XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 9 giugno 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,

          premesso che:

              la Commissione europea nel marzo 2010 ha presentato la strategia «Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» la cui finalità era quella di uscire dalla crisi e preparare l'economia dell'Unione in vista delle sfide del decennio successivo;

              tra le sette iniziative faro della strategia Europa 2020 vi era l'Agenda digitale europea, il cui fine era quello di valorizzare il ruolo chiave delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per raggiungere gli obiettivi di crescita «intelligente, sostenibile ed inclusiva» che l'Europa si era prefissata per il 2020;

              l'Agenda digitale europea si componeva a sua volta di 7 azioni fondamentali o pilastri, tra questi l'accesso ad internet veloce e superveloce. In base a tale pilastro in ogni Stato membro entro il 2020 si sarebbe dovuta raggiungere una copertura con banda larga pari o superiore a 30 Mbps per il 100 per cento ed una copertura con banda larga ultraveloce con copertura 100 Mbps per il 50 per cento degli utenti domestici;

              il 3 marzo 2015 il Governo italiano, al fine di soddisfare gli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea entro il 2020, ha approvato la «Strategia italiana per la banda ultralarga», con l'obiettivo di contribuire a ridurre il gap infrastrutturale e di mercato esistente, attraverso la creazione di condizioni più favorevoli allo sviluppo integrato delle infrastrutture di telecomunicazione fisse e mobili, che rappresenta il quadro nazionale di riferimento per le iniziative pubbliche a sostegno dello sviluppo delle reti a banda ultra larga in Italia;

              la prima fase dell'attuazione della Strategia ha riguardato le aree a fallimento di mercato definite «aree bianche» presenti sull'intero territorio nazionale;

              la strategia scelta è stata quella di sostenere, tramite fondi nazionali e fondi comunitari un modello ad intervento diretto, autorizzato dalla Commissione europea ai sensi della disciplina sugli aiuti di Stato;

              gli obiettivi perseguiti dalla strategia sono: a) la copertura ad almeno 100 Mbps fino all'85 per cento della popolazione; b) la copertura ad almeno 30 Mbps della restante quota di popolazione; c) la copertura ad almeno 100 Mbps di sedi ed edifici pubblici (scuole, ospedali e altro), delle aree di maggior interesse economico e concentrazione demografica, delle aree industriali, delle principali località turistiche e degli snodi logistici;

              nella realizzazione del piano il territorio nazionale è stato suddiviso in 94.645 aree territoriali di riferimento a loro volta raggruppati in 4 tipologie di cluster di intervento a seconda del livello di coinvolgimento pubblico necessario per il raggiungimento dell'obiettivo prefissato, con i cluster C e D corrispondenti alle «aree bianche», prevedendo che nel cluster C rientrino le aree nelle quali è prevedibile o è previsto un co-investimento dei privati solo a fronte della concessione di incentivi, e che nel cluster D rientrino le aree così dette a fallimento di mercato;

              per l'infrastrutturazione delle aree bianche sono, stati effettuati tre bandi tra il 2017 e il 2019 tutti assegnati ad Open Fiber, il cui assetto azionario è costituito da una partecipazione paritetica tra Enel s.p.a. e Cdp Equity s.p.a., società del gruppo Cassa depositi e prestiti;

              nella realizzazione dell'infrastrutturazione della banda ultralarga, oggetto dei bandi assegnati ad Open Fiber, si sono registrati e si registrano gravi ritardi rispetto ai tempi previsti per la realizzazione dei lavori. Ritardi riconosciuti ufficialmente dallo stesso Ministro dello sviluppo economico che, nel corso di un'audizione parlamentare svolta a gennaio in Senato, ha dichiarato che «Il Piano avrebbe dovuto essere implementato fino all'80 per cento entro il 2020. Ma se arrivassimo al 40 per cento saremmo già autori di un'accelerazione forte perché oggi solo 80 Comuni sono stati collaudati su oltre 6 mila»;

              dai dati pubblicati nel mese di maggio 2020 da Infratel, società in house del Ministero dello sviluppo economico si apprende che la progettazione definitiva a livello nazionale riguarda l'85 per cento dei comuni. Per quanto riguarda la progettazione esecutiva il dato si abbassa al 42 per cento. L'infrastrutturazione della fibra è stata conclusa solo in 248 comuni, su un totale di oltre 6.000, e i lavori collaudati si attestano a 69 totali;

              le notevoli e preoccupanti criticità rilevate nell'infrastrutturazione della banda ultra larga all'interno delle aeree bianche e la necessità di evitare il loro ripetersi anche nelle aree grigie, ove sono ubicate circa 7.000 aree industriali ad oggi prive di connessione in fibra oltre 30 Mbps, tramite modalità di gara diverse da quelle seguite per le aree bianche, con lotti di dimensione inferiore e il coinvolgimento di un maggior numero di operatori, sono state già oggetto di uno specifico atto di indirizzo presentato dai sottoscrittori della presente mozione (n. 8-00058) e approvato dalla Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati;

              l'adeguato sviluppo della connettività digitale sull'intero territorio nazionale in tutte le sue forme dalla banda ultra veloce, al 5G, alla tecnologia LTE, al Fixed Wireless Acces, costituisce una delle principali priorità per il nostro Paese in diversi settori strategici. Come emerso a seguito della crisi prodotta dall'epidemia di COVID-19, con milioni di famiglie che per circa due mesi si sono riversate sulle connessioni digitali per svolgere lo smart working o la didattica digitale a distanza, un'adeguata digitalizzazione ed un accesso universale alle connessioni più adeguate è un obiettivo indispensabile;

              l'Italia figura, infatti, al 24° posto fra i 28 Stati membri dell'Unione europea nell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (Desi), digital economy and society index) della Commissione europea per il 2019;

              il quadro preoccupante della situazione del nostro Paese è confermato dall'Imd World Digital Competitiveness Ranking, che misura la competitività digitale analizzando competenze e capacità di adottare le nuove tecnologie come fattore di crescita economica e sociale in 63 Paesi. L'Italia figura al 41° posto, la Germania al 17°, l'Irlanda al 19°, la Francia al 24° e la Spagna al 28°;

              secondo l'indice Desi 2019 la connettività resta insufficiente, nella media dell'Unione europea, per far fronte alla crescente domanda di banda larga veloce e ultraveloce. Il 60 per cento delle famiglie europee ha accesso alla connettività ultraveloce di almeno 100 megabit per secondo (Mbps) ed è in aumento il numero di abbonamenti alla banda larga. L'Italia si colloca al 19° posto per connettività con una percentuale del 57,6 e con un significativo miglioramento rispetto all'indice Desi del 2018, dovuto anche alla preparazione del 5G. Il superamento della media dell'Unione europea (83 per cento) è stato raggiunto con la copertura della banda larga veloce (Nga) raggiungendo il 90 per cento delle famiglie. Viceversa, nonostante un lieve tasso di crescita, per la banda larga ultraveloce (100 Mbps e oltre) l'Italia si colloca tra i Paesi con maggiore ritardo, con una percentuale di utenti serviti del 24 per cento contro il 60 per cento della media dell'Unione europea (27° posto);

              al centro del dibattito politico in materia di telecomunicazioni con riferimento specifico alle pertinenti infrastrutture c'è quello della proprietà e della gestione della rete. A favore di una cosiddetta «rete unica» a controllo pubblico si sono espressi diversi componenti dei Governo tra cui il Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri, definendo la rete unica strategica e prospettando di fatto il ricorso al Golden power in caso di esiti alternativi;

              la sicurezza nazionale costituisce un tema di grande rilevanza, che deve essere garantita con gli strumenti, più idonei da parte del Governo sulla base della normativa vigente, anche se a tal proposito è opportuno ricordare come il direttore generale del dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), proprio in un recente intervento in materia di telecomunicazioni abbia sottolineato come «non si può dilatare all'estremo il concetto di sicurezza nazionale, a meno che non si ritenga di abbandonare il modello di economia aperta»;

              l'obiettivo ideale da perseguire consisterebbe in una sinergia infrastrutturale che sia in grado di connettere l'intero territorio nazionale, garantendo un accesso e un servizio uniforme per gli utenti, riducendo le inefficienze e le diseconomie, nonché i costi per gli operatori e le duplicazioni di impianti, ma al tempo stesso in grado di assicurare la libertà di concorrenza tra i vari operatori del settore, scongiurando il ripetersi di quando già accaduto in Australia con il National Broadband Network;

              le priorità da perseguire nell'infrastrutturazione della banda ultra larga e più in generale nel settore della telecomunicazione digitale consistono nella massima diffusione della connettività, del 5G, anche con l'installazione di apparati con tecnologia Lte sue evoluzioni, ovvero altre tecnologie utili allo sviluppo delle reti di banda ultra larga mobile e Fixed Wireless Acces al fine di ridurre in misura sempre maggiore il digital divide,

impegna il Governo:

1) alla luce dei gravi ritardi registrati nell'infrastrutturazione della banda ultra larga nelle aree bianche ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di commissariamenti straordinari al fine di velocizzare i lavori, individuando quali eventuali commissari anche i presidenti delle regioni interessate;

2) ad adottare iniziative per prevedere, nei casi in cui nei lavori per l'infrastrutturazione della banda ultra larga nelle aree bianche si manifestino i ritardi più gravi rispetto al programma di realizzazione, la possibilità che il concessionario per la realizzazione e la gestione del piano banda ultralarga nelle aree bianche possa affidare anche ad altri soggetti, oltre a quello individuato in sede di gara, i servizi di progettazione a livello territoriale, in forma diretta o con modalità semplificata, con almeno un soggetto in ciascuna regione interessata;

3) in vista della nuova gara di appalto per l'infrastrutturazione delle aree grigie il cui bando, come emerso dalla riunione del Cobul del 23 gennaio 2020, è previsto entro l'estate 2020, a prevedere la messa a gara di lotti di dimensione ridotta rispetto a quelli utilizzati per le aree bianche, agevolando il coinvolgimento di molteplici operatori nell'attività di installazione della fibra;

4) a garantire la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione, dei servizi di comunicazione elettronica, nonché l'integrità delle informazioni relative agli utenti privati e delle imprese, contemperando questa finalità prioritaria con la garanzia del mantenimento della concorrenza nel settore;

5) al fine di garantire la sicurezza delle telecomunicazioni in vista del passaggio al 5G, a dare piena e completa attuazione alla normativa di realizzazione del perimetro nazionale di sicurezza cibernetica di cui al decreto-legge n. 105 del 2019 e successive modificazioni;

6) ad adottare iniziative per consentire che l'installazione di apparati con tecnologia Lte, sue evoluzioni, o altre tecnologie utili allo sviluppo delle reti di banda ultra larga mobile e Fixed Wireless Access su infrastrutture per impianti radioelettrici preesistenti o gli interventi di modifica delle caratteristiche radioelettriche degli impianti di cui all'articolo 87-bis del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, possano avvenire tramite autocertificazione di attivazione da inviare alle amministrazioni e agli organismi competenti al controllo di cui all'articolo 14 della legge n. 36 del 2001;

7) ad adottare iniziative per dare impulso allo sviluppo delle reti 5G, procedendo alla rimozione degli ostacoli ingiustificati e alla definizione di un piano di indirizzo a livello nazionale in grado di uniformare i metodi autorizzativi per la realizzazione di impianti di telecomunicazione, individuando chiaramente le procedure e i moduli da utilizzare e ponendo in essere una generale opera di semplificazione amministrativa;

8) ad adottare iniziative per rivedere gli attuali limiti di emissione elettromagnetica, fissati a 6 volt/metro, in considerazione del fatto che il Consiglio, nelle proprie raccomandazioni, ha individuato tale limite in un range oscillante tra i 41 e i 58 volt/metro;

9) a procedere quanto prima all'effettiva erogazione dei voucher per la connettività a favore di famiglie, imprese e scuole, con priorità per le aree rurali e per le aree maggiormente in digital divide, sulla base degli stanziamenti di risorse decisi nella riunione del Cobul del 5 maggio 2020, anche in considerazione del fatto che l'attuazione del piano voucher è attesa dal 2017.
(1-00354) «Zanella, Gelmini, Mulè, Pentangelo, Rosso, Sozzani».


      La Camera,

          premesso che:

              l'emergenza sanitaria COVID-19 è ormai una vera e propria emergenza industriale e produttiva che sta mettendo in ginocchio l'economia mondiale;

              anche nel nostro Paese, la gravissima crisi economica e produttiva iniziata in conseguenza della diffusione del contagio del virus COVID-19, si sta già traducendo in una caduta della produzione e quindi del prodotto interno lordo, che il Def 2020 da poco varato dal Governo stima in oltre il 15 per cento nel primo semestre 2020 con un successivo rimbalzo nella seconda metà dell'anno. Gli ultimi dati Istat indicano una contrazione del prodotto interno lordo nel 2020 dell'8,3 per cento e solo una parziale ripresa del 4,6 per cento nel 2021;

              è indispensabile quindi mettere in campo una strategia complessiva di sostegno dell'economia italiana dopo la drammatica pandemia in atto e i cui effetti sulla produzione e sull'economia accompagneranno purtroppo per un tempo non breve;

              gli effetti sulla caduta del Pil in conseguenza del coronavirus sono quindi drammatici e stanno interessando anche un settore, quello delle costruzioni, che rappresenta oltre il 22 per cento del prodotto interno lordo nazionale, ed è un settore trainante per molti altri comparti dell'economia e quindi di crescita per tutto il sistema;

              come ricorda anche l'Ance, quello che manca al nostro Paese, ma di cui c'è grande bisogno in questa fase, sono misure shock, in grado di rimettere rapidamente in moto il Paese e il settore delle costruzioni. Misure che, invece, altri Paesi europei hanno adottato con tempestività, già all'inizio della crisi, dando certezze e prospettive alle loro economie;

              è necessario mettere in campo al più presto un piano di investimenti e un piano per le opere pubbliche e le infrastrutture. Secondo alcune stime, sarebbero 50 mila i posti di lavoro che potrebbero essere creati se solo le principali opere ferme fossero sbloccate, con un impatto enorme sulle famiglie dei lavoratori e sui loro territori;

              è indispensabile che si faccia un'analisi complessiva con tutti i soggetti interessati, per ragionare sul disegno strategico della dotazione infrastrutturale di questo Paese;

              sono settimane che il Governo ha promesso il varo di misure urgenti per rilanciare il settore degli appalti e le opere pubbliche attraverso misure di semplificazione e sburocratizzazione. Per ora si è ancora fermi alla politica degli annunci;

              un primo spiraglio di consapevolezza della drammatica fase che si sta attraversando, sembrerebbe venire dalle parole di alcuni giorni fa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha parlato della necessità di una rete infrastrutturale su cui c'è tanto da fare, dichiarando tra l'altro «quando ci metteremo attorno a un tavolo valuterò senza pregiudizi anche il Ponte sullo Stretto»;

              le positive aperture del Presidente del Consiglio, nel rivalutare il «progetto Ponte», ad avviso dei firmatari del presente atto hanno ancora una volta messo in evidenza le continue contraddizioni che caratterizzano fin dall'inizio i partiti che sostengono questo Governo: accanto a posizioni da sempre, spesso ideologicamente, contrarie a questa opera, sono emerse posizioni più ragionate e possibiliste, ed altre, anche tra autorevoli esponenti del Governo, disponibili a valutare l'opera in quanto opera strategica per la Sicilia e il meridione, e quale possibile tassello di un quadro generale importante;

              riguardo al Ponte sullo stretto di Messina, lo stesso Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, nei giorni scorsi dichiarava: «credo che prima ci debba essere una discussione dentro la maggioranza e una discussione con i territori sulla valutazione dell'impatto di quest'opera. E poi, con l'arrivo delle risorse del Recovery Fund secondo me possiamo immaginare una fase di studi e di progettazione»;

              così come nelle stesse 102 proposte per il rilancio dell'Italia e consegnate in questi giorni al Governo della task force guidata da Vittorio Colao, il gruppo propone, anche per rilanciare il turismo, il completamento dell'«alta velocità sulla dorsale tirrenica, in modo che arrivi fino in Sicilia». Una affermazione che altro non è che una chiara indicazione a riprendere in mano il «dossier» Ponte;

              si ricorda che, fortemente voluto dal presidente Berlusconi, con la legge obiettivo n. 443 del 2001, il ponte sullo stretto di Messina in quanto considerato progetto essenziale per il Mezzogiorno e per l'Italia, viene ricompreso tra le infrastrutture strategiche da inserire tra gli interventi prioritari;

              all'epoca, la difesa di quest'opera opera fu fatta, dal commissario Van Miert che precisò in Parlamento europeo che era stato realizzato un viadotto in mare per 21 chilometri per collegare la Danimarca con la Svezia, due Paesi con 4-5 milioni di abitanti ed era quindi inconcepibile non collegare con un ponte lungo 3 chilometri una isola di circa 6 milioni di abitanti con il restante Paese di circa 55 milioni di abitanti;

              nell'aprile 2004 viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando internazionale per la selezione del General Contractor cui sarà affidata dallo Stato la progettazione definitiva e la successiva costruzione del Ponte. L'Eurolink di Impregilo (poi gruppo Salini) si aggiudicherà la gara, con impegno di realizzare l'opera in settanta mesi;

              il quinto rapporto del luglio 2010, sullo stato di attuazione della «legge obiettivo», riguardo al Ponte sullo stretto di Messina, ricordava la previsione di completare la progettazione definitiva nel corso del 2010 e l'avvio del cantiere principale all'inizio del 2011;

              le vicende politiche degli anni successivi, hanno portato ad abbandonare il progetto di questa grande infrastruttura viaria che continua a rappresentare una occasione unica per contribuire al riequilibrio del Mezzogiorno e per il Paese tutto. Una grande ed unica occasione che produrrebbe un «cambiamento sostanziale» in termini di riequilibrio del Mezzogiorno;

              un primo «stop» all'opera era arrivato già dal Governo Prodi (2006-2008). Ma con il ritorno al Governo del centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, nel maggio 2008 l'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli inviava alla Società Stretto di Messina una lettera in cui invitava a porre in essere, nei tempi più brevi, tutte le condizioni per la ripresa delle attività inerenti alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina;

              nel 2012 però, il Governo presieduto dal professor Mario Monti, decide di non riaprire le procedure per realizzare il ponte sullo Stretto e, con la legge di stabilità per il 2013 (legge 228 del 2012), stanzia 300 milioni di euro per il pagamento delle penali per non realizzare l'opera;

              nel 2013 decadono i rapporti di concessione con la Stretto di Messina Spa e la società viene messa in liquidazione. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 aprile 2013, è venuta la messa in liquidazione della società Ponte sullo Stretto di Messina spa;

              il Ponte sullo Stretto di Messina, è stato quindi classificato tra gli interventi con procedimento interrotto a seguito di quanto comunicato nell'XI Allegato Infrastrutture al Def 2013, ossia che «con delibera CIPE 6/2012 è stata disposta la riduzione totale del contributo assegnato alla Società Stretto di Messina e l'intervento non è stato inserito fra gli interventi indifferibili (...). In seguito, l'articolo 34-decies, comma 1, del decreto-legge 179 del 2012, ha disposto la caducazione degli atti contrattuali a far data dal 1° marzo 2013 non avendo le parti stipulato apposito atto aggiuntivo entro tale data»;

              il troppo timido tentativo nel 2016 con il Governo Renzi, di riaprire la discussione sulla realizzazione di questa storica infrastruttura, non ha portato a nulla;

              peraltro è bene sottolineare che allo stato attuale, la conferma della definitiva rinuncia alla realizzazione di questa opera, costerebbe alle casse dello Stato in termini di penali da pagare al gruppo Salini, di più della sua effettiva realizzazione;

              la realtà è che il Ponte sullo Stretto può rappresentare una grandissima occasione di sviluppo per la Calabria, la Sicilia, e per tutto il Paese. E questo a maggior ragione in una fase nella quale si sta entrando in recessione e profonda crisi economica;

              peraltro, ogni progetto di alta velocità per il Mezzogiorno passa anche attraverso un collegamento veloce, ormai indispensabile, tra la Sicilia e il resto della Penisola. Sotto questo aspetto, il Ponte sullo Stretto rappresenterebbe un'opera che consente di avere anche al Sud Italia l'alta velocità e alta capacità ferroviaria necessarie per la competitività e lo sviluppo delle regioni meridionali, oltre a contribuire alla riduzione del divario in termini di infrastrutture e di servizi tra il nord e il sud del Paese;

              vi sono opere urgenti ed essenziali per la infrastrutturazione organica del Paese, già in parte avviate ma da troppo tempo bloccate per fatti procedurali o pronte per essere avviate e ferme da anni per le quali in poche settimane sarebbe possibile consegnare formalmente le attività propedeutiche e realizzative delle stesse. Opere che sono coerenti con quello che l'Unione europea chiede all'Italia per poter accedere alle risorse messe a disposizione per superare l'emergenza che si sta vivendo; infatti sono tutte opere ubicate sul programma delle reti Trans European Network (TEN-T). Tra queste si ricordano: Terzo Valico dei Giovi sulla tratta ferroviaria ad alta velocità Genova-Milano; raddoppio dell'autostrada A10 nel tratto di attraversamento di Genova (Gronda di Genova); tratta ferroviaria ad alta velocità Brescia-Verona; tratta ferroviaria ad alta velocità Verona-Vicenza-Padova e altre;

              all'elenco suddetto va certamente aggiunto il Ponte sullo Stretto. La realizzazione di questa importante opera:

                  a) renderebbe stabile il collegamento sia stradale che ferroviario, e gli interventi ferroviari si configurano, a tutti gli effetti, come interventi ecocompatibili in virtù dell'abbattimento dell'inquinamento atmosferico, e quindi coerenti ad una delle principali raccomandazioni comunitarie;

                  b) consentirebbe di garantire l'attivazione di risorse nel Mezzogiorno e una misurabile e non teorica percentuale del 34 per cento di risorse da assegnare al Sud;

                  c) giustificherebbe il prolungamento dell'alta velocità ferroviaria da Battipaglia fino a Reggio Calabria, fino a Messina, fino a Catania, fino a Palermo;

                  d) consentirebbe finalmente la realizzazione di un sistema urbano organico, quello dello Stretto, davvero innovativo nel sistema territoriale del Mezzogiorno e del Paese;

                  e) porterebbe a realizzazione una delle eccellenze infrastrutturali che, come avvenuto nella realizzazione del ponte di Genova, testimoniano ancora una volta la capacità ingegneristica, imprenditoriale e industriale del nostro Paese. Una necessità di riconoscimento qualitativo e funzionale essenziale soprattutto in questa difficile fase della nostra economia,

impegna il Governo:

1) ad avviare quanto prima le opportune iniziative volte a riconsiderare il progetto, già cantierabile, per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, quale progetto chiave per il rilancio economico del Paese, anche valutando a tal fine le penali conseguenti alla mancata realizzazione dell'opera infrastrutturale;

2) a inserire la ripresa del progetto Ponte sullo Stretto all'interno di un più ampio efficace programma di rilancio degli investimenti e dei lavori pubblici coerente con la drammatica fase di crisi economica e produttiva in atto conseguente alla pandemia in corso a livello mondiale e in grado di rimettere rapidamente in moto e sostenere l'economia e il settore delle costruzioni;

3) ad avviare fin da subito, per le suddette finalità, un confronto costante con le associazioni e i soggetti imprenditoriali coinvolti, al fine di individuare le misure e linee di intervento più efficaci e rapide per garantire la ripartenza e l'apertura dei cantieri.
(1-00355) «Prestigiacomo, Gelmini, Occhiuto, Bartolozzi, Siracusano, Cannizzaro, Mulè, Maria Tripodi, Torromino, D'Ettore, Baldelli, Cortelazzo, Casino, Labriola, Mazzetti, Ruffino, Calabria, Sozzani, Zanella, Germanà».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


      PAPIRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          nella Gazzetta Ufficiale del 17 giugno 2019, n. 140, è stata pubblicata ed è in vigore dal 18 giugno 2019 la legge 14 giugno 2019, n. 55 di conversione del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, cosiddetto «Sblocca cantieri», recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici;

          l'articolo n. 4 del decreto-legge n. 32 del 2019 allo scopo di poter celermente stabilire le condizioni per l'effettiva realizzazione dei lavori, prevede la nomina di uno o più commissari straordinari per sovrintendere e coordinare lo svolgimento dei lavori;

          la ratio della norma è quella di snellire l'iter procedurale tecnico-amministrativo, rendendolo più efficiente ed efficace, per quelle opere e infrastrutture strategiche individuate e ritenute prioritarie per il Paese, concedendo al commissario straordinario designato la possibilità di sostituirsi ad ogni autorizzazione, parere o visto per l'avvio e prosecuzione dei lavori;

          è prevista la nomina di commissari ad-hoc per il Mose di Venezia, per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, per l'ammodernamento della rete viaria in Sicilia, per il nodo ferroviario di Genova e il collegamento dell'ultimo miglio tra il Terzo Valico dei Giovi e il porto storico di Genova;

          lo stato della viabilità siciliana è da anni in stato di assoluta emergenza e i cittadini siciliani sono costretti a convivere ogni giorno con una rete viaria composta da autostrade che spesso vengono percorse su un'unica carreggiata, strade dissestate o non asfaltate, con grave rischio per l'incolumità dei conducenti;

          riconosciuta questa situazione emergenziale, l'ex Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, di concerto con il presidente della regione siciliana, si era impegnato a individuare in tempi celeri, una figura da designare come commissario straordinario per i lavori da effettuare in Sicilia;

          il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, cosiddetto «decreto milleproroghe», convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, specifica i termini per designare il commissario straordinario con il fine di accelerarne la nomina e velocizzare l'iter, ma di contro restringe il campo di applicazione dei lavori da destinare alla viabilità siciliana, riducendo le aree di intervento straordinario alle sole strade provinciali e non più alla «rete viaria», come indicava il precedente decreto-legge n. 32;

          in data 5 novembre 2019 è stato nominato il dottor Corrado Gisonni commissario straordinario con il compito di sovrintendere alla progettazione ed esecuzione degli interventi per la messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso;

          unitamente al dottor Gisonni l'ex ministro Toninelli aveva individuato il dottor Gianluca Ievolella quale commissario straordinario della viabilità in Sicilia, ma mentre per la definizione della nomina di Gisonni non si sono riscontrate difficoltà, lo stesso non può dirsi per la formalizzazione della nomina del dottor Gianluca Ievolella;

          alla data odierna non risultano aggiornamenti relativi alla designazione del commissario straordinario per progettare ed eseguire gli interventi di manutenzione della rete viaria (o strade provinciali) in Sicilia –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa;

          quali siano le ragioni, a quasi un anno dall'entrata in vigore della citata legge, di quello che appare all'interrogante, singolare immobilismo nell'individuazione e nella nomina del commissario straordinario per la manutenzione della rete viaria siciliana e se non si ritenga opportuno adottare tempestivamente le necessarie iniziative di competenza;

          se il Governo non ritenga di dover adottare iniziative per ripristinare le originarie competenze e l'originario campo di adempimenti del commissario, come definiti dal decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, cosiddetto «Sblocca cantieri», ovverosia quelli relativi alla rete viaria della Sicilia, al fine di contribuire ad una perequazione infrastrutturale e di migliorare la qualità della vita dei cittadini siciliani.
(4-05937)


      MURONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'Onu ha segnalato la recente scomparsa di più di 1.700 persone nel sistema dei lager libici. Nei primi 5 mesi del 2020, un totale di 3.150 persone è stato catturato in mare dalla cosiddetta Guardia costiera libica e dai maltesi, con la quotidiana collaborazione degli aerei italiani della missione Frontex;

          le 3.150 persone catturate in mare sono state tutte respinte in Libia, con sbarco nel porto di Tripoli. Di queste, segnala l'Onu, solo 1.400 si trovano attualmente nel sistema dei campi migranti «ufficiali» di Al Serraj. Riguardo alle altre 1.700 persone non si conosce la fine che hanno fatto;

          in questi mesi tutti i gruppi di attivisti che si occupano di Libia hanno ricevuto moltissime segnalazioni di persone scomparse. Più di quante ne ricevono di solito. Parenti di rifugiati catturati nel Mediterraneo chiedono agli attivisti notizie dei loro cari, letteralmente scomparsi;

          subito dopo la deportazione in Libia, la maggior parte è stata chiusa nel lager di Triq al Sikka. È da qui che sono iniziate le sparizioni. Una parte dei rifugiati è stata ceduta alle terribili milizie di Al Serraj per essere impiegati come schiavi-soldato. Vengono mandati in prima linea. Molti sono già morti al fronte. Un'altra parte ha subito un «processo» e con il reato di immigrazione clandestina sono stati condannati chi a 3 chi a 6 mesi di reclusione da scontare nelle carceri ordinarie (soprattutto nel carcere di El Jadida a Tripoli). Al termine di questa detenzione, alcuni sono stati riportati a Triq al Sikka e lì ceduti alle milizie di Al Serraj, quelle tristemente famose per torture e omicidi;

          per fortuna, certe volte, alcuni rifugiati sono riusciti a sfuggire alle milizie e ad arrivare in Europa, riacquistando la libertà e raccontando le loro storie;

          tra le testimonianze, c'è quella di Paul (nome di fantasia). La sua storia è recente, 2020, ed è allucinante. Dopo essere stato catturato in mare dalla cosiddetta Guardia costiera libica viene deportato in Libia, nel lager di Triq al Sikka. Trasferito al tribunale di Tripoli per un «processo», non gli è stato concesso il diritto di chiamare un avvocato ed è stato condannato a 3 mesi da scontare nel carcere ordinario di El Jadida, quello per criminali. Dopo è stato ricondotto a Triq al Sikka, ceduto alle milizie di Al Serraj e costretto a combattere in prima linea, assieme a tanti altri migranti schiavi-soldato;

          queste persone hanno un nome quando si imbarcano per fuggire dalla guerra. Hanno un nome quando gli aerei di Frontex le scorgono dall'alto in mezzo al mare. Non hanno nome quando Frontex comunica le loro coordinate alla cosiddetta Guardia costiera libica. Vengono catturate e diventano degli invisibili, dei quasi-morti senza nome da spedire in prima linea a morire, carne da macello. Tutto questo è solo una parte dell'ennesimo articolo denuncia di Sarita Fratini pubblicato sul sito online «SaritaLibre – Una selvaggia parata di idee» –:

          se il Governo non ritenga necessario attivarsi immediatamente nei confronti della Libia, assumendo iniziative, tramite i canali diplomatici, affinché:

              a) sia fatta piena luce in merito alla vicenda esposta in premessa;

              b) vengano messe in sicurezza le persone detenute nel centro di detenzione di Triq al Sikka e in altri luoghi di detenzione;

              c) siano predisposti controlli adeguati, attraverso personale specializzato, relativamente all'uso dei metodi di tortura e della violenza;

              d) vengano ascoltate le persone detenute nel centro di detenzione di Triq al Sikka, e in altri luoghi di detenzione, e condotte in luogo protetto a garanzia e tutela dei diritti della persona;

              e) si preveda l'invio di rappresentanti di organismi di tutela dei diritti umani.
(4-05942)


      FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          con sentenza n. 14894/16 il tribunale di Roma accoglieva – con condanna della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Comitato interministeriale della programmazione economica e del Ministero dell'economia e delle finanze al pagamento delle spese – l'azione proposta nel giudizio n. 44039/2011 da alcuni comuni e tesa ad ottenere l'intero ammontare dei contributi spettanti agli enti locali ricorrenti ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 314 del 2003;

          la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e il Ministero dell'economia e delle finanze venivano, infatti, solidamente condannati al pagamento, per quanto sopra detto, di un importo complessivamente ammontante ad oltre 90 milioni di euro a favore di alcuni comuni beneficiati dei contributi di cui al pre citato articolo 4 del decreto-legge n. 314 del 2003;

          con sentenza n. 2069 del 2020 la corte d'appello di Roma, prima sezione civile, confermava la sentenza di primo grado, con l'unica variazione degli importi spettanti ai comuni di Piacenza e di Minturno, modificati in ragione di errori materiali –:

          se e quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere per correttamente dare seguito a quanto statuito dalla corte d'appello di Roma, con la sentenza più sopra richiamata.
(4-05947)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


      FASSINO, BOLDRINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, ANDREA ROMANO, FIANO, GRIBAUDO e ENRICO BORGHI. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

          tre parlamentari turchi di opposizione – Enis Berberoglu (Chp) e Leila Guven e Musa Farisogullari (Hdp) – sono stati prima privati delle loro prerogative parlamentari e poi arrestati;

          il parlamentare Berberoglu è stato provvisoriamente rilasciato, tuttavia senza reintegro di mandato parlamentare e mantenendo a suo carico pesanti accuse;

          questo è soltanto l'ultimo episodio di un'azione repressiva da parte delle autorità turche nei confronti di esponenti dell'opposizione, in particolare appartenenti all'Hdp, il cui leader, Selettin Demirtas, è da più di tre anni detenuto in attesa di giudizio;

          come attestato dalla Commissione europea, dal 2016 ad oggi più di 152.000 funzionari pubblici – insegnanti, accademici, magistrati, militari – sono stati epurati e numerosi giornalisti sono stati sottoposti a misure restrittive della loro libertà;

          dalle elezioni amministrative del 2019 51 sindaci di città e comuni a prevalente composizione curda, regolarmente eletti dai cittadini, sono stati destituiti e sostituiti da commissari governativi e 21 sindaci curdi sono attualmente in carcere o sottoposti a misure di custodia;

          tutto ciò viene giustificato utilizzando l'accusa di «terrorismo» con un'ampiezza concettuale che include qualsiasi atteggiamento di dissenso con le autorità al potere;

          l'Unione europea e molti Governi europei hanno manifestato la loro preoccupazione per i numerosi episodi di violazione dei diritti civili e politici in Turchia;

          l'Italia intrattiene intense relazioni politiche, economiche e culturali con la Turchia, sempre battendosi per la sua inclusione nella famiglia europea;

          una ferma e necessaria lotta al terrorismo e alle sue organizzazioni non può divenire occasione per indiscriminate restrizioni di libertà e di essenziali diritti civili e politici –:

          quali iniziative di competenza il Governo italiano intenda intraprendere per l'immediata liberazione dei parlamentari arrestati, il rispetto delle prerogative e delle tutele riconosciute a chi ricopre un mandato elettivo parlamentare o locale, il reintegro nelle loro funzioni dei sindaci democraticamente eletti, nonché il rispetto dei diritti politici, civili e umani e dei diritti democratici fondamentali riconosciuti come irrinunciabili dal Consiglio d'Europa, a cui la Turchia aderisce dal 1949.
(3-01588)


      MOLINARI, ZOFFILI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO e ZORDAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          secondo i dati forniti dal Ministero dell'interno, dall'inizio del 2020 alla data dell'8 giugno 2020 gli ingressi illegali di migranti in Italia attraverso le frontiere marittime sono stati ben 5.472, un numero di gran lunga superiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2019, pari a 2.033;

          nonostante l'emergenza epidemiologica determinata dall'insorgenza del Sars-CoV-2 nel nostro Paese e malgrado le dichiarazioni rese dal Ministro interrogato nel marzo 2020 in merito all'indisponibilità dei porti italiani per gli sbarchi, i flussi migratori illegali verso le coste italiane si sono ulteriormente intensificati negli ultimi mesi, mentre veniva varata in Italia l'ennesima sanatoria;

          soltanto nei primi tre giorni di giugno 2020 sono sbarcati già 239 migranti;

          uno studio dell'Onu prevede un ulteriore aumento dei flussi dalla Libia, ove ci sarebbero 650.000 immigrati pronti a essere imbarcati dai trafficanti alla volta dell'Italia;

          desta ulteriore preoccupazione l'aumento esponenziale degli sbarchi cosiddetti autonomi, che sta modificando anche la composizione dei flussi irregolari in entrata, facendo, ad esempio, dei tunisini il secondo gruppo nazionale di migranti irregolari giunti in Italia nel mese di giugno 2020, quando erano soltanto il settimo nell'aprile 2020;

          allo scopo di contrastare i nuovi flussi, Malta e il Governo di accordo nazionale libico hanno recentemente raggiunto un accordo che contemplerà l'approfondimento della cooperazione bilaterale, anche tramite la costituzione di appositi centri di coordinamento misti basati a Tripoli e a La Valletta;

          il Governo ha accolto il 23 dicembre 2019 l'ordine del giorno n. 9/02305/121 che lo impegnava a valutare l'opportunità di adottare accordi bilaterali con i Paesi di origine, di transito e di imbarco dei migranti al fine di interrompere i flussi migratori e conseguentemente tutelare la sicurezza dei confini del nostro Paese –:

          se il Ministro interrogato abbia o meno dato corso agli impegni accolti il 23 dicembre 2019, promuovendo iniziative diplomatiche idonee a stroncare i flussi migratori irregolari verso il nostro Paese, nuovamente in ascesa.
(3-01589)


      MIGLIORE, UNGARO, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

          dal 4 aprile 2019 in Libia c'è una guerra conclamata. In questi ultimi 14 mesi Russia, Egitto ed Emirati Arabi sono stati a sostegno del generale Haftar, mentre la Turchia si è schierata dalla parte del Governo di unità nazionale (Gna) di Tripoli guidato da al-Sarraj. Un coinvolgimento crescente di potenze straniere che ha esasperato il confronto bellico, portando i due contendenti ad essere convinti di poter prevalere militarmente;

          in questo contesto c'è stata una corsa agli armamenti da parte di entrambi gli schieramenti che ha visto persino la sperimentazione di nuovi e letali sistemi d'arma (dai droni kamikaze ai lanciagranate incendiari), con una crescita drammatica di vittime civili;

          allo stato l'embargo delle forniture di armi è stato sistematicamente violato e per questo si auspica che la missione Irini, alla quale aderiscono 20 Paesi europei, possa essere efficace, vista anche la preoccupante ingerenza turca, come dimostra la nave proveniente da Istanbul con un carico di carri armati M-60 in dotazione dell'esercito turco giunta nel porto di Misurata nei giorni scorsi;

          il Presidente egiziano al-Sisi, con accanto Haftar, annunciava il 6 giugno 2020 la proposta di un cessate il fuoco a partire dalle ore 6 di lunedì 8 giugno 2020, lo smantellamento delle milizie e la consegna delle loro armi all'Esercito nazionale libico e l'espulsione dei mercenari stranieri, sulla base di quanto stabilito dal vertice di Berlino di gennaio 2020 e dalla commissione militare congiunta del 5+5 sotto l'egida dell'Onu;

          dopo il gradimento per l'iniziativa egiziana espresso da Stati Uniti, Francia, Grecia e Italia, immediato è stato il rifiuto della Turchia e di al-Sarraj;

          nel mentre la situazione dei profughi presenti nei campi, spesso target militari, è sempre più drammatica e lo stesso Segretario generale delle Nazioni Unite ha ammonito a non considerare la Libia un porto sicuro verso il quale riportare i migranti salvati in mare –:

          se non ritenga, per quanto detto in premessa, di dover adottare iniziative volte a modificare radicalmente il Memorandum d'intesa (Memorandum of understanding, Mou) siglato nel 2017 e di tutelare l'interesse dell'Italia, intraprendendo un'iniziativa più incisiva, di concerto con i partner europei e in prosecuzione della Conferenza di Berlino, affinché la Libia non diventi né un protettorato di potenze interessate a stabilire un'egemonia militare ed economica nel Mediterraneo orientale né uno «Stato fallito», sul modello somalo, nel quale guadagnino spazio organizzazioni terroriste.
(3-01590)


      FRATOIANNI e FORNARO. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

          come denunciato dalla Rete italiana per il disarmo e dalla Rete della pace, dalla lettura dei dati aggregati dell'export militare italiano per il 2019, contenuti nel capitolo introduttivo della relazione annuale del Governo al Parlamento sull'export di armamenti, si apprende che il Paese destinatario del maggior numero di autorizzazioni per nuove licenze sarebbe l'Egitto, con 871,7 milioni di euro, derivanti in particolare dalla fornitura di 32 elicotteri prodotti da Leonardo spa;

          secondo quanto riportato già a febbraio 2020 dal quotidiano panarabo The Arab Weekly e ripreso da Il Fatto Quotidiano del 7 giugno 2020, l'intera commessa relativa alla vendita di forniture militari all'Egitto comprenderebbe: 6 fregate Fremm (di cui 2 da consegnare immediatamente), 20 pattugliatori d'altura, 24 caccia Eurofighter Typhoon, 20 velivoli da addestramento M346 e un satellite da osservazione, per un totale fra i 9 e gli 11 miliardi di euro;

          a parere degli interroganti la vendita di un così ampio arsenale di sistemi militari ad un Paese con un governo autoritario e non democratico come l'Egitto è un grave errore. Durante il Governo di al-Sisi l'Egitto si è reso protagonista di pesanti violazioni dei diritti umani, sparizioni, arresti di massa, sequestri e torture;

          l'Egitto continua a rifiutare ogni collaborazione politica e giudiziaria con il nostro Paese nella ricerca della verità sul terribile omicidio di Giulio Regeni;

          solo quattro mesi fa le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato, senza un valido motivo, il giovane Patrick Zaki, cittadino egiziano che studiava a Bologna;

          occorre inoltre sottolineare come il Governo egiziano in Libia stia sostenendo il generale Haftar contro il Governo di al-Sarraj, ufficialmente riconosciuto dall'Italia e dall'Unione europea, e faccia parte della coalizione internazionale schierata nel conflitto in Yemen;

          da quanto si apprende da un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 7 giugno 2020 la trattativa con l'Egitto andrebbe avanti da dicembre 2019 e risulta tecnicamente conclusa già da settimane;

          a parere degli interroganti, ai già citati motivi, di per sé sufficienti a rivedere la politica sulle forniture militari all'Egitto, si aggiunge il divieto di esportazioni di armi verso Paesi in guerra o che violino i diritti umani, come l'Egitto, previsto dalla legge n. 185 del 1990 –:

          se il Governo, alla luce di quanto esposto e sulla base della legge n. 185 del 1990, non ritenga di rivedere la politica sulle forniture militari al Governo egiziano.
(3-01591)


      LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

          in data 8 giugno 2020 il quotidiano Il Corriere della Sera riportava l'inquietante notizia che l'agenzia Aise avrebbe avvisato che sulle coste libiche vi sarebbero 20.000 migranti pronti a salpare verso l'Europa e, quindi, verso l'Italia;

          il Governo di al-Sarraj lamenta i ritardi nelle forniture e nelle erogazioni concordate con Roma nel Memorandum del 2017, oltre ad un affievolimento del supporto politico;

          in ogni caso è certa la marginalizzazione dell'Italia sulla scena libica a seguito del prepotente ingresso della Turchia proprio in supporto di al-Sarraj;

          i tentennanti rapporti con al-Sarraj in uno con la presenza radicata di organizzazioni criminali dedite alla tratta degli esseri umani sulle coste libiche costituiscono preoccupazione in ordine al possibile esodo di 20.000 migranti, così come paventato dai nostri servizi segreti;

          fonti di stampa riferiscono che il Governo starebbe verificando in sede comunitaria la possibilità di un meccanismo di redistribuzione dei migranti;

          il numero degli sbarchi alla data dell'8 giugno 2020, secondo le fonti del Ministero dell'interno, è di 5.472, mentre nel medesimo periodo nel 2019 fu di 1.878;

          attualmente nel Mediterraneo è in atto l'operazione Irini, corrispondente ad una sorta «blocco navale» limitatamente al trasporto di armi;

          il Ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola sul punto ha affermato che: «sulle quote europee per i migranti c'è una trattativa in corso che è nata nel periodo pre-COVID con l'obiettivo di arrivare a un sistema europeo sicuro nel controllo dei confini. È una trattativa importante che stiamo facendo come Governo, perché è tempo di ragionare non più su base volontaristica, serve un sistema sicuro e coordinato. Dalle parole si arriverà ai fatti»;

          il Memorandum di cooperazione Italia-Libia del 2017, inoltre, è stato aggiornato a febbraio 2020, ma allo stato attuale non è dato sapere quale sia lo stato dell'arte delle misure stabilite. L'Italia avrebbe dovuto inviare mezzi per frenare il flusso di migranti e dotare la Libia di navi, motovedette, elicotteri e altri mezzi –:

          quale sia la posizione del Governo in ordine al cosiddetto «blocco navale» e allo stato di attuazione del Memorandum aggiornato e segnatamente se il Ministro interrogato condivida la necessità, l'opportunità e la legittimità di un «blocco navale» finalizzato anche a contenere e contrastare la tratta di essere umani dalla Libia.
(3-01592)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BILLI, ZOFFILI, FORMENTINI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          gli italiani iscritti all'Aire al consolato generale di Londra sono 305.671 e ad Edimburgo 18.697, per un totale di 324.368 italiani aire nel Regno Unito alla fine del 2018;

          gli italiani residenti nel Regno Unito e non iscritti all'Aire sono stimati in circa 350.000, portando la presenza della comunità italiana ad un totale di circa 700.000 persone;

          i nuovi iscritti all'Aire da gennaio a giugno 2019 ammontano a circa 15.000 nella sola circoscrizione di Londra, con una media di 3.000 cittadini italiani al mese: in parte si tratta di persone che già si trovano nel Regno Unito e che si iscrivono perché nel clima di incertezza politica attuale sperano in questo modo di poter avere più garanzie all'indomani della Brexit, in parte si tratta di studenti che continuano a recarsi in Gran Bretagna, perché il sistema scolastico britannico è apprezzato dai nostri connazionali ed infine si tratta anche di italiani che continuano a credere in quel Paese come un Paese di opportunità di lavoro;

          nel 2014, a seguito dei tagli ai finanziamenti per il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, è stato chiuso il consolato italiano di Manchester; ne è stato aperto uno onorario che tuttavia ha chiuso nel 2018 e al momento attuale chi avesse bisogno di un passaporto o di un altro documento deve mettersi in viaggio per Londra, previo appuntamento;

          il precedente Governo stava adoperandosi per riaprire il consolato a Manchester e aveva accolto l'ordine del giorno n. 9/1789/8, presentato dall'interrogante nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 marzo 2019, n. 22, recante misure urgenti per assicurare sicurezza, stabilità finanziaria e integrità dei mercati, nonché tutela della salute e della libertà di soggiorno dei cittadini italiani e di quelli del Regno Unito, in caso di recesso di quest'ultimo dall'Unione europea («decreto Brexit») –:

          se il Governo sia intenzionato a riaprire un ufficio consolare a Manchester per venire incontro alle esigenze della comunità italiana locale e alleggerire in tal modo il lavoro del consolato generale di Londra, attualmente soggetto a uno spropositato carico di lavoro.
(5-04090)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta immediata:


      BATTILOCCHIO, SPENA, BARELLI, MARROCCO e CALABRIA. – Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. – Per sapere – premesso che:

          la riforma degli enti locali, introdotta con la legge n. 56 del 2014, ha ridefinito l'ordinamento delle province e istituito le città metropolitane. In particolare, le province sono state definite enti di area vasta e i relativi organi – il presidente della provincia ed il consiglio provinciale – sono divenuti organi elettivi di secondo grado; analogo impianto è seguito per il consiglio nelle città metropolitane, con la differenza che il sindaco metropolitano coincide con il sindaco del comune capoluogo;

          la sopra menzionata legge individua dieci città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, a cui si aggiunge la città metropolitana di Roma capitale, a mente dell'articolo 1, comma 5, della legge n. 56 del 2014, e conferma la specificità degli ambiti territoriali metropolitani rispetto alle altre aree urbane del Paese. La governance degli enti di area vasta si completa con l'assemblea dei sindaci, per le province, e con la conferenza metropolitana, per le città metropolitane, che sono composte dai sindaci dei comuni dell'ente;

          sono trascorsi anni dall'entrata in vigore di questa normativa e sono emerse in fase attuativa una serie di criticità in relazione all'ambito di azione di questi enti di area vasta in merito a ruoli, funzioni, dotazioni finanziarie e competenze, che hanno creato ingenti problemi ai territori e di conseguenza conflitti di attribuzione tra enti;

          sono altresì evidenti, a parere degli interroganti, le falle relative al meccanismo elettorale di secondo grado per l'elezione dei rappresentanti in seno a province e città metropolitane, che ha del tutto escluso le popolazioni delle aree interessate, creando un crescente divario ed una crescente disaffezione;

          i sindaci metropolitani, i presidenti delle province e gli amministratori tutti hanno palesato, anche sulla stampa, questa situazione che compromette la funzionalità degli enti amministrati –:

          se il Ministro interrogato abbia riscontrato le criticità citate in premessa e in tal caso se non ritenga opportuno procedere ad una riflessione riguardo a una rivisitazione della legge n. 56 del 2014, fornendo altresì i dati relativi all'efficacia e all'efficienza dell'attività amministrativa delle province e delle città metropolitane istituite con la legge sopra citata.
(3-01595)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


      ZICCHIERI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          in via del Foro Italico sussiste un campo «tollerato» in cui risulterebbero vivere circa cento persone di varia nazionalità;

          tale insediamento è ubicato nel cuore di Roma Nord, immediatamente adiacente alla Moschea ed al fiume Tevere, ed ancor più è inserito nella Riserva naturale della Valle dell'Aniene;

          tale insediamento da tempo rappresenta un coacervo di degrado ed illegalità, stante la presenza di una vera e propria discarica a cielo aperto nonché la presenza di roghi potenzialmente tossici;

          da ultimo, si apprende anche da organi di stampa, che presso il campo «tollerato» di via del Foro Italico, si svolgerebbe una vera e propria attività illegale di smaltimento di rifiuti tossici presumibilmente gestito da un gruppo di persone di etnia rom;

          da organi di stampa si apprende altresì che, presso l'insediamento in esame, sussisterebbe un'organizzazione dedita all'usura e ad altri atti di microcriminalità;

          è indiscussa l'assoluta centralità della sicurezza e della salute dei cittadini, come beni primari da tutelare;

          le esalazioni tossiche costituiscono un fattore di pericolo sia dal punto di vista ambientale che della salute, essendo provocate dalla combustione di materiali ferrosi che andrebbero smaltiti secondo appropriate procedure e che, invece, vengono accumulati proprio nei pressi dei campi nomadi, destinati al mercato clandestino;

          trattasi di un insediamento «tollerato» ma non autorizzato, ragione per cui presenta le gravi criticità dettate dall'estrema precarietà degli allacciamenti alle reti per i servizi primari nonché alla carenza di adeguate strutture igieniche;

          l'accumulo di materiali sversati illecitamente, così come documentato dagli organi di stampa e segnalato da numerosi cittadini, o ancor peggio di eventuale provenienza illecita, la presenza di costanti incendi e roghi tossici, potenzialmente anche dolosi, sta esponendo i cittadini residenti, nonché gli stessi occupanti a concreti rischi per la incolumità e per la salute –:

          se il Governo intenda adottare tutte le opportune iniziative di competenza per verificare le problematiche emerse, al fine di garantire la salute e la stessa qualità di vita dei cittadini residenti nella zona adiacente alla discarica abusiva, predisponendo ulteriori accertamenti e verifiche attraverso il Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente e l'Ispra.
(4-05946)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


      CORDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          da almeno un decennio, attraverso la stipulazione di diversi protocolli d'intesa tra la regione autonoma della Sardegna e il Ministero della difesa, è stato avviato il processo di riduzione del carico di servitù militari gravanti sull'isola al fine di ridurre le limitazioni derivanti dall'utilizzo del territorio per finalità connesse alla Difesa e consentire una migliore fruizione dello stesso da parte dei cittadini;

          il 10 novembre 2006 è stato siglato l'accordo per la riorganizzazione della presenza militare sull'isola cui ha fatto seguito l'intesa del marzo 2007, con i quali è stata pianificata una razionalizzazione e riorganizzazione delle infrastrutture militari sul territorio regionale ed il contestuale trasferimento alla regione Sardegna dei beni che il Ministero della difesa ha riconosciuto non più funzionali alle proprie esigenze istituzionali;

          nel medesimo ambito si inquadra il Protocollo d'intesa tra il Ministero della Difesa e la regione autonoma della Sardegna, del 18 dicembre 2017, per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio della regione, nel quale sono fissati, tra le misure di riequilibrio ed armonizzazione, in termini di riduzione quantitativa e qualitativa della presenza militare, in tempi certi e modalità definite, la sospensione delle attività a fuoco presso i poligoni sardi nel periodo estivo, la cessione di varie spiagge e caserme, il riavvio dei processi di dismissione dei beni non più utili ai fini istituzionali della Difesa, a partire dagli accordi regione Sardegna-Ministero della difesa e Agenzia del demanio del 7 marzo 2008;

          da ultimo, il Protocollo d'Intesa del 2019 che prosegue nella direzione del riequilibrio e l'armonizzazione delle diverse esigenza delle parti interessate e con il quale per la prima volta si è giunti alla riduzione dello spazio assegnato alla Difesa con la cessione, attesa da oltre quarant'anni, della spiaggia di Porto Tramatzu a Teulada;

          si ricorda che la Sardegna è la regione con la più alta percentuale di servitù militari presenti sull'intero territorio italiano. Pertanto, da sempre sussiste la necessità di ridurre le limitazioni derivanti dall'utilizzo del territorio per finalità connesse alla Difesa e restituire, al contempo, queste zone che si qualificano come una possibile fonte di reddito per l'economia regionale, offrendo opportunità di crescita sia sul piano ambientale che turistico, industriale e commerciale –:

          quali sia il numero complessivo delle servitù militari che gravano ancora sul territorio della regione Sardegna, quali siano le aree interessate, quante infrastrutture militari siano presenti nella regione Sardegna e il numero complessivo dei dipendenti della Difesa impiegati in tali zone.
(4-05941)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

          le associazioni dei risparmiatori truffati dalle banche segnalano in questi ultimi giorni gravi difficoltà ad inoltrare le domande di indennizzo al Fir;

          il portale Consap risulta spesso bloccato con la scritta: «Il portale FIR è momentaneamente non disponibile»;

          il messaggio viene costantemente aggiornato, modificando di volta in volta l'orario nel quale dovrebbe tornare operativo;

          il palese disservizio rende oltremodo gravoso l'onere di presentazione delle domande, anche perché la scadenza del termine è imminente (18 giugno 2020);

          il calvario dei risparmiatori, illusi da tante promesse, che paiono dimenticate, dunque continua –:

          quali iniziative di propria competenza intenda assumere per rendere operativo h24 il portale Consap.
(2-00828) «Zanettin».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


      GRIMALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          Banca d'Italia, con la nota 0215567/13 del 1° marzo 2013, ha chiarito che le nozioni di «conto corrente» e «conto di pagamento» sono analoghe ma non coincidenti. Mentre il conto corrente è disciplinato dagli articoli 1852 e successivi del codice civile e dalla connessa disciplina di vigilanza prudenziale, il conto di pagamento (disciplinato dagli articoli 114-sexies e successivi del Tub) contempla un novero di servizi più limitato rispetto a quello normalmente connesso a un conto corrente bancario;

          gli istituti di pagamento e di moneta elettronica possono offrire ai clienti solo conti di pagamento e non conti correnti;

          le banche, ai sensi delle disposizioni dell'articolo 114-octiesdecies del Tub, assicurano agli istituti di pagamento l'apertura e il mantenimento di conti di pagamento che consentono a questi ultimi di fornire servizi di pagamento in modo agevole, efficiente e non discriminatorio;

          sempre ai sensi del 114-duodecies, gli istituti di pagamento registrano per ciascun cliente, in poste del passivo, le somme di denaro della clientela in conti di pagamento utilizzati esclusivamente per la prestazione di servizi di pagamento. Le somme di denaro depositate nei conti di pagamento, sono investite in attività che costituiscono patrimonio distinto a tutti gli effetti da quello dell'istituto di pagamento. Su tale patrimonio distinto, infine, non sono ammesse azioni dei creditori degli istituti di pagamento o nell'interesse degli stessi, né quelle dei creditori dell'eventuale soggetto presso il quale le somme sono depositate (banche). Tale «segregazione» delle somme di denaro rientra tra le esclusioni indicate dall'articolo 49 del decreto legislativo n. 180 del 2015;

          dal combinato disposto dalle richiamate normative si evince, quindi, che le somme di denaro depositate nei conti di pagamento rappresentano un patrimonio distinto:

              a) non aggredibile dai creditori dell'istituto di pagamento e dai creditori della banca presso la quale eventualmente l'istituto di pagamento apre e mantiene di conti di pagamento a norma dell'articolo 114-octiesdecies TUB;

              b) escluso dalle procedure di bail in a norma dell'articolo 49 del decreto legislativo n. 180 del 2015 –:

          se intenda assumere le iniziative di competenza al fine di informare compiutamente i consumatori che le somme di denaro depositate presso i conti di pagamento siano patrimonio distinto sul quale sono escluse procedure di bail in a norma dell'articolo 49 del decreto legislativo n. 180 del 2015 e sono escluse le azioni dei creditori degli istituti di pagamento e delle banche presso le quali sono stati aperti conti di pagamento.
(5-04103)


      BARATTO, MARTINO, GIACOMONI, CATTANEO, GIACOMETTO, PORCHIETTO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 6 del decreto-legge n. 511 del 1988 aveva previsto l'istituzione di «un'addizionale sull'accisa dell'energia elettrica di cui al [...] testo unico delle accise nelle misure di [...] euro 9,30 per mille kWh in favore delle province per qualsiasi uso effettuato in locali e luoghi diversi dalle abitazioni, per tutte le utenze, fino al limite massimo di 200.000 kWh di consumo al mese [...]»;

          nel 2011 la Commissione europea promuoveva una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia ritenendo che l'addizionale provinciale prevista all'articolo precedente fosse in contrasto con la direttiva 2008/118/CE e andasse dunque disapplicata;

          il Governo italiano con successivi interventi (decreto legislativo n. 23 del 2011, decreto legislativo n. 68 del 2011, decreto-legge n. 16 del 2012) abrogava la normativa in questione per le regioni a statuto ordinario prima e quelle a statuto speciali poi, provocando de facto la chiusura della procedura d'infrazione;

          successivamente, alcuni consumatori presentavano istanze all'Agenzia delle dogane e dei monopoli volte ad ottenere la restituzione di quanto corrisposto. Ad esito dei contenziosi così avviati con recentissimi, successivi, propri arresti (Cassazione Civile 15198/2019; Cassazione Civile 27099/2019) la Corte di cassazione ha dichiarato l'incompatibilità ab origine dell'addizionale provinciale per contrasto con la direttiva 2008/118/CE – come interpretata dalla Corte di giustizia dell'Unione europea – sancendo per altro verso il diritto generale di ottenere la restituzione delle somme indebitamente versate anche prima dell'abrogazione dell'imposta;

          il consumatore, quindi, secondo il dettato della Corte di cassazione, per ottenere il rimborso dell'imposta indebitamente versata dovrà esperire nei confronti del cedente (il fornitore) un'ordinaria azione di ripetizione dell'indebito e solo eccezionalmente un'azione diretta direttamente nei confronti dell'Erario (cioè solo quando il recupero presso il cedente sia eccessivamente gravoso o impossibile);

          è del tutto evidente che il meccanismo concepito dalla Corte di cassazione si pone a colmare un vuoto normativo in un ambito nel quale i Governi nazionali, come specificato dalla Corte di giustizia (Cgeu 27 aprile 2017, causa C-564/15, Farkas) dovrebbero stabilire i requisiti al ricorrere dei quali le domande di rimborso delle imposte, nel rispetto dei principi di equivalenza ed equità;

          la restituzione di imposte indebitamente versate ai cittadini rappresenta una priorità che ogni Governo dovrebbe, per senso d'equità e giustizia, perseguire con la massima urgenza, senza gravare i cittadini di ulteriori adempimenti per ottenere ciò di cui hanno diritto –:

          quali iniziative il Governo intenda adottare per consentire in tempi rapidi e senza ulteriori aggravi il recupero da parte dei contribuenti delle imposte indebitamente versate.
(5-04104)


      OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          con il decreto-legge n. 119 del 2018, entrato in vigore il 24 ottobre 2018, è stata riproposta, per il terzo anno consecutivo, la definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione (cosiddetto «rottamazione ter»);

          rispetto alle precedenti «Definizioni» introdotte dal decreto-legge n. 193 del 2016 («prima rottamazione») e successivamente dal decreto-legge n. 148 del 2017 («rottamazione bis»), il decreto n. 119 del 2018 prevede importanti novità a favore del contribuente, tra cui la possibilità di avvalersi, se si effettua il pagamento delle somme dovute ai fini della definizione presso gli sportelli dell'agente della riscossione, della compensazione con i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, per somministrazioni, forniture, appalti e servizi, anche professionali, maturati nei confronti della pubblica amministrazione nonché la possibilità di estinguere le procedure esecutive precedentemente avviate con il pagamento della prima o unica rata prevista delle somme dovute a titolo di definizione;

          tale strumento è stato pensato a favore dei cittadini e, pertanto, non si comprende la ratio sottesa al comportamento dell'Agenzia delle entrate-riscossione di Napoli nei confronti della signora R.P. la quale, raggiunta da un pignoramento presso terzi in data 10 ottobre 2018, ha presentato tempestiva domanda di definizione agevolata ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge n. 119 del 2018 e ha provveduto a versare le rate scadute. A fronte dell'adesione alla procedura di «rottamazione», la contribuente ha inoltrato istanza di sospensione/revoca del pignoramento presso terzi che, ad oggi, e nonostante i numerosi solleciti effettuati, è rimasta inevasa da parte dell'Agenzia delle entrate-riscossione di Napoli con la conseguenza che la contribuente ha subìto la trattenuta sullo stipendio, nonostante abbia regolarmente saldato i pagamenti della definizione agevolata;

          tale comportamento, a parere dell'interrogante, risulta in contrasto con lo spirito di collaborazione che deve contraddistinguere l'azione della pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini e, peraltro, nel caso di specie, costituisce una illegittima ed ingiustificata duplicazione di pagamento;

          situazioni simili sono numerose e oggetto di trattazione presso tutte le sedi territoriali dell'Agenzia delle entrate-riscossione –:

          se il Governo sia a conoscenza della situazione illustrata e, anche in considerazione dello stato di crisi economica derivante dalla pandemia da COVID-19, non ritenga opportuno adottare iniziative affinché l'Agenzia delle entrate-riscossione provveda alla rapida definizione di tutte le situazioni che arrecano un grave nocumento economico ai cittadini e risolva la questione della predetta contribuente.
(5-04105)


      CENTEMERO, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la sentenza della Corte di giustizia europea dell'11 settembre 2019, caso Lexitor (C-383/18), ha stabilito che, in caso di estinzione anticipata di un finanziamento al consumo, il debitore ha diritto al ristoro non solo dei costi cosiddetti «recurring», che maturano durante il finanziamento, ma anche di quelli cosiddetti «upfront», riferiti alla fase di apertura del rapporto;

          tale decisione, al di là dei dubbi interpretativi che permangono poiché basata sulle risultanze relative all'ordinamento polacco, incomparabile rispetto al recepimento italiano della direttiva sul credito al consumo, è stata «recepita» nel dicembre del 2019 con una lettera di Bankitalia agli intermediari e con decisione presa dal collegio di coordinamento dell'Arbitro bancario e finanziario, che confermano l'applicazione delle nuove disposizioni ex tunc, ma che a livello territoriale nei singoli collegi hanno nella pratica trovato applicazioni difformi;

          alla luce della sentenza, gli intermediari finanziari sarebbero chiamati a restituire al consumatore anche somme non percepite o corrisposte a terzi (tasse e provvigioni di distribuzione);

          nel nostro Paese, la regolamentazione secondaria, gli indirizzi di vigilanza, la giurisprudenza della magistratura ordinaria e dell'Arbitro bancario e finanziario erano già intervenuti sul tema delle spese upfront disciplinandole e moderandole, e gli intermediari si sono scrupolosamente attenuti a queste indicazioni;

          la situazione attuale potrebbe comportare un incremento esponenziale del contenzioso, con intermediari chiamati a risarcire ai consumatori costi legittimamente applicati su contratti stipulati addirittura fino al 2009, nonché il fallimento di alcuni operatori, costretti a ripensare retroattivamente a bilanci, investimenti e costi, con ricadute occupazionali su migliaia di dipendenti;

          in una fase delicatissima per l'economia italiana, anche alla luce degli urgenti interventi in materia di sospensione dei pagamenti dei mutui a causa dell'emergenza COVID-19 e alle volontarie iniziative di sospensione dei pagamenti legati al credito al consumo, appare necessario, prima ancora che opportuno, che il Governo ponga urgentemente rimedio a questa situazione, in cui gli unici che rischiano di pagare un prezzo elevatissimo, tanto da rischiare concretamente la chiusura, sono gli intermediari finanziari, per responsabilità tra l'altro a loro non imputabile –:

          se non intenda adottare immediatamente iniziative normative che chiariscano pro futuro l'applicazione nel nostro ordinamento della sentenza della Corte di giustizia citata in premessa, confermando la validità delle norme vigenti tempo per tempo, ripristinando la certezza del diritto ed evitando obiezioni di violazione del legittimo affidamento, per scongiurare conseguenze economiche pesantissime per migliaia di operatori nell'attuale periodo di crisi economica.
(5-04106)


      UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il settore dei giochi è stato chiuso con i provvedimenti governativi fin dall'inizio dell'insorgere dell'emergenza da COVID-19 ed, a differenza del resto d'Europa, nel nostro Paese le sale rimangono al momento chiuse, anche in seguito alla graduale riapertura degli esercizi commerciali;

          tale decisione, estensiva rispetto a quanto contenuto nel Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri governativo, è stata assunta con provvedimento dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli che ha inteso applicare la chiusura delle sale anche alla cessazione delle attività nelle tabaccherie e nei bar;

          in data 28 maggio 2020 la direzione generale dei monopoli ha emanato una determinazione direttoriale, con la quale si è permessa l'accensione dei monitor installati nei tabaccai per consentire agli utenti di poter visionare le estrazioni dei giochi 10 e Lotto, Millionday e Win for Life;

          il settore in questione impiega attualmente circa 75 mila persone come dipendenti diretti che arrivano a 100 mila se si contano anche i punti vendita che ospitano le macchinette, che per la maggior parte si trovano oggi in cassa integrazione. Lo spettro del licenziamento, però, sta lentamente diventando una possibilità concreta dato che al momento non sono previsti protocolli per la riapertura delle sale in sicurezza;

          ogni mese, inoltre, sono mancate dalle casse erariali tra i 650 e i 750 milioni di euro. Una perdita che fino ad oggi ammonterebbe a circa 2 miliardi di euro, se si somma la chiusura delle sale alla cessazione delle attività nei bar a tabaccai;

          è inutile dire che dell'impossibilità di accedere alle vie legali del gioco ha approfittato, nel periodo di emergenza, il canale clandestino gestito esclusivamente dalla mafia e da varie forme di delinquenza –:

          quali iniziative intenda adottare per consentire la riapertura delle sale in sicurezza e assicurare alle casse dello Stato le rimesse derivanti dall'attività in questione, anche al fine di garantire migliaia di posti di lavoro collegati al settore dei giochi.
(5-04107)


      FRAGOMELI, BRAGA, VERINI, BURATTI, MANCINI, MURA, ROTTA e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

          da lungo tempo il Governo e le istituzioni comunitarie dedicano una particolare attenzione al sostegno delle piccole e medie imprese (Pmi), che rappresentano un ingranaggio importante della macchina produttiva in tutto il Vecchio Continente;

          uno strumento particolarmente importante, che negli ultimi 20 anni ha semplificato l'accesso al credito per molte Pmi, è rappresentato dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, istituito con la legge 23 dicembre 1996, n. 662;

          in considerazione della fase emergenziale determinata dall'epidemia di COVID-19, sono state previste ingenti misure per il sostegno alla liquidità delle famiglie e delle imprese volte a semplificare l'accesso al credito e potenziare e ad estendere il ruolo del Fondo quale strumento di supporto alle Pmi;

          l'accesso al citato Fondo è previsto, inoltre, per le società a controllo pubblico qualora almeno il 25 per cento del capitale o dei diritti di voto sia detenuto direttamente o indirettamente da un ente pubblico oppure, congiuntamente, da più enti pubblici;

          è di tutta evidenza che tale specificazione si riferisce alla possibilità per le Aziende di servizi pubblici (Asp) di accedere alle misure preordinate all'erogazione del credito; tuttavia, è necessario chiarire in maniera inequivoca l'ambito di applicazione di tale disposizione, al fine di consentire con certezza alle aziende di servizi pubblici (Asp) e anche alle fondazioni con soci pubblici che svolgono anche attività di natura commerciale ed economica di accedere alle misure preordinate all'erogazione del credito –:

          quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere, alla luce di quanto descritto in premessa, per chiarire che anche le aziende di servizi pubblici (Asp) e le fondazioni con soci pubblici che svolgono attività di natura commerciale ed economica sono ricomprese nell'ambito applicativo delle garanzie previste dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di cui alla la legge 23 dicembre 1996, n. 662.
(5-04108)


      SANGREGORIO e GEBHARD. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 4 del decreto legislativo n. 446 del 15 dicembre 1997 sull'istituzione dell'Irap dispone che – riguardo alla determinazione della base imponibile – l'imposta si applica sul valore della produzione netta derivante dall'attività esercitata nel territorio della regione. Se l'attività è esercitata nel territorio di più regioni, si considera prodotto nel territorio di ciascuna regione il valore della produzione netta proporzionalmente corrispondente all'ammontare delle retribuzioni spettanti al personale a qualunque titolo utilizzato. Si considera prodotto nella regione nel cui territorio il soggetto passivo è domiciliato, il valore della produzione netta derivante dalle attività esercitate nel territorio di altre regioni senza l'impiego, per almeno tre mesi, di personale;

          anche le istruzioni relative al modello Irap chiariscono che «se l'attività esercitata nel territorio di regioni (o province autonome) diverse da quella in cui risulta domiciliato il soggetto passivo non è svolta con l'impiego di personale ovvero di collaboratori o associati in partecipazione, per almeno tre mesi, non si verifica la condizione per procedere al riparto territoriale.»;

          quindi, oltre al caso di impiego di personale per almeno tre mesi in regioni diverse, non è previsto né dalla norma di legge né dalle istruzioni del modello Irap un diverso caso che preveda la ripartizione territoriale dell'imponibile ovvero dell'imposta;

          nei casi di mancanza di impiego di personale e variazione della sede dell'impresa accompagnata dalla variazione di domicilio fiscale, comportanti la variazione di regione, non esistono pronunciamenti ufficiali in merito al comportamento da tenere riguardo al versamento dell'imposta e alla compilazione della dichiarazione;

          pertanto, se l'impresa trasferisce la propria unica sede in corso d'anno, lavorando per un periodo esclusivamente nella regione A e per il restante periodo esclusivamente nella regione B, in assenza di «forza lavoro», sorgono dubbi in merito alle; modalità di riparto;

          in caso di trasferimento della sede legale di una società (e, dunque, del domicilio fiscale) nel corso dell'esercizio, in assenza di ulteriori indicazioni, sembra all'interrogante che, per il versamento dell'imposta, occorra fare riferimento al domicilio fiscale valido al termine dell'esercizio stesso –:

          se, in caso di mancanza di impiego di personale e in caso di trasferimento della sede legale di una società in un'altra regione nel corso dell'anno, sia corretto versare l'intera imposta Irap dovuta alla regione nella quale si trova la sede legale al termine dell'esercizio.
(5-04109)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          l'Associazione Uds – Uomini e donne della sicurezza – ha indetto una manifestazione davanti al Ministero della giustizia per rappresentare tutto il disappunto dei neo vice ispettori del corpo della polizia penitenziaria nei confronti del Governo;

          i manifestanti chiedono che venga annullata la determina che ha disposto il collocamento in aspettativa speciale dei partecipanti al corso di formazione perché contrastante con le regole stabilite al momento di emanazione del bando, emanato nel lontano 2008, che determinano le modalità di svolgimento del concorso e del suo seguito;

          il IV corso per ispettore è iniziato il 10 settembre 2018 e terminato il 21 marzo 2019;

          l'associazione Uds evidenzia come, con nota D-DAP237940 del 20 luglio 2018, veniva comunicato ai vincitori del concorso del ruolo iniziale di vice ispettore che l'invio presso le scuole di formazione avveniva con specifica autorizzazione al servizio di Missione;

          prima della partenza per il corso di formazione, veniva notificato che «ai partecipanti del corso di formazione va corrisposto, ove compete, il trattamento economico di missione con vitto e alloggio a carico dell'Amministrazione, presso le strutture formative ove gli stessi frequentano il predetto corso di formazione»;

          disattendendo quanto precedentemente determinato dal dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, con le note M-DG. GDAP del 3 luglio 2019 e M-DG. GDAP del 22 agosto 2019, relative al trattamento economico per il personale vincitore di concorso, è stato disposto che i partecipanti al IV corso, per tutta la durata del corso, siano posti in aspettativa speciale;

          il corso in questione è stato avviato a seguito di procedure concorsuale interni, le cui caratteristiche contrastano con l'applicazione dell'articolo 28 della legge n. 668 del 1986 richiamata dal Ministero come giustificazione delle nuove direttive indette, in quanto il rapporto di lavoro dei corsisti è già esistente e il concorso mira, in quanto interno, ad una mera progressione di carriera;

          l'Associazione sopracitata rende noto che il personale interno, per tutta la durata del corso stesso, non risulta essere destinatario di un provvedimento di notifica pre-corso circa il collocamento in aspettativa speciale;

          si rileva che la posizione di aspettativa speciale avrebbe interrotto le qualifiche rivestite precedentemente, con il conseguente ritiro dell'armamento individuale. Tale circostanza non è mai avvenuta in quanto tutti i corsisti, al termine dell'orario di servizio, se uscivano dalla scuola di formazione avevano l'obbligo di prelevare l'arma in dotazione proprio perché il rapporto di lavoro individuale non era stato interrotto;

          anche la fruizione dei congedi ordinari e straordinari, permessi studio, permessi sindacali, permessi orari, permessi di cui alla legge n. 104 del 1992, nonché permessi per svolgere (e presenziare in) incarichi politici non potevano essere concessi qualora i partecipanti fossero effettivamente stati posti in aspettativa speciale;

          i neo vice ispettori del corpo della polizia penitenziaria ritengono mancante l'elemento della notifica dell'atto amministrativo concernente il collocamento in aspettativa speciale, violando di fatto i precetti di cui all'articolo 1230 del codice civile;

          in tal senso, non risultano elementi di manifestazione della volontà dell'amministrazione di procedere a novazione del rapporto di lavoro, anche perché tale possibilità non è prevista dalla normativa né tantomeno del bando di concorso stesso;

          è impensabile che un diritto, comunicato e notificato, sia annullato dal Ministero a suo piacimento, non durante o alla fine del corso di formazione, ma addirittura dopo mesi dalla conclusione dello stesso. Allo stesso modo è inammissibile che ai nuovi vice ispettori venga detratto il congedo ordinario per gli anni 2018/2019 –:

          se il Governo intenda annullare la determina dirigenziale che sanciva il collocamento in aspettativa speciale dei partecipanti al IV corso di formazione per vice ispettori del corpo della polizia penitenziaria e se intenda ripristinare i giorni di congedo sottratti a seguito delle sopracitate disposizioni.
(4-05935)


      LUCASELLI, LUCA DE CARLO e MOLLICONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          negli ultimi mesi l'Italia ha dovuto fare i conti con un'emergenza pandemica che ha fortemente impattato sullo svolgimento della quotidianità;

          alle stringenti misure di contenimento adottate dal Governo hanno fatto seguito le prime «riaperture» per consentire il ritorno, seppure graduale, alla normalità e se, per i cittadini, la «Fase 2» è iniziata il 4 maggio 2020, per il settore giustizia la data della riapertura è stata posticipata al 12 maggio;

          l'avvio della cosiddetta fase 2 ha svelato la tragica fragilità e la caotica arretratezza del sistema giudiziario italiano;

          in particolare, dal 12 maggio 2020 e fino a fine luglio è stato lasciato alla discrezionalità dei capi degli uffici giudiziari il compito di contrastare l'emergenza epidemiologica, adottando le misure organizzative necessarie per consentire il rispetto delle indicazioni igienico-sanitarie, evitando assembramenti all'interno degli uffici;

          ogni sede giudiziaria ha adottato, dunque, un suo protocollo con misure organizzative diverse con riguardo a ingressi, accessi, orari, numeri, mascherine, distanze, porte chiuse e termoscanner;

          a tal proposito, il decreto-legge «Cura Italia» ha posto l'accento sull'importanza di utilizzare il processo telematico e da remoto, nonché di altre modalità «a distanza» da adottare con le dovute precauzioni, con l'intento di tutelare il bene primario della salute, senza compromettere eccessivamente lo svolgimento delle attività giudiziarie: è mancato, però, un intervento mirato per quanto riguarda gli uffici del giudice di pace, nonostante tale tipo di procedimento «amministra circa il 60 per cento del contenzioso civile nazionale»;

          l'allarme giunge dal coordinamento Magistratura Giustizia di Pace, che ha sottolineato l'opportunità di «trovare soluzioni compatibili» con quanto disposto dalla normativa emergenziale e, in particolare, in relazione all'applicabilità dell'articolo n. 83 del decreto-legge n. 18 del 2020, convertito dalla legge n. 27 del 2020 anche all'ufficio del giudice di pace e alle udienze civili che i magistrati onorari si troveranno a svolgere ai tempi del Coronavirus;

          ai giudici di pace, inoltre, a titolo di mera «compensazione» imputabile alla forzata inattività, è stato riconosciuto un contributo economico mensile pari ad euro 600,00 per un massimo di tre mesi, parametrato all'effettivo periodo di sospensione, nettamente inferiore finanche al reddito di cittadinanza e, tra l'altro, non ancora percepito da tutti i componenti la categoria;

          l'attribuzione ai singoli capi degli uffici di disciplinare, discrezionalmente, la ripresa dell'attività rischia seriamente di creare una forte sproporzione ed ingiustizia in ordine alle discipline e termini di ripresa, ingiustificatamente differenziati per i diversi settori e senza adeguate garanzie per la difesa delle parti e dei loro diritti, aggravando ancora di più il clima di incertezza e confusione che caratterizza lo status quo –:

          quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per normare adeguatamente la ripresa dell'attività giudiziaria anche dinanzi agli uffici del giudice di pace, indicando, di concerto con i capi degli uffici e le associazioni rappresentative della categoria, tempi e modalità atte a contemperare il diritto alla salute, costituzionalmente garantito, con l'altrettanto costituzionalmente garantito diritto alla giustizia ed al lavoro;

          se non ritenga di dover adottare iniziative per garantire ai giudici di pace una idonea integrazione economica anche per i mesi di giugno e luglio 2020 tenuto altresì conto che a tali mesi seguirà la sospensione feriale del mese di agosto;

          se e quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda disporre per assicurare verifiche e controlli sulla effettiva «messa in sicurezza» degli uffici giudiziari.
(4-05938)


      VARCHI e LUCA DE CARLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          fanno discutere le immagini, riportate dai quotidiani locali, di avvocati in fila davanti al carcere Pagliarelli di Palermo, dove dal 18 maggio 2020 sono ripresi i colloqui dei difensori con i detenuti assistiti dopo lo «stop» forzato seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria;

          i protocolli adottati dalla direzione dell'istituto penitenziario, che si è adeguata alle misure di contenimento da contagio da COVID-19, imposte anche nella cosiddetta «fase 2» delle riaperture, prevedono l'ingresso solo indossando guanti, mascherine e visiere, ma, vista la difficoltà nel reperire il materiale per creare barriere divisorie, possono entrare solo due avvocati per volta, costringendo i professionisti fino a quattro, cinque ore di attesa, per svolgere il colloquio che rientra nell'esercizio pieno del diritto di difesa, costituzionalmente garantito;

          gli avvocati, come si legge nella nota della direzione del Pagliarelli, hanno l'obbligo, inoltre, di prenotare i colloqui tramite e-mail indicando l'orario, ma i tempi non vengono assolutamente rispettati, come denunciato dall'avvocato Alessandro Martorana: «Chi come me è arrivato alle 9 è entrato nel penitenziario alle 14. Credo che in questa maniera venga pregiudicato il diritto di difesa. Siamo costretti a muoverci in condizioni anti democratiche. Ci risulta inoltre che i familiari, come noi, non abbiano neppure potuto fare i colloqui telefonici a distanza di due settimane dall'ultima operazione» (in riferimento al blitz che ha colpito la famiglia mafiosa dell'Acquasanta);

          sono durissime anche le parole di Francesco Greco, consigliere nazionale forense, secondo il quale «così si sta calpestando l'attività degli avvocati e il diritto di difesa. La disorganizzazione è diventata la regola. La nostra Costituzione non tollera alcuna attenuazione dei diritti fondamentali, come lo è il diritto di difesa»;

          tale situazione, a parere dell'interrogante, mortifica la figura e la fondamentale funzione degli avvocati, che non solo sono stati esclusi da ogni intervento economico nazionale, nonostante la sospensione dell'attività giudiziaria e il rinvio delle udienze, ma sono costretti a subire in sostanza ulteriori condizioni umilianti e, al contempo, costringe gli agenti di polizia penitenziaria a operare in condizioni di difficoltà –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda adottare per sanare tale vergognosa situazione, a garanzia del diritto di difesa tutelato dalla Costituzione;

          quali linee guida e accorgimenti siano stati adottati per la riapertura nel settore della giustizia e, in particolare, negli istituti penitenziari italiani;

          se e quanti ulteriori agenti di polizia penitenziaria siano stati destinati alla gestione dei colloqui con i detenuti nell'istituto Pagliarelli di Palermo e quali siano i motivi alla base delle difficoltà nel reperire materiale per creare barriere divisorie; se e quante sale destinate ai colloqui siano inutilizzate.
(4-05954)


      FERRO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, GALANTINO, VARCHI, MASCHIO e LUCASELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          dal carteggio tra il Ministero della giustizia e il presidente della corte di appello di Catanzaro sembrerebbe saltata l'ipotesi di celebrare l'udienza preliminare del maxi-processo contro la 'ndrangheta «Rinascita Scott» nel Palamaiata di Vibo Valentia e il processo rischia di dover essere celebrato fuori dalla Calabria;

          risale al 29 marzo 2019 la prima comunicazione del presidente della corte di appello, Domenico Introcaso, al capo gabinetto e al capo dipartimento per il reperimento di un complesso adeguato allo svolgimento del processo, a cui è seguito il primo vertice presso il Ministero della giustizia; la convocazione, il 16 gennaio 2020, per l'istruttoria sull'individuazione di un'aula bunker e, ancora, il 28 gennaio, la comunicazione del presidente al capo gabinetto e al direttore generale per il reperimento di strutture idonee;

          il 10 febbraio 2020 si è tenuta la conferenza permanente straordinaria per l'individuazione di spazi adeguati, a cui è seguito il vertice del 28 febbraio alla corte di appello, nel corso del quale era stato dato un primo via libera al PalaMaiata, individuato, dopo i sopralluoghi dei tecnici ministeriali, come la struttura più idonea in Calabria per la realizzazione dell'aula bunker: il via libera del Guardasigilli doveva essere l'ultimo passaggio per procedere all'acquisto dell'immobile della provincia per circa 4,5 milioni di euro;

          il 15 maggio 2020 il Ministero ha individuato per la celebrazione del processo Rinascita-Scott l'aula di Rebibbia a Roma, fino ad arrivare al 4 giugno 2020 con due possibili opzioni: il processo fuori dalla Calabria o la sala polivalente della cassa circondariale di Vibo con capienza ipotizzata di 500 persone;

          tale opzione ha suscitato le perplessità del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e di Introcaso, per il rischio di non poter garantire il giusto processo, poiché la struttura non rende possibile la contestuale presenza di tutte le parti processuali, come si evince nella relazione dello stesso presidente, secondo cui il numero degli indagati è di 487 soggetti;

          si prevede ottimisticamente un'esigenza di capienza di 547 persone, di cui 170 imputati in carcere, 317 liberi e 230 avvocati;

          il 5 giugno 2020 si è riunita la commissione permanente presieduta da Introcaso, alla quale hanno partecipato anche il procuratore capo, il procuratore generale, il presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati e il rappresentante del Ministero della giustizia, dalla quale è emerso che a gennaio si era discusso al Ministero delle problematiche riguardanti gli uffici giudiziari del distretto, ed era stata avanzata la proposta di una tensostruttura, come avvenuto per il processo Aemilia, che a quanto risulta agli interroganti sarebbe stata però bocciata dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;

          sono in corso altri procedimenti contro la 'ndrangheta, come quello scaturito dall'indagine «Malapianta», in cui ci sono 96 indagati, e per il quale appare necessario disporre di un'aula bunker adeguata ad ospitare gli imputati, almeno 75 avvocati e le parti offese;

          come denunciato da Gratteri «il presidente della Corte ha scritto al ministero già nel marzo 2019 [...] sostanzialmente il presidente della Corte ha messo in mora il ministero un anno e tre mesi fa, – quindi – se qualcuno non ha provveduto non è un problema mio [...]». Complessivamente, nella stessa stanza, ha aggiunto Gratteri, «dovremmo essere minimo 600 persone, e questo tipo di spazi non ci sono in Calabria» –:

          per quali motivazioni non si dato seguito al progetto di celebrare il maxi-processo «Rinascita Scott» nell'aula bunker Palamaiata di Vibo;

          quali intendimenti siano stati assunti in merito alla scelta del complesso adeguato per la celebrazione dell'udienza preliminare e per garantire la celebrazione del processo «Rinascita-Scott» in Calabria;

          quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per rendere disponibile in Calabria un'aula bunker in cui celebrare i processi per 'ndrangheta con numerosi imputati.
(4-05956)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

          il sistema aeroportuale calabrese consta di tre aeroporti di cui due d'interesse nazionale, Reggio Calabria e Crotone, e uno internazionale Lamezia Terme, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 201 del 2015;

          l'aeroporto Crotone-Sant'Anna, noto anche come «Aeroporto Pitagora» ha un bacino di utenza che comprende gli abitanti della provincia di Crotone, della fascia jonica del basso jonio Cosentino fino a Soverato in provincia di Catanzaro;

          la gestione dello scalo Pitagorico è passata alla società Aeroportuale Calabrese — S.a.cal. s.p.a. nell'estate del 2017, società unica che gestisce anche gli altri scali regionali. Nel 2019 sono transitati a Crotone circa 170 mila passeggeri, un numero ridotto rispetto a quello degli anni precedenti, quando si è arrivati a oltre 275 mila passeggeri annui (2015);

          diversamente dalla fascia tirrenica, la fascia ionica calabrese, ed in particolare il territorio del crotonese, sono serviti da una unica strada statale (SS106) ad una sola carreggiata obsoleta e pericolosa e da una ferrovia a binario unico, attualmente non totalmente usufruibile per lavori in corso da più di un anno, fermi, in forza di un provvedimento della competente Soprintendenza archeologica;

          l'isolamento della città di Crotone e di tutto il comprensorio si ripercuote in maniera drammatica sull'economia del territorio, danneggiando gravemente le già poche attività produttive, nonché tutto il comparto turistico. L'aeroporto S. Anna di Crotone rappresenta quindi l'unica infrastruttura in grado di garantire un minimo di mobilità e di collegamento con il resto del Paese;

          tuttavia, diverse evidenze rendono manifesto il disinteresse delle autorità competenti nei riguardi dello scalo crotonese, ivi compresa la S.a.cal. s.p.a. evidenze dietro le quali si cela, a giudizio degli interpellanti, un tentativo di spostare il relativo traffico in particolare sullo scalo di Lamezia:

              1) nonostante l'iter per la sua installazione sia iniziato nel 2010, l'aeroporto Pitagorico ancora non dispone del sistema elettronico di atterraggio strumentale (Ils) da utilizzare in caso di scarsa visibilità. La relativa strumentazione è installata, ma non è collaudata. Ancora non è stato effettuato l'adeguamento del sistema luminoso che consente agli aeromobili di mantenere la corretta altitudine nel sentiero di discesa (Papi). Occorre il rifacimento segnaletica orizzontale. Si tratta di attività di competenza di Enav. In assenza di queste azioni la pista presenta una penalizzazione di 168 metri e in condizioni meteorologiche avverse non è possibile l'atterraggio, con conseguente dirottamento su Lamezia Terme;

              2) l'operatività dello scalo è limitata dalle 8:00 alle 19:00 e solo con un preavviso di almeno 48 ore, precludendo qualsiasi volo sanitario ed emergenziale;

              3) il carburante per aeromobili è presente a giorni alterni e per un lungo periodo gli aeromobili in partenza da Crotone hanno dovuto fare sosta a Lamezia per il rifornimento, perché non era possibile farlo nello scalo Pitagorico a causa di un ritardo nell'affidamento del servizio da parte di S.a.cal. a una ditta specializzata. È necessario assicurare che tale inconveniente non si ripeta;

              4) si sono registrate carenze igienico-sanitarie presso il distaccamento dei vigili del fuoco e non solo, costringendo il comando stesso a denunciare pubblicamente l'accaduto e di fatto precludendo qualsiasi tipo di volo nei giorni scorsi, a causa di un contratto scaduto tra la S.a.cal. e la ditta di pulizie appaltatrice;

              5) in tre anni non si è registrato nessun incremento di voli, quanto piuttosto una riduzione di quelli già esistenti in inverno, riducendo il giornaliero da Bergamo a tre volte alla settimana, la soppressione di quello Pisa, senza considerare che non vi è nessun collegamento con Roma indispensabile e fortemente richiesto dal territorio come punto strategico per qualsiasi altra destinazione;

              6) non è chiaro come si intendano utilizzare i fondi residui della vecchia continuità territoriale non spesi, che assommano a circa 3,8 milioni di euro. Quanto alla nuova continuità territoriale non si hanno notizie della procedura avviata dal Ministro precedente e finanziata con 9 milioni di euro per le tratte da/per Crotone, Roma, Torino e Venezia;

          con tali risorse ci sarebbe la possibilità di affidare direttamente ad Alitalia un volo Crotone-Roma giornaliero. Inoltre, la stessa Alitalia potrebbe coprire altre tratte richieste da più parti, quali Bologna e Milano. Giova ricordare che il volo per Norimberga (Germania) aveva fatto registrare fin dal suo esordio un lusinghiero riempimento, tanto che la compagnia aerea Ryanair aveva messo in vendita i biglietti per la stagione estiva 2020 prima del COVID-19;

          l'aeroporto nella situazione odierna ha in programma per questa stagione estiva solo 3 voli settimanali di linea con Bergamo effettuati dalla compagnia aerea Ryanair (che ha tagliato a causa di COVID-19 oltre l'80 per cento dei voli per Crotone). Tale situazione mette a serio rischio la regolare apertura e operatività della struttura crotonese, sancendo una sorta di chiusura di fatto, con l'effetto di dirottare i pochi voli in essere sullo scalo Lametino;

          il 19 maggio 2020 Ministro interrogato ha fatto riferimento «all'investimento che, con il nuovo piano degli aeroporti, sarà fatto sugli aeroporti calabresi...»; inoltre ha dichiarato «... dare identità anche all'aeroporto di Crotone per me è importante per rispondere in maniera integrata a questo pezzo della Calabria. Dobbiamo dare (...) un futuro, una missione (...) ho avviato la fase di studio per ipotizzare la continuità territoriale anche in Calabria sul fronte aereo (...)» –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare, a fronte delle problematiche esposte in premessa, al fine di garantire la piena operatività dell'aeroporto di Crotone-Sant'Anna anche intervenendo nei confronti degli enti di volo Enac ed Enav, nonché nei confronti della S.a.cal. s.p.a., affinché sia assicurato il pieno rispetto delle condizioni poste dalla convenzione che le affida, per 30 anni, la gestione;

          se non ritenga opportuno, al fine di assicurare immediatamente la continuità territoriale, adottare iniziative per procedere all'assegnazione diretta del servizio come già accaduto in altri casi, garantendo almeno un volo giornaliero di andata e ritorno per Roma, in considerazione dell'importanza che lo scalo crotonese riveste per tutti i cittadini, le attività economiche e il turismo della fascia ionica calabrese.
(2-00830) «Torromino, Occhiuto».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


      PLANGGER, GAGLIARDI, PEDRAZZINI, BENIGNI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          le opere infrastrutturali nel nostro Paese sono ferme; nonostante le promesse e proclami, il Governo non ha ancora sbloccato nessun cantiere né per realizzare nuove opere né per manutenzioni straordinarie;

          le 77 «opere prioritarie» che l'ex Ministro Toninelli aveva indicato all'ex Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, poco prima che cadesse il Governo, sono nello stesso stato di stallo dello scorso anno. Il valore di questi cantieri è di circa 38 miliardi;

          ci sono poi molte altre opere infrastrutturali, circa 700, già finanziate e altrettanto bloccate come quelle prioritarie, che hanno un valore più o meno di 30 miliardi;

          nei giorni scorsi il Ministro interrogato ha annunciato la riforma del codice degli appalti con la finalità di far ripartire queste opere;

          l'apertura dei cantieri, ora più che mai, con la grave crisi economica che sta attraversando il nostro Paese, a seguito dell'emergenza sanitaria del COVID-19, consentirebbe a un settore strategico della nostra economia nazionale di tornare a essere operativo, con evidenti benefici anche in termini di ricaduta occupazionale;

          nelle scorse ore il sottosegretario Cancelleri ha annunciato la revoca delle concessioni auto stradali, mentre il Ministro non ha ancora reso pubblico il dossier su cui sta lavorando ormai da mesi;

          una delle opere strategiche per la Liguria è la realizzazione del progetto della Gronda di Genova che attende di essere autorizzata in via definitiva dal settembre 2017: da quando, con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'opera veniva dichiarata di pubblica utilità;

          la realizzazione della Gronda rientra nella concessione ad Autostrade per l'Italia che calcola l'eventuale prezzo dello scioglimento contrattuale in almeno un miliardo di euro. Paradossalmente, la revoca al concessionario potrebbe far ripartire da zero l'intero progetto, nell'ipotesi migliore ritardare di almeno altri 10 anni un'infrastruttura strategica per Nord-ovest del Paese e per Genova colpita dopo il crollo del Ponte Morandi;

          il «congelamento» del progetto preoccupa i cittadini, il mondo produttivo e gli amministratori pubblici, in primis il presidente della regione Liguria. Un progetto cantierabile, che gli italiani stanno già pagando: molte persone ed aziende sono state espropriate perché il cantiere sarebbe già dovuto partire. I costi sostenuti da parte di Autostrade per l'Italia ammontano a circa 1,030 miliardi di euro –:

          quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, in un momento così delicato per la vita del Paese, per avviare con immediatezza la realizzazione delle infrastrutture bloccate e in particolare la Gronda di Genova.
(5-04097)


      LUCCHINI e FORMENTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          la strada statale 45bis «Gardesana Occidentale», che costeggia la sponda occidentale del Lago di Garda, è una delle più importanti vie di comunicazione tra le province di Brescia e Trento e costituisce uno dei più importanti itinerari della regione Lombardia, costellato di località turistiche di rilievo internazionale;

          il consiglio di amministrazione di Anas ha approvato il progetto definitivo e lo studio di prefattibilità ambientale dei lavori di costruzione della variante in galleria della strada statale 45bis «Gardesana Occidentale», dal chilometro 86,567 al chilometro 88,800, nel comune di Gargnano, in provincia di Brescia;

          il progetto dell'intervento, con un importo complessivo dell'investimento di oltre 89 milioni di euro, è stato concepito per aumentare il grado di sicurezza e di percorribilità del tratto di strada;

          il progetto mira a ridurre i tempi di percorrenza ed eliminare le congestioni di traffico causate dalle ridotte sezioni delle gallerie attualmente esistenti e dal costante aumento di mezzi, anche pesanti e da turismo, che transitano lungo il tratto di strada;

          per superare queste criticità, il progetto prevede la nuova realizzazione di una strada extraurbana secondaria a carreggiata unica con singola corsia per senso di marcia che bypassi, con un'unica galleria che si estende per 1.800 metri, le tre gallerie esistenti «D'Acli», «Eutemia» e «Dei Ciclopi»;

          data la conformazione del territorio e l'alto valore del contesto paesaggistico, la nuova infrastruttura potrà essere realizzata solo a monte dell'attuale sede stradale;

          nella fase progettuale sono state studiate quattro ipotesi di variante, tutte caratterizzate dalla realizzazione di una galleria naturale in rocce calcaree ma con differenze significative nei punti di inizio e fine intervento;

          l'alternativa migliore, sotto il profilo tecnico-costruttivo, ambientale, paesaggistico ed economico, è caratterizzata da un attacco diretto sulla statale 45bis lato Gargnano e una rotatoria alla fine, in corrispondenza dell'intersezione con la strada provinciale 38 per Tignale. I tempi previsti per la realizzazione dei lavori sono stimati in 786 giorni;

          l'obiettivo primario è quello di risolvere una situazione che negli anni è diventata inaccettabile per le ripercussioni che sta avendo sulla qualità di vita dei residenti e sul turismo sia in termini di reputazione, che di danneggiamento dell'attività economica degli operatori –:

          quale sia lo stato del procedimento amministrativo di approvazione del progetto e se verranno rispettati i tempi previsti dall'Anas per la realizzazione dei lavori.
(5-04098)


      VARRICA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, MICILLO, RICCIARDI, TERZONI, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          con l'emergenza COVID-19 lo sblocco dei lavori pubblici a qualsiasi livello istituzionale assume una rilevanza ancora più strategica per il nostro Paese; a tal proposito il tema della semplificazione delle procedure ha assunto in questi mesi un ruolo preponderante nel dibattito politico, lasciando in secondo piano quello relativo alla necessità di dotare la pubblica amministrazione di risorse umane adeguate sia dal punto di vista della consistenza numerica, che delle competenze tecniche;

          i provveditorati per le opere pubbliche sono gli organismi tecnici dello Stato nel settore dei lavori pubblici e possono operare anche a supporto degli enti locali, che troppo spesso scontano enormi carenze in termini di capacità tecnico-amministrative sin dalla fase di progettazione degli interventi e con una connessa incapacità di accelerazione della spesa per investimenti, a partire dalle risorse europee e dai fondi sviluppo e coesione –:

          quale sia l'attuale dotazione organica dei diversi provveditorati per le opere pubbliche e l'effettivo fabbisogno stimato minimo di personale, anche sulla base delle richieste dei vari provveditori, per l'efficace svolgimento del servizio e quali siano le misure in corso e in via di definizione per il rafforzamento dei provveditorati per le opere pubbliche.
(5-04099)


      BRAGA, BURATTI, DEL BASSO DE CARO, MORGONI, ORLANDO, PELLICANI e PEZZOPANE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          i lavori per la modifica del testo unico dell'edilizia (decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001) sono iniziati nel 2018 l'istituzione, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di un tavolo di lavoro sull'argomento. Nel confronto sono stati coinvolti i rappresentanti territoriali visto che il Testo Unico dell'edilizia regola molti procedimenti amministrativi di natura regionale;

          di modifiche al testo unico si è parlato anche durante l'assemblea nazionale dell'Associazione nazionale comuni italiani che si è svolta a novembre 2018;

          dopo vari incontri, a febbraio 2020, il Consiglio nazionale degli ingegneri ha informato gli ordini territoriali che i lavori di revisione stavano procedendo a ritmo serrato, con l'obiettivo di chiudere entro marzo per consegnare al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un testo integrato da avviare al complesso iter parlamentare;

          con l'invio delle proposte, quindi, sarà il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a provvedere alla redazione di un testo organico da avviare all'iter parlamentare –:

          alla luce dei fatti sopra esposti, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori di modifica del testo unico edilizia (decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001) con particolare riferimento alle misure di semplificazione previste per favorire la rigenerazione e la riqualificazione dei centri urbani.
(5-04100)


      MAZZETTI, CORTELAZZO, CASINO, GELMINI, LABRIOLA e RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          l'8 aprile 2020 è crollato il viadotto di Caprigliola, un importante ponte che collega La Spezia e Massa;

          il ponte stradale crollato sul fiume Magra, con 300 metri di asfalto collassati, è in località Albiano Magra (Massa Carrara), al confine tra Liguria e Toscana, lungo una strada provinciale che collega la bassa Val di Vara con la Val di Magra (La Spezia);

          il blocco della circolazione imposto per l'emergenza coronavirus ha fortunatamente evitato una tragedia, visto che il tratto è solitamente molto trafficato. L'infrastruttura, negli ultimi mesi prima del crollo, era stata al centro di polemiche dopo che, nel mese di novembre 2019, in seguito a un'ondata di maltempo, si era formata una crepa notata anche da molti automobilisti. Ma, dopo un intervento di riparazione e dopo il sopralluogo dei tecnici Anas, era stato dato il via libera alla circolazione senza limiti al traffico;

          la lettera dei tecnici dell'Anas del 9 agosto 2019 riportava che «il viadotto di Albiano non presenta al momento criticità tali da compromettere la sua funzionalità statica»;

          a seguito del crollo, la procura di Massa Carrara ha aperto un'inchiesta;

          questo ennesimo crollo ha dimostrato ancora una volta, come la manutenzione delle infrastrutture del nostro Paese sia ormai una vera e propria emergenza;

          il Ministro interrogato ha da tempo dichiarato che sarebbe stato nominato un Commissario per la ricostruzione del ponte, ma ancora nulla è successo –:

          quando si prevede che sarà nominato il Commissario per la ricostruzione dell'infrastruttura viaria di cui in premessa, e quali siano i tempi previsti per la realizzazione delle 2 rampe di accesso all'autostrada A15 per favorire il traffico dei veicoli, al fine di consentire rapidamente gli spostamenti ai residenti locali per le necessità quotidiane.
(5-04101)


      FREGOLENT e PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          la strada statale 1 var/A variante della Spezia è composta da tre lotti funzionali. Due di essi sono debitamente approvati ed in fase avanzata, mentre il terzo lotto, atto a collegare Felettino con l'autostrada risulta in fase di stallo;

          tale arteria è un progetto di alta rilevanza per il territorio interessato, volto ad impedire l'attraversamento del centro abitato della Spezia, aggirando quindi l'agglomerato urbano fino al collegamento con la rete autostradale;

          lo stallo del su indicato terzo lotto – diviso a sua volta in tre diversi stralci – perdura da più di un anno, dal momento che in data 29 marzo 2019 è stato pubblicato il bando di gara per l'affidamento dei lavori del primo stralcio;

          il cronoprogramma di tale gara prevedeva la scadenza per la presentazione delle offerte entro maggio 2020, con l'ulteriore previsione di avvio dei lavori entro la fine dello scorso anno;

          allo stato attuale, risulta che Anas non abbia aggiudicato la gara del primo stralcio, dal momento che sarebbero state riscontrate anomalie nell'offerta ai sensi della normativa vigente;

          risulta altresì che, per quanto concerne il secondo stralcio, Anas prevede l'approvazione del progetto esecutivo entro settembre 2020, mentre la pubblicazione del bando dovrebbe arrivare nel mese successivo;

          per quanto poi concerne il terzo stralcio, il progetto esecutivo dovrebbe essere previsto nella prossima primavera;

          considerato che l'apertura dei cantieri ed il completamento delle infrastrutture produce effetti indubbi sul versante economico, sia nel breve che nel medio-lungo periodo, emerge l'utilità di implementare un piano di semplificazione normativa e procedurale che, attraverso lo sblocco dei cantieri, possa produrre effetti benefici per l'economia nel suo complesso, soprattutto in un momento di grave crisi come quello che stiamo vivendo –:

          quali urgenti iniziative, anche di tipo normativo, intenda adottare per la celere risoluzione della criticità relativa alla situazione di blocco dei cantieri in Italia, anche contemplando uno snellimento procedurale, nonché l'insediamento di un commissario straordinario, per garantire finalmente il completamento della Variante della Spezia.
(5-04102)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il crollo del ponte sul fiume Magra in località Albiano Magra (Massa-Carrara) verificatosi in data 8 aprile 2020 ha causato l'isolamento della precitata località e dei comuni di Bolano, Calice al Comoviglio, Follo, Podenzana e Vezzano Ligure, area residenziale e produttiva con 38.000 residenti e 1.000 aziende con circa 6.000 addetti;

          gli abitanti del territorio utilizzavano il ponte crollato sul fiume Magra per raggiungere La Spezia, Sarzana e la Lunigiana, il casello autostradale di Santo Stefano e Aulla, per raggiungere i due presidi ospedalieri, gli istituti scolastici, i luoghi di lavoro e le zone turistiche-balneari;

          già oggi, nonostante le restrizioni previste nella «fase 2» dell'emergenza pandemica, la viabilità presenta forti elementi di criticità con code chilometriche sia sulla strada statale 330 del Buonviaggio che sulla provinciale della «Ripa», situazione destinata ad aggravarsi e non sopportabile con la auspicata ripresa della «fase 3»;

          la strada provinciale della «Ripa» per caratteristiche del tracciato e per la situazione della stessa in caso di allerta meteo viene chiusa al traffico e pertanto l'unica viabilità percorribile da questa parte di territorio è la strada statale 330 del «Buonviaggio», viabilità non in grado di sopportare tale mole di traffico;

          in data 15 aprile 2020 è stato approvato dalla competente Conferenza di servizi della provincia della Spezia il progetto definitivo per la realizzazione della bretella «Ceparana-Santo Stefano Magra», progetto interamente finanziato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dalla regione Liguria per 15.100.000 euro (di cui 13.600.000 euro dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, opera i cui tempi di espletamento delle procedure di affidamento della progettazione esecutiva e della gara sono stimati in circa 16 mesi e 18/24 per la realizzazione in una situazione di ordinarietà;

          la realizzazione dell'opera precitata con il riconoscimento della situazione oggettiva di «emergenzialità» anche per la Liguria, consentirebbe di dare risposte alle giuste preoccupazioni dei 38.000 residenti e di 1.000 aziende, preoccupazioni evidenziate nella nota inviata dai sindaci dei comuni di Bolano, Calice al Comoviglio, Follo, Podenzana;

          le difficoltà di mobilità che si sono venute a creare a seguito del crollo del «ponte di Albiano» sul fiume Magra per i comuni sopracitati possono essere superate con interventi immediatamente realizzabili quali le rampe di accesso e uscita sull'autostrada A12 nel comune di Bolano, rampe che rientrano tra le opere necessarie per la realizzazione della bretella «Ceparana-Santo Stefano» e realizzabili in 30-40 giorni e pertanto senza spreco di alcuna risorsa;

          da notizie di stampa risulterebbe che si sarebbe giunti ad un accordo tra il comune di Aulla e Anas per realizzare le rampe sull'A15 e l'abbandono del progetto del ponte provvisorio per procedere alla progettazione e alla ricostruzione di quello crollato e che per i tempi di tali rampe, si parlerebbe di 5-6 mesi, tempi non sopportabili per i residenti e le attività economiche di questa parte di territorio ligure e toscano;

          Salt ha dato disponibilità alla realizzazione delle rampe sull'A12 in quanto ad oggi titolare della concessione autostradale e società che ha progettato la bretella «Ceparana-Santo Stefano Magra» –:

          se non ritenga urgente adottare iniziative per l'attivazione di procedure che consentano, nel più breve tempo possibile, la realizzazione:

              a) delle rampe di accesso e di uscita sull'autostrada A12, opera cantierabile e realizzabile in 30-40 giorni;

              b) della bretella Ceparana-Santo Stefano 1° lotto (opera totalmente finanziata e progettata che potrebbe essere realizzata con il riconoscimento della situazione oggettiva di emergenzialità in 12 mesi);

              c) del secondo lotto riguardante la piana di Santo Stefano Magra con il collegamento al raccordo autostradale (opera inclusa tra quelle prioritarie nel rinnovo della concessione autostradale).
(5-04093)


      GEMMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto si evince da notizie pubblicate dagli organi di stampa, sembrerebbe che, alla data di pubblicazione del presente atto di sindacato ispettivo, il traffico aereo per i civili «da e per» la regione Puglia, gestito da Alitalia e da compagnie straniere, sia ancora notevolmente ridotto o assente;

          in particolare, le fonti di stampa si riferiscono agli aeroporti di Bari e di Brindisi specificando che «...a consentire la ripresa del traffico aereo sono quasi esclusivamente le compagnie straniere...» mentre la compagnia di bandiera Alitalia continuerebbe a «boicottare i cieli di Puglia e quelli del Salento in particolare» poiché avrebbe ripristinato solo pochi voli;

          alla data di pubblicazione del presente atto di sindacato ispettivo, infatti, i voli nazionali gestiti dal vettore Alitalia «da e per» l'aeroporto di Brindisi sembrerebbero essere ancora assenti, mentre pare siano garantiti solo alcuni voli per l'estero da parte di compagnie straniere low cost;

          per quanto riguarda il traffico aereo per i civili «da e per» l'aeroporto di Bari, invece, i voli nazionali gestiti da Alitalia sembrerebbero essere ancora notevolmente ridotti rispetto alla richiesta dell'utenza;

          l'assenza o la riduzione attuale del traffico aereo per i civili «da e per» gli aeroporti della regione Puglia sono causa di notevoli disagi e in molti casi di problematiche gravi per l'utenza che necessita di rapidi spostamenti sul territorio nazionale sia per motivi di lavoro che per motivi di salute. Appaiono evidenti, inoltre, anche i problemi causati al comparto turistico soprattutto nel periodo attuale, posto che, notoriamente, la Puglia è una delle mete preferite dai turisti –:

          quali siano le motivazioni che ancora determinano l'attuale assenza o riduzione del traffico aereo per i civili «da e per» gli aeroporti di Bari e Brindisi e quali siano le rispettive tempistiche di ripristino totale del traffico aereo.
(5-04094)


      MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

          il Governo ha sostenuto a più riprese l'importanza di regole condivise ed omogenee a livello europeo per garantire una ripresa in sicurezza delle operazioni. Infatti, il coordinamento a livello internazionale sulle misure di sicurezza da implementare, sia negli aeroporti che a bordo degli aeroplani, è fondamentale per consentire la ripresa del traffico aereo in Europa;

          con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 maggio 2020, le linee guida del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno ribadito l'esigenza di rispettare il distanziamento a bordo sui voli da e per l'Italia. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sarà in vigore fino al 14 giugno;

          la previsione del distanziamento a bordo, ad oggi, non consente di occupare tutti posti disponibili sugli aeroplani. Il mantenimento di questa previsione oltre il 14 giugno renderebbe anti-economica la ripresa delle operazioni di volo, con conseguenti ulteriori danni per il turismo e l'economia delle regioni italiane, oltre che per il trasporto aereo e per gli aeroporti già duramente provati dalla crisi;

          l'Italia è, ad oggi, l'unico Paese europeo a prevedere un obbligo di distanziamento a bordo degli aeromobili;

          recentemente sono state pubblicate le linee guida dell'Agenzia europea per la sicurezza del volo (Easa) e del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), le quali non prevedono regole rigide sul distanziamento a bordo degli aeroplani, ma prevedono altre misure quali l'obbligo di utilizzare mascherine per tutti i passeggeri e membri di equipaggio, procedure di sanificazione rafforzate e altre misure che le compagnie aeree europee hanno prontamente adottato;

          con la circolare del 26 maggio l'Enac ha precisato che la distanza debba essere misurata tra i punti mediani di due sedili adiacenti; pertanto soddisferebbe tale requisito l'occupazione dei posti lato corridoio e lato finestrino su una fila da tre posti. Lasciare libero il posto mediano determinerebbe una occupazione massima dell'aeromobile pari al 66 per cento della capienza totale. Tale soluzione risulterebbe comunque economicamente insostenibile e inoltre sarebbe non conforme alle linee guida Easa;

          la soluzione del posto centrale vuoto, inoltre, non è prevista da alcun Paese dell'Unione europea e potrebbe, pertanto, determinare una ridotta pianificazione dei voli da/per l'Italia, nonché un aumento dei costi dei relativi biglietti, con conseguente penalizzazione delle destinazioni turistiche italiane rispetto a quelle europee –:

          se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano rivalutare, le descritte misure di distanziamento, in considerazione del fatto che nel contesto europeo non risultano analoghe decisioni;

          se non ritengano che le descritte misure possano disincentivare le compagnie aeree a volare in Italia e determinare una situazione di svantaggio per gli scali aeroportuali italiani e per tutto il sistema-Paese;

          se il distanziamento a bordo sarà superato a partire dal 15 giugno 2020 al fine di consentire la ripresa del turismo verso le mete italiane.
(5-04095)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MICELI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          da alcuni anni l'aeroporto siciliano di Trapani-Birgi «Vincenzo Florio» sta attraversando un periodo di crisi conclamatasi nella dismissione dei collegamenti da parte della compagnia aerea Ryanair, principale vettore operante sullo scalo, a seguito di vicende che hanno interessato il rapporto tra la Airgest s.p.a. – società di gestione dello scalo partecipata dalla regione Siciliana –, la compagnia irlandese ed Alitalia;

          nel maggio 2020, ed a partire da fine giugno, Ryanair – a seguito di un accordo con la Airgest – ha iniziato a riprogrammare voli in partenza ed in arrivo da e per l'aeroporto trapanese per alcune destinazioni nazionali (Bologna, Pisa e Bergamo Orio al Serio) ed internazionali (Malta, Praga e Karlsruhe/Baden-Baden);

          secondo fonti stampa, la compagnia di bandiera Alitalia, che avrebbe dovuto ripristinare i voli giornalieri diretti da e per Roma Fiumicino e Milano Linate, avrebbe comunicato alla società di gestione la decisione, in maniera improvvisa ed unilaterale, di cancellare da luglio – nonostante i biglietti già venduti – le proprie rotte verso Roma e Milano e che, secondo le prime ricostruzioni giornalistiche, tale abbandono – comunicato durante una videoconferenza tra i vertici della Airgest e di Alitalia – giungerebbe a seguito di alcuni interventi polemici del presidente di Airgest, «che aveva sostenuto che le politiche del governo nazionale a vantaggio della cosiddetta compagnia di bandiera avrebbero messo in fuga le low cost e fatto schizzare in alto il prezzo dei biglietti»;

          secondo le precisazioni di Alitalia, la scelta sarebbe dovuta alla riduzione di oltre il 60 per cento rispetto al 2019 delle prenotazioni da e per Trapani per i mesi di luglio e agosto 2020 «nonostante i voli siano in vendita a tariffe particolarmente favorevoli (a partire da 61 euro a tratta, tasse aeroportuali incluse). Abbiamo quindi chiesto all'aeroporto un sostegno per mantenere nel periodo estivo i voli Trapani-Roma e Trapani-Milano, la cui redditività è fortemente penalizzata dalla riduzione del traffico a seguito degli effetti del COVID-19. L'aeroporto non ha ritenuto di favorire una più equa distribuzione dello sforzo economico, pertanto Alitalia ha ritenuto inevitabile concentrare i propri servizi sull'aeroporto di Palermo»;

          se la decisione fosse confermata, la scelta avrebbe pesanti ricadute su imprenditori, artigiani, commercianti, già gravemente piegati dall'emergenza COVID-19, e su tutto il comparto turistico che rappresenta in provincia di Trapani oltre il 20 per cento del prodotto interno lordo circa ed occupa intorno ai 15 mila addetti e considerato che, nei prossimi giorni, sono in programma manifestazioni pubbliche –:

          di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa;

          se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per la promozione degli scali aeroportuali minori, al fine di tutelare i livelli occupazionali, lo sviluppo del territorio ed il diritto alla mobilità dei cittadini, specialmente nel fronteggiare le conseguenze dovute all'attuale emergenza da COVID-19.
(4-05936)


      BERTI, DI LAURO, MARTINCIGLIO e SCERRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

          il Sistema informativo del demanio marittimo (Sid), realizzato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in ottemperanza della legge 11 febbraio 1991, n. 44, costituisce la base informativa di riferimento e lo strumento di interscambio dei dati relativi alla gestione del demanio marittimo nazionale tra pubbliche amministrazioni e i soggetti privati;

          sulla base delle infrastrutture (hardware, ambienti di sviluppo, basi dati ed applicazioni) del Sid è stato realizzato, dallo stesso Ministero, il portale o sistema integrato denominato «Sid il portale del mare» come strumento nazionale condiviso di supporto alla gestione amministrativa e fiscale del demanio marittimo e come spazio comune per l'intercambio, l'integrazione ed il riuso di dati, generati da diverse amministrazioni;

          il Sid, creato in origine per supportare l'attività del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e delle sue articolazioni periferiche, ha assunto progressivamente nuove ed importanti funzioni;

          il decreto dirigenziale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 5 giugno 2009 stabilisce l'obbligatorietà dell'utilizzo del Sid da parte di soggetti privati per la predisposizione automatizzata e presentazione dei modelli di domanda relativi alle concessioni demaniali marittime;

          il provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate n. 59763/2012, confermato da un analogo provvedimento emanato dal dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze, il Sid è stato individuato quale unico strumento relativo alle comunicazioni, dovute all'anagrafe tributaria da parte delle pubbliche amministrazioni concedenti, dei dati riguardanti le concessioni di aree demaniali marittime;

          il Sid opera attualmente in cooperazione applicativa con l'Agenzia delle entrate per l'aggiornamento dei dati catastali, per i dati di pagamento dei canoni demaniali marittimi e per l'acquisizione e la verifica on line dell'anagrafica dei soggetti; il portale denominato «SID il Portale del Mare» rappresenta un'importante strumento, i cui servizi e informazioni ivi disponibili variano in funzione della natura e del profilo dei singoli utenti a cui esso si rivolge, quali: pubbliche amministrazioni, suddivise in «enti gestori» (capitanerie di porto, regioni e comuni, autorità di sistema portuale), i quali hanno la gestione e visibilità completa di tutti i dati amministrativi «generati» dalla propria attività amministrativa nell'ambito territoriale di competenza, e «altre amministrazioni» (amministrazioni centrali) interessate, in funzione delle loro specifiche competenze, a specifici set di informazioni; e «soggetti privati», categoria che comprende fra gli altri i concessionari, i tecnici abilitati, i cultori della materia e i privati cittadini; il portale rappresenta dunque un'indispensabile piattaforma operativa per le pubbliche amministrazioni e i concessionari, ma costituisce altresì un importante strumento di informazione e trasparenza rivolto ai privati cittadini che vi possono trovare alcune informazioni, seppur limitate e non sempre di facile consultazione, relative al demanio marittimo nazionale ed in particolare alle concessioni demaniali marittime; il dataset è composto di 52620 voci (item), suddivise nelle seguenti categorie: amministrazione, tipo, numero, anno, data scadenza, uso, categoria, regione, provincia, comune, latitudine e longitudine. L'assenza dell'indicazione dei costi delle concessioni nel database rende difficile la valutazione, a livello centrale, dell'entità e del valore dei beni oggetto di concessione. Pur riconoscendo le difficoltà di un processo archiviazione così vasto e la buona granularità del dato presente nel database, è difficile ricavare una visione d'insieme dal modo in cui i dati vengono presentati nel database –:

          se il Governo reputi opportuno inserire nel portale, come dati accessibili a tutti i cittadini, anche le informazioni inerenti all'ammontare dei canoni pagati dai soggetti privati in relazione all'ottenimento delle concessioni demaniali marittime;

          se il Governo ritenga opportuna l'adozione di soluzioni che rendano più fruibile la piattaforma e facilitino per l'utente la visualizzazione, la lettura e la comprensione dei dati (cosiddetta data visualization).
(4-05939)


      BINELLI, VANESSA CATTOI, LOSS, PICCOLO e SUTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero della salute, ha emanato il decreto n. 227 del 2 giugno 2020 riguardante aggiornamenti sull'operatività del trasporto aereo in configurazione minima;

          per quanto riguarda il trasporto aereo, l'articolo 1, comma 2, del decreto citato ha disposto l'operatività degli aeroporti di: Alghero, Ancona, Bari, Bergamo-Orio al Serio, Bologna, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze-Peretola, Genova, Lamezia Terme, Lampedusa, Milano Malpensa, Napoli Capodichino, Olbia, Palermo, Pantelleria, Pescara, Pisa, Roma Ciampino, Roma Fiumicino, Torino e Venezia Tessera;

          il Governo non ha disposto la riapertura dell'aeroporto di Verona-Villafranca, nonostante trattasi di uno scalo aeroportuale sito in una posizione decisiva, anche perché centro logistico sull'asse del Brennero e corridoio di comunicazione col Nord Europa;

          l'aeroporto di Verona-Villafranca è uno scalo a servizio non solo del Veneto, ma anche del Trentino Alto-Adige e, più in generale, del Paese, ed è strategico per la mobilità dei cittadini di tutte le aree interessate;

          il territorio veronese appare già ampiamente penalizzato dall'assenza di una ripresa adeguata dei collegamenti ferroviari ad alta velocità –:

          se e quali iniziative di competenza intenda attivare per procedere alla riapertura dell'aeroporto di Verona-Villafranca «Valerio Catullo».
(4-05944)

INTERNO

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

          l'8 giugno 2020 alle ore 10,45, in pieno centro storico, a Vicenza, in Contrà Mure San Michele, il dottore Enrico Hullweck, ex sindaco della città, è stato aggredito per futili motivi, o forse a scopo di rapina, da due energumeni, di apparente cittadinanza italiana;

          il malcapitato, che ha cercato di difendersi, è stato malmenato e gettato a terra, riportando contusioni varie al gomito e alla mano sinistra;

          l'interpellante, con numerosi atti di sindacato ispettivo (n. 2-00783, n. 2-00682, n. 4-00649, solo i più recenti), rimasti tutti, fino ad oggi, privi di risposta, sta denunciando lo stato di inammissibile degrado in cui versa la città di Vicenza, oggetto ormai delle continue scorribande di disadattati violenti;

          nonostante l'impegno e l'abnegazione delle forze dell'ordine, purtroppo le aggressioni si ripetono a ritmo costante, lasciando sgomenta la popolazione –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire ai cittadini di Vicenza accettabili standard di sicurezza.
(2-00829) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FIANO, DELRIO, BAZOLI, BENAMATI, BERLINGHIERI, BOLDRINI, BONOMO, BORDO, ENRICO BORGHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, BURATTI, CAMPANA, CANTINI, CARLA CANTONE, CAPPELLANI, CARNEVALI, CECCANTI, CENNI, CIAMPI, CRITELLI, DAL MORO, DE LUCA, DE MARIA, DE MENECH, DEL BASSO DE CARO, DI GIORGI, FASSINO, FRAGOMELI, FRAILIS, GARIGLIO, GIACOMELLI, GRIBAUDO, INCERTI, LA MARCA, LACARRA, LEPRI, LOSACCO, LOTTI, LORENZIN, MADIA, GAVINO MANCA, MANCINI, MARTINA, MELILLI, MICELI, MINNITI, MORGONI, MURA, NARDI, NAVARRA, ORFINI, ORLANDO, PADOAN, PAGANI, UBALDO PAGANO, PELLICANI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, PIZZETTI, POLLASTRINI, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, RACITI, RIZZO NERVO, ANDREA ROMANO, ROSSI, ROTTA, SCHIRÒ, SENSI, SERRACCHIANI, SIANI, SOVERINI, TOPO, VAZIO, VERINI, VISCOMI, ZAN e ZARDINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il 6 giugno 2020 si è svolta, al Circo Massimo di Roma, la manifestazione convocata e organizzata nelle settimane precedenti da gruppi ultras di destra, cui si sono uniti Forza Nuova, i fuoriusciti della Rete delle Comunità Forzanoviste, Avanguardia e Rivolta Nazionale;

          tale mobilitazione, nata dagli ultras del Brescia della Brigata Leonessa legata al network del Veneto fronte skinheads e dagli Ultras Lazio, filiazione diretta degli Irriducibili dopo lo scioglimento del gruppo in seguito all'omicidio di Fabrizio Piscitelli, «Diabolik», è via via cresciuta sui social trovando consenso anche tra Lealtà Azione (presente nella curva nord dell'Inter) la veronese Fortezza Europa (vicina alla curva dell'Hellas), gli ultras del Varese, del Bologna, dell'Ascoli, della Juventus, della Roma;

          la manifestazione era stata preceduta da dichiarazioni che, sin da subito, sono parse delle vere e proprie minacce. Dalla pagina ufficiale dell'evento si poteva, infatti, leggere l'invito a «togliere le mascherine ed indossare il passamontagna» e che «è vero la classe politica che ci governa dovrà pagarla, ma nessuno sconto alle Forze dell'ordine che hanno dimostrato che non sono con il popolo ma con chi gli paga lo stipendio. Statene pure certi che fra poco le piazze diventeranno il vostro incubo»;

          all'esito della manifestazione le minacce si sono trasformate in realtà in intollerabili aggressioni ai danni di giornalisti e forze dell'ordine che hanno portato a 3 arresti e fermi;

          le prossime tappe annunciate saranno una mobilitazione di due giorni, martedì 9 e mercoledì 10, in piazza del Popolo a Roma, lanciata da Giuliano Castellino al grido di «Italia libera»;

          un corteo unitario è previsto per il 20 giugno: le «Mascherine tricolori», i «Ragazzi d'Italia» e i «Gilet arancioni» marceranno sempre a Roma compatti contro la «dittatura sanitaria». Si tratta di un appuntamento nazionale che anticiperà la riunione di coordinamento prevista per il 30 giugno 2020, dove tutte queste sigle si salderanno con i no-vax, i no 5G e il Movimento R2020 di Sara Cunial;

          la Costituzione, nata dalla Resistenza al fascismo, garantisce la libertà di espressione e di manifestazione del pensiero, ma dice anche, all'articolo 17, che i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senza armi;

          l'apologia di fascismo è reato, così come qualsiasi tentativo di riorganizzazione del disciolto partito fascista. A tal proposito, preoccupa molto la saldatura tra gruppi ultras del tifo calcistico e frange di estrema destra finalizzate alla contestazione politica di piazza con modalità violente;

          episodi come quelli accaduti il 6 giugno 2020 e come si preannunciano per il prossimo 30 giugno non possono essere tollerati –:

          quali valutazioni abbiano permesso lo svolgimento della manifestazione che si è tenuta al Circo Massimo, viste le premesse particolarmente preoccupanti per il mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza;

          quali siano gli elementi di conoscenza circa i gravi fatti accaduti nel corso di tale manifestazione e quali iniziative urgenti intenda adottare per assicurare che episodi simili non si ripetano più, nelle prossime iniziative già annunciate da alcuni dei medesimi gruppi.
(5-04125)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PRETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 57-quater del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, cosiddetto decreto fiscale, convertito, con modificazioni dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, ha rideterminato le indennità dei sindaci dei comuni fino a 3.000 abitanti a 1.400 euro al mese, arrivando quindi all'85 per cento di quella riconosciuta ai primi cittadini dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti;

          l'innalzamento è stato necessario per assicurare una sorta di reddito minimo ai primi cittadini dei piccoli comuni che oggi percepiscono indennità che sono inferiori addirittura al reddito di cittadinanza;

          la norma prevede l'istituzione di un apposito fondo presso il Ministero dell'interno con una dotazione di 10 milioni a decorrere dal 2020, a titolo di concorso per la copertura del maggior onere sostenuto dai comuni per la corresponsione dell'incremento dell'indennità, la cui ripartizione tra i comuni interessati è demandata ad un decreto del Ministro dell'interno, da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali; dallo schema di decreto di riparto del fondo che il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ha portato in Conferenza Stato-città, si evince che lo Stato metterà al massimo 3.289,13 euro all'anno a favore di ciascuno dei 1.614 comuni fino a 1.000 abitanti aventi diritto e 2.366,97 euro all'anno a favore dei 1.982 enti fino a 3.000 abitanti, una cifra che spalmata su 12 mensilità fa 274 euro al mese nei comuni fino a 1.000 abitanti e 197 euro al mese in quelli fino a 3.000, mentre il resto, la maggior parte, dovrà essere caricato sulle casse degli enti locali;

          il nuovo contesto economico determinato dall'emergenza sanitaria da COVID-19 ha, peraltro, aggravato ulteriormente la situazione finanziaria dei comuni con tutti i mancati introiti derivati dalla sospensione delle tasse locali, come l'occupazione di suolo pubblico, la tassa di soggiorno e la tassa sui rifiuti per gli operatori commerciali, tanto che i sindaci hanno già fatto sapere al Governo che saranno necessarie ulteriori risorse da destinare ai comuni, oltre a quelle stanziate da ultimo nel decreto-legge cosiddetto rilancio;

          in tale nuovo contesto emergenziale la norma, pur necessaria con riguardo all'irrisorietà delle indennità dei sindaci dei piccoli comuni, rischia di rimanere inattuata se i costi dovranno essere maggiormente a carico delle casse comunali;

          se ritenga di adottare iniziative per stanziare ulteriori risorse sul fondo di cui all'articolo 57-quater del decreto-legge n. 124 del 2019, anche alla luce del nuovo quadro finanziario dei comuni determinato dall'emergenza sanitaria, al fine di mettere in condizione i piccoli comuni di finanziare gli aumenti di stipendio dei rispettivi sindaci.
(4-05948)


      CONTE e FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il 20 marzo 2015 i carabinieri di Salerno hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare verso 9 persone ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla tratta e riduzione in schiavitù di persone, corruzione, ricettazione e sfruttamento della manodopera; tra essi anche il dirigente del settore demografico del comune di Eboli;

          il 27 maggio 2015, a pochi giorni dallo svolgimento delle elezioni, i carabinieri hanno denunciato un pregiudicato per corruzione elettorale e procacciamento di voti, avendo rinvenuto presso la sua abitazione, 22 tessere elettorali, compilate e vidimate, alcune deleghe in bianco per il ritiro di tessere elettorali, documenti relativi alla richiesta di esercizio di voto di cittadini stranieri; 3 timbri con l'emblema del settore tributi e urbanistica di quel comune, e della polizia municipale di Battipaglia, carte di identità intestate a cittadini stranieri residenti ad Eboli, nonché copiosa documentazione relativa alle elezioni amministrative del successivo 31 maggio;

          il 31 maggio 2015, giorno della consultazione elettorale, i carabinieri, nel corso della vigilanza esterna ai seggi elettorali hanno accertato che alcuni elettori fotografavano la scheda votata, e hanno deferito numerosi cittadini in possesso di fotografie delle schede elettorali votate;

          come ripetutamente riportato da organi di stampa, risultano indagini su diverse gare pubbliche del comune di Eboli, in particolare:

              quella per la gestione della sosta per un valore di 5 milioni aggiudicata alla Pubbliparking di Caserta, colpita in passato da interdittiva antimafia atipica della prefettura di Napoli e il cui contratto nella città di Scafati (Sa) è stato rescisso;

              quella per l'affidamento diretto del Centro polifunzionale SS Cosma e Damiano alla coop Ises in liquidazione coatta con 12 milioni di passività, con revoca del finanziamento e intervento dell'Anac;

              quella per la videosorveglianza e l'affidamento della Casa del Pellegrino; in relazione alla prima sono indagati 16 consiglieri comunali di Eboli, giunta e sindaco; in relazione alla seconda sono contestate ipotesi di reato al sindaco e altri componenti del comune;

              quella per la gestione del micronido comunale affidata con bando pubblico al Consorzio La Rada, i cui vertici sono stati colpiti da ordinanza di custodia cautelare nel novembre 2017 con l'accusa di associazione per delinquere, voto di scambio, turbativa d'asta e peculato;

          l'Autorità nazionale anticorruzione dal 2016 ad oggi ha chiuso quattro istruttorie inerenti ad appalti a Eboli;

          nella notte del 4 marzo 2019 alcuni malviventi hanno trafugato dal comune di Eboli 1.200 carte di identità, timbri comunali e circa 4.000 euro in contanti;

          nel marzo 2019 è stato arrestato un consigliere comunale per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina;

          il 20 gennaio 2020 sul sito «Salerno Sera» è stata data notizia che «nel comune di Eboli, una ditta riconducibile a prestanome del clan dei casalesi ha acquisito l'appalto per la gestione delle aree di sosta comunali»;

          il 28 gennaio 2020 i carabinieri del Noe di Salerno hanno eseguito un sequestro preventivo dell'impianto di compostaggio del comune di Eboli, denunciando tre persone, tra cui il sindaco;

          i consiglieri comunali riferiscono di ripetute intimidazioni dell'amministrazione in carica; l'ultimo episodio (documentato da un video) il 21 maggio 2020: durante un consiglio comunale, alle critiche della minoranza, un assessore ha reagito aggredendo verbalmente, mentre il sindaco, rivolto ai vigili urbani, ha urlato «portateli via questi animali», costringendo la minoranza ad abbandonare l'aula –:

          se sia a conoscenza della gravissima situazione del comune di Eboli e se non ritenga urgente promuovere l'accesso presso il comune, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi dell'ordinamento degli enti locali, con le modalità previste dalla normativa, per accertare se emergano elementi su collegamenti, diretti e indiretti, con la criminalità organizzata ovvero forme di condizionamento che possano compromettere la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento dell'amministrazione comunale.
(4-05950)


      TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          recentemente sono stati trasferiti all'interno dell'Hotspot di Taranto 120 cittadini extracomunitari di nazionalità tunisina sbarcati illegalmente sulle coste dell'agrigentino e gli stessi, su decisione del Viminale, sono stati messi in quarantena nell'hub per 14 giorni;

          secondo i dati ufficiali del Ministero dell'interno, rispetto allo stesso periodo del 2019, gli sbarchi clandestini sono passati da 1.878 a ben 5.461 e dunque, a causa dell'aumento del flusso migratorio illegale e dell'accoglienza degli stranieri nei vari centri, nel nostro Paese si registrano forti criticità legate alla pandemia;

          in particolare, riguardo alla situazione all'interno dell'Hotspot di Taranto, è stata anche inviata una nota del cartello dei sindacati di polizia composto da Siulp-Sap-Siap-Fsp al Ministro dell'interno, al capo della polizia – direttore generale della P.s. al prefetto e al questore di Taranto, nonché alla direzione centrale dell'immigrazione del Ministero dell'interno nella quale sono state evidenziate gravissime criticità correlate alla gestione della struttura e agli ambiti operativi delle forze di polizia ivi impiegate, con particolare riguardo sia agli aspetti sanitari, che della sicurezza e salute sul posto di lavoro (decreto legislativo n. 81 del 2008), anche collegate all'emergenza da Covid-19;

          difatti, ad oggi dal sito dell'ambasciata d'Italia a Tunisi, si osserva che l'autorità di Governo, pur stabilendo drastiche misure di distanziamento sociale e di confinamento, non è riuscita a contenere i contagi da Coronavirus e non è stata decretata la fine della pandemia;

          già nelle precedenti conduzioni del centro si è vista una gestione criticabile e per certi versi «fallimentare» che ha comportato diversi interventi della polizia di Stato per sopperire, con atti di buona volontà e buona pratica, ad inadempienze di altri soggetti;

          già al questore di Taranto sono state ribadite tali osservazioni e chiesto di individuare i livelli di responsabilità e ridefinire i ruoli e le competenze in ordine alla gestione dell'Hotspot, necessità da egli ampiamente condivisa;

          l'Hotspot è stato realizzato nel 2016 per ospitare temporaneamente gli immigrati sbarcati, pertanto la struttura è stata realizzata in maniera tale da consentire una loro rapida identificazione, registrazione e fotosegnalamento e per un trattenimento nel centro di massimo 72 ore;

          pertanto, la struttura non è dotata di tutti i servizi e non è idonea per sostenere una permanenza così lunga di un numero significativo di persone, a maggior ragione se poi si considerano le ragioni di ordine sanitario sopra esposte;

          inoltre, rispetto ad altre classificate come Hotspot, la struttura in questione, sin dalla sua apertura, ha rivelato numerosi problemi ed è diversa poiché si compone di tensostrutture e di moduli prefabbricati in uso al personale della polizia di Stato ed è perimetrata da una recinzione la cui altezza è pressoché di due metri, facilmente valicabile;

          dalla nota si apprende altresì che le organizzazioni hanno svolto una visita per le verifiche in ordine al rispetto del decreto legislativo n. 81 del 2008 (sicurezza posti di lavoro), nel corso della quale sono emerse diverse criticità anche relativamente al piano preventivo-sanitario –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare in merito all'Hotspot di Taranto ed in particolare se intenda istituite al suo interno un presidio medico permanente;

          quali garanzie intenda assicurare anche al personale del XV reparto mobile di Taranto e di altri reparti aggregati che concorrono nei servizi all'interno dell'Hotspot relativamente alla dotazione di dispositivi di protezione DPI (tute, mascherine ffp3, mascherine chirurgiche, guanti e visiere).
(4-05951)


      DE ANGELIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il servizio delle Iene andato in onda nella puntata del 2 giugno 2020 ha dato voce a diversi cittadini che da tempo denunciano la situazione di degrado del campo nomadi di via del Foro Italico a Roma, che confina con la Riserva naturale dell'Aniene;

          dal servizio è emersa la completa illegalità in cui si vive all'interno del campo Rom, che sembra sia gestito da una famiglia di nomadi del tutto illegalmente e seminando il terrore tra i residenti, chiedendo denaro per l'affitto delle baracche e per l'uso della corrente;

          il fatto più grave emerso è, indubbiamente, il traffico illegale di rifiuti tossici e l'esistenza di una discarica abusiva gestita dalla stessa famiglia dietro pagamento di un compenso per il ritiro di rifiuti ingombranti e di calcinacci, che di giorno vengono ammucchiati all'interno della Riserva naturale e la sera vengono bruciati sistematicamente, provocando nubi tossiche nocive che si propagano a ridosso del centro di Roma;

          i cittadini, ormai esausti delle segnalazioni fatte invano alle autorità competenti e all'ente regionale che è responsabile della gestione delle riserve naturali, hanno deciso di rivolgersi alle Iene preoccupati per la loro salute e quella dei loro cari, dal momento che le nubi tossiche provocano esalazioni che si espandono nei quartieri limitrofi della zona;

          grazie al video delle Iene, finalmente il giorno successivo sono intervenute le forze dell'ordine e gli agenti della polizia locale di Roma Capitale che hanno effettuato controlli sugli abitanti delle baracche –:

          se intenda adottare le iniziative di competenza per procedere al più presto allo sgombero del campo nomadi di via del Foro Italico a Roma alla luce dei fatti illustrati in premessa.
(4-05955)


      MURONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

          a inizio marzo 2020, in piena pandemia, un giovane bracciante agricolo indiano si ribella all'imprenditore per il quale lavora a Terracina. Chiede dispositivi di protezione, mascherina e guanti. Una ribellione che gli costerà lesioni riscontrate dall'ospedale di Terracina su varie parti del corpo. Due mesi dopo il titolare dell'azienda viene arrestato. Su impugnazione del difensore cadono le esigenze della misura restrittiva, mentre nel merito dei maltrattamenti denunciati dal bracciante si deciderà con un'udienza ad hoc;

          a questo punto il caso diventa politico perché interviene l'europarlamentare di Fratelli d'Italia, Nicola Procaccini, che va dritto al punto e addita Marco Omizzolo, giornalista e sociologo Eurispes, come l'autore di una campagna denigratoria della buona imprenditoria locale;

          «L'onorevole Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia ed ex sindaco di Terracina ha affermato su Facebook che dovrei chiedere scusa alla città del Sud Pontino, all'imprenditore agricolo accusato di estorsione nei riguardi di un suo ex lavoratore di nazionalità indiana trovato in un fosso, malmenato, e al suo partito (...) – dice il sociologo – Ovviamente col suo messaggio ha volutamente aizzato una canea di odiatori di varia natura contro il sottoscritto» (Marco Omizzolo);

          un'inchiesta recente ha portato alla luce la commistione tra organizzazioni senza scrupoli, rifiuti e agricoltura: intere distese coltivate venivano utilizzate per sotterrare rifiuti speciali spacciati per concime. La terra, ad un certo punto ha iniziato ad emettere strani fumi ed è scattata un'inchiesta per inquinamento ambientale;

          pur volendo solo restare allo sfruttamento dei braccianti, va ricordato che le inchieste su caporalato e maltrattamenti sono state sei in un anno e che, in due mesi, gli arresti sono stati cinque (incluse le misure ultime di Terracina). Le organizzazioni di categoria delle imprese, pur avendo avviato un percorso di risanamento con protocolli d'intesa e corsi di formazione, non si sono mai (finora) costituite parte civile nei processi e nemmeno i comuni nei quali insiste la sede legale delle aziende, tranne in un caso, a Latina. La prefettura di Latina, nel frattempo, ha emesso nuove interdittive antimafia per aziende legate alla filiera dell'agricoltura, ossia nella mediazione e nel trasporto di ortofrutta da e per il mercato ortofrutticolo di Fondi;

          l'ultima indagine su uno dei maggiori autotrasportatori di Fondi, Giuseppe D'Alterio, detto o'marocchino, «risale» al febbraio del 2020 e ha svelato uno spaccato sconvolgente, come confermato da un'ordinanza di applicazione di misura cautelare personale e reale emessa dal tribunale ordinario di Roma: l'amministratore giudiziario delle società di trasporto di D'Alterio ha gettato la spugna perché in un anno non ha trovato nessun vettore che volesse trasportare frutta con quei camion, né produttori che fornissero merce, né autisti o impiegati amministrativi. Per questo ha restituito anche i libri della società e ha riferito ai magistrati che c'era un «brutto clima» e gente che ha confessato di non poter lavorare con lui perché «ha famiglia ». Tutto questo è stato denunciato in articolo di Graziella Di Mambro pubblicato il 29 maggio 2020 sul sito online di «Articolo 21 liberi di...» e da un articolo di Marco Omizzolo pubblicato il 2 giugno 2020 per il quotidiano «Il Manifesto» –:

          se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e nel caso quali iniziative di competenza il Governo intenda avviare urgentemente per sconfiggere definitivamente questo drammatico fenomeno che tiene in ostaggio una delle più importanti zone agricole d'Italia;

          quali iniziative il Governo intenda assumere per rafforzare e completare il nuovo quadro normativo introdotto per contrastare il lavoro nero e il caporalato.
(4-05957)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


      PATELLI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in data 4 giugno 2020, mentre nell'Aula della Camera dei deputati si dibatteva in merito la conversione in legge del cosiddetto decreto Scuola, il Ministro dell'istruzione annunciava, attraverso i social e i media, la possibilità del rientro a scuola nel mese di settembre di tutti gli studenti senza dare data precisa e certa dell'inizio dell'anno scolastico 2020-2021;

          per mantenere il distanziamento sociale senza creare problemi di doppi turni e/o smembramento delle classi si prevede, oltre alle normali norme di salvaguardia, quali l'utilizzo di mascherine chirurgiche e il distanziamento dei banchi di un metro l'uno dall'altro, l'utilizzo di pannelli di plexiglass quale forma divisoria;

          l'utilizzò dei pannelli sarebbe una ulteriore forma di chiusura ed asocialità tra studenti e insegnanti già fin troppo subita in questi mesi di lockdown;

          secondo gli psicologi: «Quello che ha detto il Ministro Azzolina è correlato al fatto che hanno seguito questa strada a Wuhan nel postlockdown, ma l'idea è la meno sostenibile, la meno attuabile, la meno a misura di bambino tra quelle che si possono avere. Era stata proposta anche per i luoghi della ristorazione e per andare in spiaggia questa estate, ma è stata subito accantonata»;

          sulla questione sono intervenuti anche i pediatri secondo i quali bisogna restituire ai piccoli il tempo che gli è stato sottratto. Il tempo delle aule e dei banchi, dei giochi con gli amici, dei luoghi per lo sport e per la musica, perché il rischio, in caso contrario, è «che alla crisi sanitaria e a quella economica di aggiunga una crisi educativa e sociale con conseguenze pesanti per tutti i bambini e drammatiche per una consistente minoranza che già in precedenza viveva situazioni di difficoltà di apprendimento»;

          secondo Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la salute del bambino e membro del Comitato scientifico dell'International Society for Pediatrics and Child Health, queste sarebbero le conseguenze del provvedimento: «Il rischio di contagio per e da parte dei bambini è molto basso, mentre il rischio di compromissione di aspetti cognitivi, emotivi e relazionali conseguenti alla prolungata chiusura delle scuole e molto alto». A questo si associano «manifestazioni di disagio psicologico, aumentato rischio di violenza subita o assistita, oltre a inferiore qualità dell'alimentazione, o dei supporti medici per i piccoli affetti da patologie o disabilità»;

          le conseguenze psicologiche di questa deprivazione degli stimoli sociali e cognitivi, pur rivestendo una particolare delicatezza in ogni bambino, sono state più severe per i bambini con necessità di speciale attenzione (affetti da patologie depressive, disturbi dello spettro autistico, deficit cognitivo);

          la soluzione prospettata dal Ministro dell'istruzione dei box in plexiglass appare quindi inadeguata e deleteri per il benessere mentale degli studenti. A questo si aggiunga che la grande richiesta da parte di tutte le attività commerciali esistenti sul territorio nazionale di pannelli in plexiglass, necessari per essere in regola con le norme varate nei precedenti mesi, con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, rende impossibile l'applicazione, in termini di tempo, dell'eventuale soluzione auspicata dal Ministro Azzolina. L'utilizzo di box in plexiglass aggraverebbe ulteriormente il lavoro del personale non docente adibito alla sanificazione delle aule che dovrebbe avvenire normalmente ogni 3-4 ore –:

          se i Ministri interrogati intendano valutare urgentemente, anche a fronte dei tanti pareri negativi da parte di psicologi, pediatri e medici, l'assunzione delle iniziative di competenza per escludere l'eventualità dell'installazione di plexiglass nelle aule scolastiche per mantenere il distanziamento sociale tra gli studenti, che rischia di portare ulteriore danno a livello psicologico per i ragazzi.
(3-01596)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          nonostante l'incomprensibile scelta del precedente Governo di cancellare l'unità di missione per l'edilizia scolastica, per poter intervenire tempestivamente in questo ambito, si hanno ancora a disposizione numerosi strumenti ideati o rafforzati durante il Governo Renzi, tra i quali: la programmazione unica triennale nazionale degli interventi di edilizia scolastica; la pubblicazione dei dati dell'Anagrafe dell'edilizia scolastica, garantendo in tal modo l'accesso e la riutilizzabilità degli stessi; l'Osservatorio per l'edilizia scolastica, che, con la legge n. 107 del 2015 (articolo 1, comma 159), si è visto attribuire anche compiti di indirizzo, di programmazione degli interventi in materia di edilizia scolastica, nonché di diffusione della cultura della sicurezza; l'avvio da parte dell'Agenzia per la coesione territoriale di un'attività di presidio ed affiancamento agli enti locali con una specifica task force);

          la programmazione unica per il triennio 2018-2020, avviata con il decreto interministeriale del 3 gennaio 2018, predisposta con il decreto ministeriale 12 settembre 2018, n. 615 e rettificata con il decreto ministeriale 10 dicembre 2018, n. 849, prevede richieste di finanziamento da parte delle regioni per più di 10 miliardi di euro;

          il Fondo unico per l'edilizia scolastica, che è stato istituito nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dal decreto-legge n. 179 del 2012, ha previsto che vi confluiscano tutte le risorse iscritte nel bilancio dello Stato comunque destinate a finanziare interventi di edilizia scolastica e il decreto-legge n. 124 del 2019 convertito dalla legge 157 del 2019 (articolo 58-octies) che ha istituito un'apposita sezione del suddetto Fondo le cui risorse – pari a 5 milioni di euro per il 2019 e a 10 milioni di euro annui dal 2020 al 2025 – sono destinate a finanziare le esigenze urgenti e indifferibili di messa in sicurezza e riqualificazione energetica degli edifici scolastici pubblici;

          la legge di bilancio 2017 (legge 232 del 2016: articolo 1, comma 140), nell'istituire nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, fino al 2032, un nuovo Fondo per il finanziamento di investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, ha inserito, fra le finalità dello stesso, gli interventi in materia di edilizia pubblica, compresa quella scolastica e di prevenzione del rischio sismico e, in seguito, il decreto-legge n. 50 del 2017 convertito dalla legge n. 96 del 2017 (articolo 25, comma 1) ha disposto che una specifica quota del Fondo, per un importo pari a 64 milioni di euro per il 2017, 118 milioni di euro per il 2018, 80 milioni di euro per il 2019 e 44,1 milioni di euro per il 2020 fosse attribuita dall'allora Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca alle province e alle città metropolitane per il finanziamento degli interventi in materia di edilizia scolastica e che tali risorse potessero essere destinate anche all'attuazione degli interventi di adeguamento alla normativa in materia di sicurezza antincendio;

          il termine per procedere all'aggiudicazione da parte degli enti locali delle risorse di cui al comma 140 della legge 232 del 2016 (più di 1 miliardo di euro, già ripartito tra le regioni con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 luglio 2017) è attualmente fissato al 31 ottobre 2020;

          il 5 maggio 2020 il Ministero ha ufficializzato l'approvazione di un piano da 400 milioni di euro per potenziare la connettività delle scuole, portando negli istituti la banda ultra larga e nel «decreto rilancio», tra le misure di sostegno all'edilizia scolastica, è prevista la proroga per il 2020 di taluni dei termini per la stabilizzazione dei contributi a favore dei comuni per il potenziamento degli investimenti di messa in sicurezza di scuole –:

          se intenda fornire i dati relativi alla quantificazione dell'impegno economico effettivo a favore dell'edilizia scolastica a fronte del cospicuo piano triennale richiamato in premessa, al numero dei cantieri aperti dall'approvazione dello stesso e se intenda altresì quantificare quanti di tali interventi saranno portati a termine entro il primo settembre 2020.
(5-04096)

Interrogazione a risposta scritta:


      BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          ancora oggi, a fronte del concorso ormai prossimo legato all'insegnamento nella scuola pubblica, esiste una disparità di trattamento per i musicisti laureati al conservatorio jazz che non potranno partecipare ai suddetti concorsi e saranno dunque destinati a rimanere fuori dalle graduatorie sia per quanto riguarda le scuole superiori ad indirizzo musicale che per quanto attiene le scuole secondarie di primo grado;

          di recente il coordinamento nazionale per il ripristino dei corsi jazz nei licei musicali è tornato sull'argomento denunciando tale situazione di disparità nei confronti dei diplomati in strumento jazz già esclusi dall'insegnamento del proprio strumento all'interno dei licei musicali per via dell'assenza di specifiche classi di concorso;

          lo stesso coordinamento ha ribadito che proprio il Ministro interrogato, ancor prima di essere Ministro dell'istruzione, aveva presentato una interrogazione proprio a supporto delle istanze dei diplomati jazz, la n. 4-00351, nella quale, a causa della mancanza delle classi di concorso, lamentava lacune normative e necessità di integrazione della normativa;

          secondo il decreto ministeriale n. 201 del 6 agosto 1999 e specificatamente nell'Allegato A (programmi d'insegnamento), tra gli orientamenti formativi, obiettivi di apprendimento, nonché nei contenuti e competenze fondamentali, si fa riferimento all'acquisizione, per lo studente, di un'alfabetizzazione musicale di base. Pertanto, è assolutamente illogico e privo di buon senso che un diplomato in strumento jazz sia escluso dall'insegnamento e tale esclusione sembra essere frutto di una mera e grave dimenticanza cui va posto immediatamente rimedio, visto che tali diplomati non possono nemmeno accedere alla classe di concorso A056 (strumento per la scuola secondaria di primo grado);

          peraltro, nel programma di studio di pianoforte viene richiesto al docente di insegnare anche standard jazzistici;

          il Coordinamento, in attesa di una risposta da parte del Ministero competente, ha annunciato che il prossimo passo sarà quello di rivolgersi alla Corte europea –:

          quali urgenti iniziative di carattere normativo si intendano adottare per superare le disparità di cui in premessa, aprendo dunque sbocchi professionali nel mondo della scuola anche per i docenti diplomati jazz e consentendo dunque di partecipare ai prossimi concorsi scuola.
(4-05958)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


      DE LORENZO e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          la Jabil, multinazionale americana, ha annunciato il licenziamento di 190 lavoratori dello stabilimento di Marcianise, in provincia di Caserta, nonostante la tragica emergenza sanitaria ed economica che attualmente ci si trova ad affrontare e nonostante il decreto-legge «Cura Italia» e il decreto-legge «Rilancio» prevedano espressamente il divieto di licenziamenti in un momento così difficile per l'economia del Paese. Tali licenziamenti costituirebbero un evento drammatico in grado di incidere in maniera profondamente negativa su un territorio già segnato da livelli di disoccupazione altissimi con famiglie monoreddito prive di qualsiasi forma di sostentamento;

          anche se la multinazionale statunitense aveva già avviato un percorso di ricollocazione per 350 dipendenti, in questo momento storico, uno dei più difficili che il nostro Paese si trova a vivere dal secondo dopoguerra, la Jabil avrebbe potuto avvalersi degli ammortizzatori sociali predisposti ad hoc dal Governo al fine di tutelare i propri lavoratori;

          «Huffingtonpost» del 22 maggio 2020 pubblica un articolo nel quale vi è la dichiarazione di un lavoratore secondo cui «la gestione Jabil in Italia si è caratterizzata solo per le acquisizioni e il ricorso costante agli ammortizzatori e agli altri strumenti messi a disposizione dalla normativa italiana, e mai per veri piani industriali e produttivi [...] Per noi a Marcianise il lavoro non c'è mai stato, eppure la multinazionale americana ha 120 stabilimenti nel mondo con 200 mila dipendenti, e, tranne in Italia, realizza ovunque un ottimo fatturato»;

          in un articolo di Skytg24 del 1° giugno 2020 le organizzazioni sindacali Campania e di Fim Fiom dichiarano che «l'audizione in consiglio regionale della Campania ha rappresentato solo un passaggio a vuoto: nel silenzio della politica si è consumato un altro incontro senza risultati. Resta la conferma dei licenziamenti [...] esiste una multinazionale che, come Jabil, abbandona i tavoli violando le leggi italiane e abbandonando 190 lavoratrici e lavoratori con le loro famiglie», sollecitando «un intervento forte da parte delle istituzioni a tutti i livelli per salvare 190 posti di lavoro a partire dal ritiro dei licenziamenti e costruendo soluzioni alla luce del sole con i livelli istituzionali»;

          in data 3 giugno 2020 la Jabil ha revocato i 190 licenziamenti, ma occorrerebbero avere maggiori garanzie al riguardo –:

          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire una continuità occupazionale per i lavoratori mediante una loro ricollocazione presso altre aziende, assicurando agli stessi i diritti pregressi mediante una garanzia allo stabile mantenimento del posto di lavoro.
(5-04120)


      RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          a quanto è dato sapere, migliaia di dispositivi di protezione individuale (dpi), in particolare mascherine FFP2, si trovano nei depositi senza possibilità di essere messi in vendita, poiché sprovvisti di certificazione Inail;

          al riguardo, con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, all'articolo 15, si prevede la validazione straordinaria in deroga dei dispositivi di protezione individuale che viene attribuita ad Inail, per la gestione dell'emergenza COVID-19;

          la deroga riguarda la procedura e la relativa tempistica, sicché, terminato il periodo di emergenza, sarà ripreso il percorso ordinario e i dpi, validati in attuazione della disposizione precitata, dovranno, per continuare a essere prodotti, importati o commercializzati, ottenere la marcatura CE in ossequio alla procedura ordinaria;

          la procedura in deroga, quindi, è stata prevista proprio per garantire tempi più celeri per la certificazione, pertanto, è inaccettabile che si stiano verificando questi ritardi, a cui il Governo deve riparare, considerando l'importanza che hanno i dispositivi di protezione individuali nel garantire l'incolumità dei cittadini, sino alla fine dell'emergenza sanitaria –:

          se e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire una celere certificazione dei dispositivi di sicurezza, affinché siano tempestivamente messi in vendita per assicurarne la disponibilità ai cittadini.
(5-04121)


      SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LEPRI, MURA, VISCOMI e ROTTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          è notizia di questi ultimi giorni: ancora un passo falso, ancora una «bocciatura» per il professor Mimmo Parisi, nel suo ruolo di presidente dell'Anpal;

          il consiglio di amministrazione dell'Agenzia ha respinto per la terza volta consecutiva il piano industriale triennale 2020-2022;

          anche in occasione dell'incontro per la presentazione del piano alle regioni, queste ultime avevano espresso profonde critiche e auspicavano notevoli modifiche, senza, tuttavia, essere ascoltate;

          nella stessa riunione del consiglio di amministrazione è stato bocciato un altro importante e delicato documento all'ordine del giorno, ovvero la «Approvazione della ripartizione delle spese degli Organi collegiali Anpal-Anpal servizi spa»;

          con riferimento al tema delle spese sostenute, in occasione dell'audizione presso le competenti commissioni parlamentari, il presidente Parisi aveva assunto l'impegno di pubblicare sul sito istituzionale, così come anche da regolamento dell'agenzia, il dettaglio delle diverse voci. Ciononostante, tale impegno non è stato ancora onorato;

          parimenti, a tutt'oggi, rimane irrisolta la grave questione della stabilizzazione dei circa 650 precari dell'agenzia, secondo quanto previsto ai sensi dell'articolo 4, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101;

          i comportamenti del presidente dell'Anpal sono stati oggetto di molteplici atti di sindacato ispettivo anche da parte del Partito Democratico, da ultimo con le interrogazioni a risposta immediata in commissione n. 5-03749 e n. 5-03998, senza che, tuttavia, si potesse registrare un cambiamento di gestione e, soprattutto, un recupero della credibilità nell'azione di direzione dell'agenzia;

          soprattutto in una fase di estrema emergenza sociale, economica ed occupazionale quale quella che si è abbattuta sull'Italia con l'epidemia da COVID-19, la missione dell'ente, ovvero il coordinamento delle politiche del lavoro per le persone in cerca di occupazione e la ricollocazione dei disoccupati, non può più essere subordinata alle carenze gestionali da più parti e più volte segnalate –:

          quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di superare la situazione di stallo gestionale dell'Anpal, nonché per restituire credibilità ai suoi vertici istituzionali.
(5-04122)


      MURELLI e LUCCHINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          la violenta e veloce diffusione del COVID-19 ha messo rapidamente in difficoltà economica diverse imprese;

          per contenere la crescita dei licenziamenti determinati da motivi economici, il Governo ha disposto, attraverso una specifica norma di legge la sospensione, originariamente per 60 giorni, dal 17 marzo 2020 data di entrata in vigore del decreto «Cura Italia» per 5 mesi, delle procedure sindacali ai fini del licenziamento collettivo avviate prima dell'emanazione del decreto- legge, e precisamente a partire dal 23 febbraio 2020;

          ed il divieto, per altrettanto periodo, di licenziare i dipendenti per motivi economici e/o organizzativi, a prescindere dalla dimensione occupazione dell'azienda e dal numero dei dipendenti;

          il magazzino di Zalando, nell'area logistica di Stradella, è pronto a chiudere i battenti entro fine anno per trasferirsi a Verona. Ai quasi 200 dipendenti a tempo indeterminato resta la scelta di trasferirsi in Veneto o essere licenziati. A comunicarlo sono state la Fiege Logistics e il consorzio Ucsa, che insieme gestiscono il polo di smistamento merci del gigante dell'abbigliamento on line, stabilitosi in Oltrepò nel 2015;

          negli anni scorsi, a pieno ritmo, nel sito lavoravano sino a 500 addetti compresi gli stagionali (oggi sono circa 200), in particolare a partire dal 2018, quando il magazzino è stato raddoppiato. Ora dopo che l'azienda ha investito oltre 200 milioni di euro in un nuovo impianto a Nogarole Rocca, in provincia di Verona, si è ritenuto poco economico mantenere aperta la struttura in Oltrepò;

          lavoratori e sindacato hanno il difficile compito di difendere l'occupazione di fronte a una decisione unilaterale dell'azienda. Tra le proposte in campo per ammortizzare l'impatto sociale, di difficile attuazione, vi è quella che prevede l'opzione di trasferimento del personale in altri magazzini più vicini a Stradella, come Castelsangiovanni, in provincia di Piacenza;

          in ogni caso, i dipendenti e le loro famiglie sono messi di fronte ad una scelta che dalla stessa proposta risulta impossibile essere accettata sia come trasferimento pendolare che definitivo –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e se intenda intervenire aprendo un tavolo di crisi al fine di scongiurare quello che, ad avviso degli interroganti, nella pratica è un licenziamento collettivo, essendo impossibile per i 170 dipendenti che lavorano nel sito Zalando di Stradella accettare la proposta di trasferimento nel polo di Nogarole Rocca, avendo vite e famiglie radicate nel territorio con la certezza di non riuscire a ricollocarsi visto il drammatico momento economico che sta attraversando il Paese.
(5-04123)


      D'ALESSANDRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          in una recente intervista il presidente dell'Inps professor Pasquale Tridico ha accusato gli imprenditori di «pigrizia ed opportunismo» allorché approfitterebbero della cassa integrazione per non riaprire anche quando potrebbero riaprire;

          le affermazioni, ad avviso dell'interrogante, fuori luogo per un rappresentante delle istituzioni non corrispondono al pensiero ed alla azione della maggioranza che sostiene il Governo nazionale;

          il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, a partire dal Ministro interrogato, non ha condannato le parole del legale rappresentante dell'Inps, istituto soggetto a vigilanza e controllo da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali –:

          quali idonee iniziative intenda adottare nei confronti del presidente dell'Inps in difesa del mondo produttivo italiano.
(5-04124)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      FREGOLENT. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la Officine Meccaniche Giovanni Cerutti spa è una società per azioni italiana con sede a Casale Monferrato (in provincia di Alessandria), che opera nel settore della progettazione e costruzione di macchine ed attrezzature per la stampa, soprattutto rotocalco e flexografica;

          da anni la società sta attraversano un periodo di forte crisi che ha ridotto notevolmente il numero di addetti e dei siti produttivi;

          a quanto si apprende da organi di stampa la proprietà ha comunicato venerdì 5 giugno 2020 che verrà interrotta l'attività dello stabilimento di Vercelli con un conseguente esubero di 173 dipendenti. Dovrebbe invece rimanere in attività lo stabilimento storico di Casale Monferrato che, con una «newco», darà lavoro a 125 persone;

          secondo l'azienda «lo scoppio della pandemia Covid-19 ha interrotto l'implementazione di un articolato progetto di riorganizzazione e ristrutturazione del Gruppo Cerutti, che era stato delineato a fronte delle manifestazioni di interesse ricevute da importanti operatori industriali internazionali e che era stato lungamente dibattuto ed approfondito con gli stessi nei mesi precedenti»;

          in attesa di riprendere eventuali trattative la proprietà ha inoltre comunicato che sta perseguendo «una soluzione alternativa, ancora attualmente allo studio, nell'ambito della quale si inserisce una manovra sul personale attualmente impiegato nelle Società Officine Meccaniche Giovanni Cerutti Spa e Cerutti Packaging Equipment Spa (...). A breve, le Società intendono quindi presentare agli organi delle procedure di preconcordato pendenti avanti il competente Tribunale di Vercelli, le linee guida dell'operazione alternativa, che si ritiene funzionale alla salvaguardia dell'avviamento e della continuità aziendale e che vuole tutelare anche l'occupazione nel territorio, pur con i dolorosi ma necessari esuberi»;

          dal 5 giugno 2020 lavoratori dello stabilimento Cerutti di Casale Monferrato hanno deciso manifestazioni di protesta non entrando in fabbrica e manifestando contro la chiusura prospettata dall'azienda per la sede di Vercelli;

          le istituzioni locali e le associazioni sindacali hanno manifestato profonda preoccupazione per la situazione delle Cerutti che si aggiunge ad altre numerose crisi occupazionali e produttive del Piemonte, peraltro aggravate dall'emergenza sanitaria in corso –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano conseguentemente assumere per garantire la continuità produttiva ed i livelli occupazionali del gruppo Cerutti, ed in particolare dello stabilimento di Vercelli.
(5-04091)


      FREGOLENT. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la G. Canale & C. s.p.a. è stata una storica società piemontese operante nel settore tipografico, tra le più importanti d'Italia nel comparto editoriale, nella stampa commerciale e nei periodici;

          a partire dal 2016 le unità produttive della società Canale sono state interessate da un grave rallentamento delle vendite, anche in conseguenza della crisi generale del settore grafico, in Italia e a livello internazionale;

          tale crisi ha portato alla cessazione in proprio dell'attività, con l'intento di ricercare un possibile acquirente in grado di preservare il valore dei beni materiali ed immateriali ed i livelli occupazionali;

          in questa direzione è stato quindi avanzato un piano di risanamento ex articolo 67, comma 3, lettera d), del regio decreto n. 267 del 1942 (legge fallimentare);

          successivamente, il 28 dicembre 2018 il ramo d'azienda della G. Canale & C. s.p.a. è stato acquisito da Elcograf s.p.a. (società nata dalla fusione di Mondadori Printing e gruppo Pozzoni), azienda leader assoluta della stampa in Italia con stabilimenti a Verona, Milano, Bergamo e Trento;

          il piano di risanamento, sottoscritto il 16 gennaio 2019 tra azienda ed associazioni sindacali prevedeva alcuni interventi prioritari che riguardavano l'area produttiva, l'area commerciale, l'efficienza operativa, l'ottimizzazione delle risorse, la formazione e la riqualificazione professionale dei dipendenti;

          al fine di consentire l'attivazione del piano, l'azienda avrebbe richiesto per 24 mesi (dal 28 gennaio 2019 al 27 gennaio 2021) l'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) per crisi con prepensionamento ai sensi delle leggi n. 416 del 1981 e n. 67 del 1987 e successive integrazioni e modificazioni, limitatamente alle temporanee necessità dell'impresa;

          nel mese di gennaio 2019, secondo quanto però denunciato dalle associazioni sindacali, l'azienda, contrariamente agli accordi siglati (che prevedevano il mantenimento dei livelli occupazionali, delle lavorazioni e dei macchinari) avrebbe dismesso i reparti di stampa piana, di legatoria, di «pre-press» e degli uffici amministrativi. Le commesse sarebbero state inoltre disperse negli altri stabilimenti del gruppo Elcograf, i macchinari venduti e 129 lavoratori messi in Cigs per crisi a zero ore fino al 28 gennaio 2021; sempre secondo i sindacati il superstite reparto rotative lavorerebbe, inoltre, al cinquanta per cento della sua capacità produttiva occupando meno di 50 lavoratori, anch'essi in cassa integrazione a rotazione. Anche riguardo all'utilizzo di altri ammortizzatori sociali, come il prepensionamento con 38 anni di contributi previsto dall'articolo 37 della legge n. 416 del 1981, l'azienda non avrebbe provveduto, come si era invece impegnata negli stessi accordi sopraccitati, a garantire i requisiti, affinché una quarantina di lavoratori aventi diritto, ne potessero effettivamente beneficiare;

          nonostante la legge di bilancio 2020 avesse poi recentemente stanziato oltre 60 milioni di euro per prepensionamenti con 35 anni di contributi, in deroga alla normativa vigente, l'azienda avrebbe informato le segreterie nazionali dei sindacati di categoria di aver richiesto prepensionamenti soltanto per 7 su 9 stabilimenti del gruppo, ed escludendo il sito produttivo di Borgaro, pur essendo quest'ultimo il secondo per numero di addetti –:

          se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se gli accordi tra sindacati ed azienda siano stati rispettati e quali iniziative intendano conseguentemente assumere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e la continuità produttiva dello stabilimento Elcograf di Borgaro Torinese.
(5-04092)

Interrogazione a risposta scritta:


      BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          nonostante i tanti anni di studio, i costi sostenuti per l'apprendimento, la formazione e l'acquisto della strumentazione, in Italia il mestiere del musicista non è riconosciuto a livello professionale e rimane ancora oggi privo di regolamentazione;

          tale situazione arreca un grave danno, oltre che d'immagine, anche economico e sociale all'intera categoria che si ritrova priva anche delle minime tutele lavorative che potrebbero invece essere garantite attraverso il riconoscimento di una categoria professionale;

          attualmente in Italia, fatta eccezione per alcune categorie che vengono tutelate attraverso contratti ed assunzioni a tempo indeterminato, come ad esempio i musicisti assunti presso i conservatori pubblici o i componenti di orchestre sinfoniche, la maggioranza dei musicisti deve fare i conti con una precarietà quotidiana e con l'assenza di garanzie previdenziali se non a fronte di cospicui contributi versati, cosa che risulta difficilmente fattibile proprio per la saltuarietà degli ingaggi ed i compensi spesso irrisori o comunque bassi rispetto ai costi da sostenere;

          sono numerosissimi in Italia i musicisti ed i cantanti che animano i locali delle città con la loro professionalità costruita con anni di studio e sacrifici oppure che hanno creato associazioni culturali senza fine di lucro dove insegnano musica con passione e dedizione a bambini e ragazzi;

          ad oggi purtroppo a causa della pandemia da COVID-19, questo problema risulta essere ancora più evidente, nella misura in cui i locali che già avevano budget risicati, dovendosi attenere ai regolamenti e quindi ad ingressi contingentati, tagliano i costi, precludendo così ai musicisti la possibilità di svolgere la loro attività professionale;

          il riconoscimento della professione di musicista e la conseguente regolamentazione garantirebbero le dovute tutele lavorative e previdenziali evitando, come quasi sempre accade per potersi esibire nei locali, il passaggio dalle cooperative che ovviamente hanno un costo, incentivando così anche ai gestori che per consentire di suonare all'interno del proprio locale devono pagare anche la S.i.a.e, adempimento che oltretutto non costituisce una spesa irrisoria;

          il riconoscimento e la regolamentazione del mestiere di musicista gioverebbero anche in termini di selezione permettendo di distinguere il vero professionista, con alle spalle anni di studio e di lavoro, da chi solamente s'improvvisa tale –:

          se, alla luce di quanto evidenziato e sottolineando l'importanza del settore musicale sia a livello artistico-culturale che sociale, il Governo intenda farsi interprete di quanto proposto adottando iniziative normative per il riconoscimento e la regolamentazione della professione di musicista;

          se, alla luce di quanto esposto, si intendano valutare iniziative di allentamento della pressione fiscale nei confronti delle attività commerciali che organizzino una programmazione musicale, al fine di consentire un compenso maggiormente adeguato per le band, considerati anche i costi già gravanti sulle attività stesse, come quelli derivanti dalla certificazione di agibilità ex Enpals.
(4-05953)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

          l'emergenza COVID-19 ha messo di fronte ad una inaspettata crisi che, oltre al drammatico riflesso sanitario e sociale, ha fortemente rimarcato la necessità di tutte le nazioni di dover essere autosufficienti sotto il profilo alimentare. La chiusura delle frontiere per il commercio internazionale dei beni di prima necessità, ha visto, da un lato i Paesi in autosufficienza alimentare e l'attenuazione di fenomeni di tipo speculativo, fatte salve le dovute eccezioni e, dall'altro lato, il terrore di rivolte sociali in quelle nazioni dove i beni di prima necessità non potevano essere assicurati;

          in dettaglio, dal report del Crea, «L'AGRICOLTURA ITALIANA CONTA 2019», la bilancia agroalimentare vede un saldo netto negativo in termini percentuali pari a 2,3 con un valore di 43,6 miliardi di euro di import e 41,7 miliardi di export, con un parziale legato al settore primario con un saldo netto del -36,2 per cento e un import pari a 14,47 miliardi di euro e un export di 6,7 miliardi con un preoccupante -29,1 per cento per le sementi, -94,4 per cento per i cereali, -68,9 per cento per frutta e ortaggi secchi, -21 per cento per gli ortaggi, -92 per cento per semi e frutti oleosi, -93 per cento animali vivi, -79 per cento per i prodotti di allevamento, -68 per cento per i prodotti della pesca. Un quadro, questo, che sottolinea un'oggettiva insufficienza nel sostenere in maniera autonoma le esigenze alimentari della popolazione italiana e la dipendenza del comparto agroalimentare del made in Italy dalla materia prima estera;

          a quanto suddetto, vi è una forte preoccupazione per il prodotto considerato in tutto il mondo l'eccellenza del made in Italy, la pasta;

          la Turchia, secondo i dati del dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti, Usda, risulta essere il maggior esportatore mondiale di pasta, considerando anche le produzioni aggregate europee;

          secondo quanto riportato dalla rivista australiana, «GRAIN CENTRAL», la Turchia attua una mirata politica di esenzione dei dazi per il grano importato destinato alla esportazione come farina o pasta, mentre impone un dazio del 130 per cento per il grano estero destinato per il consumo interno, comportando un raddoppio del valore del grano duro nazionale;

          a ciò si aggiunge che la Turchia ha costruito un sistema di export rivolto principalmente non ai concorrenziali mercati nordamericani ed asiatici, bensì verso l'Africa, utilizzando la svalutazione della moneta turca, rispetto alla merce quotata in euro;

          è evidente l'atteggiamento protezionistico che ha ricadute positive per l'economia turca, oltre a un eccellente compromesso con l'industria agroalimentare che funge da attrattore anche per le imprese estere di trasformazione, cui permette di aprire a nuovi ed immensi mercati –:

          se non si ritenga urgente adottare iniziative per avviare una fase di riflessione in campo europeo, affinché le politiche di filiera utilizzate e sostenute dal nostro Paese vengano affiancate da politiche europee che ricalchino in parte i passi intrapresi dallo Stato turco, sollecitando l'utilizzo di materia prima intraeuropea per il fabbisogno di oltre 700 milioni di consumatori interni e affiancando, così, le industrie di trasformazione per aggredire nuovi mercati e far rientrare gli investimenti industriali nel vecchio continente;

          quali iniziative urgenti intenda porre in essere il Ministro interpellato per sbloccare i fondi dedicati alla filiera del grano duro fermi presso Agea e quali siano le motivazioni di tale blocco.
(2-00831) «Cillis, Gallinella, Gagnarli, Cadeddu, Cassese, Cimino, Del Sesto, Lovecchio, Lombardo, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Parentela, Pignatone, Galizia, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Aresta, Ascari, Baldino, Barbuto, Battelli, Bella, Berardini, Berti, Bilotti».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


      MAGLIONE, GALLINELLA, GAGNARLI, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, CIMINO, DEL SESTO, GALIZIA, LOMBARDO, LOVECCHIO, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali n. 17070 del 2012, è stato istituito l'Osservatorio nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali e, lo stesso decreto prevede che a presiedere tale organo sia il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;

          entro il 1° marzo di ogni anno, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e le regioni raccolgono e trasmettono all'Osservatorio i dossier di candidatura per l'inserimento nel registro, secondo una apposita modulistica pubblicata sul sito istituzionale del Ministero, predisposta dall'Osservatorio e concordata con tutte le regioni e provincie autonome;

          l'Osservatorio valuta a maggioranza le candidature entro il 15 settembre di ogni anno e decide se iscriverle o meno nel registro in base all'origine, al valore storico, allo stato di conservazione, alla ricchezza di diversità bio-culturale, alle qualità estetiche;

          entro il 30 settembre di ogni anno, con decreto del Ministro, sono iscritti nel registro i paesaggi rurali, le pratiche agricole e le conoscenze tradizionali, valutati positivamente dall'Osservatorio, nonché le cancellazioni;

          ad oggi, sono in attesa di approvazione 6 dossier, ossia il paesaggio storico della Bonifica Leopoldina in Valdichiana, il paesaggio agrario di olivastri storici del Feudo di Belvedere, il paesaggio del sito di Melanico del Comune di Santa Croce di Magliano, il mosaico agricolo e campi allagati della Piana di Rieti, il paesaggio policolturale di Fibbianello del Comune di Semproniano e i vigneti terrazzati del versante retico della Valtellina;

          detto riconoscimento può rappresentare un valore aggiunto per i territori interessati sia dal punto di vista paesaggistico che di tutela, e sia dal punto di vista commerciale per gli imprenditori agricoli che insistono in dette aree –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti e come intenda procedere, anche considerando una convocazione straordinaria dell'Osservatorio, nell'evadere le richieste di approvazione sopra menzionate.
(5-04116)


      FORNARO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          tra i settori duramente colpiti dall'emergenza epidemiologica causata dal COVID-19 c'è quello della microfiliera lattiero casearia dop del Piemonte. Si tratta di Castelmagno, Robiola di Roccaverano, Murazzano, Ossolano e Toma Piemontese, una filiera di qualità che lavora anche a presidio del territorio in condizioni già normalmente difficili, che ora sono diventate emergenziali;

          negozi specializzati, ristoranti, osterie, mercatini tradizionali, sbocchi delle produzioni casearie d'eccellenza, sono stati chiusi per più di 70 giorni e la filiera è andata in crisi. Le ripercussioni economiche sulle aziende agricole, piccole imprese e cooperative di un comparto che solitamente fattura oltre 2 milioni di euro, rappresentando il vero sbocco economico per tante famiglie, sono pesantissime;

          questi prodotti sono fuori dai canali della grande distribuzione. Senza i turisti e con il canale «Horeca» fuori gioco per più di due mesi, le aziende di settore hanno avuto difficoltà a vendere il prodotto, che ancora oggi giace perlopiù invenduto nei caseifici;

          questo insieme di cose ha costretto, a seconda delle produzioni, a buttare via il latte o a svenderlo, a interrompere la produzione, a eliminare formaggi non stagionabili, ad avere eccedenze in magazzino che probabilmente non verranno smaltite;

          si tratta di un comparto che, stante le caratteristiche della filiera, non ha potuto fermarsi, ma ha dovuto continuare a lavorare, sostenendo ingenti costi senza incassare per mesi. Per fare solo un esempio, in primavera si producono 60 mila delle 420 mila forme annuali di robiola di Roccaverano: quest'anno ne sono state vendute solo 10 mila;

          è indispensabile attivare una strategia per scongiurare la distruzione di prodotti di qualità che caratterizzano la produzione italiana e assicurare la continuità stessa delle aziende –:

          quali iniziative intenda mettere in atto per salvaguardare una microfiliera che, senza aiuti concreti, rischia di scomparire.
(5-04117)


      LOSS, GASTALDI, VIVIANI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          Agea, agenzia sotto la vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, rappresenta il principale soggetto erogatore dei fondi nazionali ed europei destinati all'agricoltura;

          Agea si avvale della collaborazione dei Centri di assistenza agricola (Caa) – tramite la stipula di apposita convenzione che ne regola i rapporti, senza la quale questi non possono operare – a cui delega il compito di assistere gli imprenditori agricoli nella predisposizione delle domande di ammissione agli aiuti;

          il decreto ministeriale 27 marzo 2008, sulla riforma dei Caa prevede che questi possano essere costituiti da associazioni di liberi professionisti, che essi e le società di cui si avvalgono devono operare attraverso dipendenti o collaboratori con comprovata esperienza ed affidabilità nella prestazione di attività di consulenza in materia agricola e che possano avvalersi di professionisti iscritti agli ordini e collegi professionali per l'esercizio di funzioni di controllo delle fattispecie finanziate;

          da quanto sono costituiti i Caa ed è aumentato notevolmente il transito di pratiche e procedimenti, professionisti come periti agrari, agrotecnici e dottori agronomi e forestali, hanno costituito dei Caa o collaborano con essi, in molteplici forme, viste anche le competenze professionali nelle materie e procedimenti di cui si occupano;

          Agea inviando ai Caa il nuovo schema di convenzione 2020 ha inserito una clausola, non prevista nelle precedenti, che entro il 30 settembre 2020 tutti gli operatori titolari abilitati ad accedere ed operare nei sistemi informativi dell'organismo pagatore devono essere lavoratori dipendenti del Caa o delle società con esso convenzionate;

          l'effetto inevitabile sarà la chiusura e messa in liquidazione dei Caa dei liberi professionisti e l'impossibilità per ogni singolo professionista di continuare a svolgere la propria attività di Caa, provocando la chiusura di centinaia di studi professionali ed il depauperamento del reddito di un numero assai più elevato di liberi professionisti;

          dopo un incontro tra Agea e gli ordini professionali, questi hanno presentato delle richieste di modifica dello schema di convenzione, in modo da consentire l'operatività delle centinaia di Caa di liberi professionisti, ma non hanno ricevuto risposte da Agea –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare affinché sia modificato lo schema di convenzione 2020 tra Agea e i Caa, tenendo conto delle richieste legittime degli ordini e dei collegi delle professioni coinvolte, rivedendo l'obbligo per i Caa di operare esclusivamente attraverso dipendenti, disposizione che estromette i liberi professionisti da un settore che è sempre stato di loro competenza e nel quale hanno sempre operato, privandoli di competenze, lavoro e fatturato.
(5-04118)


      NEVI, ELVIRA SAVINO, SPENA e D'ATTIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          il 30 maggio 2020, la Coldiretti Puglia ha annunciato l'individuazione di 5 ulivi infetti in agro di Locorotondo ed ha allargato il proprio raggio d'azione anche alla provincia di Bari;

          secondo l'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), quella della Xylella rappresenta una vera e propria emergenza regionale che, se sottovalutata, potrebbe generare riverberi di portata internazionale, andando a investire l'area mediterranea. A confermarlo ulteriormente è uno studio pubblicato il 13 aprile 2020 dalla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), settimanale scientifico della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, relativo alle ricadute economiche negative che la diffusione del batterio potrebbe cagionare nel futuro sulla produzione olearia non soltanto italiana, ma dell'intera Europa meridionale;

          gli studiosi hanno constatato che, in assenza dell'applicazione di misure fitosanitarie particolarmente drastiche, nei prossimi 50 anni le perdite derivanti dalla propagazione del patogeno potrebbero ammontare a circa 5 miliardi di euro per l'Italia;

          al momento la Xylella ha già prodotto una diminuzione dell'occupazione nel comparto olivicolo pugliese di circa 5.000 unità. Il danno si riflette non solo sull'economia ma anche sul valore dei terreni: prima dell'inizio dell'epidemia il valore medio dei terreni nel leccese veniva indicativamente stimato a 27 mila euro all'ettaro, con picchi massimi di 40 mila e minimi di 20 mila, mentre attualmente si attesta attorno ai 7 mila euro: una spirale discendente di proporzioni preoccupanti –:

          quale sia lo stato di attuazione degli interventi di contrasto alla Xylella ed in particolare del piano da 300 milioni di euro approvato nel 2019, che doveva diventare pienamente operativo a inizio 2020.
(5-04119)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

          l'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di COVID-19 ha messo a dura prova il servizio sanitario nazionale, esacerbando le tante problematiche che affannano la macchina sanitaria;

          tra di esse, campeggiano la carenza di medici specialisti all'interno delle infrastrutture sanitarie regionali e nazionali, e la conseguente e inevitabile necessità di garantire una formazione specialistica ad un più ampio numero di medici, anche attraverso una più capillare distribuzione delle scuole di specializzazione di area sanitaria sul territorio nazionale;

          il decreto interministeriale (Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro della salute) del 13 giugno 2017, n. 402, identifica gli standard, i requisiti e gli indicatori di attività formativa e assistenziale delle richiamate scuole finalizzati all'accreditamento delle stesse, innovando la disciplina in materia già contenuta nel decreto ministeriale del 29 marzo 2006 «Definizione degli standard e dei requisiti minimi delle scuole di specializzazione»;

          secondo quanto previsto dall'Allegato 4 del richiamato decreto, tutto il personale docente che espleta attività di insegnamento nei settori scientifico disciplinari caratterizzanti la tipologia della scuola è soggetto a valutazione della produzione scientifica;

          più precisamente, per i professori e ricercatori universitari, il decreto richiama i valori soglia relativi alla fascia successiva e non quindi quelli relativi alla propria fascia di appartenenza, calcolati per il settore concorsuale di riferimento secondo quanto disposto dal decreto ministeriale del 29 luglio 2016, n. 602, relativo all'abilitazione scientifica nazionale. I valori soglia individuati per ciascuna fascia sono:

              professori di prima fascia, valori soglia dei commissari;

              professori di seconda fascia, valori soglia dei professori ordinari;

              ricercatori, valori soglia dei professori associati;

          tuttavia, l'utilizzo di simili valori soglia è ostativo del raggiungimento dell'accreditamento per alcune delle scuole di specializzazione di area sanitaria, poiché molti professori di prima e seconda fascia e molti ricercatori non sono in possesso dei valori soglia corrispondenti alle fasce successive; si potrebbe così verificare che, ad esempio, una scuola di specializzazione che abbia al proprio interno un solo professore ordinario perda di fatto l'accreditamento in caso di nomina di quest'ultimo a commissario;

          maggiormente penalizzate risultano le scuole di specializzazione di area sanitaria che afferiscono a piccole realtà universitarie alcune delle quali, pur soddisfacendo pienamente gli standard assistenziali e strutturali, hanno perso l'accreditamento nel 2019, con il rischio che altre possano perderlo a partire dal 2020;

          tale rischio di chiusura delle scuole, talvolta anche di importanza fondamentale per la formazione medica e l'offerta erogata dalle strutture sanitarie interessate, da un lato acuisce ed inasprisce il divario esistente tra gli atenei che insistono nelle diverse regioni del territorio nazionale, dall'altro limita la possibilità di ampliare la capacità formativa a vantaggio dei giovani medici italiani, per i quali nel decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «Rilancio», all'articolo 5, il Governo ha autorizzato l'ulteriore spesa di 105 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 e di 109,2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024, che finanzierebbero ben 5000 borse di formazione specialistica aggiuntive –:

          se i Ministri interpellati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa e, conseguentemente, al fine di garantire una più equa distribuzione dell'offerta formativa su tutto il territorio nazionale, anche in vista dell'aumento di borse previsto nel decreto-legge «Rilancio», quali iniziative intendano intraprendere per scongiurare il rischio che numerose scuole perdano l'accreditamento a causa dell'innalzamento dei valori soglia delle fasce di riferimento del corpo docente, come previsto dal decreto-legge del 13 giugno 2017 n. 402, e della conseguente indisponibilità di un numero congruo di ricercatori e professori che siano in possesso dei titoli corrispondenti alla fascia successiva a quella di appartenenza.
(2-00832) «Menga, Nesci, Nappi, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Giuliodori, Bruno, Buompane, Businarolo, Cabras, Cancelleri, Luciano Cantone, Carabetta, Carbonaro, Carelli, Carinelli, Casa, Caso, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese».

Interpellanza:


      La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

          secondo uno studio dell'Oms, condotto su più di duecentomila ragazzi tra gli 11 e i 15 anni, provenienti da 45 Paesi della regione europea e del Canada, sono in aumento gli adolescenti con problemi di salute mentale;

          Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell'Oms per l'Europa, ha confermato che un numero crescente di ragazzi e ragazze in tutta la regione europea sta segnalando problemi di salute mentale – fosse anche semplicemente sentirsi giù, nervosi o irritabili – e che «il modo in cui rispondiamo a questo problema crescente sarà utile per generazioni. Investire nei giovani garantendo loro un facile accesso ai servizi di salute mentale adeguati alle loro esigenze porterà vantaggi sanitari, sociali ed economici agli adolescenti di oggi, agli adulti di domani e alle generazioni future»;

          il rapporto mostra una sostanziale variazione nel benessere mentale tra i vari Paesi e ciò indica che i fattori culturali, politici ed economici svolgono un ruolo nella promozione del buon benessere mentale;

          in circa un terzo dei Paesi, si assiste ad un aumento degli adolescenti che si sentono sopraffatti dai compiti scolastici e un calo dei giovani che riferiscono di amare la scuola, rispetto al 2014;

          lo studio affronta anche la tematica del crescente uso della tecnologia digitale, che se può avere effetti positivi sullo sviluppo, tuttavia può anche amplificare le vulnerabilità e introdurre nuove minacce, come il cyberbullismo, che colpisce in modo sproporzionato maggiormente le ragazze;

          più di un giovane su dieci, infatti, riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo almeno una volta negli ultimi due mesi;

          il rapporto evidenzia altresì i rischi legati alla sfera del sesso, dell'alimentazione e dell'inattività fisica;

          per quanto riguarda il comportamento sessuale è emerso che un adolescente su 4 ha rapporti sessuali non protetti. A quindici anni il 24 per cento dei ragazzi e il 14 per cento delle ragazze ha già avuto rapporti sessuali;

          per quanto riguarda invece il consumo di alcool e di fumo, si è rilevato un leggero calo, ma il numero rimane alto tra i quindicenni: uno su cinque (20 per cento) si è ubriacato due o più volte nella sua vita e quasi 1 su 7 (15 per cento) ha esagerato con l'alcool negli ultimi 30 giorni;

          sul fronte dell'attività fisica, solo un adolescente su cinque soddisfa le raccomandazioni dell'Oms;

          anche sul piano dell'alimentazione, la maggior parte degli adolescenti non soddisfa minimamente le attuali raccomandazioni nutrizionali, minando così un loro sano sviluppo;

          circa 2 adolescenti su 3 non mangiano abbastanza alimenti ricchi di nutrienti, mentre 1 su 4 mangia molti dolci e 1 su 6 consuma bevande zuccherate ogni giorno. I livelli di sovrappeso e obesità sono aumentati dal 2014 e ora colpiscono 1 giovane su 5, con livelli più alti tra i ragazzi e i giovani adolescenti. Inoltre, 1 adolescente su 4 si considera troppo grasso, in particolare le ragazze;

          l'ampia gamma di questioni trattate dallo studio fornisce importanti spunti sulla vita degli adolescenti di oggi e dovrebbe anche fornire una base utile per misurare l'impatto di COVID-19 sull'adolescenza;

          il confronto di questi dati con quelli che emergeranno dopo l'attuale situazione emergenziale consentirà di misurare fino a che punto e in che modo chiusure scolastiche prolungate e blocchi della comunità hanno influenzato le interazioni sociali dei giovani e il loro benessere fisico e mentale;

          si può comunque già affermare che si assisterà nel prossimo futuro ad un aumento dei disturbi mentali, come spiega Stefano Vicari, responsabile dell'Uoc di neuropsichiatria infantile dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. È importante ripartire dalla scuola, ma per alcuni non sarà facile in conseguenza dei due mesi di lockdown;

          è ancor più alto il prezzo pagato dai giovani con dislessia, iperattività autismo, disturbi del comportamento o disabilità intellettive. Al confinamento fra le pareti domestiche, si sono aggiunte anche la sospensione delle terapie e la mancanza dei centri diurni, con conseguenti ulteriori «danni» psicologici e relazionali;

          i centri diurni territoriali, chiusi, sono stati incoraggiati a promuovere trattamenti a distanza, oppure a favorire quelli a domicilio –:

          quali iniziative intenda porre in essere al fine di promuovere fra gli adolescenti stili di vita salutari;

          quali iniziative intenda adottare per garantire un più facile accesso ad adeguati servizi di salute mentale;

          se non ritenga, per quanto di competenza, di adottare iniziative affinché su tutto il territorio nazionale sia assicurato il funzionamento dei centri diurni, al fine di garantire a tutti un adeguato e costante diritto di accesso alle cure.
(2-00827) «Elvira Savino».

Interrogazioni a risposta scritta:


      VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          il ClassyFarm è un sistema integrato finalizzato alla categorizzazione dell'allevamento in base a parametri qualitativi elevati, per il rispetto del benessere animale, la biosicurezza e l'uso dei farmaci al fine di elevare il livello di sicurezza e qualità dei prodotti della filiera agroalimentare;

          si tratta di uno strumento efficace per rafforzare la prevenzione delle malattie animali e la lotta all'antimicrobico resistenza e rendere più efficiente il controllo ufficiale da parte delle autorità competenti, ma nello stesso tempo spinge gli allevatori a comportamenti più virtuosi, con benefici diretti per l'agroalimentare italiano che vede certificata la sua eccellenza;

          il «ClassyFarm» era strutturato su un sistema dei controlli veterinari basato su due livelli, il primo prevede il rispetto delle norme cogenti emanate dall'Unione europea e recepite a livello nazionale – norme alle quali si sottopongono tutti gli allevatori europei – mentre il secondo livello prevede l'introduzione di parametri molto superiori alle norme cogenti, per dare una «patente di qualità superiore» agli allevamenti che investono in strutture innovative e buone pratiche agricole;

          tuttavia, notizia di questi giorni, sembra che il Ministero abbia predisposto nuove disposizioni alle quali gli allevatori italiani dovranno adeguarsi; questi sono già vessati da innumerevoli adempimenti dal punto di vista fiscale e burocratico e sembra che ora dovranno cimentarsi in disposizioni ancora più complesse rispetto al «ClassyFarm»;

          il nuovo sistema sembra sia basato su una check-list di 26 pagine, imposto alle regioni in pieno lockdown e, a quanto consta all'interrogante, nemmeno concordato con le organizzazioni degli allevatori; per evidenziare quanto questo nuovo sistema sia complesso per gli allevatori italiani basti pensare che in Francia la check-list è di una sola pagina;

          sarebbe opportuno sospendere la circolare che introduce questo diverso sistema e ripristinare il ClassyFarm, che ha trovato sempre d'accordo gli allevatori, permettendo all'Italia di ricoprire un ruolo di assoluta centralità, a livello europeo e mondiale, nella definizione di un modello basato su alti livelli prestazionali volti ad esaltare le eccellenze del «made in Italy», quale riferimento imprescindibile per una sana ed equilibrata alimentazione;

          questo nuovo sistema è indubbiamente un regalo alla concorrenza europea che da sempre contrasta il made in Italy e cerca di ostacolare il virtuoso sistema italiano di allevamenti bovini, consapevoli che la zootecnia italiana è la più sicura e sostenibile a livello mondiale;

          le nuove disposizioni rischiano di portare sul mercato italiano carne estera di qualità inferiore rispetto allo standard italiano, a costi estremamente bassi, esponendo gli allevatori italiani ad una aggressiva concorrenza che avrebbe l'effetto di tagliarli fuori dal mercato –:

          se non intendano urgentemente, per quanto di competenza, adottare iniziative per il ripristino di un percorso virtuoso per il riconoscimento delle eccellenze agroalimentari italiane, nel rispetto dei tempi necessari di adeguamento da parte della filiera, anche attraverso l'istituzione di un tavolo permanente per l'elaborazione di un modello di prestazione che risponda a più alti livelli qualitativi, volto a valorizzare la filiera agroalimentare italiana e non ad ostacolarne la crescita.
(4-05943)


      MICELI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la rivista scientifica New England Journal of Medicine (NEJM), il 21 marzo 2020, ha pubblicato un articolo secondo cui i Covid-hospital consentono «di minimizzare l'esposizione degli operatori sanitari perché solo un gruppo ristretto di professionisti che può essere altamente formato entra in contatto ripetuto con il virus» e di «razionalizzare l'uso di DPI adeguati, che altrimenti sono dispersi in tanti utilizzatori diversi», definendo «irrealistica» la possibilità di ospedali «misti», dove operatori e pazienti condividono spazi comuni;

          il Ministro interrogato con circolare del 1° marzo 2020 ha auspicato «l'individuazione di una o più strutture/stabilimenti ospedalieri da dedicare alla gestione esclusiva del paziente affetto da Covid-19», stabilendo che l'utilizzo delle strutture private accreditate «dovrà essere valutato prioritariamente per ridurre la pressione sulle strutture pubbliche mediante trasferimento e presa in carico di pazienti non affetti da Covid-19»; con circolare del 25 marzo il Ministero della salute ha stabilito la necessità «di identificare prioritariamente strutture/stabilimenti dedicati alla gestione esclusiva del paziente affetto da Covid-19» e «solo in casi eccezionali, laddove non risulti possibile la separazione degli ospedali dedicati alla gestione esclusiva del paziente affetto da Covid-19 da quelli non Covid-19, i percorsi clinico-assistenziali e il flusso dei malati devono, comunque, essere nettamente separati»; secondo il Ministro interrogato, intervistato da Radio Capital il 20 aprile, «Abbiamo bisogno di strutture che si specializzino sul Covid, perché gli ospedali misti facilmente moltiplicano il contagio: è molto difficile bloccarlo quando si hanno nella stessa struttura pazienti Covid e non Covid»;

          l'assessore regionale alla salute della regione siciliana, Ruggero Razza, con circolare del 21 maggio 2020 ha approvato le linee guida per il ripristino delle attività assistenziali nella «fase 2», prevedendo l'istituzione in tutte le strutture ospedaliere di reparti Covid dedicati «con relativi e adeguati percorsi separati» consentendo di trattare gli eventuali nuovi casi in tutti gli ospedali, trasformandoli in ospedali «misti», e sembrerebbe che tale circolare non sia passata al vaglio del locale Comitato tecnico scientifico i cui componenti avrebbero rimesso il mandato «preso atto delle determinazioni assunte in tema di politica sanitaria»;

          sul sito internet del Ministero della salute sono stati annunciati l'incremento e la stabilizzazione di Covid-Hospital «dal momento che gli ospedali misti facilmente moltiplicano il contagio» e nella relazione di accompagnamento al decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, si legge che «la rete di offerta Covid-19, attivata in questa fase va, quindi, ridefinita rendendola integrata organicamente con la rete di assistenza ospedaliera regionale, per cui sarà preferibile attrezzare l'offerta Covid-19 negli ospedali forniti delle necessarie professionalità, dotazioni strutturali, tecnologiche e di servizi»;

          la Commissione igiene e sanità del Senato il 3 giugno 2020 ha approvato una risoluzione con cui impegna il Governo, «a orientare l'investimento sui Covid-Hospital in modo da distribuire sul territorio strutture di riferimento coordinate tra loro con alte specialità a beneficio dell'intera rete ospedaliera e territoriale, anche attraverso la riconversione strutturale di edifici esistenti, previa ricognizione delle competenze presenti» e, secondo quanto previsto dagli ultimi decreti-legge, ciascuna regione dovrà redigere un piano di riorganizzazione da recepire in un apposito programma operativo per la gestione dell'emergenza Covid-19 che il Ministero della salute dovrà approvare, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e che dovrà essere sottoposto al monitoraggio congiunto dei suddetti Ministeri –:

          di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa, con particolare riferimento alla situazione della regione siciliana:

          se e quali iniziative urgenti di competenza il Ministro intenda adottare al fine di rendere uniforme sull'intero territorio nazionale l'applicazione delle misure previste in materia di riordino della rete ospedaliera nell'emergenza sanitaria da Covid-19.
(4-05945)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


      PAITA e MARCO DI MAIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          l'emergenza COVID ha dimostrato la rilevanza e la strategicità di avere connessioni potenti ed affidabili che si sono rivelate cruciali per consentire alla cittadinanza di remotizzare tutte le attività lavorative, didattiche e sociali;

          la suddetta emergenza ha portato alla luce il tema critico del superamento del digital divide che deve essere affrontato in tempi più rapidi possibili per la creazione di una Italia ad una velocità;

          il 5G avrà un ruolo critico per lo sviluppo di connessioni affidabili in tutto il Paese, poiché avrà performance che lo avvicinano sempre più a quelle delle reti fisse, come dimostrato anche dai progetti di realizzazione di reti 5G Fwa che consentono connessioni fino a 1 Giga, quindi identiche al Ftth;

          nonostante il ruolo centrale del 5G si sta riscontrando una crescente diffidenza nei confronti di questa tecnologia soprattutto nei piccoli comuni che sarebbero quelli che beneficerebbero maggiormente di questa infrastruttura;

          ad oggi centinaia di sindaci hanno emanato ordinanze che bloccano l'adeguamento degli impianti, sulla base di motivi che richiamano la necessità di tutelare la salute della cittadinanza;

          tale interpretazione non trova riscontri scientifici, poiché le frequenze utilizzate dal 5G sono esattamente le stesse usate da 20 anni per le altre generazioni di telefonia mobile; inoltre, il 5G non utilizzerà potenze maggiori o diverse rispetto alle tecnologie precedenti;

          si tratta dunque di frequenze i cui effetti sono stati oggetto di numerosi studi e rispetto alle quali non si è riscontrata alcuna pericolosità, soprattutto considerando i limiti italiani, molto più bassi anche di quelli precauzionali settati a livello europeo e mondiale –:

          quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per supportare lo sviluppo del 5G a fronte del diffondersi di ordinanze da parte dei sindaci per il blocco della posa degli impianti anche al fine di garantire il superamento del cosiddetto digital divide.
(5-04110)


      BRUNO BOSSIO e GARIGLIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          al fine di dare operatività alla «Strategia per la banda ultralarga» (Piano Bul), adottata dal Governo il 3 marzo 2015, Infratel – soggetto attuatore su incarico del Ministero dello sviluppo economico – ha indetto una procedura ad evidenza pubblica attraverso due bandi di gara a giugno e novembre 2017 e, poi, un terzo bando ad aprile 2019;

          Open Fiber s.p.a. operatore di comunicazioni elettroniche con modello «Wholesale-only», si aggiudica i tre bandi, offrendo un forte incremento di copertura «U.I. over 100» di tipo Ftth (fibra ottica a casa), da 2.748.398 di U.I. della base di gara a 7.931.398 di U.I. (+189 per cento), ma da recanti informazioni televisive la fibra ottica risulterebbe disponibile a circa 40 metri dalle abitazioni;

          i comuni interessati dalle procedure di gara di Infratel nei tre bandi vinti da Open Fiber s.p.a. sono 7.632, ma nel suo «Stato di avanzamento del piano banda ultra larga» del 15 maggio 2020 il Ministero informa della loro riduzione a 6.230 (-18,4 per cento);

          all'esito delle tre gare, Open Fiber s.p.a. ha offerto la copertura Ftth («UI over 100») di 7.931.398 U.I, mentre sul sito del Ministero il 31 marzo 2020 è comparso un aggiornamento delle «U.I. piano FTTH», che ora risultano in numero di 6.107.071 (-23 per cento);

          in conseguenza della recente tragica pandemia, sono persino aumentate le esigenze economico-sociali di cittadini e imprese di disporre al più presto di connessioni di qualità anche nelle aree remote e disagiate del Paese;

          l'incertezza sull'architettura ottica Ftth in realizzazione, sul numero delle U.I. di tipo Ftth, nonché su quello dei comuni effettivamente serviti può generare comprensibile disorientamento nell'opinione pubblica e negli attori di mercato;

          sul piano della trasparenza potrebbe essere opportuno disporre l'integrale pubblicazione delle informazioni delle tre gare e della convenzione di concessione come da consuetudine per le concessionarie dello Stato di servizi pubblici –:

          se intenda chiarire se la copertura delle «UI over 100», dichiaratamente di tipo Ftth, consegni la fibra all'edificio senza oneri aggiuntivi né per l'operatore acquirente attivo sul mercato «retail» né per il cliente finale, indicando come si intenda procedere per completare nel più breve tempo possibile l'infrastruttura ottica delle cosiddette «aree bianche» e disponendo l'integrale pubblicazione delle informazioni delle tre gare e della convenzione di concessione.
(5-04111)


      ROSSO, ZANELLA, MULÈ, PENTANGELO, BERGAMINI e SOZZANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          le zone rurali e soprattutto quelle montane del Paese soffrono da lungo periodo di un grave squilibrio rispetto alle aree urbane, uno squilibrio che al tempo stesso si accentua e diviene sempre più inaccettabile alla luce del progresso tecnologico, e che si produce nei tre rami principali che costituiscono il settore delle telecomunicazioni;

          come da tempo denunciato da Uncem vi sono circa 1200 comuni montani nei quali è molto complicato, ed in alcuni casi impossibile, ricevere il segnale degli operatori di telefonia mobile, con la conseguenza che molti cittadini non possono effettuare telefonate o inviare messaggi tramite dispositivi di telefonia mobile;

          il secondo fronte è rappresentato dalla difficoltà di captare il segnale televisivo con circa 5 milioni di cittadini italiani che, pur se obbligati al pagamento del canone televisivo, non riescono a vedere i canali televisivi del servizio pubblico;

          il terzo fronte riguarda il divario digitale, squilibrio che ha mostrato tutta la sua gravità proprio nel periodo di prolungato lockdown in cui milioni di famiglie hanno dovuto utilizzare esclusivamente la rete internet per svolgere la propria attività lavorativa, perseguire l'attività scolastica ed in alcuni casi per svolgere funzioni essenziali come fare la spesa;

          il ritardo cronico registrato nell'infrastrutturazione della fibra e della banda larga nel Paese ed in particolare nelle così dette zone a fallimento di mercato, ove i bandi per l'infrastrutturazione della fibra sono stati tutti assegnati ad Open Fiber, si è manifestato in tutta la sua gravità proprio nelle zone rurali e montane del Paese;

          è notizia recente che il Cobul ha varato una rimodulazione in aumento delle risorse con cui finanziare voucher da destinare a famiglie, imprese e scuole per favorire l'accesso ad internet in modalità veloce, ma il problema principale dei voucher è rappresentato dalla tempistica con la quale verranno effettivamente erogati;

          per eliminare il divario digitale che colpisce alcune zone del Paese, che sono anche quelle più deboli e svantaggiate dal posizionamento geografico è necessaria e non più rinviabile una strategia che preveda un timing ben preciso degli interventi concreti da realizzare e un'efficienza nel realizzare questi interventi che ad oggi è oggettivamente mancata –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di ridurre in tempi certi e celeri il divario digitale che colpisce in particolare le zone montane del Paese.
(5-04112)


      CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, MACCANTI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la riunione del Cobul del 5 maggio 2020 ha sbloccato fondi per un totale di 1.546 milioni di euro, di cui 400 per il piano scuole e 1.146 per i voucher;

          l'importo complessivo della misura di 1.146 milioni di euro, come dinanzi esposto, sarà suddiviso su base regionale nel rispetto della proporzione 20-80, cioè 20 per cento alle regioni del centro-nord e 80 per cento alle regioni del sud. Di questi, 600 milioni di euro circa sono destinati alle famiglie, mentre i rimanenti 546 milioni circa alle imprese;

          a partire da settembre, il voucher per la connettività – differenziato per fasce di reddito – sarà gestito da Infratel Italia per l'acquisto di servizi di connettività che possano supportare fin da subito le esigenze di teledidattica di studenti e docenti e lavoro agile dei lavoratori e delle imprese;

          entro due anni, tutte le scuole statali superiori e medie dell'intero territorio nazionale dovrebbero essere connesse con collegamenti in fibra ottica a 1 Gbps, necessari per l'adozione di forme sistemiche di teledidattica. Lo stesso è previsto per le primarie e quelle dell'infanzia ricadenti nelle cosiddette «aree bianche»;

          per le imprese è prevista la possibilità di ricevere un contributo fino a 2.000 euro per l'attivazione di un collegamento in fibra e fino a 500 euro per una connessione a prestazioni inferiori (almeno 30 Mbps). Il Ministro Pisano ha stimato che ne potranno beneficiare oltre 400 mila imprese, mentre le regole di dettaglio per l'attribuzione dei voucher, sia per le famiglie che per le imprese, sono ancora in fase di definizione da parte del Ministero dello sviluppo economico e Infratel;

          i voucher dovrebbero essere effettivamente resi disponibili a famiglie e imprese a partire dal mese di settembre 2020. L'erogazione non avverrà direttamente a favore dei beneficiari, ma indirettamente per il tramite degli operatori che si avvarranno di un'apposita piattaforma telematica gestita da Infratel. Solo per i voucher per le famiglie con Isee inferiore a 20.000 euro (quindi i voucher per connettività e tablet o PC) si intende attivare la misura entro il mese di luglio 2020;

          la proporzione 20-80, in questo momento storico, va necessariamente rivista alla luce dell'effettiva presenza sul territorio della Bul e della necessità di favorire la ripartenza dei territori maggiormente colpiti da COVID-19 –:

          se e quali iniziative si intendano adottare per rivedere le regole di dettaglio per l'attribuzione dei voucher.
(5-04113)


      TASSO e ANGIOLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          il digital video broadcasting-territorial (Dvb-T), nelle telecomunicazioni, è lo standard del consorzio europeo Dvb per una modalità di trasmissione televisiva digitale terrestre;

          in diverse zone italiane, da anni, si riscontrano problemi per quanto riguarda la ricezione del segnale televisivo Rai, poiché i ripetitori televisivi non riescono a giungere in tutti i luoghi con adeguata potenza di trasmissione;

          esiste anche una mappa che localizza sul territorio nazionale i noti disservizi sulla copertura delle trasmissioni della Rai (e in alcuni casi delle tv private), segnali televisivi che spesso non raggiungono in modo ottimale o sufficiente molte aree montane e collinari;

          i dati raccolti notificano i disservizi Rai comprovati da mesi di proteste ufficiali da parte delle comunità e delle amministrazioni locali (in alcuni casi seguite da ricorsi e class action);

          il deficit di copertura televisiva è stato ammesso anche dalla stessa Rai, tant'è che nel luglio 1999, con operatività dal marzo 2000, ha dato vita a una struttura dedicata, RaiWay;

          anche se le problematiche coinvolgono più o meno tutte le regioni d'Italia, le criticità più diffuse e sentite sono localizzate soprattutto al Sud;

          in maniera particolare, i disservizi colpiscono l'area della città metropolitana di Bari; più volte tali disservizi sono stati segnalati a tutte le autorità competenti dagli utenti e dagli amministratori dei comuni di Sammichele di Bari, Acquaviva delle Fonti, Turi e Casamassima: purtroppo, ad oggi il problema sussiste ancora;

          a partire da luglio 2022 entrerà in funzione il nuovo standard di trasmissione dal digitale terrestre, Dvb-T2Hevc, che sostituirà completamente il vecchio e malfunzionante sistema tuttora attivo –:

          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda urgentemente intraprendere, prima che entri in funzione il nuovo sistema di trasmissione digitale terrestre – a luglio 2022 – affinché gli utenti dei comuni di cui in premessa possano usufruire, senza ulteriori disagi, dei segnali televisivi, anche in considerazione del fatto che detto servizio viene puntualmente pagato con il canone di abbonamento.
(5-04114)


      ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          Poste Italiane svolge un ruolo sempre più centrale nella vita e nello sviluppo Nazione grazie agli innumerevoli servizi offerti che hanno subito un netto e vertiginoso incremento dovuto in parte alla crescita del settore dell'e-commerce;

          determinante, inoltre, per l'incremento delle operazioni e delle attività svolte da Poste è stato il lancio di nuovi servizi assicurativi come la vendita di polizze Rca auto;

          è di tutta evidenza, dunque, la necessità per Poste italiane di contare su un adeguato ed efficiente asset strategico;

          occorre non trascurare il forte calo dei costo del lavoro registrato a seguito di «Quota 100», a cui però non ha fatto seguito un adeguato turnover, determinando carenze tecnico organizzative che si ripercuotono sull'utenza in termini di qualità del servizio proprio a causa della drastica diminuzione di forza lavoro stabile registrata negli ultimi 2 esercizi con circa 10.000 unità in 2 anni, a fronte di dica 4.000 omnicomprensive di nuove assunzioni, stabilizzazioni e trasformazioni da part time a full time;

          sarebbe opportuno, a parere degli interroganti individuare un percorso condiviso che porti a considerare un'eventuale assunzione di tutti gli operatori dei trasporti che ad oggi hanno lavorato e lavorano con contratti di somministrazione attraversa le agenzie interinali;

          ci sono delle categorie contrattuali che nel corso degli anni hanno maturato capacità professionali in Poste raggiungendo i requisiti per rientrare nella graduatoria nazionale dell'accordo sulle politiche attive del lavoro siglato tra Poste Italiane e organizzazioni sindacali in data 13 giugno 2018 e c'è il personale che ad oggi ha prestato servizio a tempo determinato presso i centri di smistamento e che al 30 giugno 2020 ha maturato i requisiti necessari per entrare di diritto nella graduatoria nazionale;

          occorre garantire a Poste le professionalità necessarie ad assicurare lo svolgimento di tutte le attività previste, anche provvedendo all'assunzione immediata delle citate professionalità acquisite negli ultimi anni e che hanno maturato i requisiti per rientrare nella graduatoria nazionale dell'accordo sulle politiche attive del lavoro siglato tra Poste Italiane e organizzazioni sindacali, utilizzando detta graduatoria sino a totale esaurimento –:

          quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere per assicurare la piena operatività del servizio di Poste italiane, consentendo all'azienda di avvalersi delle professionalità già formate presso di essa.
(5-04115)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          la scorsa settimana la direzione aziendale del gruppo Cerutti ha comunicato alle rappresentanze sindacali la dismissione del sito di Vercelli, la riconversione di quello di Casale Monferrato in «Newco» e un esubero di 163 dipendenti;

          in una nota dell'azienda si legge che «lo scoppio della pandemia Covid-19 ha interrotto l'implementazione di un articolato progetto di riorganizzazione e ristrutturazione del Gruppo, che era stato delineato a fronte delle manifestazioni di interesse ricevute da importanti operatori industriali internazionali»;

          i 288 dipendenti della Cerutti sono in cassa integrazione straordinaria da marzo. Ora la notizia degli esuberi desta grande paura. Lo stabilimento di Vercelli, in funzione dal 1969, dovrebbe interrompere l'attività produttiva a luglio 2020. Quello di Casale resterà attivo e impiegherà 125 lavoratori. A Vercelli lavorano 140 persone e secondo i sindacati non saranno molte quelle che potranno essere trasferite, al massimo 30;

          la Cerutti è una fabbrica storica dei territori vercellese e casalese. I lavoratori negli ultimi anni hanno accettato tanti sacrifici, ma nessuno degli ultimi piani industriali presentati si è mai trasformato in concrete possibilità di rilancio dell'azienda;

          la direzione aziendale si dice fiduciosa di «poter in qualche modo riprendere le trattative con gli investitori o eventualmente di cogliere nuove opportunità, una volta che si avrà maggiore visibilità sugli effetti che la pandemia ha provocato sulla economia e sulla finanza in tanti Paesi», ma, ovviamente, la preoccupazione è tanta;

          da anni i territori dove sorgono gli stabilimenti Cerutti vivono una crisi che non crea più prospettive occupazionali e rischia di portare il settore manifatturiero a scomparire, creando gravi conseguenze per le lavoratrici e i lavoratori, molti dei quali da anni lavorano nella stessa azienda e difficilmente riuscirebbero a ricollocarsi altrove –:

          se il Governo non ritenga urgente dare una risposta ai lavoratori della Cerutti e avviare in tempi rapidi un tavolo di crisi per discutere, assieme alle istituzioni locali, ai rappresentanti dell'impresa e ai sindacati, le possibili soluzioni.
(4-05940)


      GAVA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          come riportato dalla stampa locale dopo due mesi di chiusura a seguito dell'emergenza COVID-19 l'ufficio postale Uno, a San Odorico, frazione di Sacile ancora non è stato riaperto; tuttora non si hanno certezze circa la riapertura o meno dello stesso;

          nel Friuli occidentale non sono ancora stati riaperti gli uffici postali di Sacile Uno, Porcia-Sant'Antonio, Maniago Uno, Savorgano, Trivignano Udinese, mentre Arzene e Arba sono aperti solo 3 mezze giornate a settimana;

          l'emergenza sanitaria ha costretto alla chiusura molti sportelli in marzo 2020, ma nella «fase 2» il 92 per cento degli uffici postali in Friuli occidentale ha riaperto le porte. A Sacile, invece, la percentuale scende al 50 per cento: tutti i clienti postali aspettano il turno in via Cavour, in coda e nei giorni di pagamento delle pensioni i numeri in fila, aumentano creando così possibili assembramenti;

          l'ufficio a San Odorico garantisce il servizio indispensabile per gli anziani e alcuni servizi essenziali che non possono essere compiuti in altri uffici;

          i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/UE del 15 dicembre 1997 (cosiddetta «prima direttiva postale»), come successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 (cosiddetta «seconda direttiva postale») e 2008/6/UE del 20 febbraio 2008 (cosiddetta «terza direttiva postale»). La direttiva stabilisce che il servizio universale corrisponde ad un'offerta di servizi postali di qualità determinata forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti. Il servizio postale universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali;

          il decreto legislativo n. 261 del 1999 rappresenta a tutt'oggi il testo di riferimento per la disciplina generale del servizio postale, con specifico riferimento alla fornitura del servizio universale. Tale decreto ha recepito i contenuti della direttiva 97/67/CE ed è stato successivamente modificato dal decreto legislativo n. 384 del 2003, che ha recepito la «seconda direttiva postale», 2002/39/CE, e dal decreto legislativo n. 58 del 2011, che ha recepito la «terza direttiva postale», la direttiva 2008/6/UE del 20 febbraio 2008. Fornitore del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste italiane spa per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58 del 2011 (e quindi fino al 30 aprile 2026);

          il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane s.p.a. fino al 30 aprile 2026, sulla base del contratto di programma 2015-2019 firmato il 15 dicembre 2015 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane S.p.A., nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;

          a fronte del contributo che la società riceve per l'onere pubblico, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, non sembra corrispondere un servizio di qualità, nonostante sulla «Carta dei servizi postali», pubblicata il 10 ottobre 2017, si legga che «grazie alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ai forti investimenti in ambito tecnologico e al patrimonio di conoscenze rappresentato dai suoi oltre 140 mila dipendenti, Poste Italiane ha assunto un ruolo centrale nel processo di crescita e modernizzazione del Paese» –:

          quali urgenti iniziative di competenza il Ministro intenda adottare affinché venga disposta nel più breve tempo possibile l'immediata riapertura dell'ufficio postale Uno di San Odorico.
(4-05949)


      MORELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          per supportare ulteriormente l'adozione delle tecnologie cloud, Poste Italiane e Microsoft hanno recentemente rinnovato la propria partnership per promuovere l'innovazione tra sviluppatori, start up, grandi aziende e pubblica amministrazione. Le due aziende lanceranno un piano congiunto per sviluppare una nuova serie di servizi cloud per soddisfare le esigenze digitali emergenti delle aziende italiane e del settore pubblico, tra cui un progetto di digital skilling per i dipendenti stessi di Poste Italiane e un'iniziativa congiunta per la formazione nel Paese. Facendo leva sulle tecnologie Microsoft, Poste Italiane accelererà inoltre il processo di trasformazione digitale a supporto della propria crescita sostenibile;

          l'accordo si inserisce nel piano «Poste Italiane Deliver 2022», con l'intento di rafforzare il già iniziato percorso di trasformazione digitale e modernizzazione delle infrastrutture, Piattaforma nazionale di cloud ibrido;

          l'altro pilastro dell'accordo stabilisce lo sviluppo di una Piattaforma nazionale di cloud ibrido che combina i pilastri dell'architettura Data Center di Poste Italiane con le soluzioni cloud Microsoft Azure per permettere al mondo delle aziende private e della pubblica amministrazione di intraprendere percorsi di trasformazione digitale e di modernizzazione dei servizi pubblici. Grazie al modello ibrido, è possibile definire quali informazioni e applicazioni risiedono nel cloud pubblico e quali restano nel cloud privato, con una gestione semplificata e unificata tra questi due mondi che permetterà di avere i massimi vantaggi dai due approcci. È inoltre possibile garantire in qualsiasi momento la possibilità di spostare le applicazioni da cloud pubblici a privati e viceversa, sulla base di un criterio etico e sicuro della gestione dei dati. In questa ottica Poste Italiane e Microsoft svilupperanno un'offerta congiunta di servizi cloud ibridi per le piccole, medie e grandi organizzazioni. Sarà lanciato anche un Hybrid Cloud Competence Center per favorire l'accelerazione dell'adozione delle soluzioni cloud computing;

          Poste Italiane S.p.a. è una società per azioni, controllata per il 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti, la cui attività primaria è: servizi di posta, bancoposta e di telecomunicazione; servizi di telematica pubblica; operazioni di riscossione e pagamento; raccolta del risparmio postale;

          il cloud computing è flessibile, economico ed è metodo rodato per la fornitura e l'uso di servizi via internet. Poiché i servizi e i dati aziendali vengono affidati a terzi, sicurezza e privacy sono esposti a un livello di rischio più elevato, il cloud sfrutta infatti diverse tecnologie, ereditandone anche le vulnerabilità;

          il fatto di avere dei data center nel nostro territorio e del personale specializzato italiano che risponda a qualsiasi esigenza è un valore aggiunto da non sottovalutare. Ed anche i pacchetti offerti dalle aziende italiane hanno una flessibilità e un'offerta che le grandi compagnie mondiali non possono permettersi, con possibilità di scalare velocemente, eseguire backup giornalieri e lavorare a tu per tu con gli operatori;

          aziende a totale controllo pubblico sono in grado di sostenere il progetto di cloud nazionale;

          nello sviluppo dell'infrastruttura sarà necessario sviluppare data center diffusi e le numerose agenzie regionali potranno svolgere un ruolo fondamentale nel posizionare l'Italia ai primi posti nell'innovazione tecnologica –:

          non si reputi opportuno promuovere e sostenere le politiche di sostegno alla ricerca, allo sviluppo e all'innovazione delle tecnologie digitali anche nell'ottica della realizzazione di un cloud nazionale.
(4-05952)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:


      EMANUELA ROSSINI. – Al Ministro dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:

          in questa crisi senza precedenti che sta attraversando il Paese molti giovani potrebbero essere costretti a sospendere gli studi per l'impossibilità di sostenerne i costi, il rischio è enorme e non solo per le fasce sociali tradizionalmente più deboli, ma anche per i cosiddetti «nuovi poveri», figli di chi ha perso il lavoro o fatica a mantenere la propria attività;

          in Italia soltanto il 4 per cento della popolazione fra i 25 e i 64 anni ha la laurea, contro il 17 per cento della media Ocse e tra i giovani italiani il 27 per cento rispetto al 48 per cento negli altri Paesi;

          è auspicato da tutti l'incremento di tale numero, ma tanti sono i fattori che ne rallentano la crescita: fra questi vi è sicuramente la situazione economica del nucleo familiare di origine;

          inoltre, anche il contesto sociale può incidere in determinate situazioni, come quelle dei care leavers ovvero coloro che, al compimento della maggiore età, vivono fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell'autorità giudiziaria e che non possono neppure contare sul supporto della famiglia per sostenere i costi universitari;

          è encomiabile lo sforzo compiuto in questi mesi dal Ministero dell'università e della ricerca per portare nei provvedimenti 290 milioni di euro per superare il digital divide, garantire il diritto allo studio, innalzare la no-tax area e ridurre le tasse;

          in questo contesto particolare di pandemia per COVID-19 gli strumenti tradizionali di sostegno e di rilevamento delle vulnerabilità appaiono superati –:

          se non sia necessario adottare iniziative volte a incrementare le risorse economiche già stanziate per gli studenti universitari, soprattutto per quelli fuori sede (sia per l'iscrizione all'università, sia per la continuazione degli studi universitari) e per coloro che si trovano in stato di disagio socio-economico dovuto anche al diffondersi del COVID-19, con particolare attenzione per i care leavers, attraverso anche facilitazioni e servizi concernenti l'accesso al diritto allo studio universitario.
(3-01593)


      BELLA, VACCA, GALLO, BELLA, CARBONARO, CASA, DEL SESTO, LATTANZIO, MARIANI, MELICCHIO, TESTAMENTO, TUZI e VALENTE. – Al Ministro dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:

          per consentire un reale rilancio e una maggiore competitività all'intero sistema dell'università e della ricerca italiana è necessario dotare tale sistema non solo delle risorse finanziarie di cui necessita, ma anche di rendere più efficienti, efficaci, tempestive e snelle le procedure di acquisto di beni e servizi funzionalmente destinati all'attività di ricerca;

          l'eccessiva burocratizzazione nelle procedure d'acquisto, con adempimenti lunghi e dispendiosi in termini di tempo per i ricercatori italiani, risulta fortemente penalizzante per la ricerca nel nostro Paese;

          un caso emblematico è quello che si è verificato presso il dipartimento di scienze chimiche e geologiche dell'Università di Cagliari, ove i ritardi derivanti dall'applicazione di complesse procedure per ottenere gas criogenici dal costo di circa 1.000 euro hanno rischiato di causare un danno di oltre 30.000 euro a un delicato strumento (spettrometro nmr);

          il decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 2019, n. 159, ha introdotto semplificazioni normative a favore delle università e degli enti di ricerca riguardo alle procedure per gli acquisti di beni e servizi funzionali all'attività di ricerca –:

          quando intenda adottare indirizzi interpretativi per consentire agli atenei di ricevere indicazioni operative sulle procedure di acquisto di beni e servizi e quali ulteriori iniziative intenda adottare per snellire e velocizzare tali procedure, compresa la rendicontazione dell'attività didattica, anche attraverso una rimodulazione della normativa del codice degli appalti.
(3-01594)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Legnaioli n. 4-05926, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Belotti.

      L'interrogazione a risposta scritta Cunial n. 4-05931, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Giannone.

      L'interrogazione a risposta scritta Cunial n. 4-05932, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Giannone.

      L'interrogazione a risposta scritta Cunial n. 4-05933, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Giannone.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

      Interrogazione a risposta scritta Formentini n. 4-04901 del 5 marzo 2020.

      Interrogazione a risposta in Commissione Rosso n. 5-03938 dell'11 maggio 2020.

      Interrogazione a risposta scritta Gagliardi n. 4-05841 del 27 maggio 2020.

      Interrogazione a risposta in Commissione Serracchiani n. 5-04049 del 27 maggio 2020.

      Interrogazione a risposta in Commissione Grimaldi n. 5-04073 del 3 giugno 2020.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Billi e altri n. 4-03990 del 31 ottobre 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04090.