XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 13 dicembre 2019

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 13 dicembre 2019.

      Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Berlinghieri, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Braga, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Menech, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Marrocco, Marzana, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Orsini, Parolo, Pedrazzini, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tateo, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 12 dicembre 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          DE MENECH: «Interventi per lo svolgimento dei Giochi olimpici invernali “Milano Cortina 2026”» (2300);
          PEREGO DI CREMNAGO e SISTO: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni di estremismo violento o terroristico e di radicalizzazione di matrice jihadista» (2301).

      Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

      La proposta di legge FOGLIANI ed altri: «Norme riguardanti il trasferimento al patrimonio disponibile e la successiva cessione a privati di aree demaniali nel comune di Chioggia» (2041) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Moretto.

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti e iniziative di competenza in merito alla gestione dei rifiuti nella città di Roma, anche al fine di superare un approccio emergenziale – 2-00597

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
          come riportato ultimamente da organi di stampa nazionale, la discarica industriale di Falcognana sarebbe stata individuata come luogo di stoccaggio dei rifiuti della città di Roma;
          l'articolo 13 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 prevede che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all'ambiente ed in particolare: senza creare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo, la flora o la fauna, né causare inconvenienti da rumori od odori, né danneggiare il passaggio o i siti di particolare interesse;
          l'articolo 178 del decreto legislativo n.  152 del 2006 stabilisce che la gestione dei rifiuti è effettuata conformemente ai princìpi di precauzione, di prevenzione, di sostenibilità, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell'utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nonché del principio chi inquina paga. A tal fine, la gestione dei rifiuti è effettuata secondo criteri di efficacia, efficienza, economicità, trasparenza, fattibilità tecnica ed economica, nonché nel rispetto delle norme vigenti in materia di partecipazione e di accesso alle informazioni ambientali;
          la direttiva europea 2008/98/CE stabilisce un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti all'interno dell'Unione;
          la Commissione europea, con una nota indirizzata al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla regione Lazio e al comune di Roma, facendo riferimento ad un precedente carteggio con la regione Lazio le cui risposte sono state ritenute insufficienti, chiede nuove informazioni alla luce delle allarmanti notizie che sono apparse sui grandi quotidiani internazionali come il Financial Times del 9 luglio 2019;
          la Commissione europea critica la regione Lazio poiché il piano rifiuti del 2012, ancora in vigore, è in gran parte inattuato con impianti previsti non in esercizio o addirittura chiusi ed esprime forti perplessità in merito al mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, sulla mancanza di impianti di compostaggio e sulla insufficienza delle discariche esistenti;
          a ciò si aggiunga che la preoccupazione maggiore della Commissione è sulla termovalorizzazione, considerato che, dei quattro impianti previsti dal piano del 2012, è presente solo quello di S. Vittore, insufficiente a trattare la quantità di cdr-css prodotto dagli impianti di Tmb previsti;
          con l'ordinanza n.  Z00003 del 27 novembre 2019 la regione Lazio del presidente Zingaretti ha emanato un atto, a giudizio dell'interrogante, tardivo, in quanto si specifica che la responsabilità dell'emergenza rifiuti è del comune di Roma, evidenziando solo la necessità di trovare in pochi giorni una discarica dove abbancare e stoccare i rifiuti, non considerando che la Commissione europea stessa con apposita direttiva stabilisce che il 65 per cento dei rifiuti deve andare a riciclo, il 25 per cento deve essere valorizzato e solo il 10 per cento deve andare in discarica;
          l'eventuale utilizzo del sito di Falcognana non è in nessun modo compatibile con i codici per i rifiuti solidi urbani, inoltre l'urgenza è assolutamente non giustificabile ed è dovuta, ad avviso degli interpellanti, solamente al lassismo della regione Lazio e del comune di Roma, pertanto illegittima;
          la dichiarazione dello stato di emergenza, qualora si dovesse verificare ai fini della nomina del commissario, si configurerebbe secondo gli interpellanti come illegittima e suscettibile di impugnazione e denuncia;
          l'eventuale decisione commissariale di aprire la discarica di Falcognana comporterà inevitabilmente la chiusura dell'attività del gruppo Fiori Metalli attualmente operante nell'impianto, con il licenziamento di oltre 300 persone in tutta Italia;
          la regione Lazio non spiega perché la discarica di Colleferro sia ancora provvisoriamente chiusa, perché debba chiudere entro la fine dell'anno, visto che solo pochi mesi fa è stata autorizzata ad ampliare il proprio sito per quasi 1 milione di metri cubi;
          come riscontrato dalle maggiori agenzia di stampa, il rapporto Ispra 2020, in fase di pubblicazione, sui dati del 2018, evidenzia come la produzione dei rifiuti nel Lazio è in aumento rispetto al 2017: si tratta di circa tre milioni di tonnellate di rifiuti prodotti all'anno, con 1 milione 300 mila tonnellate di indifferenziato;
          i dati appena riportati rilevano una mancanza di impianti di compostaggio per circa 500 mila tonnellate all'anno e una insufficienza di termovalorizzazione pari a circa 450 mila tonnellate –:
          se il Ministro interpellato sia a conoscenza delle osservazioni riportate in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per:
              a) eliminare la confusione e l'opacità che avvolge tutta la gestione dei rifiuti della città di Roma;
              b) chiarire alle istituzioni europee quali siano le linee guida che lo Stato italiano vuole perseguire al fine di garantire il rispetto della normativa vigente;
              c) modificare l'approccio alla tematica dei rifiuti e, pertanto, superare la logica emergenziale attraverso un'ampia e approfondita pianificazione del ciclo dei rifiuti fondato sui princìpi di trasparenza, pubblicità e inclusione.
(2-00597) «Brunetta, Gelmini».


Chiarimenti in merito ad un progetto, annunciato in sede di Consiglio d'Europa, relativo a sistemi di intelligenza artificiale applicati a «procedimenti elementari» in ambito giudiziario – 2-00576

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, per sapere – premesso che:
          il 15 ottobre 2019 presso il Consiglio d'Europa ove si sono riuniti i Ministri della giustizia, il Ministro della giustizia italiano ha annunciato un progetto sui sistemi di intelligenza artificiale per decidere «procedimenti elementari»;
          segnatamente ha dichiarato che alcuni dei progetti più ambiziosi che sta iniziando ad ipotizzare in Italia, unitamente al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, riguardano il ricorso a sistemi di intelligenza artificiale per la decisione in prima istanza di procedimenti di natura elementare, quale per esempio le impugnazioni contro sanzioni amministrative per violazioni del codice della strada, lasciando comunque alla parte ricorrente il diritto di richiedere una revisione della decisione da parte del giudice;
          il Ministro Bonafede ritiene, per come dichiarato, che altro punto importante sia il ricorso a sistemi di intelligenza artificiale dotati di funzionalità predittive da porre a disposizione degli utenti del sistema giustizia per la previsione dell'esito, probabile esito, di giudizi di struttura elementare in modo da disincentivare, ove possibile, il ricorso alla giustizia da parte dei soggetti più probabilmente soccombenti e incentivare così il ricorso a soluzioni stragiudiziali di componimento delle liti;
          di questa progettualità annunciata a Strasburgo come già in essere non vi è alcuna traccia nei documenti economici all'esame, né tantomeno il Ministro Bonafede ha accennato ad alcunché in sede parlamentare, il 23 ottobre 2019, in audizione sulle linee generali sull'azione del suo Dicastero;
          nel merito della questione, la possibilità di una diffusione di decisioni giudiziarie algoritmiche in materia penale ha richiamato l'attenzione, e destato la preoccupazione, proprio del Consiglio d'Europa il quale, tramite la propria Commissione per l'efficacia della giustizia (Cepej), il 4 dicembre 2018 ha adottato la Carta etica europea per l'uso dell'intelligenza artificiale nei sistemi di giustizia penale e nei relativi ambienti;
          proprio in relazione ai procedimenti penali, il documento avverte che, anche se non sono specificamente progettati per essere discriminatori, l'uso di algoritmi basati sull'intelligenza artificiale ha mostrato il rischio di favorire la rinascita di teorie deterministiche a scapito delle teorie dell'individualizzazione della pena;
          allo stato attuale, quanto meno in Europa, gli algoritmi predittivi della pericolosità criminale (e, più in generale, gli automated decision systems) non hanno avuto accesso nelle aule penali, anche perché, a precludere loro tale accesso, si erge l'articolo 15 della direttiva 95/46/CE, confluito nell'articolo 22 del nuovo regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, entrato in vigore il 25 maggio 2018. Tale articolo stabilisce, infatti, che ogni persona ha il diritto di non essere sottoposta ad una decisione che produca effetti giuridici o abbia effetti significativi nei suoi confronti, fondata esclusivamente su un trattamento automatizzato di dati destinati a valutare taluni aspetti della sua personalità –:
          se il Governo non intenda chiarire se e a quale soggetto sia stato affidato uno studio di progettazione di software specifici in ambito giudiziario;
          se, alla luce di quanto riportato in premessa, il Governo non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito alle tipologie di infrastrutture analizzate al fine della realizzazione del progetto richiamato, specificando la somma destinata, la provenienza delle risorse impiegate nel progetto citato e i capitoli di spesa interessati;
          se non intenda indicare i tempi stimati per l'attuazione del progetto citato in premessa e se, in merito allo studio di fattibilità progettuale, sia stato interpellato il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza al fine di valutare le «direttive Nis» per la realizzazione del medesimo progetto.
(2-00576) «Bartolozzi, Aprea, Battilocchio, Brambilla, Calabria, Cannatelli, Cannizzaro, Carrara, Casciello, Costa, Cristina, D'Ettore, Della Frera, Fatuzzo, Dall'Osso, Cassinelli, D'Attis, Ferraioli, Fiorini, Labriola, Milanato, Occhiuto, Pettarin, Pittalis, Polidori, Rotondi, Ruggieri, Santelli, Sarro, Sandra Savino, Spena, Versace, Zanettin, Zanella, Vietina, Anna Lisa Baroni».


Chiarimenti in merito alle modalità e ai tempi relativi alla disponibilità dei nuovi braccialetti elettronici – 2-00599

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
          l'articolo 215-bis, comma 1, del codice di procedura penale ha introdotto l'utilizzo di mezzi elettronici o altri strumenti (nella fattispecie, il cosiddetto «braccialetto elettronico»), previa verifica di disponibilità da parte del giudice presso la polizia giudiziaria;
          la ratio con cui tale norma venne introdotta corrispondeva alla necessità di sostituire la detenzione carceraria con arresti domiciliari «controllati» per tutti quei delitti considerati a bassa pericolosità sociale;
          da ultimo, durante l'esame del cosiddetto codice rosso (legge n.  69 del 2019) è stato approvato un emendamento presentato dal gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente che modifica l'applicazione di procedure di controllo mediante braccialetto elettronico nei casi di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa;
          durante l'esame del cosiddetto decreto sicurezza-bis (legge n.  77 del 2019) è stato respinto un emendamento del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente volto ad aumentare della metà la somma attualmente impiegata dei braccialetti elettronici;
          nel tempo, l'incremento dell'uso del dispositivo del braccialetto elettronico ha comportato nell'arco di pochi anni il suo pressoché totale esaurimento;
          a ciò si aggiunga che, come riportato da fonti di stampa, numerosi detenuti sono in lista di attesa per uscire dalle strutture penitenziarie, ma sono impossibilitati a farlo a causa della mancata esecuzione delle ordinanze di concessione di misure alternative alla detenzione dovuta alla indisponibilità dei nuovi braccialetti;
          l'Amministrazione dell'interno, nel dicembre 2016, avviava una procedura ad evidenza pubblica «aperta» ai sensi dell'articolo 60, commi 1 e 3, del decreto legislativo n.  50 del 2016 per la fornitura di braccialetti elettronici a cui prendevano parte Tim spa, Rti Fastweb e Rti Engineering;
          nel giugno 2017, risultava aggiudicataria secondo la graduatoria provvisoria Rti Fastweb, ma, rilevato tuttavia un anomalo ribasso dell'offerta, si è proceduto alla richiesta di documentazione ulteriore probatoria attestante il possesso dei requisiti economico-finanziari della società aggiudicataria;
          ultimata con esito positivo tale verifica documentale, con decreto direttoriale del 2 agosto 2018 è stato definitivamente aggiudicato l'appalto a Rti Fastweb: il servizio erogato dalla società aggiudicataria prevede, per un periodo minimo di 27 mesi, l’«utilizzo» di un numero medio mensile di 1.000 dispositivi con la capacità di utilizzarne anche il 20 per cento in più;
          a distanza di un anno dall'aggiudicazione della suddetta gara, sembrerebbe che ancora oggi il contratto sia bloccato;
          la commissione di collaudo è stata nominata dal Ministero dell'interno solo a fine novembre 2018, ma non si conoscono né gli esiti né i tempi di arrivo dei nuovi dispositivi;
          considerando inoltre le attuali criticità in cui versano alcune strutture penitenziarie, il braccialetto elettronico rappresenta uno strumento indispensabile per ridurre il sovraffollamento carcerario, in favore di una esecuzione della detenzione domiciliare meno onerosa –:
          se il Governo non intenda fornire chiarimenti e indicazioni precise in merito alle modalità e ai tempi con cui i nuovi braccialetti elettronici saranno messi a disposizione, in modo da consentire l'esecuzione delle misure di detenzione domiciliare già disposte e ridurre il sovraffollamento carcerario.
(2-00599) «Bartolozzi, Gelmini, Occhiuto, Calabria, Cannizzaro, Carrara, Casciello, Cassinelli, Costa, Cristina, D'Ettore, Dall'Osso, Della Frera, Fiorini, Ferraioli, Giacometto, Labriola, Marrocco, Mazzetti, Milanato, Novelli, Palmieri, Pittalis, Polidori, Ripani, Ruffino, Siracusano, Spena, Versace, Zanettin».


Chiarimenti in relazione ad asserite ingerenze di esponenti del Governo nel conferimento di incarichi Rai – 2-00598

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
          come riportato dalle maggiori fonti di stampa, sembrerebbe che la giornalista Milena Gabanelli abbia avuto un colloquio con il capo politico, Luigi Di Maio, proprio nei giorni precedenti alle nomine dei direttori di rete e delle figure apicali in Rai;
          la giornalista, con estrema chiarezza, ha così commentato l'incontro citato: «Di Maio mi ha chiesto un incontro per conoscere la mia disponibilità ad un eventuale ritorno in Rai» aggiungendo «non mi ha proposto di candidarmi ad alcunché, né io sarei interessata»;
          le dichiarazioni rilasciate da una giornalista come Milena Gabanelli delineano una situazione allarmante e, ad avviso degli interpellanti, un clima da regime antidemocratico, che continua ad imperversare nella tv pubblica con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale che, senza legittimazione alcuna, svolge incontri al fine di procedere ad assunzioni all'interno dell'azienda pubblica di viale Mazzini;
          ad avviso degli interpellanti, con la vicenda appena riportata, a conferma di quanto già accaduto con il caso che ha coinvolto la giornalista Maria Giovanna Maglie, si ha l'ennesima riprova di una «lottizzazione» spregiudicata della Rai la quale, al contrario di quanto dichiarato a più riprese dagli esponenti del Governo, risulta dai fatti palesemente vincolata alle indicazioni provenienti dalla maggioranza;
          a ciò si aggiunga che sulla vicenda che ha coinvolto la giornalista Maria Giovanna Maglie, il Governo ha fornito una risposta del tutto inadeguata e insufficiente all'interpellanza urgente (n.  2-00414) presentata dal sottoscritto il 28 giugno 2019;
          la dichiarazione della Gabanelli, tra l'altro, è stata rilasciata in giorni piuttosto delicati per la Rai, bloccata, ad avviso degli interpellanti, da una situazione a dir poco assurda, nella quale le nomine dei nuovi direttori di rete e di altre figure apicali, previste per il 28 novembre 2019, sono state rinviate all'ultimo momento;
          la Rai sembrerebbe, dunque, paralizzata, da un lato, dalla situazione delle nomine dei nuovi direttori di rete e di altre figure apicali, determinata proprio da uno stallo politico, ovvero la mancata convergenza tra le forze politiche di maggioranza sui nomi e, dall'altro, dai plurimi annunci del Governo di tagli alle risorse dell'azienda pubblica che, ove attuati, non permetterebbero la realizzazione del piano industriale 2019-2021;
          la vicenda riportata è soltanto la punta dell’iceberg di una serie di eventi che continuano a perpetrarsi in Rai in palese violazione dei princìpi che devono guidare l'azione della tv pubblica che, ad avviso degli interpellanti, offre ai cittadini contribuenti un'informazione tutt'altro che obiettiva e imparziale;
          i canoni di equilibrio, pluralismo e imparzialità sono, ad avviso degli interpellanti, sistematicamente violati dalla Rai attraverso interviste degli esponenti del Governo senza alcun tipo di contraddittorio: in tal senso, non si può sottacere il caso più eclatante dell'intervista rilasciata – senza il benché minimo contraddittorio – dal Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, al quale, durante uno speciale del Tg1 sulla guerra di Erdogan, è stato consentito di trattare unilateralmente argomenti del tutto estranei a quelli oggetto del servizio –:
          se il Ministro interpellato non intenda smentire le dichiarazioni rilasciate dalla giornalista Milena Gabanelli al fine di escludere ingerenze di esponenti del Governo nel conferimento di incarichi nella Rai.
(2-00598) «Mulè, Gelmini».


Iniziative di competenza volte alla prevenzione e al contrasto della prostituzione minorile, anche mediante un nuovo piano nazionale d'azione e l'apertura di un tavolo permanente per il monitoraggio del fenomeno – 2-00595

E)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
          non può esserci nulla di più orribile e drammatico di bambini che si prostituiscono e adulti che abusano di loro e tutto questo non accade in un Paese sottosviluppato del terzo mondo che non riconosce i diritti umani, ma in Italia, anche di giorno e sotto gli occhi di tutti;
          è di pochi giorni fa la notizia che a Napoli, in una zona dove è dilagante la prostituzione su strada, i residenti hanno lanciato l'allarme di una realtà devastante: la prostituzione minorile;
          in particolare, secondo quanto riportato in una scioccante inchiesta de Il Giornale, nel quartiere partenopeo di Poggioreale, dove sono ampie le zone di degrado e disagio della popolazione, non sono solo le donne, principalmente originarie di Paesi dell'Est Europa, a vendere il proprio corpo, ma anche i bambini;
          nel quartiere c’è chi riferisce di ragazzine impegnate a consumare rapporti sessuali all'aperto, bambini di 10 o 11 anni, venduti anche ad anziani, e chi denuncia di aver assistito a una trattativa tra tre bambini e un presunto pedofilo;
          secondo i residenti a prostituirsi sarebbero alcuni dei bambini che vivono nel vicino campo rom;
          un orrore già descritto in alcuni recenti articoli del Corriere del Mezzogiorno che ha raccontato dello stesso dramma vissuto anche da bambine nigeriane e dell'est, in altri punti a rischio della città; ma anche Il Mattino ha, di recente, messo in evidenza lo scempio della prostituzione minorile nella centralissima piazza Garibaldi;
          secondo l'inchiesta de Il Mattino, le modalità con cui vengono gestiti questi fenomeni, ad esempio nella zona industriale della città, sono da vere turnazioni di lavoro. Nell'area orientale, dove spesso sono attive le ragazze nigeriane, gli agenti della polizia locale hanno riscontrato due fasce orarie che coprono l'intera giornata dalle 8 del mattino alle 16, dalle 17 alle 24 e poi per tutta la notte;
          c’è poi la testimonianza diretta di una rom di 14 anni costretta a prostituirsi per sua volontà, per mantenere due bambini, ma la maggior parte dei casi è chiaramente di sfruttamento di minori che dovrebbero essere liberi di studiare e vivere la loro infanzia e adolescenza, senza sofferenze, maltrattamenti e costrizioni;
          si tratta di un fenomeno che vede coinvolti sempre più minorenni di ogni età e nazionalità. Una realtà che ormai sembra non avere più confini e appartenenza etnica, sempre più strutturata e complessa e che si estende in gran parte della città sotto gli occhi di tutti;
          un dramma nel dramma, se fosse così, che decreterebbe il fallimento delle politiche di inclusione sbandierate dal sindaco e richiederebbe un intervento urgente per porre fine a quella che, come l'hanno definita i testimoni, sembra essere un'infanzia violata a cielo aperto;
          a conferma della drammatica realtà descritta, che, purtroppo, non è circoscritta alla sola città di Napoli, ma è una piaga diffusa su tutto il territorio nazionale, ci sono anche i dati del rapporto «Piccoli schiavi invisibili 2019», di Save the Children;
          secondo la fotografia scattata dal rapporto, le vittime dello sfruttamento sessuale in Italia sono giovanissime e il numero è in continuo aumento: 1.660 le vittime accertate, con sempre più minorenni coinvolti, cresciuti in un anno dal 9 per cento al 13 per cento;
          le ragazze maggiormente esposte al traffico delle organizzazioni e reti criminali che gestiscono in Italia il business della prostituzione provengono soprattutto dalla Nigeria o dai Paesi dell'est europeo e dai Balcani;
          è il riscontro diretto di un fenomeno che, se proiettato su tutte le regioni italiane, in virtù della sua trasversalità territoriale, indica realisticamente che i minori o neo-maggiorenni sfruttati sessualmente in Italia sarebbero diverse migliaia, vittime, altresì, di uno Stato distratto incapace di prendersene cura;
          peraltro, i recenti e drammatici fatti di cronaca di Bibbiano o del Forteto hanno confermato l'incapacità dell'Italia di tutelare pienamente i minori e proteggerli da adulti non idonei a garantire le giuste cure, anche quando queste sono delegate ai servizi sociali;
          la risposta del sistema italiano di tutela delle vittime di tratta, nello specifico, è ancora frammentaria, come rilevato anche dal Gruppo di esperti del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani (Greta) che nel 2018 ha condotto una missione di valutazione del quadro normativo e istituzionale nel nostro Paese rispetto all'applicazione della Convenzione europea in materia;
          il primo Piano nazionale d'azione adottato dal Governo nel 2016 per tracciare le linee guida del contrasto e della prevenzione ha rappresentato un passo positivo, ma è scaduto a dicembre 2018 e non è stato ancora definito un secondo piano;
          il fenomeno della tratta e del grave sfruttamento di esseri umani, in particolare di minori, rappresenta una sfida più che attuale per le autorità italiane e necessita, oggi più che mai, di un intervento nazionale coordinato tra tutti gli attori –:
          se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per arginare questa vera e propria piaga sociale, tutelare i diritti violati dei bambini coinvolti e proteggere la loro infanzia, nonché per potenziare la prevenzione e l'emersione del fenomeno attraverso una formazione specifica dei funzionari delle forze dell'ordine, dei giudici, degli assistenti sociali, degli psicologi, degli avvocati, degli esperti dell'infanzia e degli operatori sanitari;
          se non ritenga necessario definire un nuovo piano nazionale d'azione e aprire un tavolo permanente per il monitoraggio del fenomeno della prostituzione minorile e della tratta dei minori per sfruttamento sessuale, per comprenderne le proporzioni e gli interventi coordinati in grado di garantire una vera azione di prevenzione e fornire i mezzi più efficaci per favorire la fuoriuscita delle vittime e il loro percorso di integrazione, anche promuovendo la definizione e l'adozione di protocolli e convenzioni per l'individuazione precoce delle vittime di sfruttamento sessuale.
(2-00595) «Bellucci, Lollobrigida, Foti, Bucalo, Deidda, Montaruli, Rotelli, Acquaroli, Ciaburro, Maschio, Lucaselli, Varchi, Caretta, Trancassini, Mantovani, Galantino, Caiata, Butti, Zucconi».


Iniziative volte ad affrontare le criticità emerse per le Istituzioni di Alta formazione artistica, musicale e coreutica-Afam in merito ai servizi all'utenza e al personale docente precario – 2-00593

F)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
          a più di un mese dall'inizio dell'anno accademico le Istituzioni di Alta formazione artistica, musicale e coreutica-Afam (conservatori, accademie di belle arti, istituti superiori per le industrie artistiche, accademia nazionale di danza, Accademia nazionale di arte drammatica) di tutt'Italia si trovano in una situazione di grande difficoltà, sia per quanto riguarda i servizi all'utenza che per quanto concerne il personale docente precario;
          come evidenziato da diversi organi di stampa, tra cui Agcult e le edizioni regionali dei telegiornali Rai di Piemonte, Emilia-Romagna e Sicilia, oltre il 40 per cento dei docenti è assunto contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) e molti istituti Afam si trovano nell'impossibilità di usufruire delle loro prestazioni per il blocco dei contratti divenuto operativo il 1o luglio 2019 oltre 18 anni dopo l'ordinanza che lo aveva istituito;
          a bloccare i contratti «co.co.co.» del personale è infatti il divieto previsto dall'articolo 7, comma 5-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165, divenuto operativo il 1o luglio 2019 dopo una lunga serie di rinvii;
          come evidenziato da un articolo de La Repubblica in data 12 novembre 2019, dall'anno accademico 2010-11 gli iscritti alle istituzioni Afam sono cresciuti mediamente del 7 per cento a stagione fino al 2018-19, quando gli studenti contati sono stati 76.072 e i diplomati oltre 16 mila, con un aumento del 60 per cento rispetto al 2011;
          ad oggi, dopo la chiusura della procedura di scelta delle sedi il 21 ottobre 2019, non risultano ancora pervenute le assegnazioni per le assunzioni a tempo indeterminato relativamente ai docenti inseriti nelle graduatorie nazionali Get, Gne e di cui alla legge n.  143 del 2004;
          parimenti non è ancora stata avviata la procedura di «scelta delle sedi» per le assunzioni a tempo indeterminato e determinato relativamente ai docenti inseriti nelle graduatorie nazionali di cui alla legge n.  128 del 2013 e alla legge n.  205 del 2017;
          i docenti che hanno ottenuto la proroga della supplenza dello scorso anno accademico stanno lavorando attualmente senza percepire uno stipendio, data l'interruzione da parte di tantissime ragionerie territoriali dello Stato della corresponsione degli emolumenti allo scadere dell'incarico a tempo determinato del 31 ottobre 2019;
          manca inoltre la nomina del direttore generale, dirigente fondamentale per l'avvio delle procedure di assunzione;
          come denunciato dal sito Artribune in data 20 novembre 2019, tali ritardi porteranno ad un cambio di insegnante per moltissimi allievi a primo semestre concluso, hanno già portato all'interruzione dell'offerta didattica e impediranno a molti allievi di fruire dell'insegnamento fino alle nuove nomine nelle cattedre il cui docente titolare abbia ottenuto trasferimento, minando fortemente il diritto allo studio –:
          se tali nomine dovessero arrivare a gennaio o addirittura a febbraio 2020, tanti studenti potrebbero non avere un docente per un intero semestre, perdendo il 50 per cento dell'attività formativa e il diritto a partecipare ai bandi per le borse di studio e rischiando di non poter sostenere gli esami nei tempi previsti e di non poter conseguire i crediti formativi necessari al mantenimento delle borse di studio e alla normale continuità dei loro piani di studio;
          quali urgenti ed improrogabili iniziative il Ministro interpellato intenda promuovere al fine di affrontare le gravi criticità esposte in premessa nonché di superare i notevoli disagi causati ai docenti e a migliaia di studenti del comparto Afam.
(2-00593) «Nitti, Lattanzio, Acunzo, Villani, Bella, Carbonaro, Casa, Frate, Gallo, Mariani, Melicchio, Testamento, Tuzi, Vacca, Valente, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aprile, Aresta, Ascari, Baldino, Barbuto, Battelli, Berardini, Berti».