XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 237 di venerdì 11 ottobre 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Benvenuto, Bianchi, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Castelli, Colletti, D'Incà, D'Uva, Delrio, Di Stefano, Ferraresi, Gregorio Fontana, Formentini, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Grande, Guerini, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Lotti, Maggioni, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Orrico, Orsini, Rizzo, Ruocco, Scalfarotto, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Traversi, Vignaroli e Villarosa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative, anche di natura normativa, volte a risolvere le criticità organizzative del tribunale di Termini Imerese (Pa) - n. 2-00516)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Bartolozzi ed altri n. 2-00516 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Giusi Bartolozzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente, la illustro; buongiorno, signor sottosegretario Ferraresi. Parliamo del tribunale di Termini Imerese; il contenuto dell'interpellanza è agli atti e io sono sicura che il sottosegretario avrà avuto la premura di leggerlo con molta attenzione.

Una premessa, sottosegretario, mi è d'obbligo; non si tratta della solita difesa di casta, di categoria, nei confronti di magistrati che stanno negli uffici e lamentano che sono pochi, lamentano di aver bisogno di incrementi di unità di personale. Dall'ultima rilevazione che l'ispettorato ha fatto presso il tribunale, nel 2015, risulta che, in media, tutti i magistrati applicati e, quindi, i componenti dell'ufficio del tribunale di Termini Imerese hanno ampiamente superato il cosiddetto tetto dei carichi esigibili. Quindi, parliamo di magistrati che, ogni giorno, con abnegazione, amore, spirito di sacrificio fanno il loro dovere.

La premessa, Presidente, mi è d'obbligo, perché non è la prima volta che io presento interpellanze urgenti nei confronti dei tribunali siciliani, ricordo l'ultima, a giugno, per i tribunali di Caltanissetta, Enna e Gela; lo ripeto, non è la prima volta che mi trovo costretta a rappresentare quella che è una vera crisi, un vero stato emergenziale nei piccoli tribunali – piccoli, poi, non tanto e vi spiegherò perché - della mia regione.

Allora, andiamo ai dati che avrò cura di sintetizzare, sottosegretario, perché sono sicura che lei li avrà già visti e letti. Il problema dove nasce e dove sorge? Dalla revisione delle circoscrizioni giudiziarie che è entrata in vigore nel 2013 e, per quanto riguarda il tribunale di Termini Imerese, ha comportato l'annessione di Bagheria e Ficarazzi; questo, a sua volta, ha avuto come conseguenza l'aumento delle unità di popolazione, di 68 mila, per complessive 370 mila, quindi, un incremento pari al 24 per cento circa. È cambiata la dotazione organica del tribunale? No; quindi, a fronte di un incremento del 24 per cento, la dotazione del tribunale di Termini Imerese rimane di ventidue unità: un presidente di tribunale, un presidente di sezione penale e venti magistrati; si tratta di un sottodimensionamento che, come accennavo prima, è stato già rilevato nella relazione ispettiva del 2015.

Andiamo all'altro elemento che è in qualche modo riportato, anzi, più ampiamente di come sto facendo io, nell'interpellanza urgente: al dato numerico della popolazione che incide nel territorio del tribunale vi è la valenza criminogena del contesto territoriale: mafia, Bagheria, vicinanza e contiguità con Palermo, il porto commerciale, l'area industriale, lei pensi, sottosegretario, che solo a Termini Imerese insistono all'incirca duecento imprese, abbiamo anche località di un certo richiamo turistico, come Cefalù, comunità montane di origine medievale, che in qualche modo fanno sì che siano territori molto frequentati e questo comporta che il dato che le dicevo prima, della popolazione stanziale, quindi, dei residenti, è evidentemente, di fatto, molto più grande, perché c'è questo continuo va e vieni di turisti, che noi siamo ben lieti di avere, ma che ha, poi, un'incidenza anche sul dato criminologico.

Andiamo, poi, alla comparazione con i tribunali del distretto: Agrigento, Marsala, Palermo, Sciacca e Trapani. Se analizziamo il rapporto tra giudici e popolazione, lei, sottosegretario, potrà constatare che sicuramente quello di Termini Imerese ha, in assoluto, il rapporto più alto, perché, ad Agrigento, abbiamo un magistrato su 10.356 abitanti, per un totale di 32, a Marsala, il rapporto è uno a 8.411, per 24 unità, a Palermo, è uno ogni 6.900, per 128 unità, a Sciacca, è uno ogni 13.887, per 10 unità, e, a Trapani, è uno ogni 8.153, per 25 unità di magistrati; a Termini Imerese è uno ogni 16.400 abitanti, per, come dicevo prima, 22 unità di magistrati presenti, quindi, è il più alto grado, come proporzione, all'interno dei tribunali del distretto, ma è anche il più alto grado rispetto alla media nazionale, che viene fissata sicuramente in 11.624, quindi, quasi un terzo in meno rispetto a quello che vi è nel tribunale di Termini Imerese.

Allora, se noi applicassimo la media nazionale, noi, in quel tribunale, dovremmo avere 31 unità di personale; con la media distrettuale addirittura 44, quindi, il raddoppio dei giudici che attualmente sono presenti nell'ufficio del tribunale di Termini Imerese.

Ora, sottosegretario, io ho cercato di essere chiara e ho riportato, non solo il contenuto del sollecito che il tribunale, il presidente Loforti, ha fatto al Ministero, da ultimo, nell'ottobre scorso, ho richiamato la relazione ispettiva ultima che c'è stata presso il tribunale; il problema si pone in maniera molto forte, molto sentita, abbiamo strade diverse e questa è l'interlocuzione a voi su cui operare, sicuramente occorre un incremento dei magistrati presenti, noi ne abbiamo chieste otto unità, abbiamo visto che dovrebbero essere il doppio, almeno otto, io non sto parlando del personale amministrativo, perché lei vedrà che nell'interpellanza vi è anche un'ampia parte dedicata a questo. Come potremmo risolverlo? E da qui la mia richiesta: sedi disagiate, sottosegretario; la sede disagiata, come lei sa bene, comporta un'applicazione dei magistrati che hanno poi dei benefici, per andare in territori che hanno delle grandissime difficoltà. Termini Imerese nell'ultimo concorso non è stata dichiarata sede disagiata, pur avendo una scopertura di organico così grande come quella che le ho prima rappresentato e, allora, inserirla nei concorsi, nel prossimo, appena possibile, quale sede disagiata, probabilmente, anzi, sicuramente, potrebbe favorire le domande di qualche aspirante magistrato, uditore, ora si chiamano MOT, magistrati di prima nomina, per aiutare così il presidente del tribunale.

Questa è la situazione drammatica che vi è; io riservo le mie ulteriori parole all'esito della sua risposta, che, mi auguro, sottosegretario - io la conosco, so l'impegno personale, noi ci siamo confrontati più volte in Commissione e in Aula –, non riporti solo dati numerici, perché io le ho detto quei pochi che erano necessari per rappresentare la situazione; vorrei qualche cosa in più, mi aspetterei da lei una parola che per me diventa poi un patto, un impegno del Ministro, o suo personale, a recarsi presso il tribunale di Termini Imerese, per parlare con i colleghi, non solo col presidente del tribunale, che le ha già relazionato la situazione, ma per dare una mano di conforto a tutti quelli che vi operano, quindi, magistrati, personale di cancelleria, il foro; l'avvocato Siragusa, che è il nuovo presidente del consiglio dell'Ordine aveva indetto, per la giornata di ieri, un'assemblea, all'esito della quale vi era intenzione, per quello che è dato leggere dalle notizie di giornale, di indire uno sciopero.Ecco, se il tribunale, se gli avvocati coralmente, sottosegretario, avanzano e sottopongono all'attenzione del Ministro Bonafede questa situazione allarmante, evidentemente vi è una esigenza. E allora, al di là dei numeri che sicuramente leggerò dalla sua relazione ma che nulla sposteranno, la prego veramente di assumere un impegno personale non con me ma con gli utenti del servizio giustizia che probabilmente oggi ci ascoltano, un impegno personale a recarsi in quel tribunale e a fare in modo già con i concorsi, già reinserendo Termini Imerese tra le sedi disagiate, quindi a dare una prima risposta effettiva.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Vittorio Ferraresi, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti. Innanzitutto voglio ringraziare gli onorevoli interpellanti e anche tutti gli altri deputati e senatori che hanno posto la questione del tribunale di Termini Imerese che resta ovviamente sotto l'attenzione del Ministero della Giustizia. Oggi con l'interpellanza urgente in oggetto si evoca la situazione di grave criticità verificatesi nel tribunale di Termini Imerese a seguito dell'accorpamento, con decreto legislativo n. 155 del 2012, dei comuni di Bagheria e Ficarazzi al circondario di Termini Imerese, con incremento della popolazione e conseguentemente delle sopravvenienze. Gli onorevoli interpellanti quindi chiedono di sapere se il Ministero della Giustizia intenda intraprendere iniziative, anche di natura normativa, volte a: a) aumentare la pianta organica dei giudici di almeno 8 unità nonché aumentare proporzionalmente il personale amministrativo nella misura di 4 cancellieri e 3 operatori giudiziari; b) in mancanza, revocare l'accorpamento degli uffici giudiziari di Bagheria e Ficarazzi; c) inserire il tribunale di Termini Imerese nel prossimo elenco delle sedi disagiate.

Ora, per rispettare le aspettative che sono state poste, ovviamente dovrò dare alcuni dati e alcuni punti fermi della situazione attuale ma vorrei dare anche alcune prospettive per il futuro in base tuttavia a procedimenti che hanno ovviamente tempistiche ferme ma comunque le hanno, quindi qualche tempo ci vorrà per arrivarci.

Al riguardo, ovviamente voglio rappresentare che il passaggio del territorio afferente la soppressa sezione del tribunale di Bagheria del tribunale di Palermo, comprensivo dei comuni di Bagheria e Ficarazzi, alla competenza del tribunale di Termini Imerese è stata attuata dalle disposizioni di riforma della geografia giudiziaria realizzate sulla base della delega conferita dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, che ha consentito un riequilibrio tra la sede distrettuale di Palermo e la sede sub-provinciale di Termini Imerese, conseguendo, da un lato, un effetto deflattivo in favore del tribunale metropolitano e, dall'altro, un incremento dimensionale dell'ufficio accorpante coerente con i suddetti standard di riferimento oltre che con i principi fissati dalla legge di delegazione (lettere b) ed e) dell'articolo 1 della legge n. 148 del 2011, all'epoca di un altro Governo).

Peraltro, preme evidenziare che, nonostante l'accorpamento della sede di Bagheria al tribunale di Termini Imerese, il relativo carico di lavoro è rimasto incardinato presso il tribunale di Palermo e ovviamente si parla della situazione al momento. Né la contestuale soppressione delle relative sezioni distaccate del tribunale di Termini Imerese con sede in Cefalù e Corleone ha originato alcun incremento di competenza o di carichi di lavoro, in quanto dalla stessa è semplicemente scaturita la trattazione in sede centrale degli affari già pendenti (anche questo ovviamente è una presa d'atto della relativa situazione).

In corrispondenza di tali previsioni, in sede di prima attuazione, sono state, quindi, adottate modifiche compensative dei relativi organici idonee a corrispondere alle esigenze determinate dalle suddette modifiche di competenza territoriale. In concreto - veniamo qui ai dati - l'attuale consistenza della pianta organica del tribunale di Termini Imerese prevede 22 magistrati e 89 unità amministrative di vario profilo (1 dirigente di II fascia, 5 direttori di III area, 20 funzionari giudiziari, 17 cancellieri esperti, 20 assistenti giudiziari, 7 operatori giudiziari, 4 conducenti di automezzi, 15 ausiliari).

Ma, come preme evidenziare allo stato di fatto - qui si va ovviamente a una delle richieste - nel tribunale di Termini Imerese, su una dotazione organica di 89 unità, 107 dipendenti sono in servizio, con una situazione addirittura sovrannumeraria e la posizione dirigenziale coperta, cosa che per tante situazioni in Italia preme ricordare non è prevista.

A ciò va aggiunto che, con provvedimento del 18 aprile del 2019, al distretto di Palermo sono state destinate 3 unità di profilo “funzionario tecnico” (2 per la corte d'appello e 1 per la procura generale) e 6 unità di profilo di “assistente tecnico” (4 per la corte d'appello e 2 per la procura generale), costituenti ausilio per tutti gli uffici giudiziari del distretto ovviamente.

In ogni caso, va necessariamente rimarcato che l'incremento del personale negli uffici giudiziari, sia di magistratura che amministrativo, costituisce una delle più ferme priorità del Ministero della Giustizia, che ha già efficacemente e tempestivamente messo in campo tutte le misure necessarie, ovviamente con i relativi tempi. Così si deve opportunamente segnalare che, nell'ambito dell'assunzione e conseguente destinazione agli uffici giudiziari sul territorio di un corposo contingente di assistenti giudiziari, attingendo anche alle graduatorie degli idonei del concorso ad 800 posti, 94 unità sono state destinate al distretto di Palermo e 4 alla sede di Termini Imerese; nell'ambito dell'interpello per assistente giudiziario di II fascia, indetto il 18 febbraio 2019, i posti destinati alla sede di Termini Imerese (4) sono pari al 40 per cento del contingente destinato all'intero distretto (10), non interamente coperti per mancanza di aspiranti; nell'ambito della procedura di riqualificazione del personale in servizio (cancellieri e ufficiali giudiziari) nell'ambito del distretto 153 cancellieri sono ora inquadrati come funzionari giudiziaria e 30 ufficiali giudiziari sono inquadrati come funzionari UNEP tutti nel medesimo ufficio; e nel tribunale di Termini Imerese 10 cancellieri, ora inquadrati nel profilo di funzionario giudiziario sono stati tutti confermati nel medesimo ufficio.

Quindi qualcosa abbiamo già iniziato a fare come dimostrano i dati. In aggiunta va anche evidenziato che l'attenzione del Ministero della Giustizia alle dotazioni di personale degli uffici giudiziari è costante e sempre altissima e le politiche assunzionali attuate e programmate lo dimostrano, in netta inversione di tendenza rispetto al passato.

Nell'immediato futuro infatti, con la legge n. 145 del 2018, articolo 1, comma 379, Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021, sono previsti l'incremento di 600 unità del ruolo organico del personale di magistratura ordinaria e la conseguente rideterminazione delle piante organiche degli uffici. Certo, perché al momento non si può e, quindi, nel triennio. Tuttavia, credo che sia una cosa importante perché è un atto epocale, che non avveniva da decine di anni, perché si è sempre voluto aumentare la pianta organica ma mai finanziarla. Quindi, diciamo si aumentava la pianta e rimanevano le scoperture. In questo senso, con l'aumento di 600 unità finanziate, non solo aumenta la pianta organica ma saranno fatti dei concorsi per sopperire le scoperture per arrivare al completamento della pianta organica. È chiaro, onorevole, che non si potrà arrivare ad aggiungere e, quindi, inviare magistrati nelle sedi finché non ci sarà la rideterminazione della pianta organica che l'aumenta e questo potrà ovviamente prendere in considerazione anche e soprattutto la Regione siciliana, finché appunto tale rideterminazione non ci sarà e quando non saranno fatti i concorsi, perché non si possono ovviamente fare senza una rideterminazione che però, sicuro, sarà fatta a breve, perché è in corso un tavolo tecnico per la rideterminazione delle piante organiche degli uffici di merito che è già stato istituito e dovrebbe completare i suoi lavori a breve. Questo potrà consentire anche un riequilibrio mediante assegnazione di risorse aggiuntive dei flussi incrementati che lo spostamento di competenze ha determinato. Quindi, è un impegno alla valutazione che noi ci prendiamo.

Mentre, per quanto riguarda il personale amministrativo, si rappresenta che: la legge di stabilità 2018 prevede con fondi straordinari e in aggiunta alle capacità assunzionali, l'assunzione di 2.903 unità di vario profilo tra il 2019 e il 2021; il decreto “quota 100” consentirà al Ministero della Giustizia di procedere al reclutamento di 1.300 unità di personale; le rimanenti capacità assunzionali del triennio 2019-2021 consentiranno di procedere ad ulteriori, cospicui reclutamenti; ulteriori assunzioni previste dalla legge in tema di disabilità hanno già avuto luogo con la recente assunzione di 97 ausiliari; il reclutamento di altri 2.329 unità con profilo di area funzionale III è già in corso di espletamento. Inoltre, è intendimento di questa amministrazione proporre l'inserimento di ulteriori norme nella prossima legge di bilancio volte a proseguire nel rafforzamento della politica di potenziamento del personale addetto agli uffici giudiziari.

Quanto poi alla prospettata revoca dell'accorpamento degli uffici giudiziari di Bagheria e Ficarazzi, la questione della geografia giudiziaria, come è risaputo, è alla costante attenzione di questo Ministero che, come noto, monitora e monitorerà i flussi di lavoro degli uffici giudiziari, manifestando sempre una propensione al dialogo e all'approfondimento sul punto. Dunque, gli elementi esposti ed in particolare la politica assunzionale perseguita, tesa ad un significativo ingresso di nuove risorse umane negli organici, fanno emergere con evidenza la massima concentrazione e il massimo impegno profuso dal Ministero della Giustizia.

È ferma convinzione di questo Ministero, infatti, che un sistema ben organizzato è tra le basi di un'attività giudiziaria più efficiente e, dunque, più efficace, che le necessità organizzative di ogni singolo ufficio giudiziario, compreso quello di Termini Imerese, sono necessità di questo Ministero, che, come ho spiegato, una volta ampliata la pianta organica, una volta rideterminate le piante organiche sul territorio, con i nuovi concorsi procederà, ovviamente, anche all'aumento di magistrati su tutto il territorio nazionale, oltre alla politica assunzionale.

Voglio, però, rassicurare, infine, l'onorevole interpellante in merito all'ultima richiesta posta a questo Ministero, che dall'istruttoria effettuata dagli uffici emerge che sia la procura, che il tribunale di Termini Imerese, appaiono ad oggi avere i requisiti tecnici per la dichiarazione di disagio e, quindi, auspichiamo pertanto che entrambi gli uffici saranno inseriti nello specifico bando del Consiglio superiore della magistratura.

PRESIDENTE. La deputata Giusi Bartolozzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario e dirò, forse per la prima volta da quindici mesi, da quando sono in questo Parlamento, che sono parzialmente soddisfatta. Il sottosegretario Ferraresi che mi conosce già sa che è una cosa che fa ben sperare. Sono parzialmente soddisfatta - vado da ultimo, sottosegretario - perché lei, in chiusura del suo discorso e della sua relazione, mi ha confermato un dato, che però non poteva che essere questo, e cioè che, dall'analisi dei dati del tribunale e della procura, Termini Imerese avrà diritto a essere riconsiderata sede disagiata. E questo per noi tutti, per noi cittadini, io non parlo da parlamentare, né tantomeno da magistrato, ma da cittadino, da chi usufruisce del servizio giustizia, è una buona notizia.

Quanto al resto, il resto invece non mi lascia convinta, per una serie di motivazioni. Per quanto concerne la relazione, che, come non poteva non essere, è relazione storica di quello che è stato, insomma, ma della quale avremo anche fatto a meno, ho notato che lei ha addebitato la tematica delle revisioni delle circoscrizioni giudiziarie al precedente Governo, senza citare che fosse il Partito Democratico, col quale ora siete in assonanza, quindi, insomma, ha avuto qualche difficoltà a menzionarlo. Ha detto il precedente Governo, non ha detto del Partito Democratico…

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Due precedenti...

GIUSI BARTOLOZZI (FI). …sono del 2013 ed erano tutti e due loro.

Andiamo, invece, alle cose che ci interessano. Sottosegretario, lei ha detto politica assunzionale del personale amministrativo, prendo atto che ne arriveranno nove, per quanto riguarda il personale amministrativo, e quattro assistenti giudiziari, speriamo che vengano il prima possibile. Ma vede, la sua relazione, invece, è stata abbastanza carente sotto il profilo dell'aumento della dotazione dei magistrati, perché questo è l'annoso problema che abbiamo già affrontato nella scorsa legge di bilancio. Io mi ricordo proprio una discussione in Commissione con lei, anzi con il Ministro Bonafede, quando ci venne a dire, sulle relazioni programmatiche, sulle linee del Governo in materia di giustizia: assumeremo 600 magistrati. E io, anche allora, come incautamente ho fatto prima quando lei parlava, ho detto: beh, sono 600 magistrati nel triennio, ditelo triennio, non dite 600 magistrati, perché sembrerebbe nell'anno; 600 magistrati nel triennio che - io ricordo le stesse parole che ho detto l'altra volta - divisi per tutti gli uffici giudiziari faranno 0,5, cioè neanche un'unità di magistrato in più. È evidentemente insufficiente, sottosegretario, cioè non si può dire: “assumeremo, assumeremo”, non ci sono. E le dirò anche una cosa in più: non c'è una virgola - una virgola! - su questa intenzione che avrebbe il Ministro di ampliare la dotazione nella NADEF. Noi abbiamo esaminato la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza la settimana scorsa, non c'era una parola sulla giustizia, se non che volete fare la riforma del processo civile e penale, tanto che nella risoluzione di minoranza noi abbiamo inserito una parte, importante, sulla giustizia, che prevedeva l'accelerazione e il tema della prescrizione, risoluzione che non è stata licenziata perché è stata votata favorevolmente quella di maggioranza e quella di minoranza, in qualche modo assorbita, è rimasta lì. Allora, vede, non si può continuare a dire: “assumeremo, assumeremo, velocizzare i tempi del processo” pensando che togliere la prescrizione, abolire la prescrizione, sia la panacea di tutti i mali, perché non è così.

Noi, quando il Ministro parla di tematiche di politica giudiziaria a lunga visione, a lungo spettro, sentiamo dire sempre… l'unica risposta che abbiamo avuto è la prescrizione, sospensione dopo la sentenza di primo grado. Si pensa che con questo i processi che ci sono, che sono pendenti e di cui io ho scritto nella relazione i numeri sconvolgenti, che sono in continuo aumento nonostante lo sforzo dei singoli magistrati… si pensa che con la prescrizione si possano risolvere i problemi, e non è così sottosegretario. Io, per il suo tramite, lo dico nuovamente al Ministro, non è con la prescrizione che noi, in qualche modo, incidiamo sui tempi e sulla mole dei processi che gravano sui tribunali.

Quindi, seppur apprezzando lo sforzo del Ministero, per il suo tramite, di prendere atto di quella che è la situazione del tribunale di Termini Imerese, che indubbiamente ha il disagio, un disagio cronico, io, veramente, a chiusura, sottosegretario, inviterei, se non il Ministro, almeno lei: l'ho detto all'inizio del mio intervento e lo ribadisco alla fine; sono sicura che tutto il tribunale, gli avvocati, gli utenti, saranno lieti di accogliervi presso il tribunale di Termini Imerese. Innoviamo, facciamo un cambio di passo: non le porte aperte del Ministero, come dice il Ministro Bonafede, le porte aperte dei tribunali. Andateci, nei tribunali. Andate nei tribunali, così ascolterete, non solo i presidenti dei tribunali, che gridano e che urlano per ottenere qualcosa, ma tutti gli utenti del servizio, magistrati, avvocati, personale di cancelleria, i cittadini. Ecco, cominciamo a innovare, a cambiare passo e a iniziare una nuova stagione, recatevi voi presso i tribunali e solo così potrete avere veramente contezza di quelli che sono i problemi a livello locale.

(Iniziative in ambito europeo volte ad assicurare il rispetto della normativa sulla protezione della salute dell'uomo in relazione ai rischi derivanti dall'utilizzo industriale di sostanze chimiche nocive - n. 2-00514)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ianaro ed altri n. 2-00514 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Angela Ianaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANGELA IANARO (M5S). Sì, grazie Presidente, la illustro. Scopo di questa interpellanza è quello di fare chiarezza sull'informazione diffusa da una ONG ambientalista tedesca, circa la possibile violazione della normativa europea in materia di sostanze chimiche, che deriverebbe dalla produzione e dall'utilizzo di sostanze altamente nocive per la salute dell'uomo e dell'ambiente.

L'unione europea disciplina la materia delle sostanze chimiche con il regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, il cosiddetto Reach, concernente la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche prodotte o importate nell'Unione europea in quantità maggiori di una tonnellata l'anno.

L'uso delle sostanze chimiche in Europa è consentito unicamente previa registrazione e a tal fine il regolamento suddetto ha istituito l'European Chemicals Agency (Echa), quale Autorità di regolamentazione per l'uso sicuro delle sostanze chimiche.

Il Reach, che è entrato in vigore il 1° giugno del 2007, ha, quindi, sostituito in un unico testo normativo buona parte della legislazione comunitaria precedentemente in vigore in materia di sostanze chimiche ed ha introdotto un sistema integrato per la loro registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione. In particolare, ai sensi del regolamento Reach, le imprese sono responsabili della raccolta delle informazioni sulle proprietà, sui pericoli, i rischi e l'uso sicuro delle sostanze chimiche da esse prodotte o importate, e hanno l'obbligo di comunicare tali informazioni all'Echa, che dispone così di una banca dati delle sostanze chimiche utilizzate. L'onere della prova spetta alle aziende, che, a norma del regolamento, sono tenute a valutare i pericoli, identificare e gestire i rischi collegati alle sostanze che producono e vendono, mentre l'Echa ha la facoltà di bandirle, limitarne l'uso o assoggettarlo ad un'autorizzazione nel caso in cui tali rischi non possano essere gestiti.

Il regolamento Reach, allo scopo di tutelare quanto più la salute umana e l'ambiente, non si applica soltanto alle sostanze chimiche impiegate nei processi industriali, ma anche a tutte quelle sostanze che utilizziamo nella nostra vita quotidiana, come cosmetici, prodotti per la pulizia, vestiti, mobili e vernici.

Tuttavia, in seguito ad una informazione divulgata da parte dell'ONG ambientalista tedesca facente parte del network European Environmental Bureau (EEB), risulta che in Unione Europea si sarebbero prodotte ed utilizzate sostanze chimiche pericolose per la salute umana, e che, quindi, o sarebbero state autorizzate senza controlli adeguati oppure non rientrerebbero nell'elenco delle sostanze soggette ad autorizzazione.

In particolare, si tratterebbe di sostanze contenute per larga misura in prodotti industriali e di consumo. L'ONG avrebbe chiesto al Governo tedesco gli esiti di un'indagine sulla sicurezza, condotta dal 2014, da parte dell'Agenzia tedesca dell'ambiente e dell'Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio, al fine di verificare la conformità dei risultati delle analisi sulle sostanze chimiche rispetto agli standard posti appunto dal regolamento europeo.

Sebbene sia stato posto un diniego, per l'esistenza di vincoli di riservatezza commerciale, nel 2015 sono stati anticipati alcuni risultati dei 1.814 fascicoli esaminati, dai quali è emerso che il 58 per cento violava le norme vigenti.

Successivamente, nel 2018, il risultato del progetto Reach Compliance: Data availability in Reach registrations classificava il 32 per cento dei fascicoli non conformi, mentre il 37 per cento risultava da indagare ulteriormente.

Lo scorso novembre è intervenuto il direttore dell'Echa, dichiarando che degli oltre 22 mila prodotti registrati un terzo risultava non conforme al regolamento, e delle 700 sostanze chimiche utilizzate il 70 per cento circa violerebbe le norme di registrazione, valutazione e autorizzazione previste dal regolamento europeo. A fronte di ciò, è stata promossa un'azione di trasparenza, denominata “dieselgate” dell'industria chimica, finalizzata alla conoscenza dei nomi delle sostanze, dei prodotti e delle aziende coinvolte. L'Echa, dal canto suo, si è rifiutata di pubblicare gli aggiornamenti relativi alle dichiarazioni di utilizzo, correndo così il rischio di pubblicare dati rilevati successivamente al 2014, sebbene l'aggiornamento possa non necessariamente ricollegarsi alla conformità della sostanza utilizzata.

Secondo quanto sostenuto dall'European Environmental Bureau, l'esposizione giornaliera a un mix di sostanze tossiche aumenta i rischi di cancro, problemi riproduttivi, disordini metabolici come diabete e obesità, e danni allo sviluppo neurologico. Più di 300 sostanze chimiche industriali sono state ritrovate negli uomini e non erano presenti nei loro nonni, mentre i neonati nascono già con tracce di queste sostanze.

La ONG tedesca ha pertanto pubblicato i nomi delle 42 sostanze ritenute illecite e risultanti da fascicoli non aggiornati. Tra questi figura il dibutilftalato, un plastificante utilizzato nella produzione di pavimenti, mobili, giocattoli per bambini, tende, calzature, e che potrebbe causare danni ai feti e danneggiare la fertilità. Analogamente, figura l'acetato di metile, usato in adesivi, cosmetici, prodotti per la cura personale e per la pulizia, che sarebbe responsabile di gravi infiammazioni agli occhi. Così come il tricloroetilene, che può causare il cancro, grave infiammazione agli occhi e alla pelle ed è sospettato di provocare anche difetti genetici.

Stando a quanto dichiarato dall'organizzazione tedesca, inoltre, la maggior parte delle aziende che utilizzano le sostanze nocive individuate avrebbero sede per lo più in Germania, ma anche in altri Paesi dell'Unione europea come la Francia, l'Italia, la Spagna e la Gran Bretagna.

L'European Environmental Bureau ha dichiarato, al riguardo, che cinque delle prime dieci società chimiche globali di vendita sarebbero implicate - ne cito qualcuna ad esempio: la Basf, la Henkel, la 3M, la Sigma Aldrich, la Du Pont, la Thermo Fisher, nonché il gigante dell'industria dei cosmetici L'Oréal e il produttore dei medicinali Merck -, auspicando, al contempo, che l'Echa renda pubblici i nomi tanto delle sostanze le cui informazioni risultano carenti quanto delle aziende implicate.

Analogamente, le organizzazioni coinvolte chiedono che i Governi nazionali inaspriscano le sanzioni nei confronti delle aziende che violano i principi di sicurezza, laddove è potenzialmente in pericolo la salute dei consumatori.

Pertanto, alla luce di queste considerazioni, domando al rappresentante del Governo quali iniziative intenda intraprendere per verificare la correttezza delle informazioni qui riportate e se, nel caso, adire i competenti organi dell'Unione europea affinché l'elenco delle sostanze soggette ad autorizzazione contenute nell'allegato 14 al Reach venga aggiornato con maggiore puntualità e, in base alle novità intervenute, verificate le autorizzazioni già concesse, facciano rispettare la normativa vigente, rilasciando le autorizzazioni soltanto a seguito di controlli più rigorosi e restrittivi.

Allo stesso tempo, domando se il Governo voglia assumere autonomamente proprie iniziative volte a verificare la conformità dei risultati delle analisi sulle sostanze chimiche rispetto agli standard posti dal regolamento europeo, e comunque a scongiurare la commercializzazione in Italia di prodotti risultati dannosi per la salute umana che contengono sostanze non rientranti nell'elenco del Reach.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere.

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole, professoressa Ianaro, che nell'illustrazione ha già delineato il percorso di controllo delle sostanze chimiche in Europa attraverso l'Agenzia e mediante un regolamento che controlla la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e l'eventuale restrizione delle sostanze.

L'Echa, cioè l'Agenzia europea, che per semplicità ora chiamerò sempre “Agenzia europea”, raccoglie e mantiene i dati scientifici prodotti dalle imprese sulle sostanze fabbricate, importate e utilizzate. Sulla base di tali dati, tale Agenzia avvia le procedure regolatorie previste dal regolamento Reach, poc'anzi enunciato, per la gestione di eventuali rischi evidenziati e propone alla Commissione europea i connessi emendamenti al regolamento stesso.

Il regolamento affida agli Stati membri dell'Unione europea il compito di instaurare un sistema di controlli ufficiali ed altre attività adeguate alle circostanze.

In merito all'evidenziata non conformità delle sostanze in questione, segnalo che è necessario distinguere quali obblighi del Reach si presume siano stati violati. Sottolineo che la citata Agenzia, in base alla procedura richiamata dal regolamento, svolge una verifica della conformità dei fascicoli di registrazione su almeno il 5 per cento dei fascicoli ricevuti. Tale verifica riguarda la rispondenza agli obblighi di informazione sulle sostanze sancite dal regolamento, obblighi che riguardano le caratteristiche di pericolo delle sostanze stesse e, per talune sostanze pericolose e prodotte in grandi volumi, la valutazione della sicurezza chimica negli scenari di utilizzo previsti delle stesse.

In esito a questo processo di valutazione, l'Echa invia puntualmente, alle competenti autorità degli Stati membri nei quali le aziende risultate implicate hanno sede, la conclusione della valutazione, con annessa richiesta di avviare ogni opportuna azione di controllo. Preciso che tale conclusione determina una violazione solo nei casi in cui, a fronte della non conformità evidenziata, decorsi i termini di legge, le aziende non hanno risposto alle richieste di integrazione dei dati chimico-fisici, tossicologici e eco-tossicologici da fornire con la registrazione delle sostanze di cui al regolamento Reach.

Per quanto reso pubblico ad oggi dall'Agenzia europea, la non conformità dei fascicoli di registrazione delle sostanze in possesso della stessa Agenzia corrisponde a circa il 70 per cento dei fascicoli esaminati. La scarsa qualità dei fascicoli di registrazione è stata evidenziata nel rapporto della Commissione europea sul funzionamento del Reach nel 2018.

L'Italia, insieme agli altri Stati membri, ha condiviso con la stessa Commissione la necessità di rafforzare l'impegno dell'Agenzia per la verifica della conformità dei fascicoli di registrazione, ed ha sostenuto l'adozione di un recente emendamento del regolamento, che stabilisce che la percentuale dei fascicoli da sottoporre a controllo sia innalzata dal 5 al 20 per cento di quelli in possesso dell'Echa. Tale misura concorrerà al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile per la tutela della salute e dell'ambiente individuati a livello comunitario.

Desidero garantire che il Ministero della Salute, in quanto autorità competente per il Reach nel nostro Paese, partecipa attivamente a tutte le attività di valutazione coordinate dall'Agenzia europea, avviando ogni azione di controllo ritenuta necessaria. Infatti, lo Stato italiano, come previsto dal regolamento, ha instaurato un sistema di controlli ufficiali per la verifica del rispetto della conformità alle disposizioni dello stesso regolamento.

L'accordo in Conferenza permanente Stato-regioni del 29 ottobre 2009, tra il Governo e le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, concernente il sistema dei controlli ufficiali e relative linee di indirizzo per l'attuazione del regolamento Reach, disciplina la programmazione e l'organizzazione dei controlli ufficiali. Sulla base di tale accordo, il Ministero della Salute adotta, su base annuale, un Piano nazionale per l'attività di controllo sui prodotti chimici e pubblica rendicontazioni in merito ai risultati dei controlli condotti l'anno precedente.

Tra le attività previste nei citati piani di controllo, è opportunamente considerata la conduzione di attività di indagine in risposta alle richieste dell'Agenzia. In merito alle sostanze menzionate dall'organizzazione non governativa tedesca, si rappresenta in particolare che il dibutilftalato è incluso nella lista di sostanze in autorizzazione nel Reach, con data di scadenza 21 febbraio 2015, e pertanto risulta vietato il suo uso in Europa, a meno che non sia stata rilasciata un'autorizzazione da parte della Commissione europea all'impresa che intende utilizzarla. Il tricloroetilene è incluso nella lista di sostanze autorizzate nel Reach, con data di scadenza 21 aprile 2016, e, pertanto, risulta vietato il suo uso in Europa, a meno che non sia stata, anche in questo caso, rilasciata un'autorizzazione da parte della Commissione europea all'impresa che intende utilizzarla. L'acetato di metile è una sostanza registrata congiuntamente da 25 imprese, con un volume di produzione dalle 100 mila al milione di tonnellate l'anno; non è soggetta al momento attuale ad alcun processo regolatorio restrittivo e autorizzativo, in quanto non rientra tra le sostanze identificate dall'Europa come estremamente preoccupanti. Le misure di gestione del rischio a garanzia dell'uso sicuro individuate nel rapporto sulla sicurezza chimica devono essere adeguatamente trasmesse in allegato alla scheda dei dati di sicurezza e rispettate dagli utilizzatori.

In merito poi alle 49 imprese italiane menzionate dall'ONG, assicuro che il Ministero della Salute intende effettuare gli approfondimenti più appropriati ed avviare, qualora ritenuto necessario, le conseguenti attività di indagine in collaborazione con le autorità di controllo a livello territoriale. Inoltre, in merito alle iniziative volte a limitare l'uso e l'immissione in commercio di sostanze per le quali i rischi per la salute umana e per l'ambiente si rivelino non adeguatamente controllati, garantisco l'impegno del Ministero della Salute a rafforzare la partecipazione ad azioni regolatorie comunitarie nel prossimo quinquennio.

PRESIDENTE. La deputata Angela Ianaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ANGELA IANARO (M5S). Presidente, sì, sono molto soddisfatta della risposta puntuale e precisa del Viceministro Sileri, che non perde occasione per dimostrarci sempre quanto sia attento: quanto siano grandi la sua attenzione e la sua sensibilità, non soltanto nella tutela della salute, ma anche nella prevenzione di eventuali danni alla salute umana, e in particolare per tutto ciò che desta preoccupazione, come in questo caso. Noi sappiamo che l'industria chimica svolge un ruolo fondamentale nella vita quotidiana, nell'economia, ed è quindi necessario, è veramente importantissimo migliorare la conoscenza dei rischi e dei pericoli derivanti dall'utilizzo di sostanze chimiche, di prodotti chimici; portando avanti, quindi, come detto anche ora dal Viceministro, un'azione congiunta strutturale a livello europeo, in modo da assicurare sempre più elevati controlli, protezione sui prodotti di ultima generazione. Rinnovo quindi l'espressione di soddisfazione per la risposta ricevuta, auspicando un impegno delle istituzioni affinché questo livello di attenzione sia mantenuto sempre alto.

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a favorire la diffusione della diagnostica in rete nei laboratori di eccellenza, con particolare riferimento ai pazienti affetti da patologie ematologiche - n. 2-00490)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Elvira Savino e Occhiuto n. 2-00490 (Vedi l'allegato A).

Prendo atto che la deputata Elvira Savino si riserva di intervenire in sede di replica.

Il sottosegretario di Stato per la Salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere.

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, il Ministero della Salute condivide le esigenze delineate nell'interpellanza in esame riguardo alla piena realizzazione di efficienti reti di diagnostica delle malattie onco-ematologiche, al fine di assicurare a tutti i pazienti che accedono ai centri ematologici italiani una pronta ed accurata diagnosi per conseguire l'ottimizzazione della terapia erogata.

Inoltre, non è necessario che ogni centro di diagnosi e terapia disponga di un laboratorio in grado di effettuare tutte le analisi genetiche ed immunochimiche utili alla definizione della patologia dei pazienti, propedeutiche all'instaurazione del corretto approccio terapeutico.

Infatti, accanto alle considerazioni economiche che inducono a centralizzare le analisi che prevedono l'impiego di strumentazioni e reagenti di costo molto elevato, nonché il ricorso a personale specializzato per la conduzione delle stesse analisi, un tale approccio viene suggerito dalla maggiore possibilità di mantenere livelli qualitativi adeguati in queste condizioni.

Il Ministero della Salute, nell'ambito delle iniziative rivolte alla programmazione tecnico-sanitaria di indirizzo e di coordinamento, ha fornito diverse linee di orientamento e indicazioni operative, al fine di promuovere buone pratiche organizzative ed attività di integrazione e cooperazione, pur tenendo conto che la riorganizzazione dell'assistenza ospedaliera viene definita nell'ambito del servizio sanitario regionale dalle autorità regionali.

Pertanto, nel merito della questione sottoposta e nel rispetto del riparto di competenze fra Stato e regioni appena citato, che riconosce alle regioni le funzioni organizzative, ricordo quanto segue. L'intesa fra Stato, regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, concernente il “Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro - Anni 2014-2016, del 30 ottobre 2014, nell'allegato 2 “Guida per la costituzione di reti oncologiche regionali”, ha sottolineato l'importanza della centralizzazione di prestazioni diagnostiche di laboratorio di alta specializzazione (ad esempio biologia molecolare e citogenetica), la necessità di contemplare infrastrutture, specie in campo diagnostico, che si arricchiscano di funzioni di alta specializzazione o si specializzino su settori con ampi bacini di utenza e la possibilità di prevedere, per l'innovazione tecnologica, dotazioni di rete con accessi valutati nella struttura di residenza, in quanto la tecnologia può garantire una condivisione della diagnostica, una specializzazione in alcune sedi ed un uso più facile della second opinion.

Il riordino della rete ospedaliera, disciplinato dal decreto ministeriale n. 70 del 2015, concernente il “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera”, ha proposto un modello di cooperazione tra le strutture erogatrici, alle quali assegna ruoli specifici e strutturati (nodi hub e spoke), ponendo come condizione fondamentale la funzionalizzazione in rete dei servizi ospedalieri, al fine di garantire l'erogazione delle cure in condizioni di appropriatezza, efficacia, efficienza, qualità e sicurezza.

Tale riorganizzazione delle reti ospedaliere, secondo il modello hub e spoke, offre la possibilità di attuare un buon livello di efficienza del sistema, accentrando le tecnologie più costose e le prestazioni a maggior complessità assistenziale nei poli di eccellenza e riallocando le tecnologie e gli interventi a minore complessità presso gli ospedali di base. Una visione integrata dell'assistenza sanitaria, realizzando un sistema basato, da un lato, sull'integrazione tra servizi ospedalieri e, dall'altro, sull'integrazione della rete ospedaliera con la rete dei servizi territoriali, consente a tutte le componenti di svolgere il proprio specifico compito, definisce un ruolo, la presa in carico dei pazienti, e promuove, anche attraverso innovazioni organizzative, il dialogo tra ospedale e territorio. La riorganizzazione dei processi di cura nel disegno di rete presuppone la collocazione del paziente al centro del sistema, in un continuum assistenziale che si snoda lungo il percorso diagnostico-terapeutico fondato sui bisogni assistenziali.

In particolare, secondo quanto previsto al punto 8.1.1 dell'allegato 1 del decreto ministeriale n. 70 del 2015, il documento recante “Revisione delle linee guida organizzative delle raccomandazioni per la rete oncologica che integra l'attività ospedaliera per acuti e post acuti con attività territoriale”, per il quale è stato sancito accordo in sede di Conferenza Stato-regioni nell'aprile 2019, fornisce le indicazioni e i criteri per la costituzione di reti regionali, in maniera da favorire un approccio coerente a livello nazionale. Qualora dovessero essere diversi i modelli organizzativi deliberati dalle singole regioni, viene raccomandato che la rete oncologica debba essere recepita e formalizzata attraverso un atto regionale, che espliciti le scelte di politica sanitaria, con la definizione degli aspetti programmatori e di indirizzo predisposti per la realizzazione di modelli organizzativi finalizzati al miglioramento della qualità dei servizi offerti ai cittadini.

Le regioni, nel recepire le indicazioni del decreto ministeriale n. 70 del 2015 che stabiliscono regole per la costituzione delle reti clinico-assistenziali, tra le quali quella oncologica è parte rilevante, fanno riferimento alla rete oncologica, definita come “un modello organizzativo che assicura la presa in carico del paziente mettendo in relazione, con modalità formalizzate e coordinate, professionisti, strutture e servizi, che quindi erogano interventi sanitari e socio-sanitari di tipologia e livelli diversi, nel rispetto della continuità assistenziale e dell'appropriatezza clinica e organizzativa”.

La rete individua i nodi e le relative connessioni, definendone le regole di funzionamento, il sistema di monitoraggio, i requisiti di qualità e sicurezza dei processi e dei percorsi di cura, di qualificazione dei professionisti e le modalità di coinvolgimento dei cittadini stessi.

Inoltre nel documento si evidenzia l'importanza del coordinamento centrale, ovvero del governo unitario della rete oncologica regionale, che guidi i collegamenti tra i diversi nodi presenti nella rete e che pianifichi l'uso delle risorse, consentendo investimenti più coerenti con una programmazione di sistema e con un più ampio controllo dell'appropriatezza e stabilisca le regole di collaborazione tra le varie istituzioni afferenti. A tale autorità centrale è preposta l'individuazione e la definizione delle caratteristiche delle strutture richieste per il trattamento delle diverse patologie neoplastiche. Il principio della continuità assistenziale ha un ruolo centrale in tutti i disegni organizzativi ed assistenziali del paziente, per favorire il più possibile l'integrazione organica tra le diverse strutture ospedaliere e tra l'ospedale e il territorio.

Il modello organizzativo sanitario per intensità di cure non deve generare una frammentazione dei percorsi assistenziali del paziente, bensì, garantendo un coordinamento centrale dove si può realizzare il massimo livello di integrazione specialistica capace non solo di razionalizzare le risorse esistenti, ma anche di generare cultura, deve permettere l'elaborazione di linee guida, sviluppare sistemi informatici interattivi, confrontarsi con osservatori epidemiologici territoriali e diffondere i programmi di formazione in relazione ai bisogni noti. Viene così garantita la continuità spaziale ed organizzativa tra i singoli momenti dell'assistenza (diagnosi, terapia, ambulatori, day hospital, riabilitazione), tra le diverse fasi della malattia (prevenzione, diagnosi, terapia e follow up) e fra le diverse figure professionali coinvolte (oncologi ospedalieri, medici ospedalieri, territoriali, altri specialisti, medici di medicina generale, infermieri). La definizione condivisa dei percorsi diagnostico-terapeutici è in grado di ottimizzare l'efficacia delle cure, evitare la ridondanza delle prestazioni disgiunte da implicazioni decisionali, limitare i tempi di attesa e ridurre i costi.

Desidero ricordare, concludendo, che la legge 22 marzo 2019, n. 29, recante istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione, ha lo scopo di: produrre dati di incidenza, mortalità, sopravvivenza, tipologia e prevalenza dei tumori; descrivere il rischio della malattia per sede e tipo di tumore, per età, per sesso; contribuire, attraverso i dati prodotti, alla rilevazione di eventuali differenze nell'accesso alle cure erogate al paziente oncologico, in relazione alle condizioni socioeconomiche e all'area geografica di provenienza, anche in riferimento a cause di malattie derivanti dall'inquinamento ambientale; effettuare analisi statistico-epidemiologiche, anche con riferimento ai tumori rari; fornire, a livello nazionale e regionale, un'informazione continua e completa alla popolazione, anche attraverso la pubblicazione dei dati nel sito Internet istituzionale del Ministero della Salute; monitorare l'efficacia dei programmi di screening oncologici tradizionali e sperimentali attivi e operativi presso le regioni e le province autonome; sostenere e monitorare gli studi epidemiologici finalizzati all'analisi dell'impatto dell'inquinamento ambientale sull'incidenza della patologia oncologica, attraverso uno studio integrato sulle matrici ambientali e umane; valutare l'incidenza di fattori di carattere professionale sulla diffusione di patologie oncologiche; monitorare i trattamenti con farmaci dichiarati innovativi, al fine di fornire nuove evidenze scientifiche sul loro grado di efficacia.

In ultima parola, significa controllare quanto più possibile i risultati, verificarli, migliorarli, e quindi ridurre ulteriormente i costi.

PRESIDENTE. La deputata Elvira Savino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELVIRA SAVINO (FI). Grazie, Presidente. Grazie, signor sottosegretario. Diciamo che apprezzo la buona volontà, sicuramente, però devo dire che la mia interpellanza afferiva a un tema abbastanza specifico e peraltro condizionato da un alto livello di burocrazia, e la sua risposta mi è apparsa anch'essa alquanto burocratica. Noi abbiamo bisogno di linee di indirizzo più chiare e più specifiche rispetto a questo tema.

Lei ha detto che si è raggiunto un buon livello rispetto alla gestione della malattia all'interno dei vari sistemi e istituti che accolgono il paziente e le reti che si occupano della gestione delle analisi cliniche. Un buon livello, secondo me, non è stato ancora raggiunto. Peraltro lei ha parlato di nuove reti a livello regionale: non c'è bisogno di nuove reti, perché una rete che funziona esiste già.

Vorrei ricordare, se vogliamo andare nello specifico, uscendo dal burocratese, che negli ultimi anni sono stati fatti dei progressi da gigante nella cura delle leucemie. La mia interpellanza verteva fondamentalmente su questo, le leucemie acute, croniche, i linfomi e i mielomi. Vorrei sottolineare che molti di questi progressi sono stati compiuti e resi possibili grazie all'eccellente lavoro di ricerca svolto dalla Fondazione Gimema, che lei sicuramente conosce e di cui ampiamente parlo nella mia interpellanza. Ricerche che sono state riconosciute da EMA, da FDA, che sono i principali organi regolatori mondiali e che hanno avuto risultati eccellenti - ne cito alcuni, ad esempio - rispetto a leucemie molto importanti, come quella acuta promielocitica, che adesso è guaribile nel 90 per cento dei casi, la leucemia mieloide cronica, che negli ultimi dieci anni ha visto crescere le percentuali di guarigione dal 20 al all'80 per cento, la leucemia acuta linfoide Philadelphia-positiva, rispetto alla quale nella quasi totalità dei casi si ottiene la remissione totale della malattia, che significa in un certo senso il primo passo verso la guarigione grazie alle ricerche di Gimema e grazie all'utilizzo di farmaci molto specifici, tipo i monoclonali, abbandonando quasi la chemioterapia.

Ora, perché cito Gimema e questi risultati? Perché in quarant'anni dal 1992, cioè da quando la Fondazione, nata per l'intuizione di un ematologo visionario, di un medico innovativo come il professor Mandelli, ha sviluppato un modello organizzativo di livello mondiale finalizzato, che aveva lo scopo di mettere a punto dei protocolli condivisi per la diagnosi e il trattamento delle malattie del sangue, questo connubio che si è creato tra la ricerca e la resistenza, tra la ricerca e la pratica clinica è qualcosa di assolutamente innovativo - non bisogna inventare altre cose, esiste già - che va sostenuto, va supportato e bisogna fare in modo che prosegua, perché questo è l'approccio sistemico alla malattia.

La cosiddetta target therapy è la presa in carico del paziente - medicina di precisione - presa in carico del paziente come soggetto specifico, ed è, appunto, il risultato al quale le ricerche di Gimema sono riuscite ad approdare. Quindi, qual è il lascito del professor Mandelli? È quello di raccogliere queste conoscenze, metterle in rete e renderle fruibili anche per i centri, come lei ha detto, meno specializzati; è questo l'obiettivo, cioè centralizzare le conoscenze e farle esercitare in centri che hanno sviluppato una loro specializzazione.

Questo, a mio avviso, non solo da parte di chi ha realizzato questo obiettivo è un atto di amore profondo e di rispetto nei confronti dei pazienti, ma anche un atto di profonda intelligenza, perché è chiaro, come lei un po' ha sottolineato, che disporre di dati statistici rilevanti rispetto a malattie che sono sì diffuse, ma non comuni come quelle a cui siamo abituati (quindi malattie diffuse, ma non comuni) è fondamentale per poterle gestire e curare in maniera adeguata.

È per queste ragioni che in Italia, accanto alla Fondazione Gimema, di cui ho parlato, grazie ad essa, ma anche grazie alla volontà dei nostri ematologici, che - me lo lasci dire - sono tra i migliori al mondo e dei ricercatori che tutti insieme collaborano con Gimema, sono state realizzate e già esistono le reti di laboratori di centralizzazione dei campioni, che prevedono che questi campioni biologici, che quindi richiedono analisi genomiche molto complesse, siano smistati nei centri specializzati nell'effettuare quel determinato tipo di analisi; e centri sono specializzati proprio perché hanno acquisito un'esperienza decennale nella realizzazione di queste analisi, che effettuano secondo le loro competenze, realizzando un modello di eccellenza organizzativa che è noto in tutto il mondo e che si chiama LabNet. Infatti, per ottenere i risultati di cui parlavo prima sulle leucemie e che le ho citato, e quindi ottenere la remissione della malattia e la guarigione, bisogna essere in grado di fare repentinamente la diagnosi, individuare la terapia, individuare i farmaci giusti o i tipi di farmaci necessari per combattere quel sottotipo di leucemia, quel sottotipo di linfoma: e questo deve essere fatto molto rapidamente, magari in 72 o 96 ore.

E quindi LabNet, che opera già all'interno del sistema sanitario nazionale, lo avvantaggia, perché grazie a questo sistema, che opera già all'interno del Sistema sanitario nazionale, lo avvantaggia, perché grazie a questo sistema c'è una riduzione evidente dei costi. Questo sistema, che va - a mio avviso, lo ripeto - sostenuto e consolidato, è un presidio fondamentale per garantire una diagnosi precisa, perché questi laboratori fanno delle diagnosi molto precise, essendo quella la loro competenza, con le quali si può individuare subito la terapia e, quindi, mettersi nelle condizioni di riuscire a salvare una vita.

Infatti, è evidente, come lei ha detto, che queste analisi non si possono fare in tutti i laboratori, ma solo in quelli che hanno sviluppato una competenza specifica su questo, che hanno standard elevatissimi di livello mondiale, che hanno delle tecnologie avanzate, quindi questo consente non solo di individuare subito la diagnosi, ma anche di standardizzarla, di monitorare la malattia e di migliorare la ricerca. Ora, tutto questo è fondamentale anche perché, poi, è indispensabile riuscire a monitorare la risposta alle terapie, perché questo può consentire di individuare rapidamente una recidiva, per esempio, oppure può consentire di stabilire quando sospendere le cure. Questo, infatti, è un altro elemento: se tu riesci a monitorare la malattia, puoi capire quando sospendere le cure e questo avvantaggia ancora il Sistema sanitario nazionale. In sostanza, quindi, l'idea qual è? È che il paziente non si muova, ma viaggino i suoi campioni ematologici e questa, secondo me, è un'idea vincente, perché avvantaggia il sistema nazionale e non può essere rallentata da quello che attualmente esiste, laddove vi è un eccesso di burocrazia che rallenta la circolazione dei campioni.

Pertanto, il progetto LabNet, di cui parlo nella mia interpellanza, che cosa ha permesso? Due cose fondamentali: che viaggi il sangue e non il paziente, e il blocco della proliferazione di una serie di laboratori che non hanno le competenze per gestire queste malattie, che effettuerebbero pochi test l'anno e sarebbero veramente un dispendio per il Sistema sanitario nazionale. Quindi, noi vogliamo ottimizzare sul territorio nazionale l'attività dei singoli laboratori, in base alla competenza, promuovere la collaborazione tra i centri medici che hanno in carico il paziente e i laboratori di eccellenza che si occupano di analizzare queste malattie, e consolidare questo sistema che già c'è e funziona. Il nostro intervento deve servire soltanto a dare un riconoscimento formale che consolidi questo sistema, questo per tre ordini di ragioni: il primo, perché in questo modo il paziente riesce ad accedere ad analisi di elevato standard qualitativo senza spostarsi dal centro in cui è seguito al laboratorio, quindi evitando i viaggi della speranza; poi, da un punto di vista clinico, un dato diagnostico standardizzato e preciso consente, come spesso accade, di non dover ripetere le analisi o incorrere, per esempio, in diagnosi imprecise che, ovviamente, poi, determinano terapie inadeguate, quindi questo efficienta non solo la condizione del paziente ma anche quella del Sistema sanitario nazionale; poi, ovviamente, la tempestività della diagnosi è fondamentale per la cura di queste malattie e per la scelta della cura adeguata.

Per questo è necessario, a mio avviso, attivare al più presto un meccanismo tracciabile e trasparente di circolazione di questi campioni. Peraltro, il ruolo delle istituzioni rispetto a questa cosa è fondamentale perché dobbiamo individuare un sistema che consenta di renderlo tracciabile e facilmente gestibile: non si può perdere tempo. Io mi rendo conto che, purtroppo, la burocrazia interviene anche per una oggettiva necessità di controllo della pubblica amministrazione su queste questioni, però credo che il diritto alla salute debba prevalere nel bilanciamento degli interessi rispetto agli aspetti burocratici: un paziente non può aspettare la firma di un dirigente sanitario per vedere trasferire il suo campione biologico dal centro in cui è in cura presso il laboratorio di eccellenza.

Io chiedo che la Fondazione Gimema e LabNet abbiano tutto il nostro sostegno siano un modello di riferimento già a livello mondiale; chiedo quindi che vengano ancora più supportati. Ricordo soprattutto il coraggio di pazienti come Maria Mancuso, che lei conoscerà, essendo la presidentessa dell'associazione Salute Donna Onlus, che raccoglie 24 associazioni di pazienti, l'impegno del professor Marco Vignetti, che è il presidente della Fondazione Gimema e il vicepresidente dell'AIL, con il quale io interloquisco, che mi rappresentano queste problematiche sulle quali sono qui a pungolare il Governo.

Continuerò ad usare le mie prerogative di parlamentare per ottenere risposte in questo senso perché credo che siano questioni che non possano essere rimandate, che necessitino della nostra più assoluta attenzione. Noi dobbiamo metterci nelle condizioni - lo faccio io, ma credo debba farlo anche il Governo - di ascoltare questi soggetti che sono, come dire, quelli più competenti nell'indicarci quali siano le soluzioni migliori per venire incontro alle esigenze dei pazienti e cercare di realizzare le richieste che loro ci suggeriscono. Loro in questo momento hanno bisogno di semplificare la gestione della circolazione di questi campioni ematologici all'interno delle reti di laboratori di eccellenza: bisogna farlo, bisogna semplificare. Spero che il Governo prosegua in questa direzione, non in modo burocratico ma in modo pratico, e che trovi delle soluzioni affinché sia semplice la circolazione dei campioni ematologici all'interno delle reti di laboratori di eccellenza che sono già esistenti sul territorio, che già lavorano, che già collaborano con i centri ematologici di eccellenza di questo Paese. Bisogna semplicemente semplificare. Il Governo deve fornire delle linee di indirizzo chiare anche alle regioni per orientarle in questo senso, perché c'è una burocrazia regionale, come lei ha detto, che complica questo meccanismo. Quindi, spero che si continui ad andare in questa direzione perché, come ho detto, i pazienti non possono aspettare; credo che risparmiare tempo nell'individuazione di una diagnosi e nell'individuazione di una terapia possa significare, in molti casi, salvare una vita umana. Credo che noi non ci possiamo sottrarre a questo dovere assoluto.

(Chiarimenti e iniziative di competenza in merito allo stato di avanzamento del processo di valutazione dei finanziamenti previsti dal decreto-legge n. 104 del 2013 in favore delle Istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale (Afam) statali - n. 2-00515)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Carbonaro ed altri n. 2-00515 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Alessandra Carbonaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Colleghi, sottosegretario Azzolina, in attuazione dell'articolo 10, comma 2-bis e 2-ter, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, come modificato dalla legge 13 luglio 2015, n. 107, è stato emanato, di concerto con il Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, il decreto del Ministero dell'Economia e delle finanze del 6 aprile 2018. Il decreto cosiddetto Carrozza prevede la concessione di contributi diretti e mutui pluriennali da parte del MIUR, finalizzati a interventi straordinari di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico, efficientamento energetico degli edifici adibiti all'attività istituzionale delle istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale (Afam) statali, anche in costruzione, con uno stanziamento complessivo, a carico del bilancio del MIUR, di euro 16 milioni per l'assegnazione di contributi diretti, che corrispondano alla quota annua di euro 4 milioni per le annualità 2016, 2017, 2018 e 2019, nonché di euro 4 milioni annui, comprensivi della quota capitale e interessi, per la stipula di mutui di durata pari a 26 anni, a decorrere dall'anno 2020.

Tenuto conto che il successivo decreto ministeriale del 2018 contiene le caratteristiche e le modalità di presentazione della domanda di finanziamento ed evidenzia che tali richieste saranno valutate da un'apposita commissione, composta da cinque componenti e nominata con decreto del Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, la suddetta commissione di valutazione è stata nominata a più di un anno di distanza, attraverso il decreto ministeriale 208 del 14 maggio 2019. Si apprende che il processo di valutazione dei progetti da parte della commissione è ancora in corso e che, presumibilmente, questa si è riunita per l'ultima volta a fine settembre 2019. Vista la successiva necessità di formulare una graduatoria che dovrà poi essere validata a livello ministeriale e resa pubblica con decreto, si teme che i tempi di erogazione dei finanziamenti continuino a dilatarsi, con grave nocumento delle istituzioni, come il conservatorio Martini di Bologna, che pur avendo inoltrato la richiesta ed espletato le procedure di assegnazione dei contributi non ricevono i contributi previsti, ritardando in tal modo la messa in opera degli interventi di edilizia previsti.

Chiedo, quindi, se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, se e quali iniziative di competenza intenda assumere per accelerare la definizione della graduatoria degli istituti Afam risultanti beneficiari dei finanziamenti e quali siano i tempi della reale erogazione dei suddetti contributi, tenuto conto dei forti ritardi già accumulati in passato.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Presidente, onorevole Carbonaro, come da lei ricordato, il decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, prevede all'articolo 10, commi 2-bis 2-ter, la possibilità per le istituzioni dell'alta formazione artistica musicale e coreutica, di cui all'articolo 1 della legge 21 dicembre 1999, n. 508, di avere un contributo diretto nonché di stipulare mutui pluriennali, con oneri di ammortamento a totale carico dello Stato, per interventi straordinari di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico, efficientamento energetico degli edifici adibiti all'attività istituzionale delle predette istituzioni.

In attuazione del suddetto articolo è stato adottato il decreto interministeriale MEF-MIUR del 6 aprile 2018, volto a disciplinare le modalità di attuazione degli interventi di edilizia delle istituzioni del comparto AFAM previsti dalla norma stessa.

Il decreto interministeriale precisa che sono ammessi a finanziamento programmi unitari (ovverosia uno o più interventi tra loro coordinati che vengono compresi in un'unica richiesta) relativi a costruzione, ristrutturazione, miglioramento, ivi compreso l'ampliamento, messa in sicurezza, adeguamento sismico, efficientemente energetico sugli immobili.

Il decreto dispone che il programma deve prevedere una richiesta di finanziamento pari a un massimo di un milione di euro per i programmi di tipo A o di almeno un milione di euro e comunque non più di 10 milioni di euro per i programmi di tipo B.

Con la nota n. 10371 del 9 agosto 2018 la direzione generale per la programmazione, il coordinamento e finanziamento delle istituzioni della formazione superiore di questo Ministero ha definito modalità e indicazioni operative per la presentazione e valutazione delle richieste di finanziamento per interventi di edilizia universitaria di cui all'articolo 5, comma 1, del predetto decreto ministeriale MEF-MIUR del 6 aprile 2018.

Il decreto del 6 aprile ha stabilito, altresì, che le richieste debbano essere valutate da un'apposita commissione, composta da cinque componenti, e nominata con decreto del Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Ebbene, tale commissione è stata nominata dal Ministro nel mese di maggio 2019.

La aggiorno sul fatto che le richieste pervenute dalle istituzioni AFAM superano le risorse disponibili. Anche per questo si è resa necessaria un'attenta e diligente valutazione delle istanze avanzate.

Posso rassicurarla, comunque, che è appena stata ultimata la valutazione dei programmi di tipo A ovverosia di entità più limitata (fino a un milione di euro) per l'assegnazione di contributi diretti così da consentire, previa approvazione con decreto del Ministro della graduatoria proposta dalla commissione e successiva autorizzazione di concerto con il MEF all'erogazione dei contributi pluriennali, l'attribuzione delle risorse entro la fine dell'anno.

Entro quest'anno si completerà anche la valutazione dei programmi di tipo B con mutui che potranno decorrere dall'anno 2020, secondo quanto previsto peraltro dal citato decreto ministeriale MEF-MIUR del 6 aprile 2018.

PRESIDENTE. La deputata Carbonaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Grazie, Presidente. Mi ritengo soddisfatta della risposta alla mia interpellanza. Con questo atto abbiamo posto l'attenzione sul tema molto importante degli edifici che vengono adibiti per le attività dell'Alta formazione artistica e musicale.

Voglio ricordare che i nostri conservatori e le nostre accademie di belle arti sono un fiore all'occhiello sia per il nostro Paese sia anche per gli altri Paesi, sia europei sia extraeuropei, proprio perché vediamo ogni anno iscrizioni da parte di studenti che arrivano da molte parti del mondo e, quando si parla spesso di fuga di cervelli, non ci sono solamente i nostri studenti che si occupano di ricerca scientifica ma tanti sono gli studenti che partono e lasciano il nostro Paese e arrivano proprio dall'Alta formazione: musicisti, artisti che si spostano e vanno all'estero, che, come detto sopra, rappresentano un fiore all'occhiello per il nostro Paese.

Per questo non si può prescindere assolutamente dalla qualità degli edifici, dalla loro messa in sicurezza, dal loro ammodernamento, dalla loro ristrutturazione soprattutto anche in maniera particolare per quanto riguarda l'accessibilità delle persone diversamente abili nei predetti istituti. Per cui accolgo con favore quanto è stato detto dalla sottosegretaria con l'auspicio che l'iter possa essere il più rapido possibile.

(Iniziative volte a prorogare il termine per gli adempimenti e i versamenti dei contributi per le popolazioni dei territori del Centro Italia colpiti dal sisma del 2016 e ad accelerare la ricostruzione - n. 2-00517)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Polidori ed altri n. 2-00517 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Spena se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente, la illustro. Dunque, a distanza di tre anni, siamo ancora qui a parlare di emergenza terremoto. Qui in quest'Aula, sottosegretario e Presidente, molto spesso parliamo di emergenze, mentre vorremmo entrare in uno stato di normalità e di benessere.

Invece parliamo di emergenza in agricoltura; da oggi si parla anche di emergenza dell'ambiente, emergenza lavoro e l'emergenza terremoto ormai è un'emergenza che vivono le nostre terre dell'Italia centrale, dal Lazio, all'Umbria, alle Marche, all'Abruzzo. Quindi, c'è uno stato di sofferenza, di sconforto, di dolore oltre che per quelle vite, quelle famiglie che sono rimaste sotto le macerie, per le macerie che lì ci sono ancora.

La cartolina di quei posti meravigliosi - pensiamo ad Amatrice, a Norcia, ad Accumoli - è una cartolina devastante perché cumuli di macerie sono ancora lì. I cittadini non sono mai tornati perché le case chiaramente non esistono più e molti di loro hanno dovuto lasciare anche il loro territorio per dormire, perché ci sono dei dormitori fuori dai propri comuni.

Sottosegretario, lei non è la sottosegretaria che mi sarei aspettata ma nutro molto rispetto verso di lei, la ringrazio per essere qui anche se lei ha competenza su un settore e una materia che con il terremoto ha poco a che fare, anche se tra tutte le scuole che sono state distrutte alcune di quelle, anzi un'eccellenza in particolare, è in quel territorio. Spero, tuttavia, nella sua sensibilità di donna, che oggi dia sicuramente una risposta che possa essere di conforto per quei territori. Infatti, con la presente interpellanza chiediamo uno spostamento in avanti del pagamento dei tributi e contributi che scade il 15 ottobre e speriamo quindi in una proroga per dare – ripeto - maggiore libertà, maggiore soddisfazione e, quindi, un carico di pensieri in meno ai tanti cittadini che sono lì.

Oltre la parentesi fiscale, chiediamo soprattutto un'altra cosa: un decreto che possa accelerare la ricostruzione, che possa mettere fine alla burocrazia che soltanto noi in Italia sappiamo quanto ci costa in termini sia economici sia - altro che blocca cantieri! - proprio di blocca economia, di blocco giovani, di blocco di tante attività che si vorrebbero iniziare. Ma qui, più che per le attività - che pur sono iniziate grazie alla buona volontà dei cittadini e degli agricoltori, perché quelle sono terre che vivono di agricoltura, che vivono di prodotti anche molto famosi in tutta Italia ma anche al di fuori del territorio nazionale -, parlo, sottosegretario, anche un po'a nome di quel made in Italy di cui noi oggi tanto andiamo fieri, tanto che insomma tutti quanti ci riempiamo la bocca del made in Italy ma poi dopo, quando dobbiamo aiutarlo… come quando io chiesi la sospensione della fatturazione elettronica per gli agricoltori delle zone terremotate, mi fu risposto di no.

Quindi oggi, oltre a chiedere la sospensione e quindi andare un po' più in là rispetto al pagamento dei tributi e dei contributi, soprattutto chiediamo quanto è stato chiesto al Presidente Conte da parte del mio partito, di Forza Italia: la prima cosa che il Presidente Berlusconi ha messo sul tavolo di un colloquio con il Presidente Conte è stato proprio di affrontare l'emergenza terremoto nell'Italia centrale, perché non vogliamo parlare più di emergenza.

Sicuramente la normalità non sarà facile raggiungerla, se noi non ci mettiamo testa, se noi non cerchiamo di costituire un tavolo fattivo di tutti quanti, partendo dagli amministratori locali, dai sindaci, dai tanti amministratori, ma soprattutto da quei comitati di cittadini, che vogliono, ripeto, tornare alla normalità.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Lucia Azzolini, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie Presidente, grazie all'onorevole Polidori. Con il documento in esame, gli onorevoli interpellanti fanno rifermento ai tragici eventi sismici che hanno colpito le regioni del centro Italia nel 2016, lamentando i gravi ritardi nella ricostruzione.

In particolare, gli onorevoli chiedono di sapere quali iniziative si intendano intraprendere per consentire una rapida ricostruzione dei territori colpiti e, parallelamente, di attuare una serie di misure agevolative di natura fiscale, tributaria, previdenziale e di sostegno al reddito.

Al riguardo, sentiti i competenti uffici dell'Amministrazione finanziaria, si rappresenta quanto segue.

In relazione alla proposta di prorogare il termine del 15 ottobre 2019 per gli adempimenti e i versamenti dei tributi sospesi per i cittadini dell'area del cratere, si fa presente che sono allo studio misure volte alla rimodulazione dei termini per la ripresa della riscossione delle somme dovute, oggetto della disposta sospensione, in favore delle popolazioni dei territori interessati dagli eventi medesimi.

È opportuno evidenziare che, qualora si decidesse di differire l'inizio della rateizzazione dei tributi sospesi a favore dei soggetti diversi dai titolari di reddito d'impresa e di professione, nonché dagli esercenti attività agricole, a seguito del sisma che ha colpito i territori del centro Italia nell'anno 2016, il Dipartimento delle finanze ha stimato effetti finanziari negativi in termini di minori entrate pari a meno 6,9 milioni di euro per l'anno 2019, in relazione ai quali è necessaria la preventiva individuazione di idonei mezzi di copertura finanziaria.

Con riferimento alla richiesta di creare "una vera zona franca che utilizzi lo strumento fiscale per il rilancio dell'economia", si fa presente che l'articolo 46 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, già prevede l'istituzione di una zona franca urbana nei comuni delle regioni del Lazio, dell'Umbria, delle Marche e dell'Abruzzo colpiti dagli eventi sismici che si sono susseguiti a far data dal 24 agosto 2016, di cui agli allegati 1, 2 e 2-bis del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189.

L'intervento prevede agevolazioni sotto forma di esenzioni fiscali e contributive - concesse nel rispetto dei regolamenti "de minimis" - fino al 2020, alle imprese e ai professionisti che hanno subito, a causa del sisma, una riduzione del fatturato almeno pari al 25 per cento, ovvero che intraprendono una nuova iniziativa economica all'interno della zona franca entro il 31 dicembre 2019.

Per quanto concerne, infine, la richiesta di prevedere aiuti fiscali mirati in favore delle imprese delle zone del cratere meno colpite, che decidono di investire nelle aree più colpite e che decidono di assumere lavoratori che percepiscono il «reddito di cratere», si segnala che le imprese che effettuano nuovi investimenti nelle zone interessate dagli eventi sismici possono beneficiare - oltre che delle agevolazioni connesse all'istituzione della predetta zona franca urbana - anche del credito d'imposta di cui all'articolo 18-quater del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, in relazione agli investimenti in beni strumentali effettuati nei predetti territori fino al 31 dicembre 2019 (in misura pari al 25 per cento per le grandi imprese, al 35 per cento per le medie imprese e al 45 per cento per le piccole imprese).

PRESIDENTE. La deputata Maria Spena ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Io speravo che, perlomeno nel primo punto, quando si parlava di agevolazioni fiscali, quindi in materia tributaria, la sua risposta potesse essere più soddisfacente. Immaginavo che, per lo meno su uno dei due punti, quindi la sospensione del termine del 15 ottobre, casomai per dare più spazio quantomeno dei sessanta giorni, dei due mesi, per riprendere quello che è l'obbligo tributario da parte dei nostri concittadini, oggi mi venisse qui detto da lei. Invece, è ricorrente tra i banchi del vostro Governo il termine rimodulazione. Ora, vorrei capire, si parla di rimodulazione dell'IVA, si parla di rimodulazione delle tasse e, quindi, rimodulazione dei termini. Voglio dire, se sono dei termini, i termini sono ben precisi. Fare una proroga di sessanta giorni: non credo che, anche qui, si debba parlare di rimodulazione, visto che non sono scelte… una proroga di sessanta giorni non credo che mandi l'economia del nostro Paese a rotoli più di quanto già non lo sia.

Quindi, ripeto, sono rimasta molto delusa da questa risposta, perché eravamo certi, quasi certi, anche un po' per le informazioni che ci erano giunte attraverso i nostri uffici, che uno slittamento del termine del 15 ottobre potesse essere concesso.

E invece, anche qui, si parla di rimodulazione, addirittura, dei termini. Quindi, questo termine ricorrente, che lascia nell'incertezza e nello sgomento più assoluto i tanti cittadini, oltre chiaramente, soprattutto, i cittadini di quelle zone del centro del nostro Paese dilaniate dal terremoto e dilaniate dal malgoverno di questo Paese.

Vede, si dice tante volte, sottosegretario, che noi rappresentiamo lo Stato, che lo Stato siamo noi, ma questo, purtroppo, è possibile riscontrarlo solo nelle parole, non anche nei fatti. Noi, voi, insomma – io, da legislatore, mi sento particolarmente coinvolta –, noi stiamo mancando di rispetto allo Stato, a quei cittadini del Lazio, dell'Umbria, dell'Abruzzo e delle Marche, che rappresentano anche quella parte dello Stato.

Quindi, noi stiamo mancando di rispetto a loro, anche in una semplice proroga di un termine, quello del 15 ottobre, che poteva dare perlomeno un respiro che, anche se temporaneo, a quelle persone e a quei territori sarebbe servito; anche qui, invece, si parla di rimodulazione, cioè del nulla.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di un disegno di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge n. 1939-A ed abbinate, recante: Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare, cosiddetta «Legge SalvaMare ». (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 14 ottobre 2019 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare ("legge SalvaMare").

(C. 1939-A)

e delle abbinate proposte di legge: MURONI e FORNARO; RIZZETTO e MANTOVANI.

(C. 907-1276)

Relatrici: MURONI e DEIANA.

2. Discussione sulle linee generali della mozione Noja, Penna, Carnevali, Muroni ed altri n. 1-00243 concernente iniziative per la lotta alle discriminazioni nei confronti delle donne con disabilità .

La seduta termina alle 11.