XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 15 maggio 2020

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: DDL DI RATIFICA N. 2360, PDL DI RATIFICA N. 2207 E MOZIONE N.  1-00349

Ddl rat. n.  2360 - Convenzione istitutiva dell'osservatorio Square Kilometre Array

Tempo complessivo: 2

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 16 minuti
(con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 24 minuti
    MoVimento 5 Stelle 13 minuti
    Lega – Salvini premier 16 minuti
    Forza Italia – Berlusconi presidente 15 minuti
    Partito Democratico 9 minuti
    Fratelli d'Italia 10 minuti
    Italia Viva 6 minuti
    Liberi e Uguali 5 minuti
    Misto: 10 minuti
        Noi Con l'Italia-USEI-
        CAMBIAMO!-Alleanza di Centro
2 minuti
        Minoranze Linguistiche 2 minuti
        Centro Democratico-Radicali
        Italiani-+Europa
2 minuti
        MAIE-Movimento Associativo
        Italiani all'Estero
2 minuti
        Popolo Protagonista – Alternativa
        Popolare
2 minuti

Pdl rat. n.  2207 - Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro n.  190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro

Tempo complessivo: 4 ore

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 36 minuti
(con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 44 minuti
    MoVimento 5 Stelle 36 minuti
    Lega – Salvini premier 27 minuti
    Forza Italia – Berlusconi presidente 23 minuti
    Partito Democratico 22 minuti
    Fratelli d'Italia 15 minuti
    Italia Viva 15 minuti
    Liberi e Uguali 12 minuti
    Misto: 14 minuti
        Noi Con l'Italia-USEI-
        CAMBIAMO!-Alleanza di Centro
5 minuti
        Minoranze Linguistiche 3 minuti
        Centro Democratico-Radicali
        Italiani-+Europa
2 minuti
        MAIE-Movimento Associativo
        Italiani all'Estero
2 minuti
        Popolo Protagonista – Alternativa
        Popolare
2 minuti

Mozione n.  1-00349 - Iniziative in materia di obblighi vaccinali

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora
(con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
    MoVimento 5 Stelle 59 minuti
    Lega – Salvini premier 42 minuti
    Forza Italia – Berlusconi presidente 37 minuti
    Partito Democratico 35 minuti
    Fratelli d'Italia 24 minuti
    Italia Viva 23 minuti
    Liberi e Uguali 19 minuti
    Misto: 21 minuti
        Noi Con l'Italia-USEI-
        CAMBIAMO!-Alleanza di Centro
8 minuti
        Minoranze Linguistiche 4 minuti
        Centro Democratico-Radicali
        Italiani-+Europa
3 minuti
        MAIE-Movimento Associativo
        Italiani all'Estero
3 minuti
        Popolo Protagonista – Alternativa
        Popolare
3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 15 maggio 2020.

      Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Carbonaro, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Fantuz, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maggioni, Mammì, Maniero, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Rizzo, Ruocco, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tofalo, Tomasi, Trano, Traversi, Villarosa, Raffaele Volpi.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 14 maggio 2020 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          D'ALESSANDRO e LIBRANDI: «Delega al Governo in materia di organizzazione delle attività lavorative e professionali mediante la diffusione e l'estensione del lavoro agile» (2495);
          VARCHI ed altri: «Agevolazioni tributarie in favore della popolazione residente nelle isole di Lampedusa e Linosa» (2496).

      Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

      La proposta di legge MURELLI ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di COVID-19» (2479) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Molinari, Pettazzi e Sutto.

Modifica del titolo di proposte di legge.

      La proposta di legge costituzionale n.  2175, d'iniziativa dei deputati Gelmini ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Modifica dell'articolo 53 della Costituzione, concernente i princìpi di progressività, semplicità, chiarezza e irretroattività del sistema tributario nonché l'introduzione di un limite al prelievo tributario complessivo».

Assegnazione di un progetto di legge a Commissione in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

          I Commissione (Affari costituzionali):
      TOPO ed altri: «Modifiche all'articolo 17 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.  267, in materia di circoscrizioni di decentramento comunale» (2404) Parere della V Commissione.

Annunzio di una domanda di autorizzazione a procedere all'applicazione di una misura cautelare personale.

      Con nota pervenuta in data odierna, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Torre Annunziata ha trasmesso alla Presidenza della Camera una domanda di autorizzazione a procedere all'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Antonio PENTANGELO, nell'ambito del procedimento penale n.  4810/2018 Rgnr – n.  687/19 Rg Gip. La domanda è stata assegnata alla competente Giunta per le autorizzazioni.

      Copia della domanda sarà stampata e distribuita (doc. IV, n.  8).

Trasmissione dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.

      L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, con lettera in data 28 aprile 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 18, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 luglio 2012, n.  168, il conto finanziario della medesima Autorità per l'anno 2019, corredato dalla relazione illustrativa, approvato in data 28 aprile 2020.

      Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Intendimenti in ordine ai crediti vantati nei confronti del Ministero della giustizia dalla Berica impianti s.p.a. di Arzignano (Vicenza), alla luce delle relative pronunce giurisdizionali – 2-00785

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
          il primo firmatario del presente atto ha già presentato due atti di sindacato ispettivo in ordine alla vicenda della Berica impianti s.p.a. di Arzignano (Vicenza);
          alla prima interrogazione n.  3-00097 il Governo ha risposto nella seduta del 22 gennaio 2019, limitandosi a una ricognizione del contenzioso in essere con la Berica impianti s.p.a., destinato, a suo dire, a esaurirsi in tempi contenuti;
          in tale occasione l'interrogante aveva invitato l'amministrazione a una sollecita conciliazione delle cause, per evitare rovinose pronunce, sulla base dei precisi criteri indicati dal giudice del tribunale di Firenze, dottoressa Laura Maione, nel corso dell'udienza del 17 gennaio 2019;
          il primo firmatario del presente atto ha, quindi, presentato l'interpellanza n.  2-00265, nella quale segnalava l'avvenuto deposito di una sentenza del tribunale di Torino, n.  545/2019 pubblicata il 5 febbraio 2019, che aveva accolto le domande della Berica impianti s.p.a., condannando il Ministero della giustizia al pagamento dell'importo di euro 4.677.825,70, oltre agli interessi moratori e alle spese del giudizio, e ipotizzava ulteriori rovinose pronunce ai danni del Ministero della giustizia, considerato che altre due cause pendenti avanti altri uffici giudiziari avevano una causa petendi sostanzialmente analoga;
          in relazione ad analogo appalto, con sentenza n.  2469/2019 il tribunale di Bologna ha condannato il Ministero della giustizia a pagare a Berica impianti s.p.a. la somma di euro 86.864,99, oltre Iva se dovuta, oltre interessi dalla pronuncia al saldo e la metà delle spese legali;
          come già segnalato nei precedenti atti di sindacato ispettivo, il mancato pagamento dei costi addizionali da parte del Ministero della giustizia ha messo in crisi finanziaria Berica impianti s.p.a. che, privata delle risorse necessarie per il pagamento dei fornitori, è stata costretta a ricorrere alla procedura di concordato per evitare il fallimento;
          solo grazie alla sentenza del tribunale di Torino, che nel frattempo è passata in giudicato, come da certificazione ottenuta il giorno precedente all'adunanza dei creditori nella procedura di concordato, la società Berica impianti s.p.a. ha potuto dimostrare di poter erogare (oltre a quanto dovuto ai creditori in prededuzione ed ai privilegiati) una percentuale superiore a quella minima del 20 per cento ai creditori chirografari;
          rimangono tuttora pendenti avanti i tribunali di Firenze (n.  8009/2017 R.G.) e Bologna (n.  19877/2016 R.G.) altri due procedimenti aventi analoga causa petendi, il cui esito, alla luce dei precedenti citati, appare ormai scontato;
          con missiva del 4 luglio 2019 il Ministero della giustizia, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, provveditorato regionale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, ha comunicato alla creditrice, in relazione a detta pronuncia di condanna del tribunale di Torino, «che non appena disponibili i fondi di bilancio si procederà al pagamento a vostro favore di quanto disposto dal giudice»;
          con decreto del 12 dicembre 2020 il tribunale di Vicenza ha omologato il concordato preventivo proposto da Berica impianti s.p.a. prevedendo: il pagamento dei creditori in prededuzione entro 6 mesi dall'omologa, il pagamento dei creditori privilegiati entro 6 mesi dall'omologa, il pagamento dei creditori chirografari per 1/3 entro sei mesi dall'omologa, per 1/3 entro quindici mesi dall'omologa e per il residuo entro ventiquattro mesi dall'omologa;
          con missiva del 20 marzo 2019 il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, provveditorato regionale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, ha rinnovato al Dipartimento amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia la richiesta dei fondi richiesti per far fronte al pagamento del solo importo capitale di euro 4.677.825,70, dovuto in forza della sentenza del tribunale di Torino, dimenticando che sono dovuti anche ingenti interessi e spese;
          a tutt'oggi, per ciò che risulta agli interpellanti, nulla di quanto dovuto per effetto di sentenze esecutive è stato versato alla Berica impianti s.p.a., che viceversa ne ha urgente necessità per rispettare i termini del concordato;
          come sottolineato nei precedenti atti di sindacato ispettivo, la Berica impianti s.p.a. era un'azienda industrialmente sana e con buone prospettive di crescita, ma è stata costretta al concordato preventivo proprio per il mancato incasso di questi crediti vantati verso il Ministero della giustizia. La vicenda esposta è sintomatica della patologica gestione del debito dello Stato verso le imprese. Va ricordato che con la sentenza del 28 gennaio 2020 la Grande sezione della Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia per il ritardo con il quale liquida i propri debiti commerciali;
          nei giorni scorsi la Berica impianti s.p.a. ha presentato un esposto alle procure competenti della Corte dei conti per danno erariale, considerate quelle che appaiono la sciatteria e la superficialità con cui, fino ad oggi, i diversi dirigenti ministeriali preposti hanno gestito il contenzioso in essere –:
          quando il Ministero della giustizia intenda ottemperare a quanto sancito dalla sentenza del tribunale di Torino (passata in giudicato) e dalla sentenza del tribunale di Bologna (esecutiva);
          perché finora il Ministero della giustizia non abbia aderito alla proposta conciliativa formulata dal giudice del tribunale di Firenze, evitando un'ulteriore condanna giudiziale, con aggravio di interessi moratori e spese.
(2-00785) «Zanettin, Gelmini».


Iniziative di competenza volte a valorizzare il ruolo delle donne negli incarichi di responsabilità, con particolare riferimento alla composizione degli organismi di consulenza per il contrasto al COVID-19 e alle nomine dei vertici delle aziende partecipate – 2-00784

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:
          la condizione femminile nel nostro Paese continua a destare viva preoccupazione, lontani come siamo dal raggiungimento del quinto dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Onu che l'Italia deve centrare entro il 2030: quello della parità di genere e dell’empowerment di donne e ragazze;
          la violenza e i femminicidi rimangono una piaga sociale diffusa, così come resta problematico il tema della salute sessuale e riproduttiva: i servizi per assicurare l'interruzione volontaria di gravidanza, prevista dalla legge n.  194 del 1978, sono carenti per via dell'alto numero di obiettori di coscienza tra il personale medico e paramedico. In Italia, poi, lavora solo il 50 per cento delle donne, contro una media europea del 62 per cento, percentuale che scende drammaticamente fino al 29 per cento al Sud. Inoltre, a parità di mansioni, spesso le donne guadagnano meno degli uomini;
          il 2 marzo 2020 una delegazione di deputate dell'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità ha incontrato, alla presenza della Ministra interpellata, il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, per spronare il Governo a mettere in atto politiche capaci di sostenere l'evoluzione sociale di questo Paese – che passa attraverso il peso dato alle donne – e per confrontarsi su un'azione integrata, che dia nuovo slancio alla lotta contro ogni forma di discriminazione di genere;
          durante l'incontro è stato posto il problema della sottorappresentazione delle donne nei ruoli di vertice. Se la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate è garantita dalla «legge Golfo-Mosca», non si può dire altrettanto per le posizioni di amministratore delegato di nomina governativa, che continuano a essere appannaggio esclusivo degli uomini e che, dunque, non sono rappresentative dell'intera platea professionale di cui le donne fanno parte a pieno titolo; alla luce di quanto emerso sulle nomine per le aziende partecipate – così come sulle composizioni delle varie task force, cabine di regia e gruppi di esperti per l'emergenza COVID-19 – si prende atto di una realtà che, nonostante le sollecitazioni di parlamentari e di tanta parte della società, continua a sottovalutare gravemente le competenze delle donne. Figure femminili di valore sono state indicate come presidenti e componenti di consigli di amministrazione, ma i nomi proposti per i ruoli di amministratore delegato sono soltanto di uomini, il che ha fatto parlare della riproposizione del classico pinkwashing, una pratica purtroppo diffusa che serve a mantenere indisturbati gli assetti di potere declinati esclusivamente al maschile;
          la stessa situazione si è riproposta nella composizione del comitato di esperti per la «fase 2», nel quale vi sono solo 4 donne su 17 componenti; nonché del comitato tecnico-scientifico della Protezione civile, che è composto da 20 uomini su 20;
          è dunque evidente che, malgrado quanto sollecitato dall'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità, oltre che dalla società civile, e nonostante quanto prescritto dalla Costituzione agli articoli 3 e 51, si continua a privilegiare la promozione pressoché assoluta degli uomini in ogni campo della società e, in generale, in tutti quei luoghi dove si prendono decisioni, come se non ci fossero donne competenti e preparate. Sottovalutare questa realtà, da parte delle istituzioni e delle forze politiche, reca un danno all'intero Paese –:
          quali impegni intendano assumere per integrare con la presenza di figure femminili esperte nei vari ambiti la composizione degli organismi di consulenza già costituiti nel contrasto al COVID-19 e per valorizzare, nelle prossime decisioni che il Governo sarà chiamato a prendere in tema di nomine per le aziende partecipate e per altri incarichi di responsabilità, i talenti e le competenze di cui le donne italiane sono portatrici.
(2-00784) «Boldrini, Bruno Bossio, Frate, Cenni, De Lorenzo, Muroni, Casa, Giannone, Benedetti, Lorenzin, Romina Mura, Elisa Tripodi, Bologna, Gribaudo, Serracchiani, Berlinghieri, Schirò, Noja, Pezzopane, Spadoni, Annibali, Ascari, Carnevali, Carla Cantone, Nardi, Di Giorgi, Ehm, Giordano, Sarli, D'Arrando, Ciampi, Occhionero, Emanuela Rossini, Braga, La Marca, Prestipino, Villani, Papiro, Quartapelle Procopio, Martinciglio, Bonomo, Rotta, Madia».


Iniziative volte a garantire la conclusione del concorso per direttore dei servizi generali e amministrativi nelle istituzioni scolastiche ed educative – 2-00788

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:
          l'articolo 4 del decreto-legge n.  22 del 2020 sancisce la sospensione dello svolgimento delle procedure concorsuali per l'accesso al pubblico impiego di cui all'articolo 87, comma 5, del decreto-legge n.  18 del 2020;
          con decreto direttoriale n.  2015 del 20 dicembre 2018 è stato bandito un concorso per la copertura di 2004 posti a direttore dei servizi generali e amministrativi nelle istituzioni scolastiche ed educative, per il quale si sono già svolte le prove preselettive e la prova scritta, da oltre cinque mesi;
          il citato concorso, in via di espletamento, è a rischio concreto di non riuscire a concludersi in tempo per le nomine dei vincitori al 1o settembre 2020, lasciando più del 40 per cento delle istituzioni scolastiche in una condizione di precarietà amministrativa e organizzativa, proprio nel momento in cui la scuola avrebbe bisogno delle condizioni di maggiore efficienza per la gestione della «fase 2» di questa emergenza sanitaria;
          infatti, a fronte di un bando di concorso che prevedeva le assunzioni dei nuovi direttore dei servizi generali e amministrativi a partire da settembre 2020, a causa dell'emergenza sanitaria e stando ai dati riportati dalla stampa, ad oggi nella maggior parte delle regioni ancora non si è provveduto ad ultimare le correzioni e a pubblicare l'elenco degli ammessi alla prova orale;
          soltanto per sei uffici scolastici regionali (Campania, Sardegna, Marche, Abruzzo, Umbria e Piemonte) sono stati pubblicati i risultati delle prove scritte; per tutti gli altri uffici scolastici regionali l'ostacolo per la pubblicazione degli scritti è dato dal fatto che non è possibile procedere alle correzioni degli elaborati in formato cartaceo con la presenza dei commissari;
          se comprensibilmente l'emergenza da COVID-19 ha determinato un rallentamento nell'avanzamento dei lavori, allo stesso tempo non si può prescindere da quanto stabilito dall'articolo 4 del cosiddetto decreto-legge sulla scuola, il quale prevede che la sospensione delle procedure concorsuali riguardi lo svolgimento di prove in presenza dei candidati e non certo il prosieguo delle correzioni da parte delle commissioni di esame;
          l'attuale situazione di stallo, se non opportunamente affrontata, porterà ad avere oltre 3.000 posti vacanti su un totale di circa 8.000 e ciò metterebbe oggettivamente a rischio l'ordinato avvio di un anno scolastico (2020/2021), già gravido di incognite e criticità;
          la mancanza del «capo dei servizi di segreteria» renderebbe oltremodo difficoltosa l'organizzazione dei servizi amministrativi tecnici ed ausiliari, nonché lo svolgimento delle innumerevoli attività amministrative e contabili;
          sulla base delle predette rilevazioni sarebbe fondamentale portare a conclusione il concorso per direttori dei servizi generali e amministrativi per una più serena apertura dell'anno scolastico 2020/2021, individuando soluzioni che possano permettere da subito la ripresa dei lavori, così da garantire, nel più breve tempo possibile, la pubblicazione dei risultati e degli ammessi alle prove orali e consentendo a questi ultimi di potersi finalmente concentrare sullo studio;
          infine, sarebbe auspicabile che nelle graduatorie regionali permanenti si possano inserire, a domanda, gli assistenti amministrativi a tempo indeterminato in possesso della laurea specifica per accedere al ruolo di direttore dei servizi generali e amministrativi i responsabili amministrativi ancora presenti nelle graduatorie ex decreto ministeriale n.  146 del 2000 –:
          quali iniziative intenda adottare il Ministro interpellato, per quanto di competenza, volte a garantire la conclusione del concorso di cui sopra per procedere nei tempi stabiliti con le assunzioni dei direttori dei servizi generali e amministrativi su tutti i posti vacanti e disponibili, a garanzia di quei principi di meritocrazia e legalità che dovrebbero essere propri di ogni ordinamento democratico e civile e a garanzia, altresì, di un regolare e ordinato avvio dell'anno scolastico 2020/2021.
(2-00788) «Villani, Vacca, Gallo, Acunzo, Bella, Carbonaro, Casa, Lattanzio, Mariani, Melicchio, Testamento, Tuzi, Valente, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Cominardi, Costanzo, Cubeddu, De Lorenzo, Invidia, Pallini, Segneri, Siragusa, Tripiedi, Tucci, Bruno, Di Lauro, Berti, Galizia, Giordano».


Chiarimenti in ordine al coordinamento dei dati pubblicati da Inps e regioni con riguardo alla cassa integrazione in deroga e iniziative volte a velocizzare i pagamenti delle varie forme di indennità per integrazione salariale da parte dell'Inps – 2-00776

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:
          l'articolo 15 del decreto-legge 2 marzo 2020, n.  9, ha previsto la cassa integrazione in deroga per i comuni della cosiddetta «zona rossa» (allegato 1 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o marzo 2020);
          l'articolo 17 del predetto decreto-legge n.  9 del 2020 ha previsto la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione in deroga anche per i datori di lavoro e i lavoratori delle intere regioni Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, utilizzando le loro risorse residue della precedente gestione della cassa integrazione in deroga del 2009;
          l'articolo 22 del decreto-legge 17 marzo 2020, n.  18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n.  27, ha esteso a tutte le regioni l'accesso alla cassa integrazione in deroga per i datori di lavoro fino a 5 dipendenti e per altri datori di lavoro privi di altri ammortizzatori sociali in costanza di rapporto, con erogazione esclusiva tramite versamento diretto da parte dell'Inps;
          il combinato disposto delle due norme ha così previsto due distinte misure per il ricorso alla cassa integrazione in deroga per Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia;
          il 24 aprile 2020 è stato emanato il primo decreto di assegnazione delle risorse alle regioni da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ha anche specificato la possibilità di attivare un'unica procedura di concessione di cassa integrazione in deroga da parte dei competenti uffici regionali emiliani, lombardi e veneti;
          solo il 29 aprile 2020, l'Inps ha pubblicato i primi dati sulle domande di cassa integrazione in deroga dei datori di lavoro autorizzate dalle regioni e approvate dall'Inps;
          i primi dati hanno mostrato come le domande decretate dalle regioni venissero registrate nel sistema informatico dell'Inps con un ritardo di almeno 4 giorni lavorativi;
          regione Lombardia ha previsto fin da subito la pubblicazione quotidiana sul suo portale regionale dei decreti di autorizzazione della cassa integrazione in deroga, assieme ad un contatore generale, che in massima trasparenza aggiorna i numeri dei decreti emessi;
          la regione Lombardia è la prima regione per numero di richieste pervenute: 71.600 domande rispetto a circa 25.000 domande per 50.000 lavoratori del triennio di crisi economica 2014-2016;
          in pochi giorni la regione Lombardia ha processato oltre 10.000 domande, come dimostra il successivo report pubblicato dall'Inps con i dati al 3 maggio 2020;
          il 4 maggio 2020 il sito dell'Inps ha prima diffuso la notizia di appena 37 domande di cassa integrazione in deroga decretate da regione Lombardia, con la modifica della tabella 5 relativa alle domande delle singole regioni che non riportava più i dati relativi alle domande pagate da Inps;
          nella stessa giornata del 4 maggio 2020, meno di due ore dopo dal primo, è stato pubblicato un ulteriore report, nel quale venivano nuovamente riportate anche le informazioni in merito alle domande pagate e ai beneficiari pagati dall'Inps. Rispettivamente: 213 domande pagate e 387 beneficiari;
          in pari data, di fronte a questo acclarato disallineamento dei sistemi informatici e delle banche dati, regione Lombardia ha risposto con un comunicato stampa che rappresentava la reale situazione dello stato delle sue domande: 48.209 autorizzate;
          in data 5 maggio 2020, dopo il comunicato da parte di regione Lombardia, il sito dell'Inps ha pubblicato un nuovo report in cui si segnala che sono state elaborate da regione più di 46 mila domande: primi in Italia;
          in data 5 maggio 2020, nel complesso, a livello nazionale, risultano pagati 67.746 lavoratori, pari a 32.622 domande, a fronte di 241.079 domande decretate dalle regioni. Risulta, quindi, pagato da Inps il 13,5 per cento delle domande decretate dalle regioni –:
          se siano a conoscenza della situazione, soprattutto in un momento in cui si chiede cooperazione istituzionale e si fa appello alla leale collaborazione tra i diversi livelli di Governo;
          quali iniziative intendano intraprendere per porre fine alla pubblicazione di dati non corrispondenti alla realtà, verificando ed eliminando preventivamente disallineamenti così evidenti;
          quali iniziative intendano intraprendere per semplificare le procedure e velocizzare i pagamenti di tutte le indennità per integrazione salariale da parte dell'istituto, comprese quelle gestite interamente da esso che riguardano le platee più estese di lavoratori.
(2-00776) «Garavaglia, Durigon, Belotti, Bianchi, Boniardi, Bordonali, Capitanio, Cecchetti, Centemero, Colla, Comaroli, Andrea Crippa, Dara, Donina, Ferrari, Formentini, Frassini, Galli, Giorgetti, Gobbato, Grimoldi, Guidesi, Iezzi, Invernizzi, Locatelli, Eva Lorenzoni, Lucchini, Maggioni, Molteni, Morelli, Parolo, Ribolla, Tarantino, Toccalini, Raffaele Volpi, Zoffili».


Iniziative volte ad una revisione dell'attuale sistema di gestione dei piani di rientro dal disavanzo sanitario delle regioni, in relazione all'emergenza COVID-19, con particolare riferimento al reclutamento del personale sanitario – 2-00787

E)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:
          sono attualmente sottoposte alla disciplina dei piani di rientro del servizio sanitario regionale sette regioni: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia. Di queste, due sono state commissariate: Calabria e Molise (per le quali i commissari ad acta non coincidono con i rispettivi presidenti);
          in data 27 febbraio 2020 sono stati emanati i decreti del Capo del Dipartimento della Protezione civile con i quali si individuano per tutte le regioni (comprese quelle commissariate) i presidenti delle regioni soggetti attuatori ai sensi dell'articolo 1, comma 1, dell'ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile n.  630 del 3 febbraio 2020;
          alla data del 1o maggio 2020, secondo i dati forniti dal Ministero della salute, sono stati registrati 207.428 casi totali di positività al COVID-19 e 28.236 decessi correlati. Il maggior numero di casi è stato riscontrato in regioni non sottoposte a piani di rientro, come Lombardia (76.469 casi, 13.860 decessi), Piemonte (26.684 casi, 3.097 decessi), Emilia-Romagna (25.644 casi, 3.579 decessi): cifre significativamente più elevate se confrontate con quelle del Lazio (6.672 casi, 482 decessi), della Campania (4.444 casi, 359 decessi), della Calabria (1.112 casi, 86 decessi), del Molise (300 casi, 21 decessi), tutte regioni commissariate e sottoposte a piani di rientro;
          quale episodio rappresentativo, il commissario straordinario per la sanità calabrese, generale. Saverio Cotticelli, ha pubblicamente affermato di non avere prodotto alcun decreto commissariale relativo al contrasto all'emergenza COVID-19, in quanto ritiene questa incombenza propria del soggetto attuatore (il presidente della regione) e tale situazione può generare un grave vuoto di potere, in particolare nella gestione dell'emergenza nella regione Calabria;
          con la prossima fase, in cui sarà possibile anche la circolazione tra le diverse regioni, non è comunque da escludersi una seconda intensa ondata di contagi da COVID-19 che potrebbe interessare proprio le regioni meridionali;
          la XII Commissione (Affari sociali) della Camera dei deputati, nell'esprimere parere favorevole al documento di economia e finanza 2020, ha rilevato che appare necessario ripensare, anche e non solo per il periodo dell'emergenza, l'attuale sistema di gestione dei piani di rientro dal disavanzo sanitario e del commissariamento delle regioni in deficit, che proprio nell'emergenza in atto ha dimostrato tutta la sua debolezza e fallibilità, sia per le regioni in deficit sia per le regioni cosiddette virtuose, che pure si sono trovate in estrema difficoltà nonostante le premialità di cui hanno usufruito;
          l'ordine del giorno n.  9/2463/148, accolto il 23 aprile 2020, impegna il Governo a valutare l'opportunità di intervenire per sospendere i piani di rientro delle regioni interessate, quanto meno per il periodo dell'emergenza, consentendo, in modo paritario, a tutte le regioni di agire come soggetti attuatori dell'emergenza COVID-19;
          i vincoli imposti dal piano di rientro non consentono la realizzazione di rapide misure di contrasto fondamentali per gestire l'emergenza, tra le quali, in via prioritaria, l'urgente reclutamento di personale sanitario;
          l'attivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, nell'ambito della strategia posta in essere per rispondere in maniera rapida, decisa e coordinata alla pandemia da Coronavirus, consente agli Stati membri, e dunque anche all'Italia, di adottare misure per reagire alla crisi in modo adeguato, discostandosi dagli obblighi di bilancio che normalmente si applicherebbero in forza del quadro di bilancio europeo –:
          se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza volte a ridefinire la linea di comando per la gestione dell'emergenza nelle regioni commissariate, consentendo, più in generale, di reclutare immediatamente il personale sanitario occorrente, anche eliminando in via definitiva tale fattispecie con opportuni interventi di carattere normativo atti a garantire la fondamentale tutela del diritto alla salute nelle regioni obbligate a restrizioni circa la spesa sanitaria oppure sospendendo in via temporanea il regime del piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario, ovvero quali altre iniziative intenda adottare per garantire la necessaria assistenza sanitaria in vista di una possibile ulteriore ondata di contagi da COVID-19 anche in queste regioni.
(2-00787) «Nesci, Anna Lisa Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Cadeddu, Cassese, Cillis, Cimino, Del Sesto, Gagnarli, Gallinella, Lovecchio, Lombardo, Maglione, Marzana, Parentela, Pignatone, Aresta, Chiazzese, Corda, D'Uva, Del Monaco, Ermellino, Frusone, Iorio, Iovino, Roberto Rossini, Giovanni Russo, Dori, Ascari, Di Sarno, D'Orso, Palmisano, Perantoni».


Chiarimenti e iniziative in ordine agli indennizzi per il rilascio della frequenza della banda 700 mhz, al fine di assicurare la conoscenza da parte degli operatori dei relativi criteri, importi e tempistiche di pagamento – 2-00786

F)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          in data 30 aprile 2020 il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato un avviso relativo al rilascio obbligatorio delle frequenze dei canali 51 e 53 Uhf utilizzati dalle tv locali in Liguria, Toscana e Lazio e alla facoltà da parte dei soggetti che detengono una frequenza per la trasmissione radiotelevisiva in ambito locale di rilasciare anticipatamente la propria frequenza, rispetto al calendario stabilito dal decreto ministeriale del 19 giugno 2019;
          il bando stabilisce una tempistica molto ristretta per il rilascio anticipato della frequenza, individuando una finestra temporale che va dal 4 al 30 maggio 2020; allo stesso tempo, però, il bando non specifica quali saranno gli importi degli indennizzi e le tempistiche;
          la legge n.  205 del 2017, al comma 1039 dell'articolo 1, ha stanziato per gli indennizzi 230,3 milioni di euro per l'anno 2020 e 73,9 milioni di euro per l'anno 2021; il riparto di tali risorse sarebbe dovuto avvenire ai sensi di un apposito decreto ministeriale, che, ad oggi, non è stato ancora adottato;
          la modalità operativa adottata dal Ministero dello sviluppo economico, a giudizio degli interpellanti, appare quanto mai singolare, perché si chiede alle emittenti radiotelevisive locali di cedere anticipatamente e «alla cieca» le proprie frequenze, rinviando ad una fase successiva la determinazione degli importi previsti per gli indennizzi;
          con numerose prese di posizione delle organizzazioni delle imprese radiotelevisive locali, è stata denunciata tale situazione assolutamente ingiustificata, in particolare in un momento come quello attuale caratterizzato dall'emergenza COVID-19;
          tale vicenda è già stata oggetto di un apposito atto di sindacato ispettivo della prima firmataria del presente atto, al momento in attesa di risposta;
          successivamente, come riportato da numerose fonti del settore, è però emerso un ulteriore elemento di criticità in tema di procedure di indennizzo per il rilascio anticipato o volontario delle frequenze della banda 700 mhz. Diverse fonti hanno denunciato l'ipotesi che, anche a seguito della circolazione di bozze non ufficiali di norme che potrebbero essere inserite nel decreto-legge di prossima emanazione, denominato «rilancio», il Ministero dello sviluppo economico avrebbe intenzione di determinare gli importi degli indennizzi in base alla stima dei costi fissi non recuperabili e al loro ammortamento, riferiti al numero e alla tipologia degli impianti in esercizio, sostenuti per la realizzazione della rete;
          con tale procedura l'indennizzo verrebbe attributo in via prioritaria sulla base del numero di impianti, invece che sulla base del numero di abitanti della regione o della provincia serviti in relazione al diritto d'uso;
          tale criterio non ha precedenti, dal momento che il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 23 gennaio 2012 (relativo alla dismissione della banda televisiva 800 mhz) e il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 17 aprile 2015 (relativo alla dismissione di ulteriori canali delle tv locali) avevano previsto criteri che si basavano sul riconoscimento di misure i cui importi erano calcolati sulla quantità di popolazione presente nelle aree relative al diritto d'uso. Tali decreti prevedevano, inoltre, che il pagamento degli importi dovuti avvenisse entro 90 giorni dal rilascio delle frequenze, con contestuale disattivazione dei relativi impianti. Il criterio di attribuire un valore alla banda in relazione alla popolazione coperta, inoltre, è una linea costantemente seguita anche dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
          il criterio di indennizzo che il Governo sembrerebbe voler adottare appare inaccettabile in quanto basato su criteri particolarmente complessi, che presuppongono un lungo iter procedimentale. Inoltre, non consentendo tale criterio di conoscere immediatamente gli importi degli indennizzi e i tempi di pagamento, come sarebbe invece opportuno per evidenti ragioni di trasparenza, esso rischia di ingenerare un ampio contenzioso, mettendo a rischio l'intero processo di transizione;
          la conseguenza che potrebbe produrre l'applicazione di un simile metodo di indennizzo, inoltre, potrebbe essere quella di avvantaggiare maggiormente pochi operatori che possiedono più antenne per coprire un territorio frastagliato ma con pochi abitanti, rispetto ad operatori che riescono a coprire, anche con una sola antenna, un bacino d'utenza di milioni di abitanti, falsando ogni logica, anche meramente commerciale, e ledendo un comparto che è già fortemente prostrato. A titolo di esempi non esaustivi, una micro antenna o impianto verrebbe ad avere lo stesso valore dell'antenna di Vaicava in Lombardia che copre 5 milioni di utenti oppure un operatore della regione Basilicata, che conta circa 600 mila abitanti, potrebbe trovarsi nella condizione di ottenere un indennizzo maggiormente premiante di un operatore della regione Lombardia, che conta invece circa 10 milioni di abitanti –:
          se, per il riconoscimento degli indennizzi previsti per il rilascio della frequenza della banda 700 mhz, il Governo intenda attenersi ai criteri già seguiti con i decreti ministeriali del 23 gennaio 2012 e del 17 aprile 2015;
          se non si intendano rivedere le stringenti tempistiche previste dal bando del 30 aprile 2020 per il rilascio delle frequenze al fine di adottare, come nelle precedenti occasioni, un decreto ministeriale prima del rilascio delle frequenze, consentendo agli operatori di conoscere gli importi degli indennizzi e le tempistiche di pagamento.
(2-00786) «Zanella, Gelmini, Mulè, Saccani Jotti, Palmieri, Cannatelli, Anna Lisa Baroni, Squeri, Orsini, Rossello, Aprea, Cattaneo, Tartaglione, D'Attis, Labriola, Mazzetti, Elvira Savino, Mugnai, Sozzani, Bergamini, Baldelli, Pentangelo, Germanà, Rosso, Fiorini, Pittalis, Casino, Nevi, Pettarin, Bagnasco, D'Ettore, Ravetto, Maria Tripodi, Perego Di Cremnago, Ruffino, Rotondi».