XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 327 di giovedì 16 aprile 2020

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 11,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Liuni è in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente cinquantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avrà luogo con ripresa televisiva diretta.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sei minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento della Ministra del Lavoro e delle politiche sociali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Dal manifestarsi dell'emergenza legata al diffondersi del Coronavirus, il Ministero del Lavoro è stato primariamente impegnato, per quanto di sua competenza, nello studio di misure idonee e necessarie per limitarne gli impatti sul mondo del lavoro e sui lavoratori. Da subito è iniziato un proficuo dialogo con le parti sociali, volto a comprendere come poter sostenere imprese e lavoratori facendo in modo che il progressivo blocco delle attività, resosi necessario per arginare la diffusione del virus, non diventasse deflagrante per il sistema.

Già con il primo decreto-legge, il n. 9 del 2 marzo scorso, sono state messe in campo le prime misure di sostegno al reddito per quei lavoratori che hanno dovuto interrompere lo svolgimento delle proprie attività a causa della chiusura di imprese, fabbriche e negozi, dettata dai provvedimenti di urgenza presi dal Governo. Questo primo decreto era circoscritto a quei territori già definiti “zona rossa”.

A causa dell'espansione del virus, queste misure sono state poi estese a tutto il territorio nazionale con il decreto legge n. 18 del 17 marzo, decreto che, agli articoli 19, 20, 21 e 22, prevede interventi relativi a: la cassa integrazione salariale ordinaria; la cassa integrazione ordinaria per le aziende che si trovano in cassa integrazione straordinaria; l'assegno ordinario del Fondo di integrazione salariale; l'assegno ordinario dei Fondi bilaterali previsti dagli articoli 26 e 27 del decreto legislativo n. 148 del 2015 e Fondi bilaterali del Trentino-Alto Adige e Bolzano previsti dall'articolo 60 del medesimo decreto; la cassa integrazione speciale per gli operai e impiegati a tempo indeterminato dipendenti da imprese agricole; la cassa integrazione in deroga.

Da ultimo, il decreto ha introdotto, tra le altre misure, alcune indennità in favore dei lavoratori, le cui attività risentono dell'emergenza epidemiologica dovuta al COVID-19.

Mi riferisco, in particolare, all'indennizzo - quantificato in 600 euro per il mese di marzo - in favore di professionisti e collaboratori con un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, di lavoratori autonomi iscritti alla gestione speciale dell'AGO, di lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti balneari, di lavoratori del settore agricolo e dello spettacolo, dei collaboratori sportivi.

Per salvaguardare il più possibile la platea dei lavoratori danneggiati dalla pandemia in atto, la norma ha istituito il cosiddetto Fondo per il reddito di ultima istanza a favore dei lavoratori dipendenti e autonomi non coperti dalle precedenti indennità, parte del quale è stato destinato anche ai professionisti iscritti alle Casse private di previdenza obbligatoria. Con il “decreto Cura Italia” abbiamo tutelato quasi 19 milioni di lavoratori.

Prima di entrare nel dettaglio di numeri e procedure, e far comprendere l'impatto delle misure che ho appena illustrato, voglio ricordare che, accanto ad esse, sono state previste sospensioni di tutti i termini connessi a procedure lavoristiche, da quelli per la presentazione delle domande di disoccupazione agricola, a quelli per richiedere la NASpI e la Dis-Coll, da quelli decadenziali in materia previdenziale ed assistenziale, a tutti i termini in materia di patronati e terzo settore. Inoltre, sono stati sospesi i termini per il pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali e si è al contempo congelato il decorso dei termini di decadenza relativo alle richieste di prestazioni erogate dall'INAIL.

Si è scelto di sospendere, facendo salva la fruizione di benefici economici, le misure di condizionalità, collegate a strumenti di sostegno al reddito, fra quelle di maggiore impatto, come misura di massima tutela della stabilità occupazionale dei lavoratori, c'è la sospensione di tutte le procedure di licenziamento collettivo in essere e l'inibizione per 60 giorni della possibilità di intimare licenziamenti collettivi e individuali per giustificato motivo oggettivo.

Premessa indispensabile, che non vuole essere excusatio di accuse ingiustificate e destituite di alcun fondamento e soprattutto evidenza nota a tutto il panorama politico, istituzionale, datoriale e del mondo del lavoro tutto, è che ci si è trovati a dover far fronte ad una emergenza mai conosciuta prima nel mondo del lavoro, dovendosi affidare a strumenti normativi e procedurali vetusti, talvolta farraginosi, non al passo con i tempi. Ci si è dovuti riferire ad un sistema di ammortizzatori sociali costruito con logiche di difficile applicazione, basato su istituti che sembravano sovrapporsi e che, a tratti, paiono non coprire tutto il panorama delle situazioni che possono generarsi e che vanno sostenute in una situazione di tale emergenza.

Un sistema di ammortizzatori sociali che è intendimento prioritario per questo Governo rivedere, migliorare, implementare e ricostruire, ma che, al momento, vista l'emergenza straordinaria, doveva e deve funzionare subito e al meglio. Le istanze del mondo del lavoro non potevano attendere una ristrutturazione del sistema di ammortizzatori e l'idea di un ammortizzatore unico, sebbene sia stata da me valutata, non poteva essere la soluzione alla quale ricorrere in pochi giorni, in quanto sarebbe stata necessaria una riforma di tutti i sistemi informativi, oltre che gestionali, che avrebbe richiesto almeno due mesi di tempo.

L'ingente investimento pubblico messo in campo per finanziare gli ammortizzatori sociali e sostenere il reddito dei lavoratori impone necessariamente procedure e verifiche dei presupposti che, per quanto efficientate e semplificate, non possono essere completamente bypassate neanche nelle più nefaste situazioni di emergenza. Comunque, nonostante la farraginosità del sistema, il Ministero del lavoro ha messo in campo un reticolato a maglie strette di misure, adoperando le norme vigenti ma anche snellendo le procedure, semplificando gli adempimenti e cercando di rendere facile l'accesso ai benefici e la loro riscossione.

Queste misure, come anticipato poc'anzi, sono la cassa integrazione guadagni ordinaria e l'assegno ordinario in favore delle aziende che si trovano ad operare in regime ridotto a causa della pandemia. La domanda con la causale “Emergenza COVID-19” è presentata mediante una procedura semplificata. In particolare, i datori di lavoro sono dispensati dall'osservanza del procedimento di cui all'articolo 14 del decreto legislativo n. 148 e dei limiti temporali previsti per la domanda, ferma restando la necessità dell'informazione, della consultazione e dell'esame congiunto, che devono essere svolti, anche in via telematica, entro tre giorni successivi a quello della comunicazione della sospensione, dunque in termini molto più rapidi rispetto a quanto previsto dal comma 4 dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 148. Le misure possono essere concesse per periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020 per una durata massima di 9 settimane e, comunque, entro il mese di agosto 2020. Tali periodi di trattamento non sono conteggiati ai fini dei limiti di durata prevista dalla normativa vigente e sono neutralizzati ai fini delle successive richieste. Le prestazioni sono riconosciute con uno stanziamento pari a 1 miliardo e 347,2 milioni di euro ed è stato adottato di concerto con il MEF il decreto di riparto delle risorse destinate ai fondi bilaterali dell'artigianato e della somministrazione di cui all'articolo 27 del decreto legislativo n. 148; la possibilità per le aziende che abbiano già in corso trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria e di assegno di solidarietà a fondo di integrazione salariale di sospenderli e sostituirli con i trattamenti ordinari, sempre per una durata massima di 9 settimane. In tale caso abbiamo previsto che i periodi di trattamento di cassa integrazione salariale ordinaria non sono conteggiati ai fini dei limiti di durata previsti dalla normativa vigente e non determinano il pagamento del relativo contributo addizionale. Anche in questo caso la procedura è quella semplificata. Le prestazioni per il trattamento ordinario di integrazione salariale per le aziende che si trovano già in CIGS sono riconosciute con uno stanziamento di 338,2 milioni di euro. La cassa integrazione in deroga è prevista per i datori di lavoro di qualunque settore, ivi inclusi quelli agricoli, della pesca e del Terzo settore, esclusi invece i datori di lavoro domestico che, pur trovandosi ad operare in regime ridotto a causa della pandemia, sono esclusi dall'applicazione delle tutele previste dalle vigenti disposizioni in materia di sospensione o riduzione dell'orario di lavoro. Anche in questo caso la cassa integrazione in deroga ha una durata di nove settimane, previo accordo sindacale con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, che può essere concluso anche in via telematica. Tale accordo non è richiesto per i datori di lavoro che occupano fino a cinque dipendenti. I trattamenti sono concessi con decreto della regione o delle province autonome, da trasmettere all'INPS in modalità telematica entro 48 ore dall'adozione, insieme con la lista dei beneficiari, nel limite delle risorse attribuite a ciascuna regione o provincia autonoma. Le risorse per la misura sono pari a 3 miliardi e 293 milioni di euro per il 2020, e sono stati ripartiti già con decreto ministeriale (Lavoro-MEF) 1 miliardo e 293 milioni di euro. Nei prossimi giorni verrà emanato il secondo e ultimo decreto di riparto, che assegnerà a seguito del proficuo confronto con tutte le regioni le rimanenti risorse. Abbiamo quindi previsto norme speciali in materia di riduzione dell'orario di lavoro e di sostegno ai lavoratori a seguito della sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado. Sono riconosciuti specifici congedi parentali e indennità in favore dei genitori, lavoratori dipendenti pubblici e privati, autonomi iscritti in via esclusiva alla gestione separata. Essi hanno diritto, per i figli fino ai 12 anni di età, ad uno specifico congedo parentale per un periodo continuativo frazionato non superiore complessivamente a 15 giorni, per il quale è riconosciuta un'indennità pari al 50 per cento della retribuzione. Tali periodi sono coperti da contribuzione figurativa e sono aggiunti rispetto al regime ordinario di congedo parentale.

La fruizione del congedo è riconosciuta alternativamente ad entrambi i genitori, purché nel nucleo familiare non vi sia un altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell'attività lavorativa, o un altro genitore disoccupato o non lavoratore. Per i genitori di figli con disabilità in situazioni di gravità accertata non vi sono limiti di età per la fruizione del congedo. Oltre ai congedi retribuiti, è consentito, ai genitori lavoratori dipendenti con figli minori di età compresa tra i 12 e i 16 anni, il diritto di astenersi dal lavoro senza corresponsione di indennità, con divieto di licenziamento e diritto alla conservazione del posto di lavoro. In alternativa alla fruizione del congedo speciale è riconosciuta la possibilità di usufruire della corresponsione di un bonus per l'acquisto di servizi di baby sitting, nel limite massimo complessivo di 600 euro, elevato a 1.000 per i lavoratori dipendenti del settore sanitario, pubblico e privato accreditato, nonché per i dipendenti della Polizia di Stato e per il personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, impiegato per emergenza epidemiologica. Tutte le disposizioni trovano applicazione anche nei confronti dei genitori affidatari. Per i benefici summenzionati riferiti ai dipendenti privati e agli iscritti in via esclusiva alla gestione separata, ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti, è stato stanziato 1 miliardo e 261,1 milioni di euro per il 2020, mentre quelli riferiti ai dipendenti pubblici, ai dipendenti del settore sanitario e della Polizia di Stato sono stati stanziati 30 milioni di euro per il 2020. Nella medesima direzione va incrementato di ulteriori complessivi 12 giorni, usufruibili nei mesi di marzo e aprile 2020, il permesso retribuito e coperto da contribuzione figurativa ex legge n. 104 per i lavoratori disabili e per l'assistenza ai familiari di disabili. I suddetti dodici giorni ulteriori si aggiungono quindi ai tre di permesso mensile previsti, diventando pari a 18 giorni totali per i due mesi citati. È stata altresì prevista l'equiparazione del periodo trascorso in quarantena con la malattia e, per i dipendenti pubblici e privati disabili gravi o per gli immunodepressi o affetti da malattia oncologica, il periodo di assenza dal servizio è equiparato al ricovero ospedaliero. Sono previste, in favore di alcune categorie di lavoratori, una serie di indennità per il mese di marzo 2020 pari a 600 euro; tali indennità non concorrono alla formazione del reddito fiscale imponibile, non sono cumulabili tra loro e non spettano ai percettori di reddito di cittadinanza. L'indennità è riconosciuta dall'INPS su domanda ai liberi professionisti, compresi gli agenti di commercio e ai titolari di rapporto di collaborazione coordinata e continuativa iscritti alla gestione separata INPS, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie di primo pilastro.

Come dicevo prima, norme speciali in materia di licenziamenti collettivi ed individuali. In particolare, per sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto in esame è precluso l'avvio delle procedure di licenziamento collettivo e sono sospese le procedure avviate successivamente al 23 febbraio 2020. Per quanto riguarda i licenziamenti individuali, è fatto divieto al datore di lavoro, indipendentemente dal numero di dipendenti, di recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo.

Infine, la misura residuale, quella denominata Fondo per il reddito di ultima istanza, volta a garantire misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi che, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività o il loro rapporto di lavoro e che non possono beneficiare delle predette misure speciali di sostegno al reddito. Il Fondo, istituito nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è volto a garantire ai lavoratori dipendenti e autonomi il riconoscimento di un'indennità con un finanziamento di 300 milioni di euro per l'anno 2020, secondo criteri e modalità di attribuzione demandate ad uno o più decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell'economia. Il decreto, già adottato, stabilisce la quota del limite di spesa da destinare in via eccezionale al sostegno del reddito dei professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria.

Con tale quadro di misure da attuare il Ministero del lavoro si è trovato a dover dare corso, anche con l'INPS, ad una molteplicità di attività, prima di tutto a volte a dettagliare e verificare le procedure amministrative per il rilascio dei diversi sostegni al reddito.

Con ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile, inoltre, del 19 marzo 2020, n. 652, su proposta del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali è stato disposto, nell'ottica della garanzia della salute per i cittadini, lo scaglionamento con anticipo della possibilità di prelevare i trattamenti pensionistici. Inoltre il dialogo e il confronto con le parti sociali è stato costante e proficuo ed ha portato, nella notte tra il 13 e il 14 marzo scorso, alla sottoscrizione di un protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro. Sono state inoltre valutate, messe a punto, riviste e quindi emanate, insieme con l'Istituto di previdenza (INPS), circolari e messaggi per l'utenza, che nell'immediato della pubblicazione del decreto-legge ha potuto avviare domande e inoltrare richieste. Non li elencherò nel dettaglio per ragioni di tempo, ma lascerò agli atti l'elenco completo: si tratta in totale di 9 circolari e 13 messaggi a partire dal 12 marzo 2020.

Si è provveduto inoltre a rendere i diversi pareri sull'interpretazione delle norme anche ad altre amministrazioni, e si è fatto in modo di velocizzare tutte le procedure di rilascio di atti amministrativi. L'INPS ha lavorato alacremente, su impulso continuo e costante del Ministero del Lavoro. È doveroso che il Paese sappia che è stato fatto tutto il possibile per accelerare e semplificare le procedure. Il Ministero che rappresento e gli enti vigilati nelle ultime settimane non hanno conosciuto sosta dall'attività istituzionale, per portare a termine la missione di rendere il miglior servizio a tutti i cittadini in difficoltà.

In tale ottica è stato anche raggiunto, nella notte tra il 30 e il 31 marzo scorso, un accordo tra ABI e parti sociali, da me sottoscritto, per l'anticipo dei trattamenti di cassa integrazione ai lavoratori da parte delle banche.

Inoltre, in qualità di Ministro, ho mantenuto e mantengo costante il rapporto con le regioni al fine di ripartire le risorse destinate alla cassa integrazione in deroga e agevolare il dialogo e le comunicazioni istituzionali tra le stesse regioni e l'INPS. La procedura di erogazione della cassa in deroga prevede infatti che le regioni acquisiscano le domande e le inviino all'INPS ai fini del pagamento. A tal proposito, per consentirvi una lettura appropriata dello stato di erogazione della cassa integrazione in deroga, illustrerò i dati relativi alle trasmissioni delle suddette domande all'Istituto.

L'Emilia-Romagna ha già inviato i decreti, sono 1.217, e l'ultima trasmissione è del 10 aprile 2020. Il Veneto, 10 decreti, ultima trasmissione 10 aprile 2020. Abruzzo, un'unica trasmissione (ovviamente contengono tutti gli addetti, cioè tutti i lavoratori), ultima trasmissione 14 aprile 2020. Basilicata, 59, ultima trasmissione 9 aprile 2020. Campania, 4.186, ultima trasmissione 9 aprile 2020. Friuli-Venezia Giulia, 114, ultima trasmissione 10 aprile 2020. Lazio, 9.055, ultima trasmissione 10 aprile 2020. Marche, 2.666, ultima trasmissione 14 aprile 2020. Molise, una, ultima trasmissione 8 aprile 2020. Piemonte, 12, ultima trasmissione 10 aprile 2020. Puglia, 578, ultima trasmissione 10 aprile 2020. Toscana, 82, ultima trasmissione 7 aprile 2020. Umbria, 40, ultima trasmissione 9 aprile 2020. Mancano ancora gli atti di alcune regioni, che sono certa arriveranno nelle prossime ore e nei prossimi giorni.

In tale contesto, l'INPS si è trovato a dover far fronte a flussi di attività imponenti, che con generosità ha condotto sin dall'inizio. Tengo, visti i fatti accaduti il 1° aprile, con il temporaneo blackout del sito dell'Istituto e dei servizi informatici di supporto, a fornire alcuni chiarimenti e a mettere in luce alcuni passaggi, che non possono essere sottaciuti ai fini di garantire al Paese la massima trasparenza. A tal proposito, in data 1° aprile il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha chiesto all'Istituto una relazione dettagliata sulle procedure adottate per l'attuazione dei provvedimenti normativi del Governo. L'INPS è un'amministrazione pubblica che, così come ha comunicato al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, per la tutela massima della salute dei suoi dipendenti ha deciso di collocare il proprio personale in smart working e ha dovuto gestire il contesto emergenziale utilizzando gli strumenti contrattuali già nella sua disponibilità. Dalla relazione emerge che in tale contesto l'Istituto ha proceduto da subito all'allocazione di nuove risorse elaborative per supportare quelle esistenti, sia sul front end del portale Internet che sugli application server del back end con database dedicati. I potenziamenti hanno portato al raddoppio della capacità elaborativa delle infrastrutture dell'INPS, e al contempo è stata aumentata la connettività Internet del 500 per cento rispetto all'inizio dell'anno, anche per far fronte al carico dei dipendenti in lavoro agile e del personale in supporto da remoto. L'infrastruttura tecnologica dell'Istituto, progettata per le attività istituzionali e ad elevata capacità computazionale, con migliaia di server distribuiti su più datacenter, che erogano tutti i servizi istituzionali compreso quello del portale, è stata bersaglio di attacchi DDOS nelle ultime settimane, attacchi che sono stati portati all'attenzione della procura della Repubblica mediante formale atto di querela in data 3 aprile 2020 e che hanno imposto, tra gli interventi di maggiore urgenza, il blocco degli indirizzi IP provenienti da alcuni Paesi. Sin dall'inizio del mio mandato da Ministro, per la mole di dati e di misure che l'Istituto è chiamato a gestire, ho richiesto che venisse data la possibilità ad INPS di poter reinvestire in informatica tutti o in parte i risparmi provenienti dalla spending review alla quale anche l'INPS è stato chiamato, e lo ritengo ancora necessario.

Entrando nello specifico delle misure adottate nel decreto-legge “Cura Italia”, da quanto emerge dalla relazione che l'Istituto ha fornito, per quest'ultimo è stato necessario attivare una modalità operativa alternativa alla rituale per far fronte alle richieste dell'utenza e contingentare i tempi, avendo a disposizione poco più di dieci giorni tra l'emanazione del decreto-legge e la data individuata come avvio del servizio. Nei contratti in essere, sulla base delle informazioni pervenute da INPS, l'Istituto ha optato per l'offerta tecnologica di Microsoft, che nell'ambito dei servizi Cloud Azure, propone un servizio di distribuzione dei contenuti basato su propria tecnologia o su tecnologia Akamai leader del mercato di riferimento. Microsoft ha messo a disposizione, oltre al servizio in ambiente cloud, anche tutte le risorse professionali indispensabili per configurare l'ambiente target. L'INPS ha sottolineato che la predisposizione degli ambienti tecnologici rappresenta solo un aspetto dell'erogazione dei servizi richiesti dal decreto-legge n. 18 del 2020. All'indomani della pubblicazione del decreto-legge è stata intrapresa l'analisi amministrativa con le direzioni di prodotto competenti, concretizzando in condivisione una serie di requisiti funzionali da realizzare a livello applicativo. Considerato che le nuove prestazioni introdotte dal decreto-legge presupponevano l'accesso esclusivamente in modalità telematica attraverso l'utilizzo delle credenziali già in possesso degli utenti, l'Istituto si è trovato a dover fare le considerazioni seguenti.: molti potenziali beneficiari delle prestazioni avrebbero potuto non essere in possesso di credenziali di accesso PIN SPID, CIE e CNS, per non aver mai usufruito di servizi INPS; sarebbe stato oggettivamente impossibile recarsi presso gli uffici dell'INPS o dei gestori delle identità SPID, a causa delle ordinanze restrittive, per poter ottenere una identità digitale; i servizi di recapito postale necessari per il PIN a distanza hanno subito una interruzione.

Sebbene le prestazioni straordinarie COVID-19 siano di fatto essenziali per il sostentamento dei lavoratori e delle proprie famiglie, alle condizioni di cui sopra l'accessibilità alle stesse sarebbe risultata del tutto preclusa ad un numero consistente di aventi diritto. Al fine di superare tali criticità, l'Istituto ha deciso di consentire, per le sole domande dell'indennità di cui agli articoli 27, 28, 29, 30 e 38 del “decreto Cura Italia”, nonché per quelle relative al bonus baby sitting, la possibilità di presentare le domande anche mediante i primi otto caratteri ricevuti via SMS dopo la richiesta del PIN, con le ordinarie modalità previste. Dal 18 marzo al 4 aprile sono stati richiesti oltre 1,9 milioni di PIN da parte di soggetti che, dunque, nel caso in cui non fossero state predisposte le misure straordinarie in oggetto, non sarebbero stati muniti neppure degli strumenti necessari a poter richiedere le prestazioni.

A titolo esemplificativo tengo ad esporre come hanno funzionato alcune misure. Bonus baby sitting: l'applicazione per l'acquisizione online delle domande per l'ottenimento della prestazione bonus baby sitting, di cui al decreto-legge n. 18 del 2020, è stata realizzata ex novo dall'INPS, poiché tutte le applicazioni già disponibili non erano conformi ai nuovi requisiti formulati per questo tipo di prestazione.

Tra i nuovi requisiti principalmente è stata prevista un'istruttoria centralizzata al fine di consentire l'erogazione dei pagamenti in modo rapido e senza il coinvolgimento di attività operative a carico delle sedi territoriali. I soggetti autorizzati a trasmettere le domande sono stati individuati in patronati, operatori autorizzati e muniti di PIN e cittadini muniti di PIN. Tra questi anche coloro i quali dispongono del PIN semplificato di cui alle recenti disposizioni.

La procedura è stata resa operativa nella serata del 31 marzo e sin dalle prime ore ha registrato l'accesso di un numero copioso di utenti, molti dei quali hanno provveduto sin da subito a presentare domanda, tanto in via telematica quanto in forma di bozza. Indennità da 600 euro: in ordine alle domande per la corresponsione delle indennità di cui agli articoli 27, 28, 29, 30 e 38, il “Cura Italia” ha previsto, a valere per l'intero territorio nazionale, che le domande per la corresponsione delle indennità ivi disciplinate venissero presentate direttamente all'INPS. La stima della potenziale platea dei beneficiari è stata quantificata, nella relazione tecnica, allegata in circa 5 milioni di soggetti. La vastità della platea dei potenziali beneficiari ha fatto prospettare un accesso massiccio al sito INPS da parte di milioni di utenti in maniera simultanea. I tempi di sviluppo delle procedure sono stati evidentemente del tutto ridotti. È stata definita l'iniziale sequenza di pannelli dell'applicazione che prevedeva l'accesso all'anagrafica unica per esporre i dati della residenza ed è stato chiesto di prevedere anche la presentazione delle domande per l'utente dotato di PIN semplificato, chiedendo in questo caso delle informazioni aggiuntive. Già in data 27 marzo è stato eseguito un primo collaudo funzionale dell'applicazione; successivamente si è deciso di eliminare le informazioni aggiuntive, perché potevano ingenerare difficoltà per l'utente nella compilazione della domanda. In data 28 marzo, per semplificare ulteriormente l'acquisizione della domanda, si è valutato di eliminare ogni richiamo all'anagrafica dei sistemi centrali e di utilizzare un database su sistemi distribuiti.

In data 30 marzo è stato eseguito un nuovo collaudo funzionale dell'applicazione. Ulteriori migliorie e modifiche, necessarie per non sovraccaricare il sistema, vista la previsione di un numero massivo di utenti in un ristretto periodo di tempo, sono state infine introdotte prima del rilascio.

Congedi COVID-19: questa applicazione differisce dalle precedenti in quanto rappresenta un'estensione di benefici già esistente per una platea già definita. Per tale motivo non è stato necessario implementare soluzioni ulteriori riguardanti, ad esempio, le credenziali nel prevedere la reingegnerizzazione su altre piattaforme, in quanto la numerosità dei fruitori non destava preoccupazioni di carico. Inoltre, per ovviare alla concomitanza con l'apertura degli altri due servizi, si è provveduto alla pubblicazione sul portale già a partire dal 29 marzo in quanto i processi di sviluppo e collaudo si sono svolti in tempi rapidi. Per quanto concerne la procedura, da domanda di congedo COVID-19 di cui all'articolo 23 del “Cura Italia”, si presenta utilizzando la domanda telematica di congedo parentale attraverso uno dei seguenti canali: sito web istituzionale con PIN, patronato, contact center INPS. La domanda prevede diversi canali a seconda della categoria lavorativa di appartenenza, dipendenti iscritti alla gestione separata o lavoratori autonomi. Per la presentazione della domanda non è richiesta la produzione di documentazione. Lo status lavorativo dell'altro genitore appartenente al nucleo familiare è dichiarato direttamente nel flusso di presentazione della domanda.

Nella relazione che il Ministero ha ricevuto, l'INPS riferisce che, per effettuare in tempi strettissimi tutte le attività, le aree applicative interessate non hanno potuto adottare: tutte le specifiche architetturali che avrebbe consentito migliori performance già al momento dello start-up del servizio, privilegiando soluzioni già in essere opportunamente adattate alle funzionalità richieste, pianificando di procedere in corso d'opera al rilascio dei correttivi di compliance architetturale; gli ordinari collaudi di sicurezza applicativa che l'Istituto effettua su tutte le sue applicazioni e che non è stato possibile effettuare alla luce dei tempi richiesti dallo stato di emergenza.

Al fine di mitigare l'impatto sulla disponibilità dei servizi che si sarebbe determinato il giorno seguente con l'apertura delle domande di indennità da 600 euro, nella serata del 31 marzo sono stati implementati i sistemi, ma il servizio purtroppo ha presentato da subito criticità proprio nel caching, che è la funzionalità essenziale su cui faceva affidamento. Per tale motivo l'Istituto, con l'approssimarsi dell'apertura della presentazione delle domande di indennità da 600 euro, mezzanotte del 1° aprile, ha ritenuto opportuno operare un rollback della situazione, ripristinando l'accesso diretto al proprio sito.

All'apertura del servizio si è subito presentato un elevatissimo traffico, che ha fatto palesare alcuni limiti di performance del portale, successivamente aggravati dal susseguirsi di attacchi DDOS che l'Istituto ha comunicato prontamente al Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche e al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, fornendo anche tutte le evidenze di dettaglio, per i dovuti accertamenti.

Lascio agli atti un elenco degli attacchi subiti dal sito dell'INPS tra il 21 marzo e il 4 aprile. Alle ore 9 del 1° aprile erano già pervenute oltre 300 mila domande di indennità di 600 euro. A questo punto, in accordo con i tecnici Microsoft, che nel frattempo avevano effettuato il troubleshooting con i loro laboratori sulle cause che avevano portato al rollback del giorno precedente, l'INPS ha optato per riattivare il servizio CDN, questa volta su tecnologia Akamai, anche in considerazione del fatto che il servizio stava degradando a livelli non accettabili. Gli stessi tecnici del fornitore hanno configurato la soluzione predisponendo il sistema al servizio Akamai, che è stato attivato alle ore 10,20 del 1° aprile. Al momento dell'attivazione, come illustrato sempre dalla relazione INPS, si è palesato l'anomalo funzionamento del meccanismo di caching che di fatto ha provocato la replica di alcune schede anagrafiche presenti nel portale INPS, l'unico sottoposto a cache. Le applicazioni invece, risiedendo su altri domini non sottoposti a cache, non hanno risentito del problema di cache dei propri contenuti dinamici. Non appena sono emersi i primi segnali di un potenziale data breach, e per l'esattezza alle ore 10,30, è stato inviato il rollback della soluzione per tornare all'erogazione dei servizi esclusivamente attraverso …(Commenti del deputato Lollobrigida)

PRESIDENTE. Lollobrigida, deputato!

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. ….il portale dell'Istituto.

PRESIDENTE. Deputato, deputato, deputato, la richiamo all'ordine!

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Ovviamente mi è stata chiesta una relazione dettagliata, capisco che non tutti riescono a comprendere il significato …

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Ma perché non parla in italiano?

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida, la richiamo all'ordine! Deputato Lollobrigida, la richiamo all'ordine! Deve far terminare il Ministro, deve far terminare il Ministro!

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sono gli italiani che stanno ascoltando!

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. …dei termini informatici, ma per dovizia di informazioni devo necessariamente dire quali sono le problematiche informatiche, esprimendole in termini informatici. Allo stesso tempo, l'INPS ha deciso (Commenti del deputato Mollicone)

PRESIDENTE. Mollicone!

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. …di chiudere completamente il portale INPS in quanto le evidenze delle prime ore di apertura del servizio hanno reso indispensabili alcune ottimizzazioni che erano già in sviluppo, ma che tuttavia non erano ancora state adottate, in quanto non ancora testate al momento dell'apertura del servizio. Per tale motivo il servizio è stato riaperto solo dopo tre ore, durante le quali è stata messa in produzione una homepage opportunamente alleggerita per consentire un più veloce e diretto accesso alle procedure dei congedi, bonus e indennità, e la nuova versione dell'applicazione dell'indennità 600 euro contenente sostanziali migliorie in termini prestazionali. Contestualmente sono state adeguate le soglie di allarme delle protezioni anti DDOS, cioè anti attacco, sulla base delle prime misurazioni degli attacchi osservati nella mattinata unitamente all'elevato carico delle richieste dell'utenza.

Al fine di consentire un' adeguata segmentazione delle richieste, l'INPS afferma che è stato altresì predisposto il contingentamento del traffico proveniente da patronati e cittadini, stabilendo che i primi potessero accedere al servizio in via esclusiva dalle 8 alle 16, mentre i cittadini nella restante parte dell'orario. Alla riapertura del servizio erano tuttavia presenti attacchi DDOS, anche se efficacemente contrastati, ma l'elevato numero di richieste di tutti i cittadini in attesa della riapertura ha comunque provocato molti accodamenti. Il numero delle domande si è attestato su volumi che fino alle ore 20 non hanno superato le 29 mila unità orarie.

A questo punto, considerata l'inefficacia delle soluzioni, si è optato per soluzioni in house per rendere ancora più leggero il flusso e ridurre al minimo la presenza dell'utente sul servizio. Alle ore 22 è stata rilasciata un'ulteriore versione dell'applicativo relativo all'indennità 600 euro; dopo il rilascio di quest'ultima versione dell'applicazione, essendo anche cessati gli attacchi sulla rete, è stata possibile fin da subito l'acquisizione di un numero assai elevato di domande, che attorno alla mezzanotte raggiungevano le 100 mila in un'ora, per poi salire ulteriormente a 107 mila alle ore una del 2 aprile.

Da questo momento, nonostante gli ulteriori attacchi informatici ricevuti, il servizio è stato erogato con volumi altissimi per tutta la giornata del 2 aprile, con punte di quasi 150 mila domande l'ora intorno alle 18. Il giorno 2 aprile, a seguito di alcune segnalazioni dei patronati, INPS ha introdotto ulteriori semplificazioni sull'applicazione relativa all'indennità da 600 euro, quali l'eliminazione dell'obbligo di acquisire preventivamente la delega dell'assistito, ottenendo tale dichiarazione contestualmente alla presentazione della domanda.

Relativamente alla procedura del bonus baby-sitting, alle ore 11,30 del 2 aprile è stato rilevato che alcuni utenti, per un'anomalia legata all'interfacciamento della nuova procedura di autenticazione con la profilazione dell'applicazione stessa, hanno potuto consultare le domande trasmesse da altri utenti. Si è provveduto immediatamente - ore 12 - a bloccare l'applicazione per impedire la violazione di dati. Dai primi accertamenti sono meno di cento i beneficiari la cui domanda di bonus baby-sitting è stata visualizzata da terzi non autorizzati. Dalle 12 alle 16,30 del 2 aprile si è provveduto a sviluppare, testare e collaudare il correttivo per superare l'anomalia.

Relativamente all'applicazione “Indennità 600 euro”, le segnalazioni più frequenti pervenute all'INPS dagli utenti sono quelle relative ai casi in cui non è stato possibile scaricare la ricevuta di avvenuta presentazione della domanda. A tal proposito, l'Istituto ci ha informato che sta provvedendo all'invio di un avviso di conferma della ricezione della stessa e al rilascio di apposito servizio di visualizzazione degli esiti. Dalla tarda serata del 2 aprile i volumi hanno cominciato a diminuire e nessun accodamento è stato registrato sul sistema.

Nella giornata del 3 aprile non vi sono state criticità di carico. L'andamento orario ha ripercorso quello del giorno precedente ma con volumi assai inferiori. Lo stesso 3 aprile sul proprio sito Internet l'istituto ha informato gli utenti di avere prontamente notificato il data breach al Garante per la privacy - la violazione - assicurando che, fin dal momento in cui si è avuta conoscenza della possibilità che vi fosse stata tale violazione di dati personali, ha assunto tutte le misure atte a porre rimedio alla situazione di rischio, attenuando i possibili effetti negativi a tutela dei diritti e delle libertà delle persone fisiche. In tale ambito è stata istituita la casella di posta elettronica “violazionedatiGDPR@inps.it” utilizzabile dai soggetti i cui dati siano stati interessati dalla violazione, allegando eventuali evidenze documentali. L'istituto ha comunicato al mio Ministero che si sta impegnando a verificare tutte le segnalazioni ricevute e ad adottare ogni ulteriore misura tecnica e organizzativa adeguata di protezione dei dati personali che dovesse rendersi necessaria. A tal proposito, ha richiamato il contenuto dell'avviso del Garante in ordine alla necessità che chiunque sia venuto a conoscenza di dati personali altrui non li utilizzi ed eviti di comunicarli a terzi o di diffonderli.

A valle della criticità del 1° aprile sono pervenute all'Istituto molte segnalazioni di utenti che hanno rilevato la persistenza di dati anagrafici di soggetti terzi sulle proprie schermate all'accesso della procedura dell'Istituto. L'INPS sottolinea che, a seguito delle verifiche in riferimento all'esperienza di molteplici utenti, tale situazione non è assolutamente ascrivibile alla persistenza delle problematiche descritte bensì alla persistenza nella cache del browser, sulla postazione dell'utente, delle pagine del portale www.inps.it nella mattinata del 1° aprile, nel breve intervallo in cui il servizio era in quella situazione. Per tale motivo gli utenti sono stati invitati a svuotare la memoria del browser e a non divulgare eventuali informazioni, per non incorrere nelle sanzioni previste dalla normativa vigente.

Inoltre l'INPS, nella relazione fornita al Ministero, sottolinea che da successivi approfondimenti il problema del caching non sembra avere una diretta correlazione con l'attacco subito - si chiama DDOS -, sebbene la potenziale concomitanza dello stesso, insieme alle numerosissime richieste da parte degli utenti, abbia indotto l'Istituto ad adottare un servizio informatico per la gestione dell'emergenza COVID-19 nell'ambito del quale si è generato il disservizio. Nonostante la numerosità e la portata degli attacchi subiti, anche negli ultimi giorni, l'Istituto è riuscito efficacemente a garantire la presentazione delle domande delle prestazioni e, in particolare, quelle per indennità da 600 euro, che hanno raggiunto quasi 3 milioni in pochi giorni.

Alle 16 di ieri le domande per prestazioni INPS previste dal “decreto Cura Italia” pervenute telematicamente erano 4.709.097 per più di 8,8 milioni di beneficiari, così suddivise: indennità 600 euro: 4.108.000; congedi parentali: 205.716; bonus baby-sitting: 47.481; cassa integrazione ordinaria: 230.900 domande per 3.200.000 beneficiari; assegno ordinario: 117.000 domande per un 1.920.000 beneficiari. I bonus pagati sono 2,5 milioni e, nel dettaglio, ai professionisti e lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa sono stati già erogati a 260.104 lavoratori; lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dell'AGO: 1.686.901; lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali: 108.465; lavoratori del settore agricolo: 437.950; lavoratori dello spettacolo: 17.685.

Allo stesso modo, a partire dal 18 marzo l'istituto ha ricevuto oltre 1,9 milioni di richieste di PIN, secondo il prospetto cronologico che allego agli atti. Il personale informatico INPS nelle ultime settimane ha operato 24 ore al giorno, sabati, domeniche e pausa pasquale compresi, per assicurare l'apertura dei servizi e tutto il supporto necessario, intervenendo in modo tempestivo e risolutivo nelle criticità riscontrate. L'istituto, nonostante non abbia avuto pregresse esperienze di simili servizi, ha comunque gestito nell'emergenza tutto il flusso pervenuto, facendo fronte a criticità di natura non soltanto tecnica.

Occorre altresì sottolineare che, mentre il sito istituzionale era chiuso per manutenzione nel pomeriggio del 1° aprile, venivano contestualmente erogate da INPS tutte le altre prestazioni, tra le quali anche le pensioni e le indennità di disoccupazione. Lascio agli atti una tabella che illustra tutte le prestazioni ordinariamente lavorate nel mese dall'Istituto, molte delle quali proprio a cavallo tra il 31 marzo e il 1° aprile.

L'istituto ha delle procedure che sono costruite non per complicare la vita ai cittadini e burocratizzare inutilmente, ma esistono al fine di controllare i requisiti e i diritti richiesti per tutte le prestazioni che elargisce, comprese quelle legate all'emergenza COVID-19. Ciononostante, ha notevolmente semplificato tutte le procedure del “decreto COVID-19”, tra cui il modello SR41 valido per trasmettere le informazioni inerenti la cassa integrazione. Allo stesso tempo è stato promosso un audit interno volto a verificare adeguatezza delle procedure, responsabilità e punti di debolezza dell'intero processo e dell'implementazione e gestione dei provvedimenti COVID-19. Questo il quadro normativo e dei fatti. Il Ministero del Lavoro è attualmente impegnato nell'elaborazione delle norme per il prossimo decreto per garantire a tutti i cittadini, famiglie e imprese coinvolti dall'emergenze le necessarie tutele e per permettere una graduale riapertura delle attività in piena sicurezza. Io vi ringrazio dell'ascolto, mi scuso per essermi dilungata ma ci tenevo a chiarire in modo completo e trasparente quanto richiestomi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la sua dettagliata informativa. Approfitto dell'occasione per ricordare che l'INPS in questi anni è stata fortemente penalizzata da scelte che hanno messo a dura prova l'Istituto. Per correttezza nei confronti dei cittadini, è giusto sottolineare che il problema, a mio avviso, sono le esternalizzazioni, cioè servizi essenziali dati in gestione ad enti che non hanno saputo assicurare il miglior funzionamento di tutto l'apparato amministrativo dell'INPS. L'esternalizzazione vuol dire non assicurare ai cittadini i servizi essenziali che garantisce l'INPS. Ecco perché non possiamo dare la colpa al Presidente Tridico del vulnus che c'è stato all'interno dell'INPS.

Quindi, noi stiamo pagando le scelte politiche che, purtroppo, sono state fatte in questi anni: per far cosa? Per risparmiare alle spalle dei cittadini (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi, per favore… colleghi…

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). …e voglio ricordare anche il caso Mastrapasqua, giusto perché le opposizioni si stanno lamentando; Mastrapasqua (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Tripiedi si rivolga a me… Colleghi, per favore… colleghi…

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). …non c'è un direttore vicino al MoVimento 5 Stelle, ma vicino ad altri parlamentari che in quest'Aula stanno facendo (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Tripiedi si rivolga a me… si rivolga a me.

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Assolutamente…Grazie, Presidente. Mi scusi, ma purtroppo non si può neanche parlare…

PRESIDENTE. Continui nel suo intervento…

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). …questo è l'essere costruttivo da parte delle opposizioni e non vedere la realtà dei fatti…..

PRESIDENTE. Continui nel suo intervento…

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). ….quindi a parole si dice una cosa e con i fatti ne fanno un'altra (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Continui nel suo intervento...

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Grazie, Presidente. Mi scusi se mi sono permesso. Il caso Mastrapasqua, venticinque incarichi, questo non può più accadere perché, come MoVimento 5 Stelle e come maggioranza, abbiamo voluto che questo non accada più, perché oggi c'è una norma che prevede che il presidente dell'INPS faccia solo il presidente dell'INPS e basta. Questo porta a servizi essenziali e garanzia di risposte ai cittadini (Commenti del deputato Osnato)

PRESIDENTE. Osnato, per favore… deputato Osnato! Prego.

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Quando voi parlerete io vi ascolterò; esigo quantomeno un po' di rispetto per le dichiarazioni che sto facendo (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi…

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Ripeto, Ministro e Presidente, una battaglia che deve fare assolutamente questo Parlamento, a prescindere dal colore politico, è togliere assolutamente l'INPS dalla spending review. Perché dico questo? Dal 2012 al 2019 l'ente ha restituito 5 miliardi di euro nelle casse dello Stato, per risparmiare. Cosa vuol dire questo? Togliere servizi ai cittadini. Ecco perché noi dobbiamo fare una battaglia a prescindere dal colore politico, perché questo vuol dire rendere efficiente il servizio reso ai cittadini. Quindi, deve essere una battaglia che unisce il Parlamento e non che divide. Dal 10 aprile le domande pervenute all'INPS sono state tantissime, Presidente; l'INPS è stato in grado di gestire anche, nonostante le mille difficoltà, questa grande mole di richieste, nonostante le difficoltà che dicevo prima. Per esempio, il fatto delle esternalizzazioni: servizi dati a società esterne che non hanno saputo garantire l'efficienza del servizio. Io questo lo voglio ribadire con forza, perché è inaccettabile, sono inaccettabili le critiche arrivate dalle opposizioni. Voglio citare il senatore Gasparri (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che dice che il presidente Tridico dovrebbe essere processato in pubblica piazza: questi non sono atteggiamenti costruttivi, che possono agevolare il lavoro degli enti pubblici. Quindi, è facile dare la colpa agli altri quando le politiche pregresse hanno decisamente messo a dura prova l'ente stesso.

Ministro, le voglio ricordare, come lei ha citato, che al 10 aprile le domande pervenute in forma telematica per ricevere l'indennizzo di 600 euro sono state 4 milioni e mezzo, a fronte di una platea di quasi 10 milioni di persone. Quindi, nella giornata di ieri sono stati pagati in tempi prefissati i cosiddetti 600 euro; non a tutti, perché si è deciso di fare una cosa scaglionata; arriveranno a tutti presto, come promesso dal Ministro, come promesso dall'intero Governo.

Rispetto alla Cassa integrazione, voglio semplicemente dire che l'INPS ordinariamente ci mette due, tre mesi; oggi, in caso di emergenza, dobbiamo dire che l'efficienza dell'INPS in 30 giorni ti dà risposte; quindi, nonostante le mille difficoltà che ha avuto, l'Istituto ha saputo rispondere alle tantissime richieste avute dai cittadini italiani.

In conclusione, Presidente, voglio ringraziare i dipendenti dell'Istituto, che hanno lavorato sabato, domenica, Pasqua e Pasquetta, per garantire un servizio efficiente ai cittadini italiani e, soprattutto, una risposta degna a questa crisi, che sta veramente indebolendo il nostro Paese e ci sta mettendo in ginocchio. Quindi, voglio dire grazie ai dipendenti dell'INPS e al presidente Tridico, il quale, in mezzo a tutta questa difficoltà, è riuscito a dare una risposta concreta alle migliaia di richieste che hanno avuto i cittadini italiani. Grazie Presidente e grazie Ministro per la sua informativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Durigon. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DURIGON (LEGA). Grazie, Presidente. Io colgo anche in quest'Aula, Ministro, ma anche dal MoVimento 5 stelle, un appello a essere uniti e a non essere, in qualche modo, troppo invadenti in alcune azioni che avvengono. Però, purtroppo, Ministro, lei non ci ha mai ascoltato, lei non ha mai chiamato, non ha mai sentito quello che pensavamo per poterlo migliorare.

Allora, parto dal ragionamento INPS: penso che sia naturale - è normale e lei ha elencato un sacco di numeri, dei bellissimi numeri - con 14 milioni di beneficiari, su un decreto che nasce il 18 marzo, è normale che l'INPS non riesca ad attuare tutte le sue politiche; è normale che non ci siano hacker, ma solo un fatto logistico e temporale. Quindi, credo che sia il Ministro che doveva farsi carico fin da subito, dal momento che emanava queste norme, di dare la possibilità ai soggetti di erogarle e di poter dare risposte; quindi la colpa è sua, Ministro.

Ho sentito le sue dichiarazioni e non vorrei che lo sport nazionale di questo Governo sia di dare la colpa alle regioni, perché ho sentito di nuovo dire: le regioni non portano la cassa in deroga; sono soltanto a questi numeri (10 mila, 9 mila, 1, 500, 600); ecco, spero di no, e sono convinto e spero che non sia così. Dov'è il suo - secondo me - errore, Ministro? Allora, parliamo della Cassa integrazione, parliamo dell'accordo ABI. L'accordo ABI è un accordo che serviva, che serve: assolutamente sì, però, vede, Ministro, lei, in questo momento, cosa ha creato? Non ha messo le garanzie su questo fondo, non ha creato le garanzie perché questo accordo potesse essere subito attuativo. Pensi che le regioni stanno sostituendo lei per fare questa formula di garanzia; lo hanno fatto ieri. L'ultima è stata una regione del PD, la regione del governo Zingaretti, che ha messo le garanzie, cioè quello che nella circolare ABI le era stato richiesto. La circolare ABI, a un certo punto, dice, caro Ministro, che c'è la necessità da parte del Governo di inserire le garanzie. Questa circolare è stata fatta il 1° aprile; il 2 aprile avete fatto il decreto della liquidità e potevate inserire in quel contesto le garanzie per tutti i lavoratori, che invece, ancora oggi che siamo al 16 aprile, non percepiscono ancora un euro.

Vado ancora oltre. Noi, come Lega, avevamo fatto una nostra proposta, cioè quella di anticipare tramite le aziende, dando subito risposte a chi pagava questo stipendio. Pensi che oggi è uscito anche il presidente del CIV: il presidente del CIV ha detto questa cosa! Il presidente del CIV dell'INPS - quindi, insomma, un organo supremo - ha detto che era necessario agevolare questa formula. Ecco, anche qui, le nostre proposte sono state fatte: mai a lei. Abbiamo parlato con Tridico, siamo riusciti a parlare con altri, però lei le ha sempre accantonate: forse per una questione politica? Spero di no e spero che sia, in futuro, in maniera diversa.

C'erano anche altri elementi per poter abbassare queste famose tempistiche: è l'accordo sindacale. L'accordo sindacale, quando è chiusa un'azienda, mi dice a che cosa serve? Non serve a nulla; se è chiusa perché l'avete chiusa voi per COVID, non serve accordo sindacale, quindi ecco altri tre giorni che potevamo tranquillamente risparmiare per dare sostegno a questi lavoratori. Ma vado ancora oltre. Abbiamo poi un altro problema. Pochi giorni fa è uscito, sul settore agrario, che manca la manovalanza: ebbene, io penso che è il momento di dover cambiare anche mentalità. Noi abbiamo dato un reddito di cittadinanza. Questo reddito di cittadinanza va a persone che percepiscono 750 euro: più dei 600 euro date alle famose partite IVA. Bene: queste persone possono fare matching tra domanda e offerta; possono andare a lavorare! Dobbiamo fare in modo che queste persone possano andare a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), senza non stare più a litigare tra di voi su chi deve gestire Anpal o chi deve gestire INPS, perché è questo quello che sta in qualche modo succedendo.

Vado alla conclusione. Siccome a questo Governo piace molto Winston Churchill, Winston Churchill dice: il coraggio è quello che ci vuole per alzarsi a parlare. Il coraggio è anche quello che ci vuole per sedersi ed ascoltare: noi ribadiamo la nostra volontà di darvi una mano, ma ascoltateci (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie Presidente, grazie signor Ministro. Io, vede, più che delle cose fatte, avrei voluto parlare con lei o, comunque, ascoltare da lei le cose che intende fare in un prossimo futuro.

Penso, infatti, che ci saranno momenti e modi per approfondire gli errori fatti in questo momento di emergenza, penso che stiamo vivendo un'emergenza - ma non lo penso io, lo dicono i fatti - la peggiore dal dopoguerra in poi, sul piano economico e sociale, penso che dovevamo trovare una forma di collaborazione che forse non è, come dire, stata perfezionata per dare comunque un contributo positivo e migliore al nostro Paese. Penso anche che avevo scritto un intervento, ma che, dopo averla ascoltata, mi trovo costretta a non poterlo leggere, perché il mio era un intervento propositivo, era un intervento sul quale comunque cercavo di dare qualche consiglio, qualche suggerimento rispetto alle cose fatte. Mi aspettavo, però, da lei sinceramente un intervento diverso. Mentre parlava pensavo ai Ministri del Lavoro che ci sono stati in questo Paese, ricordavo alcuni nomi: Brodolini, Donat Cattin, vogliamo arrivare a Gino Giugni e a Tiziano Treu, ma anche a Cesare Damiano, che lo ricordiamo fino alla scorsa legislatura in quest'Aula. Ecco, penso che quei Ministri - me lo consenta e non lo ritenga offensivo - si sarebbero rifiutati di leggere una relazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), in particolare rispetto all'INPS, più da esperto informatico che non appunto da Ministro. A me non interessa quello che è accaduto sul piano informatico. Io ricordo però che il sistema informativo dell'INPS, soltanto qualche lustro fa era considerato un fiore all'occhiello di questo Paese, era un sistema informativo all'avanguardia, a livello globale. Oggi devo prendere atto che non è più così. Ma non c'è problema, perché vede, avendo avuto qualche incarico di Governo, seppur in altri livelli, so perfettamente che ci voleva un po' più di tempo, sia a lei che al Presidente Tridico, per imprimere una diversa organizzazione a quella macchina sicuramente molto complessa e quindi non l'avrei voluta ascoltare nel dettaglio rispetto a quanto è accaduto, seppur grave, il 1° aprile.

Penso, invece, che dovevamo ascoltare da lei non tanto il dettaglio degli ammortizzatori sociali, ma, per esempio, l'idea - io penso che non può che essere così - che le risorse di 15 miliardi probabilmente andranno quantomeno raddoppiate, anche se oggi non è il caso e non è possibile fare una stima precisa. Penso anche e ho constatato che ci sono gli assessori al lavoro che in Conferenza delle regioni hanno comunque apprezzato il lavoro fatto per la cassa integrazione in deroga, nulla di nuovo, perché come lei sa meglio di me, essendo Ministro del Lavoro, la cassa in deroga fu inventata, di fronte ad un'altra crisi molto importante, quella del 2008, dal Governo Berlusconi e so anche che in questa settimana cominciano ad arrivare i contributi - non so come li chiameremo, qualcuno dice “i cosiddetti 600 euro”, no, i 600, euro non è che sono cosiddetti, non diciamo che sono 600 e poi magari sono 1000: sono 600 - e su questo penso che lei potrà convenire con noi che è una cifra veramente irrisoria, per non dire offensiva e forse bisognerà intervenire, non soltanto sulle partite IVA, ma su tutte quelle categorie che sono rimaste escluse. Ecco, vede, io la cosa che mi sarei aspettata da lei oggi era anche comprendere qual è la missione che il suo Ministero si è dato in questa crisi così importante. Vede, io non vorrei che il suo Ministero seguisse un po' l'onda di quanto sta facendo il Governo, cioè assegnare ai tecnici tutte quelle diciamo responsabilità che invece attengono alla politica. Guardi, l'ultima tecnica che ricordiamo in quest'Aula, perché ne abbiamo parlato fino allo sfinimento nella scorsa legislatura, è la signora, la dottoressa, la professoressa Elsa Fornero, che non mi pare abbia lasciato un buon ricordo, almeno in campo previdenziale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ecco, allora io non vorrei che in questo diciamo turbinio di commissioni nemmeno Carlo V, come dire, con il suo detto “todos caballeros” avrebbe messo in campo… Io penso che, invece, la politica debba in qualche modo sì ascoltare i tecnici, ma poi ritornare a quella che è l'essenza stessa della politica, cioè decidere: deve essere lei, Ministro, a decidere che cosa vuole o non vuole fare; per esempio, io mi domando perché si lascia a scavalcare, anche rispetto alla sicurezza sul lavoro, che in questo momento, come dire, è molto importante come elemento per far ripartire il tessuto produttivo italiano. Ci sono, come sappiamo, accordi che si stanno mettendo in campo con le regioni; non mi risulta che ci sia da parte della politica del Governo nazionale, per esempio, la giusta impostazione per quanto riguarda la mobilità dei lavoratori. Lei si è posto il problema di come questi lavoratori debbono raggiungere il proprio posto di lavoro? E, da Ministro del Lavoro, penso non possa considerare i 600 milioni messi a disposizione - credo nella giornata di ieri - per la mobilità, una cifra che possa esaurire quelle che saranno le esigenze di quei lavoratori che si recheranno appunto a lavorare. Ecco, io mi auguro che lei, Ministro, voglia riassegnare al suo Ministero una missione importante, voglio sperare che tra i suoi esperti lei continui a pensare che ci siano le organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle imprese, che c'è l'INPS, che c'è l'INAIL, che c'è finanche il CNEL, dove ci sono persone che per tutta la vita si sono occupate di lavoro, e mi auguro che non voglia derogare a quella che è la missione, per esempio degli ispettori del lavoro, ad altri Ministeri, come per esempio il Ministero dell'Interno con i Vigili del fuoco o con i prefetti, che comunque intervengono, secondo me, in contesti che invece competerebbero a lei e soltanto a lei, al suo Dicastero.

Ecco, io mi auguro che lei, per esempio, ci voglia anche dire che cosa intende fare con i 600 mila clandestini che sono nelle nostre campagne, che sono nelle nostre case: non è soltanto un problema che attiene al Viminale o comunque sempre ai prefetti, anche lei, Ministro del Lavoro, o la Ministra che arriverà dopo, ci deve dire che cosa intende fare rispetto a questo, e ci deve anche dire, me lo lasci dire, che non metterà in campo un'altra forma di reddito. Io ho letto sul suo profilo Facebook che lei ha parlato di reddito di emergenza: ecco, guardi, non si lasci anche lei trascinare da quello che piace a tutti noi che facciamo politica, cioè lasciare un segno del proprio mandato dando uno strumento nuovo. Magari si occupi di rivisitare, come le abbiamo suggerito noi in Commissione, il reddito di cittadinanza e fare in modo che possa essere un reddito diverso, con parametri diversi, che arrivi veramente a chi ne ha bisogno e che possa mettere realmente le persone nelle condizioni di lavorare.

Ecco, concludo Presidente: mi raccomando, Ministro, cerchi, come io ho provato a dirgli, di assegnare una missione al suo Ministero. Ad oggi, purtroppo, dalle sue parole, io questa missione non l'ho compresa, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie Presidente. Nei momenti più gravi si riconosce la fibra etica e civile di un Paese, la tenuta dei principi che lo fondano, la fiducia che quei principi possano guidarci e aiutarci a uscire da questa ora buia. Quando i padri costituenti scrissero che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, uscivano dalla più grande crisi del Novecento, che oggi non voglio ovviamente paragonare al dramma attuale, ma lì si era consolidata la convinzione che non vi è democrazia senza lavoro, non vi è uguaglianza senza lavoro, non vi è libertà senza lavoro, senza lavoro non c'è speranza. La Costituzione lo ripete e lo chiarisce nell'articolo 4. Ecco perché, mentre sentiamo, fuori da quest'Aula, l'angoscia di tanti italiani per il presente e per il futuro, ecco perché dobbiamo avere piena coscienza che quanto stiamo discutendo e deliberando contribuirà a preservare dignità di famiglie e progetti di vita e con loro l'avvenire di un Paese colpito, ma non piegato. La ringrazio dunque, signora Ministro, per le iniziative tutte che sono state messe in campo, in particolare per il “Cura Italia”, che aveva l'obiettivo di intervenire nella primissima emergenza per evitare una ingente massa di licenziamenti e perdite di posti di lavoro. Abbiamo, per questo, cercato di dare un sostegno al reddito a tutti i lavoratori e le lavoratrici, attraverso l'ampliamento degli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti e l'indennizzo per i lavoratori autonomi, un intervento poderoso, che ha esteso tutele come mai prima d'ora a milioni di lavoratori. Purtroppo, però, la crisi economica e occupazionale non sarà breve e dovrà essere accompagnata da un importante intervento dello Stato e da ingenti risorse pubbliche.

Per questo motivo ci permetta, signora Ministro, alcune considerazioni: in primo luogo, in questo momento così complesso occorre evitare ogni forma di discriminazione fra lavoratori; le tutele pertanto non andranno più correlate al tipo di contratto, dipendente o autonomo, ma al solo fatto di lavorare. Bene, quindi, che alcune tutele per i lavoratori dipendenti siano state estese ai lavoratori autonomi e alle partite IVA e ai professionisti, bene che ad aprile sia stato aumentato l'indennizzo ad 800 euro, ma non basta. Auspichiamo che gli indennizzi vengano ispirati da un criterio di progressività e che vengano liberate ulteriori risorse.

Riteniamo che vada ancor più semplificata la procedura per la cassa integrazione ordinaria e in deroga, arrivando magari ad un unico strumento per tutte le diverse fattispecie. Ed anche qui: andranno fatte scelte innovative, valutando, ad esempio, la possibilità per i cassintegrati di lavorare. Questo consentirebbe loro di mantenere il lavoro originario ma di acquisire nuove competenze e nuove esperienze, tanto più importanti in un momento in cui il mercato del lavoro è così profondamente colpito dalla crisi.

C'è poi una categoria di esclusi da questi primi interventi, signora Ministro: sono i disoccupati. Vanno potenziati la NASpI e la Dis-Coll e fatti confluire in un unico salario di disoccupazione che duri per un periodo di transizione purtroppo lungo e che si rimuova ogni forma di décalage per avere lo stesso reddito durante tutto il periodo.

Eliminare ogni discriminazione fra lavoratori, dicevamo: e, quindi, chiediamo che le misure di sostegno al reddito vengano estese a quei lavoratori che ne sono stati esclusi e che ricordava anche lei: i lavoratori domestici, gli occasionali, gli intermittenti, i lavoratori a domicilio del settore tessile, solo per indicarne alcuni. Si ripristinino gli assegni familiari per i lavoratori percettori di fisso e che oggi ne sono esclusi e si faccia - per favore, signora Ministro - maggiore chiarezza sull'uso dei congedi parentali.

Ultimo filo di questo imponente tessuto sociale e non meno importante di altri è il reddito di base che va garantito a tutti coloro che, per diverse ragioni, non riescono a percepire alcuna forma di sostegno. Non sarà sufficiente il solo reddito di cittadinanza, occorrerà riadattare il tutto all'emergenza, sospendendo le condizionalità attuali, rivedendo i criteri, come, ad esempio, la residenza decennale che andrà ridotta o la scala di equivalenza che oggi pregiudica le famiglie più numerose con minori, e anche superando il criterio del patrimonio, perché oggi avere un immobile non significa anche avere un reddito. Andranno fatte scelte innovative e andranno fatte anche scelte coraggiose e di prospettiva.

La solidarietà impone di aiutare tutti, signora Ministro. Occorrerà, però, interrogarci, proprio in questo periodo storico, su come aggredire un male antico di questo Paese ovvero l'evasione fiscale e contributiva. L'aiuto è doveroso ma lo è altrettanto la richiesta di legalità che vale per tutti.

Da ultimo, signora Ministro, vale la pena di soffermarsi su un'ulteriore riflessione. Fino ad ora le forme di sostegno al reddito erano correlate alle politiche attive del lavoro ma ora la crisi sarà lunga e assisteremo, purtroppo, ad una forte carenza di domanda di lavoro. Sarà molto importante, quindi, riadattare alla nuova sfida i centri per l'impiego e consegnare una nuova missione all'ANPAL. A questo proposito, non possiamo esimerci, signora Ministro, dal giudicare insufficiente l'attività fin qui svolta dal presidente Parisi, e certo non giova il fatto che in questo momento così difficile si trovi negli Stati Uniti, come pare. Le chiediamo, a questo proposito, di esercitare la sua funzione di vigilanza fino in fondo.

La ringrazio dunque, signora Ministro. Mi permetto di ringraziare quella parte di italiani, per fortuna ancora tanti, che lavorano e mantengono attivo il motore produttivo del Paese, solida la sua impalcatura amministrativa, vive le attività formative della ricerca.

Lavoratori sono tutti, signora Ministro: quelli che un impiego ce l'hanno, quelli che lo cercano e non riescono ad ottenerlo, chi lo ha perduto, chi è occupato in modo saltuario, chi non ha un reddito sufficiente per mantenere se stesso e la propria famiglia. Profonde sono le disuguaglianze che attraversa la nostra società e questa emergenza e la crisi che si profila rendono forte il rischio che le disparità e le incertezze aumentino. Lo sappiamo: qui non ci sono tutte le soluzioni e non tutto è perfetto, altri interventi saranno necessari e li faremo. Ciò che preme oggi è fornire un supporto che garantisca dignità alle famiglie e ai lavoratori e, al tempo stesso, impedisca che si disperdano quelle competenze e professionalità che hanno reso grande il nostro Paese.

Questo non dobbiamo dimenticarlo mai: l'Italia ha un tessuto produttivo, artigianale, industriale e delle professioni forte, vivo e reattivo; attende un aiuto per superare la crisi e tornare competitivo e noi quell'aiuto dobbiamo darlo a ogni costo. Ci riusciremo se, nel rispetto delle reciproche differenze, avremo tutti questo sincero obiettivo, senza riserve di pensiero o fini parziali. Le difficoltà sono enormi e abbiamo di fronte a noi una sfida ancora più grande. Non dobbiamo solo tornare come prima ma anche pensare a costruire qualcosa di nuovo per il mondo del lavoro e, io vorrei dire, qualcosa di più giusto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Prego, ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno Ministro, mi dispiace, lei ha fatto un intervento imbarazzante. Imbarazzante perché immagino, Ministro, le persone che l'hanno ascoltata a casa, lavoratori, disoccupati, aziende, che cosa hanno capito del suo intervento che è stata una lista fondamentalmente anche di quello che non è stato fatto. Glielo dico io: non hanno capito nulla. Lei, Ministro, è il Ministro del Lavoro: avrebbe dovuto venire qui in Aula e dare le linee programmatiche per una ripresa del mercato del lavoro ad oggi in Italia, stante una crisi perdurante. E, invece, ha fatto semplicemente una lista e una difesa d'ufficio rispetto ad alcuni ambiti che fondamentalmente interessano a pochi.

Rispetto ad INPS, Ministro, io le ricordo che INPS negli ultimi dieci anni ha speso quasi 600 milioni di euro, una media di 50 milioni all'anno, per il suo sistema informatico; tanto è vero che, rispetto alla grave violazione della privacy verificatasi qualche settimana fa, lo stesso Garante ha aperto un'istruttoria e minaccia multe e sanzioni attorno ai 20 milioni. Ma io mi chiedo una cosa: ma voi che vigilate su INPS e anche su ANPAL, avete controllato, prima di far uscire quel sistema, la tenuta stessa di quel sistema? Evidentemente no, non l'avete fatto e ne siete responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come esattamente il presidente dell'INPS. Poi vorrei capire se, nei prossimi giorni, qualche emolumento dei vertici INPS verrà aumentato in questo periodo.

E, allora, la domanda che dovrete farvi - e che avreste dovuto farvi - è perché ci sono stati 5 o 6 milioni di accessi. Perché evidentemente la gente non sta bene, perché evidentemente anche i nostri professionisti e le nostre aziende non hanno lavoro e non hanno nessun tipo di orizzonte. Allora bastava fare una cosa molto semplice al posto che mettere in piedi un sistema così ampio: fare una semplice autocertificazione da consegnare ad un istituto bancario e, nel giro di 24 ore, questa gente avrebbe avuto senza problemi, neanche di privacy, i soldi sul conto corrente, esattamente come hanno fatto altri Stati europei. Non l'avete fatto.

Vede Ministro, in questa crisi della ideologia globalista il danno maggiore lo riceverà, ancora una volta, l'Italia che sarà taglieggiata rispetto alle sue imprese, sarà taglieggiata rispetto ai suoi lavoratori, guarda caso proprio da nazioni che in questo momento ci stanno mettendo il bastone fra le ruote in Europa, chiedendoci di sottoscrivere il Meccanismo europeo di stabilità. Ma guarda caso, sono le stesse nazioni che hanno un'imposizione fiscale nettamente più favorevole dell'Italia, dello stesso nostro Paese.

Voi, Ministro, oggi ma anche nelle conferenze stampa che avete fatto, che il Primo Ministro Conte quasi come fosse una telenovela sudamericana ogni due o tre giorni faceva in televisione, voi non avete dato risposte: l'unica risposta che ha dato il Primo Ministro Conte è stata una risposta irrituale, bisbetica ed isterica nei confronti delle opposizioni: un decreto ogni tre o quattro giorni. Manca, Ministro, quello che voi non sapete fare, non sapete portare avanti. Manca anche ed ulteriormente in questo caso uno stimolo fiscale, manca tutta quella che è la visione di Paese per quanto riguarda il mercato del lavoro.

Non esiste, Ministro, un Meccanismo europeo di stabilità senza condizioni, non esiste un meccanismo che si chiama SURE senza condizioni e senza garanzie irrevocabili e immediatamente esigibili. Quella del Primo Ministro Conte non è una tregua, quella del Primo Ministro Conte, Presidente, in Italia ed in Europa è una resa. Non esiste più nelle vostre teste uno stato sociale che sta al fianco dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ma fondamentalmente porta avanti le proprie prerogative rispetto ad una burocrazia e rispetto ad orpelli ancora troppo ampi per i nostri imprenditori.

Che cosa hanno capito gli artigiani rispetto al suo intervento? Nulla. E, allora, le vostre risposte in questi giorni quali sono state? Andiamo ad enumerarne alcune: avete chiesto di aumentare la forza lavoro con l'immigrazione, avete avuto l'idea brillante di una patrimoniale sopra i redditi di 80 mila euro. Le do una notizia, Ministro: il contributo di solidarietà per persone che guadagnano 80 mila euro e più in Italia, ebbene queste persone, queste imprese lo hanno già dato e si chiamano tasse al 50, al 60 per cento, e non è necessario taglieggiarli ulteriormente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Fratelli d'Italia ha chiesto la sospensione del “decreto dignità” per le assunzioni e ci avete detto di no: rischiano il posto 300 mila precari, ad oggi, in Italia. Abbiamo chiesto i voucher in agricoltura e ci avete detto di no, la vostra risposta sono stati i sindacati anche in aziende molto piccole; ebbene questi sindacati che andranno inevitabilmente ad allungare il processo, ad esempio, di cassa integrazione. La vostra risposta, Ministro, è stata quella di un vostro senatore che ieri ha dato dei “morti di fame” ai nostri ingegneri e ai nostri avvocati. Queste sono state le vostre risposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Non esistono nella vostra testa misure strutturali, ma esistono soltanto spot. Prima qualcuno ricordava il “decreto liquidità”: ebbene, sul “decreto di liquidità” le banche dovranno istruire delle istruttorie e ci saranno interessi attorno al 2-2,5 per cento. Non si sospende nulla. Perché non avete pensato di sospendere le bollette dell'energia a queste persone? Festeggiate per i 600 euro, ma queste persone hanno bollette da 200-300 euro soltanto di energia elettrica. Festeggiate per i 600 euro una tantum, quando in Italia abbiamo delle persone che è un anno che non lavorano e abbiamo brigatisti che prendono per ogni mese, da dodici mesi, un reddito di cittadinanza a 600-700 euro al mese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ha attaccato, Ministro, i presidenti di regione e le regioni rispetto alle comunicazioni sulla cassa integrazione. Allora, sulle domande sulla cassa integrazione, i cui termini scadevano il 27 marzo, dove sono le risposte di accoglimento? Non ci sono. Il Paese, Ministro, è fermo. Lei avrebbe dovuto venire qui, oggi, a testa alta a dare un piano, almeno per il prossimo anno, rispetto alle misure del welfare ad oggi in Italia. Dove sta, Ministro, il presidente di ANPAL che si occupa di politiche attive rispetto al mercato del lavoro e se ne è fuggito, a fine marzo, negli Stati Uniti, lasciando, di fatto, una barca senza capitano? Tutto nei confronti di un'Europa che è sempre più matrigna, anche rispetto al mercato del lavoro, nei nostri confronti.

E se non andremo di fatto a recuperare, anche attraverso, io dico, uno scontro amichevole - e chiudo, Presidente - una nostra autonomia monetaria, che non significa uscire dall'Europa, non significa isolarsi in modo autarchico e drammatico rispetto alla stessa, ma significa rifondare dalle basi quella che è la nostra Comunità europea. Chiudo, Presidente, sa chi ci mancherà in questi tempi, in questi anni, Ministro, purtroppo? Chi ci mancherà e che cosa mancherà? Mancheranno i consigli, mancherà la testa, mancheranno le braccia, mancheranno le inventive di una generazione intera che questo terribile virus ci sta portando via, quella dei settantenni e ottantenni che hanno fatto grande il nostro Paese. Fatelo quantomeno su di un loro ricordo, fatelo su queste basi, però dovete alzarvi le maniche della camicia e venire qui, e in televisione, a dare una prospettiva importante al terzo Stato più importante della Comunità europea, che si chiama Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, grazie per aver ricostruito gli interventi che il Governo ha messo in campo in modo puntuale, per alcuni anche in modo eccessivo, però vede, Ministro, lei aveva una grande possibilità, venendo oggi in Aula, di delineare, nel ricostruire il fatto, a noi in Parlamento e, soprattutto, agli italiani, che cosa accade dopo. Perché c'è una grande domanda etica che chi governa deve porsi, che le forze politiche devono porsi, che ognuno di noi deve porsi e, cioè, che cosa accade dopo, anche in termini finanziari. Mancano all'appello diversi milioni di euro, miliardi di euro di risorse per arrivare a sperare di non trasformare questo momento in un momento che si scarica tutto sulla pelle dei lavoratori. Dobbiamo essere seri e lo dobbiamo essere ancora di più in questo momento. Lei ha cercato, in qualche maniera, anche di giustificare ciò che non è accaduto. Non si tratta di processare nessuno, ma davanti agli italiani di riconoscere la difficoltà, che c'è stata, che c'è e di porvi rimedio. Ciò che accade, signora Ministro, tra utenze e INPS - non ciò che è accaduto, ciò che accade ancora adesso se ci collegassimo - non può consentire un quadro che possiamo considerare superato. Persistono delle difficoltà di accesso, persistono delle difficoltà di collegamento, persistono delle difficoltà, ancora oggi, di risposta.

È chiaro che ci siamo posti delle domande, dei quesiti banali all'inizio: ma non era pensabile un accesso secondo un facilissimo ordine alfabetico per non caricare il sistema, sin dai primi giorni? Non era pensabile un sistema di generazione automatica delle password da inviare direttamente, tramite e-mail, alla platea potenziale che potesse, poi, completare, attraverso l'e-mail, come accade in qualunque account? Che cosa è accaduto veramente non solo in quel primo giorno? C'è stata una denuncia, ci saranno i provvedimenti, ma che cosa è accaduto veramente? Cioè, l'attacco informatico che lei ha descritto ha determinato l'accesso ai dati sensibili? Quali? È vero che sono stati svelati nomi e dati bancari? Quale rimedio, in termini di sicurezza, l'INPS ha adottato al punto da poter affermare - oggi poteva farlo - che non accadrà perché adesso siamo protetti? Quante domande di preregistrazione vanno a buon fine? In quanti tempi? Quante volte un cittadino, un utente, un'impresa che chiama il call center, poi, viene richiamato? Queste sono domande, Ministro, che mi hanno pregato di porre tanti operatori a lei, perché aspettano ore, anche giorni, per poter essere richiamati dal call center. Io credo che non possa bastare la giustificazione che lei oggi ha descritto per inquadrare cosa sta accadendo all'INPS. Vede, le faccio queste domande, Ministro, e le riporto da parte dei cittadini, perché compete a lei, al Ministero del Lavoro, la funzione di vigilanza e controllo su INPS e anche su ANPAL. Senza giri di parole, noi chiediamo qui, in quest'Aula, le dimissioni immediate del presidente di ANPAL, professor Parisi. Ma in quale altra parte del mondo, Ministro può accadere che, durante una guerra - così abbiamo definito tutti questo momento -, uno dei suoi generali fugga dalla battaglia, vada all'estero, in questo caso in America, lasci il posto di comando o, se preferisce, abbandoni la nave che affonda? Stiamo parlando di un presidente che ha azzerato la trasparenza, che non ha avuto modo di autodichiarare la compatibilità a svolgere il proprio incarico tra i suoi interessi e le attività professionali; un presidente che riempie pagine di giornali, che fa riempire pagine di giornali, per spese mai rendicontate e non pubblicate per i suoi spostamenti in Italia e all'estero, per la sua casa a Roma, per gli autisti. Non è concepibile ciò in questo momento, in cui ANPAL dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale perché è cambiato tutto ed è cambiato tutto anche per ANPAL rispetto a ciò che l'ANPAL faceva e che deve fare, soprattutto nella sua funzione fondamentale, di fare incontrare la domanda e l'offerta del lavoro, nel coordinare l'attività dei centri per l'impiego, nel coordinare le attività relative al reddito di cittadinanza. Ministro, non si tratta di difendere gli amici, si tratta di garantire il funzionamento della macchina dello Stato e, se la macchina dello Stato risponde in modo efficiente, è l'unica possibilità che si ha di dire al cittadino e all'impresa che lo Stato è vicino. Ma ci sono questioni, Ministro, che lei nella sua relazione non ha toccato e che noi riteniamo, invece, vadano immediatamente affrontate. C'è un paradosso, che è il combinato disposto dei decreti, in particolare nell'articolo 44 del decreto del 28 marzo 2020, in cui vengono esclusi dalla possibilità di percepire i 600 euro i lavoratori con disabilità, ai quali, appunto, non saranno riconosciuti i 600 euro, perché, contemporaneamente, hanno un'integrazione pensionistica per il proprio lavoro; un'integrazione che deriva dalla propria condizione, dal fatto che hanno una condizione di disabilità e che non possono dedicare tutto il tempo alla funzione lavorativa e hanno maggiori costi derivanti dalle spese connesse alla propria disabilità e all'assistenza. Capita, dunque, che un lavoratore autonomo, un libero professionista sano possa accedere ai 600 euro, addirittura, giustamente, gli invalidi civili, che pure percepiscono una prestazione assistenziale possano farlo, mentre sono esclusi, tra virgolette, malati invalidi con pensioni e assegni di invalidità. Così come non riteniamo concepibile e riteniamo veramente ai minimi termini gli interventi che sono stati concepiti per quanto riguarda la tutela del lavoro dei liberi professionisti e degli autonomi. Vede, Ministro, all'inizio, noi abbiamo denunciato più volte, tant'è che si è dovuto intervenire successivamente per allargare la platea degli interventi, per esempio, per quanto riguarda i liberi professionisti iscritti alle casse inizialmente esclusi. È arrivato successivamente questo provvedimento, ma riteniamo, comunque, che la risposta data sia una risposta non all'altezza delle aspettative.

In questo momento, la prego, Ministro - concludo, Presidente -, non dividete il mondo del lavoro tra serie A e serie B, tra lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, come se non avessero entrambi - lavoratori dipendenti e autonomi - un carico di problematicità per loro e per le loro famiglie.

Noi ci aspettiamo questo, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, cioè di dare una mano; di partire dal tanto che si è fatto - lo riconosciamo - e di aggiungere il tanto che non c'è, soprattutto su alcuni versanti che noi riteniamo, nei provvedimenti usciti fino adesso, carenti sia sulla parte delle risorse, sia sulla parte della platea alle quali le risorse sono rivolte. La ringrazio per il lavoro che sta facendo: noi ci saremo ogni volta, Ministro, per poter dare il nostro contributo. L'ultima questione che le pongo è quella relativa alle domande presentate dalla regioni per la cassa in deroga. Io la ringrazio per averci fornito la relazione, ma vedo dei numeri e non riesco a capirne la logica, tra regioni piccole e regioni grandi. Circa i numeri, le potrei dire che le Marche hanno sfornato 2.666 decreti, a fronte del Veneto che ne ha presentati dieci; probabilmente quei dieci contengono una platea molto più ampia rispetto ai 2.666. Certo, mancano i dati conseguenti del numero a cui si riferisce.

PRESIDENTE. Deve concludere.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Però è necessaria, Ministro, una regia su questo, perché non vorremmo che alcune distorsioni, che pure si trovano in alcune regioni, possano essere poi pagate dai cittadini e dai lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, la ringrazio per questa informativa molto dettagliata, tuttavia, come altri colleghi e colleghe hanno segnalato, io credo che abbiamo tutti e tutte bisogno di respiro, di immaginare di costruire insieme una visione per quello che sarà. Glielo dico davvero con spirito costruttivo, consapevole della difficoltà di chi come lei - Ministre, Ministri, organi del Governo - si trova a gestire un'emergenza senza precedenti; un vero e proprio tsunami sanitario, sociale, le cui conseguenze oggi possiamo soltanto in parte immaginare. Tuttavia, questa consapevolezza e questa comprensione non ci esimono dalla necessità di costruire un grande sforzo collettivo, di cambiare il punto di vista, di provare insieme a discutere per immaginare il mondo nuovo che dovremo costruire. Lo ha detto già qualcuno prima di me: non basta dire torneremo al “prima” - quando accadrà -, perché anche quando l'emergenza sanitaria sarà passata, dobbiamo essere tutti e tutte consapevoli che tornare al “prima” vuol dire tornare a una crisi, a un mondo inadatto ad affrontare le sfide di questo tempo. Quello che dobbiamo sapere tutti e tutte è che il “dopo” dovrà essere necessariamente qualcosa su cui esercitare una grande capacità di innovazione, un grande spirito creativo in grado di rovesciare il punto di vista, le priorità che hanno accompagnato la costruzione del tempo che muore con questa pandemia. Dunque, io credo, signora Ministra, che servano alcune misure, alcune misure che abbiano il più possibile un carattere di universalità e un carattere il meno possibile frammentato; misure stabili e non solo emergenziali. Certo, abbiamo bisogno di rispondere all'immediatezza, ma dentro l'emergenza abbiamo bisogno di indicare la strada su cui costruire la società del futuro. Dunque, penso ad alcune questioni. La prima: è necessario estendere, fin da ora, gli strumenti previsti con il reddito di cittadinanza. Io penso che dobbiamo evitare una frammentazione di misure. È necessario estendere la disponibilità economica, ridurre - come è stato prima ricordato -, se non azzerare in questa fase, le condizionalità che oggi rendono difficile accedere a quello strumento, perché siano coinvolte tutte quelle figure, tantissime figure, che oggi rischiano di essere escluse dagli strumenti consueti con cui si è abituati a rispondere a crisi che hanno caratteristiche assai diverse da quelle che oggi stiamo affrontando. Alcune di queste figure sono state ricordate: penso alle badanti, alle colf, a chi si trova in una condizione subìta di lavoro non regolare e che pure è qualcuno a cui questo Paese deve guardare con la capacità di offrire una qualche risposta.

Questi strumenti vanno allungati nel tempo e nella dimensione: due mesi non bastano; servono almeno dodici mesi, in questa fase, di garanzia, per tutti e tutte, di un reddito che li metta in condizione di vivere con dignità questa situazione straordinaria e drammatica. Secondo: abbiamo bisogno, signora Ministra, di ripensare il futuro che abbiamo di fronte, come dicevo poco fa, rovesciando il punto di vista. Dobbiamo ripartire dai bisogni, anche per definire le linee strategiche su cui investire rispetto alla ridefinizione delle priorità nella costruzione di occasioni di lavoro e di funzioni utili a garantire la tutela dei diritti di tutti e di tutte. Di che cosa avremo bisogno? Abbiamo bisogno di più salute, di un sistema sanitario più forte, dunque io credo che accanto alle assunzioni straordinarie a tempo determinato, che giustamente sono state messe in campo in questa fase di emergenza, occorra un grande piano straordinario di stabilizzazione di chi oggi già opera nella sanità ma lo fa in forma precaria e intermittente. Occorre mettere in sicurezza tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che oggi, a seguito delle esternalizzazioni, vivono una condizione di sotto-salario, di sfruttamento, con pochi diritti, e che pure operano ancora in quel settore. Occorre mettere in campo piani di stabilizzazione che mettano al centro i settori fondamentali. Penso, per esempio, i vigili del fuoco, in questo Paese: 5 mila vigili del fuoco che si occupano della nostra sicurezza, ma che continuano, da troppo tempo, a vivere in una condizione di precarietà; il personale della scuola, i ricercatori, le ricercatrici. Serve un piano che metta in sicurezza i settori su cui immaginare la ripartenza diversa di un Paese che non solo punta a superare la crisi sanitaria ma punta a cambiare le sue priorità. Ancora, le politiche attive del lavoro. È stato ricordato da molti colleghi e molte colleghe. Lo voglio dire a lei e lo voglio dire al Parlamento: sono state fatte qui critiche molto aspre a Parisi; io le condivido, ma non vorrei che guardassimo il dito e non cogliessimo la luna. Bisogna intervenire sull'inadeguatezza - è evidente - di quella gestione, ma per risolvere quel problema - anche qui - occorre guardare ai lavoratori e alle lavoratrici, di certo alla riforma complessiva del modello delle politiche attive dei centri per l'impiego. Quando pensiamo, per esempio, allo spread tra noi e la Germania - lo dico sinceramente a tutti e a tutte -, guardiamo oltre ai titoli di Stato, perché lo spread si misura, per esempio, sul fatto che in quel Paese ci sono 110 mila persone che stabilmente si occupano di quel settore; in Italia siamo a 10 mila, più diverse migliaia di precari tra ANPAL, navigator ed altre figure di questo tipo. Dunque, si stabilizzino anche lì quei lavoratori, fin da subito, quelle lavoratrici, per dare non solo certezza ma per dire che investiamo su quel settore.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Concludo, Presidente. Infine, noi siamo, signora Ministra, di fronte a uno scenario inedito ma assai preoccupante e drammatico. Le Nazioni Unite - l'ILO, l'Organizzazione internazionale del lavoro - ci avvertono che siamo di fronte a un cataclisma occupazionale, e io aggiungerei anche sociale. Di fronte a tutto questo, appunto, servono misure straordinarie, ma di prospettiva. Un'altra di queste misure, da accompagnare a quelle che giustamente il Governo ha preso in questa prima fase, come la sospensione di tutte le procedure in atto, tra cui quelle di licenziamento, è che bisogna prevedere di ripristinare norme che garantiscano contro i licenziamenti illegittimi. Io lo chiamo articolo 18, ma se volete dategli un altro nome. Di fronte a quello che accadrà serve una protezione, perché non siamo tutti uguali, senza per questo volere in nessun modo colpevolizzare chi, come i lavoratori e le lavoratrici, oggi vive una condizione di grande difficoltà (penso al sistema delle imprese). Penso, però, che non tutti sono nella stessa condizione e che chi sta più in basso, chi è più fragile, chi rischia di essere più solo dentro la crisi, oggi merita, da parte delle istituzioni pubbliche, della politica, di chi deve occuparsi dell'interesse collettivo, una forma più alta di protezione. È arrivato il momento di farlo, oggi per il domani. Dobbiamo farci di nuovo nani sulle spalle dei giganti, essere in grado di farci elevare per guardare più lontano, immaginare con coraggio e ambizione un mondo nuovo, altrimenti il ritorno al mondo antico sarà non solo impossibile ma anche drammaticamente inutile e pericoloso (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ho ascoltato la sua informativa e mi permetta di dirle che non è chiara; diciamo che non è realmente fruibile da chi sta a casa e da chi in questi giorni è in grandissima difficoltà economico e finanziaria, per non parlare, poi, signor Presidente, degli interventi che mi hanno preceduto. Con riguardo all'intervento dei 5 Stelle, io francamente avrei voluto essere fuori anziché ascoltare un intervento di quel tipo. Peraltro, di un gruppo di 230 e passa eletti, in Aula ce n'era uno oggi!

Io credo che i lavoratori abbiano bisogno di più rispetto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e Fratelli d'Italia) e chi lo dice non è un uomo di estrema sinistra: è un liberale, è un liberista di centrodestra, si figuri.

Detto questo… Poi probabilmente abbiamo tutti delle ricette diverse, ma siamo tutti consapevoli che questa grande crisi rischia di essere un cataclisma occupazionale. Purtroppo, gli aiuti non sono arrivati, signor Presidente; in un minuto concludo. Gli aiuti non sono arrivati, nelle case della gente c'è grandissima, grandissima preoccupazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Non si può parlare, però, di lavoro se non si parla di impresa. Non si può pensare di salvare tutti gli stipendi della Repubblica italiana, se gli aiuti alle imprese non arrivano nei modi e nei tempi giusti. Non si può pensare di creare e mantenere i posti di lavoro se il Governo non ci permette di riaprire i distretti produttivi: questo è il fulcro di tutto quanto.

Io so e lo dico - avviandomi alla chiusura, Presidente - nell'ottica di quel gioco di squadra che il Presidente Mattarella ha auspicato fin dall'inizio di questa crisi; so di un'interpellanza dei colleghi del PD nei confronti del Governo riguardo alla semplificazione e sburocratizzazione di certi percorsi, soprattutto per quanto riguarda l'ottenimento di quei fondi e di quegli aiuti. Allora, mi rivolgo al PD per suo tramite, signor Presidente: colleghi del PD, anziché un'interpellanza, presentate un ordine del giorno vincolante nei confronti del Governo. Siete in maggioranza, avete la possibilità e il dovere di indirizzare le politiche del Governo; non presentate un'interpellanza, perché non siete all'opposizione. Questo Paese ha bisogno di lavoro, di impresa e ha bisogno che questi aiuti arrivino a destinazione il prima possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro Catalfo, io davvero faccio molta fatica ad intervenire e ad argomentare e non pensare che mentre siamo qui a dibattere, giustamente, doverosamente, legittimamente, fuori c'è tanta gente che sta male, trema per la propria salute, trema per la sorte della propria famiglia. Questa tragedia ha messo a nudo la fragilità delle nostre difese, sia in campo sanitario che sociale, economico, e sono certo che nessuno possa affermare che avrebbe potuto prevederla. Lo dimostra la situazione anche degli altri Paesi, che hanno avuto, però, la possibilità invece di fare tesoro della nostra esperienza; e, devo dire, neanche lo hanno fatto nel modo migliore.

L'impegno del Governo, del suo Dicastero, ma anche di noi tutti non è in discussione: c'è, c'è stato in vari ambiti. Apprendo che sono cominciati ad arrivare i primi frutti dell'impegno del Governo di sostegno agli autonomi, partite IVA, stagionali, i lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro, tra poco arriverà anche la cassa integrazione; e poi diciamo che anche un contributo, un piccolo sollievo ha cominciato a darlo anche il buono spesa, che ha recitato e sta recitando un ruolo fondamentale, e soprattutto ha svegliato - devo dire - in ambito privato quella solidarietà che è stata una grande scoperta, e probabilmente anche una grande caratteristica del nostro popolo.

Però, concludendo, non è un mistero che sulla scacchiera degli interventi mancano ancora diverse pedine: sono tutti quei casi che non sono stati ancora considerati, ma che rappresentano una parte considerevole della comunità produttiva e sociale. Io continuo, guardi, veramente, a ricevere numerose segnalazioni da cittadini, segnalazioni che sono le più disparate; non è possibile elencarle perché ho concluso il mio tempo, ma se arrivano vuol dire che determinate situazioni non sono state previste, oppure bisogna semplificare la condizionalità per accedere a questi strumenti preposti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). La ringrazio, Presidente. Ministro, la grave emergenza sanitaria del nostro Paese si sta traducendo in una gravissima emergenza sociale ed economica. Come è emerso dalla sua informativa, lo sforzo massimo che è richiesto al nostro Paese è quello di calibrare gli interventi di welfare.

Nel brevissimo tempo a disposizione - poi ci sarà modo di intervenire con proposte emendative sugli atti del Governo in conversione – due punti volevamo sottolineare. Uno è quello dell'attenzione al lavoro autonomo, che deve essere ancora più puntuale di quello che è stato fin qui: ad esempio andando a valutare anche qual è la perdita di guadagno che i lavoratori autonomi subiscono, e, da questo punto di vista, ci sono delle proposte del Forum sulle diseguaglianze e le diversità che vanno prese in considerazione. Un altro è quello di tenere come orizzonte una riforma complessiva del welfare. Evidentemente, come lei ha detto, qui non c'era tempo di intervenire in quella direzione, immaginando uno strumento universale; ma anche andando a riformare tutte quelle indennità che, nel nostro sistema, sono date a pioggia, e non sono parametrate alla situazione economica e patrimoniale di chi le riceve.

Infine lei, Ministro, è Ministro non solo delle Politiche sociali, ma anche del Lavoro. Tutti gli interventi di welfare devono prestare attenzione a una sostenibilità e devono essere accompagnati a uno stimolo alla ripresa delle attività produttive. Finalmente si è aperto nel nostro Paese un dibattito - in questi giorni e tra poco sentiremo qui, e stamattina è intervenuta al Senato la Ministra Bellanova - sulla necessità di una regolarizzazione di lavoratori stranieri attualmente irregolari.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Che non è un provvedimento - evidentemente ormai solo alcuni continuano a far finta di non capirlo - di buonismo, ma è un provvedimento che risponde a un interesse nazionale, e al quale corrisponderebbero delle entrate ingenti in termini sia di entrate contributive che di entrate fiscali. È quello che ci chiede il sistema produttivo, non solo della filiera agroalimentare. Ecco, su questo abbiamo sentito la Ministra Bellanova, abbiamo sentito, nei mesi scorsi, la Ministra Lamorgese; non abbiamo ancora sentito lei, e ci piacerebbe sentire pubblicamente un consenso rispetto a questa misura,…

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). …perché il suo è il Ministero più interessato.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 13,30.

La seduta è sospesa.

La seduta sospesa alle 13,20 è ripresa alle 13,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sei minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento della Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova.

TERESA BELLANOVA, Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Cari colleghi e care colleghe, l'informativa di oggi mi dà l'occasione di illustrarvi le prime necessarie azioni che abbiamo portato avanti, come Governo e come Ministero, per affrontare queste drammatiche settimane. Appena insediata, nel settembre scorso, ho assunto un impegno: portare l'agricoltura e l'agroalimentare al centro dell'agenda politica, sociale ed economica del Paese. Lo dicevo certa delle enormi potenzialità di questo settore, della sua forza sui mercati globali, dell'intrinseca qualità delle sue imprese, dei milioni di donne e uomini che ogni giorno lavorano per garantire il cibo sulle nostre tavole, della sua straordinaria capacità di parlare al futuro e per questo divenire territorio d'elezione per le nuove generazioni.

Oggi la centralità di questa filiera della vita, che in questi mesi non si è mai fermata garantendo approvvigionamenti in materia costante nonostante difficoltà evidenti, è sotto gli occhi di tutti. E se tutti siamo grati a chi si è preso e continua a prendersi cura della salute delle persone con un senso di abnegazione e di responsabilità assoluti, nella stessa misura voglio e dobbiamo esserlo verso chi, migliaia di donne e uomini spesso alle prese con mansioni umili, sta garantendo al Paese un bene essenziale come il cibo, dimostrando, loro sì, un alto senso dello Stato. Per questo ho detto in sede europea ai miei colleghi Ministri dell'Agricoltura - e lo ripeto oggi davanti a voi, perché sia un'assunzione di responsabilità condivisa e collettiva - che garantire la filiera alimentare è una priorità europea. Non un agricoltore, un allevatore o un pescatore dovranno smettere il proprio lavoro e nessuno tra quanti operano nella filiera agroalimentare e nella ristorazione. Quando dico “nessuno” dico anche magazzinieri, trasportatori, banconiste e commesse. Nessuno! Muove da qui la strategia che abbiamo messo in campo e che dovrà essere rafforzata obbligatoriamente nei successivi provvedimenti per continuare a fronteggiare l'emergenza che, non illudiamoci, sarà ancora lunga, per saper mettere a dimora il dopo.

La qualità delle risposte che diamo al presente deciderà la bontà della ripresa, il futuro che ci auguriamo e che inauguriamo nella consapevolezza, adesso sì, che filiera alimentare e interesse nazionale coincidono. Per questo sarà indispensabile proseguire nella strettissima collaborazione tra Governo e Parlamento e per questo dovremo avere ben chiaro che la complessità con cui stiamo facendo i conti si governa solo con il primato della politica, solo se la politica assume fino in fondo, senza delegare, la sua responsabilità nel governo dei processi, con quel coraggio che in altri momenti della storia del nostro Paese le classi dirigenti hanno saputo dimostrare. Sono convinta che questo significa assolutamente lavorare subito per riprendere i sentieri di una normalità che dobbiamo saper prefigurare e costruire. In queste settimane abbiamo detto che nulla sarà come prima. Io invito tutti noi all'impegno, all'umiltà, alla sobrietà e al coraggio che questo significa e a guardare le cose per quello che sono.

È vero: la filiera alimentare non ha interrotto un solo giorno di lavoro, eppure criticità e problemi sono all'ordine del giorno. Non sono stati indolori le prime settimane, i blocchi alle frontiere e la richiesta inconcepibile di certificati virus free per i nostri prodotti, né il blocco totale del settore HoReCa e la chiusura di canali commerciali fondamentali come i mercati esteri, con le conseguenti perdite economiche importanti e in alcuni casi rilevantissime. Settori eccellenti, nostri ambasciatori sui mercati mondiali, oggi sono in grande affanno. Difficoltà a cui si sommano debolezze antiche, i danni che eventi climatici e fitopatologici pregressi avevano già arrecato, criticità che attendono soluzioni strutturali che ci eravamo impegnati a individuare nel collegato agricolo.

È a questo che si salda drammaticamente l'allarme lanciato dalle imprese e dalle associazioni sulla carenza di lavoratori stagionali e difficoltà di reperimento della manodopera che può mettere in ginocchio irrimediabilmente le lavorazioni e la raccolta dei prodotti.

Non può accadere, non deve accadere. Non mentre in questo Paese cresce il numero di nostri concittadini che, costretti dall'emergenza al fermo lavorativo, oggi purtroppo hanno difficoltà a sfamarsi. Non quando significa piegare lavoro e investimenti di anni, la vita stessa delle imprese, la sicurezza occupazionale di milioni di lavoratori e lavoratrici. Questa filiera, così determinante, potrebbe non reggere l'impatto di tanti eventi concomitanti. Non possiamo permetterlo.

Muovo, allora, dal tema forse più sensibile, per la necessità di quel primato della politica che ho prima sottolineato: emergenza lavoro agricolo. Le associazioni ci parlano di una carenza di manodopera stagionale tra le 270 e le 350 mila unità. Sappiamo che migliaia di lavoratori stranieri soprattutto dell'est, finora occupati nelle nostre campagne come stagionali, hanno fatto rientro nei loro Paesi. Nel nostro settore agricolo trovano occupazione oltre 346 mila lavoratrici e lavoratori di ben 155 Paesi diversi che, con oltre 30 milioni di giornate lavorative, rappresentano il 26,2 per cento del totale del lavoro necessario nelle nostre campagne.

La nostra agricoltura è, quindi, anche un grande laboratorio d'integrazione. Una buona metà degli stranieri occupati si concentra in 15 province, dove in molti distretti agricoli i lavoratori immigrati rappresentano una componente ben integrata nel tessuto economico e sociale.

Allo stesso tempo, altri lavoratori invisibili ai più, cosiddetti irregolari, 600 mila secondo le stime, vivono in insediamenti informali, sottopagati e sfruttati spesso in modo inumano. Persone che nella maggior parte dei casi già lavorano sul nostro territorio alla mercé, insieme alle imprese a cui danno le braccia, di quella criminalità che chiamiamo “caporalato” e che per me significa mafia (Applausi). Nella situazione attuale le condizioni di questi irregolari sono ancora più complicate e fragili e queste persone sono ancora più esposte al rischio sanitario e alla fame. Senza furori ideologici o ipocrisie, abbiamo il dovere di un'assunzione di responsabilità: o è lo Stato, cari colleghi e care colleghe, a farsi carico della vita di queste persone o sarà la criminalità a sfruttarla. Il Governo ha già adottato misure di potenziamento delle azioni di tutela della salute dei cittadini migranti residenti negli insediamenti irregolari al fine di prevenire la diffusione del contagio da COVID-19 in tali contesti particolarmente a rischio, ma non è sufficiente.

Al tempo stesso, so bene come questa crisi provocherà - e, anzi, lo sta già facendo - l'uscita dal mondo del lavoro di molte persone come, ad esempio, gli stagionali del turismo e della ristorazione, così come tanti precari di altri settori. Per questo ieri proprio in quest'Aula ho rimarcato l'indispensabilità di intraprendere percorsi necessariamente strutturali più coraggiosi e incisivi, perché abbiamo da dare risposte a una platea così ampia e complessa e perché non è più possibile tollerare in questo Paese la piaga del lavoro nero.

Il mio impegno segue su tre direttrici: agevolazione dei rientri in Italia e proroghe dei permessi degli immigrati, lotta al caporalato anche mediante la regolarizzazione, facilitazione delle assunzioni di lavoratori al momento inoccupati.

Occorre un piano di azione emergenziale per il lavoro agricolo, le cui azioni prioritarie sono: attuazione delle misure del piano triennale di prevenzione e contrasto al caporalato, con un'urgente mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo e l'utilizzo delle progettualità già finanziate dai Ministeri del Lavoro e dell'Interno per affrontare l'emergenza; accelerazione della piattaforma utile all'incontro domanda e offerta presente nel piano, da attivare anche in forma emergenziale; sblocco del “DPCM flussi 2020”, il cui testo, già pronto e condiviso tra le amministrazioni, può garantire la conversione dei contratti stagionali già in essere e l'utilizzo delle 18 mila quote di ingressi stagionali riservate ad agricoltura e turismo.

Sarà dirimente l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro attraverso una piattaforma di iscrizione dei potenziali lavoratori agricoli e stiamo lavorando perché si realizzi in tempi molto rapidi.

Ritengo fondamentale, nella fase emergenziale, regolarizzare gli extracomunitari che ricevono offerte di lavoro, ma anche, al contempo, assicurare la cumulabilità delle prestazioni di sostegno al reddito con rapporti di lavoro.

Questo impianto si connette a quanto, sullo specifico del tema lavoro, abbiamo voluto nel “Cura Italia”, arricchito dal confronto di quest'Aula.

Per dare sollievo alle imprese e aiutare i lavoratori anche della pesca, abbiamo previsto la possibilità, da parte delle regioni, di concedere il trattamento di integrazione salariale in deroga per la durata della sospensione del rapporto di lavoro. Abbiamo lavorato per una indennità in favore anche dei coltivatori e imprenditori agricoli professionali e per un'indennità in favore degli operai agricoli a tempo determinato. Per facilitare gli impieghi di quanti già stanno lavorando, abbiamo esteso la validità dei permessi di soggiorno per lavoro stagionale fino al 31 dicembre e, per agevolare le imprese che utilizzano manodopera saltuaria, garantito l'operatività in campagna anche per i parenti dell'imprenditore; la visita medica per i lavoratori stagionali varrà finalmente a un anno, rendendo la vita più semplice a lavoratori e imprese.

Le crisi precedenti, che vi ho citato, e questa terribile pandemia ci devono fare riflettere su quanto sia fondamentale l'autoapprovvigionamento alimentare e quanto sia essenziale garantire la tenuta della filiera italiana per il nostro Paese.

La pandemia, l'emergenza climatica, l'insorgenza di fitopatologie, impongono obbligatoriamente una riflessione su quanta strada è necessario percorrere per tutelare l'agricoltura più efficacemente nei momenti di forte crisi di mercato, e questo comporta la necessità di un profondo ripensamento dell'impianto della PAC. La politica comunitaria, oggi più di ieri, deve essere più semplice e meno burocratica, soprattutto deve prevedere, per casi di crisi come l'attuale, meccanismi di tutela per garantire la sopravvivenza delle aziende agricole e la sicurezza della produzione di cibo. Ho intenzione di ribadire con forza queste necessità, come d'altra parte ho fatto in questi mesi, nel prosieguo del negoziato sul futuro della PAC e sul Green Deal. Perché l'agricoltura garantisca la tutela del territorio e contribuisca al cambiamento verde, deve essere sostenibile dal punto di vista ambientale economico e sociale: solo così garantiremo un sistema sostenibile di produzione di cibo.

In queste settimane ho chiesto espressamente ai miei uffici di mantenere alto il grado di efficienza e di tenere aperto il dialogo con le associazioni e con le istituzioni. Io stessa in questo momento sono particolarmente vigile a tutte le segnalazioni di disagio e di criticità che mi vengono segnalate, anche da voi colleghi. Credo che questo modo di lavorare sia l'unico efficace per affrontare le gravi difficoltà che sta vivendo il nostro comparto.

Molte delle azioni che passerò ad illustrarvi sono state avviate attingendo dalle segnalazioni emerse nel dialogo costante con le parti sociali e la filiera istituzionale, in particolar modo con le regioni e anche raccogliendo i vostri suggerimenti. Il contributo di tutte le forze è fondamentale per far fronte a questa crisi epocale, ce lo siamo detti altre volte e lo stiamo dimostrando concretamente. L'agricoltura ha bisogno di collaborazione e di condivisione, è una filiera della vita e, come tale, merita attenzione e concretezza.

Da fine gennaio ad oggi ho firmato 54 provvedimenti, alcuni di questi hanno riguardato azioni per fare fronte alle emergenze climatiche e fitopatologiche, che hanno colpito duramente alcuni settori, quali la cimice asiatica, che ha danneggiato fortemente il settore ortofrutticolo, le declaratorie sulle avversità atmosferiche eccezionali occorse in alcune regioni, la concessione di aiuti a sostegno delle imprese nel settore pesca e acquacoltura colpite da calamità naturali.

Il Ministero sta procedendo, anche sulla linea della totale trasparenza al consumatore, sull'etichetta di origine e, a questo proposito, abbiamo prorogato le norme in tema di indicazione dell'origine in etichetta del grano duro, del pomodoro e del riso; ed è previsto un nuovo decreto anche per estendere l'indicazione dell'origine in etichetta per le carni suine trasformate, ora in attesa del parere delle Commissioni parlamentari. Non dobbiamo dimenticare che la sostenibilità per le nostre imprese passa anche attraverso la corretta e trasparente informazione in etichetta.

Ho firmato, inoltre, il decreto relativo alla produzione biologica, all'etichettatura dei prodotti biologici e alle mense scolastiche biologiche, per la riapertura del termine di presentazione dell'istanza di iscrizione all'elenco delle stazioni appaltanti.

Lo sviluppo dell'agricoltura biologica è un tema che dobbiamo continuare a sostenere, per il futuro della nostra agricoltura. Oltre a questi provvedimenti, ne ho firmati molti relativamente alle emergenze del COVID-19. Credo si tratti di un numero notevole di atti, a testimonianza di quanto sia alta l'attenzione alle varie necessità del mondo agricolo e, al contempo, di quanto sia necessario intervenire sulla grave situazione del comparto.

Sull'emergenza COVID-19 ci siamo attivati essenzialmente su due linee di indirizzo: massima facilitazione degli adempimenti delle aziende e sostegno economico. Le norme garantiscono, dunque, la maggiore flessibilità possibile, la proroga delle scadenze differibili, alcuni snellimenti amministrativi.

Oltre a queste azioni di facilitazione, mi sono concentrata su azioni di sostegno economico alle imprese, inserendo specifici provvedimenti, sia nei decreti di Governo che nei decreti ministeriali, per iniettare liquidità nel sistema attraverso linee di credito, contributi sulla produzione, sgravi fiscali e previdenziali.

Passo ora in rassegna le principali azioni che abbiamo predisposto.

Le prime norme varate dal Governo hanno avuto l'obiettivo primario di bloccare la diffusione del virus, limitando il rischio di contagio. Ora credo sia necessario iniziare a riaprire gradualmente le attività, con la massima sicurezza per i lavoratori e senza sprecare i sacrifici fatti. La capacità di Governo deve dimostrarsi non nel chiudere le imprese, ma nel riaprirle, garantendo la tutela della salute sui luoghi di lavoro e la sicurezza nella mobilità verso gli stessi. Con il decreto del 10 aprile, abbiamo incluso anche la silvicoltura e la manutenzione del verde dei boschi. Inoltre, stiamo lavorando per pubblicare una FAQ che consenta l'attività di cura delle piccole superfici agricole adibite alle produzioni per autoconsumo.

Un altro tema oggetto di attenzione e preoccupazione riguarda il florovivaismo. Nel merito, era necessario un chiarimento sulla norma e ho voluto una FAQ che desse maggiori certezze alla filiera e ai consumatori. Il Ministero dell'Interno, su nostra sollecitazione, sta diramando alle prefetture disposizioni molto chiare in merito all'interpretazione della stessa.

Sono consapevole che il comparto ha subito e sta subendo danni enormi e che, in certe regioni, è di vitale importanza economica e per questo motivo ripresenteremo una proposta specifica nel decreto “Cura Italia-bis”: per sostenerla con vigore, chiedo un'alleanza in Parlamento di tutte le forze politiche.

Per quanto riguarda la PAC, ci siamo concentrati su diverse linee per tutti i settori interessati. Alcune misure erano attuabili a livello nazionale, per altre era, ed è, necessaria l'interlocuzione con la Commissione europea, che stiamo portando avanti. Il principio di base che ho chiesto ai miei uffici di seguire nella predisposizione delle misure nazionali e nel negoziato con Bruxelles è stato facilitare quanto più possibile gli adempimenti per gli agricoltori, posticipando le scadenze, anticipando i pagamenti della PAC, consentendo modifiche ai progetti già presentati, semplificando i controlli, riorientando le risorse. Inoltre, ho chiesto di attingere a tutte le risorse comunitarie previste nei diversi settori e coperte dal Regolamento OCM unica e dello Sviluppo rurale. Molti risultati li abbiamo già ottenuti e la Commissione europea ha dato ampie aperture sui posticipi, sulle deroghe ai controlli, sugli ammassi privati e sulla distillazione per il vino. Credo che per i nostri produttori si tratti di notevoli facilitazioni per poter continuare a lavorare senza il peso di una burocrazia insostenibile, soprattutto in questa fase. Sugli ammassi privati, abbiamo inviato alla Commissione un documento predisposto e concordato con le regioni, per attivare l'ammasso privato per formaggi, burro, carni bovine, carni suine, carni ovi-caprine; attendiamo riscontro nei prossimi giorni Per il latte, abbiamo chiesto in tutti i tavoli comunitari di attivare un intervento di portata europea.

Sullo Sviluppo rurale, è necessario assicurare la piena attuazione dei programmi 2014-2020, introducendo semplificazioni procedurali e flessibilità sui programmi. A partire dal 2021 occorre attivare un'unica misura a livello nazionale, in modo da prevedere un pagamento commisurato alla superficie o agli animali su cui insiste un impegno, da finanziare con parte dei fondi FEASR dell'esercizio 2021. Inoltre, una percentuale dei fondi 2021 dovrà essere utilizzata per assicurare continuità alla programmazione 2014-2020, in attesa dell'avvio della nuova.

Come vi dicevo, l'altra linea sulla quale ci stiamo muovendo è garantire la necessaria liquidità per le aziende. Dobbiamo assicurare che la filiera non si fermi, garantendo le risorse e sbloccando i pagamenti. Al riguardo delle misure che abbiamo intrapreso come Governo, abbiamo varato importanti provvedimenti di sostegno alle imprese del settore agricolo e della pesca. Il settore agricolo è a pieno titolo nel decreto credito: gli anticipi PAC porteranno un miliardo e 400 milioni di euro di liquidità a partire dal mese di giugno. Lo strumento, ovviamente, non è nuovo: è nuova la percentuale, al 70 per cento invece che al 50 per cento, è anticipata notevolmente la data di erogazione, con procedure semplificate e senza bisogno di domanda; enormemente più ampia è la platea coinvolta, anche per la nostra azione di coinvolgimento e puntuale informazione alle associazioni, con oltre 650.000 beneficiari.

La semplificazione per i pagamenti nazionali ci consentirà, inoltre, ulteriori sblocchi di fondi fermi da tempo. Il “decreto Cura Italia”, come modificato dal Senato, dà ossigeno in questo senso: abbiamo stanziato 100 milioni di euro per concedere le garanzie in favore dell'agricoltura e della pesca attraverso ISMEA; abbiamo inoltre istituito un fondo di 100 milioni per la copertura degli interessi sui finanziamenti bancari e sui mutui contratti dalle imprese, nonché per l'arresto temporaneo delle attività di pesca, compresa quella delle acque interne. Su questo punto, già la prossima settimana potremo condividere un primo testo del decreto attuativo, per dare risposte immediate alle aziende. Abbiamo rafforzato l'accesso al Fondo rotativo per le imprese di Cassa depositi e prestiti per il finanziamento a tasso agevolato degli investimenti realizzati dalle imprese della filiera avicola. Inoltre, abbiamo esteso il pegno rotativo a tutti i prodotti agroalimentari DOP e IGP. Infine, non appena le esportazioni potranno riprendere, sarà necessario promuovere adeguatamente le nostre produzioni e, a questo scopo, abbiamo previsto la realizzazione di una campagna straordinaria di comunicazione.

Ritornando alle attività del Ministero, ci tengo ad evidenziare che il mio obiettivo è stato di organizzare la struttura in modo tale da essere performanti e non rallentare in nessun modo la macchina. Con la scorsa Conferenza Stato-regioni abbiamo approvato il decreto che concede proroghe e semplificazione nell'attuazione dei relativi programmi su OCM vino, ortofrutta, olio, zootecnia e apicoltura. Questa misura consentirà alle aziende di realizzare gli investimenti e le attività già programmate, fronteggiando in questo modo l'emergenza in atto. Ogni impresa avrà più tempo a disposizione su domande, rendicontazioni, realizzazione delle attività. Una volta terminata l'emergenza, quanto previsto potrà comunque essere realizzato con risultati attesi e anche in questo modo le aziende di queste importanti filiere avranno una carta in più per il rilancio.

Come misure di sostegno economico nazionale ci siamo concentrati su alcune linee di intervento cardine, filiere e prodotti di qualità. Uno dei temi critici emerso prepotentemente durante questa crisi è che abbiamo necessità di rafforzare il nostro autoapprovvigionamento di materie prime. I decreti riguardanti le filiere hanno questo preciso obiettivo: sono state adottate misure per istituire il fondo grano duro per 40 milioni di euro, il fondo suinicolo nazionale per 5 milioni di euro, il fondo Commissione unica nazionale per 200.000 euro, il fondo per la competitività delle filiere per un totale di 29 milioni di euro e mezzo. Su quest'ultimo punto è stata fondamentale la collaborazione con le regioni per approvare in tempi rapidi la misura. Si tratta di un primo strumento in cui credo molto, per intervenire su filiere strategiche come quella del mais, della soia, dei legumi, dove siamo fortemente deficitari. In questo provvedimento è stato previsto anche un intervento di emergenza per la filiera ovina, con aiuto consistente per gli agnelli italiani. Per evitare lo spreco del latte di bufala, ho destinato risorse per fare fronte a questa fase di compressione della domanda, a causa della chiusura di ristoranti e pizzerie. Stiamo seguendo con attenzione anche tutte le filiere in crisi o con prospettive di peggioramento, ad esempio per il settore suinicolo; ieri si è tenuta al Ministero una riunione tecnica dedicata ad individuare ulteriori azioni urgenti a tutela del comparto. Per il latte, è in pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il decreto da 6 milioni di euro per la fornitura di latte per gli indigenti ed è altrettanto imminente la pubblicazione del bando per l'acquisto. Gli uffici stanno studiando un intervento a tutela del reddito per questo comparto, con un sostegno diretto, prendendo come base la produzione dell'anno precedente, per avere dati certi e poter erogare più rapidamente; la stima del fabbisogno è di 50 milioni di euro.

Il vino è un altro dei settori fortemente coinvolti dal blocco dei canali commerciali. Per questo motivo sto valutando un intervento per la distillazione volontaria. La priorità è utilizzare i fondi OCM, chiedendo l'attivazione della misura “distillazione di crisi” a livello europeo. Prima, però, occorre verificare quante risorse dell'OCM saranno spese entro il 15 ottobre 2020. Nel caso l'intervento non dovesse essere sufficiente, proporremo nel decreto-legge una misura specifica integrativa.

La sospensione di molte attività produttive e la limitazione degli spostamenti ha anche colpito duramente il settore agrituristico, provocando un crollo economico, e riproporrò una proposta di indennizzi, nel prossimo decreto-legge, anche per questo comparto. Occorre inoltre prestare attenzione particolare al comparto zootecnico, che si trova in grande sofferenza soprattutto per quanto riguarda le attività turistiche, di ippoturismo e di equitazione.

Passando ai prodotti di qualità, è concluso l'iter del decreto sulle rotazioni biologiche per i prodotti DOP e IGP. Abbiamo concesso le deroghe temporanee ai disciplinari del parmigiano, della mozzarella di bufala e della bresaola, per facilitare le produzioni in questa fase storica e concesso proroghe per la rendicontazione dei progetti. Al contempo, per il rilancio di queste produzioni di qualità, abbiamo previsto la concessione di contributi ai consorzi per la promozione e la comunicazione, con lo sblocco dei pagamenti per oltre 2 milioni di euro. La chiusura delle attività, i blocchi commerciali e le limitazioni al commercio stanno comportando la creazione di eccedenze alimentari. A riguardo di questi surplus alimentari, vorrei riprendere il discorso sull'importanza del fondo nazionale indigenti, finanziato per 50 milioni di euro con il “decreto Cura Italia”. Il fondo è un'opportunità economica perché ci consente di poter dare nuova vita a prodotti che non hanno trovato collocazione sul mercato, ma, al contempo, di dare una risposta sociale alle tante persone che sono in difficoltà e che non hanno accesso al cibo. Il paniere è stato costituito insieme al tavolo, a cui partecipano tutte le istituzioni, la filiera e gli enti caritativi ed ha tenuto conto dei comparti maggiormente in crisi di mercato. Il tavolo l'ho riconvocato per il 22 aprile, anche per definire eventuali ulteriori proposte. Si tratta di uno strumento spesso sottovalutato, ma che offre potenzialità enormi se inquadrato in un'ottica programmatoria. Il paniere copre una serie di prodotti oggi maggiormente a rischio spreco, tra cui le carni bovine e ovine, i prosciutti, i salumi, i formaggi e le conserve di ortofrutta. Questo stanziamento si somma ai 6 milioni già stanziati per l'acquisto di latte e ad altri 14 milioni per l'acquisto di pecorino.

In questa fase emergenziale non sono mancate anomalie nei rapporti contrattuali, che sembravano andare oltre i corretti rapporti di filiera. Ci sono stati segnalati diversi casi e per fermare da subito ogni potenziale pratica sleale, abbiamo attivato un indirizzo di posta elettronica dedicato e monitorato dall'ICQRF. Ad oggi, attraverso questo strumento, sono stati segnalati circa una ventina di casi da approfondire. Complessivamente, dall'inizio del mese di febbraio il nostro Ispettorato ha effettuato su tutto il territorio nazionale oltre 15.500 controlli antifrode e oltre 2.200 controlli analitici. I prodotti controllati sono stati 17.400. I tassi di irregolarità registrati, sia per le attività ispettive, sia per le attività analitiche sono risultati in linea con gli indici riscontrati prima dello stato emergenziale. Molte delle ispezioni sono state effettuate presso gli stabilimenti di produzione anche nelle regioni maggiormente colpite dalla pandemia. Questi dati mi danno la possibilità di evidenziare e ringraziare il prezioso lavoro svolto dagli ispettori dell'ICQRF che, nonostante le difficoltà oggettive che devono affrontare quotidianamente, continuano a garantire con grande senso delle istituzioni la qualità della filiera agroalimentare italiana.

Riguardo al settore ippico, segnalo lo sforzo del Ministero per accelerare i pagamenti dei premi. Inoltre, è stato firmato il decreto per le anticipazioni pari al 40 per cento delle sovvenzioni del 2020. Auspico che la filiera torni alla normalità il prima possibile e con tutte le condizioni di sicurezza, riprendendo quanto prima le attività degli ippodromi, anche se a porte chiuse.

La pandemia ha colpito duramente anche i settori della pesca e dell'acquacoltura. La domanda di prodotto fresco è drasticamente calata e la situazione è molto grave. Nel decreto-legge “Cura Italia”, come già detto, vi sono misure specifiche, anche a tutela dei settori della pesca e dell'acquacoltura. Altrettanto importante è la possibilità di interventi flessibili attraverso il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca. Non dimentichiamo che la pesca rimane competenza esclusiva dell'Unione europea e l'esercizio di un potere comporta l'assunzione di responsabilità. Per questo ho stimolato la Commissione europea, con una lettera personale al commissario, a varare misure immediate, adeguate a sostenere il settore pesca e acquacoltura. La sostanza delle nostre richieste è stata accolta e questo ci dà motivo di particolare soddisfazione e ci rafforza nell'impegno per dare risposte concrete a questo settore importante per il Paese.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 14,05)

TERESA BELLANOVA, Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali. Il quadro che vi ho delineato restituisce in parte l'azione a tutto campo su cui siamo impegnati e la strategia complessiva che perseguiremo anche nei mesi a venire, implementando le linee di forza perché le nostre imprese e la filiera alimentare siano messe nella condizione di fare quello che più sanno fare e che il mondo ci invidia: cibo di qualità, di altissima qualità. E questo significa proseguire il dialogo in atto anche in quest'Aula per condividere ed elaborare nuovi tasselli. Un dato si impone su tutti: rafforzare la nostra filiera alimentare, il nostro sistema produttivo, per non trovarci mai più deboli come siamo stati in queste settimane. Vale per le linee di politica nazionale di settore e vale anche per la Politica agricola comune. Per me questo significa continuare ad affermare la centralità in Italia e in Europa della “filiera della vita” e lavorare per risolvere e affrontare, una per una, puntualmente, tutte le criticità che ne incrinano la forza. Sono certa di poter dire che tutti noi in quest'Aula condividiamo questo obiettivo. Conto molto sul vostro contributo e ascolterò, così come ho fatto prima al Senato, con attenzione tutti i vostri interventi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo adesso agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cassese. Ne ha facoltà. Onorevole Cassese, le suggerisco di cambiare postazione. Adesso ci siamo.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Ministra, la ringrazio per il suo intervento. Innanzitutto, permettetemi di esprimere la mia più profonda gratitudine ai medici e a tutti gli operatori sanitari che, da settimane, si stanno sacrificando per il bene della nostra collettività, battendosi corpo a corpo contro questo virus che ha paralizzato il mondo intero. A loro, se mi consentite, vorrei aggiungere coloro che stanno garantendo gli approvvigionamenti in quella che abbiamo definito un'emergenza di guerra.

Lei, Ministra, tante volte ha riferito di aver conosciuto i sacrifici della terra. Anche io conosco i sacrifici del mondo agricolo perché vengo da quel mondo e mi sento in dovere di essere grato al lavoro che stanno facendo per tutti noi le aziende agricole, gli operai agricoli, le aziende di trasformazione con i loro dipendenti, i trasportatori e tutta la filiera, anche della vendita, che, superando ogni umano timore, non hanno cessato un solo giorno di sacrificarsi esponendosi a molti rischi, tutti loro garantendo ogni giorno il cibo sulle nostre tavole; e, badate bene, svolgendo così anche un ruolo cruciale: quello della stabilità sociale. Che cosa sarebbe accaduto se avessimo trovato gli scaffali dei supermercati privi dei beni primari? Che cosa accadrebbe se domani non trovassimo frutta e verdura, se non trovassimo quei prodotti che siamo abituati a portare sulle nostre tavole? E, allora, diamo a questo comparto quell'attenzione che merita. Questo comparto necessita di interventi di sostegno adeguati ed urgenti, anzi urgentissimi.

Come lei sa, Ministra, il Movimento 5 Stelle, gruppo parlamentare di cui faccio parte, si è molto impegnato affinché i provvedimenti in via di approvazione contenessero misure significative a sostegno della filiera. Tra queste, per ragioni di tempo, posso ricordare solo alcune di quelle che abbiamo fortemente voluto, presentando emendamenti anche al Senato, e che finalmente sono in procinto di essere approvate: l'anticipo dei pagamenti Agea e l'estensione anche alle imprese agricole della possibilità di avere accesso al Fondo di garanzia. Mai come adesso la liquidità per queste imprese è fondamentale, non lo dimentichiamo.

In merito alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori agricoli, abbiamo voluto con forza che venisse introdotta la semplificazione del sistema delle visite mediche, che avranno validità annuale e non più per singoli contratti. Ci siamo battuti per facilitare l'elargizione di fondi statali non superiori a 5 mila euro legata al possesso di terreni agricoli, riducendo la documentazione che le aziende devono presentare. Abbiamo, inoltre, caldeggiato convintamente la misura che prevede che i prodotti agricoli e alimentari a indicazione di origine protetta, inclusi i prodotti vitivinicoli e le bevande spiritose, possano essere ora sottoposti a pegno rotativo, creando così nuova liquidità alle imprese agricole grazie al valore dei propri prodotti, come già previsto peraltro da una proposta di legge di un mio collega del gruppo.

Ministra, le misure che abbiamo messo in campo sono molte e sono importanti. E' fondamentale che, in sede di approvazione, vengano mantenute tutte ma, come lei sa, non sono sufficienti. Già nei prossimi provvedimenti, infatti, dobbiamo, ad esempio, prevedere misure specifiche per la filiera dei florovivaisti così come per la filiera lattiero-casearia, entrambe gravemente colpite dalla crisi in atto. Bisogna anche rivedere alcuni interventi fatti che escludono dai benefici alcune categorie, come nel caso dei pescatori delle acque interne.

C'è poi da mettere in campo un'azione strategica di fondo per rispondere in modo adeguato al problema di reperimento di manodopera. Dovremo confrontarci di più su come coniugare la necessità di un operaio di trovare lavoro e la necessità di un'azienda di avvalersi di un collaboratore ovvero dobbiamo unire la domanda e l'offerta magari con una piattaforma nazionale, perfezionando qualcosa già esistente. Va, inoltre, messo a punto uno strumento flessibile per consentire alle aziende di assumere manodopera in base alle esigenze dei ritmi peculiari imposti dall'agricoltura. Insomma, c'è moltissimo da fare e siamo solo all'inizio.

Voglio aggiungere un'ultima cosa, ma non certo per importanza, che riguarda la ripartenza. Ebbene, la ripartenza dovrà essere capace di fare tesoro di tutti i limiti e le criticità che questa drammatica emergenza ha messo in luce del nostro comparto per superarli. Un esempio: a fronte della rapida contrazione della domanda di latte fresco che ha prodotto un eccesso dell'offerta mettendo in ginocchio i nostri allevatori, se accanto alle misure che si stanno mettendo in campo in questo momento emergenziale, come gli incentivi all'ammasso, l'acquisto pubblico di prodotti per gli indigenti, quanto sarebbe stato utile poter contare in Italia su strutture idonee alla polverizzazione o su impianti in cui produrre latte per neonati da consegnare alle famiglie in difficoltà economiche? Insomma, facciamo in modo di tradurre questo dramma anche in opportunità per il futuro. Facciamo in modo che la ripartenza porti il segno di una volontà forte per superare i limiti che segnano questo settore primario apportando i cambiamenti innovativi necessari. Questo è il momento dell'unità e non delle polemiche politiche.

Concludo. Ministro, tutti auspichiamo che questo riavvio avvenga prima possibile, ma lo voglio sottolineare: deve essere programmato nei tempi e attraverso le indicazioni che solo la ricerca medica e la scienza in questo momento sanno offrirci, per non correre il rischio di sacrificare ulteriormente il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Signora Ministro, mi spiace non unirmi a questo clima idilliaco, ma alla fine nel “Cura Italia” che abbiamo esaminato oggi in Commissione noi vediamo - a fronte di 250 milioni di danni solo per il florovivaismo nella mia Liguria, nel Ponente della Liguria, un miliardo a livello nazionale, miliardi per quanto riguarda gli altri settori - 100 milioni, cioè niente. Questi soldi, 100 milioni, basterebbero solamente per andare a coprire, ad esempio, i danni che può aver subito l'acquacultura - ma neanche tanto - e per pagare il fermo alle nostre marinerie, che si stima verso i 40 milioni. Quindi, voi non avete offerto non il caffè ai nostri agricoltori e pescatori, ma non avete neanche pagato mezza bustina di zucchero.

Per quanto riguarda il “decreto credito”, il “decreto liquidità” come volete chiamarlo, vi eravate scordati anche del mondo agricolo, vi eravate scordati di questo comparto primario e alcune forze di maggioranza e di opposizione vi hanno dovuto tirare la giacchetta e farvi inserire l'agricoltura, perché non vi ricordavate il fatto dei bilanci. E anche lì: cosa facciamo fare alle nostre aziende? Le facciamo indebitare ulteriormente col sistema bancario, con la benedizione dello Stato. Ecco gli interventi che avete portato fino adesso.

E per quanto riguarda la cassa integrazione che viene citata molte volte? Ma lo sappiamo che alla cassa integrazione solo una parte dell'agricoltura fortunatamente può accedervi, perché l'agricoltura continua a lavorare, perché l'agricoltura deve portare sulle nostre tavole, giustamente, il prodotto e il prodotto sano. Quindi, veramente un ringraziamento ai nostri agricoltori e ai nostri pescatori, che stanno continuando ad andare a lavorare la terra e stanno continuando ad andare in mare, però, giustamente, non possono accedervi, non hanno un ammortizzatore sociale; anche per quelle aziende che non stanno vendendo, perché non si vende il vino, perché la ristorazione è chiusa, però la vita va accudita, bisogna prepararsi per la prossima vendemmia e, quindi - fatemelo dire -, un altro ausilio economico a cui, purtroppo, i nostri agricoltori non accederanno.

Un'altra cosa. Vediamo il Parlamento e, comunque, abbiamo visto, negli scorsi giorni, un po' la prepotenza della maggioranza e del Governo nei confronti dell'opposizione. Ecco, vorremmo vedere questa grinta che avete nel tacere e nel tacciare le opposizioni anche di populismo quando dovete combattere tutte quelle pratiche sleali, quando dovete andare a combattere quelli che in questo momento, in cui abbiamo i due anelli deboli che andrebbero protetti, che sono il produttore e il consumatore, stanno guadagnando. Ricordiamoci che non sono dati, basta chiamare qualsiasi agricoltore, qualsiasi allevatore: chiediamogli come è aumentato, ad esempio, il prezzo dei cereali e, quindi, come è aumentato il costo di produzione e come va a diminuire il costo e il prezzo futuro, ad esempio, del latte. Ci auguriamo di no, ma è già carta ormai scritta e continuiamo ad importare nel nostro Paese 6 milioni di litri di latte straniero ogni giorno e cagliate low cost. Ecco quello che dovreste fare, mettere becco anche su queste cose, dato che sono dogmi. In questo momento, giusto e sacrosanto, per l'emergenza Coronavirus, abbiamo delegato delle libertà individuali: anche su certi temi dovreste fare la voce grossa, come sul mercato ad esempio e, quindi, fare un'opera di controllo. Siete forti con i deboli e siete deboli con i forti, signora Ministro.

Mi faccia dire anche un'altra cosa. Lei ha portato, negli scorsi giorni e anche oggi in Aula, il tema dei migranti. Vede, noi, in Commissione agricoltura, sappiamo molto bene che serve manodopera per le nostre aziende, sappiamo anche molto bene che alcuni settori dell'agricoltura si poggiano sulla manodopera straniera, ma ci aspettavamo da lei un salto in più, ci aspettavamo che, in questo momento in cui l'Italia si prepara ad avere milioni di disoccupati, milioni di persone che resteranno a casa, facesse un salto culturale e, quindi, che promuovesse il problema del lavoro agricolo, che valorizzasse il lavoro agricolo, che facesse capire e coinvolgesse settori, ad esempio, penso agli studenti durante il periodo estivo, penso a quella platea enorme di soggetti che percepiscono il reddito di cittadinanza. Signora Ministro, c'è dignità nel lavoro? Una volta c'era un detto che, purtroppo, non viene più utilizzato: la nobiltà è nel lavoro, la nobiltà è nel poter lavorare. Ecco, non c'è nessuna nobiltà nello stare sul divano, e non lo dico dall'alto del mio scranno di parlamentare, ma lo dico prima da marinaio, poi da comandante di motopeschereccio e le assicuro che ho sofferto il caldo, ho sofferto il freddo con le mani che non le senti, però è la cosa più dignitosa del mondo. Ridiamo dignità al valore agricolo e a quello della pesca.

Poi, mi faccia dire, l'ultima partita, quella europea. La partita europea è quella fondamentale: sul FEAMP non ci sono più soldi e, quindi, se pensate di pagare i prossimi fermi biologici, i fermi da COVID con il FEAMP, c'è poco e niente. Dobbiamo ridare liquidità alle nostre aziende. Bisogna pretendere e andare a battere i pugni con la Comunità europea. Non si possono seguire le politiche finte ambientaliste green, finte green, della Comunità europea, che vogliono trasformare i nostri agricoltori e i nostri pescatori in spaventapasseri, con aziende ridimensionate, in un mercato, dopo il COVID, che sarà realmente più bellicoso, sarà belligerante nei nostri confronti, sarà accanito, perché ci sarà la lotta per la sopravvivenza. Diamo le armi giuste ai nostri agricoltori, ai nostri pescatori: andiamo a rimodulare PAC e FEAMP. Concludo veramente, signora Ministro, dicendole che noi, in Commissione agricoltura, abbiamo dimostrato sempre - sempre - di essere dalla parte dei produttori e della tutela del made in Italy. Non facciamo battaglie di colore politico, ci saremo sempre per chi protegge il nostro settore e le produzioni italiane, però non accetteremo da lei e dalle forze maggioranza tentennamenti, né giochi di Palazzo. Dall'agricoltura e dalla pesca possono ripartire anche lo sviluppo e l'economia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, signora Presidente. Grazie, signor Ministro, gentili colleghi, oggi Forza Italia vuole fare un discorso di verità su un settore che a noi sta particolarmente a cuore, signor Ministro, e penso che non debba essere una frase di circostanza, ma bisogna dimostrarlo nei fatti. Dal suo intervento, purtroppo, rintracciamo la solita retorica che contraddistingue chi parla di questo mondo, cioè è importantissimo, è fondamentale, è distintivo della nostra identità e quant'altro; poi quando arriviamo, però, al tema delle risorse lì cade l'asino. Io penso, noi pensiamo, che questa sia l'occasione giusta, che in questo Paese si faccia un discorso serio, strategico su questo settore, come hanno fatto altri Paesi; altri Paesi che erano molto più indietro di noi - pensiamo alla Spagna - hanno deciso a tavolino di diventare il primo produttore mondiale di olio di oliva, hanno investito risorse lì e ci sono riusciti.

Allora noi, adesso, alla luce di quello che è successo, abbiamo bisogno di capire veramente quali sono le esigenze reali, fondamentali del nostro Paese. Noi di Forza Italia pensiamo che accanto alla sanità, accanto alle produzioni strategiche - l'energia, l'acciaio e altre produzioni strategiche nazionali -, ci sia sicuramente una autonomia, autosufficienza, sovranità, chiamiamola come vogliamo, nella produzione di cibo. Oggi, in Italia, non è così: noi abbiamo avuto delle ore di tensione, l'hanno avute i nostri agricoltori, ma anche le famiglie, perché sembrava che mancasse il cibo e che mancasse il cibo per i nostri allevamenti zootecnici. Perché? Perché, un giorno, Trump si è svegliato e ha detto: siccome c'è questa emergenza, forse sarà bene restringere le nostre esportazioni di prodotti fondamentali e di beni primari. Poi non è accaduto, lo sappiamo bene; la Russia ha paventato lo stesso rischio e, quindi, c'è stata una corsa agli approvvigionamenti, c'è stata anche speculazione di cui dobbiamo parlare, magari. Ma perché? Perché il nostro Paese dipende troppo dall'estero.

Ecco allora che noi diciamo - in questo, sì, che dobbiamo essere sovranisti - che in questo settore dobbiamo recuperare autonomia. Lei lo ha accennato, ma questo non si fa con le chiacchiere, signor Ministro, questo si fa con miliardi, miliardi di risorse, non decine di milioni di euro di risorse. Noi dobbiamo investire ingenti risorse per aumentare la produzione nazionale e soprattutto, la produzione nazionale di materie prime. Forza Italia ha fatto proposte in tempi non sospetti. Noi dobbiamo aumentare la produzione nazionale di grano, dobbiamo aumentare la produzione nazionale di mais, dobbiamo aumentare la produzione nazionale di soia, perché da questi elementi, poi, discende la farina, da questi elementi discendono, poi, i mangimi che diamo ai nostri animali, da cui discendono carne, latte, uova e quant'altro. Ho qui, dietro le spalle, l'onorevole Spena: è stata lei la prima firmataria di una mozione approvata all'unanimità da quest'Aula in cui si chiede al Governo di andare in questa direzione, di costruire dei meccanismi - con soldi, però - insieme agli agricoltori per aumentare la produzione nazionale. E poi mi consenta, Ministro, noi non abbiamo nulla contro il biologico, abbiamo ragionato spesso di come migliorare questo settore, ma noi abbiamo bisogno della produzione nazionale che aumenti. Allora bisognerà pure che, forse, facciamo un ragionamento sulle nuove biotecnologie, che consentono di avere produzioni in quantità maggiori che, quindi, significa reddito per i nostri agricoltori. Non possiamo sempre confidare negli aiuti dell'Unione europea. Noi, in questa straordinaria strategia, che, a nostro avviso, è necessario attuare in tempi rapidissimi, recuperiamo anche un pezzo di sviluppo del Sud. Noi abbiamo un granaio vero del nostro Paese e dell'Europa, che è il Sud Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

Se noi investiremo soldi in infrastrutture, ricerca, innovazione, biotecnologie, noi garantiremo reddito aggiuntivo ai nostri agricoltori del Sud e, quindi, ci sarà un esponenziale sviluppo economico di quelle zone che sono falcidiate già da problemi gravissimi.

Lei è pugliese, Ministro, prima di parlare di tante cose, sarà bene attuare le misure del “decreto emergenza”. Noi siamo stati tutti, con il qui presente onorevole D'Attis, a ragionare sui danni da Xylella, in una visita che abbiamo fatto, e ancora oggi quegli agricoltori non hanno visto una presenza forte dello Stato che riesca a dargli una risposta. Serve ricerca, serve prevenire questi problemi, serve costruire le condizioni affinché la ricerca vada avanti. E il nostro Paese non lo fa, quindi ci troviamo impreparati di fronte ai cambiamenti climatici, di fronte ai gravi problemi di cui purtroppo i nostri agricoltori fanno le spese. Quindi, su questo a noi serve una strategia. Serve una strategia, poi, di conseguenza, sull'export. Serve una strategia in Europa per far capire queste problematiche.

Ci sarebbe tanto da parlare. Voglio dire che il comparto agricolo è toccato completamente, ma ci sono alcuni settori…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Nevi.

RAFFAELE NEVI (FI). Concludo, Presidente, mi scusi un attimo. Ci sono alcuni settori che ci stanno particolarmente a cuore, allora noi glieli segnaliamo, glieli sottolineiamo, perché la chiusura dell'HoReCa ha provocato enormi danni. Soprattutto, l'abbiamo detto e ripetuto: il florovivaismo; soprattutto il tema del vino, che ha citato poco nel suo intervento; il tema non tanto del lattiero-caseario quanto della mozzarella di bufala.

PRESIDENTE. Onorevole Nevi, si avvii alle conclusioni.

RAFFAELE NEVI (FI). Noi abbiamo qui l'onorevole Russo, che ha fatto una proposta, abbiamo firmato un emendamento: servono subito 20 milioni di euro. Ecco, io penso che serve liquidità, serve velocità, e su questo abbiamo bisogno di una strategia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Cenni.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, signora Presidente, Ministra. Intanto, desidero ringraziare davvero la Ministra per l'informativa, molto puntuale, e anche per le cose che ha detto, il riferimento al primato del Parlamento, al primato della politica, e alla necessità, che credo tutti quanti abbiamo, di mettere al centro i contenuti, il merito di ciò che, in questo momento, sta riguardando l'agricoltura. Io credo che, in queste difficili settimane, uomini e donne, in questo Paese, con il lavoro nei campi, nella trasformazione e della distribuzione, hanno garantito regolare approvvigionamento di alimenti freschi e di qualità. A loro dobbiamo gratitudine, ma dobbiamo anche lavorare affinché il settore primario venga riconosciuto come tale, quindi come settore strategico e prioritario in questa stagione anche in altri momenti. Dobbiamo farlo con i fatti. E, a tale proposito, Ministra, mi permetto di chiederle di suggerire al Presidente del Consiglio, visto che si è circondato di tante figure tecniche di riferimento, magari di avere anche un esperto in questa materia, per costruire meglio la ripartenza e i provvedimenti che saranno necessari.

Desidero ringraziarla anche per le parole che ha pronunciato ieri in quest'Aula, rispondendo a una nostra interrogazione. Il Partito Democratico, da settimane, ha avanzato sue proposte per affrontare il tema del lavoro in agricoltura, anche della carenza di manodopera, soprattutto in un suo duplice aspetto: da un lato, quello della necessità di semplificare al massimo l'incontro fra domanda e offerta, rendendo agile questo incontro, nel rispetto delle norme e dei contratti, e abbiamo proposto una piattaforma e quant'altro; dall'altro, intervenire per regolarizzare e mettere in sicurezza tanti braccianti che ogni anno lavorano nei campi e nelle serre, sottraendoli al caporalato, allo sfruttamento, e sottraendoli a una comoda invisibilità. Mi permetterà il collega Viviani di soffermarmi un attimo su questo tema. Noi stiamo parlando di questi lavoratori, stiamo parlando di braccianti, stiamo parlando dei ghetti di Gioia Tauro, di San Ferdinando, della Puglia, della Calabria, di Isola Capo Rizzuto, di Vittoria, di un volume di affari di 25 miliardi che oggi fanno le agromafie, vogliamo sottrarre queste risorse e questi uomini, queste donne, da questo volume d'affari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Italia Viva)? Io credo che possiamo farlo, e dobbiamo farlo, perché è l'entità di una manovra come quella che abbiamo approvato e che approveremo nei prossimi giorni anche alla Camera.

Quindi, siamo felici di aver ascoltato le sue parole ieri di accoglimento anche delle nostre proposte e del lavoro che ha annunciato assieme alla Ministre Catalfo e Lamorgese, che quindi accolgono queste nostre proposte. A tutti noi stanno giungendo, in questi giorni, dati molto preoccupanti sul peso della crisi nel settore agricolo, soprattutto in alcuni settori, lo hanno detto altri colleghi e lo ha detto benissimo lei, nella sua relazione. Penso al florovivaismo: noi stiamo parlando di decine di migliaia di imprese che fanno in questi mesi dal 70 al 90 per cento del proprio fatturato; fiori recisi, piante in vaso, andate, distrutte, un danno pesantissimo e costi di smaltimento molto, molto elevati. Sarà necessario davvero, nel decreto di aprile, avere risorse per gli indennizzi e per la ripartenza di un settore che, voglio ricordarlo, era cresciuto tantissimo per fatturato e prestigio internazionale. Un settore che abbellisce le nostre terrazze, che ha abbellito le piazze del mondo intero e che merita anche per questo di essere sostenuto.

Abbiamo criticità in tutti i settori del fresco, il lattiero caseario, i piccoli produttori del latte ovino in ginocchio per il blocco di tutto il comparto Horeca. La pesca, è già stato detto, condivido molte delle considerazioni che ho ascoltato. Ci sono grandi problemi legati allo stop dei mercati, della ristorazione, all'impossibilità di applicare sulle imbarcazioni le distanze di sicurezza, l'uso dei dispositivi per la protezione individuale. E anche qui ci sarà da lavorare per ricomprendere tutta la piccola pesca negli strumenti attuativi, perché, ad oggi, ne restano fuori quasi 5 mila fra i piccoli pescatori, fra le piccole realtà della pesca. E, soprattutto, Ministra, le chiediamo davvero di fare il massimo per velocizzare e sbloccare i pagamenti delle precedenti programmazioni. Mai come in questo momento la velocità di pagamento è significativa per queste realtà della pesca.

Conosciamo i dati dello stop all'export, tutto quello che è legato alla ristorazione, il vino: anche in questo caso sarà necessario che, assieme alle regioni, si assumano velocemente provvedimenti necessari.

Le chiediamo tre cose, Ministra, su cui porre grande attenzione, e siamo certi che questa attenzione ci sarà. La prima cosa è la ripartenza: facciamo in modo che sia un investimento sulla qualità del nostro sistema. Ci saranno altri provvedimenti, forse il collegato; ecco, noi chiediamo che questi provvedimenti abbiano la caratura di una svolta in positivo: competitività, innovazione, sostenibilità, resistenza ai mutamenti climatici. Prendiamo le migliori intelligenze che abbiamo in questo Paese, lavoriamo con le regioni, con la ricerca, con le imprese, e mettiamo in cantiere un grande piano per la ripartenza.

La seconda considerazione, altri colleghi lo hanno già detto: senza nessuna visione autarchica, ma si investa su una maggiore produzione nazionale e sul rafforzamento della filiera nazionale. Noi lo sappiamo che il nostro Paese non è autosufficiente per sementi, mais, proteine vegetali, grano. Lavoriamo e accresciamo questa produzione e rafforziamo la filiera italiana.

Ultimo punto: l'Europa. In queste settimane ci sono stati momenti di grande tensione ma anche primi passi avanti nelle trattative fra il nostro Paese e l'Europa. Anche in campo agricolo dobbiamo pretendere un passo in avanti, non possiamo accontentarci di partite di giro, e occorrono risorse fuori dalla PAC e dallo sviluppo rurale, lo hanno chiesto anche altri colleghi e lo hanno chiesto i rappresentanti di Copa Cogeca.

Noi crediamo che davvero gli effetti della pandemia opereranno una svolta radicale nella ridefinizione delle priorità, facciamolo sull'agricoltura facciamo un salto di qualità dal punto di vista del valore di questo settore, culturale, sociale ed economico. Su queste scelte lei avrà sempre il nostro appoggio convinto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Luca De Carlo.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente. è difficile replicare ad una relazione del Ministro in un momento di crisi come questo, su un tema come quello dell'agricoltura, con tutti gli spunti che appunto il Ministro ha quantomeno messo sul tavolo. Abbiamo solo sei minuti, ma si sa, la compressione dei tempi, il contingentamento e l'atteggiamento che avete avuto in questo periodo nei confronti del Parlamento non ci dava grandissime speranze: ormai lo avete ridotto a una sorta di fastidio, a una sorta di immagine quasi retorica di vecchi tempi e vecchi adagi.

Ministro, noi comunque abbiamo ascoltato con estrema attenzione le sue parole, e non poteva essere altrimenti, visto che siamo stati proprio noi a sollecitare e il fatto che venisse a riferire in Aula.

L'ho ascoltata perché quello dell'agricoltura è un settore - il settore primario, appunto - che già prima di questa crisi del Coronavirus incontrava parecchie difficoltà. I nostri agricoltori, infatti, si sono trovati a dover affrontare ritardi atavici nell'incassare contributi dallo Stato e dall'Europa, l'embargo alla Russia, le inique sanzioni imposte con i dazi americani dopo l'affaire Airbus, del quale dobbiamo ancora capire il senso, visto che paga l'Italia le colpe di Francia e Germania; e ancora, il Nutri-Score, le etichette a semaforo, una normativa sull'etichettatura che non tutela il vero prodotto italiano, il conseguente prodotto contraffatto nel mondo per un valore di 100 miliardi di euro, i margini ridotti all'osso, un indebitamento pesante anche solo per sopperire ai ritardi nei pagamenti (che oggi sono diventati strutturali, come quelli di Agea o come quelli del fermo pesca, fermi ancora al 2017).

A tutto questo, signora Ministro, si aggiungono gli effetti della crisi del Coronavirus: aziende che perdono fette importanti di mercato in conseguenza alla chiusura di ristoranti e bar, ma anche per la scarsità di manodopera; liquidità scarsissima, incassi azzerati con fatture insolute di merce già raccolta, consegnata e venduta; difficoltà a reperire anche solo i pezzi di ricambio dei mezzi agricoli. Gli agriturismi, ad esempio, sono un esempio concreto della multifunzionalità delle aziende: chiusi e senza nessuna compensazione. Interi settori sono in ginocchio, come il florovivaismo, e potremmo continuare con le carni suine, il vino, il latte, solo per citarne alcuni.

L'abbiamo ascoltata, ma da chi come lei - e come noi - milita di fatto in un partito di opposizione, ci saremmo aspettati sinceramente di più. Al netto dei 100 milioni che trovano spazio nei decreti e i 50 milioni destinati poi agli indigenti non c'è nulla; su 25 miliardi di manovra, solo 150 milioni oggi sono destinati all'agricoltura, altro che centro dell'agenda!

Lei, proprio con la minuziosa precisione di chi sta all'opposizione, ci ha illustrato oggi un “copia incolla” delle richieste di tutte le categorie, ma senza spiegare con quali strumenti e con quali risorse intende poi soddisfarle. Ha poi tentato di spiegare a noi, che eravamo convinti che questo Governo agisse a colpi di DPCM, che la nuova frontiera sono le FAQ: non i decreti emanati dal Governo, non le leggi discusse in Parlamento, le FAQ. La invito, tra l'altro, a non utilizzare qui dentro, Ministro, termini inglesi, proprio lei che si pone a tutela, come noi, del prodotto italiano, quello che lei però erroneamente chiama made in Italy; anche e soprattutto per non rischiare di confondere la parola FAQ con un altro termine, sempre inglese, ma non con lo stesso significato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Una FAQ, caro Ministro, non un provvedimento normato per consentire di coltivare l'orto, mantenendo tradizioni secolari, contrastando il degrado e, soprattutto, facendo in modo di avere disponibilità di un alimento sano ed a portata di mano. Ancora, agli agricoltori avete chiesto - sì - di produrre per non lasciare gli scaffali vuoti, credendo che bastasse, che non servisse loro nessun supporto, ma non è così, signor Ministro. La mancanza di liquidità, la carenza di manodopera, la scarsità di sbocchi commerciali con l'export azzerato hanno messo le aziende in forte crisi, soprattutto di liquidità. Dopo un tira e molla imbarazzante, avete risposto consentendo che anche gli agricoltori possano indebitarsi con gli strumenti del decreto-legge “liquidità”: non proprio quello che essi si aspettavano, dato anche che coloro che potranno o vorranno usufruire di questo strumento lamentano come la lunghezza di sei anni del finanziamento sia troppo breve e quindi non risolutiva. Contrariamente a quanto capita da noi, dove le imprese sono obbligate a indebitarsi, nazioni come Francia, Germania e Spagna mettono in campo misure dirette e risorse. Le stesse Francia, Germania e Spagna che hanno già chiesto azioni mirate a Bruxelles, mentre l'Italia ancora nulla. Quanto invece all'Europa, potremmo chiedere almeno maggior flessibilità nell'utilizzo delle risorse, oltre che strumenti diversi in grado di contrastare l'emergenza, anche nella programmazione della prossima PAC.

La verità, signora Ministro, è che manca ieri e manca oggi una vera strategia nazionale, una visione del futuro del settore agricolo: manca un grande piano di costruzione di quello che lei chiama made in Italy, realizzato su una filiera che abbia un forte radicamento sul territorio. Ma oltre ad una strategia nazionale manca una vera semplificazione del sistema, che consenta agli agricoltori di occuparsi del loro lavoro: una semplificazione che parla, ad esempio, dell'assunzione di manodopera; se oggi in Italia mancano 300 mila lavoratori in agricoltura, è necessario mettere in campo strumenti agili, che consentano agli imprenditori, in un momento come questo, di poter contare immediatamente sulla forza lavoro. Noi l'abbiamo detto chiaro, sin da subito: siamo favorevoli alla reintroduzione dei voucher, all'utilizzo dei percettori di reddito di cittadinanza, senza vincoli e senza possibilità di sottrarsi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma sappiamo anche molto bene che l'agricoltura ha bisogno di operai professionalizzati e sappiamo che buona parte di quelle professionalità vengono dai Paesi dell'Est, dalla Polonia, dalla Serbia e dalla Romania.

Noi siamo a favore dell'utilizzo di questa manodopera stagionale, il cui numero è fortemente ridotto dalle scellerate politiche sull'immigrazione dei Governi di sinistra, che hanno quasi azzerato le quote del decreto “flussi”, mettendo in grande difficoltà i nostri imprenditori agricoli.

Ma noi, per usare una frase che ha utilizzato proprio lei, signor Ministro, nei giorni scorsi, non metteremo la testa sotto la sabbia mentre voi preparate l'ennesima sanatoria per regolarizzare gli immigrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo Governo è diviso su tutto, sul MES, sul reddito di cittadinanza e perfino sui voucher, ma c'è una cosa che unisce la sinistra da sempre: l'atavica propensione alla sanatoria sugli immigrati; ce l'avete nel sangue, Ministro, è più forte di voi (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole De Carlo. Colleghi… Colleghi, avete avuto… avete avuto il tempo… Colleghi!

LUCA DE CARLO (FDI). E stavolta, approfittando della mancanza di lavoratori, proponete la classica ricetta di regolarizzare tutti. I nostri agricoltori non meritano di essere usati per i vostri fini propagandistici e per i vostri interessi, ma di ricevere sostegno concreto. Noi, Ministro, racconteremo la verità agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Presidente, grazie, signora Ministra, per la sua relazione, che delinea il lavoro svolto. Non è una programmazione di intenti (sicuramente c'è anche questo), ma oggi, finalmente, tutto il Paese ha scoperto quanto l'agricoltura sia un asset strategico nel nostro Paese, su cui si deve puntare. Oggi lei ha delineato un percorso, già avviato, in un momento peraltro in cui viviamo l'effetto drammatico di un fenomeno inedito, a cui il mondo era impreparato, mentre il nostro Paese ha messo in campo una serie di misure per fronteggiare un'emergenza che non è soltanto sanitaria, ma che rischia di diventare anche un'emergenza sociale. Da questo punto di vista, con riguardo all'agricoltura, grazie al suo impegno, il suo Ministero ha assolto una funzione molto importante, anche di contenimento rispetto alla paura sociale di rimanere senza cibo, perché si è garantita non soltanto la continuità degli approvvigionamenti alimentari, ma soprattutto, in questo momento molto delicato, si è garantito il livello di produzione che non poteva essere abbassato, anche in prospettiva, anche in prospettiva della ripartenza nel nuovo domani che ci aspetta. Ciò in un momento in cui, peraltro, (questo credo che debba essere riconosciuto anche in quest'Aula) la domanda, soprattutto nelle fasi iniziali, è cambiata in modo molto anomalo, con il cambiamento dettato dalle misure di contenimento, anche dalle restrizioni a cui le persone e le famiglie sono state sottoposte nelle abitudini di acquisto e di consumo, ma anche nelle prime fasi della difficoltà, oggettiva, che molte imprese hanno incontrato anche nel riorganizzare i propri processi produttivi e logistici. Invece, a distanza di alcune settimane, riscontriamo che il nostro sistema ha tenuto e lei ha fatto molto bene a ringraziare gli operatori, le imprese e le associazioni di categoria, ma soprattutto quei lavoratori, quelli che in genere vengono sottovalutati anche dal punto di vista sociale, che lei ha ricordato in quest'Aula: le cassiere, i magazzinieri, i maniscalchi e tutte quelle professioni che sono un anello fondamentale all'interno della filiera produttiva e della filiera agricola.

Da questo punto di vista, credo sia fondamentale in questa sede ricordare la peculiarità del mondo agricolo. Il mondo agricolo è legato al ciclo vitale delle produzioni e oggi, purtroppo, questa emergenza sanitaria si sovrappone al periodo di maggior picco produttivo. Peraltro, questo ciclo vitale è legato a tempi e modalità propri, che addirittura altri settori e altri comparti produttivi non hanno. Credo che il suo intervento abbia ben delineato, soprattutto in prospettiva, quello che deve essere fatto in questo momento. Sicuramente, un grande monitoraggio delle pratiche sleali: il rischio in fasi come queste è che ciò avvenga, ma il monitoraggio e la sua attenzione da questo punto di vista sono confermati, questo a tutela soprattutto degli anelli più fragili della filiera, laddove in agricoltura i piccoli produttori sono uno di questi. Poi, non bisogna fermarsi, perché il rischio poteva essere quello di arrestare fasi e anelli importanti della filiera. Soprattutto, questa emergenza interviene in un comparto che ha da sempre delle difficoltà strutturali. È un comparto che è legato a delle eccellenze, ma anche a delle difficoltà strutturali, delle fragilità interne, ad esempio nella differenza non soltanto tra Nord e Sud, come si è soliti pensare, ma anche e soprattutto in riferimento alle aree interne, alle aree fragili del Paese, alle zone appenniniche, che sono maggiormente esposte alle difficoltà. L'agricoltura è allo stesso tempo uno dei comparti più sottoposti all'effetto drammatico dei cambiamenti climatici.

Ed io apprezzo che, in questa sede, lei abbia ricordato anche l'impegno al contrasto e alle misure di sostegno rispetto agli effetti delle fitopatie e degli eventi anche climatici che sono intervenuti in questi mesi e in queste settimane, e che si sovrappongono agli effetti del Coronavirus. Ma credo si debba poi giustamente lavorare in prospettiva, partendo da una nostra presenza molto forte a livello comunitario: la PAC, così com'è, non è adeguata non soltanto a rispondere a questa emergenza, ma soprattutto a rispondere alle aspettative delle imprese, dei lavoratori e del nostro sistema produttivo. Bene ha fatto a ricordare quanto sia necessario riorientare le risorse, ma soprattutto rendere meno rigido, più semplice, il sistema.

Però, da questo punto di vista sottolineo due passaggi del suo intervento che credo siano fondamentali, anche nel rapporto, nella presenza che il nostro Paese ha all'interno dell'Unione europea: bene la richiesta rispetto all'autorizzazione all'ammasso privato. L'ammasso privato è una forma molto importante, che serve in questo momento a sostenere le imprese, che stanno vivendo, come è stato anche ricordato in quest'Aula, una crisi di liquidità.

Lo sblocco e l'aumento degli anticipi PAC: il 70 per cento verranno erogati a giugno, e questo è fondamentale. Ma soprattutto con stupore ho colto alcune osservazioni oggi in quest'Aula rispetto alla necessità delle risorse: ecco, vorrei capire, e questo credo sia il luogo adeguato, come e dove si intendano reperire. Credo che nel suo intervento lei oggi abbia detto bene dove si vogliono indirizzare queste risorse. Tra i 54 provvedimenti che lei ha firmato ricordo lo sblocco dei contratti di filiera. Non ci sono soltanto le risorse di questo primo decreto “Cura Italia”, a cui ne seguiranno tanti altri, ma quei contratti di filiera sono la prospettiva, sono la leva su cui puntare per rendere più strutturale e più solido il nostro sistema, perché effettivamente abbiamo delle fragilità legate, per esempio, al grano. Questi contratti di filiera riguardano per esempio 40 milioni di euro per i produttori di grano duro, e poi altre filiere, come quella del mais, della soia e dei legumi.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Chiudo semplicemente su un aspetto che lei ha ripercorso nel suo intervento: la manodopera. La propaganda politica detta da partiti che hanno votato le più grandi sanatorie della storia credo sia inaccettabile. Oggi, in un momento come questo, noi dobbiamo, con delicatezza, ma soprattutto con intelligenza, raccogliere le richieste che vengono dal mondo agricolo, proprio da chi produce, e che tanti di voi, tanti colleghi hanno richiamato in quest'Aula; con nuovi strumenti, con strumenti innovativi, ma senza campagne pretestuose.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie Presidente, grazie Ministra Bellanova. Stiamo drammaticamente imparando che è urgente e doveroso ricercare un nuovo e rispettoso equilibrio con il pianeta che ci ospita. La perdita di biodiversità, la promiscuità tra le specie, il commercio illegale sono tra i fattori che favoriscono la diffusione dei virus. Ci troviamo ad affrontare un'emergenza inedita ed eccezionale, epocale direi; eppure abbiamo di fronte anche l'opportunità di cambiare le cose, Ministra, di guardare avanti e di cercare un nuovo equilibrio con il pianeta. L'agricoltura in questa pagina della storia, nella vita delle persone, può e deve svolgere un ruolo importante; da elemento talvolta di potenziali criticità può diventare, se sapremo ritrovare il necessario equilibrio, una grande opportunità di miglioramento della qualità ambientale, e quindi di qualità della vita.

Con l'epidemia in corso il nostro sistema agroalimentare è andato in crisi, eppure rappresenta un punto di riferimento imprescindibile: il cibo, per definizione, è bene essenziale, il cibo è cura. Gli agricoltori si prendono cura di noi, noi dobbiamo prenderci cura di loro. I numeri dell'impatto del Coronavirus non lasciano spazio a dubbi: disdette sugli ordini del 27 per cento, crollo del fatturato del 41 per cento, crollo delle presenze negli agriturismi al 79 cento, difficoltà di lungo periodo al 51 per cento. Gli agricoltori affrontano una partita in cui è a rischio salute e lavoro. Basta che salti un anello del comparto agricolo, un trasportatore che si ferma, un trasformatore in quarantena, per bloccare raccolta e vendita, lavorazione, semine e trapianti, e perdere l'annata.

E davvero il nostro futuro è fisicamente nelle mani degli agricoltori. I nostri prodotti rischiano di rimanere nei campi per assenza di manodopera, ma la risposta all'emergenza non può passare dall'abbassamento dei diritti dei braccianti.

Siamo in un momento cruciale, ce ne rendiamo conto: si avvicina la stagione della raccolta degli ortaggi e della frutta estiva. Servono almeno 200 mila persone subito e in Italia gli operai agricoli sono circa 1,1 milioni. Di questi i lavoratori stranieri regolari sono poco meno di 400 mila, ovvero circa il 36 per cento; senza di loro si torna a un'agricoltura con sole braccia italiane, una realtà che non conosciamo almeno dagli anni Settanta. Non vi è dubbio che migliaia di aziende agricole sono gravemente sofferenti e che vanno sostenute nel modo migliore possibile. Le imprese chiedono giustamente sgravi fiscali e contributivi, sostegno ai consumi e alle esportazioni e misure comunitarie. Ricordiamo che in agricoltura esiste già un'ampia flessibilità contrattuale, ma perché questa pandemia non diventi occasione per strumentalizzare quelle sofferenze e, nel contempo, emarginare e sfruttare ancora più lavoratori e lavoratrici agricoli dobbiamo essere chiari: non si può usare il dramma del Coronavirus per fare proposte che vanno a discapito dei diritti del lavoro, delle garanzie contrattuali e costituzionali, della salute di milioni di donne, uomini e dell'ambiente.

La proposta, ad esempio, di reintrodurre i voucher, estendendoli e liberalizzandoli, rischia di amplificare la platea degli sfruttati, abbassando ulteriormente le loro retribuzioni e consolidando la loro marginalità sociale. Il caporalato e lo sfruttamento non sono episodici o espressione di un sistema di produzione arretrato, ma una delle punte più avanzate di un modello di sviluppo che ha permesso a padroni, mafie e potentati vari di conquistare potere e profitti milionari. Ancora in questi giorni a molti lavoratori viene chiesto di acquistare mascherine e guanti, pena il loro licenziamento; di lavorare fino al tramonto e di caricare per 20 euro al giorno pedane e furgoni di frutta e verdura che tutto il Paese in quarantena ricompra ogni giorno sui banchi dei supermercati.

Si deve, invece, accogliere l'appello della FLAI-CGIL e dell'associazione Terra! Onlus indirizzato a lei e alle massime cariche del Governo, al Presidente Mattarella, per chiedere la regolarizzazione dei migranti privi di permessi di soggiorno, perché, ci ricorda il sociologo Marco Omizzolo, Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica italiana, possano essere riconosciuti non più come corpi da sfruttare e lasciare dormire in capanne di fango ed eternit, ma come uomini e donne titolari del fondamentale diritto alla salute, alla rappresentanza, del diritto di parola, di associazione, di autorappresentazione, di lotta, in un Paese che nasce democratico proprio sulla lotta dei braccianti e dei contadini. Ora, però, è tempo di decisioni: in queste condizioni potrebbe marcire sui terreni il 50 per cento del potenziale raccolto, ce ne rendiamo conto, e però non possiamo tornare al passato. Il segno della decisione deve essere positivo: più risorse, più diritti, più qualità ambientale. Possiamo agire iniziando con due misure sensate e urgenti. La prima, lo propone lei stessa, è varare una riforma radicale della PAC, la politica agricola europea, e iniettare denaro fresco di donazione a sostegno del lavoro agricolo. Bisogna farne una battaglia politica durissima, Ministra, e forse, per una volta, le persone, le cittadine e i cittadini apprezzerebbero il dibattito politico in merito e l'importanza delle questioni poste. L'Italia è il primo Paese agricolo dell'Unione Europea, avendo da anni il primato del valore aggiunto, ossia della ricchezza che si genera con l'agricoltura, le migliori performance europee, però l'Italia riceve la cifra più bassa tra i Paesi agricoli dell'Unione.

La seconda misura è approvare con urgenza la legge sul biologico ferma al Senato, Ministro, così da non lasciare in prima linea della crisi COVID-19 un comparto senza una legge di settore. Si tratta di un settore, quello dell'agricoltura biologica e biodinamica, di cui l'Italia è il primo esportatore, ma che opera da anni senza una legge; situazione che costringe le imprese biologiche e biodinamiche a fare la loro parte durante il COVID-19 con le mani legate. E ricordiamo che questo è un settore che continua a ricevere appena il 3 per cento dei fondi europei a fronte del 16 per cento della superficie coltivata. Approviamo subito questa legge perché uno dei tanti paradossi di questo periodo è che proprio il comparto agroalimentare, che ha puntato sulla qualità ambientale, sulla difesa della salute con l'azzeramento dei pesticidi, sulla filiera corta, si ritrova travolto dalla crisi, escluso dalla grande distribuzione ed impossibilitato a vendere nei piccoli mercati all'aperto per mancanza di linee guida e strumenti che ne garantiscano la sicurezza.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Muroni.

ROSSELLA MURONI (LEU). Subito, Presidente. Bisogna ricorrere a un più facile accesso a investimenti e finanziamenti pubblici, in linea con l'Accordo di Parigi, e a norme ambientali favorevoli, che creino una domanda di mercato. Serve respingere in maniera decisiva gli accordi internazionali che mettono in discussione il principio di precauzione e che abbassano gli standard ambientali della nostra produzione e occorre pensare piuttosto a un programma serio per l'agricoltura contadina delle aree interne e a come riaprire i tanti mercati locali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signora Presidente. Signora Ministra, in una situazione prevedibilmente di impoverimento, come quella in cui ci stiamo per infilare, io credo, ahimè, che ci siano almeno tre motivi di fondo per considerare l'agricoltura centrale. Il primo, molto semplice ma importante e da sottolineare, è la filiera alimentare, perché l'agricoltura ci dà da mangiare; il secondo, è il prodotto enogastronomico, perché l'agricoltura italiana fornisce prodotti di assoluta qualità e saranno sicuramente uno degli elementi di rilancio della nostra economia dopo questa crisi o, comunque, uno degli elementi più importanti; il terzo, altrettanto significativo, è il fatto che si riscoprirà o si sta già riscoprendo un'attenzione, anche dal punto di vista della qualità del lavoro, rispetto all'agricoltura che è stata spesso trascurata e molta gente si riavvicinerà a questo settore.

Se questo è vero, se questi assunti sono veri, signora Ministro, è chiaro che il tema della manodopera diventa centrale ed è per questo che io considero, ahimè, il suo intervento abbastanza deludente, signora Ministro, perché, in primo luogo, lei ha fatto un elenco di buone intenzioni con enfasi e anche il Ministro Gualtieri ci ha detto “nessuno perderà il posto di lavoro” e magari fosse così. Sappiamo che, purtroppo, non sarà vero. Io sono un imprenditore e so quanto fatica farò a garantire ai miei 15 dipendenti il proseguimento del lavoro. La seconda cosa che non mi ha soddisfatto è stata l'enfasi che lei ha posto sul tema del lavoro straniero, quasi a giustificare il fatto che bisogna per forza fare in modo che ci sia questa forza lavoro nel nostro Paese. Lei ha citato molte volte il caporalato, l'ha fatto anche ieri l'ex Ministro Martina, e credo che abbia sottolineato con più attenzione questo che il tema delle imprese.

Certo, lei ha fatto l'elenco anche degli interventi economici che vengono fatti e questi vanno bene e nessuno dirà di no, ma, come ricordava ieri il mio capogruppo Lupi, il tema, un altro tema, non è quello della necessità di dare risorse, che sono comunque necessarie, quanto quello di dare alle imprese l'elasticità per poter lavorare ma noi sappiamo, o sapete, di cosa ha bisogno un'impresa oggi. Chi va a lavorare per raccogliere pomodori, piuttosto che kiwi, piuttosto che pesche, piuttosto che uva fra pochi mesi, quanto lavora? Lavora tre giorni in un'impresa e quattro nell'altra? Se noi ingessiamo tutto questo continuiamo a creare situazioni per cui favoriremo il lavoro nero. L'unica maniera per combattere il lavoro nero è semplificare il tutto partendo dal presupposto: chi faceva questi mestieri prima di adesso? Li facevano i giovani studenti, i pensionati che erano in forze, che andavano a lavorare, e li facevano i disoccupati.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Tondo.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Allora, io credo - e concludo - di poterle dare tre suggerimenti, tre consigli. Il primo: si metta d'accordo con Di Maio; fornite a tutti i navigator un camioncino o un furgoncino con la patente B e andate ad accompagnare coloro i quali sono percettori di reddito di cittadinanza a lavorare nei campi; il secondo: valutate la possibilità di far scaricare a chi consumerà le ferie in Italia, anziché andare all'estero, il 20 per cento dell'IVA dai redditi; il terzo, che è l'ultimo - e chiudo, signora Presidente -, è quello di sburocratizzare: noi siamo uno dei pochi Paesi che sta bruciando il mais verde, cioè energia, cioè roba da mangiare, per produrre energia. Perché facciamo questo? Perché siamo ingessati sull'utilizzo delle scorte. Facciamo in modo che le scorte possano essere bruciate e produrre energia e daremo anche un servizio importante al nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Tasso.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro Bellanova, l'agricoltura e la pesca, lo sappiamo, rappresentano due ambiti economici fondamentali per il nostro Paese, vorrei dire vitali perché incidono direttamente sulla nostra quotidianità in questo periodo messa a dura prova dalla terribile emergenza che stiamo vivendo. Agricoltura e pesca già prima del Coronavirus vivevano un momento di grande difficoltà. Infatti, avversità climatiche e altre problematiche connesse alla produzione agroalimentare hanno portato disagi notevoli non solo alla filiera agricola ma anche a quella turistica e a quella della ristorazione, che avranno bisogno di importanti e coraggiosi interventi non dico per riprendersi in breve tempo, che, insomma, mi pare un'utopia in questo momento, ma per avere quelle armi per poter combattere una battaglia di sopravvivenza che possa portare ad una fase di rilancio, così come nel settore della pesca dove ora più che mai bisognerà fare chiarezza sulle normative europee, che di fatto impediscono ai nostri pescatori di far fruttare il proprio lavoro. Quindi, sostegno normativo ed economico per far fronte alla fase due e alle successive fasi per la tenuta di ambiti, come ho detto in apertura, fondamentali per il nostro Paese. Nella devastante tragicità di questa crisi bisognerà, come dire, cogliere quelle opportunità che sempre vengono fuori in queste situazioni e, quindi, potrebbe essere l'occasione per affermare ancora di più in maniera decisa il made in Italy e debellare la piaga del caporalato e del lavoro nero e in ambito ittico, come ho detto, mettere ordine normativo al lavoro dei pescatori, ma avendo grande considerazione delle osservazioni e delle proposte che vengono dai pescatori stessi che si basano sulla specificità dei nostri mari e della fauna ittica presente. In conclusione, Presidente, ho molto apprezzato il suo passaggio sul settore ippico, che è un compartimento che attende l'applicazione del decreto che lei ha firmato pochi giorni fa e che adesso è al vaglio della Corte dei conti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Signora Ministro, lei ha svolto un intervento essenziale e istituzionalmente apprezzabile. È efficace il richiamo al ruolo della politica, assolutamente decisivo specie nei momenti più difficili. Mi ha fatto ricordare per la concretezza un suo grande e illustre predecessore e mio maestro, Giovanni Albertino Marcora.

L'importanza del suo Dicastero e della catena alimentare, specie in un contesto di pandemia come questa, risultano in tutta la sua evidenza. La Coldiretti ha ammonito, nei giorni scorsi, che quasi la metà della produzione di frutta e verdura rischia di marcire nei campi. Alcune regioni, come la sua ma anche come il Veneto, appaiono in grande affanno. È necessario far emergere i lavoratori migranti che, anche grazie al cosiddetto “decreto sicurezza”, lavorano in nero da sfruttati come se fossero schiavi. Girarsi dall'altra parte e fare finta che non sia vero è scandaloso, oltre che masochista nel caso specifico. Dunque, penso sia saggio utilizzare questo contesto per avviare una regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari nel nostro Paese, compresi quelli che se ne sono andati e che vanno fatti rientrare dalla porta principale.

Se proprio si vuole affermare che è necessario dare la precedenza agli italiani, in questa fase di emergenza si può ricorrere a coloro che non stanno lavorando: cassintegrati o fruitori del reddito di cittadinanza. Temo, però, che se questa impostazione appare poco realistica e quella previsione della Coldiretti drammaticamente incombente non resta che la via della regolarizzazione rapida e semplificata, ho concluso, Presidente. In diversi territori questi lavoratori invisibili continuano a lavorare alla giornata senza dispositivi di protezione e alla mercé di caporali e sfruttatori senza scrupoli. Mi auguro che lei, unitamente al Ministro dell'Interno, assuma un'iniziativa organica coerente con questa esigenza, che è vitale per il nostro Paese.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,10.

La seduta, sospesa alle 15, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente cinquantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte alla semplificazione di attività e procedimenti amministrativi in vista della ripresa delle attività economiche - n. 2-00175)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Giacomelli ed altri n. 2-00175 (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Giacomelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza. Prego.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, la nostra interpellanza sollecita il Governo a presentare rapidamente al Parlamento un intervento drastico di riduzione della ipertrofia burocratica e normativa, che pesa sulla vita delle persone e ostacola l'attività delle imprese.

Il tema è così poco originale nei dibattiti parlamentari da rendere necessario da parte mia un chiarimento preliminare. Potremmo partire da qualunque punto della storia del nostro Paese: già Francesco De Sanctis, 1865, lamentava come la burocrazia avesse tolto spinta all'attuazione di alcuni provvedimenti; ma, per prenderla dall'inizio della storia repubblicana, Emilio Sereni, Ministro dell'Assistenza post bellica, nel 1946 definiva incontrollabile il potere della burocrazia. Vanoni si lamentava dei processi burocratici interminabili; Fanfani si propose di intervenire contro un'amministrazione pubblica lenta e arrugginita; Rumor tentò di intervenire contro il potere condizionante, se non decisionale, della burocrazia; Nenni, erano gli anni Sessanta, chiedeva di intervenire contro l'infinità di enti pubblici, che, più che essere diretti, finivano per dirigere il Governo stesso; Andreotti, e siamo agli anni Settanta, portava in Consiglio dei ministri proposte per snellire la macchina statale.

Potrei continuare, potrei elencare le iniziative di ogni Governo, fino ai giorni nostri e fino al Governo in carica, ma mi fermo qui, nell'excursus.

Voglio solo dire e sottolineare che non siamo velleitari sognatori: la mancanza di consapevolezza, di realismo, sarebbe grave per ogni parlamentare, per chi, come me, ha diversi anni di vita parlamentare alle spalle sarebbe addirittura imperdonabile.

Conosciamo, signora Ministro, quanto il problema sia radicato, quanto sia annoso e come sia stato oggetto di iniziative e tentativi di ogni Governo, e in ogni legislatura, della storia repubblicana. Perché allora questo nostro atto di sindacato ispettivo? Perché una sollecitazione di oltre 50 deputati del gruppo del Partito Democratico? Perché il tempo che stiamo vivendo è un tempo non ordinario e sollecita risposte non ordinarie. Fronteggiamo una inedita drammatica emergenza sanitaria e già ci prepariamo ad affrontare il percorso arduo di una crisi economica che si annuncia dura e piena di rischi. Possiamo riuscire - questo è il senso dell'interpellanza - a togliere dal cammino difficile delle imprese, dei comuni, dei sindaci, dei professionisti, del nostro sistema produttivo, dei cittadini, del Paese, almeno una parte del peso nel sostenibile di adempimenti, iter dilatati, tempi morti, incertezze, lentezze, incongruenze, che rappresentano un freno, un peso, un costo per ogni settore dell'attività civile? Lei potrebbe ricordarmi, signora Ministro, che non mancano nell'ordinamento strumenti, come dire, ordinari: cito soltanto il recepimento della direttiva europea che prevede l'impegno a diminuire del 25 per cento gli oneri burocratici; penso al principio di non introduzione di nuovi oneri e adempimenti, senza ridurne o eliminarne altri; ma è lo stesso Dipartimento della funzione pubblica, nonché il Consiglio di Stato, a rilevare come i Ministeri si siano attenuti fin qui molto poco a questi principi. In ogni caso, si tratta di risposte, appunto, ordinarie, per un lavoro certo importante ma continuato nel tempo e complessivo, al quale altri colleghi meglio di me, a cominciare da Stefano Ceccanti, per il ruolo che svolge, sapranno contribuire. Su questo io dico soltanto che, per quanto mi riguarda, la linea, che dalla riforma Bassanini porta alla più recente riforma Madia, rappresenta il riferimento fondamentale. Suggerisco, semmai, un rilievo di metodo: credo che sia necessario un lavoro condiviso tra maggioranza e opposizione, per evitare che ogni cambio di Governo, ogni cambio di maggioranza, rappresenti un nuovo inizio, come in un interminabile e sterile gioco dell'oca. No: quello che chiediamo con questo atto, signora Ministro, al Governo, è un intervento straordinario, rapido, profondo, con il carattere di una eccezionalità almeno pari a quella che stiamo vivendo. Anche in questi giorni drammatici abbiamo dovuto fare i conti con il potere di una burocrazia che sembra impermeabile ad ogni tragedia. Mi limito a citare la necessità del continuo adeguamento del modulo di autocertificazione, perché il combinato disposto di alcune norme rende impossibile l'adozione di un semplice testo che richiami in termini generali al rispetto delle norme vigenti; oppure potrei citare il rischio che iter troppo dilatati e appesantiti da oneri e distinguo, riducano la portata dello sforzo straordinario del Governo con il decreto liquidità. Qui ci sarà - io spero - il passaggio e l'esame parlamentare a evitare questo rischio. Su questo tema, signora Ministro, il gruppo del Partito Democratico, sul tema della lotta alla burocrazia e della semplificazione, il gruppo del PD, come dimostra il numero di firme su questa interpellanza, intende impegnarsi a fondo; ed il Partito Democratico nel suo insieme, come annunciato pubblicamente dal segretario Nicola Zingaretti, intende fare di questo tema una priorità di lavoro. Desidero che questo punto rimanga a verbale, non certo come l'avviso di un problema per il Governo, semmai come l'impegno a un contributo, a una collaborazione, a una spinta dichiarata nella stessa direzione - sono certo - che anche lei, signora Ministro, vorrà percorrere.

Con questo spirito costruttivo quanto determinato, con lo spirito di chi è consapevole del proprio ruolo e delle responsabilità della maggioranza e di chi si sente, per questo, corresponsabile di ogni scelta di Governo, abbiamo avanzato e oggi presentiamo questa sollecitazione ad un intervento rapido, profondo, eccezionale, come i tempi che stiamo vivendo, di semplificazione e sburocratizzazione, che aiuti la ripresa e la ripartenza del sistema produttivo e del Paese. E' con lo stesso spirito costruttivo di cui parlavo, con la stessa fiducia, che ascolteremo, signora Ministro, la sua risposta.

PRESIDENTE. La Ministra per la pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, ha facoltà di rispondere.

FABIANA DADONE, Ministra per la pubblica amministrazione. Grazie Presidente e onorevoli deputati, io ringrazio gli interpellanti per l'opportunità di intervenire su un tema che è così rilevante, proseguendo nel solco di quello che già ho esposto in audizione presso la Commissione parlamentare per la semplificazione qualche mese fa e di definire, dunque, le modalità di intervento che sono state messe in atto già in questi mesi. La drammatica diffusione del Covid-19 ha costretto le amministrazioni a fornire delle risposte immediate con degli strumenti d'urgenza, ma sappiamo bene che la contingenza attuale acuisce ancora di più un'esigenza di snellimento e di abbattimento dei tempi e dei costi della burocrazia, che vanno a pesare sui cittadini e sulle imprese, che è ancora fortemente sentita - come ricordava prima l'interpellante - e che perdura da anni, e non risulta ancora soddisfatta o esaudita del tutto. Vale la pena ricordare che il disegno di legge annuale di semplificazione, che citano gli interpellanti, si è fermato quindici anni fa; ciò però non significa ovviamente che in materia di semplificazione non sia stato fatto nulla nel frattempo. Come è noto, è già stato previsto un pacchetto di azioni, cosiddette rapide, per affrontare tempestivamente una serie di criticità. L'attuale contingenza ha richiesto l'attivazione di misure urgenti e straordinarie che hanno, di fatto, anticipato una parte di questo pacchetto di azioni rapide; queste saranno accompagnate da ulteriori e successive azioni, che necessitano, chiaramente, di un percorso condiviso all'interno di tutta la maggioranza, come bene ricordava prima l'interpellante. A titolo di mera semplificazione, ma per rendere l'idea chiara di alcune misure di semplificazione, penso allo smartworking, che abbiamo dovuto mettere in atto nei tempi più rapidi possibili, e allo snellimento delle procedure per esempio per l'acquisto di beni e servizi informatici digitali da parte di Consip e delle singole amministrazioni. Questi sono esempi concreti di come, a fronte dell'esigenza di snellire e di stare accanto alle pubbliche amministrazioni, siamo riusciti ad intervenire in maniera rapida. Avevamo avviato una consultazione su “partecipa alla piattaforma”, che avevamo lanciato anche in sede di audizione e di linee programmatiche, proprio sulla semplificazione; questa si è conclusa pochi giorni fa e ci tengo a darvi qui anche un piccolo riassunto del risultato di questa consultazione pubblica. Al primo posto, tra le segnalazioni dei cittadini rispetto alle richieste della pubblica amministrazione e delle lentezze burocratiche, è emersa l'insopportabile richiesta di informazione di atti e documenti che sono già in possesso da parte delle pubbliche amministrazioni. Molti sono i casi che i cittadini ci hanno voluto rappresentare, come per esempio le richieste di dati catastali, la registrazione del contratto d'affitto per il cambio di residenza, che è già in disponibilità della pubblica amministrazione, la richiesta dei dati reddituali o dell'ISEE, anche più volte lungo l'anno. Al secondo posto, la scarsa digitalizzazione di alcuni settori. Noi sappiamo bene che la digitalizzazione c'è, ma è ancora a macchia di leopardo, quindi su questo intervento serve, anche per la difficoltà, per esempio, ad effettuare i pagamenti telematici con la pubblica amministrazione. Al terzo posto, troviamo gli ostacoli burocratici in materia di edilizia. E' evidente che le pubbliche amministrazioni, per essere efficaci, hanno bisogno di una forte azione da parte del Governo in tema di semplificazione, con un coordinamento che coinvolga maggioranza e opposizione, ma che coinvolga anche tutti i livelli, quindi non soltanto il Ministero ma anche le regioni e gli enti locali. In tal senso il Governo ha deciso, quindi, di potenziare uno strumento che vi era già - che era l'agenda - traducendolo però in un vero e proprio piano di semplificazione per l'Italia, che abbiamo condiviso con le regioni e con gli enti locali, individuando obiettivi e risultati attesi, responsabilità e tempi di realizzazione, con delle azioni, poi, di monitoraggio e di verifica dei risultati di rafforzamento della capacità amministrativa. Al riguardo ci tengo a informare che, la scorsa settimana, la Conferenza dei Presidenti delle regioni ha inviato le sue designazioni e ci tengo anche a segnalare che gli interlocutori istituzionali sono comunque quotidianamente impegnati con le problematiche connesse all'emergenza; quindi li ringrazio anche per questo sforzo di partecipazione col Governo su queste politiche.

Le politiche di semplificazione che si intende condurre trovano fondamentali le seguenti azioni, dal mio punto di vista: ridurre lo scarto temporale che c'è tra l'emanazione di una norma e poi la sua efficacia con la traduzione dei provvedimenti attuativi concreti, che forse è una delle fasi che più esaspera sia i cittadini che le imprese; assicurare anche la massima velocità di accesso ai benefici attraverso un sistema definito, che sia chiaro, di controlli ex post dei requisiti, e per gli operatori economici anche commisurare gli oneri burocratici alle attività esercitate e alla loro grandezza, per evitare di avere lo stesso peso su attività che hanno grandezze oggettivamente differenti.

In via immediata ma anche con ripercussioni che, secondo me, devono essere di tipo sistemico, si deve intervenire sul cosiddetto principio del “once only”, che c'è già nell'ordinamento da molto tempo ma che di fatto è inapplicato. Le pubbliche amministrazioni non devono più chiedere ai cittadini e alle imprese i dati e i documenti di cui sono già in possesso o che possono reperire da altre amministrazioni. Questo intervento trova, però, necessariamente la sua cornice nella costruzione di un'amministrazione digitale ed interconnessa. Questo vuol dire che dobbiamo garantire ed essere in grado di garantire ai cittadini e alle imprese la possibilità di svolgere le pratiche a distanza, imprimendo una spinta forte, potente e decisa in questa fase, perché questa, come diceva lei, è una fase emergenziale straordinaria, quindi merita attenzione un potenziamento sulla digitalizzazione della PA e una vera e propria riorganizzazione dei processi nell'ottica della semplificazione e della omogeneizzazione della modulistica, fermo restando sempre il diritto da parte dell'utente di avere un'assistenza anche dal vivo su ricevimento qualora sia necessario.

In sostanza, si tratterebbe di garantire il diritto di accesso multicanale ai servizi e agli uffici sia in maniera digitale a distanza che - ove necessario - con un supporto dal vivo, per evitare che il cosiddetto digital divide crei ulteriori problemi.

Altre misure prioritarie, che sono condivise, dell'azione di semplificazione e che sarebbero fondamentali per la ripresa del Paese, ne cito solo alcune: gli interventi di semplificazione in ambito edilizio per agevolare la rigenerazione urbana; quindi, contrastare il consumo del suolo e migliorare le prestazioni energetiche di messa in sicurezza antisismica degli edifici, permettendo anche di riattivare tutto il settore delle imprese e dell'occupazione, senza però ovviamente abbassare la tutela del paesaggio e dei beni culturali. Si tratta proprio di snellire quelle procedure burocratiche che rendono impossibile questo tipo di rilancio. Interventi di accelerazione per la cosiddetta green economy, quindi tagliando i tempi e le procedure per agevolare il raggiungimento degli obiettivi del piano nazionale per l'energia e il clima, e interventi, come accennavo prima, rivolti alla diffusione della banda ultra larga attraverso, per esempio, la semplificazione degli iter burocratici per gli scavi o la posa delle infrastrutture che in questi anni hanno creato, paradossalmente, il blocco dell'espansione dei lavori della banda larga in tutta Italia.

Con riguardo alla necessità di una fase di verifica delle misure di semplificazione di volta in volta introdotte, come richiesto e segnalato dagli interpellanti, ritengo opportuno segnalare che ciò già è parte integrante delle linee di questo Governo e che sono fortemente consapevole del fatto che, finché i cittadini e le imprese non percepiranno che ci sarà stata una semplificazione effettiva, vorrà dire che avremo fallito questo tipo di obiettivo.

In conclusione, sono lieta e colgo favorevolmente l'invito degli interpellanti a collaborare tutti assieme per riuscire a raggiungere uno degli obiettivi; molto spesso si è detto con tanta semplicità “semplifichiamo, semplifichiamo” ma raramente si è riuscito poi a farlo con risultati concreti. Quindi, prendo questa interpellanza come uno spunto positivo a un'azione di sostegno del Governo.

Queste sfide che abbiamo di fronte oggi sono grandi e richiedono un impegno senza precedenti da parte di tutti e, dal mio punto di vista, non solo da parte del Governo; devono essere fatte anche da parte del Parlamento tutto - maggioranza e opposizione - di tutti gli attori istituzionali e delle parti sociali ed economiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Ceccanti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANO CECCANTI (PD). Gentile Ministro, noi per ora siamo soddisfatti, poi c'è in programma anche una sua audizione che abbiamo richiesto alla I Commissione e siamo soddisfatti per le cose di oggi. Evidentemente, ci saranno dei problemi aggiuntivi perché le ipotesi di riapertura progressiva del Paese chiederanno di distinguere molto nettamente e molto chiaramente, andando proprio ai dettagli, che cosa è possibile che riparta subito, che cosa dopo una settimana, che cosa dopo due, sia per aree territoriali che per settori di attività. Questo rischia di creare a coloro che vogliono ripartire, almeno potenzialmente, dei problemi burocratici. Quindi, la prossima frontiera temporale della semplificazione penso che riguarderà lo sblocco del lockdown. Quindi, è anche lì che ci attendiamo di avere sue preziose indicazioni, al passo con questa emergenza che si presenterà.

(Elementi e iniziative in ordine alla situazione delle residenze sanitarie assistite in Lombardia in relazione all'emergenza COVID-19 - n. 2-00734)

PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza urgente Carnevali ed altri n. 2-00734 (Vedi l'allegato A). L'onorevole Carnevali ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, signora Presidente. Colleghi, sottosegretaria Zampa, l'interpellanza urgente presentata dai deputati lombardi del Partito Democratico vuole porre attenzione sulle residenze sanitarie assistenziali per anziani, persone particolarmente fragili, esposte a rischio di infezione SARS-COV2, che, in alcune realtà, sono state segnate da un altissimo numero di decessi, diversamente da quanto è accaduto in altre regioni.

Vorrei, innanzitutto, fare alcune premesse. A noi del PD è molto chiara la divisione dei poteri e non abbiamo qui nessuna volontà di sostituirci ai compiti della magistratura, al dovere di indagare, di verificare e di accertare cosa è realmente accaduto in alcune RSA lombarde, anche in riferimento ad alcune denunce fatte da operatori o da familiari. Non spetta a noi questo compito e rispettiamo gli esiti. Questa è una sede politica e non giudiziaria. Noi sappiamo che il Ministero ha inviato gli ispettori dei NAS per l'accertamento di alcune modalità operative in alcune RSA e la verifica anche delle indicazioni che sono state ricevute dagli enti competenti. Noi possiamo agire con gli strumenti politici che abbiamo e gli strumenti ispettivi che il Parlamento ci consente ed è quello che stiamo facendo.

Sappiamo molto bene che cosa si è abbattuto sulla nostra regione, dove l'epidemia, la pandemia ha mostrato tutta la sua crudeltà e severità: ad oggi, siamo a 62 mila pazienti positivi e a oltre 11 mila morti accertati.

Ci sono molti studi e anche molte ipotesi e studi comparati sulle motivazioni per cui regione Lombardia ha pagato e sta pagando un prezzo maggiore di contagi, di numero di decessi diversamente da altre regioni. Anche su questo dovremo ritornare. Conosciamo bene anche l'abnegazione di tanti operatori sanitari e sociosanitari e le decisioni spesso precauzionali, soprattutto nelle RSA, a volte prese anche anticipatamente, nell'attesa considerata per noi tardiva e anche contraddittoria di decisioni assunte dalle istituzioni preposte al controllo e alla vigilanza delle RSA, con cui le stesse sono legate dall'esecuzione di contratti e di convenzioni. Sappiamo bene che la scarsità, a volte l'assenza dei dispositivi - sono stati difficili da reperire, questo vale sia per lo Stato sia per la regione - sono dovuti, come il Ministro Speranza ci ha già ricordato qui, alle ragioni della concorrenza, del protezionismo e del disinvestimento per decenni di assist importanti nel settore sanitario.

Conosciamo anche le modalità con le quali la Protezione civile nazionale ha concordato con le regioni appunto la modalità di distribuzione dei materiali e dei presidi forniti dalla Protezione civile nazionale che vengono dall'inizio dell'epidemia inviati alle regioni, a cui spetta il compito di distribuirli sulla base delle indicazioni che regione Lombardia decide.

La Protezione civile ha adottato un metodo, a nostro giudizio, di trasparenza e anche di pubblicità di tutte le forniture, divise per tipologie, che vengono caricate dalla Protezione civile solo dopo l'accertamento del ricevimento da parte delle regioni. Sarebbe, a nostro giudizio, non solo auspicabile ma anche dovuto che, altrettanto, le regioni agiscano con le stesse modalità di trasparenza, considerando che peraltro le centrali di acquisto regionali non sono mai state inibite dalla possibilità e dalla necessità di acquisti di dispositivi di protezione, di mascherine, di attrezzature che sono necessarie e sono state necessarie per far fronte alle esigenze sanitarie e socio-sanitarie.

La popolazione ospite delle RSA è costituita da persone fragili con patologie neurologiche, compromissioni cardiologiche e con molta comorbosità, che vivono in condizioni di stretto contatto tra di loro, con il personale e gli effetti dell'epidemia, e questi effetti si sono dimostrati particolarmente gravi.

Secondo il GNPL national register (la banca dati del Garante nazionale per la geolocalizzazione delle strutture socio-sanitarie assistenziali sul territorio nazionale), le RSA nel nostro Paese sono 4.629, ospitano circa 300 mila persone, che hanno una media di 85 anni e il 60 per cento di queste persone, purtroppo, soffre di sindrome di demenza.

Fra le strutture censite, solo 250 in Italia, si sono verificati, dal 1° febbraio 2020 ad oggi, in totale 1.800 decessi, di cui il 39 per cento con un riscontro di infezione da SARS-COV-2 o con manifestazioni simil-influenzali; il tasso di mortalità fra i residenti (residenti al 1° febbraio 2020 e nuovi ingressi dal 1° marzo 2020), considerando i decessi di persone risultate positive o con sintomi simil-influenzali, è del 3,7 per cento, ma sale davvero di molto, ma molto nella nostra regione. Qui mi permetto anche di considerare una cosa: i tamponi effettuati alle persone che sono decedute nelle case di riposo penso che si possano contare davvero non dico sulle mani, ma, forse, moltiplicandolo, davvero di molto poco; quindi, è anche molto difficile poter sapere, oggi, le ragioni per cui per molti decessi si tratta, come noi pensiamo e come sembra anche ipotizzato dal mondo scientifico, di fatto, di infezioni da COVID. La proiezione dei dati sul totale delle RSA potrebbe portare ad un riscontro di migliaia di morti.

In merito alle difficoltà che sono state riscontrate nella gestione dell'epidemia, di queste 235 strutture che hanno risposto alla domanda, l'86,8 per cento ha riportato la mancanza dei dispositivi, il 22 per cento la scarsità di informazioni ricevute e il 36 per cento segnalano anche l'assenza di personale.

Nonostante, però, devo dirvi, le reiterate richieste di chiusura che sono avvenute già ai primi esordi di infezione da parte dei gestori delle RSA, delle direzioni delle RSA, nei confronti degli enti deputati, e anche la richiesta di sospensione dei servizi semiresidenziali, sempre già ai primi esordi non solo di infezioni, ma anche di decessi, purtroppo, le informazioni sono state confuse, tardive e, spesso, non coerenti. Le autorità, nei primi giorni, hanno innanzitutto comunicato il diniego, hanno addirittura avvertito di eventuali accertamenti da parte dei servizi di vigilanza - cosa che, peraltro, è avvenuta in molti casi - e hanno anche, in qualche modo, avvertito della possibile messa in discussione degli accreditamenti. Questo, devo dire, è avvenuto, in particolare, nella nostra regione, non è avvenuto così nelle altre regioni che hanno affrontato questa epidemia. Il risultato è che abbiamo dovuto attendere la delibera del 4 di marzo, con la chiusura dei visitatori delle RSA, tranne per quelle che hanno operato in disaccordo con le indicazioni (avevano proceduto da parte loro autonomamente a chiuderle). Abbiamo dovuto aspettare il decreto del Governo del 17 di marzo per la sospensione dei servizi semiresidenziali per persone anziane e per persone disabili, perché è dovuto intervenire il Governo - permettetemi di dirlo - per la latitanza di regione Lombardia, diversamente da quanto hanno compiuto altre regioni: penso al Veneto e penso all'Emilia-Romagna. Questo è avvenuto nelle altre regioni nel pieno rispetto della Costituzione, delle materie concorrenti e delle responsabilità che gli sono affidate.

Vedete, cari colleghi, io penso che non si possa pensare di pretendere un federalismo e di agire un federalismo à la carte, perché una delega è una delega che a loro era affidata, una delega che lo Stato ha scelto di assumersi per corrispondere ad una necessità che era dovuta. In molte conferenze stampa pomeridiane di regione Lombardia, in cui, spesso, devo dire, non c'è la possibilità di interloquire e in cui, devo dire, noi abbiamo registrato un doppio registro: spesso in quelle circostanze si chiede di non essere polemici e, poi, invece, la polemica arriva in altre ore della giornata, noi abbiamo anche - e su questo non sono per nulla d'accordo - dovuto sentire che le RSA, come è vero, sono strutture che hanno una forma giuridica da ente privato e sono fondazioni e che, quindi, la responsabilità dell'acquisizione dei presidi, degli strumenti e delle attrezzature era in capo a loro e che alla regione aspettava esclusivamente il compito della vigilanza e della sorveglianza.

Però, vedete, le RSA, come gli ospedali privati convenzionati e contrattualizzati, agiscono come offerta di servizio delle regioni e, come tali, sono soggette a delle regole di standard gestionali, di standard strutturali, per le modalità di natura organizzativa, per gli accessi, per le liste d'attesa, operano per conto di regione e per questo credo che un'operazione di totale scaricabarile non sia stata un'operazione, come dire, egregia.

A dispetto del crescente numero delle infezioni dei ricoverati nelle RSA, dei numerosi casi, anche tra gli operatori, non è stato e non è avvenuto nessun accertamento tramite tampone sanitario. Li abbiamo finalmente avuti, pochissimi giorni fa, solo dopo cinquanta giorni dall'epidemia, con il rischio che queste persone sono diventate vettori non solo per gli ospiti, ma anche per le infezioni intrafamiliari e per le comunità. A fronte di questa scelta politica, quella del 4 di marzo di chiudere le RSA alle visite dei parenti, a fronte del numero dei contagi, una scelta che è stata una scelta politica, non di certo una scelta tecnica, altrettanta scelta politica è stata quella della deliberazione della regione dell'8 marzo, con cui si è chiesto le RSA di ampliare la ricettività dei pazienti per ospitare i casi meno gravi di persone infettate e liberare così alcuni posti letto negli ospedali.

Questa richiesta a nostro giudizio è tuttora, noi pensiamo, inadeguata ed è stata una scelta imprudente, anche per il tempismo con cui è stata chiesta - parliamo dell'8 di marzo -, soprattutto per la necessità e per le condizioni in cui le RSA in quel momento operavano e per la difficoltà anche di garantire gli standard di sicurezza che devono essere garantiti. Parallelamente all'emergenza ospedaliera bisognava, infatti, sostenere e controllare le strutture, senza rimandare a circolari burocratiche che si limitavano a dire che bisognava seguire i protocolli.

Se si ritiene che le RSA devono accogliere i pazienti COVID, che devono curare i propri pazienti COVID già presenti senza poterli ospedalizzare, allora devono essere dotate del personale medico, assistenziale, di dispositivi di protezione, attrezzature terapeutiche, farmaci adeguati ai pazienti fragili e con comorbilità, oltre alla certezza di poter operare nella rigorosa separatezza fisica, strutturale e tra gli operatori, tra quelli dedicati esclusivamente ai pazienti con COVID e ai pazienti, invece, senza COVID.

Io riporto qui alcune osservazioni e dichiarazioni: il 30 marzo del 2020, il Forum del Terzo settore in Lombardia, con Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza cooperative italiane-welfare Lombardia ha affermato che si è trattato di una «strage degli innocenti» la mancanza di presa in carico, da parte della sanità lombarda, dei pazienti più fragili che vengono contagiati dal COVID-19.

Il presidente di Uneba Lombardia ha lanciato davvero durissimo «J'accuse» che a noi ha molto colpito, dichiarando che «si è deciso, senza dirlo, che non tutti hanno il diritto alle cure» e che parla di «scelte politiche molto forti». Riporto semplicemente quello che hanno detto coloro che operano all'interno delle RSA: una scelta che, a giudizio degli interpellanti, ovunque precluda la possibilità e l'accesso alle cure di persone particolarmente vulnerabili, a nostro giudizio, è stata grave.

Il quadro che si registra, comunque, è ancora desolante. Non parlo mai di contabilità dei decessi, perché credo che mai si possano meritare una simile declinazione, però aumenta di giorno in giorno: guardate che sono ancora moltissime le persone, adesso, poi, che vengono effettuati i tamponi, che sono nelle RSA, e non è giusto che queste strutture si trasformino in focolai di epidemia, mettendo a rischio non solo chi vi risiede, ma chi lavora e la salute pubblica in generale.

Per queste ragioni, sottosegretaria Zampa, noi, con questa interpellanza, chiediamo alcune cose. La prima: quali siano i dati in possesso al Ministero interpellato circa il numero di contagi da COVID-19, dei decessi per COVID-19, per le patologie simil-influenzali tra gli ospiti e il personale delle strutture RSA di regione Lombardia; quali siano state le proiezioni o quali siano le proiezioni numeriche di tali dati, se disponibili, sul totale della popolazione residente presso le medesime strutture; se vi siano state verifiche in ordine alla congruità delle indicazioni fornite alle RSA da parte di regione Lombardia e delle rispettive ATS rispetto alle gravi condizioni epidemiche nelle RSA nei servizi semiresidenziali e quali verifiche intenda attuare, per quanto di competenza, nei confronti dell'attività di prevenzione, di vigilanza e di indirizzo effettuata; se vi siano state verifiche - e chiudo - dal punto di vista della tutela della salute pubblica circa la decisione adottata da regione Lombardia di chiedere alle RSA di ampliare la loro ricettività.

Quali iniziative, inoltre, intenda intraprendere nel rispetto delle competenze territoriali in materia per verificare se siano state fornite tempestive indicazioni e adeguate misure precauzionali per evitare il contagio all'interno delle RSA e per garantire quell'universalità delle cure di assistenza.

Vorremmo, ma lo vorremmo per tutti, lo vorremmo soprattutto per loro, per chi vi opera, per chi vive nelle case di riposo, uscire dalla condizione di incertezza e dalla condizione di confusione. È un dovere che riguarda tutti in particolare, nessuno escluso.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Signora Presidente, onorevole interpellante, carissime colleghe, onorevole Carnevali, onorevole Quartapelle, in merito alle criticità che voi avete segnalato nel testo che ci è appena stato illustrato molto dettagliatamente, e segnatamente riguardo ai decessi di numerosi anziani presso la residenza sanitaria Pio Albergo Trivulzio di Milano, d'ordine del signor Ministro, in data 9 aprile 2020, è stata attivata la task force prevista dal regolamento di funzionamento dell'unità di crisi di cui al decreto ministeriale 7 agosto 2019. Questa iniziativa ha avuto lo scopo di effettuare un audit presso questa struttura. In considerazione delle misure di contenimento della mobilità, ovviamente connesse alla situazione contingente, questa verifica ispettiva si è svolta in modalità di videoconferenza, con la contestuale presenza, però, del comandante dei NAS di Milano presso la struttura Pio Albergo Trivulzio. Sono stati auditi il direttore generale e il direttore del dipartimento socio-sanitario del Pio Albergo Trivulzio, il direttore generale dell'azienda territoriale sanitaria Milano Città metropolitana, che d'ora in poi citerò come ATS Città metropolitana. La commissione task force ha richiesto ai vertici dell'azienda e ai vertici regionali una serie di atti, tra cui la documentazione clinica degli anziani ricoverati presso la struttura e ivi deceduti, nonché la documentazione che attesta l'attivazione delle misure di sicurezza necessarie poste in essere a tutela dei pazienti e degli operatori, con la relativa cronologia. Inoltre, è stata richiesta al direttore generale dell'ATS una descrizione temporale delle attività svolte nel rispetto delle disposizioni emanate dal Ministero della Salute e dalla regione Lombardia in merito all'emergenza COVID-19. Allo stato, la Commissione ispettiva, sulla base dell'analisi della documentazione già acquisita, sta predisponendo una relazione sui fatti. È in attesa, infatti, di acquisire ulteriore documentazione aggiuntiva, che, insieme all'analisi delle cartelle cliniche e dei certificati di morte dei pazienti, costituirà oggetto di valutazione con resoconto nella relazione finale. L'attenzione è focalizzata sulla presenza di criticità organizzative che possono avere avuto potenziali ricadute sulla corretta presa in carico e sulla gestione degli anziani presso la struttura, relativamente appunto all'emergenza COVID. A ciò seguirà la formalizzazione alla regione Lombardia di specifiche azioni di miglioramento, rispetto all'emergenza COVID, da implementare presso il Pio Albergo Trivulzio. Da quanto precede, e venendo al merito delle specifiche domande poste dalle onorevoli interroganti, emerge che il Ministero della Salute ha immediatamente avviato un'attività di verifica ispettiva, tuttora in corso, in ordine alla congruità delle indicazioni fornite alla RSA da parte della regione Lombardia e dalla rispettiva ATS, e all'adeguatezza delle attività di prevenzione, vigilanza e indirizzo poste in essere nell'esercizio dei poteri di programmazione, indirizzo e coordinamento di competenza regionale rispetto alle indicazioni fornite dal Ministero della Salute con apposite circolari.

È anche oggetto di verifica, allo stesso modo, verifica ispettiva, se la regione Lombardia abbia, nell'esercizio della propria autonomia organizzativa, chiesto effettivamente alle RSA di ampliare la loro ricettività in modo da ospitare, in funzione deflattiva sugli ospedali, i casi meno gravi di pazienti contagiati da Coronavirus, ferma restando la totale estraneità del Ministero della Salute rispetto alla eventuale adozione di iniziative in tal senso da parte della regione medesima. La task force ha già chiesto la documentazione attestante l'attivazione delle misure di sicurezza poste in essere a tutela dei pazienti e anche degli operatori, con la relativa cronologia; inoltre, è stata richiesta al direttore generale dell'ATS una descrizione temporale delle attività svolte nel rispetto delle disposizioni emanate dal Ministero della Salute e dalla regione Lombardia. Quanto al numero dei contagiati, dei decessi per COVID-19 e delle patologie simil-influenzali tra gli ospiti e il personale delle strutture RSA della regione Lombardia e alle proiezioni numeriche di tali dati rispetto al totale della popolazione residente presso le medesime strutture, un campione di dati è contenuto nella survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e socio-sanitarie curata dall'Istituto superiore di sanità, che lascerò e sarà consegnata, perché venga messa agli atti, a disposizione delle onorevoli interroganti. Su 677 RSA pubbliche e convenzionate presenti nella regione Lombardia e contattate dal gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità, al 6 aprile hanno risposto all'indagine 164 strutture, pari al 24,2 per cento del totale.

Dall'indagine tuttora in corso emerge che il numero totale dei decessi nelle RSA lombarde, dal 1° febbraio 2020 alla data di stesura del questionario (26 marzo-6 aprile, questo è l'arco temporale durante il quale è stato steso il questionario), è pari a 1.822 su un totale di 13.287 residenti al 1° febbraio 2020 nelle predette strutture. Il totale dei decessi accertati con tampone e risultati positivi al tampone è pari a 60. Il totale dei decessi con sintomi simil-influenzali o simili a COVID-19 è pari a 874. I deceduti accertati positivi al COVID-19, conferma da tampone, più i deceduti con sintomi appunto simil-influenzali sono pari a 934, cioè il 51,3 per cento del totale dei decessi nelle RSA lombarde, ovviamente di quelle che hanno risposto al questionario. Più in generale, nell'ambito delle strategie di prevenzione e di controllo dell'epidemia da virus, fin da subito è emersa la necessità di prestare massima attenzione nei confronti della popolazione anziana.

Già a gennaio, il 22 gennaio, con una circolare della direzione della prevenzione, si allertava, si segnalava, la particolare predisposizione della classe di età “anziani”, della popolazione anziana, a questo virus, e sin dall'adozione del DPCM del 1° marzo 2020, anche per la regione Lombardia, è stata prescritta la rigorosa limitazione all'accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali quale fondamentale misura di prevenzione del contagio.

Le persone anziane rappresentano la popolazione fragile per eccellenza, da proteggere con le più idonee cautele, anche e soprattutto nel corso dell'epidemia di COVID-19. Si è constatato, infatti, che la maggior parte dei casi di COVID-19 si manifesta con gravi risultati, con gravi conclusioni, in persone anziane: circa il 60 per cento dei malati ha un'età superiore a sessant'anni. Inoltre, l'infezione colpisce con esiti più gravi gli anziani con pregresse patologie, nell'ordine: cardiovascolari, respiratorie croniche e diabete, e la mortalità aumenta con il progressivo aumentare dell'età.

Tenuto conto di tali dati di contesto, sono state successivamente avviate le iniziative che di seguito sintetizzo. Per proteggere la popolazione anziana, l'Istituto superiore di sanità ha predisposto un documento, Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell'infezione da SARS-COV-2 in strutture residenziali sociosanitarie, che tra l'altro verrà esaminato nell'odierna riunione del comitato tecnico-scientifico. Inoltre, lo stesso Istituto ha avviato iniziative volte a monitorare le attività svolte nelle menzionate strutture e a fornire raccomandazioni per azioni di formazione e di prevenzione finalizzate al controllo delle infezioni da SARS-COV-2, come la predisposizione e la diffusione di materiale comunicativo, la formazione a distanza per gli operatori di RSA e il survey nazionale sul contagio COVID-19. Inoltre, sempre con riferimento alle RSA, la direzione della programmazione del Ministero della salute, conformandosi alle indicazioni contenute nella raccomandazione dell'OMS del 21 marzo ultimo scorso, con la circolare del 25 marzo 2020, recante l'aggiornamento delle linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali in corso di emergenza COVID-19, nell'ambito delle strategie di prevenzione, assistenza e controllo del contagio, ha segnalato che l'emergenza connessa agli ospiti pazienti ivi ricoverati rende necessario attivare una stretta sorveglianza e monitoraggio, nonché il rafforzamento dei setting assistenziali.

Sono state altresì fornite specifiche indicazioni a tutela degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali, proprio in quanto considerati la popolazione più fragile ed esposta al maggior rischio di complicanze fatali associate all'infezione da COVID-19. Richiamata l'esperienza delle regioni precocemente colpite dalla pandemia, si è ritenuto necessario segnalare la necessità di individuare prioritariamente strutture residenziali assistenziali dedicate, dove trasferire i pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero, proprio per evitare il diffondersi del contagio e potenziare il relativo setting assistenziale. Inoltre, è stata ancora una volta ribadita l'importanza di predisporre percorsi formativi e di prevenzione specifica per tutto il personale ivi operante, segnalando, inoltre, la necessità di potenziare il personale in servizio presso queste strutture, anche attraverso i meccanismi di reclutamento straordinario già attivato per le strutture di ricovero ospedaliero, nonché la possibilità di ricorrere a personale già impiegato nei servizi semiresidenziali e domiciliari.

È stato raccomandato di effettuare in maniera sistematica tamponi per la diagnosi precoce dell'infezione a carico degli operatori sanitari e socio-sanitari, e di dotarli dei dispositivi di protezione individuale, nonché di garantire la continuità dei servizi di mensa, lavanderia, pulizia e servizi connessi, estendendo anche a questi operatori le misure mirate a definire una eventuale infezione da SARS-COV-2.

Sul versante dell'effettuazione dei test, la circolare n. 11715 del 3 aprile 2020, recante Pandemia di COVID-19. Aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità, ha raccomandato che l'esecuzione dei test venga assicurata agli operatori sanitari e assimilati a maggior rischio, sulla base di una definizione operata dalle aziende sanitarie quali datori di lavoro. Inoltre, tra gli operatori esposti a maggior rischio su cui effettuare il test per tutelare prima di tutto loro stessi e per ridurre il rischio di trasmissione nosocomiale, sono stati individuati anche quelli delle RSA e delle altre strutture residenziali per anziani, ancorché asintomatici.

PRESIDENTE. L'onorevole Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Carnevali n. 2-00734.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, sottosegretaria, è successo solo in Lombardia e oggi i numeri che ci dà la sottosegretaria provano finalmente una questione incontrovertibile. I numeri che ci ha dato la sottosegretaria sono numeri parziali e sono i primi numeri che abbiamo da una fonte ufficiale su quello che è successo nelle case di riposo della Lombardia. Sono i primi numeri perché, come opposizione, in regione Lombardia più volte il Partito Democratico e gli altri partiti di opposizione hanno chiesto all'assessore Gallera, al presidente Fontana, di capire qual era la reale situazione nelle case di riposo. Abbiamo ricevuto come risposta, in una delle tante conferenze stampa senza contraddittorio da parte dell'assessore Gallera, che quella delle RSA era semplicemente una montatura giornalistica.

I numeri che ci ha dato la sottosegretaria fanno parte di un campione e sono quindi un sottoinsieme di quello che è successo in Lombardia; non corrispondono - ce lo ha spiegato molto bene la sottosegretaria Zampa, ai pochissimi tamponi fatti, ai 60 tamponi fatti - ma sono numeri agghiaccianti. Nel periodo dell'emergenza COVID-19, il 15 per cento dei pazienti delle case di riposo sono morti e almeno la metà di loro è morto a causa di sintomi riconducibili all'influenza, quindi al COVID-19. Ciò è successo solo in Lombardia. Il livello di mortalità nelle case di riposo della nostra regione non è comparabile con nessun'altra regione italiana e questo, purtroppo, è successo nonostante il lavoro, la cura, la dedizione dei tanti operatori, dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari, molti dei quali - come ricordava la collega Carnevali - si sono ammalati; alcuni sono addirittura morti.

Non è solo, dati questi numeri, una questione di quello che è avvenuto al PAT e fa bene il Ministero a continuare nell'ispezione, ma non è solo una questione di quello che è avvenuto al Pio Albergo Trivulzio a Milano. Ci sono state tantissime morti, in tante case di riposo che sono diventate purtroppo tristemente famose: Mediglia, Quinzano d'Olgio, Santa Chiara di Lodi, Lambrate, la provincia di Bergamo. Quello che è successo in Lombardia è così diffuso, in molte case di riposo della regione, perché è chiaramente il frutto di scelte politiche fatte dalla regione.

Che cosa ha fatto, anzi, che cosa non ha fatto la regione per iniziare? Prima di tutto, ci ha messo molto tempo a chiudere alle visite dall'esterno le residenze sanitarie per anziani. Nonostante che lo avesse iniziato già a fare il Veneto, il 24 febbraio, nonostante che l'Emilia-Romagna lo avesse fatto il 1° marzo, la Lombardia, la regione con il focolaio più esteso, ha aspettato il 4 marzo per iniziare a limitare le visite dall'esterno nelle residenze per anziani.

E, poi, ha concluso la questione l'8 di marzo, insieme al decreto del Governo. Lo stesso giorno, però, l'assessore Gallera proponeva ai colleghi della giunta una cosa inspiegabile, che ha avuto, purtroppo, gli esiti criminali di cui sopra. L'8 marzo la giunta Fontana, su proposta dell'assessore Gallera, decideva di chiedere alle residenze sanitarie per anziani di ampliare la ricettività dei pazienti per ospitare i casi meno gravi di persone infettate con il COVID e liberare, così, alcuni posti letto negli ospedali. Lo diceva prima la collega Carnevali: le RSA fanno parte del sistema sanitario nazionale; non possono rifiutare, se la regione chiede. Per rendere più persuasiva la proposta della regione, il 30 di marzo si è aggiunta una retta giornaliera di 150 euro a ogni RSA che accettava i pazienti COVID, pagata dalla regione. Di fatto, quello che è successo è che la regione pagava le RSA per favorire il contagio, compiendo quello che è stato un atto gravissimo e irresponsabile.

Non basta dire, come prova a raccontare l'assessore Gallera, che la regione ha dato indicazioni di come trattare i malati COVID. La responsabilità della regione non è solo quella di dare indicazioni; la regione ha una responsabilità di sorveglianza, controllo e sanzione, che troppe volte nella storia della sanità lombarda è venuta meno. Soprattutto, in questo caso, la regione Lombardia è venuta meno a quella responsabilità e non ha esercitato la propria funzione di sorveglianza, controllo e sanzione. E non basta - no, non basta - che ora, con le morti sospette, la regione disponga una commissione d'inchiesta, provando a scaricare i problemi sulla gestione delle RSA. Il problema è a monte: è in quelle due delibere, dell'8 di marzo e del 30 di marzo, in cui Fontana, Gallera e tutti gli altri assessori della giunta predisponevano il trasferimento dei malati COVID nelle residenze per anziani. L'emergenza - è stato detto da tutti gli infettivologi in modo molto chiaro - doveva essere trattata come una crisi sanitaria, cioè, doveva essere fatto tutto il possibile per evitare i contagi. Mentre tutta Italia si fermava per attuare il distanziamento sociale, che cosa decidevano l'assessore Gallera e il presidente Fontana? Loro decidevano di portare i malati contagiosi nei luoghi dove più si sarebbe dovuto evitare il contagio, proprio dove ci sono i pazienti più fragili e più esposti. Il problema è tutto qui: chi doveva gestire l'emergenza in realtà non ha fatto altro che rinfocolare il contagio e questa è una precisa responsabilità della politica.

Questa è una sede politica, non è una sede giudiziaria. Ci sono già le inchieste e la Guardia di finanza ieri è già stata al palazzo della regione per acquisire tutti i documenti; c'è l'ispezione del Ministero. Su tutto questo parlerà la magistratura e chi dovrà pagare pagherà, ma noi siamo qui per parlare delle responsabilità politiche e noi, come Partito Democratico, come opposizione in regione, andremo fino in fondo. Non accettiamo le spiegazioni della regione, non accettiamo i tentativi di nascondere i dati, che ci vengono finalmente forniti oggi, per la prima volta, in un'altra sede, e non accettiamo di ascoltare parlare di montatura giornalistica. Troviamo scandalosa l'affermazione dell'assessore Foroni che ha detto: “in Lombardia, modestamente, noi le abbiamo azzeccate tutte”. È un insulto alle famiglie di tutti coloro che hanno perso delle persone, in particolare alle famiglie di coloro che hanno perso delle persone nelle residenze per anziani. Noi abbiamo chiesto una commissione d'inchiesta regionale sulle RSA e lì, in sede politica, andremo fino in fondo; lo dobbiamo ai familiari, ai lavoratori, a tutti coloro che sono morti; e lo dobbiamo in particolare ai lombardi, che ogni giorno dalle loro case guardano con sgomento quegli amministratori regionali della Lega e di Forza Italia che sono incapaci di gestire l'emergenza, che sono incapaci di riconoscere i propri errori. Sono amministratori drogati della loro stessa propaganda e incapaci di mettersi a lavorare in silenzio per il bene di tutti.

(Iniziative a sostegno del comparto energetico, in considerazione delle ricadute economiche dell'emergenza sanitaria in atto - n. 2-00735)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sut ed altri n. 2-00735 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Sut se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente, sottosegretaria Todde. La crisi sanitaria e quella economica che stiamo vivendo, dovute all'emergenza epidemiologica COVID-19, hanno causato un forte impatto su molti settori, compreso anche quello energetico. Le commodity energetiche, infatti, stanno scontando la prospettiva di una sensibile riduzione della domanda e quindi anche di un significativo trend al ribasso dei prezzi del gas naturale ed una riduzione significativa delle quotazioni delle materie prime nei mercati all'ingrosso. Questa contrazione dei consumi è stata fortemente determinata dall'adozione nella maggior parte dei Paesi di misure stringenti in relazione al diffondersi della pandemia, che ha determinato la chiusura di alcune filiere produttive non essenziali e la limitazione degli spostamenti, sia nell'ambito interno dei rispettivi confini che in ambito internazionale. In un lasso di tempo ristretto, pertanto, i consumi energetici del nostro Paese sono precipitati, portando la domanda elettrica nazionale a registrare un meno 21,4 per cento. A seguito anche dell'aggiornamento trimestrale dei prezzi di riferimento di luce e gas da parte di Arera, a partire dallo scorso 1° aprile fino al 31 luglio 2020, per la cosiddetta “famiglia tipo”, nel regime di maggior tutela, si avranno una diminuzione del costo dell'elettricità di meno 18,3 per cento e del gas di meno 13,5 per cento.

Però, gli oneri di sistema, ovvero le componenti delle bollette pagate dai singoli utenti e finalizzate a sostenere diverse attività, necessarie a sviluppare, mantenere in sicurezza e decarbonizzare il sistema elettrico nazionale - tra cui, appunto, il sostegno alle energie rinnovabili - rimangono invariati a 4,18 centesimi per kWh. La sospensione dei distacchi delle forniture di energia elettrica e gas per morosità, che ha messo in atto Arera per questo periodo di emergenza, hanno evitato anche ai clienti che sono impossibilitati a pagare le bollette di ritrovarsi senza i servizi essenziali. Alcuni operatori del settore energetico e le loro organizzazioni lamentano già una crescente difficoltà finanziaria connessa all'aumento di queste morosità, che nel giro di qualche mese potrebbero ripercuotersi in tutta la filiera.

Al fine di garantire la sostenibilità degli interventi regolatori a favore dell'intera filiera dell'energia elettrica e del gas, la stessa Arera è intervenuta incrementando fino a 1,5 miliardi la disponibilità del conto che è stato istituito ad hoc presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali per l'emergenza COVID-19. Ritengo che, superata questa emergenza, avere costi dell'energia più contenuti potrebbe favorire sicuramente la ripresa delle attività, soprattutto per le piccole imprese. Andrebbe evitato, quindi, un possibile effetto rimbalzo dei prezzi determinato da una ripresa dei consumi, soprattutto a livello industriale, e dalla risalita dei prezzi delle commodity energetiche.

Chiedo, quindi, se nell'ambito dei prossimi provvedimenti esista una misura presso il suo Ministero nel senso di alleggerire il peso degli oneri generali per gli utenti del sistema elettrico, o comunque per cercare di contenere i costi delle forniture energetiche per i clienti finali, garantendo, però, il buon funzionamento di tutta la filiera energetica. Inoltre, chiedo quali siano gli intendimenti circa le misure da adottare per dare copertura alle componenti tariffarie che incentivano le attività di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili e di risparmio energetico nelle ipotesi in cui, al fine di aumentare la competitività delle imprese e dare respiro al settore anche dopo questa emergenza, si intervenga sugli oneri di sistema.

In ultimo, chiediamo se si ritenga sufficiente l'intervento citato di Arera per il conto emergenza COVID-19 che è stato istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali, oppure se siano in valutazione ulteriori misure per la gestione delle morosità aggiuntive nel post emergenza.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA TODDE, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Come evidenziato dagli onorevoli interpellanti, a seguito dell'emergenza sanitaria COVID-19 si è registrato anche un impatto sul settore energetico. Infatti, i costi della bolletta energetica di famiglie e imprese hanno avuto significative riduzioni come diretta conseguenza della forte riduzione della domanda e, quindi, anche del prezzo delle commodities. In tal senso si prevede che i prezzi all'ingrosso delle commodities energetiche dovrebbero mantenersi bassi per lungo tempo, consentendo di produrre un'ulteriore riduzione dei costi finali energetici a sostegno della ripresa. È notizia di questi giorni, infatti, che la recessione sta investendo tutti i Paesi e peserà anche sul 2021, anno in cui è prevista una ripresa parziale con il livello del PIL che resterà decisamente al di sotto dei trend pre-virus. Tale contingenza, dunque, influenzerà senz'altro il costo delle commodities. Inoltre, preme evidenziare come gli oneri finalizzati alla copertura di costi di interesse generale per il settore elettrico, in primis per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, hanno mostrato dei segnali di riduzione nei precedenti aggiornamenti effettuati dall'Autorità, nonostante la spesa degli oneri generali nel settore elettrico e del gas, invece, sia rimasta invariata.

Si rileva altresì che nel medio e lungo periodo, al netto di questa fase di prezzi di mercato particolarmente bassi, è attesa un'ulteriore riduzione del loro peso in bolletta, dovuta alla riduzione dei costi di impianti dedicati alle tecnologie rinnovabili nonché all'adozione da parte del Ministero dello Sviluppo economico di meccanismi competitivi di accesso agli incentivi, i quali spingeranno verso una maggiore efficienza. Nell'attuale congiuntura, dunque, il Ministero dello Sviluppo economico sta mantenendo il confronto con le associazioni di categoria e la stretta collaborazione con l'Autorità di settore, al fine di individuare e promuovere azioni e interventi volti: da un lato, a contenere le conseguenze dell'emergenza in corso sulla filiera energetica, per assicurarne l'equilibrio in un'ottica transitoria; dall'altro, a favorire, nell'immediato futuro, la ripresa economica del sistema produttivo, per il quale i costi energetici rappresentano un fattore cruciale.

Le citate azioni, in particolare, andranno ad aggiungersi alle azioni di flessibilità temporale di adempimenti fiscali e alle iniezioni di liquidità nel sistema a favore delle imprese, che il Governo ha già messo in campo e di cui possono fruire anche le imprese del comparto energetico, nonché si aggiungeranno alle azioni di flessibilità specifica già adottate da ARERA come misure di sostegno alle imprese del settore in questa fase di emergenza.

Sul tema relativo alla maggiore morosità da parte dei clienti finali, giova evidenziare che è attivo un monitoraggio di quanto sta accadendo, attraverso il quale sarà possibile rilevare dati più precisi sul fenomeno e si potrà, quindi, calibrare un possibile intervento almeno per le situazioni di sofferenza finanziaria che non possono essere affrontate con gli strumenti di liquidità già messi in campo. La morosità nel pagamento delle bollette è, comunque, un tema all'attenzione del Ministero dello Sviluppo economico e che andrà affrontato appena superata l'emergenza, poiché richiede una riflessione e una revisione dell'efficienza dell'intera filiera attuale, soprattutto nel settore elettrico.

In merito alla riduzione del peso degli oneri di sistema, si evidenzia che potrebbe essere valutato positivamente, nell'ambito delle prossime iniziative normative, l'inserimento di una norma che riduca il peso dei citati oneri o, più in generale, delle componenti fisse della bolletta, in modo selettivo a favore delle categorie di clienti più incisi dal blocco delle attività. In tal modo, dunque, si andrà soprattutto a favore delle piccole attività produttive, garantendo loro una migliore possibilità di ripresa e riducendo, al tempo stesso, la potenziale morosità dei clienti in situazione di difficoltà. L'ampiezza della misura, su cui a livello tecnico si sta già lavorando, dipenderà poi dalle risorse finanziarie disponibili.

Infine, per quanto concerne l'intervento dell'ARERA con il “Conto emergenza COVID-19” istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali, si evidenzia che lo strumento, adottato nell'ambito delle prerogative dell'Autorità per garantire la sostenibilità degli attuali e futuri interventi regolatori a favore dell'intera filiera dell'energia elettrica e del gas, contempla il monitoraggio e la valutazione dei suoi effetti per l'adozione di eventuali misure integrative, alla luce dei quali potranno essere formulate ulteriori iniziative anche di carattere normativo rispetto a quelle già in atto.

In conclusione, dunque, voglio ribadire il massimo impegno del Ministero dello Sviluppo economico nello studio di ogni iniziativa idonea e tecnicamente percorribile, anche tenuto conto delle risorse economiche disponibili, al fine di evitare il protrarsi di situazioni di difficoltà nel post-emergenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Sut ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretaria Todde, la ringrazio per la positiva ed esauriente risposta sull'interpellanza che abbiamo sottoposto al suo Ministero. La crisi che sta colpendo l'Italia e molti altri Paesi dell'Unione non risparmia veramente nessuno, nessun comparto e nessun settore. Sta mettendo in difficoltà tutti, dalle filiere produttive ai consumatori finali, e possiamo dire che questa è una crisi sia di offerta sia di domanda, come l'ha definita qualcuno.

Con specifico riferimento alla materia oggetto dell'interpellanza, siamo soddisfatti del riscontro del Ministero dello Sviluppo economico, un Ministero che sta seguendo e anche rispondendo con spirito proattivo alle dinamiche che oggi caratterizzano quest'emergenza COVID-19 sotto il profilo delle ricadute per il comparto energetico. A seguito delle misure di restrizione che sono state introdotte dai vari DPCM che sono stati emanati, si registra, come tutti sappiamo, il fermo di molte attività produttive, che contemplano i settori dell'artigianato, del commercio, le libere professioni e molte altre tipologie di imprese, le quali, non lavorando e non avendo quindi entrate, stanno riducendo al tempo stesso il loro fabbisogno energetico. Siamo un Paese in questo momento in condizioni di semi-stallo, con un rallentamento del sistema produttivo e una restrizione dei consumi di energia.

In un simile contesto di contrazione generale, dove gli equilibri pre-crisi dell'economia familiare e d'impresa sono stati velocemente alterati, accogliamo quindi con favore l'apertura del MISE alla valutazione di una norma che riduca il peso degli oneri di sistema e delle componenti fisse della bolletta in direzione, quindi, di un alleggerimento delle stesse per gli utenti che sono maggiormente colpiti dalle restrizioni che sono in vigore al momento nel nostro Paese, con particolare riferimento alla piccola impresa, il cuore delle imprese che abbiamo nel nostro Paese, verso cui nutriamo una grande preoccupazione ma che siamo intenzionati a supportare al massimo delle possibilità che abbiamo a disposizione.

Ritengo, inoltre, doveroso soffermarmi sull'impatto positivo che questa apertura potrebbe produrre in termini di strumenti di contrasto anche rispetto al fenomeno della morosità, unitamente alla predisposizione di un'azione di monitoraggio sullo stesso in previsione di ulteriori strumenti quindi da mettere in campo in aggiunta a quelli che sono già disponibili per le casistiche di maggiore difficoltà finanziaria.

È altresì positiva anche la notizia della presenza di segnali di riduzione per ciò che concerne gli oneri per la copertura dei costi d'interesse generale per il settore elettrico - in particolare, sottolineo quelli relativi allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili - e che si attenda un'ulteriore riduzione del loro peso in bolletta anche grazie all'adozione da parte del suo Ministero di meccanismi competitivi di accesso agli incentivi. Positivo è anche il riscontro per quanto riguarda il “Conto emergenza COVID-19” che è stato istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali. È importante in questo senso però, anche come ha detto lei, il monitoraggio e la valutazione dei suoi effetti finalizzati a eventuali e ulteriori nuovi interventi normativi su questa filiera dell'energia elettrica e del gas.

Reputo, dunque, soddisfacente la risposta che ci giunge oggi dal Ministero dello Sviluppo economico a questa interpellanza che ho esposto, una risposta che offre una prospettiva, quindi, di sgravio per milioni di italiani e centinaia di migliaia di micro, piccole e medie imprese nell'ottica di un superamento di questa emergenza che stiamo vivendo e in considerazione di una richiesta di supporto ai consumatori che avremo, però, anche dopo il termine di questa emergenza, di questa fase acuta della pandemia che è in corso.

(Intendimenti in ordine alla revoca del recente decreto che ha sospeso la classificazione di place of safety (luogo sicuro) per i porti italiani e iniziative per la definizione di protocolli sanitari idonei a garantire la necessaria quarantena, ai fini del contrasto al COVID-19, ad eventuali migranti ed equipaggi di imbarcazioni coinvolte in operazioni di salvataggio - n. 2-00736)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Palazzotto ed altri n. 2-00736 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Palazzotto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, signora Presidente. Signor sottosegretario, nei giorni scorsi il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro degli Affari esteri, il Ministro dell'Interno e il Ministro della Salute, ha emanato un decreto che sospende la classificazione di place of safety, di luogo sicuro, per i porti italiani per i casi di soccorso effettuati da unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area SAR italiana. Ora, in questo momento noi abbiamo tutti la consapevolezza che la drammatica emergenza sanitaria che il nostro Paese sta vivendo impone a questo Governo come priorità assoluta la tutela della salute pubblica e, a parere di chi vi sta interpellando, il suddetto decreto non risponde esclusivamente a questa necessità ma appare in questo momento incomprensibile alla luce delle cose che andrò ad esporre.

La pandemia da COVID-19 sta interessando in questo momento il mondo intero e, quindi, sarebbe opportuno concentrare ogni sforzo al fine di individuare ogni strumento utile a definire protocolli in grado di assicurare la sicurezza e la salute pubblica di tutti i cittadini, anziché negare il soccorso e la protezione dai rischi della navigazione. Se noi applichiamo la ratio di questo decreto a tutte le imbarcazioni che si trovano in difficoltà capiremmo quanto questo decreto - escludendo, diciamo, le imbarcazioni che prestano soccorso ai migranti - sia inapplicabile. Inoltre, nel momento in cui una pandemia di queste dimensioni ha come epicentro l'Europa non si capisce perché in questo momento, invece, non c'è una chiusura delle frontiere verso altri Paesi che sono affetti dalla pandemia esattamente come noi, il cui ingresso di cittadini stranieri nel nostro Paese potrebbe tranquillamente creare un problema rispetto alla salute pubblica.

Ora, io credo che da questo punto di vista la necessità e la preoccupazione del Governo di tutelare la salute pubblica non ci esima dall'obbligo etico e giuridico di impedire che le persone che rischiano la propria vita nel Mediterraneo vengano soccorse. Quest'obbligo non viene meno a causa dell'emergenza sanitaria e non viene meno neanche, diciamo, nella contingenza attuale. È un obbligo che viene fuori da norme di carattere internazionale e che, nello specifico, non possono essere derogate. Qui ci sono tutta una serie di problemi giuridici che io adesso proverò a esporre e su cui chiedo al Governo anche di dare un'interpretazione. Il primo problema giuridico è la gerarchia delle fonti. L'obbligo del soccorso in mare discende da convenzioni internazionali che non sono modificabili attraverso decreti interministeriali. Quindi, il decreto non potrebbe essere applicato rispetto agli obblighi che il nostro Paese ha di fornire un place of safety alle imbarcazioni che ne fanno richiesta in Italia.

Ad avviso di chi vi sta interpellando il nostro Paese, inoltre, è assolutamente nelle condizioni di predisporre protocolli sanitari in grado di garantire a terra o, come è stato annunciato pochi minuti fa dal Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, attraverso l'utilizzo di assetti navali dedicati, fare svolgere la quarantena sia alle persone soccorse sia agli equipaggi delle imbarcazioni che hanno effettuato il soccorso in condizioni di sicurezza in luoghi sicuri e adeguati e poi assicurare le cure e le prestazioni sanitarie necessarie senza che questo pregiudichi la salute pubblica. Questo è un appello che ha fatto anche l'UNHCR e che oggi ci vede, appunto, rispondere, come nel caso dell'Alan Kurdi, con un protocollo di sicurezza che è assolutamente adeguato rispetto alla tutela degli obblighi che noi abbiamo come Paese e anche della tutela della sicurezza della salute pubblica.

Le altre questioni riguardano l'interpretazione che di una norma di questo tipo si può avere. Nello specifico, quello che nel decreto viene messo in evidenza è, in qualche modo, un travisamento di alcuni articoli di testi normativi del diritto internazionale e, in particolare, della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare siglata a Montego Bay, perché si introduce il principio secondo cui, in questo caso, non è la nave che rappresenta una minaccia per la sicurezza del Paese ma è il Paese e, sono in questo caso, appunto, i porti del Paese che vengono considerati non sicuri. Un'interpretazione di questo decreto potrebbe dire che i porti del nostro Paese non sono sicuri per tutte le navi che battono bandiera straniera, anche quelle commerciali nello specifico. Potrebbero essere interpretate così queste norme.

Il decreto si compone di dodici voci, di premesse e di due articoli, richiama diversi decreti e convenzioni internazionali, dalla Convenzione di Amburgo fino agli ultimi decreti sul Coronavirus, e, proprio in virtù dello stato d'emergenza, varato il 31 gennaio, viene prevista questa deroga alla Convenzione di Amburgo. Nell'articolo 1 si specifica che i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e la definizione di place of safety in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, ma questo principio varrebbe solo per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area SAR italiana. Anche qui, nella definizione di un place of safety, non ci può essere una discrezionalità legata alla bandiera. Provo a spiegare: non si comprende se i porti italiani sono un place of safety se la nave batte una bandiera straniera; se la nave che ha effettuato il soccorso batte bandiera italiana, invece, miracolosamente, quei porti, che non sono sicuri dal punto di vista sanitario, diventano immediatamente sicuri. Sono porti sicuri per il transito di passeggeri da diversi Paesi, visto che il traffico di navi passeggeri è ancora in funzione. Quindi, da questo punto di vista, questa è una grande contraddizione ulteriore di questo decreto. Ma c'è un punto che riguarda la sua efficacia. Capisco il senso e la preoccupazione del Governo da questo punto di vista, però sembra un decreto fatto ad hoc.

Io vorrei provare anche a definire qual è il contesto dentro cui noi stiamo ragionando. In questo momento nel Mediterraneo centrale non sono operative le navi delle organizzazioni non governative, le navi di soccorso umanitario civile, tranne una, l'Alan Kurdi, che pochi minuti fa ha ricevuto una soluzione rispetto al salvataggio che aveva effettuato. Il problema più grande in questo momento, quindi, non è individuare una norma che impedisce all'Alan Kurdi di effettuare un soccorso o di ricevere l'assistenza che merita, il problema più grande è che in questo momento, a seguito anche della sospensione della missione navale nel Mediterraneo centrale, della sua sostituzione con un'altra missione che ha un altro mandato, non c'è alcun dispositivo di soccorso navale in una delle rotte più praticate dai flussi migratori. Questo è il problema che noi abbiamo e su cui il nostro Governo non sta prestando la dovuta attenzione. Lo dico con molta tranquillità. Questo fine settimana, il weekend di Pasqua, verrà ricordato per la tragedia che si è consumata nel Mediterraneo, perché abbiamo visto che il problema non è rappresentato dalle navi di soccorso, bensì dalla loro assenza in quel tratto di mare. Ben quattro imbarcazioni, con più di 250 persone, tra cui uomini, donne incinte e bambini, sono rimasti in balia delle onde per oltre cinque giorni, di queste due sono arrivate autonomamente nei porti siciliani, una a Pozzallo e una a Ragusa, una è stata soccorsa appunto dall'imbarcazione Aita Mari, che non era in missione di soccorso, ma che si trovava in transito ed è intervenuta perché non c'era nessun assetto disponibile. Voglio ricordarlo: quelle quattro imbarcazioni si trovavano tutte in area SAR di competenza europea, nello specifico in area SAR maltese. E Malta, che ha gli stessi obblighi internazionali che ha l'Italia rispetto al soccorso in mare, ha deciso di non adempiere ai suoi obblighi e di compiere degli atti assolutamente illegittimi. In primo luogo, appunto, un'omissione di soccorso, perché non è intervenuta in nessuno di questi casi segnalati. In secondo luogo, la quarta imbarcazione, che è arrivata autonomamente fino a circa 20 miglia dall'isola di Lampedusa, trovandosi ancora in SAR maltese, è stata respinta con un'operazione opaca, di cui non si conoscono ancora i contorni, attraverso l'utilizzo di unità navali libiche, che si sono spinte quindi fino ai confini della zona SAR italiana da Tripoli. L'attesa di quell'imbarcazione per oltre i cinque giorni in quelle condizioni, senza acqua né cibo, senza assistenza sanitaria, ha causato la morte di 12 persone.

La vita di quelle 12 persone pesa oggi sulla coscienza dell'Europa. Pesa anche sul nostro Paese, perché il nostro Paese, in quanto area SAR contigua, aveva una responsabilità e la prima responsabilità che aveva era quella di richiamare Malta ai propri obblighi e ai propri doveri, etici, morali e soprattutto giuridici.

Ecco, noi ci troviamo dentro questa condizione, ci troviamo nella condizione in cui le navi, le imbarcazioni partiranno verosimilmente - le comunico, signor sottosegretario che è prevista nel prossimo fine settimana un'altra finestra di bel tempo e, come dimostrano le condizioni di questi ultimi giorni, l'unico elemento di pool factor che determina l'inizio delle partenze dalla costa sud del Mediterraneo sono le condizioni climatiche - quando migliorano le condizioni climatiche; dicevo, i migranti partono dalla Libia con o senza navi di soccorso nel Mediterraneo centrale. Allora, noi ci troveremo, fra qualche giorno, di nuovo nella stessa condizione, con centinaia di persone in mare e nessun dispositivo di soccorso.

Possiamo noi accettare che l'unico criterio sia aspettare di vedere chi è che da solo, autonomamente riesce a salvarsi e arrivare sulle nostre coste? è questo un modo, un dispositivo di sicurezza adeguato ad uno Stato civile come il nostro Paese?

E le faccio anche un'altra domanda: è questo un modo di tutelare la salute pubblica? Perché cos'è che garantisce di più la salute pubblica? Il fatto che il nostro Governo gestisca e governi un fenomeno complesso come i flussi migratori e che, quindi, faccia in modo che chi si trova a dover attraversare in condizioni forzate il Mediterraneo centrale, perché dobbiamo ricordarlo, non stiamo parlando, come qualcuno usa spesso definirli, di crocieristi, come sono stati paragonati, questo decreto è stato paragonato al decreto diciamo… alle misure che sono state adottate nei confronti delle navi da crociera. Stiamo parlando di persone che fuggono da campi di concentramento, da luoghi in cui vengono torturati e violentati, parliamo di persone che fuggono da una guerra e da un luogo in cui ci sono i bombardamenti e che noi continuiamo a ritenere un porto sicuro. Anche qui l'altro paradosso: noi dichiariamo i nostri porti non sicuri, a fronte di un'emergenza, di una pandemia, che quindi riguarda anche i Paesi da cui queste persone scappano e riconosciamo come porti sicuri i porti libici verso cui respingiamo queste persone, come è successo in questo caso da parte di Malta, con l'ausilio diretto e il coordinamento diretto di un centro di coordinamento europeo o con gli accordi tra Italia e Libia che sostanzialmente hanno appaltato alla guardia costiera libica la funzione di respingimento verso un Paese in guerra di persone che fuggono. Ecco, noi ci troviamo dentro questa condizione e abbiamo la necessità di disporre questi protocolli.

Io la voglio ringraziare, voglio ringraziare il Governo per essere arrivati oggi a una soluzione che sostanzialmente supera questo decreto, lo modifica, perché riconosce che questo decreto non è superiore alle norme internazionali e quindi il nostro Paese oggi sta adempiendo ai propri obblighi soccorrendo le persone a bordo della Alan Kurdi e sarebbe probabilmente il caso a questo punto anche di integrare il dispositivo e i protocolli previsti oggi per l'Alan Kurdi dentro la normativa di questo decreto.

Ce lo ha ricordato oggi anche il Consiglio d'Europa, che ha specificato a tutti gli Stati europei e questo, ripeto, vale per l'Italia che oggi adempie ai suoi obblighi internazionali, vale per Malta che invece in queste ore si è macchiata di crimini di cui dovrà rispondere davanti alle corti internazionali, perché quella del respingimento di persone in un Paese in guerra è un crimine, secondo le convenzioni internazionali, come lo è l'omissione di soccorso, perché il ritardo nei soccorsi di oltre cinque giorni nei confronti di quell'imbarcazione ha causato la morte di 12 persone e anche di questo è responsabile il governo maltese.

Ed è per questo, signor sottosegretario, che io le chiedo oggi se il Governo non intende rivedere la misura del decreto citato in premessa e lavorare contestualmente a stabilizzare un protocollo di sicurezza che garantisca sia il soccorso in mare, quindi l'intervento della nostra Guardia costiera quando ci saranno imbarcazioni in difficoltà come è accaduto nel fine settimana di Pasqua, sia, allo stesso tempo, di garantire la sicurezza delle città costiere dove le persone verranno fatte sbarcare, attraverso protocolli di sicurezza che prevedono la quarantena o in strutture adeguate, a terra o, come si sta prevedendo nel caso della nave Alan Kurdi, in navi appositamente attrezzate, dove gli equipaggi e le persone soccorse possono ricevere l'assistenza e svolgere appunto la quarantena.

Questo, signor sottosegretario, anche per dirle che noi oggi facciamo bene a dire che da questa emergenza non ci si salva da soli, che ci si può salvare solo dentro un una battaglia comune e con un grande spirito di solidarietà, questa solidarietà che noi oggi rivendichiamo nei confronti degli altri Paesi europei e che dobbiamo dimostrare di sapere applicare anche noi nei confronti di chiunque abbia bisogno di essere aiutato e soccorso.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Salvatore Margiotta, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, signora Presidente, ringrazio anche l'onorevole Palazzotto per la lunga interpellanza che ha voluto qui esporre, perché intanto mi consente di dare la notizia, anticipata dallo stesso onorevole, sulla soluzione del tema Alan Kurdi e che mi fa piacere dare in questa sede.

Per quanto riguarda la restante parte dell'interpellanza darò la risposta, vorrei solo far presente al collega che la domanda circa la possibilità di revisione del decreto medesimo non può trovare risposta in questo momento per il semplice fatto che, come sa, tale decreto è il frutto dell'azione della concertazione di ben quattro Ministeri e di cui quello che qui rappresento è solo una parte, appunto un quarto. Tuttavia, le questioni che lei pone sono di assoluto pregio e sicuramente saranno esaminate dal Governo. Intanto, le do risposta all'interpellanza per le altre parti.

In premessa, ricordo che in capo allo Stato che coordina un'operazione di soccorso in mare gravano due ordini di obblighi: assicurare la salvezza delle persone dal grave ed imminente pericolo; assicurare che in esito all'intervento di soccorso segua lo sbarco dei naufraghi in un luogo in cui siano garantiti i bisogni primari, tra cui l'assistenza sanitaria. Ebbene, sin dal 17 marzo 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha rappresentato ai partner europei l'impossibilità di assicurare, anche con riguardo alle operazioni di soccorso non coordinate dall'Italia, un porto di sbarco ai migranti che attraversano il Mediterraneo, essendo le strutture operative italiane, dai presidi sanitari alle Forze di polizia, costantemente impegnati in continua a rimodulazione delle attività per rispondere all'evoluzione dell'emergenza sanitaria COVID-19. L'Italia ha pertanto evidenziato la necessità di una condivisione delle responsabilità con gli Stati di bandiera nella gestione delle operazioni di soccorso condotte da navi private, al fine di evitare la creazione di meccanismi di ricerca e soccorso distinti e paralleli rispetto alle strutture istituzionali previste dalle convenzioni internazionali, e di prevenire condotte che possano, anche indirettamente, facilitare l'immigrazione irregolare in Italia e nell'Unione europea, vieppiù in considerazione del fatto che la progressiva diffusione del virus ha comportato la sospensione di fatto di tutti gli strumenti volti ad un'ordinata e condivisa gestione del fenomeno migratorio a livello europeo. Mi riferisco, in particolare, al Meccanismo di Malta per il ricollocamento dei migranti e ai trasferimenti di richiedenti tra Stati membri secondo le Procedure di Dublino. In questo contesto, alcune ONG hanno annunciato la ripresa delle proprie attività di ricerca e soccorso nel bacino del Mediterraneo ed hanno conseguentemente ripreso la navigazione. Di qui la necessità di adottare urgenti iniziative finalizzate alla gestione del fenomeno migratorio, in coerenza con la posizione assunta dall'Italia in ambito europeo e con le misure di prevenzione e contenimento della pandemia attuate sul territorio nazionale. In particolare, con il decreto 7 aprile 2020, adottato dal Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, di concerto con i Ministri della Salute, dell'Interno, e degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, lungi dal negare il soccorso ai naufraghi, si è provveduto a ribadire alcuni principi fondamentali della Convenzione di Amburgo del 1979 sulla ricerca e soccorso in mare, la cosiddetta Convenzione SAR, a cui pure ha fatto riferimento l'interpellante. Il primo è quello dell'indispensabile cooperazione fra gli Stati firmatari della Convenzione, che si estrinseca anche attraverso l'obbligo degli Stati di bandiera delle unità che prestano soccorso di farsi carico essi stessi dell'assistenza e del collocamento dei migranti, anche ai fini dell'individuazione di un luogo sicuro di sbarco.

Al riguardo, ricordo che l'articolo 94 della Convenzione sul diritto del mare di Montego Bay, del 1982, impone allo Stato di adottare per le navi che battono la sua bandiera, tutte le misure necessarie a salvaguardare la sicurezza in mare, anche garantendo che il comandante, gli ufficiali e, nella misura appropriata, i membri dell'equipaggio conoscano perfettamente e abbiano l'ordine di rispettare le pertinenti norme internazionali relative alla salvaguardia della vita umana in mare.

Il secondo principio è quello relativo all'individuazione del place of safety, il luogo sicuro di sbarco dei naufraghi, in coerenza con la definizione contenuta nelle risoluzioni nn. 155 (78) e 167 (78) dell'International Maritime Organization del 20 maggio 2004. In sintesi, dette risoluzioni definiscono il place of safety come luogo in cui è assicurata la sicurezza delle persone soccorse in mare e dove possono essere soddisfatti i bisogni primari, tra cui cibo, riparo ed esigenze sanitarie.

In applicazione dei principi sopraindicati e, dunque, in modo del tutto legittimo, il decreto interministeriale qualifica l'emergenza connessa alla diffusione del Coronavirus come una situazione che non rende possibile assicurare sul territorio italiano la disponibilità di tali luoghi sicuri senza compromettere la funzionalità delle strutture nazionali sanitarie, logistiche e di sicurezza dedicate al contenimento della diffusione del contagio e di assistenza e cura dei pazienti COVID-19. Ciò limitatamente ai casi di ricerca e soccorso nei quali lo Stato italiano non abbia svolto alcun ruolo di coordinamento delle operazioni di soccorso e, pertanto, non abbia assunto alcuno degli obblighi che detto coordinamento gli impone.

Al contempo, è stato fatto richiamo alla responsabilità dello Stato di bandiera dell'unità soccorritrice che, in nome del già ricordato principio di cooperazione previsto dalla convenzione SAR, è chiamato a cooperare con l'Italia per individuare una soluzione condivisa di gestione dei naufraghi.

Laddove, invece, il soccorso avvenga in area SAR italiana con il concorso di unità navali nazionali, resta fermo l'obbligo dell'Italia, pur nell'attuale fase emergenziale, di farsi carico dell'individuazione di ogni opportuna soluzione per la salvezza dei naufraghi e l'individuazione di idonei luoghi di sbarco e di accoglienza. E questo, in parte, risponde al suo dubbio sulla differenza che oggettivamente si presta nei confronti di casi diversi: nave battente bandiera italiana o che ha soccorso in area SAR italiana oppure laddove queste condizioni non vi siano.

Con il decreto del capo dipartimento della Protezione civile n. 1287 del 12 aprile 2020 sono state individuate le misure organizzative e le procedure per fornire assistenza sanitaria alle persone soccorse in mare ovvero giunte sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi, garantendo ad esse anche un luogo dove trascorrere la quarantena prevista dalle disposizioni nazionali.

In particolare, il capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno è stato nominato soggetto attuatore con il compito di provvedere all'assistenza alloggiativa e alla sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare, anche utilizzando, a tal fine, apposite ed adeguate unità navali. Nel caso di sbarchi autonomi il soggetto attuatore, sentite le regioni e le autorità sanitarie locali, provvederà per il tramite delle prefetture competenti ad individuare aree o strutture da adibire ad alloggi per il periodo della sorveglianza sanitaria e, ove ciò non sia possibile, a collocarli sulle unità navali.

Nello svolgimento della propria attività il soggetto attuatore può avvalersi, come è avvenuto oggi, della Croce Rossa italiana e del supporto, ove necessario, dei volontari della Protezione civile, nonché degli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera.

Rappresento che, nelle more dello svolgimento delle procedure attuative delle misure previste dal sopra menzionato decreto del capo della Protezione civile ed in considerazione della necessità di affrontare l'emergenza rappresentata dall'operazione di soccorso di migranti provenienti dalla Libia effettuata dalla nave Alan Kurdi dell'ONG tedesca Sea Eye al di fuori della zona SAR italiana, su richiesta del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, con decreto in data odierna del capo della Protezione civile, si è provveduto ad individuare, utilizzando le convenzioni già stipulate dal medesimo Ministero, una unità navale immediatamente impiegabile della Compagnia italiana di navigazione per le esigenze alloggiative e la sorveglianza sanitaria delle persone soccorse dalla predetta ONG, nominando all'uopo quale soggetto attuatore il rappresentante legale della Croce Rossa italiana.

Entro la giornata odierna giungerà presso il porto di Palermo il personale della Croce Rossa Italiana e il necessario materiale sanitario e di protezione individuale. Nella mattinata di domani verrà effettuato il trasferimento dei migranti sull'unità navale italiana.

Concludo, evidenziando che, anche nel contesto emergenziale determinato dalla diffusione del virus COVID-19 e nonostante le difficoltà che ne sono derivate, il Governo non è mai venuto meno ai propri obblighi né ai doveri di solidarietà e di soccorso e continuerà a porre in essere tutte le iniziative necessarie per salvaguardare la vita e l'incolumità delle persone, siano esse i migranti soccorsi in mare o siano persone affette dal Coronavirus.

PRESIDENTE. L'onorevole Palazzotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, signora Presidente. Signor sottosegretario, la ringrazio per la risposta che aprirebbe sicuramente un'interessante discussione in punta di diritto rispetto alla interpretazione delle Convenzioni internazionali e degli obblighi che ne discendono per il nostro Paese e non solo. Però, vorrei provare a utilizzare questa occasione per suggerire al Governo alcune misure, alla luce appunto di quella che è la condizione che oggi viviamo nel Mediterraneo, alla luce anche della suddetta pandemia.

Noi ci troviamo oggi in un contesto e in un momento totalmente diverso da quello che abbiamo vissuto in altri anni. I numeri dei flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale si sono notevolmente ridotti, l'emergenza che noi stiamo affrontando, dal punto di vista del numero delle persone che arriverebbero nel nostro Paese, è sicuramente molto contenuta: parliamo di qualche centinaio di persone nella scorsa settimana, quindi non parliamo più dei numeri del 2015 o del 2016, quando i flussi migratori hanno messo in grande difficoltà il sistema di accoglienza italiano. Eppure, davanti a numeri di questo tipo, si è ridotta la risposta europea, non solo del nostro Paese, rispetto alle esigenze del soccorso in mare.

Noi, in questi anni, abbiamo proceduto a una sostanziale desertificazione del tratto di mare che separa le coste siciliane da quelle libiche. Abbiamo via via arretrato gli assetti navali statali che prestavano soccorso alle persone.

Ricordo che nel 2013, dopo quella che fu la tragedia di Lampedusa, dove persero la vita 366 persone, il Governo italiano dispose la missione Mare Nostrum, che appunto era il più grande dispositivo di soccorso marittimo che la storia avesse conosciuto nel Mediterraneo centrale e che via via, da quel punto di partenza, si è arrivati a ritirare gli assetti statali.

Abbiamo assistito, in questi anni, ad un sostanziale smantellamento dei dispositivi di soccorso ordinari degli Stati. Quindi, tolti quelli straordinari come la missione Mare Nostrum, come le missioni Poseidon, Triton e poi Sophia, via via si arretravano gli assetti navali e si aggiungevano altri compiti per cui quelli delle operazioni di search and rescue erano assolutamente secondari, e noi ci siamo trovati oggi ad avere una condizione in cui un centro di coordinamento come quello maltese - cioè di uno Stato europeo che, quindi, oltre alle convenzioni internazionali succitate, risponde anche alle convenzioni europee a tutela dei diritti umani - sostanzialmente ha dismesso ogni forma di coordinamento dei soccorsi. Il che in questo momento rappresenta un rischio vero perché l'unico effetto che noi rischiamo di avere da questo punto di vista è che - avendo tolto ogni dispositivo di soccorso e avendo costruito, prima, una grande campagna diffamatoria da parte della politica nei confronti delle organizzazioni della società civile che svolgevano una surroga dei compiti e dei doveri che gli Stati si rifiutavano di adempiere e, poi, costruendo normative e legislazioni come questa, che in qualche modo cercano di limitare l'operatività di tali navi - in questo momento il Mediterraneo centrale è un deserto e, quindi, chiunque prova ad attraversarlo sostanzialmente non trova più nessuno che è disponibile a soccorrerlo.

Le normative che sono state fatte, che hanno sostanzialmente contribuito a criminalizzare chi soccorre le persone in mare, hanno anche desertificato dal punto di vista commerciale quel tratto di mare. Ora, dentro questa dimensione, nel momento in cui c'è anche la pandemia, gli Stati arretrano ancora di più.

E io comprendo che, davanti a chi oggi cavalca le paure legate all'emergenza Coronavirus della cittadinanza, mentre c'è una condizione di sofferenza e di difficoltà così grande per i cittadini che già vivono e risiedono in Italia, l'idea che, in qualche modo, per salvarsi, bisogna chiudersi e che, quindi, noi non siamo in grado di aiutare gli altri perché non siamo in grado di aiutare noi stessi, possa prevalere; tuttavia, così facendo, anche volendo affrontare la questione da un punto di vista esclusivamente razionale, rischiamo di fare un disastro in termini morali, etici, dal punto di vista del diritto internazionale, in termini di perdita di vite umane, che si potevano salvare con l'invio di una semplice motovedetta, perché parlavamo di numeri esigui, da un lato, ma, dall'altro, anche dal punto di vista della sicurezza. Noi siamo arrivati a rotta di collo a costruire dei protocolli di sicurezza per chi sbarcava autonomamente, ma sono settimane che, in assenza di dispositivi di soccorso, imbarcazioni di fortuna, quelle che non affondano, arrivano a Lampedusa, arrivano sulle coste siciliane senza nessun controllo. Allora, un dispositivo di soccorso è anche un dispositivo di sicurezza per i cittadini italiani, perché un soccorso effettuato da assetti navali adeguati, da personale qualificato, da personale della Croce Rossa evita che il soccorso in mare possa divenire, anch'esso, un vettore di contagio.

Da questo punto di vista, c'è un aspetto tecnico che io le torno a sottolineare, perché nei prossimi giorni saremo chiamati ad assumere delle decisioni importanti, perché, come le ricordavo in premessa, l'arrivo delle belle giornate aumenterà il numero delle partenze. Esattamente come è successo nel fine settimana di Pasqua, è prevedibile che tra sabato e domenica, quando è prevista, anche lì, una nuova ondata di bel tempo nel Mediterraneo centrale, ci saranno quattro, cinque, sei imbarcazioni con qualche centinaio di persone, che sono poche dal punto di vista dei numeri e, quindi, della capacità del nostro Paese di farsi carico dell'accoglienza e del soccorso di queste persone, ma che sono un'enormità in termini di vite umane che noi mettiamo in pericolo decidendo che, in questa fase difficile, noi sospendiamo il soccorso o, in qualche modo, lo limitiamo allo stretto indispensabile, quindi alle sole imbarcazioni che battono bandiera italiana.

Noi abbiamo bisogno di fare due cose: la prima è predisporre un dispositivo navale di soccorso nel Mediterraneo centrale per tutta la durata dell'emergenza, in cui l'Italia si assume la responsabilità di sopperire anche all'assenza di altri Stati. Lo voglio dire chiaramente: io penso che in questo momento c'è bisogno che l'Italia apra un contenzioso in quanto zona SAR contigua con Malta, che non rispetta le convenzioni internazionali e si sta rendendo responsabile di violazioni dei diritti umani delle persone che dovrebbero essere soccorse nel Mediterraneo. Seconda cosa, più che fare un decreto che intima alle navi battenti bandiera straniera di rivolgersi ai propri Paesi, perché è vero che c'è una responsabilità dello Stato di bandiera rispetto alla funzione di coordinamento, ma le è chiaro che, come mi è stato ricordato in qualche occasione in cui ho chiamato la centrale operativa della guardia costiera per chiedere come si intendeva procedere rispetto ad alcune imbarcazioni in difficoltà, mi è stato risposto: noi è vero che siamo responsabili di una nave che batte bandiera italiana, ma non può ritenere certo che noi ci occupiamo di un evento SAR che si trova in acque del Brasile. Allora, nel caso specifico, c'è una contiguità della zona SAR che, proprio per quelle convenzioni internazionali, riconosce una responsabilità del nostro Paese.

Noi, oggi, abbiamo il dovere, più che fare un decreto che intima alle navi di rivolgersi ai propri Paesi, di rivolgerci noi agli Stati di bandiera di quelle navi, che sono quasi tutti europei visto che le uniche navi che prestano ancora soccorso sono le navi della società civile europea. E allora, rivolgersi a quegli Stati significa chiedere a quegli Stati che il dispositivo di soccorso messo in campo dall'Italia sia cogestito. Perché, guardate, noi continuiamo con questa storia che ci è stata raccontata dal precedente Ministro dell'Interno: le navi olandesi vadano in Olanda, le navi tedesche vadano in Germania. Ecco, noi stiamo parlando di cose che non hanno a che fare con la realtà, perché se la Alan Kurdi dovesse andare nel proprio Stato di bandiera dovrebbe fare dodici giorni di navigazione oceanica con più di 150 persone a bordo, in condizioni psicofisiche e sanitarie precarie. Non è in nessun modo realizzabile questa cosa.

Allora, noi oggi abbiamo il dovere di fare noi la nostra parte, di essere noi solidali, di sopperire alle mancanze degli altri e con la forza dei nostri gesti, con la forza del fatto che l'Italia adempie ai propri obblighi morali, etici, politici e, soprattutto, giuridici, rivendicare, nei confronti dei nostri partner europei, una gestione condivisa e l'assunzione da parte loro di responsabilità su un fenomeno che non riguarda solo l'Italia e non riguarda solo l'Italia non solo perché quell'immigrazione è un flusso che va verso l'Europa, ma perché non può essere solo l'Italia a farsi carico della salvaguardia della civiltà giuridica europea, che ha fatto della tutela dei diritti umani, dei diritti della persona e della dignità della vita umana una priorità e l'ha iscritta nelle proprie Costituzioni. È questo il compito che noi abbiamo, perché se accettiamo oggi che, in virtù di un'emergenza o giustificati dalla paura, cediamo su principi e valori che sono fondativi delle nostre società e accettiamo che una vita umana possa valere meno per il colore della pelle, per il passaporto o perché si trova nel mezzo del Mediterraneo, abbiamo accettato che quel principio, presto o tardi, arrivi anche a terra nelle nostre società. E noi dobbiamo difendere i valori e i principi su cui le nostre società, le società europee, si sono fondate.

(Elementi e iniziative in merito al crollo del ponte di Albiano Magra, in provincia di Massa-Carrara, nel quadro della messa in sicurezza della rete stradale e autostradale del Paese - n. 2-00737)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Paita ed altri n. 2-00737 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Ferri se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Voglio iniziare con un pensiero…

PRESIDENTE. Credo che sia meglio che cambi postazione, onorevole Ferri, perché il microfono le dà dei problemi. Prego.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Voglio iniziare con un pensiero a Michele Antonelli e Andrea Angelotti: sono le due persone, i due ragazzi che si trovavano sul ponte al momento del crollo. Fortunatamente, Michele Antonelli non ha avuto gravi lesioni, Andrea Angelotti è stato ricoverato, operato, ha dovuto subire un intervento chirurgico. Ma il pensiero va a loro perché in quel momento erano lì, quando è crollato questo ponte e, fortunatamente, non solo è stata sfiorata la tragedia, ma il traffico non era movimentato come di solito, perché c'erano le restrizioni del Coronavirus. Quindi, davvero è stata sfiorata la tragedia, perché quel ponte non solo ha un valore storico e simbolico, ma era un'opera strutturale fondamentale, un'arteria fondamentale per la circolazione stradale di quei territori. Quindi, un pensiero va a loro e alle comunità che sono state coinvolte.

È un ponte che si trova nel comune di Aulla: si chiama ponte di Albiano Magra, il comune è quello di Aulla, ma è al confine tra la Toscana e la Liguria, un'arteria strategica e fondamentale che tocca diverse comunità. Quindi, il pensiero va a tutte le comunità coinvolte, che si sentono legate non solo perché utilizzavano quel ponte, quindi ci passavano giornalmente, ma anche per il valore a cui erano legate: un ponte realizzato nel 1908, ricostruito dopo la guerra nel 1949 e che era stato segnalato negli anni per una serie di interventi. Questo per fare anche una ricostruzione storica.

Un'opera fondamentale, che tocca più comuni, il comune di Aulla, il comune di Podenzana, perché isola delle comunità a cui facevo riferimento prima: penso alla comunità, in primis, di Albiano Magra, che conta 3 mila abitanti, alla comunità della frazione, sempre del comune di Aulla, di Caprigliola, a quella di Montedivalli del comune di Podenzana, sempre nella provincia di Massa, ma anche alle comunità della regione Liguria e, in particolare, del comune di Bolano, Ceparana e del comune di Santo Stefano di Magra. Quindi, un'opera fondamentale e importante e i perché che ci chiediamo, quindi, sono tanti. Per questo ringrazio anche la collega Paita, che è la prima firmataria di questa interpellanza: abbiamo firmato questa interpellanza convinti non solo della necessità di ricostruire al più presto quest'opera fondamentale, ma anche di capire cosa sia successo, cosa non abbia funzionato.

Tra l'altro, sempre la collega Paita aveva presentato già un'interrogazione, dopo il crollo del ponte Morandi, per un monitoraggio, per capire cosa stava facendo il Governo, lo Stato, sul monitoraggio dei viadotti, dei ponti e delle infrastrutture, per dare una risposta e per, in qualche modo, rassicurare le varie comunità e i vari cittadini. Quindi, ancora una volta vogliamo capire cosa sia successo nel monitoraggio e cosa sia avvenuto, per ricostruire, e anche perché, visto che è stata sfiorata la tragedia, per evitare altre tragedie e per valutare e ripercorrere i monitoraggi, non solo nella zona e chiaramente nelle province di cui ho parlato, ma anche in tutto il territorio, in tutto il Paese, per capire se questi monitoraggi hanno funzionato realmente, perché proprio il ponte di Albiano Magra sembrerebbe essere stato oggetto di monitoraggio; il monitoraggio c'è stato, allora vogliamo capire se ha funzionato, perché se il monitoraggio ha funzionato come per il ponte di Albiano Magra mi preoccupo per tutti gli altri viadotti e gli altri ponti.

Quindi c'è un tema anche di verifica dei monitoraggi, non solo di completarli e di continuare a farli, ma anche di rivedere i monitoraggi che sono stati fatti su quest'opere, perché, come risulterebbe, il ponte era stato oggetto appunto del monitoraggio. Poi nel “decreto Genova” era stata istituita un'autorità, l'ANSFISA - e mi risulta che oggi il presidente sia venuto di persona a fare un sopralluogo -, però voglio capire anche l'ANSFISA, che è un'autorità di vigilanza, perché se noi ampliamo le competenze delle autorità, se noi creiamo degli organismi di controllo, di verifica, anche sempre per il monitoraggio e per la sicurezza - perché anche l'ANSFISA è un'agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, delle infrastrutture stradali e autostradali che è nata col “decreto Genova” - voglio capire cosa ha fatto, se ha funzionato, se ha fatto questi monitoraggi, se ha questi dati, se ha questi elementi. Questo ponte, poi, era di proprietà dell'Anas, perché da ormai più di un anno e mezzo era passato dalla provincia di Massa Carrara, la cui competenza sul ponte è andata dal 2000 al 2018, alla competenza dell'Anas. Il sindaco del comune di Aulla, in più occasioni, ben in cinque occasioni, come risulta nell'interpellanza urgente che è a vostra disposizione, ha scritto ripetute lettere all'Anas, chiedendo notizie, preoccupandosi, perché una volta era stata rinvenuta una crepa nel ponte. Quindi chiedeva notizie, ha chiesto un sopralluogo, ha scritto anche al Genio civile oltre che all'Anas, ha scritto anche ai vigili del fuoco. Questo tutto grazie a delle ricostruzioni giornalistiche, come diciamo nell'interpellanza, ma che sono state anche pubblicate dalla stessa amministrazione comunale di Aulla. Quindi, anche sapere cos'è avvenuto in questo procedimento di verifica, le risposte a queste lettere e gli interventi che sono stati effettuati a seguito di questi interventi. La magistratura, a cui va il nostro ringraziamento, sta facendo un lavoro delicato. Certamente non sta a noi entrare nel merito delle indagini, perché ci sono gli organi competenti, quindi massima fiducia, anzi vogliamo la verità, ma il nostro compito non è quello di valutare responsabilità penali ma di chiedere di valutare cosa sia successo in modo trasparente, per evitare che ciò possa non succedere più, e anche ridare forza alla politica, in quell'azione amministrativa di efficienza che riguarda le opere delle infrastrutture, che penso che sia centrale per la nostra vita di tutti i giorni e per trovare delle soluzioni. Inoltre, in questa interpellanza poniamo un tema, che è quello della nomina del commissario straordinario. Abbiamo sempre detto, e siamo stati i primi a dirlo, che bisognava chiaramente ricostruire il ponte in tempi certi, velocemente, e chiaramente in sicurezza.

Le norme attuali - lo dobbiamo riconoscere -, anche del codice degli appalti, non sempre consentono di essere così incisivi ed efficaci nella ricostruzione. Noi abbiamo tantissime opere pubbliche bloccate, pur avendo i soldi. Il Presidente Renzi, in più occasioni, ha presentato il Piano delle infrastrutture, proprio per dire: spendiamoli, i soldi, e realizziamo le opere; ma cito il Governo Renzi anche perché, su questi temi e in quella zona dove c'era il ponte di Albiano Magra, ci sono già dei soldi per due opere e sono già nella disponibilità dell'Anas: una riguarda la messa in sicurezza di una zona che si chiama le Lame di Aulla, dove c'è stata anche una frana e dove, devo dire, lì, l'Anas è intervenuta tempestivamente, e poi una rotatoria che riguarda, appunto, la frazione di Caprigliola. Questo per quanto riguarda il versante provincia di Massa, perché poi ci sono altre opere, che riguardano il versante della provincia di La Spezia, che la collega Paita saprà illustrare certamente meglio di me. Però, questo per dire che col Governo Renzi erano state finanziate anche queste opere, l'Anas ha la disponibilità di queste somme di denaro, tra l'altro importanti, per queste due opere, che non sono state mai realizzate. Ho provato anche a informarmi e il motivo: progetti esecutivi e rinuncia ad incarichi anche nella progettualità, quindi tutti i tempi della burocrazia, che non consentono, pur avendo le somme di denaro, di realizzare opere importanti per quel territorio, per la viabilità e per la messa in sicurezza delle opere.

Questo ci deve far riflettere e ci ha portato a rilevare - anche per quanto riguarda la ricostruzione del ponte di Albiano Magra, e anche guardando l'esperienza, purtroppo, di quello che è successo a Genova col crollo del ponte Morandi - la necessità di individuare una figura giuridica, che abbia il potere di derogare, il potere di accelerare un iter amministrativo burocratico farraginoso, che non consente di dare quelle risposte di celerità, di trasparenza e di realizzazione delle opere.

Infatti, noi oggi abbiamo delle comunità - e cito Albiano Magra, Montedivalli, Caprigliola e anche gli altri comuni della provincia di La Spezia - isolate, ma soprattutto le frazioni che erano collegate e gli abitanti delle frazioni collegate col ponte sono isolati, vivono oggi non solo le restrizioni del COVID, a cui giustamente tutti dobbiamo attenerci, ma un isolamento dovuto ad un'opera che ti vedi crollare.

Io sono stato sul posto e, pur non essendo abitante di quel comune, ma amando quel territorio perché vivo lì vicino, nel comune di Pontremoli, vedere un ponte crollato, un'opera pubblica così importante, ti dà l'idea di insicurezza, ti dà l'idea di disagio, di impotenza, di tristezza e ti senti isolato dal resto, tanto che oggi, giustamente, il comune, abbiamo interessato anche l'assessore regionale alla sanità, abbiamo chiesto un presidio sanitario per consentire anche di garantire la salute di quei cittadini, perché è difficile farci arrivare anche i soccorritori, le ambulanze, per qualsiasi necessità, e quindi dobbiamo anche evitare l'isolamento. Dunque, vi è la necessità di ricostruire quest'opera nel più breve tempo possibile. Abbiamo chiesto la nomina di un commissario di governo. Dai giornali non abbiamo capito se sia il presidente della regione o se non lo sia. A noi non interessano i nomi, a noi interessano figure professionali capaci, preparate, che conoscano il territorio, che rispettino il territorio e che amino quel territorio, per capire l'importanza dell'opera e la necessità di ricostruirlo. Perché non solo famiglie, studenti, ragazzi, percorrono e percorrevano quel ponte, ma anche aziende, artigiani, imprese. Quindi, c'è un problema anche industriale, economico, di tessuto delle piccole e medie imprese. Quindi, vi è la necessità di ricostruire al più presto il ponte. Secondo noi, la figura del commissario era quella che consentiva, come per il ponte Morandi, un percorso più veloce per le motivazioni che ho cercato di illustrare. Non ci interessa il nome, ma una figura che sappia raggiungere l'obiettivo. Il secondo tema è quello della viabilità alternativa, perché fino a che non abbiamo un nuovo ponte - e noi vogliamo un ponte che sia all'altezza di chiamarsi ponte e quindi va fatto nei tempi giusti, veloci, ma in sicurezza - chiediamo una viabilità alternativa idonea, nel frattempo.

Ci sono tante soluzioni sulle quali lavorare, sulle quali i sindaci, che io ringrazio, dei comuni che ho citato stanno lavorando con grande serietà e impegno. Chiediamo, quindi, anche un commissario che sia in grado di indicare le fasi, non solo della ricostruzione del ponte, ma anche di una viabilità alternativa idonea. Ci sono diverse soluzioni allo studio: anche lì chiediamo al commissario, al Governo di non sposare subito una soluzione, ma di valutare le soluzioni e quella più idonea, e quella più importante. Si parla di un ponte provvisorio, non so se sia quella la soluzione giusta; ci sono altri progetti alternativi, su cui stanno lavorando i sindaci dei comuni di Bolano, Podenzana e Aulla, e tante altre soluzioni. Non sono un ingegnere, ma ci sono studi di fattibilità.

Questo è quindi importante, ed è l'altro tema che sottoponiamo; come quello di valutare un commissario che abbia poteri anche di gestire questa emergenza, insieme alla ricostruzione del ponte. Noi abbiamo fiducia che tutto ciò possa realizzarsi, vigiliamo; vogliamo quindi chiarezza, risposte concrete e vogliamo che davvero presto queste comunità possano avere fiducia nello Stato, nel Governo e in chi comanda.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Salvatore Margiotta, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, signora Presidente. Ringrazio i colleghi, onorevole Cosimo Ferri, onorevole Paita prima firmataria, l'onorevole Fregolent, gli altri firmatari dell'interpellanza, perché da un lato, mi danno modo di fornire alcune notizie rispetto ad una situazione particolarmente grave e che va evolvendosi ad horas, visto che, come è stato correttamente citato dallo stesso onorevole Ferri, proprio oggi sono in corso ulteriori sopralluoghi; e dall'altro, di affrontare in maniera sistematica la questione dei monitoraggi e della sicurezza delle nostre infrastrutture e delle opere d'arte, ahimè, sicurezza messa chiaramente in dubbio da eventi degli ultimi anni, non solo questo o quello di Genova, ma anche altri, purtroppo anche indipendentemente dal gestore dello stesso ponte; per cui io sono convinto che sia uno dei temi che questo Governo deve affrontare in maniera assolutamente efficace. Vado a rispondere nello specifico.

A seguito del crollo del ponte sul fiume Magra, lungo la ex strada provinciale 70, ora strada statale 330 di Buonviaggio, che collega l'abitato di Santo Stefano di Magra con Albiano, il Ministro De Micheli ha immediatamente istituito una commissione ispettiva, presieduta dal direttore dell'Agenzia nazionale per sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (esattamente la ANSFISA cui faceva riferimento il collega Ferri), ingegnere Fabio Croccolo, per fare chiarezza sull'accaduto e accertarne le responsabilità. Nello stesso giorno dell'evento la commissione ha effettuato un primo sopralluogo, congiuntamente al pubblico ministero titolare dell'inchiesta penale e su autorizzazione dello stesso. Un secondo dettagliato sopralluogo è in corso nella giornata odierna. La commissione provvederà ad acquisire, sia presso l'autorità giudiziaria sia presso l'ANAS, subentrata alla provincia di Massa Carrara nella gestione del ponte a novembre 2018, la documentazione relativa ai progetti originali delle varie fasi costruttive ed evolutive del ponte, nonché quella afferente all'attività manutentiva, al fine di operare una ricostruzione della dinamica dell'incidente. Entro la prima decade del prossimo mese di maggio la commissione elaborerà una dettagliata relazione sui fatti.

Informo anche che il Ministro De Micheli, al fine di accelerare l'attività di ricostruzione del ponte, ha proposto al Presidente del Consiglio dei ministri il commissariamento dell'opera ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019, poi convertito in legge (il cosiddetto sblocca cantieri), individuando come commissario straordinario il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi.

Inoltre, per individuare con rapidità le soluzioni viabilistiche più adeguate a garantire la piena accessibilità in sicurezza dell'area attraverso la definizione di percorsi alternativi, è stato istituito presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti un apposito tavolo tecnico con i rappresentanti di tutte le istituzioni del territorio, sia toscano che ligure, convocato per domani, al fine di esaminare le proposte dei comuni interessati. Nelle more, è stato richiesto alla concessionaria SALT, che si è resa disponibile, di prevedere l'esenzione dal pagamento del pedaggio per coloro i quali, impossibilitati ad utilizzare per i propri spostamenti il ponte in questione, sono obbligati a transitare sulla bretella autostradale.

In merito all'attività svolta sull'opera d'arte, a seguito del suo trasferimento da parte della provincia di Massa Carrara ad ANAS nel mese di novembre 2018, rappresento che ANAS nel corso del 2019 ha avviato attività ispettive finalizzate anche a pianificare successivi interventi di manutenzione. All'atto del passaggio di consegne, avvenuto con verbale del 15 novembre 2018, i tecnici della provincia di Massa Carrara non hanno segnalato alcuna criticità, né preesistenti situazioni di pericolo sono state evidenziate nel corso delle interlocuzioni e dei sopralluoghi precedenti la consegna del medesimo. In realtà, però poi, nel corso del 2019, il comune di Aulla ha segnalato la presenza di alcune fessure in prossimità della spalla lato Liguria, e pertanto ANAS ha eseguito numerosi sopralluoghi e verifiche. Detti sopralluoghi e verifiche non hanno evidenziato l'esistenza di situazioni tali da compromettere la funzionalità del ponte, a detta di ANAS. Analoghi esiti sono scaturiti dalle verifiche effettuate nel mese di dicembre 2019, a seguito di eventi alluvionali che hanno interessato l'area dove è ubicato il ponte. ANAS, inoltre, ha comunicato di avere costituito una commissione per accertare la dinamica e le cause del collasso del ponte, e di avere già predisposto un piano per la realizzazione dell'opera provvisoria, così da ripristinare nel più breve tempo possibile i collegamenti interdetti.

Con specifico riguardo all'intervento di realizzazione del ponte tra Ceparana e Santo Stefano di Magra, che non interessa la viabilità gestita da ANAS, rappresento che il progetto definitivo è stato predisposto dalla società SALT per conto della provincia di La Spezia, ed è in fase di conferenza di servizi.

Quanto poi alle modalità con cui ANAS gestisce ed effettua il monitoraggio del proprio parco di opere d'arte, la società gestisce una rete stradale di oltre 30 mila chilometri, con più di 14.500 ponti e viadotti. Le attività ispettive sono svolte secondo specifiche procedure integrate, con parametri basati sulla vetustà e sullo stato di degrado dell'opera, nonché sull'entità del traffico veicolare. In particolare, vengono effettuate un'ispezione ricorrente visiva da parte di tecnici, con cadenza trimestrale, su ogni opera d'arte di qualsiasi natura, complessità ed importanza; un'ispezione principale da parte di un ingegnere, con cadenza annuale, per i ponti di luce superiore a 30 metri e per i ponti di qualsiasi luce, a seguito di eventuali criticità riscontrate durante l'ispezione ricorrente, nonché sulla base dei predetti parametri. Dopo l'ispezione materiale i dati e le risultanze vengono inseriti nel sistema gestionale ANAS, per esame e verifica. Nel corso del 2019 sono state eseguite complessivamente 50.761 ispezioni ricorrenti rispetto alle 48.333 del 2018, con una sostanziale copertura della totalità dei ponti e viadotti in gestione. Anche il numero delle ispezioni principali è notevolmente aumentato nel 2019, passando da 2.070 ispezioni nel 2018 a 3.886 nel 2019, con una copertura del 78 per cento delle complessive 5.001 opere principali da ispezionare. Per quanto riguarda i ponti cavalcavia senza proprietario che sovrappassano la rete ANAS, a partire dal 2018 è stato avviato un complesso lavoro di mappatura, inviando migliaia di comunicazioni per individuare i responsabili della gestione e manutenzione dei manufatti. L'elenco completo di queste opere d'arte è pubblicato sul sito ANAS.

A seguito di intesa con il Ministero, ANAS ha inserito anche ponti e viadotti cavalcavia di incerta titolarità nel programma di ispezione di tipo ricorrente, ovvero quattro ispezioni all'anno con cadenza trimestrale. Inoltre, il MIT ha richiesto ad ANAS di effettuare la sorveglianza periodica trimestrale su tutte le opere di scavalco non facenti parte del proprio patrimonio, estendendo le verifiche annuali a quelle opere di evidente criticità. Conseguentemente ANAS dovrà estendere le attività di sorveglianza ed ispettive ad ulteriori 3 mila opere d'arte, la maggior parte delle quali di competenza di piccoli comuni.

Ciò detto, è evidente che quanto sosteneva l'interpellante, l'onorevole Ferri, a proposito di come vengono effettuate e dei risultati che danno, è tema che il MIT sta approfondendo, e proprio in questi giorni il direttore responsabile della Direzione stradale ha chiesto ad ANAS di avere un quadro approfondito, al di là dei dati forniti, perché è di tutta evidenza che lì qualcosa non ha funzionato, e proprio la commissione tecnica insediata dal Ministero dovrà spiegare che cosa non ha funzionato.

Infine evidenzio - questa è una parte importante - che il Consiglio superiore dei lavori pubblici nei prossimi giorni provvederà ad adottare apposite linee guida per il monitoraggio dinamico, la valutazione del rischio e gli interventi di ripristino di ponti e viadotti, direi esattamente per rispondere a una delle cose alle quali faceva riferimento l'onorevole Ferri, e cioè sapere come si fanno i monitoraggi e far sì che tutti i soggetti gestori li facciano allo stesso modo. Dette linee guida conterranno, in primo luogo, la definizione delle azioni da porre in essere per assicurare una piena conoscenza delle caratteristiche e delle capacità strutturali dei ponti e dei viadotti.

In secondo luogo, le linee guida definiranno le analisi tecniche da eseguire in funzione della verifica operata e riporteranno indicazioni pratiche per la corretta esecuzione della valutazione di sicurezza, le fasi di modellazione, le analisi e le verifiche. Le linee guida conterranno, inoltre, l'indicazione dei provvedimenti da assumere sulla base degli esiti delle indagini e delle verifiche condotte e articolati su una scala crescente in limitazione dei carichi consentiti, restrizione dell'uso ed esecuzione degli interventi volti ad aumentare la sicurezza. Una volta adottate le linee guida, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti provvederà ad avviare, avvalendosi delle strutture del sistema nazionale di Protezione civile, la sperimentazione del monitoraggio dinamico attraverso l'impiego di apparati per il controllo strumentale costante delle condizioni di sicurezza delle infrastrutture, peraltro previsto dall'articolo 14 del decreto-legge n. 109 del 2018, il cosiddetto “decreto Genova”.

PRESIDENTE. L'onorevole Paita ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

RAFFAELLA PAITA (IV). Grazie, Presidente, e ringrazio anche il sottosegretario senatore Margiotta per la risposta. Devo essere molto onesta, la mia non sarà una dichiarazione di completa soddisfazione rispetto alla relazione che abbiamo ascoltato. Quello che è accaduto a mio modo di vedere deve essere considerato davvero con grandissima serietà e preoccupazione, perché un Paese che vede crollare, con un sostanziale collasso, i propri ponti e le proprie strade è un Paese che ha ancora una battaglia lunghissima da fare, ed è una battaglia di civiltà e di sicurezza per i cittadini. Se poi questa dinamica, che ha sfiorato la tragedia, e ha fatto benissimo il collega Ferri a ricordare le due persone, i due ragazzi che hanno rischiato enormemente in questa vicenda e che, per fortuna, non hanno pagato con la loro vita una situazione che poteva rischiare di essere catastrofica, se una vicenda come questa riguarda una società che ha una derivazione, sottosegretario, sostanzialmente pubblica, sostanzialmente pubblica, e se questa società era stata appena identificata come possibile sostituzione in caso di revoca di concessione autostradale dei concessionari privati, credo che la nostra preoccupazione e la nostra difficoltà ad immaginare quello che può essere il futuro debba ancora essere più seria.

Allora, lo dico con massimo rispetto per il Ministero, ma noi abbiamo fatto un'interrogazione circa un mese e mezzo fa con la collega Fregolent. Questa interrogazione, discussa nella Commissione ambiente, chiedeva nel dettaglio i dati sui monitoraggi di ANAS relativi a tutte le opere d'arte, ivi compresi i viadotti e i ponti. Anche dai dati forniti oggi qualche dubbio mi rimane, perché si parla, è vero, di circa 51 mila ispezioni, ma con una copertura che non è in percentuale definita, perché nel secondo dato fornito dal sottosegretario si parla del 78 per cento delle opere. Il 78 per cento non è il 100 per cento e noi abbiamo il dovere di controllare il 100 per cento delle opere.

Ci sono vicende di ricostruzione sulla proprietà che devono essere fatte, noi non ci sostituiamo ovviamente agli accertamenti che sono in corso, però chiediamo tre o quattro questioni che devono essere, a mio modo di vedere, molto chiare. La prima questione è una certezza sui dati e una certezza sul soggetto che questi dati li deve monitorare, perché alla fine ritorniamo sempre a quel punto: il Ministero ha un grande e profondo bisogno di rivisitazione delle proprie funzioni. I concessionari autostradali, presumibilmente, non controllavano lo stato di sicurezza dei viadotti, delle strade, delle gallerie? Ma i concessionari autostradali ottengono una concessione dal Ministero; è il Ministero che deve rafforzare la propria funzione di ispezione, e questo riguarda i soggetti privati e anche quelli di derivazione pubblica. Quindi, prima richiesta: una profonda, autorevolissima, seria, coscienziosa riforma della funzione di controllo del Ministero.

Seconda richiesta: chiarire una volta per tutte la funzione che ha Ansfisa, perché anche qui ci dobbiamo parlare chiaro, anzi, mi sarei aspettata qualche dato in merito alle persone che lavorano davvero ad Ansfisa, alle assunzioni che dovevano essere realizzate e fatte in quest'anno e all'esercizio di funzioni di controllo, perché, se quello diventa l'ente di controllo, bisogna capire come opera; e operare non è andare a fare il sopralluogo, con il massimo rispetto, il giorno dopo che il problema si sia determinato, ma è evitare che il problema si determini.

Terza questione: noi abbiamo sentito che è stato individuato un commissario. Lo ha detto l'onorevole Ferri e lo ripeto anch'io: a noi non interessa chi viene nominato come commissario, ci auguriamo che il presidente della regione Toscana riesca a ricostruire in tempi rapidi quest'opera. Però dobbiamo dare dei poteri al presidente della regione Toscana per riuscire a realizzare quest'opera, e questi poteri stanno dentro una rivisitazione delle norme, delle regole, delle procedure che, credo sia un fatto inopinabile, hanno dimostrato più o meno sempre di essere eccessivamente farraginose. Che questo significhi, come ha tentato di fare il sottosegretario, cominciare una revisione organica delle normative; che questo significhi, come abbiamo proposto noi di Italia Viva, in modo molto chiaro, senza attendere i problemi di questi giorni e nemmeno quelli di crisi economica, perché noi abbiamo fatto queste proposte quando la situazione del Paese era differente ed eravamo nella condizione anche in quella fase di dover intervenire rapidamente.

Quelle norme, che noi abbiamo definito intervento “Italia Shock”, che prevedono che i commissari davvero abbiano i poteri che servono per ricostruire le opere, che le conferenze dei servizi non durino in eterno, che gli enti che sono preposti al controllo davvero lo facciano, che i ricorsi non si mangino la possibilità di realizzare opere che in alcuni casi salvano le vite umane. Quelle norme ancora oggi non sono state attuate e hanno... anzi, riporto oggi un articolo di stampa su la Repubblica: Genova; c'è stata, come dire, una dichiarazione contraria all'utilizzo del metodo Genova. Il metodo Genova si può discutere, e ne abbiamo discusso molto in quest'Aula, ma ha dimostrato che un intervento che doveva essere realizzato in tempi congrui è stato realizzato, si sta terminando in tempi congrui. Allora cerchiamo di prendere il buono dagli insegnamenti che vengono dalle esperienze anche devastanti, gravi, come quelle che si sono determinate nel nostro Paese.

Poi ci sono altre questioni più specifiche: diceva già l'onorevole Ferri alcune questioni che riguardano i comuni della zona della Toscana. Non separo gli ambiti, in fondo le questioni sono collegate e mi ripeto su questo punto: i comuni, gli enti locali, per esempio il comune di Bolano, oltre a quello di Podenzana e di Aulla, hanno proposto degli interventi concreti immediati. Certo, la riduzione del pedaggio autostradale per quanto riguarda Salt, ma anche, per esempio, l'apertura di due rampe d'accesso che possono essere realizzate facilmente, in tempi rapidissimi, e che consentirebbero di fluidificare il traffico in quella zona.

Anche il fatto di asfaltare banalmente (scendo nel dettaglio, ma ai comuni e ai cittadini interessano queste questioni; interessa il fatto di essere liberati da una situazione di stallo che attualmente c'è) una strada che collega il comune Bolano al comune di Podenzana, e i comuni - tra l'altro i sindaci - si sono attivati immediatamente per riuscire a proporre immediatamente delle risposte che fossero però nelle loro competenze.

Chi deve pagare questi interventi? Perché questo è un altro punto importante. Questi interventi devono essere pagati da ANAS e poi vedremo e, come dire, capiremo quelle che sono davvero le responsabilità ma, in questo momento, proprio per avere la possibilità di guardare in faccia i cittadini e dare loro una prospettiva di speranza, dobbiamo fare in modo che questi interventi siano immediatamente raccolti e pagati da ANAS, naturalmente con questo ruolo fondamentale che deve essere del commissario.

Concludo su due questioni. La prima questione, perdonatemi un minimo di polemica politica, riguarda l'altro intervento di cui ha fatto cenno il sottosegretario - e lo ringrazio - che è la cosiddetta bretella Ceparana-Santo Stefano. Questa bretella è un ponte - e termino subito - che non è alternativo al ponte di Albiano, perché noi dobbiamo ricostruire rapidamente il ponte di Albiano e fare anche la bretella Ceparana-Santo Stefano. Però, sarebbe stato importante se fosse stata già realizzata. Quell'opera era stata finanziata dalla regione Liguria quando, all'epoca, io ero assessore regionale. È stata immediatamente cancellata dal presidente Toti quando è diventato presidente della regione. Successivamente, il Governo Renzi l'ha rifinanziata e siamo nel 2016. Oggi stiamo parlando di questa vicenda, nel 2020, e sono passati quattro anni, quattro anni! Il finanziamento è in campo e le procedure progettuali sono completate ma l'opera non è ancora realizzata. Ecco perché c'è bisogno del piano shock: perché dobbiamo fare in modo che i cittadini sappiano che, quando un intervento è finanziato, poi davvero viene realizzato, pena il fatto di non recuperare credibilità e fiducia da parte delle persone nella politica e nelle amministrazioni e davvero concludo, dato che l'ultima battuta è come una richiesta, diciamo, anche successiva di comprensione. Il tavolo di coordinamento sulla viabilità viene coordinato, se non ho capito male, dal sottosegretario Traversi. Il sottosegretario Traversi è proprio il sottosegretario a cui io avevo posto le domande sui dati ANAS un mese e mezzo fa. Oggi io la ringrazio, sottosegretario Margiotta, per essere qui. Immagino, diciamo, che lei abbia assunto questa funzione sulla base esattamente di ciò che le avrà richiesto il Ministero per le Infrastrutture.

Mi faccia dire che avrei preferito vedere oggi come risposta il sottosegretario che, all'epoca, su quei dati, purtroppo, anziché dare elementi che fossero davvero riconducibili al Ministero, si limitò a ratificare esattamente quello che gli diceva ANAS. Poi la storia come dire…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Paita.

RAFFAELLA PAITA (IV). …è stata quella - e mi scuso e concludo - che abbiamo vissuto. Grazie al cielo non ci sono state vittime in questo caso. Lavoriamo, per favore, per cercare di modernizzare e rendere questo Paese un Paese civile.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta di mercoledì 22 aprile l'inizio dell'esame del decreto-legge cosiddetto “Cura Italia”, previsto per le ore 9,30, è differito alle ore 11.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 21 aprile 2020 - Ore 17,30:

1. Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle recenti iniziative del Governo per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.

La seduta termina alle 17,35.