XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 356 di venerdì 12 giugno 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Colucci, Covolo, D'Uva, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Frusone, Gelmini, Giachetti, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Molinari, Rizzo e Tofalo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte ad avviare uno studio epidemiologico in relazione all'impatto sulla salute degli impianti per il trattamento dei rifiuti, nonché a promuovere la gestione di prossimità e il riciclo dei rifiuti- n. 2-00248)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Zolezzi ed altri n. 2-00248 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole D'Ippolito se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Grazie, signora Presidente. Colleghi deputati, membri del Governo, nel 1999 uno studio condotto in Canada ha confrontato l'incidenza di patologie tumorali nella popolazione maschile residente nei pressi di una discarica a Montreal con quella residente in zone più distanti dall'impianto.

La distanza della discarica è stata attribuita ad ogni individuo sulla base dell'indirizzo di residenza al momento della diagnosi ed è stato osservato un eccesso di rischio tra gli uomini residenti vicino alla discarica per linfoma non-Hodgkin, per tumore dello stomaco, dei reni e del pancreas.

Successivamente, nel rapporto “Salute della popolazione e gestione dei rifiuti: dati scientifici e opzioni politiche”, compilato in occasione del simposio tenuto a Roma il 29 e 30 marzo del 2007 dalla divisione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità, già si affermava che, nonostante i casi studiati siano troppo pochi e siano stati fatti con metodi limitati, tuttavia si possono ricavare indicazioni circa la correlazione tra residenze vicino ad una discarica e malattie dell'apparato riproduttivo.

Ancora, per venire in Italia, in provincia di Bergamo, nel 2016, secondo i dati dell'Agenzia di tutela della salute relativi a malformazioni congenite nei comuni impattati da discariche o inceneritori, come Boltiere, Chignolo d'Isola e Medolago, tali casi rasentano il 10 per cento dei nati, cinque volte più del dato considerato tollerabile da Eurocat, network europeo per lo studio delle malformazioni congenite, a differenza di Calcinate, in provincia di Bergamo, dove è presente un impianto di compostaggio di oltre 85 mila tonnellate all'anno di organico e verde, dove il dato è intorno al 2 per cento.

Continuando, nel comune di Sogliano al Rubicone è attiva dal 1994 una discarica per rifiuti non pericolosi, alimentata fino al 2014 dai rifiuti urbani non differenziati e non trattati provenienti dalla Repubblica di San Marino. Da un accesso agli atti risulta agli interpellanti l'aumento delle esenzioni del ticket per le malattie croniche cardiovascolari, cerebrovascolari e dell'apparato respiratorio in vari comuni limitrofi.

Ancora. La valutazione epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente nei pressi delle discariche per i rifiuti urbani del Lazio, eseguita nell'ambito del programma Eras e pubblicata ad aprile del 2013, ha evidenziato un aumento delle malattie dell'apparato respiratorio, dei tumori della pleura e del mieloma multiplo per chi risiede in un raggio di 5 chilometri dalle discariche, nonché indizi per il tumore del colon retto e dell'apparato urinario negli uomini e il tumore della vescica nelle donne. Effetti più marcati sono stati riscontrati per i ricoveri con livelli di ospedalizzazione più elevati per malattie del sistema circolatorio, malattie del sistema respiratorio e tumori della vescica per gli uomini, mentre per le donne si sono osservati livelli di ospedalizzazione più elevati per tumore del pancreas, malattie del sistema circolatorio, malattie polmonari croniche ostruttive e malattie dell'apparato urinario.

Continuando, il “Progetto sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento dei rifiuti” ha valutato l'impatto sulla salute della popolazione residente in prossimità degli impianti di smaltimento di rifiuti solidi urbani. Sono stati considerati gli inceneritori, le discariche e gli impianti di trattamento meccanico biologico in cinque regioni italiane (Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia).

Per lo scenario di base sono stati stimati 1-2 casi annui di tumore attribuibili agli impianti, 26 casi l'anno di esiti negativi della gravidanza, 102 persone con sintomi respiratori e circa mille persone affette da fastidio provocato delle emissioni odorigene degli impianti.

Tali stime annuali si traducono in 2.725 anni di vita con disabilità stimati per l'intero periodo.

In un rapporto dell'Istituto superiore di sanità del 2016, il n. 9, dedicato allo studio epidemiologico dei siti contaminati della Calabria - cioè il sito di interesse nazionale di Crotone, due discariche in provincia di Catanzaro sul Tirreno e sullo Ionio, il territorio delle Serre calabresi che si estende nelle province di Catanzaro, Vibo e Reggio Calabria, la Valle dell'Oliva ricadente in provincia di Cosenza, praticamente tutta la regione Calabria - l'Istituto superiore di sanità, come dicevo, evidenzia la contaminazione delle matrici ambientali, suolo e acque sotterranee, e collega la residenza in prossimità dei siti inquinati dai rifiuti allocati in discariche legali e illegali, dismesse e in esercizio, con l'emersione di dati relativi a eccessi di mortalità per tumori del pancreas, malattie dell'apparato genito-urinario nel loro complesso, insufficienza renale, malformazioni neonatali, patologie del sistema cardiovascolare, cardiopatie ischemiche nel complesso e, specificamente, infarti del miocardio, eccessi di mortalità per linfomi non-Hodgkin, eccessi di mortalità per malattie cerebrovascolari e una mortalità in difetto per sintomi e segni mai definiti.

Bene, anzi, male; nonostante tutto quanto qui descritto, attualmente, in Italia, non esiste uno studio epidemiologico su scala nazionale per verificare, quantificare e qualificare la correlazione tra impianti di gestione dei rifiuti e patologie croniche, decessi, malformazioni ed esiti negativi alla nascita in generale. Mentre va considerata l'importanza di promuovere la diffusione di dati epidemiologici, anche mediante programmi di educazione civica nelle scuole in tema di prevenzione, riutilizzo e riciclo.

Ecco perché chiediamo, allora, se i Ministri interpellati intendano avviare uno studio epidemiologico sistematico a livello nazionale per verificare, quantificare e qualificare la correlazione tra specifici impianti di gestione dei rifiuti e patologie croniche, decessi, malformazioni ed esiti negativi alla nascita in generale; ancora, se intendano promuovere, anche con la diffusione di dati e l'educazione civica, la gestione di prossimità dei rifiuti e il recupero dei materiali, ai sensi dell'articolo 195 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signora Presidente. Onorevole Zolezzi, la ringrazio molto per questa interpellanza con cui vi rivolgete al Governo per approfondire una problematica davvero molto delicata e di grande, grande importanza. Questo Ministero risponde a seguito della delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, ricordando che i Ministri dell'Ambiente e della Salute del nostro Paese hanno condiviso con i Ministri degli altri 52 Paesi della regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità le conclusioni della Conferenza ministeriale su ambiente e salute, che si è tenuta ad Ostrava, nella Repubblica Ceca, tra il 13 e il 15 giugno 2017.

Al termine dei lavori è stata adottata la cosiddetta Dichiarazione di Ostrava che ha, tra gli altri obiettivi, quello di prevenire ed eliminare gli effetti avversi sull'ambiente e per la salute, i costi e le disuguaglianze collegati allo smaltimento dei rifiuti e ai siti contaminati.

Tra le azioni prioritarie da intraprendere, nell'allegato 1 alla Dichiarazione, tre riguardano in particolare la salute: identificare i siti prioritari per le bonifiche sulla base dei loro impatti sanitari; impegnare il settore sanitario nello sviluppo di politiche relative allo smaltimento dei rifiuti a livello nazionale e sub-nazionale, in particolare per quanto riguarda i rifiuti pericolosi; potenziare a livello nazionale e sub-nazionale la capacità di valutare gli impatti e di gestire i rischi per la salute derivanti dai rifiuti, dai siti contaminati e dai materiali impropriamente riciclati.

L'Istituto superiore di sanità ha inteso precisare che la recente analisi della situazione nazionale, curata dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale-Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, riportata nel Rapporto rifiuti urbani 2018, oltre a dimostrare come anche in questo campo si abbiano situazioni fortemente differenziate da regione a regione, conferma che lo smaltimento dei rifiuti urbani mediante incenerimento non determina un disincentivo alla raccolta differenziata; anzi, le regioni che hanno raggiunto alte percentuali di raccolta differenziata presentano anche alte percentuali di incenerimento: ne è un esempio la regione Piemonte con il termovalorizzatore di Torino.

La gestione dei rifiuti mediante incenerimento e, in particolare, l'individuazione e la valutazione delle implicazioni igienico-sanitarie e ambientali sono da sempre presenti nell'operato e nelle analisi dell'Istituto superiore di sanità. L'Istituto ha segnalato che è in atto il Programma di sorveglianza sulla salute della popolazione nei pressi del termovalorizzatore di Torino, il cosiddetto SPoTT, che intende valutare possibili effetti avversi per la salute a causa dell'inquinamento ambientale nelle aree circostanti all'impianto. Il Programma, condotto da istituzioni e da enti pubblici piemontesi, si articola in due filoni principali: uno riguardante la popolazione residente nelle aree limitrofe e uno relativo ai lavoratori dell'impianto. Al momento SPoTT è il più ampio e completo programma italiano di biomonitoraggio sui residenti in prossimità di un impianto di incenerimento di rifiuti solidi urbani. Infatti, questo Programma ha esordito nel 2013 ed è rimasto attivo fino al 2018; tuttavia, in esito ai risultati ottenuti dal Programma nel periodo iniziale, la città metropolitana di Torino ha finanziato il prosieguo del Programma di monitoraggio SPoTT, programmandone le attività per il periodo 2020-2023.

Nell'ambito di questo Programma, l'Istituto superiore di sanità conduce uno specifico studio di biomonitoraggio che ha l'obiettivo di valutare l'impatto delle attività del termovalorizzatore in merito all'esposizione della popolazione residente nei pressi dell'impianto, nonché dei lavoratori di questo impianto, rispetto a una serie di inquinanti di rilievo tossicologico, come sono, per esempio, metalli, diossine, idrocarburi policiclici aromatici e policlorobifenili.

A tal fine, lo studio ha previsto la determinazione della dose interna, cioè la concentrazione nel sangue o nelle urine, degli inquinanti prima dell'entrata in funzione dell'impianto, avvenuta nel 2013, e dopo diversi anni di attività. Finora, dai dati ottenuti non è stato evidenziato un aumento di esposizione a questi inquinanti, attribuibile alle attività dell'inceneritore.

Esperti dell'Istituto partecipano, inoltre, ai gruppi di lavoro e agli incontri curati dall'Organizzazione mondiale della sanità ai fini della definizione condivisa delle “BAT”, le Best Available Techniques. Infatti, se si pone attenzione anche alle esperienze maturate in altri Paesi europei, si può ritenere che gli impianti di incenerimento di rifiuti di progettazione avanzata, i quali applicano le “BAT” e adottano ottimali procedure di gestione, oltre a rispettare la legislazione di settore, presentano un carico inquinante estremamente contenuto.

Attualmente, è in corso di pubblicazione l'aggiornamento del Progetto SENTIERI, oggetto del Progetto del Centro Nazionale per la Prevenzione e per il Controllo delle malattie Azione Centrale “Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati: implementazione dello studio epidemiologico SENTIERI”, finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall'Istituto superiore di sanità.

L'aggiornamento di questo studio include, per tutte le aree indagate, le analisi di mortalità e di ospedalizzazione nel periodo 2006-2013 e, laddove disponibili, dell'incidenza oncologica: secondo la metodologia SENTIERI, le analisi vengono elaborate per l'insieme dei comuni inclusi in ogni area indagata. Questo programma di ricerche epidemiologiche affidato al coordinamento dell'Istituto superiore è finalizzato alla sorveglianza epidemiologica dei siti industriali inquinati di interesse nazionale; il supporto metodologico e di expertise potrà essere esteso al monitoraggio e alla sorveglianza epidemiologica della popolazione residente nelle aree limitrofe alle discariche di rifiuti in adesione agli indirizzi della Conferenza di Ostrava.

Per gli aspetti di competenza anche il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, dopo avere ricordato che gli impianti di gestione dei rifiuti vengono autorizzati e sottoposti a controlli periodici dalle competenti autorità regionali, ha espresso la disponibilità a valutare l'opportunità di prevedere specifiche attività educative e di diffusione dei dati disponibili allo scopo di garantire alti livelli di protezione della salute umana, nonché per favorire il raggiungimento degli obiettivi condivisi a livello europeo in tema di riciclo e di riduzione dei rifiuti da avviare allo smaltimento nelle discariche.

In particolare, riguardo alle iniziative poste in essere negli ambiti della sorveglianza delle malformazioni congenite, si ricorda che esse costituiscono eventi sentinella poiché sono uno dei più precoci indicatori biologici per l'esposizione a fattori di rischio quali gli inquinanti ambientali, stante il tempo di latenza relativamente ridotto che va da sei a otto mesi rispetto ad altri eventi.

Pertanto, la raccolta dei dati sulle malformazioni congenite è in grado di consentire l'indicazione dei teratogeni ambientali e la valutazione dello stato di salute delle comunità che vivono a contatto di situazioni di forte pressione ambientale. Il DPCM del 3 marzo 2017, titolato “Identificazione dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità di tumori e altre patologie” ha attribuito all'Istituto superiore la gestione del registro nazionale malformazioni congenite. Tuttavia, alcune regioni sono tuttora sprovviste di registri per le malformazioni congenite: in alcune regioni risultano in sviluppo, mentre in altre sono strumenti consolidati in grado di fornire dati affidabili e soprattutto utilizzabili. Proprio allo scopo di ottimizzare e rendere omogeneo l'uso dei registri delle malformazioni congenite, il Ministero della Salute finanzia, nell'ambito delle azioni centrali, il progetto esecutivo dell'Istituto superiore di sanità titolato “Prevenzione e sorveglianza delle malformazioni congenite: interventi sugli ambienti di vita e di lavoro per ridurre i rischi da fattori emergenti biologici e non”.

Tale progetto, iniziato il 9 gennaio 2018 e concluso il 9 gennaio 2020, si è proposto l'obiettivo di rafforzare i registri regionali delle malformazioni congenite, ove già esistenti, e di svilupparli, ove inesistenti, nonché di raccogliere i relativi dati epidemiologici nel registro nazionale. Una volta a pieno regime, il registro nazionale malformazioni congenite sarà uno strumento efficace per evidenziare le situazioni di maggior rischio e per sostenere e monitorare le iniziative a tutela della donna in età fertile e in gravidanza.

Da ultimo, preciso che il citato progetto SENTIERI utilizza i dati raccolti sulle malformazioni congenite nell'ambito della sorveglianza effettuata in aree in cui è presente la contaminazione ambientale.

PRESIDENTE. L'onorevole Zolezzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretario Zampa per la risposta su questo tema complesso ma importante proprio per cercare di delineare prospettive migliorative. Nella citata Dichiarazione di Ostrava ricordo quanto riportato dalla dottoressa Beccaloni dell'Istituto Superiore Sanità che ha parlato di quali sono gli obiettivi concordati: proteggere e promuovere la salute ed il benessere della popolazione e prevenire le morti premature dipendenti dall'inquinamento e dal peggioramento delle condizioni ambientali e tutelare la qualità dell'aria rispettando i parametri previsti dalle linee guida dell'OMS che parlano addirittura di 10 microgrammi al metro cubo medi di PM2,5; mentre la Commissione europea parla di 20.

In Italia, in ogni caso, abbiamo due procedure aperte: una proprio per il particolato e un'altra per gli NOx sulla base dei parametri della Commissione europea.

Per cui credo che anche sul settore rifiuti si debba cercare gradualmente di ridurre il numero degli impianti e degli inceneritori. Ma quanti sono gli impianti attivi? Nel 2018 risultano, secondo il rapporto dell'ISPRA, 82 inceneritori per rifiuti speciali e di questi 39 trattano anche i rifiuti solidi urbani. Ma poi ci sono 338 impianti di coincenerimento che bruciano rifiuti nel corso di attività produttive. Quindi 420 impianti che hanno bruciato 9,57 milioni di tonnellate di rifiuti.

E risulta anche, andando a fare accessi agli atti impianto per impianto (poi su questo ci sarà un confronto anche con altri enti), risulta una capacità residua al Nord di 2,4 milioni di tonnellate; al Centro di 289 mila tonnellate; al Sud di 647 mila tonnellate a legislazione vigente, cioè comprendendo l'eventuale utilizzo del potenziale carico termico massimo; più 440 mila tonnellate di capacità residua per i cementifici; in tutto 3,8 milioni di tonnellate di capacità residua.

Quindi, di sicuro non sembra che ci vogliano altri inceneritori ma si può sicuramente cercare di avviare un piano di progressiva chiusura di qualche impianto. Tra l'altro, adesso siamo in periodo di pandemia e questa ha determinato, secondo lo studio di Althesys, la riduzione di 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti su prospettiva annua, da qui a fine 2020. La capacità residua sembra quindi aumentata perché di queste circa il 20 per cento sarebbe stata destinata a incenerimento.

Abbiamo dei dati puntuali: Roma vede il 25 per cento di rifiuti in meno nelle settimane del lockdown e ISPRA, oltre ai dati di prospettiva, ha già quantificato mezzo milione di tonnellate di rifiuti in meno prodotti nel periodo di lockdown. Torino vede il 10 per cento in meno: è stato citato giustamente il dato di Torino della sottosegretaria; però, guardando i dati del 2018 rispetto al 2017, si vede un incremento della produzione dei rifiuti del 4,8 per cento; si vede un incremento della raccolta differenziata del 2 per cento, ma i rifiuti inceneriti sono aumentati del 4,3, quindi il doppio rispetto all'aumento della raccolta differenziata, per cui potrebbe esserci un ruolo dell'inceneritore nello stimolare in qualche modo e nel disincentivare la raccolta differenziata.

La Commissione europea nella comunicazione rivolta agli organismi comunitari e sul ruolo dell'incenerimento nell'economia circolare il 26 gennaio 2017 ha segnalato che occorre ridefinire il ruolo dell'incenerimento per evitare che si creino ostacoli alla crescita del riciclaggio e del loro riutilizzo sia sovraccapacità dei rifiuti residui.

Le scelte degli Stati membri dovranno dare priorità alla gerarchia dei rifiuti e, quindi, alla prevenzione, al riciclaggio e al riutilizzo dei rifiuti stessi per evitare anche gli effetti nocivi sull'ambiente.

La misura introdotta con la legge europea del 2018 di escludere da incentivi alcuni vecchi inceneritori sicuramente va in questa direzione, anche perché poi, oltre all'inquinamento, ci arriva anche la bolletta che si alza.

Inoltre, in questo periodo di pandemia è emerso nella cronaca il tema dei rifiuti sanitari a rischio infettivo. Ricordo che, a norma di legge del decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003, è possibile anche sterilizzarli in situ presso le strutture sanitarie e questo consente di ridurre il peso del 15 per cento, il volume dell'80 per cento e un risparmio da 1.700 a 800 euro a tonnellata per il trattamento. Questi rifiuti, negli Stati Uniti erano stati stimati essere fonte del 25 per cento delle diossine emesse in atmosfera in quello stato, perché c'è un mix di organico e plastiche. Con il “decreto Liquidità” è stato reso possibile trattare i rifiuti a rischio infettivo, una volta sterilizzati, come rifiuti urbani, migliorando la gestione e togliendo alcuni monopoli. Con il “decreto Rilancio” stiamo proponendo incentivi per l'acquisto di questi macchinari, su cui lo stesso Istituto superiore di sanità ha annunciato una riflessione per cercare di capire se va estesa e forse obbligata questa lavorazione. Questo brevetto italiano, uno dei brevetti di sterilizzazione in situ italiano, si chiama “calore frizionale” ed è sbarcato in Cina il 10 giugno con una joint venture e già nove impianti italiani sono stati acquistati; esiste comunque in Italia una capacità residua anche di trattamento dei rifiuti a rischio infettivo di 200.000 tonnellate. In ogni caso, anche su questi rifiuti sanitari, che si pensava aumentassero di 40.000 mila tonnellate in più al mese, dopo che l'OMS ha fatto capire che, sui guanti, a livello comunitario, non c'è una particolare utilità e una raccomandazione, probabilmente queste 200.000 tonnellate di guanti previsti in più a fine anno prodotte non ci saranno; in ogni caso, come ho detto prima, Althesys ha stimato 4,8 milioni di tonnellate con i due mesi totali di lockdown e si può dire che, ogni mese, i rifiuti speciali urbani sono diminuiti nettamente di 2,36 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda i danni alla salute, uno dei filoni è quello legato a interferenti endocrini e metalli pesanti: ricordo che lo studio di Cristina Post su Science del 2018 ha mostrato come l'esposizione a diossine riduca i linfociti T CD8, che sono quelli proprio molto importanti anche per la risposta al nuovo Coronavirus, con un effetto studiato da questo studio anche sulle generazioni successive. Uno studio italiano, eseguito a Milano nel 2018, pubblicato su Toxicology in vitro mostra come l'esposizione a PM2.5 porti a incrementare l'IL6 nelle vie respiratorie; è lo stesso mediatore infiammatorio che si innalza con infezione da Coronavirus, probabilmente con un effetto sinergico, appunto, tra particolato e infezione. La sottosegretaria ha citato un altro studio nazionale importante, di Torino, dove ci sono ancora studi in corso, uno studio un pochino travagliato (il testo del 2019 non è ancora completo nella pubblicazione e il campionamento urinario in qualche modo è stato messo in discussione da altri studi, c'è un confronto con l'area di studio, tra i casi e i controlli, un pochino opinabile, proprio per la presenza e il ristagno di inquinanti in quella e però insomma vedremo). C'è un altro studio su Chemosphere del 2019, invece, fatto in Cina, nella città di Hangzhou, da Peiwei Xu e altri, dove si pubblica il fatto che, nei bambini esposti all'inceneritore, c'è un incremento di cromo, cadmio piombo e soprattutto un incremento di danni al codice genetico e di modificazioni addirittura epigenetiche, che si trasmettono alle successive generazioni. Hangzhou è proprio il capoluogo, su cui sorgeranno gli impianti della società italiana che produrrà la sterilizzazione in situ. Nella presentazione del 10 giugno, lo stesso Presidente, nel messaggio che è stato riportato, attribuisce grande importanza alla protezione ambientale, alla gestione corretta del problema legato all'ambiente per la riduzione dell'inquinamento e proteggere la salute delle persone. In Cina, i rifiuti sanitari spesso sono stati affrontati con l'incenerimento, ma quest'ultimo sistema sta creando seri problemi connessi all'inquinamento ambientale e alla salute. Questo è quanto riportato nella dichiarazione cinese e quindi anche in altre parti del mondo si sta cercando di abbandonare l'incenerimento. Le polveri sottili vengono valutate da ISPRA come 3,7 per cento delle emissioni di particolato collegate alla filiera dei rifiuti, senza contare i trasporti e senza contare tutto quello che è il coincenerimento, dove si può salire al 7,5 per cento di percentuale delle emissioni totali. Quindi, ci sarebbe da chiedersi se queste emissioni hanno una quota parte dei 76.200 decessi da particolato stimate dall'Agenzia Europea Ambientale (EEA), potrebbero essere oltre 5.000.

E' chiaro che si parla di prospettiva di riduzione. Ricordo che l'organico, nelle discariche, porta a dieci milioni di tonnellate di rifiuti, di cui solo quattro vengono recuperati adeguatamente, 0,2 tonnellate di gas serra per tonnellata trattata se faccio compostaggio, invece da 0,2 passa a 8 tonnellate se vado in discarica. Per quanto riguarda il biogas, emissioni 25 volte superiore di biossidi di azoto rispetto al metano fossile (mi riferisco appunto alla gestione rifiuti). Bene che ci siano studi come quelli della Sima, dove è stato trovato il virus nel particolato di Bergamo, studi comunque di spessore internazionale, e bene che le emissioni, per esempio a Roma, siano scese da 17 a 13 del PM2.5 medio sotto l'attuale giunta. In ogni caso, deve esserci una graduale riduzione degli inceneritori e soprattutto dell'utilizzo di energia da rifiuti. Deve esserci un rilancio verde, valutando anche le cause di questa pandemia, probabilmente legata ai polmoni, che si sono ammalati di più in alcune regioni come la Lombardia.

PRESIDENTE. Onorevole Zolezzi, deve concludere.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Sicuramente il recepimento del pacchetto economia circolare, con la raccolta porta a porta e con la concorrenza fra i Consorzi, porterà a una riduzione del 10 per cento del rifiuto urbano residuo, così come la tariffa puntuale, con tritovagliatori avanzati finalizzati al riciclo e recupero di materia, si potranno spegnere parecchi inceneritori. E ricordo, in ultimo, l'occupazione: EPA ha stimato 296 posti di lavoro ogni 10.000 tonnellate annue recuperate, un solo posto di lavoro se le brucio.

(Iniziative volte a garantire la piena operatività dell'aeroporto di Crotone-Sant'Anna, anche con riferimento ai collegamenti con la capitale - n. 2-00830)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Torromino e Occhiuto n. 2-00830 (Vedi l'allegato A). L'onorevole Torromino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza, prego.

SERGIO TORROMINO (FI). Grazie Presidente, sottosegretario, colleghi deputati, parliamo dell'aeroporto di Crotone. Sentivo prima e mi riallaccio a quello che dicevano i colleghi deputati sulla salute e sicurezza e mi sembra proprio il caso, perché dell'aeroporto di Crotone stiamo parlando di un moribondo. Il sistema di trasporti è obsoleto: strade ad unica carreggiata, scarsi collegamenti ferroviari, traffico aereo ad intermittenza e con scarsi sistemi di sicurezza. Si viaggia su autobus, su strade tortuose, per raggiungere località altrimenti isolate. I cittadini sono costretti ad affrontare viaggi interminabili per raggiungere località che oggi, per un sistema moderno di trasporti, dovrebbero essere facilmente raggiungibili. Sottosegretario, stiamo parlando della costa ionica calabrese, dove anche il diritto alla salute è legato al concetto di mobilità. L'aeroporto sul quale oggi la interrogo è comunemente chiamato aeroporto Pitagora: prende il nome da quel filosofo, simbolo della civiltà magnogreca ed oggi solo simbolo di degrado. Il sistema aeroportuale calabrese consta di tre aeroporti, di cui due di interesse nazionale, Reggio e Crotone, e uno di interesse internazionale, Lamezia Terme. Nel sistema aeroportuale, se è vero che lo scalo di Lamezia è internazionale, Crotone e Reggio, pur essendo strategici, oggi rischiano di diventare un monumento, quello della negazione al diritto della mobilità e dell'inconsistenza politica, che sta portando questo Paese alla deriva, affossando ulteriormente il Sud, quel Sud che vi ha dato fiducia, sottosegretario, che ha creduto nelle vostre promesse, che vi ha acclamato, quando venendo in Calabria denunciavate la situazione delle infrastrutture. I vostri Ministri hanno promesso strade, ferrovie, porti ed aeroporti, promesse alle quali i cittadini hanno creduto. Chiunque arrivi in Calabria, non può non notare la situazione disastrosa in cui versa tutta la nostra regione, soprattutto in termini di mobilità. Pensi alla fascia jonica, a chi ha lasciato l'autostrada a Sibari, sembra di non essere più in Italia: strade statali a una sola carreggiata (mi riferisco alla famosa 106, pericolosa fino a tal punto che è definita “strada della morte”: troppe vite si sono perse su quella strada).

Tutto avviene sempre in quel Sud, quel Sud che vi ha votato in massa per protesta. In un'interrogazione di qualche mese, fa precisamente il 21 aprile 2020 sullo stesso tema, il Ministero rispondeva che l'aeroporto di Crotone è di interesse nazionale. Ebbene sottosegretario, lo sappiamo dal 2015, non è una novità, lo sappiamo. Ci dica invece cosa ha fatto il Governo oltre ad appellarsi a sterili classificazioni, poiché definire di interesse nazionale un aeroporto è come possedere una baracca e definirla un'abitazione di lusso, sempre nella speranza che prima o poi lo diventi. Azioni, sottosegretario, ci vogliono azioni e fatti, fatti che soprattutto risolvano ora il problema. Le faccio un favore: le do la possibilità, attraverso lo scalo crotonese, di tamponare una situazione emergenziale che vede negato il diritto alla mobilità. Un favore sì, perché questo consentirà di programmare tutta una serie di interventi per attuare quella perequazione infrastrutturale tra Nord e Sud, che è prevista dalla Costituzione, niente di particolare. Inizi quel cambiamento che tanto ci aspettiamo, sottosegretario, lo faccia immediatamente e senza indugi, faccia ripartire i voli da e per Crotone attraverso un piano pluriennale.

E' di qualche mese fa un articolo del Sole 24 Ore sul tema della crisi dei piccoli aeroporti: Bolzano, Parma, Siena, Salerno, Trapani e, non per ultimo, Crotone, naturalmente. Non solo denominazioni territoriali o luoghi di uno storico percorso socio-economico, ma anche e soprattutto sedi di piccoli scali aeroportuali, specificazione quest'ultima che comporta oggi la coscienza di un disagio, un disagio aggregato, seri problemi di bilancio, generati talora da perdite ingestibili, compagnie low cost in fuga, società di gestione per lo più ad amplissima partecipazione pubblica sull'orlo della messa in liquidazione, accordi co-marketing inevasi, parecchi miliardi di euro sprecati in nome di ricapitalizzazioni irrazionali e privi di qualsivoglia criterio sia di piani di pianificazione industriale, arresti clamorosi per collusione mafiosa o manipolazione delle gare di appalto, numerosi posti di lavoro perduti. Questi sono elementi che nell'ultimo decennio hanno caratterizzato l'aviazione civile, soprattutto delle città summenzionate e che in alcune circostanze a tutt'oggi ne destabilizzano il prodotto interno lordo. E indovini un po', sottosegretario, chi detiene questo primato di minor continuità e di maggior disservizio? Proprio Crotone, per il quale, lo ribadisco, serve una programmazione definitiva che consideri più il servizio ai territori che le logiche di aziende pseudo pubbliche.

Lo Stato deve farsi carico della risoluzione del problema dei piccoli aeroporti, a maggior ragione di quello di Crotone che risulta inabissato in un deserto infrastrutturale. L'aeroporto di Crotone Sant'Anna ha un bacino di utenza che comprende naturalmente gli abitanti della provincia di Crotone e della fascia ionico-cosentina fino a Soverato in provincia di Catanzaro. La gestione dello scalo pitagorico è passata alla società aeroportuale calabrese S.a.cal Spa nell'estate del 2017, società unica che gestisce anche gli altri scali regionali; nel 2019 vi sono transitati circa 170 mila passeggeri, le do alcuni dati giusto per capire di cosa stiamo parlando, un numero ridotto rispetto a quello degli anni precedenti, quando si è arrivati circa a 275 mila. Diversamente dalla fascia tirrenica, la fascia ionica calabrese, in particolare il territorio crotonese, è servito da un'unica strada, la numero 106: la conosciamo bene, è una strada ad una sola carreggiata, obsoleta e pericolosa, lo dicevo prima. Del resto c'è solo una ferrovia a binario unico, attualmente non usufruibile: praticamente da noi ci si arriva solo in macchina. L'isolamento della città di Crotone e di tutto il comprensorio si ripercuote in maniera drammatica sull'economia del territorio stesso, danneggiando gravemente le già poche attività produttive, nonché tutto il comparto turistico. L'aeroporto di Sant'Anna rappresenta quindi l'unica infrastruttura in grado di garantire un minimo di mobilità e di collegamento con il resto del Paese.

Sottosegretario, alla luce di quanto è stato esposto quali iniziative intende adottare per la piena operatività dello scalo, viste le innumerevoli inadempienze ancora in essere? Le potrei citare tanti esempi di queste inadempienze: parliamo del carburante presente a giorni alterni, parliamo dell'ILS installato e mai collaudato, necessita l'adeguamento del sistema PAPI, lo sappiamo, il rifacimento della segnaletica orizzontale, la messa in funzione del sentiero luminoso, tutto di competenza dell'ENAV. Per questi refusi, per queste inadempienze la pista presenta pertanto una penalizzazione di 168 metri e in condizioni meteorologiche avverse non vi è possibile l'atterraggio, naturalmente con il conseguente dirottamento su Lamezia Terme. Potremmo parlare dell'operatività limitata dalle 8 alle 19; ed ancora, se ci fosse bisogno, notizia di giorni fa, della cattiva gestione amministrativa da parte della S.a.cal., la quale non rinnovando per tempo la convenzione alla ditta che doveva provvedere alla pulizia e alla sanificazione dei locali ha fatto sì che i vigili del fuoco abbandonassero il presidio, sancendo di fatto la chiusura momentanea dell'aeroporto, nonostante ci fosse in atto il decreto Conte sull'operatività degli scali per esigenze sanitarie. In tre anni nessun incremento di voli. Allora le chiedo, sottosegretario, questa gestione può offrire uno sviluppo e una stabilità allo scalo crotonese? Come intende il Ministero garantire la mobilità residuale dell'area centro-settentrionale della Calabria? Cosa intende fare il Ministro per garantire da subito un volo giornaliero di andata e ritorno per Roma, collegamento indispensabile per fare entrare da subito nel circuito internazionale l'aeroporto e i passeggeri in partenza ed arrivo da Crotone? Come intende il Ministero utilizzare i fondi residui della vecchia continuità territoriale non spesi, parliamo di 3,8 milioni, atteso che ci sia la possibilità di affidare direttamente ad Alitalia l'effettuazione di un volo giornaliero Crotone-Roma sin da subito, in attesa dell'espletamento dell'iter della nuova continuità territoriale assegnata dal Ministro precedente e finanziata con 9 milioni di euro per le tratte Roma, Torino e Venezia? La stessa Alitalia potrebbe coprire tratte da subito richieste da più parti: Bologna, Milano e soprattutto Norimberga, ricordando che la tratta su Norimberga fece registrare fin dal suo esordio un lusinghiero riempimento, tanto che la compagnia Ryanair aveva messo i biglietti in vendita per la stagione estiva prima del COVID-19. L'aeroporto nella situazione odierna ha in programma in questa stagione estiva solo tre voli settimanali di linea, naturalmente con Bergamo, effettuati dalla compagnia Ryanair tagliando, causa COVID, l'80 per cento dei voli di Crotone. Tale situazione ne mette a serio rischio la regolarità, apertura e operatività, sancendone di fatto la chiusura fino a ottobre, con il rischio naturalmente di dirottare i pochi voli sullo scalo lametino.

Sottosegretario, in conclusione, quali iniziative intende adottare per garantire la piena operatività dell'aeroporto di Crotone? Ritiene opportuno intervenire nei confronti di S.a.cal. affinché assicuri il pieno rispetto delle condizioni poste dalla convenzione che le affida per trent'anni la gestione, in considerazione dell'importanza che lo scalo crotonese riveste per tutti i cittadini e le attività economiche e turistiche e non della fascia ionica calabrese? Sottosegretario, infine, non per importanza minore, ritiene, viste le continue e ripetute inadempienze messe in atto da parte del gestore unico dei tre aeroporti e nel perdurare di questa insostenibile situazione che tiene i cittadini sospesi in un “forse potremmo volare”, rescindere addirittura il contratto che vede aggiudicataria la S.a.cal. dei due aeroporti di Crotone e Reggio e rimettere direttamente alla gestione ad ENAC, così come previsto nei casi straordinari? E di caso straordinario si tratta per quanto già esposto in narrativa e come è successo per gli aeroporti di Lampedusa, di Cagliari e tuttora succede per Pantelleria.

Vede, sottosegretario, una visione del futuro confusa rappresenta il vero problema, una dicotomia sostanziale tra parole e fatti e, se ritiene che l'interpellanza sia solo lo sfogo di uno dei tanti parlamentari, si sbaglia.

Sa cosa merita Crotone e la costa ionica calabrese? La normalità, quella che oggi gli viene negata.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato Sandra Zampa ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Onorevole Torromino, voglio ricordare che l'aeroporto di Crotone - Sant'Anna è affidato in concessione per la gestione totale alla società S.a.cal Spa per la durata di 30 anni, con decreto interministeriale n 7 del 26 febbraio 2019 e ricordo che il relativo rapporto concessorio è disciplinato da una convenzione sottoscritta tra questa società e l'ENAC.

Con riferimento ai fondi residui, destinati in passato a garantire la continuità territoriale attraverso l'imposizione di Oneri di servizio pubblico sui collegamenti da e per lo scalo di Crotone, questi ammontano a circa 4,8 milioni di euro; tali fondi, unitamente ai 9 milioni stanziati per il triennio 2019-2021 (con la legge n. 145 del 30 dicembre 2018, articolo 1, comma 133), sono alla base della nuova imposizione di Oneri di servizio pubblico per i quali è in corso la relativa procedura. Voglio anche ricordare che la conferenza di servizi propedeutica all'applicazione del regime di OSP, ossia Oneri di servizio pubblico, si è conclusa nel mese di ottobre 2019 e la sua entrata in vigore era stata programmata per il 1° luglio 2020. La Commissione europea ha formulato alcuni rilievi, alla luce dei quali la presidente della regione Calabria, a tal fine delegata dal Ministro De Micheli, ha già provveduto a convocare nuovamente la Conferenza di servizi. I lavori della Conferenza dovrebbero concludersi entro giugno, con l'indicazione anche dell'entrata in vigore del regime degli Oneri di servizio pubblico.

Quanto all'impianto di atterraggio strumentale ILS, da utilizzare in caso di scarsa visibilità, voglio sottolineare che lo stesso risulta ultimato e funzionante ma non è stato possibile completarne il collaudo a causa di alcune problematiche connesse all'esproprio delle aree esterne al sedime aeroportuale su cui insiste il sentiero luminoso di segnalamento.

Per procedere alla certificazione in Categoria 1 dell'aeroporto, sono stati resi disponibili appositi finanziamenti mediante la convenzione sottoscritta tra la regione Calabria, l'ENAC e la società S.a.cal. il 14 febbraio 2019; è stato presentato da parte della società di gestione il relativo progetto di fattibilità tecnica ed economica, approvato dall'ENAC in data 12 febbraio 2020.

In relazione all'orario di apertura dell'aeroporto, ENAV fa presente che, a partire dalla fase emergenziale COVID-19, lo scalo è operativo con un preavviso al gestore di due ore all'interno della fascia oraria 8-20 per le tipologie di voli autorizzate dal DPCM del 17 maggio 2020; inoltre, la struttura operativa è pronta ad intervenire oltre le ore 20 in relazione a voli emergenziali e/o sanitari.

In ogni modo, alla luce delle previsioni, di cui al decreto interministeriale del 2 giugno 2020, n. 227, l'ENAC può modificare o integrare la lista degli aeroporti pienamente operativi sulla base delle esigenze di traffico e della pianificazione di voli commerciali.

Ovviamente, ove ne ricorrano i presupposti, la piena operatività potrà essere prevista anche in relazione all'aeroporto di Crotone.

Quanto alle evidenziate carenze igienico-sanitarie, sulla base degli elementi forniti dal comando dei Vigili del fuoco di Crotone, risulta che esse non hanno arrecato alcun pregiudizio alle attività di soccorso aereoportuale di competenza dei Vigili del fuoco. Inoltre, tutto il personale è rientrato presso il distaccamento aeroportuale in data 2 giugno scorso.

Circa le problematiche connesse al rifornimento di carburante, è l'ENAC a precisare che la situazione segnalata si è verificata solo in un'occasione e per ragioni diverse da quelle indicate nell'interpellanza di cui stiamo discutendo. Infatti, il 9 giugno 2018, un aeromobile del vettore Albastar è arrivato presso lo scalo di Crotone in anticipo rispetto all'orario di apertura dello scalo. Conseguentemente, si è reso necessario indirizzare l'aeromobile presso l'aeroporto di Lamezia al fine di integrare la quantità del carburante imbarcato per consentire l'arrivo, in sicurezza, a destinazione.

Più in generale, da dicembre 2017 fino a giugno 2000 18, il servizio di rifornimento carburante è stato regolarmente espletato dalla società Skytanking Srl mentre, a partire da luglio 2019, il servizio di rifornimento carburante è assicurato dalla società Carboil Srl, aggiudicataria di apposita procedura di gara espletata dal gestore.

PRESIDENTE. L'onorevole Torromino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SERGIO TORROMINO (FI). Sottosegretario, sono assolutamente insoddisfatto delle risposte perché si riportano molte inesattezze come quella relativa all'ILS; è installato, lei mi dice operativo, ma non è così, non può essere operativo al 100 per cento perché, se non si sposta il PAPI, la regolarità e la funzionalità dell'ILS è compromessa.

Poi, per quanto riguarda il preavviso di due ore, noi eravamo in piena emergenza COVID e l'aeroporto doveva essere funzionante ed operativo per le emergenze in base al decreto del 17 maggio, ma non è stato così; vi è stato l'abbandono dei Vigili del fuoco per le condizioni igienico-sanitarie non esistenti, e la S.a.cal, non aveva rinnovato la convenzione con l'azienda appaltatrice; e di fatto, lei sa bene che, senza il presidio dei Vigili del fuoco, un aeroporto non può essere operativo, quindi, mi sembra abbastanza improbabile che possa essere soddisfatto da queste risposte. E poi non mi ha dato notizia di cosa intendete fare, se esiste un volo Crotone-Roma, se esistono altre soluzioni, cosa intendete fare con l'aeroporto di Crotone: questo voglio sapere. Non mi ha dato delucidazioni sulla società S.a.cal. che continua in questa malsana gestione.

Quindi sono assolutamente insoddisfatto.

(Iniziative a favore del mercato immobiliare e del settore delle costruzioni, con particolare riferimento alla revisione della disciplina urbanistica ed edilizia e alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente- n. 2-00821)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mazzetti ed altri n. 2-00821 (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Mazzetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza. Prego.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie Presidente, grazie sottosegretario qui presente in rappresentanza del Governo, premesso che, tra i settori economici e produttivi, che ancora oggi risentono della grave crisi iniziata nel 2007-2008, si trova il settore dell'edilizia, ancora alle prese con una situazione di grande difficoltà. L'edilizia del nostro paese continua a soffrire con inevitabili e palesi ricadute negative su tutto il sistema Paese, considerando che è uno dei comparti trainanti. Nel 2017 il comparto dell'edilizia ha prodotto il 4,5 per cento del valore aggiunto italiano ed ha rappresentato il 6,1 per cento dell'occupazione. La difficoltà a superare la crisi di questi anni riguarda anche il già costruito ossia lo stesso mercato immobiliare che è sostanzialmente fermo da troppi anni.

Sono diminuite le compravendite, è aumentato l'invenduto e i prezzi di mercato degli immobili, sostanzialmente fermi in questi anni, stanno a dimostrare quanta crisi vive il comparto.

A tutto questo, adesso si aggiunge la conseguenza della pandemia del Coronavirus, conseguenze sanitarie drammatiche che avranno effetti ancora pesanti sull'economia locale, europea e mondiale.

Recenti indagini svolte da stimati osservatori mondiali prospettano un probabile calo delle compravendite residenziali fra le 40 mila e le 110 mila unità, rispetto alle 630 mila vendute nel 2019, che, in termini di fatturato, si traduce da 9 a 20 miliardi in meno di volumi nel 2020. Inoltre, nel triennio che ci aspetta, riguardo al settore residenziale, prevedono una perdita fra circa il 54,5 e 113 miliardi di fatturato, una doccia fredda, dunque, quando, dopo anni di sofferenza, il mercato sembrava ormai aver imboccato la via della ripresa. L'immobiliare comincia a pagare il conto dell'emergenza Coronavirus: la serrata imposta dall'epidemia si fa sentire su un settore da cui dipende un quinto del PIL italiano e mezzo milione di addetti.

La stessa situazione critica, certo, non risparmia il settore dell'edilizia e delle costruzioni. Molte imprese di settore, già in difficoltà, sono ora sempre più a rischio di fallimento. Si parla di un settore che, con tutta la filiera, rappresenta il 22 per cento del prodotto interno lordo italiano. È indispensabile e non più rinviabile che vengano messe in atto tutte quelle misure di semplificazione e di defiscalizzazione che consentano di sostenere sia il settore immobiliare che quello dell'edilizia e, di conseguenza, delle costruzioni.

Premetto che è di oggi la notizia che l'associazione “Italia Nostra” nuovamente fa ricorso - ormai è da tempo che fanno questi tipi di ricorsi promossi dai professionisti del “no” - poiché vuole fermare una trasformazione urbanistica con l'ennesimo, dannoso ricorso alla legge regionale toscana sull'edilizia urbanistica, con il solo scopo di bloccare le trasformazioni urbanistiche. Questa è una grande crisi e stanno ancora più colpendo questa crisi con una demagogia improbabile.

Tra le numerose suddette misure di sostegno si evidenzia, in particolare, la necessità di mettere a regime ed estendere ai proprietari di qualsiasi immobile, a prescindere dalla sua destinazione d'uso, i benefici fiscali conseguenti a interventi di riqualificazione energetica (Ecobonus), come già più volte sollecitato e che è rappresentato nei nostri emendamenti al “decreto Rilancio”; di mettere a regime la detrazione “potenziata” per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di adeguamento antisismico; di prevedere in forma stabile la possibilità di usufruire della cedolare secca al 10 per cento per qualsiasi tipo di immobile messo in locazione, a prescindere dalla sua destinazione d'uso; di prevedere l'esenzione da IMU e Tasi per le unità immobiliari, sia commerciali che strumentali, utilizzate nell'esercizio dell'attività imprenditoriale, per le quali non risultano essere stati registrati contratti di locazione da almeno due anni, prevedendo, però, forme di compensazione per gli enti locali in virtù del conseguente minor gettito. Faccio una piccola parentesi: il 16 giugno, cioè fra quattro giorni, scade l'acconto IMU o, meglio, l'imposta municipale, che è frutto della legge di bilancio 2020, in cui vengono accorpate Tasi e IMU, con un aumento di un punto percentuale per assorbire l'accorpamento di tali imposte. Ecco, il Governo, ad oggi, non ha dato nessuna risposta ed ha messo soltanto a peso dei comuni questa decisione dannosa. Spero che il Governo ci ripensi e che immediatamente dia una risposta per questo tema importantissimo, perché, in seguito al Coronavirus, abbiamo anche sentito tantissime dirette del Presidente Conte, dei vari Ministri, in cui dicevano che non sarebbe stato lasciato indietro nessuno, che nessuno avrebbe perso il lavoro, che le tasse sarebbero slittate, ma, ai fatti, si vede che non è così. Rimediate.

Inoltre, si evidenzia la necessità di mettere a regime dei benefici fiscali legate al Sisma bonus; di favorire gli interventi di riqualificazione e di rigenerazione urbana nelle aree già totalmente edificate, consentendo l'applicazione dei limiti di tolleranza di tutte le dimensioni, planivolumetrici e di consistenza, tipo il limite di distanza dai fabbricati previsti dal decreto ministeriale n. 1444 del 1968, solo a zone C (nuova edificazione), escludendo le zone A e B, ossia (centri storici e limitrofi); di prevedere e approvare - anche questa è fra gli emendamenti che abbiamo presentato nel decreto-legge “rilancio” - una proroga del “bonus facciata” fino al 31/12/2021. Ormai sono già passati sei mesi del 2020: non credo sia possibile a breve fare delle riunioni di condominio, anche se sono state svincolate, ma, soprattutto, appaltare lavori e che vengano conclusi entro il 31 dicembre 2020. Per cui, credo sia una cosa di buonsenso e spero che il Governo approvi questa cosa. Ancora: prevedere tempi più brevi per il silenzio-assenso degli enti interessati alle procedure edilizie, in particolar modo della Sovrintendenza ai beni culturali e paesaggistici, introducendo in modo stabile la Conferenza dei servizi, è necessario affinché si blocchino questi iter troppo lunghi; di prevedere, in generale, un processo significativo di semplificazione delle norme edilizie ed urbanistiche, con un unico “codice urbano nazionale” con poche regole, ma chiare e pragmatiche, dove è fondamentale prevedere l'estensione dell'applicazione della SCIA anche a tutte le attività oggi regolamentate dal permesso a costruire, per togliere il fastidioso parere preliminare ad autorizzare il professionista prima dell'inizio dei lavori. Non possiamo più aspettare mesi e mesi per avere un permesso a costruire: adesso occorre una forte riduzione della durata dei procedimenti edilizi.

Pertanto, chiediamo al Governo che qui è rappresentato dal sottosegretario quali efficaci e mirate iniziative si intendano adottare per sostenere e rilanciare il mercato immobiliare ed il settore dell'edilizia e costruzioni anche e, soprattutto, prevedendo le misure di semplificazione e di sostegno fiscale indicate nella premessa; se non si ritenga necessario adottare iniziative normative per una revisione della disciplina urbanistica ed edilizia, al fine di una sua semplificazione, per accelerare la riqualificazione ed il riuso del patrimonio edilizio esistente, nonché le nuove costruzioni, per avere in Italia un vero slancio del settore trainante per eccellenza dell'economia e una vera e concreta edilizia liberale.

Credo che queste siano tutte proposte concrete che vengono al partito “del fare” per eccellenza, ossia Forza Italia, ma che vogliamo mettere a disposizione del Governo perché noi, adesso più che mai, crediamo si debba agire per il bene del nostro Paese, senza cadere in pregiudizi ideologici. Noi la pensiamo così: proposte concrete, senza facili slogan, perché ormai sono mesi e mesi che, dalla maggioranza e dai rappresentanti della maggioranza, in tutti i social e in tutte le trasmissioni televisive, sentiamo soltanto slogan su questo tema e, ad oggi, niente è stato fatto, solo annunci. È stato annunciato il “decreto Semplificazioni”, ma ad oggi, non abbiamo niente; è stato annunciato il decreto per lo sblocco dei lavori, ma niente si vede ad oggi. Per cui, smettiamola con questi slogan: Forza Italia è con voi in questa battaglia, però vogliamo delle risposte concrete. Adesso vogliamo vedere la maggioranza se avrà il coraggio delle proprie azioni e di passare dagli slogan e dalle parole ai fatti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Alessio Mattia Villarosa, ha facoltà di rispondere.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con il documento in esame, gli onorevoli interpellanti evidenziano la necessità di mettere in atto misure di semplificazione e di sostegno fiscale che consentano di sostenere sia il settore immobiliare che quello dell'edilizia - tra i settori economico-produttivi che ancora oggi risentono della grave crisi iniziata nel 2007 e 2008 - e chiedono di intervenire implementando alcune misure già in essere. Chiedono, inoltre, di sapere quali altre iniziative, anche di carattere fiscale, si intendano adottare per sostenere e rilanciare i settori in argomento.

Al riguardo, sentiti i competenti uffici di questa amministrazione ed acquisiti anche gli elementi forniti dal Ministero per i beni e le attività culturali, si rappresenta quanto segue. Con riferimento alle iniziative volte a mettere a regime ed estendere ai proprietari di qualunque immobile, a prescindere dalla destinazione d'uso, i benefici fiscali conseguenti a interventi di riqualificazione energetica (Ecobonus) e la detrazione “potenziata” per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di adeguamento antisismico, al riguardo, si evidenzia che il Governo è intervenuto recentemente rafforzando le detrazioni per la riqualificazione energetica e per le spese di riqualificazione antisismica (decreto legge n. 34 del 2020, il cosiddetto “decreto Rilancio” che abbiamo da poco emanato).

Dette misure agevolative potranno essere potenziate, tra l'altro - e invito l'interpellante a lavorare in questo senso -, in sede di conversione del citato decreto attualmente in esame alla Camera dei Deputati, parliamo del “decreto Rilancio”.

Con riferimento all'opportunità di prevedere in forma stabile l'applicazione, invece, della cedolare secca nella misura del 10 per cento per tutti i contratti di locazione di immobili abitativi (indipendentemente dalla circostanza che si tratti di contratti di locazione a canone libero o concordato) e per i contratti di locazione di immobili diversi da quelli abitativi, si evidenzia che il decreto legislativo n. 23, del 14 marzo 2011 disciplina compiutamente il regime facoltativo di tassazione, nella forma della cedolare secca, dei redditi derivanti dalla locazione, per finalità abitative, degli immobili ad uso abitativo e delle relative pertinenze.

Si tratta, in particolare, degli immobili abitativi che rientrano nella categoria catastale A, con l'esclusione della categoria A/10. L'imposta dovuta nella forma di cedolare secca è determinata con l'applicazione di un'aliquota ordinaria del 21 per cento per tutti i contratti di locazione di immobili ad uso abitativo. L'articolo 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha previsto a regime l'applicazione, invece, di un'aliquota ridotta del 10 per cento, ai sensi dell'articolo 3, comma 2, quarto periodo, del decreto legislativo n. 23 del 2011, esclusivamente per i contratti di locazione che, oltre ad essere riferiti a unità immobiliari ubicate nei comuni con carenze di disponibilità abitative, individuati dall'articolo 1, comma 1, lettere a) e b), del decreto-legge n. 551 del 1988, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 61 del 21 febbraio 1989 - quindi, per quelle abitazioni che risiedono nei comuni di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia, nonché nei comuni confinanti con gli stessi e negli altri comuni capoluogo di provincia, in questi comuni l'applicazione dell'aliquota è proprio del 10 per cento – e negli altri comuni ad alta tensione abitativa individuati di volta in volta dal Comitato interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE), siano stipulati a canone concordato sulla base di appositi accordi tra le organizzazioni della proprietà edilizia e degli inquilini; ovviamente, condividiamo anche noi la richiesta fatta dall'interpellante di cercare di ampliare il più possibile la cedolare secca, non solo in questi casi, ma anche in ulteriori casi, perché, come dice bene l'interpellante, il settore sta ancora soffrendo dal 2007 e 2008.

Per i contratti di locazione diversi da quelli abitativi, l'articolo 1, comma 59, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha previsto che il canone di locazione relativo ai contratti stipulati nell'anno 2019, aventi ad oggetto le unità immobiliari classificate nella categoria catastale C/1, negozi e botteghe, e le relative pertinenze (locate congiuntamente alle unità immobiliari C/1), di superficie fino a 600 metri quadrati, in alternativa rispetto al regime ordinario vigente per la tassazione del reddito fondiario ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, può essere assoggettato al regime della cedola cedolare secca di cui all'articolo 3 decreto legislativo n. 23 del 2011.

Con riferimento alla previsione dell'esenzione da IMU e Tasi per le unità immobiliari di categoria catastale C/1 e quelle strumentali utilizzate nell'esercizio delle attività imprenditoriali, per le quali non risultino essere stati registrati contratti di locazione da almeno due anni, prevedendo forme di compensazione per gli enti locali in virtù del conseguente minor gettito, deve evidenziarsi che, a decorrere dal 1° gennaio 2020, la Tasi risulta abolita a seguito della riforma operata dai commi 738 e seguenti dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019, la legge di bilancio 2020.

In secondo luogo, l'esenzione in questione, essendo legata alla mancata registrazione dei contratti di locazione, potrebbe essere suscettibile di incentivare i proprietari degli immobili in questione a non registrare i relativi contratti per ottenere l'esenzione dall'IMU per cui la misura - di cui si intende comunque la finalità diretta a non aggravare il carico fiscale su soggetti che non riescono a sfruttare economicamente gli immobili posseduti - rischierebbe di favorire comportamenti evasivi relativamente all'imposta di registro.

Con riferimento all'autorizzazione per l'esecuzione di opere e lavori di qualsiasi genere sui beni culturali prevista dall'articolo 21 del codice dei beni culturali e del paesaggio, il Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo fa presente che l'autorizzazione per interventi di edilizia deve essere richiesta dal proprietario del bene culturale ed è rilasciata dal sovrintendente entro 120 giorni dalla richiesta (articolo 22) e può contenere prescrizioni.

Allo stato attuale della normativa, in considerazione del fatto che la tutela dei beni culturali rientra, per espressa disposizione dell'articolo 9 della Costituzione, tra i principi fondamentali della Costituzione come forma di tutela della persona umana nella sua vita, sicurezza e sanità, con riferimento anche alle generazioni future e costituisce quindi “valore primario ed assoluto” insuscettibile di essere subordinato a qualsiasi altro e considerato altresì che la determinazione dei termini di rilascio dell'autorizzazione (120 giorni) è fissata dal codice stesso, che costituisce norma attuativa del dettato costituzionale di cui all'articolo 9, non è possibile intervenire sui termini ivi previsti se non con una norma di modifica del codice e tanto meno prevedere un meccanismo di silenzio-assenso sulle autorizzazioni stante l'importanza attribuita dalla Costituzione e dall'ordinamento alla tutela dei beni culturali della quale la disciplina autorizzatoria costituisce un'espressione.

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ERICA MAZZETTI (FI). Presidente, rimango molto perplessa dalla risposta del sottosegretario e, ahimè, si conferma quello che pensavo e che tutti noi pensiamo, non solo gli esponenti politici, ma anche i cittadini: che questo Governo è bravo soltanto a fare degli spot pubblicitari e degli slogan e questa ne è la dimostrazione.

Venendo al merito, per molte cose rimango non soddisfatta di questa risposta, soprattutto per quanto riguarda la cosa più lampante che si continua a dire e che forse non si è voluto capire; non lo so, forse non mi sono spiegata bene, però mi sembra di essere stata abbastanza chiara: l'iniziativa dell'ecobonus, noi abbiamo sempre detto che è stata un'ottima idea. Noi è da anni che vogliamo un ecobonus che riguardi in modo più ampio tutti i settori e questo è stato finalmente percepito dal Governo, forse anche a causa del Coronavirus e di questa grande crisi. Però, sappiamo benissimo che ci sono molte più ombre che luci su questo ecobonus e che è sempre più in salita la richiesta per poter accedere a questo ecobonus. Fra l'altro, questo ecobonus, ad oggi - non si preoccupi sottosegretario, ho fatto tanti emendamenti, abbiamo fatto, come Forza Italia, molti emendamenti per ampliarlo - è limitato soltanto alle prime case e poi, anche qui sempre la solita demagogia, alle seconde case, però, che siano in condominio, perché se non sono un condominio sono villette; e, certo, mai aiutare chi ha una villetta… come se si aiutasse il proprietario, mentre si aiuta il mondo che c'è dietro, le imprese, chi vende materiali edili e tutto il resto. Per cui usciamo da questa demagogia perché è veramente preoccupante, dopo quello che è successo in Italia, anche se la crisi dell'edilizia, come dicevo prima, non è nata con il Coronavirus: ormai sono dodici anni che c'è e che i vari Governi non sono stati in grado di risolvere, anzi, hanno peggiorato.

Per cui, io gli emendamenti li ho presentati, se voi siete da questa parte, potete tranquillamente approvare questi emendamenti che ci sono e che sono molto chiari su tutti i vari temi che vanno a migliorare, con l'ecobonus, queste cose.

Per quanto riguarda la cedolare secca al 10 per cento, lo so che esiste per le abitazioni residenziali e per quanto riguarda alcuni tipi di immobili, ma io voglio andare oltre, noi vogliamo andare oltre, perché questo è un momento, come ripeto, di crisi, tutti dicono che siamo come in un dopoguerra, allora, bisogna prendere misure straordinarie. Allora bisogna applicare la cedolare secca del 10 per cento a tutti gli immobili con qualsiasi destinazione d'uso e qualsiasi destinazione d'uso significa: commerciali, artigianali, industriali, cioè tutti gli immobili, non soltanto limitarsi gli immobili residenziali di prima casa. Per cui, anche questo prendetelo in considerazione, se volete veramente portare avanti questi slogan che state facendo su questo tema, come su tanti altri.

Avevate annunciato il “decreto semplificazione”, ad oggi, non abbiamo avuto uno straccio, avevate proclamato un programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare che è sparito dal MiSE. Anche questi sono tutti temi che potevano essere interessanti per una stabilizzazione e un incentivo a questo settore.

Per quanto riguarda, invece, il tema più legato all'edilizia e all'urbanistica, noi le idee le abbiamo molto chiare, crediamo veramente in una edilizia finalmente liberale, dove diamo molta responsabilità al proprietario e al professionista, perché crediamo che ci sia bisogno di uno svincolo in questo settore.

Per quanto riguarda tutti gli enti preposti alla procedura dei vari permessi a costruire, per noi non devono più esistere permessi a costruire, ma devono essere trasformati in una super SCIA con la quale diamo libertà, come dicevo prima, al professionista e al proprietario; poi se non rispetta una norma che deve essere più chiara certo, perché adesso abbiamo normative nazionali, abbiamo normative regionali, abbiamo normative provinciali, comunali e tutta una confusione generale che impedisce di avere una disciplina palese e concreta anche per coloro che sono professionisti. Lo dico perché sono un professionista del settore edilizio e so benissimo quanto è complicato poter arrivare a un punto della normativa. Allora ci vuole un codice unico nazionale con poche regole ma chiare che noi professionisti dobbiamo rispettare e sulla base del quale dobbiamo fare il lavoro; una volta concluso il lavoro, gli uffici comunali, i tecnici degli uffici comunali, che ormai non sono più tecnici ma sono solo burocrati - questo non va bene - devono venire a controllare l'opera e, se è stata realizzata perfettamente in base alla normativa, il comune rilascia l'agibilità; se non è così, punisce il proprietario e il professionista. Dobbiamo cambiare cultura in questo senso e noi siamo pronti a confrontarci: spero che nel “decreto Semplificazioni” venga fuori il tema e si porti avanti questa cosa. Vi ho chiesto prima di non usare la demagogia che da troppo tempo ormai si sente nel Governo, di aprirvi anche all'opposizione che magari qualcosa di positivo può iniettare in questo Governo e di lavorare insieme in modo costruttivo per uscire dalla crisi economica prima del Coronavirus e post Coronavirus, che vedrà veramente messi in condizioni drammatiche il nostro Paese e il settore per quanto riguarda i prossimi anni (non i prossimi mesi, ma i prossimi anni); e credo che la situazione comincerà a preoccupare veramente da settembre, quando la crisi economica e sociale esploderà. Allora noi come politici, come governanti dobbiamo essere pronti a questo e, per essere pronti, dobbiamo avere norme chiare, precise, stabilite prima insieme, con le quali poter lavorare affinché si possano dare risposte e non solo slogan ai nostri cittadini.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Prima di dare lettura dell'ordine del giorno vorrei dire una parola di commiato per un nostro collaboratore che oggi lascia il servizio per avviarsi alla pensione dopo oltre quarant'anni, gran parte dei quali spesi in quest'Aula.

Si tratta del Vice assistente superiore Marco De Angeli, responsabile dell'Aula. Oggi l'Aula, come spesso accade di venerdì, è abbastanza vuota ma sono certa di interpretare anche il pensiero di coloro che non sono qui, anzi idealmente di tutti coloro che si sono succeduti su questi banchi nel corso delle varie legislature esprimendo un sincero ringraziamento a De Angeli per la professionalità e l'impegno ma anche il garbo e la gentilezza con cui ha svolto il suo lavoro in tutti questi anni al servizio dell'istituzione parlamentare.

Colgo l'occasione per ringraziare con lui anche tutti gli altri assistenti parlamentari e tutto il resto del personale della Camera che ogni giorno, ciascuno per la sua parte, rende possibile e agevole l'esercizio delle nostre funzioni e consente a questa Istituzione di vivere e di operare al servizio dei cittadini. Il vostro contributo è prezioso e per questo non smetterò e non smetteremo mai di esservene grati. In bocca al lupo e auguri per la sua nuova vita (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 15 giugno 2020 - Ore 16:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 20 aprile 2020, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020.

(C. 2471-A)

Relatrice: BILOTTI.

La seduta termina alle 10,55.