XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 8 novembre 2019

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'8 novembre 2019.

      Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Braga, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colucci, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Licatini, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maggioni, Marrocco, Marzana, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Patassini, Rampelli, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tofalo, Traversi, Vianello, Vignaroli, Villarosa, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zoffili, Zolezzi.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 7 novembre 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          DE LORENZO: «Introduzione dell'articolo 17-ter del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165, concernente l'istituzione dell'area contrattuale dei quadri nelle pubbliche amministrazioni» (2243);
          PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE FORCINITI: «Modifica all'articolo 72 della Costituzione concernente la maggioranza necessaria per l'approvazione delle leggi che disciplinano l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (2244);
          MARTINCIGLIO: «Modifiche all'articolo 1 del decreto legislativo 21 aprile 2011, n.  67, concernenti il riconoscimento del lavoro marittimo come lavoro usurante ai fini dell'accesso al trattamento pensionistico anticipato» (2245).

      Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

      La proposta di legge CARETTA ed altri: «Modifica all'articolo 19 della legge 11 febbraio 1992, n.  157, in materia di controllo della fauna selvatica» (2138) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Mantovani.

Trasmissione dal Senato.

      In data 8 novembre 2019 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
          S. 1570. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n.  105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica» (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2100-B).

      Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

          VIII Commissione (Ambiente):
      MELONI ed altri: «Disposizioni concernenti la nomina di un commissario straordinario per l'emergenza relativa alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti nella città di Roma e la riduzione delle tariffe della tassa sui rifiuti per la durata della gestione commissariale» (2095) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

          IX Commissione (Trasporti):
      CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO: «Modifiche alla legislazione vigente sulla pianificazione, l'attuazione e il monitoraggio degli interventi in materia di sicurezza stradale. Costituzione della Consulta nazionale per la sicurezza stradale e per la mobilità sostenibile» (2144) Parere delle Commissioni I, V, VIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

          XII Commissione (Affari sociali):
      FERRARI ed altri: «Norme relative ai profili genetici degli animali iscritti all'anagrafe canina e disposizioni per la tutela del decoro urbano» (2042) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
      DE MARIA: «Disposizioni per il riconoscimento della figura professionale dell'interprete di lingua dei segni italiana e la previsione di quote di riserva nei concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni» (2074) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

          XIII Commissione (Agricoltura):
      INCERTI: «Disposizioni per la salvaguardia, la valorizzazione e la promozione dell'antico pomodoro riccio di Parma» (2085) Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative di competenza volte a calmierare i prezzi dei biglietti aerei da e per la Sicilia – n. 2-00548

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:
          la Sicilia, al pari della Sardegna, è riconosciuta Isola dall'ordinamento europeo ai sensi dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (risoluzione del Parlamento europeo 4 febbraio 2016), ma, a differenza di quest'ultima, non gode del regime di continuità territoriale;
          l'insularità è riconosciuta quale condizione di svantaggio permanente cui gli Stati membri e l'Unione devono far fronte;
          con accordo del 18 dicembre 2018, siglato dal presidente della regione Siciliana onorevole Nello Musumeci e dal Ministro dell'economia e delle finanze, le parti si sono impegnate ad individuare misure di riequilibrio per far fronte alla condizione di insularità;
          da ultimo, la Corte costituzionale con la sentenza n.  6 del 2019 ha prescritto che negli accordi tra Stato e regione si tenga conto degli svantaggi strutturali permanenti e dei costi dell'insularità;
          da alcune settimane la compagnia Vueling ha deciso di sopprimere i voli tra la regione Sicilia e il resto d'Italia. La scelta, operativa dall'inizio di ottobre 2019, ha altresì causato – oltre alla rarefazione dei collegamenti aerei – l'ulteriore lievitare dei prezzi dei biglietti da parte dei due vettori rimasti su questa tratta, ovvero Alitalia e Ryanair;
          già da oggi, ma soprattutto durante il periodo delle prossime festività, molti siciliani, costretti a vivere fuori, dovranno pagare scandalose tariffe di oltre 500 euro a tratta;
          la situazione versa in stato di forte criticità, considerato che il trasporto aereo è l'unico mezzo di collegamento di cui può servirsi un siciliano in assenza di tutte le altre infrastrutture, a iniziare dall'alta velocità ferroviaria;
          Enac, autorità di regolazione del settore, allo stato appare agli interpellanti del tutto inerte –:
          se il Governo non intenda adottare immediatamente iniziative, con il coinvolgimento di Enac, affinché le tariffe aeree siano sottoposte ad un « price cap»;
          se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative più strutturali per evitare la marginalizzazione della Sicilia rispetto al resto del Paese, promuovendo una norma che permetta di calmierare i prezzi dei biglietti aerei da e per la Sicilia.
(2-00548) «Bartolozzi, Prestigiacomo, Siracusano, Germanà, Minardo, Scoma, Napoli, Martino, Tartaglione, Valentini, Rossello, Saccani Jotti, Anna Lisa Baroni, Aprea, Palmieri, Pentangelo, Mandelli, Vietina, Fiorini, Battilocchio, Barelli, Ravetto, D'Ettore, Cannizzaro, Zanella, Mazzetti, Carrara, Ripani, Calabria, Nevi, Maria Tripodi, Ruggieri, Porchietto, Rosso, Pettarin, Cortelazzo, Bond, Baratto, Dall'Osso, Casino, Mugnai».


Iniziative di competenza volte ad assicurare adeguata assistenza ai pazienti in relazione alla soppressione dell'Unità operativa Malattie Rare Displasie Scheletriche – Patologia Metabolismo Osseo in età pediatrica ed evolutiva presso il Policlinico Umberto I di Roma – n. 2-00547

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          con deliberazione del direttore generale n.  542 del 1o luglio 2019 (approvata dal decreto del commissario ad acta del 4 luglio 2019, n.  U00259 e pubblicata sul Bollettino ufficiale della regione Lazio n.  58 del 18 luglio 2019), l'azienda ospedaliera universitaria Policlinico Umberto I di Roma ha adottato un atto aziendale disponendo la soppressione della «UOSD – Malattie Rare Displasie Scheletriche – Patologia Metabolismo Osseo in età pediatrica ed evolutiva nel Dipartimento Materno Infantile e Scienze Urologiche», e costituendo in sua vece una «Struttura Tecnica Coordinamento Malattie Rare»;
          l'adozione del predetto atto ha generato preoccupazioni, timori e sgomento in tanti genitori che ogni giorno, con enormi sforzi e con grande coraggio, devono affrontare le più disparate condizioni cliniche e sanitarie dei figli che, nel suddetto reparto, trovavano un'essenziale punto di riferimento; la predetta Uosd (l'Unità operativa semplice dipartimentale), presente nel dipartimento materno infantile e scienze urologiche, è difatti una unità assistenziale che ha risorse proprie in termini di personale sanitario e organizzazione;
          nella Uosd sono strutturati, oltre il responsabile, altri 2 medici e viene assicurata assistenza con posti letti di day hospital e posti letti di ricovero ordinario e, inoltre, l'attività assistenziale si esplica anche attraverso l'assistenza ambulatoriale in clinica pediatrica ma anche presso lo sportello malattie rare ambulatorio di prima valutazione ubicato in clinica dermatologica;
          nella Uosd è inserito il centro di riferimento malattie rare displasie scheletriche riconosciuto dalla regione Lazio, al quale afferiscono attualmente circa 1.200 pazienti affetti da malattie rare complesse, quali osteodistrofie congenite, condropatie e altre malattie con interessamento del metabolismo osseo;
          si tratta, pertanto, di un polo che da oltre 15 anni è un punto di riferimento europeo e costituisce un bacino di utenza per tutto il centro-sud;
          in considerazione di ciò la creazione della «Struttura tecnica coordinamento malattie rare» al posto della Uosd sarebbe solo di coordinamento con funzione meramente organizzativa e non assistenziale diretta con il rischio di non essere più in grado di garantire, attraverso organizzazione propria, l'appropriatezza dei protocolli terapeutici, ed un'assistenza costante ai piccoli pazienti che necessitano di una complessa attività assistenziale da parte di personale particolarmente specializzato;
          si sta parlando, difatti, di malattie con manifestazioni cliniche ricorrenti caratterizzate da fratture multiple, sublussazioni articolari, scompensi cardiaci, tiroidei e renali con conseguente grave invalidità fisica e psicologica;
          tra l'altro, è lo stesso Policlinico Umberto I a ritenere necessaria una riorganizzazione; con nota prot. 0022981 si afferma che è intenzione della direzione generale «riorganizzare la Rete Malattie Rare mantenendo invariati i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali attualmente in essere. Tale organizzazione permetterà sicuramente di mantenere invariata l'offerta assistenziale»;
          la soppressione dell'unità operativa in commento, a parere degli interpellanti, comporta gravi disagi e problematiche ai piccoli pazienti attualmente in cura e costituirebbe un potenziale rischio di violazione di quei princìpi fondamentali – universalità, uguaglianza, equità – cui deve essere ispirato il Servizio sanitario nazionale in attuazione dell'articolo 32 della Costituzione –:
          se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, a tutela del diritto alla salute.
(2-00547) «Baldino, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Ciprini, Colletti, Corda, Corneli, Costanzo, Cubeddu, Currò, D'Ambrosio, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci».


Iniziative volte a limitare l'emissione di esafluoruro di zolfo, nel quadro degli orientamenti del Governo in materia di energia e tutela dell'ambiente – n. 2-00546

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
          le linee programmatiche di questo Governo, in materia di energia ed ambiente, vanno nella direzione del Green New Deal, ovvero verso un radicale mutamento culturale che porti ad annoverare la protezione dell'ambiente e della diversità tra i princìpi fondamentali del nostro sistema, anche all'interno di un'ambiziosa prospettiva di costituzionalizzazione di tale tutela;
          l'esafluoruro di zolfo, PSF6, il gas serra più potente oggi conosciuto, le cui emissioni sono aumentate rapidamente negli ultimi anni come conseguenza indiretta dello sviluppo dell'energia verde, è un gas economico e non infiammabile, appartenente al gruppo dei gas fluorurati, inodore e incolore, largamente utilizzato dagli anni Sessanta in poi per isolare grandi centrali elettriche e turbine eoliche allo scopo di prevenire cortocircuiti e incidenti. Questo gas persiste a lungo nell'atmosfera, poiché, trattandosi di un gas sintetico, non viene assorbito o distrutto in modo naturale ed è stato stimato che il SF6 può avere effetto sul riscaldamento globale per almeno mille anni. Il suo rilascio si verifica in conseguenza di perdite di centrali elettriche e impianti eolici e secondo alcuni studi, nel 2017, le perdite hanno portato a emissioni di SF6 parti a 6,73 milioni di tonnellate di CO2, praticamente quanto prodotto da 1,3 milioni di auto;
          l'SF6 è 23.500 volte più caldo del diossido di carbonio (cioè l'anidride carbonica). È stato calcolato che è sufficiente un chilogrammo di SF6 per produrre un riscaldamento pari a ventiquattro voli da Londra a New York ed il gas persiste anche a lungo nell'atmosfera, rivelandosi in grado di riscaldarla per almeno mille anni;
          uno studio dell'università di Cardiff ha rilevato che la quantità di gas utilizzata si è incrementata di trenta-quaranta tonnellate all'anno. Un aumento simile si è verificato in tutta Europa, con emissioni totali nei 28 Stati membri nel 2017 pari a 6,73 milioni di tonnellate di CO2. Quantità enormi di emissioni che sarebbero state capaci di produrre 1,3 milioni di auto in un anno;
          al momento, le concentrazioni nell'atmosfera sembrano essere comunque contenute anche se, probabilmente, sono sottostimate e basate su quanto comunicato annualmente dai singoli Paesi alle Nazioni Unite. Inoltre, considerando il ritmo con cui sta crescendo il ricorso all'energia elettrica, le emissioni potrebbero aumentare del 75 per cento entro il 2030;
          nel 2014 la Commissione europea ha cercato di vietare alcune di queste sostanze dannose per l'ambiente, compresi i gas di refrigerazione e di condizionamento dell'aria, ma c’è stata una forte opposizione da parte delle industrie europee e, come dichiarato dall'eurodeputato olandese Bas Eickhout, allora responsabile del tentativo di regolare i gas fluorurati, l'Europa si è dovuta arrendere alla lobby dell'industria elettrica. L'eurodeputato, senza troppi giri di parole, ha dichiarato che «Il settore elettrico è stato molto deciso nel sostenere che se desideriamo una transizione energetica e vogliamo utilizzare più elettricità, avremo bisogno di più dispositivi elettrici e di conseguenza di più SF6. In alternativa, la transizione energetica sarebbe troppo rallentata»;
          nonostante esistano pochissimi rimedi al problema dell'SF6 per le applicazioni negli impianti ad alta tensione e al momento non sia possibile ricorrere ad un'alternativa, in quanto nessun altro composto ha dimostrato di essere efficace e sicuro per un lungo periodo di tempo, esistono però soluzioni per gli impianti di media tensione, anche se, purtroppo, pochi operatori sono disposti a utilizzare alternative meno dannose;
          risultano significative le parole dell'ufficio dei mercati del gas e dell'elettricità britannico Ofgem, il quale sostiene che «Stiamo utilizzando una gamma di strumenti per assicurarci che le aziende limitino il loro uso dell'SF6, un potenziale gas serra, laddove ciò è nell'interesse dei consumatori di energia. Ciò include finanziamenti e incentivi per la sperimentazione, l'innovazione e la ricerca di alternative, premi per chi rispetta limiti di emissioni e penalizzazioni per chi invece non li rispetta»;
          l'Unione europea rivedrà l'uso dell'SF6 il prossimo anno ed esaminerà eventuali alternative. Non si può non pensare a quanto il settore dell'energia rinnovabile eolica abbia avuto diffusione nel Meridione d'Italia, andando a costituire, con il passare del tempo, un vero e proprio ramo delle economie locali, spesso accompagnato da distorsioni di varia natura;
          infine gli interpellanti ritengono che eventuali scelte di revisione e/o correzione delle politiche energetiche sull'eolico non siano affatto in contrasto con la strategia del cosiddetto Green New Deal, il quale, del resto, intende promuovere il contrasto ai cambiamenti climatici ed il miglioramento della qualità dell'aria, favorendo l'adozione di prassi socialmente responsabili da parte di imprese e cittadini, nonché di stili di vita in genere più sostenibili per l'ecosistema –:
          quali siano gli orientamenti del Governo relativamente a quanto esposto in premessa e quali soluzioni siano state eventualmente valutate al fine di limitare l'emissione di una sostanza che autorevoli studi classificano come nociva per la salute umana, considerati gli impegni internazionali assunti dal nostro Paese, in primo luogo quelli derivanti dall'adesione del nostro Paese al protocollo di Kyoto.
(2-00546) «Maraia, Ilaria Fontana, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Micillo, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aprile, Aresta, Ascari, Baldino, Barbuto, Battelli, Sabrina De Carlo, Cillis».


Iniziative di competenza, anche normative, in ordine alla disciplina degli usi civici e dei demani collettivi, alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 113 del 2018 – n. 2-00545

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
          gli usi civici, ossia il diritto di una comunità a poter svolgere specifiche attività legate al mondo agrario e pastorale su terreni di proprietà di un soggetto privato o pubblico, ed i demani collettivi, ossia le terre di proprietà collettiva gestite da enti esponenziali o dai comuni, sono una realtà, molto diffusa nel nostro Paese, che affonda le proprie radici nell'età feudale: da qui il brocardo « Ubi feuda ibi demanio»;
          tali istituti ai quali è stata riconosciuta la valenza di diritti dominicali non alienabili, non prescrittibili, non usucapibili, in molti casi hanno garantito il sostentamento di intere comunità dedite alle attività agro-silvo-pastorali, soprattutto in aree marginali;
          in altri casi, invece, le mutate condizioni socio-economiche hanno portato all'affievolirsi dell'interesse da parte delle comunità titolari dei diritti ed alla perdita della memoria degli stessi;
          la Corte costituzionale, nella sentenza 511/1991, rilevava che «(...omissis...) occorre considerare che le diverse e più remunerative possibilità di occupazione prodotte dal sopravvenuto sviluppo industriale del paese anche nelle zone tradizionalmente agricole, hanno ridotto a dimensioni modestissime le economie familiari di produzione per il consumo, determinando un progressivo abbandono dell'esercizio degli usi civici collegati a quelle economie. Tale fenomeno ha comportato che terreni gravati da usi civici, di cui si è perduto il ricordo, sono stati alienati dai Comuni, trascurando le condizioni e le procedure previste dall'articolo 12 (della legge n.  1766 del 1927) per finalità di pubblico interesse connesse ai bisogni di urbanizzazione o ai bisogni dell'industrializzazione apportatrice di nuovi posti di lavoro.»;
          la stessa Corte costituzionale raccomandava che «(...omissis...) occorre, pur nel quadro della legge nazionale, trovare spazi a leggi regionali di sanatoria»;
          tale indirizzo, in combinato con quanto disposto dall'articolo 66 del decreto del Presidente della Repubblica n.  616 del 1977 – che aveva trasferito alle regioni le funzioni in materia di usi civici – ha portato atta produzione di leggi regionali che hanno regolamentato le procedure di alienazione di beni civici che avessero perduto l'antica destinazione agro-silvo-pastorale;
          la Corte costituzionale, espressasi sulla costituzionalità dell'articolo 8 della legge regionale Lazio n.  1 del 1986 e degli articoli 13, 37, 38, 39 della legge regionale Sardegna n.  11 del 2017, ha dichiarato incostituzionali gli articoli delle leggi su richiamate;
          motivi di censura sono stati l'invasione da parte delle regioni di competenze legislative in capo esclusivamente allo Stato, quali le procedure che attengono al trasferimento di un bene o la sottrazione dello stesso alla tutela paesaggistico-ambientale;
          la Corte ha sottolineato che «(...omissis...) i diritti esercitati sui beni di Uso Civico hanno natura dominicale (...omissis...) è esatto pertanto l'assunto (...omissis...) secondo cui il regime dominicale degli Usi Civici attiene alla materia “ordinamento civile” di competenza esclusiva dello Stato. L'articolo 66 del decreto del Presidente della Repubblica n.  616 del 1997, che ha trasferito alle Regioni soltanto le funzioni amministrative in materia di Usi Civici, non ha mai consentito alla Regione ... di invadere, con norma legislativa, la disciplina dei diritti, estinguendoli, modificandoli o alienandoli» (vedi Sentenza n.  113 del 2018); in altro arresto della Consulta si legge: «(...omissis...) questa Corte ha già avuto modo di affermare (...omissis...) che la conservazione ambientale e paesaggistica spetta, in base all'articolo 117. secondo comma, lettera s), della Costituzione, alla cura esclusiva dello Stato» (si veda la sentenza n.  178 del 2018);
          dopo le menzionate sentenze della Corte costituzionale ritornano attuali le problematiche relative alle aree urbanizzate che, pur avendo perduto in modo irreversibile la loro originaria funzione e destinazione agro-silvo-pastorale, sono state ricomprese tra i beni civici riconducibili al regime giuridico di inalienabilità, imprescrittibilità, inusucapibilità e soggetti al vincolo paesaggistico;
          si tratta di interi quartieri edificati in conformità alle norme urbanistiche all'epoca vigenti, in cui i proprietari, spesso inconsapevoli, hanno perduto la piena titolarità del diritto dominicale dei propri immobili;
          su detti immobili, ad oggi, pare impossibile operare trasferimenti di proprietà ed anche i trasferimenti attuati mediante la procedura di alienazione sono a rischio di declaratoria di nullità;
          invero, nella recentissima sentenza n.  5644 del 2019 le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno statuito che: «Il provvedimento amministrativo adottato sulla base della disposizione di legge dichiarata illegittima (...omissis...) comporta come sua conseguenza proprio l'inesistenza dell'atto adottato in forza della legge incostituzionale, non la sua mera illegittimità»;
          una simile situazione riguarda non solo le regioni Lazio e Sardegna, ma tutte quelle regioni, quali ad esempio Abruzzo, Basilicata, Toscana, Veneto che – avendo previsto procedure di alienazione – vedono le proprie leggi inficiate da seri profili di incostituzionalità –:
          se al Governo risulti – ed in che termini – la situazione descritta in premessa e, conseguentemente:
              a) se e quali verifiche le strutture ministeriali periferiche e centrali, nonché gli enti locali, nell'ambito delle rispettive competenze, abbiano effettuato in merito alla situazione medesima, ovvero intendano effettuare;
              b) quali iniziative normative urgenti, attesa la gravità – in particolare in alcune aree del Paese – della situazione sopra riportata, intendano promuovere alla luce della citata sentenza della Corte costituzionale n.  113 del 2018 che prevede il necessario intervento statale in materia.
(2-00545) «Battilocchio, Occhiuto».


Chiarimenti e iniziative di competenza in relazione ad episodi di contestazione che hanno portato all'annullamento di una conferenza sulla situazione in Libia organizzata presso l'Università di Trento – 2-00537

E)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
          al giornalista del quotidiano « Il Giornale» Fausto Biloslavo, invitato ad un dibattito dagli studenti dell'Università di Trento per parlare della situazione in Libia, dove si è recato più volte nel suo ruolo di inviato dalla caduta di Gheddafi in poi, è stato impedito di parlare da un gruppo di studenti della sinistra antagonista;
          un funzionario dell'università ha comunicato al telefono allo stesso giornalista che «la conferenza era stata annullata perché giravano picchetti di balordi, giunti anche da fuori». Quindi, all'ultimo minuto, mentre Biloslavo stava arrivando in treno, l'università si è sostanzialmente conformata ai voleri di una violenta minoranza escogitando un cavillo formale per impedire l'accesso all'Aula Kessler del dipartimento di sociologia dove avrebbe dovuto tenersi la conferenza;
          è stato esposto anche uno striscione all'ingresso dell'ateneo con la scritta «fuori i fascisti dall'università», firmato dal Collettivo universitario Refresh, ed è stato distribuito un volantino dal contenuto a parere degli interpellanti «delirante», in cui il giornalista ospite è stato tacciato come «fascista»;
          appare discutibile la decisione del rettore dell'università di annullare la conferenza programmata sottostando di fatto alla sopraffazione di una minoranza facinorosa, avallando in questo modo l'idea che sia lecito negare la libertà di parola a un giornalista;
          Paolo Collini, rettore dell'Università di Trento, si è poi mostrato «disponibile a riorganizzare quell'incontro in un altro momento, non appena possibile», poiché «non siamo stati in grado di gestire la situazione come avremmo voluto, io non c'ero, ero all'estero ma se fossi stato presente forse sarei riuscito a fare in modo che le cose andassero diversamente» –:
          quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, in relazione a questo increscioso episodio che va fermamente condannato e in relazione all'esigenza che siano contrastate, anche per i profili di ordine pubblico, le azioni di studenti violenti e facinorosi, con l'obiettivo di garantire la libertà di pensiero;
          se risulti al Governo che sia in corso di riorganizzazione la conferenza annullata, come è stato peraltro richiesto dalla maggioranza degli studenti.
(2-00537) «Frassinetti, Lollobrigida».


Iniziative volte a promuovere e sostenere un'educazione civica digitale, con particolare riferimento all'educazione dei giovani all'utilizzo dei social media – 2-00544

F)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, per sapere – premesso che:
          l'informazione sana, obiettiva e verificata rappresenta un bene prezioso da salvaguardare in particolar modo oggi che si assiste, invece, a un «cortocircuito della disinformazione» attraverso un aumento del numero delle fake news, ovvero della pubblicazione e della diffusione di notizie che risultano essere imprecise o chiaramente false; le fake news possono essere il frutto di una totale invenzione oppure prendere spunto da fatti realmente accaduti o da persone realmente esistenti ma distorcendoli. Spesso tale fenomeno riguarda in maniera quasi esclusiva il mondo digitale, mentre in realtà esso caratterizza l'insieme dei media, compresi quelli analogici e tradizionali. Difatti, sebbene la popolazione italiana utilizzi molto le piattaforme on line come fonte di informazione, essa rimane ancora fedele alla carta stampata e alla televisione, considerate tra i mezzi di comunicazione più attendibili;
          le distorsioni nell'informazione danneggiano gravemente sia i privati che le aziende e possono influenzare l'opinione pubblica su temi importanti come la salute, la scienza e la sicurezza, nonché rovinare in maniera permanente la reputazione di personaggi pubblici per cui è necessario e non più rinviabile indagare il fenomeno in profondità nonché porre in essere quanto necessario per sostenere l'introduzione e lo sviluppo di strumenti volti a diffondere il critical thinking;
          la disinformazione incide principalmente sulla quotidianità delle persone, infiltrandosi, nei gangli della «dieta mediatica» dei cittadini, che rimane varia, caratterizzata dalla compresenza di media tradizionali e digitali. È importante evidenziare che, sia che si parli della prima sia che si tratti della seconda categoria, oggi risulta molto semplice depotenziare o enfatizzare a piacimento molti aspetti di una notizia, condizionando così anche i messaggi finali che raggiungono gli utenti, comportando – tra le altre conseguenze – anche la diffusione di allarmismi di diversa natura, in particolare in materia scientifica o riguardanti specifici gruppi di persone, innescando così un circolo vizioso caratterizzato da una reiterazione dei discorsi di odio nei confronti di determinate minoranze, nonché la demonizzazione o l'enfasi di pratiche errate legate alla salute;
          all'inizio del mese di giugno 2019 è stata pubblicata da Med, l'Associazione italiana per l'educazione ai media e alla comunicazione, la nuova edizione del Premio Med Cesare Scurati, dedicato alla promozione di buone pratiche nel campo della media education e dell'informazione. Iniziative di questo genere rimarcano l'esigenza di dare maggiore visibilità e peso ad un bisogno educativo che diventa sempre più essenziale: l'educazione all'uso critico e consapevole dei media. Come rimarcato anche dalla Commissione europea, si tratta di una di quelle soft skills in grado di sostenere un'esistenza di cittadino consapevole e attivo;
          non sempre il legislatore è riuscito a rispondere efficacemente al fenomeno né si è riusciti ad identificare le pratiche educative e formative necessarie per stimolare il critical thinking nella popolazione, È parere degli interpellanti, quindi, che sia necessario porre in essere prontamente percorsi di educazione civica digitale volti a sviluppare la resilienza delle comunità nei confronti delle fake news, anche attraverso il sostegno alle attività poste in essere da strutture pubbliche e private attive nei processi formativi propedeutici alla definizione di un pensiero critico, nonché dell'esistenza di campagne di sensibilizzazione sulla verifica delle informazioni;
          la scuola quindi, come l'intera comunità educante, deve dunque diventare un luogo capace di offrire in maniera sistematica e continuativa percorsi educativi dedicati all'informazione come parte integrante della formazione dei giovani, come pure percorsi di aggiornamento e di professionalizzazione degli adulti, specialmente laddove è previsto l'utilizzo di media digitali nelle proprie mansioni lavorative e soprattutto educative è ormai riconosciuto che l'utilizzo inesperto dei social media può avere conseguenze emotive, sociali, finanziarie e anche giudiziarie, oltre alla diffusione indesiderata dei propri dati personali. I più giovani, ragazzi e bambini, sono esposti ai pericoli dei social network tanto quanto lo sono gli adulti. Ma anche enti, banche o persino le aziende di Internet stesse non sono di certo immuni dai rischi;
          l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ricorda che il mezzo di informazione più diffuso rimane la televisione, ma si evidenzia che secondo il Global Digital Report 2019 – dell'Agenzia We Are Social – in Italia l'uso di internet è aumentato del 27 per cento) rispetto al 2018, stimando che un totale di 54,80 milioni di persone usa la rete web; dunque più del 90 per cento degli italiani ha accesso alla rete internet, mentre oltre 35 milioni di cittadini utilizzano regolarmente i social network;
          i social network sono dunque popolari come non mai ed infatti dei 3,43 miliardi di utenti internet a livello mondiale, circa 2,28 miliardi di persone (ovvero circa un terzo della popolazione mondiale) usano abitualmente i social network, una tendenza in continua crescita. Facebook è in cima alla classifica tra le piattaforme che ottengono più clic, per non parlare poi del successo tra gli utenti di dispositivi mobili delle sue aziende figlie, quali Whatsapp;
          in particolare, i giovani finiscono spesso nelle «grinfie» della dipendenza da internet: in una fase di vita in cui i contatti sociali con i coetanei giocano un ruolo fondamentale per l'autostima e l'identificazione, i «mi piace» e le richieste d'amicizia inducono a passare sempre maggior tempo di fronte allo schermo del cellulare, di tablet o di computer che sia;
          anche in questo caso gli interpellanti ritengono doveroso un autorevole intervento attraverso una seria educazione all'uso consapevole dei media, efficace e capillare, al fine di tutelare e prevenire gli ormai noti rischi che nella rete si insidiano –:
          se il Ministro interpellato intenda promuovere e sostenere un'educazione civica digitale che favorisca lo sviluppo di percorsi formativi e progettuali volti a sostenere l'educazione dei giovani all'utilizzo dei social media e a diffondere ed implementare pratiche educative e formative utili a stimolare il critical thinking.
(2-00544) «Lattanzio, Acunzo, Bella, Carbonaro, Casa, Gallo, Mariani, Marzana, Melicchio, Nitti, Testamento, Tuzi, Vacca, Valente, Villani, Berardini, Berti, Bilotti, Brescia, Bruno, Buompane, Businarolo, Cabras, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone, Cappellani, Carabetta, Carelli, Carinelli».