XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 3 giugno 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


      La III Commissione,

          premesso che:

              nel contesto della guerra civile in Yemen, scoppiata nel marzo del 2015, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con le risoluzioni n. 2451 del 2018 e n. 2452 del 2019 approvate all'unanimità, recependo l'Accordo di Stoccolma del 13 dicembre del 2018, ha autorizzato l'invio di un team di osservatori a Hodeida, città situata sulle rive del Mar Rosso chiave per il passaggio degli aiuti umanitari nelle zone del Paese controllate dai ribelli, per monitorare l'attuazione dell'Accordo stesso e ha istituito una missione politica di sostegno all'accordo sulla città (UN Mission to Support the Hodeida Agreement, UNMHA) con il mandato di coordinare e presiedere i lavori della Redeployment Coordination Committee, monitorando la tenuta del cessate il fuoco;

              questi risultati negoziali si devono in larga misura al meritevole operato dell'inviato speciale delle Nazioni Unite Martin Griffiths, cui va riconosciuto uno sforzo straordinario soprattutto in termini di ascolto delle ragioni delle parti e di ricostruzione di relazioni basate sulla fiducia;

              dal 19 ottobre 2019 la missione delle Nazioni Unite ha iniziato ad istituire posti di blocco e di monitoraggio, con il fine ultimo di riportare la tregua nella regione. Il dislocamento delle truppe è una parte cruciale dell'Accordo di cessate il fuoco raggiunto in Svezia nell'ultimo giorno dei colloqui di pace, il 13 dicembre 2018;

              il 5 novembre 2019 il governo internazionalmente riconosciuto dello Yemen e i secessionisti meridionali del Southern Transitional Council (STC) hanno siglato il «Riyadh Agreement», un accordo di pace per porre fine alla lotta al potere nel Sud del Paese e che sancisce l'ingresso dei secessionisti del Sud nel governo, appoggiati dagli Emirati Arabi Uniti. L'accordo, di cui solo di recente si è appresa la sigla, ha riportato l'Arabia Saudita al centro degli intrecci politici e militari yemeniti, prevedendo che la principale città della regione, Aden, torni sotto il controllo del governo centrale;

              malgrado questi risultati negoziali, il 23 gennaio 2020 i ribelli sciiti Houthi hanno condotto un attacco contro quartieri residenziali e postazioni delle forze congiunte situate a Hodeidah, nell'ovest dello Yemen, configurando così una grave ulteriore violazione dell'Accordo di cessate il fuoco, siglato a Stoccolma sotto l'egida delle Nazioni Unite;

              il 26 febbraio 2020 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha, conseguentemente, approvato, su proposta britannica e con l'astensione di Russia e Cina, la risoluzione n. 2511 per estendere di un altro anno le sanzioni individuali, già adottate con la risoluzione n. 2140 del 2014, di congelamento dei beni e di limiti agli spostamenti di soggetti che rappresentano una minaccia alla pace, alla sicurezza e la stabilità in Yemen, nonché per estendere l'embargo sulle armi già imposto nell'aprile 2015 alle milizie Houthi, rinnovando il mandato del Comitato speciale per le sanzioni in Yemen fino al 28 marzo 2021;

              tra gli individui sanzionati figura anche l'ex presidente yemenita Saleh, il figlio Ahmad, ex comandante della guardia repubblicana, ed ulteriori figure chiave riconducibili ai ribelli sciiti Houthi, cui si imputa il mancato rispetto dell'Accordo di Stoccolma anche per avere ricevuto supporto militare di provenienza iraniana in violazione dell'embargo di armi e per avere posto perduranti ostacoli all'invio di aiuti umanitari;

              in conformità con il Capitolo VII della Carta dell'Onu la risoluzione ha riaffermato l'esigenza di una piena e tempestiva attuazione della fase di transizione politica nei termini fissati dalla Conferenza per il dialogo nazionale;

              la risoluzione denuncia gli abusi degli Houthi nei confronti della popolazione yemenita e per la prima volta fa riferimento ai rischi per l'ambiente derivanti dal rischio di sversamento dalla petroliera Safer ancorata nel nord Paese e all'esigenza che gli ispettori dell'Onu possano visionare la nave senza alcun ritardo;

              la risoluzione ha rappresentato un'ulteriore mancata occasione per la comunità internazionale per affrontare in modo unitario e coeso la crisi in Yemen e soprattutto per mandare un segnale positivo alla popolazione yemenita stremata, considerato il permanere di gravi violenze e sistematiche violazioni del diritto internazionale umanitario, anche in riferimento al reclutamento di bambini soldato e come conseguenza non prevista del regime sanzionatorio in essere;

              il 26 aprile 2020, i separatisti del consiglio di transizione del Sud, appoggiato dagli Emirati Arabi Uniti, hanno proclamato l'autonomia delle aree sotto il loro controllo, rompendo un accordo di pace firmato a novembre con il governo riconosciuto dalla comunità internazionale;

              in generale, il cessate il fuoco richiesto dalle Nazioni Unite è stato più volte accettato, anche se unilateralmente dalla coalizione a guida Saudita, e poi quasi sempre disatteso con bombardamenti che sono continuati per tutto il mese di aprile. Nel frattempo i ribelli Houthi hanno conquistato nuove zone del nord del Paese come Al-Jawf;

              il 28 aprile 2020 le Nazioni Unite hanno avvertito del «rischio reale» che il COVID-19 stesse già circolando senza essere rilevato. Il giorno successivo si sono registrati i primi due decessi. Negli ultimi giorni, i media yemeniti hanno riferito dei veri e propri blitz degli Houthi nei quartieri e negli ospedali dove sono state portate con la forza persone sospette di essere affette dal Coronavirus. Inoltre, con la scusa del virus, i ribelli Houthi stanno ricominciando il reclutamento forzato di civili, molti dei quali bambini;

              in questi anni di guerra il patrimonio culturale e storico yemenita è stato praticamente distrutto nell'indifferenza generale, come denuncia l'Unesco. Tre edifici antichi sono crollati solo nella capitale yemenita Sana'a dopo che le loro fondamenta sono state indebolite dagli attacchi aerei della coalizione saudita sulla città. Inoltre, tre dei quattro siti dello Yemen classificati Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco sono andati distrutti in questi anni: la stessa Sana'a, Zabid, capitale dello Yemen dal XIII al XV secolo, e Shibam, soprannominata la «Manhattan del deserto». Si rischia di perdere totalmente questo patrimonio di inestimabile valore;

              la tragedia umanitaria in Yemen è conclamata; secondo dati riportati da Oxfam, da quando la guerra è cominciata, nel marzo del 2015, le condizioni di vita della popolazione sono precipitate drammaticamente: 18 milioni di persone sono esposte a rischio di contagio del colera per mancanza di acqua pulita e servizi igienico-sanitari; dopo 4 anni di guerra civile non è rimasto nulla: le città sono distrutte, la popolazione decimata, le fonti d'acqua potabile non esistono più. Solo metà delle strutture sanitarie sono funzionanti. Sono morti almeno 6.800 civili e più di 3 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, mentre complessivamente 20 milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare e malnutrizione, tra cui 2 milioni di bambini non hanno accesso all'assistenza sanitaria di base,

impegna il Governo:

          a mantenere elevata l'attenzione nei confronti della situazione in Yemen e dell'evoluzione della crisi umanitaria, con un impegno specifico sul piano diplomatico per la soluzione politica del conflitto;

          a proseguire nell'impegno affinché siano assunte tutte le misure, anche di tipo doganale e fiscale, per facilitare l'ingresso nel Paese di beni essenziali per l'attività umanitaria, in particolare nei settori della sicurezza alimentare, della salute, della protezione dei gruppi più vulnerabili, nonché nel settore dello sminamento umanitario;

          ad incentivare, sia in sede bilaterale sia nei fora multilaterali, la cooperazione internazionale per progetti di conservazione del patrimonio culturale in Yemen.
(7-00490) «Ehm, Occhionero, D'Uva, Sabrina De Carlo».


      L'VIII Commissione,

          premesso che:

              i giardini zoologici e gli acquari italiani sono fra le istituzioni maggiormente colpite dal grave stato di emergenza dovuto alla diffusione del COVID-19 e tali strutture non sono solo parchi esclusivamente dedicati al tempo libero, ma sono centri scientifici e culturali di alto rilievo che ospitano animali per la maggioranza appartenenti a specie ad elevato rischio di estinzione in natura. A questi parchi, giardini zoologici, acquari, parchi faunistici, la comunità scientifica internazionale affida l'onere di custodire un patrimonio comune di inestimabile valore, da cui dipende la salvaguardia della biodiversità. Fra gli animali ospitati nei giardini zoologici si annoverano anche esemplari in custodia giudiziale, affidati dallo Stato in applicazione della Convenzione di Washington, nonché soggetti appartenenti a specie della fauna italiana, che, secondo il dettato della legge n. 157 del 1992, rappresentano beni del patrimonio indisponibile dello Stato. Gli animali selvatici ospitati nei giardini zoologici non sono quindi da considerare una proprietà privata, ma un bene prezioso di tutti;

              volendo mirare a un lavoro di elevata qualità e professionalità, i giardini zoologici si trovano a sostenere nel complesso costi ingenti, finalizzati in gran parte alla formazione e all'impiego di personale specializzato e al desiderio di offrire agli animali le migliori condizioni di vita. Consapevoli della loro responsabilità e del valore che rappresentano, anche in questo periodo di emergenza epidemiologica gli zoo e acquari italiani stanno prendendosi cura, con immutata attenzione, dei loro animali;

              ad oggi è stata ravvisata una perdita irrecuperabile del 75 per cento del fatturato annuo, dovuta alla chiusura al pubblico dei giardini zoologici, fra cui bio parchi, acquari, parchi faunistici, che nel periodo primaverile registrano il picco massimo di affluenza annua, considerata l'impossibilità che tali strutture hanno riscontrato di sospendere l'attività lavorativa, per cui sono rimasti invariati i costi di gestione sia degli animali che del personale addetto;

              nelle disposizioni varate dal Governo con il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, che adotta una disciplina generale a favore di tutte le imprese italiane, non si ravvisano disposizioni ad hoc per i giardini zoologici, sebbene il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia consapevole del fatto che i bio parco, gli acquari, i parchi faunistici e le strutture assimilabili ai sensi del decreto legislativo n. 73 del 2005, non sono imprese come tante altre e che l'impegno assunto dallo Stato italiano a livello europeo e internazionale (la direttiva europea è in applicazione dell'articolo 9 della Convenzione sulla conservazione della biodiversità, di cui lo Stato italiano è firmatario) è quello di «sostenerli»,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per impiegare e implementare strumenti economici e finanziari atti al ristoro economico delle perdite subite dalle attività in questione e in virtù di una riapertura contingentata e graduale che non garantirà un normale rientro delle medesime perdite subite.
(7-00491) «Luca De Carlo, Ciaburro, Deidda, Caretta, Butti, Rotelli, Galantino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


      DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

          i «centri di vacanza per minori» ovvero le strutture o aree appositamente attrezzate offrono attività volte a organizzare il tempo libero dei bambini/e e dei ragazzi/e al fine di favorire la socializzazione, lo sviluppo delle potenzialità individuali, l'esplorazione e la conoscenza del territorio, assolvendo anche a una funzione sociale;

          il periodo storico attuale ha ampiamente danneggiato ogni forma di aggregazione e di confronto sia tra adulti sia soprattutto tra minori, che sono stati costretti in casa lontano da coetanei per troppo tempo a causa della pandemia da COVID-19 –:

          quando il Governo intenda riaprire, in sicurezza, tenendo conto delle particolarità della categoria, i centri per minori e i centri estivi;

          se il Governo intenda adottare iniziative per investire in tale ambito, con un apposito finanziamento, al fine di garantire la messa in sicurezza dei centri estivi;

          quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire la fruizione dei centri estivi, anche non di natura privata, a famiglie con difficoltà economiche, considerato anche che gli ultimi tre mesi hanno provocato ingenti danni economici e tenendo sempre come fine ultimo il bene del bambino/a.
(3-01575)


      BERGAMINI, MULÈ, CASCIELLO, MARROCCO, PALMIERI, SACCANI JOTTI e VIETINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

          l'Ansa, fondata a Roma nel 1945, è la prima agenzia italiana e la quinta nel mondo dopo Reuters, AP, Afp ed Efe, con una presenza forte in Italia e all'estero. Grazie al lavoro dei suoi giornalisti in questi mesi di pandemia l'opinione pubblica è stata informata con puntualità, rigore, precisione su tutto quello che riguarda la diffusione del virus e su quanto succede nel mondo nel suo complesso;

          in particolare, considerato il ruolo fondamentale dell'Ansa nella lotta alle fake news, in un momento in cui la qualità dell'informazione è un servizio essenziale per il Paese, il piano di riduzione dei costi presentato dall'azienda e rigettato dai giornalisti dell'agenzia metterebbe a rischio un presidio irrinunciabile per il sistema Italia –:

          quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere per la salvaguardia e il rilancio dell'Ansa, offrendo prospettive e tutela anche a precari e collaboratori.
(3-01576)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in data 28 maggio 2020 il Ministero dell'istruzione ha pubblicato le linee guida elaborate dal Comitato tecnico scientifico in materia di ripresa delle attività didattiche concernenti l'anno scolastico 2020/2021, a partire dal mese di settembre;

          nella fattispecie, le predette linee guida prevedono, tra le altre, una riorganizzazione delle aule tale da garantire il distanziamento sociale di un metro tra gli alunni e due metri per le attività palestra, l'obbligo di utilizzo di mascherine per tutti gli studenti di età pari o superiore a 6 anni, il consumo dei pasti a scuola mediante turnazioni e l'utilizzo di didattica a distanza alternata tra gli alunni;

          sempre secondo le predette linee guida, sono esentati dall'indossare mascherine gli alunni disabili e i minori di 6 anni di età, tosto che l'utilizzo prolungato di mascherine – mai concepite in origine per un uso prolungato – può causare numerosi fastidi negli studenti, soprattutto nei casi di studenti con problemi legati ad asma o allergie, e che non sono state previste misure al riguardo;

          sono altresì numerose le categorie e gli studenti che hanno lamentato la scarsa efficienza della didattica a distanza; in tal senso, l'organizzazione di una didattica alternata tra lezioni in aula ed a casa non risolve in alcun modo la problematica, continuando a negare ad una fascia di studenti l'esperienza scolastica a pieno titolo, anche dal punto di vista umano;

          il documento del Comitato tecnico scientifico, tra le varie considerazioni, riporta anche una nutrita comparatistica, riportando come l'obbligo assoluto di indossare mascherine negli edifici scolastici non persista in Paesi come Francia, Svizzera o Olanda, salvo eccezioni –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga opportuno, se del caso, rielaborare le predette linee guida prevedendo:

              a) forme di organizzazione delle aule scolastiche tali da permettere a studenti asmatici, allergici o con altri problemi respiratori di usufruire delle lezioni senza discriminazioni e senza dover fare uso di mascherine per periodi di tempo prolungati; -

              b) una gestione della didattica tale da permettere la permanenza nelle aule scolastiche senza l'obbligo di indossare le mascherine per tempi prolungati, salvo che nei casi in cui sia impossibile mantenere il distanziamento sociale di 1 metro;

              c) un'organizzazione della turnazione e dell'assetto delle aule scolastiche tale da permettere in ogni caso, al più alto numero di studenti possibile, di seguire le attività didattiche e comunque assicurando il minor discrimine possibile nei confronti degli studenti facenti uso di didattica a distanza.
(4-05881)


      UNGARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          da oltre un anno l'ex colonia britannica di Hong Kong è al centro di violente proteste contro un pacchetto di leggi liberticide che il Governo della Repubblica popolare cinese vuole imporre alla citata penisola, che gode di uno statuto particolare dopo l'«addio» al Regno Unito;

          un pacchetto di norme sulla sicurezza nazionale, tra cui quelle sull'estradizione, l'inno nazionale, i diritti civili, rischia di compromettere le libertà accordate all'ex colonia britannica dall'accordo sino-britannico del 1997, in vigore fino al 2047. I giovani di Hong Kong, come Joshua Wong, sono tornati in piazza per difendere i diritti e la democrazia dei loro concittadini: la proposta di legge appare, infatti, come una reale violazione del principio «un Paese, due sistemi», principio cardine per la difesa della libertà di espressione, di assemblea, di manifestazione del dissenso di cui godono oggi i cittadini della regione amministrativa speciale;

          pare che sussista anche il concreto pericolo che il Governo di Pechino sia in procinto di usare la forza militare per reprimere il movimento di protesta guidato dagli studenti, nonostante le proteste della comunità internazionale –:

          quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per scongiurare una escalation violenta da parte del Governo cinese per reprimere proteste legittime e democratiche;

          se non ritenga necessario e urgente chiarire la posizione ufficiale dell'Italia in relazione alle iniziative legislative della Repubblica popolare cinese per la regione amministrativa speciale di Hong Kong in merito al rispetto della libertà e al mantenimento del principio «un Paese, due sistemi» sancito dalla dichiarazione sino-britannica del 1984.
(4-05886)


      DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          la barriera architettonica è qualunque elemento costruttivo che impedisca, limiti o renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di servizi. Ne consegue che un elemento che non costituisca barriera architettonica per un individuo può invece essere di ostacolo per un altro; si capisce, quindi, che il concetto di barriera viene percepito in maniera diversa da soggetto a soggetto. La necessità di garantire al maggior numero di persone il diritto alla libertà di movimento ha portato alla ricerca di parametri comuni;

          le campagne di sensibilizzazione relative alla green economy e alla tutela ambientale sollecitano le persone all'utilizzo dei mezzi pubblici al posto di quelli privati;

          la difficoltà nel nostro Paese relativa all'utilizzo dei mezzi pubblici è legata non solo alle condizioni in cui gli stessi spesso si trovano, a causa dell'incuria di qualche soggetto, ma anche per la poca precisione negli orari che spesso caratterizza il trasporto pubblico, a cui va ad aggiungersi una difficile se non alquanto impossibile fruizione degli stessi da parte di persone affette da disabilità specialmente motoria;

          sia il trasporto su gomma che quello su rotaia non sono di facile utilizzo sia da parte di persone affette da disabilità motoria sia da parte di persone anziane non prettamente disabili;

          a fronte di un servizio non sempre ottimale il costo dello stesso non risulta assolutamente economico –:

          quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di abbattere le barriere che rendono difficile, umiliante e a volte impossibile l'utilizzo del trasporto pubblico, locale e nazionale;

          se il Governo abbia come priorità l'adozione di iniziative per l'erogazione di fondi e la preventiva richiesta di contributi europei volti a sollevare le casse nazionali e ad abbattere le barriere architettoniche nei trasporti, garantendo una fruizione quanto più estesa sia ai disabili sia a tutti gli utenti, in coerenza con le campagne green che invitano all'utilizzo dei mezzi pubblici o ecologici.
(4-05891)


      VANESSA CATTOI, BINELLI, LOSS, SUTTO, MATURI e PICCOLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

          il 27 maggio 2020 al termine di un vertice in videoconferenza i tre governatori dell'Euregio, il presidente di turno Günther Platter del Tirolo assieme a Maurizio Fugatti della provincia autonoma di Trento e Arno Kompatscher della provincia autonoma di Bolzano, hanno rivolto al Governo italiano all'unanimità la richiesta di attivarsi il prima possibile perché riprenda la libera circolazione al confine italo-austriaco del Brennero, chiuso ormai dal mese di marzo 2020;

          l'appello comune è stato quello di voler procedere all'apertura della frontiera interna il prima possibile e comunque entro il 15 giugno 2020, dato che i Governi di altri Stati europei si sono già attivati per la riapertura dei propri confini nazionali;

          difatti, il governo svizzero ha deciso di riaprire i confini verso Germania, Austria e Francia e, a sua volta, l'Austria ha già annunciato la prossima riapertura della frontiera con la Germania;

          ad oggi, invece, l'Italia si trova ancora esclusa da questa rinnovata mobilità tra gli Stati europei e ciò con gravissime ripercussioni a livello economico, in particolare, con l'inizio della stagione estiva, sul comparto turistico, del commercio e dell'artigianato, già fortemente provati da questi mesi di emergenza COVID-19;

          dopo il 3 giugno 2020, quando il Governo ha programmato la riapertura unilaterale dei confini, la mancata apertura delle frontiere interne da parte degli altri Paesi confinanti avrà effetti devastanti per l'economia del Trentino e dell'Alto Adige e, comunque, dell'Italia, Paese a forte vocazione turistica –:

          quali iniziative di competenza il Governo abbia già intrapreso o intenda promuovere in relazione alle richieste avanzate dai governatori dell'Euregio di cui in premessa per garantire la ripresa di una piena mobilità tra i territori al confine del Brennero.
(4-05892)


      PRESTIGIACOMO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 43, comma 1, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto Cura Italia, prevede il trasferimento entro il 30 aprile 2020 dell'importo di 50 milioni di euro, da parte dell'Inail ad Invitalia, da erogare alle imprese e agli enti del terzo settore per l'acquisto di dispositivi e di altri strumenti di protezione individuale;

          a tal proposito, Invitalia, con apposito bando, ha definito i criteri e le modalità di accesso al rimborso delle spese sostenute per l'acquisto dei predetti dispositivi e strumenti di protezione individuale;

          il rimborso è concesso fino al 100 per cento delle spese ammissibili e fino ad esaurimento della dotazione finanziaria disponibile, nel limite di 500 euro per ciascun addetto all'impresa e fino ad un importo massimo per impresa di 150.000 euro;

          il punto 9 del bando citato fissa i termini e le modalità per la presentazione delle domande secondo una sequenza temporale articolata in tre fasi: nella fase 1 i soggetti interessati, dall'11 maggio al 18 maggio 2020, hanno inviato una prenotazione del rimborso; nella fase 2 è stato pubblicato l'elenco di tutte le prenotazioni correttamente inoltrate dalle imprese nell'ambito della fase 1, ordinate secondo il criterio cronologico definito sulla base dell'orario di arrivo della richiesta, mentre nella fase 3 le imprese hanno dovuto presentare la domanda di rimborso a partire dalle ore 10:00 del giorno 26 maggio 2020 ed entro le ore 17:00 del giorno 11 giugno 2020;

          come riportato dal sito Invitalia dopo appena un minuto dall'apertura dello sportello, avvenuta alle 9:00 dell'11 maggio, erano già state effettuate 59.025 richieste di prenotazione da parte di 42.753 imprese; dopo undici minuti le prenotazioni erano diventate già 91 mila;

          il 21 maggio 2020 è stato reso pubblico l'elenco delle 3.150 imprese ammesse al bando «Imprese Sicura» di Invitalia, a fronte delle 194.175 istanze trasmesse;

          nella graduatoria pubblicata si riscontrano evidenti criticità: la prima domanda è stata inviata a pochi decimi di secondo dal lancio del portale per le prenotazioni, esattamente alle 09:00:00.000237 e il primo tra gli esclusi ha invece inviato la prenotazione del rimborso esattamente alle ore 09:00:01.046851, a pochissima distanza dall'ultimo degli ammessi;

          il «click day» del bando Impresa Sicura si è quindi concluso in una manciata di secondi e in pochissimo tempo sono state esaurite le risorse stanziate, pari a 50 milioni di euro;

          riguardo all'accaduto, Domenico Arcuri, commissario per l'emergenza COVID-19 e amministratore delegato di Invitalia, ha sostenuto che «non c'è stato nessun corto circuito, non c'è stato nessun cattivo funzionamento del sistema, non c'è stato alcun intoppo nel lavoro che Invitalia»; lo stesso Arcuri ha poi specificato che «le imprese che non hanno ottenuto il finanziamento sono molte di più di quelle che ci sono riuscite»;

          ad avviso dell'interrogante, la logica sottesa al bando «Impresa Sicura» non ha tenuto in considerazione alcuni parametri fondamentali come il reddito dei soggetti interessati o le perdite di fatturato essendo il tempismo la sola ed unica variabile fondamentale nella compilazione della domanda –:

          se il Governo non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito a quanto accaduto in riferimento al bando Impresa Sicura richiamato in premessa;

          se, in considerazione dell'elevato numero di imprese escluse dal bando «Impresa Sicura», il Governo non intenda adottare le opportune iniziative al fine di prevedere ulteriori strumenti a sostegno delle imprese che hanno sostenuto le spese per l'acquisto di dispositivi ed altri strumenti di protezione individuale.
(4-05895)


      CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

          come emerso a mezzo stampa e come annunciato dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie è intenzione del Governo indire un bando per il reclutamento di 60.000 «assistenti civici» individuati su base volontaria, coordinati dalla Protezione civile e impiegati dai sindaci per collaborare al rispetto del distanziamento sociale e per dare un sostegno alla parte più debole della popolazione;

          in dettaglio, nella bozza di provvedimento si stabilisce che sarà il Dipartimento della protezione civile a trasmettere all'Anci l'elenco dei partecipanti alla procedura, già suddivisi per i comuni in cui gli stessi abbiano dichiarato la loro dimora abituale; sarà quindi l'Anci a porre i soggetti a disposizione dei comuni stessi, prevedendo anche la redazione di un registro nazionale degli assistenti civici;

          nonostante i sindaci, liberamente eletti, siano responsabili della protezione civile nel proprio territorio, l'intera procedura di assegnazione degli assistenti civici prevede un ruolo di coordinamento tra enti locali e protezione civile in capo all'Anci;

          si apprende inoltre che, per questo servizio di mediazione, sia previsto un compenso economico a favore dell'Anci, compenso che non appare necessario, anche alla luce delle odierne necessità di contingentamento delle risorse, essendo l''Anci già beneficiaria di fondi pubblici;

          sono altresì numerose le realtà di volontariato già presenti, a vario titolo, nei territori, le quali hanno dovuto sospendere le proprie attività a causa delle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative per rielaborare la misura di cui in premessa:

              a) prevedendo un collegamento diretto e senza intermediari tra i sindaci e la protezione civile per l'assegnazione degli assistenti civici e la loro gestione, anche permettendo ai sindaci territorialmente competenti di determinare i requisiti per la scelta degli assistenti civici;

              b) prevedendo il coinvolgimento attivo delle associazioni di volontariato già presenti ed operative a vario titolo sul territorio, anche in un'ottica di contingentamento delle risorse, ai fini di redistribuirle più efficientemente anche a quei comuni maggiormente sprovvisti di risorse per fare fronte alla crisi attuale;

              c) prevedendo la possibilità per i sindaci di precettare i percettori di reddito di cittadinanza in luogo del personale volontario per lo svolgimento delle funzioni di assistente civico;

              d) reindirizzare le risorse legate al compenso all'Anci verso l'acquisto di Dpi per tutto il personale volontario attivo nei territori a sostegno delle amministrazioni locali per il contenimento dell'emergenza da COVID-19.
(4-05896)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      RIZZETTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          il 18 maggio 2020, dopo aver preso parte a un vertice sui flussi turistici nell'Unione europea, il Ministro interrogato ha dichiarato che tra i Paesi europei non sarebbero stati creati corridoi turistici con accordi bilaterali, poiché penalizzerebbero alcuni Stati e che la stagione turistica sarebbe stata affrontata con un lavoro comune. E ancora, il Ministro ha evidenziato che sarebbe stata garantita la libertà di circolazione tra gli Stati, anche condividendo le regole per far viaggiare i turisti in sicurezza;

          ebbene, si prende atto che quanto affermato dal Ministro, quale risultato del vertice sui flussi turistici nell'Unione europea, non trova alcuna corrispondenza con l'attuale posizione assunta da Austria e Croazia. I predetti Stati hanno annunciato che assumeranno iniziative per limitare, se non vietare, la circolazione nei loro territori di turisti italiani, poiché l'Italia è ritenuta ancora un pericoloso «focolaio»;

          l'interrogante già con precedenti atti di sindacato ispettivo, che ad oggi non hanno avuto risposta, ha denunciato le condotte di alcuni Paesi di confine, come Austria e Slovenia, che hanno discriminato gli italiani con provvedimenti che ne hanno contrastato la libertà di circolazione, anche per motivi di lavoro;

          adesso, nonostante sia stata superata anche la fase più pericolosa legata alla pandemia, Austria e Croazia intendono chiudere i loro confini ai turisti italiani, in aperto contrasto con quanto riferito dal Ministro interrogato dopo il vertice con i Paesi dell'Unione europea;

          è necessario un tempestivo intervento del Governo affinché non sia precluso ai turisti italiani di muoversi liberamente tra i Paesi dell'Unione europea –:

          se e quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per garantire agli italiani la libertà di circolazione fuori dai confini del territorio nazionale;

          in particolare, se e quali iniziative intenda porre in essere per trovare una soluzione a tutela dei cittadini italiani a fronte di posizioni, come quella assunta da Austria e Croazia, che vogliono impedirne l'accesso nei propri territori.
(5-04065)


      COMENCINI, FORMENTINI, ZOFFILI, BILLI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, GRIMOLDI, RIBOLLA e CAFFARATTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          in Eritrea, come riportato da Vatican News, il Governo eritreo ha deciso di nazionalizzare le strutture sanitarie religiose, confiscando ben 22 cliniche di proprietà della Chiesa cattolica;

          l'Agenzia Fides ha dato la notizia che anche l'ultimo ospedale cattolico, che forniva servizi di maternità e assistenza medica generale per il villaggio di Zager, è stato chiuso;

          queste confische rientrano nella decisione del regime guidato da Isayas Afeworki di applicare una legge, approvata nel 1995 e mai applicata fino ad oggi, per cui lo Stato si arroga il diritto di requisire tutte le strutture sociali presenti sul territorio;

          in seguito a queste confische, lo Stato eritreo recide una collaborazione ultradecennale che la Chiesa ha offerto per il bene della popolazione locale, garantendo per lungo tempo una serie di attività di carattere sociale a favore dei più bisognosi;

          le strutture mediche della Chiesa cattolica garantivano cure gratuite a circa 170 mila tra malati e bisognosi ogni anno e rappresentavano un importante punto di riferimento per tutti i cittadini in difficoltà, senza far distinzioni religiose o etniche;

          va sottolineato il fatto che molti di questi presidi sanitari si trovano all'interno delle strutture religiose;

          requisire le prime significa violare la libertà e lo spazio vitale delle seconde –:

          se il Ministro interrogato sia informato della suddetta situazione, se siano coinvolti dei cittadini italiani e quali iniziative intenda intraprendere per garantire la libertà religiosa e l'assistenza sanitaria in Eritrea.
(5-04070)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          l'esplodere improvviso della pandemia da coronavirus ha colto di sorpresa moltissimi cittadini italiani al di fuori dei confini nazionali;

          nei primi giorni sono stati realizzati dei voli per agevolare il loro rientro in patria, ma in molti sono ancora isolati nelle più diverse parti del mondo e sono nell'impossibilità di trovare passaggio aereo;

          un'area particolarmente colpita dall'epidemia risulta essere l'America centrale con Paesi in cui è numerosa la presenza italiana, come il Costa Rica;

          risulta all'interrogante che da San Josè molti cittadini italiani abbiano richiesto assistenza all'ambasciata italiana per poter rientrare, ma che non sia ancora stato possibile organizzare alcun volo di rimpatrio al di fuori di uno operato ad inizio pandemia;

          oltretutto, non esistendo voli diretti dal Costa Rica all'Italia, si deve comunque transitare per nazioni a rischio o che, come gli Stati Uniti, pretendono la quarantena per chi arriva dall'estero –:

          quale sia l'attuale situazione dei cittadini italiani in Centro America e segnatamente in Costa Rica, se risultino richieste di aiuto e se si ritenga di dover organizzare uno o più voli speciali per il rimpatrio dei nostri connazionali, alcuni dei quali si trovano in situazione di grande disagio, partiti per vacanze o lavoro e che da ormai tre mesi devono mantenersi in condizioni economiche, sociali e di vita assolutamente precarie.
(4-05884)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          l'emergenza Coronavirus ha monopolizzato le agende dei principali canali d'informazione. Da troppo tempo ormai sono poco diffuse all'opinione pubblica le informazioni e le notizie sui rapporti dell'Italia con importanti nazioni del Corno d'Africa quali Eritrea, Etiopia, Gibuti e Somalia, quest'ultima, come noto, in balia di una interminabile guerra e in preda alle violenze di gruppi terroristici;

          le citate nazioni rappresentano fondamentali interlocutori nell'economia e nella sicurezza dell'intera area, posta in posizione strategica e nella quale l'Italia non può non essere presente anche per fornire tutto il supporto necessario a stabilizzare e rafforzare Nazioni amiche;

          l'Italia riveste un ruolo di primo livello nel quadrante anche in virtù del fatto che il comando della missione Eutm Somalia, dal 16 febbraio 2014, è affidato a un generale italiano. Come riporta il sito del Ministero della difesa, «L'attuale contributo nazionale prevede, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, un impiego massimo di 123 militari e 20 mezzi terrestri, impiegati in vari ambiti, da quello principale dell'addestramento delle Forze Armate somale alla sicurezza dei movimenti e del contingente, dal supporto logistico e amministrativo a quello di staff del Comandante»;

          in questo periodo di grande incertezza, una decisa e tenace azione di collaborazione economica con le nazioni del Corno d'Africa, stante lo storico accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea, sarebbe una grande occasione di rilancio e potenziamento di molte aziende nazionali che, tra l'altro, potrebbero operare in un ambiente non estraneo e non ostile;

          appare quindi necessario fare il punto sugli eventuali incontri effettuati dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale con i rispettivi Ministri di Etiopia, Eritrea e Somalia, sugli esiti e sugli sviluppi futuri, nonché sapere se questi abbiano dato luogo alla sottoscrizione di accordi bilaterali, anche di carattere economico –:

          quale sia l'attuale stato dei rapporti diplomatici con le Nazioni del Corno d'Africa e quali risultati siano stati ottenuti dal punto di vista politico ed economico;

          se e quali iniziative siano state intraprese o si intendano intraprendere per favorire e incrementare l'interscambio commerciale con le nazioni del Corno d'Africa;

          quale sia l'attuale livello di sicurezza della missione Eutm Somalia, se e quali iniziative siano state eventualmente intraprese per rafforzare e implementare la sicurezza del contingente italiano e se sia opportuno accrescerne la presenza in uomini e mezzi ai fini di contribuire maggiormente alla stabilità dell'area.
(4-05893)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          a causa dell'emergenza COVID-19, dal 23 marzo e fino al 31 agosto 2020, sono sospesi tutti i voli passeggeri internazionali da/per la Colombia e fino al 30 giugno sono sospesi anche i collegamenti aerei interni e i collegamenti interurbani;

          secondo quanto si legge sul sito internet dell'ambasciata italiana in Colombia, sono stati comunque effettuati alcuni voli commerciali straordinari, autorizzati in via eccezionale dal Governo colombiano, da parte di alcune compagnie aeree che hanno consentito a molti turisti europei in Colombia, ivi compresi tanti italiani, di poter rientrare in Europa;

          la compagnia aerea Avianca ha annunciato che avrebbe effettuato un volo commerciale straordinario Bogotà-Roma Fiumicino, il 2 giugno 2020, con partenza alle ore 17,00 da Bogotà e arrivo a Roma alle ore 11,30 del 3 giugno;

          il costo del biglietto, in classe economica, è di 720 Usd, in classe business, di 900 Usd. Per i bambini da 0 a 23 mesi il costo del biglietto in economy è di 170 Usd, per i bambini tra i 2 ed i 12 anni è di 480 Usd;

          l'ambasciata poi illustra un procedimento per ottenere le informazioni sull'acquisto del biglietto che pare dare priorità a chi ha già una prenotazione Avianca;

          l'ambasciata ha annunciato che Avianca effettuerà un secondo volo commerciale straordinario Bogotà-Bruxelles, il 10 giugno 2020 con partenza alle ore 17,00 da Bogotà, con priorità riservata a cittadini belgi e olandesi, e possibilità di alcuni posti per cittadini dell'Unione europea in situazioni di particolare vulnerabilità. Il costo del biglietto è di 720 Usd in classe economica e di 1.120 Usd in business class;

          l'ambasciata specifica che le autorità colombiane hanno comunicato che da lunedì 25 maggio 2020 per gli spostamenti terrestri sul territorio colombiano non saranno emessi «salvacondotti» e per spostarsi sarà necessario dimostrare di avere il titolo di partenza;

          ricorda poi che il rientro in Italia è consentito solo per «urgenza assoluta» ed è necessario che il viaggiatore sottoscriva l'autocertificazione relativa ai motivi del viaggio in modo dettagliato (salute, lavoro, necessità assoluta);

          appare quindi necessario specificare cosa si intenda per urgenza assoluta o particolare vulnerabilità e chi sia deputato, e in base a quali criteri, a decidere quale italiano ha diritto a ritornare in patria oppure no;

          appare inoltre necessario prevedere partenze anche da altre località della Colombia, come Cartagena dove, a quanto risulta all'interrogante, vi sarebbe un italiano invalido interessato che ha difficoltà nel muoversi per raggiungere la capitale –:

          quali siano i criteri di urgenza o particolare vulnerabilità stabiliti dall'ambasciata e a chi spetti decidere l'ordine delle partenze dalla Colombia;

          se siano previsti voli da Cartagena.
(4-05894)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MONTARULI e MANTOVANI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

          in data 20 maggio 2020 le testate giornalistiche «Avvenire» e «The Guardian» hanno pubblicato un'inchiesta internazionale relativa allo sbarco del 12 aprile 2020, nel porto di Pozzallo, di 101 migranti, tra cui molti minori, partiti dalla Libia. I migranti superstiti, trascorso il periodo di quarantena, sono stati rintracciati in Sicilia, dove hanno fornito – con versioni tutte concordanti – le testimonianze di quanto accaduto;

          dalle predette testimonianze emerge che il gommone che trasportava i migranti sarebbe giunto in acque del territorio maltese, a circa sei miglia dalla costa. A quel punto, il gommone sarebbe stato raggiunto da una motovedetta delle forze militari maltesi, la «P02», il cui equipaggio, dopo aver vietato lo sbarco nel porto maltese, venendo meno all'obbligo di soccorso in mare, avrebbe sequestrato il telefono satellitare con sistema Gps dei migranti, per restituirlo agli stessi con la rotta riprogrammata verso nord, cioè verso l'Italia;

          il gommone, ufficialmente giunto nelle acque territoriali maltesi, non poteva essere respinto altrove e, tra l'altro, secondo gli obblighi dettati dal diritto internazionale, gli Stati hanno il dovere di fornire immediato aiuto a chi versa in stato di bisogno;

          lo scenario prospettato, se dovesse essere confermato, farebbe emergere una palese violazione di trattati e normativa comunitaria, oltre a compromettere seriamente il diritto alla vita delle persone;

          a tal proposito, anche l'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) e l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) sono allarmati dal fatto per cui lo Stato maltese avrebbe ignorato o ritardato le risposte alle richieste di soccorso –:

          quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di far luce sui fatti narrati in premessa e sulle eventuali responsabilità degli organi coinvolti nonché quale impegno intenda assumere e promuovere, in sede europea, in ordine alle costanti violazioni di atti sottoscritti dagli Stati membri relativi alla gestione dei flussi migratori.
(5-04072)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BALDINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          l'emergenza epidemiologica in corso sta determinando dei riflessi drammatici sul comparto turistico italiano che rischiano di compromettere in maniera determinante l'impalcatura economica, sociale e culturale dell'Italia, che ha fatto del turismo in tutte le sue espressioni e progettualità, il dorso funzionale dell'intero sistema-Paese;

          secondo i dati diramati dall'Enit relativo alle presenze turistiche di provenienza internazionale nel 2020 il calo si attesterà intorno al -49 per cento, pari a 31 milioni di visitatori;

          appare opportuno sottolineare come Enit, tra gli altri abbia evidenziato che il turismo «rappresenta la quarta maggiore categoria di esportazioni dell'Ue e produce effetti positivi per l'economia europea nel suo complesso: per ogni euro di valore aggiunto generato dal turismo si ottiene un effetto indiretto su altre industrie pari a 56 centesimi supplementari»;

          tale trend rappresenta un assunto fondamentale da cui avviare una revisione di taluni paradigmi dell'organizzazione turistica nazionale che conduca ad una valorizzazione dell'offerta italiana, attraverso il coinvolgimento di luoghi e servizi spesso lasciati ai margini dell'appeal di mercato;

          si evidenzia a tal riguardo che la riscoperta delle dimore e dei luoghi «natali» di personaggi di rilievo storico, politico, culturale e artistico nazionale quale essenza della riscoperta dell'identità e delle origini di quelli che sono le fondamenta culturali, sociali artistiche e politiche del nostro Paese potrebbe rappresentare un percorso di valorizzazione attraverso cui non solo sia possibile rigenerare le potenzialità turistiche dell'Italia ma anche favorirne una funzionale integrazione con la storia del territorio e la formazione scolastica e accademica;

          la riscoperta di quei luoghi spesso dimenticati, lontani dai circuiti della notorietà turistica italiana, ma che hanno dato i natali a uomini e donne che invece rappresentano un tassello fondamentale della storia del nostro Paese, rappresenta un atto di riconoscenza non solo verso il passato ma anche e soprattutto di tutela delle radici nazionali verso le future generazioni: infatti, il luogo della nascita è sempre il luogo legato all'identità, al ricordo e alla conoscenza che il singolo personaggio ha saputo veicolare attraverso il suo vissuto;

          l'individuazione e la riscoperta dei luoghi di origine e il loro inserimento in percorsi di promozione turistica più articolati può sviluppare un rivolo imperniato intorno alle particolarità storiche, alle curiosità culturali, che consenta dunque di inquadrare anche sotto una luce diversa il territorio entro cui le dimore sono incastonate, che non sempre sono rientranti nelle grandi città o nei grandi centri turistico-culturali italiani ma molto frequentemente si collocano nelle cosiddette periferie territoriali, lontane dai circuiti turistici di massa e totalmente deprivate delle potenzialità di risonanza storico-artistica e culturale che meriterebbero: a titolo di mero esempio si ricorda come il genio Leonardo da Vinci o uno straordinario pittore come Carlo Innocenzo Carloni, che sono stati riferimento indiscusso per l'Europa e successivamente per l'intero scenario mondiale, siano nati in piccole realtà territoriali;

          la valorizzazione di questi luoghi, piccoli e spesso lontani dalle grandi città, può determinare la rinascita di un turismo nuovo fatto di ricerche ed esperienze innovative, unitamente alla promozione di un tessuto produttivo artigianale ad esso strettamente correlato e che al momento, anche in ragione della desertificazione sociale e commerciale dei piccoli borghi, amplificata dal dramma della gestione dell'emergenza epidemiologica in atto, ha subito un profondo colpo;

          intorno alla riscoperta delle periferie territoriali, in cui sono nati o transitati i personaggi cardine della identità nazionale, sarà possibile garantire lo sviluppo di un'attività di approfondimento e analisi culturale, di ricerca, anche attraverso il sistema scolastico ed accademico finalizzata a ripercorrere la storia, la biografia del personaggio ed i riverberi di questi sulle sorti e sulla cultura del Paese –:

          se, nella prospettiva di cui in premessa, non si ritenga opportuno promuovere, nell'ambito del confronto in atto per il rilancio del comparto turistico italiano, opportune iniziative volte alla valorizzazione delle dimore e dei luoghi natali di personaggi di rilievo storico, politico, culturale e artistico nazionale attraverso la definizione di un registro nazionale degli stessi e la disponibilità di risorse per il recupero, la conservazione e la valorizzazione delle dimore natali e la promozione delle informazioni e della conoscenza ad esse correlate.
(5-04069)

Interrogazione a risposta scritta:


      AMITRANO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

          le storiche botteghe artigiane dei presepiali in via San Gregorio Armeno rappresentano non solo un luogo di perfezione artistica immersa nel cuore del centro storico di Napoli, ma sono soprattutto dei piccoli laboratori che realizzano manufatti rispondenti alla tipicità della tradizione napoletana risalente al ‘700, affiancata altresì da imprenditori che hanno convertito e rilanciato l'arte presepiale in veste contemporanea;

          questo museo a cielo aperto, visitato in qualunque periodo dell'anno, è conosciuto in tutto il mondo come simbolo distintivo di una Napoli non stereotipata ed è entrato a far parte dell'immaginario collettivo, diventando una costante meta di turismo nazionale ed internazionale;

          a San Gregorio Armeno gli artigiani creano, espongono e vendono i personaggi della tradizione classica del Natale: vere e proprie opere d'arte, frutto del lavoro di famiglie artigiane che si tramandano il mestiere da intere generazioni e quella del presepe napoletano è una tradizione che segue il corso dei tempi che viene continuamente rinnovato dal lavoro di nuovi e giovani artigiani, i quali modernizzano un'arte secolare;

          con la diffusione epidemiologica da COVID-19, la suggestiva strada rischia di scomparire a causa della desertificazione del turismo nazionale, europeo ed internazionale; oggi i maestri dell'arte presepiale si ritrovano, dopo tre mesi dalla riapertura delle loro attività, con una strada deserta priva di turisti e con il rischio che San Gregorio Armeno possa scomparire; perdere San Gregorio significa soprattutto cancellare una delle immagini dell'Italia nel mondo, posto che la strada è conosciuta come «la via napoletana dei pastori e dei presepi»;

          le difficoltà generate dalla chiusura coatta delle botteghe artigiane dell'arte presepiale sono molteplici e coinvolgono anche l'intero ciclo produttivo, poiché risulta inevitabile lo stravolgimento della pianificata produzione – scandita da diversi fasi – che interessa l'intera città di Napoli e l'intera regione e considerato, inoltre, che questa particolare categoria di artigiani, pur essendo stata destinataria di alcune misure di sostegno del settore, è fortemente penalizzata, in quanto continuerà a subire gli effetti della crisi, anche una volta venute meno le misure emergenziali per il contenimento del contagio, a causa della mancanza dei turisti;

          la via di San Gregorio Armeno è inserita nel centro storico di Napoli, patrimonio dell'Unesco; oltre agli elementi di eccellenza di tipo urbanistico, architettonico e monumentale, presenta degli elementi di notevole potenzialità dal punto di vista strettamente «culturale», intesa come patrimonio tradizionale, e i maestri presepai temono che, senza una pianificazione temporale, il comparto, lasciato solo a sé stesso, rischi di scomparire definitivamente, poiché la ripresa delle attività di produzione delle opere non comporta, nel breve periodo, un incremento dei guadagni, in virtù dell'assenza di turisti e delle disposizioni relative alla necessità di mantenere il distanziamento sociale –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, anche con il coinvolgimento delle altre istituzioni interessate, affinché gli artigiani e le loro famiglie delle storiche botteghe di arte presepiale di San Gregorio Armeno – custodi di una tradizione millenaria che, con le loro opere, rendono l'Italia protagonista in tutto il mondo – possano continuare a preservare questa realtà storica e culturale che rappresenta aspetti peculiari di un patrimonio artistico straordinario, fondamentale per la cultura partenopea, nazionale e internazionale, un patrimonio di maestria ed eccellenza che oggi rischia di scomparire definitivamente.
(4-05885)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

          si è svolta lunedì 28 ottobre 2019 l'assemblea dei soci di Mediobanca S.p.a. da cui è emersa la composizione della compagine azionaria che vedeva all'epoca, quali soci rilevanti Unicredit (8,81 per cento), Leonardo Del Vecchio attraverso la holding Delfin (7,52 per cento), Vincent Bolloré – imprenditore bretone, al 6,73 per cento –, Blackrock e Mediolanum rispettivamente al 4,98 e al 3,28 per cento;

          in pochi mesi, la compagine azionaria di Mediobanca ha subito un terremoto, con Del Vecchio salito al 9,89 per cento, Vincent Bollore sceso al 5,7 per cento, Medionalum ferma al 3,28 per cento e Unicredit che ha messo sul mercato il suo intero pacchetto di azioni il 6 novembre 2019;

          l'intenzione di Del Vecchio, secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe stata quella di salire oltre il 10 per cento ma, nel maggio 2020, l'imprenditore ha invece chiesto l'autorizzazione alla Banca Centrale Europea, probabilmente dopo aver acquisito il parere favorevole di Bankitalia, a rilevare fino al 20 per cento delle azioni. Sarebbe il primo socio, nella storia recente dell'istituto, a controllare un'azione su cinque;

          la quota acquisita servirebbe a incidere nelle scelte strategiche della banca, probabilmente attraverso una politica più aggressiva su fusioni, acquisizioni e dismissioni di asset ma senza aver comunicato il proprio piano industriale o le proprie intenzioni;

          l'amministratore delegato di Mediobanca Nagel ha rimarcato come «dal 2005 a oggi, il Gruppo è cresciuto così tanto nelle altre componenti che la quota delle assicurazioni è andata diluendosi: la nostra dipendenza dalla compagnia triestina è venuta molto meno rispetto al passato, con i ricavi scesi in oltre un decennio dal 25 per cento a circa la metà, il 12 per cento»;

          le Generali, sempre secondo Nagel: «sono gestite in maniera efficace e corretta, i risultati si vedono sia dal punto di vista dell'utile sia del titolo». Obbiettivo dell'AD sarebbe far rimanere l'assicurazione indipendente e con base in Italia;

          Del Vecchio invece riterrebbe Mediobanca troppo dipendente dai risultati di Generali, di cui è già importante socio tramite la lussemburghese Delfin, e sarebbe intenzionato a proporre una dismissione degli asset assicurativi per concentrare l'attività dell'azienda sull'investimento bancario;

          Del Vecchio avrebbe in mente per Generali una partnership col gruppo francese AXA. Proprio tramite una banca francese, Natixis, l'imprenditore ha messo insieme sul mercato la sua attuale quota in Mediobanca, e proprio ad una società francese, Essilor, ha legato la sua Luxottica con la fusione avvenuta nel corso del 2018;

          Generali è la prima compagnia assicurativa italiana, la terza in Europa, con 500 miliardi di euro di attività investite di cui circa 60 in titoli del tesoro italiani;

          per l'intero sistema assicurativo e finanziario italiano l'indipendenza e la presenza in Italia di un soggetto di primo piano a livello internazionale come Generali è fondamentale;

          Mediobanca S.p.a. – terzo gruppo bancario italiano per capitalizzazione – risulta già oggi controllata per il 14 per cento del capitale da investitori istituzionali di origine francese, ma il suo assetto azionario e l'assenza di un patto di sindacato, soprattutto dopo l'uscita di Unicredit, lascia alla finanza straniera la porta spalancata;

          Mediobanca, inoltre, oggi è una «preda» ambita, perché dà accesso al controllo di Generali, e perché, rispetto alla quotazione massima del 10 novembre 2019, anche a causa dell'emergenza; Covid-19, vale oggi poco più della metà;

          l'attivismo di un imprenditore come Del Vecchio, messo in campo tramite una holding con residenza fiscale all'estero, parimenti all'interesse che la stampa italiana ha dato alla vicenda, destano sospetti in merito a quali siano i veri interessi in campo;

          la grande finanza francese ha già detto di essere interessata al patrimonio economico italiano e l'Italia non ha risposto adeguatamente in difesa degli interessi nazionali, oggi minacciati anche dal possibile interesse di Crédit Agricole per il gruppo Ubi che sta cercando alleati per respingere l'offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo –:

          se il Governo sia stato preventivamente messo al corrente delle notizie riportate in premessa;

          se il Governo sia al corrente del fatto che gli acquisti di titoli Mediobanca sono stati effettuati da società lussemburghesi, e che questo vuol dire che Mediobanca sta per diventare una società controllata da un, Gruppo estero;

          di quali elementi disponga il Governo, anche tramite la Consob, ai sensi del dodicesimo comma dell'articolo 1 del decreto-legge n. 95 del 1974, circa l'evoluzione del quadro azionario di Mediobanca S.p.a. e di Assicurazioni Generali S.p.a. e se siano state rilevate procedure anomale;

          quali iniziative di competenza il Governo sia intenzionato ad assumere per tutelare l'interesse nazionale evitando che il controllo di Assicurazioni Generali S.p.a. possa finire in mani straniere;

          se al Governo risulti che siano state valutate motivazioni e «vocazione» effettiva dell'operazione messa in campo da Del Vecchio, quale ne sia stato l'esito, e se risulti che sussistano quei parametri di sviluppo e strategici richiamati dalla Banca d'Italia e di cui ai regolamenti stessi della Bce che sottendono programmi di sviluppo ai fini del rilascio di ogni autorizzazione all'operazione, anche in relazione alla «mission» effettiva del socio lussemburghese e dei piani generazionali e successori regolati dalla legge italiana.
(2-00824) «D'Attis».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GRIMALDI, VILLANI e CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la Banca d'Italia, con la nota 0215567/13 del 1o marzo 2013, ha chiarito che le nozioni di «conto corrente» e «conto di pagamento» sono analoghe ma non coincidenti. Mentre il conto corrente è disciplinato dagli articoli 1852 e seguenti del codice civile e dalla connessa disciplina di vigilanza prudenziale, il conto di pagamento (disciplinato dagli articoli 114-sexies e seguenti del Testo unico bancario) contempla un novero di servizi più limitato rispetto a quello normalmente connesso a un conto corrente bancario;

          gli istituti di pagamento e di moneta elettronica possono offrire ai clienti solo conti di pagamento e non conti correnti;

          le banche, ai sensi delle disposizioni dell'articolo 114-octiesdecies del Testo unico bancario, assicurano agli istituti di pagamento l'apertura e il mantenimento di conti di pagamento che consentono a questi ultimi di fornire servizi di pagamento in modo agevole, efficiente e non discriminatorio;

          sempre ai sensi dell'articolo 114-duodecies, gli istituti di pagamento registrano per ciascun cliente in poste del passivo, le somme di denaro della clientela in conti di pagamento utilizzati esclusivamente per la prestazione di servizi di pagamento. Le somme di denaro depositate nei conti di pagamento sono investite in attività che costituiscono patrimonio distinto a tutti gli effetti da quello dell'istituto di pagamento. Su tale patrimonio distinto, infine, non sono ammesse azioni dei creditori degli istituti di pagamento o nell'interesse degli stessi, né quelle dei creditori dell'eventuale soggetto presso il quale le somme sono depositate (banche). Tale «segregazione» delle somme di denaro rientra tra le esclusioni indicate dall'articolo 49 del decreto legislativo n. 180 del 2015;

          dal combinato disposto dalle richiamate normative si evince, quindi, che le somme di denaro depositate nei conti di pagamento rappresentano un patrimonio distinto:

              a) non aggredibile dai creditori dell'istituto di pagamento e dai creditori della banca presso la quale eventualmente l'istituto di pagamento apre e mantiene dei conti di pagamento a norma dell'articolo 114-octiesdecies del Testo unico bancario;

              b) escluso dalle procedure di bail in a norma dell'articolo 49 del decreto legislativo n. 180 del 2015 –:

          se intenda assumere iniziative di competenza al fine di informare compiutamente i consumatori che le somme di denaro depositate presso i conti di pagamento siano patrimonio distinto sul quale:

              sono escluse le procedure di bail in a norma dell'articolo 49 del decreto legislativo n. 180 del 2015;

          sono escluse le azioni dei creditori degli istituti di pagamento e delle banche presso le quali sono stati aperti conti di pagamento.
(5-04073)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


      GAGLIARDI, PEDRAZZINI, BENIGNI, SILLI e SORTE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il sistema giudiziario italiano è stato direttamente investito dall'emergenza sanitaria generata dal COVID-19. Come negli altri settori, il Governo anche in materia di giustizia ha ritenuto di intervenire al fine di dividere la gestione della fase emergenziale in due distinti periodi, a seconda della criticità sanitaria;

          è stata così da subito ordinata una prima fase di paralisi totale dell'attività giudiziaria, dall'inizio del lockdown sino al 12 maggio 2020. Al termine del periodo di sospensione dei termini processuali, doveva poi seguire una seconda fase di sostanziale ripresa, sulla base del disposto di cui al comma 6 dell'articolo 83 del decreto-legge n. 18 del 2020 e della successiva conversione in legge;

          in base alla normativa richiamata, venivano incaricati i capi degli uffici giudiziari locali di adottare le misure organizzative per la ripresa delle attività, anche per quanto concerne direttamente la trattazione degli affari giudiziari. Nessun controllo, di fatto, veniva predisposto a livello centrale, ed ai singoli uffici veniva concessa una libertà assoluta di gestione dei procedimenti;

          i capi degli uffici giudiziari hanno così, nella pratica, emanato centinaia di protocolli differenti, suddivisi tra regolamentazione dei singoli tribunali e degli uffici del giudice di pace. Il risultato è stato generare una giustizia a corrente alternata, per cui i processi sono stati e saranno celebrati a seconda del giudice territorialmente competente e del singolo protocollo applicabile in quel distretto, senza alcun coordinamento nazionale;

          come era ampiamente prevedibile, a distanza di sole poche settimane dall'inizio della seconda fase, tale modalità di amministrazione della giustizia «delegata» è già fallita. Secondo i dati forniti dalle Camere penali e civili italiane, le cause attualmente trattate nei tribunali italiani sono un numero limitatissimo, quantificabile in un 20 per cento del totale per le cause penali e un 15 per cento per le cause civili;

          i procedimenti civili e penali vengono rinviati, su tutto il territorio italiano, all'ultimo trimestre dell'anno e al primo del 2021. Questa gestione porterà a una lunghissima paralisi di tutta la giustizia italiana;

          la situazione generatasi avrà gravissime ripercussioni sia sulla nostra società, che con la disapplicazione del principio della certezza del diritto viene minata alle fondamenta, sia sugli operatori autonomi, tra cui avvocati e consulenti tecnici, a cui viene letteralmente impedito di svolgere la propria attività professionale;

          contestualmente, alla drastica riduzione della trattazione delle cause, non è corrisposto il deposito di un numero di sentenze superiore alla media statistica ordinaria così come le spese di amministrazione della giustizia sono rimaste inalterate. Le ricadute economiche sono sopportate solo dai professionisti autonomi che, oltre a dovere subire passivamente questa gestione improvvisata del sistema giudiziario, non hanno visto prestare loro le misure di sostegno adeguate a tutelarli durante il periodo di forzata inattività;

          a tal fine, è bene riaffermare che i tribunali italiani, di fatto, chiudono sino a settembre 2020, mentre il reddito di ultima istanza è stato riconosciuto solo per il mese di marzo 2020 –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per evitare per altri mesi la paralisi della giustizia italiana, deposito delle sentenze comprese, e per fare immediatamente riprendere la trattazione delle udienze civili e penali in modo uniforme su tutto il territorio dello Stato;

          quali iniziative di tipo economico siano state e saranno adottate per operare una riduzione dei costi della giustizia in relazione al periodo in cui i procedimenti sono rimasti sospesi e per garantire un sostegno agli autonomi operatori di giustizia almeno sino al mese di settembre 2020.
(4-05879)


      LONGO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          nel mese di febbraio 2019 si è svolto il concorso relativo al reclutamento di 754 allievi agenti di polizia penitenziaria;

          a seguito dell'emergenza sanitaria in corso le procedure concorsuali risultano ancora sospese e molti candidati sono in attesa delle visite di seconda istanza;

          indire un nuovo bando di concorso significherebbe determinare ulteriori aggravi in termini monetari per le casse statali e un prolungamento dei tempi per le assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria;

          l'epidemia da COVID-19 ha evidenziato tutte le criticità degli istituti penitenziari italiani: evasioni, risse, devastazione di mobilio, situazione legata al sovraffollamento penitenziario e alla carenza di agenti penitenziari;

          infatti, a quanto risulta, il divario tra organico previsto e organico in forza nella polizia penitenziaria sarebbe di circa il 20 per cento, mentre il rapporto tra detenuti e agenti sarebbe di circa l'1,67 per cento;

          la problematica della carenza di personale potrebbe essere superata, seppure parzialmente, adoperando lo scorrimento delle graduatorie delle procedure concorsuali ancora attive –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere affinché venga accolta la richiesta dello scorrimento della graduatoria sopraindicata.
(4-05880)


      GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto riportato dal quotidiano La Nazione e da altri quotidiani locali, nel pomeriggio di domenica 24 maggio 2020, un detenuto di nazionalità turca di 23 anni si è impiccato nel carcere La Dogaia di Prato. Il detenuto, trasportato in codice rosso all'ospedale pratese Santo Stefano, è poi deceduto il giorno 27 maggio 2020;

          l'interrogante, con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-03633 presentata in data 24 settembre 2019, aveva già posto all'attenzione del Ministro della giustizia e del Ministro della salute le forti criticità rilevate all'interno del carcere di Prato in seguito alla visita di una delegazione dei Radicali Italiani; in particolare, anche a fronte della cospicua presenza tra la popolazione carceraria di cittadini stranieri, si chiedeva quali fossero le iniziative che i Ministri interrogati intendessero intraprendere per riportare alla piena efficienza la struttura penitenziaria della terza città del Centro-Italia;

          nella risposta al suddetto atto di sindacato ispettivo pubblicata il 25 febbraio 2020, il Ministro interrogato, dopo l'enunciazione dei propositi da attuare per la tutela delle condizioni e della qualità della vita detentiva, dichiara: «È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva così da comprimere significativamente quello stato di disagio che, comunemente, è alla base degli eventi critici nelle carceri, rispetto a cui, con specifico riferimento alla Casa Circondariale di Prato, giova evidenziare che, nell'ultimo triennio, non si è registrato alcun episodio di suicidio»;

          secondo il report sulle condizioni detentive in Italia redatto dall'associazione Antigone e pubblicato il 22 maggio 2020, nei primi cinque mesi del 2020 sono stati 17 i suicidi nelle carceri italiane. Nel 2019 i suicidi registrati sono stati in totale 53, a fronte di una presenza media di 60.610 detenuti ovvero un tasso di 8,7 su 10.000 detenuti mediamente presenti, a fronte di un tasso nel Paese di 0,65 suicidi su 10.000 abitanti –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda avviare, in via cautelativa, una indagine amministrativa interna al fine di verificare se nei confronti del detenuto morto suicida siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie e, quindi, se non vi siano profili di responsabilità per omessa vigilanza e cura da parte dell'amministrazione dell'istituto;

          quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di garantire condizioni di vita dignitose per i detenuti ospitati negli istituti carcerari, anche attraverso il reperimento di adeguati fondi e di risorse umane ed economico-finanziarie, con esplicito riferimento al carcere di Prato;

          quali misure intenda adottare al fine di ridurre l'alto tasso dei decessi e dei suicidi delle persone detenute.
(4-05889)


      D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          dal 12 maggio 2020, la giustizia è entrata nella «fase 2»; questo cambio di fase, però, fin dai primi giorni si è rivelato meramente nominale, più apparente che reale;

          gli operatori del diritto a tutti i livelli e le loro rappresentanze hanno denunciato a viva voce che la ripresa delle attività, sia sul versante dei termini e degli adempimenti, sia sul fronte dello svolgimento delle udienze, era e resta condizionata, in modo necessario e infungibile, alla predisposizione di un piano nazionale omogeneo di procedure e risorse umane e materiali per mettere materialmente in sicurezza la giustizia e gli ambienti giudiziari, che tuttora ne sono privi. Di questo piano nazionale non v'è traccia alcuna, ancora oggi;

          l'emergenza nella «fase 2» è stata regolata su base territoriale in modo totalmente disomogeneo, con discipline e termini di ripresa differenziati in modo ingiustificato per i diversi settori della giustizia italiana e senza adeguate garanzie per la difesa delle parti e la tutela dei loro diritti: allo stato, lo svolgimento delle attività giudiziarie è stato disciplinato in ogni sede in modo diverso (talvolta con diversi protocolli per le diverse sezioni) con oltre duecento provvedimenti dei capi degli uffici giudiziari, una vera e propria babele. Drammatica, e del tutto abbandonata a se stessa, è poi la situazione dei giudici di pace;

          al di là di questa «geopardizzazione» della giustizia, già in sé inammissibile, occorre rilevare pure come la gestione delle udienze, che da qui al 31 luglio 2020 per la gran parte dovrebbero tenersi in via telematica, stia andando incontro a prevedibili difficoltà, legate alla scarsa copertura di rete di molte realtà territoriali, che rende ben poco sostenibile la contemporanea gestione di un numero così grande e costante di collegamenti. Non si contano più gli ormai numerosi episodi di connessioni cadute nel bel mezzo dell'udienza, interi tratti di intervento perduto, bassa risoluzione di immagini e audio. L'impossibilità materiale di tenere le udienze a causa di tali deficienze tecnologiche può determinare due conseguenze, entrambe problematiche: il rinvio delle stesse, così ledendo il diritto di agire e difendersi in giudizio e la ragionevole durata del processo; oppure il loro svolgimento fisico, con rischi dal punto di vista della salute, o quantomeno con difficoltà logistiche dato l'assetto confuso delle regole;

          non migliore è la sorte degli uffici pubblici connessi e funzionali alle attività giurisdizionali: nella zona di Arezzo in Toscana, così come in numerosissime altre zone d'Italia, le conservatorie e gli uffici dell'Agenzia delle entrate sono aperti solo in orari molto limitati, rendendo assai difficoltoso il disbrigo di una serie di adempimenti necessari all'esercizio dei diritti in sede stragiudiziale e giudiziale. Difficoltà che, ad oggi, non paiono più giustificate dalla situazione emergenziale, né coerenti con la più avanzata ripresa che caratterizza altri settori –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere per superare le criticità evidenziate.
(4-05890)


      GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il 27 marzo 2020, l'ex deputata Rita Bernardini ha ricevuto l'email del figlio di un detenuto nel carcere di Voghera, A.R., morto per Covid-19;

          il ragazzo, D.R., chiede aiuto per far luce sulla morte del padre avvenuta il 9 aprile 2020; nell'email spiega che suo padre (58 anni), arrestato il 12 dicembre 2019 e in attesa di giudizio, è entrato in carcere sanissimo, ma che, intorno ai primi di marzo, comunica alla famiglia di essersi sentito male e di avere la febbre, stato febbrile confermato anche nei giorni successivi. A.R. fa anche sapere alla famiglia che il medico del carcere, nonostante la sua richiesta, si è rifiutato di visitarlo, il che avrebbe indotto l'agente penitenziario di turno a scrivere una lettera di richiamo. Al telefono con i familiari A.R., annuncia di aver loro inviato una dettagliata lettera su quanto accaduto in quei giorni, lettera che però, denuncia il figlio, non è mai arrivata a destinazione;

          D.R. racconta a Bernardini il patimento sopportato dal padre e da tutti i suoi familiari i quali, raggiunti da notizie di stampa sulla diffusione del virus nel carcere di Voghera, hanno cercato disperatamente di ricevere informazioni dall'istituto sullo stato di salute del proprio congiunto, ma di essere stati tenuti all'oscuro di tutto, compreso del suo ricovero in ospedale e dell'aggravarsi della situazione fino alla morte, avvenuta in terapia intensiva;

          in un servizio a cura di Giulia Innocenzi (Leiene.it – 23 marzo 2020) si legge che il figlio di A.R., ritirando dal carcere gli effetti personali, ha trovato il taccuino su cui il padre annotava quanto avveniva nell'istituto: «Una mattina mi sono alzato con un occhio pieno di sangue, ho chiamato il dottore ma non mi ha voluto visitare. A distanza di tre giorni sto nuovamente male con febbre alta e mal di testa». La ricostruzione degli ultimi giorni è stata fatta attraverso le lettere che A.R. è riuscito a far arrivare alla famiglia e le testimonianze dei compagni di cella: «quando hanno scoperto che stava male l'hanno messo in isolamento e lì non gli davano né da mangiare né da bere»;

          l'articolo 63, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2020, stabilisce che, «in caso di grave infermità fisica o psichica o di decesso di un detenuto (...), la direzione dell'istituto ne dà immediata comunicazione a un congiunto (...)» –:

          se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

          se corrisponda al vero che il medico del carcere si sia rifiutato di visitare A.R. nei momenti in cui il detenuto ha manifestato gravi stati febbrili; quanto tempo abbia dovuto attendere per essere visitato e quando sia stato effettuato il tampone per il Covid-19; quali siano state le modalità in cui si è svolto l'isolamento quanto a cure, vitto, igiene, presìdi medici precauzionali, possibilità di comunicare con i familiari; in quale data sia stato deciso il trasferimento in ospedale e con quali modalità sia stata effettuata la traduzione; se prima del contagio di A.R. si fossero verificati altri casi; quali precauzioni abbia preso l'istituto – e in quali date – per evitare la diffusione del contagio tra i detenuti e tra il personale; se e quando siano stati effettuati i tamponi ai detenuti e al personale e quale sia stato l'esito;

          se corrisponda al vero che i familiari non abbiano ricevuto da parte del carcere tempestive notizie sulle condizioni di salute del loro congiunto;

          se intendano promuovere un'indagine amministrativa interna mediante una visita ispettiva per verificare i fatti esposti.
(4-05899)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PALLINI, MARAIA, GUBITOSA, DI LAURO, GIORDANO, VILLANI, IORIO, IOVINO, BUOMPANE, AMITRANO, DE LORENZO, GIOVANNI RUSSO, CURRÒ, COSTANZO, SIRAGUSA, SEGNERI, INVIDIA e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nella notte tra sabato 30 e domenica 31 maggio 2020 si sono verificati assembramenti di persone, per lo più giovani, in via de Conciliis, una delle strade centrali della città di Avellino – in cui di solito si svolge la movida – diventata isola pedonale per volontà del sindaco Gianluca Festa;

          gli assembramenti sono in contrasto con le norme nazionali e le ordinanze regionali attualmente in vigore per contenere il pericolo della diffusione del Covid-19;

          lo stesso sindaco Festa, come documentato da numerosi video girati dai presenti e poi diffusi sui social media, era presente nel momento degli assembramenti e, anzi, partecipava attivamente a siparietti «goliardici», scattando «selfie» ed intonando cori da stadio con i ragazzi che non rispettavano né il distanziamento fisico né l'obbligo di uso delle mascherine;

          le immagini, fortemente lesive dell'immagine del capoluogo irpino, hanno fatto il giro dei media nazionali, provocando reazioni di sconcerto e forte disappunto da parte non solo dei cittadini avellinesi ma anche di alcune amministrazioni di Salerno e provincia chiamate in causa nel corso dei cori;

          l'episodio ha creato preoccupazione dal punto di vista del rischio sanitario potenzialmente generato nonché indignazione nella popolazione avellinese, che a gran voce chiede le dimissioni del sindaco Festa, il quale non ha ancora reso scuse pubbliche, o lo scioglimento de consiglio comunale;

          l'unità di crisi della regione Campania ha scritto al prefetto di Avellino chiedendo di mettere in campo tutte le azioni sanzionatorie del caso, mentre le opposizioni in consiglio comunale hanno annunciato di procedere con atti formali per avere riscontro di quanto accaduto quella notte, chiedendo alle autorità competenti provvedimenti conseguenti –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza intenda porre in essere per fare chiarezza sul grave episodio accaduto e, nel caso di accertamento di violazioni di legge e/o ordinanze regionali «anti-Covid», quali iniziative di competenza conseguenti valuti di adottare e in quali tempi.
(5-04074)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PRESTIPINO, VISCOMI, FLATI, FRAILIS, CIAMPI, BRUNO BOSSIO, SERRACCHIANI e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          i combattimenti fra animali costituiscono un settore in cui la criminalità è notoriamente inserita;

          già nel 2018, l'operazione «Happy Dog» svolta dalla procura di antimafia di Reggio Calabria ha appurato l'interesse della ‘ndrangheta per gli appalti dei canili;

          le amministrazioni locali hanno da tempo rinunciato alla gestione diretta dei canili municipali;

          tali appalti sono stati spesso ottenuti mediante estorsioni, intimidazioni mafiose, vessazioni, prestanome e campagne denigratorie nei confronti degli aggiudicatari qualora l'appalto fosse stato vinto da terzi;

          a questi si aggiunge il capo di accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso per tutti gli undici imputati;

          il 24 maggio 2020 sono stati riportati da note testate giornalistiche episodi simili;

          il primo a Casal di Principe (CE) dove è stato scoperto un lager per cani da combattimento che ospitava principalmente pitbull tenuti in pessime condizioni e privi del microchip. Erano sette gli animali legati a catene fissate verticalmente al soffitto con ferite ben visibili e riconducibili a combattimenti;

          il secondo a Sant'Ilario dello Ionio (RC) dove è stato disposto il sequestro di un canile irregolare in cui si trovavano 444 animali in condizioni allarmanti per la loro salute, di cui 146 sprovvisti del microchip;

          oltre al reato di maltrattamento degli animali, è stata contestata anche la gestione illecita dei rifiuti e delle acque reflue;

          all'interno della struttura era anche presente un frigorifero contenente carcasse degli animali non correttamente smaltite;

          appare evidente come per le associazioni criminali di stampo mafioso i cani, ritenuti animali d'affezione, siano ormai divenuti un business: combattimenti clandestini e gestione illegale dei canili sono solo una parte delle attività svolte –:

          se e quali iniziative intenda intraprendere il Governo per sensibilizzare l'opinione pubblica e promuovere una cultura del rispetto verso gli animali in questione;

          se non si ritenga necessario adottare iniziative per prevedere più stringenti disposizioni al fine di contrastare gli interessi criminali nei confronti dei combattimenti fra animali;

          quali iniziative di competenza il Governo reputi doverose per incrementare i controlli sanitari, al fine di salvaguardare la salute e il benessere degli animali.
(4-05897)


      GAVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          da fonti stampa — confermate dalla prefettura di Udine — si apprende che a Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, alcuni richiedenti asilo provenienti da Pakistan e Afghanistan sono fuggiti dalla caserma Meloni presso la quale erano ospitati e presso la quale avrebbero dovuto passare la quarantena. In particolare, tre di loro hanno divelto le recinzioni e sono scappati facendo perdere le tracce;

          il 22 maggio 2020, 25 immigrati provenienti dalla cosiddetta «rotta dei Balcani» sono stati alloggiati all'interno del vecchio complesso militare oggi in disuso;

          al momento dell'arrivo, le autorità locali si erano immediatamente attivate chiedendo che la struttura venisse presidiata proprio per scongiurare tentativi di fuga, soprattutto in un momento di emergenza come quello attuale, con l'ulteriore aggravante che i migranti erano sottoposti all'obbligo di quarantena; pertanto, l'omesso controllo è, a parere dell'interrogante, ancora più grave, in quanto non si conoscono le condizioni di salute dei tre fuggitivi che potrebbero essere anche contagiati dal coronavirus;

          il Governo, secondo l'interrogante, ha dimostrato scarsa sensibilità e nessun rispetto per il delicato ambito locale, aprendo le porte alla seconda «invasione» del territorio nazionale nonostante la pandemia da coronavirus;

          le eccezionali misure di sicurezza e controllo messe in atto su tutto il territorio nazionale al fine di prevenire il contagio e le note limitazioni della libertà personale sono state accettate dalla popolazione con spirito di sacrificio proprio per limitare la pervasività del virus. In un simile contesto il mancato controllo della struttura assume caratteri di negligenza inescusabili;

          il comune di Tarvisio aveva richiesto alla regione il trasferimento della ex caserma a titolo gratuito alla regione e la domanda era all'attenzione della Commissione Stato-regione. L'immobile, dove sono stati alloggiati gli immigrati, è da ritenersi, quindi, strategico per il futuro sviluppo turistico del territorio, dato che lo stesso potrebbe essere messo a disposizione per progetti di soggiorno delle truppe alpine dell'Esercito, che vengono a Tarvisio per le esercitazioni militari, o per ricettività destinata a giovani dell'ambito scolastico o sportivo. Perciò, l'utilizzo della struttura per accoglienza di immigrati ha visto le autorità locali nettamente contrarie, in quanto la stessa potrebbe pregiudicare il buon esito del passaggio della proprietà dell'immobile al comune di Tarvisio;

          soprattutto in questo periodo di grande emergenza, in cui la speranza di una rinascita dell'economia, così duramente colpita, passa attraverso la vocazione turistica della valle, questo episodio rischia di compromettere gli sforzi effettuati. L'amministrazione comunale aveva previsto di investire quasi 1,5 milioni di euro per riqualificare, nella foresta millenaria di Tarvisio, aree di proprietà del Fondo edifici di culto presso il Ministero dell'interno, mediante la sistemazione della sentieristica di fondovalle, molto apprezzata dai turisti provenienti sia dall'Italia che dall'estero –:

          considerata la gravità di quanto accaduto, quali urgenti iniziative intenda adottare, anche di carattere normativo, per garantire sicurezza alle comunità di Tarvisio e di tutti i comuni dell'Alto Friuli, con particolare riguardo ai cittadini italiani ivi residenti.
(4-05898)


      GUIDESI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          si apprende dalla stampa che nel comune di Tavazzano con Villavesco, in provincia di Lodi, nel tardo pomeriggio del 27 maggio 2020 i carabinieri della sezione radiomobile hanno accertato, durante la consueta attività di controllo del territorio, l'assenza di un cittadino di nazionalità gambiana, già pregiudicato e ospite dell'ex hotel «Napoleon», adibito a centro di accoglienza per richiedenti asilo, dov'era ristretto in regime di arresti domiciliari dal giorno precedente;

          appurata l'evasione, i militari hanno dunque subito predisposto un servizio di osservazione, tenendo sotto controllo l'atrio dell'hotel; dopo circa un'ora hanno visto rientrare il gambiano tranquillamente a bordo di una bicicletta e hanno, pertanto, proceduto al suo immediato arresto;

          sempre secondo quanto si apprende dalla stampa, il cittadino gambiano avrebbe fatto ingresso illegalmente in Italia nel maggio del 2016 e successivamente presentato una richiesta di asilo, che tuttavia la commissione territoriale avrebbe già rigettato per mancanza dei requisiti per l'ottenimento dello status di rifugiato;

          lo stesso sarebbe, altresì, già noto alle forze dell'ordine, in quanto a marzo 2020 i carabinieri di Tavazzano l'avrebbero segnalato contemporaneamente sia per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità sia per lesioni personali causate in danno di un collaboratore straniero del centro che lo ospita, pare per futili motivi;

          successivamente all'ultimo arresto del 27 maggio 2020, l'immigrato gambiano ha poi trascorso una notte nelle camere di sicurezza del comando provinciale dei carabinieri, in attesa della celebrazione del rito direttissimo disposto per il pomeriggio del giorno successivo dinanzi al tribunale di Lodi in modalità di video-conferenza, al termine del quale, tuttavia, è stato sottoposto nuovamente agli arresti domiciliari sempre nella stessa struttura da cui era evaso –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, per quali motivi il cittadino gambiano, sebbene agli arresti domiciliari presso l'ex hotel «Napoleon», sia potuto uscire dal centro senza alcun controllo e quali siano gli eventuali ulteriori provvedimenti assunti per il tramite della prefettura volti ad assicurare il rispetto delle misure da ultimo adottate dal tribunale di Lodi nei confronti del medesimo; infine, quali siano i termini e la durata della convenzione stipulata per la gestione del centro di accoglienza di Tavazzano, il numero e la nazionalità dei richiedenti asilo ivi ospitati, gli esiti delle richieste di protezione internazionale presentate dai suoi ospiti e se nel medesimo centro vi siano altri casi analoghi di immigrati sottoposti agli arresti domiciliari o ad altre misure restrittive ovvero segnalati alle forze dell'ordine.
(4-05900)


      CASCIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          è diventato virale e sta generando aspre polemiche e incondizionato disappunto il video che riprende il sindaco di Avellino, Gianluca Festa che, nella notte tra sabato 30 e domenica 31 maggio 2020, si è reso protagonista, con alcune centinaia di giovani che affollavano l'isola pedonale in pieno centro della città, di un vero e proprio assembramento;

          le immagini hanno destato l'indignazione generale e tutte le forze sane della società civile si sono mobilitate richiedendo le dimissioni del primo cittadino e presentando esposti alla procura della Repubblica, al questore e al prefetto;

          Festa, nei video, partecipa alla movida locale, attorniato da centinaia di ragazzi che saltano e cantano – alcuni con la mascherina abbassata o addirittura senza – scherza, si concede selfie e intona assieme a loro, con le braccia roteanti al cielo, cori da stadio, senza tenere conto del distanziamento sociale e delle norme anti-assembramento;

          lascia basiti e non può che essere stigmatizzato, in un momento di così difficile emergenza nazionale, l'irresponsabile comportamento del sindaco che ha, di fatto, generato un pericoloso assembramento, nel totale dispregio delle norme e dei protocolli di contrasto al Covid-19, mettendo a rischio la salute e sicurezza dei cittadini ed esponendoli al rischio di contagio;

          l'articolo 141 del Testo unico degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267), prevede che, stante il suo carattere del tutto straordinario ed eccezionale, lo scioglimento dei consigli comunali può essere disposto solo nei casi e per i motivi tassativamente previsti dalla legge;

          secondo la vigente normativa, lo scioglimento è disposto per due ordini di motivi: per il compimento di atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico;

          la nozione di «gravi motivi di ordine pubblico» è quella che attiene alla sicurezza e alla quiete pubblica (Corte costituzionale, 23 giugno-11 luglio 1961, n. 40) e l'adozione dei provvedimenti di scioglimento è riservata alla competenza statale;

          i presupposti appena richiamati sono quelli che fondono, ai sensi dell'articolo 142 del TUEL, anche il provvedimento della rimozione del sindaco;

          va tenuto conto del particolare momento storico e della straordinaria emergenza sanitaria che sta vivendo il nostro Paese, considerato che numerosi sono stati i comuni sciolti per vicende molto meno gravi –:

          sulla scorta di quanto esposto in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere e se ritenga di esercitare i propri poteri di controllo sugli organi di cui agli articoli 141 e 142 del TUEL, con particolare riferimento al sindaco del comune di Avellino, stante il suo gravissimo comportamento che appare all'interrogante di totale dispregio delle istituzioni e della sicurezza pubblica.
(4-05901)

ISTRUZIONE

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

          la Carta europea dei diritti dei bambini degenti in ospedale è stata adottata con la risoluzione del 13 maggio 1986;

          la scuola in ospedale in Italia nasce con la circolare ministeriale del 12 gennaio 1986, che istituisce le sezioni scolastiche ospedaliere, in considerazione del fatto che «L'attività didattica rivolta ai bambini ricoverati nelle strutture ospedaliere riveste un ruolo estremamente rilevante, in quanto garantisce ai bambini malati il diritto all'istruzione e contribuisce al mantenimento e/o al recupero del loro equilibrio psico-fisico»: infatti, il diritto allo studio, come il diritto alla salute, è garantito e tutelato dalla Costituzione;

          nel settembre del 2000 viene firmato tra il Ministero della pubblica istruzione, il Ministero della sanità e il Ministero per la solidarietà sociale il protocollo di intesa a tutela dei diritti alla salute, al gioco, all'istruzione e al mantenimento delle relazioni affettive e amicali dei cittadini di minore età malati;

          tale protocollo è stato poi integrato da registri di intesa a livello locale coinvolgenti singoli presìdi ospedalieri ed enti locali, assicurando al bambino ospedalizzato un supporto educativo didattico adeguato che, affiancando il trattamento medico, potesse contribuire alla realizzazione di un percorso terapeutico rivolto al soggetto nella sua interezza;

          risulta agli interpellanti che, nell'ambito dei tagli adottati dall'ufficio scolastico regionale della Toscana e dal Ministero dell'istruzione, la scuola dell'infanzia dell'Ospedale pediatrico di Massa (Opa) sarà chiusa nonostante rappresenti una struttura d'eccellenza;

          una simile ipotesi si è già paventata nel 2016 creando grande preoccupazione nelle famiglie in considerazione dell'alto numero di bambini che giornalmente venivano ricoverati anche per lunghi periodi; fortunatamente il codice meccanografico è stato ripristinato nel 2017, assegnando personale educativo solo nell'anno 2018/2019;

          la fascia d'età più numerosa e con le degenze più lunghe nell'ospedale citato è proprio quella dell'infanzia, che è anche la più bisognosa a livello emotivo e psicologico di una figura come quella di una educatrice o educatore;

          nei mesi settembre 2019-marzo 2020, periodo antecedente alle misure di emergenza da COVID-19, si è registrato un numero di ricoveri di bambini in rilevante aumento;

          per i piccoli pazienti ricoverati, spesso costretti a lunghi periodi di degenza a causa di gravi patologie, lo strumento scolastico rappresenta anche un momento di inclusione e di equità sociale, nonché un modo per rendere l'ambiente meno ostile –:

          se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali urgenti iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di evitare la cancellazione del codice meccanografico relativo alla scuola in questione, assicurando ai minori ricoverati in ospedale un servizio garantito dal nostro ordinamento.
(2-00823) «Bergamini, Mugnai, Carrara, Mazzetti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FRASSINETTI e BUCALO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          mercoledì 20 maggio 2020, durante la video conferenza organizzata dall'Anaps, sui temi della scuola e del precariato, l'Onorevole Giarrusso, deputato europeo del Movimento 5 Stelle, ha dichiarato pubblicamente che il Ministro dell'istruzione avrebbe confermato l'esistenza di un accordo Cei - Ministero dell'istruzione sul quale si baserebbe il prossimo bando di concorso per gli insegnanti di religione;

          nessuno è a conoscenza di questo accordo, in quanto non risulta essere mai stato presentato nelle commissioni parlamentari competenti di Camera e Senato;

          tale accordo non è noto né risulta essere stato discusso nemmeno con le regioni, che, secondo la legge 18 luglio 2003, n. 186, definiscono la dotazione organica dei posti per l'insegnamento della religione cattolica, articolata su base regionale, il cui accesso ai ruoli avverrà con il superamento di concorsi per esami e titoli indetti su base regionale –:

          se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti sull'esistenza dell'accordo in questione, sulle modalità di definizione dello stesso e sulle motivazioni della sua riservatezza.
(5-04071)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      LEGNAIOLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, GIACCONE, EVA LORENZONI, MINARDO, MOSCHIONI e POTENTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          organi di stampa nazionali (Corriere della Sera del 28 maggio 2020) riportano la notizia secondo la quale alla lista degli «imprevisti» in tema di aiuti e sussidi previsti dal Governo, si aggiunge adesso il bonus babysitter, in quanto il sito web dell'Inps non è aggiornato e sarà necessario attendere alcuni giorni prima di poter presentare domanda;

          stando a quanto riportato dalla stampa, l'inconveniente riguarderebbe in particolar modo chi aveva già chiesto i primi 600 euro, ovvero quelli previsti dal decreto «Cura Italia» di marzo 2020, e adesso vorrebbe ottenere la seconda tranche;

          il sito dell'Inps non è nuovo a criticità, tanto è vero che solo qualche settimana fa, in corrispondenza con la richiesta del primo contributo di 600 euro, lo stesso sito è andato in default, l'accesso è stato impedito per un lungo lasso di tempo e i dati degli utenti, sia pure per alcuni secondi, sarebbero stati esposti in totale violazione della privacy –:

          se il Ministro interrogato non ritenga di dover approfondire le cause che hanno portato all'ennesimo disservizio del sito dell'Inps e quali iniziative di competenza intenda adottare allo scopo di scongiurare il reiterarsi di analoghe complicazioni e criticità.
(5-04066)


      CAPARVI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          14 lavoratori della Gastronomia Umbra, azienda del settore alimentare di Taverne di Corciano (Perugia), sono stati licenziati, senza alcun preavviso, a seguito della decisione dell'azienda – secondo quanto riportato nella comunicazione data ai lavoratori – di procedere alla «totale esternalizzazione dell'attività produttiva a mezzo di appalto servizi»;

          il licenziamento, giunto ai destinatari come un fulmine a ciel sereno, in un periodo peraltro di per sé già emergenziale dal punto di vista sanitario ed economico per le conseguenze della pandemia da COVID-19, appare all'interrogante da subito illegittimo considerato il divieto di recesso del contratto proprio per l'emergenza Coronavirus;

          si ricorda, infatti, che, ai sensi dell'articolo 46 del decreto-legge «Cura Italia» n. 18 del 2020, al fine di salvaguardare i posti di lavoro proprio per il periodo di sospensione attività a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, è stato previsto il divieto di licenziamento per 60 giorni dalla data di entrata in vigore del medesimo decreto, e cioè dal 17 marzo fino, quindi, alla mezzanotte del 16 maggio 2020;

          è pur vero, tuttavia, che la norma di proroga della predetta disposizione, prolungando il termine da sessanta giorni a 5 mesi, è entrata in vigore solo il 19 maggio 2020, creando, di fatto, un vuoto normativo di due giorni;

          si ricorda, altresì, in proposito che il Governo, in sede di esame del cosiddetto decreto-legge liquidità, ha accolto l'ordine del giorno n. 9/2461-AR/135, con il quale si impegnava «a verificare se e quanti licenziamenti siano avvenuti nei giorni di vacatio legis e, di conseguenza ad adottare conseguenti misure di salvaguardia, anche prevedendo per tale lasso temporale la possibilità per il datore di lavoro di revocare il recesso contrattuale a fronte della contestuale domanda del trattamento di integrazione salariale»;

          è peraltro inaccettabile che la logica del profitto possa sempre prevalere sulla tutela del lavoratore, per cui un'azienda come quella di cui al presente atto di sindacato ispettivo può procedere alla sostituzione dei propri dipendenti storici con altri di una cooperativa esterna solo per vantaggio economico –:

          se il Governo intenda dare seguito in tempi brevi all'impegno assunto con l'ordine del giorno richiamato in premessa e, con particolare riguardo al caso dell'azienda sopra citata, se e quali iniziative di competenza intenda adottare per verificare se i 14 licenziamenti siano avvenuti nei giorni di «vuoto» normativo.
(5-04068)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          la mattina del 27 maggio 2020 nelle campagne di Pisignano, frazione di Vernole (Lecce), si è verificato un tragico incidente sul lavoro nel quale un operaio di una ditta appaltatrice ha perso la vita. L'uomo è rimasto schiacciato sotto i cingoli di un mezzo pesante;

          la vittima dell'incidente sul lavoro è Simone Martena, 35 anni, salentino, saldatore della Max Streicher, una ditta in subappalto, per conto di Snam, che sta realizzando un tratto del gasdotto di interconnessione tra Tap e la rete italiana di trasporto del gas nel cantiere del «lotto 1 Lecce»;

          dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che l'uomo sia rimasto schiacciato da un macchinario utilizzato per la posa delle condutture del gas che gli avrebbe provocato una grave ferita alle gambe, rendendo purtroppo vani i soccorsi dei sanitari del 118;

          tale macchinario sarebbe il cosiddetto «pipe welder» che viene usato per spostare i tronconi dei grossi tubi di acciaio dal diametro di 1,40 metri e posarli nel fossato precedentemente realizzato;

          i diversi tronconi vengono poi saldati tra di loro per realizzare il gasdotto;

          questo ennesimo incidente mortale sul lavoro pone ancora una volta il tema di come spesso gli incidenti sul lavoro si verifichino ai danni di lavoratori e lavoratrici di aziende subappaltatrici, nonché la questione dei controlli sul rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che risultano ancora largamente insufficienti;

          rispetto delle norme di sicurezza, prevenzione e diritti dei lavoratori non possono rimanere parole vuote, ma devono diventare impegni concreti;

          all'autorità giudiziaria spetterà il compito di far luce al più presto su quanto è accaduto e individuare eventuali responsabilità e irrogare tutte le sanzioni del caso, mentre alla politica, a partire dal Governo, spetta il compito di fermare tali stragi con fatti concreti, aumentando i controlli e diffondendo la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. Non è più ammissibile che la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori venga considerata un costo dalle imprese e non un investimento e un elemento di dignità per le persone che lavorano –:

          se non intenda mettere in atto tutte le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di riformare la disciplina sulla sicurezza sul lavoro, prevedendo anche l'aumento del numero degli ispettori del lavoro che ad oggi sono assolutamente insufficienti a coprire l'intero territorio nazionale;

          quali iniziative di competenza intenda comunque adottare al fine di tutelare la sicurezza sul lavoro, riducendo al massimo i rischi di infortuni e morti sul lavoro e garantendo il rispetto delle leggi vigenti in tema di sicurezza sul lavoro;

          se abbia attivato o intenda attivare immediatamente le proprie strutture al fine di valutare gli standard di sicurezza presenti all'interno dei cantieri dove si sta realizzando il gasdotto Tap-Snam e se intenda adottare iniziative nei confronti di Snam affinché vigili sulle aziende appaltatrici circa il rispetto e la piena applicazione delle normative sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
(4-05883)


      LEGNAIOLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il comparto della nautica è di fondamentale importanza per l'economia italiana, tanto che ben l'80 per cento della produzione italiana finisce sui mercati di tutto il mondo e il Global Order Book elaborato da Boat International posiziona la nautica italiana al top mondiale per ordini di unità oltre i 24 metri, con ben 398 yacht in costruzione su un totale di 807 a livello globale;

          nel complesso, il fatturato del settore nel 2019 ha superato i 5 miliardi di euro, con una filiera che impiega oltre 180 mila addetti e un valore aggiunto di 12 miliardi di euro;

          l'emergenza da coronavirus e le misure adottate per il contenimento del contagio hanno prodotto conseguenze economiche fortemente negative anche su questo settore, in quanto il regime di lockdown, vietando l'utilizzo delle imbarcazioni da diporto sia in uscita che in entrata dai porti e impedendo a molti proprietari di imbarcazioni anche soltanto di recarsi presso gli ormeggi delle proprie imbarcazioni, ha di fatto azzerato l'attività delle marine e dei porti turistici;

          organi di stampa nazionali (Corriere della Sera di venerdì 29 maggio 2020) riportano la notizia secondo la quale l'Agenzia delle entrate starebbe per emanare un provvedimento sul calcolo dell'iva sul charter nautico che potrebbe comportare una differenza di applicazione fino al 10 per cento rispetto alla vicina Francia;

          il settore del charter nautico, che impiega 6 mila addetti e che già paga una perdita del 62 per cento dai contratti della stagione, sconterebbe una dimenticanza dei Ministeri competenti in ordine alla richiesta all'Europa di una deroga alle regole europee;

          molti operatori del settore minacciano, qualora il provvedimento dovesse essere approvato, di portare la propria sede legale in Costa Azzurra –:

          se non si ritenga opportuno valutare di approfondire la vicenda sopra descritta, riservandosi la possibilità, qualora fossero eccessivamente penalizzanti, di rivedere le disposizioni initinere;

          quali iniziative intenda assumere il Governo per sostenere il settore della nautica da diporto e dei porti turistici.
(4-05888)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


      FRAILIS, CENNI e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          a poco più di dodici mesi dalla «guerra del latte» i problemi di fondo sono gli stessi e i lavoratori delle campagne sarde continuano a soffrire. La questione è rimbalzata anche sulla stampa specializzata come dimostra, anche, un recente articolo firmato da Danilo Lampis, giovane amministratore comunale di Ortueri;

          nella memoria restano impresse le immagini dei tanti blocchi, cortei e presìdi che restituivano la percezione di poter imporre finalmente una necessità di cambiamento generale che andava oltre il problema del basso prezzo del latte, estendendosi a una miriade di questioni sul futuro dell'isola, soprattutto delle sue aree rurali. Ma purtroppo, oltre al ricordo, a più di un anno di distanza dalla tregua, i pastori si ritrovano con un accordo sul prezzo del latte non rispettato e con un migliaio di loro alle prese con le denunce per gli effetti della legge sulla sicurezza;

          è da circa un ventennio che il prezzo del latte è diventato sempre più fluttuante. Il ruolo del Consorzio di tutela, si è rivelato insufficiente e ciclicamente, quando arriva la crisi, si sopperisce in maniera emergenziale, stanziando risorse per il ritiro delle eccedenze dai magazzini al fine di risollevare il prezzo;

          nel 2019, i pastori presentarono una controproposta a quella della regione e del Governo, rivendicando principalmente un immediato aumento del prezzo del latte ovino a 80 centesimi fino ad 1 euro + iva, chiedendo che fosse legato a una griglia di calcolo all'interno della quale rientrassero anche i prezzi degli altri formaggi; una distribuzione più equa dei profitti all'interno della filiera dei prodotti lattiero caseari, una riforma della filiera in direzione di una maggiore partecipazione dei produttori primari e una trasparenza nei loro confronti, prevedendo la nomina di un prefetto con compiti di analisi, sorveglianza e monitoraggio delle attività di filiera stessa; rivendicazioni da vedere, in larga misura, sul solco di leggi esistenti;

          per quanto riguarda la riorganizzazione della filiera, chiedevano rispetto delle disposizioni del regolamento (Ue) n. 1308/2013, relative al ruolo assegnato alle organizzazioni dei produttori e a quelle interprofessionali nel settore lattiero caseario;

          di fronte a queste proposte, che iniziavano a porre dei nodi strutturali, gli industriali disertarono il tavolo. I pastori, l'8 marzo 2019 furono costretti ad accettare un accordo a 0,74 euro iva inclusa al litro per il latte conferito da marzo sino a fine campagna, con l'impegno di un conguaglio a novembre sulla base dei prezzi medi ponderati del pecorino romano della borsa di Milano per il periodo tra novembre 2018 e ottobre 2019;

          da tutto questo si evince che occorre immaginare una riforma complessiva della filiera, per superare le soluzioni tampone e restituire protagonismo agli attori senza i quali nulla funzionerebbe: i pastori, i quali vivono una condizione di debolezza economica e di ricattabilità che può risolversi soltanto se si affrontano alcune sfide decisive;

          è tempo di costruire un discorso di cambiamento strutturale che coniughi la risoluzione della questione pastorale a quella della lotta allo spopolamento, pilastri di una più generale «questione sarda» che non può essere affrontata nella sua complessità se non emergono le tante voci che la compongono, con le loro particolarità, i loro problemi e le loro possibili alternative alle miserie di questo presente –:

          quali iniziative la Ministra interrogata, alla luce dei fatti sopra esposti, intenda adottare al fine di permettere un percorso di emancipazione per far ritornare la questione del comparto pastorale a essere centrale, con un programma di rivendicazioni e azioni che guardi, dalla mungitura alla commercializzazione, fino ai risvolti positivi che ha il pastoralismo in termini ecologici, sociali ed economici.
(4-05882)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CUNIAL. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          Impresa Sicura è il bando di Invitalia rivolto alle aziende che vogliono chiedere un rimborso per le spese sostenute per l'acquisto di Dpi, finalizzati al contenimento e al contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, regolarmente costituite e iscritte come «attive» nel registro delle imprese;

          dal 21 maggio 2020 l'elenco delle prenotazioni ordinato sulla base dell'orario di arrivo è disponibile online all'indirizzo https://prenotazione.dpi.invitalia.it/ e riporta il codice di prenotazione, l'importo del contributo richiesto e l'esito della prenotazione (ammessa o non ammessa);

          complessivamente, sono state inviate 249.681 prenotazioni, di cui 208.826 valide, per un importo richiesto complessivo pari a 1.207.561.075 euro;

          dal 26 maggio le imprese ammesse possono procedere con la compilazione della domanda di rimborso sul sito che è indicato con la pubblicazione dell'elenco;

          sono giunte all'interrogante segnalazioni di alcune partite iva ammesse ma cessate da anni, come ad esempio: 00165110248, 01825020363, 02196600965, 02651490589, 07012130584, 07710020582;

          il controllo è stato eseguito con il tool dell'Agenzia delle entrate messo a disposizione del cittadino per la verifica della partita iva –:

          se, prima del 26 maggio 2020, sia stata verificata l'effettiva attività delle partite iva ammesse al bando.
(5-04067)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


      STUMPO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          l'Associazione dei ricercatori a tempo determinato, ARTeD, nasce dall'esigenza di un gruppo di ricercatori a tempo determinato (Rtd) afferenti a diversi atenei italiani di unirsi, chiarire le problematiche relative alla figura del ricercatore a tempo determinato, proporsi come interlocutori di vari soggetti istituzionali (universitari, ministeriali e politici) e prendere parte attiva nella difesa e nella promozione della ricerca e dei ricercatori nel mondo accademico;

          la figura del ricercatore a tempo determinato, nata nel 2005 con la legge n. 230 e successivamente modificata nel 2010 con la legge n. 240, ha rappresentato la precarizzazione del ruolo di ricercatore universitario (ex Ru), rivelandosi soggetta a numerose incongruenze legislative e di difficile inserimento pratico nell'università;

          nel 2020 la maternità è ancora fonte di inaccettabili discriminazioni nei confronti delle lavoratrici italiane, specialmente delle ricercatrici a tempo determinato di tipo B che sono in attesa da anni di vedere realizzata la prospettiva dell'assunzione a tempo indeterminato nei ranghi di professoresse associate e che si trovano invece bloccate a causa della maternità da una legge che, invece di tutelarle, le penalizza;

          infatti, il comma 635 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018) ha introdotto all'articolo 24, comma 9-ter, della legge n. 240 del 2010 la sospensione e proroga automatica dei contratti a tempo determinato per i 5 mesi di astensione obbligatoria del congedo di maternità. Questo genera nei confronti delle ricercatrici a tempo determinato di tipo B l'effetto perverso di ritardare il loro passaggio a professori associati e di costringerle per mesi aggiuntivi a un trattamento economico inferiore rispetto a quello che avrebbero ricevuto se non si fossero trovate nello stato di gravidanza;

          la citata norma pone le ricercatrici a tempo determinato di tipo B nell'alternativa di dover rinunziare alla maternità oppure di doverla vivere come una penalizzazione della carriera, imponendo un ritardo obbligatorio e automatico di carriera e di stipendio anche quando sono presenti i titoli per il passaggio a professore associato per la sola circostanza della maternità;

          si tratta di un esito probabilmente non voluto di un intervento di riforma confezionato in modo frettoloso e inavveduto, un intervento che risulta gravemente in contrasto con i princìpi e i valori fondanti della Costituzione italiana e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

          negli atenei italiani si è diffuso il clamore e l'indignazione per la citata norma, ed ARTeD ha sollecitato un intervento per modificare l'articolo 24, comma 9-ter, della legge citata, nel senso di rendere quantomeno facoltativa e di rimettere al consenso della lavoratrice l'applicazione della proroga del contratto;

          per rispondere alle esigenze delle ricercatrici a tempo determinato ARTeD ha proposto di aggiungere all'attuale formulazione della norma la seguente disposizione: «Per i contratti RTD tipo B, la proroga del termine di scadenza è rimessa alla scelta della ricercatrice». Tale modifica consentirebbe, infatti, alle ricercatrici a tempo determinato di tipo B di rinunziare alla proroga qualora fossero già in possesso dell'abilitazione scientifica nazionale (Asn) e dei titoli per il passaggio ad associato, evitando loro così il ritardo discriminatorio nella progressione di carriera e stipendiale –:

          se non intenda prendere in considerazione la proposta di ARTeD illustrata in premessa e, quindi, adottare iniziative per affrontare e risolvere la discriminazione nella progressione di carriera e stipendiale evidenziata nei confronti delle ricercatrici a tempo determinato di tipo B.
(4-05878)


      NITTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          in una lettera indirizzata al Ministro interrogato datata 5 aprile 2020 e che ha raccolto 311 adesioni, la Consulta degli studenti dell'Accademia di belle arti di Lecce ha denunciato una serie di criticità pregresse, poi acuite dalla emergenza sanitaria tuttora in atto;

          i rappresentanti degli studenti hanno lamentato, in particolare, una serie di complicazioni in merito all'attivazione e alla regolamentazione della didattica a distanza in Accademia;

          secondo quanto riportato nella lettera in questione, «senza specifiche indicazioni da parte degli organi di governo interni dell'Accademia alcuni docenti di discipline pratiche» avrebbero «mal interpretato l'invito a svolgere la didattica a distanza, attuandone principi e modalità in maniera del tutto discrezionale»;

          come riportato dalla Consulta degli studenti, l'Accademia di Lecce, ad oggi, non dispone ancora di una piattaforma unitaria per la didattica a distanza, per gli esami e per la discussione delle tesi on-line;

          già nella prima parte dell'anno accademico, come riportato nella medesima lettera, una buona parte dei corsi non era stata avviata per i ritardi nell'attribuzione delle discipline aggiuntive, mentre per quanto concerne le discipline d'indirizzo alcuni insegnamenti erano slittati al secondo semestre, nonostante la presenza in organico dei docenti di riferimento;

          il numero complessivo di discipline da affidare a docenti esterni per quest'anno accademico risultava, già prima dell'emergenza sanitaria e per la prima volta, di oltre quaranta insegnamenti e alla data di sottoscrizione della lettera, secondo quanto riportato, tali corsi risultano ancora scoperti a causa del blocco delle procedure comparative per la stipula dei contratti ai docenti esterni;

          gli studenti dell'Accademia di Lecce paventano dunque il rischio di non poter concludere il proprio percorso formativo a causa di quelle discipline che non sono state ancora avviate, nonché la preoccupazione di vedere invalidato l'anno accademico e il rischio conseguente di perdere borsa di studio e alloggio, poiché, non avendo potuto frequentare i corsi, non potranno sostenere gli esami e maturare i crediti formativi richiesti;

          del 7 aprile 2020 è, invece, la lettera indirizzata al Ministro interrogato dal direttore dell'Accademia di belle arti di Lecce, in cui viene denunciato come l'Accademia risulti priva dal mese di ottobre 2019 del suo organo principale, il consiglio di amministrazione, che stabilisce gli obiettivi ed i programmi della gestione amministrativa, e dal 27 marzo del presidente, rappresentante legale, a seguito di sentenza di annullamento del Tar di Lecce della nomina ministeriale dello stesso;

          secondo quanto affermato dal direttore, fino al 27 marzo 2020, nonostante le difficoltà legate alla mancanza dell'organo sopracitato, le attività sono state portate avanti grazie alla presenza del presidente, ma venuto meno anche questo organo per l'istituzione è diventato impossibile, stante anche l'emergenza epidemiologica in corso, garantire l'attività didattica che sta avvenendo a distanza e l'attività amministrativa;

          come riportato dal sito trnews.it in data 2 maggio 2020, le organizzazioni sindacali, i rappresentanti degli studenti e i rappresentanti dei docenti dell'Accademia di belle arti di Lecce, hanno denunciato la grave situazione di crisi in cui da mesi versa la didattica, affermando come essa «subisca gli esiti devastanti della mancanza di una programmazione condivisa senza alcun supporto istituzionale, con il rischio che anche il prossimo Consiglio accademico possa diventare l'ennesima occasione persa per far ripartire l'Accademia» –:

          se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

          quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di salvaguardare il diritto allo studio ed evitare che vengano vanificati gli sforzi e l'impegno degli studenti e l'investimento economico delle loro famiglie;

          quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per pervenire alla regolare e serena ripresa di tutte le attività didattiche e amministrative di detta istituzione.
(4-05887)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta orale Delmastro Delle Vedove e altri n. 3-01572, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

      L'interrogazione a risposta scritta Deidda e altri n. 4-05858, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Comencini ed altri n. 4-03424 del 26 luglio 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04070.