XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 4 ottobre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,

          premesso che:

              la realizzazione della cosiddetta Gronda di Genova rientra nell'oggetto della concessione a suo tempo intercorrente tra la società Autostrade per l'Italia e Anas, quale intervento posto a carico del concessionario;

              l'infrastruttura, come progettata da Spea, si snoda per 61 chilometri di nuovi tracciati autostradali e si allaccia agli svincoli che delimitano l'area cittadina (Genova Est, Genova Ovest, Bolzaneto), si connette con la direttrice dell'A26 a Voltri e si ricongiunge con l'A10 in località Vesima;

              il progetto definitivo dell'infrastruttura, a suo tempo predisposto, prevedeva un importo dell'opera di 4.755.204.589,47 euro di cui 3.636.530.864,14 per lavori a base d'appalto (comprensivi di 295.911.924,93 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso) e 1.118.673.725,33 euro per somme a disposizione; l'importo del primo lotto era pari a 964.772.891,71 euro, concernente «opere propedeutiche»;

              il progetto definitivo di tale soluzione, denominato «Adeguamento sistema A7-A10-A12 del nodo stradale e autostradale di Genova», è stato approvato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 7 settembre 2017 con provvedimento n. 15802 del 7 settembre 2017 del dipartimento per le infrastrutture, sistemi informativi e statistici, direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali;

              il 10 marzo 2018 è stato pubblicato il bando di gara rivolto alla prequalifica delle imprese per l'affidamento dei lavori del lotto 5 «Conterminazione opera a mare», per un importo di circa 137 milioni di euro lordi, con termine ultimo per l'invio delle richieste di partecipazione fissato al 21 maggio 2018;

              il 6 aprile 2018, è stato sottoscritto tra il concedente e il concessionario un verbale contenente la formalizzazione del «Piano finanziario di convalida», in cui sono definiti gli impegni del concessionario per l'esecuzione dell'opera;

              il progetto definitivo ha ottenuto le autorizzazioni urbanistiche e ambientali e la pubblica utilità preordinata agli espropri; sono in corso gli espropri e le attività per la ricollocazione di unità produttive; tutte le aree di cantiere sono state acquisite in occupazione temporanea per oltre 270.000 metri quadrati e sono stati formalizzati oltre il 60 per cento degli accordi per la rimozione delle interferenze;

              il 5 agosto 2019, nell'incontro tenutosi tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Ministro pro tempore Toninelli, il presidente della regione Liguria Toti ed il sindaco di Genova Marco Bucci, è stato ipotizzato un tavolo di negoziazione da formalizzare a seguito della pubblicazione dell'analisi costi e benefìci finalizzato a far partire prontamente i lavori e a gestire gli ultimi aspetti tecnici amministrativi;

              il 21 agosto 2019 sono state pubblicate l'analisi costi-benefici e l'analisi giuridica relativa alla Gronda di Ponente e all'interconnessione A7-A10-A12;

              a seguito di tale pubblicazione il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha diramato una nota nella quale è stato precisato che tale analisi «ha riguardato non solo il progetto originario ma anche alcune soluzioni alternative finalizzate al potenziamento del nodo stradale di Genova» anche in funzione del fatto che «l'attuale progetto prevede un costo complessivo di 4,7 miliardi per 120 mesi di realizzazione»;

              alcuna soluzione progettuale alternativa è mai stata oggetto di un confronto pubblico e non è neppure mai stata prospettata alla civica amministrazione;

              gli attuali tracciati di A10 e A27 comportano inquinamento acustico ed ambientale nell'ambito urbano di Genova e la Gronda, l'opera realizzata quasi totalmente in galleria o in ambiti non urbanizzati, porterebbe enormi benefìci anche alla vivibilità delle aree del ponente genovese;

              l'indotto economico e le ricadute occupazionali di cui beneficerebbe il comune di Genova per la realizzazione dell'opera sono chiare, come chiare sono le unanimi posizioni assunte dalle associazioni di categoria, dalle associazioni datoriali e dalle organizzazioni sindacali che hanno chiesto che la detta infrastruttura non sia più messa in discussione e che, conseguentemente, sia realizzata in tempi brevi;

              l'eventuale scioglimento del vincolo di realizzazione della Gronda comporterebbe un mutamento di una delle modalità di attuazione dell'oggetto della convenzione;

              i costi già sostenuti da parte di Aspi per quest'opera e funzionali alla sua realizzazione, ammontano a circa 1.030 milioni di euro, ne consegue che il prezzo dello scioglimento ammonterebbe, al netto del mancato guadagno indennizzabile nella misura del 10 per cento dell'utile retraibile, a circa un miliardo di euro;

              tutti i progetti esecutivi relativi ai lotti dell'opera (10) risultano essere stati inoltrati al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'approvazione,

impegna il Governo

1) a precedere senza indugio all'assunzione degli atti di competenza e comunque di ogni utile iniziativa volta a consentire l'approvazione del progetto esecutivo e, conseguentemente, l'avvio dei lavori dell'infrastruttura come detto denominata «Nodo stradale e autostradale di Genova – Adeguamento del sistema A7-A10-A12».
(1-00250) «Lollobrigida, Meloni, Foti, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Risoluzioni in Commissione:


      La III Commissione,

          premesso che:

              il Consiglio d'Europa – l'organizzazione a cui aderiscono 47 Paesi e che ha come mandato la difesa dei diritti umani e dello stato di diritto e che non fa parte delle istituzioni dell'Ue – è finanziato per circa 35 milioni di euro l'anno dall'Italia, al pari di Francia, Gran Bretagna, Germania e Federazione russa;

              a fine gennaio 2019 il relatore del Consiglio d'Europa sull'Italia ha espresso la sua preoccupazione per la presenza in Italia della criminalità organizzata e delle mafie che a suo dire esercitano «una forte presa sulla politica italiana»;

              tale relazione è stata contestata dalla delegazione parlamentare italiana al Consiglio d'Europa, che infatti aveva proposto modifiche per ognuno dei dodici paragrafi del rapporto sull'Italia, ma che sono state tutte rifiutate;

              al momento del voto sull'intero testo, non modificato, del rapporto sull'Italia la componente PD della delegazione ha votato a favore;

              nel maggio del 2019 il bureau dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, ha deciso di non concedere il riconoscimento al gruppo parlamentare autonomo «Nuovi democratici europei/Europa delle nazioni e delle libertà» al quale aderisce la Lega, dopo aver stabilito che molti dei suoi membri avevano espresso – in particolare sui social media – posizioni che non sono in linea con i valori del Consiglio d'Europa;

              tale decisione, prettamente politica e basata sulla «profilazione» e su una, ad avviso dei firmatari del presente atto, arbitraria raccolta di dati sui singoli parlamentari della delegazione della Lega, è stata ammantata, come è apparso evidente ai presentatori del presente atto, da una modifica del regolamento di costituzione dei gruppi, approvata frettolosamente per evitare contestazioni;

              ogni due anni il bilancio del Consiglio d'Europa viene approvato dal Comitato dei ministri che ne fanno parte, su proposta del segretario generale e per quanto concerne il biennio 2020-2021, la decisione è prevista per la fine di novembre 2019,

impegna il Governo

ad adottare iniziative perché siano modificati i criteri per la definizione della parte di finanziamento, ora legata percentualmente al prodotto interno lordo del nostro Paese, che viene trasferito al Consiglio d'Europa per il suo funzionamento, «cassando» al contempo qualsiasi trasferimento volontario extra-budget, alla luce di quelli che appaiono ai firmatari del presente atto criteri settari e discriminatori che l'organizzazione succitata utilizza nei confronti dei parlamentari italiani, espressione di un voto democratico di un grande Paese democratico.
(7-00329) «Grimoldi, Ribolla, Zoffili, Billi, Comencini, Formentini, Picchi».


      La VI Commissione,

          premesso che:

              gli incentivi volti alla detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica hanno costituito nell'ultima decade il principale fattore anticongiunturale in un quadro che dal 2008 al 2016 è stato caratterizzato da una contrazione del mercato;

              sono tante le famiglie che vivono in case di proprietà, quasi otto su dieci e il mantenimento di questo valore nel tempo è quindi un obiettivo non solo dei proprietari ma anche dello Stato che da anni utilizza le detrazioni fiscali come leva per stimolare i proprietari ad investire su di esso;

              incentivare con detrazioni fiscali ogni tipo di operazione di manutenzione che sia destinata a migliorarne le caratteristiche rappresenta per lo Stato l'occasione per: a) mantenere in efficienza il patrimonio immobiliare sia in termini di efficienza energetica, sia in termini di adeguamento alle normative antisismiche; b) riqualificare le città ed i centri esistenti, cercando di evitare il consumo di suolo e la creazione di nuove periferie; c) sostenere la domanda e l'occupazione degli operatori della filiera; d) incentivare la diffusione di nuove tecnologie e soluzioni più moderne ed efficienti;

              nel mese di settembre 2018 è stata promossa dalla filiera delle costruzioni insieme ad Ance, Anaci, Cnappc, Cni, CnGeometri, CnGeologi, Oice, Isi, Federcostruzioni, Legambiente, una campagna di informazione per far conoscere ai cittadini le opportunità legate all'utilizzo dei bonus fiscali per realizzare, a basso costo e in tempi rapidi, efficaci interventi di ristrutturazione e riqualificazione della propria casa e di interi condomini;

              secondo le associazioni di categoria il patrimonio immobiliare esistente risulta essere molto vecchio, energivoro e poco sicuro, e necessita quindi di interventi di riqualificazione profonda. In particolare, ci sono 12,2 milioni di edifici, di cui più del 70 per cento è stato realizzato prima che fossero pubblicate le norme antisismiche del 1974 e quelle sull'efficienza energetica del 1976; si tratta quindi di edifici insicuri, obsoleti, inquinati e inquinanti; un patrimonio che non risponde più alle esigenze di salute e sicurezza dei cittadini e che necessita dunque di un profondo rinnovamento non solo per migliorare la qualità della vita ma anche per prevenire danni e rischi per le persone. Negli ultimi 50 anni, infatti, le vittime dei terremoti sono state più di 4000 e lo Stato ha speso in media 3 miliardi l'anno per ricostruire e riparare;

              è importante e urgente puntare a un programma di prevenzione e di riduzione dei rischi che ha nelle detrazioni fiscali in edilizia, prima di tutte l’«Ecobonus» e il «Sismabonus», validi strumenti che possono essere interpretati anche come volano dell'economia e della ripresa della filiera delle costruzioni edili;

              secondo il rapporto Enea sull'efficienza energetica, presentato a luglio 2019, per interventi di riqualificazione energetica sono stati realizzati oltre 39 miliardi di euro di investimenti, di cui 3,3 miliardi solo nel 2018, con un risparmio cumulato di circa 100 milioni di megawattora; solo lo scorso anno le famiglie italiane hanno effettuato oltre 300 mila interventi di efficienza energetica, consentendo un risparmio complessivo di 16 milioni di megawattora, pari al consumo medio annuo di energia elettrica e termica delle famiglie di una città di 2,5 milioni di abitanti;

              secondo il presidente dell'Enea «L'efficienza energetica si conferma come una delle leve più efficaci per ridurre i consumi e la spesa per l'energia di famiglie, imprese e sempre più anche della pubblica amministrazione, un volano di crescita per una filiera industriale fortemente italiana»;

              gli ultimi interventi normativi sulla disciplina di incentivazione dei lavori edili previsti nel cosiddetto decreto crescita di cui al decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, hanno previsto la possibilità per chi effettua gli interventi di efficienza energetica di ricevere, invece delle detrazioni, uno sconto sul costo della prestazione da parte di chi effettua l'intervento;

              benché la possibilità di sconto prevista rappresenti un'agevolazione a favore del singolo contribuente, tuttavia si corre il rischio di mettere in gravissimo pericolo una filiera che anche in questi anni di crisi è riuscita a contribuire alla creazione di ricchezza e occupazione nel Paese, schiacciando le imprese tra ditte fornitrici e clienti e scaricando direttamente sull'impresa esecutrice, quasi sempre di piccole dimensioni, gran parte dell'onere finanziario derivante dal costo dell'intervento stesso con effetti che potrebbero rivelarsi devastanti;

              le detrazioni fiscali per l'efficienza energetica e quelle per le ristrutturazioni edilizie possono essere sfruttate appieno solo da chi paga imposte per un importo superiore allo sgravio e non è prevista la possibilità di traslare su altri periodi di imposta gli importi che eventualmente non si riescono a recuperare negli anni in cui si risulta incapienti per cause indipendenti dal contribuente, quali la perdita posto di lavoro per licenziamento o per problemi di salute;

              in aggiunta il contribuente che risultasse incapiente, non potrebbe cedere lo sgravio ad un familiare convivente con la capienza sufficiente a godere della detrazione, quanto la suddivisione può essere decisa solo al momento del pagamento iniziale dell'intervento incentivato ed è immodificabile per gli anni successivi; in più nel sistema a tassazione individuale non è possibile utilizzare il credito di un componente familiare per il pagamento delle imposte dovute dall'altro componente;

              al fine di garantire i contribuenti nella prospettiva di un investimento che produrrebbe benefici in termini di riduzione di imposte nei successivi anni e incrementare l'apporto che il settore delle costruzioni fornisce alla crescita del Paese, sarebbe auspicabile prevedere delle forme di garanzia che impediscano la perdita del diritto alle detrazioni per l’«ecobonus» e la ristrutturazione edilizia nei casi di incapienza del reddito, anche considerando la possibilità di traslare negli anni successivi la mancata quota di spesa non detratta e allungando il periodo attualmente fissato in 10 anni,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per prevedere, nei casi di variazione della situazione reddituale superiore al 20 per cento rispetto alla dichiarazione dei redditi dell'anno precedente, la possibilità di traslare la quota di detrazione non usufruita per incapienza all'anno successivo ovvero per prevedere un allungamento temporale oltre il termine fissato in 10 anni per recuperare gli importi non detratti negli anni precedenti.
(7-00330) «Fragomeli, Braga, Benamati, Buratti, Mancini, Mura, Rotta, Topo».


      La XIII Commissione,

          premesso che:

              con riferimento al contenuto di Thc negli alimenti e nei cosmetici la legge 2 dicembre 2016, n. 242, recante «Disposizioni per la produzione e la coltivazione della filiera agroindustriale della canapa», all'articolo 2, comma 2, lettera a), prevede la possibilità di produrre alimenti e cosmetici «esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori»;

              la citata legge, all'articolo 4, fissa nello 0,2 per cento il limite massimo di Thc consentito nella pianta (contenuto complessivo della coltivazione), con una «soglia di tolleranza» tra lo 0,2 e lo 0,6 per cento, per impossibilità, da parte dell'agricoltore, di limitare lo sviluppo naturale della pianta;

              l'articolo 32, paragrafo 6, del regolamento (UE) 1307/2013 permette la coltivazione nell'Unione europea delle varietà di Cannabis sativa L., purché presenti nel catalogo comune delle varietà di specie di piante, con un contenuto di Thc non superiore allo 0,2 per cento;

              l'articolo 2, paragrafo 3, lettera g), del regolamento (CE) 178/2002 non comprende tra gli alimenti le sostanze stupefacenti o psicotrope, ai sensi della Convenzione Unica della Nazioni unite sugli stupefacenti del 1961 e del 1971;

              la circolare del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali del 22 maggio 2009, recante disposizioni in materia di «Produzione e commercializzazione di prodotti a base di semi di canapa per l'utilizzo nei settori dell'alimentazione umana», autorizza l'uso per la produzione di alimenti dei soli semi di cannabis per riscontrata «assenza genetica di THC»;

              la raccomandazione (UE) 2016/2115 richiede un monitoraggio della presenza di Thc, dei suoi precursori e di altri derivati della cannabis, negli alimenti;

              l'articolo 5 della citata legge n. 242 del 2016 impone al Ministro della salute di emanare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un decreto per definire i «livelli massimi di residui di Thc ammessi negli alimenti», intendendo con il termine «residui» la presenza di Thc solo a livello di eventuale contaminazione;

              il Ministero della salute ha inviato alla Commissione europea una bozza di decreto che fissa i limiti massimi di Thc totale nei semi di canapa e nella farina ottenuta dai semi di canapa (2,0 mg/kg), nell'olio ottenuto dai semi di canapa (5,0 mg/kg) e negli integratori contenenti alimenti derivati dalla canapa (2,0 mg/kg), tutti limiti assolutamente inferiori anche al limite dello 0,2 per cento di Thc;

              l'articolo 26 del regolamento (CE) 1223/2009 vieta la presenza nei cosmetici di tutte le sostanze indicate nella tabella II allegata al regolamento stesso, la quale, al punto 306, tra le sostanze vietate, riporta «Stupefacenti: ogni sostanza elencata nelle tabelle I e II della Convenzione unica sugli stupefacenti firmata a New York il 30 marzo del 1961», tabelle che includono anche la Cannabis;

              per quanto sopra, un'eventuale normativa che ai fini della preparazione di alimenti e cosmetici uniformi i prodotti a base di semi a quelli a base di infiorescenze derivanti dalla canapa sativa risulta in contrasto con la normativa europea in materia, ispirata piuttosto dalla volontà di limitare il più possibile l'assunzione umana di THC,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative volte a escludere l'utilizzo nella preparazione di alimenti e cosmetici delle infiorescenze derivanti dalla cannabis sativa coltivata ai sensi della legge n. 242 del 2016, autorizzando l'uso dei soli semi di cannabis con riscontrata «assenza genetica di THC»;

          ad adottare iniziative utili a garantire un puntuale e capillare monitoraggio della presenza di Thc, dei suoi precursori e di altri derivati della cannabis, negli alimenti e nei cosmetici, in conformità alla raccomandazione (UE) 2016/2115.
(7-00328) «Caretta, Bellucci, Luca De Carlo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


      MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

          è allarme dazi sui prodotti del made in Italy agroalimentare dopo il via libera del Wto a dazi Usa per 7,5 miliardi su esportazioni dell'Unione europea; e la pubblicazione della lista con i prodotti sottoposti a tariffe speciali. Poco dopo il «via libera» del Wto ai dazi degli Usa, numerose associazioni di categoria hanno realizzato delle stime sui possibili danni. L'Italia rischia di pagare un conto di oltre un miliardo a causa di un aumento delle tariffe all’import fino al 100 per cento del valore attuale. Anche gli agrumi siciliani sono finiti nel mirino di Trump, un dato che rischia di compromettere oltremodo l'economia siciliana. L'agrumicoltura che è l'eccellenza isolana rischia così di sparire. Si mette a repentaglio un comparto che, pur rappresentando l'eccellenza siciliana, deve superare quotidianamente enormi difficoltà dovute a diversi fattori. I dazi sugli agrumi costituiscono un pericolo anche per l'aumento della concorrenza sleale da altri Stati il cui prodotto è più scadente ed il proliferare di «falsi» esportati come made in Italy. L'interrogante ritiene di fondamentale importanza attivare al più presto forme di sostegno ai settori più duramente colpiti dalla politica dei dazi di Trump. Considerato che la lista con i prodotti sottoposti a tariffe speciali non è cristallizzata e quindi essi potrebbero variare per questo, il Governo deve farsi promotore, presso le competenti sedi dell'Unione europea, affinché venga attivato un tavolo negoziale con le autorità statunitensi per analizzare la situazione sui dazi nei vari settori produttivi del comparto agroalimentare e per trovare un punto di incontro che vada a beneficio di tutti e, in particolare, dei produttori agroalimentari italiani con peculiare riferimento agli agrumi di Sicilia tanto amati e conosciuti anche all'estero –:

          quali iniziative il Governo intenda adottare in sede europea per tutelare i prodotti italiani, in particolare quelli che concernono il «madein» che vengono esportati nei Paesi ubicati fuori dall'Unione europea e che costituiscono «il valore aggiunto» della economia nazionale;

          se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative in sede di Unione europea per creare strumenti adeguati, come un fondo di compensazione, per ristorare dei danni derivanti dall'introduzione dei dazi gli agricoltori, che subiranno gravi pregiudizi.
(4-03749)


      PALAZZOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          da un articolo pubblicato su l'Espresso il 29 settembre 2019 si apprende che la documentazione relativa al progetto, finanziato dall'Unione europea, per la zona Sar libica, sarebbe secretata;

          anche l'Italia avrebbe «classificato» e quindi messo sotto segreto il rapporto sulla reale capacità dei libici di effettuare salvataggi;

          la stessa Commissione europea, ad una richiesta di accesso agli atti, avrebbe risposto con un dossier in buona parte coperto da omissis;

          nonostante i tanti omissis da questo dossier sembra emergere che non sarebbe mai esistito un vero centro di coordinamento dei soccorsi libico, tanto che nella lettera di conclusione del progetto del 16 aprile 2019, inviata dalla Commissione europea al comando generale delle capitanerie di porto italiano, si fa riferimento ad una «futura installazione del centro libico di coordinamento dei salvataggi marittimi»;

          il timore, se non la certezza, è che ci si trovi di fronte ad una struttura «fantasma» ed in tal caso sarebbe legittimo chiedersi chi, fino ad oggi ha coordinato sul campo le azioni delle motovedette e chi sia al comando delle azioni di «contenimento» dei migranti operate dalla Guardia costiera libica;

          in soli 8 mesi la Guardia costiera libica ha intercettato e ricondotto ben seimila persone, uomini, donne e bambini nei centri di detenzione libici dai quali erano riusciti a fuggire e dove vengono nuovamente sottoposti a schiavitù e violenze di ogni genere;

          occorre ricordare che le motovedette utilizzate per intercettare i migranti e ricondurli in un porto non sicuro sono state donate dall'Italia, così come la formazione del personale libico avviene all'interno delle basi navali italiane;

          inoltre, la stessa struttura e la linea di comando della Guardia costiera libica appare a dir poco opaca se non inesistente;

          da più di un anno il centro italiano di coordinamento dei salvataggi delle capitanerie di porto affida tutte le operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale ai libici;

          grazie ad un'azione finanziata nel 2017 dalla Commissione europea e affidata al comando generale delle capitanerie di porto italiane, dove prima operava Mare Nostrum oggi agiscono le motovedette libiche;

          la dichiarazione da parte della Libia di una propria zona Sar (le coordinate che delimitano l'area di competenza) è avvenuta nel giugno 2018 e il progetto europeo affidato all'Italia aveva l'obiettivo di far dichiarare ai libici la propria area di «ricerca e salvataggio» dei migranti;

          tale passaggio, a parere dell'interrogante, era evidentemente necessario per fermare i migranti, respingerli e impedire i salvataggi da parte di navi europee che hanno l'obbligo di portare i migranti in un porto sicuro, cosa che i porti libici non sono;

          sia numerose inchieste giornalistiche, come l'articolo sopra richiamato, che i report delle organizzazioni internazionali che operano in Libia denunciano da tempo come la Libia non sia in grado di coordinare gli interventi di soccorso in mare –:

          se il Governo sia a conoscenza che nella lettera inviata dalla Commissione europea al comando generale delle capitanerie di porto italiano datata il 16 aprile 2019 e citata in premessa si faccia riferimento ad una «futura installazione del centro libico di coordinamento dei salvataggi marittimi»;

          se il Governo sia a conoscenza di chi abbia coordinato sul campo — dalla data di dichiarazione da parte della Libia di una propria zona Sar — ad oggi, le azioni delle motovedette libiche, quale sia la linea di comando in relazione alle azioni di recupero dei migranti da parte della Guardia costiera libica e se l'Italia ha mai avuto un ruolo nel coordinamento delle operazioni;

          se il Governo non intenda rendere pubblici i contenuti del rapporto sulla valutazione complessiva delle capacità operative dei libici nelle operazioni di salvataggio.
(4-03756)


      CAPITANIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          durante la conferenza stampa congiunta tra il Presidente del Consiglio dei ministri e il Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America del 1° ottobre 2019, l'inviata e giornalista del programma televisivo «le Iene» ha avvicinato il rappresentante americano consegnando allo stesso una confezione di Parmigiano Reggiano per evidenziare come negli Stati Uniti i prodotti made in Italy siano a rischio;

          con l'ipotesi dell'aumento dei dazi all'Europa molte eccellenze culinarie italiane negli Stati Uniti potrebbero costare anche il doppio dell'attuale prezzo. A tal proposito, la Coldiretti ha stimato che un chilogrammo di parmigiano potrebbe arrivare a costare fino a 80 dollari;

          il gesto del tutto innocuo e dimostrativo da parte dell'inviata Alice Martinelli è stato dapprima deplorato dal Presidente del Consiglio, che ha provveduto a far allontanare l'inviata stessa, apostrofandola come «signorina», ed in un secondo momento addirittura a disporne l'accompagnamento, da parte della sicurezza, al di fuori dalla sala della conferenza;

          la reazione del Presidente del Consiglio è apparsa eccessiva nei toni e nelle modalità, anche a fronte dell'espressione divertita del Segretario di Stato americano –:

          cosa sia accaduto alla stessa inviata e giornalista dopo il suo allontanamento;

          quale sia stato il motivo dell'allontanamento;

          quali iniziative il Governo intenda assumere a difesa dei prodotti alimentari italiani in caso di introduzione di dazi da parte del Governo americano, nonché quali misure intenda promuovere per contrastare il cosiddetto italian sounding.
(4-03757)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      LUPI, COLUCCI, TONDO e SANGREGORIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          da mesi si susseguono a Hong Kong grandi manifestazioni di massa che reclamano il rispetto dei diritti politici e lo svolgimento di consultazioni elettorali pienamente libere;

          le richieste toccano un nodo fondamentale della Costituzione di Hong Kong, firmata da Gran Bretagna e Cina nel 1997: quello dell’«alto grado di autonomia» della regione rispetto al Governo cinese, nonché dei suoi «indipendenti poteri esecutivi, legislativi e giudiziari»;

          negli ultimi vent'anni si è assistito al tentativo del Governo di Pechino di svuotare di contenuti democratici la Costituzione e la legislazione di Hong Kong, cui ha corrisposto, anche sul piano elettorale, una progressiva presa di consapevolezza da parte dei cittadini dei propri diritti di libertà;

          nel 2012 Joshua Wong, studente quindicenne della United Christian School, insieme ad alcuni compagni di scuola e amici promuove una campagna di protesta contro la decisione del Governo di Hong Kong di modificare il sistema scolastico, rafforzando il potere di controllo del potere del partito comunista cinese sulle istituzioni formative;

          l'associazione studentesca fondata da lui ottiene un risultato politico insperato: l'Esecutivo di Hong Kong fa marcia indietro concedendo alle istituzioni scolastiche il diritto di scegliere se adottare o meno il piano di educazione nazionale cinese;

          nel 2014 Joshua Wong è in prima linea nel cosiddetto «movimento degli ombrelli»; il fallimento di quella breve esperienza politica lo induce a fondare un partito pro-democrazia che ottiene un seggio al consiglio legislativo di Hong Kong nelle elezioni del 2016;

          oggi il giovane leader, più volte arrestato e detenuto, è impegnato nella nuova ondata di dissenso – che si è trasformata in una vera e propria mobilitazione di tutte le fasce della popolazione, dai giovani alle famiglie che si battono per «un futuro migliore per i nostri figli»;

          il 18 luglio 2019, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che esprime profonda preoccupazione per il costante deterioramento dei diritti civili, dei diritti politici e della libertà di stampa a Hong Kong e condanna con forza l'ingerenza costante e crescente della Cina negli affari interni di Hong Kong, invitando gli Stati membri dell'Unione europea a sollevare tutte queste preoccupazioni e ad assicurare un dialogo con i Governi della Regione autonoma speciale di Hong Kong e della Cina;

          a Hong Kong vive la maggiore comunità italiana di tutta la Cina –:

          quali siano gli orientamenti del Governo per assicurare la migliore attuazione di quanto contenuto nella suddetta risoluzione.
(5-02819)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

          nel marzo del 2015 l'allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni ha sottoscritto l'infausto Accordo di Caen tra Italia e Francia con il quale si sarebbero apportate significative modifiche ai confini marittimi italiani;

          secondo il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale l'accordo, ad avviso dell'interrogante scellerato, sarebbe stato necessario per «definire i confini marittimi alla luce delle norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, che supera la Convenzione per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno del 1982, convenzione che ha valore consuetudinario, in quanto applicata e mai ratificata, ai fini di colmare un vuoto giuridico»;

          con il predetto trattato l'Italia avrebbe rinunciato a porzioni di sovranità nel mare ligure e nel tratto compreso tra il nord della Sardegna e l'arcipelago toscano;

          prima ancora che venisse ratificato dal Parlamento il predetto accordo, la Gendarmerie francese già inibiva le predette acque a pescherecci italiani sino a fermare il peschereccio Mina e multarlo per aver pescato in «acque francesi»;

          il tema della territorializzazione dell'alto mare da parte degli Stati riviareschi è di fondamentale importanza per l'Italia sia per il riverbero economico evidente sia per la difesa da eventuali sfruttamenti indiscriminati;

          in particolare, fra le zone marittime che l'Accordo di Caen avrebbe ceduto alla Francia non vi sarebbero solo state zone decisamente pescose (fra cui la Fossa del Cimitero), ma anche riserve di gas (si stima 1,4 trilioni di metri cubi di gas) e di petrolio (si stima 0,42 miliardi di barili di petrolio);

          improvvidamente in data 24 settembre 2019 nel corso della sua prima audizione in Parlamento il nuovo Ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola ha dichiarato, interpellato specificamente sul punto, che l'Accordo di Caen «è un negoziato ancora aperto» –:

          se il Governo ritenga il dossier ancora aperto e se quindi si intenda procedere, sulla traccia dell'accordo di Caen, a cessioni e nuove delimitazioni dei confini marittimi italiani.
(5-02827)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

          il dattero di mare (Lithophaga lithophaga), appartenente alle specie marine protette, è un mollusco bivalve perforatore che colonizza le rocce calcaree fino a 35 metri di profondità, il cui commercio risulterebbe oltremodo redditizio: si viene a conoscenza da articoli di stampa che un solo piatto di linguine con i datteri di mare costerebbe tra i cento e i cento venti euro. In tutti i Paesi dell'Unione europea, ai sensi dell'articolo 8 del regolamento (CE) 1967/2006, è vietato il consumo del dattero e quindi il suo commercio e la pesca, mentre in Italia tale divieto era già fissato nel decreto ministeriale del 16 ottobre 1998;

          ciononostante è purtroppo noto il fenomeno della pesca di frodo del suddetto mollusco che alimenterebbe il circuito dell'economia illegale e che, come si evince dalla cronaca, sovente verrebbe posto in essere sia dall'organizzazione denominata «camorra» che da singoli soggetti che orbitano negli stessi ambienti criminali;

          la pesca di questi molluschi ha un altissimo potenziale distruttivo: i datteri, che raggiungono 5 cm di lunghezza dopo circa venti anni, vengono estratti spaccando e sminuzzando la roccia con picconi, scalpelli e addirittura martelli pneumatici del peso di circa 5 chili cadauno che, a quanto risulta all'interpellante, sono appositamente modificati su richiesta degli utilizzatori, per poi essere prelevati a mezzo di pinze. Tale pratica, oltre a comportare la distruzione irreversibile della roccia, determinerebbe anche l'eliminazione del suo substrato costituito da decine di specie viventi sia animali che vegetali con rilevanti squilibri dell'ecosistema marino;

          da opportune ricerche risulterebbe, inoltre, che in Campania, ed in particolare nella zona di Castellammare di Stabia e di Torre Annunziata, si sarebbero costituite vere e proprie squadre che praticano tale illecita attività e che nel tempo si sarebbero anche per ciò attrezzate con unità navali, mezzi terrestri e depositi opportunamente occultati per favorirne la commercializzazione;

          altre zone d'Italia con una massiccia presenza di datteri di mare sono i litorali delle regioni Puglia, Liguria e Lazio, mentre, per quanto concerne il Mar Mediterraneo, la Grecia e le nazioni della ex Jugoslavia presenterebbero una massiccia colonizzazione;

          da una recente visita presso la Guardia costiera di Castellammare di Stabia e relativo colloquio con i militari del Corpo, si è appreso che la sua pesca non sarebbe un fenomeno limitato a soggetti isolati, ma sarebbe organizzata e gestita da affiliati alle locali consorterie criminali che, attraverso il commercio della prelibata specie protetta, si assicurerebbero ingenti introiti utili a finanziare anche altre attività criminose;

          nel richiamare la necessità di moltiplicare controlli che appaiono blandi e numericamente ridotti, tuttavia si ricorda che da quasi due anni è in vigore un efficace strumento repressivo del bracconaggio acquatico rappresentato dalla legge n. 154 del 2016, che superando le vecchie sanzioni amministrative ha trasformato in un illecito penale la pesca fuori dai regolamenti;

          in tal senso, quando a seguito di controlli i soggetti sono rinvenuti in possesso dei molluschi vengono deferiti all'autorità giudiziaria che sovente convalida il sequestro del pescato e a seguito del nulla osta del medico veterinario ne ordina la distruzione –:

          se il Governo sia al corrente dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di aumentare la sensibilità verso questa problematica così dannosa per l'ambiente marino, in modo da ridurre la domanda che è la causa foraggiante di questo tipo di reato;

          quali attività si intendano richiedere ai comandi delle capitanerie di porto, che già collaborano con le altre forze dell'ordine, per contrastare il reato di bracconaggio del dattero di mare.
(2-00511) «Grippa, Manzo, Sarli, Nesci, Nappi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      COVOLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          da pochi giorni sull'Altopiano della provincia di Vicenza gli allevamenti bovini sono stati liberati nei pascoli, e le malghe hanno iniziato la tradizionale stagione dell'alpeggio. È bastato però che gli animali uscissero dalle stalle, dopo il lungo inverno e il continuo maltempo della primavera, perché i lupi riprendessero ad attaccare gli animali d'allevamento;

          la scorsa estate gli allevatori hanno subìto grandissimi disagi per i loro capi di bestiame. Oltre agli attacchi diretti con la conseguente morte dell'animale, si sono registrati anche casi di allontanamento degli animali dal pascolo indotto dalla presenza di branchi di lupi;

          durante l'estate appena conclusa, 90 manze di razza Frisone in un pascolo a 1200 metri, dopo l'arrivo dei lupi, sono fuggite spaventate e quattro di loro sono finite in un canalone. Le operazioni di recupero sono state tutt'altro che semplici e dispendiose. Una mucca è stata fatta risalire nel bosco fino ad un terrazzino, mentre altre tre sono state recuperate dai vigili del fuoco con l'ausilio di un l'elicottero;

          nel corso del 2018 nell'intero territorio montano veneto si sono verificate 196 predazioni che hanno causato in totale 400 capi morti, 50 feriti e 125 dichiarati dispersi. Sul totale delle 196 predazioni a livello regionale, nella sola provincia di Vicenza si sono verificati 91 attacchi da lupo che hanno provocato 146 capi morti, 27 feriti e 59 dichiarati dispersi. Di questi, il 50 per cento erano ovi-caprini, il 41,8 per cento bovini e l'8,2 per cento asini;

          per quanto riguarda le aree della provincia di Vicenza maggiormente colpite, il 75,8 per cento degli attacchi si sono registrati nell'Altopiano dei Sette Comuni e i comuni più colpiti sono stati Roana (22,7 per cento degli attacchi), Enego (15,9 per cento) e Gallio (18,2 per cento);

          il lupo è un animale tutelato dalla rete Natura 2000 secondo la direttiva «Habitat»; pertanto, anche ai fini della protezione dello stesso animale occorre definire un giusto equilibrio tra il bestiame di allevamento e il lupo, anche individuando opportune misure di mitigazione, monitoraggio e mezzi di protezione –:

          se il Ministro interrogato intenda adottare tempestivamente iniziative efficaci per rendere compatibile la presenza del lupo con le attività umane esercitate in ambienti antropizzati e particolari come quello dell'ecosistema malga e dell'alpeggio.
(5-02815)


      MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il 29 settembre 2019 si è svolta nel Parco nazionale del Vesuvio una gara automobilistica denominata «1° slalom città di Ottaviano». Altre volte, in passato, si era tentato di organizzare tale tipo di gare nel parco, ma i precedenti amministratori dell'Ente parco avevano sempre negato i nulla osta;

          il comune di Ottaviano ha autorizzato, previo parere della città metropolitana e con l'assenso della prefettura, una gara automobilistica di slalom lungo l'asse viario provinciale (strada provinciale Ottaviano-Monte Somma) che parte da via Cesare Augusto, proprio dal Castello Mediceo, sede dell'Ente parco nazionale del Vesuvio, con arrivo a quota 500, percorso interamente incluso entro i confini dell'area parco, in zona C; vi hanno partecipato 57 vetture, anche di grossa cilindrata, marcianti ad elevata velocità, con probabile inquinamento acustico ed atmosferico; in tale occasione inoltre, si è anche verificato un incidente che ha coinvolto 4 feriti tra gli spettatori;

          per comprendere quanto sia grave l'atto, basti pensare che lo svolgimento delle gare automobilistiche si scontra con l'articolo 1 della legge n. 394 del 1991 che, al comma «a» recita che la prima finalità di un parco è quella della: «conservazione di specie animali o vegetali di associazioni vegetali o forestali, di singolarità ecologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici». Inoltre, l'articolo 11, relativo al regolamento del parco, stabilisce che questo debba anche regolamentare la circolazione di qualsiasi mezzo di trasporto. L'articolo 13, inoltre, prevede che per interventi nel parco debba essere rilasciato il nulla osta dall'ente;

          la partenza della gara, inoltre, sembrerebbe essere stata anche ritardata a seguito di proteste effettuate da cittadini che intendevano impedirne l'avvio perché in contrasto con le finalità di un parco nazionale. Le forze dell'ordine avrebbero poi consentito l'avvio, ritenendo valida e sufficiente l'autorizzazione della prefettura di Napoli;

          mentre il comune di Ottaviano ritiene che il placet del parco non sia necessario, il direttore del parco nazionale del Vesuvio ha inviato una missiva indirizzata alla procura di Nola – subito dopo aver trasmesso gli atti al prefetto, ai carabinieri forestali, alla città metropolitana e allo stesso comune di Ottaviano – nella quale sostiene che, per questo tipo di iniziative, l'acquisizione del preventivo nullaosta del parco è obbligatoria. Ciò anche in ragione della presenza di un Sic, sito di importanza comunitaria, affidato in gestione al parco dalla regione Campania, per il quale sono vigenti misure di conservazione che impongono l'acquisizione del «sentito» dell'Ente gestore per lo svolgimento di iniziative potenzialmente impattanti;

          anche in questo caso, come otto anni fa, la Legambiente ha fatto la «voce grossa», mentre non ha potuto far nulla il consigliere del direttivo del PNV Maurizio Conte che si è opposto, anche fisicamente, al via libera di questa manifestazione –:

          se tale tipo di gara sia compatibile con le finalità dell'articolo 1 della legge n. 394 del 1991, legge quadro sulle aree naturali protette, specialmente in considerazione del fatto che si tratta anche di un'area di interesse comunitario (Sic);

          quali siano i motivi per cui la gara sia stata effettuata ugualmente, in assenza del nulla osta dell'Ente parco, e le ragioni per le quali la prefettura di Napoli abbia consentito lo svolgimento dell'evento senza il previo parere dell'Ente parco e perché i carabinieri forestali, alle dipendenze funzionali del Parco stesso, pur presenti alla gara, non siano intervenuti;

          se si intenda valutare, alla luce di quanto esposto in premessa, se sussistono i presupposti per una eventuale revoca del sindaco di Ottaviano dall'incarico di membro del consiglio direttivo dell'Ente parco nazionale del Vesuvio.
(5-02816)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


      IORIO, GRIMALDI, VILLANI e DEL MONACO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

          il «Ponte di Ercole» a Caserta, è una galleria-sottopasso interposta tra via M. Camusso e via G. A. Sartorio con la parte sovrastante appartenente al parco reale dell'Ente museo della Reggia di Caserta. Il «Ponte di Ercole» è provvisto anche di percorso pedonale e risulta essere un'importante via di collegamento con il centro di Caserta; tale collegamento, se chiuso, comporterebbe gravi disagi nella circolazione veicolare e pedonale con conseguente isolamento di una parte della città di Caserta (frazione di Ercole) e del confinante comune di Casagiove. Inoltre, via G. A. Sartorio, nella sua parte terminale, si interseca con via G. Tescione, strada lungo la quale è ubicato l'Ospedale S. Anna e S. Sebastiano di Caserta;

          in data 4 dicembre 2017, il dirigente ai lavori pubblici del comune di Caserta, a seguito di segnalazioni da parte dei cittadini casertani, rilevando l'indispensabile e urgente necessità di mettere in sicurezza gli archi di ingresso di ambo i lati del «Ponte di Ercole» al fine di salvaguardare la pubblica e privata incolumità, ha diffidato l'ente Museo della Reggia di Caserta, per la messa in sicurezza delle parti strutturali (archi) di cui sopra. Nella stessa diffida, il dirigente, nelle premesse dell'atto, citando la nota n. 42964 del 22 aprile 2017 della polizia municipale, specifica che la manutenzione del «Ponte di Ercole», è competenza dell'ente Museo della Reggia di Caserta;

          in data 31 dicembre 2017, a seguito dell'urto di un camion sul portale di pietra che delimita l'entrata della galleria dal lato di via G. A. Sartorio (transito non consentito per veicolo di altezza superiore a metri 2,30 a causa della differente altezza tra le due entrate), una parte dell'arco in pietra è fuoriuscita dalla sua sede naturale compromettendo la stabilità dell'intero arco e determinando un maggiore pericolo per la pubblica e privata incolumità rappresentata dal possibile collasso statico dell'intero arco;

          al fine del ripristino della viabilità ordinaria, a seguito di ulteriore incidente legato a transito non consentito e relativa chiusura temporanea al traffico, il comune di Caserta ha provveduto al posizionamento di una armatura di sostegno, necessaria a restituire stabilità alla parte danneggiata. L'armatura di sostegno, in acciaio zincato, ha quindi ridotto ulteriormente l'altezza del «Ponte di Ercole», portando il divieto di transito per i veicoli aventi altezza superiore a mt. 2,20;

          la diminuita altezza della galleria ostacola il passaggio delle ambulanze che si dirigono verso l'ospedale di cui sopra;

          il «Ponte di Ercole», infine, continua a essere ripetutamente interessato da impatti contro l'armatura metallica di cui sopra con conseguente blocco del traffico: l'ultimo impatto è avvenuto il 25 settembre 2019 –:

          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti di cui sopra;

          se siano state indicate o si intendano promuovere, anche per il tramite della Soprintendenza competente, soluzioni complementari alla classica segnaletica stradale, in modo da scongiurare, in modo più efficace, il passaggio di veicoli con altezza superiore al consentito;

          se siano previsti e con quali tempi, da parte dell'ente Museo Reggia di Caserta, lavori di consolidamento e ristrutturazione dell'arco del portale di pietra del «Ponte di Ercole» (lato via G. A. Sartorio) in modo da ripristinarne le condizioni di sicurezza e staticità originarie o se si intendano adottare iniziative affinché l'ente suddetto proceda in tal senso;

          se siano pianificati e messi a bilancio interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulle strutture di competenza dell'ente Museo Reggia di Caserta.
(4-03753)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          il 17 settembre 2019, un militare dell'Esercito Italiano, in servizio presso la stazione centrale di Milano, nell'ambito della operazione «Strade sicure» è stato aggredito e ferito con un oggetto tagliente alla gola da un soggetto di origine extra comunitaria in probabile stato di alterazione psicologica. La vittima, un 34enne del quinto raggruppamento Alpini è stato portato in codice verde all'ospedale Fatebenefratelli;

          il 19 agosto 2019, due militari dell'Esercito italiano, in servizio presso la città di Assisi, sempre nell'ambito dell'operazione «Strade Sicure», durante un normale controllo a un soggetto in evidente stato di alterazione sono stati aggrediti dallo stesso e feriti con un coltello in modo lieve;

          sono diversi i fatti di cronaca richiamati dai quotidiani negli ultimi giorni che vedono militari dell'Arma dei carabinieri essere stati oggetto di aggressioni, così è successo a Settimo San Pietro, a Milano, a Cremona, a Merano, a San Marzano di San Giuseppe, a Trecase, a Fiumicino;

          la Commissione difesa della Camera dei deputati sta portando avanti un'indagine conoscitiva sulle condizioni del personale militare impiegato nell'operazione «Strade sicure» con l'intenzione di apprendere quali siano le attività portate avanti e le procedure di impiego del personale, ponendo particolare attenzione agli aspetti della sicurezza sul luogo del lavoro;

          lo stato maggiore della difesa – Ispettorato generale della sanità militare ha emanato, nel marzo 2018, le linee guida sulle attività di supporto morale-psicologico e assistenziale-previdenziale al personale militare e ai rispettivi familiari, in caso di particolari eventi che permettono ai comandanti di reparto di applicare correttamente procedure standard al fine di facilitare anche il reimpiego di militari vittime di fatti di cronaca come quelli riportati –:

          se il Ministro intenda chiarire come le linee guida sulle attività di supporto morale e psicologico siano state applicate nei casi di cronaca richiamati in premessa che hanno coinvolto personale militare, con particolare riferimento al personale impiegato nell'operazione «Strade sicure», e quali iniziative siano state assunte per sostenere il recupero psicologico, ove se ne sia riscontrata la necessità, dei militari coinvolti.
(5-02826)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la riforma attuata dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007) ha fatto lievitare esponenzialmente il canone demaniale dei porti turistici, stabilendo l'abrogazione della specifica normativa per loro prevista e l'applicazione di quella riguardante le concessioni turistiche ricreative, inclusi gli aumenti tariffari applicati a queste ultime per adeguarle ai valori economici correnti;

          fino al 2006 era previsto un meccanismo di canoni e adeguamenti che tenesse conto degli investimenti attuati dal concessionario, in una delicata calibratura dei piani d'impresa, ciò anche al fine di incentivare la realizzazione di strutture portuali turistiche che, al termine della concessione, sarebbero state incamerate dallo Stato;

          il quadro tariffario è stato dunque sovvertito rispetto al passato con il risultato di «premiare» chi ha fatto investimenti minori o addirittura non li ha fatti. Dette tariffe, infatti, sono state applicate con riferimento allo stato di fatto realizzato dai concessionari successivamente al rilascio della concessione;

          chiamata a giudicare in merito, la Corte costituzionale con sentenza n. 29 del 2017 ha ritenuto di per sé legittima l'applicazione della nuova normativa, ma ha specificato che risulta doverosa un'interpretazione della disposizione dell'articolo 1, comma 252, della legge n. 296 del 2006 che escluda l'applicabilità generale e indifferenziata dei canoni commisurati ai valori di mercato a tutte le concessioni di strutture dedicate alla nautica da diporto, rilasciate prima dell'entrata in vigore della disposizione in esame, specificando che per la determinazione del canone demaniale occorre considerare la natura e le caratteristiche dei beni oggetto di concessione quali erano all'avvio del rapporto, escludendo l'applicabilità dei nuovi criteri commisurati al valore di mercato alle concessioni non ancora scadute che prevedano la realizzazione di impianti ed infrastrutture da parte del concessionario;

          tuttavia, l'Agenzia delle entrate ha comunque avanzato la richiesta di pagamento delle cartelle esattoriali comprensive degli aumenti determinati dalla legge n. 296 del 2006, mettendo in ginocchio venticinque porti turistici e condannando alla perdita del lavoro 2.200 addetti delle strutture portuali interessate (alla Marina Blu di Rimini sono stati riscossi 1,1 milioni di euro e bloccati i conti correnti) –:

          quali soluzioni intenda adottare, per quanto di competenza, affinché si possa dare piena attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 29 del 2017 e i canoni, indicati in premessa e previsti dalla legge n. 296 del 2006, non siano applicati in modo indifferenziato e non incidano sulle concessioni avviate precedentemente alla entrata in vigore della legge finanziaria 2007.
(5-02822)


      FRAGOMELI, BURATTI, MANCINI, MURA, ROTTA e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 25-undecies del decreto-legge n. 119 del 2018 è intervenuto, con una novella all'articolo 31 della legge n. 448 del 1998, sulla disciplina relativa alla determinazione del prezzo massimo per la cessione del diritto di proprietà o del diritto di superficie delle singole unità abitative edificate in regime di edilizia residenziale convenzionata;

          la disposizione prevede che il vincolo del prezzo massimo di cessione possa essere rimosso con atto pubblico o scrittura privata autenticata, a richiesta delle persone fisiche che vi abbiano interesse, anche se non più titolari di diritti reali sul bene immobile (e non più, come attualmente previsto, mediante convenzione in forma pubblica stipulabile con il comune solo da parte del singolo proprietario), dietro il pagamento del corrispettivo di affrancazione del vincolo;

          dalla lettura della norma si evince che la determinazione di tale corrispettivo debba essere stabilita, anche con l'applicazione di eventuali riduzioni in relazione alla durata residua del vincolo, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza unificata ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Il medesimo decreto individua, altresì, i criteri e le modalità per la concessione da parte dei comuni di dilazioni di pagamento del corrispettivo di affrancazione dal vincolo;

          si ricorda che, prima delle modifiche apportate dal decreto-legge n. 119 del 2018, con l'articolo 29, comma 16-undecies, del decreto-legge n. 216 del 2011 era stato stabilito che, a decorrere dal 1° gennaio 2012, la percentuale relativa alla determinazione del prezzo massimo di cessione delle singole unità abitative di edilizia residenziale pubblica (Erp), nonché del canone massimo di locazione fosse stabilita dai comuni;

          allo stato attuale non è stato ancora emanato alcun decreto dal Ministero dell'economia e delle finanze e non risulta chiaro quale sia l'oggetto che detto decreto dovrebbe disciplinare;

          questa situazione sta determinando un rallentamento delle attività di compravendita nel settore immobiliare –:

          quale sia la ragione del ritardo nell'emanazione del decreto citato in premessa, anche chiarendo quale sia l'ambito oggettivo che il suddetto decreto dovrà disciplinare.
(5-02823)


      GIACOMONI, SPENA, MARTINO, BARATTO, CATTANEO, ANGELUCCI, PORCHIETTO e GIACOMETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          nell'ambito dei bilanci delle banche di credito cooperativo (Bcc) è presente all'interno del patrimonio netto una voce generalmente denominata «riserve indivisibili»;

          tale voce corrisponde a una posta di bilancio che si è andata formando negli anni ed è costituita da accantonamenti di utili di esercizi non distribuiti;

          ad avviso degli interroganti, con un'apposita disposizione normativa, si potrebbe consentire di trasferire a capitale sociale la consistenza della suddetta riserva, ponendo come condizione che i soci cooperatori sottoscrivano e versino aumenti di capitale per almeno il 50 per cento della riserva stessa. L'importo trasferito, inoltre, potrebbe essere sottoposto a imposta sostitutiva pari al 10 per cento. In buona sostanza, ad esempio, qualora nel bilancio della banca di credito cooperativo considerata vi fosse una riserva indivisibile pari a 1.000.000 euro, la sottoscrizione di aumento del capitale sociale e il relativo versamento (in denaro) di 500.000 euro farebbero scattare l'aumento di capitale sociale per 1.400.000 euro e un introito erariale per 100.000;

          in questo modo si realizzerebbe un triplice effetto positivo dovuto alla conseguente capitalizzazione delle banche di credito cooperativo, alla creazione di valore per il socio cooperatore ed infine al gettito rinveniente per l'erario –:

          quali elementi il Governo intenda fornire alla luce di quanto descritto in premessa, anche in relazione alla consistenza del gettito per la finanza pubblica, e se non intenda intervenire sul punto con apposite iniziative di carattere normativo.
(5-02824)


      CURRÒ, GRIMALDI, MARTINCIGLIO, RUGGIERO, CANCELLERI, RADUZZI, GIULIODORI, TRANO, APRILE e ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la manifestazione di protesta di alcune associazioni di commercialisti ed esperti contabili, avvenuta il 1° ottobre 2019 davanti alla sede del Ministero dell'economia e delle finanze, finalizzata a chiedere la disapplicazione degli indici sintetici di affidabilità per l'anno d'imposta 2018, a causa di una serie di difficoltà legate al malfunzionamento di tale nuovo misuratore fiscale, richiede al legislatore, una particolare attenzione ed interventi mirati in grado di garantire agli operatori del settore e soprattutto ai contribuenti, un contesto di certezza del diritto più ordinato, indispensabile per la programmazione e la pianificazione di attività, investimenti e crescita del Paese;

          al riguardo, gli interroganti evidenziano come le risposte del Governo, all'atto di sindacato ispettivo presentato in Commissione finanze di recente, se da un lato hanno rassicurato le categorie dei professionisti interessati, relativamente all'applicazione degli Isa, in quanto essa sembrerebbe non implicare un rigido automatismo nello svolgimento di attività e di controllo, dall'altro in ragione delle accertate anomalie dello strumento non sembrano garantire una corretta rilevazione della situazione patrimoniale di diverse categorie e potrebbero, quindi, confliggere con i prìncipi sanciti dallo Statuto del contribuente;

          le richieste avanzate dalle suesposte associazioni, a giudizio degli interroganti, appaiono condivisibili, anche in relazione alle aspettative legittime della stragrande maggioranza dei cittadini-contribuenti onesti, in termini di reciproco rispetto con il sistema tributario, che deve essere impostato pertanto sull'effettiva applicazione dello statuto del contribuente, spesso trascurato tanto dal legislatore, quanto dall'amministrazione come si evince proprio dal caso degli Isa;

          la necessità d'introdurre misure urgenti, volte a rivedere il quadro-applicativo degli Isa, al fine di rendere più efficiente e affidabile l'indicatore in questione, risulta pertanto a parere degli interroganti opportuno in relazione alle evidenti inadeguatezze del sistema di calcolo manifestatesi nel corso dell'elaborazione dei mesi scorsi, anche stabilendo l'apertura di un tavolo di confronto con gli operatori del settore –:

          quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di risolvere le problematiche descritte in premessa e, in particolar modo, se ritenga opportuno porre in essere un intervento correttivo sulle modalità di calcolo dei suddetti indici anticipatamente rispetto ai tempi di revisione previsti, considerate le criticità riscontrate ed emerse dall'incrocio dei dati, nonché un confronto con le categorie di settore valutando la praticabilità di una potenziale proroga dei versamenti correlati con maggiorazione minima.
(5-02825)

Interrogazione a risposta scritta:


      PATELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          nelle scorse settimane il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Lorenzo Fioramonti ha annunciato, in un'intervista al «Corriere della Sera», l'intenzione di prevedere «micro tasse di scopo» per raggiungere obiettivi da lui ritenuti strategici, tra le quali la tassazione su merendine e bibite zuccherate in quanto dannose per la salute;

          inevitabilmente la proposta ha suscitato clamore ed è divenuta oggetto sui social network di ironia e vignette a scopo satirico;

          secondo il Ministro Fioramonti, c'è la necessità di finanziare lo Stato «trovando risorse in modo innovativo» e ha stimato il gettito complessivo derivante dalla sua attuazione in una cifra tra 1,5 e 3 miliardi di euro;

          il Codacons ha calcolato che l'aggravio annuale per ogni famiglia sarebbe di 58 euro, appesantendo le spese familiari e comportando una maggiore contrazione dei consumi, ricordando come l'esperienza di altri Paesi che hanno introdotto imposizioni fiscali analoghe abbia dimostrato che «simili tasse hanno un impatto deprimente sui consumi del comparto, con riduzioni fino al 10 per cento, ma nessun effetto reale sulla salute»; i consumatori, infatti, reagiscono «dirottando gli acquisti verso altri prodotti contenenti zucchero, egualmente nocivi ma non colpiti da tassazioni»;

          secondo Alberto Franco, professore a contratto di diritto tributario presso l'università di Torino e associato di CBA, intervenuto dalle colonne di La Repubblica, «delegare l'educazione ad una corretta alimentazione alle imposte e al sistema fiscale, già piuttosto pervasivo nel nostro Paese, invece che a programmi di informazione e di educazione, tutto sommato non sembra essere la strada più efficiente»;

          in Francia, ad esempio, l'introduzione di una tassa sulle bevande zuccherate ha comportato un decremento solo temporaneo del consumo degli alimenti tassati, tant'è vero che dopo poco tempo i livelli di consumo sono tornati a quelli precedenti, ma il consumatore finale ne ha subito totalmente il rincaro;

          le famiglie maggiormente in difficoltà economica – 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta secondo l'Istat – sono quelle che in maniera minore possono avvalersi di sostituti agli snack industriali in quanto questi ultimi, in virtù di economie di scala e maggior organizzazione industriale, potranno avvantaggiarsi di costi inferiori alle cosiddette merende salutari e pertanto saranno scelti maggiormente dalle famiglie italiane più economicamente svantaggiate, nonostante un costo maggiorato rispetto all'attuale;

          tale proposta ricorda molto da vicino quella dell'allora Ministro della salute Renato Balduzzi, che nel 2012 aveva previsto un prelievo di scopo di 3 centesimi di euro sulle bottigliette da 33 centilitri delle bibite gassate, ipotizzando un gettito fiscale di 250 milioni di euro l'anno;

          tale idea doveva essere inserita all'interno di un decreto interministeriale economia e finanza-salute nell'agosto del 2012, ma la proposta fu stralciata già pochi giorni dopo, in seguito alle reazioni avverse dell'opinione pubblica, di diverse tra le maggiori associazioni di consumatori e delle opposizioni alla maggioranza che sosteneva il Governo Monti;

          occorre rivendicare con forza la libertà delle famiglie italiane alla definizione della migliore educazione per i propri figli, biasimando quella che appare all'interrogante l'intrusione dello Stato nello svolgimento di potestà in capo alle madri e ai padri italiani –:

          quali siano gli orientamenti del Governo a proposito della cosiddetta «tassa sulle merendine» e quali le modalità con cui si intende eventualmente applicarla, chiarendo, in tal caso, se si intenda far ricadere la stessa su un aumento dell'Iva oppure su un aumento percentuale di alcuni specifici alimenti;

          quali siano le effettive stime del maggiore gettito proveniente dalla cosiddetta «tassa sulle merendine» e se siano state effettuate stime sulle contrazioni del comparto merceologico oggetto della tassazione.
(4-03759)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

          l'interrogante con diversi atti di sindacato ispettivo (n. 3-00116 e n. 3-00217), presentati anche nella XVII legislatura (n. 3-00080), da anni segnala al Governo le difficoltà del distretto della corte di appello di Venezia, ed in particolare del tribunale di Vicenza, a causa di organici sottodimensionati e gravi scoperture di magistrati e personale amministrativo;

          negli ultimi anni il Consiglio superiore della magistratura ha contribuito a far uscire la giustizia vicentina da una crisi che pareva endemica e che era sfociata nel marzo 2014 con la provocatoria richiesta di fallimento del tribunale, avanzata dagli avvocati del foro;

          con l'arrivo del presidente del tribunale dottor Alberto Rizzo, la situazione è radicalmente migliorata;

          ma ora gli indubbi progressi rischiano di essere vanificati, in particolare nel settore penale, per effetto di due maxi processi;

          il processo per il crack della Banca Popolare di Vicenza, in cui si sono costituite ben ottomiladuecento parti civili, sta andando a spron battuto, per evitare il rischio di prescrizione. Dei 10 magistrati del settore penale, ben tre sono stati assegnati in via esclusiva a tale processo;

          due giudici sono stati recentemente trasferiti ed un altro magistrato è già entrato nel periodo di maternità obbligatoria;

          con ogni probabilità il prossimo anno si procederà alla celebrazione del processo ai manager Miteni per il grave inquinamento da Pfas, con la plausibile costituzione di migliaia di parti civili;

          altri due giudici (con quelli popolari, visto che si tratta di reati da corte d'assise) saranno quindi assegnati a questo procedimento;

          questi due processi, dall'impatto devastante per un tribunale di dimensioni medie, come quello vicentino, sono destinati a far cadere la struttura in una gravissima crisi organizzativa con effetti paralizzanti per l'intero settore penale;

          più volte in passato il presidente del tribunale ha effettuato richieste di applicazioni di magistrati extra distrettuali per poter fare fronte al prevedibile blocco del settore penale;

          quella del foro vicentino non è quindi una doglianza fine a sé stessa, ma la segnalazione di una situazione eccezionale, che merita una attenzione ed una risposta eccezionale;

          il presidente dell'ordine degli avvocati di Vicenza ha inviato pochi giorni fa al Presidente della Repubblica ed al vice presidente del Csm una accorata richiesta di aiuto, che secondo l'interpellante sarebbe davvero grave ignorare –:

          quali iniziative il Ministro interpellato intenda assumere, per quanto di competenza, per garantire le dotazioni di magistrati e personale amministrativo necessarie al tribunale di Vicenza per una celere ed efficiente amministrazione della giustizia penale.
(2-00512) «Zanettin».

Interrogazioni a risposta scritta:


      GAGLIARDI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere - premesso che:

          dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito radicale, insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

          al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

          dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

          la delegazione che ha visitato il carcere di La Spezia il 15 agosto era composta da: avvocato Deborah Cianfanelli, consiglio generale del Partito radicale, camera penale La Spezia; avvocato Manuela Gagliardi, deputata di Cambiamo! - 10 volte meglio, camera penale di La Spezia: Catia Piras, camera penale La Spezia-Segretario del consiglio dell'ordine degli avvocati di La Spezia; Andrea Lazzoni, presidente della Camera penale di La Spezia: Raffaella Nardone, segretario della Camera penale di La Spezia e membro dell'Osservatorio nazionale carcere; avvocato Paolo Lunghi; Giacomo Giannello, Partito radicale: Stefano Tosini, Patito radicale; Antonella Rocca, Partito radicale;

          si è rilevato che nel carcere di La Spezia:

              i detenuti presenti sono 237 su una capienza regolamentare di 151 posti;

              i detenuti stranieri sono 121;

              31 ristretti sono in attesa di giudizio di cui imputati 13, appellanti 10 e ricorrenti 8;

              i detenuti tossicodipendenti sono 142, 18 sono in terapia metadonica, 4 sono sieropositivi;

              i detenuti affetti da epatite C sono 21, detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 200;

              i detenuti lavoranti dipendenti dall'amministrazione penitenziaria sono 45; lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative sono 6, detenuti «semiliberi» che lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni sono 15 mentre «semiliberi» che lavorano in proprio è 1;

              la pianta organica degli agenti di polizia penitenziaria è di 146 unità, assegnati 130, effettivamente in servizio 14;

              la pianta organica degli educatori è composta da 3 unità, 3 assegnati e 3 effettivamente in servizio:

              la pianta organica psicologi ex articolo 80, della legge sull'ordinamento penitenziario, prevede 2 unità, assegnati 2, effettivamente in servizio 2;

              sono state eliminate le sale colloqui con avvocati e le sale colloqui con educatori;

              le celle sono nuovamente prevalentemente a regime chiuso, ad eccezione della sezione protetti;

              la maggior parte della popolazione soffre di gravi patologie psichiatriche e dovrebbe stare nelle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza;

              vi e grande difficoltà a reperire disponibilità di braccialetti elettronici;

              nel 2019 ci sono stati due suicidi;

              il medico è garantito h 24 –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

          quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

          quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di La Spezia e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

          quali iniziative di competenza intenda assumere per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

          quali iniziative di competenza si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti.
(4-03735)


      GAGLIARDI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

          al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

          dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

          la delegazione che ha visitato il carcere di Massa il 15 agosto 2019 era composta da: avvocato Deborah Cianfanelli, consiglio generale del Partito Radicale, Camera penale La Spezia; Stefano Petrella, Partito Radicale; avvocato Raffaella Nardone, Segretaria Camera penale di La Spezia e Membro dell'Osservatorio nazionale carcere; Corrado Ceccarelli, Camera penale di Massa, referente locale dell'Osservatorio nazionale carcere; Giacomo Gianello, Partito Radicale, onorevole Cosimo Ferri, PD;

          nel carcere di Massa:

              i detenuti presenti sono 233, di cui 90 stranieri, ristretti nei 179 posti regolamentari. I posti non disponibili sono 18;

              i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 100; quelli per conto di imprese cooperative sono 2;

              i detenuti semiliberi sono 6, dei quali 3 lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni;

              i tossicodipendenti sono 87 di cui 15 sono in trattamento metadonico; i detenuti affetti da epatite C sono 30, quelli sieropositivi 10 ed i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 10;

              i detenuti con pena definitiva sono 178, mentre quelli in attesa di giudizio sono 31 imputati, 6 appellanti e 5 ricorrenti;

              gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 114 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 139;

              i 18 posti non disponibili riguardano il complesso inaugurato nel 2015, successivamente chiuso;

              l'infermeria ad oggi è utilizzata per i casi psichiatrici gravi inviati alla casa di reclusione di Massa da altri istituti, in particolare Volterra;

              nell'istituto vi è una tessitoria che impiega 30 lavoranti e una sartoria che ne impiega 15. Altri 60 detenuti lavorano a turni in lavanderia, cucina e a rotazione nelle sezioni, oltre a 4 impiegati nell'orto;

              gli agenti di polizia penitenziaria rilevano che, oltre ad essere sotto organico, a causa della carenza di personale amministrativo, almeno 10 di loro sono adibiti a mansioni amministrative;

              le celle sono prevalentemente occupate da 3 detenuti e la metratura appare al di sotto dei parametri stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) con il sistema di custodia aperta;

              il reparto infermeria ospita anche i detenuti «nuovi ingressi» e coloro che non possono essere collocati nelle altre sezioni per altre ragioni;

              i detenuti usciti dal 1° gennaio 2019 al 14 agosto 2019 per fine pena, rimessione in libertà, arresti domiciliari (con o senza braccialetto elettronico), espulsione, estradizione, trasferimento ed altro sono stati un totale 113 –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

          quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

          quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Massa e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

          quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

          quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

          se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte a eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03737)


      GAGLIARDI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

          al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

          dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

          la delegazione che ha visitato il carcere di Sanremo il 18 agosto era composta da: avvocato Deborah Cianfanelli; consiglio generale del Partito Radicale; Camera penale La Spezia; avvocato Marco Bosio, ex presidente della Camera penale Sanremo-Imperia; Stefano Petrella, Partito Radicale; Gianpiero Buscaglia, Partito Radicale; Giacomo Giannello, Partito Radicale;

          nel carcere di Sanremo:

              i detenuti presenti sono 269, dei quali 149 stranieri ristretti nei 234 posti regolamentari;

              i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 58; i lavoranti per conto di imprese e cooperativa sono 4; 2 detenuti semiliberi lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni;

              12 detenuti sono in trattamento metadonico su 74 detenuti tossicodipendenti; i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 54;

              i detenuti affetti da epatite C sono 40 ed i sieropositivi sono 3;

              47 ristretti sono in attesa di giudizio di cui imputati 22, appellanti 12 e ricorrenti 13;

              gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 183, mentre la pianta organica ne prevede 201;

              la struttura non è servita da mezzi pubblici di trasporto;

              non esiste il regolamento di istituto in attesa della compilazione della parte di competenza della Asl;

              non vi è mediatore culturale;

              vi è prevalenza di celle da 6 detenuti ed a custodia chiusa;

              vi è scarsa presenza di psichiatri;

              sono presenti n. 2 defibrillatori;

              il reparto ordinario comuni è composto da celle da sei detenuti a regime chiuso. Le ore d'aria sono 9:30-11:30, 13:30-15:30 e quelle di socialità dalle 16:30 alle 19:30;

              sono scarsi gli incontri con gli educatori e si registra scarsità di lavoro;

              si rileva scarsità, se non totale assenza, della parte trattamentale e riabilitativa;

              vi sarebbe impossibilità di ottenere permessi per cure esterne;

              ai definitivi vengono detratte le spese di mantenimento nella misura di euro 112,00 ogni 15 giorni;

              i detenuti lamentano la scarsità delle forniture per igiene personale e di carta igienica (1 rotolo a settimana a testa);

              le celle sono fatiscenti e molto umide;

              sono rarissimi anche gli incontri con gli psicologi;

              alcuni detenuti tossicodipendenti che in libertà erano seguiti dal Sert non sono più stati seguiti dal momento dell'ingresso in carcere;

              il reparto degenza ha celle da 2 a regime chiuso con 2 ore d'aria la mattina e 2 la sera;

              un detenuto soffre di apnee notturne e lamenta che non gli viene messo a disposizione il necessario dispositivo;

              il reparto protetti detiene 53 detenuti. In questo reparto si trova detenuto Boccalatte, ex presidente del tribunale di Imperia, entrato per la «legge spazzacorrotti» nonostante i suoi 78 anni di età –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

          quali iniziative si intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

          quali iniziative intendano adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Sanremo e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

          quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria.
(4-03739)


      GAGLIARDI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

          al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

          dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

          la delegazione che ha visitato il carcere di Chiavari (GE) il 17 agosto 2019 era composta da Alessandro Rosasco, Partito radicale; Claudia Bornico, Partito radicale; Angelo Chiavarini, Partito radicale; Raffaella Nardone, segretaria camera penale di La Spezia e membro dell'Osservatorio nazionale carcere; Larissa Gagliardini Valentina Ramacciotti, camera penale La Spezia; Luca Garibaldi, consigliere regionale del PD;

          si è rilevato che nel carcere di Chiavari:

              i detenuti presenti sono 56, ristretti nei 46 posti regolamentari;

              i tossicodipendenti in trattamento metadonico sono 26, i casi psichiatrici sono 3, molti detenuti sono affetti da epatite C, solo 1 in trattamento;

              i detenuti stranieri sono 22;

              gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 50 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 57, assegnati 51;

              vi è 1 educatore effettivamente in servizio, a fronte di pianta organica che ne prevedrebbe 2;

              vi è 1 psicologo per 14 ore al mese;

          i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 11 e i detenuti lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative sono 6; semiliberi 2 –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

          quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

          quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Chiavari e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

          quali iniziative di competenza si intendano assumere per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

          se i Ministri interrogati intendano intervenire e in quale modo al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, più in generale nelle carceri italiane e in particolare a quello di Chiavari;

          quali iniziative di competenza si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

          se sia in funzione nel carcere di Chiavari il servizio sanitario h 24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03750)


      BILOTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          per la prima volta, nel nostro Paese, è stato contestato il reato di tortura, e nei confronti di pubblici ufficiali: a finire nel mirino della procura di Siena quindici agenti della polizia penitenziaria del carcere di San Gimignano per i pestaggi perpetrati ai danni dei detenuti ivi ristretti;

          in base a quanto riportato dagli organi di stampa, il pestaggio più grave risalirebbe ad un anno fa, perpetrato nei confronti di un ragazzo tunisino di 31 anni: in quindici, tra agenti e ispettori, lo avrebbero trascinato in un corridoio del reparto isolamento e poi picchiato. L'uomo, quasi completamente svestito e insultato con frasi razziste, ha continuato ad essere colpito anche quando si trovava a terra senza più forze, minacciato dai poliziotti che gli avrebbero imposto il silenzio, tanto che lo stesso si sarebbe anche rifiutato di sottoporsi a visita medica, rinunciando a denunciare i suoi aguzzini;

          agli agenti che terrorizzavano i detenuti, operando «nell'ombra» e approfittando della paura ingenerata negli stessi, viene contestato il reato di tortura, nonché quelli di minaccia, lesioni aggravate e falso ideologico, in relazione al tentativo di insabbiare i fatti. È stata, altresì, disposta la sospensione immediata per quattro di loro;

          Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti della regione Toscana, sottolinea come da tempo fosse stata denunciata una situazione «Intollerabile» all'interno del carcere di San Gimignano (costruito, tra l'altro, in un luogo isolato, difficilmente raggiungibile), per questioni di sovraffollamento, strutturali e organizzative. Nel mese di luglio 2019, dopo un principio di incendio domato con difficoltà, anche per la carenza idrica del carcere, i sindacati degli agenti di polizia penitenziaria avevano definito la condizione del penitenziario «esplosiva e in balia degli eventi»;

          dopo quanto emerso dall'inchiesta della procura senese, Andrea Merrucci e Daniela Morbis, rispettivamente sindaco di San Gimignano e assessore alle politiche sociali, chiedono l'intervento del Ministro della giustizia perché «da troppo tempo la Casa di reclusione di San Gimignano è abbandonata al suo destino, senza una direzione stabile e da mesi senza comandante e vice-comandante della Polizia penitenziaria»;

          in base a quanto emerge dalle denunce presentate da diversi detenuti, tali episodi sarebbero numerosi; fatti che non possono che contrastare fortemente con quanto previsto dall'articolo 27 della Costituzione –:

          se il Ministro non ritenga di dover intervenire in tempi rapidi per verificare le gravi problematiche che caratterizzano il carcere di San Gimignano ed, in particolare, quali tempestive e opportune iniziative intenda adottare quanto ai fatti esposti in premessa che, oltre a contrastare con quanto disposto dall'articolo 27 della Costituzione, ledono l'operato e la professionalità degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che, invece, svolgono in maniera eticamente impeccabile il proprio lavoro.
(4-03762)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


      DE MARTINI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          la strada Sassari-Alghero rientra nelle priorità d'intervento della «rete fondamentale» prevista nel piano regionale dei trasporti e riveste una fondamentale importanza strategica nel sistema viario regionale, collegando tra loro due centri di riferimento per il territorio della parte settentrionale dell'isola e garantendo l'accessibilità allo scalo aeroportuale di Alghero-Fertilia;

          in sede di commissione Via è emersa una problematica per il completamento del primo lotto progettuale, l'unico rimasto da completare per il collegamento tra Sassari ed Alghero;

          secondo il parere della Commissione Via, esisterebbe una incompatibilità con le previsioni del piano paesaggistico regionale per il tratto da Rudas ad Alghero e per la bretella di collegamento con l'aeroporto;

          nonostante le modifiche apportate al progetto da parte dell'Anas, giustificate da un preciso report dei flussi di traffico, parrebbe che l'orientamento della Commissione Via sia quello di autorizzare esclusivamente una strada a due corsie;

          le integrazioni richieste sono fondate sul punto nel quale si afferma che il piano paesaggistico regionale non prevede la costruzione di strade a quattro corsie all'interno della cosiddetta fascia costiera;

          le norme tecniche di attuazione del piano paesaggistico regionale prescrivono il divieto di realizzazione nella fascia costiera di nuove strade extraurbane di dimensioni superiori alle due corsie, fatte salve quelle di preminente interesse statale e regionale, per le quali sia in corso la procedura di valutazione di impatto ambientale presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, autorizzate dalla giunta regionale;

          la progettazione dell'opera già dagli anni ’80 è stata inserita nei documenti programmatici regionali e l'attuazione degli interventi di potenziamento dell'itinerario Sassari-Alghero, attraverso la realizzazione di una nuova strada a 4 corsie, è stata avviata alla fine degli anni ’90 con la realizzazione del primo tratto Sassari-bivio Olmedo, completato nel 2002;

          il progetto del secondo tronco, suddiviso in 4 lotti e sempre a 4 corsie, è stato sottoposto alla procedura di Via, conclusa dal parere favorevole sulla compatibilità ambientale dell'opera e, in seguito, esaminato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la verifica della compatibilità urbanistica, dichiarata, con i provvedimenti nn. 8176 del 4 settembre 2003 e 12665 del 20 dicembre 2005;

          il lotto 1, pertanto, non può essere qualificato come una «nuova strada», in quanto, all'entrata in vigore del piano paesaggistico regionale nel 2004, l'intervento nella sua interezza era già inserito nei documenti programmatici e pianificatori regionali e nazionali, e autorizzato sia dal punto di vista ambientale che urbanistico;

          l'intervento oggetto di valutazione di impatto ambientale non rappresenta quindi il progetto di una nuova strada, ma di un'opera a suo tempo già autorizzata e approvata da tutti i soggetti competenti;

          è evidente che sarebbe assurdo concludere con 2 corsie una strada realizzata già per i tre quarti dell'opera a quattro corsie;

          il completamento della Sassari-Alghero è fondamentale per lo sviluppo del territorio e deve garantire, inoltre, una seria viabilità e soprattutto sicurezza –:

          se il Governo non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per assicurare il completamento dell'ultimo tratto della Sassari-Alghero a quattro corsie, garantendo la percorrenza e la sicurezza di un'arteria fondamentale per lo sviluppo del territorio.
(4-03741)


      GRIPPA, NESCI, TESTAMENTO, CATALDI, DEL SESTO, NAPPI, CASA e PENNA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          la stazione dell'Alta Velocità Napoli-Afragola tra le stazioni più belle del mondo è sita in quella che una volta era la Campania felix. Sotto questa stazione ci sarebbero 53 discariche con rifiuti industriali realizzate fino al 2014;

          della presenza di rifiuti tossici diversi giornalisti avevano dato l'allarme già nel 2014 e sulla questione un anno prima migliaia di cittadini erano scesi in piazza per denunciare gli effetti della «Terra dei fuochi». Cittadini che ancora oggi sono in fermento per i numerosi decessi che si stanno registrando nella zona, per i roghi che stanno continuando a sprigionare veleni che minacciano bambini, donne e uomini. Un contesto che più di venti anni fa i primi pentiti avevano già descritto alle autorità come «l'ecomafia»;

          sulla pagina webopenonline in un articolo del 22 settembre 2019 dal titolo «Ecomafia, c'è una maxi discarica sotto alla stazione TAV di Afragola» si legge: «La notizia è stata confermata da Vito Felice Uricchio, direttore facente funzioni, dell'istituto di Ricerca sulle Acque (Irsa) del Cnr – Consiglio nazionale delle ricerche – durante un intervento all'11° Forum Internazionale Sull'Economia dei Rifiuti del consorzio Polieco, a Ischia, sulle tecniche per il rilevamento dei rifiuti plastici. I rifiuti sono dappertutto: sotto la stazione, sotto il parcheggio della stazione, nei circostanti. La prima discarica abusiva sotterranea ad essere stata scoperta era quella sepolta sotto il parcheggio ovest della stazione»;

          la stazione è stata inaugurata il 6 giugno 2017, mentre il servizio regolare per i viaggiatori è iniziato con il cambio d'orario estivo dall'11 giugno dello stesso anno –:

          se quanto riportato dall'articolo corrisponda al vero e di quali ulteriori elementi siano a conoscenza i Ministri interrogati;

          se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per l'accertamento di quanto esposto in premessa e se le indagini e/o le eventuali bonifiche dell'area interessata dai rifiuti possano determinare un divieto di circolazione dei treni con il conseguente disagio per l'utenza dell'importante nodo ferroviario.
(4-03743)


      ROSPI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          una delle arterie principali della Basilicata è la strada statale 407, denominata anche «Basentana», di competenza di Anas S.p.a.;

          la Basentana risulta fondamentale per la viabilità lucana, in quanto collega l'area del Metapontino con la città di Potenza, capoluogo di regione;

          ad oggi la Basentana, soprattutto nel tratto tra Grassano e Salandra, risulta essere una delle arterie più pericolose dell'intera regione, tanto da essere rinominata «la strada maledetta»;

          la pericolosità di questa arteria deriva principalmente dalla mancanza dello spartitraffico centrale nel tratto di strada che collega il comune di Calciano con quello di Metaponto, spartitraffico che se presente eviterebbe molti incidenti, soprattutto quando questi si caratterizzano per l'invasione dell'altrui carreggiata, e renderebbe certamente meno grave il bilancio dei decessi;

          l'interrogante, attraverso l'interrogazione a risposta scritta n. 4-00459 del 7 luglio 2018, ha chiesto al Governo di informarsi presso Anas S.p.a. sulle tempistiche di messa in sicurezza della strada statale 407;

          in data 7 agosto 2018, il Ministro pro tempore, in seguito alle informazioni fornite da Anas S.p.a., ha risposto all'interrogazione n. 4-00459 indicando gli interventi da realizzare nel tratto stradale in questione così come segue: la tratta Ferrandina-Pisticci (SS 407 dal km 64 al km 70), è compresa nel più ampio intervento di riqualificazione e messa in sicurezza con interventi in sede della strada statale 407 Basentana dal km 52 al km 88. Il tratto stradale è stato suddiviso in stralci funzionali: per alcuni di questi come dal Km 42 al Km 52 la procedura di appalto dei lavori era prevista per il mese di settembre 2018; lo stralcio dal Km 52 al Km 64 prevedeva l'inizio dei lavori entro la fine del 2018; per gli altri due stralci, che interessano questa porzione di strada, i lavori sarebbero dovuti iniziare nel primo e nel secondo trimestre del 2019;

          gli interventi di messa in sicurezza della strada statale 407 Basentana, sono già finanziati e programmati per un investimento complessivo di 18,72 milioni di euro;

          tra i lavori previsti e programmati vi sono la manutenzione straordinaria di diversi viadotti presenti lungo tutta la strada statale 407, l'adeguamento delle barriere spartitraffico e i lavori di manutenzione straordinaria per la sostituzione e integrazione della segnaletica verticale;

          ad oggi non risulta avviato nessuno dei lavori di manutenzione e messa in sicurezza indicati nella risposta fornita all'interrogante –:

          se Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e se intenda adottare iniziative presso Anas S.p.a. al fine di chiarire quali siano le motivazioni che hanno portato a ritardare l'inizio dei lavori previsti per il primo e il secondo trimestre dell'anno 2019;

          quale sia lo stato dell'arte relativo a tutti gli interventi di messa in sicurezza della strada statale 407 programmati da Anas S.p.a.
(4-03746)


      BALDELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          da circa due mesi i lavori sulla galleria Montecastello, lungo la strada statale 4 Salaria, nel tratto che collega Arquata del Tronto e Aquasanta Terme risultano interrotti;

          il collegamento viario, lungo circa 2,7 chilometri, di cui due in galleria, è una variante al tracciato tra Trisungo di Arquata del Tronto e la galleria Valgarizia nel comune di Arquata Terme, e rientra nel più ampio progetto di ammodernamento della strada Salaria;

          l'ammodernamento della strada statale Salaria è un'opera di importanza strategica fondamentale nel tratto che attraversa la regione Marche perché collega i comuni del cratere;

          proprio per il potenziamento e il completamento delle infrastrutture viarie dell'area del cratere risultano stanziati da parte di Anas 90 milioni di euro con la previsione che i lavori sarebbero stati completati entro il primo trimestre dell'anno 2021;

          da fonti di stampa si apprende che il blocco dei lavori nel tratto stradale sopra riportato sia dovuto ad un mancato pagamento della commessa inerente ai lavori sulla Salaria e altre commesse da parte di Anas nei confronti dell'impresa aggiudicataria –:

          quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo per assicurare, come riportato nella nota di aggiornamento al Def 2019, la realizzazione degli interventi necessari a ripristinare e garantire la viabilità nelle zone colpite dal terremoto 2016, al fine di supportarne la ripresa economica e, nello specifico, per consentire al più presto la ripresa dei lavori di realizzazione dell'opera nel succitato tratto di strada.
(4-03752)


      MADIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          Roma Metropolitane è una società interamente partecipata da Roma Capitale costituita con lo scopo di progettare e realizzare, in qualità di stazione appaltante, metropolitane e sistemi di trasporto urbani per la città di Roma, principalmente su ferro fra cui la linea C, nonché gli ammodernamenti delle linee esistenti;

          la quasi totalità degli interventi realizzati o in corso di realizzazione da parte di Roma Metropolitane vedono impegnati importanti finanziamenti messi a disposizione dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

          al momento per Roma Metropolitane sussistono bilanci non approvati per le annualità 2015, 2016, 2017, 2018 con il semestrale 2019 fortemente in perdita;

          l'Amministrazione Capitolina, insediata nel 2016, ha posto alla guida di Roma Metropolitane l'ingegner Cialdini che, nell'espletamento del proprio mandato è stato costretto a produrre un decreto ingiuntivo nei confronti del socio unico a seguito del manifestarsi di mancati pagamenti di fatture emesse per prestazioni rese e mai contestate, per il quale nel maggio del 2018 il giudice ha sentenziato l'immediata esecutività;

          nello stesso anno 2018 viene sottoposto all'amministratore unico un nuovo contratto di servizio da firmare contestualmente alla rinuncia di parte del credito oggetto del decreto ingiuntivo da lui stesso presentato, che nel frattempo aveva generato il contenzioso che ha portato lo stesso ingegner Cialdini a presentare le proprie dimissioni in data 8 agosto 2018;

          a seguito dell'insediamento del nuovo amministratore unico ingegner Santucci (ad oggi dimissionario), lo stesso ritira immediatamente il decreto ingiuntivo e rinuncia a parte del credito esigibile per un valore di circa 5 milioni di euro e firma il contratto di servizio;

          il 28 dicembre vengono approvate le due delibere, una di circa 9 milioni di euro, che chiude la situazione dei crediti pregressi, e una relativa al nuovo contratto di servizio;

          tale contratto prevede un nuovo metodo di corresponsione delle progettazioni, stabilito in base alle tariffe dell'Oice (Organizzazione per le società di ingegneria) ma ribassate del 40 per cento, imponendo, inoltre, una serie di condizioni, ad avviso dell'interrogante, vessatorie;

          a fine febbraio 2019, durante un incontro con le organizzazioni sindacali, l'amministratore unico, ingegner Santucci, dichiara che nel contratto sottoscritto i ricavi non sono sufficienti a coprire gli interi costi aziendali;

          ad aprile pertanto, l'ingegner Santucci, invia al socio unico un piano industriale in cui si prevede, tra le altre cose, l'apertura di una procedura di licenziamento collettivo ai sensi della legge n. 223 del 1991 per 45 esuberi. Tale piano non è mai stato approvato dall'amministrazione Capitolina;

          a settembre 2019, l'amministrazione comunale convoca le organizzazioni sindacali, le cui richieste di incontro sono risultate fino a quel momento disattese, affermando la volontà di procedere alla liquidazione della società Roma Metropolitane;

          il 1° ottobre la giunta capitolina elabora una memoria (prot. RC n. 28727/19) per dare mandato al dipartimento partecipate di predisporre apposita proposta di deliberazione di Assemblea Capitolina per la messa in stato di liquidazione di Roma Metropolitane –:

          se, prima di procedere alla messa in liquidazione della Stazione appaltante, il comune di Roma abbia richiesto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (principale finanziatore delle opere seguite dalla società Roma Metropolitane) una valutazione dei rischi, inclusi quelli relativi ai tempi per la costituzione di una nuova stazione appaltante, ai sensi della normativa vigente, e delle conseguenze sulla dotazione infrastrutturale della Capitale d'Italia;

          se, nella malaugurata ipotesi che la messa in liquidazione sfoci in una procedura fallimentare, sia stato valutato, per quanto di competenza, l'impatto occupazionale e sociale per le lavoratrici ed i lavoratori di Roma Metropolitane, personale qualificato del quale verrebbe disperso, tra l'altro, il know how.
(4-03763)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


      ZAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          alle 12,30 del 29 settembre 2019 in via Bixio presso Padova, area circostante alla stazione ferroviaria della città, una famiglia di origine marocchina (marito, moglie, i tre figli minorenni della coppia e il fratello della moglie) ha subito un'aggressione da parte di un gruppo di uomini, che secondo le dichiarazioni delle persone aggredite, sarebbero di origine nigeriana;

          tale aggressione sarebbe scaturita dal rifiuto di un membro della famiglia all'offerta di acquisto di sostanze stupefacenti, arrivata dal gruppo di uomini responsabili dell'aggressione;

          l'aggressione ha provocato il ferimento dei tre adulti membri della famiglia, di cui uno trasportato al pronto soccorso dell'ospedale di Padova, e danni all'automobile, dentro cui erano presenti i tre minori;

          a parere dell'interrogante, il fatto esposto risulta di particolare gravità, in quanto avvenuto in pieno orario quotidiano di un giorno festivo, ai danni di una famiglia con minori al seguito, scatenato da moventi legati allo spaccio di sostanze stupefacenti;

          il fatto è solo l'ultimo di una lunghissima serie di violenze che riguarda il traffico di stupefacenti nella zona antistante la stazione ferroviaria di Padova, situazione che mette in serio pericolo la sicurezza di un'area densamente abitata e di forte passaggio di pendolari e turisti;

          il Consiglio dei ministri in data 20 maggio 2019 ha approvato, tramite modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 2001, l'innalzamento di fascia della questura di Padova, prevedendo l'aumento di organico di 35 nuovi agenti;

          a parere dell'interrogante, per il presidio del territorio urbano e per garantire piena sicurezza anche nell'area sopra citata, l'incremento di organico è urgente e non prorogabile –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda porre in essere per garantire una piena sicurezza del territorio urbano di Padova e il ripristino della totale legalità nell'area sopra citata;

          quali siano le tempistiche previste per l'incremento di organico della questura di Padova.
(4-03736)


      RIBOLLA e GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, con la sua giunta di centrosinistra, ha creato l'Accademia dell'integrazione, che consiste in un progetto d'integrazione sperimentale, partito a settembre 2018 con la collaborazione del comune, della Confindustria locale, della diocesi di Bergamo e delle organizzazioni del settore;

          si tratta di un programma su base volontaria al quale si accede solo dopo una rigorosa selezione ed è alternativo alla permanenza nei centri di accoglienza in attesa di ottenere il permesso di soggiorno;

          è notizia di questi giorni che il sindaco Gori ha annunciato, con soddisfazione, che il Tar di Brescia, su ricorso dei richiedenti il permesso di soggiorno che 35 di loro si erano visti negare dalla commissione territoriale in primo grado di giudizio, ha concesso ad uno, per ora, il permesso speciale proprio in virtù del grado di integrazione, di conoscenza della lingua italiana e del possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, requisiti tutti raggiunti presso l'Accademia dell'integrazione;

          tali richiedenti il permesso di soggiorno, pertanto, sono dei clandestini che andrebbero allontanati dal territorio in base alle leggi vigenti, invece vengono regolarizzati proprio a seguito dei contratti di lavoro forniti dall'Accademia dell'integrazione;

          l'Accademia dell'integrazione ha iniziato, nel mese di settembre 2019, il secondo anno di attività con 50 immigrati questa volta, prevedibilmente anche loro tutti irregolari, di origine nigeriana, ivoriana, senegalese e altro, ai quali verranno offerti posti di lavoro che probabilmente gli consentiranno di ottenere un permesso di soggiorno e che potrebbero, invece, essere proposti a cittadini italiani del comune di Bergamo, per esempio;

          sconcerta alquanto gli interroganti che, in un'Italia con una disoccupazione che, secondo gli ultimi dati Istat relativi al mese di agosto, ammonta al 9,5 per cento a livello generale e al 27,5 per cento a livello giovanile, disoccupazione che in Lombardia, pur dimezzandosi mediamente, resta comunque un problema, il comune di Bergamo debba avviare degli immigrati irregolari che non hanno diritto a restare sul territorio nazionale in un percorso lavorativo finalizzato ad un contratto a tempo indeterminato –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda adottare per chiarire come sia stato possibile che l'Accademia sopracitata abbia potuto stipulare contratti di lavoro, alcuni addirittura trasformati da contratti di formazione lavoro in contratti a tempo indeterminato, ad immigrati irregolari la cui richiesta di permesso di soggiorno è stata respinta in prima istanza dalla commissione territoriale.
(4-03747)


      FORNARO, FRATOIANNI, CONTE, MURONI, PASTORINO, ROSTAN, PALAZZOTTO, BERSANI, OCCHIONERO, EPIFANI e STUMPO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          martedì 1° ottobre 2019 i lavoratori e le lavoratrici di Roma Metropolitane hanno tenuto un presidio davanti la sede della propria azienda per protestare contro la giunta comunale che, senza alcun preavviso, ha deciso di liquidare la società, mettendo così a rischio il futuro occupazionale di 153 famiglie;

          a rischio immediato di licenziamento ci sono almeno una cinquantina di dipendenti ma la liquidazione della società lascia evidentemente tutti e tutte nell'incertezza;

          mentre il presidio era in pieno svolgimento un funzionario comunale, scortato dalle forze dell'ordine, si è presentato davanti al portone di ingresso della società e, senza nessun preavviso, gli agenti hanno iniziato a forzare e spingere con violenza chi si trovava davanti senza cercare nessun dialogo con i presenti;

          in quel momento, davanti al cordone della polizia si trovavano il segretario della funzione pubblica Cgil Roma e Lazio, Natale Di Cola, il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica e il deputato e consigliere comunale Stefano Fassina che, peraltro, si era già qualificato al caposquadra delle forze dell'ordine presenti al presidio;

          l'intervento senza preavviso della polizia ha comportato che prima fossero schiacciati e poi mandati a terra i due segretari del sindacato, il parlamentare Fassina e alcune lavoratrici di Roma Metropolitane;

          nella inevitabile calca che si è subito formata, data la foga e l'inattesa particolare durezza dell'intervento operato dalla polizia, le persone sopracitate sono anche state calpestate;

          in particolare, nello scontro, l'onorevole Fassina ha riportato uno schiacciamento toracico con venti giorni di prognosi, mentre Alberto Civica è stato travolto, ha sbattuto la schiena, ed è stato schiacciato dagli scarponi;

          a parere degli interroganti è del tutto inaccettabile che una manifestazione pacifica di lavoratori e sindacati subisca un tale intervento, del tutto ingiustificato e incomprensibile, da parte delle forze dell'ordine;

          l'uso della forza, in quel contesto, appare agli interroganti davvero un gesto sconsiderato;

          è incredibile che lavoratori e lavoratrici che difendono il proprio posto di lavoro e manifestano per i propri diritti e per tutelare i cittadini romani e i loro servizi, siano aggrediti in questo modo e che rappresentanti sindacali e parlamentari vengano feriti;

          i lavoratori e le lavoratrici di Roma Metropolitane già da mesi vivono l'angoscia della precarietà della propria azienda e del proprio posto di lavoro e non meritavano questo trattamento dalle forze dell'ordine che hanno calpestato la dignità di uomini e donne che in modo assolutamente pacifico cercavano in tutti i modi di impedire che la loro azienda venisse liquidata;

          il compito dei rappresentanti delle istituzioni deve sempre essere quello di ascoltare le ragioni dei lavoratori, tanto più se rischiano di essere le vittime sacrificali di chi ha mal gestito un'azienda, che sia pubblica o privata;

          in serata la stessa Ministra interrogata ha manifestato l'intenzione di chiedere al capo della Polizia di «verificare se l'intervento delle forze di polizia presenti sia stato svolto in maniera corretta e senza violazioni di legge» –:

          chi abbia autorizzato a forzare in modo violento una pacifica manifestazione di lavoratori e dei sindacati;

          se la Ministra interrogata non intenda verificare, anche tramite la questura e la prefettura di Roma, quali provvedimenti verranno assunti contro gli eventuali responsabili, qualora siano accertate delle irregolarità nell'operato delle forze dell'ordine;

          quali iniziative intenda assumere affinché in futuro non si ripetano episodi come quello esposto in premessa.
(4-03748)


      DONNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          così come già segnalato in data 31 luglio 2019 con l'interrogazione n. 4-03468, l'occupazione abusiva degli immobili costituisce da tempo una delle principali problematiche che affliggono i grandi centri urbani del Paese, conseguenza a volte della difficoltà di porre in essere politiche territoriali, urbanistiche e sociali, finalizzate alla riqualificazione delle aree periferiche e alla riduzione dei fattori di marginalità sociale. Il tema, come noto, è stato affrontato, sotto il profilo della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, dal decreto-legge n. 14 del 2017, convertito, con modificazioni, nella legge n. 48 del 2017, che ha introdotto alcune significative innovazioni volte al superamento del fenomeno, in un'ottica di miglioramento delle condizioni di vivibilità delle città e di prevenzione delle situazioni di degrado e di condotte illecite;

          l'articolo 11 del decreto-legge n. 14 del 2017 prevede che, al fine di assicurare il concorso detta forza pubblica per l'esecuzione dei provvedimenti di sgombero, il prefetto individui una scala di priorità che tenga conto della «tutela delle famiglie in situazioni di disagio economico o sociale»;

          con la circolare del 1° settembre 2018 del Ministero dell'interno, concernente disposizioni relative all'occupazione arbitraria di immobili, si domanda ai prefetti, nell'ambito delle loro competenze, attraverso l'istituzione del comitato per la sicurezza per organizzare le operazioni di sgombero, l'attuazione di un piano sociale per censire e identificare gli occupanti e la composizione dei nuclei familiari, con particolare riguardo alla presenza all'interno degli stessi di minori o altre persone in condizioni di fragilità, oltre alla verifica della situazione reddituale e della condizione di regolarità di accesso e permanenza sul territorio nazionale; si affida agli stessi il compito di adottare iniziative per l'esecuzione di sgomberi resi necessari da altre situazioni di rilievo, come le precarie condizioni di sicurezza degli immobili, che potrebbero emergere a seguito delle ordinanze contingibili e urgenti adottate dal sindaco;

          a seguito di indagini condotte dalla Guardia di finanza di Lecce nel 2018, sono emerse responsabilità importanti di politici, dirigenti e funzionari del comune dello stesso capoluogo di provincia salentino per l'assegnazione illecita di alloggi popolari in cambio di voti;

          dai dati pervenuti dall'ente gestore Arca Sud, in data 10 luglio 2019, a seguito dell'esplicita richiesta di accesso agli atti, è emerso che, ad oggi, sussistono 323 pratiche di decadenza relative alle case popolari che attendono ancora di essere evase e 405 casi di occupazioni abusive in provincia di Lecce e che interessano nello specifico, fra gli altri, i comuni di Lecce, Nardo, Gallipoli, Copertino, Galatina, Squinzano, Maglie e Tricase;

          da quanto emerso dalle dichiarazioni in tribunale dallo stesso direttore di Arca Sud, Sandra Zappatore, esiste un meccanismo ormai consolidato, per imposizione dei politici sotto inchiesta, concernente il blocco degli sgomberi –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

          quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare affinché i prefetti completino l’iter riguardante lo sgombero delle case popolari in questione per permettere, al contempo, una immediata riassegnazione degli stessi immobili ai cittadini bisognosi.
(4-03755)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


      LATINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

          i dialetti rappresentano la storia, la cultura e le tradizioni delle comunità locali;

          ogni regione, da nord a sud è caratterizzata da infinite sfumature linguistiche che raccontano tutto il suo patrimonio storico, civile e culturale;

          si tratta di un patrimonio che rischia seriamente di estinguersi in una società dove la rete, il web, i social network giocano un ruolo essenziale e primario nella comunicazione;

          nei giorni scorsi è stata approvata nelle Marche una legge regionale per custodire il patrimonio linguistico della regione;

          la legge prevede l'attivazione di collaborazioni con gli atenei marchigiani, i centri di documentazione e ricerca e le associazioni di territorio;

          inoltre, finanziamenti verranno messi in campo dalla regione per progetti didattici, manifestazioni culturali, spettacoli e altre produzioni artistiche;

          in tal modo, si vuole intervenire per valorizzare il patrimonio linguistico dell'intero territorio con le sue tradizioni –:

          se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare a tutela di un patrimonio culturale del passato ma anche e soprattutto per le future generazioni.
(4-03742)


      LATTANZIO, NITTI e CARBONARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          il decreto-legge n. 140 del 2013, convertito dalla legge n. 128 del 2013, al comma 1 dell'articolo 10, prevede misure per interventi straordinari di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico, efficientamento energetico di immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica e all'alta formazione artistica, musicale e coreutica e di immobili adibiti ad alloggi e residenze per studenti universitari, di proprietà degli enti locali, nonché la costruzione di nuovi edifici scolastici pubblici;

          il comma 2-bis del medesimo articolo, introdotta dalla legge n. 107 del 2015, permette alle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) di stipulare mutui trentennali con la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, con la società Cassa depositi e prestiti s.p.a. e con i soggetti autorizzati all'esercizio dell'attività bancaria con oneri di ammortamento a totale carico dello Stato, nel caso in cui si tratti di immobili di proprietà pubblica. Per tale fine erano stati stanziati 4 milioni di euro annui a partire dal 2016 con decorrenza trentennale;

          le modalità di attuazione degli interventi di edilizia delle istituzioni Afam sopra elencate sono state definite nel decreto interministeriale del 6 aprile 2018, in cui il Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, determina l'assegnazione di un contributo diretto alle istituzioni, con riferimento alla complessiva somma di 16 milioni di euro relativa alla quota degli anni 2016, 2017, 2018 e 2019 e la stipula di mutui, di durata pari a 26 anni, con oneri di ammortamento, per l'importo complessivo di 4 milioni di euro all'anno a decorrere dal 2020. Il decreto contiene le caratteristiche e le modalità di presentazione della domanda di finanziamento ed evidenzia che tali richieste saranno valutate da una apposita Commissione, composta da 5 componenti e nominata con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

          la suddetta Commissione di valutazione è stata nominata a più di un anno di distanza, attraverso il decreto ministeriale n. 208 del 14 maggio 2019. Si apprende che il processo di valutazione dei progetti da parte della Commissione sarebbe ancora in corso. Vista la necessità di formulare una graduatoria, che dovrà poi essere validata a livello ministeriale e resa pubblica con decreto, si teme che i tempi di erogazione dei finanziamenti continuino a dilatarsi –:

          quali siano effettivamente i tempi stimati per l'effettiva, definizione della graduatoria degli istituti Afam risultanti beneficiari dei finanziamenti e quali siano i tempi della effettiva erogazione di tali contributi, tenuto conto dei ritardi già accumulati in passato.
(4-03751)


      CECCHETTI e TOCCALINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, il dirigente scolastico dell'istituto tecnico «Cannizzaro» di Rho ha autorizzato all'interno del complesso scolastico una esposizione dal titolo «Migrazioni e Europa – Come ti smonto lo stereotipo»;

          tale mostra è un allestimento di manifesti con dati, ad avviso degli interroganti, del tutto arbitrari, presi non si sa da quale fonte, sull'immigrazione in Italia:

          tali dati sarebbero stati diffusi, a quanto consta agli interroganti, da un collettivo spontaneo di nome Picabù, il quale non possiede, a giudizio degli interroganti, alcun titolo né autorevolezza istituzionale per far informazione e soprattutto per fare una informazione e divulgazione corretta su un argomento così delicato e per di più ad alunni con età dai 14 ai 17 anni;

          in tal modo, infatti, non solo non si è garantito un doveroso e utile contraddittorio, ma si è voluta fare quella che appare agli interroganti una vera e propria controinformazione senza dare agli studenti coinvolti la possibilità di esprimere il proprio pensiero –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare al fine di chiarire l'episodio nonché garantire in futuro, nel rispetto dell'autonomia didattica, la neutralità e l'imparzialità dell'istruzione.
(4-03761)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CIPRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          si apprende dalla stampa online (www.lanazione.it del 1° ottobre 2019) quanto segue: «“Condizioni di sfruttamento ottocentesche”, sono le gravissime accuse dei lavoratori della Servizi Associati del magazzino Eurospin di Magione (Perugia) che dichiarano, tramite un comunicato dei Cobas, lo stato di agitazione e si preparano alla mobilitazione “per dire basta a turni massacranti, a ritmi di lavoro insostenibili, a continue vessazioni e rappresaglie dei capireparto”. La nota racconta che il 24 agosto, nel magazzino Eurospin di Magione alcuni lavoratori “non più disposti a subire le continue angherie dei capireparto e stanchi di assistere impotenti ai frequenti infortuni causati dai ritmi imposti – scrivono i Cobas – entrano spontaneamente in sciopero. La rappresaglia dell'azienda non si è fatta attendere e sono arrivati due licenziamenti pretestuosi (un lavoratore licenziato ancora sotto infortunio e un altro perché in malattia), un numero spropositato di lettere di richiamo e di provvedimenti disciplinari ingiustificati, il tutto con lo scopo di far abbassare la testa ai lavoratori che rivendicano dignità e rispetto”»;

          la società cooperativa Servizi associati di Perugia ha replicato alle accuse respingendo ogni addebito: «“C'è da sempre massima attenzione alle condizioni operative dei soci lavoratori”, si difende la Servizi Associati, “in sintonia con le norme di legge e contrattuali”» (https://cityjournal.it);

          i lavoratori hanno annunciato dure forme di protesta anche tramite forme di boicottaggio di fronte ai vari supermercati –:

          quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato allo scopo di favorire il dialogo e la corretta gestione delle relazioni sindacali tra i lavoratori, l'organizzazione sindacale e la società cooperativa Servizi associati di Perugia in relazione a quanto esposto, anche al fine di favorire un ripensamento dei provvedimenti adottati in danno dei lavoratori, effettuando anche le più opportune verifiche a tutela dei lavoratori e assicurando il rispetto delle leggi vigenti.
(5-02818)


      BUSINAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          come riportato da notizie di stampa (www.veronasera.it del 12 maggio 2019) vi è un clima di forte preoccupazione tra i 440 lavoratori, dipendenti dell'azienda Elcograf, ex Mondadori Printing, dal 2009 acquisita dal gruppo Pozzoni di Verona, scesi in piazza il 19 maggio 2019 per scioperare contro la paventata chiusura di alcuni stabilimenti produttivi, tra cui in primis quello veronese, a cui si aggiungono quello di Cles (Trento) con 130 dipendenti e quello di Melzo (Milano) con 120 dipendenti, per un totale di circa 700 persone rispetto al totale di 1.900 lavoratori del gruppo in Italia;

          la difficile situazione in cui versa Elcograf, con perdite pari a 3,5 milioni di euro nei primi due mesi del 2019, è dovuta a una costante riduzione di volumi ed attività, legata non soltanto alla crisi generale che da anni ha investito il settore dell'editoria, ma anche ad una drastica riduzione di commesse da parte della Mondadori, assegnate ad altri stampatori, a causa di un contenzioso tra le due aziende;

          con il decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre 2013, n. 157, è stato adottato il regolamento che prevede l'armonizzazione e quindi l'incremento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento di personale iscritto presso l'Inps, l'ex Enpals e l'ex Inpdap, personale nel quale rientrano anche i lavoratori dipendenti di aziende editoriali e stampatrici di periodici e poligrafici;

          l'articolo 1, comma 154, della legge di bilancio 2018 (legge 27 dicembre 2017, n. 205), in considerazione della grave crisi che da anni attanaglia il mondo dell'editoria, ha previsto norme che esentano dall'applicazione dei requisiti più stringenti previsti dal regolamento del 2013 sopracitato i dipendenti di imprese editoriali che hanno cessato l'attività, anche in costanza di fallimento, e per le quali è stata accertata la causale di crisi aziendale, i quali siano stati collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria sulla base di accordi di procedura sottoscritti tra il 1° gennaio 2014 e il 31 maggio 2015 –:

          sulla base di quanto esposto in premessa, quali iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di individuare una soluzione che salvaguardi i livelli occupazionali e il futuro dei lavoratori e delle loro famiglie, messo a rischio da possibili chiusure degli stabilimenti produttivi a causa delle difficili situazioni in cui versano molte realtà aziendali italiane, in particolare quelle del settore editoriale, attraversate da una profonda crisi;

          se non si ritenga opportuno valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a ripristinare per i lavoratori dipendenti di imprese editoriali in crisi, per un tempo predefinito, il requisito di anzianità vigente sino all'entrata in vigore del succitato decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre 2013, n. 157, in attuazione della cosiddetta riforma Fornero, di cui al decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
(5-02821)


      MURELLI, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, MORRONE, PIASTRA, RAFFAELLI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, VINCI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e ZOFFILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          un'altra crisi industriale colpisce il sistema produttivo italiano: l'ex Magneti Marelli ha annunciato la cassa integrazione per 910 lavoratori su un totale di 1.100 dipendenti del gruppo, nei due stabilimenti di Bologna e Crevalcore;

          l'azienda, che oggi si chiama solo Marelli da quando a maggio è stata venduta da Fca ai giapponesi Calsonic Kansei, ha inviato in questi giorni ai sindacati la richiesta di ammortizzatori sociali;

          in particolare, la misura di sostegno al reddito è stata richiesta per 8 settimane a Bologna e 13 a Crevalcore: nella sede di Bologna sarà risparmiato il reparto motore elettrico e riguarderà 630 lavoratori su 800, mentre a Crevalcore riguarderà 280 dipendenti su 350, colpendo il reparto di produzione, fatto salvo solo quello di fonderia;

          l'azienda ha motivato la richiesta chiamando in causa le fluttuazioni nel mercato delle automotive, in crisi un po’ in tutto il mondo, che ha portato ad una riduzione degli ordini nelle suddette fabbriche;

          i sindacati lamentano la mancanza, da parte della proprietà giapponese, sin dalla formalizzazione dell'acquisto, di un vero e proprio piano industriale sul futuro aziendale, specie in una fase delicata per il settore dell'auto alle prese con la trasformazione dell'elettrico, e temono che il ricorso alla cassa integrazione guadagni sia uno dei primi atti della nuova proprietà di disimpegno in Italia –:

          se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo intenda adottare con riguardo ai fatti esposti in premessa e, in particolare, se non ritenga opportuno convocare in tempi rapidi, un tavolo istituzionale per verificare la sussistenza di una strategia a medio-lungo termine a salvaguardia dei livelli occupazionali e delle realtà produttive.
(5-02828)


      LEGNAIOLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, EVA LORENZONI, MURELLI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          il Molino Rossi, storica realtà produttiva sita nel comune di San Giuliano Terme, dopo 120 anni di gloriosa storia, la scorsa estate è entrato in una crisi irreversibile;

          secondo organi di stampa locale, è andata deserta la prima gara indetta dal tribunale di Pisa per l'affitto della medesima azienda: purtroppo, sembra non aver attirato l'attenzione della classe imprenditoriale locale;

          dal momento in cui l'azienda è entrata in crisi, i lavoratori impiegati e le relative famiglie hanno dovuto subire estenuanti attese e fasi di incertezza sfociati nel licenziamento di 25 dipendenti –:

          se e quali iniziative di competenza intenda adottare in merito alla crisi aziendale di cui in premessa, al fine di addivenire ad una rapida e positiva soluzione della vertenza in essere.
(5-02829)

Interrogazione a risposta scritta:


      CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, GIACCONE, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MOSCHIONI, MURELLI, BENVENUTO e MACCANTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          è notizia di questi giorni quella dell'azienda di Pinerolo, la Pmt di via Martiri del XXI, in procinto di essere venduta, il fondo di investimento Bhm, che ne è proprietario, sta trattando la cessione che, da fonti stampa, sembra debba concludersi a breve;

          la notizia non è apparsa come un «fulmine a ciel sereno» per le rappresentanze sindacali, consci del fatto che essendo il proprietario un fondo d'investimento è inevitabile che abbia come obiettivi «profitti nel medio periodo e non tanto pianificare piani industriali a lungo termine»;

          ciononostante grande preoccupazione è espressa per i livelli occupazionali e per il know how, trattandosi di una storica fabbrica produttrice di macchina da carta che già in passato ha subito un doloroso fallimento;

          si ricorda, infatti, la crisi aziendale iniziata nell'agosto 2016, con il deposito da parte dell'azienda di domanda di concordato preventivo e l'apertura di un tavolo istituzionale di confronto, cui fece seguito a dicembre dello stesso anno l'autorizzazione del tribunale di Torino ad una procedura competitiva per la cessione dell'azienda conclusasi il 31 gennaio 2017. Dalla primavera del 2017 la situazione aziendale era migliorata: mai un ritardo nei pagamenti delle retribuzioni, né il ricorso ad ammortizzatori sociali –:

          se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo intenda adottare a salvaguardia dei livelli occupazionali e se non convenga sull'opportunità di aprire un tavolo istituzionale a tutela dei posti di lavoro e della valorizzazione e conservazione di un importante know how.
(4-03758)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MUSELLA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 33 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, cosiddetto «decreto crescita», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 100 del 30 aprile 2019, introduce significative novità in materia di assunzioni di personale nelle regioni a statuto ordinario e nei comuni;

          precisamente il comma 2 del suindicato articolo introduce una modifica significativa del sistema di calcolo della capacità assunzionale dei comuni, prevedendo il superamento delle attuali regole del turn-over e l'introduzione di un sistema basato sulla sostenibilità finanziaria della spesa di personale. La nuova disciplina non è immediatamente applicabile, in quanto è previsto un decreto ministeriale attuativo, attualmente in discussione in Conferenza Stato-città ed autonomie locali. Nelle more dell'adozione del decreto, continuano ad applicarsi le norme ordinarie in materia di determinazione della facoltà assunzionale;

          a decorrere dalla data che verrà individuata con apposito decreto attuativo, i comuni potranno effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato entro il limite di una spesa complessiva per il personale dipendente (al lordo degli oneri riflessi) non superiore al valore soglia, definito come percentuale, anche differenziata per fascia demografica, delle entrate relative ai primi tre titoli risultanti dal rendiconto dell'anno precedente a quello in cui è prevista l'assunzione, che dovranno essere calcolate al netto delle entrate a destinazione vincolata e del Fondo crediti dubbia esigibilità stanziato in bilancio di previsione;

          i valori soglia e le fasce demografiche avrebbero dovuto essere individuati con decreto del Ministro per la pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dell'interno, previa intesa in Conferenza Stato-città ed autonomie locali, entro 60 giorni dalla data in vigore dal «decreto crescita»;

          le previsioni dell'articolo 33 del «decreto crescita», in attesa dei decreti attuativi, sembrano aprire senza dubbio scenari incoraggianti per gli enti locali che nel corso degli ultimi anni hanno subìto una drastica riduzione del personale in servizio: la possibilità di assumere viene finalmente disancorata da ferree logiche di turnover;

          una stagione di ricambio generazionale tanto attesa negli enti locali, reduci da un decennio in cui il valore aggiunto della professionalità del personale è stato sacrificato sull'altare dell'austerità finanziaria –:

          quali elementi intendano fornire al riguardo i Ministri interrogati e quando intendano provvedere all'emanazione dei suddetti decreti attuativi.
(5-02817)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


      BAGNASCO. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

          al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

          dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

          il 19 agosto 2019 una delegazione ha visitato il carcere di Rimini Malatesta ed era composta da: Alessandro Sarti, presidente della Camera penale Rimini; Sonia Raimondi, tesoriere della Camera penale Rimini; Desirèe Ciampa, referente provinciale di Amnesty International; Ivan Innocenti, Coordinamento Associazione Piero Capone Bologna; Aldo Brunelli, Partito Radicale; Andrea Muratori, Partito Radicale;

          nel carcere di Rimini Malatesta:

              i detenuti presenti sono 163, ristretti in 121 posti regolamentari;

              i tossicodipendenti sono 61, 7 sono in trattamento metadonico; i detenuti con patologie psichiatriche sono 11; i sieropositivi sono 2, 14 affetti da epatite C;

              i detenuti in attesa di giudizio sono 76 (di cui 47 imputati, 15 appellanti, 14 ricorrenti);

              i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 40;

              gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 110 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 150;

              l'istituto di Rimini ormai da molti anni non ha un direttore fisso. La presenza del direttore è di qualche giorno alla settimana e questo causa gravi problemi alla gestione del carcere;

              due celle della sezione 5 sono dedicate all'isolamento e presentano materassi in spugna rotti e come cuscino un pezzo di materasso;

              nel 2018 si sono verificati 126 atti di autolesionismo; 7 tentati suicidi, di cui uno di alto livello;

              nel 2019 ci sono stati 3 tentati suicidi, di cui due di medio livello;

              nella prima sezione manca spesso l'acqua calda, le docce sono in comune e si presentano degradate e non igieniche;

              si rileva la presenza di scarafaggi, i muri delle celle sono sporchi e incrostati e i bagni in cella sono spesso privi di porta –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

          quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

          quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Rimini Malatesta e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

          quali iniziative di competenza si intendano assumere per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

          quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

          se sia in funzione nel carcere di Rimini Malatesta il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne;

          considerato che quanto esposto in premessa sulla carenza di organico della polizia penitenziaria crea grossi problemi nel presidio notturno, come intenda il Ministro della giustizia far fronte a questa specifica situazione che vede solo 8 persone a fare i turni per 163 detenuti.
(4-03740)


      BAGNASCO. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

          al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

          dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

          la delegazione che ha visitato la casa circondariale Rocco D'Amato di Bologna il 15 agosto 2019 era composta da: Marco Beltrandi del consiglio generale del Partito Radicale; Maria Laura Cattinari, Presidente Associazione «Libera uscita»;

          nella casa circondariale Rocco D'Amato di, Bologna:

              i detenuti presenti sono 843 (al 15 agosto 2019) ristretti nei 450 posti regolamentari;

              i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 100 con retribuzione;

              292 detenuti sono tossicodipendenti;

              in attesa di giudizio di primo grado sono: 135+42 in alta sicurezza; in attesa del giudizio di secondo grado sono 77+13 in alta sicurezza; in attesa di Cassazione sono 34; il totale definitivo è di 482 detenuti+54 in alta sicurezza + 16 ergastolani (che in casa circondariale non dovrebbero stare);

              gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 400 circa a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 500;

              gli educatori sono solo 5/6 e i magistrati di sorveglianza sono 2 (di cui uno presto in pensione) –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

          quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

          quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale la casa circondariale Rocco D'Amato di Bologna e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

          quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

          se sia in funzione nella casa circondariale Rocco D'Amato di Bologna il servigio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne;

          poiché il numero di detenuti lavoranti retribuiti è in diminuzione in tutta Italia a causa dell'aumento della paga oraria del detenuto lavorante a parità di stanziamento complessivo destinato al pagamento degli stessi, quali iniziative si intendano promuovere per aumentare il numero dei detenuti lavoranti al fine del loro reinserimento;

          quali iniziative si intendano adottare in relazione al fatto che il numero dei detenuti stranieri è in aumento in tutta Italia (alla casa circondariale Rocco D'Amato di Bologna gli stranieri al 15 agosto 2019 erano in maggioranza rispetto agli italiani), con conseguenti problemi di convivenza tra culture diverse, di rapporto con gli agenti e con le strutture detentive, e che una volta scarcerati in base alla legge «Bossi-Fini» saranno oggetto di ordine di espulsione, con la conseguenza di divenire clandestini (la più parte di loro);

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto che risultano in aumento i casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti nelle strutture detentive italiane e che i posti presso le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza sono insufficienti (40 posti, ad esempio, nella regione Emilia-Romagna), e come intendano affrontare tale problematica.
(4-03744)


      DONNO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          il lago artificiale del Pertusillo, destinato allo sfruttamento dell'energia idroelettrica e all'irrigazione di oltre trentacinquemila ettari di terreno tra Basilicata e Puglia, è uno dei fondamentali bacini idrici del Mezzogiorno e fonte primaria di approvvigionamento di acqua per il consumo umano da parte dell'Acquedotto Pugliese;

          a soli 2 chilometri dal lago, è sito il centro Olio Val d'Agri di Viggiano (Cova) dell'Eni, un impianto idoneo al primo trattamento degli idrocarburi estratti dal giacimento onshore più grande dell'Europa occidentale;

          nel 2016 a causa di una perdita di uno dei quattro serbatoi del centro, c'è stato uno sversamento di quasi 400 tonnellate di petrolio nell'ambiente circostante. La multinazionale ha sempre sostenuto che il materiale altamente inquinante e tossico non avesse mai raggiunto l'invaso del Pertusillo, né compromesso in alcun modo le acque, nonostante il greggio si fosse riversato in prossimità del fiume Agri, immissario dello stesso lago;

          i valori della contaminazione nei punti interessati dall'incidente superavano di cinque volte le soglie consentite dalla legge, determinando la provvisoria chiusura del centro Oli di Eni;

          è cronaca di questi giorni che l'indagine avviata nel 2017, ha portato all'arresto di un alto dirigente dell'Eni e alla formulazione, da parte degli inquirenti, delle accuse di disastro ambientale con la contaminazione e compromissione di 26 mila metri quadrati di suolo e sottosuolo dell'area industriale, avvelenando il reticolo idrografico della Val d'Agri;

          ogni potenziale e probabile compromissione delle risorse idriche configura, tra l'altro, il caso di «crisi idropotabile», determinata dalla fuoriuscita, dai rubinetti delle utenze domestiche, di acqua con colorazione e consistenza anomala tanto da destare preoccupazione circa il possibile utilizzo e il consequenziale impatto sulla salute degli utenti, ritenendo non garantita la «valutazione di idoneità» dell'acqua al consumo umano, così come previsto dal decreto-legge 2 febbraio 2001, n. 31 «Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano»;

          la popolazione da anni, ancor prima del disastro ambientale del 2016, denuncia la presenza di macchie nere non meglio identificate all'interno del lago e anomali morie di fauna dell'ecosistema interessato –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;

          quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare urgentemente, o abbiano già adottato, per garantire la salubrità e la potabilità delle acque del lago del Pertusillo, nonché assicurando la tutela della salute dei cittadini;

          se siano a conoscenza di eventuali iniziative di monitoraggio e di controllo dell'acqua distribuita alle utenze, adottate dall'Acquedotto Pugliese;

          se risultino al Governo particolari casi di compromissione della salubrità nell'area interessata derivanti dagli effetti negativi della contaminazione e quali iniziative di prevenzione siano state adottate nell'area interessata.
(4-03754)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


      DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto riportato dalla stampa (Repubblica Firenze del 2 ottobre 2019) il marchio della nota pasticceria «Giorgio» di Firenze, sarebbe stato clonato in Corea del Sud. Fatto che ha lasciato sconcertati i proprietari e la città. La copia contraffatta della pasticceria si troverebbe a Taegu, una città di due milioni e mezzo di abitanti nel Paese asiatico. La famiglia Bernacchioni, proprietaria della pasticceria «Giorgio» di Firenze, marchio esistente dal 1972, denuncia di essere stata letteralmente «derubata» del marchio, sostenendo di conoscere gli imprenditori coreani che hanno aperto la copia in Corea, di averli accolti e di aver più volte parlato di un eventuale accordo per aprire un «Giorgio» autorizzato in Corea. Ma l'accordo poi non sarebbe andato in porto. Il fenomeno delle clonazioni, inoltre, non è circoscritto a questo caso, ma riguarderebbe molti altri marchi commerciali, dalle attività fino ai prodotti alimentari o manifatturieri che rappresentano il successo del «made in Italy». Le categorie economiche per questi motivi, sempre come riportato dalla stampa (Repubblica Firenze del 3 ottobre 2019), chiedono aiuto alle istituzioni. Ed è sempre più importante tutelare le eccellenze italiane, uniche al mondo, dalle insidie del mercato internazionale –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo negli organismi internazionali per evitare tali clonazioni, sia che si tratti di attività sia che si tratti di prodotti commerciali, a tutela dei marchi italiani all'estero;

          quali iniziative intenda intraprendere il Governo per sostenere tutti gli altri esercenti o titolari di marchi italiani, come i proprietari della pasticceria Giorgio di Firenze, nel contrastare tali clonazioni e nel conseguire un ristoro per il danno subito;

          se si intendano adottare iniziative per introdurre sull'ordinamento norme più restrittive, ed eventualmente quali, per evitare tali situazioni.
(3-01004)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CRITELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          nel mese di ottobre 2018 si è concretizzata la cessione della Magneti Marelli, oggi Marelli, alla giapponese Calsonik Kansei, con il passaggio di proprietà concluso a maggio del 2019;

          negli stabilimenti di Bologna e Crevalcore sono impiegati circa 1.200 lavoratrici e lavoratori, operai, impiegati e quadri, con un consolidato know how in materia di ricerca e produzione, in particolar modo nel campo della componentistica per il settore automotive;

          la direzione aziendale di Marelli ha attivato le procedure formali di richiesta di utilizzo della cassa integrazione ordinaria (Cigo) negli stabilimenti di Bologna e Crevalcore;

          la richiesta di Cigo è formulata per un totale massimo di utilizzo di 910 lavoratori, operai, impiegati e quadri, di cui 280 su 350 nello stabilimento di Crevalcore e 630 su 800 nello stabilimento di Bologna, compresi quindi i reparti di ricerca e sviluppo;

          in Emilia-Romagna il settore dell'auto e della componentistica è un elemento produttivo ed occupazionale strategico;

          dal passaggio di proprietà (maggio 2019) ad oggi non è stato presentato alcun piano di investimenti o alcuna strategia di medio lungo termine –:

          se il Governo abbia in programma la convocazione, in sede istituzionale e in tempi rapidi, di un tavolo di confronto con le direzioni aziendali e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, al fine di discutere le prospettive industriali e le tutele occupazionali e contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori occupati in tutti i siti italiani del gruppo.
(5-02820)


      MURELLI, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, MORRONE, PIASTRA, RAFFAELLI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, VINCI, GUIDESI, ANDREUZZA, BINELLI, COLLA, DARA, GALLI, PATASSINI e PETTAZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          un gravissimo incidente sul lavoro è accaduto il 25 settembre 2019 all'interno del sito nucleare di Caorso, in provincia di Piacenza;

          stando alle notizie di cronaca, un operaio di 31 anni dipendente di una ditta esterna, è stato vittima di una elettrocuzione di media tensione (6kV), mentre stava manovrando alcuni quadri all'interno di un edificio ausiliario della centrale nucleare; la scarica elettrica ha generato anche un principio di incendio che, per fortuna, non ha registrato problematiche di radioattività;

          l'operaio è stato rianimato e trasportato d'urgenza all'ospedale di Pavia, in gravi condizioni, a bordo dell'eliambulanza del 118, mentre sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Piacenza con una squadra Nbcr per domare l'incendio e i carabinieri della compagnia di Fiorenzuola per gli accertamenti;

          la ditta del lavoratore coinvolto nell'incidente è un'impresa italiana, di proprietà di un gruppo francese; la Sogin, invece, è la società incaricata del decommissioning degli impianti nucleari, che, con una nota, si è affrettata a dichiarare: «(...) L'evento è avvenuto in area convenzionale e, pertanto, non ha comportato alcuna conseguenza di natura radiologica. (...) Sono ora in corso i primi accertamenti da parte delle Autorità competenti per ricostruire la dinamica dei fatti. Sogin si impegna, fin d'ora, a fornire tempestivi aggiornamenti del caso»;

          il pomeriggio del 2 ottobre 2019 la Sogin ha incontrato le rappresentanze sindacali in merito all'incidente, durante il quale ha fornito le prime informazioni raccolte dal «gruppo interno di analisi» costituito dopo l'evento, «al fine di ricostruire puntualmente la dinamica dell'incidente e valutare eventuali azioni di miglioramento per evitare che simili eventi possano ripetersi in futuro», come si legge nel comunicato stampa della Sogin –:

          se e quali chiarimenti il Governo, per quanto di competenza, intenda fornire in merito all'incidente occorso, con particolare riguardo alla causa scatenante e alla dinamica dei fatti;

          se e quali conseguenze di natura ambientale e d'impatto sulla salute abbia comportato l'incidente;

          se e quali garanzie il Governo intenda fornire relativamente alla messa in sicurezza del sito di nucleare di Caorso.
(5-02830)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CONTE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il cantiere navale di Castellammare di Stabia è una delle più importanti e antiche fabbriche di navi; venne realizzato e inaugurato al tempo dei Borbone di Napoli, nel 1783, da Giovanni Edoardo Acton, primo ministro del re Ferdinando IV;

          le attività proseguirono anche con l'Unità d'Italia e nel cantiere arrivarono tutti i progressi tecnologici del primo Novecento; nel 1931, a Castellammare fu varata l'Amerigo Vespucci;

          nel 1966 ci fu un riordino del settore cantieristico e venne fondata la società Italcantieri, facente parte del gruppo IRI con sede a Trieste;

          l'Italcantieri, nel 1984, venne inglobata nel gruppo Fincantieri;

          a fine luglio 2017, sono iniziati i lavori di costruzione della nuova nave d'assalto anfibio della Marina militare, il Trieste (dislocamento di 33.000 tonnellate per 250 metri di lunghezza e 38 di larghezza, la più grande nave militare italiana della storia repubblicana);

          la nave Trieste è stata varata a Castellammare di Stabia il 25 maggio 2019, con una cerimonia ufficiale; qui sarebbe dovuta rimanere per l'allestimento fino al giugno 2020;

          a sorpresa, Fincantieri ha annunciato che a gennaio 2019 l'ammiraglia sarà trasferita negli stabilimenti di Muggiano, con sei mesi di anticipo;

          Fincantieri ha fatto sapere ufficialmente che il trasferimento si deve a ragioni «di natura esclusivamente tecnico-programmatica»; secondo alcuni, però, alla base della decisione ci sarebbero presunte carenze infrastrutturali dello stabilimento stabiese;

          secondo quanto riportato dalla stampa locale, all'allestimento della nave Trieste stanno lavorando oltre mille persone, per la maggior parte aziende dell'indotto dell'area stabiese, che da dicembre 2019 potrebbero restare fuori dal ciclo produttivo;

          la notizia rappresenta un grave colpo per la zona, già attraversata da una dura crisi produttiva e occupazionale; la situazione all'interno del cantiere di Castellammare di Stabia è molto tesa, c'è una profonda preoccupazione tra i lavoratori e i sindacati;

          limitare il cantiere di Castellammare al piccolo e medio naviglio significherebbe infliggere un'ingiusta mortificazione alla secolare vocazione navale del cantiere che ha dato i natali all'Amerigo Vespucci;

          va affidata una precisa missione produttiva al sito di Castellammare che consenta di garantire i livelli occupazionali, sia dell'azienda che dell'indotto –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga di assumere una iniziativa, per quanto di competenza, al fine di convocare un tavolo di confronto con le istituzioni locali coinvolte, l'azienda e i sindacati e definire una strategia di rilancio, nell'ambito di un settore industriale strategico come la cantieristica navale, per il sito di Castellammare di Stabia.
(4-03738)


      BALDELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          l'obsolescenza programmata è quella pratica industriale in forza della quale un prodotto tecnologico di qualsiasi natura è deliberatamente progettato dal produttore in modo da poter durare solo per un lasso di tempo predeterminato, al fine di imporne la sostituzione con un nuovo prodotto;

          nel 1924 si verificò il primo caso, documentato, di obsolescenza programmata, quello messo in atto dai produttori di lampadine con la creazione del «Cartello Phoebus» che fissò, tra altri parametri, la durata «ideale» – per le industrie, non per il consumatore – delle lampadine a 1.000 ore, quando già se ne producevano facilmente della durata di 2.500;

          recenti studi confermano come l'obsolescenza programmata comporti evidenti problemi non solo a livello commerciale, ma anche economico e ambientale;

          questa pratica si riverbera negativamente sui consumatori, costretti ad un ciclo continuo di acquisti dalla drastica riduzione delle effettive possibilità di riparazione dei beni;

          già da tempo, in sede europea, è iniziato un percorso di riforma legislativa in senso opposto: puntare a estendere la «vita» dei prodotti elettrici ed elettronici, soprattutto dei grandi elettrodomestici, tramite l'aggiornamento della direttiva «Ecodesign»;

          è, inoltre, in corso di esame una nuova proposta, sulla quale la Commissione europea si è già espressa favorevolmente, per estendere la «vita» di frigoriferi e lavatrici, includendo lampadine, schermi elettronici sopra i 100 centimetri quadrati e lavastoviglie;

          tale normativa dispone che, a partire dal 2021, i pezzi di ricambio (che permettono di poter riparare, riusare e riciclare) debbano restare disponibili per 7 anni da quando un modello elettronico va fuori produzione (e 10 anni per le lavatrici), prevedendo, inoltre, che tali prodotti siano progettati in modo da consentire il ricambio agevole di diverse parti rotte o consumate;

          oltre alle note ricadute ambientali, i costi legati all'obsolescenza programmata, stimati in parecchi miliardi di euro per anno, potrebbero essere reinvestiti nelle attività legate alla riparazione e al reimpiego dei beni, programmando e incentivando, ad esempio, nuove attività dedicate alla manutenzione e al ripristino;

          in questo senso meriterebbero una particolare attenzione percorsi che portino alla creazione e al sostegno di scuole tecniche di formazione di artigiani specializzati nelle riparazioni –:

          quali iniziative il Governo intenda adottare in relazione all'obsolescenza programmata dei beni di consumo e se non intenda aprire su questo tema un tavolo tecnico con le rappresentanze imprenditoriali, sindacali e le associazioni dei consumatori.
(4-03745)


      CAPITANIO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il 18 settembre 2019 la Guardia di finanza ha eseguito la più vasta operazione mai condotta nel settore delle Iptv illegali, web tv che consentono di usufruire gratuitamente di canali satellitari a pagamento, convertendo il segnale della pay-tv e trasformandolo illegalmente in segnale web-digitale;

          l'indagine ha interessato numerosi Paesi europei ed in Italia si stima siano coinvolti circa 5 milioni di utenti;

          l'operazione di polizia ha riguardato uno solo dei 5.000 clienti che affittavano il servizio Iptv illegale, laddove risultano tuttora attivi circa 18.000 server virtuali che dovrebbero essere posti offline;

          il sequestro dei server ha coinvolto anche i provider Worldstream in Olanda e OVH in Francia ed i clienti intermedi potrebbero nascondere altrettante organizzazioni criminali sparse in tutto il mondo;

          l'operazione ha portato al sequestro del software «Xtream Codes», cioè l'infrastruttura tecnologica più diffusa per gestire una tv pirata. L'accesso alla piattaforma illegale avveniva attraverso uno dei decoder Box Android, il cosiddetto «pezzotto», cioè la «scatoletta» regolarmente in vendita sugli store online. Dietro il pagamento di un abbonamento da pochi euro al mese, ai clienti delle piattaforme era consentito l'accesso a tutti i canali a pagamento in Italia e all'estero. Il segnale parte semplicemente dai pirata gestori della piattaforma che acquistano gli abbonamenti regolari per Sky, Dazn, Netflix e – per quanto riguarda l'Italia – anche Mediaset Premium, e lo rendono quindi disponibile ai propri abbonati;

          va considerato che gli utenti, vero fulcro del giro di affari delle Iptv illegali, non possono continuare a rimanere impuniti e – come giustamente osservato dal colonnello Giovanni Reccia, comandante del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di finanza – «la fase due riguarderà l'individuazione di tutti i cittadini che hanno acquistato illegalmente i pacchetti pirata», i quali «rischiano la reclusione e una multa da 2.500 a 25 mila euro. Deve essere chiaro che acquistare questi pacchetti è un reato» –:

          se il Governo sia a conoscenza della situazione suesposta e dei danni complessivi della pirateria all'industria «creativa» e allo sport e quali iniziative urgenti di competenza ritenga opportuno adottare al fine di perseguire con maggiore efficacia, anche tramite l'inasprimento della disciplina sanzionatoria, gli utenti registrati alle Iptv illegali.
(4-03760)

Apposizione di firme a mozioni.

      La mozione Mulè e altri n. 1-00242, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bagnasco, Cassinelli.

      La mozione Noja e altri n. 1-00243, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Carnevali, Rizzo Nervo, Siani, Schirò.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

      La risoluzione in Commissione Alberto Manca e altri n. 7-00301, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gagnarli, Gallinella.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

      L'interpellanza Fiorini e Mazzetti n. 2-00510, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Vietina.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Ribolla n. 4-03733, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Belotti.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Andrea Romano e altri n. 5-02790, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Cenni.

      L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Nardi e altri n. 5-02810, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Mura.

Cambio di presentatore di una risoluzione in Commissione.

      Risoluzione in Commissione n. 7-00164, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2019, è da intendersi presentata dall'On. Pini, già cofirmataria della stessa.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Ianaro n. 1-00193, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 189 del 12 giugno 2019.

      La Camera,

          premesso che:

              il fentanyl è un farmaco anestetico prodotto sin dai primi anni Sessanta;

              esso si assume tramite cerotti, pastiglie, o più raramente tramite iniezioni. Sotto forma di farmaco è adatto alla somministrazione per via orale, per via inalatoria, per via transdermica e per via parenterale. È utilizzato principalmente per il trattamento del dolore episodico intenso in pazienti affetti da patologie neoplastiche che sono già in terapia con altri oppioidi per il trattamento del dolore cronico oncologico;

              a livello del sistema nervoso centrale, si lega ai recettori degli oppiacei endogeni, localizzati lungo le vie del dolore del nostro organismo, producendo un'azione analgesica. Quando questi recettori sono stimolati dalla sostanza, si ottiene lo stato di benessere;

              negli Stati Uniti, a partire dalla metà degli anni Novanta, ne è iniziato il consumo anche come droga;

              come agonista puro, il fentanyl ha un effetto simile a quello degli altri oppioidi, ed in particolare a quello dell'eroina, data la velocità con cui l'effetto viene percepito, circa 30 secondi, che simula molto bene il flash. Ciò si deve al fatto che il fentanyl supera velocemente la barriera ematoencefalica in virtù della sua elevata liposolubilità, raggiungendo immediatamente il cervello. Per queste caratteristiche, il farmaco si presta molto bene ad essere imprudentemente abusato dagli eroinomani. Per le stesse ragioni, il fentanyl è aggiunto all'eroina per aumentarne la potenza;

              esso produce effetti simili a quelli della morfina, ma è ben più potente, provocando allucinazioni accompagnate da uno stato di benessere che porta il consumatore alla dipendenza dalla sostanza dando assuefazione e può causare facilmente, molto più dell'eroina, una overdose. Una pasticca di fentanyl è in grado di uccidere un uomo adulto. Di conseguenza, è molto difficile per un tossicodipendente dosare la quantità giusta da utilizzare senza rischiare la vita;

              il farmaco è utilizzato per le cure palliative oncologiche. Ha un rapido assorbimento e provoca effetti narcotici in pochissimi minuti. I cerotti, venduti nel mercato nero come droga, hanno una notevole richiesta, perché, oltre a possedere un effetto psicotropo maggiore dell'eroina, sono venduti a un prezzo. Ad esempio, il cerotto intero, ha un costo di circa 50 euro, una striscia singola di 10 euro. È quindi una sostanza più ambita dai trafficanti rispetto all'eroina, perché il prezzo medio di un grammo è pari a circa 40 euro. Un cerotto è inoltre più semplice da usare, anche se il fentanyl è utilizzabile anche per via iniettiva;

              si stima che la sempre più diffusa vendita illegale di farmaci oppioidi abbia prodotto un netto incremento delle morti per overdose: nel 2016 sono stati accertati oltre 42.000 casi di decessi negli Stati Uniti e circa 8.000 in Europa. Nel nostro continente, l'anno precedente, le morti causate dalla sua assunzione per scopi non curativi sono state circa 7.500, facendo registrare un andamento crescente dei decessi che sono per la maggior parte collegati all'uso di oppioidi. Essi rappresentano il 79 per cento del totale, mentre l'età media di decesso è pari a 38 anni;

              poiché, in genere, gli Stati Uniti mostrano in anticipo gli andamenti nell'uso di droghe che approdano dopo poco in Europa, è utile fare una panoramica del fenomeno in atto. Negli Usa, nel momento in cui gli oppioidi da prescrizione hanno iniziato a diventare troppo difficili o troppo costosi da procurarsi, le persone che ne sono dipendenti hanno iniziato a rivolgersi all'eroina, un cambiamento che ha creato un'epidemia. Ora il nuovo oppiaceo sta aumentando nell'uso come droga e, quindi, aumentano i casi di sovradosaggio, secondo quanto riportato dalla Drug Enforcement Administration (DEA);

              il giro di affari è enorme, non solo per i guadagni derivanti dalla vendita, ma anche perché consente il riciclaggio di denaro sporco. Si consideri che un chilogrammo di fentanyl comprato in Cina costa 3.800 dollari ma rende circa 30 milioni di dollari, una enormità se comparata al traffico illegale di eroina, poiché, quest'ultima, si acquista al costo di 50.000 dollari ma rende «solo» 200.000 dollari;

              la differenza tra eroina e fentanyl è notevolissima in termini di pericolosità, perché, si ribadisce, è sufficiente l'assunzione di una quantità molto minore per ottenere lo stesso effetto. La ragione per cui un numero maggiore di tossicodipendenti muore per overdose, risiede nel fatto che le dosi di fentanyl vendute come droga non sono controllate da un medico e anche piccoli eccessi nel dosaggio possono causare una overdose. Il fentanyl non è intrinsecamente più pericoloso rispetto ad altri oppioidi se assunto come farmaco, sotto attento controllo medico, ma il discorso cambia quando viene dosato dagli spacciatori e venduto ai tossicodipendenti;

              in Europa, in un rapporto congiunto dell'Osservatorio sulle tossicodipendenze e di Europol, del giugno 2018, in materia di allerta precoce ha rivelato che, dal 2012, sono stati individuati nel mercato europeo della droga 28 nuove tipologie di fentanyl;

              nel rapporto si afferma che la maggior parte dei nuovi fentanyl arrivano in Europa dalla Cina, mentre solo occasionalmente è stata segnalata la produzione di tale sostanza in laboratori illeciti siti in Europa, il rapporto precisa che la produzione di tali sostanze è un processo relativamente semplice e la situazione è sfruttata da gruppi criminali. I fentanyl vengono generalmente spediti in Europa tramite servizi postali, successivamente sono venduti come sostituti legali di oppioidi illeciti, o mescolati con eroina all'insaputa dei consumatori; occasionalmente sono anche usati per produrre medicine contraffatte. Ciò è favorito dal fatto che, come segnalato dall'organizzazione mondiale della sanità, tale sostanza non è stata aggiunta nelle tabelle I e IV della Convenzione sugli stupefacenti dell'Onu;

              dal 2015 l'Osservatorio europeo sulle tossicodipendenze ed Europol hanno condotto otto indagini congiunte sulle seguenti sostanze: acetylfentanyl, acryloylfentanyl, furanylfentanyl, 4-fluoroisobutyrylfentanyl, tetrahydrofuranylfentanyl, carfentanyl, methoxyacetylfentanyl e cyclopropylfentanyl. Tutte insieme considerate, secondo le due agenzie, avrebbero causato più di 250 morti, molte delle quali attribuibili direttamente al fentanyl. Cinque tra queste sostanze sono diventate formalmente oggetto di valutazione di rischio, mentre nel 2017 il methoxyacetylfentanyl e il cyclopropylfentanyl sono state valutate nell'ambito del sistema di allerta precoce; l'acriloilfentanyl e il furanilfentanyl sono stati sottoposti a misure di controllo a livello europeo a causa dei rischi che potrebbero arrecare;

              il comitato scientifico, integrato dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, riunito in sessione straordinaria il 21 marzo 2018, ha redatto relazioni di valutazione dei rischi sulle nuove sostanze psicoattive N-fenil-N-[1 -(2-feniletil) piperidin-4-il] ciclopropancarbossiammide («ciclopropilfentanyl») e 2-metossi-N-fenil-N-[1 -(2-feniletil) piperidin-4-il] acetammide («metossiacetilfentanyl»). Tali relazioni sono state successivamente presentate alla Commissione e al Consiglio il 23 marzo 2018. In seguito, il Consiglio, su proposta della Commissione europea, ha approvato la decisione (UE) 2018/1463 del 28 settembre 2018, con la quale tali sostanze sono assoggettate a misure di controllo in tutta l'Unione;

              nella relazione europea sulla droga 2018, stilata dall'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda), di fentanyl si parla con attenzione e preoccupazione. Lo studio specifica che in Europa il mercato delle droghe vede l'incremento di quello degli oppiacei in generale, soprattutto di eroina, tanto che è tornato ad essere quello più diffuso. Questo tipo di sostanze è stato rinvenuto nell'84 per cento dei casi di overdose mortali. I decessi correlati all'eroina sono in aumento, specie nel Regno Unito, dove gli oppiacei sono responsabili dell'87 per cento delle morti per overdose. Dal 2012 al 2015 in Francia la percentuale di overdose letali causate dall'eroina è raddoppiata, attestandosi sul 30 per cento;

              nella relazione dell'Emcdda si legge che «varie fonti suggeriscono un abuso crescente di oppiacei sintetici legali», tra i quali rientra anche il fentanyl;

              l'Erncdda sostiene che, nonostante in Europa non esista ancora una crisi degli oppioidi paragonabile per portata a quella in atto negli Stati Uniti, «i decessi e i casi di overdose non mortali associati al fentanyl e ai derivati del fentanyl non controllati evidenziano la necessità di una vigilanza continua». Anche perché, pur rappresentando una piccola parte del totale, i sequestri di fentanyl e di suoi derivati sono in crescita. Così come sono in crescita le varietà di fentanyl: dal 2009 ne sono state individuate 38 di nuove in Europa, di cui 13 segnalate per la prima volta nel 2017;

              per quanto riguarda la diffusione tra i tossicodipendenti, il primo vero mercato europeo del fentanyl è stata l'Estonia. In un suo rapporto, l'Emcdda ha sostenuto che la crisi delle overdose in questo Paese ha raggiunto l'apice nel 2012, con 170 morti provocate per la maggior parte da fentanyl e farmaci analoghi. In Estonia il fentanyl è l'oppioide consumato con maggiore frequenza nelle strade, mentre l'eroina sembra quasi non esistere. Il perché di questa assenza non è chiaro. Uno studio del 2015 sulla diffusione dei fentanili in Europa, pubblicato sull’International Journal of Drug Policy, ipotizzava un qualche rallentamento della produzione di oppio in Afghanistan all'inizio degli anni Duemila, che avrebbe di conseguenza ridotto l'offerta di eroina sui mercati europei;

              nello stesso studio è sostenuto che, nel vecchio continente, si starebbero sviluppando le condizioni per una futura epidemia di fentanyl. In Europa si registra, da diversi anni, sia una diminuzione della disponibilità, sia una riduzione della purezza dell'eroina. Una delle nazioni maggiormente esposte è la Germania. Secondo l'Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti delle Nazioni Unite, la Germania è il terzo maggiore produttore dopo Stati Uniti e Belgio e il primo Paese importatore in assoluto nel 2016. il già citato studio riporta 160 casi di decessi provocati dal fentanyl in Germania dal 2007 al 2011. I tedeschi consumano grandi quantità di fentanyl per scopi medici, soprattutto in forma di cerotti. L'esempio degli Stati Uniti sembrerebbe suggerire che una grande disponibilità di fentanyl nel mercato legale possa condurre ad una grande disponibilità anche in quello illegale;

              molto preoccupante è anche la condizione in cui versa il Regno Unito. Secondo l'Ufficio per le statistiche nazionali (Ons), nel 2017 in Inghilterra e Galles ci sono state 3.756 morti per intossicazione da droghe, provocate principalmente dall'eroina e dagli oppioidi sintetici. Si tratta del numero più alto mai registrato. Spiccano però i casi di morte per overdose da fentanyl: dal 2016 al 2017 sono aumentati del 29 per cento, passando da 58 a 75. I dati raccolti dall'Ons evidenziano anche 27 decessi per abuso di carfentanyl: si tratta di un farmaco analogo al fentanyl ma molto più potente, utilizzato esclusivamente in veterinaria come tranquillante per gli animali di grossa taglia;

              i rapporti tossicologici non hanno inizialmente rilevato fentanyl. Infatti, è su richiesta della polizia che sono stati fatti ulteriori test da cui è emersa la presenza di fentanyl, in particolare una gamma di analoghi fentanyl più recenti e carfentanyl. Nonostante ciò, la gravità del problema nel Regno Unito non è ancora del tutto nota;

              si ribadisce il fatto che il fentanyl è una sostanza relativamente semplice da produrre. I trafficanti possono sintetizzarla in piccoli laboratori clandestini, mentre i consumatori possono acquistarla on line direttamente dalla Cina e farsela recapitare a casa. Il cosiddetto dark web, con i suoi cripto-mercati, è stato cruciale per la diffusione e il successo dei fentanili negli Stati Uniti. Il Paese europeo con il più alto numero di acquisti di fentanyl tramite questo canale di approvvigionamento è oggi il Regno Unito;

              nel nostro Paese, i primi casi di overdose da fentanyl sono recenti e hanno reso evidente un livello di consapevolezza delle istituzioni preposte alla prevenzione del consumo di sostanze psicotrope insufficiente. Il primo caso conosciuto di overdose dovuta ad assunzione di una sostanza analoga al Fentanyl, l'Ocfentanyl, risale al 2017, ma è stato scoperto e segnalato solo nel 2018. I responsabili della situazione sono stati colti di sorpresa dalla notizia del primo decesso dovuto ad assunzione di questa sostanza. Probabilmente la morte si sarebbe potuta prevedere e prevenire se l'Osservatorio del dipartimento per le politiche antidroga disponesse di personale con maggiori specifiche competenze in questo campo;

              nella relazione annuale al Parlamento, a volte, ci si limita a collezionare un insieme di notizie varie, provenienti da diverse fonti, senza dare alle informazioni un coordinamento adeguato. Precedentemente alla scoperta del primo caso di overdose, non pare vi sia stata qualche attività che avrebbe potuto garantire un approfondimento dei diversi aspetti del fenomeno in atto;

              infatti, si segnala che la direzione centrale antidroga, pubblicando l'ultima relazione annuale sulla repressione dei traffici di stupefacenti, riguardo al fentanyl ha specificato che «non si erano verificate evidenze della loro presenza nelle piazze italiane». Poi, come detto, nel settembre 2018 si è compreso con ritardo che anche in Italia si era registrata la prima morte dovuta ad assunzione di fentanyl, non ad eroina, come in un primo momento dichiarato. La morte, lo si ribadisce, era avvenuta nell'aprile 2017 ma era stata scoperta solo l'anno successivo;

              in Italia, a causa della comunicazione non tempestiva dell'arrivo del fentanyl, ancor oggi non si conosce esattamente quanto il fenomeno si sia diffuso. Una seconda morte è avvenuta il 10 giugno dello scorso anno. Un tossicodipendente è stato trovato senza vita dai carabinieri a Travedona Monate. Accanto al suo corpo è stato trovato il fentanyl. «La bustina di plastica che lo conteneva recava la scritta 1:10 contenente sostanza solido pulviscolare bianca/beige». Si cita il testo dell'allerta di grado 3, diffusa dal sistema nazionale di allerta precoce dell'istituto superiore di sanità. Il reperto è stato inviato il 20 luglio al laboratorio di analisi dei carabinieri di Milano i quali, non riuscendo a identificare la sostanza, si sono rivolti ai Ris di Parma. In quei laboratori il furanilfentanyl è stato finalmente riconosciuto grazie a un'analisi spettrografica;

              l'allerta dello Snap riporta in testa la dicitura «vietate la divulgazione e la pubblicazione su web», ma tra chi riceve le allerte si pensa che le informazioni vadano invece divulgate anche fra chi non fa parte di queste categorie professionali. L'informazione può infatti interessare anche gli stessi consumatori di stupefacenti. Le allerte europee dell'Osservatorio europeo su droghe e dipendenze, e i sistemi nazionali di allerta di altri Paesi, non riportano divieti analoghi di pubblicazione, che sono una specificità negativa solo italiana;

              non ci sono dati certi relativi ai decessi per overdose avvenuti negli ultimi due anni collegati al fentanyl. La scoperta ritardata di oltre un anno della prima morte preoccupa, perché, lo si ripete, potrebbe trattarsi solo della punta di un iceberg di un fenomeno più grave ed esteso;

              si dovrebbe governare in modo più efficace il fenomeno, cercando di comprendere quanto sta accadendo sulla base di maggiori dati scientifici, effettuando un monitoraggio specifico del fenomeno e adottando forme di valutazione delle politiche di controllo, mediante interventi di riduzione della domanda e di riduzione dell'offerta;

              utilizzando coerentemente e scientificamente tutti i dati disponibili, da rendere pubblici a chiunque, sarebbe possibile effettuare delle previsioni e delle valutazioni più accurate, poiché quelle ora previste appaiono insufficienti;

              ciò appare assolutamente necessario, perché la Cina è pronta ad invadere anche tutto il mercato dell'Europa, compresa l'Italia, e ciò è particolarmente grave, perché i morti per droga sono tornati ad aumentare dal 2017, dopo un calo costante durato più di 15 anni;

              infatti, è dal 2017 che sono tornati ad aumentare i morti per overdose in Italia. Molte volte, innanzi alla voce «sostanza responsabile del decesso», ci si scontra con un: «Non identificata». La situazione è da approfondire, poiché per 16 anni, dal 2000 al 2016, i decessi sono calati gradualmente, con una riduzione pari a meno 48 per cento. Nel 2017 è arrivata, inaspettata, una inversione di tendenza con un incremento delle morti pari al 9,7 per cento in un solo anno. Sono segnali preoccupanti e si deve agire e prevenire al fine di evitare che questi primi segnali, se non adeguatamente considerati, possano condurre ad un fenomeno che non deve in nessun caso assumere le dimensioni catastrofiche che si sono registrate negli Usa;

              in base ai dati resi disponibili dalla relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze, dai rapporti della Desa, Direzione centrale servizi antidroga, e dallo studio del Cnr relativo all'uso di alcol e sostanze psicoattive in Italia, i morti acclarati per eroina nel 2017 sono stati 148, a cui se ne aggiungono 74, per assunzione di una sostanza non determinata. Sono dei decessi misteriosi, non attribuibili con certezza a sostanze droganti note, ed erano già 118 nel 2016. Una delle ipotesi, è che alcune delle morti siano causate non dall'eroina, bensì dall'eroina tagliata con altre sostanze. Sui tagli e le sperimentazioni criminali si hanno poche certezze, anche perché, lo si ribadisce, una delle principali carenze del sistema italiano è data dalla mancanza di adeguate conoscenze preventive delle sostanze, conoscenze assolutamente necessarie per adeguare le risposte sociali e sanitarie;

              il nuovo quadro del consumo di droghe sembra caratterizzato non solo dal maggior consumo di eroina, ma anche da un mercato criminale che sperimenta nuove strategie, come l'abbassamento dei prezzi mediante la miscela di sostanze. Il risultato è l'impennata dei decessi per overdose;

              in conclusione, si riportano i casi in cui il fentanyl è stato con certezza individuato e sequestrato: a ottobre 2018, in provincia di Cosenza, sono state arrestate sei persone accusate di traffico di cerotti al Fentanyl, nel gennaio 2019 a Melzo c'è stato un furto in ospedale, nel febbraio 2019 del Fentanyl è stato sequestrato a Roma, nel febbraio 2019 del Fentanyl è stato sequestrato a Milano, spedito dal Canada e un'analoga spedizione diretta in Piemonte è stata ugualmente intercettata;

              tutto quanto narrato appare un fenomeno che la politica deve prevenire e reprimere, poiché è necessario dare una risposta organica, strutturata, pianificata, efficace, per fronteggiare al meglio ciò che appare chiaro, l'insorgere incontrollato di un potenziale allarme sociale, anche se ancora non percepito come tale, poiché l'argomento non è ancora entrato nel dibattito pubblico, né in quello politico. In questa situazione appare difficile proporre soluzioni al fenomeno;

              questa mozione ha quindi lo scopo di aprire il dibattito politico e pubblico sul tema, per farne sintesi e quindi indicare le soluzioni considerate opportune e necessarie,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative idonee per investire l'Unione europea, nelle sedi istituzionali competenti, della questione di cui in premessa, al fine di proporre l'adozione di ulteriori e più efficaci politiche di contrasto alla diffusione del fentanyl e similari nel territorio dei Paesi membri;

2) ad adoperarsi perché il nostro Paese si faccia promotore di una iniziativa internazionale che miri a far inserire il fentanyl e le sostanze affini nelle tabelle I e IV della Convenzione sugli stupefacenti dell'Onu, naturalmente consentendone l'uso con prescrizione medica come medicinale e conseguente assunzione effettuata con controllo medico;

3) ad adottare ulteriori, specifiche ed opportune iniziative atte a prevenire morti accidentali di persone non tossicodipendenti, e delle forze dell'ordine in particolare, esposte al rischio di assorbimento involontario per via transdermica;

4) a predisporre, a cura del Ministro dell'interno, un'attenta vigilanza per contrastare la diffusione illegale di fentanyl e similari, fatti salvi gli usi terapeutici, attivando in particolare la polizia postale, e per tutelare gli agenti dal contatto cutaneo;

5) a predisporre, a cura del Ministro della salute, una indagine ministeriale per accertare eventuali ulteriori casi di morte imputabili a tale sostanza non ancora individuati;

6) a predisporre, a cura del Ministro della salute, delle raccomandazioni per garantire una più sicura detenzione del fentanyl nelle strutture del servizio sanitario nazionale;

7) a consentire, da parte dei Ministri competenti, la divulgazione e la pubblicazione tempestiva dei dati relativi ai casi di morte a causa del fentanyl;

8) a predisporre, da parte del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, i necessari contatti diplomatici con il Governo cinese, avviando forme di collaborazione necessaria per garantire un efficace contrasto al narcotraffico;

9) a predisporre, da parte del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, in ottemperanza alle competenze attribuite dalla legge, azioni mirate per prevenire e contrastare il diffondersi di questa specifica sostanza e della relativa tossicodipendenza;

10) ad attivare azioni informative precoci sull'alta pericolosità di tale sostanza anche per le persone in carico ai servizi pubblici per le tossicodipendenze, alle comunità o in contatto con le unità di prevenzione in strada.
(1-00193) «Ianaro, Iezzi, D'Uva».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-03567 dell'11 settembre 2019;

          interrogazione a risposta immediata in Commissione Pastorino n. 5-02806 del 2 ottobre 2019;

          interrogazione a risposta immediata in Commissione Fragomeli n. 5-02807 del 2 ottobre 2019;

          interrogazione a risposta immediata in Commissione Giacomoni n. 5-02808 del 2 ottobre 2019;

          interrogazione a risposta immediata in Commissione Currò n. 5-02809 del 2 ottobre 2019.