disposto del decreto “sicurezza I” e del decreto “sicurezza II”, come se aveste somministrato in due dosi cose orribili, cose che sono contro ogni logica di buon senso e, soprattutto, umanitaria. E siamo preoccupati dal vedere un Governo che non ha un progetto chiaro sulle politiche migratorie e si affida a spot elettorali e soprattutto a espedienti che vogliono dare l'idea di poter contenere un fenomeno, quando, poi, il fenomeno migratorio, lo dicono i numeri, era già bello che contenuto e, soprattutto, dal vedere l'Italia giocare una partita solitaria, isolata in Europa, quando ci sarebbe bisogno di un lavoro di squadra con tutti gli attori internazionali.
Però, il combinato disposto dei due decreti è micidiale, perché, se nel primo abbiamo assistito alla soppressione degli SPRAR, che comunque garantivano un processo di integrazione e di stabilità delle persone immigrate, ora, abbiamo il decreto “sicurezza-bis” la cui insensata applicazione non trova eccezione neppure di fronte ai minori non accompagnati. Io che faccio parte della Commissione bicamerale infanzia, con i miei colleghi abbiamo particolarmente a cuore questo problema, quello, cioè, dei più deboli tra i deboli, a cui il Partito Democratico in tutti i modi si era attivato per poter dare questo tipo di protezione.
L'Italia ha bisogno di una gestione comunitaria del fenomeno migratorio sensata e responsabile, in grado di coniugare le esigenze di umanità con quelle di sicurezza e di sviluppo della pace, perché oggi è la pace e lo sviluppo che l'Europa può garantire a 500 milioni di persone. L'attuale Governo non ha fatto mai nulla, neanche per partecipare alle sedute del Parlamento europeo, dove si parlava di un meccanismo di ricollocazione automatica degli immigrati, il cosiddetto “Regolamento di Dublino”. Che cosa ha fatto il Ministro Salvini? Non ha partecipato a nessuno dei 22 incontri sul tema e, poi, ci meravigliamo che il problema rimane in sospeso. Insomma, l'attuale Governo alle soluzioni reali preferisce gli annunci roboanti: blocchi navali, impossibili da attuare, se non in guerra, affondamenti di navi, come ci lascia intendere la l'onorevole Meloni, inattuabili con dei civili a bordo che rischiano la vita e multe alle organizzazioni non governative, la cui riscossione è impossibile da effettuare, proprio per le costosissime procedure di recupero internazionale. Insomma, siamo destinati all'isolamento del nostro Paese al centro dell'Europa. Per dirla con Hermann Hesse “troppo spesso togliamo tempo ai nostri amici per dedicarlo ai nostri nemici”. Ebbene, i nemici voi li avete o fate finta di averli a casa vostra, ma gli amici dovrebbero essere i cittadini italiani che non meritano questo spettacolo illusorio e che, soprattutto, hanno affidato a voi, nelle vostre mani, il loro prezioso futuro che dovrebbe meritare di essere protetto con più senso di responsabilità, più etica delle responsabilità e meno propaganda post elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Muroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/57.
ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Il decreto-legge in questione reca disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica. Di cosa penso di questo decreto-legge ne ho già parlato in quest'Aula: è sostanzialmente un regolamento di conti contro i nemici individuati dal Ministro dell'Interno Salvini, che accentra nelle sue mani una serie di poteri a partire dalla difesa dei nostri confini, la sicurezza interna e addirittura la politica estera. Ma colgo l'occasione dell'infausto decreto per presentare un ordine del giorno su quella che per noi, invece, è una vera emergenza nazionale, ossia il femminicidio, l'uccisione delle donne in questo Paese. I numeri sono quelli di una vera strage: in totale nel 2018, in Italia, hanno perso la vita 86 donne. Secondo le più recenti statistiche si continua a morire in questo Paese, se sei donna, per mano di uomini: nel 77 per cento dei casi la colpa è di un familiare; nel 92 per cento si tratta di uomini che uccidono le donne in un Paese che non è per donne, Presidente. L'Italia non è un Paese per donne perché la media è tuttora di un femminicidio ogni 60 ore. Nell'ultimo decennio il Censis ha rivelato che sono stati quasi 50 mila i reati di violenza sessuale denunciati e, in oltre il 90 per cento dei casi, la vittima era una donna. Abbiamo visto approvare il cosiddetto “codice rosso” che ha come obiettivo ridurre i tempi per i procedimenti giudiziari, quindi si è intervenuto sui procedimenti giudiziari. Allo stesso modo si chiede alla Polizia giudiziaria di dare una priorità, una corsia preferenziale a questo tipo di reati. Eppure, sono tutte politiche che si pretende di fare a invarianza economica: non si investe un euro sulle politiche a favore delle donne per fermare questa vera e propria strage. Basti ricordare il braccialetto elettronico anti-stalker introdotto sei anni fa e mai finanziato: è stato utilizzato finora nel nostro Paese solo una volta perché, da una parte, la norma in vigore non precisa con quale modalità debba essere richiesto il consenso dell'indagato-imputato e che cosa accada se rifiuta di indossare il dispositivo elettronico. Quindi, tutto ciò che poteva essere messo in campo per difendere le donne, non trova un euro da investire: questa è la realtà.
In più, se tutto questo non bastasse signora Presidente, è arrivato anche il disegno di legge Pillon, che usa la cosiddetta sindrome di alienazione parentale come una clava per spaventare le donne, per renderle ancora più vittime, per rendere il matrimonio ancora più indissolubile e per rendere la gabbia in cui spesso le donne si trovano, la gabbia della violenza, una gabbia che non può essere aperta. Con l'ordine del giorno n. 9/1913-A/57 da me presentato non solo vogliamo ricordare le vere stragi, le vere violenze e le vere emergenze del Paese ma chiediamo che il Governo investa sulle politiche contro la violenza di genere, che investa sulla sicurezza delle donne e, per questo, chiediamo fondi per le forze dell'ordine e per la magistratura che si battono a fianco e in difesa delle donne. Vorrei chiudere il mio intervento con un appello alle colleghe del MoVimento 5 Stelle e a quelle della Lega: aiutateci a fermare il disegno di legge Pillon (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico), la difesa delle donne non ha un'appartenenza, ma deve essere una battaglia trasversale che tutti noi condividiamo e portiamo avanti insieme. Fermiamo il disegno di legge Pillon perché ci vogliono riportare nel Medioevo e noi, invece, abbiamo fatto una lunghissima strada tutte insieme e non possiamo tornare indietro (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Marco Di Maio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/12.
MARCO DI MAIO (PD). La ringrazio, Presidente. Intervengo perché credo che sia importante sottolineare che il decreto-legge di sicurezza abbia veramente soltanto il nome. Si parla di sicurezza nel provvedimento solo in relazione a una questione che sarebbe prioritaria, come quella di fermare il transito o limitare il transito nelle acque territoriali ad alcuni tipi di imbarcazioni, ma in realtà non si vanno ad affrontare questioni che riguardano la vera sicurezza, che passa dai territori. Vorrei portare alcuni esempi che riguardano la mia area di provenienza, la Romagna, dove non si affrontano ad esempio due questioni molto importanti, a partire da quella dell'aeroporto di Forlì, che non può aprire i battenti, che non può tornare a essere operativo perché non ci sono le condizioni di sicurezza necessarie, perché non si emana il decreto legislativo di competenza del Ministero dell'Interno che consentirebbe di inserire l'aeroporto di Forlì tra gli scali che hanno la dotazione di organico necessaria di vigili del fuoco per poter operare in piena sicurezza.
Un altro esempio che voglio portare all'attenzione dell'Aula e sul quale mi aspetto che ci sia un'attenzione da parte del Governo è la situazione della nuova Questura di Rimini. Tutti i Ministri dell'Interno che si sono succeduti negli ultimi anni hanno individuato il progetto della nuova Questura di Rimini in via Ugo Bassi come il progetto definitivo sul quale si doveva insistere. Negli ultimi tempi era stato sottoscritto con il Ministro Minniti un patto per la sicurezza che ribadiva quella sede come la sede definitiva della Questura, consentendo poi anche un riordino di altre funzioni dello Stato presenti sul territorio. La logica era riunire gli uffici pubblici in un'unica sede e ridurre spazi e costi per le pubbliche amministrazioni, in un'ottica anche di maggior efficientamento dei costi. Negli ultimi mesi il Governo ha annunciato che la Questura di Rimini, invece, sarebbe stata collocata in un altro edificio provvisorio, quello di Palazzo Bornaccini. Questo annuncio ha creato una serie di interrogativi ai quali non è mai stata data una reale risposta, in particolare in merito al blocco della procedura di acquisto della sede di via Ugo Bassi da parte di INAIL, i cui costi di acquisto e ristrutturazione funzionale sarebbero stati ampiamente ripagati dagli affitti di Polizia di Stato e di altri uffici decentrati dello Stato. Quindi, il Governo ha assunto l'orientamento di preferire di pagare un affitto a un proprietario privato, con il rischio di lasciare nel più assoluto abbandono un edificio già realizzato di un'area di 30 mila metri quadrati in una zona strategica del comune di Rimini, quindi di tutta la Romagna, anziché invece dare una soluzione definitiva come quella che era stata individuata negli anni.
Recentemente anche i media nazionali hanno acceso i riflettori su questa problematica; anche il TG1 ne ha parlato con un servizio molto approfondito e soprattutto ha puntato i riflettori sul mancato utilizzo di un edificio già realizzato e che attende solamente una decisione politica per poter essere riempito e per poter avere la sua piena funzione. Ci saremmo attesi che il provvedimento in esame avesse trattato anche queste tematiche, non tanto e non solo questa specifica, ma avendo l'ambizione di trattare di sicurezza in presenza di oggettive situazioni di precarietà - ho citato due casi del mio territorio ma ne potrei citare tantissimi in giro per l'Italia - andasse ad affrontare questi nodi specifici. Purtroppo non lo fa e con l'ordine del giorno n. 9/1913-A/12 da me presentato noi chiediamo, nel caso specifico di Rimini, che il Governo si impegni a stanziare le risorse necessarie al fine di mantenere i presidi di pubblica sicurezza su tutto il territorio nazionale, confermando in particolare l'area di via Ugo Bassi quale sede degli uffici della Questura di Rimini e avviando tempestivamente i lavori di adeguamento dell'immobile. Ci aspettiamo un parere favorevole e un impegno concreto da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Ferro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo in merito all'ordine del giorno n. 9/1913-A/38 da me presentato, rispetto al decreto-legge concernente in modo specifico sicurezza e ordine pubblico, in quanto credo che in qualche modo vi sia la necessità di riprendere una battaglia che già avevamo tentato nel precedente decreto sicurezza a favore di coloro che avevano partecipato a selezioni per agenti rispetto ai requisiti, che sono stati cambiati successivamente dal decreto-legge n. 135 del 2018. Parto dal presupposto che in tutte le cose, anche nello sport, quando si inizia una partita le regole non cambiano durante la partita, ma le regole si conoscono sin dall'inizio. Credo che sarebbe anche un motivo non soltanto per sanare secondo me il vulnus del precedente decreto, ma anche rispetto a tutti i ricorsi che sono stati già vinti al TAR dai soggetti interessati. Quindi, attraverso questa possibilità giusta e doverosa, penso alla possibilità di cancellare quei quesiti che sono stati introdotti dal decreto che ho poc'anzi detto per evitare ulteriori contenziosi che non aiuterebbero assolutamente la possibilità di far entrare questi giovani all'interno di questo comparto.
Allora, rivolgendomi tramite la sua persona al Governo, mi auguro che non ci sia quella cecità che in qualche modo nel precedente decreto abbiamo notato nel riconoscere un diritto, per quanto ci riguarda, che in questo momento i tribunali amministrativi stanno riconoscendo, ma soprattutto quella possibilità di ridare fiducia a coloro che in qualche modo si sono visti esclusi nel cambio delle regole.
Se uno volesse in qualche modo pensare ad una forma un po' più saggia di quello che dicevano gli antichi e quindi rifarsi a Cicerone, si dice che chiunque può sbagliare ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell'errore; se volessimo utilizzare solo un motto che spesso è sulle nostre bocche, diremmo che sbagliare è umano ma perseverare è diabolico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. L'onorevole Bazoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/28.
ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie Presidente, anch'io illustrerò un ordine del giorno, visto che questo è uno dei pochi strumenti che ci è concesso, data ormai la prassi invalsa da questa maggioranza. Credo infatti che questo sia l'ennesimo decreto-legge convertito con fiducia, che sorpassa in numero anche il numero di leggi approvate secondo la procedura ordinaria. Questo dice molto del modo di procedere di questa maggioranza, del modo di conculcare anche le ragioni e la possibilità di incidere dell'opposizione e della minoranza, evidentemente per nascondere le enormi divisioni politiche che ci sono nella maggioranza. Questo credo che dovrebbe fare un po' arrossire di vergogna chi oggi è al Governo e nella scorsa legislatura strepitava contro di noi, che eravamo al Governo, per il nostro modo di legiferare, o quando noi osavamo provare a portare in aula un decreto-legge e convertirlo con fiducia.
Credo che questa prassi sia da sottolineare e stigmatizzare e noi, quindi, utilizziamo tutti gli strumenti che ci sono a nostra disposizione, che ci sono lasciati a nostra disposizione, per provare a interloquire con la maggioranza, che usa questi metodi che appunto inibiscono le nostre prerogative.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 19,35)
ALFREDO BAZOLI (PD). Allora io voglio illustrare un ordine del giorno con il quale io chiedo molto semplicemente al Governo di monitorare l'applicazione di questa normativa, in particolare degli articoli 1 e 2 di questo decreto-legge. Chiediamo di monitorare l'applicazione di questa normativa perché noi siamo convinti che sia una normativa del tutto inutile e inefficace, per la ragione molto semplice che non potrà mai un Ministro degli Interni inibire - come pretende questo decreto-legge - l'accesso ai porti italiani di una imbarcazione che abbia salvato vite umane in mare, per la semplice e ineludibile ragione che le normative internazionali obbligano qualunque imbarcazione a salvare vite umane.
Noi lo abbiamo detto e lo abbiamo ribadito; è quindi una norma manifesto, del tutto inutile e inefficace. Io ho ascoltato il dibattito che c'è stato anche in quest'Aula lunedì e non ho sentito alcuna obiezione sul piano giuridico, dell'efficacia giuridica, da parte né del Governo, né della maggioranza: nessuno ha obiettato sul punto.
Ho sentito invece alcune cose e alcune ammissioni che io credo siano significative, perché ho sentito ammettere che non c'è più oggi una emergenza sbarchi; viene rivendicato e ribadito sbandierato ai quattro venti che non c'è più oggi una emergenza sbarchi ed è vero, perché l'emergenza sbarchi si è diciamo avviata a soluzione con il Governo Gentiloni e grazie al Ministro Minniti; la riduzione degli sbarchi è proseguita in questi mesi di Governo di questa attuale maggioranza e quindi l'emergenza sbarchi non c'è più: non c'è.
Quindi qual è l'emergenza che ha portato all'approvazione di questo decreto-legge?
Ebbene, è stato detto con grande chiarezza nel dibattito: l'emergenza è colpire le ONG; cioè, le ONG, le organizzazioni non governative, sono il nemico da colpire.
Non c'è un'emergenza sbarchi, c'è un'emergenza organizzazioni non governative, quasi che il problema dell'immigrazione nel nostro Paese fossero le organizzazioni non governative.
Ma qui è il punto e questo è il punto di maggiore critica e dissenso anche da parte nostra, perché qui si utilizza questo decreto semplicemente come norma manifesto, per indicare dei nemici e si chiude il cerchio della criminalizzazione della solidarietà, quel cerchio che è iniziato col primo decreto sicurezza, quando si è criminalizzata tutta quella parte del terzo settore, delle ONLUS e delle associazioni che si occupano di integrazione, che si occupano di accoglienza e adesso si chiude il cerchio criminalizzando le organizzazioni non governative che si occupano del salvataggio di naufraghi in mare.
Questo è l'unico scopo e questo sarà l'unico effetto che otterrà questo decreto. E, allora, noi chiediamo al Governo di monitorare l'applicazione e l'efficacia di questo decreto, per capire quali saranno gli effetti veri e gli effetti indiretti che questa criminalizzazione del terzo settore produrrà nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Rotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/21.
ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, grazie. Sappiamo tutti che questo è un decreto che non ha nessun requisito di urgenza e di necessità e, in particolare, ci troviamo di fronte ad una serie di norme che fondamentalmente hanno solo due obiettivi: uno è una resa dei conti nei confronti dei supposti nemici del Ministro dell'Interno Salvini, gli anti italiani secondo lui, ma soprattutto ha un altro obiettivo ed è quello di dotare di poteri straordinari e concentrare questi poteri nelle mani di una sola persona, cioè del Ministro dell'Interno Salvini.
Questo, però, è un Paese che ha delle vere emergenze, che evidentemente non vengono affrontate da questo decreto e da questo il Governo: naturalmente la crisi economica, le morti sul lavoro, l'aumento della cassa integrazione, le crisi aziendali, la povertà che non è diminuita - come noto a tutti, soprattutto ai poveri - la carenza endemica di medici negli ospedali, i risultati terrificanti sugli apprendimenti degli studenti e potremmo andare avanti a lungo.
Ebbene, ci sono tante emergenze che non vengono affrontate e un'emergenza che però poteva essere affrontata anche in questa sede, anche in questo decreto, che è l'oggetto del mio ordine del giorno, che naturalmente spero che venga accolto, ma temo che non sarà accolto, per una ragione: perché credo che questo tipo di emergenza appositamente non venga affrontato.
Mi riferisco in particolare alla sicurezza dei cittadini e, come dimostrano i fatti recenti, purtroppo, sempre più spesso accade che la violenza corra sul web, la violenza corra sui social media e, in particolare, abbia come oggetto e destinatario le donne.
Ebbene, penso che questo sistematico incitamento all'odio abbia dei responsabili precisi. Naturalmente non siamo noi del Partito Democratico a dirlo, ma è l'Osservatorio italiano per i diritti a dirci che partono da dei tweet, da dei post su Facebook, in cui appunto le donne vengono prese di mira, vengono utilizzate espressioni denigratorie, irridenti e offensive che danno il via poi ad una vera e propria gogna mediatica.
In questo caso, è Amnesty International che ci dice chi sono i responsabili di questo odio propagato via web: nel barometro dell'odio, così, la ricerca dice che durante la campagna delle elezioni europee l'odio online, soprattutto nei confronti delle donne, ha un colore politico ed è il colore verde Lega.
Naturalmente potremmo riempire tutta la discussione di questa serata di numerosi esempi; mi limito a due per quanto riguarda le nostre colleghe che sono state vittime di questa violenza e soprattutto di questo incitamento all'odio; e tutto parte, guarda caso o non guarda caso, da post all'apparenza innocenti che appunto scatenano delle reazioni che poi appunto portano a dei commenti indegni, financo a reazioni di incitamento non solo all'odio, ma alla morte; e mi riferisco a quello che il Ministro ha osato dire nei confronti della nostra collega Boldrini, ma anche recentemente, nelle ultime settimane, nei confronti della nostra collega Maria Elena Boschi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Allora, la colpa di queste donne, la colpa di queste rappresentanti delle nostre istituzioni, è quella semplicemente di mostrare il proprio pensiero, perché evidentemente nella cultura e nella concezione della Lega - da cui però non si dissocia mai neanche il compagno di Governo del MoVimento 5 Stelle - le donne evidentemente non possono pensare, non possono dissentire, non possono esprimere la propria opinione. E, purtroppo, questo fenomeno non si limita a chi fa politica, no; naturalmente, in questo siete molto democratici, perché ad essere vittime di questa campagna sistematica di odio che perpetrate senza vergogna, veramente della ferocia sui social network, sono tutte.
Avete avuto il coraggio di accusare, perché non erano d'accordo con il vostro pensiero o perché semplicemente facevano il proprio mestiere, magistrate, persino delle cantanti, come Emma Marrone, o persino delle scrittrici, e naturalmente la capitana Carola Rackete, che evidentemente si è arrangiata per conto suo e ha esposto querela nei confronti del Ministro Salvini.
Questo è quello che siete: propaganda per incitare all'intolleranza e disprezzo nei confronti di chi si mostra non allineato. Questa è la grave colpa. Allora, voi siete responsabili, ma siete soprattutto anche ipocriti, perché poi non basta a lavarsi la faccia e la coscienza e, soprattutto, a svolgere il proprio ruolo, che sarebbe quello di difendere i cittadini italiani, specialmente se si ricopre il ruolo di Ministro dell'Interno… Siete degli ipocriti, perché non basta appunto approvare il “codice rosso”, che sappiamo non risolverà una grave emergenza, quella sì, della violenza contro le donne, se poi permettete questi comportamenti indegni sui social, anzi siete gli artefici di questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole De Luca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/104.
PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, oggi discutiamo dell'ennesima fiducia posta dal Governo sull'ennesimo provvedimento propaganda. La prima considerazione che vorrei svolgere è di metodo: se avete bisogno di un nuovo “decreto sicurezza”, un “decreto sicurezza bis”, è perché quello inutile e incostituzionale approvato solo pochi mesi fa si è rivelato un clamoroso fallimento, abbiate il coraggio di ammetterlo. Questo è il primo dato che ci pare utile e necessario evidenziare.
Questa è la recriminazione più grande che facciamo al Governo e al Ministro Salvini, che non è l'affaire Moscopoli, il Rubligate, la fuga inaccettabile dal dibattito parlamentare, o meglio, non è solo questo, non basta: ciò che contestiamo oggi, anzitutto, a questo Governo è l'aver reso il nostro Paese più insicuro da quando si è insediato. Questa è la verità di cui voi dovete rendere conto: l'insicurezza, la paura, la tensione che si respira nel Paese è la vostra più grave e clamorosa responsabilità che voi dovete assumervi oggi e per cui oggi dovete pagare il conto.
I fatti di cronaca degli ultimi mesi ci restituiscono l'immagine di un'Italia ormai fuori controllo: si spara - abbiamo visto - dal nord al sud, in pieno giorno, nell'assenza totale di una guida al Viminale.
Noi non tolleriamo più questo tipo di atteggiamento, non tolleriamo un Ministro che si limita a incitare alla galera i colpevoli di reati, noi pretendiamo un Ministro che lavori giorno e notte per prevenire ed evitare quei reati, che quei reati si compiano, questo è quello che pretendiamo noi. E, per essere chiaro, noi riteniamo inaccettabile quanto abbiamo visto nei mesi precedenti: c'è un Ministro dell'Interno che, dopo una sparatoria drammatica che ha colpito una splendida bimba di 4 anni a Napoli, che noi abbracciamo da quest'Aula, la piccola Noemi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non si è precipitato a presiedere il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, ma ha preferito continuare a fare campagna elettorale e propaganda sui palchi in giro per l'Italia. Noi non possiamo più tollerare un Ministro che continua a preferire la visita ai gattili o a parlare di mojito, di Nutella o di spritz piuttosto che andare a lavorare al Viminale, questo lo troviamo francamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Allora, noi riteniamo che le criticità che il Paese ha vadano risolte in modo differente da quanto voi avete messo in campo finora. Noi riteniamo che la sicurezza del nostro Paese non la garantiscano le famiglie, i cittadini non si possono far giustizia da soli. Non si garantisce sicurezza dando più pistole sui comodini delle famiglie italiane, la sicurezza la garantisce e la deve tutelare lo Stato, questa è la differenza tra noi e voi; e si garantisce anzitutto lottando contro la criminalità organizzata e non contro le organizzazioni e le associazioni del sociale o del Terzo settore. È l'opposto: si garantisce portando più agenti in strada, installando più telecamere di videosorveglianza, riqualificando le aree periferiche di territori, aprendo le scuole il pomeriggio, presidiando le nostre comunità con un esercito, sì, ma con un esercito di insegnanti, di operatori e di educatori sociali. Questo è quello che voi dovreste fare. E soprattutto, si garantisce la sicurezza, come ha ricordato la collega Rotta prima, opponendosi e non alimentando lo squadrismo, le violenze e gli insulti e le offese a mezzo social che voi state facendo ai vostri avversari politici, meglio se donne, nella vostra logica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e opponendosi con fermezza alla barbara strumentalizzazione di delicati e sensibili fatti di cronaca che stanno introducendo un livello di inciviltà e di barbarie nel dibattito politico pericoloso per la tenuta stessa della nostra democrazia.
Questo dovreste fare! Sul tema della difesa delle frontiere, le previsioni contenute nel decreto sono drammatiche: quello che interessa al Governo è semplicemente lanciare un messaggio di criminalizzazione delle ONG, cioè di tutti i soggetti, enti o istituzioni che si occupano di solidarietà e assistenza. Noi dobbiamo essere chiari su questo punto: le ONG collaborano con la Commissione europea su temi sensibili e delicati, e noi siamo grati a tutti i soggetti che svolgono un lavoro difficile, a partire da Medici Senza Frontiere, Emergency e le altre associazioni e organizzazioni non governative. Ma è stato il Partito Democratico ad approvare il 31 luglio del 2017 un codice di comportamento per le ONG al fine di regolarne l'utilizzo e il loro operato in mare, questo non ha nulla a che vedere, però, con quello che voi state facendo oggi e con l'atteggiamento punitivo che è contenuto nel decreto in esame. L'obiettivo comune di tutti dovrebbe essere quello di lottare contro le reti di trafficanti di uomini, contro le associazioni criminali che sfruttano e operano violenze su donne, uomini, bambini e anziani, non combattere le ONG, che salvano vite in mare di persone che sono tecnicamente dei naufraghi, secondo le norme del diritto internazionale.
Allora, l'Italia è già stata condannata dalla Corte di Strasburgo nel caso Hirsi per i respingimenti di massa, questo provvedimento va purtroppo nella direzione sbagliata di contrasto alle convenzioni internazionali. Non portiamo il Paese verso una deriva ungherese, non abbandoniamoci a pericolose e inaccettabili violazioni dei diritti umani fondamentali, questo è il messaggio che noi dobbiamo lanciare e che voi dovete cogliere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non è così che aiuterete il nostro Paese, perché lo aiutate lavorando in Europa per avere corridoi umanitari, per riprendere la missione Sophia, per avere 10 mila agenti Frontex, cui voi vi siete opposti, e per lavorare lì su quei tavoli dove voi siete assenti. Concludo, signor Presidente. Lavorare in Europa non vuol dire fare la dama di compagnia di Macron, come ha detto Salvini oggi, perché noi siamo diventati gli scendiletto di Orbán e di Visegrád, secondo la vostra logica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora maggiore lavoro e maggiore impegno, questo è quello che vi chiediamo.
PRESIDENTE. L'onorevole Carnevali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/9.
ELENA CARNEVALI (PD). Signor Presidente, sottosegretario Molteni e sottosegretario Sibilia, abbiamo già avuto modo di rappresentare in quest'Aula come questo decreto non abbia né elementi di urgenza né di necessità. Tra le criticità che abbiamo sollevato, voglio qui ricordarne due in particolare: la prima è che con il primo e il secondo articolo è evidente una sovversione dell'ordine costituzionale, dei compiti e della separazione dei poteri nel nostro ordinamento; la seconda è lo strapotere, la discrezionalità per i nuovi poteri che vengono affidati al Ministro dell'interno e alla sua caccia alle streghe nei confronti delle ONG, che peraltro erano già regolamentate da un codice di condotta avvenuto col precedente Governo. Mi rivolgo in particolare al sottosegretario Molteni, di cui ho ascoltato con particolare attenzione la replica che ha fatto nella discussione di lunedì: con questo ordine del giorno vado a toccare un tema che ci sta particolarmente a cuore, e mi riferisco in particolare alle persone, che sono le donne, i bambini, alla garanzia dell'integrità familiare, alla possibilità che le persone fragili, con disabilità, non vengano lasciate, come purtroppo è avvenuto, perché gli sbarchi di queste persone sono comunque avvenute dopo qualche giorno, lasciando invece gli altri, sempre soccorsi dalle ONG, all'esasperazione e al ricatto da parte politica e da parte di Salvini. Allora cos'è che le chiedo con quest'ordine del giorno, che mi auguro veramente che venga approvato, perché non capirei un giudizio contrario? In primo luogo, il rispetto di tutte le convenzioni internazionali, e mi riferisco a quelle dell'infanzia e del fanciullo, a quella di Istanbul, a quella dell'ONU per i diritti delle persone con disabilità; poi la totale applicazione di una delle leggi di cui andiamo particolarmente fieri, che è la legge n. 47 del 2017, la “legge Zampa-Pollastrini”, che abbiamo approvato nella scorsa legislatura. Cos'è che le chiediamo? Che venga garantito anche il primo approdo, misure necessarie a garantire l'integrità dei nuclei familiari, l'accesso al primo soccorso e quei percorsi di inclusione sociale e scolastica. Io ho guardato i dati che sono stati forniti dal Viminale al 30 giugno del 2019: sul nostro territorio sono presenti 7.272 minori.
L'altro dato che purtroppo non ha subito alcun trend, che veramente credo sia una situazione di cui dovremmo preoccuparci, di cui dovrebbe preoccuparsi il Ministro Salvini tanto celere e particolarmente attento alla difesa dei bambini, facendo sciacallaggio su altre questioni. Bene, siamo ancora di fronte a quasi 5 mila minori che sono irreperibili; minori che poi finiscono, purtroppo, nelle mani, sappiamo, magari delle organizzazioni criminali, vanno a ingrassare le situazioni di delinquenza o, comunque, sono persone che possono subire violenza e non sono in condizioni di protezione. Un danno grave è stato fatto anche con il primo decreto Salvini. La maggior parte di questi minori infatti, sono alla vigilia dei 18 anni: questi prima li potevamo regolarizzare più facilmente, adesso è un'impresa titanica riuscire ad arrivare a una regolarizzazione. E questi diventano gli altri, non solo fantasmi sul nostro territorio, ma siamo andati a colpire proprio lì, proprio nelle condizioni di estrema fragilità.
Ho sentito con particolare attenzione anche l'intervento da parte della Lega in quest'Aula, prima, dove veniva detto che qua era tutto lecito da parte del PD, quando eravamo al Governo; che ci siamo dimenticati della legalità, della sovranità e della sicurezza. Che cos'è che sta succedendo? Per voi la sicurezza è avere ingrassato di altri 60 mila irregolari il nostro territorio, alla sovranità avete risposto con il fatto dei famosi 600 mila che dovevano essere rimpatriati in un anno - delle promesse di Salvini di fatto se sono realizzate praticamente poche - e avete lasciato soli, in particolare, gli enti locali a far fronte e a dare delle risposte soprattutto ai minori che sono sul loro territorio.
Le chiedo un impegno in particolare, sottosegretario Molteni: si legga le conclusioni della Commissione d'inchiesta sui centri di accoglienza nella relazione dei minori; l'hanno approvata tutti, l'ha approvata anche la Lega. Mi auguro che quei contenuti che sono stati approvati allora diventino un patrimonio anche per questo Governo. Ne dubito, ma mi auguro che avvenga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Bruno Bossio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/16.
VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Presidente, cosa pensiamo di questo decreto insicurezza lo abbiamo già detto, l'ho già detto nella discussione sulle linee generali: questo non è un provvedimento che interviene effettivamente per proteggere i cittadini dalla criminalità, dalla mafia, dai rischi quotidiani di violenza. Questo è un decreto che nasce, come il primo, solo per alimentare la paura, e, per farlo, inventa nuovi reati, tra cui quello di umanità. L'ordine del giorno n. 16, a mia prima firma, è la dimostrazione di come questo Governo abbia scientemente deciso di colpire le politiche di integrazione per dimostrare come il tema dell'immigrazione sia costantemente un problema, accrescendo così l'insofferenza dell'opinione pubblica. Per fare questo ha bisogno di trovare nemici e per farlo non si fa scrupoli di colpire anche progetti importanti, come quelli del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, i cosiddetti SPRAR, che, invece, hanno dimostrato nel tempo di essere uno straordinario strumento di integrazione soprattutto per i soggetti più fragili, a partire da donne e bambini. Sono ben sette mesi che non vengono erogate le risorse ai progetti SPRAR; non erogando questi finanziamenti, voi non solo colpite gli enti locali, ma, insieme ai migranti, un tessuto sociale che è cresciuto anche grazie a queste politiche di integrazione, e lo fate con l'unico obiettivo di far crescere la tensione.
Questo ordine del giorno nasce dall'esigenza, che è stata posta dai comuni, che si sono resi protagonisti di importanti esperienze di accoglienza, di avere certezza sull'erogazione delle risorse che sono già stanziate. Per cui chiediamo di sapere in quanto tempo avete intenzione di erogare queste risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo. Non è forse ipocrita da parte vostra dire che l'immigrazione è un problema e poi non erogare le risorse finalizzate all'integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Non è forse ipocrita e pericoloso avere costretto e lasciato in mezzo a una strada donne e bambine, dopo che avete fatto l'ingiusta scelta dell'abolizione del permesso umanitario? Forse queste risorse non si erogano perché il Ministro non è mai in ufficio. Scappa, lo abbiamo detto, è scappato anche oggi dal Senato; scappa dalla verità su Savoini e sui suoi affari in Russia, che ha certificato oggi il Presidente Conte, quando ha detto che nella delegazione è stato il Viminale a indicare il nome di Savoini.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 19,57)
VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Non ha il tempo di occuparsi di quelle che sono le sue competenze e i suoi doveri. Noi chiediamo, quindi, con questo atto di indirizzo - non ne abbiamo altri, perché c'è sempre la fiducia - che il Governo si impegni ad erogare tempestivamente questa prima tranche del contributo del 2019. È un ordine del giorno coerente con le vere politiche di sicurezza, perché accogliere e integrare nella certezza del diritto è la vera misura di sicurezza, non le vostre ossessioni securitarie. La gente lo sa; chi vive nei territori interessati da progetti SPRAR sa che questi progetti hanno funzionato. Vedere bambini che frequentano scuole è importante perché così crescono i valori positivi della fiducia e della solidarietà; non si alimenta la diffidenza, non si ingenera la cultura del nemico, perché, sappiatelo, al di là dei vostri sondaggi di oggi, esiste, vive e combatte un'Italia che non ha paura e ha fiducia nel suo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). È uscita qualche secondo fa un un'agenzia che riportava il testo di un tweet - credo sia un tweet o un post - del Ministro dell'Interno Salvini, che, con riferimento alla nostra mozione di sfiducia, che abbiamo presentato sia alla Camera che al Senato nei suoi confronti e che riguarda la vicenda della Russia, sostiene che la mozione di sfiducia del Partito Democratico per lui è una medaglia esattamente come le minacce dei Casamonica. Qui si sono perse le regole elementari dei rapporti istituzionali: un Ministro, che dovrebbe garantire a noi come a tutti gli altri cittadini italiani la sicurezza, a una persona che riceve non poche minacce di morte, come il sottoscritto, accosta la nostra legittima azione politica e istituzionale alle minacce dei Casamonica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È una vergogna immonda che il Ministro dell'Interno si rivolga a questo partito in questo modo!
È una vergogna di cui dovrà scusarsi e noi non avremo pace - lo sappia il Ministro Salvini, invece di accostarci alla peggiore mafia -, non avremo pace finché non sarà detta la verità sul caso della Russia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Non ci fanno paura le sue minacce! Oggi che la procura della Repubblica di Milano ha detto che il signor Savoini partecipava in quanto uomo di partito - io sulle agenzie l'ho visto virgolettato - alle riunioni al Metropol, il Ministro reagisce in questo modo: non avremo pace! Non si provi a minacciarci il Ministro Salvini, perché noi non abbiamo paura; lui evidentemente, che non viene tra questi banchi a parlare, di qualcosa ha paura e fa bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. L'onorevole Paita ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 15.
RAFFAELLA PAITA (PD). Presidente, mi ostino a continuare a sollevare una questione di visibilità della realtà di Genova perché, nonostante le ripetute e instancabili passerelle del MoVimento 5 Stelle e della Lega, in particolar modo di Di Maio, di Salvini e di Toninelli, in quella città le condizioni di difficoltà di quel territorio continuano ad essere davvero molto preoccupanti. Quindi, non c'è propaganda che tenga e ogni occasione è utile e fondamentale per ribadire e cercare anche di provare a cambiare un indirizzo sbagliato che state portando avanti. Allora, vorrei anche utilizzare questa occasione per riproporre una serie di temi che riguardano quel territorio e che, a mio modo di vedere, è davvero profondamente sbagliato e ingiusto che voi teniate nel cassetto senza risolverli.
A seguito del crollo del ponte Morandi e delle criticità che si sono venute a determinare si è registrato, come dovreste sapere, un oggettivo incremento di lavoro per le forze dell'ordine, in particolare per alcune realtà, a partire dalla Polizia stradale. Nonostante gli impegni assunti dal Governo, nonostante, come dicevo, le parole di Salvini, i proclami sulla sicurezza, i proclami sui presidi nella città, le dotazioni in termini di uomini e di mezzi di queste forze dell'ordine, che sono in servizio nella realtà di Genova, nella città metropolitana di Genova, in condizioni di grandissime difficoltà, sono di carenza nonostante - lo dico - l'abnegazione degli operatori che sono in servizio. Ci saremmo attesi che nell'ambito di un provvedimento di necessità e di urgenza come quello di cui stiamo parlando oggi, fossero previste misure finalizzate a porre rimedio alle criticità evidenziate; invece di queste misure, leggendolo con grande attenzione, non c'è alcuna traccia. Io credo che a questo - anche in questo caso, magari, sarebbe molto utile avere un po' di coerenza rispetto alle parole che si pronunciano - debba essere aggiunta la necessità di una particolare attenzione al tema del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sempre in quella realtà.
Allora, l'ordine del giorno di cui discutiamo oggi prevede che entro l'anno 2019 ci sia un incremento del personale delle forze dell'ordine e dell'intero comparto della sicurezza, compreso quello relativo ai vigili del fuoco, e che queste persone in servizio debbano essere in servizio nella città metropolitana di Genova e in tutta la Liguria. Mi riferisco non soltanto al personale, che necessita di un potenziamento, ma anche all'ammodernamento del parco mezzi. Questo significa operare con concretezza, con responsabilità e con coerenza rispetto ai proclami e alle passerelle che siete soliti fare in quella realtà da un anno a questa parte, dove i problemi - ripeto - non solo non si sono risolti ma in alcuni casi si sono addirittura aggravati e dove voi state perdendo la faccia. L'avete persa quando vi siete messi a urlare contro, per esempio, sulla vicenda di Autostrade per l'Italia e poi ve ne siete dimenticati coinvolgendo Autostrade nella vicenda Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e la state perdendo anche nel non dare risposte a persone che in questo momento meriterebbero, invece, di sentire lo Stato e questo Governo profondamente vicini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Pollastrini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/19.
BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, signora Presidente. Signora Presidente, in un decreto, anche in questo decreto, convivono sempre un testo e un contesto; ad esempio, il contesto drammatico - dal mio punto di vista drammatico - per le istituzioni e un passaggio nella storia di questa Repubblica ricordato ora dall'onorevole Fiano, cioè una Repubblica che vede un Governo e una maggioranza ostaggi - l'abbiamo visto anche oggi al Senato - di un Ministro che, è inutile negarlo, ha l'appoggio in questo Paese, dichiarato ed esplicito, delle forze e delle rappresentanze della destra più oscura. Questo è un dato politico innegabile e, dal mio punto di vista, davvero drammatico.
Poi c'è un testo, e allora questo ordine del giorno, semplice - qualcuno potrebbe dire persino scontato -, chiede semplicemente l'estensione e il rafforzamento dei corridoi umanitari. Per noi e per me il “no” detto ripetutamente in Commissione su un emendamento che, appunto, proponeva il rafforzamento dei corridoi umanitari, è semplicemente una ferita non rimarginabile, perché c'è un unico modo, una strada maestra - lo sanno tutti oggi - in questo momento difficile per la migrazione: tentare di mettere in salvezza minori, donne, bambini e disperati che attraversano il mare, appunto con i corridoi umanitari, oppure riaprire il grande tema dei flussi.
Ma “no”, “no” e “no” in Commissione e ancora una volta perché? Perché l'intera Commissione - l'intera Commissione! - era ostaggio di un Ministro dell'Interno che voleva questo decreto come un abito disegnato esclusivamente per sé, per il proprio potere; voleva un pulpito - un pulpito! -, visto che a lui piace alzare i rosari interpretando a suo modo la religione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), da cui scagliare anatemi contro le ONG - lo ricordavano i colleghi e non voglio tornarci - e contro una donna coraggiosa come quella capitana (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. Colleghi!
BARBARA POLLASTRINI (PD). Sì, coraggiosa!
PRESIDENTE. Colleghi…
BARBARA POLLASTRINI (PD). È coraggiosa: sicuramente più di lei!
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Ho già ripreso io i colleghi che hanno fatto dei versi strani. Prego.
BARBARA POLLASTRINI (PD). Voleva quel pulpito, dicevo, e quel vestito tagliato su di sé per organizzare una macchina di propaganda che inventa invasioni e alimenta paure per chiedere in cambio porzioni di civiltà e di libertà. Questo è il senso e l'identità della destra: alimentare paure e chiedere in cambio la rinuncia a porzioni di civiltà e di libertà.
Allora, siccome i miei minuti sono corsi, mi faccia dire una cosa, signora Presidente, laddove dicevo che c'è un testo - i corridoi umanitari, a cui tengo moltissimo, a cui teniamo moltissimo - e c'è un contesto. Allora, a proposito del contesto, oggi tutta l'attenzione era per il Senato e per la presenza del Presidente Conte sull'affaire Russia. Una giornata, dal mio punto di vista, infausta per la democrazia, ma soprattutto infausta per questa maggioranza, che ha visto quel partito, che oggi ha votato la fiducia, uscire dall'Aula al Senato.
Quindi vedremo come procederà questa triste vicenda, ma a me interessa dire un'ultima cosa. Signora Presidente, molto è già avvenuto e nessuno lo può smentire. Parlo del legame ideologico ed esplicito rivendicato dalla Lega, sottosegretario Molteni, con i protagonisti reazionari, antimoderni, della destra mondiale: muri, fili spinati, linguaggio d'odio contro le donne; migranti, gay, diversità religiose; contrasto alla Chiesa del dialogo e i traguardi di civiltà.
Io, allora, concludo il mio intervento con un'immagine, laddove dico che tutto era già sotto i nostri occhi; in qualche modo, dal mio punto di vista, tutto è già accaduto. Infatti, rivedo Verona, quel congresso sulla famiglia, quel palcoscenico dell'Internazionale oscurantista (Commenti)…
PRESIDENTE. Colleghi, se volete intervenire potete farlo ma non dai banchi, commentando ad alta voce.
BARBARA POLLASTRINI (PD). …e fra gli oratori, caro collega, e i grandi cerimonieri c'era Alexey Komov (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Alexey Komov, per chi non lo sapesse, sapete chi è? È il presidente onorario dell'associazione “Lombardia Russia”. Questo a me bastava e mi spiace che non ci siano i colleghi dei 5 Stelle…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pollastrini.
BARBARA POLLASTRINI (PD). E potrei dire altro, potrei dire altro! I fili tenuti da Arata…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
BARBARA POLLASTRINI (PD). …con il cardinale Burke. Questo mi bastava per capire. Mi dispiace - e lo dico alle più giovani e ai più giovani di me dei partiti che oggi governano - che non potranno dire domani: “Non lo sapevamo”. Si sapeva, lo sapevamo ed è per questo che noi non arretreremo di un piccolo passo o di un grammo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)…
PRESIDENTE. Grazie.
L'onorevole De Maria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/11.
ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. L'hanno detto altri colleghi: noi stiamo ricorrendo anche oggi a questo strumento degli ordini del giorno perché ancora una volta il Governo ha scelto la strada della fiducia. Evidentemente non c'è volontà di fare discutere il Parlamento e di confrontarsi qui. D'altra parte, è il Governo del Vicepremier Salvini che non è andato oggi in Senato a riferire, come gli era stato chiesto dai più alti livelli istituzionali, su un tema così delicato come i rapporti con la Russia di Putin.
Questo decreto nel suo complesso ha caratteristiche molto chiare: si continua a fare propaganda sulle paure degli italiani e sulle loro insicurezze; si continua a creare paura e a incentivarla per poi lucrare un beneficio elettorale. Credo che facendo così questa maggioranza e in particolare chi realmente la guida, Salvini e la Lega, si stiano assumendo una grande responsabilità verso il Paese, non solo perché si gioca sulle paure degli italiani, non solo perché si accarezzano il pelo e i sentimenti peggiori presenti nella società italiana, ma perché lì si incentiva volutamente.
Quando un certo tipo di argomenti, di atteggiamenti, di divisione, di odio e di conflitti sono promossi dal Ministro dell'Interno, quindi da una figura che per sua natura istituzionale dovrebbe essere il Ministro meno di parte di tutti e che garantisce tutti, come hanno insegnato tanti autorevoli predecessore del Ministro Salvini, poi quei sentimenti nella società crescono e aumentano i pericoli per la sicurezza stessa dei cittadini e per la tenuta democratica.
Questo atteggiamento propagandistico vale anche nelle politiche che riguardano le periferie, di cui parlo in questo ordine del giorno, che abbiamo scritto insieme al collega Morassut. Tanta propaganda nelle periferie italiane e anche tanti voti raccolti; poi l'assoluta assenza prima di tutto di politica e anche la scelta di rifiutare il fatto di costituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie; evidentemente c'è paura che questa Commissione vada nelle periferie italiane, magari anche nelle periferie di Roma così vicine a noi, a vedere cosa succede, quello che stanno facendo, o forse che non stanno facendo questo Governo e questa maggioranza.
Poi, nessuna risorsa finanziaria impegnata: lo ricordiamo nell'ordine del giorno. Stiamo infatti ancora utilizzando le risorse - più di 2 miliardi di euro, cioè 2 miliardi 100 milioni di euro - stanziate dai Governi precedenti, che però ovviamente sono risorse che vanno ad esaurimento pian piano che gli interventi vengono realizzati.
E poi, certo, le periferie sono anche sede di politiche per la sicurezza ed è questo di cui parliamo in particolare nell'ordine del giorno. Perché vedete, la sicurezza si garantisce con la presenza delle forze dell'ordine sul territorio, con la certezza della pena, con la repressione efficace delle situazioni di criminalità, certamente, ma si promuove tantissimo anche con la coesione sociale, con l'integrazione, facendo crescere il senso di comunità. Una piazza abbandonata, anche se c'è la macchina dei carabinieri o della polizia in quella piazza, è una piazza più insicura; mentre una piazza di una periferia dove si fa coesione sociale, dove c'è un'associazione, dove ci si incontra, dove si fa integrazione fra persone di identità, culture, provenienze diverse, è una piazza più sicura. Infatti noi in questo ordine del giorno sottolineiamo come sia importante lavorare ai patti per la sicurezza, quindi a realtà e progetti che tengano insieme tra loro esigenze diverse e soggetti diversi, le istituzioni, l'associazionismo, in una capacità di iniziativa che prevenga la criminalità diffusa e la contrasti.
Una politica complessiva, che deve riguardare le periferie, con la certezza delle risorse: noi parliamo - ne ho parlato nella mozione presentata la settimana scorsa anche in quest'Aula - di 30 miliardi di euro di risorse certe in 10 anni, con interventi legislativi sulle politiche urbanistiche (se parliamo di sicurezza, ad esempio, per quanto riguarda la polizia locale).
E poi politiche di integrazione. Questo messaggio di odio e di divisione che si manda verso chi viene a vivere e a lavorare qui da altri Paesi è un messaggio pericolosissimo, che prima o poi rischia di tornare indietro, aumentando l'insicurezza per tutti; invece integrazione vuol dire parità di diritti e parità di doveri. Avete avuto l'impudenza - è stato ricordato, l'ha avuta il Ministro Salvini - di confrontare una nostra mozione di sfiducia con le minacce dei Casamonica. Si dimostra un'assoluta mancanza di sensibilità democratica, ma - davvero - deve sapere Salvini, deve saperlo la Lega se conduce queste politiche, che noi saremo sempre tenacemente dall'altra parte, che è la parte prima di tutto dei valori costituzionali nati dalla Resistenza, che sono i grandi valori su cui è costruita la nostra democrazia e gli unici valori che possono garantire davvero un futuro di crescita, di sviluppo, di equità sociale alle nostre comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Miceli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/26.
CARMELO MICELI (PD). Signora Presidente, mi permetto di leggere parole non mie in quest'Aula: “Sento il dovere di precisare che le azioni poste in essere dal Ministro dell'interno si pongono in attuazione di un indirizzo politico e istituzionale che il Governo da me presieduto ha sempre coerentemente condiviso fin dal suo insediamento. Di questo indirizzo, così come della politica generale del Governo, non posso non ritenermi il responsabile, ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione”. Sono parole pronunciate il 7 febbraio 2019 dal Presidente del Consiglio Conte. Sono parole che il Presidente del Consiglio Conte ebbe a pronunciare per porre fine alla vicenda della nave Diciotti e per blindare e tutelare il Ministro dell'interno. L'allora procura di Catania, che ebbe a iscrivere il Ministro per determinati reati, fu infatti richiamata all'ordine da questo comunicato, da queste parole del Presidente del Consiglio, il quale ebbe a precisare con queste parole che le azioni poste in essere dal Ministro dell'interno altro non erano che l'attuazione della linea politica indicata e prefissata dal Presidente del Consiglio dei ministri in conformità all'articolo 95 della Costituzione, dando una copertura politica che diventava anche una copertura giudiziaria, completata e suggellata poi dal voto che ha impedito di sottoporre a processo il Ministro dell'interno.
Ecco, rispetto a queste parole quello che è apparso paradossale, perverso nel corso dell'iter di approvazione della legge che ci occupa, è stata la pervicacia con cui, a fronte di dichiarazioni che ascrivono al Presidente del Consiglio dei ministri il compito di coordinare anche e soprattutto la politica in tema di soccorso dei naufraghi, perché di questo dobbiamo parlare; a fronte di questo, si è posto in essere un provvedimento che di fatto ha esautorato del tutto il Presidente del Consiglio dei ministri di ogni potere sul punto.
E la cosa paradossale è che nel corso dell'esame in Commissione i tentativi di rimediare a questa stortura, che può essere e che sarà a nostro avviso causa di incostituzionalità del decreto-legge, sono arrivati solo ed esclusivamente dalle opposizioni, che paradossalmente hanno tentato di tutelare la figura del Presidente del Consiglio, vivaddio pro tempore, a fronte invece di una maggioranza, e soprattutto del partito di maggioranza relativa, che ha preferito, pur di tenere delle poltrone… E oggi la presenza in Aula e l'interesse verso il dibattito, alla luce dell'avvenuta dichiarazione dell'apertura della fase 2, che ha fatto tirare sospiri di sollievo agli uomini del Movimento 5 Stelle, che ha consentito loro di tornare a fare gli aperitivi con serenità e di riprendere un minimo di colorito in volto. Ecco, alla luce di tutto questo il paradosso è che noi dell'opposizione abbiamo tentato di tutelare una figura istituzionale, quella del Presidente del Consiglio, e invece il MoVimento 5 Stelle ha acconsentito che il loro Presidente del Consiglio, il Presidente del Consiglio da loro espresso fosse letteralmente calpestato e privato dei poteri costituzionalmente garantiti.
A fronte di questa stortura, fonte di potenziale incostituzionalità, ne sono emerse delle altre, di fonti di potenziale incostituzionalità. È emerso innanzitutto che non è possibile e non è ammissibile il fatto che si possano prevedere dei superpoteri in capo ad un Ministro dell'interno, privando di efficacia quello che viene sancito nei Trattati internazionali. L'articolo 117 viene di fatto del tutto calpestato, è posto nel vuoto l'articolo 117 della Costituzione. Così come è stato di fatto violato del tutto l'articolo 13 della Costituzione, perché con il provvedimento in esame è stata prevista di fatto la possibilità per il Ministro dell'interno di adottare dei provvedimenti ancorché indirettamente idonei a incidere sulla libertà personale dei soggetti, di fatto così violando due volte l'articolo 13 della Costituzione: violando la riserva di legge in tema di provvedimenti che debbono avere necessariamente natura normativa, e il secondo comma in tema di riserva di giurisdizione.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CARMELO MICELI (PD). È stato presentato di fatto, Presidente (e concludo), un provvedimento che è capestro, e che sarà destinato ad essere di fatto privato di effetto dagli interventi della Corte costituzionale successivamente.
PRESIDENTE. Concluda.
CARMELO MICELI (PD). Concludo, Presidente. Alla luce di tutto questo però ci chiediamo:…
PRESIDENTE. No, deve concludere però.
CARMELO MICELI (PD). …se mai dovesse… Concludo, Presidente. Se mai dovesse essere effettivamente ritenuto valido ed efficace, perché non assumere un impegno da parte del Governo a che gli eventuali introiti ricavati con le sanzioni alle ONG, che oggi vengono disegnate come avversarie dell'Italia, siano destinati a quella che è tanto sbandierata e cara al Ministro dell'interno, alla lotta alla mafia ed in particolare alla tutela delle vittime di mafia? Perché, Presidente, visto che il Presidente del Consiglio ha avuto…
PRESIDENTE. Grazie.
CARMELO MICELI (PD). Pardon, il Ministro all'interno ha avuto la necessità di eliminare 49 scorte a 49 imprenditori che sono stati nel tempo minacciati per avere denunciato il malaffare, chiediamo che questi provvedimenti…
PRESIDENTE. Chiaro.
CARMELO MICELI (PD). …possano essere rivisti alla luce dei nuovi introiti che deriveranno dalle sanzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Lepri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/23.
STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno noi vogliamo sollecitare il Governo su una pratica che dovrebbe essere praticata, ma che, invece, risulta molto trascurata, quella dei rimpatri assistiti volontari. Lo sa sicuramente il sottosegretario che è molto preparato, ma informo il Governo in generale che questa misura è prevista, non l'abbiamo inventata noi del Partito Democratico, è inserita nella Bossi-Fini che sappiamo essere la sintesi che, in qualche modo, oggi, il Vicepremier interpreta e sintetizza in modo mirabile. Ecco, due forze politiche che a suo tempo erano distanti o almeno distinte e che oggi lui ha sintetizzato in un tutt'uno, nella deriva a destra.
Ma, a parte questo, noi vogliamo rappresentare la nostra sorpresa, perché rimpatrio assistito volontario vuol dire anzitutto “rimpatrio” e noi sappiamo quante volte questa maggioranza e questo Vicepremier abbiano enfatizzato questa sfida, peraltro, ad oggi, largamente fallita, e proprio per questo ci domandiamo perché non possano anche praticare il rimpatrio assistito volontario. Tuttavia, poi, di fronte alla domanda abbiamo anche la risposta, e cioè ci sono questi due aggettivi che non piacciono particolarmente: volontario e assistito. Infatti, siccome la vostra logica è solo una logica fondata sulla forza, sulla prevaricazione e sull'imposizione, tutto ciò che è convincimento, mediazione, accompagnamento vi suona assolutamente impraticabile. Eppure, vi informo che molti Paesi, cito per tutti la Spagna, praticano con successo il rimpatrio assistito volontario, lo fanno da molti anni, lo fanno avendo introdotto non pochi incentivi, che se volete vi trasmetto e che possono, se messi insieme, diventare davvero una pratica che può determinare, appunto, non solo, una volontarietà nel ritorno, ma, anche, un accompagnamento importante.
Insomma, in sostanza noi diciamo che ci sono moltissime persone straniere, non solo irregolari, non solo richiedenti asilo, ma anche persone che hanno completato il loro percorso di presenza e, magari, prendono atto del loro fallimento, della non particolare appetibilità delle proprie competenze e abilità lavorative e che, alla fine, possono valutare l'opportunità di tornare nel Paese d'origine, ma che hanno bisogno della dignità, di quell'accompagnamento, di quell'onore per poter tornare in patria a testa alta, quindi, con quell'orgoglio e con la dimostrazione che la loro non è stata un'avventura fallimentare.
Allora, in conclusione, noi chiediamo al Governo di considerare meglio questa proposta. Due milioni all'articolo 8 del vostro decreto sono risibili, anche se arrivano a 50, le cifre sono miserrime. Ascoltino innanzitutto le reti, perché, anche qui noi non stiamo inventando nulla, nella scorsa legislatura sono stati realizzati i programmi affidati proprio dal Ministero dell'interno che ne hanno dimostrato la praticabilità, ci sono stati migliaia di rimpatri assistiti, proprio grazie a questi programmi che oggi sembrano, invece, essere addirittura trascurati, se non quasi abbandonati. Si introducano degli incentivi, ce ne sono tanti, penso, per esempio, alla possibilità di poter consentire il riscatto dei contributi previdenziali alle persone che hanno lavorato per molti anni in Italia, cosa che oggi non è prevista, ma vi sarebbe un lungo elenco di strumenti, pensiamo semplicemente alla possibilità di pagare il biglietto aereo, ma di dirlo, non semplicemente di darlo di nascosto come vi accingete a fare voi, perché non potete ammettere che l'incentivo è una forma di denaro data agli immigrati; naturalmente, questo significa mettere in discussione tutto l'impianto autoritario che avete montato.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
STEFANO LEPRI (PD). Soprattutto, poi, utilizzate, e concludo, le risorse che ci sono, che sono evidentemente a disposizione, anche perché ne avete risparmiate non poche, tagliando in modo crudele l'accoglienza diffusa che avevamo realizzato, pur con molti limiti, indiscutibilmente, e quindi, sicuramente, ci sono risorse per trasferire dal fondo asilo, immigrazione e integrazione opportunità e dotazioni per sviluppare il rimpatrio assistito volontario.
Quindi, vi chiediamo, dentro una logica tutta basata sulla forza e sulla prevaricazione, di considerare anche questa possibilità che è una possibilità assolutamente praticabile e che, invece, voi trascurate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Morani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/33.
ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Le relazioni pericolose, per fare una citazione letteraria, del Ministro Salvini, non riguardano solamente il caso Savoini e la trattativa per i fondi neri alla Lega, derivanti da una presunta corruzione internazionale e non riguardano solamente i rapporti di Salvini e di alcuni suoi strettissimi collaboratori con un signore che si chiama Arata, che è legato in qualche modo al cosiddetto boss dell'eolico Nicastri…
PRESIDENTE. Colleghi, vi invito sempre a stare nel merito dell'ordine del giorno che illustrate.
ALESSIA MORANI (PD)., Sì, sì, poi arrivo al merito…Personaggi che pare abbiano dichiarato di aver dato una tangente di 30 mila euro all'ex sottosegretario Siri. Ma le relazioni pericolose del Ministro Salvini riguardano anche alcune frequentazioni con capi ultras. È per questo che ho presentato questo ordine del giorno, poiché il decreto tratta anche della sicurezza nelle manifestazioni sportive. Infatti, se si va a leggere la relazione che ha fatto la Commissione antimafia, il 17 dicembre del 2017, su mafia e calcio, si viene a scoprire che, cito la Commissione antimafia: “Il rapporto tra la mafia e le tifoserie è la porta d'ingresso che consente alla criminalità organizzata di tipo mafioso di avvicinarsi alle società per il tramite del controllo mafioso dei gruppi organizzati. Le forme di estremismo politico che in essi albergano, inoltre, rischiano di creare saldature con ambienti criminali mafiosi, ancora più preoccupanti per la sicurezza e la vita democratica”.
La stessa relazione della Commissione antimafia sottolinea che le risultanze dell'inchiesta parlamentare hanno consentito di rilevare varie forme sempre più profonde di osmosi tra la criminalità organizzata, la criminalità comune e le frange violente del tifo organizzato, nelle quali si annida anche il germe dell'estremismo politico. Il fenomeno della politicizzazione del tifo organizzato è un fenomeno antico ed è un dato di comune conoscenza la distinzione delle tifoserie sulla base dell'orientamento ideologico di estrema destra o di estrema sinistra. Tuttavia, crea inquietudine la presenza di tifosi ultras in tutti i recentissimi casi di manifestazioni politiche estremistiche di destra, guardate un po', a dimostrazione che le curve possano essere palestre di delinquenza comune, politica o mafiosa e luoghi di incontro e di scambio criminale.
Presidente, noi, qualche tempo fa, abbiamo presentato una interrogazione a risposta in Commissione, la n. 5-01155, in cui abbiamo chiesto conto al Governo in merito all'incontro tra il Ministro dell'Interno Salvini e il capo ultras Luca Lucci detto il Toro, capo della curva sud del Milan, già condannato a 4 anni per la grave aggressione ad un tifoso dell'Inter nel 2009 - che si suicidò nel 2012 anche a causa della grave depressione conseguente alla perdita dell'occhio sinistro, avvenuta per mano di Lucci - e che a settembre 2018 ha patteggiato una pena, ascoltate bene, di 18 mesi, a seguito dell'arresto per traffico di droga, dopo aver già collezionato, in precedenza, almeno tre Daspo a decorrere dall'anno 2004.
Abbiamo chiesto al Governo, quindi, Presidente, di adottare delle iniziative affinché comportamenti come quelli che sono stati tenuti dalla massima autorità in ambito di sicurezza e cioè dal Ministro Salvini non avvengano più, perché, lo ripeto, queste relazioni pericolose che partono da Savoini, arrivano ad Arata e Nicastri e finiscono col Luca Lucci, sono una vera e propria vergogna, un'onta per le istituzioni dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e noi chiediamo al Governo che questi fatti non si ripetano mai più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/1913-A/34.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio Presidente, illustrerò l'ordine del giorno n. 9/1913-A/34. Il decreto-legge reca norme che riguardano il fenomeno delle occupazioni abusive ed illegali degli immobili del patrimonio abitativo pubblico, perché giustamente - noi condividiamo questo punto - le occupazioni abusive degli immobili del patrimonio pubblico e privato, scusi, anche privato, sono da considerarsi un tema legato alla garanzia della sicurezza pubblica. In particolare la città di Roma, come tutti sanno, la Capitale d'Italia, ha un problema molto significativo sulle occupazioni abusive e lo Stato ha sicuramente il dovere di tutelare il patrimonio pubblico e privato e il diritto delle persone, anche se noi consideriamo che esista anche la dignità delle persone e pertanto non consideriamo che sia sempre accettabile che delle persone vengano lasciate per strada. Ma il tema dell'ordine del giorno non è questo: noi condividiamo il contrasto alle occupazioni abusive quando queste non siano chiaramente collegate a situazioni di emergenza e di necessità. Consideriamo però che un Governo dovrebbe avere nei confronti delle occupazioni abusive sempre per tutti il medesimo comportamento.
C'è un caso strano, invece, signora Presidente - il sottosegretario Molteni, lo conosce sicuramente meglio di me - e non so a cosa sia dovuto. C'è un'occupazione abusiva a Roma che ha una caratteristica diversa dalle altre: ha una deroga ed è l'occupazione abusiva del movimento fascista CasaPound in via Napoleone III, a Roma, che è già stato inserito nella lista degli 88 palazzi occupati a Roma da liberare, stilata dalla Prefettura di Roma, in base a una classifica ottenuta dalla somma dei criteri dettati dal Ministero dell'Interno, criteri che riguardano anche le norme del decreto-legge in esame. C'è una domanda semplice da fare, una delle tante alle quali voi non rispondete, sottosegretario Molteni: qual è l'amicizia particolare che vi lega agli occupanti abusivi dell'immobile di via Napoleone III a Roma? Sono più simpatici di altri, sono più espressivi di altri, hanno qualcosa nel loro comportamento che vi piace particolarmente, pensate che la loro cultura, l'ideologia, le idee che esprimono, le idee fasciste che esprimono siano così degne di nota da impedire di terminare quell'occupazione abusiva al pari di altre? E come mai risulta sempre fuori dai vostri programmi la liberazione dell'edificio dalla sede di un movimento fascista, di uno dei principali movimenti fascisti del Paese? È un fatto grave che vi sia una preferenza per qualcuno e che le misure inserite anche qui, nel decreto-legge, per lo sgombero degli edifici abusivamente occupati prevedano deroghe. Se fossero deroghe comprensibili, che non riguardano l'attività politica del movimento che ho citato, allora tutto sarebbe più facile da comprendere e invece non si capisce. Voi avete un comportamento speciale per i fascisti di CasaPound, voi ai fascisti di CasaPound non volete torcere un capello; non volete fare loro il torto di liberare l'edificio da loro occupato abusivamente e questo è ancora più grave. È più grave perché indica che nei loro confronti c'è un comportamento particolare, preferenziale, che un Governo, un Ministro dell'Interno non dovrebbe mai avere ed è per questo che, con l'ordine del giorno n. 9/1913-A/34 Nobili, noi chiediamo al Governo di valutare la possibilità di adottare ogni iniziativa utile, anche normativa, per consentire il tempestivo impiego della forza pubblica per l'esecuzione dell'intervento per lo sgombero immediato dell'immobile occupato dal movimento fascista di CasaPound a Roma, in via Napoleone III. Aspetto con ansia il parere del Governo sull'ordine del giorno, vedremo se confermerà la mia tesi del vostro rapporto preferenziale con CasaPound (se non sbaglio eravate anche alleati qualche tempo fa) oppure se ci sbagliamo noi e trattate CasaPound al pari di ogni occupante abusivo di questa città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Pellicani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/7.
NICOLA PELLICANI (PD). Sono molti gli aspetti del decreto-legge che meriterebbero di essere approfonditi ma avete scelto ancora una volta la strada della fiducia, tradendo ancora una volta la centralità del Parlamento ed evitando il confronto in Aula, impedendo di formulare proposte. L'ordine del giorno n. 9/1913-A/7 da me presentato riguarda il profilo della sicurezza che nel decreto-legge non viene assolutamente affrontato. Mi riferisco, signor Presidente, al fenomeno delle baby gang che sta destando grande allarme in tutto il territorio nazionale e il Governo lo sta evidentemente sottovalutando.
In particolare ha destato molto scalpore e indignazione l'efferatezza con cui una baby-gang recentemente, a Jesolo, ha aggredito bagnini e forze dell'ordine, durante le vacanze, in questa stagione in cui ci sono molti turisti. Purtroppo non è la prima volta che questo territorio è interessato da fenomeni di violenza minorile che devono farci riflettere. Fenomeni analoghi con aggressioni, pestaggi, rapine si sono avuti recentemente anche nel centro storico di Venezia, Mestre, Treviso, in tutta l'area metropolitana in questione. Credo che non siano sufficienti ormai comunicati e prese di posizioni mediatiche del Ministro dell'Interno: occorrono fatti, signor Presidente. Il problema delle bande minorili è qualcosa che merita un necessario approfondimento e su cui bisogna intervenire anche rapidamente. È un'efferatezza che viene postata puntualmente sui social, che diventa mediatica e virale con rischi emulativi anche in altri luoghi, come citavo prima, in particolare nella città metropolitana veneziana. Ritengo che siano urgenti interventi di repressione ma anche di prevenzione del fenomeno.
Con l'ordine del giorno in esame chiediamo che il territorio della città metropolitana di Venezia possa essere destinatario di una implementazione delle forze dell'ordine anche con l'invio di figure professionali specializzate nell'affrontare tali problematiche che stanno generando grande allarme tra i cittadini. Credo che sia importantissimo, ad esempio, rafforzare la polizia postale e che supportare il lavoro con figure più attente ai problemi dei giovani sia fondamentale nel quadro che ho descritto. Lo Stato ha bisogno di riconquistare autorevolezza tra i giovani. Non è solo un problema di repressione ma si tratta di sottrarre ambienti in cui i virus di violenze proliferano. Ci saremmo attesi questo, signor Presidente, da un provvedimento di necessità e urgenza e invece nulla, nulla di tutto ciò. E sempre per restare a profili di sicurezza trascurati dal decreto-legge, segnalo un altro problema che interessa molto da vicino la città metropolitana di Venezia: la questione del traffico lagunare. Noi abbiamo bisogno che le forze dell'ordine, anche con la Polmare, siano maggiormente presenti in laguna per scongiurare situazioni di pericolo e incidenti che si verificano ormai puntualmente quasi con una periodicità settimanale e per un più capillare controllo degli spazi acquei di tutta l'area prospiciente Venezia, che è uno degli spazi acquei più affollati e più trafficati. Anche in questo caso non una parola, eppure si tratta di esigenze molto avvertite dal territorio, in particolare in questo caso dai cittadini residenti a Venezia, centro storico. È abbastanza sorprendente, a mio modo di vedere, che non vi sia alcuna norma che punti al potenziamento di tali specialità.
Vorrei prima di concludere, Presidente, ricordare un'altra questione molto importante. La scorsa settimana c'è stata una missione della Commissione antimafia in Veneto e sono emersi profili di particolare criticità legati alla presenza e ormai al radicamento nel territorio delle mafie e della criminalità organizzata. C'è bisogno di una più incisiva azione di controllo per evitare un ulteriore radicamento di organizzazioni criminali che inquinano l'economia in particolare ma tutto il territorio più in generale. Per farlo serve un numero più elevato di agenti e di forze sul campo. Oggi gli organici, come testimoniano le organizzazioni sindacali delle forze dell'ordine, sono tragicamente sottodimensionati. C'è necessità di incrementare uomini e mezzi. Noi lo avevamo previsto in un emendamento ma la posizione della questione di fiducia ne ha impedito l'esame. L'ordine del giorno vuole essere quindi un atto di indirizzo che colmi tale grave mancanza, di cui la maggioranza porta una grave responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1913-A/31.
GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Siamo qui appunto a discutere gli ordini del giorno che è l'unica cosa che ci è possibile fare, visto che è stata messa l'ennesima fiducia a un provvedimento quindi urgente perché la sicurezza in questo Paese è urgente. Allora uno si aspetta che all'interno del provvedimento, ad esempio, siano contenuti provvedimenti per contrastare, che ne so, la 'ndrangheta: per esempio hanno arrestato il presidente del consiglio comunale di Piacenza di Fratelli d'Italia qualche settimana fa, proprio perché era un referente della 'ndrangheta oppure che ci siano delle cose. Insomma, sulla criminalità organizzata non c'è nulla, ma i due grandi nemici, acerrimi nemici di Salvini e del MoVimento 5 Stelle sono, come è stranoto, le ONG e abbiamo scoperto anche i manifestanti alle manifestazioni, quest'anno è una grande new-entry.
Benissimo, all'interno di questo decreto, che dimostra appunto come Salvini sia uno dei Ministri dell'interno più scarsi della storia della Repubblica sicuramente, non so se si va indietro anche al regio, ci sono tutta una serie di cose che riguardano le manifestazioni sportive.
Allora, noi chiediamo e io chiedo, attraverso quest'ordine del giorno - che immagino sarà accolto sicuramente dal Governo, perché non ho motivi di credere che ci siano, non ci sono motivi per dire di no - che ci siano delle iniziative per contrastare le organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza e che esaltano e promuovono il fascismo e il nazismo nel corso di manifestazioni sportive. Ora, visto che insomma ci sono molti organizzazioni di questi tipo, all'interno del decreto è stato inserito per esempio il Daspo per chi è stato condannato per reati come lo spaccio, che è una cosa molto buona. Se magari il Ministro dell'interno evitasse anche di farsi le foto per esempio con Lucci sarebbe ancora meglio, perché forse è più carino, ecco, se uno oltre che dire le cose via Facebook e fare il decreto fa anche le cose quando è Ministro, però va be', non chiediamo tanto a Salvini, già lo sappiamo che arriva fino a un certo punto, però, visto che appunto è il Ministro dell'interno, allora immagino che non avrà nulla da dire nel contrastare chi promuove l'odio e la violenza. Facciamo degli esempi (visto che conosco fin troppo bene il vittimismo dei camerati, so che poi dopo si dice che “no, ma noi non volevamo farlo”), facciamo degli esempi. Per esempio, a Roma, recentemente, qualche mese fa, ci furono tutti quei bellissimi adesivi con la faccia di Anna Frank, come se fosse un insulto, ma la curva Nord si sa che a volte - è vero? - ha un po' queste cose fascistelle, no? Oppure facciamo un altro esempio: l'Hellas Verona; il Ministro Lorenzo Fontana, che è stato fino a poche settimane fa il Ministro della famiglia - ricordatissimo per non aver fatto nulla per la famiglia, ma aver dato un patrocinio, senza poterlo dare, al congresso dei suoi amici a Verona - ecco, nella sua biografia, che vi consiglio a tutti di leggere, perché è un esperimento molto interessante da un punto di vista letterario, c'è scritto che lui è un grandissimo fan dell'Hellas Verona e non c'è niente di male, è un ultras della curva Sud. La curva sud dell'Hellas Verona, il 4 giugno, un mese fa, è finita su tutti i giornali, per l'ennesima volta, perché ha fatto una festa e in questa festa, durante questa festa, cantavano dei cori neonazisti. Ora, ripeto, visto che so che c'è il vittimismo dei camerati, per cui poi dopo dicono “no, ma noi non facevamo dei cori neonazisti”, il coro si chiamava - lo sono andata a cercare - “siamo una squadra a forma di svastica”: quindi immagino che, visto che non penso siano degli induisti, deduco che fossero invece dei simpatizzanti nazisti.
Allora, visto che in questo Paese abbiamo subito una dittatura fascista e visto che purtroppo gli episodi di violenza fascista, neonazista e in generale le organizzazioni che promuovono la violenza fascista e neonazista sono sempre più forti e visto che all'interno delle tifoserie calcistiche e durante le manifestazioni sportive, che - io lo so perfettamente - la Lega vuole e anche il MoVimento 5 Stelle ci tiene che durante queste manifestazioni non ci siano questi bruttissimi segnali appunto di antisemitismo o di violenza, io so perfettamente che ci tengono tantissimo a che le tifoserie non siano più in mano a delinquenti seriali, ma che invece si torni a fare dello sport un luogo in cui le famiglie possono andare a vedere la partita di calcio la domenica, sono sicura e quindi non faccio neanche l'appello al Governo, perché so già che mi dirà di sì sicuramente, che dia parere favorevole a questo ordine del giorno, perché non vedo perché essere contrari ad adottare ogni tipo di soluzione che sia volta a contrastare la violenza e l'odio fascista e nazista durante le manifestazioni sportive.
Vedo che annuite e sono sicura che darete parere favorevole, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. L'onorevole Lacarra ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Ubaldo Pagano n. 9/1913-A/103, di cui è cofirmatario.
MARCO LACARRA (PD). Grazie signora Presidente, siamo all'esame di un disegno di legge il cui presentatore è, insieme al Presidente del consiglio, il Ministro Salvini, proprio quel Ministro che fugge da quest'aula come è fuggito oggi dal Senato e, per la verità, sarebbe più corretto dire che se ne frega del Parlamento, laddove questo verbo non è usato del tutto casualmente: evoca dei ricordi storici di qualche tempo fa. Direi che anche i tentativi che qualche collega ha fatto di individuare, da un punto di vista procedurale, delle falle e dei vulnus rispetto alla circostanza di cui stiamo discutendo, cioè di un decreto che non ha affatto i requisiti previsti dalla nostra Costituzione, che non ha i requisiti d'urgenza, di indifferibilità - ma non credo che questo ormai stupisca più questo Parlamento visto che da un anno siamo abituati a vedere decreti presentati dal Governo che non hanno quei requisiti, ma sui quali viene posta la fiducia -, dimostra l'assoluta subalternità di questo Parlamento e della maggioranza al Governo, che detta i tempi e detta anche le modalità di legislazione.
Alla faccia dei proclami fatti dal Presidente Fico all'atto del suo insediamento, quando disse che questo Parlamento avrebbe recuperato centralità e che lo strumento del decreto-legge sarebbe stato uno strumento residuale. Credo che anche su questo, insomma, una riflessione andrebbe aperta: la ormai progressiva destrutturazione di quest'Aula, sulla quale occorrerebbe provare a porre un argine. Credo che la Presidenza dovrebbe far ciò perché è nei suoi compiti istituzionali.
Per entrare nel merito dell'ordine del giorno, sottoscritto anche dal collega Pagano, è opportuno ricordare che poco più di due anni fa, con il decreto n. 13 del 2017, questo Parlamento approvava un provvedimento che, al contrario di quello che è oggi all'esame, affrontava davvero le questioni cruciali in materia di sicurezza pubblica e contrasto all'immigrazione illegale. L'articolo 12 consentiva al Ministro dell'interno di aumentare la dotazione d'organico delle Commissioni che, sul territorio italiano, si occupavano e si occupano del riconoscimento della protezione internazionale e lo faceva permettendo l'assunzione di personale altamente qualificato, che potesse svolgere funzioni delicate, con competenza di carattere estremamente specialistico.
Nell'aprile dello stesso anno, poi, si bandiva il concorso per 250 unità con la qualifica di funzionario amministrativo, da dedicare esclusivamente alle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e del diritto d'asilo, un ruolo che, come è facile arguire, richiede approfondite conoscenze, particolari competenze e che, proprio per queste ragioni, giustificava una modalità di reclutamento molto rigorosa e con procedure particolarmente selettive, paragonabili solo a quelle previste per l'accesso alla carriera prefettizia. Queste unità hanno svolto con professionalità, solo nel secondo semestre 2018, un'attività che ha consentito il trattamento di 80.000 pratiche su 95.500 giacenti. Quindi questa dedizione e capacità è stata svolta, nonostante queste figure fossero inquadrate nel livello più basso della terza area funzionale del contratto collettivo nazionale previsto per il personale dipendente contrattualizzato.
Ebbene, al Senato è stato aggiunto l'articolo 8-bis al provvedimento in esame e oltre che prevedere l'assurda cessazione delle attività delle commissioni territoriali, ricolloca questo personale facendogli perdere ogni attribuzione giuridica ed economica, con evidenti conseguenze sia sotto il profilo professionale che sotto il profilo economico, ma anche della dignità di questi lavoratori. Ebbene, con questo ordine del giorno si cerca di porre rimedio a questa imperdonabile disattenzione, per così dire, per usare un eufemismo, che nel provvedimento si rileva, consentendo, appunto, che a queste figure, nell'ipotesi in cui si ricostituiscano le Commissioni, si possa dare la possibilità di rientrare in quei ruoli, ma che in ogni caso vengano trattate con dignità sia da un punto di vista economico che da un punto di vista della qualifica professionale. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 24 luglio 2019, il Presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha proceduto, nella medesima data, all'integrazione dell'ufficio di Presidenza, che risulta ora così composto: vicepresidente vicario: Alessia Rotta; vicepresidenti: Michele Bordo, Chiara Gribaudo, Fabio Melilli; segretari: Elena Carnevali, Rosa Maria Di Giorgi, Stefano Lepri, Alessia Morani, Luciano Nobili, Stefania Pezzopane, Barbara Pollastrini, Antonio Viscomi; segretari d'Aula: Enrico Borghi, Emanuele Fiano; tesoriere: Andrea De Maria.
Ai deputati Alessia Rotta, Enrico Borghi ed Emanuele Fiano resta inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.
Organizzazione dei tempi di esame di una mozione.
PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicato l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00230, concernente iniziative in ambito internazionale ed europeo per il perseguimento dei crimini di guerra e contro l'umanità commessi dal cosiddetto Daesh, con particolare riferimento alle minoranze religiose in Iraq e in Siria (Vedi l'allegato A).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Fatuzzo.
CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente, l'Istituto nazionale della previdenza sociale continua a comportarsi come gli pare e piace anche su temi importantissimi, perché vengono richiesti 520 euro al mese per ogni mese che vengono ricoverati in ospedale degli inabili con l'indennità di accompagnamento: non è quello che prevede la legge, la quale prevede che questo possa essere fatto solamente per i ricoveri negli istituti! Quando sono inabile con accompagnamento e devo andare in ospedale per una infermità acuta, o perché devono controllare quanti giorni ho ancora di vita o meno, questo non deve essere realizzato dall'INPS, chiedendo indietro 520 euro ogni mese che stanno ricoverati in un ospedale; lo ripeto, in un ospedale, non in un istituto di casa protetta, che è una cosa diversa! È un comportamento dell'INPS al di sopra della legge. Voglio che questo andazzo da parte dell'INPS contro la gente ammalata e inabile finisca al più presto possibile. Viva i pensionati: pensionati, all'attacco!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Presidente, era il 31 ottobre del 2018 quando la tempesta Vaia abbatteva in Valle Camonica - in particolare sulla strada provinciale n. 345, che collega la Valle Camonica con la Val Trompia - un sacco di alberi e creava degli smottamenti. A distanza di nove mesi da quel disastro, la strada, di competenza provinciale, è ancora in fase di riparazione e non è ancora stata riaperta. La roba scandalosa che volevamo sottolineare riguarda innanzitutto le mancanze della provincia di Brescia riguardo a questa strada, che è fondamentale per il collegamento di due vallate importanti, soprattutto nel periodo estivo. Quindi voglio essere vicino, appunto, ai rifugisti, al rifugio Tita Secchi in particolare, all'albergo Blumon Break, al ristorante Crocedomini e al rifugio Tassara, che sono praticamente isolati da otto mesi, senza che la provincia abbia mosso un granché per arrivare. Poi, esprimo una particolare vicinanza anche agli allevatori che dovevano alpeggiare in questo periodo ma sono rimasti praticamente in difficoltà per salire, dovendo salire solo a piedi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lapia. Ne ha facoltà.
MARA LAPIA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, è notizia delle ultime ore che in Sardegna si è consumato l'ennesimo caso di malasanità. Una paziente di 92 anni, impossibilitata a muoversi, ha dovuto attendere settimane affinché venisse sostituita una valvola usurata del sistema di nutrizione PEG. Dopo le inascoltate richieste fatte dai familiari all'ASL di Olbia, è dovuto intervenire un chirurgo motociclista trovatosi lì per caso. Questa storia assurda si è verificata a Tempio, un comune sardo dove, per non chiare decisioni manageriali, si è decretata la sospensione del reparto di chirurgia. A nulla sono servite le mie continue denunce fuori e dentro quest'Aula. Tutto questo mentre nel reparto di chirurgia di Olbia, collegato al presidio di Tempio, vi è un organico di ben 15 chirurghi, l'ultimo arrivato pochi giorni fa; un numero di medici che potrebbe tenere in piedi ben due reparti.
Mentre da un lato si chiude un reparto sottraendo ai cittadini la garanzia del diritto alle cure, dall'altro si mobilita personale medico anche laddove c'è personale in eccesso. Il nostro sistema sanitario regionale ha al suo interno primari e dirigenti che con scelte poco chiare decidono la morte di un ospedale e la sopravvivenza di un altro. Un sistema alla mercé di precisi disegni politici e manageriali, che oggi sono qui a denunciare. Questo è accaduto a Tempio, il cui ospedale è stato volutamente penalizzato con la sospensione di un importante reparto di chirurgia. Nel frattempo i pazienti attendono nelle lunghe liste d'attesa. Auspico che il tempo del silenzio nella sanità sarda sia terminato. È giunto il momento che in quest'Aula si inizi l'abbattimento di un pesante muro fatto di omertà. È tempo che politici, con alcuni dirigenti e primari, che hanno assunto scelte spesso andate al di là delle loro competenze, diano conto al nostro assessore. È per questo che in quest'Aula chiedo all'assessore regionale Nieddu di riprendere in mano le redini della sanità sarda e che apra immediatamente un'indagine su quanto sta accadendo all'ospedale di Tempio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Manca. Ne ha facoltà.
ALBERTO MANCA (M5S). Signora Presidente, onorevoli colleghi, ogni anno vanno in fumo migliaia di ettari di aree boscate, una buona parte per roghi di origine colposa. In Sardegna, la macchina antincendio compie un egregio lavoro, nonostante soffra da anni l'abbandono della politica regionale. È necessario ad ogni livello istituzionale realizzare intelligenti politiche di prevenzione del rischio incendi, in particolare destinando risorse al supporto degli enti locali nelle attività di gestione del territorio, risorse indispensabili anche per sbloccare il turnover dei lavoratori impegnati nello spegnimento degli incendi, al fine di ringiovanire e renderne più efficienti gli organici. A tal proposito voglio spendere due parole in favore dei lavoratori dell'agenzia sarda Forestas: l'inadempienza della politica regionale li ha costretti ad indire l'ennesimo sciopero generale per vedere finalmente riconosciuti una serie di diritti, tra i quali quelli sanciti dalla travagliata legge regionale n. 6 del 2019. Tra pochi giorni ricorre l'anniversario dell'incendio di Curraggia, presso Tempio Pausania, nelle cui operazioni di spegnimento persero la vita 9 persone, e 15 rimasero ferite. Questa data, il 28 luglio, è la Giornata regionale in ricordo di tutte le vittime degli incendi. Tra poco più di un mese invece avremo il trentennale di un'altra tragedia avvenuta nel nord della Sardegna, l'incendio di San Pantaleo, costato la vita a 13 persone: uomini, donne e persino bambini che tentavano di scappare dal fuoco. Servirono ben due giorni per domare il rogo, a causa del vento che rendeva difficili i lanci d'acqua dagli aerei. Anche in questo caso, come spesso accade, fu indispensabile la caparbietà degli uomini impiegati a terra nella lotta contro le fiamme. Ecco perché insieme alle risorse destinate alla lotta aerea occorrono importanti investimenti in prevenzione e nel potenziamento delle realtà che operano proficuamente a terra. In merito voglio fare un plauso ai colleghi del Corpo forestale di vigilanza ambientale di Cagliari, i quali pochi giorni fa hanno assicurato alla giustizia un pericoloso piromane ad Uta. Colleghi, adottiamo provvedimenti che tutelino il nostro patrimonio e la sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.
ELENA CARNEVALI (PD). Presidente, voglio utilizzare questi pochi minuti per denunciare in quest'Aula un fatto accaduto dopo quello fi accaduto in casa di Fratelli d'Italia, in riferimento a Giuseppe Cannata, che poi è stato espulso dal gruppo di Fratelli d'Italia. Questa volta, invece, parliamo dell'assessore Emanuele Pozzolo, assessore a Vercelli. A lui si rivolge una mamma di un figlio in grave situazione sanitaria, molto compromessa, trapiantato di midollo, una persona disabile senza reddito e senza casa, e il prodigo assessore si preoccupa soprattutto di postare su Facebook la condizione di questa persona, che avrebbe invece bisogno di un aiuto concreto, paragonandolo ad un parassita con un reddito di cittadinanza in saccoccia.
Presidente, abbiamo fatto tanto, il mondo associativo ha fatto tanto perché non si realizzino più situazioni in cui le persone con disabilità vengano discriminate, perché ci sia il rispetto completo della dignità umana. Soprattutto, ci aspettiamo che questa persona non solo dia le scuse a quella famiglia, ma che ci sia un aiuto concreto.
Ma in un Paese civile è francamente indegno dover vedere ancora i messaggi di odio, i messaggi di discriminazione verso le persone più fragili e le persone con disabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo noi non lo possiamo tollerare, come non tolleriamo più i linguaggi che abbiamo sentito fino adesso e che poi diventano un uso ormai praticato, in particolare sulle campagne dei social (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (PD). Grazie, Presidente. Voglio ricordare qui, in quest'Aula, la figura di Antonino Cuffaro: è stato per tre legislature deputato, per una legislatura senatore, un uomo che ha sempre dedicato la sua vita alla politica. È nato in Sicilia, dove si è laureato, ma poi si è trasferito a Trieste, dove ha lavorato come insegnante e ha dedicato un pezzo importante della sua vita; è stato molto legato alla mia città e alla mia regione - Trieste e Friuli-Venezia Giulia - perché, anche da responsabile del Partito Comunista, aveva seguito la fase di ricostruzione del Friuli dopo il terremoto.
Mi piace ricordare di lui in particolare il suo impegno politico, sia quello di aderente dopo la svolta della Bolognina a Rifondazione comunista e poi al Partito dei Comunisti Italiani, di cui è stato presidente nazionale per sei anni, fino al 2013, ma ancor prima e ancor più il suo impegno di uomo di scienza: è stato in due Governi sottosegretario alla ricerca scientifica e tecnologica, sia con il Governo D'Alema che con il Governo Amato, e ha dedicato con grande passione il suo tempo, le sue professionalità e le sue capacità per sviluppare il primo programma nazionale di ricerca per la realizzazione dello spazio aereo di ricerca e per ottenere lo sblocco delle assunzioni dei ricercatori, che erano ferme da diciotto anni; e lui lo fece con grande impegno. Poi, è stato un uomo che ha favorito anche la partecipazione dell'Italia ai piani della NASA che riguardavano l'esplorazione spaziale, cui ha dato un grande contributo e un grande impulso. Per questo mi piace ricordarlo in quest'Aula, per il suo impegno, la sua dedizione e il suo amore per il suo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 25 luglio 2019 - Ore 9:
(ore 9, fino alle ore 11 e ore 13,30)
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica. (C. 1913-A)
Relatori: BORDONALI, per la I Commissione; TURRI, per la II Commissione.
La seduta termina alle 21,05.