XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 29 aprile 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione (ex articolo 115, comma 3, del regolamento):


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 5 della legge n. 234 del 2012 stabilisce al comma 1 che «il Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell'Unione europea che prevedano l'introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica», specificando al comma 3 che «Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche nel caso di accordi conclusi al di fuori delle disposizioni del Trattato sull'Unione europea e del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea nonché in caso di modifica di precedenti accordi»;

              il 18 marzo 2020, a seguito dell'annuncio da parte della Bce del lancio del piano PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), fonti di stampa riportavano che a livello europeo si stava comunque pensando di fronteggiare l'emergenza con strumenti concepiti ad altri scopi, quali il Meccanismo Europeo di Stabilità;

              nel dibattito successivo esponenti politici di maggioranza e di opposizione evidenziavano che l'uso del MES, nato per aiutare Paesi che avessero perso accesso al mercato, presentava diverse criticità per il nostro Paese, fra cui quella di essere sottoposto a rigide condizioni (ai sensi dell'articolo 136 comma 3 del TFUE), fra l'altro modificabili a maggioranza qualificata in seno al Consiglio dell'Unione Europea su proposta delle istituzioni (ai sensi dell'articolo 7 paragrafo 5 del Regolamento UE 472/2013);

              il 20 marzo 2020 il Ministro Gualtieri veniva invitato, con lettera del Presidente della Commissione 6a del Senato, a riferire, in audizione, la posizione del Governo su queste iniziative, ai sensi del citato articolo 5 della Legge 234;

              il Ministro non dava seguito a questo invito, limitandosi ad esprimere in sedi informali la sua personale posizione, che a margine dell'ultimo Eurogruppo veniva così riassunta nell'impegno di: «mettere sul tavolo i coronabond e di esser giunti ad un accordo per un MES senza condizionalità»;

              oltre a non riflettere il mandato esplicitamente espresso in numerose occasioni da esponenti di maggioranza e di opposizione a non includere il MES tra gli strumenti idonei alla gestione della crisi, questa posizione è smentita dall'esito dell'Eurogruppo;

              il comunicato dell'Eurogruppo del 9 aprile 2020 specifica infatti che i Ministri partecipanti all'Eurogruppo propongono l'utilizzo delle esistenti linee di credito a condizionalità rafforzata (ECCL), per prestiti condizionati alla copertura delle sole spese sanitarie dirette o indirette, a concorrenza del 2 per cento del Pil dello Stato che ne fa richiesta, e fatto impregiudicato il quadro normativo esistente una volta terminata l'emergenza;

              gli altri strumenti avallati in quella sede dal Ministro Gualtieri, quali il ricorso alla Banca Europea degli Investimenti (BEI), e il SURE (Support to mitigate the Unemployment Risk in an Emergency), presentano anch'essi criticità evidenziate da numerosi esponenti politici di maggioranza e di minoranza, e anch'essi non sono stati sottoposti a un doveroso scrutinio parlamentare;

              nelle conclusioni del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ad esito del Consiglio Europeo del 23 aprile 2020, si afferma che è stato «approvato l'accordo sulle tre importanti reti di sicurezza per i lavoratori, le imprese e gli enti sovrani», come definito nella citata riunione dell'Eurogruppo in formato inclusivo del 9 aprile 2020;

              visto l'esito estremamente insoddisfacente dei negoziati cruciali relativi al sostegno finanziario del Paese nell'emergenza COVID-19,

              visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 115 del Regolamento della Camera dei Deputati,

              esprime la propria sfiducia al Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni.
(1-00345) «Molinari, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».
(Presentata il 27 aprile 2020)

Mozione:


      La Camera,

          premesso che:

              l'emergenza sanitaria determinata dall'arrivo in Italia dell'epidemia da Covid-19 rischia di stravolgere tutto l'impianto costituzionale del nostro Paese nell'importantissima parte riguardante proprio i diritti e le libertà fondamentali costituzionalmente garantiti;

              in nome della suprema tutela della salute pubblica, sia nei confronti del singolo sia con riguardo alla collettività, con l'apertura della fase emergenziale decretata il 31 gennaio 2020 dal Presidente del Consiglio e che durerà per sei mesi, sono stati adottati numerosi provvedimenti sostanzialmente amministrativi, che hanno poi portato al cosiddetto lockdown il 9 marzo, fortemente restrittivi della libertà di circolazione (articolo 16 della Costituzione), di riunione (articolo 17 della Costituzione), di associazione (articolo 18), di esercizio dei culti religiosi (articolo 19 della Costituzione), di insegnamento e di istruzione (articoli 33 e 34 della Costituzione), oltre che della libertà di iniziativa economica (articolo 41, primo comma, Costituzione);

              sempre in nome dell'emergenza si ipotizza, ora, anche di modificare la Costituzione per inserire una clausola di supremazia dello Stato nei confronti delle regioni a tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica ovvero della tutela dell'interesse nazionale, stravolgendo così anche l'assetto costituzionale previsto dal Titolo V della Parte II della Costituzione, laddove, invece, negli ultimi venti anni il legislatore ha scelto di abbandonare il disegno di uno Stato centrale accentratore in favore di un principio federalista e decentratore, maggiormente in grado di soddisfare le necessità dei cittadini dal momento che le decisioni vengono prese dalle autorità locali a loro più prossime;

              con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri è stato stabilito il divieto per chiunque di circolare sia all'interno, sia al di fuori del proprio comune di residenza, a meno che sussistano comprovate esigenze lavorative, di salute o per andare a fare la spesa, con il conseguente impiego, su tutto il territorio nazionale, di pattuglie e posti di blocco delle forze dell'ordine obbligati a fermare automobilisti e pedoni per verificare le ragioni e la direzione dello spostamento;

              chi contravviene a tale divieto, fino al 25 marzo 2020 è incorso nel reato di cui all'articolo 650 del codice penale che prevede l'arresto fino a tre mesi o l'ammenda fino a 206 euro (articolo 3 del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6); successivamente la condotta penale si è ridotta ad una sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 3.000 (articolo 4 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19);

              è innegabile che la continua emanazione di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri con effetti sui diritti costituzionalmente garantiti, limitando o addirittura sopprimendo, le principali libertà tutelate dalla Carta Costituzionale, ha creato una violazione delle fonti del diritto, trattandosi di una fonte normativa secondaria di natura regolamentare a dispetto del principio della gerarchia delle fonti, che è il fondamento del diritto costituzionale italiano e che prevede una riserva di legge assoluta con riguardo alle limitazioni alla libertà di circolare di cui all'articolo 16 della Costituzione, nonché con riguardo alla libertà d'iniziativa economica privata di cui all'articolo 41 della Costituzione;

              in tale quadro normativo dell'emergenza sanitaria, è stata impedita non soltanto la libertà di riunione e associazione, bensì anche la libertà religiosa che, come tutte le espressioni di spiritualità, deve essere garantita, nonostante il contesto pandemico abbia accresciuto la ricerca di fonti spirituali ed il bisogno di momenti di espressione religiosa;

              con la proibizione delle messe, ai cattolici italiani è stata addirittura preclusa qualsiasi memoria pubblica della loro festa più importante, la Pasqua, senza alcun impegno da parte del Governo nel tentativo di conciliare la partecipazione alla Messa col possibile rispetto delle regole di distanziamento e di igiene;

              parimenti, a tutti gli italiani è stata preclusa la possibilità di assistere ad un funerale, cui ogni civiltà collega il commiato con un proprio caro, sopportando, attenendosi scrupolosamente ai divieti, di dover vedere portar via i propri familiari defunti tramite immagini televisive da camion dell'Esercito Italiano oppure con un saluto per l'ultima volta attraverso lo schermo del telefono cellulare dell'infermiera o del rianimatore che in quel momento fosse vicino al proprio caro parente;

              lo stesso Presidente della Consulta, nella relazione sull'attività della Corte Costituzionale nel 2019, ha affermato che «La piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale, con l'attiva, leale collaborazione di tutte le Istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, Giudici. Questa cooperazione è anche la chiave per affrontare l'emergenza. La Costituzione, infatti, non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali, e ciò per una scelta consapevole, ma offre la bussola anche per “navigare per l'alto mare aperto” nei tempi di crisi, a cominciare proprio dalla leale collaborazione fra le istituzioni, che è la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini» (...) «la nostra Costituzione non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza»... «la Repubblica italiana ha attraversato varie situazioni di emergenza e di crisi, dagli anni della lotta armata a quelli più recenti della crisi economica e finanziaria, tutti senza mai sospendere l'ordine costituzionale, ma ravvisando al suo interno gli strumenti gli strumenti idonei a modulare i principi costituzionali in base a specifiche contingenze»;

              la vita sociale, la vita economica, l'esercizio della libertà religiosa per tutti, il diritto all'istruzione, in altri termini la vita democratica di un Paese e il perseguimento dello sviluppo, del benessere e della pace, dimensioni senza le quali alla vita meramente biologica viene meno molto della sua dignità, necessitano del libero esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini; superata la prima fase di emergenza eventuali ulteriori restrizioni vanno decise, pertanto, solo ed esclusivamente dal Parlamento;

              le misure contenute nel nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, relative alla cosiddetta fase 2 che inizierà a partire dal 4 maggio, soprattutto dopo le recentissime celebrazioni del 25 aprile, che in diverse città italiane hanno determinato anche assembramenti per i quali sono dovute intervenire le forze dell'ordine, continuano a non consentire invece la celebrazione delle Messe, se non ad eccezione delle cerimonie funebri con l'esclusiva partecipazione di congiunti fino a un massimo di quindici persone, misure che hanno creato un incidente con la Conferenza episcopale italiana, costretta a manifestare il proprio disappunto in modo anche duro nella nota con cui «I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto... la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale»;

              peraltro tutta questa produzione normativa di rango secondario, che non passa per il controllo parlamentare, è scritta anche in maniera discutibile dal punto di vista giuridico, criticità che sicuramente troverebbero la giusta cornice normativa attraverso il passaggio del Parlamento, deputato in via principale allo svolgimento della funzione legislativa;

              esempio ne sia la querelle che si è aperta sulla visita ai congiunti che si potranno legittimamente incontrare, quindi sarà un valido motivo per spostarsi da autocertificare a decorrere dal 4 maggio, ma il termine non fa parte del vocabolario giuridico e spetterà, quindi, alle forze dell'ordine interpretare se il fidanzato o un amico speciale possa essere un congiunto secondo gli usi e le consuetudini o il buon senso o secondo le faq esplicative di Palazzo Chigi che definiscono i congiunti come «affetti stabili», interpretazione che, necessariamente, non sarà la stessa per tutti a dispetto anche del principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione;

              tale modo di legiferare comporterà inevitabilmente una lunga fase di contenzioso civile e penale con riguardo a tutte le denunce penali e alle sanzioni amministrative pecuniarie che sono state irrogate durante la fase dei controlli per il rispetto delle misure di contenimento determinate dall'emergenza sanitaria, almeno quasi sicuramente per quelle comminate fino al 25 marzo,

impegna il Governo:

1) con l'avvio della cosiddetta «fase 2», ad adottare iniziative per ripristinare tutte le libertà costituzionalmente garantite limitate nella cosiddetta «fase 1» del lockdown, nel rispetto delle misure di sicurezza sanitaria adottate e delle norme sul distanziamento sociale prescritto, anche attraverso un puntuale e quotidiano controllo da parte delle forze dell'ordine;

2) ad adottare iniziative per ristabilire al più presto lo Stato di diritto al fine di correggere tutte le criticità normative emerse nella fase 1 dell'emergenza in modo da riavviare la normale dialettica con il Parlamento, essenziale per valutare e contemperare tutti i pesi e contrappesi della decretazione d'urgenza cui ricorre il Governo, ed assegnare a norme di rango primario eventuali interventi limitativi delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite.
(1-00346) «Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Lupi».

Risoluzioni in Commissione:


      La III Commissione,

          premesso che:

              l'emergenza sanitaria che ha attraversato il Paese ha riverberato i suoi effetti sulla totalità della macchina pubblica, facendo emergere criticità strutturali anche per quel che concerne la struttura di supporto ai nostri connazionali all'estero;

              è recente, ad esempio, l'approvazione data dal Parlamento alla mozione volta a promuovere l'applicazione Unità di crisi che integra le funzionalità dei portali viaggiare sicuri.it e dovesiamonelmondo.it: purtroppo, durante l'emergenza, questi strumenti hanno dimostrato tutti i loro limiti, se non la loro inefficacia;

              la causa di tale fallimento va rintracciata nel fatto che le informazioni, frammentate in luoghi diversi, non siano facilmente reperibili in un unico posto. All'applicazione e ai siti menzionati in precedenza vanno infatti anche aggiunti i siti della Farnesina, delle varie ambasciate e sedi consolari italiane nel mondo e i relativi canali social;

              capita spesso, inoltre, che alcune, fondamentali, informazioni vengano pubblicate solo in alcuni luoghi, e non in altri; rendendo così manifesta l'assenza di un coordinamento e di una strategia comunicativa comune;

              quanto sopra esposto porta inevitabilmente l'utente, già in difficoltà a causa dell'emergenza, a non sapere dove reperire le informazioni. Nel caso dell'attuale crisi, inoltre, sarebbe stato molto utile, per l'utente, poter ricevere automaticamente tutti gli aggiornamenti legati all'emergenza, targettizzati per Paese (come, ad esempio, le date di nuovi voli speciali) direttamente sul proprio dispositivo (tramite email o Sms), anziché doversi destreggiare quotidianamente su diversi siti e canali social alla ricerca di informazioni. Non è prevista infatti un'opzione opt-in attraverso la quale l'utente possa esprimere il proprio consenso ad essere inserito in una mailing list per ricevere comunicazioni di natura informativa;

              in occasioni straordinarie, come quella emergenziale, si rende manifesta l'utilità di un unico portale internet, dedicato esclusivamente agli italiani all'estero, con tutte le informazioni a loro utili. Al riguardo, si ricorda come, alla Camera, sia già stata depositata una proposta di legge volta a istituire tale portale,

impegna il Governo:

          a implementare l'istituzione di un portale unico per gli italiani all'estero, al fine di facilitare il reperimento di tutte le informazioni loro utili;

          a sviluppare l'applicazione Unità di crisi, prevedendo che le comunicazioni pubblicate sui siti istituzionali di consolati e ambasciate, legate ad una emergenza in corso, siano pubblicate anche nelle schede Paese sul sito viaggiaresicuri.it e altresì che l'utente possa esercitare un'opzione opt-in, al fine di ricevere tutti gli aggiornamenti pubblicati dall'ambasciata e dal consolato del Paese in cui si trova.
(7-00455) «Siragusa».


      La VII Commissione,

          premesso che:

              l'emergenza dovuta alla diffusione del Covid-19 ha messo in luce l'importanza dell'arte e dell'industria cinematografica che permette di apprezzarne i frutti studiando con più attenzione l'ambito della cultura;

              i settori del cinema, dell'audiovisivo e del teatro stanno subendo pesanti conseguenze economiche nel periodo di emergenza dovuta alla diffusione dell'epidemia da Covid-19: autori, registi, attori, scenografi, musicisti, costumisti, direttori di produzione e gli altri professionisti coinvolti affrontano oggi una situazione critica, più grave del solito precariato in cui versano ordinariamente;

              si stima che siano state interrotte almeno 40 riprese di film o serie televisive, dalle produzioni indipendenti ai grandi player, senza contare le migliaia di teatri chiusi, grandi e piccoli, presenti in quasi ogni comune;

              il danno subito dall'intero settore culturale è enorme come notevole e difficile da quantificare sarà il danno sociale che riguarderà i lavoratori impiegati, spesso autonomi e senza tutele;

              le imprese del settore dell'audiovisivo sono circa 8.500, per un totale di circa 61.000 dipendenti, ai quali si aggiungono altri 112.000 generati dall'indotto per un totale di circa 173.000 lavoratori posti in una situazione di incertezza, dei quali la maggioranza è costituita da giovani e da donne, le classi professionalmente più fragili della nostra società;

              dai dati di Anica (Confindustria) risulta evidente l'estrema trasversalità delle professioni dell'indotto, dalle attività creative alla manifattura, dall'agricoltura ai servizi, fino all'edilizia, considerando anche la post-produzione e la distribuzione;

              alle suddette professioni vanno aggiunte le decine di migliaia di lavoratori del teatro, altro pilastro dell'industria culturale italiana che non ci si può permettere di vedere distrutta se si vogliono seguire le parole di Aristotele «La cultura è un ornamento nella buona sorte ma un rifugio nell'avversa»;

              la cultura deve essere considerata un'industria che necessita di investimenti per una nuova rinascita tenendo in considerazione la natura di tale settore che comprende creatività, competenza, talento e che produce lavoro e valore ed è da sempre promotore di una condivisione collettiva che può diventare vetrina (meglio specchio) di una città e di uno Stato;

              è dunque fondamentale assumere rapidamente delle decisioni sia nell'attuale fase di emergenza sia per le scelte strategiche finalizzate a una crescita e a una trasformazione strutturale nel medio periodo;

              nella fase emendativa dei prossimi decreti all'esame delle commissioni parlamentari e nella predisposizione da parte del Governo dei prossimi decreti, è fondamentale riconoscere i bisogni del settore e trovare dunque ulteriori risorse che portino linfa vitale alla cultura;

              con il decreto «Cura Italia» si è stabilito che il 10 per cento dei compensi incassati dalla Siae per copia privata vada in via eccezionale destinato agli autori, agli interpreti esecutori e mandatari, professionalità che oggi sono impossibilitati nell'esercitare il proprio mestiere; tale misura ha rappresentato un punto di partenza, ma non sufficiente, in particolare per le decine di migliaia di professionisti che dal diritto d'autore ricevono poche migliaia di euro;

              è importante un'ulteriore estensione del Fis e della cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) che supporti il comparto almeno per la durata della stagione estiva;

              il Fondo emergenze stanziato ha una disponibilità che rischia di avere un impatto troppo limitato su un settore allo stremo e soprattutto non equiparata alle misure messe in atto dagli altri Paesi europei;

              è doveroso garantire un'indennità mensile, con requisiti di accesso analoghi a quelli previsti per i 600 euro, estendibile a tutte le categorie e allo stesso tempo è necessario elaborare un ammortizzatore sociale specifico, che tenga conto delle caratteristiche della categoria professionale ma che sia il più possibile inclusivo, garantendo di fatto una continuità di reddito per quei professionisti che si trovano a vivere alternativamente rapporti professionali riconosciuti e periodi di lavoro in proprio;

              la crisi del settore cinematografico e dello spettacolo era preesistente all'emergenza Covid-19 che ha messo in evidenza la carenza di tutele dei lavoratori della categoria e l'urgenza di adottare delle misure che valgano oltre l'emergenza;

              per quanto riguarda lo sviluppo dell'aspetto letterario-editoriale dei prodotti audiovisivi, costituisce un'attività di primaria importanza per le case di produzione e in questo momento proprio lo sviluppo da remoto è uno strumento da incentivare, attraverso un provvedimento di fiscalizzazione integrale degli oneri sociali gravanti sugli incarichi di scrittura, così da offrire alle società di produzione un incentivo per incrementare l'impegno in tale attività;

              il tax credit per il settore cinematografico ha rappresentato uno strumento che sinora ha funzionato molto bene per permettere al privato di finanziare i migliori prodotti e che va dunque potenziato in termini di risorse, in quanto ad oggi i fondi a disposizione sono considerati non sufficienti a soddisfare una domanda in continua crescita; sarebbe dunque vantaggioso permettere anche al mondo del teatro di poter accedere a tale strumento;

              è inoltre necessario consentire alle imprese la cedibilità dei crediti di imposta maturati, immediatamente compensabile ma di fatto non utilizzabile per colpa dell'inattività;

              considerando che la legge n. 220 del 2016 prevede la cedibilità del credito a intermediari bancari, finanziari, assicurativi sarebbe sufficiente agevolarne la «conversione» in denaro, avendo così un doppio beneficio: costo zero per lo Stato e liquidità per sopravvivere a vantaggio di un settore;

              relativamente al ruolo centrale svolto dalla televisione pubblica come fonte di distribuzione, rappresenterebbe una soluzione vantaggiosa se la Rai sostenesse gli autori, aumentando la programmazione di film, spettacoli, serie e documentari italiani all'interno del palinsesto, ed incrementasse aggiornandole le tariffe dell'equo compenso, che al momento sono considerate dagli autori estremamente basse, per i passaggi online, su tutte le piattaforme digitali;

              la quantità di proventi che rischia di mancare oggi per gli autori di cinema e audiovisivo risulta ancora più inaccettabile in una fase in cui la visione in streaming ha raggiunto inevitabilmente larga diffusione e l'equo compenso ad essi dovuto risulta troppo basso, mentre la discussione sulla direttiva Copyright li vede praticamente esclusi, pur essendo la componente creativa in difesa della quale la stessa direttiva è stata pensata;

              relativamente all'emergenza delle riaperture, essa riguarda ogni ambito produttivo, considerando in maniera ancor più delicata il settore altamente labour intensive, ma estremamente non standardizzato, rappresentato dalle produzioni audiovisive, procurando vantaggi anche agli esercenti che di quelle produzioni si fanno veicolo verso il pubblico;

              è necessario definire con urgenza le norme da rispettare per poter ripartire, delineando quali sistemi di sicurezza vadano garantiti, quali responsabilità e quali possano essere i sistemi assicurativi da mettere in atto;

              per quanto concerne il settore degli spettacoli dal vivo, tenendo conto che si sta approssimando la stagione estiva, si rende necessaria l'individuazione di una data certa del prolungamento del lockdown per consentire al settore medesimo di garantire un'organizzazione più efficiente delle attività relative e consentendo il prolungamento degli ordini di sospensione degli eventi;

              è necessario inoltre che la durata dei voucher per i concerti annullati, prevista dall'articolo 88 del decreto-legge «Cura Italia», venga estesa mantenendo la validità dei biglietti relativi ai concerti annullati;

              urge l'esigenza di aprire un tavolo tecnico di confronto con il Comitato tecnico-scientifico e il Comitato di esperti in materia economica e sociale con la presenza di una rappresentanza di Assomusica in grado di fornire indicazioni sugli strumenti di controllo e prevenzione da adottare in futuro alla ripresa delle attività «live», programmando anche i sistemi per la «formazione» del personale di sicurezza per la ripresa dell'attività dei concerti live;

              anche per favorire il settore degli spettacoli dal vivo in Italia e per tutti i settori culturali colpiti dalla pandemia, è necessario definire dei criteri oggettivi per la ripartizione del Fondo emergenze di cui all'articolo 89 del decreto-legge «Cura Italia», disponendo che le risorse vengano allocate proporzionalmente alle percentuali effettive di calo di fatturato, in maniera misurabile e certa, con una quota di riparto preferenziale per quei soggetti e quelle imprese che non usufruiscono di contributi pubblici e che quindi non godono di una rete di protezione;

              è il momento di agire con metodo, pragmatismo e buon senso per la ripartenza, senza distruggere lavori, competenze e imprese, risollevando il Paese, anche a partire dall'industria culturale che rappresenta il patrimonio collettivo italiano e la coesione sociale che contribuirà alla ripresa dell'Italia,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative per prevedere una riduzione dell'Iva al 4 per cento sui biglietti del cinema e del teatro fino al 30 giugno 2021;

          ad adottare iniziative per disporre un'estensione del Fis e della cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) a supporto del settore cinematografico fino al 30 settembre 2020, prevedendo un incremento del Fondo emergenze previsto nel decreto-legge «Cura Italia»;

          ad adottare iniziative per predisporre incentivi allo sviluppo da remoto attraverso una defiscalizzazione degli oneri sociali gravanti sugli incarichi di scrittura, essendo possibile sviluppare le parti letterarie-editoriali di prodotti audiovisivi in smart-working;

          ad adottare iniziative, per prevedere la cedibilità dei crediti d'imposta già maturati per i produttori, i distributori e gli esercenti;

          ad adottare iniziative per incentivare la creazione, di un ammortizzatore cinematografico, garantendo una continuità di reddito per i professionisti che operano nel settore;

          ad adottare iniziative per incrementare le risorse del Fondo annuale per il tax credit per il settore cinematografico e dell'audiovisivo, estendendolo anche alle produzioni teatrali;

          ad adottare iniziative per prevedere un aumento delle tariffe dell'equo compenso per il passaggio sulle piattaforme digitali;

          ad adottare iniziative per prevedere un incremento dei fondi diretti al finanziamento del «bonus cultura per i diciottenni 2020» (App18) disponendo un ampliamento della cerchia dei soggetti beneficiari;

          a predisporre una proroga del lockdown per quanto riguarda gli spettacoli dal vivo almeno fino al 30 settembre 2020 o a una data concordata d'intesa con la categoria;

          ad adottare iniziative per estendere la durata dei voucher da 12 a 18/24 mesi per i concerti annullati (articolo 88 del decreto-legge «Cura Italia»), riconoscendo la validità dei biglietti relativi a concerti rinviati;

          a favorire l'apertura di un tavolo tecnico di confronto con il Comitato tecnico-scientifico e il Comitato di esperti in materia economica e sociale con la presenza di una rappresentanza di Assomusica in grado di fornire indicazioni sugli strumenti di controllo e prevenzione da adottare in futuro alla ripresa delle attività «live», studiando anche un programma di «formazione» del personale di sicurezza per la ripresa dell'attività dei concerti live;

          ad adottare iniziative per predisporre dei criteri certi per la ripartizione del Fondo emergenze di cui all'articolo 89 del decreto-legge «Cura Italia» per i settori culturali colpiti dalla pandemia, allocando le risorse proporzionalmente alle percentuali di calo del fatturato e favorendo le imprese che non usufruiscono di contributi pubblici.
(7-00453) «Toccafondi, Anzaldi».


      La VII Commissione,

          premesso che:

              con la legge n. 62 del 2000 si è riconosciuta l'uguaglianza giuridica del sistema delle scuole paritarie, individuando un unico sistema di istruzione nazionale formato dalle scuole statali e dalle scuole paritarie;

              dopo venti anni dalla legge suddetta ancora non vige una reale parità economica tra le categorie scolastiche e le famiglie che scelgono di educare i propri figli in scuole paritarie, riconosciute dallo Stato italiano, che devono pagare una retta annuale divisa in dieci mensilità;

              i dati internazionali Ocse dimostrano che ogni anno lo Stato italiano spende mediamente per ogni ragazzo o bambino che frequenta la scuola dell'obbligo circa 6.700 euro;

              tuttavia, i dati del bilancio dello Stato dimostrano che a carico dello Stato ogni anno, per ciascuno studente che frequenta la scuola dell'obbligo, sono previsti circa 500 euro e quindi il restante costo scolastico – che comunque è nettamente più basso rispetto alla media statale di 6.700 euro l'anno – è a carico della famiglia;

              le famiglie italiane sono tenute dunque a pagare per l'istruzione pubblica due volte: le tasse che sostengono le scuole statali e le rette che sostengono le scuole non statali;

              al fine di ottenere la «parità scolastica», la legge n. 62 del 2000 richiedeva alla scuola la «non discriminazione», ma lo Stato per anni, ad avviso dei firmatari del presente atto, ha provveduto a una discriminazione: quanto ai bambini diversamente abili, mentre le scuole li iscrivevano, lo Stato lasciava alle scuole medesime, ovvero alle famiglie che pagano la retta, l'onere degli insegnanti di sostegno; dal 2015 il Governo Renzi ha previsto un fondo di 12 milioni di euro, diventati 24 milioni nel 2017 e 36 nel 2020, in favore delle scuole con ragazzi diversamente abili, quale contributo al pagamento dei contratti degli insegnanti di sostegno, un contributo che adesso copre circa il 25 per cento del costo del contratto;

              il suddetto Governo dal 2015 ha inoltre introdotto un riconoscimento alle famiglie che scelgono le scuole paritarie, la detrazione fiscale – parziale – della retta, consistente in una cifra iniziale di circa 500 euro l'anno, progressivamente incrementata a 800 euro, che la famiglia porta in detrazione fiscale quale ulteriore riconoscimento che le spese sostenute hanno un valore di pubblica utilità;

              è fondamentale riconoscere la funzione pubblica delle scuole paritarie in Italia che contano 12 mila scuole, 900 mila allievi e 180 mila dipendenti;

              nell'attuale situazione di emergenza dovuta all'epidemia da COVID-19 le scuole paritarie si trovano ad affrontare notevoli costi aggiuntivi, dovendo organizzare l'insegnamento a distanza attraverso piattaforme certificate di qualità;

              per quanto concerne le famiglie, c'è una richiesta di riduzione delle rette scolastiche, dal momento che non è possibile partecipare fisicamente alle lezioni, considerando inoltre che i genitori, essendo impegnati a lavoro, spesso devono sostenere la spesa per servizi di baby sitting per assistere i loro figli;

              per quanto riguarda le scuole paritarie queste hanno comunque sostenuto dei costi per il materiale didattico, gli affitti dei locali e la retribuzione dei docenti che temono, per il proprio stipendio e l'impiego nel prossimo futuro,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative per istituire un fondo straordinario per l'erogazione di contributi aggiuntivi straordinari per le scuole paritarie per l'anno scolastico 2019/2020, al fine di garantire il servizio rivolto alle famiglie nonché la prosecuzione dell'attività e della remunerazione del personale addetto nelle scuole sopracitate che mettono a disposizione la propria professionalità;

          ad adottare iniziative per prevedere un incremento delle detrazioni fiscali per le spese educative effettuate dalle famiglie, attribuendo loro il valore di pubblica utilità.
(7-00454) «Toccafondi, Anzaldi».


      La VII Commissione,

          premesso che:

              l'emergenza provocata dal COVID-19 è non solo una delle più gravi crisi sanitarie che l'Italia abbia dovuto affrontare, ma ha messo in seria difficoltà le attività produttive del Paese e ha stravolto coesioni e relazioni sociali;

              la Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di contrastare il contagio su tutto il territorio nazionale ha adottato misure di sospensione di ogni evento e manifestazione di natura culturale, delle attività cinematografiche, teatrali e sportive nonché la chiusura di tutti i luoghi della cultura e la sopravvivenza di tali attività dipende direttamente dall'affluenza di pubblico;

              l'emergenza COVID-19 potrà considerarsi superata solo quando la scienza e la ricerca avranno individuato e sperimentato un vaccino; fino ad allora sarà indispensabile confermare l'obbligo del distanziamento sociale e la sospensione di ogni iniziativa che, come quelle sopra menzionate, determini assembramento di persone;

              la cultura «è la forma di ogni ora, di tutti i giorni» (Giovanni Testori) e l'emergenza COVID-19 deve trasformarsi nell'occasione per realizzare un vero progetto culturale che sappia mettere al centro la storia, la memoria ed il grande patrimonio artistico, archeologico, letterario, cinematografico, musicale italiano, individuando percorsi di formazione e di collaborazione tra scuola, università, imprese, organizzazioni di eventi, governance dei musei e dei siti archeologici;

              i provvedimenti adottati dalla Presidenza del Consiglio sin dal decreto del 4 marzo 2020 hanno determinato gravi danni economici nel settore delle vendite di prodotti culturali, libri, musica, dvd, la cancellazione di concerti, festival ed eventi fieristici e la sospensione delle attività di produzione cinematografica sull'intero territorio nazionale, come denunciato da tutte le associazioni di categoria;

              il settore cinematografico, per le cifre rese note da Confindustria cultura ha subìto una perdita di incassi e presenze superiori all'80 per cento per circa 16,3 milioni di euro;

              non minore sono i danni registrati nel comparto musicale per la sospensione di circa tremila concerti e per l'incertezza che accompagnerà la ripresa delle attività per la necessità di garantire il distanziamento sociale si stima che ai 40 milioni di euro di perdita iniziale per la cancellazione o il rinvio di concerti e l'annullamento di eventi già programmati, secondo una stima di Assomusica, vadano aggiunti almeno altri 23 milioni di perdita per la cancellazione di 4.200 eventi già fissati fino al 30 maggio;

              secondo i dati forniti da Confcultura il settore musicale registra perdite per più di 20 milioni di euro al mese e per l'industria discografica, secondo studi e proiezioni di Artist First, le perdite non saranno inferiori ai 200 milioni di euro;

              gli editori, secondo dati forniti dall'Aie, l'Associazione italiana degli editori, hanno ridotto del 25 per cento le nuove pubblicazioni programmate per il 2020 con la mancata stampa di 39,3 milioni di copie e 2.500 titoli che non verranno tradotti; la vendita dei libri, rispetto allo stesso periodo del 2019, è già calata del 75 per cento. Situazione non migliorata con l'apertura anticipata delle librerie rispetto alle altre categorie commerciali;

              secondo i dati dell'Ali – Associazione italiana librai – nel solo mese di marzo 2020 si stima una perdita di 25 milioni di euro anche se sul settore peserà fortemente il blocco di tutte quelle attività che avrebbero avuto ricadute di natura economica, quali fiere, festival, incontri con gli autori, attività di promozione nelle scuole e così via; attività la cui ripresa appare oggi lontana nel tempo per il mantenimento di misure di distanziamento sociale. Tale situazione di forte crisi si è inserita in un contesto già molto fragile caratterizzato dalla chiusura di molte librerie e da un peggioramento della situazione di liquidità, nell'ultimo trimestre del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018, per oltre il 36 per cento delle aziende;

              a quanto sopra premesso si aggiunga che la crisi economica incombente sul Paese e sul reddito dei cittadini comporterà forti ripercussioni sul settore della cultura in generale, considerato che nel pensiero comune cultura, beni culturali e fruizione della cultura sono un qualcosa che attiene soprattutto al tempo libero e all'effimero, che sono i destinatari dei primi tagli nelle spese delle famiglie;

              è ormai acclarato da numerosi studi che la cultura ha ricadute dirette su altri aspetti fondamentali strettamente connessi con il benessere dei singoli e per la crescita di una nazione, perché agisce da stimolo e modello di partecipazione attiva dei cittadini ed è portatrice potenziale di flessibilità comportamentale;

              gli effetti sul settore culturale e sulla possibilità dei cittadini di frequentare i luoghi della cultura e di fruire di contenuti culturali si dispiegheranno ancora a lungo, ma la tenuta del tessuto culturale del Paese è fondamentale e non ci si può permettere che il lockdown per molti operatori e per la cultura italiana diventi permanente;

              quindi, l'impegno che il Governo deve assumere con urgenza e in un'ottica di breve, medio e lungo periodo, è di natura economica e di sostegno al settore industriale della produzione culturale ma anche quello di costruire un intervento che tenda a diffondere la «cultura della cultura» nel Paese e tra i cittadini,

impegna il Governo:

per il settore culturale:

          a) a valutare di adottare iniziative per realizzare un fondo nazionale per la cultura, coinvolgendo le principali organizzazioni del mondo produttivo;

          b) ad adottare ogni iniziativa di sostegno economico a favore dei lavoratori autonomi del comparto dello spettacolo, compresi operatori della lirica, della prosa, delle orchestre, della danza, dei circhi, dello spettacolo viaggiante, fortemente penalizzati dalle misure di contenimento del COVID-19 adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri;

          c) ad adottare iniziative per prolungare al 31 dicembre 2020 i termini di sospensione degli adempimenti tributari e contributivi per tutti gli operatori del settore;

          d) a valutare la revisione di criteri e parametri che regolano il funzionamento e l'attribuzione delle risorse del Fus, Fondo unico dello spettacolo, ampliando la platea dei destinatari, la presentazione dei progetti e la relativa concessione dei contributi annualmente, così da permettere agli esclusi di riproporre le istanze l'anno successivo;

          e) a valutare di riservare i contributi dei progetti speciali del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ad istanze provenienti dalle regioni più colpite dal COVID-19;

          f) a valutare la vera e totale applicazione, anche per il comparto culturale e dello spettacolo, della destinazione al Mezzogiorno del 34 per cento degli investimenti;

          g) a valutare di riservare un fondo ai cosiddetti «invisibili» che, pur non avendo i requisiti per accedere alla graduatoria del Fus, garantiscono rispetto ed adempimenti delle norme sul lavoro e la sicurezza;

          h) a valutare di incentivare le produzioni teatrali estive già nel 2020 che più facilmente potrebbero garantire il rispetto delle norme anti COVID-19 in termini di distanziamento sociale;

          i) ad adottare ogni iniziativa necessaria per lo sblocco delle risorse previste dalla legge sul cinema e l'audiovisivo (legge n. 220 del 2016);

          j) ad adottare iniziative per definire misure di sostegno specifiche, sia diretto che indiretto, per le librerie e per i piccoli editori, prevedendo incentivi alle librerie a fondo perduto, facilitazioni per l'accesso al credito, ampliamento della tax credit, organizzazione di campagne e di eventi legati alla promozione del libro, soprattutto nel Sud, potenziamento della rete delle biblioteche scolastiche e comunali, credito di imposta per le famiglie per l'acquisto di libri;

          k) ad adottare con urgenza iniziative per un progetto di digitalizzazione dei musei e dei siti archeologici in modo da favorire sinergie anche a distanza con le scuole e le università.
(7-00456) «Casciello, Aprea, Palmieri, Saccani Jotti, Marin, Vietina».


      La VII Commissione,

          premesso che:

              la crisi del COVID-19 o coronavirus è una delle più grandi crisi sanitarie che la Nazione abbia dovuto affrontare, crisi che sta mettendo in grande difficoltà il sistema sanitario, la coesione sociale e l'economia;

              dai dati contenuti nel rapporto del Comitato olimpico nazionale italiano sui «Numeri dello sport» riferito all'anno 2018, le società iscritte al registro presso il Coni sono 110.409, mentre i rapporti di affiliazione che caratterizzano lo sport dilettantistico sono 139.917;

              secondo la Federazione italiana pubblici esercizi, le perdite derivate dalla cancellazione delle manifestazioni sportive sono di decine di milioni di euro al mese;

              come denunciato dalla Sigis, in assenza di immediati interventi, la tenuta finanziaria ed economica delle imprese del settore sportivo sarà messa a rischio, con ricadute occupazionali e sugli utenti che praticano attività sportiva,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile, la possibilità di compensazioni fiscali per tutti i gestori di attività sportive, professionistiche e amatoriali che utilizzino a pagamento, attraverso convenzioni e simili, strutture pubbliche per lo svolgimento delle proprie attività caratteristiche;

          ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile, per l'anno 2020, un credito d'imposta del 100 per cento dell'ammontare del canone di locazione per luoghi dove si svolge attività sportiva, sia di natura pubblica che privata, di natura catastale C/4 e D/6;

          ad adottare tutte le iniziative possibili per l'istituzione di un fondo di garanzia presso l'Istituto per il credito sportivo, in modo da favorire l'accesso al credito per tutte le imprese sportive in stato di necessità;

          ad adottare iniziative per il prolungamento dei termini di sospensione degli adempimenti tributari e contributivi per le imprese sportive almeno fino a dicembre 2020;

          ad adottare iniziative per il prolungamento dei termini della cassa integrazione e degli strumenti di ammortizzatori sociali nel settore sportivo almeno fino a dicembre 2020;

          ad adottare iniziative per la cancellazione dei canoni di concessioni a carico delle associazioni delle società sportive che gestiscono impianti pubblici per l'anno in corso e dimezzamento del canone 2021;

          a promuovere iniziative, per quanto di competenza, per garantire la proroga annuale delle concessioni sportive;

          ad adottare iniziative normative per introdurre deroghe alle norme urbanistiche e al codice degli appalti in materia di potenziamento e di miglioramento per gli impianti;

          ad adottare iniziative per garantire lo sgravio fiscale dei costi di sanificazione e di adeguamento delle strutture;

          ad adottare iniziative per l'estensione dei voucher introdotti dal decreto «Cura Italia» alle attività sportive, per garantire imprese e utenti già sottoscrittori di un abbonamento;

          ad adottare iniziative per il riconoscimento di un'indennità di 600 euro ai collaboratori sportivi fino all'apertura completa degli impianti;

          ad introdurre un esonero contributivo per un periodo quinquennale in caso di assunzioni di personale all'interno delle associazioni sportive dilettantistiche a tempo indeterminato;

          a introdurre meccanismi di detrazione fiscale per lo svolgimento di attività sportive a 100 per cento con una platea universale;

          ad adottare iniziative normative per la concessione della garanzia di ultima istanza dello Stato sul fondo di garanzia per l'impiantistica sportiva di cui all'articolo 90, comma 12, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 e in particolare sul relativo comparto per operazioni di liquidità di cui all'articolo 14, comma 1, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23;

          ad adottare iniziative normative volte a introdurre la possibilità di cedere i crediti di imposta vantati nei confronti dello Stato in favore di intermediari finanziari;

          ad adottare iniziative normative per l'introduzione della definizione delle limitazioni per la diffusione del COVID-19 come causa di forza maggiore per ogni inadempimento economico degli operatori del settore;

          ad adottare iniziative normative per l'introduzione di un credito d'imposta sulle sponsorizzazioni sportive pari al 100 per cento dell'importo;

          ad adottare ogni iniziativa possibile per la sottoscrizione di un protocollo d'intesa igienico-sanitario fra le principali categorie dell'impiantistica sportiva, il Ministero della salute e l'Istituto superiore di sanità;

          al fine di rendere omogenee le politiche pubbliche di contrasto agli effetti economici dell'emergenza sanitaria, anche al fine di programmare la cosiddetta «Fase 2», a coinvolgere, in una sede istituzionalizzata, i rappresentanti delle principali categorie delle associazioni sportive dilettantistiche, degli enti di promozione sportiva, dell'impiantistica sportiva, delle società sportive, assieme a personale tecnico-scientifico e rappresentanti dei gruppi di lavoro del Governo.
(7-00457) «Mollicone, Frassinetti».


      La VII Commissione,

          premesso che:

              teatri, musei, cinema, festival, fiere e altri luoghi della cultura sono stati i primi a essere chiusi per fronteggiare l'emergenza sanitaria e rischiano adesso di essere tra gli ultimi a venire riaperti;

              la cultura è un bene essenziale e primario e l'accesso alla cultura va considerato, nei rapporti tra Stato e cittadini, alla stregua della sicurezza fisica o della disponibilità di cure mediche, cibo e acqua potabile;

              il settore culturale contribuisce in maniera significativa alla ricchezza dell'Italia, attraverso le più diverse realtà del terzo settore, imprese culturali e creative – di cui molte innovative – e tantissimi lavoratori autonomi di elevata competenza, mediamente più fragili e vulnerabili rispetto ad altri comparti più strutturati, e più esposti a cambiamenti di contesto e incertezza professionale;

              la partecipazione culturale non è intrattenimento o manifestazione di status, ma rappresenta un'infrastruttura democratica immateriale essenziale al processo ri-costituente dell'intero Paese;

              senza investire in partecipazione culturale diffusa, per adesso in maniera ancora solo digitale, poi anche progressivamente fisica e integrata online-offline, è impensabile dare al Paese una prospettiva di uscita e ripresa dalla pandemia che assicuri progresso civile, economico e sociale;

              esiste un'infrastruttura culturale di prossimità, di luoghi da cui poter ripartire prendendosi cura dei cittadini: spazi dove si sperimentano già nuovi modi di produrre welfare generativo, fare cultura e partecipare al rinnovamento di un patrimonio culturale materiale ed immateriale in continua trasformazione;

              gli interventi pubblici devono sempre tenere insieme alfabetizzazione generale, media literacy e misure a sostegno dell'inclusione digitale. In questo senso, la presenza pubblica deve essere rinnovata e rafforzata per raggiungere le aree più isolate o a più alto tasso di disagio economico e sociale, per favorire la formazione e l'autodeterminazione dei cittadini che vivono nelle porzioni di territorio a più alto rischio marginalizzazione;

              molte attività di formazione professionale legate alla cultura non possono essere erogate se non per minima parte da remoto e digitalmente, poiché richiedono presenza in loco e attività laboratoriali, e non ha senso assimilare questo tipo di formazione a quella della scuola,

impegna il Governo:

          a considerare nei suoi diversi provvedimenti la cultura un «servizio universale», definendo standard specifici, mappando le disuguaglianze fra regioni e aree del Paese diverse e puntando a ridurne le distanze, adottando iniziative per sostenere con interventi mirati le attività culturali diffuse sul territorio, che aiuterebbero a controbilanciare il rischio concreto della crescente segregazione culturale in questo momento di emergenza, e faciliterebbero, non solo in questa fase, percorsi di inclusione sociale dei residenti in aree periferiche o dei cittadini non integrati, aumentando così la possibilità di fruizione del diritto alla cultura di tutti i cittadini e contribuendo anche alla crescita generale della produttività e della propensione all'innovazione del Paese, nonché al rilancio di un turismo sostenibile;

          a favorire e incentivare l'adeguamento tecnologico e sanitario degli spazi culturali, in modo da poter avere gli strumenti capaci di facilitarne la produzione e il consumo, anche in presenza di restrizioni e vincoli, dei prodotti culturali, tenendo conto, in particolare, che è cruciale la riapertura degli spazi ai lavoratori della cultura e dello spettacolo, che potrebbero tornare a produrre in condizioni di sicurezza e immaginare nuove forme di gestione del pubblico e distribuzione del prodotto artistico;

          ad adottare iniziative per incentivare e investire nella produzione di contenuti ed esperienze di nuova generazione mediati dalle tecnologie, quali ad esempio la realtà virtuale, aumentata e mista, facendo sì che le risorse messe a disposizione siano destinate anzitutto ai contesti dell'educazione informale e alla valorizzazione del patrimonio culturale, in particolare quello archeologico o a carattere storico;

          ad adottare iniziative per destinare risorse specifiche ai centri culturali multidisciplinari e multifunzionali che fungono da presidi culturali e civici sul territorio e sono diffusi in tutta Italia come infrastruttura culturale di prossimità, tenendo conto che si tratta di spazi ibridi che sono aperti anche all'uso spontaneo e informale da parte dei cittadini e che ricadono fuori dal sostegno del Fondo unico per lo spettacolo (Fus) o di altri finanziamenti pubblici;

          a promuovere e sostenere la nascita di imprese culturali e creative per sviluppare nuovi strumenti o soluzioni radicali a sostegno di un cambio di paradigma nell'ambito dell'innovazione complessiva del settore culturale, a maggior ragione in questa fase e nei mesi e anni a venire in cui servirà ripensare il modello economico e socio-culturale;

          ad adottare iniziative per introdurre misure di sostegno, perché l'offerta culturale si possa localizzare in modo diffuso negli spazi urbani e nel territorio, facilitando sinergie e forma di collaborazione con altre istituzioni pubbliche, aziende e spazi di socialità, predisponendo un sistema di garanzie e incoraggiando l'integrazione tra l'offerta culturale analogica e le sue riproduzioni digitali;

          ad autorizzare subito la ripresa in presenza, nel rispetto di tutte le misure di distanziamento e sicurezza necessarie, delle attività di formazione professionale per tutti i mestieri della cultura che prevedono una percentuale significativa di attività laboratoriali.
(7-00458) «Fusacchia».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 marzo 2020 indica i criteri di formazione e di riparto del Fondo di solidarietà comunale 2020;

          i comuni italiani hanno emanato ordinanze con criteri di distribuzione dei fondi non omogenei che escludono categorie intere di cittadini a partire dalla residenza anagrafica, con conseguente esclusione dal beneficio dei soggetti senza fissa dimora che sono anch'essi in condizione di particolare bisogno o dei richiedenti asilo che, in conseguenza dell'entrata in vigore del primo «decreto sicurezza», non vengono iscritti all'anagrafe dalla maggior parte dei comuni, pur avendo comunque diritto, ai sensi dell'articolo 13 del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, ad accedere ai servizi erogati sul territorio, nonché delle persone temporaneamente presenti nei territori comunali a seguito dell'impossibilità a lasciare i territori e dei cittadini stranieri non appartenenti all'Unione europea privi di un titolo di soggiorno in corso di validità, che in questa particolare situazione non hanno alcuna possibilità di lasciare il nostro Paese, stante il blocco della mobilità internazionale e l'indisponibilità dei Paesi di origine a riammetterli nel territorio. Persone «irregolari», ma di fatto costrette a restare nel nostro Paese, i quali, a causa dell'emergenza, hanno dovuto abbandonare i loro precari lavori, subendo le conseguenze più immediate e pesanti del blocco;

          a questi criteri nelle ordinanze sindacali se ne sono aggiunti molti altri che comprendono le più svariate richieste, dal contratto di possesso o di affitto dell'abitazione all'autocertificazione penale;

          moltissime ordinanze, a giudizio dell'interpellante, violano le «Linee guida in materia di interventi di solidarietà alimentare in esecuzione all'ordinanza n. 658 del 29 marzo 2020 della protezione civile» della Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per le pari opportunità;

          il quotidiano La provincia di Lecco in data 5 aprile 2020 in un articolo segnalava che l'amministrazione di Dervio (LC), nella delibera di indicazione dei criteri di distribuzione dei contributi previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 marzo 2020, ha escluso chi ha commesso alcune tipologie di reato ed è ai domiciliari e i suoi familiari. Allo scopo ha inserito nell'autocertificazione una voce apposita: «nel nucleo famigliare non vi sono persone condannate, con sentenza passata in giudicato, per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti, per associazione mafiosa e per reati in materia di evasione fiscale», annunciando anche controlli di verifica nel casellario giudiziario;

          tale decisione è, secondo l'interpellante, assolutamente incostituzionale e travalica i poteri dell'amministrazione comunale, oltre a violare le disposizioni governative contenute nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri citato e la sentenza della Corte di giustizia del 14 aprile 2005, causa C-157/2003 che, di fatto, impedisce alle amministrazioni di chiedere dei documenti aggiuntivi rispetto quelli previsti dalla normativa;

          in data 6 aprile 2020 l'associazione Certi diritti segnalava al prefetto di Lecco via pec tale situazione chiedendo un intervento immediato, a quanto consta all'interpellante, senza ricevere alcun riscontro;

          trattandosi di un intervento emergenziale volto a rispondere alle difficoltà contingenti derivanti dalla pandemia, esso deve inevitabilmente essere rivolto a tutti coloro che abbiano subito gli effetti della stessa, indipendentemente dalla nazionalità e dal titolo di soggiorno o dalla residenza anagrafica: la stessa ordinanza citata fa riferimento alla «solidarietà alimentare», evidenziando quindi la connessione con esigenze minime di sopravvivenza che attengono ai diritti fondamentali della persona e che pertanto, nel caso di persone migranti, rientrano nella previsione di cui all'articolo 2, comma 1, del Testo unico sull'immigrazione a norma del quale «allo straniero comunque presente alla frontiera o nel territorio dello Stato sono riconosciuti i diritti fondamentali della persona umana» –:

          quali siano le iniziative di competenza che il Governo intende assumere per ovviare alla disparità di trattamento tra cittadini italiani e non e tra gli stessi cittadini italiani in situazioni di grande vulnerabilità e difficoltà economiche determinate da ordinanze comunali che, ad avviso dell'interpellante, si pongono in contrasto con gli obiettivi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 marzo 2020;

          se e quali iniziative di competenza intenda adottare per salvaguardare i principi cardine del nostro ordinamento, oltre che esigenze minime di equità e ragionevolezza, anche valutando la sussistenza dei presupposti per il ricorso ai poteri di cui all'articolo 138 del TUEL.
(2-00759) «Magi».


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

          con ordinanza 10/2020 del 16 aprile 2020 il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri ha disposto la stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d'uso sul software di contact tracing denominato «Immuni» e di appalto di servizio gratuito con la Bending Spoons spa;

          il sistema di tracciamento digitale sarà utile per contenere e contrastare l'emergenza epidemiologica COVID-19, perché «può aiutare a identificare individui potenzialmente infetti prima che emergano sintomi e, se condotto in modo sufficientemente rapido, può impedire la trasmissione successiva dai casi secondari», a quanto si legge sull'ordinanza;

          la decisione di adottare un sistema di tracciamento digitale segue le esperienze internazionali dove esso è stato decisivo per il contenimento del contagio come la Corea del Sud, Taiwan e Singapore, con strumenti, modalità ed effetti diversi;

          va, comunque, considerata la specificità culturale, sociale, giuridica, economica, il tasso di innovazione digitale e la diversità nella situazione epidemiologica di ogni singola nazione presa a modello;

          il diritto alla libertà di movimento è un diritto costituzionalmente garantito e il diritto alla protezione dei dati personali è un diritto fondamentale dell'individuo ai sensi della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, oltre che dalla principale legislazione nazionale e internazionale;

          i criteri di necessità, proporzionalità e minimizzazione rimarcati dalla giurisprudenza nazionale europea indicano, quindi, l'esigenza di contenere tali limitazioni della privacy nella misura strettamente necessaria a perseguire fini rilevanti, con il minor sacrificio possibile per gli interessati. Per questo, il Garante per la protezione dei dati personali, nel corso di un'audizione parlamentare, ha rimarcato la necessità di una norma di rango primario;

          il rischio dell'adozione dell'app non tenendo conto dei criteri di necessità, proporzionalità e minimizzazione, come sollevato dal Garante per la protezione dei dati personali, «è quello dello scivolamento inconsapevole dal modello coreano a quello cinese, scambiando la rinuncia a ogni libertà per l'efficienza e la delega cieca all'algoritmo per la soluzione salvifica»;

          il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione e il Ministro della salute, congiuntamente all'Istituto superiore di sanità, hanno indetto una call, aperta il 24 e chiusa il 26 marzo, per «il tracciamento continuo, l'alerting e il controllo tempestivo del livello di esposizione al rischio»;

          il software pervenuto è tra quelli selezionati dagli esperti della task force istituita dal Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione in accordo con il Ministero della salute, e quello ritenuto alla fine più idoneo; non sono state rese note, ad oggi, le valutazioni e le modalità di lavoro della task force relativamente all'aggiudicazione;

          va rilevato che la Bending Spoons fa parte di un consorzio privato (PEPP-PT), con sede in Svizzera, nel quale spicca la presenza di varie università tedesche, ad esempio, ma non di analoghe istituzioni italiane. A suo supporto opera la svizzera Fondazione Botnar, aderente a una rete denominata swissfoundations, a sua volta vigilata dal dipartimento degli interni della Repubblica Elvetica;

          peraltro la Botnar, proprio nelle ultime settimane, ha commissionato alla Scuola politecnica federale di Losanna (Epfl), con una donazione di 5 milioni di franchi svizzeri, il compito di mettere a punto un software per il contact tracing anti COVID; quindi la suddetta Scuola politecnica ha stabilito la collaborazione con il consorzio PEPP-PT valutando, secondo notizie di stampa di fine marzo, l'interesse di diverse nazioni, tra cui l'Italia, alla acquisizione dei risultati dell'attività di allestimento della tecnologia più adeguata;

          a luglio 2019 nell'azienda sono entrati con il 5,7 per cento tre società, fra cui Nuo Capital, holding di investimenti dalla famiglia Pao Cheng di Hong Kong;

          la procedura di aggiudicazione è stata svolta a norma dei poteri straordinari ex articolo 122 del decreto 17 marzo 2020, n. 18, in deroga alle principali norme in materia di appalti pubblici e di sicurezza nazionale cibernetica e non tenendo conto della raccomandazione 2019/534 della Commissione europea sulla cybersicurezza delle reti 5G;

          nell'ordinanza non sono indicati i soggetti che andranno ad occuparsi della gestione del software e della sua manutenzione, la loro ubicazione, l'ente ministeriale competente, le misure emergenziali di carattere tecnologico e logistico per il ripristino in caso di problematiche (disaster recovery), le modalità e i tempi di conservazione dei dati (data retention) e la politica di cancellazione dei dati personali raccolti;

          il codice sorgente dell'applicazione non è «aperto», esigenza necessaria per scoprire eventuali vulnerabilità, possibilità di integrazione e trasparenza;

          non è chiaro come mai siano state utilizzate le interfacce di programmazione delle applicazioni (API) di Google e Apple;

          non è chiaro ad oggi quale sistema sarà introdotto per incentivare l'utilizzo dell'applicazione e quali iniziative saranno adottate per le fasce di popolazione a rischio ma a basso tasso di alfabetizzazione tecnologica, come gli anziani, difficilmente in possesso di uno smartphone o altro dispositivo –:

          se il Governo non ritenga necessaria e urgente l'adozione di iniziative normative di rango primario, al fine di tutelare i diritti fondamentali degli utenti;

          se non ritengano necessario rendere pubbliche le valutazioni della task force dati e del Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione;

          quale criterio sia stato seguito per l'aggiudicazione e se la sicurezza e affidabilità del contraente sia stata presa in considerazione, mettendo a disposizione i verbali di aggiudicazione;

          quali iniziative intendano adottare per garantire la protezione dei dati personali degli utenti coinvolti e la loro completa anonimizzazione (ovvero pseudonimizzazione) e se non ritengano necessario chiarire le modalità e i tempi di conservazione dei dati (data retention) e la politica di cancellazione dei dati personali raccolti;

          quali iniziative intendano adottare al fine di incentivare l'attivazione dell'app, anche per chi non possiede un dispositivo mobile;

          quali soggetti saranno coinvolti nei processi ordinari di gestione e manutenzione dell'applicazione;

          se non ritengano urgente chiarire la composizione societaria delle società coinvolte nel progetto «Immuni», in particolare in relazione alla presenza di capitali esteri.
(2-00763) «Mollicone».


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

          è in corso una campagna mediatica su televisione («Sapiens» di Mario Tozzi; «Indovina chi viene a cena», di Sabrina Giannini; «Report» di Sigfrido Ranucci), stampa e web (basta digitare: «coronavirus allevamenti») nella quale il sistema zootecnico è additato tra i maggiori responsabili dell'inquinamento atmosferico, fino a ipotizzare una associazione fra diffusione delle pandemie, allevamenti intensivi e consumo di carne;

          poiché non è plausibile un legame tra il modello di sviluppo italiano e l'insorgenza di talune emergenze sanitarie, non sono accettabili, ad avviso degli interpellanti, né le conclusioni estrapolate da studi del tutto parziali, né l'utilizzo del sistema dei media per diffondere lo sconcerto nel pubblico, peraltro utilizzando interviste, filmati e foto degli allevamenti italiani;

          i dati certi a disposizione dimostrano che:

              a) le pandemie di origine zoonotica sono trasmesse soprattutto da animali selvatici;

              b) tali pandemie si sviluppano in aree di promiscuità uomo animale e di scarsa igiene, cioè l'esatto contrario degli iper-controllati allevamenti italiani;

              c) le più catastrofiche pandemie si sono sviluppate in epoche premoderne, ritenute astrattamente, dai fautori della decrescita felice, periodi in cui sussisteva un corretto equilibrio tra uomo e natura;

              d) l'agricoltura e l'allevamento moderni sono attività essenziali per l'alimentazione umana. Ma sono anche tradizioni millenarie caratterizzate da elevata circolarità;

              e) la zootecnia nazionale sta facendo ogni possibile sforzo, in linea con le prescrizioni comunitarie, in favore del benessere animale e per ricondurre il sistema nell'ambito dell'economia circolare, mediante riduzione dei gas serra prodotti, riutilizzo dei sottoprodotti e valorizzazione dei principali inquinanti che derivano da tale attività, cioè le deiezioni animali. L'Italia è il quarto produttore mondiale di biogas con 2.000 impianti di cui il 77 per cento con residui di origine agricole;

              f) in merito all'inquinamento, secondo i dati dell'Ispra, in Italia l'agricoltura rappresenta il 7,2 per cento di tutte le emissioni di gas serra a livello nazionale, con 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (di cui l'80 per cento di fonte zootecnica) contro i 76 milioni di tonnellate della Francia, i 66 della Germania, i 41 milioni del Regno Unito e i 39 milioni della Spagna. Per quanto riguarda le emissioni di polveri sottili, solo l'11,8 per cento proviene dall'assieme di agricoltura e allevamento;

          la campagna mediatica, rispetto alla quale, in particolare sul mezzo televisivo, non è stato garantito, ad avviso degli interpellanti, un adeguato diritto di replica, ha allarmato la filiera zootecnica nazionale per l'inaccettabile impostazione culturale: oltre a spaventare i cittadini, si accrescono sospetti e paure verso il modello alimentare italiano, screditando ingiustamente gli operatori del settore;

          il settore agro-alimentare italiano, in particolare quello legato alla zootecnia, sta compiendo un enorme sforzo per garantire che nei negozi e supermercati si possano trovare alimenti e prodotti sicuri e di qualità. E questo in una fase in cui il comparto zootecnico soffre di una contrazione di un volume d'affari di almeno il 20 per cento e di un aumento dei costi per l'alimentazione animale del 5 per cento;

          gli oltre 250.000 lavoratori addetti al mondo delle produzioni zootecniche e le 270.000 aziende agricole e di trasformazione, che generano un fatturato per il nostro Paese di oltre 40 miliardi di euro, operano con responsabilità e sono, per legge e per vocazione, al servizio dei consumatori, per garantire l'approvvigionamento di beni alimentari primari in totale sicurezza –:

          se il Governo non intenda, nell'ambito delle misure volte alla tutela del made in Italy e della filiera agroalimentare italiana, farsi promotore di una iniziativa sui principali media a sostegno del settore zootecnico e del food italiano, eccellenze del nostro Paese riconosciute nel mondo, tesa anche a rilevare e puntualizzare quanto erroneamente sostenuto – a parere degli interpellanti, come illustrato in premessa – da campagne mediatiche imprecise che potrebbero minare e distruggere con danni irreparabili, non solo d'immagine, un settore fondamentale del made in Italy.
(2-00765) «Fiorini, Nevi, Spena, Anna Lisa Baroni, Perego Di Cremnago».

Interrogazione a risposta orale:


      BOLDRINI, BRUNO BOSSIO, FRATE, CENNI, DE LORENZO, MURONI, CASA, GIANNONE, BENEDETTI, LORENZIN, MURA, ELISA TRIPODI, BOLOGNA, GRIBAUDO, SERRACCHIANI, BERLINGHIERI, SCHIRÒ, NOJA, PEZZOPANE, SPADONI, ANNIBALI, ASCARI, CARNEVALI, CARLA CANTONE, NARDI, DI GIORGI, EHM, GIORDANO, SARLI, D'ARRANDO, CIAMPI, OCCHIONERO, EMANUELA ROSSINI, BRAGA, LA MARCA, PRESTIPINO, VILLANI, PAPIRO, QUARTAPELLE PROCOPIO, MARTINCIGLIO, BONOMO, ROTTA e MADIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

          la condizione femminile nel nostro Paese continua a destare viva preoccupazione, lontani come siamo dal raggiungimento del quinto dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Onu che l'Italia deve centrare entro il 2030: quello della parità di genere e dell'empowerment di donne e ragazze;

          la violenza e i femminicidi rimangono una piaga sociale diffusa, così come resta problematico il tema della salute sessuale e riproduttiva: i servizi per assicurare l'interruzione volontaria di gravidanza, prevista dalla legge n. 194 del 1978, sono carenti per via dell'alto numero di obiettori di coscienza tra il personale medico e paramedico. In Italia, poi, lavora solo il 50 per cento delle donne, contro una media europea del 62, percentuale che scende drammaticamente fino al 29 per cento al Sud. Inoltre, a parità di mansioni, spesso le donne guadagnano meno degli uomini;

          il 2 marzo 2020 una delegazione di deputate dell'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità ha incontrato, alla presenza della Ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per spronare il Governo a mettere in atto politiche capaci di sostenere l'evoluzione sociale di questo Paese – che passa attraverso il peso dato alle donne – e per confrontarsi su un'azione integrata che dia nuovo slancio alla lotta contro ogni forma di discriminazione di genere;

          durante l'incontro è stato posto il problema della sottorappresentazione delle donne nei ruoli di vertice. Se la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate è garantita dalla legge «Golfo-Mosca», non si può dire altrettanto per le posizioni di amministratore delegato di nomina governativa, che continuano a essere appannaggio esclusivo degli uomini e dunque non sono rappresentative dell'intera platea professionale di cui le donne fanno parte a pieno titolo; alla luce di quanto emerso sulle nomine per le aziende partecipate – così come sulle composizioni delle varie task force, cabine di regia e gruppi di esperti per l'emergenza Covid – si prende atto di una realtà che, nonostante le sollecitazioni di parlamentari e di tanta parte della società, continua a sottovalutare gravemente le competenze delle donne. Figure femminili di valore sono state indicate come presidenti e componenti di consigli di amministrazione, ma i nomi proposti per i ruoli di amministratore delegato sono soltanto di uomini, il che ha fatto parlare della riproposizione del classico pinkwashing, una pratica purtroppo diffusa che serve a mantenere indisturbati gli assetti di potere declinati esclusivamente al maschile;

          la stessa situazione si è riproposta nella composizione del Comitato di esperti per la «Fase 2», nel quale vi sono solo 4 donne su 17 componenti; nonché del Comitato tecnico-scientifico della Protezione civile, che è composto da 20 uomini su 20;

          è dunque evidente che, malgrado quanto sollecitato dall'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità, oltre che dalla società civile, e nonostante quanto prescritto dalla Costituzione agli articoli 3 e 51, si continua a privilegiare la promozione pressoché assoluta degli uomini in ogni campo della società e in generale in tutti quei luoghi dove si prendono decisioni, come se non ci fossero donne competenti e preparate. Sottovalutare questa realtà, da parte delle istituzioni e delle forze politiche, reca un danno all'intero Paese –:

          quali impegni intenda assumere per integrare con la presenza di figure femminili esperte nei vari ambiti la composizione degli organismi di consulenza già costituiti nel contrasto al Covid-19 e per valorizzare, nelle prossime decisioni che sarà chiamato a prendere in tema di nomine per le aziende partecipate e per altri incarichi di responsabilità, i talenti e le competenze di cui le donne italiane sono portatrici.
(3-01492)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GEMMATO, CIRIELLI, LOLLOBRIGIDA, BUCALO, CAIATA, DEIDDA, FERRO, GALANTINO, LUCASELLI, VARCHI e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto si evince da organi di stampa, risulterebbe essere stata diffusa una bozza di documento denominato «L'Italia e la risposta al COVID-19» elaborato ad aprile 2020 dal dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri, all'interno della quale sembrerebbero sussistere alcune proposte emendative volte a modificare la normativa vigente in materia di destinazione di risorse economiche alle regioni del Sud Italia;

          in particolare, le proposte sembrerebbero essere due, ovvero:

              a) proposta di emendamento per modificare la chiave di riparto delle risorse del Fondo sviluppo e coesione (ciclo di programmazione 2014-2020), come stabilita dall'articolo 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;

              b) proposta di emendamento per sospendere la clausola di riequilibrio territoriale nella destinazione alle regioni del Mezzogiorno degli stanziamenti in conto capitale delle Amministrazioni centrali (decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, articolo 7-bis, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18);

          con riferimento alla proposta di cui alla lettera a) si osserva che l'intento sembrerebbe essere quello di modificare la chiave di riparto delle risorse del Fondo sviluppo e coesione, che attualmente destina l'80 per cento alle regioni del Mezzogiorno e il 20 per cento alle regioni del Centro-nord, anche se l'emendamento non riporta la percentuale rimodulata probabilmente rimandando tale definizione a seguito di prossima interlocuzione con regioni ed enti locali coinvolti. Si osserva inoltre che il vincolo di destinazione territoriale delle risorse, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, ha quale fonte di origine l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione laddove si prevede che, per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale e per rimuovere gli squilibri economici e sociali, lo Stato destina risorse aggiuntive e nello specifico il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) che, congiuntamente ai fondi strutturali europei, rappresenta lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali;

          con riferimento alla proposta di cui alla lettera b) si osserva che il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno» – convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18 – ha introdotto, all'articolo 7-bis, un principio di riequilibrio territoriale riferito agli stanziamenti in conto capitale delle amministrazioni centrali, nella percentuale del 34 per cento. Tale articolo persegue la finalità di favorire il riequilibrio territoriale tra le diverse zone del Paese, prevedendo che le risorse aggiuntive per la politica di coesione siano assegnate anche secondo le differenzialità presenti nei territori del Mezzogiorno. Si osserva, quindi, che, a seguito dell'esplosione della crisi sanitaria e delle sue conseguenze economiche nel Paese, sembra considerarsi necessario operare una sospensione del criterio di riparto delle risorse dei programmi di spesa in conto capitale finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti, consentendo all'autorità politica la valutazione delle zone ove concentrare la maggior quantità di risorse per investimenti in considerazione del mutato scenario sociale e produttivo –:

          se la bozza di documento citato in premessa sia da considerarsi atto ufficiale del dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri e se le proposte corrispondano alla reale intenzione del Governo e, in caso affermativo:

              a) se il Governo non intenda chiarire quali siano le percentuali di riparto rimodulate e riferite alla proposta di cui alla lettera a) e relative alle risorse del Fondo sviluppo e coesione (ciclo di programmazione 2014-2020) e, con riferimento alla proposta di cui alla lettera b), se realmente intenda adottare iniziative per sospendere l'applicazione della disposizione dell'articolo 7-bis del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, e quali siano le zone ove intenda concentrare la maggior quantità di risorse per investimenti e con quale percentuale;

              b) quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di assicurare un congruo e adeguato riparto di risorse in favore delle regioni del Sud Italia, affinché si possa garantire sempre e comunque il riequilibrio territoriale tra le diverse zone del Paese nonché lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali del Paese, così come disposto dall'articolo 119 della Costituzione della Repubblica italiana.
(5-03872)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DEIDDA, ROTELLI, LUCA DE CARLO, RIZZETTO, GALANTINO, TRANCASSINI, GEMMATO, LUCASELLI e BUCALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 87 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure straordinarie in materia di lavoro agile e di esenzione dal servizio e di procedure concorsuali, ha previsto la sospensione di quasi tutte le procedure concorsuali per l'accesso al pubblico impiego;

          l'articolo 103 del medesimo decreto-legge, ha previsto, altresì, la sospensione di tutti i termini ordinatori o perentori, propedeutici, endoprocedimentali, finali ed esecutivi, relativi allo svolgimento di tutti i procedimenti amministrativi avviati sia su istanza di parte che d'ufficio;

          per effetto del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26 – il quale, com'è noto, ha introdotto nuove disposizioni per accedere alla pensione anticipata, vale a dire la cosiddetta «quota cento» – un significativo numero di dipendenti pubblici è stato collocato in quiescenza, con serie ripercussioni per tutte le amministrazioni pubbliche e, in particolare, per quelle dei piccoli comuni, già precedentemente dotate di un numero esiguo di risorse umane;

          la suindicata criticità avrebbe dovuto essere compensata con l'avvio delle necessarie procedure concorsuali, le quali, però, come si è già accennato, allo stato, risultano sospese;

          appare urgente intervenire al fine di consentire l'espletamento delle procedure concorsuali, quantomeno dei comuni, al fine di garantire l'adeguato svolgimento delle funzioni amministrative – peraltro, ad oggi, notevolmente incrementate anche in ragione dell'emergenza sanitaria e sociale in atto – se del caso, con alcuni interventi normativi che rendano più snella l'intera procedura, complessivamente considerata;

          in particolare, appare necessario confermare la possibilità, per le citate amministrazioni, anche nella presente fase emergenziale, di far uso, immediatamente, delle graduatorie validamente approvate da altri enti, nonché di avviare o proseguire, le obbligatorie procedure di mobilità previste dalla normativa vigente –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire l'espletamento delle procedure concorsuali in esame, quantomeno con riferimento ai comuni, se del caso prevedendo interventi normativi che rendano più snella l'intera procedura complessivamente considerata, in particolare, confermando la possibilità che, pure nella presente fase emergenziale, le amministrazioni interessate possano: a) far uso, immediatamente, delle graduatorie validamente approvate da altri enti; b) avviare o proseguire, le obbligatorie procedure di mobilità previste dalla normativa vigente.
(4-05375)


      LORENZO FONTANA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          l'Unione europea è dotata di un Meccanismo di protezione civile (Upcm) che si può attivare quando un'emergenza diventa insostenibile da gestire per un solo Governo;

          di tale Meccanismo fanno parte gli Stati membri dell'Unione e altri 6 Paesi (Islanda, Norvegia, Serbia, Macedonia del Nord, Montenegro e Turchia); la Commissione europea utilizza questo strumento quando necessita di coordinare la risposta a calamità e disastri, peraltro contribuendo per almeno il 75 per cento ai costi di trasporto e logistica;

          durante l'emergenza causata dalla pandemia da Covid-19, l'Upcm ha organizzato il rimpatrio di cittadini europei, e non solo, da tutto il mondo, coordinandosi con le autorità nazionali e i consolati;

          dall'inizio dell'epidemia più di 250 mila persone sono state rimpatriate in Europa dai singoli Stati, mentre l'Upcm ha facilitato il ritorno di più di 52 mila cittadini europei da tutto il mondo;

          tale Meccanismo non è automatico, ma va attivato dai singoli Governi: a titolo esemplificativo, al 24 aprile 2020, il Governo tedesco lo ha attivato 146 volte, mentre quello italiano 1, nello specifico per un volo dal Giappone il 21 febbraio 2020, al fine di rimpatriare 19 italiani, ai quali si sono aggiunti 17 cittadini europei e uno extra europeo;

          al 24 aprile 2020, gli italiani tornati in patria grazie a questo meccanismo sono stati 1.023 contro i 30.695 cittadini tedeschi –:

          se il Governo intenda attivare in modo più efficace tale Meccanismo, affinché l'Italia, contributore netto dell'Unione europea, possa avvalersene al fine di rimpatriare i propri cittadini, senza che questi, vittime di circostanze da loro non certo create, debbano sostenere i costi del viaggio.
(4-05376)


      MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          il commercio al dettaglio ambulante è una categoria che in Italia impiega 168 mila lavoratori e 148 mila imprese in oltre 5.500 mercati non solo di prodotti ortofrutticoli e alimentari ma anche di tutti gli altri settori: biancheria, abbigliamento, casa e altro, attività svolte maggiormente nei mercati rionali, comunali ed extracomunali;

          risulta essere una tipologia di commercio che non può essere esclusa, visto che impiega un elevato numero di persone che al momento non ha ricevuto sostegno economico e le indicazioni per poter riavviare le attività sono assenti o incomplete. È doveroso sostenere le attività degli ambulanti che rappresentano un servizio insostituibile per le comunità locali ma anche un forte legame con le tradizioni e l'identità di ogni regione;

          attualmente non risulta dai vari decreti predisposti che il settore sia inserito in nessuna previsione temporale di riapertura –:

          se, nell'ambito della stesura del prossimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, non si intenda inserire negli allegati i codici Ateco relativi alle attività mercatali nel loro insieme.
(4-05378)


      OSNATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          sulla stampa e su numerosi siti di informazione sono state pubblicate notizie circa l'interesse di gruppi bancari stranieri all'acquisizione di partecipazioni in Ubi Banca anche attraverso offerte di acquisto o di scambio in contrasto con l'offerta pubblica di scambio formulata da Intesa Sanpaolo che verrà sottoposta all'assemblea degli azionisti il 27 aprile 2020;

          pur non essendovi, allo stato, conferme ufficiali, tali notizie non sembrano del tutto infondate e occorre pertanto assicurare una corretta informazione al mercato, garantendo la piena trasparenza delle operazioni finanziarie in materia;

          è infatti indispensabile evitare ogni speculazione e assicurare che non si determinano turbamenti alle ordinarie dinamiche di formazione del consenso o del dissenso sull'operazione liberamente e correttamente proposta dal gruppo Intesa Sanpaolo;

          si sottolinea, al riguardo, che, nel periodo di valutazione delle offerte di scambio o di acquisto e fino alla conclusione delle stesse, le autorità preposte e, in considerazione dell'importanza dell'operazione, anche il Governo nell'ambito delle sue responsabilità e dei suoi poteri di intervento, devono garantire la veridicità delle informazioni a tutti gli operatori nel mercato e l'assenza di ogni turbativa, comunque posta in essere, alle libere scelte degli azionisti –:

          se si intenda fornire ogni utile notizia di cui dispone il Governo sull'intenzione da parte di gruppi bancari o operatori finanziari stranieri o italiani di procedere ad operazioni di acquisto di partecipazioni in Ubi Banca, anche con la formulazione di offerte di acquisto o di scambio;

          se si intenda assicurare nel modo più rigoroso l'esercizio dei poteri di competenza del Governo al fine di garantire una trasparente informazione al mercato;

          se si intendano attivare, in presenza di iniziative di gruppi bancari e finanziari stranieri, gli interventi previsti dalla nuova normativa sull'utilizzo del golden power, che ne ha esteso l'applicabilità anche ai settori bancario, finanziario e assicurativo, tenuto conto dell'essenziale importanza degli stessi per l'economia e lo sviluppo dell'Italia.
(4-05383)


      VINCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          a seguito dell'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 con cui sono state estese su tutto il territorio nazionale le misure di limitazione degli spostamenti già in essere su alcuni territori nazionali e si è proceduto a disporre la chiusura di numerose categorie di attività produttive, molte compagnie aeree prima e la totalità degli Stati esteri poi hanno chiuso i collegamenti con l'Italia;

          da tale momento molti connazionali che si trovavano all'estero non hanno più potuto fare rientro nelle loro residenze italiane anche se le compagnie aeree hanno indicato di prenotare viaggi di ritorno poi cancellati e senza restituzione delle somme versate;

          altri Stati dell'Unione europea, come la Germania, di fronte a circostanze uguali a quelle dei cittadini italiani bloccati all'estero hanno organizzato viaggi specifici per fare rientrare i loro connazionali in patria, anche attivando il meccanismo europeo per le emergenze, con cui i costi dei viaggi sono stati pagati con risorse comunitarie;

          attualmente vi sono ancora situazioni di espatrio forzato che interessano nostri concittadini bloccati all'estero e impossibilitati a rientrare in Italia per mancanza di collegamenti;

          è il caso di oltre cento italiani bloccati in Messico cui le compagnie aeree da tempo fanno comprare biglietti per voli di ritorno poi puntualmente cancellati. Questi italiani sono ormai allo sbando, abbandonati dalle istituzioni e rimasti senza risorse con alcuna notizia che dica loro quando potranno rientrate in Italia –:

          se siano a conoscenza degli oltre 100 cittadini italiani bloccati in Messico e delle loro angosciose condizioni di vita;

          se non intendano, con assoluta urgenza, attivare voli con costi a carico del Governo o dell'Unione europea per fare rientrare dal Messico in Italia detti italiani.
(4-05388)


      TIRAMANI e RIBOLLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

          con ordinanza n. 11 del 26 aprile 2020 il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid-19 ha stabilito che il prezzo finale di vendita al consumo dei dispositivi di protezione individuale praticato dai rivenditori finali non può essere superiore per ciascuna unità a euro 0,50 al netto dell'imposta sul valore aggiunto;

          i dispositivi di protezione individuale (Dpi) sono strumenti e attrezzature utilizzati nei luoghi di lavoro, destinati a essere indossati e tenuti dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute, e devono essere conformi ai requisiti previsti dalle specifiche tecniche della normativa dell'Unione europea;

          il bisogno di contenimento della diffusione del virus ha reso necessario l'utilizzo di misure di protezione personale non solo per gli operatori sanitari ed il personale pubblico in generale, ma per tutti i cittadini;

          l'emergenza pandemica in essere impone costanti misure volte a sostenere il contrasto e la diffusione dei contagi, nonché necessita di essere adeguatamente supportata e accompagnata con misure che ne riducano i rischi per la salute e la sicurezza con un impiego corretto di dispositivi medici e dispositivi di protezione individuale;

          è necessario assicurare la massima diffusione dei dispositivi di protezione individuale, anche in ragione del prevedibile aumento della domanda di mascherine;

          a seguito della domanda di dispositivi protettivi, molte aziende, anche al fine di approvvigionamento dei propri magazzini, hanno acquistato sul mercato tali beni a un prezzo maggiore rispetto a quello successivamente imposto;

          l'interrogante conviene sul fatto che l'aumento della domanda potrebbe comportare, per le mascherine «chirurgiche», ritenute «beni strumentali utili a fronteggiare l'emergenza» e, quindi, beni di primaria necessità, una lievitazione ingiustificabile dei prezzi al consumo, tale da pregiudicare il più ampio accesso a tale tipologia di dispositivi e, conseguentemente, la piena efficacia delle misure di contrasto programmate;

          ad oggi però queste realtà imprenditoriali si trovano nella situazione di dover immettere sul mercato beni acquistati a un prezzo maggiore rispetto a quello al quale potranno rivenderlo al pubblico con sicure perdite non eventualmente ipotizzabili al momento dell'approvvigionamento dei propri magazzini –:

          se il Governo sia consapevole degli investimenti operati dalle aziende al fine di garantire le dovute forniture dei dispositivi di protezione individuale in mancanza di adeguato sostegno da parte dello Stato e, pertanto, quali iniziative intenda porre in essere per sostenere produzione e importazioni necessarie a garantire adeguati quantitativi di approvvigionamento, anche alla luce degli importanti investimenti effettuati da alcuni imprenditori e, al contempo, conciliare lo stoccaggio di materiale effettuato dalle aziende medesime con la tutela del potere d'acquisto delle famiglie.
(4-05393)


      STEFANI, ANDREUZZA, BAZZARO, BINELLI, COLLA, DARA, GALLI, GUIDESI, LOCATELLI, MURELLI, PATASSINI, PETTAZZI, PIASTRA, SALTAMARTINI, DI MURO, FURGIUELE e RIBOLLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

      i dati delle ultime settimane indicano un trend positivo e che le misure adottate dal Governo e dalle regioni hanno rallentato la diffusione del nuovo coronavirus (Sars-CoV-2);

      i dati della protezione civile degli ultimi giorni parlano di un numero giornaliero di vittime a causa del coronavirus molto inferiore (una media di 350 morti al giorno) rispetto a quello registrato nelle settimane a cavallo tra marzo e aprile 2020 (una media di oltre 700 morti al giorno). Negli ultimi giorni il numero di persone guarite supera di gran lunga quelle delle persone che si ammalano, che comunque risultano in calo rispetto a qualche settimana fa;

      l'articolo 1, comma 3, del decreto del Presidente del Consiglio 11 marzo 2020 ha sospeso alcune attività lavorative inerenti ai servizi alla persona (fra cui parrucchieri, barbieri, estetisti);

      l'articolo 1, comma 1, lettera cc), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 ha confermato la chiusura di parrucchieri, barbieri ed estetisti anche oltre il 4 maggio 2020;

      nella conferenza stampa del 26 aprile 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato la riapertura delle attività inerenti ai servizi alla persona, nello specifico i parrucchieri, i barbieri e gli estetisti, a partire dal 1° giugno 2020;

      la crisi dovuta al coronavirus aveva già compromesso i guadagni dei parrucchieri, barbieri ed estetisti, ancor prima della loro chiusura imposta dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020, e ora confermata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020. A questo poi si deve aggiungere il mancato sostegno economico di questo settore da parte del Governo e il fatto che queste attività fanno spesso ricorso a locali in locazione che sono costretti a pagare anche in questo periodo di chiusura;

      i rappresentanti delle associazioni di categorie dei lavoratori che prestano servizi alla persona hanno lanciato un allarme sulla piaga dell'abusivismo che sta colpendo in particolare questo settore, a causa della chiusura imposta dal Governo, e sui pericoli che tale esercizio abusivo può cagionare ai clienti, in assenza delle prescrizioni igienico-sanitarie previste per l'esercizio di queste specifiche attività –:

      se il Governo non intenda adottare iniziative per combattere l'abusivismo nel settore dei servizi alla persona attraverso maggiori controlli, ma soprattutto intervenendo rispetto alla chiusura dei parrucchieri, barbieri ed estetisti ribadita anche nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, predisponendo una riapertura razionale fin da subito di queste attività in modalità di sicurezza sanitaria e igienica e permettendo l'accesso ai locali solo su prenotazione e a un cliente alla volta o più clienti laddove la metratura del locale consente di mantenere le distanze di sicurezza prescritte.
(4-05404)


      RIPANI e MUGNAI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          le disposizioni restrittive introdotte dai vari provvedimenti adottati dal Governo per fronteggiare l'emergenza sanitaria Covid-19 hanno determinato pesanti ripercussioni negative su molti settori dell'economia italiana senza distinguo, creando una serie automatica e continua di appelli alla riapertura in previsione della «Fase 2»;

          per 7000 autoscuole e agenzie di pratiche auto italiane è vera emergenza: il comparto, che da lavoro a oltre 30 mila persone, tra istruttori di guida, addetti al front-office e insegnati di teoria, è letteralmente in ginocchio e subisce l'incertezza dei tempi per la ripresa delle varie attività didattiche e di disbrigo delle pratiche. Le attività sono sospese dai primi di marzo 2020 e, conseguentemente, sono bloccate tutte le pratiche inerenti al conseguimento delle patenti di guida per migliaia di utenti, nonché al rinnovo per gli autisti professionali della carta di qualificazione del conducente (cqc), documento essenziale per poter circolare. Rinnovo patenti, esami di guida e corsi professionali rientrano, tra l'altro, tra le attività subordinate connesse al settore dell'autotrasporto: la sospensione rischia di provocare anche un rallentamento del trasporto merci nel nostro Paese;

          la sospensione dell'operatività ha generato una crisi del settore determinata, da un lato, dall'assenza di adeguate misure governative per fronteggiare l'emergenza economica, dall'altro, dall'azzeramento degli incassi e dai contestuali pesanti oneri di spese correnti da sostenere legati ad utenze, stipendi e contributi, bolli, assicurazioni, affitti di locali e box;

          come annunciato da Confarca (Confederazione Autoscuole Riunite e Consulenti Automobilistici), il settore con incassi zero si è dovuto «sobbarcare tutti costi fissi di gestione: affitti, rate mutui, finanziamenti, bolli, rimessaggi, assicurazioni, costi tutti evasi regolarmente e seppur ancora il settore sia in attesa della cassa integrazione per i collaboratori. Solo alcuni fortunati hanno beneficiato del bonus dei famigerati seicento euro»;

          il presidente della Confarca, Paolo Colangelo, all'indomani del nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la «fase 2», ha dichiarato: «Siamo stati letteralmente abbandonati come categoria, ci troviamo in una situazione paradossale in cui i titolari delle scuole guida possono aprire al pubblico senza erogare servizi al cittadino, con il rischio di non rientrare nemmeno nell'estensione della cassa integrazione. Il codice Ateco per le autoscuole non è mai stato bloccato, quindi in teoria dal 4 maggio potremmo riaprire, ma il divieto di effettuare formazione, e dunque erogare servizi, non ce lo permette. È un vuoto legislativo che non ci permette di lavorare perché il Governo si è dimenticato di noi»;

          il segretario nazionale di Unasca (Associazione nazionale autoscuole studi consulenza automobilistica), Emilio Patella, ha dichiarato sulla stampa: «Ad oggi nessun titolare ha ancora percepito il bonus di 600 euro e nessun dipendente è stato beneficiato della cassa integrazione. Il pericolo è che si continui a pensare all'istruzione come una attività a rischio contagio e che pertanto anche per le autoscuole si pensi ad una ripresa dopo l'estate. Una scadenza temporale che non ci possiamo permettere. Molti colleghi sono già al limite, anche perché da gennaio alle patenti di categoria B è stata applicata l'iva al 22 per cento e questo ha rallentato la richiesta da parte di molti giovani» –:

          quali iniziative il Governo intenda adottare al fine risolvere le criticità economiche del settore;

          se non intendano adottare iniziative per rivedere l'applicazione dell'iva al 22 per cento sui costi delle lezioni per il conseguimento della patente di categoria B;

          se si intendano adottare iniziative per consentire la ripresa dell'attività didattico-formativa, lo svolgimento dell'esame di teoria per le patenti e quello di guida per le moto, nel massimo rispetto di tutti i protocolli di sicurezza sanitaria.
(4-05407)


      SORTE, BENIGNI, GAGLIARDI, SILLI e PEDRAZZINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la pandemia di Covid-19 in corso sta avendo effetti deleteri sull'economia nazionale, con una riduzione del prodotto interno lordo stimata, secondo gli ultimi dati, attorno all'8 per cento;

          una parte non trascurabile della riduzione del prodotto interno lordo è dovuta alla sospensione di molte attività inerenti ai servizi alla persona, in particolare parrucchieri, barbieri ed estetisti;

          si stima in 1.100 milioni di euro la perdita di ricavi in tale settore;

          le attività da ultimo citate sono per la maggior parte esercitate nell'ambito di piccoli negozi, spesso condotti da imprenditori individuali;

          sono oltre 49.000 gli occupati nell'ambito delle attività inerenti ai servizi alla persona tuttora sospese per effetto dei provvedimenti del Governo;

          nel corso della conferenza stampa di presentazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, il Presidente del Consiglio ha annunciato che le attività di parrucchieri, barbieri ed estetisti rimarranno sospese sino al 1° giugno 2020;

          una sospensione così estesa comporta il rischio di chiusura definitiva di molte delle attività commerciali operanti nel settore di interesse e, dunque, la perdita di numerosi posti di lavoro;

          non si ha notizia di misure di sostegno economico specificamente dirette alle attività inerenti ai servizi alla persona per cui persisterà la sospensione –:

          se il Governo sia pienamente a conoscenza dei dati economici relativi alla perdita di ricavi e al numero di persone impiegate nel settore dei servizi alla persona, con particolare riferimento alle attività di parrucchieri, barbieri ed estetisti e se, alla luce di tali dati, abbia intenzione di valutare una riapertura di tali attività sin dal 18 maggio 2020, ferma l'adozione delle doverose precauzioni in materia di tutela della salute di esercenti e clienti;

          quali misure economiche il Governo intenda promuovere per sostenere il settore dei servizi alla persona, con particolare riferimento alle attività di parrucchieri, barbieri ed estetisti, per le quali si profila una sospensione dell'attività di tre mesi, con il rischio di chiusura definitiva di molti esercizi.
(4-05409)


      CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

          la Fondazione di Bill Gates è il maggior finanziatore privato della Organizzazione mondiale della sanità (Oms); le sue donazioni nel 2017 ammontano a 324.654.317 dollari (15,3 per cento dei contributori privati);

          l'Italia ha partecipato direttamente all'Oms nel 2017 con 10 milioni di dollari, l'Istituto superiore di sanità (Iss) con 145.641 di dollari e la regione Veneto con 258.322 di dollari;

          l'Agenda dell'Oms, denominata «Agenda di immunizzazione 2030: una strategia globale per non lasciare indietro nessuno», è fondata sull'assunto che: «L'immunizzazione è il fondamento del sistema sanitario primario e un diritto umano indiscutibile»;

          tale assunto non trova riscontro nella Carta dei diritti umani in nessuno dei suoi articoli;

          la Fondazione di Bill Gates è tra i fondatori di Gavi, investendo 750 milioni di dollari nel 1999, la cui missione è di aiutare a vaccinare quasi la metà dei bambini del mondo contro malattie infettive mortali e debilitanti;

          l'Italia ha investito in Gavi 465 milioni di dollari nel periodo 2016-2020;

          nel 2017 la Fondazione di Bill Gates è tra i fondatori della Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) nata per velocizzare e coordinare la ricerca scientifica in tema di vaccini;

          Microsoft, azienda fondata da Bill Gates, e Gavi sono impegnati nel progetto ID2020 che supporta «programmi di identità digitale che migliorano direttamente la vita e generano le prove necessarie su come massimizzare il potenziale dell'ID digitale per tutti»;

          nel 2019 la Fondazione di Bill Gates ha finanziato una ricerca Mit per la realizzazione di un Quantum-Tattoo che archivia le informazioni mediche sotto la pelle, usando un colorante punto che viene inoculato, insieme a un vaccino, da un cerotto con microaghi;

          ModemaTX INC è un'azienda farmaceutica che fa ricerca nei vaccini a mRNA con un approccio di tipo softwarista, utilizzando l'mRNA come programma per la generazione di proteine da parte del sistema immunitario;

          nel 2016 la Fondazione di Bill Gates vi ha investito 20 milioni di dollari promuovendo progetti di sviluppo basati sull'mRNA per varie malattie infettive;

          il 13 gennaio 2020, ModemaTX INC ha completato la sequenza per mRNA-1273, il vaccino della compagnia, che utilizza la proteina Spike (S) contro il nuovo coronavirus;

          l'Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive americano (Niaid), parte di Nih, ha rivelato l'intenzione di eseguire uno studio di Fase 1 utilizzando il vaccino mRNA-1273 in risposta alla minaccia del coronavirus e Moderna si è mobilitata verso la produzione clinica;

          la produzione di questo lotto è stata finanziata dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi);

          il 16 aprile 2020, Moderna ha annunciato un premio dall'agenzia governativa americana Barda per un massimo di 483 milioni di dollari per accelerare lo sviluppo di mRNA-1273;

          la Fondazione di Bill Gates sta investendo in Italia in diversi progetti a sostegno della ricerca di un vaccino contro Sars-Cov-2;

          la Fondazione di Bill Gates e la John Hopkins University hanno elaborato una simulazione nell'ottobre del 2019 in merito alla diffusione di un possibile coronavirus;

          secondo Bill Gates «la pandemia di coronavirus [...] È come una guerra mondiale», tanto da coniare già il termine storico di «Pandemia I»;

          l'interrogante ha già posto dubbi e perplessità circa la sperimentazione di un vaccino con ben due interrogazioni agli atti –:

          se il Governo, alla luce di quello che l'interrogante giudica il conflitto di interesse della Fondazione di Bill Gates, intenda adottare iniziative per rispondere alla pandemia da Covid-19, anche con riferimento a vaccinazioni e app di controllo, evitando che, apparentemente nel quadro dell'obiettivo di tutela della salute collettiva e di contrasto alle minacce pandemiche dichiarato dall'Oms, l'interesse particolare di qualcuno possa portare a «legalizzare» strumenti che si prestano a consentire la violazione delle libertà costituzionali individuali e della inviolabilità del corpo umano.
(4-05410)


      NESCI, LAPIA, SPORTIELLO, D'ARRANDO, CASA, MARTINCIGLIO, SPADONI, LATTANZIO, MENGA, CORNELI, SARLI, ELISA TRIPODI, SAPIA e SURIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

          all'articolo 2 dell'Ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020 (Primi interventi urgenti di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili) si dispone che per la realizzazione degli interventi di cui all'ordinanza, il capo del dipartimento della protezione civile si avvale di un Comitato tecnico-scientifico istituito con proprio provvedimento;

          con decreto del capo dipartimento n. 371 del 5 febbraio 2020 si istituisce detto Comitato;

          l'articolo 3, comma 2, del suddetto decreto prevede che: «in casi particolari, a discrezione del Capo del Dipartimento della protezione civile ovvero su proposta del Coordinatore del Comitato o dei componenti dello stesso, possono essere invitati a partecipare alle riunioni qualificati esperti del settore, tenuto conto delle specifiche esigenze»;

          la composizione del Comitato, dalla data di istituzione, è stata più volte integrata da esperti in relazione a specifiche esigenze;

          con Ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 663 del 18 aprile 2020 (Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili) è stata disposta l'ulteriore integrazione del Comitato tecnico-scientifico che ora risulta composto da tredici rappresentanti di enti ed amministrazioni dello Stato e da sette esperti del settore: tutti e venti di sesso maschile;

          in data 10 aprile 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri ha istituito con decreto il «Comitato di esperti in materia economica e sociale» che opererà in coordinamento con il Comitato tecnico scientifico, composto da diciannove membri di cui solo quattro donne;

          con decreto del Ministro per le pari opportunità e la famiglia è stata istituita la cosiddetta task force denominata «Donne per il Nuovo Rinascimento» costituita da dodici donne che ha lo scopo, tra gli altri, di presentare un documento programmatico con la definizione delle politiche e degli obiettivi prioritari in termini operativi per affrontare le sfide in ciascuno dei settori interessati e delle loro interconnessioni, anche potenziali, e per rafforzare la presenza e il ruolo delle donne in tutti i settori esaminati, con un focus per il rilancio sociale, culturale ed economico dell'Italia dopo l'emergenza epidemiologica da COVID-19;

          l'articolo 1, comma 4, del decreto legislativo n. 198 del 2006, come modificato dal decreto legislativo n. 5 del 2010, dispone che: «l'obiettivo della parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini deve essere tenuto presente nella formulazione e attuazione, a tutti i livelli e ad opera di tutti gli attori, di leggi, regolamenti, atti amministrativi, politiche e attività» –:

          se il Governo intenda provvedere in relazione alla disparità di genere presente all'interno del «Comitato tecnico-scientifico» istituito per far fronte all'emergenza COVID-19 – facendo sì che il capo della protezione civile riformuli la composizione del medesimo – e del «Comitato di esperti in materia economica e sociale» che affianca il Comitato tecnico-scientifico, riformulandone anche in questo caso la composizione;

          quale sia la ratio della costituzione della task-force denominata «Donne per il nuovo rinascimento» interamente costituita da donne, come il suo lavoro si integrerà con quello dei suddetti comitati e se il Governo abbia così inteso ottemperare alla normativa sulla parità di genere.
(4-05413)


      CECCHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che si stanno susseguendo in questo periodo per gestire l'emergenza dovuta dalla diffusione del coronavirus stabiliscono una serie di misure che possono essere adottate per contrastare l'emergenza sanitaria, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio effettivamente presente su specifiche parti del territorio nazionale ovvero sulla totalità di esso. Le misure riguardano, in particolare, la limitazione degli spostamenti individuali limitati nel tempo o nello spazio o motivati da esigenze lavorative, da situazioni di necessità o urgenza, da motivi di salute o da altre specifiche ragioni;

          in tutti questi casi per garantire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale – almeno un metro e divieto di assembramento – e prevenire o ridurre il rischio di contagio si devono utilizzare i dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie ovvero le mascherine di vario tipo;

          esistono però delle problematicità per l'uso diffuso di questi dispositivi di protezione individuale soprattutto da parte di soggetti con difficoltà, come le persone non udenti, in quanto questi in un momento di grande emergenza come quello che si sta vivendo per poter comunicare con gli altri hanno bisogno dell'aiuto del labiale per farsi capire e per capire a loro volta, vedendo così aumentate le loro difficoltà in termini di socialità e comunicazione; in Italia le persone con problemi di udito sono circa un milione;

          il problema della possibilità di lettura del labiale con le mascherine era già stato sollevato dall'Ente nazionale sordi e già diverse aziende avevano chiesto al Ministero dello sviluppo economico di poter produrre ausili adatti alle persone non udenti;

          in Italia si stanno realizzando dispositivi che permettono ai sordi di leggere il labiale; infatti, cinque volontarie lombarde, in particolare della Brianza, hanno iniziato a produrre mascherine anti COVID-19; si tratta di speciali mascherine in tnt dotate di un'apertura in nylon trasparente in corrispondenza della bocca che permette la lettura delle labbra e del linguaggio dei segni. Il materiale trasparente – concesso da un'azienda di Cisano Bergamasco – non altera la sicurezza delle mascherine, ma è un elemento di fondamentale importanza per molti che già vivono quotidianamente, anche al di là dell'emergenza, una situazione di difficoltà;

          questo tipo di dispositivi è indispensabile per la vita quotidiana delle persone sorde. Quando si va al supermercato, dal panettiere o dal macellaio, non riuscendo a leggere il labiale, l'unico modo che rimane è farsi capire a gesti, ma non sempre questo è possibile;

          le persone con deficit uditivi si possono trovare, anche, in situazioni ancora più gravi come nel caso in cui dovessero essere ricoverati o recarsi al pronto soccorso; non avendo la possibilità, in questo momento, di avere un interprete accanto, esiste il reale rischio di trovarsi isolati dal resto del mondo; in Italia la lingua dei segni non è considerata lingua vera e propria, a differenza di altri Paesi in cui da anni è stata approvata come tale –:

          se si intendano adottare iniziative per prevedere disposizioni che permettano su scala nazionale la produzione e la distribuzione di mascherine speciali per persone sorde che consentono la lettura delle labbra e del linguaggio dei segni, al fine di rendere più accessibile la comunicazione tra sordi e non.
(4-05417)


      OCCHIONERO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, per un verso, non contiene alcun esplicito divieto in ordine alla possibilità di effettuare spostamenti per raggiungere le seconde case, ovunque collocate (nel medesimo comune o regione di residenza, ovvero in regione diversa), come invece era previsto all'interno del precedente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020; per altro verso, però, neppure contempla la tipologia di spostamenti in parola fra quelli autorizzati o fra le motivazioni adducibili in sede di autocertificazione;

          di fronte al silenzio del testo, che lascia dal punto di vista ermeneutico sostanzialmente impregiudicate le due opzioni, il Ministro interrogato ha rilasciato un'intervista a la trasmissione «La vita in diretta», in cui ha chiarito come: «nell'ambito di questo dpcm non è possibile raggiungere le seconde case [...] tranne mi sembra di aver capito ci sia qualche presidente di Regione che lo sta ipotizzando»;

          in senso analogo per la soluzione negativa, è anche la risposta ad un'apposita FAQ sul sito del Ministero della salute, aggiornata al nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, in cui si legge: «in base alle disposizioni attualmente in vigore, sull'intero territorio nazionale, sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute e, in ogni caso, è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute e resta anche vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale comprese le seconde case utilizzate per vacanza»;

          a livello regionale, come prefigurato dal Ministro interrogato, le singole realtà, tramite ordinanze dei rispettivi presidenti, si stanno organizzando alla luce di orientamenti piuttosto diversi: ad esempio, il Veneto ha ammesso lo spostamento individuale nella regione per raggiungere le seconde case di proprietà o le barche ormeggiate fuori del comune di residenza per manutenzione e riparazioni; la Puglia ha fatto altrettanto, per motivi di manutenzione delle seconde case, a decorrere dal 4 maggio 2020. Altre regioni, invece, si sono attestate su posizioni opposte;

          ad ogni evidenza, la situazione d'incertezza non è compatibile con il rango dei diritti e delle libertà costituzionali dei cittadini che qui vengono limitati: il divieto di raggiungere le seconde case dovrebbe essere previsto da una fonte di rango primario, e comunque in termini espliciti, non certo tramite dichiarazioni in trasmissione o Faq prive di qualunque rilievo normativo;

          appare censurabile, ove l'ipotesi del divieto assoluto fosse confermata, l'assenza di ogni distinzione fra case collocate nel medesimo comune o regione di residenza, e case collocate in altre regioni: i principi di ragionevolezza e proporzionalità renderebbero quantomeno doverosa una graduazione, data l'evidente disomogeneità del rischio di propagazione del contagio;

          si tratta, secondo l'interrogante di riserve sulla «geopardizzaztone» della disciplina, lasciata senza alcuna direttiva alla piena disponibilità delle regioni, libere così di procedere in ordine sparso. Considerando che si assegna così il potere alle regioni d'interferire sugli spostamenti fra regioni diverse – aspetto che ex articolo 120 della Costituzione esula dalle loro competenze – là dove il divieto o la possibilità di raggiungere seconde case sia accordata a soggetti che risiedono in regioni diverse, così creando una sicura antinomia –:

          se il Governo intenda fornire tutti i chiarimenti necessari e opportuni, circa l'effettiva sussistenza, nell'ambito del decreto di cui in premessa, del divieto di spostamenti per raggiungere le seconde case;

          se il Governo intenda offrire delucidazioni circa l'esatta estensione dell'eventuale divieto e delle ragioni che lo giustificano;

          se il Governo intenda precisare se ed entro quali margini le regioni possano derogare all'eventuale divieto.
(4-05421)


      ALESSANDRO PAGANO, IEZZI e TONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          in ragione della emergenza COVID-19, tra le tante limitazioni poste in essere a tutela della salute pubblica, con i decreti-legge nn. 6 del 2020 e 19 del 2020, vi sono anche la sospensione delle cerimonie civili e religiose, nonché limitazioni dell'ingresso nei luoghi destinati al culto;

          i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri susseguitisi e le varie ordinanze hanno tuttavia creato non poca confusione sulle reali e concrete iniziative di natura religiosa consentite, in specie il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020, con la conseguenza che sono state comminate numerose sanzioni per altrettanti casi ritenuti in violazione delle prescrizioni di sicurezza;

          a titolo di esempio, si cita il caso di Don Domenico Cirigliaro parroco di Rocca Imperiale (Cosenza), che il 30 marzo 2020 ha girato da solo, seguito a distanza da un unico accompagnatore, entrambi con mascherine, per le vie deserte del paese con il Crocifisso, oggetto di devozione popolare, per benedire il Paese; per questa attività è stato sanzionato con una ammenda di 400 euro e una quarantena domiciliare, di 14 giorni. O ancora il caso di Cerveteri, dove è stata interrotta, con tanto di irruzione, una messa in diretta streaming in una chiesa vuota, il tutto, peraltro, accompagnato da una ingiustificata gogna mediatica;

          in proposito, il presidente emerito della Corte Costituzionale Lattanzi ha stigmatizzato tali condotte punitive affermando di fatto che «non consentire l'esercizio in comune, sia in pubblico che in privato, della fede religiosa» è cosa errata e che «non dovrebbe esserne consentita l'adozione con provvedimenti della disinvoltura di quelli che sono stati adottati»;

          è evidente l'urgenza di una rivisitazione di tali provvedimenti; anche alcuni sindacati di polizia (LeS e Sippe) il 15 aprile 2020 hanno messo in luce alcune criticità sul profilo dell'autocertificazione tali da determinare il rischio per gli appartenenti alle forze di polizia «di agire nella totale incertezza», con sanzioni ad avviso dell'interrogante illegittime che recherebbero «un serio pregiudizio alle delicate ed importanti forze di polizia»;

          si ricorda, altresì, in proposito che le predette limitazioni risultano in palese contrasto con l'articolo 2 dell'Accordo del 18 febbraio 1984 (ratificato dalla legge 121 del 1985) il quale precisa che la Chiesa ha il diritto, in particolare, di determinare, senza tema di coazioni, il culto pubblico: «In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica» –:

          se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa e, in particolare, se non ritenga doveroso fornire maggiori chiarimenti in merito ai comportamenti religiosi, affinché quelli adottati nel rispetto delle prescrizioni di legge non siano comunque puniti e sanzionati per mancanza di direttive certe e se, nell'ambito delle iniziative di riapertura rientranti nella cosiddetta «fase 2», non convenga sull'opportunità di consentire la ripresa delle funzioni civili e religiose.
(4-05424)


      GERMANÀ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          in seguito alla proclamazione della pandemia globale a causa del COVID-19, il Governo argentino ha imposto una quarantena in tutto il Paese bloccando ogni mobilità interna, impedendo ai nostri connazionali di raggiungere Buenos Aires, da dove partono voli internazionali;

          prima della chiusura dello spazio aereo moltissimi connazionali hanno comprato biglietti aerei per poter tornare in Italia, ma le compagnie aeree hanno effettuato cancellazioni, senza offrire assistenza ai passeggeri, attuando un servizio discriminatorio e riservando solo ultimi posti con costi proibitivi;

          il 23 aprile 2020 è stato messo a disposizione un volo commerciale speciale della compagnia Alitalia in partenza per lo stesso giorno ma a prezzi spropositati (1.880 euro a persona) con posti limitati e lasciando moltissime persone a terra;

          nonostante i richiami da parte delle autorità europee e nazionali, non sono stati offerti rimborsi ma solo voucher che, peraltro, da quanto risulta all'interrogante, non sarebbero stati corrisposti, in violazione del regolamento (CE) n. 261/2004, in materia dei diritti dei passeggeri;

          oltre ai disagi per voli fantasma e tratte cancellate, i cittadini italiani hanno subìto l'imposizione di prezzi spropositati per rimpatriare e spesso sono stati costretti a pagare alloggi o a rimanere confinati in stanze di hotel, con il solo aiuto temporaneo di amici o parenti;

          i connazionali bloccati in Argentina sono disarmati di fronte al diffondersi della pandemia, in quanto sprovvisti di un'assicurazione sanitaria e preoccupati per il prolungamento della quarantena che potrebbe scatenare pericolosi scenari di rivolta per la povertà dilagante; molti di loro si trovano in città lontane da Buenos Aires, senza collegamenti via terra; il consolato italiano li ha informati circa la possibilità di acquisto di voli da Buenos Aires verso capitali europee e tuttavia, da quanto risulta all'interrogante, nelle suddette capitali mancano voli per l'Italia;

          la tabella riguardante i voli dei rimpatri mediante il meccanismo di Protezione civile europeo, aggiornata al 20 aprile 2020 (fonte: Cecis Eu Member States via Common Emergency Communication and Information System) indica che l'Italia ha effettuato un solo volo da Tokyo nel mese di febbraio 2020, per soli 36 connazionali, mentre la Germania ha effettuato più di 70 voli di rimpatrio con il meccanismo di Protezione civile europea, utilizzando il cofinanziamento dell'Unione europea del 75 per cento;

          la presidente della Commissione Von der Leyen già a marzo 2020 evidenziava l'importanza di tale fondo per i rimpatri, dichiarando che ci si stava preparando a far rimpatriare i cittadini europei tramite il meccanismo di protezione civile europea. La Commissione ha infatti esteso il campo di applicazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea, includendovi sanità pubblica da COVID-19 e spese per i rimpatri –:

          se il Governo si sia attivato per l'utilizzo del meccanismo del Fondo di protezione civile europea per i rimpatri dei connazionali, in particolare dall'Argentina, analogamente a quanto fatto da altri Paesi membri, a partire da Francia e Germania, che lo hanno utilizzato ampiamente per rimpatriare i propri cittadini a prezzi vantaggiosi;

          se il Governo non ritenga, nell'ambito delle proprie competenze di coordinamento in materia, di accertare con tempestività l'attivazione delle rotte da e per l'Argentina e di verificare, anche mediante Enac e in raccordo con l'Autorità garante della concorrenza e del mercato le responsabilità dei vettori europei che hanno omesso di informare e assistere adeguatamente i passeggeri;

          se non ritengano di dover predisporre un'unità di crisi con corridoio aereo umanitario o di attivarsi celermente per agevolare il rientro dei connazionali dall'Argentina, con un prezzo accettabile e la comunicazione con congruo anticipo della data dei voli per permettere ai connazionali lontani da Buenos Aires di raggiungere l'aeroporto.
(4-05426)


      TIRAMANI e GIGLIO VIGNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

          nella serata del 26 aprile 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha realizzato una conferenza stampa per illustrare i contenuti dell'imminente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, volto a dettare le misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 sull'intero territorio nazionale a decorrere dal 4 maggio (cosiddetta Fase 2);

          è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo del decreto del Presidente del consiglio dei ministri 26 aprile 2020;

          l'articolo 1, comma 1, lettera a), del testo recita nel modo seguente: «a) sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute e si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie; in ogni caso, è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; è in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza»;

          non si comprende bene per quale ragione il decreto faccia riferimento al termine «congiunti» che, tanto nella scienza giuridica quanto nel linguaggio del legislatore, non ha mai avuto un significato univoco;

          nel diritto penale, il termine di «prossimi congiunti» si rinviene nell'articolo 307, quarto comma, del codice penale, nel quale si precisa che «agli effetti della legge penale, s'intendono per i prossimi congiunti gli ascendenti, i discendenti, il coniuge, la parte di un'unione civile tra persone dello stesso sesso, i fratelli, le sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti: nondimeno, nella denominazione di prossimi congiunti, non si comprendono gli affini, allorché sia morto il coniuge e non vi sia prole»;

          la nozione di «prossimi congiunti» è però sufficientemente chiara ai soli fini della legge penale, mentre in tutti gli altri settori, in particolare nel diritto civile, essa si presta ad interpretazioni non sempre univoche;

          non si comprende, a tal proposito, quale sia la ragione per la quale il decreto non consideri necessari gli spostamenti per incontrare il proprio fidanzato o la propria fidanzata, a meno che non si debba ricomprendere anch'essi nella nozione di «congiunti»;

          se l'aver omesso di precisare che sono considerati necessari anche gli spostamenti per incontrare il proprio fidanzato o la propria fidanzata sia frutto di una semplice dimenticanza da parte del Governo nella redazione del decreto –:

          quale sia l'interpretazione corretta del termine «congiunti», di cui all'articolo 1, comma 1, del richiamato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
(4-05429)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

          la chiusura dei confini è e sarà un ostacolo per tutti gli italiani che intendono viaggiare per raggiungere località turistiche all'estero, e altrettanto sarà per i milioni di turisti stranieri che ogni anno, soprattutto nella stagione estiva, affollano le coste italiane e le località marittime del nostro Paese. Le ripercussioni che questa limitazione rischia di provocare sono incalcolabili;

          l'intero settore del turismo estivo è giustificatamente in allarme, per di più in seguito anche all'interruzione anticipata della stagione invernale;

          in altri Paesi le strutture ricettive non solo marittime ma persino lacustri hanno iniziato ad addestrare i propri dipendenti ai nuovi protocolli di sicurezza;

          i segnali che giungono dalla Germania fanno presumere che non vi sarà alcun allentamento della stretta ai confini almeno fino a ottobre 2020;

          le previsioni sul calo di turisti in arrivo dalla Germania sono drammatiche non solo per Italia e Austria, ma anche per Slovenia e Croazia, mete altrettanto gradite dai vacanzieri tedeschi;

          per sbloccare anticipatamente e almeno in forma limitata la chiusura dei confini imposta in Germania, i Ministri di Austria, Slovenia e Croazia hanno iniziato a esercitare la loro opera di pressione congiunta nei confronti di Berlino;

          il tavolo attorno al quale si sta discutendo del turismo europeo per la stagione estiva si è allargato ai rappresentanti di Governi di Ungheria e Repubblica Ceca, e l'interesse di tutti sembra essere quello di creare un corridoio turistico che consenta ai turisti, ai lavoratori stagionali e agli operatori del settore, di spostarsi nei Paesi vicini per raggiungere strutture di accoglienza, case vacanza, case di proprietà all'estero e, in generale, le località di vacanza;

          i cittadini tedeschi sono informati sui dati del contagio in Italia ma non sui dati regionali, che ad esempio evidenzierebbero che una regione come il Friuli Venezia Giulia, tra le mete preferite dai turisti tedeschi dove gli stessi sono proprietari di diverse abitazioni soprattutto nelle località di Grado e Lignano, a livello epidemiologico sta fortunatamente registrando tassi di incidenza inferiori rispetto al resto del Paese;

          come gruppo parlamentare Forza Italia sta proponendo l'attivazione di un fondo di emergenza per il turismo, che preveda ad esempio una immediata iniezione di liquidità a fondo perduto per il settore, l'azzeramento del cuneo fiscale, la deducibilità totale delle spese per le vacanze 2020 in Italia, sgravi fiscali per spese di promozione, credito d'imposta alle imprese turistiche per il canone di locazione, la non applicazione della direttiva Bolkestein e infine la proroga delle concessioni balneari fino al 2033, per gli investimenti necessari date le nuove norme sanitarie –:

          se il Governo abbia preso parte ad almeno uno degli incontri, anche informali, tenutisi sul tema degli spostamenti internazionali dei turisti;

          quale sia l'orientamento del Governo in merito alla possibilità di aprire un corridoio turistico che consenta ai cittadini stranieri di raggiungere strutture di accoglienza, case vacanza, case di proprietà all'estero e, in generale, le località di vacanza site in Italia.
(2-00761) «Pettarin».

Interrogazioni a risposta scritta:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          dal 25 marzo 2020 alcuni concittadini italiani sono trattenuti a bordo della nave della società Royal Caribbean Oasis of the Seas, ancorata a largo delle coste americane, a Miami;

          la vicenda è stata già oggetto di precedenti interrogazioni parlamentari;

          gli italiani non sono stati imbarcati su un volo charter a seguito della mancanza di alcune autorizzazioni, come dichiarato dalla conduttrice televisiva Barbara D'Urso che ha letto una nota inviata dalla Farnesina alla trasmissione televisiva;

          nella nota si dichiarava che le autorità consolari italiane sono a stretto contatto con gli interessati e lavorano a una soluzione;

          il 27 aprile 2020 gli italiani a bordo della nave hanno diffuso una nota stampa con la quale lamentano che il capitano, attraverso l'interfono, ha comunicato che nelle loro stanze non forniranno più i due litri d'acqua quotidiani, la carta igienica così come le lenzuola. Per averle dovranno recarsi nelle zone dove ci sono i distributori e pagarle di tasca propria;

          gli italiani dichiarano che sulla nave ci sono stati decessi per Covid-19 e ci sono ancora pazienti, ragazzi, colleghi e membri positivi al Covid e che farli uscire dalle cabine potrebbe esporli al contagio –:

          quali siano le autorizzazioni mancanti e a chi competa concederle;

          quali siano gli intendimenti del Governo per riportare a casa quanto prima i nostri connazionali;

          se il Governo sia a conoscenza delle condizioni sanitarie e di sicurezza e del numero di contagi sulla nave Oasis of the Seas della Royal Caribbean.
(4-05405)


      BERGAMINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          il New York Times ha recentemente pubblicato un articolo, ripreso dalla stampa nazionale (La Repubblica del 26 e 27 aprile 2020), che segnala il pericolo che l'Unione europea ceda alle pressioni della Cina, nell'azione di propaganda sulla pandemia da COVID-19, notizie che sembrano delineare una nuova guerra fredda fra le superpotenze;

          in particolare, il quotidiano americano denuncia come la frase «la Cina ha condotto una campagna di disinformazione globale per sviare le accuse legate allo scoppio della pandemia e per migliorare la sua immagine internazionale», sarebbe scomparsa dalla stesura finale del rapporto della Commissione europea sulla disinformazione legata alla pandemia di coronavirus, rapporto firmato da EuVsDisinfo, la task force che dipende dal Servizio europeo per l'azione esterna della Ue (Seae) e che dal 2015, mediante la piattaforma online, vigila sulle fake news provenienti da Cina, Russia e Nordafrica;

          le omissioni nel testo finale del suddetto rapporto sarebbero addebitate a una pressione coordinata da fonti ufficiali della Cina sul personale diplomatico di Bruxelles per ammorbidire la critica nei confronti della gestione poco trasparente da parte di Pechino su origini e informazione tempestiva dell'epidemia nel Paese e volta a pubblicizzare accordi bilaterali con importanti partner commerciali membri della Unione europea, al fine di dimostrare come la Cina sia decisiva per le sorti dei cittadini europei e molto più utile della Unione europea;

          dopo alcune smentite da parte di Bruxelles circa le pressioni esterne sul documento finale – i cui contenuti rimangono comunque molto critici nei confronti di Russia e Cina – si è appresa, da fonti giornalistiche, la conferma da parte del Governo tedesco circa il tentativo di esponenti governativi cinesi di contattare funzionari ministeriali tedeschi per «ottenere prese di posizioni positive» per come la Cina «ha gestito la crisi da Coronavirus»;

          tali notizie confermerebbero le pressioni cinesi su alcuni Stati membri, a partire dalla Germania, e sulla Commissione europea, laddove si evidenzino critiche e richieste di una maggiore trasparenza sulle cause dell'epidemia; il Governo tedesco dichiara di non aver mai ceduto alle pressioni cinesi, in quanto «la trasparenza ha un'importanza cruciale nella lotta contro la pandemia», segnalando come rimanga forte il sospetto che sia in atto una campagna di disinformazione sulla gestione della pandemia;

          i servizi tedeschi (Verfassungsschutz) allertano anche sull'invio di aiuti sanitari, come mascherine e indumenti protettivi, a Francia, Germania e Italia, utilizzati dalla Cina come strumenti di propaganda per migliorare la sua immagine internazionale;

          dall'inizio della pandemia si moltiplicano le accuse sull'azione di propaganda da parte di Cina e Russia che, mediante fake news o teorie complottiste via social circa la presunta non pericolosità del coronavirus e l'esagerazione da parte della stampa sulla pandemia, mirano sostanzialmente a indebolire l'azione dell'Unione per estendere la loro influenza sulle opinioni pubbliche europee; in tal senso, rileva l'intervista, di La Repubblica del 9 aprile 2020, all'Alto Rappresentante Josef Borrel, laddove afferma che: «È chiaro che Russia e Cina vogliono aumentare la loro influenza a livello globale. Stanno usando la crisi sanitaria per farlo» –:

          se il Governo abbia ricevuto pressioni, in forma diretta o indiretta, da parte di esponenti governativi cinesi al fine di omettere informazioni chiare e trasparenti circa l'origine, la diffusione e l'impatto reale della pandemia da coronavirus e se non ritenga di dover esplicitare una posizione del nostro Paese sul rischio di eventuali pressioni indebite citate in premessa.
(4-05432)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


      BAZZARO. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

          notizie di stampa riportano che i Governi di Repubblica Ceca, Austria e Croazia, con l'interesse anche di Ungheria e Slovenia, stiano predisponendo progetti per la creazione di un «corridoio» che dalle città tedesche porti fino al mare croato;

          l'Austria ha già riaperto la frontiera con la Repubblica Ceca. E lo stesso ha fatto con la Germania, con l'intento di non perdere la quota di turisti tedeschi che nel 2019 hanno rappresentato il 30 per cento delle visite turistiche nel Paese;

          a spingere verso la creazione di un'area ove incanalare le richieste del turismo tedesco sono anche i tour operator della Germania, che temono una perdita del fatturato pari al 60 per cento, soprattutto per via delle difficoltà a raggiungere mete estive ambite dai tedeschi come Spagna, Italia e Francia per l'appunto;

          a confermare che il progetto di un corridoio tra Germania e Croazia sia un'idea cui si stia lavorando sono le dichiarazioni del Ministro del turismo di Zagabria, Gari Cappelli, Paese che tra l'altro detiene la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea. Al termine del vertice tra i Ministri del turismo dell'Unione europea, Cappelli ha detto che è stata discussa la possibilità di istituire «corridoi turistici», sempre tenendo conto delle considerazioni degli epidemiologi per la riapertura delle frontiere per la libera circolazione dei turisti;

          se questa iniziativa del corridoio tra la Germania e la Croazia venisse confermata, si tratterebbe, a giudizio dell'interrogante, di un vero e proprio boicottaggio nei confronti del nostro Paese e del settore turistico italiano, essendo un lampante caso di concorrenza sleale all'interno del mercato unico e per tale motivo l'Unione europea deve immediatamente intervenire. Se si deciderà di limitare gli spostamenti tra Paesi europei, allora questo dovrà valere per tutti gli Stati membri. Altrimenti appare indifferibile la predisposizione di piani di trasporti che mettano tutti gli Stati sullo stesso piano;

          ad avviso dell'interrogante, sostenere che vi siano luoghi più sicuri degli altri sotto il profilo sanitario significa non aver appreso la lezione del coronavirus –:

          se il Governo sia a conoscenza della situazione e se non intenda intervenire affinché venga predisposto in tempi rapidissimi un piano europeo che consenta agli operatori del turismo di cominciare a pianificare i prossimi mesi, impedendo una palese concorrenza sleale.
(4-05406)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GRIPPA, BARBUTO, NESCI e DEL SESTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 9 della Costituzione recita: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»;

          nel comune di Carpineto Sinello, in provincia di Chieti, insiste il Castello ducale Bassi D'Alanno degno di considerazione per il suo pregio architettonico e culturale. Il monumento sorge in cima al Borgo assieme alla cappella comitale di San Michele attuale parrocchia di Carpineto e dopo anni di assoluto abbandono, aveva visto le prime attività di restauro, ma i lavori, per questioni, che da quanto si legge dalla stampa, sarebbero di natura economiche e burocratiche, sono bloccati dal 2011;

          attualmente la struttura per tutto il suo perimento appare ricoperta da impalcature lasciate nell'incuria ed esposte alle intemperie. La vicenda che riguarda questo importante maniero avrebbe inizio oltre 20 anni fa, allorquando vennero appostati i primi finanziamenti per la sua messa in sicurezza, il consolidamento e la ristrutturazione;

          in tal senso, dalle pagine web «www.ilnuovoonline.it» in un articolo del 31 marzo 2015 si apprende che: «…seguirono altri per lavori di consolidamento, restauro e miglioramento sismico, pari a 630.500 euro, a cura della Direzione regionale Beni culturali e Paesaggistici dell'Abruzzo e poi ancora altri per un importo di 336.000 euro, per lavori di valorizzazione del Palazzo Ducale, provenienti dal CIPE, in virtù dell'Accordo di Programma Quadro – Abruzzo». Ciò nonostante ai lavori del Castello mai completati si aggiungono ulteriori cadute di calcinacci al sul interno;

          l'esistenza del monumento è segnalata su guide turistiche e brochure di promozione del territorio abruzzese ma, di fatto, nonostante i finanziamenti dedicati al suo recupero, è inibito persino avvicinarsi alla Castello facendo mancare un importante interscambio di valori umani sul territorio e venir meno una testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa;

          sull'accertamento delle cause e di eventuali responsabilità sul ritardo dei lavori sarebbero state da tempo già fatte segnalazioni alla Procura della Repubblica, all'Unione europea, al dicastero per i beni e le attività culturali e per il turismo, con la Guardia di Finanza che avrebbe aperto un fascicolo e avviato indagini in merito –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se essi risultano veritieri e di quali ulteriori elementi disponga in merito al blocco dei lavori del forte originario del XIV secolo;

          quali iniziative intenda porre in essere, nell'ambito delle proprie competenze, con lo scopo di sbloccare lo stallo delle attività di tutela, conservazione e valorizzazione del monumento per ripristinare un legame da troppo smarrito con i residenti e restituire la sua fruizione ai turisti che visitano la regione Abruzzo.
(5-03861)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MASCHIO, DEIDDA, ROTELLI, VARCHI, FERRO, LUCASELLI e DONZELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

          come sta diventando ormai evidente, le conseguenze dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, non sono solo di tipo sanitario, ma anche economico e sociale;

          in particolare, già dai primi giorni del lockdown, le misure di contenimento del contagio hanno travolto il settore turistico, che, oltre allo «stop» totale imposto ragionevolmente da questioni di sicurezza nazionale, ha visto andare in fumo gli ultimi sei mesi di lavoro, che rappresentavano la parte più corposa dell'intero anno, tra disdette di vacanze, sospensione dei voli e incertezze di chi deve partire con il timore di essere rifiutato dal Paese che ha scelto per le prossime vacanze o per lavoro;

          come se ciò non bastasse, il settore del turismo e, quindi, tutto il suo indotto saranno inevitabilmente quelli che ripartiranno più tardi, con la previsione di una entrata a regime addirittura tra un anno;

          il turismo rappresenta il 13 per cento del prodotto interno lordo italiano e in tale settore gioca un ruolo fondamentale la spesa degli stranieri, che rappresentano il 50,3 per cento dei turisti in Italia, e che ammonta a 45 miliardi di euro, di cui 15 sono dovuti a traffico di lungo raggio;

          la perdita di fatturato relativo al primo trimestre di chiusura, dal 1° marzo al 31 maggio, è stata stimata da Confcommercio in 11 miliardi di euro e la Iata (International Air Transport Association) segna un crollo del 90 per cento del traffico aereo, né, ad oggi, è possibile fare una stima per il futuro; in questo periodo di grande confusione, secondo Fiavet (Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo) non sarà, inoltre, possibile pianificare la ripartenza se non ci saranno regole univoche e precise;

          senza considerare, peraltro, che numerosi cittadini in questo periodo di quarantena avranno usufruito delle ferie, molti non avranno il denaro per prenotare una vacanza e chi, invece, potrà ancora permettersela pagherà a caro prezzo un biglietto aereo o una stanza di albergo, posto che molte strutture ricettive avranno costi di gestione superiori e personale ridotto;

          occorrono misure straordinarie per evitare che il viaggio, che era una delle spese più accessibili ed edificanti del tempo libero, diventi un privilegio per pochi, con ripercussioni sociali su tutto il territorio nazionale –:

          se e quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire la piena ripartenza del settore turistico nel più breve tempo possibile, anche attraverso l'istituzione di un tavolo tecnico con la partecipazione delle associazioni di categoria, che lavori su protocolli idonei e necessari alla ripartenza;

          se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare, anche in occasione dell'approvazione del prossimo «decreto di aprile», per consentire, in attesa della ripartenza, alle agenzie di viaggio e a tutti i lavoratori del settore di affrontare il periodo di chiusura, dalla garanzia di un'immissione immediata di liquidità a fondo perduto a copertura del mancato fatturato alla previsione di ammortizzatori sociali, dall'esonero o dalla sospensione dei principali oneri (scadenze fiscali e contributive) a una tassazione agevolata per almeno 2 anni, fino a incentivi per chi investe nel settore.
(4-05385)


      IORIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

          con una conferenza stampa online del giorno 22 aprile 2020 è stato presentato il nuovo «brand e immagine coordinata della Reggia di Caserta»;

          la conferenza stampa ha visto la partecipazione sia della direzione della Reggia di Caserta che dell'amministratore delegato dell'agenzia di comunicazione «Sigla srl», cui è stato commissionato il lavoro;

          oltre al logo, sono stati realizzati anche un video, le mappe della Reggia di Caserta e nuovi strumenti di orientamento, segnaletica e informazione: la declinazione dell'immagine coordinata della Reggia di Caserta riguarderà, infatti, aspetti quali materiale di ufficio, affissioni, segnaletica interna, comunicazione web e social, didascalie del museo, pannelli di cantiere, ma anche il merchandising e la promozione degli spazi museali da destinare a concessione d'uso;

          come riportato nella scheda di presentazione preparata dall'agenzia di cui sopra, «il nuovo logotipo può essere abbinato, in relazione agli utilizzi previsti, con un monogramma, RC, ulteriore sintesi concettuale e visiva, quasi acronimo, della Reggia di Caserta, in cui le due lettere si fondono, in un abbraccio armonico e forte al tempo stesso»;

          inoltre, è stato realizzato anche un logotipo dedicato esclusivamente alle «collaborazioni commerciali»;

          il lancio della «nuova identità visiva della Reggia di Caserta» ha destato subito numerose reazioni negative, sia da parte di addetti ai lavori come, architetti e docenti universitari, che da parte dei fruitori delle bellezze del monumento Vanvitelliano, un monumento che i cittadini casertani sentono proprio e che è parte della loro identità;

          tali reazioni derivano in particolare dalla quasi totale somiglianza del nuovo logo sia con loghi in vendita su siti web specializzati in grafica e immagini, sia con loghi già in uso da aziende o personalità note a livello internazionale, oltre che dalla modalità con cui si è giunti al conferimento dell'incarico all'agenzia di cui sopra;

          ulteriori critiche sono state mosse anche in relazione al confronto con il logo precedentemente in uso ritenuto più adatto a rappresentare l'identità del monumento e del territorio casertano;

          tali reazioni hanno animato forum e social networkon line e sono state riprese da organi di stampa sia locali che nazionali, come ad esempio l'Ansa –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui sopra;

          se si sia configurato qualche tipo di danno legato ai fatti emersi e sopra riportati ed, eventualmente, quali iniziative intenda intraprendere per porvi rimedio ed evitare che si verifichino nuovamente.
(4-05392)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


      IOVINO e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          il Governo, in riferimento all'emergenza epidemiologica da Covid-19, ha lavorato con l'obiettivo primario di contenere il contagio e di preservare la salute pubblica, al contempo individuando le misure necessarie a fronteggiare la grave crisi economica che ne è scaturita;

          le Forze armate, dall'inizio dell'emergenza, sono in prima linea sia sul fronte sanitario che nel controllo del territorio per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus;

          la Difesa, infatti, ha schierato su tutto il territorio nazionale ogni risorsa utile e necessaria per la sicurezza dei cittadini, dai voli di recupero dei nostri connazionali all'estero all'operazione «Strade sicure» dai reparti specializzati che trasportano materiale sanitario alla donazione di generi alimentari di prima necessità, dall'attività di contrasto a pratiche commerciali illegali o speculative ai controlli agli esercizi commerciali, anche su canali on-line, e il monitoraggio sulla regolarità della distribuzione di materiale sanitario;

          su richiesta della Protezione civile, sono stati messi in campo elicotteri, mezzi terrestri e infrastrutture, al fine di velocizzare il piano di distribuzione di materiali sanitari;

          sono state eseguite attività di supporto alla sanità nazionale con l'invio di medici e infermieri militari, sono stati allestiti ospedali da campo e sono state predisposte strutture sanitarie militari per accogliere i pazienti, i voli sanitari di emergenza e in bio-contenimento;

          con il decreto-legge 17 marzo 2018, n. 18, sono state adottate una serie di misure volte al potenziamento della sanità militare, sia in termini di risorse umane che di strumenti, nonché disposizioni che prevedono l'integrazione di 253 unità del contingente di personale militare impiegato nel dispositivo «Strade sicure», impegnandolo nelle attività di contenimento dell'emergenza COVID-19 e garantendo una presenza costante ed uniforme sul territorio nazionale;

          ad oggi, e a distanza di oltre due mesi dall'inizio dell'emergenza sanitaria, conseguentemente ai dati relativi al calo della curva epidemiologica, il Governo sta lavorando ad un allentamento delle misure restrittive, al fine di far ripartire il Paese, osservando le dovute precauzioni –:

          quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato, in vista dell'avvio imminente della cosiddetta «Fase due» che riguarderà un allentamento delle misure restrittive, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, in ordine all'intera attività di controllo e di difesa delle Forze armate impegnate nell'emergenza epidemiologica da COVID-19.
(5-03874)


      MARIA TRIPODI e DALL'OSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          in ambito sanitario, le indennità vengono corrisposte a chi lavora in ambienti particolarmente complessi e le cifre specifiche sono definite in maniera uniforme a livello nazionale o ricalibrate in funzione al diverso impiego lavorativo;

          tra le indennità dovrebbe esserne prevista, per gli operatori sanitari, una specifica forfettaria di rischio infettivo, per coloro che sono chiamati ad operare a contatto con materiale biologico infetto, con sostanze nocive o con persone, nell'ambito dell'emergenza del coronavirus;

          la protezione civile con «Ocdpc n. 656 del 26 marzo 2020, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 82 del 28 marzo 2020» per l'attuazione delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19, ha previsto per ciascun infermiere selezionato tramite concorso, «per ogni giorno di attività effettivamente prestato, un premio di solidarietà forfettario di 200 euro, che non concorre alla formazione del reddito, corrisposto direttamente dal Dipartimento della protezione civile»;

          per gli infermieri di cui al comma 1, lettere a), e b), resta fermo il trattamento economico complessivo, eventualmente, già in godimento, a carico dei servizi sanitari ovvero delle strutture di appartenenza;

          il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze On. Antonio Misiani ha espresso, nella seduta d'Aula della Camera dei deputati n. 331 del 24 aprile 2020, parere favorevole, accogliendolo, all'ordine del giorno n. 9/2463/175, che impegnava il Governo «a valutare l'opportunità di adottare iniziative di carattere normativo volte a prevedere per il personale sanitario militare, impiegato presso ospedali Covid sul territorio nazionale, Role 1, 2, 3 e Field Hospital nei teatri operativi all'estero, una congrua indennità di rischio infettivo, fino al termine dello stato di emergenza, visto l'elevato livello di esposizione di contagio»;

          a parità d'impiego, la componente militare delle professioni sanitarie e mediche impegnata a supporto dell'emergenza coronavirus su tutto il territorio nazionale e in teatri operativi all'estero non percepisce alcun compenso di solidarietà –:

          se e quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di stabilire ed introdurre con urgenza un'indennità di solidarietà a favore delle professioni sanitarie e mediche delle Forze armate pari a quella riservata alla Protezione civile.
(5-03875)


      DEIDDA, FERRO e GALANTINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          la comunità scientifica, al fine di accelerare il processo di controllo e conseguente distribuzione dei vaccini per il contrasto al COVID-19, ha avviato, su base volontaria, i test sull'uomo, precisando, tra le altre cose, che i soggetti volontari, a seguito della sottoposizione al test in questione, potrebbero subire una grave malattia, se non anche il decesso;

          la suindicata pratica, già avviata in altri Stati, se non intrapresa su base volontaria, appare in contrasto con i princìpi di cui al combinato disposto degli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione, dovendo prevalere, anche sulla ricerca scientifica, la tutela del cittadino nella propria libertà di scelta, nonché nel relativo diritto alla salute;

          recentemente, gli organi di stampa hanno incluso tra le categorie dei soggetti che il Governo starebbe ipotizzando per la citata sperimentazione anche gli appartenenti alle forze armate e di polizia, ciò perché asseritamente in possesso di un profilo idoneo alla citata sperimentazione, nonché tale da limitare i rischi di complicanze paventati dalla comunità scientifica al riguardo;

          appare agli interroganti inopportuna l'inclusione della citata categoria, in quanto, a prescindere dalla volontarietà della scelta, il singolo soggetto – tenuto conto del complesso funzionamento del sistema militare – potrebbe trovarsi in estrema difficoltà nell'esprimere un netto rifiuto al riguardo;

          la sottoposizione del citato personale alla sperimentazione in questione – considerato anche il blocco dei concorsi in atto e l'impossibilità, allo stato, di prorogare i contratti dei volontari in ferma prefissata – potrebbe compromettere, a seconda dell'incidenza delle complicanze, l'intero sistema di difesa nazionale –:

          se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di escludere, in modo assoluto, il personale appartenente alle Forze armate dalle categorie ipotizzate per la sperimentazione dei vaccini in questione.
(5-03876)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PINI, RIZZO NERVO e GRIBAUDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          il 23 aprile 2020 sul suo profilo Facebook il consigliere comunale del gruppo «Lega Salvini Premier» Francesco Lasaponara, scriveva: «Io onestamente non capisco tutta questa polemica sul 25 aprile. Se anziani partigiani (più anziani sono meglio è) ed altri esponenti anpi vogliono radunarsi per celebrare nonostante il virus perché fermarli? Anzi andrebbero incoraggiati a farlo, magari in qualche città con il sindaco dal cuore partigiANO tipo ad esempio Milano. Ed è giusto che celebrino spalla a spalla con i propri compagni. Ovviamente poi se dovessero ammalarsi dispiacerebbe molto a tutti ma è un rischio che va corso per un qualcosa di più importante. È un rischio che dobbiamo assolutamente correre. Ne va del bene della nostra gente. Come i cani che abbaiano... vittoriosi sui cadaveri dei Leoni... ma i cani restano cani e i Leoni sono leoni», concludendo il post con i seguenti hashtag: «#Covid19, #liberacidalmale# #partigianoprendilopermano #tradimentoelibertà #partigianidafrica»;

          sul sito del comune di Forlì è possibile consultare il curriculum vitae del consigliere dove si legge che attualmente è maggiore dell'Esercito italiano ed è insegnante militare presso l'European Personnel Recovery Center (Eprc);

          l'Eprc ha sede presso la base dell'Aeronautica militare di Poggio Renatico (FE) ed è un polo di eccellenza per le procedure di recupero non solo dei militari e civili impegnati in operazioni, ma anche di una più ampia gamma di operatori: diplomatici, giornalisti, volontari di Ngo e personale che, a vario titolo, si potrebbe trovare in condizioni di isolamento in territorio ostile, o potenzialmente tale, al verificarsi di una crisi;

          nel momento in cui ha giurato presso le Forze armate, il maggiore Lasaponara ha dichiarato di osservare la Costituzione e le leggi della Repubblica e di adempiere con disciplina ed onore a tutti i doveri nei confronti dello Stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni –:

          se il maggiore Lasaponara sia attualmente in servizio come risulta dal curriculum vitae pubblicato dal comune di Forlì;

          se il Ministero della difesa sia conoscenza delle dichiarazioni del maggiore Lasaponara;

          se il Ministero ritenga opportuno che il maggiore mantenga gli attuali incarichi presso l'Eprc e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la neutralità delle Forze armate rispetto a comportamenti che vanno al di là del dibattito politico, affinché Francesco Lasaponara, come tutti i militari, qualunque sia la posizione che si trovano ad assumere, rispetti i doveri del giuramento prestato verso i quali non viene mai meno il dovere di obbedienza.
(5-03873)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PASTORINO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          come è stato costantemente ricordato ai più alti livelli istituzionali in occasione del 75° anniversario della Liberazione, il 25 aprile è la data fondatrice della nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione. Fare memoria della Resistenza, della lotta di Liberazione, di quelle pagine decisive della nostra storia, dei coraggiosi che vi ebbero parte, resistendo all'oppressione, rischiando per la libertà di tutti, significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale, che ne furono alla base;

          parole chiare e decise, eppure c'è chi ancora non perde occasione per polemizzare sterilmente. Come Fabio Cenerini, coordinatore provinciale e capogruppo comunale spezzino di Forza Italia, che in relazione al 25 aprile sul suo profilo Facebook afferma di leggere: «boiate (...) tipo “resistiamo perché abbiamo imparato da voi”», post così commentato da Emilio Iacopi: «L'essere comunista è una malattia inguaribile»;

          Emilio Iacopi è brigadiere dell'Arma dei carabinieri in servizio e capogruppo Lega al comune di Sarzana, città con un'importante storia antifascista insignita della Medaglia d'argento al Valor Militare per il grande contributo della sua popolazione alla lotta partigiana e alla liberazione dal nazifascismo;

          il rappresentante leghista, già balzato all'onore delle cronache locali per aver definito i comunisti «malati mentali», nel mese di agosto 2019 ha accusato, sempre sui social, il Presidente della Repubblica di essere un «traditore della Patria», gesto inammissibile in alcun caso e ancora più grave se pronunciato da un consigliere comunale appartenente alle Forze armate, che così facendo, ad avviso dell'interrogante, ha anche violato il suo giuramento, compiendo un vero e proprio atto d'insubordinazione e d'incitamento alla sedizione;

          come se non bastasse Iacopi, il 25 aprile, ha pubblicato sul suo profilo Facebook un post, poi rimosso, raffigurante un cecchino che spara a chi canta «Bella Ciao» dai balconi. Ennesimo atto inaccettabile. Si tratta di servitore dello Stato in possesso di un porto d'armi, che a giudizio dell'interrogante volutamente istiga alla violenza e all'odio, incita ad atteggiamenti contrari alla legalità e al senso dello Stato;

          immagini e dichiarazioni aberranti che vanno ben oltre la libertà di espressione tutelata dalla Costituzione. La reazione della sindaca di Sarzana è stata dura, ma non basta, quanto avvenuto richiederebbe le dimissioni del consigliere. Rappresentare le istituzioni richiede responsabilità nonché l'obbligo di rispettare i principi e i valori fondanti della nostra democrazia, le conseguenze sociali di questi comportamenti retrivi sono devastanti;

          il consigliere leghista, dopo aver provato a giustificarsi così: «Quel post era sulla mia bacheca da giorni, è stato usato dalla sinistra per fare solo polemica, per me è stata una goliardata», nella serata dell'Anniversario della Liberazione si scusa, su Facebook, minimizzando: «Ho commesso una leggerezza, dovuta anche alla mia poca dimestichezza con le tecnologie», parole insufficienti e in un certo senso offensive vista la superficialità con cui viene trattato il fatto;

          è inaccettabile che un rappresentante istituzionale offenda la memoria di quanti sacrificarono la loro vita per restituire dignità, libertà e democrazia al nostro Paese. Con riferimento a quanto accaduto, il Ministro della difesa ha domandato l'avvio di un'indagine che chiarisca la vicenda, a tutela dell'immagine dell'Arma dei carabinieri e di tutta la Difesa –:

          se il Ministro della difesa intenda chiarire se l'indagine per accertare la vicenda sia stata effettivamente avviata e quali contestazioni siano state formulate rispetto agli inaccettabili e reiterati, come descritto in premessa, comportamenti assunti dal brigadiere Iacopi, a giudizio dell'interrogante, evidentemente incompatibili con la sua appartenenza all'Arma dei carabinieri;

          se e quali iniziative di competenza, in particolare normative, il Governo intenda adottare affinché, soprattutto da parte di colore che ricoprono cariche pubbliche rappresentative, non siano diffusi messaggi che contrastano con i valori fondanti della nostra democrazia.
(4-05434)


      FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          da diversi articoli di stampa si apprende che il capogruppo della Lega nel consiglio comunale di Sarzana il 25 aprile 2020 ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un post in cui compare un cecchino con sotto la scritta: «Edificio giallo, terzo piano c'è uno che canta Bella Ciao»;

          tale immagine appare all'interrogante una chiara indicazione a sparare a chi canta la canzone dei partigiani dai balconi;

          purtroppo, ormai da troppi anni il 25 aprile la Festa della Liberazione diventa, anche da parte di esponenti delle istituzioni, bersaglio di critiche antistoriche, negazioniste e vere e proprie offese dal sapore neofascista;

          oltre al post denunciato, dai giornali si apprende che nella pagina dello stesso consigliere Iacopi si leggono anche altri post chiaramente critici nei confronti della Resistenza e dei partigiani;

          come noto, data l'emergenza sanitaria in corso e le restrizioni dovute al contrasto alla diffusione del COVID-19, l'Anpi ha invitato tutti a celebrare il 25 aprile in modo virtuale e cantando dai balconi «Bella Ciao», iniziativa tesa a sostituire la manifestazione nazionale di Milano e le tante manifestazioni locali che quel giorno solitamente si svolgono nel Paese;

          l'esponente leghista è anche brigadiere dei carabinieri oltre ad essere, come già detto, consigliere comunale e capogruppo della Lega in comune;

          dopo la pubblicazione di questo inaccettabile post si è sollevato un coro di proteste indignate che hanno sottolineato l'istigazione alla violenza che un messaggio di quel tenore trasmetteva peraltro in una città, Sarzana, che ha un'importante storia antifascista;

          a parere dell'interrogante è evidente da parte del consigliere Iacopi, l'istigazione a delinquere e quindi l'auspicio dell'interrogante è che la magistratura compia tutti gli accertamenti necessari;

          inoltre, essendo lo stesso un brigadiere dei carabinieri peraltro già noto anche per insulti alle massime cariche dello Stato commessi nel recente passato, all'interrogante appare altresì evidente la sua incompatibilità con l'Arma;

          il Ministro interrogato ha già annunciato di aver chiesto l'avvio di «un'indagine che chiarisca la vicenda a tutela dell'immagine dell'Arma dei carabinieri e di tutta la Difesa» –:

          di quali ulteriori elementi dispone il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa, anche in relazione alle attività di indagine annunciate dallo stesso;

          se il Ministro sia a conoscenza di quali provvedimenti urgenti abbiano assunto i vertici dell'Arma dei carabinieri nei confronti dell'autore del post riportato in premessa il cui contenuto, a parere dell'interrogante, rende incompatibile la permanenza dello stesso all'interno dell'Arma.
(4-05435)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

          l'articolo 13, comma 1, lettera m), del decreto-legge n. 23 dell'8 aprile 2020 ha come finalità quella di immettere liquidità nel sistema economico, mediante un finanziamento da parte delle banche alle micro imprese e alle partite Iva, garantito dallo Stato, fino a 25.000 euro, attraverso una procedura semplificata e senza particolari formalità;

          già nel corso della seduta di mercoledì 22 aprile 2020 della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche e sul sistema finanziario, convocata per l'audizione del dottor Sabatini, direttore generale dell'Abi, molti componenti hanno denunciato che diversi istituti di credito continuano a nicchiare e a ritardare, spesso pretestuosamente, la concessione dei fidi, richiedendo documentazione non necessaria, o imponendo la estinzione e rinegoziazione dei fidi già concessi, vanificando così la ratio legis del provvedimento legislativo;

          la situazione appare talmente grave che la presidente dell'Ordine dei commercialisti di Vicenza dottoressa Monti è stata costretta a scrivere in data 24 aprile 2020 ai vertici delle Banche di credito cooperativo Centroveneto, Brendola, Alto Vicentino e Vicentino, per segnalare che l'approccio adottato dalle banche di credito cooperativo del territorio parrebbe non coerente con il dettato normativo;

          scrive testualmente la dottoressa Monti: «in sede di istruttoria oltre al modello 4-bis di richiesta finanziamento accompagnato da documento di riconoscimento in corso di validità, al certificato di iscrizione camerale o all'albo professionale di appartenenza e all'ultima dichiarazione dei redditi presentata o copia dell'ultimo bilancio depositato, viene richiesta una dichiarazione sostitutiva di atto notorio più altra documentazione attestante l'importo dei ricavi conseguiti nel 2019 o del bilancio di esercizio chiuso al 31 luglio 2019;

          quest'ultima documentazione richiesta risulta sovrabbondante ed eccessivamente onerosa per i soggetti richiedenti il finanziamento in conseguenza del fatto che come ben sapete ad oggi la maggioranza delle aziende a causa dell'emergenza sanitaria, che ha consentito loro di rinviare l'approvazione dei bilanci a 180 giorni, non hanno ancora definito le loro posizioni contabili 2019;

          tutto questo a fronte di quanto riesce ad erogare una Banca come Intesa San Paolo, compilando on line la richiesta di finanziamento, erogato al signor Alessio Salmaso di Montegrotto Terme, dopo solo 24 ore dall'invio del file (vedi Ansa del 22 aprile 2020);

          i tempi di accesso alla liquidità devono oggi poter essere fluidi e veloci nella massima trasparenza e fiducia reciproca tra le parti, a maggior ragione se i soggetti che richiedono il finanziamento hanno alle spalle l'intermediazione del commercialista, in qualità di garante dei conti»;

          nel modello per richiesta di finanziamento gli stessi istituti di credito hanno inserito una clausola, con cui si avverte che la definitiva concessione del mutuo è subordinata alla conversione in legge del decreto-legge n. 23 del 2020 e anche questa appare, a giudizio dell'interpellante, una formula dilatoria, di dubbia legittimità, considerata la ratio legis del provvedimento legislativo –:

          quale iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere per evitare da parte degli istituti di credito atteggiamenti dilatori, se non ostruzionistici, che vanificano gli obiettivi del decreto-legge n. 23 dell'8 aprile 2020.
(2-00764) «Zanettin».

Interrogazione a risposta orale:


      DONZELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il sindaco di Siena Luigi De Mossi, come riportato dalla stampa, ha richiesto alla Fondazione Mps di intraprendere l'azione risarcitoria nei confronti di Banca Mps, di cui è azionista di maggioranza il Ministero dell'economia e delle finanze;

          come noto, la Fondazione Mps partecipò negli anni 2008 e 2011 agli aumenti di capitale di Banca Mps per circa 3 miliardi e 800 milioni di euro. La Banca Mps poi nel 2012 ha dichiarato bilanci e prospetti informativi relativi a quegli aumenti di capitale, che sono poi risultati non veritieri. L'aumento di capitale ha comportato il depauperamento delle risorse della Fondazione e quindi un netto impoverimento per Siena e per il territorio. Ad avviso dell'interrogante è quindi doveroso avanzare la richiesta risarcitoria da parte della Fondazione Mps nei confronti della banca, soprattutto per restituire alla stessa Fondazione una solidità e una centralità economica per Siena e per l'economia del territorio. L'interrogante ritiene opportuno che la Fondazione Mps esperisca tutte le procedure necessarie e faccia tutto il possibile per recuperare le somme; certamente avrà già intrapreso le dovute azioni in tal senso. Il risarcimento Mps è ancora più doveroso all'indomani delle nomine indicate dal Tesoro, che riguardano la stessa Mps e che non hanno in alcun modo accolto le richieste di continuità manifestate dal sindaco di Siena –:

          se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

          se e come il Ministero dell'economia e delle finanze, in qualità di azionista di maggioranza della banca, si porrà rispetto a tale possibile richiesta di risarcimento e se intenda resistere in sede giudiziaria;

          secondo quale logica si sia deciso di cambiare i vertici di Mps e verso quale indirizzo;

          quali siano le intenzioni del Governo per il futuro rispetto all'ipotesi di cessione del pacchetto di maggioranza delle quote.
(3-01502)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il decreto-legge n. 18 del 2020, all'articolo 65, prevede a favore dei soggetti obbligati alla sospensione dell'attività dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020 «(...) un credito d'imposta nella misura del 60 per cento dell'ammontare del canone di locazione, relativo al mese di marzo 2020, di immobili rientranti nella categoria catastale C/1»;

          con la pubblicazione della risoluzione n. 13 del 20 marzo 2020 l'Agenzia delle entrate, in applicazione di tale norma, ha istituito un apposito codice tributo, il 6914, da poter utilizzare fin dal 25 marzo per poter usufruire del predetto credito riconosciuto;

          successivamente, però, la stessa Agenzia delle entrate con la propria circolare n. 8 emanata il 3 aprile 2020 al punto 3.1, in risposta a specifica Faq sulle modalità di fruizione del credito di imposta sopra indicato, asserisce che: «(...) Ancorché la disposizione si riferisca, genericamente, al 60 per cento dell'ammontare del canone di locazione, la stessa ha la finalità di ristorare il soggetto dal costo sostenuto costituito dal predetto canone, sicché in coerenza con tale finalità il predetto credito maturerà a seguito dell'avvenuto pagamento del canone medesimo»;

          il testo normativo, come sopra riportato e come la stessa Agenzia riconosce, non prevede assolutamente questa limitazione. Nella sola relazione tecnica di accompagnamento al decreto-legge n. 18 del 2020 si trova un riferimento al costo «sostenuto» riportato nella risposta. È pur vero che trattandosi di materia tributaria non si può non tener conto della legislazione vigente sull'argomento e lo stesso Tuir, il Testo unico delle imposte sui redditi, come l'Agenzia delle entrate ben conosce, viene in aiuto con il suo articolo 109, comma 2, che, alla lettera b), testualmente riporta: «b) i corrispettivi delle prestazioni di servizi si considerano conseguiti, e le spese di acquisizione dei servizi si considerano sostenute, alla data in cui le prestazioni sono ultimate, ovvero, per quelle dipendenti da contratti di locazione, mutuo, assicurazione e altri contratti da cui derivano corrispettivi periodici, alla data di maturazione dei corrispettivi»;

          è quindi non solo dalla lettura dell'articolo 65 del decreto-legge, ma anche da quella del Tuir che si può senza ombra di dubbio affermare che il credito di imposta è spettante, a prescindere dall'effettivo pagamento del canone –:

          se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative affinché si faccia immediata chiarezza sul punto, confermando che non sussiste l'obbligo di pagamento del canone ora, ancor più considerando questo particolare momento di crisi di liquidità delle imprese al quale Governo e Parlamento stanno cercando di far fronte;

          quali iniziative si intendano assumere al fine di evitare tassativamente che un documento come una circolare si sostituisca di fatto a un atto di rango superiore, espressione della volontà del legislatore, cosa che non appare ammissibile in uno Stato di diritto come il nostro.
(4-05389)


      GELMINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          a seguito delle modifiche approvate al Senato al decreto-legge n. 18 del 2020 cosiddetto «Cura Italia» (A.C. 2463-A), con riferimento all'articolo 67, ad oggi non appare ancora chiaro se sia completamente scongiurata la proroga di due anni degli accertamenti da parte degli enti impositori nei confronti dei contribuenti a fronte di pochi mesi di rinvio del pagamento dei versamenti;

          il Gruppo Forza Italia ha sempre proposto, durante l'esame del cosiddetto decreto-legge «Cura Italia», di abrogare tout court il quarto comma dell'articolo 67 del citato decreto proprio per evitare che gli accertamenti tributari da parte dell'Agenzia delle entrate fossero eccessivamente dilatati nel tempo, sbilanciando così il rapporto tra contribuente e fisco in favore chiaramente di quest'ultimo;

          sorprendentemente nei giorni scorsi, in sede di audizione alla Camera dei deputati, del direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha dichiarato che, senza la suddetta proroga biennale, entro dicembre 2020 arriveranno ben 8,5 milioni di cartelle esattoriali ai contribuenti;

          il direttore, Ruffini, in particolare, ha segnalato che, senza la citata proroga di due anni dei termini di accertamento, modificata nel decreto-legge «Cura Italia», saranno in arrivo 8,5 milioni di cartelle nella seconda metà del 2020 e sul punto ha dichiarato che: «la proroga di due anni dei termini di accertamento serviva a dare la possibilità di notificare anche dopo», e aggiungendo «non so se questa è la volontà ma questo è il perimetro normativo nel quale si deve muovere l'Agenzia»;

          tali affermazioni appaiono all'interrogante, con tutta evidenza, di una gravità inaudita, soprattutto nel momento storico che si sta vivendo con migliaia di famiglie alla fame e imprese e lavoratori sempre più violentemente colpiti dalla crisi connessa alla diffusione del Covid-19 –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per evitare che l'Agenzia delle entrate, in una fase così drammatica come quella attuale, proceda all'invio massiccio di circa 8,5 milioni di cartelle nei confronti dei contribuenti.
(4-05390)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

          l'interpellante ha già presentato due atti di sindacato ispettivo in ordine alla vicenda della Berica Impianti S.p.A. di Arzignano (Vicenza);

          alla prima interrogazione n. 3-00097 il Governo ha risposto nella seduta del 22 gennaio 2019, limitandosi a una ricognizione del contenzioso in essere con la Berica Impianti, destinato, a suo dire, a esaurirsi in tempi contenuti;

          in tale occasione l'interrogante aveva invitato l'amministrazione a una sollecita conciliazione delle cause, per evitare rovinose pronunce, sulla base dei precisi criteri indicati dal giudice del Tribunale di Firenze, dottoressa Laura Maione, nel corso della udienza del 17 gennaio 2019;

          l'interpellante ha quindi presentato l'interpellanza n. 2-00265, nella quale segnalava l'avvenuto deposito di una sentenza del Tribunale di Torino, n. 545/2019 pubblicata il 5 febbraio 2019, che aveva accolto le domande della Berica Impianti, condannando il Ministero della giustizia al pagamento dell'importo di euro 4.677.825,70, oltre agli interessi moratori e alle spese del giudizio, e ipotizzava ulteriori rovinose pronunce ai danni del Ministero della giustizia, considerato che altre due cause pendenti avanti altri uffici giudiziari avevano una causa petendi sostanzialmente analoga;

          in relazione ad analogo appalto con sentenza n. 2469/2019 il Tribunale di Bologna ha condannato il Ministero della giustizia a pagare a Berica Impianti s.p.a. la somma di euro 86.864,99, oltre iva se dovuta, oltre interessi dalla pronuncia al saldo e alla metà delle spese legali;

          come già segnalato nei precedenti atti di sindacato ispettivo il mancato pagamento dei costi addizionali da parte del Ministero della giustizia ha messo in crisi finanziaria Berica Impianti s.p.a. che, privata delle risorse necessarie sia per il pagamento dei fornitori, è stata costretta a ricorrere alla procedura di concordato per evitare il fallimento;

          solo grazie alla sentenza del Tribunale di Torino, che nel frattempo è passata in giudicato, come da certificazione ottenuta il giorno precedente all'adunanza dei creditori nella procedura di concordato, la società Berica Impianti s.p.a. ha potuto dimostrare di poter erogare (oltre a quanto dovuto ai creditori in prededuzione ed ai privilegiati) una percentuale superiore a quella minima del 20 per cento ai creditori chirografari;

          rimangono tuttora pendenti avanti i Tribunali di Firenze (n. 8009/2017 R.G.) e Bologna (n. 19877/2016 R.G.) altri due procedimenti aventi analoga causa petendi, il cui esito, alla luce dei precedenti citati, appare ormai scontato;

          con missiva 4 luglio 2019 il Ministero della giustizia, dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, provveditorato regionale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, ha comunicato alla creditrice, in relazione a detta pronuncia di condanna del Tribunale di Torino, «che non appena disponibili i fondi di bilancio si procederà al pagamento a vostro favore di quanto disposto dal giudice»;

          con decreto 12 dicembre 2020 il Tribunale di Vicenza ha omologato il concordato preventivo proposto da Berica Impianti s.p.a. prevedendo: il pagamento dei creditori in prededuzione entro 6 mesi dall'omologa, il pagamento dei creditori privilegiati entro 6 mesi dall'omologa, il pagamento dei creditori chirografari per 1/3 entro sei mesi dall'omologa, per 1/3 entro quindici mesi dall'omologa e del residuo entro ventiquattro mesi dall'omologa;

          con missiva 20 marzo 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, provveditorato regionale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, ha rinnovato al dipartimento amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia la richiesta dei fondi richiesti per far fronte al pagamento del solo importo capitale di euro 4.677.825,70, dovuto in forza della sentenza del Tribunale di Torino, dimenticando che sono dovuti anche ingenti interessi e spese;

          a tutt'oggi, per ciò che risulta all'interpellante, nulla di quanto dovuto per effetto di sentenze esecutive è stato versato alla Berica Impianti, che viceversa ne ha urgente necessità per rispettare i termini del concordato;

          come sottolineato nei precedenti atti di sindacato ispettivo, la Berica Impianti era una azienda industrialmente sana e con buone prospettive di crescita, ma è stata costretta al concordato preventivo proprio per il mancato incasso di questi crediti vantati verso il Ministero della giustizia. La vicenda esposta è sintomatica della patologica gestione del debito dello Stato verso le imprese. Va ricordato che con la sentenza del 28 gennaio 2020 la Grande Sezione della Corte di Lussemburgo ha condannato l'Italia per il ritardo con il quale liquida i propri debiti commerciali;

          nei giorni scorsi la Berica Impianti ha presentato un esposto alle procure competenti della Corte dei Conti per danno erariale, considerate quelle che appaiono la sciatteria e la superficialità con cui, fino ad oggi, i diversi dirigenti ministeriali preposti hanno gestito il contenzioso in essere –:

          quando il Ministero della giustizia intenda ottemperare a quanto sancito dalla sentenze del Tribunale di Torino (passata in giudicato) e del Tribunale di Bologna (esecutiva);

          perché finora il Ministero della giustizia non abbia aderito alla proposta conciliativa formulata dal giudice del Tribunale di Firenze, evitando un'ulteriore condanna giudiziale, con aggravio di interessi moratori e spese.
(2-00760) «Zanettin».

Interrogazione a risposta immediata:


      LOLLOBRIGIDA, MELONI, VARCHI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FERRO, MASCHIO, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DONZELLI, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          in piena emergenza dovuta alla pandemia da COVID-19 ancora in corso, desta enorme indignazione la scarcerazione di alcuni boss;

          va richiamata innanzitutto la circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria inviata il 21 marzo 2020 a tutti i penitenziari italiani con oggetto generico «Segnalazione all'autorità giudiziaria», che invitava a comunicare «con solerzia all'autorità giudiziaria, per le eventuali determinazioni di competenza», il nominativo di quei detenuti che hanno più di 70 anni e sono affetti da determinate patologie;

          la circolare ha fatto seguito all'emanazione del decreto-legge «Cura Italia», che prevede, all'articolo 123, che la pena detentiva non superiore a 18 mesi, anche se parte residua di maggior pena, sia eseguita presso il domicilio, salve eccezioni per alcune categorie di reati o di condannati, richiamando l'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario;

          dunque l'effetto immediato della circolare è stato quello di aumentare le richieste di messa ai domiciliari dei detenuti over 70, soprattutto se, come Zagaria, affetti da patologie. Tra i potenziali beneficiari delle misure riconducibili vi sono nomi di primissimo piano di Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra;

          alla circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ai primi di aprile 2020 ha fatto seguito un'ulteriore disposizione del procuratore generale della Corte di cassazione Giovanni Salvi a tutte le procure generali d'Italia. Nel documento si suggeriva di considerare il carcere come «extrema ratio»;

          dal combinato disposto dei due documenti emerge a parere degli interroganti che la decisione finale viene lasciata nelle mani del singolo giudice chiamato ad assumere le proprie «determinazioni di competenza», assumendosi di fatto ogni responsabilità qualora accada qualcosa al detenuto che ha presentato l'istanza tramite il proprio legale;

          come è noto, il provvedimento di sottoposizione al regime di cui all'articolo 41-bis è assunto dal Ministro della giustizia, con una decisione centralizzata che sarebbe opportuno prevedere specularmente anche per la revoca del medesimo provvedimento, evitando così che la decisione sia lasciata a ciascun ufficio di sorveglianza in luogo di una valutazione da operarsi di concerto con Procura nazionale antimafia, Direzione nazionale antimafia e rispettivi uffici territoriali;

          va considerato, peraltro, che numerosi provvedimenti di scarcerazione sembrerebbero assunti sulla base delle norme previgenti al decreto-legge «Cura Italia» –:

          quali siano gli intendimenti del Governo, per quanto di competenza, in merito alla scarcerazione dei detenuti sottoposti al regime carcerario del 41-bis e dei detenuti in alta sicurezza e quali siano le urgenti iniziative previste in ordine alle eventuali negligenze e inadempienze dell'amministrazione penitenziaria.
(3-01501)
(Presentata il 28 aprile 2020)

Interrogazioni a risposta scritta:


      VARCHI, MASCHIO, BUTTI, TRANCASSINI, CIABURRO, FERRO, LUCASELLI, ROTELLI e DEIDDA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha imposto l'adozione di drastiche misure per il contenimento del contagio e la tutela della salute pubblica, che potrebbero protrarsi fino al 31 luglio 2020 e, forse, anche oltre, sulla base dell'evolversi della situazione sanitaria;

          in tale contesto, anche il sistema giustizia è stato duramente colpito: dalla sospensione delle udienze, alla riduzione del tirocinio per gli aspiranti avvocati fino alla sospensione, per sessanta giorni, delle procedure concorsuali e degli esami di abilitazione per l'accesso alla professione forense;

          in particolare, tutte le Corti di appello hanno sospeso la procedura per le correzioni degli elaborati scritti della prova dell'esame d'avvocato, sessione 2019/2020, nonché la seconda prova orale del medesimo esame, sessione 2018/2019;

          anche la prossima sessione di esame, prevista nel mese di dicembre di quest'anno, potrebbe non tenersi a fronte del divieto di assembramenti per il contenimento e la gestione dell'emergenza epidemiologica;

          la proroga del termine di conclusione della correzione, prevista certamente per motivi eccezionali, implicherebbe sia l'impossibilità di sostenere l'esame orale in sede di «preappello» nel mese di luglio ai sensi dell'articolo 6, comma 2, del decreto ministeriale n. 48 del 2016 sia, ovviamente, l'inizio della sessione orale «ordinaria» di settembre 2020;

          già in condizioni ordinarie, il sistema di abilitazione alla professione forense rappresenta una corsa a ostacoli, unica nel panorama europeo, che prevede, all'esito dei cinque anni di studio e dopo un periodo di tirocinio professionale della durata di diciotto mesi, un esame della durata complessiva fra i dieci e i quattordici mesi, previsto una sola volta all'anno e con un tasso di superamento spesso inferiore al 30 per cento;

          in questa assurda corsa a ostacoli sono coinvolte, ogni anno, oltre 20.000 persone, ragazzi e ragazze che lavorano, nella maggior parte dei casi, senza percepire alcun reddito o, nella più fortunata delle ipotesi, solo un rimborso delle spese e senza alcuna tutela;

          il perdurare di tale situazione di incertezza rischia di provocare un grave ulteriore disagio per migliaia di aspiranti avvocati, costretti in tal modo a ritardare, per causa a loro non imputabile, l'accesso alla professione e, dunque, al mondo del lavoro;

          l'utilizzo degli strumenti informatici, già adottati in molti settori, come la giustizia penale e civile o l'istruzione, potrebbe fornire una soluzione concreta anche per l'esecuzione a distanza di attività quali lo svolgimento della prova orale e la correzione degli elaborati scritti dell'esame di abilitazione;

          in considerazione dell'assoluta imprevedibilità evolutiva dell'emergenza epidemiologica, è necessario individuare, qualora non sia possibile sostenere l'esame con le modalità ordinarie, modalità alternative per garantirne, in ogni caso, lo svolgimento –:

          quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per gestire la situazione di cui in premessa, al fine di garantire il regolare svolgimento sia della sessione dell'esame di abilitazione alla professione forense per l'anno 2019, con pubblicazione degli esiti della prova scritta entro il 30 giugno 2020 e, per l'effetto, l'inizio della prova orale a luglio 2020 e settembre 2020, sia dell'esame di abilitazione per l'anno 2020, anche attraverso il ricorso a modalità informatiche o attingendo ai commissari supplenti, già istituiti in seno alle singole commissioni d'esame, affinché si garantisca la ripresa delle correzioni degli elaborati scritti nei tempi più celeri possibili.
(4-05384)


      BATTILOCCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          l'interrogante ha appreso, dalle dichiarazioni a mezzo stampa dei rappresentanti delle camere penali e Unaep, dell'attuale sospensione dell'esame di Stato (concorso) per i praticanti avvocati, senza adeguate informazioni sulle modalità di correzione degli scritti e la successiva somministrazione dei test orali;

          solo nella città di Roma gli elaborati scritti in attesa di correzione ammontano a 12.000 unità, la cui correzione risulta oltremodo difficoltosa, viste le stringenti misure di contrasto al Covid-19;

          l'assenza di date e modalità certe per lo svolgimento della prova orale implica l'impossibilità per i praticanti di programmare i necessari tempi di studio e lavoro, in vista del prossimo esame di dicembre (sessione);

          ai sensi della legge n. 247 del 31 dicembre 2012 l'attività svolta dai praticanti non determina di diritto l'instaurazione di un rapporto di lavoro subordinato, neppure di natura occasionale, pertanto a chi svolge il tirocinio forense è dovuto solamente un rimborso spese per l'attività di studio –:

          se trovino conferma le notizie apprese dagli organi di stampa e quale linea di indirizzo intenda seguire in merito allo svolgimento del concorso;

          se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a porre in essere misure alternative per la ripresa e la prosecuzione dell'iter concorsuale, disponendo in sostituzione della prova orale, l'abilitazione all'albo con clausole come la firma sugli atti del dominus per un ipotetico periodo di 6 mesi o 1 anno e la prosecuzione della pratica forense presso lo studio di un avvocato.
(4-05400)


      BARTOLOZZI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          si apprende da qualificate fonti di stampa che nei giorni scorsi sarebbero stati scarcerati boss di alto profilo criminale:

              il calabrese Rocco Filippone, detenuto in regime di alta sicurezza, detto «il monaco», ritenuto uomo di fiducia dei Piromalli, sotto processo per i rapporti tra 'ndrangheta e «Cosa nostra» e accusato di avere coordinato il duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, potrà continuare la carcerazione preventiva nel torinese;

              Vincenzino Iannazzo, considerato il boss della 'ndrangheta a Lamezia Terme, condannato in appello a 14 anni e 6 mesi nel luglio 2018;

              il boss dell'Uditore Pino Sansone, ritenuto uno dei protagonisti di maggiore rilievo dell'ultima stagione della riorganizzazione di «Cosa nostra», che potrà continuare la misura a Palermo;

              il boss Francesco Bonura, il colonnello di Bernardo Provenzano, condannato in via definitiva per associazione mafiosa a 23 anni di carcere e detenuto al 41-bis, rientrato a Palermo;

              Domenico Perre, uno dei sequestratori di Alessandra Sgarella, l'imprenditrice rapita a Milano nel '97 e liberata a Locri undici mesi dopo e che ora si trova già in quarantena a Platì, paese considerato roccaforte di alcuni fra i clan più feroci della Calabria, attualmente amministrato da un commissario prefettizio dopo il quarto scioglimento per mafia;

              Pasquale Zagaria, recluso al 41-bis, fratello del superboss dei Casalesi Michele Zagaria, che sconterà in provincia di Brescia;

              Francesco La Rocca, «u ziu Cicciu», uomo d'onore già a 18 anni, il Padrino di San Michele di Ganzaria, condannato all'ergastolo, rientrato nella sua casa in Sicilia;

          dunque, nell'arco di pochi giorni, sarebbero già 7 scarcerazioni di detenuti per mafia e camorra e 'ndrangheta;

          per quel che è dato apprendere dalla stampa, nel caso di Zagaria il magistrato aveva interpellato preventivamente il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per la sua collocazione in un altro istituto penitenziario, attrezzato per la tipologia di trattamenti di cui aveva bisogno, non ricevendo risposta alcuna;

          se è innegabile il diritto, costituzionalmente garantito, a ricevere cure appropriate non può e deve passare inosservato che trattasi, in taluni casi, di condannati per reati gravissimi in regime di 41-bis;

          il 23 aprile 2020, il Governo ha accolto l'ordine del giorno a prima firma dell'interrogante con il quale è stato impegnato il Governo medesimo a valutare l'opportunità di introdurre misure atte a scongiurare che la pena detentiva residua per i soggetti condannati per 41-bis sia eseguita in abitazione ubicata nella regione di nascita o residenza del condannato stesso –:

          se i Ministri interrogati abbiano, per quanto di rispettiva competenza, avviato le dovute iniziative di carattere ispettivo;

          se intendano fornire elementi, nei limiti ammessi, circa la posizione giuridica di ogni detenuto di cui in premessa, e di ogni altro in regime di alta sicurezza per il quale pende richiesta di scarcerazione;

          se e come intendano adoperarsi, per quanto di competenza, per evitare che in regioni come la Sicilia e la Calabria, strette dalla morsa della fame, il rientro di boss mafiosi e capi mandamenti sia occasione di riorganizzazione interna delle associazioni criminali;

          se intendano, con iniziative normative urgenti, disciplinare la materia per impedire la ricollocazione regionale dei detenuti suddetti.
(4-05411)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

          in vista della cosiddetta fase «due», è molto frequente la diffusione sui mezzi di informazione di progetti, con tanto di illustrazioni grafiche, relativi alle procedure che dovrebbero essere adottate per garantire il distanziamento sociale su mezzi di trasporto pubblico locale, quali autobus e metropolitane;

          mantenere una soglia di distanziamento di sicurezza tra le persone a bordo dei mezzi di trasporto pubblico locale è un obiettivo che appare facilmente realizzabile in linea teorica, ma è di difficile realizzazione pratica se non si indicano in concreto, e in aggiunta ai disegni pubblicati sugli organi di stampa, quali saranno le modalità con le quali la salita e la discesa su e da un mezzo di trasporto pubblico di linea sarà regolata nelle varie fermate effettuate da un capo all'altro della linea di percorrenza;

          altro rilevante problema che si pone è quello di evitare imponenti assembramenti di persone, pericolosi per la salute pubblica, alle fermate degli autobus, sulle banchine della metropolitana o all'ingresso delle stazioni di questa se, come sembrerebbe inevitabile dalle proposte che vengono diffuse, l'accesso ai mezzi di trasporto sarà estremamente contingentato per ogni corsa;

          non si può non tenere in considerazione, inoltre, che la maggior parte dell'utenza dei mezzi di trasporto pubblico si concentra in determinate fasce orarie nel corso della giornata che corrispondono agli orari di inizio e di fine delle attività lavorative sia pubbliche che private;

          una delle misure adottate in molte città nel corso della fase «uno», per evitare l'utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico da parte delle persone che, pure in numero limitato, hanno continuato a lavorare nonostante il lockdown, è stata quella di consentire l'accesso dei mezzi di trasporto privato alle zone a traffico limitato e la gratuità dei parcheggi solitamente soggetti a pagamento –:

          se il Governo non intenda adottare iniziative per favorire il distanziamento sui mezzi pubblici di trasporto non soltanto attraverso forme di razionalizzazione logistica degli accessi volte a prevenire l'assembramento nei diversi step di avvicinamento al mezzo, ma anche attraverso interventi più generali di agevolazione del trasporto privato e di rimodulazione degli orari di lavoro nel settore pubblico e in quello privato che diluiscano i flussi.
(2-00758) «Baldelli, Bergamini, Sozzani, Pentangelo, Mulè, Zanella, Rosso».

Interrogazioni a risposta immediata:


      RIXI, MOLINARI, MACCANTI, MORELLI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZORDAN, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 37 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dispone che al finanziamento dell'attività di competenza dell'Autorità di regolazione dei trasporti si provvede mediante un contributo versato dagli operatori vigilati dall'Autorità medesima, determinato annualmente con atto dell'Autorità, sottoposto ad approvazione da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;

          con riguardo all'anno 2020, la delibera di autofinanziamento dell'Autorità di regolazione dei trasporti n. 172/2019, approvata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 gennaio 2020 ed integrata con la determina del Segretario generale n. 77/2020 del 19 febbraio 2020, ha fissato al 30 aprile 2020 il termine per il versamento di due terzi del contributo previsto e al 30 ottobre 2020 quello per il versamento del terzo residuo;

          stante l'emergenza sanitaria tuttora in corso in Italia, il 20 aprile 2020 l'Autorità di regolazione dei trasporti – come da nota pubblicata sul suo sito – ha avviato la riscossione della quota di contributo dovuta entro il 30 aprile 2020, pubblicando on line modalità e procedure e ha suffragato la richiesta di versamento adducendo – ad avviso degli interroganti in modo del tutto inopportuno e infondato – che «l'emergenza SARS-COVID-19 produce effetti anche sulla libera circolazione di persone e merci» e che «proprio nei trasporti, prima che in altri settori, sono attesi segnali di ripresa in ragione della funzione essenziale di servizio a favore di imprese, utenti e passeggeri»;

          contrariamente a quanto inopportunamente asserito dall'Autorità, i soggetti da essa vigilati sono tra quelli maggiormente colpiti dall'emergenza economica conseguente all'emergenza sanitaria attualmente in corso in Italia; basti pensare che: il trasporto aereo ha registrato una contrazione dei traffici dell'88 per cento; il trasporto ferroviario un taglio del 98 per cento delle corse dei treni ad alta capacità/alta velocità; il trasporto regionale ha registrato una riduzione del 70 per cento delle corse; il trasporto merci una flessione del 25 per cento circa;

          il Governo, ad avviso degli interroganti, non ha disposto misure adeguate a sostegno delle imprese a diverso titolo operanti nel settore dei trasporti e non ha, altresì, disposto il differimento o la sospensione della richiesta di versamento del contributo annuale, di cui ora l'Autorità di regolazione dei trasporti esige il pagamento nei termini originariamente previsti –:

          se il Governo non ritenga di adottare, con la massima sollecitudine, le iniziative di competenza con riferimento in particolare alla sospensione del versamento del contributo annuale, dovuto all'Autorità di regolazione dei trasporti a titolo di auto-finanziamento, dai soggetti da essa vigilati.
(3-01494)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      PASTORINO e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 ha avviato la cosiddetta «fase 2» con il graduale superamento delle misure restrittive e la graduale riapertura dei settori produttivi essenziali, con modalità dirette non solo ad assicurare il contrasto e il contenimento del diffondersi del virus COVID-19, ma anche a tutelare la salute di quanti continueranno o saranno chiamati a prestare attività lavorative;

          la graduale ripresa delle attività di diversi settori produttivi determina la necessità di garantire la mobilità a quanti saranno interessati dalla stessa e che i trasporti, sia con mezzi privati che pubblici, avvengano in condizioni di sicurezza;

          questo obiettivo è condizionato:

              a) da una persistente criticità nella mobilità stradale a causa delle condizioni di precarietà strutturale di ponti e viadotti – già oggetto prima della crisi sanitaria di interventi straordinari di verifica strutturale e di programmazione di interventi manutentivi – le quali hanno penalizzato fortemente alcune territori come quello ligure, il quale ha visto da ultimo le gravi problematicità del viadotto Bisagno sull'autostrada A12, riguardo alle quali, tra l'altro, 29 famiglie ancora attendono una soluzione, per le quali è indispensabile riprendere tempestivamente tali interventi straordinari di verifica al fine di prevenire possibili interruzioni e gravi difficoltà nella viabilità;

              b) da un trasporto pubblico locale su gomma, metropolitano e ferroviario che dovrà sostenere, pur nelle limitazioni ancora previste, un consistente flusso di mobilità urbana e pendolare tra città, la cui regolamentazione – distanziamento tra gli utenti e limitazioni di accesso – prevista dalle misure dirette a contrastare la diffusione del COVID-19 rischia di non rispondere alle esigenze di mobilità indotte e necessarie al riavvio seppure graduale delle attività previsto dalla cosiddetta «fase 2»;

          appare, quindi, necessario prevedere e garantire un adeguato sistema di trasporto pubblico, che nelle sue modalità certamente risponda alla necessità di proseguire le azioni dirette al contrasto e al contenimento della diffusione del virus COVID-19, ma che al contempo assicuri condizioni e tempi di mobilità che non gravino sui tempi di vita –:

          quali iniziative abbia assunto o intenda assumere, anche d'intesa con le regioni, le amministrazioni locali e i gestori del trasporto pubblico locale, per garantire un'adeguata mobilità a quanti continueranno o saranno chiamati a prestare l'attività lavorativa in relazione alla progressiva ripresa prevista dalla cosiddetta «fase 2».
(3-01495)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      PAITA, NOBILI, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          la ripresa della cosiddetta «fase 2», coincidente con una parziale e, ad avviso degli interroganti, insufficiente riapertura delle attività produttive, dovrà rimettere i cittadini nella condizione di spostarsi e a tal fine è urgente fornire indicazioni chiare sulle modalità di utilizzo del trasporto pubblico locale in sicurezza;

          il tavolo delle aziende sul trasporto pubblico locale è stato riunito per la prima volta dal Ministro interrogato il 23 aprile 2020 e, ad una settimana dalla data del 4 maggio 2020, ad oggi non risultano ancora chiare le linee guida sul trasporto pubblico, sull'eventuale obbligo di dispositivi di protezione individuale, sul numero di passeggeri che potranno salire sui mezzi pubblici, sul conseguente necessario aumento dei veicoli pubblici, su chi eseguirà i controlli;

          ci sarà bisogno di una rivoluzione del mondo del trasporto pubblico, i cui costi non potranno ricadere sugli utenti o sui comuni che hanno già sottoscritto contratti di servizio e che necessiterà dello stanziamento di maggiori risorse da parte dello Stato nel fondo nazionale trasporti e di linee guida precise sulle condizioni di utilizzo;

          l'emergenza epidemiologica, inoltre, richiederebbe misure ad hoc a tutela di studenti e lavoratori pendolari, utenti dei servizi di trasporto ferroviario e di trasporto pubblico locale che sono stati impossibilitati ad utilizzare il proprio abbonamento per il periodo di lockdown, prevedendo dunque forme di ristoro o l'estensione dell'abbonamento per il periodo non utilizzato;

          la situazione del trasporto ferroviario è altrettanto seria: le linee risultano in gran parte bloccate e le migliaia di lavoratori che utilizzano il trasporto su rotaia sono così nella totale impossibilità di trasferirsi sui luoghi di lavoro;

          è necessario, inoltre, soprattutto per il trasporto locale, pensare anche a strumenti alternativi, quali l'implementazione del car sharing, delle piste ciclabili, dei monopattini o di mezzi di trasporto diversi dai veicoli privati;

          vi è poi il capitolo non secondario dei porti, per i quali è necessario mettere in campo misure straordinarie, continuando a garantire il traffico marittimo e i collegamenti con le isole –:

          quali iniziative intenda adottare per dotare il Paese di un piano per il potenziamento del trasporto locale, ferroviario e marittimo in sicurezza per utenti e lavoratori, assicurando tutte le misure di prevenzione per il contenimento della diffusione del COVID-19, e quali risorse economiche siano state previste da trasferire agli enti locali affinché i mezzi di trasporto siano garantiti in vista della ripartenza economico-produttiva del Paese.
(3-01496)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      GARIGLIO, BRUNO BOSSIO, CANTINI, GIACOMELLI, PIZZETTI, ANDREA ROMANO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 apre la cosiddetta «fase 2» dell'emergenza da virus COVID-19 e introduce ulteriori disposizioni in relazione a scadenze precise e a regole per consentire una graduale ripresa delle attività, nei settori produttivi e dei servizi, e una graduale e sicura circolazione dei cittadini che dovranno recarsi sui luoghi di lavoro;

          la gestione dei flussi di persone, in particolare sui mezzi pubblici, è una delle questioni più complesse e delicate della «fase 2», che al tempo stesso coniuga l'obiettivo di assicurare il trasporto con quello di garantire la sicurezza sanitaria dei cittadini;

          gli interventi da realizzare presentano un costo non indifferente, che arriva in un momento molto difficile sul fronte delle entrate per le aziende del trasporto pubblico;

          secondo le stime fatte dall'Inail, sono 700 mila i lavoratori dipendenti che con la «fase 2» potrebbero tornare a utilizzare i mezzi di trasporto pubblici. L'Inail, in un documento tecnico pubblicato sul proprio sito, sottolinea che l'intero sistema di trasporto pubblico «deve essere considerato un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta, soprattutto nelle aree metropolitane ad alta urbanizzazione»;

          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 prevede uno specifico protocollo del settore del trasporto e della logistica (allegato 8), sottoscritto il 20 marzo 2020, e delle linee guida (allegato 9) del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con procedure specifiche per il contenimento della diffusione del COVID-19 nel settore del trasporto pubblico locale;

          accanto alla procedura base della sanificazione e dell'igienizzazione dei locali, dei mezzi di trasporto e dei mezzi di lavoro, si prevedono: flussi separati di salita e discesa dei passeggeri e aperture differenziate delle porte; applicazione di marker sui sedili non utilizzabili; aumento della frequenza dei mezzi nelle ore considerate ad alto flusso di passeggeri; numero massimo di passeggeri per consentire il rispetto della distanza di un metro, anche non effettuando alcune fermate; apparati di videosorveglianza per monitorare i flussi ed evitare assembramenti; sospensione vendita e controllo dei titoli di viaggio a bordo –:

          se, oltre alle prescrizioni già adottate per il contenimento della diffusione del COVID-19, siano allo studio ulteriori misure per assicurare un migliore utilizzo dei mezzi pubblici e per favorire altre forme di mobilità.
(3-01497)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      DE LORENZIS, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, CHIAZZESE, FICARA, GRIPPA, DE GIROLAMO, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA e SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          dal mese di febbraio 2020, l'Italia si trova a gestire un evento emergenziale senza precedenti nella storia recente determinato dalla diffusione del virus SARS-CoV-2. Dal 23 febbraio 2020 si susseguono i provvedimenti del Governo per affrontare l'emergenza sanitaria ed economica in atto; con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020, «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale», allo scopo di contrastare il diffondersi del virus è stata adottata, sull'intero territorio nazionale, la sospensione di tutte le attività. A seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, l'Italia inizia una graduale fase di riapertura delle attività economiche e della vita sociale;

          l'emergenza COVID-19 ha comportato provvedimenti di restrizione della circolazione delle persone, che sta bloccando quasi completamente il sistema dei trasporti e la mobilità urbana. Le città si sono svuotate, anche se una quota significativa degli spostamenti continuano ad avvenire; nella sola area B di Milano si è osservata una riduzione media della circolazione delle auto del 70 per cento e del 95 per cento del trasporto pubblico e di tutte le varie forme di sharing mobility;

          la lotta al COVID-19 ha anche imposto stringenti norme di distanziamento sociale, che dovranno continuare a essere osservate con un certo grado di rigidità. Quando le restrizioni alla mobilità cesseranno, si verificherà un primo shock di traffico quando le attività economiche riprenderanno e un secondo shock più drammatico nel settembre 2020, alla riapertura delle scuole. Lo scenario più probabile è una paralisi della mobilità nelle città, in particolare in quelle di grandi dimensioni. Il trasporto pubblico locale dovrà, in questo scenario, rappresentare nuove soluzioni volte a tutelare la salute e il diritto alla mobilità e ad evitare la paralisi dei sistemi urbani, garantendo la sicurezza e la tutela della salute di cittadini e operatori del trasporto;

          la sfida in questa fase è, dunque, quella di sostenere sia l'offerta che la domanda di mobilità, nelle forme alternative al diffuso impiego dell'auto privata –:

          quali iniziative intenda adottare per incentivare forme di mobilità sostenibile per evitare che la quota di spostamenti non assorbita dal trasporto pubblico si orienti verso l'uso di autoveicoli privati.
(3-01498)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      GAGLIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          l'8 aprile 2020 è crollato il viadotto che collega Albiano Magra, nel comune di Aulla (Massa-Carrara), e la provincia della Spezia, spezzandosi in più parti e collassando su sé stesso, fortunatamente senza feriti gravi;

          il ponte – infrastruttura strategica per la Lunigiana e per l'intera provincia della Spezia –, sempre molto trafficato, nei mesi passati era stato al centro di diverse segnalazioni di cittadini che avevano denunciato la presenza di crepe;

          in particolare, a novembre 2019, durante un'ondata di maltempo, era stata fotografata una nuova vistosa crepa; i tecnici dell'Anas erano intervenuti, ma con un'attività apparsa da subito insufficiente;

          la procura di Massa-Carrara ha aperto un'inchiesta e ha messo sotto sequestro l'area del crollo;

          in un momento già tragico per il Paese, il crollo del ponte mette nuovamente in evidenza la fragilità e l'arretratezza delle infrastrutture, nonché la mancanza di controllo da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie: ancora non operativa, nonostante dovesse iniziare a operare nel gennaio 2019;

          il crollo del viadotto inciderà negativamente sull'economia dell'intera zona e sulle condizioni del traffico delle altre arterie, già molto trafficate, se le infrastrutture liguri, già progettate e cantierabili o in corso di realizzazione, non saranno velocizzate usando le procedure già collaudate per il ponte Morandi;

          riconoscere lo stato di emergenza anche in Liguria, per consentire l'attuazione di un piano straordinario di investimenti infrastrutturali, attraverso la nomina del presidente della regione quale commissario per l'emergenza della viabilità, garantirebbe l'immediato affidamento del secondo e del terzo lotto della strada della Ripa, l'asfaltatura e messa in sicurezza del tratto di strada tra Podenzana e Bolano, opere entrambe finanziate dalla regione, e l'avvio della costruzione del primo lotto del ponte di Ceparana;

          la Liguria ha inserito nella sua programmazione le tre infrastrutture che procedono con gli iter e i tempi ordinari di progettazione ed esecuzione, mentre, potendo applicare il modello Genova, ci sarebbe una notevole accelerazione;

          nonostante le promesse e i proclami, il Governo non ha ancora sbloccato nessun cantiere, né per la realizzazione di nuove opere, né per le manutenzioni straordinarie –:

          quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per accertare le cause e le responsabilità amministrative del crollo del viadotto sul Magra e porre in essere per ripristinare la viabilità interrotta tra le due regioni, nominando, oltre al commissario Rossi in Toscana, in Liguria il Presidente Toti per l'emergenza viabilità.
(3-01499)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      GELMINI, OCCHIUTO, BALDELLI, MULÈ, SOZZANI, CORTELAZZO, BERGAMINI, CASINO, GERMANÀ, LABRIOLA, MAZZETTI, PENTANGELO, ROSSO, RUFFINO e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          l'epidemia da COVID-19 ha prodotto una situazione economica fortemente negativa, i cui effetti sul sistema Paese sono destinati a farsi sentire a lungo;

          tale situazione è riconosciuta dallo stesso Governo nel documento di economia e finanza, in cui la stima del prodotto interno lordo per il 2020 è prevista in calo di otto punti percentuali rispetto al 2019;

          per rilanciare l'economia italiana non ci si può limitare a misure meramente assistenziali, in misura tra l'altro insufficiente, ma sono necessarie politiche mirate a rimettere in moto gli investimenti, liberando e sviluppando a pieno le risorse e le energie presenti nel Paese;

          il rilancio delle opere infrastrutturali pubbliche, che già prima della pandemia costituiva una priorità, nella fase attuale è un'assoluta emergenza alla quale il Governo continua a non fornire risposte concrete, rifugiandosi in annunci e promesse;

          il decreto-legge n. 32 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, all'articolo 4, comma 1, ha previsto la possibilità di individuare opere infrastrutturali prioritarie e la nomina di appositi commissari straordinari che ne accelerino la realizzazione, norma che ad oggi risulta sostanzialmente inattuata;

          nella legge di bilancio per il 2020 furono annunciati 50 miliardi di euro per le infrastrutture, che si sono poi rivelati essere non più di 4,7 miliardi di euro per il triennio 2020-2022;

          in piena emergenza COVID-19 la Ministra interrogata annunciava l'imminente individuazione di 25 opere prioritarie e la nomina di 12 commissari straordinari;

          sempre tramite notizie di stampa è stato annunciato più volte che l'individuazione delle opere prioritarie e dei relativi commissari sarebbe avvenuta con il cosiddetto «decreto aprile»;

          dalla lettura del documento di economia e finanza anche questa promessa sembra destinata ad essere disattesa, poiché nel delineare il provvedimento contenente le misure urgenti per il rilancio economico non si fa menzione di sblocco delle opere infrastrutturali che, nella migliore delle ipotesi, sembrano rinviate ad un ulteriore provvedimento di «natura ordinamentale»;

          è assolutamente indispensabile mettere in campo in tempi brevi una politica infrastrutturale in grado di incidere sulle circa 750 opere attualmente ferme, tra piccole, grandi e medie, che ammontano ad un totale di circa 62 miliardi di euro –:

          quali iniziative, e con quali tempistiche, il Governo intenda assumere in concreto per rilanciare la politica infrastrutturale, ad iniziare dall'individuazione di un nucleo di opere prioritarie e dei relativi commissari.
(3-01500)
(Presentata il 28 aprile 2020)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MULÈ, ZANELLA, BERGAMINI, SOZZANI, ROSSO, GERMANÀ, PENTANGELO e BALDELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

          l'epidemia da Covid-19 e le misure adottate per il contenimento del contagio hanno prodotto conseguenze economiche fortemente negative sul settore della nautica da diporto;

          il regime di lockdown, vietando l'utilizzo delle imbarcazioni da diporto sia in uscita che in entrata dai porti e impedendo a molti proprietari di imbarcazioni anche soltanto di recarsi presso gli ormeggi delle proprie imbarcazioni, ha di fatto azzerato l'attività delle marine e dei porti turistici, con molti dipendenti di queste strutture, e in particolare il personale amministrativo, messo in cassa integrazione;

          come l'intero settore turistico, il comparto della nautica da diporto è di fondamentale importanza per l'economia italiana, con tantissimi utenti italiani e stranieri, e con l'indotto che ruota intorno all'attività diportistica;

          ad oggi non è chiaro quali saranno le reali prospettive per l'imminente stagione turistica, anche se è molto probabile che questa sarà fortemente limitata sia da misure adottate in Italia, sia da quelle che saranno adottate nella maggior parte dei Paesi europei dalla quale proveniva un consistente numero di utenti del turismo diportistico;

          i porti turistici avevano già risentito di effetti economici negativi prima dell'esplosione della pandemia, anche a seguito dei canoni relativi alle concessioni, che il decreto «milleproroghe» per l'anno 2020 ha differito, per il momento, al 30 settembre 2020;

          a giudizio degli interroganti, se si vuole rilanciare adeguatamente l'economia italiana, è indispensabile prevedere misure mirate volte a sostenere il comparto della nautica da diporto e i porti turistici –:

          quali iniziative intenda assumere il Governo per sostenere il settore della nautica da diporto e dei porti turistici;

          se il Governo ritenga, alla luce degli effetti prodotti dall'emergenza Covid-19, di adottare iniziative per prorogare ulteriormente il pagamento dei canoni delle concessioni demaniali marittime per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto oltre il termine attualmente fissato al 30 settembre 2020.
(5-03859)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DE GIORGI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il 30 gennaio 2020 l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l'epidemia da Covid-19, sviluppatasi inizialmente nell'autunno del 2019 nella regione cinese dell'Hubei, un'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale;

          dalla fine del mese di febbraio 2020 l'Italia risulta essere fra i Paesi al mondo maggiormente colpiti dagli effetti altamente aggressivi del cosiddetto Covid-19;

          valutato l'evolversi della situazione epidemiologica, il carattere particolarmente diffusivo di quella che ben presto si è tramutata in una pandemia e il preoccupante incremento dei casi registrati sul territorio nazionale, il Governo ha decretato il 4 marzo 2020 prime misure valide per tutto il Paese e finalizzate al contrasto e al contenimento del diffondersi del virus denominato Covid-19. Tali misure hanno portato la popolazione a dover affrontare numerosi sacrifici culminati nell'applicazione di un rigido distanziamento sociale e nella limitazione degli spostamenti, oltre alla sospensione di attività lavorative e commerciali definite non essenziali;

          successivamente al 4 marzo 2020, preso atto dell'aumento dei casi di infezione registratisi nel nostro Paese, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha firmato altri decreti volti a contenere e gestire in maniera ulteriormente incisiva l'emergenza epidemiologica da Covid-19;

          le stringenti misure adottate a livello governativo e la loro osservanza da parte della popolazione hanno avuto il merito di limitare il propagarsi della malattia portando a una progressiva riduzione del numero dei soggetti positivi al virus e di quelli deceduti a causa dell'infezione da Covid-19;

          Taranto e il territorio della sua provincia, da decenni costretti a convivere con un alto tasso di inquinamento ambientale provocato da produzione industriale, hanno rispettato alla lettera le misure di contenimento decretate dal Governo tanto da risultare fra le zone italiane con il minor numero di contagi e di decessi per Covid-19;

          in ogni caso, nonostante in questi ultimi giorni la diffusione e la potenza lesiva del virus stiano scemando, le massime autorità scientifiche ammoniscono di non abbassare la guardia, perché è concreto il rischio di una «seconda ondata» di infezioni, e di osservare la massima cautela in attesa di un vaccino che possa proteggere i cittadini da eventuali contagi da Covid-19;

          in tale contesto va segnalato che il 24 aprile 2020 la nave da crociera denominata «Costa Favolosa» è attraccata al molo polisettoriale di Taranto. A bordo c'è un equipaggio composto da 674 unità che è stato posto in quarantena in ossequio alle procedure anti-Covid-19. È stato assicurato che chi si trova sulla nave non avrà alcun contatto con il territorio e che, qualora il personale in buone condizioni di salute dovesse avere l'autorizzazione per sbarcare, saranno adottate tutte le precauzioni affinché non vi sia alcun passaggio in città –:

          come si concili tale decisione con le rigide misure di contenimento e contrasto al diffondersi del virus adottate dal Governo, se le precauzioni adottate saranno sufficienti a scongiurare il rischio di eventuali contagi, quali siano stati i criteri che hanno determinato la scelta del porto di Taranto per l'attracco della nave da crociera denominata «Costa Favolosa» e se sia vero che l'individuazione del capoluogo ionico è avvenuta dopo il rifiuto opposto da altri scali portuali del nostro Paese.
(4-05395)


      BERTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il porto di Livorno, classificato come Core nel quadro delle reti transeuropee di trasporto (Ten-t), è uno scalo logistico polivalente che costituisce un'importante risorsa economica a livello nazionale ed europeo;

          il progetto della «Darsena Europa», da realizzarsi nel porto labronico, è parte integrante della progettazione strategica infrastrutturale nazionale e consiste nella realizzazione di un terminal container che rappresenta la prima fase di un progetto più ampio denominato «Piattaforma Europa» che prevede la costruzione di un nuovo terminal Ro-Ro e di una Darsena Petroli destinata ad accogliere navi che trasportano prodotti petroliferi;

          il progetto della «Darsena Europa», il cui primo studio di fattibilità risale all'aprile 2014, è stato interamente rivisto nel 2016-2017 prevedendo la realizzazione di una banchina di maggiori dimensioni con un fondale progettato per consentire un maggiore dragaggio al fine di accogliere imbarcazioni di maggiore tonnellaggio, un terminal container con una capacità compresa tra 1,6 e 2 milioni di Teu e un costo complessivo stimato pari a 662 milioni di euro (rispetto agli 862 del primo progetto);

          la «Darsena Europa» permetterà, non solo, di aumentare la capacità operativa del porto di Livorno nel segmento dei contenitori (fino a 1 milione di Teu all'anno) ma, secondo stime Irpet, determinerà una crescita dello 0,9 per cento del prodotto interno lordo a livello provinciale e dello 0,1 per cento a livello regionale comportando altresì la creazione, secondo dati forniti dall'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale, di mille posti di lavoro tra diretti e indotto;

          tali dati dimostrano l'importanza dell'opera in particolare per un territorio profondamente segnato dagli anni della crisi. Il territorio livornese è dal 2015 «area di crisi complessa». L'utilizzo parziale di questi fondi stanziati ad hoc per la provincia di Livorno non ha ridotto il differenziale di crescita esistente fra l'area urbanizzata centrale della Toscana e le aree costiere e montuose. L'Irpet ha quantificato in 70 miliardi di euro l'ammontare di investimenti pubblici e privati persi nella sola Toscana negli anni della crisi;

          la nuova fase del progetto, comprendente la progettazione preliminare delle opere marittime di difesa e delle attività di dragaggio, è stata ufficialmente presentata il 28 novembre 2019 alla presenza della Ministra De Micheli che, in tale circostanza, ha espresso il pieno supporto del Ministero alla realizzazione dell'opera «non solo da un punto di vista procedurale ma anche finanziario»;

          nel frattempo, il comune di Pisa e alcune associazioni locali hanno chiesto chiarimenti circa l'impatto dell'opera sull'erosione costiera nella provincia di Pisa;

          attualmente risultano stanziati 305 milioni di euro a cui andrebbero aggiunti, per la realizzazione dell'intera infrastruttura, oltre un apporto privato di 300 milioni, lo stanziamento di ulteriori 200 milioni di euro a valere su risorse statali per garantire un'equa distribuzione delle spese tra Stato e regione;

          nei primi giorni del mese di marzo 2020 si sono concluse le attività di campionamento volte alla deperimetrazione del Sin di Livorno, ma rimangono tuttavia molti dubbi circa le tempistiche relative alla presentazione del progetto definitivo e al cronoprogramma generale per il completamento definitivo dell'opera –:

          quali iniziative di competenza la Ministra intenda intraprendere per garantire la realizzazione dell'opera, valutando anche l'opportunità di facilitare il lavoro dell'autorità portuale tramite la nomina di un commissario governativo ad hoc;

          se la Ministra ritenga opportuno fornire un cronoprogramma dettagliato relativo ai lavori di completamento dell'opera.
(4-05418)


      PALAZZOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          a seguito delle denunce delle Ong Mediterranea, SeaWatch e AlarmPhone e delle inchieste pubblicate dal quotidiano Avvenire firmate dal giornalista Nello Scavo sulla morte di 12 migranti in quella che viene ricordata come la «strage di Pasquetta», emerge la circostanza che una flotta fantasma di imbarcazioni libiche sarebbero manovrate da Malta per compiere respingimenti illegali di migranti dalla Sar maltese verso le coste libiche e che tale «cooperazione» andrebbe avanti da mesi;

          sempre secondo Avvenire Frontex avrebbe avvisato tra il 9 e l'11 aprile 2020 tutti i competenti Centri nazionali di coordinamento per il salvataggio marittimo (Mrcc), compreso quello italiano, della presenza in area Sar di competenza europea, nello specifico in quella maltese, di quattro imbarcazioni, con oltre 250 persone a bordo, tra cui uomini, donne incinte e bambini, rimasti senza soccorso per i successivi cinque giorni;

          di queste due sono arrivate autonomamente nei porti siciliani attraversando l'intera Sar maltese e quella italiana senza ricevere nessuna assistenza, una è stata soccorsa dall'imbarcazione Aita Mari, la quarta è stata respinta con un'operazione dai contorni oscuri attraverso l'utilizzo di un peschereccio libico – che fino al 2011 batteva bandiera maltese – partito dal porto di Malta nella serata del 14 aprile e riapparso a Tripoli nella tarda mattinata di mercoledì 15 aprile, con 56 superstiti e cinque migranti morti, mentre 7 persone sarebbero cadute in mare durante la navigazione;

          a seguito di questo respingimento illegale i superstiti sono stati riportati nei campi di prigionia libici, dove sono documentate le torture e le violenze che subiscono i rifugiati;

          Malta, che ha gli stessi obblighi internazionali dell'Italia sul soccorso in mare, ha deciso di non adempiervi, ad avviso dell'interrogante rendendosi responsabile di atti assolutamente illegali, tra cui l'omissione di soccorso, non intervenendo in nessuno dei casi segnalati;

          sulla morte di 12 persone causata dall'attesa di una delle quattro imbarcazione per oltre cinque giorni senza acqua, cibo né assistenza sanitaria, è evidente, a giudizio dell'interrogante, la responsabilità dell'Europa e del nostro Paese che aveva, in quanto area Sar contigua, una competenza diretta sul soccorso, come dimostra la circostanza che Frontex lo abbia avvisato;

          il fatto che Malta non adempia ai propri obblighi giuridici, etici e morali non può in nessun caso giustificare un'omissione di soccorso da parte del nostro Paese, essendo il proprio Mrcc informato della condizione di pericolo e del mancato intervento di Malta;

          l'Alto commissariato Onu per i rifugiati nei giorni scorsi ha ribadito come «Potevano essere tutti salvati», mentre Frontex attribuisce chiaramente le responsabilità alle autorità marittime dei singoli Paesi –:

          se il Governo sia a conoscenza delle circostanze riportate in premessa sui respingimenti illegali operati da Malta attraverso l'uso di imbarcazioni libiche;

          quali iniziative abbia assunto il nostro Paese affinché si agisse tempestivamente per il soccorso delle imbarcazioni richiamate in premessa, visto che l'Mrcc italiano era stato informato della loro presenza da Frontex e dato che la contiguità della propria zona Sar con quella maltese determina, sulla base delle convenzioni internazionali, una responsabilità anche diretta del nostro Paese negli interventi di salvataggio e quali siano i motivi dei ritardi e dei mancati soccorsi;

          quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere affinché il Governo maltese rispetti le convenzioni internazionali sul soccorso in mare e i diritti umani delle persone in condizione di pericolo nel Mediterraneo, dal momento che quello esposto in premessa non sembra l'unico caso in cui il Governo di Malta abbia deciso di non adempiere ai propri obblighi e di compiere degli atti ad avviso dell'interrogante assolutamente illegali, come l'omissione di soccorso.
(4-05423)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


      ASCARI e BALDINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nel 2015, nel corso della maxi inchiesta antimafia «Aemilia» sono emersi interessi della cosca di ‘ndrangheta di Grande Aracri nel settore degli appalti pubblici di alcuni comuni, tra i quali anche quello di Brescello, in provincia di Reggio Emilia; conseguentemente, la prefettura ha disposto un accesso presso l'amministrazione comunale, scoprendo, tra l'altro, alcune assunzioni a tempo determinato di persone legate alla famiglia del boss Nicolino Grande Aracri (fratello di Francesco), oltre ad appalti e subappalti, affidati con sistemi poco trasparenti;

          il 20 aprile 2016, il Consiglio dei ministri ha quindi disposto lo scioglimento del comune di Brescello per infiltrazioni mafiose che, dopo oltre due anni di commissariamento straordinario, è tornato a nuove elezioni, nel giugno 2018;

          solo pochi giorni fa, i carabinieri hanno denunciato complessivamente 15 persone colpevoli di avere assistito alla tumulazione presso il cimitero locale di un 85enne vittima di Covid-19, Paolo Pucci, padre di Santina, indagata nel processo di mafia Grimilde, la cui udienza preliminare è prevista il 13 maggio, moglie di Francesco Grande Aracri, boss di ‘ndrangheta attualmente in carcere, per l'operazione Grimilde e già condannato in precedenza (con sentenza definitiva) a tre anni e sei mesi per associazione mafiosa (processo denominato Edilpiovra);

          il 3 aprile 2020, il giorno successivo al decesso e il giorno precedente alla tumulazione (avvenuta il 4 aprile), il comune di Brescello ha autorizzato le deroghe al divieto che consentono la presenza al momento della tumulazione di non più di dieci persone, compresi gli operatori funebri, con l'obbligo del mantenimento della distanza di sicurezza;

          alle esequie del Pucci, secondo i carabinieri, sarebbe avvenuto un assembramento illegittimo, a cui hanno partecipato 15 persone, tutte sanzionate inclusi due soggetti, un uomo e una donna, già positivi al coronavirus e quindi denunciati per epidemia colposa e violazione delle norme sulla quarantena;

          secondo quanto riportato dai quotidiani sui social network, alla domanda posta da alcuni utenti all'interno del gruppo Facebook «Sei di Brescello se...» relativamente alle circostanze della vicenda, avrebbe risposto un componente della famiglia Pucci minacciando ritorsioni violente –:

          se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

          se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche per il tramite della prefettura di Reggio Emilia ed eventualmente valutando il ricorso ad attività di accertamento ai sensi dell'articolo 143 del TUEL, in ordine alle circostanze che hanno portato alla celebrazioni di esequie funebri con 15 partecipanti, nonostante i divieti imposti dalle norme, anche al fine di fugare i dubbi di eventuali contiguità tra la criminalità organizzata di tipo mafioso e le istituzioni locali.
(3-01491)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      PRISCO, FERRO, DONZELLI e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'alloggio di servizio collettivo è un diritto riconosciuto al personale della polizia di Stato e serve a salvaguardare sia le esigenze di costante e immediata disponibilità del personale, sia quelle correlate alla mobilità dello stesso e alla funzionalità degli uffici della polizia di Stato;

          nel corso degli ultimi anni, la grave penuria di alloggi collettivi in grado di soddisfare i bisogni del personale trasferito da una sede all'altra, per fronteggiare le esigenze di servizio connesse ai più elementari bisogni di sicurezza della collettività, si è trasformata in carenza cronica;

          si tratta di una vera e propria emergenza che non è stata affrontata con la dovuta risolutezza, capacità di previsione e di programmazione del fabbisogno e la necessaria visione d'insieme che avrebbe dovuto coinvolgere gli attori in campo;

          ad oggi, di fatto, l'operatore che, per esigenze di servizio, venga trasferito fuori regione, è costretto a provvedere a proprie spese a una sistemazione dignitosa per sé e, spesso, per la propria famiglia, perché l'amministrazione non è in grado di garantire il diritto ad una risposta adeguata alle esigenze logistiche e abitative conseguenti al trasferimento;

          l'emergenza sanitaria da Covid-19 ha oltretutto acuito il problema, generando tensioni e preoccupazioni fra il personale quotidianamente impegnato a dare il proprio contributo in questa situazione straordinaria e che si vede privato dell'alloggio per far posto agli altri nuovi colleghi di prima assegnazione. Sembra infatti che in alcune realtà l'unica soluzione approntata sia stata quella di richiedere agli operatori di lasciare l'alloggio per l'assegnazione di nuovi agenti, una sorta di notifica di «sfratto» in un momento in cui, a causa dell'emergenza sanitaria, è oltretutto impossibile trovare una soluzione abitativa alternativa;

          le condizioni sopra descritte non fanno altro che aggravare la situazione di disagio che il personale già soffre da anni, chiamato com'è a governare anche le tensioni derivanti dall'esposizione giornaliera al rischio contagio in virtù del contributo fattivo e professionale che la polizia di Stato sta dedicando nel fronteggiare questa situazione straordinaria;

          è chiaro che serve un intervento di carattere straordinario, concertato con gli uffici territoriali del Governo, per destinare temporaneamente strutture terze all'assegnazione dei nuovi agenti chiamati a concorrere nella lotta al contrasto della pandemia;

          è altresì necessario predisporre un piano straordinario, strutturato e di prospettiva, in grado di fronteggiare adeguatamente il fabbisogno di alloggi collettivi di servizio ponendo fine alla logica emergenziale degli «sfratti estemporanei» –:

          se non ritenga di dover urgentemente adottare iniziative, anche mediante raccordo con gli uffici territoriali del Governo, per destinare strutture terze all'assegnazione dei nuovi agenti chiamati a concorrere nella lotta al contrasto della pandemia ma anche per procedere a una completa ricognizione degli alloggi collettivi di servizio disponibili in funzione di una loro ottimizzazione sistemica e non contingente.
(5-03860)


      ROBERTO ROSSINI e PAGANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          dalla stampa quotidiana delle ultime settimane si apprende che in diverse città italiane si sono svolti cortei funebri, in violazione delle disposizioni vigenti in materia di distanziamento sociale e divieto di assembramenti;

          più in particolare, risulta che a Brescello, in provincia di Reggio Emilia, il 18 aprile 2020 si sia svolto il funerale di Paolo Pucci, padre della moglie di Francesco Grande Aracri, esponente dell'omonimo clan di ‘ndrangheta che aveva a tal punto condizionato la gestione del comune, che questo, con decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 2017, è stato sciolto ai sensi dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali. Lo svolgimento è stato dunque un atto allarmante, sia perché vi hanno partecipato persone positive al Covid-19, sia perché la violazione delle norme di protezione contro la diffusione del Covid-19 è stata, ad avviso degli interroganti, evidentemente voluta per dimostrare alla popolazione che i Grande Aracri restano impuniti;

          l'11 aprile 2020, a Messina, si era registrato un episodio analogo: è stato celebrato il funerale di Rosario Sparacio, detto «Ziu Sarino», condannato per estorsione e fratello di Luigi, già esponente di vertice di Cosa Nostra a Messina, poi pentitosi. Anche in questo caso, si è avuto un assembramento in violazione delle disposizioni vigenti, in un generale senso di impunità, reso paradossale proprio perché il sindaco di Messina, Cateno De Luca, a parole si è distinto nei mesi passati per azioni volte a prevenire l'accesso al suolo siciliano di persone che potevano contagiare i residenti;

          nella città di Saviano, in provincia di Napoli, negli stessi giorni si è tenuto il funerale del sindaco Carmine Sommese, morto proprio in seguito alla contrazione del virus. Nonostante il decesso fosse di per sé un ammonimento, molte persone hanno presenziato alle esequie pubbliche, in totale dispregio di ogni regola sanitaria di cautela;

          un simile episodio si è poi avuto al Lamezia Terme, zona Ciampa di Cavallo –:

          poiché i funerali all'aperto sono soggetti a preavviso (ai sensi dell'articolo 25 del testo unico di pubblica sicurezza), se intenda chiarire se si sia trattato di manifestazioni pubbliche non assentite e, in tal caso, quali iniziative, per quanto di competenza, siano state adottate per sanzionarle;

          se le autorità preposte non li abbiano invece vietati, quale ne sia il motivo;

          di quali informazioni disponga su tali e altri consimili casi e se non ritenga che la garanzia dell'ordine pubblico in queste ipotesi sia una necessaria componente della tutela della salute pubblica.
(5-03863)

Interrogazioni a risposta scritta:


      TOCCALINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020, varato in seguito all'evolversi della situazione epidemiologica da Covid-19, ha prolungato i termini delle restrizioni previste per fronteggiare l'emergenza fino al 3 maggio 2020, tra cui il divieto di spostamento dalla propria abitazione se non per comprovate esigenze lavorative, assoluta urgenza, situazione di necessità, motivi di salute;

          il predetto decreto, prevede, tra l'altro, la proroga delle seguenti limitazioni:

              limitazione o divieto delle riunioni o degli assembramenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico;

              limitazione o sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni altra forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo, ricreativo e religioso;

          la circolare n. 15350/117(2) del 22 aprile 2020, emanata dal Ministero dell'interno, recita «si potranno, in qualche modo, ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia di deposizione di corone, innanzi a lapidi o monumenti ai Caduti, che prevedano, oltre alla presenza dell'Autorità deponente, la partecipazione anche delle Associazioni partigiane e combattentistiche, con modalità di distanziamento interpersonale compatibili con la situazione emergenziale. A tal proposito, appare utile evidenziare l'opportunità che vengano agevolate, il più possibile, forme di intese fra le stesse Associazioni anche per l'individuazione di un'unica rappresentanza. Si ribadisce, altresì, l'esigenza che non siano coinvolte altre autorità, civili o militari, e che sia esclusa qualsiasi forma di assembramento»;

          a Bologna, Milano e Roma, in occasione della giornata del 25 aprile, si sono svolti veri e propri cortei, con assembramenti e, in alcuni casi, anche con scontri con le forze dell'ordine, violando sia le misure restrittive che di assembramento –:

          se il Ministro interrogato non ritenga che la circolare adottata sia in contrasto con le disposizioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui in premessa e in violazione delle altre fonti del diritto, considerato che il divieto di assembramenti e la sospensione di cerimonie è prevista sia da un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che da un decreto-legge, e se e quali iniziative intenda assumere o abbia già adottato, per quanto di competenza, al fine di identificare e sanzionare i responsabili delle violazioni delle norme restrittive.
(4-05381)


      PITTALIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il 25 aprile, in occasione della Festa della Liberazione, si sono svolte diverse manifestazioni lungo tutta la Penisola, con moltissime persone che hanno preso parte alla ricorrenza;

          fuor di dubbio, va senz'altro salutata con favore, specie in una congiuntura così difficile, la più ampia e sentita partecipazione dei cittadini alla condivisione e alla celebrazione di simboli, valori e identità; dunque, è lontana dall'interrogante ogni sterile polemica di parte circa la riconducibilità del 25 aprile a questo o quello schieramento politico, o in merito alla lacerante contrapposizione che vide opporsi «le due Italie», quella fascista e quella partigiana: dibattito che sarebbe forse più opportuno affidare ai rigorosi metodi della storiografia, che a dichiarazioni più o meno à la page;

          a destare allarme, invece, è l'assoluta oscurità e la totale approssimazione con cui le istituzioni, e per loro il Ministro interrogato, secondo l'interrogante hanno affrontato la questione;

          come purtroppo sovente è accaduto nel corso di questa emergenza sanitaria, l'incertezza della catena di comando, lo scarico di responsabilità e l'assenza di ogni capacità programmatoria sembrano aver caratterizzato anche la gestione di queste manifestazioni: non è dato capire, infatti, se e come le autorità preposte abbiano previsto, disciplinato, controllato e regolato la celebrazione di queste manifestazioni; non è dato capire se e come siano state assunte, sia con prescrizioni ex ante che con controlli ex post, le necessarie misure per evitare il contagio;

          a tacere delle molte incertezze e perplessità che punteggiano la vicenda, destano particolari perplessità, sotto questo punto di vista, la circolare del Ministero dell'interno n. 15350/117(2) del 22 aprile 2020, in cui «si ritiene che si potranno, in qualche modo, ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia di deposizione di corone, innanzi a lapidi o monumenti ai Caduti, che prevedano, oltre alla presenza dell'Autorità deponente, la partecipazione anche delle Associazioni partigiane e combattentistiche, con modalità di distanziamento interpersonale compatibili con la situazione emergenziale». Ci si chiede che vuol dire «in qualche modo», chi dovrebbe dare un indirizzo alle prefetture, se non il capo di Gabinetto del Ministero dell'interno; certamente, non è ammissibile il non liquet;

          alla luce di quanto sopra, sembra necessario che il Ministro interrogato fornisca tutti i chiarimenti necessari e opportuni: ciò non solo in forza dell'ordinario vincolo di responsabilità cui il Governo è tenuto innanzi ai cittadini, per il tramite del Parlamento, ma anche e soprattutto alla luce dei grandi sacrifici che le autorità hanno imposto ai cittadini stessi in questo lungo, durissimo periodo; a fronte del grande spirito di responsabilità che gli italiani hanno mostrato, accettando nel nome del bene comune il sacrificio delle proprie libertà e diritti costituzionali, le istituzioni sono tenute a uno sforzo di massima chiarezza e rigore. L'obbligazione politica, come insegnano i classici della filosofia liberale, è bilaterale: può e deve essere fatta valere sia dall'individuo/cittadino che dall'autorità costituita –:

          se intenda fornire delucidazioni in ordine alle prescrizioni impartite in vista delle celebrazioni del 25 aprile, nonché ai controlli e alle misure assunte per garantire il contenimento del rischio epidemiologico;

          se intenda chiarire se le numerose manifestazioni svoltesi nella Penisola siano state sostanzialmente «autorizzate» o comunque soggette ai necessari controlli.
(4-05386)


      LOLLOBRIGIDA e BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          sabato scorso è stato il 25 aprile, giorno della Festa della liberazione;

          a un iniziale divieto di prendere parte ai momenti di ricordo organizzati nelle diverse città d'Italia alla presenza di esponenti istituzionali si è poi sostituita una circolare del Ministro dell'interno, a parere dell'interrogante poco chiara, secondo la quale «si ritiene che si potranno, in qualche modo, ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia di deposizione di corone, innanzi a lapidi o monumenti ai Caduti, che prevedano, oltre alla presenza dell'Autorità deponente, la partecipazione anche delle Associazioni partigiane e combattentistiche, con modalità di distanziamento interpersonale compatibili con la situazione emergenziale»;

          in considerazione della grave pandemia in atto, è attualmente vietato addirittura svolgere cerimonie funebri alla presenza dei familiari, i quali quindi, oltre al dolore della perdita, si trovano ad affrontare lo strazio di non poter dare neanche l'ultimo saluto ai propri cari;

          in spregio a ciò, invece, come dimostrano numerose immagini che circolano in rete, il 25 aprile alla fine è stato festeggiato in tutta Italia tra mini-cortei, assembramenti e vere e proprie riunioni di piazza senza alcun rispetto del distanziamento sociale e delle dovute protezioni, nonostante i divieti, suscitando un'ondata di sdegno da parte di tutti quei cittadini che stanno rispettando le regole della quarantena –:

          quante violazioni delle vigenti norme restrittive siano state accertate nella giornata del 25 aprile 2020 su tutto il territorio nazionale e come siano state sanzionate;

          in base a quali indicazioni abbiano operato le forze dell'ordine nell'accertamento e nella sanzione delle condotte di cui in premessa.
(4-05391)


      CARETTA, CIABURRO e MANTOVANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          in sede di discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, «Cura Italia», l'articolo 103 del testo è stato modificato prorogando per i 90 giorni successivi dalla cessazione dello stato di emergenza, ad oggi il 31 luglio 2020, «Tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni ed atti abilitativi (…)», ivi incluse le autorizzazioni di polizia quali licenze di detenzione di armi e di porto d'armi;

          in tal senso, ancora è attesa una circolare esplicativa da parte del Ministero dell'interno, in modo da apprendere l'ambito applicativo del novellato decreto-legge n. 18 del 2020;

          l'attuale emergenza epidemiologica da Covid-19 ha comportato un nuovo impiego degli organici tale da determinare il ritardo o la sospensione delle procedure di rinnovo di numerose autorizzazioni e licenze, che sono state prorogate in sede legislativa;

          è ragionevole supporre che, per quanto attiene alle licenze di porto d'armi in scadenza, le quali dovranno essere rinnovate a fine emergenza, i tempi per i suddetti rinnovi saranno particolarmente dilazionati nel tempo, in quanto le questure si ritroveranno a dover gestire tutti i processi di rinnovo già in essere alla proclamazione dello stato di emergenza, ai quali si aggiungeranno tutti i nuovi rinnovi;

          come da norma di legge, la domanda di rinnovo della licenza di porto d'armi è da presentarsi prima della sua scadenza, in tal senso tra le documentazioni richieste per il rinnovo della licenza di porto d'armi è previsto l'originale della licenza di porto d'armi in scadenza;

          data la predetta prospettiva di lungaggini amministrative, numerosi titolari di licenze di porto d'armi, seppur in corso di validità, si troveranno impossibilitati dal partecipare alla stagione venatoria o a esercitare le regolari attività nei campi di tiro a volo o presso i poligoni di tiro, in quanto dovranno attendere il rinnovo del porto d'armi consegnato alle questure competenti, con il rischio di vedersi restituito il porto d'armi rinnovato in tempistiche non congrue con le loro reali necessità –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, se del caso, intenda predisporre per fornire chiarimenti in merito alla problematica di cui sopra, permettendo procedure di rinnovo straordinarie delle licenze di porto d'armi per l'anno 2020, anche prevedendo la possibilità per il richiedente di consegnare la licenza di porto d'armi in fase di rinnovo, previo rilascio di una copia conforme l'originale da parte delle autorità competenti, in modo da non ostacolare lo svolgimento di attività nei campi di tiro a volo o presso i poligoni di tiro e la regolare partecipazione alla stagione venatoria 2020/2021.
(4-05394)


      SAPIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il 22 aprile 2020, come riportato nell'articolo «Intimidazione a Corigliano-Rossano, incendiata l'auto di un giornalista», a firma del giornalista Arcangelo Badolati e pubblicato sul sito internet di «Gazzetta del Sud», a Corigliano-Rossano (Cosenza) ignoti hanno incendiato l'auto del giornalista Fabio Buonofiglio, direttore del giornale online «Altre Pagine»;

          tale atto intimidatorio è stato ampiamente riportato dalla stampa regionale;

          l'incendio ha coinvolto anche la vettura di una vicina di casa e per pura fortuna non ci sono stati danni alle persone;

          gli interessati hanno sporto denuncia e le indagini sono state delegate ai carabinieri; in Calabria Buonofiglio è molto conosciuto, ha scritto Badolati, per le sue «numerose inchieste sul malaffare e sulle cosche di 'ndrangheta operanti nell'area ionica della Calabria», oltre che per aver «scritto in passato anche un libro che descriveva i legami tra alcuni ambienti politici della Sibaritide e la criminalità organizzata»;

          ampia solidarietà è stata data a Buonofiglio da esponenti di forze politiche, dai sindacati, dalla società civile e dalle istituzioni regionali;

          di recente, lo stesso Buonofiglio si è inoltre occupato di fatti di lupara bianca avvenuti nel territorio della Sibaritide, tra cui l'assassinio del boss Leonardo Portoraro, nell'ambito degli interessi mafiosi sugli appalti legati ai lavori per l'ammodernamento della strada statale 106 –:

          di quali informazioni disponga rispetto a quanto riassunto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire la sicurezza e l'incolumità del giornalista Buonofiglio.
(4-05403)


      CAVANDOLI e TOMBOLATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto riportato anche dalla stampa, quest'anno a Parma l'inizio del Ramadan, il mese sacro dei fedeli islamici, è stato celebrato giovedì 24 aprile 2020 con una cerimonia pubblica svoltasi nel centro islamico di via Campanini;

          tale cerimonia – che doveva svolgersi in piazza Garibaldi in accordo tra sindaco e rappresentanti dei centri islamici per poi essere spostata nella sede sopraindicata – si è svolta nonostante la grave emergenza epidemiologica in corso in tutto il Paese e le misure di contenimento da tempo adottate per contrastare il diffondersi del COVID-19 (incentrate principalmente sul distanziamento sociale e sulla limitazione della circolazione delle persone) e alla stessa, tra gli altri, ha partecipato lo stesso sindaco di Parma oltre ad almeno una consigliera comunale;

          come noto, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020, «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale», è stata espressamente disposta la sospensione di ogni manifestazione organizzata, nonché gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ed in particolare le «cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri» (articolo 1, comma 1, lettera i));

          fin dall'inizio dell'emergenza tutti i cittadini sono stati sottoposti a rigorose e difficili misure, finalizzate al contenimento della diffusione del virus, fino a vedersi preclusa anche la possibilità, in questo momento particolarmente doloroso e difficile, di assistere al funerale di un proprio congiunto;

          proprio pochi giorni fa, inoltre, ai cattolici italiani è stata interdetta qualsiasi celebrazione pubblica della Santa Pasqua e anche di poter partecipare a qualsiasi funzione religiosa, pur nel possibile rispetto delle regole di distanziamento e di igiene;

          alla luce delle considerazioni sopra svolte e considerati gli enormi sacrifici sopportati ormai da mesi dalla popolazione, con grande senso civico e di responsabilità, lascia, pertanto, interdetti quanto accaduto a Parma e riportato dai quotidiani, ove invece è stata consentita una cerimonia pubblica per celebrare il Ramadan;

          il centro culturale islamico di Parma, a quanto consta agli interroganti, si sarebbe costituito come associazione di promozione sociale e non come comunità religiosa –:

          per quale motivo sia stata consentita la celebrazione dell'inizio del Ramadan a Parma con le modalità sopra riportate e, quindi, siano state adottate diverse misure, in tale occasione, in deroga a tutte quelle finora adottate e in vigore per il contenimento dell'emergenza epidemiologica; se tutte le associazioni di promozione sociale italiane possano organizzare eventi in locali privati con assembramenti di persone e richiedere la presenza di autorità; quali iniziative si intendano adottare al fine di verificare l'osservanza delle disposizioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020 e al successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 nella provincia di Parma fino alla fine della ricorrenza del Ramadan.
(4-05422)


      DEL SESTO e MAGLIONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          già nel 2012, a Giugliano in Campania (Napoli), si verificava un conflitto a fuoco tra la polizia e alcuni individui di etnia Rom, provenienti dal locale campo nomadi, a seguito di due rapine e furti commessi in Santa Maria Capua Vetere e Caserta, con lo speronamento di due auto della polizia e il ferimento di 5 agenti; uno dei Rom moriva a seguito di conflitto a fuoco con la P.g. della stradale di Napoli;

          nel 2018, si verificava una serie di furti in abitazione a Caserta e in provincia, con gli autori, anch'essi provenienti dal medesimo campo rom, arrestati in flagranza di reato dalla squadra mobile di Caserta;

          nel mese di settembre 2018, una raffica di furti, con la tecnica della «spaccata» – che prevede un'azione fulminea mediante lo sfondamento di vetrine blindate con l'auto – prendeva di mira gioiellerie, banche e negozi di telefonia a Caserta e in provincia; le indagini conducevano all'identificazione di un gruppo di Rom provenienti dal campo di Giugliano in Campania; alcuni venivano arrestati in flagranza, per altri venivano eseguite sette ordinanze di custodia cautelare in carcere;

          la polizia stradale di Napoli, dopo una serie di «spaccate», indagava e interveniva su altri cinque soggetti, che speronavano due auto della polizia: uno veniva tratto in arresto, quattro riuscivano a darsi alla fuga;

          nel frattempo le «spaccate» continuavano, ma si erano spostate nell'hinterland napoletano;

          nelle ultime settimane, in piena emergenza COVID-19, la città di Caserta è stata presa di mira da soggetti viaggianti a bordo di veicoli di grossa cilindrata, che hanno razziato bar, tabacchi, distributori di benzina e fabbriche; le indagini, ancora in corso, stanno evidenziando lo stesso modus operandi delle azioni criminali sopra menzionate;

          poche ore fa, intorno alle 4,00 di mattina del 27 aprile 2020, quattro individui di etnia Rom, in un auto di grossa cilindrata hanno puntato una volante della polizia, che stava intervenendo per sventare il crimine; il violentissimo impatto ha provocato la morte dell'agente scelto Pasquale Apicella, di 37 anni, che era alla guida della volante, e il ferimento di un suo collega; due rapinatori risultavano feriti e venivano tratti in arresto; l'identificazione dei malviventi di etnia rom riconduceva, nuovamente, al campo nomadi di Giugliano in Campania;

          la morte dell'agente scelto Apicella ha causato profonda commozione e cordoglio in tutto il Paese;

          le più alte cariche dello Stato e i vertici della Polizia hanno manifestato la loro vicinanza alla famiglia della vittima –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

          considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, ritenga opportuno adottare per fronteggiare il pericolo e per salvaguardare sia la pubblica incolumità, sia quella degli agenti di polizia e delle forze dell'ordine impegnati, quotidianamente, sul campo.
(4-05425)


      RIZZO, MARTINCIGLIO, FRUSONE, BRESCIA e CORDA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          le attuali e imprevedibili circostanze legate alla sicurezza hanno condotto la Nato e gli stati membri a focalizzare l'attenzione sulla protezione dei civili. Ai sensi dell'articolo 3 del Trattato del Nord Atlantico, tutti gli Alleati si sono impegnati a verificare la propria capacità di resilienza nazionale, che è la combinazione di preparazione civile e capacità militare;

          al fine di rafforzare ulteriormente la resilienza, la Nato ha lavorato con gli Alleati per migliorare la preparazione dei singoli governi nazionali, fornendo linee guida generali soprattutto nel settore sanitario;

          durante il summit Nato di Varsavia nel 2016, l'alleanza ha indicato dei requisiti minimi per rafforzare la resilienza degli Alleati. Tra questi, la capacità di affrontare situazioni con un alto numero di vittime e quella di garantire la tenuta del sistema sanitario. Questi elementi sono stati esplicitati nel «Compendium of Resilience Guidelines for the Seven Baseline Requirements» a cui ogni Stato membro dell'Alleanza attraverso il Civil Emergency Planning Committee (Cepc) è stato chiamato a dare un proprio contributo indicando, rispetto alle indicazioni fornite, le proprie capacità;

          in ambito nazionale il decreto legislativo 30 luglio 1999 n. 300, articolo 14 attribuisce la competenza in materia di difesa civile al Ministero dell'interno che la esercita attraverso il dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile nel cui ambito opera la direzione centrale per la difesa civile e le politiche di protezione civile che si occupa di garantire la resilienza e la risposta del sistema paese ai sette settori strategici individuati dalla Nato;

          tuttavia, una volta uniti nel Ministero dell'interno, bisogna distinguere tra protezione civile e difesa civile. La prima attiene alla salvaguardia al soccorso, all'assistenza della popolazione e alla tutela e al recupero dei beni a fronte di calamità naturali o antropiche. Si tratta di un sistema aperto, oggetto di decentramento in legislazione concorrente tra Stato e regioni. Alla difesa civile compete la sicurezza dello stato comprendendo situazioni emergenziali che derivano da atti definibili «di aggressione alla nazione». È un sistema protetto, sottratto al decentramento e a legislazione esclusiva dello Stato;

          tra le urgenze di pianificazione di difesa civile vi è il piano nazionale contro gli attacchi Nbcr (nucleare – biologico – chimico – radiologico) con l'indicazione dei possibili scenari, trattamenti, profilassi e misure da porre in atto (preventive, di soccorso, di trattamento sanitario); durante la trasmissione «Report» del 30 marzo 2020 il dottor Sergio Pintaudi, ha spiegato come nel contributo del Ministero della salute quale risposta sanitaria in caso di emergenza nazionale e di imponenti fenomeni di migratori nell'ambito della difesa civile al «Compendium» della Nato del 2017 sia stato indicato oltre agli ospedali Sacco di Milano e Spallanzani di Roma anche un terzo polo di eccellenza idoneo al biocontenimento nell'ospedale Garibaldi di Catania, poiché pronto ad ospitare numerose postazioni –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza del terzo polo di biocontenimento individuato nell'Arnas Garibaldi di Catania e se non si ritenga necessario approfondire i motivi per cui non sia stato indicato quale riferimento per l'emergenza COVID-19 in Sicilia;

          quali iniziative si intendano avviare al fine di completare il piano nazionale per gli aspetti sanitari di difesa civile e protezione civile, implementando l'Ospedale Garibaldi al massimo delle capacità.
(4-05431)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


      POTENTI, COLMELLERE e RIBOLLA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          in una lettera congiunta a firma del presidente dell'Unione superiore maggiori d'Italia, suor Yvonne Reungoat e del presidente della Conferenza italiana dei superiori maggiori, padre Luigi Gaetani è stato messo in evidenza come – e si cita – «senza un intervento serio dello Stato, il 30 per cento delle scuole pubbliche paritarie sarà destinato a chiudere entro settembre, se non si dichiarerà bancarotta già entro maggio». Si sta parlando di un sistema formato da 12 mila istituti che offre un servizio a 900 mila studenti e dà lavoro a 160 mila persone;

          se lo scenario prospettato da Cism e Uism nella lettera sopraccitata dovesse concretizzarsi, è presumibile immaginare che circa 300 mila studenti potrebbero riversarsi nelle scuole statali. Questo comporterebbe un ulteriore sovraffollamento delle aule – che già fino ad oggi in molti casi non sono state estranee a questo problema – e renderebbe ancora più complicato l'investimento che lo Stato è obbligato a fare per i lavori di ristrutturazione dei locali, al fine di garantire il distanziamento sociale necessario per la sicurezza degli studenti;

          uno studente su tre destinato a trasferirsi dalle paritarie alle pubbliche è un calcolo al ribasso: infatti, la crisi socio-economica causata dall'emergenza coronavirus potrebbe far sì che molte famiglie, non potendosi più permettere di pagare la retta, iscriveranno i propri figli direttamente alle scuole statali. Lo scenario da incubo a cui vanno incontro gli istituti privati, quindi, rischia di coinvolgere tutto il sistema scolastico italiano e di finire per gravare sulle spalle dei contribuenti. Tutto questo, poi, finirebbe per impoverire gravemente l'offerta educativa del nostro Paese –:

          quali iniziative il Governo intenda adottare in tema di defiscalizzazione scolastica a partire già dal 2020, se sia stata presa in considerazione l'idea di istituire un fondo straordinario per il sostegno alle scuole paritarie e se non ritenga opportuno adottare iniziative per garantire una detraibilità del 100 per cento delle rette pagate dalle famiglie per impedire il collasso del sistema scolastico nazionale.
(4-05396)


      PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          in merito alla contestata vicenda del riconoscimento dell'abilitazione all'insegnamento conseguita in Romania da cittadini italiani laureati in Italia, negata dal Ministero dell'istruzione, già sollevata dall'interrogante con gli atti di sindacato ispettivo n. 4-00002 e n. 4-03896, il Consiglio di Stato si è definitivamente espresso con sentenza n. 1198 del 17 febbraio 2020 con la quale ha statuito che le abilitazioni all'insegnamento conseguite in Romania devono considerarsi valide anche all'interno dell'ordinamento italiano;

          il Consiglio di Stato ha infatti posto in evidenza come le motivazioni alla base del provvedimento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 5636 del 2019, con il quale è stata rigettata la richiesta di riconoscimento del titolo di abilitazione all'esercizio della professione docente acquisito in Romania, si pongano in contrasto con i principi e le norme europee che impongono il riconoscimento in modo automatico dei titoli di formazione rilasciati in un altro Stato membro al termine di formazioni in parte concomitanti, a condizione che «la durata complessiva, il livello e la qualità delle formazioni a tempo parziale non siano inferiori a quelli delle formazioni continue a tempo pieno» (Corte di giustizia dell'Unione europea n. 675/2018);

          nel caso specifico alla base del contendere c'era la errata interpretazione di una nota del Ministero dell'educazione nazionale romeno, in seguito alla quale il titolo di studio reputato insufficiente sarebbe stata proprio la laurea conseguita presso una università italiana;

          le autorità rumene hanno successivamente chiarito l'insussistenza di tale insufficienza e che, di conseguenza, la certificazione dei titoli conseguiti in Romania risulta pienamente conforme alla normativa rumena e alla direttiva europea n. 36 del 2005, nonché all'articolo 17 del decreto legislativo n. 206 del 2007, per l'esercizio in Italia della professione di docente;

          comunque, non può negarsi il riconoscimento dell'operatività in Italia del titolo di studio conseguito in Italia, in quanto le autorità nazionali sono chiamate a valutare la congruità delle formazioni conseguite all'estero;

          a fronte della sussistenza in capo ai richiedenti sia del titolo di studio richiesto, la laurea conseguita in Italia (ex sé rilevante, senza necessità di mutuo riconoscimento reciproco), sia della qualificazione abilitante all'insegnamento, conseguita presso un Paese europeo, non sussistono i presupposti per il contestato diniego;

          la normativa europea prevede, in caso di differenza tra la formazione professionale richiesta in Italia e quella conseguita all'estero, l'attivazione di misure compensative funzionali alla convalida di detto percorso abilitante;

          il Ministero dell'istruzione è chiamato unicamente alla verifica che, per il rilascio del titolo di formazione ottenuto in un altro Stato membro al termine di formazioni in parte concomitanti, la durata complessiva, il livello e la qualità delle formazioni a tempo parziale non siano inferiori a quelli delle formazioni continue a tempo pieno –:

          quali urgenti iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di individuare una soluzione definitiva alla vicenda, volta ad accogliere celermente le istanze di coloro che hanno conseguito l'abilitazione all'insegnamento in Romania, nel rispetto dei diritti dei cittadini italiani che hanno conseguito il titolo di abilitazione all'insegnamento in Romania, come chiaramente individuati dalle sentenze del Consiglio di Stato.
(4-05430)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FERRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          a causa dell'emergenza epidemiologica in corso e della conseguente sospensione della didattica tradizionale, in molti casi sono i genitori a doversi occupare a tempo pieno dei figli; all'interno del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 («Cura Italia») sono state introdotte norme che consentono ai genitori lavoratori la possibilità di astenersi dal lavoro per accudire i propri figli; l'articolo 23, comma 1, del decreto «Cura Italia» istituisce una particolare forma di congedo parentale, con indennità pari alla metà della retribuzione, riservata ai lavoratori dipendenti del settore privato genitori di figli minori di dodici anni, per un periodo massimo di quindici giorni;

          l'articolo 23, comma 6, del decreto «Cura Italia» prevede che i genitori lavoratori dipendenti del settore privato con figli di età compresa tra i 12 e i 16 anni, abbiano diritto di astenersi dal lavoro per il periodo di sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole, senza corresponsione di indennità, con divieto di licenziamento e diritto alla conservazione del posto di lavoro;

          l'articolo 25, comma 1, dello stesso decreto-legge «Cura Italia» estende le previsioni di cui all'articolo 23, commi 1, 2, 4, 5, 6 e 7, ai genitori lavoratori dipendenti del settore pubblico;

          l'articolo 23, ai commi 1 e 6, disciplina quindi due diverse forme di congedo lavorativo;

          al comma 1 è espressamente previsto un limite di durata massima di 15 giorni per il congedo, parzialmente retribuito, per chi ha figli sotto i dodici anni;

          il comma 6 non cita espressamente limiti temporali, facendo riferimento solamente al «periodo di sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado», durante il quale può essere richiesta l'astensione non retribuita, per chi ha figli dai dodici ai sedici anni;

          in assenza di un limite di giorni esplicito, si potrebbe ritenere che l'astensione di cui al comma 6 abbia una durata massima che coincida con il termine dell'anno scolastico;

          secondo l'interpretazione della norma data dalla circolare dell'Inps n. 45 del 25 marzo 2020, anche l'astensione di cui al comma 6 avrebbe, invece, un limite massimo di 15 giorni;

          possono comunque venirsi a creare problemi interpretativi riguardanti la durata dell'astensione dal lavoro ai sensi dell'articolo 23, comma 6;

          data ormai per certa la mancata ripresa dei servizi educativi e delle attività didattiche, si potrebbe valutare la possibilità di eliminare la durata massima di 15 giorni per tutte le forme di congedo, compresa quella regolata dal comma 1;

          in tal modo, i genitori si potrebbero occupare a tempo pieno dei figli sino al termine previsto per le attività didattiche, senza limiti di tempo;

          onde evitare problemi in fase applicativa, occorre in ogni caso chiarire la portata e la differenza tra quanto previsto dal comma 1 e quanto previsto dal comma 6 dello stesso articolo 23 –:

          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative per chiarire, anche mediante Faq da pubblicare sui siti istituzionali, la portata di tali norme e quale sia la durata massima del periodo di astensione dal lavoro regolato dall'articolo 23, comma 6, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 («Cura Italia»);

          se non reputi opportuno adottare iniziative per eliminare tramite norma primaria il limite di 15 giorni da tutti i tipi di congedo, in modo da consentire ai genitori lavoratori di prendersi cura dei figli sino al termine delle attività didattiche.
(5-03862)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MUGNAI, CARRARA e D'ETTORE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 29 del decreto-legge n. 18 del 2020, comunemente definito «cura Italia» ha previsto un'indennità una tantum per il mese di marzo di importo pari a 600 euro a favore dei lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali;

          l'Inps con la circolare n. 49 del 2020 ha individuato tramite i codici ateco delle attività turistiche e il relativo codice statistico contributivo la platea dei soggetti aventi diritto;

          la platea individuata dalla circolare Inps risulta all'atto pratico molto più ristretta rispetto al totale dei lavoratori stagionali che svolgono la propria attività presso strutture ricettive e nel settore degli stabilimenti termali;

          molti di questi lavoratori, seppure assunti con carattere di stagionalità, per una prassi di lungo corso in vigore nel settore del turismo, in particolare per quanto riguarda i lavoratori delle strutture ricettive, sono stati assunti con contratti con codice unilav diverso da quello che connota il contratto stagionale;

          all'atto pratico un gran numero di lavoratori effettivamente stagionali si trovano esclusi dalla possibilità di accedere all'indennità una tantum che il decreto «cura Italia» aveva specificamente previsto per fornire un primo sostegno ai lavoratori di uno dei settori, come quello del turismo, che più risente degli effetti negativi prodotti dall'epidemia da COVID-19 e nel quale saranno molto numerosi i posti di lavoro persi anche per la stagione estiva;

          a giudizio degli interroganti è inaccettabile che una categoria come quella dei lavoratori stagionali del turismo, già danneggiata in passato dalle riforme legislative che hanno riguardato l'accesso alla Naspi, si trovi esclusa per un problema di natura formale, da un contributo economico che in un momento di crisi come quello attuale può essere molto importante –:

          quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di porre rimedio alla criticità rappresentata in premessa, consentendo l'accesso all'indennità una tantum di 600 euro di cui all'articolo 29 del decreto «cura Italia» ai lavoratori effettivamente stagionali ma che al momento ne sono rimasti esclusi.
(4-05415)


      PAOLO RUSSO, RUFFINO, ROSSO, CASSINELLI, PITTALIS, D'ATTIS, SQUERI, D'ETTORE, BAGNASCO, LABRIOLA, FASANO, NEVI, PALMIERI e MARIA TRIPODI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          alla categoria dei professionisti e dei lavoratori autonomi iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria, in quanto soggetti maggiormente colpiti dalle misure di lockdown disposte per il contenimento dell'emergenza e, al contempo, privi delle tutele degli ammortizzatori sociali, è stata riconosciuta dal decreto-legge n. 18 del 2020 (decreto «Cura Italia»), all'articolo 44, un'indennità a valersi sul «Fondo per il reddito di ultima istanza»;

          la disciplina di dettaglio di tale indennità è prevista nel decreto adottato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero dell'economia e delle finanze del 28 marzo 2020, che ha esteso ai liberi professionisti iscritti alle gestioni previdenziali di categoria l'indennità di 600 euro, già prevista per gli altri lavoratori autonomi dal decreto-legge n. 18 del 2020, al ricorrere di determinate condizioni reddituali e ove non siano già stati riconosciuti, per lo stesso titolo, altre indennità speciali previste dai decreti «COVID-19» o il reddito di cittadinanza;

          l'articolo 34 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, ha introdotto una limitazione che ha escluso dall'accesso al fondo di ultima istanza un'ampia categoria di soggetti potenzialmente aventi diritto, disponendo che, per i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria, il riconoscimento dell'indennità di cui all'articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, è subordinato all'iscrizione in via esclusiva all'ente di previdenza;

          a giudizio dell'interrogante la norma introdurrebbe, in contrasto con la Costituzione, un'illegittima disparità di trattamento all'interno della stessa categoria dei professionisti tra quanti, pur in possesso di un reddito superiore, potrebbero beneficiare dell'indennità in questione per il solo fatto di non essere contestualmente iscritti ad altro sistema previdenziale. Infatti, l'esclusività o meno del regime previdenziale cui si è iscritti è una mera circostanza di fatto, che nulla dice sulle condizioni reddituali del soggetto;

          anche la ratio di tutelare l'erario dal rischio di un cumulo di indennità per lo stesso titolo produce un effetto «sproporzionato», tagliando fuori una fetta significativa di potenziali beneficiari; tale finalità poteva comunque essere perseguita ponendo dei limiti reddituali complessivi (e dunque risultanti dal cumulo di regimi previdenziali), senza restringere aprioristicamente il campo a chi, anche solo per ottemperare a un obbligo di legge, è iscritto a più enti di previdenza;

          tale disposizione danneggia soprattutto la categoria degli avvocati, che già è tra le categorie che hanno subito i contraccolpi più duri dal punto di vista economico della crisi prodotta dal COVID-19. È frequente, infatti, soprattutto nelle realtà locali, il caso di avvocati che, proprio per far fronte alle scarse entrate, sono iscritti anche ad altre forme di previdenza, perché, ad esempio, svolgono docenze presso le scuole superiori;

          il pregiudizio arrecato ai liberi professionisti è tanto più grave in considerazione della circostanza che tale disposizione sta avendo già attuazione nelle regioni, con modalità peraltro differenziate. La Campania, a titolo esemplificativo, è una delle regioni che ha interpretato tale previsione di favore con deliberazione di giunta regionale n. 171 del 7 aprile 2020, riconoscendo ai professionisti il contributo di 1.000 euro da erogarsi al ricorrere di determinati requisiti, tra i quali proprio quello della non iscrizione ad altra forma di previdenza obbligatoria –:

          alla luce della discriminazione argomentata in premessa nei confronti di molti professionisti e lavoratori autonomi, quali iniziative di competenza intenda assumere per pervenire a una corretta interpretazione delle norme sopra citate così da sanare tale condizione.
(4-05427)


      GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il decreto-legge «Cura Italia» prevede, all'articolo 26, commi 1 e 2, che il periodo trascorso in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva di cui all'articolo 1, comma 2, lettere h) e i), del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, dai lavoratori del settore privato, è equiparato a malattia ai fini del trattamento economico previsto dalla normativa di riferimento e non è computabile ai fini del periodo di comporto; inoltre, fino al 30 aprile ai lavoratori dipendenti pubblici e privati in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché ai lavoratori in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della medesima legge n. 104 del 1992, il periodo di assenza dal servizio prescritto dalle competenti autorità sanitarie, è equiparato al ricovero ospedaliero di cui all'articolo 87, comma 1, primo periodo, del decreto-legge n. 18 del 2020;

          mentre, per quanto riguarda il comma 1, viene chiarito dal comma 6 dello stesso articolo il certificato è redatto dal medico curante nelle consuete modalità telematiche, senza necessità di alcun provvedimento da parte dell'operatore di sanità pubblica, non viene esplicitato quale sia l'autorità sanitaria competente abilitata a rilasciare i certificati di cui al comma 2;

          tale difformità di trattamento, ad avviso anche della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, richiederebbe un chiarimento a proposito dei soggetti rientranti nel novero delle «competenti autorità sanitarie», nonché una più chiara determinazione dei soggetti destinatari delle norma di cui al comma 2 dell'articolo 26 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18;

          tali precisazioni, a parere dell'interrogante, appaiono indispensabili e urgenti al fine di chiarire e correggere la norma e di garantire adeguata protezione sanitaria al personale dipendente del settore privato da esentare dalla prestazione lavorativa;

          inoltre, l'articolo 42, comma 2, del decreto-legge «Cura Italia» prevede che, nei casi accertati di infezione da coronavirus in occasione di lavoro, il medico certificatore redige il consueto certificato di infortunio e lo invia telematicamente all'Inail che assicura, ai sensi delle vigenti disposizioni, la relativa tutela dell'infortunato. Le prestazioni Inail, nei casi accertati di infezioni da coronavirus in occasione di lavoro, sono erogate anche per il periodo di quarantena o di permanenza domiciliare fiduciaria dell'infortunato con la conseguente astensione dal lavoro;

          non viene tuttavia specificato al medesimo comma come sia possibile accertare che l'infezione da coronavirus sia avvenuta sul luogo di lavoro; tale equiparazione della malattia a infortunio sul lavoro può produrre conseguenze anche gravissime sul datore di lavoro, per il quale in caso di morte da infortunio sul lavoro è prevista la responsabilità penale –:

          quali iniziative, anche a carattere normativo, il Governo intenda adottare al fine di chiarire quali siano i soggetti rientranti fra le «competenti autorità sanitarie» di cui al comma 2 dell'articolo 26 del decreto-legge «Cura Italia» e quali categorie di soggetti possano usufruire della tutela dello stesso comma;

          se non si ritenga necessario adottare idonee iniziative, anche a carattere normativo, al fine di rivedere l'equiparazione del contagio da coronavirus a infortunio sul lavoro di cui all'articolo 42, comma 2, del decreto-legge «Cura Italia».
(4-05428)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interpellanza:


      La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

          le misure restrittive volte a contrastare l'emergenza epidemiologica causata dalla diffusione del Covid-19 stanno provocando notevoli disagi alle famiglie e, in particolar modo, ai minori, ristretti tra le mura domestiche;

          a seguito della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado 12 milioni di famiglie con 8,4 milioni di figli a carico in età scolastica stanno assistendo a notevoli cambiamenti sociali che rendono indispensabile un rafforzamento delle politiche di tutela dei minori;

          le misure previste dal decreto-legge n. 18 del 2020, cosiddetto Cura-Italia, come il congedo straordinario e il bonus baby sitting, risultano insufficienti per affrontare le gravissime conseguenze che l'emergenza sanitaria sta riversando sulle famiglie;

          si tratta di interventi spot che non hanno alcuna stabilità e che, pertanto, non possono sostenere un percorso di progettualità riguardo alle politiche della famiglia;

          per affrontare la cosiddetta «fase 2», con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, non è ancora prevista alcuna misura di sostegno per tutti quei genitori che dal 4 maggio 2020 riprenderanno il loro lavoro e che non potranno usufruire dell'assistenza educativa degli asili e delle scuole;

          a ciò si aggiunga che nella «fase 2», per i bambini, non sono consentiti momenti di gioco o di svago all'aperto, anche in considerazione della chiusura degli spazi dedicati ai più piccoli all'interno di parchi, giardini e ville, e si registra la totale assenza di attività di diverso genere che, pur nel distanziamento sociale, potrebbero svolgere;

          al contrario, gli altri Paesi europei hanno intrapreso azioni dirette a fronteggiare la grave crisi sociale dettata dall'emergenza sanitaria in corso: in Spagna, infatti, i bambini con meno di 14 anni possono uscire per massimo un'ora al giorno, in Norvegia hanno riaperto asili nido e scuole materne prevedendo gruppi di tre o sei bambini, a seconda dell'età, con spazi interni divisi in zone molte piccole e separate;

          l'articolo 3 della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sottolinea che l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente;

          le famiglie con i figli, soprattutto in un momento di emergenza, non possono essere abbandonate a loro stesse quando è necessario fornire loro il massimo sostegno –:

          quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda adottare al fine di prevedere delle linee guida e dei protocolli volti a stabilire misure specifiche a tutela dei minori che in questo momento di emergenza stanno drammaticamente vivendo una profonda crisi dettata dalla chiusura prolungata degli istituti scolastici e di ogni attività sociale.
(2-00762) «Spena».

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


      PALMISANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          l'emergenza sanitaria da Covid-19 ha determinato pesanti ripercussioni sull'economia del nostro Paese e a livello internazionale, con l'adozione di misure restrittive che hanno portato al rallentamento o al blocco totale di numerose attività economiche, con gravi conseguenze soprattutto per le fasce più deboli della società;

          in un contesto di crisi economica-finanziaria generale si assiste a un vero e proprio stravolgimento di alcuni settori di produzione alimentare che, secondo quanto riportato da Coldiretti, nel mese di marzo 2020, hanno prodotto un aumento vertiginoso dei prezzi di frutta, verdura e ortaggi pari a un numero quaranta volte superiore rispetto ai dati riportati da Istat;

          in tale contesto desta preoccupazione l'allarme lanciato da Coldiretti Puglia, che rivela una forbice dei prezzi dal campo ai banchi di vendita che si è allargato addirittura fino al 191 per cento per le zucchine e al 100 per cento per le fragole. Si tratta di un segnale pericoloso che sottolinea lo sconvolgimento in atto sul mercato di frutta e verdura legato a diversi fattori, tra cui la difficoltà nelle esportazioni, la chiusura delle mense e dei ristoranti e la mancanza di lavoratori stranieri, che rischiano di favorire una speculazione nei listini e una distorsione della filiera che può determinare pesanti ricadute –:

          quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano adottare al fine di monitorare attentamente l'andamento dei prezzi dei prodotti del comparto agroalimentare e di tutelare i diritti dei consumatori e l'equilibrio dell'intera filiera, sottraendola alle dinamiche speculative che possono nascere in un periodo complesso e difficile come quello legato all'attuale emergenza sanitaria.
(4-05379)


      BATTILOCCHIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          l'interrogante ha appreso, dalle dichiarazioni a mezzo stampa rilasciate dai rappresentanti di categoria, delle difficoltà del settore ippico, duramente colpito dalle misure restrittive in vigore dal 9 marzo 2020;

          il comparto sottolinea l'importanza delle migliaia di posti di lavoro impegnati nel settore, che senza alcun incasso non riesce a sostenere i costi di mantenimento dei cavalli e di manodopera delle strutture funzionali;

          un documento concernente il protocollo per lo svolgimento delle corse a porte chiuse era già stato stilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

          i grandi spazi degli ippodromi garantiscono il mantenimento delle dovute misure di distanziamento sociale, in ogni fase della filiera sportiva (e produttiva) ippica che culmina con le corse, tutelando la sicurezza di lavoratori e fantini, che non hanno mai cessato di accudire e allenare i cavalli –:

          se trovino conferma le notizie apprese dagli organi di stampa e quale linea di indirizzo intenda seguire;

          se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per permettere la ripresa immediata delle corse, nel pieno rispetto delle normative in vigore, aumentando il numero di corse per giornate e il relativo montepremi associato alle singole corse, così che l'intero ammontare previsto per l'anno possa essere distribuito.
(4-05398)


      LIUNI, VIVIANI, DI MURO, RIXI, FOSCOLO, BUBISUTTI, LOSS, GASTALDI, GOLINELLI, LOLINI, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          il settore florovivaistico nazionale è costituito da 24.000 aziende, vale 3 miliardi di euro e rappresenta il 5 per cento del prodotto interno lordo agricolo nazionale ed occupa circa 200.000 addetti specializzati ed operatori. Il comparto è costituito da piccole, medie e grandi aziende, da cui dipende un indotto importante; le piccole offrono lavoro a nuclei famigliari, le più grandi operano in contesti anche internazionali e possono occupare anche numeri importanti di addetti;

          per la specialità produttiva delle aziende florovivaistiche la primavera, con i mesi di marzo, aprile e maggio, rappresenta il principale periodo in cui si realizzano i cicli produttivi e si opera la maggior parte delle vendite;

          per la concomitanza dei blocchi per il contrasto al COVID-19, da marzo il settore ha subito un crollo sostanziale e diretto della domanda di prodotto, oltre che sul mercato interno anche sui mercati europei e internazionali, avendo la filiera una forte vocazione alle esportazioni;

          il settore è fondamentale anche per molte produzioni agrarie, in quanto sussistono vivai specializzati che producono molte delle colture di base utilizzate per la coltivazione di fruttiferi e piante orticole. La produzione di questo settore risulta, pertanto, fondamentale per dare continuità a molte delle filiere dell'agroalimentare italiano;

          il settore florovivaistico italiano rappresenta, dopo quello dell'Olanda, il secondo produttore europeo. Proprio l'Olanda sta predisponendo un fondo settoriale, con una dotazione pari a 600 milioni di euro, mentre altri Paesi, fra cui la Germania, hanno annunciato specifiche misure di sostegno;

          le misure finora intraprese dal Governo non consentono la ripresa delle attività produttive in mancanza del fatturato necessario per gli investimenti. Il settore delle piante ornamentali è senza dubbio quello maggiormente colpito dalla crisi –:

          quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, in ambito nazionale, per garantire alle aziende del settore la compensazione delle perdite, la liquidità e la continuazione dell'attività agricola, e, in ambito europeo, per avviare, da un lato, la richiesta di attivazione di misure straordinarie per la gestione della crisi previste nel regolamento (UE) n. 1308/2013, nonché quelle che rientrano nel quadro della Politica agricola comune (Pac) e, dall'altro, in considerazione della flessibilità concessa dall'Unione europea per l'utilizzo delle risorse non ancora impegnate nell'ambito dello sviluppo rurale, per indirizzare, con indicazione di priorità sui piani regionali, tali risorse anche a sostegno del settore florovivaistico.
(4-05419)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


      TRANO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          al fine di contrastare la diffusione del fenomeno epidemiologico in atto, diversi provvedimenti, a decorre dall'ordinanza n. 37 del 23 febbraio 2020 della sindaca di Roma, per seguire con l'articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, l'articolo 87, comma 5, del decreto-legge n. 18 del 2020, l'articolo 4 del decreto-legge n. 22 del 2020 e, da ultimo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, hanno disposto la sospensione dello svolgimento delle prove concorsuali nelle procedure pubbliche;

          la predetta sospensione incide sul regolare espletamento di concorsi volti al reclutamento di personale, anche dirigenziale, quanto mai necessario ed indifferibile in diversi comparti dell'amministrazione, per corrispondere all'esigenza del ricambio generazionale, ricoprire posizioni vacanti da tempo e dirigere le strutture in modo permanente;

          in sede di conversione del decreto-legge n. 18 del 2020, all'articolo n. 74 è stato aggiunto il comma 7-ter, che rinvia ad un regolamento da adottare entro il 31 luglio 2020, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione, per disporre, in via sperimentale, l'aggiornamento della disciplina regolamentare in materia di reclutamento ed accesso alla qualifica dirigenziale ed agli impieghi nella pubblica amministrazione prevedendo modalità di svolgimento delle procedure, ove possibile, con l'ausilio di strumentazione informatica;

          l'intento della citata disposizione è quello di semplificare le modalità di espletamento delle procedure concorsuali e di ridurre i tempi di accesso al pubblico impiego;

          ad oggi è sospesa l'attività di selezione di numerose procedure concorsuali in corso, alcune delle quali giunte ad uno stadio avanzato di svolgimento, come il concorso a 175 dirigenti di seconda fascia presso l'Agenzia delle entrate;

          il perdurare della sospensione delle selezioni in corso, in specie quelle in prossimità di esito finale, lede il buon andamento e l'efficacia della pubblica amministrazione e comprime le legittime aspettative dei partecipanti;

          il direttore dell'Agenzia delle entrate, considerata la carenza di dirigenti di ruolo, nelle more della conclusione dei concorsi in itinere, ha di recente bandito un interpello ex articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001 per la temporanea copertura di diverse posizioni dirigenziali, rivolto anche a funzionari ed esterni alla pubblica amministrazione, nell'ottica di assicurare il costante presidio delle strutture e garantire gli obiettivi di gettito fissati annualmente –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

          quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per individuare i protocolli di sicurezza anti-contagio per commissari e candidati, idonei a garantire la salute ed il contestuale corretto svolgimento degli esami;

          quali altre iniziative di competenza intendano assumere ai fini dell'immediata ripresa e della più celere conclusione delle procedure concorsuali sospese, in particolare della prova orale del concorso a 175 dirigenti presso l'Agenzia delle entrate.
(4-05420)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


      CARNEVALI, SIANI, RIZZO NERVO, PINI e SCHIRÒ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il 4 maggio 2020, come dichiarato dal Presidente del Consiglio dei ministri, avrà inizio la «fase 2», ovvero la fase di convivenza con il virus, di un ritorno graduale alla normalità dove diventa necessario intervenire tempestivamente qualora si dovessero verificare nuovi focolari di Covid-19 con la presa in carico precoce dei pazienti affetti da Covid-19, dei pazienti in isolamento domiciliare obbligatorio, dimessi o paucisintomatici non ricoverati e per i pazienti in isolamento fiduciario, ma occorre anche che vi sia una reale integrazione tra assistenza ospedaliera e assistenza sul territorio;

          è necessario quindi un rafforzamento dell'assistenza territoriale e dei piani di assistenza che contengano interventi multidisciplinari di assistenza, cura, riabilitazione e rivolti al benessere complessivo della persona, che garantiscono la ripresa dai postumi di infezione da Covid-19 e dall'isolamento prolungato spesso in assenza dei servizi domiciliari oltre alle specifiche misure di potenziamento dell'attività di sorveglianza attiva effettuata a cura dei dipartimenti di prevenzione in collaborazione con i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale nonché con le unità speciali di continuità assistenziale, con gli infermieri, che, insieme agli specialisti ambulatoriali, interni ed esterni, coprano tutto il territorio nazionale costituendo la prima linea della presa in carico del paziente;

          inoltre, oltre a una efficiente ed efficace integrazione tra assistenza territoriale ed ospedaliera, è necessario che vi siano anche protocolli chiari e ben definiti, al fine di tutelare sia il paziente che il personale sanitario;

          infine, nella fase 2, oltre all'emergenza per i pazienti Covid, si aggiunge anche quella dei pazienti non-Covid in particolare quelli con fragilità (cronici, non autosufficienti e disabili), che per circa 2 mesi hanno fatto i conti con un vero e proprio congelamento dei servizi socio-sanitari territoriali –:

          quali iniziative di competenza, alla luce dei fatti sopra esposti, il Ministro interrogato intenda adottare, a partire dalla «fase 2», per pervenire a un modello integrato di assistenza sanitaria e socio-sanitaria territoriale e ospedaliera dove vi sia come obiettivo, non solo un controllo capillare del territorio e l'individuazione sul nascere di nuovi focolai di Covid-19, con una rapida e reale presa in carico globale del paziente attraverso protocolli chiari e sicuri sia per il personale che per il paziente stesso, ma anche la continuità dei servizi fondamentali per i pazienti non Covid, in particolare per quelli con maggiore fragilità.
(5-03864)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      CECCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto riferito agli organi di stampa dal Ministro interrogato, il piano del Governo per tornare lentamente alla normalità e convivere con il Covid-19 è sostanzialmente formato da 5 punti: distanziamento sociale e mascherine obbligatorie, più ospedali dedicati interamente al coronavirus, App per mappare i contagi e telemedicina, potenziamento delle reti sanitarie territoriali, tamponi a tappeto e test sierologici;

          a tal fine, le linee di indirizzo assistenziali del paziente critico affetto da Covid-19 pubblicate dal Ministero della salute il 29 febbraio 2020 prevedono che ogni regione deve identificare prioritariamente una o più strutture/stabilimenti da dedicare alla gestione esclusiva del paziente affetto da Covid-19 (Covid Hospital);

          nel rispetto di tali indicazioni la regione Marche, con la collaborazione dell'ex direttore del dipartimento della protezione civile Guido Bertolaso, ha individuato presso i padiglioni della fiera di Civitanova Marche un'area in cui creare 100 nuovi posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva dedicati al trattamento e alla gestione dei pazienti Covid positivi alla stregua di quanto già avvenuto nella città di Milano;

          il costo previsto di tale operazione che allo stato attuale non è ancora stata avviata, è calcolato in circa 12 milioni di euro per l'adeguamento strutturale e la dotazione strumentale ai quali vanno aggiunti i costi di gestione e di personale aggiuntivo rispetto alla pianta organica regionale attuale;

          la regione Marche negli ultimi 5 anni, a seguito dall'applicazione del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70 «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera», ha avviato una riorganizzazione dell'offerta sanitaria nel territorio chiudendo 13 strutture sanitarie ospedaliere e riorganizzando le restanti in base al regolamento sopracitato;

          questa riorganizzazione ha di fatto chiuso o svuotato interi stabilimenti sanitari, riducendone sensibilmente la capacità operativa ma lasciando di fatto inalterata la capienza strutturale –:

          quali sia, per quanto di competenza, la posizione del Ministero della salute in merito all'edificazione di nuove strutture o all'adeguamento di strutture sanitarie esistenti per l'ottenimento dei cosiddetti Covid Hospital, al fine di pervenire a un contenimento dei costi e una ottimizzazione dei servizi, secondo i criteri imprescindibili di efficienza, economicità e buon andamento della pubblica amministrazione.
(5-03865)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      LAPIA, NAPPI, NESCI, PROVENZA, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TROIANO, MASSIMO ENRICO BARONI, D'ARRANDO, IANARO, MAMMÌ e MENGA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il decreto ministeriale 14 luglio 1999, articolo 1, dispone quanto segue: «I medicinali antiblastici iniettabili (...) possono essere erogati (...) soltanto mediante la loro somministrazione presso le strutture ospedaliere o le altre strutture accreditate, in regime di ricovero o day-hospital o trattamento ambulatoriale»;

          la raccomandazione n. 14 del 2012 del Ministero della salute, inoltre, al punto 4.8, prevede che «in accordo con il D.M. 14 luglio 1999, la somministrazione per via parenterale dei farmaci antineoplastici può avvenire nei seguenti setting assistenziali: ospedale, in regime ambulatoriale, di ricovero ordinario o di Day-Hospital»;

          nell'accordo «Nuove linee guida organizzative e raccomandazioni per la rete oncologica ospedale territorio» ratificato il 17 aprile 2019 nella Conferenza Stato-regioni, viene sottolineata la necessità di garantire, su tutto il territorio nazionale, l'equità di accesso alle cure e il superamento della frammentarietà dei percorsi terapeutici;

          la sicurezza del paziente oncologico, come quella del personale sanitario impiegato nei protocolli di cura per le terapie antiblastiche, è caposaldo essenziale dal quale partire per fornire chiarezza ai pazienti stessi in tema di equità di accesso alle terapie e continuità assistenziale;

          non sempre è adeguatamente garantita la possibilità di erogare terapie antiblastiche per via endovenosa anche nelle strutture ambulatoriali, com'è ad esempio il caso della Sardegna dove l'Ats ha disposto per taluni ambulatori la sospensione immediata dell'attività di preparazione, o addirittura dell'attività di erogazione, dei farmaci antiblastici, rimettendo la gestione del servizio al trasporto quotidiano dei farmaci (si vedano le comunicazioni prot. NP/2020/4324; nn. 4327 e 4333 del 28 gennaio 2020; la determina n. 1031 del 25 febbraio 2020 dell'ATS Sardegna; la nota prot. NP/2020/9460 del 25 febbraio 2020 ASSL di Nuoro);

          in questo momento di emergenza sanitaria da diffusione del virus Covid-19, gli spostamenti dei pazienti oncologici devono essere limitati al minimo essenziale, garantendo ad essi la possibilità di sottoporsi alle cure nella struttura più prossima al loro domicilio –:

          se sia consentita l'erogazione delle terapie antiblastiche per via endovenosa nelle Asl territoriali in regime ambulatoriale, chiarendo la normativa citata in premessa, sia in ragione dell'attuale emergenza che in situazioni ordinarie.
(5-03866)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'emergenza sanitaria da Covid-19 ha messo a dura prova il servizio sanitario nazionale;

          il Governo ha attuato misure urgenti e destinato ingenti risorse, in particolare per il sostegno del servizio sanitario nazionale, che si sono rivelate efficaci, tanto che si inizia a prevedere graduali forme di avvio della cosiddetta «Fase 2»;

          nel contesto della fase emergenziale si è dovuto ricorrere ad affidamenti da parte delle regioni e delle Asl con procedure accelerate;

          secondo Transporency e React (la più grande organizzazione a livello globale che si occupa di prevenire e contrastare la corruzione) in tale contesto emergenziale si possono verificare distorsioni nei processi di spesa e decisionali;

          evidenziando, sempre Transparency e React, come le strategie di prevenzione della corruzione in ambito sanitario, descritte nei Piani triennali (Ptpc) 2019-2021, non prevedano i profili relativi ai rischi di corruzione durante le fasi emergenziali e le modalità di contrasto –:

          quali iniziative di competenza, anche d'intesa con le regioni, abbia assunto o intenda assumere per contrastare eventuali rischi di corruzione durante l'emergenza determinata dalla diffusione del Covid-19, prevedendo efficaci strategie a difesa dalla corruzione nel servizio sanitario nazionale, utile anche a integrare, sulla base dell'esperienza acquisita rispetto all'attuale emergenza sanitaria, i piani triennali per la prevenzione della corruzione e della trasparenza.
(5-03867)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      FOSCOLO, PANIZZUT, RIXI, DI MURO e VIVIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          nella regione Liguria, così come in altre regioni italiane, è stata bloccata per ragioni meramente amministrative la sperimentazione di un farmaco antivirale potenzialmente molto importante nella lotta contro il Covid-19, avente denominazione Remdesivir;

          presso l'ospedale San Martino di Genova la sperimentazione del suddetto medicinale era iniziata in data 7 marzo 2020 e i risultati erano apparsi, sin da subito, incoraggianti, registrandosi la guarigione di diversi pazienti, tra cui un uomo settantanovenne originario della Lombardia; si trattava, precisamente, del primo guarito, a Genova, dal Covid-19;

          a pochi giorni dalla buona notizia, tuttavia, il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, ha modificato le procedure applicabili alla sperimentazione dei medicinali utilizzati nell'ambito dell'emergenza Covid-19, accentrando le competenze che la normativa affidava ai comitati etici regionali in capo al comitato etico dell'istituto Lazzaro Spallanzani e alla Cts dell'Aifa;

          la procedura di approvazione del programma di utilizzo del farmaco Remdesivir è, quindi, ripartita in seno ai predetti organismi nazionali e, all'esito di essa, in maniera del tutto incomprensibile, si è stabilito di limitare la sperimentazione di detto medicinale ad appena dieci ospedali italiani, con esclusione di importanti centri, tra cui il San Martino di Genova;

          dinanzi alle reazioni di disappunto dell'amministrazione ligure, l'Aifa ha tentato di scaricare la responsabilità sulla ditta produttrice, asserendo che la decisione di limitare ad alcuni centri l'accesso al programma di sperimentazione del farmaco Remdesivir sarebbe stata presa, in autonomia, dalla ditta stessa;

          non è chiaro, tuttavia, per quale ragione la società farmaceutica avrebbe dovuto escludere l'ospedale San Martino dai centri autorizzati se proprio presso detta struttura la sperimentazione del medicinale era stata già avviata con ottimi risultati;

          a conti fatti, la procedura prevista dal decreto-legge «cura Italia» ha complicato l'iter amministrativo relativo ai programmi di sperimentazione, esautorando i comitati etici regionali e consentendo, per quanto concerne il Remdesivir, che vi siano regioni con due siti autorizzati e altre regioni, come la Liguria, che senza un apparente criterio sono state tagliate fuori –:

          se il Ministro interrogato non ritenga, per quanto di competenza, di dover assumere iniziative, di concerto con gli organismi competenti, al fine di allargare il programma di sperimentazione in questione anche all'Ospedale San Martino di Genova e restituire la competenza in merito all'approvazione dei programmi medesimi in capo ai comitati etici regionali.
(5-03868)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      DE FILIPPO e PAITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la diffusione del virus Covid-19 nella regione Liguria è sempre più allarmante. La regione è stato un focolaio primario, a fronte di risposte tardive e insoddisfacenti dell'amministrazione e il tasso di mortalità è pari al 14,22 per cento, secondo solo a quello della Lombardia;

          la Liguria è inoltre in ritardo in tema di tamponi, anche da effettuare sugli operatori sanitari, all'ultimo posto tra le regioni più colpite dal virus con solo il 2,03 per cento di test effettuati sui residenti;

          di recente, è emersa una denuncia degli operatori della sanità, in particolare di La Spezia, relativa allo smarrimento di centinaia di tamponi;

          la Asl 5 non ha negato il caso, ma lo ha limitato a qualche decina di test. Tale affermazione è stata smentita da diversi operatori, che confermano la scomparsa di centinaia di esiti;

          la Liguria registra inoltre una percentuale dello 0,42 per cento di contagi sui residenti, percentuale più elevata del Veneto (0,32 per cento), dove si è sviluppato un focolaio importante ed è stato effettuato un numero rilevante di tamponi;

          inoltre, si segnala la criticità relativa alle case di riposo liguri, ove — secondo fonti di stampa — la diffusione del virus avrebbe toccato il 40 per cento degli ospiti, nonostante il divieto di accesso ai parenti dei ricoverati;

          non si sarebbe provveduto infatti ad effettuare immediatamente il tampone al personale delle case di riposo, ove solo nel mese di aprile 2020 sono deceduti 810 ospiti in una settimana, contro i 750 decessi dell'intero mese di aprile 2019. Quindi, i decessi nelle case di riposo sarebbero aumentati quindi di oltre il 400 per cento, dando luogo alla necessità di fare chiarezza sulla gestione sanitaria delle stesse –:

          quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di rafforzare la vigilanza e i controlli in merito alla situazione esposta in premessa, anche prevedendo l'impiego di ispettori sanitari per far luce sulla situazione delle strutture sanitarie della regione.
(5-03869)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      GEMMATO e BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          con ordinanza n. 11/2020, il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica «Covid-19» ha disposto che il prezzo finale di vendita al consumo delle mascherine facciali conformi allo standard uni en 14683, così come indicate nell'allegato 1 all'ordinanza, praticato dai rivenditori finali, non può essere superiore, per ciascuna unità, ad euro 0,50, al netto dell'imposta sul valore aggiunto;

          secondo quanto si evince da fonti di stampa, sarebbe stata immediata la reazione dei farmacisti i quali avrebbero contestato il fatto che il costo al quale loro acquistano le mascherine sarebbe superiore a quello di vendita. Con questo prezzo, affermano i farmacisti, «lavoreremo in perdita quasi del 50 per cento»;

          secondo quanto si evince dalle fatture di acquisto mostrate dai farmacisti, il prezzo medio delle predette mascherine varia tra 1,22 e 1,60 euro iva compresa;

          appare evidente che i prezzi così imposti dalla citata ordinanza saranno causa di perdite economiche da parte dei farmacisti che hanno già acquistato questa tipologia di prodotto a un prezzo maggiore di 0,50 euro più iva;

          appare altresì evidente che i predetti prezzi imposti causeranno anche l'impossibilità da parte delle stesse farmacie di acquistare e rivendere nuovi quantitativi di mascherine facciali utili a coprire il fabbisogno quotidiano a livello nazionale;

          di conseguenza, appare chiaro, infine, che i prezzi così imposti causeranno indirettamente problemi gravi all'intera popolazione, che non potrà tutelare la propria salute acquistando le citate mascherine –:

          se sia a conoscenza del danno che potrebbe causare l'ordinanza n. 11/2020 alla salute dell'intera popolazione, in quanto essa non consentirà ai cittadini di reperire le citate mascherine a causa dell'impossibilità da parte delle farmacie di acquistare questi prodotti al prezzo medio di mercato attualmente praticato dalle aziende produttrici, adottando conseguentemente iniziative di competenza volte a non pregiudicare la distribuzione costante di questi dispositivi di protezione su tutto il territorio nazionale.
(5-03870)
(Presentata il 28 aprile 2020)


      BAGNASCO, NOVELLI, GIANNETTA, MUGNAI, BOND, VERSACE, BRAMBILLA e GIACOMONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          nel nostro Paese, la drammatica fase di emergenza sanitaria legata alla diffusione del virus Sars-Cov-2 sta vedendo finalmente rallentare l'andamento dei contagi e dei decessi;

          il tributo in termini di vite umane del personale sanitario impegnato in prima linea, è altissimo: oltre 150 morti tra i medici, 36 infermieri e 13 farmacisti. Troppo spesso non protetti e non tutelati in maniera sufficiente;

          l'articolo 14 del decreto-legge 18 del 2020, cosiddetto decreto «Cura Italia», da pochi giorni approvato definitivamente dal Parlamento, prevede che la quarantena precauzionale, prevista per i soggetti che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di Covid-19, non venga applicata agli operatori sanitari, agli operatori di servizi pubblici essenziali, ai dipendenti delle imprese che operano nell'ambito della produzione e dispensazione dei farmaci, e ad altri operatori della filiera;

          detto personale sanitario deve sospendere la propria attività solamente nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per Covid-19. In pratica, anche se venuti a contatto con un paziente poi scoperto positivo, devono quindi continuare a lavorare se non presentano sintomi;

          questa decisione del Governo di esonerare gli operatori sanitari dall'isolamento fiduciario, anche se in contatto con pazienti positivi a Covid-19, ha rischiato e rischia ancora di trasformare i luoghi dove lavorano, a cominciare dagli ospedali, in luoghi di contagio, laddove questi operatori rischiano di infettare pazienti e colleghi;

          è necessario superare questa norma di legge e peraltro sembra essere superata l'«ondata di piena» drammatica delle settimane scorse di contagiati e di ricoverati nelle terapie intensive, e la nuova fase che ci aspetta deve essere affrontata in modo più ragionato ed equilibrato –:

          se non ritenga urgente adottare iniziative per modificare le norme di cui in premessa, al fine di garantire pienamente gli operatori sanitari, prevedendo perlomeno che i sanitari che siano stati a stretto contatto di pazienti Covid-19 positivi debbano andare in isolamento fiduciario per 72 ore e rientrare in servizio solo dopo l'effettuazione di tampone che attesti la negatività al virus, garantendo comunque i controlli diagnostici successivi.
(5-03871)
(Presentata il 28 aprile 2020)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PIGNATONE, LOREFICE, MAGLIONE, FICARA, DEL SESTO, CADEDDU, CANCELLERI, MARTINCIGLIO e VILLANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          in questi giorni difficili per il nostro Paese la maggioranza della popolazione è costretta a rimanere a casa e/o limitare i propri spostamenti esclusivamente per ragioni di lavoro o di assoluta necessità;

          tra queste persone vi sono anche coloro che, affetti da disabilità cognitive, intellettive e/o relazionali, soffrono maggiormente siffatta situazione di isolamento forzato e di permanenza prolungata in luoghi chiusi;

          le attuali disposizioni normative consentono a questi soggetti di poter uscire di casa con l'ausilio, se del caso, di una persona in accompagnamento per effettuare brevi passeggiate e/o attività motoria all'aperto esclusivamente in prossimità della propria abitazione;

          orbene, così come evidenziato da vari enti e associazioni che si occupano di disabilità, secondo cui risultano chiare ed evidenti le problematiche legate a una prolungata permanenza in casa per persone particolarmente fragili, tale situazione sta creando vari problemi in quanto alcuni di loro risultano impossibilitati a effettuare brevi passeggiate in prossimità della propria abitazione perché residenti in aree della città che non lo consentono, ad esempio, per mancanza di marciapiedi o per la presenza di barriere architettoniche;

          conseguentemente, stante la descritta situazione urbanistica per questi soggetti risulta impossibile poter effettuare siffatte uscite che risulterebbero loro terapeutiche;

          nasce, dunque, la necessità per tali categorie di persone di poter uscire dalla propria abitazione e, con apposite deroghe, accedere e permanere presso altre aree della città, al fine di usufruire degli opportuni e idonei spazi all'aperto per effettuare brevi passeggiate –:

          quali iniziative si intendano intraprendere, per consentire alle persone affette da disabilità intellettive e/o relazionali, anche attraverso l'assistenza di un accompagnatore, di effettuare brevi passeggiate giornaliere in prossimità di aree diverse e/o distanti dalla propria residenza/domicilio, che risultino maggiormente idonee e funzionali a tale scopo e che garantiscano una maggiore sicurezza per gli stessi.
(4-05380)


      ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il 27 marzo 2020 una ragazza ventiseienne dell'isola di La Maddalena ha perso tragicamente la bambina che portava in grembo all'ottavo mese di gravidanza, durante il volo in elicottero che la stava trasferendo d'urgenza per il parto dall'isola stessa all'Ospedale Giovanni Paolo II di Olbia;

          la comunità maddalenina si è stretta attorno alla famiglia, affranta dal dolore per questa nuova vita che sarebbe dovuta arrivare e che, invece, è stata tragicamente spezzata nel tragitto da un'isola all'altra;

          ancora non si conoscono con esattezza le cause che hanno impedito alla giovane donna di dare alla luce la bambina: sul caso, sono attualmente in corso gli accertamenti da parte delle autorità competenti;

          il tragico evento, peraltro, si ricollega alla battaglia che da tempo viene portata avanti dalla comunità locale per la riapertura del punto nascita dell'ospedale Paolo Merlo di La Maddalena; punto nascita soppresso nel settembre 2016 in quanto non rispondente agli standard individuati dall'Accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010, recepiti nel decreto del Ministro della salute 2 aprile 2015, n. 70;

          con nota in data 30 gennaio 2020, prot. n. 591, la regione autonoma della Sardegna si è fatta carico delle richieste della comunità locale, presentando una formale domanda di deroga alla chiusura del predetto punto nascita al Ministero della salute, al competente Tavolo di monitoraggio e al Comitato percorso nascita nazionale;

          si è evidenziato all'interno di detta richiesta come gli standard previsti dalla normativa vigente non possano essere applicati rigidamente con riferimento al punto nascita di La Maddalena, tenuto conto delle indubbie peculiarità che caratterizzano detto territorio («isola nell'isola») e che si ripercuotono inevitabilmente sui tempi di collegamento dello stesso verso gli ospedali di riferimento;

          d'altro canto, lo stesso decreto ministeriale n. 70 del 2015 ricomprende espressamente i territori «insulari» tra le «zone particolarmente disagiate», per le quali si rende indispensabile una riflessione ad hoc sui requisiti richiesti dalla normativa vigente, non potendo chiaramente giustificarsi in loro nome la compromissione del fondamentale diritto alla salute dei cittadini;

          sotto tutti i dedotti profili e anche alla luce del tragico evento del 27 marzo 2020, si ritiene particolarmente urgente, oltre che fondata e condivisibile, la richiesta di deroga avanzata dalla regione autonoma della Sardegna con riferimento al predetto punto nascita;

          allo stato, tuttavia, non risulta agli interroganti che detta richiesta sia stata esaminata e/o riscontrata dai competenti organi ministeriali –:

          se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare con riguardo alla problematica esposta in premessa, relativa alla chiusura del punto nascita di La Maddalena, tenuto conto del tragico evento del 27 marzo 2020, della richiesta di deroga presentata ormai da oltre sessanta giorni dalla regione autonoma della Sardegna e dell'esigenza fondamentale di salvaguardare, in ogni sua declinazione, il diritto alla salute nonché il futuro stesso dei cittadini residenti nell'isola.
(4-05382)


      GRIMOLDI, MAGGIONI, GARAVAGLIA, CECCHETTI, BONIARDI, BIANCHI, EVA LORENZONI e FORMENTINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in alcuni comuni delle provincie di Pavia, Varese, Brescia e Milano sono state promosse dalle amministrazioni locali, in collaborazione con laboratori privati di analisi, sedicenti «indagini epidemiologiche» volte a ricercare le tracce del virus Covid-19 nella popolazione mediante l'impiego di test sierologici;

          per l'esecuzione di queste campagne di screening, i suddetti comuni hanno utilizzato spazi pubblici di grandi dimensioni (come i palasport o le palestre delle scuole), i cui accessi sono stati aperti ai cittadini interessati a sottoporsi all'esame su base volontaria;

          a quanto consta, alcune delle suddette iniziative sarebbero state promosse in assenza della necessaria intesa con le competenti autorità sanitarie regionali ovvero non sarebbero state precedute da un'adeguata procedura di valutazione pubblica in merito all'affidabilità dei laboratori responsabili degli esami, alla selezione competitiva degli stessi e all'attendibilità dei test sierologici da questi eseguiti sulla popolazione;

          non solo, da quanto si apprende dalla stampa alcune campagne di screening risulterebbero affidate a società esterne alla regione di riferimento (cioè, neppure sottoposte alla sanità regionale), com'è avvenuto nel caso della società Onilab, la quale avrebbe effettuato i prelievi in diversi comuni lombardi, ancorché dipendente dall'istituto diagnostico «Varelli» di Napoli;

          le competenti autorità regionali, così come alcuni virologi interpellati in proposito, hanno giudicato le iniziative sopra citate in maniera non positiva;

          sotto un profilo tecnico-scientifico, infatti, si è rimarcato come i test eseguiti nell'ambito delle predette iniziative non siano i medesimi indicati dalle linee guida dell'Istituto superiore di sanità (Iss) che diagnosticano la positività al Covid-19 (ovvero il tampone naso-faringeo per l'identificazione dell'Rna virale), bensì test sierologici che analizzano la produzione quantitativa di immunoglobuline di classe IgG e IgM. Questi ultimi, tuttavia, sono indicati da parte della comunità scientifica, dall'Iss e Organizzazione mondiale della sanità esclusivamente a fini epidemiologici (e non diagnostici) proprio in quanto non garantiscono una patente di immunità e potrebbero restituire «falsi negativi» nelle fasi precoci dell'infezione, quando ancora l'organismo non ha prodotto gli anticorpi oggetto di indagine. I test effettuati, infatti, utilizzano tecnologie di analisi con saggi in Elisa o in chemiluminescenza che non riconoscono gli anticorpi neutralizzanti in grado di accertare l'immunizzazione del soggetto al virus; non è chiaro se queste informazioni siano state divulgate in maniera adeguata ai cittadini che si sono sottoposti agli esami;

          inoltre, sotto un profilo prettamente economico, si segnala come nell'ambito di alcune campagne i test sierologici siano stati proposti alla cittadinanza a prezzi notevoli, fino a 45 euro ciascuno, contro i pochi euro che, a detta degli esperti, sarebbero invece necessari per la loro esecuzione; a parere degli interroganti, considerato il momento di grave crisi in atto, è fondamentale che le iniziative di cui si discute siano attivate previa intesa con le competenti autorità regionali, evitando nella maniera più assoluta potenziali speculazioni in danno dei cittadini –:

          se il Ministro interrogato non ritenga di verificare, per quanto di competenza, che i laboratori di analisi aderenti alle iniziative citate in premessa siano in possesso di tutti i requisiti previsti dalla normativa vigente, abbiano utilizzato test validati sul piano tecnico scientifico e, nei casi in cui abbiano richiesto somme per l'esecuzione degli esami medesimi, abbiano praticato condizioni coerenti a quelle di mercato;

          se i laboratori abbiano impiegato personale medico in possesso dei necessari requisiti sul piano professionale e deontologico e quale sia l'albo di appartenenza dei predetti medici;

          se ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza per assicurare il necessario coordinamento tra i vari livelli territoriali e le autorità competenti in relazione a simili indagini epidemiologiche;

          se l'utilizzo di una struttura sportiva per l'esecuzione di prelievi ematici possa considerarsi appropriato e conforme alla normativa vigente.
(4-05387)


      BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al Ministro interrogato e al direttore generale della sanità animale del Ministero della salute, resa pubblica il 24 aprile 2020, le associazioni Animalisti italiani, Ente nazionale protezione animali, Lega antivivisezione, Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente, Lega nazionale per la difesa del cane e Organizzazione internazionale per la protezione degli animali hanno chiesto un intervento istituzionale urgente perché le adozioni di cani e gatti – di fatto bloccate a causa delle restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria – possano pienamente riprendere, come già previsto in Francia, fin dal 16 aprile 2020, con l'applicazione delle misure di sicurezza ritenute necessarie;

          nella lettera le associazioni ricordano che negli ultimi due mesi il carico di animali in strutture pubbliche e private ha superato ogni bilancio registrato in periodi di normale attività (oltre centomila cani l'anno nei soli canili censiti e decine di migliaia di gatti) e che la ripresa delle adozioni si rende necessaria non solo per tutelare la salute e il benessere degli animali ma per la funzione sociale, morale e di pubblico risparmio delle adozioni stesse;

          dal punto di vista delle associazioni, il testo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, pubblicato nella stessa data ed efficace dal 4 al 17 maggio 2020, non presenta sostanziali novità –:

          se il Governo non ritenga, tramite le iniziative ritenute più opportune, di sbloccare nel più breve tempo possibile le adozioni di cani e gatti e i relativi necessari spostamenti per i controlli preaffido e il trasferimento degli animali nell'abitazione delle famiglie adottanti.
(4-05397)


      BATTILOCCHIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'Italia a giorni dovrà adeguarsi alle disposizioni che seguiranno al picco dell'emergenza da Covid-19 attuando un piano per la «fase 2», che entrerà in vigore il 4 maggio 2020, quella in cui il Paese dovrà coabitare con il coronavirus, coniugando prevenzione e sicurezza sanitaria a un nuovo stile di vita;

          tra i punti indicati da Governo, Istituto superiore di sanità e Protezione civile si evidenzia la necessità di mantenere il distanziamento sociale, anche sui luoghi di lavoro, dove la disposizione si traduce nel mantenimento della distanza di sicurezza di un metro in tutte le attività e nell'uso di dispositivi di protezione individuale, come mascherine e guanti, che saranno obbligatori;

          in molti luoghi di lavoro il distanziamento non è ritenuto sufficiente a prevenire il contagio e le indicazioni fornite finora circa l'utilizzo obbligatorio dei dpi, la sanificazione degli ambienti e la necessità di «turnazioni» appaiono eccessivamente vaghe e poco esaustive, soprattutto in considerazione delle differenti condizioni di lavoro in base al tipo di attività svolta. Secondo indiscrezioni di stampa, a breve ci sarà una riapertura calibrata di molte attività lavorative. Ad oggi, a pochi giorni dall'attesa riapertura, non risulta che le attività lavorative interessate abbiano ricevuto linee guida da seguire in tempi utili per una riapertura tempestiva, in sicurezza e senza correre il rischio di incorrere in sanzioni ed eventuali blocchi dell'attività in un momento già così buio per l'economia e il lavoro;

          tamponi e test sierologici tardano a entrare a regime e, soprattutto, le regioni stanno procedendo in ordine sparso. I primi sono ancora troppo pochi e sono gestiti con un certo ritardo, soprattutto considerato che l'Italia è in lockdown dal 9 marzo 2020. Per quanto attiene ai secondi, non sono state ancora ufficializzate le sperimentazioni, quindi il famoso «patentino di immunità», di cui gli organi di stampa e le istituzioni hanno parlato, parrebbe non essere in vigore nella «fase 2». Un caso particolare sono le indicazioni date alle Rsa, in cui vi sono, come si evince anche dagli ultimi fatti di cronaca, situazioni al limite che possono portare ad aggravare di molto un'emergenza già al limite. Attualmente i protocolli prevedono che il personale sia sottoposto a tampone solo se all'interno della struttura stessa vi è almeno un caso accertato di Covid-19 e non sono, inoltre, previsti tamponi per i nuovi assunti;

          gli studi scientifici ad oggi effettuati prevedono una maggiore incidenza e un aggravamento della malattia per i soggetti di età superiore ai 60 anni. Molti scienziati hanno evidenziato come un rientro scaglionato sui luoghi di lavoro, anche per fasce di età, potrebbe essere una soluzione adeguata per il contenimento del contagio e per il superamento della fase di lockdown –:

          se il Ministro interrogato intenda fornire indicazioni chiare e inequivocabili in merito all'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, alle sanificazioni e al distanziamento sui luoghi di lavoro, opportunamente distinte e adeguate alla categoria lavorativa;

          se intenda, alla luce di quanto riportato in premessa e, in particolare, per quanto riguarda le Rsa, adottare iniziative per fornire disposizioni particolari e sottoporre a regolare tampone tutti i dipendenti delle strutture in questione, compresi i nuovi assunti, superando la condizione attualmente in vigore per la quale i tamponi vengono effettuati solo se all'interno della struttura vi è un caso di Covid-19;

          se i test sierologici che ancora non sono stati ufficializzati potranno, una volta approvata la sperimentazione, essere effettuati anche ai lavoratori del settore privato o se saranno disposti esclusivamente per i dipendenti pubblici.
(4-05399)


      LATTANZIO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'attuale situazione emergenziale e l'attuazione di misure di prevenzione sanitaria hanno ridefinito l'assetto dei parametri di sicurezza per i dipendenti delle aziende del Paese considerate impegnate in attività produttive essenziali, tra cui rientrano le imprese poligrafiche e di stampa;

          il 14 marzo 2020, sindacati e imprese in accordo con il Governo hanno firmato un protocollo finalizzato alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, a prevenzione del possibile contagio da coronavirus e per garantire la salubrità dell'ambiente di lavoro. Tale protocollo contiene una serie di impegni relativi al controllo della salute del personale e di tutti coloro i quali entrano in contatto con le attività produttive, alla sanificazione degli ambienti, all'utilizzo di dispositivi di protezione individuale adeguati e rispettosi degli standard sanitari individuati, nonché alle modalità di gestione degli spazi e del lavoro;

          si apprende che attualmente negli stabilimenti dell'azienda poligrafica Elcograf, situati tra le provincie di Bergamo e Milano – dunque tutti nelle aree più colpite dall'emergenza Covid-19 – stiano rientrando in sede lavoratori che hanno riscontrato sintomi da coronavirus ma che, senza aver effettuato un tampone di controllo, non hanno la certezza di una completa guarigione;

          inoltre, si apprende che negli stabilimenti le misure previste a tutela della salute dei lavoratori non sarebbero state applicate nelle modalità più rigide possibili. I lavoratori richiedono dunque che l'azienda applichi in maniera ferrea quanto indicato nel summenzionato protocollo, a garanzia della salute di tutti i lavoratori attivi negli stabilimenti –:

          se il Governo abbia intenzione di adottare iniziative per intraprendere un controllo più stringente in relazione all'applicazione da parte delle imprese, con particolare riferimento agli stabilimenti della Elcograf, del protocollo di regolamentazione per la salute dei lavoratori, nonché per prevedere una forma di condizionalità degli aiuti alle imprese in relazione all'applicazione di adeguati standard di sicurezza.
(4-05401)


      PASTORINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'emergenza Covid-19 ha evidenziato la mancanza di un piano sanitario nazionale (l'ultimo risale al triennio 2006-2008), che costituisce l'unico strumento di coordinamento delle politiche sanitarie tale da garantirne l'uniformità di applicazione sul territorio nazionale anche con riferimento ai livelli essenziali di assistenza;

          l'articolo 15, comma 13, lettera c), del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, imponeva alle regioni di provvedere alla «riduzione dello standard dei posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del servizio sanitario regionale»;

          pertanto, la riprogrammazione sanitaria dovrà celermente e necessariamente ridefinire gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera. La pandemia ha mostrato con assoluta chiarezza le insufficienze del sistema degli ospedali pubblici, essendo stato necessario ricorrere a estemporanee soluzioni (utilizzo di locali di fiere, alberghi, traghetti, Rsa e altro) foriere di pessimi risultati sia sotto l'aspetto sanitario che sotto l'aspetto economico, per rispondere nell'immediato alla necessità di ricoveri, che la rete ospedaliera non poteva soddisfare;

          oltre al problema della carenza di posti letto, le attuali strutture ospedaliere si sono dimostrate inadeguate sotto altri profili: impianti di condizionamento che possono diffondere agenti patogeni, impossibilità di aerare gli ambienti attraverso le finestre, edifici compatti e non isolabili, assenza di percorsi differenziati o differenziabili, presenza di aree commerciali interrate e promiscue e altro;

          ciò premesso, in attesa della definizione dei nuovi standard di assistenza ospedaliera, risulta necessario, al fine di evitare spreco di risorse pubbliche, provvedere immediatamente a sospendere la realizzazione di tutte le nuove strutture ospedaliere per le quali non siano stati ancora iniziati i lavori di costruzione nonché l'attività di predisposizione e approvazione dei progetti di tali strutture; a tal riguardo, si fa presente che il 6 febbraio 2015 è stato siglato un accordo fra il Ministero della salute, la regione Liguria e l'ente ospedaliero Ospedale Galliera per la costruzione del «Nuovo Galliera», giusto in tempo perché fosse sottratto al decreto ministeriale n. 70 del 2015, secondo cui i progetti per i nuovi ospedali vanno sottoposti alla verifica di un organo di controllo istituto presso il Ministero della salute;

          il «Nuovo Galliera» desta non poche preoccupazioni, specialmente alla luce della pandemia Covid-19. È ormai chiaro che servano ospedali a raggi che consentano di isolare i reparti adibiti ai malati infettivi e siano bene aerati e soleggiati, mentre la nuova struttura, che vedrà una considerevole diminuzione dei posti letto, sarà un parallelepipedo seminterrato (scavato in 25 metri di roccia, abbattendo centinaia di alberature e sventrando la collina con incalcolabili rischi idrogeologici), servito da impianti di aria condizionata;

          l'ospedale costerà l'esorbitante cifra di 154 milioni di euro e, fra l'altro, prevede l'abbattimento del padiglione C, totalmente rinnovato e inspiegabilmente chiuso alle degenze nonostante camere a 2 letti con servizi ed equipaggiate con attacchi per i gas medicali, che, come evidenziato da più parti, sarebbero state estremamente utili in questa situazione emergenziale –:

          se, nell'ottica di un nuovo piano sanitario nazionale e nell'attesa della definizione di nuovi standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, intenda adottare le iniziative di competenza per sospendere immediatamente la realizzazione di tutte le nuove strutture ospedaliere, per le quali non siano stati ancora iniziati i lavori di costruzione, nonché adottare iniziative affinché siano rimodulate le disposizioni recate dall'articolo 15, comma 13, lettera c), del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95;

          se sia a conoscenza del progetto del «Nuovo Galliera» e quale sia la sua posizione, per quanto di competenza, con riguardo alle preoccupazioni esposte in premessa, relative alla funzionalità, ai costi e alle ripercussioni sul territorio.
(4-05402)


      CASTIELLO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          le pratiche di speculazione sui prezzi sul latte di bufala Dop, secondo quanto denunciano gli allevatori, stanno imponendo un prezzo alla stalla al ribasso, mettendo così a rischio il settore, vera e propria eccellenza dell'agro-zootecnico-alimentare italiano, minacciando la sopravvivenza di migliaia di aziende zootecniche, il loro indotto e i posti di lavoro;

          queste pratiche, in un momento di emergenza nazionale legato alla pandemia da Covid-19, oltre a essere inaccettabili stanno perpetrando, ad avviso dell'interrogante, una vera e propria «turbativa di mercato», imponendo un prezzo al ribasso del latte di bufala Mbc Dop;

          il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha disposto la modifica temporanea del disciplinare di produzione della mozzarella di bufala campana Mbc Dop, autorizzando il congelamento del latte di bufala dell'area Dop e il suo utilizzo in tempi successivi per la produzione di mozzarella di bufala Mbc Dop;

          quello che preoccupa è l'introduzione nel nostro Paese di latte e di cagliata di latte di bufala di provenienza estera. Ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero entrano in Italia con cisterne o cagliate congelate low cost di dubbia qualità;

          recentemente, si è appresa la notizia di un sequestro operato dall'Asl Caserta, dalla Guardia forestale e dai Nas, di cagliata di latte di bufala surgelata proveniente dalla Bulgaria, presso un caseificio socio e fruitore del marchio Mbc Dop di cagliata di latte di bufala;

          il regolamento (UE) n. 625/2017, entrato in vigore il 14 dicembre 2019, relativamente ai controlli ufficiali, è volto a rafforzare i controlli e individuare e perseguire le attività ingannevoli e fraudolente anche in relazione alle norme di commercializzazione; esso individua tra le autorità competenti il Ministero della salute e le sue diramazioni periferiche che devono effettuare i controlli ufficiali ovvero tutte quelle attività tese al rispetto della legislazione in materia di alimenti e mangimi;

          presso l'istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno è istituita una piattaforma informatica per l'inserimento dei dati relativi alle proprie produzioni, alla quale hanno accesso gli operatori che producono e trasformano latte bufalino, nonché i soggetti intermediari;

          il sistema di tracciabilità oggi in uso presenta carenze, in quanto la trasmissione diretta delle produzioni di tutti i caseifici al Sian, sia per la mozzarella Dop che non Dop, è disattesa dai caseifici Dop, che sostengono di adempiere attraverso l'ente di certificazione, vanificando l'immediatezza del dato e quindi del possibile e contestuale controllo da parte di tutte le autorità a ciò preposte; inoltre, consente ai trasformatori la modifica dei dati inseriti con possibili alterazioni e/o manipolazioni relativamente ai quantitativi prodotti –:

          se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per disporre la costituzione di un organismo di intervento, affinché provveda a definire, programmare e attuare specifiche e urgenti azioni di controllo e di contrasto al fenomeno della contraffazione della mozzarella di bufala dop e alla mozzarella di latte di bufala italiana;

          se i Ministri interrogati intendano, per quanto di competenza, attivare un'azione di verifica e di controllo sulla reale produzione del latte di bufala nazionale e di area Dop presso le stalle, sul reale ritiro del quantitativo di latte di bufala e sulla trasformazione in mozzarella Mbc Dop e non-Dop e, in particolare, sullo stoccaggio presso le strutture casearie di trasformazione in mozzarella di bufala Dop e non-Dop e sulla relativa provenienza del latte bufalino e delle cagliate bufaline giacenti, anche presso le celle di stoccaggio e/o congelamento del latte presenti in Italia e, in particolare, nell'area Dop, utilizzando se necessario sistemi che, rispetto agli attuali, possano garantire la sicurezza dell'informazione, l'affidabilità, la trasparenza, la incorruttibilità e l'accessibilità dei dati (sistema blockchain).
(4-05408)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


      SILVESTRONI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

          Civitavecchia nel 2018 ha inaugurato il suo primo terminal crocieristico d'Italia, che si sviluppa su una superficie di 10 mila metri quadrati, è in grado di gestire contemporaneamente 4.500 passeggeri e 9 mila bagagli con un costo dell'opera pari 20 milioni di euro e avrebbe dovuto vedere transitare 250 mila passeggeri in più agli oltre 2 milioni annui;

          dei crocieristi il 50 per cento raggiunge Roma, mentre quasi il 40 per cento si ferma a Civitavecchia per un totale pari a oltre 700 mila turisti. Secondo di poco in tutta Europa, come numero di passeggeri, solamente a Barcellona e di gran lunga primo in Italia;

          le previsioni sopra descritte e la consolidata leadership in classifica nazionale, con 2,69 milioni di passeggeri movimentati e 827 toccata nave, non potranno confermare i numeri attesi a causa della pandemia mondiale, che a livello turistico non può non penalizzare la penisola più bella al mondo;

          nei primi nove mesi 2019 i porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta hanno movimentato complessivamente 11,12 milioni di tonnellate di merci, pur con una flessione del -11,6 per cento sullo stesso periodo del 2018;

          Civitavecchia e gran parte del litorale nord della città metropolitana di Roma Capitale, a causa della loro specificità legata soprattutto alle attività connesse al porto, sono oggettivamente tra le più colpite dalla pandemia Covid-19;

          il porto di Civitavecchia, in quanto «porto di Roma», come da ultramillenaria tradizione, dovrebbe essere attenzionato con investimenti puntuali e risorse adeguate così come dotato di infrastrutture tali da poter competere nel panorama internazionale in tutto il Mediterraneo;

          l'attività principale dello scalo, che è fonte di reddito per migliaia di famiglie tra impieghi diretti e indotto, è quella legata al traffico crocieristico e, in misura comunque sensibile, anche se minore, alle autostrade del mare. Per il primo si parlava di oltre due milioni e mezzo di crocieristi, numero in costante crescita fino a due milioni ottocentomila previsti per il 2020 con 830 accosti in banchina; per il secondo, di circa due milioni di passeggeri serviti sulle rotte da e per la Sardegna, la Sicilia, la Spagna, la Tunisia;

          un riequilibrio della movimentazione complessiva dei container su tutti gli scali nazionali, con un intervento di razionalizzazione sul cabotaggio capace di distribuire le occasioni di lavoro e ottimizzare anche le direttrici di approvvigionamento italiano, sarebbe quanto mai opportuno, in considerazione della loro valenza per l'interesse nazionale e nelle condizioni di crisi in cui versano e verseranno gli scambi di merci sia nazionali che internazionali;

          al fine di garantire la sopravvivenza delle aziende che operano in ambito marittimo, è necessario favorire la piena ripartenza del sistema produttivo e intraprendere azioni concrete che tengano conto della specificità del tessuto produttivo delle città portuali e soprattutto di Civitavecchia, fortemente penalizzate in questa fase di limitati scambi commerciali marittimi –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa, se intendano attivare iniziative volte al mantenimento e al rilancio delle attività portuali, in particolare per la città di Civitavecchia e il territorio del litorale nord della città metropolitana di Roma Capitale, e di quali elementi dispongano circa l'attuale stato di avanzamento degli interventi programmati per il collegamento della Civitavecchia-Orte, che consentirebbe la realizzazione dell'asse strategico Civitavecchia-Venezia, attualmente gestito da Anas.
(3-01493)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MINARDO, ANDREUZZA, BINELLI, COLLA, DARA, GUIDESI, PATASSINI, PETTAZZI, PIASTRA e SALTAMARTINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          martedì 28 aprile 2020 si accenderanno le luci dei locali della ristorazione e del settore Ho.Re.Ca per una manifestazione di protesta volta a richiamare l'attenzione del Governo sull'allarmante situazione che sta vivendo il comparto. Ristoranti, agriristoro, bar e pasticcerie torneranno quindi ad alzare le serrande in segno di protesta per la mancanza di misure del Governo a sostegno della ristorazione, settore completamente «bloccato» dall'emergenza coronavirus per la quale queste attività sono state obbligate alla chiusura;

          dietro a quelle saracinesche c'è un universo di altre centinaia di imprese e migliaia di addetti ai lavori che stanno attraversando una crisi devastante al pari dei dettaglianti: si tratta dell'universo dei grossisti dell'Ho.re.ca (ovvero hotel, ristoranti e catering), che vantano un giro d'affari nel settore food di oltre 2 miliardi di euro, e di tutte le oltre 1.800 imprese italiane operanti nel settore delle forniture a ristoranti, bar e hotel, con un giro d'affari di 11 miliardi di euro e un'occupazione che, con l'indotto, supera i 100 mila addetti;

          con la chiusura pressoché totale degli operatori della filiera del turismo come alberghi, ristoranti e pubblici esercizi i grossisti del settore Ho.Re.Ca e i fornitori di prodotti di ristorazione, con un business concentrato sui canali del consumo «fuori casa» hanno registrato un crollo del 90 per cento dei fatturati e oggi temono l'ingresso sul mercato interno dei grandi big stranieri della distribuzione. La preoccupazione è in particolare che, qualora in questo difficile frangente importanti player stranieri dovessero sbarcare sul mercato italiano delle forniture alimentari a ristoranti e hotel, sarebbe a rischio almeno parte dei circa 7 miliardi di prodotti realizzati da aziende agricole e alimentari made in Italy con i quali i grossisti italiani riforniscono la filiera della ristorazione e del turismo, oltre alla semplice sopravvivenza delle aziende italiane del settore Ho.Re.Ca. che hanno espressamente richiesto al Governo l'attivazione di misure idonee a preservare i livelli occupazionali, sostenere liquidità e dare sollievo finanziario all'intero comparto;

          in particolare, gli addetti ai lavori hanno richiesto: la cancellazione delle imposte nazionali e locali pertinenti (a titolo indicativo Tari, Imu, affissione, occupazione suolo pubblico e altro); la rateizzazione senza interessi dei pagamenti degli acconti Ires, Irap in scadenza a giugno; la presa in carico della parte contributiva dello stipendio da parte degli Istituti previdenziali competenti, restando a carico del datore di lavoro la sola quota di stipendio al netto dei contributi previdenziali; la detassazione sino al 30 giugno 2021 degli straordinari sulle risorse umane in organico, degli oneri contributivi e assistenziali e dei benefits; un credito d'imposta sulle locazioni degli immobili ad uso commerciale fino alla fine dell'emergenza; la sospensione del pagamento delle bollette relative alle utenze sino al 30 ottobre 2020, con possibilità di rateizzazione concordata fino all'estinzione del debito; la proroga della cassa integrazione straordinaria per il personale in forza al 23 febbraio 2020 e fino al 31 dicembre 2020;

          occorre pertanto un piano mirato che garantisca maggiore liquidità non solo agli esercizi di ristorazione o alle attività turistico-ricettive ma all'intera filiera del food e del turismo contribuendo alla ripresa di tutte le attività legate anche alla distribuzione e alle forniture di prodotti a ristoranti, bar e hotel –:

          se e quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare per preservare l'occupazione, sostenere la liquidità e dare sollievo finanziario alle imprese del settore Ho.Re.Ca, nonché per scongiurare l'ingresso sul mercato interno dei grandi big stranieri della distribuzione «fuori casa».
(4-05377)


      LABRIOLA, RUFFINO, VERSACE e DALL'OSSO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          in base all'accordo del 4 marzo 2020 tra la ArcelorMittal e l'Ilva in amministrazione straordinaria, a maggio prossimo dovrebbe avviarsi il negoziato, per concludersi a novembre, sull'assetto occupazionale del gruppo col riassetto e l'ingresso dello Stato nella compagine societaria. Lo step di maggio fa parte del percorso che, entro novembre, deve portare ad una riconfigurazione dell'azienda, l'introduzione del forno elettrico, nuovi investimenti e l'ingresso dello Stato. Se questo non ci sarà, lo stesso accordo di marzo prevede che ArcelorMittal possa uscire dall'operazione versando 500 milioni di euro;

          il citato negoziato rischia però di farsi più difficile in considerazione di un rapporto che sembra farsi sempre più teso tra ArcelorMittal e Confindustria Taranto, comune di Taranto e sindacati;

          come riportano ampiamente i media dei giorni scorsi, ArcelorMittal ha deciso di non partecipare al tavolo chiesto anche dalle banche e convocato dal prefetto di Taranto, a cui si era rivolta Confindustria Taranto per fare il punto della situazione sullo stato dei pagamenti. Conseguentemente, il prefetto ha annullato la convocazione rinviandola a data da destinarsi per l'indisponibilità dell'azienda;

          è da settimane che sui pagamenti delle fatture scadute, ArcelorMittal, Confindustria Taranto e imprese sono lontane dal trovare un punto di incontro dopo l'accordo fatto a novembre scorso;

          peraltro risulta che ArcelorMittal ha dichiarato ai sindacati di aver già pagato 23 milioni di euro, mentre diverse imprese negano. Intanto, Confindustria Taranto ha chiesto alla camera di commercio di attivare un gruppo di lavoro per verificare che impatto i mancati pagamenti di ArcelorMittal stiano determinando sulle imprese. Ed è in agitazione anche il comparto dei trasportatori che operano per il siderurgico;

          a ciò si aggiunga il forte malessere presente anche nel sindacato. La Uilm ha protestato per l'erogazione di avanzamenti di carriera a un gruppo di persone in un momento in cui l'azienda ha messo in cassa integrazione per Covid una media di 2.600 persone e ha chiesto l'uso dell'ammortizzatore sociale per 8.173 addetti a Taranto;

          lo stesso sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha sottolineato di non avere mai segnali di disponibilità da parte dell'azienda, evidenziando che «in alcuni momenti dell'ultimo anno siamo tornati invece a sforamenti pericolosi perché non abbiamo il segno di una manutenzione costante, di investimenti in tecnologia così come promessi dall'AIA e dal piano ultimo del Governo» –:

          se non si ritenga di rendere pubblico l'accordo fra Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal;

          se il Governo ritenga di poter mantenere invariate le scadenze di ambientalizzazione e rilancio industriale previste nel suddetto accordo.
(4-05412)


      ROSPI e ZENNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:

          il trasporto aereo sta vivendo una delle più grandi crisi che il settore abbia mai fronteggiato;

          la Iata (International Air Transport Association) ha da poco rilasciato i dati aggiornati sulla «catastrofe» stimando 252 miliardi di dollari di ricavi in meno per l'anno corrente — di cui 76 miliardi nella sola Europa;

          il trasporto aereo rappresenta un settore strategico per il Paese, incide per il 4 per cento del prodotto interno lordo ed è un motore fondamentale per lo sviluppo del turismo. La ripartenza del Paese non è possibile se non riparte il trasporto aereo;

          il ruolo delle compagnie con licenza di altri Paesi è fondamentale nel mercato Italiano, anche per sostenere il sistema aeroportuale Italiano, soprattutto alla luce del progressivo disimpegno di Alitalia dagli aeroporti del nord e del Sud Italia, nell'ultimo decennio;

          le compagnie aeree che operano in Italia — in particolare le cosiddette low-cost – hanno sensibilmente contribuito alla democratizzazione del trasporto aereo e hanno garantito la connettività per il Paese. Tra queste ci sono compagnie che operano in Italia con personale assunto con contratti di diritto italiano, a cui sono applicati contratti collettivi di lavoro negoziati con le principali organizzazioni sindacali e da sempre versano regolarmente tasse e contributi nelle casse statali;

          il settore del trasporto aereo necessita quindi di misure specifiche ed urgenti che possano consentire alle imprese del settore una rapida ripresa al termine dell'emergenza;

          le uniche norme introdotte per il settore prevedono un supporto specifico per la compagnia di bandiera, ma non tengono in considerazione il contributo di tutti gli altri operatori del settore, tra cui anche le compagnie aeree con licenze di altri Paesi europei che sono però regolarmente basate in Italia, che hanno assunto il personale con contratti italiani e hanno garantito in questi anni lo sviluppo del sistema aeroportuale italiano, supportando la crescita del turismo e l'economia dei territori;

          il Ministro Patuanelli, in data 22 aprile 2020 è intervenuto in Aula alla Camera per rispondere all'interrogazione n. 3-01471 Fassina su Alitalia riferendo che «la crisi complessiva del mercato porta anche a qualche opportunità in più e quindi a quella di scalare un mercato che fino adesso era precluso, ma che non sarà più precluso per Alitalia quando il mercato stesso ripartirà»; non nascondendo quindi che l'intento del Governo è quello di rafforzare la posizione del vettore di bandiera, attraverso i sostanziosi finanziamenti statali, approfittando della situazione di crisi e della difficoltà di tutti gli altri operatori del settore –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e come intendano intervenire per sostenere un settore strategico per l'economia del Paese;

          come il Governo stia programmando la ripartenza dell'attività di volo e quale pensi potrà essere il ruolo delle altre compagnie, tra cui anche compagnie con licenza non italiana che però hanno investito e creato occupazione in Italia;

          in che modo intendano i Ministri interrogati supportare Alitalia per consentirle di scalare il mercato come affermato dal Ministro dello sviluppo economico alla Camera;

          se i Ministri interrogati, non ritengano che il finanziamento ad un'unica società del settore (o aiuti accessibili unicamente alla stessa) possa determinare una innaturale distorsione del mercato, con il rischio di un graduale abbandono del Paese da parte delle compagnie straniere con basi in Italia, comportando per il futuro una contrazione della concorrenza e un aumento dei prezzi dei biglietti a scapito dei passeggeri.
(4-05414)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


      FIORAMONTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          data l'attuale fragile situazione economica in cui versa il nostro «sistema Paese», aggravata dall'emergenza sanitaria derivante dalla diffusione del virus COVID-19, assume evidenza la questione dell'adempimento dei canoni per i contratti di locazione ad uso abitativo e non, di cui all'articolo 2 della legge n. 431 del 1998, all'articolo 1 della legge n. 392 del 1978 e all'articolo 27 e seguenti della stessa legge n. 392 del 1978;

          tale situazione ha travolto anche il mondo dell'università e della ricerca, dove la repentina adozione di forme alternative alla didattica frontale ha consentito agli studenti di continuare a seguire le attività curriculari dalle rispettive abitazioni;

          l'adozione di tali misure ha pertanto garantito la continuità nell'esercizio del diritto allo studio e il ritorno alle proprie abitazioni di provenienza per gli studenti fuorisede, nei limiti delle autorizzazioni riconosciute dai rispettivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri emanati;

          se, da un lato, le disposizioni emanate hanno permesso il ritorno degli studenti fuorisede nelle proprie abitazioni, dall'altro li hanno esposti — in particolare quegli studenti che lavorano per sostenere le spese legate agli studi e al proprio sostentamento — a un esborso senza tutele per il versamento dei rispettivi canoni di locazione per alloggi attualmente inoccupati, considerato il probabile slittamento a settembre della riapertura delle università;

          inoltre, gli studenti che rientrano nelle fasce di reddito bassa e media risultano essere maggiormente esposti al rischio di dover abbandonare gli studi –:

          quali iniziative normative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per affrontare le problematiche esposte in premessa, connesse al contenimento ed alla prevenzione della diffusione del virus COVID-19, per garantire a pieno il diritto allo studio anche alle fasce meno abbienti di studenti fuorisede.
(4-05416)


      IOVINO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          in questo periodo di emergenza causata dal COVID-19, il Governo e il Parlamento si stanno sforzando per sostenere, con varie misure, gli studenti universitari in genere e soprattutto quelli più in difficoltà, sia a causa della condizione socio-sanitaria del Paese sia per le criticità di studio ed economiche che vanno affrontando;

          tutti gli studenti universitari regolarmente iscritti ai corsi di studi possono richiedere il tesserino mensa che garantisce l'accesso ai servizi di ristorazione convenzionati con l'Agenzia per il diritto allo studio della regione, con tariffe agevolate a seconda della tipologia di pasto;

          gli studenti che per criteri di merito e di reddito rientrano tra i beneficiari per le borse di studio hanno diritto a mangiare gratuitamente nelle mense universitarie come stabilito nella normativa sul diritto allo studio, in particolare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2001, il decreto legislativo n. 68 del 2012 e la legge regionale n. 12 del 2016 e successive modificazioni e integrazioni;

          l'articolo 7 del decreto legislativo n. 68 del 2012, relativo ai livelli essenziali delle prestazioni (LEP), da garantire uniformemente su tutto il territorio nazionale, prevede che:

              «c) la voce ristorazione comprende, per gli studenti fuori sede, la spesa relativa al servizio offerto per due pasti giornalieri, dalle mense universitarie o da strutture convenzionate, ovvero la spesa per mangiare in casa; per gli studenti in sede e pendolari, la spesa per un pasto giornaliero»;

          il comma 5 dell'articolo 9 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2001 recita:

              «Qualora le regioni e le province autonome siano in grado di assicurare il servizio abitativo e di ristorazione gratuitamente e con un'adeguata fruibilità rispetto alla sede del corso di studi, l'importo minimo delle borse per gli studenti fuori sede è ridotto di 1.400 euro su base annua per l'anno accademico 2001/2002 e di 1.500 per quelli successivi, in relazione ai mesi di effettiva erogazione del servizio abitativo, e di 600 euro per un pasto giornaliero su base annua, in relazione ai mesi di effettiva erogazione del servizio di ristorazione. Tale metodo può essere altresì applicato dalle regioni e dalle province autonome per un ulteriore pasto giornaliero per gli studenti fuori sede e per un pasto giornaliero per gli studenti pendolari con le stesse modalità in accordo con le rappresentanze elettive degli studenti»;

          alcune regioni e i relativi enti per il diritto allo studio, come il caso della Campania e dell'Adisurc, a causa dell'emergenza COVID-19 non stanno erogando i servizi di ristorazione da quasi due mesi, ma a quanto consta all'interrogante continuano a trattenere la quota della borsa di studio pagata dagli studenti per i suddetti servizi pur avendo le mense chiuse o inoperose, col fatto che moltissimi studenti fuorisede su tutto il territorio nazionale si trovano lontano dalle rispettive sedi universitarie, data la sospensione delle attività didattiche e dei servizi corollari degli atenei –:

          se il Ministro intenda intervenire al fine di tutelare il diritto allo studio e gli studenti in difficoltà in maniera uniforme sul territorio nazionale, adottando iniziative normative d'urgenza sulla questione o quantomeno assumendo ogni iniziativa di competenza, in raccordo con le regioni e gli enti per il diritto allo studio, per restituire il prima possibile i fondi delle borse di studio non utilizzati in servizi erogati a tutti gli studenti percettori di borse.
(4-05433)

Apposizione di una firma ad una mozione.

      La mozione Nitti e altri n. 1-00343, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Casa.

Apposizione di firme ad interpellanze.

      L'interpellanza urgente Gribaudo ed Enrico Borghi n. 2-00750, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bonomo, Gariglio, Lepri.

      L'interpellanza Elisa Tripodi n. 2-00746, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Serritella.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Gagliardi n. 4-05273, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Silli.

      L'interrogazione a risposta orale Misiti e altri n. 3-01490, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Faro.

      L'interrogazione a risposta scritta Ferro e Gemmato n. 4-05368, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Deidda, Galantino.

Pubblicazione di un testo riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Mollicone n. 7-00441, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 325 del 9 aprile 2020.

      La VII Commissione,

          premesso che:

              la crisi del Covid-19 o Coronavirus è una delle più grandi crisi sanitarie che la Nazione abbia dovuto affrontare, crisi che sta mettendo in grande difficoltà il sistema sanitario, la coesione sociale e l'economia;

              a seguito delle misure adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale del virus, comportanti la sospensione delle manifestazioni, degli eventi e degli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, così come da decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020, si è verificato un drastico calo di ricavi nel settore dell'industria culturale;

              il suddetto ha riguardato le vendite di prodotti culturali, libri, musica e dvd, la cancellazione di concerti, di spettacoli teatrali, la disdetta di mostre e visite culturali con presenze nei musei che non raggiungono il 20 per cento di quelle normalmente registrate, l'annullamento di festival ed eventi fieristici, la chiusura delle sale cinematografiche, la sospensione delle produzioni audiovisive nazionali e internazionali e, in generale, il congelamento di attività o iniziative già programmate. Tali circostanze stanno comportando danni economici rilevanti su tutto il territorio nazionale, stravolgendo investimenti e sviluppo dell'industria culturale, con rischi per la situazione occupazionale di migliaia di lavoratori dello spettacolo, come denunciato dall'Associazione generale italiana dello spettacolo;

              la perdita per gli spettacoli teatrali ammonta a decine di milioni di euro secondo le stime della Siae;

              gli incassi cinematografici registrano un crollo del 95 per cento, secondo i numeri rilasciati da Confindustria Cultura, tanto che, già a partire dalle prime ordinanze del 24 febbraio 2020, e sino alla chiusura definitiva delle sale di domenica 8 marzo 2020, il mercato cinematografico ha registrato una perdita di incassi e presenze dell'81 per cento circa, pari a 16,3 milioni di euro e 2,5 milioni di spettatori;

              Assomusica registra per il comparto degli spettacoli musicali una perdita di 12,7 milioni di euro a causa della cancellazione o del rinvio di concerti di musica popolare contemporanea. Fino al 3 aprile 2020, infatti, data della fine dei primi provvedimenti, sono stati sospesi circa tremila concerti, di cui il 60 per cento è stato riprogrammato e il 17 per cento annullato, registrando una perdita di circa 40 milioni di euro. Con la proroga delle misure restrittive si stima che, a fine maggio, il totale di eventi saltati ammonterà a 4.200, con una ulteriore perdita di 23 milioni di euro, raggiungendo 63 milioni di euro per il solo settore dei live;

              l'industria discografica italiana, secondo le proiezioni di Artist First, ipotizza una perdita pari a 200 milioni di euro. In particolare, la Federazione dell'industria musicale italiana (Fimi) sottolinea come i cali sul segmento fisico (CD e vinili) siano già di oltre il 60 per cento, sui diritti connessi di oltre il 70 per cento (dovuta alla chiusura di esercizi commerciali e all'assenza di eventi) e sulle sincronizzazioni in grave sofferenza;

              come indicato da Confcultura, il settore museale sta registrando perdite per oltre 20 milioni di euro al mese. Ai danni diretti, inoltre, si aggiungono quelli indiretti, derivanti dalla contrazione della fruizione dei servizi ausiliari integranti l'offerta museale, erogati dai concessionari, come bookshop e servizi di ristorazione;

              in generale, si tratta di diminuzioni di incassi e fatturati che vanno dal 20 al 70 per cento, mentre a livello di consumi, si potrebbe determinare una perdita di circa 3 miliardi di euro di spesa per attività culturali e ricreative, stimando nel prossimo semestre una diminuzione del 20 per cento dei consumi nel settore;

              per quanto attiene allo sport, secondo la Fipe, le perdite derivate dalla cancellazione della manifestazioni sportive sono di decine di milioni di euro al mese;

              l'Osservatorio dell'Associazione italiana editori (Aie), principale associazione di categoria dell'editoria libraria, rileva che, già al 20 marzo 2020, gli editori hanno pesantemente rivisto i piani editoriali per il 2020 e hanno ridotto del 25 per cento le novità in uscita, con un calo di 18.600 titoli pubblicati in un anno, di 39,3 milioni di copie che non verranno stampate e di 2.500 titoli che non saranno tradotti. Attualmente, la vendita di libri fa segnare già un -75 per cento di vendite rispetto al 2019. La chiusura delle librerie fisiche ha, inoltre, privato gli editori del canale principale di vendita e le difficoltà di approvvigionamento delle librerie online stanno ulteriormente aggravando questa situazione;

              il settore editoriale (stampa quotidiana e periodica e servizio radiofonico), già in difficoltà a causa di una generale diminuzione dei ricavi nello scorso decennio, sta subendo gli effetti della contrazione economica derivanti dall'emergenza epidemiologica, con tagli rilevanti degli investimenti pubblicitari, prevalente fonte di ricavi per le aziende del settore, con cancellazioni delle campagne già pianificate, in particolare di eventi, fiere e concerti già programmati. La Federazione concessionarie pubblicità (Fcp) stima per il mercato pubblicitario una perdita per il primo semestre del 2020 di circa 450 milioni di euro, pari al 15 per cento degli investimenti complessivi. Specificatamente, le stime sul mezzo stampa sono di una perdita del 25 per cento sui quotidiani e del 25 per cento sui periodici, mentre per il settore radiofonico la perdita è pari al 18 per cento;

              il fenomeno della pirateria editoriale sta avendo un incremento di diffusione a causa della crisi sanitaria;

              il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha calcolato che l'introito perso per quanto riguarda i beni culturali materiali statali nell'ordine di 20 milioni di euro al mese;

              l'industria nazionale dei videogiochi, tra le altre, sta subendo gli effetti della contrazione economica derivante dal diffondersi dell'epidemia da COVID-19, a causa della drastica riduzione dei già limitati investimenti esteri e delle commesse per video-giochi non commerciali da parte di committenti pubblici e privati. Il lavoro su commissione rappresenta infatti una delle fonti principali di risorse per le piccole e medie imprese italiane che operano nel settore, a fronte della mancanza di sostegno pubblico e di difficoltà endemica di accesso al credito. IIDEA, associazione di categoria dell'industria dei videogiochi in Italia, stima che l'88 per cento delle imprese è costretto a ricorrere all'autofinanziamento per produrre videogiochi destinati al mercato commerciale e oggi, per effetto dell'emergenza COVID-19, si rischia una battuta d'arresto drammatica nella produzione di nuovi videogiochi «made in Italy»;

              in assenza di immediati interventi, la tenuta finanziaria ed economica delle imprese dell'industria culturale, dell'editoria giornalistica e libraria, del settore sportivo, sarà messa a rischio;

              autorevoli esponenti del mondo della cultura, a mezzo stampa, hanno chiesto strumenti straordinari, sottolineando le ragioni che sottostanno alla generale crisi del settore culturale e a una crescente precarietà per i lavoratori dello spettacolo,

impegna il Governo:

          per il settore culturale, sportivo, editoriale, in generale:

              a) ad adottare tutte le iniziative utili a ristorare i lavoratori autonomi del comparto dello spettacolo, ivi compresi operatori della lirica, della prosa, delle orchestre, della danza, dei circhi, dello spettacolo viaggiante e della formazione artistica per le perdite subite a causa dell'adozione delle misure di contenimento del COVID-19;

              b) tenendo conto del fatto che, in un'ottica complessiva e generale, la promozione ed il sostegno della cultura rappresentano un elemento di attrattiva per risorse economiche ed investimenti, ad attivare campagne mediatiche finalizzate alla promozione dei beni culturali, del teatro e degli altri luoghi della cultura dopo la fine della sospensione delle attività conseguente all'adozione delle misure di contenimento del COVID-19;

              c) ad adottare iniziative volte ad inserire i beni di consumo culturali in formato fisico nella lista dei beni di prima necessità e quindi reperibili almeno attraverso le spedizioni via corriere fino al termine dell'emergenza sanitaria;

              d) ad adottare iniziative volte ad introdurre misure specifiche a sostegno della domanda di prodotti culturali per scongiurare il rischio che i cambiamenti di comportamento di consumo contingenti diventino strutturali al termine dell'emergenza, come la detrazione a fini fiscali dei consumi di cultura (libri, dvd, biglietti, giornali e altro) e la riduzione dell'imposta sul valore aggiunto su tutti i prodotti culturali al 4 per cento;

              e) al fine di rendere organiche ed omogenee le politiche pubbliche di contrasto agli effetti economici negativi delle misure di contenimento del COVID-19 sul settore culturale, ad assumere iniziative per la consultazione di esperti del settore, coinvolgendo gli attori dell'intera filiera dell'industria culturale e dello spettacolo ed esperti di analisi di scenario in una sede istituzionalizzata, così come avvenuto con operatori di altri settori strategici come il digitale;

              f) ad assumere ogni utile iniziativa di competenza per valorizzare l'impatto virtuoso dell'ecologia culturale su tutta la Nazione;

              g) a considerare la possibilità, a fronte delle richieste e degli appelli del mondo culturale, di realizzare un Fondo nazionale per la cultura, coinvolgendo i principali attori del sistema produttivo e creditizio italiano, come Cassa depositi e prestiti;

              h) ad adottare iniziative per il prolungamento dei termini di sospensione degli adempimenti tributari e contributivi almeno fino a dicembre 2020;

              i) ad adottare iniziative per il prolungamento dei termini della cassa integrazione e degli strumenti di ammortizzatori sociali almeno fino a dicembre 2020, garantendone l'accesso anche ai lavoratori dello spettacolo;

              l) al fine di garantire le imprese del settore culturale, ad adottare iniziative per garantire il blocco degli sfratti relativi ai contratti di locazione dei luoghi dello spettacolo e per introdurre una moratoria sui mutui, capitale e interessi, con slittamento di almeno 6 mesi dei piani di ammortamento;

              m) ad adottare iniziative per estendere il perimetro di accesso al Fondo, di cui all'articolo 89 del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18, per le emergenze dello spettacolo, della cultura e dell'audiovisivo alle imprese dell'editoria libraria, dell'industria fonografica, della produzione discografica, ai servizi museali, alle mostre temporanee, alle imprese culturali e creative, alle attività circensi;

              n) a intraprendere tutte le iniziative possibili in sede europea per superare il sotto-finanziamento riservato alla cultura nei quadri finanziari pluriennali dell'Unione europea;

              o) ad adottare iniziative per la definizione di misure per l'attività di pubblico spettacolo uniformemente sul territorio nazionale, senza oneri aggiuntivi per gli operatori, né aggravio delle procedure amministrative, garantendo il protocollo operativo venga sviluppato tenendo conto delle specificità disciplinari e delle linee guida applicative emesse dalle associazioni di categoria;

              p) ad adottare iniziative per la definizione di un calendario di ripresa delle attività di spettacolo dal vivo e delle proiezioni cinematografiche, differenziato per tipologia architettonica, adattandolo in base alle valutazioni epidemiologiche;

              q) a promuovere iniziative per incentivare le vendite di biglietti telematici;

              r) ad emanare quanto prima il decreto recante disposizioni applicative in materia di credito di imposta per le imprese di produzione di videogiochi di cui all'articolo 15 della legge 14 novembre 2016, n. 220;

          per quanto attiene il settore teatrale e dello spettacolo dal vivo:

              a) ad adottare iniziative per la revisione dei parametri e criteri che regolano il funzionamento del Fondo unico per lo spettacolo (Fus), prendendo in considerazione le criticità e le eventuali proposte di modifica dei criteri di riparto del medesimo Fondo, attraverso il confronto con le diverse realtà operanti nel settore;

              b) ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile, per l'anno 2020, un credito d'imposta del 100 per cento dell'ammontare del canone di locazione per luoghi rientranti nella categoria catastale D/3;

              c) ad adottare iniziative per estendere la validità dei voucher di cui all'articolo 88 del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18 a diciotto mesi, così da permettere la miglior riprogrammazione possibile del calendario 2020 ed evitare affollamento di date per il pubblico;

          per il settore cinematografico:

              a) ad adottare iniziative, con urgenza, per lo sblocco delle risorse previste dalla legge sul cinema e l'audiovisivo (legge n. 220 del 2016);

              b) ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo vettore normativo utile, un contributo straordinario a fondo perduto a sostegno degli operatori del settore, a seguito della chiusura delle attività e nel periodo di crisi, in atto dal 24 febbraio 2020 e per tutta la durata dell'emergenza sanitaria;

              c) a valutare di adottare iniziative per l'istituzione di un Fondo di garanzia, presso Cassa depositi e prestiti, per sostenere le imprese del settore, anche attraverso la possibilità di cedere i crediti di imposta vantati nei confronti dello Stato in favore di intermediari finanziari;

              d) a valutare di adottare iniziative normative per l'introduzione della definizione delle limitazioni per la diffusione del Covid-19 come causa di forza maggiore per ogni inadempimento economico degli operatori del settore;

              e) ad adottare iniziative volte a posporre i termini di fine lavori per un periodo di almeno 6 mesi, o non inferiore alla durata dell'emergenza sanitaria, per tutti gli investimenti riconosciuti, con domanda preventiva, agli articoli 17 e 26 della legge n. 220 del 2016, in virtù delle difficoltà operative del momento;

              f) a porre in essere iniziative per l'accelerazione dell'apertura delle finestre di tax credit per il 2020;

          in relazione all'editoria giornalistica, ad adottare iniziative per prevedere nel prossimo provvedimento utile:

              a) per l'anno 2020, alle imprese editrici di quotidiani e di periodici, un credito d'imposta pari al 10 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto della carta utilizzata per la stampa;

              b) per l'anno 2020, un regime fiscale straordinario per il commercio di quotidiani e di periodici, in deroga al regime vigente, con l'applicazione, ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, di una forfettizzazione della resa del 100 per cento delle copie consegnate o spedite, in luogo dell'80 per cento oggi previsto;

              c) una modifica della disciplina della pubblicità delle aste giudiziarie, con l'obbligo – in luogo della mera facoltà – di pubblicazione degli avvisi d'asta, anche sui quotidiani nazionali e locali;

              d) per l'anno 2020, un credito d'imposta del 50 per cento per le spese sostenute dalle imprese radiofoniche per l'utilizzo di energia elettrica;

              e) misure volte al sostegno delle edicole;

              f) la valorizzazione del ruolo dell'informazione giornalistica nel ruolo dell'emergenza sanitaria;

              g) il recepimento, con urgenza, della direttiva europea 2019/790 sul diritto d'autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale, in particolare le normative riguardanti i diritti connessi di editori, giornalisti e autori nonché la conseguente remunerazione e la responsabilità dei prestatori di servizi della società dell'informazione per violazioni del diritto d'autore relative a materiali postati dagli utilizzatori;

              h) la definizione di normative volte a contrastare il fenomeno della precarietà fra gli operatori dell'informazione, in particolare nelle fasce più giovani;

              i) la tutela del diritto d'autore sul web, valutando anche l'ampliamento dei poteri in materia di contrasto alla pirateria dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni;

              l) una campagna di sensibilizzazione sui rischi della pirateria sul web;

          specificatamente, per l'editoria libraria:

              a) ad adottare iniziative, nel primo provvedimento utile, per introdurre misure straordinarie volte all'istituzione di un Fondo dedicato alla filiera editoriale libraria con congrua dotazione;

              b) ad adottare iniziative per procedere all'estensione, per l'anno 2020, delle misure contenute nella legge n. 350 del 24 dicembre 2003 per le imprese editrici di libri e per quelle della stampa utilizzata per la stampa di libri;

          con riguardo alle attività culturali private, come quelle realizzate nelle dimore storiche, nelle gallerie d'arte, nelle pinacoteche e nei musei:

              a) ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile, per l'anno 2020, un credito d'imposta del 100 per cento dell'ammontare del canone di locazione per luoghi dove si svolge diffusione della cultura nazionale, come dimore storiche, gallerie d'arte, pinacoteche e musei, rientranti nelle categorie catastali A/9 e B/6;

              b) ad adottare iniziative per garantire l'incasso totale dei servizi di bigliettazione e aggio;

          per quanto riguarda il settore sportivo:

              a) ad adottare iniziative volte a prevedere la possibilità di compensazioni fiscali per tutti i gestori di attività sportive, professionistiche e amatoriali che utilizzino a pagamento, attraverso convenzioni e simili, strutture pubbliche per lo svolgimento delle proprie attività caratteristiche;

              b) ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile, per l'anno 2020, un credito d'imposta del 100 per cento dell'ammontare del canone di locazione per luoghi dove si svolge attività sportiva rientranti nella categoria catastale D/6;

              c) ad adottare tutte le iniziative possibili per l'istituzione di un fondo di garanzia presso l'istituto per il credito sportivo, in modo da favorire l'accesso al credito per tutte le imprese sportive in stato di necessità;

              d) ad adottare iniziative per la cancellazione dei canoni di concessioni a carico delle associazioni delle società sportive che gestiscono impianti pubblici per l'anno in corso e per il dimezzamento del canone 2021;

              e) a promuovere iniziative, per quanto di competenza, per garantire la proroga annuale delle concessioni sportive;

              f) ad adottare iniziative normative per introdurre deroghe alle norme urbanistiche e al codice degli appalti in materia di potenziamento e di miglioramento per gli impianti;

              g) ad adottare iniziative per garantire lo sgravio fiscale dei costi di sanificazione e di adeguamento delle strutture;

              h) ad adottare iniziative per l'estensione dei voucher introdotti dal decreto «Cura Italia» alle attività sportive, per garantire imprese e utenti già sottoscrittori di un abbonamento;

              i) ad adottare iniziative per il riconoscimento di un'indennità di 600 euro ai collaboratori sportivi fino all'apertura completa degli impianti;

              l) ad introdurre un esonero contributivo per un periodo quinquennale in caso di assunzioni di personale all'interno delle associazioni sportive dilettantistiche a tempo indeterminato;

              m) a introdurre meccanismi di detrazione fiscale per lo svolgimento di attività sportive a 100 per cento con una platea universale;

              n) ad adottare iniziative normative per la concessione della garanzia di ultima istanza dello Stato sul Fondo di Garanzia per l'impiantistica sportiva di cui all'articolo 90, comma 12, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 e in particolare sul relativo comparto per operazioni di liquidità di cui all'articolo 14, comma 1, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23;

              o) ad adottare iniziative normative volte a introdurre la possibilità di cedere i crediti di imposta vantati nei confronti dello Stato in favore di intermediari finanziari;

              p) ad adottare iniziative normative per l'introduzione della definizione delle limitazioni per la diffusione del Covid-19 come causa di forza maggiore per ogni inadempimento economico degli operatori del settore;

              q) ad adottare iniziative normative per l'introduzione di un credito d'imposta sulle sponsorizzazioni sportive pari al 100 per cento dell'importo;

              r) ad adottare ogni iniziativa possibile per la sottoscrizione di un protocollo d'intesa igienico-sanitario fra le principali categorie dell'impiantistica sportiva, il ministero della salute e l'Istituto superiore di sanità.
(7-00441) «Mollicone, Frassinetti».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta scritta Gagliardi n. 4-05273 del 21 aprile 2020;

          interrogazione a risposta scritta Paita n. 4-05281 del 21 aprile 2020.