XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 288 di martedì 14 gennaio 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 10 gennaio 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aresta, Claudio Borghi, Cancelleri, Comaroli, Luigi Di Maio, Ferrari, Gallinella, Gebhard, Giorgis, Giovanni Russo, Schullian, Scoma, Tasso e Maria Tripodi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

(Iniziative a favore della polizia penitenziaria con riferimento all'aumento degli organici, in particolare presso le carceri siciliane - n. 2-00533)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno, Varchi ed altri n. 2-00533 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Maria Carolina Varchi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente, la illustro. La mia sarà una illustrazione rapida, perché il problema è abbastanza noto. Infatti, sono molte le cronache che negli ultimi tempi hanno rassegnato una fotografia preoccupante di quello che accade all'interno degli istituti penitenziari siciliani.

Sappiamo bene - molti studiosi lo hanno, nei secoli, ribadito - che il grado di una scelta di civiltà di una nazione si misura anche dal grado di civiltà delle carceri. Dobbiamo ricordare che all'interno delle carceri vi sono dei soggetti, che sono i detenuti, o in fase cautelare o in sede di espiazione di una condanna già definitiva, ai quali dovrebbe essere garantito uno standard di vita consono alla priorità, che per lo Stato è quella della rieducazione della pena, ossia fare in modo che chi trascorre un periodo della propria vita all'interno di un istituto penitenziario ne esca un uomo o una donna migliore di colui o colei che vi ha fatto ingresso.

Al tempo stesso, all'interno delle carceri ci sono delle figure importantissime, alle quali va destinata tutta l'attenzione del mondo della politica. Ed è il personale, gli uomini e le donne, della polizia penitenziaria. Sappiamo che la carenza di organico è diventata ormai un problema atavico. È diventato un problema che si ripercuote sugli standard di vita dei detenuti, come ho detto prima, ma ancor di più sulle condizioni di sicurezza, nelle quali queste persone si trovano a svolgere il proprio lavoro. Sono dipendenti pubblici, che sembrano però talvolta dimenticati da uno Stato, che non li considera adeguatamente, non fornisce loro gli strumenti, talvolta anche la dotazione.

Fratelli d'Italia, in questo, più volte è intervenuta, chiedendo una dotazione adeguata per gli agenti della polizia penitenziaria. Adeguata a cosa? Adeguata alle emergenze, signor Presidente, che si trovano a dover fronteggiare ormai quasi quotidianamente. Trapani, Palermo, Barcellona Pozzo di Gotto, Agrigento, tantissimi istituti penitenziari sono stati teatro di continue aggressioni ai danni della polizia penitenziaria.

È evidente che il sovraffollamento carcerario, da un lato, e la carenza di organico, dall'altro, non consentono di fare in modo che gli istituti penitenziari siciliani siano a un livello di civiltà decoroso, perché di questo si tratta. Si tratta di civiltà.

Io, personalmente, nell'esercizio della mia attività ispettiva, nell'esercizio delle mie prerogative parlamentari, ho deciso di visitare alcuni istituti penitenziari siciliani, per rendermi conto con i miei occhi delle situazioni che vi sono lì dentro, al di là dei proclami, talvolta roboanti, che la politica può fare. Ho trovato delle situazioni francamente disarmanti: detenuti affollati in spazi comuni, talvolta servizi igienici non adeguati, personale della polizia penitenziaria costretto, durante il proprio turno, a sorvegliare centinaia di detenuti, talvolta dislocati in ambienti diversi e separati dello stesso istituto penitenziario.

E, allora, non ci si sorprenda, quando poi i giornali raccontano di queste continue aggressioni ai danni degli agenti. Non ci si sorprenda se si verificano episodi acuti, come l'evasione di un detenuto. Non ci si sorprenda se si scopre che vi è spaccio di stupefacenti all'interno degli istituti carcerari o vengono rinvenuti oggetti proibiti, come i microtelefoni, che consentono le comunicazioni con l'esterno, che pure sono evidentemente, per ovvie ragioni, vietate.

Ecco, a fronte di tutte queste emergenze, che pure i sindacati hanno ripetutamente denunciato, hanno ripetutamente sollevato, non vi è un intervento incisivo. Potrei ricordare tante, tante battaglie, che sono state condotte anche da Fratelli d'Italia, non da ultimo la vicenda della base navale di Favignana e Trapani per i trasferimenti, che oggigiorno vengono ormai effettuati con gli aliscafi o addirittura con i traghetti, mettendo comunque anche a repentaglio la sicurezza dei passeggeri che lì si trovano, perché è stata dismessa la base navale. Quindi, è a fronte di tutti questi fenomeni, che sono degli episodi acuti. Basti pensare, ad esempio, con riferimento alla citata base navale e al servizio di sicurezza che svolge anche per quei territori. Nella piccola isola di Favignana, sono state raccolte centinaia di firme da parte dei cittadini, che volevano la permanenza di quella base navale, perché si sentivano così più sicuri. Basti pensare, proprio in occasione di una evasione, all'importante contributo dato dal personale altamente qualificato, che lì opera.

Allora, io credo che il problema si possa risolvere soltanto con un impegno serio, un impegno che non può riguardare piccole prebende, perché così sembrano quelle graziose concessioni, che di tanto in tanto il Governo sembra voler fare a questo mondo, al mondo penitenziario. Ma serve un intervento serio. Serve un intervento in termini di edilizia penitenziaria, perché molte strutture - si pensi, ad esempio, al carcere Ucciardone di Palermo - sono ormai vetuste e, a tratti, inadeguate per il ruolo che sono chiamate a svolgere. Quindi, servono interventi importanti nell'edilizia penitenziaria.

Servono interventi importanti in materia di organico, perché non vi è solo un dato squisitamente numerico, ma bisogna anche andare a vedere che, con un turnover sostanzialmente bloccato, l'età media si è alzata notevolmente all'interno del corpo della polizia penitenziaria. Dobbiamo ricordare che questi uomini e queste donne svolgono un lavoro già di per sé particolarmente usurante e reso ancor più usurante dalle condizioni nelle quali sono chiamati a svolgerlo. Allora, serve un serio turnover, che consenta di abbassare l'età media, un serio turnover che consenta di mettere a regime la pianta organica di tutti gli istituti penitenziari siciliani, affinché si possa fronteggiare quella che è un'autentica emergenza, come il sovraffollamento carcerario.

Su quest'ultimo punto va detto, per onestà intellettuale, che, dai dati che il Governo stesso ha pubblicato sul sito del Ministero della Giustizia, emerge che gran parte del problema del sovraffollamento carcerario è generato dalla presenza di numerosi detenuti stranieri nei nostri istituti. Anche lì, Fratelli d'Italia da tempo si batte perché venga individuata l'unica soluzione praticabile, ossia accordi bilaterali, affinché i detenuti possano scontare la pena nel proprio Paese di origine, perché non possono, le nostre carceri, diventare una sorta di ostello, per la mancanza di tali accordi bilaterali, sui quali pure il Governo è stato impegnato da una risoluzione nella competente Commissione, presentata da Fratelli d'Italia. Quindi, è un problema certamente atavico, è un problema che non è nato con questo Governo. È un problema che va affrontato, però, con cognizione di causa e va affrontato tenendo a mente la dignità dei tantissimi lavoratori, dei tantissimi uomini e delle tantissime donne della Polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Vittorio Ferraresi, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza, gli onorevoli interpellanti, nel richiamare le condizioni di sovraffollamento della popolazione detenuta e le scoperture degli organici di Polizia penitenziaria di cui risentono le strutture detentive siciliane, facendo anche riferimento alle problematiche afferenti alla sanità all'interno delle carceri in ragione del sensibile incremento di detenuti affetti da malattie mentali, chiedono di sapere quali urgenti iniziative il Ministro della Giustizia intende adottare al fine di potenziare l'apparato della Polizia penitenziaria presso le carceri italiane in generale, e siciliane in particolare; di incrementare gli stanziamenti per l'ammodernamento delle strutture, adottando altresì iniziative di carattere normativo per garantire una risposta forte dello Stato di fronte a continue aggressioni ai danni della Polizia penitenziaria.

Alla data del 10 dicembre 2019, i detenuti in carico agli istituti penitenziari della regione Sicilia risultano essere complessivamente pari a 6.437 unità, rispetto ad una capienza regolamentare pari a 6.494 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento del 106,2 per cento: come tale, tra i più bassi del Paese e di gran lunga inferiore all'indice percentuale medio nazionale, che si attesta attorno al 130 per cento. In nessun caso si registrano violazioni di parametri minimi stabiliti dalla CEDU, atteso che tutti i detenuti ristretti presso gli istituti siciliani godono di un adeguato spazio di vivibilità. In ogni caso, per quanto qui rileva, va rimarcato che il Ministero della Giustizia è costantemente impegnato in un'attività di monitoraggio dei flussi detentivi, che risponde a un obiettivo di razionalizzazione deflattiva, per il cui conseguimento si procede periodicamente a movimentazioni con finalità perequative. In particolare, per quanto riguarda la regione Sicilia, nel corso del corrente anno sono stati movimentati 763 detenuti, onde riequilibrare la presenza detentiva in quegli istituti ove maggiore è il numero degli ingressi dalla libertà.

Con specifico riguardo al personale di Polizia penitenziaria, allo stato, presso il provveditorato della regione Sicilia, a fronte di una pianta organica complessiva di 4.266 unità, risultano effettivamente in servizio 3.813 unità. Le maggiori scoperture si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, rispetto a cui va ricordato in questa sede che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per tale qualifica, al termine del corso di formazione costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale, e quindi anche sul territorio siciliano; e questa è senz'altro una buona notizia. Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero anche nel comparto penitenziario. A tal riguardo, ci si limita ad evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vicecommissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore e a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà altresì al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria, ai sensi dell'articolo 1, commi 382 e 383 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti; verranno, inoltre, avviate nei prossimi mesi le procedure per la copertura dei posti di vicesovrintendente conseguiti all'incremento della dotazione organica prevista dall'articolo 44, comma 8, lettere b) e b-bis) del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95, e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.

È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni, per un totale di 620 unità di Polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali, con un impegno di spesa di quasi 6 milioni annui per il 2020 e per il 2021. In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre a breve di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio, e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze del provveditorato siciliano, che comunque - va ricordato - già lo scorso mese di luglio ha fruito di un incremento di 123 unità complessive appartenenti al ruolo degli agenti/assistenti. Investimenti, quelli nel corpo della Polizia penitenziaria, ricordo, che se fossero stati fatti prima molto probabilmente avrebbero evitato questa situazione critica che ci troviamo a fronteggiare.

Sotto il profilo sanitario, per quanto attiene specificatamente ai detenuti affetti da malattie psichiche, durante i primi dieci mesi del 2019 si è registrato un modesto aumento rispetto agli anni precedenti dei provvedimenti di assegnazione presso le articolazioni per la tutela della salute mentale della regione Sicilia, disposte ai sensi degli articoli 111, comma 5, e 112 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, nonché dell'articolo 148 del codice penale.

Con specifico riguardo all'ATSM presente presso la casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, va rimarcato che questa Amministrazione già nel 2018 ha provveduto ad interessare l'assessorato regionale della salute, affinché parte dei detenuti, ivi ricoverati in carico all'ASP di Messina, venissero presi in carico dalle altre aziende sanitarie provinciali della regione, suggerendo l'attivazione di una sezione ATSM presso l'istituto di Siracusa, nonché l'ampliamento dei posti di quella annessa alla casa circondariale di Palermo “Pagliarelli”. Quindi, già iniziative sono state prese in considerazione.

Nella seduta del 4 dicembre 2019 l'osservatorio permanente regionale di sanità penitenziaria ha evidenziato anche la necessità che le ATSM della regione Sicilia, già attivate o ancora da attivare, siano dotate di un protocollo d'intesa tra le due amministrazioni, uniforme per tutte le articolazioni, con servizi sanitari identici per tutte. Al riguardo, è stato predisposto un protocollo d'intesa tra le ASP di Palermo, Barcellona Pozzo di Gotto e Siracusa, che risulta essere in valutazione sia del locale provveditorato sia dell'assessorato regionale alla salute. In termini più generali, è intendimento di questa Amministrazione proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della Salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale, con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle ATSM e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale. In tale contesto, si auspica la programmazione di corsi di formazione per promuovere una concreta collaborazione tra il personale sanitario e il personale di Polizia penitenziaria operante nell'ATSM, volta a migliorare le condizioni del trattamento di quei detenuti pazienti affetti da patologie psichiatriche anche in fase di acuzie, e questa è un'importante novità.

Da ultimo, anche con l'indefettibile collaborazione dell'ASP competente, ci si propone di dedicare particolare attenzione ai percorsi terapeutici dei detenuti ricoverati, finalizzati anche alla riabilitazione ed al reinserimento sociale. Proprio grazie alla necessaria sinergia con il Servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del Piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.

Dal punto di vista invece strutturale, questo Dicastero è impegnato in una seria politica di rilancio dell'edilizia penitenziaria, tesa ad incrementarne gli standard qualitativi e quantitativi. Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del MIT, dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e di Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano “Opera”, per ulteriori 400 posti detentivi. Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa mille sono già stati compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del Piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del MIT. Sono in corso i procedimenti a cura del MIT per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché, a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di 3.500 nuovi posti, che, sommati 51.500 sopra citati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine entro il 2025 di circa 55 mila posti detentivi.

Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge semplificazione, si dovranno portare a compimento le riconversioni ad uso penitenziario dell'ex caserma “Battisti” di Bagnoli e dell'ex caserma “Bixio” di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma “Barbetti” di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della caserma “Capozzi” di Bari. Quindi, tutti questi interventi chiaramente faranno calare le tensioni e faranno aumentare gli spazi per tutti gli istituti penitenziari sul territorio nazionale, e anche questo è un risultato importante che abbiamo ottenuto per il futuro, di finanziamento di questi nuovi posti che, sono sicuro, potranno essere ultimati.

L'innalzamento del livello di sicurezza negli istituti penitenziari a favore di chi vi lavora quotidianamente, oltre che dei detenuti stessi, costituisce uno degli obiettivi prioritari di questo Dicastero. In punto di diritto occorre innanzitutto precisare che gli operatori penitenziari già godono dello stringente sistema di tutela apprestato in via generale in favore dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio rispetto a condotte criminose di cui siano vittime nell'atto causa dello svolgimento del servizio e, invero, oltre all'aggravante a effetto comune prevista dall'articolo 61, n. 10, del codice penale, che comporta l'aumento fino a un terzo della pena per qualunque reato commesso in loro danno, con specifico riferimento a condotte di aggressione fisica, trova l'applicazione l'aggravante a effetto speciale di cui all'articolo 576, comma 1, numero 5-bis, del codice penale, che determina l'ergastolo in caso di omicidio e l'aumento della pena da un terzo alla metà in caso di lesioni. Per quanto qui rileva va altresì rimarcato che con il “decreto sicurezza-bis” al fine di innalzare ulteriormente il livello di tutela penale per gli operatori di pubblica sicurezza è stata esclusa l'applicabilità dell'esimente della particolare tenuità prevista dall'articolo 131-bis del codice penale proprio rispetto ai reati di violenza, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

Resta ferma, in ogni caso, l'apertura di questo Ministero alla valutazione di ogni altra ipotetica prospettiva di ulteriore rafforzamento della tutela degli operatori penitenziari e potenziamento delle condizioni generali di sicurezza in contesto detentivo, oltre che sul versante normativo, anche su quello organizzativo e strumentale. Quindi, da questo punto di vista siamo aperti, ovviamente, a possibili soluzioni dal punto di vista normativo, ma, dal punto di vista organizzativo e strumentale, voglio ricordare che in questa direzione, del resto, lo scorso mese di aprile è stato istituito un gruppo di lavoro composto da operatori penitenziari esperti nel settore, con il compito di individuare nuovi modelli organizzativi finalizzati a una migliore gestione degli eventi critici in ambito penitenziario. Gli esiti dei lavori sono attualmente oggetto di un'approfondita attività di analisi funzionale all'adozione di soluzioni utili a incrementare il livello di sicurezza nelle carceri e, quindi, anche a diminuire il numero delle aggressioni. Tale obiettivo viene perseguito anche riservando particolare attenzione agli strumenti a disposizione del personale di polizia penitenziaria. A tal fine sono state avviate attività per la dotazione di innovativi equipaggiamenti atti al contenimento senza pregiudizio per l'operatore penitenziario, come prodotti antitaglio e nuovi giubbotti antiproiettile, ed è attualmente allo studio l'adozione, in futuro, di altri presidi di sicurezza, come prodotti paracolpi, scudi curvi e maschere facciali. Nella medesima direzione si iscrivono, da ultimo, lo studio dell'impiego delle nuove tecnologie di sistemi radar di derivazione militare nella progettazione e nel finanziamento di impianti perimetrali esterni, di impianti interni di videosorveglianza e d'allarme nonché la dotazione di strumenti per prevenire l'illecita introduzione di cellulari all'interno delle carceri ovvero per rilevarne la presenza e schermarne la ricezione, come anche l'onorevole interpellante ha fatto notare. In particolare, sono stati da poco distribuiti 40 jammer, mentre 40 metal detector, 90 apparecchiature a raggi X e 65 rilevatori portatili di cellulari, tutti recentemente acquistati, sono in corso di installazione e altri 200 rilevatori sono in fase di acquisto.

Quindi, abbiamo ancora tanto da fare per risolvere le criticità esistenti ma ritengo, alla luce di tutti gli interventi sopracitati, che non sia proprio corrispondente al vero il fatto che non ci sia un intervento incisivo, anzi credo che questi interventi siano stati attesi e siano attesi dal mondo dei penitenziari da diversi anni. Dobbiamo ancora fare molto e ci impegneremo in questa direzione, che riteniamo quella più corretta per garantire anche tutte le richieste che, appunto, venivano illustrate, in fase di illustrazione dell'interpellanza, da parte dell'onorevole Varchi.

PRESIDENTE. La deputata Maria Carolina Varchi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io debbo ritenermi parzialmente soddisfatta dalla risposta del sottosegretario. Certamente è positivo che il sottosegretario rilevi la bontà delle nostre contestazioni, basate su dati di fatto inoppugnabili; tuttavia, questa maggioranza ci ha abituati a vedere negare talvolta anche l'evidenza.

Quindi, il fatto che già si ritenga un problema realmente sussistente e si decida di intervenire è per noi parziale fonte di soddisfazione.

Ciò premesso, i numeri hanno la loro logica se letti nel complesso di un problema. Il problema che io ho sollevato, infatti, riguarda il sistema carcerario nel suo complesso e, dunque, parcellizzare la lettura dei numeri non aiuta a fotografare la realtà della quale ci dobbiamo occupare. Ed infatti, sebbene il numero dei detenuti apparentemente sia quasi allineato con la disponibilità dei posti, va detto che alcune strutture presentano delle porzioni di esse non agibili, ma soprattutto va detto che questo numero deve essere commisurato alla carenza di organico, che il sottosegretario ha stimato in 460 unità in meno rispetto a quelle necessarie, che - lo si ribadisce - sono comunque già un numero reso insufficiente dalla modifica effettuata dal precedente Governo. Quindi, il dato dei detenuti va sicuramente commisurato e parametrato al dato degli agenti della Polizia penitenziaria, del personale della Polizia penitenziaria di ogni ordine e grado.

Ed ancora, il fenomeno di gestione della sicurezza merita certamente degli interventi in materia di repressione, perché dev'essere chiaro che chi ritiene di farsi ragione o di guadagnare qualcosa dentro il carcere ponendo in essere delle aggressioni quasi sempre molto violente ai danni degli uomini e delle donne della Polizia penitenziaria viene duramente punito dallo Stato italiano, perché chi aggredisce un uomo o una donna in divisa aggredisce lo Stato, aggredisce l'Italia, aggredisce tutti noi e, quindi, la risposta deve essere veloce e inflessibile.

Al tempo stesso, però, mi pare che nessuna delle città tra Parma, Lecce, Trani, Sulmona, Savona, Bolzano si trovi nella mia regione, si trovi in Sicilia. Quindi, da ciò devo dedurre che nessun intervento in materia di edilizia penitenziaria sarà posto in essere, a breve termine, sugli istituti siciliani. Da ciò, evidentemente, discende il logico corollario di istituti pressoché inservibili, istituti dove vi sono, ad esempio, infiltrazioni d'acqua consistenti ogni qualvolta piove. Per fortuna mi vien da dire che in Sicilia non piove quasi mai, ma quelle rare volte in cui ci sono fenomeni atmosferici particolarmente pesanti - e si pensi, ad esempio, al carcere di Agrigento, che ho verificato io stessa e, quindi, so di cosa parlo - interi corridoi diventano inagibili. Ecco, io credo che tutto questo non sia normale. Io credo che intervenire a Bolzano, a Parma o a Sulmona non risolva il problema degli istituti siciliani. Io credo che in termini di equipaggiamento ancora poco si sia fatto, e vanno potenziati ancora di più gli strumenti in possesso della Polizia penitenziaria. Vanno, al tempo stesso, migliorati gli interventi per le condizioni di vita e di lavoro all'interno degli istituti penitenziari.

Quindi, la risposta è solo parzialmente soddisfacente, perché, a fronte di un pur corretto inquadramento del problema, ad avviso di Fratelli d'Italia, questo Governo non è ancora nelle condizioni di mettere in atto politiche risolutive. E, allora, a nulla vale dire - ma l'ho detto io stessa, per l'onestà intellettuale che contraddistingue me e il partito del quale faccio parte - che il problema è stato creato dal Governo precedente. Ciò non può diventare un alibi per il Governo attuale per non affrontare o, comunque, per non cercare di risolvere i problemi che ci sono. E, allora, io credo che in materia penitenziaria ancora molto debba essere fatto. Per questa ragione auspico che anche il comitato per le condizioni di vita all'interno delle carceri, che dovrebbe essere istituito in seno alla II Commissione, dopo quasi due anni di legislatura, prenda avvio rapidamente.

E su questo mi rivolgo anche alla sensibilità della Presidenza della Camera affinché tutti noi possiamo essere messi nelle condizioni di conoscere e valutare meglio le situazioni delle quali siamo chiamati ad occuparci. La movimentazione nelle unità di 773 soltanto in Sicilia, al tempo stesso, non può essere considerata evidentemente risolutiva. Io credo che l'unica soluzione in termini realistici sia una corretta rivisitazione della pianta organica, possibilmente superare lo scellerato taglio che venne fatto dal Governo precedente e portare a regime il numero reale che serve affinché gli agenti, gli uomini e le donne della polizia penitenziaria possano operare in sicurezza e portare a compimento i lavori che il loro ruolo impone.

Quindi, per tutte queste ragioni Fratelli d'Italia continuerà a svolgere il proprio ruolo di sentinella. Io mi auguro che il contenuto di questa mia interpellanza e la conseguente risposta del Governo giunga anche al provveditorato siciliano, affinché, tutti insieme, si possa lavorare per immaginare le soluzioni.

Come ho detto all'inizio, all'interno degli istituti penitenziari vi sono certamente i detenuti, le cui condizioni di vita, in particolar modo per quelli più deboli e afflitti da patologie, anche di natura psichica - un tema che pure è stato affrontato -, certamente meritano particolare attenzione da parte dello Stato, che, tuttavia, mai deve dimenticare che pure all'interno degli istituti penitenziari vi sono tanti uomini e tante donne in divisa che, ogni giorno, escono da casa per svolgere con onestà, con diligenza il loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A loro va la gratitudine da parte di tutti noi, considerato che, spesso, si trovano ad operare in condizioni non propriamente adeguate ai parametri di sicurezza che, tuttavia, proprio a loro noi chiediamo di preservare all'interno delle carceri. Quindi, io ringrazio il Governo per gli auspici che oggi ha voluto manifestare in risposta a questa mia interpellanza e mi auguro che, di qui a breve, questi auspici possano tradursi in atti concreti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative a tutela del diritto degli avvocati in stato di gravidanza di chiedere il rinvio delle udienze e della decorrenza dei termini processuali, alla luce di una vicenda verificatasi presso il tribunale di Roma – n. 3-00638)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Vittorio Ferraresi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Polverini n. 3-00638 (Vedi l'allegato A).

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo l'onorevole interrogante, nel richiamare quanto pubblicato sul sito web del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma in data 20/3/2018 in merito al rigetto di un'istanza di rinvio di un'udienza civile fissata il 16 aprile del 2019, nonostante la richiesta fosse stata formulata in relazione allo stato di gravidanza dell'avvocatessa istante (con data presunta del parto indicata nel 17/4/2019), e riferire che solo successivamente all'intervento del Consiglio dell'Ordine ed al clamore destato dalla notizia tale differimento sarebbe stato concesso - il tutto in violazione della disciplina introdotta dall'articolo 1, commi 465 e 466, della legge n. 205 del 2017 (quindi, la legge di bilancio del 2018), con cui è stata espressamente prevista la possibilità per gli avvocati in stato di gravidanza di chiedere il rinvio delle udienze -, sottopone la vicenda all'attenzione del Ministro della Giustizia per sapere se il Governo sia a conoscenza della grave violazione illustrata in premessa, quanti siano i casi analoghi rilevati nel corso del tempo dall'entrata in vigore delle disposizioni legislative e quali iniziative urgenti di competenza, anche a carattere ispettivo, il Ministro intenda assumere a fronte della situazione illustrata in premessa e per prevenire con maggiore efficacia le analoghe situazioni per il futuro.

Le informazioni che abbiamo acquisito al riguardo presso l'ufficio giudiziario interessato hanno, in verità, evidenziato uno svolgimento dei fatti di tenore decisamente differente. Infatti, come si è sostanzialmente dato atto nella stessa interrogazione in oggetto, il primo provvedimento è stato meramente interlocutorio, finalizzato ad acquisire le valutazioni della controparte, attesa la natura del procedimento (di separazione tra i coniugi) e gli interessi sottesi, con riserva di decisione all'esito; il richiesto differimento dell'udienza è stato disposto, proprio in considerazione del legittimo impedimento del difensore, con provvedimento in data 17/3/2019; allo stato, non risultano episodi del tipo rappresentato nell'interrogazione presso l'ufficio giudiziario interessato.

Pertanto, alla luce dei suddetti elementi, si evidenzia che, contrariamente a quanto adombrato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, non solo non vi è stato, quindi, alcun rigetto dell'istanza formulata dal difensore in stato di gravidanza, ma, al contrario, tale richiesta risulta essere stata accolta, proprio in considerazione della legittimità dell'impedimento in data antecedente rispetto alla riferita pubblicazione della notizia sul sito del Consiglio dell'Ordine.

Quanto, infine, all'invocata adozione di iniziative volte a prevenire il verificarsi di fatti del tipo riportato, occorre evidenziare che le valutazioni connesse ad istanze processuali presentate nell'ambito di procedimenti giudiziari sono di esclusiva prerogativa dell'autorità giudiziaria procedente, nel pieno rispetto dei principi di autonomia ed indipendenza, salvo, ovviamente, che, se ci saranno altre ipotesi o altri fatti da denunciare, il Ministero sarà prontamente in grado di intervenire e di controllare il rispetto delle disposizioni legislative.

PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione. Collega, ha cinque minuti. Prego.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Grazie, signor sottosegretario, io mi domando come mai in questo Paese è così difficile essere donna e, soprattutto, è così difficile essere donna, mamma e poter esercitare liberamente il proprio impegno di lavoro e la propria professione. Sottosegretario, lei ha detto che questo compete all'autonomia e all'indipendenza della magistratura, io aggiungerei “nel pieno rispetto delle leggi”, perché lei ha ricordato la legge che ho voluto citare nell'interrogazione, che è quella del 27 dicembre del 2017, che recepiva sostanzialmente un capitolo del Jobs Act molto, almeno in quella fase, pubblicizzato dall'allora Governo in carica che, per la prima volta, metteva anche i professionisti, cioè i lavoratori autonomi e, quindi, le lavoratrici autonome nelle condizioni di poter esercitare un diritto rispetto alla propria condizione di gravidanza, cioè la possibilità, appunto, di chiedere un rinvio delle udienze nei termini stabiliti per l'esenzione dal lavoro per le donne lavoratrici che sono in gravidanza, ossia due mesi prima del parto e tre mesi dopo il parto.

Io penso che non fosse necessario l'intervento dell'Ordine degli avvocati, con la figura del suo presidente Galletti, l'ordine romano, ma che doveva essere chiara la comunicazione tra colui che doveva fare esercitare un diritto e chi, appunto, aveva quel diritto richiesto; cioè, bisognava sicuramente rassicurare l'avvocato che l'udienza o veniva rinviata oppure, chiedendo ad altri colleghi, ci fosse la sostituzione, proprio per evitare che i coniugi in separazione dovessero subire un ulteriore slittamento. Evidentemente, non è andata così, evidentemente c'è stata almeno una comunicazione che ha portato l'avvocato in questione a ricorrere all'Ordine e soltanto l'intervento, come ho già detto, e anche il clamore destato dalla notizia, ha dato finalmente la concessione del differimento dell'udienza. Quindi, io mi auguro che su questo il Ministero voglia, comunque, continuare a vigilare, perché ritengo, come ho detto all'inizio, che in questo Paese non possa e non debba essere così difficile coniugare l'essere donna, lavorare ed essere madre.

(Iniziative volte a garantire un'adeguata pianta organica del personale amministrativo-contabile in servizio presso la casa circondariale di Trapani – n. 3-01234)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Vittorio Ferraresi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Martinciglio ed altri n. 3-01234 (Vedi l'allegato A).

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo in epigrafe gli interroganti, nel fare riferimento all'agitazione del personale amministrativo-contabile in servizio presso la casa circondariale di Trapani dovuta all'assoluta inadeguatezza della dotazione organica, a fronte della presenza di detenuti destinata ad aumentare per effetto dell'apertura di altri padiglioni, chiedono di sapere se il Ministro della Giustizia sia al corrente della situazione e quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di scongiurare il pericolo di disordini e proteste da parte del suddetto personale.

Preliminarmente, anche al fine di una migliore contestualizzazione della questione, che risulti più aderente alla situazione concreta, occorre evidenziare la sproporzione del tutto modesta fra detenuti e posti disponibili presso la struttura in discussione, in quanto alla data del 3 gennaio 2019 sono presenti 569 detenuti rispetto a una capienza regolamentare di 564 posti, rilevandosi pertanto un indice percentuale di affollamento pari al 104,60 per cento, come tale di gran lunga inferiore rispetto a quello nazionale, che alla stessa data si attesta intorno al 129,29 per cento.

Con specifico riguardo alle riferite carenze organiche del personale civile, amministrativo e contabile in servizio presso la casa circondariale di Trapani, va innanzitutto dato atto del provvedimento con cui lo scorso 28 aprile è stato conferito l'incarico di direttore dell'istituto. Per quanto attiene all'area contabile, allo stato risultano presenti due delle tre unità previste in pianta organica. Il completamento dell'organico comunque rappresenta un obiettivo concretamente perseguito da questo Dicastero, non solo sulle intenzioni, come ricordava prima la collega Varchi, ma anche con appunto la concretezza degli interventi in legge di stabilità, sia l'anno scorso sia quest'anno; è, quindi, un obiettivo che noi vogliamo portare avanti anche rispetto a quello che abbiamo già fatto: lo scorso 18 novembre ha preso servizio presso l'istituto trapanese un vincitore del concorso a 35 posti bandito con PDG 30 novembre 2018 ed elevato a 204 unita, ed è già in programma la futura assegnazione di un altro funzionario contabile vincitore del recente interpello di mobilità. Nel profilo professionale contabile Area 2 risulta invece un esubero di personale, essendo presenti due unità a fronte di una pianta organica che ne prevede una soltanto. Con specifico riferimento all'Area segreteria, non risultano scoperture nel profilo professionale di funzionario dell'organizzazione e delle relazioni, mentre nel profilo degli assistenti amministrativi, alla data del 1° ottobre risultano solo scoperture rispetto alla dotazione organica, essendo presenti quattro delle cinque unità previste. Tuttavia, si tratta di una scopertura che, quantomeno dal punto di vista numerico, risulta compensata dall'esubero di 3 unità nel profilo professionale di operatore, in quanto a fronte di due unità previste sono effettivamente in servizio cinque dipendenti. Da ultimo, in ordine dell'area trattamentale, alla casa circondariale di Trapani risultano stabilmente assegnati cinque funzionari della professionalità giuridico-pedagogica, a fronte di una dotazione organica di sette unità. Va opportunamente rimarcato che di fatto si tratta di una scopertura meramente virtuale, in quanto compensata dalla presenza di ulteriori due unità distaccate in entrata da altre sedi. In termini più generali, a dimostrazione ancora una volta della particolare attenzione con cui questo Esecutivo guarda alle politiche assunzionali, va fatta menzione del DPCM 20 giugno 2019, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 29 agosto 2019, n. 204, con cui è stata autorizzata l'emanazione della procedura concorsuale per cinquanta posti di funzionario della professionalità giuridico-pedagogico, grazie a cui verrà messo a disposizione un utile serbatoio a cui attingere nuove risorse utili a dimezzare le scoperture che su tutto il territorio si registrano rispetto a tale profilo professionale e, quindi, anche alla situazione di Trapani. Poi ricordo anche che con l'ultima legge di stabilità noi abbiamo previsto il finanziamento per ulteriori 50 unità di personale, in particolare venticinque mediatori, che ovviamente servono per la presenza forte di stranieri nei nostri istituti penitenziari, e di venticinque educatori.

PRESIDENTE. La deputata Vita Martinciglio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Presidente, ringrazio il sottosegretario Ferraresi per la risposta, che informando della recente assunzione di nuovo personale e della futura assegnazione di un nuovo funzionario contabile, oltre a confermare l'impegno riservato dal Governo alle politiche assunzionali, dimostra anche l'attenzione a far confluire risorse umane nelle realtà che maggiormente ne necessitano, tra cui è ricompreso senz'altro il comparto penitenziario. La casa circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani rientra nel novero degli istituti penitenziari che maggiormente abbisognano di costante monitoraggio e scrupolosa attenzione, soprattutto a seguito dell'incremento della popolazione detenuta, dovuto alla riapertura, nel novembre scorso, del padiglione denominato “Tirreno”, che ad oggi ospita ben 46 detenuti per reati di riprovazione sociale, i cosiddetti sex offender. È chiaro che l'aumento del numero dei reclusi e, conseguentemente, il proporzionale aumento del carico di lavoro degli uffici che operano all'interno della struttura richieda un coerente incremento anche del personale amministrativo contabile, nonché di organico di agenti di Polizia penitenziaria, la cui lamentata carenza, com'è noto, è stato oggetto di ripetute proteste e massicce mobilitazioni, che hanno ricevuto anche l'interessamento personale del prefetto. Sono lieta di apprendere, in ragione anche della risposta resa alla collega Varchi, che l'incremento di pianta organica degli istituti penitenziari siciliani, quindi immagino anche di quello trapanese, sia già stato programmato dal Ministero della Giustizia, segno ulteriore dell'impegno e dell'attenzione che il Governo riserva al comparto penitenziario, forza di Polizia che garantisce sicurezza nell'interesse, oltre che dell'individuo da recuperare, anche dell'intera collettività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza in merito al riconoscimento dello stato di calamità naturale a favore delle aree della Basilicata colpite da una violenta grandinata nel mese di giugno 2019, nonché misure a sostegno delle aziende agricole danneggiate – n. 3-01024)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe L'Abbate, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Cillis ed altri n. 3-01024 (Vedi l'allegato A).

GIUSEPPE L'ABBATE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, premetto che gli interventi compensativi ex post del Fondo di solidarietà nazionale per il sostegno alle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali possono essere attivate solo nel caso in cui le avversità e le colture colpite non siano ricomprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate. Infatti, il decreto legislativo n. 102 del 2004, come modificato dal decreto legislativo n. 32 del 2018, dispone che, per quanto attiene ai danni assicurabili con polizze agevolate, quali ad esempio le grandinate segnalate dall'onorevole interrogante, non siano attivabili interventi compensativi del fondo. Ai fini di una copertura dai rischi climatici gli agricoltori avrebbero infatti dovuto provvedere alla stipula di polizze assicurative agevolate da contributo statale e comunitario fino al 65 per cento della spesa sostenuta. Purtroppo, esistono ancora importanti distretti produttivi, localizzati soprattutto nell'Italia del Sud, che non fanno ricorso al principale strumento di intervento predisposto dallo Stato per fronteggiare le pesanti perdite di reddito a cui vanno incontro le imprese agricole nel caso di calamità naturali, rappresentato appunto dalle assicurazioni agevolate, a cui sono stati destinati finanziamenti superiori a 1,5 miliardi di euro per il periodo 2015-2022. Le esperienze degli ultimi vent'anni dimostrano l'inefficacia dello strumento di intervento cosiddetto ex post, peraltro attivabile solo nei casi in cui il rischio non è assicurabile, in quanto interviene con eccessivo ritardo, risulta troppo oneroso e non reca sufficienti risorse. Per quanto attiene alla quantificazione dei danni, di competenza esclusivamente regionale, si evidenzia che è pervenuta la proposta della regione Basilicata, ma non è stato possibile procedere con l'accoglimento, in quanto trattasi di eventi e produzioni danneggiate ammissibili all'assicurazione agricola agevolata. Pertanto, in assenza di deroga legislativa, non è stato possibile attivare gli interventi compensativi del fondo di solidarietà nazionale. Di conseguenza, preso atto dell'impossibilità di attivare le misure compensative dal fondo, la regione ha chiesto comunque di dichiarare l'eccezionalità dell'evento, in modo da attivare la misura 5.2 del proprio programma di sviluppo rurale, finalizzata al ripristino delle potenzialità produttive. Il relativo provvedimento ministeriale sarà adottato non appena acquisite tutte le informazioni richieste.

PRESIDENTE. Il deputato Luciano Cillis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

LUCIANO CILLIS (M5S). Presidente, ringrazio il sottosegretario L'Abbate per aver preso in considerazione le nostre preoccupazioni rispetto alla questione che in quest'Aula abbiamo testé posto all'attenzione del Governo. Valuto questa sua risposta come un segnale di grande attenzione rispetto alla problematica. Come lei evidenziava nella risposta, i soggetti istituzionali coinvolti sono diversi, e, purtroppo, di vario livello. Questa progressività di competenze e responsabilità sono sconosciute alla maggior parte dei cittadini e anche a tanta parte degli operatori del settore, pertanto assistiamo sempre più spesso a dichiarazioni, veicolate anche a mezzo social, che scaricano su altri le proprie colpe e inefficienze, oltre ai propri ritardi, col risultato di aggiungere confusione alla confusione. Altro aspetto che giustamente nella sua risposta viene messo in evidenza è quello dell'assicurazione delle colture, che in molti casi non vengono sottoscritte dagli agricoltori. Quella delle assicurazioni in agricoltura è una problematica che, credo, debba essere affrontata nel breve periodo e debba avere una giusta valutazione da parte del Governo.

È del tutto evidente che se le polizze non vengono sottoscritte ci sono alla base delle motivazioni che non le rendono appetibili e convenienti. Sarà una questione di costi? Sarà una questione riguardante il rimborso in caso di calamità che non è sufficiente a coprire i danni subiti? Probabilmente, occorrono dei correttivi e credo che bisognerà avviare una riflessione e, se nel caso, intervenire prontamente sulla materia. Pertanto, mi ritengo soddisfatto della sua risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza per il recupero del complesso monumentale della Cavallerizza reale di Torino, anche al fine di garantire una piena fruizione pubblica – n. 3-01235)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Giuseppe L'Abbate, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Fregolent n. 3-01235 (Vedi l'allegato A).

GIUSEPPE L'ABBATE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali.

Grazie, Presidente. L'onorevole Fregolent ha richiesto notizie in merito al complesso della Cavallerizza Reale di Torino e, in particolare, sulla grave situazione di degrado in cui essa versa. Rammento che il complesso monumentale, edificato tra il XVII e il XIX secolo è stato dichiarato di interesse storico-architettonico particolarmente importante con DM del 28 maggio del 1968, rinnovato con decreto del 1° agosto 2005. In ragione della sua stretta relazione funzionale con il palazzo sabaudo, è stato compreso tra le componenti della cosiddetta “zona di comando” e iscritto, nel dicembre 2007, nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, come parte del sito seriale delle Residenze Sabaude.

In esito a un protocollo d'intesa del 2003 tra il MEF-Agenzia del Demanio, sede centrale e la città di Torino e previa autorizzazione della Direzione regionale del Ministero dei Beni e delle attività culturali, nel novembre del 2007, veniva ceduta al comune di Torino un'estesa parte del complesso, in seguito, nel 2010, cartolarizzata dalla città alla CCT Srl (Cartolarizzazione Città di Torino) che tuttora ne detiene la proprietà, per finalità di valorizzazione immobiliare. Una sola area, la Cavallerizza Reale propriamente detta, è stata riacquisita nel 2015 al demanio comunale. La parte restante veniva ceduta nel 2014 al FIV (Fondo investimenti per la valorizzazione) Comparto Extra gestito dalla Cassa depositi e prestiti Investimenti, mentre rimaneva in consegna al Ministero dei Beni culturali, ora ai Musei Reali, la porzione di giardino affacciata sui bastioni con un edificio detto Garittone.

In grave stato di abbandono e oggetto di ripetuti piani e progetti di valorizzazione, nel 2014, la Cavallerizza è stata occupata da un comitato spontaneo, con l'intento di contrastare la gestione del complesso al mercato privato e di presidiarne la destinazione e l'uso pubblico. L'iniziale intento di valorizzazione di un bene comune, peraltro, si è tradotto in una occupazione illecita di massima parte dello stabile, da allora destinata dagli occupanti ad usi incontrollati, nonché a manifestazioni e attività tutte segnate dalla illegittimità.

Nelle prime ore del 21 ottobre scorso si è sviluppato un forte incendio all'interno di una delle maniche edificate del complesso che, pur producendo danni limitati, ha confermato l'allarme circa la grave situazione della Cavallerizza, dove gli usi impropri sono accompagnati da depositi di materiali ingombranti, allacci abusivi a reti elettriche fatiscenti e da una generale situazione di degrado e mancanza di controllo.

Dopo l'incendio, la prefettura di Torino ha convocato un tavolo per la urgente messa in sicurezza del complesso, di cui questo Ministero è parte attiva. Si concorda con l'onorevole Fregolent circa il necessario “ripristino della legalità” all'interno del complesso e, a tale proposito, si comunica che parte degli occupanti della Cavallerizza hanno lasciato spontaneamente gli spazi, in applicazione di un accordo promosso da sua eccellenza il prefetto. Lo scorso martedì 19 novembre, poi, la questura di Torino ha eseguito il completo sgombero dei diversi edifici del complesso, allontanando chi ancora vi risiedeva ed operava. La città di Torino ha immediatamente eseguito la completa messa in sicurezza degli edifici, eliminando gli allacciamenti elettrici abusivi e le altre fonti di innesco e sigillando con muratura, pannellature o cancelli le aperture ad evitare nuove intrusioni.

Al momento, l'intero complesso della Cavallerizza è posto sotto sequestro dell'autorità giudiziaria. La locale soprintendenza intende promuovere un tavolo istituzionale per definire scenari condivisi e compatibili di riuso. A tale proposito, segnalo che la soprintendenza statale ha riferito che è in corso un'interlocuzione tra il Ministero e la città di Torino, per definire un percorso di recupero, restauro e valorizzazione del complesso della Cavallerizza Reale, anche attraverso l'erogazione di ulteriori risorse, con l'intesa che possano essere destinate unicamente al restauro delle aree di proprietà comunale e di elevato valore monumentale, per arginarne il degrado e restituirle alla pubblica fruizione e a un qualificato uso pubblico da parte delle istituzioni culturali cittadine.

Concludo, sottolineando la costante attenzione del Ministero per i Beni culturali nei confronti del complesso della Cavallerizza Reale sia nel perseguimento degli obiettivi di tutela che nell'impegno finanziario per il completamento delle opere e dei lavori necessari e, anzi, è di pochi giorni fa la conferma, da parte del segretario generale, dell'impegno di procedere al finanziamento delle opere e dei lavori necessari agli interventi sul compendio, per complessivi 5 milioni di euro.

Nell'assicurare, altresì, il costante e puntuale monitoraggio delle risorse, confermo la disponibilità dell'amministrazione dei beni culturali a venire a riferire in questa sede ogni utile aggiornamento al riguardo.

PRESIDENTE. La deputata Silvia Fregolent ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

SILVIA FREGOLENT (IV). Ringrazio il Governo per la risposta onesta e per avermi dato ragione, immagino anche con qualche difficoltà politica, dato che la giunta che guida la città di Torino è presieduta da Chiara Appendino del MoVimento 5 Stelle; quindi, ringrazio per il fatto che mi si stata data ragione sul fatto che, per anni, è stata tollerata una situazione di illegalità. Accolgo la volontà, da parte del Governo, di mettere dei soldi per la ristrutturazione della parte che è andata a fuoco e non solo, perché come lei ha giustamente e puntualmente indicato ormai sono numerose le aree di degrado di una zona che fa parte del complesso sabaudo e che si trova nel cuore di Torino; infatti, lei, giustamente - io non so quante persone, qui, conoscano la mia città - nel delimitare il perimetro, parla dei giardini reali e c'è un pezzo che confina con il Teatro Regio, con il Palazzo reale, quindi, siamo proprio nel centro di Torino e avere nel centro di Torino una struttura che, ad oggi, è murata per evitare, appunto, intrusioni ulteriori da parte di anarchici e non solo, di persone che volevano occupare per la tutela del patrimonio pubblico, fa sì che noi abbiamo, nel cuore di Torino, un edificio stupendo che sta per crollare.

Tuttavia, gli ulteriori soldi che - io la ringrazio - volete mettere come Governo devono essere, però, messi nero su bianco su un progetto di riqualificazione vera del complesso e, invece, le notizie che noi abbiamo, purtroppo, sono ancora di una divisione tra chi vuole ristrutturare in maniera completa e far sì che la gestione sia organizzata in maniera sistematica dalle autorità preposte e chi, invece, continua a pensare che, tutto sommato, ci possa essere una gestione partecipata e pubblica, più o meno la stessa che in questi anni ha, in ragione di un bene comune, occupato gli edifici. Ecco, noi non ci possiamo permettere, come Stato e come cittadini italiani, di rimettere ulteriori risorse senza che ci sia, nero su bianco, una definizione della governance, poi, che verrà data alla struttura intera. In passato, per esempio, veniva utilizzata per gli spettacoli dello Stabile, poi, col tempo ciò non è stato più fatto.

Ecco, bisogna capire dove si vuole portare la Cavallerizza prima di mettere ulteriori risorse, perché io penso e, concludo, nel ringraziarla, che noi chiederemo un monitoraggio di come andranno i lavori, ovviamente, perché ci sta a cuore l'intera struttura, ma, soprattutto, perché ai cittadini torinesi che in questi anni hanno sollecitato una soluzione al problema non gli si può dire: metteremo altre risorse tal quale; metteremo tali risorse, e la ringrazio, ma in seguito a una definizione ben precisa dell'intero complesso della Cavallerizza.

(Iniziative volte a tutelare il patrimonio storico-architettonico di Firenze in relazione a lavori di sostituzione del lastricato in alcune vie del centro storico – n. 3-01236)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Giuseppe L'Abbate, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Donzelli ed altri n. 3-01236 (Vedi l'allegato A).

GIUSEPPE L'ABBATE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. L'onorevole Donzelli ha richiesto notizie in merito ad alcuni lavori eseguiti dal comune di Firenze in alcune vie del centro storico. A tale proposito la sovrintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Firenze, competente ad assicurare la tutela del luogo e, quindi, a rilasciare le autorizzazioni previste dal codice dei beni culturali e del paesaggio ogniqualvolta in quelle zone di pregio si debbano eseguire lavori, ha puntualmente riferito al riguardo.

In particolare, ha precisato che gli interventi attualmente in corso di esecuzione sono stati regolarmente autorizzati dalla stessa soprintendenza il 30 luglio 2018, a seguito di presentazione di un progetto di "riqualificazione di via Pandolfini con rifacimento contestuale dei sottoservizi e manto in lastrico".

La documentazione fotografica allegata al progetto descrive condizioni eterogenee e differenziate della pavimentazione stradale lungo via Pandolfini, con tratti lastricati ad 'opus incertum' (tratto tra via Palmieri e via Giraldi), tratti con lastre disposte 'a spina di pesce' (tratto tra via Verdi e via Palmieri), e tratti con asfalto bituminoso (tratto tra via Palmieri e via del Proconsolo).

Il progetto ha previsto la conservazione delle parti di lastricato in condizioni da consentirne il reimpiego e la reintegrazione con nuove lastre delle parti ammalorate o non riutilizzabili; più precisamente, per il tratto tra via Verdi e via Palmieri è stata prevista la pavimentazione con nuove lastre di arenaria posata 'a spina di pesce', con marciapiedi in lastre di arenaria (pietra di Firenzuola); per il tratto tra via Palmieri e via Giraldi è stato previsto il reimpiego di lastre preesistenti, utilizzando il materiale in buone condizioni dei tratti adiacenti, posati ad 'opus incertum', con marciapiedi in lastre di arenaria (pietra di Firenzuola); infine, per il tratto tra via Giraldi e via del Proconsolo, il progetto ha previsto la rimozione delle parti in asfalto bituminoso e la posa in opera di nuovo lastrico in pietra, con orditura 'a spina di pesce'.

Dalle indicazioni direttamente riferite per le vie brevi dalla direzione dei lavori, le lastre rimosse e non riutilizzate per la pavimentazione (per condizioni di conservazione, per pezzatura, per tipologia di posa in opera, eccetera) sono state accantonate e conservate presso i depositi del comune di Firenze.

A margine delle indicazioni informative sopra riportate, si ritiene opportuno far presente che la soprintendenza ha più volte espresso all'amministrazione comunale di Firenze la rilevante importanza che i lastrici stradali - per tipologia, lavorazione, caratteristiche materiche e cromatiche, eccetera - hanno nella definizione e nella conservazione dell'immagine urbana e della sua identità materiale.

Per tali motivi, l'amministrazione comunale è stata più volte invitata a compiere una rigorosa rilevazione e catalogazione dei lastrici esistenti, delle loro condizioni di conservazione, delle possibilità e modalità di restauro e reintegrazione, finanche di realizzazione ex novo di lastrici stradali, evitando nella misura più ampia possibile l'impiego di asfalto bituminoso nelle pavimentazioni del centro storico.

La soprintendenza ha in ogni caso colto l'occasione della presentazione dell'atto parlamentare dell' onorevole Donzelli quale invito a rinnovare ancora al comune di Firenze la definizione di protocolli operativi per la consapevole conservazione dei lastrici stradali.

PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Donzelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio gli esponenti del Governo che hanno risposto, non sono soddisfatto ma sono preoccupato. Mi spiego: ho sentito dire nella risposta, che poi prenderò nella versione scritta, che le pietre - quelle che sono state tolte in seguito ai rifacimenti del manto stradale - sono state raccolte e sono conservate, accuratamente conservate, presso i depositi del comune di Firenze. Sono stato personalmente, l'estate scorsa, quindi si parla di luglio 2018, se non sbaglio, o luglio 2019, a verificare le condizioni delle pietre e ho trovato che le pietre non sono né catalogate, né conservate, ce ne sono pochissime, in pessime condizioni. Tra l'altro, presso quel deposito, il deposito del comune di Firenze che è al Poggetto, ho trovato pure i resti del vecchio porto fluviale mediceo di Firenze completamente abbandonati, non catalogati, in malora, in mezzo alle sterpaglie, buttati come se fossero macerie, e allo stesso modo di pietre ce n'erano pochissime e tenute in modo completamente inadeguato.

Questa vicenda è già stata denunciata alla stampa nel momento in cui presentavo l'interrogazione, i giornalisti hanno fatto le foto delle pessime condizioni in cui erano conservate le pietre, sia quelle del porto fluviale mediceo di Firenze, sia quelle del lastricato. E, quindi, a noi viene anche il dubbio che buona parte di queste pietre non sia conservata non solo in modo adeguato, ma non sia nemmeno conservata. Non vorremmo che queste pietre fossero da qualcuno in qualche modo rubate e portate per fare lastricati di ville private, perché mancano proprio all'appello, ce ne sono molte meno, molte molte meno, conservate di quante ne sono state tolte. A suo tempo, dal comune di Firenze, all'interrogazione del nostro consigliere comunale è stato risposto che, in realtà, quelle che, nel toglierle, venivano rotte, venivano buttate via. Però, non c'è traccia di quali sono quelle che vengono buttate via perché rotte, perché non vengono classificate e, quindi, non c'è certezza che ci sia una garanzia che qualcuno non stia facendo anche un business su queste pietre, che non ci sia qualcuno che le ruba, qualcuno che le rivende, qualcuno che ne usufruisce per ville private, perché mancano le pietre. E la risposta ufficiale è che, nel rimuoverle, si rompono e quindi si buttano via.

Quindi, non c'è nessuna garanzia della tutela di questo bene storico a Firenze, bene importante, perché poi, nel momento in cui vengono sostituite e viene messo l'asfalto, se le pietre si perdono diventa impossibile un domani rimettere le pietre. E, quindi, c'è una situazione grave e che preoccupa, perché è inutile ricordare che è patrimonio UNESCO, il centro di Firenze, e quindi si parla di zone che dovrebbero essere conservate in modo adeguato, che non vengono tutelate e che non vengono adeguatamente garantite - a questo punto mi permetto di dire - dal Governo, anche dal Governo stesso, perché adesso siete perfettamente informati in seguito alla mia interrogazione e credo che non sia sufficiente una lettera al comune per dire di prendersene cura, ma sia necessario che il Ministero intervenga direttamente per verificare e controllare; e se c'è qualcuno che ha compiuto dei reati in seguito alla sparizione di queste pietre o alla non conservazione, che si intervenga per le vie competenti per tutelare, in ogni modo, luogo e sede, il patrimonio storico fiorentino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi in merito allo stato di applicazione della legge 22 giugno 2016, n. 122 (cosiddetto «Dopo di noi»), con particolare riferimento alla presentazione alle Camere della seconda relazione annuale – n. 3-01233)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Stanislao Di Piazza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Noja e Carnevali n. 3-01233 (Vedi l'allegato A).

STANISLAO DI PIAZZA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie Presidente, buongiorno onorevoli deputati. Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo dell'onorevole. Noja, rappresento quanto segue.

La legge 22 giugno 2016, n. 112, recante «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare» deve essere collocata nel quadro normativo riferito ai diritti delle persone con disabilità, in attuazione dei principi stabiliti dalla Costituzione, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

Al riguardo, voglio sottolineare che il tema della disabilità è costantemente all'attenzione del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. L'impegno del Governo è quello di realizzare nel più breve tempo possibile interventi a favore dell'inclusione e della partecipazione dei disabili ai processi organizzativi e operativi, venendo incontro alle esigenze non solo dei dipendenti affetti da disabilità, ma anche di coloro che hanno carichi di cura familiare.

Su quest'ultimo punto voglio ricordare che la legge di bilancio 2020 ha incrementato di 2 milioni per il 2020 la dotazione del Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (Fondo “Dopo di noi”). E questo incremento riveste particolare importanza perché, grazie a queste preziose risorse, è possibile prevedere interventi di residenzialità a finanziamento misto pubblico-privato volti a favorire percorsi di deistituzionalizzazione e di supporto alla domiciliarità delle persone con disabilità grave in abitazioni o gruppi-appartamento che riproducano condizioni abitative e relazionali della casa familiare.

Evidenzio, altresì, che la programmazione degli interventi in materia di politiche sociali è di competenza esclusiva regionale, salva la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni che rimane in capo allo Stato, mentre la gestione è affidata ai comuni.

A questo proposito, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, anche in vista della predisposizione della seconda relazione al Parlamento, oggetto della presente interrogazione parlamentare, si è reso parte attiva con le regioni mediante la costituzione di un gruppo di lavoro, al quale ha partecipato ANCI, oltre ai referenti delle medesime regioni.

Va evidenziato che gli interventi previsti dalla legge hanno carattere innovativo e richiedono pertanto, per la loro concreta realizzazione, un ampio coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti, anche ai fini dell'esatta individuazione della platea delle famiglie beneficiarie. La programmazione di tali interventi, declinata su più livelli territoriali, impone inoltre la definizione e attivazione di nuove procedure che ne consentano la piena attuazione.

La seconda relazione al Parlamento cui fa riferimento l'interrogazione rappresenta un avanzamento rispetto alla prima ed illustra le misure concretamente messe in campo a livello territoriale sulla base dei dati messi a disposizione dalle regioni al 31 dicembre 2018, dando conto, in particolare, di quali siano i beneficiari degli interventi, delle soluzioni alloggiative, nonché degli indirizzi di programmazione 2018. Circa i tempi di presentazione alle Camere della seconda relazione sullo stato di attuazione della legge in questione posso rassicurare l'onorevole interrogante che la relazione è stata definita, ma, in assenza dell'attribuzione delle deleghe in materia di disabilità, è stata trasmessa al Presidente del Consiglio il 17 ottobre 2019 per la necessaria condivisione, prima della presentazione alle Camere.

In conclusione, l'invio alle Camere della seconda relazione è pressoché imminente e consentirà così di svolgere una riflessione più ampia sulle modalità di attuazione della legge n. 112 del 2016, anche al fine di valorizzare le buone pratiche presenti in alcune realtà territoriali.

PRESIDENTE. La deputata Noja ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente, grazie sottosegretario. Ringrazio per la risposta e anche per i dettagli che sono stati forniti sulla tempistica prevista per la messa a disposizione del Parlamento della relazione. Sottolineo che è molto importante questo passo perché, come il sottosegretario stesso ha rilevato, la legge sul “dopo di noi” rappresenta un risultato importantissimo raggiunto nella scorsa legislatura. È una legge che ha un carattere di innovatività molto importante, perché per la prima volta si prevede una legge specifica che sostiene le famiglie e le persone con disabilità grave in un passaggio fondamentale come quello della perdita del sostegno familiare legato anche all'invecchiamento dei genitori. E, tuttavia, è importante dire che non basta incrementare i fondi: bisogna anche capire come questi fondi vengono utilizzati, bisogna anche avere una relazione che ci consenta di misurare come le regioni stanno reagendo a questa legge, perché uno dei guai del nostro Paese è la disomogeneità territoriale degli interventi, specie in una materia importante come quella del sostegno alle persone con disabilità. Troppo spesso, a seconda di dove si nasce, il tipo di assistenza e il tipo di supporto che si riceve è differente; questo, ovviamente, non è più tollerabile. Prendo atto del fatto che ci comunichiate che è imminente la pubblicazione di questa relazione, che sarà importante analizzare per noi, ma sarà importante, evidentemente, che venga analizzata anche da tutti gli operatori del Terzo settore che spesso ci sostengono e ci aiutano nel comprendere i bisogni delle persone con disabilità. Invito il Governo ad avere un'attenzione particolare sulla tempistica legata a questa relazione perché, purtroppo, l'anno scorso il Governo precedente non si è fatto carico di questo, che è un dovere e un obbligo preciso stabilito dalla legge sul “dopo di noi”.

Abbiamo, quindi, l'ultima relazione che risale al 2017 ed era una relazione che è stata pubblicata poco dopo l'approvazione della legge, quindi dava veramente scarse informazioni su come il fondo fosse stato utilizzato dagli enti locali. Abbiamo bisogno di questo strumento, anche come legislatori, per capire se ci sono dei correttivi da apportare. Credo che dobbiamo anche mettere in conto che leggi così innovative possano richiedere correttivi, aggiustamenti, miglioramenti, e senza questo strumento è per noi impossibile capire se siamo nella direzione giusta e che cosa si debba fare per rendere ancora più efficace il sostegno a persone con disabilità e a famiglie che si trovano in condizioni molto difficili.

Quindi, capisco tutte le necessità e le tempistiche legate anche al fatto che il Governo si è costituito in tempi molto rapidi ed è passato poco tempo dalla sua costituzione, tuttavia credo che questa debba essere una delle priorità per l'inizio dell'anno, e quindi mi auguro che, quando si parla di imminenza, significhi che a brevissimo riceveremo una relazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Santi Cappellani, già iscritto al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16.02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 16,20.

La seduta, sospesa alle 16,02, è ripresa alle 16,20.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2019, n. 137, recante misure urgenti per assicurare la continuità del servizio svolto da Alitalia - Società Aerea Italiana S.p.A. e Alitalia Cityliner S.p.A. in amministrazione straordinaria (A.C. 2284-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2284-A: Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2019, n. 137, recante misure urgenti per assicurare la continuità del servizio svolto da Alitalia - Società Aerea Italiana S.p.A. e Alitalia Cityliner S.p.A. in amministrazione straordinaria.

Ricordo che nella seduta del 13 gennaio si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2284-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A). Colleghi, pregherei un maggior silenzio. Colleghi! Avverto che fuori della seduta l'emendamento Scagliusi 1.54 è stato ritirato dal presentatore. Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione. In particolare, il parere della V Commissione reca una condizione, formulata ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti l'onorevole Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentanti del Governo, di qui a breve, con le dichiarazioni di voto anche Fratelli d'Italia formalizzerà la sua sospensione di giudizio su questo decreto-legge che, per certi aspetti, è deprecabile per il ritardo con cui è stato calato, è deprecabile la totale assenza di contenuti risolutivi per portare ordine alla vicenda della nostra compagnia di bandiera; dall'altro lato, risulta indispensabile comunque che il provvedimento esista perché altrimenti le cose potrebbero persino, ove possibile, peggiorare. Ma in questo dibattito… sì, Presidente, le chiedo scusa, mi sono distratto…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi! Colleghi, sospendiamo la seduta fino a quando non consentiamo al Presidente Rampelli di intervenire, non c'è problema.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio. È comprensibile che ci sia un po' di disordine, ci mancherebbe altro. Cerchiamo comunque di articolare dei ragionamenti nella speranza che il Governo innanzitutto riesca ad assorbirli. Abbiamo qualche ragionevole dubbio che questo possa accadere, ma comunque la speranza è l'ultima a morire. Il problema fondamentale che non si riesce proprio a percepire e che vede una serie di emendamenti presentati da Fratelli d'Italia proprio per provare a forzare la mano e a imprimere una direzione precisa alle attività per il risanamento e soprattutto il rilancio di Alitalia, il problema fondamentale è che ogni volta - non è la prima volta che capita - che ci troviamo a parlare di Alitalia parliamo dell'azienda Alitalia, parliamo di tutto ciò che in qualche maniera si conclude dentro i propri confini come se si trattasse di una qualunque azienda italiana. Lo abbiamo fatto anche per l'Ilva a maggior ragione dovrebbe valere per Alitalia vista anche la differenza di quote, di lavoratori addetti, di PIL che comunque è legato al segmento del trasporto aereo nazionale. Non si riesce a capire la ragione per la quale ci si ostini a parlare solo e soltanto di questa azienda e ancora più difficile è comprendere la ragione per la quale ogni volta che si parla di Alitalia si parla dei lavoratori di Alitalia che sarebbero comunque una sorta di superfetazione rispetto alle necessità, sarebbero troppi. Voglio ricordare che nel 2002, con 55 milioni di passeggeri, avevamo mi pare 60 mila lavoratori di Alitalia; oggi con 180 milioni di passeggeri ce ne sono 42 mila. Abbiamo già fatto forti e forse ingiuste operazioni di taglio; abbiamo già pregato di fronte all'altare del liberismo selvaggio, abbiamo già invocato in maniera purtroppo dogmatica e ideologica, non pragmatica come si deve agli statisti e a chi, attraverso un Governo della Repubblica, tiene in mano le sorti di un popolo intero, abbiamo già rischiato di fare Caporetto di Alitalia, perché non abbiamo capito che il problema era quello di dare una regia al trasporto in quanto tale, al macro insieme del trasporto italiano. Non è cosa da poco perché noi siamo una nazione particolarmente virtuosa sotto questo aspetto. Le nostre caratteristiche - lo ricordo a me stesso perché tutti voi siete molto più bravi di me - ci impongono di essere efficienti sul piano del trasporto. Noi siamo una nazione che non detiene materie prime, le dobbiamo andare a prendere fuori dai nostri confini, quindi le dobbiamo prelevare e portare qui, trasporto, appunto. Queste materie prime poi attraverso l'iniezione di genio italiano, di creatività, di capacità, di stile, le trasformiamo e, una volta che le abbiamo trasformate, una parte vengono destinate al mercato interno, trasporto interno, e una parte vengono destinate al regime delle esportazioni, trasporto estero. Poi siamo per antonomasia la nazione con la maggiore percentuale di beni culturali e artistici al mondo; abbiamo le nostre rilevanze paesaggistiche e naturalistiche, viviamo praticamente di turismo, diciamo che…

PRESIDENTE. Presidente Rampelli, chiedo scusa. Colleghi, posso comprendere il desiderio di socializzazione della ripresa dei lavori, però bisogna consentire al collega Rampelli di svolgere il suo intervento nel silenzio dell'Aula.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio nuovamente, Presidente Rosato. Dicevo che le caratteristiche fondamentali dell'Italia sono assolutamente eccezionali. Non siamo una nazione come le altre. Siamo fortunati perché abbiamo la possibilità di trasformare quello che potrebbe essere meramente e tecnicamente definito un servizio in una grande opportunità. Altre nazioni non sono fortunate come noi e quindi la domanda si impone: per quale motivo la compagnia Alitalia invece di vivere una stagione virtuosa, di espansione, di capacità di moltiplicare le proprie prestazioni, di avere un numero di slot straordinariamente efficace, di internalizzare tutti i servizi e di manifestare la capacità di gestire anche per conto terzi, anche per altri Stati e altre compagnie aeree straniere quei servizi, per quale motivo noi che abbiamo tali caratteristiche abbiamo una compagnia aerea praticamente che ogni due anni circa ha bisogno di un intervento dello Stato di tipo eccezionale? La ragione - lo dicevo prima - è che manca una cabina di regia e che i Governi fin qui non hanno messo la testa su Alitalia, non hanno inserito la vicenda Alitalia in questa cornice. Non hanno dotato la compagnia aerea di un obiettivo strategico e, quindi, non l'hanno dotata di un piano industriale. Non avendo un obiettivo strategico e non avendo un piano industriale, è ovvio che il prodotto non stia in piedi. Ecco perché negli emendamenti che abbiamo presentato, alcuni dei quali sono stati accolti grazie anche al lavoro dei nostri commissari, ci siamo rifiutati per esempio di avallare una nuova stagione di esternalizzazioni, di spezzatini tali da depauperare questo patrimonio italiano. Siamo stati per tanti decenni una vera e propria eccellenza nel trasporto aereo, non ci vogliamo ostinare a diventare il fanalino di coda delle potenze occidentali in questo settore né tanto meno, poiché parliamo di trasporto aereo, parliamo quindi di infrastrutture, per quello che riguarda Fratelli d'Italia le infrastrutture non possono che essere, soprattutto se infrastrutture strategiche, infrastrutture sovrane.

Parliamo della necessità di non consegnare a nazioni straniere il nostro trasporto aereo, la indipendenza dei cieli e anche delle rotte prescelte per mettere il sistema di trasporto commerciale, la logistica, quello turistico, al servizio dello sviluppo economico e della crescita, al servizio della promozione del prodotto italiano, ma anche dell'identità italiana. Noi riteniamo sia esattamente questa la parte mancante, la tessera mancante nel puzzle del trasporto aereo e quindi di Alitalia, e pensiamo che il Governo sotto questo aspetto non debba semplicemente rifiutarsi - ha accolto l'emendamento contro lo “spezzatino”, ci fa piacere - di disarticolare ulteriormente la compagnia, non ci deve soltanto rassicurare da un punto di vista astratto e teorico: deve per esempio ricomporre la filiera delle eccellenze che erano intorno alla compagnia di bandiera. Mi riferisco per esempio all'Alitalia Maintenance Systems, che era una vera e propria prerogativa italiana: noi siamo stati capaci di concentrare in capannoni industriali - che io ho anche visitato, ma non sono stato il solo - delle cosiddette eccellenze tecnologiche, abbiamo formato per decenni degli operai specializzati, che ci hanno invidiato in tutto il mondo; e abbiamo purtroppo ceduto alla tentazione di liberarci apparentemente di costi, invece di valutare questa e altre specie parallele alle attività di volo dei meccanismi virtuosi su cui costruire le espansioni di Alitalia. Sarebbe bastato forse mettere in relazione la manutenzione dei reattori con le necessità dell'Aeronautica Militare, o della stessa Marina Militare; sarebbe stato forse sufficiente metterla in relazione con Fincantieri, per poter rilanciare, e quindi evitare di svendere, come è accaduto, quella costola di Alitalia che oggi non c'è più, e che, spero sia chiaro nell'emendamento approvato, si deve ricostruire. Non si viaggia soltanto con gli astratti ordini del giorno: l'Alitalia Maintenance Systems deve essere ricostruita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). I lavoratori, gli operai specializzati, le dirigenze vanno ricollocate esattamente lì, e deve diventare un punto di attrazione fondamentale.

Poi c'è la questione nota, diciamo così, da un lato della mala gestione, dall'altro della colpevolizzazione dell'intervento pubblico. Certo, se l'intervento pubblico è il prestito ponte non ci si capisce granché, sembra che stiamo facendo l'elemosina a un'azienda decotta. Noi vorremmo che qualcuno ci rispondesse in ordine al fatto che l'Air France sia partecipata dalla Francia, la Lufthansa è partecipata dai Land tedeschi, la compagnia austriaca è partecipata dallo Stato, così come quella portoghese; persino quella svizzera, nella terra dei banchieri e delle banche, la patria del liberismo, è partecipata dallo Stato. E noi, che vediamo comunque una sovrapposizione della nostra compagnia aerea nel trasporto aereo con gli interessi economici, finanziari, commerciali, turistici, strategici, ci spaventiamo a ragionare qui di una presenza? Certo, non esclusiva, in quanto neanche Aeroflot in Russia ha una presenza esclusiva, poiché lo Stato russo ha il 51 per cento, se non vado errato, dentro Aeroflot, così come la Turchia mi pare che abbia il 49 per cento dentro la propria compagnia aerea. Cerchiamo, allora, di non ragionare per dogmi e per ideologismi, perché quando l'abbiamo fatto abbiamo già collezionato danni incalcolabili. Noi vorremmo al contrario che potesse prendere il sopravvento il pragmatismo, il sano pragmatismo, che prevede la volontà di recuperare l'orgoglio italiano e di mettere a capo di questa azienda dei manager che siano all'altezza dei loro compiti, non soltanto per professionalità e per nozionismi, ma anche per senso di responsabilità e per senso dello Stato. Noi possiamo competere e non dobbiamo regalare niente a nessuno, Alitalia è un'eccellenza; in questi ultimi anni il lavoro svolto ha prodotto un miglioramento oggettivo e questo miglioramento oggettivo non è ancora bastevole rispetto alla salvaguardia dell'equilibrio di bilancio solo e soltanto perché manca quella cabina di regia. Per quale motivo si è consentito e si consente alle compagnie low cost di atterrare negli hub principali, facendo concorrenza sleale e mettendo in ginocchio Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Per quale motivo si consente alle compagnie low cost di aggirare la normativa vigente e di percepire contribuzioni pubbliche dalle regioni, cosa che invece Alitalia non può fare? Per quale motivo il Governo, i Governi, non si sono posti questo problema e hanno lasciato invece che Alitalia piano piano si spolpasse, perdesse di peso specifico, salvo poi intervenire, appunto, con gli inutili - e spesso giudicati dai cittadini italiani come fastidiosi - interventi di prestito da parte delle casse dello Stato in ordine ad Alitalia? Non vanno fatti rattoppi: va creata una fase di rilancio e bisogna credere nel progetto Alitalia; bisogna farlo anche prendendo di petto altre questioni e cito l'ultima perché mi pare di aver esaurito il tempo a disposizione.

Abbiamo parlato in lungo e in largo di Atlantia, la società che ha in concessione le autostrade: un'altra infrastruttura sovrana, infrastruttura strategica che è stata pessimamente utilizzata dal concessionario, e noi ovviamente come sapete, Fratelli d'Italia (Giorgia Meloni l'ha detto fin dal primo momento), ci auguriamo la revoca di quella concessione. Ma voi sapete che Atlantia detiene anche la gestione, la concessione di fior fiore di aeroporti in Italia: tra questi il principale hub che è quello di Fiumicino e nessuno dice ad Atlantia che cosa può e deve fare a Fiumicino. Noi abbiamo il paradosso di un aeroporto che incassa miliardi e i vettori che portano passeggeri all'aeroporto invece rischiano di chiudere i battenti.

PRESIDENTE. Grazie.

FABIO RAMPELLI (FDI). Concludo davvero, Presidente: porti pazienza, è l'ultima battuta, giusto per esaurire il ragionamento.

PRESIDENTE. Perché pensavo per esaurire il tempo, che è già esaurito.

FABIO RAMPELLI (FDI). L'Aeroporto di Fiumicino prevede che Atlantia, attraverso il sistema delle royalty sui negozi, come fosse il gestore di un centro commerciale, abbia un extra-business; ha trasformato l'aeroporto stesso, depauperandolo di ogni significato trasportistico, nel più grande parcheggio a rotazione del mondo e nessuno dice a questi soggetti che cosa devono fare dei nostri hub aeroportuali.

PRESIDENTE. Grazie.

FABIO RAMPELLI (FDI). Questa è la vergogna e invitiamo attraverso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mulè. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, noi oggi votiamo il “decreto Alitalia”, ma per votare il decreto Alitalia” bisogna ricordarsi come si è arrivati al “decreto Alitalia”. Ne La commedia umana si dice che l'importante non è essere a Parigi, ma ricordarsi come si è arrivati a Parigi, nel Père Goriot.

Quando allora il decreto arriva in Aula, arriva in condizioni in cui c'era stato detto dal Ministro dello sviluppo economico Patuanelli di essere moderatamente ottimista sulla conclusione di Alitalia: a ottobre/novembre del 2019 la situazione di Alitalia era in atterraggio, l'aereo planava verso la definizione della procedura, dopo oltre 18 mesi di lavoro del consorzio guidato da Ferrovie dello Stato, che aveva in maniera efficiente, positiva fatto tutti i carotaggi necessari (Lufthansa, Delta, EasyJet), avendo sentito tutti gli attori. Ebbene, poi però si scopre che non è così, perché la trattativa sfuma e si ricomincia da zero. È come se questo Parlamento, negli anni, nei mesi precedenti, non avesse già elargito miliardi, fino agli ultimi 900 milioni di euro, nei confronti di Alitalia, come se si partisse soltanto dall'ultimo momento, dal 2 dicembre 2019: ma non è così. Quando arriviamo al 2 dicembre 2019 noi non scopriamo di avere un'azienda che ha instradato, incanalato e che è avviata alla fine della procedura di commissariamento straordinario: no!

Ma lo scopriamo alla fine del procedimento, cioè quando la IX Commissione (Trasporti) arriva alla definizione, prima di cominciare a votare, dopo aver sentito il commissario straordinario, che vaga felice tra le nuvole e non sa, pur essendo arrivato in azienda da quasi un mese, qual è lo stato dei conti e delle finanze.

Vola tra le nuvole e ci dice che non è un manager. È, infatti, un avvocato di diritto fallimentare esperto in procedure di amministrazione controllata, d'urgenza, di commissario straordinario. Lui non sa dove porta Alitalia e lui viene a dire in Commissione la santa verità, beato figlio, e cioè: “Signori commissari, signori del Parlamento, caro Parlamento italiano, neanche Mandrake, neanche Superman, neanche Dumbo, che vola alto nelle nuvole, può definire entro il 31 maggio 2020 la procedura per la cessione di Alitalia”. Ma nel decreto c'è scritto, all'articolo 1, comma 4, che il commissario straordinario in quel termine espleta, compie e definisce la cessione. Evidentemente, abbiamo tutti capito male, perché poi è stato acquisito il parere di Lufthansa che viene a dire, con Herr Eberhart: “Signori miei, noi su Alitalia non ci mettiamo una lira. Prima, casomai, mandate a casa 3.500-4000 dipendenti e poi eventualmente ci sediamo”. Poi, è stato acquisito il parere di Delta, che ci dice: “Cari amici, noi non veniamo in Alitalia se prima non risanate. Tutt'al più facciamo un accordo commerciale”. Ebbene, acquisite tutte queste informazioni e acquisito il commissario straordinario, colui che dovrebbe governare l'azienda e non la governa, tanto che si dota di un direttore generale pagato 250 mila euro per un lavoro che deve cominciare a fare non avendo ancora un piano industriale, arriva ex cathedra il Ministro Patuanelli che ci dice che nessuno di noi ha capito nulla e che il 31 maggio non è un termine perentorio ma è il termine che servirà soltanto per eventualmente arrivare a definire la cessione di Alitalia, come se le lancette si riportassero al termine dell'ottobre 2018.

Allora, tutto questo non solo non ha senso ma dice a questo Parlamento e dice a tutti voi, colleghi, che oggi voi non state votando il decreto che porrà fine alle sofferenze di Alitalia: voi oggi votate l'ennesimo provvedimento che prolunga l'agonia di Alitalia, perché il 31 maggio 2020 - sia chiaro a tutti - non sarà determinata la procedura di cessione ma comincerà la cessione. Abbiamo tutti chiaro quello che significa? Significa che il Governo si ripresenterà nella primavera del 2020 chiedendo al Parlamento un ulteriore finanziamento per altre centinaia di milioni che non saranno sufficienti a garantire il futuro dell'azienda e il futuro della compagnia.

E, allora, a fronte di questa situazione di una totale nebulosa, di una Via Lattea confusa con questa astronave del Governo che vaga nei cieli come il Barone Rosso e va cercando a vista dove andare tra le nuvole e tra le nuvole non sa dove andare, abbiamo fatto un lavoro di totale responsabilità e, come Forza Italia, abbiamo detto: “Va bene, ancora una volta prevalga ovviamente la responsabilità. Dunque, non facciamo andare avanti la demagogia e il populismo. Diteci dove volete portare l'azienda”. Perché l'azienda in questo momento va contro un muro, va dritta contro un muro perché non c'è nessuna direttiva politica. Infatti, ancora una volta, il Ministro Patuanelli, a domande di Forza Italia sulla necessità che Ferrovie dello Stato interloquisca col commissario straordinario - perché questo è quanto accaduto, cioè il commissario straordinario e l'amministratore delegato delle Ferrovie non si sono parlati fino a quando Forza Italia, appunto, non ha sollevato davanti all'uno e all'altro il problema, dicendo al Ministro: “Caro Ministro, guarda che c'è un dialogo tra sordi perché non si parlano” - a quel punto il Ministro ha detto: “Sarà mia cura fare in modo che i due soggetti si parlino”.

Allora, se questo a voi sembra normale, se a voi sembra normale che noi oggi votiamo altri 400 milioni di finanziamento a fronte di 900 milioni non restituiti, allora, colleghi, ci assumiamo un'enorme responsabilità sulla quale noi non faremo mancare l'appoggio. Ci asterremo perché le spalle non le voltiamo. Ribadisco: noi non voltiamo le spalle, ma questo Governo sta sparando alle spalle di Alitalia e del suo futuro, che è cosa ben diversa, e lo sta facendo nella consapevolezza di non avere una rotta.

Negli emendamenti che abbiamo presentato - pochi, pochissimi: si contano sulle dita di una mano, proprio a testimoniare che il nostro è un apporto costruttivo e non distruttivo - abbiamo messo dei paletti: abbiamo invitato il Governo ad avere attenzione soltanto alle modalità normative con cui veniva scritto il decreto. Se fossimo stata forza irresponsabile non avremmo inserito l'emendamento che vi dice di restituire entro sei mesi - entro sei mesi! - il prestito di Alitalia, i 400 milioni. Lo abbiamo fatto perché era chiaro ed era evidente che, se non ci fosse stato quel termine, saremmo andati dritti dritti contro una procedura di infrazione: sarebbero stati aiuti di Stato, perché il termine deve essere perentorio e cogente. Ci deve essere un termine entro il quale il finanziamento deve essere restituito. Non c'era nel decreto, nonostante ci fosse nel decreto fiscale. Ma quando si è discusso quell'emendamento in Commissione il parere è stato contrario. Il Governo e la maggioranza - il Governo con il parere conforme a quello del relatore - hanno votato contro, contro su quell'emendamento che è uno dei quattro, dei cinque presentati da Forza Italia.

Peccato che poi è discesa dal cielo un'osservazione in capo alla Commissione XIV (Politiche dell'Unione europea) che, guarda caso, elencava esattamente le stesse identiche modalità e osservazioni fatte da Forza Italia in Aula e in Commissione e invitava il Governo a inserire un termine perentorio e certo di restituzione del finanziamento.

Oggi scopriremo che quell'emendamento, che era stato buttato a mare, rinasce perché è cogente e, viceversa, espone il Governo non a una figuraccia, a finire sotto procedura di infrazione. Attenzione, perché tra gli emendamenti ve n'è uno, sul quale ovviamente il parere sarà contrario, che introduce sotto forma di un atto amministrativo, che, come sappiamo benissimo in quest'Aula, è un decreto ministeriale, che non è un atto avente forza di legge, all'interno di un decreto, un decreto che poi nella sua modalità determina le condizioni e le modalità di restituzione del finanziamento, cosa che - udite, udite - ci espone a un pericolo enorme. Perché il decreto ministeriale, come sapete, non passa da quest'Aula ma è un atto amministrativo, in questo caso interministeriale, che esclude quest'Aula dal controllo. Significa che le modalità e le condizioni possono essere di qualsiasi genere e tipo e, cioè, paradossalmente il MEF, d'intesa con il Ministero dello Sviluppo economico, può decidere di acquistare quote di Alitalia e con quelle quote acquistate pagare il finanziamento (che sia chiaro a quest'Aula nel momento in cui sarà chiamata a votare su quell'emendamento).

E poi cosa abbiamo fatto? Ci siamo limitati a mettere il Parlamento non nella condizione di un sordo che non può ascoltare ma di avere le informazioni minime necessarie sull'andamento della gestione di Alitalia. Grazie a Dio, quantomeno un emendamento è stato accolto, per cui la Camera, grazie all'impegno di Forza Italia, sarà nelle condizioni di conoscere in maniera semestrale dal commissario i conti e a che punto si trova Alitalia.

Però, vedete, tutto questo determina il confine, il recinto di un provvedimento che però al suo interno sconta il vuoto assoluto - il vuoto d'aria è il caso di dire - di una rotta che non c'è. Responsabilmente nessuno dica che l'opposizione - in questo caso Forza Italia - volterà le spalle perché - ripeto - ci asterremo sul provvedimento, nella certezza, già certificata dal Ministro, che a oggi non solo non c'è un compratore ma chi voleva comprare si è già sfilato o è stato fatto andare via, come Atlantia; come Atlantia che, per quanto ha scritto e ha consegnato alla Commissione in documenti firmati, denuncia una falsità, a loro dire, del Governo quando li accusa di essersi sfilati, come se ci fosse un duello rispetto alla presenza di Atlantia in Alitalia, che però, a ben vedere, è un duello nel quale non c'è nessun vincitore ma c'è un solo perdente: Alitalia, con tutti i suoi dipendenti, e lo sviluppo di questa compagnia, la quale, viceversa, sarà mortificata e sarà l'unico cadavere che ancora una volta per la mancanza di visione questo Paese lascerà sul terreno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Prego.

LUCIANO CANTONE , Relatore. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 1.4 Zanella, parere contrario, mentre sugli identici emendamenti 1.1 Zanella, 1.50 De Luca e 1. 51 Maccanti, c'è una riformulazione: al comma 2, primo periodo, aggiungere, in fine, le parole: “entro sei mesi dall'erogazione”. Sull'emendamento 1.53 Ianaro, parere favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, per chiarezza, riformulati come la condizione della Commissione bilancio, che è l'emendamento 1.300, giusto?

LUCIANO CANTONE , Relatore. Sì.

PRESIDENTE. Su cui c'è parere favorevole, immagino. Emendamento 1.53 Ianaro?

LUCIANO CANTONE , Relatore. Sull'emendamento 1.53 Ianaro, parere favorevole. Sui successivi emendamenti 1.52 Maccanti, 1.9 Silvestroni, 1.10 Rampelli, 1.11 e 1.8 Mollicone, 1.12, 1.13 e 1.14 Rampelli, 1.15 Mollicone, 1.17 e 1.21 Maccanti, parere contrario. L'emendamento 1.54 Scagliusi è ritirato. Sull'emendamento 1.23 Mollicone, parere contrario, così come sui successivi articoli aggiuntivi 1.01 Durigon e 1.02 Sozzani.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO BUFFAGNI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Conforme al parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.4 Zanella. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico… onorevole Zanella? Sospendiamo la votazione. Prego, onorevole Zanella.

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. In realtà, l'emendamento si inserisce nella serie di alcuni emendamenti a cui abbiamo lavorato con tutte le opposizioni per tentare di perimetrare dei poteri straordinari dati ad un commissario che, come abbiamo detto, si è presentato brancolano nel buio, quindi sono vieppiù rischiosi in capo a quella persona, almeno a quanto ci è dato di vedere sinora.

In questo caso, noi volevamo tentare, appunto, di perimetrare questi poteri, perché le disposizioni al comma 3 permettono, per esempio, di porre le basi per una strategia che veda, magari, assumersi, allo Stato, tutti gli oneri, ad iniziare dai tagli del personale, finanziandoli con risorse pubbliche, per poi cedere, magari, ad un futuro acquirente. Si è parlato molto di Lufthansa anche per spinte endogene del MoVimento 5 Stelle, poi ne parleremo, perché chi ha proposto spinte endogene importanti è la senatrice Lupo, che poi si è rivelata con un background particolarmente interessante. Dicevamo, finanziando con risorse pubbliche, tagliando, sfrondando i rami disagevoli e, poi, dare ad un futuro acquirente una parte risanata, sfrondata di tutti gli oneri. Noi avevamo cercato di perimetrare questo rischio: una parte dell'opposizione - la Lega - ha presentato un altro emendamento in questo senso, che noi abbiamo convintamente sottoscritto, che è stato accettato in Commissione; non abbiamo colto perché il nostro non sia stato accettato, comunque, ribadisco sarebbe fondamentale per l'Aula, soprattutto dopo aver conosciuto il nuovo commissario, votare a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Zanella, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.300 della Commissione e degli identici emendamenti 1.1 Zanella, 1.50 De Luca e 1.51 Maccanti, così come riformulati dal relatore, se i presentatori accolgono le riformulazioni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Sin dall'inizio della discussione in Commissione - scusi, sto litigando con il microfono -, abbiamo chiarito la necessità di porre un termine temporale esplicito per la restituzione del prestito, al fine di evitare di incorrere in una procedura di infrazione che avrebbe anche il vulnus di ulteriori sanzioni e, quindi, ulteriori denari pubblici da mettere in Alitalia. Devo dire che ci siamo sperticati in tutti i modi, abbiamo presentato un emendamento che, di fatto, riproponeva quello che era stato presentato nel “decreto fiscale” dal Governo, ma, nonostante questo, in Commissione non c'è stato modo di far cogliere alla maggioranza questa opportunità di inserire il termine, senza, invece, farsi riprendere dalla XIV Commissione, il cui parere è arrivato dopo che il nostro emendamento è stato bocciato, nonostante lo abbiamo perorato in tutti i modi, attraverso tutti i commissari presenti. È arrivato un parere della XIV Commissione che ha detto, che, considerata la natura di assistenza urgente e temporanea degli aiuti per il salvataggio delle imprese, valuti la Commissione di merito che la restituzione del finanziamento erogato a favore dei complessi aziendali in difficoltà sia determinata entro un termine certo, coerente con gli orientamenti citati in premessa. Esattamente quello che avevamo detto sin dal primo incontro, come può attestare anche il sottosegretario Buffagni. Noi ci felicitiamo che la maggioranza sia stata folgorata sulla via di Bruxelles e che, quindi, abbia accolto il nostro emendamento, benché rivisitato nella parte finale, perché riteniamo che almeno questo ci liberi da un'incombenza di un'infrazione delle normative europee che sicuramente graverebbe ulteriormente su un dossier già molto impegnativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. L'emendamento che abbiamo presentato, come ricordato dalla collega, in realtà, mira effettivamente a recepire un'osservazione che la XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) aveva fatto in sede di esame del provvedimento. Come sappiamo, il nuovo finanziamento di 400 milioni di euro disposto al provvedimento in esame è diretto ad assicurare la continuità del servizio svolto al vettore aereo e a consentire, al contempo, l'integrazione del programma della procedura di amministrazione straordinaria con un piano di iniziative e interventi di riorganizzazione ed efficientamento della struttura funzionale alla definizione delle procedure di trasferimento dei complessi aziendali, al fine di intercettare in modo più adeguato l'interesse dei potenziali acquirenti, massimizzando le possibilità di successo dell'operazione di vendita. Questo è l'obiettivo.

Secondo la normativa europea in materia aiuti di Stato, come precisato dagli orientamenti del 2014 della Commissione sugli aiuti per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese non finanziarie in difficoltà, ci sono una serie di condizioni che, però, sono richieste affinché tali interventi pubblici possano essere ritenuti compatibili con il mercato interno, ai sensi del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Gli orientamenti, in particolare, considerano questo tipo di aiuti compatibili qualora rappresentino una forma di assistenza urgente e temporanea, al fine di tenere in vita un'impresa per il periodo più breve necessario all'elaborazione di un piano di ristrutturazione o liquidazione. E, in particolare, precisa la Commissione, questi aiuti al salvataggio sono ammissibili e ritenuti compatibili qualora rispettino la possibilità di essere rimborsati entro il termine di sei mesi dalla concessione degli stessi.

Ecco il senso, la logica e la ratio dell'emendamento che il Partito Democratico ha ritenuto necessario e doveroso presentare rispetto al provvedimento in esame, cioè vincolare il Governo all'erogazione dell'aiuto a condizione che lo stesso sia restituito entro sei mesi dalla data di erogazione. Crediamo sia un elemento necessario per assicurare la compatibilità del finanziamento assicurato ad Alitalia, per mantenere in vita le proprie attività e andare avanti verso un piano di ristrutturazione e di reindustrializzazione e di rilancio, in piena compatibilità, però, con le norme europee sul mercato interno e con gli orientamenti della Commissione al riguardo. Per cui, ci felicitiamo della sensibilità del Governo per aver accolto un emendamento, peraltro condiviso da più parti politiche e che riteniamo giusto e doveroso per assicurare la piena legittimità e compatibilità della misura e del finanziamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rixi. Ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Presidente, intervengo per ribadire che anche la Lega aveva presentato questo emendamento conforme a quanto uscito dalla Commissione Politiche Unione europea, e condividiamo anche quanto detto oggi dall'esponente di maggioranza, sebbene il tema l'abbia sollevato l'opposizione. Ci meraviglia, però, il successivo emendamento presentato dalla maggioranza, che di fatto, se approvato, renderebbe assolutamente inutile questo termine di sei mesi e arriverebbe a riformare quell'emendamento di Commissione che è stato ritirato e smembrato nei quattro emendamenti originari. Quindi, da questo punto di vista, vorrei capire, in caso di approvazione di questi emendamenti, se comunque si procederà a provare a votare un altro emendamento, che, in caso di approvazione, tornerebbe ad avere un parere non conforme rispetto a quello che aveva espresso la Commissione Politiche Unione europea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Ricordo che i presentatori hanno accettato le riformulazioni. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, identico agli emendamenti 1.1 Zanella, 1.50 De Luca e 1.51 Maccanti, così come riformulati, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.53 Ianaro.

STEFANO BUFFAGNI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO BUFFAGNI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, anche alla luce dell'approvazione all'unanimità dell'emendamento modificato poco fa, invitiamo al ritiro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), onde evitare di creare appigli che possano dare possibilità di rovinare l'interpretazione per quanto è stato approvato da quest'Aula.

PRESIDENTE. L'onorevole Ianaro accetta l'invito al ritiro, quindi l'emendamento viene ritirato. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.52 Maccanti, su cui c'è un parere contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Donina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Presidente, intervengo su questo emendamento, appunto per spiegare la bontà per cui era stato fatto. Noi siamo stati in Commissione e abbiamo audito i vari Ministri riguardo a questa partita, con questo emendamento si voleva semplicemente chiedere che alla presentazione del piano industriale dell'azienda, dopo 30 giorni ci fosse un passaggio nelle Commissioni competenti. Ci sembrava un emendamento di buonsenso, chiediamo quindi al Governo di rivedere il proprio parere, anche perché in tutte le salse i vari Ministri e i sottosegretari, compreso quello presente oggi, che ringrazio per la presenza, avevano dato massima disponibilità per far conoscere, per far compartecipare anche la Commissione, però alla fine, come sempre, notiamo nostro malgrado che si dice una cosa e si fa esattamente il contrario. Questo ci dispiace, perché questo emendamento non costava un granché, significava solo tenere in considerazione e comunicare alla Commissione il piano industriale di questa grande azienda. Tra l'altro, nella nostra Commissione possiamo pregiarci del fatto che si fa poca politica e si fanno decreti di buonsenso; spesso viene accantonato il discorso politico per partorire emendamenti o decreti che riguardano il bene del nostro Paese, e anche la bontà di questo era appunto in questo senso. Auspicavamo che il Governo, siccome questa norma non ha un costo economico, la recepisse e fosse a disposizione per venire in Commissione, che praticamente è la struttura deputata per conoscere alcuni meccanismi, invece anche stavolta - non ci stupite, perché lo pensavamo già - non ha accettato questo emendamento e andate in direzione esattamente contraria. Questo ci dispiace, e da un lato mi rammarica anche. Presidente, io vengo da un territorio, che è quello montano - vengo da una vallata alpina, in provincia di Brescia -, dove le persone hanno ancora una dignità, dove le persone con uno scambio di mano fanno passaggi di proprietà, dove le persone con una stretta di mano si accordano, e arriviamo qua, che dovrebbe essere l'emblema del potere, l'emblema della democrazia, neanche quello che dite e dichiarate in Commissione poi lo fate quando arriviamo in Aula. Noi ci siamo stancati di questa posizione, chiediamo veramente al Governo che, quando fa delle determinate dichiarazioni - anche il Ministro Patuanelli aveva, tra virgolette, detto che poteva essere una buona soluzione, quella di comunicare alle Commissioni competenti il piano industriale di Alitalia dopo 30 giorni -, ci ripensi e approvi questo emendamento. Magari, se non dopo 30 giorni, allunghi un attimino i tempi, però che faccia partecipi le Commissioni che sono competenti per conoscere la materia e per decretare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Maccanti, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Mettiamo a verbale che l'onorevole Ciprini stava votando e non è riuscita ad esprimere il suo voto. Passiamo all'emendamento 1.9 Silvestroni. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, a questo punto lo ritiriamo, in quanto, in realtà, un altro punto simile è stato recepito dal Governo ed è stato inserito nel decreto. Quindi, è ritirato l'emendamento 1.9 Silvestroni e anche l'1.15 Mollicone, che è simile.

PRESIDENTE. Perfetto, quindi sono ritirati gli emendamenti 1.9 Silvestroni e 1.15 Mollicone.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.10 Rampelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, intervengo velocemente, soltanto per rimarcare la posizione di Fratelli d'Italia rispetto alla costruzione di una strategia per il futuro industriale di Alitalia: qualora non ci dovessero essere appunto partner privati, che possa anche entrare lo Stato per un massimo indicativo del 25 per cento, andando anche a sfatare questo mito per cui le altre compagnie aeree del mondo, comprese quelle europee, non hanno lo Stato all'interno.

Lo ha citato prima Rampelli, lo abbiamo detto anche nei nostri interventi in discussione generale: l'Olanda, solo lo scorso mese di febbraio, ha messo mano al pubblico portafoglio, con 680 milioni di euro, per acquistare il 13 per cento delle azioni della joint venture di Air France e KLM e così via; la Germania, non ha esitato, a 57 giorni della crisi di Etihad, nel 2017, a ordinare a Lufthansa di rilevare la flotta e i dipendenti di Air Berlin, così il Giappone, così la Turchia, quindi sfatiamo una volta per tutte questo mito degli aiuti di Stato. Lo Stato, quando deve tutelare la compagnia di bandiera, deve intervenire, deve farlo, deve tutelare l'identità appunto della propria compagnia di bandiera e tutelare ovviamente il futuro industriale della propria linea aerea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Rampelli. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.11 Mollicone. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sì, solo anche qui velocissimamente per ribadire che questo emendamento poi sarà anche presentato come ordine del giorno e ed è appunto la necessità di richiedere di affermare, da parte del Governo, una visione industriale di Alitalia che possa rafforzare la capacità logistica degli scali strategici e gli opportuni collegamenti con l'alta velocità e la capacità ferroviaria, quindi costruire un sistema di mobilità interconnesso, che possa poi ovviamente garantire la massima efficienza del sistema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Mollicone. Ricordo il parere contrario di Commissione, Governo e anche della V (Bilancio) Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Mollicone. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Rampelli. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Rampelli. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.14 Rampelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sì, è l'ultimo che abbiamo presentato, l'altro l'abbiamo ritirato perché appunto era sui livelli occupazionali, che è stato accolto - rimarchiamo - dal Governo e dalla Commissione. Questo semplicemente perché sottolinea la necessità, insieme al collega Rampelli, di andare a fare, nell'acquisizione di attività aziendali facenti capo ad Alitalia, esclusivamente un lotto unico, che comprenda beni e rapporti giuridici destinati ad attività di trasporto aereo, comprese le manutenzioni. C'è ancora una volta il tema di reinternalizzare la manutenzione, che era un'eccellenza, con Alitalia Maintenance Systems - che si potrebbe anche chiamare sistema di manutenzione Alitalia, non si capisce questa esterofilia provinciale - e andare a sostenere appunto un sistema complessivo di valorizzazione di Alitalia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Rampelli. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Maccanti. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.21 Maccanti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Durigon. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DURIGON (LEGA). Grazie Presidente, questo è un emendamento che ripristinava il fondo di solidarietà nel trasporto aereo. Sappiamo benissimo, Viceministro Buffagni, cosa significa questo, perché l'anno scorso abbiamo finanziato con 125 milioni e credo che una vertenza come Alitalia e non solo, le 110 aziende del trasporto aereo, i 12.500 lavoratori che ancora oggi utilizzano questo fondo, sono scoperti. Da che cosa? Da una miopia che non guarda a quello che serve davvero per gestire questa vertenza Alitalia. Siamo di fronte a un Ministro Patuanelli che in qualche modo dà rassicurazioni nelle trattative con i sindacati per far sì che questo fondo sia strutturale ed invece ancora oggi l'ennesima bugia la troviamo in questa finanziaria.

Avete proposto e ritirato un emendamento che andava in quella direzione per mancanza di fondi. Ebbene, questo fa capire che come andrete a gestire questa vertenza sarà drammatico, sarà drammatico per i lavoratori e sarà drammatico per questo settore. Quindi, caro Vice Ministro, la prego, so che lei non sa che cosa significhi “vertenza”, ma la vertenza Alitalia avrà dei lavoratori che in qualche modo subiranno un danno per questa miopia di questo Governo.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Maccanti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Mollicone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Durigon, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.02 Sozzani. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sozzani. Ne ha facoltà.

DIEGO SOZZANI (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento, su cui vi è un parere non favorevole, rappresenta la sintesi della discussione che è stata fatta nell'ambito della Commissione, cioè della confusione che il Governo ha rispetto a questo tipo di finanziamento. Il finanziamento di 400 milioni, ovviamente, si aggiunge a quanto avevamo già stanziato, quindi, ai 900 milioni precedenti, e non vengono assegnati i 150 milioni di interessi, quindi, siamo a 1 miliardo e 450 milioni. Il fatto che ci possa essere un Comitato parlamentare, le cui prerogative, peraltro, sarebbero state in capo alla maggioranza, perché la maggioranza dei componenti rispetterebbe la maggioranza della Camera e del Parlamento, era fondamentale ai fini di una conoscenza del work in progress, direi, dell'ambito del decreto della vendita degli asset di Alitalia. Diventava ancor più importante, questo emendamento, nel momento in cui abbiamo appreso, dal Ministro Patuanelli, che evidentemente non ci sono ancora delle soluzioni preconfezionate; ma, soprattutto, dal commissario Leogrande abbiamo appreso che, se entro maggio non avessimo interlocutori interessati all'acquisto di Alitalia, vi sarebbe sicuramente lo spezzatino o comunque la newco che ci è stata indicata.

Ora, considerato il fatto che il Parlamento debba sapere su una importante industria come Alitalia, soprattutto sotto il profilo di un importante soggetto che è diventato una sorta di buco nero dei soldi dei cittadini, visto quanto è stato stanziato fino ad oggi, ritenevamo importante che ci potesse essere questo Comitato, ai fini di un controllo sicuramente importante da parte del Parlamento su una vicenda che, ormai, ha del paradossale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa con parere contrario è stata testé illustrata dal collega Sozzani. Io non sono particolarmente favorevole alla proliferazione di comitati, commissioni e così via, va detto però che, grazie a Forza Italia, è stata inserita, nel testo del disegno di legge di conversione, una norma che impone una maggiore trasparenza sulla situazione Alitalia in relazione ai lavori che le Commissioni parlamentari saranno chiamate a svolgere.

Mi permetto, poi, più in generale, sui comitati di vigilanza e di sorveglianza, di ricordare in quest'Aula che almeno quelli che sono stati designati dovrebbero poter funzionare; uno degli esempi è quello di vigilanza su Cassa depositi e prestiti: abbiamo designato i componenti e da mesi si aspetta che questo Comitato venga insediato, anche perché spesso e volentieri proprio Cassa depositi e prestiti viene ventilata come copertura a questa o a quella proposta che viene messa in campo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

SIMONE BALDELLI (FI). Concludo. Almeno la vigilanza parlamentare su questo credo che – Presidente, le chiedo di prenderne buona nota - debba essere istituita.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.02 Sozzani, con il parere il contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2284-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Tuttavia, il sottosegretario, giustamente, che ha appena ricevuto gli ordini del giorno, chiede una sospensione di dieci minuti che viene accordata. La seduta riprenderà alle ore 17,45.

La seduta, sospesa alle 17,30, è ripresa alle 17,45.

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta per sospenderla immediatamente fino alle ore 18 per consentire al Governo di ultimare la lettura degli ordini del giorno.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,46, è ripresa alle 18.

PRESIDENTE. La nuova richiesta del Governo è di avere altri venti minuti di sospensione. Sono certo che capiremo la necessità. Quindi, sospendiamo la seduta e la riprendiamo alle ore 18,20 per esprimere i pareri sugli ordini del giorno (Commenti). Colleghi, è per esprimere un parere ragionato sugli ordini del giorno. La seduta è sospesa, riprendiamo alle ore 18,20.

La seduta, sospesa alle 18,01, è ripresa alle 18,20.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

STEFANO BUFFAGNI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Per quanto riguarda gli ordini del giorno n. 9/2284-A/1 Mulè e n. 9/2284-A/8 Fassina, riteniamo che sia più utile un ritiro, per dare la possibilità a quest'Aula di approfondire il tema, soprattutto in vista dello sviluppo futuro. In ogni caso, la posizione è che il Governo si rimette alla volontà dell'Aula.

Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno n. 9/2284-A/2 Zanella e n. 9/2284-A/3 Cappellacci, mentre esprime parere favorevole sul n. 9/2284-A/4 Maccanti, con una riformulazione. Per quanto riguarda l'impegno, si modifica divenendo: “avvenga perseguendo l'obiettivo dell'unitarietà e dell'integrità della struttura e delle attività aziendali facenti capo alla Compagnia medesima”. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno n. 9/2284-A/5 Capitanio e n. 9/2284-A/6 Bianchi, favorevole sul n. 9/2284-A/7 Rixi, contrario sugli ordini del giorno n. 9/2284-A/9 Foti, n. 9/2284-A/10 Zucconi e n. 9/2284-A/11 Osnato. Esprime, inoltre, un parere favorevole sul n. 9/2284-A/12 Bucalo con una riformulazione, eliminando l'ultimo capoverso delle premesse.

Sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/13 Trancassini vi è un parere favorevole, con la cancellazione dell'ultimo capoverso e, nella parte dell'impegno, dopo le parole “n. 137”, lasciamo “i livelli occupazionali e salariali”. Sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/14 Silvestroni vi è parere favorevole con la cancellazione dell'ultimo capoverso, sul n. 9/2284-A/15 Rotelli parere favorevole. Vi sono, inoltre, un parere contrario sugli ordini del giorno n. 9/2284-A/16 Lollobrigida, n. 9/2284-A/17 Rampelli, n. 9/2284-A/18 Mollicone, n. 9/2284-A/19 Varchi e n. 9/2284-A/20 Deidda e un parere favorevole sul n. 9/2284-A/21 Scagliusi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/1 Mulè c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Chiedo al Governo di rivedere il suo parere su un ordine del giorno che va nella direzione auspicata dal Governo stesso nel momento in cui si va, almeno a quanto è dato di sapere, verso una nazionalizzazione di Alitalia. Un'azienda fortemente in crisi non soltanto negli ultimi anni, per la quale questo Paese ha speso già tante risorse; ha provato a renderla privata, seppur rimanendo nell'ambito del nostro Paese, ha provato a metterla sul mercato con scarsi risultati, ha provato a fare anche tanti accordi contando sulla disponibilità e sulla collaborazione anche dei suoi dipendenti.

Ecco, noi vi chiediamo semplicemente di inserire i dipendenti nel quadro azionario, e quindi di dargli la possibilità di avere delle azioni della compagnia stessa, ma vi chiediamo anche di non ripetere gli errori del passato, e cioè di dare loro una reale partecipazione all'interno del consiglio di amministrazione.

Quindi, non capiamo per quale motivo il Governo si rimetta all'Aula, e quindi sostanzialmente dia, per quanto riguarda il suo parere, un parere contrario, perché dite delle cose e poi ne fate altre.

Ho ascoltato anche autorevoli ministri in Commissione guardare con favore anche alla norma, alla proposta di legge che è in discussione in Commissione lavoro, a mia prima firma, dove parliamo della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.

Questo ordine del giorno, sostanzialmente, parla di questo e dice semplicemente: non commettiamo l'errore che abbiamo commesso nel 1996, quando furono considerati azionisti i lavoratori, ma poi non coinvolti in quelli che erano gli organi di gestione. Vi chiediamo semplicemente di dare una rappresentanza ai lavoratori in quello che sarà il consiglio di amministrazione.

Quindi, chiedo al Governo, anche rispetto alle sue posizioni sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa, di rivedere questo suo parere; nel caso contrario, chiedo ai colleghi delle altre rappresentanze partitiche in questo Parlamento di votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/1 Mulè, su cui il Governo ha formulato un invito al ritiro o si è rimesso alla valutazione dell'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15) (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, per un chiarimento, com'era il parere del Governo sull'ordine del giorno precedente, quello che abbiamo appena votato?

PRESIDENTE. Si è rimesso all'Assemblea.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Una nota sull'ordine dei lavori: credo che sarebbe importante in futuro, per evitare poi di perdere tempo sospendendo a singhiozzo la seduta, che i gruppi che presentano ordini del giorno o i singoli colleghi, giacché l'ordine del giorno è un atto individuale, magari lo facessero durante l'esame degli emendamenti e non proprio a ridosso dell'inizio dell'esame degli ordini del giorno. Con il paradosso, Presidente, che le opposizioni in questa fase, in questa seduta, su questo tema, che è un tema caro a tutti trasversalmente, ci tengo a sottolinearlo, hanno avuto un atteggiamento molto responsabile perché si è contenuto il numero degli emendamenti, e questo ha permesso all'Assemblea e al Governo di affrontare questo tema senza la posizione del voto di fiducia, ma paradossalmente finiremo, Presidente, per dedicare più tempo agli ordini del giorno che non alla fase degli emendamenti. Questo dovrebbe indurre a tutti quanti una riflessione su come lavoriamo in quest'Aula.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/2 Zanella ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Di fatto l'ordine del giorno riprendeva l'emendamento che ci è stato bocciato sia in Commissione che in Aula, che cercava, come dicevo, di perimetrare i poteri del commissario, che sono tanto ampi quanto eccessivamente generici. Perché cercava di perimetrarli? Perché per il commissario è di fatto possibile smembrare o creare una sorta di bad company con oneri sociali e finanziari sostenuti dallo Stato e poi cedere una new good company del tutto priva di oneri. Ecco, in questo caso impegnavamo specificamente il Governo a valutare l'opportunità di evitare che la gestione commissariale possa produrre, tra i vari risultati, quello della costituzione di una cosiddetta bad company i cui oneri sociali e finanziari siano sostenuti dallo Stato.

Quindi, bocciandola, voi ci create e destate vieppiù preoccupazione, come ogni volta che vi esprimete anche in sede di Commissione, in audizione, eccetera, perché state dicendo all'Italia che probabilmente si beccherà gli oneri di una bad company che verrà a gravare sulle spalle degli italiani, mentre altre realtà godranno di eventuali risanamenti di Alitalia, di una compagnia risanata. Grazie per aver gentilmente bocciato anche questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/2 Zanella, con il parere contrario del Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Ordine del giorno n. 9/2284-A/3 Cappellacci, sul quale c'è un parere contrario del Governo. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/3 Cappellacci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Ordine del giorno n. 9/2284-A/4 Maccanti. Onorevole Maccanti, accetta la riformulazione? Bene.

Ordine del giorno n. 9/2284-A/5 Capitanio, con parere contrario. Prego, onorevole Capitanio.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Io confido in una revisione del parere da parte del Governo, che spero abbia avuto modo di leggere il contenuto, che è abbastanza semplice. In vista delle Olimpiadi Milano-Cortina sulla Lombardia e su Milano è previsto un indotto di oltre 3 miliardi di euro, con 2 milioni e mezzo di visitatori. L'ordine del giorno chiede semplicemente, nelle trattative per il rilancio della compagnia aerea, di tenere conto anche dell'importanza della strategicità, per il turismo e per l'intero Paese, degli scali lombardi. Quindi, ci stupiamo del parere negativo e confidiamo in una revisione.

PRESIDENTE. Il Governo non chiede la parola, quindi dichiaro aperta… no, onorevole Zanella, è già intervenuta, che altro?

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Intervengo solo per chiedere di sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/2284-A/5 Capitanio.

PRESIDENTE. Chiede di sottoscriverlo, perfetto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/5 Capitanio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordine del giorno n. 9/2284-A/6 Bianchi. Onorevole Bianchi, prego.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che ho presentato ci dà l'occasione, all'interno della discussione di quest'oggi, di riflettere anche sul sistema aeroportuale e, quindi, sull'utilizzo che Alitalia fa del sistema aeroportuale italiano. Nella fattispecie stiamo parlando dell'aeroporto di Milano Malpensa, un aeroporto che è il primo scalo italiano per traffico merci e il secondo scalo per traffico passeggeri.

Come saprete, l'aeroporto di Milano Malpensa è stato di fatto abbandonato negli anni da Alitalia, che ha prediletto altri scali: uno su tutti, Roma Fiumicino come suo hub, anche in virtù dell'alleanza fatta con la compagnia di Air France, che ovviamente non aveva nessun tipo di interesse ad avere come hub Milano Malpensa che poteva fare concorrenza a Charles De Gaulle, a Parigi.

Credo che tale impostazione sia stata dettata più da logiche per così dire politiche che aziendali, che dovrebbero essere corrette soprattutto quest'oggi che stiamo andando a deliberare un ulteriore prestito ponte nei confronti della società Alitalia.

È evidente, tuttavia, che l'aeroporto di Milano Malpensa gode di buona salute determinata dal fatto che tante compagnie diverse da Alitalia hanno sviluppato investimenti sull'aeroporto della brughiera del Varesotto che ha contribuito a far sì che lo stesso potesse avere segni positivi in termini di crescita passeggeri e di crescita merci.

Chiedo al Governo di poter rivedere il parere su questo ordine del giorno che, come è stato detto dal Vice Ministro, è contrario. Quindi, non è un parere di inammissibilità ma è un parere proprio di natura politica contrario a coinvolgere l'Aeroporto di Milano Malpensa nella ripartenza della società Alitalia. Credo che, visti i numeri positivi dell'aeroporto e vista la necessità della compagnia Alitalia di avere una maggiore spinta positiva che l'aeroporto stesso potrebbe portare alla compagnia Alitalia, sia opportuno che sia l'aeroporto che la compagnia Alitalia viaggiassero sulla stessa lunghezza d'onda e ci sia un debito coinvolgimento dell'aeroporto varesotto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/6 Bianchi. Ricordo il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Sull'ordine del giorno numero n. 9/2284-A/7 Rixi il parere è favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2284-A/8 Fassina. Onorevole Fassina, prego.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ritiriamo l'ordine del giorno prendendo atto di due fatti rilevanti. Il primo è la disponibilità e l'attenzione manifestata dal Ministro Patuanelli a prendere in considerazione la possibilità di arrivare a concludere l'amministrazione straordinaria nei tempi previsti dal decreto …

PRESIDENTE. Se l'ordine del giorno viene ritirato, non si può fare la dichiarazione di voto, onorevole Fassina.

STEFANO FASSINA (LEU). Non è una dichiarazione di voto: motivo brevemente il ritiro. Prendiamo atto della disponibilità del Ministro rispetto alla soluzione indicata nell'ordine del giorno; dall'altro lato, dei problemi dentro la maggioranza affinché questa soluzione possa essere condivisa. E auspichiamo che il lavoro del commissario nelle prossime settimane renda evidente che è impraticabile il raggiungimento degli obiettivi della salvaguardia dell'occupazione e del rilancio di Alitalia senza un intervento pubblico per un periodo transitorio.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2284-A/9 Foti. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/9 Foti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Ordine del giorno 9/2284-A/10 Zucconi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/10 Zucconi. Ricordo il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/11 Osnato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Ordine del giorno n. 9/2284-A/12 Bucalo, c'è una riformulazione: viene accolta? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2284-A/13 Trancassini, c'è una riformulazione: viene accolta? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2284-A/14 Silvestroni, c'è un'altra riformulazione: viene accolta? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2284-A/15 Rotelli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2284-A/16 Lollobrigida, è ritirato.

Ordine del giorno n. 9/2284-A/17 Rampelli, c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Prendo la parola intanto per esternare la mia perplessità, sinceramente, visto che, come più volte è stato fatto rilevare, l'atteggiamento dell'opposizione è stato un atteggiamento di grande disponibilità. Nessuno è montato sopra cercando di strumentalizzare il ritardo oggettivo e la social-confusione che è regnata sovrana nell'Esecutivo rispetto alla vicenda Alitalia: siamo tutti in attesa, da oltre un anno, che ci sia una soluzione composta e strutturale su questa vicenda. Ora, che senso ha - mi chiedo e chiedo al sottosegretario Buffagni - trovare la quadra sugli emendamenti, e poi bocciare tutti gli ordini del giorno, o la gran parte degli ordini del giorno? Non ha senso, è una violenza gratuita, è una volgarità (Commenti). Sì, ci sono ordini del giorno, molti ordini del giorno, la gran parte degli ordini del giorno che hanno comunque un parere contrario da parte del Governo.

Io le dico: scusi, sottosegretario, se lei mi usa la cortesia di leggere questo ordine del giorno, perché secondo me neanche l'ha letto; oppure gliel'hanno suggerito male, non lo so, se lo ha lavorato con qualche suo pregiatissimo collaboratore. Qui si parla, utilizzando preventivamente lo stesso idioma che ci viene regolarmente propinato dal Governo quando - diciamo così - non vuole essere stretto all'angolo, di valutare la possibilità di una presenza, diretta o indiretta, dello Stato nella futura soluzione definitiva della vertenza Alitalia. Che cosa c'è di diverso rispetto a quello che abbiamo letto sui giornali, e che è stato dichiarato dalla viva voce del Ministro in persona o di autorevolissimi esponenti del Governo del suo partito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Non c'è nulla di diverso. Quindi, io immagino che lei stia mettendo in campo un odioso e intollerabile pregiudizio, perché non c'è alcun senso a un parere negativo. Lei può dire che c'è la possibilità di una riformulazione, può dire che c'è un'eccessiva perentorietà, che c'è una parziale condivisione; ma non può dare un parere contrario su una questione che è stata già attenzionata, esattamente secondo questi principi, dal Governo di cui lei è partecipe ed è espressione, perché questo è profondamente ingiusto ed è profondamente irrispettoso del ruolo del Parlamento e del ruolo dell'opposizione.

In ogni caso (e concludo), l'ordine del giorno tratta esattamente di questo: chiede al Governo di valutare la possibilità di una presenza diretta o indiretta dello Stato nella compagnia Alitalia. Questo c'è scritto, e per questo io chiedo a tutti, a tutti i deputati, in libertà, di sostenere quello che è non una convinzione di chi vi parla, ma quello che è stato detto in lungo e in largo dal 90 per cento dei parlamentari e delle forze politiche presenti in Italia in questo anno di crisi di Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/17 Rampelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Ordine del giorno n. 9/2284-A/18 Mollicone.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sottosegretario Buffagni, a nome del Governo, colleghi per il suo tramite, Presidente, intervengo per esternare tutto il nostro disappunto, la nostra disapprovazione su una valutazione dei rapporti con il Parlamento da parte del Governo assolutamente ridicola. Perché, andiamo, prima ci chiedete di non farvi troppo male in Commissione e venite a presentarvi in audizione in maniera grottesca, e con una presentazione anche da parte del commissario che sarebbe stata degna di Scherzi a parte: ci è venuto a dire che non aveva il piano industriale, ma aveva già nominato il direttore generale. Forse si era sbagliato, pensava di stare in una riunione con il Ministro, e quindi voleva rassicurare il Ministro, ma noi eravamo la Commissione telecomunicazioni e trasporti. E poi venite qui in Aula, ci chiedete, per pietà, di non fare ostruzionismo sul testo; non lo facciamo solo per rispetto dei lavoratori di Alitalia, che siamo l'unica forza politica, insieme alle forze di opposizione, a frequentare, e Fratelli d'Italia stava a fianco dei lavoratori, dei sindacati anche ad agosto in mezzo alla strada, ad aspettare l'esito degli incontri con il Governo. E poi venite in Aula, dopo una riunione che sembrava un Consiglio dei ministri, in trenta dietro un tavolo, neanche steste analizzando la legge di bilancio, su venti ordini del giorno ce ne bocciate più della metà, andando a fare la riformulazione su un altro terzo. E se questo è un atteggiamento responsabile, poi renderemo sicuramente pan per focaccia sul “Milleproroghe”, perché non si può approfittare e nominare con la tutela dei livelli occupazionali, che - ricordiamo - Fratelli d'Italia ha difeso ed è riuscita ad inserire nel provvedimento, non si può con il paravento dell'interesse nazionale, dei lavoratori, dell'occupazione, poi trattare così a schiaffi in faccia l'opposizione.

Il nostro ordine del giorno, quello in questione, il n. 18, non chiedeva altro che intraprendere ogni opportuna iniziativa per la definizione finale di una riforma globale del trasporto aereo, della riforma delle linee guida contenenti le incentivazioni per l'avviamento e lo sviluppo di rotte aeree da parte di vettori e del Piano nazionale aeroporti, al fine di incentivare il rilancio di Alitalia e del comparto del trasporto aereo nazionale.

Mi dica lei, sottosegretario Buffagni, cosa c'è di negativo in questo ordine del giorno? Non c'è un impegno economico, non c'è un impegno troppo tecnico o troppo locale, non c'è un'ipoteca sullo sviluppo o meno di un hub o di un aeroporto: mi dica lei come fa ad essere contrario, il Governo, a quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/18 Mollicone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2284-A/19 Varchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io intervengo su questo ordine del giorno che riguarda un problema che per prima, qualche mese fa, ho portato all'attenzione di quest'Aula e su cui avevo ricevuto una reazione immediata - e questo mi aveva favorevolmente stupito - da parte del Governo e, più in particolare, da parte del Vice Ministro Cancelleri. Gran parte delle cose che il Vice Ministro Cancelleri ha detto su questo tema sono riportate nelle premesse del mio ordine del giorno, di talché il parere contrario del Governo oggi non è da intendersi come un parere contrario nei miei confronti o nei confronti del gruppo di Fratelli d'Italia, ma nei confronti del Vice Ministro Cancelleri, sostanzialmente sconfessato e svergognato dal suo stesso Governo.

Ma andiamo al tema. Parlo, in questo ordine del giorno, del caro voli dei biglietti aerei tra Palermo, Catania e Roma, un problema diventato ultimamente particolarmente pesante a causa di un sostanziale duopolio che si è venuto a creare con l'abbandono da parte di Vueling degli scali siciliani. Questo problema è esploso in tutta la sua violenza naturalmente in prossimità delle festività natalizie, laddove moltissimi siciliani, che per lavoro, per studio o per salute vivono fuori, si sono visti costretti a rinunciare a trascorrere le vacanze natalizie in Sicilia o a spendere cifre consistenti o, ancora, ad adoperare i pullman messi a disposizione a tariffe quelle sì veramente sociali da parte della regione siciliana. In quella circostanza finanche il Vice Ministro Cancelleri aveva capito che aumentando i posti a disposizione sarebbe diminuito il costo dei biglietti. Spiegava, il Vice Ministro Cancelleri: “L'Unione europea ci mette i bastoni tra le ruote sulla continuità territoriale e, quindi, la risposta è la tariffa sociale, quindi la risposta è aumentare i posti a sedere e aumentare i voli”. Finanche Cancelleri aveva capito le regole elementari dell'economia, ossia l'incidenza del rapporto tra la domanda e l'offerta con il prezzo di un determinato bene.

Ebbene, noi oggi abbiamo la dichiarazione da parte del Governo che quello che Cancelleri ha fatto e ha detto nel corso delle sue numerose dirette Facebook sono soltanto parole al vento, sono impegni che questo Governo non intende onorare perché il suo stesso Governo oggi sostiene di non voler assumere l'impegno di fare politica, ossia di esercitare il proprio ruolo governativo. Il mio ordine del giorno chiede al Governo di fare il suo lavoro, di parlare con Alitalia per stabilire un piano voli alternativo per la regione Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Cancelleri lo ha promesso, voi lo state negando.

Quindi, caro sottosegretario Buffagni, lei, in questo momento, ha svergognato il suo collega di Governo e sta mettendo in difficoltà tutti i parlamentari siciliani, che naturalmente hanno fatto comunicati stampa e post sulle soluzioni che questo Governo aveva trovato a questo problema, per ritrovarci, nemmeno 2-3 settimane dopo, al punto di partenza. Mi auguro che quantomeno i parlamentari siciliani votino secondo coscienza, altrimenti da domani saremo costretti a scendere strada per strada e casa per casa a spiegare che questa maggioranza di buffoni (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) dice una cosa e ne fa un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Varchi, si possono esprimere gli stessi concetti senza essere offensivi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2284-A/19 Varchi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Ordine del giorno n. 9/2284-A/20 Deidda.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, ritiro l'ordine del giorno. Però, ribadisco una richiesta che ho fatto durante un question time, perché io non ho mai avuto il piacere mai, neanche quando ho presentato un question time, un'interpellanza urgente di venerdì, di vedere né i sottosegretari né il Ministro dei trasporti. Era sui temi della continuità dei trasporti: questo era un ordine del giorno che trattava dei trasporti Alitalia, perché dal 16 aprile non avremo più servizi aerei dalla Sardegna verso Roma e Milano perché scade la continuità, e la Commissione europea non si è ancora pronunciata. Io le chiedo per cortesia, come feci il giorno dell'interpellanza urgente, che il Ministro venga a riferire in Aula sui trasporti dalla Sicilia e dalla Sardegna, perché nonostante tutto il Ministro De Micheli - nonostante poi presentiamo interrogazioni scritte nei vari mesi e a distanza di due mesi l'una dall'altra - ci presenta sempre la solita risposta copia e incolla.

Quindi, le chiedo formalmente di riferire al Governo e di convocare il Ministro De Micheli, dei trasporti, perché è vergognoso che non si siano presentati neanche un'ora, qui, a parlare di Alitalia e dei trasporti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e di quello che è il ruolo di Alitalia per collegare l'Italia. Non si non si capisce qual è…

PRESIDENTE. Onorevole Deidda, lei ha ritirato l'ordine del giorno.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Sì, lo so, concludo…

PRESIDENTE. Allora, se lo sa…

SALVATORE DEIDDA (FDI). La ringrazio per lo spazio e per la pazienza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno è ritirato.

L'ordine del giorno n. 9/2284-A/21 Scagliusi è accolto con parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2284-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

Colleghi, consentiamo che il collega Tabacci possa intervenire con tranquillità e, quindi, chi vuole uscire lo faccia in silenzio. Prego, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Signor Presidente, questo…

PRESIDENTE. Colleghi, credo che l'onorevole Tabacci abbia il diritto di avere il silenzio che tutti auspichiamo quando interveniamo. Quindi, pregherei chi non è interessato a uscire dall'Aula.

Prego, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Tra l'altro, prenderò non più di cinquanta secondi. Quindi, i dieci minuti che sono stati assegnati sono, dal mio punto di vista, in questa occasione, eccessivi.

PRESIDENTE. Collega Tabacci, la sua esperienza d'Aula è tale da gestire un leggero brusio.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Chiamiamolo un leggero brusio. Presidente, questo decreto-legge genera un senso di angoscia. In questa brutta e lunga storia, ormai ventennale, sono stati sperperati 9 miliardi e non siamo più neppure al punto di partenza, perché Alitalia, nel frattempo, è stata fortemente depotenziata e indebolita e perde strutturalmente oltre 500 milioni di euro l'anno.

E il futuro come sarà? Questo Governo, come i precedenti - basterebbe ricordare qui la storia dei capitani coraggiosi, per non andare troppo lontano -, ripeto, questo Governo non è in grado, purtroppo, di indicare una soluzione adeguata e credo sia necessario prenderne atto. Allora, concludo, anche votandolo, si deve sapere con grande amarezza che questo è il decreto dell'impotenza e che un finanziamento senza un piano strategico efficace è destinato a sfociare nel fallimento. Ritenevo giusto dirlo perché questo almeno resti agli atti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà. Colleghi, richiamo nuovamente… Colleghi, lo chiedo veramente… Poi tutti i gruppi vengono sempre richiamare la Presidenza quando il loro gruppo interviene e non c'è il silenzio sufficiente. Prego, onorevole Tasso.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Periodicamente, in questo Paese, ci si ritrova ad affrontare una delicata questione Alitalia, c'è sempre, ciclicamente, una questione Alitalia e, quindi, questo ritrovarsi costantemente con una patata bollente tra le mani tira in ballo gli interessi di un intero Paese, perché parliamo di ingenti risorse, che sono pubbliche, sono dei cittadini, quindi ingenti risorse che vengono utilizzate per impedire la chiusura di questa azienda; una chiusura che avrebbe una conseguenza e, cioè, la perdita di oltre 10 mila posti di lavoro, tra impiego diretto e vari indotti. Ed è una fatica, perché l'asset non pare proprio essere più strategico, se consideriamo che l'Alitalia copre solamente l'8 per cento del traffico internazionale da e per il nostro Paese. Eppure, l'Alitalia ha indiscutibilmente un suo fascino: la A stilizzata e tricolore ha portato in giro per il mondo la sicurezza, il comfort, la puntualità, insomma lo stile e l'identità del nostro Paese. E, badate, non sono ironico, ma sono inguaribilmente orgoglioso ed emozionato quando guardo i nostri aerei alzarsi in volo, ma il sentimento, però, mal si sposa con la realtà dei fatti. L'andamento deficitario della compagnia non è ascrivibile ad un settore in crisi, in quanto, da un decennio, bisogna considerare che le compagnie aeree sono in utile e, nel 2019, stando ad una prima stima, hanno portato a casa circa 35 miliardi e mezzo di profitti netti. Certo, come ci ricorda il sito Aviation Industry News, non tutte stanno bene: nel mondo, volano circa 838, una cosa del genere, compagnie: forse sono un po' troppe e molte faticano a reggersi in piedi, come è accaduto in Europa con i recenti fallimenti della Thomas Cook, della Adria Airways, ma alcuni studi ci dicono che prosperare nel settore è possibile, probabilmente con meno personale, probabilmente con obiettivi più chiari. E, in effetti, quali sono questi obiettivi? Quali sono questi obiettivi che si vogliono raggiungere? Quali rotte percorrere? E, soprattutto, con quanti soldi realizzare tutto questo?

Il MAIE voterà favorevolmente la conversione di questo decreto e, quindi, alla concessione di un finanziamento semestrale di ulteriori 400 milioni di euro: ad occhio, forse, pochi per affrontare la pesante situazione in essere, ma il commissario, dottor Leogrande, in Commissione, l'ha ritenuto sufficiente e, quindi, gli auguriamo, unitamente al suo staff, un buon lavoro per un auspicabile futuro per l'azienda, ma, soprattutto, per chi ci lavora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Ci troviamo, questa sera, a votare l'ennesimo provvedimento su Alitalia: non è il primo e, purtroppo, non sarà neanche l'ultimo. Siamo tutti pronti a ribadire la considerazione che Alitalia viene considerata un asset strategico del nostro Paese, ma la percezione della strategia peccato, però, non c'è: non c'è da parte del Parlamento e, purtroppo, non c'è neanche da parte del mercato. E, nel frattempo, l'Aula oggi è chiamata – ripeto, un'altra volta – ad un provvedimento tampone, in cui si deliberano 400 milioni, rispetto al miliardo e tre che è già stato versato durante la gestione commissariale, gestione commissariale che avrebbe dovuto portare alla soluzione di mercato attraverso una newco, cosa che, invece, è rimasta sospesa e non ha trovato nessun contorno di definitezza.

Allo stato dei fatti, la strategia politica consiste nel pagare i debiti, in attesa di un miracolo, un miracolo che non si sa per quale motivo dovrebbe accadere. Infatti, sono cadute tutte le varie trattative con Lufthansa e con le altre presunte cordate; trattative che si sono rilevate sterili e prive di concretezza. Se, poi, a questa situazione aggiungiamo oggettivamente - sono situazioni oggettive - la confusa e scoordinata azione del Governo e della maggioranza, otteniamo un risultato che è quello di aver lasciato evaporare l'ipotesi della cordata Delta-Alitalia-Atlantia-Ferrovie, e potevano pensare, in questo caso, di aver toccato il fondo. Ma così non è, perché poi abbiamo la piacevole sorpresa di un senatore, di una senatrice, già sindacalista di Alitalia, che ci racconta la favoletta di avere un accordo in tasca con Lufthansa. Peccato che Lufthansa non ne sa assolutamente nulla e l'amministratore delegato di quella società viene in Commissione a dire che non ha alcuna intenzione di entrare nell'azionariato della nuova eventuale newco. Questo accade in una situazione di assoluta confusione che, in una situazione già difficile, sarebbe bene non alimentare.

In questo contesto, io credo che la situazione sia abbastanza complicata; lo ricordava un attimo fa, nel disinteresse che, però, credo non meritasse, il collega Tabacci, quando diceva che la situazione è assolutamente complicata e deriva anche da responsabilità passate. Nessuno intende ascriverle, ovviamente, solo e soltanto all'attuale o ai più recenti Governi, però questo ci dovrebbe indurre maggiormente a guardare in faccia la realtà e i fatti, come diceva qualcuno, sono testardi. Io credo che il Governo si debba mettere al lavoro su una ipotesi di piano industriale credibile, sul quale valutare se ci siano le condizioni per il rilancio della compagnia, alla quale vanno, comunque, riconosciuti elementi di eccellenza competitiva, elementi di eccellenza in grado di stare in una posizione di mercato e di mantenere la società in una apprezzabile situazione di mercato. È nostro dovere non lasciare cadere questa ipotesi, che, ripeto, è un'ipotesi difficile.

Noi riteniamo che ci siano le condizioni per dare il massimo e potercela fare, purché si esca da un equivoco che ha ingenerato le attività anche in questi ultimi mesi, un equivoco che non ha prodotto risultati ed è per questo che il nostro voto, oggi, nel merito sarà un voto di astensione, ma siamo pronti a trasformarlo in un voto favorevole nel momento in cui, qui, in Aula, venisse una proposta meritevole da parte del Governo, una proposta coesa, strutturata, una proposta seria, che, certamente, è difficile da fare: ma chi, se non il Governo, ha la responsabilità di proporla? Davanti a questo, noi saremo assolutamente, fin da ora, disponibili a trasformare il nostro attuale voto di astensione in un voto favorevole Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio ringraziare chi si è assunto l'onere, essendo stato nominato commissario, di lavorare, nei prossimi mesi, al rilancio di Alitalia e di vivere questo nuovo rilancio come un punto di ripartenza, perché in queste giornate, spesso, si è sentito parlare di questa crisi di Alitalia come se fosse una novità, come se la crisi Alitalia fosse una vicenda degli ultimi mesi.

E, invece, non è così. Non è così perché in tutto questo percorso del nostro Paese, dove ci sono stati sperperi, dove ci sono state cattive gestioni, ci sono sempre dei punti di partenza che si provano a nascondere.

Ci sono già stati in passato interventi dello Stato come questo, ma c'è stato un momento in cui si è deciso di aprire una stagione nuova: abbiamo buttato via qualcosa come 3 miliardi, impedito una possibilità, perché all'epoca si disse che bisognava tenere la bandiera italiana e non aprire all'estero, e oggi ci ritroviamo a sperare che fra qualche mese ci possa essere qualcuno che acquisisca una compagnia di bandiera che, nel corso del tempo, della bandiera gli è rimasta soltanto quella che c'è sulla A, come ha ricordato qualche collega prima di me.

Sono state sbagliate nel corso del tempo molte attività industriali: ho detto prima del mancato accordo con Air France e Lufthansa anni fa; anche in questa fase successiva, nell'accordo attuale con Etihad, non mi sembra che abbiano brillato i management che si sono occupati di Alitalia.

Però oggi, in questa nostra Aula, in cui troppo spesso scendiamo in un dibattito frivolo, anziché prestare attenzione al futuro, ci stiamo iniziando a dividere sulle capacità o meno di chi oggi dovrebbe essere chiamato a gestire l'azienda per portarla ad un percorso che qui non abbiamo definito. Perché penso davvero che senza ideologismi dobbiamo affrontare questi mesi, senza preordinare decisioni, lasciando a chi è chiamato a gestire questa vicenda la possibilità di individuare il percorso migliore, ma avendo messo alcuni paletti, dentro il decreto che ci stiamo accingendo ad approvare e che poi sarà approvato in via definitiva al Senato, che sono definiti per che cosa bisogna lavorare affinché l'Italia esista ancora. Sicuramente non è quello di smembrarla, ma di tenere insieme l'azienda nel suo complesso, non semplificare, non fare del dibattito ideologico, che c'è stato su tutte le grandi ristrutturazioni italiane, quindi partendo dall'occupazione, ma dicendo che bisogna vedere là dove ci sono state e dove ci sono le inefficienze per rilanciare l'azienda e poi guardare con onestà intellettuale a quello che si può fare.

Noi abbiamo ascoltato alcuni di quelli che potrebbero essere i futuri partner, e spesso si è detto anche il contrario di quello che avevano già detto. Mi riferisco a Lufthansa: per convenienza in queste giornate si è detto che Lufthansa ha fatto dei passi indietro, in queste ore; invece io ho sentito Lufthansa in Commissione ridire le cose che aveva detto in precedenza, le cose che hanno detto sui giornali, cioè che è interessata non ad acquisire Alitalia ma a una partnership commerciale.

Del piano Delta e di quello con Ferrovie dello Stato abbiamo sentito: ad oggi non c'è più l'interesse di Ferrovie, che era il capofila, quindi bisogna ripartire nuovamente su un nuovo percorso.

Allora, il compito che dobbiamo avere noi che diamo il via libera a questo decreto è quello di consentire a chi nei prossimi mesi dovrà lavorare nel rilancio di Alitalia di poterlo fare nell'interesse tutto del Paese, perché - e chiudo su questo - Alitalia non è soltanto una grande azienda a parole: è un'azienda stimata, così come ci è stato detto da chi è venuto in Commissione, che muove 3 miliardi di euro l'anno, che quindi non è proprio l'ultima delle aziende, che ha 10 mila dipendenti e che quindi va trattata con il rispetto che merita. Per questo dichiaro il voto favorevole di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (IV). Signor Presidente, oggi siamo chiamati a votare la conversione del decreto n. 137 del 2019, che prevede un ulteriore finanziamento di 400 milioni per Alitalia.

Voteremo positivamente a questa ennesima iniezione di liquidità per senso di responsabilità nei confronti della compagnia, dei 10 mila lavoratori diretti, dei 35 mila lavoratori dell'indotto. Ma con lo stesso spirito di responsabilità per il Paese, nei confronti del Paese, per i lavoratori, per i cittadini, che sosterranno attraverso risorse pubbliche questo ennesimo salvataggio, voglio chiarire che Italia Viva, in assenza di un indirizzo netto di vero rilancio industriale, non sosterrà ulteriori proroghe che non definiscano una rotta chiara.

Sarebbe quasi ridondante ripercorrere la sequenza di occasioni mancate che ci hanno condotto fino ad oggi. La compagnia ha chiuso l'estate con un andamento peggiore del 2018, con una perdita vicina a 600 milioni per l'esercizio 2019. Sono stati spesi i 900 milioni del finanziamento concesso dal Governo Gentiloni. Si parla di 700 mila euro di perdita al giorno, ma secondo ricostruzioni giornalistiche, peraltro riferite a dichiarazioni attribuite al Ministro Patuanelli, sono in realtà 2 milioni al giorno. Dall'avvio della crisi ad oggi sono stati consumati senza soluzione circa 9 miliardi dei conti pubblici, lo ricordava molto bene durante l'intervento in discussione generale il collega Nobili.

Quello che è importante ribadire oggi, quindi, è che Alitalia non può proseguire la sua attività se non cambia radicalmente la sua dimensione e i piani industriali. Non è possibile nell'attuale mercato, per una realtà come la compagnia italiana, competere senza essere parte di un'alleanza internazionale forte e credibile.

Alitalia deve essere la dimostrazione per tutti noi che l'unico modo per risolvere le situazioni più difficili, evitando di aumentare il fardello per le giovani generazioni, è fare scelte di coraggio, visione, e con una buona dose di riformismo.

Allora vogliamo essere molto chiari all'interno di questa maggioranza e nel nostro ruolo di Governo, che vogliamo esercitare con leale spirito critico: se qualcuno pensa che il voto di oggi sia funzionale a far passare la nottata per puro tatticismo, è giusto che sappia che Italia Viva non accetterà compromessi al ribasso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Alitalia può e deve avere soluzioni strategiche di mercato, non può essere accompagnata così verso il fallimento. Sì, perché dalle approfondite audizioni che si sono articolate nella Commissione trasporti il dubbio di una rotta confusa non è privo di fondamento. Il commissario Leogrande ci ha detto che non esiste ancora una linea tracciata per il piano industriale. Questo ci preoccupa molto, perché il tempo stringe, e ci preoccupa ancor di più perché, in assenza di un piano industriale, abbiamo visto comunque nominato, nonostante la nostra contrarietà, un direttore generale su una linea precisa.

Ferrovie dello Stato, indicate dal precedente Governo come un perno fondamentale dell'operazione di rilancio, ha di fatto chiarito, sempre nel corso di queste audizioni, di non voler partecipare a ipotesi industriali per Alitalia, ed ha confermato di non essere stata coinvolta in questa fase dal Governo. Infine, Lufthansa ha apertamente detto di non essere interessata ad operazioni che non siano meramente commerciali.

Qual è dunque il progetto reale per il futuro? Noi rispettiamo la correttezza istituzionale e anche il lavoro del Ministro Patuanelli, ma credo sia importante iniziare a tracciare un bilancio, perché il MoVimento 5 Stelle ha guidato il dossier Alitalia in entrambe le esperienze di Governo.

Ricordo, per amor di verità, che nonostante diffuse opinioni contrarie, il ruolo di Ferrovie dello Stato fu concepito proprio in questa fase iniziata il 19 ottobre 2018.

E questo ruolo di Ferrovie dello Stato era collegato, sempre nella concezione del Governo precedente, ad una visione trasportistica in cui, su indicazione del Ministero dello sviluppo economico, era stata indicata Atlantia, anche nella qualità di holding che comprende Aeroporti di Roma, come possibile partner finanziario operativo nelle operazioni di rilancio di Alitalia. Atlantia ha di recente inviato una nota in cui esplicita le sue ragioni rispetto al disimpegno dalla cordata precedente, insieme a Ferrovie dello Stato e a Delta, ma al tempo stesso, nella nota a cui mi riferisco, si definisce disponibile ad un confronto sul futuro. Il Ministro Patuanelli ci ha detto che ciò non è possibile a causa della posizione di Atlantia in merito alla revoca delle concessioni autostradali. Quindi devo desumere, dobbiamo desumere, che un disegno strategico trasportistico fallisce per la rinuncia del Governo ad esaminare senza pregiudiziali le potenzialità di questa posizione, dopo averla considerata possibile nel precedente Governo. Si rinuncia cioè ad uno scenario per debolezza e per diktat ideologici. Io credo che si tratti di una sconfitta.

Ma allora, se questo è uno scenario non praticabile, noi abbiamo il dovere di chiederci quali sono le alternative praticabili per Alitalia. È una domanda che necessita di una risposta urgente. La risposta arriva, in fondo, dal decreto n. 137 che stiamo esaminando, perché lì dentro c'è una nuova procedura per la cessione dei complessi aziendali e anche di altre società che sono in qualche modo all'interno del gruppo. Iniziano ad essere esplicitati, almeno tra le righe, progetti di newco e conseguenti idee di bad company. Anche in questo caso vogliamo essere espliciti: il processo di ristrutturazione è inevitabile, ma deve servire a portare a termine un disegno strategico. E voglio essere ancora più chiara, a costo di una certa durezza: saremo contrari a ipotesi di nazionalizzazione o statalizzazione per non decidere e per scaricare i costi sul futuro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Questo ovviamente è un tema che va oltre la sola vicenda di Alitalia: la nostra è un'idea diversa di Paese. Sentiamo riemergere con troppa frequenza l'ipotesi che lo Stato possa ricoprire ambiti che devono essere del mercato. La nostra posizione è differente: crediamo che ragionare con la testa rivolta al passato non aiuterà a risolvere i problemi. Esistono scelte da fare subito e queste scelte hanno un nome chiaro: alleanze strategiche, piano nazionale degli aeroporti, tariffe aeroportuali, investimenti sugli scali per 4 miliardi, che sono pronti a partire e se vengono sbloccati, anche perché il rischio, per il futuro dell'azienda, è altissimo, ci sono dati allarmanti anche sul tema della flotta.

Presidente, la Commissione trasporti ha approfondito direi molto dettagliatamente il merito di questo decreto e credo che sia giusto riconoscere che anche le opposizioni hanno lavorato con uno spirito di collaborazione che ha consentito di migliorare questo provvedimento in molti punti. Questa è la dimostrazione, la più palese, che ci sono questioni sulle quali il dialogo è un valore irrinunciabile. Le infrastrutture, i collegamenti, la necessità di far crescere il Paese, lo sblocco delle procedure, la velocizzazione delle scelte, la riduzione drastica di una burocrazia che mortifica le nostre imprese sono temi sui quali il dialogo e la ricerca di una sintesi sono sempre auspicabili. Per questo, nei prossimi giorni Italia Viva presenterà un piano shock per far ripartire l'Italia. Vi stupiremo per la forza delle nostre proposte e per il coraggio delle nostre idee, sfideremo la maggioranza ad un'azione, altro che verifiche, su questi punti. Al tempo stesso, costruiremo un ponte per la discussione con tutto il Parlamento, anche con le forze dell'opposizione, perché questo è il tempo di dimostrare che c'è una politica, su Alitalia come sulle altre infrastrutture, che sa unirsi quando in gioco c'è il destino e la credibilità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Paita. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Buffagni, io non la penso sicuramente come quanto dichiarato dal collega Stumpo su questo decreto Alitalia, perché noi di Fratelli d'Italia, come già dagli interventi che mi hanno preceduto credo si sia capito, esprimiamo sicuramente un giudizio negativo su questo decreto. E perché esprimiamo un giudizio negativo? Sicuramente perché il Governo non ha chiarito quale futuro immagina per Alitalia, perché il commissario straordinario Leogrande non ha chiarito ancora quale indirizzo darà alla sua azione, a parte la nomina di un direttore generale, sulla quale esprimiamo tutte le nostre perplessità. Infatti, le compagnie aeree e non solo - e ricordiamo Ferrovie dello Stato, il gruppo Atlantia, che avevano partecipato alle precedenti manifestazioni di interesse per l'acquisto delle attività dell'Alitalia - non possiamo nascondercelo che sono ad oggi, ad ora, latitanti. Lufthansa, che è stata audita per ultima in Commissione trasporti, è sembrata piuttosto interessata a dettare le condizioni al Governo su come ristrutturare Alitalia, che non ad esplicitare un proprio attuale e concreto interesse sull'acquisto dell'azienda. E questi 400 e ulteriori milioni del prestito ponte si vanno quindi ad aggiungere ai precedenti prestiti erogati, ai costi comunque sostenuti ed hanno evidentemente l'unico effetto di prolungare l'agonia di Alitalia e aggravare la sua azione debitoria. E allora, in questo contesto non possiamo, noi di Fratelli d'Italia, che esprimere un giudizio negativo, come ho già detto all'inizio dell'intervento, sull'azione di questo Governo e degli ultimi Governi che hanno concorso, con il proprio management, inadeguato sotto tutti i punti di vista, a distruggere un patrimonio nazionale di valore economico e di immagine; e questo è dimostrato dal fatto che ancora oggi siamo di fatto senza una compagnia di bandiera utile a sostenere una politica, la politica, l'economia e le relazioni dello Stato italiano.

Il Governo italiano, già dai prossimi mesi – ma già con l'approvazione di questo decreto su Alitalia, con l'elargizione di questi 400 milioni - in queste condizioni, per aprire nuove rotte dovrà chiedere agli amici tedeschi di Lufthansa o agli amici americani di Delta, la cortesia di mettere nei loro piani aziendali quanto lo Stato italiano vorrà graziosamente chiedere.

Dal canto suo, vedete, lo Stato italiano dovrà ritenersi già soddisfatto se i tagli al personale saranno limitati e a questo punto però vorrei ringraziare i commissari della Commissione trasporti, il Governo, che comunque ha voluto approvare e inserire nel decreto, che stiamo per approvare, che state per approvare, un emendamento di Fratelli d'Italia che aveva inserito la salvaguardia dei livelli occupazionali e ha inserito l'impossibilità di fare uno spacchettamento delle società, dei singoli complessi aziendali a soggetti diversi. Quindi, va comunque riconosciuta questa attenzione sia da parte della Commissione sia da parte del Governo, ma, nonostante ciò, in questo contesto di desolazione e di devastazione di una infrastruttura nazionale strategica, Fratelli d'Italia ritiene giusto votare contro l'irresponsabile azione del Governo e, quindi, contro questo decreto-legge in discussione. Tuttavia, siccome siamo una forza responsabile e abbiamo a cuore, comunque, i cittadini italiani, allora, contestualmente, riteniamo doveroso adoperarci per la tutela dei cittadini dipendenti dell'Alitalia che, per l'irresponsabilità del Governo e del management aziendale, stanno vedendo fallire la propria azienda e, quindi, ci asterremo e non voteremo contro. Ma, comunque, come Fratelli d'Italia, sì, ci asterremo da un voto contrario alla conversione del decreto-legge, ma non intendiamo astenerci da una ferma condanna e denuncia dell'operato inadeguato di questo Governo. Quindi, dichiaro l'astensione da parte del gruppo di Fratelli d'Italia sul decreto stesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Presidente, nel marzo 2017 scoppia l'ultima puntata della crisi Alitalia; l'azienda gestita dalla cordata CAI ed Etihad è in grave difficoltà finanziaria, si fa un accordo con i sindacati, l'accordo viene rigettato con referendum e nel maggio 2017 il CdA dell'azienda chiede e ottiene l'ammissione a una procedura di amministrazione straordinaria. Nella scorsa legislatura il Parlamento e i Governi sono intervenuti con due decreti-legge e con 900 milioni di prestito ponte. Nella prima parte della XVIII attuale legislatura, il Governo gialloverde è intervenuto con tre decreti-legge e, oggi, qui, con questo Governo, con il decreto n. 137 del 2019 che ci apprestiamo a convertire, si rifinanzia l'operazione di salvataggio di Alitalia con ulteriori 400 milioni di euro.

Tuttavia, mi permetto di sottolineare che con questo decreto-legge si cambia rotta, se posso usare un linguaggio di tipo aeronautico; noi con questo decreto-legge prendiamo atto del fallimento della procedura di cessione che era stata avviata dal precedente Governo, fallimento per mancata espressione dell'offerta da parte della cordata che era stata selezionata dai commissari, guidata da Ferrovie dello Stato. Ricordo i fatti: ad aprile 2018, ai commissari straordinari erano giunte varie offerte, le offerte di easyJet, di Wizz Air, di Delta, di Lufthansa, primari operatori del settore, ma, a settembre 2018, venne scelta FS, le Ferrovie dello Stato, nonostante la presenza di importanti operatori privati qualificati, primarie compagnie internazionali. Una soluzione, si disse, sovranista, si rivendicò con orgoglio la soluzione sovranista. Ebbene, si è visto come è andata a finire: venti mesi buttati, un nulla di fatto, un'azienda che brucia 500 milioni di euro l'anno. Il Partito Democratico è stato da sempre contrario al coinvolgimento di Ferrovie dello Stato, ritenevamo e riteniamo che le Ferrovie abbiano un'altra mission, un altro business, altre sfide da compiere, sia sul versante infrastrutturale, sia sul versante del servizio ai pendolari italiani e abbiamo denunciato più volte il rischio che la crisi di Alitalia travolgesse anche le Ferrovie dello Stato che accorrevano in suo soccorso. Ora, con questo decreto-legge, al commissario straordinario viene chiesto un di più, viene chiesto di porre in essere iniziative di riorganizzazione e di efficientamento dell'azienda, per pervenire alla cessione dei complessi aziendali. La riorganizzazione è un fatto indispensabile per trovare un partner che abbia adeguate capacità industriali, come abbiamo visto in questi mesi, e abbiamo bisogno di un partner, non è praticabile la soluzione dello stand alone e non sono praticabili, come dimostrano i fatti, avventure guidate da aziende che hanno mission diverse e compiti diversi. Siamo consapevoli dell'importanza di Alitalia, di una compagnia nazionale per lo sviluppo economico e turistico del Paese e vogliamo anche sottolineare con orgoglio che le audizioni anche degli operatori internazionali hanno sottolineato il valore riconosciuto del brand “Alitalia” nel mondo, i valori di puntualità e di sicurezza di Alitalia che la rendono tra i primi soggetti internazionali; voglio anche ricordare che non è solo una questione di economie sul personale, posto che l'incidenza del personale di Alitalia è del 19,2 per cento del fatturato, rispetto a quella di Lufthansa che è del 19,4 per cento, ma è un problema di offerte di servizi, di voli a lungo raggio che mancano e di ridefinizione dei costi strutturali. Oggi, con questo decreto la riorganizzazione è tra le possibilità e tra i doveri del commissario. Voglio ricordare come in questo Parlamento in questi giorni sia stato fatto uno sforzo corale, un lavoro parlamentare proficuo che nobilita il termine “parlamentare”, un lavoro che ha portato a migliorare il decreto in ordine a punti sull'informativa parlamentare nei prossimi mesi sulla situazione economico-finanziaria dell'azienda, che ha portato a migliorare il decreto, introducendo norme sulla salvaguardia del personale e sulla garanzia dell'unicità dei complessi aziendali e, perfino, norme sulle procedure di restituzione del debito, onde evitare infrazioni comunitarie.

Voglio però ricordare alcune cose che ieri abbiamo sentito in discussione generale; abbiamo sentito i colleghi della Lega propendere per soluzioni originali, tipo la soluzione proposta dai banchi della Lega di cedere l'azienda agli ex amministratori di Avianca, forse suggestionati dai nomi di derivazione russa degli attuali amministratori. Voglio solo ricordare che in questi ultimi mesi Avianca Brazil è andata in bancarotta, Avianca Argentina ha sospeso le proprie attività e Avianca Colombia è ora controllata da United Airlines proprio perché i soci, a cui vorremmo affidare la nostra azienda, non sono stati in grado di onorare un debito di 456 milioni di dollari. Abbiamo sentito dai banchi di Forza Italia una critica dura verso questo Governo e verso questo decreto-legge. Anche qui voglio fare un viaggio nel tempo a quando, nel 2006, il Governo Prodi tentò di vendere l'azienda; si presentarono vari compratori, Air France, Aeroflot, Lufthansa. Ricordo che Air France, all'epoca primario vettore mondiale, aveva dato la disponibilità a pagare un miliardo di euro e ad accollarsi i debiti di Alitalia per un miliardo e mezzo di euro. Sapete perché fallì questa procedura? Fallì per il “niet” del leader del centrodestra, Silvio Berlusconi, che nella campagna elettorale aveva martellato proprio sul mantenimento dell'italianità della compagnia. E ho citato ieri, non lo ripeto per brevità di tempo, quello che il 24 settembre 2013, Massimo Morici, su Panorama, un giornale che non si può dire detesti Berlusconi, scrisse sul comportamento del leader del centrodestra. Panorama scrisse in quell'occasione: il conto per il nostro Paese di questa scelta è stato salatissimo, si parla di una cifra superiore a 4 miliardi di euro. Questi sono i costi per aver bloccato, nel 2006-2008, in tempi ben diversi, più favorevoli per Alitalia, una procedura di cessione che ci avrebbe messo al riparo dalla crisi in cui noi oggi siamo precipitati.

Ma voglio anche citare le parole di Fratelli d'Italia che oggi sono così critiche verso questo Governo, ma che solo ieri hanno parlato di azienda depredata dei suoi asset dai soci che la gestivano, CAI e Etihad, proprio la cordata guidata da CAI, che grazie al voto degli amici di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) è salita al governo dell'azienda su indicazione di Silvio Berlusconi e del suo Governo. Prima li avete fatti andare al governo dell'azienda, prima gli avete ceduto l'azienda per un valore inferiore a quello che avrebbe pagato Air France, e oggi dite che è stata spogliata!

Allora, in questi ultimi anni, in questi ultimi due anni, lo Stato ha investito oltre un miliardo e mezzo di risorse pubbliche, tenendo conto degli interessi non riscossi, in Alitalia. Ora, è chiaro a tutti che non è possibile continuare ad erogare altro denaro in questo modo. Non solo non è possibile in quanto non è prassi di buona amministrazione, ma non ci è nemmeno concesso dalle norme comunitarie.

Ora, noi, come Partito Democratico, siamo qui, con responsabilità, nonostante il fallimento di una soluzione che avevamo predetto, disposti a lavorare per il salvataggio dell'azienda, ma diciamo che mettere in equilibrio economico l'azienda non è solo una necessità per garantire il futuro dell'azienda stessa, bensì è un obbligo etico che noi sentiamo verso tutti gli italiani, verso tutti i cittadini contribuenti. Salvare Alitalia è una sfida per il sistema Paese tutto e per le nostre istituzioni e noi siamo determinati con responsabilità a riuscire in questo intento. E proprio a questo fine dichiaro in questa sede il voto favorevole del Partito Democratico alla conversione in legge del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie Presidente, cari colleghi, rappresentante del Governo, concedetemi di iniziare con le parole che ho utilizzato per chiudere la precedente dichiarazione di voto sul decreto Alitalia del giugno 2018. Dicevo: “chiediamo che strategie intende adottare il Governo in merito, al di là degli slogan da campagna elettorale. Ricordando tutti i denari spesi per Alitalia, costata ai contribuenti più di 8 miliardi di euro vi chiediamo, cari rappresentanti del Governo, di ponderare ogni singolo euro che dovesse gravare ancora sulle tasche degli italiani.” Ebbene, in tutta evidenza, il monito è rimasto lettera morta, perché stiamo a parlare di altri 900 milioni di euro bruciati e di una procedura di cessione che non è stata completata. Da quel decreto, che prevedeva un termine per la procedura di cessione al 31 ottobre del 2018, siamo passati, attraverso sei proroghe, al 21 novembre 2019, data in cui, tuttavia, ci avete detto che ogni trattativa era stata completata. E ora ci troviamo davanti ad un'ulteriore richiesta per una sorta di assegno in bianco da 400 milioni da versare nelle casse di un'azienda che perde dai 900 mila euro al giorno ai due milioni, secondo altre fonti anche autorevoli come il Ministro Patuanelli, il tutto senza, non si dice un piano industriale, ma uno straccio di prospettiva, di strategia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), men che meno politica.

Questo lo sapevamo, ma ce lo hanno confermato ulteriormente le audizioni che, in realtà, noi avevamo richiesto per cercare di diradare un po' la nebbia che avvolge il futuro di migliaia di lavoratori ed il futuro di un asset strategico per l'Italia. Ebbene, queste audizioni ci hanno vieppiù preoccupati, in particolare l'ultima, perché Patuanelli, dopo essersi ripresentato dopo il trittico tragico del 7 gennaio su nostra richiesta, ha dovuto ammettere, tra le perplessità e temo a insaputa della sua maggioranza, che la scadenza prevista del 31 maggio 2020, riportata nel decreto, è assolutamente impraticabile come data del closing e casomai può essere vista come data di apertura di una nuova procedura di cessione; il che, ovviamente, richiederà altri stanziamenti a carico dei cittadini e tempi molto, molto più lunghi.

Il podio per l'audizione più grottesca va, comunque, al nuovo commissario straordinario Leogrande, che doveva essere una sorta di deus ex machina, invece si è presentato dopo quasi un mese dalla sua entrata in carica, dicendo che fondamentalmente brancola nel buio, che non ha contezza di quale sia lo stato dei conti, che non ha nemmeno esperienza in materia, perché lui è un avvocato e non è un manager, che non ha parlato con Ferrovie dello Stato chiedendo il lavoro fatto per gli ultimi diciotto mesi e nemmeno ha chiesto il piano industriale che loro hanno apprestato con Delta.

L'unica soluzione geniale ideata dal commissario è stata quella di assumere un nuovo direttore generale, 250 mila euro all'anno, così almeno un posto di lavoro lo hanno assicurato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Dei 12 mila in bilico non si sa che cosa succederà, perché non ha una mezza idea, e questo è gravissimo!

L'assunzione del direttore generale era stata, peraltro, anticipata da una senatrice, tal Lupo, che, su richiesta nostra specifica in una audizione al Ministro Patuanelli, in effetti, è stato confessato, ha preso parte e si era interessata al dossier e ha pure suggerito i nomi. Vi chiederete: quale sarà il background di una persona che ha avuto un ruolo così importante, seppure occulto? Vi rispondo con le parole del Ministro: è vero, ha fatto la hostess; non faceva l'amministratore delegato, ma è anche vero che ci sono delle persone che vengono audite e che magari non hanno fatto mai neanche le hostess nel settore aereo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); ha fatto pure anche la sindacalista, comunque.

Lascio a voi ogni considerazione in merito e stendo un velo pietoso.

Passo, invece, a sottolineare una gravissima responsabilità, che secondo noi ha quella parte di maggioranza sopravvissuta nel Conte 2, ovvero quella di aver fatto naufragare la costituzione del consorzio che già da maggio avrebbe potuto non solo acquisire, ma operare per rilanciare Alitalia. Già, perché, sempre in audizione, sempre su nostra sollecitazione, sulla domanda sulla correlazione che Atlantia avrebbe fatto tra la minaccia di revoca delle concessioni autostradali e il suo impegno in Alitalia, a dicembre il Ministro - che, va detto, si è trovato a gestire una situazione esplosiva lasciatagli dal suo predecessore - ha parlato di una lettera del 2 ottobre di Atlantia, in cui la società - leggo - avrebbe sostenuto che, fino a quando non avessero avuto certezza sull'altro fronte, sarebbero stati in difficoltà e ha precisato candidamente che lui, invece, ha sempre pensato che, per parte loro, ci fosse un percorso di avvicinamento a quel dossier con interesse su quel dossier e basta, come un marziano che arriva e non riesce a mettere in correlazione la minaccia della revoca di una concessione che vale dai 5 ai 7 miliardi, con 350 milioni di euro che si chiede alla stessa società di versare nell'operazione Alitalia. Insomma, veramente il tutto rasenta il grottesco; tra l'altro, precisando, lo stesso Ministro, che poi la scelta di Atlantia è stata un'altra, ovvero quella di sfilarsi e che lui ha dovuto constatare che non c'erano le condizioni per una proroga. Lui ha deciso che non c'erano le condizioni, perché in realtà, nel documento fatto pervenire successivamente alla Commissione da Atlantia, la stessa ha chiaramente dichiarato di non essersi mai sfilata e anzi ha confermato la disponibilità a proseguire il confronto per - sempre cito - l'individuazione di un partner industriale di un piano condiviso, solido e di lungo periodo, per un effettivo rilancio di Alitalia, cioè quello di cui avremmo bisogno. Nonostante questo, a nuova esplicita richiesta in Commissione, la settimana scorsa il Ministro ha continuato a ribadire, in merito ad Atlantia, che è assolutamente inutile parlarne. Come è avvenuto con Ilva, insomma, una pregiudiziale ideologica sta mettendo a rischio oltre 10 mila posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), oltre ad un asset fondamentale per il Paese.

Se si considera che anche Delta ha riconfermato e ha dichiarato di rimanere aperta alla partecipazione a una valida soluzione per il rilancio di Alitalia, si capisce quanto più grave sia questa ostinazione.

Per contro, mentre nega la disponibilità di Atlantia, che invece c'è, conferma la disponibilità di Ferrovie dello Stato, che invece non c'è, perché il suo AD ha chiaramente detto che per lui la partita Alitalia è chiusa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): cosa che, abbiamo capito, non dispiace al PD e non pare dispiacere nemmeno a Patuanelli. Infatti, mentre il decreto concede poteri, tanto ampi quanto generici, a questo commissario straordinario per procedere a una cessione, ha ammesso a denti stretti, in chiusura di audizione, che la soluzione più probabile, o forse l'obiettivo, diciamo, sarà la costituzione di una newco partecipata dallo Stato, come sempre con soldi pubblici, una nazionalizzazione - dice - almeno temporanea.

Insomma, capite che la confusione sotto il cielo è grandissima. In questo cielo Alitalia continua a rimanere sospesa a mezz'aria, più che volare in alto come dovrebbe. Capite anche che la responsabilità politica della maggioranza, o meglio la sua irresponsabilità, è elevatissima, laddove invece le opposizioni hanno dimostrato grandissima responsabilità, cosa che ci è stata anche attestata dalla maggioranza.

Abbiamo presentato pochi emendamenti di merito, uno accolto, volto a garantire più trasparenza nella gestione straordinaria di Alitalia, e sappiamo quanto ce n'era bisogno, perché ancora adesso noi non abbiamo dati recenti, fondamentali, non forniti dall'ultima gestione commissariale e non sappiamo nemmeno quanto e se siano stati pagati i commissari uscenti, e su questo abbiamo chiesto massima trasparenza a cui hanno diritto gli italiani e continueremo a chiederla. Abbiamo poi cercato di perimetrare insieme a tutta l'opposizione i poteri del commissario, di insistere, e alla fine ci avete ascoltati, sul fatto che bisognasse prevedere un termine esplicito per la restituzione del prestito, per evitare una procedura di infrazione che ci sarebbe costata gravi sanzioni. Ci felicitiamo, appunto, che la maggioranza alla fine sia rimasta folgorata sulla via di Bruxelles. Mi avvio alla conclusione: alla luce della totale confusione in merito alla rotta da seguire per il rilancio di Alitalia dimostrata dal Governo, che peraltro parla con voci dissonanti, dal commissario e, concedetemelo, anche da un Premier che ieri, dopo venti mesi di premiership, è caduto dalle nuvole, giusto per rimanere in tema, e ha rilasciato in un'intervista una dichiarazione dicendo che è venuto il momento di lavorare a una seria opera di ristrutturazione.

Perché finora cosa è stata, una farsa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? È comunque veramente scandaloso. Dicevo, alla luce di tutto questo, ma soprattutto davanti alla consapevolezza, purtroppo, che questo decreto non rappresenta un punto d'arrivo, ma è solo una stazione temporanea di una via crucis che purtroppo proseguirà a lungo e vedrà altri esborsi da parte dei cittadini, che probabilmente si concluderà con l'ingresso dello Stato nel capitale Alitalia, e come è noto non siamo per una nazionalizzazione delle perdite, ma per una soluzione di mercato, Forza Italia, per tutte queste ragioni, non può assolutamente votare a favore di questo decreto; tuttavia, per il forte senso di responsabilità che ci contraddistingue da sempre e soprattutto considerando Alitalia un asset fondamentale per il Paese, strategico, e il personale dell'azienda un patrimonio che deve essere tutelato, Forza Italia si limiterà a una sofferta astensione, augurandovi che a breve venga tracciata una rotta quantomeno sensata, che tuttavia ad ora appare del tutto ossimorica rispetto alle vostre possibilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rixi. Ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. Il gruppo della Lega credo che in questa vicenda abbia dimostrato pragmaticità, correttezza e anche una certa volontà di arrivare a una soluzione il più largamente condivisa su un rilancio di una compagnia che, ricordiamo, negli ultimi vent'anni ha investito circa 10 miliardi di euro pubblici e su cui solo negli ultimi tre anni sono stati investiti un miliardo e 300 milioni con questi, 900 milioni, vorrei ricordare, messi di denaro pubblico dal Governo Gentiloni e 400 milioni dal Governo Conte bis. Lo dico perché l'ipotesi che noi avevamo portato avanti nel vecchio Governo era quella di riuscire a concludere la vicenda Alitalia e rilanciare la compagnia senza ulteriori esborsi pubblici, e ci eravamo arrivati vicino prima di Natale. Poi una scelta, a mio avviso, improvvida da parte del Governo di cambiare completamente strategia ha fatto sì che nel mese di dicembre non si siano conclusi quegli accordi che avrebbero portato oggi a non dover approvare un altro decreto da 400 milioni di euro per finanziare per pochi mesi la struttura commissariale, per poi aprirsi, come ricordava qualcuno, probabilmente a ulteriori investimenti pubblici, ma riuscire finalmente a rilanciare la compagnia sul mercato.

Lo dico perché in questa vicenda il vero assente è il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); e non lo dico solo oggi perché sui banchi del Governo, e esprimo tutta la mia simpatia al Viceministro Buffagni, che credo che ad oggi non abbia ancora ricevuto le deleghe, come quasi tutti i Viceministri e i sottosegretari di questo strano Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che gestisce il potere nel Paese, ma non lo pilota da nessuna parte, ma perché mancano i ministri competenti. Mi riferisco al Ministro Patuanelli e, soprattutto, al Ministro delle infrastrutture De Micheli, che ci è venuta a dire che lei di Alitalia non sa nulla e che del commissario non conosceva neppure il nome (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Lo dico perché questo è avvenuto ventun giorni dopo la nomina del commissario, perché noi abbiamo dato al Governo anche il periodo natalizio perché il commissario potesse decidere se andare in vacanza o occuparsi di Alitalia. Probabilmente è andato in vacanza, perché è arrivato dopo le vacanze di Natale in Commissione a dire che non aveva ancora preso visione dei bilanci della società. E allora cosa è successo, e vorrei qua raccontarlo? Che l'unico a sapere i dati di Alitalia era l'ad di Lufthansa. Noi ci siamo trovati in una situazione paradossale in Commissione dove l'unico ad avere dato dei dati sul mercato italiano e soprattutto sulle criticità di Alitalia non è stato il Governo italiano, non è stato il commissario nominato dal Governo, ma è stata Lufthansa, che ha anche detto: in queste condizioni a noi non interessa entrare nel capitale, perché la società non ha un problema con il personale, non ha un problema perché ha troppi velivoli, ma ha un problema perché non ha una visione, perché nessuno ha dato una visione a questa società. Quindi ha venduto degli slot che doveva tenere, ha dato via dei velivoli che doveva tenere, non ha fatto delle alleanze che doveva fare, ha pensato esclusivamente a tagliare i costi e i ricavi. Quindi, per tagliare 45 milioni di costi, ha tagliato un miliardo di ricavi, questo è avvenuto nell'ultimo decennio su Alitalia.

Allora questo è il motivo per cui oggi noi ci troviamo forzatamente costretti ad astenerci su un decreto, perché, se non viene approvato questo decreto, da domani Alitalia è in liquidazione, i lavoratori sono a casa, gli apparecchi non decollano e tre quarti delle regioni italiane non hanno più mobilità aerea, perché questo è un altro tema, la continuità territoriale su cui non si è parlato, come se l'Italia non avesse le isole, come se tutti i capoluoghi di provincia in questa nazione fossero collegati dall'alta velocità. Non è così (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! La compagnia di bandiera ha anche quella funzione, che non è una funzione prettamente commerciale, ma di collegamento; e lo dico ai colleghi parlamentari che prendono i voli aerei, come è legittimo fare, ma come molte aziende, lo dico dalla mia città, da Genova, ma anche da Trieste, da Cagliari, da Catania e da Palermo, che per venire nella capitale o prendono i voli di Alitalia o non prendono voli, perché i treni non ci sono.

Quindi il problema di una compagnia di bandiera è anche questo, e su questo non avere un piano da parte del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture che garantisca la continuità territoriale non solo alle isole, ma anche a quei territori che non hanno oggi l'alta velocità, secondo me è sbalorditivo. Avere dato una carta bianca a un commissario che non sappiamo quali costi aggredirà nella compagnia, perché noi potremmo anche trovarci in un piano dove in alcuni aeroporti, tipo Trieste, verranno cancellati gli unici voli che ci sono. Allora è questo il tema che noi avevamo chiesto di mettere anche in un emendamento che purtroppo la maggioranza ha bocciato, quello di far sì che il piano venisse prima presentato alle Camere, presentato in Commissione, e poi portato avanti dal commissario, avendo un mandato chiaro con il Parlamento e non facendo come si è fatto con il direttore generale, che viene assunto prima ancora di venire in Commissione.

Un commissariamento che secondo il decreto dura quattro mesi ha già nominato un direttore generale da 250 mila euro che rimarrà a contratto indeterminato all'interno della società (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora noi vorremmo capire se si vuole rilanciare Alitalia o se si vuole piazzare qualcuno dentro Alitalia; questi sono i temi che a noi interessano e su questo devo dire che noi saremo molto attenti. Lo dico al Governo, lo dico anche alle forze politiche di maggioranza, che in quell'Aula hanno detto almeno tre o quattro ricette diverse: trovate una sintesi, non si può andare da LeU che vuole statalizzare a Italia Viva che vuole privatizzare totalmente, al PD che dice che ci vuole un socio di maggioranza straniero. Trovate una sintesi, ma trovate una rotta a questa compagnia aerea, perché un aereo che non ha una rotta non arriva da nessuna parte e prima o poi va a sbattere da qualche parte e precipita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quindi noi oggi votiamo - torno a dire - un voto d'astensione, che vuol dire non dare carta bianca al Governo, ma vuol dire sollevare problemi e valutare da vicino quello che avverrà nei prossimi mesi. Fortunatamente sono stati accolti alcuni emendamenti sull'occupazione, sul fatto di difendere anche l'unità e l'integrità della compagnia aerea, perché oggi Alitalia non è in un mercato in crisi, non è l'acciaio di Ilva; Alitalia è in un mercato italiano che cresce del 6 per cento annuo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dove la compagnia di bandiera non riesce a portare turisti in Italia perché nel frattempo ha venduto gli slot e gli apparecchi. Una compagnia di bandiera che mantiene le stesse persone con meno velivoli e non si capisce come potrebbe fare profitto. Quindi noi speriamo che ci siano degli investimenti, ci sia un rilancio, ci sia un'idea industriale.

Ci dispiace che è stato messo un commissario liquidatore e non un manager a capo ma capisco che in questo momento sia assolutamente difficile gestire una procedura che però - lo dico al Ministro Patuanelli - questi eredita dal suo capo, il Ministro Di Maio, che dopo più di un anno e dopo aver rassicurato più volte l'allora maggioranza giallo-verde e poi la maggioranza giallo-fucsia, è arrivato a dicembre con un nulla di fatto. Ecco mi auguro che questa fiducia che il Parlamento dà al Governo per risolvere la questione che dimostra come il Parlamento italiano sia intenzionato a risolvere per una volta i problemi di Alitalia, le strategie vengano condivise nelle Commissioni e si possa lavorare assieme per rilanciare una compagnia. Infatti ritengo che la nostra compagnia aerea, il settore aereo italiano possa dire la sua sul Mediterraneo su tutti quelli che sono i voli per il centro Europa e su una logica di hub tra Fiumicino e Malpensa che possono essere competitivi contro con quelli del centro Europa. Per far questo però ci vuole un Governo che sappia dove vuole andare e quindi su questo chiediamo un dibattito franco nei prossimi mesi in Commissione e chiediamo anche che il Governo si impegni affinché la data del 31 maggio sia una data definitiva e non ci siano ulteriori finanziamenti alla compagnia senza dietro un piano industriale e un'ipotesi credibile di cessione della compagnia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) con la tutela occupazionale dei lavoratori su cui ci preoccupa il fatto che il Governo si sia opposto al fondo di solidarietà necessario, a nostro avviso, per garantire a tutti i lavoratori di Alitalia di avere un futuro assicurato, se non nella compagnia, almeno dal punto di vista pensionistico, previdenziale e reddituale. Questo lo dico perché purtroppo gli errori non li ha commessi tanto il personale di Alitalia ma chi questa compagnia non ha gestito e il Governo che ha perso troppo tempo nell'andare dietro alle liti con le autostrade invece di pensare di rilanciare una compagnia aerea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, nel dichiarare il voto del gruppo del MoVimento 5 Stelle sul decreto, ritengo sia necessario chiarire alcuni punti. Intanto che la vicenda va affrontata con senso di responsabilità e che, nonostante ne abbiamo sentite di ogni tipo in questi giorni in quest'Aula, noi siamo qui a metterci la faccia per tutelare la compagnia e gli 11.600 lavoratori. Qualcuno ci ha definito dilettanti allo sbaraglio e sapete chi? Proprio quei cosiddetti capitani coraggiosi che impedirono all'epoca l'ingresso nel capitale di Air France. Tanta retorica e una massiccia dose di propaganda elettorale che non hanno salvato un bel nulla e governanti con le idee chiare hanno caricato sulle spalle dello Stato e dunque dei contribuenti italiani il conto di debiti e di cassa integrazione della compagnia. Negli anni si sono susseguiti tentativi e interventi di partner di casa nostra e non, come l'ingresso nell'azionariato di Poste Italiane, poi arrivo alla fase con Etihad e del tentativo di ristrutturazione di ristrutturazione bocciato dal referendum e infine i 900 milioni del prestito ponte del Governo Gentiloni e la triade commissariale Gubitosi, Laghi, Paleari.

Colleghi, parliamo di circa 8 miliardi di euro che non sono serviti a sanare e a rilanciare l'ex-compagnia di bandiera. Con questo decreto-legge, con questi ulteriori 400 milioni diamo al commissario poteri straordinari e ciò non vuol dire in nessun modo che avrà mandato di licenziare o di scorporare. Anzi proprio con il lavoro in Commissione, in cui c'è stata massima convergenza di intenti, abbiamo specificato che il commissario dovrà tenere conto dei livelli occupazionali e dell'unitarietà aziendale. Abbiamo sottolineato anche la necessità che il commissario venga a riferire con cadenza regolare in Parlamento per avere un quadro sempre aggiornato. Questo decreto-legge, colleghi, è un passo importante ma non è l'unico che serve, l'abbiamo sentito da più parti. In Italia serve mettere mano al quadro normativo del trasporto aereo e il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ci ha riferito in Commissione che sono già in atto iniziative volte a migliorare alcuni aspetti ma il lavoro deve essere ampio e condiviso fra tutte le forze politiche, altrimenti tutte le compagnie aeree italiane e non solo Alitalia sono destinati a rimanere a terra. Vogliamo rimettere Alitalia in condizione di stare sul mercato alla pari con i migliori vettori internazionali e in questa fase il commissario e il direttore generale potranno far tesoro, come peraltro ricordato dal Ministro Patuanelli, del dossier realizzato da Ferrovie dello Stato che ha impiegato tempo e le migliori competenze per individuare un piano d'azione credibile con un atteggiamento serio e costruttivo al contrario, invece, dall'atteggiamento assunto da Atlantia.

È stato già rimarcato in quest'Aula come la holding che controlla Autostrade abbia subordinato ancora una volta gli interessi del Paese al proprio, condizionando la propria partecipazione al salvataggio e al rilancio di Alitalia con l'archiviazione dell'iter che, auspichiamo, porterà alla revoca delle concessioni dopo la tragedia del ponte Morandi. Per noi Atlantia è definitivamente fuori dalla partita.

Alitalia ci rappresenta nel mondo, è un asset strategico di cui non possiamo fare a meno: è nostro dovere sanarla e rilanciarla. La strada è stretta e in salita come ha detto con molta franchezza il Ministro Patuanelli e noi, con questo voto, ci assumiamo l'onere e l'onore di continuare a lavorare per trovare soluzioni in grado di farci completare con successo questo viaggio. Per tutti questi motivi dichiaro il voto favorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2284-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2284-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2284-A: "Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2019, n. 137, recante misure urgenti per assicurare la continuità del servizio svolto da Alitalia - Società Aerea Italiana S.p.A. e Alitalia Cityliner S.p.A. in amministrazione straordinaria".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berardini. Ne ha facoltà.

FABIO BERARDINI (M5S). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi… Onorevole Berardini, prego.

FABIO BERARDINI (M5S). Grazie, Presidente. Da quest'Aula vorrei rivolgere un appello direttamente al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. È un appello che riguarda una tematica che a me sta particolarmente a cuore: in particolare mi riferisco al Commissario per la messa in sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso. Ciò perché già sette mesi fa con il decreto-legge sblocca cantieri noi abbiamo istituito questa importantissima figura che il territorio abruzzese aspetta da trent'anni. Tuttavia oggi devo rivolgere un appello alla Presidenza perché in questi giorni noi abbiamo questo Commissario ma non abbiamo ancora il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che riguarda la struttura commissariale. Quindi gli uffici che possano dare la possibilità al commissario di lavorare e, quindi, di portare avanti il proprio lavoro. Inoltre un appello sempre al Presidente del Consiglio e al Ministro competente affinché si trovi una sede per gli uffici del commissario straordinario il prima possibile. Non possiamo permetterci di aspettare ancora e di attendere magari ulteriori contaminazioni dell'acqua e quindi ecco l'auspicio affinché il Commissario possa essere messo nelle condizioni di operare il prima possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà. Onorevole, forse riusciamo a ottenere anche l'attenzione dei suoi colleghi lì vicino.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, Presidente. Trent'anni fa esatti, tra il 13 e il 19 gennaio 1990 a Baku, furono perpetrati su base etnica massacri e deportazioni a danno della popolazione armena ivi residente. Gli stessi furono organizzati dal Fronte popolare azerbaijano e sponsorizzati dalle autorità locali. Nonostante la maggior parte degli armeni residenti nel territorio della ex repubblica sovietica abbia deciso di abbandonare le proprie case dopo i fatti di Sumgait del 1988, all'inizio del 1990 circa 35-40 mila armeni ancora vivevano a Baku, un numero nettamente inferiore ai 300 mila della fine degli anni Ottanta. Non è stato possibile stabilire il numero esatto delle vittime dei massacri perché le autorità locali tentarono di insabbiare i fatti; secondo le stime di alcune organizzazioni internazionali per i diritti umani, se ne conterebbero più di 450. Migliaia di persone hanno perso tutti i loro beni. Alcuni testimoni oculari affermarono che anche molti ebrei russi o persone di altre etnie furono vittime di questi atti di violenza, solo perché assomigliavano agli armeni. I sopravvissuti si rifugiarono in diversi Paesi del mondo, originando un'ulteriore diaspora.

Nel corso della storia a Baku hanno avuto luogo almeno tre stragi ai danni degli armeni: nel 1905, nel 1918 e nel 1990. Il Parlamento europeo ha condannato i massacri degli armeni con le risoluzioni approvate nel 1988, 1990 e 1991. I massacri e le loro conseguenze furono constatati nel 2002 dal presidente della Commissione per i rifugiati degli Stati Uniti, Bill Frelick. Il 27 luglio 1990 il New York Times ha pubblicato una lettera aperta indirizzata alla comunità internazionale, firmata da 133 eminenti studiosi e attivisti per i diritti umani provenienti dall'Europa, dal Canada e dagli Stati Uniti, che denunciavano le uccisioni e i massacri degli armeni predetti. I crimini sopra descritti, come tutti gli altri crimini della storia, vanno ricordati e mai celati da alcuna propaganda, perché l'umanità se ne ricordi e tali atti non si ripetano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Presidente, è con particolare orgoglio ed emozione che prendo la parola oggi come rappresentante di una regione che il New York Times annovera tra le mete mondiali che nel 2020 valgono un viaggio: il mio Molise, sulla cui esistenza troppo spesso si è ironizzato. Certo, un plauso alle istituzioni che lo hanno promosso, ma prima ancora e ancor di più vorrei tributare un plauso ai miei corregionali, ai cittadini molisani, che hanno saputo aprirsi al mondo senza snaturarsi, che hanno puntato su un turismo intelligente: il turismo umano, quello che non si è piegato all'omologazione estetica e culturale, che ha saputo riscoprire e valorizzare le tradizioni e i sapori e che non ha spezzato il legame importante tra uomo e natura.

Un turismo che interpreta il visitatore come un esploratore, capace di far vedere i posti nascosti anche agli occhi dei più. E io oggi voglio rinnovare il mio impegno a liberare le energie del mio territorio, del Molise, che sono legate alla tradizione e alla cultura millenaria che è testimoniata dalle rovine sannitiche di Sepino, di Pietrabbondante. Ma il Molise è anche le vette, le vette del Matese, delle Mainarde, ed i chilometri di costa, una bella costa, Campomarino, Termoli, con la sua cultura dei pescatori e dei trabucchi.

C'è poi un'altra eccellenza che ci fa onore, il tartufo bianco: io credo siano necessari un marchio di tutela e dei centri di raccolta regolamentati, perché è proprio la mancanza di regole che crea danni al nostro Molise, e che fa sì che il tartufo bianco del Molise venga scambiato per il tartufo d'Alba. E allora noi invece abbiamo San Pietro Avellana, che potrebbe diventare la cultura del centro di raccolta del turismo pentro.

A questo punto, sono necessarie azioni concrete da parte nostra, che non possono più aspettare: mi riferisco anche alla struttura della rete viaria e ferroviaria, perché non può esistere un turismo, un'economia senza le strade e senza le ferrovie. Io vorrei che il Governo riflettesse sull'importanza del Sud, e anche del mio Molise, perché solo puntando sul Molise, sul Sud e sul mio Molise, che ha un popolo fatto di cittadini dal nobile cuore e fieri ed orgogliosi, che si può risollevare anche la nostra Italia. È un grande sogno, il nostro sogno: io mi auguro per il bene del Molise che si possa realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Presidente, colleghe e colleghi deputati, intervengo per riportare in Aula un grave e preoccupante fatto accaduto ieri a Ramacca, e segnalatomi dalla consigliera comunale del MoVimento 5 Stelle Teresa Corallo.

In particolare, un bene confiscato alla mafia, riqualificato e utilizzato poi come base per gli scout, è stato totalmente vandalizzato. Un atto grave, poiché i vandali hanno devastato la struttura portando via ogni cosa, persino le porte e gli infissi. È già la terza volta che questa struttura viene colpita da furti e danni, e non si può pensare di rimanere inerti davanti a questo scempio, poiché questi atti vandalici vanificano il lavoro e gli sforzi compiuti dalle comunità locali e dai cittadini per riqualificare queste strutture per il bene comune.

Ricordiamo che i beni vengono sequestrati alla criminalità organizzata e spesso rimangono abbandonati per mancanza di fondi o di organizzazione nella gestione. La mia solidarietà va pertanto alla comunità di Ramacca, ai ragazzi del gruppo scout Ramacca 1, che gestiscono da dieci anni circa questo bene confiscato alla mafia. Prendo spunto nella mia conclusione dalle bellissime parole dei ragazzi del gruppo scout Ramacca 1, che, nonostante quello che è accaduto, continueranno a lottare contro questo schifoso sistema mafioso e a testimoniare sempre il buono, il bello e il vero con il loro servizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (M5S). Presidente, io vorrei sollecitare l'atto n. 5-01299, che è stato presentato il 24 gennaio dello scorso anno, quindi nel 2019, relativo alle catene di centri commerciali Superdì e Iperdì con 40 punti vendita e 800 dipendenti. Ci sono già stati dei tavoli al Mise e ovviamente c'erano delle suddivisioni per i vari punti vendita tra possibilità di acquisizione per nuovi player, trattative in corso o addirittura delle chiusure.

Oltre a questo c'è anche da sollecitare un altro atto, che riguarda sempre la grande distribuzione, il n. 5-01923, che è stato anch'esso depositato diversi mesi fa, l'11 aprile 2019, che riguarda la catena Bennet ed in particolare alcune indagini che sono state svolte anche a livello giornalistico riguardanti le condizioni di lavoro. Il presente intervento è quindi per richiedere anche se ci siano stati degli incontri costruttivi con i vertici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Invidia. Ne ha facoltà.

NICCOLO' INVIDIA (M5S). Presidente, mi trovo costretto a usare i tempi del Parlamento per segnalare un ennesimo caso che il nostro sistema normativo kafkiano è andato a creare. Negli scorsi giorni a Gallarate la titolare di un negozio ha affisso alcune decorazioni per una vetrina nella propria attività, per la quale però aveva già pagato la tassa relativa all'insegna. Delle sagome aggiuntive in vetrina però sono state considerate dall'agenzia che si occupa dell'imposta per conto del comune come non lecite, e quindi è stata recapitata una multa di 5 mila euro proprio nella serata di Capodanno, e valida tra l'altro per tutto l'anno precedente.

Bene, per questo ennesimo caso di giustizia ingiusta ora la proprietaria potrebbe essere costretta a lasciare a casa la sua dipendente, che invece sarebbe dovuta passare a un contratto a tempo indeterminato: una vera follia! Troppe volte i cittadini restano schiacciati tra legislatori senza fantasia, che davanti a qualsiasi problema si limitano alla panacea dell'aumento delle pene, e chi poi applica con troppa solerzia queste norme, a volte dimostrando l'umanità di un contabile. È un problema vecchio, tipico della democrazia, che si risolve con creatività e umanità. Queste vittime collaterali della nostra proliferazione normativa sono spesso i cittadini, e accade anche molto spesso che le istituzioni debbano poi assistere inermi al perpetrarsi di questi automatismi legislativi. Spero che non sia questo il caso, e per questo motivo, su questo caso di giustizia ingiusta accaduto a Gallarate, mi limito a invitare il sindaco Cassani ad intervenire, e so che già lo sta facendo, per evitare che ci sia questo rischio di licenziamento; dal mio lato posso sicuramente assicurare che cercherò di agire su questa normativa nel primo provvedimento utile disponibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, proprio oggi la procura di Reggio Emilia ha chiuso l'indagine sui fatti di Bibbiano, della Val d'Enza, sull'inchiesta “Angeli e demoni”, e il quadro che ha disegnato non fa che confermare i capi di imputazione. Non solo, non solo: passa addirittura da 102 capi d'imputazione a 108 e descrive, quindi, una situazione drammatica che propone luce e verità rispetto ai danni ai minori che sono stati perpetrati sia a Bibbiano che nella Val d'Enza. E questa è la giusta risposta di verità e di giustizia fatta dalla procura di Reggio Emilia contro una serie di persone e di interlocutori come il presidente della commissione tecnica regionale, che parlava di raffreddore quando si è riferito ai fatti di Bibbiano, o come il candidato governatore Bonaccini, che ha deciso di annullare domenica la visita a Bibbiano e che, quindi, non ha voluto proporre quella vicinanza doverosa, o come anche il sottosegretario Malpezzi, che ancora oggi si sperticava a difendere il sindaco Carletti.

Io mi chiedo se il PD avesse proposto così tanta dedizione e determinazione a difendere non Carletti, non gli operatori di “Hansel e Gretel” piuttosto che i servizi sociali ma le vere vittime, cioè i minori, quanta sensibilità - sì - avrebbe dimostrato e quanta capacità di chiedere scusa e poi di dare la giusta verità.

Ebbene, per l'ennesima volta anche oggi abbiamo visto un PD che si spertica a mettere, invece, tra le sue priorità la difesa di Carletti e non mette, invece, tra le priorità la difesa delle vere vittime, che sono i minori, i genitori e le famiglie di Bibbiano e della Val d'Enza. Questa è l'ennesima vergogna del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellucci. Penso che sia necessaria una migliore regolamentazione - e lo proporrò all'Ufficio di Presidenza - degli interventi di fine seduta. Non lo dico con riferimento a nessuno di questi ma con riferimento a tutti gli interventi di fine seduta, perché credo che la Camera debba qualificarsi anche per il ragionamento e i richiami che si fanno a fine seduta. Lo proporrò anche alla condivisione dei gruppi, naturalmente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 15 gennaio 2020 - Ore 10,30:

1. Seguito della discussione della mozione D'Alessandro, Fornaro, Macina, Melilli, Ruffino, Iezzi, Silvestroni ed altri n. 1-00302 concernente iniziative urgenti volte a far fronte alla rilevante carenza di segretari comunali, anche tramite un'efficace semplificazione e accelerazione delle procedure selettive .

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

3. Informativa urgente del Governo sull'attuale scenario internazionale, con particolare riferimento alla situazione in Iran, Iraq e Libia.

La seduta termina alle 20,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Andrea Romano e Magi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 il deputato Magi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 il deputato Buratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 12 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 12 il deputato Davide Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 13 alla n. 20 il deputato Gusmeroli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 15 il deputato Trancassini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 16 il deputato Gariglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 il deputato Gusmeroli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 22 il deputato Gusmeroli ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 23 il deputato Gusmeroli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 la deputata Siracusano ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Dl 2284-A - em. 1.4 487 487 0 244 210 277 70 Resp.
2 Nominale em. 1.300,1.1 rif.,1.50 r.,1.51 r 489 489 0 245 489 0 70 Appr.
3 Nominale em. 1.52 489 489 0 245 213 276 69 Resp.
4 Nominale em. 1.10 485 485 0 243 30 455 69 Resp.
5 Nominale em. 1.11 485 485 0 243 211 274 69 Resp.
6 Nominale em. 1.8 485 485 0 243 212 273 69 Resp.
7 Nominale em. 1.12 482 482 0 242 212 270 69 Resp.
8 Nominale em. 1.13 483 483 0 242 214 269 69 Resp.
9 Nominale em. 1.14 493 492 1 247 212 280 69 Resp.
10 Nominale em. 1.17 485 484 1 243 208 276 69 Resp.
11 Nominale em. 1.21 488 488 0 245 213 275 69 Resp.
12 Nominale em. 1.23 479 479 0 240 211 268 69 Resp.
13 Nominale art. agg. 1.01 477 477 0 239 207 270 70 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale art. agg. 1.02 489 489 0 245 210 279 69 Resp.
15 Nominale odg 9/2284-A/1 469 446 23 224 445 1 68 Appr.
16 Nominale odg 9/2284-A/2 479 479 0 240 207 272 67 Resp.
17 Nominale odg 9/2284-A/3 480 480 0 241 211 269 67 Resp.
18 Nominale odg 9/2284-A/5 476 476 0 239 206 270 68 Resp.
19 Nominale odg 9/2284-A/6 479 479 0 240 208 271 67 Resp.
20 Nominale odg 9/2284-A/9 478 477 1 239 209 268 67 Resp.
21 Nominale odg 9/2284-A/10 477 303 174 152 34 269 67 Resp.
22 Nominale odg 9/2284-A/11 478 478 0 240 206 272 67 Resp.
23 Nominale odg 9/2284-A/17 478 476 2 239 33 443 67 Resp.
24 Nominale odg 9/2284-A/18 481 481 0 241 210 271 68 Resp.
25 Nominale odg 9/2284-A/19 477 477 0 239 208 269 67 Resp.
26 Nominale Dl 2284-A - voto finale 427 256 171 129 256 0 68 Appr.