XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 20 febbraio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


      La VII Commissione,

          premesso che:

              uno studio pubblicato nel 2019 sul Journal of Educational Psychology, rivista scientifica dell'American Psychological Association, che ha condotto all'esame del rendimento scolastico di circa 112.000 studenti della Columbia Britannica, di cui circa il 13 per cento aveva partecipato ad almeno un corso di musica, ha evidenziato come lo studio della musica sia correlato ad un miglioramento delle capacità cognitive tali da incrementare il rendimento accademico degli studenti;

              infatti, l'educazione musicale attiva un processo di apprendimento complesso e multilivello basato sulla lettura delle note, sullo sviluppo della coordinazione psico-fisica e sull'affinamento della capacità di ascolto, di sviluppo del linguaggio simbolico e sulla condivisione dell'esperienza sociale e artistica: pertanto, in tenera età, assume un valore strategico, poiché fornisce ai più piccoli strumenti per conoscere la propria emotività e sensibilità rendendoli ricettivi degli stimoli artistici e cognitivi su più livelli;

              a conferma del valore strategico che lo studio della musica detiene sulla formazione e sulle potenzialità cognitive dei giovani, senza trascurare i riverberi in termini di salvaguardia culturale del patrimonio musicale italiano e di preminenza artistica della promozione della musica tra le giovani generazioni, nella legge di bilancio per il 2020 è stata riconosciuta la detrazione Irpef del 19 per cento per le famiglie che sostengono una spesa di iscrizione, fino a 1.000 euro, a conservatori, bande, cori e scuole di musica;

              in linea con la medesima prospettiva di divulgazione della cultura musicale, sarebbe auspicabile consentire la promozione della pratica musicale tradizionale e la facilitazione all'accesso al mondo dell'arte musicale a qualsiasi livello, prevedendo, eventualmente, agevolazioni per l'acquisizione di strumenti musicali necessari per lo svolgimento della pratica artistica;

              si evidenzia, infatti, che il costo di uno strumento musicale può essere particolarmente elevato, e può rappresentare un elemento ostativo all'avvio del minore al percorso di educazione musicale; infatti, il costo di uno strumento da studio va da 100 euro fino a valori importanti a seconda della classe di strumento;

              in questa prospettiva la piena valorizzazione del fenomeno bandistico musicale in qualità di eccellenza artistica italiana, si configura come espressione di una tradizione consolidatasi e declinata in molteplici e pregevoli esperienze nel panorama nazionale, e potrebbe consentire non soltanto una amplificazione degli strumenti e delle possibilità di accesso dei giovani all'esperienza musicale, ma andrebbe a configurarsi come valore aggiunto in termini di tutela della specificità artistica nazionale e di trasmissione di questa alle generazioni future;

              l'esperienza bandistica detiene ulteriormente una significativa funzione educativa e sociale non esclusivamente artistica, in ragione del coinvolgimento di più profili e della condivisione di una medesima esperienza musicale, segnatamente quando riguarda i più giovani;

              non esiste un registro di settore specifico, pertanto alla luce del monitoraggio effettuato dalle realtà di categoria, risulta che in Italia, al momento, siano tra le 3.000 e le 4.000 le bande musicali operative e considerando che in media un organico strumentale è formato da circa 40 elementi, in totale sarebbero tra i 120.000 e i 160.000 gli strumentisti di banda, a cui si aggiungano in media circa 30 allievi per un totale che varia da 90.000 a 120.000 allievi;

              si evidenzia che la riforma del terzo settore, attuata con decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, coinvolge, tra gli altri, le associazioni musicali, e prevede che le associazioni bandistiche si adeguino ad una specifica forma giuridica, quale l'Associazione di promozione Sociale «APS», di cui al Capo II, articolo 35;

              pertanto le associazioni rientrerebbero nella fattispecie delle attività di cui all'articolo 5, lettera d), del medesimo decreto per quanto concerne le attività di educazione, istruzione e formazione professione, ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53, e successive modificazioni, nonché delle attività culturali di interesse sociale con finalità educativa; lettera i), per quanto concerne attività di organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale; nonché lettera l), con riferimento ad attività di formazione extra-scolastica finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica, del bullismo e della povertà educativa;

              si evidenzia, a tal riguardo, che l'articolo 43, comma 4-bis del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, ha previsto che i termini per l'adeguamento degli statuti delle bande musicali, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di promozione sociale siano prorogati al 30 giugno 2020;

              l'iscrizione al registro unico nazionale del terzo settore (Runts), di cui all'articolo 45 decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, di cui si attende ancora l'emanazione del correlato decreto attuativo, rappresenta la condicio indispensabile per la qualifica di ente del terzo settore (Ets);

              si evidenzia ulteriormente che la disciplina afferente le bande musicali appare frammentata ed eccessivamente burocratizzata, tale da compromettere e talvolta inficiare il corretto svolgimento delle attività e la correlata promozione tra i giovani;

              l'esperienza bandistica italiana è parte integrante del patrimonio culturale del Paese, espressione di un'eredità fatta di tradizioni, di storia e di condivisione sociale: la molteplicità di festival locali e delle iniziative artistiche e culturali, che sono andati strutturandosi negli anni intorno alle piccole o grandi bande locali, detiene un potenziale non trascurabile in termini di trazione turistica del territorio su cui sarebbe auspicabile attivare programmi di investimento e di assegnazione di risorse tese a delineare una specifica offerta di turismo musicale volta alla promozione delle eccellenze e delle specificità territoriali,

impegna il Governo:

          1) a sostenere una riforma complessiva della disciplina afferente il comparto delle associazioni bandistiche musicali che tenga conto della novellata configurazione delle stesse nell'ambito della riforma del terzo settore;

          2) ad adottare iniziative per prevedere un programma di agevolazioni e semplificazioni fiscali per le bande musicali, e di detrazioni fiscali in capo ai cittadini per la frequenza di corsi di formazione musicale e per l'acquisto e/o noleggio di uno strumento musicale;

          3) a promuovere la valorizzazione e la diffusione della cultura bandistica quale espressione delle comunità locali e della specificità della tradizione territoriale, anche nella prospettiva di elevarla a fattore attrattivo della domanda turistica, prevedendo all'uopo risorse specifiche volte alla promozione, il sostegno e la valorizzazione delle bande musicali nell'offerta turistica del territorio;

          4) a promuovere, sostenere ed incentivare l'opera formativa tra le bande musicali, i cori ed il sistema scolastico, finalizzata all'alfabetizzazione musicale e di apprendimento pratico della musica, attraverso percorsi e laboratori di didattica musicale e l'utilizzo di buone pratiche musicali che sappiano essere contestualizzate anche nella specificità territoriale nella prospettiva di valorizzarne storia e tradizioni;

          5) a promuovere, sostenere ed incentivare la collaborazione sinergica territoriale fra le bande musicali, i cori e le istituzioni scolastiche, riconoscendo ai percorsi formativi musicali bandistici e corali, attraverso specifiche modalità di accreditamento qualitativo, un ruolo nel sistema di formazione musicale nazionale;

          6) ad avviare specifiche iniziative di sostegno economico ai progetti per la diffusione dell'apprendimento pratico della musica nelle scuole che vengano realizzati nel rispetto della collaborazione sinergica con le realtà artistiche e musicali territoriali;

          7) ad adottare iniziative per armonizzare il termine vigente per l'adeguamento degli statuti delle associazioni delle bande musicali, che allo stato attuale non sono ancora costituite in associazione di promozione sociale, a quello dell'emanazione del decreto istitutivo del registro unico nazionale del terzo settore e dei correlati decreti attuativi finalizzati alla sua effettiva e funzionale operatività al fine di consentire l'effettiva e legittima attuazione della ratio di cui alla riforma del terzo settore.
(7-00415) «Mollicone, Baldini, Bond, Dall'Osso, Fitzgerald Nissoli».


      La XIII Commissione,

          premesso che:

              la peste suina africana (PSA) è una malattia virale, innocua per l'uomo, ma estremamente infettiva, solitamente letale per i suini domestici e i cinghiali, presente in Italia da 40 ed endemicamente radicata in Sardegna dal 1978, portando la regione ad impegnarsi nell'attuazione di misure e protocolli volti all'eradicazione della medesima malattia, al fine di salvaguardare un comparto fondamentale per l'intero sistema economico dell'isola;

              la medesima malattia si è diffusa anche in altri Paesi dell'Unione europea, tra cui anche Estonia, Lituania, Lettonia e Polonia, al punto che le istituzioni europee – con il dichiarato fine di salvaguardare gli scambi commerciali – hanno vietato la commercializzazione, verso altri Paesi membri e Stati terzi dei prodotti di origine suina provenienti dagli Stati in cui sarebbe stata riscontrata la presenza di focolai, salvo specifiche deroghe;

              con la direttiva 2002/60/CE del Consiglio sono state stabilite le misure minime da applicare all'interno dell'Unione; in particolare, è stato previsto che nel caso di comparsa di un focolaio lo Stato membro interessato debba elaborare un programma di eradicazione della pandemia, da sottoporre all'approvazione delle Autorità della Commissione;

              il 22 gennaio 2020 la Guardia di finanza di Padova, in collaborazione con il servizio veterinario e il servizio igiene, alimenti e nutrizione dell'Ulss 6 Euganea, ha sequestrato circa 10 tonnellate di carne suina infetta, proveniente dalla Cina e introdotte in territorio italiano ed europeo in violazione delle norme doganali e sanitarie vigenti;

              senza imporre un obbligo a livello europeo di etichettatura d'origine sui derivati della carne suina non è possibile garantire la piena trasparenza e tracciabilità dei prodotti di fronte ai crescenti allarmi sanitari;

              le carni sequestrate avrebbero fatto il loro ingresso nell'Unione europea tramite il porto di Rotterdam, nei Paesi Bassi, potenzialmente pericoloso per la diffusione della peste suina in Europa e in Italia, con eventuali conseguenze disastrose per l'intero comparto produttivo italiano,

impegna il Governo:

          a predisporre, nel breve periodo, tutte le iniziative necessarie per controllare la qualità della carne suina importata nel nostro Paese, onde scongiurare il ripetersi di episodi come quello citato in premessa;

          ad adottare iniziative per rinforzare i controlli igienico-sanitari su tutti i derivati della carne suina entranti in territorio nazionale;

          ad aprire un tavolo di confronto con le categorie del settore per predisporre un più efficace piano di prevenzione da eventuali pandemie di peste suina all'interno del territorio nazionale;

          a costituire un tavolo di confronto in seno alle istituzioni europee per implementare l'obbligo di etichettatura d'origine sui derivati della carne suina in tutto il territorio dell'Unione europea;

          a predisporre tutte le iniziative necessarie per ottenere maggiori controlli igienico-sanitari su tutte le carni suine entranti in territorio europeo e nazionale, anche prevedendo il blocco preventivo delle merci.
(7-00416) «Caretta, Ciaburro».


      La XIII Commissione,

          premesso che:

              il 12 novembre la direzione generale del commercio della Commissione europea (Dg Trade) ha pubblicato sul proprio sito la notizia nella quale specifica di aver inviato alle autorità cambogiane una relazione preliminare che illustra i risultati dell'inchiesta avviata nel febbraio 2019 nell'ambito della procedura di revoca temporanea delle preferenze commerciali «EBA» (Everything But Arms, tutto tranne le armi);

              con regolamento delegato C(2020) 673, adottato collegialmente il 12 febbraio 2020, la Commissione europea ha ufficializzato la propria decisione di revocare le concessioni Eba, riapplicando la clausola della nazione più favorita (Cnpf) al traffico commerciale con la Cambogia, aggredendo, come riferito in una nota stampa della Dg Trade, una gamma di prodotti tra cui abiti, zucchero, scarpe e prodotti da viaggio per un totale di 1 miliardo di euro di esportazioni cambogiane in Unione europea;

              salvo obiezioni da parte del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione europea, tali misure avranno effetto a partire dal 12 agosto 2020;

              tra i prodotti sottoposti a revoca di regime Eba, così come da regolamento (UE) n. 978/2012 novellato dal sopracitato regolamento delegato C(2020) 673, non figura il riso, decisione motivata dalle autorità della Commissione, poiché sullo stesso sarebbe già applicata la cosiddetta clausola di salvaguardia;

              predetta clausola di salvaguardia è tuttavia temporanea, con scadenza datata al 18 gennaio 2022, parziale, in quanto si applica unicamente al riso lavorato di tipo Indica, escludendo tutte le altre tipologie di risi come il riso semigreggio o il riso Japonica e prevede, al momento, un dazio di euro 150,00 a tonnellata, valore inferiore al dazio convenzionale, che ammonta a euro 175,00 per tonnellata;

              il regolamento europeo istituente la clausola di salvaguardia è stato impugnato dalle autorità cambogiane dinnanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea;

              l'assemblea generale delle Nazioni Unite ha condannato, con recente risoluzione Unga 74/399 del 29 dicembre 2019, il Myanmar per violazione dei diritti umani, provvedimento a cui non è ancora seguita una risposta europea;

          il regime sanzionatorio predisposto dalle autorità europee nei confronti della Cambogia non è, al momento, applicato nei confronti del Myanmar, che eppure si trova in una condizione di sostanziale violazione dei diritti umani, e da cui l'Unione europea importa enormi quantità di riso ogni anno,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative per includere il riso nell'elenco dei prodotti in relazione ai quali la Commissione europea ha deciso di revocare il regime Eba nei confronti della Cambogia, tutelando l'intera filiera produttiva italiana ed europea;

          in subordine, ad adottare iniziative per includere il riso nell'elenco dei prodotti sui quali la Commissione europea ha deciso di revocare il regime Eba nei confronti della Cambogia allo scadere degli effetti della clausola di salvaguardia, qualora questa infici l'inserimento del riso medesimo nell'elenco sopra menzionato;

          a promuovere un'azione unitaria da parte dell'Unione europea a tutela della filiera produttiva del riso dei Paesi dell'Unione, andando ad estendere alle importazioni provenienti dal Myanmar lo stesso regime sanzionatorio proposto nei confronti della Cambogia;

          ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per predisporre un sistema di etichettatura d'origine alimentare obbligatoria europea per Paese e per garantire la reciprocità tra Paesi europei nella regolamentazione degli agrofarmaci;

          a discutere, nelle sedi europee di competenza, l'opportunità di predisporre l'applicazione diretta delle misure di salvaguardia previste dal regolamento (UE) 978/2012 anche ai prodotti agricoli, permettendone l'entrata in vigore automatica in presenza di sostanziali ed inconsueti aumenti delle importazioni.
(7-00417) «Caretta, Ciaburro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


      FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il rapporto di lavoro dei medici specialisti ambulatoriali interni e odontoiatri, medici veterinari e delle altre professionalità sanitarie ambulatoriali, quali biologi, chimici e psicologi, è normato da un Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con gli specialisti ambulatoriali (Acn);

          l'Acn prevede tre livelli di contrattazione: nazionale; regionale attraverso l'accordo integrativo regionale (Air) e aziendale attraverso accordi tra componente sindacale e management pro-tempore delle aziende;

          come denunciato dai professionisti di settore, da tempo sarebbero aperte tre vertenze sindacali con l'Asp di Catanzaro, che tergiversa nell'adottare tutte le procedure amministrative e giuridiche per chiudere il tavolo delle trattative: una per il pagamento della quota di informatizzazione, una per il piano di abbattimento per le liste di attesa e una per il prolungamento dell'orario dei medici veterinari per esigenze di servizio;

          in particolare, l'articolo 4, Capitolo E.5. dell'accordo integrativo regionale della Calabria, approvato con deliberazione della giunta regionale 15 aprile 2008, n. 300, dispone che «Per le attività relative al processo di informatizzazione è previsto un compenso forfetario pari a 2 euro per ora di incarico [...]»: il cosiddetto «Debito informativo», sancito per ultimo dall'articolo 9 dell'Acn vigente, prevede, infatti, che tali professionisti utilizzino il sistema informatico per redigere referti, ricette dematerializzate, certificati medici di malattia on line, caricamento di dati legati alla specifica mansione, necessari per i relativi ed importanti flussi ministeriali;

          l'Asp Catanzaro, come denunciato, in maniera, a giudizio dell'interrogante, di dubbia legittimità, senza chiedere un preventivo parere agli organi regionali competenti, ai sensi dell'articolo 15, comma 4, dell'Acn 2015, avrebbe sospeso da circa 3 anni la corresponsione del dovuto emolumento;

          il secondo contenzioso riguarderebbe, poi, il Piano di abbattimento delle liste di attesa, legato al relativo piano nazionale, che, ai sensi dell'articolo 4 punto A1 del vigente Air, approvato dall'Asp con delibera del 21 maggio 2012, n. 1290, prevede un incremento di prestazioni specialistiche in sovrannumero rispetto alle visite prenotate per ridurre i tempi d'attesa, oltre a 1-2 visite urgenti per ogni turno di lavoro per far fronte alle esigenze degli utenti, anche al fine di ridurre il ricorso ai pronto soccorsi ospedalieri;

          a riguardo, l'Asp di Catanzaro, oltre a non avere corrisposto la cosiddetta «quota di ponderazione», prevista dagli accordi collettivi nazionali e legata al «progetto regionale over-booking» per l'abbattimento delle liste d'attesa, dal mese di gennaio 2020 avrebbe deciso di non corrispondere neanche la quota prevista in relazione all'effettuazione delle visite urgenti da parte dei medici specialisti ambulatoriali (14,35 euro per ogni visita urgente), con enorme danno per gli stessi utenti;

          con riferimento, poi, alla attività dei medici veterinari, gli stessi prestano la propria attività per 25 ore settimanali e da anni denunciano che, per garantire prestazioni quali/quantitative legate ai compiti istituzionali dei servizi ed ai livelli essenziali di assistenza per la medicina veterinaria, effettuano prolungamenti orari e prestazioni aggiuntive quotidiane con sforamento dell'orario di servizio, a quanto consta all'interrogante, da mesi non sarebbero retribuite;

          nonostante le ripetute richieste (richieste prot. 70042 del 25 giugno 2018, prot. 137 del 14 gennaio 2019 e prot. 2 dicembre 2019) di completamento dell'orario di lavoro, l'azienda non avrebbe ancora provveduto a soddisfare le esigenze dei servizi e dei lavoratori, situazione aggravata dai ripetuti pensionamenti –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire una risoluzione tempestiva delle vertenze sindacali in essere e riconoscere le legittime rivendicazioni contrattuali dei medici specialisti ambulatoriali, veterinari e delle altre professionalità della provincia di Catanzaro.
(4-04776)


      LUCA DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 113 del decreto legislativo n. 50 del 2016 (codice dei contratti pubblici), rubricato «incentivi per funzioni tecniche», riproducendo analoghe disposizioni previgenti, consente, previa adozione di un regolamento interno e la stipula di un accordo di contrattazione decentrata, di erogare emolumenti economici accessori a favore del personale interno alle pubbliche amministrazioni per attività, tecniche e amministrative, nelle procedure di programmazione, aggiudicazione, esecuzione e collaudo (o verifica di conformità) degli appalti di lavori, servizi o forniture;

          il comma 526 dell'articolo unico della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018) ha integrato l'articolo 113 in esame con l'inserimento del comma 5-bis che così recita: «gli incentivi di cui al presente articolo fanno capo al medesimo capitolo di spesa previsto per i singoli lavori, servizi e forniture»; diverse amministrazioni, centrali e locali, hanno nel tempo emanato i previsti regolamenti di attuazione;

          in particolare, al fine di un maggiore coordinamento di azione, l'Anci e la Conferenza delle regioni e delle province autonome hanno elaborato uno schema tipo di regolamento per gli enti di riferimento;

          il Consiglio di Stato – sezione consultiva per gli atti normativi – nel parere n. 02368/2019 del 9 settembre 2019 ha affermato testualmente: «Al riguardo, atteso che l'art. 113 del Codice postula la emanazione di un numero prevedibilmente elevato di regolamenti da parte delle numerose amministrazioni pubbliche aggiudicatrici di lavori, servizi e forniture, la Sezione non può non segnalare con forza la necessità dell'esercizio di un incisivo ruolo di coordinamento di tali regolamenti da parte della Presidenza del Consiglio e in particolare del suo DAGL, onde evitare che le singole Amministrazioni affrontino la tematica in esame, per così dire, in ordine sparso» –:

          se, alla luce di quanto esposto in premessa, la Presidenza del Consiglio non ritenga opportuno, in conformità a quanto indicato dal Consiglio di Stato, elaborare – in tempi celeri – uno schema di regolamento da mettere a disposizione, in particolare, dei Ministeri, anche al fine di evitare modalità applicative differenti e con l'obiettivo finale di dotare tutte le amministrazioni, secondo i rispettivi ordinamenti, di un regolamento;

          se non sia il caso, nel contempo, di effettuare una ricognizione dei regolamenti vigenti ed eventualmente adottare iniziative, in via transitoria anche con una circolare esplicativa, affinché le amministrazioni centrali, all'attualità non dotate di regolamento, procedano a riconoscere gli emolumenti per l'espletamento delle funzioni tecniche al proprio personale in accordo con le organizzazioni sindacali rappresentative di comparto.
(4-04781)


      FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con un comunicato stampa i sindaci della provincia di Catanzaro si sono dichiarati pronti a rassegnare le dimissioni in massa se non si troverà presto una soluzione alla grave situazione sanitaria che si sta delineando;

          con delibera n. 64 del 12 febbraio 2020, infatti, i commissari prefettizi, nominati ai vertici dell'Asp di Catanzaro, hanno deciso di sopprimere i due terzi delle postazioni di guardia medica ricadenti nel territorio degli 80 comuni dell'Asp di Catanzaro, con particolare riferimento a quelle di piccoli comuni, disagiati, montani e distanti dai centri maggiori;

          in particolare, la scellerata riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale prevede una riduzione delle postazioni delle guardie mediche dalle attuali 60 alle programmate 25, con evidenti negative ricadute sulla risposta della sanità alle emergenze durante le ore notturne, nei prefestivi e festivi, ma, soprattutto, sui livelli minimi di continuità assistenziale che, di fatto, rischiano di essere annullati, nei molti comuni che si trovano distanti anche quasi venti chilometri e collegati con strade tortuose e di montagna;

          il distretto di Catanzaro da 22 scende a 11 postazioni, quello di Lamezia Terme da 21 a 9 e quello di Soverato da 17 a 5, con una rivisitazione delle Uccp (unita complessa di cure primarie, che ricomprendono non solo i medici ma anche gli specialisti ambulatoriali) e delle Aft (aggregazioni funzionali territoriali, composte da medici «in rete») attualmente presenti;

          secondo la denuncia dei sindaci, tale delibera, peraltro, sarebbe stata assunta in mancanza di concertazione preventiva con l'assemblea dei sindaci e in contrasto con quanto previsto all'allegato A del Dca n. 94/2012, che in modo inequivocabile assegna all'Asp di Catanzaro 50 postazioni di guardia medica a fronte delle 25 decretate attualmente dai vertici dell'Asp;

          mancherebbe, inoltre, la previsione di una contestuale riorganizzazione della rete ospedaliera e della rete delle patologie complesse per garantire una idonea e opportuna copertura dei territori calabresi;

          la determinazione dell'ASP di Catanzaro, infine, ad avviso dell'interrogante è stata assunta in palese contrasto con la legge cosiddetta Realacci e, in generale, della politica che l'attuale Governo dichiara di volere attuare per un efficace contrasto allo spopolamento delle aree interne, lo stesso Governo che ha nominato i commissari prefettizi ai vertici dell'Asp di Catanzaro;

          la delibera, prima di diventare esecutiva, dovrà essere recepita dal commissario Cotticelli ed essere accettata dai medici, anche se l'adesione, come si legge nel provvedimento, sarebbe «obbligatoria»; se tale scelta di smantellamento della sanità verrà confermata, porterà a un aggravio di perdita dei posti di lavoro dei medici e operatori sanitari che con abnegazione lavorano quotidianamente, nonostante le molteplici difficoltà che, come noto, affliggono la sanità calabrese –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per prevenire all'immediata revoca della citata delibera, al fine di garantire i necessari livelli di assistenza sanitaria ai cittadini della provincia di Catanzaro, quale diritto costituzionalmente garantito.
(4-04782)


      DEL BARBA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          la legge di bilancio 2020 ha istituito un fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali e allo sviluppo del Paese, stanziando ingenti risorse per la messa in sicurezza e il potenziamento della viabilità del territorio nazionale;

          dal 20 agosto 2019 la «frana del Ruinon», nel suo avanzare, ha comportato la caduta rovinosa di massi nel territorio comunale di Valfurva (Sondrio), con la conseguente chiusura della strada provinciale n. 29, la quale è stata riaperta 5 mesi dopo, a seguito di numerosi interventi emergenziali di ripristino, quali lavori di demolizione e brillamento dei massi, volti tutti a limitare gli effetti della continua instabilità e degli smottamenti della «frana del Ruinon»;

          la Sp n. 29 rappresenta l'unica arteria di collegamento per la nota località sciistica di Santa Caterina Valfurva e mette in collegamento importanti aree a forte vocazione turistica, come quella del parco dell'Adamello e quella di Bormio;

          i forti rischi che caratterizzano l'area interessata dalla «frana del Ruinon» non sono stati affatto superati dagli interventi di somma urgenza posti in essere dalle autorità competenti e il pericolo che la località di Santa Caterina Valfurva torni a essere isolata rappresenta un'eventualità quanto mai concreta e realistica, ponendo a repentaglio l'economia locale e ripercuotendosi sulle prospettive occupazionali e di sviluppo dell'intera zona;

          le attuali condizioni di precarietà della Sp n. 29 continuano a incidere negativamente sull'economia del territorio interessato, in quanto la mancanza di un intervento definitivo e strutturale sulla strada provinciale non risulta idoneo a scongiurare i pericoli derivanti dalla progressione della «frana del Ruinon», facendo sorgere più di un interrogativo circa lo stato di messa in sicurezza del corrispondente tratto stradale;

          al fine di evitare il futuro isolamento stradale e una possibile catastrofe ambientale sono stati progettati interventi per la realizzazione di bypass idraulico e stradale per importo stimato di 170 milioni di euro;

          dall'interlocuzione avuta con i dicasteri competenti – e cioè il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e quello dell'economia e delle finanze per i relativi profili di competenza – è emerso chiaramente come la necessità intervenire sulla viabilità della Sp n. 29 attraverso il finanziamento di interventi ad hoc già progettati e definiti nei dettagli sia avvertita come un'esigenza del tutto indifferibile, anche in ragione dei tempi di realizzazione degli stessi e dell'approssimarsi della stagione estiva, i cui effetti economici positivi sulle zone interessate rischiano di venire compromessi dallo stato di precarietà che caratterizza la viabilità del territorio;

          in data 23 dicembre 2019, peraltro, l'interrogante presentava l'Ordine del giorno 9/2305/347, sollecitando lo stanziamento di risorse necessarie alla realizzazione dei progetti volti a ristabilire la sicurezza della viabilità della strada provinciale n. 29 accolto favorevolmente dal Governo –:

          se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ai fini del riparto del fondo investimenti, abbia inoltrato al Ministero dell'economia e delle finanze, come dall'interrogante più volte sollecitato, la proposta di stanziamento di fondi di 170 milioni per la realizzazione del programma di messa in sicurezza della Sp 29 sita nel territorio di Valfurva (Sondrio);

          in caso affermativo, se il Ministro dell'economia e delle finanze abbia trasmesso detta proposta alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l'adozione dei relativi decreti di riparto del fondo, nonché quale sia l'ordine di priorità che si sta rispettando nell'operare la trasmissione delle proposte di riparto finora pervenute e quali siano le tempistiche entro cui si ritiene che, in caso di esito positivo, l'erogazione del finanziamento connesso all'intervento sulla strada provinciale 29 possa essere effettivamente erogato.
(4-04784)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


      DI LAURO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

          gli scavi archeologici di Castellammare di Stabia (Napoli) presentano oggi la più grande concentrazione di ville marittime romane ben conservate di tutto il Mediterraneo, per la maggior parte costruite fra l'89 a.C. e l'eruzione del 79 d.C. e sono di notevole rilevanza nazionale e internazionale e visitati ogni anno decine di migliaia di visitatori;

          l'area si estende sul pianoro della Collina di Varano su una superficie di circa 1.000.000 di metri quadrati, abitata da oltre 5.000 residenti;

          i siti archeologici più rilevanti sono situati in prossimità delle ripide scarpate settentrionali del pianoro e sono soggetti a maggior rischio idraulico e idrogeologico: villa Arianna, villa del Pastore e villa San Marco, infatti, sono situate a ridosso o addirittura sul ciglio delle scarpate e la loro stessa stabilità strutturale è seriamente minacciata;

          il parco archeologico di Pompei ha pubblicato un dossier nel maggio 2018, al fine di verificare il progressivo degrado del contesto ambientale della Collina di Varano, che include anche l'analisi delle carte del rischio di frane e della pericolosità idraulica;

          la Carta del rischio da frana dell'Autorità di bacino Campania centrale mostra valori di rischio compresi tra moderati a elevati, i primi concentrati nei settori sub pianeggianti, i secondi che aumentano in prossimità della scarpata e delle incisioni fluviali presenti;

          il rischio di frane dai costoni della collina era già noto dal 1992, anno in cui, dai lavori eseguiti dall'Enea, sono stati segnalati una serie di movimenti di versante, inclusi crolli e frane, ed evidenze geomorfologiche di instabilità, come alberi inclinati, erosione, fratture nei pavimenti e nei muri delle ville;

          la situazione odierna è peggiorata, alimentata da eventi di pioggia particolarmente intensi, dagli abusi edilizi e dai relativi scarichi di acque reflue, nonché dalla mancanza di un adeguato sistema di regimentazione delle acque meteoriche, causando vari dissesti che si verificano puntualmente sul costone di Varano;

          anche laddove elementi di pericolosità e di rischio da frana non sono evidenziati nelle cartografie si sono verificati recentemente crolli e franamenti delle sponde;

          la carta della pericolosità idraulica dell'autorità di bacino regionale Campania centrale mostra valori di pericolosità e di rischio prevalentemente lungo le aste fluviali che solcano la collina e allo sbocco di queste ultime nella pianura costiera della città di Castellammare;

          esiste un ulteriore rischio idraulico legato al ruscellamento superficiale di numerosi sottobacini idrogeologici, che terminano proprio sulle aree archeologiche delle ville, e vanno ad accrescere il rischio alluvionale e di allagamento della parte densamente abitata di Castellammare;

          la quasi totalità della collina è priva di sistemi fognari, da cui ne consegue la diffusa presenza di pozzi neri a dispersione e l'allagamento di sedi stradali, nonché l'accumulo verso il crinale della collina (su cui insistono i resti delle ville romane) di torrenti di acque piovane;

          questo fenomeno è aggravato dalla impermeabilizzazione indiscriminata di strade poderali e suoli privati che impediscono l'assorbimento d'acqua;

          nel caso di eventi di notevole gravità di dissesto idrogeologico, potrebbero esserci ricadute direttamente sull'abitato di Castellammare di Stabia;

          presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è costituito il fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico –:

          quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati al fine di contrastare il fenomeno del dissesto idrogeologico di aree in cui insiste il patrimonio archeologico e culturale nazionale, come, ad esempio, l'area della Collina di Varano a Castellammare di Stabia, anche tenendo conto delle risorse del fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico.
(3-01326)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          l'interrogante in data 18 febbraio 2020 ha presentato un'interrogazione sulle esercitazioni militari congiunte fra Francia e Cipro svoltesi in data 17 febbraio 2020 e che coinvolgono evidentemente il tema della difesa di una nazione europea rispetto alle neanche più tanto recondite mire espansionistiche del sedicente Sultano Erdogan;

          la Turchia, infatti, per quanto Cipro sia Stato membro dell'Unione europea, non riconosce la sovranità di Nicosia e fatalmente nemmeno i conseguenti diritti sovrani di esplorazione nelle acque della zona economica esclusiva cipriota;

          nei mesi scorsi la Turchia, nell'assordante silenzio del Governo italiano, ha inviato più volte la nave Yavuz da trivellazione al largo delle coste di Cipro, unitamente a navi militari, allontanando navi di Total ed Eni a cui il Governo cipriota aveva concesso legittimamente licenze di esplorazione;

          a seguito di quanto sopra Cipro ha aumentato la cooperazione nel settore della difesa e militare con la Francia con la quale lunedì 17 febbraio 2020 ha concluso una esercitazione congiunta volta a verificare l'efficacia dei sistemi di difesa antiaerea dell'esercito cipriota;

          in data odierna l'aviazione militare greca e quella americana hanno tenuto una esercitazione militare congiunta, impiegando elicotteri da combattimento;

          la Grecia sta rafforzando la cooperazione nel campo militare con l'America;

          l'esercitazione con l'America interviene dopo l'incontro bilaterale ufficiale, avvenuto in data 7 gennaio 2020, sul tema della difesa comune, fra il premier greco Mitsotakis, da sempre al fianco del Governo di Nicosia, e il presidente Trump;

          le relazioni fra Atene e Ankara si sono ulteriormente compromesse per via della negazione, da parte della Turchia, dei diritti minerari anche della Grecia nel mar Egeo e per via dell'accordo fra Libia e Turchia che, in termini di definizione dei confini marittimi fra Libia e Turchia, lambisce la linea marittima di Creta;

          già nell'ottobre 2019 il Segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva siglato un importante accordo bilaterale di mutua difesa con la Grecia;

          è sempre più evidente la politica espansionistica e aggressiva della Turchia nel Mediterraneo anche per il tramite della sua penetrazione in Libia;

          Cipro e la Grecia sono due nazioni europee;

          l'Italia sembra clamorosamente fuori dallo scacchiere delle politiche del Mediterraneo, sebbene l'espansione di Erdogan stia addirittura pregiudicando il processo di pace in Libia a cui l'Italia è fatalmente interessata anche per motivi di sicurezza nazionale, oltre che di approvvigionamento energetico –:

          se i Ministri interrogati abbiano, a seguito della violazione della sovranità di Cipro da parte della Turchia e a seguito del sempre più spericolato atteggiamento espansionistico di Erdogan nel Mediterraneo, stretto maggiori collaborazioni con Cipro e con la Grecia ed in quali campi;

          se i Ministri interrogati intendano rafforzare la cooperazione in campo militare e della difesa con Cipro e con la Grecia, entrambi Stati membri dell'Unione europea.
(3-01328)

Interrogazione a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          da organi di stampa si apprende di una circolare del 6 febbraio 2020 che il segretariato generale della difesa e direzione nazionale degli armamenti – ufficio amministrazioni speciali – avrebbe trasmesso a diverse strutture amministrative estere avente ad oggetto «il pignoramento presso terzi operato sul conto corrente postale di questo Ufficio»;

          nel dettaglio, la comunicazione renderebbe noto che a decorrere dal 24 gennaio u.s. questo Ufficio ha subito una serie di «onerosi vincoli pignoratizi da parte di Poste Italiane S.p.A. che, sommati a quelli già precedentemente apposti, ammontano a circa 22,6 milioni di euro con conseguente “sconfino” di circa 3 milioni di euro rispetto al saldo contabile pari a circa 19,6 milioni di euro. Posto che i pignoramenti subiti sono a tutela di ragioni creditorie vantate da varie Società nei confronti di Enti dell'A.D., nessuna, peraltro nei confronti di questo Ente, si rappresenta che fino a nuova comunicazione questo ufficio non potrà assicurare alcuna attività d'istituto – quali – erogazioni degli emolumenti al personale in servizio all'estero presso gli uffici degli Addetti della Difesa, somministrazione fondi ai Distaccamenti dipendenti, spese connesse ai V rendiconto, anticipi e liquidazioni missioni, ecc.»;

          nella stessa comunicazione si preciserebbe, infine, che «sono in corso più azioni volte al superamento dell'attuale stallo operativo»;

          a parere dell'interrogante, se quanto affermato dagli organi di stampa in relazione alla citata comunicazione dovesse corrispondere al vero, si sarebbe di fronte ad una gravissima mala gestio che si protrae da diverso tempo e causata, tra l'altro, dalle scarse risorse che ogni anno vengono destinate al settore della Difesa;

          siffatta situazione non solo destabilizzerebbe i tanti militari impegnati con sacrificio e dedizione nelle missioni all'estero, ma avrebbe altresì gravissimi risvolti sul regolare svolgimento dell'attività di difesa nazionale, sia in Italia che all'estero, mostrando la fallacia del sistema economico-finanziario del nostro Paese in relazione a un settore di estrema importanza, qual è quello della difesa;

          ciò che desta maggiore scalpore e incredulità è la circostanza che simili fatti sarebbero derivati dal mancato pagamento delle bollette di luce, acqua e gas protratto per anni da parte del Ministero della difesa e, ancor più grave, si tratterrebbe di una prassi consolidata atteso che di recente si era sollevata simile questione relativa, invece, all'omesso pagamento dell'imposta municipale unica per gli alloggi affittati ai militari e ai loro familiari;

          occorrerebbe tenere in debita considerazione che tali avvenimenti espongono, come di fatto accaduto, l'amministrazione statale a inevitabili conseguenze giudiziarie con gravi ripercussioni anche sulla spesa pubblica –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e accertata la fondatezza degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per rimediare alle dinamiche descritte in premessa, al fine di assicurare il regolare pagamento degli stipendi per i militari impegnati all'estero;

          se non intenda avviare una ispezione interna al fine di verificare, per quanto di competenza, cause ed eventuali responsabilità che hanno determinato questa grave esposizione debitoria.
(4-04783)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      FRAGOMELI e ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          nella risoluzione 3/E del 27 gennaio 2020 l'Agenzia delle entrate si è espressa sul trattamento fiscale applicabile alle prestazioni erogate dalla previdenza professionale obbligatoria svizzera maturata in forza di un rapporto di lavoro svolto in Svizzera, sulla base del quale il contribuente ha contribuito sia all'Avs (cosiddetto «primo pilastro»), sia alla citata forma di previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l'invalidità (il cosiddetto «secondo pilastro», noto anche con l'acronimo «Lpp»);

          l'ente gestore della tesoreria contributiva svizzero non è autorizzato ad erogare prestazioni previdenziali del «secondo pilastro» a cui è stato versato il montante contributivo Lpp, ma garantisce la possibilità di riscatto del capitale versato;

          l'articolo 55-quinquies del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, ha introdotto il nuovo comma 1-bis dell'articolo 76 della legge n. 431 del 1991, che prevede una imposta sostitutiva del 5 per cento per le capitalizzazioni della previdenza integrativa;

          l'amministrazione finanziaria ha espresso nella risoluzione citata la necessità della presenza di un intermediario residente (banca) che applichi la ritenuta di imposta, al momento del versamento in conto, esonerando il contribuente dall'indicazione di tali somme nella dichiarazione dei redditi;

          in particolare, l'Agenzia ha ritenuto che, essendo il contribuente un soggetto fiscalmente residente in Italia e l'ente pensionistico di natura privatistica, alla somma in questione non riscossa tramite intermediari residenti non possa applicarsi la ritenuta alla fonte del 5 per cento a titolo d'imposta e che la somma liquidata una tantum sotto forma di capitale, debba invece essere assoggettata a tassazione separata (articolo 17, comma 1, lettera a), secondo periodo, del Tuir), in quanto si qualificherebbe come «altre indennità e somme percepite una volta tanto in dipendenza della cessazione dei predetti rapporti, comprese l'indennità di preavviso, le somme risultanti dalla capitalizzazione di pensioni»;

          questa interpretazione creerebbe pertanto una disparità di trattamento di soggetti posti nella medesima condizione giuridica in relazione al possesso di un conto corrente in Italia –:

          se non ritenga utile adottare iniziative per un chiarimento della norma vigente volto a parificare il trattamento fiscale applicato ai contribuenti pensionati residenti in Italia che hanno prestato lavoro in Svizzera in relazione alla problematica espressa in premessa.
(5-03644)


      BUTTI e OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il legislatore, attraverso l'articolo 12-septies del decreto-legge 30 aprile 2019 n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, ha stabilito:

              a) che l'importatore dal 1° gennaio 2020 è tenuto ad avviare telematicamente la dichiarazione d'intento e che l'Agenzia delle entrate rilasci una ricevuta con gli estremi del protocollo;

              b) che tali estremi vengano riportati sulla fattura delle merci da importare per dare la possibilità all'operatore doganale di controllarne la veridicità pervia telematica;

              c) che l'Agenzia delle entrate metta a disposizione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli la banca dati delle dichiarazioni d'intento per dispensare l'operatore dalla consegna in dogana della copia cartacea delle dichiarazioni d'intento e delle ricevute di presentazione;

              d) che, con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da adottare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 – termine ormai scaduto da tempo – sarebbero state definite le modalità operative per l'attuazione delle disposizioni dell'articolo 12-septies del citato decreto;

          ha previsto, inoltre l'inasprimento delle sanzioni per il cedente o per il prestatore che effettua cessioni o prestazioni senza aver prima riscontrato per via telematica l'avvenuta presentazione all'Agenzia delle entrate della dichiarazione;

          tutto ciò rappresenta un innegabile passo avanti nell'interpretazione di una disciplina complessa, ma per l'operatore doganale la questione di fondo resta irrisolta;

          in ordine all'emanazione del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, già citato, c'è molta attesa e fiducia rispetto al fatto che possa confermare il controllo preventivo della dichiarazione d'intento, da parte dell'Agenzia stessa, rispetto al rilascio della ricevuta da parte degli uffici territoriali competenti;

          è evidente, oltre che indispensabile e di buon senso, che il provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate contenga disposizioni per le quali gli uffici territoriali competenti dell'Agenzia stessa, prima di protocollare la dichiarazione d'intento, effettuino il controllo sui requisiti al fine di autenticarne la validità per l'ottenimento dell'agevolazione richiesta dall'importatore;

          a sostegno di quanto sopra detto intervengono la sentenza della Commissione tributaria regionale della Lombardia sez. 7 in appello n. 4427/2019, pronunciata il 4 luglio 2019 e depositata l'11 novembre 2019, e la sentenza della Corte di Cassazione, sez. V n. 23674 del settembre 2019 –:

          se il Ministro interrogato, attivandosi presso l'Agenzia delle entrate o adottando altre iniziative di competenza, intenda porre fine a una vicenda paradossale che penalizza gli operatori doganali e che, se risolta positivamente, potrebbe incrementare il gettito Iva per lo Stato.
(5-03648)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


      ASCARI, MARTINCIGLIO, ZANICHELLI e NESCI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il regime detentivo del 41-bis dell'ordinamento penitenziario (O.p.) venne creato dalla legge 10 ottobre 1986, n. 663, nota come legge Gozzini per far fronte a situazioni particolari, quali «casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza»;

          nel 1992, a seguito della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta, all'articolo 41-bis O.p. venne aggiunto un secondo comma tramite il decreto-legge n. 306 del 1992, noto come decreto antimafia Martelli-Scotti, con il quale si estendeva la portata del regime detentivo anche ai detenuti per mafia e, successivamente, sono state apportate ulteriori modifiche;

          si tratta di uno strumento di fondamentale importanza per contrastare la mafia che ha consentito di recidere i legami tra i mafiosi in carcere e i propri sodalizi criminali e ha giocato un ruolo fondamentale, anche nel promuovere la collaborazione con la giustizia di decine e decine di criminali;

          come lo stesso direttore del gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria, dottor Mauro D'Amico, ha avuto modo di dichiarare nel corso dell'audizione del 19 giugno 2019 in Commissione parlamentare antimafia, l'unica struttura in cui il 41-bis è organizzato e funziona correttamente è quella di Sassari «dove ci sono minisezioni da quattro celle e viene rispettato il dettato normativo del 41-bis (passeggi separati e sala socialità separata): all'interno di una minisezione può essere quindi gestito un gruppo di socialità, formato da quattro componenti. Immaginate un istituto come L'Aquila, dove attualmente ci sono circa 160 detenuti (e ora entro in un concetto tecnico che immagino sia anche complicato capire): lì abbiamo 51 gruppi di socialità, con 19 passeggi, e dobbiamo garantire a ognuno di essi un'ora d'aria e una di sala socialità»;

          in alcune strutture, il regime carcerario del 41-bis appare fortemente compromesso, come ad esempio nel carcere di Parma dove Giuseppe Gallo, detto «Peppe o pazzo» era detenuto in regime detentivo speciale del 41-bis dell'ordinamento penitenziario, nella cui cella gli agenti del Gom (gruppo operativo mobile) e del Nic (nucleo investigativo centrale) della polizia penitenziaria hanno rinvenuto 3 telefoni cellulari (un iPhone e due apparecchi Android) e ne hanno informato la procura nazionale antimafia;

          dagli articoli si evince che il detenuto utilizzava quasi quotidianamente i telefoni cellulari e vi sarebbero indagini in corso per accertare con chi parlava e se questi telefoni venivano messi a disposizione anche ad altri detenuti;

          il gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria, come riportato in corso della suddetta audizione dal dottor D'Amico, gestisce «762 ristretti, di cui 753 sono in circuito 41-bis (743 uomini e 10 donne); abbiamo poi un collaboratore di giustizia e otto islamici (di cui cinque uomini e tre donne). Le donne (sia quelle sottoposte al 41-bis, sia quelle sottoposte all'AS2) sono ristrette nell'istituto de L'Aquila, in due strutture separate. Il personale ad oggi ammonta a 593 unità: obiettivamente è poco ed è insufficiente, ma quello che ci mette in difficoltà sono soprattutto le strutture»;

          il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha emanato la circolare 3676/6126 del 2 ottobre 2017 riguardante l'organizzazione del circuito detentivo speciale previsto dall'articolo 41-bis O.p., che, tuttavia molto spesso, anche a causa di carenze strutturali, non viene rispettata nel suo complesso –:

          quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di assicurarsi che in tutte le sezioni «41-bis» delle carceri italiane siano garantite le prescrizioni del medesimo regime detentivo, anche adeguando in maniera appropriata le strutture e aumentando il numero di agenti della polizia penitenziaria, inclusi quelli facenti parte del Gruppo operativo mobile.
(3-01327)


      ZOFFILI, CLAUDIO BORGHI, LOCATELLI e MOLTENI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          l'8 febbraio 2020 una pattuglia dei carabinieri ha compiuto, lungo la strada statale 340 Regina (SS 340), l'inseguimento di una vettura Bmw che non si era fermata all'alt nel territorio comunale di Gravedona (Co) fuggendo ad elevata velocità;

          l'inseguimento si è concluso con un incidente stradale nel territorio comunale di Dongo (Co), con l'auto in fuga che si è scontrata con altri veicoli, mettendo a repentaglio la vita di numerosi automobilisti;

          i tre uomini che erano a bordo hanno abbandonato l'auto incidentata e si sono dati alla fuga, ma due di loro sono stati arrestati dai militari dell'Arma della stazione di Gravedona ed Uniti e dai colleghi del nucleo operativo radiomobile di Menaggio e successivamente identificati come Hamza Charkaoui, 28 anni, e Mohamed Ouaouich, 22 anni, entrambi di nazionalità marocchina e irregolari in Italia;

          all'interno dell'auto dei fuggitivi e nella zona in cui sono fuggiti a piedi sono stati rinvenuti circa 100 grammi di eroina e altrettanti di cocaina;

          il 10 febbraio 2020 si è tenuto il processo per direttissima, durante il quale gli avvocati di Charkaoui e Ouaouich, entrambi senza fissa dimora in Italia, hanno ottenuto per i loro assistiti il ritorno in libertà, con l'unica misura cautelare del divieto di dimora in Lombardia;

          il processo è stato aggiornato al 13 marzo 2020 ed è lecito dubitare, ad avviso degli interroganti, che gli imputati presenzieranno nell'aula del tribunale, vista la loro condizione di clandestinità;

          la liberazione dei due irregolari ha lasciato esterrefatti numerosi cittadini, in particolare coloro che sono stati spettatori della folle fuga in auto, generando una sensazione di sfiducia nei confronti della giustizia e della politica;

          il sindaco di Dongo, che stava percorrendo in auto proprio il tratto di strada in cui si è consumato l'epilogo della fuga da far west, ha dichiarato: «Ho rischiato di essere coinvolto anch'io nella carambola, perché ero distante pochi metri. Ho assistito in diretta all'accaduto: la Bmw è sbucata a velocità folle dalla curva e si è trovata dinanzi la coda del semaforo (...): è fuoriuscita sull'altra corsia di marcia andando ad urtare altre tre auto»;

          a giudizio degli interroganti il mancato rispetto dell'alt, la droga rinvenuta e una fuga pericolosissima che poteva avere un epilogo tragico, stridono in modo evidente con il rilascio dei due imputati, mentre l'unica misura cautelare del divieto di dimora in Lombardia potrebbe consentire agli stessi di perseverare nello spaccio in altre regioni, contrastando con il principio della certezza della pena –:

          se il Governo intenda adottare iniziative normative al fine di promuovere e attuare una riforma organica volta a fornire una reale garanzia della certezza della pena.
(3-01329)

Interrogazioni a risposta scritta:


      LUCA DE CARLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il contesto socio-economico attuale della provincia di Belluno sta vivendo una fase prolungata di declino demografico e di impoverimento imprenditoriale e una delle maggiori criticità di questo fenomeno regressivo è rappresentata dai superiori costi del vivere in montagna rispetto ai contesti urbani di pianura, essendo tutto ciò aggravato, altresì, dalle difficoltà di spostamento nel territorio bellunese;

          il disagio dei cittadini bellunesi è acuito anche dall'assenza di alcuni uffici e servizi pubblici ubicati di norma nelle province italiane (vedasi, ad esempio, la Banca d'Italia);

          nello specifico della presente si vuole portare all'attenzione il caso dell'ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna (Uiepe) di Venezia, articolazione territoriale del Ministero della giustizia, quest'ultimo presente a Belluno anche con il tribunale ordinario e la casa circondariale di Baldenich; al riguardo, giova ricordare come i detenuti condannati fin dall'emanazione dell'ordinamento penitenziario nel 1975 hanno ricevuto il supporto degli assistenti sociali dipendenti del Ministero di via Arenula che avevano e hanno ancor oggi la loro sede di servizio per il Veneto a Venezia-Mestre, dovendosi recare in giornata in missione esterna a Belluno. Tale ufficio dispone attualmente per due volte a settimana di uno spazio per colloqui presso la stanza del giudice di pace di Belluno. Per inciso, con il graduale investimento ministeriale sulle misure alternative alla detenzione e, dal 2014, con l'aggiunta della competenza della cosiddetta messa alla prova, ex articolo 168-bis c.p., il carico di lavoro degli Uepe è notevolmente aumentato, senza però vedersi corrispondere un adeguato e correlato allineamento delle necessarie dotazioni organiche; va rammentato, infine, che l'Uepe di Venezia ha la competenza territoriale per i condannati in misura alternativa o in sanzioni e misure di comunità della province di Venezia, Treviso e Belluno, ma, mentre a Treviso si è costituita una apposita sede di servizio distaccata da Venezia, a Belluno ciò non è avvenuto;

          il consiglio comunale di Belluno ha approvato l'ordine del giorno in data 29 novembre 2019 per richiedere alla direzione dell'Uepe di Venezia, titolare della gestione delle risorse umane e strumentali, secondo principi di economicità, efficacia ed efficienza, ex articolo 97 Costituzione, di valutare l'opportunità di permettere ai cittadini bellunesi in carico all'Uepe di Venezia di usufruire anche della più vicina sede di Treviso e di promuovere, in prospettiva, nell'ottica della cosiddetta giustizia di prossimità, un'apposita iniziativa al Ministero della giustizia – dipartimento giustizia minorile e di comunità, affinché anche a Belluno si verifichi la stessa situazione di quattro province montane come Bolzano, Trento, Aosta e Cuneo dove sono presenti stabilmente appositi uffici locali di esecuzione penale esterna –:

          se sia al corrente di quanto riportato in premessa e se abbia intenzione di adottare iniziative per accogliere la richiesta avanzata dal consiglio comunale di Belluno, valutando l'opportunità dotare il comune di Belluno di appositi uffici locali di esecuzione penale esterna, così come già verificatosi in medesime situazioni, nelle quattro province montane di Bolzano, Trento, Aosta e Cuneo.
(4-04775)


      COVOLO, PRETTO e RACCHELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          la segreteria provinciale dell'Uspp (Unione sindacati polizia penitenziaria) di Vicenza, ancora una volta ed a pochi giorni di distanza dal precedente, è costretta a segnalare un nuovo caso di aggressione ai danni di un agente di polizia penitenziaria;

          nella mattina del 19 febbraio 2020, un detenuto nord africano, dopo aver oltraggiato e minacciato un agente penitenziario, durante il suo trasferimento dalla custodia aperta a quella chiusa, colpiva il malcapitato con pugni e calci, cagionandogli la frattura della mano;

          il sistema penitenziario del regime aperto applicato nella casa circondariale di Vicenza non funziona e a pagarne le spese è il Corpo della polizia penitenziaria, quotidianamente abbandonato al proprio destino e sottoposto a turni intollerabili, vista anche la cronica mancanza di personale;

          il Corpo della polizia penitenziaria non è dotato di alcuno strumento atto alla difesa, il che sottopone gli agenti in servizio a non avere mezzi idonei alla propria, come alla altrui difesa, in caso di aggressioni all'interno delle case circondariali –:

          quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di salvaguardare il personale della polizia penitenziaria della casa circondariale di Vicenza;

          se non ritenga di valutare l'opportunità di limitare la custodia aperta ai soli detenuti meritevoli;

          se il Ministro interrogato ritenga opportuno dotare il personale della polizia penitenziaria dei taser, anche solo ed esclusivamente nei casi in cui gli stessi si trovino costretti ad affrontare aggressioni e al fine di salvaguardare la loro incolumità.
(4-04777)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FICARA, CHIAZZESE, TERMINI e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 1, comma 640, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 e successive modificazioni ha previsto un primo stanziamento di specifiche risorse per gli anni 2016, 2017 e 2018 per interventi finalizzati allo sviluppo della mobilità ciclistica e, in particolare, per la progettazione e la realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche, inizialmente individuate in 4 (ciclovia del Sole, Ven-To, Grab e ciclovia dell'Acquedotto Pugliese) e poi portato a 10 con ciclovia del Garda, Magna Grecia, ciclovia della Sardegna, ciclovia Venezia-Trieste, ciclovia Tirrenica, ciclovia Adriatica;

          l'articolo 1, comma 144, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, e successive modificazioni ha autorizzato un'ulteriore spesa di 13 milioni di euro per l'anno 2017, 30 milioni per l'anno 2018 e 40 milioni per ciascuno degli anni dal 2019 al 2024;

          con legge 11 gennaio 2018, n. 2, è stato approvato il piano generale della mobilità ciclistica, prevedendo che le regioni, sentiti gli enti locali interessati, predisponessero i relativi progetti;

          con decreto del 29 novembre 2018 si sono stabilite modalità di individuazione e di realizzazione degli interventi, previa stipula di un protocollo di intesa tra regioni e Ministero, a seguito del quale gli enti avrebbero dovuto procedere alla stesura dei progetti per l'affidamento e la realizzazione dei lavori;

          è di maggio 2019 la notizia della firma del protocollo d'intesa per la progettazione e realizzazione della ciclovia Adriatica;

          nella Gazzetta Ufficiale V serie speciale n. 151 del 27 dicembre 2019 è stato pubblicato il bando di gara a procedura aperta per l'affidamento del servizio di architettura e ingegneria per la progettazione di fattibilità tecnico ed economica della ciclovia della Magna Grecia e le offerte dovranno pervenire entro il marzo 2020;

          quanto alla ciclovia del Garda sembrerebbe che il progetto unitario debba ancora essere definito, da quanto affermato dal presidente della provincia autonoma di Trento, ente capofila delle tre regioni interessate;

          risulta poi all'interrogante che la ciclovia dell'Acquedotto Pugliese sembrerebbe in forte ritardo con i tempi rispetto alle altre ciclovie, delle quali, comunque, non si conosce lo stato dell’iter di attuazione degli interventi –:

          quale sia al momento lo stato dell'iter di attuazione del piano nazionale delle ciclovie per ogni singola regione interessata, specificando quale sia il cronoprogramma e quali siano le rispettive scadenze da rispettare e se vi siano regioni che, non essendo in linea con i tempi previsti, rischino, eventualmente, di perdere i rispettivi finanziamenti.
(5-03643)

Interrogazione a risposta scritta:


      FLATI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il 6 febbraio 2020, si è verificato un grave incidente ferroviario sulla linea dell'alta velocità all'altezza di Ospedaletto Lodigiano, in località Cascina Griona, in provincia di Lodi, che ha visto deragliare il treno 9595 Milano-Salerno Frecciarossa1000, provocando la morte di due macchinisti e n. 31 feriti;

          secondo quanto appreso dall'Ansa, lo «sviamento» del treno sarebbe avvenuto in corrispondenza di uno scambio, su cui sarebbe stato eseguito poche ore prima (durante la notte), un intervento per la sostituzione del «deviatoio», ovvero del componente elettromeccanico che regola l'instradamento di un treno su un binario o su un altro;

          ciò è confermato da ulteriori fonti giornalistiche in base alle quali sembrerebbe che a causare il tragico evento sia stato uno scambio in «falsa posizione», come conseguenza di un intervento presumibilmente non eseguito in maniera corretta su un deviatoio oleodinamico;

          quanto accaduto è l'ultimo di una serie di gravi incidenti ferroviari verificatasi negli ultimi anni sulla nostra linea ferroviaria;

          tale tipo di tragedie potrebbero essere ridotte fortemente, se non addirittura evitate, attraverso l'adozione e l'installazione lungo tutta l'infrastruttura ferroviaria di appositi dispositivi di sicurezza aventi la finalità – anche in caso di errore umano – di segnalare situazioni di pericolo e consentire il tempestivo intervento dei tecnici –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

          se intenda fornire elementi sullo stato attuale di sicurezza della rete infrastrutturale ferroviaria italiana, con particolare riferimento agli interventi di manutenzione effettuati negli ultimi anni, a quelli in corso ed a quelli che dovranno essere realizzati, e ai requisiti e alle competenze tecniche delle società/imprese deputate a realizzare i suddetti lavori di manutenzione;

          quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di promuovere l'adozione di sistemi di sicurezza sempre più avanzati onde eliminare, o comunque ridurre drasticamente, il rischio che tali fatti possano nuovamente accadere.
(4-04773)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          come riportato da diversi organi di stampa e dai sindacati di categoria, il Ministero dell'interno – direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere è in procinto di dar seguito a un progetto di riorganizzazione della polizia di frontiera;

          tale progetto prevedrebbe la chiusura degli uffici di polizia di frontiera di Taranto, La Spezia, Gioia Tauro, Brescia e Parma e la relativa assegnazione delle funzioni esercitate alle questure territorialmente competenti;

          secondo le organizzazioni sindacali, l'eventuale chiusura dell'ufficio di polizia di frontiera di Taranto costituisce «una follia tra le follie», in quanto – come si apprende dal comunicato stampa del Sindacato italiano unitario lavoratori polizia-segreteria provinciale Taranto – «la “security policy” propinata dalla Direzione Centrale dell'immigrazione e Polizia di Frontiere non risponderebbe ad esigenze legate a provvedimenti che ricalcano l'austerity imposta dall'esecutivo di Governo ovvero collegata alla “spending review [...] ma a logiche che [...] sfuggono, giacché, lo scorso anno, la medesima Direzione [...] ha completamente soppresso la Squadra Nautica”. Perdipiù, tale progetto andrebbe “esattamente al contrario dei progetti avviati e di imminente avvio, che rilanciano l'economia locale e le infrastrutture del territorio jonico”, nonché “l'ulteriore sviluppo dell'area portuale di Taranto, sia sui piano commerciale che turistico”»;

          il suddetto progetto di riorganizzazione appare in evidente contraddizione con l'attenzione riservata a Taranto dall'attuale Governo, i cui membri non hanno mancato negli ultimi mesi di farvi visita per presentare progetti di sviluppo economico e infrastrutturale dell'intera aree, quali, ad esempio, la recente istituzione della zona economica speciale (Zes) Jonica, gli investimenti sull'aeroporto di Grottaglie, l'ampliamento del porto mercantile;

          sempre secondo il Siulp – Taranto, il suddetto progetto di riorganizzazione è fondato su basi e dati erronei, non più attuali e comunque non aderenti alle odierne attività delle strutture e degli uffici della polizia di frontiera del capoluogo jonico. Inoltre, secondo il comunicato, né il prefetto di Taranto, né il questore sarebbero stati informati dell'operazione;

          perdipiù, la riorganizzazione si inserirebbe in una più ampia azione di depotenziamento degli avamposti della polizia in territorio tarantino. Come si legge nel summenzionato comunicato, infatti, si registra un deficit in termini di risorse umane anche nei reparti della polizia stradale da cui consegue «un esiguo servizio di prevenzione sulle strade», mentre l'Arma dei carabinieri, al contrario, consolida i suoi presidi e ne apre di nuovi, come dimostra l'apertura della stazione dei carabinieri nel cuore del Borgo Città Vecchia, e l'annunciata apertura di una scuola per allievi carabinieri –:

          se intenda confermare o smentire le notizie afferenti alla prossima riorganizzazione della polizia di frontiera e alla conseguente chiusura dell'ufficio di Taranto;

          se intenda, per quanto di competenza, rendere noti i dati e i criteri sulla base dei quali si è ritenuto opportuna la chiusura dell'ufficio di polizia di frontiera di Taranto;

          se trovi conferma la notizia della mancata notifica del progetto di riassetto organizzativo al prefetto e al questore competenti per territorio.
(5-03645)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MURELLI, CAPITANIO, CAVANDOLI, COLMELLERE, FURGIUELE, GERARDI, EVA LORENZONI, GOBBATO, BOLDI e SASSO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          da alcuni recenti articoli di stampa è emerso che tra i giovani nelle scuole si è sviluppato un pericolosissimo gioco che ha preso il nome di «Skullbreaker Challenge», ovvero la sfida «spaccatesta»;

          con l'avvento del mondo del web e dei diversi social network, sono state create diverse challenge da utenti più o meno noti. Alcune di queste challenge erano a scopo benefico, come la Ice Bucket Challenge del 2014, realizzata dalla Als Association, la quale aveva come scopo quello di rendere più sensibile l'opinione pubblica sulla tematica della sclerosi multipla, ma esistono anche challenge molto pericolose;

          Tik Tok, il nuovo social network che spopola tra gli adolescenti, può rivelarsi molto pericoloso: le sue famose «challenge», infatti, non riguardano solo sfide di danza o di musica, ma anche gesti violenti che rischiano di mandare utenti indifesi in ospedale;

          è quanto emerge dalla denuncia di una madre sudamericana, che ha raccontato in un post su Facebook come suo figlio abbia avuto un trauma cranico proprio a causa di una «challenge» di Tik Tok;

          nata in Sudamerica con il nome Rompecraneos si tratta di un tranello pericolosissimo nel quale la vittima, ignara di tutto, viene fatta cadere e sbattere violentemente le testa, mentre il tutto, naturalmente, viene filmato e postato sui social;

          la dinamica comporta che due amici coinvolgono una terza persona spiegandole che riprenderanno, mentre saltano in modo alternato. Prima loro, poi la vittima (che non sa ancora di esserlo). Quando salta a sua volta uno dei due la colpisce con un calcio sulle gambe facendola sbilanciare e cadere a terra di schiena, spesso causando l'impatto della nuca al suolo. Ancora non sono chiare le dimensioni del fenomeno, e non ci sono numeri ufficiali sulle conseguenze nei giovani caduti nel tranello «spacca-testa», ultima minaccia dei social;

          i primi episodi della challenge sono stati individuati in Messico, ma le repliche sono arrivate anche in Europa. È ancora difficile comprendere le dimensioni della diffusione della sfida, ma sono già emerse testimonianze di persone feritesi nei coinvolgimento;

          la skullbreaker Challenge rappresenta una vera e propria emergenza sociale soprattutto nei Paesi latinoamericani, vista la sua ampia diffusione e vista la viralità dei video sui social network. Anche per questo motivo sarebbe opportuno non diffondere video su WhatsApp per evitare che questa pratica abbia ancora maggiore diffusione e si allarghi alla platea degli studenti italiani;

          il fenomeno rischia di dilagare sui social media e sulle chat delle principali applicazioni di messaggistica istantanea e per tale motivo sarebbe auspicabile il preventivo intervento della polizia postale, al fine di evitare che il fenomeno si propaghi in maniera ancora più massiccia –:

          quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, i Ministri interrogati intendano porre in essere, al fine di limitare la diffusione della pericolosissima pratica tra i giovani studenti, promuovendo l'intervento delle forze dell'ordine ed eventualmente sensibilizzando anche le scuole medie inferiori e superiori.
(4-04778)


      BAZOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          in data 22 giugno 2018 il movimento politico di estrema destra Forza Nuova inaugurava una nuova sede, denominata «l'ambasciata», in via Milano a Brescia, all'interno di un quartiere a forte presenza di immigrati;

          nel mese successivo il gruppo organizzava delle ronde notturne all'interno del quartiere, per «riscattare la città da crimine e degrado», come si leggeva nei volantini distribuiti;

          nella notte del 28 settembre 2018 un gruppo di skinheads aggrediva a colpi di cinghie e bastoni alcuni avventori di un locale nel quartiere multietnico del Carmine, nel centro storico di Brescia;

          nella notte del 12 luglio 2019 il gruppo di estrema destra «Brescia ai bresciani» organizzava un blitz intimidatorio davanti alla filiale di Banca Etica di via Veneto in città, con un gruppo di persone, i cui volti sono stati poi oscurati, che tenevano uno striscione, dei fumogeni e un water, e provocavano danni alle vetrine dell'istituto, per protestare contro i finanziamenti concessi ad una ong;

          nell'estate del 2019 apparivano sui muri della città manifesti dileggianti una consigliera comunale di Brescia, Donatella Albini, colpevole di aver prestato servizio come medico a bordo della nave Mediterranea;

          nella notte del 29 ottobre 2019 un gruppo di persone si recava a Collebeato, paese dell’hinterland di Brescia, ove lanciava un ordigno di fronte alla casa dove risiedono gli ospiti Sprar per l'accoglienza dei richiedenti asilo, lanciava un altro ordigno che distruggeva la cassetta delle lettere e danneggiava il portone dell'abitazione del sindaco e, in fine, lasciava la firma con scritte razziste e una svastica sul municipio del comune;

          nella notte del 28 gennaio 2020 a Rezzato, un altro paese dell’hinterland di Brescia, il bar di proprietà di una ragazza italiana di origini marocchine veniva saccheggiato e devastato da sconosciuti, che lasciavano scritte razziste e sessiste, e una svastica;

          nel mese di gennaio del 2020 il gruppo «Brescia ai bresciani» lanciava su Instagram il sedicente concorso «Brescianistan», per stabilire la classifica delle scuole a più alta presenza di stranieri e dunque, secondo loro, con il più alto deficit di apprendimento per gli studenti italiani;

          tutti gli episodi sopra descritti sono stati debitamente condannati dalle istituzioni locali, e vi sono state reazioni anche sul piano repressivo, con le opportune azioni di questura e prefettura;

          resta però la preoccupazione per un continuo stillicidio di episodi provocatori, intimidatori, quando non apertamente violenti che testimoniano della recrudescenza di attività di gruppi di estrema destra a Brescia e provincia, e che trovano nella comunità straniera residente a Brescia, numerosa ma ben integrata, il loro bersaglio –:

          quali e quanti siano i gruppi, movimenti, associazioni appartenenti all'arcipelago della destra estrema xenofoba e nazionalista presenti a Brescia e provincia, e quanti gli aderenti e simpatizzanti che si possono stimare;

          quali legami siano stati registrati e verificati tra i predetti gruppi e movimenti e altri presenti in altre provincie italiane;

          quali iniziative di pubblica sicurezza siano state adottate a seguito degli episodi sopra descritti;

          quali strategie siano state adottate o si intendano attuare, per quanto di competenza, per debellare fenomeni di estremismo e odio politico razzista e xenofobo che appaiono in preoccupante aumento sul territorio bresciano e nazionale.
(4-04780)


      MOLTENI, ZOFFILI, LOCATELLI e CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto ricostruito da un servizio trasmesso durante Quarta Repubblica, in onda lunedì 3 febbraio 2020 su Rete 4, risulta che i servizi segreti tedeschi abbiano ritenuto alcuni immigrati della nave Gregoretti pericolosi per la sicurezza nazionale tanto che la Germania, ad oggi, si sarebbe fatta carico solo di 10 immigrati sui 30 che si era impegnata ad accogliere prima dello sbarco;

          risulta che da mesi l’intelligence tedesca effettui in Italia e a Malta verifiche sugli immigrati sbarcati dalle navi delle Organizzazioni non governative per accertare l'assenza di soggetti pericolosi tra quelli da accogliere nel proprio Paese;

          stante la risposta del Ministro dell'interno tedesco ad una interrogazione parlamentare sugli esiti dei controlli effettuati sui migranti negli hotspot di Pozzallo e Messina nei mesi scorsi, sarebbero emersi diversi casi ritenuti rischiosi per la sicurezza nazionale;

          secondo una nota del portavoce del Ministro dell'interno Seehofer, dei 29 immigrati sbarcati dalla nave Gregoretti e ascoltati dalle autorità tedesche, tre presentavano profili di elevato rischio per la sicurezza nazionale (due stranieri di nazionalità senegalese e uno sudanese) mentre altri 17 non rientravano negli standard previsti dalla Germania per l'accoglienza e dunque sono stati tutti lasciati in carico all'Italia;

          secondo la stampa, risulta che il 3 ottobre 2019 gli immigrati arrivati con la nave Gregoretti siano stati trasferiti nel centro di accoglienza di Crotone, da dove alcuni sono fuggiti e tra questi, pare, ci fossero anche i due senegalesi e il sudanese segnalati dall’intelligence tedesca;

          già prima della richiesta di autorizzazione a procedere, ossia a novembre 2019, anche l'Aisi, il servizio italiano di intelligence che si occupa di minacce terroristiche, aveva segnalato la presenza in Italia di uno dei due senegalesi, mentre le forze di polizia hanno inserito il suo nome nell'archivio centrale di Schengen;

          l'uomo, considerato anche socialmente pericoloso, prima di Natale aveva cercato di entrare clandestinamente in Svizzera ma respinto si è poi spostato tra Torino, Milano e Como, dove sarebbe stato arrestato per un furto di superalcolici e, dopo il processo in direttissima, rimesso in libertà;

          le ultime tracce rivelerebbero la sua presenza nel Nord Italia, mentre degli altri due, un senegalese e un sudanese, ritenuti anch'essi pericolosi dall’intelligence tedesca, non si sa più nulla da mesi;

          indubbiamente, per gli interroganti, tutto ciò sembra contrastare con addotto dal Tribunale dei Ministri di Catania a sostegno della richiesta avanzata al Senato della Repubblica di autorizzazione a procedere nei confronti dell'allora Ministro dell'interno Matteo Salvini, ritenendo che la decisione di impedire lo sbarco per cinque giorni dei 131 immigrati irregolari fosse «meramente politica» e non dettata da motivi di sicurezza e ordine pubblico nazionale –:

          se quanto sopra corrisponda al vero, quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di procedere all'immediato rintraccio e rimpatrio dei tre stranieri della nave Gregoretti già ritenuti pericolosi dalle autorità di intelligence italiana e tedesca e quali iniziative intenda adottare, in particolare per il territorio di Como, dove uno dei tre è stato anche arrestato, al fine di scongiurare eventuali pericoli per i cittadini e, in generale, per tutelare e garantire la sicurezza e l'ordine pubblico nazionale rispetto al rischio di ulteriori casi simili a quello esposto.
(4-04785)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

          la risoluzione del Parlamento europeo del 1° marzo 2018 (2017/2115(INI), nel ribadire la fondamentale importanza dell'apicoltura, per i servizi ecosistemici e agricoli che svolge (è responsabile dell'80 per cento dell'impollinazione in agricoltura), invita Commissione e Stati membri ad adottare misure di salvaguardia e valorizzazione del comparto;

          vengono sollecitate azioni a sostegno degli apicoltori professionisti, della salute delle api e dell'ambiente, di mitigazione e divieto dell'uso di prodotti chimici dannosi per le api, di contrasto delle pratiche di adulterazione, di promozione del prodotto, di difesa del reddito, di inserimento delle piante di interesse apistico nei piani di riforestazione nazionale;

          le azioni sarebbero motivate dalla grave crisi del settore – come denunciano da anni gli operatori degli Stati membri – con particolare riguardo alla forte contrazione della produttività, dovuta principalmente dall'aumento della mortalità degli alveari, non solo per effetto dei cambiamenti climatici, ma soprattutto a causa dell'impiego di neonicotinoidi, pesticidi sistemici che ucciderebbero o indebolirebbero le api in modo «subletale» abbreviando la vita dell'insetto e riducendone la produttività nel lungo periodo;

          nonostante la considerevole riduzione della produttività media degli alveari, infatti, la produzione mondiale di miele sarebbe in costante crescita: secondo la Fao, nel 2018, si sarebbe attestata attorno a 1,86 milioni di tonnellate (+23 per cento negli ultimi dieci anni);

          questa anomalia sarebbe dovuta alla crescita delle produzioni di Paesi come la Cina, primo produttore mondiale di miele con 538 milioni di tonnellate prodotte nel 2018 (il 29 per cento della produzione globale), e primo esportatore con un valore di oltre 211 milioni di euro;

          questa circostanza avrebbe aggravato la crisi del settore, perché, secondo quanto riferiscono le associazioni di categoria, il miele cinese non sarebbe rispondente ai criteri della direttiva europea sul miele 2001/110/CE e avrebbe un costo notevolmente inferiore rispetto a quello del miele naturale, circostanza che starebbe provocando un generale sovvertimento delle dinamiche del mercato e dei prezzi in Europa;

          in Cina si sarebbe consolidata la pratica di raccogliere miele non maturo, ad alto contenuto di acqua; il prodotto verrebbe successivamente filtrato con resine, deumidificato, portato a maturazione e addizionato con sciroppi di origine vegetali allo scopo di mascherare eventuali adulterazioni e aggirare i controlli alle frontiere;

          questa anomalia sarebbe confermata dalla discordanza tra i livelli di produzione del miele e di cera d'api, prodotto, quest'ultimo, correlato alla produzione del miele e difficile da riprodurre artificialmente: mentre la Cina è il primo produttore di miele, non risulterebbe neanche tra i primi dieci produttori di cera d'api;

          questo miele, venduto all'estero e miscelato con piccole quantità di mieli locali, darebbe luogo a triangolazioni commerciali tra produttori di diversi Paesi, circostanza che faciliterebbe l'occultamento di composizione e origine del prodotto, aggirando così le norme europee;

          questa situazione determinerebbe rischi per i consumatori e per la sopravvivenza delle aziende apistiche (in Italia ci sono 15 mila aziende con 1,4 milioni di alveari e un valore aggiunto in agricoltura, grazie all'impollinazione, stimato in oltre un miliardo di euro; in Europa il valore aggiunto in termini di biodiversità e produzioni agricole sarebbe di 22 miliardi);

          nel 2019, in Italia, a fronte di una produzione interna più che dimezzata, il prezzo del miele locale, invece di crescere, sarebbe diminuito del 30 per cento, mentre gli apicoltori non sarebbero riusciti nemmeno a vendere il prodotto, questo per effetto della presenza di prodotti stranieri a basso prezzo;

          a rendere più vulnerabile il settore sarebbe il sistema di etichettatura che non garantirebbe trasparenza e tracciabilità, soprattutto, per i mieli in miscela, per i quali non ci sarebbe l'obbligo di indicare percentuali di composizione e Paese di origine; ne conseguirebbe che dietro la dicitura «miscela di miele italiano e comunitario ed extra comunitario» potrebbe celarsi un prodotto esclusivamente cinese con percentuali residuali di miele italiano;

          inoltre, la normativa europea, quando il miele è confezionato all'estero, omette la nazione di provenienza;

          quanto esposto richiamerebbe con urgenza la necessità di un intervento strutturale: dalla lotta alla contraffazione, alla difesa del patrimonio apistico nazionale (in quanto generatore diretto e indiretto di un'economia insostituibile in natura come l'impollinazione) alla tracciabilità del prodotto, alla valorizzazione delle produzioni locali e alla difesa dei produttori professionali che detengono oltre l'80 per cento del parco apistico ma che sono l'anello più fragile del settore;

          sarebbero auspicabili, infine, misure mirate sul piano finanziario (incrementare le risorse attuali, da indirizzare alla sostenibilità economica delle aziende), fiscale (Iva dei prodotti al 4 per cento e sgravi sul costo del carburante) e del riconoscimento del ruolo svolto dalle api dalle aziende professionali, anche sotto forma contributi ambientali –:

          quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla valorizzazione del settore dell'apicoltura in relazione a quanto esposto in premessa e alla luce della risoluzione del Parlamento europeo del 1° marzo 2018 (2017/2115(INI).
(2-00651) «Vallascas».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          è notizia recente la proposta, presentata al Parlamento europeo, di tassare la carne per compensare i danni ambientali prodotti dagli allevamenti, successivamente alla pubblicazione di un rapporto elaborato dal gruppo di ricerca ambientale CE Delft, prodotto per True Animal Protein Price (Tapp), un insieme di organizzazioni che lavorano per la salute, l'ambiente e il benessere degli animali;

          dalla ricerca emerge che per coprire i costi ambientali, legati in primo luogo alle emissioni di gas serra, il costo delle carni bovine dovrebbe aumentare di almeno 0,47 euro ogni 100 grammi, circa il 25 per cento in più rispetto al prezzo di vendita applicato mediamente nel Regno Unito, mentre quello delle carni di maiale e pollo, leggermente inferiore per il loro minore impatto ambientale, aumenterebbe rispettivamente di 0,36 euro e 0,17 euro, ogni 100 grammi;

          la proposta presentata al Parlamento europeo prevede un graduale innalzamento dell'aliquota, a partire dal 2021, per arrivare a regime nel 2030, con un gettito stimato intorno ai 32 miliardi di euro che verrebbe utilizzato per finanziare la trasformazione degli allevamenti in aziende agricole impegnate nella produzione di frutta e verdura, orientando, quindi, i consumi sempre più verso una alimentazione vegana e vegetariana;

          tassare la carne significa non solo non tenere conto delle abitudini alimentari e degli stili di vita, ma anche scoraggiare gli acquisti in un momento di grande difficoltà economica; questa tassa potrebbe comportare, entro il 2030, con un crollo delle vendite di carne bovina (-67 per cento), suina (-57 per cento) e avicola (-30 per cento);

          si tratta di una proposta, già in passato dibattuta in ambito europeo, che si basa esclusivamente su una valutazione delle emissioni di CO2 per unità di carne;

          nei mesi scorsi, infatti, ci sono state, da parte di organizzazioni internazionali, affermazioni sulla necessità di modificare le abitudini alimentari mondiali verso regimi alimentari più dietetici, da un punto di vista non solo della salute pubblica ma, anche e soprattutto, di lotta al cambiamento climatico;

          queste affermazioni sono da tutti state considerate attacchi al sistema produttivo italiano nonché al made in Italy e portano a criminalizzare il consumo di carne e mettere all'indice la pratica dell'allevamento intensivo, come un tipo di allevamento assolutamente non rispettoso del benessere animale; inoltre, portano il consumatore a pensare che mangiare un determinato alimento sia la causa dei cambiamenti climatici;

          uno studio presentato al 3rd Agriculture and Climate Change Conference 2019, a Budapest, e pubblicato sull’International Journal of Current Research in collaborazione con l'Università «Federico II» di Napoli, fa un bilancio tra le emissioni totali delle attività zootecniche al mondo e la CO2 sottratta dall'atmosfera dalle coltivazioni vegetali destinate all'alimentazione degli animali allevati;

          dai dati elaborati da suddetto studio emerge che la CO2 sottratta dall'atmosfera dai vegetali coltivati per alimentare gli animali allevati è superiore alla somma della CO2 emessa dalle lavorazioni agricole, quelle emessa dalle fisiologiche fermentazioni ruminali e quella dovuta alla gestione delle deiezioni. Da tale elaborazione, quindi, si può affermare che le attività zootecniche nel mondo possono essere escluse dalle attività umane responsabili dell'aumento dei gas serra;

          simili proposte rischiano, inoltre, di generare un impatto pesantissimo sui bilanci delle aziende che operano nella filiera delle carni, in quanto introducono un ulteriore gravoso costo a loro carico, con la conseguenza di incidere pesantemente sulla competitività dell'industria alimentare –:

          se il Governo intenda intervenire nelle sedi opportune al fine di ribadire l'importanza strategica della filiera delle carni per l'economia italiana e la conseguente necessità di non introdurre tasse a carico del settore, le quali avrebbero l'effetto di generare una perdita di competitività dell'intero comparto alimentare italiano.
(5-03649)

Interrogazione a risposta scritta:


      BENEDETTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          la legge 7 agosto 2015, n. 124, recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni», prevede, all'articolo 14, comma 1, la promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche;

          in particolare, «le amministrazioni pubbliche, nei limiti delle risorse di bilancio disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, adottano misure organizzative volte a fissare obiettivi annuali per l'attuazione del telelavoro e per la sperimentazione, anche al fine di tutelare le cure parentali, di nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa che permettano, entro tre anni, ad almeno il 10 per cento dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi di tali modalità, garantendo che i dipendenti che se ne avvalgono non subiscano penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera. L'adozione delle misure organizzative e il raggiungimento degli obiettivi di cui al presente comma costituiscono oggetto di valutazione nell'ambito dei percorsi di misurazione della performance organizzativa e individuale all'interno delle amministrazioni pubbliche»;

          la promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è un parametro previsto nelle agende politiche europee ormai da più di venti anni;

          la riforma introdotta con la direttiva del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e le relative linee guida, ultima, la circolare n. 3/2017, recante «Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri recante indirizzi per l'attuazione dei commi 1 e 2 dell'articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124 e linee guida contenenti regole inerenti all'organizzazione del lavoro finalizzate a promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti», hanno reso obbligatoria per le amministrazioni l'attivazione di modalità di lavoro a distanza;

          negli ultimi anni diverse amministrazioni pubbliche centrali hanno realizzato progetti sperimentali di lavoro agile/smart working (ad esempio, Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministero dell'interno, Corte dei Conti);

          al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nel 2019, dopo diverse sollecitazioni avanzate dal personale, una proposta di regolamento interno per l'avvio del lavoro agile è stata positivamente esaminata dal Cug-comitato unico di garanzia e dall'organismo paritetico per l'innovazione –:

          alla luce di quanto esposto in premessa, entro quale termine e con quali tempistiche il Ministro interrogato ritenga di poter dare piena attuazione all'introduzione, all'interno del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di tali nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa.
(4-04774)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      SAPIA e NESCI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          secondo un articolo pubblicato dal blog «Iacchitè» in data 18 febbraio 2020, dal titolo «Cosenza, sanità “padrona”: il commissario Saitta blocca la sanzione contro gli amici iGreco», il neocommissario dell'Asp di Cosenza, Daniela Saitta, avrebbe clamorosamente bloccato il pagamento di circa 4 milioni di euro che il Gruppo iGreco, che gestisce un pool di cliniche private convenzionate («iGreco Ospedali Riuniti», di cui le cliniche «Sacro Cuore», «Madonna della Catena» e «La Madonnina» sono le sedi operative) avrebbe dovuto restituire, in quanto indebitamente percepiti, non ottemperando in tal modo ad una sentenza inappellabile del Consiglio di Stato, risalente ad aprile del 2019;

          questa vicenda ha avuto inizio nel momento in cui la casa di cura «Villa del Sole», operante in Cosenza in regime di accreditamento e dotata di un reparto di chirurgia e di uno di riabilitazione intensiva, ha deciso di impugnare dinanzi al Tar Calabria il decreto commissariale 80/2015, poi esteso anche al Dca 17/2016, con cui sono stati determinati i tetti di spesa per l'acquisto di prestazioni di assistenza ospedaliera per il 2015, entrambi firmati dall'allora sub-commissario Andrea Urbani, oggi capo della programmazione sanitaria nazionale e in tale veste in scadenza di contratto, che, ad avviso dell'interrogante, non può essere riconfermato per quanto indicato nel paragrafo sottostante;

          in sostanza, la ricorrente, sottolineando di aver registrato nel 2014, al pari di altre strutture, un corposo extra-budget, rivendicava per il 2015 il riconoscimento della propria capacità operativa, lamentando che il commissario ad acta, pur avendo destinato maggiori risorse all'Asp di Cosenza rispetto all'anno precedente avesse assegnato gran parte di esse a due sole strutture (Casa di cura Sacro Cuore e Casa di cura Madonna della Catena – di proprietà dello stesso soggetto e concorrenti della ricorrente per le prestazioni di chirurgia, soprattutto della tiroide, e di riabilitazione intensiva — cod. 56), le quali si erano caratterizzate per non aver coperto i rispettivi budget e per un'elevata inappropriatezza delle prestazioni erogate;

          nello stesso articolo si legge che «ci dev'essere dunque un “filo rosso” che lega la famiglia iGreco al commissario straordinario Saitta, del quale la vicinanza al commercialista Cribari», con la determina commissariale n. 15/2020 inserito nella segreteria direzionale dell'Asp di Cosenza, «è solo la parte più visibile»;

          «adesso – prosegue l'articolo – concentriamo la nostra attenzione su questo patto scellerato per consentire ad un gruppo di affaristi di eludere la legge»;

          il Consiglio di Stato, «bocciando» la decisione del Tar Calabria di rigettare il ricorso della Clinica «Villa del Sole», ha condannato il Gruppo iGreco a restituire il non dovuto –:

          di quali informazioni dispongano al riguardo;

          se, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, non intendano adottare iniziative con urgenza al fine di verificare se il pagamento di cui in premessa sia stato bloccato, da chi e perché, e all'occorrenza in modo che l'Asp di Cosenza abbia indietro quanto le spetta;

          se il Ministro della salute intenda confermare Urbani alla guida della direzione generale della programmazione sanitaria nazionale del Ministro della salute.
(5-03646)


      SAPIA e NESCI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          dal 2010 la Calabria è commissariata per il rientro dal disavanzo sanitario;

          all'articolo 5 del decreto-legge n. 35 del 2019, come convertito, è previsto che il commissario straordinario di ciascuna azienda del Servizio sanitario regionale verifichi la gestione aziendale e per gravi, reiterate irregolarità nei bilanci proponga al commissario ad acta di disporre la gestione straordinaria dell'ente interessato, cui in via separata sono imputate le entrate di competenza e le obbligazioni assunte fino al 31 dicembre 2018;

          l'articolo prevede la prefata gestione in capo a un commissario straordinario di liquidazione nominato d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze dal Commissario ad acta e scelto anche fra gli iscritti nell'albo dei commercialisti;

          ancora, l'onere per il compenso del commissario straordinario di liquidazione è a carico della massa passiva dell'ente in gestione straordinaria, cui si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni del Titolo VIII della Parte II del decreto legislativo n. 267 del 2000;

          con determinazione n. 15/2020, per la segreteria direzionale e intuito personae la commissaria straordinaria dell'Asp cosentina ha affidato incarico di collaborazione a un commercialista, già in rapporti professionali con azienda del gruppo iGreco, proprietario di cliniche convenzionate con l'Asp medesima, e a un avvocato, entrambi esterni all'azienda sanitaria in predicato, benché nell'atto aziendale della stessa sia previsto l'ufficio di segreteria con personale interno;

          con nota del 4 febbraio 2020, la commissaria dell'Asp cosentina ha domandato a uffici interni di reperire documenti richiesti dalla Guardia di finanza circa pagamenti aziendali a un erogatore privato;

          in un articolo dell'8 giugno 2019 su Corriere della Calabria si riassume la pesante situazione contabile dell'Asp reggina, commissariata per infiltrazioni mafiose, specie circa la mancata definizione della massa debitoria da parte dell’advisor Kpmg, negli anni costato milioni di euro alla regione;

          il tavolo interministeriale di verifica del rientro summenzionato, di cui fa parte il direttore della programmazione sanitaria nazionale, il commercialista Andrea Urbani, ha ricevuto periodicamente il conto economico delle aziende del Servizio sanitario regionale in questione;

          in articolo del 7 giugno 2019 su Strettoweb.com, si riporta che la commissione straordinaria dell'Asp reggina ha chiesto il dissesto finanziario dell'ente –:

          a quanto ammonti il debito delle singole aziende del Servizio sanitario regionale calabrese, se non ritengano di adottare iniziative normative per escludere l'applicazione del dissesto finanziario alle stesse per contrasto con l'articolo 32 della Costituzione e se non intendano assumere le iniziative di competenza per sostituire i dirigenti ministeriali apicali responsabili della vigilanza sull'attuazione del suindicato piano di rientro.
(5-03647)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


      POTENTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          l'11 febbraio 2020 si è tenuto al Ministero dello sviluppo economico un incontro con il commissario straordinario della ex Lucchini, Piero Nardi, sulla situazione delle acciaierie Jindal di Piombino;

          la società Jsw Steel Italy Piombino s.p.a., proprietaria del complesso siderurgico dal 2018, con una lettera inviata ai firmatari dell'accordo di programma, ha chiesto una proroga di quattro mesi per la presentazione del piano industriale previsto per il rilancio. Al destino della ex Lucchini è legato quello di migliaia di lavoratori e delle rispettive famiglie alle prese con la diffusa preoccupazione sulle reali intenzioni del gruppo indiano;

          non bisogna dimenticare che il comune di Piombino, al pari dei limitrofi Campiglia Marittima, San Vincenzo e Suvereto, è stato riconosciuto «area di crisi industriale complessa» a partire dal 2013. Al termine dell'incontro dell'11 febbraio in via Molise 2, il Ministro interrogato ha annunciato di aver delegato la sottosegretaria, Alessia Morani, «a seguire – virgolettato dal sito del Ministero dello sviluppo economico – tutti gli aspetti funzionali all'attuazione del piano, in rapporto con le altre amministrazioni, in particolare con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con il sindaco di Piombino e l'Autorità portuale, al fine di velocizzare gli aspetti procedurali e amministrativi e garantire l'organicità dell'intervento»;

          in quell'occasione, il Ministro interrogato istituiva anche «un tavolo ad hoc (...) con tutti i soggetti interessati, compresi i sindacati, per fare il punto della situazione». Il primo appuntamento è stato fissato per il 18 febbraio 2020 e ha avuto luogo nel «Parlamentino» dell'edificio di via Molise 2 alla presenza di amministratori locali, rappresentanti sindacali e della proprietà dell'impianto;

          trattandosi del secondo polo siderurgico italiano dopo l'Ilva e, dunque, di uno dei «dossier» più importanti sul tavolo del Ministero dello sviluppo economico, si è riscontrata la mancata partecipazione della sottosegretaria di Stato Alessia Morani;

          il vice capo di gabinetto del Ministro, l'ingegner Sorial Girgis, ha infatti spiegato ai presenti che la sottosegretaria non ha potuto presenziare per la concomitanza di un altro impegno istituzionale. Dai social si apprende che la Sottosegretaria si trovava a Milano in qualità di ospite d'onore della tavola rotonda «La calzatura alla prova del cambiamento» tenutasi al Salone internazionale del settore calzaturiero, a Milano, organizzata dalla camera di commercio delle Marche, Confindustria Centro Adriatico e Confindustria Macerata in favore di un'eccellenza del made in Italy. Più discutibile, ad avviso dell'interrogante è la pedissequa partecipazione alla trasmissione televisiva «Mattino Cinque» su Canale 5 poche ore prima dell'inizio di una riunione nella quale erano in ballo le sorti di così tanti lavoratori con ricadute possibili su un intero territorio già fortemente provato da anni di crisi economica e sociale;

          facendosi interpreti dei sentimenti di rammarico espressi durante l'occasione del tavolo anche dai rappresentanti sindacali intervenuti, si ravvisa la gravità dell'assenza ai lavori, di una sottosegretaria per lo sviluppo economico che solamente sette giorni prima aveva ricevuto la delega su una questione così delicata e determinante anche per la credibilità del Governo in carica –:

          se il Governo intenda attribuire alla situazione delle ex acciaierie Lucchini un'attenzione prioritaria, non facendo mancare la propria presenza con i suoi rappresentanti delegati al dossier nelle prossime riunioni relative alla vicenda;

          quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti e per far sì che l'azienda proprietaria rispetti gli impegni sottoscritti e dia seguito all'attuazione del programma di rilancio di quello che è il secondo polo siderurgico del Paese.
(4-04779)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          negli ultimi anni la gestione dell'Accademia di belle arti di Roma è stata caratterizzata da una serie di irregolarità che ne hanno gravemente compromesso la trasparenza, l'efficacia e il buon funzionamento;

          tali irregolarità, che hanno riguardato inizialmente la mancata pubblicazione di verbali del consiglio accademico e la carenza di pubblicità circa i bilanci consuntivi del consiglio di amministrazione, sono culminate recentemente nella grave alterazione delle procedure per le elezioni del nuovo direttore per il triennio 2019-2022, svoltesi nell'ottobre 2019;

          a tale proposito, una prima serie di irregolarità da parte della direttrice dell'Accademia ha riguardato:

              la modifica del bando elettorale successivamente alla scadenza dei termini per la presentazione delle domande di candidatura;

              l'omissione tardiva e ingiustificata di una domanda di candidatura, mai trasmessa alla commissione elettorale;

              la sostituzione della prima commissione elettorale (dimessasi in blocco per protesta) con una seconda commissione, senza ottenere, come prescritto dalla vigente e cogente normativa, il previo parere del Consiglio Accademico;

              l'introduzione di un nuovo regolamento elettorale, datato 13 settembre, ma che risulterebbe pubblicato in seguito sul sito;

          le gravi anomalie fin qui descritte hanno spinto 72 docenti su 113 a disertare le votazioni del 16 e 17 ottobre 2019; ottenendo come risultato il mancato raggiungimento del necessario quorum. Ciò ha reso le lezioni non valide, secondo quanto previsto dall'articolo 7 del bando elettorale;

          a fronte di elezioni non valide, la direzione, anziché dichiararne la conclusione e pubblicare successivamente un nuovo bando, per contro, nel giorno 18 ottobre ha convocato i professori a una nuova tornata di votazioni fissata per il 21 e 22 ottobre, introducendo grazie al decreto direttoriale n. 201 una sostanziale modifica ex post che le ha consentito di proseguire le elezioni, eliminando illegittimamente il quorum previsto (articolo 7);

          i professori, dopo aver redatto un documento di protesta, hanno deciso di disertare nuovamente il voto. Il risultato di queste elezioni irregolari è consistito nell'elezione di un candidato con soli 26 voti su 113, avvenuta il 22 ottobre;

          i professori hanno conseguentemente elaborato un documento di sfiducia al direttore eletto e un ricorso al Tar. È stato inoltre presentato un esposto alla procura della Repubblica per segnalare l'anomalia della procedura elettorale e la possibile sussistenza di fattispecie penali;

          si rappresenta infine che, in vista di questa patologica situazione che dura ormai da tempo, i professori hanno già previsto attività di proteste, con stato di agitazione e blocco delle attività didattiche nell'attesa della urgente nomina di un commissario –:

          se sia al corrente di questa situazione di reiterata illegittimità;

          se intenda adottare tempestivamente e con decisione ogni iniziativa di competenza per porre fine a questa insostenibile situazione che mina da tempo le attività e il prestigio dell'Accademia;

          se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per adottare le iniziative di competenza volte a nominare con urgenza un commissario ad acta per ripristinare la legalità, la trasparenza, le basilari norme di democrazia interna e il buon funzionamento dell'Accademia.
(5-03650)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Prestipino n. 4-04595, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Serracchiani.

      L'interrogazione a risposta orale Donzelli n. 3-01315, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zucconi.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Caso e altri n. 5-03623, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Giordano, Maraia.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Ubaldo Pagano n. 4-04763 del 19 febbraio 2020 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03645.