XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 228 di venerdì 27 settembre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale del 25 settembre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Colletti, Colucci, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Formentini, Frusone, Giaccone, Giachetti, Quartapelle Procopio, Ruocco, Scalfarotto e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, in materia di affido di minori, con particolare riferimento al ruolo e alle garanzie delle perizie tecniche, anche alla luce della vicenda nota come il «dramma di Sagliano Micca» e delle ulteriori recenti vicende che vedono coinvolta l'associazione «Hansel e Gretel» - n. 2-00500)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Patelli ed altri n. 2-00500 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Patelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Membri del Governo, sono qui a interpellarvi per chiedere giustizia per quattro morti nel Biellese, che nel 1996 si sono uccisi insieme per il disonore di vivere con la terribile accusa di abuso sessuale.

Nel 1996 la cronaca italiana fu sconvolta dal cosiddetto dramma di Sagliano Micca, rimbalzato sulla stampa sia per l'oggetto dell'indagine giudiziaria che per il suo tragico epilogo. I fratelli Guido e Maria Cristina Ferraro, padre e madre di due bambini, e i loro genitori, i nonni Alba e Attilio, furono accusati di aver abusato rispettivamente dei propri figli e dei propri nipoti fin da quando questi avevano appena 3 anni. Il 5 giugno 1996, nel giorno della prima udienza del processo che li vedeva come imputati, i quattro componenti della famiglia Ferraro si suicidarono tutti insieme inghiottendo pillole di sonnifero e respirando i gas di scarico della loro FIAT Uno verde.

La vicenda processuale fu preceduta da una travagliata fase di indagine nella quale si sono susseguite le confessioni e poi le ritrattazioni dei testi chiave, i due figli dei fratelli Guido e Maria Cristina Ferraro, sulle cui rivelazioni vi fu sempre il sospetto di manipolazioni da parte della moglie di Guido, Daniela, che a quei tempi era in fase di separazione dal marito ed in cattivi rapporti con la famiglia Ferraro. Il processo si concluse con una sentenza di improcedibilità in seguito alla morte dei quattro imputati, lasciando così una gravissima vicenda senza una verità incontrovertibile. La tesi dell'abuso familiare sostenuta dall'accusa e dal pubblico ministero Alessandro Chionna si basava sulle perizie del centro studi di Moncalieri “Hansel e Gretel”; in particolare su quella di Cristina Roccia, la psicoterapeuta scelta dal pubblico ministero, e di Claudio Foti, psicologo e direttore del centro studi e marito di Roccia all'epoca dei fatti.

Alcune delle persone e dei professionisti coinvolti nelle indagini del dramma di Sagliano sono più volte assurti all'onore delle cronache per indagini inerenti al più ampio ambito della sessualità legata ai bambini e alla circonvenzione di minore. I nomi che ricorrono in almeno tre fatti di cronaca degli ultimi 25 anni sono quelli di Claudio Foti, della ex moglie Cristina Roccia e del centro studi “Hansel e Gretel”, implicati, seppur con modalità diverse, nella vicenda risalente al 1998 e comunemente ricordata come “diavoli della Bassa modenese” o “pedofili della Bassa modenese”, nella recentissima indagine intorno ai fatti di Bibbiano, oltre che nel caso oggetto del presente atto.

In particolare, la vicenda che ha avuto luogo tra il 1997 e il 1998 ha inquietanti tratti in comune con quella di Sagliano, in quanto, dalle accuse di pedofilia e satanismo sollevate contro 20 persone e nonostante un iter processuale lungo e travagliato, le imputazioni più pesanti per la maggior parte degli indagati non sono state provate e le uniche condanne hanno interessato 7 persone con accuse e pene molto lievi. Sono stati ritenuti colpevoli di abusi domestici, ma senza alcuna impronta rituale.

Tale sentenza, confermata nel 2002 in Cassazione, ha smontato la pista satanista e ha parlato esplicitamente di “falso ricordo collettivo”. La corte d'appello nel 2013 ha assolto per l'ennesima volta gli imputati e ha usato parole durissime per gli inquirenti, e specialmente per chi ha interrogato i bambini, come le psicologhe definite “oggettivamente inesperte” ed il loro approccio “assolutamente censurabile perché del tutto impropriamente veicola nelle menti dei bambini dati e informazioni che ne possono contaminare ogni successivo racconto”.

Roccia, nell'inchiesta “Veleno” relativa ai “diavoli della Bassa modenese”, è stata identificata quale una delle consulenti del tribunale di Modena all'epoca dei processi. Durante le indagini in corso sulla vicenda di Bibbiano, Foti è stato agli arresti domiciliari ed ha oggi obbligo di dimora nel comune di Pinerolo, e risulta indagato per aver falsato i ricordi di alcuni bambini al fine di poterli allontanare dalle famiglie naturali con lo scopo di accumulare consulenze e far guadagnare i genitori affidatari nel caso di Bibbiano.

Nel luglio 2019 Selvaggia Lucarelli sulle colonne de il Fatto Quotidiano ha rievocato il caso di Sagliano, definendolo il “caso zero” nella catena che lega l'associazione “Hansel e Gretel” a storie controverse di abusi su minori. Risulta particolarmente inquietante il fatto che il centro studi con sede a Moncalieri “Hansel e Gretel” sia parte in causa in tutti e tre i procedimenti giudiziari: attraverso il suo direttore Claudio Foti, la sua ex moglie Cristina Roccia e l'attuale compagna di Foti, Nadia Bolognini, direttore dell'area evolutiva del medesimo centro studi.

Per le motivazioni riassunte nel presente atto, la psicologa Alessandra Lancellotti, che all'epoca seguì la famiglia Ferraro di Sagliano come consulente di parte, ha recentemente dichiarato che: “ancora oggi molti bambini vengono portati via dai rispettivi genitori per presunti abusi sessuali falsi, al solo scopo di guadagnare da un grande giro di soldi e interessi e di fatto distruggendo famiglie intere e la vita dei bambini. Riaprire il caso di Sagliano Micca consentirebbe di far luce sulle responsabilità dell'epoca”.

La comunità biellese, la mia comunità, è stata violentemente scossa dalla vicenda della famiglia Ferraro e dalle relative conseguenze. Il suicidio di persone conosciute ed amate all'interno della nostra comunità è ancora oggi una ferita non rimarginata. Il centro studi “Hansel e Gretel” ha beneficiato nel maggio 2019, quindi di quest'anno, di un contributo da parte del gruppo regionale del MoVimento 5 Stelle in regione Piemonte, figurando tra le 11 associazioni che il gruppo consiliare stesso ha ritenuto meritevoli di ricevere una donazione dal fondo privato formatosi in seguito alla rinuncia di parte delle indennità degli stessi consiglieri 5 Stelle: consentitemi, complimenti per la scelta!

Concludo. Sono qui per sapere se e quali iniziative di propria competenza, pur nel rispetto delle garanzie costituzionali di indipendenza della magistratura, il Governo intenda urgentemente porre in essere con riguardo ai fatti esposti in premessa, considerato che si tratta di una vicenda che ha scosso non poco un'intera comunità; e se intenda avviare una capillare verifica delle case che si occupano di affido dei minori, proprio alla luce dei fatti esposti in premessa, e quali provvedimenti di propria competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di evitare che i minori possano essere sottratti alle proprie famiglie sulla base di decisioni assunte mediante perizie non sempre corrispondenti alla realtà dei fatti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere.

ANDREA GIORGIS, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Il tema proposto con l'interpellanza in esame è oggetto di costante attenzione da parte del Ministero, ancora di più in un momento storico nel quale le recenti notizie giornalistiche in ordine alle inchieste denominate Veleno e Angeli e Demoni sui bambini sottratti alle loro famiglie di origine per essere destinati all'affido hanno scosso la coscienza sociale del Paese. Gli interpellanti hanno inoltre rievocato la dolorosa vicenda di Sagliano Micca, ipotizzando punti di contatto tra le diverse inchieste, per sollecitare una risposta sull'accertamento delle responsabilità relative alla sottrazione di minori in base a perizie non sempre corrispondenti alla verità dei fatti. Il Ministero della Giustizia, rispetto a tali eventi e nei limiti delle sue competenze istituzionali, ha prontamente attivato tutti i suoi poteri di verifica ed approfondimento delle questioni relative alla correttezza dei procedimenti di affido e, più in generale, dell'operato giurisdizionale correlato anche attraverso l'ispettorato, che sta ponendo in essere una capillare attività di controllo.

Con decreto del 22 luglio 2019, il Ministro della Giustizia ha istituito, infatti, una squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori, a cui sono stati affidati compiti ricognitivi e di monitoraggio dello stato di attuazione della legislazione vigente in materia di collocamento dei minori in istituti di ricovero pubblico o privato e di affidamento eterofamiliare, procedendo, ove necessario, all'interlocuzione con i soggetti istituzionali coinvolti; ciò anche al fine di evidenziare eventuali profili di criticità della normativa in oggetto ed esaminare ed elaborare eventuali proposte di modifica legislativa. Lo scopo è stato, altresì, quello di promuovere la creazione di una banca dati nazionale integrata relativa agli affidi familiari. La squadra si è riunita per la prima volta lo scorso 31 luglio e ha deliberato di procedere a un'attività di ricognizione presso gli uffici giudiziari interessati, al fine di acquisire elementi conoscitivi necessari per la realizzazione degli obiettivi prefissati.

Sul piano operativo, è stato diramato un questionario a tutti gli uffici giudiziari coinvolti, al fine di fotografare la realtà in tema di affidi familiari attraverso un'opera ricognitiva a tappeto. La scadenza fissata per la relativa compilazione è prossima, 30 settembre 2019, e consentirà a tale organismo di compiere le scelte di intervento, anche normative, ritenute necessarie nei settori che avranno evidenziato le maggiori criticità. In attesa di conoscere i risultati dell'avvenuto monitoraggio, i cui dati parziali sono già allo studio del Ministero, la squadra si è nuovamente riunita proprio due giorni fa per fare il punto sullo stato delle attività messe in campo. Parallelamente, infatti, il Ministro ha svolto un'attività di ricognizione della normativa vigente sul tema e della correlata giurisprudenza applicativa in materia, al fine di approfondire l'operatività concreta del dettato legislativo e fare emergere eventuali lacune esistenti. In Commissione giustizia della Camera è peraltro iniziato l'esame di una proposta, già approvata dal Senato da tutte le forze politiche, di istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.

L'impegno portato avanti dal Ministero in questa direzione si manifesta anche attraverso la necessaria interlocuzione con il Ministero della famiglia. L'obiettivo che si intende realizzare è quello di proteggere i minori e di garantire che lo Stato li accompagni nel delicato e complesso percorso delle procedure di affidamento attraverso un sistema costruito su garanzie e tutele e su quelle informazioni che andranno a costituire la banca dati integrata come base di verifica immediata dello stato del procedimento giurisdizionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Patelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Mi ritengo parzialmente soddisfatta per la risposta. Ringrazio per quanto ha appena comunicato, perché è evidente che all'epoca dei fatti non ci si curò in modo dettagliato ed accurato della ricerca dei fatti. Le indagini procedettero in un'unica direzione e la chiusura del caso, decretata con la morte degli indagati, non soddisfa oggi la ricerca della verità, alla luce delle nuove vicende emerse. Viviamo in tempi molto complicati: in molte circostanze comprendo che sia più semplice lasciare alla storia e al trascorrere degli anni l'oblio dei fatti, ma la ricerca della verità andrebbe sempre privilegiata, a dispetto di ogni altra valutazione.

In quegli anni, quando la vicenda riempiva le cronache locali e nazionali, probabilmente il filone delle indagini si era esaurito. Il tempo e le circostanze ci hanno però presentato nuovi fatti, nuove vicende, che, per come è possibile ricostruirle, fondano probabilmente le radici in quegli anni e in quella triste vicenda di Sagliano. Una vicenda che, mi creda, prima di tutto non è ancora stata metabolizzata dalla comunità locale. È inquietante, da togliere il sonno, immaginare che professionisti che dovrebbero prefiggersi come prima missione individuale e professionale l'analisi accurata dei pazienti e dei fatti possano, anche solo minimamente, operare per altri fini, ed è umiliante non concedere ad una famiglia cancellata dalla vita la possibilità di una redenzione postuma. Se esiste anche un solo appiglio, è corretto che la giustizia lo afferri, ed è questa la mia preghiera. Mi auguro, quindi, che la verità possa venire a galla, qualunque essa sia, seppur con ingiustificabile ritardo.

(Iniziative di competenza in merito all'uso, a fini commerciali, del biossido di titanio - n. 2-00463)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ianaro ed altri n. 2-00463 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Ianaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANGELA IANARO (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Lo scopo di questa interpellanza è quello di fare chiarezza sulla pericolosità per la salute umana di una sostanza il cui utilizzo è attualmente consentito nel nostro Paese. Mi riferisco all'E171 o biossido di titanio, un composto chimico su cui sono sorti gravi dubbi riguardo ad una sua possibile nocività. Si tratta di uno sbiancante di origine minerale e di largo utilizzo, contenuto in confetti, dolciumi, ma anche in altri cibi, cui viene aggiunto, con un mero scopo estetico, per rendere i prodotti maggiormente desiderabili alla vista dei potenziali consumatori. L'E171 può avere anche ulteriori utilizzi di natura industriale, sempre come sbiancante, come nel caso di vernici, cemento da costruzioni e materie plastiche.

Viene utilizzato anche in forma di particelle nanometriche per produrre dei cosmetici, in particolare creme per il corpo, creme solari, ed è anche ampiamente utilizzato come sbiancante in moltissimi dentifrici di note marche, anche per bambini. Questa sostanza, come detto, si sospetta possa causare gravi rischi per la salute. Sono numerose le istituzioni che ipotizzano una sua tossicità. Ad esempio, l'International Agency for Research on Cancer ha definito il biossido di titanio come possibilmente cancerogeno; in particolare, alcuni studi scientifici hanno correlato l'inalazione di E171 in seguito alla produzione di vernici all'insorgenza di tumori polmonari. La European Food Safety Authority, nel 2016, ha invece sostenuto che, in base ai dati a disposizione, l'assorbimento per via orale di E171 sarebbe molto ridotto, con ciò garantendo il fatto che non costituirebbe, quindi, una minaccia effettiva per la salute umana.

La situazione rimane però preoccupante e controversa poiché, secondo i dati relativi ad uno studio condotto nel 2017 dall'istituto francese National Institute for Agricultural Research, pubblicato sulla rivista specializzata Scientific Report, si è messa in evidenza per la prima volta la possibile cancerogenicità della sostanza anche quando assunta oralmente. Essendo dunque la situazione incerta, il Governo francese nello scorso aprile ha deciso di dare attuazione al principio di precauzione, assumendo la decisione di vietare sul territorio francese la commercializzazione degli alimenti contenenti biossido di titanio a partire dal 1° gennaio 2020. Al contrario, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha proseguito anche recentemente nel considerare come non pericoloso per la salute umana il biossido di titanio, sostenendo che, in base ai dati disponibili, è impossibile affermare che esista certamente un nesso causale tra l'assorbimento della sostanza e l'insorgere di neoplasie.

La comunità scientifica ritiene, invece, che sia necessario condurre ulteriori studi per stabilire con precisione quale sia l'effettiva pericolosità della sostanza, in particolare quando usata sotto forma di nanoparticelle, le principali imputate dell'insorgenza di tumori polmonari in seguito ad inalazione di E171; infatti, in tale forma nanometrica può innestarsi nelle membrane cellulari, alterando la struttura del DNA.

Detto dei controversi dati scientifici circa la pericolosità dell'E171, il problema per la salute umana è rappresentato anche dal fatto che non esiste normativa che imponga l'indicazione nelle etichette dei prodotti contenenti E171 se la presenza nei prodotti stessi è in forma nanometrica.

Infatti, il regolamento europeo sull'informazione alimentare n. 1169/2011 impone che gli ingredienti classificati come nanomateriali debbano essere elencati separatamente sull'etichetta dei prodotti. La Commissione europea ha però proposto di non applicare la nano-dichiarazione degli additivi che siano stati approvati in passato, ed il Parlamento europeo non ha mai reso obbligatoria l'indicazione degli additivi esistenti in forma nanometrica sull'etichetta. Ciò dipende dal fatto che l'articolo 18 del regolamento dell'Unione europea prevede che tutti gli ingredienti presenti sotto forma di nanomateriali debbano essere indicati in etichetta, ma il successivo regolamento del 2013 non impone l'obbligo di indicazione per tali nanoingredienti. La Commissione continua dunque a rimandare la valutazione finale circa la tossicità della sostanza. L'ultima volta, lo scorso mese di aprile, nonostante le richieste formali fatte dall'Agenzia europea delle sostanze chimiche, che ha chiesto che la presenza dell'E171 sia chiaramente indicata sull'etichetta di tutti i prodotti che la contengono, la Commissione continua a rimandare la decisione. Per quanto riguarda il nostro Paese, nel maggio scorso, una rivista italiana dei consumatori ha condotto una ricerca che ha svelato la presenza di E171 in dodici prodotti alimentari. Nei prodotti analizzati sono stati trovati i cristalli di E171 in forma di nano e micro anatasio, che la comunità scientifica ritiene tra le più pericolose morfologie che possa assumere il biossido di titanio. Tale risultato ovviamente desta molte preoccupazioni perché, ribadisco, è presente nei dentifrici destinati anche all'utilizzo di piccoli consumatori, dei bambini. Nonostante quindi la mole di dati scientifici punti l'indice verso un'oggettiva pericolosità dell'E171, né l'Agenzia europea per le sostanze chimiche né il comitato Reach hanno formulato raccomandazioni su misure normative da attuare. In questo contesto, la Francia, giustamente, a mio avviso, ha applicato il principio di precauzione. Ciò non solo è legittimo, perché consentito dall'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ma anche opportuno, perché l'attuazione del principio di precauzione ha lo scopo di garantire un alto livello di protezione dell'ambiente, dei lavoratori e dei consumatori. Il principio di precauzione dovrebbe essere sempre invocato in tutti i casi in cui si abbia il dubbio che l'utilizzo di un prodotto o un processo possa avere effetti potenzialmente pericolosi per la salute.

Per questi motivi domando al rappresentante del Governo se si intenda attuare la normativa nazionale sul tema relativa alla valutazione del rischio, demandando il compito di valutare la pericolosità dell'E171 alle istituzioni nazionali preposte e, nel caso in cui non si riesca a dimostrare con certezza l'innocuità di tale sostanza per la salute umana, ad impegnarsi a toglierlo dal mercato applicando il principio di precauzione. Allo stesso tempo domando se il Governo intenda attivarsi, anche presso le istituzioni dell'Unione Europea, perché possa essere data un'adeguata valutazione di questa sostanza, soprattutto se e quando utilizzata in forma nanometrica, perché sia conseguentemente espunta dal commercio nei 28 Stati membri e nel caso in cui fosse confermato l'attuale stato di incertezza in cui versiamo riguardo l'effettiva pericolosità per la salute dei lavoratori e dei consumatori, in modo tale che il principio di precauzione informi le scelte anche delle competenti istituzioni dell'Unione europea nella materia.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signora Presidente. Grazie all'onorevole Ianaro, per l'illustrazione di questa delicata e importante interpellanza. Vorrei che aveste la certezza che il Ministero della salute segue davvero con attenzione la questione illustrata poc'anzi. Per quanto riguarda gli aspetti legati alla sicurezza chimica, si precisa che la proposta di classificazione di pericolo del biossido di titanio, di cui al regolamento (CE) n. 1272/2008 è tuttora in discussione presso la Commissione europea. L'attuale proposta prevede l'inclusione del biossido di titanio nell'allegato VI del regolamento (CE) n. 1272/2008 come cancerogeno di categoria 2 per via inalatoria - come correttamente richiamato dall'interpellanza - come proposto dal Comitato per la valutazione dei rischi (che d'ora in avanti richiamerò come RAC) con l'aggiunta di alcune note esplicative che tengono conto delle proprietà fisiche dello stesso, cioè fibre e particelle, e della relativa tossicità.

È previsto inoltre l'inserimento di indicazioni di pericolo supplementari sulle etichette degli imballaggi delle miscele contenenti biossido di titanio relative al pericolo di inalazione per prodotti spray e per polveri. Una volta adottata la classificazione di pericolo per la sostanza, si provvederà a valutare il rischio per la salute umana di lavoratori e di consumatori esposti alla sostanza e, di conseguenza, a promuovere ogni necessaria misura di gestione del rischio stesso qualora questo appaia non controllato.

Per quanto riguarda gli aspetti della problematica concernenti la sicurezza degli alimenti, voglio ricordare che gli additivi alimentari, tra cui è compreso anche il biossido di titanio, sono disciplinati dal regolamento che lei stessa ha richiamato poc'anzi, il regolamento (CE) n. 1333/2008, che stabilisce, tra l'altro, l'elenco comunitario degli additivi alimentari autorizzati e le relative condizioni d'uso negli alimenti. Lo stesso provvedimento normativo ha stabilito anche il principio per cui tali additivi devono rispettare i requisiti di purezza fissati nel regolamento (UE) n. 231/2012 per poter essere utilizzati nel settore alimentare.

Oltre alle disposizioni che ho appena citato occorre menzionare il regolamento (UE) n. 257/2010, che dispone per gli additivi alimentari autorizzati l'obbligo di un riesame da parte della European Food Safety Authority per una nuova valutazione. Nel 2016 gli esperti di questa stessa Authority - e lei lo ha richiamato - sono pervenuti alla conclusione che i dati al momento disponibili sul biossido di titanio negli alimenti non indicano preoccupazioni per la salute dei consumatori e tuttavia hanno raccomandato l'esecuzione di ulteriori nuovi studi, al fine di colmare le lacune nei dati sui possibili effetti sul sistema riproduttivo, anche al fine di poter stabilire una dose giornaliera accettabile.

Nel luglio del 2018 la European Food Safety Authority ha analizzato quattro studi sugli effetti delle nanoparticelle di biossido di titanio e non ha ritenuto necessario rivedere il parere del 2016. I quattro studi sono stati effettuati dall'Agenzia francese per la sicurezza alimentare, la cosiddetta ANSES, su richiesta del Ministro dell'economia, del commercio e protezione dei consumatori, intenzionato ad adottare un provvedimento restrittivo per venire incontro ai consumatori preoccupati dell'eventuale presenza di biossido di titanio sotto forma di nanoparticelle. Il 10 maggio 2019, in attesa della rivalutazione finale del biossido di titanio, è stato pubblicato l'EFSA statement on the review of the risks related to the exposure to the food additive titanium dioxide (E171) performed by the french Agency for food. Nelle conclusioni di questo statement è riportato, tra l'altro, che gli studi presi in considerazione dall'Agenzia francese non aggiungono nulla di nuovo alle conclusioni, e precisamente vi si legge: “does not identify any major newfindings” dei precedenti pareri; quindi non aggiunge nulla di nuovo rispetto ai precedenti pareri dell'EFSA, e confermano le stesse incertezze e i gap di conoscenza individuati dall'EFSA e gestiti nelle consuete attività di follow-up.

Il 13 maggio 2019, la notifica del provvedimento francese, che, a partire dal 1° gennaio 2020, sospenderà la commercializzazione sul mercato nazionale dei prodotti alimentari contenenti biossido di titanio fino alla conclusione della rivalutazione del rischio dell'E171 da parte dell'EFSA, è stata discussa, anche in seno al Comitato europeo PAFF (Committee on plants, animals, food and feed), in cui tale occasione gli Stati membri hanno chiesto, in base al parere finale di EFSA, l'adozione di misure condivise e armonizzate nell'Unione europea, evidenziando l'incongruenza del provvedimento francese adottato, secondo le stesse autorità francesi in via precauzionale, ovvero ai sensi dell'articolo 54 del regolamento della (CE) n. 178/2002 per la sicurezza alimentare, applicabile solo a partire dal 1° gennaio 2020.

Il 27 giugno 2019, l'EFSA ha adottato un nuovo parere sul biossido di titanio quale additivo alimentare. Allo scopo di approfondire con gli Stati membri tale nuovo parere, onde caratterizzare in modo più specifico i requisiti di purezza del biossido di titanio, la Commissione europea ha indetto, in data 16 settembre 2019, la riunione del Gruppo di esperti sugli additivi alimentari. Durante la riunione, che si è tenuta a Bruxelles, gli Stati membri intervenuti hanno ribadito la richiesta di una soluzione armonizzata a livello di Unione europea. Quindi, come vede, sulla materia siamo, diciamo, al work in progress.

Inoltre, al fine di tenere conto del nuovo parere dell'EFSA, gli Stati membri hanno espresso parere favorevole all'introduzione di specifiche aggiuntive sulle dimensioni delle particelle e sulla loro distribuzione.

Le conclusioni del Working group del 16 settembre 2019 saranno approfondite anche in seno alla prossima riunione del Comitato PAFF, per la definizione di una strategia comune e condivisa nei riguardi del citato provvedimento delle autorità francesi.

PRESIDENTE. L'onorevole Ianaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ANGELA IANARO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, sia per la sensibilità ed anche per l'attenzione posta nell'avere sollevato l'attualità di questa problematica, che viene giustamente discussa in sede europea, perché ci attendiamo tutti che arrivi una parola definitiva che sollevi un po' dai dubbi e dalle incertezze circa la reale pericolosità. Allo stesso modo, ritengo che sia sempre importante approfondire ulteriormente, con studi specifici, la pericolosità, la nocività, la cancerogenicità dell'E171 e, nel caso in cui permanessero ragionevoli dubbi circa la sua pericolosità, ritirarlo dal novero delle sostanze utilizzate, in base sempre al principio di precauzione.

Ritengo anche che nel processo di chiarimento di questi dubbi debbano partecipare anche le aziende produttrici, perché possano contribuire con propri studi, magari, a fugare i dubbi riguardo la pericolosità della sostanza. La stessa normativa dell'Unione europea, in casi controversi, ha stabilito la partecipazione delle aziende produttrici stesse, le quali possono avere un ruolo attivo nell'individuazione di una effettiva pericolosità o nel fugare definitivamente i dubbi.

Il principio di precauzione - concludo - dovrebbe essere considerato come un metodo per garantire l'ottimale gestione dei rischi, da esercitare, come in questo caso, in una situazione di incertezza, che esige un intervento cautelativo delle istituzioni pubbliche a tutela del bene primario in assoluto, che è appunto la salute umana.

Per questo motivo, rinnovo l'espressione di soddisfazione per la risposta ricevuta, che tutela al massimo grado, allo stato dato, attuale delle conoscenze in nostro possesso, la vita di tutti i cittadini.

(Iniziative volte a contrastare la resistenza antimicrobica, anche alla luce della recente diffusione in Toscana del cosiddetto batterio New Delhi - n. 2-00496)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Nappi ed altri n. 2-00496 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Nappi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SILVANA NAPPI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. La presente interpellanza per portare all'attenzione di quest'Aula e interrogare il Ministro sulla preoccupante emergenza sanitaria venutasi a creare, in particolare nella regione Toscana, per i numerosi decessi dovute all'infezione da Ndm. Il Nuova Delhi metallo beta-lactamase è un ceppo nuovo di klebsiella che si è rivelato resistente agli antibiotici, anche a quelli di nuova generazione.

Le resistenze antimicrobiche costituiscono un problema sanitario di primaria importanza, come riscontrato dall'Organizzazione mondiale della sanità, che da anni lancia l'allarme per un fenomeno che ha raggiunto proporzioni preoccupanti su tutte le aree geografiche del Pianeta, definendolo la più grande sfida della medicina contemporanea. Le persone più a rischio di contagio sono i pazienti fragili ricoverati all'interno di strutture sanitarie e nelle case di cura dove vengono effettuate terapie intensive, o degenti affetti da malattie gravi e per questo immunodepressi.

Attraverso una scrupolosa osservazione delle pratiche igieniche e dei metodi di sanificazione di ambienti e strumentazioni ospedaliere, si può evitare la sproporzionata diffusione delle infezioni.

L'uso improprio dei farmaci, l'abuso di antimicrobici negli allevamenti, in particolare in quelli intensivi, dove l'elevata densità della popolazione animale aumenta il rischio di insorgenza e diffusione di infezioni, con conseguente trasmissione di batteri resistenti attraverso la catena alimentare all'uomo, aumentano il rischio di resistenza antimicrobica.

In Toscana, in meno di un anno, l'Ndm ha causato 36 morti su un totale di 90 pazienti infetti. A partire dal marzo 2019, la regione Toscana è stata in costante contatto con il Ministero della salute e l'Istituto superiore di sanità, per un confronto sul tema, all'interno del tavolo regionale relativo al Piano nazionale di contrasto dell'antimicrobico-resistenza.

La regione Toscana ha provveduto ad inviare la segnalazione al Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie e, dallo scorso maggio, ha costituito un'unità di crisi.

Il 4 giugno 2019, l'ECDC ha pubblicato un rapid risk assessment su questo particolare evento, suggerendo alcune azioni per ridurre il rischio di diffusione di questo particolare ceppo multiresistente.

Chiediamo, dunque, di sapere se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali precauzioni intenda adottare per far fronte a questa emergenza sanitaria; quali siano i programmi che ha intenzione di mettere in atto per migliorare le condizioni igienico-sanitarie all'interno delle strutture ospedaliere e quali misure efficaci intenda utilizzare per contrastare la resistenza antimicrobica nell'ambito della salute umana, animale e dell'ambiente, tenendo conto della loro interconnessione.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. La ringrazio, signora Presidente. Ringrazio per questa corretta attenzione anche a fatti di grande attualità, come il batterio New Delhi di cui abbiamo letto e su cui l'opinione pubblica si è interrogata.

Questa interpellanza richiama i rischi che derivano dagli enterobatteri resistenti ai carbapenemi (CRE): essi presentano una resistenza estesa alla maggior parte degli antibiotici e hanno la capacità di diffondersi rapidamente nelle strutture assistenziali e di causare infezioni invasive gravate da elevati tassi di letalità, come, purtroppo, è stato richiamato. Diciamo che, in media, il tasso di letalità è del 40 per cento, quindi davvero molto alto.

La specie batterica maggiormente coinvolta è la klebsiella pneumoniae, in grado di causare infezioni, appunto, in soggetti particolarmente deboli, fragili, cioè che hanno una compromissione dei normali sistemi di difesa immunitaria, ma, per fortuna, non nella popolazione sana.

In Italia, i CRE, che, nella maggior parte dei casi, come ho detto, sono ceppi di klebsiella pneumoniae, hanno iniziato a diffondersi in modo rapido su tutto il territorio nazionale dopo il 2009 e, dal 2011, la prevalenza dei CRE tra gli isolati di klebsiella pneumoniae da infezione invasiva ha superato il 25 per cento.

Il dato della regione Toscana del 2018 di klebsiella pneumoniae resistenti ai carbapenemi, da fonte regionale, è 29,1, paragonabile all'ultimo dato italiano disponibile (29,7 nel 2017).

Il competente assessorato ha inteso precisare che la regione Toscana ha già adottato nel corso degli anni politiche sanitarie e ha sviluppato strumenti per il controllo delle infezioni correlate all'assistenza e dell'antibiotico-resistenza mutuati dalle migliori esperienze internazionali, ottenendo risultati positivi per la salute dei cittadini.

A livello regionale, la prevenzione delle infezioni correlate all'assistenza è espressamente prevista tra i requisiti di governance clinica nel sistema di accreditamento sanitario regionale e comprendono l'adozione di metodiche di prevenzione e di gestione del rischio di infezioni legate alla pratica clinica ed è ricompresa nel più vasto ambito delle valutazioni relative alla sicurezza dei pazienti, riferite alle buone pratiche definite dal Centro gestione rischio clinico regionale. Il sistema di monitoraggio delle resistenze antibiotiche della Toscana è attivo da anni: attraverso la Rete SMART, istituita con la deliberazione della giunta regionale n. 1258 del 28 dicembre 2012 presso l'Agenzia regionale di sanità, che oggi comprende tutti i laboratori di microbiologia pubblici presenti a livello regionale, ogni anno sono disponibili dati che permettono di tracciare il quadro epidemiologico e mettere in luce differenze territoriali, sia a livello di azienda sanitaria, sia di zona socio-sanitaria e di paragonare direttamente la situazione epidemiologica locale con quella nazionale e di altri Paesi europei.

Nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 marzo 2017 “Identificazione dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità, di tumori e di altre patologie”, la Toscana è infatti identificata come una delle regioni che ha attivato da anni un proprio sistema di sorveglianza dell'antibiotico-resistenza, tale da coinvolgere un'elevata percentuale dei laboratori ospedalieri, capaci di fornire dati di popolazione utili a promuovere il monitoraggio e, ovviamente, ad adottare azioni di contrasto a livello locale.

Nel dicembre 2018, la regione ha varato un nuovo modello organizzativo per la gestione delle infezioni correlate all'assistenza, finalizzato a migliorare la correttezza prescrittiva degli antibiotici, il percorso diagnostico e la gestione dei pazienti portatori di batteri o infettati. Grazie a questa organizzazione e alla capacità diagnostica dei laboratori toscani è stato possibile intercettare la diffusione dei ceppi di enterobatteri produttori di NDM; infatti, le misure di sanità pubbliche adottate dalla regione Toscana consentono di identificare i portatori al momento del ricovero in ospedale.

La situazione è stata riportata all'interno del tavolo regionale relativo al Piano nazionale di contrasto dell'antimicrobico-resistenza ed è stata illustrata al coordinamento dei direttori sanitari il 16 aprile 2019; in data 21 maggio 2019 è stato richiesto alle direzioni sanitarie l'aggiornamento delle misure adottate. Il 17 maggio 2019 veniva data comunicazione al Ministero della salute dell'epidemia di NDM in corso ed è stato immediatamente attivato il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie di Stoccolma. Tale Centro ha emanato il 4 giugno 2019 un Rapid risk assessment su enterobatteri New Delhi in regione Toscana. Il fine di queste comunicazioni è rivolto a indicare agli esperti di altre regioni e di altri Paesi di porre maggiore attenzione all'individuazione di CRE con meccanismo di resistenza NDM, in quanto nella regione Toscana vi era un'importante diffusione di tale meccanismo di resistenza; per questo il raccordo con il Ministero e l'Istituto superiore di sanità è costante.

Sulla base dell'analisi dell'andamento delle segnalazioni di positività, il 27 maggio 2019, la regione ha costituito una unità di crisi regionale, che è oggi ancora attiva, della quale fanno parte professionisti esperti in materia di infezioni correlate all'assistenza nelle diverse discipline coinvolte. La regione ha definito indicazioni per l'effettuazione dello screening in ingresso al momento del ricovero e la definizione delle tipologie di strutture-degenza da tenere sotto controllo; ha definito indirizzi omogenei per la gestione, sotto il profilo igienico-sanitario dei pazienti colonizzati/infetti, comprese le istruzioni da fornire al momento delle dimissioni; ha definito i protocolli terapeutici per la gestione clinica dei casi, tre sono i possibili schemi di terapia antibiotica alternativi tra loro, sviluppati seguendo l'attuale letteratura scientifica; inoltre, ha definito criteri standardizzati per le metodiche di diagnostica microbiologica da utilizzare e indicazioni, ovviamente, per la pulizia ambientale.

Queste iniziative sono state recepite con il decreto n. 12772 del 26 luglio 2019, denominato “Indicazioni regionali per il contrasto alla diffusione di Enterobacterales produttori di metallo- beta lattamasi di tipo New Delhi”, pubblicato nel mese di luglio 2019. Inoltre, è stato creato un database regionale per i casi di NDM.

L'assessore e l'assessorato hanno sottolineato che le misure messe in atto per contenere la diffusione di NDM sono analoghe a quelle necessarie per prevenire tutte le infezioni da CRE. Per contenere al massimo la diffusione del ceppo NDM, che presenta un profilo di antibiotico-resistenze specifico, è stato largamente esteso lo screening in ingresso al momento del ricovero. I ceppi NDM dal punto di vista della prevenzione e del controllo delle infezioni non richiedono interventi diversi da quelli degli altri CRE: è necessario contenerne la diffusione, perché questa determina ulteriori resistenze ad antibiotici, rispetto a quelle già presenti, ed è un fattore che rende più impegnativo il contrasto complessivo alle antimicrobico-resistenze.

In presenza di un aumento dei casi occorre allargare il numero dei reparti ospedalieri da tenere sotto sorveglianza attiva e questo è stato disposto a livello regionale. Tale intervento aumenta a livello massimo la capacità di identificare tutti i batteri produttori di carbapenemasi e, per effetto delle misure straordinarie, in questo momento le strutture ospedaliere regionali assicurano una prevenzione delle infezioni da contatto elevatissima. In caso di positività, infatti, vengono messe in atto le procedure consigliate dall'Organizzazione mondiale della sanità e il paziente viene trattato tempestivamente con la terapia più appropriata e più efficace. La concentrazione di casi nell'Area Vasta Nord Ovest corrisponde all'andamento tipico di queste infezioni; casi di NDM, in minor numero, sono presenti anche in altri ospedali della Toscana. L'epidemia si è rapidamente stabilizzata nell'Area Vasta Nord Ovest, tanto che attualmente il numero di pazienti infetti nelle altre aree è limitato.

Tutte le aziende sanitarie della regione si sono attivate per affrontare adeguatamente il fenomeno e, grazie all'impegno del personale sanitario, sono state messe in atto adeguate misure di prevenzione e di controllo e il numero di pazienti portatori viene costantemente monitorato. Riguardo alle positività in assenza di infezione (portatori), queste risultano più numerose negli ospedali dove, a seguito delle prime avvisaglie di un trend in aumento, si è avviata da più tempo l'estensione dello screening e sono stati effettuati un maggior numero di esami in ingresso. La Klebsiella è un batterio che vive comunemente nell'intestino dell'uomo, è un patogeno opportunista che non infetta, a meno che non siano presenti condizioni particolari come - è stato richiamato - un abbassamento delle difese immunitarie. Non devono essere messe in atto strategie specifiche per la prevenzione dello sviluppo di batteri NDM, se non le comuni regole igieniche della vita quotidiana e l'uso corretto degli antibiotici, come giustamente richiamava l'interpellanza.

Tra le iniziative tempestivamente adottate dal Ministero della salute, voglio rammentare: l'istituzione di un gruppo di lavoro che ha coinvolto l'Istituto superiore di sanità e la stessa regione; l'effettuazione della debita allerta europea tramite il sistema di allerta e risposta rapida; la costante collaborazione con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie di Stoccolma; l'inoltro, nel maggio 2019, di una nota a tutti gli assessorati alla salute regionali, allo scopo di sollecitare le strutture assistenziali ad aderire alle indicazioni rivolte alla prevenzione, sorveglianza e controllo di casi simili.

È stata, inoltre, adottata la richiesta di dettagliata relazione alla regione Toscana anche allo scopo di fornire informazioni corrette e condivise alle altre regioni e invitare l'Istituto superiore di sanità ad effettuare il monitoraggio e l'analisi di tutti i dati disponibili.

Quanto al secondo quesito proposto dall'interpellanza, segnalo che, in esito all'adozione del Piano nazionale di contrasto all'antimicrobicoresistenza, Piano 2017-2020, in Conferenza Stato-regioni con l'intesa del 2 novembre 2017, il giorno seguente questo Ministero ha provveduto a istituire il gruppo tecnico per il coordinamento dello stesso Piano e della strategia nazionale di contrasto. In particolare, il gruppo ha promosso e sviluppato le attività di formazione per operatori sanitari e veterinari; ha svolto attività di comunicazione; ha predisposto una serie di specifici piani operativi; ha avviato una collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca per realizzare mirati interventi formativi nelle scuole, che devono comprendere, e comprendono, la prevenzione, l'igiene e soprattutto il corretto uso degli antibiotici.

Il Ministero della Salute ha finanziato progetti specifici tramite il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie ed è in contatto costante con le regioni per monitorare la situazione epidemiologica nazionale e le eventuali nuove emergenze.

Desidero ricordare, inoltre, le iniziative messe in campo dall'Agenzia italiana del farmaco rivolte alla sorveglianza dei consumi degli antibiotici nel settore umano e al loro corretto uso. In particolare, è stato elaborato il Documento di programmazione delle linee guida nazionali sull'uso appropriato di antibiotici e sono state realizzate attività di comunicazione a vantaggio dei cittadini e degli operatori sanitari. Inoltre, sono state programmate nuove iniziative, che si concentreranno sugli aspetti connessi all'appropriatezza dell'uso degli antibiotici, sulla necessità di rendere consapevoli gli utenti dei rischi connessi alla resistenza antimicrobica degli antibiotici e sulla doverosità di diffondere le evidenze emerse in merito alla prescrizione degli antibiotici di vecchia e di nuova concezione.

Voglio concludere, infine, anticipando qui che il Ministro della Salute sta valutando l'opportunità di assumere iniziative, anche di natura normativa, con idonea copertura finanziaria, per fronteggiare e contrastare in generale il fenomeno dell'antibiotico-resistenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Nappi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SILVANA NAPPI (M5S). Ringrazio il sottosegretario per la risposta. Apprendo con soddisfazione che già sono in atto gli screening per i pazienti al momento del ricovero, che consentono di fare sorveglianza attiva per l'identificazione dei portatori dei batteri produttori di carbapenemasi. La massima attenzione, tuttavia, va riservata ai pazienti portatori sani, dopo la dimissione, con la previsione di controlli fino alla cessazione di colonizzazione del ceppo. Siamo di fronte ad un evento epidemico importante, non solo per il numero dei casi provenienti da sette ospedali diversi, ma anche per la segnalazione di circa quattrocento portatori sani, che dimostra quanto sia inadeguato il contenimento del fenomeno e la necessità di un sistema di monitoraggio. Appare, in ogni caso, di fondamentale importanza, nei reparti ospedalieri, attuare le dovute sanificazioni ambientali e adottare misure igienico-sanitarie volte ad impedire il propagarsi di questo preoccupante fenomeno. Si rende necessario, inoltre, l'utilizzo di linee guida internazionali per il controllo di batteri a antibiotico-resistenza. È necessario altresì avviare una massiccia campagna di informazione e sensibilizzazione ai fini di responsabilizzare la popolazione sull'adozione di norme igieniche appropriate, sull'uso mirato, razionale e parsimonioso degli antibiotici, dal momento che più del 50 per cento delle prescrizioni è inadeguato. È auspicabile che quest'Aula, di concerto con il Ministro della Salute, si impegni ad affrontare, anche con iniziative di natura informativa, il problema per contrastare l'ulteriore diffusione del fenomeno della resistenza antimicrobica.

(Stato di attuazione del programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati e iniziative a sostegno dell'attività del commissario straordinario per la bonifica delle discariche abusive - n. 2-00492)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ilaria Fontana n. 2-00492 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Fontana se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretario, la bonifica dei siti inquinati è un tema costantemente all'ordine del giorno in Italia da oltre vent'anni. Il susseguirsi di emergenze rifiuti sin dai primi anni Duemila ha condotto il Paese a una gestione tutt'altro che virtuosa e ad una serie di procedure di infrazione da parte dell'Unione europea che sono costate milioni di euro e per le quali continuiamo ancora a pagare. Ricordo, infatti, che la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea relativa alla procedura di infrazione n. 2003/2077 ha condannato l'Italia al pagamento di una multa semestrale di 42 milioni di euro.

Con l'ultima legge di bilancio, che ricordo essere la n. 145 del 2018, abbiamo però iniziato un nuovo corso stanziando maggiori risorse per le bonifiche e soprattutto finanziando un programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale. Il programma, infatti, non avrà come oggetto soltanto i siti già censiti ma - questa è una novità - anche quelli in attesa di interventi urgenti, di messa in sicurezza e di bonifica. Finora il compito di ottemperare alla procedura di infrazione europea sulle discariche abusive in Italia è stato affidato al commissario straordinario Vadalà, generale dell'Arma dei carabinieri. Molte di queste discariche sono state messe in sicurezza o bonificate o comunque poi riconsegnate nelle mani dei cittadini. Tuttavia il continuo scoprirsi purtroppo di nuovi siti contaminati comporta inevitabilmente la necessità di farsi carico di maggiori oneri.

Quindi, alla luce di quanto esposto, chiedo a lei sottosegretario quale sia lo stato d'attuazione del programma nazionale di bonifica e quali iniziative adotterà per incrementare le risorse a disposizione per le attività portate avanti dal commissario straordinario per la bonifica delle discariche abusive.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Onorevole Fontana, con riferimento alle questioni che sono state poste dall'interpellanza, è noto che, come lei stessa ha ricordato nella sua interpellanza, la legge di bilancio per il 2019 ha incrementato il Fondo di cui all'articolo 1, comma 476, della legge di bilancio per il 2016 di oltre 20 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2024. Queste somme sono destinate alla realizzazione degli interventi ambientali individuati dal Comitato interministeriale sulla “Terra dei fuochi”, nonché al finanziamento di un programma nazionale di bonifica e di ripristino ambientale dei siti di cui agli articoli 250 e 252, comma 5, del codice dell'ambiente, nonché dei siti per i quali non sia stato avviato il procedimento di individuazione del responsabile della contaminazione, i cosiddetti siti orfani, e in ogni caso per interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica dei siti contaminati. Pertanto il Ministero dell'Ambiente ha individuato le attività tecniche che sono necessarie per predisporre un programma nazionale di bonifica, tra le quali riveste una importanza fondamentale l'individuazione dei criteri di priorità dei vari siti potenzialmente oggetto di finanziamento. Questi criteri devono avere caratteristiche di omogeneità a livello nazionale, soprattutto considerando gli elementi di criticità che sono legati allo stato di contaminazione di ogni singolo sito e ai potenziali impatti sulla salute dei recettori sensibili e sull'ambiente. Per la loro definizione è stata perciò costituita una task force operativa, con l'ausilio di ISPRA, inserendo tali attività nell'ambito di quelle definite dalla convenzione triennale ISPRA-Ministero dell'Ambiente. I lavori di questa task force sono stati avviati già dal mese di aprile - nella prima settimana di aprile si è tenuta la prima riunione - identificando come primo obiettivo una ricognizione dei criteri utilizzati dalle varie regioni e dalle province autonome per la gerarchizzazione dei siti contaminati.

Questo al fine di procedere alla definizione di quei criteri che sono alla base del programma nazionale di cui ho fatto riferimento in precedenza, partendo da un set di indicatori tecnici già utilizzati, quindi sfruttando anche l'esperienza specifica svolta dalle regioni e dagli enti territoriali nell'ambito delle proprie competenze. È noto, infatti, che la materia delle bonifiche è suddivisa, a seconda delle situazioni, tra il livello nazionale, per i siti di interesse nazionale, e le regioni. Quindi, mi pare molto importante questo lavoro di interlocuzione e di costruzione comune della costruzione dei criteri.

La ricognizione effettuata dall'ISPRA è stata oggetto di tante riunioni di aggiornamento per la valutazione dei risultati conseguiti ed è stata formalizzata in versione definitiva in una relazione dal titolo “Ricognizione dei criteri individuati dalle regioni per la gerarchizzazione dei siti contaminati”, una relazione che, credo, sia reperibile nei siti del Ministero o, comunque, facilmente aggiornabile e recuperabile da tutti i colleghi parlamentari. Tale ultimo aggiornamento del documento, che costituisce un'approfondita ricognizione dei criteri adottati a livello regionale, è stato discusso, infine, in un'apposita riunione della task force nei primi giorni di settembre. All'esito di questa riunione si è quindi convenuto di esaminare alcuni casi di studio per siti ricompresi nel perimetro dei SIN, i siti di interesse nazionale, in modo da avviare una prima attività di test finalizzata a individuare le informazioni necessarie per definire i criteri di priorità che saranno adottati nel programma nazionale. Questa fase di test risulta inevitabile e necessaria per individuare dei parametri e stabilire delle gerarchie nella tipologia delle situazioni affidabili e univoci a livello nazionale.

A questo riguardo segnaliamo che è stata individuata una prima lista di siti sui quali è in corso la valutazione tecnica descritta, dei siti test, dei siti, diciamo, che possano avere una caratteristica topica per l'identificazione di questi criteri e di questa gerarchia. In caso di esito positivo di questa fase di testaggio il cronoprogramma dei lavori della task force prevede, entro la fine di quest'anno, l'avvio della fase relativa all'adozione del programma nazionale previsto dalla legge di bilancio. Alla luce delle considerazioni svolte, quindi, ci sentiamo di rassicurare che il Ministero dell'Ambiente ha svolto e continuerà a intensificare la propria attività sul tema in argomento con il massimo grado di attenzione.

Colgo l'occasione per dire anche che in quanto al tema del supporto in termini di risorse economiche e di dotazione di personale all'attività del commissario unico per la bonifica delle discariche abusive, il Ministero dell'Ambiente si sta adoperando per la definizione di un'apposita proposta normativa che definisca i termini di tale supporto e questa decisione, questo indirizzo, farà parte dei provvedimenti di prossima presentazione all'attenzione delle Camere.

PRESIDENTE. Saluto studenti e docenti del master in processi decisionali, lobbying e disciplina anticorruzione dell'Università degli studi di Roma Tor Vergata, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi). L'onorevole Fontana ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Sono pienamente soddisfatta della risposta. L'aspettavo da tanto. Quindi, l'avvio dei lavori con ISPRA per l'individuazione di criteri uniformi sulla base dei quali classificare gli interventi necessari in maniera uniforme in tutte le regioni d'Italia è un passaggio fondamentale proprio per stabilire le priorità del caso.

Benissimo anche l'individuazione di una prima lista dei siti sui quali, quindi, poi avviare le prime valutazioni tecniche in base alle quali definire i criteri del programma nazionale di bonifica. Poi, l'adozione entro la fine dell'anno del programma è sicuramente un'ottima notizia per tutti quei cittadini che vivono nei pressi di aree contaminate - io stessa sono figlia di una terra altamente compromessa dal punto di vista ambientale - e quindi, poi, i tanti siti orfani, che sono un altro dramma della nostra terra, ancora in attesa di bonifica. Un'altra nota che mi rende soddisfatta è anche quella di sapere che il Ministero dell'Ambiente si sta adoperando per la definizione di un'apposita normativa finalizzata, quindi, a dare maggiore supporto alle attività di bonifica delle discariche abusive perché davvero ne abbiamo bisogno.

Il nostro dovere, come lei ha sottolineato anche nella risposta che mi ha appena dato, deve comunque rimanere quello di fare da collante per le diverse amministrazioni coinvolte in questi procedimenti, perché anche da parte degli enti e da parte dei comuni si ha, comunque, tantissima difficoltà nella gestione delle bonifiche dei nostri territori e di tutti i siti orfani che ci sono e anche per garantire, quindi, che nulla possa rallentare o fermare le bonifiche, perché non ce lo possiamo veramente permettere. E, quindi, saremo attenti a ogni passo da compiere verso il ripristino del nostro ambiente, al fianco dei cittadini e di tutte le istituzioni coinvolte. Quindi, un'ultima cosa. Occorre mettere al più presto la parola “fine” a questo scempio che ha devastato, purtroppo, per decenni il nostro territorio. Dunque, noi ripartiamo felicemente e a testa bassa, facendo tutto ciò che è nelle nostre prerogative per riconsegnare veramente tutti questi territori martoriati nelle mani dei cittadini.

(Iniziative in ordine al funzionamento e all'organizzazione del personale delle Forze armate - n. 2-00494)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ermellino ed altri n. 2-00494 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Ermellino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRA ERMELLINO (M5S). Grazie, Presidente. La costante evoluzione della situazione internazionale ha reso necessaria ormai da tempo la definizione di un modello di difesa efficace ed efficiente, flessibile, capace di adattarsi ai mutamenti del quadro geostrategico di riferimento, richiedendo alle Forze armate un crescente impegno di razionalizzazione e di snellimento delle proprie strutture. Vi sono, infatti, nuove sfide che in questi anni in maniera trasversale hanno implicato il coinvolgimento della Difesa. Penso agli impatti rilevanti che anche in questo campo, ad esempio, possono avere i cambiamenti climatici e il riferimento in questa giornata, in particolare, mi sembra doveroso, proprio perché siamo nella giornata conclusiva di una settimana di azioni ed eventi volti a sensibilizzare sul tema dei cambiamenti climatici.

In che modo i cambiamenti climatici possono coinvolgere anche la Difesa? Basti pensare ai maggiori livelli di conflittualità legati all'immigrazione e alle dispute territoriali, ad esempio. A queste criticità se ne aggiungono sempre di nuove come, ad esempio, le minacce ibride, motivo per cui alla Difesa viene richiesto di acquisire nuove competenze attraverso formazione, ricerca, sviluppo e questo al fine unico di garantire ai cittadini di vivere in una società sempre più sicura e resiliente. In quest'ottica il profondo processo di ristrutturazione, revisione e semplificazione dell'organizzazione militare, avviato da anni e impostato in conformità dei dettami di una serie di procedimenti normativi, ha trovato impulso nella legge n. 244 del 2012, la cosiddetta “legge Di Paola”, che ha inciso profondamente sul funzionamento e sull'organizzazione delle Forze armate con l'obiettivo di realizzare uno strumento militare di dimensioni più contenute ma più sinergico ed efficiente nell'operatività e pienamente integrato e integrabile nel contesto dell'Unione europea e della NATO.

Tale provvedimento ha conferito al Governo un'ampia delega in senso riduttivo delle dimensioni strutturali e organiche del Ministero della Difesa, del personale militare e del personale civile. In termini concreti tali interventi sono stati strutturati in maniera tale da conseguire, secondo una tempistica delineata nella stessa legge, una contrazione complessiva del 30 per cento delle strutture operative, logistiche e formative territoriali e periferiche della Difesa, anche attraverso il loro accorpamento, quindi evitando quelle che sono le duplicazioni, con la finalità non solo di ottimizzare l'impiego delle risorse umane e strumentali disponibili ma anche di contenere il numero delle infrastrutture in uso al dicastero. Una riduzione generale da 190 mila a 150 mila unità di personale militare delle tre Forze armate, Esercito, Marina e Aeronautica, e delle dotazioni organiche del personale civile da 30 mila a 20 mila unità, da attuare entro l'anno 2024, così come richiesto, appunto, dalla “legge Di Paola”. Mi sembra doveroso, però, riportare quanto ci è stato più volte ripetuto relativamente alle consistenze numeriche, ovvero che la truppa e i graduati che assolvono esclusivamente a incarichi operativi vedranno ulteriormente compressa la consistenza organica che, congiunta all'inesorabile maturazione anagrafica, ci impone quantomeno una seria riflessione affinché il patrimonio soprattutto di conoscenza e di esperienza maturato dai nostri uomini non vada disperso, senza contare gli uomini impegnati nell'operazione “Strade sicure” e quelli impegnati nei diversi teatri operativi all'estero.

Inoltre, fra gli obiettivi della legge n. 244 del 2012 vi è il riequilibrio generale del bilancio della “funzione difesa”, ripartito il 50 per cento al personale, il 25 per cento per l'esercizio ed il 25 per cento per l'investimento. Nonostante quindi queste consistenze numeriche, a distanza di sei anni dall'entrata in vigore della legge sono qui a chiedere al Governo, nella persona del sottosegretario, se il Ministro interpellato intenda intraprendere tutte le iniziative necessarie a delineare compiutamente quantomeno un bilancio dei risultati ottenuti in relazione al personale delle Forze armate, da cui possano eventualmente scaturire anche interventi volti a migliorare e rendere più efficiente il settore della Difesa; quali iniziative il Governo intenda adottare per valorizzare le funzioni svolte dalle diverse categorie di personale, in linea con le nuove esigenze di impiego dello strumento militare; da ultimo, quali iniziative il Governo intenda intraprendere per colmare l'eccessivo squilibrio gerarchico a favore dei gradi dirigenziali attualmente presente nelle Forze armate.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Difesa, Giulio Calvisi, ha facoltà di rispondere.

GIULIO CALVISI, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Signor Presidente, provo a rispondere ai quesiti sollevati dall'onorevole Ermellino e dagli altri onorevoli interpellanti. La Difesa è impegnata da tempo a realizzare, in applicazione della legge n. 244 del 2012, citata dall'interpellante, una revisione dell'intero strumento militare che, tenendo conto da un lato delle esigenze di sicurezza correlate al quadro geostrategico di riferimento e dall'altro della perdurante difficile congiuntura economica, mira a garantire la sostenibilità finanziaria e l'efficienza operativa. Mi pare che l'onorevole Ermellino nel suo intervento facesse riferimento a questa congiuntura, dentro la quale si muove l'operato della Difesa.

Le misure finora adottate tracciano un percorso del tutto coerente con le previsioni delle disposizioni normative e con gli obiettivi da conseguire in termini quantitativi, qualitativi e temporali. Tutto ciò attraverso un processo di graduale riduzione numerica del personale, nonché di contrazione strutturale, in esecuzione dei rispettivi decreti legislativi discendenti, il n. 7 ed il n. 8 del 28 gennaio 2014, concernenti rispettivamente disposizioni in materia di revisione in senso riduttivo dell'assetto strutturale e organizzativo delle Forze armate e disposizioni in materia di personale militare e civile del Ministero della Difesa, nonché misure per la funzionalità della medesima amministrazione.

In particolare, considerati l'esigenza di mantenere elevati standard qualitativi, il livello di risorse storicamente assegnato alla “funzione difesa” negli ultimi anni, nonché gli ineludibili impegni internazionali assunti dall'Italia, che venivano richiamati prima nell'intervento dell'onorevole Ermellino, l'intervento strutturale in chiave riduttiva già intrapreso mantiene la sua piena attualità e va implementato affinché le strutture organizzative, cioè gli enti, i comandi delle aree di vertice, operative, territoriali, logistiche, formative ed infrastrutturali delle Forze armate, siano ricondotte entro limiti compatibili con le risorse disponibili. Questo è l'obiettivo, in sintesi. La riorganizzazione in argomento è finalizzata all'ottenimento di uno strumento militare di dimensioni più contenute, ma più sinergico ed efficiente nell'operatività e pienamente integrato nel contesto dell'Unione europea e della NATO, capace di esprimere e di sostenere capacità operative adeguate agli scenari di instabilità del quadro geopolitico ed economico.

A corollario del processo di riforma, come correttamente è stato evidenziato dagli onorevoli interpellanti, sono stati quindi adottati il decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 94, recante disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate, ai sensi dell'articolo 1, comma 5, della legge 31 dicembre 2012, n. 244; ed il decreto legislativo n. 95 della stessa data, recante disposizioni in materia di revisione dei ruoli delle forze di Polizia, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, della legge 7 agosto 2015, n. 124.

Per completare questo quadro di riferimento giuridico, rendo noto infine che i decreti legislativi integrativi e correttivi in materia di riordino dei ruoli delle Forze armate e delle forze di Polizia sono in avanzata fase di definizione. I risparmi di spesa derivanti dalla legge n. 244 del 2012, successivamente novellata, contemplano la possibilità di alimentare in parte, tramite decreto interministeriale del MEF e della Difesa, il cosiddetto Fondo di funzionamento, destinato alla riallocazione delle funzioni connesse al programma di razionalizzazione, accorpamento, riduzione ed ammodernamento del patrimonio infrastrutturale per le esigenze di funzionamento, ammodernamento, manutenzione e supporto dei mezzi, dei sistemi, dei materiali e delle infrastrutture in dotazione alle Forze armate, inclusa l'Arma dei carabinieri, nonché per il riequilibrio dei principali settori di spesa del Ministero della Difesa, con la finalità di assicurare il mantenimento in efficienza dello strumento militare e di sostenere le capacità operative. Per il 2019 si stima a legge di bilancio una riallocazione sul fondo citato per circa 118 milioni di euro. Tanto rappresentato, nel merito dei quesiti posti, con riferimento al primo quesito formulato dagli onorevoli interpellanti si evidenzia che il processo di riduzione generale di personale militare a 150 mila unità e di personale civile a 20 mila unità, che lei prima richiamava, è oggetto di un costante monitoraggio a cura dello Stato maggiore della Difesa e degli Stati maggiori di Forza armata. Il periodo transitorio per il raggiungimento di tale obiettivo è gestito attraverso la definizione annuale degli organici, mediante l'adozione di apposito decreto interministeriale adottato ai sensi dell'articolo 2207 del codice dell'ordinamento militare. Nella predisposizione delle predette dotazioni organiche, si tiene prioritariamente conto delle esigenze delle singole Forze armate interessate dai provvedimenti di riduzione, non solo organica ma anche strutturale, a favore di una maggiore integrazione delle funzioni a carattere interforze. Con particolare riguardo poi al processo di riduzione delle infrastrutture, esso procede anche tenendo conto degli effetti sulle realtà locali, anche in ragione delle ricadute sull'indotto generato dalle attività militari svolte nel presidio oggetto di razionalizzazione. Mi sembra inoltre importante segnalare che i risultati ottenuti annualmente dall'implementazione dei provvedimenti disposti dalla legge n. 244 del 2012 sono presentati alla Corte dei conti nell'ambito dell'attività di rendicontazione. Questo per quanto riguarda il primo quesito.

Con riferimento al secondo quesito, invece, si conferma che, nell'ambito dell'evoluzione degli scenari di riferimento, l'attenzione è costantemente volta all'ottimizzazione funzionale dello strumento militare, anche in relazione alla funzione di supporto del personale civile. In tale contesto, ad esempio, con il già citato decreto legislativo n. 94 del 2017 è stata prevista l'attribuzione, anche per il ruolo dei graduati e dei sergenti, di una qualifica speciale attribuibile al personale che rivestiva il grado apicale, con il fine di valorizzarne l'operato affidando ad essi incarichi di maggiore responsabilità rispetto ai pari grado. Inoltre, la carriera del ruolo marescialli è stata riconosciuta a sviluppo direttivo; precedentemente questa era una prerogativa dei soli ufficiali, come sanno gli onorevoli interpellanti. Ciò, unitamente al requisito del possesso della laurea per la promozione al grado di primo maresciallo, ne sancisce un'ulteriore elevazione funzionale. Il riconoscimento di una carriera a sviluppo dirigenziale unitario per gli ufficiali valorizza la specificità militare, mantenendo tuttavia una disciplina autonoma rispetto alla pubblica amministrazione.

Infine, l'incremento delle possibilità di accedere ai concorsi interni, in sistema con una riduzione delle permanenze nei gradi dei ruoli dei graduati dei sergenti e dei marescialli, sono funzionali allo sviluppo delle progressioni interne di carriera e alla valorizzazione delle professionalità acquisite.

Avuto riguardo, infine, al terzo quesito, si rappresenta che al pari di tutte le categorie, anche quella degli ufficiali, e dunque la consistenza dei quadri dirigenziali, è oggetto del medesimo provvedimento di riduzione. Inoltre, si evidenzia come il numero di promozioni ai gradi di generale e colonnello è stato ridotto con recenti provvedimenti di implementazione della spending review, e come tale tendenza proseguirà con la revisione dello strumento militare discendente dalla legge n. 244 del 2012, prevedendo a regime la contrazione complessiva dell'organico dei colonnelli in misura pari al 20 per cento, e di quello dei generali in misura pari al 30 per cento.

Per quanto riguarda, invece, da ultimo, la categoria dei graduati, si otterrà nel tempo un effettivo incremento, che porterà la dotazione complessiva dalle attuali 81 mila unità alle 91 mila previste per il 2024.

PRESIDENTE. L'onorevole Ermellino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSANDRA ERMELLINO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario e mi ritengo soddisfatta della risposta, che ha toccato i vari punti di questa interpellanza, anche abbastanza complessa e legata al quadro geopolitico in costante modificazione. Volevo fare il punto su una questione che è relativa proprio ai numeri e alle consistenze numeriche di quelle che sono le Forze armate per ribadire il nostro grande impegno e la volontà di cercare di andare incontro a quelle che sono le esigenze della parte veramente operativa, cioè del cuore pulsante delle Forze armate, che sono gli uomini che ogni giorno svolgono il loro lavoro nei vari scenari, che hanno bisogno davvero di una grande attenzione in questo momento, date le criticità e i livelli di stress a cui sono sottoposti.

Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia, dato anche l'aumentato numero di suicidi dall'inizio dell'anno (uno mi pare che risalga a ieri e si tratta di un carabiniere); lo ripeto, mi associo, come penso tutti i colleghi, al dolore della famiglia. Ormai è tempo di mettere in campo davvero ogni nostra azione volta a migliorare le condizioni dei nostri uomini. Non posso che prendere positivamente la notizia del fondo che verrà rivalorizzato e che consentirà, quindi, dei margini di manovra anche in questa prossima legge di bilancio, proprio perché, lo ripeto, il problema non è tanto nei numeri, che possono essere raggiunti addirittura anche prima del 2024, se vogliamo - la legge Di Paola si attuerà sicuramente nei tempi previsti - però è un discorso più che altro legato anche all'età media molto elevata. Si tratta di una situazione lamentata in maniera anche abbastanza diffusa non tanto per la forza di volontà - e comunque la differenza fra un ventenne e un cinquantenne, magari nello svolgere dei compiti complessi, si viene a notare -, ma quanto alla possibilità di poter eventualmente passare quel livello di conoscenza e di esperienza maturato, altamente specializzato, che potrebbe vedere dissipata tutto questo patrimonio che si è accumulato.

Insomma, anche la nostra manovalanza altamente specializzata sente il bisogno di avere anche il tempo di passare, in un certo senso, il testimone ai giovani che si affacceranno e che sceglieranno per la vita di affrontare questa carriera. Quindi, ribadisco, noi siamo a disposizione davvero con il massimo dell'impegno per cercare ogni strumento normativo, ogni modalità che possiamo mettere in campo per cercare di dare una visione un po' più positiva di uno Stato che si occupa davvero del suo braccio operativo che sono le Forze armate. Ringrazio di nuovo il sottosegretario, ribadendogli la nostra disponibilità.

(Iniziative in relazione alla recente risoluzione dell'Agenzia delle entrate in materia di imponibilità ai fini IVA delle prestazioni didattiche relative alle patenti di guida - n. 2-00499)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ruggiero ed altri n. 2-00499 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole De Lorenzis se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DIEGO DE LORENZIS (M5S). Presidente, colleghi, Viceministro Castelli, chiediamo di interpellare il Governo in merito a una situazione assurda, direi paradossale. L'Agenzia delle entrate, con risoluzione 79/E del 2 settembre 2019, ha sancito che le prestazioni didattiche relative alle patenti di guida, che sinora erano esenti da IVA ai sensi del testo unico, sono operazioni imponibili. La citata risoluzione intende dare seguito alla sentenza interpretativa del 14 marzo 2019 della Corte di giustizia dell'Unione europea, che si esprime, tra l'altro, su un rinvio pregiudiziale relativo a come la direttiva europea sull'IVA sia stata recepita nell'ordinamento tedesco. Questa definisce imponibili le lezioni di scuola guida perché non rientrano nell'insegnamento scolastico e universitario, né nella formazione e riqualificazione professionale. Secondo la risoluzione 79/E, la sentenza ha effetto retroattivo e, pertanto, la maggiore imposta delle operazioni relative ad annualità ancora accertabili ai fini IVA deve essere inserita nelle dichiarazioni IVA integrative relative a tali annualità.

Ora, questo evidentemente ha generato un subbuglio nell'intero settore perché queste imprese si stanno vedendo recapitate dall'Agenzia delle entrate delle notifiche per la sospensione dei termini relativamente all'accertamento dell'imposta fin dall'annualità 2014, ma è evidente, altresì, che la riscossione o il prelievo di queste somme non può essere effettuato rivalendosi sui clienti delle scuole guide che hanno già usufruito di queste prestazioni e di questi servizi.

È necessario anche sottolineare, Presidente, che la risoluzione, nel dare seguito alla sentenza della Corte di giustizia europea, ne estende di fatto gli effetti, non specificando di quali categorie di patenti parla la sentenza, che si limita alle categorie B e C1.

In più, questa risoluzione è in netto contrasto con l'articolo 23 della Costituzione, secondo il quale nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge, principio centrale del nostro ordinamento, anche tenendo conto che le disposizioni sulla legge in generale stabiliscono che nessuna legge può avere effetti retroattivi, quindi, in qualche modo, la legge può disporre soltanto per l'avvenire. Per tali ragioni, proprio per questa assurda situazione che si è venuta a creare, chiediamo al Governo di spiegare quali urgenti iniziative intenda assumere per escludere la retroattività del nuovo regime fiscale e per evitare o compensare aumenti dell'IVA sulle lezioni di scuola guida.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Laura Castelli, ha facoltà di rispondere.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi che hanno presentato questa interpellanza urgente nel ricordare che la Corte di giustizia dell'Unione europea, con la sentenza del 14 marzo 2019, ha interpretato la nozione di insegnamento scolastico universitario della direttiva 2006/112/CE del Consiglio in materia di esenzioni IVA, precisando che questa non comprende l'insegnamento della guida automobilistica impartita da una scuola guida ai fini dell'ottenimento delle patenti di guida per i veicoli delle categorie B e C1, di cui all'articolo 4, paragrafo 4, della direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio. Con la risoluzione del 2 settembre 2019 n. 79/E, l'Agenzia delle entrate ha recepito quanto disposto dalla Corte di giustizia, precisando altresì che, in considerazione della valenza interpretativa della sentenza, da cui discende l'efficacia ex tunc della stessa, l'attività avente ad oggetto lo svolgimento dei corsi teorici e pratici necessari al rilascio della patente di guida deve considerarsi imponibile agli effetti dell'IVA.

Mentre il principio di interpretazione e applicazione uniforme del diritto comunitario porta a un'applicazione delle disposizioni comunitarie sin dalla loro emanazione, i principi di certezza del diritto e del legittimo affidamento conducono a un'applicazione delle stesse finalizzata a tutelare gli operatori che hanno fatto legittimo affidamento sulle disposizioni normative come applicate e interpretate dalle autorità dei singoli Stati membri. Questo rassicura sul pregresso. Secondo la stessa Corte di giustizia, dunque, il principio del legittimo affidamento e la portata innovativa mitigano l'efficacia ex tunc delle sentenze pregiudiziali e portano ad escludere l'applicazione per il passato del principio in essa affermato. Certo, nella citata risoluzione dell'Agenzia delle entrate c'è dunque il riconoscimento del legittimo affidamento del contribuente in applicazione dell'articolo 10, comma 2, della legge n. 212 del 2000, il quale consente di non irrogare sanzioni né richiedere interessi moratori.

Ciò premesso, si fa presente che sono allo studio proposte normative finalizzate ad attribuire efficacia ex nunc alla sentenza n. 449 del 2017, evidenziando come la stessa operi in danno dei contribuenti, i quali, sulla base del legittimo affidamento generato dalla vigente norma interna come interpretata dalla precedente prassi dell'amministrazione finanziaria, hanno reso prestazioni in esenzione da IVA. Tale intervento normativo dovrebbe altresì ridefinire l'ambito d'applicazione dell'esenzione attualmente prevista per le prestazioni didattiche di ogni genere, compresi quindi gli insegnamenti specifici, quali quelli impartiti dalle scuole guida attraverso la sentenza della Corte di giustizia. Questo perché, come appunto dicevo, sarà necessario - ci stiamo lavorando, e ovviamente il Governo è a disposizione del Parlamento su questo - un adeguamento normativo innovativo che sicuramente ed evidentemente supererà la risoluzione dell'Agenzia delle entrate.

Quindi, il Governo è pienamente in accordo con quanto i colleghi pongono oggi, con questa interpellanza, rispetto alla necessità di intervenire in qualche modo su un settore che, così come altri, con questa sentenza è rimasto evidentemente un po' stupito. Va sicuramente fatto un lavoro che permetta loro di proseguire nella loro attività, nel rispetto delle sentenze, ma certamente anche delle norme, senza creare scompiglio a un settore, e ad altri settori che vengono ricompresi in questa sentenza, in maniera che ci sia chiarezza e che non si possano creare queste situazioni di limbo complesse, e che creano anche la legittima paura di alcuni settori che, ahimè, devono fare i conti tutti i giorni con i loro bilanci. Quindi, ringrazio i colleghi. Sicuramente questo intervento sarà fatto il prima possibile. Il Governo è a disposizione per superare questo problema.

PRESIDENTE. L'onorevole De Lorenzis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

DIEGO DE LORENZIS (M5S). Grazie, Presidente, grazie Vice Ministro Castelli. Io ringrazio il Governo per questa risposta, perché finalmente mette un punto di chiarezza ancora più esplicito rispetto a quanto già accaduto nelle Commissioni con le interrogazioni dei vari gruppi politici. Tengo a sottolineare due passaggi, che secondo me meritano attenzione, nella risposta del Vice Ministro Castelli: il primo è che appunto si fa assoluta chiarezza in merito all'applicabilità della risoluzione dell'Agenzia delle entrate e degli effetti giuridici della sentenza della Corte di giustizia europea, scongiurando la retroattività della misura, perché questo è non soltanto un principio del nostro ordinamento, non soltanto un principio dell'ordinamento tributario, ma un principio più generale che è stato riconosciuto più volte, anche dalla stessa Corte di giustizia europea.

E poi c'è un altro passaggio, che secondo me rincuora tutti gli operatori del settore, ma non solo, appunto le imprese, le aziende e i titolari di autoscuole, che credo vada sottolineato, cioè le dichiarazioni del Vice Ministro Castelli relativamente alla ricerca di soluzioni che permettano in qualche modo di trovare una forma per scongiurare, almeno in parte, l'eventuale aumento dell'IVA su questi corsi. È evidente che non si può sfuggire dalla sentenza e quindi dall'adeguamento che quella direttiva europea impone al nostro Paese sull'imposta sul valore aggiunto; altresì è vero che bisognerebbe sottolineare a livello europeo che le nostre autoscuole sono paradossalmente un unicum europeo, nel senso che loro sono delle scuole che in qualche modo sono strettamente regolamentate e sono anche sottoposte e soggette ad autorizzazioni e controlli da parte di enti locali, come appunto le province e le motorizzazioni. Da qui ne discende anche che la particolare situazione in cui si sono venute a trovare è appunto al limite di una situazione di disagio.

Devo sottolineare i numeri che sono stati resi noti in questi giorni, che in qualche modo credo facciano riflettere il Parlamento e il Governo sulla necessità urgente di intervenire. Il primo è che, per quanto riguarda il pregresso eventuale, questo settore dovrebbe versare oltre 500 milioni di IVA, mai incassata dai clienti. Faccio notare che si parla di un monte di patenti e di abilitazioni alla guida rilasciate pari a oltre 4 milioni negli ultimi cinque anni, dal 2014 al 2019. Questo avrebbe incidenza su 5 mila autoscuole, su 5 mila titolari di partita IVA, di imprese, quindi è evidente che l'effetto retroattivo, che è quello più nefasto e che per fortuna il Vice Ministro ha confermato voler scongiurare, avrebbe un impatto notevole su una parte anche molto importante del nostro Paese e dell'insegnamento che viene fatto a buona parte degli italiani sulla sicurezza stradale e sull'ordinamento del codice della strada.

Quindi, riteniamo assolutamente fondamentale che il Governo abbia chiarito che il principio di correttezza e buona fede tra l'amministrazione e il contribuente venga salvaguardato, così come riteniamo utile la disponibilità del Governo, dimostrata anche in questa sede, nel voler cercare insieme al Parlamento ulteriori, eventuali, possibili soluzioni per l'aumento IVA da qui in avanti.

Faccio notare, Presidente, che nella giornata di ieri abbiamo presentato un testo di legge, una proposta di legge di iniziativa parlamentare che appunto risolve la parte retroattiva, chiarisce ancora in maniera più esplicita che la retroattività non può essere applicata, e che riteniamo, con il consenso di tutte le forze politiche, possa essere portata a votazione e all'approvazione in meno di un mese, se c'è la volontà politica.

Ad ogni modo, sappiamo anche che il Governo sta appunto valutando ulteriori iniziative per trovare anche degli strumenti, dei veicoli normativi che magari possano dare quella tranquillità al settore anche prima della legge di bilancio. Quindi, confidiamo in un'interlocuzione proficua tra il Parlamento e il Governo per risolvere questa situazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 30 settembre 2019 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato). (C. 1201-B)

Relatore: SCERRA.

2. Discussione sulle linee generali della mozione Lattanzio, Casciello, Sasso, Piccoli Nardelli, Fusacchia, Frassinetti, Toccafondi ed altri n. 1-00146 concernente iniziative di competenza volte a onorare la memoria di Antonio Megalizzi, tragicamente scomparso a seguito dell'attentato terroristico dell'11 dicembre 2018 a Strasburgo .

La seduta termina alle 11,15.