XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 261 di lunedì 18 novembre 2019
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
La seduta comincia alle 12.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 15 novembre 2019.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Cantalamessa, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Formentini, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Guerini, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Pedrazzini, Rizzo, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1493 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Approvato dal Senato) (A.C. 2242).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2242: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Ricordo che nella seduta del 14 novembre il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo “Alcide De Gasperi” di Roma e del gruppo Biennale delle arti e delle scienze del Mediterraneo. Grazie ragazzi per essere venuti a trovarci (Applausi).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 2242)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Io credo che porre la questione di fiducia su un argomento come questo la dica lunga sullo stato di salute del Governo: innanzitutto, in quanto sarebbe buona prassi parlamentare utilizzare lo strumento del voto di fiducia su argomenti che, oserei dire, abbiano da meritarsi un approdo così importante come la fiducia, e non mi pare che questo sia il caso; inoltre, perché, di fronte a questo voto di fiducia, ci viene confermata la difficoltà iniziale del Governo, che, fin dalle prime battute di questa attività governativa, ha dovuto fare i conti con la logica del Cencelli, logica vituperata ma sempre presente e io credo quanto mai attuale. Gli scambi di figurine tra le varie anime della coalizione sono evidenti, ma ne parlerò più dettagliatamente in sede di dichiarazione di voto finale.
Tutto ciò fa parte della melanconia della politica, ma ciò che è davvero intollerabile è la propaganda giocata sugli stanziamenti a favore delle forze dell'ordine: qui si spaccia come un grande successo un presunto intervento di 60 milioni in più, che in realtà vengono in parte considerevole sottratti da un lato all'amministrazione penitenziaria e dall'altro ai fondi del Ministero dell'Interno. Questo è un gioco delle tre carte che io credo non sia utile. Ed è paradossale che, in questa situazione, il PD, che va al Governo per arginare Salvini, continui a parlare di ius soli, continui a parlare di ius culturae. Credo che sia un segnale preoccupante perché questo Governo non ha la bussola, ha perso la strada maestra e non sa dove andare. Ogni giorno assistiamo a prese di posizione diverse, assistiamo, nel momento in cui l'Italia ha bisogno di ben altro di questo, a un dibattito surreale all'interno del Paese. Stiamo facendo, state facendo un regalo magistrale a Salvini - io credo - continuando su questa strada, ma soprattutto - e questo ci preoccupa - segnalo un distacco delle forze politiche di questo Governo dal Paese reale, un distacco dal buon senso che vediamo anche sulla vicenda dell'Ilva, sulla quale evidentemente la partita sta diventando tragica.
E tutto questo - e concludo, Presidente - mentre prosegue, purtroppo sempre meno lenta, la decrescita infelice. A questo Governo, che non ha fiducia in se stesso e a cui manca la fiducia dei cittadini, non può essere certo concessa la fiducia di Noi con l'Italia-USEI.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Io credo che la riflessione che faceva prima il collega Tondo debba essere sostanzialmente ribaltata, cioè c'è da domandarsi perché su un provvedimento ordinario - poi tornerò nel merito per un attimo - si debba fare sostanzialmente ostruzionismo e, conseguentemente, essere costretti a mettere la fiducia. Sa benissimo il collega Tondo che il voto di fiducia su questo provvedimento non è null'altro che la risposta ad una logica ostruzionistica; e volevo partire da qui riferendomi ai colleghi dell'opposizione per fare una riflessione pubblica. Già in sede di Commissione, io sono stato tra quelli che ha riconosciuto un oggettivo imbarazzo e, comunque, un problema nel momento in cui due decreti sono arrivati al vaglio della Commissione e poi dell'Aula sostanzialmente in maniera contemporanea, e questo è un elemento di oggettiva lesione della possibilità di poter discutere come si deve i singoli decreti. Allo stesso modo, però, credo che i colleghi dell'opposizione presenti in Commissione ricorderanno che sono stato tra chi, riconoscendo questo, ha chiesto al presidente che fosse concesso all'opposizione uno spazio maggiore di discussione su questo provvedimento. Poi, io non capisco le logiche politiche, però la riflessione che vorrei fare in questa sede è il ruolo del Parlamento, cioè l'immagine che noi trasmettiamo: nel momento in cui abbiamo tenuto sostanzialmente una fiducia aperta per diversi giorni, siamo qui a discutere in pochi intimi, dando uno spettacolo, anche solo ai ragazzi che ci stanno guardando in questo momento dal pubblico, che io giudico non positivo. E il punto credo sia questo: dobbiamo ragionare intanto su un aspetto che è quello della centralità del Parlamento. Quando richiamiamo la centralità del Parlamento, credo che dobbiamo allo stesso modo rispettare i ruoli del Parlamento e, nel rispetto di questo ruolo, ovviamente, c'è anche il rispetto dell'ostruzionismo, che è una pratica parlamentare, che non ci scandalizza e non deve scandalizzare, però credo che debba essere allo stesso modo - nell'interesse di tutti e, quindi, nell'interesse proprio della centralità del Parlamento - un'arma da usare con molta accortezza. Allo stesso modo, ovviamente, ciò vale anche per la maggioranza: la posizione del voto di fiducia dovrebbe essere un'eccezione e, invece, era ed è ancora adesso una regola. E credo che su questo noi dobbiamo interrogarci in uno spirito di prospettiva, avendo davanti a noi come obiettivo finale quello di un Parlamento che rispetti la rappresentanza, rispetti il pluralismo, ma al tempo stesso sia in grado di decidere. E, quindi, io credo che una prima riforma che dovremmo andare a pensare è proprio la riforma del nostro Regolamento, del Regolamento interno della Camera, relativamente alle modalità di apposizione del voto di fiducia, delle 24 ore, del sistema e dell'utilizzo degli ordini del giorno come arma sostanzialmente di tipo ostruzionistico. Questo lo abbiamo fatto noi col precedente Governo, quindi non voglio dire... nessuno è esente da colpe o totalmente immune da questo virus, però credo che alla fine il risultato sia una discussione come questa, sia una posizione stanca del voto di fiducia e poi i passaggi che ne deriveranno.
Lo dico alla vigilia di un mese che sarà molto difficile e complesso, con numerosi decreti, con la legge di bilancio, con il decreto fiscale, in cui credo debba prevalere la ricerca - e questo è il nostro auspicio da gruppo di maggioranza - di un equilibrio corretto tra le ragioni e i diritti delle opposizioni e i diritti della maggioranza.
Dico ciò perché - e mi avvio alla conclusione - è del tutto evidente che non c'era ragione né di fare ostruzionismo, né tanto meno, io credo, di apporre un voto di fiducia sul decreto che oggi andremo a convertire in legge, cioè lo spostamento sostanzialmente tra due Ministeri, sia della delega al turismo dal Ministero dell'Agricoltura al MiBAC, sia quello sulla promozione e internazionalizzazione del made in Italy dal MiSE al Ministero degli Esteri. Credo che non meritassero - lo dico con una battuta - così tanta attenzione parlamentare ma non perché i temi, il turismo e la promozione del made in Italy, siano di secondaria importanza o “di serie B”, anzi non dobbiamo mai dimenticare che il turismo rappresenta il 10 per cento del prodotto interno lordo, della ricchezza prodotta, e che siamo e dobbiamo continuare ad essere un grande Paese esportatore. Quindi, pur riconoscendo queste due esigenze - lo dico con assoluta franchezza - noi non abbiamo urlato allo scandalo quando il turismo venne portato dal MiBAC all'Agricoltura né oggi disegniamo scenari assolutamente entusiastici del percorso inverso. Lo dico perché la questione vera è far funzionare la delega al turismo e far funzionare la materia turistica, cercare di trovare un equilibrio tra una dimensione di promozione nazionale del prodotto Italia e il fatto che la delega e le materie riguardanti il turismo sono di competenza delle regioni e, quindi, ciò semmai avrebbe dovuto essere oggetto di maggiore riflessione da parte nostra. Così come, ricordo, nel passato che con grande enfasi Governi precedenti avevano sottolineato l'esigenza che la promozione del made in Italy stesse sotto il Ministero degli Esteri e stesse in stretto raccordo con la rete consolare e le ambasciate italiane. Quindi, anche qui nulla di nuovo: è un tentativo per cercare di aiutare le nostre imprese a essere maggiormente competitive sui processi di globalizzazione e, quindi, di internazionalizzazione dei mercati, in particolare le piccole e medie imprese che sono una parte fondamentale del nostro tessuto economico e che faticano ovviamente a tenere il ritmo di questo tipo di sviluppo della nostra economia.
In buona sostanza, crediamo che questo passaggio avrebbe potuto essere evitato, poi torneremo successivamente sul merito del provvedimento. L'invito che faccio a tutti, in primis alla maggioranza perché ha ovviamente una responsabilità, ma anche alle forze di opposizione, è affinché l'uso dei due strumenti contrapposti, l'ostruzionismo da un lato e la posizione del voto di fiducia dall'altro, siano equilibrati, perché altrimenti svuotiamo alla fine il significato anche del nostro lavoro e a parole diciamo di volere la centralità del Parlamento, in realtà rischiamo di negarla. Dunque, con queste ragioni e per queste ragioni noi confermiamo la fiducia al Governo e quindi voteremo a favore nel voto di fiducia, tra qualche minuto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.
CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Italia Viva voterà a favore della fiducia a questo Governo. Lo faremo per lealtà, lo faremo per coerenza, lo faremo anche perché riteniamo che aver costretto la maggioranza a porre la questione di fiducia su un provvedimento come questo attraverso un atteggiamento ostruzionistico e per nulla costruttivo da parte delle opposizioni sia un errore incomprensibile. Noi lo chiariamo: non ci scandalizziamo del fatto che l'opposizione parlamentare usi legittimamente gli strumenti che la Costituzione e i Regolamenti mettono a disposizione per contrastare l'agenda e l'azione della maggioranza. Merita, tuttavia, di essere ricordato ai colleghi e alle colleghe che sono in quest'Aula e alle persone che ci seguono che l'ostruzionismo viene fatto su un decreto che riguarda il modo in cui un nuovo Governo intende organizzare la propria attività. Fu legittimo allora, è legittimo oggi. È facoltà di ogni Governo organizzarsi come meglio ritiene per poter raggiungere gli obiettivi che la maggioranza politica che lo sostiene si è data. Si possono non condividere le scelte di merito, ma non è possibile inscenare un ostruzionismo degno di provvedimenti ben più significativi di un riassetto organizzativo, perché di questo si tratta, anche se dispiega effetti nelle politiche. Tuttavia, è evidente che votare la fiducia a un Governo ha un significato eminentemente politico e dunque in questa sede voglio svolgere alcune considerazioni più generali, che portano convintamente a dichiarare la nostra fiducia. Lo facciamo perché crediamo in questo Esecutivo come strumento per provare a migliorare la vita degli italiani, dei cittadini, delle imprese. Italia Viva aderisce a questa maggioranza con questo preciso scopo. Votiamo la fiducia al Governo perché cultura e turismo finalmente con questo decreto tornano a stare insieme dopo una decisione, quella dell'accorpamento all'Agricoltura che, tra l'altro, non ha dato i frutti sperati: almeno a consuntivo, possiamo dircelo. Ci sono 2 miliardi di euro di investimenti nel settore culturale bloccati: soldi già stanziati durante il Governo Renzi che ancora non sono stati spesi. Italia Viva si batterà per metterli in circolazione e per far ripartire queste opere e siamo certi che con il ritorno del binomio cultura-turismo sarà più facile e ci riusciremo più velocemente.
Italia Viva vota questa fiducia perché vede, come abbiamo sempre detto, il bicchiere della legge di bilancio mezzo pieno. Avremo modo di parlarne diffusamente nelle prossime settimane, ma dobbiamo tenere presente l'eredità pesantissima ricevuta da chi ha governato prima e, in particolare, la Lega. Ventitré miliardi di nuove tasse lasciati da loro in eredità tramite l'aumento dell'IVA e delle accise: un macigno che andremo a rimuovere e sarà un bene per tutti. Forse, cari colleghi della Lega, avreste il dovere di spiegare agli italiani che, oltre all'ingordigia di potere del vostro leader che reclamava pieni poteri, tra le cause per le quali siete fuggiti dalla responsabilità di guidare un Governo c'era anche questa: il terrore di dover compiere una manovra economica con questo fardello da trascinarsi, il terrore, altro che il coraggio del capitano. Ci convincono molto le misure previste per il sostegno alle famiglie e cercheremo di potenziare nel corso dell'iter parlamentare una ritrovata centralità e attenzione al mondo dell'agricoltura e l'investimento nella salute, a partire dalle liste di attesa.
Non possiamo fermarci qui; le previsioni economiche non sono positive e ciò non dipende solo da questioni interne ma anche da uno scenario europeo internazionale sicuramente non roseo. L'Italia ha il dovere di affrontare questa fase intanto evitando incrementi di imposte, anche di piccoli balzelli, e poi dobbiamo avere la capacità di impostare un piano di azioni che non si limiti al breve periodo, ma guardi almeno al medio e lungo periodo. Dobbiamo dare una scossa all'economia e farlo attraverso interventi credibili, sostenibili finanziariamente dal punto di vista ambientale. Per questo motivo, dopo il varo della legge di bilancio, presenteremo un piano di interventi per rilanciare l'economia italiana: un piano che porti a sbloccare 120 miliardi di euro di investimenti fermi quasi totalmente a causa della burocrazia, dei ricorsi, dei cronoprogrammi troppo lenti. Vogliamo spingere sull'acceleratore degli investimenti usando le risorse che già sono stanziate e già sono previste; anticipare risorse di cui il Paese ha bisogno; interventi che spaziano dalle strade alle ferrovie, ai porti, agli aeroporti e agli investimenti su città e periferie e quelli per la prevenzione del contrasto del dissesto idrogeologico. A proposito, su questo ci sono 26 miliardi fermi: ci auguriamo che si voglia ripristinare l'unità di missione Italia Sicura o comunque dotarsi di uno strumento agevolato per facilitare l'uso di queste risorse. Il nostro piano riguarderà anche scuole, ospedali, cultura e turismo, come dicevamo, ed, infine, un grande piano su energia e cambiamenti climatici sfruttando anche la leva di investimento di imprese partecipate direttamente dallo Stato come Terna, Eni, Snam, Enel. Si può fare per le opere pubbliche, si può fare anche per la cultura, si può fare anche per il turismo.
Votiamo la fiducia dunque perché crediamo nella possibilità di provare a mettere in campo questi interventi attraverso il Governo attuale e perché pensiamo che questo decreto dia al Governo del nostro Paese un assetto organizzativo e istituzionale più capace di rispondere ai bisogni delle imprese e dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Aver posto la fiducia su un provvedimento di questo tipo, un provvedimento organizzativo, dimostra quelle che si sono palesate già dall'inizio di questa esperienza di Governo, cioè le difficoltà di questa amministrazione di Governo, ma dimostra anche plasticamente, l'abbiamo ricordato in più circostanze, la natura profonda di questo Governo, che è un accordo di poltrone. L'organizzazione di questa macchina governativa dello Stato plasticamente dimostra questo: non si tratta solo di un accordo di poltrone centellinato tra il MoVimento 5 Stelle e il PD, ma, addirittura, secondo il peso dei diversi Ministri del MoVimento 5 Stelle o del Partito Democratico, anche all'interno delle stesse correnti, lo abbiamo visto fare con lo spostamento del turismo sotto il Ministero dei Beni culturali, lo abbiamo visto con la spostamento del commercio estero sotto il Ministero degli esteri, dopo che lo stesso Ministro Di Maio lo aveva voluto, quando era allo Sviluppo economico, nel suo Ministero.
Dopo, il collega Zucconi, che farà per Fratelli d'Italia la dichiarazione di voto, entrerà più nel dettaglio del provvedimento, ma molti sono i motivi per cui crediamo che questo Governo non debba avere la fiducia del Parlamento. L'abbiamo detto nel merito, sull'esempio del Ministero del turismo che riteniamo essere una delle braccia forti dell'economia italiana, l'oro d'Italia, con quelle straordinarie bellezze del patrimonio artistico ma anche della produzione artigianale, commerciale, artistica del nostro Paese che meritano un'unica regia e un unico obiettivo. Poi, c'è l'altra questione, sempre più fortemente alle cronache di questo Paese, quella relativa al sistema industriale; il caso Ilva sta dimostrando plasticamente il fallimento di questo Governo, ma soprattutto dell'impostazione del MoVimento 5 Stelle, non solo per i 24 miliardi di fatturato e quindi l'1,4 del prodotto interno lordo del Paese che se ne vanno, di fatto, al vento, con la chiusura di questi impianti, ma perché si mette a rischio il sistema industriale italiano sul quale non viene fatta una politica seria, ma, anzi, si pensa alla decrescita felice. Ma al di là delle filosofie di qualche comico e di qualcuno che non sa neanche che cos'è il lavoro, purtroppo, la decrescita felice a pagarla saranno i lavoratori, le famiglie, il sistema Italia, saranno le persone normali, sarà l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo è un fatto gravissimo che merita una forte censura!
È una manovra, quella che viene proposta all'attenzione del Parlamento, tutta tasse e burocrazia. Dicono che diminuiscono le tasse, ma, poi, vediamo che il sistema di tassazione sale a dismisura e senza investimenti sulle infrastrutture. La Francia recentemente ha fatto, con l'insediamento del Governo Macron - e lo dico al di sopra di ogni sospetto, perché di tutto può essere accusato il gruppo di Fratelli d'Italia, meno che di essere amico di Macron -, un investimento forte sulle infrastrutture che ha rigenerato la ripartenza anche degli investimenti privati. L'Italia, su 14 miliardi di deficit, investe lo 0,7 in infrastrutture, praticamente niente, praticamente neanche quello che sarebbe sufficiente per terminare il MoSE a Venezia. E, invece, si tartassano, perché si trattano come evasori, i lavoratori professionisti, i commercianti, gli artigiani, le piccole imprese, come se fossero i nemici del popolo da colpire, mentre nulla si fa nei confronti dei veri evasori e, quindi, delle grandi banche, delle grandi multinazionali, del gioco d'azzardo e della criminalità organizzata. Si cerca sempre di tartassare gli stessi. Come dicevo, questo Governo non merita la fiducia di questo Parlamento, perché ora riaffaccia un argomento che è già stato trattato o, almeno, una forza politica di questa maggioranza lo riaffaccia, cioè quello dello ius soli o dello ius culturae, perché quando si vedono i propri elettori scappare via si cerca di trasformare in elettori gli stranieri che sono in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io capisco che quando si dice che gli stranieri fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare tra questi ci sia anche quello di votare il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), però, abbiate decenza, anche sulle politiche della sicurezza, sulle politiche dell'immigrazione, perché, ricordiamocelo, l'Italia è il primo Paese in Europa per concessione di cittadinanza, quindi, la legge, così com'è, basta e avanza, non vi inventate altro! Basta così (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Così come viene riproposta la necessità di abolire i decreti “sicurezza”. Noi rimaniamo, in termini di gestione dell'immigrazione, dell'avviso che bisogna fare il blocco navale europeo, ma se non altro quei decreti “sicurezza” qualcosa fanno, voi vorreste abolire anche quelli, per trasformare l'Italia nel campo profughi d'Europa, perché questo è il disegno che certe forze politiche sembrano attuare.
Voi non dovreste avere la fiducia di questo Parlamento, perché questa maggioranza ha tra i suoi componenti una forza politica che ha tradito la fiducia degli italiani, mi riferisco al MoVimento 5 Stelle: è partito per abolire e abbattere i privilegi, ma in realtà si è dimostrato non solo campione del mondo della tenuta delle poltrone, ma anche dei privilegi, lo ha dimostrato l'ex Ministro Trenta: non solo si volevano tenere la poltrona, ma anche le case, come privilegio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per non parlare, l'abbiamo sollevato sempre in quest'Aula, dei 170 milioni con cui si rifaceva il parco macchine del Primo Ministro, Conte e del Ministro Di Maio, che è campione del mondo anche di spese per il proprio staff, alla faccia dell'abolizione dei privilegi. È di questi giorni, lo dice l'Espresso - non certo un giornale amico di Fratelli d'Italia, né voce di Fratelli d'Italia -, che addirittura le spese del Ministero degli esteri, gestione Di Maio, sono il doppio di quelle dei suoi predecessori, alla faccia dell'abolizione dei privilegi! Mi pare che i privilegi siano considerati solo quelli di chi prova a lavorare, quindi, le imprese, i professionisti, le piccole aziende, i commercianti, gli artigiani, chi deve sbarcare il lunario e tirare su la saracinesca ogni giorno, mai quelli di chi governa questo Paese. Voi non potete avere, colleghi, la fiducia di questo Parlamento, per il motivo più banale che c'è, quello democratico. Voi non potete avere la fiducia di questo Parlamento, perché non avete più la fiducia degli italiani che vi hanno bocciato alle elezioni europee e vi hanno chiesto con forza di andarvene, di lasciare la parola agli italiani e di far scegliere agli italiani da chi essere governati; voi non avete questa fiducia, avete la fiducia di una maggioranza parlamentare che non è maggioranza del Paese; basta, andatevene, lasciate la parola agli italiani prima che sia troppo tardi, non solo per voi, ma soprattutto per l'Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Anch'io, è stato detto in un intervento precedente, trovo singolare che si sia dovuto ricorrere, di fronte all'ostruzionismo dell'opposizione, al voto di fiducia per un provvedimento come questo che riorganizza la vita del Governo, seguendo le indicazioni che sono state date nel momento in cui quest'Aula ha dato fiducia al nuovo Governo e, appunto, secondo le priorità di azione del Governo stesso. Peraltro, negli interventi in Aula, come anche in Commissione, dei rappresentanti dell'opposizione ho sentito parlare un po' di tutto tranne che del merito del decreto, magari, ho sentito descrivere gli equilibri interni al PD, cosa che mi può anche essere utile per la mia attività, o parlare di tutt'altri argomenti, ma, in realtà, il decreto affronta alcuni temi specifici e ha davvero tutto il nostro sostegno e su questi temi vorrei un attimo soffermarmi, poi, anche sul ragionamento più generale di conferma della fiducia a questo Governo da parte del Partito Democratico. La prima scelta che fa questo decreto è quella di portare nuovamente il turismo nel Ministero per i Beni culturali; è una scelta che mi pare assolutamente molto seria, molto ragionevole per il Paese. Penso che tutti noi in quest'Aula sappiamo come l'Italia sia ricchissima di beni culturali, artistici, più di ogni altro Paese del mondo e che questa sua caratteristica è anche un elemento fondamentale della nostra identità nel mondo. Se si vogliono portare dei turisti qui, se si vuole fare promozione turistica, questa ricchezza è il nostro primo assist e, d'altra parte, la presenza turistica è anche un modo di costruire un sostegno, di avere risorse finanziarie per valorizzare questo nostro patrimonio artistico e culturale. Quindi, questo incontro mi pare assolutamente naturale e risolve anche, credo, un errore che fu fatto dal Governo precedente, quello di collocare diversamente la delega al turismo, peraltro anche con risultati, mi pare, davvero non brillanti.
Questo non vuol dire che anche l'enogastronomia non sia un elemento di promozione turistica, ma che, se si fa una politica di promozione turistica nel Paese, è intorno ai beni culturali che questa politica va incardinata. E poi ci sono risorse per più personale per la tutela, la promozione e la vigilanza di quei beni culturali. E poi c'è la scelta di mettere di nuovo il commercio estero insieme al Ministero degli Esteri: anche questa mi pare una delega molto azzeccata e una scelta assolutamente naturale e intelligente.
La nostra politica estera, fra le cose che dovrà fare, che deve fare, c'è anche quella di promuovere le nostre imprese fuori dai confini nazionali, di essere un canale per la promozione del nostro sistema delle imprese; e, nello stesso tempo, le nostre imprese sono anche un passaporto del nostro Paese nelle altre realtà del mondo, sono un elemento della nostra identità, sono un modo anche di condurre una politica estera. Quindi, anche questo incontro, a mio avviso, corrisponde molto bene agli interessi del Paese, a una maggiore efficacia nell'azione di Governo.
E poi ci occupiamo di sicurezza mettendo risorse importanti per le revisioni dei ruoli delle Forze di polizia e delle Forze armate e mettendo risorse su Strade sicure, per consentire di proseguire questa iniziativa di presidio dei nostri territori, delle nostre città, che ha un grande valore per la sicurezza dei cittadini.
Anche nell'intervento che mi ha preceduto ho sentito molta propaganda sulla sicurezza: sicuramente la destra italiana sa fare propaganda su questi temi a fini elettorali, ma, se si ragiona sulle risorse effettivamente stanziate per le forze dell'ordine e per l'attività della sicurezza, sono arrivate in questi anni sempre dai Governi di centrosinistra, e anche in questa occasione noi investiamo con convinzione, in modo interessante e importante, anche con questo strumento, sulla sicurezza dei cittadini e sulla politica della sicurezza.
E poi abbiamo dato un'indicazione, che è un'indicazione di programma, un'indicazione strategica, e cioè che il Ministero dell'Ambiente diventi anche il Ministero della transizione ecologica, che credo sia un modo moderno e intelligente di costruire le politiche ambientali, e cioè attraverso anche una politica che promuova la coesistenza fra sviluppo e ambiente, che ragioni di sviluppo sostenibile, che costruisca una serie di politiche che promuovano la qualità ambientale. Voglio fare un esempio che riguarda la mia regione: siccome ho visto che gli stessi confini della regione non tutti li hanno ben presenti, sarebbe quella regione dove gli ospedali sono aperti anche il sabato e la domenica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ecco, in quella regione il nostro presidente Bonaccini ha messo in campo, ad esempio, su questo tema di cui si è discusso nella manovra, sulla tassa sulla plastica, l'azione giusta: ha messo intorno a un tavolo imprese, lavoratori, associazioni ambientaliste, e ha messo in campo un percorso con le imprese per promuovere insieme la qualità ambientale attraverso un'azione di incentivi e di concertazione e di condivisione. Questo è un esempio efficace di transizione ecologica.
Quindi, mi pare ci siano tutte le ragioni di sostenere questo decreto, adesso con il voto di fiducia, poi con il voto in Aula; poi sicuramente l'onorevole Ceccanti, il collega Ceccanti, che farà la dichiarazione di voto di merito, sarà ancora più esaustivo di me su questo punto.
Poi per noi questo voto è anche l'occasione di rinnovare la fiducia a questo Governo. Quando ad agosto l'allora Ministro dell'Interno Salvini, in spregio alle regole costituzionali, al ruolo del Presidente della Repubblica, ha provato ad accelerare nei tempi e nei modi in cui voleva le elezioni anticipate, noi abbiamo fatto una scelta coraggiosa, che ritengo giusta, che è stata quella di trovare in quest'Aula una nuova maggioranza, di costruire un nuovo Governo. Lo abbiamo fatto per due ragioni, che, a mio avviso, sono davvero confermate da quello che è accaduto da allora ad oggi: prima di tutto la situazione economica del Paese, dei conti pubblici. Si parla tanto di questa manovra, ma penso che prima di tutto noi dobbiamo vedere qual è l'elemento di fondo di questa manovra. Senza tagliare i servizi, trovando comunque nuove risorse, ad esempio per il cuneo fiscale, noi abbiamo fatto i conti con 23 miliardi sull'IVA, evitando l'aumento di 23 miliardi di IVA, che avrebbe colpito prima di tutto i ceti sociali più deboli, e affrontando un'eredità che ci veniva dalla manovra precedente, una manovra sostanzialmente il cui peso era stato scaricato sugli anni successivi. Forse è una delle ragioni per cui Salvini voleva andare ad elezioni anticipate. E poi avevamo visto un rischio di deriva di destra nel Paese, un rischio anche per la qualità democratica del Paese, che credo sia anche stato confermato da fatti che abbiamo visto da allora ad oggi. Voglio ricordarne uno, che può sembrare una piccola cosa, e che invece, forse per la mia biografia anche personale, a me ha colpito molto, cioè il fatto che in piazza San Giovanni, con la destra italiana, ci fosse CasaPound. Quella presenza è stata spiegata con la libertà di manifestare.
Ecco, in Italia c'è la libertà di manifestare perché qualcuno ha sconfitto i fascisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ha scritto la Carta costituzionale e da allora c'è libertà di manifestare. È per questo che nel nostro Paese, grazie ai padri costituenti, l'apologia di fascismo non è un'opinione, ma è un crimine, proprio perché si vuole difendere la libertà di democrazia per tutti gli italiani.
Quella deriva di destra che avevamo visto ad agosto è più che mai presente nel Paese; più che a un centrodestra ormai siamo di fronte a una destra con tratti sempre più pericolosi per la nostra qualità democratica. È, quindi, importante e positiva la scelta che abbiamo fatto; ora quella scelta deve vivere. Noi, con grande serietà, con grande determinazione, sosteniamo questo Governo e vogliamo dire a chi è in coalizione con noi che davvero questo è il momento di una maggiore unità e di una maggiore coesione nella coalizione di Governo. Non è distinguendosi nella coalizione di Governo che facciamo la nostra parte verso il Paese, non è neanche così che si aumentano i consensi elettorali; anzi, credo che perderemo o vinceremo insieme e che oggi la nostra responsabilità verso il Paese sia quella di essere particolarmente uniti, coesi e non dare spazio all'opposizione, come stiamo giustamente facendo sostenendo il voto di fiducia oggi, e di essere pienamente in campo nell'interesse del Paese. Noi, come Partito Democratico, lo faremo con grande impegno, con grande senso di responsabilità. Chiediamo a tutta la coalizione di farlo con noi, perché davvero questo è il momento di fare la nostra parte per l'Italia e di farlo con il massimo di unità e il massimo di coesione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabria. Ne ha facoltà.
ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Presidente, onorevoli colleghi, a distanza di appena venti giorni dall'ultimo voto di fiducia ci troviamo in quest'Aula per esprimere nuovamente il nostro giudizio sul Governo Conte bis. Blindare il cosiddetto decreto legge sul riordino dei ministeri, ricorrendo alla questione di fiducia, significa considerare come atto fondamentale dell'azione politica del Governo questo provvedimento, che fa dipendere la propria permanenza in carica dal voto di oggi.
Il nostro giudizio su questo non può che essere inevitabilmente collegato alla qualità dell'azione politica del Governo Conte bis, ammesso che ci sia un'azione politica. E non possiamo leggerlo come un atto di forza o come un atto di arroganza, come si è soliti pensare quando si pone la questione di fiducia su un provvedimento, ma, al contrario, si tratta di una vera e propria resa, una dimostrazione di debolezza dell'attuale Esecutivo, che è in ostaggio della propria maggioranza di Governo.
A ciò si aggiunga che il provvedimento in questione è l'esempio emblematico dell'incapacità e dell'improvvisazione del Governo delle quattro sinistre. Dico questo perché con il decreto-legge in questione si pongono in atto delle scelte che trovano la loro ragione di essere solo in logiche spartitorie di potere e di poltrone, per trarre benefici di parte, a completo discapito di un reale e serio esame delle esigenze e dei contenuti. Il tutto, ovviamente, senza i requisiti di straordinaria necessità e urgenza stabiliti dall'articolo 77 della Costituzione.
Mi riferisco, soprattutto, alla immotivata scelta di riportare il turismo all'interno del Ministero per i Beni culturali. Una scelta incomprensibile, dettata semplicemente dalla prepotenza e dall'arroganza di questa maggioranza, in particolar modo del MoVimento 5 Stelle, che, poco più di un anno fa, in questa stessa Aula, votava convintamente al trasferimento delle funzioni del turismo dal Ministero per i Beni e le attività culturali al Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali.
Ma, d'altra parte, onorevoli colleghi, noi non ci stupiamo più delle giravolte del MoVimento 5 Stelle, che è passato con disinvoltura dal “vaffa” al “bella ciao”, che è passato dal dire “uno vale uno” all'“uno vale l'altro”, dal dire “non ci faremo contaminare da nessun altro partito di Governo” al passare da un alleato a un altro alleato, da un programma di Governo al suo esatto opposto.
E proprio a voi che sedete nei banchi della maggioranza vorrei ricordare che l'organizzazione amministrativa, in questo senso l'organizzazione ministeriale, è uno strumento importante, finalizzato a realizzare e a perseguire una strategia politica, e non può e non deve essere un capriccio per accontentare questo o quel ministro, questa o quell'altra forza politica, tanto più se l'oggetto del contendere è proprio il turismo.
Non si può ragionare di un comparto così strategico per il nostro Paese spostandolo da un ministero all'altro semplicemente sulla base delle preferenze politiche del momento.
E dobbiamo dare, una volta per tutte, il giusto valore a quel brand che si chiama made in Italy, il terzo brand più conosciuto al mondo dopo Coca-Cola e Visa, che ha un potere in termini di valori, in termini di tradizioni, di capacità artigianali che rende grande il nostro Paese, soprattutto grazie a quella parte della piccola e media industria italiana. Parliamo di un settore, quello dell'industria turistica, che oggi vale circa 70 miliardi, il 4 per cento del PIL, che salgono a oltre 170, e quindi al 10 per cento del PIL, se si considera tutto quanto l'indotto. Sono dei numeri importanti, che dimostrano chiaramente come sia necessario definire una strategia, che manca ormai da molti anni in questo settore così importante per il nostro sistema Paese.
Il gruppo Forza Italia non può condividere la scelta fatta in questo provvedimento: eravamo in disaccordo allora e lo siamo anche oggi, perché oggi come allora riteniamo che il settore del turismo necessiti di un Dicastero a se stante, così come è stato fatto durante il IV Governo Berlusconi. Proprio in quegli anni, il Governo era stato in grado di collocare l'industria in cima alla sua agenda politica. Con una riforma sul turismo e con la liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura dei negozi nei comuni turistici e nelle città d'arte, ci sono stati effetti positivi per la crescita e per lo sviluppo del settore: il turismo si era posizionato come asset strategico per il Paese, l'unica industria che, pur con la difficilissima congiuntura economica, ha sempre continuato a produrre ricchezza, sviluppo e occupazione. L'azione virtuosa intrapresa in quegli anni è stata poi bloccata dai Governi successivi, tanto che ancora oggi manca un Ministero ad hoc dedicato al turismo, e di conseguenza una visione strategica che possa valorizzare quell'immenso patrimonio culturale al resto del mondo.
Ma c'è di più, perché questo provvedimento assegna al Ministero degli Affari esteri una serie di competenze sul commercio con l'estero. E a tal proposito, il trasferimento di tali competenze, soprattutto in riferimento al ruolo di definizione delle strategie e degli interventi della politica commerciale e promozionale con l'estero, può rappresentare per il comparto agricolo una opportunità e uno svantaggio, se non gli verrà garantita efficienza e capacità di penetrazione sul mercato estero, anche attraverso un'attenta valutazione degli accordi internazionali. E per queste ragioni, senza un serio coinvolgimento del Ministero dell'Agricoltura per la definizione delle strategie e degli interventi della politica commerciale e promozionale con l'estero, con l'identificazione di professionalità esperte nelle produzioni agricole e agroalimentari da inserire nella rete diplomatica a supporto dell'export stesso, si rischia un vero e proprio fallimento. Viene spontaneo chiedersi se il Ministro sia ben conscio di questo rischio, e se soprattutto abbia acquisito la sensibilità e la capacità di cogliere tali aspetti così importanti per l'economia del nostro Paese. Quello a cui assistiamo oggi è un sistema di azioni organizzative che rischiano di azzerare le politiche del commercio estero. Sul punto esprimiamo tutte le nostre perplessità in merito al fatto che il decreto-legge non tiene minimamente conto dell'esigenza di rafforzare le rappresentanze diplomatiche con personale dotato di competenze specifiche in tema di politiche commerciali, con il rischio di aggravare le lacune e le inefficienze del sistema attuale. Al contrario, l'intuizione di attribuire alle ambasciate un ruolo chiave nei processi di internazionalizzazione delle imprese è stato un merito ascrivibile ai Governi Berlusconi; purtroppo, anche in questo caso, è stato tutto interrotto dai successivi Governi di centrosinistra.
È dunque chiaro che questo provvedimento, più che riordinare i Ministeri, rappresenta soltanto l'ennesimo compromesso politico per salvare le vostre poltrone, per mettere al riparo questo Governo delle 4 sinistre non votato dai cittadini, ma anzi osteggiato chiaramente dalla volontà popolare. E voi, che parlate tanto di spending review, con gli emendamenti approvati durante l'esame del Senato siete riusciti addirittura ad incrementare di 500 mila euro la dotazione finanziaria del personale degli uffici di diretta collaborazione del Ministro per i Beni culturali, e avete stanziato 144 mila euro per la parte dell'anno in corso e 480 mila euro per il 2020 da destinare a esperti o consulenti della nuova struttura tecnica del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Vedete, qui non si tratta solo di logiche spartitorie tra interessi dei vari partiti che compongono la maggioranza, ma addirittura si tratta di mettere d'accordo le correnti degli stessi schieramenti, al solo fine di accontentare qualche personalità politica nel vano tentativo di raggiungere un equilibrio nella compagine governativa: tutto a discapito del Paese e della nostra democrazia. Ma in fin dei conti, da quando siete al Governo del Paese mortificate le istituzioni, in primo luogo il Parlamento e le sue prerogative. È deprimente vedere il Partito Democratico completamente sottomesso alla logica del gruppo del MoVimento 5 Stelle, che si fonda su una visione oligarchica della volontà politica, a discapito della democrazia rappresentativa. Le modalità di esame di questo provvedimento si sono cristallizzate in un metodo di lavoro che ha azzerato ogni minimo dibattito in Commissione Affari costituzionali, e tanto più in Aula. Tutto ciò lo avete fatto senza ascoltare le numerose segnalazioni e proposte di buonsenso arrivate da tutti i gruppi di opposizione. Si aggiunge poi una totale incapacità della maggioranza nel gestire la programmazione dei lavori, tanto più che la Camera dei deputati è stata costretta a esaminare contestualmente, in tempi particolarmente ristretti, due decreti-legge in scadenza. Tutto questo non rappresenta soltanto una mancanza di rispetto del corretto rapporto tra maggioranza e opposizione e un'evidente lesione dei diritti delle opposizioni, ma rappresenta una vera e propria rottura di quell'equilibrio tra potere esecutivo e legislativo, tra Governo e Parlamento. Auspico dunque che si possa restituire quanto prima a questo Parlamento maggiore dignità e rispetto, e che gli stessi parlamentari di maggioranza possano battersi con convinzione per tali finalità. Il gruppo di Forza Italia continua a esprimere tutta la sua contrarietà al Governo Conte-bis, sia dentro che fuori le Aule parlamentari, tra la gente; e lo faremo anche oggi, votando “no” alla fiducia al Governo Conte, nella speranza che il prima possibile la parola possa tornare agli italiani e che si possa ricomporre quell'anomalia tutta italiana che non vede una corrispondenza tra maggioranza parlamentare e maggioranza popolare, perché questa, sì, Tonelli, è un vero e proprio pericolo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tonelli. Ne ha facoltà.
GIANNI TONELLI (LEGA). Presidente, tenevo ad intervenire, con riferimento a questo decreto-legge, perché vi sono alcuni aspetti di cui sono stato in passato, nella mia precedente funzione, protagonista; e ritengo che vi siano aspetti che debbano essere necessariamente sottoposti ad un approfondimento, proprio per stigmatizzare quella che è la contrarietà e l'assurdità del provvedimento. Intanto, parto da una riflessione. Uno dice “riorganizzazione dei Ministeri”: non me ne vorrà il collega Iezzi che, nella precedente discussione generale, ha parlato di “manuale Cencelli”, ma a me sembra quasi che questo riferimento possa nobilitare questa manovra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che è veramente qualche cosa di bassa lega. Perché vi era la necessità da parte di una persona, che è stata decapitata nel suo ruolo all'interno del Governo, da Vicepresidente a Ministro degli Affari esteri, come capo politico dei 5 Stelle era indispensabile, quindi, corroborare, rinforzare e potenziare la sua decapitazione cercando di attribuirgli qualche funzione e collegamento con il mondo produttivo. Dall'altra parte, il turismo è stato trasferito di nuovo al Ministero per i Beni e le attività culturali, invertendo quello che era stato un tentativo fatto da parte del precedente Governo. È stata una cosa voluta fortemente da questo gruppo, dalla Lega, quella di tentare una strada ulteriore, che il turismo possa essere considerato e debba oggettivamente ed incontrovertibilmente essere considerato una risorsa fondamentale, soprattutto una risorsa inespressa dal nostro Paese. Credo che ciò sia indiscutibile; e siccome la vecchia via, quella di affidarlo al Ministero dei Beni culturali non aveva portato i frutti che tutti ci si aspettava, si è tentata una nuova strada, legandolo a quella che è una delle risorse principali, degli ambienti, degli argomenti, dei temi sui quali l'Italia ha veramente sfondato nell'immaginario collettivo di tutto il mondo, cioè il mondo agroalimentare. Dopo solamente pochi mesi in cui si è tentata una nuova strada, una nuova via, di percorrere una nuova via, tutto ciò è stato invertito, ed è ritornato al Ministero in cui era. Questo dimostra l'arroganza, la spocchioseria, che è stata la caratterizzazione principale della precedente legislatura e che ha fatto bocciare ai cittadini la sinistra.
Non si può vivere di arroganza e di autoreferenzialità! E soprattutto considerando ciò che, all'interno di questo Parlamento, il vecchio partner politico, i 5 Stelle, sosteneva per avvalorare la bontà di questa tesi, cioè il fatto che il Ministro Franceschini fosse un incapace e che era indispensabile legare all'agroalimentare futuro questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), il tentativo di rilancio del turismo. Ma, mi chiedo, se il Ministro Franceschini era una mezza calzetta prima, oggi potrà aver aggiunto due buchi da rammendare ma sempre quella è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Onorevole Tonelli, la pregherei di non offendere nessuno.
GIANNI TONELLI (LEGA). No, non l'ho offeso io.
PRESIDENTE. Onorevole Tonelli, prego.
GIANNI TONELLI (LEGA). Io non ho offeso. Era un giudizio che riportavo. È stato fatto in quest'Aula, quindi non ho fatto altro che riportarlo. Eventualmente, ha errato qualcuno precedentemente, non certamente io. Questo, quindi, dimostra la contraddittorietà. Qui siamo a una sottospecie, come ho detto, di “manuale Cencelli”, quello di dover di nuovo spartire poltrone, ambiti d'influenza e di potere, e questo chiaramente mette in luce e, quindi, getta un'ombra sostanziale su questo provvedimento, che non è finalizzato a dover raggiungere obiettivi positivi per il Paese e per la migliore funzionalità dei vari ministeri ma semplicemente a logiche spartitorie.
Poi, su un altro aspetto, invece, mi preme molto di dover parlare, perché questo aspetto mette in luce che questo Governo ha tolto dagli obiettivi primari quello della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La sicurezza non è più punto centrale dell'agenda di questo Governo. Si è voluto finanziare con 60,5 milioni un riordino delle carriere che era già stato martirizzato nella precedente legislatura e solamente grazie alla volontà della Lega si è riusciti ad aprire questa partita in questa legislatura, finanziandola con 100 milioni di euro, con ulteriori 100 milioni di euro, perché è vero che quattro spiccioli erano stati messi nella precedente legislatura per finanziare questo provvedimento indispensabile non per appagare le aspirazioni degli appartenenti alle forze dell'ordine ma per ridare efficienza e funzionalità a un apparato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che segue logiche oramai vecchissime e che, invece, deve necessariamente essere indirizzato alla selezione delle eccellenze interne e di quelli che sono gli aspetti meritocratici, consentendo a chicchessia un percorso di carriera nel momento in cui dimostra di averne i titoli accademici e la professionalità. La gran parte delle risorse, invece, furono destinate a provvedimenti tra l'altro illegittimi, quindi una riparametrazione che aveva assorbito quasi la metà delle risorse. Per cui, è stato indispensabile riaprire la partita e di nuovo - di nuovo! - è stato commesso questo errore, perché non c'è nulla da fare: le gerarchie - e mi assumo la responsabilità - rispondono alle logiche di chi li ha nominati precedentemente. E, quindi, non era forse opportuno favorire un obiettivo strategico in una categoria di 400 mila persone? Invece, si è in qualche modo interferito, ripromuovendo una riparametrazione con il parametro a 17 anni che assorbe la gran parte delle risorse che noi avevamo individuato e stanziato, vanificando completamente gli obiettivi e facendolo illegittimamente, perché la legge n. 195 del 1995 attribuisce questa materia alla contrattazione collettiva e non ad un progetto di legge, perché si deve passare dalla concertazione con le rappresentanze civili e militari del comparto. Quindi, una manovra illegittima che assorbe la gran parte delle risorse. Quindi, oggi è necessario rifinanziarla e come la si finanzia? Tagliando sulla sicurezza, nuovamente tagliando sulla sicurezza. Una partita di giro da una tasca oppure faccio finta di darti qualcosa nelle mani, cercando di mostrarlo nella maniera più visibile ed eclatante possibile, ma da quell'altra parte ti riporto via la stessa somma dalla tasca di dietro.
Vorrei almeno oggettivare perché queste logiche le ho vissute nella precedente legislatura, dove tutti i provvedimenti a favore della categoria venivano finanziati in questo modo ma almeno ci si prendeva la briga di studiare dei procedimenti e delle modalità che mascherassero la malefatta.
In questo caso non ci si è neppure presi la briga di farlo, acclarando nelle tabelle del provvedimento che questi soldi verranno tolti per un importo di 3 milioni dall'amministrazione penitenziaria, quindi dalla polizia penitenziaria, 8,5 dalla tutela dell'ordine e della sicurezza, un milione per le forze di polizia, un milione tolto per il controllo della sicurezza dei mari, dei porti e delle coste fino ad arrivare a 16 milioni nel 2020 e 13 nel 2021 ai carabinieri per la difesa e la sicurezza del controllo del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa è una “sporcaccionata”! Ma la cosa più grave è voler continuamente mettere il personale in divisa delle forze di polizia, i poliziotti, i carabinieri, i finanzieri, gli appartenenti alla polizia penitenziaria e all'esercito, di fronte a un dilemma morale: finanziare le proprie famiglie, il proprio portafoglio e tagliare ai cittadini, alla vocazione della loro esistenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e questa è una “sporcaccionata”, è una cosa indegna.
È per questo che, siccome le cose indegne le fanno i soggetti indegni e questo Governo dimostra di essere indegno, noi indegnamente non voteremo la fiducia a questo Governo perché non è degno, al di là dell'aspetto politico e del fatto che come opposizione dovremmo sfiduciare, e non lo faremo anche se fossimo tentati in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentanti del Governo, oggi ci troviamo a rinnovare la fiducia a questo Governo che nasce poche settimane fa a seguito di una crisi inaspettata, inattesa e innescata mentre gli italiani stavano ricaricando le batterie, dopo un anno di Governo, dopo un anno di lavoro nei propri uffici, nelle proprie attività, nelle proprie scuole e anche nelle proprie mura.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Baldino. Cortesemente, grazie ai colleghi. Prego, onorevole.
VITTORIA BALDINO (M5S). Dico che quegli italiani tutto si aspettavano tranne di ritrovarsi all'improvviso senza un Governo e senza una certezza per i propri risparmi, per le proprie pensioni, per la propria sicurezza e per il proprio futuro. Lo ricordo, Presidente, perché ascoltando l'intervento del collega che mi ha preceduto e ascoltando anche gli altri interventi della forza politica con cui stavamo al Governo fino a qualche mese fa, mi sembra che qualcuno soffra un pochino di amnesia o che, comunque, abbia rimosso quello che è successo soltanto pochi mesi fa e, forse, perché comprendo che sia anche complicato e difficile assumersi le proprie responsabilità e forse a volte è più facile scappare. Noi, invece, non siamo scappati. Non siamo scappati il 5 marzo quando, dopo il voto, i numeri ci davano in netto vantaggio, in netta maggioranza, ma non abbastanza per formare un Governo da soli e non siamo scappati nemmeno ad agosto, quando qualcuno, forse più interessato al proprio ego che agli italiani, ha deciso di mandare il Paese in esercizio provvisorio, introducendo la vera tassa piatta che è l'aumento dell'IVA, che determina un aumento indiscriminato delle tasse per tutti, indipendentemente dal reddito, con un aggravio di 600 euro a famiglia annuo, con un aggravio sui consumi e un pregiudizio sui consumi e, quindi, sulle nostre imprese e, quindi, sul PIL tanto caro a tutti ma forse solo a parole. E per rispondere alle parole del collega Iezzi in discussione sulle linee generali, che si rammaricava del fatto che il MoVimento 5 Stelle abbia cambiato idea rispetto al provvedimento sul riordino dei ministeri approvato dal precedente Governo, addirittura citando alcuni stralci degli interventi delle mie colleghe in discussione sulle linee generali e in dichiarazione di voto, io dico, tramite lei Presidente, al collega Iezzi che è vero: noi abbiamo sostenuto e difeso quel provvedimento, come abbiamo difeso e sostenuto tutti i provvedimenti che sono stati espressione di quella maggioranza. È vero: ci avevamo creduto. Siamo stati ingenui? Forse, anzi quasi sicuramente, però ci credevamo. Credevamo nel contratto di Governo e credevamo che si potessero unire le nostre forze per realizzare dei provvedimenti giusti e che fosse necessaria anche una riorganizzazione dell'assetto governativo anche sulla base di diverse attitudini, competenze e sensibilità delle persone che formano la compagine di Governo. Poi il collega Iezzi - ma anche il collega Tonelli poc'anzi - citava il “manuale Cencelli”, facendo riferimento a quella logica di spartizione dei poteri propria della Prima Repubblica e alludendo al fatto che il MoVimento 5 Stelle abbia accettato questo provvedimento per ragioni di opportunismo e non di opportunità.
Ma, allora, mi viene una domanda, Presidente: se questa è la loro forma mentis, se questo è il loro modo di pensare, cosa devo pensare, cosa dobbiamo pensare noi, che anche quel provvedimento era dettato da quelle logiche di spartizione del potere? Forse devo pensare che quel provvedimento era stato approvato per aggradare qualche esponente di quella forza politica? Questo devo pensare?
Noi, invece, ci credevamo, credevamo in quel Governo, credevamo in quel provvedimento, credevamo in quella maggioranza esattamente come ci crediamo oggi, come crediamo in questo Governo, nel quale abbiamo investito, sacrificando anche la nostra credibilità. Noi abbiamo sempre detto che non ci saremmo alleati con nessuno, ma siamo sicuri della nostra buona fede: siccome non ci curiamo dei sondaggi, non ci cibiamo dei sondaggi, non ci curiamo del consenso, noi crediamo che ne valga la pena e che fino a quando questa maggioranza riesce ad unire le proprie forze per far uscire dal buio delle persone, delle famiglie, delle imprese e dei territori che, per troppo tempo, hanno subito le conseguenze di una politica autoreferenziale, noi crediamo che, sì, ne vale la pena (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E cito un dato per rendere l'idea della bontà di quello che abbiamo fatto soltanto in pochi mesi di Governo, oltre al taglio dei parlamentari, oltre alla costruzione di una legge elettorale, oltre alla neutralizzazione dell'aumento dell'IVA, alla riduzione, finalmente, delle tasse sul costo del lavoro e all'introduzione di misure importanti a sostegno della famiglia; ma siccome è stata citata la sicurezza e ci è stato detto che noi - noi - facciamo propaganda sulla sicurezza, come se ce ne andassimo in giro travestiti da poliziotti dalla mattina alla sera, allora voglio citare un dato: in soli tre mesi, possiamo rivendicare di aver impegnato 175 milioni di euro per gli straordinari in eccedenza delle nostre forze dell'ordine, 48 milioni di euro di dotazione per gli straordinari, 179 milioni di euro per la riorganizzazione delle carriere, 600 milioni di euro di aumenti contrattuali e 12 mila assunzioni in più, a fronte, per queste voci di spesa, sapete di quanto? Di zero. Zero euro stanziati precedentemente da chi doveva garantire la nostra sicurezza. Ma anche per questo, Presidente, noi ci assumiamo le nostre responsabilità, forse, per aver creduto che un giaccone potesse fare il monaco, ma, evidentemente, ci sbagliavamo.
Noi riconosciamo che, da quando siamo arrivati al Governo, abbiamo dovuto affrontare delle emergenze, in alcuni casi, anche drammatiche - in alcune occasioni, anche i cittadini ne hanno pagato le spese con la vita e con la compromissione irreversibile delle loro condizioni economiche, sociali e familiari -, emergenze che sono il frutto delle responsabilità del passato. Però, colleghi, il fatto che noi richiamiamo alle responsabilità, non è un puntare il dito verso chi siede alla nostra destra o verso chi siede alla nostra sinistra, perché noi siamo qui ora: il MoVimento 5 Stelle ora è forza di Governo e il fatto che richiamiamo i partiti alle loro responsabilità non vuol dire che noi ci sottraiamo alle nostre responsabilità. Noi ora siamo qui e vi diciamo, colleghi, che abbiamo un'occasione unica di dare una sterzata alla visione politica, economica, sociale e culturale del nostro Paese: non dividiamoci rincorrendo il consenso, ma uniamo le nostre forze, sfruttiamo la nostra forza propulsiva, sfruttiamo anche il consenso, perché il consenso non deve essere un fine, il consenso deve essere un mezzo per raggiungere determinati obiettivi e per dare vita ad una visione politica che si condivide.
Io credo che, attraverso il dialogo e attraverso il lavoro di squadra, noi possiamo realizzare veramente degli importanti obiettivi, così come ci siamo determinati a fare quando ci siamo seduti ad un tavolo e abbiamo stilato un programma di Governo. E il MoVimento è determinato e ben felice che le forze politiche che compongono la maggioranza siano sulla nostra stessa lunghezza d'onda e siano mosse dalla medesima volontà: dalla volontà di introdurre misure a sostegno delle famiglie e dei soggetti più deboli, per far fronte all'emergenza abitativa; dalla volontà di accompagnare il nostro sistema imprenditoriale ed industriale verso una nuova fase di innovazione e produzione sostenibile in chiave ambientale, economica e sociale; di ridurre il costo del lavoro e introdurre il salario minimo orario, ridurre il gap salariale tra uomo e donna; di investire nelle nuove generazioni, nella manutenzione delle nostre infrastrutture e di incrementare gli investimenti, già stanziati, per il dissesto idrogeologico, tema che, proprio in queste ore, ci sta richiamando alle nostre responsabilità; di portare a termine l'approvazione di una legge sul conflitto d'interessi e sulla riforma della giustizia; di perseguire la legalità attraverso una seria lotta alla criminalità organizzata e alla grande evasione fiscale; di riformare e semplificare il nostro sistema fiscale; di riformare il regolamento di Dublino e contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani; di proseguire nella strada, già avviata, di rilancio del Sud Italia, con investimenti e misure mirati per far fronte allo spopolamento di intere regioni e di far sviluppare il turismo, settore strategico per la nostra bellissima penisola. Quindi, Presidente, mi avvio a conclusione. Noi non siamo qui per sventolare bandierine, non siamo noi in perenne campagna elettorale: abbiamo un compito, un obiettivo, è per questo che siamo entrati in Parlamento ed è questo obiettivo che vogliamo realizzare. Per tutti questi motivi rinnoviamo la fiducia in questo Governo e la rinnoveremo sempre, fino a quando riusciremo ad unire le nostre forze per approvare dei provvedimenti giusti per i cittadini italiani. Quindi, esprimo, a nome del MoVimento 5 Stelle, il voto favorevole alla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Salutiamo l'Istituto comprensivo statale “Kennedy” di Nusco, in provincia di Avellino, con i suoi insegnanti e i suoi studenti, che sono venuti qui oggi a seguire i nostri lavori (Applausi).
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 13,30, sospendo la seduta fino a tale ora.
Procediamo sin d'ora all'estrazione del nome dal quale si comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama inizierà dalla collega Spadoni.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 13,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2242)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
La chiama avrà inizio dalla deputata Spadoni.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 13,35)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 13,40)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 15,05)
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti e votanti ………520
Maggioranza:…………. 261
Hanno risposto sì:….. …311
Hanno risposto no:…. …209
La Camera approva.
Sono così precluse tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Adelizzi Cosimo
Aiello Davide
Aiello Piera
Alemanno Maria Soave
Amitrano Alessandro
Angiola Nunzio
Annibali Lucia
Anzaldi Michele
Aprile Nadia
Aresta Giovanni Luca
Ascari Stefania
Azzolina Lucia
Baldino Vittoria
Barbuto Elisabetta Maria
Baroni Massimo Enrico
Barzotti Valentina
Battelli Sergio
Bazoli Alfredo
Bella Marco
Benamati Gianluca
Berardini Fabio
Berlinghieri Marina
Bersani Pier Luigi
Berti Francesco
Bilotti Anna
Boldrini Laura
Bologna Fabiola
Bonafede Alfonso
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Borghi Enrico
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Brescia Giuseppe
Bruno Raffaele
Bruno Bossio Vincenza
Buffagni Stefano
Buompane Giuseppe
Buratti Umberto
Cabras Pino
Cadeddu Luciano
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Cantini Laura
Cantone Carla
Cantone Luciano
Carabetta Luca
Carbonaro Alessandra
Care' Nicola
Carinelli Paola
Carnevali Elena
Casa Vittoria
Caso Andrea
Cassese Gianpaolo
Castelli Laura
Cataldi Roberto
Cattoi Maurizio
Ceccanti Stefano
Cecconi Andrea
Cenni Susanna
Chiazzese Giuseppe
Ciampi Lucia
Cillis Luciano
Cimino Rosalba
Ciprini Tiziana
Colaninno Matteo
Cominardi Claudio
Conte Federico
Corda Emanuela
Corneli Valentina
Costanzo Jessica
Crippa Davide
Critelli Francesco
Cubeddu Sebastiano
Cunial Sara
Curro' Giovanni
Dadone Fabiana
Daga Federica
Dal Moro Gian Pietro
D'Alessandro Camillo
D'Arrando Celeste
De Carlo Sabrina
De Filippo Vito
De Giorgi Rosalba
De Girolamo Carlo Ugo
De Lorenzis Diego
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Menech Roger
De Micheli Paola
De Toma Massimiliano
Deiana Paola
Del Basso De Caro Umberto
Del Grosso Daniele
Del Monaco Antonio
Del Re Emanuela Claudia
Del Sesto Margherita
Delrio Graziano
Di Giorgi Rosa Maria
Di Lauro Carmen
Di Maio Luigi
Di Maio Marco
Di Sarno Gianfranco
Di Stasio Iolanda
Di Stefano Manlio
D'Inca' Federico
D'Ippolito Giuseppe
Donno Leonardo
Dori Devis
D'Orso Valentina
D'Uva Francesco
Ehm Yana Chiara
Emiliozzi Mirella
Epifani Ettore Guglielmo
Ermellino Alessandra
Fantinati Mattia
Faro Marialuisa
Fassina Stefano
Fassino Piero
Federico Antonio
Fiano Emanuele
Ficara Paolo
Flati Francesca
Fontana Ilaria
Forciniti Francesco
Fornaro Federico
Fraccaro Riccardo
Fragomeli Gian Mario
Frailis Andrea
Franceschini Dario
Frate Flora
Fratoianni Nicola
Fregolent Silvia
Frusone Luca
Fusacchia Alessandro
Gadda Maria Chiara
Gagnarli Chiara
Galizia Francesca
Gallinella Filippo
Gallo Luigi
Gariglio Davide
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giannone Veronica
Giarrizzo Andrea
Giordano Conny
Giorgis Andrea
Giuliano Carla
Giuliodori Paolo
Grande Marta
Gribaudo Chiara
Grillo Giulia
Grimaldi Nicola
Grippa Carmela
Gubitosa Michele
Guerini Lorenzo
Ianaro Angela
Incerti Antonella
Invidia Niccolo'
Iorio Marianna
Iovino Luigi
L'Abbate Giuseppe
Lacarra Marco
Lapia Mara
Lattanzio Paolo
Lepri Stefano
Librandi Gianfranco
Licatini Caterina
Liuzzi Mirella
Lombardo Antonio
Longo Fausto
Lorenzin Beatrice
Lorenzoni Gabriele
Losacco Alberto
Lotti Luca
Lovecchio Giorgio
Macina Anna
Madia Maria Anna
Maglione Pasquale
Manca Alberto
Manca Gavino
Mancini Claudio
Manzo Teresa
Maraia Generoso
Mariani Felice
Marino Bernardo
Martina Maurizio
Martinciglio Vita
Masi Angela
Melicchio Alessandro
Melilli Fabio
Menga Rosa
Miceli Carmelo
Micillo Salvatore
Migliore Gennaro
Migliorino Luca
Minniti Marco
Mor Mattia
Moretto Sara
Morgoni Mario
Mura Romina
Nappi Silvana
Nardi Martina
Navarra Pietro
Nesci Dalila
Nitti Michele
Nobili Luciano
Noja Lisa
Occhionero Giuseppina
Olgiati Riccardo
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Orrico Anna Laura
Padoan Pietro Carlo
Pagani Alberto
Pagano Ubaldo
Paita Raffaella
Pallini Maria
Palmisano Valentina
Papiro Antonella
Parentela Paolo
Parisse Martina
Pastorino Luca
Paxia Maria Laura
Pellicani Nicola
Penna Leonardo Salvatore
Perantoni Mario
Perconti Filippo Giuseppe
Pezzopane Stefania
Piccoli Nardelli Flavia
Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano
Prestipino Patrizia
Provenza Nicola
Quartapelle Procopio Lia
Raciti Fausto
Raduzzi Raphael
Raffa Angela
Ricciardi Riccardo
Rizzo Nervo Luca
Rizzone Marco
Romaniello Cristian
Romano Andrea
Romano Paolo Nicolo'
Rosato Ettore
Rospi Gianluca
Rossi Andrea
Rossini Emanuela
Rossini Roberto
Rostan Michela
Rotta Alessia
Ruocco Carla
Russo Giovanni
Saitta Eugenio
Salafia Angela
Sapia Francesco
Sarli Doriana
Sarti Giulia
Scagliusi Emanuele
Scanu Lucia
Scerra Filippo
Schiro' Angela
Scutella' Elisa
Segneri Enrica
Sensi Filippo
Serracchiani Debora
Serritella Davide
Sibilia Carlo
Silvestri Francesco
Silvestri Rachele
Siragusa Elisa
Sodano Michele
Soverini Serse
Spadafora Vincenzo
Spadoni Maria Edera
Speranza Roberto
Spessotto Arianna
Sportiello Gilda
Stumpo Nicola
Suriano Simona
Sut Luca
Tabacci Bruno
Termini Guia
Terzoni Patrizia
Testamento Rosa Alba
Toccafondi Gabriele
Tofalo Angelo
Topo Raffaele
Torto Daniela
Trano Raffaele
Traversi Roberto
Tripiedi Davide
Tripodi Elisa
Trizzino Giorgio
Tucci Riccardo
Tuzi Manuel
Ungaro Massimo
Vacca Gianluca
Valente Simone
Vallascas Andrea
Varrica Adriano
Vazio Franco
Verini Walter
Vianello Giovanni
Villani Virginia
Villarosa Alessio
Viscomi Antonio
Vitiello Catello
Zan Alessandro
Zanichelli Davide
Zardini Diego
Zennaro Antonio
Zolezzi Alberto
Hanno risposto no:
Acquaroli Francesco
Andreuzza Giorgia
Aprea Valentina
Badole Mirco
Bagnasco Roberto
Baldelli Simone
Baldini Maria Teresa
Baratto Raffaele
Barelli Paolo
Bartolozzi Giusi
Basini Giuseppe
Battilocchio Alessandro
Bellucci Maria Teresa
Belotti Daniele
Benedetti Silvia
Benvenuto Alessandro Manuel
Bianchi Matteo Luigi
Biancofiore Michaela
Bignami Galeazzo
Billi Simone
Binelli Diego
Bisa Ingrid
Bitonci Massimo
Boldi Rossana
Bond Dario
Boniardi Fabio Massimo
Bordonali Simona
Borghi Claudio
Brunetta Renato
Bucalo Carmela
Butti Alessio
Caffaratto Gualtiero
Caiata Salvatore
Calabria Annagrazia
Cannatelli Pasquale
Cannizzaro Francesco
Caon Roberto
Caparvi Virginio
Capitanio Massimiliano
Cappellacci Ugo
Caretta Maria Cristina
Carfagna Maria Rosaria
Carrara Maurizio
Casciello Luigi
Casino Michele
Cassinelli Roberto
Castiello Giuseppina
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Cecchetti Fabrizio
Centemero Giulio
Cestari Emanuele
Ciaburro Monica
Coin Dimitri
Colla Jari
Colmellere Angela
Comaroli Silvana Andreina
Comencini Vito
Covolo Silvia
Crippa Andrea
Cristina Mirella
Dall'Osso Matteo
Dara Andrea
D'Attis Mauro
De Angelis Sara
De Carlo Luca
De Martini Guido
Deidda Salvatore
Della Frera Guido
Delmastro Delle Vedove Andrea
D'Eramo Luigi
D'Ettore Felice Maurizio
Di Muro Flavio
Donina Giuseppe Cesare
Donzelli Giovanni
Durigon Claudio
Fantuz Marica
Fasano Vincenzo
Fascina Marta Antonia
Ferrari Roberto Paolo
Ferro Wanda
Fiorini Benedetta
Fogliani Ketty
Fontana Gregorio
Fontana Lorenzo
Foscolo Sara
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Frassini Rebecca
Furgiuele Domenico
Galantino Davide
Galli Dario
Gastaldi Flavio
Gemmato Marcello
Gerardi Francesca
Giaccone Andrea
Giacometti Antonietta
Giacometto Carlo
Giacomoni Sestino
Giglio Vigna Alessandro
Giorgetti Giancarlo
Gobbato Claudia
Guidesi Guido
Gusmeroli Alberto Luigi
Iezzi Igor Giancarlo
Invernizzi Cristian
Labriola Vincenza
Latini Giorgia
Lazzarini Arianna
Legnaioli Donatella
Liuni Marzio
Lo Monte Carmelo
Locatelli Alessandra
Lollobrigida Francesco
Lorenzoni Eva
Loss Martina
Lucaselli Ylenja
Lucchini Elena
Maccanti Elena
Maggioni Marco
Mandelli Andrea
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Marchetti Riccardo Augusto
Marin Marco
Maschio Ciro
Maturi Filippo
Mazzetti Erica
Milanato Lorena
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Molteni Nicola
Montaruli Augusta
Morelli Alessandro
Moschioni Daniele
Mule' Giorgio
Murelli Elena
Napoli Osvaldo
Nevi Raffaele
Novelli Roberto
Occhiuto Roberto
Orsini Andrea
Osnato Marco
Panizzut Massimiliano
Paolini Luca Rodolfo
Parolo Ugo
Patassini Tullio
Paternoster Paolo
Pella Roberto
Picchi Guglielmo
Piccolo Tiziana
Pittalis Pietro
Polidori Catia
Polverini Renata
Porchietto Claudia
Potenti Manfredi
Pretto Erik Umberto
Prisco Emanuele
Racchella Germano
Raffaelli Elena
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Ribolla Alberto
Rixi Edoardo
Rizzetto Walter
Rotelli Mauro
Rotondi Gianfranco
Ruffino Daniela
Ruggieri Andrea
Russo Paolo
Saccani Jotti Gloria
Saltamartini Barbara
Sangregorio Eugenio
Santelli Jole
Sarro Carlo
Sasso Rossano
Savino Elvira
Savino Sandra
Silli Giorgio
Silvestroni Marco
Siracusano Matilde
Sisto Francesco Paolo
Spena Maria
Sutto Mauro
Tarantino Leonardo
Tartaglione Annaelsa
Tateo Anna Rita
Tiramani Paolo
Toccalini Luca
Tomasi Maura
Tombolato Giovanni Battista
Tondo Renzo
Tonelli Gianni
Trancassini Paolo
Tripodi Maria
Turri Roberto
Valbusa Vania
Vallotto Sergio
Varchi Maria Carolina
Vietina Simona
Vito Elio
Viviani Lorenzo
Zanella Federica
Zanettin Pierantonio
Zangrillo Paolo
Zicchieri Francesco
Ziello Edoardo
Zordan Adolfo
Zucconi Riccardo
Si sono astenuti:
Nessuno
Sono in missione:
Ascani Anna
Bazzaro Alex
Boccia Francesco
Businarolo Francesca
Cantalamessa Gianluca
Cirielli Edmondo
Colletti Andrea
Colucci Alessandro
Del Barba Mauro
Dieni Federica
Ferraresi Vittorio
Fioramonti Lorenzo
Formentini Paolo
Gebhard Renate
Gelmini Mariastella
Grimoldi Paolo
Lorefice Marialucia
Lupi Maurizio
Marrocco Patrizia
Marzana Maria
Mauri Matteo
Morani Alessia
Morassut Roberto
Pedrazzini Claudio
Rizzo Gianluca
Scalfarotto Ivan
Schullian Manfred
Tasso Antonio
Vignaroli Stefano
Volpi Leda
Volpi Raffaele
Zoffili Eugenio
PRESIDENTE. Avverto che consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2242)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, che riproducono il contenuto di emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente o che comunque trattano materie estranee rispetto ai contenuti del provvedimento in esame: ordine del giorno n. 9/2242/17 Potenti, che prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni possa erogare sanzioni anche in caso di inottemperanza agli ordini impartiti a tutela del diritto d'autore; ordine del giorno n. 9/2242/18 Turri, che prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni possa ordinare la disabilitazione dell'accesso ai contenuti diffusi da fornitori abusivi di servizi di media; ordine del giorno n. 9/2242/19 Cavandoli, volto a sollecitare l'emanazione del bando per l'assegnazione del titolo di “Capitale italiana della cultura” per l'anno 2021; ordine del giorno n. 9/2242/37 Vinci, volto ad ampliare il controllo preventivo della Corte dei conti; ordine del giorno n. 9/2242/76 Zucconi, volto a istituire un fondo per il sostegno dell'offerta turistica a cui possano accedere le regioni; ordine del giorno n. 9/2242/81 Mollicone, concernente iniziative per il miglioramento e l'estensione dell'utilizzo dello strumento dell'Art Bonus.
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Colleghi, vi chiedo attenzione, c'è la rappresentante del Governo che sta iniziando l'espressione dei pareri.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Ordine del giorno n. 9/2242/1 Cassese, favorevole; ordine del giorno n. 9/2242/2 Tommaso Foti, favorevole; ordine del giorno n. 9/2242/3 Raffaelli, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità che anche nella nuova organizzazione del Ministero si riconosca un ruolo centrale alle questioni relative al risanamento ambientale, dissesto idrogeologico ed eventi sismici”. Ordine del giorno n. 9/2242/4 Lucchini, favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità che anche nella nuova organizzazione del Ministero un ruolo centrale sia riconosciuto alle questioni relative all'economia circolare”. Ordine del giorno n. 9/2242/5 Eva Lorenzoni, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/6 Maggioni, favorevole, ordine del giorno n. 9/2242/7 Giglio Vigna, invito al ritiro o parere contrario; ordine del giorno n. 9/2242/8 Andreuzza, invito al ritiro o parere contrario; ordine del giorno n. 9/2242/9 Binelli, invito al ritiro o parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/2242/10 Colla invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/11 Dara invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/12 Patassini invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/13 Legnaioli parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/14 Di Muro parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/15 Bisa parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/16 Tateo invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/20 Bubisutti parere favorevole, perché gli altri erano inammissibili, giusto, Presidente?
PRESIDENTE. Sì.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ordine del giorno n. 9/2242/21 Liuni parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/22 Loss parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/23 Golinelli parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/24 Gastaldi parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di proseguire”. Ordine del giorno n. 9/2242/25 Guidesi parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/26 Manzato parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di individuare misure finalizzate a sviluppare una rete di interventi sinergici tra il MiPAAF e il MiBACT per continuare a valorizzare il turismo enogastronomico che rende il nostro Paese unico al mondo”. Ordine del giorno n. 9/2242/27 Viviani invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/28 Racchella parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/29 Basini invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/30 Ciaburro invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/31 Paternoster invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/32 Molteni parere favorevole con la seguente riformulazione, anche per quanto riguarda le premesse. Si trasformerebbe in questo modo l'ordine del giorno: “l'articolo 3-bis del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, incrementa di 60,5 milioni di euro il fondo per il riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle forze di Polizia e delle Forze armate, utilizzando risorse già stanziate dai Ministeri per altri programmi”. Chiediamo la soppressione delle altre premesse. Nel dispositivo: “impegna il Governo ad adottare opportune iniziative volte ad individuare” e il resto dell'impegno rimarrebbe identico. Ordine del giorno n. 9/2242/33 Tonelli una riformulazione simile a quella di prima, per cui viene modificato anche nelle premesse e si trasformerebbe in questo modo: “l'articolo 3-bis del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, incrementa di 60,5 milioni di euro il fondo per il riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle forze di Polizia e delle Forze armate, utilizzando risorse già stanziate dai Ministeri per altri programmi”. Chiederemmo la soppressione delle altre premesse. Nel dispositivo: “impegna il Governo ad adottare opportune iniziative volte a incrementare ulteriormente nella prossima legge di bilancio per il 2020 le risorse finanziarie da destinare al fondo per il riordino delle carriere delle forze di Polizia e delle Forze armate”. Ordine del giorno n. 9/2242/34 Ferrari parere favorevole, se riformulato come il n. 9/2242/33 Tonelli che ho appena letto. Ordine del giorno n. 9/2242/35 Iezzi invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/36 Bordonali invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/38 Stefani parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/39 Invernizzi invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/40 Billi parere favorevole con la riformulazione anche nelle premesse, al terzo capoverso: “che il provvedimento determina altresì la soppressione di una Direzione generale in seno al Ministero dello Sviluppo economico con il conseguente trasferimento delle competenze alla Farnesina”. Nel dispositivo: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di riferire” e poi l'impegno rimane identico. Ordine del giorno n. 9/2242/41 Picchi parere favorevole con riformulazione: “a continuare a predisporre il documento finale della cabina di regia per l'Italia internazionale”. Ordine del giorno n. 9/2242/42 Formentini parere favorevole con la seguente riformulazione: “ad espandere, anche a seguito...
PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario. Colleghi, colleghi! Prego.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Lo rileggo: “ad espandere, anche a seguito del trasferimento delle funzioni di cui in premessa, le proprie attività di promozione commerciale nei confronti dei Paesi ritenuti prioritari dalla cabina di regia per l'Italia internazionale”. Ordine del giorno n. 9/2242/43 Zoffili invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/44 Grimoldi parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2242/45 Toccalini parere favorevole con riformulazione: “ad assumere tutte le iniziative ritenute più idonee ad assicurare la diffusione capillare delle informazioni concernenti i bandi di gara europei ed internazionali aperti alla partecipazione delle micro e piccole imprese italiane, continuando il supporto a favore delle aziende che decideranno di prendere parte alle relative procedure di gara”. Ordine del giorno n. 9/2242/46 Ribolla parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a sostenere adeguatamente gli interessi degli esportatori nazionali attivi nel comparto generalizzato in premessa”. Ordine del giorno n. 9/2242/47 Di San Martino Lorenzato Di Ivrea invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/48 Comencini invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/49 Patelli invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/50 Latini parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/51 Piccolo, parere favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2242/52 Boniardi invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/53 Zicchieri, parere favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2242/54 Furgiuele parere favorevole come raccomandazione, riformulato, però, in questo modo: “ad informare le Commissioni parlamentari competenti sui risultati dei progetti locali di cui in premessa”. Ordine del giorno n. 9/2242/55 Pretto, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/56 Fantuz, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/57 Mulé, parere favorevole con riformulazione: “a dare puntuale attuazione all'articolo 12 del decreto-legge n. 109 del 2018, attuando tutti gli interventi necessari a garantire la piena funzionalità e attività dell'Ansfisa”. Ordine del giorno n. 9/2242/58 Baldelli, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/59 Silvestroni, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/60 Frassinetti, parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di”. Ordine del giorno n. 9/2242/61 Deidda, parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di differire l'entrata in vigore del ridimensionamento delle dotazioni” e va avanti così come presentato. Ordine del giorno n. 9/2242/62 Caretta, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/63 Rampelli, lo accoglieremmo come raccomandazione, perché già compreso dalle norme richiamate. Ordine del giorno n. 9/2242/64 Gemmato, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/65 Acquaroli, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/66 Trancassini, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/67 Butti, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/68 Maschio, parere favorevole con riformulazione: si modifica anche nelle premesse, all'ultimo capoverso, dopo “il MiSE”, si chiede la soppressione, e l'impegno è: “a valutare la possibilità di garantire al personale oggetto di trasferimento di cui al citato articolo 2, comma 3, un inquadramento equivalente o migliorativo rispetto a quello detenuto presso il MiSE”. Ordine del giorno n. 9/2242/69 Varchi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/70 Ferro, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/71 Bucalo, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/72 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro o parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/2242/73 Montaruli, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/74 Baldini, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/75 Osnato, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/77 Prisco, favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo ad assicurare adeguate risorse finanziarie a seguito del trasferimento al Ministero per i Beni e le attività culturali delle funzioni inerenti al turismo”.
Ordine del giorno n. 9/2242/78 Luca De Carlo, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/79 Galantino, favorevole con riformulazione: soppressione dell'ultimo capoverso della premessa, e, nell'impegno, “a valutare la possibilità di porre in essere le misure idonee a recuperare ulteriori risorse per compensare i sacrifici degli appartenenti alle Forze armate”.
Ordine del giorno n. 9/2242/80 Lollobrigida, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2242/82 Mantovani, invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2242/1 Cassese, favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2242/2 Foti, favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2242/3 Raffaelli, favorevole con riformulazione. Si accetta? D'accordo.
Ordine del giorno n. 9/2242/4 Lucchini, favorevole con riformulazione. Si accetta.
Ordine del giorno n. 9/2242/5 Lorenzoni, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? D'accordo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/5 Lorenzoni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Ordine del giorno n. 9/2242/6 Maggioni, favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2242/7 Giglio Vigna, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/7 Giglio Vigna, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2242/8 Andreuzza, invito al ritiro o parere contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Andreuzza. Ne ha facoltà.
GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Ma semplicemente perché io sono un po' sorpresa del parere contrario a questo ordine del giorno, perché si parla del codice identificativo delle strutture ricettive. Allora, un tema che è stato condiviso, se ricordo, molto bene con il gruppo dei 5 Stelle, ma anche del PD, sia quando abbiamo fatto la legge delega sul turismo, ma anche inserito nel “decreto crescita”. Nel “decreto crescita” erano stabiliti trenta giorni addirittura per attivare quella che era appunto questa ricognizione per creare questo codice identificativo.
Ecco, io sinceramente vorrei che il Governo rivalutasse questa cosa, perché anche da parte di tutte le categorie del turismo, e sono più di cinquanta quelle che abbiamo audito in Commissione, c'era assolutamente un invito ad essere rapidi nell'attuare il codice identificativo delle strutture. Se posso avere una risposta, e se no sicuramente andiamo al voto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Per esprimere il voto favorevole di Fratelli d'Italia su questo ordine del giorno, e ribadire la necessità assoluta che si arrivi finalmente a un'applicazione del codice identificativo, nell'interesse di ogni parte.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/8 Andreuzza, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Ordine del giorno Binelli n. 9/2242/9, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Lo mettiamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Binelli n. 9/2242/9, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Ordine del giorno n. 9/2242/10 Colla, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/10 Colla, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Ordine del giorno n. 9/2242/11 Dara, invito al ritiro o parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/11 Dara, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Ordine del giorno n. 9/2242/12 Patassini, invito al ritiro o parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/12 Patassini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Ordini del giorno n. 9/2242/13 Legnaioli, n. 9/2242/14 Di Muro e n. 9/2242/15 Bisa, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/16 Tateo, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/16 Tateo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Ordini del giorno n. 9/2242/20 Bubisutti, n. 9/2242/21 Liuni, n. 9/2242/22 Loss e n. 9/2242/23 Golinelli, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2242/24 Gastaldi, favorevole con riformulazione. Viene accettata? D'accordo.
Ordine del giorno n. 9/2242/25 Guidesi, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2242/26 Manzato, favorevole con riformulazione: viene accettata.
Ordine del giorno n. 9/2242/27 Viviani, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/27 Viviani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Ordine del giorno n. 9/2242/28 Racchella, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2242/29 Basini, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/29 Basini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Ordine del giorno n. 9/2242/30 Ciaburro, invito al ritiro o parere contrario.
Lo mettiamo in votazione? Lo mettiamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/30 Ciaburro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/31 Paternoster, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Ordine del giorno n. 9/2242/32 Molteni, parere favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2242/33 Tonelli, parere favorevole con riformulazione: sì.
Ordine del giorno n. 9/2242/34 Ferrari, parere favorevole con riformulazione: viene accettata.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2242/35 Iezzi, sul quale c'è un invito al ritiro o parere contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Noi abbiamo denunciato una serie di provvedimenti sbagliati in questo decreto-legge: uno, in particolare, secondo noi, è veramente vergognoso e, cioè, il finto incremento di 60 milioni di euro alle forze dell'ordine per il riordino delle carriere. Perché finto incremento? Finto incremento perché, in realtà, voi non mettete una lira in più rispetto a quello che è già destinato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma semplicemente andate a prendere dei fondi da altre voci, sempre legate alla sicurezza, per girarle al riordino delle carriere. In particolare, voi prendete 3 milioni alla polizia penitenziaria per girarli alle forze dell'ordine; voi prendete 8 milioni e mezzo al contrasto dell'illegalità, cioè al Viminale, per girarli alle forze dell'ordine, al riordino delle carriere; voi prendete 16 milioni nel 2020 e 13 milioni nel 2021, soldi già destinati ai carabinieri, per girarli alle forze dell'ordine e alla polizia. Un provvedimento che non ha nessuna logica, perché voi semplicemente togliete i soldi dalla tasca destra e li mettete nella tasca sinistra.
Allora, noi vi chiediamo, con questo ordine del giorno, di cercare all'interno della legge di bilancio un'altra fonte di finanziamento. Perché? Per un motivo molto semplice: perché le forze dell'ordine, i nostri poliziotti, i nostri agenti non possono essere presi in giro da persone come voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). I nostri agenti hanno il diritto di essere trattati per quello che valgono, cioè per persone che per poche lire sacrificano, a volte, anche la propria vita per difendere la nostra sicurezza e la possibilità di vivere tranquilli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Però devo dire che non sono sorpreso dal vostro atteggiamento, perché voi, la vostra maggioranza, i partiti che sostengono questo Governo ci hanno già dato modo di vedere cosa pensano delle forze dell'ordine. Voi siete quelli che avete proposto il numero identificativo per gli agenti e per le forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); voi siete coloro - ed è in discussione questa settimana nella I Commissione - che hanno proposto una commissione sui diritti umani formata dalle ONG che dovrebbe verificare il lavoro che fa la nostra polizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma vi rendete conto? Le ONG che devono valutare il lavoro dei poliziotti: una roba ridicola. Come è ridicolo l'atteggiamento, per esempio, che avete avuto quando noi abbiamo approvato il “decreto sicurezza”, quando vi siete opposti a considerare come aggravante, all'interno delle manifestazioni, la resistenza a pubblico ufficiale; o come quando vi siete opposti all'archiviazione per lieve entità del fatto, per esempio, quando, resistendo ad un pubblico ufficiale, un manifestante sputa su una delle nostre divise dei nostri agenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Allora, noi non ci sorprendiamo di questo provvedimento da parte vostra e del voto contrario al nostro ordine del giorno, perché voi siete quelle forze politiche che, da sempre, puntano il dito contro le forze dell'ordine. Noi, a differenza vostra, stiamo dalla loro parte; noi, a differenza vostra, difendiamo e tuteliamo la sicurezza dei nostri cittadini e gli agenti che difendono la possibilità dei nostri cittadini di vivere tranquilli nelle nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Mi sarei aspettato, a fronte di questo ordine del giorno, una smentita da parte del Governo, perché, se questi dati fossero assolutamente veri - e invito i colleghi a leggere questo ordine del giorno, quantomeno per la parte numerica e per quanto riferisce -, noi assisteremmo, ancora una volta, ad un inaccettabile gioco delle tre carte e soltanto la stima che ho nei confronti di chi siede ai banchi del Governo in questo momento mi impedisce di essere più pesante nella definizione di questo “dai, togli e prendi”. Perché se fosse vero che all'amministrazione penitenziaria, che a me sta particolarmente a cuore perché si tratta di soggetti che rischiano quotidianamente delle conseguenze molto pesanti in ordine all'adempimento del dovere, vengono tolti 3 milioni di euro; se è vero che la tutela dell'ordine e della sicurezza perde 8,5 milioni; se è vero che viene tolto un milione di euro per le forze di polizia del Ministero dell'Interno, un altro milione di euro per il controllo della sicurezza nei mari, nei porti e nelle coste al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e ben 16 milioni nel 2020 e 13 nel 2021 ai carabinieri, io credo che siamo veramente di fronte ad uno scempio, oltre che, fatemelo dire, ad un artificio e raggiro nei confronti di chi pensa che, magari, vengono conferite delle utilità, dei benefit nei confronti delle forze dell'ordine soltanto per il riordino delle carriere. Chiedo a quest'Aula: si possono scambiare? Sono beni che si possono scambiare: il riordino delle carriere con la sicurezza?
Ecco io credo che questo pannicello caldo, questa nebbia che dovrebbe oscurare la nostra coscienza vada, in qualche modo, denunciata. Certo, è un ordine del giorno, però è sintomatico, perché, se questi numeri e queste realtà fossero veri, e nessuno li ha contestati, nessuno ha il coraggio di dire che non sono veri, io credo che siamo di fronte (Commenti del deputato Fiano)… collega Fiano, che è tanto sensibile su questi dati, dovrebbe essere un po' più rigoroso anche quando sta in maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier)…voglio dire che siamo di fronte ad una sorta di tentativo di finto aiuto alle forze dell'ordine.
Allora, se questo ordine del giorno serve a dire al Parlamento che questi sono i sussidi e che, in realtà, questo è un provvedimento che finge di aiutare le Forze dell'ordine per nascondere altri tipi di intervento in altri settori, questa è proprio l'idea che questo Governo offre al Parlamento e all'intera nazione.
Presidente, credo che questo non sia un ordine del giorno come gli altri, è un ordine del giorno che ha bisogno di una smentita. Se questa smentita non ci fosse, come ad oggi non ne ho sentita una, io penso che ciascuno di noi dovrebbe votarlo per dire e dire alle nostre Forze dell'ordine che questo è un Parlamento che vuole aiutare le Forze dell'ordine e non semplicemente – scusate - imbrogliarle (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Quartapelle. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Io volevo semplicemente puntualizzare rispetto a quello che diceva il collega Iezzi sulla Commissione nazionale indipendente dei diritti umani. Per giustificare le posizioni della Lega su dei dati non particolarmente veritieri - come diceva anche il collega Fiano - sulle Forze di polizia, il collega Iezzi porta in discussione anche la vicenda della Commissione nazionale sui diritti umani. Si tratta di un impegno che l'Italia si è presa più volte in sede internazionale, su cui il nostro Parlamento sta lavorando.
Siamo uno dei tre Paesi dell'Unione europea che non ha un organismo indipendente a cui si può ricorrere in caso di violazione dei diritti umani nel nostro Paese. Io credo che dei diritti umani non si debba avere paura, che non si debbano utilizzare contro qualcuno, sono uno strumento a tutela dei cittadini italiani, in alcuni casi possono essere stati violati ed è per questo importante che il nostro Paese si doti di uno strumento indipendente dall'attività governativa per verificare, tutelare e promuovere la cultura dei diritti umani nel nostro Paese.
Capisco che per la Lega questi siano dei concetti molto estranei alla loro cultura, non sono estranei alla nostra e noi andremo avanti con quella proposta e la approveremo, perché sono troppi anni che il nostro Paese attende di essere messo in regola da questo punto di vista (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Giusto per rassicurare il collega Sisto che, purtroppo, quei dati sono veri. In Commissione difesa, noi come centrodestra, Forza Italia, Lega, abbiamo bocciato questo provvedimento, perché nei documenti anche della Camera c'è scritto chiaramente che i fondi per il riordino delle carriere, ma anche per gli straordinari di “Strade Sicure” che aumentano di qualche ora, non vengono da nuovi capitoli di bilancio o nuovi fondi, sono presi all'interno dei capitoli della Difesa: “Strade Sicure” dal capitolo del personale e FESI e questi del riordino delle carriere da Carabinieri, Polizia penitenziaria e da capitoli della Difesa che vedranno ridotte altre voci.
È questa la presa in giro: dire che comunque sono nuovi fondi, nuovi aiuti alle Forze Armate, quando con una mano tu prendi dalle tasche dei soldati e dei militari e con l'altra fai vedere che li stai regalando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Sono sorpreso che il collega Sisto, in genere così abile nelle arringhe in quest'Aula, non abbia, prima della politica, controllato l'aritmetica, perché non è difficile: la somma dei numeri che il collega Iezzi ha qui esposto, parlo del 2020, sono circa 25 milioni su 60, ok? È il 2020... circa 26 milioni - 3 più 8 e mezzo più 1 più 1 più 16 - che, secondo il collega Iezzi, vengono sottratti alle Forze dell'ordine. Per darli a chi, onorevole Sisto? Alle Forze dell'ordine.
Guardiamo, però, il bilancio - io l'ho già citato l'altro giorno parlando al collega Ziello, signora Presidente - e facciamo due conti semplici semplici, onorevole Sisto, so che lei è molto attento. Per gli straordinari in eccedenza, il precedente Governo ha lasciato una somma ingente: zero euro, zero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo Governo ne mette 175. Tenga i conti fino alla fine, onorevole Sisto, le ho parlato di 25 milioni, che, secondo la Lega - secondo me no - vengono sottratti alle forze dell'ordine. Siamo a più 178 meno 26. Per la dotazione di straordinari, il Governo precedente ha lasciato 38 milioni, che diventano 48. Quindi, siamo a 175 più 10 meno 25. Per la riorganizzazione delle carriere ne ha lasciati 119 - se vuole le dico dove li prendeva i precedenti 119 il precedente Governo, di cui faceva parte l'onorevole Salvini, suo sodale nelle politiche sulle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) - e questo Governo ne mette 179, ok?
Sugli aumenti contrattuali, cioè sulla firma di un contratto (il precedente l'ha firmato il Governo Gentiloni e la Lega era all'opposizione di quella firma del contratto), il precedente Governo, cioè il Ministro dell'Interno Salvini, il segretario del partito dell'onorevole Iezzi, ha lasciato 330 milioni e noi ne mettiamo 600 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È capace di dirmi se la somma, alla fine, è dalla parte di chi ha messo centinaia di milioni o dalla parte di chi sostiene falsamente che siano stati sottratti 25 milioni?
Ma concludo sulla politica, onorevole Sisto e anche onorevole Deidda, visto che lei ha votato contro l'operazione “Strade Sicure” in Commissione difesa per la prima volta nella storia del centrodestra. Aggiungo una cosa: forse voi avete assistito alle audizioni del comparto sicurezza, soccorso pubblico e difesa, nella I Commissione della Camera. Che cosa chiedevano? Chiedevano i soldi per il riordino delle carriere e, dunque, per l'aumento della loro paga, o no? O io sogno? E ci sono le relazioni scritte!
E quando qui si cita, a nome dell'onorevole Iezzi, meno un milione di euro per le Forze di polizia al Ministero dell'Interno, bisognerebbe dire che ne sono stati aggiunti 300 per il loro contratto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva), perché arrivano nelle loro tasche quei soldi! Abbiamo sottratto un milione per rimetterne 300 nel contratto e l'ultimo contratto firmato in dieci anni in questo Paese non è stato firmato mai né da Forza Italia, né dalla Lega: uno noi nel 2017, secondo contratto noi nel 2019! Quando potrete dimostrare che io dico il falso, tornate pure (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Bordonali. Ne ha facoltà.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Molto velocemente perché in un minuto è difficile ribattere a quello che ha detto il collega Fiano, però basta solo ricordare che, nel 2017, non avete pagato gli straordinari, che abbiamo pagato noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E basta solo ricordare questo.
Poi, collega Fiano, come lei ha incolpato il collega Sisto di non saper far aritmetica, io la incolpo di non saper leggere, perché basta prendere il dossier, a pagina 59, e lei vedrà che, come ha detto giustamente il collega Iezzi, quei 60 milioni non sono 60 milioni aggiuntivi, voi li avete presi da altri capitoli di spesa, la somma è 60,5! Il collega Iezzi ha fatto semplicemente l'elenco di alcune situazioni (Commenti del deputato Fiano).
Per quanto riguarda la necessità di riconoscere ulteriori risorse alle forze dell'ordine, siamo d'accordo, ma come dice il nostro ordine del giorno - che voi boccerete perché non è stato accolto - trovatele altrove, toglietele già in questo decreto! Voi andate a dare soldi per le assunzioni di nuovi dirigenti, di nuovo personale all'interno del MiBACT, toglieteli da quelli e dateli alle Forze dell'ordine, perché è più urgente darli a loro! Trovate gli aggiuntivi: invece di darli agli amici degli amici, dateli alle forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Perché sicuramente è importante riconoscere risorse aggiuntive (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) per gli stipendi delle Forze dell'ordine (Commenti del deputato Sensi)…
PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…
SIMONA BORDONALI (LEGA). …ma cari amici, con che macchina li mandiamo in giro se togliamo loro le risorse per i mezzi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Chi la garantisce la sicurezza? Chi la garantisce, visto che volete modificare i decreti sicurezza, chi garantirà la sicurezza? Ci sarà modo di rispondere a queste bugie infami (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: Vergogna, vergogna)!
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Vergogna!
FILIPPO SENSI (PD). Vergogna…!
PRESIDENTE. Colleghi… Ha chiesto di parlare la collega Ferro…
EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Collega Fiano, sull'ordine dei lavori? Prego, ha la precedenza (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
EMANUELE FIANO (PD). Presidente, vorrei sapere se la collega Bordonali potesse spiegarci esattamente chi sarebbero gli amici degli amici (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. Collega…
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Se vuole rispondo subito! O lo stoppa o rispondo!
EMANUELE FIANO (PD). Scusi, la collega Bordonali cita un decreto (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. Collega…
EMANUELE FIANO (PD). Scusi Presidente, vorrei avere il diritto di parlare come l'ha avuto la collega, facendo accuse indecenti e non dimostrabili! Il decreto del Ministero…
PRESIDENTE. Collega, lei però sta entrando nel contenuto.
EMANUELE FIANO (PD). No, io ho cinque minuti sull'ordine dei lavori. Il decreto Ministeri parla…
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). O lo stoppa o rispondo!
PRESIDENTE. Collega… collega Iezzi… collega, lei ha già parlato (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico). Collega Fiano… collega Iezzi… collega Iezzi collega Iezzi, lei è già intervenuto. Collega Fiano, se vuole intervenire sull'ordine dei lavori deve rimanere all'interno dell'ordine dei lavori, per cortesia (Commenti del deputato Iezzi). Collega Iezzi… collega Iezzi… collega Fiano, le chiedo di rimanere all'interno dell'ordine dei lavori.
EMANUELE FIANO (PD). È l'ordine dei lavori. Se vuole, allora, Presidente, intervengo sull'articolo 8 per il Regolamento e chiedo a lei…
PRESIDENTE. Quindi è sul Regolamento?
EMANUELE FIANO (PD). Se loro hanno bisogno di fare confusione possono sempre tornare a Palazzo Dozza a Bologna con fuori 12 mila persone a manifestare contro (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Volevo sapere (Commenti del deputato Iezzi). Iezzi, calma! Ma perché siete così nervosi, perché parliamo di due contratti di lavoro…
PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza.
EMANUELE FIANO (PD). Intervengo sull'articolo 8, Presidente.
PRESIDENTE. Prego.
EMANUELE FIANO (PD). Sullo svolgimento di questi lavori che sono sotto la sua potestà. Vorrei sapere se, secondo lei, a seguito di un decreto-legge che stiamo convertendo e che reca l'assunzione di dirigenti presso le funzioni pubbliche di questo Paese presso i Ministeri, è lecito in questo Paese dire peraltro a noi - è un decreto del Governo ovviamente - che noi facciamo assunzioni di amici degli amici, perché secondo noi non è lecito dirlo in questa Camera (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier). Se qualcuno ha da dire qualcosa, Presidente…
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Deve togliergli la parola o rispondo!
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Deve togliergli la parola!
PRESIDENTE. Collega…
EMANUELE FIANO (PD). …circa lo svolgimento dei lavori, se qualcuno ha da dire qualcosa perché pensa che questo Governo stia facendo assunzioni illecite a norma di legge, vada alla procura della Repubblica, poi così vediamo se fanno anche a loro domande sui 49 milioni.
FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Mi richiamo all'articolo 8 e seguenti. A lei è demandato l'ordine dell'Aula e io ho l'impressione che il collega Fiano abbia scambiato quest'Aula come una personale palestra di personali opinioni: ciò non deve essere consentito (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Ciascun parlamentare ha il diritto di esprimersi come ritiene e di esprimere le proprie opinioni. Se questo turba la sensibilità di un Partito Democratico che si è espresso con i numeri che sono riportati esattamente a pagina 60 - non 59 - della scheda, si ha il diritto di rivendicare nell'Aula l'esistenza dei numeri accertati dall'Ufficio studi del Ministero (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) e nessuno può dire il contrario. Quindi, Presidente, la invito ad evitare che sotto la specie del richiamo al Regolamento si celino dibattiti di carattere personale e politico che nulla hanno a che fare con il Regolamento e con l'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Solo per chiarire, non per entrare in polemica perché credo che poi la storia possa ricordare all'onorevole Fiano che, per quanto riguarda “Strade sicure”, se esiste questa possibilità la dobbiamo all'ex sottosegretario Guido Crosetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e certamente non può essere addebitata a Fratelli d'Italia la responsabilità di un voto, onorevole Fiano, che è stata la vera imboscata, tentando una mancetta che credo non faccia onore a nessuno. Su “Strade sicure” in Commissione con il collega Deidda abbiamo fatto tante battaglie - e tante ne stiamo facendo - in nome e per conto di quella politica che, al contrario di un PD antimilitarista, abbiamo messo sempre in campo. Io non mi rifaccio ai temi e ai numeri che lei ovviamente ha estrapolato, però mi rifaccio alle mancate risposte. Sulla difesa ad oggi forse il tema che maggiormente interessa gli italiani - un po' meno i militari - e credo tutti quanti noi in modo indistintamente è l'assegnazione degli appartamenti. Con questo credo di aver detto tutto, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Collega Iezzi, lei ha già parlato.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Come giustamente il collega Fiano si chiedeva come è possibile che in quest'Aula qualcuno dica che vengono assunti amici degli amici, io mi chiedo invece come sia possibile negare questa cosa. Io mi chiedo come sia possibile…
PRESIDENTE. Collega…
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). È no, è no, mi fa finire adesso. Mi chiedo come sia possibile dare per un mese di lavoro all'ALES, società interna al Ministero dei Beni culturali…
PRESIDENTE. Collega, questo però non è sull'ordine dei lavori.
MARZIO LIUNI (LEGA). È come prima!
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). È esattamente uguale a quello dell'onorevole Fiano: se va bene per lui, va bene per me. Se no, doveva togliergli la parola come le ho chiesto mille volte: gliel'ho chiesto mille volte di togliergli la parola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il collega Fiano ha parlato di una frase che lei ha detto e rientrava nell'ordine dei lavori. La prego di attenersi all'ordine dei lavori.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). È per capire… è per capire…per permettere all'Aula…se non posso parlare me lo dica, cioè se io non posso parlare sullo stesso argomento su cui il collega Fiano è intervenuto due volte me lo dica e ci chiariamo.
PRESIDENTE. Può parlare sull'ordine dei lavori, collega.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Cinque milioni per un mese di lavoro all'ALES per tenere aperti i musei quando i musei sono aperti per dodici mesi all'anno e sono stati aperti fino a oggi. Com'è possibile assumere al MIT dodici consulenti…
PRESIDENTE. Collega mi scusi…
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). …che devono formare una Commissione interna di valutazione alle dipendenze del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Collega…
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Come è possibile assumere trenta dirigenti del MiBACT per 3,5 milioni di euro…
PRESIDENTE. Collega, mi scusi, però questo non è un intervento sull'ordine dei lavori …
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). … nove fondi per altri contratti a tempo determinato del MIBACT …
PRESIDENTE. Collega…collega…
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). …per 500.000 euro (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico). Altri 150.000…
PRESIDENTE. Collega! Collega!
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Finisco, sì: sì, sono un collega…
PRESIDENTE. Questo non è un intervento sull'ordine dei lavori.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Sono un collega anche dell'onorevole Fiano, però se a Fiano avete dato la possibilità di intervenire due volte…
PRESIDENTE. Il collega Fiano ha chiesto…
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). …credo, da collega dell'onorevole Fiano, di poterlo fare anch'io (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Credo, o no? Oppure c'è una differenza tra chi fa parte del gruppo del Partito Democratico e chi fa parte del gruppo della Lega?
PRESIDENTE. Collega, il collega Fiano aveva contestato la definizione di “amici degli amici”….
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Ed io sto processando su come si faccia a negare una simile cosa.
PRESIDENTE. …quindi ha fatto un intervento sul richiamo al Regolamento, all'articolo 8.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Vabbè, non si può….
PRESIDENTE. Le chiedo di attenersi al suo intervento che è sull'ordine dei lavori.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Ve bene. Chiudo dicendo che le voci sono tante e mi è impedito di dirle, ma si è capito bene che questo provvedimento qui è infarcito di assunzioni di amici degli amici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Collega…
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. A quale articolo?
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 8 e seguenti e all'articolo 59.
PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo però di abbassare il tono della voce. Colleghi!
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Vede, se un deputato si lamenta di parole sconvenienti, fa un richiamo al Regolamento in base all'articolo 59 e all'articolo 60: non sull'articolo 8 come ha fatto il professorino, onorevole Fiano, signora Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Inoltre, lei ai sensi dell'articolo 8, tutti e due i commi, lei deve assicurare l'ordine dei lavori e quando un deputato va fuori tema, come l'onorevole Fiano ha fatto in modo conclamato, lei gli toglie la parola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché altrimenti giustifica un altro deputato a rispondere sull'ordine dei lavori, signor Presidente; se lo faccia spiegare dai dirigenti che ha accanto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO SILLI (MISTO-C10VM). Presidente, un richiamo al Regolamento su parole sconvenienti, come ha suggerito il collega. Per dare il mio piccolo contributo riguardo alla definizione di amici degli amici. Io sono toscano, ma è innegabile che nelle regioni Toscana, Emilia Romagna, Umbria adesso un po' meno, gli amici degli amici in maniera diretta o indiretta, attraverso cooperative, associazioni, partecipate, vengano assunti senza se e senza ma (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio e Lega-Salvini Premier): non è un segreto per nessun toscano, emiliano-romagnolo, umbro, eccetera, eccetera. Quindi, le parole sono tutt'altro che sconvenienti: sono molto convenienti per i conti pubblici e dovremmo spezzare questo modus operandi di certe sinistre una volta per tutte.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) Colleghi, per cortesia.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. È doveroso solo un chiarimento rispetto alle coperture che sono state richieste anche negli ordini del giorno precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole attraverso la riformulazione, che il gruppo della Lega ha accolto. Mi riferisco agli ordini del giorno n. 9/2242/32 Molteni, n. 9/2242/33 Tonelli e n. 9/2242/34 Ferrari: sono tutti e tre ordini del giorno della Lega. Le riformulazioni riguardano chiaramente coperture che sono presenti in dotazione al Ministero ed è chiaro che a queste è stato dato il parere favorevole con riformulazione che, ribadisco, è stata accolta e poi votata.
Ciò, perché si impegnava il Governo a continuare in una sorta di ricerca e reperibilità di risorse, stante il fatto che le risorse attuate erano già quelle in dotazione al Ministero competente. Si tratta di capitoli che riguardano i singoli Ministeri e, quindi, per rispondere alla collega Bordonali, non è possibile utilizzare i fondi del MiBACT, che attua finanziamenti per proprie assunzioni con fondi che gli sono propri, e che non gli sono stati dati, aggiuntivi, per esempio, al Ministero della Difesa o al Ministero dell'Interno, con cui voi avete chiesto queste coperture, ed è il motivo per cui non può essere accolto ed è stato chiesto il ritiro dell'ordine del giorno n. 9/2242/35 a prima firma Iezzi, poiché si chiede una copertura che è diversa da quella dei fondi attualmente a disposizione, mentre c'è l'impegno per trovarne altri. Era solo per mettere ordine, anche rispetto alla sollecitazione che veniva fatta dal collega Sisto per un chiarimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi, quindi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/35 Iezzi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Ordine del giorno n. 9/2242/36 Bordonali, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/36 Bordonali.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14)
Sull'ordine del giorno n. 9/2242/38 Stefani, il parere è favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2242/39 Invernizzi, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/39 Invernizzi.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15)
Ordine del giorno n. 9/2242/40 Billi, favorevole con riformulazione. Viene accettata? Colleghi, viene accettata la riformulazione? Viene accettata, d'accordo.
Ordine del giorno n. 9/2242/41 Picchi, favorevole con riformulazione. Viene accettata la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2242/42 Formentini, favorevole con riformulazione. Viene accettata?
Ordine del giorno n. 9/2242/43 Zoffili, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/43 Zoffili.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Ordine del giorno n. 9/2242/44 Grimoldi, favorevole con riformulazione. Viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2242/45 Toccalini, favorevole con riformulazione. Viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2242/46 Ribolla, favorevole con riformulazione. Viene accettata.
Ordine del giorno n. 9/2242/47 Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/47 Di San Martino Lorenzato Di Ivrea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Ordine del giorno n. 9/2242/48 Comencini, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/48 Comencini.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Ordine del giorno n. 9/2242/49 Patelli, invito al ritiro o parere contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fogliani. Ne ha facoltà.
KETTY FOGLIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Volevo capire un attimo qual è il motivo di questo invito al ritiro, dal momento che mi sembra solo ed esclusivamente un ordine del giorno del buon senso. L'impegno che viene chiesto al Governo è quello di mantenere l'attività svolta, l'ottimo lavoro fatto all'interno del Ministero delle Politiche agricole riguardo al turismo. Quindi, vorrei che magari il Governo ripensasse a questa risposta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Solo per dichiarare il voto favorevole di Fratelli d'Italia, stante la situazione data, cioè alla luce di questo decreto in conversione, ma ribadendo che, comunque, per Fratelli d'Italia, il risultato ottimale a cui arrivare è quello della costituzione di un Ministero del Turismo ad hoc.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/49 Patelli, invito al ritiro o parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Ordine del giorno n. 9/2242/50 Latini, è favorevole. Ordine del giorno n. 9/2242/51 Piccolo, favorevole come raccomandazione. Viene accettata.
Ordine del giorno n. 9/2242/52 Boniardi, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/52 Boniardi.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Ordine del giorno n. 9/2242/53 Zicchieri favorevole come raccomandazione: d'accordo, viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2242/54 Furgiuele favorevole come raccomandazione, con riformulazione: viene accettata.
Ordine del giorno n. 9/2242/55 Pretto invito al ritiro o parere contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pretto. Ne ha facoltà.
ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Non ho francamente capito quelle che sono le motivazioni che hanno portato il Governo a dare un parere contrario a questo ordine del giorno e avrei piacere che questo fosse esplicitato in Aula, perché questo è un ordine del giorno francamente di buon senso. Il nostro Esercito è già un'eccellenza all'interno del panorama internazionale, e al suo interno, in modo particolare, ci sono delle élite che vanno considerate. Abbiamo le forze speciali, cioè gli incursori, ma abbiamo anche del personale che ha la qualifica di acquisitore obiettivi e ranger. Sono persone che hanno qualifiche e compiti operativi effettivi che sono parificati rispetto a quelli delle forze speciali, ma c'è una sperequazione importante a livello di trattamento economico.
Se vogliamo fare, ad esempio, una considerazione numerica, prendendo in considerazione l'esempio di un primo caporal maggiore, vediamo che netto in busta questo può arrivare a prendere 250 euro in meno se è un acquisitore obiettivi rispetto a un incursore. Per cui, con questo ordine del giorno, chiediamo una palificazione nel trattamento economico per categorie che sono di fatto omogenee. Questo potrebbe dare sicuramente una maggiorazione anche nella motivazione che le nostre Forze dell'ordine e le nostre Forze armate hanno nel compiere il loro lavoro, il loro lavoro che compiono sempre con diligenza, con costanza e che danno lustro al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Rispondo a questo e anche all'ordine del giorno n. 9/2242/56 Fantuz, che è pressoché simile, per alcuni aspetti. Il quadro delle indennità andrebbe rivalutato in un quadro complessivo di tutte le indennità; quindi, siccome voi vi riferite nell'ordine del giorno solo ad un settore per una scelta e un'attenzione che chiaramente nessuno vuole negare, mentre il Governo è impegnato in una rivisitazione completa, riteniamo che il quadro debba essere attuato in un disegno che è completo e complessivo. Quindi, semplicemente l'invito al ritiro nasceva per questo, perché c'è un lavoro in corso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ferrari. Ne ha facoltà.
ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). In merito a quanto detto in questo momento dal sottosegretario Malpezzi, mi sembra che non abbia ben compreso quanto ha illustrato il collega Pretto, e cioè che l'ordine del giorno chiede una equiparazione delle indennità già prese dalle altre Forze speciali ed escluse solamente per queste. Quindi, è un provvedimento assolutamente indispensabile per equiparare persone che fanno e hanno le stesse qualifiche. Forse, presi dalla foga di accusare l'opposizione di non aver approvato in Commissione difesa l'operazione Strade sicure, cosa che invece è un'invenzione, perché il voto contrario era su questo provvedimento, non sull'operazione, e mi sembra assolutamente necessario chiarirlo, andare a trovare risorse aggiuntive e non fare il gioco delle tre carte davvero diventa un'operazione complicata per il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/55 Pretto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/56 Fantuz, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Ordine del giorno n. 9/2242/57 Mulè, favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2242/58 Baldelli, invito al ritiro o parere contrario.
SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Sono un po' dispiaciuto del fatto che il sottosegretario Malpezzi non abbia accolto un ordine del giorno come questo, che invece, a differenza del Governo, guarda al futuro, perché è un ordine del giorno che chiede di riservare a ex parlamentari ed ex componenti del Governo - per cui sarebbe interessata, spero più tardi possibile per lei e prima possibile per il Paese, anche la sottosegretaria Malpezzi - una quota di incarichi di diretta collaborazione. Ci hanno spiegato per anni, quelli del recupero della cassa facile, che “che ci voleva a recuperare i soldi, bastava tagliare gli sprechi”. E per anni ci hanno detto che bastava fare la spending review, e sotto questo nome inglese si nascondevano le peggiori atrocità, magari anche la chiusura di enti che in fondo avevano un loro senso, ma dicevano “E che ci vuole? Basta ridurre gli sprechi”.
Ecco, dopo anni di retorica di questo genere, per la prima volta con questo decreto noi andiamo ad aumentare alcune voci, le dirette collaborazioni, le consulenze esterne; e, in un paradosso per cui c'è una forza politica che compone grossa parte di questo Governo che si vanta di avere risanato le casse di questo Paese tagliando il numero degli eletti, un ordine del giorno come questo non viene accolto. Chi è che fa le dirette collaborazioni? Esperti, esperti più esperti oppure meno esperti, amici o amici degli amici, oppure poi, a seconda… credo che l'amicizia sia un valore, ma un valore con diverse gradazioni, ci sono gli amici, gli amici degli amici, gli amici degli amici degli amici, e così via, fino ai conoscenti, perfino agli estranei. Ma che, a un estraneo per questo non può essere permesso di far parte della diretta collaborazione? Poi ci sono, che ne so? I gestori di piattaforme: che non li vogliamo prendere a fare collaborazioni esterne i gestori delle piattaforme? Sono già stati presi, ci sono dei precedenti. E, allora, perché non riservare una quota su queste dirette collaborazioni agli ex deputati, visto che, se il Parlamento fosse un'azienda, il Governo avrebbe già aperto un tavolo di crisi perché c'è la notizia di un probabile licenziamento di un terzo dei componenti, almeno della messa in mobilità, via.
Ecco, da questo punto di vista, il Governo dimostra di non saper guardare molto in avanti e per questo voglio impedire al Governo e al Parlamento, che seguirà nella sua maggioranza l'indicazione del Governo, di compiere l'errore di votare contro, perché una norma del genere potrà servire a tanti; non a tutti, ma a tanti, soprattutto a quelli che hanno interpretato la loro esperienza di Governo come una specie di stage a spese del Paese per imparare qualcosina di più e, magari, per lasciare qualche danno alle casse e alle tasche degli italiani. Quindi, l'ordine del giorno lo ritiro, ma per la prossima volta preparatevi; se dare un parere favorevole serve molto più a voi che non a noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Collega, quindi lo ritira, mi conferma? D'accordo. Ordine del giorno n. 9/2242/59 Silvestroni invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/59 Silvestroni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Ordine del giorno Frassinetti n. 9/2242/60, parere favorevole con riformulazione. Viene accettata.
Ordine del giorno Deidda n. 9/2242/61, parere favorevole con riformulazione. Viene accettata.
Ordine del giorno Caretta n. 9/2242/62, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caretta n. 9/2242/62, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Ordine del giorno Rampelli n. 9/2242/63, accettato come raccomandazione. Viene accettato? Sì.
Ordine del giorno Gemmato n. 9/2242/64, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gemmato n. 9/2242/64, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Passiamo all'ordine del giorno Acquaroli n. 9/2242/65, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Acquaroli n. 9/2242/65, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Ordine del giorno Trancassini n. 9/2242/66, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Trancassini n. 9/2242/66, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Ordine del giorno Butti n. 9/2242/67, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Butti n. 9/2242/67, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Ordine del giorno Maschio n. 9/2242/68, parere favorevole con riformulazione. Viene accettata? Sì.
Ordine del giorno Varchi n. 9/2242/69, parere favorevole.
Ordine del giorno Ferro n. 9/2242/70, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferro n. 9/2242/70, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Ordine del giorno Bucalo n. 9/2242/71, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bucalo n. 9/2242/71.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Ordine del giorno numero Delmastro delle Vedove n. 9/2242/72, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delmastro delle Vedove n. 9/2242/72, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Ordine del giorno Montaruli n. 9/2242/73, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montaruli n. 9/2242/73, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Ordine del giorno n. 9/2242/74 Baldini, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/74 Baldini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).
Ordine del giorno n. 9/2242/75 Osnato, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2242/77 Prisco, parere favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì. Ordine del giorno n. 9/2242/78 Luca De Carlo, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/78 Luca De Carlo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Ordine del giorno n. 9/2242/79 Galantino, parere favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì. Ordine giorno n. 9/2242/80 Lollobrigida, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/80 Lollobrigida, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Ordine giorno n. 9/2242/82 Mantovani, invito al ritiro o parere contrario. Lo mettiamo in votazione? Sì, lo mettiamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2242/82 Mantovani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2242)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.
Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio, per cortesia. Il collega Tabacci sta cercando di intervenire.
Prego, collega.
BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Siamo in pieno esodo…
PRESIDENTE. Ha ragione, collega. Chiedo almeno ai colleghi di non transitare vicino al collega Tabacci mentre escono. Prego, collega.
BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Presidente, poiché nel passaggio tra i voti sugli ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finale c'è sempre qualche minuto, forse converrà per il futuro fare una piccola sospensione e poi si riprende con quelli che stanno in Aula. Non vedo perché dobbiamo essere sempre sottoposti a questo che non è uno spettacolo esaltante, per cui…
PRESIDENTE. Collega, direi che adesso possiamo proseguire e chiedo a tutti i colleghi che sono all'interno dell'Aula di fare silenzio.
BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie. Signora Presidente, ci stiamo occupando della conversione in legge del decreto n. 104 riguardante il trasferimento di funzioni tra Ministeri con la conseguente riorganizzazione degli stessi. Non è certo la prima volta che si incrocia nella vita parlamentare un provvedimento di questa natura e non c'è ragione di menare scandalo politico anche perché - ed è proprio il caso di dirlo - chi è senza peccato scagli la prima pietra. Il Conte uno, cioè il Governo precedente, non ci aveva certo evitato questo passaggio. Vale per tutti la navetta turismo-agricoltura, turismo-beni culturali e ritorno. Pur tuttavia, sarebbe il caso di cominciare a porre l'attenzione sui reiterati richiami del Comitato per la legislazione, che obietta opportunamente sotto il profilo della semplicità, della chiarezza e della proprietà della formulazione nonché sotto il profilo dell'efficacia del testo per la semplificazione e il riordino della legislazione vigente. Questi provvedimenti esprimono più che l'esigenza di riordino dei ministeri la misura dei rapporti di forza e di potere del Governo in carica.
La nostra componente del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico voterà la conversione di questo decreto con queste specificazioni così come ha votato la fiducia al Governo, a proposito della quale conviene ribadire che se una componente - e in questo caso la componente che ho citato del gruppo Misto - si ritiene parte della maggioranza parlamentare, pur non facendo parte del Governo, le sue preoccupazioni dovrebbero essere tenute in una qualche considerazione. Lo diciamo ora, mentre prende avvio la sessione di bilancio, che è necessario che le quattro componenti che fanno parte organicamente del Governo dovrebbero far valere le ragioni della loro convergenza parlamentare, perché siamo comunque indotti a leggere i giornali quotidianamente e ascoltare le notizie a video e, se prevalgono le motivazioni di una competizione interna senza fine, è chiaro che, dietro l'angolo, vi può essere qualche incidente di percorso politico e parlamentare. Alcune parole d'ordine di questi giorni in nome di una malintesa visibilità non ci convincono proprio. Vedete di non esagerare, anche perché il timing parlamentare è molto stretto e già lo scorso anno il Presidente della Repubblica aveva obiettato sulla necessità che i lavori parlamentari della sessione di bilancio avessero i tempi e il respiro necessari. Ovviamente - e ho concluso - non possiamo ritenerci responsabili della conduzione politica di queste settimane. Noi rispondiamo positivamente all'appello del Presidente Conte e del Ministro Gualtieri, ma abbiamo l'impressione che altri colleghi debbano assumersi apertamente ben diverse responsabilità. Consideratelo un semplice avviso ai naviganti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signora Presidente. Credo anch'io, come ricordava un attimo fa il collega Tabacci, che sia il caso, alla fine del dibattito sugli ordini del giorno, tracciare due minuti di sospensione per consentire a chi parla per primo di avere un minimo di percorso di agibilità in Aula; ma questo penso lo valuterà l'Ufficio di Presidenza.
Per quanto riguarda il gruppo Noi con l'Italia-USEI, in coerente continuità con il “no” che abbiamo espresso poche ore fa sul voto di fiducia, confermiamo il voto contrario anche su questo provvedimento di riordino dei Ministeri. Un voto contrario perché è emerso con evidenza nel corso del dibattito, nei vari interventi che si sono succeduti, quale è la genesi reale di questo provvedimento: da un lato, vi è il manuale Cencelli, sul quale non c'è da scandalizzarsi, ma è presente, è inutile negarlo; dall'altro, l'utilizzo strumentale di numeri e dati: abbiamo sentito anche il dibattito di mezz'ora fa, ognuno tirava la coperta dalla sua parte.
Partiamo dal secondo punto, quello che, francamente, mi dà più fastidio: 60 milioni in più alle Forze di polizia. Non sono 60 milioni in più: sono sempre 60 milioni che sono spartiti in diversi capitoli, diversi dai precedenti, ma le risorse utilizzate per la sicurezza tali sono e tali rimangono, perché sono prese dai fondi per l'amministrazione penitenziaria, dal Ministero dell'Interno alla voce “Contrasto del crimine”, dai finanziamenti dedicati ai Carabinieri. Io credo che le nostre Forze dell'ordine e anche noi stessi meritiamo più onestà intellettuale. Se non si ha la possibilità di mettere soldi, si abbia il coraggio di dirlo, non si raccontino le storielle, come le mucche di Mussolini, che vengono spostate da un posto all'altro, ma, poi, alla fine, sono sempre quelle. Serve un atto di onestà verso il Parlamento e verso noi stessi.
Per quanto riguarda la valutazione sullo spostamento dei Ministeri, le cose parlano da sole: il turismo viene riportato ai beni culturali dopo essere stato per un po' di tempo sotto l'agricoltura, e questo per una evidente situazione di correnti interne all'ex PD, quindi viene portato, sostanzialmente, dal PD a Italia Viva; in cambio, i 5 Stelle, Di Maio si porta agli Esteri, portandoselo dietro dal MiSE, il commercio estero e l'internazionalizzazione delle imprese.
Io penso che si possano condividere entrambe le operazioni, non è questo il tema: non è su quale furgone carichiamo la cosa che dobbiamo esportare, è chi guida la macchina, affinché questa macchina non venga guidata da autisti che hanno dimostrato nei percorsi precedenti di non essere in grado di gestire bene il proprio automezzo. Io credo che ci siano evidenti contraddizioni in questo.
È certo che il made in Italy, con l'internazionalizzazione e il turismo, fanno parte integrante del PIL del nostro Paese: su questo siamo già un Paese con una forte instabilità politica, non mi sembra il caso di aggiungere, all'instabilità politica, anche l'instabilità burocratica, per cui una volta si va all'estero sotto il Ministero degli Affari esteri e un'altra volta si va sotto il Ministero dello Sviluppo economico. Mi sembra una confusione di cui non abbiamo davvero bisogno.
Ma al di là di questo - mi avvio alla conclusione, Presidente -, quello che mi preoccupa di più è la sensazione che qui stiamo giocando un po' con il fuoco. Il Paese è in una situazione drammatica: da un lato, abbiamo le vicende di questi giorni, con le esondazioni, con la situazione di Venezia, ma tutto il Paese è in difficoltà; dall'altro, abbiamo una situazione occupazionale che sta tornando alle vicende della crisi di dieci anni fa; non solo l'Ilva, ma anche tante situazioni disseminate sul territorio che il Ministro Patuanelli sta cercando di affrontare, ma che sono in grande difficoltà.
C'è un'evidente situazione di stallo nell'attività del Governo, c'è la necessità di rimettere in moto la macchina. Senza crescita i Governi e le famiglie soffrono; le imprese, senza crescita, devono riprogrammare la produzione e l'occupazione; senza crescita cresce, invece, il costo del debito pubblico, si riduce la spesa pubblica quando non c'è crescita; in tutela della salute non possiamo più mettere i soldi che sono necessari; si riduce la spesa in sicurezza, si riduce la spesa nell'istruzione, nella solidarietà, negli aiuti internazionali e cresce la disuguaglianza. Questo è ciò che sta accadendo nel nostro Paese.
Chiudo, e mi dispiace che sia uscito dall'Aula il sottosegretario Giorgetti, il già sottosegretario, onorevole Giorgetti, che ha fatto delle dichiarazioni importanti l'altro giorno, su cui varrebbe la pena di soffermarsi. Non si governa sulle macerie, ha detto il già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha provato cos'è la fatica di governare. Io credo che, in questo momento, sia necessario che tutti noi facciamo un ragionamento su questo: non si governa sopra le macerie.
Stiamo attenti a non trasformare ancora questo pezzo di legislatura - intera o pezzo - che ci rimane davanti in uno scontro frontale che non serve a nulla, ma solamente a lasciare le macerie per chi verrà dopo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Come ho già avuto modo di illustrare in occasione della dichiarazione di voto sulla fiducia, credo che questa sia stata, in parte, una occasione perduta per provare a fare una riflessione su due temi importanti, quello del turismo, da un lato, e quello della promozione del made in Italy e il sostegno alla internazionalizzazione del nostro sistema delle imprese, caratterizzato, come tutti sappiamo, da una dimensione medio-piccola.
Invece, come è accaduto in I Commissione e, poi, successivamente, in Aula, l'attenzione è stata catalizzata da elementi legati a questi passaggi di Ministero, piuttosto che da una riflessione, dicevo, più approfondita sulla necessità che il turismo continui ad essere una leva fondamentale del nostro prodotto interno lordo - già oggi ne rappresenta il 10 per cento - e come sistema Paese riusciamo ad intercettare una domanda di turismo crescente, perché i fenomeni di globalizzazione hanno progressivamente immesso sul mercato mondiale del turismo decine di milioni di persone che prima, per dirla brutalmente, non potevano permetterselo.
Credo, quindi che, proprio per lo straordinario patrimonio di beni ambientali e storici, unico - abbiamo, come voi sapete, il record di siti UNESCO rispetto a qualsiasi altro Paese al mondo -, è del tutto evidente che il turismo può costituire una leva fondamentale.
Lo dico laicamente, non abbiamo gridato allo scandalo quando l'anno scorso - anche qua, per logiche di tipo politico, per una precisa espressa richiesta del Ministro Centinaio della Lega, anche in ragione delle proprie esperienze professionali - venne trasferito il turismo al Ministero dell'agricoltura. Non siamo qui ad evidenziare con toni enfatici il suo ritorno al MiBAC. È evidente che il turismo ha una sua dimensione, è evidente che il turismo si nutre e deve nutrirsi sempre più, ovviamente, della valorizzazione del nostro patrimonio artistico, dei beni culturali e anche ovviamente dell'enogastronomia, che è entrata progressivamente, negli anni, nella valutazione di chi deve decidere un viaggio. Quindi, l'obiettivo dovrebbe essere, in realtà, quello di tenere insieme tutto: tenere insieme le bellezze naturali, le bellezze storiche e anche il nostro patrimonio enogastronomico.
Crediamo che questo sia l'elemento che avrebbe dovuto vederci discutere, come riuscire a migliorare, come riuscire, soprattutto, a fare rete in positivo tra i vari livelli di intervento di promozione turistica - quelli regionali, quelli sub-regionali, penso alle ATL, o come si chiamano, nelle diverse realtà regionali -, perché se c'è un limite in questa fase, rispetto ad altri Paesi, è proprio quello di avere spesso, anche in occasione delle grandi fiere internazionali, un'immagine un po' troppo spezzettata.
Invece credo che, da questo punto di vista, pur vantando questa peculiarità dello straordinario numero di possibili mete turistiche, l'identità italiana nel suo complesso dovrebbe essere maggiormente valorizzata proprio in chiave unitaria.
Allo stesso modo, non sarò qui a gridare allo scandalo per una decisione che peraltro, nel passato, era stata molto stimolata anche da altri Governi, cioè di utilizzare la leva della nostra rete consolare e degli ambasciatori, insomma la forza di penetrazione del nostro Ministero degli Affari esteri, per favorire ed aiutare la promozione del made in Italy e l'internazionalizzazione.
Quindi, questo spostamento dal MiSE ha una sua ragion d'essere, ha una sua logica, al di là delle scelte che sono state compiute o che sono oggi messe sotto accusa per ragioni di carattere politico. Ovviamente, questo vale per tutti, entrambi i Ministri, entrambi i Ministeri dovranno dimostrare, ovviamente, sia sulla parte turistica, sia sulla parte di promozione e internazionalizzazione delle nostre imprese, di dare risultati. Cioè, la questione non è semplicemente spostare da un Ministero all'altro, ma è quella, invece, di riuscire a fare una politica turistica e di promozione turistica adeguata, in grado di far crescere ulteriormente l'appeal nei confronti del nostro Paese e anche aiutare un sistema delle piccole e medie imprese, che caratterizza l'Italia e che, ovviamente, va in difficoltà quando si parla di mercati esteri più di altri Paesi, nonostante noi siamo e dobbiamo continuare a essere una grande nazione esportatrice, sapendo che questa, per molti versi, è una strada obbligata vista la scarsità di materie prime e, quindi, le difficoltà che tutti noi conosciamo.
In definitiva, quindi, crediamo che questo sia un provvedimento che si regga, che risponda ad esigenze che sono state illustrate durante tutto il dibattito in Aula e anche nelle dichiarazioni di voto e per queste motivazioni annuncio il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.
MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Italia Viva voterà senza indugio a favore della conversione in legge di questo decreto, e lo faremo perché ci convince la riorganizzazione dei Ministeri che viene proposta, la riteniamo coerente con gli obiettivi politici che questa maggioranza si è data nel momento in cui ha deciso di dar vita a questo Governo. E lo faremo anche perché riteniamo che sia perfettamente congruo, legittimo e rispettoso delle istituzioni che un Governo decida, nella propria autonomia, come organizzare i Ministeri, quali deleghe assegnare, in che maniera organizzare la propria attività. Non c'è alcuno scandalo nel farlo, come abbiamo sentito invece accusare, senza alcun fondamento, da Lega e Fratelli d'Italia, sia in Commissione, che qui in Aula. Perché, se quella che oggi, dalle opposizioni viene definita una spartizione di poltrone tra correnti e partiti, che cos'era lo stesso decreto che chi oggi è all'opposizione aveva approvato in quest'Aula (all'epoca era in maggioranza), il 9 agosto 2018? Che cos'era, se non una spartizione - sì, in quel caso - l'attribuzione della delega al Turismo al Ministero dell'Agricoltura, unico caso nel mondo in cui questo tipo di delega veniva messa assieme a quella delle Politiche agricole?
Questo provvedimento rimette ordine nelle deleghe dei Ministeri, le riporta ad un loro stato naturale delle cose, perché in un Paese come l'Italia - il quinto Stato al mondo per numero di visitatori, il primo per influenza ed eredità culturale, che si stima abbia tra il 60 e il 75 per cento del patrimonio culturale esistente in tutto il pianeta - non può che essere affiancata ai Beni culturali, la delega al turismo. Questo Governo potrà vantare il merito di aver riportato la delega al proprio posto, dopo un anno e mezzo, quasi, di macedonia senza forma, tra politiche turistiche mescolate assieme a quelle per l'agricoltura, con scarsi risultati purtroppo in entrambi i settori, come dimostra il fatto che ci è voluto bisogno che all'Agricoltura arrivasse il Ministro Teresa Bellanova per cominciare a dare, ad esempio, risposte concrete ai pastori sardi, risposte che fino ad allora erano sempre state solo promesse, o per dire chiaramente, senza ambiguità, che il nostro Paese è ostile alla politica dei dazi e favorevole, anche qui senza ambiguità, agli accordi internazionali che consentono ai nostri prodotti di entrare nuovamente sui mercati (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Giova poi ricordare a quest'Aula e agli smemorati che erano al Governo fino a pochi mesi fa e che per loro scelta hanno deciso di passare all'opposizione, che anche il Consiglio di Stato, nel gennaio 2019, aveva espresso forti perplessità sulla scelta di accorpare Turismo e Agricoltura, segnalando come si trattasse di una scelta di segno opposto a quella indicata dalla giurisprudenza costituzionale, perché sembrava andare a vincolare il turismo all'offerta correlata alla sola attività agricola, pur importante, ma certamente non esaustiva delle tante azioni che richiedono le politiche turistiche.
E ancora, sul tema del turismo, certamente anche noi vorremmo che si potesse arrivare un giorno ad istituire un vero e proprio Ministero del Turismo, un'industria, perché così deve essere chiamata, che vale, tra ricaduta diretta e indotto, oltre il 10 per cento del prodotto interno lordo italiano. Vorremmo che si potesse arrivare presto a quel giorno, anche perché significherebbe che finalmente si sarebbe modificato il Titolo V della Costituzione, come noi avevamo proposto con la grande riforma del 2016, contro la quale però si sono scagliate molte forze politiche che oggi propongono l'istituzione di un Ministero del Turismo. E questo lo dico solo per ricordare un altro degli effetti nefasti della bocciatura di quella riforma e lo ricordo anche perché, finché il turismo sarà una competenza prevalentemente regionale, non potremo mai avere un Ministero del Turismo in questo Paese, che possa esercitare appieno le funzioni che un Ministero richiede.
Lo stesso provvedimento stabilisce poi una norma molto significativa a proposito di beni culturali. Si stabilisce che i proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d'ingresso di istituti e luoghi della cultura appartenenti o in consegna allo Stato siano destinati anche alla fruizione dei medesimi e non soltanto, come avveniva fino ad oggi, per gli interventi di messa in sicurezza e conservazione. Questo consentirà di sviluppare nuove politiche, di facilitare la fruizione dei nostri beni culturali, di poter immaginare più giornate di apertura, di ampliare le fasce orarie appunto di fruibilità dei nostri beni.
L'altro elemento qualificante di questo provvedimento è l'inserimento della delega al commercio internazionale in capo al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Consideriamo anche questa una scelta giusta e naturale, che consente di poter sviluppare una politica commerciale verso l'estero con azioni coordinate, che diano al Governo la possibilità di sviluppare una politica di commercio verso l'estero con tutte le principali funzioni in capo a un unico Ministero. Già oggi il Ministero degli Affari esteri svolge importanti attività per aiutare le imprese a penetrare nei mercati emergenti e consolidarsi in quelli tradizionali, a sostenere il sistema Paese, attrarre investimenti produttivi stranieri, flussi turistici, talenti. L'auspicio è che portare anche la delega al commercio estero in capo alle competenze dirette della Farnesina consenta di unire le azioni già svolte fino ad oggi, quelle svolte dalle nostre ambasciate, quelle effettuate dall'ICE e dagli altri attori istituzionali che lavorano nello stesso ambito, e quindi avere anche risultati più performanti.
In un'epoca in cui si torna a parlare, purtroppo, di dazi e di protezionismo e nella quale il ruolo della diplomazia economica e commerciale riveste un peso strategico per le nostre aziende, non possiamo che accogliere con soddisfazione questa scelta e ci auguriamo anche che in questa strategia possano avere un ruolo maggiore e anche una maggiore considerazione i 6 milioni di italiani all'estero, che sono sparsi in tutto il mondo, che rappresentano un grande potenziale di crescita e di supporto al nostro Paese.
In questo stesso provvedimento si dispone, poi, anche l'aumento e la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere delle Forze di polizia e delle Forze armate, comprese le Capitanerie di porto, e risorse aggiuntive per il periodo dal 1° luglio al 31 dicembre 2019 per il pagamento del lavoro straordinario delle Forze armate impegnate nell'operazione Strade Sicure. È un segnale concreto nei confronti di chi ogni giorno lavora e opera per tutelare la nostra sicurezza, e lavoreremo e faremo sì che ci possa essere un ulteriore segnale e un più robusto intervento anche nel corso dell'esame della legge di bilancio, come peraltro abbiamo sempre fatto negli anni in cui ci sono stati Governi di cui abbiamo avuto l'onore di far parte e di partecipare a quell'azione.
Questo decreto da solo non basterà certamente a cambiare le sorti del Paese, ma siamo convinti che possa contribuire a mettere il Governo nelle condizioni migliori per assolvere ai compiti per i quali lo sosteniamo e ai quali quotidianamente cerchiamo di contribuire con proposte concrete. Per questi motivi, Italia Viva voterà convintamente a favore di questo provvedimento considerandolo utile al miglior svolgimento dell'azione di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. Colleghi, sottosegretario, a nostro avviso questo provvedimento difetta sia nella forma, che nella sostanza. Nella forma - lo abbiamo ricordato anche nei giorni scorsi - abbiamo presentato una pregiudiziale di costituzionalità perché non ravvediamo certamente la straordinarietà e l'urgenza di questo decreto; va a cozzare in modo evidente con l'articolo 77 della Costituzione, nella forma perché costringe questa Camera a un esame inadeguato e frettoloso in una settimana e, infine, nella forma perché in poco più di un anno, in pratica, si stravolgono ulteriormente le impostazioni operative di interi Ministeri. Quindi nella forma, secondo noi, pare oggettivamente criticabile, ma anche nella sostanza. E qui abbiamo tre filoni di ragionamento da fare sopra e che portano a scelte disordinate, artefatte, a volte anche un po' ingannevoli, che sono determinate da un conclamato bullismo politico da parte di alcuni Ministri, nella fattispecie Franceschini e Di Maio, versus i remissivi Bellanova e Patuanelli: questo è innegabile, non c'è preconcetto, non c'è valutazione ideologica, ma è quello che accade in questo decreto.
Quindi, a nostro avviso, non è un riordino basato su esigenze effettive. Io accetto l'invito del collega Fornaro a cominciare la trattazione della sostanza partendo dal fatto che si conferiscono al MAECI le competenze in materia di definizione delle strategie della politica commerciale e promozione con l'estero. In seguito vedremo anche il fatto dell'accorpamento del turismo. Quindi trasferiamo delle competenze da un Ministero che fa gestione economica a un Ministero che fa sostanzialmente rappresentanza. In questi giorni il problema dell'Ilva è in nuce, però possiamo analizzare questo problema anche alla luce della rappresentanza dei vari Ministeri. Tralasciamo l'atteggiamento di questo Governo che certamente ha aggravato pesantemente una situazione ma nessuno poteva misconoscere che Mittal, dopo avere acquistato l'Arcelor, aveva chiuso gli stabilimenti in Francia e Lussemburgo e lo aveva chiuso anche in Polonia e poi era venuto in Italia. Questo cosa ci dice? Che dietro potrebbe esserci anche una strategia che tenta di portare in India il monopolio della produzione acciaifera, togliendolo in gran parte a quella europea: Francia, Lussemburgo, Polonia, ora l'Italia. Di fronte a questi fenomeni noi abbiamo presentato un ordine del giorno che è molto chiaro e che prevedeva di lasciare tra le funzioni esercitate dal Ministero dello Sviluppo economico, quindi dal MiSE, le attività strettamente funzionali all'attivazione degli strumenti europei di difesa commerciale come strumenti antidumping, anti-sovvenzione, clausole di salvaguardia. O pensiamo che un console onorario possa tutelare gli interessi commerciali dell'Italia? I consoli onorari svolgono già importanti funzioni ma non possono fare questo. Competenze importanti, economicamente concrete, sono trasferite da un Ministero all'altro: ad esempio il potere di indirizzo e controllo su ICE e su SIMEST da un Ministero all'altro. Però, guardate caso, la competenza sulle Camere di commercio all'estero rimane al MiSE: è incongruo, è un passaggio che non ha spiegazioni oggettivamente. Tra l'altro, la SIMEST è controllata dalla Cassa depositi e prestiti per sottolineare ancora volta il profilo economico della problematica. Dunque, si depaupera la dotazione organica del MiSE a favore di un nuovo Ministero, soprattutto di un nuovo Ministro. Una riorganizzazione simile non avrebbe necessitato di un periodo di approfondimento e di redazione un po' superiore? Ipotizzare, ad esempio, di conferire a due sottosegretari il compito di presiedere una semplice struttura di coordinamento che stabilizzasse le intese fra i due Ministeri, ferme restando le attuali competenze e l'attuale organico, era così complicato? Ci viene in mente poi una frase di Milton Friedman che suggeriva di prendere tre lettere a caso, disporle nell'ordine casuale e vedere che sarebbe nato un acronimo che avrebbe dato nome a un ente o un'istituzione della quale non c'era assolutamente bisogno. Mi pare che si continui su questa strada.
Veniamo al secondo profilo di sostanza per cui noi non condividiamo il decreto-legge cioè quello che vede il MiBACT riappropriarsi delle deleghe del turismo: quindi Franceschini versus Bellanova. Il turismo è stato trattato in sostanza come una pallina da ping pong, anche se in Italia ci sono 30 mila alberghi, più di 130 mila strutture ricettive, sappiamo qual è il PIL: i dati sono tutti abbastanza chiari, compresa l'occupazione con l'indotto di circa 3 milioni di lavoratori e operatori. Per noi il turismo - ma non soltanto per noi - è il settore economico più importante dell'economia della nostra nazione. Ora la possibilità della costituzione di un Ministero ad hoc per il turismo, cosa abbastanza logica e consequenziale ai dati economici che tutti citano, non è venuta in mente a nessuno? Questo percorso, cioè, non lo vuole iniziare nessuno? E da Fratelli d'Italia non è che abbiamo una posizione preconcetta tant'è che abbiamo presentato proposte di legge in merito piuttosto precise: la proposta di legge n. 1743, la proposta di legge n. 1900 che prevede un percorso che rivede le competenze fra Stato e regioni in materia di turismo. Su questo vorrei anche dire ai colleghi della Lega che non è che noi vogliamo togliere le competenze sul turismo alle regioni: vogliamo soltanto che tale competenza sia concorrente perché non si verifichino magari casi come quello della Val d'Aosta che destina 7,7 milioni in vari anni per mantenere una struttura, un pied-à-terre al centro di Parigi che ci risulta assolutamente sottoutilizzata. Se vogliamo risparmiare, se vogliamo ottimizzare le spese dello Stato, dobbiamo pensare anche a questo ma è una questione anche di competenze e di organizzazione. Ricordiamo che nel 1993 entrambi i Dicasteri, quello dell'agricoltura e del turismo, vennero aboliti nella medesima tornata elettorale. Poi un destino evidentemente cinico e baro ha portato a esiti diversi, come se il turismo in Italia non rappresentasse quello che abbiamo detto: una risorsa infinita. Abbandonare questo settore, lasciarlo senza una politica di indirizzo e promozione nazionale è veramente assurdo, è autolesionista. Tra l'altro, si continuano a fare spese, a incrementare la spesa corrente alla quale probabilmente si aggiungerà anche quella per il sostegno psicologico dei funzionari e degli operatori che fino a oggi si sono occupati di turismo e che stanno cominciando a farsi domande esistenziali del tipo chi siamo, dove andiamo ma soprattutto dove andremo a finire perché è ridicolo che in poco più di un anno si vedano costretti all'ennesimo trasloco. Ma sul Ministero dei Beni culturali ci sarebbe anche altro da dire ma non c'è il tempo. Citiamo soltanto ALES. Questo è evidente: si aumentano gli organici del Ministero di più di 150 unità e poi si dà ad ALES 5 milioni per un mese e mezzo di operatività: dov'è il senso? Se poi andiamo a vedere - è vero che è una società in house, per carità - che si danno finanziamenti e affidamenti senza bando, un concorso o una gara, ci pare assolutamente assurdo. Guardiamo quanto è stato destinato ad ALES per tutto il 2020: 245 mila euro a fronte di 5 milioni che diamo adesso per operare un mese e mezzo. È una cosa piuttosto assurda. Il terzo episodio riguarda un po' tutti gli italiani: c'è un fenomeno di bullismo nei confronti di tutti gli italiani, perché le assunzioni ai Ministeri comportano l'aumento della spesa corrente dello Stato. Parlavamo di 150 assunzioni al MiBACT, dei fondi ad ALES e poi ancora 30 dirigenti al MiBACT per 3 milioni e mezzo, 12 esperti al Ministero dei Trasporti. I dati li conoscete perché sono lì e vogliamo metterci anche il compenso al commissario per i mondiali di sci dell'articolo 1-quater, che ci pare inelegante approfondire, però attendiamo con una certa curiosità il decreto del Presidente del Consiglio per vedere come verrà trattata in fondo la questione. In questo caso dicevo i bullizzati sono tutti gli italiani perché vi è l'aumento notevole dei costi dei Ministeri e della macchina burocratica con buona pace delle varie spending review e dei costi della spesa corrente, andando ad aggravare che cosa? La pressione fiscale. Per chi non ci crede basta che guardi l'ultimo decreto fiscale che sta arrivando. In sostanza Fratelli d'Italia ha presentato ordini del giorno ed emendamenti ma questo rimane un pessimo provvedimento…
PRESIDENTE. La prego di concludere.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Concludo, Presidente, frettoloso, incongruo, dannoso, che per questi motivi non avrà e non può avere il consenso di Fratelli d'Italia e lo leggiamo anche come un segnale che dalla bandiera rosso-gialla si sta cominciando a sventolare la bandiera bianca perché, secondo noi, raschiare il barile è sintomatico di una presa di coscienza della fine di un'esperienza di Governo nata non per fare ma per impedire. Questa è la verità delle cose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Il dibattito è stato spalmato in tre fasi successive. La prima riguarda il dibattito sulle pregiudiziali dell'altro giorno; la seconda il dibattito di stamani sulla fiducia e la terza fase oggi pomeriggio. Ma in realtà i tre dibattiti sono strettamente concatenati perché c'è una querelle sulla costituzionalità del provvedimento che ha portato l'opposizione a fare un'attività di ostruzionismo ingiustificata che ha comportato, come azioni di legittima difesa del Governo, la posizione della questione di fiducia e, quindi, le questioni più propriamente di contenuto. Non ho bisogno di utilizzare tutto il tempo perché gli interventi del collega Viscomi, nella parte pregiudiziale, e del collega De Maria, nella parte sulla fiducia, hanno già chiarito molte delle questioni.
Ritorno, però, daccapo, anche perché l'altro giorno il collega Sisto mi ha citato rispetto ai problemi di costituzionalità. L'accusa che viene fatta in questo modo al Governo è di avere sostanzialmente eluso la riserva di legge dell'ultimo comma dell'articolo 95: ma perché c'è la riserva di legge nell'ultimo comma dell'articolo 95? Per le ragioni che un conterraneo del collega Marco Di Maio, un membro dell'Assemblea costituente di Forlì, che però non si sarebbe seduto lì dov'è seduto il collega Marco Di Maio ma all'emiciclo opposto al nostro, il 31 luglio del 1946, nella seconda sottocommissione, spiegò le ragioni e le spiego chiaramente così: non vorrebbe che si istituisse un ennesimo Ministero, quello delle regioni, e approfitta dell'occasione per affermare l'opportunità di un altro principio statutario, quello che la creazione di nuovi ministeri debba venire stabilita soltanto per legge e ciò soprattutto per evitare che si ripeta quanto già avvenuto in Italia, vale a dire che si istituiscano nuovi ministeri non in considerazione di necessità amministrative ma per facilitare la risoluzione delle crisi ministeriali e l'assegnazione proporzionale dei ministeri ai vari partiti politici. Ebbene, qui non c'è nessun nuovo ministero che si istituisce. Questo è il punto chiave, quindi, non c'è nessuna elusione, come purtroppo altre volte è accaduto, della riserva di legge stabilita dall'ultimo comma dell'articolo 95 della Costituzione. C'è una scelta che è del tutto coerente con la scelta di un nuovo Governo che si insedia. Scusate: c'è un nuovo Governo che si insedia sulla base di alcune priorità programmatiche; questo Governo si dota, se quella è la sua strategia, di una struttura che è conforme alla sua strategia e vuole avere la struttura sin da subito, perché altrimenti sarebbe inadempiente col suo programma. Se il Governo, a torto o a ragione, ritiene che il turismo sia più efficace se collocato al MiBACT e se ritiene che il commercio internazionale sia più sensato se collocato al Ministero degli esteri, lo fa subito e lo fa con un decreto, altrimenti le sue priorità programmatiche sarebbero, nel frattempo, smentite dai tempi di una legislazione ordinaria che intervenisse a costruire una struttura coerente con la strategia. Quindi, non c'è assolutamente nulla di incostituzionale ed è del tutto coerente con il programma di Governo che viene votato al momento della fiducia iniziale al Governo: questo è.
Se c'è un decreto particolarmente sensato e coerente è un decreto di inizio mandato di un Governo con cui si modifica la struttura ministeriale, non per moltiplicare apparati ma per ricondurre l'amministrazione alla logica del programma di Governo.
Ora, venendo, come è noto, al dettaglio, il cuore di questo provvedimento è costituito da tre spostamenti: il primo, il passaggio della competenza sul turismo. Ora, ovviamente, il turismo è collegato con tutti gli altri assetti e, peraltro, il turismo, come ricordava sempre prima il collega Di Maio, è materia regionale, quindi una cosa che non può motivare l'istituzione di un Ministero a sé stante, almeno finché resta il quadro dell'attuale Titolo V; dovendolo collocare, la collocazione scelta, che in realtà è un ritorno al passato, una collocazione legata ai giacimenti culturali di cui è ricca l'Italia, appare una scelta difficilmente confutabile. I legami con l'agricoltura: magari era un legame per l'unione personale con gli interessi personali del precedente Ministro titolare della carica dell'agricoltura ma, in condizioni normali, obiettivamente, che cosa fa ricca l'Italia? È la connessione con i suoi giacimenti culturali.
La seconda parte, il commercio internazionale: la collocazione del commercio internazionale è legata alla struttura produttiva italiana. La struttura produttiva italiana è fatta di piccole e medie imprese, prevalentemente, quindi la rete delle ambasciate è particolarmente utile e sensata rispetto a questa particolarità della struttura produttiva italiana.
Poi c'è la terza parte, quella sulla rimodulazione degli stanziamenti rispetto alle forze di polizia e alle Forze armate dell'operazione “Strade Sicure”. È evidente che questo è un pezzo e l'altro pezzo di questa materia sta nella legge di bilancio, però non è che si può contestare una misura come quella qui contenuta nell'articolo 3 perché non è completa e perché poi deve essere completata dalla legge di bilancio; evidentemente c'è una connessione e c'è un'omogeneità tra le due. Quindi, in conclusione, come si capiva dal 1946, qui siamo pienamente nella logica del terzo comma dell'articolo 95 della Costituzione e siamo anche in coerenza con il programma di un Governo che ha avuto su questo la fiducia iniziale da parte del Parlamento, e che ha tutto il diritto, nonché il dovere, di avere una struttura immediatamente operativa del Governo conforme alla sua strategia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Francesco Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Non posso non evidenziare l'imbarazzo di intervenire dopo un così dotto e qualificato intervento come quello del collega Ceccanti, ma che proprio per essere eccessivamente dotto corre il rischio di essere lontano dai segnali più semplici, che sono quelli che noi dobbiamo raccogliere indipendentemente da quello che può essere il pensiero della dogmatica costituzionale rispetto a quelle che sono le regole della Costituzione. Qualche volta l'eccesso, come posso dire, di intelligenza interpretativa comporta uno scollamento da quello che è invece il segnale chiaro e forte: qui va detto con molta chiarezza, subito, che il programma di Governo non legittima l'articolo 77 della Costituzione. Non si può procedere con decreti-legge, perché il Governo vuole realizzare un proprio programma; se fosse così - si rende conto anche il collega Ceccanti, argomento che ha accuratamente evitato - noi legittimeremmo il Governo che volesse realizzare un programma a procedere con decreti-legge indipendentemente dalla straordinaria eccezionalità ed urgenza delle materie, non della finalità. Non è la finalità che caratterizza l'urgenza, ma il contenuto. Allora, se noi dovessimo ragionare in questo modo, il factum principis - scusate l'inglese - autorizzerebbe sempre e soltanto il Governo a procedere con decreti-legge per realizzare i propri propositi, e questo è ovviamente, con molta semplicità, impossibile e non è consentito dalla nostra Costituzione.
Tuttavia, Presidente, questo è un provvedimento di straordinaria rilevanza, per far comprendere “gli ultimi giorni di Pompei” di questo Governo; un romanzo del 1834 molto romantico, che però dà l'idea di come il vulcano, poi, alla fine renda giustizia e consenta alle vittime di non essere sbranate dai leoni e di essere restituite alla felicità. Io mi auguro che ci sia un vulcano che possa in qualche modo svegliare la democrazia di questo Paese e farci capire quello che sta accadendo. Noi siamo di fronte a un fenomeno, con questo provvedimento, di infantilismo parlamentare, una sorta di regressione, per dirla con Freud - sempre un sogno allucinatorio è - in cui la maturità dell'Aula regredisce a semplice “è mio; no, è mio”. È quello che è accaduto con il turismo: “È mio? No, è mio”. Questa forma di appropriazione indebita aggravata a cui noi assistiamo è semplicemente paradossale, ma il paradosso, come sempre, si manifesta plasticamente nel dato che oggi noi ascolteremo la relatrice - credo che sia la stessa del primo provvedimento - del MoVimento 5 Stelle difendere prima il passaggio dal Ministero dei beni culturali al Ministero dell'agricoltura, e oggi difendere il passaggio da quel Ministero ai beni culturali. Io trovo ciò veramente ridicolo, comico: lo ripeto, comico. Assistiamo a delle scene di cabaret parlamentare che io credo che non si possano digerire.
Qualche mese fa il MoVimento 5 Stelle ha sostenuto che - giustamente, secondo loro - una delega dovesse passare a un Ministero, mentre oggi viene a sostenere esattamente l'opposto, magari con la stessa relatrice (così mi viene detto). Se questo fosse vero, voi avrete la materializzazione dell'assurdità di quello a cui noi assistiamo, laddove il fenomeno dei due Governi - questo scempio della logica - ha due caratteristiche Presidente: la estemporaneità e la temporaneità. È estemporaneo perché qui si procede senza capire, come accade in qualsiasi piano di sicurezza, che cosa è più urgente e che cosa è meno urgente, che cosa vale di più e che cosa vale di meno. Un Paese che è sull'orlo dello scatafascio economico vede oggi un bilanciamento di risorse incredibilmente temerario, non tanto per le quantità di danaro, ma quanto per la qualità delle scelte che non tengono minimamente conto di quello che oggi serve di più a questo Paese. Quindi, vi è estemporaneità: accontentare un po' i 5 stelle e un po' il Partito Democratico, al guinzaglio dei 5 Stelle. I provvedimenti che voi approvate non sono vostri: siete costretti ad approvarli, siete costretti, Presidente. Voi dovete approvarli per mantenere il Governo e questo è scandaloso per un partito storico che ha sempre onorato con la sua coerenza l'Aula.
Voglio la mia sinistra, non questa, che non è una sinistra; è una sinistra schiava dei 5 Stelle, non va bene, non va bene. Significa tradire secoli di battaglie, secoli di battaglie, e il fatto che all'interno del Partito Democratico sia gemmata, tra virgolette, un'altra ala è un segnale chiaro e forte comunque di spaccatura, di dissociazione, di mancanza di coesione, e questo fa male alla democrazia, fa malissimo. Temporaneità, il fenomeno della pirateria parlamentare o del predonismo legislativo; fare presto decreti-legge, perché il Governo può durare un minuto, tre, cinque, sette, due mesi, quindi appropriarsi subito di provvedimenti, perché sennò chissà che cosa può succedere se invece si segue un percorso ordinario, che consenta al Parlamento di legiferare, Presidente.
Noi non discutiamo più un provvedimento; quaranta giorni e passa è rimasto questo provvedimento al Senato, di fatto impedendoci una discussione. Non sono passati in Commissione emendamenti pacificamente ammissibili per il terrore che potessero in qualche modo stimolare delle discussioni e delle riflessioni. Se questa è la verità, se bisogna fare presto, se bisogna prendere immediatamente, rapidamente e con violenza regolamentare quello che si vuole prendere, è evidente che hanno ragione i colleghi Perego e Calabria: noi abbiamo cercato di essere squadra in questa lettura, suddividendoci i compiti. Hanno ragione che qui siamo di fronte a un provvedimento blindato, ma che deriva da blind, cioè cieco, che ci acceca. È un provvedimento che ci mette in condizioni di non vedere più la democrazia parlamentare e il dibattito, perché passa una cosa assurda dal punto di vista strutturale e regolamentare, perché deve passare rapidamente.
E la mancanza di bilanciamento nelle somme è inspiegabile. Credo che la reiezione degli ordini del giorno, una piccola cosa, sull'invarianza della spesa, sul fatto che bisogna avere delle gratuità, è un segnale. Perché, chiedo, non sono passati gli ordini del giorno sull'invarianza della spesa? Perché tutto costa, perché tutto costa in un momento in cui tagliamo, qualsiasi cosa in più o in meno va tagliata. No, su questa roba passa tutto e tutto costa. Penso che questo sia un segnale chiaro e forte di una contraddizione inspiegabile e di cui dovete dare ragione al Paese, quando andate poi a controllare con il lumicino tante cose, che però sono coccarde sul petto di chi vuole cavalcare l'antipolitica. E qui non c'è nessun bilanciamento, alle Forze dell'ordine hai voglia a dire che si tratta di anticipi: l'anticipo non è una parola, l'anticipo è una posta contabile. Bisogna dimostrare che quelle somme torneranno a casa. Gli agenti penitenziari che cosa penseranno? I carabinieri che cosa penseranno? È scritto a pagina 60 degli studi degli uffici della Camera, sulla scheda leggete pagina 60 e avete la prova. Signori del MoVimento 5 Stelle, come lo votate questo provvedimento, voi? Con quale faccia andrete a dire alle Forze dell'ordine: noi vi abbiamo tolto, fingendo di darvi. Questa è verità, sono numeri, Presidente. Ma la cosa più divertente è il controllo - scusate la parola divertente, ma non riesco a trovarne una che renda meglio l'idea - interno oneroso al Ministero delle Infrastrutture.
Ma perché, c'è bisogno di un controllo interno? Allora vi dico: a questo organismo di controllo poniamo un altro organismo di controllo al controllo del controllo di chi deve controllare, perché poi questo è il punto. È assurdo pensare che all'interno di un Ministero si debba ipotizzare una struttura di controllo di che, della trasparenza? Ma sbaglio o l'articolo 97 impone la trasparenza e la chiarezza, la buona amministrazione? Questa presunzione di non trasparenza è preoccupante, lo dico al Ministro, è preoccupante. Un organismo che, tra l'altro, non è un organismo gratis, anzi a gratis, come si dice dalle mie parti. Allora, questo oplà parlamentare, questo in cui si può votare di tutto e di più… Noi siamo sempre stati per l'autonomia del Ministero del Turismo, Presidente, lo ha detto stamattina la collega Calabria; il Berlusconi IV ha sostenuto fortemente la necessità, ma anche da altri interventi del collega Fornaro è emersa la necessità di avere comunque un Ministero autonomo. E soprattutto, e chiudo, Presidente, credo che il dato più esilarante sia quello del trasferimento al Ministero degli Affari esteri di alcune competenze sul commercio estero. A chi le stiamo trasferendo, e ho finito? Al Ministro Di Maio e, per parafrasare - consentitemi questo maccheronismo dell'ultima ora -, ubi Di Maio omnia cessat, o, se volete, etiam minor cessat. Cioè, siamo di fronte…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Ho finito. Siamo di fronte ad un fenomeno di divertente, ripeto, bullismo parlamentare, in cui le parole del Di Maio, quello rosso, o dovrebbe essere più rosso rispetto al Di Maio dei 5 Stelle, dell'amico Di Maio, mettere ordine, riportare le cose allo stato naturale, mi fanno paura. Mettere ordine, riportare le cose - e ho finito - allo stato naturale non è proprio della democrazia. Voteremo convintamente contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bordonali. Ne ha facoltà.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente (Commenti del deputato Fiano). Dall'amico Fiano è arrivato il boicottaggio, ma non ce l'ha fatta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Malpezzi, nemmeno tre mesi di questo Governo e pensavamo veramente di averle viste tutte: da un lato, la classe dirigente degli scappati di casa, degli ex onesti, dall'altra il partito di Bibbiano. Non sono parole mie, Presidente, sono le parole che i rappresentanti dei due partiti maggiori che siedono al Governo si scambiavano fino a qualche mese fa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E attenzione, Presidente, è troppo grande il mio rispetto per quest'Aula, avrei potuto utilizzare altre terminologie, magari quella della senatrice Taverna, però sinceramente mi sembrava fuori luogo. Eppure oggi, nonostante tutto, siete ancora pronti a dare la fiducia a questo Governo; l'avete data, nonostante tutto, siete ancora insieme. Ma per cosa? Per non mollare quelle poltrone, per non mandare gli italiani al voto, per non far vincere la Lega e per non avere Salvini finalmente Premier di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma mi chiedo, ci chiediamo: che fine ha fatto la vostra dignità? Che fine ha fatto il rispetto verso chi vi ha eletto, l'amore per il vostro territorio? Nemmeno tre mesi e pensavamo che con il disastro Ilva, con la perdita di oltre 10 mila posti di lavoro, la perdita della filiera dell'acciaio in Italia, la perdita della credibilità internazionale, avessimo visto il peggio. Nemmeno tre mesi ed abbiamo assistito ad una legge di bilancio partita dalle famose merendine del Ministro Fioramonti, per arrivare alla plastic tax. Sarete soddisfatti quando riuscirete a distruggere anche questo comparto, con le sue 1.800 imprese e tutti i suoi addetti. Nemmeno tre mesi: pensavamo di averle già viste tutte, ma, evidentemente, non c'è limite al peggio. Infatti, arriviamo a questo decreto, per il quale viene addirittura chiesta la fiducia; una fiducia che rimane aperta per ben quattro giorni, penso evento unico nella storia della Repubblica, per questo decreto, quello che voi avete definito un semplice riordino dei Ministeri. E, se era un semplice riordino dei Ministeri, non ne capiamo la decretazione d'urgenza che avete utilizzato, la fiducia che avete utilizzato, in un momento storico, tra l'altro, dove il Paese ha bisogno di altre necessità, non del riordino dei Ministeri. Ve ne siete accorti che questo Paese è sott'acqua, in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Che, a proposito di turismo, abbiamo una delle città più importanti dal punto di vista turistico, Venezia, che sta affondando? E, soprattutto, impegnatevi seriamente per Ilva, prima del disastro che probabilmente accadrà e che sia troppo tardi.
Ecco, questo decreto, associato a tutto il resto che apprendiamo, ahimè, dalla stampa, e mi riferisco alla casa della ex Ministra, alla casa della ex Ministra Trenta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Collega, le ricordo che siamo sul disegno di legge n. 2242.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Una vergogna! Lo apprendiamo dai giornali. Sì, proprio la Ministra Trenta, colei che sosteneva di non meritare di essere fatta fuori dal Governo Conte bis. Perché è stata fatta fuori, visto che aveva combattuto così strenuamente col Ministro Salvini? Ecco, probabilmente non ha ricevuto il posto al Governo, però la casa gli è stata garantita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ecco, ciò che accade con questo decreto-legge, con la casa della Trenta, con - per rispondere all'amico Fiano e alla sua domanda precedente - i 700 mila euro all'anno ai collaboratori di Di Maio. Ovviamente se li sceglie lui, quindi può scegliersi quelli che vuole; però 700 mila euro! Ci state facendo ripiombare - io qui mi rivolgo agli amici grillini - in quella che era la peggiore casta di privilegi della Prima Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): altro che provvedimento come il taglio dei parlamentari, che rischia di essere solo un provvedimento di facciata rispetto a tutto quello che voi oggi state facendo! E per il quale vi ricordo che la Lega, differentemente dal vostro compagno di viaggio, il Partito Democratico, ha votato tutte e quattro le volte. Altro che scatoletta di tonno, amici del MoVimento 5 Stelle: qui l'allievo sta superando il maestro, purtroppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ma veniamo agli articoli, entriamo nel dettaglio del decreto-legge. L'articolo 1 e l'articolo 2 possono essere tranquillamente esaminati insieme: semplicemente un riordino dei Ministeri, abbiamo sentito dai colleghi che ci hanno preceduto. Dal punto di vista politico, l'abbiamo detto, ribadito in Commissione, in Aula, è ovviamente libera la scelta di associare il turismo all'agricoltura (secondo noi era la scelta migliore), di associare il turismo alla cultura (la scelta che state facendo voi), oppure di chiedere che venga istituito un nuovo Ministero, anche se ci è stato spiegato quali sono i limiti e ne condivido la ratio. Questa è una scelta politica; ma questi due articoli, questi due articoli praticamente che sommano un fine ultimo, che è quello di fatto di attribuire ulteriori funzioni, ulteriori deleghe a due esponenti, a due ministri (e saluto il Ministro Franceschini che ci ha raggiunto), a due ministri di questo Governo: da un lato appunto il Ministro Franceschini, che sappiamo essere uno degli esponenti di spicco del Partito Democratico e per cui andava trovata ovviamente una funzione aggiuntiva per sottolinearne il ruolo importante; e dall'altro, ovviamente il rappresentante politico dei 5 Stelle, il Ministro Di Maio, che, dovendo fare un passo indietro e dovendo mollare la Vicepresidenza, aveva necessità di vedersi riconosciuta una delega ulteriore. Ma qual è la cosa assurda allora in tutto questo, in questa spartizione da manuale Cencelli? A me stupisce il dietrofront, la retromarcia, le giravolte, la mancanza di coerenza dei 5 Stelle rispetto a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Voi eravate - mi fa piacere appunto che ci sia qui il Ministro Franceschini - quelli che poco più di un anno fa sostenevano (e mi riferisco all'intervento dell'onorevole Tripodi) che il Ministro precedente che gestiva il turismo era stato un incapace, e per quel motivo era opportuno trasferire le deleghe al Ministro Centinaio e quindi all'agricoltura. Ecco, amici dei 5 Stelle, vi do una notizia: adesso le stiamo ritrasferendo al Ministero della cultura, e guarda caso il Ministro della cultura, se non ve ne siete accorti, è proprio Franceschini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma ancora più per quanto riguarda invece l'altra delega aggiuntiva al Ministro Di Maio, fa sorridere anche in questo caso, perché anche in questo caso è lungo il dibattito se l'economia estera dovesse passare dal MiSE alla Farnesina: è da tempo che se ne parla.
Se ne parlava anche nello scorso Governo; ma giustamente il Ministro al MiSE riteneva fosse fondamentale che l'economia estera, il made in Italy restasse appunto al MiSE. Quindi, o Di Maio ha un sosia… Di fatto anche qui la coerenza paga poco: ha cambiato idea e vuole queste deleghe.
Sarò velocissima per terminare su quello che mi sta molto a cuore. La “presa per i fondelli”, finché, cari amici del PD, caro… Tramite lei, Presidente, mi rivolgo al collega Fiano: finché lo fate tra di noi va bene, magari non tutti hanno letto le tabelle; ma noi questa tabella, dove i 60 milioni di euro vengono trasferiti da funzioni essenziali, dalla Polizia penitenziaria che è già in forte difficoltà, vengono trasferiti per, di fatto,…
PRESIDENTE. Deve concludere, collega.
SIMONA BORDONALI (LEGA). …soddisfare con 10, 15 euro in più ad operatore...
Insomma, per tutti questi motivi noi voteremo contro, perché questo Governo sta dimostrando che non ha a cuore la sicurezza; e le dichiarazioni di Zingaretti di ieri, che vuole ritoccare i decreti-legge “sicurezza” e che vuole inserire lo ius soli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Non lo ius culturae, amici dei 5 Stelle, lo ius soli,…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
SIMONA BORDONALI (LEGA). …stanno a determinare che la sicurezza in questo Paese, ahimè, scomparirà. Ma non scomparirà perché questo Governo crollerà prima, e finalmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni)…
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Valentina Corneli. Ne ha facoltà.
VALENTINA CORNELI (M5S). Presidente, io chiaramente manifesto la posizione del MoVimento 5 Stelle; però, essendo stata più volte citata anche personalmente, dai colleghi della Lega in discussione generale, adesso dal collega di Forza Italia, rispondo anche personalmente con piacere ai colleghi.
Io per fortuna ho un'ottima memoria, ricordo parola per parola quello che dissi un anno e qualche mese fa; e tra l'altro ho un brutto difetto, non so dire bugie, quindi dico la verità, per quanto mi rendo conto che talvolta questo possa risultare spiacevole. Ricordo esattamente, ripeto, quello che dissi poco più di un anno fa: dissi che l'Italia era il Paese più bello del mondo, dissi che l'Italia era tanto bella quanto fragile, dissi che l'Italia aveva bisogno di una politica diversa, di una politica che pianificasse, che programmasse. Perché io penso molto francamente sia questo un po' che discrimina la buona dalla cattiva politica: il cattivo politico pensa ai propri interessi, quindi pensa alle elezioni che verranno a breve; il buon politico invece non pensa alle elezioni future, pensa alle generazioni future, pensa al futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Quindi, esattamente nel solco di quello che dissi un anno e mezzo fa, io penso che noi deteniamo, abbiamo la fortuna di avere ereditato il patrimonio storico, artistico e culturale più prezioso al mondo; però non ne siamo degni eredi, non lo meritiamo (Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi!
VALENTINA CORNELI (M5S). Non lo meritiamo perché quello che sta avvenendo in questi giorni purtroppo è emblematico. Tutta l'Italia è flagellata dai cambiamenti climatici, dal maltempo, da Nord a Sud, da Est a Ovest: non ci sono regioni di serie A e di serie B, per carità. Però Venezia, che è stata citata anche dalla collega, Venezia è un emblema, un simbolo, Venezia è il nostro patrimonio storico, culturale e artistico che affonda: affonda sicuramente a causa delle maree, ma affonda anche a causa della corruzione, affonda sotto le tangenti, affonda a causa della rapacità e della miopia di persone che avrebbero dovuto pensare al bene comune, e invece hanno pensato al tornaconto di pochi, a discapito di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Sempre nel solco di quello che dissi un anno e mezzo fa, io penso che noi dobbiamo imparare a conservare quello che di più prezioso abbiamo e dobbiamo valorizzarlo. Penso che in quest'ottica, trasferire le competenze relative alla politica commerciale, promozionale e all'internazionalizzazione del sistema produttivo al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale sia una buona cosa, sia una buona idea: perché noi abbiamo un sistema produttivo che è sicuramente forte di quella piccola e media impresa, che è un vanto, il nostro made in Italy, un vanto assoluto; però - è cieco chi non lo capisce - è sicuramente un sistema produttivo molto diverso da altri sistemi produttivi e molto più parcellizzato.
Ha bisogno di un supporto maggiore e diverso, un supporto che può essere dato proprio da quella struttura consolare delle ambasciate, dai nostri funzionari che possono lavorare per, in qualche modo, diffondere e valorizzare la nostra immagine nel mondo e, quindi, sia relativamente al comparto produttivo ma anche relativamente al comparto culturale; e qui penso alle nostre scuole all'estero, ai dipartimenti di italiano nelle università straniere, penso a tutti gli istituti di cultura che possono, appunto, diffondere la nostra cultura perché diffondendo la nostra cultura noi ingeneriamo nel mondo voglia di Italia, che è quello di cui il nostro Paese e il nostro turismo hanno bisogno.
Io spero di avere in qualche modo dimostrato che nel mio ragionamento non c'è una contraddizione. Io credevo nel progetto che costruimmo insieme un anno e mezzo fa, credevo che avrebbe potuto funzionare ma non sono stata io a stracciare quel progetto: quel progetto è stato stracciato da qualcuno di molto vicino a loro e io, insieme ai colleghi e insieme alle persone che sono mosse dallo stesso senso di responsabilità che avevamo un anno e mezzo fa e di cui parlavo io un anno e mezzo fa, abbiamo semplicemente raccolto i cocci di un Paese in ginocchio, abbiamo costruito un progetto alternativo che ha le medesime finalità di quel progetto che era stato costruito un anno e mezzo fa. Cambia lo strumento, cambia il metodo ma il nostro obiettivo e i nostri valori sono gli stessi. Noi vogliamo sostituire con una buona politica la cattiva politica che ha devastato questo Paese.
Concludo, Presidente, dicendo che non abbiamo tradito, perché noi non tradiamo i cittadini e non lo faremo mai. Noi non abbiamo tradito nel momento in cui diamo risorse al comparto culturale e, quindi, al turismo e, quindi, alla principale industria di questo Paese; noi non abbiamo tradito quando attribuiamo fondi alla micro e piccola impresa per permetterle di accedere a bandi europei e a bandi internazionali; noi non tradiamo quando stanziamo risorse per le forze dell'ordine e le Forze armate perché, a prescindere dalla rimodulazione temporanea che è prevista in questo provvedimento che, secondo me, è stata fortemente strumentalizzata, le risorse noi le stanziamo e le vogliamo stanziare (e lo ha ricordato prima il collega). Infatti, parliamo di 600 milioni per i rinnovi contrattuali che la polizia aspettava da non so quanto tempo e parliamo di più di 175 milioni per gli straordinari che la polizia aspettava da non so quanto tempo perché siamo noi a dire che la polizia va rispettata, va trattata con serietà e non va strumentalizzata perché non si può creare tensione sociale con una macchina sistematicamente deputata a farlo e, quindi, mettere in pericolo le forze dell'ordine per poi strumentalizzarle e sventolarle come una bandierina, in alcuni casi ridicolizzarle e, permettetemi, perché certe maschere di carnevale… Lasciamo stare, non voglio neanche proseguire su questo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!
VALENTINA CORNELI (M5S). Però, vi voglio dire che per noi le forze di polizia e le Forze armate vanno trattate con serietà ed è quello che abbiamo assolutamente intenzione di fare. Vogliamo combattere la macchina della menzogna, vogliamo combattere la macchina dell'odio perché questo Paese ha bisogno di pace sociale e, secondo me, possiamo farlo in un unico modo, cioè con la macchina della bellezza perché l'Italia è in sé una macchina della bellezza.
Concludo ricordando Peppino Impastato che diceva che bisognerebbe insegnare la bellezza alla gente perché così la si fornirebbe di un'arma contro l'omertà, contro la paura e contro tutto quello che, purtroppo, stiamo vedendo in questi mesi bui e che non vogliamo più vedere. Per tanti e tali motivi, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2242)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2242: S. 1493 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni" (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 37).
Sono così conclusi gli argomenti per i quali erano previste votazioni nella seduta odierna.
Sospendo, quindi, brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 18,10 per la discussione sulle linee generali dei restanti punti all'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18,10.
Discussione della mozione Brunetta ed altri n. 1-00286 concernente iniziative a favore di Venezia alla luce dei recenti eventi alluvionali.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Brunetta ed altri n. 1-00286 concernente iniziative a favore di Venezia alla luce dei recenti eventi alluvionali (Vedi l'allegato A).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 15 novembre 2019 (Vedi l'allegato A della seduta del 15 novembre 2019).
Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Meloni ed altri 1-00288, Molinari ed altri n. 1-00289, Fusacchia ed altri n. 1-00291, Lupi ed altri n. 1-00292 e Benedetti ed altri 1-00293 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
E' iscritto a parlare il deputato Zanettin, che illustrerà anche la mozione Brunetta ed altri n. 1-00286, di cui è cofirmatario.
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). La ringrazio, Presidente, per la parola. Onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, discutiamo questa sera queste mozioni sulla tragedia che ha avuto luogo a Venezia la settimana scorsa, su iniziativa di Forza Italia. Sarebbe una cosa buona che, a fronte dell'immensità del disastro, la politica si dimostrasse unanime e non si dividesse in sterili polemiche (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Questo dibattito avviene dopo la tragedia dell'“acqua granda”, una marea paragonabile solo a quella del 1966. Oggi, tutti i politici si dichiarano interessati alle sorti di Venezia: vengono in piazza San Marco a farsi riprendere dalle televisioni e rilanciano la propria immagine sui social; ci voleva, però, la tragedia che ha colpito Venezia perché ritornasse di attualità il tema della tutela della Serenissima e della laguna veneta e si manifestasse questa unità di intenti. Negli ultimi anni il tema, colpevolmente, era finito fuori dall'agenda politica. Vedo in circolazione tanta ipocrisia e anche tanto opportunismo. Ora tutti parlano del MOSE e della necessità di completarlo; ora tutti si interrogano sul perché non è stato ancora completato e lanciano accuse, troppo spesso, con superficialità. Molti vanno nei talk show a pontificare, ma pochi sanno che è un'opera di ingegneria idraulica unica al mondo, che è il frutto di studi internazionali e che taluni suoi aspetti conservano ancora carattere sperimentale. Per tanti motivi, ho avuto modo di seguire negli ultimi anni la vicenda del MOSE; cercherò oggi, in quest'Aula solenne, di dare delle risposte ad alcune domande che l'opinione pubblica oggi si pone.
Il MOSE, negli ultimi anni, soprattutto dopo l'inchiesta penale, ha subito giudizi sprezzanti: è stato definito, nella migliore delle ipotesi, un monumento allo spreco e alla corruzione. Forse, lo è anche stato, ma bisogna anche riconoscere che rimaneva, e rimane, l'unica speranza per salvare la città lagunare; non c'è alternativa. Personalmente, sono convinto che, arrivati a questo punto, conviene finirlo e collaudarlo. Mi pare - e ciò mi conforta - che sia stato costretto a riconoscerlo anche il Premier Conte, esponente del MoVimento 5 Stelle, movimento, per principio, contrario a tutte le grandi opere.
Rispondiamo alla prima domanda che si pone l'opinione pubblica. Perché il MOSE non è stato completato? Come dicevo, a partire dal 2013, quando è iniziata l'inchiesta penale, il completamento del MOSE è uscito dai radar della politica. Negli ultimi cinque anni, non si trova una sola dichiarazione di politici, nazionali o regionali, che invochi l'urgenza di un suo completamento; la fragilità di Venezia e la sua difesa sono state dimenticate da tutti. Un dato obiettivo è che, nel 2014, quando la gestione dei commissari ANAC è iniziata, l'opera era stata completata all'87 per cento, a distanza di cinque anni, avanzata solo di un 6 per cento, e non mi risulta ci fossero particolari problemi di finanziamento. I commissari ANAC, in questi anni, hanno pensato soprattutto a garantire la legalità e il rispetto formale delle procedure, ma questo ha comportato una sostanziale paralisi dei lavori.
I fondi disponibili sono stati spesi, soprattutto, per il mantenimento e la manutenzione della struttura. Mi chiedo, quindi, e lo chiedo ufficialmente al Governo, se oggi, stante l'urgenza di completare l'opera, riconosciuta mi pare da tutti, abbia ancora un senso il commissariamento disposto da Cantone. I commissari in questi anni hanno, a mio giudizio, commesso anche degli errori: per dimostrare discontinuità hanno allontanato molte delle imprese - Mantovani, Condotte, il gruppo Mazzi - che avevano iniziato i lavori, che così, però, non avranno responsabilità in sede di collaudo delle opere. I loro manager si erano certamente resi responsabili di fenomeni corruttivi, ma il personale di dette imprese era l'unico depositario del know how di un così delicato progetto. Credo che, a tempo debito, questo sarà un problema.
In questi anni, si è assistito ad un conflitto di competenze tra commissari e Provveditorato ai lavori pubblici, che rappresentava il Ministero. I commissari pretendevano di discutere scelte tecniche per le quali non avevano una specifica competenza. Va anche ricordato, a loro attenuante, che erano stati lasciati soli dalla politica. Tutto questo ha comportato quel rallentamento dei lavori, di cui oggi troppi si stupiscono a fronte della tragedia che si è verificata. Su quanto accaduto, la nostra mozione chiede anche una Commissione d'inchiesta.
Ed ora, che fare? Il Governo ha nominato un nuovo supercommissario, nella persona della dottoressa Elisabetta Spitz, un manager pubblico di grande esperienza. Questa può essere una buona notizia, a condizione che, contemporaneamente, venga a cessare il commissariamento ANAC. Uno dei due commissari è di troppo, altrimenti si aggiungono controlli a controlli e confusione a confusione e i lavori continueranno a non andare avanti. Manca anche il provveditore alle opere pubbliche del Veneto: sarebbe il caso che la Ministra De Micheli provvedesse a nominarlo in fretta, se davvero vuole dare una svolta alla questione che stiamo dibattendo.
In conclusione, sarebbe davvero bello, Presidente, se dal male dell'“acqua granda” del 2019 nascesse il bene; se la politica, dal dibattito di stasera, approfittando di questa tragedia che inevitabilmente ci unisce, fosse in grado di lasciare da parte tutte le polemiche e gli stop and go che, da sempre, accompagnano la tutela di Venezia, di Chioggia e del delicato ecosistema della laguna veneta. Mettiamo, quindi, da parte i punti di contrasto che ci dividono; troviamo ora le risorse economiche che mancano e le energie culturali ed umane necessarie a raggiungere il traguardo. Impegniamoci a risolvere, una volta per tutte, il problema della tutela di Venezia: con uno sforzo corale, forse, siamo ancora in tempo. Questo è il mio auspicio, è l'auspicio di Forza Italia e la speranza, credo, di tutti i veneziani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Rampelli, che illustrerà anche la mozione Meloni ed altri n. 1-00288, di cui è cofirmatario.
FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, faccio questo intervento da cittadino romano, cittadino veneziano, cittadino italiano, perché Venezia è un patrimonio incommensurabile, più volte celebrato, che appartiene alla storia del nostro popolo, che ha lasciato importanti, fondamentali, irrinunciabili sedimenti della sua grandezza e, anche su questa grandezza, hanno avuto le generazioni che hanno preceduto le nostre il privilegio e la possibilità di costruire la nostra Italia, con la sua unità nazionale, la sua inviolabilità. È troppo facile piangere, ancora una volta, sulla bellezza oltraggiata di Venezia: sarebbero lacrime di coccodrillo, lacrime già versate mille e mille volte. Troppo facile esorcizzare con la retorica la più volte annunciata morte di Venezia, annuncio che ci affligge ormai da oltre un secolo.
Elementi inquietanti, certo, ce ne sono: la fine dell'industria, la rarefazione delle fornaci e delle attività artigiane, lo spaccio permanente di chincaglierie di cattivo, pessimo gusto, che hanno preso il sopravvento sulle opere d'arte realizzate dagli artigiani della laguna, la resa alle grandi, mastodontiche navi, che hanno violentato la laguna senza che si riuscisse a trovare rimedio, ancora oggi non si trova rimedio all'ormeggio di palazzi lunghi quasi un chilometro e alti decine di piani, l'emorragia dei residenti, lo spopolamento delle mitiche calli, gli anziani in stato di difficoltà, quasi prigionieri della bellezza di Venezia, i giovani altrettanto prigionieri che fuggono via in cerca di futuro, quasi che il passato glorioso o grandioso di Venezia non sia compatibile con un'idea di futuro, con una prospettiva; e i turisti, quei turisti che abbiamo contribuito a formare, sono ormai prevalentemente, come si dice in gergo, senza volere offendere nessuno perché io sono stato uno di loro, “saccopelisti”, o, per dirla nel mio gergo e nel mio dialetto, “fagottari”, che hanno modificato l'offerta dell'industria della ricezione; i turisti li abbiamo in mente, sotto i nostri occhi, con le loro valigie carrabili, che rompono i silenzi, quei silenzi che si manifestano nel connubio magico tra l'acqua della laguna, l'aria gravida di umidità, i vicoli stretti e accoglienti, tutti pronti ad attendere che l'acqua scenda di qualche decina di centimetri per fare l'ingresso in piazza San Marco, per scegliersi una quinta scenica ideale, un fondale, diciamo, con un po' di tristezza, ma in fondo è anche la cifra del turismo di questo secolo, trasformando tutto ciò che di bello c'è nel mondo e a Venezia in un fondale, il fondale del vetro soffiato di Murano, il fondale dei merletti impareggiabili di Burano, il fondale di piazza San Marco, i fondali delle tante opere d'arte custodite nelle chiese e nei musei, tutto per un autoscatto. E intanto quei fondali sono abitati, in questo caso lo abbiamo potuto vivere drammaticamente a distanza, visionando telegiornali e reportage d'inchiesta: su quell'acqua galleggiavano arredi, suppellettili, sacchi di plastica. Ci fa quasi fatica associare queste immagini con l'immagine della Venezia che abbiamo conosciuto. Per chi non l'ha potuta vivere, per chi non ci è nato, per chi non ha avuto i propri avi residenti lì, l'immagine della Repubblica di Venezia, della sua potenza, della sua grandezza, della sua enorme, gigantesca capacità organizzativa, in perfetta controtendenza rispetto al declino che comunque sembra averla offesa oggi, non soltanto perché ci troviamo in Italia, non me la voglio prendere incidentalmente con i Governi pro tempore, diciamo che è un destino abbastanza cinico e baro che colpisce duramente tutto ciò che di sostanziale esiste e che va in profondità e che colpisce, appunto, anche quell'idea di turismo culturale, che sempre di più si è andata trasformando nel tempo e si è abbruttita. Sembra incredibile che quella Venezia lì, che è stata un segno di civiltà per buona parte del mondo conosciuto, oggi, insieme all'Italia che la contiene, non sia all'altezza di trovare rimedio al suo ineludibile sprofondamento. Nel 2003 ci fu l'inaugurazione dell'opera più chiacchierata di questo tempo, in quanto grande opera multifinanziata con 5 miliardi, che poi diventeranno, probabilmente, se riusciremo a chiudere il MOSE, 7 miliardi e mezzo. Sembrava che avessimo trovato la soluzione giusta, un progetto di grande profilo ingegneristico, di ingegneria idraulica, speriamo che funzioni perché la certezza non è cosa di questo mondo, certamente è un'opera particolarmente complessa che ha determinato varie modifiche del progetto, modifiche di calcolo, modifiche di ingranaggio, di funzionamento, di meccanica e va - lo dicevo poco fa - sperimentata. Intanto, invece, nella sperimentazione abbiamo dovuto ammettere che in Italia non è cambiato granché, che appena si fa un'opera pubblica o un'infrastruttura importante, c'è qualcuno che fa il furbo, se ne approfitta e genera una serie di effetti collaterali. Noi abbiamo una legislazione farraginosa, abbiamo delle procedure amministrative che fanno accapponare letteralmente la pelle, che sono l'esatto opposto della capacità attrattiva di investimenti, che sono l'esatto opposto della velocità che si richiede da parte dei cittadini utenti nell'efficienza dei servizi che dovrebbero prendere forma a opera compiuta. Queste lungaggini amministrative, questo eccesso di burocrazia genera le strutture commissariali alle quali vengono conferiti poteri speciali - parliamo in questo caso di “Venezia Nuova” - e che nascono esattamente per cercare di offrire una risposta tempestiva a problemi che non sarebbero, al contrario, affrontabili con le procedure tradizionali. E non capiamo - lo dico in questo caso maliziosamente al Governo pro tempore in carica, al Conte II -, non riusciamo a fare una cosa tutto sommato abbastanza semplice: quando tra breve ci troveremo a discutere in quest'Aula della manovra di bilancio, noi staremo qui a dirvi che vanno abbassate le tasse per creare nuova ricchezza attraverso l'impulso del privato, oppure staremo qui a dirvi che bisogna fare una grande iniezione di investimenti pubblici sempre per cercare di creare nuova ricchezza, e il Governo sarà qui a dirci che l'Europa non ce lo consente, che ci sono i parametri da rispettare, che non ci sono i fondi necessari perché il Governo ha fatto altre scelte per abbassare le tasse e, magari, varare la tassa piatta e dare impulso all'economia e alle aziende; tutto diventa opinabile, ognuno ha la propria scuola di pensiero dietro le spalle e cerca di metterla in campo, accettando anche la sfida di approcci culturali diversi. Ma sulla semplificazione legislativa, sulla semplificazione delle procedure amministrative, perché, al secondo anno di Governo, in questo caso, contenente il mitologico e fantasmagorico movimento rivoluzionario dei 5 Stelle, non si riesce a intervenire a gamba tesa e a sforbiciare lo sforbiciabile, per togliere dall'orizzonte la possibilità di varare strutture commissariali, nella consapevolezza che le strutture commissariali possono generare quel coefficiente di tentazione tale da indurre qualcuno, magari predisposto alla ruberia, al furto, alla mala gestione, ad approfittare dei denari dei cittadini? E poi, giustamente, entra in campo la magistratura, fa le sue indagini, indaga, emette avvisi di garanzia, avvia i processi e quindi tutto il coraggio che la politica ha avuto nel varare la straordinaria, machiavellica macchina commissariale, si blocca, si torna alla superfetazione dei controlli, rallenta ogni processo.
E, ancora un'altra responsabilità che non possiamo non dare alle classi dirigenti, in particolare coloro le quali hanno calcato la scena del Governo, non si ha neanche la capacità di capire che quel rallentamento deve comunque prevedere un piano B. Non c'è mai stato un piano B su Venezia: neanche quello che non possiamo e facciamo fatica a definire piano B, perché siamo alla fiera della banalità e dell'ovvio. Anche qui - mi duole dirlo - la polemica politica è richiamata plasticamente in questo consesso: quante volte abbiamo ascoltato dal capo politico Di Maio le parole “manutenzione ordinaria delle infrastrutture” non soltanto dopo il crollo del ponte Morandi, altra tragedia che ci ha colpiti, ma anche nelle fasi convulse della campagna elettorale o in quelle dei tavoli per formalizzare il cosiddetto contratto di Governo. Si stava lì a dire che non servono più grandi opere, grandi infrastrutture ma serve rimettere mano alla manutenzione. Qui non si fa manutenzione da nessuna parte; non è cambiato nulla rispetto a due anni fa. Se andiamo a vedere i fondi previsti nella manovra di bilancio che ci apprestiamo ad approfondire, a studiare e a varare, su tutte le voci che sono richiamabili alla manutenzione non vediamo nessun segno particolare. Siamo esattamente come stavamo prima in alcuni casi; in alcuni settori addirittura abbiamo regredito perché abbiamo stanziato poste inferiori rispetto alle manovre di bilancio precedenti. Prima del megaprogetto, qualunque esso fosse, persino il MOSE, forse sarebbe utile o opportuno o sarebbe stato utile o opportuno preoccuparsi da un punto di vista idraulico - non parliamo di cultura ma parliamo di tecnica - della manutenzione dei canali. Chi li manutiene questi canali? È una competenza, come qualcuno ci sussurra nell'orecchio, delle regioni, degli enti di programmazione che sono diventati enti di gestione: a noi non interessa di chi sia. In ogni caso le poste vanno messe; lo Stato deve stanziare i soldi per fare la manutenzione dei corsi d'acqua e non lo stiamo dicendo dal centro dell'Europa: non siamo la Svizzera. Se non lo fate, voi siete colpevoli, siete complici di qualunque disgrazia che possa appalesarsi sul nostro territorio. Per cui noi siamo fragili. Non lo dobbiamo sentire dire soltanto nei dibattiti televisivi: la “nostra fragilità idrogeologica”, la “nostra morfologia particolare”, il nostro destino nella movimentazione delle falde e delle zolle tettoniche non lo dobbiamo riscoprire come una considerazione assordante che torna a ogni sisma, a ogni alluvione, a ogni sciroccata, a ogni alta marea. Voi ci dovete portare un piano da questo punto di vista perché alle decisioni che il Governo ha preso o non ha preso o che prenderà o non prenderà è comunque legato il destino della nostra penisola. Anche nel rapporto con l'Europa voi dovete cambiare passo perché non si può, da un lato, addirittura immaginare - poi ci viene detto che verrà tolta di scena o sarà formalmente tolta dagli incartamenti la tassa sulla plastica - comunque non si può chiedere un sacrificio, qualunque esso sia, ai cittadini italiani per farsi carico di una patetica battaglia - perché non è nella nostra facoltà di cittadini ma sono altri meccanismi che muovono queste argomentazioni - per arrestare le alterazioni climatiche e poi a Bruxelles noi non riusciamo a far capire che l'Italia è come se fosse le Maldive dell'Oceano Indiano. Se ci sarà questa perdurante crescita nello scioglimento dei ghiacciai e ci sarà quindi un innalzamento delle acque, avremo le nostre coste devastate.
E se è vero e non è contestabile che siamo una penisola bagnata per tre lati dal mare con due grandi isole e diversi arcipelaghi, come è possibile che voi non ci stiate qui a proporre e non abbiate proposto un piano prima della disgrazia di Venezia, prima che si alzassero le acque dell'Arno? Com'è possibile che non abbiate messo al lavoro qualche tecnico di elevato profilo per stabilire come possa essere sistematicamente e programmaticamente contrastabile il fenomeno dell'erosione delle nostre coste e dei nostri arenili? Perché Venezia è anche figlia di questa - chiamiamola impropriamente così senza che i cittadini di Venezia se ne offendano - è anche frutto della vostra distrazione, di questa sorta di ordinarietà. Venezia non è ordinaria ma neanche l'Italia è definibile come una penisola ordinaria e la maggior parte delle intelligenze, delle energie e delle risorse devono essere indirizzate. Se c'è caro il concetto della preservazione e del passaggio del testimone come un'eredità, in questo caso materiale, alle generazioni che verranno, non è possibile ignorare questa responsabilità e procedere in quella direzione. Se al contrario - concludo - tali considerazioni non dovessero fare breccia, che cosa ci troveremo a fare, Presidente, sottosegretario, colleghi? Il solito intervento straordinario. Ci troveremo a dare qualche soldo ai cittadini - cosa che va assolutamente fatta e noi l'abbiamo proposta per primi e quindi ci mancherebbe altro: il collega De Carlo domani in dichiarazione di voto lo spiegherà illustrando e commentando la nostra mozione e, quindi, ciò non è in discussione - ma noi - davvero concludo, Presidente - non ci possiamo arroccare sulla difesa del passato.
Noi dobbiamo dare a Venezia e - in questo caso mi permetto di allargare il campo - all'Italia, attraverso l'epifenomeno di Venezia, un progetto futuro. Se si mette in campo una progettualità si salva Venezia; se si fanno solo e soltanto interventi marchetta per dare un po' di soldi a destra e sinistra non si va da nessuna parte. È anche per questo che immaginiamo un progetto di legge speciale per Venezia ed è esattamente con questo concetto, la specialità del nostro territorio, che intendo concludere il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Andreuzza, che illustrerà la mozione Molinari ed altri n. 1-00289, di cui è cofirmataria.
GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Nell'introdurre la mozione della Lega, vorrei da parte di tutto il nostro gruppo mandare un messaggio di solidarietà a tutto il Paese perché in questi giorni, oltre a Venezia, purtroppo il maltempo ha toccato altri territori che sono stati devastati. Venezia è pur vero che ha subito anche due morti, per cui la cosiddetta “acqua granda” questa volta è stata veramente diversa e a dirlo sono stati proprio i veneziani che di acqua alta ne hanno vista tanta e il veneziano convive con l'acqua alta. Venezia è nata dall'acqua. Non dobbiamo dimenticare che Venezia è nata dalle popolazioni che, fuggite dai barbari, si sono insediate a Rivo Alto, cioè a Rialto. Per cui Venezia e l'acqua hanno qualcosa insieme di inseparabile. L'acqua che entra a Venezia è acqua che deve entrare e uscire; è acqua proprio che si mescola con quella che è la vita veneziana e i veneziani sono anche preparati alla normale acqua alta. In questo caso però è avvenuto un evento eccezionale che ha portato tutti a fare delle riflessioni legate a cosa poteva fermare questo elemento così eccezionale che poteva essere anche distruttivo. Tutti ovviamente abbiamo pensato al MoSE, alla grande opera che è in corso da sedici anni e che ha proprio l'obiettivo di fermare l'acqua, quando diventa un'eccezione pericolosa per Venezia.
Io voglio anche, in questo momento, ricordare la protezione civile, tutte le persone, gli abitanti e i volontari; io abito in quelle zone e ho visto, anche dai paesi vicini, persone andare ad aiutare i veneziani in questo momento, in un atto di solidarietà davvero importante, che fa sentire il peso e l'amore che noi veneti abbiamo per questa città, perché questa città ce l'abbiamo nel cuore e ce l'abbiamo nel cuore perché per noi Venezia è la Repubblica Serenissima, per cui è qualcosa che ci portiamo all'interno da sempre, millenni di storia.
Centottantasette centimetri sul medio mare hanno sfiorato quella che è stata l'alluvione del 1966. Ebbene, io a Venezia ho studiato, ci sono andata molte volte con l'acqua alta e ci sono andata anche in questa occasione proprio per vedere cos'era successo e vi assicuro che chi ha provato l'acqua alta nella normalità si accorge che questa era un'acqua alta che arrivava molto sopra le ginocchia, era un'acqua brutta, era un'acqua sporca, era un'acqua veramente pericolosa. Era possibile passeggiare per Venezia e vedere le persone disperate all'interno dei negozi che cercavano di pulire. Il pensiero andava a tutti gli anziani, per esempio, che vivono al pianterreno. Per cui dobbiamo pensare a momenti davvero difficili per questa città, che ha subito danni economici sicuramente pesanti, ma anche il dramma di chiedersi perché e se succederà ancora. Perché la prima notte che c'è stata l'acqua alta, il giorno dopo, i nostri imprenditori, gli abitanti, avevano già messo mano nelle loro botteghe per sistemare il tutto e io ho parlato con delle persone che avevano anche già sistemato, ma il terzo giorno è ritornata di nuovo quest'acqua alta. Per cui, lì, arriva una disperazione grandissima, di persone che dicono: noi ce la mettiamo tutta, noi abbiamo la forza, noi non abbiamo paura, però siamo impotenti di fronte a questo, se non si fa qualcosa.
E questo qualcosa potrebbe essere il MoSE, assieme, veramente, a una serie di interventi che noi dobbiamo assolutamente fare. Dobbiamo portare a Venezia un'attenzione speciale, un'attenzione speciale perché è difficile capire Venezia, conoscerla, per chi non l'ha vissuta. Probabilmente è difficile anche da qui fare delle scelte per Venezia, perché le scelte per Venezia le può fare il sindaco di Venezia, chi abita a Venezia, il governatore, chi conosce veramente di cosa ha bisogno. È a loro che dobbiamo chiedere come si risolve Venezia. Forse il MoSE è stata una grandissima opera di ingegneria, ma se fosse stata gestita da quello che era lo Stato della Serenissima Repubblica forse si sarebbe risolta meglio questa questione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Forse il nostro Stato è stato lontano e nemico di Venezia che per tantissimi anni è stata un modello di democrazia, un modello davvero grande. Allora, noi, adesso, dobbiamo assolutamente intervenire, perché altrimenti creiamo un danno a quello che è un patrimonio dell'umanità. E proprio perché è patrimonio dell'umanità noi dobbiamo intervenire per il ruolo che ci compete, cioè da rappresentanti della nostra Repubblica. Noi avevamo inserito nello “sblocca cantieri” alcune azioni che volevano snellire e velocizzare; era stato chiesto il commissario, un intervento veloce, ma, anche qui, qualcosa ha bloccato. Ci è voluto questo evento veramente grande, affinché l'attenzione arrivasse su Venezia e ora mi pare di capire che è stato nominato il nuovo commissario. Ebbene, spero che questo presto arrivi a riferire anche qui da noi.
La legge speciale di Venezia è quella che chiediamo di potenziare; lo ripeto: di potenziare. Deve essere una legge specialissima per Venezia e, qui, dobbiamo assolutamente intervenire. Dobbiamo intervenire anche per quella che è la parte economica del Paese; noi abbiamo inserito nella nostra mozione anche la zona economica speciale e cioè la possibilità di dare a Venezia la possibilità, anche per chi viene a fare impresa, industria, di dare lavoro; si parla di progetti che portano 30 mila posti di lavoro e 3 miliardi e mezzo di investimenti certi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e questo Governo, per un anno e mezzo dopo che la Lega ha sempre chiesto di attuare la Zona economica speciale, si è voltato dall'altra parte.
Tante sono le cose che vanno fatte, ma vanno fatte assieme, altrimenti solo piccole cose non riusciranno a salvare quella che è la nostra grandissima Venezia. Io spero che si riesca anche a trovare una condivisione su questa mozione, però, lo ripeto, il nostro gruppo, che è fatto da 22 veneti e da persone anche veneziane, è stato molto attento e puntuale in ciò che ha scritto.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). E, pertanto, spero che la guardiate bene, per poterla condividere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Fusacchia, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00291. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, mi consenta, anzitutto, di associarmi ai colleghi che hanno voluto mandare, da quest'Aula, un messaggio di vicinanza e solidarietà ai veneziani e a tutti gli altri cittadini italiani che in queste ore stanno vivendo dei momenti abbastanza drammatici. Ci accorgiamo che il cambiamento climatico non è, come dire, una teoria per accademici, ma è qualcosa che poi impatta sulla vita dei cittadini, tutti i giorni, e che richiede quindi che interveniamo e interveniamo non solo quando siamo costretti a intervenire, perché ci sono delle emergenze drammatiche, come quella di cui stiamo parlando questa sera.
La mozione n. 1-00291 è stata costruita con il collega Michele Nitti e con altri colleghi della Commissione cultura ed ha un focus, è centrata particolarmente sulle questioni culturali del patrimonio, ma anche della valorizzazione e del rilancio di Venezia, a seguito di questi drammatici eventi, proprio a partire da tutto quello che si può fare attorno alla cultura, alla formazione, all'alta formazione, allo spirito di imprenditorialità e all'innovazione.
I dati di partenza sono noti a tutti e, se non sono noti, ne cito solo un paio; è chiaro che abbiamo visto tutti le drammatiche immagini di San Marco e delle inondazioni, degli allagamenti; stiamo parlando di danni ingentissimi sia alle strutture sia a ciò che era conservato dentro le strutture, dalla Fondazione Querini Stampalia al Conservatorio Benedetto Marcello, all'Accademia di Belle Arti, all'Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, all'Isola di San Lazzaro, la cosiddetta isola degli Armeni che ha riportato danni seri al patrimonio, ai capolavori dell'arte armena e veneziana. Tra l'altro, voglio anche ricordare che nello scorso fine settimana era prevista l'organizzazione dello Strategy Innovation Forum, da parte dell'Università Ca' Foscari che, per due giorni, aveva raccolto tantissime personalità, tantissime persone che avrebbero partecipato a fare un punto su come Venezia possa diventare un fulcro di rilancio imprenditoriale legato all'innovazione strategica e sociale. Ovviamente, gli organizzatori hanno deciso di annullare e aggiornare questo incontro; una serie di parlamentari avrebbe dovuto partecipare, perché eravamo stati invitati a contribuire come inter gruppo sull'intelligenza artificiale, lo dico, perché, Presidente e colleghi, gli impegni che noi chiediamo al Governo partono da queste premesse e sono legati, quindi, ovviamente, a fare tutto ciò che è necessario per ripristinare e recuperare rispetto ai danni che sono intervenuti sulle strutture fisiche, ma anche a portarci avanti una volta per tutte con il lavoro da fare. Noi abbiamo assolutamente urgenza di digitalizzare tutto il patrimonio musicale, archivistico, storico di cui Venezia dispone, perché molte cose sono andate perdute in questi giorni, purtroppo di molte di queste ci accorgeremo e lo scopriremo nei prossimi giorni, nelle prossime settimane o nei prossimi mesi e questo però, francamente, me lo lasci dire, Presidente, è inaccettabile. Il fatto di perdere dei manoscritti del Seicento o del Settecento, nel 2019, perché non siamo capaci di prevenire e progettare la cura della nostra storia collettiva è qualcosa di cui ci dovremmo ribellare francamente tutti e, quindi, dovremmo chiedere convintamente al Governo, che non ho dubbi si sta già attivando per conto suo, di sentire che tutto il Parlamento è dietro, che tutto il Paese è dietro a questo sforzo corale che attiene alla cultura, all'alta formazione e al patrimonio di Venezia.
Chiudo con due punti veloci; il primo è che questi eventi e questo dramma che stanno toccando la città di Venezia stanno riportando in superficie una serie di dibattiti. Molti colleghi sono intervenuti e interverranno sulla questione del MoSE; io vorrei intervenire velocemente su una questione più ampia che è sotto gli occhi di tutti e che non possiamo nasconderci; c'è una latente, progressiva, ormai la consideriamo quasi inevitabile, trasformazione, un rischio di trasformazione di Venezia in un grande parco giochi a cielo aperto, in un grande museo a cielo aperto.
Questo è il grande errore che dobbiamo evitare. Venezia deve ripartire dall'imprenditorialità collegata alla sua tradizione, dall'innovazione collegata alla tradizione; quindi, noi dobbiamo e chiediamo al Governo di impegnarsi perché, a valle degli interventi urgenti che servono per rimettere in sesto la città, ci sia un investimento serio latu sensu su tutto quello che ha a che fare, ad esempio, con le industrie creative e culturali, sull'idea di far nascere tante start up che possano coniugare la storia e il patrimonio di Venezia per fare dall'impresa e dall'innovazione - e chiudo, Presidente - una grande operazione di rilancio. Chiediamo l'impegno al Governo di patrocinare l'edizione dello Strategy Innovation Forum che gli organizzatori, Ca' Foscari ha dovuto aggiornare.
Dobbiamo fare di Venezia un fiore all'occhiello e - ultimo impegno - collegarla strutturalmente a Dubai 2020. Abbiamo una grande occasione, c'è l'Expo universale, l'Italia parteciperà; facciamo in modo che Venezia ci sia in forze e ci sia con tutto il meglio di quello che può produrre e può raccontare, perché, se non abbiamo questo sguardo verso la produzione di nuova cultura, e non solo, ovviamente, la tutela del patrimonio, stiamo comunque parlando di una città destinata a morire, ed è l'ultima cosa che noi ci possiamo permettere.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pellicani. Ne ha facoltà.
NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Venezia ha vissuto una settimana tragica, con una sequenza di maree eccezionali che non si era mai vista. Non si erano mai verificate tre acque alte superiori a un metro e mezzo in una settimana. Presidente, martedì 12 novembre sarà una data che resterà scolpita nella memoria della città: l'acqua ha raggiunto quota 187 centimetri, una marea che ha lasciato dietro di sé devastazioni, danni incalcolabili per il valore di un miliardo, forse di più, tra la città antica, le isole minori, il Lido, Murano, ma in particolare a Burano e a Pellestrina, dove ci sono tantissime abitazioni ancora a pian terreno e molte persone hanno perso tutto, sono disperate.
A Pellestrina ha perso la vita anche una persona e l'acqua alta è rimasta nelle case per 24 ore. Una marea così si era vista una sola volta nel 1966, 53 anni fa, quando l'acqua raggiunse quota 194, e pensavamo, francamente, di non vederla mai più così alta.
Martedì scorso l'acqua è entrata nelle case, impregnando i pavimenti e le pareti, mettendo fuori uso elettrodomestici, impianti elettrici, ha fatto danni ingentissimi per centinaia e centinaia di milioni nei negozi, nei laboratori artigiani. Le TV di tutto il mondo hanno rilanciato le immagini della Basilica di San Marco allagata, ma tanta parte del patrimonio monumentale cittadino è stata intaccata dall'acqua salmastra. Danni alla Fenice, alla Biblioteca Marciana, al Conservatorio e al patrimonio librario della Querini. Insomma, un vero disastro. L'acqua poi non ha travolto solo Venezia e le isole, ma anche la città di Chioggia, dove ha invaso il centro storico, causando anche lì gravissimi danni alle abitazioni e alle attività economiche.
In queste giornate così dure sentiamo anzitutto di ringraziare la Protezione civile, i vigili del fuoco, la Polizia municipale e tutte le forze dell'ordine per il lavoro svolto giorno e notte tra mille difficoltà. Ma, signor Presidente, la sorpresa più bella è stata la reazione dei veneziani, la gara di solidarietà, l'impegno in particolare dei giovani, gli angeli dell'Acqua granda. Dobbiamo essere orgogliosi dei nostri ragazzi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali): con il tam tam dei cellulari si sono organizzati, giovedì erano in cinquecento, ieri addirittura in 3 mila. In un contesto così cupo, di fronte a tanti fallimenti, quei giovani rappresentano una luce di speranza per il nostro futuro.
Il Governo è intervenuto tempestivamente, sono stati affidati al sindaco di Venezia poteri commissariali e sono stati stanziati i primi 20 milioni per far fronte alle emergenze, prevedendo una prima tornata di rimborsi ai privati fino a 5 mila euro e alle attività economiche fino a 20 mila. Il Ministro per i Beni culturali ha annunciato l'estensione per Venezia dell'art bonus anche per i beni ecclesiastici, a partire dalla Basilica di San Marco.
Inoltre, il 26 novembre è stato convocato il comitatone, come in più occasioni da questi banchi avevamo avuto modo di chiedere, che non si riunisce più da novembre del 2017. Sarà finalmente l'occasione anzitutto per rifinanziare la legge speciale, ma non solo.
Quanto successo in questi giorni a Venezia, come dicevo, ci riporta indietro a quel 1966; oggi ci troviamo impotenti come allora di fronte a un fenomeno che nel frattempo è diventato molto più frequente a causa dei cambiamenti climatici in atto, ma anche, secondo molti esperti, a causa dei lavori per un'opera così invasiva come il Mose. Un'opera faraonica, che, probabilmente, non si sarebbe mai dovuta realizzare, ma, giunti a circa il 95 per cento dei lavori, va finita e fatta funzionare.
I lavori, signor Presidente, pensi che sono iniziati nel 2003, sarebbero dovuti finire nel 2012, poi nel 2014, quindi nel 2017, poi un altro slittamento al 2018, ora nel 2021, sapendo che poi ci saranno un paio d'anni di esercizio provvisorio. Ma finiranno mai questi lavori, signor Presidente? Il Mose, come è noto, nel 2014 è stato al centro di uno scandalo che ha tanto umiliato la città di Venezia e l'Italia intera. Finì agli arresti l'ex presidente della regione e furono coinvolti tutti i vertici della regione di allora. Da quel momento il Consorzio Venezia Nuova, incaricato di realizzare l'opera in regime di concessione unica, è stato commissariato e da allora i lavori procedono al rallentatore. È comprensibile, dopo tale scandalo, un periodo di verifica e di accertamenti, ma dopo cinque anni i cantieri sono ancora pressoché fermi, come abbiamo avuto modo di evidenziare in più occasioni in quest'Aula.
Vorremmo sapere perché, signor Presidente. Noi abbiamo già formalmente chiesto l'avvio di un'indagine conoscitiva in Commissione ambiente su tutto lo stato di attuazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia. Mi chiedo dove fosse il governatore della regione del Veneto, mi chiedo dove fosse il sindaco di Venezia, dove fossero tutti coloro che oggi si stupiscono di quanto successo in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Bene ha fatto il Governo a nominare il commissario, così come previsto dallo “sblocca cantieri”. Ora toccherà in particolare a Elisabetta Spitz fare piena luce sullo stato dell'arte dei cantieri e chiudere l'opera il più in fretta possibile, sapendo che dopo i fatti degli ultimi giorni non abbiamo più tempo per ulteriori rodaggi. Comunque vada, signor Presidente, dopo cinque anni, credo vada superata la fase commissariale del Consorzio e c'è da chiedersi se abbia ancora senso tenere in piedi lo stesso Consorzio.
Va da sé che andrebbero tutelati i dipendenti, che rappresentano una risorsa irrinunciabile per garantire la conclusione dei lavori e l'avvio delle dighe mobili, ma faccio fatica a trovare buone ragioni per mantenere in vita un Consorzio che opera in regime di monopolio contro ogni regola europea, con risultati modesti, per non dire fallimentari. Il Mose va concluso, ma nella consapevolezza che, anche se funzionerà, come tutti noi ci auguriamo, da solo non sarà sufficiente a risolvere i problemi di Venezia. Stiamo parlando di un'opera ideata negli anni Ottanta: di fronte ai mutamenti climatici, davanti alle previsioni di innalzamento dei mari, dovrà necessariamente essere accompagnata da altri interventi, ovviamente compatibili con la fragilità e l'ambiente della laguna. Dobbiamo già mettere in campo studi, progetti, iniziative per pensare al futuro con un orizzonte temporale di almeno cinquant'anni.
In tal senso Venezia è la città adeguata, più di ogni altra, per ospitare un centro di studio e di ricerca sui cambiamenti climatici di livello internazionale; un modo concreto per rispondere alla monocultura turistica, investendo sui giovani, sulla ricerca scientifica, sulle università.
In quasi 17 anni di cantiere, signor Presidente, il Mose ha drenato tutte le risorse. In città non vengono pressoché più eseguiti gli interventi vitali per la città di Venezia, a partire dall'escavo dei rii, quindi la pulizia dei canali, ma mi riferisco a tutti quegli interventi diffusi di manutenzione, alla riqualificazione della residenza, al restauro del patrimonio monumentale, al consolidamento delle fondamenta, al sollevamento delle insulae. Tutti interventi fondamentali, ma tutte le risorse sono state concentrate per la realizzazione del Mose, che ha drenato già oltre cinque miliardi e mezzo. Bisogna tornare a investire nella residenza per favorire il ripopolamento della città; bisogna investire nelle persone, nei cittadini di Venezia. Oggi in città non è più possibile trovare una casa in affitto, il mercato è monopolizzato dalle affittanze turistiche.
La regione è governata da 25 anni da Forza Italia e Lega, che da cinque governano anche la città, che hanno la grave responsabilità di aver lasciato andare Venezia alla deriva. Serve un colpo di reni. In questo senso, sono certo che già il prossimo comitatone inizierà a finanziare questi interventi, che significa riportare attenzione sulla città e i suoi abitanti, ma il comitatone sarà anche l'occasione per iniziare ad affrontare gli altri temi del dossier Venezia, perché i problemi della città è possibile pensare di risolverli solo trattandoli in modo unitario. Il dossier Venezia è un piano complesso, che contempla molteplici azioni. Mi riferisco al tema delle grandi navi, al problema della gestione dei flussi turistici, delle affittanze delle case ad uso turistico, al ripopolamento della città storica. Mi riferisco all'operatività del porto, e perciò all'escavo dei canali, nonché alle bonifiche di un'area industriale sterminata di 2 mila ettari che per decenni ha ospitato l'industria chimica pesante.
Non è perciò più rinviabile la pulizia dei suoli inquinati che sversano i veleni in laguna. Penso al moto ondoso, signor Presidente, determinato dal traffico in laguna, che ha raggiunto livelli insostenibili e provoca sempre più incidenti, anche mortali. Questa è l'armatura del dossier Venezia. Per affrontarlo meglio ritengo sia giunto il momento non solo di rifinanziare, ma di aggiornare la legge speciale, che resta uno strumento fondamentale per il governo della città. La legge speciale va attualizzata rendendola più aderente alle esigenze della città che, dal 1973 ad oggi, quando è stata approvata la prima legge speciale (la seconda, quella che prevede il MoSE, è del 1984), è profondamente mutata, ma sono mutate soprattutto anche le condizioni climatiche in cui agiamo. Bisogna garantire quindi un flusso costante di risorse, ma anche assegnare a questa nuova legge speciale un impianto più federalista, responsabilizzando maggiormente i territori ed estendendone il campo d'azione su tutto il dossier Venezia. In tal senso, signor Presidente, il PD ha già da alcuni mesi depositato una proposta di legge, che mette a disposizione di tutto il Parlamento, per essere punto di partenza per un confronto aperto, senza pregiudizi, nell'unico interesse di Venezia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Avverto che sono state testé presentate la mozione Pellicani, Ilaria Fontana, Moretto, Stumpo ed altri n. 1-00295, nonché una nuova formulazione della mozione Brunetta ed altri n. 1-00286. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A). È iscritta a parlare la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV). Signora Presidente, desidero cogliere questa occasione per ringraziare la Protezione civile, i vigili del fuoco, le forze dell'ordine, i tantissimi volontari che in tutta Italia stanno rispondendo alle esigenze e ai bisogni dei cittadini e delle nostre imprese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico). E per pudore nel mio intervento non mi soffermerò sulla polemica politica, per gli eventi drammatici che hanno colpito il paese, da Nord a Sud, dall'Alto Adige all'Emilia-Romagna, la Toscana, la Campania, la Basilicata, patrimonio dell'umanità con la sua Matera, con i sassi riempiti di fango e di detriti; ma soprattutto Venezia, Chioggia, le sue isole e il litorale veneto, colpito dagli eventi drammatici di queste ore. Credo che la politica proprio in queste ore debba soffermarsi, rispetto a questo momento storico.
Gli eventi che stiamo osservando confermano le fragilità del nostro Paese: fragilità legate alle caratteristiche del nostro territorio, che ha un'orografia complessa, ma che sono acuite dagli effetti dei cambiamenti climatici. E questa è l'occasione giusta, perché di tempo non ne abbiamo più: il nostro Paese ha firmato convintamente la ratifica degli accordi relativi all'Agenda 2030, ma il 2030 non è così lontano, il 2030 è prossimo, è vicino a noi, e questa è un'occasione ulteriore per ribadire finalmente e concretizzare un impegno nei confronti delle generazioni presenti e delle generazioni future. E quindi cosa serve? Servono sicuramente le risorse. Talvolta le risorse ci sono, e come ben sappiamo, come abbiamo visto nella storia del nostro Paese, talvolta sono utilizzate male, ma soprattutto devono essere sbloccate. Durante il Governo Renzi abbiamo istituito un'unità di missione, “Casa Italia - Italia sicura”, che aveva stanziato 10 miliardi per le opere di ricongiungimento, chiamiamole così, di riconnessione dei nostri territori. Ce ne sono ancora 6, di miliardi da spendere, e utilizziamoli; ma utilizziamoli sbloccando queste opere pubbliche, e portiamole a compimento, perché i cittadini da noi si attendono responsabilità, si attendono e vogliono un Paese che pianifica, un Paese che programma, ma soprattutto un Paese che misura gli effetti delle politiche, e per troppi anni, per troppi decenni questo non è stato. L'emergenza climatica in atto da un lato provoca tragedie, e dall'altro lato è la maggiore sfida culturale, tecnologica, ambientale dal dopoguerra ad oggi; ed è una sfida importante, in cui non soltanto la politica, ma il Paese tutto si deve cimentare. Noi siamo soggetti particolarmente interessati, perché le analisi, gli studi, le mappe ci dicono che proprio l'area del Mediterraneo, proprio l'area in cui noi viviamo, è quella a maggiore vulnerabilità del pianeta, per frequenza, ma soprattutto per intensità dei fenomeni, come l'innalzamento del livello del mare. Se pensiamo a Venezia, Venezia è lì da secoli, ma il livello del mare, l'innalzamento del livello del mare necessita misure concrete, necessita un adattamento ai cambiamenti climatici che per troppo tempo è stato rimandato; così come altri fenomeni, che influiscono non soltanto sull'ambiente e sull'ecosistema, ma anche sul benessere delle popolazioni, sul nostro sistema economico: siccità prolungate, piogge a carattere esplosivo, ondate di calore, aumento del cuneo salino ed erosione costiera. Il cuneo salino, la presenza di sale nelle falde, implica che queste acque, che le nostre falde acquifere non possono essere utilizzate per le nostre attività produttive; e ben abbiamo visto in queste ore quanto il sale possa essere anche di grande danno nei confronti del nostro patrimonio artistico, e Venezia ne è l'emblema da questo punto di vista.
Questo impegno quindi non dev'essere più prorogabile, soprattutto per un motivo: i cambiamenti climatici acuiscono le fratture, fratture geografiche ma soprattutto fratture generazionali e soprattutto fratture sociali, perché non tutti sono preparati in questa fase storica allo stesso modo a fronteggiare l'impatto dei cambiamenti climatici. Abbiamo definito, nel 2017, sotto il Governo Renzi, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici: va approvato, ma soprattutto va attuato. Non c'è più tempo, e il Paese ce lo chiede (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
E soprattutto, Presidente, la politica - lo dico soprattutto a me stessa - deve imparare ad avere uno sguardo strabico, con un occhio sulle grandi opere, di cui questo Paese ha grande bisogno, grandi opere che devono riconnettere il Paese; ma anche su tutte quelle opere legate alla manutenzione, quelle opere sotterranee che manifestano i loro effetti soltanto nei momenti drammatici: pensiamo alle opere fognarie, alla grande crisi idrica che attraversa il nostro Paese, e che è una crisi idrica infrastrutturale. E soprattutto manca una cultura della manutenzione, e lo dirò più tardi ritornando sulle misure, sulle politiche di cui Venezia necessita; una politica della manutenzione che è anche in parte collegata alla riduzione della superficie agricola utilizzata: la cura del territorio è un elemento imprescindibile nella storia dell'uomo, e lo è ancora a maggior ragione quando gli effetti dei cambiamenti climatici manifestano la loro violenza e la loro criticità. Servono quindi politiche radicali, servono priorità negli investimenti, ma soprattutto efficienza ed efficacia nell'utilizzo delle risorse.
Le date, se pensiamo a Venezia, sono importanti: sono importanti per ricordare, per capire, ma anche per non ripetere. Nel 1966 la grande alluvione: la grande alluvione ha determinato la legge speciale per Venezia, che è stata aggiornata nel 1984; e a quel periodo storico si deve la decisione, con l'istituzione del Consorzio Venezia Nuova, di avviare il MoSE. I lavori sono iniziati il 14 maggio 2003. Oggi, nel 2019, ci troviamo con un'opera incompiuta, che ancora non ha manifestato i propri effetti positivi; un'opera che è stata pensata tanti anni fa, e che deve, al 95 per cento della sua esecuzione, rispondere alle esigenze dei veneziani e dell'Italia intera. Questo è avvenuto per scandali, corruzione, ma soprattutto per incapacità di decidere: noi siamo un Paese che per troppi anni non ha deciso, ha rimandato, e la burocrazia talvolta è uno scaricabarile per non assumersi le responsabilità. Nella legge speciale, il MoSE ha sempre assorbito le risorse, impedendo di progettare, ma soprattutto di eseguire gli interventi di manutenzione diffusi, nei canali, nella città, nella laguna.
Venezia ci chiede di ripartire dalla sua essenza, dove la laguna, opera antica della natura come qualcuno scrisse, si incontra con il mistero di edifici meravigliosi, che sono opera dell'uomo: perché Venezia è questo, l'incontro tra la natura e l'opera dell'uomo, che si specchia nelle acque e si mischiano con le nebbie. I veneziani conoscono l'acqua alta: l'acqua alta attraverso le sirene ha ritmato il tempo dei veneziani; ma 187 centimetri, i 187 centimetri di acqua alta nelle scorse ore, ci chiedono degli impegni immediati.
In quest'Aula dico che ha fatto molto bene il Governo, con il Presidente del Consiglio e con i ministri, ad andare a Venezia, perché nei luoghi del bisogno e nei luoghi della criticità la politica e il Governo ci devono essere e ci devono mettere la faccia. Ma, soprattutto, sono particolarmente soddisfatta e orgogliosa che siano stati assunti degli impegni immediati.
Il Consiglio dei Ministri ha decretato 20 milioni per il rimborso dei danni subiti. Sappiamo che non è sufficiente e abbiamo una legge di bilancio dove ci si dovrà impegnare maggiormente rispetto a Venezia e ai danni che questa città ha subito per i cittadini ma anche per le attività imprenditoriali che non sono soltanto in città e cito anche i gravissimi danni subiti, ad esempio, nel comparto della pesca e dell'acquacoltura, se pensiamo alle aree limitrofe della laguna e della costa. E, soprattutto, bene ha fatto il Ministro Franceschini a rilanciare l'art bonus.
Noi chiediamo - e questo credo sia un impegno importante - che si prenda subito un impegno per la sospensione dei tributi e questo sarebbe un atto di grande vicinanza alle popolazioni colpite. Ma soprattutto, come hanno ricordato i colleghi, è fondamentale, per dare concretezza e verità alle nostre parole, che sia avviato e concretizzato il dossier Venezia. Il dossier Venezia deve avere dei capitoli imprescindibili, perché è questo che chiedono i veneziani. I veneziani sono persone concrete e operative e l'hanno dimostrato in queste ore. Chiedono che vengano gestiti i flussi turistici e questo significa porre attenzione e gestire il fenomeno del moto ondoso che tanti danni sta creando agli edifici così come il traffico crocieristico e, soprattutto, pianificare la presenza dei turisti, perché Venezia non è un museo né, tanto meno, un parco giochi: Venezia è una città da vivere e lo dimostra la sua storia, lo dimostra la sua cultura, lo dimostra la sua tradizione, e non è un caso che in una città d'acqua, a Venezia - perché l'acqua è anche vita - siano nati i caffè. Venezia è una città di cultura, Venezia è una città dove il libro e lo scambio di conoscenze e di esperienze sono un fattore imprescindibile perché Venezia è stata ed è ancora un crocevia di popoli.
Per questo motivo Venezia necessita di una vera politica sulla residenzialità, perché non possiamo permetterci che questa città meravigliosa viva lo spopolamento e viva, appunto, l'abbandono e, soprattutto, abbiamo bisogno che la politica metta attenzione - e questo vale per Venezia, ma vale anche per tutto il Paese - al tema delle bonifiche, a Porto Marghera. Serve un nuovo protocollo fanghi e un nuovo piano morfologico della laguna così come serve, come ho già ricordato, un vero e concreto piano della manutenzione e della pianificazione urbana del patrimonio artistico e culturale.
Mi avvio alla conclusione, signora Presidente. Venezia è sicuramente dei veneziani ma Venezia è sicuramente di tutti e, quindi, la mozione della maggioranza è importante che preveda - ma soprattutto le nostre iniziative, le iniziative che i cittadini hanno messo in campo in queste ore - la presenza fattiva di tutti i cittadini d'Italia e dei tanti volontari che hanno preso parte alle operazioni in città ma, soprattutto, che anche le donazioni da parte di tutti i cittadini d'Italia e del mondo vengano agevolate anche fiscalmente, perché Venezia è una città che può rinascere e può farlo grazie all'impegno di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Michele Nitti. Ne ha facoltà.
MICHELE NITTI (M5S). Grazie, Presidente. Ci sono città geograficamente lontane e distanti ma sorprendentemente più vicine di quanto si possa immaginare: Venezia e Matera, unite idealmente da un percorso di bellezza e arte che, scendendo lungo tutto l'Adriatico, ha portato le opere dei grandi artisti veneziani attraverso la Romagna e le Marche fino alla Puglia e alla Basilicata. Penso a Mantegna e alla Sant'Eufemia nel borgo di Irsina, in provincia di Matera, o a Giovanni Bellini o al San Francesco di Lazzaro Bastiani o a quella sorta di rinascimento meridionale che legò i grandi artisti della laguna al Sud Italia.
Ecco, queste due città, Venezia e Matera, adesso sono unite nella sciagura dell'emergenza climatica, che non è solo emergenza ambientale ma anche della nostra civiltà, della nostra cultura, della nostra arte. Purtroppo, la percezione di vicinanza o lontananza dal problema continua a rendere miope ogni dibattito sugli sconvolgimenti climatici. Fin quando non si sperimenta direttamente il disagio si continua a rinviare il problema e non alludo solo alla dimensione emergenziale quanto piuttosto alla necessità di acquisire preventivamente le ragioni e le cause dei disastri, di responsabilizzare le nostre azioni, di prendere reale consapevolezza del problema stesso. Ebbene, fino a quando non si sperimenta direttamente il disagio si continua a fingere che l'inquinamento non esista, che l'ecosistema non stia collassando, che il consumo di suolo possa essere incondizionato, che il dissesto idrogeologico non sia poi così grave. Questa finzione, però, viene smascherata quando ci si ritrova improvvisamente con la cripta della basilica di San Marco completamente sommersa, con danni ai pavimenti musivi, con oltre cinquanta chiese danneggiate, con problemi per la biblioteca e i volumi della fondazione Stampalia, con l'archivio del conservatorio di musica, che custodisce un patrimonio preziosissimo con opere di Vivaldi, Cimarosa e Monteverdi, allagato - e credo che il conservatorio “Benedetto Marcello” sia l'istituzione più colpita -, con danni all'accademia di belle arti, all'archivio del teatro “La Fenice”, all'Università “Ca' Foscari” e via discorrendo.
Non è certamente la prima volta per Venezia. La cosiddetta “storiografia dell'acqua alta” è molto antica. Nel sesto secolo, a seguito di un'inondazione dell'antico nucleo urbano, un'annotazione catastrofica riportava, forse con un'iperbole: “non in terra neque in aqua sumus viventes”. Anche altri cronisti continuano a darci testimonianze fino agli inizi del diciottesimo secolo, ma non è questo il dato: il vero dato è che la basilica di San Marco ha subito simili inondazioni sei volte negli ultimi 800 anni e tre di questi sei casi negli ultimi vent'anni e ben due negli ultimi dodici mesi. È questo il dato allarmante che ci obbliga a scelte politiche non più procrastinabili, a non considerare bizzarro ed eccentrico che il Ministro Fioramonti abbia invocato l'istruzione e scongiurato l'estinzione auspicando lo studio dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile anche a scuola come unica via per uscire da uno scenario distopico.
Non solo Venezia e Matera, però. In Italia sono a rischio alluvione oltre 67 mila beni artistici e culturali, quasi un terzo degli oltre 200 mila beni architettonici e monumentali sparsi per l'Italia, senza contare i 3.400 musei e i circa 2 mila siti archeologici e i cosiddetti “tempi di ritorno” che arrivano fino a 500 anni. Anche Roma risulta esposta al cambiamento climatico con 2204 beni immobili di pregio storico esposti al rischio alluvione, un'area che comprende anche la zona del Pantheon, piazza Navona e piazza del Popolo, i luoghi che noi tutti qui frequentiamo abitualmente.
In questo contesto così difficile è doveroso pensare anche ai danni causati dalla negligenza umana, alla vergognosa situazione del contestatissimo MoSE, i cui lavori sono ancora in stallo dopo decenni, giri di corruzione e sprechi e, trattandosi di un progetto sperimentale, senza che si abbia la certezza che possa realmente proteggere questa città così antica e fragile. Però, oggi non possiamo più accettare che il MoSE resti il simbolo dell'Italia che non funziona. L'obiettivo immediato che dobbiamo rilanciare e perseguire insistentemente e rapidamente è quello della difesa della bellezza: si scelga in quale modo ma lo si faccia. L'inettitudine, l'ulteriore attendismo, la passività, l'inerzia sono tutti elementi di corresponsabilità e complicità del disastro. Ne va del futuro di Venezia e dell'Italia, un futuro che sappia coniugare la ricchissima storia, il passato glorioso e la tradizione con l'innovazione. Dobbiamo scongiurare che Venezia diventi un parco giochi metropolitano, un luna park, un centro commerciale diffuso, una città in affitto e incentivare ogni forma di innovazione strategica e sociale che porti Venezia a riacquistare la propria identità di città fatta di relazioni, di comunità, di legami sociali, di lavoro e di innovazione, appunto.
Se dai quadri di Canaletto desumiamo quanto Venezia abbia cambiato il suo volto nel corso dei secoli e sia lentamente sprofondata, ora dobbiamo rilanciarla come centro di innovazione strategica internazionale, come città ricca di arte, bellezza, cultura e storia, ma capace di riprogettare il futuro con innovazione e penso anch'io, come il collega Fusacchia, al lavoro dello Strategy Innovation Forum.
Tutto questo prima che sia troppo tardi, prima che ci si ritrovi ancora una volta a piangere, prima che l'emergenza diventi normalità, prima che si assopisca la speranza, quella speranza che tanti giovani volontari intervenuti per salvare il patrimonio veneziano sommerso dalla marea ci hanno infuso anche questa volta, perché, come scriveva Shakespeare nel suo “Otello”: “Quando non c'è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che prima era attaccato alla speranza. Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Epifani. Ne ha facoltà.
ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signora Presidente, care colleghe e cari colleghi, uniamo anche il pensiero del nostro gruppo ai cittadini e alle cittadine che sono stati in questi giorni colpiti da fenomeni cosiddetti naturali, a partire da Venezia e dalla sua area, per arrivare a tutte le altre parti del Paese in cui i cittadini hanno dovuto vivere momenti di difficoltà, spesso di terrore e, ancora oggi, come leggiamo dai giornali, sono impegnati nel rendere possibile una vita in condizioni che si fanno più difficili.
Il dibattito fino ad ora ha detto tante cose giuste e condivisibili: io credo che gran parte delle osservazioni che si sono fatte siano largamente condivise da questa Camera e dal nostro Parlamento. Dobbiamo però rifuggire da un punto e non è facile rifuggire da un punto, perché Venezia è davvero, con Roma, la città più importante che l'Italia ha, la città più conosciuta al mondo, una città unica, particolare, che gran parte del mondo ammira, gran parte del mondo ci invidia. Ma proprio per questo, Venezia si presta ad una retorica molto alta, molto forte, proprio per queste sue caratteristiche. Io credo che noi non possiamo più indulgere alla retorica: noi abbiamo bisogno di fare, come sistema Paese, un passo in avanti e dobbiamo farlo non soltanto dicendo quello che c'è da mettere in campo per far sì che Venezia esca dai problemi che ha attraversato ancora in questa settimana, ma anche per riflettere su quello che è avvenuto e perché è avvenuto negli ultimi venticinque anni.
La legge speciale ultima è di venticinque anni fa: è passato un quarto di secolo e la condizione di Venezia di oggi, dal punto di vista degli interventi fatti, è esattamente quella di venticinque anni fa. Venezia è cambiata, Marghera è cambiata, Chioggia è cambiata, l'hinterland è cambiato, ma gli interventi di salvaguardia di Venezia sono esattamente fermi a venticinque anni fa. Dobbiamo, quindi, fare i conti con queste difficoltà e porci seriamente l'interrogativo di come evitiamo che i prossimi anni li gettiamo al vento, creando un problema per il Paese e per i veneziani. Allora, ci sono delle cose che, ovviamente, vanno dette.
Ho già detto del tempo. Se tu il MoSE non lo completi in tempi rapidi, si apre una specie di rincorsa in cui tu continui a completarlo e, intanto, una parte di quel MoSE già presenta dei segni di logoramento, prima ancora che il MoSE sia entrato in funzione. Se tu decidi di spendere 7-8 miliardi per il MoSE, devi porti, poi, il problema dei soldi che serviranno, anno dopo anno, per gestire la manutenzione del MoSE e di chi lo può fare, perché non stiamo parlando di qualche centinaia di migliaia di euro, ma di decine e decine di milioni di euro l'anno. Dobbiamo riflettere sui tempi, non solo sul MoSE, ma anche sui tempi intercorsi che ancora sono da completare per quanto riguarda la bonifica di Porto Marghera. Questo ci deve servire di lezione su Taranto: Porto Marghera oggi è al 16 per cento delle opere di bonifica decise e assunte; con questo ritmo, ci vorranno altri venti anni per completare la bonifica di Marghera. Non possiamo lavorare su questi tempi così lunghi, quando i problemi sono così gravi.
E, poi, la storia ci insegna che c'è un problema di governo dei processi complessi che va ripensato. Guardate che non ha funzionato quasi nulla: commissari che litigano con altri commissari, selezione di impresa fatta senza gare, che ha determinato il fatto che ci sono imprese che hanno preso i soldi e non hanno completato i loro lavori e un contenzioso giudiziario senza fine che è ancora in essere. Perché sennò non si capisce perché ci sono stati questi ritardi. E al collega di Forza Italia, che, giustamente, ha detto “attenzione a come lavorano i commissari”, io vorrei ricordare perché siamo arrivati ai commissari, perché la storia del consorzio di Venezia non nasce con i commissari, nasce con chi c'era prima dei commissari e con il fatto che una parte della classe politica, una parte dei funzionari e una parte delle imprese invece di fare il loro dovere, si sono presi quei soldi che dovevano essere destinati alle opere che riguardavano i veneziani (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva)!Questo noi non possiamo scordarcelo oggi, perché, sennò, il commissario non ci sarebbe stato; parliamo della classe politica, di un presidente di Regione, non di uno che passava lì per caso, 100 indagati, 35 colpevoli.
E, ancora, sempre ragionando sul passato, come facciamo a fare i controlli più efficaci? Perché se questo è avvenuto, è chiaro che da qualche parte i controlli sono venuti meno. Se tu accentri le decisioni, devi rafforzare i controlli, sennò, a decisioni forti, a poteri forti, senza controlli, i rischi che le cose degenerino sono molto più forti.
Infine, secondo me, c'è il problema dei problemi. Tutti gli interventi di cui stiamo parlando, di cui la mozione di maggioranza che abbiamo preparato parla, hanno bisogno di avere un progetto su Venezia. Qui ho sentito parole molto condivisibili, però vorrei essere chiaro: venticinque anni fa c'era una Venezia, la Venezia di oggi è diversa, se non altro perché non c'è più tutto quel retroterra industriale a Porto Marghera che ne aveva fatto, per decenni, una caratteristica. Ma Venezia può diventare solo una Las Vegas? Può diventare solo una vetrina per il turismo? Può essere una città che si spopola di giovani e diventa invivibile per gli anziani? Può essere questo il futuro di Venezia oppure dobbiamo avere un progetto in grado di restituire a Venezia l'identità di una città che, naturalmente, vive di cultura e di turismo, perché, ovviamente, questa è la sua vocazione? Ma attorno a questo, insieme con questo, accanto a questo, noi facciamo crescere grandi centri di formazione, grandi istituzioni culturali, una rete di servizi moderni legati non solo alla gestione della cultura, ma anche, ad esempio, alla gestione dei cambiamenti climatici che le opere che decidiamo di fare e di completare porteranno dentro di sé.
È questo progetto che dobbiamo avere in mente e, purtroppo, da questo punto di vista, è facile proclamarlo, ma è difficile costruirlo. Per questo, se c'è un accordo sul progetto, poi, sugli strumenti si trova un accordo. Io riflettevo, non sapevo quello che contenevano le altre mozioni, ma è chiaro che se devo riflettere sugli investimenti su Venezia, cosa noto? Che ci sono stati tanti interventi pubblici, anche se limitati solo sul MoSE e non sul resto delle tante piccole opere di manutenzione che andavano fatte, ma ci sono stati pochissimi investimenti privati. Abbiamo un problema straordinario di unire agli investimenti pubblici, che vanno recuperati e ampliati, gli investimenti privati. Può servire una zona franca? Io non sono contrario, se però la limitiamo lì, se la facciamo diventare solo un pezzo che riguarda quella realtà unica nel nostro sistema Paese. Possiamo trovare altri strumenti che agevolano gli investimenti dei privati, l'art bonus vale un settore, ma è chiaro che dobbiamo pensare a come portare investimenti privati su Venezia, sennò quella sfida non la vinciamo soltanto con gli investimenti pubblici.
Per questo dico che se c'è questa idea, se c'è questa convergenza, anche sulle mozioni, non è che ci devono essere per forza una mozione di maggioranza e tante mozioni di minoranza; se su questi punti noi troviamo un'intesa di fondo, il Parlamento dovrebbe avere il dovere di presentare una mozione che, almeno nei suoi tratti essenziali, possa riguardare l'intero Paese, perché, come dicevo prima, Venezia è un vanto, è un orgoglio per noi. Uno dei più importanti poeti che ha vissuto tanto a Venezia, che amava Venezia, che è sepolto a Venezia, un premio Nobel, Joseph Brodsky, di Venezia ha scritto pagine straordinarie, ma c'è una frase che sintetizza tutto. Lui diceva: “Venezia è tutto”. Venezia è tutto: se Venezia è tutto, io credo che dobbiamo fare ogni sforzo per essere all'altezza di questa prospettiva e di questo progetto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dario Bond. Ne ha facoltà.
DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Saluto il Governo, qui rappresentato, io voglio, cara Presidente, ringraziare veramente con forza tutti i veneziani e tutti i veneti, giovani e vecchi, che hanno in questi giorni collaborato per limitare i danni di Venezia in tutti i luoghi, dai locali privati alle chiese, ai locali di culto in generale, anche ai luoghi artistici. Voglio ringraziare anche la Chiesa veneziana. La Chiesa veneziana, con i suoi uomini, ha collaborato tantissimo per difendere le bellezze delle chiese veneziane. Pensate che a San Marco sono stati usati dei tappeti arrotolati per bloccare l'acqua; a San Marco gli uomini della Chiesa veneziana, insieme a dei volontari, sono riusciti a evitare il disastro degli affreschi: solo la loro buona volontà, la loro caparbietà, la loro capacità e il loro attaccamento a Venezia e a queste bellissime realtà ha permesso di evitare un disastro.
Voglio anche ringraziare la comunicazione: le televisioni nazionali e internazionali, i media, i giornali che hanno dato notizie su Venezia non di lustrini, non solo di immagine, ma vera: dall'anziano che mangia sulle scale, che ha la lavatrice sospesa con due plinti di legno, fino alla chiesa salvata. Un grazie, quindi, alla comunicazione, alle televisioni, che tante volte critichiamo. Infine, un grazie al sindaco di Venezia, Brugnaro, perché è riuscito a coordinare con forza, con capacità e anche con intelligenza tutte queste risorse, permettendo di avere un buon risultato, un ottimo risultato ma, soprattutto, permettendo di non avere doppioni perché, purtroppo, quando succedono queste cose tanta gente fa la stessa cosa, e questa viene fatta male, invece a Venezia è stata fatta bene. Grazie, Luigi Brugnaro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Dico poche cose; manifesto la mia preoccupazione e la preoccupazione del partito che rappresento perché, vedete, quando nel litorale veneto, a Bibione o a Jesolo o a Caorle, si vuole stendere un telo di plastica impermeabile per difendere una duna di sabbia si rischia di prendersi una denuncia da parte della Sovrintendenza o di qualcuno che controlla perché si cambia il colore del paesaggio, quando magari si cerca di fare un tombino per bypassare delle acque che altrimenti straripano e vanno verso delle case o dei negozi si ha un tempo di attesa di sei anni. Come fa l'Italia ad andare avanti così? Come fa? Ed è per questo che noi ci dobbiamo prendere le nostre responsabilità, e la mozione, che spero venga votata da tutti, deve essere una mozione unica, forte e precisa, che serve per Venezia, ma anche per l'intera Italia. Dati ISPRA, cara Presidente: 600 mila aziende che rischiano il disastro per nubifragi e per frane; 6 milioni di persone a rischio, 1,3 milioni di abitazioni a rischio, 50 mila edifici culturali e storici che rischiano di essere letteralmente cancellati. Questo è il dato. E, allora, stamattina sulle pagine de la Repubblica il presidente di una grande azienda di costruzioni, un certo Salini Pietro, dice: bisogna dichiarare lo stato di emergenza nazionale e muoversi con quelle leggi che proprio in virtù dell'emergenza consentono di snellire le procedure per i lavori pubblici. Dobbiamo arrivare ad una previsione di emergenza nazionale. Sottosegretario, trasferisca il messaggio al Governo: dobbiamo arrivare ad un provvedimento di emergenza nazionale per far sì che quel telo di plastica che sulle dune di sabbia di Jesolo o di Bibione deve per forza essere messo per evitare che l'acqua penetri verso il paese, quel telo non abbia una sanzione di 1.500 euro, ma sia messo con tranquillità da parte di tutti gli operatori. Questo è un dato di fatto. Allora, partiamo dalle piccole cose, cerchiamo di fare le piccole cose, facciamo le piccole cose e non dobbiamo avere paura della denuncia, del reato ambientale, del controllo di qualcuno che deve mettere sempre la virgola; partiamo da questo: assumiamoci tutti la nostra responsabilità. Io non accetto, lo dico con forza, che coloro che su Venezia si sono posti la domanda del perché, siano anche proprio quelli che devono prendere delle decisioni; non lo accetto.
La nostra mozione presenta un punto, tanti punti, ma un punto che io condivido e ho vissuto nella mia piccola storia politica, che è la legge speciale su Venezia. Anche qui guardo il Governo; se noi riusciamo, con piccole opere: la pulizia dei rii, la pulizia delle tombinature, il sostegno e la limitazione delle acque quando praticamente sono in più, il lavoro a monte sulla pianura veneta. Se noi riusciamo con piccole opere ad arginare l'acqua, a convogliarla come facevano gli antichi su Venezia, probabilmente di questo grande stato di emergenza ambientale riusciamo anche a limitarne i danni. Allora la legge speciale su Venezia, oltre all'intervento speciale che il Governo dovrà fare per affrontare le problematiche sono si sono verificate, è il punto fondamentale per salvare Venezia. Una legge che stanzia 100 milioni l'anno, che segue in maniera precisa una serie di opere minori… Guardi che i canali legati praticamente a Venezia dove passano i barchini o altro, sono pieni di fango, di immondizia, di porcherie; se noi riusciamo a pulirli l'acqua non si innalza, ma tende essenzialmente a stabilizzarsi. Allora, dico: facciamo, partiamo dalle piccole cose per dare un segnale, importante, che da Venezia può partire una sorta di difesa globale di questa Italia così martoriata; dalle Alpi alla Sicilia siamo sempre in continua emergenza e, alla fine, rischiamo di perdere tante vite umane (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Covolo. Ne ha facoltà.
SILVIA COVOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il nostro capoluogo di regione, che vanta una storia millenaria e che costituisce un prezioso patrimonio dell'umanità, è una città tanto unica quanto fragile e delicata, in quanto soggetta all'abbassamento della terra e all'innalzamento del livello del mare di 10 centimetri negli ultimi cinquant'anni. I venti di scirocco che soffiano acqua verso il golfo di Venezia sono divenuti più numerosi a causa dei frequenti anticicloni africani dovuti all'aumento della temperatura del pianeta, che provoca fenomeni estremi, come quello dei giorni scorsi. Ma proprio perché tali eventi climatici sono ormai prevedibili, non possiamo permettere che la burocrazia inghiotta progetti e opere, lasciando spesso inutilizzate e accantonate risorse già stanziate. È evidente che un MoSE funzionante avrebbe potuto prevenire o limitare i danni causati dall'ultima ondata di maltempo. I ritardi nell'esecuzione dei lavori di quest'opera, sicuramente unica al mondo, non sono certo imputabili alla magistratura, come qualcuno ha voluto insinuare. Di fronte ad una illegalità diffusa e manifesta, i giudici veneziani si sono limitati ad espletare il loro compito, aprendo, cinque anni fa, inchieste che hanno visto coinvolti trentacinque arrestati e centro imputati per corruzione e presunte tangenti. I processi, tempestivamente instaurati, sono sfociati in numerosi patteggiamenti e condanne riguardanti ovviamente i singoli soggetti coinvolti e non le istituzioni che all'epoca rappresentavano, così che vanno assolutamente evitate ogni allusione e ogni possibile assimilazione alla posizione degli attuali esponenti politici regionali. La magistratura, che non si può certo addentrare in questioni tecniche, ha subito accordato l'autorizzazione richiesta dai commissari per il proseguo dei lavori in pendenza dei processi penali.
Ma allora a chi va ricondotta la responsabilità? Sicuramente allo Stato, che di fronte ai fenomeni criminosi ha comportato ulteriori rallentamenti moltiplicando i controlli, sospendendo e rallentando i lavori e non stanziando risorse adeguate. Molte imprese appaltatrici non sono state pagate in tempo e i contenziosi hanno generato ancora ritardi. La normativa è talmente complicata che spesso i funzionari temono di firmare documenti per non finire indagati per abuso in atti d'ufficio. La corruzione talvolta si insinua proprio nella confusione normativa. Per questo chiediamo a questo Governo un intervento di semplificazione normativa e di delegificazione come aveva iniziato a fare l'Esecutivo giallo-verde con il decreto sblocca-cantieri dello scorso giugno, che espressamente prevedeva la nomina di un commissario straordinario per il prosieguo dei lavori del MoSE. Al Governo chiediamo soprattutto di attribuire al neonominato commissario Elisabetta Spitz competenze chiare e precise in modo che chi ricopre una carica sappia esattamente cosa fare. Tale regola dovrebbe valere per tutti i commissari straordinari alle grandi opere. Ringraziamo sentitamente la regione del Veneto e il sindaco Brugnaro che stanno affrontando con coraggio e determinazione questa situazione di emergenza. Ribadiamo la necessità e l'urgenza di completare i lavori del MoSE. Invitiamo il Ministro Di Maio che ha sbeffeggiato i veneti e i veneziani a chiedere scusa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non si ride delle disgrazie altrui. Tutte le emergenze vanno trattate allo stesso modo ma di fronte ad una situazione più catastrofica di altre non si possono negare le differenze. Noi esprimiamo invece solidarietà a tutti i nostri concittadini e a tutte le istituzioni coinvolte dal disastro, invocando che il Governo riservi loro tutte le dovute attenzioni e stanzi le opportune risorse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marin. Ne ha facoltà.
MARCO MARIN (FI). Grazie, Presidente. Parlare di Venezia per noi veneti stasera è davvero toccante ed emozionante perché devo ricordare che la sera del 12 novembre ci si aspettava quest'“acqua granda”, non l'acqua alta che è quasi normale a Venezia e con cui i veneziani convivono. L'“acqua granda” è qualcosa di molto, molto di più e difatti la notte del 12 novembre si è toccato il secondo picco, a pochi centimetri da quello del 1966. Mi auguro che la mozione che abbiamo presentato sia una mozione di tutti: credo che sarebbe un errore dividersi su questi interventi. Però bisogna mettere alcuni punti fermi: Venezia è in questa situazione da molti anni e alcune cose oggi, anche per quello che rappresenta questa città, perché questa città è oggi agli onori di noi italiani ed è una città sull'acqua unica al mondo, che è di tutti noi, non è solo dei veneziani e dei veneti e di tutti gli italiani, ma vorrei dire che è un patrimonio di tutto il mondo, dell'umanità e difatti in tutto il mondo si è parlato di quanto accaduto. Anche altre zone del nostro Paese anche in queste ore magari passano momenti difficili, ma è evidente che Venezia ha un richiamo molto, molto, molto particolare e i veneziani hanno vissuto una situazione molto, molto, molto difficile. E allora, al di là delle mozioni, al di là della discussione che diventa quasi obbligatoria, noi ci siamo attivati immediatamente ma i veneti evidentemente si sono attivati subito perché hanno capito quanto avveniva perché lo aspettavamo talmente tanto, aspettavamo purtroppo l'emergenza che il sindaco Brugnaro, come giustamente l'onorevole Bond ha ricordato prima, aveva attivato tutto quello che si poteva attivare. Quindi rivolgo un ringraziamento al sindaco Brugnaro ma alla Protezione civile, alle Forze dell'ordine, a tutti gli operatori e volontari e ai veneziani prima di tutto, che hanno lavorato sapendo quello a cui andavano incontro. Certo non potevano sapere che il vento, lo scirocco, avrebbe girato e che avremmo raggiunto un picco così, ma sapevano che sarebbero state ore e giornate difficili. Perché dico questo? Perché, detto questo, ho detto quanto è avvenuto e condividendo in pieno gli interventi dei colleghi del mio partito che mi hanno preceduto ma anche quelli ovviamente di altri gruppi e soprattutto di chi parla sentendo da veneto quello che è successo realmente nella nostra regione, dico che alcune cose devono essere fatte. È aperta la questione del MoSE che deve essere completato: si sono spesi miliardi di euro e spetta ai tecnici, che hanno detto che è un'opera utile e va messa immediatamente, non nel 2021. Venezia è una città che purtroppo si sta svuotando. Nel centro storico di Venezia rimangono sempre meno abitanti.
Pensate come si può pensare di vivere con l'acqua a 187 centimetri; come si può pensare di vivere con l'acqua a un metro e mezzo. Già una città particolare, che ha ovviamente una bellezza assoluta e unica al mondo - almeno questo naturalmente è il mio parere - ma anche con le difficoltà della vita quotidiana. Allora il MoSE va completato e va fatto immediatamente e la burocrazia non può continuamente rallentare un'opera che da troppi anni i veneziani, i veneti, gli italiani e tutto il mondo aspetta, perché Venezia vogliono salvarla in tutto il mondo e credo che gli appelli del sindaco Brugnaro siano stati ascoltati, in questi giorni, in tutto il mondo e vedrete che tutto il mondo si mobiliterà anche concretamente per aiutare Venezia.
Inoltre è necessaria la legge speciale di cui l'onorevole Bond parlava due interventi fa, la legge speciale che deve essere fatta. Ricordo che l'onorevole Bond ha fatto il consigliere regionale nella nostra regione e, quindi, ha vissuto sia le difficoltà quotidiane della città, ma anche gli interventi che la regione Veneto continua a fare a favore di Venezia. Credo che non possano essere lasciati soli né il comune di Venezia né la regione Veneto: lo Stato deve esserci. Dopo questa mozione voglio vedere che arrivano - i veneti direbbero i schèi - i soldi, le risorse economiche, perché altrimenti sono parole al vento. Dunque dicevo il MoSE, la legge speciale per Venezia, la questione delle tasse: a me non interessa di chi è la primogenitura dell'idea; a me interessa che vengano bloccati i tributi e devono essere bloccati perché altrimenti ce ne dimentichiamo la settimana prossima. Arriverà presto la manovra di bilancio qua in Aula e nel giro di quanti giorni ci dimenticheremo di quello che è avvenuto? Noi non vogliamo che venga dimenticato, anzi sono certo che noi come i veneti terremo il faro acceso su queste cose, perché sono necessarie la legge speciale; il bonus art - benissimo il bonus art -, benissimo anzi obbligatorio completare il MoSE. Allora il punto è che quanto è accaduto verrà dimenticato fra una settimana o l'impegno che immagino domani verrà preso all'unanimità verrà portato avanti? Perché temo e credo che i veneziani e i veneti - in questi giorni abbiamo detto che i veneziani e i veneti sono in ginocchio solo quando pregano - stanno già lavorando. Ho visto ieri un video del sindaco Brugnaro che diceva: oggi il picco è arrivato a 150 centimetri, un metro e mezzo - bisogna che ci rendiamo conto di cosa parliamo: un metro e mezzo di acqua alta - ma, grazie al cielo, state tutti tranquilli è il picco massimo, adesso sta abbassando. Forza, mai molar, ‘ndemo ‘vanti!, detto in dialetto veneto: andiamo avanti. I veneziani si stanno già rimboccano le maniche. Ringrazio tutte le persone e naturalmente i servitori dello Stato che stanno lavorando per i veneziani, per il Veneto e per tutta Italia, ma adesso quello che non può mancare è lo Stato. La mozione che abbiamo presentato, ma sono certo anche le altre, chiedono impegni precisi. È una mozione che può essere approvata e poi dimenticata; può essere approvata e poi seguita in parte. Bene la nomina del sindaco Brugnaro a commissario - lo dico quando ci sono delle cose giuste - bene per tre motivi perché è il sindaco; perché è un imprenditore concreto e pragmatico che non si ferma davanti a nulla e perché ama Venezia. Oggi lo Stato e i parlamentari; domani, quando voteremo la mozione, amano Venezia perché, se amiamo Venezia, vuol dire che amiamo anche l'Italia. Le mozioni che ci accingiamo a votare non possono essere dimenticate, non possono essere frasi scritte e poi va bene ne facciamo un po'. No, credo che oggi, domani, quando voteremo, lo Stato prenderà un impegno; poi c'è un rappresentante del Governo e mi rivolgo a lui e queste cose che, guardate, sono tantissimo ma, se paragonate a quello che vive la città di Venezia e che vivono i veneziani, sono pochissimo; sono quasi, vorrei dire, atti dovuti. Allora decidiamolo: facciamo le mozioni e ci parliamo addosso o decidiamo che salviamo la città? Se non faremo le cose che vengono chieste, per esempio, nella nostra mozione, la città - non è questione di acqua alta - e i veneziani affogheranno, ma la responsabilità sarebbe in questo caso dello Stato italiano. Mi auguro, anzi sono certo che non avverrà e che tutto quello che voteremo verrà fatto in tempi brevi e stretti perché la città, che è una città magnifica da centinaia di anni - nella basilica di San Marco la costruzione del pavimento prevedeva già che ci fosse l'acqua alta perché è una città sull'acqua - ma adesso queste cose vanno molto avanti; c'è l'emergenza climatica; gli interventi dello Stato sono obbligatori. Il Veneto e Venezia non possono essere lasciati soli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Coin. Ne ha facoltà.
DIMITRI COIN (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, 194 centimetri fu il livello della marea nel lontano 1966; due vite spezzate e 187 centimetri è stato il livello della marea lo scorso 12 novembre. Venezia è una città unica al mondo, è una città unica per architettura, storia, cultura artistica, giuridica, commerciale, relazionale ed, ahimè, è unica anche per conformazione territoriale. È la capitale della più longeva repubblica della storia. Il fenomeno dell'acqua alta a Venezia si fa sempre più frequente e ciò che preoccupa, oltre alla frequenza, è l'entità che esso assume; maree come quella dei giorni scorsi minano le fondamenta, e non solo quelle urbanistiche, di questa città; c'è un'urgenza assoluta e le istituzioni devono intervenire con velocità per salvare Venezia.
Si interviene nell'immediato, provvedendo a ristorare i danni, rapidamente, delle famiglie e delle attività che questi danni hanno subito, si interviene completando quell'opera, che è già completata al 94 per cento, che è il MoSE, garantendone i fondi necessari per la manutenzione di cui necessita, con la speranza che poi assolva in pieno alla sua funzione. È col coraggio della laboriosità e dell'onestà veneta che vi dico che il MoSE, per noi veneti, è quasi “l'innominabile”. È un'opera che rappresenta una duplice ferita; una ferita derivante dai danni che il non completamento procura alla città ed ai veneziani ogni volta che la marea si alza e rappresenta una ferita che non è economicamente quantificabile e che ci brucia come il sale del mare su una ferita ancora aperta e sanguinante, una ferita che è stata un attacco all'onore dei veneti e che è rappresentata dal malaffare che quest'opera ha generato, ma i ritardi dello Stato, successivamente, sono stati imperdonabili.
Venezia necessita, come detto, di interventi immediati per consentire ai veneziani di rialzarsi e ripartire immediatamente, come sono abituati a fare da sempre; Venezia necessita di una programmazione ampia, di azioni concrete a salvaguardia anche di un artigianato dalle tradizioni secolari, come ad esempio quello dei merletti dell'isola di Burano o quello, popolarmente più conosciuto, della produzione del vetro artistico di Murano che vede sia la diminuzione del numero degli addetti che quella degli ormai pochi “Giuliano Ballarin”, discendente di maestri vetrai dal 1400, maestri vetrai tutti che soffrono a causa di costi e difficoltà di produzione sempre maggiori. Un'arte, una tradizione, una cultura muore quando l'artista non riesce a tramandarla ai posteri.
In buona sostanza, oltre ai risarcimenti mirati immediatamente necessari, serve, mai come ora, un provvedimento che istituisca una Zona economica speciale che faccia capo al porto di Venezia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che interessi l'area di Porto Marghera, ma non solo, serve un “decreto Venezia”, un decreto sul format del già licenziato “decreto Genova”, approvato da quest'Aula dopo il crollo del ponte Morandi, un decreto che, è bene ricordarlo, ha interessato ampi settori della città di Genova, dal porto alla viabilità, dagli aiuti fiscali ai risarcimenti alle attività danneggiate da quel drammatico e catastrofico evento. Il Governo e questa attuale maggioranza prendano esempio da quanto abbiamo posto in essere nella passata esperienza di Governo, con un provvedimento mirato, ma ampio nei contenuti e con una programmazione temporale non certo limitata. Non ci fosse stata Venezia, l'Europa come la conosciamo oggi non sarebbe quel luogo dove viviamo. Venezia ha rappresentato, tra le innumerevoli cose, il bastione all'islamica avanzata ottomana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). A Venezia ed alla sua secolare storia, questo Paese lo deve, lo deve oltre che per la singolarità della città, anche perché è il capoluogo di una regione che è tra i maggiori contribuenti del Paese e che si attesta ormai in pianta stabile tra le regioni col più alto residuo fiscale lasciato allo Stato centrale.
Concludo con un semplice “grazie”, con un semplice “grazie” a tutti i volontari della Protezione civile, a tutti i volontari, alla Protezione civile ,alle forze dell'ordine, alle istituzioni locali, come regione e comune, che hanno prestato soccorso, assistenza ed aiuto ai veneziani, a Venezia e a tutte le altre aree e popolazioni che sono state colpite dai disagi di questi ultimi giorni. Grazie e, come direbbero i veneziani, “duri i banchi” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà.
PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, io intervengo sui tragici fatti della scorsa settimana, del 12 di novembre. Ebbene la premessa è esattamente questa: la regione del Veneto, il Presidente Zaia e la Lega non c'entrano niente con l'appalto del MoSE. Non c'entrano nulla con i lavori del MoSE (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non c'entrano niente con il malaffare che ha colpito l'appalto del MoSE anni fa! Quindi, se cercate i ladri, se cercati i delinquenti, se cercate chi si è sporcato le mani, se cercate quelli che hanno rallentato e bloccato i lavori, andate a cercarli altrove, perché la scorsa settimana degli sciacalli hanno parlato contro la nostra regione, contro il nostro presidente, che noi difendiamo a spada tratta; è ora di finirla, noi non c'entriamo nulla e questo deve essere chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Dopodiché, Presidente, io vorrei far notare che, nel 2010, c'è stata la grande alluvione nel Veneto, l'anno scorso, la tempesta Vaia, quest'anno, un'acqua alta che erano decenni e decenni che non si registrava. Allora, il denominatore comune è stata la presenza costante del nostro Governatore Zaia, del nostro assessore alla Protezione civile, della nostra Protezione civile, dei vigili del fuoco e dei volontari che si sono rimboccati le maniche già dalla sera stessa e hanno lavorato per la nostra regione e per i nostri cittadini. Questo è un vero esempio di come si fa a gestire bene una regione; e dirò di più, se invece di esserci stato lo Stato a governare i lavori del MoSE ci fosse stata la regione, ci fossero stati i nostri comuni, il MoSE sarebbe già stato terminato, non ci sarebbe stato malaffare, non ci sarebbero state tangenti e non ci sarebbe stata la disperazione dei giorni scorsi, con due morti, con Pellestrina completamente allagata, con la disperazione dei commercianti, degli artigiani e dei residenti di Venezia che si sono visti allagati da quasi due metri di acqua; non era quasi mai successo! Allora, bisogna dirla tutta, bisogna dire che non vogliamo più che il MoSE sia lì, fermo sotto l'acqua, 7 miliardi fermi e Venezia che annega, come ha detto giustamente il presidente Zaia, la settimana scorsa. Vogliamo una gestione commissariale che veramente funzioni, che finisca i lavori (che sono completati al 94 per cento), ma vogliamo vedere le barriere che finalmente si alzano quando l'acqua alta arriva a Venezia, non più quella disgrazia della scorsa settimana, queste cose non devono più succedere. Noi non pretendiamo che la prossima settimana, quando si sarà votata la mozione, sarà tutto finito e dimenticato, vogliamo che Venezia sia salvaguardata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Signor Presidente, la cosa che ci ha fatto più male, comunque, a parte i morti, a parte gli allagamenti, a parte la disperazione dei commercianti, è stato l'atteggiamento di un Ministro della Repubblica italiana, lo stesso Ministro che qualche mese fa andava a dire che il PD era il male assoluto, che quel partito andava a Bibbiano a rubare i bambini con l'elettroshock, salvo poi farci assieme il Governo; questo Ministro è andato in giro a sbeffeggiare e a ridacchiare su Internet contro noi veneti; questa è la vera vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E la vera vergogna, signor Ministro, è che nessuno del Governo, dal Premier Conte ai colleghi Ministri, ha preso le distanze da questo signore e i veneti non dimenticano un atteggiamento del genere. Noi non vogliamo andare a Roma con il cappello in mano a raccogliere contributi; vogliamo avere la gestione dei nostri soldi con l'autonomia. Sono passati esattamente 757 giorni da quel fatidico 22 ottobre 2017 e l'autonomia, fino adesso, i 5 Stelle prima e il PD adesso, ce la stanno facendo vedere con il cannocchiale. A Roma non ci andiamo più col cappello in mano, vogliamo gestire i nostri soldi, i nostri cantieri e vogliamo essere padroni a casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Angela Colmellere. Ne ha facoltà.
ANGELA COLMELLERE (LEGA). Presidente, la nostra Venezia, patrimonio storico e culturale dell'umanità, è stata messa in ginocchio da un evento disastroso e, purtroppo, di portata eccezionale. A pagare il prezzo di questa immane tragedia sono state le persone, persone che hanno perso la vita, il nostro patrimonio artistico indelebilmente segnato, i posti di lavoro cancellati e la vita stessa di questa città, che da alcuni giorni si è improvvisamente fermata. Le immagini della basilica di San Marco, ferita dal flusso inesorabile dell'acqua, come già è accaduto altre sei volte nella sua gloriosa storia, sono arrivate a noi, tramite le immagini televisive e dei mass media, con un drammatico grido d'aiuto. Lì c'è la nostra storia, lì ci sono le nostre radici, le radici della cultura occidentale e mondiale, lì è racchiusa una delle espressioni più alte della nostra arte, della nostra fede e della nostra spiritualità.
Fa male, Presidente, e stupisce l'intervento di chi ha pensato che Venezia fosse solo un problema del Veneto e dei veneti. In primo luogo perché Venezia non è mai stata un problema, bensì una risorsa, un sentimento comune, un sogno da condividere; in secondo luogo perché Venezia appartiene a tutti ed è naturale che tutti, in Italia e nel mondo, sentano il desiderio ardente di fare qualcosa. Fare qualcosa, sì, come stanno già facendo in tanti, a partire dalla Protezione civile regionale del Veneto, in corsa contro il tempo per monitorare lo stato di edifici, chiese, cripte, come già fatto a Murano, Torcello o nella chiesa di San Moisè. Come non citare inoltre, tra i tanti, gli studenti volontari che si sono adoperati per tenere in vita gli storici manoscritti custoditi nel Conservatorio di Venezia? La richiesta di una legge speciale per la nostra Venezia risponde all'urgenza e alla necessità di tenere in vita i simboli della nostra cultura, e non solo; è naturale, ma anche doveroso, aiutare in questo momento Venezia e il Veneto, simboli di efficienza, di concretezza e di generosità. Venezia e i veneziani si sono già rimboccati le maniche per tornare all'operosa normalità, ma non basta. Ora attendiamo che dal Governo torni indietro almeno una minima parte di quei 15 miliardi di residuo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) con cui da sempre la nostra regione contribuisce in maniera essenziale alla sopravvivenza economica, sociale e culturale di tante altre; soldi che una regione più autonoma avrebbe già utilizzato anche per ultimare le opere non più rimandabili, come il MoSE; e, cara Presidente, rifacendomi a quanto detto dalla collega Corneli dei 5 Stelle o dal collega Pellicani del PD, voglio ricordare ed evidenziare che tra i 100 indagati per lo scandalo Mose non compare il nome di nessun leghista; lo ripeto, nessun leghista (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Richiamiamo, dunque, il Governo alle proprie responsabilità, chiedendo attenzione non solo per Venezia, ma per tutte le zone colpite da questo disastro. Non dimentichiamo il litorale e i comuni di Alleghe, Canale d'Agordo, Gosaldo, Alpago, San Pietro di Cadore, Calalzo, Zoppè di Cadore, Santo Stefano di Cadore, Borca di Cadore, Tambre, Val di Zoldo, Auronzo e Cappella Maggiore. All'elenco, purtroppo, dobbiamo aggiungere molti altri comuni colpiti in queste ore dal maltempo e con gravi disagi. Per questo, il voto della Lega si unisce al voto di sostegno a queste mozioni, che siamo certi saranno sostenute unitamente da tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pretto. Ne ha facoltà.
ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, non nascondo di essere particolarmente emozionato oggi nell'intervenire in Aula su una tematica così cara per noi veneti, quella di Venezia, la nostra città, la nostra capitale. Venezia, infatti, per noi continua a rimanere una capitale, non soltanto intesa come riferimento di una regione, ma un vero e proprio capitale; un capitale fatto di ricchezza, di patrimonio culturale, di patrimonio civico, di patrimonio di tradizioni e identità. Una perla che racchiude in se stessa quella che è l'identità del popolo veneto, un popolo laborioso che ha saputo costruire una storia importante, una storia che si incardina fortemente all'interno di quella che è la storia e la cultura europea di cui Venezia è certamente una parte fondamentale.
Venezia è una città unica, una città dalle grandi contraddizioni, una città che sa essere allo stesso tempo austera, con le sue regole precise, ma che sa essere anche gioiosa, con la vitalità dei suoi cittadini. Una città che ha saputo costruire una grande autorevolezza con la sua forza militare, specialmente nel passato, ma anche con la sua grande forza diplomatica. Una città che rappresenta la laboriosità dei veneti, certamente, ma che rappresenta anche una sorta di monumento condiviso all'ingegno umano, che ha saputo costruire una città con pietre, legni e mattoni laddove c'era soltanto fango e laguna.
Una città che ha costruito la sua gloria con il commercio, con l'artigianato, ma soprattutto con la cultura e con la libertà. Ricordiamo che Venezia è stata uno dei centri più importanti a livello europeo e mondiale nell'editoria; a Venezia venivano stampati libri quando nel resto del mondo e dell'Europa questo era praticamente ancora proibito. Una città che ha saputo costruire la sua gloria con il mare, che ha portato la ricchezza di Venezia e che a volte, purtroppo, ne porta anche la distruzione. Un rapporto, quello con il mare, che veniva storicamente celebrato una volta all'anno dal doge di Venezia, che simbolicamente celebrava lo sposalizio della città con il mare. Un evento che ancora oggi viene riproposto dal sindaco di Venezia tradizionalmente e che in noi veneti fa venire ancora i brividi. Una città che era molto ligia al dovere e che teneva molto al ruolo delle istituzioni. Una delle principali cariche dello Stato era appunto il magistrato alle acque, che aveva il compito di difendere la città da quella che è la sua ricchezza, ma che può diventare anche la sua distruzione: il mare, appunto.
Allora Venezia, che è tutto questo, ha bisogno di opere concrete; ha bisogno certamente del Mose, che è l'opera più importante di cui stiamo parlando in questi giorni, ma ha bisogno certamente anche dell'ordinaria amministrazione, che deve essere ripristinata alcune volte con la pulizia dei canali, con la pulizia dei tombini, ma soprattutto deve essere una città in cui si passi a fare una progettualità a livello nazionale. C'è bisogno di parlare di grandi navi, di riconversione del Porto di Marghera, c'è bisogno di parlare di cultura, c'è bisogno di parlare di sinergie; sinergie che devono essere attuate da un rapporto simbiotico fra la città, la regione e lo Stato, perché Venezia è tutto questo, perché tanti cittadini in epoche diverse hanno saputo collaborare per un sogno comune; quel sogno noi lo dobbiamo tramutare in progettualità.
Dobbiamo difendere Venezia da quelle che sono le sue difficoltà, ma dobbiamo soprattutto riportare la popolazione a Venezia, perché una città senza i suoi abitanti è priva della sua identità. Dobbiamo, quindi, certamente affrontare tutte le difficoltà che abbiamo citato, ma credo che la cosa più importante sia dare coraggio alle persone, specialmente giovani, che vogliano iniziare un progetto di vita con una residenza a Venezia, che vogliano vivere e lavorare a Venezia, perché una città è sempre più viva e sempre più ricca se può godere della fiducia dei suoi cittadini. Allora, voglio concludere con una frase che mi piace ricordare, che proviene dallo scrittore francese Guy de Maupassant, che diceva: Venezia, esiste una città più ammirata, più celebrata, più cantata dai poeti, più desiderata dagli innamorati, più visitata e più illustre? Venezia, esiste un nome delle lingue umane che abbia fatto sognare più di questo? Ecco, credo di no, ed è per questo che noi dobbiamo prendere coraggio e difendere questa città, che è patrimonio dell'Italia, del Veneto, del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, è appena conclusa la discussione sulle linee generali. Ho ascoltato, Presidente, con molta attenzione tutti gli interventi sulle mozioni che riguardano Venezia. Ovviamente, al netto di polemiche che si rincorrono, ma che mi pare riguardino soprattutto il passato, non ho notato e, soprattutto guardando il dispositivo delle mozioni, non noto delle straordinarie differenze. In questo senso, mi rivolgo direttamente al Governo e direttamente a tutte le forze politiche per vedere se, per una volta, di fronte alla situazione che troviamo davanti a noi e all'emergenza che Venezia sta ancora continuando a vivere in queste ore, forse, una volta il Parlamento, in particolare la Camera, potrebbe fare uno sforzo per dare una risposta corale, insieme, facendo un lavoro che può essere anche un lavoro faticoso - ma non vedo distanze non colmabili - e fare in modo che domani da quest'Aula arrivi una risposta ai veneziani.
Veneziani che si aspettano, da chi ha delle responsabilità, risposte concrete, nelle quali si lasci da parte una divisione sul passato, che è all'ordine del giorno e agli atti della Camera negli interventi che ci sono stati oggi, guardando al futuro e guardando alla risposta che i veneziani si attendono. Se quindi fossimo in grado di fare un lavoro con una voce unanime e corale, che dia il segno di una volontà da parte del Parlamento, nella fattispecie di questo ramo del Parlamento, di corrispondere alle attese dei veneziani con una risposta responsabile e adeguata al momento che stiamo vivendo, ribadisco semplicemente che nelle ore che abbiamo di fronte - mi rivolgo al Governo e, lo ripeto, a tutte le forze politiche - è forse necessario uno sforzo per cercare, guardando al futuro, di trovare un punto di caduta comune per dare una risposta che sarebbe, credo, importante in un momento come questo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).
ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, per associarmi, a nome del gruppo del Partito Democratico, alle osservazioni e alle richieste che il collega Giachetti ha avanzato; in questo senso rivolgo anche una perorazione al sottosegretario Margiotta, che sono certo saprà raccogliere un'indicazione che credo sia unanime da parte di tutto il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).
PRESIDENTE. Colleghi, ovviamente la Presidenza non può fare altro che prendere atto delle richieste che sono state avanzate; poi, chiaramente, i gruppi parlamentari e il Governo in queste ore faranno le opportune riflessioni in tal senso.
GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). In linea, ovviamente, con i colleghi, l'auspicio è quello che ci sia il massimo sforzo da parte di tutti nel leggere bene le mozioni e trovare una convergenza, soprattutto da parte del Governo, perché ovviamente è una mozione indirizzata al Governo, il quale deve intervenire.
SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Presidente, mi riservo naturalmente di replicare nel merito domani, se ve ne fosse necessità; qui vorrei lasciare agli atti soltanto alcuni pensieri. In primis, l'impegno assoluto del Governo a fronteggiare questa tragedia nel modo migliore possibile, attestato e testimoniato immediatamente dalla presenza del Presidente del Consiglio Conte e del Ministro De Micheli a Venezia, ma soprattutto con gli atti concreti che ne sono seguiti, a partire dai primi stanziamenti e, mi auguro, soprattutto con gli interventi che dovremo programmare già nella legge di bilancio.
Voglio anch'io unirmi a quanto da tanti colleghi affermato in termini di solidarietà e di vicinanza nei confronti dei cittadini di Venezia e veneti in generale. Infine, avendo sentito, da ultimo i colleghi Giachetti, Borghi e la collega della Lega, nonché in precedenza altri interventi che auspicavano la possibilità di giungere ad un'unica mozione, voglio sottolineare che sarebbe auspicabile che anche il Governo - per parte sua, ovviamente, rispettando al massimo l'autonomia dei gruppi parlamentari e il lavoro che si farà nelle prossime ore - vorrebbe che si arrivasse ad un impegno comune dell'intero Parlamento, come segno importante di unità del Paese di fronte a una tragedia così grande ed alla bellezza da tutti riconosciuta della nostra Venezia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Discussione della proposta di legge: Dori ed altri: Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori (A.C. 1524-A); e dell'abbinata proposta di legge: Meloni ed altri (A.C. 1834) (ore 20,18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1524-A: Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori; e dell'abbinata proposta di legge n. 1834.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1524-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la Commissione giustizia (II) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata valentina D'Orso.
VALENTINA D'ORSO, Relatrice. Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame della proposta di legge, a prima firma del collega Dori, atto Camera 1524 recante modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito con modificazioni dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori. La proposta di legge è stata assegnata in sede referente alla Commissione giustizia, che ne ha avviato l'esame il 30 maggio scorso. Nel corso dell'esame è stata abbinata la proposta di legge Meloni, atto Camera 1834, recante introduzione dell'articolo 612-ter…
PRESIDENTE. Colleghi…
VALENTINA D'ORSO, Relatrice. ...del codice penale concernente il delitto di bullismo. Ricordo preliminarmente che le tematiche collegate al fenomeno del bullismo sono state oggetto già nella XVII legislatura di un prolungato dibattito tra Senato e Camera dei deputati, all'esito del quale è stata approvata la legge 29 maggio 2017, n. 71, che individua strumenti di prevenzione e di contrasto del solo fenomeno del cyberbullismo come ivi definito. Tale legge ha privilegiato gli interventi di carattere socio-educativo e formativo, assegnando un ruolo centrale al mondo della scuola, omettendo qualsivoglia intervento di natura penale, preferendo azioni a carattere preventivo e garantendo attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, a prescindere dal fatto che siano vittime o responsabili degli illeciti.
In relazione alla rilevanza del fenomeno, la Commissione giustizia ha svolto un ampio ciclo di audizioni, nel corso del quale sono stati auditi diversi magistrati impegnati nel settore, rappresentanti dell'avvocatura ed esperti, oltre a numerose associazioni che si occupano della tutela dei minori, che hanno fornito molte significative sollecitazioni. Al termine di tale fase istruttoria, la Commissione giustizia ha deliberato di adottare, come testo base per il prosieguo dell'esame, il testo della proposta di legge atto Camera 1524, al quale, nel corso dell'esame in sede referente, sono state apportate diverse modifiche, che hanno tenuto conto di molti dei rilievi e delle osservazioni emersi nel corso delle audizioni. Si tratta di un testo che, pur ponendosi in continuità con la sopracitata legge n. 71 del 2017, alla quale vengono apportate modifiche, contenendo anch'essa alcune misure di carattere socio-educativo, affianca alle stesse l'impiego di strumenti di tutela penale per combattere le varie forme di bullismo.
Ciò premesso, nel passare all'esame del contenuto del provvedimento, che consta di 8 articoli in luogo degli originali 6, segnalo che l'articolo 1 prevede modifiche all'articolo 612-bis del codice penale, relativo al delitto di atti persecutori. In particolare, la modifica apportata al primo comma dell'articolo 612-bis aggiunge, ai possibili eventi prodotti dalle condotte reiterate di minaccia o molestia, che attualmente possono cagionare un perdurante grave stato d'ansia o di paura, oppure ingenerano un fondato timore per l'incolumità della vittima, di un suo prossimo congiunto o del partner, oppure costringere la vittima ad alterare le proprie abitudini di vita, anche la condizione di emarginazione della vittima medesima.
Intervenendo sul terzo comma dell'articolo 612-bis, la proposta di legge aggiunge all'attuale aggravante per fatto commesso in danno di minore, di donna in gravidanza e di disabile, ovvero commesso con armi o da persona travisata, l'aggravante per fatto commesso da più persone. Tali aggravanti comportano un aumento della pena fino alla metà.
La proposta di legge infine inserisce un nuovo comma nell'articolo 612-bis del codice penale per prevedere, in caso di condanna per il reato di atti persecutori commessi con l'uso di strumenti informatici o telematici, la confisca obbligatoria degli strumenti informatici e telematici utilizzati per commettere il reato.
L'articolo 2 modifica la contravvenzione prevista dall'articolo 731 del codice penale per l'inosservanza dell'obbligo scolastico. Rispetto alla formulazione vigente, la proposta di legge qualifica espressamente il reato come proprio del genitore o dell'esercente la responsabilità genitoriale o di chiunque ne eserciti le funzioni; innalza la pena prevedendo un'ammenda da 100 a 1.000 euro in luogo dell'attuale ammenda fino a 30 euro; elimina il riferimento all'istruzione elementare, prevedendo l'applicazione della norma penale in caso di violazione dell'obbligo scolastico.
L'articolo 3 interviene su numerose disposizioni della citata legge n. 71 del 2017, per estenderne il campo d'applicazione anche alla prevenzione e al contrasto del bullismo. In particolare, la proposta di legge interviene sull'articolo 1 della legge, per estenderne il campo di applicazione dalla prevenzione e contrasto del solo cyberbullismo anche alla prevenzione e contrasto del bullismo, privilegiando azioni di carattere formativo ed educativo. Viene inoltre modificato l'articolo 4 della legge, relativo alle linee di orientamento che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca deve emanare per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, estendendo anche in questo caso il campo d'applicazione di questo strumento alla previsione di procedure per la prevenzione e il contrasto del bullismo.
Si stabilisce, inoltre, che le linee di orientamento così integrate debbano essere recepite nel regolamento di ogni istituto scolastico.
La lettera c) del comma 1 dell'articolo 1 della proposta di legge interviene sull'articolo 5 della legge n. 71 del 2017 che attualmente impone al dirigente scolastico, in caso di episodi di cyberbullismo in ambito scolastico che non costituiscano reato, di informare tempestivamente i genitori o i tutori dei minori coinvolti e di attivare adeguate azioni educative. La modifica prevede che, a fronte di tali episodi, ma anche di episodi di bullismo, il dirigente scolastico debba applicare le procedure previste dalle linee di orientamento ministeriali, debba altresì informare tempestivamente i genitori o gli esercenti la responsabilità genitoriale e disporre iniziative di carattere educativo anche con l'eventuale coinvolgimento del gruppo costituente la classe. Nei casi più gravi, ovvero se si tratti di condotte reiterate o, comunque, quando le iniziative educative adottate dall'istituzione scolastica non abbiano prodotto esito positivo, il dirigente può coinvolgere i servizi sociali per individuare percorsi personalizzati di assistenza alle vittime e di accompagnamento rieducativo degli autori degli atti oppure può riferire alle autorità competenti, anche per l'eventuale attivazione delle misure rieducative previste dall'articolo 25 della legge istitutiva dei tribunali per i minorenni, il regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404. Rimane, inoltre, la possibilità di dare impulso all'ammonimento del questore, strumento previsto dall'articolo 7 della legge n. 71 del 2017, ripristinato nel testo approvato dalla Commissione all'esito della fase emendativa.
Con disposizione di chiusura, la lettera d) del comma 1 dell'articolo 3 prevede che ogni qualvolta nella legge n. 71 del 2017 si rinvenga riferimento alla locuzione “fenomeno del cyberbullismo” occorra riferirsi, invece, a fenomeni di bullismo e cyberbullismo.
L'articolo 4 della proposta di legge modifica la citata legge sull'istituzione e sul funzionamento del tribunale per i minorenni, con riguardo alla disciplina delle misure rieducative di natura amministrativa, dunque di tipo extrapenale, nei confronti di minorenni dalla condotta socialmente inaccettabile. In primo luogo, tramite la riformulazione dell'articolo 25, la riforma interviene sulle diverse ipotesi che consentono l'adozione delle misure rieducative del minore, aggiungendo all'irregolarità per condotta o per carattere del minore, anche il riferimento a condotte aggressive commesse anche in gruppo nei confronti di persone, animali o cose o lesive della dignità altrui. Diverse modifiche attengono altresì al procedimento per l'adozione delle misure. Attualmente esso inizia a seguito di segnalazione non obbligatoria del minore al tribunale per i minorenni da parte del pubblico ministero minorile oppure da parte dei genitori, dell'ufficio di servizio sociale o degli organismi di educazione, come, ad esempio, la scuola, o di protezione e assistenza all'infanzia, quali i servizi socio-sanitari. Con la riforma, il pubblico ministero è l'unico soggetto che può riferire al tribunale sulla base delle segnalazioni ricevute da chiunque, dopo aver assunto le necessarie informazioni. L'organo competente all'adozione delle misure resta il tribunale dei minorenni. Quest'ultimo dovrà, però, previamente sentire il minore stesso, i genitori o l'esercente la responsabilità genitoriale. Nell'ordinamento vigente il tribunale, effettuate indagini sulla personalità del minore, può disporre, con decreto motivato, l'applicazione della misura che ritiene più consona al caso, scegliendo tra affidamento al servizio sociale e collocamento in una struttura.
La novità introdotta dalla proposta di legge consiste nella previsione di un intervento preliminare rispetto alle suddette misure. Tale intervento consiste nell'attivazione di un percorso di mediazione oppure nello svolgimento di un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali che può essere disposto dal tribunale dei minori con decreto nel quale dovranno essere esplicitati gli obiettivi e la durata dell'intervento. La determinazione dettagliata del contenuto del progetto educativo è rimessa, invece, ai servizi sociali, coinvolgendo, ove possibile, i genitori, e nello stesso progetto può essere prevista la partecipazione del nucleo familiare del minore tramite un percorso di sostegno all'esercizio della responsabilità genitoriale. A conclusione del progetto di intervento educativo e, comunque, con cadenza annuale, il tribunale dei minorenni, sulla base della relazione predisposta dai servizi sociali e sentito il minorenne, i genitori o gli esercenti la responsabilità genitoriale, adotta un ulteriore decreto motivato, optando tra quattro diverse soluzioni alternative: la conclusione del procedimento, la continuazione del progetto o l'adozione di un progetto diverso in relazione alle mutate esigenze educative del minore, l'affidamento del minore ai servizi sociali, il collocamento del minore in una comunità, da utilizzare, però, solo come extrema ratio quando tutte le altre possibilità appaiono inadeguate.
La riforma conferma le disposizioni vigenti circa il procedimento in camera di consiglio e il regime delle spese ma aggiunge che ogni provvedimento deve essere preso previo ascolto del minore, anche infradodicenne se capace di discernimento, dei genitori o degli esercenti la responsabilità genitoriale. Come già previsto nelle disposizioni vigenti, è consentita, inoltre, l'assistenza del difensore. L'articolo 4, inoltre, con finalità di coordinamento modifica anche gli articoli 26, 27, 28 e 29 della cosiddetta “legge minorile” e inserisce un nuovo articolo 29-bis, in base al quale gli interventi educativi possono proseguire, previo consenso dell'interessato, anche al raggiungimento della maggiore età e fino ai 25 anni.
L'articolo 5 del provvedimento prevede un adeguamento dello statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, specificando gli impegni, da un lato, della scuola e, dall'altro, delle famiglie per la prevenzione dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo nonché di altre situazioni di disagio.
L'articolo 6, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, prevede che il Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca metta a disposizione delle scuole strumenti di valutazione e questionari da somministrare a docenti e a studenti con la finalità di valutare e monitorare l'estensione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo tra gli studenti, la percezione dei fenomeni da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici nonché il clima delle classi. Gli strumenti di valutazione e i questionari dovranno essere approntati attraverso piattaforme nazionali di formazione e monitoraggio. Ogni istituzione scolastica dovrà poi, sulla base dei dati raccolti, elaborare un rapporto che potrà essere messo a disposizione dei consigli di classe al fine di poter predisporre azioni di miglioramento della qualità del clima della classe. Entro il 30 ottobre di ogni anno scolastico a partire dal prossimo, 2020-2021, il Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca informa le istituzioni scolastiche degli strumenti di monitoraggio e dei questionari presenti sulla piattaforma dedicata.
L'articolo 7, anch'esso inserito nel corso dell'esame in sede referente, prevede l'implementazione di una piattaforma di apprendimento a distanza, già predisposta dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca e denominata “piattaforma Elisa”, all'interno della quale dovranno essere predisposti i moduli specifici relativi all'educazione emotiva che mirano a sviluppare relazioni positive tra pari e a prevenire e a regolare i conflitti. Per lo svolgimento di tale attività è autorizzata la spesa di 200 mila euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022.
Infine, l'articolo 8 prevede l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le politiche della famiglia, di un servizio di assistenza alle vittime di bullismo e cyberbullismo. Il servizio dovrà essere accessibile tramite il numero di telefono pubblico e gratuito “114”, denominato “emergenza infanzia”, attivo 24 ore su 24 e tramite un'applicazione informatica da installare sui cellulari che consenta anche un servizio di messaggistica istantanea, con la finalità di fornire alle vittime o ai loro congiunti assistenza psicologica e giuridica e, nei casi di urgenza, informare prontamente le autorità di polizia. Alla predisposizione dell'applicazione informatica dovrà provvedere il Ministro per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione. L'applicazione dovrà essere dotata di una funzione di geolocalizzazione attivabile previo consenso dell'utilizzatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in una fase successiva.
È iscritto a parlare il deputato Alfredo Bazoli. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Come ha detto la collega relatrice, che ha fatto una disamina direi molto accurata del provvedimento, che mi esonera dal fare un'altrettanta accurata disamina - e, quindi, mi concentrerò su alcuni aspetti di natura più generale e politica -, questa proposta di legge che approda in Aula ha un obiettivo, che è quello di completare il quadro della disciplina per combattere un fenomeno che sappiamo largamente diffuso, come quello del bullismo, e una disciplina che intende inserirsi, attraverso questa legge, in maniera armonica e anzi, appunto, intende completare una disciplina che già è stata introdotta nella scorsa legislatura.
E chi si trovava qui nella scorsa legislatura ricorda quali furono le discussioni e anche la lunga istruttoria che venne fatta allora per l'inserimento della legge sul cyberbullismo. Noi con questa legge intendiamo completare quel percorso che è stato iniziato nella scorsa legislatura, cercando di completare, appunto, l'assetto e la disciplina per combattere e contrastare adeguatamente questo fenomeno, con lo stesso spirito e seguendo un po' la stessa filosofia che venne, in qualche modo, inaugurata nella scorsa legislatura con la legge n. 71, cioè con l'idea che occorre certamente la repressione di questi fenomeni, ma occorre, prima ancora e, forse, anzitutto, la prevenzione: occorre dotare le istituzioni che ne sono preposte di strumenti per garantire e consentire una adeguata prevenzione, perché quello è il modo migliore per combattere fenomeni che hanno assunto dimensioni preoccupanti, anche grazie, e lo sappiamo bene, all'utilizzo degli strumenti social, che sono diventati da questo punto di vista un mezzo molto pericoloso per l'esercizio di queste forme di bullismo.
Quindi noi siamo intervenuti con questo spirito e abbiamo fatto una lunga istruttoria - lo ricordava prima la relatrice - che ha consentito di pervenire anche a modifiche sostanziali e profonde del testo inizialmente portato all'esame della Commissione e, quindi, del testo che arriverà in Aula. Questo a testimonianza del fatto che ci si è accostati a questo tema con spirito molto laico, con la volontà di approfondire, con la volontà di capire, con la volontà di confrontarsi in maniera genuina, senza pregiudizi e con la voglia di arrivare ad un lavoro finale il più possibile condiviso. Voglio dirlo anche qui: al di là degli accenti anche polemici che, a volte, abbiamo registrato durante i lavori di Commissione, mi auguro che alla fine del percorso, anche del lavoro che si farà in Aula, si possa avere una condivisione molto larga e molto ampia, perché io credo che si sia fatto un lavoro accurato sul quale ritengo possa esserci una condivisione che va anche al di là della semplice maggioranza.
Dicevo che è stato fatto un lavoro che è anche approdato a modifiche significative, ma che però è stato caratterizzato da uno spirito e da una volontà di completare, di inserirsi dentro un apparato e una disciplina che già c'è nel nostro ordinamento, con l'idea di migliorarlo, di colmare le lacune, di integrare e, magari, di valorizzare ancora di più l'assetto che, in particolar modo, anche con la legge n. 71 del 2017 è stato introdotto nel nostro ordinamento. Noi siamo intervenuti, innanzitutto, sulla norma penale che oggi viene utilizzata per combattere il fenomeno del bullismo e anche del cyberbullismo, che è l'articolo 612-bis, cioè l'articolo che punisce gli atti persecutori. C'è stata una discussione in Commissione sull'opportunità o meno di inserire accanto alla fattispecie che oggi è prevista dall'ordinamento, cioè l'articolo 612-bis, una fattispecie autonoma di punizione del bullismo. Dopo questa discussione, la maggioranza è pervenuta alla conclusione, anche sulla scorta di valutazioni, per vero, a me pare largamente maggioritarie, che ci sono pervenute dagli esperti della materia che abbiamo audito sul tema, che fosse il caso di non toccare la fattispecie penale, cioè l'articolo 612-bis, sul quale si è sedimentata una giurisprudenza che riteniamo ormai sufficientemente consolidata per consentire di dire che c'è oggi già una fattispecie adeguata a combattere i fenomeni del bullismo. Ci siamo limitati, quindi, ad intervenire su quella fattispecie in modo molto calibrato e molto circostanziato per introdurre non una nuova condotta che, in qualche modo, definisse gli atti persecutori e anche gli atti di bullismo, perché ci è stato spiegato che le condotte, così come oggi individuate dall'articolo 612-bis, sono condotte che sono individuate in maniera adeguata, ma abbiamo ritenuto importante e opportuno intervenire individuando, invece, un nuovo evento al verificarsi del quale, in esito alle condotte già punite dall'articolo 612-bis, si integra la fattispecie di atti persecutori e, cioè un evento che è caratteristico dei fenomeni di bullismo, cioè l'evento della emarginazione. Quindi, come ricordava prima la collega relatrice, dentro la fattispecie già oggi prevista per gli atti persecutori, accanto agli altri eventi che sono contemplati e all'esito dei quali si integra la fattispecie di atti persecutori, l'ulteriore evento che è stato introdotto è quello della condizione di emarginazione come conseguenza per la vittima degli atti di bullismo e, quindi, degli atti, delle molestie previste per le condotte punibili dalla fattispecie. In questo modo, noi riteniamo di aver completato un assetto normativo che punisce adeguatamente, con un reato specifico, gli episodi e gli atti di bullismo, senza scardinare una fattispecie che è già prevista e sulla quale c'è stata una sufficiente e consolidata giurisprudenza, che ci ha sconsigliato dall'intervenire in maniera più forte, più pesante, come legittimamente altri gruppi e altri soggetti politici avevano chiesto; ma noi riteniamo di avere sufficienti argomenti e ragioni, peraltro suffragati anche, come dicevo poc'anzi, dalle valutazioni maggioritarie degli esperti della materia, per ritenere che con questo si sia fatto un lavoro accurato e adeguato per completare anche la fattispecie penale.
Come dicevo, si è intervenuti, in particolare, per cercare di integrare e migliorare il quadro giuridico e la disciplina di contrasto alla fattispecie e ai fenomeni di bullismo e di cyberbullismo, dentro il solco della disciplina già approvata nella scorsa legislatura dalla legge n. 71 del 2017 e, cioè, con l'idea che va bene la repressione, ma che è soprattutto, attraverso la prevenzione che si può contrastare adeguatamente il fenomeno. Quindi, siamo intervenuti sulla legge n. 71 per integrarla: la legge n. 71 è una legge che è stata fatta con l'idea di combattere il fenomeno oggi certamente più visibile e pericoloso del bullismo, cioè gli atti di bullismo attraverso i social, attraverso le piattaforme web, attraverso Internet, cioè quegli atti di bullismo che hanno la caratteristica di propagarsi con una velocità straordinaria e di creare dei danni assolutamente inaccettabili per le vittime; sappiamo che questo ha portato anche tanti ragazzi che ne sono stati vittime a gesti estremi. Quindi, quella legge aveva quella finalità. Ma noi, proprio perché quella legge era una legge fatta molto bene, arrivata, anche quella, dopo una grande discussione, dopo una discussione sia alla Camera che al Senato che aveva consentito di trovare un quadro largamente condiviso, abbiamo ritenuto che quella legge potesse essere un valido strumento anche per i fenomeni di bullismo e, quindi, anche per i fenomeni di bullismo che non avvengono attraverso il web, quindi attraverso atti di molestie effettive, fisiche, di cui peraltro la cronaca conosce la diffusione. Anche oggi, che sono largamente più noti i fenomeni di cyberbullismo, ma ci sono anche quelli di bullismo vero e proprio, abbiamo ritenuto che fosse opportuno integrare la legge n. 71 con un riferimento, anche per quei principi e quelle disposizioni che sono contenuti nella legge n. 71 per la prevenzione del fenomeno; abbiamo ritenuto importante che si integrasse quella legge con il riferimento anche ai fenomeni del bullismo.
Anche qui, voglio dire per non nascondere le questioni sulle quali io credo, probabilmente, si discuterà anche nei prossimi giorni in Aula, sappiamo che, anche qui, siccome in quella legge c'è una definizione del cyberbullismo e siccome noi integriamo quella legge con l'indicazione del bullismo, qualcuno ha detto che sarebbe stato opportuno integrare quella legge con una definizione ai fini di quella legge, quindi non ai fini penali del bullismo. È un'opinione certamente legittima, non nego che probabilmente forse su questo si potrebbe fare una valutazione anche differente e può anche darsi che nel corso dell'ulteriore esame della legge al Senato su questo si possa fare una valutazione differente, perché non credo che questo cambierebbe il quadro generale, mi sento però di dire che già così l'assetto normativo è sufficientemente chiaro, se è vero come è vero che noi abbiamo introdotto nella legge n. 71 del 2017 e, in particolare, nell'articolo 5 della stessa legge n. 71, una espressa definizione, tra i compiti del dirigente scolastico che venga a conoscenza di fenomeni che erano previsti di cyberbullismo; noi oggi diciamo: «Il dirigente scolastico che venga a conoscenza, in qualsiasi modo, di atti di cui all'articolo 1, realizzati anche in forma non telematica (…)». Penso che da qui si evinca in maniera chiara che cosa si intende per bullismo ai fini di questa legge, cioè se noi diciamo, dentro questa legge, che il dirigente scolastico deve intervenire in tutti i casi in cui venga a conoscenza, in qualsiasi modo, di quegli atti di cui all'articolo 1, cioè quelli di quella definizione di cyberbullismo, anche realizzati in forma non telematica. Ecco, penso che questo chiarisca in maniera inequivoca che cosa si intende per atti di bullismo, quindi non di cyberbullismo, ai fini della legge n. 71 del 2017. Quindi, io credo di poter dire, con tutta tranquillità, che non è strettamente necessario inserire nella legge 71 del 2017 una definizione specifica di bullismo, dei fenomeni di bullismo, perché mi pare che dal tenore della norma che noi andiamo ad approvare si possa tranquillamente ricavare, in maniera abbastanza chiara, che cosa si intende per fenomeni di bullismo.
Quindi noi, con questa integrazione della legge n. 71 del 2017 penso che facciamo un'opera di valorizzazione di quella legge. Noi valorizziamo i principi e gli obiettivi di quella legge, che estendiamo anche ai fenomeni di bullismo, dai fenomeni di cyberbullismo cui era espressamente dedicata. Quindi, penso che sia un lavoro che va nella direzione inaugurata nella scorsa legislatura e che è una direzione credo adeguata, credo utile, credo opportuna perché, ripeto, va bene la repressione, anche la repressione di natura penale, ma noi dobbiamo agire soprattutto sul piano educativo e sul piano della prevenzione, perché senza questi obiettivi, senza questi strumenti noi non riusciamo a fare un lavoro serio di prevenzione e di contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo.
E poi siamo intervenuti anche su una parte di una disciplina che già l'ordinamento prevede, cioè le misure cosiddette amministrative, la competenza cosiddetta amministrativa del tribunale dei minorenni, anche qui con l'idea di cogliere l'occasione per migliorare e completare e integrare una disciplina che è già prevista dall'ordinamento – che è già prevista dall'ordinamento –, ma che era ormai direi antiquata, che aveva necessità di un miglioramento, di un'integrazione, di un completamento per renderla adatta e al passo con i tempi. E voglio citare, a questo proposito, le cose che ha scritto – le ha pronunciate quando l'abbiamo audito, ma poi ha lasciato anche un contributo scritto – il procuratore del tribunale dei minorenni di Milano, che ha detto esattamente che la competenza amministrativa del tribunale per i minorenni «per quanto bisognosa di una nuova fisionomia,» – quindi, lui riconosceva e riconosce che c'è la necessità di intervenire per completare questa disciplina – «continua a rappresentare un prezioso strumento di intervento sui fenomeni del disagio e del disadattamento minorile». Questo ha detto il procuratore del tribunale dei minorenni di Milano, e ha fatto quindi anche una serie di proposte per intervenire e completare questa disciplina, che io penso di poter dire in larga parte sono state recuperate e integrate nella proposta di legge che arriverà in Aula nei prossimi giorni, tanto è vero che questa disciplina è stata largamente modificata e integrata con, diciamo, l'introduzione di elementi di garanzia e di elementi di completamento della procedura, che io penso nessuno possa contestare siano e rappresentino un grande passo in avanti rispetto all'attuale disciplina di questa previsione, che appunto è stata introdotta nell'ordinamento ancora negli anni Trenta e poi modificata negli anni Cinquanta. Io voglio, in particolare, ricordare quali sono questi miglioramenti. Intanto un miglioramento sostanziale con questa nuova disciplina di questa previsione - ricordo è l'articolo 25 di un regio decreto del 1934, che appunto poi è stato modificato nel 1953, ma che abbisognava evidentemente di un bel tagliando - con cui non solo si allarga il raggio d'intervento della materia, perché appunto il tribunale e il procuratore della Repubblica possono intervenire anche quando ci sono condotte aggressive anche in gruppo, non solo quando ci siano manifeste prove di irregolarità della condotta o del carattere del minore, ma anche quando ci sono condotte aggressive, quindi quando ci sono fenomeni esattamente di bullismo, ma in particolare noi prevediamo non più solo una duplice possibilità per il tribunale dei minorenni - e cioè com'era previsto dalla legge attualmente vigente - l'affidamento del minore al servizio sociale minorile o il collocamento in una casa di rieducazione o in un istituto medico psicopedagogico; queste erano le due alternative oggi previste dall'articolo 25. Noi, invece, integriamo queste possibilità attraverso la possibilità di attivare un percorso di mediazione, la possibilità di attivare un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa sotto la direzione e il controllo e sevizi sociali. Cioè, noi ampliamo il ventaglio delle misure che sono oggi previste ai fini della prevenzione di fenomeni di disagio e di degrado che riguardano i minori, nell'interesse dei minori, e abbiamo integrato questo apparato in modo da dare al tribunale dei minorenni strumenti aggiuntivi adeguati alla realtà dei tempi. In più, abbiamo integrato questo procedimento attraverso la previsione della necessità che il minore venga sempre ascoltato, della necessità che i genitori dei minori vengono ascoltati, dell'opportunità della presenza di un difensore, cioè tutte cose che integrano una disciplina vecchia, che aveva bisogno di un largo, di un poderoso tagliando. Tutte queste cose noi le facciamo per completare un apparato e una disciplina che aveva bisogno di essere integrata e completata, senza avere alcuna ambizione di aver fatto la norma perfetta: sappiamo che ancora si potrà, o magari si dovrà, intervenire e anzi ci auguriamo che anche con il concorso delle opposizioni si possano fare miglioramenti ulteriori, ma riteniamo in coscienza di aver fatto un buon lavoro, un buon lavoro che va nella direzione giusta per combattere e contrastare fenomeni così diffusi e così pericolosi per la nostra società e per i nostri ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Manfredi Potenti.
MANFREDI POTENTI (LEGA). Il provvedimento in esame interviene in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori. Negli intenti è volto a favorire la prevenzione e il contrasto degli episodi riconducibili al bullismo in tutte le sue forme, ma per quanto lodevole dal punto di vista delle finalità perseguite, anche in considerazione dell'elevato numero dei soggetti vittime dei fenomeni del bullismo, appare tuttavia del tutto inadeguato sotto il profilo dell'efficacia delle norme contenute e sotto il profilo delle risorse finanziarie all'uopo stanziate, che risultano assolutamente insufficienti. Ma vediamo in concreto in cosa consiste questo buon lavoro che appunto ci veniva poc'anzi detto che è stato fatto. Il testo si apre anzitutto con la proposta di un discutibile intervento modificativo della norma che ha introdotto nel nostro ordinamento il reato di stalking.
Di per sé era una norma già perfetta, il gruppo della Lega ritiene che sia assolutamente necessario introdurre una fattispecie autonoma di reato di bullismo invece di limitarsi a intervenire sull'articolo 612-bis che interviene prevedendo la norma sullo stalking. Questo convincimento è stato anche rafforzato dal passaggio del testo in Commissione giustizia dove i proponenti sono pervenuti dapprima nel tentativo di introdurre una pluralità di condotte foriere di fare assumere rilevanza penale alla condotta del bullo: percuotere, ingiuriare e diffamare dopodiché, come ci veniva detto poco fa dagli interventori - fra parentesi avremmo avuto nell'unica norma, oltre che lo stalking, una sorta di nuovo reato che avremmo potuto chiamare bullying - dopodiché i proponenti hanno ceduto ad emendamenti che in qualche modo andavano a introdurre una malinconica condizione dell'effetto di emarginazione prodotto sulla vittima, dovendo quindi considerare privi di rilevanza tanti caratteristici effetti del bullismo quali la sopraffazione, la sottomissione, la prevaricazione, la vessazione che non sempre si manifestano accompagnati da uno stato di emarginazione. Quindi qui assisteremo in futuro a simpatiche disquisizioni d'aula tra i difensori e la parte giudicante, disquisizioni che andranno a finire in Cassazione e vedremo come finisce la storia.
All'università ci hanno sempre insegnato che norme più generali possibili e meno specifiche sono la cosa migliore, dato che siamo in una situazione di stato di crisi della fattispecie. Mi trovo d'accordo perlomeno sull'aver eliminato una serie di situazioni e di atti come percuotere, ingiuriare, diffamare ma l'ingresso del nuovo termine “emarginazione” provocherà sicuramente l'esclusione della gran parte dei fenomeni di bullismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo lo anticipa un poco dotto e magari ignorante giurista, che forse ha la brutta abitudine di essere troppo preveggente e così anche i membri della Commissione che con me nel gruppo Lega hanno più volte segnalato questo problema ai colleghi commissari - ma proseguiamo - dovendo quindi considerare privi di rilevanza tanti caratteristici effetti del bullismo. Una norma perfetta che si vuole mutata attraverso un parziale ed inutile intervento che non si comprende quale attinenza esclusiva possa avere con il bullismo.
Del tutto inadeguato anche l'articolo 2 che modifica la contravvenzione prevista dal codice penale per l'inosservanza dell'obbligo scolastico, portando l'attuale ammenda, che è fino a 30 euro poiché parametrata a vecchie cifre risalenti alla lira e alla lira del dopoguerra, ad un'ammenda da 100 a 1.000 euro. Quindi qui la slot machine della sanzione si è ridotta rispetto a quelle che potevano invece essere congrue sanzioni che vedevamo giuste per tentare di responsabilizzare la figura genitoriale nei confronti dei minori, prevedendo l'applicazione della norma penale in caso di violazione dell'istruzione obbligatoria e non più solo elementare. Vi avevamo invece proposto il sensibile aumento di questa sanzione responsabilizzando anzi la figura genitoriale alla pronta attività di intervento su prolungati periodi di assenza del minore che, questi sì, colpiscono alla base ogni possibilità di continuità didattica e di obbligo formativo e creando anche le condizioni in cui si moltiplicano e si incentivano le situazioni di rischio in cui il minore può finire a fare il bullo. Ma neppure su questo punto, benché fortemente stimolati dagli auditi, avete accettato gli idonei provvedimenti correttivi proposti anche dalla Lega.
All'articolo 3 andiamo invece incontro alla trasformazione del dirigente scolastico nel collettore delle più varie informazioni a lui pervenute su studenti iscritti all'istituto scolastico che dirige, anche con il rischio di trasformare la nuova funzione in uno strumento capace di incentivare una diseducativa dell'azione infrascolastica ed anche vendette familiari anonime, perché si riconosce al dirigente la bontà della conoscenza di episodi anche extrascolastici che questi abbia avuto in qualunque modo. Ora il termine “in qualunque modo” astrattamente condiziona anche la possibilità di ricevere un'informazione illecita o anche andare magari direttamente a fare la spia a casa degli altri, nascondendosi dietro le finestre, per l'effetto introducendo una sorta di scriminante penale perché questa è. Proponiamo poi di introdurre un termine ben preciso alla segnalazione che il dirigente scolastico è tenuto a fare ai genitori del minore: avevamo proposto quarantotto ore, perché il termine “tempestivamente” sì, può essere indicativo ma non troppo vincolante. Il termine 48 ore dà un termine preciso per il quale il dirigente è tenuto a informare i genitori di quanto accaduto e di quanto a sua conoscenza. Riteniamo infatti come al giorno d'oggi esistano diversi strumenti informatici e tecnologici in grado di consentire una comunicazione tempestiva. L'assenza di un termine tassativo potrebbe, infatti, rendere vana la norma e caducare l'efficacia dell'immediata responsabilizzazione genitoriale. Su tutto pende infatti la delicata finalità dell'intervento del dirigente, peraltro obbligatorio, che è diretto alla assunzione di iniziative di carattere educativo nei riguardi dei minori. Ancor più sbalorditiva appare la nuova formulazione dell'articolo 25, di cui al testo normativo in materia di competenze amministrative e di funzionamento del tribunale dei minori, quello che si diceva prima, la vecchia norma. Sì, è vero, è stato fatto un restyling: vediamo come è stato fatto perché nella relazione introduttiva della proposta si parla espressamente di finalità diverse da quelle di cui all'articolo 330 del codice civile, decadenza dalla responsabilità genitoriale. Dei decreti con oggetto i minori che testualmente vengono finalizzati ad evitare interventi invasivi nel contesto familiare. Il legislatore cioè propone questa norma e precisa: quando si modifica l'articolo 25, non vogliamo che si produca un effetto invasivo nel contesto familiare dall'applicazione di questi provvedimenti. Verifichiamo invece come il tribunale dei minori, all'esito di una valutazione sull'intervento educativo già adottato, possa dichiarare estinto l'intervento, se lo ritiene produttivo di effetti positivi sul minore oppure può proseguirlo fino a giungere ad assumere un ulteriore decreto motivato optando tra quattro diverse soluzioni tra cui disporre l'affidamento del minore a servizi sociali o in extremis a disporre il collocamento del minorenne in una comunità, qualora gli interventi previsti dai numeri precedenti appaiono inadeguati. Forse Bibbiano non ci ha insegnato un emerito nulla, per non dire una parolaccia che dalle mie parti inizia con la C e finisce con la O (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma da buon livornese evito di andare a citarla perché potrei essere (Commenti del deputato Bazoli).
PRESIDENTE. Colleghi…
MANFREDI POTENTI (LEGA). …potrei essere un po' più volgare. Quindi a questo punto procedure che gli auditi hanno riscontrato assolutamente rischioso non assumere in presenza di un difensore sin dal loro inizio, ciò in base alle spesso disagiate condizioni delle famiglie coinvolte, purtroppo incapaci di reagire ad iniziative che potrebbero essere illegittime se non addirittura, come recentemente accaduto dicevo prima, in quel triste luogo di Bibbiano del tutto mostruose allorché lasciate scivolare verso ulteriori e diaboliche conseguenze. Si sappia che è solo grazie a un emendamento della Lega se si potranno coinvolgere i genitori o gli esercenti della responsabilità genitoriale nella scelta del contenuto del progetto di intervento educativo.
Ci pare poi del tutto abnorme l'introduzione di un prolungato supporto educativo o terapeutico fino alla durata fino al venticinquesimo anno di età del giovane. Quest'ultimo, benché necessariamente sentito nel caso dal tribunale dei minori, non avrà alcun supporto di carattere economico oppure speriamo di consiglio familiare e non potrà far ricorso ad alcun sostegno utile a progettare in autonomia un qualunque percorso esterno, perché a quell'età si conviene che si ci si troverà in evidenti difficoltà. Quindi il maggiorenne sarà purtroppo costretto ad accettare giocoforza la prosecuzione di questo percorso. Questa è un'altra previsione che speriamo di sbagliare ma credo che purtroppo troverà spesso applicazione.
In materia di bullismo sulla rete Internet ci paiono poi del tutto privi di adeguati effetto disincentivante le ipotesi di avvio di percorsi scolastici specifici relativi all'educazione emotiva così come modificato in sede di passaggio in Commissione. Tra le proposte assolutamente costruttive che la Lega invece esposto e che riproporrà in questa sede di Assemblea appunto una prevenzione di condotte e danni derivanti dal cosiddetto cyberbullismo. Si è, infatti, ideata l'introduzione dell'obbligo di dotare gli apparecchi che consentono l'accesso alla rete Internet ai minori di un'applicazione in grado di segnalare sugli smartphone dei genitori situazioni di pericolo derivanti da uso di parole o visualizzazione di immagini pericolose. Ci sembrava una cosa di buonsenso. Si rischia appunto di avere una marea di strumenti senza poi saperli finalizzare a un obiettivo giusto.
Degna di nota l'introduzione di un apposito reato che colpisca poi i fornitori di connettività internet e di provider che non provvedano alla rimozione di scritte o immagini oscene e la previsione di misure cautelari specifiche da adottarsi da parte dell'autorità giudiziaria. Ci sembrava anche questa una norma di buonsenso.
Concludendo trattasi di un provvedimento privo di un adeguato coordinamento con la materia minorile, del tutto scollegato dalla storia del Paese e dai fenomeni di attualità che hanno fatto emergere la triste presenza in Italia di servizi sociali deviati ai danni dei minori e delle loro famiglie; fenomeni che avrebbero dovuto limitare gli interventi volti a dissociare i minori dalle loro famiglie e, anzi, responsabilizzare il ruolo genitoriale, ove esistente, anche attraverso maggiori sanzioni, come nel caso dell'assenteismo scolastico. Nulla di tutto ciò, nella speranza che l'esame d'Aula del provvedimento possa condurre ad un sensibile miglioramento di questo provvedimento, altrimenti del tutto monco, rispetto ai nobili scopi che si prefigge e che la Lega non può che condividere e perseguire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mario Perantoni. Ne ha facoltà.
MARIO PERANTONI (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, il testo oggi in esame è il frutto di un approfondito lavoro svolto dalla Commissione giustizia, tendente a favorire la precoce emersione del disagio giovanile, nonché a introdurre misure che possano adeguatamente prevenire e contrastare episodi riconducibili, in particolare, al fenomeno del bullismo, in tutte le forme in cui esso si estrinseca, compreso il cosiddetto bullismo informatico o cyberbullismo. La proposta di legge in esame, quindi, si pone in linea di continuità con la legge n. 71 del 2017, approvata durante la scorsa legislatura, come è stato poc'anzi ricordato, alla quale vengono apportate limitate modifiche, accostando misure di carattere socio educativo a strumenti di contrasto alle varie forme di bullismo.
Si tratta di un intervento normativo indispensabile per promuovere, prima di tutto, interventi di carattere preventivo che tengano in particolare considerazione la valorizzazione di percorsi educativi e rieducativi personalizzati, rivolti non solo ai soggetti responsabili di illeciti, ma anche agli autori di condotte che, sebbene non ancora qualificabili come illecito, esprimano aggressività contro persone, animali o cose. Gli episodi di bullismo, così come la devianza minorile perpetrata in gruppo, il cosiddetto fenomeno delle baby gang, sono infatti in costante aumento e caratterizzati da una consistenza e gravità esponenzialmente allarmante.
Come ha ricordato la relatrice, la proposta, a seguito delle modifiche approvate in Commissione, si compone di otto articoli, il primo dei quali interviene sul codice penale, modificando l'articolo 612-bis - atti persecutori - per estenderne l'ambito oggettivo alle condotte persecutorie, per l'appunto, che pongano la vittima in una condizione di emarginazione; questo è l'intervento più pregnante. Si è voluto, quindi, recepire il filone da ultimo sposato dalla giurisprudenza, secondo cui le condotte di prevaricazione del bullo vengono inquadrate nell'ambito degli atti persecutori ed è stato, quindi, ulteriormente introdotto, per meglio specificarne gli effetti, l'elemento della emarginazione della vittima. È pur vero che la condizione di emarginazione non è attualmente definita nel codice penale, ma il concetto è richiamato più volte dalla giurisprudenza e, in particolare, dalla più recente giurisprudenza del Consiglio di Stato sul mobbing, che è stato definito anche come danno da emarginazione.
Abbiamo, quindi, sposato e sosteniamo la tesi della inutilità dell'introduzione di una fattispecie autonoma, sia perché la giurisprudenza, come detto, inserisce gli atti di bullismo nel concetto di atti persecutori, sia perché è oggettivamente e particolarmente complesso prevedere nell'ambito penale tutte quelle condotte che possono integrare la fattispecie, condotte che possono andare da atteggiamenti omissivi ad atteggiamenti commissivi, quindi, a condotte violente e aggressive.
L'intervento, viceversa, sull'articolo 731 del codice penale prevede l'ampliamento della punibilità di coloro che omettono di impartire o fare impartire ai figli l'istruzione obbligatoria e, quindi, non solo l'istruzione elementare; non si è trattato semplicemente di un aumento dell'ammenda, ma anche di una ampliamento della fattispecie ed è un segnale, evidentemente, finalizzato alla responsabilizzazione dei genitori o degli esercenti la potestà degli stessi, affinché coltivino con la dovuta attenzione l'educazione dei propri figli. Siamo, infatti, fermamente convinti che contrastando la dispersione scolastica sia possibile intercettare, proprio mediante l'istituzione scuola, quel disagio giovanile che potrebbe sfociare in atteggiamenti violenti e antisociali.
Come ho detto, siamo intervenuti sulla legge n. 71 del 2017 per estenderne il campo di applicazione anche alla prevenzione e al contrasto del bullismo.
Mi preme sottolineare, in particolare, che la riforma prevede che nei casi più gravi, laddove le iniziative educative non appaiano sufficienti, il dirigente potrà coinvolgere i servizi sociali per individuare percorsi personalizzati di assistenza alle vittime e di accompagnamento rieducativo degli autori degli atti, oppure attivare le misure rieducative previste dall'articolo 25 della legge sul tribunale per i minorenni. Ricordo a me stesso che sono già previste e attualmente vigenti misure amministrative applicabili ai minori irregolari per condotta o per carattere che sono cosa ben diversa dagli affidi di cui tanto si è parlato negli ultimi mesi. Quelle che si vogliono adottare, infatti, sono misure amministrative per fatti aggressivi, non integranti reato, commessi dal minore.
Il provvedimento interviene sul regio decreto n. 1404 del 1934, cioè la cosiddetta legge minorile, modificando appunto la disciplina delle misure coercitive di intervento non penale, nei confronti di minorenni dalla condotta socialmente inaccettabile, mediante predisposizione di un progetto di intervento educativo con finalità riparativa, preliminare rispetto a qualsiasi altra misura. In particolare, viene riformulato l'articolo 25, come ricordato, che attiene alle competenze amministrative del tribunale per i minorenni, in tema di misure applicabili ai minori irregolari per condotta o per carattere, aggiungendo il riferimento a condotte aggressive, anche di gruppo, nei confronti di persone, animali o cose, ovvero lesive della dignità altrui.
Considerato il costante abbassamento dell'età in cui si manifestano atteggiamenti potenzialmente pericolosi per sé e per gli altri, l'articolo 25, applicabile anche ai minori di anni 14 - soggetti, quindi, che non sono imputabili - può diventare uno strumento efficace per far emergere fin dai primi sintomi un disagio personale che necessita di un supporto educativo, misure educative che hanno finalità ben differenti rispetto alle disposizioni contenute negli articoli 330 e seguenti del codice civile. Infatti, la proposta Dori intende sollecitare interventi tempestivi che non comportino l'adozione di provvedimenti limitativi o decadenziali della responsabilità genitoriale, ma che siano invece finalizzati a evitare proprio quegli interventi invasivi nel contesto familiare.
Il tribunale per i minorenni appare l'organo ideale per valutare queste situazioni, considerata la presenza di specialisti con competenze anche nell'ambito socio educativo. Diverse modifiche attengono al procedimento per l'adozione delle misure. Con la riforma, il procedimento si instaura a seguito di una segnalazione alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni da parte di chiunque venga a conoscenza di condotte aggressive tenute da un minore di anni 18 nei confronti di persone, animali o cose, ovvero di atti lesivi della dignità altrui. Il procuratore della Repubblica, assunte informazioni, può riferire i fatti al tribunale dei minori, che può attivare un percorso di mediazione, oppure lo svolgimento di un progetto di intervento. È questa la novità più rilevante, cioè la previsione di un intervento preliminare con l'attivazione di un percorso di mediazione, oppure lo svolgimento di un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa, sotto la direzione ed il controllo dei servizi sociali minorili, che può essere disposto dal tribunale dei minori e che può concludersi in vari modi, in estrema ratio, con il collocamento del minore in una comunità, quando tutte le altre possibilità appaiono inadeguate. L'attuale riferimento al collocamento in una casa di rieducazione o in un istituto medico psicopedagogico viene quindi sostituito dal collocamento in comunità.
La riforma prevede che ogni provvedimento debba essere preso previo ascolto del minore, anche infra-dodicenne, se capace di discernimento, dei genitori o degli esercenti la responsabilità genitoriale.
L'articolo 4 della proposta di legge inserisce, sempre nel Regio Decreto n. 1404 del 1934, il nuovo articolo 29-bis, in base al quale gli interventi educativi possono proseguire anche al raggiungimento della maggiore età e fino ai 25 anni, mentre con l'articolo successivo, l'articolo 5, viene modificato il regolamento di cui al DPR n. 249 del 1998, recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, al fine di introdurre espliciti riferimenti al fenomeno del bullismo nell'ambito scolastico e prevedendo particolari strumenti per il coinvolgimento delle famiglie. Siamo fermamente convinti che le famiglie siano lo strumento fondamentale per consentire l'emersione delle situazioni di disagio giovanile che si manifestano in atti di aggressività o in condotte di uso o abuso di alcol o sostanze stupefacenti, con forme di dipendenza che, purtroppo, si manifestano in età sempre più precoce.
Siamo, altresì, convinti che le misure introdotte da questo intervento normativo rappresentino strumento utile e adeguato per consentire un intervento immediato, volto a prevenire le conseguenze più gravi di tali condotte, nonché per fornire alla vittima e ai suoi familiari il supporto psicologico e un orientamento rispetto agli strumenti normativi attivabili. La proposta di legge in discussione in quest'Aula intende fornire, quindi, strumenti utili alla magistratura e agli operatori tutti, coinvolgendo famiglie e scuola con azioni a carattere preventivo e favorendo attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, per affrontare adeguatamente un problema che non si può certo combattere con la repressione penale tout court e con la previsione inutile di un'autonoma fattispecie di reato o con pene, a nostro parere, spropositate. Non è questo un tema che può essere affrontato con mere politiche penal-repressive. È necessario, infatti, un approccio principalmente educativo-preventivo, volto a ispirare un modello culturale corretto. Ed è per questo che la presente proposta riserva particolare attenzione alla tutela ed educazione dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, in piena linea di continuità con la legge n. 71 del 2017. Questi ultimi, infatti, spesso manifestano con atti di bullismo i segni di un disagio di cui essi stessi sono vittime, e proprio per tale ragione riteniamo che siano altrettanto meritevoli di attenzione, richiedendo sicuramente una rieducazione al rispetto dei valori e principi cardine di una società civile. Crediamo, insomma, fermamente che le manette non rappresentino certamente la soluzione al bullismo. Tendiamo, invece, una mano ai soggetti più vulnerabili, ritenendo che l'educazione possa contrastare la decadenza morale cui stiamo quotidianamente assistendo e di cui i nostri giovani sono purtroppo molto spesso il riflesso.
Ed è proprio in quest'ottica, quindi, che, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, presento con orgoglio questa proposta (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, ci troviamo questa sera, purtroppo in pochi, in pochissimi, nonostante la tematica sia così importante e prioritaria per il Parlamento italiano, e anche, ovviamente, per il Governo, a discutere una proposta di legge, a prima firma Dori, estremamente importante, sensibile, degna di tutta l'attenzione che il Parlamento dovrebbe dare alla tutela dei minori. E, come Fratelli d'Italia, siamo non solo preoccupati, ma anche rammaricati e, devo dire, anche dispiaciuti dell'iter che ha avuto questa proposta di legge, e anche un po' dell'alquanto ambiguità di questa proposta di legge. Una proposta di legge nata con l'idea di voler correggere quanto fatto dalla legge n. 71 del 2017 e che aveva l'intendimento inizialmente di occuparsi soltanto della parte penalistica. A questo, in realtà, sono susseguiti una serie, noi riteniamo, di atti mancati, di sbagli. Quell'incardinarla unicamente nella Commissione giustizia, seppur poteva avere un senso laddove ci si stesse occupando di poter modificare il codice penale, e anche qui in modo pressappochista, dal momento che, se non si voleva introdurre una fattispecie proprio del reato del bullismo, allora non si capisce in qual modo così incisivo ci si voleva occupare della modifica del codice penale.
Ma a questo poi si è avuta l'intenzione, probabilmente cogliendo il limite sin dall'inizio di questa proposta di legge, di andare ad intervenire su aspetti educativi, scolastici, sociali, di formazione del personale della scuola, degli enti locali. E tutto questo è stato fatto mettendo un po' a disposizione degli emendamenti parziali, inefficaci, deboli e assolutamente lontani da una visione approfondita del sistema scuola, del sistema dei servizi sociali, ma soprattutto non di meno della persona di minore età che si trova nella circostanza e nel fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Infatti, sapete, noi oggi andiamo ad esaminare una proposta di legge che ha l'ardire di essere una proposta che si occupa di prevenzione e di contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
E allora, se l'intento del Governo, della maggioranza, era realmente quello di occuparsi, con completezza, di questo tipo di riforma, di certo sarebbe stato opportuno, giusto e appropriato coinvolgere tutte le Commissioni competenti, e quindi certamente la Commissione affari sociali, certamente la Commissione istruzione, e non nella fase consultiva, ma sin dall'inizio del suo lavoro. Questa proposta di legge che noi andiamo ad esaminare, che arriva in Aula oggi, è una proposta di legge che è manchevole proprio di questa visione d'insieme, della possibilità di coinvolgere tutti gli interlocutori che sono deputati a prendersi cura del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Fra l'altro, effettivamente da una parte c'era un senso nell'occuparsi di una proposta di legge trattante tale materia, perché, effettivamente, noi siamo all'interno di un'emergenza, un'emergenza sociale: gli ultimi dati Istat del 2014 ci dicono che il 50 per cento dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni dicono negli ultimi mesi di avere subito una qualche forma di violenza; il 20 per cento di quei ragazzi dice che l'ha subita più volte nell'ultimo mese; il 20 per cento di quei ragazzi e ragazze dice di avere subito una problematica di cyberbullismo.
E certamente ci occupiamo di una tematica estremamente sensibile, ma di una problematica effettivamente emergenziale, perché, quando parliamo di bullismo e di cyberbullismo, noi parliamo di violenza, parliamo di aggressività; e la catena della violenza, se non si interrompe, non fa che generare violenza. Un bullo, o una vittima, anche la vittima, a fronte di quello che vive, lo dice la scienza, lo dicono le ricerche, lo dicono gli esperti, ripropone il proprio trauma e ripropone violenza nella gran parte dei casi; per non parlare del terzo protagonista nelle situazioni di bullismo e di cyberbullismo, di cui non viene mai fatta parola in questa proposta di legge, come se fosse sconosciuto. Nei fenomeni di bullismo e di cyberbullismo ci sono tre protagonisti: i bulli, le vittime, chi osserva, gli astanti, sia nel bullismo sia nel cyberbullismo.
Nel cyberbullismo ancora più partecipano i cosiddetti liker, incentivando, confermando, promuovendo quella violenza; ma anche nella violenza vissuta nel bullismo chi assiste vive un'esperienza traumatica, vede quella violenza e, in molti casi, rimane senza la possibilità di elaborare quel trauma che sta guardando, e senza la possibilità, quindi, di intervenire e di poter poi bloccare quella violenza. E parliamo di minori, di minori e di infanti, di adolescenti, che hanno certamente la necessità di essere supportati e guidati; noi vediamo anche la mancanza di questo. E allora, a fronte di questo lavoro, che certamente è necessario nella nostra Italia, perché noi siamo tra gli ultimi Paesi in Europa a occuparci di bullismo e di cyberbullismo, e quindi abbiamo un gap dal punto di vista dell'attenzione notevole, ancor più avevamo la responsabilità, sì, come vi diceva chi mi ha preceduto, di completare leggi che non avevano dato la possibilità prima di intervenire nel giusto modo e di contrastare e prevenire effettivamente la problematica del bullismo e cyberbullismo.
Questa è l'ennesima occasione persa; tristemente, l'ennesima occasione persa, se nulla verrà fatto almeno all'interno di quest'Aula, perché nei lavori di Commissione certo qualcosa si poteva fare, ma abbiamo visto come la maggioranza, fra l'altro cambiata nell'analisi della proposta di legge, perché iniziata con l'assenza, all'interno della maggioranza, del PD, poi successivamente invece entrato come forza di Governo, abbiamo visto che questo è stato un dialogo più che altro che ha riguardato il PD e il MoVimento 5 Stelle, che ha inteso sì accettare reciprocamente quegli emendamenti che venivano proposti, ma con una notevole esclusione, invece, di quegli apporti che erano dati e volevano essere, quindi, un aiuto da parte delle opposizioni, resistenti a tutto ciò.
Sembrava un dialogo tra il PD e il MoVimento 5 Stelle, che finalmente si univano e così si sposavano in matrimonio, unendosi proprio perché prima così divisi e belligeranti, in cui ognuno ha fatto vedere quanto era innamorato dell'altro: ma sacrificando cosa? Una legge giusta, una legge corretta, una legge piena per difendere le persone di minore età.
Allora, anche all'onorevole Dori, che ha sostenuto che la destra non ha dato l'aiuto che doveva a questa proposta di legge, ebbene, noi diciamo che dice il falso e lo diciamo così fortemente perché, a questo punto, vorremmo vedere, anche con gli emendamenti proposti in Aula, quanto questa maggioranza sarà in grado di recepire la messa a disposizione dell'opposizione, in questo caso della destra italiana, in questo caso di Fratelli d'Italia, che certamente trova come priorità l'attenzione ai minori e al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo all'interno della propria azione parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Allora, venendo poi nello specifico, perché questa legge è così manchevole? Prima di tutto io vorrei sottolineare come questa maggioranza non abbia avuto nemmeno la capacità, la sensibilità, il garbo, il rispetto istituzionale di utilizzare - prima il MoVimento 5 Stelle, poi il PD - un lavoro che è stato fatto dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza; un'indagine conoscitiva, costata un anno e mezzo di lavoro, alla quale hanno partecipato, attraverso le audizioni, esperti del settore, professionisti, istituzioni, come la Garante per l'infanzia e l'adolescenza, ma anche esponenti del tribunale del minore, della magistratura, dell'associazionismo, la Polizia postale, psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, associazioni di promozione sociale, quindi decine di realtà che per un anno e mezzo sono state audite.
Ebbene, questo lavoro, che è costato al Parlamento, ma soprattutto è costato agli italiani, perché impegnare per un anno e mezzo l'attività della bicamerale nel realizzare un'indagine conoscitiva che poi ha dato la possibilità alla fine di avere delle indicazioni su come affrontare la problematica del bullismo e cyberbullismo, attraverso un'attività di prevenzione, di protezione della vittima ma anche di repressione, ebbene, questa attività non è stata minimamente integrata per come si doveva nel lavoro di questa proposta di legge. Questa attività avrebbe aiutato una proposta di legge che effettivamente voleva affrontare in maniera completa la problematica del bullismo e cyberbullismo. L'esponente del PD, nel suo intervento, ha detto che questa proposta di legge contiene lo stesso spirito che aveva la legge n. 71 del 2017. Ebbene, a proposito della legge n. 71, proprio in queste audizioni che sono state svolte per un anno e mezzo, è stato sottolineato da più parti e in tutti i profili che, sì, venivano date delle risposte, ma poi mancava tanto, molto rispetto alla necessità di affrontare il disagio minorile nella perpetrazione della violenza e dell'aggressività.
Innanzitutto, questa legge - la legge n. 71 del 2017 - era manchevole del fenomeno del bullismo. In maniera miope, questa si era concentrata unicamente sul cyberbullismo senza dare spazio invece al bullismo, laddove tutti ci dicono - gli esperti del settore - che sono due facce della stessa medaglia. Non possiamo parlare di violenza e di aggressività nelle persone di minore età se non parliamo insieme di bullismo e cyberbullismo, se non affrontiamo insieme il bullismo e il cyberbullismo, se non affrontiamo una legge che dia importanza al bullismo e al cyberbullismo. I fenomeni umani non possono essere parcellizzati, altrimenti è come se stessimo in una stanza, in un obitorio, in cui tagliamo qualcosa a pezzi; ma qui tagliamo a pezzi l'essere umano, il minore, la persona che dovrebbe essere più oggetto delle nostre cure.
Ebbene, nel momento in cui, allora, la maggioranza e il Governo hanno inteso voler contribuire ad affrontare questa problematica, certamente, se volevano effettivamente farlo, con uno spirito divergente rispetto alla legge n. 71 del 2017, che poteva dare risposte più puntuali, questo tentativo è stato l'ennesimo tentativo fallito, probabilmente figlio, sì, di una modalità superficiale, parziale, pressappochista.
Allora, se voleva essere una risposta, innanzitutto, non per forma ma per sostanza, se nell'ordinamento italiano c'è una definizione di cyberbullismo - non è una questione di opinione, è una questione di buon senso; non è una questione di opinione come dice il PD ma è una questione di buon senso - ci deve essere una definizione di bullismo, dal momento che ci si vuole occupare di questa materia. Ennesima occasione persa! Ebbene, noi abbiamo proposto un emendamento, ci siamo assunti la responsabilità, per aiutarvi, con umiltà, con modestia ma con determinazione, e abbiamo proposto una definizione del bullismo. Non sappiamo se questa sia la migliore - sicuramente potrà essere anche perfezionata - ma certamente abbiamo pensato che fosse doveroso e fosse compito di questo Parlamento far ciò. In questo caso avete lasciato a noi, all'opposizione, di interpretare questo ruolo: ne siamo orgogliosi, ne siamo fieri e ciò definisce anche la nostra utilità, soprattutto nell'affrontare una tematica così sensibile, che quindi mettiamo a vostra disposizione.
Ma oltre alla definizione del bullismo, in questa proposta di legge troviamo che - laddove si vuole affrontare l'aspetto rieducativo, si vuole affrontare il modo attraverso il quale prevedere delle misure per i bulli, le vittime, la scuola tutta - anche qui che ci sono una serie di previsioni che, come nella legge n. 71 - lo ridico, cosa dichiarata da più parti in questi anni - scaricano letteralmente sul sistema delle istituzioni scolastiche italiane - e in questa legge anche dei servizi sociali - il compito di occuparsi della rieducazione e di intervenire, di poter dare delle risposte al disagio delle persone di minore età. Questo viene fatto, in maniera incredibile - roba da far rimanere quasi basiti - senza immaginare dei fondi adeguati, senza immaginare delle risorse umane ulteriori che dovrebbero aiutare la scuola, già vessata da mille adempimenti e da mille competenze, nonché i servizi sociali, che già si trovano in una fase di totale difficoltà, nel dare delle risposte ai minori, alle famiglie, agli italiani. Chiediamo, quindi, alla scuola che si occupi della rieducazione del minore, chiediamo che la scuola si rivolga poi ai servizi sociali per individuare insieme un piano personalizzato per il minore e per la sua rieducazione.
Mi corre poi l'obbligo di dire che - per quanto riguarda la previsione del collocamento in comunità, in luogo delle istituzioni di rieducazione e dei medici psico-pedagogici - in realtà è stato proprio il DPR n. 616 del 1977 che ha chiuso gli istituti di rieducazione e le strutture medico-psico-pedagogiche, cioè che le ha chiuse, posto che quel DPR prevedeva l'attribuzione dell'esecuzione dei provvedimenti in capo ai servizi sociali. Quindi voi avete inserito qualcosa non in sostituzione di un istituto che era già funzionante e attivo, ma di qualcosa che già non esisteva più, perché il DPR n. 616 del 1977 già li aveva chiusi gli istituti di rieducazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Avete quindi immaginato, tra le varie misure, il piano pedagogico personalizzato, il tribunale dei minori, sulla base delle relazioni dei servizi sociali, con assistenti sociali, psicologi, educatori sottodimensionati nella nostra Italia e che cercano in molti casi di fare il lavoro puntualmente ma con grandissime difficoltà, perché si occupano di disabili, si occupano di adozioni, di affidamenti, di misure penali, si occupano del mare magnum delle attività nella nostra Italia.
Ebbene, abbiamo pensato di attribuire loro anche questa competenza, quella di poter essere risolutivi della problematica del bullismo e del cyberbullismo, senza dare alcun tipo di risorsa economica. E il tribunale dei minori a questo punto è sempre lasciato solo, perché non abbiamo immaginato, anche lì, stanziamenti di risorse e fondi per andare a potenziare il tribunale dei minori. Allora, la proposta di Fratelli d'Italia è chiara: noi crediamo che debbano essere introdotti in luogo del tribunale dei minori delle sezioni specializzate per i minori e per la famiglia in ciascuna corte d'appello nei tribunali ordinari e, posto questo, se si vuole mantenere il tribunale dei minori allora il tribunale dei minori dev'essere potenziato. Invece, che cosa accade? Che il tribunale dei minori sulla base delle relazioni dei servizi sociali o chiude perché il percorso educativo ha avuto successo, oppure lo reitera per altro tempo, oppure c'è l'affidamento ai servizi sociali o, infine, il collocamento in comunità. E, quindi, assistiamo all'ennesimo allontanamento dei minori dalla famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E, allora, qui mi corre l'obbligo proprio di dirlo: rispetto all'allontanamento dei minori dalla famiglia noi abbiamo un'indagine conoscitiva che ci dice che l'Italia, oggi nel 2019, non sa minimamente quanti minori sono stati allontanati dalle proprie famiglie, non sa per quanti anni sono stati allontanati, non sa il nome e il cognome, non sa quanti anni durerà quell'allontanamento; non viene rispettato l'affidamento entro un limite di 24 mesi. Questo è a conoscenza del Parlamento italiano ma, soprattutto, è a conoscenza di questo Governo ma, ancora di più, è a conoscenza di quei Governi che si sono susseguiti dal 2015 a oggi, perché l'indagine conoscitiva sull'allontanamento dei minori dalle famiglie è stata disposta nel 2015 e nel 2015, nel 2016 e nel 2017 si sono succeduti i Governi Renzi, Gentiloni, “Conte uno” e pure “Conte bis”.
Questo è un dramma in Italia, perché non si sa dove sono i nostri minori allontanati. Si stima che siano 44 mila ad oggi e, quindi, con questa previsione non andranno che ad aumentare probabilmente. Ma a fronte di questo, cioè di un istituto che non funziona perché non ha le giuste risorse e non ha le giuste professionalità che vengono messe a supporto, e a fronte di questa totale consapevolezza della manchevolezza delle nostre leggi, i Governi che si sono susseguiti, a guida PD prima, con Renzi e Gentiloni, e poi Conte ovviamente, con una maggioranza diversa ma oggi di nuovo anche con il PD oltre con buona pace del MoVimento 5 Stelle che collabora a tutto ciò, invece di inserire le giuste risorse - le giuste risorse sia economiche sia professionali - immagina di fare ulteriori previsioni a fronte della totale mancanza di aiuti nel sistema rieducativo, se non impartire delle competenze ai diversi organismi, a fronte di questo immagina anche di poter prevedere il collocamento del minore in comunità come ennesima misura.
Che dire? Errare è assolutamente umano e non completare la legge n. 71 del 2017 nel giusto modo poteva essere umano, perché è della nostra umana caratteristica l'imperfezione, ma reiterare diventa diabolico.
E, allora, noi siamo qui come Fratelli d'Italia perché non vogliamo partecipare ma perché vogliamo aiutarvi, vogliamo tentare di far sì che voi possiate non reiterare uno sbaglio già fatto. Pensiamo che forse state operando tutto ciò per fretta, la fretta che sembra mangiare questa maggioranza, che ha mangiato prima il MoVimento 5 Stelle nel tentativo di proporre provvedimenti con bei titoli, con slogan efficaci ma poi nel loro contenuto così fragili, così manchevoli e così poco adeguati alla definizione del titolo che spesso hanno utilizzato. Poi, la fretta del PD di dare delle risposte al MoVimento 5 Stelle, di cercare di aiutarlo nel mettere qualcosa di buono in questa proposta di legge che sicuramente trova imperfetta per buona pace dell'alleanza di Governo e per buona pace di questo innamoramento tra PD e MoVimento 5 Stelle. Ma noi pensiamo che la fretta sia davvero una cattiva consigliera e vi stia consigliando male e per questo allora vi vogliamo aiutare, vogliamo aiutare voi e vogliamo aiutare il popolo italiano soprattutto, vogliamo aiutare le famiglie e vogliamo aiutare i minori a cercare di non essere poi i violenti del domani ma di poter, invece, ricostruire se stessi all'interno di una società e di uno Stato che evidentemente non sono stati in grado di poterne supportare effettivamente la crescita mettendo tra le proprie priorità la difesa dei più fragili. E i più fragili sono sempre i minori, i primi più fragili sono i minori. Il valore di uno Stato si misura dalla capacità di poter difendere i più fragili. In questo provvedimento c'è, quindi, questo obiettivo: occuparsi dei più fragili, dei minori e dei minori disagiati.
E, allora, come Fratelli d'Italia abbiamo presentato una serie di emendamenti per potervi aiutare. Uno - e già l'ho proposto prima - riguarda la definizione del bullismo. Certamente avete deciso di non introdurre la fattispecie e, quindi, almeno inserire la definizione del bullismo può dare un po' di dignità a questo provvedimento. Occorre ascoltare il minore, ma questa legge italiana che ascolta il minore - e poi, insomma, diventa sempre difficile ascoltarlo - deve ascoltarlo in maniera piena e poterlo supportare in maniera piena attraverso anche il sostegno di personalità e di professionalità specifiche nell'ambito psicologico. Abbiamo pensato di aiutarvi dando la giusta dignità alla formazione dei docenti e perché poi - lasciatemelo dire - c'è pure quest'ultimo emendamento sull'intelligenza emotiva. Io sono la prima firmataria di una mozione in Aula che richiede l'introduzione dell'intelligenza emotiva nel curriculum di ciascuna scuola, perché l'educazione all'intelligenza emotiva è sì una cosa importante perché la scuola è la seconda agenzia educativa che si dovrebbe occupare della crescita dei nostri piccoli.
Ma quando si attenzionano certi temi lo si deve fare con rispetto e, allora, pensare di utilizzare e di sbandierare i termini “educazione di intelligenza emotiva” e poi prevedere una formazione soltanto per i referenti della funzione bullismo e cyberbullismo e oltre a questo prevedere una formazione a cui vengono concessi 200 mila euro, permettetemi di dire che è una presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Neanche la legge n. 71 del 2017 diceva questo, perché la legge n. 71 del 2017 diceva che ci si doveva occupare della formazione di tutti i docenti oltre che dei referenti del bullismo; diceva che bisognava coinvolgere nell'animo della peer education gli ex studenti per far sì che potessero a loro volta condividere delle modalità educative sane; diceva che la scuola doveva essere dotata delle giuste risorse. E, allora, mettere quelle parole, “intelligenza emotiva”, e poi però non porre sotto alcun tipo di supporto in termini economici e di risorse umane è l'ennesimo slogan che noi vediamo proposto da questa maggioranza. Quindi, vi vogliamo aiutare e abbiamo presentato un emendamento in cui vi chiediamo sì di fare la formazione ma la formazione che riguardi tutto il corpo docente, perché nella classe ci sono tutti i docenti, tutti gli insegnanti e tutti gli educatori, dando così anche una dignità di fondo perché non si può pensare di spendere per tutta l'Italia 200 mila euro, non si può pensare di farlo. È poco dignitoso anche di voi stessi.
Per quanto riguarda il fondo, riteniamo che, dal momento che questa proposta di legge non prevede risorse economiche, vi vogliamo aiutare inserendo un fondo proprio per la lotta al bullismo e al cyberbullismo, perché se si vuole affrontare la problematica del bullismo e del cyberbullismo è necessario inserire un fondo ad hoc dedicato per tutto il nostro sistema dei servizi.
Abbiamo inserito un altro emendamento, perché da tutte le audizioni che sono state fatte in questa indagine conoscitiva - e prego chi non l'avesse fatto di leggerla - e da tutti gli esperti nell'ambito scientifico nazionale e anche internazionale è emerso che ciò che anche servirebbe alla scuola italiana è la dotazione di ulteriori risorse umane.
Sapete che l'Italia è l'unica nazione in Europa, e non solo in Europa, che non ha il servizio di psicologia scolastica? Le altre nazioni europee lo hanno introdotto da anni. Anche fuori dall'Europa, quindi anche in America, per esempio, il servizio di psicologia scolastica è presente, e questo servizio è stato pensato proprio per aiutare sia nell'attività di prevenzione, ma anche nel poter sostenere quelle situazioni di disagio sociale e di difficoltà in cui si trovano i minori. Forse, noi non ci dobbiamo sorprendere che la scuola fa così fatica a fare tutto quello che gli viene chiesto se non è dotata di quegli strumenti che vengono, invece, riconosciuti a livello europeo e a livello internazionale. Forse, ci dovremmo interrogare su come sia possibile affrontare tutto ciò. Questa cosa non è un'invenzione di Fratelli d'Italia: insieme all'introduzione, nel curriculum, dell'ora dell'educazione di intelligenza emotiva, l'introduzione del servizio di psicologia scolastica è il modo attraverso il quale si vuole dare sostanza ad un intendimento che è quello della prevenzione e del contrasto del bullismo e del cyberbullismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Allora, che dire? Noi di idee ne abbiamo tante, la destra italiana, Fratelli d'Italia, di idee ne ha tante e sono queste che abbiamo cercato di mettere nelle vostre mani, a vostra disposizione, sperando che voi la possiate accogliere come un aiuto e sperando che voi vi possiate salvare dal fallimento che, invece, produrrete se andrete a portare in Senato la stessa legge che avete proposto in quest'Aula, in questa fase (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la discussione generale, che riprenderà alle ore 22,05. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 21,45, è ripresa alle 22,05.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Villani. Ne ha facoltà.
VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Giusto per informarvi che ho intenzione di depositare il mio intervento. Quindi, non intervengo a voce, l'ho depositato.
PRESIDENTE. La Presidenza autorizza. È iscritto a parlare il deputato Saitta. Ne ha facoltà.
EUGENIO SAITTA (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di essere autorizzato a depositare il mio intervento.
PRESIDENTE. Autorizzato. È iscritto a parlare il deputato Ferri. Ne ha facoltà.
COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Anch'io chiedo, poi, l'autorizzazione a depositare l'intervento scritto e, quindi, previa questa autorizzazione, poche parole per far capire quanto sia importante questo provvedimento. Con questa proposta di legge vogliamo dare continuità al lavoro che è stato svolto anche nella precedente legislatura - voglio ricordare la legge n. 17 del 2017, che interveniva in questa materia - e, quindi, far capire come oggi il Parlamento, in continuità, vuole sviluppare e completare guardando alla parte della prevenzione. Infatti, nella scorsa legislatura fu fatta la scelta di lavorare dal punto di vista della prevenzione, quindi già coinvolgendo i protagonisti da tutelare - le famiglie, la scuola, il mondo della scuola -, ma era stata abbandonata l'idea di un intervento penale. L'iter ha avuto un procedimento complesso, in quanto la Camera in un primo momento, già all'epoca, aveva introdotto un reato, poi il Senato aveva modificato scegliendo la strada della prevenzione e basta, senza l'intervento penale e la Camera aveva, poi, approvato il testo del Senato. Quindi, la legge del 2017 è incentrata principalmente sulla prevenzione e privilegia interventi di natura socio-educativa. Con le modifiche oggi apportate si vuole, da una parte, dare continuità e, dall'altra, affiancare alle misure educative strumenti penalistici, al fine di realizzare un equilibrio tra le esigenze preventive e quelle repressive. La gravità e la crescita del fenomeno rendono necessario un nuovo intervento che, oltre a prevedere misure di carattere socio-educativo e rafforzare la centralità del ruolo dei genitori e delle istituzioni scolastiche nella prevenzione e partecipazione ai progetti educativi, incida altresì anche sul profilo penalistico. Nella relazione che deposito mi soffermo su tutte le novità. Voglio solo aggiungere che in Commissione c'è stato un contributo importante del gruppo parlamentare di Italia Viva, siamo intervenuti cercando di migliorare il testo: siamo favorevoli al fatto di non aver introdotto un reato autonomo, perché ormai già la giurisprudenza si è cristallizzata sul 612-bis e, quindi, era opportuno intervenire solo all'interno di quella norma, come ci ha indicato anche la Cassazione in più occasioni. E, poi, sulla modifica del regio decreto-legge del 20 luglio 1934, n. 1404, voglio segnalare come la proposta riformuli interamente l'articolo 25 in materia di competenze amministrative del tribunale per i minorenni, disciplinando un nuovo procedimento per l'adozione di misure rieducative e, soprattutto, voglio evidenziare come il gruppo parlamentare di Italia Viva, in sede di Commissione, abbia insistito molto con alcuni emendamenti sull'ascolto del minore e sul collocamento in comunità quale extrema ratio. Quindi, sono due punti importanti che sono recepiti nel testo: sottolineare come il diritto all'ascolto costituisca una garanzia che non può non essere riconosciuta al minore, sin dall'inizio del procedimento che lo vede direttamente coinvolto e perché può sfociare, tra l'altro, in un'adozione, come quella della misura restrittiva del collocamento in una comunità. Quindi, il minore deve essere al centro: per questo siamo intervenuti anche sulle competenze, rafforzandole, del tribunale per i minorenni. Ulteriore garanzia per il minore è data dal fatto che il collocamento presso una comunità che limita la libertà personale dello stesso minore possa aver luogo solo qualora le altre misure siano risultate inadeguate alla realizzazione dell'interesse del minore. Queste sono le modifiche su cui abbiamo insistito particolarmente, mi riporto al testo per cui ho chiesto l'autorizzazione e che ora depositerò agli uffici e ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Grazie a lei, ovviamente anche per lei la Presidenza autorizza il deposito della relazione. È iscritta a parlare la deputata Matilde Siracusano. Ne ha facoltà.
MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie Presidente, colleghi, sarò sintetica. Nel rispetto dell'orario non deposito l'intervento, però ci tengo a dire alcune cose per me molto importanti, anzi per il nostro gruppo.
Per il gruppo di Forza Italia è estremamente importante proprio perché importante e sensibile è la tematica che stiamo trattando. La questione del bullismo necessita di un intervento urgente in quanto il fenomeno sta assumendo dimensioni di portata troppo ampia, tanto da investire l'intera società, ed è una questione veramente troppo delicata perché riguarda persone sempre più giovani. Gli effetti del bullismo si stanno aggravando proprio perché si stanno anche evolvendo in modo concomitante all'evoluzione dei sistemi di comunicazione. I nuovi sistemi di comunicazione, i social, i media, le chat e tutto quello che riguarda il mondo cyber amplifica e potenzia gli spazi entro i quali si compiono gli atti vessatori propri del bullismo: prepotenze e soprusi con l'aggravante della diffusione ampia, ad esempio, di messaggi umilianti e denigratori che ledono la dignità delle vittime. Le conseguenze sono dal punto di vista psicologico difficilmente sanabili. Nel caso del bullismo proprio sappiamo anche che le condotte di bullismo comprendono atti di violenza fisica, anche quelli preoccupanti e stanno assumendo dimensioni sempre più poderose. Gli effetti riguardano l'autolesionismo, la depressione, si arriva anche al suicidio. Il numero dei suicidi non è piccolo, non è poco; basta guardare, basta fare una semplice ricerca sul web per vedere quante testimonianze drammatiche ci sono in riferimento al numero dei suicidi di persone molto giovani. Questo ci preoccupa e ci impone di intervenire. Noi condividiamo l'impegno profuso anche dal collega Dori che ha proposto questa legge, però con delle necessarie osservazioni che voglio porre in riferimento a dei contributi che noi abbiamo proposto in Commissione che non sono stati accolti; su tutte la proposta dell'individuazione della fattispecie autonoma. A questo riguardo, ritengo di dover dar merito anche alla collega Bartolozzi per la tenace battaglia che ha condotto in Commissione. Riteniamo significativo e importante istituire una fattispecie autonoma, mentre, invece, la legge prevede soltanto l'inserimento del bullismo nell'articolo 612-bis del codice penale, quindi nell'articolo che disciplina gli atti persecutori, introducendo tra gli eventi del reato il porre la vittima in una condizione di emarginazione. Per quanto mi riguarda, colleghi, ritengo sia poco agevole, dal punto di vista penalistico, il concetto di condizione di emarginazione. Sicuramente ha una chiara collocazione sociologica, però, a questo punto, che bisogno c'era di toccare il codice penale quando già la Cassazione aveva ritenuto punibili condotte bullistiche utilizzando già l'articolo 612-bis, senza bisogno di introdurre l'evento della condizione di emarginazione? Tra l'altro, la pena prevista per il delitto di stalking disciplinato dal 612-bis è piuttosto elevata per quanto ci riguarda: stiamo parlando di reclusione da uno a sei anni e sei mesi per un reato commesso in misura preponderante da minorenni. Nella nuova fattispecie di reato proposto da Forza Italia si prevede la reclusione da uno a quattro anni, circostanza che consentirebbe un percorso di esecuzione della pena maggiormente orientato alla rieducazione e al reinserimento tramite la possibilità di accesso all'istituto della messa alla prova, ai sensi dell'articolo 168-bis del codice penale. Quindi, così come è sbagliato trascurare la gravità del bullismo, reputiamo scorretto comunque l'approccio anche eccessivamente giustizialista in merito.
Altri importanti contributi sono stati deliberatamente ignorati; mi riferisco, ad esempio, alla finalizzazione delle ammende previste dal nuovo articolo 731 del codice penale per l'inosservanza dell'obbligo dell'istruzione obbligatoria elementare dei minori, la cui pena fortunatamente è stata ridotta grazie ad una nostra proposta emendativa; però, le ammende erano finalizzate al finanziamento di interventi di contrasto alla povertà educativa minorile ed al recupero della dispersione scolastica nelle aree a maggiore rischio di evasione dell'obbligo. E veramente non comprendiamo il motivo per cui un emendamento di tale buon senso sia stato respinto.
Ancora, durante l'esame in Commissione ci siamo battuti tenacemente insieme ai colleghi dell'opposizione, anche a Fratelli d'Italia e alla Lega, per perché non riteniamo giusto che questo intervento si possa fare a costo zero. Noi avevamo proposto coperture finanziarie ragionevoli, anche praticabili, che dessero completamente senso all'impianto della proposta; risultato: soltanto 200 mila euro che sono state rintracciati per la piattaforma e-learning Elisa sulla quale, tra l'altro, la Commissione bilancio ha espresso delle perplessità, infatti sicuramente domani si tornerà in Commissione per un ulteriore supplemento istruttorio e quindi il danno e la beffa, cioè ci potrebbe essere veramente uno stop al provvedimento perché in concomitanza abbiamo in Commissione bilancio anche il “decreto fiscale”; quindi noi ritenevamo veramente urgente, e più lineare, concludere in Commissione giustizia tutte le opportune correzioni e poi proseguire in maniera spedita. Anche perché lunedì scorso – sento di doverne parlare - si sono verificati gravi episodi di bullismo a Catania, che hanno condotto una delle vittime, malmenata dal branco, al pronto soccorso con sette punti di sutura sul corpo, e non si sa quanti altri punti serviranno per ricucire le ferite psicologiche di questo giovane ragazzo.
Ecco, concludo con l'auspicio che in questi giorni vi sia vi sia stato anche un supplemento di riflessione in merito a delle correzioni che, secondo noi, è il caso di inserire nel testo e quindi auspichiamo che nel dibattito in Aula vi sia un approccio diverso, per quanto ovviamente su questi temi, e siamo tutti d'accordo, non occorre fare un'opposizione aprioristica, e che è giusto avere e trovare la convergenza giusta per affrontare il tema nel migliore dei modi.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. In pochi minuti cerco di illustrare le motivazioni che ci hanno portato a fare alcune scelte e che sono maturate nel corso di un lungo iter che ha visto molte audizioni e anche un lavoro di ascolto sui nostri territori.
Innanzitutto, è la prevenzione la strada da intraprendere per contrastare il fenomeno del bullismo che sta al centro di questa proposta di legge, la quale mira ad anticipare, ai primi segnali, interventi di educazione, rieducazione e di monito per i minori che manifestano episodi reiterati di aggressività nei confronti di altrettanti giovani vittime. Come registra Telefono Azzurro, che nel 2018 ha attivato una linea nazionale anti-bullismo, l'80 per cento di situazioni di bullismo avviene principalmente in ambito scolastico ed è proprio dalla scuola che noi raccogliamo l'appello, oggi, a non essere lasciata sola nel contrasto di un fenomeno che purtroppo è subdolo, perché gli autori prendono di mira una singola persona attraverso forme di aggressività mirate, personalizzate, reiterate, oltraggiando e facendo perdere alle loro vittime sicurezza e autostima. Questi comportamenti diventano lentamente talmente distruttivi sul piano psicologico, che portano la giovane vittima a mutare le proprie abitudini di vita, isolarsi e a volte anche a prendere delle decisioni estreme. Con questa legge, comportamenti di questo tipo, realizzati in gruppo, per la prima volta vengono ricondotti in maniera esplicita nel reato di atti persecutori. Il bullismo, però, non colpisce solo la vittima, la singola vittima, ma fa crescere la paura anche in tutti gli altri ragazzi ed emargina i più sensibili. Possiamo dire che tutta la scuola è vittima di bullismo, anche gli insegnanti non sanno come reagire, la famiglia è spesso impotente o perché è anch'essa parte del problema o perché, come accade, i genitori spesso sono gli ultimi a sapere e anche ad essere ascoltati ed è per questo che, qui, tutto il contesto, scuola, famiglia, territorio, deve essere considerato e portato a reagire. Le misure di prevenzione contenute in questo provvedimento prevedono una gradualità di interventi che la scuola può mettere in campo sin dai primi segnali di disagio, coinvolgendo e chiamando alla responsabilità tutti i soggetti, dalle famiglie al gruppo classe, ai servizi sociali, al questore, in ultima ratio, al tribunale minorile.
Nella proposta di legge l'aumento della sanzione da 100 a 1.000 euro per i genitori che omettono di fare impartire ai figli l'istruzione obbligatoria mira a tenere ben presente quel legame inscindibile tra povertà educativa, dispersione scolastica e devianza. Sarà poi la tempestività con cui le segnalazioni di prolungate assenze scolastiche verranno fatte, prima ai genitori, o nei casi più gravi si aprirà un procedimento penale a carico dei genitori, a rendere questa sanzione un valido deterrente. Dare una prima assistenza telefonica psicologica e giuridica alle vittime è un altro punto importante della legge, fornendo un primo sportello di ascolto o di pronto intervento in casi gravi.
Per quanto riguarda le famiglie, il bullismo, va ricordato, ha la sua base nel disagio familiare, lo mettono in evidenza ormai studi accreditati di psicopedagogia, anche alla luce del fatto che i bambini è nel contesto familiare che apprendono il sistema di valori e il modo di relazionarsi agli altri. Per questa ragione questa legge coinvolge le famiglie del minore aggressivo, le rende partecipi di un primo incontro e anche di percorsi educativi per responsabilizzarle e, se è il caso, per intervenire su quel contesto familiare. Va ribadito che anticipare gli interventi, prima che le condotte aggressive vengano emulate o si radicalizzino, significa poter recuperare molti minori, prima che sia troppo tardi.
Infine, quale giustizia, per trattare con i minori, stiamo mettendo in campo? La giustizia penale è necessaria, ma non è sufficiente ad affrontare i problemi dei minori, a riprenderli sul presente, ma anche a preparare loro un futuro che non sia di risentimento e di vendetta verso la società. Per questa ragione la legge fa riferimento al metodo della mediazione con finalità riparativa quale strumento complementare alla giustizia sanzionatoria e penale nei casi più gravi.
Concludo, dicendo che l'inserimento nella legge della possibilità di immettere il reo minorenne dentro un percorso anche di volontariato sociale o di rieducazione va nella direzione di portarlo a progettare un nuovo agire responsabile per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elisabetta Maria Barbuto. Ne ha facoltà.
ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, porto il mio contributo alla discussione su questo progetto di legge, anche alla luce della mia esperienza di docente impegnata con i ragazzi e per i ragazzi nella missione più delicata e importante: la formazione. La formazione di uomini e donne consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri, ma soprattutto di uomini e donne consapevoli e rispettosi del proprio simile, del patrimonio umano e sentimentale di ciascuno, delle differenze da accogliere nel confronto e non da reprimere o discriminare.
Purtroppo, signor Presidente, nonostante l'impegno delle famiglie e dei docenti, la società odierna offre ai nostri figli messaggi contraddittori; sono messaggi superficiali che privilegiano le apparenze, messaggi che disorientano e comprimono la libertà di essere se stessi, che isolano ed emarginano chi non si conforma al grigiore dettato da pochi e seguito da molti, chi vuole affermare la sua diversità, ma anche chi semplicemente sbaglia un abbigliamento, una battuta, una parola. È questo il contesto in cui spesso si scatena l'inferno che conduce tanti giovanissimi a preferire l'oblio della morte alla disperazione soffocante in cui giochi crudeli e perversi in rete li hanno relegati.
Rivolgo un pensiero straziante e commosso a tutti loro e alla loro sofferenza, un ricordo che vieppiù induce e deve indurre alla riflessione.
Dobbiamo soffermarci sul peso specifico dei pretesi e presunti valori che l'odierna società civile trasmette e diffonde. Spesso, troppo spesso, questi valori sono in netto contrasto con i valori veri e autentici che devono essere alla base della formazione umana. Indubitabilmente, con la legge n. 71 del 2017, il legislatore ha recepito in maniera significativa tali sofferenze e l'esigenza di entrare nel delicato mondo giovanile con la previsione di una serie di interventi di prevenzione, soffermandosi però solo sul fenomeno del cyberbullismo.
A distanza di due anni dall'entrata in vigore del provvedimento, non sembra però che le nuove norme abbiano inciso in maniera significativa e costruttiva nella lotta contro l'epidemica piaga del fenomeno, che ha continuato a rubare tante, troppe giovani vite o, comunque, a segnarle in maniera indelebile. L'emergenza bullismo è sempre drammaticamente attuale, la legge doveva segnare una svolta, uno strumento da mettere in mano ai ragazzi per difendersi dalla violenza e dalla diffamazione perpetrate online e sui social network, ma durante questi mesi i reclami presentati al Garante sono stati appena un centinaio, mentre gli ammonimenti si contano sulle dita di una sola mano: uno a Milano, uno a Torino, uno a Venezia, nel resto d'Italia, da Napoli a Palermo, è risultato persino impossibile risalire al dato. Se, da un lato, manca anche la conoscenza di questi strumenti da parte dei ragazzi, dall'altro, scuole e famiglie sono ancora impreparate e troppo spesso, purtroppo, si deve constatare, ancora, come si tenda a colpevolizzare la vittima o, comunque, a far passare sotto silenzio gli atti persecutori, piuttosto che denunciarli.
Ebbene il disegno di legge oggi in esame segna un significativo passo in avanti nella lotta a questa odiosa piaga dei nostri tempi e pur ponendosi in continuità con la sopracitata legge n. 71 del 2017, che viene integrata con riferimenti specifici al bullismo, oltre che al cyberbullismo, rafforza e amplia le misure di carattere socio educative, ma accosta alle stesse l'impiego di strumenti di repressione penale. Educare, quindi, ma anche rieducare attraverso l'adozione di strumenti sanzionatori mai disgiunti tuttavia da processi di recupero e di mediazione, che affrontando gli aspetti problematici delle relazioni aiutino concretamente a sviluppare e a riscoprire un'alfabetizzazione emotiva e socio relazionale.
Resto della convinzione che l'attività di prevenzione del fenomeno del bullismo sia fondamentale ed è per questo che non posso che ricordare, tra l'altro, la recente introduzione dell'insegnamento dell'educazione civica, legge n. 92 del 2019, che prevede, in conformità di quanto esposto in apertura del mio intervento, azioni tutte finalizzate ad alimentare e a rafforzare il rispetto nei confronti delle persone che è alla base della condivisione e della promozione del benessere di ogni essere umano, auspicando ancora una volta che siano docenti specializzati a far comprendere agli alunni l'importanza di tali concetti che sono alla base del vivere civile, nell'ottica di una pacifica convivenza.
Sono altrettanto convinta che modificare l'articolo 612-bis del codice penale, per ricondurre le condotte del bullo nell'ambito della fattispecie di reato ivi prevista e chiamarlo a rispondere dei propri gesti, come d'altronde la suprema Corte di cassazione aveva già indicato, sia un fondamentale passo in avanti, non solo per svolgere un'attività di rieducazione di quanti si rendano responsabili di gesti abietti e vili, quali gli atti persecutori, ma anche un atto di giustizia che restituisca alle vittime innocenti e alle loro famiglie la dignità rubata da gesti folli che generano sofferenze indicibili, tanto dolore e, purtroppo, talvolta anche la morte, perché l'attenzione che va dedicata a questi tristi fenomeni deve essere adeguatamente dosata su tutti i protagonisti della vicenda. Il bullo va fermato e va rieducato, l'irrogazione della sanzione, calibrata per ogni singolo episodio, non può che aiutare nel processo di recupero, solo se, ed è questa la sfida, si sarà comunque in grado di fargli percepire la gravità dei suoi gesti che non godono e non possono godere di impunità. Ma anche alla vittima, purtroppo, spesso abbandonata e colpevolizzata, va riservata la giusta attenzione ed il riconoscimento della sua sofferenza. Ecco perché non si può che guardare con soddisfazione all'introduzione nel testo di legge di altre importanti novità, come la possibilità, dopo la segnalazione di condotte aggressive, anche di gruppo, nei confronti di persone, animali o cose, di attivare un percorso di mediazione o in alternativa lo svolgimento di un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali. Si tratta di strumenti estremamente importanti che hanno il compito di far percepire ed interiorizzare all'autore o agli autori delle violenze fisiche e morali il disvalore del comportamento tenuto e le sofferenze causate. In particolare, la mediazione, signor Presidente, è uno strumento fondamentale che mette a confronto la vittima e il bullo e se da un lato valorizza la vittima, che recupera un ruolo attivo e non più marginale, dall'altro coinvolge il bullo che viene posto nelle condizioni di mettersi nei panni dell'altro e comprendere la gravità dei suoi gesti.
Senza voler infine entrare in polemica con nessuno, ma nell'ottica di un dialogo costruttivo e proficuo, debbo però rilevare che i recenti interventi in Commissione in merito alla scarsità delle risorse che vengono postate nel secondo comma dell'articolo 7 non appaiono assolutamente fondati, laddove si ponga mente al fatto che un'attenta lettura del testo della legge n. 71 del 2017 consente di stabilire che le somme all'epoca stanziate, 200 mila euro annui, andavano a incrementare il fondo previsto dalla legge 18 marzo 2008, articolo 12, che stanzia ben 2 milioni di euro annui per il contrasto alla pedopornografia su Internet e per la protezione delle infrastrutture informatiche di interesse nazionale, mentre l'articolo 7, secondo comma, del progetto di legge che ci occupa va ad integrare il fondo di cui al comma 202 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015 e consiste esclusivamente in un'implementazione degli strumenti già a disposizione degli operatori.
Spiace constatare che la stessa parte politica da cui oggi provengono le critiche in tal senso non abbia posto la stessa attenzione e sua sponte in occasione dell'approvazione della legge n. 92 del 2019, possibile ed autentico strumento di prevenzione, laddove si è preferito ricorrere addirittura alla clausola di invarianza finanziaria, rifiutando ogni ipotesi di istituire un'ora di educazione civica effettiva insegnata da docenti specializzati, che avrebbero potuto dare un contributo fattivo e diverso alla formazione dei futuri cittadini, attenti, rispettosi e sensibili, consapevoli di essere parte del mondo che li circonda e in quanto tali di saper condividere i principi fondamentali sui quali si basa la pacifica convivenza, non disgiunta dalla humana pietas nei confronti di chi percorre la stessa strada, per dirla con Charles Dickens, con un cuore che mai indurisce ed un tocco che mai ferisce (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Grippa. Ne ha facoltà.
CARMELA GRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Rinuncio al mio intervento, ma chiedo di poter depositare la relazione agli atti.
PRESIDENTE. Ovviamente la Presidenza autorizza.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1524-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione della mozione Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260 concernente l'acquisto di velivoli F-35 nell'ambito della cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra Italia e Stati Uniti d'America (ore 22,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260 concernente l'acquisto di velivoli F-35 nell'ambito della cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra Italia e Stati Uniti d'America (Vedi l'allegato A).
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).
Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Silli ed altri numero 1-00290 e Meloni ed altri n. 1-00294, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).
I relativi testi sono in distribuzione.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
E' iscritto a parlare il deputato Volpi, che illustrerà anche la mozione Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
RAFFAELE VOLPI (LEGA). Presidente, grazie. Innanzitutto, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, mi permetto di rivolgere un ringraziamento alla Presidente, perché sicuramente l'impegno istituzionale oggi è stato importante e pesante, e, attraverso di lei, ringrazio anche tutto il personale della Camera, che credo sia da qualche ora impegnato nei lavori dell'Assemblea (Applausi). Senza fare alcuna polemica, ovviamente, con le scelte della Conferenza dei presidenti di gruppo e tutto il resto, devo dire che trovo sinceramente un po' mortificante, non tanto per i singoli deputati, quanto per l'Assemblea stessa, dover affrontare argomenti in discussione sulle linee generali, che già, come è noto, non è particolarmente partecipata, a certi orari. Penso che gli argomenti non abbiano una graduatoria di importanza, ma credo che tutti i parlamentari che sono impegnati in questa Commissione, in Commissione difesa, insieme al sottosegretario, che ringrazio non per la presenza, ma per la conoscenza specifica del tema che trattiamo, onoreranno in qualche modo sicuramente la partecipazione a questo momento di discussione.
Presidente, stavo facendo una riflessione prima sull'argomento di cui parliamo. Qualcuno potrebbe dire “ma vedi un po' questi, che alle dieci e mezza di sera si mettono a parlare di aeroplani”. Effettivamente. Abbiamo, però, un vantaggio, che è quello di avere vantaggio sul fuso orario; probabilmente abbiamo una platea internazionale che è in orario assolutamente adatto dall'altra parte dell'oceano (Applausi).
Facevo una riflessione: proprio per non derubricare in maniera banale il fatto che si parli di aeroplani, mi sono venute in mente due immagini. La prima immagine riguarda gli uffici dove il sottosegretario Tofalo ha modo di lavorare, Palazzo Aeronautica. Palazzo Aeronautica è un luogo fantastico, tra l'altro è visitabile sotto la guida del FAI, quindi è uno dei nostri patrimoni. Palazzo Aeronautica ha, di bello, anche la sua rappresentazione, o meglio la rappresentazione che si vuole dare a quel palazzo attraverso delle cose stupende che proprio, anche nell'ufficio del sottosegretario Tofalo, si possono vedere. Mi riferisco alle rappresentazioni geografiche. Nello stesso palazzo c'è il ricordo delle trasvolate. Nel Palazzo Aeronautica nel 2016 si tenne una mostra molto bella: Cielo futurista. Cielo futurista rappresentava, secondo me, una sintesi di quello che era un'aspirazione artistica legata a quella che era l'aspirazione di un Paese verso l'innovazione, verso qualcosa di futuro. Una seconda immagine che mi è venuta in mente in questo periodo di lunga attesa, ascoltando tutti i colleghi con grande interesse, è quella che forse pochi conoscono, cioè il Sacrario delle bandiere, non tanto per l'importanza stessa quanto per la rappresentazione che c'è di un aereo, un Blériot XI, ovvero l'aereo che attraversò per la prima volta nel 1909 la Manica. Insomma, penso che sia un dato importante, in quanto sono anche 110 anni e quindi c'è una ricorrenza anche da ricordare. Ebbene, quell'aereo, se si va a visitare il Sacrario delle bandiere, è sicuramente qualcosa di straordinario perché è un aereo fatto con ruote di bicicletta e un motore da motocicletta studiato da un ingegnere italiano. Ebbene, noi parliamo di questo: parliamo delle cartine geografiche e parliamo della tecnologia. Penso che l'argomento che stiamo trattando sia qualcosa di più di una scelta di strumento militare. Penso che sia qualcosa di più perché sicuramente ci sono tre aspetti. Il primo certamente è quello legato all'attività propria della difesa, quindi è uno strumento. Qualcuno dei nostri piloti lo ha definito, secondo me, in maniera molto interessante. Fino ad oggi si parlava di multifunzionale e uno dei nostri piloti lo ha definito omnifunzionale, perché non è un aereo ma è una piattaforma, con una serie di tecnologie e sensori che sono al di fuori di quello che noi ci immaginavamo (almeno nella mia generazione che, come lei sa, è purtroppo ormai datata rispetto alla sua). Noi avevamo questa immagine un po' particolare e, fondamentalmente, guardando questa macchina io riscopro quello che vedevo nei primi film di Star Trek come tecnologia, cioè qualcosa di assolutamente diverso rispetto all'individuazione che abbiamo in modo comune dell'immaginarci un aereo. Quindi c'è un aspetto indubbiamente molto ampio di attività possibili di applicazione di questo mezzo. Poi c'è un aspetto che trovo però estremamente importante, che è l'aspetto industriale. Sono state fatte delle scelte, è stata scelta una partnership e in Italia produciamo questo aereo ma, secondo il nostro punto di vista, ancorare oggi quel progetto, che ovviamente non è dell'altro ieri poiché ha il suo tempo, ad un futuro industriale diventa essenziale. Infatti ciò diventa essenziale, nel momento in cui ci viene riconosciuta la possibilità di portare nelle nostre fabbriche in Italia, dove ci sono giovani ingegneri (chi visita la linea di produzione dell'F-35 scopre peraltro che ha poco a che vedere con l'officina che ci immagineremo dal di fuori, poiché scopriamo una fabbrica modernissima, con capacità di produzione dovute anche a una grande e lunga curva di apprendimento di chi ci lavora, quindi una capacità propria di quella fabbrica), sempre che confermiamo con serietà la nostra adesione al progetto, le richieste di altri Paesi europei che hanno aderito al progetto dell'F-35 sia un'opportunità.
Stiamo già producendo - credo che il sottosegretario Tofalo abbia avuto modo di vedere ciò, per esempio - e consegnando quello olandese (è appena stato consegnato forse il primo, ma c'è il Belgio, c'è forse la Svizzera, c'è forse anche la produzione da portare in Italia di un probabile Stato che in questo momento è in una situazione più critica rispetto all'adesione alla NATO, che è la Turchia). Io dubito che si continueranno a produrre questi aerei - per modo di dire, qualcosa di più: piattaforme onnifunzionali - in Turchia, nel momento in cui la Turchia fa delle scelte che sono di comprare strumenti d'arma dalla Russia.
Questa è, quindi, la prospettiva, ma è una prospettiva che è ancora più ampia, perché io penso che le partnership strategiche siano quelle partnership che ci consentono di rimanere sul mercato anche nei momenti in cui la prospettiva industriale dev'essere resa solida.
L'esempio non è casuale: abbiamo visto che anche le più grandi industrie mondiali del settore, nel momento in cui vi è un piccolo problema diventano meno competitive. Io credo molto nei campioni nazionali e credo anche moltissimo nella nostra capacità di essere assolutamente in partita, anche a livello di costruzione tecnologica, ma penso che per tutti i produttori di un certo tipo di settori, in particolare aereo ed aerospazio, vi sia un tempo limite per scegliere quali sono le alleanze strategiche. Senza alleanze strategiche, probabilmente fra qualche anno - parlo anche delle grandi aziende statunitensi - potrebbero essere fuori mercato, perché la concorrenza sicuramente viene da altri luoghi: viene dalla Russia e viene dalla Cina, che sta operando un lavoro di ricondizionamento della sua industria della difesa, facendo una rincorsa alle nuove tecnologie.
Questo è l'aspetto industriale, che potrebbe portare addirittura in Italia non solo la produzione di questo, ma a aprire la strada ad ulteriori partnership su altri prodotti che riguardano l'industria, la difesa, o meglio, come si usa dire oggi, anche di sistema duale, perché alla fine le tecnologie hanno la capacità elastica di essere sempre più utilizzate in modo diverso.
Vi è un altro aspetto, Presidente. Vede, io penso che, passando da una corretta interpretazione di quelle che sono le motivazioni - che spero possano diventare comuni - rispetto all'F-35 si consolidi in maniera imprescindibile il fatto che stiamo parlando anche di geopolitica. Io penso che l'F-35 sia uno dei mezzi di legame che dimostra, anche in continuità, il nostro ancoraggio all'Alleanza atlantica, perché ci sono degli spazi in cui bisogna essere leali non solo come alleati, ma essere leali anche nella previsione di quello che può essere il momento critico. Il mondo è cambiato e in questi giorni abbiamo ricordato la caduta del Muro di Berlino. È anche vero che la geografia geopolitica e delle tensioni è diventata assolutamente asimmetrica rispetto a quello che ci immaginavamo solo trent'anni fa, ma resta però un ancoraggio, che io ritengo imprescindibile, euro-atlantico, in un momento in cui io trovo che ci sia una cosa straordinaria, che può essere non condivisa. Ho visto negli ultimi giorni alcune dichiarazioni di partecipanti storici all'Alleanza atlantica metterla in dubbio; ma questa non è una cosa nuova, perché la cosa nuova sarebbe stata - scusate il gioco di parole - nuova nel momento in cui alcuni nostri alleati hanno cominciato a trovare proprie dimensioni che riguardano in particolar modo gli strumenti d'arma: parliamo del carro armato, parliamo della scelta su alcune forme di aerei di sesta generazione. Penso che, per esempio, il Presidente francese l'altro giorno abbiamo fatto dichiarazioni non dico preoccupanti - perché poi ogni Paese sceglie la sua posizione internazionale come preferisce - ma che sicuramente fanno riflettere. Ebbene, in modo straordinario, io credo che in questo momento il nostro Paese, l'Italia, sia forse l'alleato più fermo all'interno della NATO.
Si può anche dire che la NATO va cambiata, però in maniera molto bipartisan: il cambiamento della NATO è stato fatto da parte di tutte le componenti parlamentari, riuscendo ad individuare la nostra parte geografica, ovvero il Mediterraneo allargato, come uno dei fronti della NATO; tanto è vero che c'è stato riconosciuto l'hub di Napoli.
Io penso quindi che il passaggio agli F-35 non sia un atto di fedeltà: sia una scelta politica, sia una scelta geopolitica, sia una scelta che deve traguardare il futuro, e riguarda quindi tutti questi settori. La capacità industriale, dove io penso ci possa essere anche maggiore possibilità di contrattazione rispetto al portare verso di noi nuove capacità tecnologiche in concessione. C'è la dimensione difesa; c'è la dimensione industriale; c'è la dimensione geopolitica.
Lei, Presidente, forse si sarà già annoiando, e io la capisco; però… No, volevo dirle una cosa. Però, l'argomento mi appassiona; non voglio però finire giubilato dalla noia, e quindi mi permetto di dire solo una cosa. Io spero che il mio modestissimo intervento possa essere propedeutico ad una riflessione per i colleghi di tutti i partiti e i movimenti presenti, nel cercare la posizione comune rispetto a quello che è un interesse del Paese: l'interesse nazionale viene prima dell'interesse dei partiti.
E finisco con una frase che mi è capitato di sentire l'altro giorno in televisione. Il vero saggio normalmente viene raccontato in letteratura in molti modi, ma questa definizione mi piace assai. Il vero saggio è quello che pianta il seme di un albero, sapendo che probabilmente non potrà usufruire dell'ombra: noi oggi dovremmo essere quel saggio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Galantino, che illustrerà anche la mozione Meloni ed altri n. 1-00294, di cui è cofirmatario.
DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Tofalo, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio esprimere la mia stima nei confronti di chi in quest'Aula ha deciso finalmente di mettere la faccia sulla questione F-35. Ed è la stessa cosa che abbiamo fatto noi di Fratelli d'Italia: perché del progetto F-35, bisogna dirlo, per cinque anni, dal 2013 al 2018 sono state raccontate una marea di menzogne ai cittadini italiani. È stato detto che il progetto F35 era l'ennesimo spreco di denaro pubblico, ed è stato detto che si poteva cancellare. Una forza politica presente qui, in quest'Aula, si è presentata in campagna elettorale con un volantino che diceva: no F-35; e per molti mesi, fino ad oggi, il problema è stato sempre rimandato, come se ci si vergognasse di dire la verità sul progetto, o anche solo di affrontare la discussione in quest'Aula.
Appena sono stato eletto deputato, ho cominciato a lavorare su questo tema perché interessato sia come militare, sia come deputato della Commissione difesa. In ossequio a quella che era la linea di partito, ho addirittura scritto una mozione per la revisione del programma: mozione che non ho mai presentato, nonostante mi sia costata molte settimane di lavoro. Primo, per senso di responsabilità: è vero, mi fidavo dei miei portavoce, ma ho preferito approfondire la questione in prima persona. Secondo, perché nei mesi a venire ho studiato i dossier, ho visitato la ditta di Cameri dove vengono assemblati questi cacciabombardieri; e nel tempo mi sono reso conto che il progetto F35 non è qualcosa che puoi decidere di acquistare solo in caso di necessità.
Di quale necessità stiamo parlando? L'F-35 è un cacciabombardiere americano, multiruolo, di quinta generazione, con possibilità di bassa osservabilità da parte dei sistemi radar, ed è stato realizzato in cinque fasi, a partire dal 1996, quando è stata scelta la ditta Lockheed Martin per la realizzazione del programma, fino ad arrivare alla produzione a pieno regime nel 2016.
Già nel 2012 – quindi dopo sedici anni – c'è stato un ridimensionamento del numero dei cacciabombardieri, da 131 a 90 unità: 60 velivoli a decollo e atterraggio convenzionale e 30 velivoli a decollo corto e atterraggio verticale, da imbarcare sulla portaerei Cavour. Per accogliere i nuovi velivoli sulla portaerei sono stati spesi 3,5 miliardi di euro, e già questo dovrebbe dare la dimensione del progetto. L'Italia ha aderito a questo programma per la necessità di sostituire nei prossimi anni l'attuale sistema di difesa aerea, con una prospettiva di sviluppo tecnologico, industriale ed occupazionale per l'Italia pari a 10 mila operai; e questo numero dovrebbe ricordare il disastro dell'ex Ilva, perché quando si dice “no” a un progetto senza avere un'alternativa o una prospettiva a lungo termine succede che dieci operai rischiano di andare a casa e nessuno sa spiegare loro il perché. Dal 2013 al 2018 qualcuno che oggi fa il Ministro degli esteri andava sui palchi di tutta Italia a dire che gli F-35 ci sarebbero costati 14 miliardi e chiedeva ai cittadini se avrebbero mai speso tutti questi soldi per un cacciabombardiere. Addirittura, giravano delle locandine sul web che paragonavano il costo di un F-35 a quello di 500 scuole, e mi sembra naturale che chiedendo a un cittadino se preferisce comprare un F-35 o investire in 500 scuole lui ti risponde che è meglio investire in 500 scuole. Quello che, invece, andava detto ai cittadini è che senza un sistema di difesa noi possiamo avere anche 500 scuole in più, ma non avremo delle scuole sicure in un Paese in cui la difesa aerea è assente.
Non so quanti deputati di quest'Aula siano mai stati a visitare i nostri militari impegnati nelle missioni internazionali. Io ci sono stato nel ruolo di protagonista e mi è capitato di girare anche dentro le scuole. L'ultima mia esperienza all'estero è stata in Libano, nell'ambito della risoluzione ONU che prevedeva la cessazione delle ostilità nel conflitto tra Israele e le milizie sciite libanesi di Hezbollah. Ho visto, quindi, con i miei occhi cosa significhi vivere in un Paese senza la difesa aerea. Ho visto con i miei occhi l'effetto dei bombardamenti: nelle scuole c'erano i fori di proiettili finanche negli armadietti dove i bambini possano i loro zainetti e i loro giacchetti, perché ogni tanto qualcuno nel mondo reale decide in maniera arbitraria di aggredire un popolo per motivi politici o religiosi. Quindi, io non so come voterà quest'Aula sulla continuazione del programma. Quello che va detto è che chi voterà contro non voterà contro lo spreco di denaro pubblico.
Durante le dichiarazioni di voto sul taglio dei parlamentari ho chiesto, in maniera anche un po' provocatoria, che cosa ne pensava questa maggioranza di tagliare gli sprechi rivedendo il progetto F-35. E vi dico che la campagna elettorale è finita da un pezzo e che qui stiamo parlando delle future generazioni e, quindi, della sicurezza delle famiglie italiane. Talvolta penso che forse sia meglio dire la verità su come stanno le cose. Possiamo fare anche una brutta figura, possiamo perdere consensi ma, in compenso, possiamo avere una coscienza pulita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo per me è molto più importante. Dicendo “no” stiamo dicendo “no” alla sicurezza dei cittadini, perché nel 2030 il nostro sistema di difesa aerea andrà in fine vita e votando in maniera strategica, per poi poter dire: “Noi abbiamo detto di no allo spreco e gli altri si sono accordati in nome dello spreco” come qualcuno in quest'Aula è solito fare, ci si sta assumendo una grossa, grossissima responsabilità. Al posto di qualcuno, chiederei scusa per le menzogne raccontate ai cittadini ma adesso è il momento di andare oltre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alberto Pagani. Ne ha facoltà.
ALBERTO PAGANI (PD). Grazie, Presidente. Le politiche della difesa che includono anche il procurement militare, cioè l'acquisizione di sistemi d'arma, sono una parte importante della politica estera di un Paese e danno il senso di qual è la postura del Paese nello scenario internazionale, di qual è la sua credibilità, la sua affidabilità; direi che danno il senso di quella che è la serietà non solo dello Stato ma della nazione e, quindi, del popolo che abita quel Paese.
Ed è per questa ragione che io, oltre che per la stima che ho per i colleghi Ferrari e Maria Tripodi, firmatari della prima mozione che è stata presentata, voglio pensare che l'intenzione dei presentatori della mozione non sia di seminare zizzania nel campo della maggioranza, ma sia di evidenziare la necessità di dare una continuità ad una politica adottata dal nostro Paese, come diceva adesso il collega Galantino, ormai molti anni fa e che si sviluppa, come tutte le politiche di acquisizione di sistemi d'arma complessi, nell'arco di decenni e, sviluppandosi nell'arco di decenni, attraversa la vita di diversi Governi, anche di segno politico opposto.
Ed è a mio parere corretto il tentativo di produrre un senso di continuità, cioè di sottrarre dalla polemica politica quotidiana del dibattito politico quello che è un tema strategico per un sistema Paese.
Se ho ragione nella mia analisi, cioè se l'intenzione è realmente quella di trovare un filo di continuità, allora forse più che alla lettera del testo ci si può appellare allo spirito e all'intenzione e provare a ragionare e ad analizzare come quel testo può essere corretto e modificato in quanto io ritengo che scritto così - l'intenzione è lodevole - non produca l'effetto, poiché il testo mi pare piuttosto velleitario nella forma e provo a spiegarne il perché.
Come diceva il collega Galantino nell'intervento che mi ha preceduto, l'Italia aderisce al programma JSF dal 1996 tramite quello che allora era il Ministro della Difesa, il compianto Beniamino Andreatta, limitatamente allora alla fase iniziale, concettuale e dimostrativa che fu poi ratificata con la firma di un memorandum of agreement due anni dopo, in data 23 dicembre 1998. Conferma poi l'Italia l'adesione al programma limitatamente alla fase di sviluppo e dimostrazione del sistema nel giugno 2002. Nel 2009 si decide la costruzione di uno stabilimento a Cameri per l'eventuale assemblaggio dei velivoli, a cui faceva riferimento il collega Volpi. Nel momento in cui la Lockheed Martin passa alla fase produttiva l'Italia, con un memorandum del senatore Forcieri, si dichiara interessata all'acquisto di 131 velivoli. Questo numero viene successivamente ridotto a 90 unità con il Governo Monti. Per essere precisi va ricordato che anche altri Paesi hanno rimodulato e modificato il proprio impegno e cito a titolo di esempio l'Olanda, che ha ridimensionato le sue previsioni partendo da un numero iniziale di 85 aerei che sono diventati poi 60, poi in seguito 50, poi 42 e al momento sono 37.
Parto da questi elementi per riflettere dati alla mano sulle tante vicissitudini che hanno segnato questo programma e sui tempi durante i quali si è sviluppato e si svilupperà. La nostra adesione, come dicevo, è del 1996 e, quindi, è già trascorso quasi un quarto di secolo. Se consideriamo che il prerequisito affidato dal Pentagono alle due principali industrie americane per un cacciabombardiere di profondità con capacità stealth è di almeno dieci anni prima e teniamo presente che il programma si dovrebbe concludere tra il 2027 e il 2030, vuol dire che stiamo parlando di un percorso che è lungo mezzo secolo, per la costruzione e il completamento del programma di questo aereo. Questa riflessione dovrebbe aiutarci a storicizzare - diciamo così - la nostra discussione, che è una cosa molto diversa dalla semplificazione di chi pensasse di chiudere una volta per tutte con una decisione presa ora per il futuro e non più modificabile. Non è così perché non può essere così e non può esserlo per le ragioni che dicevo all'inizio, perché è un programma che dura tanti anni e vede diversi Governi e ciascun Governo, essendo eletto dai cittadini, ha il diritto di dire la sua su come vuole discutere, su come intende un programma e su come lo vuole eventualmente arricchire, modificare e correggere.
È una discussione che non è che non vogliamo chiudere ma che non possiamo chiudere con un atto di questo Parlamento per la semplice ragione che fra qualche anno gli elettori eleggeranno un altro Parlamento e ci sarà un altro Governo che avrà la possibilità, qualsiasi cosa noi votiamo oggi, di prendere le sue decisioni e meno che mai noi abbiamo intenzione di chiudere una discussione. Di questo e di altri programmi militari dovremo discutere e continuare a discutere sotto tanti aspetti diversi e tra loro collegati.
La nostra proposta, quella che intendiamo fare alle altre forze politiche e che presenteremo sotto forma di mozione, indica già da ora alcuni degli aspetti che è bene continuare ad approfondire sicuramente in Parlamento e sicuramente in stretta collaborazione con i responsabili delle nostre industrie del settore, con i vertici militari e anche con la società civile. Il compito del Parlamento è quello di valutare e seguire un quadro di accordi comune alla quasi totalità delle regole contrattuali che regolano la materia del procurement militare, che si sviluppano con queste modalità proprio perché ritenute necessarie da entrambi i contraenti, quando si tratta di accordi bilaterali, o dalla pluralità dei soggetti interessati, quando si tratta, come in questo caso, di programmi multilaterali, dal momento che, dall'avvio della fase di produzione fino a tutt'oggi, il programma Joint Strike Fighter è stato oggetto di diverse richieste di modifiche, revisioni, ripensamenti, aggiustamenti da parte di tutti i partner coinvolti e, in primis, dei committenti degli Stati Uniti.
In questo quadro, il nostro Paese ha partecipato e continua a partecipare lealmente ad un programma che si definisce con una gradualità nei modi e nei tempi senza rinunciare alle proprie valutazioni autonome, sollevando, quando è necessario, delle critiche o delle richieste in difesa dell'interesse nazionale, che, nel caso specifico, è quello dell'acquirente. Non dovrei essere io a dire alle forze che si autodefiniscono sovraniste quanto è importante che la sovranità nazionale sia affermata e che il Paese difenda l'interesse nazionale anche nel momento in cui realizza un programma che ha sottoscritto e acquisisce sistemi d'arma.
L'attuale fase si sviluppa attraverso una serie di ordinativi, decisi per lotti successivi, per le esigenze degli acquirenti, ma anche per esigenze dei produttori. Il ruolo di partner di primissimo piano ci è garantito dallo stabilimento di Cameri, che veniva prima citato: un impianto che è costato quasi un miliardo di euro, materialmente costruito tra il 2011 e il 2013, su una superficie di 40,87 ettari, che consta di 22 edifici, all'interno dei quali sono ospitate undici stazioni di assemblaggio e cinque di revisione, supporto e aggiornamento, ed è gestito dalla società Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, quindi un gruppo a partecipazione statale.
Sempre per completezza di informazione, va ricordato che il coinvolgimento dell'industria nazionale non riguarda solo Alenia Aermacchi, ma altre aziende impegnate nella produzione di parti del supporto logistico del motore dell'F-35, che è realizzato da un'azienda statunitense, ma che è affidato ad altre tre grandi aziende nazionali, che sono la Avio, la Piaggio Aero e la Forgital, e due piccole e medie imprese, che sono Aerea e Cts Group. Parti della componentistica interessano Selex e OTO Melara, in totale, le società italiane che sono coinvolte in questo progetto come società di subfornitura sono circa una trentina. Per cui, sicuramente, è un progetto rispetto al quale nessuno ha messo in discussione materialmente con atti - il dibattito è il dibattito, ma con atti nessuno ha messo in discussione - una partecipazione che va avanti da anni e che sta seguendo il suo normale percorso e impegno anche di aziende del nostro territorio.
Il nostro Paese non ha mai preso in tutto il lungo periodo, dal 1996 ad oggi, decisioni intese ad un'uscita unilaterale dal programma F-35 ed anzi ha recentemente confermato la volontà di continuare a parteciparvi, senza rinunciare a valutarne nel tempo tutti gli sviluppi.
Dunque, gli impegni che noi crediamo possano essere condivisi anche dalle altre forze politiche e che il Parlamento possa chiedere con un atto parlamentare, che potrebbe essere, a nostro avviso unitario, che auspichiamo sia unitario, sono, prima di tutto, di valutare le future fasi del programma al quale l'Italia ha sempre partecipato in modo serio e responsabile, ripeto, tenendo conto dei mutamenti del contesto geopolitico, delle nuove tecnologie che si stanno affacciando, dei nuovi costi che si profilano, degli impegni internazionali assunti dall'Italia, della tutela dell'industria italiana del comparto, a cui si faceva riferimento, della difesa e dell'occupazione, al fine di avviare l'accrescimento massimo possibile del know how nazionale e l'accesso alla tecnologia straniera nelle risorse disponibili.
Il secondo impegno che riteniamo che possa essere sottoscritto, speriamo sia sottoscritto da tutti, sia quello di valutare, attraverso le unità già in forza presso i reparti operativi, la piena rispondenza dei velivoli e i requisiti tecnici-operativi di sicurezza delle nostre Forze armate.
Il terzo impegno è quello di continuare nella valorizzazione degli investimenti già effettuati nella FACO di Cameri, della sua competitività quale polo produttivo logistico internazionale, allargando ulteriormente gli ambiti di cooperazione internazionale nel campo aerospaziale e della difesa, al fine di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici del polo produttivo.
Infine, l'impegno al Governo di riferire periodicamente al Parlamento, attraverso le Commissioni, le eventuali evoluzione del programma. Crediamo che, naturalmente, ciascuno sottolinea, secondo la propria visione politica e il proprio convincimento, quanto può essere importante andare avanti nel programma o quanto ci possono essere elementi da discutere, ma la base comune mi pare che possa essere raggiunta. Dopo le discussioni che si sono fatte in passato, anche nella scorsa legislatura, in questo Parlamento, sarebbe veramente, a mio avviso, un grande progresso se almeno su un minimo comune denominatore - questo, sì, dà il senso della serietà di un Paese a livello internazionale - tutto il Parlamento riuscisse a convenire e a trovare una base, rispetto alla quale, naturalmente, ciascuno si caratterizza anche in modo diverso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Battilocchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Presidente, se autorizza, io consegnerei il mio intervento. Il gruppo di Forza Italia ha condiviso l'impostazione della mozione presentata dai colleghi della Lega, quindi, l'abbiamo conseguentemente sottoscritta e consegno il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza autorizza.
È iscritto a parlare il deputato Carè. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE' (IV). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, siamo riuniti per discutere ancora una volta di un programma di ammodernamento delle nostre Forze armate. Si tratta di un programma strategico per acquisire un cacciabombardiere multiruolo destinato ad equipaggiare le nostre forze aeree e quelle di altri Paesi, sette aderenti alla NATO, più Israele, Singapore ed Australia. Per quanto riguarda l'Australia volevo soltanto fare un cenno di nota, visto che vengo da quel Paese e fa parte della mia circoscrizione. Quasi trenta aziende australiane si sono aggiudicate i contratti per un totale di 300 milioni di dollari, circa 220 milioni di euro; l'industria australiana prevede di guadagnare fino a 5,5 miliardi di dollari, circa 3,5 miliardi di euro e ogni F-35 costruito avrà alcune parti e componenti australiane. Il numero degli F-35 australiani ad oggi non è fissato con certezza e gli acquisti partiranno dal 2020.
Ritornando a noi, l'F-35 è un velivolo dotato di caratteristiche tecniche avanzate tipiche degli aerei di quinta generazione; una piattaforma dotata di sistemi avanzati di integrazione dei sensori, di elaborazioni in chiave net-centrica e di una bassissima osservabilità, che lo definisce “stealth”.
Il nuovo sistema logistico integrato della piattaforma e della flotta, tesa ad incrementare la disponibilità del mezzo e ridurre i costi operativi, unita all'elevata capacità di sopravvivenza e interoperabilità, lo rendono adatto a missioni di proiezioni in teatri lontani, di attacco al suolo in profondità e di supporto alle operazioni di terra.
L'aereo, progettato e costruito dall'americana Lockheed Martin, sviluppa i requisiti chiesti dal Pentagono per rinnovare le diverse flotte dell'Air Force, dei Marines e della Navy e viene prodotto in tre versioni: la prima, convenzionale, F-35A; seconda, decollo e atterraggio corto e verticale, F-35B, dotata di un motore particolare che permette di operare da piattaforme navali medie al di fuori di piste aeroportuali, avvalendosi dell'esperienza compiuta con i velivoli Harrier AV-8B dei Marines dal Regno Unito e dalla Marina militare italiana; la terza, basata su portaerei convenzionali, l'F-35C per la US Navy.
Oltre agli ordini americani previsti in 2.400 unità, il programma coinvolge otto Paesi partners, con un potenziale di 700 ordini. Tengo a sottolineare che la partecipazione italiana governativa e industriale al programma F-35 è stata accompagnata, negli scorsi anni, da critiche e distinguo e anche il Parlamento ha più volte ragionato su questo programma. Proprio a questo proposito, mi sento in obbligo di ricordare che l'Italia ha aderito al programma JSF per fasi successive come hanno menzionato già i miei colleghi, nel 1996 con il Ministro della Difesa, Andreatta, limitatamente alla fase iniziale, concettuale e dimostrativa ratificata con un Memorandum of Agreement il 23 dicembre del 1998. Nel giugno del 2002 l'Italia ha confermato l'adesione al programma relativamente alla fase di sviluppo e dimostrazione del sistema, approvandone la fase di acquisizione e di realizzazione dell'associata linea FACO di Cameri nel 2009. Attraverso una serie di relazioni diplomatiche ad alto livello l'Italia ha poi chiesto con insistenza che almeno una parte del processo produttivo potesse svolgersi nel nostro Paese e nel 2009 si decide per la costruzione di uno degli stabilimenti a Cameri per l'eventuale assemblaggio di velivoli, e nel momento in cui la Lockheed Martin da avvio alla fase produttiva l'Italia si dichiara interessata all'acquisto di 131 velivoli. Questo numero è stato successivamente ridotto a 90 unità con una decisione presa dal Governo Monti. Si è trattato di una decisione presa in una cornice di accordi rinegoziabili che non ha comportato alcuna penalità, anche se questo non vuol dire che modifiche sostanziali tra le parti siano prive di conseguenze. Questo quadro di accordi, comune alla quasi totalità delle regole contrattuali che regolano la materia del procurement militare, si sviluppa con queste modalità proprio perché ritenute necessarie ad entrambi i contraenti quando si tratta di accordi bilaterali, o alla pluralità dei soggetti interessati quando si tratta di accordi multilaterali. Dal momento dell'avvio della fase di produzione fino a tutt'oggi il programma Joint Strike Fighter è stato oggetto di richieste di modifiche, revisioni, ripensamenti e aggiustamenti tra tutti i partners coinvolti, in primis dai committenti, dagli stessi Stati Uniti. In questo quadro l'Italia ha partecipato e continua a partecipare lealmente ad un programma che si definisce con gradualità nei modi e nei tempi, senza rinunciare alle proprie valutazioni autonome, sollevando, quando necessario, critiche e/o richieste in difesa dell'interesse nazionale che, nel caso specifico, è quello di un acquirente che comunque ha un ruolo anche in una parte del processo produttivo. Da questo punto di vista ci sorprende, quindi, il documento presentato dai nostri colleghi della Lega e di Forza Italia che vorrebbero in sostanza anticipare l'andamento del programma in tutti i suoi aspetti fino alla sua conclusione, che, ricordiamolo, è prevista per il 2027 se tutti i tempi saranno rispettati. La mozione presentata dalla Lega intende impegnare il Governo ad esplorare contestualmente la possibilità di allargare ulteriormente gli ambiti di cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra le aziende leader italiane e i colossi americani del settore. Si tratta di una questione assolutamente ragionevole e che intendiamo sostenere riconoscendo con ciò il valore che assume per un contraente il mantenere inalterata la sua capacità di valutare nel tempo l'andamento di un programma, prendendo, di volta in volta, le decisioni più utili agli interessi del Paese stesso. C'è un modo di dire, io credo, che semplifica questi comportamenti, fatto proprio dalla saggezza popolare con il detto: le decisioni migliori si prendono a ragion veduta. Ecco, è quello che esattamente vogliamo fare durante tutto il percorso temporale in cui si articolerà il programma di cui stiamo discutendo, valutandone nel tempo tutti gli sviluppi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giovanni Russo. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RUSSO (M5S). Grazie signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, innanzitutto mi associo anch'io al collega che voleva ringraziare il personale della Camera che a quest'ora - sono le 11 e un quarto di sera - è ancora qui per noi.
Per quanto riguarda la discussione in oggetto questa sera noi dobbiamo pensare delle cose: come esiste una geopolitica che è data dalla posizione degli Stati all'interno del globo, esiste anche una geopolitica di fatto che viene creata con i sistemi d'arma. Infatti, la proiezione di uno Stato che può appunto proiettare la propria forza verso l'estero, molte volte è data proprio dalla capacità di produzione o comunque di acquisizione di alcuni sistemi d'arma. Però, sui sistemi d'arma bisogna stare molto attenti e bisogna essere molto prudenti perché molte volte un sistema d'arma sbagliato può portare risultati sbagliati e ovviamente io non faccio riferimento a nessun sistema d'arma in particolare, però bisogna ribadire il principio di prudenza. Ricordiamoci che il sogno di Gustavo Adolfo di Svezia era quello di riuscire a proiettare la propria potenza sui mari, sbagliò programma, sbagliò progetto e il Vasa, quello che doveva essere il suo fiore all'occhiello, nel 1628 affondò proprio nel viaggio inaugurale. Ma questo ovviamente è un principio generale. Per quanto riguarda l'oggetto della discussione di questa sera, il Lockheed Martin F-35 Lighting II, meglio conosciuto come Joint Strike Fighter, cioè l'F-35, è un cacciabombardiere di quinta generazione con caratteristiche stealth e net-centriche, a velocità supersoniche, ovvero bassa rilevabilità da parte dei sistemi radar e interazione tra diversi sistemi di comunicazione nello scenario di guerra.
Il programma F 35, avviato dagli Stati Uniti nella prima metà degli anni Novanta, si articola in cinque fasi. La prima, CDP Concept Demonstration Phase, svoltasi tra il 1996 e il 2001, ha portato alla definizione del Joint Strike Fighter Operational Requirement Document. In tale fase sono state studiate le tecnologie essenziali da sviluppare nella fase di costruzione prototipica ed è servita ad individuare i partner di realizzazione del JSF: la Lockheed Martin.
La seconda fase, SSD System Development and Demonstration, svoltasi tra il 2002 e il 2012, ha riguardato lo sviluppo dei sistemi e la produzione di 23 esemplari per test e prove. Il primo decollo della versione “Alfa” è avvenuto il 15 dicembre 2006, il “Bravo” ha volato per la prima volta l'11 giugno 2008, mentre la versione “Charlie” ha effettuato il suo primo volo il 6 giugno 2010.
Per quanto riguarda la terza frase, che è la Production, Sustainment and Follow-on Development è iniziata nel 2001 e ha riguardato la definizione delle partecipazioni industriali, l'impegno economico e la definizione dei requisiti dei singoli partner.
La quarta fase, il Low-Rate Initial Production, la fase attuale in attesa solo delle consegne degli aerei già contrattualizzate, è partita nel 2012 e si sarebbe dovuta concludere nel 2016 con consegne, non rispettate, di 12 velivoli al mese per gli Stati Uniti, 3 per i partner e 7 per l'export.
Poi c'è la quinta fase, Full-Rate Production produzione a pieno regime che sarebbe dovuta partire dal 2016, ma che non partirà secondo le stime attuali prima del 2021.
Appunto per questo ci sono stati dei notevoli ritardi in quasi tutte le fasi del programma. Il programma inizialmente è stato realizzato in cooperazione tra Stati Uniti ed otto partner, di cui l'Italia è partner di secondo livello insieme all'Olanda, con una quota di investimento nello sviluppo del programma del 3,8-3,9 per cento. Il Regno Unito è partner di primo livello, al pari degli Stati Uniti, mentre Australia, Norvegia e Danimarca sono partner di terzo livello. La Turchia ha avuto un momento di sospensione dal programma, Israele, Giappone e Singapore hanno invece sottoscritto accordi bilaterali singolarmente con gli Stati Uniti.
Lo sviluppo del progetto ha portato alla realizzazione di tre varianti del velivolo, come dicevo prima: l'F 35 “Alfa” versione di base ad atterraggio e decollo convenzionale, l'F-35 “Bravo” versione a decollo corto e atterraggio verticale e l'F-35 “Charlie”, versione per impiego sulle portaerei dotate di catapulta e cavo di arresto, il cosiddetto Carrier Variant.
La realizzazione del velivolo F-35 ha subito nel corso degli anni ingenti ritardi e notevoli costi aggiuntivi. Sia gli Stati Uniti che i partner internazionali si sono trovati davanti alla sfida rappresentata dall'aumento dei prezzi unitari medi da inizio programma e dall'aumento del costo del ciclo di vita dei velivoli.
Nel 1998 è stato firmato per l'Italia il Memorandum of Agreement per la fase di Concept demonstration con un investimento di 10 milioni di dollari. All'avvio della fase System Design & Development, il 24 giugno del 2002, il Ministero della Difesa italiano ha firmato con il Department of Defense statunitense il Supplemento Bilaterale Italia/USA al Memorandum of Understanding, framework di carattere generale. Dopo l'approvazione delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, è stata confermata la partecipazione alla fase di sviluppo del programma. Il contributo dell'Italia alla fase System Design & Development ammontava a circa 1,19 miliardi di euro, suddivisi in undici anni, a partire dal 2002. Durante il corso degli anni, tuttavia, il costo complessivo del programma F-35 è aumentato costantemente; il 7 febbraio 2007 l'Italia ha sottoscritto un Memorandum of Understanding relativo alle fasi di produzione, sostentamento e follow-on development. L'impegno italiano per questa fase prevedeva un onere di 904 milioni di dollari a partire dal 2007 fino a termine fase, pari al 4,1 per cento dei 21,88 miliardi di dollari di costo complessivo della fase PSFD del programma. Il Memorandum of Understanding contiene un quadro indicativo degli acquisti che reca, per l'Italia, una previsione di 131 velivoli, 69 nella versione Conventional Take-off and Landing e 62 nella versione Short Take-off and Vertical Landing. Secondo una stima del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti effettuata nell'aprile del 2008, il costo medio stabilizzato del veicolo, cioè ottenibile in piena produzione, doveva essere di 49,5 milioni di dollari per la versione Conventional Take-off and Landing e di 61 milioni di dollari per la versione Short Take-off and Vertical Landing. In accordo a quanto stabilito nel Memorandum of Understanding di produzione, il costo dei velivoli dei partner sarà esattamente lo stesso di quello dei velivoli acquisiti nello stesso lotto di produzione e destinati agli Stati Uniti.
Nel 2009, le Commissioni difesa di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole sullo schema di programma trasmesso dal Governo che comprendeva l'acquisto di 131 F-35 al costo di 12,9 miliardi di euro. Inizialmente, a tale programma erano affiancati altri tavoli negoziali per l'esportazione di sistemi made in Italy, in modo da compensare lo sforzo economico che il Paese si apprestava a sostenere. Infatti, sempre nel 2009, su richiesta della Presidenza Obama, la Marina degli Stati Uniti ha tuttavia risolto il contratto per la variante dell'elicottero Agusta Westland AW101, denominato VH-71 Kestrel, ad uso presidenziale, sviluppata insieme a Lockheed Martin, per un ammontare di 13 miliardi di dollari, dopo aver speso circa 4,4 miliardi di dollari e presi in consegna nove VH-71 rispetto ai 28 previsti.
All'indomani della cancellazione, gli elicotteri consegnati furono venduti in Canada per 164 milioni di dollari, dove furono usati come fonte di pezzi di ricambio per la sua flotta di elicotteri Agusta Westland CH-149 Cormorant di ricerca e salvataggio.
Il 15 febbraio 2012, il Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, nel quadro delle riduzioni di spese del suo Ministero, ha proposto tra i vari provvedimenti quello di diminuire l'acquisto di F-35 da 131 a 90 unità. Si tratta di decisioni che attengono comunque ad accordi rinegoziabili senza incorrere in penalità, che non sono previste, se non l'obbligazione che sorge alla stipula del singolo lotto.
Nell'agosto del 2017, la relazione della Corte dei conti afferma che il programma F-35 ha accumulato un ritardo di almeno cinque anni. Il primo F-35 “Alfa” è stato consegnato il 3 dicembre 2015, i primi due F-35 “Alfa” sono divenuti operativi sotto le insegne del 32° Stormo con sede ad Amendola (Foggia), primo reparto in Europa ad acquisire gli F-35, il 12 dicembre 2016.
Nel gennaio 2018, il primo F-35 “Bravo” è stato consegnato al Ministero della Difesa italiano e poi assegnato alla Marina militare italiana. Al giugno 2019 del totale di 28 velivoli da consegnare entro il 2022 ne sono stati fin qui consegnati tredici.
Nonostante gli F-35 siano già in servizio e abbiano condotto già missioni operative, sia negli Stati Uniti che all'estero, il Dipartimento della Difesa americano ha deciso di rinviare la produzione a pieno regime degli F-35, da ultimo prevista per la fine di quest'anno, al gennaio del 2021. Questa decisione è stata assunta a causa dei ritardi del programma di simulazione denominato Joint Simulation Environment che integra la fase di Initial Operational Test and Evaluation, ovvero la fase di produzione che serve a determinare se l'F-35 sia efficace a livello operativo e, quindi, si possa superare la fase di produzione detta Low-Rate Initial Production.
Ulteriori ritardi avvengono, poi, a causa della complessa organizzazione della supply chain. Ad esempio, come affermato dal United States Government Accountability Office, gli F35 statunitensi sono stati impossibilitati a volare quasi per il 30 per cento del periodo tra maggio e novembre 2018, a causa della carenza di pezzi di ricambio. Sempre nel rapporto viene stabilito che risulta impossibile determinare i prezzi dei pezzi di ricambio, in quanto inseriti direttamente in contratti generici e sottoposti a continui rincari e/o modifiche.
Nel caso del programma F35 il Test and Evaluation Masterplan approvato richiede una flotta di 23 velivoli di prova operativi rappresentativi della produzione e adeguatamente strumentati. I velivoli designati per i test sono stati prodotti nei lotti da 3 a 5, nel periodo di tempo 2010-2012. Negli anni successivi, le correzioni per correggere le carenze scoperte durante i test di sviluppo hanno portato a modifiche significative sugli F35.
Per queste ragioni sussiste il problema dell'obsolescenza dei componenti e di interi sistemi operativi sviluppati con tecnologie e metodologie che per il ritardo accumulato costringeranno ad effettuare upgrade sui velivoli acquistati durante la fase LRIP. Rispetto ai nuovi F35 sarà di primaria importanza aggiornare i velivoli con il nuovo pacchetto software e hardware Block F4. Lo sviluppo e l'implementazione del software e dell'hardware Block F4 sono oggetto di contrattazione separata e non rientrano negli accordi iniziali. Rappresentano, quindi, un costo da pagare a parte. Al momento, non esistono stime ufficiali, ma si prevede che dovrebbero aggirarsi intorno ai 10-11 miliardi di dollari, ovvero, per la quota parte italiana del programma, che si aggira intorno al 4 per cento, un costo supplementare di circa 400 milioni di euro.
Con il tempo è stata sollevata la problematica relativa all'accesso alla tecnologia della macchina. L'alta tecnologia presente sull'F35 fa sì che il primo partner, gli Stati Uniti, non conceda l'accesso alla tecnologia stealth e al software. In realtà, alcuni Paesi, come Israele, per esempio, hanno avuto un trattamento diverso; lo Stato d'Israele ha avuto la possibilità di effettuare interventi di manutenzione profonda riguardanti ogni parte del velivolo, nonostante non ospiti una FACO, oltre che a vantare una versione personalizzata, denominata F 35I Adir, ad alta possibilità di modifiche da parte dello Stato israeliano. Tra queste sono da segnalare un sistema C4I (command, control, communication, computer & intelligence) autoctono che è stato installato sopra il sistema standard dell'F35, ma che è del tutto autonomo e chiuso e la possibilità di poter montare sistemi avionici e pod da guerra elettronica di fabbricazione locale.
Quindi, c'è stata una sorta di disparità di trattamento a livello internazionale, perché, per esempio, all'Italia non viene fornita la chiave di accesso a questi sistemi, mentre, invece, ad altri Stati sì.
Gli Stati Uniti, su richiesta del Giappone, che come Israele non è un partner del progetto, ma ha firmato un accordo bilaterale, hanno espresso la volontà di rilasciare dettagli confidenziali sul software installato nella cellula F35 per controllare parti quali il motore e i missili al Giappone. Il tutto sarebbe volto alla produzione di un nuovo caccia made in Japan che sostituirà il nipponico Mitsubishi F2. Se il software F35 sarà condiviso, gli Stati Uniti riveleranno, quindi, il codice sorgente alla controparte giapponese.
Nonostante i ritardi del progetto, tuttavia, nel Final Assembly and Check Out di Cameri, in provincia di Novara, unico centro di assemblaggio e verifica finale in Europa, si stanno comunque rispettando i tempi di produzione e di consegna previsti. E su questo, ci tengo a sottolineare l'assoluta eccellenza dell'industria italiana che in questo programma si sta rivelando appieno. Quello di Cameri è un centro di eccellenza internazionale creato grazie alla lungimiranza e alla sinergia tra l'Aeronautica Militare ed i campioni italiani dell'industria della difesa. Colgo l'occasione per dire che, il 22 novembre, noi della Commissione difesa ci recheremo proprio in questo stabilimento per verificare appunto lo stato dell'arte e l'eccellenza che l'Italia raggiunge nelle produzioni industriali, proprio dell'industria della difesa.
Al momento, oltre ai velivoli in produzione per l'Italia, si sta lavorando anche grazie al contributo fondamentale del Ministero degli affari esteri, affinché anche altri Paesi come l'Olanda e in prospettiva anche il Belgio e la Polonia possano chiedere l'assemblaggio dei loro velivoli nello stabilimento novarese.
Quello di Cameri è appunto un centro di eccellenza che sta dando lavoro alle menti più brillanti del nostro Paese in campo aerospaziale; centri come questi meritano di essere ancor di più valorizzati. Ad oggi risultano contrattualizzati 28 aerei ed un costo totale sostenuto per il programma fino ad ora di circa 7 miliardi di euro, con la conclusione della fase iniziale denominata LRIP e l'inizio per il 2021 di una nuova eventuale fase a pieno rateo di produzione. Alla luce di quanto sopra esposto, si ravvisa ormai la necessità di valutare nel tempo gli sviluppi del programma F35, tenendo conto delle esigenze del nostro sistema di difesa e di quelle dell'industria nazionale. Bisogna poi continuare, come già detto, a valorizzare gli investimenti già effettuati nella FACO di Cameri e ad implementare la sua competitività quale polo produttivo e logistico internazionale, allargando ulteriormente gli ambiti di cooperazione internazionale nel campo aerospaziale e della difesa, al fine di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici. E, soprattutto, continuare a riferire periodicamente al Parlamento sulle evoluzioni del programma, per ribadire ancora di più la centralità della nostra Assemblea nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zicchieri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO ZICCHIERI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, parlare di F35 significa discutere non soltanto delle capacità future delle nostre Forze armate, ma anche delle prospettive della nostra industria, dei materiali di armamento e delle relazioni tra il nostro Paese e gli Stati Uniti d'America. L'acquisizione di questo caccia sofisticato, che in realtà è un sistema d'arma in grado di svolgere numerose funzioni, anche non strettamente legate al combattimento ravvicinato, come quelle che hanno a che fare con il comando e controllo in volo di operazioni complesse, è da lungo tempo ostaggio di confronto insensato. La commessa, che nelle fasi iniziali ha coinvolto tanto i Governi di centrosinistra quanto quelli di centrodestra avvicendatisi alla guida del Paese tra gli ultimi anni del secolo scorso e i primi del nuovo millennio, è stata infatti attaccata da un vasto insieme di movimenti e di forze politiche.
Non hanno accettato l'acquisto tutti coloro che sono ostili al fatto stesso che l'Italia possa e debba avere Forze armate efficienti ed un'industria performante di materiali d'armamento basata nel nostro Paese; ed hanno rifiutato l'aereo anche tutti coloro che sono ostili al quadro di alleanze di cui l'Italia è parte. Questa cultura è molto forte nel nostro Paese ed è ben rappresentata tra i banchi del Governo anche da attori politici con i quali pure noi della Lega abbiamo condiviso la responsabilità della guida del Paese e abbiamo sempre dimostrato la nostra posizione netta e chiara.
Occorrono decisioni che ci vengono sollecitate tanto dai nostri alleati quando dalla nostra industria, che è comunque coinvolta non poco nella produzione del velivolo. L'Italia si era originariamente impegnata ad acquistare 131 esemplari, poi ridotti nel 2012 a 90 dal Governo Monti, confermati nella scorsa legislatura dal Governo di centrosinistra. La quota era valsa al nostro Paese lo stabilimento a Cameri, una fabbrica per l'assemblaggio degli aerei e la manutenzione di tutti gli apparecchi venduti nell'Europa continentale; un privilegio che si è riusciti a conservare anche dopo l'avvenuta riduzione dei volumi della commessa. Non è certo che ulteriori riduzioni o il persistere di una situazione di incertezza sui volumi definitivi degli ordini di acquisto siano compatibili con il mantenimento di questo sito e il suo pieno sfruttamento.
Il programma italiano per l'acquisizione degli F35 ha subito molte turbative; si è persino assistito al blocco dei pagamenti dovuti a Lockheed per i veicoli già acquistati dalla nostra aeronautica, circostanza che l'amministrazione Trump avrebbe anche potuto usare per danneggiare la reputazione del nostro Governo e siamo grati che non abbia fatto questo. Malauguratamente, però, i dubbi persistono e non contribuisce certamente a dissiparli la circostanza che il Presidente del Consiglio abbia recentemente rassicurato il Segretario di Stato americano nel corso di un incontro bilaterale svoltosi a Roma - anzi, aumentano i nostri dubbi - confermandogli l'intenzione del nostro Paese di perfezionare l'acquisto dell'intero lotto di 90 F35, salvo poi aprire subito dopo alla rinegoziazione della transazione. Gli organi di stampa, inoltre, hanno riferito che sarebbe ancora in corso di definizione la determinazione del numero dei velivoli da acquistare nel prossimo triennio, mentre risultano tuttora in corso di consegna 28 apparecchi già comprati, che si aggiungono ai 13 già in linea.
A nostro avviso la contraddizione tra le dichiarazioni recentemente attribuite al Presidente del Consiglio si deve alla coesistenza di indirizzi politici divergenti in seno alla compagine di Governo, nella quale, accanto a coloro che desiderano la conferma alle attuali condizioni della commessa per gli F-35, vi sono anche coloro che, invece, ne vorrebbero un'ulteriore decurtazione. Noi della Lega abbiamo presentato questa mozione proprio per invitare il Governo, nell'esercizio delle proprie responsabilità, ad assumere una decisione che sia funzionale agli interessi nazionali italiani sia dal punto di vista dell'efficienza dello strumento militare che del mantenimento del sito di Cameri sul suolo italiano. Dell'F-35 si è parlato in passato troppo e male; ora sono i fatti ad aver detto che l'F-35 ha appena ottenuto la certificazione operativa della NATO prevista per questo genere di velivoli, in coincidenza con il suo rischieramento in Nord Europa nel quadro di una delle missioni atlantiche a cui il Paese ha aderito.
I medesimi aerei hanno anche partecipato a un'importante esercitazione che si è appena svolta in Israele, uno Stato che ha impiegato la sua variante dell'aereo in operazioni di grande rilevanza condotte nei cieli della Siria, durante le quali sono emerse tutte le potenzialità del velivolo. Una nuova incauta riduzione della commessa che riguarda gli F-35 precluderebbe all'Italia la piena valorizzazione dell'impianto di Cameri ed anche la possibilità di negoziare l'allargamento della partnership industriale in campo aerospaziale tra il nostro Paese e gli Stati Uniti d'America. Proprio per questo motivo, chiediamo oggi con la nostra mozione che il Governo esprima in modo univoco il proprio orientamento alla conferma della commessa concernente l'acquisto degli F-35 A e B nei numeri e con la tempistica già concordate a livello bilaterale tra Italia e Stati Uniti d'America. Chiediamo, inoltre, al Governo di definire contestualmente in tempi rapidi gli acquisti del velivolo programmati per il prossimo triennio, mentre si completa la consegna del lotto delle 28 unità in corso di produzione.
Presidente, per suo tramite esprimiamo qui tutte le nostre perplessità e speriamo che il Governo da qui a breve si accinga a rispondere in maniera seria e sicuramente definitiva rispetto a questa posizione, che sentiamo ogni giorno cambiare attraverso alcuni esponenti non di secondo piano di questo Governo e anche dalle parole del Presidente del Consiglio, che certo non ci rassicurano. Vogliamo continuare nel dire che questo stabilimento è stato oggetto anche di attenzioni di Paesi come Belgio, Polonia, Svizzera e Finlandia, che, se noi continuiamo a dimostrare inaffidabilità, certo non avranno ancora intenzione di affidarsi per la costruzione di questi aerei al nostro stabilimento. Questo significa non solo non essere più affidabili, ma significa anche perdite di posti di lavoro; e siccome sappiamo benissimo che il PD è impegnato in questi giorni a parlare di ius soli e quindi poco impegnato rispetto a quella che è invece l'occupazione di questo Paese, a chi ogni giorno costantemente perde il posto di lavoro, un'eccellenza come questa noi non vogliamo perderla e, soprattutto, vogliamo mantenere gli impegni presi con il nostro alleato - gli Stati Uniti d'America - e li vogliamo mantenere con i fatti, e non con le parole al vento che ogni giorno sono portate via, le parole dette da questo Governo e da esponenti come il Presidente del Consiglio.
All'attuale Ministro degli Affari esteri Di Maio e al suo spot elettorale sugli F-35, che sicuramente coprivano il costo di 500 scuole, diciamo anche che queste scuole, se non sono ben sicure, possono creare dei seri problemi. Allora pensiamo alla sicurezza del nostro Paese, pensiamo alle scuole, pensiamo al futuro dei nostri figli, ma pensiamolo non con spot e la propaganda che questo Governo sta facendo dal giorno in cui è nato, ma pensiamolo con fatti concreti. Le nostre perplessità, Presidente, le rimettiamo a lei, sperando che nel più breve tempo possibile questo Governo ci dica che cosa fare di questa tematica importante e sperando che non si ripeta un caso Ilva, dove oggi ancora famiglie sono in difficoltà per la grave perdita di posti di lavoro e per l'inaffidabilità che il Paese sta dimostrando in quella sciagurata vicenda.
Speriamo che questa vicenda si risolva meglio. Auspichiamo tutti che il Governo ancora una volta non faccia della propaganda il suo esistere, ma faccia atti concreti che vanno nell'indirizzo del Paese, perché le politiche della difesa e le politiche estere del Paese sono importanti, sono importanti tanto quanto le politiche del lavoro, le politiche della famiglia, le politiche della casa Riteniamo quindi giusto ed evidente che ci sia bisogno dell'interesse nazionale in questo momento, e non dell'interesse di un singolo partito. E quindi è proprio questo il senso di responsabilità a cui noi richiamiamo questo Governo: che faccia per una volta l'interesse degli italiani, l'interesse del Paese e l'interesse di chi rischia di perdere posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Paolo Ferrari. Ne ha facoltà.
ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Presidente, non voglio abusare a quest'ora della vostra pazienza, ma il dibattito ha suscitato alcune necessità di risposta, proprio per chiarire anche, come è stato richiesto, quelle che sono le motivazioni che hanno spinto il gruppo della Lega a presentare questa mozione.
Anzitutto perché, del programma F-35, gli stessi esponenti di Governo hanno iniziato a parlare nel mese di ottobre, durante la visita del Segretario di Stato americano in Italia, e ne ha iniziato a parlare il Presidente del Consiglio, però con un atteggiamento che definirei ondivago. Successivamente il tema è stato riaffrontato dal Ministro della difesa, con un messaggio che riteniamo invece assai più chiaro, netto. E proprio per andare in soccorso e sposare quanto il Ministro della difesa ha sostenuto e portato avanti, riteniamo necessario che il Parlamento si esprima in questa stessa direzione, dando un indirizzo chiaro. Un indirizzo chiaro che abbiamo cercato di esprimere in una mozione che nella sua semplicità fotografa una cronaca, quella che ho cercato di illustrare poco fa, e dà degli indirizzi: indirizzi che ritengo assolutamente condivisibili, anzi quasi lapalissiani, quasi pleonastici, se non vi fossero atteggiamenti e affermazioni schizofreniche da parte di alcuni esponenti del Governo, nello specifico proprio del Presidente del Consiglio, che l'azione del Governo dovrebbe coordinare.
E cosa sono questi impegni? Definire in tempi rapidi l'acquisto dei lotti in cui ci siamo già impegnati, non vedo grosse difficoltà; esplorare la contestuale partecipazione a programmi relativi all'aerospazio e al settore della difesa del nostro Paese con il partner americano. E come potremmo fare a proseguire in questo obiettivo, se non facessimo senza ipocrisie l'affermazione principale, cioè che noi vogliamo proseguire nel programma degli F-35? Che serietà politica e internazionale potremmo affermare se, come è stato detto legittimamente, un nuovo Governo può anche cambiare indirizzo e opinione, ma in politica internazionale questa facoltà è limitata, permettetemi, perché altrimenti la credibilità internazionale del Paese è messa in gioco dal cambio di maggioranza? Ogni Governo potrebbe cambiare a proprio piacimento trattati internazionali su cui magari si fonda il lavoro di anni di concertazione; così anche per i programmi comuni sulla difesa.
Tornando alla scelta in termini numerici di questi aeromobili, dobbiamo pensare che si tratta di mezzi che la difesa italiana ha messo in cantiere per sostituire 250 velivoli del genere AMX, Tornado e AV8, con 90 velivoli F-35. La scelta quindi di questi 90 non è un numero del lotto, non è un numero tirato a caso: è un numero che serve per garantire l'operatività strategica del nostro Paese, altrimenti ci condannerebbe all'irrilevanza.
Parrebbe poi assurdo che nel momento in cui l'Olanda torna ad aumentare gli investimenti sugli F-35, la Polonia e il Belgio sono orientati ad acquistare questi velivoli, così come la Svizzera, sarebbe davvero assurdo che l'Italia facesse un passo indietro. Solo per ricordare l'investimento che vale questo programma: se per l'investimento italiano si parla di 11 miliardi, così come rimodulato in dollari, il ritorno economico è di 7 miliardi per la costruzione delle ali nello stabilimento di Cameri, più altri 3 miliardi per l'assemblaggio (praticamente il programma si ripaga con gli investimenti che vengono effettuati nel nostro Paese). Quindi la conferma di questi tre punti contenuti nella mozione mi sembra davvero un elemento che tutto questo Parlamento deve condividere. Grazie, e mi scuso per la lunghezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bernardo Marino. Ne ha facoltà.
BERNARDO MARINO (M5S). Presidente, colleghi, sono trascorsi sei anni dalla drammatica alluvione che il 18 novembre 2013 causò 19 vittime in Sardegna, e sono ancora vive nella memoria di chi ha vissuto direttamente quella tragedia le immagini della città di Olbia sommersa dall'acqua e dal fango, il silenzio irreale del momento in cui la tempesta si placò, la disperazione di migliaia di persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni devastate, il frenetico, drammatico incedere delle notizie che, proprio in queste ore, sei anni fa, raccontavano di un bilancio inaudito: nove morti tra cui due bambini, Enrico e Morgana, a Olbia, un'intera famiglia, padre, madre e i loro due figli, intrappolati in un seminterrato ad Arzachena.
Una tragedia immane che ancora oggi lascia intatti interrogativi pesanti; uno in particolare: abbiamo imparato qualcosa da quella tragedia? Forse no, se è vero che a tutt'oggi la città di Olbia non è stata messa in sicurezza dal rischio idrogeologico; e stavolta non è una questione di soldi, perché quelli ci sono: 125 milioni di euro stanziati ma non spesi, in attesa che ci si metta d'accordo su quale progetto portare avanti. La sicurezza dei cittadini è in ostaggio di una diatriba tecnica ma anche molto politica, che tiene una città intera con il fiato sospeso ogni qual volta - ed è sempre più frequente - il clima mostra le sue intemperanze, con effetti che tutti noi abbiamo avuto modo di valutare anche in queste giornate di emergenza che diverse zone del Paese stanno affrontando.
A sei anni di distanza, Presidente, persino la giustizia si è defilata: com'è possibile che i familiari delle vittime non abbiano ancora avuto una sentenza definitiva sui dubbi che legittimamente pesano sulle eventuali responsabilità di quella tragedia? Può una prescrizione essere una risposta a domande importanti, domande che pesano come macigni per coloro che portano nel cuore il peso enorme di un padre, di una madre, di un marito, di un figlio che non ci sono più? E com'è possibile che a sei anni di distanza un tratto di strada collassato durante quell'alluvione non sia ancora stato ripristinato?
A Olbia non c'è neanche uno spazio fisico che ricordi quel 18 novembre, Presidente, come dovessimo cancellare anziché ricordare, come dovessimo rimuovere il monito che la memoria degli eventi tragici racchiude e che si rivolge alla coscienza collettiva di un'intera comunità, e questo, francamente, è ancora meno accettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippo Maturi. Ne ha facoltà.
FILIPPO MATURI (LEGA). Presidente, in queste ore il Paese è colpito dal maltempo, da Nord a Sud; le piogge e le alte maree hanno provocato danni in diversi territori, ai quali evidentemente esprimiamo la nostra solidarietà; ma non è solo l'acqua a fare danni, c'è anche la neve. Infatti in queste ore in Alto Adige c'è stato il deragliamento di un treno, causato dagli smottamenti legati al maltempo, una valanga ha raggiunto e invaso un centro urbano, un comune in Val Martello, e diversi comuni e diverse valli sono rimasti isolati.
Ci tengo a ringraziare tutti gli uomini e le donne che in queste ore stanno lavorando alacremente, senza sosta per ripristinare la normalità sul territorio, quindi la Protezione civile, i Vigili del fuoco e le Forze dell'ordine tutte.
Ma mi preme oggi ricordare una categoria che molte volte viene dimenticata, che è quella dei vigili del fuoco volontari: sono persone che sono un vero esempio di ciò che è lo spirito di una comunità, di ciò che dev'essere uno spirito di comunità, ovvero servizio, abnegazione e sempre disponibilità per gli altri. Solo per farvi capire l'importanza della presenza di questo Corpo, nella sola giornata di ieri sono stati effettuati 833 interventi da parte di 150 squadre. Ecco, a loro va tutta la nostra gratitudine per ciò che hanno fatto e ciò che faranno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Cattaneo. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Questo intervento è per porre l'attenzione di quest'Aula e anticipare la presentazione di un'interrogazione parlamentare su un tema di lavoro, di lavoro che viene a mancare in un comparto come l'editoria già profondamente provato da tagli in questi anni. L'ultima tegola riguarda i lavoratori della Gedi News Network, dove un piano di riorganizzazione recente prevede il taglio con la messa in cassa integrazione di 121 lavoratori dei poligrafici sui 287 ora rappresenti. Una vera e propria scure che si abbatte su professionalità fondamentali, perché in un gioco di squadra possano arrivare ogni mattina a disposizione di noi cittadini le informazioni, frutto, appunto, di professionalità e gioco di squadra.
In particolare, il taglio si abbatte sul territorio da cui provengo, Pavia, e sette su sette lavoratori di questo comparto saranno messi dal 1° gennaio in cassa integrazione: riteniamo questo inaccettabile. Nell'anno 2020 il quotidiano La Provincia Pavese, che fa parte di questo gruppo, compirà 150 anni e vorremmo certo festeggiare in modo diverso e non vedere queste persone lasciate a casa, anche perché paradossalmente il nostro quotidiano rispetto a quelli del gruppo è quello con i numeri migliori e con un mercato che, comunque, nonostante la crisi, tiene.
Quindi, per questo annuncio iniziative parlamentari e istituzionali a difesa di questi lavoratori.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 19 novembre 2019 - Ore 11:
1. Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni .
(ore 16)
2. Seguito della discussione delle mozioni Brunetta ed altri n. 1-00286, Meloni ed altri n. 1-00288, Molinari ed altri n. 1-00289, Fusacchia ed altri n. 1-00291, Lupi ed altri n. 1-00292, Benedetti ed altri n. 1-00293 e Pellicani, Ilaria Fontana, Moretto, Stumpo ed altri n. 1-00295 concernenti iniziative a favore di Venezia alla luce dei recenti eventi alluvionali .
3. Seguito della discussione della proposta di legge:
DORI ed altri: Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori. (C. 1524-A)
e dell'abbinata proposta di legge: MELONI ed altri.
(C. 1834)
Relatrice: D'ORSO.
4. Seguito della discussione delle mozioni Ferrari, Maria Tripodi ed altri n. 1-00260, Silli ed altri n. 1-00290 e Meloni ed altri n. 1-00294 concernenti l'acquisto di velivoli F35 nell'ambito della cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra Italia e Stati Uniti d'America .
La seduta termina alle 23,50.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: VIRGINIA VILLANI; EUGENIO SAITTA; COSIMO MARIA FERRI; CARMELA GRIPPA (A.C. 1524-A E ABB.)
VIRGINIA VILLANI (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 1524-A e abb.). Grazie presidente, colleghe e colleghi, parlare di bullismo o cyberbullismo significa di parlare delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Quello che non vogliamo e non dobbiamo fare in questi casi, invece, è ridurre semplicisticamente la questione alla separazione tra vittime e carnefici. Non perché non vi siano vittime quando ci si trova davanti a condotte bullizzanti, ma perché quasi sempre a guardar bene i presunti carnefici sono essi stessi vittime.
Questa introduzione, presidente, è dovuta e necessaria, perché è l'assunto da cui prende le mosse la legge su bullismo e cyberbullismo che ci accingiamo a votare. Vogliamo migliorare la normativa già esistente, senza stravolgerla, estendendo il campo di applicazione in modo più specifico al contrasto del bullismo. Lo scopo è favorire la precoce emersione del disagio giovanile, se possibile ancor prima che si tramuti in atti di bullismo particolarmente violenti. Lo scopo, dunque, è quelli di intervenire non solo sul ragazzo o ragazza, ma sul contesto in cui è immerso, quello scolastico, quello familiare e sociale in generale. La ratio è evidente ma da donna di scuola che di ragazzi cosiddetti difficili ne ha visti tanti mi preme ribadirla: difficili non sono i nostri giovani ma le loro vite, la realtà in cui sono immersi. Ed è su quella realtà che in via prioritaria interveniamo. Dobbiamo andare alla radice del problema per prevenirlo e scongiurarne la reiterazione.
Ciò non vuol dire non reprimere gli atti violenti. La proposta approvata in commissione Giustizia lo scorso 14 novembre modifica il codice penale, per far rientrare nell'ambito degli “atti persecutori” (stalking art. 612-bis) anche comportamenti di minaccia reiterata e molestie che pongono la vittima in una condizione di emarginazione. Non serviva introdurre uno specifico reato, perché il bullismo è già considerato reato: abbiamo inserito però una pena più severa se il fatto è commesso da più persone ed è prevista la confisca obbligatoria degli strumenti informatici. Insomma, la condotta si sanziona, la persona si recupera, non perché siamo buoni, ma perché lo prevede la nostra Carta costituzionale.
Abbiamo introdotto una stretta anche per quanto riguarda la frequenza scolastica: aumentano le sanzioni ai genitori che eludono l'obbligo scolastico per tutto il percorso della scuola dell'obbligo e non più solo nella scuola primaria. La dispersione scolastica è una piaga in diverse aree del Paese, ed è nostro dovere contrastarla con tutti gli strumenti: da una parte creare le condizioni sociali ed economiche affinché le famiglie non vivano nel disagio estremo e dall'altra arrivare a sanzionare queste ultime se eludono l'obbligo scolastico.
I colleghi della Commissione Giustizia hanno riorganizzato le competenze dei Tribunali minorili sulla violenza contro persone, cose o animali, ma quello che mi preme evidenziare è che si prevede innanzitutto un percorso di rieducazione e poi, ove questo non vada a buon fine, l'affidamento ai servizi sociali o il collocamento in comunità del minore.
La famiglia, e poi la scuola, sono al centro di questo percorso di recupero. L'affidamento e il collocamento in comunità, attualmente le sole vie percorribili davanti a un atto di bullismo, si sono rilevate inefficaci e insufficienti.
Solo un momento di ricostruzione degli affetti e delle relazioni sano, fatto insieme ai propri cari e alla scuola, potrà portare alla rieducazione del cosiddetto bullo. Abbiamo promosso anche l'introduzione di specifiche attività di formazione rivolte ai docenti referenti del bullismo: introduciamo e sosteniamo percorsi di educazione emotiva. Questa formazione servirà a prevenire e gestire i conflitti e a favorire la comunicazione non violenta. Coltivare l'empatia aiuta a cancellare atti aggressivi o lesivi della dignità altrui e crea necessari sentimenti di solidarietà tra coetanei.
La norma proposta dal collega Davis Dori, che ringrazio, renderà necessaria l'adozione di protocolli, linee guida e piani di prevenzione, con il coinvolgimento diretto dei tribunali per i minorenni, degli istituti scolastici e dei servizi sociali degli enti locali. Tale legge ha privilegiato gli interventi di carattere socio-educativo – che coinvolgono le responsabilità dei genitori e, soprattutto, della scuola – rispetto agli interventi di natura penale, incentrandosi quindi su azioni di carattere preventivo e facendo leva sull'idea che occorre prestare attenzione, tutelare ed educare i minori coinvolti, a prescindere dal fatto che siano le vittime o i responsabili degli atti di bullismo. Tra le misure volte ad arginare il fenomeno del bullismo, diverse chiamano in causa il MIUR e gli operatori scolastici. La riforma interviene anche sull'articolo 5 della legge n. 71, che attualmente impone al dirigente scolastico, in caso di episodi di cyberbullismo in ambito scolastico che non costituiscano reato, di informare tempestivamente i genitori (o i tutori) dei minori coinvolti e di attivare adeguate azioni educative. Modificando questa previsione, la proposta di legge in esame dispone che l'obbligo del dirigente scolastico di informare i genitori riguarda non solo le ipotesi di cyberbullismo, ma anche quelle di bullismo. È previsto, inoltre, che il dirigente scolastico promuova adeguate iniziative di carattere educativo nei riguardi dei minori direttamente interessati dagli episodi di bullismo, anche con l'eventuale coinvolgimento del gruppo classe. Nei casi più gravi, ovvero se si tratti di condotte non occasionali o comunque quando non si riscontrino esiti positivi in relazione alle iniziative di carattere educativo adottate dall'istituzione scolastica, il dirigente scolastico è chiamato a valutare se coinvolgere i rappresentanti dei servizi sociali e sanitari al fine di predisporre percorsi personalizzati per l'assistenza delle vittime e per l'accompagnamento rieducativo degli autori degli atti medesimi ovvero a valutare se sussistano i presupposti per attivare le misure rieducative previste per legge. È previsto che la scuola si impegni a porre progressivamente in essere le condizioni per assicurare l'emersione di episodi riconducibili ai fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, di situazioni di uso o abuso di alcool o di sostanze stupefacenti e di forme di dipendenza; che il Patto educativo di corresponsabilità educativa contenga l'impegno, da parte delle famiglie, a partecipare ad attività di formazione organizzate dalla scuola, con particolare riferimento all'uso della rete internet e delle comunità virtuali, e a collaborare con la scuola per consentire l'emersione degli episodi sopra indicati. Il fine è quello di permettere di valutare l'estensione dei fenomeni tra gli studenti, la percezione dei fenomeni da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici, nonché la qualità del clima della classe nei rispettivi istituti. Ogni istituzione scolastica deve elaborare, utilizzando i dati raccolti, un report personalizzato per ciascun Istituto, che potrà essere messo a disposizione dei Consigli di classe, per tutte le valutazioni di merito e per predisporre conseguenti azioni di miglioramento del clima della classe. A partire dall'anno scolastico 2020/2021, ed entro il 30 ottobre di ogni anno scolastico, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è tenuto ad informare le istituzioni scolastiche degli strumenti di monitoraggio e dei questionari presenti sulla piattaforma dedicata. Deve essere implementata la Piattaforma Elisa, che è una piattaforma di E-learning per gli insegnanti, sulle strategie antibullismo. È necessaria un'inversione di tendenza: puntiamo ad un maggiore incentivo al dialogo e a pene esemplari abbinate a un recupero educativo sinergico.
“È tragico come una gran parte di noi muoia prima ancora di aver cominciato a vivere” afferma Erich Fromm. Credo sia questa l'affermazione che più sintetizzi la complessità ed insieme la drammaticità di questi fenomeni: soffrire, angosciarsi, provocarsi dolore ed infine in troppi casi, la scelta estrema di morire, diventano le uniche alternative per adolescenti che vivono certamente un grande disagio. Noi abbiamo il dovere di prevenire e aiutare a tutelare la vita di questi ragazzi.
Il bullismo è frutto di una cultura che esalta prepotenza e furbizia ed è questa cultura che noi dobbiamo combattere, annientare e demolire mettendo in campo quella che – spesso soltanto in maniera vuota e retorica – si definisce “comunità educante”.
A partire dalla metà degli anni 90 Daniel Goleman, non solo afferma l'esistenza di un mondo emotivo da salvaguardare ma, soprattutto che la rivalutazione di tale mondo costituisce l'unica strada percorribile per contrastare la crescente disconnessione tra esseri umani. È qui il punto di snodo. Da qui si parte per arrivare al disagio che noi quotidianamente siamo chiamati a gestire. Dalla perdita della consapevolezza dell'essere ovvero dalla perdita della dimensione emotiva e della sua importanza. Per molto tempo, troppo, la dimensione emotiva della persona è stata trascurata dalle scienze psicologiche, preoccupate maggiormente dal definire e studiare altre variabili come l'apprendimento, le motivazioni, la percezione e le molteplici funzioni del pensiero. Goleman, intuendo il pericolo di un eccessivo abbattimento di relazioni profonde in famiglia, a scuola, negli ambienti di lavoro e nei diversi luoghi dove normalmente ci si incontra, riuscì a porre al centro dei suoi studi “l'intelligenza emotiva” ovvero quell'insieme di competenze affettive, empatiche e di rispecchiamento reciproco così fondamentali per creare e ricreare un clima di profonda condivisione tra le persone. Partendo da questa teoria possiamo giungere alla elaborazione più duttile e utile di “Educazione emotiva”. Oggi si parla tanto di “integrazione” ma forse si dovrebbe parlare di più di “aggregazione”, nel senso di adottare dei comportamenti pedagogici per favorire capacità quali lo sviluppo dell'autocontrollo, la consapevolezza emotiva, l'attitudine ad una comunicazione chiara, efficace ed assertiva, l'affermazione del proprio sé attraverso il confronto e la cooperazione, lo sviluppo della curiosità, del desiderio, del senso di appartenenza. Il bullismo e tutti i nuovi disagi sono prevalentemente il risultato di una difficoltà o addirittura incapacità a identificare, gestire e modulare le proprie emozioni. La scuola però deve dare ai giovani la possibilità di recuperare, per così dire. Tale recupero sarà più sostanziale quanto più la scuola è disposta a dare opportunità in tal senso: opportunità di ascolto soprattutto, che diventa opportunità di crescita. La scuola ha il compito di implementare il senso di autonomia o di favorirla qualora fosse scarsa, creando spazi e tempi qualificati di riflessione comune con i genitori. Educazione emotiva dunque, promozione del benessere attraverso l'ascolto, l'empatia, il sapere discutere per stare meglio insieme in un'ottica di educazione tra pari.
La scuola, in quanto soggetto attivo della comunità civile, è luogo delle libertà e della responsabilità dei diritti e dei doveri, che richiede un sistema educativo pro-attivo, che guardi allo studente e alla necessità che la classe e la scuola tutta siano luoghi di assunzione di responsabilità, delle esigenze e dei bisogni dell'altro.
La scuola quindi quale spazio educativo in cui fare prevenzione e in cui promuovere sia una cultura pro-sociale, che vede nell'altro diverso da sé solo un altro modo di essere, né migliore né peggiore, che una cultura del confronto e del dialogo aperto, dove apprendere che il bullismo è un comportamento sbagliato e che solo parlandone lo si può riconoscere e sconfiggere.
Strumenti normativi, come la legge in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori promossa da Davis Dori, insieme a nostri altri colleghi, servono a diffondere un nuovo paradigma culturale ed educativo, prima che sanzionatorio, nei confronti del bullismo e del cyberbullismo.
Solo così tali fenomeni saranno combattuti efficacemente nel breve, medio e lungo periodo e libereranno i nostri giovani dalle catene dell'emarginazione sociale e della discriminazione.
Promuovere la conoscenza reciproca, favorire l'autostima dei ragazzi, insegnare l'apertura verso le diversità e il rispetto degli altri, insegnare ad affrontare i conflitti anziché negarli o peggio ignorarli; spiegare l'importanza del rispetto di regole di convivenza condivisa ma, soprattutto ascoltare quello che i nostri alunni e i nostri figli ci raccontano, magari non in modo esplicito o con le parole; cogliere i segnali del loro malessere, intervenire in modo tempestivo e possibilmente in un'azione sinergica con la famiglia. Sono queste le tre azioni che ci consentiranno di rendere efficace ogni intervento contro bullismo e cyberbullismo. E noi siamo orgogliosi che la legge che stiamo per votare vada in questa direzione.
EUGENIO SAITTA (M5S). (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 1524-A e abb.). Colleghi, deputati e deputate, mi preme, in questa sede, ribadire che la proposta di legge, oggi in esame, nel testo risultante degli emendamenti approvati dalla Commissione Giustizia, modifica in modo organico numerose fonti normative, quali la legge il codice penale, la L. n. 71/2017, DPR n. 249/1998, e il R.D. n. 1404/1934 al fine di meglio prevenire e contrastare il fenomeno, ormai a tutti noto come “bullismo”, e rafforzare le necessarie misure rieducative per i minori.
Il testo in esame, infatti, pur ponendosi in continuità con la L. n. 71/2017 che individuava strumenti di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo, ha il pregevole obiettivo di fronteggiare in maniera più incisiva la prevenzione e il contrasto a tale fenomeno dettando misure rieducative dei minori che coinvolgano le famiglie e, soprattutto, la scuola incentrandosi, rispetto ad interventi di natura penale, su azioni di tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, a prescindere dal fatto che siano le vittime o i responsabili degli illeciti.
Solo nel 2017, infatti, si sono verificati oltre 200 episodi di violenza, di cui il 40% subìti online. Andando poi a ritroso, dal rapporto del Censis 2016 sulla situazione sociale del Paese emerge che oltre il 50% dei ragazzi tra gli undici e i diciassette anni ha subìto soprusi da parte di coetanei. Percentuale che aumenta a più del 55% tra le ragazze e a circa il 53% tra i bambini fra gli undici e i tredici anni.
Il provvedimento, d'iniziativa parlamentare presentato lo scorso 23 gennaio dal Movimento 5 Stelle, introduce pertanto nel nostro ordinamento finalmente una legge volta a contrastare un fenomeno dilagante qual è il bullismo, che risulta essere ormai una piaga a livello sociale in continua crescita.
Il Movimento 5 Stelle, presa coscienza che questo fenomeno così spregevole si è diffuso in maniera più capillare, che l'età media degli aggressori e delle vittime si abbassa di anno in anno in modo esponenziale, che dai dati odierni risultano che 1 ragazzo su 5 subisce violenza almeno una volta al mese e che un quarto delle ragazze su internet è presa di mira dai propri coetanei, ha lavorato come sempre a sostegno di scuola e famiglie al fine di rinsaldare il patto educativo ed intergenerazionale per affrontare la sfida educativa della cittadinanza digitale.
Infatti, nell'era dei social-media e, in particolare nell'ultimo decennio, la tecnologia ha trasformato i modelli comunicativi amplificando dinamiche relazionali distorte e la possibilità di compiere veri e propri atti persecutori nei confronti delle persone. Ragion per cui il Movimento – conscio dei tempi e attento alle esigenze sociali - con questa proposta legislativa si è posto l'obiettivo di responsabilizzare figli e genitori con la severità necessaria, sensibilizzando al contempo tutti i cittadini mediante la creazione di un sistema di prevenzione finalmente efficace.
A riguardo, ritengo importante, inoltre, puntualizzare il lavoro svolto nella costruzione del testo normativo nell'ambito delle politiche minorili di carattere sociale ed educativo:
- In primis, il provvedimento, ritenendo che il contrasto alla dispersione scolastica consentirebbe di intercettare anche mediante la scuola il disagio giovanile che successivamente rischia di sfociare in atteggiamenti antisociali, prevede di modificare l'art. 731 c.p., norma che attualmente punisce l'inosservanza dell'obbligo di istruzione elementare per i minori. Nella nuova formulazione, invece, si prevede l'obbligo dei genitori o degli esercenti la responsabilità genitoriale di impartire o far impartire ai figli l'istruzione obbligatoria. In tal modo, si estenderebbe l'ambito di applicabilità della fattispecie contravvenzionale comprendendo l'intero periodo di istruzione obbligatoria, aumentando anche la pena.
- Innovando in diversi punti la legge sul cyberbullismo (n. 71/2017), si prevede che il dirigente scolastico, venuto a conoscenza in qualsiasi modo di atti di bullismo e di cyberbullismo commessi da studenti iscritti al proprio istituto scolastico, debba informare tempestivamente i genitori dei minori coinvolti o i soggetti esercenti la responsabilità genitoriale e attivare adeguate azioni di carattere educativo che coinvolgano anche il gruppo classe. Nei casi più gravi, laddove le iniziative educative non appaiano sufficienti, il dirigente potrà coinvolgere i servizi sociali per individuare percorsi personalizzati di assistenza alle vittime di “accompagnamento rieducativo” degli autori degli atti, oppure attivare le misure rieducative previste dall'art 25 della legge sui tribunali per i minorenni.
- ed ancora, modificando il R.D. n. 1404/1934, recante disposizioni sull'istituzione e sul funzionamento del tribunale per i minorenni, si vuole completamente riformulare l'articolo 25 (Misure rieducative), che attiene alle competenze amministrative del tribunale per i minorenni, anche in considerazione del costante abbassamento dell'età alla quale si manifestano atteggiamenti potenzialmente pericolosi per sé e per gli altri.
- il testo in esame prevede, poi, uno specifico impegno della scuola per far emergere gli episodi di bullismo e cyberbullismo e strumenti per sollecitare il coinvolgimento delle famiglie in attività di formazione organizzate dagli istituti scolastici. A tale fine si punta a potenziare e valorizzare il Patto educativo di corresponsabilità, spesso percepito dalle famiglie come mero atto formale e burocratico.
- Infine l'art 8 prevede l'istituzione – presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per le politiche della famiglia- di un servizio di assistenza alle vittime di bullismo e cyberbullismo. Il servizio dovrà essere accessibile tramite il numero di telefono pubblico e gratuito 114, denominato “emergenza infanzia”, attivo 24 ore su 24, e tramite un'applicazione informatica da installare sui cellulari che consenta anche un servizio di messaggistica istantanea, con le finalità di fornire alle vittime- o ai loro congiunti- assistenza psicologica e giuridica informando altresì prontamente le autorità di polizia.
Alla predisposizione dell'applicazione informatica dovrà provvedere il Ministro dell'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. L'applicazione dovrà essere inoltre dotata di una funzione di geolocalizzazione attivabile previo consenso dell'utilizzatore.
Ritengo, inoltre, che sconfiggere il bullismo sia una partita importante, nella quale giochiamo tutti un ruolo fondamentale: ragazzi, genitori, insegnanti, cittadini. Dobbiamo tutelare i nostri ragazzi, ma anche insegnare loro con molta fermezza che rispettare il prossimo e i suoi diritti è un preciso dovere. Lo Stato e il MoVimento sono dalla parte dei più deboli anche in questa battaglia.
COSIMO MARIA FERRI (IV). (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 1524-A e abb.). Il fenomeno del bullismo e della devianza minorile sta assumendo una portata sempre più ampia, si tratta di un fenomeno sociale diffuso e in preoccupante crescita tra gli adolescenti e i bambini.
Gli studi di settore e i dati statistici evidenziano come sia alta la percentuale dei ragazzi che riferisce di essere stata vittima di comportamenti aggressivi ed offensivi da parte di coetanei.
Il cyberbullismo rappresenta una forma aggravata di bullismo emersa in seguito alla diffusione delle nuove tecnologie della comunicazione. In ragione della specificità della condotta di prevaricazione, posta in essere per via telematica e attraverso la divulgazione in rete, costituisce una modalità particolarmente pericolosa e invasiva del più ampio fenomeno del bullismo.
La proposta di legge oggi in esame si colloca all'interno di un percorso già iniziato nella precedente legislatura con la legge 29 maggio 2017, n. 71 e si pone l'obiettivo di predisporre una tutela piena in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo ed assicurare maggiori garanzie ai soggetti coinvolti, in primo luogo al minore.
La legge del 2017 è incentrata principalmente sulla prevenzione e privilegia interventi di natura socio-educativa.
Con le modifiche oggi apportate, invece, si vuole - da una parte - dare continuità all'importante lavoro svolto e - al contempo - affiancare alle misure educative strumenti penalistici al fine di realizzare un equilibrio tra le esigenze preventive e quelle repressive.
Come è noto, il testo licenziato in prima lettura dalla Camera durante l'iter di approvazione della legge n. 17 del 2017, prevedeva l'introduzione, poi soppressa dal Senato, di una nuova circostanza aggravante del reato di atti persecutori di cui all'articolo 612-bis c.p.
La modifica introdotta dalla Camera prevedeva per lo stalking informatico o telematico la reclusione da 1 a 6 anni. Analoga pena era prevista se il reato fosse commesso, utilizzando strumenti informatici o telematici, con specifiche modalità di condotta: scambio di identità e l'invio di messaggi o divulgazione di testi o di immagini ovvero mediante diffusione di dati sensibili immagini o informazioni private, carpiti con l'inganno o con minacce o comunque detenuti o, ancora, mediante realizzazione e diffusione di documenti contenenti la registrazione di fatti di violenza o di minaccia.
A differenza della legge del 2017 dedicata al solo cyberbullismo, il testo approvato a quel tempo dalla Camera, inoltre, era già diretto, come oggi si propone, ad ampliare l'ambito di intervento del legislatore al fenomeno del bullismo, e non specificamente al solo cyberbullismo, muovendo dal dato oggettivo che entrambi trovano origine in episodi di disagio giovanile e devono, pertanto, considerarsi espressione di un fenomeno unitario.
La gravità e la crescita del fenomeno rendono necessario un nuovo intervento da parte del legislatore che, oltre a prevedere misure di carattere socio-educativo nei confronti dei minori coinvolti e rafforzare la centralità del ruolo dei genitori e delle istituzioni scolastiche nella prevenzione e partecipazione nei progetti educativi, incida altresì sul profilo penalistico.
La giurisprudenza, in assenza di una specifica norma incriminatrice, ha generalmente sussunto le condotte di bullismo nell'ambito del reato di atti persecutori di cui all'art. 612-bis c.p. alla luce della sua ampia portata.
Muovendo, dunque, dalla considerazione che non appare necessario introdurre un reato autonomo, la proposta di legge interviene sul delitto di atti persecutori idoneo a ricomprendere condotte di bullismo e cyberbullismo.
Così come risultante dalle modifiche apportate in sede di approvazione degli emendamenti, il testo oggi in esame:
Modifica l'art. 612-bis c.p.:
1) aggiunge al comma 1 l'ulteriore evento dell'emarginazione quale conseguenza delle condotte reiterate di molestia o minaccia.
La condizione di emarginazione ed esclusione sociale in cui si va a trovare la vittima rappresenta infatti una delle principali conseguenze degli atti di bullismo;
a) al primo comma, dopo le parole: «abitudini di vita» sono inserite le seguenti: «ovvero da porlo in una condizione di emarginazione»
2) rimane invariata la circostanza aggravante di cui al comma 2 (“se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici e telematici”) che consente di dare copertura penalistica alle condotte riconducibili al cyberbullismo;
3) viene introdotta una circostanza aggravante al comma 3 (quando i fatti sono commessi da più persone) al fine di reprimere più severamente condotte che sfruttano il sostegno del gruppo e sono pertanto maggiormente idonee ad emarginare e prevaricare la vittima;
b) al terzo comma, dopo le parole: «legge 5 febbraio 1992, n. 104,» sono inserite le seguenti: «se è commesso da più persone»;
4) infine viene disposta la confisca obbligatoria degli strumenti informatici e telematici utilizzati per commettere il reato
c) dopo il terzo comma è inserito il seguente:
«Con la sentenza definitiva di condanna è sempre disposta la confisca degli strumenti informatici e telematici utilizzati per commettere il reato».
Il nuovo intervento normativo, come già evidenziato, condivide l'impostazione della legge del 2017 per quanto riguarda la prevenzione e l'adozione di misure di carattere socio-educativo apportando alcuni miglioramenti all'impianto generale.
Modifiche alla legge n. 17/2017:
1) viene esteso l'ambito di applicazione della legge sia a bullismo che cyberbullismo in tutte le loro manifestazioni (quindi non più solo cyberbullismo) e viene evidenziata ulteriormente la necessità di attuare, in particolare, “azioni di carattere preventivo” “privilegiando interventi di carattere formativo ed educativo” (art. 1)
2) si prevede che ogni istituto scolastico recepisca nel proprio Regolamento di Istituto le linee di orientamento per la prevenzione e contrasto del bullismo e cyberbullismo (adottate dal MIUR - sentito il Ministero della Giustizia) anche con riferimento alle procedure da adottare per la prevenzione e contrasto del fenomeno (art. 4);
3) particolare attenzione è posta al minore (sia vittima che responsabile) attraverso la predisposizione di misure educative, rieducative e di assistenza.
a) (art. 5)
Il dirigente scolastico, in caso di episodi di bullismo o cyberbullismo che coinvolgono studenti iscritti all'istituto che dirige, interverrà applicando le procedure previste dalle linee di orientamento, informerà tempestivamente i genitori dei minori coinvolti e promuoverà iniziative di carattere educativo.
Nei casi più gravi o laddove le suddette iniziative educative non abbiano esito positivo, sarà suo compito valutare:
- se coinvolgere i servizi sociali e sanitari al fine di predisporre un percorso rieducativo nei confronti degli autori degli atti di bullismo e garantire adeguata assistenza alle vittime;
- l'esistenza dei presupposti per l'attivazione di eventuali misure rieducative da parte del Tribunale per i minorenni.
Modifiche al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404 sull' istituzione e funzionamento del Tribunale per i minorenni.
b) In particolare la proposta di legge va a riformulare interamente l'art. 25 in materia di competenze amministrative del Tribunale per i minorenni disciplinando un nuovo procedimento per l'adozione di “misure rieducative”.
Con la riforma si vuole valorizzare ulteriormente il ruolo del Tribunale per i minorenni, quale organo specializzato, in presenza di comportamenti posti in essere da un minore di anni 18 che diano prova di “irregolarità della condotta o del carattere” ovvero in occasione di condotte “aggressive, anche in gruppo, nei confronti di persone animali o cose ovvero (siano) lesive della dignità altrui”. Comportamenti siffatti manifestano un disagio giovanile e richiedono un supporto educativo.
Si tratta di interventi di natura non penale (applicabili dunque anche a minori di anni 14 non imputabili) disposti con decreto motivato del Tribunale per i minorenni e aventi ad oggetto l'attivazione di un percorso di mediazione ovvero lo svolgimento di un progetto di intervento con finalità rieducativa e riparativa sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali e con il coinvolgimento, ove possibile, dei genitori o l'esercente la responsabilità genitoriale.
Il Tribunale per i minorenni, al termine del progetto, in via alternativa, potrà dichiarare concluso il procedimento, disporre la continuazione del progetto o adottarne uno nuovo, disporre l'affidamento del minorenne ai servizi sociali e, qualora tali interventi appaiano inadeguati, disporne il collocamento in una comunità.
Italia Viva ha dato il suo importante contributo per migliorare il testo della proposta di legge, in particolare tra gli emendamenti da noi presentati, e poi accolti, si evidenziano quelli in tema di ascolto del minore e collocamento in Comunità quale extrema ratio.
È riconosciuta al minore la possibilità di essere ascoltato in ogni fase del procedimento amministrativo di cui all'art. 25 del R.D.L. 1404/1934 e sin dall'inizio dello stesso.
Questo sia per consentire al minore coinvolto di esprimere la propria opinione in ordine ai fatti a lui contestati, sia per far sì che il Tribunale possa disporre di tutti gli elementi utili ai fini dell'adozione di un provvedimento maggiormente rispondente all'interesse del minore.
Al riguardo deve essere sottolineato come il diritto all'ascolto costituisca una garanzia che non può non essere riconosciuta al minore sin dall'inizio di un procedimento che lo vede direttamente coinvolto e che può sfociare nell'adozione di una misura restrittiva quale il collocamento in una Comunità.
Il minore capace di discernimento è difatti titolare del diritto di esprimere liberamente, su ogni questione che lo riguarda, la propria opinione, che dovrà essere debitamente valutata avuto riguardo alla sua età e al suo grado di maturità; siffatta rilevanza è segno di una profonda considerazione dell'opinione e della volontà del minore il quale deve essere chiamato a esprimere il proprio pensiero in maniera libera, che trova riconoscimento e tutela sia nelle fonti sovranazionali che nazionali.
L'ascolto del minore viene preso in considerazione dall'art. 24 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea firmata il 18 dicembre del 2000 a Nizza che sancisce il diritto del minore di esprimere liberamente la propria opinione dovendo poi questa essere presa in considerazione sulle questioni che lo riguardano in funzione dell'età e della maturità dello stesso.
L'ascolto del minore è poi contemplato nel Regolamento (CE) del 27 novembre 2003 n. 2201, relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, abrogante il Regolamento (CE) n. 1347/2000.
Il secondo comma dell'art. 41 del Regolamento 2201/2003 alla lettera c), in relazione al diritto di visita, sancisce la regola secondo la quale il giudice è tenuto a rilasciare il certificato sul diritto di visita nei casi in cui il minore abbia avuto la possibilità di essere ascoltato, salvo che l'audizione non sia stata ritenuta inopportuna in ragione della sua età o del suo grado di maturità.
Passando all'esame del diritto nazionale, nel codice civile l'art. 315bis c.c., al terzo comma riconosce il diritto del figlio minore che abbia compiuto gli anni dodici, e anche di età inferiore ove capace di discernimento, di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano.
L'articolo citato attribuisce una generale portata all'ascolto del minore il quale vanta un vero e proprio diritto ad esprimere la propria opinione e il proprio pensiero in tutte le questioni e le procedure finalizzate ad incidere sulla propria sfera personale.
La Riforma della Filiazione ha poi inserito l'art. 336bis c.c. che prevede l'ascolto del minore che abbia compiuto i dodici anni e anche di età inferiore se capace di discernimento, da parte del Presidente del Tribunale ovvero del giudice delegato nell'ambito dei procedimenti nei quali devono essere adottati provvedimenti relativi allo stesso.
Il diritto all'ascolto trova inoltre fondamento nella Carta Costituzionale in quanto volto a tutelare la personalità del minore e il diritto dello stesso a manifestare il proprio pensiero.
In relazione al primo degli aspetti poc'anzi citati, l'ascolto è riconducibile all'art.2 della Costituzione in quanto diritto inviolabile della persona umana.
La norma da ultimo menzionata garantisce e riconosce i diritti fondamentali dell'uomo sia come singolo che nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità, richiedendo l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà sociale, politica ed economica.
La personalità del minore designa il patrimonio individuale dello stesso non solo da individuarsi nelle capacità e nelle inclinazioni naturali ma anche nei valori e nelle aspettative di vita.
La norma in discorso riconosce anche ai genitori del minore o all'esercente la responsabilità genitoriale sullo stesso, il diritto di essere sentiti sin dall'apertura del procedimento amministrativo.
Tale garanzia appare fondamentale spettando la rappresentanza legale del minore ai genitori o all'esercente la responsabilità genitoriale e potendo gli stessi essere peraltro direttamente coinvolti nel progetto educativo elaborato a favore del minore.
Ulteriore garanzia per il minore è data dal fatto che il collocamento presso una Comunità, provvedimento fortemente limitativo della libertà personale, possa aver luogo solo qualora le altre misure siano risultate inadeguate alla realizzazione dell'interesse del minore.
Ciò in conformità dell'art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali che consente l'ingerenza nella vita privata dell'individuo da parte di un'Autorità solo qualora prevista dalla legge e costituisca una misura necessaria, in una società democratica, per la sicurezza nazionale, per la sicurezza pubblica, per il benessere economico del Paese, per la difesa dell'ordine e per la prevenzione dei reati, per la protezione della salute o della morale, o per la protezione dei diritti e delle libertà degli altri.
Tale modifica all'art. 25 R.D.L. 1404/1934 consente il rispetto, da parte della disposizione in questione, della normativa sovranazionale poc'anzi indicata, operando un bilanciamento di interessi tra libertà del minorenne, che potrà quindi essere ristretta solo ove il percorso educativo elaborato e prorogato si sia rivelato inadeguato, e finalità rieducativa.
Ulteriori interventi operati dalla proposta di legge in esame sono diretti a realizzare:
- uno specifico impegno della scuola ed una fattiva collaborazione da parte delle famiglie per assicurare l'emersione di eventuali episodi di bullismo e cyberbullismo;
- un coinvolgimento delle famiglie in attività di formazione organizzate dalla scuola (integrazione del Patto educativo di corresponsabilità);
- un'attività di monitoraggio dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo a scuola attraverso questionari e strumenti di valutazione;
- attivazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri del numero pubblico emergenza infanzia 114 al fine di assicurare un servizio di prima assistenza alle vittime di bullismo e cyberbullismo e ai loro familiari. Per l'accesso al servizio viene altresì predisposta un'applicazione informatica installabile gratuitamente sui dispositivi mobili ed un servizio di messaggistica istantanea.
Noi, dunque, voteremo questa proposta di legge, che abbiamo contribuito a migliorare in sede emendativa, perché riteniamo che il legislatore debba dare un ulteriore segnale di intervento alla luce della preoccupante crescita del bullismo quale fenomeno sociale.
La strategia di intervento si muove in più direzioni: vengono rafforzate le azioni di natura socio-educativa, si disciplinano altresì profili penalistici in un'ottica anche sanzionatoria e vengono istituiti nuovi strumenti di carattere preventivo, assistenziale e rieducativo.
Un intervento completo che, dunque, valorizza il percorso già iniziato in passato dalla Camera e dedica ampio spazio alla prevenzione, ma non si esaurisce in essa.
CARMELA GRIPPA (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 1524-A e abb.). La proposta di legge che discutiamo in quest'Aula ha ad oggetto un fenomeno fatto di storie personali spesso molto diverse tra loro eppure accomunate dal perpetrarsi di condotte che definiamo ‘bullismo' o ‘cyberbullismo' quando il mezzo attraverso il quale si attuano è quello digitale.
In Italia, stando a un'indagine conoscitiva dell'Istat effettuata nel 2014, un ragazzino su due è vittima di episodi di bullismo. L'età fra gli 11 e i 13 è quella più critica: all'inizio parolacce e insulti, seguiti dalla derisione per l'aspetto fisico e poi, in 4 casi su cento, si arriva a botte, calci e pugni.
Individuare una risposta efficace significa scandagliare le dinamiche relazionali, il contesto sociale e le possibili figure di supporto, significa promuovere interventi che dosino efficacemente repressione e prevenzione, che siano in grado di sostenere le vittime e al tempo stesso i cosiddetti bulli, creando le condizioni affinché certe dinamiche e certe condotte non si realizzino, e affinché la famiglia, la scuola e le istituzioni in generale rivestano un ruolo centrale nel raggiungimento di questi obiettivi.
Sono tanti e diversi gli spunti di riflessione emersi dalle audizioni in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza nell'ambito delle indagini conoscitive sul bullismo e cyberbullismo e di quella sulla violenza tra i minori e ai danni di bambini e adolescenti. Non nego, Presidente e colleghi, di essere anche particolarmente emozionata, nell'intervenire in questa Aula dopo un anno di lavoro e vedere che alcune proposte, le più significative, di cui abbiamo discusso con passione e con la massima attenzione ora sono nel corpo del testo che ci accingiamo a votare.
La portata innovativa di questa legge sta soprattutto nella intuizione di poter agire in fase di prevenzione, di intervenire già in seguito ai primi segnali manifesti di aggressività con un progetto educativo determinato dal Tribunale dei minorenni in base alle esigenze specifiche e alle peculiarità dei soggetti coinvolti. Si interviene dunque propriamente fornendo ai ragazzi gli strumenti per riflettere sulla loro condotta, per affrontare le ragioni del loro disagio e individuare modalità più adeguate di esprimere i propri sentimenti. Sono nel caso in cui le condotte bullizzanti persistano dopo il percorso di rieducazione, e solo quando si ritenga che la permanenza tra le mura domestiche non favorisca il recupero, il Tribunale dei minori può decidere di allontanare il ragazzo dalla famiglia affidandolo a strutture di accoglienza. Siamo molto soddisfatti di questa modalità di graduazione degli interventi, perché il primo tentativo di mediazione o il progetto educativo iniziale offrono una nuova possibilità non solo al ragazzo, ma anche ai familiari, il cui ruolo è, com'è giusto che sia, centrale. Resta invece residuale l'affidamento in comunità, che in questo momento rappresenta invece l'unica via percorribile.
L'approccio preventivo di questa legge si rafforza nella previsione che introduce l'educazione all'intelligenza emotiva, con la possibilità di formare gli insegnanti e quindi educare i nostri ragazzi a riconoscere i sentimenti propri e quelli altrui e a gestire positivamente azioni e relazioni.
Questa proposta di legge amplia anche la portata della legge 29 maggio 2017 n. 71 sul contrasto e la prevenzione de bullismo, aggiungendo anche l'ipotesi del cyberbullismo, rendendo più stringenti le norme relative agli atti di aggressione, molestia, ricatto e denigrazione che avvengono in rete. Altra importante novità è l'estensione del numero verde 114 Emergenza Infanzia anche per bullismo e cyberbullismo. Questo consentirà di fornire una prima assistenza psicologica e giuridica con personale competente e formato; nei casi più gravi saranno prontamente informati gli organi di polizia, a cui sarà collegata una specifica applicazione informatica, con servizio di geolocalizzazione e messaggistica istantanea.
Il testo che discutiamo oggi arriva a valle di un intenso dibattito in Commissione, frutto di due impostazioni diverse: da una parte quella della maggioranza che punta soprattutto alla prevenzione e al recupero educativo del ‘bullo, restituendo centralità alla famiglia, e dall'altro il punto di vista delle forze parlamentari di opposizione, concentrate sull'aspetto penale al punto da chiedere l'introduzione di uno specifico reato di bullismo, con pene da sei mesi a quattro anni di carcere. Ma uno specifico reato, a ben vedere, si rivela inutile, perché il bullismo nei casi più gravi già oggi si è fatto rientrare nella fattispecie dello stalking, come risulta da varie sentenze. In ogni caso la nuova norma prevede una pena più severa se il fatto è commesso da più persone e la confisca obbligatoria degli strumenti informatici utilizzati per compiere l'atto di cyberbullismo.
Il testo interviene sull'articolo 612 bis (stalking e gli atti persecutori) estendendo le pene ai comportamenti che determinano emarginazione, effetto tipico sulle vittime del Bullismo; ma il cuore del provvedimento è nelle misure che riguardano gli interventi dei dirigenti scolastici, per la prevenzione o l'assistenza delle vittime, e dei procuratori della Repubblica per progetti rieducativi o riparativi sotto il controllo dei servizi sociali. Si prevede, finalmente, anche l'estensione a tutto il ciclo scolastico dell'obbligo dei genitori di vigilare contro l'abbandono: fino ad oggi la responsabilità genitoriale riguardava solo le classi elementari.
La legge inoltre prevede che qualsiasi soggetto, nella scuola e fuori da essa, possa segnalare i casi di bullismo al Procuratore, il quale gira al Tribunale dei minori la segnalazione. Il Tribunale apre quindi un procedimento in cui stabilisce «gli obiettivi» di un percorso di rieducazione del «bullo», mentre i dettagli dei «progetti» rieducativo vengono definiti dai servizi sociali insieme alla famiglia del ragazzo (o ragazza).
Concluso il progetto, e «comunque con scadenza annuale», il servizio sociale “trasmette al Tribunale per i minorenni una relazione che illustra il percorso e gli esiti dell'intervento. Il Tribunale per i minorenni, valutate le risultanze attestate nella relazione e sentito il minorenne e i genitori o gli esercenti la responsabilità genitoriale, con decreto motivato, può in via alternativa «dichiarare concluso il percorso rieducativo; proseguire il percorso e il progetto; disporre l'affidamento del minorenne ai servizi sociali» oppure «disporre il collocamento del minorenne in una comunità, qualora gli interventi previsti dai numeri precedenti appaiano inadeguati».
Finalmente riportiamo nei binari giusti il dibattito su questo fenomeno, ed enfatizziamo il ruolo di familiari e istituzioni scolastiche, che necessariamente devono condividere lo stesso progetto educativo. La legge si pone anche l'obiettivo di formare ed informare i protagonisti di questo nuovo processo che viene ad attivarsi, familiari e scuola per l'appunto. Solo con la dovuta consapevolezza e conoscenza della materia si può pensare di guidare i nostri ragazzi nella costruzione di relazioni pro-sociali e non antisociali conducendoli, in particolare, ad approfondire il potenziale offerto dalle tecnologie e le conseguenze dell'uso improprio e lesivo delle stesse.
Al contempo, la costruzione dell'alleanza educativa tra scuola e famiglia non può prescindere dalla parallela tessitura di proficue relazioni inter-istituzionali: solo l'esercizio diffuso ed avveduto delle corresponsabilità può costituire, infatti, un efficace antidoto per affrontare e risolvere le delicate questioni che toccano la vita dei nostri ragazzi.
Con questa legge il Movimento 5 Stelle vuole rimarcare l'impegno che coinvolge l'intera comunità educante: prendersi cura dei propri giovani lavorando in continua sinergia e in reciproca fiducia, al fine di creare un'alleanza educativa che permetta di guardare nella stessa direzione. Fare un passo avanti importante in questa direzione significa consentire si nostri giovani di fare tanti passi saldi e consapevoli verso un futuro fatto di rispetto e opportunità e non più di violenza e disagio.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ALESSANDRO BATTILOCCHIO (MOZIONI CONCERNENTI L'ACQUISTO DI VELIVOLI F-35)
ALESSANDRO BATTILOCCHIO (Intervento in discussione sulle linee generali – Mozioni concernenti l'acquisto di velivoli F-35). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, l'Italia è partner del progetto per la realizzazione e l'adozione degli F-35. Lo sappiamo, ma non ci sforziamo mai abbastanza di comprendere il significato di questo semplice dato. Non si tratta soltanto di un semplice accordo commerciale, ma il progetto per la realizzazione degli F-35 è qualcosa di più: un grande disegno strategico che non si limita ad armonizzare i sistemi di arma realizzati separatamente dai Paesi membri del progetto, ma sancisce, anche simbolicamente, con l'adozione di sistemi unificati, l'unità dell'Alleanza Atlantica. Infatti, nel programma volto alla realizzazione degli F-35, lo schema tradizionale di una singola produzione nazionale viene superato in favore di una filiera produttiva che coinvolge direttamente gli otto Stati, partner del programma, a cui è affidata la responsabilità di realizzare alcuni o parti dei velivoli. È proprio sul ruolo che assume l'Italia in questo contesto che risulta essenziale poter disporre di uno strumento militare che sia bilanciato e flessibile per rispondere con tempestività a crisi di carattere e dimensioni non prevedibili.
Ed è proprio per questo motivo che Forza Italia sostiene da sempre con convinzione la partecipazione dell'Italia al programma degli F-35. Vorrei ricordare, infatti, che durante il secondo Governo Berlusconi, nel 2002, è stata confermata la partecipazione alla fase di sviluppo del programma con un impegno di spesa di circa 1.190 milioni di euro. Nel 2009 ci siamo fatti promotori dell'acquisto di 131 F-35 al costo di 12,9 miliardi di euro, spalmati fino al 2026 e della realizzazione presso l'aeroporto militare di Cameri, di una linea di assemblaggio finale e di verifica per i velivoli destinati ai Paesi europei. Da quel momento in poi i Governi che si sono susseguiti hanno deciso di interrompere il percorso virtuoso intrapreso dai Governi Berlusconi, tanto che già nel 2012 è stata ridotta la commessa per la produzione e l'acquisto di tali cacciabombardieri da 131 a 90 velivoli.
In considerazione dei tentativi, che si sono susseguiti nel tempo, di ripensare, rivedere e ridurre il programma per la realizzazione degli F-35, è opportuno riflettere sulle motivazioni che hanno portato all'istituzione di tale programma. Gli F-35 sono necessari per procedere all'ammodernamento del sistema d'arma dell'aeronautica italiana per garantire, da un lato, una maggiore sicurezza per i piloti e, dall'altro, una migliore capacità operativa. I 90 velivoli, che risultano già dalla riduzione dei 131 iniziali operata nel 2012, rappresentano, secondo fonti militari, meno di quanto operativamente necessario per garantire il pieno svolgimento della propria attività, ma si tratta comunque di un'operazione che ci consentirà di sostituire i velivoli, ormai al limite dell'inefficienza e superati, con aerei militari di quinta generazione, anche se in misura ridotta rispetto alle stesse necessità dichiarate dalla settore della difesa. Attualmente, l'ammodernamento e l'aggiornamento dei mezzi in dotazione dell'Aeronautica e della Marina militare costituisce, dunque, un'azione imprescindibile per contribuire, anche attraverso dotazioni all'avanguardia, al sistema difensivo euro-atlantico.
In tale contesto non possiamo sottovalutare la crescente instabilità e i fuochi rivoluzionari in numerose aree dell'Africa e del Medio Oriente che richiedono all'Europa di assumere responsabilità e autonomia crescenti per la struttura internazionale. Il programma degli F-35 è divenuto ormai un elemento emblematico rispetto al settore della difesa, anche se in realtà il tema delle Forze armate e degli armamenti è molto più ampio. A livello europeo auspichiamo un'evoluzione concreta nella razionalizzazione delle capacità delle forze militari verso un vero sistema di difesa comune. Se è vero che il processo di integrazione richiede tempo, oggi non ci possiamo permettere di ridurre gli investimenti sul tema della difesa in maniera generalizzata, ma anzi è necessario implementarli.
Questa azione appare irrinunciabile soprattutto nell'attuale scacchiere internazionale. È senza ombra di dubbio che la discussione sugli F-35 stia avvenendo in un quadro internazionale fortemente instabile e segnato dal riemergere del terrorismo di matrice jihadista che si impone all'attenzione dei maggiori Paesi occidentali come un pericolo attuale, concreto, devastante anche per l'Italia. In questo scenario abbiamo il dovere di essere preparati, un dovere che si configura con impegni che abbiamo nei confronti dell'Alleanza Atlantica in termini di budget, di armamento e anche di scelte strategiche come quella di rafforzare la nostra presenza e migliorarla qualitativamente e quantitativamente sul fronte europeo. Un dibattito ideologico sulla riduzione e sull'azzeramento dei sistemi d'arma è un dibattito pericoloso per il nostro Paese fortemente esposto a rischi militari. L'Italia, anche per la propria particolare posizione geografica, dovrà quindi continuare a fare la sua parte per la sicurezza in Europa e per farlo deve poter contare anche sul proprio armamento.
Non bisogna, poi, sottovalutare che il programma F-35 non ha solo delle ripercussioni positive a livello strategico e in merito al ruolo che l'Italia assume nello scacchiere geopolitico, ma fornisce all'economia italiana un'importante opportunità di crescita, soprattutto per il settore industriale e per la ricaduta occupazionale. A Cameri, infatti, è stata avviata una filiera produttiva che vede la partecipazione di circa sessanta aziende tutte italiane che costituiscono eccellenze dell'industria aeronautica italiana. È la prima volta che gli Stati Uniti hanno acconsentito alla realizzazione di un sito produttivo fuori dai confini, offrendo all'Italia l'opportunità di contribuire ad un polo d'avanguardia.
Mi preme sottolineare e sgombrare il campo da ogni equivoco in merito al rispetto di valori che sono per noi imprescindibili. La necessità di dover far fronte ai conflitti e di dover assumere una posizione politica non ha nulla a che fare con la nostra cultura della pace, che non è in discussione, ma anzi un punto fermo della nostra Carta Costituzionale e della cultura dell'Italia che è il primo Paese nella cooperazione internazionale svolta dalle migliaia di organizzazioni di volontariato e dallo straordinario impegno operativo dei nostri militari impegnati in molti scenari internazionali. La grave vicenda che, pochi giorni fa, ha colpito alcuni dei nostri militari in Iraq dimostra che il terrorismo non è ancora sconfitto e la strada per la pacificazione di quelle terre è lunga e impervia. Essere a favore di questo programma non vuol dire essere ostili alla causa della pace, ma anzi vuol dire garantire sicurezza a tutti noi e ai nostri figli. Nell'articolo 11 della Costituzione, l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. La pace, dunque, come valore fondante; la costruzione della pace come impegno costitutivo del nostro essere nazione, popolo e Stato. Ma la costruzione della pace non può essere una semplice invocazione, non può essere un tema che semplicemente inseriamo nei nostri discorsi. La costruzione della pace richiede politiche attive per la sua realizzazione. Ne sono il segno tangibile i nostri uomini impegnati nella missione anti Isis che rischiano quotidianamente la loro vita. L'Italia intera deve stringersi con gratitudine a tutti coloro che indossano con orgoglio l'uniforme, che difendono nel mondo la pace e la sicurezza.
Auspichiamo, dunque, che il Governo possa valutare positivamente la mozione depositata dai colleghi della Lega, che il Gruppo di Forza Italia ha sottoscritto considerata la univocità di intenti e con cui chiediamo di esprimere un univoco orientamento alla conferma della commessa riguardante l'acquisto degli F-35 soprattutto alla luce delle ultime contraddizioni tra le diverse voci provenienti dal Governo.
Il nostro è un grande Paese – e mi avvio alla conclusione – che affronta con coraggio e sacrificio i complessi problemi che attualmente lo affliggono, ma non si ripiega su se stesso. Partecipa alle missioni internazionali di pace, rispetta e onora gli impegni assunti nell'ambito delle alleanze alle quali ha aderito e nelle quali opera come membro attivo. Ci sentiamo in dovere di dire che bisogna avere fiducia, dare fiducia, infondere fiducia alle nostre Forze armate, che non è possibile in questo momento per lo scenario internazionale dare l'impressione agli interlocutori, ai nostri partner ma anche ai nostri possibili avversari, di sguarnire il fronte della difesa, perché il tema della sicurezza è un tema centrale ed è un diritto fondamentale dei cittadini come lo sono tantissimi altri diritti che non sono sostituibili con quello della sicurezza.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 la deputata Emiliozzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 32 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 2 il deputato Donina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 3 il deputato Toccafondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 5 alla n. 20 il deputato De Luca ha segnalato che non è riuscito a votare;
nelle votazioni dalla n. 17 alla n. 19 il deputato Gariglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 22 la deputata Ciampi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 29 il deputato Buratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 36 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 2242 - odg 9/5 | 433 | 433 | 0 | 217 | 180 | 253 | 33 | Resp. |
2 | Nominale | odg 9/2242/7 | 438 | 438 | 0 | 220 | 183 | 255 | 33 | Resp. |
3 | Nominale | odg 9/2242/8 | 442 | 442 | 0 | 222 | 189 | 253 | 33 | Resp. |
4 | Nominale | odg 9/2242/9 | 450 | 450 | 0 | 226 | 190 | 260 | 33 | Resp. |
5 | Nominale | odg 9/2242/10 | 456 | 456 | 0 | 229 | 191 | 265 | 33 | Resp. |
6 | Nominale | odg 9/2242/11 | 459 | 459 | 0 | 230 | 192 | 267 | 33 | Resp. |
7 | Nominale | odg 9/2242/12 | 461 | 461 | 0 | 231 | 193 | 268 | 33 | Resp. |
8 | Nominale | odg 9/2242/16 | 462 | 462 | 0 | 232 | 193 | 269 | 33 | Resp. |
9 | Nominale | odg 9/2242/27 | 461 | 461 | 0 | 231 | 194 | 267 | 33 | Resp. |
10 | Nominale | odg 9/2242/29 | 461 | 461 | 0 | 231 | 192 | 269 | 33 | Resp. |
11 | Nominale | odg 9/2242/30 | 466 | 466 | 0 | 234 | 196 | 270 | 33 | Resp. |
12 | Nominale | odg 9/2242/31 | 469 | 469 | 0 | 235 | 197 | 272 | 33 | Resp. |
13 | Nominale | odg 9/2242/35 | 461 | 459 | 2 | 230 | 193 | 266 | 32 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | odg 9/2242/36 | 462 | 462 | 0 | 232 | 193 | 269 | 32 | Resp. |
15 | Nominale | odg 9/2242/39 | 464 | 464 | 0 | 233 | 192 | 272 | 32 | Resp. |
16 | Nominale | odg 9/2242/43 | 463 | 462 | 1 | 232 | 192 | 270 | 32 | Resp. |
17 | Nominale | odg 9/2242/47 | 467 | 467 | 0 | 234 | 192 | 275 | 32 | Resp. |
18 | Nominale | odg 9/2242/48 | 466 | 466 | 0 | 234 | 192 | 274 | 32 | Resp. |
19 | Nominale | odg 9/2242/49 | 465 | 465 | 0 | 233 | 194 | 271 | 32 | Resp. |
20 | Nominale | odg 9/2242/52 | 465 | 465 | 0 | 233 | 194 | 271 | 32 | Resp. |
21 | Nominale | odg 9/2242/55 | 468 | 468 | 0 | 235 | 192 | 276 | 32 | Resp. |
22 | Nominale | odg 9/2242/56 | 463 | 463 | 0 | 232 | 190 | 273 | 32 | Resp. |
23 | Nominale | odg 9/2242/59 | 462 | 462 | 0 | 232 | 187 | 275 | 32 | Resp. |
24 | Nominale | odg 9/2242/62 | 466 | 466 | 0 | 234 | 189 | 277 | 32 | Resp. |
25 | Nominale | odg 9/2242/64 | 469 | 469 | 0 | 235 | 193 | 276 | 32 | Resp. |
26 | Nominale | odg 9/2242/65 | 471 | 471 | 0 | 236 | 192 | 279 | 32 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 37) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | odg 9/2242/66 | 465 | 465 | 0 | 233 | 193 | 272 | 32 | Resp. |
28 | Nominale | odg 9/2242/67 | 467 | 467 | 0 | 234 | 191 | 276 | 32 | Resp. |
29 | Nominale | odg 9/2242/70 | 466 | 466 | 0 | 234 | 192 | 274 | 32 | Resp. |
30 | Nominale | odg 9/2242/71 | 472 | 472 | 0 | 237 | 193 | 279 | 32 | Resp. |
31 | Nominale | odg 9/2242/72 | 465 | 465 | 0 | 233 | 190 | 275 | 32 | Resp. |
32 | Nominale | odg 9/2242/73 | 468 | 468 | 0 | 235 | 189 | 279 | 32 | Resp. |
33 | Nominale | odg 9/2242/74 | 466 | 464 | 2 | 233 | 189 | 275 | 32 | Resp. |
34 | Nominale | odg 9/2242/78 | 472 | 472 | 0 | 237 | 190 | 282 | 32 | Resp. |
35 | Nominale | odg 9/2242/80 | 472 | 377 | 95 | 189 | 97 | 280 | 32 | Resp. |
36 | Nominale | odg 9/2242/82 | 470 | 470 | 0 | 236 | 190 | 280 | 32 | Resp. |
37 | Nominale | Ddl 2242 - voto finale | 440 | 440 | 0 | 221 | 285 | 155 | 32 | Appr. |