XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 343 di mercoledì 20 maggio 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Brescia, Businarolo, Colucci, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Iovino, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maniero, Molinari, Parolo, Saltamartini, Sisto, Tasso e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 maggio 2020, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio): “Conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19” (2500) - Parere delle Commissioni I, II, III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Nel ventunesimo anniversario dell'uccisione del professor Massimo D'Antona.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. La mattina di 21 anni fa, in via Salaria, a Roma, a pochi passi da casa sua, dei terroristi rossi misero fine alla vita, all'impegno civile e culturale di Massimo D'Antona. Intanto mandiamo un abbraccio alla figlia Valentina e ad Olga, che non solo la nostra parte politica, ma tutto il Parlamento, ha avuto l'onore di avere come deputata.

Ricordare e onorare la memoria di D'Antona è una cosa attuale. I terroristi colpirono innanzitutto con lui il riformismo, come fecero con Ezio Tarantelli e con Marco Biagi; colpirono chi voleva cambiare il diritto e le politiche del lavoro in senso moderno, legato ai cambiamenti della società, partendo però da un caposaldo: la difesa dei diritti dei lavoratori; colpirono un uomo dello Stato, della ricerca, dello studio, dell'impegno civile e sindacale, un esempio di rispetto autentico delle istituzioni, aiutandole a rinnovarsi; colpirono un uomo del dialogo e fu un segno di odio e di annientamento, propaggine di quell'odio che caratterizzò i terribili anni di piombo nel nostro Paese.

Tutti noi Presidente - e concludo - sappiamo quanto, ancora oggi, il pericolo dell'odio, del considerare l'avversario come un nemico da abbattere, sia un pericolo quotidiano e incombente; è anche per questo che ricordiamo Massimo D'Antona e il suo sacrificio. E ci piace pensare infine che, se fosse ancora qui con noi, Massimo D'Antona, se oggi fosse qui, sarebbe al lavoro, all'università, nel sindacato, per attualizzare e migliorare un presidio fondamentale della civiltà di questo Paese, di cui oggi ricorre il quarantesimo anniversario, una grande conquista: lo Statuto dei lavoratori (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Onorare l'esperienza, la memoria, la vita di Massimo D'Antona oggi assume un significato particolare, perché ci ricorda che, solo attraverso l'unità del nostro Paese, di tutti gli attori politici e delle forze sociali del mondo del lavoro, è possibile superare crisi profonde, come quella che vide una terribile minaccia terroristica attraversare l'Italia. L'istituzione, persino in ogni sua più piccola articolazione, ha il compito di colmare le fratture che si aprono inevitabilmente nella società, soprattutto in momenti difficili o emergenziali della nostra convivenza civile.

Fu un vile attentato a colpire un docente mite ed appassionato, un esperto di diritto del lavoro, che fu consulente di vari Governi e che caratterizzò la sua azione, provando sempre a dare risposte concrete ai problemi e riuscendo sempre a indicare una prospettiva. D'Antona aveva insistito di più, in quell'epoca storica, sul modo di rendere effettivo il divieto di licenziamento senza giusta causa, ossia quell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, nella convinzione che il cambiamento non si impedisce, ma si governa. Il suo sguardo si rivolgeva ad una produttività in crescita e con essa la ricchezza e, soprattutto, la quantità dei beni a disposizione, mentre il lavoro sveniva, evaporava.

Pochi minuti fa, attraversando il transatlantico, ho avuto una suggestione: quella di incontrare lo sguardo di un uomo colto, raffinato, lo sguardo di Massimo D'Antona. Se oggi fosse qui, Massimo D'Antona ci indicherebbe - e chiudo, Presidente - con rigore una sola strada: la strada della volontà di innovare, senza cedere alle tentazioni di chi vuole cancellare i diritti e soprattutto la dignità del lavoro. E allora oggi, nel pieno di questa profonda crisi sanitaria, economica e sociale, devono ritornare ancora una volta in quest'Aula le sue parole: ormai il nucleo forte del diritto del lavoro protegge i pochi ed esclude i molti, i pochi sono le generazioni mature e i gruppi già forti, mentre i molti sono le generazioni giovani, i lavoratori marginali, gli immigrati, i deboli (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Eva Lorenzoni. Ne ha facoltà.

EVA LORENZONI (LEGA). Grazie Presidente, la mattina del 20 maggio del 1999 le nuove Brigate Rosse, con nove colpi di pistola esplosi a bruciapelo, mettevano fine alla vita del professor Massimo D'Antona, un omicidio avvenuto sulla strada, lungo quel tragitto percorso tante volte per recarsi al lavoro, nel suo studio. Un delitto studiato e pianificato nel dettaglio da giorni, ai danni di un uomo onesto e irreprensibile. La sua colpa? Essere considerato pericoloso per le sue competenze e le sue idee, elementi che l'hanno fatto rientrare in quella perversa strategia mirata, messa in atto da un gruppo terroristico ai danni dello Stato. Una strategia che puntava a colpire professionisti e servitori del Paese, legati al processo di ristrutturazione del mondo del lavoro, la stessa strategia che, appena pochi anni dopo, ha portato all'uccisione di Marco Biagi, sempre ad opera delle cosiddette nuove Brigate Rosse.

E' importante che oggi l'Aula del Parlamento ricordi e celebri questi fatti nel modo più sentito; è importante perché la presa di distanza, ma anche lo sdegno di tutte le forze politiche per un omicidio efferato costituiscono un monito, perché mai più possa accadere qualcosa di simile, perché - ed occorre ribadirlo - l'omicidio di Massimo D'Antona, così come quello di Marco Biagi, è stato un gesto criminale, ma perpetrato per ragioni ideologiche e politiche. Questo Paese, specie negli anni passati, ha pagato un prezzo altissimo a causa del terrorismo, un prezzo di cui portiamo addosso ancora le cicatrici. L'omicidio è il peccato supremo, ma uccidere una persona nel tentativo ignobile e grottesco di annientare le sue idee forse è ancora peggio, un tentativo viscido, ma anche puerile e stupido, perché le idee non possono morire, non muoiono assieme alle persone, le idee sopravvivono sempre; un tentativo quindi che non ottiene nemmeno il suo folle scopo, ma causa unicamente una quantità smisurata di inutile dolore. Come Lega abbiamo sempre difeso la libertà di esprimere le opinioni e continueremo a farlo, condannando senza se e senza ma qualsiasi forma di violenza che possa alimentare un clima di odio, un clima che purtroppo, specialmente in certe frange estreme, non si è mai del tutto spento, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente e onorevoli colleghi, il 20 maggio del 1999, di prima mattina, l'avvocato D'Antona, consulente del lavoro, docente universitario a La Sapienza, si stava recando nel suo studio, in via Salaria, dopo aver salutato la moglie, quando fu avvicinato da due individui, che gli rivolsero anche qualche parola, prima di freddarlo con nove colpi di pistola. Massimo D'Antona morì così, sul selciato, in una mattina di maggio. Fratelli d'Italia lo vuole ricordare per quello che fece nel mondo del lavoro e vuole ricordare anche la rivendicazione che venne subito fatta dalle nuove Brigate Rosse per la costruzione del partito comunista combattente, che era una frangia che agiva e che, qualche anno dopo, uccise anche Marco Biagi, a Bologna, con le stesse modalità e per gli stessi motivi; un gruppo che era animato da furia ideologica, col paradosso che, proprio mentre la classe proletaria stava scomparendo, uccideva nel nome della difesa del proletariato. La “colpa”, tra virgolette, di Massimo D'Antona fu proprio quella di ristrutturare, secondo loro, il mondo del lavoro in direzione capitalista e quella anche di ridurre i diritti dei lavoratori. Penso quindi che sia importante ricordarlo oggi, ricordare le persone condannate in quel processo, tra cui Nadia Desdemona Lioce, che poi fu anche protagonista di altri efferati delitti. Fratelli d'Italia pensa che il miglior modo per onorarlo sia quello proprio di puntare, in questo momento di emergenza, sul lavoro, perché lui, se fosse qui, sicuramente si prenderebbe cura dei problemi di tanti italiani che, in questi giorni, stanno soffrendo. Onore a Massimo D'Antona (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV). Sapete, è strano il mestiere dei consiglieri tecnici della politica, perché finalmente hai l'occasione di sentirti parte di un'applicazione pratica di ciò che hai studiato per tutta la vita, di contare veramente qualcosa, cosa che gli accademici spesso soffrono di non poter fare, ma spesso vedi i tuoi sforzi sbattere contro la dura realtà del mondo della formazione del consenso; non sempre scienza e politica, da questo punto di vista, vanno d'accordo.

Però ogni tanto, nei momenti di maggior sconforto, ti senti la cucina delle idee, ti senti un po' il cuoco di un ristorante in cui certamente altri vanno poi a servire e a decidere il piatto. Eppure c'era un tempo in cui, in questo Paese, si sparava sui cuochi per colpire il ristorante: Ezio Tarantelli, Marco Biagi e Massimo D'Antona, ucciso accanto a un muro, in via Salaria, 21 anni fa. Fu un giorno, quella primavera, in cui gli italiani ebbero l'orrore di rivedere, dopo 11 anni, la stella a cinque punte delle Brigate Rosse, che tanto aveva insanguinato il Paese dal 1974 al 1988.

Dell'omicidio di Massimo D'Antona sappiamo tutto, non ci sono zone d'ombra e tutti i responsabili sono stati in breve tempo assicurati alla giustizia, stanno scontando la loro pena, tranne colui che sparò, che fu ucciso in un conflitto a fuoco qualche mese dopo, in cui tolse la vita purtroppo a un agente di polizia, Emanuele Petri. Un lusso, quello di vedere che la giustizia, tutta la giustizia, è stata fatta, che invece non è concesso a tutte le vittime dell'ondata terroristica degli anni Settanta, come sa bene questo Parlamento, che ha esaminato la vicenda. Oggi onoriamo uno dei nostri “migliori cuochi”, Massimo D'Antona, leale e silenzioso servitore dello Stato, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signora Presidente, care colleghe e cari colleghi, ricordo, quella mattinata di 21 anni fa, la sorpresa che ci colse: appena sapemmo, molti di noi corsero lì, lo videro, lo accompagnarono all'obitorio. Da vent'anni a questa parte, ogni mattinata del 20 maggio lo abbiamo ricordato, insieme a tante persone delle istituzioni: l'Aula ricorda quando lei (si rivolge alla deputata Boldrini), da Presidente della Camera, partecipò, con tanti colleghi, compagne e compagni del sindacato, uomini di cultura, uomini politici, accanto alla moglie Olga e alla figlia Valentina. Ma che cosa ricordavamo? Che cosa commemoravamo? Ogni anno io guardavo quella lapide che sta posta lì, a due passi da casa sua, di fronte alla sua Università e aggiungo a due passi da dove venne gambizzato - oggi è il 20 maggio, anche data dello Statuto dei lavoratori - Gino Giugni. Nella sua lapide c'è scritto: “non omnis moriar” e ogni anno mi sono chiesto che cosa resta di quest'uomo, di questa vita, del suo lavoro, della sua passione. Naturalmente resta la memoria, quello che stiamo facendo anche in quest'Aula, questa mattina, ma, ancora più della memoria, deve restare il ricordo del suo esempio, il buon esempio che ha dato al nostro Paese, alle istituzioni, alla nostra comunità, l'esempio intanto di una persona schiva, sobria, attenta al dialogo, attenta all'ascolto, non solo convinta di quello che aveva dentro, ma anche pronta a cambiare la propria idea. Un uomo che mise la sua passione civile nelle istituzioni, lavorando su due temi essenziali: quello del diritto di sciopero nel settore dei trasporti e quello della rappresentanza e della riforma della pubblica amministrazione e anche lì del conflitto tra diritti dei lavoratori e diritti dei cittadini, esattamente il tema del conflitto tra diritti equivalenti che parla non solo di quel mondo, ma parla esattamente del nostro mondo di oggi, della discussione che abbiamo fatto ieri in quest'Aula, di quella che faremo nei prossimi giorni e la soluzione che ne danno i riformisti, come era Massimo D'Antona, non era di far prevalere un diritto sull'altro, ma di cercare la conciliazione, di cercare il compromesso, dice…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere,

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Questa è la sua lezione, questo è l'esempio che dobbiamo portare per noi e per il futuro del Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Da una parte sola, dalla parte dei lavoratori. Questo avrebbe detto oggi Giacomo Brodolini.

Cinquant'anni dallo Statuto dei lavoratori oggi; e per ricordare l'amico Massimo D'Antona io vi rivolgo questa stessa frase: da una parte sola, dalla parte dei lavoratori. Perché vede, signora Presidente, questo è uno strano Paese, in cui chi ha detto, ha realizzato - attraverso i suoi studi, il suo lavoro, le sue consulenze e la sua vita - questo tipo di messaggio: “da una parte sola, dalla parte dei lavoratori”, bene, queste persone, in questo nostro Paese, in un momento storico tragico, hanno rischiato e hanno perso la vita per stare dalla parte dei lavoratori. Ricordo Massimo oggi perché è stato ucciso il 20 maggio 1999, ma ricordo Ezio Tarantelli nel 1985, ricordo Marco Biagi nel 2002.

E qui mi fermo. Erano degli amici, dei colleghi, facevano il mio stesso lavoro. Io, in quegli stessi anni, sono stato più fortunato, perché avevo la scorta: loro non ce l'avevano. Quindi, ringrazio Massimo, ringrazio Marco, ringrazio…

PRESIDENTE. Sì, collega, la faccio intervenire, però, al momento, il microfono risulta non funzionante, quindi stiamo cercando un secondo microfono. Ovviamente, le do tutto il tempo disponibile. Prego.

RENATO BRUNETTA (FI). Ringrazio Marco, ringrazio Ezio, ringrazio Massimo per aver testimoniato con la vita un impegno da una parte sola, dalla parte dei lavoratori; e penso che questo debba essere anche il messaggio che noi diamo oggi in quest'Aula, nel cinquantesimo anniversario dell'approvazione dello Statuto dei lavoratori (Applausi).

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 9,30.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,25, è ripresa alle 9,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 867 - Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni (Approvato dal senato) (A.C. 2117-A); e delle abbinate proposte di legge: Novelli ed altri; Rostan ed altri; Minardo; Piastra ed altri; Bruno Bossio; Carnevali ed altri; Bellucci ed altri; Lacarra ed altri; Paolo Russo ed altri (A.C. 704-909-1042-1067-1070-1226-1246-1590-2004).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2117-A: Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni; e delle abbinate proposte di legge nn. 704-909-1042-1067-1070-1226-1246-1590-2004.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'articolo aggiuntivo 2.020 Potenti.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere sull'emendamento 4.100 delle Commissioni.

ANGELA IANARO, Relatrice per la XII Commissione. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Il parere del Governo è conforme, è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Questo emendamento che, appunto, propongono i relatori, è stato oggetto di diverse riscritture, perché, in effetti, il problema, qui, è quello di assicurarsi che nessuno rimanga fuori da questa maggior tutela che viene data nei casi di lesioni gravi e gravissime. Devo notare, anche, che nell'ultima formulazione, la maggioranza ha preso spunto da quella definizione che avevamo messo anche noi nei nostri emendamenti, allargando agli ausiliari, all'attività ausiliaria di cura, che è presente anche in altri emendamenti sui medesimi articoli. Devo dire, però, che vorrei chiedere ai relatori un ulteriore sforzo, perché, prendendo spunto dai successivi emendamenti che noi abbiamo presentato, chiederei che fosse integrata ed estesa anche ai farmacisti e agli assistenti sociali. Abbiamo visto e abbiamo sentito durante le audizioni, in effetti, che, tra tutte le violenze perpetrate ai danni degli operatori sanitari, la grande maggioranza succede nelle farmacie e dal disposto di questo articolo non verrebbero ricomprese in quella che è anche la riformulazione ultima di cui all'emendamento 4.100 delle Commissioni. Quindi, io proporrei che venisse estesa anche ai farmacisti e agli assistenti sociali, come noi abbiamo previsto, nel medesimo articolo, nell'emendamento successivo. Quindi, chiedo ai relatori se c'è la possibilità di ripensarci e di aggiungere anche queste categorie che, secondo me, rimarrebbero escluse da questa fattispecie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Presidente, il dibattito su questo punto è stato molto lungo e articolato; in Commissione, anche io avevo presentato emendamenti che puntavano a chiarire questa formulazione, estendendo ovviamente questa tutela anche a chi svolge attività nelle associazioni, anche di volontariato, del terzo settore, perché anche quelli sono esposti molte volte al rischio e mi pare che la formulazione alla quale si è giunti sia ampiamente a garanzia di questo contesto. Quindi, confermo la positiva interpretazione del collega che mi ha preceduto.

Vorrei aggiungere - non sono io a dare una risposta - che i farmacisti e gli assistenti sociali, secondo la mia modesta opinione, sono già inclusi, perché, all'articolo iniziale di questa norma, richiamando il provvedimento che, nella scorsa legislatura, portava il nome del Ministro Lorenzin, era sostanzialmente esteso a tutte le attività che riguardano gli esercenti le professioni sanitarie. Quindi, i relatori potranno rispondere, ma io sono intervenuto solo per confermare la positività dell'esito di questo dibattito che è stato sollevato in Commissione, anche da tante organizzazioni di volontariato, e che si è tramutato in un'ottima riscrittura del testo che è ampiamente a garanzia di tutti.

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 delle Commissioni, con parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Gli emendamenti 4.7 Turri e 4.102 Montaruli risultano così preclusi dall'emendamento 4.100 delle Commissioni.

Passiamo quindi alla votazione dell'articolo 4.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e degli emendamenti ad esso presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

MICHELE BORDO, Relatore per la II Commissione. Emendamento 5.3 Turri, parere contrario, emendamento 5.100 delle Commissioni, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Parere conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.3 Turri.

Ha chiesto di parlare il collega Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Il discorso che posso fare su questo emendamento che fa riferimento all'articolo 61 del codice penale, in realtà è analogo a quello che ho fatto prima per l'articolo 583-quater. Immagino, che, non avendo accolto, la maggioranza, il precedente, perché poi loro con un successivo emendamento modificano anche l'aggravante prevista sull'articolo 61, dando la stessa definizione, ribadisco, dal mio punto di vista, la necessità, appunto, per non lasciare fuori nessuno da questa tutela, che si aggiungano, alla riformulazione fatta anche dai relatori, i farmacisti e gli assistenti sociali. Ciò completerebbe la norma e, quindi, si andrebbe incontro e si darebbero risposte anche a queste categorie che, a mio avviso, altrimenti resterebbero escluse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Paolini. Ne ha facoltà.

Collega, non funziona il microfono? Collega, dovrebbe spingere il tasto del microfono. Provi a vedere se funziona… prego.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ad adiuvandum dell'intervento del collega Turri, ritorniamo sempre al punto già esposto ieri: la norma penale deve essere chiara. Deve essere chiarissimo a chi aggredisce un soggetto che fa l'infermiere, che fa l'autista di ambulanza, che fa il rianimatore, che fa il portantino, che quella condotta costituisce un'aggravante di un reato grave. Se noi rimandiamo ciò ad una legge piuttosto complicata, rendiamo meno evidente al soggetto agente la valenza disvaloriale della sua condotta.

La norma penale deve essere chiara, quindi, questo emendamento serve semplicemente a garantire meglio tutto il personale che opera nella sanità del fatto che chi li aggredisce è perfettamente consapevole della illiceità di quello che fa. Quindi, ha solo una valenza veramente chiarificatrice, nel rispetto della norma penale, e, quindi, non si capisce perché non si possa approvare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO, Relatore per la II Commissione. Presidente, francamente non comprendo la ragione per la quale alcuni colleghi continuano ad insistere sulla necessità di specificare quali sono le professioni nei confronti delle quali questa legge è applicabile. Noi l'abbiamo detto, intanto all'articolo 1, qual è l'ambito di applicazione di questa legge, e abbiamo specificato quali sono le professioni sanitarie e socio-sanitarie tutelate da questo provvedimento, con un riferimento preciso, dettagliato: abbiamo detto che, per professioni sanitarie, si intendono quelle specificate e indicate dalla “legge Lorenzin” del 2018 agli articoli 4 e da 6 a 9, e per le professioni socio-sanitarie il riferimento è alla medesima legge del 2018. Specificare ogni volta le professioni nei confronti delle quali la legge è applicabile potrebbe significare esprimere la volontà di tenere dentro alcune ed escluderne altre, è questa la ragione per la quale abbiamo scelto di indicare, in modo dettagliato e specifico, quali sono le professioni nei confronti delle quali questa legge viene applicata. Quindi, lo vorrei ribadire per l'ennesima volta: questa legge, quindi le circostanze aggravanti di cui stiamo parlando, si applicano anche nei confronti del personale medico, infermieristico, degli assistenti sociali, dei farmacisti. Vorrei insomma - spero - che dopo questo intervento sia chiara, una volta e per sempre, qual è la volontà che noi esprimiamo con l'approvazione di questo provvedimento, tra l'altro specificato in modo chiaro nell'ambito dell'applicazione che è previsto dall'articolo 1 della legge stessa. Quindi insistere, obiettivamente, secondo me è sbagliato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Turri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.100 delle Commissioni.

Ha chiesto di parlare il collega Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Presidente, qui ho anche la possibilità di rispondere al relatore, onorevole Bordo, perché secondo me si contraddice. Infatti, vorrei che mi spiegasse per quale motivo i relatori, se non c'era questa necessità, se questa norma che è prevista all'articolo 1 serve a specificare in maniera chiara a chi è rivolta questa legge, non si capisce come mai, più volte sono dovuti tornare sulla riformulazione di quello che riguarda l'articolo 61 codice penale e anche il precedente.

Ciò perché, ripeto, questo è un emendamento che i relatori hanno riformulato rispetto a quello che era stato licenziato dalla Commissione, aggiungendo, rispetto al precedente, anche l'attività ausiliaria alle professioni sanitarie e anche altro. Quindi, quando l'onorevole Bordo dice che in realtà non dobbiamo cercare di specificare perché rischieremmo di lasciare fuori altre categorie, a questo punto però si contraddice, perché appunto, anche loro, nella riformulazione che hanno fatto rispetto a quella che è arrivata licenziata dalla Commissione, hanno fatto ulteriori specificazioni. Quindi, è evidente che dice che è tutto molto chiaro ma, in realtà, non è così. Quindi, noi ribadiamo che aggiungere i farmacisti e gli assistenti sociali sarebbe utile per togliere incertezze, perché la legge che includerebbe tutto, di fatto, non entra in questa modifica del codice penale, non viene richiamata e quindi vi è la necessità di essere più precisi e completi possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Chiedo al collega Furgiuele di indossare la mascherina. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il collega Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Presidente, in parziale risposta all'onorevole Bordo, dico che, in linea di teoria, lui ha perfettamente ragione, ma siccome conosciamo la grande capacità creativa della giurisprudenza italiana, è chiaro che un conto è dire una cosa chiaramente in un articolo del codice penale, per cui la gente è perfettamente a conoscenza del disvalore del fatto che va compiere, altro è riagganciarsi a norma extra penale, i cui contenuti possono variare nel tempo e che incidono diversamente secondo l'interpretazione in contesti molto diversi. Ad esempio: laddove il portantino sia dipendente di una cooperativa privata che opera all'interno di un circuito privato e che viene parimenti aggredito, io già vedo fior di avvocati disquisire chiaramente se, primo, quel soggetto rientra nella categoria protetta, ma soprattutto se era pretendibile da questo signore la conoscenza - magari da questo signore che è di origine straniera - di una norma che non è contenuta nel codice penale ma in una norma extra penale piuttosto articolata.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Secondo me, in penale specificare chiaramente cosa si può fare e cosa non, è sempre un beneficio per tutti, anche per l'imputato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, si tratta di una semplice applicazione di un principio che in materia di fatto tipico del diritto penale ha una sua evidenza. Il tentativo dell'emendamento delle Commissioni di specificare, in realtà, complica la vita all'interprete, perché basterà leggere - io invito veramente il Governo e il relatore ad una riflessione sul punto -: “chiunque svolga attività ausiliaria di cura,” - bene – “assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento delle professioni”. Qualcuno mi deve spiegare il concetto di funzionale quale rilevanza tipica può avere ancora a causa o nell'esercizio di tali professioni o attività. Allora, mi chiedo: un'occasionale avventore, che si presti a offrire soccorso a qualcuno in un qualsiasi evento, va considerato coperto o non coperto? Cioè qui si corre il rischio, per specificare, di allargare senza limiti una situazione che invece richiede un suo dettaglio. L'espressione iniziale, semplice, chiara, era certamente quella migliore, che consentiva all'interprete, caso per caso, di applicare quella situazione a seconda del suo prudente apprezzamento. Parliamoci chiaro, la tecnicalità penale non è una tecnicalità di dettaglio che obblighi il giudice ad una valutazione, ma che dia al giudice i parametri per poter prudentemente, correttamente e saggiamente applicare quella norma. Voi fate esattamente il contrario: voi nel dettaglio volete imporre un'interpretazione. È sbagliato! Non è il Parlamento che determina esattamente i criteri di interpretazione, vanno dati al giudice i parametri per poter prudentemente applicare queste norme. E nell'ambito del diritto penale questa deve essere una regola, voi invece vi incaponite in rincorse senza senso verso risultati che hanno soltanto uno scopo: accontentare delle categorie. Ecco, il diritto penale del consenso costituisce in questa legislatura un dramma, un vero dramma per il cittadino e per il legislatore. Io personalmente voterò contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire, quindi lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 delle Commissioni, parere favorevole di Commissioni e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Abbiamo una serie di aggiuntivi all'articolo 6, quindi chiedo alla relatrice i pareri.

ANGELA IANARO, Relatrice per la XII Commissione. Grazie Presidente, i pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.01 Gemmato, che chiede di intervenire.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie Presidente, con questa proposta emendativa, noi, come gruppo di Fratelli d'Italia, chiediamo il riconoscimento di un credito di imposta per le farmacie in ordine all'installazione di dispositivi di videosorveglianza e di sicurezza.

Aggiungo alcune considerazioni. Con il DM n. 70 del 2015 il Sistema sanitario nazionale sul territorio possiamo dire che è stato disarticolato: hanno chiuso ospedali, sono stati chiusi punti di Primo Soccorso, i Pronto soccorsi; l'unico punto sanitario sul territorio - immagino e penso a tanti comuni montani, a tante piccole comunità – sono le farmacie private convenzionate, unico riferimento che diventano e sono, di fatto, il presidio sanitario sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A maggior ragione la legge n. 69 del 2009 con l'introduzione della farmacia dei servizi declina in positivo questo concetto.

Ho sentito durante il dibattito d'Aula, ma anche in Commissione XII, uno sperticarsi orizzontale di tutti i colleghi a favore dei farmacisti e degli operatori sanitari in genere. Lo si è fatto prima, a maggior ragione ora in tema di gestione della malattia da COVID: tutti parlano bene di questi angeli, dei camici bianchi, dei farmacisti, dei medici, degli infermieri, dei biologi, salvo poi, quando si deve declinare in positivo questi concetti astratti, dire di no, anche in maniera abbastanza veloce e distratta, dicendo che tutti questi emendamenti non vanno bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Chiederei al Governo il perché non va bene un credito d'imposta, peraltro, anche di piccola entità, che come gruppo di Fratelli d'Italia abbiamo quantificato ed è approvato in sede di Commissione Bilancio. Voglio dire: tutto fattibile. Se il dibattito d'Aula deve essere quello di un mero eseguimento di ordini di partito che ci dicono “sì” e “no” e poi le parole sono vuote e vacue, allora io dico, anche ai colleghi di maggioranza che ringraziano, non ringraziateli più i farmacisti. Che ringraziate a fare, che lo fate a fare? È una presa in giro, non ditelo più (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Si dica semplicemente: fate per fatti vostri e vedetevela per fatti vostri, in tal modo i farmacisti saranno attrezzati a vedersela per fatti propri. Avere, ogni volta, questa solidarietà vuota, senza significato, è una doppia presa in giro! Mi scuso se mi sono un attimino animato, ma sono parte in causa. Ritengo, pertanto, che una riflessione da parte della maggioranza rispetto a questo tema vada fatta, ma vada fatta non per motivi astratti ma per un rispetto che si deve a una categoria professionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.01 Gemmato, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V (Bilancio) Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 6.015 Bellucci, che chiede di intervenire. Prego.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie Presidente, rappresentante del Governo, chiedo l'attenzione di tutti i colleghi perché oggi stiamo affrontando un disegno di legge che si occupa di un bene estremamente prezioso, della sicurezza ma, in questo caso, di quella degli operatori sanitari. Allora, con questi emendamenti che proponiamo in aggiunta all'articolo 6 e, in particolare, con questo, a mia prima firma, noi ci vogliamo occupare non soltanto di innalzare le pene; ribadisco, come ho detto ieri, nelle tante audizioni che abbiamo fatto con le Federazioni, gli ordini professionali di tutte le professioni sanitarie, c'è stato più volte detto che l'innalzamento della pena non è atto sufficiente. Allora, questo Parlamento non può pensare di contrastare la violenza sempre e soltanto con aspetti penalistici e innalzando le pene. Certo, capiamo che non costa nulla cambiare un articolo del codice penale e innalzare la pena: è a invarianza finanziaria e, per questo, ci permettiamo di pensare che è più facile, ma non può essere l'unico strumento. E allora, nel momento in cui in Parlamento si discute di una legge così importante, della protezione e della sicurezza degli operatori sanitari, non si può non dare attenzione alla prevenzione, alla protezione, alla valutazione del rischio. I nostri operatori sanitari non hanno soltanto bisogno di sentire uno Stato vicino quando vengono violati e aggrediti, i nostri operatori sanitari hanno bisogno di far sì che lo Stato non faccia arrivare quella violenza nelle loro strutture. Il nostro compito deve essere quello di non far mai toccare, né da una parola aggressiva, né da uno schiaffo, né addirittura a volte da una violenza sessuale, i nostri operatori sanitari. Questo è il nostro compito. La legge che andremo a votare deve avere come cardini questi pilastri: certamente la certezza della pena, certamente l'aggravante della pena, ma anche la protezione, la prevenzione e l'evitamento del rischio nella maniera più assoluta.

E allora, in fondo, in questo emendamento, che è un emendamento di buon senso, voi in parte l'avete anche recepito, ma - ci permettiamo di dire - in maniera del tutto inefficace, estremamente a maglie larghe, perché dire che il lavoro di équipe multidisciplinare verrà promosso dall'osservatorio è ben poca cosa; mi permetto di aggiungere che un osservatorio nazionale non si nega mai a nessuno. Ma avevamo già una raccomandazione del 2007, che diceva che si dovevano promuovere attività. Quello che noi oggi dobbiamo fare è chiedere alle strutture sanitarie, ospedaliere e territoriali di promuovere delle unità multidisciplinari, che si occupino di valutare il rischio, di poter intervenire con strumenti adeguati, di formare gli operatori, di dare l'assistenza, cioè di far diventare realtà la programmazione e la prevenzione nelle nostre strutture. Se tutto questo non verrà fatto, noi possiamo certamente immaginare che le violenze non diminuiranno. Sappiamo tutti che, con interventi di innalzamento della pena, non si diminuisce la violenza. Il dramma delle violenze nelle strutture sanitarie è dovuto - e lo sappiamo - ad una mancanza di personale: 10 mila medici in meno in dieci anni, 55 mila infermieri in meno in dieci anni; una drastica diminuzione degli operatori, che sono soli soprattutto nei reparti di urgenza, ma anche a dare assistenza sociale, e allora a mani nude fronteggiano un'utenza, che è angosciata, in ansia, perché non vede erogato il servizio che vorrebbe. Rispetto a questo, l'intervento deve essere organizzativo e strutturale. Quindi, come Fratelli d'Italia, non accettiamo che questa legge possa prevedere il minimo ribasso e, quindi, soltanto la riduzione di una applicazione e di un innalzamento della pena. Vi chiediamo ancora di rifletterci, vi chiediamo ancora di poter sostenere questo emendamento e di dare, quindi, risposte concrete alla prevenzione: questo si aspettano gli operatori, ancora di più perché vi hanno dimostrato in questi giorni che ci mettono la motivazione, il coraggio, la determinazione, ma hanno bisogno di uno Stato che sia concreto e fattivo nella protezione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.015 Bellucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.018 Bellucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.020 Bellucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.022 Bellucci.

Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Anche qui, chiediamo concretezza, risposte alla sofferenza degli operatori sanitari e supporto: supporto in questo caso psicologico nell'affrontare il dramma della violenza che hanno subito. Questi operatori ci raccontano storie terribili di depressione, di angoscia, di ansia, di demotivazione dal lavoro, di assenteismo, non fosse altro perché, ovviamente, dopo aver subito una violenza verbale o fisica, la voglia di ritornare nel luogo del lavoro passa; passa ancor di più perché non vi sono strumenti di assistenza. E allora, con questo emendamento, vi chiediamo di poter introdurre un servizio di supporto psicologico per queste vittime. Queste vittime, spesso, si trovano a doversi pagare da sole l'assistenza per superare il dramma della sofferenza psicologica. Il nostro non può essere un sistema che si prende cura soltanto dei corpi, noi ci dobbiamo prendere cura delle persone e prendersi cura delle persone significa prendersi cura degli aspetti emotivi, degli aspetti psicologici, degli aspetti relazionali. Spesso questo Parlamento sembra scotomizzare tutto questo: si interviene con una pena e poi basta, poi la vittima viene lasciata sola. Voi pensate che dopo tornerà al lavoro come se niente fosse? Quei medici che sono stati violentati, quelli che sono stati percossi, quelli che sono stati presi a martellate in un servizio per le dipendenze patologiche… e non è successo molto tempo fa: uno di questi è il caso di Macerata, di un medico di un SerT, che è stato preso a martellate da un paziente: voi credete che senza un supporto e un aiuto per elaborare il trauma, riuscirà a proporre il proprio lavoro? E, allora, anche qui si va a votare e ad emanare una legge che è debole, è fragile. Colleghi, rischia di essere, permettetemelo di dire, soltanto un po' una presa in giro: non si può tenere un tavolo con una gamba sola, ne servono almeno altre due, il tavolo non sta in piedi. Come pensate che possa stare la tutela della sicurezza degli operatori sanitari, nella nostra nazione, in piedi, se non si applicano altre misure e quindi se queste, che sono persone, non vengono tutelate anche nel loro diritto di andare al lavoro rassicurati e supportati nel giusto modo? E allora in questo caso ulteriormente vi chiedo di rifletterci, siamo troppo manchevoli. Anche in questo caso, nell'affrontare il COVID-19, abbiamo totalmente lasciato soli, avete voi, del Governo, totalmente lasciato soli gli operatori sanitari, perché l'attività di supporto psicologico è stata soltanto di carattere spontaneistico, a titolo di volontariato e spesso gratuita e spessissimo attraverso le forze del mondo del Terzo settore. Beh, non può essere sempre scaricata sull'attività di volontariato e sul mondo dell'associazionismo questo bene prezioso, che è la salute psicologica, emotiva e quindi mentale delle persone, in questo caso degli operatori sanitari. Quindi, ancora una volta vi chiedo di rifletterci, di essere coerenti con l'impegno che vi siete presi, di proteggere gli operatori sanitari e di poter votare a favore, prevedendo l'istituzione, nelle strutture ospedaliere territoriali di servizi di supporto psicologico per chi ha subito violenza. Non lasciamoli soli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.022 Bellucci, con parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

Colleghi, vi ricordo che, anche durante le operazioni di voto deve essere mantenuta la distanza, vedo alcuni colleghi ancora che non la stanno mantenendo: Sportiello e Ricciardi, Barelli e Sibilia, Carrara e D'Attis, vi chiedo di ottemperare alle disposizioni dei Questori. Donina ed Eramo anche. Anche Elvira Savino e Baratto.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.024 Potenti.

Ha chiesto di parlare il collega Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio Presidente, con questo emendamento si intende voler introdurre una aggravante che, secondo le indicazioni della Suprema Corte di cassazione, ultima anche nel 2019, rientrerebbe fra quelle cosiddette a effetto speciale. Ora, io mi sento in dovere di riprendere una discussione che si è svolta poco fa, in cui è intervenuto anche con un pregevolissimo contributo il collega Sisto, che ringrazio, e sicuramente ad adiuvandum di quanto precedentemente sostenuto dal collega Turri e da Paolini, del mio gruppo, perché in questo emendamento si vuole andare anche a colmare una gravissima dimenticanza - e qui mi rivolgo al relatore - relativamente allo scopo di questo disegno di legge. Allora, per chi ci ascolta o chi non ha magari fino a ora ascoltato tanto bene, qui stiamo parlando di munire il nostro sistema ordinamentale di strumenti idonei a prevenire e quindi a disincentivare una serie di condotte gravissime, che avvengono ai danni del personale sanitario, infermieristico, medico, in occasione di attività legate al soccorso e alla cura delle persone. Per capirci ancora meglio, quando una serie di soggetti forsennati entrano all'interno delle strutture sanitarie e sfasciano di tutto, oppure quando un'ambulanza si reca a soccorrere qualcuno per strada e addirittura i soccorritori vengono assaliti da sassate, mazzate, se non di peggio. Ora, quando si parla - e invito ad andare a leggere il testo di questo emendamento - della legge, si fa riferimento a un articolo della legge n. 132 del 1968, la cosiddetta legge Mariotti. Nessuno, neanche in Commissione, se non la Lega, l'ha tirata fuori dal cassetto. Ora, per i benpensanti vorrei ricordare che la legge Mariotti è quella che, nel sistema italiano, ha fornito e munito di soggettività di diritto pubblico gli enti ospedalieri, dando appunto la definizione di queste strutture come ospedali, appunto soggetti che hanno riconoscibilità di diritto pubblico e in questa legge si disciplina anche l'organizzazione strutturale degli ospedali. In particolare, in un articolo di questa legge, ed è quello che cito nella formulazione della nostra aggravante, l'articolo 39, e qui voglio ribaltare il criterio che utilizza il relatore, che insomma ha in qualche modo sostenuto poco fa di voler utilizzare, per individuare tutte le specifiche funzioni e attività dei soggetti che sono deputati a fare attività di soccorso. Perché? Perché quando si entra in un ospedale, la legge Mariotti, articolo 39, elenca una serie di soggetti che magari non sono direttamente coinvolti nell'attività sanitaria, ma che, come spesso capita - faccio il caso dei dipendenti amministrativi del Cup, il centro unico di prenotazione - vengono assaliti da offese, da minacce, da ingiurie. L'articolo 39, se lo andate a leggere, della legge Mariotti, elenca tutta una serie di soggetti che potrebbero essere beneficiari di questi strumenti che andiamo a inserire nell'ordinamento. Io parlo del personale amministrativo, parlo del personale sanitario ausiliario, assistenti sanitarie visitatrici, infermieri professionali, vigilatrici dell'infanzia, ma parlo anche di soggetti che, alla parte finale di questo articolo, sono il personale di assistenza religiosa. Nessuno ha pensato che nelle strutture sanitarie, molto frequentemente, vi sono anche dei ministri di culto cattolico e non solo, perché la legge del 1968 aveva già pensato alla possibilità che, per le altre confessioni diverse da quelle del culto cattolico, si potesse dare diritto anche a terzi ministri di altre confessioni di poter essere ivi presenti. Ora, io mi chiedo perché ci si vuole dimenticare, come ha detto appunto l'avvocato Sisto, di andare a ricercare in altre leggi speciali quei riferimenti che consentirebbero, in determinati ambienti sanitari, di poter ricomprendere tutta una platea di persone, che non direttamente sono coinvolte nell'assistenza, ma magari fanno servizio di sorveglianza o servizio amministrativo. Ebbene, diversamente - e concludo - si arriva all'assurdo di formulazioni come quella che avete introdotto nella rubrica dell'articolo 583-quater, che diventerà il record, in termini di lunghezza, della rubrica di un articolo del codice penale, al quale 583-quater si aggiunge una rubrica, che cito: nonché personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria, nell'esercizio delle sue funzioni, a causa di esse… Cioè, io vi dico, ragioniamo anche su quelli che possono essere utili riferimenti per non lasciare norme al pubblico ludibrio dell'interpretazione giurisprudenziale, privando taluni soggetti, meritevoli di tutela, di queste tutele.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.024 Potenti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni sull'emendamento 7.50 Varchi.

MICHELE BORDO, Relatore per la II Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, intervengo per esprimere soddisfazione per i pareri espressi dalle Commissioni e dal Governo sul mio emendamento, perché a fronte di un dibattito che già nella Commissione si era sviluppato, questa volta abbiamo rinunciato a stravolgere l'impianto dei nostri codici di rito, nei quali ogni istituto corrisponde ad una ratio ben precisa. In questo caso noi ci occupiamo della costituzione della parte civile nel processo penale, quindi l'esercizio di quell'azione civile finalizzata a concretizzare la pretesa risarcitoria già in sede penale. Come è noto, anche per le refluenze che questa costituzione di parte civile esercita sulla sede civile, il legislatore dell'epoca ritenne di renderla facoltativa: ecco perché ho ritenuto fuori luogo prevedere che solo in determinate circostanze, ossia quelle previste da questa pur importantissima legge di riforma, tale facoltà diventasse in realtà un obbligo.

Sono quindi soddisfatta della scelta, operata insieme alle forze di maggioranza, di aderire all'impianto normativo del nostro codice di rito, riconoscendone la portata a livello sistematico: perché ogni qualvolta noi ci occupiamo di modificare i nostri codici dobbiamo avere cura che le nostre riforme si inseriscano in maniera armoniosa nel contesto nel quale poi andranno a sviluppare i loro effetti per i cittadini. Ecco perché ritengo che la costituzione di parte civile debba rimanere una facoltà, e quindi prendo atto dei pareri favorevoli già espressi, invitando naturalmente tutti i gruppi parlamentari ad esprimere un voto favorevole affinché la costituzione di parte civile resti una facoltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MICHELE BORDO, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO, Relatore per la II Commissione. Presidente, il parere favorevole che abbiamo dato a questo emendamento, che sopprime l'articolo 7 della legge, quello appunto sull'obbligo di costituirsi parte civile nei processi di aggressione o di violenza o di minaccia nei confronti degli operatori sanitari o socio-sanitari, non è dovuto al fatto che improvvisamente abbiamo cambiato opinione su questo tema: tant'è che l'articolo 7, l'obbligo di costituzione di parte civile, è stato proposto come emendamento in Commissione dal collega Siani, che ringrazio. Penso anche che aver previsto l'obbligo in Commissione ci abbia comunque consentito di aprire su questo tema una discussione secondo me molto utile, che altrimenti non ci sarebbe stata, né in Commissione e neanche oggi in Aula.

Questo è un tema vero: perché purtroppo sono ancora molto poche le aziende, pubbliche o private, che decidono di costituirsi parte civile nei processi per le aggressioni subite dai propri dipendenti.

Noi avremmo voluto ovviare a questa sottovalutazione, introducendo appunto l'obbligo proposto dal collega Siani, consapevoli del fatto che è assolutamente importante il supporto psicologico delle aziende nei confronti dei propri dipendenti di fronte a reati come le aggressioni, che spesso appunto gli operatori sanitari subiscono. E la previsione dell'obbligo, per quanto ci riguardava, serviva proprio a definire, a marcare una chiara volontà politica, ossia la volontà politica di chiedere alle aziende comunque di costituirsi parte civile, per non lasciare soli i propri dipendenti.

E quindi la volontà politica permane; anche se - lo devo dire, ed è la ragione per la quale poi abbiamo accolto favorevolmente l'emendamento proposto dalla collega Varchi - ci siamo resi conto che prevedere un obbligo di costituzione di parte civile per le aziende, sia pubbliche che private, obiettivamente sarebbe stata una forzatura incompatibile, o difficilmente compatibile con quanto previsto in materia dal nostro ordinamento. Intanto perché, per esempio, non ci sono precedenti legislativi di obbligo di costituzione di parte civile nei confronti, per esempio, delle aziende private: è complicato prevedere per legge che un'azienda privata si possa costituire parte civile, quando noi sappiamo, come appunto è stato ricordato, che l'articolo 74 del codice di procedura penale attribuisce al titolare dell'azione civile non un obbligo, ma una mera facoltà, rispetto alla quale compete comunque al giudice verificare la legittimazione della parte istante. Certo, avremmo potuto prevedere un obbligo per le aziende pubbliche, e ci sono precedenti che vanno in questa direzione: ci sono, per esempio, leggi di alcune regioni che prevedono l'obbligo di costituzione di parte civile per i reati di mafia, leggi rispetto alle quali è stata anche sollevata l'eccezione di incostituzionalità, respinta comunque dalla Corte costituzionale. Avremmo quindi potuto anche prevedere questa differenziazione: non l'abbiamo fatta, perché evidentemente, siccome con questa legge noi intendiamo tutelare sia gli operatori sanitari pubblici che quelli privati, non ci è sembrato giusto prevedere un obbligo differente a seconda che l'operatore sia un dipendente della struttura pubblica piuttosto che un dipendente privato.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MICHELE BORDO, Relatore per la II Commissione. In ultimo (e concludo, perché il tema è importante), abbiamo anche evitato di dare un indirizzo, e cioè di dire “chiediamo alle regioni”, perché obiettivamente l'articolo 74 del codice di procedura penale, da questo punto di vista, ci sembrava già sufficiente. Per tutte queste ragioni accogliamo quindi favorevolmente l'emendamento che è stato proposto dalla collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, credo di aver compreso dall'intervento del collega Bordo che la maggioranza voterà favorevolmente su questo emendamento, ho capito bene?

Ecco, io, a rafforzativo di questa perplessità, ovviamente prescindendo da quello che può essere l'atteggiamento di ciascuno, segnalo alcune patologie tecniche che mi auguro possano fungere da elemento dissuasore per futuri tentativi di imporre al privato di costituirsi parte civile, il che mi sembra, da un punto di vista proprio anche culturale, difficile da digerire. Noi siamo innamorati della facoltà di esercitare un diritto, ma l'obbligo di esercitare un diritto da parte dello Stato nei confronti del privato non appartiene certamente al DNA di Forza Italia.

Il punto è anche un altro: che in questa norma, con un tecnicismo che per la verità non mi stupisce, si faceva riferimento alla parte civile, ma non alla persona offesa. Nel processo penale è evidente che c'è una parte tutta preliminare, rispetto all'esercizio dell'azione penale, quando ci si può costituire parte civile per l'udienza preliminare o direttamente al dibattimento, che rimaneva tagliata fuori, e che è la parte più importante, cioè, quando, accaduto l'episodio, l'ente, che deve essere giustamente vicino alla categoria vilipesa dalle aggressioni, ha tutta la possibilità, come persona offesa, di stare nel processo e di far sentire la sua voce in tutti i modi, magari, con una sinergia rispetto al medico, al paramedico o alla persona che comunque è stata offesa molto più efficace rispetto ad una costituzione di parte civile. E aggiungo un altro dato che non sfuggirà certamente ai più: la costituzione di parte civile ha un altro principio, che è quello della convenienza; vi è una anche una responsabilità contabile se, per avventura, io esercito un diritto nel processo penale risarcitorio che non sia legittimato dalla convenienza. Allora, mi sembra che lasciare la facoltà a chi vuole di potersi costituire, ma soprattutto rimarcare la necessità che la persona offesa sia presente in questi episodi… Cioè, la vicinanza al personale non la si ha soltanto nel processo, ma soprattutto prima del processo. E io penso che questo debba essere lo sforzo a cui tutti dobbiamo tendere: una struttura che non sia lontana dal soggetto, mai, ma, soprattutto, nelle prime battute, quando mi sembra che questo bisogno di assistenza, al di là della fase processuale, sia necessario.

Pertanto, manifesto le mie perplessità tecniche e prendo atto di quanto dichiarato dal rappresentante del Governo e dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Mi spiace molto che i relatori, a cui va il mio apprezzamento, abbiano fatto una inversione a “U” su questo tema. Questo è un tema che va ben al di là del significato specifico, questo è un tema che riguarda, come i relatori sapranno, l'82 per cento delle strutture pubbliche che non si costituisce come parte civile, riguarda il 98 per cento delle strutture private che non si costituisce parte civile; non prevedere un obbligo, e comprendo anche le ragioni del collega Sisto, significa di fatto lasciare il personale sanitario esposto e da solo, nel processo.

Qui la questione è completamente diversa; c'è da indicare, con chiarezza, da che parte stiamo, se vogliamo, in questa dinamica, circoscrivere le responsabilità ed aiutare nel processo, in quel difficile momento che spesso è anche lungo, e dobbiamo far sì che non ci sia un dubbio, che non ci sia un dubbio interpretativo, che non ci sia una facoltà, che non ci sia una valutazione di merito, che non ci sia un atto di resipiscenza, talvolta del direttore generale, che rivede quel quadro. È evidente che rispetto a quella vicenda deve generarsi una condizione di obbligo non discutibile, perché se è discutibile in sé, andiamo esattamente nella direzione nella quale finora siamo stati collocati e posti. Per questa ragione, mi permetto di ritenere che cancellare l'obbligo di costituzione di parte civile sia un errore e un indebolimento, significativo, della norma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Sul punto, il gruppo Lega, dopo ampia riflessione, voterà a favore di questo emendamento, per una ragione essenziale: fermo restando il principio che è condivisibile e che bisogna, come dire, scoraggiare al massimo, anche con le costituzioni di parte civile, l'aggressività, però, io ricordo che la costituzione di parte civile tende sostanzialmente anche a un obiettivo economico; laddove le amministrazioni fossero costrette a costituirsi con soggetti nullatenenti, che vengono già puniti in penale, ma che, dal punto di vista pratico, non porterebbero alcun beneficio, ciò comporterebbe in molti casi solo dei costi aggiuntivi per le strutture, le ASL e, comunque, gli enti che partecipano al processo, per le loro spese legali. Quindi, è bene che sia consentito alle ASL e ai soggetti danneggiati valutare di volta in volta, come accade peraltro per i comuni cittadini. Quindi, è questa la ragione per cui la Lega voterà a favore di questo emendamento. Tutto qui, grazie.

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 7.50 Varchi, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, vi ricordo che il distanziamento deve essere mantenuto, soprattutto durante le fasi di voto…

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

L'articolo aggiuntivo 7.51 Varchi risulta precluso dall'approvazione dell'articolo aggiuntivo 7.50 Varchi.

Passiamo quindi al parere sugli articoli aggiuntivi. Relatore?

MICHELE BORDO, Relatore per la II Commissione. Articolo aggiuntivo 7.027 Novelli, parere contrario; 7.016 Bellucci, parere contrario; 7.028 Paolo Russo, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 7.027 Novelli.

Ha chiesto di parlare il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento torna su un argomento, di cui abbiamo già avuto modo di parlare in discussione, peraltro, presente anche in altre proposte di legge, e che riguarda la videosorveglianza. La videosorveglianza, nel provvedimento in oggetto, è contenuta, in modo marginale, all'articolo 2, comma 2, lettera d), che parla solo di monitorare l'attuazione delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza, anche promuovendo l'utilizzo di strumenti di videosorveglianza. Noi riteniamo che questa previsione sia debole, sia una previsione che dovrebbe essere integrata con l'approvazione del nostro emendamento.

Vorrei ricordare all'Aula che, nelle audizioni, sia l'Anaao Assomed, sia la Federfarma, sia l'Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri, sia la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri hanno visto con favore l'introduzione della videosorveglianza nelle strutture nelle quali lavorano gli operatori sanitari.

Il principio della prevenzione è un principio importante, ne parliamo molto, ma poi lo applichiamo poco, in quanto non può essere, come dire, soprasseduto da quella che è una falsa motivazione, cioè la motivazione della privacy. Vorrei ricordare a tutti quanti noi che, dalla mattina alla sera, noi siamo videosorvegliati: siamo videosorvegliati quando andiamo a fare il rifornimento di carburante, siamo videosorvegliati quando camminiamo per strada, siamo videosorvegliati quando andiamo a fare un bancomat, siamo videosorvegliati ai semafori, mentre attendiamo il verde, siamo videosorvegliati ovunque e siamo probabilmente anche videosorvegliati con questi strumenti. Allora, io mi domando e mi dico: ma il punto per cui questo emendamento ha avuto parere negativo, l'emendamento che prevede che si possano dotare di sistemi di videosorveglianza costituiti da telecamere a circuito chiuso con immagini criptate, ai fini di garantire una maggior tutela degli operatori sanitari, ha una motivazione negativa solamente perché costa del denaro. Quindi, la prevenzione e la sicurezza dei nostri operatori sanitari, come, purtroppo, sempre accade, non sono legate ad un principio che ha un ragionamento di valenza generale, che è quello di un approfondimento sul perché la videosorveglianza non deve essere attivata, ma semplicemente perché costa dei denari.

Peraltro, questo emendamento prevede la possibilità delle strutture di dotarsi dello strumento di videosorveglianza. Allora, concludo, dicendo una cosa: è inutile che noi ci raccontiamo ogni giorno le stesse cose: tre aggressioni giornaliere, migliaia di persone che lavorano nelle strutture pubbliche e private sanitarie e socio-sanitarie aggredite, donne che subiscono anche violenze fisiche; tutto questo non può essere risolto dai sistemi di videosorveglianza, ma potrebbe diventare uno strumento di deterrenza importante, perché, se il malintenzionato, che a volte diventa malintenzionato nel momento (non lo è precedentemente al contatto, per una serie di motivi scatenanti), sa che c'è una telecamera che lo riprende, probabilmente, anche a malincuore, potrebbe rinunciare all'aggressione. Allora, il sistema di videosorveglianza non è un vezzo di Forza Italia che vuole mettere qualcosa per posizionare la bandierina, ma è qualcosa di importante. Noi dobbiamo andare in questa direzione. Pensate un po' ad un medico di continuità assistenziale, magari una giovane laureata che si trova in una struttura anche isolata, di notte, da sola, che sa di poter contare per lo meno su qualcuno o su qualcosa che osserva e può lanciare l'allarme, o può ricondurre al colpevole o può essere di prevenzione.

Per questo noi riteniamo che questo emendamento dovrebbe essere valutato diversamente dall'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 7.027 Novelli, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 7.016 Bellucci.

Ha chiesto di parlare il collega Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, questo è un emendamento che indica e suggerisce la predisposizione di una relazione annuale sulla gestione del rischio di aggressioni… Presidente, è quello successivo. Perdono.

PRESIDENTE. Prego. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 7.016 Bellucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 7.028 Paolo Russo. Ha chiesto di parlare il collega Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, questa proposta emendativa suggerisce la predisposizione, da parte dei direttori generali delle aziende sanitarie, di una relazione annuale sulla gestione del rischio di aggressioni, e la mancata predisposizione della relazione diventerebbe rilevante ai fini della misurazione e della valutazione di performance dello stesso direttore generale. Perché questo emendamento? Un terzo delle nostre strutture sanitarie o sono prive di piani di risk management o sono con piani sostanzialmente inefficaci, e nessuno si perita mai di valutare l'efficacia di questi piani e soprattutto di dare all'inefficacia una valutazione di qualità, di merito anche misurata sulla performance del direttore generale. Quindi, è una modalità per valutare, per considerare, per meglio misurare la performance del management delle strutture sanitarie del nostro Paese. Ne abbiamo discusso in Commissione, so che vi è anche apprezzamento e che si ritiene possa essere valutato per un provvedimento che riguarda più specificamente la valutazione e la misura dei direttori generali, per cui ho piacere di ritirarlo, chiedendo al Governo, se lo trasformo in un ordine del giorno, se possa essere in qualche misura considerato.

PRESIDENTE. Mi sembra che ci sia un'approvazione da parte del relatore. Quindi, l'emendamento 7.028 Paolo Russo risulta ritirato.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANGELA IANARO, Relatrice per la XII Commissione. Presidente, sull'emendamento 8.50 Carfagna, parere contrario, anche su tutti gli articoli aggiuntivi il parere è contrario.

PRESIDENTE. D'accordo. Il Governo?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Parere conforme del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.50 Carfagna, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.023 Piastra. Ha chiesto di intervenire il collega Turri. Prego.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie Presidente, intervengo su questa proposta emendativa, a prima firma del collega Piastra, in cui si parla, anche qui, di misure di prevenzione. Chi è intervenuto prima di me ha già detto che le misure di prevenzione sarebbero fondamentali per cercare di contenere il problema della violenza nei confronti degli operatori sanitari nelle strutture. Peccato che per prevedere delle misure di prevenzione efficaci si dovevano anche prevedere delle coperture finanziarie. Sì, abbiamo istituito l'osservatorio, la sottoscrizione di protocolli, però, è evidente che in questo provvedimento la maggioranza, il Governo non prevede alcuna copertura finanziaria, quindi diventa difficile dare la giusta tutela. Con questa proposta emendativa si prevede di istituire all'interno delle strutture sanitarie dei presidi fissi di Polizia. Anche altre forze politiche propongono le stesse iniziative, le stesse misure. Quindi, anche sulla scorta di quello che è stato assunto nel corso delle audizioni, questa misura potrebbe essere un deterrente, una misura che servirebbe allo scopo. Si prevede, inoltre, sempre in questa proposta emendativa, anche il dislocamento e lo spostamento degli ambulatori della Guardia medica, che molte volte sono collocati in posizioni critiche, in posizioni sicure. Credo, quindi, che questa iniziativa, questo intervento sarebbe utile al raggiungimento dello scopo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire, lo pongo quindi in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.023 Piastra, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V (Bilancio) Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.05 Baldini, parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo al successivo 8.017 Bellucci, che chiede di intervenire. Prego.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie Presidente, con questa proposta emendativa chiediamo l'istituzione di presidi di Polizia. Anche attualmente abbiamo un racconto di donne medico che si recano nelle Guardie mediche, che sono da sole e che come unica protezione hanno una cosiddetta protezione privata, cioè hanno il marito, il figlio che le accompagna al lavoro, che a volte permane fuori dal lavoro per evitare che qualcosa di terribile accada, cioè che vengano violate nel corpo e nell'anima. Tutti non possiamo dimenticare la storia della dottoressa Strano, di quella violenza durata un'ora e mezza, e lì erano presenti anche i meccanismi di videosorveglianza ma non sono stati sufficienti. Allora è necessario immaginare laddove c'è un rischio particolare, laddove c'è un bacino d'utenza particolare, dei presidi di Polizia. È impossibile lasciare quelle donne da sole, è necessario che lo Stato sia vicino e che le protegga; non possiamo più vedere che quelle operatrici sanitarie si trovino ad aver paura nelle ore che permangono all'interno di quel servizio, in luoghi lontani e isolati; non possiamo permettere che vivano la loro professione con angoscia e preoccupazione. Quando voteremo questa proposta emendativa dobbiamo ricordarci proprio questo, cioè che attualmente in Italia nelle Guardie mediche ci sono donne da sole, che non rinunciano a fare il medico perché ci credono fermamente e che si aspettano che questo Parlamento gli offra quella sicurezza che è un bene primario, che va tutelato. Allora, convintamente vi chiedo, ancora una volta, di votare favorevolmente all'istituzione di presidi di Polizia all'interno di quei territori, di quelle strutture che sono così a rischio. Ci si aspetta protezione concreta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega De Martini.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Presidente, approfitto di questa proposta emendativa per ricordare, ancora una volta, in quest'Aula, Roberta Zedda, la dottoressa uccisa, violentata in Guardia medica la notte del 3 luglio 2003. Da allora in Sardegna le Guardie mediche hanno una vigilanza armata durante la notte, non durante il giorno. Perché vi ricordo questo? Per dirvi che la sicurezza ha un costo, le parole per gli angeli non bastano. Se vogliamo dare veramente sicurezza ai medici va bene inasprire le pene, ma soprattutto ci vuole sicurezza con agenti di Polizia, agenti armati. Spostare i presidi di Guardia medica all'interno delle strutture dove c'è sicurezza ha un costo. Siamo stanchi di sentire solamente provvedimenti a invarianza di costo, adesso è tempo di dimostrare che, se vogliamo la sicurezza dei medici, dovremo dargliela anche mettendoci dei soldi dentro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Carnevali. Prego.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie signora Presidente, voglio entrare un attimo nel merito non solo di questa proposta emendativa, ma anche di altre, tenuto conto che molti colleghi, anche del Partito Democratico, hanno presentato delle proposte di legge dove, all'interno, molto abbiamo puntato sia sull'introduzione della videosorveglianza sia sulla realizzazione di presidi di Polizia. Voglio anche ricordare a quest'Aula che questa non è una previsione così peregrina: in molte strutture, soprattutto strutture di primo livello, ci sono già presidi di Polizia, questo non solo a garanzia dei tanti episodi di cui abbiamo parlato, giustamente ricordati dai colleghi, ma anche per la tutela di chi vi opera e di chi ne usufruisce.

Pensiamo, per esempio, in particolare, alla violenza nei confronti delle donne: anche a molte donne mediche o donne di altre professioni sanitarie, purtroppo, è toccata l'esperienza drammatica anche di una violenza sessuale; detto questo noi ci rendiamo benissimo conto della difficoltà, anche solo, come dire, di una previsione in tutte le aziende ospedaliere, di presidi di Polizia. Ne abbiamo anche discusso durante l'esame del provvedimento e vorrei che rimanesse un po' traccia di discussione anche in quest'Aula, perché, al di là dell'invito o di un obbligo che deve essere previsto all'interno di una legge, ci sia una sensibilità, che è in capo alle aziende ospedaliere, di utilizzare quelle risorse; e al famoso ex articolo 20, che voglio ricordare, abbiamo messo più di 2 miliardi nell'ultima legge di bilancio: sono risorse che possono essere allocate ed utilizzate anche per realizzare delle infrastrutture di carattere tecnologico, comprese quelle della videosorveglianza. Quindi, le aziende, le opportunità potrebbero averle. Mi auguro che, davvero, anche con la discussione e l'approvazione di questa legge, oggi, in Aula, questa responsabilizzazione nei confronti delle ASL e delle aziende ospedaliere diventi più forte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.017 Bellucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V (Bilancio) Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.025 Potenti. Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Non ci sarà un ospedale, se non c'è un presidio di sicurezza. Non può esserci un ospedale, se non c'è un punto di garanzia rispetto a comportamenti incivili. Con questo emendamento noi andiamo a perfezionare la richiesta dei colleghi che, poco prima di me, hanno sollevato la questione. Interveniamo, guarda caso, nuovamente sulla cosiddetta “legge Mariotti”, la legge n. 132 del 1968. Questo pregevole testo normativo, all'articolo 19, elenca una serie di requisiti indispensabili, condicio sine qua non, affinché le giunte regionali possano riconoscere a quella struttura la qualifica di ospedale. Pensate alla sensibilità del legislatore del 1968, dicevo prima, alla lettera l) prevede come indefettibile la presenza, addirittura, di un servizio di assistenza religiosa nell'ospedale, perché altrimenti quello non lo puoi chiamare ospedale. Noi chiediamo l'introduzione di una lettera n), ovverosia che all'articolo 19 venga aggiunto un semplice ulteriore requisito: che quella struttura debba necessariamente avere almeno un presidio fisso di Polizia, chiamato di Polizia volgarmente, comunque destinato alla sicurezza interna.

Ora, io credo che questa sia una norma di buon senso, anche perché, per rispondere alla collega del Partito Democratico che poc'anzi stava appunto parlando di sensibilità, vorrei ricordare quello che, purtroppo, poi è anche un aspetto opposto alla sensibilità, quello che accade quotidianamente negli ospedali. Io, giusto per brevità, perché è bene ricordare quello che accade, cito alcuni titoli di alcuni giornali: “sfascia la sala parto e accusa: mancavano anestesisti, mia figlia morta per un cesareo negato”, “sfascio all'ospedale e cerca di rubare la pistola a un agente”, “rissa in ospedale a Napoli: nasce un figlio nero, padre distrugge sala parto” - a volte sono situazioni, come capirete, insomma, qualche collega sta anche ridendo, ma ahimè drammatiche -, “nudo per strada, sfascia le auto e defeca sull'ambulanza”. Questi sono fatti chiaramente che non possono prevedere una reazione di stimolo alla sola sensibilità, perché, capite bene, sono persone che non credo possano essere fermati con l'ausilio della sola camera da videoripresa e col servizio di videosorveglianza.

Credo ci vogliano due gorilla ben armati, magari di un bel randello, perché a volte questi luoghi sono luoghi, come le stazioni ferroviarie, nei quali si radunano, per ragioni chiaramente di opposta necessità e ben più gravi esigenze, anche quelle forme di isterismo umano che sono conseguenza immediata di drammatici fatti che riguardano a volte il figlio, il coniuge, il padre, la madre, se stessi. Quindi, abbiamo di fronte dei cittadini che esprimono l'irrazionalità, non sono persone che in quel momento hanno la lucidità di arrestare comportamenti. Si parlava chiaramente dei casi dello stupro, quello, è chiaro, è un estremo assoluto, ma ci sono comportamenti, come quelli che citavo poc'anzi, derivanti a volte anche da necessità di sfogo, isterismo irrazionale. Qui occorre indispensabile presenza delle forze di Polizia. Noi ne facciamo ulteriore appello; chiediamo anzi, per l'importanza del tema, che questa norma venga inserita nella legge che specifica quelli che sono i requisiti indefettibili. Vi ringrazio e spero di aver in qualche modo, a mia volta, stimolato la sensibilità verso questo tema a questa pregevole Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Nessun'altro chiede di intervenire, passiamo quindi ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.025 Potenti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere sull'emendamento 10.100 delle Commissioni.

MICHELE BORDO, Relatore per la II Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.100 delle Commissioni. Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie Presidente, vorrei intervenire ancora una volta su un problema di tecnica normativa, perché io penso che delle volte l'ipertutela si possa risolvere in un danno addirittura. Allora, prevedere una sanzione amministrativa, salvo che il fatto costituisca reato, per chiunque tenga condotte violente, ingiuriose, offensive o moleste, è un rafforzativo che moltiplica semplicemente le occasioni di intervento, che crea un ulteriore disservizio sul piano della moltiplicazione di sanzioni sostanzialmente inutili, che hanno una complicazione nella fase applicativa e nella fase esecutiva che, a mio avviso, non fanno altro: illusoriamente è una dose di morfina, ma non è un antibiotico, per usare un'espressione non propria, ma comunque vicina a questo tipo di provvedimento. Cioè, qui siamo di fronte ad una sanzione amministrativa per comportamenti di carattere personale; a me sembra non solo una contraddizione dal punto di vista logico-culturale, ma credo possa veramente andare a complicare ulteriormente attività amministrative che noi dobbiamo semplificare. Noi le dobbiamo semplificare. Andiamo a caricare gli uffici di un ulteriore aggravio di sanzioni, micro sanzioni amministrative per condotte moleste: ma che cosa volete che possa intimidire una sanzione amministrativa di tipo microclimatico, fatemi passare questo termine, rispetto a fenomeni che, invece, devono avere nella prevenzione certamente il loro punto di riferimento? Allora, moltiplicare queste sanzioni non serve a nulla; io sono contrario alle troppe sanzioni, sono favorevole ad una grande prevenzione, con sanzioni giuste e legittimate da una offensività delle condotte punita con sanzioni capaci di reprimere quella specifica offensività. Introdurre degli automatismi sanzionatori inutili è contrario allo spirito che nelle riforme della giustizia, ormai da cinquant'anni, si cerca di evitare, cioè moltiplicare le norme, moltiplicare le sanzioni, aggiungere soltanto un carico che potrà far piacere a qualche struttura organizzativa, ma penalizza pesantemente l'esercizio, lo sbarcare il lunario della quotidianità. Senza dire – Presidente, mi avvio rapidamente alla conclusione - che anche l'emendamento proposto non fa altro che ancora una volta raddoppiare questa afflittività inutile, perché diventa applicabile ad una serie di categorie incerte e quando la sanzione è inutile e le categorie sono open, ci si rende conto che noi graviamo le strutture sanitarie di una complicazione che, anziché curare, anziché aiutare a esercitare meglio le proprie funzioni, non crea altro che disservizi e ulteriori confusioni. Sarà bello dire che noi puniamo con una sanzione amministrativa qualcuno che è molesto e che ingiuria, ma credetemi, è del tutto inutile, se non dannoso. Esprimo pertanto delle perplessità sulla modalità di formazione di queste norme. Qui il problema non è se il fine è giusto o sbagliato, è che le norme sono scritte male, mi spiace molto dirlo, ma sono scritte ancora una volta per raggiungere un consenso, ma al di fuori del sistema normativo penale, processuale e amministrativo, è semplicemente per poter dire a qualcuno: “Ho introdotto una sanzione”. Credo che il legislatore così non si possa e non si debba fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO, Relatore per la II Commissione. Presidente, soltanto per dire che questa norma è stata introdotta e probabilmente il collega Sisto non se ne è accorto o comunque legittimamente ha espresso la sua opinione, ma era soltanto per dire che questa norma è stata introdotta grazie ad un emendamento che in Commissione è stato approvato e firmato dal collega dello stesso partito di Sisto, che è il collega Paolo Russo, era soltanto per chiarirlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.100 delle Commissioni, su cui c'è parere ovviamente favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

L'emendamento 10.50 Bagnasco risulta assorbito dal 10.100 delle Commissioni.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Sugli ordini del giorno n. 9/2117-A/1 Gemmato, n. 9/2117-A/2 Baldini, n. 9/2117-A/3 Mollicone, n. 9/2117-A/4 Amitrano, n. 9/2117-A/5 Ianaro, n. 9/2117-A/6 Misiti, n. 9/2117-A/7 Trizzino, n. 9/2117-A/8 Troiano, n. 9/2117-A/9 Bagnasco, n. 9/2117-A/10 Carfagna il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2117-A/11 Novelli il parere è favorevole, a condizione che venga espunto il primo impegno del Governo, oppure riformulato, quindi favorevole con riformulazione. Sugli ordini del giorno n. 9/2117-A/12 Mandelli, n. 9/2117-A/13 Russo Paolo, n. 9/2117-A/14 Fusacchia, n. 9/2117-A/15 Bellucci e n. 9/2117-A/16 Siani il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Quindi, i pareri sono tutti favorevoli. Sull'ordine del giorno n. 9/2117-A/11 Novelli prendo atto che viene accettata la riformulazione.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per il Sud e la coesione territoriale e la Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti.

Invito i relatori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in ordine ai contenuti e ai tempi di pubblicazione del cosiddetto decreto-legge "rilancio" – n. 3-01547)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Lollobrigida ed altri n. 3-01547 (Vedi l'allegato A). Il deputato Marco Silvestroni ha facoltà d'illustrare l'interrogazione di cui è cofirmatario.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Qui posso togliere la mascherina, no? Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Deputata Lucaselli, può cambiare di posto? Prego, deputato Silvestroni, ha un minuto.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Rinnovo i ringraziamenti. Noi questa interrogazione l'abbiamo fatta e presentata, perché ci sentiamo presi in giro, come Fratelli d'Italia, e ci sentiamo presi in giro insieme a milioni di italiani, perché, ancora una volta, dopo il “decreto Cura Italia”, ora siamo arrivati al “decreto Rilancio”. Ebbene, nessun Governo, Presidente, nella storia della Repubblica italiana, ha mai avuto in due mesi ottanta miliardi, lo ripeto, 80 miliardi in deficit, ottanta miliardi, però, che pesano sulle spalle dei nostri figli, dei nostri nipoti…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Ottanta miliardi che, ad oggi, sembra che siano serviti solamente per fare degli accordi politici nella maggioranza. Quindi, questi come dovevano essere spesi lo dirà Giorgia Meloni il 2 di giugno, ma noi chiediamo di togliere dal “decreto Rilancio” le norme che con la crisi economica e il rilancio non c'entrano nulla.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei innanzitutto sottolineare che il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana di ieri e contestualmente trasmesso alla Camera dei deputati per l'avvio dell'esame parlamentare. Come ha affermato il Ministro dell'Economia e delle finanze, il Governo è intervenuto con il provvedimento economico di portata più ampia della nostra storia; si tratta di un testo di ben 266 articoli che dispongono risorse per circa 155 miliardi di euro in termini di saldo netto da finanziare, corrispondenti a 55 miliardi in termini di indebitamento netto, resi disponibili sulla base dell'autorizzazione approvata dalla Camera, con un solo voto contrario, per sostenere l'Italia che riparte, dopo mesi difficili, con le imprese, i lavoratori, le famiglie, la sanità, la scuola e l'università.

Siamo di fronte ad un insieme di interventi davvero imponente che, insieme ai decreti “Cura Italia” e “Liquidità”, fornisce concrete risposte ai cittadini e alle imprese che più hanno sofferto a causa della pandemia e rappresenta un passo importante per accompagnare il nostro Paese verso la ripresa che noi tutti dobbiamo auspicare e sostenere.

Siamo consapevoli che serviranno ancora altri interventi per rendere la nostra economia più forte di prima, ma consentitemi di rivendicare con orgoglio lo sforzo che è stato fatto da questo Governo con il provvedimento in discussione, che ha visto un'approfondita discussione prima in sede tecnica e poi in Consiglio dei ministri. Quanto alle presunte incongruenze segnalate dagli onorevoli interroganti, ricordo che, da oggi, si aprirà la discussione parlamentare e il Governo sarà come sempre attento a valutare tutte le proposte migliorative che saranno presentate sia dalla maggioranza che dall'opposizione.

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di replicare.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Ministro, la sua risposta vale, purtroppo, quanto le conferenze stampa del Premier, che fa annunci prima ancora di averli scritti gli atti. Noi, in realtà, dal “decreto Rilancio” ci saremmo aspettati un moto di serietà nei confronti degli italiani che stanno attraversando un momento davvero molto, molto difficile; invece, in quei 260 articoli che dice lei, all'interno di quei 260 articoli, abbiamo ritrovato una serie di mancette un po' da Prima Repubblica (Commenti), che certo non le fanno onore. Allora, Ministro, ci sono, per esempio, 40 milioni che vengono dati per la realizzazione del Tecnopolo di Bologna, che vengono dati al Governatore Bonaccini e lei capirà che però lui li potrà utilizzare senza rispondere al codice degli appalti; ci sono 130 milioni dati a Taranto per i bus innovativi, in una città in cui c'è il problema di ArcelorMittal, in una città in cui il porto vuole essere venduto ai cinesi, e noi ci preoccupiamo dei bus innovativi. Dovrebbe venire a Taranto a dirlo ai tarantini. Poi, in questo solco, ce ne sono tantissime altre, per non parlare dei bonus. Abbiamo un milione di italiani autonomi che ancora aspettano i 600 euro. Abbiamo 2 milioni 600 mila italiani che ancora aspettano la cassa integrazione: avevate detto entro il 15 aprile, siamo al 20 di maggio e ancora non è stata pagata. Abbiamo 30 mila albergatori che non riapriranno quest'estate. Abbiamo un'attività su tre che, lunedì scorso, non ha alzato la saracinesca. Allora, probabilmente il “decreto Rilancio” si sarebbe dovuto occupare di questo e non invece di fare delle mancette - come dicevo prima - da Prima Repubblica. Ministro, l'ottimismo dello slogan: “andrà tutto bene” non è più realistico. Le cose stanno andando male, e se rimanete al Governo andrà sempre peggio, purtroppo, per gli italiani e per noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative per una corretta interpretazione della disciplina relativa alla classificazione delle infezioni da COVID-19, contratte in occasione di lavoro, come infortuni – n. 3-01548)

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01548 (Vedi l'allegato A).

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, Ministri, il tema è abbastanza chiaro: che cosa avviene se un lavoratore si contagia di virus COVID lavorando? Il “decreto Cura Italia” risponde che, nel caso in cui un lavoratore fosse contagiato durante il suo lavoro, al di là di quelle attività professionali relative invece a un'epidemia di natura professionale, non può che ricadere sotto la dizione di infortunio sul lavoro. Cioè il decreto riconosce un diritto di un lavoratore. Ora dov'è il punto? Che a questa affermazione semplice è corrisposta subito dopo una serie di interventi, di polemiche, come se, al riconoscimento di un diritto, seguisse immediatamente l'assunzione di una responsabilità penale o civile da parte delle imprese, cosa che nel testo non c'è, né poteva esserci. Lì c'è solo il riconoscimento di un diritto, per il resto valgono le norme che ci sono. Con questa interrogazione chiederei al Governo di sapere come intende muoversi su questo problema.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, l'interrogazione parlamentare presentata dagli onorevoli Epifani e Fornaro mi fornisce l'occasione di tornare su un tema che, negli ultimi tempi, è stato oggetto di dibattito e ha ingenerato preoccupazione nell'ambito del mondo imprenditoriale. Mi riferisco alla questione sollevata dalla previsione contenuta appunto dall'articolo 42, comma 2, del “decreto Cura Italia”, che, secondo alcuni, avrebbe aggravato la posizione dei datori, esponendoli maggiormente al rischio di essere ritenuti responsabili per i contagi da COVID-19 contratti dal lavoratore in ambiente lavorativo.

La norma richiamata conferma i principi generali applicati per il riconoscimento delle prestazioni a favore di tutti i lavoratori in caso di infortunio da contagio da malattia infettiva, e ciò anche in un periodo di pandemia caratterizzata da una larga diffusione dei fattori di contagio.

L'articolo 42, comma 2, rappresenta dunque una norma di tutela dei lavoratori e d'altra parte non introduce elementi peggiorativi della condizione datoriale. Anzi, a ben vedere, la norma introduce un regime di favore per i datori, ove prevede l'esclusione di oneri a carico delle imprese in termini di aumento dei premi assicurativi. Certamente, poi, la disposizione non inserisce alcuna novità sul piano della responsabilità datoriale, che continua ad essere regolata dagli ordinari principi vigenti in materia.

Come già precisato in altre occasioni, anche da parte dell'INAIL, non esiste alcuna automatica correlazione tra il riconoscimento dell'infortunio e l'accertamento di una responsabilità civile o penale in capo al datore di lavoro, che si fondano su presupposti ben distinti. La tutela infortunistica, infatti, richiede che l'evento dannoso si sia verificato in occasione di lavoro, e prescinde dalla configurabilità di un profilo di responsabilità del datore di lavoro. Invece, perché il datore di lavoro sia chiamato a rispondere in sede civile o penale, deve emergere giudizialmente che egli non abbia adottato le misure che secondo le particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro e che sussiste un collegamento diretto tra il contagio contratto dal lavoratore e la mancata osservanza delle regole da parte dell'azienda.

Il mero riconoscimento dell'infortunio sul lavoro, quindi, non agevola in alcun modo all'accertamento della responsabilità del datore di lavoro, né crea una presunzione in tal senso. Un ruolo essenziale è attribuito all'osservanza da parte delle aziende dei principi contenuti negli specifici protocolli nazionali sottoscritti dalle parti sociali d'intesa con il Governo, e anche nei protocolli o accordi di settore stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative sul piano nazionale, volti proprio a rendere sicuri e salubri i luoghi di lavoro e a prevenire e contenere i rischi di contagio da COVID-19.

Proprio queste precisazioni sono chiaramente espresse nella circolare che sarà pubblicata in giornata dall'INAIL, con l'assenso del Ministero del Lavoro, in modo da evitare ogni incertezza interpretativa e applicativa.

In ogni caso, al fine di superare ogni perplessità e conferire piena certezza al quadro giuridico, comunico che è attualmente in fase di valutazione e studio un eventuale provvedimento normativo volto a chiarire che il rispetto integrale delle prescrizioni contenute nei protocolli di cui al decreto-legge n. 33 del 2020 o nei protocolli o accordi di settore stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative, nonché l'adozione e il mantenimento delle misure ivi previste costituiscono presunzione semplice dell'assolvimento dell'obbligo di cui all'articolo 2087 del codice civile.

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di replicare.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). È evidente che il tema, come sappiamo, è complesso. Quello che io intendo riaffermare è che il riconoscimento di un diritto vale come riconoscimento di un diritto, e non ci può essere nessuna relazione stretta tra il riconoscimento di un diritto e un percorso di automatismo sulla responsabilità delle imprese, perché se così fosse, a ogni diritto corrisponde ovviamente una responsabilità, e non può che essere così.

Dopodiché, capisco invece due ordini di problemi: il primo, che la forma di quest'epidemia è così particolare per cui nella categoria contagio e rapporto di lavoro o rapporto di vita non è semplice distinguere, sarà cioè complicato capire se un lavoratore effettivamente è stato contagiato nel luogo di lavoro. Questa la capisco come discussione, anche dal punto di vista di studio, di intervento, di valutazione dei percorsi.

Dall'altra parte, capisco che alle imprese, e non solo private, perché può valere lo stesso per un preside, per un dirigente di un plesso scolastico, oppure per un'attività ospedaliera, bisogna dare delle certezze di comportamento, perché non può, se qualora rispettasse tutto, poi trovarsi a rispondere, quando invece ha fatto esattamente le cose che il suo dovere gli imponeva. E dentro questo quadro, però ciò va fatto - e questo è che mi preme e il senso di quest'interrogazione – con una discussione pubblica. Non mi piacciono le forzature, non mi piacciono i sottintesi, deve essere tutto fatto alla luce del sole, perché il tema merita una discussione fatta seriamente. Di questo la ringrazio.

(Elementi e iniziative in merito alla situazione del comparto automobilistico italiano e alla salvaguardia dei relativi livelli occupazionali – n. 3-01549)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Gribaudo ed altri n. 3-01549 (Vedi l'allegato A).

Preciso che, con riferimento agli stabilimenti produttivi citati al terzo capoverso della premessa, le denominazioni corrette delle località ove sono situati i primi due stabilimenti sono rispettivamente Grugliasco e Pratola Serra e non come stampato per un mero errore materiale.

La deputata Gribaudo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Ministra, in questi giorni il dibattito sul comparto automobilistico italiano si è concentrato sul prestito da 6,3 miliardi con garanzia SACE richiesto da FCA Italia a causa dell'emergenza COVID-19. Ma i problemi del settore auto non nascono con l'epidemia e gli oltre 250 mila occupati italiani affrontano da anni cicli di cassa integrazione e promesse di riconversione ecologica non mantenute.

La prospettata fusione dei gruppi FCA e PSA ha non ha finora chiarito il futuro degli stabilimenti italiani e dei loro addetti che rappresentano ben oltre il 7 per cento del nostro settore manifatturiero. Per questo le chiediamo, Ministra, quale sia stato l'utilizzo della cassa integrazione prima e durante il lockdown, quale sia oggi e cosa intende fare il Governo per salvaguardare non solo i lavoratori ma un comparto che naturalmente è strategico per la nostra economia.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo ha facoltà di rispondere.

NUNZIA CATALFO, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, l'interrogazione dell'onorevole Gribaudo sollecita un mio intervento su un tema molto delicato e di grande rilievo per l'intera economia italiana, poiché attiene ad un comparto, quello automobilistico, che rappresenta uno dei settori strategici del nostro sistema industriale e che, se già versava in difficoltà prima dell'evento della pandemia, registra sicuramente un ulteriore calo a seguito della diffusione del COVID-19.

Più precisamente, con specifico riferimento a FCA Italy Spa, in base ai dati in mio possesso risulta che, in diverse sedi, erano in corso, prima del propagarsi della pandemia, trattamenti di integrazione salariale. Infatti, in vari stabilimenti erano stati già in precedenza raggiunti accordi di proroga del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria, ricorrendo allo strumento del contratto di solidarietà.

La situazione si è aggravata per tutto il settore automotive anche a livello europeo dopo la sospensione forzata delle attività a seguito del dilagare dell'emergenza sanitaria. La filiera italiana è stata, infatti, completamente ferma nel periodo del lockdown per la produzione programmata anche di nuovi prodotti.

Il fermo della produzione, dovuto sostanzialmente al rispetto delle disposizioni per contrastare il contagio da COVID-19, ha peggiorato una situazione già critica dovuta al ripensamento della produzione anche in dipendenza della normativa europea sulla riduzione della CO2 e sulla necessità non più rimandabile di orientare la produzione verso forme di alimentazione alternativa.

In questo contesto, il Governo ha certamente l'intenzione di garantire il proprio impegno per la salvaguardia dei livelli occupazionali e al fine di evitare che molti lavoratori, già provati da questa fase emergenziale, si trovino privi di un impiego.

A ben vedere, era già stato avviato presso il MiSE un tavolo tecnico sul comparto automotive e per le note vicende ne sono stati sospesi gli incontri. Le riunioni certamente riprenderanno non appena le condizioni sanitarie consentiranno di proseguire i lavori in piena sicurezza.

Ad ogni modo, io manifesto la mia piena disponibilità ad approfondire in seno a quel tavolo, unitamente al MiSE e alle parti sociali, anche i rilevanti temi della transizione ecologica della mobilità, delle necessarie riconversioni industriali e dell'eventuale intervento pubblico in tal senso, al fine di trovare delle soluzioni più adeguate per il rilancio del settore.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Lepri.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie Presidente, noi ci riteniamo soddisfatti della risposta del Ministro, sapendo della sua…

PRESIDENTE. Può cambiare microfono, perché sento il rumore di sottofondo… Anche a fianco o dietro è uguale.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, signor Ministro. Sappiamo della sua sensibilità, ci riteniamo soddisfatti della sua risposta.

Come noi, lei sa benissimo che vi è un grande problema: quello del completo rientro dei lavoratori che oggi sono in cassa integrazione, che vivono situazioni difficili come i programmi di solidarietà, oppure lavoratori che sono impiegati in fabbriche che, verosimilmente, ad oggi non hanno ancora delle vocazioni produttive, a seguito delle necessarie riconversioni. Il Ceo di Emea, Pietro Gorlier, ha ricordato recentemente che il 90 per cento dei programmi annunciati sono già stati avviati o sono prossimi a realizzazione. Questa sua dichiarazione ci rassicura solo relativamente, sapendo dell'importanza dell'impegno che è stato stanziato, 5 miliardi, perché purtroppo abbiamo visto tante volte poi ritardi nell'effettuazione del programma, non certo attribuibili anche alla volontà dell'azienda, ma alle regole, ai vincoli e alla concorrenza internazionale. A questo si aggiunge la vicenda COVID, che evidentemente complica ulteriormente questi programmi. Noi ci aspettiamo da FCA quella responsabilità sociale che va anche oltre non solo agli impegni che ho ricordato, ma per esempio va alla possibilità di considerare anche una diversa, almeno parziale destinazione delle remunerazioni dei fattori produttivi, e in particolare del capitale, in questa condizione così difficile.

Voglio, concludendo, ricordare che il prestito garantito dallo Stato di cui si è parlato, ha messo delle condizioni importanti: l'impossibilità di distribuire dividendi nel 2020 o nel 2021, l'impossibilità di mantenere sedi in paradisi fiscali, la necessità di gestire l'occupazione con accordi sindacali e la destinazione di tutta la liquidità solo su programmi nella nostra nazione. Vorrei dire, utilizzando le parole del Ministro dell'Economia, che siamo di fronte, con questa proposta, ad un vero atto di politica industriale di cui si avvantaggerà l'intera filiera automobilistica italiana, ma abbiamo anche altre misure che sono state previste nel “decreto Crescita” che voglio ricordare: per esempio i grandissimi incentivi per la realizzazione di colonnine elettriche e la riconversione anche dei…

PRESIDENTE. Deve concludere.

STEFANO LEPRI (PD). … distribuzione, così come l'hub di ricerca a Torino che è stato finanziato. Buon ultimo voglio ricordare l'impegno che il presidente Conte ha annunciato, su cui il Parlamento è pronto a lavorare, per ridurre il dumping fiscale e legale e che l'Italia sconta nei confronti di altri Paesi dell'Unione europea.

(Iniziative per il rilancio economico delle regioni del Mezzogiorno, tramite un modello di sviluppo e innovazione compatibile con obiettivi di giustizia sociale – n. 3-01550)

PRESIDENTE. La deputata Rostan ha facoltà di illustrare l'interrogazione Occhionero ed altri n. 3-01550 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MICHELA ROSTAN (IV). Grazie presidente. Ministro, come il virus colpisce le persone più deboli e fragili, così la crisi sociale colpisce quelle che sono le aree economicamente più svantaggiate. C'è una forte preoccupazione per il Sud del nostro Paese. Svimez ha stimato una perdita del PIL superiore a quella che è la media nazionale e c'è preoccupazione soprattutto per quelle aziende che non hanno efficacemente assorbito la crisi del 2008. Mi riferisco in modo particolare al comparto del turismo e alla filiera del tempo libero. Eppure, vi sono tante regioni, ne cito una, la Campania, che proprio su questi settori hanno costruito negli ultimi anni grandi, grosse prospettive di crescita e non solo; penso all'agroalimentare, ai prodotti tipici, ma anche a tutto l'export. E allora che cosa succederà adesso? Noi vorremmo chiederle quali strategie pensa di mettere in campo proprio per riportare il Meridione al centro dell'attenzione del dibattito politico e non solo, ma come intende affrontare questa emergenza occupazionale e sociale che si apre per il Sud con questa nuova grave crisi.

PRESIDENTE. Il Ministro per il Sud e la coesione territoriale Provenzano ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. Grazie Presidente, io ringrazio gli onorevoli interroganti anche per aver voluto richiamare anche testualmente le analisi che avevo svolto più diffusamente in quest'Aula in occasione dell'informativa urgente del 6 maggio e che mi danno l'occasione di aggiornare l'Aula sulle iniziative intraprese o su quelle da intraprendere in attuazione del Piano Sud, che è stato presentato giusto una settimana prima che scoppiasse la fase più acuta della pandemia, ma che stiamo attuando a cominciare dal “decreto Rilancio”, in cui diverse misure sono state assunte proprio per la coesione territoriale: un intero capo.

La domanda che si pone è di carattere generale, però parte da alcuni punti specifici sui quali vorrei dire qualcosa, in particolare sulla necessità di una netta accelerazione nelle infrastrutture, anche nelle infrastrutture digitali come la banda ultralarga. Nel CoBUL abbiamo richiamato tutti gli operatori alla loro responsabilità, da questo punto di vista; insieme ai comuni stiamo lavorando nel “decreto Semplificazioni” per rimuovere quegli ostacoli. Ostacoli che fanno sì che oggi un bambino che vive sull'Appennino o in alcune aree del nostro Mezzogiorno, non ha le stesse opportunità di un suo coetaneo del centro di Milano o di Torino, e addirittura è privato di un diritto essenziale, quello all'istruzione, perché, magari, il 4G o la connessione veloce non c'è a casa sua, e questo noi non lo possiamo permettere.

Ciò mi riporta anche ad un'altra questione che avete sollevato, cioè quella delle aree interne. Il rilancio delle aree interne non è soltanto un impegno del mio Ministero, ma credo sia un'opportunità reale per tutto il Paese e non un ritorno a un piccolo mondo antico, anche perché durante questa pandemia sono emerse le grandi potenzialità, che ci sono in queste aree, di coniugare sviluppo, distanziamento sociale, nel caso in cui si riescano a garantire quei servizi essenziali, però, che sono fondamentali anche, per esempio, per esercitare smart working e lavoro a distanza, per favorire uno sviluppo diffuso in grado di contenere pendolarismo e migrazioni interne.

Per fare tutto questo, però, abbiamo bisogno di rafforzare l'esistente e per questo nel “decreto Rilancio” abbiamo previsto 120 milioni aggiuntivi al Fondo per il sostegno alle attività economiche, imprenditoriali, commerciali nelle aree interne, che a volte sono veri e propri presidi sociali e lì c'è un pezzo del lavoro sull'industria turistica, che, nel Mezzogiorno, proprio in quelle aree, negli ultimi anni aveva fatto registrare grandi performance.

Si pone la questione dello sviluppo e dell'innovazione: noi abbiamo la necessità - e lo abbiamo fatto nel “decreto Rilancio” - di consolidare l'esistente, ma, allo stesso tempo, al Sud, di non perdere l'ambizione di guardare al futuro; proprio per questo abbiamo usato 150 milioni per rafforzare il credito d'imposta in ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno, portandolo fino al 45 per cento, proprio per cercare di attrezzare il nostro sistema produttivo a non essere soltanto dipendente da agricoltura e turismo, che pure hanno grandi potenzialità, ma che da sole non ce la fanno in un'area di 20 milioni di abitanti.

Sulla giustizia sociale c'è un impegno a lavorare insieme al terzo settore perché le istituzioni questo lavoro non riescono a farlo da sole.

PRESIDENTE. La deputata Occhionero ha facoltà di replicare.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la risposta puntuale che ci ha fornito e ci rassicura la sua volontà di voler procedere con l'attuazione del Piano Sud. Voglio dire subito, però, che secondo noi la questione meridionale deve essere ripensata come la possibilità di sviluppo di un'Italia sul Mediterraneo, proiettata in una dimensione di rilancio europeo. È una questione di riequilibrio di risorse, che devono coniugare innovazione e giustizia sociale, e non di risarcimento o di rattoppo di un degrado sociale ed economico, che, in questa fase post COVID, è ancora più evidente.

Servono, dunque, politiche coraggiose, una politica che non sia assistenzialismo, “no” fondi a pioggia che evaporano facilmente, ma logica di sviluppo e di rilancio, che non può, come ha detto lei, non passare attraverso un rafforzamento delle infrastrutture. Mi riferisco alle strade, alle ferrovie: il Sud ha bisogno dell'alta velocità per accorciare le distanze e per favorire uno sviluppo del turismo e uno sviluppo industriale, anche attraverso una forte spinta imprenditoriale; e dobbiamo far questo per rendere attrattivo il Sud e competitivo.

Ha detto bene lei: bisogna puntare anche sul potenziamento della rete elettrica e digitale. La didattica online ha fatto emergere un grande divario tra Nord e Sud, che bisogna rimuovere ora, non dopo. E allora, io penso che il Sud non debba essere solamente una terra di consumo, ma una leva di sviluppo, affinché si possa far tesoro anche delle risorse che il nostro mare e il nostro ambiente offrono. Penso a un turismo ecosostenibile, che parta dalle coste e arrivi fino alle aree interne, ai nostri preziosissimi borghi, il Molise ne è pieno, che sono capaci di coniugare arte, storia, cultura, tradizioni, eccellenze enogastronomiche e diventare catalizzatori di ricchezza. Ecco, dunque, investimenti pubblici e privati semplificati al massimo: il modello Genova che si applica anche ai trasferimenti e agli FSC; dunque, investire su infrastrutture pesanti e pensanti, per bloccare ed evitare quella che possiamo definire una desertificazione sociale ed economica da scongiurare, in un'ottica e in un panorama interconnessione e interdipendenza di comunità, che siano attive, solidali, responsabili. Ecco, Ministro, io penso che, senza il Sud, non ci possa essere l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a garantire la realizzazione delle politiche di coesione territoriale ed il rispetto dei vincoli di destinazione delle relative risorse a favore del Mezzogiorno – n. 3-01551)

PRESIDENTE. La deputata Anna Macina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01551 (Vedi l'allegato A).

+ANNA MACINA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, diamo per note le finalità del Fondo di sviluppo e coesione, già Fondo per le aree sottoutilizzate, strumento di politica per la realizzazione di interventi in aree particolari, atto a favorire la ripresa della competitività e produttività delle aree in obiettivo. Per dirla con il presidente dello Svimez, è necessario superare il dualismo territoriale e ragionare in un'ottica di sistema Paese. L'emergenza ci ha segnati. Per recuperare terreno serviranno dieci anni al Nord, ma ne serviranno venti al Sud. L'emergenza da COVID-19, però, non può imporre il sacrificio del valore imprescindibile della coesione territoriale: disinvestire al Sud sarebbe un danno per l'intero Paese. Sulle polemiche che aleggiano intorno all'articolo 241 del DL “Rilancio” e che parlano di uno “scippo al Sud”, la domanda è chiara e va data una risposta chiara, a scanso di strumentalizzazioni e speculazioni politiche. Quindi, le chiediamo se intenda attivarsi garantendo coesione territoriale e rispetto dei vincoli di destinazione delle risorse nel Mezzogiorno, anche considerando l'emanando decreto attuativo per assicurare una rilevante percentuale di fondi alle regioni meridionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano , ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. Gli onorevoli interroganti collocano la loro domanda in un quadro di analisi, che io, per ragioni appena richiamate e anche professionali, non posso che concordare e condividere pienamente, e richiamano un tema che ho posto al centro dell'azione del Ministero, che è il rilancio proprio del Fondo sviluppo e coesione. Questo braccio nazionale delle politiche di coesione, nel migliore dei casi, è rimasto spesso fermo e, nel peggiore, invece, è servito come un bancomat ai Governi per dirottare risorse degli investimenti indirizzati al Mezzogiorno verso altre cause. Nel 2018 eravamo arrivati a 1,2 miliardi di spesa sul Fondo sviluppo e coesione, nel 2019, anche grazie all'accelerazione degli ultimi mesi, siamo arrivati quasi a 3, e nel 2020 abbiamo già quasi assorbito la cassa, anche grazie all'anticipo che abbiamo aumentato dal 10 al 20 per cento con il “Cura Italia” e che è valso un miliardo; un miliardo per accelerare le gare, un miliardo per immettere liquidità nel sistema delle imprese che sono aggiudicatrici degli appalti.

Sul vincolo di destinazione territoriale, ho già più volte ribadito l'impegno a mantenerlo e così anche nell'opera di riprogrammazione, sia del Fondo sviluppo e coesione, che dei fondi europei. È un'operazione di riprogrammazione che stiamo facendo insieme, in accordo con le regioni, ma all'interno di una cornice nazionale, per evitare appunto che quelle risorse per la coesione siano sprecate in interventi a pioggia, o inefficaci, o del tutto scoordinati tra di loro. Anche nel “decreto Rilancio” ci sono delle norme che garantiscono proprio questo. La diversa formulazione tra le due è dovuta al fatto che in un caso si parla di riprogrammazione, nell'altro caso di nuove assegnazioni, ma il vincolo di destinazione territoriale, sancito per l'80 per cento al Sud e per il 20 per cento al Centro-nord nella legge del 2013, resta un impegno politico a cui tutto il Governo intende attenersi con grande scrupolo.

PRESIDENTE. La deputata Francesca Anna Ruggiero ha facoltà di replicare.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, le preoccupazioni sollevate dall'articolo 241 del “decreto Rilancio”, ovvero la possibilità di destinare in via eccezionale le risorse del Fondo sviluppo e coesione, rivenienti dai cicli programmatori 2000-2006, 2007-2013 e 2014-2020, ad ogni tipologia di intervento a carattere nazionale, regionale o locale, connessa a fronteggiare l'emergenza sanitaria, economica e sociale, conseguente alla pandemia da COVID-19, non vorremmo che abbia il potere di allargare le maglie per la destinazione dei Fondi di sviluppo e coesione.

Soprattutto, ci preoccupa la riprogrammazione delle spese future, che, ricordiamo, erano e restano essenziali per ridurre un divario economico e sociale già presente nel Mezzogiorno, al quale si va a sommare la ricaduta negativa, economica e sociale, causata dall'emergenza da COVID-19. Come ha dichiarato il presidente di Svimez, i punti di forza sono la riscoperta della centralità del Mediterraneo, attraverso un rilancio delle quattro zone economiche speciali, nei porti di Napoli, Gioia Tauro, Bari e Taranto e il Mezzogiorno, che non si è mai del tutto risollevato dalla crisi del 2008, rischia di accusare una maggiore debolezza nella fase di ripresa. Il valore della coesione territoriale, in questo momento di emergenza sanitaria, è un impegno politico da confermare a tutela del principio di riequilibrio territoriale e contro il disinvestimento al Sud, un danno per l'intero Paese. Ci rassicurano le parole da lei pronunciate, perché confermano la volontà di rispettare i vincoli di destinazione delle risorse nel Mezzogiorno, impedendo che le stesse vengano dirottate rispetto alla loro effettiva assegnazione e che, quindi, non verranno prelevate risorse da progetti già finanziati.

Come MoVimento 5 Stelle, vigileremo affinché nella legge di bilancio siano indicate le risorse destinate al Fondo di sviluppo e coesione per il settennato 2021-2027. Il Sud, già all'attenzione del Governo, ha bisogno che sia emanato quanto prima il decreto attuativo che destina il 34 per cento degli investimenti nazionali al Sud, perché siamo Paese e se il Sud non riparte più forte di prima, non ripartirà tutta l'Italia.

(Iniziative volte a individuare adeguati finanziamenti per le opere infrastrutturali nel Sud Italia e intendimenti in ordine al rispetto della clausola del 34 per cento a favore del Mezzogiorno in relazione alle risorse stanziate per l'attuale crisi economica – n. 3-01552)

PRESIDENTE. La deputata Bartolozzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01552 (Vedi l'allegato A).

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie Presidente. Ministro, divario Nord-Sud, un Sud che, a fatica, sta tentando di risalire la china per riprendersi dalla precedente crisi, vissuta in termini di recessione e poi di sostanziale stagnazione, una situazione che è aggravata dallo stesso tessuto morfologico dell'economia meridionale, lei lo sa bene, servizi, sommerso, piccole e medie imprese che hanno sofferenze bancarie. Allora, se c'è un settore esemplificativo di quello che è il divario Nord-Sud è sicuramente quello delle infrastrutture. Un esempio fra tutti: ponte Himera e il ponte di Genova; quello di Genova, ricostruito da un commissario in pochissimo tempo mentre per il ponte Himera, lei lo sa, l'asse viario siciliano più importante, Palermo-Catania, 250 metri, aspettiamo ancora, da cinque anni, la sua ultimazione. Allora, quello che occorre è un grande piano di ricostruzione, quella che fu la “legge Obiettivo” del Governo Berlusconi del 2001 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); l'individuazione di opere strategiche e semplificazione - c'è una proposta a prima firma del nostro capogruppo, l'onorevole Gelmini -, anche finanziaria e, soprattutto, le risorse. Sulle risorse le chiediamo: degli 80 miliardi che sono stati stanziati, per i quali le Camere hanno autorizzato lo scostamento, a prescindere dai primi 25, quindi a tacere dei primi 25, sui 55, se e come intendete attuare la clausola del 34 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. Grazie Presidente, ringrazio anche gli onorevoli interroganti, perché le analisi che hanno riportato in quest'Aula non solo sono da me condivise, ma sono state alla base dell'impegno assunto da tutti, con consenso pressoché unanime in quest'Aula, ad impedire che si ripetessero gli errori del passato, cioè che le risorse per gli investimenti al Sud fossero dirottati ad altro, come, per esempio, è avvenuto tra il 2009 e il 2011, per circa 26 miliardi di euro. Nell'interrogazione, con efficacissima metafora, avete accostato diciamo il ponte Morandi e il ponte Himera, in Sicilia, che rappresenta una ferita ancora aperta e sul quale c'è l'impegno del MIT a consegnare l'opera entro il luglio di quest'anno, dopo il lockdown, che ha rallentato ovviamente l'esecuzione dei lavori. Sarebbe altrettanto importante che si verificassero i lavori, in capo alla regione, sulla frana che sta a monte del viadotto e che è stata una delle cause fondamentali del crollo del 2015. Per il rilancio delle infrastrutture nel Piano Sud che avevamo presentato, insieme al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, un piano da oltre 33 miliardi di opere da sbloccare, con un processo di semplificazione in cui il Ministero e tutto il Governo è impegnato. Devo dire che la “legge Obiettivo”, in termini di realizzazione, non ha manifestato diciamo grandissimi risultati, tuttavia quello che dobbiamo fare e io non sono contrario ai commissariamenti…(Commenti della deputata Prestigiacomo).

PRESIDENTE. Deputata Prestigiacomo! Avete la replica. Non può intervenire in questo momento e poi mantenga la mascherina, grazie.

GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. Non sono contrario ai commissariamenti, sono i dati di realizzazione di quelle opere che ce lo dicono, ma io, ripeto, non sono contrario ai commissariamenti. Per esempio, sono stati previsti per le zone economiche speciali, con il conflitto di attribuzione sollevato da alcune regioni, per esempio la regione Sicilia, ma nel caso in cui siano necessari i commissari io penso che sia opportuno farli. Non credo in un commissariamento generalizzato, penso sia più opportuno attrezzare l'amministrazione pubblica per rimuovere i colli di bottiglia sulle strategie di investimento, anche per esempio, come abbiamo proposto nel Piano per il Sud, semplificando la realizzazione delle opere sul Fondo sviluppo e coesione, i sistemi di gestione e di controllo, anche attrezzando meglio con task force, con centri di competenza nazionale e stazioni appaltanti unificate, l'indizione delle gare. Sul 34 per cento, la clausola non solo è sospesa, ma viene attuata già adesso dalle amministrazioni, che ci scrivono sul loro rispetto e sul perché eventualmente non è stata garantita l'opera, obiezioni sulle quali noi possiamo eccepire. Sarebbe fuorviante applicarla ai 55 miliardi, perché la clausola opera sulle spese in conto capitale, mentre larga parte di quei 55 miliardi riguarda spese correnti.

Sulla parte in conto capitale è già in opera: per esempio, sull'investimento in terapia intensiva quasi il 40 per cento va al Sud. Ma non solo: sul piano politico colgo il tema, per esempio il potenziamento del bonus sulle partite IVA e sugli autonomi riguarda per quasi il 40 per cento il Sud, oltre al capitolo, già richiamato prima, sulla coesione territoriale, che assicura il mantenimento dei vincoli di destinazione territoriale su tutti gli interventi previsti.

PRESIDENTE. La deputata Bartolozzi ha facoltà di replicare.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, do atto al ministro Provenzano che lei ha un impegno personale: lei ha posto il tema della coesione territoriale nuovamente al centro del dibattito pubblico, ma ahimè rimane solo un dibattito, nulla di fattivo. Perché le dico questo? Perché delle due l'una: o lei è un uomo distratto, come penso le abbiano fatto notare i colleghi della stessa maggioranza, Italia Viva e il MoVimento 5 Stelle, allorché, con le precedenti interrogazioni, le chiedevano quali misure intende apprestare per ripotenziare e rilanciare il Sud o, cosa che io non penso, Ministro, io non penso che lei sia distratto; io penso che lei sia un uomo solo al Governo contro la sua stessa maggioranza.

E perché le dico questo? Perché nel DEF non c'è una sola riga che riguarda il Sud, se non una noticina a piè di pagina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché non c'è la relazione sugli interventi che riguardano le aree sottosviluppate e ancor di più perché, nel “decreto Rilancio”, 256 articoli - li ho notati - per 464 pagine nascono con un peccato originale, quello di pensare che l'Italia sia una e non divisa, e lei sa che non è così. L'Italia è divisa per reddito pro capite, durata della vita media, chilometri di alta velocità, per la qualità delle imprese che gravitano sul nostro territorio.

Ecco perché io non le posso far passare, noi non le possiamo far passare, Ministro, il fatto che lei abbia appostato, nel “decreto Rilancio”, 40 milioni di euro per le tre linee, compresa la Salerno-Reggio Calabria, alta velocità al Nord, alta ambiguità al Sud; apposto nel rispetto della clausola del 34 per cento abbiamo solo il 16 per cento degli investimenti al Sud (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ecco perché non le posso consentire che, sulle politiche della coesione territoriale, il capitolo 11 del “decreto Rilancio”, lei metta a fondamento di queste politiche unicamente l'utilizzo dei fondi europei.

Ministro, c'era stata una sua promessa, quando le abbiamo fatto un'interpellanza, qualche mese fa: che col rispetto del vincolo territoriale, quelle somme sarebbero state un prestito da parte delle regioni, previo accordo con le regioni, nella misura del 20 per cento, e io di tutto questo non vedo niente.

Ecco, all'ottima analisi, Ministro, manca sicuramente un grande slancio e investimenti in alta velocità, messa in sicurezza del territorio, ospedali, strade, dorsali informatiche, ma anche formazione di alta qualità, sostegno alla ricerca e alle start up.

Ministro, non si possono utilizzare misure uguali per realtà differenti, abbiamo tantissime risorse e probabilmente le ultime, 55 miliardi, ma sono indirizzate male. Ecco perché sul “decreto Rilancio” vi dovete aprire al confronto, dovete consentire alle opposizioni di lavorare insieme, in modo che, Ministro, lei non sia più un uomo solo contro il suo stesso Governo, affinché il “decreto Rilancio” e l'emergenza COVID-19 non sia un ulteriore elemento per il divario del Paese, ma una grande crescita, una grande occasione per il rilancio del Sud (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a favorire e velocizzare la realizzazione di opere infrastrutturali in Basilicata, anche attraverso la nomina di commissari straordinari – n. 3-01553)

PRESIDENTE. Il deputato Rospi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01553 (Vedi l'allegato A).

GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP). Grazie, Presidente. Ministro, il Sud Italia aspetta ormai da troppi anni il completamento e la messa in sicurezza delle infrastrutture viarie. Tra queste ci sono opere fondamentali anche nella mia regione e mi riferisco alla strada statale 7 Matera-Ferrandina, arteria importante per completare il collegamento mediano Murgia-Pollino, alla strada statale 658 Potenza-Melfi, che collega Potenza con l'area industriale di Melfi e la provincia di Foggia, alla strada statale 407 Basentana, eterna incompiuta, che collega l'autostrada A2 con la Strada statale Jonica, denominata questa anche “strada maledetta”, a causa dell'elevato numero di incidenti mortali che succedono annualmente. Interventi, questi, indicati dal CIPE come opere di interesse nazionale, già finanziati e inseriti nel contratto di programma ANAS 2018-2020, ma, come spesso accade in questo Paese, bloccati dalla burocrazia.

Le chiedo, Ministro, quali iniziative intende assumere per sbloccare e velocizzare la realizzazione dei cantieri infrastrutturali della Basilicata e del Sud d'Italia.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei traporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. In relazione agli interventi programmati sulle infrastrutture stradali lucane, e sulla base degli elementi forniti da ANAS, confermo quanto segue.

Per quanto concerne la strada statale 407 Basentana, ANAS ha comunicato che sono ripresi i lavori nel tratto compreso tra il chilometro 43 più 780 e il chilometro 45 più 200, e sono in fase di consegna i lavori sul tratto 48 più 440 e 50 più 400 e quelli dal chilometro 88 più 400 al chilometro 100 più 600.

Entro il prossimo mese di settembre saranno appaltati i lavori di ulteriori lotti, precisamente quelli riguardanti i tratti 42 più 200 e 43 più 780, 45 più 200 e 46 più 400, i chilometri da 46 più 400 a 48 più 400 e tra i chilometri 50 più 400 e 52 più 400, per un investimento di 25,6 milioni di euro. Sono stati programmati e sono in fase di progettazione esecutiva alcuni interventi per un investimento di circa 87 milioni.

Per quanto riguarda il tratto stradale della 658, nuovo itinerario Potenza-Melfi, l'importo stimato dell'intervento è pari a 64,97 milioni di euro ed è in corso lo studio di fattibilità. È altresì allo studio di potenziamento della sede stradale, con ipotesi di raddoppio di diversi chilometri, la statale 658, oltre ai lavori di qualificazione dell'ex strada provinciale 148 e 149 Melfi-innesto statale 655, per un valore complessivo di questa quota parte dell'opera di 65 milioni di euro.

Per quanto riguarda il collegamento mediano Murgia-Pollino, si tratta di intervento diviso in due tratti funzionali: il primo tratto, Gioia del Colle-Matera, ha un costo stimato di 158 milioni di euro ed è in corso il progetto preliminare, con la consegna prevista entro il mese di luglio; per quanto riguarda invece il bypass della città di Matera, si tratta di un intervento del costo di 380 milioni, in relazione al quale è in corso la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica.

Aggiungo, inoltre, a conferma dell'attenzione del Governo in ordine alle necessità di dotare il Sud Italia di infrastrutture moderne, che nel decreto-legge “Rilancio” sono state stanziate risorse pari a 40 milioni per gli anni 2020-2021, che sono finalizzate ai progetti di fattibilità, non alla realizzazione, ovviamente degli interventi di potenziamento, con caratteristiche di alta velocità, della direttrice ferroviaria Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia.

Da ultimo, con specifico riguardo alla necessità di ridurre i tempi di realizzazione degli interventi infrastrutturali, evidenzio che sarà di veloce emanazione il decreto-legge “Semplificazioni”, che conterrà disposizioni finalizzate a superare le criticità di tipo interpretativo e applicativo delle discipline vigenti.

PRESIDENTE. Il deputato Rospi ha facoltà di replicare.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP). Signor Ministro, lei ha svolto una relazione dettagliata, però le chiedo: sa quanti cantieri sono bloccati in Italia? Ebbene, glielo dico io: sono 600 le opere, medie e grandi, bloccate in Italia, per un valore di 55 miliardi di euro, a cui va aggiunta tutta una serie di altre opere più piccole; e più dell'80 per cento di queste opere è fermo per problemi burocratici, che bloccano quasi tutti i cantieri italiani.

È indispensabile, signor Ministro, se vogliamo far ripartire il Paese, accelerare e semplificare l'iter autorizzativo, secondo l'introduzione di norme speciali che vadano a sburocratizzare tutto il sistema normativo italiano, utilizzando, come dico io, il principio anglosassone che concede ampia responsabilità all'imprenditore, per poi punire rapidamente ed in maniera efficace i furbetti.

Ad oggi, ad un anno dal decreto-legge “Sblocca-cantieri”, che cosa è rimasto? Un bello slogan, come sempre, ma privo di contenuti: non ha sbloccato un solo cantiere. E lei, Ministro, aveva promesso che, entro dicembre, avremmo avuto il regolamento unico del codice degli appalti: sono passati cinque mesi da dicembre, e da quell'annuncio non è successo niente, le imprese ancora aspettano. Forse è anche meglio però, perché viste le bozze che girano sarebbero ulteriori 500 pagine di burocrazia.

Se l'obiettivo è sbloccare i cantieri e recuperare i miliardi di euro fermi, allora, a mio avviso, abbiamo due possibilità: riscrivere le regole della burocrazia in tempi celeri, soluzione sicuramente migliore, ma impraticabile a mio avviso, vista la dialettica politica odierna tra maggioranza e opposizione; oppure le suggerisco di partire da modelli già collaudati: e abbiamo un esempio oggi di sburocratizzazione che ha funzionato, che è quello del decreto-legge “Genova”.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP). Concludo, Presidente. Allora, signor Ministro (e concludo veramente), non inventi nulla: utilizzi, con piccole modifiche, il “decreto Genova” per tutte le opere e metta subito in moto l'economia legata alla filiera delle costruzioni.

(Iniziative di competenza per il potenziamento dei collegamenti aerei e ferroviari operativi tra i capoluoghi di regione, in raccordo con la ripresa delle attività economiche e produttive - n. 3-01554)

PRESIDENTE. Il deputato Rixi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01554 (Vedi l'allegato A).

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il 18 maggio si sono riaperte le attività economiche del Paese, è possibile viaggiare nel Paese per motivi di lavoro; purtroppo non c'è stata una programmazione, nonostante noi l'avessimo richiesta anche in Commissione, da parte del Ministero sulle riaperture degli aeroporti, dei voli e dei treni. Siamo passati ad una diminuzione dell'88 per cento delle Frecce sulle tratte ad alta velocità; se aggiungiamo la riduzione dei posti a sedere superiamo il 95 per cento; molti aeroporti sono ancora di fatto chiusi. Abbiamo una situazione incredibile, con la chiusura ancora dell'aeroporto di Linate, aeroporto di Venezia, di Firenze, Orio al Serio, Bergamo, Verona e Trieste; su altri aeroporti, come ad esempio Genova, Torino, Bologna e Napoli, Bari, Lamezia Terme, abbiamo un volo solo a Roma che non permette agli operatori di venire a Roma e tornare in giornata nelle loro città.

Di fatto, impediamo la mobilità a livello nazionale a tutto il settore delle imprese; non solo, ma avendo durante il lockdown chiuso i lavori autostradali, abbiamo riaperto le autostrade contemporaneamente alle attività, facendo sì che molte arterie autostradali siano già intasate, anche con un traffico minore, perché a corsia unica. Ecco, chiediamo qual è la prospettiva nei prossimi giorni, se ci sia una programmazione, perché in queste condizioni non è più possibile raggiungere la capitale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. In premessa, evidenzio che il decreto ministeriale richiamato affonda le proprie ragioni legislative nei decreti-legge recanti l'indicazione delle misure di contenimento della diffusione del COVID: le sospensioni e limitazioni dei servizi di trasporto sono state sempre disposte in considerazione della necessità di assicurare, tenuto conto del livello di assistenza delle strutture sanitarie regionali, la massima tutela del diritto alla salute come fondamentale diritto dell'individuo, salvaguardando, al contempo, l'esercizio del diritto della mobilità delle persone nei limiti previsti dalla disposizione di legge, ma soprattutto evitando inutili costi per le aziende di trasporto in assenza di una domanda effettiva di viaggio.

A seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 33 del 17 maggio, ho provveduto ad adottare, con il Ministro della Salute, il decreto n. 207, con cui si è adeguata, aumentandola, l'offerta dei servizi di trasporto, mantenendo al contempo delle limitazioni, che sono rese necessarie da una situazione non ancora pienamente stabilizzata della diffusione del contagio COVID-19 e dal divieto, ancora vigente, dei trasferimenti interregionali, nonché dall'esigenza di garantire la piena operatività dei sistemi regionali di monitoraggio dei livelli di contagi, di cui avremo informazioni nei prossimi giorni.

Un ulteriore incremento, oltre a quello già realizzato con il decreto n. 207 di servizi di trasporto, potrà essere disposto a partire dal 3 giugno, ovvero dalla data a decorrere dalla quale saranno ragionevolmente, ipotizziamo e speriamo, consentiti gli spostamenti interregionali, così come quelli da e per l'estero.

Allo stato, quanto ai trasporti ferroviari evidenzio che dal 18 maggio la mobilità ferroviaria di lunga percorrenza è assicurata da 38 Frecce e 18 Intercity, quindi è raddoppiata rispetto alla settimana precedente; il numero dei collegamenti nazionali è quindi più che raddoppiato, anzi. Quanto al trasporto ferroviario regionale di competenza, si calcola che i treni disponibili sono stati aumentati dalla precedente settimana a questa da 2.000 a 3.800, e l'offerta è stata progressivamente incrementata del 52 per cento rispetto a quella ordinaria del 4 maggio.

Sulla rete autostradale, ancorché il calo complessivo della domanda si attesti all'80 per cento, si registra un progressivo incremento del volume di traffico. Ad eccezione di alcuni casi limitati, non si registrano problemi di congestione, avendo i concessionari, durante la fase emergenziale, compatibilmente con le misure di contenimento, proceduto ad accelerare le attività di manutenzione e di verifica delle infrastrutture.

Con specifico riguardo ai trasporti aerei, evidenzio che, anche sulla base delle richieste pervenute dai gestori aeroportuali, lo ripeto, delle richieste pervenute dai gestori aeroportuali, della loro collocazione geografica in grado di servire bacini di utenza uniformi e per la questione relativa ai collegamenti insulari, si è provveduto ad individuare gli aeroporti nei quali sono garantiti i servizi minimi essenziali e a potenziare anche in questo settore i trasferimenti da e per le isole. Nell'area di Milano, la drastica riduzione del traffico aereo e l'entità della domanda attuale non hanno consentito di prevedere la contestuale apertura del traffico passeggeri dell'aeroporto di Milano Linate e dell'aeroporto di Milano Malpensa, così come confermato dalla società di gestione. Quanto, infine, al numero ridotto di voli tra le diverse città italiane è diretta conseguenza delle limitazioni alla libertà di circolazione sul territorio nazionale, previste dalle disposizioni vigenti e dal DPCM. Pertanto, come già ricordato, sarà possibile procedere alla riapertura di tutti gli aeroporti a partire dal 3 giugno, allorquando, in base al decreto-legge n. 33 del 2020, saranno nuovamente consentiti i trasferimenti interregionali e internazionali e verranno meno le limitazioni dell'attività di trasporto.

PRESIDENTE. Il deputato Rixi ha facoltà di replicare.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. Io so che gli uffici hanno preparato questa relazione al Ministro e, quindi, non ne faccio una colpa direttamente al Ministro, ma quello che chiedo al Ministro è di andare a verificare la situazione. Per quanto riguarda la Lombardia, stiamo parlando che in due aeroporti, prima, solo durante la mattinata, c'erano più di 2.500 posti per Roma, oggi, siamo a 120 posti; ci sono prenotazioni spesso da una settimana all'altra e non si riesce a ritornare con l'aereo successivo; le aziende non riescono più ad arrivare alla capitale e questo succede anche da zone più vicine. Sulle Frecce siamo passati da 297 Frecce a 38, più metteteci la limitazione dei posti e, poi, vorrei dire che ci sono casi, come, ad esempio, nella mia regione, dove si parla addirittura di abolizione permanente della Freccia Argento e non del ripristino, una volta terminata l'esigenza, quando c'erano già problemi.

Per quanto riguarda i cantieri sulle autostrade, non è affatto vero quello che è stato scritto nella nota del Ministero, poiché, ad esempio, nella rete autostradale che noi percorriamo ogni volta che arriviamo a Roma, notiamo che, ad esempio, da Genova a Spezia si ha corsia unica, la A26 che va in Piemonte è a corsia, di fatto, unica e con le stesse limitazioni che c'erano nella situazione di sei mesi fa, perché i lavori sono stati sospesi. Così, avviene in molte altre aree del Paese.

Quindi, quello che chiediamo è, intanto, di avere sotto controllo la situazione; secondo, il decreto del Governo prevede che per motivi di lavoro si può, invece, andare anche in altre regioni, abbiamo tante aziende che hanno sede in varie regioni, faccio l'esempio di Fincantieri che oggi ha la sede di Trieste isolata, perché non ci sono né voli né, di fatto, possibilità di muoversi a livello di treni. Quindi, siamo in una situazione totalmente pazza, in questo Paese, dove si fa l'apertura delle aziende, ma non si consente ai lavoratori e alle aziende di spostarsi tra una regione e l'altra, nonostante il decreto del Governo preveda che si possano spostare.

Quindi, quello che chiedo è di ripristinare una continuità territoriale che, prima, dovevamo ripristinare solo per le isole, poi, magari, anche per la mia regione, che ha dei problemi strutturali molto forti, adesso, per tutto il Paese. Quindi, su questo, chiedo attenzione, perché al momento il Governo su questo punto non ha messo attenzione, soprattutto su Alitalia, che utilizza pochissimi aerei per non spendere, nonostante i soldi che gli ha dato questo Parlamento per poter andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e non garantisce, come compagnia di bandiera, la possibilità delle nostre imprese di fare il loro lavoro, in una situazione emergenziale. Questa è una cosa indecente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier ).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Benvenuto, Enrico Borghi, Brescia, Businarolo, Colucci, Covolo, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Dieni, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Iovino, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Maggioni, Parolo, Sisto, Tasso, Vito, Zennaro e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, è stato convenuto che la seduta di domani, giovedì 21 maggio, sarà limitata allo svolgimento, a partire dalle ore 9.30 e con ripresa televisiva diretta, dell'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle misure per la nuova fase relativa all'emergenza epidemiologica da COVID-19 e, a seguire, della votazione finale, previe dichiarazioni di voto, del disegno di legge n. 2117 e abbinate, - Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni (approvato dal Senato).

È stato altresì convenuto che, nella seduta di venerdì 22 maggio, lo svolgimento delle interpellanze urgenti avrà luogo alle ore 9.30.

È stato inoltre stabilito che l'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2461 - Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, recante misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali (da inviare al Senato – scadenza: 7 giugno 2020) avrà luogo a partire dalle ore 10 di lunedì 25 maggio, con votazioni non prima delle ore 14 e con prosecuzione nella giornata successiva.

A partire dalla seduta di mercoledì 27 maggio, avrà luogo l'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2471 - Conversione in legge del decreto-legge 20 aprile 2020, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020 (da inviare al Senato – scadenza: 19 giugno 2020), che proseguirà nella giornata di giovedì 28 maggio e si concluderà entro le ore 12 della seduta di venerdì 29 maggio.

In relazione ai tempi di trasmissione da parte del Senato, nella stessa seduta di venerdì 29 maggio, alle ore 15, potrà avere luogo in Assemblea la discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1774 - Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 7 giugno 2020).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta il 20 maggio 2020, il presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle ha comunicato l'espulsione del deputato Nicola Acunzo, ai sensi dell'articolo 21 dello statuto del gruppo. Pertanto, a decorrere dalla medesima data, il deputato Nicola Acunzo cessa di far parte del gruppo MoVimento 5 Stelle. Il predetto deputato si intende conseguentemente iscritto al gruppo Misto.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario

PRESIDENTE. Comunico che, in data 20 maggio 2020, ho chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario il deputato Antonio Martino, in sostituzione del deputato Sestino Giacomoni, dimissionario.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. In questo intervento di fine seduta vorrei portare all'attenzione dell'Aula un triste evento che, purtroppo, i media hanno derubricato a notizia di quarto o quinto ordine; si tratta dell'affondamento di un'imbarcazione da pesca, il peschereccio “Nuova Iside”, nelle acque tra Ustica e San Vito Lo Capo. Il problema è che questo evento, questa notizia ha messo in ginocchio, ha fatto scalpore soprattutto nel ceto peschereccio italiano. Hanno perso la vita tre marittimi imbarcati: Giuseppe Lo Iacono, Matteo Lo Iacono e il figlio di Matteo, Vito. Questa situazione è stata molto pesante per le marinerie del territorio, anche perché Vito, il più giovane, è ancora disperso, mentre il mare ci ha ridato i corpi senza vita di Giuseppe e di Matteo.

Ringraziando l'autorità marittima, che si è prodigata sin da subito nelle operazione di soccorso, pretendiamo, però, che venga fatta luce sulle cause di questo affondamento e sulle responsabilità, nel caso in cui sia stato investito da qualche mercantile di passaggio. Lo dobbiamo alla famiglia, lo dobbiamo alla comunità marinara di Terrasini. Per quanto riguarda noi parlamentari, in questa sede, per onorare questi lavoratori del mare, il nostro compito è quello di ridare dignità ad un mestiere, quello della pesca, che, purtroppo, ha perso, negli ultimi anni, orgoglio e anche tutto quello che riguarda lo sviluppo economico di questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Vorrei porre all'attenzione del Parlamento e dei colleghi la drammatica situazione che, in questo momento, stanno vivendo le Marche, a causa del maltempo che, la scorsa notte, ha colpito l'intero territorio e, in particolare, le province di Macerata, Fermo ed Ancona. Una tempesta di vento, accompagnata da una forte grandine, ha distrutto molte coltivazioni agricole, in particolare, il grano, al punto che le associazioni di categoria stanno affermando che - da una prima stima sommaria dei danni - il raccolto sembra sia inesorabilmente compromesso, quindi, fondamentalmente, per i nostri agricoltori si tratta di un anno di lavoro perso. Oltre a questo, si segnalano danni a strade, fenomeni franosi che hanno reso necessari interventi tempestivi e numerosi dei Vigili del fuoco e della Protezione civile. Chiedo, pertanto, al Governo, in particolare ai Ministri competenti, che si informino velocemente con la regione Marche sullo stato dei danni occorsi all'agricoltura e alle nostre infrastrutture, in particolare quelle viarie, addirittura prevedendo la concessione di uno stato di calamità. Nel frattempo, che i Ministeri si attivino con la regione per poter concedere strumenti straordinari per intervenire tempestivamente sui danni. È evidente che le Marche - dopo il sisma del 2016, dopo l'emergenza COVID, dopo la crisi economica, che ha attanagliato l'intera regione - l'agricoltura marchigiana e l'intero territorio sono messe in ginocchio dalla grandine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 21 maggio 2020 - Ore 9,30:

1. Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle misure per la nuova fase relativa all'emergenza epidemiologica da COVID-19.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 867 - Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni (Approvato dal Senato). (C. 2117-A)

e delle abbinate proposte di legge: NOVELLI ed altri; ROSTAN ed altri; MINARDO; PIASTRA ed altri; BRUNO BOSSIO; CARNEVALI ed altri; BELLUCCI ed altri; LACARRA ed altri; PAOLO RUSSO ed altri.

(C. 704-909-1042-1067-1070-1226-1246-1590-2004)

Relatori: BORDO, per la II Commissione; IANARO, per la XII Commissione.

La seduta termina alle 16,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 1 e 2 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 5 e 6 il deputato Gariglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 il deputato Dal Moro ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2117-A e abb. - articolo 3 386 386 0 194 386 0 69 Appr.
2 Nominale em. 4.100 421 421 0 211 421 0 63 Appr.
3 Nominale articolo 4 426 424 2 213 424 0 62 Appr.
4 Nominale em. 5.3 445 445 0 223 211 234 61 Resp.
5 Nominale em. 5.100 443 442 1 222 232 210 61 Appr.
6 Nominale articolo 5 438 437 1 219 436 1 61 Appr.
7 Nominale articolo 6 443 443 0 222 443 0 61 Appr.
8 Nominale art. agg. 6.01 456 456 0 229 214 242 61 Resp.
9 Nominale art. agg. 6.015 457 457 0 229 214 243 61 Resp.
10 Nominale art. agg. 6.018 454 454 0 228 211 243 61 Resp.
11 Nominale art. agg. 6.020 449 449 0 225 212 237 61 Resp.
12 Nominale art. agg. 6.022 461 461 0 231 215 246 60 Resp.
13 Nominale art. agg. 6.024 450 450 0 226 212 238 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 7.50 454 393 61 197 386 7 59 Appr.
15 Nominale art. agg. 7.027 448 448 0 225 208 240 60 Resp.
16 Nominale art. agg. 7.016 445 444 1 223 206 238 59 Resp.
17 Nominale em. 8.50 453 452 1 227 211 241 59 Resp.
18 Nominale articolo 8 450 450 0 226 447 3 59 Appr.
19 Nominale art. agg. 8.023 453 453 0 227 213 240 59 Resp.
20 Nominale art. agg. 8.05 453 453 0 227 210 243 59 Resp.
21 Nominale art. agg. 8.017 456 456 0 229 215 241 59 Resp.
22 Nominale art. agg. 8.025 457 457 0 229 214 243 59 Resp.
23 Nominale articolo 9 462 462 0 232 460 2 59 Appr.
24 Nominale em. 10.100 461 255 206 128 252 3 59 Appr.
25 Nominale articolo 10 458 458 0 230 458 0 59 Appr.
26 Nominale articolo 11 454 454 0 228 453 1 59 Appr.