XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 329 di mercoledì 22 aprile 2020
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI
La seduta comincia alle 11.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 aprile 2020.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Luigi Di Maio, Gebhard, Liuni, Lupi, Schullian e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione del disegno di legge: S. 1766 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Proroga dei termini per l'adozione di decreti legislativi (Approvato dal Senato) (A.C. 2463).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n 2463: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Proroga dei termini per l'adozione di decreti legislativi.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Rampelli. Prego, ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente e colleghi deputati, sottosegretaria Malpezzi, io penso sia indispensabile a questo punto fare una sorta di riflessione comune su quello che sta accadendo in Italia. Fino a prova contraria siamo una Repubblica democratica; come spesso ci è stato sottolineato, soprattutto da alcuni settori della politica italiana, siamo una democrazia parlamentare, e sappiamo quello che significa da un punto di vista delle prerogative costituzionali, e contestualmente dal punto di vista dei Regolamenti che servono a inverare le prerogative e i diritti costituzionali.
Siamo in presenza, e lo abbiamo detto in lungo e in largo, di una situazione emergenziale; e siamo in presenza - mi permetto di dirlo in maniera autoreferenziale - di un'opposizione che comunque ha compreso perfettamente la situazione di difficoltà nella quale versa l'Italia, e ha dato disponibilità al Governo e alla maggioranza per, diciamo così, cercare di accelerare il più possibile le procedure, quindi per sconfinare rispetto a quelle che ho appena definito prerogative costituzionali e procedure regolamentari.
Ovviamente, a condizione che ci sia un clima di collaborazione. Perché se, al contrario, si prende il Coronavirus per acquisire i poteri straordinari e decidere la sorte di decine e decine di miliardi di euro, pari alla fine della stagione (tante saranno) a 15, 20 leggi di bilancio dello Stato, in piena solitudine e in spregio ad ogni facoltà di indirizzo e controllo del Parlamento più che dell'opposizione, del Parlamento, questo non è stato concordato da nessuna parte. Mi pare che il Capo dello Stato abbia dato un'indicazione esattamente in direzione uguale e contrapposta rispetto a quello che si sta materializzando in queste ore. Mi pare che le riunioni che pure ci sono state, convocate dal Governo alla presenza del Parlamento, e quindi dei gruppi di maggioranza e di opposizione, si stiano rivelando una sorta di sceneggiata per far vedere all'Italia che c'è un clima di collaborazione, salvo comportarsi in maniera esattamente opposta.
Vengo al dunque. Quando parlo di sospensione di prerogative costituzionali, non c'è, penso, bisogno, però lo dirò magari meglio nell'intervento, avrò più tempo per poterlo esplicitare, questo concetto, di ricordare che genere mastodontico di sospensione di libertà noi in questo momento stiamo subendo.
Io ho partecipato da Vicepresidente della Camera alla Conferenza dei presidenti di gruppo ultima che vi è stata, e ho ascoltato con le mie orecchie le parole del Ministro per i Rapporti con il Parlamento D'Incà, il quale ha esplicitato la volontà del Governo, presente attraverso la sua persona nella Conferenza dei presidenti di gruppo, di aprire il decreto-legge proveniente dal Senato e di recepire alcune indicazioni. Oltretutto vorrei che fosse chiaro a chi ci ascolta, 10 o 1 milione di persone che fossero, che non si tratta (la qual cosa sarebbe assolutamente opportuna) di questioni che hanno una rilevanza e un peso da un punto di vista economico: perché insomma, va da sé che neanche in Cina si ha la totale disponibilità da parte del Premier rispetto ai fondi, alle casse dello Stato; ma in questo caso non parliamo di poste di bilancio: parliamo di proposte di modifica ordinamentale, a proposito delle quali, diligentemente e con lo spirito costruttivo e collaborativo di cui ho parlato fin qui, l'opposizione ha voluto aderire a questo appello e si è, appunto, limitata a segnalare proposte di modifica di tipo esclusivamente ordinamentale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO RAMPELLI (FDI). Nella Commissione che vi è stata stanotte il Governo ci ha ripensato: ha blindato il decreto-legge, e quindi ha disatteso il suo impegno manifestato ufficialmente in Conferenza dei presidenti di gruppo, rifiutando tutte le proposte emendative della maggioranza e dell'opposizione. Dopo (lasciamo perdere) un circo equestre di ripensamenti e di rinvii, la Commissione Bilancio - Presidente, le chiedo scusa, un altro minuto e taccio - è stata convocata alle ore 10 di ieri mattina; qui abbiamo il nostro presidente di gruppo Trancassini che ha penato per tutto il giorno, rincorrendo personalità oltretutto di dubbia rilevanza, per poter capire come si dovesse concludere quella giornata. Dalle 10 si è passati a un rinvio alle 15,30; c'era una disponibilità su sei emendamenti che è diventata su tre emendamenti ordinamentali, quindi parliamo di politica; si è arrivati a un rinvio alle 21,30; alle 21,30 si sono palesati gli emendamenti riformulati, che invece dovevano comparire alle ore 19 per dare la possibilità al Parlamento di esaminare le nuove proposte del Governo. Ora, guardi, io unisco anche il richiamo al Regolamento, quindi mi deve consentire di concludere, perché gli emendamenti riformulati non sono emendabili a meno che non trattasi di nuovi emendamenti. Se sono nuovi emendamenti e vengono stampati dagli uffici della Camera, in quel preciso istante sono atti ufficiali del Parlamento, della Camera dei deputati, e, in quanto tali, se non sono riformulati ma sono sostitutivi o nuovi emendamenti, in riferimento ad essi deve essere previsto un tempo per essere subemendati, che deve essere dato al Parlamento in quanto tale. Quindi vede che c'è molta carne al fuoco, però attraverso di lei chiedo al Presidente Fico di prendere atto di questa sostanziale variazione di scenario voluta dal Governo e da nessun altro, perché il Parlamento, maggioranza e opposizione, era pronto a collaborare e a varare, a materializzare, un accordo perché contribuisse alla miglior definizione della situazione attuale a beneficio del popolo italiano. Quindi, siccome si sono modificate le circostanze dichiarate dal Ministro D'Incà nella Conferenza dei presidenti di gruppo, ritengo che ci voglia una situazione nuova, una fase nuova, che debba essere innestata nella quale il Governo dice che cosa vuole fare. Infatti, non si può far finta che quello che ha detto D'Incà effettivamente…
PRESIDENTE. Chiaro.
FABIO RAMPELLI (FDI). ….conseguentemente sia stato rispettato. Il Governo ieri ha detto il contrario di quello che ha detto in…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
FABIO RAMPELLI (FDI). …e di questo bisogna prendere atto modificando anche i nostri lavori parlamentari.
PRESIDENTE. Grazie.
FABIO RAMPELLI (FDI). Quindi, le chiedo di avvisare il Presidente Fico perché, secondo il mio modestissimo giudizio, come minimo ci deve essere una nuova Conferenza dei presidenti di gruppo adesso, non dopo quando bisognerà discutere il calendario del voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sicuramente riferirò le sue riflessioni al Presidente della Camera.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2463)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Beatrice Lorenzin.
BEATRICE LORENZIN, Relatrice. Presidente, colleghi, il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 reca misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Proroga dei termini per l'adozione di decreti legislativi. Le risorse finanziarie previste sono in gran parte reperite mediante l'emissione di titoli di Stato per un importo fino a 25 miliardi di euro per l'anno 2020, autorizzato con la risoluzione n. 6-00103 della Camera e la risoluzione n. 6-00102 del Senato di approvazione, a maggioranza assoluta dei componenti della relazione al Parlamento del 5 marzo 2020 e della relativa integrazione, presentate ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, cosiddetta legge rinforzata di attuazione del principio di pareggio di bilancio.
Il decreto-legge è stato esaminato in una prima lettura al Senato, a partire dallo scorso 24 marzo, e approvato dall'Assemblea il 9 aprile con la votazione fiduciaria sul maxiemendamento presentato dal Governo con cui, in particolare, è stato recepito nel testo il contenuto di numerosi emendamenti votati nel corso dell'esame in Commissione. Il provvedimento riproduce varie disposizioni introdotte con precedenti provvedimenti d'urgenza non convertiti in legge, mentre talune disposizioni contenute nel testo iniziale sono state abrogate nel corso dell'esame al Senato per confluire nel decreto-legge n. 23 del 2020, il cosiddetto decreto Liquidità. Il provvedimento, al fine di fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto, prevede una numerosa serie di interventi che riguardano molteplici settori: sanità, fisco, credito, lavoro, pubblica amministrazione, istruzione, trasporti, giustizia, cultura e spettacolo, sport, informazione, agricoltura, difesa, ordine pubblico e immigrazione, di cui si darà distintamente conto nella presente relazione. Essendo una relazione molto lunga, Presidente, e avendone avuto contezza e approfondimento in questo lungo periodo, la consegnerò nei dettagli e qui espliciterò solo qualche punto.
Venendo al contenuto del provvedimento, ovviamente, la maggior parte del provvedimento, che è chiamato Cura Italia, si occupa dei provvedimenti urgenti che sono stati messi in campo nel settore sanitario, ma non solo. Si segnala che le misure contenute nel decreto-legge sono essenzialmente finalizzate al potenziamento delle risorse umane e strumenti del Servizio sanitario nazionale nel contrasto dell'epidemia da COVID-19 e viene disposto un incremento per il 2020, a valere sul finanziamento sanitario corrente, delle risorse del Fondo per la retribuzione delle condizioni di lavoro. Sappiamo che sono state fatte numerose norme per l'arruolamento del personale in modo straordinario così come per l'approvvigionamento di strumenti eccezionali.
Dal punto di vista, invece, dei provvedimenti di carattere creditizio, sia il decreto-legge n. 9 del 2020 sia il decreto-legge n. 18 del 2020 hanno potenziato l'operatività del Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa. Il decreto-legge n. 9, all'articolo 26, ha inserito, tra le causali che possono essere adottate a supporto della richiesta di sospensione del pagamento delle rate del mutuo per l'acquisto della prima casa ai fini dell'accesso alle prestazioni del relativo fondo di solidarietà, l'ipotesi della sospensione dal lavoro o della riduzione dell'orario di lavoro per un periodo di almeno 30 giorni, e il decreto ha esteso i benefici del Fondo anche ai lavoratori autonomi e liberi professionisti che abbiano subito un calo del fatturato superiore al 33 per cento rispetto all'ultimo trimestre.
Sono numerosissimi gli interventi che sono stati effettuati anche per quanto riguarda il sostegno al lavoro e riguardano principalmente il tema degli ammortizzatori sociali e la riduzione dell'orario di lavoro con la previsione di appositi congedi ed indennità, nonché lo svolgimento del lavoro agile. Per quanto concerne gli ammortizzatori sociali, vengono previste disposizioni speciali, quali semplificazioni procedurali, deroga ai limiti di durata complessiva ed esenzioni dalle addizionali contributive per i trattamenti ordinari di integrazione salariale e di assegno ordinario richiesti per sospensione o riduzione dell'attività lavorativa a seguito dell'emergenza epidemiologica per una durata massima di nove settimane e comunque entro il mese di agosto.
Sono state poi introdotte numerose norme speciali a sostegno dei lavoratori in relazione alla sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole. È stato inoltre previsto un voucher per l'acquisto di servizi di baby-sitting nel limite massimo complessivo di 600 euro, elevato a 1.000 euro per i dipendenti del settore sanitario pubblico e privato nonché per i per i dipendenti di Polizia di Stato e per il personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico impiegato per l'emergenza epidemiologica. Sono numerose anche le misure che concernono la pubblica amministrazione, in particolare è stato nominato un commissario straordinario preposto al rafforzamento della risposta sanitaria all'emergenza.
Le misure per quanto riguarda il settore dei trasporti concernono sia il settore aereo, con un particolare riferimento ad Alitalia, sia il settore marittimo, per cui si prevede la non applicazione della tassa di ancoraggio fino al 30 aprile 2020 e la sospensione dei canoni relativi alle operazioni portuali e dei corrispettivi per la fornitura del lavoro temporaneo nei porti e nei canoni di concessione di aree e banchine portuali; ma sono moltissime le misure, molte anche in tema di giustizia, in particolare per assicurare la sicurezza epidemiologica e sanitaria nel settore della cultura e dello spettacolo, dello sport, nel settore dell'informazione; specifiche, in particolare, nel settore agricolo e in materia di immigrazione. Per quanto riguarda i profili di carattere finanziario si rinvia integralmente alla documentazione predisposta dagli uffici.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, sottosegretaria Malpezzi, che rinuncia.
È iscritto a parlare il deputato Toccalini. Ne ha facoltà.
LUCA TOCCALINI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, in queste settimane il dibattito sul “Cura Italia” è stato molto acceso e lo è tuttora, soprattutto dopo quanto accaduto ieri sera, che è stato ben spiegato poco fa dal collega Rampelli. Come Lega, è nota la posizione: i fondi che sono stati stanziati sono del tutto insufficienti e ne servono molto di più per far ripartire il nostro Paese.
Però oggi, Presidente, se mi permette, vorrei parlare di una categoria completamente dimenticata e completamente trascurata da questo decreto e da questo Governo, ed è la categoria dei giovani, dei giovani studenti, dei giovani universitari, dei giovani lavoratori, dei giovani professionisti e anche dei giovani disoccupati che stanno soffrendo notevoli difficoltà in questo periodo. Partiamo però con ordine, partendo dagli studenti: come noto, tantissimi ragazzi stanno seguendo le lezioni telematiche, quindi le lezioni online. Purtroppo, però, c'è un dato dell'Istat, un dato fondamentale e che ci dovrebbe fare molto riflettere: una famiglia su tre non ha a disposizione né un tablet e né un PC. Questo significa che in questo momento ci sono migliaia di ragazzi che da un mese e mezzo non stanno più seguendo le lezioni scolastiche; e questo è un problema molto grave, che andrebbe risolto nel più breve tempo possibile. All'interno del “decreto Cura Italia” c'è uno stanziamento, non lo nego, per la cosiddetta dote digitale: sono cinquanta milioni, che, suddivisi su oltre 30 mila scuole, fanno 2 mila euro a istituto scolastico. Capite bene che per istituti scolastici che hanno 200, 300, 500 studenti è una mera elemosina. Noi su questo abbiamo fatto una proposta concreta al Governo: non solo di aumentare, ovviamente, la dote digitale, che ci è stata promessa in quello che doveva essere il decreto di aprile, che è diventato il decreto di maggio, ma abbiamo fatto anche una proposta a costo zero, perché semplicemente basterebbe ampliare la destinazione d'uso di un provvedimento che già esiste. Questo provvedimento è il cosiddetto il bonus cultura (18App); un bonus che viene attribuito a tutti i neo diciottenni, si parla di 500 euro, e che fino a un mese e mezzo fa gli studenti potevano spendere per i biglietti del teatro oppure per i biglietti del cinema, per i biglietti dei concerti. Però, come è noto, ad oggi queste risorse non possono essere spese in questo senso perché i cinema e i teatri sono chiusi e non sappiamo quando riapriranno. Noi abbiamo semplicemente chiesto che il bonus cultura venga ampliato anche per l'acquisto di dispositivi informatici di qualsiasi genere, i tablet, i PC. Questa cosa, però, il Ministero sembra non averla accolta; lo dico come responsabile della Lega, ma anche a nome dei tanti ragazzi che hanno scritto al Ministro Azzolina segnalando questa proposta, ed è stato risposto a tutti che si valuterà. Peccato che manca un mese e mezzo alla fine dell'anno scolastico e non c'è più il tempo di valutare; bisogna intervenire nel più breve tempo possibile affinché ai nostri ragazzi sia garantito il diritto allo studio.
Inoltre, stiamo ricevendo davvero tantissime storie che ci dovrebbero fare riflettere. Ne cito due per non citarle tutte: parlo, per esempio, di una ragazza, Francesca, un nome di fantasia, che ci ha scritto dalla Basilicata, segnalando di essere dislessica e di avere forti problemi di apprendimento, di scrittura dei testi, di calcolo matematico. Prima dello scoppio dell'emergenza aveva un'insegnante di sostegno che la aiutava e la sosteneva durante il suo percorso scolastico. Io le ringrazio queste insegnanti di sostegno, perché, per la gran parte, sono precarie e un Governo serio dovrebbe stabilizzarle, soprattutto in questo momento di emergenza, perché sono fondamentali per la crescita dei nostri ragazzi. Però, purtroppo, in questo periodo non possono lavorare come facevano prima, e quindi queste persone hanno una seria difficoltà di apprendimento. Il Governo che messaggio ha lanciato? Ha lanciato un messaggio ai ragazzi di stare tranquilli, perché tanto si è tutti promossi, e quindi chi se ne frega se queste persone avranno delle lacune anche l'anno successivo e queste lacune se le porteranno dietro tutta la vita. Questo è un messaggio veramente sbagliato, che non andava minimamente lanciato dal Ministro Azzolina e dal Ministero dell'Istruzione. Un altro caso arriva, invece, dalla provincia di Milano, dalla periferia di Milano: è un ragazzo, sempre un nome di fantasia, Riccardo, di 16 anni, che vorrebbe studiare in un clima tranquillo e in un clima leggero. Riccardo è figlio di due ambulanti che, purtroppo, non possono lavorare, vista l'emergenza, e di conseguenza si stanno attivando molto di più delle situazioni delicate all'interno di questa famiglia.
Come questa famiglia, le assicuro, Presidente, ce ne sono migliaia in difficoltà; famiglie dove stanno aumentando le tensioni sociali, dove sta aumentando la rassegnazione anche di non vedere un futuro per se stessi, ma, soprattutto, per i propri figli. Ecco, su questo lancio una proposta, ma senza far polemica e molto collaborativa, su un sistema che anche questo è già in vigore e già esiste, che è il 1522, il numero che viene utilizzato per la violenza sulle donne. Tante donne anche in questa settimana, oserei dire purtroppo, perché vuol dire che ci sono tante problematiche, stanno contattando il 1522 per segnalare violenze domestiche oppure stanno chattando sull'applicazione che è a disposizione per parlare con un'operatrice dei centri antiviolenza. Questo sistema sta funzionando perché si stanno salvando tante vite. Chiedo al Governo di impegnarsi affinché ci possa essere anche un supporto psicologico per tutti quei ragazzi abbandonati che in questo momento stanno soffrendo, non solo per un percorso di studi, ma anche per esigenze forti che si stanno creando e per le tensioni all'interno delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Le assicuro che sono veramente tanti. I problemi, però, non si fermano qui sul comparto scuola: parliamo, per esempio, della maturità. Della maturità ad oggi ci sono poche notizie, notizie confuse, notizie diverse tra di loro; e anche su questo bastava semplicemente fare una cosa: bastava ascoltare gli studenti, bastava ascoltare i maturandi, cosa che ad oggi non è mai stata fatta. Noi lo abbiamo fatto, abbiamo chiesto agli studenti cosa vorrebbero e come vorrebbero fare la maturità. Come responsabilità, per responsabilizzarsi, innanzitutto ritengono fondamentale la stesura di una tesina, come tutti noi abbiamo fatto, per dimostrare il loro apprendimento avvenuto in questi anni scolastici, ma soprattutto, giustamente, si sono posti una domanda: perché migliaia di lavoratori stanno andando a lavorare, con tutti i dispositivi di protezione e garantendo il non assembramento, e invece gli studenti scaglionati non possono andare a fare un esame orale di maturità, sempre, chiaramente, rispettando tutte le normative vigenti? Date risposte ai maturandi. La maturità noi ce la ricordiamo tutti come una cosa bellissima, come un ricordo indelebile; evitiamo che almeno questi ragazzi non se la ricordino come una brutta pagina della loro carriera scolastica.
E passando all'università, qua si apre un mondo. Innanzitutto, vorrei ricordare al Ministro Manfredi di rendersi conto di non essere più rettore di università. Oggi il Ministro Manfredi è il Ministro dell'Università, rappresenta tutte le università, ma soprattutto rappresenta tutti gli studenti; però, come avrete notato, nelle ultime settimane probabilmente dovremo andarlo a cercare a Chi l'ha visto?, perché il Ministro Manfredi è completamente svanito e non ci dà alcuna notizia. Una su queste è una proposta che abbiamo depositato al Senato, ovviamente bocciata: la revisione dei crediti formativi universitari. Ci tengo a spiegarlo e perderci qualche secondo perché è giusto che anche chi ci ascolta da casa capisca cosa sono e perché sono fondamentali. Ogni ragazzo, quando frequenta l'università e sostiene gli esami, ogni esame ha un numero di crediti formativi universitari in base alla sostanza dell'esame stesso. Alla fine del percorso scolastico, quindi dell'anno universitario, questi crediti formativi a volte addirittura sono vincolanti per l'accesso all'anno successivo dell'università e in tanti casi, invece, i nostri ragazzi riescono, tramite l'ottenimento di un determinato numero di crediti formativi universitari, ad accedere ad incentivi che per loro sono fondamentali.
Penso, per esempio, alle residenze universitarie, a degli incentivi sulle mense oppure a degli incentivi anche per le rette universitarie, che anche in questo momento di difficoltà sarebbe molto importante abbassare e soprattutto garantire alle famiglie qualche quattrino in più in tasca. Ad oggi, purtroppo, tanti studenti non possono sostenere tutti gli esami, questo è noto: penso agli esami pratici di medicina, agli esami di ingegneria, ad alcuni esami anche di economia; penso per esempio al bilancio consolidato, per fare un esempio. E attenzione, qua non servono soldi, qua serve volontà politica. Garantiamo il diritto di studio ai nostri ragazzi; non possono permettersi di perdere un anno scolastico per la negligenza del Ministero dell'Università. Questo tenetelo davvero in considerazione, perché è una richiesta che arriva da milioni di ragazzi da Nord a Sud e si aspettano delle risposte concrete nel più breve tempo possibile. Ieri abbiamo fatto un'altra proposta come emendamento, ovviamente bocciato anche questo; questo a proposito di collaborazione che è stata richiesta anche dal Premier Conte ieri. Pazzesco come un Presidente del Consiglio venga in Aula, dica apertamente che è aperto e disponibile alla collaborazione e poi, dopo tre ore, vengono cassati tutti gli emendamenti che possono modificare un provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non siamo folli, non siamo pazzi, non abbiamo scritto “stupidi” in faccia. Il Presidente non prenda in giro i cittadini. Noi ieri avevamo depositato un emendamento che chiedeva un contributo del 60 per cento per tutti gli studenti fuori sede. Ce ne sono tantissimi in Italia, e non solo da Nord a Sud e da Sud a Nord, ma anche all'interno di alcune regioni - penso, per esempio, ai ragazzi della nostra Valtellina che arrivano a Milano a studiare e lì si fermano -, e i genitori fanno tanti sacrifici, perché, oltre a pagare le rette, cercano in ogni modo di garantirgli anche un alloggio vicino all'università. Ecco, questi ragazzi stanno pagando ancora, ad oggi, pur non sfruttando questo servizio, affitti molto pesanti. Chiedo al Governo su due aspetti: uno, tutelare i locatori, che chiaramente rimarrebbero senza entrate, ma, due, soprattutto anche tutelare questi ragazzi e garantire chiaramente qualche soldo in più alle famiglie, perché in questo momento ritengo davvero fondamentale e necessario intervenire al più presto, perché anche su questo era stato preso un impegno, ma poi il Governo si è completamente dimenticato di questa questione.
E attenzione, perché sugli affitti vale anche per tutte le famiglie, perché siamo stati bravi a decantare: “il Governo ha sospeso i mutui, finalmente qualche soldo in più nelle tasche degli italiani”; poi, andiamo a vedere che la sospensione dei mutui è farlocca, perché chi era già in difficoltà deve pagare i mutui, non può sospenderli, ma ci si è dimenticati completamente di quelle milioni di famiglie che vivono in affitto. E anche su questo la tanto da voi criticata regione Lombardia è intervenuta prima di tutti, stanziando 23 milioni per pagare gli affitti a quelle persone in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questi sono i fatti, le parole preferiamo lasciarle agli altri.
Passiamo poi ai professionisti, un'altra categoria per cui abbiamo assistito a tante promesse, abbiamo sentito tante parole in questo senso, una su tutte gli specializzandi di medicina: vi ricorderete la promessa del Ministro Manfredi di finanziare 5 mila borse di studio all'interno del “Cura Italia”. Ecco, nel “Cura Italia” non c'è una riga sugli specializzandi di medicina, questo significa che la lezione che stiamo vivendo oggi di emergenza non sta servendo assolutamente a niente. Noi stiamo andando a cercare medici in tutto il mondo, stanno arrivando medici che ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché ci stanno dando un supporto fondamentale, stanno dando un ricambio ai nostri medici stremati, soprattutto in Lombardia, in Veneto e in Piemonte, però dobbiamo pensare anche un po' al futuro, dobbiamo avere un po' più di lungimiranza. Ci sono 5 mila medici che, dopo anni di studi, si aspettano di diventare medici, è il loro sogno, ma soprattutto sono fondamentali per il nostro Servizio sanitario nazionale, e in 25 miliardi non si sono trovati 150 milioni per poter garantire un loro futuro e la sicurezza dei nostri cittadini. Io spero che su questo provvedimento il Governo ci possa ripensare e possa aumentare queste borse di studio, che, ripeto, sono fondamentali per il nostro sistema sanitario nazionale.
Però i problemi non ci sono solo sugli specializzandi medici, in quanto a professionisti, perché, come è noto, in questi mesi, in queste settimane, tanti ragazzi o hanno sostenuto o dovrebbero sostenere l'esame di Stato, il cosiddetto esame di abilitazione per determinate professioni. Penso agli ingegneri, penso ai commercialisti, ai magistrati, agli avvocati, e proprio sugli avvocati vorrei soffermarmi qualche secondo, perché, come è noto, nel dicembre del 2019, come ogni anno, migliaia di praticanti avvocato hanno sostenuto l'esame di Stato; ed è per loro un coronamento del proprio sogno, dopo anni di investimenti, di sacrificio e di impegno poter finalmente fare l'esame di Stato per diventare degli avvocati totalmente. Solitamente, per prassi, quest'esame veniva corretto nel mese di giugno, per dare modo agli idonei poi di sostenere la prova orale nei mesi successivi - parlo di settembre, ottobre o novembre al più tardi -, in modo tale che gli idonei che non avessero poi passato in quella fase l'esame orale potevano tranquillamente riscriversi all'esame dell'anno nuovo, ma ad oggi per queste persone non c'è una risposta. Noi abbiamo scritto anche al Ministro Bonafede di dare delle certezze. Non abbiamo chiesto delle soluzioni stravaganti piuttosto che delle soluzioni inapplicabili, abbiamo semplicemente chiesto di intervenire e di dare risposte a queste persone, perché non possiamo farle restare in balìa di loro stessi dopo anni di duri sacrifici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Abbiamo voluto lanciare questo appello perché è fondamentale che tutti questi ragazzi abbiano delle risposte.
Poi mi permetto anche di parlare di alcune categorie che sono state sbeffeggiate anche in qualche televisione nazionale. Parlo, per esempio, di tutti quei ragazzi - perché solitamente sono loro che lavorano in questo contesto - che lavorano nei locali o nelle discoteche, perché a volte lo fanno per passione ma tante volte lo fanno per sostenere i propri studi oppure per dare una mano in famiglia in un momento di difficoltà. Ecco, l'altra sera, un conduttore televisivo, parlando con una virologa, rideva quando si parlava di apertura di discoteche e di locali. Per me non c'è niente da ridere, perché ci sono migliaia di imprenditori che ad oggi sono in ginocchio. Ci sono centinaia di migliaia di studenti che lavorano all'interno di quelle aziende e che non stanno vedendo un euro, visto che anche per loro la cassa integrazione non è ancora minimamente arrivata. Quindi, ragioniamo anche su tante categorie che sono state completamente messe da parte da questo Governo. Purtroppo - ci tengo a sottolinearlo anche in quest'Aula -, a livello scolastico - per tornare un passo indietro - bisogna fare un discorso serio su quelle che sono le scuole private paritarie, perché anche su questo sono arrivate tante promesse, però poi di fondi non se n'è visto mezzo.
E attenzione, perché se noi non andiamo a salvare le scuole private paritarie, l'anno prossimo avremo un boomerang sulle scuole pubbliche, perché ci sono 900 mila studenti che frequentano le scuole private, e se queste scuole private chiuderanno la saracinesca il nostro sistema scolastico pubblico non sarà in grado di dar loro uno spazio. Io capisco che magari il Ministro Azzolina è favorevole alle classi pollaio, però il nostro sistema non sarà mai in grado di sostenere 900 mila studenti, quindi mi auguro che ci possa essere un intervento nel più breve tempo possibile. Però il Governo, purtroppo, su questo sembra non esistere, e a me fa abbastanza alterare quando vedo il Presidente del Consiglio idolatrarsi e mettersi sul piedistallo come modello preso da tutto il mondo: peccato che in tutto il mondo stanno mettendo i soldi nelle tasche dei cittadini, qua stiamo ancora aspettando, dopo due mesi, di vedere un euro per i cittadini, è questa la sottile differenza che c'è tra il Governo Conte e tutto il resto del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
E poi mi altero molto quando vedo il Presidente del Consiglio attaccare fortemente e in modo vile la regione Lombardia, perché non si può permettere un Presidente del Consiglio di attaccare una regione in cui non ha mai messo piede in questa emergenza, perché il Presidente del Consiglio non l'abbiamo mai visto a Bergamo, a Lodi, a Cremona, a Brescia, in quei territori che stanno soffrendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È molto più facile parlare da un ufficio di palazzo Chigi e non rendersi conto della situazione che stanno vivendo i nostri medici. Io capisco l'ego spropositato del Presidente del Consiglio, che ci ha anche dimostrato nelle sue dirette Facebook plurilanciate, che slittavano di ora in ora per creare l'attesa e il consenso, e poi venivano lanciati decreti che uscivano sempre in ritardo di quattro o cinque giorni. Io ricordo un episodio - per ricordarne tutti -, nella notte tra l'8 e il 9 marzo, quando una bozza, sfuggita probabilmente da Casalino, che probabilmente era confuso in quel momento, ha causato il panico e ha permesso a migliaia di persone di scappare dal Nord per tornare nelle case della propria famiglia, rischiando di espandere anche l'epidemia in territori molto, molto delicati e complicati, dove la situazione sanitaria è difficile. E per fortuna non è successo niente - per fortuna! -, però si è rischiato davvero tanto. Tutto per cosa? Per consenso, per prendere qualche “mi piace” in più su Facebook e qualche follower per in più su Facebook. Ecco, non è il modo di far politica in questo periodo emergenziale.
Chiudo dicendo che, come Lega, siamo e rimaniamo a disposizione per collaborare. Certo non vogliamo farci prendere in giro, come è avvenuto ieri, anche perché, lo dico chiaramente, se il Governo non ci ascolta, noi ce ne faremo una ragione e andremo avanti a lavorare con tutti i nostri amministratori locali e con tutti i nostri governatori, che si stanno impegnando e stanno lavorando 24 ore, ma soprattutto parlano poco e fanno tanto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marialuisa Faro. Ne ha facoltà.
MARIALUISA FARO (M5S). Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, oggi siamo in quest'Aula per discutere di uno dei provvedimenti più importanti in questo periodo di enorme difficoltà per il nostro Paese. Da un giorno all'altro ci si è trovati di fronte ad un'emergenza sanitaria causata dal COVID-19. Questo virus, con un alto livello di contagio, ha creato tantissime difficoltà, a tutti i livelli, da quello sanitario a quello economico. Ecco perché questo decreto è importante, perché contiene le prime misure che il Governo ha messo in atto per combattere quest'emergenza, sostenendo sanità, imprese, lavoratori e famiglie. In particolare, sono stati stanziati immediatamente 3,5 miliardi per la sanità, finanziando il Servizio sanitario nazionale e la Protezione civile. Con questi finanziamenti abbiamo aumentato, su base regionale, del 50 per cento i posti letto in terapia intensiva e del 100 per cento i posti letto in reparti di rianimazione e malattie infettive. Abbiamo consentito, inoltre, alla sanità pubblica delle regioni di stipulare contratti non solo con il privato accreditato ma, in questa situazione di emergenza, anche con lo stesso privato non accreditato. Aumentiamo le assunzioni di personale medico e infermieristico, mettendo a disposizione 160 milioni di risorse. Paghiamo gli straordinari attraverso un fondo di 250 milioni. Stimoliamo la ricerca assumendo 50 unità di personale all'Istituto superiore della sanità, ricercatori e collaboratori tecnici, e continuiamo ad affrontare l'emergenza costruendo nuove strutture adatte alle cure e servendoci, dove necessario, di personale e strutture private.
Ma il “decreto Cura Italia” contiene misure a 360 gradi per il nostro Paese, dagli enti territoriali alla cultura, alla giustizia e allo sport. Riguardo gli enti territoriali, aumentiamo dal 10 al 20 per cento l'anticipo delle risorse assegnate per sostenere gli interventi infrastrutturali finanziati con risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, per garantire la continuità ai lavori avviati dalle Amministrazioni. Inoltre abbiamo sospeso, per l'esercizio 2020, il pagamento della quota capitale dei prestiti erogati agli enti locali dalla Cassa depositi e prestiti. Il risparmio di questa spesa viene utilizzato per fronteggiare l'emergenza COVID-19. Istituiamo presso il Ministero dell'Interno un fondo di 80 milioni di euro per l'anno 2020 per finanziare le spese di sanificazione e disinfezione degli uffici, degli ambienti e dei mezzi di province, città metropolitane e comuni. In tema di sicurezza, vogliamo sostenere concretamente chi sta combattendo in prima linea questa emergenza, come Forze di polizia e Forze armate, nonché personale medico e paramedico, per i quali abbiamo autorizzato una spesa di 60 milioni di euro per l'anno 2020, oltre la metà per pagare gli straordinari. Altri 21 milioni vengono messi a disposizione per la sanificazione e la disinfezione degli ambienti e dei mezzi in uso alle Forze di polizia e armate e per l'acquisto di equipaggiamento operativo. Inoltre, ulteriori 6 milioni di euro poi vengono dedicati al comparto nazionale dei Vigili del fuoco. Nel comparto giustizia è fondamentale contenere quanto più è possibile l'emergenza epidemiologica e salvaguardare anche la salute degli operatori della giustizia (magistrati, avvocati, cancellieri). Per questo, con il “decreto Cura Italia” sono state rinviate d'ufficio, a data successiva all'11 maggio, le udienze nei procedimenti civili e penali in tutto il territorio nazionale, tranne i casi più urgenti, che necessitano di essere trattati subito, sempre nel rispetto delle prescrizioni di sicurezza. Sono stati inoltre sospesi tutti i termini per il compimento di qualsiasi atto processuale e non: dopo questa data, spetterà ai singoli capi degli uffici giudiziari adottare ulteriori misure di contenimento, in base alle specificità del territorio. Per quelle attività giudiziarie che invece non possono essere sospese o rinviate, è stato incentivo il sistema di notificazione telematica, applicandolo come regola e non più come un'eccezione, nonché lo svolgimento di udienze civili a distanza, da remoto, ove possibile. Dal punto di vista economico, sono stati introdotti sistemi di sostegno anche a favore dei magistrati onorari, prevedendo un contributo economico di 600 euro per un massimo di tre mesi, in base all'effettivo periodo di sospensione dell'attività giudiziaria nel singolo tribunale. Questo virus ci ha messo di fronte a tantissimi problemi, che da anni il MoVimento 5 Stelle denuncia, come quello della mancata digitalizzazione del Paese, dell'eccessiva burocrazia, che rallenta inevitabilmente gli interventi in emergenza, di cui in questo momento il nostro Paese ha bisogno. Ed in questa occasione, il lavoro è stato coadiuvato anche da una semplificazione dell'utilizzo delle misure contenute in questo decreto e ci auguriamo che il Governo continui su questa strada, investendo nella digitalizzazione del nostro Paese, per far sì che tutto quanto accaduto fino ad oggi non si verifichi più, per avere un Paese più snello nelle procedure, per essere più tempestivi nell'aiutare i cittadini. Per la scuola e per l'università abbiamo stanziato 43,5 milioni di euro nel 2020, per consentire alle scuole statali e paritarie e pubbliche di acquistare materiali per la disinfezione dei locali. Il Ministero dell'Istruzione inoltre aiuterà le istituzioni scolastiche a dotarsi delle necessarie piattaforme informatiche, attraverso lo stanziamento di importanti risorse. Nel breve periodo, le piattaforme in questione dovranno essere necessariamente reperite sul mercato. L'obiettivo è favorire l'utilizzo degli strumenti digitali utili per l'apprendimento a distanza, anche mettendo a disposizione degli studenti dispositivi digitali individuali per la relativa fruizione ovvero per potenziare gli strumenti digitali già in uso alle medesime istituzioni scolastiche. Per garantire maggiori risorse alle istituzioni universitarie, AFAM e agli enti pubblici di ricerca, istituiamo per l'anno 2020 un fondo denominato Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell'università, delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica e degli enti di ricerca, con una dotazione di 50 milioni di euro.
Nell'ambito culturale, con il decreto verranno rimborsati completamente, con un voucher da utilizzare nei successivi dodici mesi dall'emissione, biglietti per spettacoli di qualsiasi natura, compresi quelli cinematografici, teatrali, i biglietti per la visita di musei e altri luoghi della cultura. Per sostenere il settore dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo, compresi artisti, autori, interpreti ed esecutor, vengono istituiti due fondi presso il MiBACT, con una dotazione complessiva di 130 milioni per l'anno 2020. Per lo sport infine, per aiutare le associazioni e le società sportive professionistiche e dilettantistiche, gli consentiamo di non procedere, fino al 31 maggio 2020, al versamento dei canoni di locazione e concessori dei relativi affidamenti di impianti sportivi pubblici dello Stato e degli enti territoriali, che nel periodo in considerazione sono rimasti ovviamente inutilizzati. Inoltre, cosa molto importante, estendiamo la misura di aiuto accordata ad autonomi e professionisti, ovvero il bonus da 600 euro, anche ai collaboratori delle società e delle associazioni sportive e dilettantistiche. Concludo, Presidente, ribadendo che questo è un primo passo per contrastare l'emergenza che si è venuta a creare. Infatti, già all'attenzione del Parlamento ci sono altri provvedimenti, altri decreti, come il “decreto Liquidità”, dedicato al sostegno delle nostre imprese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie Presidente, colleghi deputati e membri del Governo, avevamo apprezzato moltissimo, all'inizio del percorso dei due decreti pensati dal Governo per intervenire sulla crisi sanitaria e sulla crisi economica, quindi il “decreto Cura Italia” e il “decreto Liquidità”, l'apertura che era stata dimostrata nei confronti dell'opposizione, rispondendo a quel richiamo che il Presidente della Repubblica aveva fatto sul tema dell'unità, sul tema di lavorare insieme per trovare soluzioni che servono al Paese. Abbiamo apprezzato la buona volontà iniziale, ma, all'esito dei lavori, come è stato ricordato questa mattina da alcuni colleghi nei loro interventi, purtroppo non è stato un vero e proprio confronto fra minoranze e Governo e quei momenti di incontro sono risultati delle vere occasioni di informazione, dove il Governo ci aggiornava su quali scelte aveva fatto. Io credo che un decreto come il “decreto Cura Italia” non può essere il decreto di una parte del Parlamento, non può essere un provvedimento, come spesso succede su tante iniziative del Governo, che non tiene in considerazione la minoranza o che comunque dà qualche contentino alla minoranza per tenerla buona. Io credo che lo spirito deve essere totalmente diverso, un vero spirito di collaborazione, perché il momento che stiamo vivendo è un momento particolarmente duro. Lo dico da un osservatorio che è sicuramente il più colpito, sia dalla crisi sanitaria che dalla crisi economica, che è la mia regione, regione Lombardia. Guardate, forse tanti colleghi non hanno minimamente idea di quali sono le sofferenze, di quali sono le lacrime che sono state versate dalle famiglie per aver perso parenti o amici. Tutti noi, che abbiamo un ruolo di rappresentanza, abbiamo ascoltato tantissime lamentele, tantissime preoccupazioni e moltissimo dolore. E' una regione che ha reagito con una dignità incredibile, che sta rispettando le norme in un modo straordinario e ancora oggi piange i suoi defunti, e lo dico con emozione, lo dico con tutto quello che nella testa ancora rimbomba per chi ha veramente consapevolezza del dramma umano che si è vissuto nella nostra regione. E nonostante questo, la prima richiesta che viene fatta da quel popolo è di ricominciare, di tornare a lavorare, di essere aiutato e sostenuto con gli strumenti che un Governo può dare. E allora dobbiamo veramente collaborare.
Io desidero sottolineare l'importanza di questo lavoro, che dobbiamo condurre insieme per trovare delle soluzioni che possano, con lo spunto di tutti, con tutte le sensibilità, con tutte le conoscenze, con tutto il patrimonio di informazioni che ciascuno di noi ha, compresa la minoranza sostenere le imprese e le partite IVA, che sono il motore del nostro Paese. Abbiamo la necessità di intervenire perché si possa dare una mano a chi è in difficoltà e soprattutto per creare tutte le condizioni possibili perché l'Italia possa essere riconfermata come seconda forza economica d'Europa. Lavorando insieme ciascuno può ascrivere a se stesso il merito di aver portato risultati importanti; lo può fare certamente il Governo, se opererà in questo modo, per aver dimostrato di aver trovato soluzioni efficaci e per aver collaborato con la minoranza; lo potrà fare la minoranza in quota parte, dimostrando di aver ragionato sulla utilità di lavorare insieme e di portare un contributo importante.
Io credo che l'aspetto più importante sia quello del contenuto; tutto ciò che noi vogliamo portare all'attenzione del Governo, e sul quale insistiamo molto, non è per creare un'opposizione per rallentare l'attività del Governo; l'hanno detto anche altri colleghi, in quanto il nostro interesse è fare cose utili ed efficaci e abbiamo spunti importanti che credo possano veramente servire alla maggioranza. Credo che il Governo debba ragionare in modo diverso rispetto a come ha ragionato sino a oggi; abbiamo assistito a delle cose che non servono, di fronte alle quali gli italiani si sono inorriditi. Anche io ricordo l'intervento del Presidente Conte in diretta RAI, che dal ruolo del Presidente del consiglio, attraverso una televisione di Stato, utilizzando l'emergenza, fa un comizio attaccando alcuni esponenti della minoranza: è la strada sbagliata, non è la strada che ci ha indicato il Presidente della Repubblica, non è quello che ci chiedono gli italiani. Così, anche, la litigiosità che c'è nel Governo, nella maggioranza. Non nascondiamolo, ci è stato detto in apertura e l'abbiamo visto ieri in Commissione bilancio: non c'è intesa sul contenuto; il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico discutono ancora oggi, ancora in queste ore, sul merito del “Cura Italia”. Discute la maggioranza sul tema del MES e dovrà farsi una ragione il MoVimento 5 Stelle, dovrà accettare quello che verrà proposto dall'Europa. Vedo molto difficile che venga soddisfatta la posizione che ha rappresentato il Presidente Conte in quest'Aula, ma, ancora cosa più drammatica di tutte le altre - e mi rivolgo in questo caso ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - la maggioranza e il Governo hanno discusso e litigato per ore negli ultimi giorni sul tema delle nomine nelle società di Stato: la così osteggiata, quando il MoVimento 5 Stelle era all'opposizione, lottizzazione del potere. Si è perso tempo, in un momento drammatico come quello che sta vivendo il Paese, per fare quello che è sempre stato criticato dal MoVimento 5 Stelle, che guardava a ciò come qualcosa di orrendo, qualcosa che non poteva far parte del Governo di un Paese. Ebbene, queste ore, le ultime ore, sono state utilizzate per questi obiettivi. Credo che abbiamo assistito a un teatrino che non è certamente piaciuto agli italiani, come non è piaciuto a tutti noi. Ma per tornare alle proposte, noi abbiamo dato delle idee sulle quali vorremmo che il Governo continuasse a lavorare con quello spirito iniziale con cui aveva aperto il dialogo con le minoranze. Noi partiamo da un principio fondamentale con gli spunti che abbiamo dato: che per noi i pilastri sui quali puntare devono essere il lavoro, le imprese, i lavoratori autonomi, non certo l'assistenzialismo. Non si può rischiare di avere più flessibilità da parte dell'Europa, più disponibilità rispetto alle regole d'Europa, per poi ritrovare che questi strumenti danno come immediata soddisfazione il consolidamento del reddito di cittadinanza e l'introduzione del reddito di emergenza. Abbiamo anche sentito questo: continuiamo con le politiche assistenziali, non solo con il reddito di cittadinanza, ma adesso ci si è anche inventati il reddito di emergenza; quando invece la vera risposta deve essere liquidità, una liquidità subito, ottenuta in modo semplice.
Abbiamo detto, in più occasioni, che i controlli dovranno essere fatti dopo. Ha ben detto il presidente Lupi, nell'intervento di ieri, che è necessario avere fiducia negli italiani: bisogna avere fiducia. Non si può, per qualcuno che si muove in modo scorretto, mettere in difficoltà un intero sistema economico e lo dico portando degli esempi. Noi abbiamo, negli Stati Uniti - anche questo è stato ricordato ieri - una famiglia fatta da padre madre e due figli che continuano a lavorare, che non hanno fatto richieste, che si sono ritrovati sul loro conto corrente bancario - è una famiglia di New York - 3 mila 400 dollari, semplicemente attraverso dei criteri che il Governo americano ha individuato. Questo è un esempio virtuoso, così come in Giappone, dove vengono riconosciuti 500 yen a tutti i cittadini residenti, compresi gli stranieri; questo l'ha dichiarato un giornalista italiano che è residente in Giappone (500 yen sono l'equivalente di 900 euro). Cosa succede da noi? Con il “decreto Cura Italia” riconosciamo alle partite IVA 600 euro, senza criteri, senza una gradualità. Ci siamo letti tutti che cosa è il reddito di cittadinanza, il reddito di cittadinanza consente di dare dagli 780 euro ai 1.180 euro con dei criteri ben precisi, a seconda delle esigenze di chi lo percepisce, ma neanche questo è stato fatto per le partite IVA. Abbiamo fior fiori di professionisti che hanno affitti, che hanno costi, che hanno rappresentato il pilastro economico nel nostro Paese, che non vengono tenuti assolutamente in considerazione neanche attraverso un minimo percorso come quello che è stato fatto per reddito di cittadinanza, riconoscendo un valore inferiore del reddito di cittadinanza. Io credo che questo sia un insulto e potrei definire una assoluta elemosina ciò che il Governo ha fatto nei confronti delle partite IVA. In più, invece di dare risorse in modo immediato, in modo semplice, ci ritroviamo che alle aziende vengono proposti dei prestiti sui quali dovrebbero intervenire le banche, banche verso le quali io non ho nessun giudizio da dare - perché ovviamente fanno il loro mestiere - ma che si ritrovano la possibilità di introitare il 2 per cento di quei prestiti, hanno la possibilità di avere le commissioni riconosciute e, certe volte, se c'è la possibilità di erogare il prestito - e chissà quando mai arriverà un prestito di 25 mila euro, visto che io mi riferisco al prezzo più basso, quello che serve a quelli che immediatamente hanno problemi di liquidità -, se riescono a ottenerle, poi magari questo soggetto ha degli impegni di credito con la banca, ebbene, quel prestito va a garanzia dei crediti che già ha riscosso il contribuente italiano nei confronti della banca. Credo che questo non sia il percorso che può aiutare il mondo delle imprese e il mondo economico. Così come il tema delle tasse: è importantissimo rinviare e anche noi avevamo fatto questa richiesta di rinvio, magari valutando la possibilità di non farle pagare nell'importo in cui era previsto. Ritardiamo solo di qualche mese, perché nel mese di giugno - forse si sta ragionando, in questi giorni, di posticiparle ancora di più - ma mai oltre il 31 dicembre perché c'è il bilancio dello Stato che non deve andare a gambe all'aria; soprattutto dovranno pagare tutto, anche quello che avrebbero dovuto pagare se avessero lavorato a pieno regime. Credo che questa non sia la strada, ma il problema vero, la nostra preoccupazione, è la tenuta sociale, perché se il mondo economico non si accorge che c'è una risposta efficace e seria, rischiamo di ritrovarci un equilibrio sociale difficile da garantire. Le persone iniziano ad avere vera difficoltà: dopo la paura, drammatica, del virus e di ammalarsi del virus e di morire di COVID, oggi c'è la preoccupazione - per alcuni, e questo è un problema reale - di morire di fame, di non avere i soldi per garantire la sopravvivenza alla propria famiglia. Io credo che qui, che siedono tanti colleghi che hanno un rapporto col territorio, questo termometro, questa situazione, questa preoccupazione credo che sia molto evidente agli occhi di tutti.
Un altro tema, oltre alla questione della liquidità, è la sburocratizzazione: rendere tutto semplice. L'ho già ricordato sul tema delle liquidità: non si possono fare istruttorie pesanti davanti a un modestissimo operatore che ha solo bisogno di sopravvivere e di avere un aiuto immediato come i 25 mila euro. Avevamo chiesto di sospendere il codice degli appalti che, in questo momento, non ha nessun senso per molte imprese che operano; è una barriera, è un freno che, nell'eccezionalità, si può anche temporaneamente sospendere, come si può sospendere il “decreto Dignità”. Abbiamo chiesto, in diverse occasioni, di prevedere la possibilità di prolungare i contratti a tempo determinato, anche a tutela dei lavoratori, di consentire almeno una volta la possibilità di rinnovare il contratto a tempo determinato. Tutto ciò non è accaduto, come non è accaduta la possibilità di reintrodurre il voucher in un momento di eccezionalità. Quando si chiede ad alcuni mondi di continuare a lavorare, come la grande distribuzione e come il mondo delle farmacie, se qualche dipendente di quei mondi si ammala e prende il COVID, come fa il datore di lavoro a dare altra opportunità di lavoro a qualcun altro e garantire la continuità dell'attività come il Governo ha chiesto? Non ha strumenti.
Se non va bene il voucher, perché capisco la difficoltà nel far digerire al MoVimento 5 Stelle, che intanto in questa legislatura ne ha digerite tante di cose verso le quali avevano fatto battaglie, ma se è difficile far digerire il termine “voucher” che si inventi qualche strumento per consentire una temporanea assunzione per chi ha bisogno di dare una risposta rispetto anche alle esigenze che ha evidenziato il Governo. E sburocratizzare vuol dire che una volta che si fa il “decreto Italia” noi non possiamo avere, come ha ricordato bene anche il presidente Lupi ieri, l'Agenzia delle entrate che fa 76 pagine di interpretazione di quello che c'è scritto nel “decreto Cura Italia”. Questo credo che sia l'esempio, la rappresentazione plastica di cosa vuol dire fare burocrazia: creare barriere e creare impedimenti. Dovremmo assolutamente semplificare.
Allora, io credo che, arrivando alla conclusione, abbiamo assolutamente necessità di ripartire e lo stanno chiedendo tutti. Il Governo deve occuparsi anche di questo. Se ci sono imprenditori che con lungimiranza hanno acquistato mascherine all'estero per pensare alla ripartenza non possiamo avere mascherine bloccate alla frontiera. Su questo si deve intervenire e bisogna fare dei criteri molto chiari per come dovranno essere curati i luoghi di lavoro che riapriranno, delle indicazioni sui dispositivi delle protezioni individuali e come riordinare la nostra nuova libertà, ad esempio sul tema dei trasporti, e ripartire con la scuola. Non possiamo pensare che riparta il Paese e la formazione in remoto, che gli insegnanti stanno curando con grande attenzione - e arrivo alla conclusione, Presidente -, perché essere a scuola è certamente diverso. E se riparte tutto, i figli, i giovani e i ragazzi dove li mettiamo?
E, allora, concludo dicendo che è importante tornare a ragionare sul “decreto Cura Italia”, sul dare forza a chi è il pilastro dell'economia, che sono le aziende, che sono i lavoratori autonomi, sulla sburocratizzazione e soprattutto sulla ripartenza, credendo che lavorare insieme - e lo dico con passione e sincerità - in un momento difficile come questo vuol dire ridare fiducia, speranza e un futuro certo al Paese. Gli italiani si aspettano questo e chiedo veramente al Governo di ripensare al tema della fiducia e di ripensare al merito. Diamo dimostrazione che facciamo quello che ci ha chiesto il Presidente della Repubblica, cioè lavorare insieme per il bene dell'Italia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alfredo Bazoli. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Io farò un intervento che affronta uno degli aspetti che sono stati toccati dal “decreto Cura Italia” che, ovviamente, è un decreto che contiene tante cose che sono state prima ricordate dalla relatrice. È un decreto che è stato emanato a metà marzo, quindi più di un mese fa, quando la pandemia drammatica che ha colpito il nostro Paese era ancora in fase di crescita e tutti quanti speravamo che si sarebbe chiusa quella finestra in tempi più rapidi di quanto, ahimè, purtroppo ci tocca constatare. È un decreto che ha affrontato tante cose ma ha affrontato anche alcuni temi che riguardano la giustizia, sia per quanto riguarda il funzionamento del sistema della nostra giurisdizione sia per quanto riguarda il tema del carcere, dei nostri penitenziari. Vorrei, quindi, parlare di questi due aspetti, anche per cercare di dare un po' conto della posizione che ha assunto il Partito Democratico all'interno della maggioranza su questi temi anche nell'ambito di una discussione che c'è stata e che c'è all'interno della maggioranza.
Partirei dal tema del carcere, un tema di cui si è occupato il decreto per una ragione che io credo sia abbastanza intuibile, cioè per il fatto che il carcere è un luogo di per sé, diciamo, inadeguato e inadatto a consentire l'applicazione delle misure di distanziamento sociale che possano impedire il propagarsi dell'epidemia e del virus. Ovviamente, i penitenziari sono chiusi e sono luoghi nei quali, diciamo, c'è anche molto spesso - e questo purtroppo accade, in particolare, nel nostro Paese - sovraffollamento e questo ovviamente genera molti rischi. Infatti, se il virus penetra dentro i confini e le pareti dei penitenziari rischia di scatenare un'epidemia difficilmente controllabile, con pregiudizio della salute non solo dei detenuti ma anche di chi ci lavora, quindi della Polizia penitenziaria, del personale amministrativo e di tutti coloro che lavorano all'interno delle strutture penitenziarie.
Questa è la ragione per la quale grandi autorità politiche e morali e anche istituzioni sovranazionali hanno lanciato appelli in queste ultime settimane agli Stati e anche al nostro Governo perché si facessero carico di questo problema, cioè si facessero carico del rischio molto alto, per le condizioni obiettive dei nostri penitenziari, di epidemia all'interno delle strutture carcerarie, che può coinvolgere detenuti, Polizia penitenziaria e personale che ci lavora. Quindi, io ricordo le parole molto chiare e molto limpide del Pontefice, ricordo le parole molto chiare e molto limpide del Presidente della Repubblica, ricordo le prese di posizione di organismi sovranazionali che si preoccupano della tutela delle persone più deboli e dei diritti umani che hanno invitato i Paesi a farsi carico di questo problema, cosa che peraltro molti Paesi hanno fatto perché molti Paesi, che sono alle prese con questa pandemia, si sono occupati della questione e hanno adottato le misure opportune. Così abbiamo cercato di fare anche noi, cercando di farlo, anche questa maggioranza e questo Governo, con un obiettivo che credo sia da sottolineare: l'obiettivo era quello ed è quello di consentire una riduzione calibrata e in totale sicurezza della popolazione carceraria, in modo da ridurre le presenze all'interno delle carceri a un numero coerente con l'attuale capienza dei nostri penitenziari e coerente anche con la necessità di trovare spazi all'interno delle strutture penitenziarie per consentire l'eventuale isolamento di pazienti che abbiano contratto il virus o di pazienti che devono essere messi in quarantena. Quindi, garantire le condizioni di sicurezza all'interno delle strutture penitenziarie, evitando i rischi di contagio. Questo si può fare, ovviamente, solo e in quanto si eviti l'attuale sovraffollamento, che invece impedisce di garantire queste misure. Abbiamo cercato di lavorare in questa direzione, cioè cercando di favorire e di attuare misure che, garantendo la sicurezza e, quindi, evitando un'uscita incontrollata ma, appunto, misure calibrate, consentissero una progressiva riduzione della popolazione carceraria in modo da garantire ai penitenziari quei minimi standard di sicurezza che evitassero ed evitino quello che purtroppo in qualche circostanza è accaduto e, cioè che, in ragione proprio delle attuali condizioni d'insicurezza per detenuti magari affetti da patologie che li mettano a rischio nel caso in cui dovessero contrarre il virus dentro ai penitenziari, alcuni tribunali di sorveglianza sono stati indotti a disporre la detenzione domiciliare anche di detenuti magari positivi o con condanne pesanti sulle spalle in ragione, ovviamente, della tutela della salute, che prevale su qualunque altra considerazione. Ciò per il fatto proprio che non è consentito a oggi - o non era consentito in molte strutture penitenziarie - di garantire le condizioni di sicurezza che possono essere garantite solo attraverso un adeguato distanziamento sociale. Quindi, questo è il quadro nel quale ci siamo mossi e il “decreto Cura Italia” ha introdotto alcune misure che sono andate in quella direzione e che qualche effetto lo hanno prodotto, se è vero come è vero che la popolazione carceraria, che all'inizio della pandemia era di oltre 61 mila detenuti…
PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi, è possibile abbassare il brusio? Prego.
ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Come dicevo, qualche effetto è stato ottenuto, se è vero - come è vero -, che a fronte di un sovraffollamento iniziale dei nostri penitenziari, che aveva questi numeri, circa 61 mila detenuti, a fronte di una capienza ordinaria di 47 mila (tollerata o tollerabile di 51 mila detenuti), per effetto delle misure adottate nel “Cura Italia” e per effetto anche - non bisogna dimenticarlo - del drastico calo dei reati, che ha portato a una congrua riduzione degli ingressi in carcere, oggi c'è un saldo largamente negativo, tra le persone che escono per fine pena e quelle che entrano per effetto di arresti, a seguito di reati. Quindi, per effetto di una serie di misure, oggi abbiamo una popolazione carceraria che si è ridotta notevolmente. Oggi siamo sotto i 55 mila, quindi abbiamo avuto una riduzione piuttosto significativa, che consente, in alcuni distretti e in alcuni penitenziari, di avere una condizione di sufficiente tranquillità, anche per far fronte a eventuali contagi interni, perché consente comunque di avere un distanziamento sociale adeguato e, quindi, anche di mettere in isolamento eventuali detenuti, che si trovassero ad aver contratto il virus. Però, abbiamo ancora penitenziari che, invece, sono in condizioni di grande difficoltà e questa è la ragione per la quale noi discutiamo su quelle misure, che sono state adottate nel “Cura Italia” e, in particolare, la detenzione domiciliare, che riprende in qualche modo una misura che era già prevista nell'ordinamento, che era stata introdotta dal Ministro Alfano, ancora una decina d'anni fa. Quella misura, che è stata introdotta dal “Cura Italia” e che in qualche modo serve ad allargare le maglie della detenzione domiciliare per i detenuti che devono scontare gli ultimi diciotto mesi di pena, però - almeno per la quota di detenuti che devono scontare dai sei ai diciotto mesi - è subordinata alla presenza di un braccialetto elettronico. Quella misura noi riteniamo debba essere attuata con maggiore incisività, perché ad oggi ha prodotto qualche risultato, ma non i risultati che, per la platea dei detenuti che possono essere interessati, sarebbe stato lecito attendersi. Questo anche in ragione del fatto che i braccialetti elettronici, che sono una misura che noi riteniamo utile e opportuno adottare in queste circostanze - quindi noi supportiamo l'idea dell'utilizzo di braccialetti elettronici, come misura di sicurezza per chi sconta la pena ai domiciliari -, però stanno arrivando faticosamente. Sappiamo che oggi sono a disposizione e dovrebbero arrivare nelle prossime settimane almeno 4.700 braccialetti elettronici, ma noi riteniamo che questa misura debba essere implementata nelle prossime settimane in maniera vigorosa, perché questo consentirebbe, dalle nostre stime, di arrivare a una riduzione complessiva della popolazione carceraria, che consentirebbe praticamente a tutti i penitenziari italiani di poter gestire questa fase di emergenza con maggiore tranquillità e anche di evitare, appunto, il rischio che si è purtroppo concretizzato in qualche circostanza, di detenuti che devono uscire per questa mancanza di condizioni di sicurezza all'interno dei nostri penitenziari.
Voglio ringraziare, da questo punto di vista, per il lavoro che su questi temi è stato fatto e che ha prodotto già quei risultati di cui dicevo, in particolare - lo vedo qui - il sottosegretario alla Giustizia Giorgis, che ha lavorato in queste settimane, per riuscire ad arrivare a risultati tangibili e concreti, che oggi si possono misurare e che non bastano. Il Ministro lo sa, perché abbiamo con lui un'interlocuzione su questo articolata e, speriamo, produttiva di buoni effetti, noi riteniamo che quella misura della detenzione domiciliare debba essere incrementata e resa più efficace, di quanto non sia oggi. Attualmente i braccialetti elettronici che sono stati adottati sono circa 500, quindi una misura ancora, secondo noi, insufficiente. Occorre, invece, che quella misura della detenzione domiciliare produca i suoi effetti, perché questo garantirebbe la sicurezza nei nostri penitenziari, quindi, noi auspichiamo - e speravamo - di avere lo spazio, anche con una possibilità emendativa dentro questo “decreto Cura Italia”, per introdurre qualche modifica, che aiutasse, appunto, quella misura a produrre i suoi effetti, meglio di quanto non abbia fatto finora. Ci auguriamo che questo sia possibile anche nelle prossime misure, che verranno adottate dal Governo e che sono in progetto e in procinto di essere adottate. Ovviamente, se questo sarà necessario, perché, se non sarà necessario, perché ci renderemo conto - e questo accadrà nei prossimi giorni - che in realtà i braccialetti elettronici sono resi disponibili e si riescono ad adottare in tempi rapidi, ovviamente, questo consentirà alla misura, che abbiamo adottato nel “Cura Italia”, di dispiegare adeguatamente i suoi effetti e non sarà necessario intervenire ulteriormente.
Viceversa, io credo, e il Partito Democratico ritiene, che si dovrà adottare qualche accorgimento ulteriore, per conseguire il risultato che ci siamo prefissati, che è quello che dicevo prima, cioè avere una condizione interna ai nostri penitenziari, che metta al riparo dai rischi di epidemia all'interno delle carceri, che poi sarebbe difficilmente controllabile e che poi obbligherebbe, come già capitato in qualche caso, a forme di liberazione molto meno controllate e molto più a rischio. Quindi, questo è l'obiettivo che ci siamo dati e questo riguarda il tema carceri. Ci tenevo a spiegare anche come si è mosso il Partito Democratico, in queste settimane, su questo argomento delicato.
C'è poi l'altro argomento, che riguarda il tema della giurisdizione, il funzionamento della nostra giurisdizione. I decreti che si sono succeduti in queste settimane hanno, in particolare, rinviato tutta l'attività giurisdizionale non urgente e i termini ad essa applicabili, in ragione della difficoltà o impossibilità di svolgere la normale attività, senza mettere a repentaglio, anche in questo caso, la salute degli avvocati, dei magistrati, dei cancellieri e di tutti coloro che ruotano attorno alle aule di giustizia. Le udienze sono state rinviate, da ultimo, con un decreto, che non è ancora stato oggetto di conversione, fino all'11 maggio. Credo che sia stata una cosa opportuna, anche se ovviamente questo comporterà un rischio di ingolfamento, quando riprenderà l'attività giudiziaria, all'esito di questa sospensione, e quindi ci sarà certamente un problema di gestione. Il Governo ha cercato di adottare provvedimenti che consentissero comunque di svolgere in piena sicurezza alcune attività, almeno quelle urgenti, sia nel campo civile sia nel campo penale.
Nel campo civile già da tempo, già nel “decreto Cura Italia”, per l'appunto, era stata prevista la possibilità di adottare anche modelli di udienza a distanza, quindi di utilizzare strumenti elettronici per lo svolgimento di attività di udienza. Quindi, si è cercato di introdurre qualche forma di modello di questa natura, per cercare di garantire comunque un minimo funzionamento della giurisdizione ed evitare la paralisi completa, anche per le attività più urgenti. In sede di conversione del decreto, al Senato, è stata introdotta una possibilità di questa natura anche per il settore penale, anche per i procedimenti di natura penale, sia per le indagini preliminari sia per le udienze dibattimentali. Questo sappiamo che ha creato qualche preoccupazione, che è stata manifestata anche apertamente da una parte significativa dell'avvocatura e anche da una parte della magistratura, perché si è paventata l'ipotesi, l'idea, la preoccupazione, che questa previsione dell'introduzione di un modello di udienza da remoto, anche nel campo penale, preludesse o preluda alla possibilità che questa modalità - che è stata individuata dentro il “decreto Cura Italia”, per sopperire alle esigenze e all'emergenza dovuta al Coronavirus - possa diventare una modalità di gestione della giurisdizione ordinaria e che, quindi, in qualche modo, si voglia introdurre, dentro il sistema della nostra giurisdizione, il modello dell'udienza da remoto, come modello ordinario di gestione della giurisdizione, anche in particolare nel processo penale, dove le ragioni a presidio delle garanzie e dei cittadini sono, ovviamente, molto più delicate, molto più qualificate e molto più importanti che non nel processo civile.
Io voglio su questo essere molto chiaro. Ieri c'è stata in Commissione una, io credo, utile discussione, che ha poi consentito anche di arrivare ad un parere che ha per me chiarito già di per sé un po' la nostra posizione, che è la posizione del Partito Democratico, ma, penso di poter dire, anche la posizione del Governo: non c'è alcuna intenzione da parte di nessuno, né da parte del Partito Democratico, ma penso neanche da parte del Governo, lo voglio dire con grande chiarezza, non c'è alcuna intenzione di trasformare questo modello di emergenza, che è stato adottato fino al 30 giugno 2020 per consentire l'esercizio della giurisdizione in questa condizione di emergenza ed evitare i rischi di contagio che potrebbero esserci nel caso appunto di celebrazione di udienze in presenza fisica delle persone; non c'è alcuna volontà di trasformare questo modello nel modello ordinario successivo alla chiusura dell'emergenza. Perché questo non è: perché la nostra intenzione è semplicemente di cercare di adottare delle modalità che consentano di non bloccare completamente la giurisdizione anche in campo penale, senza mettere a repentaglio la sicurezza delle persone.
È vero che ci sono alcune attività, che oggi sono previste anche in questa fase di emergenza, che probabilmente sarebbe meglio circoscrivere. Ci sono alcune attività, come quella di interrogatorio, non so, di organi di polizia giudiziaria, o anche alcune attività legate alle indagini preliminari, sulle quali probabilmente occorre un maggior rigore nell'individuazione, appunto, delle attività dibattimentali, delle attività di udienza che devono essere anche in questa fase di emergenza escluse da una gestione da remoto, perché è inevitabile e necessaria la presenza fisica nella relazione, nella corretta attivazione del contraddittorio tra le parti; forse una migliore precisazione di questa parte si potrebbe, e forse andava e si potrebbe introdurre, e magari ci sarà occasione di farlo, anche in questo caso, nei prossimi decreti. Ma deve essere molto chiaro che non c'è alcuna intenzione di trasformare quel modello in un modello ordinario, e che ci sarà tutta la possibilità di discutere dell'implementazione anche di modelli da remoto di alcune attività giurisdizionali, come io penso sia tutto sommato una cosa non pregiudizialmente sbagliata: si tratta semplicemente di effettuare una verifica puntuale di ciò che si può fare da remoto e di ciò che invece non si può fare da remoto. Ma questo sarà oggetto di una discussione e di un dibattito che verrà svolto nei modi e nei tempi opportuni, certamente al riparo da normative di urgenza adottate per la gestione di questa emergenza. Voglio quindi rassicurare che da questo punto di vista non c'è alcuna modalità surrettizia e nascosta di introdurre nell'ordinamento una forma di esercizio della giurisdizione, e comunque della giustizia penale, che noi stessi riterremmo assolutamente inopportuna e anzi pericolosa perché lesiva dei diritti e delle garanzie delle persone.
Questa è quindi la nostra posizione, che abbiamo assunto e che ci tenevo a sottolineare come Partito Democratico, sui temi della giustizia. Lavoreremo e stiamo lavorando ancora perché gli obiettivi che ci siamo prefissati, sia per quanto riguarda il tema del carcere, dei penitenziari, sia per quanto riguarda l'esercizio corretto della giurisdizione, siano obiettivi raggiunti in modo pieno e senza pregiudizio dei diritti e delle garanzie di nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il 17 marzo viene varato il decreto-legge Cura Italia. Fratelli d'Italia ha immediatamente dato la propria disponibilità, per la verità già in precedenza: nel momento in cui questa nostra nazione precipita nel baratro dell'epidemia, la nostra forza politica ha immediatamente dato la disponibilità ad affrontare insieme, nell'interesse del Paese, questa emergenza, al motto di “prima l'Italia, prima la nazione e poi la fazione”.
Lo abbiamo dimostrato: lo abbiamo dimostrato mettendo in campo una serie interminabile di proposte; abbiamo pubblicamente, ma anche per le vie brevi, riservatamente, ripetutamente detto ai rappresentanti del Governo e della maggioranza che eravamo disponibili a lavorare insieme, costruire insieme un percorso, ed insieme dare una visione, una prospettiva ad una nazione in difficoltà, ad una popolazione impaurita, che rischiava, come poi ha rischiato, di sovrapporre alla paura di morire la paura del futuro. Per fare questo però bisogna essere in due: ci vuole grande senso di responsabilità, ci vuole senso della democrazia, senso del confronto; ci vuole anche quell'umiltà che fa sempre la differenza, non solo e non soltanto nei rapporti umani, ma soprattutto in quelli istituzionali e quelli politici.
Abbiamo detto da subito che i 3 miliardi stanziati erano veramente poca cosa: e cioè che, per usare una felice sintesi del presidente Meloni, più che “Cura Italia” era un cerotto Italia, e non solo non si dimostravano sufficienti per la cura, ma era chiaro che sfuggiva alla maggioranza l'enormità della malattia. E noi proponemmo un intervento snello, facile, pronto di 30 miliardi; ci fu risposto, e basta fare una ricerca su Internet, che eravamo degli irresponsabili, che eravamo quelli che si prestano facilmente alla demagogia, e poi successivamente questa maggioranza, questo Governo attesta quello che era un intervento da 3,6 miliardi sui 25 attuali.
Non c'è stata data nessuna possibilità. Eppure al Senato già avevamo proposto solo 168 emendamenti; poi entreranno nel merito della nostra proposta i colleghi deputati, ma abbiamo affrontato tutte, tutte le problematiche in campo stante l'inadeguatezza di questo decreto-legge. Lo abbiamo fatto con 168 emendamenti al Senato, che poi sono diventati 20 proprio perché servivano dei segnali chiari al Paese, servivano dei segnali certi per rimettere in movimento un Paese che era ed è fermo.
A fronte di questo, in cambio abbiamo avuto l'arroganza della maggioranza, la supponenza del Premier, e siamo stati costretti, come tutti gli italiani, noi parlamentari di una democrazia… Lo ricordo a me stesso e a tutti coloro che si sono riempiti la bocca quando in quest'Aula, ma anche nel Paese si dibatteva delle elezioni anticipate che chiedeva il Paese, che questa è una democrazia e una repubblica parlamentare. Bene, in questa democrazia parlamentare ci dovevamo affrettare ad andare davanti alla televisione la sera in prima serata per sapere da Facebook, non da reti istituzionali e dai canali RAI, quello che aveva deciso il Presidente del Consiglio.
Un'insofferenza al confronto, alla dialettica, alla democrazia parlamentare. Perché vede, Presidente, io per suo tramite vorrei ricordare al Presidente del Consiglio, e per la verità anche al Presidente Fico, che la democrazia è come l'onestà: va praticata, perché se uno non la pratica non esiste. L'onestà, lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, l'onestà intellettuale se non è praticata non solo è lettera morta, ma è un esercizio vergognoso di stile. Oggi noi vedremo per l'ennesima volta, e su un argomento come questo, la posizione di quella fiducia che faceva schifo a voi qualche tempo fa. Sono due anni che governate, e sono due anni che dimostrate una disonestà intellettuale che rasenta la spregiudicatezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E noi, Presidente, ne abbiamo fatte molte di proposte, come dicevo; poi, dal 17 marzo, finalmente, si apre il Parlamento. Dobbiamo dirlo a tutti quelli che ci ascoltano e ci seguono, che, contrariamente a quanto il Presidente Fico ha detto, noi nell'ultimo mese non abbiamo lavorato: noi non abbiamo fatto nulla nell'ultimo mese perché lo ha deciso il Presidente della Camera, perché lo ha deciso questa maggioranza. Ancora oggi, Presidente, ci siamo visti umiliati - poi ci arriverò dopo - ieri sera perché bisognava far presto, perché venerdì non possiamo essere qui a lavorare, perché sabato non dobbiamo essere qui a lavorare, perché il confronto sul “Cura Italia” doveva finire in un'ora in Commissione. Questa è la democrazia parlamentare? Questa è la rivoluzione del MoVimento 5 Stelle? Faccio veramente fatica ad accettare tutto questo.
Ieri, Presidente, è andato in scena - il presidente Rampelli l'ha detto prima - qualcosa di estremamente vergognoso perché - lo dico soprattutto per i deputati che sono abituati alla sintesi e a fare poi quei filmatini da far girare sui social - noi ieri abbiamo nuovamente dimostrato il grande senso di responsabilità di Fratelli d'Italia e la grandissima disponibilità a ragionare insieme. Ci è stato detto che non potevamo presentare gli emendamenti che volevamo, che avremmo dovuto vedere compressa una nostra prerogativa, ossia di fare il nostro lavoro, cioè di presentare emendamenti. Ci è stato dato un tetto che abbiamo rispettato: 160 emendamenti. Ci è stato detto che di quei 160 emendamenti ne potevamo indicare 14: 14 emendamenti per parlare di scuola, di giustizia, di fisco, di imprese, di agricoltura, di commercio, di disoccupati, di cassa integrazione, eppure lo abbiamo fatto e ne abbiamo presentati 20 su cui richiamare l'attenzione, ma non è bastato, perché su quei 20, ieri in Commissione, alle dieci e mezza, c'è stato chiaramente detto che non c'era spazio per le proposte di Fratelli d'Italia. Ci è stato detto che non c'era spazio per togliere la contrattazione con i sindacati per ottenere la cassa integrazione, che è una proposta di Fratelli d'Italia. Noi crediamo che sia assurdo in questo momento in cui tutte le imprese sono chiuse per decreto, non per scelta, quindi è chiaro che non c'è una difficoltà imprenditoriale, che non c'è una bancarotta fraudolenta dietro quella saracinesca abbassata, ebbene, quando tutto questo è chiaro, passare per una contrattazione sindacale e far spendere i soldi con i sindacati è vergognoso, è assurdo: è un passaggio che va tolto. Presidente, questo non lo dice soltanto il sottoscritto, non lo dice soltanto Fratelli d'Italia, ma il Ministro Gualtieri l'ha detto in audizione. Alla mia precisa domanda, sul fatto che bisognava essere tempestivi perché il tempo è l'elemento fondamentale della risposta nell'emergenza, quando io ho chiesto che dovevamo essere tempestivi, lui mi ha risposto che su questa tempestività aveva persino sacrificato la contrattazione collettiva, la contrattazione con i sindacati: falso! Una fake news del Ministro dell'economia, perché nel testo era prevista e perché tutti coloro che hanno dovuto mettere i dipendenti in cassa integrazione ieri, oggi e domani, se non si accetta l'emendamento di Fratelli d'Italia, dovranno passare sotto le forche caudine e i pagamenti nei confronti dei sindacati. Abbiamo chiesto di reintrodurre i voucher in agricoltura perché quel mondo lo chiede; abbiamo chiesto di far lavorare i percettori del reddito di cittadinanza. Pensate che scandalo: abbiamo semplicemente detto, in un momento come questo in cui i comuni, l'agricoltura, una serie di comparti hanno difficoltà a rimettersi non solo in movimento ma anche a gestire le emergenze all'interno, magari di piccole realtà comunali, di prendere quei percettori di reddito di cittadinanza e dare loro quel lavoro che noi pensiamo debba essere una aspirazione e non una condanna, perché da sempre siamo convinti che uno Stato debba favorire l'occupazione, l'impresa e non semplicemente l'assistenza, come abbiamo visto.
Ci siamo permessi di emendare il credito d'imposta, che è stato impostato in maniera scellerata, perché il Governo e la maggioranza forse non sanno che nessuno pagherà l'affitto, che nessuna azienda ha pagato il mese di marzo e di aprile, quindi far arrivare in capo all'azienda il 60 per cento di credito d'imposta è un controsenso. Sarebbe stato meglio, come proposto da Fratelli d'Italia, innanzitutto estenderlo a tutte le categorie catastali per le aziende che hanno un affitto e far arrivare il credito d'imposta in capo al proprietario dell'immobile, ma così non è stato.
Abbiamo messo in campo un pacchetto economia, su cui torneranno poi i miei colleghi, veloce ed immediato che poteva essere e doveva essere la risposta che il Paese attendeva, invece tutto questo non c'è nel “Cura Italia”. C'è, in realtà, il male dell'Italia, il male che c'era prima, quel male che ha dimostrato di essere immune al Coronavirus; è il male che non ha chiuso la sua azienda, anzi ha aumentato il proprio fatturato, cioè il male della burocrazia. Ho sentito prima la collega dei Cinque Stelle parlare probabilmente usando gli stessi toni e gli stessi argomenti della campagna elettorale di due anni fa, cioè affermando che il Paese ha bisogno di semplificazione, che il Paese ha bisogno di togliere di mezzo la burocrazia. Io volevo dire alla collega del MoVimento 5 Stelle tramite lei, Presidente, che sicuramente la conoscerà meglio di me: sveglia! Sveglia! Governate da due anni! Avete messo più burocrazia voi negli ultimi due anni che i Governi negli ultimi dieci (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); avete avuto la capacità di raddoppiare e triplicare la burocrazia nella ricostruzione post-sisma e lo state facendo anche in questo momento di emergenza del Paese. Sveglia! Diciannove adempimenti per prendere 25.000 euro in banca è vergognoso, quando tutto il mondo bonifica i soldi senza un adempimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E ci venite a fare la lezioncina? Ma è insopportabile, Presidente, ascoltare Conte dirci che siamo disponibili al confronto e prendere poi schiaffi a mezzanotte senza essere in condizione di poter dire una parola. Poi dobbiamo venire qui a sentirci dire dal MoVimento 5 Stelle che: “basta con la burocrazia”. L'avete infilata nel decreto-legge in esame, così come avete avuto la straordinaria capacità di non dare risposte tempestive: siamo al 22 aprile, stiamo discutendo del “Cura Italia”, stiamo aspettando il decreto aprile-maggio (chiamiamolo così perché tanto questo è), però ancora oggi non è stata pagata la cassa integrazione. Allora, Presidente, adesso faccio a lei la domanda che tutte le sere mi fanno i miei dipendenti: quando viene erogata la cassa integrazione? Ma lo sapete voi che c'è gente che non prende uno stipendio da febbraio? Lo sapete che da febbraio le persone sono state messe in cassa integrazione dalla sera alla mattina? Che sono state licenziate in tronco e che non hanno avuto la possibilità di organizzare la propria vita come fanno tutti coloro che capiscono che stanno perdendo il posto di lavoro? Dalla sera alla mattina il Presidente Conte, giustamente per le problematiche dell'epidemia, ha chiuso migliaia di aziende, e migliaia e migliaia di persone sono a casa e tutti i giorni controllano con angoscia, con paura, con terrore quando verrà pagata la cassa integrazione.
E allora, Presidente, dato che ci risulta dalle notizie, perché non è materia, secondo voi, di dibattito parlamentare, che è stata creata anche una task force sulle fake news, allora le faccio una denuncia pubblica, da trasferire immediatamente alla task force competente. Noi abbiamo avuto una serie di fake news, due su tutte sulle quali voglio richiamare la sua attenzione, quella dell'Aula e quella della task force. In prima serata il Presidente Conte ha detto che avrebbe pagato la cassa integrazione entro il 15 aprile: falso, falso, perché a tutt'oggi non è stata erogata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). In prima serata il Presidente Conte ha detto che aveva dato liquidità per 400 miliardi: falso, ha semplicemente messo a disposizione un miliardo per garantire prestiti, indebitare la gente e convincere che la ripresa può partire solo e soltanto se ci indebitiamo direttamente con le banche. Lo sapevamo questo, lo sappiamo, lo sa un imprenditore che esiste la possibilità di indebitarsi, ma ci aspettavamo notizie diverse; invece, oltre alle intelligenti, veramente intuitive, innovative, uscite serali, che hanno costretto i cittadini a fare la fila alla stazione oppure a fare la fila ai supermarket, quando, in maniera veramente geniale, è stata annunciato in prima serata che il sabato e la domenica sarebbero stati chiusi i supermercati, bene, oltre a questo - non ci siamo fatti mancare niente - abbiamo anche detto a quei cittadini, che oggi ancora non hanno una notizia, che la cassa integrazione sarebbe stata pagata entro il 15 aprile.
La verità, Presidente, onorevoli colleghi, è che vi siete arresi. Ha detto ieri bene la presidente Meloni: la politica, la vostra capacità politica si è arresa; lo avete fatto evitando il confronto parlamentare. A questo proposito, Presidente, credo che sia opportuno che questo dibattito vada avanti e che non ci sia la richiesta della posizione della fiducia, perché il Paese merita di conoscere tutte le proposte da parte di tutte le forze politiche, ma, dicevo, vi siete arresi perché non siete stati capaci di affrontare questa emergenza. Non avete avuto l'umiltà e continuate a non avere l'umiltà di confrontarvi con chi, come noi, è disponibile a lavorare insieme, vi siete chiusi nel palazzo e, quando avete finito di spartirvi le ultime poltrone, vi siete guardati in viso e avete scoperto che non siete in grado di gestire questa emergenza. Questo spiega perché oggi 450 persone si occupano di una serie infinita, credo quindici task force. Non bastano i Ministeri, non bastano i sottosegretari: adesso ci sono 15 task force.
Anche qui, dove sta l'onestà intellettuale del MoVimento 5 Stelle? Possibile che non c'è uno di voi che in questo momento non si ricorda delle poltrone, dello sperpero di denaro pubblico, del proliferare degli incarichi, di tutte quelle filastrocche e cantilene con le quali avete tenuto sveglio il Paese, ma non in senso positivo, in senso angosciante, da incubo, senza uno straccio di proposta. Avete fatto crescere queste task force, probabilmente avete pensato che una task force al giorno levasse il virus di torno oppure levasse la crisi di torno. In realtà, una task force al giorno leva la democrazia di torno, perché è intollerabile, Presidente, che, mentre noi siamo qui, non sappiamo quello che succede in uno dei 15 tavoli nei quali si riuniscono le diverse task force. Noi vogliamo lavorare, Presidente, è il nostro lavoro questo, noi veniamo pagati per fare questo; perché molti di voi scambiano la volontà di confrontarsi, la volontà di emendare, la volontà di rispettare il mandato parlamentare come arroganza.
Lo leggiamo spesso: ma quelli di Fratelli d'Italia che vogliono? Ma stessero al posto loro! L'insofferenza che troviamo in questi giorni al confronto politico è intollerabile, Presidente. E allora, e mi avvio a concludere, che cosa sarebbe servito a questo Paese? Sarebbe servito immediatamente un decreto snello, come dicevamo noi, di 30 miliardi; serviva liquidità, serviva semplicità, serviva e serve premialità per chi continua a rimanere aperto. Guardate, le aziende, quelle che oggi si stanno interrogando sul proprio futuro, hanno bisogno dei segnali per riaprire, perché altrimenti noi continueremo a fare una nazione, a costruire una nazione di assistiti, piuttosto che una nazione, come l'Italia, storicamente vivace. C'è bisogno di segnali di premialità, di incentivi semplici ed efficaci, e ve li abbiamo proposti in tutti i modi. Ma perché gli altri Paesi hanno scelto questo, perché gli altri Paesi hanno scelto la semplificazione e la liquidità? Ci siamo vantati, abbiamo visto degli ottimi, tra venti virgolette, giornalisti raccontarci che tutto il mondo ci copiava; ce lo avete raccontato per tutto il mese di marzo che eravamo il modello. Eppure abbiamo chiuso per primi, riapriremo per ultimi e abbiamo il più alto tasso di mortalità. Oggi non lo dice più nessuno che siamo un modello; e allora andiamoli a guardare gli altri modelli.
Allora, e concludo per davvero, serve un altro passo, Presidente: serve un altro passo, serve un altro Parlamento, serve un altro approccio, serve concretezza e serve, soprattutto, che in questi luoghi, ma anche nei tavoli della task force, si comincino a sentire le associazioni di categoria, si cominci a sentire la voce di chi lo costruisce e l'ha costruito questo Paese. Le faccio una proposta: facciamo la sedicesima task force. Ci mettiamo un commerciante, che non c'è nelle 15 task force; ci mettiamo un artigiano, che non c'è nelle 15 task force; ci mettiamo un agricoltore, che non c'è; un professionista, che non c'è. E vedrà che, quando il Presidente Conte andrà da loro a chiedere che serve per questo Paese, risponderanno che servirà più liquidità, più semplicità, più premialità, più confronto; ma gli diranno anche che in questo Paese, in questo momento, serve meno arroganza, meno presunzione e meno Casalino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, onorevoli colleghi, prima di iniziare, mi permetta di mandare un abbraccio virtuale a tutti i malati da Coronavirus che sono a casa o in ospedale e che soffrono, siamo con voi, e di ringraziare il personale sanitario, delle Forze dell'ordine, della filiera alimentare, dei trasporti, della distribuzione e anche il personale bancario, che in questo momento assiste chi sta facendo domanda per i prestiti di liquidità. Anche se il numero dei malati ha finalmente cominciato a scendere, non bisogna assolutamente abbassare la guardia. Se il peggio in termini di allarme sanitario forse è alle nostre spalle, così non si può dire delle conseguenze economiche. Occorre agire velocemente per contenere il numero delle vittime della crisi economica.
Anche per questo motivo serve una strategia nazionale per una rapida riapertura del nostro sistema produttivo, una volta garantite le precauzioni di sicurezza, e per questo confidiamo nel lavoro della task force guidata da Vittorio Colao. Lo Stato da solo non può reggere per tempo indefinito tutta la nostra economia; sostenerlo sarebbe prendere in giro i nostri concittadini. Alcune cose non hanno funzionato come avrebbero dovuto, soprattutto a giudicare dell'operato di alcune regioni e della confusione in certi frangenti, e per questo motivo sarà opportuno, una volta conclusa la fase dell'emergenza, indagare seriamente su cosa è andato storto, per evitare che si ripeta in futuro, anche con l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare.
Detto questo, Presidente, mi lasci dire che io sono orgoglioso del nostro Paese per come ha risposto alla crisi, un Paese che ha raddoppiato in un solo mese i posti letto nelle terapie intensive in tutta la penisola e dall'immediata e disciplinata adesione degli italiani nel rispetto delle disposizioni di sicurezza, privandosi delle loro libertà più essenziali pur di proteggere gli elementi più vulnerabili della nostra società, mentre nel mondo c'erano capi di Governo che invocavano l'immunità di gregge.
Oggi siamo qui per valutare il “decreto Cura Italia”, la prima risposta in campo economico alla crisi del Coronavirus, un provvedimento che stanzia 25 miliardi di euro in termini di saldo netto da finanziare, di cui quasi 4 miliardi per la sanità, 11 miliardi per il lavoro, per sostegno di cassa integrazione e indennità per i lavoratori autonomi, voucher per le baby-sitter e congedo retribuito parentale. Quasi 7 miliardi di euro, invece, vanno a sostegno della liquidità delle imprese, misure poi che sono state ampliate dal “decreto liquidità”. Ci sono anche importanti elementi di aiuto fiscale: il rinvio dei versamenti di tasse e tributi per 600 milioni di euro. Insomma, un decreto omnibus di entità pari quasi alla legge di bilancio 2020, che era di 30 miliardi di euro. Andiamo nello specifico, è importante, secondo me, Presidente.
Sul fronte sanitario, si provvede alle risorse per potenziare le terapie intensive, assumere personale medico straordinario, inclusi i medici stranieri che sono presenti sul territorio italiano; facilitare l'acquisto, la produzione e la distribuzione dei dispositivi individuali di protezione, anche tramite contributi erogati alle imprese per mettere in sicurezza i propri dipendenti e sanificare gli ambienti di lavoro.
Sul fronte dei lavoratori, vengono finanziate nove settimane di cassa integrazione, che viene estesa in deroga anche alle aziende con pochi addetti, in concerto con le regioni, per quei settori dove non si può ridurre l'orario di lavoro.
La proattività della Ministra Elena Bonetti ha permesso al decreto di introdurre programmi essenziali per le famiglie a seguito della chiusura delle scuole, quali il congedo parentale retribuito, i buoni per il baby-sitting, raddoppiati per le famiglie degli operatori sanitari; due misure essenziali per evitare che i figli rimangano a casa con i nonni, rischiando di esporli ancora di più a rischio di contagio.
Per i lavoratori autonomi è invece prevista l'erogazione di un'indennità di 600 euro, partite IVA e artigiani. Si promuove il lavoro agile, reso obbligatorio per i lavoratori dipendenti portatori di disabilità o con familiare portatore di disabilità, e vengono inoltre accantonati 300 milioni di euro per il reddito di ultima istanza, per elaborare nuove forme di sostegno per chi perde il lavoro a causa del COVID-19.
Sul fronte delle imprese viene rifinanziato il Fondo di garanzia per le PMI per 1,5 miliardi di euro, le cui risorse, oltre alle garanzie sui prestiti bancari per garantire liquidità, potranno anche essere usati per sospendere i pagamenti di prestiti e mutui delle PMI fino al 30 settembre di quest'anno. Si concede inoltre un credito di imposta del 60 per cento per le spese d'affitto a botteghe e negozi per il mese di marzo.
Per ridurre le spese di chi ha visto il proprio reddito contrarsi, si introduce la possibilità di moratoria dei mutui prima casa, una possibilità che viene estesa anche ai lavoratori autonomi, in deroga al regolamento del Fondo prima casa, il Fondo Gasparrini.
Sul fronte delle imposte, si sospendono i versamenti fiscali, i versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali, i premi dell'assicurazione obbligatoria per i settori più colpiti dalla crisi, versamenti che potranno poi essere saldati in cinque rate. Vengono sospese tutte le attività degli enti impositori, i versamenti dei carichi affidati alla riscossione e i versamenti del settore del gioco pubblico.
Infine, sul fronte della scuola, a sostegno della didattica a distanza, vengono stanziati 85 milioni di euro per l'acquisto di dispositivi informatici.
Nel settore della giustizia si sospendono tutte le attività giudiziarie e si introduce la modalità a distanza; si allocano fondi al sistema penitenziario per gestire l'emergenza COVID-19 e ridurre il sovraffollamento mediante un ricorso alla detenzione domiciliare.
Per il mondo dello spettacolo e del cinema vengono accantonati 130 milioni di euro per un fondo emergenze, mentre per il settore del trasporto aereo vengono stanziati 700 milioni di euro, di cui 500 milioni per Alitalia.
Vengano sospesi i versamenti dei prestiti erogati dal MEF e CDP agli enti locali.
Il Senato ha migliorato il testo, Presidente, introducendo una serie di misure, come, per esempio, il fondo per i familiari degli operatori sanitari alle prese con il COVID, il rifinanziamento del fondo SIMEST, per sostenere le nostre esportazioni, il blocco degli sfratti e pignoramenti per sei mesi, la sospensione dei mutui per le vittime dell'usura, il rinvio dei termini per la dichiarazione precompilata al 30 settembre, l'istituzione di un tavolo sulla crisi del turismo, la profilassi per le forze dell'ordine e l'estensione della carta famiglia anche alle famiglie con un solo figlio. Presidente, mi rendo conto che è un elenco lungo, ma è importante mostrare, informare i cittadini sull'entità, l'ampiezza e la complessità delle misure inedite che si stanno mettendo in piedi a protezione della nostra salute, dei lavoratori e delle imprese.
Ci sono però vari fondi sui quali occorre intervenire a partire dai prossimi provvedimenti, ed è davvero un peccato non essere riusciti in questa fase qui alla Camera a introdurre almeno un minimo di proposte emendative, anche solo di ordine ordinamentale. Spero che il Governo convenga nell'agire al più presto nei prossimi provvedimenti sui fondi su cui occorre intervenire.
Innanzitutto occorre estendere la platea del reddito di ultima istanza o di emergenza anche alle categorie finora escluse, a partire dai tirocinanti extracurricolari, gli stagisti, per definizione lavoratori precari spesso giovani e giovanissimi; almeno per quelli che devono pagarsi l'affitto, onde evitare che la crisi cancelli con un colpo di spugna la tanto sudata e guadagnata autonomia ed emancipazione. Occorre estenderlo anche alle badanti, alle colf, e permettere ai professionisti che ricevono una pensione d'invalidità di poter richiedere l'indennità all'INPS, la stessa INPS a cui dovranno essere potenziate e migliorate le capacità informatiche e gestionali per evitare la situazione imbarazzante di qualche giorno fa. Bisogna anche, al più presto, sempre per i lavoratori autonomi, per il popolo delle partite IVA, ampliare l'indennità fino a 800 euro, 600 euro sono davvero troppo esigui. Oltre ai mutui e ai versamenti fiscali bisogna rimodulare le utenze, come luce, acqua e gas, chiedendo ad ARERA, all'Autorità, di introdurre tariffe agevolate, anche rese più semplici dal recente crollo dei prezzi dell'energia. Bisogna dare ulteriore ossigeno alle imprese, cominciando ad estendere il credito d'imposta per le spese di affitto anche ai laboratori, agli studi privati, agli alberghi, alle categorie C3, A10 e D2. Occorre inoltre aiutare i piccoli proprietari, eliminando la tassazione dei canoni non percepiti, e trovare nuove fonti di capitale di rischio per le PMI, magari aumentando anche la soglia annuale dei piani individuali di risparmio per mobilitare una quota maggiore del risparmio privato italiano. I cittadini che hanno acquistato un abbonamento di trasporto pubblico o ferroviario senza poterlo usare devono essere rimborsati, mentre i comuni non devono essere obbligati a pagare i servizi di trasporto scolastico non effettuati. Nel campo della giustizia va bene introdurre la modalità telematica, ma assolutamente non per i procedimenti penali. Le misure adottate per i detenuti vanno nella giusta direzione, ma servono piani per il contenimento del virus sul modello di quanto previsto all'epoca per i casi di AIDS. Ad ogni modo, è inaccettabile che siano avvenute così tanti morti tra i detenuti a seguito delle rivolte nel mese scorso; continuiamo a chiedere le dimissioni dei vertici dell'amministrazione penitenziaria. Sul fronte dei prestiti bancari alle imprese garantite dallo Stato è fondamentale evitare che la liquidità di emergenza venga usata dalla banca erogatrice per rientrare da debiti o scoperti pregressi, beneficiando così indebitamente di garanzie statali e impedendo all'azienda di accedere alla liquidità necessaria per far fronte alla crisi.
Mi permetta anche di spendere un minuto sulle misure del “Cura Italia” per gli italiani all'estero. Per gli italiani all'estero infatti sono stati fatti degli ottimi passi avanti durante la lettura al Senato del “Cura Italia”: sono stati stanziati nuovi fondi per l'assistenza consolare ai cittadini italiani residenti all'estero in difficoltà, 4 milioni di euro per facilitare il rientro o aiutarli in loco in casi di gravi situazioni di indigenza. Sono inoltre grato al lavoro della Farnesina e del Governo per i tanti voli speciali organizzati dall'Alitalia in queste settimane per rimpatriare tanti, tantissimi connazionali rimasti bloccati all'estero. Ovviamente la prima linea di protezione per gli italiani residenti all'estero devono essere le tutele sociali dello Stato in cui si risiede e a cui si sono versate le tasse negli ultimi anni, esiste però un problema sul quale vorrei portare l'attenzione del Governo, ovvero la situazione di quei cittadini italiani che si sono stabiliti all'estero da troppo poco tempo per aver maturato i requisiti per beneficiare delle tutele sociali del Paese di residenza ma già registrati all'AIRE, l'anagrafe italiani all'estero, e che quindi rimangono esclusi dalle misure di sostegno anti-COVID italiane. Per questi casi è urgente pensare a delle forme di aiuto, magari con la modifica degli strumenti di sostegno esistenti quali il reddito di emergenza, e includere questa piccola ma importante categoria di lavoratori in difficoltà. Non ci possono essere cittadini di serie A e di serie B, non dobbiamo lasciare nessuno indietro, AIRE o non AIRE.
In termini di sostegno al made in Italy, occorre anche valorizzare il ruolo delle Camere di commercio italiane all'estero, che possono dare un grande contributo per l'internazionalizzazione del made in Italy, come richiamato dall'ordine del giorno approvato al Senato da partiti di maggioranza e opposizione. È davvero un peccato non essere riusciti ad aggiungerlo qui alla Camera, confidiamo in prossimi provvedimenti.
Presidente, guardando all'insieme del provvedimento, io vedo una prima risposta energica a questa crisi inaspettata, e duole constatare l'atteggiamento delle opposizioni: Lega e Fratelli d'Italia hanno dichiarato già qualche giorno fa che avrebbero votato contro questo decreto. Io spero davvero che oggi abbiano cambiato idea. Sarebbe davvero incomprensibile da parte loro votare contro un provvedimento che porta 4 miliardi al Servizio sanitario nazionale e 11 miliardi per sostenere salari e posti di lavoro e indennità ai lavoratori autonomi in mezzo a una crisi come questa. Tutto è perfettibile, e bisogna sempre fare di più e meglio, ma ricordiamoci che siamo in mezzo a un'emergenza, ricordiamoci che il “Cura Italia” è stato licenziato prima della modifica della disciplina sugli aiuti di Stato da parte della Commissione europea e prima del lancio del nuovo programma PEPP della Banca centrale europea sul mercato dei titoli di Stato, e che quindi un'opposizione al “Cura Italia” è onestamente incomprensibile.
Addebitare tutto al mancato accordo ieri sera in Commissione è una scusa, dato che entrambe le formazioni politiche avevano già dichiarato il loro voto contrario giorni fa. Presidente, nel mio intervento sono rimasto sui temi del provvedimento, ma mi lasci finire con due considerazioni di ordine politico più generale: a questo provvedimento ne seguiranno altri di natura economica, il DL “Liquidità” e il cosiddetto decreto Aprile, tre mini finanziarie, che faranno lievitare nei prossimi anni il nostro debito pubblico verso il 150, il 160, speriamo di no, ma forse il 170 per cento del PIL, a fronte di una contrazione del nostro PIL stimata per ora all'8 o al 9 per cento: se confermata, la peggior contrazione del dopoguerra, ben peggiore di quella del 2009, dove si registrò una contrazione del 5,3 per cento, una crisi che inoltre porta con sé dinamiche deflattive, come indica il crollo del prezzo del petrolio di qualche giorno fa, diventato negativo per la prima volta nella storia, con conseguenti gravi implicazioni per il peso reale del nostro debito pubblico. E' quindi giusto ora intervenire a sostenere lavoratori e imprese, trasferendo temporaneamente risorse dal settore pubblico al settore privato, per combattere la crisi con politiche anticicliche, ma dopo l'emergenza, dopo la fase 2, nella fase 3 sarà vitale avviare il nostro Paese sulla via del risanamento, con un forte senso di responsabilità, per evitare che il costo della crisi ricada ancora di più sulle spalle delle generazioni future e permettere al Paese di risparmiare risorse utili per combattere le crisi; esattamente il contrario di quello che è accaduto negli ultimi due anni: nell'ultimo anno con la Lega al Governo, dove appunto la Lega al Governo ha buttato oltre 20 miliardi di euro in politiche inique e sbagliate, come appunto “quota 100”, risorse che oggi si sarebbero rivelate molto utili per combattere le crisi. Spero davvero che gli italiani capiscano che con i populisti al Governo non si è riparato il tetto mentre splendeva il sole, non si è risparmiato in era di vacche grasse. Infine, come dicevo poco fa, per finanziare tutte le misure finora descritte, lo Stato si dovrà indebitare in modo ingente. Occorre però evitare che il costo del debito aumenti in modo tale da restringere le condizioni finanziarie, avviando una fatale stretta creditizia. E' vero che la BCE sta svolgendo un ruolo fondamentale su questo fronte, con un programma di supporto senza precedenti, che prevede appunto l'acquisto ogni giorno di quasi un miliardo di euro del nostro debito pubblico, ogni giorno, un programma senza il quale il nostro Paese sarebbe già in crisi finanziaria, se non in bancarotta, ma questo non è abbastanza per rassicurare gli operatori economici. Serve un'ulteriore iniezione di fiducia nel sistema e per questo è giusto poter far ricorso alle risorse comuni, agli strumenti messi a disposizione dall'Unione, dall'Unione europea, a cui l'Italia ha diritto, soprattutto dopo le importanti modifiche apportate all'ultimo Eurogruppo del 9 aprile. Per questo motivo, ben venga l'utilizzo del nuovo MES se necessario, ben venga il programma SURE a sostegno della nostra cassa integrazione, ben venga il Recovery Fund, il fondo per la ricostruzione economica e il sostegno della BEI, la Banca europea per gli investimenti, tutte fonti di finanziamento meno care che il ricorso al mercato. In altre parole, Presidente, l'Italia non è sola, può contare sul sostegno dell'Unione, come dimostrano le iniziative senza precedenti adottate nelle ultime settimane. Non è il momento né di ultimatum né di invettive e nemmeno di propaganda, ma della responsabilità e del buon senso, la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie Presidente. Allora, rispetto al “Cura Italia”, la prima cosa che mi verrebbe da dire è che già rimettere a posto le parole sarebbe utile, perché io continuo un po' troppo a sentire parlare di guerra, siamo come in guerra: io credo che se ci teniamo al fatto che stiamo affrontando una pandemia, quindi una malattia e quindi parliamo di cura, credo che già questo sia molto importante, perché significa che non dobbiamo ricostruire palazzi fisici distrutti, ma dobbiamo fare interventi ricostituenti, se ci teniamo sempre a questo tipo di linguaggio e quindi dobbiamo fare delle cose che intervengono immediatamente sulle persone. Allora, rispetto a questo io volevo, Presidente, fare alcune considerazioni su questo decreto: la prima è una metaconsiderazione e riguarda la nostra capacità di lavorare. C'è un articolo, il 73, molto importante, che ha dato la possibilità ai comuni, alle giunte e ai consigli comunali di lavorare da remoto e credo che ovviamente questa sia stata una misura importante e dovuta per assicurare la funzionalità ovviamente dei comuni in questa fase. Nel frattempo, in queste settimane abbiamo visto come il Parlamento europeo si è attrezzato per lavorare da remoto, anche per votare da remoto. Allora, in tutto questo io non posso non ricordare un'ennesima volta che non possiamo essere noi, il livello nazionale e livello intermedio fra i comuni e il Parlamento europeo, come dire, l'anello più debole da questo punto di vista, quello più rigido, se ci teniamo all'espressione di lavoro agile, Parlamento agile e di nostra capacità di lavorare da remoto.
Quindi anche oggi io voglio ribadire la necessità, soprattutto perché mi pare che la situazione - e questo, voglio dire, non era difficile prevederlo - perdura, di approfondire e di capire come possiamo lavorare di più e meglio anche da remoto, anzitutto per la parte di discussione e di confronto. Non dobbiamo fare per forza tutte le discussioni solo in presenza fisica, con un numero contingentato di deputati e di deputate, perché in questo momento storico un elemento centrale è la nostra capacità di rappresentare istanze, al netto di quanti emendamenti riusciamo a portare fino in fondo o di quali ordini del giorno ai provvedimenti ci vengono approvati poi da quest'Aula e questa capacità di raccogliere istanze è fondamentale perché noi in questo momento ritorniamo alla nostra funzione primaria come rappresentanti della nazione, che è quella di fare da cinghia di trasmissione fra le istituzioni e il territorio, i cittadini e le imprese. La seconda cosa è di contesto, Presidente: noi, come dire, rischiamo seriamente, vedremo come finisce questa vicenda alla luce di quello che è intervenuto la scorsa notte, però di ritrovarci sostanzialmente a ratificare il decreto e quindi nemmeno con la possibilità di emendarlo. Ma io non voglio intervenire su questo, voglio intervenire su una questione molto più generale e di contesto, e cioè: questo è il “decreto Cura Italia”, nel frattempo c'è stato il “decreto Liquidità”, altri vengono annunciati. Come ricordavano alcuni colleghi prima, il tempo con cui noi andiamo ad affrontarli, analizzarli e valutarli è già tutto vecchio, è già cambiato il mondo un'altra volta, è già cambiato il Paese, è cambiata la situazione. Allora, la questione tempo è essenziale. Noi dobbiamo imparare ad essere veloci, perché anche le cose giuste, se diventano lente, finiscono per essere sbagliate. E qui c'è un elemento centrale, cioè noi siamo il Parlamento e ovviamente ci occupiamo della parte di legislazione, di produrre delle norme primarie, però c'è un elemento dirimente nel dialogo con il Governo e questo ha a che fare con i tempi di attuazione, cioè noi non possiamo pensare di usare la strumentazione burocratica o la strumentazione regolamentare di sempre per poter intervenire in questo momento, perché arriviamo tardi. Se noi decidiamo che domattina qualcuno ha diritto a 600 euro, il Paese non ci può mettere tre mesi per dargli quei 600 euro, perché, nel frattempo, quel qualcuno è morto di fame, ammesso che, come dire, la condizione alla base era un'indigenza e una necessità urgente e immediata e questo vale per i cittadini, vale per le imprese, vale per tutti i settori. Allora perché lo dico? Perché continuiamo a ragionare, al netto che ci ragioni la task force di turno, il Ministro di turno, l'Amministrazione di turno, comunque troppo per compartimenti stagni e non ragioniamo per sfide e guardate che questo è un elemento dirimente della cultura che abbiamo costruito nel corso di decenni, su cui la pandemia ci sta mettendo veramente alla prova. Quindi noi abbiamo bisogno di ragionare molto più per sfide, perché questo ci fa capire immediatamente qual è l'esigenza, perché altrimenti pensiamo di classificare ogni cittadino in un compartimento stagno, allora “tu sei un dipendente pubblico, tu sei un imprenditore, tu sei un lavoratore autonomo, ma di una certa tipicità e così via”; inevitabilmente ci scordiamo milioni di persone così, perché il Paese è tutto atipico ormai. Allora, il Forum disuguaglianze e diversità e l'ASviS hanno fatto una proposta di reddito di emergenza, non l'hanno fatta solo loro, l'hanno fatta anche altri, con l'idea di avere uno strumento che permetta anzitutto di far uscire 6-7 milioni di lavoratori dall'apnea, quest'anno e in questo momento, compresi tanti irregolari in questo momento, sì, anche perché non è che tutti gli irregolari hanno scelto di fare gli irregolari, per usare un eufemismo, probabilmente si trovano in certe condizioni perché abbiamo costruito il Paese in un certo modo; allora noi prima dobbiamo, come dire, permettere a queste persone di tirare fuori la testa dall'acqua dove stanno affogando, poi discutiamo di tutto il resto. Allora, misure come queste, che saranno probabilmente imperfette, che comporteranno che lo Stato farà degli errori anche, diamoci gli strumenti per valutarli dopo gli errori, ma anzitutto ragioniamo su cose così. Allora, queste sono proposte forti, importanti, che avrebbero un impatto strutturale, significativo, che consentirebbero non solo la tenuta economica, ma la tenuta sociale del Paese. Il Governo cosa vuole fare su questo? E guardate che, ancora una volta, quella sarebbe una misura per verificare la capacità sui tempi di attuazione e di trasformazione di alcune misure.
Perché noi non ce lo giochiamo il Paese, in questa fase storica, sulla singola misura X o la singola misura Y (è chiaro, bisogna azzeccarle le misure, ma mi verrebbe da dire che qualche misura si può pure sbagliare, se siamo in grado di correggere velocemente); noi il Paese ce lo giochiamo sul tempo che intercorre fra quando il Presidente del Consiglio fa una conferenza stampa e quando i cittadini se ne accorgono di che cosa ha detto il Presidente del Consiglio in quella conferenza stampa, non perché l'hanno sentito in diretta ma perché nella loro quotidianità hanno visto che è successo qualcosa, hanno ricevuto le derrate alimentari, hanno ricevuto dei soldi su un conto corrente, sono andati in banca e gli è stato possibile prendere dei soldi a certe condizioni.
Due ultime questioni per chiudere; una riguarda la cultura. In questo decreto ci sono delle misure che mi stanno particolarmente a cuore, anche per la Commissione a cui appartengo, quindi cultura, scuola, università. Allora, sulla cultura ci sono delle misure importanti e ce n'erano altre che, come dire, stavamo per aggiungere, con un emendamento importante, anche molto trasversale; vedremo che cosa succederà. Però, voglio dire questo: attenzione, perché la tentazione di tanti è di pensare che alla cultura ci pensiamo dopo; soprattutto in questa fase, in cui abbiamo ben altre priorità, questa tentazione è molto forte. Ecco, io credo che questo sarebbe un errore storico madornale, non solo perché nel mondo della cultura ci sono tanti di quei lavoratori atipici e perché è tutto atipico il mondo della cultura, quindi dobbiamo intervenire subito per evitare che salti per aria, ma perché dobbiamo capire una volta per tutte che la cultura è un bene essenziale, che è importante come l'accesso all'acqua potabile, come il cibo, come l'accesso alle cure sanitarie. Allora, su questo dobbiamo intervenire, se ci sarà spazio, in questo decreto, ma dobbiamo fare in modo che diventi veramente, assolutamente, un tema prioritario. Altri due elementi; uno sulle imprese. Ora, non sfugge che non viene presa bene dal Paese una misura che prevede che puoi avere 25 mila euro, condizionati, se poi vai in banca, al netto di un numero di adempimenti o di carte da presentare. Ovviamente, se si è andati a chiedere questi soldi vi è una situazione di grande fragilità e, probabilmente, si aveva già un conto aperto con quella banca, se la banca utilizza questa garanzia dello Stato, come dire, per garantire le proprie posizioni o se, magari, avendo 20 mila euro di scoperto, la banca poi te ne dà 5 mila, cioè ti dà la differenza; questa cosa qui, così, non funziona. Allora, su questo io credo che dobbiamo intervenire in qualche modo, soprattutto per ridurre la distanza fra le aspettative che la comunicazione istituzionale e politica, a partire dal Governo, sta creando, e quella che poi è la realtà con cui gli operatori si trovano a confrontarsi, a misurarsi, nel momento in cui, come dicevo prima, concretamente, nel loro quotidiano, cercano di fare un'azione che risponde ad alcune misure adottate dal Governo e che noi stiamo discutendo e può arrivare fino in fondo. Ultimissima questione, velocissima, Presidente, e chiudo. Qui ci serve un piano per riaprire, cioè la politica si deve prendere le proprie responsabilità. Il Ministro Speranza l'ha detto chiaramente nell'informativa di qualche tempo fa: noi sconfiggeremo il Coronavirus e ci faremo pace una volta per tutte quando avremo il vaccino, ma nel frattempo che cosa facciamo, come ci organizziamo? Allora, non entro nel dibattito sulle task force, però una cosa la voglio citare: un po' più di donne non guasterebbero, secondo me, in questa fase, anche per ritornare alla questione della cura di cui dicevo prima. Tuttavia, al netto di tutto questo, serve un piano integrato rapido, che questo Parlamento possa valutare, di come si riapre tutto, a partire dalla scuola, con riferimento a quando ci saranno - e se ci saranno - le condizioni per ripartire, ma non è pensabile che noi aspettiamo di avere un vaccino per poter riaprire tutto. Quindi, su questo secondo me bisogna intervenire e su questo è importante ritornare al discorso che facevamo prima, cioè ai tempi di esecuzione e alla capacità di programmare e di prevedere per sfide e non per compartimenti stagni. Che cosa facciamo per i bambini di questo Paese? Che cosa facciamo per evitare che ritorniamo a cinquant'anni indietro sulle questioni di parità di genere? Le donne in questo momento stanno rinunciando a lavorare e continueranno a rinunciarvi perché, ovviamente, stanno facendosi principalmente carico della cura domestica ben oltre quella che era già la tradizione italica. Allora, come facciamo a intervenire su tutti questi temi se continuiamo a pensare e a ragionare per Ministero o per task force? Chi li fa parlare questi Ministeri, chi le fa parlare queste task force? Ragioniamo per sfide e cerchiamo di essere veloci.
PRESIDENTE. Colleghi, vedo in Aula che state interloquendo tra di voi. Vi chiedo, soprattutto se non avete una mascherina, di mantenere un distanziamento minimo. Questo non soltanto per la vostra salute, ma anche per quella di tutti i colleghi che sono presenti oggi in Aula.
È iscritta a parlare la deputata Giusi Bartolozzi. Ne ha facoltà. Prego, collega.
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, Forza Italia, sin dall'inizio dell'epidemia, ha tenuto su tutti i provvedimenti un atteggiamento ispirato a grande senso di responsabilità. Il presidente Berlusconi e il presidente Tajani, le nostre capogruppo, sia al Senato che alla Camera, l'operato tutto di ogni parlamentare di Forza Italia è sempre stato ispirato a un grandissimo senso di responsabilità, non a sostegno e a supporto del Governo ma a sostegno del Paese Italia. Però, Presidente, il senso di responsabilità non vuol dire essere conniventi rispetto a scelte che smantellano l'assetto costituzionale delle fonti. Quindi, il mio intervento, che però sarà limitato al settore della giustizia, non potrà che essere molto critico. Il Governo è stato colto alla sprovvista da un dramma epocale, peraltro all'inizio probabilmente anche sottovalutato e cosa ha fatto? Ha dato vita ad una serie impressionante di atti normativi, primari e secondari, che si sono accavallati, sovrapposti e contraddetti, con scarso o nessun rispetto per quella noiosa ed ingombrante costruzione che, come ha dovuto ricordare il presidente emerito della Consulta, Silvestri, chiamiamo sistema delle fonti. Signor Presidente, il rispetto dell'ordine costituzionale delle fonti non è un atto di concessione, ma l'essenza stessa della democrazia reale. Osserva legittimamente il presidente Silvestri, che vi è certamente una parte del Paese - ed io aggiungo, ancor prima di una parte della forza politica che questo Paese rappresenta - che ritiene che la democrazia parlamentare sia antiquata, meramente formale, strumento dei partiti e della casta che li dirige. I seggi delle Camere sono sempre più spesso denominati spregiativamente poltrone. Che male c'è, quindi, a sottrarre potere decisionale e di controllo ad un gruppo di parassitari membri della casta, comodamente assisi nelle loro poltrone e attenti soltanto alle loro prebende e ai loro privilegi? Il Parlamento è troppo lento? è rissoso? Troppo per essere in grado di sfornare atti normativi con la tempestività imposta dalle drammatiche circostanze determinate dall'espandersi del contagio? Eh beh, che problema c'è? Ci pensa il Governo, anzi, siccome lo stesso Governo è lento e litigioso al suo interno, ci pensa il Presidente del Consiglio dei ministri. Assieme alla rappresentanza parlamentare, qualcuno ha pensato bene di sospendere anche la collegialità del Governo, entrambe sostituite dalla comunicazione, diretta o indiretta, via Facebook tra il vertice dell'Esecutivo e cittadini. Possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che nel momento attuale, di fronte alla necessità di salvare la salute e la vita stessa delle persone, l'osservanza delle regole istituzionali sia slittata in secondo piano e questo sarebbe anche cosa ineccepibile se non fosse possibile ottenere gli stessi risultati senza sospensioni, in tutto o in parte, della Costituzione. Nella gestione dello stato di necessità, il rispetto del principio di legalità e della riserva di legge sono stati oggetto di oltraggio, e questo è stato stigmatizzato fortemente dal professore Cassese; il professore Cassese ha detto che si è verificata un'usurpazione dei poteri da parte del Presidente del Consiglio. L'esordio delle misure di contenimento del contagio epidemico del COVID-19 è stato caratterizzato da un profluvio di DPCM contenenti discipline delle più varie materie e dei più disparati oggetti: norme attuative di disposizioni già vigenti e insieme norme anche fortemente innovative della legislazione esistente, questo in spregio ai diritti costituzionalmente garantiti. Penso alla libertà personale all'articolo 13, a quella di soggiorno all'articolo 16 della Costituzione, alla libertà di riunione all'articolo 17, alla libertà di religione all'articolo 19 e così tanti altri ancora, sotto l'ombrello di una disposizione in bianco del decreto-legge n. 6 del 2020, meramente attributiva di poteri, senza alcuna determinazione di forma o di contenuto. è vero, buona parte dei veri e propri sfregi costituzionali della prima fase dell'emergenza sono stati cancellati a posteriori da successivi atti aventi forza di legge. Allora, mi direte, qual è il problema? Il problema è sempre lo stesso: l'abuso della decretazione d'urgenza, che ha preso il posto della legge formale delle Camere. Era logico aspettarsi che, diventato il decreto-legge una forma anomala ma invalsa nella prassi di legislazione corrente, quando si fosse presentata una vera situazione di emergenza e di necessità, il procedimento ideato dai costituenti per fronteggiare velocemente l'emergenza sia apparso lento. Un effetto domino, come si dice: il decreto-legge al posto della legge e l'atto amministrativo al posto del decreto-legge. Per il Parlamento con quali refluenze? Troppo lavoro?
No, direi poco lavoro, e poco lavoro non perché appesantito da atteggiamenti non collaborativi dell'opposizione. Infatti, il ricorso alla fiducia dimostra che il problema sta all'interno delle stesse forze di maggioranza. Ecco perché non posso lasciar passare in silenzio, in queste prime battute, i commenti che ieri hanno reso in una notizia dell'ANSA il capogruppo e responsabile della giustizia del Partito Democratico e il capogruppo di LeU in Commissione giustizia quando hanno biasimato il comportamento delle forze di opposizione nel non aver assentito favorevolmente sul parere per la parte che riguarda il comparto giustizia. Quell'ANSA è troppo sintetica e non fa onore ai lavori che si sono tenuti in Commissione. Ricordo, per coloro i quali non fossero stati presenti, che lo stringato parere del relatore per la maggioranza, che si componeva di pochissime righe, esaminava semplicemente l'istituto del processo penale da remoto e neanche una parola sull'uso dei braccialetti elettronici e questo per un solo motivo, che i colleghi hanno ben taciuto: perché l'uso dei braccialetti elettronici è uno di quegli istituti che mette evidentemente in contrasto le stesse forze di maggioranza; il Partito Democratico è favorevole mentre il MoVimento 5 Stelle è assolutamente contrario o contrario nella gran parte del provvedimento stesso.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 13,20)
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Noi non abbiamo accettato compromessi al ribasso. Abbiamo chiesto che il provvedimento venisse integrato. Così è stato fatto in parte ma, non essendo state accolte le osservazioni che il gruppo di Forza Italia ha puntualmente rappresentato in seno alla Commissione, non abbiamo che potuto esprimere parere contrario. Quindi, nessun biasimo per il comportamento tenuto da Forza Italia. Noi ai compromessi al ribasso sulla giustizia non staremo mai. E, allora, andiamo al merito del decreto per le parti di competenza della Commissione giustizia. La prima questione, di cui, come vi dicevo, non vi è alcuna traccia nel parere della Commissione, è il sovraffollamento carcerario. A ieri i detenuti erano circa 57 mila e secondo il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, la capienza regolamentare è di circa 51.416 posti, ma quelli realmente disponibili non arrivano a 48 mila. Ora, se è doveroso che l'accorato appello di Papa Francesco che sia trovata una soluzione giusta e creativa al problema del sovraffollamento delle carceri, reso preoccupante dalla pandemia, non debba e possa passare inosservato, come ricordava anche il collega Bazoli in apertura dei lavori di Aula, è altresì innegabile che, ancor prima di individuare e approntare misure, una politica responsabile avrebbe già dovuto spezzare la cortina di silenzi e disinformazione che continua a essere mantenuta a livello ministeriale. Noi di Forza Italia chiediamo da tempo l'audizione in Parlamento del direttore generale del DAP e del Ministro Bonafede perché sia fatta chiarezza sui dati prima di approntare misure che potrebbero rivelarsi del tutto inadeguate se non pericolose per l'ordine pubblico. Avremmo voluto sapere dal Guardasigilli se ha fatto un monitoraggio dei singoli istituti penitenziari e rilevato capienza e sovrannumero specifico per ognuno di essi, quanti siano i detenuti contagiati per singola struttura e come siano allocati nelle celle, se all'interno dei singoli istituti siano stati garantiti i reparti di isolamento per i detenuti contagiati o sospetti di contagio, quanti siano i detenuti entrati in contatto con questi e quali misure sanitarie sono state adottate per il loro isolamento e quarantena.
E ancora, se sia stato effettuato lo screening dell'intera popolazione carceraria e con quale frequenza, se il personale amministrativo, gli agenti di Polizia giudiziaria e il personale esterno autorizzato all'accesso siano stati sottoposti a tamponi e con quale frequenza, quanti siano i detenuti entrati in contatto con gli agenti di Polizia penitenziaria a oggi risultati contagiati, quanti e quali strumenti di protezione individuale siano stati distribuiti per ogni istituto, a oggi quanti siano i braccialetti elettronici materialmente disponibili al netto dei 2.600 già in dotazione. Ricordo a me stessa l'interrogazione parlamentare depositata da un collega di Italia Viva, il collega Giachetti, proprio su questa circostanza. I 2.600 braccialetti, di cui tanto si vanta oggi il Guardasigilli, sono una dotazione che risale a un appalto di due anni prima. Ecco, a tutte queste domande e a tante altre ancora non abbiamo avuto alcuna risposta. Le misure per gestire l'emergenza epidemiologica che attraversa il Paese andavano prese non soltanto in senso restrittivo, bloccando le visite dei familiari, gli ingressi dei volontari, i permessi premio e i regimi di semilibertà, ma facendo concreta prevenzione, anzitutto allestendo triage nei luoghi esterni ed effettuando sanificazione ad hoc negli ambienti interni. Dovevano e devono essere adottate urgenti misure organizzative e sanitarie interne tra le quali la capillare distribuzione di disinfettanti e di guanti, l'obbligo di mascherine quando non sia possibile praticare distanze di sicurezza, forme d'isolamento e monitoraggio dei soggetti positivi. Andavano fatti tamponi a tutto il personale sanitario, agli agenti penitenziari, agli psicologi, ai fisioterapisti e a tutti coloro che vengono dall'esterno e andavano fatti più tamponi con cadenza stabilita di concerto con l'ufficio di igiene.
La scarcerazione, a parer nostro, non è l'unica soluzione. Si dovevano e potevano percorrere altre strade: monitoraggio delle strutture penitenziarie e dei padiglioni oggi utilizzati, che potrebbero essere impiegati come luoghi di isolamento per i detenuti eventualmente contagiati dal virus, e caserme dismesse, che potrebbero essere rapidamente riconvertite, prima di imboccare la strada delle scarcerazioni anche di detenuti di elevata pericolosità sociale.
A prescindere dalle posizioni sicuramente distanti sul modo di concepire la pena, certamente vi è l'esigenza avvertita, oggi più che ieri, di superare lo stato attuale di sovraffollamento, garantendo, al contempo, la sicurezza dei cittadini e il mantenimento dell'ordine pubblico. Vede, signor Presidente, il tema è di grandissima attualità oggi perché abbiamo appreso da L'Espresso - è un articolo di ieri - che un giudice di sorveglianza del tribunale di Milano ha concesso gli arresti domiciliari al capomafia di Palermo Francesco Bonura, di anni 78, condannato definitivamente per associazione mafiosa, e questo perché parrebbe circolare e - scusate l'endiadi - ci sarebbe una circolare del 21 marzo scorso con la quale il DAP avrebbe invitato i direttori delle carceri a comunicare con solerzia all'autorità giudiziaria, per le eventuali determinazioni di competenza, il nominativo del detenuto, suggerendo, a quanto scrive il giornale, la scarcerazione se rientra tra le nuove patologie indicate dai sanitari dell'amministrazione penitenziaria.
Oltre a Bonura, rappresentiamo che sono 74 i boss che oggi sono ristretti al 41-bis. Fra questi si contano Leoluca Bagarella, i Bellocco di Rosarno, Pippo Calò, Benedetto Capizzi, Antonino Cinà, Pasquale Condello, Raffaele Cutolo, Carmine Fasciani, Vincenzo Galatolo, Teresa Gallico, Raffaele Ganci, Tommaso Inzerillo, Salvatore Lo Piccolo, Piddu Madonia, Giuseppe Piromalli, Nino Rotolo, Benedetto Santapaola e Benedetto Spera. Nelle scorse settimane, sempre per l'emergenza COVID-19, è stato posto agli arresti domiciliari dai giudici della corte d'assise di Catanzaro anche Vincenzino Iannazzo, di 65 anni, “il moretto”, che sarebbe indicato come capo clan di Lamezia Terme. Sempre con la motivazione dell'incompatibilità carceraria aspetterebbe di andare a casa anche Nitto Santapaola.
Ora è notizia, Presidente, di stamani - e la notizia è stata data da un giornalista di punta del giornale la Repubblica, da Salvo Palazzolo - che il boss dell'Uditore Pino Sansone di 69 anni, l'ex vicino di casa di Totò Riina, è andato ai domiciliari per decisione del tribunale del riesame di Palermo. E dove è stato mandato ai domiciliari, Presidente? A Palermo. A Palermo! Quindi, detenuti al 41-bis scarcerati e mandati nei territori dove hanno perpetrato per anni i crimini più efferati, con mortificazione del lavoro di magistrati e Forze dell'ordine.
Ecco, Presidente, mi sia consentito in quest'Aula, sebbene in qualche misura andrò fuori tema, tramite la sua Presidenza di rivolgere un appello affinché le istituzioni tornino a fare quello che sono tenute a fare sui territori. Come Forza Italia abbiamo richiesto alla Commissione antimafia una riunione urgente a Palermo dopo gli incredibili fatti - la recrudescenza di episodi mafiosi - che sono stati perpetrati nella città. Salvo Palazzolo, come vi dicevo prima, è il giornalista che per primo li ha rappresentati e ne abbiamo chiesto a gran voce l'audizione in sede di Commissione antimafia. Le istituzioni non possono stare ferme e devono riprendere i loro lavori. Per il suo tramite, Presidente, l'invito al presidente Morra, che ho già rappresentato per iscritto non ottenendo però, ahimè, alcuna risposta, a che la Commissione antimafia riprenda i lavori, li riprenda subito con l'audizione del dottor Palazzolo.
Il secondo tema. Il secondo tema è quello del processo penale da remoto. Il distanziamento sociale necessario a fronteggiare la pandemia, nelle intenzioni del Guardasigilli, prelude a sperimentare il processo a distanza, generalizzando quel che adesso è normato in via solo eccezionale e residuale per il dibattimento, riservato agli imputati detenuti, dall'articolo 146-bis delle norme di attuazione al codice di procedura penale.
La pandemia del COVID-19 rischia di essere la tempesta perfetta, in grado di giustificare la cancellazione dell'idea stessa di processo penale. Dopo la prima fase di sospensione delle attività giudiziarie non urgenti, che sarebbe dovuta terminare, salvo possibili proroghe, il 15 aprile 2020, si aprirà un periodo transitorio che, nelle intenzioni, dovrebbe preludere al ritorno alla normalità. Questa strettissima finestra temporale, Presidente, non sono neanche due mesi, perché aspettiamo il decreto di attuazione del funzionario capo della DGSIA, quindi, si tratterà di una finestra che sarà di un mese o venti giorni, e in questa strettissima finestra temporale il Governo vorrebbe sperimentare il processo a distanza.
Io non posso concordare e non voglio smentire o non voglio credere a ciò che ci ha rappresentato stamani sempre il collega Bazoli, del Partito Democratico, secondo cui non si vorrebbe introdurre, per via delle sperimentazioni, una formula di celebrazione del processo penale, che poi diventerà il regime ordinario. Non voglio mettere in dubbio le parole del collega Bazoli, ma, allora, mi chiedo: perché farlo? Perché sprecare soldi e risorse umane, per mettere in moto una struttura e farla operare solo per venti giorni o un mese?
Io credo che dietro ci sia qualcos'altro. Credo che, nelle intenzioni del Ministro, non ci sia la sperimentazione sic et simpliciter di una nuova celebrazione del processo penale. Credo che il disegno nasconda un'altra intenzione: l'idiosincrasia per le forme processuali, un rito che viene considerato un intralcio lungo il percorso che separa l'imputazione dalla condanna. Il pensiero è: sono state fatte le indagini, sono sufficienti, perché celebrare il processo? Quindi, da luogo di elezione della cognizione, il processo si trasforma in sede deputata al mero esercizio del potere punitivo, con la conseguente fisiologica deformalizzazione del rito.
Di fronte alla proposta del Ministro della giustizia, da subito, come Forza Italia, abbiamo formulato una serie di rilievi critici, che spaziano dai dubbi di legittimità costituzionale della stessa alle questioni di natura più prettamente applicativa.
L'articolo 83, comma 12-bis del “Cura Italia” è una disposizione in bianco, che rinvia ad un decreto emesso, non dal Ministro, ma dal direttore generale dei sistemi informativi del Ministero. Il primo errore di impostazione è, dunque, quello di non regolamentare per legge le modalità tecniche di svolgimento di un processo penale, che si connota proprio per la sua veste tecnologica. Per essere più chiari, il processo a distanza si qualifica per la tecnologia impiegata e per le regole di gestione della stessa, che non possono essere lasciate alle determinazioni di un dirigente amministrativo. Chi deciderà, Presidente, se la tecnologia sarà in grado di salvaguardare il diritto delle parti di partecipare al processo e di esercitare il contraddittorio? Il dirigente? Il dirigente che darà luogo a quelle che sono le determinazioni che dovrebbero essere assunte dall'Aula parlamentare?
L'emendamento poi propone altre novità dirompenti. La prima, il difensore, che diviene, a tutti gli effetti, pubblico ufficiale, incaricato di attestare l'identità del suo assistito, libero e presente, nella postazione remota difensiva. Cambierà il ruolo del difensore, che diviene pubblico ufficiale, con relative responsabilità anche penali, in un processo a cooperazione necessaria, che mette in crisi il concetto classico di assistenza difensiva. Un esempio per tutti chiarirà cosa sto dicendo. Nel caso in cui ci sia un processo per sostituzione di persona, cosa dovrà fare il difensore, quando dovrà accertare l'identità del suo assistito? Quale scelta dovrà fare?
Ma sono anche altri i quesiti destinati a rimanere senza risposta da parte della legge. Nella postazione remota della difesa, i microfoni chi li accenderà? Saranno sempre aperti? Chi li gestirà? Cosa accadrà, nel caso in cui il collegamento dovesse interrompersi? Ci sarà una rinnovazione degli atti? Sono tutte risposte che nel decreto mancano. Sono tutte risposte per le quali dovremo attendere, come vi dicevo prima, un provvedimento emanato da un'autorità amministrativa, in violazione di quelle che sono garanzie costituzionali sul giusto processo, l'articolo 111 per tutte.
Presidente, vado alla conclusione, perché le problematicità sul processo penale sono tantissime. Ma non è facile e corretto consentire la celebrazione di un processo penale, che coinvolga un numero limitato di persone, in aule pulite e ben areate? Non era miglior cosa, invece di cercare di introdurre in qualche modo una nuova forma di celebrazione del processo penale, dar modo ai presidenti dei tribunali e ai presidenti degli ordini di definire le modalità, con le quali il processo doveva essere celebrato? Noi crediamo di sì.
Allora, di fronte a quello che riteniamo veramente, non solo uno svilimento di quelle che sono le prerogative di ogni parlamentare, ma un affronto a quelle che sono le garanzie costituzionali, che la Costituzione riserva al processo penale in questo caso, noi come Forza Italia non possiamo che essere molto, molto critici.
Abbiamo rappresentato il nostro “no” durante i lavori della Commissione; abbiamo cercato di migliorare il testo con emendamenti concreti, con emendamenti che non erano di mera opposizione, che non erano speciosi; la risposta è stata assolutamente di chiusura. E non basta il tentativo che hanno fatto ieri in chiusura dei lavori, che ha fatto il Partito Democratico, laddove ha previsto l'esclusione del processo da remoto alle ipotesi di istruttoria e discussione. Noi chiedevamo di più. Non siamo riusciti a riportare, prima la Commissione e oggi il Governo, sulla giusta strada. Continueremo ad essere un'opposizione responsabile, ma mai staremo a prese di posizioni, che sono sovversive rispetto a quelli che sono i dettati stabiliti dalla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, deputati, membri del Governo, mi permetta, Presidente, di notare che nel “decreto Cura Italia”, che stiamo discutendo oggi, nella parte in cui si istituisce il Fondo per la promozione del made in Italy e l'internazionalizzazione delle imprese di 150 milioni di euro, voi del Governo (Partito Democratico, Italia Viva e 5 Stelle) avete dimenticato le camere di commercio italiane all'estero. Cari colleghi, il sistema camerale estero è formato da 79 camere, in 56 Paesi: 160 punti di assistenza e 20 mila associati, con 300 mila contatti d'affari, per un giro di 42 milioni di euro di fatturato nel 2019. Le camere di commercio all'estero svolgono, quindi, un ruolo importante per l'internazionalizzazione delle nostre imprese, grazie alla loro conoscenza dei mercati locali e del territorio. Hanno inoltre un grande know how, sviluppato in anni di lavoro nei vari Paesi dove operano, e saranno un vettore cruciale e determinante per il nostro export ed il made in Italy durante la ripresa dopo il Coronavirus. Sembra, però, che circa la metà di queste camere di commercio italiane chiuderanno nei prossimi mesi; e molte altre stanno già riducendo l'organico, a causa del Coronavirus e della conseguente ridotta attività commerciale. Pertanto, Presidente, colleghi di maggioranza, Governo, siamo a richiedervi che anche le camere di commercio italiane all'estero possano avvantaggiarsi di una parte dei fondi già stanziati.
Gentile Presidente, cari colleghi, ricordo inoltre che abbiamo già richiesto più volte un potenziamento della sala operativa dell'unità di crisi della Farnesina, per poter supportare ancora meglio i nostri connazionali all'estero che devono tornare nel nostro Paese. Vi ricordo che sono ancora migliaia gli italiani all'estero che si trovano in enorme difficoltà per tornare a casa. È compito di un Governo normale, lasciatemi dire, di un Governo democratico aiutare e supportare il più possibile i connazionali che si trovano all'estero in un momento di grave difficoltà come questo.
Mi permetta inoltre di ringraziare i funzionari della Farnesina, che hanno svolto e stanno svolgendo un lavoro egregio da questo punto di vista. Però, ripeto ancora una volta, c'è bisogno di un ulteriore potenziamento. Noi l'abbiamo già richiesto più volte: potenziare l'unità di crisi della sala operativa della Farnesina.
Poi lasciatemi anche svolgere alcune brevi riflessioni sul discorso di Conte che ho ascoltato ieri qui in quest'Aula: Aula che dovrebbe essere il tempio della democrazia in Italia e nel nostro Paese, tempio della democrazia per cui nel Risorgimento, nel dopoguerra ci sono persone che hanno addirittura dato la vita, per poter fare in modo che noi fossimo qui oggi a discutere e decidere democraticamente per il futuro e nell'interesse del nostro popolo, degli italiani. Bene: ieri qui in quest'Aula io ho sentito dire il nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte “facciamo presto”. Ma dove? E addirittura insieme all'opposizione. Ma dove? Caro Presidente del Consiglio, caro Governo, cari membri della maggioranza, ma ci state prendendo in giro?
Innanzitutto il Coronavirus si combatte con le mascherine, con i respiratori, con il supporto ai medici e ai sanitari: non c'è stato niente di questo da parte del Governo nelle prime fasi, avete lasciato le regioni da sole. Addirittura avete sottovalutato così tanto questa crisi che, alla fine di gennaio, c'era chi, tra i membri di maggioranza, esponenti di spicco della maggioranza, alla fine di gennaio, andava a fare gli aperitivi in centro a Milano, banchettava con gli involtini primavera e diceva che noi della Lega eravamo fascio-leghisti e razzisti perché volevamo chiudere i voli alla Cina e volevamo prendere subito misure più restrittive. Avete sottovalutato l'emergenza, l'emergenza sanitaria.
E dal punto di vista economico? Ebbene, dal punto di vista economico questo “facciamo presto” del Presidente Conte, detto qui in quest'Aula (secondo me questa è una cosa ancora più grave), come si dovrebbe fare nella realtà? Iniettando liquidità nel sistema produttivo, nel Paese, per le persone, per gli italiani che ne hanno bisogno: è quello che stanno facendo la maggior parte dei Paesi nel mondo, Svizzera, Stati Uniti, Inghilterra, Germania. Iniettare liquidità per gli affitti, per pagare gli affitti: ci sono persone che tra poco, anzi alcuni già oggi non possono più già pagare l'affitto, perché non hanno più le risorse economiche per poterlo fare. I disoccupati, la cassa integrazione: tanti soldi promessi dal Governo e ancora mai nelle mani dei cittadini.
Le attività produttive, che si trovano a dover fare la guerra, con 76 pagine per spiegare come ottenere finanziamenti dalle banche, con 19 documenti da dover presentare in banca per chiedere un finanziamento, quando in Svizzera, negli Stati Uniti e in altri Paesi basta un clic e la compilazione di un semplice modulo; 4 o 5 autocertificazioni differenti per poter chiedere il permesso di girare in Italia, 4 o 5: a me, scusatemi tanto, pare che questo Governo guardi alla Cina sia come partner commerciale, che anche come proprio esempio di Governo politico, prendendo l'esempio da Xi Jinping. Questo Governo mi pare che voglia governare come il dittatore cinese: ricordiamoci bene, la Cina, una dittatura comunista di vecchio stampo.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 13,40)
SIMONE BILLI (LEGA). Come si fa a sconfiggere il virus? Cari colleghi, cari membri del Governo, caro Presidente del Consiglio, il Coronavirus non si sconfigge con gli articoli di legge, con l'articolo 1, con l'articolo 1-bis, con l'articolo 1-ter, con i decreti legislativi. C'è bisogno di un Governo che sia veramente vicino alle necessità e ai bisogni dei cittadini. Non abbiamo bisogno di un Presidente del Consiglio professore universitario di diritto pubblico, che sarà bravissimo a fare il proprio mestiere, ma che ha dimostrato in questi mesi di non avere assolutamente il contatto con la realtà, di non avere il contatto con le attività produttive del Paese, di non conoscere i problemi degli italiani.
A me pare che il Presidente del Consiglio Conte sia stato addirittura messo in un angolo dalla propria stessa maggioranza. Questi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sono cioè stati fatti in un modo tale per cui io mi chiedo: forse questa emergenza, gestita da tutti questi decreti del Presidente del Consiglio e basta, non è che permetterà alla maggioranza, Partito Democratico, Italia Viva e 5 Stelle, prossimamente di dire “ha deciso tutto il Presidente del Consiglio con i suoi decreti, a noi non ci ha interpellato, la responsabilità è sua”? Non lo so, questo è un dubbio che mi è sorto già da diverso tempo. Comunque, niente toglie al fatto che questo Governo e questa maggioranza si stiano comportando con estrema arroganza e con estrema supponenza, senza coinvolgere il Parlamento e soprattutto senza coinvolgere noi dell'opposizione.
Questo Governo ha voluto sostituire l'attività parlamentare e zittire noi dell'opposizione istituendo addirittura 15 task force. Certo, meglio una task force oggi che l'opposizione che rompe le scatole tutti i giorni oggi e domani. Ma io vi posso dire in azienda come si possono vedere queste task force: in azienda in genere si dice, quando ci sono manager incapaci e che non sanno prendere le proprie decisioni per il bene dell'azienda, che si fa? Si cerca di diluire le responsabilità: si diluiscono le responsabilità chiamando esperti da tanti settori, facendo in modo che la responsabilità non sia in capo a nessuno di preciso, facendo in modo che non si possa stabilire di chi è la responsabilità di prendere delle decisioni. Quindi non solo si diluisce la responsabilità, ma si crea un sistema farraginoso che porta a poco, a soluzioni molto lente, e a soluzioni spesso non conformi con le necessità del momento.
Cosa succede quindi con queste 15 task force e, se ricordo bene, circa 500 esperti? Che nessuno, nessun esperto proviene dalle attività produttive del nostro Paese. Ma cosa decideranno quindi queste task force? Ma soprattutto, cari colleghi, io mi chiedo: ma dov'è la democrazia? Dov'è la nostra democrazia?
Questo vostro comportamento, sia del Presidente del Consiglio, sia del Governo, sia di voi di maggioranza, Partito Democratico, Italia Viva e 5 Stelle, non basterà comunque a scaricare dalla compagine di Governo le proprie responsabilità. Voi avete grosse responsabilità per come è stata affrontata la crisi fino ad oggi, per il fatto che l'Italia sia stata fino a poco tempo fa il primo Paese al mondo per numero di contagi e per numero di morti e che non siamo ancora riusciti ad erogare una lira alle nostre attività produttive, che stanno ormai da settimane lanciando gridi di dolore. Non siete ancora riusciti ad erogare una lira ai disoccupati e ai cassaintegrati.
Spero comunque che, con il mio intervento, e penso anche di potermi unire agli altri colleghi dell'opposizione, con i loro interventi, si possa sollecitare il vostro senso di responsabilità per potervi dire: “Ascoltate, ascoltate noi dell'opposizione, fateci partecipi delle decisioni.
Noi ci siamo, noi possiamo portare un contributo sostanziale con le istanze che ascoltiamo tutti i giorni e con la nostra vicinanza al territorio e ai territori, con la nostra vicinanza ai sindaci, agli assessori e ai consiglieri comunali; noi vogliamo partecipare e possiamo dare un contributo positivo, assolutamente necessario, per poter uscire velocemente e sempre meglio dalla grave crisi del Coronavirus, sia sanitaria, sia economica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sodano. Ne ha facoltà.
MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. La fase che l'intera umanità sta attraversando ha messo duramente alla prova ognuno di noi. Inaspettatamente, all'alba di questi anni Venti, abbiamo sperimentato sulla nostra pelle una condizione che credevamo non potesse mai verificarsi. Il mondo si è fermato colpito da un nemico invisibile. Il virus SARS-CoV-2 è all'origine di una crisi senza precedenti, una crisi che ci spaventa, ci indebolisce, ma alla quale dobbiamo rispondere con tutta la nostra forza. Forte è la voglia all'interno di ognuno di noi di continuare a vivere, di stare insieme, di contribuire insieme al progresso della società. La speranza deve essere accompagnata dal coraggio e il ruolo delle istituzioni è più che mai fondamentale. Oggi siamo qui chiamati per offrire al Paese un'importante pacchetto di misure da 25 miliardi, che aiutano l'Italia ad affrontare le gravissime problematiche che la diffusione del virus ha generato. Il “Cura Italia” è una misura che rientra all'interno di una strategia che deve essere lungimirante e straordinaria; sarà un percorso lungo, non certamente privo di difficoltà e il decreto-legge in esame costituisce un fondamentale punto di partenza. Davanti a un'emergenza, che impone una sincera unità da parte di tutte le forze politiche, dobbiamo utilizzare strumenti non ordinari per superare una crisi che è planetaria e che ci riporta ai tempi più bui della nostra storia. Il mio primo pensiero va a tutte le vittime del COVID e alle loro famiglie. Il primo scoglio che abbiamo dovuto affrontare riguarda proprio l'efficienza del nostro sistema sanitario, un asset fondamentale per la sicurezza di un Paese. A fronte del valore dei nostri medici e dei nostri infermieri, nonché di tutte le forze a vario titolo impegnate, non possiamo dimenticare che negli anni passati la sanità pubblica è stata martoriata da continui tagli alle strutture ospedaliere e al personale. Uno dei pilastri del nostro Paese anno dopo anno è stato indebolito e depotenziato: scelte non condivisibili da parte di chi ha favorito le politiche di austerità o, ancor peggio, per conseguenza di gestioni per nulla trasparenti, o ancora a causa di decisioni infelici che hanno favorito la sanità privata a discapito di quella pubblica. Basti pensare che dal 2010 al 2019 sono stati tagliati oltre 37 miliardi di euro al Sistema sanitario nazionale, con una decurtazione di ben 25 miliardi nel quinquennio 2010-2015; una perdita di oltre 70 mila posti letto negli ultimi dieci anni, con 359 reparti chiusi oltre a numerosi presidi riconvertiti o addirittura abbandonati. Questi dati, Presidente, sono importanti perché è necessario oggi avere memoria per invertire la rotta e fare in modo che certe dinamiche non possano più avvenire. Con il “decreto Cura Italia” oggi investiamo nel rafforzamento della sanità pubblica su tutto il territorio nazionale, con la consapevolezza dell'importanza che un buon servizio pubblico ricopre all'interno di un Paese che vuole garantire pari condizioni ad ogni cittadino. Siamo intervenuti in modo mirato e strategico. Con un primo incremento di 3 miliardi e mezzo siamo riusciti a garantire in tempi brevi il 50 per cento in più dei posti letto in terapia intensiva e il cento per cento dei posti letto in reparti di rianimazione e malattie infettive; fondamentale è stata un'assunzione di ulteriori 320 unità tra medici e infermieri. Proprio ai medici, al personale sanitario e alla rete dei volontari va oggi il più grande grazie delle istituzioni. Non sarà mai dimenticato, inoltre, l'intervento dei Paesi che generosamente hanno inviato le proprie risorse sanitarie nelle aree più colpite da COVID, risorse fondamentali che oggi lavorano fianco a fianco al nostro prezioso personale medico. Grazie per avere dimostrato che di fronte alle grandi emergenze il mondo è più forte quanto più unito e solidale.
A titolo personale voglio ringraziare il Presidente del Consiglio albanese, Edi Rama, che con il suo messaggio all'Italia ci ha commosso, infondendoci una grande dose di fiducia e ottimismo, ricordandoci il valore risonante della solidarietà e dell'altruismo. L'emergenza sanitaria di oggi, inevitabilmente, riflette un'emergenza economica che non ha precedenti: negozi chiusi, stop delle fabbriche e congelamento di interi settori. È fondamentale, adesso, costruire un'architettura normativa che sappia coprire quanto possibile i danni di natura economica che si sono già palesati in tutta la loro drammaticità e violenza. Commercianti, artigiani, lavoratori autonomi, imprenditori e lavoratori stagionali, oggi più che mai guardano allo Stato come unica possibilità di sopravvivenza. E noi sentiamo una responsabilità immensa e, voglio dirlo, c'è in atto una macchina che non si ferma mai per rimarginare una profonda ferita che una pandemia ha inflitto al nostro Paese, una macchina che però - dobbiamo essere franchi - è ancora troppo gravata da burocrazia, debiti e vincoli che spesso limitano la capacità di azione di chi vuole fare del tutto perché nessun cittadino venga lasciato solo. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo nati nelle piazze, le stesse che oggi sono tristemente vuote e siamo qui per svolgere un compito difficile, ambizioso ma necessario con trasparenza e premura. Rappresentiamo quegli italiani che si sono sentiti soli e impotenti, traditi da una politica troppo concentrata nel fare i propri interessi, traditi da chi non si è fatto problemi nel dare l'ok, nel 2011 a Bruxelles, a un trattato come il MES, che oggi, da soli, contro le rigide economie del nord Europa, grazie al Presidente Giuseppe Conte, stiamo provando a disattivare con tutte le nostre forze ed energie. Immaginiamo, infatti, nuove opportunità e nuovi strumenti per aiutare la nostra popolazione e chiediamo all'Europa di agire nella sostanza in maniera comunitaria, perché le mere enunciazioni di principi in questa tragica fase non sono più sufficienti. Migliorare il futuro è un dovere. Con il decreto-legge in esame abbiamo pensato alle primissime necessità di famiglie e di lavoratori. Ecco alcuni punti cardine del “Cura Italia”. Era fondamentale intervenire tempestivamente sul fronte del lavoro dipendente. Abbiamo lavorato per tutelare l'occupazione su tutto il territorio nazionale e per tutte le categorie d'impresa, estendendo per la prima volta, la cassa integrazione a ogni singola azienda, con un piano straordinario che da solo vale 5 miliardi di euro. In questo modo abbiamo garantito agli imprenditori la certezza di sapere che le famiglie dei propri lavoratori sono al sicuro sotto l'ombrello dello Stato sociale, che oggi più che mai dobbiamo difendere e rafforzare; ben 3,5 milioni di dipendenti rientrano tra i beneficiari del “Cura Italia”. Colgo l'occasione per chiedere alle regioni di essere più celeri possibili nell'erogazione dei benefici, per immettere nel tempo più breve ossigeno nei conti correnti dei beneficiari della cassa integrazione.
Un altro capitolo di aiuti riguarda i quasi 4 milioni di autonomi che, grazie al decreto, hanno ricevuto un'indennità di 600 euro per il mese di marzo. Non è la soluzione definitiva, come abbiamo sempre detto, ma è un primo fondamentale aiuto che sta dando una mano sia a chi era appena entrato nel mondo del lavoro, sia a chi si è dovuto fermare dopo anni e anni di attività. Renderemo più corposo il contributo già con il prossimo decreto, fino ad arrivare alla somma di 800 euro. Conosciamo, infatti, ogni difficoltà di chi ha pagato molto duramente il prezzo del rallentamento economico provocato dal Coronavirus. A questi cittadini dico: supereremo questa crisi insieme; dateci tempo. Con il “Cura Italia” abbiamo introdotto un credito d'imposta del 60 per cento sul canone di affitto di botteghe e negozi che sarà spendibile in compensazione e, dunque, di fatto, automatico. Sulle questioni fiscali per il momento stiamo continuando a posticipare ogni pagamento di tasse e tributi. Si è intervenuto per sospendere gli adempimenti, i versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e i premi per l'assicurazione obbligatoria. Per le partite IVA con fatturato inferiore a 2 milioni di euro è stata prevista la sospensione dei versamenti in scadenza relativi alle ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e assimilato, alle trattenute dell'addizionale regionale e comunale, all'IVA, ai contributi previdenziali e assistenziali e ai premi per l'assicurazione obbligatoria. Ma bisogna andare oltre: un obiettivo a medio termine è infatti prevedere fondi di ristoro per cancellare i pagamenti che per cause di forza maggiore con attività chiuse non potranno essere saldati. Non mi stancherò mai di dire che questo è un primo provvedimento economico. Le imprese hanno bisogno di una spinta straordinaria in un momento in cui i ricavi sono crollati e in alcuni casi azzerati.
I nuovi urgentissimi decreti sono già sul tavolo del Governo con stanziamenti che vanno oltre i 60 miliardi di euro. Non lasceremo affondare il tessuto produttivo del nostro Paese, lo accompagneremo in ogni singola fase del processo di ripresa. Presidente, concludo appellandomi all'importanza delle misure contenute nel “decreto Cura Italia”, che ha visto il lavoro ininterrotto di Parlamento e di Governo già all'indomani dello scoppio dell'emergenza COVID. Ringrazio i Ministri, i Vice Ministri e ogni singolo parlamentare. Per costruire un'Italia più forte bisogna cominciare a gettare il cuore oltre l'ostacolo, bisogna costruire da capo il nostro assetto economico e sociale, disegnando un Paese equo, progressista ed ecologista. Reputo necessaria la collaborazione sincera tra tutte le forze politiche e condanno ogni forma di propaganda che indebolisce il nostro potere contrattuale in Europa e spaventa milioni di cittadini già messi alla prova. I toni devono essere quelli della ricostruzione, pacati.
Gli insegnamenti e il dolore che questa pandemia ci hanno lasciato devono poter diventare uno stimolo di riscatto per un futuro migliore, dovrà essere un mantra nei mesi a seguire. Concludo, Presidente: oggi è tempo di immaginare un sistema in cui l'economia sia al servizio dei cittadini e faciliti la realizzazione del singolo individuo, piuttosto che metterlo in difficoltà; un sistema in cui etica e istruzione siano i capisaldi della vita di ogni cittadino. Oggi è il momento di immaginare un mondo nuovo e tutti sono chiamati a costruire questo nuovo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, a seguito del manifestarsi dell'epidemia, in più occasioni…
PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). …. il Governo aveva pubblicamente dichiarato una certa apertura nei confronti delle opposizioni e delle proposte che provenivano dalle stesse. Per ultimo lo ha fatto lo stesso Premier Conte, al Senato e alla Camera, durante il suo intervento ancora ieri. Noi di Fratelli d'Italia, con serietà e spirito di responsabilità nei confronti della nostra nazione, ci siamo messi a disposizione del Governo e del Paese con le nostre proposte; però proprio ieri le nostre centinaia di emendamenti, presentati sia al Senato che alla Camera, sono stati tutti scrupolosamente bocciati. Il balletto nella Commissione Bilancio di ieri è noto a tutti: continui rinvii, proposte di riformulazione, peraltro accettate da noi, ma poi, alla fine, in nottata completamente respinte. Queste proposte erano il frutto di un confronto serio, effettuato nel corso dei mesi, ma soprattutto durante questa emergenza micidiale, con le migliaia di realtà che costellano il tessuto produttivo e lavorativo italiano. Quante ce ne sono state approvate? Quasi nessuna, sicuramente nessuna di quelle più rilevanti.
Allora, signor Presidente, i signori del Governo e il signor Conte non devono venire a prendere in giro le forze dell'opposizione, come hanno fatto nei giorni scorsi, così come è stato fatto per l'ennesima volta ieri, manifestandoci a parole una certa apertura, ma, allo stesso tempo, impedendoci di votare una risoluzione che potesse indirizzare il Governo in Europa nei confronti di questo appuntamento in Consiglio, che non penso sia azzardato definire come uno dei più importanti della sua storia e che potrebbe decidere il futuro dell'Italia per almeno dieci anni. E allora, signor Presidente, noi non possiamo essere soddisfatti di questo provvedimento, che si trova agli antipodi della parola “cura”. Un provvedimento che pensa di poter soddisfare i milioni di lavoratori autonomi e delle partite IVA con un'indennità di 600 euro, ottenuti, tra l'altro, con estrema fatica e dopo un mese e mezzo dall'inizio della pandemia. Collega Sodano, vorrei tra l'altro segnalare che non tutti gli autonomi hanno ricevuto questa una tantum. Un provvedimento che ha fatto promesse importanti anche nei confronti delle casse integrazioni, che naturalmente, risegnalo al collega Sodano, non sono ancora arrivate ai lavoratori. Altro che mettere in sicurezza i lavoratori e far stare tranquilli le aziende: qui ancora nessuno ha visto niente e si prefigura il fatto che ancora per molti giorni non arrivano.
Un provvedimento, signor Presidente, varato da numerosi latitanti di questo Governo, ma in modo particolare un Ministro del turismo che brilla veramente per la sua assenza. Noi rimaniamo allibiti: abbiamo assistito mesi fa, e poi non lo abbiamo più visto, a una sua informativa in Commissione attività produttive e turismo dove ha parlato per il 99 per cento del tempo di cultura, di musei, per carità cose importanti, riservando un minuto e mezzo alla trattazione delle tematiche turistiche. Evidentemente non è portato alla materia. E stiamo parlando, onorevoli colleghi, di un settore che ha contribuito nel 2018 per il 13,2 per cento del PIL nazionale, che ha prodotto un valore aggiunto pari a oltre 230 miliardi, prodotto delle attività connesse che occupa quasi 3 milioni di persone. L'impatto di questa pandemia e il relativo blocco delle attività su tutto il territorio sta avendo effetti drammatici sull'economia e importanti ripercussioni negative proprio per il settore turistico.
Solo dall'inizio della quarantena fino a fine maggio, si contano già oltre 30 milioni di turisti in meno. Molto probabilmente la nostra nazione e le nostre imprese del settore turistico non potranno giovarsi, per questa stagione, del turismo proveniente dall'estero; e ricordo che per la prima volta proprio nel 2018 il turismo straniero ha superato per le presenze quello italiano. Secondo dati statistici, poi, saranno oltre 180 milioni le presenze turistiche straniere in Italia, considerando il periodo fra febbraio e settembre 2020. Immaginate a quale indotto stiamo rinunciando. L'emergenza determinata dal Coronavirus ha prodotto conseguenze negative nel comparto turistico anche da un punto di vista lavorativo: sono oltre 500 mila solo i lavoratori stagionali a rischio; quei lavoratori per i quali avete previsto nel provvedimento “Incuria Italia” un'indennità incerta nella forma di una una tantum di 600 euro. Quelle persone che forse voi non sapete, ma pianificano temporalmente i propri guadagni, e di conseguenza le loro spese e la loro vita durante tutto l'intero anno, sulla base di un lavoro che viene svolto in un determinato periodo di tempo, quello appunto della stagione turistica.
E allora, signor Presidente, noi di Fratelli d'Italia ci chiediamo perché nei confronti di questo comparto così colpito il Governo non abbia già provveduto ad intervenire con delle misure precise. Ci chiediamo, ad esempio, come sia possibile che il Ministro Franceschini non abbia già provveduto a dichiarare lo stato di crisi del settore turistico con una tale situazione; anzi, come voi tutti sapete, si è opposto fieramente a questa misura. Quindi, dall'enogastronomia alle strutture ricettive, allo shopping, ai trasporti, al commercio, ai camping, ai balneari, alla fruizione del patrimonio storico e culturale, ci chiediamo perché il Governo, dall'alto della sua apertura e piena disponibilità nei confronti delle opposizioni, non abbia neppure provveduto ad approvare altri nostri emendamenti, come quello del bonus vacanze, che intendeva incentivare il turismo in Italia ad emergenza conclusa e che aveva come scopo quello di prevedere una detrazione di imposta per un importo fino a 250 euro a persona in ambito familiare in caso di acquisto di pacchetti turistici da imprese turistico-ricettive italiane. Signor Presidente, servivano misure di questo genere, semplici e dirette. Non sono certo io a dover ricordare che, una volta conclusa questa emergenza, l'Italia deve ripartire dalle sue basi più solide da un punto di vista economico, e il turismo ne rappresenta una.
Non devo di certo essere io a dover ricordare che, se la nostra economia avrà una ripresa rapida, l'avrà anche grazie al turismo. Secondo dati del Conto Satellite del Turismo Istat, 100 euro di transazioni nel turismo ne generano altrettanti in altri settori, secondo il meccanismo dei moltiplicatori. Veniamo a qualche pratica inevasa nel corso della trattazione in Commissione Bilancio e, vista la posizione della fiducia, probabilmente anche in quest'Aula. Parliamo dei rapporti sindacali: bene, noi avevamo presentato due proposte emendative, il 22.7 e il 22-bis.05, che prevedevano che, per un certo tipo di aziende, fermi i rapporti sindacali attualmente esistenti e normati, non si dovesse andare a ricercare un accordo sindacale. Questo per ovvi motivi, perché ci sono aziende che oggettivamente non si prestano a questi rapporti.
Bene, in questi emendamenti volevamo sancire definitivamente che l'accordo sindacale non era motivo ostativo per l'acquisizione da parte dei dipendenti del trattamento di cassa integrazione, ma sono stati bocciati. Così come segnalo che nel “decreto Liquidità”, all'articolo 1, comma 2, lettera l), si prevede nuovamente un accordo sindacale a tutela dei livelli occupazionali come precondizione perché il finanziamento sia erogato: ancora una volta si ripercorre la strada sbagliata, evidentemente. Quindi, collaborazione sì, ma intanto questi due emendamenti sono stati bocciati.
Problematica dei voucher: noi da tempo stiamo chiedendo, per vari motivi e con varie motivazioni che crediamo piuttosto serie, che venga reintrodotta la possibilità di usufruire dei voucher per tutti i settori produttivi, ma in questo caso ci riferiamo in modo particolare a quello dell'agricoltura, dove si lamentano le mancanze di manodopera ma non si appronta alcun tipo di strumento che possa facilitare il rientro al lavoro, da questo punto di vista. L'emendamento bocciato era il 41.01. Tassa di soggiorno: una tassa che avrebbe il senso come tassa di scopo, che invece spesso purtroppo serve a ripianare i bilanci dei comuni laddove siano in difficoltà. Anche su questo, noi abbiamo previsto non di sospenderla, collega Sodano, perché le sospensioni implicano che alla fine della sospensione stessa il pagamento vada fatto, ma di esentare dal pagamento della tassa di soggiorno. L'emendamento era il 62.03: bocciato! Io voglio vedere quanto gettito arriverà dalle tasse di soggiorno dei comuni di tutta Italia, visto che al momento gli alberghi sono a zero fatturato. Ci sembrava un segnale di attenzione nei confronti del ricettivo, ma anche questo voi avete bocciato.
Veniamo alla tematica degli affitti. Per la verità, nell'articolo 91 del decreto si ricorda che ci possono essere delle estinzioni di responsabilità nei confronti del mancato pagamento dei canoni di affitto; ci sono per la verità anche tutta una serie di articoli del codice civile che ricordano, secondo il principio: ad impossibilia nemo tenetur, che non si può essere responsabili per cause di forza maggiore. Una struttura, un'azienda, che ha dovuto chiudere per legge, in questo caso, non può essere citata per il mancato pagamento dei canoni stessi. Però qui bisogna essere chiari, noi l'abbiamo ribadito, e lo volevamo fortificare questo principio, perché voi potete ben capire che questa è veramente una nota dolente per le aziende. Le aziende possono ridurre i costi variabili, ma i costi fissi rimangono, e se un proprietario giustamente andrà a pretendere il pagamento del canone d'affitto che non gli è pervenuto, si ingenereranno poi una serie di liti giudiziali che metteranno anche in difficoltà non soltanto le aziende e i proprietari. Si doveva trovare una via di uscita. E poi, soprattutto, da un Governo che si dice di sinistra mi sarei anche aspettato una scelta fra rendita e lavoro, invece in questo caso il credito d'imposta è stato dato a chi lavora. Ma quale credito d'imposta? Su quale imponibile, se le aziende sono chiuse? Ci pare una presa in giro. E ci chiediamo voi da che parte state: da parte delle rendite o da parte dei lavoratori? Ciò perché questa è una domanda che credo succederà. Voi avete notizie di cosa sta succedendo nella realtà di tutti i giorni? Nella realtà di tutti i giorni succede che le aziende inviano una raccomandata ai proprietari dicendo che non possono pagare. Che succederà poi? Quali strumenti si è trovato per ovviare a queste problematiche? Non era meglio imputare il 60 per cento del credito d'imposta ai proprietari, ai locatori, i quali, tra l'altro, si troveranno a dover pagare le tasse su canoni che non percepiranno, e lasciare il 40 per cento a carico dell'azienda? Andava rovesciato: rendita-lavoro. È una cosa che era abbastanza semplice. Perché non si è pensato a istituire una serie di tavoli di conciliazione a livello di Camere di commercio, che sono diffuse su tutto il territorio, per filtrare le possibili liti che verranno da questa problematica? L'emendamento era il 60-bis.06, è stato bocciato.
Reddito di cittadinanza: al di là dell'impostazione ideologica di questa misura, che non ci ha mai visto concordi, proprio per le problematiche, soprattutto in alcuni settori, come quello dell'agricoltura, forse sarebbe stato bene ritoccare i meccanismi, prevedendo che non ci dovessero essere più le tre chiamate, per esempio, ma bastasse la prima. Cioè, io ti offro un lavoro in una situazione di emergenza, con una crisi economica e sanitaria in atto, beh, a questo punto, fermi restando ostacoli di carattere che riguardano la salute o l'età, insomma impedimenti singoli, anche questo era un modo per invogliare le persone a rimettersi a lavorare, magari in quel Sud, in quel settore dell'agricoltura che si dice - ed è così - ha bisogno di manodopera. Niente, bocciato, era il 105.02.
Ma ancora ci chiediamo: può uno Stato consentire alle OTA - faccio il nome di Booking per tutti - che ignorino le leggi dello Stato? Noi avevamo previsto un rimborso attraverso voucher vacanze per le prenotazioni che purtroppo non sono potute andare avanti per via della crisi, ma Booking prima si è rifiutato di farlo e poi ha fatto partire, eventualmente decorrere, tale termine da metà aprile in poi. E le date precedenti? Può una società estera venire a dettare legge in Italia e trasgredire le leggi dello Stato italiano? Perché deve avere questi privilegi, giacché ne gode di molti a livello fiscale? Privilegi dei quali mi pare nessuno si accorga, perché anche le nostre proposte per un aumento e per un'effettiva applicazione della web tax sono caduti nel vuoto. Risorse BCE: anche ieri il nostro presidente Meloni ha fatto una proposta abbastanza seria, che ci sembra, nelle more e nelle paludi delle trattative europee, essere la migliore. Perché anche questa non deve essere ascoltata? Quella dell'emissione dei titoli di Stato cinquantennali trattabili e comunque coperti dalla garanzia della BCE è una proposta che sta cadendo nel vuoto. Era un'ottima proposta, della quale si doveva parlare, si poteva approfondire, altrimenti che tipo di collaborazione chiedete? Noi facciamo le proposte, che vengono bocciate o eluse. Anche questo mi pare che non vada bene.
Ritornando al turismo, che, ripeto, viene trattato come la Cenerentola dell'economia italiana, e ricordando al Ministro Franceschini - qualcuno glielo riporterà - che da un anno giace immobile e insabbiata una proposta, un testo unico, una legge quadro sul turismo di Fratelli d'Italia che si è voluta insabbiare e che invece, se fosse stata presa in considerazione, avrebbe consentito oggi al turismo di rispondere in modo più agevole. Questo che dobbiamo rimarcare è che il Ministro del turismo si oppone alla dichiarazione di stato di crisi, che metterebbe in condizioni lo Stato italiano non solo di attingere a fondi europei a questi destinati, ma oltretutto di poter destinare a sua volta fondi. Per avviare uno stato di crisi in un settore si deve essere semplicemente in linea con l'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'UE, che riguarda appunto gli aiuti di Stato. Alla lettera b) del comma 2 di quest'articolo si giustificano pienamente gli interventi statali; ovviamente l'efficacia dello stato di crisi è subordinato all'autorizzazione della Commissione europea, ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Quindi, era una strada ineccepibile. Ma riguardo al Ministro del Turismo, non si è mai visto che un Ministro remi contro il settore di propria competenza. Questo è un ostacolo che veramente non è accettabile.
Ancora, le misure sul catasto: avete previsto una serie di categorie catastali che, alla fine, sia per l'esenzione sui mutui sia per quanto riguarda i crediti d'imposta, ha escluso alberghi, discoteche, teatri.
Ma su quale base voi andate a escludere gli alberghi, che sono un'altra di quelle aziende che non solo sono in grave crisi, ma a fronte delle quali sono stati fatti rilevanti lavori magari di ammodernamento, di messa a norma e che quindi sicuramente hanno mutui e finanziamenti da pagare? Perché escluderle? Cioè, qui c'è una specie di idiosincrasia nei confronti delle aziende del turismo, è una patologia questa che andrebbe curata secondo me. Le minuzie, le cose piccole che si potevano fare: ancora la categoria dei ristoratori (scusate se vi parlo di bottegai, mentre qui si è abituati a volare alto, ma ogni tanto bisogna essere capaci anche di mettere i piedi per terra); non è ancora stato autorizzato per il settore della ristorazione l'asporto; un conto è il delivery, un conto è semplicemente la vendita con asporto: lo possono fare tutta una serie di esercizi commerciali, i ristoranti no. I ristoranti, voi sapete, sono chiusi, al momento non possono effettuare la vendita normale: consentiamogli l'asporto. Ancora, TARI e COSAP: è normale che se un'azienda è chiusa non deve pagare la tassa rifiuti, è normale che se un'azienda è chiusa non può essere costretta a pagare il suolo pubblico. Non solo: la proposta di Fratelli d'Italia - e io voglio ringraziare uno per tutti, l'assessore Rossi di Grosseto, perché in quel comune e laddove noi governiamo e abbiamo consiglieri comunali, assessori e sindaci, questa proposta verrà fatta - è quella intanto di consentire una maggiore occupazione del suolo pubblico in termini di gratuità, perché è normale che, quando il ristorante andrà a riaprire, se dovrà rispettare misure e distanze di sicurezza, non potrà più avere i posti di prima; e allora cosa costa, ove è possibile, data la morfologia dei luoghi naturalmente, consentir loro di occupare più suolo pubblico? Noi crediamo che anche questa sia una misura di buon senso. Ripeto, il Ministro Franceschini è latitante, in senso buono, cioè è completamente assente e dove si appalesa lo fa per dire “no” allo stato di crisi. Ripeto, non sarà la sua materia, speravamo nei sottosegretari, ma anche qui bisognerebbe che qualcuno chiarisse che è stato sì, come diceva Sodano prima, previsto un una tantum anche per i lavoratori stagionali, però bisogna dirgli anche che al momento non si vede traccia di questi pagamenti e la previsione è che, sui 900 mila che li hanno richiesti, soltanto un terzo probabilmente riuscirà ad averli. Vogliamo venire alla categoria dei finanziamenti? Intanto diciamo che non sono finanziamenti a fondo perduto, sono prestiti che andranno resi in termini temporali anche piuttosto limitati. Però in merito vi volevo leggere una piccola comunicazione fatta da una banca stamattina: “Gentili clienti, le richieste di accesso ai nuovi finanziamenti fino a 25.000 euro garantiti al 100 per cento dal Fondo centrale di garanzia, previsti dal decreto-legge n. 23 dell'8 aprile 2020, hanno superato il plafond messo a disposizione della banca. Pertanto, al momento non possiamo accogliere ulteriori domande. In attesa di valutare una possibile riapertura dei termini, per qualsiasi esigenza, eccetera, eccetera”. Allora che succede? Succede che le banche si stanno chiudendo, ma era abbastanza facilmente prevedibile che le banche avrebbero avuto questi problemi. Secondo me le banche sono nella forbice fra andare in default oppure trovare qualsiasi escamotage - compreso questo di dire che hanno finito il plafond - o qualsiasi misura che preveda che i clienti, invece di usufruire del finanziamento, vadano con i 25.000 euro a coprire fidi o sofferenze, in maniera tale che la misura poi si concretizzerà semplicemente in un mettere in sicurezza le banche e non le aziende. Queste sono le problematiche che vi stiamo ripetendo da giorni. Io credo che anche qui vi debba esser chiaro che state sbagliando qualcosa.
Ma veniamo poi alle proposte che aleggiano e che speriamo di non trovare nel prossimo “decreto Liquidità” o nel “decreto aprile-maggio”: regolarizzare gli immigrati clandestini per dare manodopera, cioè fra le varie misure che si stanno pensando, con una disoccupazione che aumenterà in termini esponenziali, la preoccupazione maggiore è quella di regolarizzare qualche centinaio di migliaia di clandestini, persone entrate illegalmente in Italia, che sono tra l'altro dedite non sempre alla ricerca di lavoro, ma ad attività delinquenziali, come dicono le statistiche (e c'è da capirli magari, sotto un certo aspetto, perché sono in Italia, non possono lavorare, sono arrivati in modo clandestino). L'altra proposta è quella di inasprire il fisco: va be', arriviamo all'80 o 90 per cento di tassazione, un modo per rigenerare l'economia. Reddito di emergenza? Ma se non riuscite a pagare nemmeno la cassa integrazione, come potete ipotizzare un reddito di emergenza? Ma è chiaro il principio che quando le aziende non esisteranno più non fattureranno più, non avranno più redditi imponibili, qui ci dovremo porre il problema di pagare i carabinieri e i medici? Ma che misure sono? Cioè, le risorse dove si prendono? Quali risorse indicate? In subipotesi, l'ultima, “partecipare alla terza guerra mondiale a fianco della Cina, che tanto siamo già in buoni rapporti” (citazione Di Battista), il tutto oggettivamente condito dalla solita logica antilavorista. Sembra quasi che non riusciate a entrare in una logica di ripresa, di mercato, di confronto con l'Europa per ottenere quello che non dovrebbe essere difficile ottenere, stante il fatto che a tutti è chiaro che un'Europa senza Italia non è più neppure Europa, sarebbe una grande Allemande, in cui anche la Francia avrebbe tutto da rimettere. Abbiamo delle carte da giocare, giochiamole fino in fondo nella ricerca di risorse che al momento non ci sono. Ma poi c'è l'ultimo tema, che si riallaccia all'inizio del mio discorso e cioè quello della collaborazione, della responsabilità, eccetera. Qui il tema oggi, secondo me, non è più neppure quello del rapporto fra Governo e opposizione: qui siamo arrivati a un punto tale che il rapporto è fra Governo e Camere, fra Governo e Parlamento, perché qui le decisioni, il modus operandi col quale è stata andando avanti, fotografano proprio questo; c'è un Governo che, in virtù di uno stato emergenziale, sta bypassando qualsiasi passaggio democratico, qualsiasi collaborazione e unità nazionale che, nel rispetto delle reciproche posizioni, senza commistioni di alcun tipo, abbia veramente un ascolto nei confronti delle opposizioni. Noi dovremmo continuare a tacere, a stare zitti, in virtù di un'emergenza, ma rendendoci contemporaneamente conniventi ad errori che vengono compiuti in tutti i settori o mancanze gravi rispetto a quello che il Governo non fa: non è possibile, è una questione di rispetto sostanziale dei principi democratici e delle volontà popolare e noi non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo essere conniventi con i ritardi, gli errori, i danni provocati da questo Governo. In sostanza, noi continuiamo, come vedete la nostra presenza ci caratterizza anche in Aula, siamo disponibili a lavorare sette giorni su sette, l'abbiamo detto più volte, continuiamo ad essere a disposizione con le nostre idee e le nostre proposte, ma dovete rendervi conto, signori del Governo, che il tempo è scaduto e così anche la nostra pazienza, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO (FI). Grazie Presidente, li avevate chiamati eroi, alcuni li avete definiti angeli ed ora? Ed ora cominciate con l'oblio, per poi offrirli talvolta alle aggressioni, talvolta al ludibrio: parlo dei medici, parlo del personale sanitario, parlo di quei volti che abbiamo imparato a leggere nelle loro stanchezze e nel loro essere davvero al fronte. Abbiamo suggerito, in questo provvedimento, una misura che consentisse uno scudo penale, sì, uno scudo penale per quei medici al fronte, come nella medicina militare.
Uno scudo penale ed anche uno scudo risarcitorio per quel personale sanitario che è stato costretto, in pochi minuti, in pochi secondi, a dover decidere, di volta in volta, attraverso un proprio atto sanitario, della vita di tanti nostri concittadini. Questo scudo, però, doveva rappresentare anche un elemento per consentire quel diritto alla giustizia e alla verità per i familiari dei deceduti, per i familiari e per gli invalidi, per quanti cittadini ritenessero di necessitare di verità e di giustizia, ed eventualmente anche di un giusto risarcimento. Tutto questo non è stato possibile, non è stato possibile per la vostra protervia, per la vostra supponenza, per la nostra indifferenza rispetto ad un tema che è centrale dal punto di vista tecnico, ma è centrale anche dal punto di vista etico. Vi abbiamo suggerito di defiscalizzare gli stipendi del comparto sanità; credo che sia doveroso giusto dare a questo mondo, che abbiamo capito è tanto indispensabile e necessario per il nostro Paese, anche una soddisfazione, una piccola soddisfazione di carattere remunerativo. Abbiamo suggerito, riguardo a questo personale, di consentire che, se caduti, venissero equiparati alle vittime del dovere; è un emendamento questo che ha una valenza dal punto di vista delle provvidenze, delle misure, ma anche una valenza etica; se volete, fa capire lo Stato da che parte sta, se sta dalla parte di questi eroi o se sta dalla parte delle aggressioni, di quelle aggressioni a cui eravamo abituati fino a qualche mese fa. Vi abbiamo suggerito di aumentare, di moltiplicare le specializzazioni, le specialità per la facoltà di medicina, soprattutto per quelle più critiche (penso alla anestesiologia, penso alla medicina alla chirurgia d'urgenza, penso alla biochimica clinica, alla virologia): nulla di tutto questo. Vi abbiamo cioè chiesto di alimentare e sostenere la ricerca, quella pubblica e quella privata: nessun cenno in questo provvedimento.
Abbiamo provato ad introdurre qualche elemento di dibattito su questo provvedimento, per consentire che ci fosse una rete di assistenza territoriale più valida, soprattutto più strutturata, capace così di affrontare la fase 2 e le fasi che andremo ad incontrare: nessun segnale, zero ascolto. Vi abbiamo chiesto di utilizzare tutte le competenze del nostro Paese, quelle pubbliche e quelle private, anche sul fronte dei laboratori. Se si vuole davvero fare un'operazione, nel nostro Paese, di screening funzionale, efficace non solo ai fini epidemiologici ma anche ai fini della ricerca di asintomatici contagiati, è evidente che bisogna mobilitare tutte le energie della sanità, quelle pubbliche e quelle private, senza avere condizionamenti ideologici, senza avere preclusioni: nulla di tutto questo. Ma vi abbiamo anche chiesto una cosa in più. Vi abbiamo detto: scusate, obbligate a tutti di mettere le mascherine, a parte la pantomima che in un primo tempo avete detto che non andavano messe, poi che vanno messe, ma questa è altra storia. Dite a tutti che bisogna mettere le mascherine e non riducete l'IVA dal 22 al 4 per cento. Le mascherine come i prodotti griffati? Le mascherine come lo champagne? Le mascherine come il vino d'annata? Sottraete, in questo modo, ogni anno, 7 miliardi alle famiglie e alle imprese. Da una parte costringete, collassando le imprese e le famiglie, al prestito, poi garantite quel prestito, magari per pagare tasse, in quanto quel prestito è oneroso; infine, costringete quelle famiglie e quelle imprese - le obbligate - ad una ulteriore gabella.
Cosa fanno le organizzazioni criminali? Inginocchiano le imprese attraverso le economie illegali, la concorrenza sleale e poi garantiscono prestiti e salvataggi, obbligando quelle stesse imprese a tassi usurari e all'acquisto di prodotti con un prezzo fuori mercato. Trovate qualche similitudine, trovate qualche differenza? A me sembra, più o meno, la stessa cosa: una nuova tassa, una tassa sul pane, sul macinato. Questa è l'IVA al 22 per cento quando rendete obbligatorie le mascherine e poi non riducete l'IVA dal 22 al 4. Ve lo abbiamo chiesto in tutti i modi, in tutte le possibili forme; tra l'altro, si tratta di un'entrata tutta nuova, quindi non va nemmeno giustificata in qualche modo questa riduzione; parliamo di decine di migliaia di mascherine al giorno.
Poi, c'è il caregiver: avete lasciato soli chi aiuta il prossimo; credo che sia un atto di imprudenza e di vigliaccheria. Sono tutti i sospesi i servizi scolastici, i socio-assistenziali, i socio-educativi, centri diurni; i 600 euro - coperti - che noi volevamo offrire a questa categoria sono già coperti dal Fondo per il sostegno del ruolo di cura ed assistenza del caregiver familiare. Abbiamo trovato sordità, abbiamo trovato insipienza, abbiamo trovato supponenza. Poi vi abbiamo suggerito di intervenire sulle malattie rare, debolezze nelle debolezze (penso alla fibrosi cistica, alle immunodepressioni): nulla di tutto questo! Non vi è stata una iniziativa in queste direzioni, eppure vi avevamo trovato anche le forme di copertura: ma non era più facile una sola misura? Una sola misura per tutti: indennità di quarantena, immediata, diretta, universale, senza far pasticci, senza ricorrere a mille pastoie burocratiche! Avete infilato gli italiani nella giostra della burocrazia: cinque modelli per poter uscire di casa; mutavano più i modelli del Coronavirus.
Diciannove adempimenti per avere il prestito oneroso di 25 mila euro. Vi abbiamo, in questa logica, chiesto di sospendere il codice degli appalti per far sì che finalmente ripartano le attività di impresa: nulla di tutto questo è stato ascoltato. Vuoto assoluto sul fronte della scuola: ci si affida a lezioni digitali e si escludono due milioni di ragazzi o non serviti dalla banda larga o, peggio, privi di PC e di tablet. È la discriminazione che genera esclusione culturale e sociale: altro che dispersione scolastica degli anni scorsi; siamo alla selezione prima della valutazione. Nulla ho letto per nuove scuole e nuovi asili, né al Nord, né al Sud, e al Sud ne avremmo ancor di più bisogno in ragione di quel diritto che non viene celebrato, che è il diritto ad un'istruzione garantita ad ogni nato nel nostro Paese. Nulla per le scuole paritarie pubbliche, costrette al collasso dalla vostra logica ideologica e punitiva. Vi abbiamo chiesto di sospendere gli affitti senza gravare sui locatari, misure per famiglie, per imprese e per locatari.
Dovevate essere il Governo smart, del digitale; mi sarei aspettato fuochi d'artificio da questo punto di vista, ma vi siete incagliati prima tra l'imbarazzante ed irresponsabile click day all'INPS e poi con milioni di ragazzi che non riescono a connettersi per seguire le elezioni digitali. Ma è venuto in mente a qualcuno di questi scienziati che avete come consulenti, giacché vi siete definiti incapaci di decidere e necessitati di scienziati al fianco, che andrebbe assunta una misura per estendere i contratti di telefonia mobile perché i giga non sono sufficienti e, in qualche misura, in famiglie che non se lo possono permettere come - voi e come noi - magari sarebbe necessario anche un aiuto in questo senso.
Vi abbiamo chiesto di sospendere la plastic tax e la sugar tax; sono due tasse inutili, dannose, che mettono soltanto le mani nelle tasche dei cittadini e soprattutto penalizzano le imprese.
Dell'abolizione parleremo. Vi avevamo chiesto rinvio o sospensione. Non la proroga per le concessioni balneari, non un bonus sul turismo italiano in modo tale da far conoscere ed apprezzare ancora meglio il nostro Paese.
Avete pensato di sopprimere il processo penale attraverso un'azione da remoto, l'ennesimo pasticcio normativo che è calato dall'alto, una norma che colpirà al cuore il processo penale riducendolo a una situation comedy. Nessuna garanzia per il cittadino imputato, esercizio virtuale del diritto di difesa, assoluta incertezza per la tutela dei dati sensibili. Poi, vi abbiamo chiesto di rinviare l'entrata in vigore della riforma liberticida sulle intercettazioni. Ma possibile che non c'è una delle proposte fatte dalle opposizioni che voi avete saputo o voluto accogliere? Sapete far tanto bene? Sapete far tutto? Avete abbandonato lo sport, gli sportivi, le associazioni sportive, le società, le società di gestione degli impianti, tutti abbandonati. Vi abbiamo detto: per lo meno compensate per le imprese i debiti delle pubbliche amministrazioni, evitate di far fallire aziende sane per troppo credito nei confronti delle amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Della cassa integrazione non parlerò. Siamo a “zero babà”, “zero babà”. Un ritardo inaccettabile, con le regioni tutte in ordine sparso e voi ad assistere. Consentitemi due parole sull'agricoltura. Servono braccia, servono lavoratori, serve forza lavoro, e voi che vi siete inventati? Regolarizziamo i clandestini. Non è nemmeno funzionale all'agricoltura, non serve all'agricoltura. All'agricoltura oggi servono voucher, un voucher semplificato per consentire a quelle fragole che tanto apprezzate e che proprio in queste ore, in questi giorni e in queste settimane devono essere raccolte, a quelle fragole di essere raccolte per arrivare sulla vostra tavola (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma che pensate? Che chi può farlo? Ma penso anche al vitivinicolo, collassato per le vicende del mercato internazionale. Penso alla pesca, penso al florovivaismo, penso alla mozzarella di bufala campana DOP: non c'è una misura una, non ne leggo una!
Ma gli agricoltori sono, si sa, quelli che lavorano di più. Si alzano ogni mattina, perché la terra non si alza. Sono loro che devono abbassarsi verso la terra, ma sono considerati lavoratori di serie B. Per le aziende agricole il limite per le certificazioni antimafia è di 5 mila euro per le risorse statali e di 25 mila euro per le europee. Per tutte le altre imprese il limite è 150 mila euro. Scusate, ma c'è una condizione ontologica per cui ritenete gli agricoltori più inclini a essere oggetto delle organizzazioni criminali o c'è una preclusione di tipo sociologico nei confronti di chi lavora, avendo voi la presunzione di ritenere di dover aiutare sempre e solo chi non lavora? Vi abbiamo suggerito, anche su questo fronte, un pagamento compensativo per le imprese agricole su tutto il territorio nazionale, sul modello delle indennità compensative delle aree svantaggiate. Si potrebbero utilizzare l'annualità 2021 e parte della 2022, integrando così i fondi non spesi del programma 2014-2020. Invece nulla! Ma non avete fatto nulla per le Forze armate, nulla per le Polizie, nulla per le Polizie locali che stanno fronteggiando da sole questa emergenza nelle piccole comunità.
E veniamo a un altro tema. Io ho creduto, negli anni scorsi, che la battaglia sull'RC-auto era una sorta di battaglia tra Sud e Nord, per cui trovavo sempre la vostra indisponibilità a ragionare sul premio dei poveri automobilisti virtuosi del Sud che pagano molto più di quanto non paghino gli automobilisti virtuosi del Nord e pensavo che fosse una contrapposizione di questa natura. Invece, nulla di tutto questo e mi devo ravvedere: è la contrapposizione tra chi cammina a braccetto con le compagnie di assicurazione e chi, invece, cammina a braccetto degli automobilisti e dei cittadini. Vi abbiamo suggerito una norma che non costa, che non costa un euro. Ma, scusate: se nel contratto assicurativo è previsto un rischio per 12 mesi e per “N” chilometri e se quei 12 mesi non sono tali ma sono diventati 10 e quegli “N” chilometri si sono ridotti del 20 per cento, ma per quale ragione non dev'essere ridotto quel rischio e, quindi, allungata la polizza? Per quale ragione? Datemi un motivo? Perché serve un regalo alle compagnie di assicurazione? Fatelo, ma il regalo lo dovete fare con le tasche vostre e non con le tasche degli italiani. Voi sottraete un miliardo 200 milioni alle tasche degli automobilisti per darli alle compagnie di assicurazioni. Ho talmente ragione e abbiamo talmente ragione che una primaria compagnia di assicurazione sta facendo già questa promozione, a dimostrazione del fatto che è un incauto arricchimento. Non lo so se è incauto, ma di certo si determina una condizione per la quale la sinistrosità in questi due mesi si è ridotta del 96 per cento. Perché volete fare questo regalo? Che stupido a fare questa domanda.
Sono preoccupato e siamo preoccupati per il vostro atteggiamento. Avete dimostrato di essere incapaci, inavveduti, incerti, saccenti, superficiali, autoreferenziali, e lo avete dimostrato col numero di comitati che avete messo su. C'è già il Governo, ci dovrebbe essere il Governo: 21 Ministri, 42 sottosegretari, staff, segreterie, gabinetti, direzioni generali, 21 governi regionali, 400 assessori, staff, consiglieri delegati, tutti a pensare alla fase 2. Quindi, 1.500 tra direttori generali delle ASL, direttori amministrativi, direttori sanitari, consulenti interni ed esterni, 1.500 tra le direzioni centrali delle regioni con staff, consulenti, professori, fattucchieri, maghi. C'è di tutto! Avete costruito un ambaradan straordinario per costruire questa fase 2, per disegnare la fase 2. Quaranta sono i componenti della cabina di regia del Governo, enti locali e parti sociali; 8 quelli per la task force del Ministero della Salute; 100 esperti per il Ministero dell'Istruzione; 20 per la task force presieduta da Colao; 8 per la cabina di regia con gli enti locali; 76 per la task force del Ministero per l'Innovazione; 35 per la task force liquidità del sistema bancario; 9 per la task force finanza sostenibile; 11 contro le fake news; 13 del Ministero della famiglia; 40 per la struttura di supporto al commissario Arcuri; 15 per l'emergenza al MIUR; 15 task force carceri; 40 task force giustizia. Ma dove volete andare? Ma dove volete andare? State favorendo l'occupazione di consulenti il più delle volte inutili e, quando utili, utili contro di voi e contro gli italiani. Eppure noi credevamo ancora che di fronte al COVID-19 bisognasse costruire un clima istituzionale e politico coeso, non ideologico, privo delle scorie del passato. Vi abbiamo ascoltati ma eravate sordi alle nostre sollecitazioni, spesso muti e incapaci di riconoscere le vostre debolezze e la vostra ignoranza. Fino all'ultimo - e ancora lo faremo - vi incalzeremo per costruire un argine di difesa per i nostri territori e ancora di più per quelli del Mezzogiorno, colti già in una debolezza cronica. Perché “no”, perché “no” a un piano di ospedali nazionali con attenzione al Mezzogiorno? Perché “no” alla proroga dell'RC-auto? Perché non passate dalla fase dell'ascolto sterile a quella dell'azione condivisa? Non siamo interessati a governare con voi; siamo motivati a correggere i tanti errori per far trovare l'Italia, le imprese e le famiglie pronte alla ripresa, pronte al riscatto, alla voglia di ricostruire socialità ed economia. Non vorrei che la vostra vittoria consista nella decrescita felice. Per voi è la sconfitta, nostra, di tutti e degli italiani. Noi crediamo, al contrario, a una crescita che sia felice e che sia robusta. Non ci rassegniamo e non possiamo consentirci questo atteggiamento che denota sciatteria e presunzione, imprudenza ed improntitudine, negligenza, arroganza.
Siete stati davvero imbarazzanti. Noi proviamo a contrapporre la proposta, la proposta di merito sui singoli argomenti. Non ci stancheremo di sostenere le nostre ragioni e quelle degli italiani, delle famiglie e delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la discussione sulle linee generali, che proseguirà alle ore 16.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Istruzione, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo.
Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Elementi e iniziative in ordine alle risorse per la dotazione tecnologica a supporto della didattica a distanza – n. 3-01469)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno. La deputata Rosa Alba Testamento ha facoltà di illustrare l'interrogazione Casa ed altri n. 3-01469 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ROSA ALBA TESTAMENTO (M5S). Grazie, Presidente. Ministra, colleghi, il nostro Paese sta attraversando un periodo di grandissima emergenza, causata dalla pandemia da COVID-19, che ha coinvolto il tessuto economico, sociale, culturale e anche la scuola, che è riuscita a riorganizzarsi repentinamente, mettendo a disposizione degli studenti forme alternative alla didattica frontale.
La didattica a distanza, già attivata fin dalla fine del mese di febbraio, ha però evidenziato un gap tra parte della popolazione scolastica e gli strumenti digitali. Pertanto, apprezzato l'incremento di 85 milioni di euro delle risorse previste dal Piano nazionale scuola digitale, di cui 10 milioni destinati al potenziamento di piattaforme e strumenti digitali, 70 milioni di euro per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi individuali digitali e per garantire la connettività di rete e 5 milioni per la formazione del personale, le chiediamo lo stato di avanzamento della distribuzione di queste risorse, previste nel “decreto Cura Italia”, e quali ulteriori iniziative voglia intraprendere, affinché il digital divide si riduca sempre più.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.
LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Onorevole Testamento, come da lei messo chiaramente in luce, la scuola, nonostante le molteplici difficoltà connesse alla straordinaria situazione emergenziale, non si è fermata. E per questo non mi stancherò di ringraziare tutta la comunità scolastica.
Nondimeno sono state riscontrate delle difficoltà, a garantire a tutti gli studenti il medesimo livello di efficacia della didattica a distanza, anche a causa del fenomeno del digital divide, come da lei evidenziato.
Per questa ragione abbiamo subito dispiegato ogni misura, per rispondere a questo gap tra popolazione studentesca e strumenti digitali. Con il decreto ministeriale n. 187 sono state già ripartite le risorse, 85 milioni di euro, parte delle quali, ben 70 milioni di euro, stanziate con l'articolo 120 del decreto-legge n. 18, per consentire alle istituzioni scolastiche di dotarsi di strumenti digitali, da mettere a disposizione degli studenti meno abbienti. Ho voluto un'allocazione delle risorse che tenesse conto della concreta condizione degli studenti, per supportare, nei termini dell'eguaglianza sostanziale, quelli più bisognosi.
Con una nota del 28 marzo scorso, sono state fornite a tutte le scuole alcune prime indicazioni essenziali, rispetto all'applicazione del predetto articolo 120, per assicurare la più ampia diffusione degli strumenti digitali per l'apprendimento a distanza.
Una prima indagine sulla didattica a distanza, indirizzata a tutte le scuole d'Italia, ci ha permesso di osservare le prime ricadute delle misure adottate. Le istituzioni scolastiche che hanno attivato sistemi di didattica a distanza sono riuscite a coinvolgere il 94 per cento degli studenti, utilizzando molteplici strumenti.
Nei giorni scorsi ho avviato un nuovo monitoraggio, proprio per raccogliere ulteriori informazioni, per comprendere gli effetti della distribuzione delle risorse, cui prima ho fatto cenno, ma soprattutto per rilevare le ulteriori necessità di device e connettività da parte delle fasce più deboli, così da intervenire ulteriormente, laddove ci fossero ancora carenze, che impediscano di garantire pienamente il diritto allo studio, posto dalla nostra Carta tra quelli fondamentali ed inalienabili.
A ogni modo, per non lasciare nessuno indietro, abbiamo stanziato ulteriori 80 milioni di euro, a valere sulle risorse PON, destinate proprio all'acquisto di PC, tablet e dispositivi per la connessione Internet dedicati alle scuole del primo ciclo. Queste risorse divengono accessibili attraverso un bando agile, partecipando al quale le scuole potranno ricevere risorse immediatamente spendibili. Si tratta di un ulteriore importante investimento del Ministero per arrivare fino all'ultimo dei nostri studenti.
PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Vacca ha facoltà di replicare.
GIANLUCA VACCA (M5S). Presidente, Ministra, grazie per la risposta. Mi permetta di aggiungermi e aggregarmi al plauso che è stato rivolto al mondo della scuola, perché effettivamente lo sforzo che tutto il mondo della scuola sta facendo in questa emergenza è eccezionale: tutti quanti, dal corpo docente agli studenti, alle famiglie, ai dirigenti, a chi ricopre incarichi di vertice politico, come al Ministero, come nel Parlamento, lo stiamo facendo per assicurare un diritto all'istruzione in un momento emergenziale senza precedenti come questo. Lo stanziamento di risorse che è stato già effettuato con il “Cura Italia” è importante, e importanti sono le ulteriori risorse che lei ha annunciato, gli 80 milioni aggiuntivi, perché nei momenti di crisi il rischio, lo sappiamo benissimo, è che aumentino le disuguaglianze sociali, e noi dobbiamo fare in modo che questo rischio venga scongiurato, e che quindi chi ha maggiori difficoltà in un contesto e in una situazione normali, a maggior ragione in una situazione come questa venga aiutato e supportato. È quindi importante continuare a monitorare, è importante continuare a programmare interventi e strumenti utili a far sì che nessuno venga escluso in questo momento drammatico per il nostro Paese, che ci auguriamo possa passare il prima possibile.
(Iniziative in vista della riapertura graduale delle scuole e della ripresa delle attività scolastiche in presenza – n. 3-01470)
PRESIDENTE. Il deputato Luciano Nobili ha facoltà di illustrare l'interrogazione Toccafondi ed altri n. 3-01470 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
LUCIANO NOBILI (IV). Presidente, signora Ministro, la pur lodevole esperienza della didattica a distanza non colma il vuoto, l'assenza dell'esperienza scolastica in presenza: anzi, come ha ricordato il Presidente Macron, che in Francia riaprirà le scuole l'11 maggio, il principale vettore, il principale strumento di contrasto alle disuguaglianze rischia di diventare purtroppo un vettore di diseguaglianze, sociali, digitali, culturali.
Le scuole italiane sono chiuse dal 5 marzo, in alcune casi dal 24 febbraio, e molto probabilmente non si rispetterà il termine del 18 maggio fissato dal DL n. 22. La domanda che rivolgiamo al Governo è: quando riapriranno queste scuole, quando daremo certezza a famiglie, insegnanti e studenti? In secondo luogo, se la scelta è settembre, perché non utilizziamo questi mesi per ripristinare i fondi e l'unità di missione per mettere in sicurezza l'edilizia scolastica delle nostre scuole e riprogettare gli spazi? E infine, signora Ministro, il Governo può prendere l'impegno di garantire agli studenti che hanno compiuto un ciclo superiore di studio il diritto all'esame di maturità fatto in presenza e non davanti ad una webcam? Sono studenti che hanno faticato, che hanno fatto grandi sacrifici in un momento molto difficile per il Paese: credo che meritino questa esperienza fondamentale per la loro vita.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.
LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Presidente, onorevole Nobili, come ho più volte ribadito, la salvaguardia dei nostri ragazzi e del loro futuro rappresenta una priorità fondamentale ed ineludibile. Da subito il Governo ha adottato interventi urgenti per assicurare sia il diritto all'istruzione costituzionalmente garantito, che il primario diritto alla salute degli studenti e di tutto il personale scolastico. Il Paese ha fatto sforzi importanti in queste settimane per rispondere all'emergenza sanitaria, grandi sacrifici che non possono essere vanificati in questa delicata fase: per questo l'orientamento è riprendere l'attività didattica in aula, ma solo quando il quadro epidemiologico lo consentirà, alle condizioni ragionevoli di sicurezza per tutti, per gli alunni, per il personale scolastico e di riflesso per l'intera nazione.
Quanto agli esami di Stato del secondo ciclo mi sono battuta fin dall'inizio dell'emergenza per salvaguardarli: l'Italia è non a caso tra i Paesi in Europa che hanno deciso di mantenerli e di non annullarli. Anche per questo, come ho già detto, auspico davvero che ci sia la possibilità, come anche tanti ragazzi ci stanno chiedendo, di svolgere l'orale in presenza, ovviamente nelle giuste condizioni di sicurezza per la salute di tutti.
Allo stesso tempo però, concordo con lei, dobbiamo cominciare a guardare oltre e lo stiamo già facendo. A tale scopo proprio ieri ho istituito un comitato di esperti che opereranno a titolo gratuito, interloquendo fattivamente con regioni ed enti locali, con le forze sociali, con le associazioni, ed avvalendosi altresì delle migliori professionalità presenti nel Paese, per formulare proposte per la scuola con riferimento all'emergenza sanitaria in atto, ma anche guardando al miglioramento del sistema di istruzione. Abbiamo chiesto al comitato di avanzare proposte concrete sull'avvio in sicurezza del prossimo anno scolastico.
Per quanto riguarda le associazioni e le altre realtà normalmente impegnate in attività didattiche dedicate al mondo della scuola, posso confermarle che queste stanno continuando a collaborare su specifici progetti che non si sono arrestati. La sua interrogazione mi offre anche l'occasione per riferire come il tema dell'edilizia scolastica sia fondamentale per il Governo. Dal momento del mio insediamento come Ministro, in poco meno di quattro mesi, grazie al proficuo lavoro condotto insieme alle regioni e agli enti locali tutti, abbiamo assegnato a marzo ben 510 milioni per la messa in sicurezza delle scuole (stiamo pubblicando la graduatoria del bando da 98 milioni per l'adeguamento delle scuole alla normativa antincendio), abbiamo ripartito tra le regioni ulteriori 320 milioni, così da autorizzare gli interventi a inizio giugno, abbiamo predisposto il decreto di assegnazione di 855 milioni per la messa in sicurezza e l'efficientamento energetico delle scuole secondarie di secondo grado, abbiamo assegnato agli enti locali 65,9 milioni per indagini diagnostiche su solai e controsoffitti.
Posso dunque rassicurarla che stiamo lavorando affinché ai nostri studenti sia sempre garantita la massima sicurezza e la continuità didattica, in conformità ai diritti costituzionalmente garantiti alla salute e all'istruzione.
PRESIDENTE. Il deputato Michele Anzaldi ha facoltà di replicare.
MICHELE ANZALDI (IV). Presidente, Ministro, tutte queste cose che lei ha citato, che sono belle, mi permetta di dirle che sarebbe stato anche bello che le avesse condivise col Parlamento, che queste decisioni fossero passate dal Parlamento, che fossero prese tutti insieme.
Detto questo, io sono cosciente del periodo che stiamo affrontando. Ad oggi siamo quasi a 25 mila decessi, tra atroci sofferenze dei malati e dei familiari, a cui è stato negato anche l'ultimo sguardo al proprio caro, quindi capisco in che circostanza siamo, ma mi permetto di rivolgerle un appello, Ministro: dia, dia la certezza - e la dia oggi, al massimo dopodomani - che ci saranno gli esami di maturità. L'esame non è solo una prova, una verifica dello studio, del lavoro svolto a scuola; è da sempre la vera constatazione del completamento della formazione dello studente uomo. Gli esami non finiscono mai è il titolo di un'amara commedia di Eduardo De Filippo, ma noi oggi rischiamo di non farli iniziare mai, con delle ripercussioni sui nostri giovani enormi. Le cicatrici lasciate da questo lockdown saranno grandi, brutte e incancellabili. Le chiedo di prendere in mano il fattore scuola nella sua interezza: la scuola non è solo studio, ma svolge tanto altro all'interno delle nostre società. Come faranno le famiglie a tornare al lavoro, se i figli non sono accuditi o impegnati? Dal 4 maggio a fine agosto è un periodo enorme per le famiglie e i loro figli. In certe realtà la scuola non è solo istruzione, ma rappresenta l'unica soluzione alla socialità, o meglio all'educazione. Voglio ricordare le parole di un padre, di un prete - un prete coraggioso - Fabrizio Valletti; è uno dei preti impegnati nel territorio di Scampia, a Napoli.
In occasione di una visita di Renzi a Scampia disse: “Se volete aiutarci veramente a salvare questi giovani, a dare loro un futuro, permetteteci di tenere le scuole aperte sino a sera”. Ecco, la scuola a questo e a tanto altro nella nostra società dovrebbe servire (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
(Iniziative a sostegno del trasporto aereo, con particolare riferimento al rilancio di Alitalia e al suo ruolo nell'ambito delle strategie per la ripresa economica – n. 3-01471)
PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01471 (Vedi l'allegato A).
STEFANO FASSINA (LEU). Presidente, come sa, Ministro, il trasporto aereo è sostanzialmente bloccato e si va verso una radicale riorganizzazione del mercato. In questo quadro si prospettano potenzialmente delle opportunità per Alitalia. La condizione che è stata posta nel decreto-legge “Cura Italia”, cioè il passaggio degli asset a una società pubblica, è condizione necessaria ma non sufficiente per fare di Alitalia una solida compagnia aerea nazionale. Abbiamo letto in questi giorni ipotesi molto preoccupanti, che contraddicono la prospettiva di una solida compagnia aerea nazionale: il ridimensionamento della flotta, lo spezzatino. Le chiediamo allora, Ministro, se non ritiene necessario finanziare gli investimenti utili affinché Alitalia possa tornare ad essere una solida compagnia di bandiera.
PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.
STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. Ricordo che il Ministero dello sviluppo economico è il Ministero vigilante della struttura dell'amministrazione straordinaria. Lo dico perché, per rispondere all'interrogazione fatta, mi sono avvalso anche della collaborazione, cosa che succede quotidianamente, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ovviamente, invece, si occupa in modo più ampio del settore del trasporto aereo. È evidente l'interesse che il Governo da subito ha manifestato non soltanto per salvare ma per rilanciare la compagnia di bandiera e mai come in questo periodo, di grande difficoltà del trasporto aereo, Alitalia è stata oggettivamente un elemento di grandissimo supporto, ad esempio anche per il rimpatrio dei nostri connazionali all'estero, sottolineando l'importanza per un Paese avanzato come il nostro di avere una compagnia di bandiera. È inutile ricordare i vari provvedimenti, compreso il finanziamento di dicembre di 400 milioni, l'ultima tranche, e il decreto di marzo, il “Cura Italia”, con il quale abbiamo istituito il fondo da 500 milioni di euro, ma non sono questi gli unici elementi messi in campo. In questo periodo di grande difficoltà e di crisi abbiamo comunque implementato, grazie ovviamente al lavoro del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, tutte le misure che servono per affrontare la crisi del settore in questo momento: il fatto che la compagnia viaggi, ovviamente, con la necessità di distanziamento e quindi con costi aggiuntivi per la compagnia stessa. È del tutto evidente che gli elementi che gli interroganti hanno posto nella loro interrogazione come elementi di merito, quindi il dimensionamento della flotta, la continuità aziendale e, ovviamente, tutto l'impegno economico, sono elementi che si riflettono anche sul Documento di economia e finanza che andremo ad approvare nelle prossime ore e che saranno lì contenuti. Riteniamo che sia il momento giusto per investire e non per ridimensionare la flotta: non è questo l'obiettivo del Governo. Oggi Alitalia vola con un numero di aeroplani molto ridotto perché ovviamente è ridotto il mercato, ma con la costituzione della NewCo a capitale pubblico e il dimensionamento aziendale, quando il traffico aereo ripartirà, dovrà essere pronta a cogliere le opportunità. Alitalia ha sempre viaggiato in questi ultimi anni con un grande gap di mercato rispetto ad altre grandi compagnie e ciò è indiscutibile per una serie di ragioni che non sta a noi oggi giudicare, perché non c'è il modo e il tempo. È chiaro che, come lei ha detto, la crisi complessiva del mercato porta anche a qualche opportunità in più e quindi a quella di scalare un mercato che fino adesso era precluso, ma che non sarà più precluso per Alitalia quando il mercato stesso ripartirà.
PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di replicare.
STEFANO FASSINA (LEU). Ringrazio anche io il Ministro. Ovviamente, abbiamo bisogno di altre sedi. Come abbiamo scritto con il collega Fornaro nell'interrogazione, noi riteniamo fondamentale che la flotta aerea sia superiore a 100 aeromobili, che abbia adeguati aeromobili per il lungo raggio e per il cargo; che si mantenga l'unitarietà delle diverse attività aziendali, dall'aviation, all'handling, alla manutenzione e che si possa, dopo aver fatto gli adeguati investimenti - quindi ci aspettiamo che nel Documento di economia e finanza sia chiara questa parte - per la flotta, per il rilancio delle manutenzioni, per la salvaguardia occupazionale, sulla base di una solida condizione finanziaria, industriale e organizzativa, poi trovare il partner da associare a una azienda che rimane a maggioranza pubblica. Abbiamo visto in queste settimane cosa vuol dire perdere asset fondamentali per il Paese. Una compagnia aerea è almeno tanto importante quanto le aziende che fanno le mascherine che abbiamo dovuto importare con i tempi e i costi relativi dall'estero. Quindi, davvero, su questo è fondamentale che il Governo faccia uno sforzo e - chiudo - che intervenga anche sui punti extra-aziendali che determinano i problemi di competitività - penso alle tariffe aeroportuali, in particolare a Fiumicino, dove ci sono rendite inaccettabili per Atlantia - e che intervenga sul dumping sociale e fiscale generato dalle low cost che viaggiano in Italia con la residenza in paradisi fiscali e in giurisdizioni dove non sono applicate le condizioni minimali per i diritti di lavoratrici e lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative urgenti volte ad assicurare immediata liquidità a fondo perduto alle piccole e medie imprese, ai fini del loro pieno rilancio - n. 3-01472)
PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01472 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
GUIDO GUIDESI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il Presidente del Consiglio qualche settimana fa, in una delle sue conferenze stampa in tarda serata, ha presentato un piano d'azione di 400 miliardi di euro per il credito e la liquidità alle imprese. Bastava vedere le bozze per capire che quel piano di azione non è di 400 miliardi ma di 200 miliardi ma soprattutto non riguardava la liquidità ma riguardava la garanzia pubblica per l'accesso al credito con finanziamenti bancari con costi ed interessi. Gli articoli di stampa degli ultimi giorni e le singole esperienze hanno evidenziato le difficoltà burocratiche di accesso: diciannove documenti per presentare una domanda con l'aiuto spesso di un consulente. Siamo a chiederle come intende ovviare a questa drammatica e vergognosa situazione.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, senatore Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.
STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti che danno modo di fare chiarezza su alcuni punti rispetto alle situazioni che sono state citate anche dall'interrogante che saluto. Innanzitutto credo che l'intenzione del Governo è stata da subito di dare liquidità sospendendo quantomeno i pagamenti, che significa quindi aiutare le imprese sulla parte costi. Ovviamente non è stato sufficiente. Il cosiddetto “decreto Liquidità” per le piccole e medie imprese prevede in particolare la garanzia al 100 per cento statale fino a 25 mila euro. Il modulo non prevede diciannove documenti. Basta guardarlo online: sono in realtà tre facciate in cui c'è l'anagrafica dell'impresa, la dichiarazione sull'ultimo bilancio utile o l'autocertificazione, perché ci possono essere imprese che sono più recenti e che non hanno ancora depositato alcun bilancio o che non hanno ancora un conto economico, e, semplicemente, il fatto di non aver avuto o di aver già avuto, e in che parti, già garanzie statali, perché, come sapete, il fondo funziona a cumulo. Abbiamo avuto da subito l'idea di utilizzare gli strumenti che le imprese già conoscono come il Fondo centrale di garanzia e, chiaramente, l'unico punto d'appoggio su cui potevamo contare per dare la liquidità a credito è quello degli istituti di credito. Ad oggi vi posso dire che le misure del “decreto Liquidità” hanno portato 14.723 operazioni già garantite, per oltre 2 miliardi di liquidità erogata. Di queste 10.500 sono le operazioni con il finanziamento al 100 per cento sotto i 25 mila euro per un totale di 24 milioni. Ovviamente, ricordo che il framework europeo è di poco più di dieci giorni fa; il “decreto Liquidità” è diventato operativo giovedì della scorsa settimana; l'autorizzazione della Commissione europea è arrivata il giorno di Pasquetta e già lunedì di questa settimana ci sono stati i primi bonifici sui conti correnti, cioè in dodici giorni abbiamo reso operativa quella misura e credo che non sia una misura da poco. Informo che, nel decreto di aprile, il Fondo di garanzia avrà una dotazione superiore di altri 4 miliardi, oltre ai 2 miliardi e mezzo circa che sono già sul Fondo, e oltre al fatto che durante l'anno il Fondo recupera, dalla restituzione delle imprese, un altro miliardo. Quindi, arriveremo già nelle prossime settimane ad avere oltre 7 miliardi e mezzo con un effetto leva che ovviamente porta a cifre importanti e questo per le piccole e medie imprese, oltre a tutte le altre garanzie che sono già state rese note e che stanno funzionando. Ovviamente, si tratta anche di dare una liquidità immediata a ristoro ed è ciò che stiamo facendo con il decreto di aprile; ricordo che la misura dei 600 euro, che riguarda le persone fisiche che eserciscono attività di impresa, ma anche i soci lavoratori delle SNC e delle SAS. C'è una parte ovviamente del mondo dell'impresa che non è compreso in questi: penso alle SRL. Per le imprese con meno di dieci dipendenti stiamo lavorando a una misura di ristoro diretto, che potrà garantire liquidità diretta e non a prestito e in più ricordo che la misura dei 600 euro è in fase di studio e lo faremo nel cosiddetto decreto di aprile che proporrà una misura di un importo superiore e non per una mensilità sola ma per due mensilità. Stiamo parlando di importi molto importanti di liquidità diretta. Tra le varie misure già fatte e in lavorazione si parla circa di 15 miliardi, che è un importo, direi, forse più alto della media degli interventi fatti di liquidità diretta e di indennizzo rispetto agli altri Paesi europei.
PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di replicare.
GUIDO GUIDESI (LEGA). Ministro, ricambio il suo saluto, ma non la risparmierò dal raccontarle la realtà, perché sarebbe stato molto utile, per dare liquidità e credito alle imprese, cancellare, per esempio, gli adempimenti fiscali di marzo, aprile e giugno, al posto di rimandarli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), con la speranza da parte delle imprese di ottenere un mutuo con costi di interessi per pagare quelle tasse che erano state sospese. La cruda realtà è che alle domande: “vuoi un mutuo?” la risposta è “sì, però prima chiudi un fido” oppure “tu vuoi un mutuo, però non abbiamo più il plafond necessario per soddisfare la tua domanda”. Non è il decreto per le imprese questo, Ministro, non è il decreto per la liquidità delle imprese. Alla fine lo avete tramutato in una conseguenza di un “decreto salva banche” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché la considerazione che le facciamo, Ministro, a lei e a tutto il Governo, è il fatto che le garanzie che erano private sui finanziamenti adesso diventeranno garanzie pubbliche. Le banche ne godranno sui crediti e ne godranno anche attraverso gli interessi e i costi che incasseranno; e addirittura a questa situazione conseguirà il fatto che saranno le banche stesse a decidere in futuro chi far fallire e chi no grazie alla garanzia pubblica messa in atto da parte del Governo. La situazione era prevista: non avete ascoltato noi, non avete ascoltato commercianti e artigiani, ma bastava semplicemente copiare da quello che avevano fatto in Svizzera, in Germania o in Francia, era abbastanza semplice. Vedremo se sarà chiarita la responsabilità del COVID-19 e dell'emergenza sanitaria, se sarà chiarita da parte della Cina. Oggi, però, le dico chiaramente che sicuramente conosciamo la responsabilità della morte di alcune aziende e di parte del tessuto produttivo italiano, e quella responsabilità è di questo Governo. Concludo, Presidente: Ministro, guardi, lei viene da una regione del Nord; una regione che, grazie alla capacità di autonomia che ha, è riuscita a compensare le vostre mancanze. Una parte del vostro movimento, il suo capo politico chiede il commissariamento di alcune regioni in maniera dittatoriale. Se volete commissariare qualcuno, iniziate da voi stessi per la vostra incapacità e per la vostra inadeguatezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Intendimenti del Governo in ordine a misure a fondo perduto per il sostegno alle piccole e medie imprese, ai fini della piena ripresa delle attività produttive – n. 3-01473)
PRESIDENTE. La deputata Nardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01473 (Vedi l'allegato A).
MARTINA NARDI (PD). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, è indubbio che la chiusura delle attività produttive, il famoso lockdown, che è stato sicuramente funzionale e importante per fermare il contagio, ce lo dicono i numeri di questi giorni e di queste ore, però ha determinato una situazione straordinaria, che sicuramente non ha precedenti. Ha stravolto le nostre abitudini, la quotidianità, e ha stravolto i consumi. Il Governo - noi ne siamo contenti - si è attivato prontamente, questo è innegabile; però è innegabile anche che le piccole e medie imprese saranno in difficoltà a ripartire. In questo quadro, noi abbiamo valutato con interesse, perché riteniamo siano utilissimi, i finanziamenti a fondo perduto che lei ha citato più volte nel corso di questi giorni. E quindi siamo qua a chiederle quante risorse intenda il Governo impegnare per finanziare questa misura, che sarebbe, appunto, utilissima e auspicabile.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.
STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. È evidente che il nostro tessuto economico è fondato sulla piccola e media impresa, e in particolare le imprese che hanno meno di dieci dipendenti sono oltre il 96 per cento di quelle esistenti.
Ringrazio anche per la domanda, che mi consente di completare un po' il ragionamento che stavamo facendo poc'anzi sulla liquidità diretta alle imprese, che si fonda su tre grandi capisaldi: la riduzione dei costi, perché ovviamente ora ridurre i costi significa aumentare la liquidità, e credo che tutte le operazioni fatte anche sulla cassa integrazione straordinaria e la cassa in deroga siano, di fatto, un minor costo per l'impresa. Il secondo punto fondamentale è quello dell'accesso al credito e il terzo punto, invece, è quello degli indennizzi diretti.
Noi ci stiamo orientando per il prossimo decreto su tre cose specifiche: la diminuzione dei costi fissi delle bollette, penso a tutti quei commercianti, artigiani e autonomi che hanno avuto la propria attività chiusa, e che quindi non hanno un consumo energetico: non potranno avere una bolletta che contenga gli oneri di sistema, e quindi stiamo lavorando su una misura che vada ad annullare e azzerare gli oneri di sistema.
La questione degli affitti: è evidente che con l'attività chiusa, però con un affitto verso un altro soggetto privato, bisogna garantire che quell'affitto sia in tutto o in parte ristorato.
L'ultimo punto è la liquidità diretta: la Francia ha fatto una misura da 1.500 euro. Ricordo che la nostra misura è di 600 euro nel decreto di marzo; stiamo pensando, come dicevo prima, ad un raddoppio della mensilità e a un aumento di quell'indennizzo.
Ovviamente, per tutta la parte, invece, che sta fuori da quel mondo delle persone fisiche esercenti attività d'impresa, i soci, come dicevo prima, lavoratori delle Snc e delle Sas. C'è tutto il mondo delle Srl che hanno meno di dieci dipendenti e un fatturato non amplissimo, che hanno necessità di una liquidità che noi garantiremo con il prossimo “decreto aprile”. La somma di queste misure è in fase di quantificazione: ritengo che, tra il rifinanziamento della misura dei 600 euro e la nuova misura che faremo verso le imprese, non potrà essere inferiore ai 12 miliardi.
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di replicare.
MARTINA NARDI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, non ci sfugge che il Governo ha sostenuto il sistema Paese, che ha potenziato il sistema sanitario, ha dato liquidità agli enti locali, ha da subito messo in campo massicci interventi di protezione sociale di sistema e di sostegno economico e ha fatto la più grande redistribuzione della ricchezza della storia del nostro Paese. Per la prima volta è stato elargito a tutti gli autonomi un finanziamento a fondo perduto di 600 euro, e questo non ci sfugge, lo vogliamo rimarcare e ha fatto bene lei a ricordarlo; così come ha pagato la cassa integrazione a tutti i lavoratori, e questo, signori, non ha precedenti. Quindi questa è una fotografia importante che lei ci consegna quest'oggi. Però le piccole e medie imprese, che noi sappiamo essere la spina dorsale del Paese, che sono 4 milioni di piccole e medie imprese, che vuol dire sette milioni di lavoratori, quindi sono veramente il nerbo del nostro Paese, sappiamo che per la ripresa c'è bisogno di fare di più per loro. E allora le cose che lei quest'oggi ci ha detto, la questione delle bollette, la diminuzione degli affitti, o comunque intervenire nei confronti degli affitti, che, essendo chiusi, chiaramente hanno generato delle difficoltà da parte degli imprenditori, e una liquidità a fondo perduto, lo ha ricordato lei, lo voglio ricordare anch'io.
Noi per ora abbiamo dato a fondo perduto 600 euro; lei oggi dice che mette a disposizione 12 miliardi per un sistema complessivo che riguarda bollette, affitti e liquidità. Questo è un dato importante e fondamentale, che noi cogliamo con grande, grandissimo interesse. Sono stanziamenti importanti, che mi rendono orgogliosa del mio Paese e mi rendono orgogliosa del mio Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Iniziative a sostegno del comparto della cultura e per il suo pieno coinvolgimento nelle strategie per la ripresa economica – n. 3-01474)
PRESIDENTE. Il deputato Fusacchia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01474 (Vedi l'allegato A).
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Ministro. Teatri, musei, cinema e festival sono stati tra i primi, ovviamente, a risentire di quello che è successo, a chiudere; rischiano di essere anche gli ultimi a riaprire. C'è stata un'indagine condotta da esperti del settore che ha dimostrato che ci sarà una questione anche di atteggiamento e di attitudine delle persone, ovviamente, dalla quale si evidenzia che il 50 per cento delle persone non saranno disponibili immediatamente, anche quando dovessimo riaprire. Quindi la questione è grave e seria. Stiamo adottando, il Governo sta adottando e il Parlamento sostenendo, misure specifiche di sostegno alla cultura sui teatri e i musei con il FUS e così via. Volevo chiederle, però, che misure intende adottare per quello che riguarda il Terzo settore della cultura e le imprese culturali e creative nello specifico.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Presidente, l'interrogazione mi dà l'occasione di ricordare brevemente alcune cose che abbiamo fatto e che stiamo facendo nel settore della cultura, specificando che per il settore delle industrie culturali e creative del Terzo settore è già pronto un disegno di legge che doveva andare in Consiglio dei ministri e che non abbiamo portato in Consiglio dei ministri perché è coinciso temporalmente con l'esplosione del dato epidemiologico, quindi sarà occasione, questo disegno di legge, per affrontare il tema specifico delle industrie culturali e creative e del Terzo settore nel percorso parlamentare. Nel settore della cultura, noi stiamo sapendo l'impatto che avrà e la difficoltà per alcuni settori della riapertura in tempi brevi, quelli dove c'è assembramento di persone. Noi abbiamo adottato alcune misure, in particolare alcune scelte già fatte che stiamo concretizzando, cioè che l'intero ammontare del FUS, delle risorse delle fondazioni lirico-sinfoniche e del tax credit cinema, che normalmente sono erogati in base a parametri da rispettare (il numero di serate eccetera), verranno erogati integralmente nel 2020 indipendentemente dal rispetto di quei parametri, in modo da poter garantire la sopravvivenza in questa fase delle strutture che sono chiuse. A questo va aggiunto che stiamo proponendo nel prossimo decreto misure per il settore del libro e il settore dei musei, e che nei primi provvedimenti abbiamo già previsto quella misura di 130 milioni di euro per il cinema e lo spettacolo per misure straordinarie. Io ho già firmato questa mattina la prima parte di risorse, 20 milioni di euro, per tutti quei mondi dello spettacolo (teatro, danza, musica, circhi, festival) che sono esclusi dal FUS, che non prendono risorse dal FUS, che continueranno a essere erogate, quindi sostanzialmente per le più piccole e le più indifese. E così firmerò questa settimana un decreto che utilizza quelle risorse che il Parlamento ha voluto destinare, 13 milioni di euro, del diritto d'autore, per gli autori, musicisti, gli artisti che sono sotto un certo limite di reddito, cioè quelli che sono più indifesi e che devono essere protetti dal sostegno di misure pubbliche. Lo dico anche in questa sede perché molti artisti hanno fatto video e mi hanno chiesto un impegno per le strutture più indifese, da ultimo questa mattina, un video di Anna Foglietta, a nome di quel mondo più indifeso, non a nome delle star, che hanno le spalle robuste per difendersi da sole. Vorrei dire che nessuno verrà dimenticato, nessun artista, nessun attore, nessun musicista, nessuna professione più preziosa e sconosciuta, nessun elettricista, le persone che si occupano di palcoscenico, non verranno dimenticate, e le prime misure saranno a tutela di queste professionalità più indifese.
PRESIDENTE. L'onorevole Fusacchia ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per questo supplemento di informazioni, alcune le conoscevamo altre no, quindi sono preziose, e la ringrazio per questo. Faccio un commento su tre punti veloci. Il primo: visto che c'era questo disegno di legge sulle imprese culturali e creative, capisco che può sembrare che non sia l'emergenza e in parte l'urgenza, ma in realtà, siccome io credo che ci sarà un durante che durerà tanto, a un certo punto calendarizziamolo e quindi lavoriamoci, ovviamente.
Il secondo punto riguarda il FUS, che lei ha citato. Qui c'è un tema che ovviamente non abbiamo discusso, ma su cui porto la sua attenzione: la possibilità per i teatri, ad esempio, di dare un'integrazione ai propri dipendenti e quindi, se capisco bene, sarà parte anche di questa liberatoria - tra virgolette - per quest'anno, quindi questa è anche una buona notizia. L'ultimo, Ministro, è un punto generale, che non riguarda solo il suo Dicastero, anzi penso che il suo sia particolarmente ben messo, o meglio messo di altri, da questo punto di vista, che è la velocità di esecuzione. Questo è un problema del Paese, non è un problema di un Ministro, di un Ministero, di un Dicastero, però veramente cerchiamo di capire tutti insieme come si può ridurre e accorciare la cinghia di trasmissione che va dalla decisione che prende lei a quando gli operatori la vedono. Nessuno deve e può essere lasciato indietro, quindi mi fa piacere la parola che ha speso su questo, ma per non lasciarlo indietro non dobbiamo lasciarlo indietro adesso, perché con il non lasciarli indietro fra un mese, due mesi o tre mesi rischiamo che qualcuno semplicemente non lo troviamo più.
(Iniziative a sostegno del settore del turismo, nell'ottica del generale rilancio dell'economia italiana, e chiarimenti in merito alla tempistica per la definizione delle misure di precauzione necessarie per gli operatori del medesimo settore – n. 3-01475)
PRESIDENTE. La deputata Patrizia Marrocco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gelmini ed altri n. 3-01475 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
PATRIZIA MARROCCO (FI). Presidente, Ministro Franceschini, assistiamo da quaranta giorni a un capovolgimento della realtà: questo maledetto virus sta provocando un buco economico senza precedenti, soprattutto nel settore turistico, visto che non potrà riaprire a breve, anzi sarà l'ultimo a poter riaprire. La mancata apertura causerà quindi la perdita dei posti di lavoro, che, seppur per sei mesi, garantiva la sopravvivenza a decine di migliaia di famiglie. A rischio anche i lavoratori del comparto. Nella sola prima settimana successiva all'esplosione del COVID, le strutture alberghiere ed agenzie di viaggi hanno visto andare in frantumi circa 200 milioni di euro per il solo mese di marzo, cancellazioni per il 90 per cento. A differenza di altri Paesi colpiti dal virus, l'Italia trae da questa fetta di mercato circa il 13 per cento di PIL. Il grido di allarme delle categorie del settore è preoccupante e i decreti emanati dal Governo sembrano aver dimenticato questo settore. È necessario quindi un intervento straordinario, come ad esempio il rinvio dei pagamenti al 31 dicembre e la semplificazione della burocrazia, un finanziamento a fondo perduto, un decreto ad hoc. Insomma, Forza Italia, farà di tutto per difendere questo settore, che è vitale per il nostro Paese. Chiediamo quindi al Governo quali iniziative intende assumere per il rilancio dell'economia italiana alla fine dell'emergenza e con quali tempistiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, onorevole Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Presidente, è evidente che, per il ruolo che ricopro attualmente, io ho la perfetta consapevolezza, come è stato ricordato, della tragicità della situazione nell'emergenza di quasi tutti i settori della vita economica, e che c'è una peculiarità per quello che riguarda il turismo, anche perché la ripresa, in particolare del turismo internazionale, sarà evidentemente molto lenta. Ci sono delle misure che riguardano tutte le imprese, nei primi decreti, che hanno impattato sulle imprese del turismo, come le misure riguardanti gli ammortizzatori sociali, con l'estensione anche alle tipologie che non l'avevano prima, i rinvii delle dilazioni di pagamento, le misure per la liquidità, che dovranno essere man mano estese, anche temporalmente, in base alla durata dell'emergenza dei singoli settori, che non sarà uguale per tutti. In più abbiamo introdotto nei primi provvedimenti i voucher, che hanno evitato che le agenzie di viaggio e gli alberghi restassero schiacciati tra i clienti che chiedevano il rimborso per le prenotazioni saltate e i fornitori di servizi che invece chiedevano d'essere pagati, che è stato importante. Io, per abitudine - mi consentite anche se sono in questa sede -, non ho fatto interviste, non voglio annunciare misure che sono in fase di preparazione, perché si crea un'aspettativa che poi magari non si è in grado di soddisfare completamente, quindi voglio dire le cose su cui mi sto impegnando rispetto al Ministero dell'Economia, a un tavolo - siccome tutti abbiamo avuto responsabilità di Governo - in cui i Ministeri in questa fase stanno discutendo con gli altri Ministeri e con il Ministero dell'Economia. Io sto chiedendo un'estensione del credito d'imposta sulle locazioni anche per gli alberghi e le strutture ricettive, che non essendo state chiuse - chiuse con ordinanza - non l'hanno avuto in questa fase; un credito di imposta che sia relativo alla perdita di fatturato di quest'anno rispetto all'anno scorso, che sono misure chieste dal settore; delle misure che estendano le tutele ai lavoratori stagionali - in particolare nel turismo sappiamo quanti sono i lavoratori stagionali -, anche con un'esigenza però di identificarli chiaramente; e soprattutto un incentivo, un tax credit per il turismo, qualcuno l'ha chiamato bonus vacanze - in Italia, evidentemente -, che consenta, da un lato, di dare liquidità e sostegno alle imprese, dall'altro di aiutare le famiglie, le famiglie a reddito medio-basso, ad andare in vacanza, avendo sostegno economico. Non dico le quantificazioni di queste misure, perché sono oggetto di discussione all'interno del Governo in questi giorni, e se il Parlamento mi vorrà aiutare ne sarò ben felice, ma credo che l'obiettivo di questo sia aiutare il turismo italiano. Se è evidente che l'assenza di turismo internazionale, che è tanto importante, durerà per un arco lungo di tempo, è anche evidente che per la stessa ragione gli italiani non andranno in vacanza all'estero, per lo stesso arco lungo di tempo, quindi bisogna fare un grande investimento sulle vacanze italiane, fare promozione - anche in questo caso sto chiedendo risorse per questo - e aiutare gli operatori del settore per le vacanze italiane, da quando saranno possibili. Perché, anche qui, voglio dirlo con chiarezza a chi mi chiede una data: non sono in condizioni di dire da quando sarà possibile riaprire uno stabilimento balneare, lo dirà la comunità tecnico-scientifica. Stiamo studiando tutte le misure che consentono la riapertura di tutti i settori in condizioni di sicurezza quando le condizioni epidemiologiche consentiranno di riaprire, e di saperlo in anticipo, perché sono imprese che devono saperlo in anticipo.
PRESIDENTE. La deputata Patrizia Marrocco ha facoltà di replicare.
PATRIZIA MARROCCO (FI). Ministro, prendo atto delle sue parole, ma non posso essere soddisfatta, e soprattutto non può essere soddisfatto l'intero comparto turistico, che con forte preoccupazione guarda al proprio futuro.
Lei non vuole dare aspettative, lei deve dare delle risposte, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Alberghi, bed and breakfast, villaggi turistici, camping, stabilimenti balneari, agriturismi sono letteralmente al collasso e molti valutano di rinunciare ai preparativi di inizio stagione. Oltre il 40 per cento del settore, se non ha un contributo a fondo perduto o i voucher, sono morti. Rispetto allo scorso anno perdiamo 260 milioni di persone, è necessario un intervento straordinario per sostenere il settore del turismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ci vuole un decreto ad hoc. Gli operatori e gli amministratori dei comuni hanno lanciato il grido d'allarme, che è rimasto inascoltato da parte vostra, vi hanno chiesto subito un aiuto, a cominciare dal riconoscimento dello stato di crisi del comparto. Da voi questo non è avvenuto, come non sono avvenute azioni forti per la salvaguardia dei posti di lavoro. Avete promesso straordinari provvedimenti nel decreto di aprile, ma straordinariamente abbiamo visto sparire il decreto. Speriamo che arrivi almeno in quello di maggio. Ministro, mi meraviglio di lei, che siede al Governo insieme al suo partito da anni, come non possa comprendere che il fattore tempo è essenziale. Invece perseverate nella vostra lentezza decisionale. Bisogna fare presto, serve coraggio, dovete definire subito, con o senza task force, interpellando non i professoroni, ma chiamando coloro che sono nella trincea del lavoro, gli operatori, gli imprenditori, coloro che sanno come riaprire e riorganizzare un albergo e un'attività. Occorre dare certezze e stare dalla parte dell'Italia, stare dalla parte degli italiani, dalla parte delle famiglie, dalla parte dei lavoratori, che questa diventi l'occasione, per gli italiani, per poter scoprire la bellezza dell'Italia. Il turismo deve essere posto al centro delle strategie per il rilancio della nostra economia. Servono risposte e servono azioni concrete, bisogna agire e bisogna farlo in fretta. Ascoltateci, Forza Italia ve lo urla insieme agli operatori del turismo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
(Intendimenti in merito allo stato di crisi del settore turistico – n. 3-01476)
PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Zucconi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01476 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Ministro, Fratelli d'Italia ha chiesto che il Governo dichiari formalmente lo stato di crisi per la filiera del turismo, ma lei, proprio lei, che vista la sua completa assenza fino ad oggi, potremmo definire un Ministro del turismo a sua insaputa, dà un segno di vitalità, ma solo per dire un secco “no” alla nostra proposta. Quindi, proprio lei, che aveva il dovere di tutelare il settore, ha sentenziato il suo “no” agli albergatori, ai negozianti, ai ristoranti, ai balneari, ai bar, ai camping, alle agenzie di viaggio, ai più colpiti dalla crisi in sostanza, i primi a dover chiudere e gli ultimi a riaprire. Si parla di milioni di famiglie senza lavoro e migliaia di aziende che forse fra un anno avranno la speranza di uscire dal tunnel, a condizione di sopravvivere. Anche nei decreti attuali non c'è traccia di un suo intervento a favore del comparto turismo. Il bonus vacanze che aveva proposto Fratelli d'Italia l'avete bocciato proprio ieri, si informi. Allora, il suo comportamento secondo noi è francamente inaccettabile. Ci stupisca, Ministro, ci risponda, provi a motivare la sua ferma ostilità a questo settore. In alternativa, faccia le sue scuse a lavoratori ed imprese e prenda atto che il suo operato è dannoso e oggettivamente inadeguato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali, l'onorevole Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Vede onorevole, io ho passato un po' di anni in questi banchi, anche facendo l'opposizione, quindi si figuri se mi stupisco per dei toni accesi o dei toni elevati, che stanno nella normalità della dialettica democratica, però bisogna dire la verità ai cittadini, soprattutto in un momento in cui sono carichi di problemi e di tensioni, soprattutto nel settore del turismo, che è quello più drammaticamente colpito. Non bisogna illuderli raccontando e mettendo delle bandierine, lo dico perché - e rispondo anche in qualche modo all'interpellanza precedente - le risposte io le do non con le interviste, con le dichiarazioni, con le promesse, le do con le norme e con le risorse e quindi chiedo al Parlamento di valutare anche il mio operato, quando ci saranno le norme e le risorse nel prossimo decreto, cioè direte se sono insufficienti, se rispondono alle esigenze del turismo, se non c'è nulla come lei ha detto. Io non mi occupo di altro tutto il giorno: cultura e turismo, anche in una situazione abbastanza faticosa. Capisco il valore politico di dire lo stato di crisi, ma perché dobbiamo raccontare delle cose inesatte (e uso termini delicati)? Lo stato di crisi di un settore è uno strumento che si utilizza quando un settore va in crisi in una situazione di ordinarietà del resto della società. In questo caso, nessun settore è stato dichiarato in stato di crisi, nessun settore oltre al turismo, perché tutta l'Italia è in stato di crisi. Lo stato di emergenza è stato proclamato in gennaio e dura fino a luglio.
Le misure che stiamo adottando sono tutte in deroga a tutti gli strumenti finanziari e ai vincoli europei, perché siamo in uno stato di emergenza generale; è un fattore che non produrrebbe nessun risultato di nessun tipo e nessuna agevolazione nell'applicazione di norme. Significa dire, simbolicamente: pianto la bandierina, dicendo che il settore del turismo è in crisi. E gli alberghi? E i ristoranti? E il resto del commercio? Quindi, vedete che è tutto il settore è in crisi, non è soltanto il settore delle strutture ricettive o del turismo stretto. Quindi, lo ripeto: tutte le misure andranno approvate, consapevoli dello Stato assoluto di emergenza, ma è il momento di adottare misure concrete, non di fare un dibattito politico acceso sulla pelle delle imprese che stanno aspettando. Alle imprese del settore del turismo non interessa né la dichiarazione simbolica dello stato di crisi, né il decreto del turismo ad hoc; gli interessano le norme, le risorse e il modo di agevolare concretamente le loro difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Trancassini ha facoltà di replicare.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Signor Ministro, io sono profondamente deluso dalla sua risposta, perché vede, lei in realtà doveva a noi, a parte la sua presenza in quest'Aula da 20 giorni, come le abbiamo chiesto - lei oggi finalmente ci spiega perché si è sottratto; lei si è sottratto perché in questi 20 giorni probabilmente è stato in tutt'altre faccende affaccendato e mi voglio augurare che, probabilmente, le nomine che sono state approvate in questi ultimi giorni l'hanno vista probabilmente protagonista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - ma il punto è esattamente quello che dice lei, cioè che il comparto del turismo ha bisogno di risposte. A parte che prendo atto, serenamente e anche con un po' di soddisfazione, che lei in questo modo, insomma, se la prende anche col Presidente Conte, dicendo che forse le misure prima bisogna farle e poi magari proporle in televisione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma il problema fondamentale degli stati di crisi, Presidente, è il tempo e il tempo non c'è più. Lo sa lei che il comparto del turismo è il primo che chiude ed è l'ultimo che riaprirà? Questo lo diciamo tutti, ma forse lei non sa che il comparto del turismo ha una filiera gigantesca: è una filiera che assorbe l'agricoltura nei comuni dove si vive di turismo, assorbe l'artigianato nei Paesi dove si vive di turismo. Non solo questo comparto ripartirà per ultimo, ma ripartirà a condizione che riparta tutta l'economia, non solo quella italiana. Su questo ci vuole competenza, tempestività, ci vuole attenzione, signor Ministro. Ma lei pensa davvero che basterà fissare una data perché commercianti, artigiani e persone che si occupano di questo comparto possano riaprire? Ma lei non pensa che bisognerà dare dei segnali, una visione, che bisognerà mettere in condizione il ristoratore, l'albergatore di avere delle scelte, per poter affrontare una scommessa che in questo momento è suicidio? Chi riapre un'azienda oggi, di fatto, ne sancisce la sua fine. E lei oggi viene qui e ci dice serenamente che non ha delle risposte; ci dice serenamente che non ha avuto tempo di occuparsi di questo. Io sono molto, molto deluso e le dico che, come operatore del settore, sono anche molto arrabbiato e le dico che la gente, tutta la gente che lavora in quel comparto sta chiedendo anche a lei e al Presidente Conte perché è passato il 15 aprile e non avete ancora pagato la cassa integrazione. Lo sa lei - e ho concluso, Presidente - che la gente che opera in questo settore dal 28 di febbraio non ha più visto una lira (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Trancassini. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta fino alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato L'Abbate è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2463.
(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 2463)
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione generale del disegno di legge di conversione n. 2463. è iscritto a parlare il deputato Emanuele Cestari. Ne ha facoltà. Prego, collega.
EMANUELE CESTARI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, dopo un travagliatissimo iter in Commissione che, a causa della litigiosità continua della maggioranza, ci ha visto rinviare continuamente l'esame, siamo finalmente arrivati in Aula per trattare un provvedimento che nel titolo dovrebbe iniziare a curare il nostro Paese; solo nel titolo, a quanto pare. Questo decreto è il primo di una serie di provvedimenti che dovranno essere convertiti dal Parlamento, eppure già all'interno di questo troviamo una matrioska di decreti. è un legiferare, Presidente, che si pone in netto contrasto con i principi di essenzialità e comprensibilità del testo dato che l'articolato somiglia più ad una prima di una serie di leggi di bilancio. Indubbiamente governare è sempre difficile; in un momento come questo lo è decisamente di più, quindi è facile, qualcuno sicuramente lo dice e, da più parti, l'abbiamo sentito criticare dall'opposizione, ma evitare il confronto in Parlamento e mettere la mordacchia all'opposizione semplicemente perché ricorda le essenziali istanze che emergono dalla società, ispirando quindi una critica costruttiva e negare il costruire insieme è un po' come fare le riunioni con l'opposizione quando la maggioranza ha già deciso di non accogliere nessuna proposta.
Si era parlato di cabina di regia, di collaborazione; si immagina che in una cabina di regia i provvedimenti si prendano e si scrivano tutti insieme. Invece, nei numerosi tavoli che ci sono stati in realtà abbiamo visto che da parte del Governo c'era solo la volontà di informare le minoranze circa i provvedimenti che volevano essere presi. Di fatto il Governo ha deciso, ha chiesto collaborazione al Parlamento per cercare di abbreviare quello che è il corso dell'attività parlamentare per cercare di facilitare il meccanismo. Se la collaborazione in cabina di regia è miseramente fallita, stessa cosa posso affermare per le ore e per le giornate in Commissione Bilancio, in quanto tutti gli emendamenti, pure questi, sono stati respinti. Collaborare, infatti, significa condividere e non informare. Di informative ne sono state fatte quante volete in Parlamento. Anche ieri, nel caso, il Presidente del Consiglio, in violazione ancora della legge n. 234 del 2012 che imponeva una comunicazione con voto di indirizzo, è venuto a raccontarci la sua versione senza poter ricevere un mandato chiaro da quest'Aula. Inoltre, abbiamo visto in più casi e, anzi, in questi giorni vediamo la finta trattativa che il Governo sta portando avanti in Europa sul tema del Meccanismo europeo di stabilità. Dico “finta”, Presidente, perché autorevoli esponenti della maggioranza hanno più volte affermato che il Governo si sarebbe già impegnato a sottoscrivere l'aiuto del MES. È inaccettabile che tutto questo avvenga senza che il Governo informi e consulti, come impone la legge, il Parlamento e ne riceva un chiaro mandato politico, così che i cittadini sappiano pubblicamente chi ha voluto metterci il cappio al collo. Per tutte queste e per molte altre ragioni dico che il coinvolgimento non c'è stato e da un'emergenza sanitaria si è arrivati all'emergenza autoritaria.
Non è, però, una questione solo di metodo ma anche di merito e su questo abbiamo detto da un punto di vista costruttivo che per noi della Lega al Governo è mancato il fatto di avere una visione. Il Governo che questo Paese merita deve guidare la crisi e non accompagnarla: il senso vero della situazione è avere visione futura, anticipare quello che potrebbe capitare, avere in mente prima la strada che si vuole percorrere. In questi momenti di emergenza bisogna evitare le soluzioni parziali e il decreto-legge, che oggi discutiamo e che domani verrà votato con la fiducia, è sostanzialmente una soluzione molto parziale. Ricordo che all'inizio del dibattito del “Cura Italia” si era parlato di tre miliardi, poi siete saliti a 7 miliardi e mezzo, poi siete arrivati a 25 e adesso, dopo un decreto di finta liquidità, stiamo aspettando di vedere quanti giorni abbia il mese di aprile per capire quando sarà emanato un provvedimento speculare a questo che avrebbe, però, dai 50 ai 70 miliardi di spesa. Non sappiamo se aprile avrà solo 30 giorni, perché siamo inginocchiati nell'attesa di ricevere l'autorizzazione da Bruxelles.
Voi pensate davvero che l'Unione europea voglia aiutarci? Pensate davvero che il Meccanismo europeo di stabilità sia una soluzione positiva per il nostro Paese? Anche nella stessa maggioranza non si ha lo stesso tipo di idea. Pensate davvero che gli eurobond o coronabond o come li volete chiamare verranno istituiti, quando sappiamo benissimo che per farlo la Germania deve cambiare la propria Costituzione perché in essa c'è scritto che in un anno non si può mutualizzare il debito? Qualsiasi decisione presa dall'Unione europea per noi rischia comunque di diventare un'assoluta fregatura.
Non siamo venuti solo a fare critica. Si dovevano trovare le risorse, non le avevate eppure la Banca centrale europea ha detto che avrebbe acquistato i titoli di tutti i Paesi. Ha mentito? Non credo. L'uscita da questa situazione è la monetizzazione del debito, è l'immissione diretta nell'economia di miliardi di euro senza temere lo spauracchio di un'inflazione, che non c'è, per migliaia, anzi milioni di concittadini che, purtroppo, già disoccupati rischiano di non vedere riaprire la propria azienda. Ci troviamo di fronte a un Governo evidentemente debole da questo punto di vista, soprattutto nei rapporti con l'Unione europea, e che cede sovranità ai tecnici. Infatti, sull'aspetto sanitario voi fate sostanzialmente tutto quello che il comitato tecnico-scientifico vi dice di fare e ciò è stato richiamato più volte.
Sui temi economici di fatto fate quello che vi dicono gli eurocrati, cioè i burocrati di Bruxelles, per essere chiari. Insomma, non riuscite a fare un passo senza che non ci sia l'ok da parte dell'Unione europea.
Forse in una situazione così drammatica e difficile sarebbe servito - e perdonatemi - un po' di coraggio in più, un po' di voglia di forzare la mano e mettere in campo la vera forza del nostro Paese, tutte cose che a nostro giudizio sono mancate. Infatti, in questo decreto i soldi della cassa integrazione, che deve ancora essere pagata, con i finti hacker che hanno ritardato i bonus da 600 euro dell'INPS, e quelli delle casse privatizzate sono finiti anzitempo. Soprattutto, non siete riusciti neanche a prendere un impegno per il decreto di aprile e aprile sta finendo. Chi non fattura a fine mese, signori, i soldi non li ha. Migliaia di artigiani e commercianti stanno soffrendo e si stanno chiedendo cosa verrà dato loro, quali aiuti potranno avere da questo punto di vista. Nel decreto in esame non c'è nulla, in quello “liquidità” c'è solo burocrazia e niente va nella direzione di aiutare l'economia immettendo liquidità a fondo perduto. Cosa fare? Anche qui abbiamo suggerimenti. Sulla cassa integrazione vi abbiamo chiesto di semplificare.
Il secondo suggerimento è l'innalzamento e l'estensione dell'indennizzo a tutte le varie categorie. I 600 euro sinceramente sono sembrati un po' pochi quando poi a chi prende il reddito di cittadinanza ne diamo 780. Anche questo sinceramente è un elemento sicuramente necessario da mettere in evidenza. Però, anche riguardo al decreto ci avete detto assolutamente di no: “non va bene, non possiamo, rivedremo”.
Sulla sospensione dei pagamenti, l'abbiamo detto fin dall'inizio che bisognava sospenderli per più tempo e per un tempo più lungo ma non ci avete ascoltato. Tra l'altro, non si capisce, poi, perché lo Stato dica di chiudere e poi debba essere l'azienda a dimostrare di aver avuto la riduzione del fatturato. Lo sappiamo benissimo quali sono le aziende che possono aver ricavato magari anche qualche vantaggio in un momento del genere per qualche situazione, ahimè, particolare e quali, invece, hanno incontrato notevoli difficoltà.
Poi, c'è il tema della liquidità delle imprese e c'è il decreto qui alla Camera. Avete fatto anche qui dichiarazioni roboanti: 750 miliardi, come se regalaste soldi a tutti. Vi dico che questi non sono soldi regalati; questi sono nuovi debiti, perché molte imprese dovranno contrarre nuovi debiti. Tra l'altro, persino il meccanismo più semplice, cioè quello fino a 25 mila euro, sta mostrando notevoli problemi di funzionalità nonostante ci sia la garanzia del 100 per cento dello Stato. Da lì in su fino a 800 mila euro il rischio vero è che si cominci con le valutazioni bancarie, con il merito di credito, con il rating, e le imprese vedranno i soldi forse tra tre o quattro mesi, quando ormai sarà troppo tardi. I casi concreti di questi giorni di imprenditori che si recano in banca li vediamo e questo è dimostrato. Serviva una garanzia molto più forte da questo punto di vista o, meglio, liquidità diretta, ma anche qui, purtroppo, non vi siete spinti oltre quelle che sono le regole europee, le solite regole europee a cui bisogna sempre dare totale ossequio. Era meglio forse andare in infrazione? Lo diciamo chiaramente per aiutare le nostre imprese in questo momento di difficoltà, dare loro una mano seria e soprattutto anche la capacità di potere, in qualche modo, andare in una certa direzione.
Avviandomi alla chiusura, vi è sicuramente il tema del reddito minimo alle persone che ne hanno bisogno ma non dimentichiamo neanche i nostri pensionati che sono in una situazione di gravissima difficoltà in questo momento e, quindi, un accenno anche a loro non sarebbe male nel decreto di aprile, e anche qui un altro suggerimento.
Poi, vi è il tema degli investimenti. Se vogliamo pensare a un piano della ripresa senza investimenti difficilmente il nostro Paese potrà, una volta che ci sarà la fase di riapertura, andare nella direzione giusta.
Manca anche il sostegno nei confronti dei nostri comuni che con i progetti pronti dovrebbero essere liberi di spendere per portarli avanti, andando in deroga al codice degli appalti come ci chiede la stessa Commissione europea. È la stessa Commissione che, con un documento, ci ha detto di andare in deroga, ma anche qui non ci si muove di un millimetro perché prevale l'ideologia rispetto al concetto di emergenza. Così, signori, lo sapete, non si andrà da nessuna parte. La strada è quella che vi abbiamo indicato. Avete anche il consenso, che in questo momento hanno tutti i leader di tutti i Paesi del mondo. Nel momento dell'emergenza, indubbiamente, tutti si aggrappano a chi in quel momento giustamente sta governando, ma è un consenso di carta. Quando, infatti, la gente comincerà a stare male, prima o poi, i conti si dovranno fare. Cercate allora di correggere la strada sulla base delle nostre proposte di buonsenso, che stiamo facendo da più di un mese a questa parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.
GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, il decreto del Governo “Cura Italia” ha garantito un ombrello protettivo del reddito a un numero elevatissimo di lavoratori e lavoratrici, tale da favorire la conciliazione tra famiglia e lavoro. Dobbiamo essere orgogliosi delle misure messe in atto dal Governo - e col prossimo decreto si amplierà la platea dei beneficiari -, introducendo nel nostro sistema economico, per alcune categorie che erano rimaste escluse, come gli autonomi e i professionisti, che non ricevono altri sussidi, o i caregiver, il reddito di emergenza e in particolare un bonus tra i 200 e 400 euro, dedicato ai lavoratori domestici e parametrato sull'orario di lavoro, insieme al bonus per tutti gli operatori del terzo settore. L'INPS ha comunicato, venerdì scorso, di aver pagato 3,1 milioni di bonus da 600 euro e di averne altri 750 mila in lavorazione. Sappiamo già che il prossimo mese la misura aumenterà da 600 a 800 euro.
Lo Stato c'è. Il Governo ha messo in campo una forza poderosa, affinché nessuno resti indietro e, in quella che da tutti è stata definita una calamità assimilabile alla ricostruzione del secondo dopoguerra, il nostro Piano Marshall è cominciato. Le partite IVA, in regola con la contribuzione - ma mi auguro che nel prossimo futuro si possa anche prevedere un sostegno per coloro che già prima del COVID-19 avevano delle difficoltà con le loro spettanze - possono di certo stare tranquille: il Governo non le abbandonerà.
Il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 - il cosiddetto Cura Italia appunto - ha introdotto, tra le ultime misure, alcune indennità di sostegno in favore dei lavoratori, le cui attività risentono dell'emergenza epidemiologica dovuta al COVID-19.
Le indennità COVID-19 previste sono quelle dedicate a liberi professionisti e collaboratori coordinati e continuativi, a lavoratori autonomi iscritti alla gestione speciale dell'assicurazione generale obbligatoria, a lavoratori stagionali del settore del turismo e degli stabilimenti termali, a lavoratori agricoli e a lavoratori dello spettacolo.
Le indennità hanno avuto per il mese di marzo, come già detto, un importo pari a 600 euro. Non sono soggette ad imposizione fiscale, non sono tra esse cumulabili e non sono riconosciute ai percettori di reddito di cittadinanza. Tali indennità sono compatibili e cumulabili, invece, con le erogazioni monetarie derivanti da borse lavoro, stage e tirocini professionali, nonché con i premi o sussidi per fini di studio o di addestramento professionale, con i premi di compensi conseguiti per lo svolgimento dell'attività sportiva dilettantistica, nonché con le prestazioni di lavoro occasionale, nei limiti di compensi di importo non superiore a 5 mila euro annui.
Nel prossimo decreto allo studio, si stanno valutando misure a favore delle imprese e partite IVA, che riguarderebbero il bonus affitti. Va sicuramente allargata la platea del primo contributo concesso sui canoni di locazione, così da includere anche autonomi e professionisti. Mi auguro che chi ha la partita IVA possa godere di un credito d'imposta del 60 per cento sull'affitto.
Le cinque indennità previste dal decreto-legge n. 18 del 2020 per le partite IVA hanno attualmente diverse platee di beneficiari. Anzitutto i professionisti e i collaboratori coordinati e continuativi, ossia i liberi professionisti con partita IVA attiva alla data del 23 febbraio 2020 iscritti alla gestione separata, e i collaboratori coordinati e continuativi attivi alla predetta data del 23 febbraio 2020 iscritti alla gestione separata.
Ci sono poi i lavoratori autonomi, iscritti alle gestioni speciali dell'assicurazione generale, artigiani, commercianti e coltivatori diretti, coloni e mezzadri, e ancora i lavoratori stagionali del settore del turismo e degli stabilimenti termali, i lavoratori agricoli e i lavoratori dello spettacolo.
Per i lavoratori agricoli, parliamo di operai agricoli a tempo determinato, purché possano far valere nell'anno 2019 almeno cinquanta giornate di effettivo lavoro agricolo dipendente e purché non siano titolari di pensione. L'indennità dei lavoratori agricoli è erogata nel limite di spesa di 396 milioni di euro, per l'anno 2020, dall'INPS.
La prestazione spetta dunque a: operai agricoli a tempo determinato, iscritti negli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli dipendenti; operai agricoli a tempo indeterminato che vengono assunti e licenziati nel corso dell'anno civile, dando luogo così a eventuali periodi di mancanza di occupazione al di fuori del contratto di lavoro; piccoli coloni, compartecipanti familiari e piccoli coltivatori diretti, che appunto hanno integrato fino a 51 giornate, mediante versamenti volontari.
Oltre dunque alla cassa integrazione in deroga e all'una tantum di 600 euro ai coltivatori diretti, mezzadri, coloni e stagionali con almeno 50 giornate nel 2019, 600 euro che diverranno 800 per il mese successivo, quindi per il mese di aprile, il “Cura Italia” prevede un pacchetto specifico per il settore agricolo, che include la sospensione dei versamenti contributivi e assicurativi e dei versamenti fiscali per i contribuenti, con un fatturato fino a 2 milioni di euro.
Sostenere il settore primario in questo momento è cruciale e non solo perché questo segmento economico appare oggi fondamentale per la ripresa del Paese. Dobbiamo garantire uno snellimento delle procedure di assunzione, onde garantire in questo periodo di emergenza manodopera, anche non specializzata, per la raccolta dei vari alimenti, che altrimenti saranno destinati al macero, mettendo in ginocchio un settore che in questo momento potrebbe fare utili e portare gettito nelle casse dello Stato.
Non possiamo in nessun modo perdere competitività in agricoltura. Oltre alla produzione di cibo, la stessa cura del paesaggio agricolo nei prossimi mesi potrebbe rivelarsi strategica, per una valorizzazione delle campagne e degli agriturismi in chiave turistica, per meglio gestire i flussi di ricettività interni e di prossimità, che dovranno seguire le regole del distanziamento sociale. L'agricoltura deve ritornare ad avere un ruolo centrale nell'economia, soprattutto alla luce di quanto emerge dall'emergenza sanitaria COVID-19. Valorizzare la fase più debole della filiera agroalimentare, ovvero quella della commercializzazione per chi non se lo può permettere e cioè i piccoli agricoltori, sarebbe prioritario nel prossimo futuro.
Il “decreto Cura Italia” allarga per le aziende agricole la possibilità di farsi aiutare in modo gratuito e occasionale da parenti e affini, fino al sesto grado di parentela. L'emergenza Coronavirus e la conseguente necessità di interrompere tutte le attività formative programmate sta determinando l'impossibilità di rinnovare i certificati di abilitazione per l'acquisto e l'utilizzo dei prodotti fitosanitari agli utilizzatori professionali, che non hanno potuto frequentare i corsi di rinnovo, a partire dalla seconda settimana del mese di marzo. La stessa problematica riguarda, seppure in misura minore, anche il rinnovo dei certificati per l'abilitazione alla vendita. Una parziale soluzione del problema è contenuta nel decreto cosiddetto Cura Italia, dove all'articolo 103, comma 2, si specifica quanto segue: tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020, conservano la loro validità fino al 15 giugno 2020.
Al Ministero delle politiche agricole è stato attribuito un fondo da 100 milioni di euro, per le imprese agricole e della pesca, finalizzato anche a favorire l'accesso al credito. È incrementato di 50 milioni il “Fondo indigenti”, una cifra a cui si aggiungono i 6 milioni già stanziati per il ritiro del latte crudo. Sempre per le imprese agricole, scatta la sospensione dei mutui fino al 30 settembre.
Interventi anche sul fronte della Politica agricola comune. Gli anticipi arriveranno al 70 per cento, per un valore dichiarato dal Mipaaf pari a 1 miliardo. Già deciso lo slittamento di un mese, dal 15 maggio al 15 giugno, delle domande di contributi per la PAC. Il CIPE ha deliberato lo stanziamento di 20 milioni per il fondo rotativo della Cassa depositi e prestiti, per i contratti di filiera del latte ovino, che vanno così a rafforzare il fondo di 10 milioni attribuito al Mipaaf.
Infine, vorrei porre alla vostra attenzione le misure sul credito di imposta per chi deve sanificare. L'articolo 64 concede un credito d'imposta per l'anno 2020, pari al 50 per cento delle spese sostenute per la sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro. Il credito d'imposta è riservato agli esercenti attività di impresa, arte o professione, fino all'importo massimo di 20 mila euro per ciascun beneficiario e nel limite complessivo di 50 milioni di euro l'anno.
Il decreto-legge n. 23 del 2020 estende il credito di imposta all'acquisto di dispositivi di protezione individuale e di dispositivi di sicurezza, atti a proteggere i lavoratori e a garantire la distanza di sicurezza interpersonale (tipo barriere o pannelli protettivi), di detergenti mani e disinfettanti. Mi sembra un intervento importante. Tanti autonomi e tante imprese agricole saranno chiamati a queste pratiche. In nessun modo possiamo consentire che partite IVA e agricoltori debbano da soli sostenere il costo ingente della sanificazione e dei DPI. E' necessario che lo Stato si faccia carico di queste incombenze e sia al fianco dei lavoratori, per rendere più sostenibile la ripartenza nella fase 2 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, è davvero con un animo un po' rammaricato che mi accingo a rappresentare a questa Assemblea le mie considerazioni sul “Cura Italia”, su questo provvedimento che ha un nome davvero molto ambizioso, ma purtroppo e nostro malgrado l'Italia non la curerà.
Tralascio gli accadimenti che sono avvenuti in Commissione ieri, che danno davvero la percezione di come in questo periodo i valori della democrazia siano stati assolutamente cancellati, così come le prerogative dei parlamentari, la possibilità per ognuno di noi di rappresentare all'interno di questa istituzione i nostri elettori: perché siamo stati tenuti dalle 10 di ieri mattina fino a ieri sera, ad ora veramente molto tarda, su un filo, e il filo era una diatriba sostanzialmente fra i gruppi di maggioranza. I gruppi di maggioranza che non sapevano se questo provvedimento potesse essere riaperto, se si potesse discutere, se invece andasse tenuto assolutamente chiuso, così come è arrivato; e questo ovviamente ha dato l'impossibilità oggettiva alle opposizioni di partecipare in qualche maniera alla stesura di questo testo.
Questo credo sia la compressione di un diritto fondamentale; e purtroppo ormai siamo abituati, in questo lungo periodo di malattia della nostra nazione siamo stati abituati a veder calpestati un po' i principi costituzionali. Principi costituzionali calpestati attraverso decreti del Presidente: non si è mai passati in quest'Aula per discutere, non si è mai passati in quest'Aula per dibattere, e questo era il primo vero momento di confronto fra i gruppi di maggioranza, il Governo e le opposizioni; e anche in questo caso, come è stato già e purtroppo a questo ci eravamo abituati da lungo tempo, non c'è stato in realtà alcun dibattito. E allora, vedete, è davvero deprimente sentire il Presidente del Consiglio che viene in quest'Aula a raccontarci un'apertura verso le opposizioni che poi nella sostanza non c'è. E quindi delle due l'una: o ancora una volta il Presidente Conte ieri è venuto in quest'Aula a raccontare una storia che non esiste, oppure non ha un rapporto con il suo Governo e con i gruppi di maggioranza, perché, se lo avesse avuto, saprebbe, e quindi probabilmente ieri avrebbe calibrato meglio le proprie parole, che questa apertura di fatto non c'è stata.
Lo dico davvero con animo molto triste, perché non c'è in Fratelli d'Italia alcuna volontà… Lo abbiamo dimostrato, il Governo stesso ce ne ha dato atto più volte anche all'interno della Commissione: noi non abbiamo mai voluto fare ostruzionismo o non abbiamo voluto cavalcare alcun tipo di motivo elettorale, perché ci rendiamo conto che questo è un momento terribile per la nostra nazione, ci rendiamo conto che l'Italia sta attraversando una tragedia che probabilmente non aveva mai conosciuto nella storia della Repubblica e forse neanche prima. Tutto questo però non ci può impedire di dire quello che pensiamo, non solo rispetto all'atteggiamento che si è tenuto fino a questo momento da parte delle maggioranze e del Governo, ma raccontando quello che avremmo voluto leggere in questo provvedimento.
Vedete, io sono assolutamente convinta che dalle brutte esperienze e dagli errori si può sempre imparare: si può sempre sperare di essere migliori, si può sempre cercare di far nascere qualcosa di buono. È per questo che avremmo voluto cogliere l'occasione di questa tragedia, che si è abbattuta sull'Italia, per rendere l'Italia un posto migliore, partendo da un'idea di fondo: l'idea di fondo era che bisognava fare presto, velocemente, in maniera incisiva, e tutto questo non c'è stato.
Non c'è stato perché oggi è il 22 aprile e siamo ad oltre due mesi dall'inizio di questa pandemia, e ancora oggi le nostre aziende, le nostre famiglie, i nostri lavoratori non sono riusciti a percepire quanto loro promesso. Questo è un fatto devastante; è devastante perché proprio nell'emergenza il Governo avrebbe dovuto essere più presente, più vicino e più celere. Non scorderemo, poi, ovviamente, che siamo stati anche abituati in questo lungo periodo ad una serie di proclami fatti attraverso le televisioni, fatti attraverso i social, quando i decreti non erano ancora neanche stati scritti. Questo per noi è stato un modo di procedere assolutamente sbagliato, soprattutto perché non dava la possibilità e non ha dato la possibilità ai nostri cittadini di fidarsi di questo Governo. Allora, vedete, dobbiamo partire un po' dal principio e il principio è che già da subito le opposizioni, Fratelli d'Italia in particolare aveva fortemente detto che gli stanziamenti messi a disposizione non erano sufficienti e ci è voluta davvero una forte presa di posizione da parte di Fratelli d'Italia per poter arrivare a quello a cui siamo arrivati oggi, cioè allo stanziamento dei 25 miliardi. Il problema, però, è che molti punti restano assolutamente irrisolti. Come dicevo prima, quindi, questo nome altisonante, “Cura Italia”, che ha indubbiamente delle ambizioni fortissime, di fatto, poi, ha delle lacune in moltissimi punti.
Parliamo, per esempio, di una delle proposte a costo zero che era stata avanzata da Fratelli d'Italia, cioè quella di evitare di dover passare attraverso la contrattazione sindacale per le aziende con 6 dipendenti, perché di questo parla la norma. La norma dice che fino ai 5 dipendenti non si passa dalla contrattazione sindacale, dal sesto dipendente in poi sì; allora questo rappresenta, evidentemente, uno scollamento con la realtà; è evidentemente un distacco fra la posizione del Governo e quello che è il tessuto economico e sociale della nostra nazione, che si fonda prevalentemente su aziende con un ristretto numero di dipendenti. Questo aggrava l'emergenza perché in un momento in cui noi dovremmo essere veloci nelle risposte, noi invece produciamo un ulteriore rallentamento per quelle aziende, aumentiamo la burocrazia lì dove invece la burocrazia doveva essere tagliata. Noi dovevamo poter immaginare - e questa era l'occasione migliore per iniziare a farlo - un procedimento di sburocratizzazione del nostro Paese. Perché? Perché il nostro Paese era già lento prima. Noi avevamo dei grossissimi problemi in tema economico e anche da un punto di vista sociale già prima che arrivasse e si abbattesse su di noi il COVID-19. Però questo poteva essere preso come un momento di rinascita, un momento in cui immaginare una nuova nazione, un nuovo sistema e un nuovo modo di pensare. Invece, ancora una volta, ci siamo aggrovigliati attraverso procedure, burocrazia, attraverso la costituzione di una terza Camera, che è quella delle task force. Quando sono stata eletta non sapevo che le Camere fossero tre, però oggi ne prendo atto. Vedete, se abbiamo bisogno, se il Presidente Conte ha bisogno, di nominare degli esperti, evidentemente nessuno di noi in quest'Aula è ritenuto capace di poter esprimere un concetto, un'opinione, un'idea. Questo è assolutamente deprimente per chi come me è alla prima legislatura, perché invece questo Parlamento ha delle persone che hanno delle capacità e questo dovrebbe essere utilizzato. Il Presidente Conte avrebbe dovuto utilizzare questo Parlamento e non aveva bisogno di nominare delle task force, ma forse lo ha fatto perché è l'incapacità del Governo stesso, che si è voluta coprire attraverso i consulenti nominati. Vedete, abbiamo letto tutti con sconcerto le previsioni su quanto costerà alla nostra economia lo sconquasso del Coronavirus. Il Fondo monetario internazionale ha previsto un calo del PIL del 9 per cento e Confcommercio ha previsto un calo per i consumi quantificabile in 52 miliardi. Di fronte ad una prospettiva come questa, la ricetta avrebbe dovuto seguire il solco della competitività, della libertà d'impresa; semplificare e deregolamentare, assicurando velocità nell'elargizione dei benefici; invece, anche in questo caso, l'unica soluzione che il Governo è stato in grado di dare è di far indebitare ulteriormente le nostre aziende, le nostre ditte, i nostri professionisti, i nostri autonomi. Infatti, andare a chiedere un prestito in banca non è una grandissima soluzione per quella gente che aveva già prima problemi e che sicuramente ha visto amplificati i propri problemi economici in questo tragico momento. La soluzione sarebbe stata riuscire a immaginare, come Fratelli d'Italia aveva detto, riuscire ad immaginare un nuovo modo per aiutare le imprese e noi ne abbiamo individuati parecchi di modi. Facevo prima riferimento a quello che Fratelli d'Italia ha proposto in tema di contrattazione, quindi, eliminando il passaggio obbligatorio dai sindacati. Abbiamo chiesto, per esempio, che il decreto dignità venisse sospeso; abbiamo chiesto che venisse utilizzato il fondo delle PMI in maniera più strutturata e veloce per dare la possibilità alle aziende di superare i limiti di questa fase; abbiamo proposto, ovviamente, una serie di emendamenti e quindi di idee, non solo per le imprese. Abbiamo fatto ciò parlando della famiglia, lo abbiamo fatto parlando della scuola, dei lavoratori autonomi, dei professionisti, che sono stati assolutamente dimenticati dal provvedimento. Allora, ci saremmo aspettati davvero che alcune delle nostre proposte potessero essere accolte, soprattutto perché quando abbiamo iniziato la discussione del provvedimento ci è stato detto: sì, qualcosa possiamo discuterla, però, mi raccomando, devono essere emendamenti ordinamentali, cioè qualcosa che non incida sul bilancio, perché tanto quello lo faremo dopo. Il “faremo dopo”, però, noi lo abbiamo ascoltato dall'inizio ed è sempre un “faremo dopo”, è sempre una posticipazione di qualcosa. Noi vorremmo, invece, iniziare a fare ora, perché è questo il momento in cui l'Italia ha bisogno di coraggio e di forza e soprattutto di una speranza. Infatti, il tema vero oggi è che noi ci preoccupiamo della stesura del provvedimento in esame, ma attraverso questo provvedimento noi possiamo dare all'Italia una nuova speranza, la speranza di rinascere, di poter ricominciare a vivere di poter ricominciare a produrre ed è ciò che manca nel provvedimento. È stato, anche in questo caso, un provvedimento che ha cercato di rattoppare qualcosa che prima era rotto, che ha cercato di seguire il solco di quello che il Presidente del Consiglio narrava e raccontava in diretta televisiva, volta per volta, senza neanche aver ancora redatto i documenti. Allora, vedete, proprio in tema di famiglie e di imprese avevamo proposto, per esempio, la sospensione dei termini degli adempimenti e dei versamenti fiscali e contributivi per le aziende con un fatturato fino a 2 milioni di euro; il differimento del termine per i versamenti dovuti nei confronti delle pubbliche amministrazioni; la disapplicazione della ritenuta d'acconto per i professionisti; la sospensione fino al 31 maggio dei termini relativi alle attività di liquidazione; la sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria dovuti dai datori di lavoro domestico e una serie ovviamente di altri provvedimenti.
Il “decreto Cura Italia” purtroppo, invece, rappresenta una risposta, la prima, avrebbe dovuto essere la prima anche se arriva davvero con molto ritardo alla tragedia dell'epidemia di Coronavirus e questo ovviamente per noi era un momento centrale. Questo di fatto è il primo momento nel quale potevamo discutere delle nostre idee e della nostra idea d'Italia e lo abbiamo fatto sommessamente, in punta di piedi, con umiltà. Volevamo semplicemente poter contribuire al lavoro del Governo per il bene della nazione. Noi siamo qui perché siamo stati eletti, rappresentiamo qualcuno e quel qualcuno ha voglia di partecipare. Non siamo qui perché siamo migliori di altri o perché siamo eletti per volontà divina: siamo qui perché la nazione crede in quello che facciamo, crede nel nostro lavoro e allora è questo che abbiamo chiesto di poter lavorare ma ancora una volta questa possibilità, questa facoltà, questo dovere ci è stato impedito. Vedete noi ci appresteremo perché arriverà il cosiddetto decreto aprile, il “decreto Liquidità”, che a questo punto immagino diventerà Maggio perché indubbiamente non può più essere chiamato aprile e anche in questo caso ci appresteremo alla lettura di quel provvedimento cercando ovviamente, nei limiti delle nostre capacità, di essere obiettivi su quanto leggeremo e metteremo a disposizione le idee, la forza, la voglia di Fratelli d'Italia di contribuire alla ripresa della nostra Nazione. Però dobbiamo essere d'accordo su un punto fondamentale. Il punto fondamentale è che ci debba essere il rispetto che per esempio ieri, in Commissione Bilancio, non è stato mostrato a nessuno dei parlamentari che compongono quella Commissione, a nessuno di quei parlamentari perché il problema non è stato soltanto delle opposizioni. Tutti noi, i colleghi commissari eravamo impegnati dalla mattina alle 10 alla sera a mezzanotte. Ecco questa è mancanza di rispetto e mancanza di riconoscimento dei ruoli e noi non possiamo accettarlo perché, se lo facessimo, staremmo abdicando al nostro ruolo di rappresentanti del popolo. Allora - mi accingo alla conclusione - noi abbiamo depositato e raccontato la posizione di Fratelli d'Italia. Abbiamo combattuto per i voucher per esempio; abbiamo combattuto affinché i percettori di reddito di cittadinanza a questo punto potessero in qualche modo essere utilizzati; affinché i soldi che vengono spesi per il reddito di cittadinanza, visto che una delle finalità di quel provvedimento era trovare lavoro a chi il lavoro non lo aveva, noi abbiamo detto di metterli a lavorare. E ancora una volta, invece, la propaganda politica, la scelta della linea politica ha superato le scelte fatte per il buonsenso, fatte nel bene della nazione. E allora noi chiediamo che venga applicato semplicemente il buonsenso. Questo è un momento storico dal quale possiamo uscire soltanto se avremo la capacità e l'umiltà di ascoltare perché, prima di parlare, bisogna ascoltare. Allora, Presidente, davvero concludo. Ho iniziato dicendo che ero un po' rammaricata sul provvedimento e davvero lo sono. Lo sono perché è un'altra occasione persa, un'occasione persa per dare delle risposte vere in un momento tragico in cui la nazione ha bisogno di risposte, ha bisogno di poter guardare a noi come istituzione democratica e potersi fidare di noi. E invece questa prova questo Governo non è stato in grado di darla, e questo è davvero il rammarico più grande, perché parlo in quest'Aula da parlamentare, ma parlo da cittadino, parlo da mamma, parlo da imprenditrice. Questo è quello che gli italiani avrebbero voluto vedere, gli italiani avrebbero voluto delle risposte; un faro, una luce nel buio, una luce alla fine del tunnel. Questo provvedimento non lo è; non lo è, non darà le risposte e non darà soluzioni. E allora, vedete, le intenzioni, che pure ci sono state le intenzioni buone, e questo noi lo riconosciamo, non buttiamo tutto il provvedimento, sicuramente ci sono state delle buone intenzioni, sicuramente ci sono degli elementi che hanno la nostra condivisione, ma questo non ci può far dimenticare che avremmo dovuto fare prima, avremmo dovuto fare di più e avremmo dovuto fare meglio, perché ben fatto è meglio di ben detto. Questa è una massima di Benjamin Franklin a cui sono particolarmente legata: ben fatto è meglio di ben detto. Allora spero che il Governo decida finalmente di iniziare a fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il presidente Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, colleghi deputati, sottosegretaria, vi sono momenti, diceva Oriana Fallaci, nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Le scene a cui abbiamo assistito in queste ultime ore ci costringono, da un punto di vista prepolitico, direi etico, ad assumerci delle responsabilità. Vorrei collaborare nel tentativo di rammentare a tutti i colleghi presenti e al Governo, che ha in questa fase dei poteri davvero straordinari, che siamo in presenza di una sorta di sospensione di Costituzione, e quindi di diritti costituzionali, e regolamenti. Il tutto accade dopo la dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica per il Coronavirus dell'Organizzazione mondiale della sanità datata 30 gennaio 2020. Il Consiglio dei ministri il 31 gennaio dichiara, con un'iniziativa senza precedenti, lo stato di emergenza.
Per pochi minuti vi annoio e vi ricordo che trattasi dell'articolo 7, comma 1, lettera c) e dell'articolo 24, comma 1, del decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018, altrimenti detto Codice della protezione civile. Questo articolo 24 non l'ho citato per far vedere, diciamo così, che lo si conosce, ma perché richiama il successivo articolo 25, che prevede le ordinanze di Protezione civile che possono adottarsi in deroga a ogni disposizione vigente, nei limiti indicati nella deliberazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico e delle norme dell'Unione europea. Voglio far presente - colpo di scena - che da nessuna parte è previsto lo strumento del DPCM, di cui state abusando, evidentemente, e che le ordinanze della Protezione civile non possono andare contro l'ordinamento giuridico e le norme europee.
Quindi sono inammissibili la compressione di diritti e libertà costituzionali garantiti e dichiarati inviolabili da alcune delle nostre norme: l'articolo 13 della Costituzione sulle libertà personali, l'articolo 32 sul rispetto della persona umana e altre. Per esempio, voglio citare la soppressione dell'esercizio di culto, della libertà di riunione e associazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), del diritto all'istruzione, del diritto al lavoro e alla libera iniziativa economica, del diritto all'attività motoria, sportiva, del diritto al giudizio civile e penale e di molti altri diritti che in questa fase storica sono stati cancellati. Questo per dirvi che non può esserci una dialettica politica che intercorre tra i gruppi, una polemica palese, talvolta strisciante, ma che spesso comunque emerge, galleggia e si fa notare, come se fossimo in presenza di una qualunque fase storica. Non può esserci perché non è prevista nelle procedure straordinarie che hanno, di fatto, mortificato la Costituzione e i regolamenti parlamentari. Non può esserci una sorta di - come la vogliamo definire, un termine sicuramente importante, compromettente - dittatura mascherata, secondo la quale un uomo solo al comando - era una definizione che vi piaceva molto e che avete utilizzato, ne avete persino abusato negli anni in cui governava il centrodestra - stabilisce il da farsi, disponendo in assenza delle funzioni di indirizzo e di controllo del Parlamento italiano; non dell'opposizione, del Parlamento italiano, cioè del tempio che rappresenta la sovranità popolare. Non è possibile immaginare che quest'uomo solo al comando determini l'uso non solo di norme già definite incostituzionali, la soppressione di libertà fondamentali, ma l'uso di decine di miliardi di euro. Da qui al dicembre 2020 noi probabilmente ci troveremo a disporre di una quantità di miliardi tanti quanti ne sono stati utilizzati in tutta la Seconda Repubblica. Non credo che la previsione sia sbagliata di molto se dovessimo insieme immaginare un impiego di risorse pari a 150-180 miliardi di qui al prossimo dicembre. E voi potete pensare di sospendere le libertà costituzionali, di sospendere le prerogative costituzionali, di sospendere le prerogative parlamentari, di fare strame dei regolamenti, senza entrare nella fase che vede il Governo diventare soggetto terzo e il Parlamento operare in regime di collaborazione, per far cessare il prima possibile questa fase critica di emergenza cosiddetta sanitaria e far ripartire l'economia, per restituire questi diritti, che sono anche diritti monetizzabili. Non sono soltanto diritti astratti, non stanno lì trascritti sulle grandi tavole dei valori dell'Occidente; si traducono anche in pane quotidiano, in esercizio della propria professione e del proprio lavoro. Sono libertà, in quanto tali fondamentali, ma sono anche diritti a vivere.
Questo salto di livello voi non lo avete fatto, sottosegretaria; non è stato fatto neanche dal Parlamento. Capiamo che c'è un po' di turbolenza anche all'interno della maggioranza, soprattutto nel rapporto tra la maggioranza e il Governo, perché non è possibile essere parlamentari di questa Repubblica e attraversare una fase così critica senza essere sensibili al rapporto tra Parlamento e Governo. Che cosa significa condividere? È stato già detto da miei colleghi negli interventi precedenti, nella giornata di ieri, quando si è celebrata l'ennesima presa per i fondelli con la cosiddetta informativa. Doveva essere una comunicazione, ci deve essere una delega, perché questo è sempre accaduto - sempre! - prima del Consiglio europeo.
Per la prima volta non è accaduto ieri, nella giornata di ieri, e solo e soltanto per ragioni di ordine tattico: per mettere la polvere sotto al tappeto e cercare di nascondere le divisioni all'interno della maggioranza, in modo particolare sulla possibile adesione o sul possibile utilizzo del cosiddetto Fondo salva Stati, il mitologico, ormai, MES. Noi ieri avremmo avuto diritto a una comunicazione, quindi a un voto. È bene che i cittadini che ci ascoltano sappiano che noi ieri abbiamo ascoltato il comizio del Presidente del Consiglio, al quale abbiamo potuto contrapporre dotte repliche da parte dei gruppi parlamentari, ma non c'è stato un voto. La democrazia si esercita anche attraverso il voto, e quando si rendono necessarie misure eccezionali per affrontare fasi difficili o drammatiche come quella attuale, è prescritta la collaborazione, è obbligatoria la collaborazione, perché se voi, sottosegretaria Malpezzi, volete restare allo schema precedente, allora dovete ripristinare le libertà costituzionali, le prerogative costituzionali, le pratiche regolamentari, affrontare le Commissioni, fare tutto quello che è stato fatto ogni volta che abbiamo licenziato leggi di bilancio, anche le più robuste, ma che comunque cubano un decimo di ciò di cui ci stiamo occupando in termini economici in questa stagione. Non si può fare in questa condizione, se non essere accusati - l'accusa è orribile, me ne rendo conto, ma confina strettamente con la realtà, è prossima alla verità - del Coronavirus come espediente per trasformare la democrazia parlamentare in una democrazia autoritaria, il Presidente del Consiglio in una sorta di Mahatma che può disporre di qualunque strumento a proprio piacimento. Se c'è - e lo abbiamo ascoltato anche dal Capo dello Stato - la necessità di collaborare e di parcheggiare di lato, per un momento soltanto, il più breve possibile, tutte le nostre libertà, conquistate non da noi, perché noi siamo i beneficiari di queste libertà e di questi diritti, le hanno conquistato i nostri padri, i nostri nonni, quelli che magari, per portarcele e servircele su un piatto d'argento hanno sacrificato la propria vita, per avere nuovamente la disponibilità di queste prerogative, noi abbiamo bisogno che voi entriate mentalmente, direi di più, culturalmente, in un'altra fase. Condividere significa, per esempio, vietare reciprocamente il diritto di interdizione, perché non c'è diritto di interdizione se c'è la sospensione delle prerogative costituzionali, non ci può essere; significa che ognuno degli schieramenti in campo ha diritto di sommare la propria sensibilità a quella dell'altro. Non è che in regime straordinario, di collaborazione e condivisione, pur avendo voluto rinunciare all'ipotesi - chiamiamola così, tra virgolette, ma sappiamo che è molto di più di un'ipotesi giornalistica - del Governo di unità nazionale, del Governo che avrebbe voluto vedere tutti dalla stessa parte… A noi non serve, a Fratelli d'Italia non serve. Giorgia Meloni è stata talmente chiara, e fin dall'origine, nella sua specchiata coerenza, che penso abbia spazzato il campo da ogni possibile equivoco, almeno per quello che riguarda Fratelli d'Italia. Non abbiamo bisogno di poltrone per collaborare con il Governo in un momento in cui l'Italia è in crisi, perché noi non serviamo il Governo, serviamo l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), è una differenza sostanziale. Noi vogliamo lavorare per l'Italia, rischiare, mettere la faccia anche, ed eventualmente anche sbagliare, per costruire il bene e, in questo caso, per affrontare la fase successiva di questa crisi e di questa emergenza.
Nessun potere di interdizione, regole eccezionali, io parlo alle mie sensibilità culturali, al mio blocco sociale, voi parlate al vostro; voi non avete diritto di interferire con il nostro, noi non abbiamo diritto di intervenire con il vostro. O è così oppure voi ci dovete garantire la possibilità di svolgere il nostro ruolo, che prima ancora di essere il ruolo dell'opposizione italiana e della destra italiana è il ruolo del Parlamento italiano, del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Voi non potete cancellare queste prerogative. O si traccia il perimetro e si stabiliscono le regole del gioco, che devono comunque cessare il prima possibile - il prima possibile! -, e tutti dobbiamo marciare nella stessa direzione per superare non solo l'emergenza sanitaria ma anche l'emergenza costituzionale e regolamentare, o si va in questa direzione oppure noi pretendiamo - e se voi non ce lo consentirete, questo diritto ce lo prenderemo da soli - che il Parlamento ricominci a lavorare; il che non significa, Presidente Fico, che ci ascolta attraverso i microfoni, mantenere aperta la Camera dei deputati sette giorni su sette, significa consentire la possibilità da parte di ciascuno di noi, di ciascun partito, di essere presente e di incidere. Significa appunto delle due l'una: o affrontare la fase del salto culturale da parte della maggioranza, del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle, oppure di tornare immediatamente alla normalità della dialettica politica, rifiutando ogni deriva autoritaria. Che cosa significa far cessare il diritto di interdizione? Significa che, per esempio, per quello che ci riguarda - l'abbiamo ascoltato negli interventi di oggi, l'ultimo è stato quello della collega Lucaselli, componente della Commissione bilancio - noi comunque vogliamo e dobbiamo dare dei segnali a coloro i quali oggi si trovano in grandi difficoltà, che possono essere soggetti anche diversi da quelli a cui magari guarda la maggioranza di sinistra. Noi abbiamo chiesto che fossero erogati i fondi a fondo perduto esattamente come hanno fatto la Francia e la Germania, invece qui ci stiamo ancora lambiccando per capire quali linee di credito sono aperte per le nostre aziende e cosa devono fare le nostre aziende anche per accedervi. Il collega Zucconi oggi ha svolto un intervento e ha letto - non so se ve ne siete accorti - un terribile messaggio di una banca italiana, anche importante, che praticamente ha avvisato i propri risparmiatori che era cessata la possibilità di accedere alle agevolazioni previste dal Governo italiano nel precedente decreto. Finanziamenti a fondo perduto, ma anche moltiplicazione del tempo relativo alla restituzione del prestito, quindi delle rate, perché sei anni sono ridicoli, sono pochi, bisogna considerare che comunque questo anno sicuramente è un anno che fa saltare per aria qualunque tipo d'azienda. Se vogliamo mettere lo Stato vicino alle aziende, dobbiamo consentire alle aziende di rimanere vive e vegete. Questo confligge con alcune pratiche - diciamo così - che gli istituti di credito sono soliti concordare con i Governi, e che vedono, per esempio, degli interessi che sono a dir poco, in questa situazione, scandalosi, inverosimili, perché se non si riesce neanche a incidere sui tassi di interesse, significa che il Governo non ha un'autorevolezza. Magari è autoritario nei confronti del Parlamento, ma piega la schiena di fronte alle banche, non è e non sarebbe una novità. Abbiamo proposto i 1.000 euro in tasca, immediatamente, alle persone indigenti che hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, e voi lo sapete meglio di noi, perché siete persone radicate sul territorio. Voi sapete che si stanno dimenando a destra e a manca le nostre gloriose associazioni di volontariato, il nostro glorioso Terzo settore, che consegna decine di migliaia di pacchi alimentari ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ogni giorno! Non stiamo sulle nuvole, non evochiamo astrazioni o ideologie, questa è la realtà. A queste persone gli va restituita la dignità, e per evitare che ricevano pacchi alimentari e possano andare a fare la spesa e portare da mangiare ai propri figli c'è solo questa soluzione; non c'è la soluzione dei crediti d'imposta, delle casse integrazioni che forse arriveranno, non si sa tra quante settimane, piuttosto che appunto la sospensione del pagamento dei tributi, delle tasse, dei mutui e anche qui le banche fanno le furbe, perché sospendono i mutui, ma fanno pagare subito e chiedono subito il pagamento degli interessi. Significa, per quanto ci riguarda, che questa occasione tragica può essere invece la grande occasione per rilanciare l'economia di questa nostra nazione, senza sentirsi subalterni ad altri modelli economici di nazioni che hanno caratteristiche diverse dalla nostra. Noi, piaccia o meno, per quanto siamo molto forti sul terziario e sui servizi, restiamo fondamentalmente la nazione con un'identità economica sviluppata intorno alle piccole, talvolta micro attività produttive. Allora, non possiamo da un lato far finta di dare degli oboli, attraverso le linee di credito e successivamente al “decreto Liquidità”, che di qui a breve andremo ad affrontare e poi praticamente quasi limitare la possibilità di agevolazioni, di ossigeno per le aziende al pagamento o degli interessi o al pagamento dei tributi e delle tasse. Bisogna immediatamente pensare a cosa mettere in campo per far lavorare queste aziende. Di cosa vivranno, quando tra qualche mese, ci auguriamo, questa crisi sarà dietro le nostre spalle? E allora la circostanza è ghiotta per fare strame delle lungaggini burocratiche, della farraginosità di alcune norme, studiate ad arte per incartare letteralmente l'economia italiana e per mettere in ginocchio, creare mille ostacoli alla libera iniziativa e alla libera impresa. Noi dobbiamo prendere di petto il codice degli appalti e immaginare che, il giorno dopo la cessazione della crisi, tutti i cantieri siano operativi, perché non basta appunto dare l'elemosina, bisogna creare opportunità di sviluppo e su questo, come al solito, state già in ritardo, perché voi, per vostro vezzo, caratteristica e abitudine, state sempre lì che rincorrete qualcosa e qualcuno. Significa, per quello che ci riguarda, non dimenticare il grande patrimonio rappresentato in Italia dalle scuole pubbliche, paritarie e private, che lei sottosegretario conosce bene, ma che pure non compaiono nei decreti che fin qui abbiamo licenziato; tra gli emendamenti che non sono stati neanche discussi e tantomeno votati nel corso della notte, ce n'era anche uno che avrebbe voluto dare ristoro a questi istituti. Non è un fatto ideologico, apposta dico: basta interdizioni. E' un fatto pratico, intanto si tratta di aziende, aziende in quanto tali, le quali hanno avuto dallo Stato un ordine a non operare e lo Stato, di quest'ordine che produce miseria, deve farsi carico. Ma di più: alcune di queste scuole vivono solo di rette; sono le scuole private, sono gli asili nido, sono quelle realtà che fuoriescono dalla domanda, dovuta a una carenza di risposta da parte dello Stato. Si chiama - lo ricordiamo insieme brevemente - sussidiarietà: lo Stato, nonostante le pompose declamazioni di Conte, che avrebbe voluto - questo era uno degli impegni programmatici, che è venuto qui a raccontare in quest'Aula - realizzare asili nido pubblici per tutti; nonostante questo, lo Stato non è nelle condizioni di fornire questo genere di assistenza per tutte le famiglie che ne hanno bisogno, lo sappiamo tutti: interviene il privato e cerca comunque, ritagliandosi uno spazio di mercato, di consentire cosa? Alle famiglie, ai genitori (uomo, donna) di conciliare il proprio lavoro, la propria professione con la famiglia. E che cosa vogliamo fare? Se voi non sostenete queste realtà, lo sapete che cosa accade? Accade che le famiglie non hanno più, non avranno più, tra le tante libertà che gli abbiamo conculcato, questa facoltà.
Un genitore dei due - presumo nove volte su dieci sarà la donna, la mamma - sarà chiamato a rinunciare al lavoro e a restare a casa, come quarant'anni fa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E fortuna che siete pure di sinistra e che avete esibito in maniera pretestuosa e strumentale la grande questione delle pari opportunità! Lo dovete dimostrare adesso - adesso - perché altrimenti il 30 per cento di queste aziende, di queste scuole e di questi istituti sono già in chiusura, in fase prefallimentare. Non c'è tempo, non è più una questione di lana caprina, su cui potremmo stare qui a disquisire chissà per quante ore, sulla libertà di scelta dal punto di vista dei modelli educativi, ma poi dovremmo discutere chissà quanto anche della scuola pubblica; noi abbiamo una formazione e una sensibilità che ha sempre avuto particolare attenzione per la scuola pubblica, ma la scuola pubblica dovrebbe una volta per tutte trovare il coraggio e l'orgoglio, con il sostegno del Governo, di Governi adeguati, per riemergere dal suo declino. È una questione che, davvero, spazia a 360 gradi; si va dalle strutture edilizie ai servizi, alla manutenzione e, ovviamente, anche al necessario aggiornamento e alla meritocrazia, e quindi anche alla giusta valorizzazione degli insegnanti, che al contrario di molti altri Paesi in Italia vengono calcolati purtroppo ben poco. La cosa allucinante è che mentre voi tardate a prendere in mano la vicenda delle scuole paritarie e delle scuole private - forse, giustamente, non so, non so dire perché ancora non ho capito se lo apprenderete dai giornali nei prossimi giorni se la nostra inchiesta avrà o meno un determinato esito -, dall'articolo 48, comma 2, di questo “decreto Cura Italia” mi risulta che le cooperative che svolgono assistenza domiciliare alle persone più fragili, con disabilità, di fatto percepiscano, in assenza del servizio, lo stesso importo. Quindi, le scuole paritarie no, le scuole private no, le cooperative sì; sembrerebbe una cosa giusta, se non fosse che invece sembrerebbe al contrario - sembrerebbe, il condizionale è d'obbligo, ma approfondiamo, sottosegretario - che gli operatori, cioè quelli che invece dentro le case ci vanno, vengano pagati limitatamente alle ore che lavorano dentro quell'abitazione. Questo sarebbe un insulto perché senza le persone diversamente abili, senza queste fragilità sociali conclamate e certificate, non ci sarebbero neanche le cooperative di assistenza. Quindi, come al solito, avete messo insieme provvedimenti in maniera strabica, privilegiando in modo discrezionale chi vi interessava privilegiare. Anche sulla faccenda delle scuole avete privilegiato, in molte regioni, quelle accreditate, soprattutto nelle vostre regioni, mettendo all'angolo, come fossero appestate, le scuole non accreditate, che pure svolgono il servizio narrato. Noi abbiamo parlato di partite IVA, abbiamo parlato di lavoro, di piccole imprese, abbiamo parlato di insegnanti, di scuole, di scuole private, di scuole pubbliche; abbiamo parlato - lo hanno fatto i miei colleghi, quindi non mi soffermo, perché la circostanza è stata ampiamente presa in considerazione - di turismo.
Tra breve il collega Mollicone farà il suo intervento e quindi potrà spaziare a 360 gradi relativamente alle necessità di soccorrere un altro segmento fondamentale - l'Italia potrebbe campare quasi solo di questo - cioè di cultura, un settore che viene, insieme al turismo, letteralmente martoriato da questa pandemia. Ognuno deve avere la possibilità di mettere in campo, nelle fasi in cui si sospendono le prerogative regolamentari e costituzionali, il proprio valore aggiunto. Abbiamo chiesto i voucher per avere maggiore disponibilità a liberare il mercato del lavoro e a consentire agli italiani, sfatando un mito che alberga prevalentemente nei banchi della sinistra, secondo il quale, in realtà, noi avremmo bisogno di regolarizzare gli immigrati semplicemente perché - nota filastrocca che ha inflazionato il nostro dibattito - solo gli immigrati sarebbero disponibili a svolgere alcuni lavori. Certo, se sono lavori in nero a 4 euro al giorno, sfido qualunque cittadino italiano ad accettarli! Ma se noi, invece, questi lavori li andiamo a regolarizzare gli diamo una dignità, vuoi scommettere, oggi più di ieri, vista la crisi economica, anzi la crisi sanitaria che si aggiunge a quella economica, che anche i cittadini italiani sarebbero più che disponibili a svolgere un ruolo in tal senso? È quello che abbiamo chiesto, non solo attraverso i voucher, perché questa proposta si interconnette con la proposta di rendere attivi coloro i quali percepiscono il reddito di cittadinanza. Vedete, non abbiamo chiesto l'abolizione del reddito di cittadinanza, perché abbiamo aggiunto la nostra sensibilità a quella di qualcuno dentro quest'Aula. Certo, se avessimo governato noi, fossimo stati noi in maggioranza, il reddito di cittadinanza non avrebbe mai visto la luce e non avrebbe mai avuto le forme con cui le nostre aziende si trovano oggi a combattere, attraverso questi percettori, in assenza di servizio reso, di stipendio; tuttavia se queste persone esistono - ed esistono -, se consumano risorse dello Stato, cioè risorse pubbliche, cioè risorse di tutti i cittadini, anche quelli oggi che non sono in condizioni più di lavorare, penso che sia giusto che svolgano lavori di pubblica utilità in cambio dei 780 euro al mese che percepiscono. Penso che ciò sia sacrosanto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): qual è il tarlo mentale che vi consuma il cervello e che vi impedisce di arrivare a una conclusione così lineare, coerente, trasparente e comprensibile? è incomprensibile il contrario! Ma siccome avete fatto valere altre logiche, non siamo riusciti a far approvare un emendamento - questo emendamento - che pure in una prima fase era stato giudicato positivamente dalla maggioranza. Così ci troviamo… Non ho capito se il mio tempo…
PRESIDENTE. Aveva solo 30 minuti, presidente!
FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, quindi concludo. Non avevo capito lo scampanellio, se cioè fosse destinato a questo o ad altro. Dicevo, che ci troviamo, in buona sostanza, di fronte a un circuito vizioso - concludo con questa battuta finale, me la consenta - che, con tutta probabilità, secondo il meccanismo, secondo l'architettura che avete costruito, per cui una serie di soggetti produttivi in grande difficoltà sono chiamati comunque a recuperare nelle prossime settimane il divario del 15 per cento sul PIL - rischia di essere, in buona sostanza, consegnato agli unici - gli unici - detentori di un possibile sfruttamento in positivo di questa disgrazia, cioè le banche.
Voi ormai avete stabilito, voi siete passati dal culto della difesa del proletariato, degli operai, degli ultimi…
PRESIDENTE. Grazie…
FABIO RAMPELLI (FDI). Concludo davvero, un'ultima battuta…
PRESIDENTE. Siamo a 32 minuti!
FABIO RAMPELLI… a questo rapporto terrificante e incomprensibile con i banchieri e con i poteri forti…
PRESIDENTE. Grazie.
FABIO RAMPELLI (FDI). Penso che questo possa essere un elemento su cui dobbiate riflettere per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli, colleghi, sottosegretaria Malpezzi in rappresentanza del Governo, “(…)Il contagio, che nell'epidemia ha tanta importanza, fa sì che gli uomini si isolino gli uni dagli altri. Il miglior modo di difendersi consiste nel non avvicinare alcuno: chiunque potrebbe infatti già portare in sé il contagio. Alcuni fuggono dalla città e si disperdono nei loro possedimenti. Altri si chiudono in casa e non lasciano entrare nessuno. Ciascuno schiva gli altri. Tenere gli altri a distanza è l'ultima speranza. La prospettiva di vivere, la vita stessa, si esprimono per così dire nella distanza dagli ammalati (…)”. Con queste parole Elias Canetti, in Massa e potere descrive in maniera magistrale la sensazione di isolamento che si vive durante le pandemie.
Nella storia, ce ne sono state tante, anche nel Novecento; ebbene, queste hanno influenzato anche la letteratura, ma per noi è storia viva, è storia quotidiana, è storia di questi giorni e non c'è dubbio che il virus abbia messo a terra le nostre certezze, ma ancora non abbiamo sperimentato fino in fondo le conseguenze nefaste dell'apparizione del COVID-19 sul nostro pianeta; questa maledetta pandemia sta provando a frantumare la sequenza della nostra identità, quella italiana, colpendo il cuore di quello che per secoli ci ha reso migliori: l'arte, la cultura, la bellezza. Qualche giorno fa, il Ministro spagnolo della cultura ha detto, citando Orson Welles, “Prima del cinema, conta la vita”; il Ministro ovviamente si è poi scusato, però se è vero che la scelta per la vita prevale, ma che sarebbe mai la vita senza il cinema, la musica, il teatro, l'arte senza le emozioni e il piacere di viverle insieme? Certo, viverle insieme perché la cultura si fa per forza in gruppo e molto vicini, senza distanza sociale e perché si usufruisce insieme ad altri; è l'esperienza di essere parte di un pubblico, riconosciuta dai tempi della tragedia greca. Il Coronavirus ha creato uno stato di emergenza che, tra gli altri, sta mettendo in ginocchio infatti tutto il settore della cultura e della creatività dell'Italia, un comparto essenziale non solo per la nostra economia, ma per la nostra stessa qualità della vita; la stessa cultura che ci aiuta a rendere più lievi gli effetti dell'isolamento, quella cultura, un ecosistema certo complesso, già endemicamente fragile, travolto da un'emergenza contingente che ha portato alla luce difficoltà e contraddizioni, alcune delle quali da tempo conosciute anche se ignorate, una situazione a tratti surreale, che vede migliaia di operatori di ogni ordine e grado, di professionisti molti dei quali senza alcuna indennità o con cifre ridicole, i famosi 600 euro, accanto a milioni di visitatori tutti congelati, nel giro di ventiquattr'ore, fino a data da destinarsi. Qual è la percentuale del PIL italiano a cui contribuisce l'industria culturale, lo sapete colleghi? La cultura in Italia, e lo dice Symbola, non Fratelli d'Italia, genera quasi 96 miliardi di euro e il sistema produttivo muove più del 16 per cento del PIL; la cultura rappresenta il 6 per cento degli occupati in Italia, circa un milione e mezzo, e questi dati, cari colleghi, ce li dobbiamo stampare in testa perché ancora oggi qui, in Italia, la cultura, tutta l'industria culturale viene considerato il comparto di minore interesse, anche purtroppo dal Parlamento e dal Governo.
Il grande ombrello che contiene il sistema è fatto di cultura e turismo e il tutto gira intorno al concetto di bellezza, che è un valore immateriale ma che produce economia. Ci sono fisicamente i nostri musei, i teatri, le città d'arte, i borghi della storia, il paesaggio e poi la capacità di raccontare il passato e il presente. Non possiamo permetterci una nazione senza cinema e teatri, senza librerie, editori, promotori, distributori di libri, traduttori, parchi divertimento, senza spettacoli, senza concerti, senza produzioni cinematografiche, senza musei, senza gallerie d'arte. Lo ha denunciato Pierluigi Battista sul Corriere della Sera; sono seguiti, artisti, registi, cantanti e tanti altri. Chi altro ce lo deve e ve lo deve dire? Non possiamo permetterci nemmeno una nazione senza una buona informazione come quella garantita dai quotidiani, dai periodici, dalle edicole, che è il vero contraltare di diffusione delle fake news, ma il Governo, invece, preferisce istituire l'ennesima task force, che poi sarebbe un'unità di crisi o, meglio, un'unità di consulenti ancora una volta aggiunti per l'insipienza di questo Governo; una unità di crisi di stampo orwelliano, il famoso Ministero della verità, cercando di limitare libertà costituzionalmente protette come la libertà d'espressione, senza nessuna legittimità, senza scientificità nelle valutazioni, ma soprattutto senza neutralità, neutralità, colleghi. Vedete c'è un articolo su Lancet dal titolo che sposa perfettamente questa inquietudine: “Un virus può minare i diritti umani?”. Un errore che si sta ripetendo per l'applicazione “Immuni” che mette in gioco la libertà di movimento, anche se ieri Conte ha cercato di arrabattare qualche giustificazione al riguardo, e il diritto alla protezione dei dati personali con un'ordinanza - un'ordinanza e non una norma! - di Arcuri, del commissario straordinario, quando invece sappiamo, colleghi, che sarebbe necessaria una legge e una legge abbiamo chiesto. Non si può fare un simile procedimento senza un passaggio parlamentare, senza garanzie sui dati, su chi li stoccherà, sulla loro anonimizzazione, sulla politica di cancellazione. Sembrano le coordinate narrative di Huxley in Il Mondo Nuovo, che esplorano gli aspetti disumanizzanti del progresso scientifico. È un libro che vi consiglio e che preconizza aspetti del nostro presente. Per dirla con Harari, il dominio degli algoritmi e della tecnologia rischia di ledere le libertà individuali.
Torniamo agli aspetti parlamentari. Colleghi, va riconosciuto: nel “Cura Italia” ci sono interventi, seppur minimi, per la cultura e i lavoratori dello spettacolo e un articolo, uno solo, sull'editoria. E come si fa a sopravvivere? Vedete, per l'Ufficio parlamentare di bilancio siamo di fronte a uno shock senza precedenti. La fase ciclica dell'economia italiana, complessivamente stagnante lo scorso anno, si era già deteriorata nell'ultimo trimestre del 2019. La rapida diffusione dell'emergenza sanitaria, a partire dalla fine di febbraio, ha cambiato il quadro congiunturale con una velocità e un'intensità senza precedenti in tempi di pace. L'incertezza di famiglie e di imprese continua ad aumentare. L'indice dell'Ufficio di bilancio nel primo trimestre dell'anno è decisamente peggiorato. Per l'UPB, quindi, nella prima metà dell'anno ci sarà un calo dell'attività economica di intensità eccezionale, mai registrato nella storia della Repubblica e stimato in 15 - non 10: 15! - punti percentuali. Intanto, a dieci giorni dalla fine del mese ancora non abbiamo traccia del “decreto aprile”. Forse dovreste nominare una task force per cambiargli nome a questo punto.
Non sappiamo a quanto ammonterà lo scostamento di bilancio. Ora abbiamo letto qualche agenzia e dovrebbe essere addirittura sui 55 miliardi. Non sappiamo le misure che saranno introdotte. In compenso Conte promette che terrà in conto le proposte dell'opposizione - sì, come no! -, proposte che paradossalmente non sono state introdotte quando le abbiamo presentate in ogni sede, al Senato e qui alla Camera, per poi essere clonate dal Governo e magari peggiorate. Ed è di questa notte, come sappiamo, la strage di tutti gli emendamenti a questo decreto (ora si sta cercando di recuperare). Abbiamo proposto l'aumento del perimetro di accesso per tutti i settori culturali del Fondo emergenze dello spettacolo: bocciato. L'industria fonografica, quella discografica, le gallerie d'arte, le pinacoteche, i musei e tanti altri settori non hanno tutele. Poi le mostre, che avranno un ruolo cruciale, insieme al turismo, nella promozione dell'Italia sia all'estero sia anche qui, nella nostra nazione. Le mostre, dicevo, svolgono un effetto moltiplicatore sulla capacità di attrazione territoriale e turistica, veicolata insieme agli eventi culturali di diverse dimensioni che riguardano sia le grandi città sia un diffuso tessuto di medie e piccole città e di piccole e medie imprese, e abbiamo proposto su questo maggiori e più certe indennità per i lavoratori dello spettacolo: bocciato anche questo. Bisogna aggiungere che le persone che rendono possibile la cultura in Italia sono per la maggior parte operai precari del settore che oggi più che mai hanno bisogno di tutela.
Inoltre, abbiamo proposto un credito d'imposta - pensate - per le locazioni dei luoghi dello spettacolo, teatri e cinema, e non solo i luoghi del commercio: bocciato anche questo. Abbiamo proposto l'estensione dei voucher per la cultura anche a indennizzo fino a 18 mesi: bocciato, ma almeno lo avete inserito in un'osservazione che è passata con il parere della Commissione cultura. Abbiamo proposto misure per il sostegno allo sport, un credito d'imposta per le locazioni dei centri sportivi: bocciato. Sì, perché anche lo sport vedete, anche quello meno mediatico, è in crisi, con tutto ciò che ne consegue. I gestori di impianti sportivi stanno chiudendo. Abbiamo proposto misure per l'editoria, per garantirne la liquidità: un credito d'imposta per l'acquisto della carta, una modifica della disciplina della pubblicità delle aste giudiziarie per creare economia, una misura di forfetizzazione delle rese. Immaginate, colleghi: bocciato anch'esso.
Però, continuiamo pervicacemente a sostenere la cultura, al di là delle appartenenze e in nome di una sincera unità nazionale trasversale. Per questo abbiamo sottoscritto un emendamento della collega Nardelli per garantire intanto la liquidità ai teatri ma avete bocciato anch'esso, anche questo emendamento. Abbiamo presentato una risoluzione su tutti questi temi, la cultura, lo spettacolo, la musica, i concerti, la discografia, i musei, le gallerie d'arte, l'editoria libraria e giornalistica, lo sport e le mostre, una risoluzione che su nostra proposta sarà discussa già da domani, da questa settimana, che ha stravolto l'ordine trimestrale dei lavori. Per la prima volta una Commissione permanente in questa epoca di emergenza non si limita a fare da passacarte ai decreti, ma incardina risoluzioni e dà gli indirizzi. Il Parlamento finalmente dà gli indirizzi al Governo.
Colleghi, quando e come riapriranno i nostri teatri? Quando ascolteremo un altro concerto? Quando sarà possibile girare un altro set? A oggi non esiste una fase 2 per la cultura, lo ha detto anche il Ministro Franceschini poco fa. È un'industria molto complessa che programma mesi e a volte più di un anno prima di realizzare i propri progetti, che cammina sempre sul filo del rasoio e che oggi è messa a rischio dalla minaccia biologica, non perché siano minacciati dai virus ma perché per usufruirne e tenerla in piedi abbiamo bisogno di stare insieme, di incontrarci, di organizzare, di vederla, di rappresentarla. Abbiamo bisogno per ripartire di regole semplici. L'emergenza chiede semplificazione e non complicazione e moltiplicazione dei processi decisionali. Vogliamo fare un appunto su questo: la Netflix della cultura, è stato detto, è un'idea che partiva da noi, dato che abbiamo già inserito nella risoluzione che ha dato gli indirizzi al piano industriale della RAI la necessità di una RaiFlix. Siamo assolutamente d'accordo che la Rai mandi in onda e coproduca eventi teatrali di lirica e così via, ma riteniamo che non debbano essere sostitutivi, e così siano lasciate indietro piccole e medie produzioni, e che l'obiettivo debba essere il ritorno allo spettacolo dal vivo.
La cultura, colleghi, va letta in combinato disposto con il turismo. Ho sottoscritto per questo l'appello “Ripartiamo dall'Italia”. Abbiamo sentito prima il collega Zucconi nel question time, appello, questo, che è stato sottoscritto da tutte le organizzazioni del turismo per un fondo straordinario per il settore che possa aiutare le imprese in difficoltà.
Ministro Franceschini, le lanciamo un appello e una sfida: garantisca nel prossimo decreto disponibile mezzo miliardo per la cultura da investire nel Fondo per le arti nazionali che superi il FUS. Ne va dell'identità italiana. I prossimi sei mesi saranno durissimi. Va dato mezzo miliardo subito per la cultura, per sostenere l'offerta culturale, le imprese, i lavoratori, e incentivare la domanda di cultura. La cultura, lo diceva Aristotele, è un ornamento nella buona sorte, un rifugio nella cattiva. Occorre mezzo miliardo subito e non sarà sufficiente, colleghi, per riaprire i teatri e i cinema, per riaprire le scuole di danza, per riorganizzare i concerti, per riorganizzare i palinsesti, i festival, per far tornare a ballare i nostri danzatori, per far tornare a recitare i nostri attori, per far tornare a cantare i nostri cantanti, le orchestre, i concerti, la musica dal vivo, gli infiniti spazi culturali della nostra meravigliosa nazione.
Colleghi, siamo qui tutti a rappresentare l'Italia e oggi l'Italia è sotto attacco ma non del virus: è sotto attacco di una burocrazia che è più insidiosa del virus e anche con le procedure di emergenza nazionale, di estrema urgenza, anche con la collaborazione dell'opposizione, quando l'opposizione viene considerata e ascoltata, è lentissima. Siamo qui per votare ancora il primo decreto. Sono passati quasi due mesi e siamo qui ancora a ragionare, a modificare, a emendare, e tutto questo perché, da un lato, vi sentite forti di rappresentare la maggioranza del Governo parlamentare, non certo quella della nazione, e, dall'altra, parlate di unità nazionale, ma poi non la praticate.
Ebbene colleghi, ebbene rappresentanti del Governo, noi come Fratelli d'Italia ci sentiamo interpreti di tutte le categorie e le filiere e su tutte le categorie trasformeremo tutte le rivendicazioni in una trincea. Infatti, al di là del nostro ruolo formale, quello di rappresentanti dei cittadini e del popolo, siamo persone e, come persone, viviamo nella società civile. Come persone, riceviamo e conosciamo l'attore, il regista, il danzatore che è rimasto a casa. Ne conosciamo alcuni che sono andati - lavoro nobilissimo - a consegnare il cibo, pur di non rimanere senza un'entrata.
Noi dobbiamo essere consapevoli della nostra identità più profonda, del nostro valore più profondo, come italiani. Noi abbiamo la bellezza, che è una risorsa che andrebbe inserita negli indicatori economici. Questa bellezza sta sfiorendo, rischia di morire, silenziata dalla burocrazia, dai ritardi e dall'incapacità di avere una visione alta e nobile su questo tema, che non è e non può più essere un tema minore.
La cultura, l'industria culturale, il cinema, il teatro, la danza, le mostre, la fiction, tutta l'industria culturale, è la ricchezza più importante e più bella, che poi genera altra economia, con le città d'arte, con i grandi eventi, con i grandi concerti, con il turismo culturale.
Avete ascoltato in quest'Aula i numeri: il 16 per cento del PIL; ogni euro investito in cultura ne produce 3,5. Ebbene, colleghi, cosa aspettiamo? Siamo in emergenza!
Colleghi e rappresentanti del Governo, abbiamo presentato risoluzioni anche sulla scuola, in VII Commissione. Lo abbiamo fatto in unità di intenti con la maggioranza, perché riteniamo obbligatorio, per esponenti e rappresentanti dei cittadini, al di là delle parti, che le Commissioni permanenti, che in sintesi rappresentano il Parlamento tutto, non potessero continuare a esaminare i decreti, come fossero un qualsiasi ufficio della Camera. Noi siamo il Parlamento, noi dobbiamo ascoltare i cittadini, ascoltare le categorie e dare gli indirizzi al Governo, perché faccia presto, perché dia i soldi a chi non li ha, perché permetta di attivare fondi reali, magari anche fondi - non prestiti: fondi -, che possano permettere alle produzioni di non morire, alle compagnie di non chiudere, agli attori di non andare sul lastrico.
Quindi, come Fratelli d'Italia, siamo qui, orgogliosi della nostra appartenenza all'opposizione di questo Governo, che per noi è un Governo pessimo, nelle rappresentanze, nei modi, nelle capacità: inadeguato.
Nonostante questo, per il bene che vogliamo agli italiani, al nostro popolo, per l'emergenza in cui viviamo, siamo pronti a sostenere qualsiasi atto che possa portare subito fondi, aiuti concreti e anche strategia di ripresa a tutta l'industria culturale.
Rilancio in conclusione del mio intervento, quindi, al Ministro Franceschini, questa sfida e questo appello al tempo stesso: batta i pugni sul tavolo del Governo, se è necessario, ma si faccia stanziare subito, visto l'enorme scostamento di bilancio, mezzo miliardo per l'industria culturale. Altrimenti, tra qualche mese, tra un mese, due mesi al massimo, nelle nostre statistiche, che sono numeri morti, ma rappresentano cuori, aspettative, sogni e speranze dei nostri artisti e della nostra filiera culturale, entreranno sempre maggiormente i numeri dei fallimenti e del disperante silenzio, che oggi è quello dei teatri chiusi, dei cinema chiusi, delle scuole di danza chiuse, di tutte le organizzazioni e i luoghi culturali e i musei chiusi al pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Baldini. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BALDINI (FDI). Grazie, Presidente. Quello che mi colpisce in questo decreto- legge è vedere che, tra le misure di potenziamento del Sistema sanitario nazionale, il Ministero è autorizzato ad assumere 40 unità di dirigenti sanitari medici, 18 unità di dirigenti sanitari veterinari e 29 unità di personale non dirigenziale con profilo di tecnico della prevenzione.
In questa condizione di pandemia, dove i medici sono morti e vengono fatti arrivare da Paesi stranieri perché mancano, ma come è possibile assumere veterinari? Ma di chi è stata questa idea? La gente muore e, quando è morta, è morta. I veterinari perché? C'è un retro pensiero verso gli animali? Potrebbero essere portatori di Coronavirus?
È il momento davvero che dobbiamo combattere il virus. Dobbiamo curare e aiutare a fare in modo che la diagnosi sia sempre più precoce. Dobbiamo educare all'utilizzo di dispositivi di protezione, farne capire l'importanza - che non è così semplice - e renderli obbligatori. Dobbiamo agire in questo stato, con quello che possiamo fare, con i tamponi, con i test sierologici, e aiutare le persone, ma non con i tecnici della prevenzione - non prendiamoci in giro sulle responsabilità -, ma con dei sanitari!
Vicinissima ai miei colleghi medici, che sono mancati. Ma non è questo il momento dei ringraziamenti, il momento di ringraziare i caduti, perché i vivi si sentono in colpa. Siamo ancora in emergenza e, una volta terminata, ci sarà il tempo e i modi per farlo. Dobbiamo combattere e mettere le forze economiche per andare contro questo virus, con i presidi di protezione, con i tamponi, con i test, anche con qualcosa, che credo veramente, anche in queste misure, sia sempre dimenticata, ossia l'analisi dei territori, pensando a tutti questi quesiti, per arrivare ad un'adeguata modalità di ricerca e di intervento (ad esempio la ricerca nelle fogne, la ricerca della qualità dell'acqua, di quella che è legata al territorio).
C'è il tema della sanificazione, il tema delle barriere protettive - sono tutti emendamenti che sono stati bocciati in Commissione, presentati da noi - per la riapertura proprio in sicurezza delle attività. C'è il tema delle mascherine, più o meno omologate. Non si parla di ricerca, non si parla di studio, per eventuali correlazioni ambientali legate proprio allo sviluppo del Coronavirus. Il “Cura Italia” dovrebbe tener presente in prima battuta dell'ambiente, delle eventuali concause, dei fattori scatenanti, dei fattori predisponenti la diffusione di questi virus, proprio dell'ambiente legato alla salute.
Anche in materia di energia, si parla di forniture di energia elettrica, di gas e via dicendo. Tutte cose importanti, ma non si fa nessun cenno ai possibili studi sull'interazione sulla salute e ai controlli ambientali fondamentali per lo studio, soprattutto, anche per queste malattie rare che stanno sempre più aumentando.
Ma, senza queste premesse, come è possibile, - oltre a tutte le attività -, come si potrà fare in modo che il turismo, quello che è sempre stato il nostro petrolio, possa continuare? Il turismo ha un fatturato annuo di oltre 230 miliardi, contribuisce al 13 per cento del Prodotto interno lordo e al 15 per cento di occupazione nazionale. Quindi, il turismo che parte proprio dall'agroalimentare, il turismo italiano, fino a arrivare al monumentale. Chi potrà venire in Italia, senza avere delle linee guida chiare e precise, se non ha garanzie sulla propria salute?
L'articolo 72-quater prevede l'istituzione di un tavolo di crisi per il turismo, a seguito dell'emergenza COVID-19. Pertanto, eventuali iniziative sono state demandate all'ennesimo tavolo tecnico e, dunque, affidate a una prospettiva temporale lunga e ben lontana dalle note esigenze di tempestività.
Per il comparto turistico, al netto delle misure veramente elemosinarie previste per il settore, non esiste un piano di sostegno e soprattutto un ragionamento prospettico, che preveda una pianificazione multilivello, che coinvolga operatori, coinvolga sanitari, ma anche che dia il tempo alle strutture di organizzarsi e che dia le risorse per mettere in atto opere di adeguamento e misure di sicurezza, sociali e sanitarie, proprio nel riadeguamento dell'offerta dei servizi e delle strutture nello scenario post emergenza, per avviare un percorso di riconfigurazione turistica del territorio, che tenga davvero a valorizzare la componente maggiormente stagionale e caratterizzante del turismo, quale è quella del turismo correlato all'acqua, alle fonti idriche, al mare, ai laghi (pensiamo ai laghi del Nord, pensiamo che l'Italia è circondata dal mare), ai fiumi, alle terme, che proprio in questi mesi raggiunge la sua massima espressione, e dunque risulta essere quella parte del turismo particolarmente colpita dalle attuali dinamiche di contenimento. In questa prospettiva sarebbe ipotizzabile pianificare, attraverso il convincimento degli operatori del settore, un prospetto turistico integrato, che miri a valorizzare le aree balneari o legate ai laghi in un territorio più ampio (pensiamo ai laghi, pensiamo ai tratti costieri, all'entroterra) che valorizzi aree più vaste, riducendo l'assembramento costiero, e nel contempo può muovere in una piena trasversalità turistica, enogastronomica, che possa rilanciare veramente il settore turistico, con esigenze sicuramente mutate dell'utenza. Dobbiamo amplificare le potenzialità turistiche del territorio, con una visione integrata che viene a mancare adesso, una visione multilivello, e promuovere l'elevazione della qualità, l'Italia ha qualità; con anche un'offerta per valorizzare quello che si chiama benessere psicofisico del consumatore, che sarà una delle voci strettamente connesse alla domanda turistica dei prossimi mesi, se non, credo, per anni.
Ma per attuare un rilancio occorre davvero dare certezze agli operatori del settore, agli esercenti, ai consumatori, e garantire la massima sicurezza per la ripartenza. In primis le fonti idriche: l'acqua davvero è una fonte di vita e una fonte di bellezza, ma una fonte di lavoro, ed è sicuramente l'elemento che tutto il mondo ci invidia. Abbiamo il più alto numero di fonti in Italia, di cui non esiste davvero ancora la consapevolezza del suo reale valore, delle sue potenzialità sulla salute e sul turismo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, voglio cogliere questa occasione anche per smentire le voci che ci dicono che noi facciamo un'opposizione distruttiva, un'opposizione cieca, un ostruzionismo, differenziandomi dai miei colleghi ma riportando quella che è una mia richiesta che viene da settimane e da mesi, ossia richiamare il Governo ai suoi doveri: perché non mi pare che in tempo di pandemia ci sia stata una legge che abbia cambiato il Regolamento della Camera. Vorrei allora sapere perché il Governo continua a non rispondere agli atti ispettivi dei parlamentari nei tempi sanciti dal Regolamento, cioè due settimane, perché le nostre caselle rimangono sempre vuote quando presentiamo interrogazioni sulla pandemia, presentiamo interrogazioni dove chiediamo chiarimenti, e il Governo, che è composto da ministri, viceministri, sottosegretari, consulenti, non trova mai uno spazio per rispettare il lavoro di ogni singolo parlamentare, anche quando questa Camera non si è riunita, non per volontà di noi parlamentari, perché noi volevamo venire - e l'abbiamo chiesto a più voci di venire qui in seduta permanente - riunire le Commissioni; perché i ministri, i viceministri, invece di andare in televisione ad attaccare le opposizioni, a criticare le opposizioni, non hanno risposto ai deputati dell'opposizione che chiedevano legittimamente risposte sulla pandemia? Perché invece di fare i comunicati stampa nelle agenzie, hanno trovato il tempo per andare nelle TV e non hanno mai trovato il tempo per rispondere in questi mesi ai deputati dell'opposizione, o anche della maggioranza? Quand'è che il Presidente della Camera richiamerà il Governo a rispettare il ruolo dei parlamentari e a rispettare il Regolamento, che prevede tutto un programma di lavori, le interrogazioni che devono essere calendarizzate in Commissione, le interrogazioni che devono avere risposta scritta, le interrogazioni che devono essere messe all'ordine del giorno di questa Camera?
Quando vediamo quindi che anche il Governo strozza il dibattito mettendo la fiducia, o semplicemente non esamina neanche gli emendamenti dell'opposizione, allora veramente ci dimentichiamo quello che è il richiamo che è venuto anche per primo dal nostro presidente Giorgia Meloni, di essere un'opposizione responsabile. Perché mi ricordo quando il presidente della regione Sardegna Christian Solinas chiese di bloccare i voli per e dalla Sardegna, e il Ministro De Micheli disse: è discriminatorio verso le regioni che non sono colpite dal virus; e dopo una settimana l'ha dovuto fare, perché arrivò il contagio, i primi contagi in Sardegna e scoppiò l'epidemia e scoppiarono in maniera drammatica in tutta Italia i contagi.
Ed infatti la Sardegna, dopo quella manovra, rimane una delle regioni meno colpite, per fortuna.
Un Governo, quindi, che non ha mai ascoltato le regioni, un Governo che ha avanzato ciecamente in tutta quella che è la sua azione, che non ha mai ascoltato e risposto ai deputati dell'opposizione, ma che poi ha il coraggio di attaccare le regioni; oppure, i rappresentanti dei partiti che compongono la maggioranza al Governo, e che spesso sono opposizione in quelle regioni, i quali si permettono poi di criticare le amministrazioni di centrodestra, dicendo: voi non avete fatto abbastanza, voi non avete fatto abbastanza tamponi, non avete procurato le mascherine, non avete fatto questo, non avete fatto quest'altro, perché non togliete le imposte. Quindi, il PD, i 5 Stelle, nelle nostre regioni pontificano e criticano le amministrazioni di centrodestra, dimenticandosi che qui c'è un Governo che non solo non risponde - rimarcherò sempre e sottolineo - a nessun deputato dell'opposizione in maniera irrispettosa e anche molto cafona (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma poi vediamo che non dà risposte neanche su quegli emendamenti che non prevedono neppure spesa. Perché che spesa c'è nello sbloccare i finanziamenti degli enti pagatori agricoli, in Agea? Solo in Sardegna ci sono 35 mila pratiche di finanziamento bloccate dal 2016 per burocrazia. Noi abbiamo presentato un emendamento dove si statuisce: paghi l'80 per cento fino a quando non viene esaminata la pratica. Qualcuno dirà: ma qualcuno è in odore di antimafia. Voi però dovete sapere che gli imprenditori hanno già fornito tutte le documentazioni, compresi i certificati antimafia, che poi si sono persi chissà dove nei meandri della burocrazia, e quei fondi - fondi europei - andranno persi, mentre potevano garantire ossigeno al mondo delle campagne.
Abbiamo chiesto che non venissero disperse le professionalità delle Forze armate in ferma prefissata e gli ufficiali di complemento: proposte bocciate. Migliaia di persone che andranno via e non potranno fornire l'aiuto alle Forze armate come avviene tutt'oggi: bocciato anche quell'emendamento.
Chiediamo, in tutti questi consulenti, centinaia di consulenti, a cosa serva il Garante per la sorveglianza dei prezzi, a cui avete dato ampio potere, anche a febbraio, quando sappiamo che in tutta Italia, soprattutto nei piccoli comuni, nelle zone più periferiche, i prezzi stanno aumentando a dismisura e, in tempo di crisi economica, stanno costituendo un salasso intollerabile per le famiglie; anche perché, come sapete, non si può andare da comune a comune, e quando c'è una bottega che vende determinati prodotti, non puoi andare in un altro comune a ricercarli perché in quel caso vieni sanzionato.
Adesso arriviamo al capitolo delle sanzioni. Offro la mia solidarietà alle forze dell'ordine, alla polizia municipale, che sono chiamate a controllare tutti questi soggetti. Sapete che vi è la libertà di culto: le persone possono andare a pregare. Dov'è sancito ciò? Non in una circolare che il Ministero dell'interno ha mandato ai comuni o alle regioni: no, è in una FAQ, cioè devi entrare nel sito e devi andare a cercarti fra mille domande questo chiarimento. Noi invece abbiamo chiesto di mandare una circolare a tutte le questure, alle prefetture, in cui chiaramente si dica che se una persona va a pregare, tiene le distanze e ha tutti i dispositivi di sicurezza, deve essere garantita la libertà di culto. Abbiamo visto carabinieri che fermavano delle messe, persone richiamate perché andavano a pregare, abbiamo visto comportamenti, forse qualcuno anche forzato da parte delle forze dell'ordine, esasperate perché non c'è un chiarimento da parte del Ministero dell'interno che, non solo non risponde, non ha mai risposto in due anni a un'interrogazione, ma soprattutto che non riesce a mandare una circolare per aiutare i sindaci, quei sindaci a cui va la nostra grande solidarietà perché sono stati lasciati soli quando avevano bisogno di un Governo forte; soprattutto che non parla, dialoga con gli amministratori locali.
Il bonus Italia - ho sentito - ha liberato miliardi di risorse: bene, io spero che, finita questa emergenza, il presidente dell'INPS si dimetta, perché per i ritardi dell'INPS addirittura sono stati scomodati gli hacker, che hanno anche risposto dicendo che non c'entrano niente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Poi si scopre oggi che non so quante decine di migliaia di pratiche non sono state neanche esaminate per consegnare gli agognati 600 euro a quelle partite IVA e a quegli autonomi, che anche in quest'Aula da parte della maggioranza sono stati richiamati: noi vi aiutiamo, non vi abbiamo lasciati soli. Il Presidente Conte ha più volte detto di non aver mai lasciato sola questa categoria, ma quella che molti hanno definito elemosina, quei 600 euro - per ristoratori, per liberi professionisti, per chi ha chiuso la propria attività, licenziato o mandato in cassa integrazione i propri dipendenti - non sono arrivati e in più - beffa - quando la risposta è arrivata, fanno cumulo con risorse che invece i comuni o le regioni stanno assegnando.
Ma soprattutto, chi ha pensato ai disoccupati? A quegli stagionali che dal Trentino sono stati licenziati perché l'attività non partiva e che sono ritornati verso il Meridione, o pensate in Sardegna agli stagionali che da maggio dovevano iniziare a lavorare. Gli stagionali negli aeroporti: nessuno ci ha pensato, non rientrano in nessuna categoria. Bene, noi abbiamo presentato un'interrogazione, ma ovviamente non abbiamo ricevuto risposta, né tanto meno abbiamo ricevuto audizione da parte dei vari Ministri che avanzano ciecamente, o tanto più dal Presidente del Consiglio, che si fa forte davanti alle tv quando è solo ma quando poi si tratta di venire qui davanti al cospetto dei parlamentari, è meglio, come ha fatto, che stia zitto e chini il capo, perché è l'unico colpevole di questa grande situazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Infatti, Presidente, quando l'opposizione agisce responsabilmente - io non voglio entrare nel gossip -, quando oggi abbiamo visto le dichiarazioni sul giornale di un giocatore di una famosa squadra di calcio che ha giocato contro il Cagliari, il quale ha citato il Cagliari, vorrei dire che non siamo stati noi a parlare di un piano segreto in cui il Governo sapeva tutto da gennaio. Mi ricorderò quando, in audizione, il Ministro Speranza ci disse che era tutto sotto controllo e ci chiedeva responsabilità, di non creare allarme tra i cittadini e noi, come opposizione, abbiamo recitato questo compito, anche nei nostri territori: state tranquilli. Poi veniamo a sapere da tecnici del Ministero, a quanto pare in un'intervista, che da gennaio c'è un piano segreto nel quale si prevedeva questa grave situazione e che, forse, per evitare morti, non si è voluta allarmare la popolazione. Poi, però, le misure sono arrivate in ritardo, in grosso ritardo e anche su questo chiediamo chiarimenti, chiediamo verità, perché è finito il tempo in cui ci deve essere unità. No: l'unità non l'avete voluta voi, l'unità non l'avete ricercata e siamo schifati dagli attacchi che sono venuti dalla maggioranza verso le forze di opposizione che semplicemente chiedevano chiarimenti. Siamo schifati dalla propaganda e dal fango che vengono gettati verso i componenti dell'opposizione, verso Giorgia Meloni, solamente perché si parla di Europa e si osa attaccare i burattinai e i burocrati europei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non troviamo giusto che si chieda la leale collaborazione dell'opposizione e poi ci si dimentica che quando siamo qui non veniamo ascoltati. Ritorno a dire, Presidente, per sua voce, anche al Presidente Fico, che c'è un Regolamento della Camera e che i deputati devono avere risposta agli atti ispettivi, perché ci sono troppi Ministri, ci sono troppi sottosegretari, ci sono troppi Viceministri che vanno troppo spesso in tv ma non rispondono mai nelle aule del Parlamento e non rispondono mai a parlamentari; è questo un diritto che viene leso ed è stato reso più volte nella legge finanziaria, che è stato leso a tutt'oggi dal momento che non possiamo modificare un atto come questo “Cura Italia”, che non è altro che semplicemente un provvedimento insufficiente e semplicemente vergognoso per le esigenze del popolo italiano. Mi fa ridere quando il MoVimento - qui non c'è quasi più nessuno, anzi, non c'è nessuno - dice “siamo nati nelle piazze”, perché poi nelle piazze bisogna andare a vedere quali sono le esigenze, chi non riceverà ripeto il bonus, chi non l'ha ricevuto nonostante la domanda, chi se l'è vista rifiutare.
A fine mese si pagano le bollette dell'ENEL: nessuno le ha rinviate, nessuno le ha sospese, i commercianti le pagano, il disoccupato le deve pagare ed è inutile rinviare il provvedimento con cui dite ai proprietari dei locali di sospendere l'affitto o diminuirlo perché poi l'IMU si paga. Chi è che parla?
PRESIDENTE. Forza, collega Deidda, io la sto ascoltando con grande attenzione.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente, lei è sempre molto educato e gentile. Tutto questo si paga: sospensione di tasse, però poi a giugno si pagherà, no ma forse si rinvia, no ma affidatevi alle banche (Commenti)…
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, lei ha un vocione. Prego, onorevole Deidda.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Tutto si paga e continuiamo a ripetere che è stato annunciato il decreto di aprile quando non abbiamo nessun tipo di provvedimento all'esame in queste Camere. Tutto viene svolto con decreti del Presidente del Consiglio senza nessun controllo; tutto viene annunciato e noi scopriamo le cose dalla stampa. Poi veniamo chiamati in tutta fretta, dobbiamo essere chiamati in tutta fretta ad esaminare questi provvedimenti; veniamo chiamati a una leale collaborazione per sentirci dire poi che il provvedimento è blindato e dobbiamo fare in fretta e ci sarà una prossima volta per modificarlo, ma quando sarà la prossima volta? Incominciate, ripeto, a rispondere alle domande: quando il Governo ha saputo della gravità di questa pandemia? Da dove è incominciata questa pandemia? Chi è che non ha voluto bloccare i voli diretti dalla Cina? Chi è che non ha voluto bloccare i voli da alcune regioni consentendo così di diffondere la malattia anche in altre regioni? E soprattutto quand'è che verranno ascoltati i sindaci che chiedono a gran voce che, per non perdere i servizi nel prossimo futuro, hanno bisogno di uno stanziamento di 5 miliardi e sono sindaci del PD, sindaci di Fratelli d'Italia, amministratori di qualunque colore politico che, per non vedere il proprio comune fallire, vogliono risposte e risorse. Capisco benissimo che l'ANCI è in mano al Partito Democratico quasi da sempre, però meno male che i sindaci in tanti altri comuni hanno alzato la voce e i sindaci autonomi anche del Partito Democratico hanno avuto il coraggio di dire che il Governo fino ad oggi non ha dato un euro per le casse comunali ed ha lasciato loro solamente la magagna di dare questi contributi, i buoni spesa, che con l'aumento dei prezzi - ritorno a dire: cosa sta facendo il Garante dei prezzi? - non bastano neanche per una settimana o due settimane. Rispetto a tutto questo programma, se qualche volta l'opposizione fosse stata ascoltata nelle settimane scorse e nei mesi scorsi, forse qualche grattacapo ce lo saremmo evitati e sinceramente a volte trovo difficoltà a fare politica, a fare le interrogazioni ancora quando non troviamo risposta perché la gente, ripeto, quando torniamo nei nostri territori ti chiede risposte: quando arriveranno i 600 euro? Non si sa. Ho visto una trasmissione in Tv, c'era qualcuno, oggi c'era il sottosegretario allo sviluppo economico in Tv: non si sa quando saranno pagati questi 600 euro e quando arriveranno e la cassa integrazione. Ma, ripeto, perché non si è fatto come in altre nazioni di farli arrivare nei conti correnti, come aveva proposto anche Giorgia Meloni: prima dai i soldi e poi fai i controlli per vedere chi deve restituire e punire chi non aveva diritto. Altre richieste d'aiuto arrivano dalle scuole. Ricorderò sempre quel giorno, quando eravamo in Commissione, ed esce nelle agenzie l'annuncio di chiusura delle scuole. Dopo dieci minuti esce il Ministro che smentisce la chiusura delle scuole e, dopo qualche ora, le scuole vengono chiuse e le lezioni vengono sospese. Ancora oggi non c'è chiarezza su qual è il futuro delle scuole, se si riprenderà a settembre. Ma ci rendiamo conto, come abbiamo denunciato, ritorno a dire con altre interrogazioni, che ci sono parti d'Italia dove la rete non viaggia per niente? Ci si chiede di fare le elezioni online dove non c'è rete, e abbiamo denunciato questa mancanza di infrastrutture e la mancanza soprattutto di interventi progettuali dove progettiamo almeno l'idea e la speranza che arrivi finalmente la rete veloce, per permettere determinate operazioni, che sono anche più che giuste. Ma, allora, la scuola riprende o no? Rispondo all'appello, ne hanno parlato alcune colleghe, degli insegnanti, perché il Ministro Azzolina, a quanto pare, si è dimenticato di cos'è il dialogo con le parti sindacali e le parti sociali. Ci chiediamo quando il Governo deciderà di fare chiarezza, ma in quest'Aula, per permettere a noi di svolgere il nostro ruolo, e la smetta di pensare che questo sia un posto dove noi veniamo forse a schiacciare un pulsante. Bene, noi di Fratelli d'Italia anche qui siamo da stamattina forse il gruppo più numeroso che sta ascoltando questa discussione sulle linee generali.
Ripetiamo la richiesta del nostro capogruppo Lollobrigida, quella di convocare il Parlamento anche H24 in seduta permanente, perché noi ci saremo, siamo qui per discutere, siamo qui per proporre, siamo qui anche per aiutarvi, ma semplicemente vogliamo anche rispetto per avere questo aiuto, perché poi siamo ben intenzionati e ci domandiamo - mi occupo di difesa - se sia giusto che nelle nomine, che sono state fatte ultimamente, ci sia anche chi è parente o ha società, a quanto denuncia un giornale anche online, che lavora in un ente in cui il parente è stato messo. C'è bisogno di fare chiarezza su queste nomine, perché poi è bello fare in giro i puri nel web, essere quello che non si è, anche in un glorioso passato, se poi qui vediamo nei fatti che, sfruttando questa pandemia, si può fare tutto quello che si vuole. Concludo, Presidente, ringraziandola anche e sempre per la sua cortesia, anche perché lei ascolta sempre e darà sicuramente al Presidente Fico la mia nuova richiesta, perché ne ho già fatta una anche in forma scritta, dove deve richiamare il Governo a rispondere alle interrogazioni, Personalmente sono circa 130 interrogazioni, di cui 10 risposte e tutte le altre sono ancora inevase. Quindi, la ringrazio, Presidente, e ringrazio anche il sottosegretario, che sta ascoltando tutti noi anche con attenzione, e quindi buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Deidda. La sottosegretaria Malpezzi è sempre attenta. È iscritta a parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.
MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Sono particolarmente contenta di poter finalmente esprimere la mia opinione su questo decreto. So che è stata soltanto una circostanza fortunata, perché oggi la maggioranza non aveva in Aula abbastanza numeri da interrompere la discussione, e quindi proseguiamo indisturbati per tutto il tempo che vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e i numerosi banchi vuoti oggi lo dimostrano. Vorrei commentare questo decreto che noi ci apprestiamo a convertire in legge, per il quale sono state sprecate tantissime parole da parte di un Governo che non ha neanche più la forza di assumere la responsabilità delle proprie decisioni. Per ogni decisione da assumere c'è già un esperto nominato, per ogni settore della vita sociale italiana c'è una task force, un comitato di esperti che lavorano. A tal proposito, Presidente, Fratelli d'Italia ha depositato - io ne sono la prima firmataria - un'interrogazione per sapere chi sono, quanti sono, quanto guadagnano questi esperti che devono gestire la più grande emergenza che il nostro Paese abbia fronteggiato negli ultimi anni, perché, sa, con un Governo formato da oltre 60 persone tra Ministri, Vice Ministri e sottosegretari, e non conto i preziosi staff che ognuno di loro ha, sorprende la quantità di esperti nominati.
Sorprende, in realtà, fino a un certo punto, perché da quando in Italia si è deciso di elevare l'incompetenza a valore, di scegliere il ministro della porta accanto, poi il risultato purtroppo è questo, quando la situazione si fa più problematica. In particolar modo mi sorprende, e per questo vorrei conoscerne l'identità, la quantità di esperti nominati per il settore giustizia. I giornali parlano di 40 esperti per la situazione delle carceri e 20 per tutto il resto. E allora credo che la preoccupazione aumenti, sapendo questi numeri, perché, se con lo staff del Ministero, se con i collaboratori, se con questi esperti il Ministro Bonafede è riuscito a gettare nel caos totale il comparto giustizia, evidentemente per la fase 2 noi non possiamo aspettarci nulla di meglio. Dietro la parola giustizia, dietro il sistema giustizia c'è la vita di milioni di italiani. Ci sono i cittadini in attesa di giustizia; ci sono, per esempio, tante famiglie coinvolte nella gestione dei rapporti familiari, che talvolta riguarda i minori, e questo Governo non è stato capace nemmeno di chiarire se i padri separati, se i genitori separati potessero o meno continuare a vedere i figli, lasciando alle pattuglie delle forze dell'ordine sul territorio l'interpretazione di norme come sempre confuse e insufficienti.
Ci sono i cittadini che aspettano il riconoscimento dei propri diritti o la tutela di diritti già riconosciuti in sede civile o in sede amministrativa, e a questi cittadini è stato detto che i processi sono sospesi. Noi avevamo chiesto per tempo, denunciando l'assoluta inadeguatezza dei nostri palazzi di giustizia, che si prendessero provvedimenti, che venissero sanificati gli ambienti, che venissero distribuiti dispositivi come mascherine, guanti e gel igienizzante; ma, come sempre, questo Governo, quando non sa risolvere un problema, scarica sugli italiani. Lo ha fatto con la scuola, lo fa anche con la giustizia. Dietro il comparto giustizia ci sono anche centinaia di migliaia di professionisti: sono gli avvocati, sono gli ausiliari del magistrato, che possono essere interpreti, consulenti tecnici, periti trascrittori, tante figure che affollano ogni giorno le nostre aule di giustizia, i nostri tribunali.
Spesso nei confronti di queste persone lo Stato è debitore di migliaia di euro, derivanti dalle parcelle che vengono liquidate e poi pagate dopo anni e anni. Eppure queste persone sono state costrette all'umiliazione dei 600 euro, inseguendo il click day su questo sito o quell'altro sito, per poi sentirsi dire che forse i fondi non sono sufficienti. Allora la domanda è: se durante tutto l'anno una partita IVA è per lo Stato un limone da spremere ben oltre la cifra di 600 euro al mese, perché, quando poi c'è un problema, per lo Stato quella partita IVA vale solo 600 euro e spesso neanche li hanno ancora ricevuti. E poi ci sono i magistrati onorari, figure completamente senza tutela, sui quali, dopo anni di tavolo tecnico, dopo anni di approfondimento, dopo sentenze in sede europea e adesso anche da parte di qualche giudice italiano, ancora si continua a disquisire sul loro ruolo, e però su di loro si scarica oltre la metà del carico di ruolo esistente sui nostri tribunali. Anche per loro, francamente, in questo “decreto Cura Italia” si trova molto poco. Parlo, ovviamente, delle figure meno garantite all'interno dei tribunali, perché poi sappiamo che ci sono altri dipendenti statali che continuano ad essere economicamente garantiti in questo periodo e continuano a svolgere il loro lavoro.
Poi c'è un altro tema che ha attirato la nostra attenzione, ed è quello della celebrazione delle udienze penali da remoto con l'utilizzo di strumenti telematici. Ebbene, ancora una volta in materia di giustizia penale si è registrata un'attenzione unanime da parte di tutti i corpi sociali che sono coinvolti da questo provvedimento: avvocati, magistrati, associazioni e quant'altro.
Fino a ieri pomeriggio la maggioranza è arrivata in Commissione con un parere favorevole secco: per la maggioranza, fino a ieri pomeriggio, andava benissimo celebrare le udienze penali da remoto, anche quando deve svolgersi attività istruttoria e decisoria; solo dopo la ferma opposizione mia e degli altri colleghi della minoranza in Commissione giustizia questa maggioranza ha accettato di porre una condizione al parere favorevole della Commissione, ossia che lo strumento del processo dal remoto non venga utilizzato per udienze con attività istruttoria e decisoria. Poco importa che poi alcuni esponenti della maggioranza abbiano mistificato quello che è accaduto in Commissione raccontando che era stata una loro iniziativa; poco importa, perché noi siamo dei tipi dotati di fair play, quindi questo poco importa. Ma certamente non possiamo non denunciare che l'autorevole parere della Commissione giustizia è stato tenuto in considerazione pari a zero dalla Commissione bilancio, perché ieri, fino a mezzanotte, nonostante la presenza del Governo, in Commissione nessuno ha mai, neanche per un istante, pensato di accettare quella condizione e modificare la norma. Quindi questo significa che, nonostante gli auspici di parte della maggioranza, in materia di giustizia penale ancora il furore inquisitorio di stampo grillino continua ad avere la meglio sistematicamente, e tutte le altre forze di maggioranza sono costrette a soccombere. Noi continueremo ovviamente a difendere la natura del processo penale, a difendere la parità delle parti nel processo, a difendere principi che sono stati introdotti da qualche decennio nel nostro ordinamento con ottimi risultati. Non ci arrenderemo a far sì che le udienze vengano discusse dietro lo schermo di un computer mentre testimoni, avvocati, personale della polizia giudiziaria, giudice e pubblico ministero siano dislocati in parti diverse della città, difenderemo quel principio di immediatezza e di oralità.
E difenderemo anche un altro principio, perché se è vero, come sostiene qualcuno, che da questa emergenza si deve trarre insegnamento per il futuro, allora se vogliamo che l'afflusso nei tribunali diminuisca, mettiamo i cancellieri e il personale amministrativo a presidiare le PEC anche in entrata, facciamo in modo che gli avvocati possano depositare gli atti invece di dover recarsi ogni volta in tribunale, facciamo in modo che gli strumenti della consultazione da remoto, ad esempio del fascicolo delle indagini preliminari, vengano attivati. Insomma, non ragioniamo sempre a senso unico, come se cittadini e avvocati, loro difensori, fossero il terzo incomodo del processo penale, perché questo appartiene a una logica inquisitoria che dovrebbe essere ormai lontana dalla cultura e dalla civiltà giuridica del nostro Paese.
Questo Governo è stato chiamato in quest'emergenza ad affrontare un'emergenza nell'emergenza, che è quella di coloro che non hanno la libertà di scegliere dove affrontare la quarantena. Parlo della popolazione penitenziaria, che riguarda ovviamente i detenuti, ma riguarda anche il personale di polizia penitenziaria, che non può lavorare da casa; riguarda il personale amministrativo, riguarda il personale tecnico, che continua, per dovere, a fare accesso negli istituti carcerari del nostro Paese. Ai primi di marzo, quando l'emergenza Coronavirus cominciava a farsi strada, una domenica i telegiornali hanno trasmesso immagini terrificanti di strutture prese d'assalto, colonne di fumo che si alzavano da queste carceri e gli agenti, l'Esercito, i carabinieri e la polizia tentavano di sedare queste rivolte. Il danno ai beni dello Stato è stato stimato nella misura di 34 milioni di euro.
Noi, a distanza di due mesi, non sappiamo se i protagonisti di quei tumulti siano stati individuati, se i protagonisti di quei tumulti siano stati denunciati, chi ripagherà tutto questo, e soprattutto cos'è accaduto realmente in quelle ore, se il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non ha saputo spiegare che, per la salute degli internati, bisognava momentaneamente sostituire i colloqui dal vivo con le telefonate o le videochiamate su Skype. Bisogna capire se la catena di comando si è inceppata, se le istituzioni periferiche dell'amministrazione penitenziaria sono state in quella domenica abbandonate al loro destino. Di tutto questo noi ancora non abbiamo notizia, perché, nonostante la pressante richiesta di Fratelli d'Italia, che è stata fatta propria dalla Commissione giustizia e trasmessa all'ufficio competente, il capo del DAP non ha ritenuto di offrire una data con la sua disponibilità per essere audito, quindi continuiamo ad affidarci ad un comunicato stampa ogni tanto. E c'è un'altra questione che, in questo momento, sta preoccupando molti, la questione del sovraffollamento carcerario. Ho ascoltato questa mattina il Partito Democratico rivendicare l'applicazione di migliaia di misure alternative in questi mesi, dalla fine di febbraio ad ora, quindi il Partito Democratico rivendica l'operato della magistratura, perché è l'ufficio di sorveglianza che decide, secondo l'articolo 123 del decreto che noi oggi ci apprestiamo a convertire, che materialmente applica questo provvedimento; quindi, alla faccia della separazione dei poteri, noi oggi apprendiamo che un partito importante di questa maggioranza rivendica l'operato della magistratura. Però nell'operato della magistratura, forse, come denuncia l'altra parte della maggioranza - perché lo leggiamo sempre da un'agenzia del Ministro Bonafede -, qualcosa non ha funzionato: sarà necessario fare verifiche, dice il Ministro, perché, come avevamo denunciato, nelle maglie del “Cura Italia”, nelle maglie dell'emergenza sanitaria sono stati scarcerati dei boss. E subito è partita la corsa nel dire: “e però negli altri Paesi già ci avevano detto che il sovraffollamento carcerario era un problema”; “e però negli altri Paesi già ci avevano detto che il 41-bis, il carcere duro, forse è uno strumento non idoneo ai tempi moderni”. Allora, io vorrei chiarire una volta per tutte un principio: il sovraffollamento carcerario non si risolve, rimettendo tutti in libertà, perché, dopo pochi mesi - lo dice la storia ogni qualvolta uno strumento del genere è stato adottato - i nostri istituti penitenziari finiscono per accogliere molte più persone. Allora, cosa si fa? Molto banalmente, guardando i numeri del Ministero della Giustizia, il dato più significativo è quello della presenza di detenuti stranieri: in Commissione è già stata approvata una risoluzione di Fratelli d'Italia per il rimpatrio dei detenuti stranieri già condannati con sentenza definitiva, questo certamente alleggerirebbe non poco i nostri istituti. Abbiamo chiesto degli investimenti precisi in materia di edilizia penitenziaria, ci sono molti padiglioni nuovi, già costruiti, che però non sono stati ancora collaudati e dunque utilizzati, e ogni anno, durante la relazione annuale, il Ministro ripete che, in materia di edilizia penitenziaria, ci sono importanti stanziamenti, dove finiscano questi stanziamenti, però, non è dato sapere. E arrivo alla seconda parte di questo fenomeno, perché, quando sento dire che dagli altri Paesi ci spiegano come si dovrebbe gestire il contrasto alla criminalità organizzata, io penso che negli altri Paesi non sappiano cos'è la criminalità organizzata. Negli altri Paesi non hanno visto le proprie città saltare in aria per le bombe. Negli altri Paesi non hanno avuto né Paolo Borsellino, né Giovanni Falcone, né Ninni Cassarà, né Beppe Montana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), allora io credo che, su questo tema, forse l'Italia dovrebbe avere il coraggio di non prendere lezioni da nessuno. Sono un segnale del genere le notizie di oggi, il Ministro ha detto che farà accertamenti. Noi aspettiamo di sapere - abbiamo depositato un'altra interrogazione - cosa il Ministro scoprirà.
Magari sono state delle scarcerazioni legittime, magari non lo sono state, noi ad oggi non lo sappiamo, e abbiamo chiesto di saperlo con un atto ufficiale, che è un'interrogazione parlamentare. Ma certamente qualcuno dovrà spiegare com'è che, per gli italiani, le porte sono chiuse e per alcuni le porte del carcere si sono aperte, qualcuno lo dovrà spiegare, così come qualcuno dovrà spiegare come mai da mesi non è possibile partecipare alla celebrazione della messa e oggi qualcuno si preoccupa di fare scendere in piazza i partigiani o reduci partigiani dell'ANPI (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E allora qualcuno dovrà spiegare come mai questo Governo ha detto di avere chiuso i porti e un minuto dopo ha detto ai prefetti di affittare gli alberghi siciliani per ospitare i migranti in quarantena volontaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Qualcuno dovrà spiegare agli italiani come mai questo Governo dice determinate cose e poi ne fa delle altre. Qualcuno dovrebbe spiegare agli italiani come mai della potenza di fuoco preannunciata da Conte sul comparto giustizia non sia arrivata neanche una scintilla, qualcuno dovrebbe spiegare questo, qualcuno dovrebbe spiegare perché la giustizia si deve paralizzare. Penso, ad esempio, ad alcune udienze civili, alcune udienze amministrative, lo hanno detto anche le associazioni maggiormente rappresentative, lo ha detto l'avvocatura istituzionale, alcune udienze potrebbero serenamente essere celebrate e invece no, si devono celebrare da remoto quelle penali, non quelle che in realtà potrebbero essere celebrate. E allora evidentemente c'è qualcosa che non funziona. Ancora una volta, noi vogliamo utilizzare questa emergenza per introdurre delle riforme che diversamente non potrebbero essere introdotte. E allora io credo che sia profondamente scorretto, io credo che attuare delle riforme sfruttando un provvedimento sul quale si pone la fiducia, l'ennesima fiducia di questa legislatura, alla faccia del MoVimento 5 Stelle, che ha fatto campagna elettorale dicendo che non avrebbe mai chiesto la fiducia e ormai non si conta più il ricorso alle questioni di fiducia poste nel corso della legislatura. Bisognerebbe avere il coraggio di dire, di assumersi la responsabilità, su queste misure alternative alla detenzione, ditelo, lo hanno fatto i magistrati, lo avete previsto voi nell'articolo 123 del “decreto Cura Italia”, parlate: quel 41-bis, il carcere duro, che era il primo punto del papello di Totò Riina, per voi va cambiato o si deve tenere? Abbiate un dibattito, noi siamo pronti, ma voi non lo siete, perché scaricare, come avete fatto oggi, sui magistrati di sorveglianza la responsabilità di scelte che toccano alla politica, dà la cifra della piccineria di questo Governo, dà la cifra di quanto questa maggioranza non sia nelle condizioni di fronteggiare questa emergenza. E allora io credo che, anche in materia di giustizia, più di una riflessione sia necessaria. Fermatevi, perché alle vostre parole, alle vostre promesse - “No, ma è soltanto una soluzione temporanea, no, ma non si andrà avanti per molto” - ormai non crede più nessuno, perché lo avete fatto già altre volte e ci sono centinaia di persone, centinaia di migliaia di famiglie, che sono completamente paralizzate nel loro lavoro, prive di qualsiasi tutela di natura economica, che ancora aspettano i famosi 600 euro, l'elemosina di 600 euro, mentre lo Stato magari trattiene con l'altra mano migliaia di euro di crediti già maturati per il gratuito patrocinio, per le parcelle come ausiliari del giudice che vengono pagate dopo mesi o dopo anni. Allora no, un po' di coerenza: c'è questa potenza di fuoco? E allora se questa potenza di fuoco c'è, anche nel comparto giustizia fate piovere qualcosa di questa potenza di fuoco. Se la potenza di fuoco invece non c'è ammettetelo, raccontate la verità, magari approfittate di una prossima diretta Facebook o di una conferenza stampa a reti più o meno unificate e dite la verità: “Per noi la giustizia è una bandierina da sventolare durante la campagna elettorale, ma poi non ci interessa se una persona aspetta 3 o 4 anni per recuperare un credito professionale, non ci interessa se una persona aspetta dieci anni per essere giudicato in sede penale, non ci interessa”.
Vogliamo risolvere il problema del sovraffollamento carcerario? Abbiamo un dibattito serio sul ricorso alle misure cautelari in questo Paese? Facciamolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia )! Ma, finora, queste cifre snocciolate così, in maniera confusa, sono davvero mortificanti per chi quella realtà la vive ogni giorno. Noi vogliamo sapere soltanto se questa maggioranza si assume o no la responsabilità di quello che accade, o noi fra due mesi ci sentiremo dire: “Eh, ma l'aveva suggerito l'esperto nominato da tal dei tali; eh, ma l'ha fatto un magistrato, l'ha scelto un ufficio di sorveglianza”. Ma come? Prima col vostro decreto scaricate sugli uffici di sorveglianza la gestione della esecuzione pena in misure alternative e poi vi lamentate se i magistrati di sorveglianza prendono le loro decisioni? Ma quanta ipocrisia, signori del Governo, quanta ipocrisia, signori della maggioranza. Ditelo, ditelo: con questo “svuota carceri” vi è scappata un po' la mano; ditelo, ammettetelo e si torna indietro, ma non continuate a scaricare la colpa su chi colpa non ne ha. Noi vi avevamo avvisato per tempo e troverete agli atti le nostre interrogazioni. Ormai, con una maggioranza che approva soltanto con la fiducia, poco altro rimane da fare. Siamo fortunati se in una giornata come questa, davanti a un'Aula vuota - perché so che il sistema in questo momento inquadra solo me, ma lo racconto io che l'Aula è praticamente vuota - noi siamo chiamati a discutere quel provvedimento chiamato “Cura Italia”. Doveva essere la panacea di tutti i nostri mali e non si contano le associazioni, non si contano le categorie deluse, abbandonate, che veramente non sanno come arrivare alla fase 2. Qualche ora fa abbiamo letto un'agenzia del Presidente Conte, che ha detto: “Il 4 maggio si deve ripartire”, ma aspettiamo ancora il “decreto aprile”; oggi è il 22 aprile e ormai immagino si chiamerà “decreto maggio”. Nel frattempo, forse, il 4 maggio si ripartirà ma come si ripartirà? Noi ancora ascoltiamo milioni di italiani, riceviamo continuamente telefonate, riceviamo continuamente mail, messaggi di milioni di italiani, che vogliono sapere quando arriverà la cassa integrazione, che vogliono sapere se il contributo dei 600 euro sarà replicato nei prossimi mesi; perché, vi informo che una partita IVA non vive solo a marzo, una partita IVA vive 12 mesi l'anno come tutti gli altri, gli autonomi vivono 12 mesi l'anno come tutti gli altri, quindi vorremmo anche sapere se per gli altri mesi è previsto qualcosa o no. Insomma, da questo “decreto Cura Italia” emerge plasticamente l'incapacità, l'ipocrisia e la volontà di non affrontare seriamente il problema emergenza Coronavirus. Ancora una volta - e lo ha testimoniato il dibattito pressoché nullo da parte della maggioranza, che non ritiene nemmeno di spiegare in Aula cosa sia questo provvedimento, preferendo evidentemente le dirette dai toni comiziali del Presidente del Consiglio - sono molte pagine, ma di soluzioni ce ne sono poche. Allora, noi vorremmo invertire questa proporzione tra le pagine e le soluzioni: magari il prossimo decreto, che ormai immagino sarà il “decreto maggio”, fatelo di poche pagine, ma che quelle poche pagine siano ricche di soluzioni reali. Gli italiani hanno bisogno di risposte immediate, gli italiani non si accontenteranno più di una conferenza stampa, non si accontenteranno più di verbi coniugati al futuro, perché la vita è adesso e gli aiuti servono adesso e sulla giustizia noi non vi daremo tregua, perché vogliamo che vi assumiate la responsabilità delle vostre scelte. Basta dire che la colpa è sempre degli altri: decidete da che parte state! Il sovraffollamento carcerario come lo volete risolvere? Questi soldi per l'edilizia penitenziaria ci sono, come avete raccontato, ogni anno nel mese di gennaio o non ci sono? Insomma, è arrivato il momento della verità e se sembra che siamo a un passo, come raccontava Orwell, dall'istituzione del Ministero della verità, io spero che questo valga in primo luogo per i componenti della maggioranza, perché le frottole che avete raccontato in questi mesi agli italiani, piano piano stanno venendo a galla e sicuramente sarete chiamati a renderne conto: prima o poi si tornerà a votare e non potrete scappare in eterno dal dato elettorale. Prima o poi gli italiani torneranno al voto e anche ciò che accade in questi mesi sarà ovviamente parte della riflessione che loro faranno, e la faranno certamente tutti gli autonomi, tutte le partite IVA, totalmente abbandonate e che puntualmente tornerete a spremere tra qualche mese come fate ogni anno. Poi, chiariamo subito che sospensione non significa annullamento: quello che è sospeso e non si paga oggi, si dovrà pagare tra qualche mese. Racconterete anche come mai, nelle maglie di queste misure alternative per l'esecuzione della pena, c'è stato qualche errore, perché confidiamo che prima o poi riusciate a scoprire la verità. Sappiate che è stato un gesto molto grave quello del Ministro, che oggi ha sostanzialmente sconfessato l'operato del potere giudiziario. Io credo che siamo davvero a un passo da una crisi istituzionale: un partito di maggioranza che si vanta delle decisioni della magistratura; qualche ora dopo un Ministro che sconfessa quelle stesse decisioni. Io credo che ci sia tanta, tanta confusione. Allora, probabilmente, questa maggioranza ha la necessità di fare chiarezza, prima al suo interno e poi nei confronti degli italiani. Fratelli d'Italia, come avete visto anche oggi, è qui come sempre a fare il suo dovere. Avevamo centinaia di proposte che sono state rispedite al mittente perché volete dimostrare che siete bravi a fare da soli, volete fare da soli. Noi, per senso di Patria, ci auguriamo che ce la facciate, ma sicuramente, dopo avervi visto nominare centinaia di esperti, perché avete consapevolezza della vostra incapacità, qualche dubbio penso sia legittimo averlo.
Aspettiamo naturalmente risposta a tutte le nostre interrogazioni. Solo alcune sono quelle che ho menzionato oggi qui e ci aspettiamo che torniate in quest'Aula per un dibattito autentico, che non sia soltanto il nascondersi dietro lo scudo della questione di fiducia. Quando vorrete noi saremo qui, con le nostre proposte; lo abbiamo già ampiamente dimostrato, ma certamente non ci vedrete arretrare di un solo millimetro, sempre e solo nell'interesse degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, per cinque minuti.
La seduta, sospesa alle 18,40, è ripresa alle 18,45.
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. È iscritto a parlare l'onorevole Luca De Carlo. Ne ha facoltà.
LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente. Io approfitterò questi stringati minuti che la maggioranza e il Governo mettono a disposizione dell'opposizione per ringraziare innanzitutto tutti quegli operatori che in questi mesi hanno lenito questa situazione di disagio, che sono i medici e gli infermieri, ma anche i tanti operatori socio-sanitari ed anche i sindaci e gli amministratori locali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sindaci ed amministratori locali a cui abbiamo chiesto uno sforzo ancora più grande di quello che svolgono e si sobbarcano normalmente nella ordinaria amministrazione di un comune; è un dato di fatto oggettivo che negli anni siano diminuite le risorse, siano aumentate esponenzialmente le responsabilità e che, di fatto, ormai la vocazione di fare il sindaco sia diventata una vera vocazione e, quindi, non più un trampolino di lancio magari nelle grandi città, per arrivare a ruoli più ambiti, ma vocazione, servizio a favore delle proprie comunità. Vedete, qui non ci sono differenze tra sindaci e amministratori di destra e sindaci amministratori di sinistra; ci sono amministratori che ovunque e su tutto il territorio italiano si sono spesi, in questi giorni, hanno dato il meglio di se stessi, spesso abbandonati dal Governo, almeno questa è la percezione che hanno avuto. Perché? Perché di fatto questa continua esposizione mediatica, questi DPCM e questi colpi di FAQ hanno messo i sindaci in continuo disagio rispetto anche al proprio personale della Polizia locale e anche alle Forze dell'ordine che, oggettivamente, si trovavano nella condizione di dover e di poter interpretare quelle che erano le norme scritte, non chiare, che si prestavano, appunto, a un'interpretazione molto ampia.
Chiaramente abbiamo ridotto, avete ridotto fortemente la libertà di circolazione dei cittadini e avete lasciato ai sindaci sui territori l'onere di fare gli sceriffi, un onere che i sindaci in tante città e in tanti paesi si prendono volentieri davanti alle lacune dello Stato, soprattutto sulla criminalità e sullo spaccio, come è accaduto e accade a Padova (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) dove la gente deve rimanere in casa ma gli spacciatori possono girare liberamente perché nessuno li controlla e c'è così una forma di tolleranza nei confronti di chi delinque.
Ma i sindaci non fanno a volte gli sceriffi anche quando le norme non le comprendono. Una su tutte: pensate come possa comprendere un cittadino o un mio paesano di Calalzo di Cadore, a 806 metri sul livello del mare, quando gli si dice che deve rimanere in casa e deve evitare la passeggiata nel bosco. Ecco, è evidente che ciò che è assolutamente comprensibile è che non c'è nessuna forma o pericolo di contagio quando uno se ne va a camminare nel bosco, almeno è molto minore la forma e la paura del contagio rispetto all'andare, per esempio, a un supermercato. Ma noi, che siamo sindaci, e le Forze dell'ordine sappiamo che si obbedisce anche a un ordine sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), anche quando quell'ordine non è il bene dei propri cittadini ma è responsabilità, e lì la responsabilità, che è una delle parole in assoluto più abusata anche qui dentro, si vede veramente, perché quando tu riesci a far applicare una norma che non comprendi, che non comprendono i tuoi cittadini e che per primo non comprendi nemmeno tu allora vuol dire che tu hai un forte radicamento su quel territorio, vuol dire che non sei solo uno sceriffo, vuol dire che tu sei il punto di riferimento della tua comunità che capisce la situazione anche in cui tu sei.
Noi abbiamo pochi strumenti, lo abbiamo detto. Avremmo voluto incidere molto di più rispetto a questi temi, ai temi vicini alle amministrazioni locali e ai sindaci. Non ci avete dato la possibilità e avete azzerato gli spazi democratici. Oggi abbiamo solo la possibilità di dirvelo in un'Aula che è lo specchio del comportamento che il Governo ha tenuto in questi mesi. DPCM: scarso, anzi nullo, dibattito in Parlamento e a noi solo l'opportunità in discussione sulle linee generali, prima di porre la fiducia, di poter dire e di poter anche essere costruttivi rispetto a delle tematiche che io, che faccio il sindaco, magari ho la presunzione di conoscere molto più di qualche Ministro e di qualche sottosegretario.
Ripeto: ai comuni avete dato un onere pesante. Io ho assistito quasi imbarazzato alla conferenza stampa del Primo Ministro Conte in diretta Facebook dove annunciava 4,3 miliardi di risorse per i comuni come se fossero nuova liquidità a disposizione degli enti locali, omettendo di dire che si trattava semplicemente di un'anticipazione di cassa, di un Fondo di solidarietà che i comuni contribuiscono a creare e che l'anno scorso addirittura arrivarono ai comuni risorse in percentuale addirittura maggiore - quest'anno il 66, l'anno scorso il 70 per cento - e che addirittura l'anno scorso arrivarono ben 20 giorni prima. Ecco, un'omissione che ha messo in difficoltà tanti comuni, perché tante persone hanno bussato il giorno dopo, colpite e morse da questa crisi, nei municipi a chiedere dicendo: “Ieri il Governo ha annunciato che ci sono 4,3 miliardi in più in più a disposizione dei comuni”. Vallo a spiegare tu, umile sindaco di un paesello, che quelle non sono risorse aggiuntive. Comunque io da sindaco non ho mai sputato nel piatto in cui mangio, per cui 400 milioni di euro sono 400 milioni di euro in più rispetto a quelli che avremmo avuto. Probabilmente non sono - e sicuramente - abbastanza per contrastare questo disagio, ma ci sono. Semmai potremmo discutere se quei 400 milioni dovessero essere destinati solamente a pacchi alimentari, a buoni spesa o a buoni pasto. Infatti, non avremmo potuto, a costo zero, poter dare la possibilità ai comuni di aggiungere altre risorse e poterli utilizzare anche per il bonus bollette o per il bonus affitti o per colmare quella grossa deficienza che esiste in tanti territori che è quella delle connessioni a Internet (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
Negli stessi giorni in cui usciva questo decreto usciva drammatico un dato Istat che diceva che un italiano su tre non ha accesso a Internet né ha strumenti per accedere a Internet. Ci rendiamo conto della drammaticità di questo evento anche quando parliamo di scuola a distanza? Quando ci sono ragazzi che non hanno nemmeno avuto la possibilità di acquisto e nemmeno la capacità di imparare? Insomma, credo che sul territorio poi ci siano stati degli esempi. Io in Veneto ho chiesto e ottenuto da 110 amministratori la firma su un documento che chiedeva molto umilmente al Ministro non risorse in più, ma solamente di poterle utilizzare anche - ripeto - per questi scopi, fondo bollette, fondo affitti e anche il prestito d'onore.
Perché il prestito d'onore, Presidente? Perché in un momento di difficoltà come questo, non sono in difficoltà oggi quelli che sono già conosciuti dai nostri servizi sociali. Oggi c'è una nuova povertà che è quella del commerciante che non apre da due mesi, dell'imprenditore che è in difficoltà a pagare i propri fornitori. Noi siamo sicuri che se gli facciamo un prestito d'onore con risorse del comune non sono risorse a fondo perduto; sono risorse che quell'imprenditore, che fino a oggi ha contribuito a mantenere il tessuto sociale dei nostri paesi e con le sue tasse ha contribuito a erogare servizi anche per chi non poteva, siamo sicuri, dicevo, che quelle risorse ci ritorneranno indietro e anche nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo abbiamo chiesto con umiltà, con l'assoluta umiltà che ci ha sempre contraddistinto, ma non abbiamo ottenuto risposta.
Come diceva giustamente il mio collega Deidda, noi non abbiamo nemmeno avuto risposta a un altro strumento che i deputati hanno a disposizione e, cioè, le interpellanze e le interrogazioni. Presidente, è imbarazzante che noi abbiamo solo questi strumenti che ci mette a disposizione la maggioranza e noi non riusciamo, nemmeno quando ci chiedete di farle in maniera telematica e nemmeno quando abbiamo la possibilità di condividerle con i nostri colleghi, magari anche direttamente, nemmeno a presentare delle interrogazioni e a vederci dare delle risposte.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole De Carlo: sta disturbando un attimo una conversazione.
LUCA DE CARLO (FDI). Mi scusi, mi scusi, collega Bartolozzi, se la disturbo. Adesso finisco, tra pochi minuti. Scherzo, ovviamente.
Quindi, l'unico strumento che abbiamo per poter fare anche oggi delle proposte in Aula è questo, questa discussione sulle linee generali che non ci illudiamo possa farvi cambiare idea sul vostro modus operandi perché è comodo – ripeto - oggi è comodo legiferare a DPCM, non ascoltare mai le opinioni degli altri, non prenderle in considerazione anche se noi abbiamo, qui sì, la presunzione di potervi essere molto utili, proprio perché magari le cose le conosciamo. Quindi, ve le regaliamo, ve le diciamo, e questo non è quello solo che diciamo noi e che dicono i sindaci di Fratelli d'Italia, ma sono documenti che i sindaci sottoscrivono su tutto il territorio nazionale e che sottoscrivono senza colori e senza bandiere.
Allora, chiediamo una vera anticipazione di cassa, per avere una liquidità dalla Cassa depositi e prestiti per far fronte a tutte quelle nuove problematiche che ci sono e, soprattutto, per quel problema grandissimo della liquidità, problema che non pervade solo la sfera privata delle imprese,ma anche quella dei comuni. Se noi vogliamo veramente eliminare TARI e TASI a quelle aziende che oggi oggettivamente, non per colpa ma a seguito di un decreto, non possono operare allora noi dobbiamo avere l'anticipazione intanto per continuare ad avere le risorse per fornire altri servizi e poi dobbiamo avere la certezza, da parte dello Stato, che quella parte di risorse che noi non incassiamo venga assolutamente ristornata dallo Stato, altrimenti noi mettiamo i comuni assolutamente in ginocchio.
Dobbiamo essere in grado sempre con la stessa formula, cioè avendo una copertura da parte dello Stato, di riuscire a escludere l'imposta sulla pubblicità e quella sull'occupazione del suolo pubblico. È evidente che oggi tante amministrazioni lo stanno già facendo e altre lo stanno già pensando ma devono fare i conti con gli equilibri di bilancio. Noi dobbiamo garantire loro di poterlo fare, per loro ma soprattutto anche per tutte quelle imprese che oggi oggettivamente sono assolutamente in difficoltà.
Poi chiediamo che l'avanzo libero, cioè quello non vincolato, possa essere utilizzato per qualsiasi spesa, non solo nel 2020 ma anche nel 2021 e nel 2022, e che tutte le entrate che ci arrivano, al di là di quei pochissimi casi specifici, non abbiano nessun vincolo di utilizzo, per cui si possono utilizzare per contrastare fortemente questa situazione di disagio.
Un'altra operazione assolutamente a costo zero è la riduzione della percentuale di accantonamento al Fondo dei crediti di dubbia esigibilità. Non costituisce un costo oggi a carico del bilancio dello Stato; semplicemente allenta il nodo che sta strangolando tanti comuni. Poi c'è un rimborso, quello sì un rimborso vero, di tutte quelle mancate entrate che i comuni avranno e sono quelle del codice della strada. Io non ho quella filosofia di fare cassa con le entrate, con i proventi del codice della strada, però è vero, è oggettivo che in tanti comuni quelle servono, anche perché vincolati alla destinazione della miglioria della viabilità. Ma anche le addizionali IRPEF: oggi chi sarà in grado di pagare le tasse, chi, quale imprenditore, quale persona fisica presente sul territorio? Una percentuale veramente esigua.
Poi i fondi relativi alla sanificazione dei comuni, quelli del decreto legge del 17 marzo scorso, ecco, anche quelli sono 70 milioni; noi chiediamo che questi fondi, che sono assolutamente insufficienti, anche perché questi sono per la sanificazione dei locali, ma i comuni hanno già sostenuto tantissime spese anche solo per l'acquisto dei DPI, mascherine, guanti e quant'altro, di cose che servivano ai comuni stessi, ma anche alla popolazione. Io stesso ho fatto questa operazione cercando di utilizzare il meno possibile i fondi del comune, ma noi abbiamo cercato di coprire, anche grazie a tanti volontari che vanno ringraziati, sia la distribuzione che proprio l'effettiva produzione di queste mascherine. Rinvio anche del metodo Arera al 2022, i comuni oggi non sono in grado, Presidente, di poter dare attuazione alla complesse procedure previste da questo nuovo tariffario.
Poi il TPL, il trasporto pubblico, lì bisogna aumentarlo il Fondo, altrimenti bisogna riequilibrare quei contratti di servizio che ci sono anche con i privati a fronte di una forte riduzione di introiti: se la gente non si muove non entrano nelle casse del trasporto pubblico.
Una proroga del pagamento della quota capitale dei mutui, almeno di un anno, e quel risparmio sia destinato sì all'emergenza COVID, ma anche agli equilibri di bilancio. E quando il bilancio comunque, dopo aver fatto anche finanza creativa, come capita di fare spesso quella buona a tutti i sindaci, quando non è possibile chiudere il bilancio dobbiamo essere messi anche nelle condizioni di poter contrarre un prestito, un prestito a lungo termine, ma che ci consenta di chiudere i bilanci che oggi non sono più viziati da opere faraoniche o quant'altro. Tutti i colleghi sindaci hanno ormai destinato la maggior parte delle risorse a contrastare il COVID. Quindi a chi proprio non ce la fa va data la possibilità di contrarre i mutui.
Vede, queste sono proposte serie. Io sono anche conscio che molti in quest'Aula non abbiano nemmeno gli strumenti per capire i tecnicismi che ho letto, perché molti non hanno mai avuto la fortuna, come ho avuto io, di amministrare: qualcuno non ha amministrato nemmeno, fino adesso, la cuccia del cane. Per qualcuno avere amministrato è qualcosa addirittura di cui vergognarsi, quasi sia un'onta aver fatto esperienza nei comuni, nelle province, nelle regioni, che diventa appunto qualcosa di cui ci si debba vergognare e non una conditio sine qua non per rivestire ruoli diversi, per crescere anche nella propria formazione politica. Si, diciamocelo, perché qua dentro noi dobbiamo fare politica e la nostra passione, della maggioranza delle persone che sono qua dentro, è quella di fare politica, di risolvere i problemi delle proprie comunità attraverso le scelte politiche. Per qualcuno fare politica magari è solo criticare gli altri, lo vediamo nei comuni, ma lo vediamo anche nelle Aule parlamentari, è “linkare” un tweet e affidarsi ad un blog come se fosse oro colato. Per qualcuno invece fare politica e radicarsi sul territorio, è essere e diventare punti di riferimento delle proprie comunità: ecco questi sono i sindaci e questi sono gli amministratori locali, quelli sempre in prima linea seppur tra mille difficoltà, mille ostacoli, quelli che scelgono di darsi da fare. Quelli a cui squilla il telefono proprio perché sono punti di riferimento, quelli a cui dopo dieci volte che squilla il telefono girano anche le scatole, è oggettivo, chi non l'ha detto, quelli che sbuffano quando suona il telefono, quelli che poi si rendono conto che è proprio la natura dell'essere punti di riferimento che ti porta a rispondere a quel telefono, a volte anche a rispondere male.
Ma si sa, ogni volta che qualcuno chiama quel numero dei sindaci, che a volte guardate è anche appeso come il mio amico Joe Formaggio lo appende al balcone del municipio, altri lo mettono su tutti i muri e quindi quelli sono quella grande ossatura che costituisce la vera politica e che credo sia quella da cui noi dobbiamo assolutamente ripartire. Questo appunto è servizio, questa è politica e stride purtroppo e non è capita da tutta questa gente che si dà da fare nei comuni e nelle amministrazioni e stride con il teatrino penoso delle nomine dei giorni scorsi. In un momento di difficoltà come questo, da una parte, ci sono gli amministratori locali e, dall'altra, quelli che si spartiscono determinate poltrone. Ecco, io ho scelto di essere il sindacalista della parte che sta sul territorio e che è punto di riferimento di quel territorio. Come pensate però che i sindaci e gli amministratori locali possano avere fiducia nel Governo, ma possano addirittura avere fiducia in noi quando, se si aprisse la telecamera, ci si renderebbe conto che della maggioranza presenti in Aula sono pochi? E mi dispiace anche che manchi il fotografo ufficiale della maggioranza, l'onorevole Sensi, che è sempre così sensibile a fare le fotografie quando mancano quelli dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che evidentemente oggi non può fotografare, perché manca addirittura lui. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Carlo. E' iscritto a parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.
MARCO OSNATO (FDI). Presidente, signori del Governo, colleghi, in questa, diciamo, verve fotografica anch'io mi accingo nel mio intervento a tentare di immortalare una fotografia di quello che è stato un po' il dibattito in questi giorni e anche oggi, un dibattito purtroppo non così intensamente frequentato, purtroppo lo dico perché, come è stato detto, sono stati pochi e rari i momenti in cui si è potuto veramente discutere di questa emergenza. Oggi credo sarebbe stato più interessante e anche più utile che la maggioranza e l'opposizione di questa Camera si fossero confrontate con più serenità e anche con più intensità. Allora dicevo che, se dovessimo fotografare appunto e dare una indicazione di qual è il valore di un Governo nella sua azione, qual è la sua capacità, probabilmente dovremmo valutarlo dall'efficacia, dalla forza dei propri provvedimenti. Oggi purtroppo Presidente stiamo valutando un provvedimento che, nella sua genesi, doveva essere importantissimo, doveva essere determinante, doveva essere il momento in cui si partiva con una azione decisa contro una epidemia assolutamente imprevista, assolutamente sconosciuta, della quale peraltro coloro che ne erano maggiormente a conoscenza ci hanno tenuto forse anche deliberatamente all'oscuro, quindi con ancora più difficoltà e si doveva anche cercare di spiegare agli italiani, alle famiglie, alle imprese, alle aziende, al tessuto sociale e produttivo di questo Paese, come si poteva immediatamente tamponare un momento di difficoltà e che poi con altri provvedimenti si sarebbe dato il via alla ripartenza. Allora, se appunto vogliamo valutare un Governo dai provvedimenti che propone alla propria nazione, allora io vorrei dire che abbiamo tutti quanti letto che, in Germania, per esempio, dall'oggi al domani, molte aziende si sono trovate sul conto corrente 15 mila euro per poter lenire gli effetti appunto della crisi e ripartire magari subito con azioni per poter vedere un futuro più roseo. Abbiamo visto in Francia azioni magari meno ampie dal punto di vista quantitativo, ma simili. Le abbiamo viste in Spagna, nella tanto vituperata Spagna, dove comunque, con una epidemia grave e anche con una situazione economica non facile, sono state individuate subito delle azioni concrete. Non voglio poi arrivare a citare il modo pittoresco, ma sicuramente molto, molto, molto efficace del Presidente Trump, che addirittura arriva a spedire assegni col suo volto alle famiglie americane, che così possono insomma incassare dallo Stato direttamente dei soldi che possono servire appunto a superare questi momenti di crisi. Allora se facciamo questi confronti, il risultato di quella fotografia è l'assoluta inconsistenza di questo Governo. Questo Governo nel “decreto Cura Italia” è stato assolutamente inconsistente: è stato un Governo che non ha capito né qual era la cura né qual era l'Italia. Lo dico perché, evidentemente, i provvedimenti, che noi abbiamo affrontato nelle varie Commissioni (e li abbiamo affrontati sia al Senato che purtroppo con meno tempo anche qui alla Camera), li abbiamo affrontati con atteggiamento veramente di serietà, veramente di collaborazione, veramente di spirito unitario per cercare di sollevare questa nazione dai drammi di questa epidemia. L'abbiamo fatto con la sincerità che non abbiamo visto da parte del Governo e in primis del Premier Conte, che ha cercato unicamente di trovare uno scontro con l'opposizione per cercare di giustificare le sue inefficienze e le sue incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
L'abbiamo fatto lavorando, studiando, quello che dovremmo fare sempre e che abbiamo sempre cercato di fare tutti. L'abbiamo fatto anche presentando degli emendamenti seri, degli emendamenti che entravano nel provvedimento, non cercavano di demolirlo per questioni di dialettica politica: entravano nel provvedimento e cercavano di rendere la tanto citata fotografia del Paese plausibile anche rispetto a quella che era la situazione della nostra nazione in questo momento.
E allora 200 emendamenti al Senato. Richiamo alla responsabilità. Va bene, erano 200 emendamenti, ripeto, che avevano tutti una loro consistenza e una loro coerenza; bene, li riduciamo a 20. Sapete, qual è l'unica proposta di Fratelli d'Italia che è stata accettata in questo provvedimento? Il fatto che la provincia di Brescia - Presidente, Brescia, non una località sconosciuta e non una località poco conosciuta purtroppo in questa cronaca recente dell'epidemia - è stata inserita nelle realtà più colpite dal virus: perché non era stata prevista, nel documento originario non c'era; un emendamento di Fratelli d'Italia al Senato per fortuna ha inserito la provincia di Brescia - sottolineo, di Brescia - tra le realtà più colpite (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
A questa significativa, ma, ahimè, isolata soddisfazione è succeduta una serie di “no” incomprensibili. Noi abbiamo cercato di dare con i nostri emendamenti spazio al merito, spazio all'eliminazione della burocrazia, spazio alla solidarietà, spazio ad una fiscalità più veloce, più agile. Abbiamo chiesto per esempio di tagliare il cuneo fiscale alle aziende che non ricorrevano alla cassa integrazione pur potendolo fare: un taglio fiscale dell'80 per cento del valore di questa eventuale cassa integrazione non sfruttata, che così premiava chi comunque continuava a pagare gli stipendi, potendolo fare e potendolo fare perché avevano una provvista economica adeguata, ma avrebbero potuto eventualmente astenersi perché liberi di accedere alla cassa integrazione.
Abbiamo chiesto per esempio di non far passare dagli accordi sindacali l'accesso alla cassa integrazione e al Fondo di solidarietà bilaterale. Perché? Non che qualcuno qui abbia qualcosa contro i sindacati. Certo, in passato qualche critica l'abbiamo avuta e probabilmente l'avremo in futuro, ma non è l'istituzione del sindacato che qui si mette in discussione: si mette in discussione la ratio per cui, nel momento di un'emergenza, bisogna intavolare una trattativa sindacale per dare un sollievo a delle aziende e a dei lavoratori che evidentemente hanno bisogno di questo sollievo in funzione di una crisi epidemica che è evidente a tutti. Ma no, qui alcuni Moloch non vanno mai contestati e mai sostituiti.
Abbiamo chiesto, cercando di fare un favore anche in questo senso alla maggioranza: avete obbligato questo Paese a subire, direi, l'onta del reddito di cittadinanza; va bene, vi abbiamo però aiutato a dire, visto che non siete riusciti in quasi due anni a far svolgere un'ora di lavoro di pubblica utilità ai percettori di reddito di cittadinanza, come in teoria è previsto dalla norma: bene, mai come oggi possono essere utili per lavori di pubblica utilità, vista l'emergenza e soprattutto vista l'emergenza nell'agricoltura per la raccolta; bene, allora usiamoli per quelli. No, neanche su questo, neanche su quello che voi avevate detto doveva essere lo scopo del reddito di cittadinanza siete riusciti a darci ragione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Vi abbiamo chiesto per favore di reintrodurre i voucher per il lavoro, che servirebbero soprattutto in questo momento, come citavo prima, per l'emergenza agricoltura, ma per tanti altri lavori che in questo momento servono anche a tenere insieme un po' di pezzi di questo Paese: niente, anche su questo non c'è stata la possibilità.
Parlavo di solidarietà. Vi abbiamo chiesto di destinare 600 euro alle famiglie che si occupano dei disabili che hanno al loro interno, un problema grave e più grave ancora in questo momento: niente, anche su questo no. Abbiamo chiesto di esonerare - una banalità che non costava niente allo Stato ma che era significativa nei confronti di alcune categorie che si sono sacrificate in questi mesi - gli operatori sanitari, il personale sanitario, dagli oneri dei pedaggi autostradali, caricandoli sulle concessionarie stesse, che mi pare, grazie anche a qualcuno che siede da quella parte, qualche soldino in più ce l'avevano in questi anni da parte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Abbiamo chiesto l'abolizione degli ISA, che già erano un problema prima e diventano un problema ulteriore adesso: meno burocrazia, meno presunzioni sempre a carico dei contribuenti, meno appesantimento nei confronti del contribuente: niente, anche questo non si poteva fare. Abbiamo chiesto, per quelle poche realtà che sono rimaste aperte e che magari speriamo riapriranno in questo anno 2020 dal punto di vista della ricettività alberghiera, di non avere l'imposta di soggiorno: no, anche su quella un “no”. Quindi ancora, anche qui un pagamento ulteriore, in un momento di crisi così grave.
Abbiamo chiesto, visto quello che leggiamo sui giornali - perché noi leggiamo sui giornali, voi avete decine e decine di task force, quindi presumo che ve l'abbia spiegato qualcuno -, che per scongiurare eventuali contagi, per agevolare la riapertura di uffici, negozi e realtà di fruizione pubblica, bisogna sanificare gli ambienti; abbiamo chiesto di dare un contributo per sanificare questi ambienti: niente!
Abbiamo chiesto di detrarre al cento per cento tutto ciò che riguarda i test, che siano tamponi sierologici o l'acquisto di dispositivi di protezione individuale: niente anche su questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Abbiamo chiesto di fare un'altra cosa abbastanza semplice, Presidente. Lei Presidente ride, giustamente sorride, perché immagino che anche lei, essendo parte di una maggioranza un po' peculiare, sa che è frustrante quando uno cerca di dare un contributo ma si sente abbassare una saracinesca ogni volta. Abbiamo per esempio chiesto di aiutare le scuole paritarie oltre a quelle pubbliche, e le famiglie che frequentano le scuole paritarie e quelle pubbliche, per tutti i servizi non usufruiti: mense, trasporto e quant'altro, e anche le stesse rette. Il collega Rampelli ha svolto un ragionamento ovviamente condivisibile e molto pregno di significato sul tema delle scuole paritarie, ma se noi oggi non avessimo le scuole paritarie in Italia, il sistema della scuola pubblica crollerebbe: non ci sarebbe la possibilità di assicurare un diritto fondamentale della Costituzione ai nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Abbiamo chiesto, per esempio, sugli affitti commerciali, di compiere un'operazione diversa sul credito d'imposta; innanzitutto, di ampliare la categoria catastale per la quale a questo credito d'imposta è possibile accedere, e da alcuni ammiccamenti in Commissione mi sembra che su questo si possa ragionare; poi abbiamo chiesto di invertire tale credito d'imposta, non in capo al conduttore ma in capo al proprietario. Il conduttore magari paga solo il 40 per cento del canone, il 60 per cento del restante canone va al credito d'imposta del proprietario: perché? Per lasciare all'imprenditore, all'impresa, all'azienda, all'artigiano la possibilità di avere un po' di liquidità, visto che ci state proponendo un decreto-legge che si chiama “liquidità”. È inutile cercare sempre di mungere coloro che in questo momento hanno bisogno di liquidità, promettendo loro un credito d'imposta che poi non potranno ovviamente adoperare. Lo dico perché sul tema per esempio del commercio abbiamo chiesto anche un'altra cosa molto semplice, quella magari di sospendere l'esecuzione dei protesti su cambiali, su assegni, come anche - lo dico senza nascondermi dietro un dito - su quegli assegni cosiddetti postdatati, che non sono sicuramente regolari ma che purtroppo, con molta ipocrisia, facendo finta di non vederlo, nel commercio oggi sono molto utilizzati dai commercianti, che appunto acquisiscono la merce anche rilasciando questi titoli. L'ultima cosa che abbiamo proposto e che ci sembrava anche un modo significativo di dare un premio, se vogliamo - definiamolo proprio così -, a coloro che non si arrendono neanche in questo momento e che decidono di pagare comunque le tasse. Non basta una menzione chissà dove, come avete previsto nel vostro decreto. Noi abbiamo detto: va bene, facciamogli lo sconto, facciamogli uno sconto del 15 per cento; incominciamo a far vedere che c'è la voglia da parte dello Stato di evidenziare la capacità di chi è corretto nel pagamento delle tasse anche in un momento così difficile e diamogli questa premialità, ma niente. Questi sono gli emendamenti più significativi che sono stati bocciati. Allora, cosa ci rimane da fare? Ci rimane da fare il ruolo che ci permette questa democrazia un po' traballante, un po' animata da dibattiti su Facebook, da annunci magari fatti anche con un po' di furbizia prima del telegiornale, sfruttando il ruolo istituzionale con il ruolo politico, cercando di attirare la benevolenza degli italiani che si aspettano magari provvedimenti di riapertura della circolazione, di sollievo economico, magari approfittando di questi momenti, cercando senza contraddittorio di rifilare la stoccatina per vedere il giorno dopo sui sondaggi qualche percentuale in più. Invece, come l'amico e collega Luca De Carlo ha ben detto, avete con furbizia scaricato sui comuni tutta una serie di incombenze, facendo credere agli italiani che i comuni il giorno dopo avrebbero avuto le casseforti piene, mentre invece non solo non le hanno avute piene ma non hanno avuto neanche l'anticipo che era stato detto visto che gli anni precedenti, come appunto l'onorevole De Carlo ha ben detto, in quanto quei soldi a quest'ora erano già arrivati. Avete fatto, con furbizia, un altro decreto, che andremo a discutere in questi giorni, chiamato “Liquidità”, che non serve ad altro - ma ne parleremo più diffusamente, Presidente - che a far mettere a posto in modo legittimo - ma almeno ditelo - i conti dello Stato: cerchi di indebitare gli imprenditori e le aziende italiane per far pagare più tasse possibile. È ciò che prevedete nel decreto “Liquidità” ma ne parleremo, ripeto, diffusamente in Commissione. Stiamo facendo le audizioni e abbiamo chiesto di ampliare il più possibile il dibattito perché a noi la democrazia sospesa di Facebook non piace. Non siamo nella Repubblica di Casalino, siamo nella Repubblica Italiana, che ha una sua Costituzione che ci avete spiegato mille volte e che è la più bella del mondo; noi finalmente l'abbiamo capito e vogliamo metterla in pratica. Non vedo perché oggi dovete impedirci di poter discutere fino in fondo, utilizzando la paura giusta e legittima degli italiani, i problemi dai quali dipende la sopravvivenza della nostra nazione. Allora, con il “Cura Italia” - avete usato questo termine - giocate un po' forse a fare il dottore. Vi piace, come si faceva da bambini - adesso lo dico senza malizia perché vedo già il collega De Carlo che sorride -, fare il dottore, ma il problema è che forse voi siete la malattia, voi siete il male, voi siete la patologia di questo “Cura Italia”. Allora, credo che almeno per questo gli italiani sicuramente hanno già trovato il vaccino: si chiama voto. Spero che prima o poi questa democrazia permetta anche agli italiani di avere un Governo serio che possa comprendere veramente l'esigenza di questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Noi non sappiamo e non compete neanche a noi dire se, come ha detto il Presidente del Consiglio Conte, egli lavora o meno nelle tenebre, ma di sicuro le notizie apparse anche ieri sui principali quotidiani della nazione fanno comprendere che tanta luce sul proprio operato il Governo non può riservare e dire di averla avuta. Se è vero come è vero che anche oggi il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha annunciato l'imminente convocazione dei Ministri competenti, affinché spieghino quello che è emerso appunto sulla stampa.
E ritengo importante chiarire qui in quest'Aula, dinanzi ai cittadini italiani perché in quest'Aula noi votiamo le leggi in nome del popolo sovrano, come molte delle cose avvenute siano avvenute senza leggi e senza che neanche il Parlamento, la Camera e il Senato, fossero posti a conoscenza di ciò che stava avvenendo, a partire dalle dichiarazioni del direttore generale della direzione programmazione sanitaria del Ministero della Sanità, Andrea Urbani, che ieri ha candidamente affermato che il 5 gennaio è stata diramata una circolare avente ad oggetto polmoniti da eziologia sconosciuta-Cina - il 5 gennaio - e come il 20 gennaio il Ministero avesse già predisposto un piano di emergenza straordinaria di cui tuttavia si era ritenuto di non divulgare i contenuti perché - testuale - la linea è stata di non spaventare la popolazione.
Noi ci saremmo attesi che il Ministro Speranza spendesse qualche parola su tali dichiarazioni perché, nel momento in cui si afferma che volutamente e dolosamente si è tenuto nascosto alla popolazione la presenza e il diffondersi di una situazione di pericolo ancor prima che la Cina ufficializzasse la situazione riguardante l'esistenza del COVID-19, è chiaro che qui qualcuno, torno a dire, non so se lavora nelle tenebre ma certamente non ha lavorato alla luce del sole. Ciò ancor di più se si pone mente al fatto che il 31 gennaio è stato dichiarato lo stato d'emergenza, adottando un provvedimento che richiama esplicitamente l'articolo 25, comma secondo, del decreto legislativo n. 1 del 2018, ovvero un provvedimento che in una qualche maniera accentra sul Governo nazionale anche forme di approvvigionamento, di organizzazione, di approntamento delle linee che dovevano essere poi dispiegate e che diversamente competevano alle regioni. Non si può oggi scaricare sulle regioni - su questo qualcosa dirò - quando la responsabilità era stata avocata a sé dal Governo stesso e, nonostante ciò, si erano predisposti 5 milioni di euro in quella dichiarazione di emergenza. Lo diciamo qui perché è bene che gli italiani lo sappiano quando qualcuno dice che sono fake news, sono bugie inventate dall'opposizione, che è una manipolazione dei media, come se ciò fosse possibile in un momento in cui è a dir poco difficile far sentire la voce dell'opposizione dalle cronache locali fino ai giornali nazionali, perché vi è stata almeno fino a poco tempo fa, fino allo scivolone del Presidente del Consiglio una consegna neppure troppo tacita di non disturbare il manovratore. Dobbiamo anche dire che il 21 febbraio Fratelli d'Italia, per tramite del proprio presidente nazionale, invocava l'adozione di misure come la quarantena per tutti coloro che venivano da zone che erano ben più che sospette. Un'ipotesi, un'idea, una proposta che era stata già derubricata come infondata nella sua legittimazione e nella sua necessità dallo stesso Presidente del Consiglio che, a fronte di quel piano del Ministero della Salute e a fronte di quella circolare, il 27 gennaio, davanti alla televisione, aveva detto: l'Italia è pronta, il Governo è prontissimo. Ancora oggi, a due mesi dall'apertura della prima zona rossa, in tanti ospedali per non parlare delle città, per non parlare dei paesi, è a dir poco difficile riuscire a recuperare una mascherina o un dispositivo di protezione personale e ci viene detto che eravamo prontissimi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Era pronto lui che si era garantito l'approvvigionamento a Palazzo Chigi, come hanno svelato i giornalisti de Il Tempo, acquisendo mascherine, guanti, ventilatori, igienizzanti ma aveva tenuto nascosta agli italiani la gravità del pericolo cui noi stavamo andando incontro. Abbiamo, proprio due mesi fa, se non ricordo male, il 23 febbraio, l'apertura della prima zona rossa limitata a cinque comuni. Ma se il Ministero sapeva quello a cui stavamo andando incontro, come si poteva pensare e immaginare che una zona rossa su cinque comuni e 50 mila abitanti potesse arginare quello tsunami che ci stava venendo addosso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché non si è ritenuto di estendere la zona rossa almeno al capoluogo? Perché non si è ritenuto di estenderla al capoluogo probabilmente più grande, che si trova ad appena 10-12 chilometri da Codogno, la provincia di Piacenza, dove chiunque è del territorio sa perfettamente che gli abitanti di quella zona vanno a fare la spesa al mercato il sabato mattina, guarda caso quando è scoppiata la vicenda. Perché non si sono messe in sicurezza le persone, i nostri anziani, i disabili che si trovavano all'interno delle RSA? Dico ciò perché oggi viene fatta la caccia alle streghe ai danni di regioni come la Lombardia, quando non si era posta comunicazione proprio in quelle regioni del fatto che noi stavamo andando incontro a questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Il piano segreto andava divulgato nei confronti di chi poi è stato lasciato a mani nude a combattere nei confronti del virus.
E a proposito, credo, da deputato emiliano-romagnolo, di dover dire che sono sorpreso dello scalpore di quello che sta avvenendo in Lombardia, ma non tanto per l'attenzione che si sta riservando - è giusto che l'opinione pubblica sappia quel che accade in quella regione - quanto dell'omertà, complice, che si sta tenendo su quello che è avvenuto in Emilia-Romagna, perché in Emilia-Romagna piangiamo centinaia di morti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), abbiamo Piacenza che con meno di un quarto della popolazione di Brescia ha il 30 per cento dei deceduti di regioni come la Lombardia, dove non si fanno tamponi, dove è stata vietata anche la possibilità di eseguire dei test ai privati. La regione Emilia-Romagna, per non rompere e infrangere il sogno della regione perfetta, vieta ai privati che vogliono fare i test, aziende comprese che vogliono riaprire in sicurezza, l'acquisto di test, perché si può fare solo con il servizio pubblico, perché evidentemente, nella logica sovietica che ancora alimenta qualcuno, o tutto nello Stato oppure va vietato. Ed è quello che in Emilia-Romagna è stato fatto, anche a costo di tante vite: o tutto nello Stato o tutto vietato. È bene che l'opinione pubblica sappia che questo Parlamento non ha ancora votato una legge: non ha votato una legge sulla limitazione della libertà personale, non ha votato una legge sulla chiusura delle aziende, non ha votato una legge sull'erogazione dei contributi, non ha votato neanche una legge in ordine a quello che il Presidente del Consiglio Conte qui, ieri, a pochi metri da dove siamo noi adesso, ha detto: vedremo come regolamentare per legge l'app Immuni. Voi siete immuni dal concetto di libertà, perché soltanto una persona che ha questa patologia rispetto al problema, evidentemente, che per lui suscita il concetto di libertà, può pensare di adottare in quella maniera una app, anche quella decisa tramite una forma provvedimentale che non è una legge. Non avete voluto la legge neanche sull'adozione delle misure immediate che era necessario adottare per contrastare il virus. L'unica cosa su cui vi siete premurati di volere una legge è stato quando i senatori del Partito Democratico hanno provato, surrettiziamente, con un subemendamento, a introdurre uno scudo penale per l'Esecutivo, quello sì. Mentre per gli italiani chiusi in casa, che non potevano andare a lavorare, che non potevano percepire una lira, che non potevano neanche mettere il naso fuori di casa, bastavano dei decreti e delle ordinanze, per lo scudo penale volevate una legge, perché è sempre meglio essere dalla parte dei bottoni quando si tratta, appunto, del proprio fondoschiena. A proposito, una domanda: ma se state operando tanto bene, se tutto è così perfetto, se non state commettendo errori, perché volevate lo scudo penale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Affrontate a viso aperto le conseguenze di quello che state facendo! Uno scudo penale rispetto al quale bisognerebbe spendere una riflessione in più sulla possibilità di dotarlo a quei medici e infermieri che hanno anche dovuto adottare e compiere scelte drammatiche in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e che invece voi avete rinunciato per pavidità, per paura, per codardia, a introdurre, nel tentativo di estenderlo al Governo. Il Governo vada e si assuma le responsabilità, almeno quelle, visto che quelle sulla ripresa le ha delegate a 430 esperti non votati da nessuno, che nessuno ha scelto, nessuno conosce, nessuno ha voluto, certamente illustri ed esimi professori, docenti, esperti in materia, ma siamo noi i rappresentanti degli italiani.
Perché dobbiamo delegare ad altri degli incarichi per i quali gli italiani ci hanno votato e per i quali giustamente ci chiedono anche, in una qualche maniera, di rispondere? E invece nulla, non abbiamo visto nulla neanche sulle proposte in materia economica. Sono passati esattamente due mesi dall'apertura della prima zona rossa e non abbiamo ancora dei lavoratori che possano dire di avere ricevuto un centesimo di cassa integrazione. Il Governo aveva detto: in pochi giorni garantiremo ai lavoratori la cassa integrazione. Poi si è corretto, ha detto: andremo probabilmente a metà maggio. Come fa una famiglia a campare se per due mesi nessuno le garantisce di avere un minimo di sostentamento? Vi premurate sul reddito di cittadinanza, 780 euro, oppure sui migranti, 1.200 euro; poi, però, a chi deve andare in cassa integrazione gli dite “stringi la cinghia, ci rivediamo a metà maggio”, e agli autonomi e alle partite IVA garantite 600 euro. E avevate detto che quei 600 euro sarebbero arrivati entro la metà di aprile e ancora oggi ci sono tantissime decine di migliaia di lavoratori autonomi e partite IVA che non hanno visto neanche quell'elemosina. Un'elemosina offensiva, con 600 euro non ci fai neanche la spesa. Voi pretendete che quello che è il nerbo della nazione possa continuare a pagarci gli affitti, perché non avete preso provvedimenti sui tanti affitti che devono essere pagati o sui mutui, sulle bollette, sulle licenze, nulla.
Avevamo proposto, come Fratelli d'Italia, di introdurre un meccanismo che potesse concedere una sorta di range, che funzionasse un po' come la cassa integrazione, e lo avete bocciato. Oggi parlate di innalzarlo a 800 euro: con 800 euro non ci si riesce neanche a far quadrare i conti e neanche a mettere da parte quei soldi che potrebbero, anzi, dovranno servire a pagare le tasse, perché lo abbiamo già visto noi che siamo passati per l'esperienza del sisma: la sospensione del pagamento delle tasse significa soltanto rinviare la bastonata un po' più avanti. Ma vi rendete conto che il pagamento di tasse che voi tra un po' andrete ad esigere sarà un pagamento fatto sui redditi del 2019, attingendo a delle liquidità che le persone hanno dovuto usare oggi per riuscire a mettere da mangiare nel piatto dei propri figli o delle propri famiglie? Perché questo è quello che evidentemente sarà stato necessario fare.
E invece voi sospendete le tasse fino al 31 maggio, o forse un po' più in là, e non avete neanche voluto sentir parlare della possibilità di realizzare uno sgravio, neanche avete voluto sentire parlare della possibilità di sospendere l'articolo 3 del collegato fiscale, che impedisce di mettere in compensazione crediti e debiti. Oggi un imprenditore, un'azienda, una partita IVA, un commerciante che ha dei crediti nei confronti dello Stato non li può mettere in compensazione per la decisione sciagurata, che già avevamo contrastato nella sessione di bilancio scorsa, di imputare all'anno prossimo le eventuali compensazioni.
Invece vi siete premurati di tutelare i vostri amici delle banche: oggi noi abbiamo avuto in Commissione finanze un'interessantissima audizione della Guardia di finanza che ci ha spiegato per filo e per segno che cosa faranno o non faranno ai commercianti, ai lavoratori, alle partite IVA, agli imprenditori, alle aziende, le confische, le cose che hanno sospeso e quelle che non hanno sospeso, ma non ha detto una parola sulle attività di indagine che invece noi pretendiamo vengano fatte nei confronti di banche che, nonostante il Governo avesse detto che dopo un giorno ci sarebbe stata la liquidità, ancora oggi realizzano barriere preclusive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per impedire alle nostre aziende e alle nostre imprese di avere quella liquidità. Stiamo assistendo a una gara a rimodulare i tassi d'interesse. Avevano detto tassi zero e non è vero. È un po' come quello che volete propinarci con il MES, dicendo “no, non vi chiederanno nulla”, e intanto le banche iniziano ad applicare dei tassi e a richiedere dei pagamenti ulteriori, o anche il fatto che le banche sono disposte ad accedere o a concedere dei prestiti a patto e condizione che poi quei prestiti vengano usati per coprire delle linee di credito pregresse, non di aziende in sofferenza, perché vogliono sostituire la garanzia della persona fisica con la garanzia dello Stato.
Questo non è un atteggiamento che il Governo può accettare dalle banche; al contrario, dovrebbe pretendere l'immediata convocazione dei principali istituti di credito, e, se necessario, faremo i nomi e cognomi di coloro che stanno realizzando queste forme tutt'altro che patriottiche di sostegno alle imprese. E sull'economia potremmo parlare tanto, ancora tanto, perché qualcuno poi viene a dire: ma perché Fratelli d'Italia ha deciso di dire la sua in maniera così vigorosa in Parlamento? Perché abbiamo cercato di dirlo in tutti i modi. Il 5 marzo Giorgia Meloni aveva chiesto il rafforzamento e il potenziamento degli strumenti Golden power, che sono stati totalmente ignorati fino a ieri, quando il Presidente del Consiglio - benvenuto, ben svegliato! - è venuto qua a dire rafforzeremo e potenzieremo gli strumenti di Golden power. Era l'8 marzo quando avevamo implorato di sospendere le vendite allo scoperto, cosa che è stata fatta solo il 13 marzo, quando ormai era stato fatto il disastro, che la signora Christine Lagarde, insieme a un'altra signora, Ursula von der Leyen, che hanno colpito una i nostri gioielli e l'altra il turismo, come dirò tra un attimo, aveva determinato con dichiarazioni che non sono una gaffe. E anche su questo il Copasir giustamente dovrà verificare lo sprofondamento del 17 per cento della Borsa in un solo giorno, più del doppio di quello che accadde all'indomani dell'11 settembre, più del doppio di quel che accadde col fallimento Lehman Brothers, ancora di più di quel che accadde con la vittoria al referendum della Brexit, per la dichiarazione di una signora che con quelle affermazioni ha dimostrato, se le ha fatte intenzionalmente, di essere nemica dell'Italia, se non le ha fatto intenzionalmente, di essere un'incompetente che deve essere mandata a casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E bene ha fatto Fratelli d'Italia a chiedere che venissero raccolte le firme per le sue dimissioni. Quando il Governo aveva annunciato gioioso di aver già stanziato 3 miliardi di euro sulla crisi, abbiam detto che con 3 miliardi non ci copri neanche un decimo di quello che sarà necessario, e infatti dopo si è scoperto che ne servivano 35. Abbiamo invocato tantissimi provvedimenti - sono già stati illustrati richiamati dai miei colleghi -, rimanendo ignorati, e su tanti altri ci attendevamo misure che invece non sono state assunte. Lo sport dilettantistico, che costituisce davvero il serbatoio sociale su cui si fonda questa nazione, è stato totalmente abbandonato, come il Terzo settore, che ha cercato in tutti i modi di invocare aiuto e sostegno, ma che è stato puntualmente ignorato; come il turismo, che, come dicevo prima, è stato pure esso affossato dalle dichiarazioni, anche queste improvvide, della presidente della Commissione europea, che ha detto: attendete a prenotare le vacanze. Il turismo costituisce il 16 per cento del PIL, e noi oggi siamo ancora nelle condizioni di rimetterlo in piedi, a patto e a condizione che ci sia un'azione vigorosa, certa, nitida, chiara del Governo! Invece non abbiamo assunto ancora decisioni. Avevamo anche chiesto sul versante sicurezza maggiore attenzione, ma non per fermare i cittadini, che sono stati giustamente e rigorosamente controllati, ma per garantire che il territorio, sguarnito dalla vitalità della presenza sociale, non venisse consegnato in mano a migranti e delinquenti, criminali che invece ancora oggi lo assumono. Più investimenti su strade sicure, e nessuno ci ha detto nulla, e continuiamo invece ad assistere e a leggere sui giornali appunto che vi è, da parte dei migranti - che non si capisce perché siano in giro - la disponibilità a presidiare e a bivaccare nei territori. Ma queste persone sono inserite nel percorso di accoglienza, devono stare dentro le strutture d'accoglienza, foraggiate lautamente e pagate con i soldi dei contribuenti; se non devono stare nelle strutture d'accoglienza perché sono fuori dal percorso accoglienza, devono essere rispediti a casa loro, tertium non datur, non c'è una zona grigia dentro cui stare! E quando noi abbiamo chiesto al Ministro Lamorgese di spendere parole chiare anche su questo, ci ha detto: il problema non c'è. Il problema non c'è, come se per gli italiani, che vedono questa situazione sotto le finestre di casa loro guardando queste persone che se ne disinteressano - per essere garbati - delle ordinanze del Governo, bivaccando e andando a zonzo, spacciando - e se spacciano vuol dire che c'è chi compra -, fossero una visione degli italiani stessi.
Come sempre il Governo è forte con i deboli e debole con i forti. Avevamo chiesto parole chiare sul fatto che i bonus spesa non venissero destinati appunto ai migranti: ci era stato detto che non era possibile, perché i migranti hanno già vitto e alloggio pagato dentro i 1.200 euro delle misure dei bandi della prefettura, e poi vediamo che, invece, sempre nelle zone governate dalle regioni rosse, i migranti hanno anche loro accesso ai buoni spesa, il che significa togliere quel poco che è stato dato a chi davvero ne ha bisogno, e non mi interessa se italiano o non italiano, ma a chi ne ha bisogno, purché non acceda già ad altri strumenti come quelli che erano già stati riservati appunto ai migranti. Avevamo chiesto di innalzare fino a 16 anni di età dei figli congedi e bonus, perché non si capisce perché un bambino a 13 anni possa essere abbandonato a casa sua e invece a 11 anni o 12 anni possa godere del presidio del genitore che lo voglia evidentemente assistere. E potrei proseguire a lungo.
Potrei proseguire a lungo per illustrare una tesi di fondo, che credo, a questo punto, gli italiani abbiano ben presente: l'Italia si rialzerà, perché ha passato prove ben più dure, ha passato guerre mondiali, ha passato guerre civili, ha passato le prove del terrorismo, ma, se si rialzerà, come tutti noi siamo convinti avvenga, non sarà grazie a questo Governo, ma sarà nonostante questo Governo, nonostante un Governo che ha taglieggiato gli italiani, li ha oppressi, impedendo loro di mettersi davvero in moto per riprendersi e rimettere in piedi la nostra nazione. E ci riuscirà nonostante un Governo - e chiudo idealmente da dove avevo iniziato - che non sappiamo se ha lavorato nelle tenebre, ma certamente attendiamo alla luce del sole, della prova democratica, di vedere se davvero ha goduto della fiducia degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, rappresentante del Governo, siamo arrivati all'ultimo intervento. Con questo si conclude la discussione generale del “decreto Cura Italia”, e come Fratelli d'Italia abbiamo mantenuto la parola data, anche questa volta abbiamo mantenuto la parola data, al Governo ma soprattutto agli italiani, quella di lavorare al di là di ogni polemica, perché siamo al servizio del popolo italiano e della protezione degli italiani. Allora oggi siamo qui per dare dimostrazione per l'ennesima volta del fatto che ci mettiamo a servizio, per questo i colleghi di Fratelli d'Italia che mi hanno preceduto e io stessa siamo qui, e siamo ancora qui, nonostante purtroppo tristemente quest'Aula della Camera è così vuota. In undici deputati di Fratelli d'Italia su 25 siamo intervenuti per fare il nostro lavoro, perché il nostro lavoro è quello di servire il popolo italiano, quello di lavorare. Il nostro non è ostruzionismo, anzi è combattere l'ostruzionismo di questo Governo, che così tanto è fuggito dal confronto parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e a questo non ci arrendiamo, non rinunciamo. Certo è che abbiamo cercato in tutti i modi di aiutarvi, e c'è da dire che ce l'avete reso così difficile, ce l'avete resa così dura, perché voi avete disconfermato continuamente la parola data, quella di aprire le porte all'opposizione e di collaborare insieme, di lavorare insieme. Avete tradito la parola data. L'avete tradita nel momento in cui ci avete detto che avreste lavorato insieme a noi il “Cura Italia”, nel momento in cui, negli incontri che abbiamo avuto, abbiamo noi messo a vostra disposizione le nostre migliori idee e le nostre migliori proposte, quelle che nascevano dal confronto continuo con le associazioni, le categorie, i rappresentanti che in giro in questa Italia stanno facendo di tutto per farsi sentire e farsi ascoltare da un Governo che è sordo. Beh, quelle nostre proposte sono rimaste così, disattese: avete portato questo decreto in Parlamento, in Aula, senza recepire nulla. Poi ci avete ancora detto che avremmo potuto avere l'occasione, sia alla Camera che al Senato, di poter dare però il nostro contributo con un passaggio che non sarebbe stato di forma ma che sarebbe stato di sostanza. Ce l'avete detto, e noi ci abbiamo creduto, e abbiamo continuato a lavorare, presentando degli emendamenti, un numero giusto di emendamenti, per far sì che non si rompesse e non si interrompesse quella collaborazione che vi abbiamo sempre offerto e che i lavori potessero continuare ad essere proposti, ma anche in quest'occasione avete tradito la parola data apponendo quella fiducia, facendo decadere tutti i nostri emendamenti. Avete tradito la parola data. Allora oggi come vi possiamo credere? Come possiamo credere alle parole del Presidente Conte, che in ultimo ieri arriva in quest'Aula e dice che il prossimo decreto verrà e vedrà recepire le proposte del Parlamento? Come vi possiamo credere?
Ciò perché a me hanno insegnato che la prima menzogna può essere un caso, ma la seconda diventa un indizio, e alla terza è una prova, e voi avete dato prova di essere - mi permetta di dirlo - dei traditori, dei traditori delle promesse fatte, degli impegni fatti e allora perseverate, perseverate nel disconfermare voi stessi e a me hanno insegnato che errare è umano, ma possiamo dire certamente che perseverare oggi è Governo Conte. E allora su questo, su questa perseveranza, su questo portare avanti gli errori che continuamente fate, su questa vostra incapacità di poter ascoltare in Parlamento le proposte di tutti per migliorare, perché la strada, quella giusta, è fatta della possibilità di confrontarsi e di poter così costruire il provvedimento migliore, noi non ci arrendiamo ed è per questo che ancora oggi qui siamo in quest'Aula, ancora oggi siamo qui a tentare di farci ascoltare e perché quello che voi state facendo è un male, ma non è un male per l'opposizione, non è tanto un male per l'opposizione, è un male per il popolo italiano, perché oggi c'è bisogno di un provvedimento efficace, efficiente e tempestivo, perché - come spesso vi trovate a dire - si tratta di emergenza, si tratta di un'emergenza economica, di un'emergenza sanitaria, di un'emergenza sociale che non può aspettare, che non può attendere le vostre indubbie - a questo punto possiamo dire - incapacità. E allora, rispetto a questo male che state proponendo noi non ci possiamo fermare, non possiamo chiudere i nostri occhi; soprattutto, mi permetto di dirlo, non possiamo chiudere gli occhi perché in particolare il male è quello dei più fragili, perché ripensando a questo “Cura Italia” e ripensando alle tante volte che abbiamo cercato di fare le nostre proposte, che l'abbiamo studiato, letto, che abbiamo ascoltato gli operatori del settore, che abbiamo cercato di sintetizzare quelle richieste d'aiuto in degli emendamenti, ci siamo resi conto che questo “Cura Italia” dovrebbe avere un sottotitolo: il “Cura Italia” dovrebbe essere sottotitolato con “discriminazioni al tempo del Coronavirus”. E adesso vengo a lei, vengo a spiegarle perché questo sottotitolo, nel punto, nel merito, nella concretezza di quali sono le discriminazioni. Mi fermerò in particolare, offrendo il mio contributo, come hanno proposto i colleghi che mi hanno preceduto, ritagliandomi uno spazio, che è quello che mi è stato affidato, come capogruppo di Fratelli d'Italia, in Commissione Affari sociali e quindi parlando proprio dei più fragili, perché i più fragili sono quelli meno attenzionati, scarsamente attenzionati, a volte del tutto assenti in questo decreto-legge. E partiamo dai disabili: vi abbiamo chiesto di poter sin dall'inizio introdurre un voucher di 600 euro per i disabili, perché sa, i percettori di reddito di cittadinanza prendono 780 euro, gli autonomi e le partite IVA dovrebbero prendere - è previsto, poi vedremo se li prenderanno - 600 euro, ma per i disabili invece niente; per i disabili non c'è nulla, anzi, se disgraziatamente un autonomo o uno che ha la partita IVA è anche disabile e disgraziatamente, dovremmo dire, è percettore dell'assegno ordinario d'invalidità, allora, viene discriminato, allora esce proprio fuori dal bonus dei 600 euro, perché ormai abbiamo imparato e l'abbiamo imparato già dallo scorso anno, che, quando si è disabili, si viene più discriminati; l'abbiamo visto addirittura con il reddito di cittadinanza, in cui l'assegno d'invalidità veniva visto come una ricchezza e veniva quindi incluso - incluso - nelle somme che andavano a comporre il proprio reddito e che quindi facevano uscire fuori, rispetto ad altri, nel percepire il reddito di cittadinanza. Beh, nelle stesse modalità, con la stessa logica, ci siete cascati anche questa volta. E vedete che perseverate? E vedete che però, perseverando, cagionate un male che è inguaribile? Perché, anche in questa occasione, i disabili, che hanno una partita IVA e che sono autonomi, vengono discriminati.
Io non mi do veramente pace quando leggo certe cose, ma non mi do pace soprattutto quando voi non ascoltate la nostra proposta di aiuto, perché noi siamo lì a tendervi la mano e a dirvi: fatela quella integrazione, fatela quella modifica, fatela quella precisazione, non per noi, per i deputati di Fratelli d'Italia, ma per i milioni di disabili che sono fuori da queste Aule e che vi chiedono aiuto, che hanno scritto al Governo e che vogliono una risposta, ora, non dopo, non nel prossimo decreto. Se non ora, quando? Quando è il tempo di provvedimenti esatti, di provvedimenti buoni, di provvedimenti giusti? Invece, anche in questo caso, voi non avete voluto ricevere l'aiuto, presi dal vostro furore, un furore ideologico, per il quale e in funzione del quale qualsiasi cosa arriva dall'opposizione è comunque da contrastare e da rifiutare. Possiamo continuare, purtroppo devo continuare, perché vi abbiamo anche proposto un aiuto, quando vi abbiamo cercato di aprire gli occhi rispetto ai caregiver familiari. Queste persone si stanno facendo carico, oggi ancor di più, di un'assenza di servizi di assistenza sanitaria, sociale, che evidentemente è caduta e si è abbattuta su queste famiglie, perché tutti gli italiani stanno soffrendo dei provvedimenti che sono stati inseriti rispetto all'isolamento sociale, ma queste famiglie e queste persone ne soffrono ancor di più e pagano ancor di più il costo di tutto quello che sta avvenendo a seguito di questa pandemia; ancora di più lo pagano e cercano di fronteggiare tutto questo perché stanno rischiando di perdere dei successi, attraverso i trattamenti terapeutici, che si sono conseguiti con anni di fatiche. Allora, rispetto a tutto questo, anche i caregiver sarebbero dovuti essere oggetto delle vostre attenzioni, per ricevere quindi un bonus, per avere un riconoscimento per tutto quello che stanno facendo, da soli e a mani nude. Invece, anche in questo caso nulla, nulla per i caregiver, nulla quindi per queste famiglie più bisognose, nulla. Abbiamo cercato di aiutarvi anche negli articoli 47 e 48, quelli che si occupano dell'assistenza, perché sa, non basta che un decreto dica e sostenga che autorizzate gli enti locali a poter provvedere all'assistenza sociale, sanitaria, educativa; non basta che potete e che prevedete l'autorizzazione. Voi dovete muovervi per garantire, per garantire tutto questo, e dovete muovervi garantendolo e aiutando gli enti locali, che sono gli altri assenti di questo decreto, cioè gli altri assenti nei sostegni che dovreste immaginare e negli aiuti economici che dovreste invece prevedere e destinare agli enti locali. Non bastano i 400 milioni di euro: non bastano i 4,3 miliardi di euro del Fondo di solidarietà, che fra l'altro è un anticipo di quello che ordinariamente viene previsto ai comuni. No: non basta, perché si tratta di emergenza. Se si tratta di pandemia, se si tratta di situazione straordinaria, allora in maniera straordinaria bisogna intervenire, perché altrimenti straordinario non è (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Allora, quando autorizzate i comuni a prevedere che quell'assistenza continui, sono parole vuote, formali ma non di sostanza, perché ci dovete mettere risorse e non per autorizzare, ma per garantire l'assistenza dei più fragili, perché uno Stato è giusto nella misura in cui mette tra le priorità i più fragili, e non vi sono più fragili e più bisognosi delle persone con disabilità, delle famiglie che hanno un disabile; altrimenti diventa un decreto di forma, per pulirsi la coscienza e nient'altro, e per lasciare soli quelli che invece lì, più vicini ai più fragili, si trovano a dover lottare per garantire il diritto alla vita all'esistenza e a volte alla sopravvivenza nonostante il Coronavirus. E, poi, rappresentanti del Governo, beh, altro assente, altro drammaticamente non attenzionato, c'è un altro protagonista della nostra Italia e questo protagonista sono le famiglie: le famiglie sono lasciate sole, sole con i quindici giorni di congedo parentale, sole senza scuole, sole senza i servizi educativi, sole a doversi occupare di tutto le famiglie, non sono nei vostri pensieri; d'altronde lo vediamo nei provvedimenti che si sono succeduti, sono pochi nei vostri pensieri. Ancora attendiamo comunque una misura che effettivamente sostenga la natalità e allora le proposte di Fratelli d'Italia quali erano? Beh, il congedo parentale non deve essere un congedo di quindici giorni, ma deve essere un congedo parentale che accompagna fino alla riapertura delle scuole per quelle famiglie che non hanno bambini che hanno più di 12 anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); per quei bambini che hanno meno di 12 anni ci devono essere mamma e papà al fianco che possono essere, con serenità, nonostante questa pandemia, nella condizione di poterli accompagnare nell'educazione in questa fase di pandemia. Invece ancora attendiamo, con questi 15 giorni striminziti, con questi giorni 15 giorni di congedo parentale che è ancora difficile per qualcuno avere come realtà, con un bonus babysitter di 600 euro, che chissà come dovrebbe aiutare le famiglie fino alla fine di questa pandemia, soprattutto fino alla riapertura delle scuole, perché l'Italia non riparte, l'economia non riparte, il lavoro non riparte se non ripartono le famiglie. Per far ripartire le famiglie si deve trovare una soluzione a questa chiusura delle scuole, dei servizi educativi, che non ricada tutto sulle famiglie, con l'elemosina del congedo parentale 15 giorni e del bonus babysitter 600 euro, perché significa, ancora una volta, utilizzare, come nel caso dei caregiver familiari, anche in questo caso, le famiglie italiane come ammortizzatore sociale, a scapito delle famiglie italiane, soprattutto a scapito delle famiglie più fragili e anche a scapito di quelle famiglie che hanno più figli e che sono più numerose e che ancora di più hanno difficoltà. Per questo, vi abbiamo chiesto di allungare il congedo parentale, vi abbiamo chiesto un bonus babysitter che possa diventare più stabile, vi abbiamo chiesto la possibilità di prevedere un bonus a figlio, perché se si hanno più figli si hanno più difficoltà e questo è abbastanza normale, perché l'Istat stessa dice che avere più figli oggi è un indice di povertà in Italia; vi abbiamo chiesto di poter istituire un fondo per dotarle di PC e tablet, perché sono così assenti nelle nostre famiglie. E, poi, vi abbiamo anche chiesto di poter pensare e immaginare una riapertura controllata dei parchi, perché la chiusura dei parchi, che fra l'altro sono luoghi che più di altri garantiscono la sicurezza perché garantiscono il distanziamento sociale, è quella che più tra le altre compromette le famiglie più fragili, quelle che vivono in case piccole, quelle che hanno più figli, quelle che non hanno tante opportunità di svago e di distrazione. Quindi, in un'apertura controllata dei parchi essi potrebbero vedere un'opportunità per i propri figli, vedere un'opportunità nella piena sicurezza, ma anche in un benessere che viene curato utilizzando dei luoghi aperti. Anche in questo caso non c'è stata data la possibilità di vedere recepite queste buone idee. E, poi, ci siamo resi conto che anche per gli operatori sanitari voi avete una certa miopia. Sembra che esistano degli operatori sanitari “di serie A” e “di serie B”; l'abbiamo visto con il Fondo di solidarietà, laddove alcuni operatori, medici e infermieri vengono inclusi, mentre altri operatori socio-sanitari invece vengono esclusi; anche in questo vi abbiamo chiesto di poter dare pari dignità.
E, poi una su tutte è sicuramente la dotazione di dispositivi di protezione individuale; vi abbiamo chiesto anche di istituire un Fondo per garantire tamponi su scelta volontaria a medici e infermieri, operatori sanitari e sociosanitari e alle Forze dell'ordine e ai volontari; purtroppo, la nostra Italia è in una condizione drammatica rispetto alle morti e ai contagi di queste persone che si stanno occupando di tenere in piedi l'Italia e gli italiani.
Lei saprà benissimo che sono morti 145 medici, che sono morti una trentina di infermieri, che ci sono 12 mila contagi tra questi operatori della salute. Il Ministero della Salute si è occupato di emanare delle circolari; ce l'ha detto bene in un'ultima interpellanza urgente la sottosegretaria Zampa che il 22 febbraio è stata emanata una circolare per illustrare come i dispositivi di protezione individuale dovessero essere utilizzati e per diffonderla presso tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari; purtroppo, il Ministero invece non ha controllato che i dispositivi di protezione individuale fossero a disposizione reale degli operatori, che fossero quindi nelle strutture ospedaliere, nei servizi socio-sanitari, nei servizi sanitari tutti, che ci fossero, perché non basta scrivere una circolare su come si usano, diventa anche abbastanza vergognoso, serve che quei dispositivi fossero a disposizione. Noi quello che abbiamo visto è che il 25 febbraio c'è stata una corsa a proporre un bel pacco, due tonnellate che venivano spedite in Cina, di dispositivi di protezione individuale da parte del Governo.
La collaborazione tra nazioni serve, è utile, ma prima di pensare ad altre nazioni quando io invio una circolare su come utilizzare i dispositivi di protezione individuale e ho emanato anche una definizione dello stato di pandemia e, quindi di allarme sociale, mi dovrei preoccupare di verificare che quei dispositivi sono a disposizione dei miei operatori e degli italiani tutti; e invece, anche in quel caso, abbiamo visto che si pensa ai pezzi di carta, ma non alla sostanza; e quello che è accaduto a seguito di questo è un piano inclinato che inevitabilmente ha portato a tante morti, troppe morti, di veri eroi, quelli che spesso voi anche chiamate eroi, che spesso ringraziate, ma poi in un decreto così importante come il “Cura Italia”, che si occupa del potenziamento proprio del sistema sanitario e degli incentivi, non ve ne siete occupati sufficientemente, non avete dato dignitosamente tutta l'attenzione che dovevate offrire, che dovevate dare.
E, poi arrivo, ad un altro assente. Un altro assente in questo decreto è il Terzo settore, perché tutte quelle persone, milioni di persone, che in questo momento portano aiuto ai più fragili, alle famiglie più bisognose, che raccolgono generi alimentari e li consegnano a queste famiglie, tutte quelle persone che oggi sono in prima linea, sono state dimenticate da questo decreto. Voi avete posto attenzione al Terzo Settore in questo decreto in un unico punto: vi siete occupati soltanto di sospendere l'incompatibilità tra il ruolo di dipendente e volontario in questo tipo di enti; è stata l'unica attenzione che voi avete dato, null'altro.
Di conseguenza, ci facciamo l'idea che questo Governo, ma in particolare il PD, per occuparsi del Terzo settore deve essere una ONG su una nave, magari sulla Sea Watch, magari ci deve avere le treccine, magari si deve chiamare Carola Rackete (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); allora, sì, che c'è attenzione, allora, sì, che volano le raccolte fondi e ci si spertica per aiutare il mondo del volontariato e del Terzo settore. Ma se non stai su una nave, se non sei una ONG su una nave, se non ti chiami Sea Watch, se non hai le treccine e non sei come Carola Rackete, allora ti puoi anche dimenticare di avere un aiuto da questo Governo, di avere un aiuto dal PD che solo, in quei casi, corre e si fa protagonista veramente di riconoscere i volontari in Italia. Quelli che sono i primi a intervenire nei casi di terremoto, nei casi di alluvione, che contro il rischio, contro a volte il loro benessere psicofisico, a volte la loro integrità, contro tutto e da soli, a mani nude, vanno a dare quegli aiuti che questo Governo non è in grado di assicurare. Allora, se si è volontari si può essere certi di essere dimenticati da questo Governo e dal Governo PD - MoVimento 5 Stelle.
È questa un po' la cosa vergognosa, sottosegretario, perché questo decreto discrimina il Terzo settore. Gli aiuti per le piccole e medie imprese, gli aiuti per gli autonomi e le partite IVA sono pochi, sono scarsi, sono deboli, ma certamente il Terzo settore è escluso da tutta una serie di misure: per il Terzo settore non c'è il Fondo di garanzia, non ci sono misure di sostegno finanziario, non ci sono i benefici del credito d'imposta perché, ovviamente, non trova applicazione. Per il Terzo settore non c'è nulla. Per voi va benissimo che i volontari, a mani nude, senza la protezione di dispositivi individuali e senza nulla, siano nelle strade di tutta Italia a soccorrere i più fragili: va benissimo, ma che lo facciano da soli e in solitudine.
Vi avevamo dato delle idee, le nostre proposte erano di buon senso e mi permetta di dirglielo almeno in questa occasione che è l'ultima che ci è rimasta. Erano di buon senso perché, per esempio, vi abbiamo chiesto di erogare quel 5 per mille che noi contribuenti, che gli italiani destinano agli enti del Terzo settore. Non sono una maggiore spesa per la finanza pubblica, non si tratta di andare a trovare dei fondi; si tratta di destinare quelle economie che gli italiani hanno voluto che arrivassero agli enti del Terzo settore, ai volontari, alle associazioni di promozione sociale, alle organizzazioni di volontariato. Voi in questo modo state negando la possibilità agli italiani di sostenere quelle realtà che ritengono meritevoli. Vi abbiamo chiesto di destinare addirittura il 5 per mille che era stato scelto nel 2018 e almeno il 50 per cento di quello scelto nel 2019, che già in maniera cronica arriva in ritardo. Quindi, vi avevamo dato una bella sponda, perché voi vi siete dimenticati, perché vi distraete presi dalle vostre cose, presi - mi permetta di dirlo - evidentemente dal pensiero che avete più di occuparvi delle poltrone e di spartire le poltrone nelle diverse partecipate dello Stato italiano e presi da tutto questo, e quindi dalla fame di potere e dell'esercizio del potere, vi dimenticate delle cose semplici, vi dimenticate di quelli che considerate gli ultimi ma quegli ultimi sono la parte più bella della nostra nazione, sono quella parte di cui dovremmo essere orgogliosi, fieri e che ci fa essere uno Stato italiano degno, degno dell'amore per gli ultimi, della cura dei più fragili e di questo cuore immenso che gli italiani hanno. Sarà perché siamo cresciuti nella bellezza, sarà che quella bellezza ha nutrito la nostra anima ma quegli italiani sono quelli più belli, quelli che da voi dovevano essere sostenuti. Invece, anche in questo caso non avete accolto la nostra richiesta. Io stessa in Commissione ho proposto - in Commissione affari sociali - questo buon emendamento. In Commissione affari sociali nel parere è stato anche inserito tra i suggerimenti, tra le richieste di poter migliorare, quindi facendo così e, quindi, recependo questa nostra integrazione, il “decreto Cura Italia”. Ma, purtroppo, sembrerebbe che sia davvero difficile per voi, anche con la posizione della fiducia, migliorare questo decreto.
Vi abbiamo chiesto di poter immaginare una riduzione, per esempio, della contribuzione per i datori di lavoro nel Terzo settore, di prevedere, quindi, una diversa imposizione dell'IRAP o dell'IRES. Vi abbiamo chiesto di poter venire incontro e l'abbiamo fatto, quindi, con delle proposte concrete, ma anche qui niente. Niente. Anche a questo siete rimasti sordi.
È per questo che, come Fratelli d'Italia e come deputato capogruppo della Commissione affari sociali, ho abbracciato la campagna… la prego sottosegretario, vi prego, rappresentanti di Governo, almeno di ascoltarci, perché questa è veramente l'ultima occasione che abbiamo. Abbiamo aderito alla campagna “Non fermateci”. Immagino che voi la conosciate questa campagna. È la campagna lanciata dal Forum nazionale del Terzo settore che, in maniera accorata, ha lanciato questa campagna per chiedervi di non lasciarli soli, per dirvi che non potete lasciare soli chi si prende cura dei più fragili, per dirvi che non vi potete distrarre, che dovete prendervi cura di chi si prende cura dei più fragili in Italia. “Non fermateci” è un titolo che fa emozionare ma che fa anche pensare, che vi dovrebbe far riflettere, perché tutto quello che state facendo, in realtà, sta fermando la nostra Italia e sta fermando queste associazioni.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole…
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Allora intervenite, fate sì che questo “Cura Italia” non diventi il “Fermate Italia” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellucci.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 2463)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, la deputata Lorenzin. S'intende, se vuole replicare.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo. Nessuna replica.
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2463)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del disegno di legge (vedi l'Allegato A).
Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Federico D'Incà (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Colleghi, colleghi, colleghi, è una scena che abbiamo già visto, credo. Prego.
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2463: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Proroga dei termini per l'adozione dei decreti legislativi, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Applausi ironici dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei Presidenti di gruppo…
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Presidente…
PRESIDENTE. C'è prima l'onorevole Lollobrigida o l'onorevole Ziello?
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà. Dopodiché, convocheremo la capigruppo come prassi, esattamente, come prassi. Prego, onorevole Ziello.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, vede in questi mesi si è parlato a più riprese di quel necessario spirito di collaborazione che ci sarebbe dovuto essere tra Governo e forze di opposizione, teso a sostenere il nostro Paese in un momento di difficoltà, come ha auspicato il nostro Presidente della Repubblica. Quando si parla di sostenere l'Italia la Lega non si tira mai indietro e, grazie al lavoro del nostro segretario, Matteo Salvini, del nostro capogruppo, Molinari, e di tutte le parlamentari e di tutti i parlamentari della Lega, che hanno lavorato sui provvedimenti che avete portato in questo Parlamento, abbiamo avanzato una serie di proposte, delle proposte che sono, di fatto, quelle richieste che provengono a gran voce dal mondo economico e sociale che voi non ascoltate nel Palazzo Chigi, dove ha sede il Governo, signor Ministro; delle proposte equilibrate, delle proposte di buon senso non campate in aria, delle proposte sulle quali voi ci avete risposto picche. Non ce ne avete accolta neanche una di queste proposte, signor Ministro, alterando di fatto quel clima di collaborazione che l'opposizione, in quota in particolare alla Lega, ha sempre voluto creare.
E, oltre a questo, come ha ricordato anche il nostro presidente di gruppo Molinari durante l'informativa di ieri del Presidente del Consiglio, voi avete avvelenato il clima di questo Paese lanciando una sterile e vergognosa campagna di fango contro due regioni che rappresentano quel binomio fondamentale che tiene accesa l'economia del nostro Paese. Quelle due regioni sono Veneto e Lombardia, che meritano rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), meritano di essere aiutate dal Governo, perché vede, Ministro, attaccare la Lombardia e il Veneto non significa attaccare Matteo Salvini, significa danneggiare l'immagine del nostro Paese a livello internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché quando si parla di Lombardia e di Veneto, come anche di altre regioni, si parla dell'eccellenza italiana, di quella capacità amministrativa che voi vorreste avere a livello di Governo, perché siete del tutto incapaci nella gestione di questa emergenza sanitaria, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e scusi, Presidente, ritorno subito nell'ordine dei lavori di questo decreto.
Abbiamo proposto la cancellazione della tassa sulla plastica, abbiamo proposto la creazione di un fondo per aiutare i nostri connazionali in difficoltà nel pagamento di bollette e affitti, abbiamo proposto anche una tassazione unica, temporanea, perché sappiamo che voi odiate l'idea di flat tax perché pensate che dietro ci sia l'evasione fiscale, quando in realtà la flat tax è pensata proprio per eliminare l'evasione fiscale, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Abbiamo proposto anche la detassazione di una parte degli stipendi dei nostri operatori sanitari, signor Ministro, perché le do un dato: nelle regioni che voi attaccate, sono pronte delle proposte di legge funzionali all'aumento degli stipendi di quegli operatori sanitari che tutti noi chiamiamo eroi e che vivono la trincea di questa emergenza sanitaria, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), manca però il vostro impegno che voi non ci avete assolutissimamente accolto, e rispetto a tutte queste proposte voi ci avete risposto nel modo peggiore. Ci avete risposto inserendo in questo “decreto Cura Italia”, un vergognoso “svuotacarceri”, uno “svuotacarceri” che permette, grazie alla vostra iniziativa legislativa, a 12 mila delinquenti, tra cui rapinatori, ladri, spacciatori ed ex boss mafiosi di uscire dalle patrie galere, signor Ministro (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali - Dai banchi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier si grida: “Vergogna!”) mortificando…
PRESIDENTE. Onorevole Miceli… colleghi, colleghi! Onorevole Miceli, dopo anche il suo gruppo se ritiene avrà la possibilità di intervenire. Onorevole Ziello, ha ancora un minuto, lo usi se ritiene.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Presidente, se me lo consente finisco l'intervento. Questo “svuotacarceri” va a mortificare il lavoro, valoroso, delle nostre Forze dell'ordine e della magistratura che tanto hanno lavorato per metterli in galera questi delinquenti, signor Presidente, e grazie a questo Governo, invece, migliaia di delinquenti sono tornati fuori dalla galera; e questo lancia un messaggio devastante, perché con questo “svuotacarceri” andate ad aumentare quel sentimento di malessere e anche di paura che si registra nella nostra popolazione per colpa della vostra gestione sbagliata di questa emergenza, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E, oltre alla risposta del decreto “svuotacarceri”, mi accingo alla conclusione, voi ci avete risposto non onorando una promessa…
PRESIDENTE. Colleghi!
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Il Governo sembra non sia particolarmente interessato ad ascoltare. è il motivo per cui il Governo, purtroppo, ha fatto saltare il tavolo di collaborazione con i partiti di opposizione, signor Presidente, però, al di là di questo, non avete onorato una promessa che avete fatto a migliaia di lavoratrici e a migliaia di lavoratori, quella di far arrivare la cassa integrazione straordinaria entro il 15 di aprile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le do un dato, Ministro, siamo al 22 di aprile e ancora la cassa integrazione non è arrivata, e chiudo: questo significa che migliaia di lavoratrici italiane e migliaia di lavoratori italiani non hanno i soldi per pagare un pezzo di pane ai propri figli, Ministro, non hanno gli stipendi che arrivano il 27 del mese come a lei, lo sa questo signor Ministro?
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ziello.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Quindi, sono sicuro che questa fiducia verrà votata…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ziello. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà. (Commenti del deputato Ziello). Onorevole Ziello, lei lo sa che ha parlato anche più del suo tempo, ha parlato e ha detto quello che voleva a tema libero, era un intervento a tema libero.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Era sul decreto. Lo “svuotacarceri”…
PRESIDENTE. Era sul decreto senz'altro, prego onorevole Lollobrigida… Su, non polemizziamo, che non serve a nessuno. Prego, onorevole Lollobrigida.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Io credo, Presidente, che noi assistiamo in quest'Aula a qualcosa di particolarmente anomalo, perché, ogni tanto, in questa Italia ci si richiama alle regole comuni, al vissuto comune, a quello che deve essere un auspicio generale di convivenza, e spesso si aggiunge la parola democratica e spesso si guarda ad alcuni luoghi come luoghi sacri. Noi guardiamo ad alcuni luoghi come luoghi sacri, noi abbiamo sempre considerato il Parlamento italiano un luogo sacro perché rappresenta le Istituzioni, perché rappresenta la fonte normativa alla quale si abbeverano o si dovrebbero abbeverare tutti i cittadini nel loro vivere comune. E a guardare quest'Aula oggi in questa desolazione nella quale la lasciamo, con pochi parlamentari presenti, di maggioranza ovviamente, ci viene un po' di tristezza, ad assistere come lei ben sottolineava prima, ad una prassi ormai consolidata, con un Ministro che si alza in piedi dopo un dibattito lungo che alcune forze politiche tentano di animare, cercando di portare il loro contributo all'interno di quest'Aula, costruttivo, parlando di fatti concreti, parlando di bisogni della gente, parlando di quello che hanno ascoltato magari nelle decine di audizioni di categoria anche attraverso gli strumenti che la tecnologia offre, che in questi giorni sostituiscono il rapporto personale, ma sentendo al telefono i cittadini che ci raccontano le loro esperienze, che proviamo a portare qui dentro quello che insomma i parlamentari dovrebbero quotidianamente fare e noi lo facciamo in questa sede, cerchiamo anche di utilizzare gli strumenti della tecnologia, i social. Ma qui dentro pretendiamo, vogliamo che si discuta, che si dibatta, che si approfondiscano i temi. E quella stanchezza con la quale un Ministro si alza e chiede la fiducia, un voto che chiude alla discussione, un voto che racconta il vuoto del dibattito che ieri Conte tentava di raccontare ai cittadini italiani come un momento alto, un momento nel quale si richiamava all'unità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vedete, ci sono stati momenti di unità nazionale e non sono questi, e non è colpa della minoranza che non si riesce a trovare un modo per lavorare insieme, perché noi le proposte le abbiamo fatte, abbiamo accettato ogni regola che ci avete imposto e proposto, anche oltre le cose normali. Abbiamo accettato che non si parlasse di emendamenti di spesa, come se fosse sbagliato dire: guardate, c'è bisogno in questo settore di qualche risorsa in più, o magari collocare risorse differentemente. Avete detto: parliamo di ordinamentali, d'accordo parliamo di come eliminare la burocrazia, di come eliminare i gravami sul mondo del lavoro, sul mondo dell'impresa. Anche su quello abbiamo trovato le porte blindate e sbarrate da parte di questa maggioranza litigiosa e incapace di dare risposte chiare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quelle che noi abbiamo cercato fin dall'inizio. Ci avete preso in giro, ci avete preso in giro spesso in questa trattativa, ci avete detto sui mezzi della tecnologia non siamo abituati a fare le registrazioni ma so che le riprese che hanno fatto delle nostre discussioni del Ministero erano fatte su luoghi pubblici, con decine di testimoni che potranno verificare come noi abbiamo assistito ad aperture su alcuni nostri contenuti e poi a chiusure, oppure a meccanismi dilatori che ci hanno impedito di capire che cosa stava accadendo, se si stava costruendo un provvedimento che poteva avere una dignità diversa da quello che ci avete presentato. La stessa relatrice Lorenzin, è andata via pochi minuti fa, e me ne dispiace, da lei ci saremmo aspettati una replica, perché, se uno parla tutto un giorno, se colleghi parlamentari eletti raccontano quello che hanno ascoltato dal popolo, dicono la loro, fanno delle proposte, forse da parte della maggioranza una replica sarebbe doverosa. Ci saremmo aspettati questo oggi in quest'Aula, magari anche dai colleghi del Partito Democratico, del Movimento 5 stelle, un po' di chiarezza su un percorso che non c'è stato, qui in questo Parlamento, nella sede della democrazia italiana. Non possiamo permetterci di spostare il dibattito che si deve svolgere qua dentro in altri luoghi. Lo posso capire da Conte, una persona che non è eletta dal popolo, una persona che ha la sua forza da questa sede, dal Parlamento italiano e che qui dovrebbe ricercare l'interlocutore principale e che sembra invece sfuggire. Allora, il mio appello è ai colleghi, perché lo faremo da qui a poco nella riunione dei Presidenti di gruppo: non è più possibile, non è più possibile alcun contingentamento dei lavori dell'Aula della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, se qualcuno ha pensato di approfittare dell'emergenza Coronavirus per spostare dal Parlamento italiano le decisioni a Palazzo Chigi, prive dall'ancoraggio principale che viene richiamato dalla Costituzione che qui dentro rappresentiamo, ha sbagliato tutto nei suoi calcoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e noi Fratelli d'Italia, e con noi immagino tutta l'opposizione, saremo i garanti di quella Costituzione che ci tiene uniti e che ci tiene qui. Sappiatelo, ve lo annunciamo, l'annunciamo qui dentro perché è la sede opportuna, poi lo diremo nei comunicati stampa, poi lo diremo sui social, non faremo il contrario. Quindi, quello che chiediamo è il rispetto di quest'Aula, e spero che anche dai banchi della sinistra, della sinistra, del Partito Democratico, si rivendichi almeno questo accostamento nominalistico che hanno con quel modo che fa derivare il potere dal popolo, e non da altro; non ci aspettiamo dagli amici di Casaleggio analogo trattamento, ma il richiamo alle regole e alla condivisione degli obiettivi sia un elemento che resti portante nel rapporto tra forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zangrillo. Ne ha facoltà.
PAOLO ZANGRILLO (FI). Presidente, signor Ministro, mentre lei stava annunciando l'ennesimo voto di fiducia del Governo giallo-rosso, io leggevo nello smartphone l'aggiornamento del bollettino di guerra di questa giornata: siamo arrivati a più di 25 mila morti. Stiamo vivendo una situazione drammatica: 25 mila morti significa altrettante famiglie, molte delle quali non hanno neanche potuto salutare i loro cari. Abbiamo milioni di lavoratori che sono a casa, e di questi milioni c'è una buona parte che sta pensando come arrivare a fine mese e come dare da mangiare ai propri figli. In queste settimane, abbiamo sentito parlare di tante cifre, milioni, miliardi: fino ad oggi gli unici soldi che hanno visto gli italiani sono 400 milioni distribuiti dai comuni, dalle migliaia di comuni italiani, e qualcosa dei 600 euro erogati dall'INPS; sul resto solo chiacchiere.
Allora, vede, di fronte a una situazione come quella che sta vivendo il nostro Paese, una situazione di estrema emergenza, ebbene, io credo sia responsabilità di ciascuno di noi quella di cercare di essere uniti, di condividere questa tragedia, perché nessuno di noi è in grado da solo di affrontare una criticità così straordinaria. E allora capisce che il significato della richiesta di un voto di fiducia, che già dà fastidio in generale, perché il voto di fiducia significa andare un po' in spregio alle dinamiche che dovrebbero essere proprie di quest'Aula; ecco, un voto di fiducia in questo contesto, in questa situazione, nella situazione che stiamo vivendo, non è soltanto deprecabile, ma diventa veramente un atto indegno. Un atto indegno perché non considera la possibilità che stare insieme ci rafforzi. E questo è un segno di debolezza non soltanto all'interno del nostro Paese, ma è un segno di debolezza che ci porteremo e che il Presidente Conte si porterà anche in Europa, perché arriverà a discuterne in Europa, a rappresentare il nostro Paese non rappresentando tutti gli italiani, ma rappresentando una parte degli italiani.
Noi in queste settimane abbiamo cercato di tenere un atteggiamento responsabile. Il nostro presidente, il presidente Berlusconi ci ha ammonito più volte in questi giorni dicendo che era il momento di stare vicini al Presidente Conte, questo era il momento di far sentire che l'Italia è un Paese unito, è un Paese che è capace nei momenti di criticità di superare i particolarismi, di superare gli interessi di bottega e di guardare a una sola bandiera: non la bandiera gialla, la bandiera rossa, la bandiera verde, la bandiera azzurra, ma la bandiera dell'Italia.
Ieri sera si è consumato l'ennesimo sfregio all'opposizione: fino a mezzanotte si è discusso in Commissione bilancio, e il risultato che abbiamo ottenuto è che sono stati respinti con la perdita di tutti i nostri emendamenti. Lo voglio ricordare: gli emendamenti presentati dal nostro gruppo erano tutti emendamenti finalizzati a dare un contributo, un contributo di idee, un contributo concreto per affrontare questa drammatica situazione; non ve n'era uno soltanto che richiamasse delle ideologie e dei valori e che volesse in qualche modo mettere in discussione ideologie e valori della maggioranza, e nonostante ciò non siamo stati ascoltati.
Allora, io dico che questa sera noi usciamo indeboliti e diamo un segnale pessimo ai nostri cittadini: abbiamo milioni di persone che stanno soffrendo, e neanche in questa occasione siamo stati capaci di dimostrare agli italiani che sappiamo fare squadra.
Questa è una grande responsabilità che vi assumete. Vedete, io ho imparato, lavorando in azienda, che la leadership, quella che dovrebbe esprimere la maggioranza, quella che dovrebbe esprimere il Presidente Conte, è la capacità di dare un'idea, una proiezione e su quella costruire il consenso da parte delle persone. Questo è il motivo per il quale la vostra leadership è inadeguata, questo è il motivo per il quale il Presidente Conte è inadeguato a rappresentare l'Italia, perché lui non persegue il consenso e l'interesse degli italiani, ma anche in una situazione drammatica come questa si è di nuovo dimostrato capace soltanto di seguire particolarismi ed interessi di parte. Questa è una cosa che noi non accettiamo, questa è una cosa che ci lascia estremamente tristi e imbarazzati nei confronti degli italiani. Io spero che possa servire di lezione e che nelle prossime settimane ci sia la possibilità di riaprire un dialogo: di questo ha bisogno l'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Presidente, ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi dei tre principali partiti dell'opposizione. Vorrei dire loro che non avverrà mai in questo Parlamento, perlomeno con noi presenti, protagonisti, a prescindere dal nostro ruolo di maggioranza o di opposizione, che vengano calpestate le forme della democrazia parlamentare: lo dico in particolare all'onorevole Lollobrigida, che ci ha richiamato come Partito Democratico.
Io comprendo il vostro ragionamento, ma tenderei a separare due argomenti. Presidente, l'onorevole Zangrillo ha messo sullo stesso piano la prassi parlamentare…Vorrei dire all'onorevole Zangrillo che le pagine dei verbali della storia di questo palazzo sono pieni di numeri di richieste di fiducia per numeri di giorni dei Governi che superano, perché li teniamo in debita conoscenza, di gran lunga quello che sta succedendo adesso. La questione non credo sia mettere su un piatto della bilancia il numero delle fiducie richieste e sull'altro emendamenti approvati o meno, perché immagino che lei, onorevole Zangrillo, non cambierebbe la sua opinione politica semplicemente per il fatto che un emendamento richiesto, legittimamente ovviamente, dal gruppo di Forza Italia sia stato ammesso o meno alla votazione in Commissione.
Io credo che attraversiamo un periodo di straordinaria difficoltà, innanzitutto per i cittadini italiani, e di grande privazione per i cittadini italiani, per le imprese, per i lavoratori, per le famiglie, per coloro che hanno sofferto, per coloro che hanno avuto lutti, per coloro che hanno aiutato, e che questa difficoltà si sia trasferita anche nel nostro modo di lavorare qui dentro. Su questo, tra l'altro tra poco, si svolgerà una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Io penso che sia giunto il tempo che questo Parlamento ritorni a lavorare, il più in fretta possibile, nelle modalità che tutti abbiamo conosciuto, le più consuetudinarie possibili, per permettere la più ampia discussione possibile.
Non è vero che non si è cercato nel corso della discussione di questo decreto-legge, sia al Senato che alla Camera, di venire incontro a determinate istanze legittime che sono state avanzate dai gruppi politici; però, giusto come ha concluso l'onorevole Zangrillo, visto che abbiamo di fronte a noi una strada che sarà ancora lunga e difficile, sempre in particolare non per noi ma per i cittadini italiani, non riassumerei la questione principale di questo Paese nel fatto che siano stati approvati o meno degli emendamenti. La cosa che andrà sempre difesa - e io l'ho sempre detto, anche adesso che mi trovo nella maggioranza - è che le minoranze abbiano tutti i diritti, così come oggi si è svolta una discussione in quest'Aula fino all'ultimo degli interventi che l'opposizione ha chiesto e così come si è cercato di fare nelle Commissioni competenti. La fiducia di questa sera non c'entra nulla con i diritti delle minoranze. Io mi auguro che, anche sull'esperienza di questo decreto-legge, nei prossimi decreti-legge che arriveranno, molti, che servono ad aiutare gli italiani, il più possibile sarà possibile una collaborazione, nell'intento di ottenere il miglior risultato possibile per il nostro Paese.
PRESIDENTE. Sono esauriti anche questi interventi, quindi sospendiamo la seduta.
Siamo convocati immediatamente in Sala della Regina per la Conferenza dei presidenti di gruppo.
La seduta, sospesa alle 20,35, è ripresa alle 22.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che nella seduta di domani, giovedì 23 aprile, le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 2463, di conversione del decreto-legge cd. “Cura Italia” (approvato dal Senato) avranno inizio alle ore 18.45.
Seguirà, a partire dalle ore 20.15, l'appello nominale, che si svolgerà con la medesima procedura seguita nella seduta dello scorso 15 aprile, con entrata in Aula organizzata per fasce orarie in base all'iniziale del cognome. Dopo la votazione sulla questione di fiducia, si passerà al parere del Governo sugli ordini del giorno. Successivamente, l'esame del provvedimento sarà interrotto e rinviato alla seduta di venerdì 24 aprile.
Tale seduta inizierà alle ore 8.30 per lo svolgimento delle eventuali dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno, mentre le eventuali votazioni avranno luogo a partire dalle ore 12.
Si procederà quindi alle dichiarazioni di voto finale e alla votazione finale, che potrà avere luogo alle ore 14.30.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani, giovedì 23 aprile.
Nella seduta di venerdì 24 aprile l'esame della Relazione al Parlamento sullo scostamento, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, non avrà luogo.
Comunico, inoltre, che è stata stabilita la seguente rimodulazione del calendario dei lavori per la prossima settimana:
Mercoledì 29 aprile (ore 9.30 e pomeridiana, con votazioni non prima delle ore 14)
Discussione del Documento di economia e finanza e dell'annessa Relazione al Parlamento sullo scostamento ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 (ove presentati) (per l'approvazione della risoluzione riferita alla relazione sl Parlamento è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti la Camera)
Mercoledì 29 aprile (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
Mercoledì 29 aprile (ore 16.30)
Discussione generale del disegno di legge n. 2447 - Conversione in legge del decreto-legge recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (da inviare al Senato – scadenza: 24 maggio 2020)
Giovedì 30 aprile (ore 10)
Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle iniziative del Governo per la ripresa delle attività economiche
Giovedì 30 aprile (ore 14)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2447 - Conversione in legge del decreto-legge recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (da inviare al Senato – scadenza: 24 maggio 2020)
L'organizzazione dei tempi per la discussione del Documento di economia e finanza e dell'annessa relazione al Parlamento, ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, sarà pubblicata dopo la loro presentazione.
Procediamo, a questo punto, all'estrazione a sorte del nominativo del deputato dal quale avrà inizio l'appello nominale previsto nella seduta di domani alle ore 20,15.
( Segue il sorteggio)
Il deputato fortunato è il collega Portas, da cui inizierà la chiama.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 23 aprile 2020 - Ore 18,45:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1766 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Proroga dei termini per l'adozione di decreti legislativi (Approvato dal Senato). (C. 2463)
Relatrice: LORENZIN.
La seduta termina alle 22,05.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: BEATRICE LORENZIN (A.C. 2463)
BEATRICE LORENZIN, Relatrice. (Relazione – A.C. 2434-A). Il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, reca Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Proroga dei termini per l'adozione di decreti legislativi. Le risorse finanziarie previste sono in gran parte reperite mediante l'emissione di titoli di Stato, per un importo fino a 25 miliardi di euro per l'anno 2020, autorizzata con la Risoluzione n. 6-00103 della Camera e la Risoluzione n. 6-00102 del Senato, di approvazione, a maggioranza assoluta dei componenti, della Relazione al Parlamento del 5 marzo 2020, e della relativa Integrazione, presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012 (cosiddetta legge "rinforzata" di attuazione del principio di pareggio del bilancio).
Il decreto-legge è stato esaminato in prima lettura dal Senato a partire dallo scorso 24 marzo e approvato dall'Assemblea il 9 aprile, con la votazione fiduciaria sul maxiemendamento presentato dal Governo, con cui, in particolare, è stato recepito nel testo il contenuto di numerosi emendamenti votati nel corso dell'esame in Commissione.
Il provvedimento riproduce varie disposizioni introdotte con precedenti provvedimenti d'urgenza, non convertiti in legge, mentre talune disposizioni contenute nel testo iniziale sono state abrogate nel corso dell'esame al Senato per confluire nel decreto-legge n. 23 del 2020 (cosiddetto decreto liquidità).
Il provvedimento, al fine di fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto, prevede una numerosa serie di interventi che riguardano molteplici settori: sanità, fisco, credito, lavoro, pubblica amministrazione, istruzione, trasporti, giustizia, cultura e spettacolo, sport, informazione, agricoltura, difesa e ordine pubblico e immigrazione, di cui si darà distintamente conto nella presente relazione.
Venendo al contenuto del provvedimento, per quanto concerne gli interventi in materia sanitaria, segnala che le misure contenute nel decreto-legge sono essenzialmente finalizzate al potenziamento delle risorse umane e strumentali del Servizio sanitario nazionale nel contrasto all'epidemia da COVID-19. Viene disposto un incremento per il 2020, a valere sul finanziamento sanitario corrente, delle risorse del "Fondo per la retribuzione delle condizioni di lavoro" della dirigenza medica e sanitaria e del "Fondo condizioni di lavoro e incarichi" del personale del comparto sanità, al fine di elevare le risorse destinate alla remunerazione delle prestazioni di lavoro straordinario del personale sanitario impiegato nelle attività di contrasto alla emergenza epidemiologica. Viene incrementata di 100 milioni di euro la quota del finanziamento sanitario corrente per il 2020 che può essere destinata al conferimento, da parte degli enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale, di incarichi di lavoro autonomo - anche di collaborazione coordinata e continuativa - a iscritti agli albi delle professioni sanitarie, ivi compresi i medici, e di incarichi di lavoro autonomo a personale medico ed infermieristico collocato in quiescenza (articolo 1). Viene consentito al Ministero della salute di assumere con contratto di lavoro a tempo determinato, di durata non superiore a tre anni, 40 unità di dirigenti sanitari medici, 18 unità di dirigenti sanitari veterinari e 29 unità di personale non dirigenziale con il profilo professionale di tecnico della prevenzione, utilizzando graduatorie proprie o approvate da altre amministrazioni per concorsi pubblici, anche relativi ad assunzioni a tempo indeterminato (articolo 2). Viene previsto il conferimento, da parte degli enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale, di incarichi di lavoro autonomo ad iscritti agli albi delle professioni sanitarie, agli operatori socio-sanitari ed a personale medico, veterinario, sanitario e socio-sanitario collocato in quiescenza (articolo 2-bis). Vengono disciplinate alcune misure dirette al potenziamento delle reti di assistenza territoriale, quali la stipula di accordi contrattuali per l'acquisto di ulteriori prestazioni sanitarie (articolo 3). Vengono previste norme di deroga relative ad alcuni dispositivi di protezione individuali - DPI e ad altri dispositivi medici, con riferimento alle procedure di acquisto e di pagamento ed alle caratteristiche dei medesimi dispositivi (articolo 5-bis). Vengono stabilite norme particolari e di deroga, nonché un finanziamento specifico, per l'acquisto di 5.000 impianti di ventilazione assistita e dei materiali indispensabili per il loro funzionamento. Si prevede la possibilità per le regioni e le province autonome di procedere alla rimodulazione o alla sospensione delle attività di ricovero e ambulatoriali differibili e non urgenti, ivi incluse quelle erogate in regime di libera professione intramuraria. Si prevede che agli esercenti le professioni sanitarie, impegnati a far fronte alla gestione dell'emergenza epidemiologica, non si applichino le disposizioni sui limiti massimi di orario di lavoro prescritti dai contratti collettivi nazionali di lavoro di settore (articolo 5-sexies). Viene incrementato di 4 milioni di euro, per ciascun anno del triennio 2020-2022, lo stanziamento di parte corrente dell'Istituto superiore di sanità - ISS per il reclutamento di personale (articolo 11). Viene previsto che gli enti e le aziende del Servizio sanitario nazionale possano trattenere in servizio, anche in deroga ai limiti attualmente vigenti per il collocamento in quiescenza, i dirigenti medici e sanitari (articolo 12). Viene consentito, in deroga alle norme che disciplinano le procedure per il riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie conseguite in un Stato dell'Unione europea o in Stati terzi, l'esercizio temporaneo di tali qualifiche da parte di professionisti che intendono esercitare sul territorio nazionale una professione sanitaria conseguita all'estero in base a specifiche direttive dell'Unione europea (articolo 13). Per far fronte alla situazione epidemiologica viene consentita la produzione, importazione ed immissione in commercio di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale - DPI in deroga alle vigenti disposizioni, nel rispetto di una particolare procedura volta a consentire il riscontro delle caratteristiche tecniche e dei requisiti di sicurezza dei prodotti (articolo 15). Sono previste disposizioni per la sperimentazione clinica dei farmaci e dei dispositivi medici, con riferimento a pazienti affetti dal virus COVID-19, nonché l'uso compassionevole dei farmaci in fase di sperimentazione (articolo 17). Viene incrementato il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di 1.410 milioni di euro per l'anno 2020, sia in relazione agli interventi previsti per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale, sia per le misure di incremento delle assunzioni nel comparto sanitario disposte dal decreto-legge 9 marzo 2020, n. 14 (articolo 18). Viene istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un Fondo con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2020, per iniziative di solidarietà a favore dei familiari di medici, personale infermieristico e operatori socio-sanitari - OSS impegnati nelle azioni di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica (articolo 22-bis).
Numerose misure di carattere fiscale, introdotte inizialmente per la cosiddetta zona rossa di Lombardia e Veneto dal decreto-legge n. 9 del 2020, sono state confermate ed estese a tutto il territorio nazionale dal presente decreto-legge. In particolare, il decreto-legge n. 9 del 2020 ha disposto la sospensione dei versamenti, scadenti nel periodo dal 21 febbraio al 30 aprile 2020, relativi alle cartelle di pagamento per le sole zone nei territori maggiormente colpiti dall'epidemia. Tale la misura è stata estesa all'intero territorio nazionale ed è stata ampliata dal presente decreto-legge, che sospende i termini, scadenti dall'8 marzo al 31 maggio 2020, per il versamento di somme derivanti da cartelle di pagamento e da accertamenti esecutivi, da accertamenti esecutivi doganali, da ingiunzioni fiscali degli enti territoriali e da accertamenti esecutivi degli enti locali. È inoltre differito al 31 maggio 2020 il termine per il pagamento delle rate relative alle definizioni agevolate e al saldo e stralcio dei debiti tributari (articolo 68). Analogamente, il decreto-legge in esame (articolo 61) sospende i versamenti delle ritenute e dei contributi e dei premi, misura già introdotta dal precedente decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, estendendo tale sospensione - inizialmente prevista per il settore turistico-alberghiero - a soggetti operanti in altri settori e prevede la sospensione anche dei termini di versamento dell'imposta sul valore aggiunto. Si segnala, per altro, che l'articolo 21 del decreto-legge n. 23 del 2020, cosiddetto decreto liquidità, proroga la sospensione dei versamenti al 16 aprile 2020, senza il pagamento di sanzioni e interessi.
Il decreto-legge n. 18 del 2020 ha introdotto inoltre un insieme di ulteriori interventi fiscali, validi su tutto il territorio nazionale e volti, in particolare, a tutelare i lavoratori e a salvaguardare il sistema produttivo. Si ricordano le seguenti misure: la sospensione dei versamenti da autoliquidazione per i titolari di partita IVA di minori dimensioni, nonché per tutti i soggetti delle province maggiormente colpite dal COVID-19 a prescindere dai ricavi o compensi percepiti; l'esclusione da ritenute d'acconto per i soggetti di più ridotte dimensioni, ovvero con ricavi o compensi non superiori a 400.000 euro (articolo 62); la concessione di un credito d'imposta per la sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro (articolo 64), nonché di un credito di imposta pari al 60 per cento del canone di locazione, relativo al mese di marzo, di negozi e botteghe (articolo 65); l'ampliamento dell'ambito soggettivo e oggettivo del c.d. tax credit per le edicole (articolo 98); la concessione di incentivi fiscali per le erogazioni liberali (articolo 66), in denaro e in natura, effettuate per finanziare gli interventi di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica, estese anche alle erogazioni in favore di enti religiosi civilmente riconosciuti. Viene sospesa fino al 31 maggio 2020 l'attività svolta dall'amministrazione finanziaria, tra l'altro, in materia di accertamento, riscossione, risposte a istanze dei contribuenti (articolo 67). Sono conseguentemente prorogati i termini di prescrizione e decadenza relativi all'attività degli uffici dell'amministrazione finanziaria e degli enti previdenziali, fino al 31 dicembre del secondo anno successivo alla fine del periodo di sospensione degli adempimenti fiscali. In caso di cessione a titolo oneroso, entro il 31 dicembre 2020, di crediti pecuniari vantati nei confronti di debitori inadempienti si consente di trasformare in credito d'imposta le attività per imposte anticipate (Deferred Tax Assets, DTA) riferite alle perdite fiscali non ancora computate in diminuzione del reddito imponibile e all'importo del rendimento nozionale eccedente il reddito complessivo netto non ancora dedotto né fruito tramite credito d'imposta. Ai fini della trasformazione in credito d'imposta, tali componenti possono essere considerati per un ammontare massimo non eccedente il 20 per cento del valore nominale dei crediti ceduti. I crediti ceduti possono essere considerati per un valore nominale massimo pari a 2 miliardi di euro (articolo 55). Infine, è differito dal 30 aprile al 30 giugno 2020 il termine per la determinazione delle tariffe della TARI e della TARI corrispettivo e si consente ai comuni di approvare le tariffe adottate per l'anno 2019 anche per l'anno 2020 (articolo 107).
Per quanto attiene agli interventi di carattere creditizio, sia il decreto-legge n. 9 del 2020 sia il decreto-legge n. 18 del 2020 hanno potenziato l'operatività del Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa. Il decreto-legge n. 9 ha inserito (articolo 26), tra le causali che possono essere addotte a supporto della richiesta di sospensione del pagamento delle rate del mutuo per l'acquisto della prima casa, ai fini dell'accesso alle prestazioni del relativo Fondo di solidarietà, l'ipotesi della sospensione dal lavoro o riduzione dell'orario di lavoro per un periodo di almeno trenta giorni. Il decreto-legge n. 18 ha esteso i benefici del Fondo anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti che abbiano subito un calo del fatturato superiore al 33 per cento rispetto all'ultimo trimestre 2019, a seguito della chiusura o della restrizione della propria attività in attuazione delle misure adottate per l'emergenza (articolo 54). Nel corso dell'esame al Senato sono stati ampliati i requisiti di accesso al Fondo: è aumentato a 400.000 euro l'importo massimo del mutuo e sono stati inclusi i mutui già ammessi ai benefici per i quali sia ripreso, per almeno tre mesi, il regolare ammortamento delle rate, nonché i mutui che fruiscono della garanzia del Fondo di garanzia per la prima casa. Il decreto-legge n. 23 del 2020 ha ulteriormente ampliato la platea dei beneficiari alle ditte individuali e agli artigiani, nonché ai mutui contratti da meno di un anno.
Con specifico riferimento alle imprese, il decreto-legge n. 18 del 2020 prevede varie misure. Si autorizza il Commissario straordinario per l'emergenza epidemiologica a erogare finanziamenti in favore delle imprese produttrici di dispositivi medici e dispositivi di protezione individuale, avvalendosi di INVITALIA quale soggetto gestore della misura (articolo 5). Si prevede che, fino al 2 marzo 2021, l'intervento del Fondo di garanzia per le PMI sia concesso a titolo gratuito e con priorità sugli altri interventi, per un importo massimo garantito per singola impresa di 2,5 milioni di euro, in favore delle piccole e medie imprese, ivi comprese quelle del settore agroalimentare, con sede o unità locali ubicate nei territori del comuni colpiti dall'epidemia di COVID-19 come individuati nell'Allegato 1 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° marzo 2020; per tale finalità il Fondo viene rifinanziato di 50 milioni di euro per il 2020 (articolo 49-bis, che riproduce il testo dell'articolo 25 del decreto-legge n. 9 del 2020). Si fa presente che l'articolo 49 del decreto-legge n. 18 del 2020, che prevedeva il potenziamento e l'estensione dell'intervento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, è stato invece abrogato dall'articolo 13 del decreto-legge n. 23 del 2020 (cosiddetto decreto liquidità), il quale ha introdotto una nuova disciplina transitoria - fino al 31 dicembre 2020 - maggiormente implementativa dell'intervento del Fondo anche alla luce della più recente normativa sugli aiuti di Stato. Si concede alle PMI e alle micro imprese una generale moratoria sui prestiti, sotto forma, tra l'altro, di sospensione del pagamento delle rate dei mutui e sul mantenimento di fidi o altre forme di finanziamento bancario (articolo 56). Si concede la garanzia dello Stato sulle esposizioni assunte da Cassa Depositi e Prestiti - CDP in favore delle banche e degli altri soggetti autorizzati all'esercizio del credito che concedono finanziamenti sotto qualsiasi forma alle imprese che hanno sofferto una riduzione del fatturato a causa dell'emergenza, fino ad un massimo dell'80 per cento dell'esposizione assunta (articolo 57). Si prevede che le imprese beneficiarie di mutui concessi da INVITALIA e ubicate nei territori dei primi comuni maggiormente colpiti dall'epidemia di COVID-19 (di cui all'Allegato 1 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° marzo 2020) possono beneficiare della sospensione di dodici mesi del pagamento delle rate con scadenza non successiva al 31 dicembre 2020 e di un corrispondente allungamento della durata dei piani di ammortamento (articolo 72-ter, che riproduce sostanzialmente il testo dell'articolo 6 del decreto-legge n. 9 del 2020). Si autorizza la spesa di ulteriori 400 milioni di euro per il 2020 per la concessione delle agevolazioni previste nell'ambito dei contratti di sviluppo (articolo 80). Per ciò che concerne l'intervento di Cassa Depositi e Prestiti a sostegno delle imprese, l'insieme delle misure originariamente messe in campo a seguito dell'emanazione del decreto-legge n. 18 del 2020 è stato rafforzato da ulteriori interventi, annunciati il 2 aprile 2020. Nelle settimane precedenti Cassa Depositi e Prestiti aveva varato un Piano di interventi da 17 miliardi di euro a sostegno dell'economia italiana per l'emergenza COVID-19, il quale prevede l'erogazione di liquidità a tassi calmierati per le PMI e per le imprese di media dimensione (Mid-cap) tramite il sistema bancario; la concessione di finanziamenti agevolati, garanzie e moratorie sui finanziamenti a medio-lungo termine per supportare le attività di export e internazionalizzazione delle PMI; il differimento del pagamento delle rate in scadenza nell'anno 2020 dei mutui per i comuni della prima Zona rossa. A tali interventi si aggiungono ulteriori 2 miliardi di euro a supporto delle imprese di media e grande dimensione - indicativamente con fatturato superiore ai 50 milioni di euro - per esigenze temporanee di liquidità, supporto al capitale circolante e sostegno agli investimenti previsti dai piani di sviluppo delle aziende, in attesa dell'avvio operativo dei meccanismi di garanzia previsti dal decreto-legge n. 18 del 2020.
Quanto alle misure in materia di internazionalizzazione delle imprese, si segnala, in particolare, che il decreto-legge in esame: incrementa di 350 milioni di euro per il 2020 le disponibilità del Fondo rotativo istituito presso il Mediocredito centrale destinato alla concessione di finanziamenti a tasso agevolato alle imprese esportatrici a fronte di programmi di penetrazione commerciale in Paesi diversi da quelli dell'UE, nonché a fronte di attività relative alla promozione commerciale all'estero del settore turistico, al fine di acquisire flussi turistici verso l'Italia (articolo 54-bis, che riproduce il testo dell'articolo 27 del decreto-legge n. 9 del 2020); autorizza SACE S.p.A., ferma restando l'operatività di sostegno all'esportazione prevista dal decreto legislativo n. 143 del 1998, a rilasciare garanzie e coperture assicurative, a condizioni di mercato e beneficianti della garanzia dello Stato, in favore di fornitori esteri per la vendita alle regioni di beni inerenti alla gestione dell'emergenza sanitaria (articolo 59); prevede che possa essere disposta una sospensione fino a dodici mesi del pagamento della quota capitale e degli interessi delle rate in scadenza nel corso del 2020, per i finanziamenti a tasso agevolato concessi a favore delle imprese italiane che operano sui mercati esteri (articolo 58); istituisce un nuovo Fondo per la promozione integrata verso i mercati esteri, con una dotazione finanziaria iniziale di 150 milioni di euro per l'anno 2020, finalizzato all'adozione di misure di potenziamento delle attività di promozione del Made in Italy (articolo 72, comma 1).
Le misure a sostegno del lavoro riguardano, principalmente, il tema degli ammortizzatori sociali e la riduzione dell'orario di lavoro, con la previsione di appositi congedi ed indennità, nonché lo svolgimento del lavoro agile. Per quanto concerne gli ammortizzatori sociali, vengono previste disposizioni speciali - quali semplificazioni procedurali, deroghe ai limiti di durata complessiva ed esenzioni dalle addizionali contributive - per i trattamenti ordinari di integrazione salariale e di assegno ordinario richiesti per sospensione o riduzione dell'attività lavorativa a seguito dell'emergenza epidemiologica, per una durata massima di nove settimane e comunque entro il mese di agosto 2020 (articolo 19, commi da 1 a 4). L'assegno ordinario corrisposto dal Fondo di integrazione salariale viene riconosciuto, nel 2020 e per un massimo di nove settimane, anche ai lavoratori dipendenti presso datori di lavoro iscritti al Fondo che occupano mediamente più di 5 dipendenti, in luogo dei 15 richiesti in via generale (articolo 19, comma 5). Si riconosce la possibilità, per le aziende che, alla data del 23 febbraio 2020, avessero già in corso un trattamento di integrazione salariale straordinario, di presentare domanda di concessione del trattamento ordinario di integrazione salariale, per un periodo non superiore a nove settimane (articolo 20). Viene consentito alle regioni e province autonome di riconoscere trattamenti di integrazione salariale in deroga, per la durata della sospensione del rapporto di lavoro e comunque per un periodo non superiore a nove settimane, con riferimento ai datori di lavoro del settore privato per i quali non trovino applicazione le tutele previste dalla normativa vigente in materia di sospensione o riduzione dell'orario di lavoro (articolo 22). Si dispone che i datori di lavoro che accedono ai trattamenti di integrazione salariale possono procedere al rinnovo o alla proroga dei contratti a tempo determinato in deroga alla normativa vigente (articolo 19-bis, introdotto al Senato).
Vengono poi introdotte alcune norme speciali a sostegno dei lavoratori in relazione alla sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole. In particolare, viene riconosciuto ai lavoratori, a condizione che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito, un congedo, continuativo o frazionato, di durata complessiva non superiore a quindici giorni, per i figli di età non superiore a 12 anni, con un'indennità pari al 50 per cento della retribuzione e con il riconoscimento della contribuzione figurativa (articoli 23, commi 1, 3 e 4, e 25, comma 1); in alternativa è possibile fruire di un voucher per l'acquisto di servizi di baby-sitting nel limite massimo complessivo di 600 euro, elevato a 1.000 euro per i dipendenti del settore sanitario pubblico e privato, nonché per i dipendenti della Polizia di Stato e per il personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico impiegato per l'emergenza epidemiologica (articoli 23, comma 8, e 25, comma 3). Ai lavoratori dipendenti privati, in presenza di figli minori tra i 12 e i 16 anni e a condizione che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito, viene riconosciuto il diritto di astenersi dal lavoro per il periodo di sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche, senza corresponsione di indennità né riconoscimento di contribuzione figurativa, con divieto di licenziamento e diritto alla conservazione del posto di lavoro (articolo 23, comma 6). Per quanto concerne il lavoro autonomo, viene riconosciuta un'indennità per il mese di marzo 2020, pari a 600 euro, in favore dei liberi professionisti, titolari di partita IVA, iscritti alla Gestione separata INPS o titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, iscritti alla medesima Gestione (articolo 27), dei lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dell'INPS relative agli artigiani, agli esercenti attività commerciali ed ai coltivatori diretti, mezzadri, coloni e imprenditori agricoli professionali (articolo 28), dei lavoratori dipendenti stagionali del settore turismo e degli stabilimenti termali (articolo 29), degli operai agricoli a tempo determinato che nel 2019 hanno svolto almeno 50 giornate effettive di attività di lavoro agricolo (articolo 30), di lavoratori iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo che abbiano almeno 30 contributi giornalieri versati nel 2019 al medesimo Fondo, da cui derivi un reddito non superiore a 50 mila euro (articolo 38) e di titolari di rapporti di collaborazione presso federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva, società e associazioni sportive dilettantistiche (articolo 96).
Ulteriori disposizioni riguardano l'erogazione di un bonus di 100 euro a favore dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, con reddito complessivo non superiore a 40.000 euro, i quali, durante il periodo di emergenza sanitaria, continuino a prestare servizio nella sede di lavoro nel mese di marzo 2020 (articolo 63), nonché l'istituzione del Fondo per il reddito di ultima istanza, volto a garantire misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi i quali, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica, hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività lavorativa (articolo 44). Specifiche disposizioni sono volte a favorire il ricorso al lavoro agile. In particolare, si prevede che per il periodo dello stato di emergenza il lavoro agile costituisca la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa delle pubbliche amministrazioni, le quali devono limitare la presenza sul posto di lavoro esclusivamente per assicurare le attività indifferibili e non altrimenti erogabili (articolo 87, commi da 1 a 4). Infine, specifiche norme riguardano le forniture, autorizzando le pubbliche amministrazioni, fino al 31 dicembre 2020, ad acquistare beni e servizi informatici e servizi di connettività, ivi inclusi i servizi di telemedicina, mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara e, per quanto riguarda PC e tablet, con procedure semplificate da parte della CONSIP S.p.A. (articolo 87-bis).
Per quanto concerne la pubblica amministrazione, è prevista la nomina di un Commissario straordinario preposto al rafforzamento della risposta sanitaria all'emergenza (articolo 122); si autorizza la Presidenza del Consiglio, fino al 31 dicembre 2020, ad avvalersi di un contingente di esperti, a fini di innovazione tecnologica e digitalizzazione della pubblica amministrazione; viene prorogato il termine ultimo per l'indizione del referendum ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione sul testo della legge costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 12 ottobre 2019 (articolo 81). Per quanto concerne, specificamente, gli enti territoriali, viene consentito lo svolgimento in videoconferenza delle sedute dei consigli comunali, provinciali e metropolitani e delle giunte comunali (articolo 73); vengono prorogati i termini relativi ad alcuni adempimenti contabili (adozione dei rendiconti o dei bilanci di esercizio, approvazione del bilancio di previsione 2020-2022, determinazione delle tariffe della TARI e della tariffa corrispettiva, deliberazione del Documento unico di programmazione degli enti locali) con l'obiettivo di alleggerire i carichi amministrativi degli enti (articolo 107); si consente alle regioni e agli enti locali di calcolare il Fondo crediti di dubbia esigibilità considerando la percentuale di riscossione del quinquennio precedente con i dati del 2019 anziché con quelli del 2020 (articolo 107-bis); viene riconosciuta alle regioni e agli enti locali, per il 2020, la facoltà di utilizzo della quota libera di avanzo di amministrazione per il finanziamento di spese correnti connesse con l'emergenza epidemiologica, in deroga alle disposizioni vigenti e, a determinate condizioni, già a partire dall'approvazione del rendiconto da parte dell'organo esecutivo - per la medesima finalità è consentito agli enti locali l'utilizzo dei proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni previste dal TU in materia edilizia (articolo 109); si prevede la sospensione della quota capitale dei mutui contratti dalle regioni ordinarie (articolo 111) e dagli enti locali (articolo 112) con la Cassa depositi e prestiti e trasferiti al Ministero dell'economia e delle finanze, con destinazione dei relativi risparmi al rilancio dei settori economici colpiti dall'emergenza epidemiologica.
Per quanto concerne il settore dell'istruzione, gli interventi sulla scuola sono rivolti a salvaguardare la validità dell'anno scolastico, sostenere la didattica a distanza durante il periodo di sospensione dell'attività didattica - anche attraverso contratti per supplenze brevi e saltuarie - disciplinare la valutazione degli studenti, assicurare materiali per la pulizia straordinaria dei locali e dispositivi di protezione e igiene personale. In primo luogo si prevede che, qualora le scuole non possano effettuare almeno 200 giorni di lezione, previsti a regime, l'anno scolastico 2019-2020 conserva comunque validità; si dispone che la valutazione degli apprendimenti, periodica e finale, oggetto dell'attività didattica svolta a distanza nell'anno scolastico 2019-2020, produca gli stessi effetti della valutazione in presenza (articolo 87, comma 3-ter); si incrementano di 85 milioni di euro per l'anno 2020 le risorse destinate all'innovazione digitale e alla didattica laboratoriale (articolo 120); si autorizzano le scuole statali a sottoscrivere, per l'anno scolastico 2019-2020, contratti sino al termine delle attività didattiche - 30 giugno 2020 - con assistenti tecnici, nel limite complessivo di 1.000 unità, al fine di assicurare anche nelle scuole dell'infanzia e del primo ciclo la funzionalità della strumentazione informatica, nonché il supporto all'utilizzo delle piattaforme di didattica a distanza (articolo 120, commi da 4 a 7); si autorizza la spesa di 43,5 milioni di euro nell'anno 2020 per consentire alle istituzioni scolastiche ed educative di dotarsi di materiali per la pulizia straordinaria dei locali, nonché di dispositivi di protezione e igiene personale (articolo 77). Inoltre, si prevede che le sedute degli organi collegiali delle scuole possono svolgersi in videoconferenza, anche ove ciò non sia previsto nei regolamenti interni (articolo 73, comma 2-bis) e si dispone un rimborso per i viaggi e le iniziative di istruzione sospesi, da corrispondere anche mediante un voucher di pari importo utilizzabile entro un anno dall'emissione (articolo 88-bis).
Specifiche disposizioni riguardano l'università e le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica - AFAM, con l'obiettivo di garantire gli studenti, i ricercatori e i docenti da eventuali effetti pregiudizievoli derivanti dalla sospensione delle attività didattiche in presenza (articolo 101). In particolare, si prevede che le attività formative e di servizio agli studenti, inclusi l'orientamento e il tutorato, nonché le attività di verifica dell'apprendimento, svolte o erogate con modalità a distanza, siano computate ai fini dell'assolvimento dei compiti dei professori e ricercatori di ruolo, e siano valutabili ai fini dell'attribuzione degli scatti biennali, nonché ai fini della valutazione per l'attribuzione della classe stipendiale successiva; che la data ultima per lo svolgimento dell'ultima sessione delle prove finali per il conseguimento del titolo di studio dell'anno accademico 2018-2019 è il 15 giugno 2020 e che le attività formative svolte con modalità a distanza sono valide ai fini del computo dei crediti formativi universitari (CFU) e dell'attestazione della frequenza obbligatoria; si differiscono vari termini relativi alla procedura per l'acquisizione dell'abilitazione scientifica nazionale (ASN) per le tornate 2018-2020 e 2020-2022 e si prevede che le università, nonché gli istituti di ricerca, promuovano, anche mediante convenzioni, strumenti di accesso da remoto alle risorse bibliografiche e informatiche; si istituisce, per il 2020, nello stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca - MUR, il Fondo per le esigenze emergenziali del sistema delle università, anche non statali, nonché delle istituzioni AFAM e degli enti di ricerca pubblici vigilati dal MUR, con una dotazione pari a 50 milioni di euro. Infine, per fronteggiare le particolari condizioni di sofferenza del Servizio sanitario nazionale, si introduce una nuova disciplina per il conseguimento dell'abilitazione all'esercizio della professione di medico-chirurgo, superando la previsione relativa all'esame di Stato e prevedendo che è abilitante la laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia (classe LM/41), previa acquisizione dell'idoneità conseguita al termine di un tirocinio pratico-valutativo di 3 mesi, da svolgere nell'ambito del corso di laurea medesimo (articolo 102).
Specifiche disposizioni riguardano il settore dei trasporti. Per quanto concerne il settore aereo, con riferimento alla situazione di Alitalia si prevede la costituzione di una nuova società pubblica, o interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle Finanze, o a prevalente partecipazione pubblica, autorizzando espressamente il Commissario straordinario a porre in essere ogni atto a ciò necessario o conseguente (articolo 79, commi da 3 a 8); si riconosce formalmente l'epidemia da COVID-19 come calamità naturale ed evento eccezionale per il settore del trasporto aereo, prevedendo misure compensative dei danni subiti per le imprese passeggeri che esercitano oneri di servizio pubblico (articolo 79, commi 1 e 2); si dispone l'incremento di 200 milioni di euro per l'anno 2020 del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo, prevedendo, altresì, il ricorso al trattamento straordinario di integrazione salariale al fine di finanziare interventi di sostegno al reddito a fronte delle gravi crisi aziendali che hanno investito il settore aereo (articolo 94). Per quanto riguarda il settore marittimo si prevede la non applicazione della tassa d'ancoraggio fino al 30 aprile 2020; la sospensione dei canoni relativi alle operazioni portuali, dei corrispettivi per la fornitura di lavoro temporaneo nei porti e dei canoni di concessione di aree e banchine portuali; il differimento di trenta giorni dei pagamenti dei diritti doganali; la sospensione dei canoni demaniali anche per le concessioni di aree del demanio marittimo rilasciate dalle Autorità portuali e dalle Autorità di sistema portuale, che dovranno essere pagati entro il 30 settembre 2020, senza applicazione di interesse (articolo 92). Con riferimento al trasporto stradale ed al trasporto pubblico locale, si prevede l'autorizzazione alla circolazione fino al 31 ottobre 2020 dei veicoli da sottoporre, entro il 31 luglio 2020, ad accertamento dei requisiti di idoneità alla circolazione e omologazione, nonché dei veicoli che debbano essere sottoposti a revisione (articolo 92, comma 4); si riconosce un contributo in favore dei soggetti che svolgono autoservizi di taxi e noleggio con conducente, per dotare i veicoli di paratie divisorie volte a separare il posto guida da quelli posteriori (articolo 93); si prevede la proroga di ulteriori 15 giorni, rispetto a quanto stabilito dalla legge, del termine entro il quale l'impresa di assicurazione è tenuta a mantenere operante la garanzia prestata con il precedente contratto di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti fino all'effetto della nuova polizza (articolo 125, comma 2); a tutela delle società che svolgono servizi di trasporto pubblico locale, regionale e scolastico, si esclude la possibilità di ridurre i corrispettivi dovuti a seguito della riduzione o sospensione dei servizi (articolo 92, comma 4-bis); si riconosce alle amministrazioni la possibilità di sospendere le procedure relative agli affidamenti dei servizi di trasporto pubblico locale in corso, con facoltà di proroga degli affidamenti in atto al 23 febbraio 2020 fino a dodici mesi successivi alla dichiarazione di conclusione dell'emergenza (articolo 92, commi 4-ter e 4-quater);
Le disposizioni in tema di giustizia hanno principalmente lo scopo di agevolare il rispetto delle indicazioni igienico-sanitarie previste per il contenimento dell'emergenza epidemiologica negli uffici e nelle aule giudiziarie, dettando misure volte a limitare l'accesso ai luoghi di giustizia e a consentire lo svolgimento dei soli procedimenti urgenti e non differibili, anche mediante l'utilizzo di modalità telematiche. Per quanto riguarda la giustizia civile e la giustizia penale, si dispone in tutta Italia il rinvio delle udienze e la sospensione dei termini processuali dal 9 marzo al 15 aprile 2020, nonché la possibilità, dal 16 aprile al 30 giugno, di adottare misure organizzative - che possono comprendere l'ulteriore rinvio delle udienze - volte a evitare gli assembramenti di persone negli uffici giudiziari. Specifiche disposizioni sono volte a potenziare il processo telematico, anche penale, ed a consentire, nella fase di emergenza, lo svolgimento di attività processuali da remoto (articolo 83). Per quanto riguarda la situazione delle carceri ed il trattamento dei detenuti, si autorizza la spesa di 20 milioni di euro nell'anno 2020 per il ripristino della funzionalità degli istituti penitenziari danneggiati a causa dei recenti episodi di protesta dei detenuti (articolo 86); si estende, fino al 30 giugno 2020, la disciplina già prevista a regime dalla legge n. 199 del 2010 in base alla quale la pena detentiva non superiore a 18 mesi, anche se parte residua di maggior pena, può essere eseguita presso il domicilio, ampliando il campo d'applicazione della misura, riducendo gli adempimenti burocratici per velocizzarne l'applicazione e aggiungendo modalità di controllo a distanza - i cosiddetti braccialetti elettronici - ferma restando l'esclusione per determinate categorie di condanne, nonché per i detenuti sottoposti a sorveglianza particolare e per quelli coinvolti nei disordini e nelle sommosse scoppiate dal 7 marzo 2020; si estendono le licenze concesse ai detenuti in semilibertà fino al 30 giugno 2020 (articolo 124). Ulteriori misure concernono la possibilità che il Capo del Dipartimento della protezione civile disponga la requisizione, in uso o in proprietà, di presidi sanitari e medico chirurgici e di beni mobili di qualsiasi genere, da soggetti pubblici o privati, e che il Prefetto disponga la requisizione in uso di strutture alberghiere, ovvero di altri immobili aventi analoghe caratteristiche di idoneità, per ospitarvi le persone in sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario (articolo 6); la possibilità di escludere la responsabilità del debitore ex articolo 1218 del codice civile, nonché l'applicazione di eventuali decadenze o penali, connesse a ritardati o omessi adempimenti se determinati dal rispetto delle misure di contenimento (articolo 91, comma 1); la concessione ai magistrati onorari di un contributo economico mensile di valore pari a 600 euro, per un massimo di 3 mesi, a fronte della sospensione delle udienze e delle attività processuali disposta ai sensi dell'articolo 83 (articolo 119); la proroga del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, attualmente in carica, nell'esercizio delle proprie funzioni fino al termine di 60 giorni successivi alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica (articolo 118).
Per quanto concerne i settori della cultura e dello spettacolo, gli interventi sono volti a sostenere le difficoltà derivanti dalla sospensione degli eventi di carattere culturale e degli spettacoli di qualsiasi natura, inclusi quelli cinematografici e teatrali, nonché dalla chiusura dell'accesso a istituti e luoghi della cultura. In particolare, vengono istituiti nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo due Fondi da ripartire, uno di parte corrente, l'altro di conto capitale, volti a sostenere l'emergenza dei settori dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo, con uno stanziamento per il 2020, rispettivamente, di 80 milioni e di 50 milioni di euro (articolo 89). Con riferimento agli utenti, si prevede che, a seguito della sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta in relazione ai contratti di acquisto di titoli di accesso per spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, e di biglietti di ingresso ai musei e agli altri luoghi della cultura, l'organizzatore dell'evento provvede, su richiesta del soggetto interessato, all'emissione di un voucher di importo pari al titolo di acquisto, da utilizzare entro un anno dall'emissione (articolo 88).
Per quanto concerne il settore dello sport, gli interventi sono rivolti a sostenere le difficoltà derivanti dalla sospensione degli eventi e delle competizioni sportive e dalla chiusura degli impianti nei comprensori sciistici. In particolare, si dispone la sospensione, fino al 31 maggio 2020, dei termini relativi ai versamenti delle ritenute, dei contributi e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, nonché dell'IVA, per federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva, associazioni e società sportive, professionistiche e dilettantistiche, nonché per soggetti che gestiscono stadi, impianti sportivi, palestre, club e strutture per danza, fitness e culturismo, centri sportivi, piscine e centri natatori (articolo 61); la sospensione, fino al 31 maggio 2020, dei termini per il pagamento dei canoni di locazione e concessori relativi all'affidamento di impianti sportivi pubblici, da parte di federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva, società e associazioni sportive, professionistiche e dilettantistiche. In entrambi i casi, alla ripresa della riscossione i versamenti dei canoni sono effettuati, senza applicazione di sanzioni ed interessi, in un'unica soluzione entro il 30 giugno 2020 o mediante rateizzazione fino a un massimo di 5 rate mensili di pari importo a decorrere dal mese di giugno 2020 (articolo 95).
Gli interventi nel settore dell'informazione intendono garantire la filiera della stampa e limitare l'impatto delle perdite per gli operatori economici coinvolti. In particolare, si prevede, per il 2020, un regime straordinario di accesso al credito di imposta per gli investimenti pubblicitari (articolo 98, comma 1) e si amplia l'ambito delle agevolazioni fiscali per le edicole e altri rivenditori al dettaglio di quotidiani, riviste e periodici (c.d. tax credit edicole) (articolo 98, comma 2). Con riferimento al settore delle comunicazioni, si prevede che fino al 30 giugno 2020 le imprese che svolgono attività di fornitura di reti e servizi di comunicazioni elettroniche, definite imprese di pubblica utilità, intraprendano misure e iniziative per potenziare le infrastrutture e garantire il funzionamento delle reti e l'operatività e continuità dei servizi (articolo 82).
Specifiche disposizioni riguardano il settore agricolo, della pesca e dell'acquacoltura. In particolare si prevede: la possibilità da parte delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano di concedere anche ai lavoratori del comparto agricolo il trattamento di integrazione salariale in deroga, per la durata della sospensione o riduzione del rapporto di lavoro e comunque per un periodo non superiore a nove settimane (articolo 22); un'indennità in favore dei lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dell'INPS (relative agli artigiani, agli esercenti attività commerciali ed ai coltivatori diretti, mezzadri, coloni e imprenditori agricoli professionali), qualora tali soggetti non siano titolari di pensione e non siano iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie (articolo 28); un'indennità in favore degli operai agricoli a tempo determinato che non siano titolari di pensione e che nel 2019 abbiano svolto almeno 50 giornate effettive di attività di lavoro agricolo (articolo 30); l'istituzione del Fondo per la promozione integrata, dotato di 150 milioni di euro per il 2020, per la realizzazione di una campagna straordinaria di comunicazione per sostenere le esportazioni italiane e l'internazionalizzazione del sistema economico nazionale nel settore agroalimentare (articolo 72); l'aumento, dal 50 al 70 per cento, per il solo 2020 e a determinate condizioni, della percentuale di contributi PAC di cui può essere richiesto l'anticipo da parte delle imprese agricole (articolo 78, commi 1, 1-bis e 1-ter); l'istituzione di un Fondo di 100 milioni di euro per il 2020, per la copertura degli interessi su finanziamenti bancari e sui mutui contratti dalle imprese agricole, nonché per le imprese del settore della pesca e dell'acquacoltura che hanno dovuto sospendere l'attività di pesca (articolo 78, comma 2); l'estensione alle imprese agricole della possibilità di avvalersi degli interventi del Fondo di garanzia (articolo 78, comma 2-quinquies); l'incremento di 50 milioni di euro, per l'anno 2020, della dotazione del Fondo distribuzione derrate alimentari agli indigenti (articolo 78, comma 3); la proroga al 31 dicembre 2020 della validità dei permessi di soggiorno dei lavoratori stagionali agricoli in scadenza tra il 23 febbraio e il 31 maggio 2020, nonché la predisposizione di strumenti di intervento sanitario sugli alloggi e sulle condizioni dei lavoratori agricoli e dei braccianti (articolo 78, commi 3-sexies e septies); la rinegoziazione dei mutui e degli altri finanziamenti in essere al 1° marzo 2020, richiesti dalle imprese agricole per soddisfare le esigenze di conduzione e/o miglioramento delle strutture produttive (articolo 78, comma 4-sexies).
Per quanto concerne il settore della difesa e ordine pubblico, sono state potenziate le risorse umane e strumentali a disposizione dei servizi sanitari delle Forze armate, fortemente impegnati nel contrastare l'emergenza sanitaria (articoli 7, 8 e 9). In particolare, si prevede una procedura semplificata per l'arruolamento, eccezionale e temporaneo - un anno - di 320 unità di personale medico e infermieristico dell'Esercito (120 medici e 200 infermieri militari), definendone il relativo stato giuridico ed economico (articolo 7); si stanziano, per l'anno 2020, 4,6 milioni di euro per il potenziamento dei servizi sanitari militari e per l'acquisto di dispositivi medici e presidi sanitari mirati alla gestione dei casi urgenti e di biocontenimento (articolo 9); si autorizza la spesa per il pagamento degli straordinari dovuti ai maggiori compiti connessi all'emergenza COVID-19 per il personale delle Forze di polizia, delle Forze armate, della Guardia costiera, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, delle prefetture, dell'Amministrazione civile dell'interno e dei dirigenti della carriera dirigenziale penitenziaria (articolo 74).
In materia di immigrazione sono state introdotte una serie di disposizioni relative all'accoglienza degli immigrati in considerazione delle esigenze correlate allo stato di emergenza (articolo 86-bis). In particolare, vengono prorogati al 31 dicembre 2020 i progetti degli enti locali in scadenza al 30 giugno nell'ambito del Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (la cosiddetta “seconda accoglienza”); viene introdotta la possibilità che gli stranieri rimangano, fino alla fine dello stato di emergenza, nei centri di accoglienza che li ospitano (centri di prima e seconda accoglienza e CAS - centri di accoglienza straordinaria), anche se sono venute meno le condizioni per la loro permanenza previste dalle disposizioni vigenti; si dà facoltà ai Prefetti di modificare i contratti in essere per lavori, servizi o forniture supplementari in determinate strutture di accoglienza (CAS, strutture ricettive temporanee per i minori non accompagnati, hotspot). Il decreto, poi, estende fino al 31 agosto 2020 la validità dei permessi di soggiorno di cittadini di Paesi terzi, così come la validità dei nulla osta rilasciati per lavoro stagionale o per ricongiungimento familiare, o per lavoro per casi particolari disciplinati dal Testo unico dell'immigrazione, nonché l'efficacia di ulteriori titoli di soggiorno in Italia. È inoltre prevista la proroga dei termini per la conversione dei permessi di soggiorno, da studio a lavoro subordinato e da lavoro stagionale a lavoro subordinato non stagionale (articolo 103, commi 2-quater e 2-quinques). Infine, si segnala la disposizione che, in deroga alla normativa vigente, consente alle pubbliche amministrazioni, per tutta la durata del periodo emergenziale, di assumere, per l'esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio sanitario, i cittadini di paesi extra UE titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo restando ogni altro limite di legge.
Con una disposizione di carattere generale, introdotta all'articolo 1 del disegno di legge di conversione (articolo 1, comma 3) si prevede, infine, la proroga di tre mesi dei termini per l'adozione dei decreti legislativi con scadenza tra il 10 febbraio e il 31 agosto 2020, con l'espresso richiamo, quanto alle deleghe con termini scaduti alla data d'entrata in vigore della legge di conversione, dei principi e dei criteri direttivi previsti dalle rispettive leggi di delegazione.
Infine, per quanto riguarda i profili di carattere finanziario, rinvia integralmente alla documentazione predisposta dagli Uffici.