XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
a settembre 2021 ricorre il VII centenario della morte di Dante Alighieri, sommo poeta, scrittore e politico italiano, considerato il padre della lingua italiana principalmente per la Divina Commedia, che rappresenta non solo il suo capolavoro ma soprattutto un'opera che contiene un'attenta analisi dell'animo umano, con le sue debolezze e la sua forza, e per questo continua a essere attuale e moderna;
l'opera e la figura di Dante Alighieri hanno destato e destano interesse e apprezzamento e sono costantemente oggetto di studi in Italia e nel mondo: simbolo nazionale nonché rappresentante e modello di altissima poesia;
ripercorrere e connettersi con le radici dalle quali si discende non può non costituire un obbiettivo prioritario e attiene alla tutela e alla promozione del senso di identità e di appartenenza alla storia e alle tradizioni del proprio Paese garantire il dovuto risalto e l'adeguata attenzione allo studio e alla conoscenza della vita, del pensiero e delle opere di chi, come Dante Alighieri, ha contribuito insieme a molti altri a costituirne il patrimonio letterario e artistico;
a tal fine appare fondamentale assicurare la divulgazione e la valorizzazione del patrimonio culturale universale che le opere di Dante Alighieri rappresentano prevedendo specifiche azioni volte all'arricchimento dell'offerta culturale in termini di diffusione e conoscibilità delle opere di tale artista;
nel corso della XVII legislatura il Parlamento ha approvato, con l'adesione di quasi tutti i gruppi parlamentari e una larghissima maggioranza, la legge 12 ottobre 2017, n. 153, recante «Disposizioni per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio e dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri»;
si auspica che tale commemorazione si proponga di essere qualcosa in grado di andare oltre al mero susseguirsi di eventi, incontri e convegni e che le iniziative previste siano invece dense di contenuti e che riescano a raggiungere e a toccare profondamente soprattutto i più giovani che, di fatto, conoscono e incontrano Dante Alighieri soltanto in contesti strettamente scolastici;
nel rivolgersi ai più giovani non si può ignorare il ruolo fondamentale che le nuove tecnologie possono ricoprire per favorire una maggiore diffusione e un aumento della cultura generale, e costituire, di conseguenza, uno strumento cruciale per veicolare la riscoperta dell'orgoglio nazionale fondato sulla storia culturale e artistica dell'Italia anche attraverso la lingua italiana;
la conoscenza della propria lingua e delle proprie tradizioni e della propria storia costituisce premessa necessaria per conoscere a fondo la lingua e la cultura degli altri, non in un'ottica di contrapposizione ma come bagaglio di base di comunicazione,
impegna il Governo:
1) nell'ambito delle celebrazioni del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri nel 2021, a prevedere e a favorire l'organizzazione di giornate divulgative nelle scuole, aperte anche ai territori nei quali le istituzioni scolastiche si trovano, promuovendo a tal fine anche la collaborazione con le istituzioni culturali locali quali biblioteche, associazioni culturali e simili, al fine di coinvolgere e sensibilizzare le cittadine e i cittadini in modo capillare, prevedendo anche la collaborazione di esponenti della cultura, per valorizzare la figura di Dante Alighieri e potenziare lo studio e la diffusione della lingua italiana nel mondo;
2) a prevedere la predisposizione e la messa a disposizione delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, anche attraverso i siti istituzionali, di strumenti informatici e software quali applicazioni anche mobili e/o piattaforme interattive, finalizzate ad approfondire la conoscenza e lo studio dei protagonisti del genio italiano nell'arte, nella letteratura, nelle scienze e a bandire un concorso incentrato sulla figura di Dante Alighieri, riservato alle studentesse e agli studenti delle scuole del sistema nazionale di istruzione e organizzato e distinto per ordine e grado, che preveda l'uso integrato di strumenti tradizionali e tecnologie multimediali;
3) ad assumere iniziative per prevedere l'istituzione di una giornata celebrativa in onore di Dante Alighieri, in collaborazione con le istituzioni culturali e con le associazioni italiane che si dedicano allo studio, alla diffusione e alla conservazione del patrimonio dantesco in Italia e all'estero.
(1-00277) «Aprea, Casciello, Marin, Minardo, Palmieri, Saccani Jotti, Battilocchio, Bergamini, Carrara, D'Ettore, Mazzetti, Mugnai, Ripani».
La Camera,
premesso che:
nel 2021 ricorreranno i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a causa di una febbre malarica;
nato a Firenze nel 1265, Dante fu esiliato in perpetuo dalla città natale nel 1301-1302, a seguito di rivolgimenti interni ed esterni che avevano portato al potere la fazione politica avversa, e dopo aver a lungo peregrinato in vari centri dell'Italia settentrionale, venuta meno la speranza di un richiamo in patria, moriva senza aver potuto rimettere piede nella propria città;
le sue opere, dal De Vulgari eloquentia per arrivare, appunto, alla Divina Commedia, furono il più grande stimolo alla creazione di una lingua comune elevando il volgare fiorentino a base per l'italiano che noi oggi conosciamo e usiamo;
nel XIV secolo, infatti, quando tutti consideravano il latino una lingua perfetta, Dante ha scritto che l'italiano valeva quanto il latino, e poteva servire anche per scrivere opere di alta letteratura: quello che ha fatto lui, scrivendo l'opera più bella e più famosa di tutta la letteratura italiana, la Divina Commedia;
Dante rappresenta la fonte più alta dell'identità italiana: a lui si deve la lingua, terreno primario e comune dell'identità di una nazione. La lingua italiana rappresenta, infatti, l'elemento unificante e il patrimonio immateriale italiano più antico che deve essere strenuamente tutelato e valorizzato;
è stato Dante a fondare la civiltà italiana sull'arte, sul pensiero, sull'eccellenza e il genio, oltre che sulla storia e la geografia e fu grazie a lui che nacque prima la lingua, la letteratura e solo alcuni secoli dopo lo Stato e, forse, anche per questo l'Italia ha uno Stato fragile e un'identità profonda;
proprio la lingua e la letteratura italiane, che occupano il quarto posto tra quelle più studiate al mondo, costituiscono uno straordinario apporto dato dall'Italia alla cultura mondiale: di questo patrimonio, che ricevuto in eredità dal nostro passato e dalla nostra storia, si deve essere consapevoli e si deve, in particolare, imparare a considerarlo un bene comune a tutti i cittadini italiani, che hanno il compito di custodirlo e divulgarlo;
il ruolo di Dante come profeta dell'Italia nasce da una lunga tradizione culturale, da George Gordon Byron che, in Profezia di Dante, lo riconosce come il precursore e fondatore dell'Italia ventura, e prima di lui Vincenzo Monti e suo genero Giulio Perticari che scrisse Dell'amor patrio di Dante. E poi Mazzini che scrive anch'egli sull'Amor patrio di Dante e Goffredo Mameli che compone l'inno mazziniano Dante e l'Italia: «Del cener dell'Italia / La nuova prole è uscita. / Salve, sublime apostolo / Del verbo della vita, / Che il nuovo sogno errante / Stringi al pensier di Dante»;
non esiste angolo d'Italia nel quale il testo di Dante per eccellenza, la Divina Commedia, non abbia fatto irruzione, sia pure con modalità e in tempi diversi;
l'opera ha rappresentato nei secoli un collante linguistico (letterario, culturale, ideologico) che si estende dal Trecento ad oggi e contribuisce in maniera determinante a conferire all'italiano, caso unico tra le grandi lingue europee, una evidente riconoscibilità e stabilità nel tempo, purtroppo oggi minacciata dall'uso sempre più frequente di anglicismi;
nonostante ciò, Dante piace ancora molto agli studenti, la passione che collega Dante ai ragazzi è ancora attuale e non è mai scemata, come testimoniato da docenti e dirigenti scolastici di licei e istituti tecnici;
secondo la Treccani quasi tutte le parole comunemente utilizzate nell'italiano corrente sono già presenti nella Commedia, e l'opera di Dante Alighieri ha quindi rappresentato la base per l'Italia che si conosce oggi perché, come messo in evidenza anche da un convegno svoltosi al Quirinale nell'ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità nazionale «La lingua italiana [è il] fattore portante dell'identità nazionale»;
molti professori continuano a far leggere Dante nelle scuole, spesso con risultati entusiasmanti perché la lingua di Dante è ancora incredibilmente vicina a quella che si parla oggi;
nell'era di internet non bisogna rinunciare al più grande poeta della nostra storia né tantomeno all'idioma che ha saputo portare al centro della nazione;
proprio in occasione dell'anniversario della nascita di Dante Alighieri il Corriere della sera ha lanciato l'idea di istituire una giornata speciale nel mondo, il «Dantedì» come è stata vezzosamente titolata, che ha raccolto adesioni dell'Accademia della Crusca, della Società Dante Alighieri, della Società dantesca, dell'Associazione degli italianisti, di molti importanti dantisti italiani e stranieri;
inoltre, Dante Alighieri è stato fra i maggiori intellettuali a sognare un'Italia libera o quantomeno unita: quell'Italia che definisce «Bel paese» – ed è incredibile pensare che ancora oggi l'Italia sia chiamata così – ma che non ha unità né guida – con la celebre invettiva del Canto VI del Purgatorio che comincia con «Ahi serva Italia, di dolore ostello...» che mantiene la sua forza e, spesso, attualità ancora oggi –. La sogna e la descrive geograficamente ponendo, come noto, i confini orientali a Pola in Istria;
tutta la tradizione della poesia patriottica della nostra Nazione è figlia di Dante. Lo scrive Ugo Foscolo: «Che Dante non amasse l'Italia chi mai vorrà dirlo? Anch'ei fu costretto, come qualunque altro l'ha mai veracemente amata, o mai l'amerà, a flagellarla a sangue, e mostrarle tutta la sua nudità, sì che ne senta vergogna», lo ribadisce Giuseppe Mazzini che a Dante dedica «Dell'amor patrio di Dante» – «Egli mirò a congiungere in un sol corpo l'Italia piena di divisioni, e sottrarla al servaggio, che allora la minacciava più che mai»;
ricordare Dante Alighieri, quindi, non significa soltanto omaggiare il Sommo Poeta, ma anche ricordare quanto il valore delle sue opere sia stato e sia tuttora fondamentale per la nostra Nazione;
non è soltanto un valore legato all'identità, ma anche alle prospettive dell'Italia, posto che tutte le inchieste e i dati dicono che il linguaggio comune sta diventando sempre più povero e che il vocabolario, in particolare delle nuove generazioni, è sempre più ristretto tra anglicismi fuori contesto e semplificazioni che rischiano di rendere anche il pensiero meno ricco ed efficace. Perché il pensiero italiano è anche frutto della capacità di elaborarlo e perdere i termini corretti significa ragionare con meno efficacia con tutto quello che questo comporta;
ricordare Dante significa riscoprire la grandezza del pensiero italiano e, quindi, della lingua italiana, ambasciatrice dell'Italia nel Mondo;
l'italiano, infatti, è la quarta lingua più studiata al mondo e questo, da un lato, grazie alla sua ricchezza e musicalità e, dall'altro, grazie alla capillarità e capacità educativa delle scuole di lingua italiana nel mondo che fanno parte della Società intestata proprio a Dante Alighieri;
conoscere una lingua, e apprezzarne le qualità, è il primo passo per creare una collaborazione duratura e proficua e proprio per questo è necessario che i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri siano non solo celebrati, ma costituiscano una giusta occasione di promozione e diffusione delle sue opere, nonché un modo per promuovere l'immagine dell'Italia nel mondo attraverso un rinnovato impegno nelle scuole affinché l'opera del Sommo Poeta sia conosciuta, studiata e amata nel suo valore letterario e identitario,
impegna il Governo:
1) ad assumere iniziative volte ad individuare e istituire, entro il 2020, una giornata celebrativa dedicata a Dante Alighieri, quale omaggio all'italianità;
2) ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a tutelare e valorizzare la lingua italiana, quale grande patrimonio nazionale e a garantirne e promuoverne l'utilizzo pieno e corretto a partire dalle istituzioni pubbliche, nazionali e locali;
3) a promuovere e sostenere tutte le attività necessarie per ricordare la vita, le opere e l'importanza del Poeta in Italia e all'estero.
(1-00278) «Meloni, Rampelli, Lollobrigida, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».
La Camera,
premesso che:
nel 2021 ricorrerà il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, interprete sublime della letteratura a livello mondiale che, esule da Firenze, trovò rifugio a Ravenna, dove ultimò la Divina Commedia e dove si spense nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321;
nel corso della XVII legislatura il Parlamento ha approvato, a larghissima maggioranza, la legge 12 ottobre 2017, n. 153, «Disposizioni per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio e dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri»;
celebrare Dante 2021 significa ricordare «il Sommo Poeta», ovvero l'uomo, il poeta, il letterato, il politico, il teologo e anche rendere omaggio al secolo il cui prese vita la nostra lingua italiana;
la Divina Commedia, tra le opere più lette e commentate al mondo, ha consacrato Dante come «autore universale», capace di veicolare valori e pensieri ancora oggi estremamente attuali;
fu proprie Dante, nel «De vulgari eloquentia», a teorizzare per primo la necessità, almeno per la poesia più alta, di una lingua «illustre», attinta dalle esperienze dei migliori poeti che lo avevano preceduto: veniva fondata così la lingua italiana nella sua accezione moderna;
il Corriere della Sera ha proposto l'istituzione di un «DanteDì» con il sostegno Francesco Sabatini, presidente onorario dell'Accademia della Crusca, e l'adesione, tra i tanti, della Società Dante Alighieri, della Società dantesca all'Associazione degli italianisti, del Comitato nazionale delle celebrazioni, presieduto da Carlo Ossola, del Centro dantesco di Ravenna, della Casa di Dante di Roma e di Firenze;
René de Ceccatty, traduttore dell'edizione francese della «Commedia», auspicando che il ricordo e lo studio di Dante vengano promossi in Francia e in tutta Europa, ha sottolineato che «Dante ha un'importanza per la lingua italiana ma anche per l'identità europea. Ecco perché sarebbe auspicabile un Dantedì che si estenda anche oltre i confini italiani, perché Dante ha un respiro ampio, incarna l'intera cultura latina e la cultura cattolica ma in una prospettiva critica: dunque è utile riflettere sulla sua opera ma anche sul ruolo che ha avuto nella storia politica»;
gli studi, l'impegno politico e l'esilio legarono Dante a moltissime città italiane, tra cui Firenze, Bologna, Ravenna e Verona;
è riconosciuto da tutti che Dante trascorse a Bologna alcuni periodi della sua vita, città che ritorna in tutta l'opera dantesca, da un sonetto del 1287 fino all'egloga Velieribus Colchis, terminata a poche settimane dalla morte (settembre 1321) e pervenuta postuma al destinatario, il maestro bolognese Giovanni del Virgilio; è legata a Bologna la sua passione per lo studio di Aristotele e l'amicizia con gli amici poeti e compagni di studi, Guido e Lapo, Cino e Meo;
a Ravenna, nello stesso anno del Sommo poeta, si spense l'arcivescovo della città, oggi beato, Rinaldo da Concorezzo, tra i primi a rifiutare l'uso della tortura nel processo ai Cavalieri templari voluto da papa Clemente V. Come ricorda la Treccani «L'inchiesta fu condotta con criteri di mitezza, alla ricerca della verità e senza il fine, altrove perfino scoperto, di impossessarsi dei beni dello Ordine. Alcune prese di posizione furono molto coraggiose, come la decisione di non imprigionare gli imputati, concedendo loro la libertà provvisoria, e soprattutto quella di non sottoporli alla tortura, cui si ricorreva, invece, normalmente in tutti gli altri processi contro i templari»;
Verona è la città che ospitò Dante, è la città dove vivono tanti eredi del Sommo poeta e, come fa dire al nobile Cacciaguida nel XVII canta del Paradiso, «Lo primo tuo refugio e ’l primo ostello sarà la cortesia del gran Lombardo che ’n su la scala porta il santo uccello; ch'in te avrà si benigno riguardo che del fare e del chieder, tra voi due, fia primo quel che, tra li altri, è più tardo»;
nella prima fase del suo esilio Dante fu ospite di diverse corti e famiglie della Romagna, fra cui gli Ordelaffi a Forlì, spostandosi poi a Bologna, Padova, nella Marca Trevigiana e in Lunigiana,
impegna il Governo:
1) in occasione della celebrazione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri nel 2021, a favorire iniziative per la valorizzazione di un patrimonio culturale unico e universale, anche attraverso l'istituzione di una giornata nazionale dedicata al Poeta;
2) a coordinare la realizzazione di un percorso mirato all'arricchimento dell'offerta culturale in termini di formazione, ricerca, divulgazione e conoscibilità delle opere dantesche, sostenendo in particolare la digitalizzazione di alcuni contenuti e la loro diffusione attraverso portali e applicazioni dedicati;
3) a sostenere, anche economicamente, progetti culturali presentati da associazioni, enti locali, musei, istituti e realtà culturali;
4) a valorizzare personaggi, eventi e luoghi che appartengono alla vita di Dante e alla storia dell'Italia a cavallo tra XIII e XIV secolo.
(1-00279) «Belotti, Molinari, Basini, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Capitanio, Cavandoli, Cestari, Golinelli, Morrone, Murelli, Piastra, Raffaelli, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Vinci».
Risoluzioni in Commissione:
La VII Commissione,
premesso che:
la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 1989, ha segnato la storia europea, aprendo la strada ad un processo di integrazione continentale che ha permesso mobilità delle persone, scambio di merci, incontro di culture e in definitiva il rafforzamento della democrazia e il consolidamento delle libertà fondamentali;
la caduta del muro di Berlino non è parte della storia nazionale tedesca, ma patrimonio storico di tutti gli europei;
alle ragazze e ai ragazzi di oggi la caduta del muro di Berlino, la sua valenza storica, politica, e culturale, appare come un fatto storico lontano nel tempo, e non come il simbolo di quanto muri e chiusura abbiano limitato in passato le possibilità di sviluppo economico e progresso civile; pertanto sarebbe di grande importanza rendere attuale la memoria presso le giovani generazioni di quel decisivo avvenimento storico;
la ricorrenza della caduta del muro non può limitarsi a celebrazioni e al racconto di cosa successe, ma deve essere alimentata interpretando appieno lo spirito e la valenza pan-europea di quell'evento attraverso esperienze di vissuto condiviso di cui possano beneficare le giovani generazioni,
impegna il Governo:
ad assicurare che in occasione del trentennale della caduta del muro, cerimonie commemorative e momenti di approfondimento siano effettivamente organizzati in tutte le scuole italiane, di ogni ordine e grado, come già previsto dalla legge 15 aprile 2005, n. 61, prevedendo anche il coinvolgimento di tutta la comunità scolastica, e quindi del personale della scuola e delle famiglie;
ad assumere iniziative di competenza affinché nelle università italiane siano organizzati dibattiti, seminari, approfondimenti che coinvolgano gli studenti iscritti ai diversi corsi di laurea, non solo afferenti alle discipline umanistiche o alle scienze sociali;
ad adottare iniziative per assicurare il potenziamento dei programmi di scambio e mobilità con altri Paesi europei riservati a studenti e docenti, a valere in particolare sui fondi comunitari, per far sì che l'esperienza di vita e di studio in un'altra città fuori dai confini nazionali contribuisca, presso le giovani generazioni, a sviluppare il senso di quella cittadinanza europea che fu introdotta con il Trattato di Maastricht all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso, sulla scia del nuovo contesto geo-politico e storico prodotto anche dalla caduta del muro di Berlino;
ad adottare iniziative per assicurare che la partecipazione dell'Italia all'Expo di Dubai, che ha messo istruzione e cultura al centro, sia una occasione per studenti di scuole e università di sviluppare iniziative che aiutino a far loro maturare consapevolezza e conoscenze sul valore del dialogo inter-culturale, dell'innovazione tecnologica come strumento di inclusione e partecipazione, dello sviluppo sostenibile e del progresso civile, anche grazie alla programmazione, o riprogrammazione, di impegni finanziari nei vari dicasteri legati a politiche educative e formative per i giovani, istruzione, alta formazione e ricerca, così come alla tutela e valorizzazione dei patrimoni culturali, a spettacoli dal vivo, all'arte contemporanea, al turismo.
(7-00363) «Fusacchia».
La IX Commissione,
premesso che:
quotata alla borsa di Milano dal 2015, Poste Italiane conta, tra i suoi maggiori azionisti, il Ministero dell'economia e delle finanze con una quota del 29,26 per cento e Cassa depositi e prestiti con una quota del 35 per cento;
Poste Italiane è la più grande rete distributiva e infrastruttura di prossimità italiana con i suoi 12.824 uffici postali. Dei 51 milioni di italiani che hanno più di 18 anni, oltre 34 milioni sono clienti di Poste Italiane, con 1,5 milioni di clienti al giorno negli uffici postali e 1,4 milioni di accessi al sito internet e alle «app» di Poste Italiane;
nel 2018 le attività del gruppo volte a produrre ed erogare beni e servizi hanno generato impatti diretti, indiretti e indotti sull'economia italiana pari a circa 12 miliardi di euro di prodotto interno lordo, hanno coinvolto complessivamente circa 184 mila lavoratori e hanno generato la distribuzione di redditi ai lavoratori per circa 8 miliardi di euro;
il consiglio di amministrazione di Poste Italiane s.p.a., il 26 febbraio 2018, ha approvato Deliver 2022, il piano strategico quinquennale che ha l'obiettivo di massimizzare il valore della rete di distribuzione di Poste Italiane;
nel piano industriale Deliver 2022 dal valore di 500 milioni di euro l'anno l'azienda ha riaffermato la volontà di una presenta capillare sul territorio;
la società ha presentato un piano in 10 punti che tra l'altro prevede, nei 254 piccoli comuni italiani senza ufficio postale, nell'arco di un anno l'installazione di sportelli Atm per il prelievo automatico di denaro. Sempre negli stessi comuni privi di uffici postali, sarà anche garantita l'erogazione dei principali servizi attraverso la rete dei tabaccai, grazie a un accordo «triangolare» tra Poste italiane, Federazione italiana tabaccai e il servizio a domicilio dei portalettere;
ancora, nell'arco del 2019, il servizio Poste wi-fi, attualmente disponibile in 283 piccoli comuni, verrà esteso ad altri 5.007 non coperti dalla rete. Inoltre, ai piccoli centri abitati sarà portato il servizio di tesoreria in collaborazione con la Cassa depositi e prestiti e saranno potenziate le risorse degli uffici postali nei comuni turistici;
il progetto Deliver 2022 prevede anche nuovi investimenti per ampliare la videosorveglianza dentro e fuori gli uffici postali, con l'obiettivo di garantire più sicurezza ai cittadini e l'abbattimento delle barriere architettoniche nelle strutture di oltre mille comuni. Infine, per promuovere l'utilizzo di beni e risorse aziendali per fini di solidarietà sociale e pubblica utilità, Poste si è dichiarata disponibile ad individuare aree e immobili di proprietà, situati in piccoli comuni, che saranno offerti a uso gratuito a beneficio della collettività;
su 7.954 comuni presenti lungo la Penisola sono 5.544 quelli al di sotto dei 5 mila abitanti, cioè il 70 per cento del totale, con il 64 per cento dei piccoli insediamenti che conta meno di 500 abitanti;
Poste Italiane ha incontrato la comunità dei «Piccoli sindaci d'Italia» con l'obiettivo di promuovere un dialogo diretto e permanente (confrontandosi sulle esigenze specifiche dei territori e sulle opportunità comuni di crescita e sostenibilità economica) e di attivare una serie di servizi dedicati alle realtà locali con meno di 5.000 abitanti, al fine di assicurare la più ampia partecipazione dei cittadini, delle imprese e della pubblica amministrazione locale alla vita economica e sociale del Paese;
i servizi di prossimità, quali uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali, poiché svolgono anche una funzione di presidio;
Poste Italiane ha firmato un accordo quadro di collaborazione con la Federazione italiana tabaccai (Fit) per una collaborazione nel settore della corrispondenza e dei pacchi;
in base all'intesa le tabaccherie italiane avranno la possibilità di entrare a far parte di «PuntoPoste», creando un vero e proprio «PuntoPoste — tabaccaio» ampliando così la rete di accesso ai servizi per l’e-commerce che permetterà il ritiro degli acquisti online e la spedizione di resi e pacchi preaffrancati;
le 48 mila tabaccherie italiane unite alla rete dei circa 12.800 uffici postali consentono di creare la più grande rete di servizi in Italia a supporto dei cittadini;
la partnership definita nel mondo dell’e-commerce consente di rispondere alle esigenze dei clienti finali che richiedono servizi a valore nella fase di consegna degli acquisti online (maggiore richiesta di flessibilità e prossimità per i servizi di ritiro pacchi e gestione dei resi);
il 69,74 per cento dei comuni italiani ha meno di 5.000 abitanti e pertanto essi si considerano quali piccoli comuni,
impegna il Governo:
a vigilare, per quanto di competenza, affinché il servizio postale sia assicurato senza limitazioni:
a) nei comuni con meno di 5.000 abitanti;
b) nei comuni con più di 5.000 abitanti;
c) nelle frazioni di comuni che per la loro ampiezza costituiscono de facto dei comuni a sé;
d) nelle aree periferiche particolarmente popolose e prive di servizi;
a promuovere un dialogo tra i diversi livelli di governo e la stessa azienda, specie laddove quest'ultima intenda procedere alla cancellazione del servizio pomeridiano in taluni uffici postali, per effetto della presunta «maggiore efficacia di servizio» e della «massimizzazione del matching tra domanda ed offerta».
(7-00362) «Capitanio, Maccanti, Cecchetti, Donina, Giacometti, Morelli, Rixi, Zordan».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la Camera dei deputati ha approvato la mozione n. 1-00204 con la quale ha impegnato il Governo pro tempore, in particolare: a) a proseguire, in tutte le sedi competenti, l'azione volta ad ottenere l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare in Yemen, nonché, nell'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite; b) a valutare l'avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte dell'Unione europea, di un embargo mirato sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti; c) ad adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen;
tra i maggiori fornitori di materiale bellico all'Arabia Saudita vi è la Rwm con sede nel territorio del comune di Domusnovas, la quale ha già, conseguentemente all'approvazione della citata mozione, attuato misure di contingenza del personale, tese a garantire il buon andamento della società;
sono 200 gli esuberi programmati dall'azienda che rischiano di aumentare dalla data del 15 novembre 2019 fissata dall'azienda come termine;
appare fondamentale un intervento del Governo, anche al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali in un territorio, come quello del Sulcis, già drammaticamente interessato da varie crisi industriali che hanno determinato nel corso dell'ultimo decennio un livello di disoccupazione giovanile e non senza eguali nell'intero territorio nazionale;
a un precedente atto di sindacato ispettivo (interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-02434) il Governo pro tempore ha risposto testualmente «La RWM Italia rappresenta un assetto strategico per il Dicastero e per il Paese, una azienda fornitrice non solo delle Forze Armate e delle Forze dell'Ordine italiane – con le quali sono in atto contratti importanti – ma anche di numerosi alleati e partner in ambito NATO ed Unione europea;
per questo motivo sono in corso approfondimenti, da parte del Dicastero, finalizzati a valutare la possibilità di attuare un'azione di salvaguardia dell'approvvigionamento nazionale e dell’export assicurato dall'Azienda, con correlate ricadute sull'occupazione e sull'indotto locale. A tal riguardo, sta proseguendo l’iter avviato nel mese di marzo 2018 con la Presidenza del Consiglio per il riconoscimento della rilevanza strategica dell'Azienda per gli interessi nazionali, attraverso il rilascio del “Nulla Osta di Sicurezza Industriale Strategico (Nosis)”» –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere nell'ambito delle politiche volte a salvaguardare i livelli occupazionali, nonché in relazione al rilascio del «nulla osta di sicurezza industriale strategico (Nosis)».
(3-01082)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SENSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
dalla trasmissione televisiva «Report» andata in onda su Rai Tre il 28 ottobre 2019, si apprende che il partito della Lega, attraverso i suoi esperti di comunicazione, dall'inizio del 2019 avrebbe speso in propaganda sui social 140.000 euro e sarebbe l'unico partito a scegliere di utilizzare come target di riferimento anche utenti con una età inferiore a 18 anni per trasmettere e diffondere video che per il loro contenuto potrebbero accrescere l'odio sociale e razziale;
situazione analoga si è verificata anche qualche mese fa con la diffusione di un video, del Ministro dell'interno pro tempore Salvini dai contenuti violenti che riprendeva la scena di una rissa a cui è seguito un esposto all'autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza poiché il 2 per cento del pubblico maschile e l'1 per cento del pubblico femminile dell'oltre milione di persone che hanno visualizzato tale video aveva un'età compresa tra i 13 ed i 17 anni;
questa inaccettabile propaganda di odio sociale e razziale è tanto più grave in quanto indirizzata verso una fascia di età che dovrebbe, invece, trovare proprio nelle istituzioni la sua tutela;
la stessa attività di diffusione di contenuti sui mezzi di comunicazione è sottoposta a una serie di rigide regole che trovano tra l'altro la loro motivazione proprio nella salvaguardia del minore poiché questo non si considera ancora pienamente munito di strumenti tali da proteggersi autonomamente da contenuti non adeguati alla sua età;
un'effettiva protezione dei minorenni sul web passa anche dalla creazione di una vera e propria «cultura della sicurezza» che, attraverso gli adulti, deve essere trasferita ai più piccoli –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga doveroso ed urgente intervenire attraverso l'adozione di ogni iniziativa di competenza idonea alla protezione e alla tutela dei minori che si interfacciano quotidianamente con la rete internet e con i social network.
(5-03048)
DEIDDA e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
con sentenza del 10 settembre 2019, la Corte di Cassazione ha condannato il generale di corpo d'armata Bruno Stano – nella sua qualità di comandante dell’Italian Joint Task Force Iraq nel periodo ottobre 2003-gennaio 2004 – a risarcire le famiglie delle vittime dell'attentato terroristico di Nassiriya del 23 novembre 2003;
per i fatti suindicati, il generale Stano ha subito un procedimento penale per il reato aggravato di distruzione colposa di opere militari dal quale, in data 24 novembre 2009, è risultato assolto dalla Corte d'appello militare di Roma;
il generale Stano ha più volte ribadito di avere adempiuto ai propri doveri anche in considerazione del fatto che l'attentato in questione era, sulla base delle informazioni disponibili, assolutamente imprevedibile e che, in ogni caso, non sarebbe stato possibile ovviare, con gli uomini e i mezzi a disposizione, ad un evento di tale portata;
l'Esercito italiano e il Governo hanno sempre riposto piena fiducia nel generale Stano, il quale, infatti, ha lasciato il servizio attivo nel 2017, raggiungendo il grado apicale di generale di corpo d'armata e ricoprendo, da ultimo, l'incarico di Comandante delle Forze Operative Nord;
il generale Stano tuttavia è stato condannato in sede civilistica a risarcire le famiglie delle vittime di Nassiriya;
nella relazione dell'esperto di strategia militare, Gianandrea Gaiani, si legge come appaia a dir poco contraddittorio che un comandante non sia stato condannato da Corti marziali o tribunali militari o penali, ma venga poi costretto a risarcire le famiglie delle vittime per altro già indennizzate dallo Stato per la morte dei loro cari. Il precedente risulta devastante per la credibilità militare dell'Italia e per il messaggio che trasmette ai comandanti di oggi e di domani. Nella relazione ci si chiede quale generale possa essere sereno nel guidare i suoi uomini in operazioni se rischierà di dover rispondere di tasca sua per feriti e caduti e si afferma che né certo potrà esserlo un giovane capitano nell'ordinare alla sua compagnia di attaccare terroristi o miliziani. Le guerre sono piene di errori di valutazione ma un soldato può risponderne davanti ad una Corte marziale non in termini di risarcimenti;
nella medesima relazione, si precisa che se le truppe italiane in Iraq avessero avuto più unità del Genio avrebbero potenziato in tempo utile le mura delle basi, se avessero avuto i carri armati avrebbero potuto porli a difesa degli accessi a ponti e basi bloccando ogni minaccia –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e se intenda assumere iniziative normative al fine di escludere l'applicazione al personale militare – nello svolgimento di operazioni in territorio nazionale e/o estero – della disciplina vigente per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche in materia di responsabilità civile (così come previsto dall'articolo 532 del decreto legislativo n. 66 del 2010 – Codice dell'ordinamento militare), limitando, se del caso, per fattispecie analoghe a quella in questione, la scelta del danneggiato a far valere la responsabilità esclusivamente nei confronti dello Stato;
se intenda assumere iniziative per provvedere a risarcire direttamente ed integralmente le famiglie delle vittime.
(5-03050)
UNGARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 242 del 2016 disciplina la coltivazione e filiera agroindustriale della cannabis intervenendo nello spazio giuridico normativo delineato dal testo unico degli stupefacenti di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 e dalla normativa dell'Unione europea (Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole di cui all'articolo 17 della direttiva 2002/53). La norma, nello specifico, promuove la coltivazione della canapa e ne specifica i prodotti ottenibili. Le attività promosse sono: coltivazione e trasformazione, impiego e consumo finale di semilavorati della canapa, sviluppo di filiere territoriali integrate, produzione di alimenti, cosmetici e materie prime biodegradabili e realizzazione di opere di bioingegneria. Per le finalità perseguite dalla legge n. 242 il limite di Thc tollerato è compreso tra lo 0,2 per cento e lo 0,6 per cento;
la cosiddetta «Cannabis light» fa riferimento alla Cannabis sativa, definita light in ragione del contenuto ridotto di Thc che non sarebbe superiore allo 0,2 per cento (con tolleranza per il coltivatore fino allo 0,6 per cento);
dall'approvazione della legge 12 febbraio 2016, n. 242, recante «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa», si è assistito alla diffusione di centinaia di cosiddetti «canapashop», luoghi fisici, ma anche virtuali, dove è possibile comprare «cannabis light» e tutti i prodotti correlati;
secondo il fenomeno di recente espansione, tuttavia, tale sostanza oggi è di libero accesso, anche per i minorenni, essendo commercializzata senza limitazioni in punti vendita oppure tramite i canali on line, in ragione della ritenuta liceità del prodotto per via del ridotto contenuto di Thc, anche sulla base di quanto dettato dal Ministero dell'interno nella circolare 31 luglio 2018 con la quale è stato fissato allo 0,5 per cento il limite oltre il quale le infiorescenze della canapa sono considerate sostanza stupefacente;
le istituzioni, nel tempo, sono intervenute, per gli aspetti di competenza, con pronunciamenti parziali, che sembra non abbiano fatto chiarezza nella materia, fino da ultimo al pronunciamento della Corte di Cassazione (Sezioni unite penali sentenza n. 30475 maggio 2019) che afferma che, trattandosi di prodotti derivanti da una varietà di canapa che si caratterizza per il basso contenuto di Thc, al fine di stabilire l'effettiva configurazione della condotta illecita, si rende necessaria l'effettuazione da parte del giudice di merito «della puntuale verifica della concreta offensività delle singole condotte, rispetto all'attitudine delle sostanze a produrre effetti psicotropi»;
lo studio «L'impatto economico della legalizzazione delle droghe in Italia» realizzato dall'Università di Messina a cura del professore Fernando Ofria, evidenzia che, applicando una tassazione simile a quella dei tabacchi e sulla base di un prezzo di circa 10 euro, le entrate per lo Stato sarebbero pari a circa 5 miliardi di euro. Lo studio stima anche una riduzione della spesa pubblica, specie per quanto riguarda le spese per la magistratura carceraria e le spese legate alle operazioni di ordine pubblico e sicurezza, per un risparmio rispettivamente di oltre 540 milioni e circa 228 milioni di euro;
un inquadramento di legge permetterebbe, inoltre, di sottrarre ingenti risorse alla criminalità organizzata, assicurando al contempo nuovi significativi introiti per lo Stato che rappresenterebbero, altresì, entrate certe, perché provenienti da una rete controllata e sicura –:
se il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, le iniziative necessarie al fine di disciplinare la commercializzazione dei prodotti derivati dalla cannabis light assimilabili ai prodotti da fumo e da inalazione con una regolamentazione completa e coerente, in modo da garantire la sicurezza dei consumatori, tutelare i minori, contrastare il fenomeno del traffico illecito, intaccando così buona parte delle entrate delle associazioni mafiose, e garantire allo Stato maggiori introiti che deriverebbero da un'equilibrata imposizione fiscale.
(5-03052)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
UNGARO, MIGLIORE e LIBRANDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
quanto descritto dalla trasmissione Report su Rai3 nella puntata del 21 ottobre 2019, ad avviso degli interroganti getta un'ombra grave ed eloquente sull'operato e la fedeltà alla Repubblica del Ministro e Vice Presidente del Consiglio pro tempore senatore Matteo Salvini;
secondo gli interroganti il Segretario federale della Lega Salvini ha negli anni trasformato un partito antimeridionale e secessionista in un movimento sovranista paneuropeo che, pur registrando gravi problemi di bilancio, finanzia ampie e costose campagne «social» che alimentano paura, razzismo e populismo;
attraverso documenti inediti e interviste esclusive, Report ha dimostrato come lo scandalo dell’«hotel Metropol» in cui l'ex portavoce di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, trattava senza alcun apparente titolo acquisti illeciti di petrolio tra Eni e società russe per ottenere una plusvalenza a favore della Lega, fosse solo una tessera di un mosaico molto più ampio, che vede sullo sfondo la nascita di un asse internazionale tra forze estremiste in Russia e negli Stati Uniti;
contatti e relazioni politiche in cui Salvini e la Lega emergono come assi portanti di un progetto internazionale che punterebbe alla destabilizzazione dell'Unione europea per il tramite di un paese fondatore quale è l'Italia;
in un'intervista a Konstantin Malofeev, detto l'Oligarca di Dio, uno dei cittadini russi più ricchi e più vicini a Vladimir Putin data alla trasmissione Report pare che, negli ultimi anni, Malofeev abbia finanziato partiti di estrema destra in Europa e nel 2013 abbia fondato una nuova Santa Alleanza tra le associazioni ultratradizionaliste russe e le più potenti fondazioni della destra religiosa americana, versando in Europa oltre 1 miliardo di dollari in dieci anni;
risulta infine che dal 2013 il senatore Salvini e altri esponenti di spicco della Lega prima e durante l'incarico di Governo siano stati spesso nella Federazione Russa anche per sostenere attività dell'Associazione Lombardia Russia di cui Savoini è tuttora presidente –:
quali elementi risultano agli atti del Governo anche in relazione allo stato dei rapporti bilaterali tra Italia e Russia, particolarmente circa le relazioni politiche, strategiche, economiche.
(5-03047)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CENNI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
si registrano ormai in tutta Italia attacchi di lupi e di ibridi ad aziende con particolare frequenza in Toscana;
le ultime in ordine tempo hanno riguardato il comune di Asciano (in provincia di Siena) dove nelle notti del 21 e 22 ottobre 2019, sono state uccise decine di pecore a pochi metri dalle abitazioni;
le criticità determinate dai danni causati all'agricoltura e alla zootecnia dagli animali selvatici hanno assunto dimensioni notevoli, con ripercussioni allarmanti che incidono negativamente, oltre che sui bilanci economici delle aziende agricole, anche sull'equilibrata coesistenza tra attività umane e specie animali;
a causa degli attacchi, gli allevatori subiscono, infatti, perdite economiche ingentissime aggravate dalle spese per lo smaltimento delle carcasse e dai danni indiretti (in seguito alle aggressioni molte pecore abortiscono e cessano di produrre latte, rendendo impossibile per le aziende il mantenimento degli impegni assunti con i fornitori) e soprattutto dai lunghi tempi di attesa dei rimborsi da parte dello Stato;
l'incremento della frequenza di attacchi da parte di lupi agli allevamenti sta inoltre causando un inasprimento della tensione sociale. Tale fenomeno assume, quindi, i connotati di una vera e propria emergenza, che ha sollecitato da tempo l'avvio urgente di iniziative da parte delle istituzioni pubbliche, volte a prevedere un sistema adeguato di misure preventive e di contrasto;
la regione Toscana (una delle maggiormente colpite da tali episodi) sta mettendo in campo misure e risorse per ricercare un equilibrio tra le esigenze delle attività degli allevatori, che sono parte costitutiva dell'economia e dell'identità territoriale, e la tutela della biodiversità;
quasi tutte le regioni dell'Italia (ad eccezione di Sicilia, Sardegna e Calabria) hanno normative che prevedono l'assegnazione di contributi a favore degli allevatori che subiscono una perdita del patrimonio zootecnico per un evento predatorio causato dal lupo o da canidi. Le varie normative regionali fanno comunque riferimento a leggi nazionali e, quindi, a finanziamenti statali; si citano al riguardo:
la legge n. 157 del 1992 che, all'articolo 26, prevede l'istituzione presso le regioni di un fondo dedicato al risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica, in particolare quella protetta;
la legge n. 394 del 1991 che, all'articolo 15, prevede che l'ente parco è tenuto a indennizzare i danni provocati dalla fauna selvatica del parco;
la legge n. 291 del 1991 che prevede, all'articolo 3, indennizzi agli imprenditori agricoli per le perdite di capi di bestiame causate da cani randagi o inselvatichiti;
nel mese di aprile 2019 una circolare del Ministero dell'interno, inviata ad alcune amministrazioni pubbliche territoriali, rilevava come «di recente, in alcune aree del territorio nazionale si fosse registrato un aumento della presenza di lupi che, avvicinandosi in branco agli abitati, hanno provocato allarme nella popolazione e causato danni economici agli allevatori, attaccando ovini, caprini e talvolta bovini nelle zone di pascolo e di ricovero». Tale circolare evidenziava «l'esigenza di adottare interventi di carattere preventivo ai fini della tutela della pubblica incolumità e della salvaguardia delle attività tradizionalmente legate alla montagna, all'agricoltura e alla zootecnia»;
nei mesi scorsi in più occasioni sono stati annunciati tavoli di lavoro sulle emergenze in questione e, più in generale, sui danni prodotti in generale da fauna selvatica, tra i Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
risulterebbe che Spagna e Francia avrebbero sviluppato un confronto in sede di Unione europea ed attivato procedure d'urgenza per le aggressioni da lupi –:
se il Governo abbia attivato un adeguato monitoraggio in merito e quali iniziative urgenti intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di prevenire e contrastare gli attacchi di lupi e di ibridi alle aziende in relazione alla crescita esponenziale di tali episodi, soprattutto per ciò che riguarda la tempistica dei risarcimenti dei danni a carico degli allevatori.
(5-03045)
Interrogazioni a risposta scritta:
D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
come riportato con ampiezza dalla stampa calabrese, a Gizzeria (Catanzaro) si paventa un possibile inquinamento ambientale in località Mortilla, a seguito dello stoccaggio di rifiuti di natura ignota in una struttura ivi presente;
per esempio, in un articolo a firma di Giorgio Curcio pubblicato il 19 ottobre 2019 sulla testata on line «Corriere della Calabria», dal titolo «A Gizzeria il capannone dei veleni che spaventa i cittadini», si descrive con dovizia di particolari l'intera vicenda;
a seguito di inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Milano culminata con l'operazione «Feudo», che ha portato all'arresto di 11 persone tra Campania, Calabria e Lombardia, gli inquirenti hanno individuato e sequestrato, proprio nella suddetta località, un vecchio capannone, in cui aveva sede l'azienda «Eco.Lo.Da.», gestita formalmente da Antonio Domenico Sacco ma in realtà nella piena disponibilità di due calabresi al centro dell'inchiesta, Angelo Romanello e Maurizio Bova;
l'azienda in questione sarebbe stata responsabile dello smaltimento di oltre 600 tonnellate di rifiuti, anche ospedalieri, in gran parte provenienti dalla Campania, di cui una parte cospicua, e ancora non quantificata, sarebbe stata stoccata in una struttura, situata nella summenzionata località, in condizioni fatiscenti, con tetti di Eternit, squarci nei muri e il rischio che il percolato dei materiali di scarto vada a finire nella sottostante falda acquifera oppure in mare attraverso i vicini canali;
ciò ha suscitato l'allarme delle comunità del comprensorio e dell'amministrazione comunale, che vuole capire di che tipo di rifiuti si tratti;
il sindaco, Domenico Raso, ha affermato di aver trasmesso una richiesta all'Asp di Catanzaro e all'Arpacal per effettuare verifiche nell'ambiente circostante, mentre attende informazioni precise dalla magistratura;
secondo quanto riportato nell'articolo di Curcio, «Eco.Do.La» utilizzava il capannone attraverso un regolare contratto d'affitto e in virtù dell'autorizzazione unica regionale risalente al 2016 e poi revocata, pur se non autorizzata a trattare, come invece faceva, rifiuti speciali;
stando agli approfondimenti della stampa, la ditta in questione non avrebbe potuto trattare i rifiuti speciali –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti;
di quali ulteriori notizie disponga in relazione a quanto riassunto in premessa;
di quali iniziative di competenza intenda assumere, anche promuovendo una verifica da parte del Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, per la salvaguardia dell'ambiente interessato e della salute pubblica.
(4-04012)
ZENNARO e PEZZOPANE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
la società Wash Italia spa è localizzata nella zona industriale del comune di Nereto, in provincia di Teramo, ed è costituita da un insediamento produttivo per il trattamento dei capi di abbigliamento in jeans al fine di ottenere effetti particolari;
la società Wash Italia spa ha presentato un progetto per la realizzazione di una piattaforma di rifiuti liquidi industriali presso la sede Wash Italia spa, ovvero una filiera di smaltimento di rifiuti speciali dalla fase di deposito preliminare fino alla fase di affinamento, per poi prevedere allo scarico in corpo idrico superficiale;
in data 30 settembre 2019 il «Comitato di Coordinamento regionale per la valutazione dell'impatto ambientale» della regione Abruzzo, in relazione al progetto presentato dalla ditta Wash Italia spa per la «realizzazione di una piattaforma di rifiuti liquidi non pericolosi presso la sede Wash Italia SpA Zona Industriale Nereto», si è espresso con parere «favorevole con prescrizione» riguardo ad alcuni aspetti da discutere in sede di conferenza dei servizi, ultima tappa dell’iter autorizzativo (Giudizio n. 3092 del 30-09-2019 — Prot. n. 2017262806 del 13 ottobre 2017);
tra gli aspetti indicati nelle prescrizioni su cui intervenire vi sono: il riferimento all'area a rischio di esondazione; il monitoraggio del fiume Vibrata a monte e a valle dello scarico; il monitoraggio delle acque sotterranee; elementi che mettono di fatto in evidenza le criticità della realizzazione;
un'assemblea organizzata da tre gruppi di minoranza in consiglio comunale di Nereto ha esternato forte preoccupazione circa il prossimo esito della conferenza di servizi. L'assemblea si è svolta con un'ampia partecipazione dei cittadini del comune interessato e di quelli limitrofi, insieme alla presenza dei maggiori esponenti politici del territorio e al presidente regionale di Legambiente. Si temono gli effetti sul territorio e sulla popolazione legati alla realizzazione di questo impianto, oltre alle difficoltà derivanti dalla convivenza con questo tipo di opera –:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche per il tramite dell'Autorità di bacino, in relazione alle criticità sopra riportate che riguardano il sistema idrico del fiume Vibrata con elevato rischio di esondazione e di inquinamento delle acque di falda.
(4-04015)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO
Interrogazione a risposta orale:
FREGOLENT. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
l'ente autonomo Teatro Regio di Torino è amministrato da una apposita Fondazione; l'unico organo di gestione è rappresentato dal sovrintendente, nominato dal Ministro per i beni e le attività culturali su proposta del consiglio d'indirizzo;
nel 2018 il consiglio d'indirizzo ha proposto di nominare il nuovo sovrintendente nella figura di William Graziosi, nonostante su tale nominativo fossero sorte gravi perplessità legate soprattutto alle sue qualifiche e competenze professionali inappropriate per ricoprire il prestigioso incarico; criticità già rilevate anche nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-00146;
il Ministro per i beni e le attività culturali ha comunque approvato la nomina di William Graziosi e il rappresentante del Governo, rispondendo alla interrogazione a risposta scritta sopracitata (risposta scritta pubblicata sabato 29 dicembre 2018 nell'allegato B della seduta n. 105), ha dichiarato testualmente che il candidato aveva un curriculum adeguato e una «specifica e comprovata esperienza nel settore»;
sotto la gestione di William Graziosi il Teatro Regio ha registrato numerose criticità, oltre alle dimissioni nel 2018 del prestigioso direttore musicale Gianandrea Noseda;
Graziosi è stato criticato dai lavoratori e dai sindacati che hanno denunciato una gestione dell'ente senza prospettive che ha prodotto un piano industriale incapace di attrarre finanziamenti, di promuovere l'alta formazione ed insufficiente per le attività comunicazione e di marketing;
il 18 aprile 2019 i membri dell'attuale consiglio di indirizzo della Fondazione hanno rassegnato le proprie dimissioni con efficacia a far data dal 31 maggio 2019. A seguito di tale comunicazione è stata avviata la procedura di ricomposizione del nuovo organo di indirizzo della Fondazione;
a quanto emerge da fonti stampa lo stesso Graziosi, che ha poi presentato anch'esso la domanda per partecipare al concorso di sovrintendente, sarebbe tra i responsabili della stesura del bando per l'individuazione delle figure professionali. Il bando, che potrebbe quindi essere esposto a problematiche relative al conflitto di interessi, presenterebbe inoltre altre criticità: non sarebbe stata richiesta la laurea, che non è obbligatoria per le fondazioni private ma necessaria per guidare una istituzione musicale centenaria punto di riferimento a livello mondiale per l'opera lirica. Ai candidati sarebbe poi stato concesso pochissimo tempo per prepararsi (dal deposito della domanda al colloquio formale sarebbero previsti infatti solo quattro giorni);
il Sottosegretario per i beni e le attività culturali delegato, rispondendo all'interrogazione n. 5-02183 in data 30 maggio 2019 ha dichiarato «che è in corso un'attività istruttoria da parte della Direzione generale Spettacolo che, con nota del 22 maggio scorso, ha chiesto agli attuali Organi della Fondazione Teatro Regio di Torino elementi informativi in merito alla individuazione delle figure professionali contrattualizzate dall'Ente ed ha invitato i medesimi Organi a fornire assicurazioni in merito all'espletamento di tutti gli adempimenti di legge in materia di pubblicità e trasparenza ai sensi della normativa vigente» –:
se il Ministro interrogato, a seguito dell'attività istruttoria citata in premessa, ritenga che il bando per figure professionali contrattualizzate dal Teatro Regio di Torino sia conforme alla normativa vigente, non comporti eventuali conflitti di interesse e sia realmente capace di assicurare all'ente una governance adeguata ed in grado valorizzare le figure professionali presenti, attrarre finanziamenti, promuovere l'alta formazione e le attività di comunicazione e marketing.
(3-01080)
Interrogazione a risposta in Commissione:
FERRI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
in Massa (Massa-Carrara), località Rocca, sorge villa Massoni, struttura il cui nucleo originario fu edificato tra il XVI e gli inizi del XVII secolo, contenente un ampio patrimonio storico, artistico e culturale;
il complesso architettonico si compone di un corpo centrale di ben 26 stanze con soffitti affrescati, tre edifici separati che si sviluppano su tre livelli di 250 metri quadri ciascuno, loggiati, balaustre, camminamenti e un imponente parco. Infine, per quanto appreso dalla stampa, nell'ingresso della villa si troverebbe un sarcofago di epoca romana;
la villa si trova in stato di decadenza e abbandono ed è stata oggetto sia di una contesa ereditaria che di un procedimento giudiziario, non ancora esauritosi, per «danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale», vicenda conclusa in primo grado con la condanna dell'unico imputato rimasto e la confisca del 50 per cento della villa stessa;
a quanto consta all'interrogante il consigliere del comune di Massa, Andrea Barotti, con comunicazione a mezzo pec datata 15 aprile 2019, indirizzata al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo ed alla Soprintendenza di Lucca, chiedeva informazione e sollecitava giustamente un intervento conservativo per villa Massoni: ad oggi quella missiva, a quanto consta all'interrogante, sarebbe rimasta priva di risposta;
considerata la crisi economica del territorio e ritenendo l'arte un motore importante per lo sviluppo del comune di Massa, il consigliere Barotti ha proposto di recuperare il complesso, promuovendo l'acquisizione da parte dello Stato, per trasformarlo in un museo;
la proposta prevede di esporre i reperti archeologici della città, in modo che la villa possa divenire un luogo in cui rendere fruibili opere d'arte moderna di grande rilevanza, accogliendo le richieste dei collezionisti locali. Si prevede altresì di porre in essere una collaborazione con la Galleria degli Uffizi, per rendere godibili al pubblico le opere custodite nei depositi degli Uffizi;
l'articolo 32, comma 1, del codice dei beni culturali prevede che: «il Ministero può imporre al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo, gli interventi necessari per assicurare la conservazione dei beni culturali ovvero provvedervi direttamente»;
l'articolo 43, comma 1, prevede che: «il Ministero ha facoltà di far trasportare e temporaneamente custodire in pubblici istituti i beni culturali mobili al fine di garantirne la sicurezza o assicurarne la conservazione ai sensi dell'art. 29»;
anche gli articoli 33, 34 e 38 del codice si occupano di regolare fattispecie riconducibili al caso in esame, prevedendo peraltro la possibilità per il Ministero di farsi carico di parte delle spese;
nel rispetto delle decisioni che l'autorità giudiziaria adotterà e in attesa di conclusione definitiva della vicenda è urgente intervenire per salvaguardare il patrimonio storico. Il rischio è che il bene possa, in assenza di interventi urgenti, ulteriormente deteriorarsi: un'eventualità da scongiurare visto il valore culturale del complesso;
occorre che il Ministero, stante la normativa vigente, verifichi che siano state effettuate delle ispezioni per accertare lo stato della villa o dia luogo a tali attività e avvii le azioni stabilite dal codice dei beni culturali che prevedono la partecipazione dello Stato alle spese per la conservazione del bene;
occorre altresì, verificare lo stato dei luoghi ove si trovano eventuali beni mobili che adornano la villa e avvalersi della facoltà di cui all'articolo 43 del codice dei beni culturali, disponendone il trasporto e le temporanea custodia in pubblici istituti, per assicurarne la conservazione –:
se il Ministro interrogato intenda assumere tutte le iniziative di competenza, compresa l'acquisizione, per salvaguardare villa Massoni, per restaurarla e darle una destinazione culturale in grado di contribuire allo sviluppo culturale ed economico della città di Massa.
(5-03041)
Interrogazione a risposta scritta:
PASTORINO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
in data 19 luglio 2019 il presidente del teatro nazionale di Genova ha pubblicato l'avviso di manifestazione di interesse internazionale finalizzata all'individuazione del direttore dello stesso teatro;
all'articolo 4 di suddetto documento sono elencati i requisiti specifici di ammissione che i candidati devono possedere alla data di pubblicazione dell'avviso, pena l'esclusione, ai fini della ammissione alla selezione indicata. Specificatamente, si stabilisce che il candidato deve avere «comprovata esperienza almeno quinquennale nell'organizzazione e direzione manageriale e/o artistica maturata nel settore dello spettacolo dal vivo, o delle arti multimediali, con competenze in ambito gestionale, amministrativo e finanziario di strutture con almeno 3 milioni di Euro di ricavi, senza deficit almeno nell'ultimo esercizio, con particolare riguardo alla dimensione ed alla complessità della struttura stessa nonché alla gestione e organizzazione delle risorse umane, delle relazioni istituzionali e delle capacità di reperimento di finanziamenti»;
inoltre, all'articolo 7, che definisce modalità e termini di presentazione delle istanze di partecipazione, era stabilito che l'istanza di partecipazione e la documentazione ad essa allegata, a pena di esclusione, dovevano pervenire entro e non oltre il 30 agosto 2019;
la scelta del consiglio di amministrazione del teatro nazionale di Genova, preposto alla valutazione dei curricula dei candidati ai sensi degli articoli 19 e 20 dello statuto del teatro, è ricaduta su Davide Livermore, nominato direttore il 29 ottobre 2019, pur non avendo partecipato alla selezione sopraindicata;
Livermore è un professionista di indiscusse qualità artistiche e fama internazionale; tuttavia, non sono chiare le modalità che hanno portato alla designazione del manager culturale;
inoltre, emergono seri dubbi sulla effettiva presenza che il nuovo direttore potrà garantire presso il teatro dal momento che la sua agenda, proprio in virtù dei suoi impegni internazionali, si presenta fitta di appuntamenti che mal si conciliano con lo svolgimento delle attività relative alla sua nomina nel capoluogo ligure. Da notizie di stampa, infatti, Livermore solo nei primi sei mesi del prossimo anno sarà impegnato: alla Scala di Milano, alla Royal Opera House di Muscat, in Oman, al Bolshoi di Mosca, all'Opera House di Sydney, all'Opéra de Marseille in Francia, al Teatro de la Zarzuela di Madrid e all'Opera di Melbourne. Sono, dunque, lecite delle perplessità sul tempo che potrà effettivamente dedicare al teatro nazionale di Genova;
occorrerebbe verificare a tal fine, se la decisione assunta dal consiglio di amministrazione si concili con l'avviso di manifestazione di interesse internazionale, del 19 luglio 2019, e se il direttore individuato possieda i sopracitati requisiti previsti dall'articolo 4 del suddetto avviso –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali elementi disponga circa i criteri e il percorso che hanno condotto alla designazione del nuovo direttore del teatro nazionale di Genova, anche alla luce delle rilevanti risorse statali devolute a tale teatro.
(4-04016)
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
BERLINGHIERI e PAGANI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
in data 30 settembre 2015 con scrittura privata, l'Esercito italiano «Reparto comando e supporti tattici Tridentina» ha stipulato un atto di «permuta» per servizio e custodia di beni di proprietà della ditta «Elimast S.r.l.» con sede legale in Artogne (BS) presso aree scoperte pertinenti alla caserma «Tonolini» di Passo del Tonale (TN);
la «permuta» garantiva in contropartita la fornitura di servizi e/o beni a favore della caserma «O. Huber» nonché per la caserma «Tonolini» o per il Villaggio alpino «Tempesti» di durata annuale;
negli anni dal 2016 al 2019 l'atto ha avuto ininterrotta continuità trasformandosi in convenzione con scadenza annuale al 31 ottobre di ogni anno, continuando a garantire le medesime contropartite;
in tutto questo periodo la «Elimast S.r.l.» ha eseguito una serie di lavori di sistemazione delle scarpate, del piazzale e del posizionamento di un hangar per il deposito e la custodia dei propri beni;
il piazzale antistante hangar è divenuto piazzola attrezzata e abilitata all'atterraggio (anche notturno in quanto illuminata) utilizzata anche dal Soccorso alpino, dal servizio del 118 e dalle stesse unità dell'Esercito;
il mancato rinnovo della convenzione per il periodo che va dal 31 ottobre del 2019 al 31 ottobre 2020 costringerebbe l'interruzione di ogni attività e addirittura lo smantellamento di quanto realizzato –:
se il Ministro interrogato intende adoperarsi per garantire continuità, in un orizzonte temporale più ampio, ad un servizio a vantaggio del territorio dell'Altavalle e nell'ambito del quale risultano, per molti aspetti, preminenti gli interessi pubblici, come nel caso dell'elisoccorso e se comunque intenda adottare iniziative per prevedere tempestivamente una proroga dell'attività in corso e superare una situazione emergenziale.
(5-03042)
Interrogazione a risposta scritta:
DEIDDA, VARCHI, GALANTINO, DONZELLI e PRISCO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il sacrario militare italiano di Saragozza, edificato tra il 1942 e il 1945 dal Governo italiano, è il secondo per importanza all'estero dopo quello di El Alamein;
vi riposano più di 2700 caduti del Regio Esercito, della M.V.S.N. e dell'Aviazione legionaria nella guerra di Spagna. Sono 80, fra essi, le medaglie d'oro alla memoria;
sul portale del mausoleo è stata apposta nell'immediato dopoguerra una grande epigrafe in cui è scritto «l'Italia a tutti i suoi caduti in Spagna»;
il Sacrario è dedicato, infatti, indistintamente rispetto agli altri, anche ai 22 caduti del battaglione Garibaldi nella battaglia di Guadalayara ed alcune lapidi al suo interno riportano i nomi dei 526 antifascisti italiani (per lo più delle brigate internazionali) morti in Spagna;
ogni 2 novembre si è celebrata una messa commemorativa a cui ha sempre partecipato una delegazione militare;
tuttavia, da qualche anno, spicca l'assenza di qualsiasi rappresentanza istituzionale italiana;
inoltre, il Sacrario necessita di urgenti e improcrastinabili lavori di manutenzione, ricordando che è territorio italiano ed è inoltre, con la Chiesa dedicata a Sant'Antonio da Padova, una meta attrattiva per l'importanza storica, culturale e architettonica testimoniata da recenti importanti convegni;
si ritiene doveroso rendere omaggio allo spirito di sacrificio e di cosciente dedizione al dovere di chi è caduto, indipendentemente dagli schieramenti e in un'ottica di pacificazione nazionale –:
se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano adottare al fine di ripristinare il doveroso lustro del Sacrario in questione sia con le opere di manutenzione necessarie sia con la partecipazione della delegazione istituzionale italiana ogni 2 novembre.
(4-04001)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:
la Sicilia, al pari della Sardegna, è riconosciuta Isola dall'ordinamento europeo ai sensi dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (risoluzione del Parlamento europeo 4 febbraio 2016) ma, a differenza di quest'ultima, non gode del regime di continuità territoriale;
l'insularità è riconosciuta quale condizione di svantaggio permanente cui gli Stati membri e l'Unione devono far fronte;
con accordo del 18 dicembre 2018, siglato dal presidente della regione siciliana onorevole Nello Musumeci e il Ministro dell'economia e delle finanze, le parti si sono impegnate ad individuare misure di riequilibrio per far fronte alla condizione di insularità;
da ultimo, la Corte costituzionale con la sentenza n. 6 del 2019 ha prescritto che negli accordi tra Stato e regione si tenga conto degli svantaggi strutturali permanenti e dei costi dell'insularità;
da alcune settimane la compagnia Vueling ha deciso di sopprimere i voli tra la regione Sicilia e il resto d'Italia. La scelta, operativa dall'inizio di ottobre 2019, ha altresì causato – oltre alla rarefazione dei collegamenti aerei – l'ulteriore lievitare dei prezzi dei biglietti da parte dei due vettori rimasti su questa tratta, ovvero Alitalia e Ryanair;
già da oggi, ma soprattutto durante il periodo delle prossime festività, molti siciliani, costretti a vivere fuori, dovranno pagare scandalose tariffe ad oltre 500 euro a tratta;
la situazione versa in stato di forte criticità, considerato che il trasporto aereo è l'unico mezzo di collegamento di cui può servirsi un siciliano in assenza di tutte le altre infrastrutture, a iniziare dall'alta velocità ferroviaria;
Enac, autorità di regolazione del settore, allo stato appare agli interpellanti del tutto inerte –:
se il Governo non intenda adottare immediatamente iniziative, con il coinvolgimento di Enac, affinché le tariffe aeree siano sottoposte ad un «price cap»;
se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative più strutturali per evitare la marginalizzazione della Sicilia rispetto al resto del Paese, promuovendo una norma che permetta di calmierare i prezzi dei biglietti aerei da e per la Sicilia.
(2-00543) «Bartolozzi, Prestigiacomo, Siracusano, Germanà, Minardo, Scoma».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BALDELLI, ZANELLA, ROSSO, SOZZANI, PENTANGELO, MULÈ, BERGAMINI e GERMANÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la tassa automobilistica, nota come bollo auto e precedentemente denominata tassa di circolazione, è connessa al possesso di un veicolo, anche non circolante, purché iscritto nel pubblico registro automobilistico (Pra);
dal 1999 la normativa ha trasferito tale tributo alle regioni a statuto ordinario e alle province autonome che possono affidare a terzi le attività di controllo e di riscossione delle tasse automobilistiche, prevalentemente assegnate all'Automobile Club Italia (Aci);
il mancato pagamento del bollo su base annuale comporta l'avvio delle richiamate procedure di riscossione coatta con l'applicazione di sanzioni e di relativi interessi, giungendo fino al fermo amministrativo;
il bollo auto rappresenta un gettito per le casse di regioni di circa 6,5 miliardi di euro annui;
ai fini della riscossione della tassa di proprietà automobilistica, da qualche anno agli automobilisti è possibile segnalare agli enti competenti i propri contatti per ricevere un avviso di scadenza per il pagamento del bollo auto;
sembra credibile che la maggioranza dei possessori di autoveicoli e motoveicoli, anche per ragioni di età anagrafica, non effettui tale segnalazione e, di conseguenza, non riceva alcuna comunicazione preventiva, ma venga invece avvisata solo dopo la scadenza dei termini di pagamento con una comunicazione recante già l'importo incrementato della relativa sanzione, quindi con un concreto e in taluni casi anche rilevante disagio per gli utenti-consumatori –:
se i Ministri interrogati, nelle more di un auspicabile intervento normativo organico in materia di riduzione di tasse automobilistiche, non ritengano opportuno adottare le iniziative di competenza per: a) promuovere campagne informative per incentivare il ricorso da parte degli utenti-consumatori ai canali già presenti, in modo da permettere loro di ricevere gli avvisi di scadenza di cui in premessa; b) al tempo stesso, stabilire l'obbligo per tutte le direzioni regionali dell'Aci di prevedere un sistema di comunicazione preventiva ed automatica (ad esempio, via sms o posta), per avvisare tempestivamente gli utenti-consumatori che non abbiano fatto ricorso al meccanismo della segnalazione informatica, prima della scadenza dei termini di pagamento del bollo auto, in modo da ridurre il ricorso al procedimento sanzionatorio.
(5-03039)
BITONCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
è notizia pubblicata su Il Gazzettino del 31 ottobre 2019 quella di un fascicolo aperto dalla procura di Padova contro ignoti per i reati di lesioni stradali colpose e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, dopo una serie di esposti dei cittadini contro il tram di Padova per incidenti e malfunzionamenti avvenuto tra il 2017 ed il 2019;
a dare il «via» all'inchiesta sono stati alcuni esposti giunti da diversi comitati contro il tram su rotaia: in prima linea c'è il «Comitato No Rotaie» di Voltabarozzo, affiancato dal «Comitato Rotaia Killer» e dal «Comitato salviamo la ciclopedonale Sografi-Voltabarozzo»;
la procura ha ora incaricato i carabinieri del comando provinciale di Padova di acquisire da Busitalia tutte le informazioni concernenti le manutenzioni ordinarie e straordinarie dal 2017 ad oggi, con l'intento di chiarire se dietro ai continui guasti, sostituzione di pezzi, e altro, ci sia un unico filo conduttore che comporti responsabilità anche penali, come ad esempio l'utilizzo di materiale scadente;
era noto da tempo che le condizioni del tram fossero critiche, sin da quando era stata depositata la relazione allegata al bilancio di Busitalia per il 2018, che riferiva – proprio in merito al 2018 – 87 stop da guasti, ovvero eventi in cui il tram si era fermato per oltre 20 minuti, e 4.082 anomalie di funzionamento;
l'episodio più eclatante è stato il deragliamento del tram a pochi metri dal capolinea sud della Guizza il 10 giugno 2019, quando il convoglio è uscito dai binari finendo nel fossato laterale;
in base alla convenzione tra comune di Padova e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti regolante il finanziamento per la realizzazione degli interventi nel sistema di trasporto rapido di massa, a valere sulle risorse del Fondo ex articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016, l'importo del contributo riconosciuto al comune è pari a 56.000.000 di euro;
a parere dell'interrogante trattasi di una cifra mal spesa per un progetto obsoleto che mette a rischio la sicurezza stradale e fisica dei cittadini –:
se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la sicurezza stradale dei cittadini, anche rivedendo i progetti già finanziati, come quello richiamato in premessa relativo al tram monorotaia di Padova, al fine di archiviare definitivamente quelli rivelatisi pericolosi e valutarne la sostituzione con progetti innovativi e più sicuri di autobus elettrici con corsie preferenziali e guida ottica.
(5-03046)
Interrogazioni a risposta scritta:
SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
Ferrovie dello Stato Italiane è una società che opera nel settore del trasporto ferroviario;
dal 13 dicembre 2009 sono state completate importanti linee ferroviarie in grado di offrire il servizio di trasporto ad alta velocità;
il trasporto ad alta velocità ha non solo migliorato la qualità di vita dei cittadini, ma aperto nuovi mercati per le imprese e i lavoratori, nonché aumentato la coesione sociale nazionale;
in tale contesto, però, vi è una inaccettabile discrepanza fra lo sviluppo delle reti del Settentrione e tirreniche, rispetto a quelle del Meridione e adriatiche, con un conseguente disservizio e disagio per le popolazioni di quei territori;
oltre Salerno sul Tirreno ed oltre Bologna sull'Adriatico l'alta velocità è essenzialmente inesistente;
appare assai carente il servizio nelle tratte Torino-Bologna, Torino-Pescara e Torino-Lecce;
a partire dal 16 dicembre 2019, con l'avvio dell'orario invernale, si aggraveranno, come tutti gli anni, i disservizi;
sulla tratta Torino-Bologna dagli otto collegamenti pomeridiani attuali, si passa a quattro;
sulla tratta Torino-Lecce, a fonte delle ventuno tratte attuali, sono previsti solo tre convogli giornalieri, di cui uno è calendarizzato ma non acquistabile e due su tre passano per Roma, tagliando così i collegamenti con le regioni adriatiche;
appare ancora peggiore la situazione sulla tratta Torino-Pescara che da trenta collegamenti giornalieri passa a tre, di cui due arrivano alla stessa ora e uno solo arriva a Lecce;
Trenitalia, in una nota del 17 ottobre 2019, comunica che è stato definito solo il 73 per cento del nuovo orario invernale, senza inoltre dare delucidazioni in merito alla conferma delle tratte, a quali verranno cancellate e se verranno confermati gli orari, aumentando ulteriormente il disagio per i viaggiatori e, in particolare, per i pendolari e i lavoratori –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per implementare le reti e i servizi di trasporto ad alta velocità, soprattutto sulle bisettrici verso l'Adriatico e verso il Sud.
(4-04004)
PAGANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
si apprende da notizie rese pubbliche attraverso la rete che, su richiesta degli armatori, Grimaldi, Gnv e Tirrenia, l'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale emanerà un bando per l'affidamento in concessione, la realizzazione e gestione della Darsena traghetti del porto di Civitavecchia, composta di 4 banchine e da un retrobanchina di metri quadrati 162.000. Un'infrastruttura dedicata in via esclusiva al traffico «Ro-Ro» e quindi di carattere strategico, in quanto il traffico «Ro-Ro» e «Ro-Ro pax» presenta volumi importanti di movimentazione;
completata una banchina, la seconda è in costruzione, le altre da realizzare. Il progetto di 174 milioni di euro è finanziato dalla «legge obiettivo» e dall'Autorità di sistema portuale. La richiesta di concessione rientrerebbe nella strategia di alcuni armatori che vorrebbero ottenere, in esclusiva, la gestione delle banchine e dei retrobanchina. Un disegno (volto all'integrazione verticale delle attività portuali) che, ad avviso dell'interrogante, nei porti italiani e in quello di Civitavecchia, è pericoloso per il sistema economico-sociale e da scongiurare perché:
a) la gestione in esclusiva dell'infrastruttura di un singolo armatore è ostacolo ad altre società armatoriali concorrenti;
b) la gestione porterebbe a un potenziale monopolio in favore di un singolo armatore, in contrasto con spirito e prescrizioni della legge n. 84 del 1994 e con i principi generali che regolano l'accesso alle infrastrutture di rilevanza nazionale;
c) il principio di separazione tra gestore dell'infrastruttura e vettore, sancito da normative e giurisprudenze comunitarie, costituisce un cardine della regolamentazione del mercato dei trasporti. L'affidamento a un vettore monopolista risulta, secondo l'interrogante, in contrasto con questi principi;
d) la concessione delle banchine in esclusiva a un armatore comporta l'accentramento delle attività che l'articolo 16 e l'articolo 17 della legge n. 84 del 1994 affidano a imprese di banchina, spedizionieri, raccomandatari e agenzie marittime, con un'alterazione degli equilibri del mercato portuale. L'iniziativa sarebbe altresì esiziale per le società di interesse economico generale del porto di Civitavecchia, che svolgono le proprie attività su tutte le banchine pubbliche, nel rispetto della parità di trattamento per tutta l'utenza;
e) il modello virtuoso del porto di Civitavecchia poggia su un equilibrio socio-economico tra armatori, imprese portuali ex articolo 16 e pool di manodopera ex articolo 17 della legge n. 84 del 1994 e ha garantito a tutte le compagnie di navigazione parità di trattamenti tariffari, identiche condizioni di accesso all'infrastruttura e spazi portuali equamente condivisi, utilizzati secondo le regole della corretta competizione concorrenziale e nel pieno rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro dei lavoratori dei porti. Modello che ha consentito a Civitavecchia di diventare uno dei principali scali italiani, garantendo contestualmente accosti in banchina e piazzali operativi e la soddisfazione delle esigenze del ciclo dei «Ro-Ro» di tutti i player nazionali;
f) la gestione dell'infrastruttura a un singolo armatore non porterebbe vantaggi operativi e incremento dei traffici. Ad avviso dell'interrogante, consentirebbe al concessionario di un'applicazione discutibile della legge e di introdurre forme di autoproduzione delle operazioni e dei servizi portuali, con ingiustificato vantaggio competitivo a detrimento delle altre imprese;
si tratterebbe, ad avviso dell'interrogante, di un «regalo», che metterebbe nelle mani di un solo vettore uno dei traffici più importanti, senza alcun vantaggio del territorio e dello scalo;
ad avviso dell'interrogante, ove l'Autorità di sistema portuale ritenga opportuna una gestione terminalistica dell'infrastruttura, potrebbe ipotizzare una concessione alle imprese titolari di autorizzazione ex articolo 16, cioè ai soggetti che per definizione hanno interesse ad attrarre nel porto tutti gli armatori, garantendo ad essi il rispetto delle regole concorrenziali, apertura al mercato e sviluppo dei traffici senza affidare il porto a un armatore privato –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e se e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare questa situazione.
(4-04008)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
dal 26 al 29 luglio 2018 si teneva nel comune di Venaus (TO) il Festival alta felicità 2018, promosso dal movimento No Tav;
il comune di Venaus e l'Unione montana della Val Susa hanno finanziato il festival rispettivamente con euro 12.500 e 9.500;
il finanziamento dell'Unione montana della Val Susa è stato deliberato in data 20 dicembre 2018 con verbale di deliberazione della giunta dell'Unione n. 59/2018 firmata dal presidente pro tempore Sandro Plano, ai tempi sindaco di Susa;
per ottenere il finanziamento l'associazione Alta Felicità presentava all'Unione montana della Val Susa, a firma del legale rappresentante Andrea Bonadonna, bilancio di spesa consuntivo dell'edizione 2018 del Festival, protocollato 0003324 del 7 dicembre 2018, corredato da fatture e scontrini comprovanti le spese sostenute, dai quali risulta l'acquisto anche di due mole abrasive taglia ferro da flessibile;
Andrea Bonadonna, storico leader antagonista del centro sociale occupato Askatasuna di Torino, veniva arrestato in data 4 luglio 2019 per gli scontri della manifestazione violenta contro il G7 di Venaria;
in data 29 luglio 2018 il Festival alta felicità terminava con una manifestazione non autorizzata, i cui partecipanti abbattevano una recinzione del cantiere dell'alta velocità Torino-Lione utilizzando una lama flessibile portatile taglia ferro, risultando poi denunciati in 25 per violazione di provvedimento dell'autorità giudiziaria e danneggiamento –:
di quali elementi disponga il Governo circa quanto esposto in premessa;
se non intenda rafforzare il presidio delle forze dell'ordine a tutela del cantiere di un'opera strategica come la TAV, evitando che possano aver luogo iniziative non autorizzate che costituiscono una grave turbativa per l'ordine pubblico.
(3-01079)
Interrogazione a risposta in Commissione:
ANDREA ROMANO e FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
notizie di stampa riportano che il 28 ottobre 2019 a Castel Del Piano, in provincia di Grosseto, si sarebbe tenuta una cena pubblica presso il locale Kronos con l'obiettivo di celebrare l'anniversario del colpo di stato noto come «Marcia su Roma» e dunque l'avvio del regime fascista;
per l'occasione il locale Kronos sarebbe stato allestito con ritratti di Benito Mussolini, fasci littori, bandiere della X Flottiglia Mas della Repubblica sociale italiana e altri simboli fascisti di cui nei giorni successivi è stata resa ampia documentazione fotografica dal quotidiano Il Tirreno;
alla cena avrebbero preso parte circa 200 ospiti, tra cui alcuni esponenti di forze politiche locali e membri della giunta comunale, mentre il carattere pubblico dell'evento sarebbe stato confermato da alcuni partecipanti;
tali eventi «commemorativi» del periodo fascista si stanno diffondendo su tutto il territorio nazionale, così come riportano diverse cronache locali. Si cita, ad esempio, anche la cena celebrativa della marcia su Roma, avvenuta il 28 ottobre 2019 nel Ristorante «Hotel Terme» sito in località Acquasanta Terme (Ascoli Piceno);
la gravità di tali eventi è legata non solo all'episodio celebrativo, ma alla circostanza che alle suddette cene avrebbero partecipato anche autorità locali;
la Costituzione della Repubblica italiana, fondata sui valori della Resistenza al nazifascismo, permette la libera espressione del pensiero anche ai nostalgici del ventennio fascista, ma tale libertà trova un limite nelle norme poste a fondamento del divieto della ricostituzione del disciolto partito fascista e dell'apologia del fascismo;
si ritiene infatti che la celebrazione pubblica di eventi, simboli, atteggiamenti e comportamenti del fascismo possa costituire apologia del fascismo ai sensi della legge n. 645 del 1952 che, all'articolo 4, persegue chi «esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche»;
il reato di apologia del fascismo, di cui all'articolo 4 della legge n. 645 del 1952, è posto a tutela dell'integrità dell'ordinamento democratico e costituzionale;
tale legge è infatti attuativa della XII disposizione transitoria e finale (primo comma) della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista;
come da giurisprudenza consolidata, la XII disposizione transitoria e finale non si riferisce solo agli atti finali e conclusivi della riorganizzazione del partito fascista, ma a tutti quei fatti che possono costituire un apprezzabile pericolo del prodursi di tale evento;
eventi di simil tipo rischiano di non ridursi ad una mera, per quanto deprecabile, difesa elogiativa, ma di provocare un'esaltazione tale da poter indurre a una riorganizzazione del partito fascista, soprattutto in un contesto nazionale e internazionale di esaltazione dell'intolleranza, dell'odio, del razzismo e della violenza con rievocazioni nostalgiche di quei regimi che ne furono l'incarnazione –:
quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per monitorare la diffusione e l'organizzazione di manifestazioni neofasciste su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nel territorio della provincia di Grosseto, dove la cena organizzata a Castel Del Piano appare essere il punto di raccordo;
quali iniziative intenda assumere per rafforzare la disciplina sanzionatoria di cui alla legge n. 645 del 1952 che prevede il reato di apologia del fascismo.
(5-03044)
Interrogazioni a risposta scritta:
ROMANIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco rappresenta in Italia uno dei più importanti presidi di sicurezza del Paese, con donne e uomini che lavorano in emergenza di notte, di giorno, durante i periodi festivi, per assicurare l'incolumità dei cittadini;
spesso, però, le dotazioni a disposizione di tale Corpo non risultano idonee alla prevenzione dei rischi insiti nello stesso svolgimento dell'attività di soccorso: tale professione infatti, oltre ad essere rischiosa, risulta anche particolarmente usurante e disagiata, poiché articolata su un ciclo continuo e con turni, anche notturni, di 12 ore;
tali condizioni lavorative, unite all'incidenza di fattori esterni di carattere ambientale e/o legate alla particolarità degli scenari che si presentano, sottopongono gli operatori a un notevole stress psico-fisico;
la sede operativa di Voghera ha attualmente un organico sottodimensionato rispetto ai turni di lavoro svolti e al territorio da presidiare. Tale sede operativa rappresenta il presidio più importante per la sicurezza dei cittadini della città e del territorio della Valle Staffora e dell'Oltrepò Pavese; la sua competenza si estende per un'area che comprende circa 40 comuni della provincia di Pavia, operando il citato distaccamento in un territorio ricco di attività rilevanti e con un alto rischio d'incidente;
al momento, vi è un'unica autoscala presente su tutta la provincia di Pavia, in dotazione al comando provinciale di Pavia; quando il territorio presidiato dal distaccamento dei vigili del fuoco di Voghera necessita dell'autoscala per le operazioni di soccorso, tale distaccamento è costretto a far richiesta al comando di Pavia, mentre durante gli interventi in aree interne si verifica la temporanea assenza dell'autoscala nel territorio presidiato dai vigili del fuoco di Pavia;
quando si opera nelle aree interne (collinari e montuose), il decorso del tempo necessario per l'arrivo dell'autoscala è inevitabilmente un elemento di insicurezza con conseguente rischio di efficacia ridotta dell'intervento, poiché molti centri urbani sono collocati geograficamente in un territorio collinare e/o montuoso, con una viabilità difficoltosa e, di fatto, sarebbero raggiungibili più agevolmente con un mezzo dotato di cestello omologato. Si fa, peraltro, presente che presso la caserma iriense, in osservanza della classificazione D2 del distaccamento, dovrebbero essere in servizio sette uomini per turno, mentre ne risultano, invece, soltanto cinque;
come adeguatamente descritto dagli organi di informazione, all'interno della caserma manca un secondo camion effettivo, in quanto il veicolo presente nel garage, dopo essere stato soggetto per oltre un anno a varie riparazioni, continua a presentare il malfunzionamento degli strumenti minimi di soccorso, necessari per il funzionamento del mezzo; gli stessi organi segnalano, inoltre, anche la carenza degli insetticidi necessari per le disinfestazioni dagli imenotteri, oltre che delle tute protettive di ultima generazione, capaci di resistere ai pungiglioni delle nuove specie di calabroni provenienti dall'Africa;
il territorio sul quale opera il distaccamento dei vigili del fuoco di Voghera è stato colpito nelle scorse settimane da un violento nubifragio; contemporaneamente, un pericoloso incendio ha devastato una palazzina condominiale nella città di Voghera e sono dovuti intervenire i mezzi antincendio dalla caserma di Alessandria –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per migliorare la situazione generale descritta e, in particolare, per fornire al distaccamento dei vigili del fuoco di Voghera il mezzo dotato di cestello e se intenda valutare l'opportunità di integrare il personale come segnalato in premessa.
(4-04000)
LUCA DE CARLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
in data 30 ottobre 2019, presso l'università di Trento si è svolta una conferenza, circa la situazione libica a cui è intervenuto il noto giornalista e inviato di guerra Fausto Biloslavo;
la conferenza in questione si è tenuta a distanza di due settimane dal primo incontro sul medesimo tema a cui doveva intervenire lo stesso Biloslavo, annullato per proteste da parte di un gruppo di contestatori: nello specifico si registrarono violenti attacchi verbali diretti al giornalista da parte di esponenti dei centri sociali e dell'estrema sinistra universitaria;
la medesima protesta, inscenata il 15 ottobre 2019, si è ripetuta in occasione della conferenza del 30 ottobre, nel tentativo, da parte dei medesimi contestatori, di impedire l'avvio dei lavori;
stando alle informazioni riportate dai media, la protesta è stata animata da atti violenti dei contestatori verso i partecipanti e gli studenti intervenuti all'evento universitario che difendevano il diritto al dibattito, al confronto e alla libertà di parola di cui la conferenza si faceva promotrice;
a conferma di quanto evidenziato, i video pubblicati sul sito web de Il Giornale mostrano le dinamiche della protesta intorno alla sala della conferenza ad opera dei suddetti facinorosi che, con urla, schiamazzi e imprecazioni minacciose, hanno protratto azioni di disturbo, in assenza di intervento da parte delle autorità competenti, tese a garantire il prosieguo delle attività ed il legittimo e libero confronto e la tutela della libertà di parola costituzionalmente sancita: diritti inderogabili che dovrebbero avere nell'università il proprio tempio laico;
è opportuno sottolineare come episodi come quello sopra descritto siano piuttosto ricorrenti presso le università italiane, dove momenti di confronto su tematiche di delicato rilievo storico-politico diventano occasione di scontro e di contrapposizione politico-ideologica, segnatamente da parte di rappresentanti dei centri sociali e dei collettivi di estrema sinistra presenti all'università;
risulta all'interrogante che nell'episodio sopra descritto sia stata citata e coinvolta nelle proteste e nelle contestazioni, tra le altre cose, anche la figura di Norma Cossetto, medaglia d'oro al merito civile, giovane vittima delle foibe, uccisa nell'ottobre 1943: tutto questo assume dei tratti di particolare criticità poiché il fatto si è verificato a pochi giorni dall'anniversario della sua uccisione, commemorata con l'evento «Una rosa per Norma» organizzato dal Comitato 10 Febbraio, che ha visto oltre 120 città ricordare il suo sacrificio e la violenza che l'ha contraddistinto. Un evento che ha dimostrato come l'intolleranza e la violenza siano da ricercare nelle sollecitazioni delle frange estreme che, evidentemente, continuano a porsi ben al di fuori del corretto vivere civile –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'episodio descritto in premessa e se si intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, in relazione a quanto verificatosi, anche al fine di contribuire a fare chiarezza su quanto accaduto e affinché tali eventi non abbiano più a ripetersi.
(4-04011)
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il 9 agosto 2019 il Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie), viste le segnalazioni pervenutegli, ha sottoposto all'attenzione del sindaco di Roma, Virginia Raggi, e del presidente del municipio di Roma V, Giovanni Boccuzzi, lo stato di degrado in cui versa l'unico parco in Italia dedicato ai caduti della tragedia di Marcinelle – simbolo universale di dignità e sacrificio in cui bruciarono vivi 262 minatori, dei quali 136 italiani – situato in via Galatea, zona La Rustica, del Municipio V di Roma;
il 4 settembre 2019 ha ribadito per posta elettronica certificata il contenuto della succitata nota finalizzata al ripristino della funzionalità di tale area anche a fronte dell'importanza etica di mantenere sempre in condizioni dignitose i luoghi della Memoria e del Ricordo dei caduti all'estero per infortuni sul lavoro; nel caso di specie attraverso un protocollo d'intesa, a dimostrazione della volontà dell'Italia di contribuire alla ripresa economica dell'Europa, il Governo italiano avviò i lavoratori fino alla località in cambio di carbone;
relativamente al municipio V, come risulta dall'indagine territoriale, si rappresenta un contesto problematico dove, a fronte di una consistente densità abitativa, si può fruire solo di un ridottissimo, numero di metri quadri di aree verdi effettivamente a disposizione;
ad oggi, nonostante i numerosi solleciti e le notizie riportate sulla stampa locale, i responsabili istituzionali del comune di Roma non hanno ancora ritenuto opportuno fornire alcun cenno di riscontro, rischiando tra l'altro di contravvenire ad alcuni dei princìpi basilari dell'azione amministrativa –:
quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per contrastare il degrado del parco dedicato alle vittime di Marcinelle e garantire la piena sicurezza di tale area.
(4-04014)
PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
pochi giorni or sono, a San Giorgio a Cremano, sono state incendiate due autovetture di proprietà del consigliere comunale Ciro Russo posteggiate in prossimità della sua abitazione;
gli accertamenti degli organi inquirenti hanno confermato la natura dolosa di tale incendio;
il consigliere Russo, veterano della politica locale, ed ex presidente del consiglio comunale, ha sporto numerose denunce alla procura della Repubblica per irregolarità nelle procedure di aggiudicazione di appalti inerenti, per lo più, all'attuazione di politiche sociali;
molti dei procedimenti originati da tali denunce hanno trovato seri riscontri: nel 2013 venne esclusa una cooperativa dalla gara d'appalto per la gestione dei servizi assistenziali perché priva di un regolare documento unico di regolarità contributiva. Successivamente, due anni dopo, l'Anac revocò l'appalto alla società aggiudicataria del locale Centro antiviolenza, per l'assenza dei requisiti minimi per la partecipazione alla gara, quando il servizio era già avviato. Ugualmente, le segnalazioni di Russo in relazione ad «anomalie edilizie» all'interno del cimitero comunale di San Giorgio si sono concluse, nell'anno 2017, con la convalida di mandati di arresto in capo ad un imprenditore, un capocantiere e un funzionario della polizia locale;
l'incendio delle auto del consigliere Russo non è il primo atto di intimidazione da questi subito per la sua esposizione politica – nel settembre 2018 egli stesso aveva messo in fuga due persone intente a cospargere l'auto del figlio di combustibile e – prima ancora – era stato destinatario di lettere minatorie contenenti bossoli di proiettile;
non solo, questo pare essere un modus operandi assai frequente a San Giorgio a Cremano: altri ex esponenti del consiglio, quali Roberto Cascone, ovvero il leader ADM Aquilino Di Marco hanno subito analoghi atti intimidatori, non senza sottacere la circostanza che l'incendio del mese di ottobre 2019 seguiva di soli pochi giorni quello appiccato allo scooter del sindaco Zinno;
questi gravi e sistematici atti di violenza assumono un aspetto di peculiare criticità, ove si consideri che l'attuale consiliatura andrà in scadenza tra pochi mesi e che l'intenzione di Ciro Russo di ricandidarsi è fatto notorio, mostrando, dunque, una chiara emergenza sicurezza –:
se, in che modo e con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda attivarsi per potenziare il necessario e imprescindibile presidio delle forze dell'ordine e predisporre, per quanto di competenza, gli strumenti indispensabili a rafforzare le attività di prevenzione e repressione dei numerosi atti violenti ed intimidatori perpetrati nella città di San Giorgio a Cremano, a garanzia dell'incolumità degli amministratori pubblici, nonché del regolare svolgimento della imminente competizione elettorale per l'elezione del sindaco e della nuova amministrazione comunale.
(4-04018)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
RIZZO e CASA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
l'istituto tecnico agrario di Caltagirone, fondato nel 1867 con il nome di asilo agrario nell'ex convento dei Cappuccini, ha assunto da subito, grazie a una gestione attenta e lungimirante, un ruolo di grande prestigio sia a livello locale che in tutto il territorio regionale, estendendo la sua opera, oltre il mero insegnamento teorico-pratico delle discipline agrarie, per avviare, con successo, attività di sperimentazione in campo scientifico e divulgativo;
da un interessante articolo giornalistico in occasione dei 150 anni dell'istituto agrario di Caltagirone, a firma del professor Sebastiano Russo, si apprende che:
la scuola, nel corso degli anni, si trasforma prima in «Colonia Agraria», poi in «Reale scuola pratica di Agricoltura», fino a conseguire, nel 1933, a seguito della «riforma Gentile», il riconoscimento di «Reale scuola agraria»;
nel 1948 l'istituto cambia ancora denominazione divenendo «Istituto tecnico agrario regionale» e, a partire dall'anno scolastico 1956/57, diventa «Istituto tecnico agrario statale» con proprio statuto sotto la direzione del dottor Cucuzza, esimio studioso cui l'istituto è oggi dedicato;
nell'anno scolastico 2000/2001 ottiene il riconoscimento di Istituto superiore di istruzione secondaria «F. Cucuzza» annettendo l'istituto tecnico per geometri e nel 2012 è accorpato all'Istituto tecnico industriale che diventa «IIS Cucuzza Euclide»;
lo stabile ubicato nel centro storico di Caltagirone che ospitava l'originario e prestigioso Istituto tecnico agrario «Cucuzza» viene dismesso nel settembre 2012 e diventa presto inagibile a causa di gravi carenze strutturali quali infiltrazioni, crepe, infissi deteriorati, e molte parti pericolanti;
come spesso accade per gli immobili abbandonati, l'ex Istituto Cucuzza subisce continui raid vandalici, come riportato da organi di stampa regionali e dalle molte segnalazioni effettuate dai cittadini attraverso i canali social che evidenziano anche la presenza abusiva di persone all'interno dei locali per la mancanza di inferriate e reti metalliche che possano impedirne l'accesso;
la necessità di tutelare il patrimonio culturale dell'istituto non può essere disgiunta da un progetto di ristrutturazione dell'edificio e di rilancio dell'offerta formativa legata alle discipline agrarie, enologiche e più in generale alle scienze e culture enogastronomiche, anche nell'ottica di una strategia di valorizzazione e rilancio di un territorio ad alta vocazione enogastronomica come quello calatino che vanta ben 4 certificazioni Dop tra vino, olio, ficodindia e carciofo;
la città di Caltagirone è altresì patrimonio dell'Unesco e merita in ogni caso il recupero conservativo dei suoi beni immobili più preziosi tra i quali l'ex convento dei Cappuccini, sede del primo Istituto tecnico agrario –:
di quali ulteriori elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto espresso in premessa, con particolare riferimento allo stato di degrado in cui versa l'immobile in questione, e se non ritenga opportuno intraprendere iniziative, per quanto di competenza, volte a promuovere un progetto di recupero dello stabile e di rilancio dell'offerta formativa, nell'ottica della costituzione di un polo di eccellenza delle discipline agrarie e delle scienze e culture enogastronomiche, anche attraverso l'attivazione di un tavolo tecnico interministeriale che veda la partecipazione del mondo imprenditoriale e accademico.
(5-03040)
Interrogazione a risposta scritta:
CASA e LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
nella puntata di Report dal titolo «la macchina della paura», trasmessa su Rai3 in data 28 ottobre 2019, sono emersi alcuni preoccupanti dettagli sull'utilizzo delle piattaforme social da parte del segretario della Lega, senatore Matteo Salvini e sulle sue campagne di comunicazione. Dall'inchiesta emerge in particolare che soltanto nel corrente anno, il senatore Salvini ha investito circa 140.000 euro in inserzioni pubblicitarie su Facebook, affinché i suoi post potessero raggiungere il più alto numero di utenti;
la pratica di utilizzare i social network per la diffusione di messaggi politici non è di per sé controversa e rispecchia una tendenza ormai largamente adoperata da esponenti del panorama politico nazionale e internazionale. Pur tuttavia, la stessa solleva dubbi e perplessità allorquando si scelga scientemente di indirizzare tali messaggi ad utenti Facebook non ancora maggiorenni. Tra i target individuati dai gestori dei canali social di Matteo Salvini, risultano spesso indicati gli utenti della fascia di età 13-17, arrivando persino ad investire una cifra pari a 50.000 euro per un singolo post rivolto ad essi. Quindi, sembrerebbe che il pubblico prediletto da Salvini per la diffusione dei messaggi sia prevalentemente composto da ragazze e ragazzi non sempre pienamente dotati degli strumenti per la piena comprensione della portata di determinati messaggi politici e che pertanto potrebbero essere facilmente ed inconsapevolmente influenzati;
simili strategie, di comunicazione appaiono quantomeno inopportune ed eticamente discutibili perché cercano di fare leva sulla non ancora pienamente matura capacità di analisi delle informazioni e di una consapevole cultura della verifica nonché di formulazione di giudizi critici. Dal momento che la regolamentazione dei contenuti social e della loro diffusione non sono facilmente gestibili dal legislatore, appare opportuno accrescere nei nostri ragazzi e nelle nostre ragazze la comprensione delle notizie attraverso l'implementazione di interventi per la media education e per il contrasto alle fake news;
per lo sviluppo di competenze reali nella comprensione delle informazioni e nel riconoscimento dei messaggi implicitamente contenuti all'interno dei testi, un ruolo preminente è da attribuire alla scuola e ai processi di formazione e di istruzione e risulta assolutamente necessario rafforzare l'azione educativa per il corretto uso dei contenuti digitali, soprattutto in riferimento alla scuola secondaria di secondo grado. Lo sviluppo della coscienza critica passa, infatti, da un corretto approccio alle informazioni, soprattutto se queste riguardano temi di attualità e contingenti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intenda intraprendere affinché si sviluppino percorsi formativi volti a sostenere l'educazione dei giovani nell'utilizzo dei social media e a diffondere ed implementare pratiche educative e formative utili a stimolare il critical thinking ed a contrastare fenomeni di hate speech sempre più diffusi attraverso le piattaforme social.
(4-04017)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta scritta:
SPENA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 145 del 2018 (bilancio 2019), ai sensi dei commi 283 e 284 dell'articolo 1, prevede a regime l'indennizzo per la cessazione di attività commerciale;
la misura, istituita originariamente per il triennio 1996-1998 dall'articolo 1 del decreto legislativo 28 marzo 1996, n. 207, e successivamente prorogata in varie occasioni, è concessa ai sensi del comma 283, con decorrenza dal 1° gennaio 2019 agli esercenti il commercio al minuto e loro coadiutori, in misura pari al trattamento pensionistico minimo, per la cessazione definitiva di specifiche attività commerciali che, alla data di presentazione della domanda, abbiano più di 62 anni (se uomini) o più di 57 anni (se donne), e siano stati iscritti, al momento della cessazione dell'attività, per almeno 5 anni, in qualità di titolari o coadiutori, nella gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali presso l'Inps;
l'indennizzo è altresì riconosciuto ai soggetti che esercitano, in qualità di titolari o coadiutori, attività commerciale al minuto in sede fissa, anche abbinata ad attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, ovvero che esercitano attività commerciale su aree pubbliche in possesso dei requisiti prescritti per il periodo 2009-2016, con termine di accoglimento per le relative domande al 31 dicembre 2017;
vale la pena ricordare che il riconoscimento di tale misura è subordinato, nel periodo di riferimento: oltre che alla cessazione definitiva dell'attività commerciale, anche alla riconsegna dell'autorizzazione per l'esercizio dell'attività commerciale e dell'autorizzazione per l'attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, nel caso in cui quest'ultima sia esercitata congiuntamente all'attività di commercio al minuto; alla cancellazione del soggetto titolare dell'attività dal registro degli esercenti il commercio e dal registro delle imprese presso la Camera di commercio;
il comma 284 dispone che l'aliquota contributiva aggiuntiva prevista per gli iscritti al fondo per gli interventi per la razionalizzazione commerciale, di cui all'articolo 5, decreto legislativo n. 207 del 1996, è dovuta dagli iscritti alla gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali. Tale gestione Inps opera mediante contabilità separata nell'ambito della gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali;
stante la circolare Inps 24 maggio 2019, n. 77, l'indennizzo sarà riconosciuto solo alle chiusure a decorrere dal 1° gennaio 2019, lasciando quindi esclusi dalla misura i soggetti che, pur avendone i requisiti, hanno cessato l'attività commerciale nel biennio 2017-2018, quando la misura non era stata prorogata;
ai sensi del richiamato articolo 5 l'indennizzo è alimentato tramite la predetta aliquota pari allo 0,09 per cento versata da tutti i commercianti ivi compresi, quindi, quelli che oggi risultano esclusi dall'applicazione della norma resa strutturale dalla legge di bilancio 2019;
in considerazione dell'assenza di una indennità disoccupazione per i commercianti che chiudono l'attività e della difficoltà di ricollocarsi e riqualificarsi per il mercato del lavoro particolarmente per i soggetti con età uguale o superiore a 57 anni (per le donne) e 62 anni (per gli uomini) e alla nostra età è difficile ricollocarsi nel mondo del lavoro, la misura in questione ha sostanzialmente creato una nuova fattispecie di «esodati», quelli del commercio, come tra l'altro segnalato, a quanto consta all'interrogante, anche da Federcontribuenti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto illustrato in premessa e quali iniziative intenda assumere tempestivamente per tutelare quanti hanno cessato l'attività commerciale nel biennio 2017-2018, al fine di garantire il medesimo diritto a parità di condizioni ed evitare così una preoccupante e assurda discriminazione.
(4-04003)
D'ATTIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il 19 settembre 2019, l'Inps e l'Ispettorato nazionale del lavoro hanno sottoscritto una convenzione con le confederazioni sindacali Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. L'intesa disciplina le procedure per la raccolta, l'elaborazione e la comunicazione del dato associativo e del dato elettorale ai fini della definizione del grado di rappresentatività delle organizzazioni sindacali aderenti al testo unico della rappresentanza del 10 gennaio 2014;
l'accordo è propedeutico a stabilire quali siano le organizzazioni sindacali in possesso del requisito della cosiddetta maggiore rappresentatività comparata ai fini dell'individuazione del contratto collettivo nazionale di lavoro da assumere a riferimento ai fini del calcolo dei contributi previdenziali e assistenziali obbligatori, oltreché finalizzata anche ad individuare il contratto collettivo da applicare ai rapporti di lavoro nell'impresa per il riconoscimento dei benefici normativi e contributivi previsti dalla normativa vigente;
la convenzione stipulata, ad avviso dell'interrogante, sembra minare il principio di rappresentatività delle organizzazioni sindacali, in quanto le norme, anziché essere scritte dal legislatore, sono state predisposte da una parte delle associazioni direttamente interessate;
alcuni sindacati, come l'Organizzazione sindacale confederale Confsal, rappresentata anche al Cnel, non sono mai stati coinvolti nell'elaborazione della predetta convenzione;
la Fismic, aderente a Confsal, nonostante sia sindacato maggiormente rappresentativo nel comparto dei metalmeccanici, presente in 60 provincie, con oltre 20 mila iscritti attivi e con numeri appena inferiori di pensionati e disoccupati e abbia firmato tutti i contratti collettivi nazionali di lavoro con Federmeccanica (aderente a Confindustria) dagli anni ’70, oltre ad aver partecipato a tutti i negoziati con la controparte datoriale Federmeccanica, nel 2016 era già stata esclusa dalla firma del contratto collettivo nazionale di lavoro insieme a Uglm;
la convenzione in questione fonda il concetto di rappresentatività sulla base numerica del 5 per cento dei lavoratori iscritti al settore di appartenenza;
la prima misurazione della rappresentanza sindacale si è avuta con la sottoscrizione del cosiddetto Testo unico della rappresentanza del 2014 (nel 2015 è stata sottoscritta una prima convenzione con l'Inps) dalla cui elaborazione erano state escluse Confsal e Ugl. Convenzione, quella del 2015, che non ha portato i risultati aspettati anche perché, secondo gli stessi firmatari, misurava solo la raccolta di risultati parziali;
con la convenzione del settembre 2019, sottoscritta ancora una volta solo da una parte delle organizzazioni confederali (Cgil-Cisl-Uil-Confindustria) si sono nuovamente escluse organizzazioni importanti come Confsal e Ugl;
le difficoltà di certificazione dei dati che si avranno anche con la nuova convenzione sono già state evidenziate dall'Inps nella relazione di accompagnamento. Censire i dati in considerazione dell'esistenza di piccolissime e micro aziende, di cui buona parte non è nemmeno associata a Confindustria o ad alcuna associazione datoriale, risulta molto difficile se non addirittura impossibile;
sarebbe probabilmente necessaria una legge che, nel rispettare il dettato degli articoli 36, 39 e 40 della Costituzione, proceda al riordino complessivo dell'intera materia delle relazioni industriali del Paese –:
se il Governo non intenda adottare iniziative normative per evitare che sia delegata ad accordi tra privati (Confindustria-Cgil-Cisl-Uil) la misurazione del grado di rappresentanza di tutte le organizzazioni sindacali presenti sul territorio nazionale, anche alla luce della esclusione di dubbia legittimità, avvenuta nel rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro Federmeccanica e Assistal, di due organizzazioni sindacali come la Fismic-Confsal e la Uglm, fortemente rappresentative del comparto metalmeccanico.
(4-04013)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta scritta:
ALBERTO MANCA, PERANTONI e CADEDDU. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
presente in Italia — nella sola Sardegna — fin dal 1978, la peste suina africana (Psa) è una malattia virale che colpisce suini domestici e cinghiali. Pur non essendo contagiosa per gli esseri umani, si caratterizza per l'elevata trasmissibilità verso i suini, risultando spesso letale;
la normativa comunitaria stabilisce le misure minime da applicare all'interno dell'Unione per la lotta contro la Psa, compresi gli interventi da attuare in caso di comparsa di un relativo focolaio in un'azienda suinicola e in caso di sospetto o conferma della presenza della malattia tra i suini selvatici. Le misure includono programmi di eradicazione della Psa in popolazioni di suini selvatici, da elaborare e attuare a cura degli Stati membri e da approvare da parte della Commissione;
sono dettate altresì norme di polizia sanitaria per la produzione, la trasformazione, la distribuzione e l'introduzione di prodotti di origine animale destinati al consumo umano;
la decisione di esecuzione 2014/709/UE della Commissione stabilisce misure di protezione contro la Psa in taluni Stati membri in cui sono stati confermati casi di tale malattia in suini domestici o selvatici. L'articolo 2 dell'atto, fatte salve alcune deroghe contenute negli articoli successivi, stabilisce il «divieto di spedizione di suini vivi, sperma, ovuli ed embrioni di suini, carni suine, preparati e prodotti a base di carni suine e di tutti gli altri prodotti contenenti carni suine nonché di partite di sottoprodotti di origine suina» dalle zone indicate nella medesima decisione, tra le quali è compresa la regione Sardegna. La situazione sanitaria esistente e i conseguenti risvolti legislativi di divieto alla commercializzazione di carni suine sarde e relativi prodotti di salumeria hanno portato nel corso dei decenni a un danno economico enorme per la zootecnia della Sardegna. Tuttavia, i piani di sorveglianza e le misure di controllo adottate negli ultimi anni in ambito regionale hanno consentito di ridurre l'incidenza della malattia, la quale è tornata sotto controllo in modo da impedirne l'ingresso nell'Italia continentale;
gli studi condotti dall'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna (Izs) hanno dimostrato inequivocabilmente che i maiali tenuti illegalmente al pascolo brado giocano un ruolo molto più importante rispetto ai cinghiali quali portatori e diffusori del virus. Sono state conseguentemente adottate misure di depopolamento di tali maiali che hanno portato a una loro diminuzione da 4.000-5.000 capi ai 600-800 attuali, di cui oltre 3.800 abbattuti nel periodo compreso tra dicembre 2017 e febbraio 2019. Grazie a ciò il numero di focolai di infezione è nettamente diminuito e la situazione epidemiologica complessiva è migliorata oltre le aspettative;
nella situazione attuale, l'ultima virus positività (focolaio) in aziende registrate risale al mese di settembre 2018, al mese di gennaio 2019 relativamente ai bradi abbattuti, al mese di aprile 2019 nei cinghiali;
nonostante questa situazione favorevole, sussiste ed è noto il rischio di trasmissione del virus nei prossimi mesi, correlato alla possibile ingestione dei visceri dei cinghiali cacciati e dei bradi ancora presenti, macellati clandestinamente;
ciononostante, a partire da marzo 2019 — con l'avvicendamento dei vertici politici della regione avvenuto dopo le elezioni regionali — gli interventi di depopolamento dei bradi sono stati interrotti. Attualmente non risulta all'interrogante l'esistenza di un documento programmatico della giunta regionale volto a dare il necessario impulso all'attivazione di un nuovo programma di pianificazione delle attività di abbattimento;
tale situazione rischia di compromettere la naturale evoluzione del percorso virtuoso intrapreso e di tradire la ragionevole aspettativa di conseguire la totale eradicazione della Psa (anche dai cinghiali) nel giro di uno o due anni e, in tempi ancor più brevi, la rimozione da parte della Commissione europea del sopraccitato divieto all’export dei prodotti suinicoli sardi;
di fatto, il blocco delle attività di abbattimento impedisce alla Commissione europea di adottare una decisione favorevole per la Sardegna e l'Italia, determinando serie ripercussioni di carattere economico nelle filiere suinicole e di trasformazione isolane, nonché, conseguentemente, nazionali –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione esposta, in particolare del blocco degli abbattimenti dei suini tenuti illegalmente al pascolo brado e del relativo incremento della popolazione;
quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per evitare che si possa pregiudicare il processo di totale eradicazione della Psa e di rimozione degli attuali divieti all'esportazione dei prodotti suinicoli sardi;
se non intendano adottare ogni iniziativa di competenza per favorire la ripresa delle citate operazioni di abbattimento e, contestualmente, potenziare il supporto logistico ed operativo offerto dalle forze di polizia agli operatori impegnai nelle relative attività, finalizzato altresì a velocizzare e semplificare i procedimenti burocratici e operativi necessari per l'attivazione delle procedure medesime.
(4-04002)
POLITICHE GIOVANILI E SPORT
Interrogazione a risposta in Commissione:
PROVENZA, NESCI, MASSIMO ENRICO BARONI, PALLINI, IORIO, SARLI, MENGA, NAPPI, VILLANI, GRIMALDI, CASA e MARIANI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:
lo statuto – regolamento della Lega nazionale professionisti della seria A, approvato dall'Assemblea del 16 ottobre 2017 e coordinato con le modifiche apportate dall'Assemblea del 7 novembre 2017 all'articolo, al comma 1, dell'articolo 10 prevede «Ai fini del presente Statuto – Regolamento per indipendenti si intendono soggetti che non abbiano alcun rapporto a qualsiasi titolo con le Società Associate, e/o con gli azionisti di riferimento e le controllate della Società Associate, e/o con il gruppo di appartenenza delle Società Associate, e/o con alta Lega professionistica»;
un articolo del 10 ottobre 2019 del sito d'informazione Fanpage.it riporta la notizia che la procura federale della giustizia sportiva ha aperto un'indagine sull'elezione nel 2018 di Gaetano Miccichè alla presidenza della Lega Calcio Serie A;
una candidatura resa possibile grazie alla modifica dello statuto, approvata nella stessa assemblea che l'ha votato presidente. L'elezione di Gaetano Miccichè avvenne non a scrutinio segreto, come previsto dal regolamento;
nel 2018, quando avvenne la votazione, Miccichè che, era stato già direttore generale di Intesa Sanpaolo, ricopriva la carica di presidente di Banca Imi. Era stato indicato nella lista di Urbano Cairo per il rinnovo del consiglio amministrazione di RCS, carica che aveva mantenuto anche dopo l'elezione al vertice della Lega Calcio. Urbano Cairo è anche il presidente del Torino, una delle venti società di Serie A. La Lega Calcio, all'epoca era commissariata ed il commissario era il presidente del Coni Giovanni Malagò;
in quel periodo si discuteva della vendita dei diritti televisivi per le partite di calcio, la società spagnola Mediapro aveva ottenuto i diritti televisivi della Serie A per il triennio 2018-2021 per 1,05 miliardi a stagione. Il bando sarebbe stato poi annullato dal tribunale, che avrebbe ritenuto non conforme alla normativa antitrust il bando medesimo, portando così a una nuova gara e all'assegnazione dei pacchetti a Sky (sette partite a settimana, 16 top match stagionali) e Dazn (3 partite a settimana, 4 top match stagionali);
l'apertura dell'inchiesta della procura federale coinciderebbe con il fatto che la Serie A di calcio, secondo quanto riferito dal settimanale Milano-Finanza, avrebbe trovato l'accordo sempre con la società Mediapro, che porterebbe alla creazione del canale della Lega Calcio e garantirebbe introiti per 1,283 miliardi di euro a stagione. L'accordo, che coprirebbe il periodo 2021-2024, ha visto in prima fila il presidente Gaetano Miccichè e l'amministratore delegato Luigi De Siervo –:
se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di evitare conflitti di interessi in capo agli organi di vertice della Lega Calcio, nonché in materia di regolare assegnazione dei diritti televisivi per le partite di calcio di serie A.
(5-03049)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta in Commissione:
FERRI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
il tema del lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione si fonda sul principio del buon andamento della pubblica amministrazione, sancito dall'articolo 97, comma 2, della Costituzione;
lo Stato deve disciplinare l'organizzazione degli uffici pubblici, a partire dalle forme di reclutamento del personale, in maniera da garantire il più elevato livello di soddisfacimento dell'interesse generale possibile e, al contempo, il minor dispendio di risorse pubbliche;
l'articolo 1, comma 361, della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019) impedisce lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi banditi dal 1° gennaio 2019, sancendo che le graduatorie stesse siano utilizzate esclusivamente per la copertura dei posti messi a concorso: gli enti possono assumere soltanto i vincitori;
gli idonei non possono quindi essere assunti dall'ente che ha bandito il concorso, a meno che non si renda vacante il posto del vincitore nei tre anni di validità della graduatoria, circostanza molto remota;
gli enti locali sono di fatto obbligati a bandire concorsi per lo stesso profilo anche a pochi mesi di distanza, con aggravio dei costi e difficoltà nella gestione quotidiana delle funzioni;
il Ministro interrogato ha proposto di inserire un tetto del 30 per cento allo scorrimento delle graduatorie: il tetto potrebbe essere utile per i comuni grandi, che bandisco concorsi per 20 o 30 posti, ma non per i comuni piccoli, i quali spesso bandiscono concorsi per uno, massimo due posti, perché quello è il loro reale fabbisogno;
fino a questo momento le graduatorie sono state prorogate anche per nove anni, mentre a partire dal 2019 la graduatoria potrebbe non valere neanche un giorno dopo l'approvazione, in quanto si può considerare esaurita con l'assunzione dei vincitori, togliendo qualunque speranza di assunzione anche al primo degli idonei;
l'articolo 1 comma 361, della legge n. 145 del 2018 danneggia migliaia di idonei-candidati spesso titolati, che per pochissimo non sono rientrati tra i vincitori, pur avendo superato tutte le prove previste dal concorso, che non possono essere assunti;
si danneggiano altresì i piccoli comuni, che non hanno disponibilità economiche per bandire nuovi concorsi ogni volta che devono assumere personale;
occorre ripristinare l'effettiva validità triennale delle graduatorie, in modo che nei 36 mesi di validità le graduatorie approvate dal 2019 in poi possano scorrere per coprire tutti i posti che si rendono disponibili, e che le stesse graduatorie possano essere utilizzate, come avvenuto fino al 2018, anche da altri enti che ritengono più economico utilizzare quelle già adottate da altre amministrazioni;
occorre altresì valorizzare l'impegno e le aspettative di migliaia di giovani idonei preparati, aggiornati e utilmente collocati in graduatorie recentissime, evitando che si vengano a creare forti disparità tra idonei dei precedenti concorsi e idonei nuovi –:
considerato che pare all'interrogante evidente il contrasto del citato comma 361 con il buon andamento della pubblica amministrazione e con i principi di economicità, efficacia ed efficienza, se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative per l'abrogazione del suddetto 1, comma 361, della legge n. 145 del 2018, senza l'inserimento di alcun tetto percentuale.
(5-03043)
Interrogazioni a risposta scritta:
FRAILIS e RACITI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
il Formez PA è un'associazione in house alla Presidenza del Consiglio-dipartimento della funzione pubblica e di alcune amministrazioni associate tra le quali la regione Autonoma della Sardegna. La sede Formez di Cagliari, seconda sede storica del Formez dopo quella di Napoli, è stata aperta nel gennaio del 1964. Nei suoi 55 anni di operatività ha svolto attività in numerosi ambiti riguardanti il territorio, l'innovazione tecnologica e la transizione digitale della pubblica amministrazione, la lotta alla dispersione scolastica, il rafforzamento della capacità istituzionale e l'accompagnamento all'attuazione delle politiche comunitarie, la comunicazione e il supporto diretto al cittadino;
nel corso degli anni l'istituto è stato oggetto di profondi cambiamenti che hanno consentito allo stesso di acquisire un ruolo centrale a supporto della modernizzazione della pubblica amministrazione italiana e, tramite progetti internazionali, anche di partecipare allo sviluppo e alla evoluzione delle pubbliche amministrazioni di paesi esteri;
l'istituto è stato sottoposto a gestione commissariale nel 2014. Nel gennaio 2018 è stato nominato commissario straordinario la dottoressa Luisa Calindro, dirigente del dipartimento della funzione pubblica, ma la gestione commissariale, ad avviso degli interroganti, non ha in alcun modo contribuito a migliorare la situazione della struttura cagliaritana;
negli ultimi 5 anni il personale di Cagliari è passato da 23 a 15 persone e altre tre unità sono in uscita. Le risorse che hanno lasciato il servizio non sono mai state sostituite e per superare questo grave situazione è stato presentato un piano di potenziamento che prevede l'assunzione di risorse umane ritenute indispensabili, ma non è chiaro che cosa preveda per la struttura cagliaritana;
con la centralizzazione e la delocalizzazione di molte funzioni, come ad esempio, l'amministrazione dei pagamenti che è stata spostata negli uffici di Napoli con complicazioni procedurali e ritardi inaccettabili, e delle principali figure di direzione, con la riduzione del personale tecnico e l'estinzione di quello amministrativo, la sede Formez di Cagliari va rapidamente verso la chiusura –:
quali siano gli orientamenti della Ministra interrogata, quali progetti abbia per il Formez e con quali strumenti intenda supportare la modernizzazione della pubblica amministrazione, il rilancio della qualità del lavoro pubblico e il rafforzamento della buona formazione, soprattutto in questo periodo di esodi e di nuovi ruoli svolti da persone di nuova nomina, e se intenda adottare iniziative per salvaguardare la qualità e le potenzialità della sede di Cagliari con interventi urgenti e significativi.
(4-04006)
UBALDO PAGANO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
a partire dal 1° gennaio 2019, non è più possibile utilizzare le graduatorie di merito per assumere gli idonei, a causa di quanto previsto nella legge 30 dicembre 2018, n. 145, «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021», al comma 361 dell'articolo 1, che recita testualmente: «Fermo quanto previsto dall'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del medesimo decreto legislativo sono utilizzate esclusivamente per la copertura dei posti messi a concorso nonché di quelli che si rendono disponibili, entro i limiti di efficacia temporale delle graduatorie medesime, fermo restando il numero dei posti banditi e nel rispetto dell'ordine di merito, in conseguenza della mancata costituzione o dell'avvenuta estinzione del rapporto di lavoro con i candidati dichiarati vincitori. Le graduatorie possono essere utilizzate anche per effettuare, entro i limiti percentuali stabiliti dalle disposizioni vigenti e comunque in via prioritaria rispetto alle convenzioni previste dall'articolo 11 della legge 12 marzo 1999, n. 68, le assunzioni obbligatorie di cui agli articoli 3 e 18 della medesima legge n. 68 del 1999, nonché quelle dei soggetti titolari del diritto al collocamento obbligatorio di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 23 novembre 1998, n. 407, sebbene collocati oltre il limite dei posti ad essi riservati nel concorso»;
grazie ad un recente intervento legislativo si è ripristinata la durata triennale della validità delle graduatorie dei concorsi di accesso al pubblico impiego, ma senza la correzione del citato comma 361 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del medesimo decreto legislativo sono utilizzabili a partire dal 1° gennaio 2019 esclusivamente per la copertura dei posti messi a concorso, con la conseguente esclusione degli idonei;
una pubblica amministrazione nel bandire un concorso pubblico per l'assunzione di nuovo personale, investe economicamente innumerevoli risorse, umane, di tempo ed economiche. Basti pensare ai costi delle commissioni concorsuali e alle giornate che servono per allestire una procedura di pubblico concorso, fino ad arrivare alla correzione delle prove e alla pubblicazione della graduatoria di merito, con i nominativi di tutti coloro che hanno superato le prove stesse;
pertanto, nell'ottica del contenimento della spesa pubblica, la possibilità data alle pubbliche amministrazioni di scorrere le graduatorie di merito vorrebbe dire spendere meno denaro, tempo o e risorse per assumere nuovo personale;
fintantoché le pubbliche amministrazioni non avranno questa possibilità, saranno costrette a bandire per ogni singola nuova esigenza assunzionale un concorso, nonostante – magari – esista una graduatoria di meritevoli pronta per essere scorsa –:
se intenda intraprendere iniziative urgenti affinché sia ripristinata pienamente la possibilità per le pubbliche amministrazioni di scorrere le graduatorie esistenti, al fine di colmare le mancanze di organico e personale.
(4-04010)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
VIZZINI e GIANNONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute ha diramato in data 30 maggio 2019 una circolare all'indirizzo degli assessorati alla sanità delle regioni e delle province autonome, avente oggetto epidemia di enterobacteriaceae resistenti ai carbapenemi produttrici di metallo-beta-lattamasi New Delhi (New Delhi metallo-beta-lactamase – Ndm). Il documento segnalava, a partire dal mese di novembre 2018, la presenza di una epidemia batterio New Delhi in Toscana circoscritta agli ospedali della zona nord ovest della regione;
il pronunciamento dell'Istituto superiore di sanità (Iss) diffuso in data 6 giugno 2019 e avente ad oggetto Resistenza agli antibiotici: una valutazione del rischio sui casi in Toscana sottolinea come: «NDM ha un alto rischio di diffusione tra le strutture sanitarie europee e la presenza di un focolaio in una zona altamente turistica come la Toscana porta a un elevato rischio di trasmissione transfrontaliera. Infine, vista l'endemia di Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi in corso in Italia, il rischio di diffusione di NDM-producing CRE viene considerato alto»;
secondo l'ultimo aggiornamento del dato epidemiologico del 30 ottobre 2019, in Toscana si sono registrati 129 casi di batteriemia da enterobatteri produttori di Ndm-1 dall'inizio dell'epidemia. La letalità nei pazienti settici è stata del 33 per cento. Al 31 agosto di quest'anno 708 pazienti risultavano portatori dei batteri con il tipo di resistenza incriminato, o con infezione attiva, oppure con «semplice» colonizzazione: lo status di colonizzazione, purtroppo, non è da sottovalutare, sia per il rischio di esitare in infezione vera e propria, sia per la possibilità di trasmissione del patogeno ad altri pazienti;
l'Usl Toscana nord ovest ha previsto per la gestione dei pazienti della provincia di Lucca una cellula di sicurezza sufficiente alla gestione di 13 pazienti presso l'ospedale San Luca di Lucca. Attualmente nel nosocomio risultano ricoverati 25 pazienti infetti da isolare che vengono spostati tra la cellula e i reparti, vista l'insufficienza della stessa, e la loro gestione sta mettendo a dura prova il personale limitato. La situazione ha caratteristiche particolari dato che i pazienti necessitano di accortezze quali indossare mascherina, copriscarpe, guanti, abbigliamento adeguatamente protettivo –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per monitorare la situazione sopradescritta e accertare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza nell'ospedale sopracitato, avviando un'interlocuzione istituzionale volta ad assicurare la più efficiente risposta possibile, considerata la particolare pericolosità dell'epidemia in corso e la sua difficile gestione.
(5-03051)
Interrogazione a risposta scritta:
GRIMALDI, MARTINCIGLIO, IORIO e DEL MONACO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
i medici, iscritti nella graduatoria dei pediatri di libera scelta, in particolare in alcune regioni, si trovano da anni in condizione di precarietà lavorativa, in attesa del conferimento della prima convenzione;
le ragioni che ostacolano l'assegnazione del primo incarico sono molteplici: alla scadenza annuale, le regioni non provvedono alla pubblicazione degli ambiti territoriali carenti e di quelli che saranno disponibili nel corso dell'anno, come prescritta dall'articolo 33, comma 1 dell'accordo collettivo nazionale del 21 giugno 2018 (di seguito Acn 2018);
la graduatoria in questione non è attendibile, sia perché i requisiti dei pediatri in graduatoria non sono sottoposti a verifica, sia perché la graduatoria non viene ridimensionata in relazione ai nominativi degli optanti;
l'articolo 33 dell'Acn 2018 ha abolito, a giudizio degli interroganti in modo ingiustificato, il criterio di proporzionalità nell'assegnazione degli incarichi negli ambiti territoriali carenti dell'Acn 2015, che prevedeva che un terzo dei posti disponibili venisse assegnato per trasferimento e i due terzi fossero riservati ai pediatri iscritti nella graduatoria regionale; l'accordo 2018 prescrive, invece, che l'assegnazione ai pediatri in graduatoria avvenga solo in assenza di domande di trasferimento intra o extra-regione; i pediatri richiedenti il trasferimento intra ed extra-regione godono pertanto di ingiustificato privilegio a scapito dei pediatri che, pur iscritti da anni nelle graduatorie regionali, non sono titolari di alcun incarico;
come segnalato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il 13 novembre 2009 (AS641), inoltre, esistono concrete limitazioni all'accesso alla professione di pediatra di base, in relazione alle modalità di individuazione del numero di pediatri di base attivi in un dato ambito territoriale (cosiddetto rapporto ottimale): questo, attualmente, equivale a 1 pediatra di base per 600 residenti di età compresa tra 0 e 6 anni; nella realtà, i pediatri di base assistono anche quelli di età tra 6 e 14 anni, e quindi un numero molto più elevato del rapporto ottimale;
questo limita sia l'accesso alla professione di pediatra di base, sia l'offerta di servizi pediatrici primari rispetto alla domanda, sia il tempo e quindi la qualità del servizio, anche per l'eccessivo carico di assistiti –:
quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per rimuovere gli ostacoli all'accesso alla professione di pediatra di base, in particolare adottando tutte le iniziative utili a favorire, in tempi brevi, e con priorità, l'assegnazione del primo incarico ai pediatri iscritti da anni nelle graduatorie regionali in possesso dei requisiti prescritti.
(4-04005)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta orale:
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 109 del 28 settembre 2018 «Disposizioni urgenti per la città di Genova», all'articolo 4-ter, comma 2, riconosce un'indennità «una tantum» pari a 15.000 euro per i lavoratori autonomi e i titolari di attività di impresa, concessa poi dal commissario delegato Giovanni Toti con decreto n. 15 del 2019;
all'articolo 4-ter, comma 3, vengono individuate le coperture finanziarie in 11 milioni di euro per il 2018 e 19 milioni di euro per il 2019 e, a quanto risulta all'interrogante, sono ancora parzialmente disponibili;
le istanze per la richiesta di questa indennità potevano essere presentate alla regione Liguria fino al 20 giugno 2019;
è indubbio che il crollo del «ponte Morandi» ha cambiato le vite di numerose famiglie, con conseguenze importanti sia sul vissuto lavorativo che su quello personale. Le risorse messe a disposizione da questo bando hanno permesso ai beneficiari di avere un sollievo, seppur minimo ed insufficiente, dal disastro economico e umano che ha colpito la città –:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di riaprire il suddetto bando a favore dei soggetti che non hanno presentato già domanda nella prima fase, includendo altresì i soggetti esclusi dal bando precedente.
(3-01081)
Interrogazioni a risposta scritta:
SERRACCHIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Flex Ltd è una società statunitense che produce accessori e componentistica elettrica ed elettronica per conto terzi, e nel 2015 ha comprato da Alcatel-Lucent lo stabilimento di produzione di Trieste, dove sono occupati circa 600 dipendenti;
a seguito di interventi istituzionali che hanno visto il concorso della regione Friuli Venezia Giulia e del Governo nazionale, a partire dal 2017 fino alla fine del 2018, è stato possibile superare situazioni di stasi o crisi potenzialmente gravi e consolidare le condizioni occupazionali dei lavoratori;
una temuta delocalizzazione in Romania è stata evitata all'inizio del 2018, quando Flex ha aperto al rinnovo dell'accordo triennale da sottoscrivere al Ministero dello sviluppo economico nel corso dello stesso anno;
a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge del 12 luglio 2018, n. 87, era stata aperta nel mese di settembre 2018 una vertenza al Ministero dello sviluppo economico in relazione al problema del rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato in scadenza di lavoratori interinali, conclusa con un tavolo di crisi il 24 ottobre 2018 che aveva scongiurato la scadenza del contratto per 100 interinali;
nel corso del mese di settembre 2019, l'azienda ha comunicato che non avrebbe rinnovato il contratto a 23 dipendenti interinali, in scadenza alla fine del mese di settembre 2019, che non erano rientrati nel riassetto occupazionale dell'ottobre 2018, giustificando tale decisione con una flessione di mercato pari al 10 per cento e dovuta alle difficoltà dei principali clienti;
nonostante le rassicurazioni che la dirigenza aveva fornito a metà mese ai vertici della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, si apprende che l'azienda intende procedere al trasloco di due linee di produzione – S2AD00 e 500 G – nel sito produttivo di Timisoara in Romania, determinando così un potenziale esubero di 100 posti di lavoro;
i sindacati si dicono fortemente preoccupati, in quanto tale nuova decisione da parte del management mette a rischio il futuro di tutti i lavoratori impiegati nel sito produttivo di Trieste –:
se il Ministro interrogato abbia già convocato il tavolo di crisi aperto presso il Ministero o se abbia in previsione di farlo nei tempi più brevi;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di scongiurare un ulteriore ridimensionamento dello stabilimento di Trieste.
(4-04007)
UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° febbraio 2016, n. 13, è intervenuto in ordine alla straordinaria necessità e urgenza di accelerare le procedure di cessione del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria ai sensi del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, anche al fine di armonizzare la tempistica del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria con l'autorizzazione all'esercizio d'impresa in costanza di sequestro, al fine di rendere effettiva la possibilità di esercizio da parte del cessionario;
considerata la necessità di introdurre ulteriori modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva al fine di garantire in via di urgenza interventi di sostegno alle famiglie disagiate del territorio tarantino, il legislatore è nuovamente intervenuto con il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, recante «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno»;
l'articolo 1 del decreto-legge n. 243 del 2016 apportava modificazioni all'articolo 1 del decreto-legge n. 191 del 2015. In particolare, esso dispone al comma 1, tramite l'aggiunta del comma 8.5, che «Il programma della procedura di amministrazione straordinaria è altresì integrato con un piano relativo ad iniziative volte a garantire attività di sostegno assistenziale e sociale per le famiglie disagiate nei Comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola. Il piano, a carattere sperimentale, della durata di tre anni, approvato dal Ministro dello sviluppo economico e monitorato nei relativi stati di avanzamento, si conforma alle raccomandazioni adottate dagli organismi internazionali in tema di responsabilità sociale dell'impresa e alle migliori pratiche attuative ed è predisposto ed attuato, con l'ausilio di organizzazioni riconosciute anche a livello internazionale, enti del terzo settore ed esperti della materia, a cura dei commissari straordinari, d'intesa con i Comuni di cui al primo periodo per quanto attiene la selezione dei soggetti beneficiari. [...]»;
il comma 2 dello stesso articolo 1 del decreto-legge n. 243 del 2016 dispone lo stanziamento di 30 milioni di euro totali (10 milioni per ciascuno degli anni del triennio 2017-2019) da destinare al finanziamento delle attività relative alla predisposizione e attuazione del piano summenzionato in favore delle famiglie disagiate nei Comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola;
il 31 ottobre 2019, alcuni organi di stampa hanno diffuso la notizia dello sblocco dei «30 milioni di euro per i Comuni dell'area di crisi, Taranto, Massafra, Montemesola, Statte e Crispiano» e della firma, da parte del Ministro dello sviluppo economico, di un decreto inerente al bando per la manifestazione d'interesse alla redazione dei progetti finanziati con tali risorse, riportando inoltre la notizia dell'imminente pubblicazione del bando stesso;
all'interrogante non risulta altro fondo dotato di tali risorse se non quello sopra indicato;
il piano in favore delle famiglie disagiate non implica alcuna partecipazione a bandi pubblici –:
se trovi conferma quanto riportato dagli organi di stampa e menzionato in premessa;
se intenda chiarire se tale iniziativa sarà finanziata con le stesse risorse originariamente destinate al piano per le famiglie disagiate.
(4-04009)
Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.
Mozione Piccoli Nardelli e altri n. 1-00245, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fregolent, Toccafondi, Ferri. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Piccoli Nardelli, Fregolent, Di Giorgi, Prestipino, Ciampi, Rossi, Carnevali, Madia, Berlinghieri, Serracchiani, Sensi, Siani, Toccafondi, Ferri».
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Nitti e altri n. 1-00231, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Casa.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Lollobrigida n. 1-00275, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 250 del 31 ottobre 2019.
La Camera,
premesso che:
il rilancio delle imprese e dell'occupazione devono essere gli obiettivi prioritari dell'Agenda di Governo, affinché l'Italia sia concretamente «una Repubblica democratica fondata sul lavoro», come recita l'articolo 1 della nostra Carta costituzionale;
a tale scopo un'adeguata riduzione del cuneo fiscale rappresenta – ora più che mai – un intervento indispensabile ed urgente, poiché il suo ammontare elevato rappresenta un deterrente per lo sviluppo del Paese e per la sua competitività, configurandosi come un elemento ostativo agli investimenti delle imprese, un freno alla crescita dei tassi di produttività, al potere di acquisto dei lavoratori e alle potenzialità del mercato del lavoro;
il cuneo fiscale è dato dalla differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro e la corrispondente retribuzione netta del lavoratore, ed è composto dalla somma dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e dei contributi previdenziali, la prima posta a carico del dipendente insieme a parte dei contributi previdenziali, mentre il datore è onerato della restante parte dei contributi previdenziali;
l'onere rappresentato del cuneo fiscale si configura, pertanto, come uno dei principali indicatori degli effetti della imposizione fiscale e contributiva sul reddito dei lavoratori e sulle conseguenti dinamiche correlate all'occupazione e alla crescita economica;
il rapporto annuale Taxing Wages 2019, che mette a confronto gli oneri e le tasse che gravano su imprese e lavoratori nei 35 Stati appartenenti all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dimostra come l'Italia, con il 47,4 per cento di peso del cuneo fiscale sia al terzo posto, preceduta solo da Belgio (53,7 per cento) e Germania (49,7 per cento) qualificandolo come un elemento che impedisce, di fatto, la creazione di nuovi posti di lavoro;
nell'aprile 2019 il rapporto pubblicato dall'ufficio studi della Cgia di Mestre ha evidenziato come i contributi sociali sostenuti dalle aziende ammontino al 24 per cento del costo del lavoro, mentre le imposte e i contributi in capo ai dipendenti incidano per il 23,7 per cento, aspetti che collocano l'Italia rispettivamente al quarto e al quattordicesimo posto tra gli Stati Ocse;
ciò che desta sconcerto è che nonostante l'annoso acceso dibattito politico sul costo del lavoro, quale macroproblema che affligge il mercato occupazionale italiano, il valore dello stesso invece di diminuire, come sta avvenendo in Francia e Germania, risulta aumentato, a conferma dell'assenza di misure strutturali concrete operate dai Governi nella direzione di contenerne gli effetti distorsivi;
sicché, a titolo di esempio, i dati Istat dimostrano che, se in Italia il costo del lavoro raggiunge il valore medio di 32.154 euro all'anno, la retribuzione netta che resta al lavoratore è pari a 17.447 euro, ossia poco più della metà del totale del costo del lavoro;
tale situazione, che si riflette anche nella drastica riduzione del potere d'acquisto delle famiglie, non è altro che il risultato di quella che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano l'assenza da parte degli Esecutivi che si sono succeduti negli ultimi anni e di seri interventi strutturali finalizzati all'abbassamento della componente fiscale e dei costi a carico delle imprese, poiché sono state erroneamente privilegiate misure assistenziali e poco lungimiranti, che hanno comportato l'impegno di ingenti risorse per le casse dello Stato e che oltre a non portare l'Italia fuori dalla crisi economica, si sono dimostrate inadeguate per i criteri con i quali sono state introdotte;
sul punto, si pensi alla fallimentare istituzione del reddito di cittadinanza, misura che, diversamente da come era stata sponsorizzata, oltre a essere discriminante nei requisiti di accesso, si è rivelata esclusivamente un sussidio statale, vista la totale assenza di un sistema funzionante per la ricerca di lavoro ai beneficiari; per tale provvedimento sono stati stanziati 7,1 miliardi per l'anno 2019, 8 miliardi per il 2020 e 8,3 miliardi per il 2021; puntare su provvedimenti di mero assistenzialismo come di fatto si è dimostrato il reddito di cittadinanza significa disincentivare il lavoro e rendere i cittadini dipendenti dalla politica;
l'incidenza dell'elevato cuneo fiscale presente in Italia sta determinando la drammatica fuga delle imprese verso l'estero, dove il minor costo della mano d'opera, da un lato, ne rende più facile la sopravvivenza e, dall'altro ne permette un più elevato grado di competitività in ambito europeo e internazionale;
purtroppo, il processo di delocalizzazione non può essere considerato «marginale» e merita grande attenzione, trattandosi di un fenomeno sempre più allarmante, da un punto di vista quantitativo e qualitativo, se si pensa che, da uno studio condotto dall'ufficio studi della Cgia su Banca dati Reprint del Politecnico di Milano e dell'Ice, è emerso che tra il 2009 e il 2015, il numero delle aziende italiane all'estero è aumentato del 12,7 per cento, passando da 31.672 a 35.684, e il trend non sembra arrestarsi;
quando un'azienda delocalizza, porta fuori dall'Italia non solo gli impianti ed il proprio mercato, ma anche il know-how, ossia tutto il bagaglio di esperienze e conoscenze accumulato negli anni con il concorso determinante delle maestranze italiane, che appartiene non solo all'imprenditore proprietario dell'azienda, ma anche a coloro che hanno dato il loro determinante contributo a realizzarlo;
l'attuale Governo, nei proclami, si è impegnato a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro con l'imminente disegno di legge di bilancio, ma dalla lettura della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza è emerso che le reali intenzioni dell'Esecutivo sono quelle di intervenire sul costo del lavoro con un disegno di legge collegato alla manovra finanziaria;
in tale documento si legge, infatti, che «a completamento della manovra di bilancio 2020-2022, il Governo dichiara quali collegati alla decisione di bilancio», tra gli altri, un «DDL recante riduzione del cuneo fiscale», il che significa, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, che le forze di Governo per agire sul taglio del costo del lavoro, hanno scelto un iter che prevede tempi più lunghi e incerti, con il rischio di svuotare ulteriormente l'auspicata concretezza della manovra prevista, rimandando e frammentando l'intervento e dilazionandone, di conseguenza l'efficacia, mentre, se tali misure fossero inserite nel testo del disegno di legge di bilancio, avrebbero efficacia già dal 1° gennaio 2020;
le ulteriori informazioni contenute nella nota, inoltre, fanno temere che si tratterà di una misura palesemente inadeguata, che non segnerebbe alcuna discontinuità rispetto alle precedenti politiche, posto che mancano sia un piano organico di interventi sia adeguati stanziamenti di bilancio;
come prospettata, infatti, la riduzione del cuneo fiscale sarà ad esclusivo vantaggio dei lavoratori senza alleggerire i datori di lavoro e, di conseguenza, incapace di sortire alcun effetto in merito alle dinamiche occupazionali;
sul versante delle risorse, invece, al taglio del cuneo fiscale sarebbero destinati appena 2,7 miliardi di euro da luglio 2020 e 5,4 miliardi di euro per il 2021 (un impegno di risorse equivalenti a 0,15 punti percentuali di prodotto interno lordo, nel 2020, che saliranno a 0,3 punti nel 2021) e l'esiguità di tali risorse, rispetto alla roboanza degli annunci fatti dal Governo nel corso delle ultime settimane, sembrano prospettare flebili effetti, che non porteranno valore aggiunto alle tasche dei lavoratori italiani;
infatti, partendo dagli stanziamenti delineati dal Governo nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, e rivolti ad una platea di circa 14 milioni di lavoratori con reddito variabile (una platea che coinvolge i lavoratori che percepiscono dagli 8 ai 35 mila euro annui, circa 4 milioni in più rispetto alla platea che oggi fruisce del credito IRPEF noto come «bonus 80 euro»), ci si troverebbe dinanzi ad un cosiddetto vantaggio fiscale di circa 40 euro mensili, una sorta di farsa ben distante dalle auspicate misure strutturali finalizzate alla riduzione degli oneri fiscali;
si ritiene, dunque, doveroso reperire maggiori risorse, affinché tale intervento di riduzione del costo del lavoro possa determinare un effetto espansivo visibile anche sulla crescita del prodotto interno lordo. A tal fine, bisogna agire su più fronti, con misure di riduzione della spesa pubblica e la riconsiderazione dei bonus introdotti negli ultimi anni al fine di verificare l'opportunità di mettere a revisione alcune di queste voci di spesa;
è necessario altresì riavviare una efficace politica di revisione della spesa, sin qui molto sbandierata ma poco attuata, e il cui fallimento è ben certificato dagli ultimi dati dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che dimostrano come la spesa della pubblica amministrazione italiana sia ancora la più elevata d'Europa, cresciuta negli ultimi ancora del 9,2 per cento, pari a 8,5 miliardi;
in base ai dati della Cgia, nel 2018, per la manutenzione ordinaria, gli acquisti di cancelleria, le spese energetiche e di esercizio dei mezzi di trasporto, i servizi di ricerca-sviluppo e di formazione del personale acquistati all'esterno, la quota annuale per l'acquisto dei macchinari, e altro, lo Stato centrale, le sue articolazioni periferiche, le regioni e gli enti locali hanno speso 100,2 miliardi di euro;
un'ulteriore fonte di finanziamento per la riduzione del cuneo fiscale potrebbe essere rinvenuta dagli accantonamenti già risparmiati per il reddito di cittadinanza e «quota 100» che, a quanto è dato sapere, ammontano a circa 5 miliardi di euro, e che potrebbero aumentare se il Governo procedesse – come è necessario – a una riforma del reddito di cittadinanza per rimuoverne le criticità emerse ed ottenere ulteriori risparmi di spesa;
il costo che l'Italia sta pagando trascinando nel tempo la questione irrisolta di un cuneo fiscale troppo elevato è molto alto e potrebbe determinare danni irreversibili, poiché rappresenta una delle concause di un welfare carente e squilibrato, di imprese poco competitive, di assenza di valide opportunità di lavoro, di aumento degli espatri e di un serio declino demografico,
impegna il Governo:
1) ad introdurre misure adeguate di riduzione del cuneo fiscale già nell'ambito del disegno di legge di bilancio per l'anno 2020, escludendo di provvedervi mediante un disegno di legge collegato alla manovra finanziaria come previsto attualmente nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza;
2) ad adottare iniziative per finanziare la riduzione del cuneo fiscale attraverso congrue ed adeguate risorse intervenendo con un piano che preveda: misure di riduzione della spesa pubblica; la riconsiderazione dei bonus vigenti al fine di verificare l'opportunità di mettere a revisione queste voci di spesa;
3) ad adottare iniziative per reperire ulteriori risorse finanziarie per l'abbassamento del costo del lavoro dai risparmi di spesa derivati sin qui dall'attuazione del reddito di cittadinanza e di «quota 100», valutando altresì di ottenere un risparmio aggiuntivo procedendo ad una riforma del reddito di cittadinanza che ne rimuova le criticità attraverso una revisione delle condizioni che disciplinano la possibilità di accesso al beneficio;
4) a introdurre sin da subito, nell'ambito del disegno di legge di bilancio per il 2020, adeguate misure volte a promuovere l'occupazione giovanile ed agevolare l'inclusione dei giovani nel mondo del lavoro e la tutela della donna lavoratrice nella prospettiva del superamento della disparità di trattamento, retributiva ed operativa, basata sul genere;
5) ad adottare le opportune iniziative volte a contrastare il fenomeno della delocalizzazione all'estero delle aziende italiane, in particolare anche attraverso l'introduzione di disposizioni per recuperare gli eventuali aiuti finanziari o di supporto al mantenimento dei livelli occupazionali già concessi a tali aziende.
(1-00275) (Nuova formulazione) «Lollobrigida, Meloni, Rizzetto, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Spena n. 3-00838 del 1° luglio 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04003;
interrogazione a risposta in Commissione Fregolent n. 5-02432 del 3 luglio 2019 in interrogazione a risposta orale n. 3-01080.