XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 361 di mercoledì 24 giugno 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 13,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Daga, Fusacchia e Maniero sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1786 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, recante misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l'introduzione del sistema di allerta Covid-19 (Approvato dal Senato) (A.C. 2547).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2547: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, recante misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l'introduzione del sistema di allerta COVID-19.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2547)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Siamo all'ennesimo voto di fiducia, e questa, ovviamente, non è una notizia, così come non è una notizia il fatto che venga utilizzato il COVID-19 per poter fare decretazione d'urgenza. Già è triste che il Governo utilizzi il COVID-19 anche in relazione a un argomento, come la giustizia, che con la pandemia non ha davvero nulla a condividere; se poi ci aggiungiamo la considerazione che si continua a legiferare d'urgenza su un tema che aspetta da anni una riforma organica - e lo dicono soprattutto gli esponenti di questa maggioranza che doveva essere fatta una riforma organica - la situazione diventa ancora più triste.

E, ancora, se è già preoccupante l'abuso della decretazione d'urgenza, lo diventa ancora di più se lo si fa in materia penale, come in questo caso. In questo caso veramente siete un “capolavoro” di democrazia: andate al di là del bene e del male perché ponete addirittura la fiducia. Cioè, su un tema come questo, dove non c'è nessuna urgenza, viene utilizzato il COVID-19 e, avanti di questo passo, ponete addirittura la fiducia. Io credo, signor sottosegretario, che questo sia un vulnus che rimane nel palmarès di sinceri democratici che ritenete di avere, una macchia difficile da cancellare.

Ma oltre al metodo ci preoccupa la sostanza. Questa disciplina delle intercettazioni, come la legittimazione del trojan, è un ulteriore strumento che va a toccare le nostre libertà personali. Alcuni colleghi e colleghe già nel dibattito hanno evidenziato evidenti questioni di merito che consideriamo aberranti: i diritti della difesa sono conculcati, la presunzione di innocenza ancora una volta viene mandata a farsi benedire, la prescrizione viene cancellata perché, a vostro avviso, favorisce le tecniche dilatorie degli avvocati, e l'abbiamo sentito dire da pubblici ministeri convocati in audizione dai rappresentanti dei 5 Stelle. L'appello viene considerato una perdita di tempo, viene considerato una perdita di tempo e un modo per allungare il brodo (questo lo ricordava il collega Costa, già Ministro in altri Governi precedentemente). Ricordava Costa - e lo voglio citare perché è un esempio – che, dal 1992, 28 mila persone - non una, 28 mila persone! - sono state risarcite per danni derivanti da malagiustizia e 28 mila sono quelli che hanno fatto la domanda. Ci sono altri, evidentemente, che di fronte al Moloch della giustizia avranno ritenuto di non fare domanda e hanno incassato il colpo senza ferire. Dunque, 28 mila persone, famiglie, progetti di vita, frustrazioni, idee che sono andate a farsi benedire per scelte e per inquisizioni fatte a tamburo battente.

Voi siete favorevoli a una giustizia intesa come angelo vendicatore, che regola la società. Ma quale giustizia? Vi opponete alla separazione delle carriere, vi opponete alla riforma del Consiglio superiore della magistratura, vi opponete alla prescrizione, vi opponete a tutto ciò che garantisce la difesa, ma favorite il giro di porta degli avvocati e dei magistrati che entrano dalla porta girevole per uscire dall'altra, che entrano ed escono dalla politica. Voi siete per un controllo della giustizia e della società che vede il trojan, non vede la riforma del codice penale e favorite il processo mediatico.

Mi avvio alla conclusione. Mi colpisce una cosa di tutto questo: ogni volta che vediamo in televisione e sui giornali un'indagine c'è un titolo, un titolo - e, chissà perché, dev'essere messo un titolo da chi fa l'indagine - e quasi sempre il titolo è negativo: “Chiudiamo il cerchio”, “Sgominata la banda”, “Intrapresa un'operazione di giustizia”. Io voglio ricordare un caso e chiudo. Molinaro, sindaco di Buja ai tempi del terremoto, venne arrestato alle cinque del mattino e incarcerato di venerdì, in modo che fino a lunedì potesse passare la notte in carcere. Dopo tre mesi di carcere - in cui i titoli erano: “Anche il terremoto ha la sua mafia” - venne scarcerato, ovviamente prosciolto da ogni accusa.

PRESIDENTE. Concluda.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Portò dietro questo segno, si ammalò e morì di tumore pochi mesi dopo - probabilmente, anzi sicuramente, la malattia lo avrebbe colpito lo stesso -, ma quei tre mesi sicuramente sono stati fatali anche per lui.

Ecco, io vi chiedo di pensare a queste cose: pensate a questi innocenti che sono stati condannati e se proprio volete - e chiudo con questo, che c'entra poco con quanto detto finora, con la democrazia - rivedete la “legge Severino-Monti”, che ha chiuso tanti tribunali, e ripercorriamo una strada di una giustizia più presente sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi ci apprestiamo ad approvare questo decreto che è stato ampiamente discusso al Senato e che invece qui alla Camera, come è stato più volte detto nella giornata di ieri, nella discussione sulle linee generali, ha avuto un percorso sicuramente breve. Avrebbe meritato forse più spazio, ma è del tutto evidente che, per le ragioni che non devo spiegare a nessuno dei presenti, non era in nessun modo pensabile di non approvare questo decreto proprio per le ragioni che io proverò brevemente a dire e per l'importanza di alcuni temi.

Naturalmente, ci sono delle differenze tra di noi, altrimenti non ci sarebbero la maggioranza e le opposizioni nel Parlamento, anche se mi meraviglia che su alcuni temi - e su questo poi mi soffermerò - si utilizzano temi, che dovrebbero unire tutti, anche per prendere dei distinguo.

Io credo che in questo decreto, che al suo interno ha alcuni aspetti e molti sono di natura tecnico-giuridica e hanno, dal nostro punto di vista, messo ordine a delle questioni (e poi vi è una parte completamente diversa che, invece, riguarda l'App Immuni e sulla quale dirò qualcosa successivamente), siano state introdotte questioni che io credo siano importanti. Parto dall'ultima, per esempio quella del parental control sulle vicende telefoniche, perché vi è la necessità di non fermarsi davanti ad alcune esigenze rappresentate anche da questioni come queste, che sono importanti da approvare, o questioni come una scommessa, cioè quella di riaprire i tribunali entro fine mese, che è una scommessa perché a molti di voi, che nel nostro Parlamento sono operatori della giustizia, non sfugge, diciamo, il tema che si sta vivendo nelle aule dei tribunali.

Ma ci sono anche altre questioni innovative, per esempio la possibilità, per quanto riguarda il Garante nazionale dei detenuti, di entrare nei penitenziari senza preavviso, di non essere registrato, di poter, insomma, svolgere il suo lavoro in un modo più diretto e immediato.

Infine, tra gli atti positivi c'è anche questo, che è un modello, a mio modo di vedere, di interpretare il governo, cioè quello di accogliere le istanze dei giudici di Spoleto e di Sassari e di trasferirle in legge rispetto alle istanze che avevano posto e, quindi, anche alla possibilità di avere da parte della Corte delle risposte in merito. Io penso che una leale collaborazione tra istituzioni sia anche un modello di governo che sia giusto da evidenziare e da premiare in questa fase.

Infine, ci sono i due punti, secondo me, più controversi nel rapporto tra la maggioranza, il Governo e le opposizioni, che riguardano due temi: il primo, quello che è stato usato un po' come una clava, soprattutto sui social network, è quello delle scarcerazioni facili; l'altro è la vicenda dell'App Immuni. Sulla prima delle questioni, io credo che si sia posto rimedio non alle fake news che si sono fatte per settimane, ma si è posto rimedio a una modalità, perché non c'entrava nulla quello che era stato fatto con il decreto precedente - nulla con il decreto precedente rispetto a quello che è successo - ma si è entrati nel merito su una norma decisamente precedente al decreto, che, invece, trattava del COVID-19 e delle persone a cui erano rimasti 18 mesi ma fuori dagli schemi dei reati gravi, per poter consentire a chi si occupa di più e direttamente - e penso alla parte, diciamo, rispetto all'antimafia o all'antiterrorismo - di individuare la possibilità o meno, per questioni sanitarie, di accedere ad agevolazioni e quant'altro.

Io credo che, da questo punto di vista, consentire un controllo ha significato mettere nel governo complessivo della giustizia una funzione ulteriore - evitando ciò che accadeva, non per quello che era l'atto del decreto precedente ma per vicende passate -, una modalità di certezza maggiore.

L'altra questione, lasciatemelo dire, è quella sull'App Immuni. Io penso che dopo i mesi che abbiamo attraversato tutti e dopo che continuiamo qui, in questo Parlamento, a parlare con il distanziamento sociale, con le mascherine, ad avere a portata di mano i gel igienizzanti, che significa effettivamente aver vissuto una situazione particolare che nessuno avrebbe voluto vivere.

Sentir dire le cose che ho ascoltato ieri da parte di qualche collega, che ormai è superata, che non riusciamo a capire a cosa serve l'App Immuni per cui non scaricatela, quest'idea di voler dividere il Paese sempre e comunque, per cui oggi io sono all'opposizione e, siccome l'App Immuni la fa la il Governo, io devo dire che è inutile, penso che sia sbagliato dal punto di vista culturale prima ancora che sanitario e prima ancora che politico. Qui non si tratta… se ci fossero stati dei rilievi in ragione del diritto alla privacy - che mi sembra siano stati superati dall'intervento del Garante - e che forse qualcuno dalle opposizioni avrebbe dovuto far rilevare, magari facendo perdere di efficacia il sistema, ma l'idea di non scaricarla perché in quei quattordici giorni che servono ad evitare nuove pandemie, nuove epidemie, bisogna dividere il Paese tra chi scarica l'App Immuni e chi dice che è sbagliato farlo, credo che sia veramente un modo per il quale il rapporto dentro la sfera della politica sia viziato, sia sbagliato, non abbia proprio senso.

Altre cose invece, tutto ciò che ci divide nella lettura della prima parte del decreto, sulla giustizia, possono non essere condivise tra di noi, ed è giusto che siano in qualche modo fatte notare, che siano evidenziate e che si dia peso alle nostre differenze. Io sono convinto che ci sono profonde differenze nella lettura e nella visione che si ha del sistema giudiziario del nostro Paese, ma questa differenza ha un valore politico; quello di voler dividere il Paese in due sistematicamente, invece, è un torto al nostro Paese. Io mi auguro che proprio in questa vicenda, almeno nella giornata di oggi, questa fase si possa recuperare, perché non serve al Paese dividersi sulle questioni come queste, mentre dibattere e confrontarsi, anche dividersi, sugli impianti culturali, come la giustizia, accresce la ricchezza del nostro Paese. Per questo noi voteremo la fiducia, non per queste ragioni, votiamo la fiducia al Governo e votiamo il decreto successivamente (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Signor Presidente, in premessa vorrei dire che noi voteremo la fiducia a questo provvedimento, la fiducia al Governo, per lealtà e per l'esigenza in questo momento così delicato per il Paese di ritrovare lo spirito nazionale che ci ha guidato nel corso di tanti mesi anche di difficoltà e di sofferenza, e che ha visto soprattutto gli italiani impegnati in una difficilissima prova che oggi ci aspetta, una prova semmai ancora più difficile, che è quella di ripartire e di far ripartire il Paese. Lo votiamo anche perché all'interno di questo provvedimento ci sono effettivamente delle misure inderogabili ed urgenti, alcune delle quali servono anche a sanare alcuni errori fatti in precedenza. Però lo dico per suo tramite al Governo: non si pensi di cavarsela con la massima utilizzata da Deng Xiaoping, cioè che non importa se il gatto sia nero o bianco, l'importante è che acchiappi il topo - ed in questo caso il risultato sarebbe il voto di fiducia al Governo -, perché non basta un voto ad un provvedimento circoscritto, che mette tanti rattoppi ad una serie di questioni che sono emerse anche per via emergenziale, per dire che noi siamo soddisfatti dell'operato del Ministro Bonafede e dei suoi atti dal punto di vista legislativo. Ci sono, a dir la verità, come dicevo in precedenza, anche norme utili. Per esempio, penso che sia utile, a differenza di alcuni che l'hanno criticata, l'introduzione e la disponibilità per la Polizia penitenziaria dei droni, perché se ci fosse stata questa disponibilità, che è già in dotazione agli altri corpi di polizia, anche durante il periodo così drammatico delle rivolte, ci sarebbe stata una possibile capacità di intervento più immediata e articolata. Anche rispetto alle carenze che riguardano la sorveglianza esterna dei penitenziari, questa mi sembra una norma utile e opportuna. Voglio cogliere questo momento per esprimere la rinnovata vicinanza nei confronti del Corpo della Polizia penitenziaria, e voglio esprimere in questa sede anche la grande riprovazione da parte mia per la spettacolarizzazione alla quale ho dovuto assistere, come tanti italiani, di un accertamento di responsabilità che riguarda sempre la sfera individuale, e mai può ledere la dignità di un Corpo, come quello che è accaduto a Santa Maria Capua Vetere, dove - è stato anche detto in quest'Aula - effettivamente si è voluto dare spettacolo rispetto invece ad un'esigenza di accertamento di quelle che sono eventuali responsabilità penali, che sono ovviamente sempre individuali. Noi dobbiamo avere un senso della misura, in questo penso che ci sia anche il principio della leale collaborazione che all'interno di questo Paese deve esserci tra le istituzioni; un principio che deve essere ovviamente sovraordinato dal rispetto dei principi costituzionali. Il primo articolo di questo provvedimento riguarda la disciplina delle intercettazioni. Non entro nel merito, è stato fatto anche nella discussione che è stata fatta all'interno della Commissione, penso che sia però opportuno ricordare le parole che sono state utilizzate dal Garante della privacy, Soro, su un allarme da lui lanciato proprio nella sua relazione annuale, in particolare in relazione al trojan, che questo Ministro ha voluto estendere con un provvedimento anche a reati che non erano quelli circoscritti nell'ambito iniziale dell'applicazione, che erano i reati di terrorismo e di criminalità organizzata. L'allarme del Garante è chiaro, e dice: bisogna evitare che si arrivi a mezzi di sorveglianza massivi - sono sue parole - o per converso in fattori di moltiplicazione esponenziale della vulnerabilità del complesso probatorio, che ribalterebbe addirittura il senso e il significato di questo dispositivo. Bisogna valutare bene la sicurezza dei server, soprattutto per quanto riguarda - ne parlerò anche successivamente, in relazione all'App Immuni - i server che sono fuori dall'Italia. L'idea che ci possa essere, come è accaduto, un utilizzo del trojan su un'ipotesi di reato che poi decade, ma nel frattempo ha autorizzato l'utilizzo di questo strumento di intercettazione così invasivo, che quindi non ha più niente a che vedere con quella previsione di reato, a mio giudizio, e a giudizio del Garante e dei tanti costituzionalisti che si sono pronunciati in merito, deve essere assolutamente prevista come causa di una eventuale revisione. Del resto, la Corte costituzionale tedesca ha censurato un'estensione di uno strumento analogo in relazione esattamente alla tutela del bene primario della riservatezza e dell'inviolabilità, che anche la nostra Costituzione prevede negli articoli 2, 3, 14, 15 e 21.

Noi abbiamo, da questo punto di vista, l'esigenza di seguire quelle che sono le indicazioni che sono state anche portate a discussione pubblica dalla Presidente della Corte costituzionale, Cartabia, che ha ricordato, dicendo che mai nel nostro Paese, perché mai è previsto all'interno della Costituzione, si possa sospendere l'ordine costituzionale e i diritti fondamentali. Ne parlò anche in relazione all'utilizzo diciamo disinvolto dei DPCM. Neanche durante gli “anni di piombo”, neanche durante le fasi più dure della lotta al terrorismo stragista di matrice mafiosa si possono derogare i principi di necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustiziabilità e temporaneità e questo perché noi non possiamo avere che una tutela sistemica e non frazionata dei principi e dei diritti fondamentali della nostra Carta. Per questo è importante e mi fa piacere che il Governo nell'App Immuni abbia posto un'importante attenzione su questo terreno, sull'open source, sul fatto che si utilizzi la tecnologia bluetooth e quindi solo quella di prossimità e non il tracciamento tramite geolocalizzazione, che si garantisca che i server siano sotto il controllo di una società totalmente pubblica come la SOGEI e che siano in Italia. Noi dobbiamo avere una dimensione di ciò che riguarda il principio fondamentale della libertà del cittadino rispetto allo Stato, che è il principio fondamentale di uno Stato liberale ed è per questo motivo vede, signor Presidente, che noi conserviamo grandi perplessità rispetto alla mancanza completa di un approccio sistemico ad un bene che deve essere garantito ai cittadini italiani. Cito le parole del Presidente della Repubblica, se posso, che il 18 giugno dice che i cittadini hanno diritto alla certezza del diritto e alla prevedibilità della sua applicazione. In questa semplice frase è riassunta quella che deve essere la missione di un Ministero della Giustizia ed è questo il motivo per il quale i tanti provvedimenti che si sono succeduti sono apparsi a me sicuramente dei provvedimenti spot, peraltro in continuità tra il primo e il secondo Governo Conte, con una serie di interventi circoscritti che non hanno neanche usufruito del lavoro e dell'approccio sistemico più importante che era stato fatto nel corso della precedente legislatura quando, come primo atto, è stato deciso di abolire tutto il lavoro che era stato fatto sulla riforma del sistema previdenziale. Vede, signor Presidente, abbiamo bisogno di una riforma della giustizia che possa dare un impulso al Paese e alla sua credibilità internazionale, al fatto che si possano recuperare 40 miliardi se noi avessimo i tempi della giustizia tedesca: 40 miliardi veri, non 40 miliardi a debito e questo deve essere fatto adesso. E quando io vedo che anche sulla riforma del CSM c'è una discussione tutta basata su quanto sta accadendo sui giornali e non sul ridisegno anche delle responsabilità, della specializzazione, della distinzione delle funzioni che esistono all'interno della magistratura, penso che noi stiamo forse perdendo un'occasione ed è per questo motivo che dalla depenalizzazione all'attuazione del principio di reintegrazione nella società, all'attenzione per la recidiva per quanto riguarda i detenuti…

PRESIDENTE. Concluda.

GENNARO MIGLIORE (IV). ….alla possibilità - concludo - di avere realmente un'azione giudiziaria che possa garantire i cittadini come chiedeva il Presidente della Repubblica, noi chiediamo di fare cose diverse. Votiamo quello che è necessario in un decreto come questo, ma chiediamo un'altra strada (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo oggi in occasione del voto di fiducia, l'ennesima fiducia che il Governo chiede su un provvedimento che già dal titolo presenta tutta la confusione che regna nell'attività del Governo soprattutto nel comparto giustizia che è uno dei settori nei quali il Governo dovrebbe avere quantomeno il buon gusto di tacere e non la pervicacia di arrivare in quest'Aula e chiedere l'ennesima fiducia al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Parliamo di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ordinamento penitenziario, giustizia civile, amministrativa e contabile, misure urgenti per le misure di allerta, insomma una congerie di provvedimenti che rivela l'assoluta inadeguatezza di un Governo che per cinque mesi altro non ha saputo fare se non dire al mondo della giustizia: arrangiatevi da soli. Altro non ha saputo fare se non dire ai capi degli uffici giudiziari: problemi vostri garantire la ripartenza nei tribunali. Non ha avuto alcun riguardo per una categoria come quella degli avvocati trattati nei corridoi dei tribunali come gli untori al tempo del COVID (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ai quali è stato vietato l'accesso nelle cancellerie se non c'era l'appuntamento ma in quelle cancellerie spesso non rispondeva nessuno perché i cancellieri lavoravano da remoto. Questo Governo è riuscito a creare un caos che sarebbe stato difficile prevedere, anche forse solo immaginare in verità. Il Parlamento è completamente esautorato dalla deriva autoritaria di chi prevede di legiferare solo tramite decreto-legge. Noi con i nostri senatori abbiamo contribuito con emendamenti assolutamente qualificanti e qualificati. Ne voglio ricordare uno su tutti: quello che prevede la riapertura dei tribunali dal 1° luglio, rispetto al quale però devo rilevare che il coordinamento all'interno del provvedimento non è che sia proprio chiarissimo, quindi non vorremmo noi arrivare al 30 giugno per poi scoprire che il Governo non è riuscito a garantire l'effettiva riapertura dei tribunali e, quindi, in questa sede lancio un allarme e un invito a mettersi al lavoro.

Parliamo di intercettazioni attraverso i captatori informatici, i trojan, rispetto ai quali già qualche mese fa quest'Aula era stata chiamata a pronunciarsi. Noi avevamo proposto degli emendamenti e forse se un testo condiviso fosse stato esitato in quella sede, il Governo oggi non avrebbe bisogno dell'ennesima - credo sia la quarta - proroga dell'entrata in vigore del provvedimento. Ovviamente, nulla di urgente vi è in tutto questo da giustificare il ricorso allo strumento del decreto-legge se non quella deriva della quale parlavo prima di un Governo che non ama confrontarsi con chi rappresenta il popolo. Noi ci occupiamo di trojan e devo denunciare - lo hanno già fatto altri colleghi in discussione generale - che quel dispositivo, il trojan, una volta inoculato, diventa trasmittente e ricevente. Abbiamo fatto gli emendamenti in tal senso per scongiurare ipotesi di uso distorto di quei dispositivi, soprattutto in considerazione del fatto che sono società esterne a doverli gestire.

Si parla anche di ordinamento penitenziario nel provvedimento in esame. Sulle carceri credo che durante l'emergenza si sia toccato il punto più profondo di questo pozzo della vergogna nel quale il Governo precipita giorno dopo giorno inesorabilmente dalla famigerata circolare del 21 marzo, per la quale più d'una testa in via Arenula è caduta a dimostrazione del fatto che le denunce di Fratelli d'Italia non erano i deliri di un partito di opposizione, ma erano le corrette previsioni di chi gli atti li legge, li studia, li interpreta e fa politica nell'interesse degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Con quella circolare qualcuno ha chiesto ai funzionari delle carceri, ha chiesto alla magistratura di sorveglianza un monitoraggio per capire quanti settantenni vi fossero nelle carceri italiane. Tuttavia, a quella richiesta di monitoraggio lo stesso ufficio del DAP avrebbe dovuto affiancare la ricerca delle case di cura, dei luoghi di cura in cui ricoverare, sia pur temporaneamente, queste persone che dal monitoraggio dovevano emergere. E allora quando noi abbiamo denunciato il rischio che, sulla scorta di quella circolare, potevano essere scarcerati dei criminali condannati per reati molto gravi, centinaia dei quali in regime di alta sicurezza, il Governo ha detto: ma no, ma voi strumentalizzate, ma voi gettate nel panico gli italiani.

Quando, poi, i giornali, uno dopo l'altro, ci hanno raccontato di tutti i pericolosi criminali che tornavano a casa, allora, il Governo cerca di correre ai ripari, dopo aver introdotto un principio assolutamente folle nel nostro ordinamento che è quello secondo il quale si può essere posti in regime di detenzione domiciliare, non solo per l'avvenuto contagio di una malattia, ma anche solo per il rischio del contagio; e, allora, oggi, è il COVID, domani, sarà la meningite, domani, sarà un'altra epidemia. Dobbiamo assolutamente eradicare questo principio dal nostro ordinamento, perché è un meccanismo che non solo non ha una logica, ma non è corroborato da nessuna delle conclusioni alle quali sono pervenuti questi comitati di scienziati nominati dal Governo.

Abbiamo presentato degli emendamenti anche in questa direzione, ovviamente emendamenti respinti, perché la corsa folle verso il dirupo dal quale questo Governo precipiterà, dopo l'approvazione anche dell'ennesimo provvedimento con la questione di fiducia alle Camere, non prevedeva il contributo delle opposizioni e, dunque, abbiamo accettato questa trattazione così rapida, in una giornata afosa, a fronte di un corposo provvedimento che avrebbe meritato ben altro approfondimento in Commissione. Abbiamo presentato emendamenti per evitare che qualcuno potesse convincersi che la presenza fisica nelle aule dei tribunali sia un diritto disponibile delle parti al quale derogare o da cedere a piacimento e abbiamo chiesto che le procure, gli uffici di sorveglianza non vengano sommersi da oneri burocratici per l'incapacità di questo Governo di fare il proprio lavoro.

Questa questione di fiducia, che viene posta oggi, evidentemente, non può avere il voto di Fratelli d'Italia, non lo avrà; questo Governo non gode non solo della fiducia degli italiani, ma a fortiori della fiducia di un partito come Fratelli d'Italia che voterà contro. Per noi ha primaria importanza la questione carceri, dalla quale il Governo cerca di fuggire dopo avere detto tutto e il contrario di tutto, nel corso di questa emergenza.

Per una funzione autenticamente rieducativa della pena è necessario che quella pena venga effettivamente scontata da chi viene condannato, è necessario che non si pensi che in Italia il carcere sia un optional al quale potersi sottrarre con comodità, è necessario che vi sia rispetto per tutti gli uomini e le donne che vestono la divisa della polizia penitenziaria e che hanno dovuto fronteggiare le rivolte del mese di marzo nell'assenza totale dello Stato e del Governo, quello Stato che pure loro rappresentano.

Abbiamo contato circa 34 milioni di euro di danni al patrimonio dello Stato, abbiamo contato decine e decine di feriti tra i detenuti e tra gli agenti della polizia penitenziaria; abbiamo contato quattordici morti tra i detenuti sotto la custodia dello Stato. Se lo ricordino gli esponenti di maggioranza quando parlano di diritti dei detenuti, se lo ricordino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Questo Governo segna ancora una volta la sua incapacità di leggere gli accadimenti che sconvolgono la nazione. Io ho partecipato qualche giorno fa all'ennesima riunione al Ministero, per parlare di questa riforma del CSM, dell'ordinamento giudiziario; devo segnalare che questo Governo è in ritardo di un anno, perché il caso Palamara è scoppiato un anno fa, non è scoppiato in questi giorni. Se questo Governo pensa di affrontare con una legge delega una riforma del genere non troverà sostegno da parte di Fratelli d'Italia, non lo troverà se non darà garanzie di fermare il meccanismo delle porte girevoli che non dà alcuna garanzia al cittadino che si trova a dover essere giudicato in tribunale.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Questo Governo, in una sola parola, non ha la fiducia di Fratelli d'Italia, perché sul comparto giustizia è riuscito sistematicamente a sbagliare ogni cosa; non c'è un solo provvedimento di questo Governo in materia di giustizia che abbia goduto del plauso di una sola categoria tra quelle coinvolte.

PRESIDENTE. Concluda, per favore…

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Per tutte queste ragioni, noi non voteremo la fiducia a questo Governo e auspichiamo che, quanto prima, gli italiani possano avere diritto al voto, per dare alla nazione un Governo in grado di migliorare effettivamente la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Michele Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO (PD). Signor Presidente, sottosegretario, colleghi, questo decreto aiuterà la giustizia a ripartire, dopo lo stop dovuto all'emergenza sanitaria, contribuirà a rafforzare la lotta alla mafia, permetterà, attraverso una norma chiara e trasparente, l'utilizzo dell'App Immuni, strumento importante per tracciare i positivi e proseguire con maggiore vigore nella lotta al Coronavirus.

La pandemia, come sappiamo, ha sconvolto le vite di tutti noi e bloccato il nostro Paese per diverse settimane. Non c'è stato settore, pubblico o privato, che non abbia subito sconvolgimenti economici, organizzativi e di funzionamento durante il lockdown e anche la macchina della giustizia è stata costretta a fermarsi: sono stati sospesi i processi, rinviate le udienze, sperimentate anche forme nuove di confronto tra accusa e difesa.

In questo quadro è stato necessario prorogare, come richiesto anche da molte procure, il termine dell'entrata in vigore della legge sulle intercettazioni. Era giusto, vista la sospensione di tutte le attività, dare più tempo ai tribunali per organizzare gli archivi in cui custodire le intercettazioni. Ed è questa l'unica ragione per la quale la riforma non è entrata in vigore alla data stabilita del 1° maggio del 2020.

Se non ci fosse stata la pandemia, l'ulteriore proroga prevista con questo decreto non sarebbe stata giustificata e, anzi, approfitto di questo intervento per dire chiaramente che per quanto ci riguarda non accetteremo altri rinvii che, a questo punto, sarebbero sbagliati.

Per il PD, la legge approvata a fine febbraio - in quella circostanza parlammo molto del merito - costituisce un buon punto di equilibrio tra l'esigenza fondamentale di accertare i reati, attraverso anche l'utilizzo delle intercettazioni, come strumento di ricerca delle prove, e quella altrettanto importante e tutelata dalla nostra Costituzione di garantire la privacy delle persone sottoposte ad indagini che hanno il diritto a non vedere sbattuta in prima pagina tutta la loro vita, attraverso il racconto dettagliato di vicende personali che spesso non hanno niente a che fare con l'inchiesta.

Questo provvedimento è stato approvato dal Consiglio dei ministri in una fase ancora acuta dell'emergenza sanitaria; fortunatamente, oggi viviamo una condizione diversa, con le attività che sono quasi tutte ripartite.

Bene hanno fatto, allora, i colleghi del Senato ad anticipare al 1° luglio la riapertura dei tribunali; lo avevamo chiesto noi del PD, durante il dibattito in quel ramo del Parlamento, ma anche tanti operatori. Non erano in effetti più giustificabili ulteriori rinvii.

La sospensione del lavoro ordinario durante il periodo del lockdown ha permesso, tuttavia, come ho detto, di sperimentare forme nuove organizzative e di funzionamento della macchina della giustizia; i processi da remoto e la trasmissione telematica degli atti, ad esempio, costituiscono un'innovazione importante per tutto il sistema che può indubbiamente contribuire alla riduzione dei costi e dei tempi di svolgimento dei processi.

Noi siamo d'accordo ad utilizzare sempre di più la rete, i mezzi tecnologici, anche nei tribunali: bisognerà avere massima attenzione nei confronti di questi strumenti quando svolgeremo la discussione sulla riforma complessiva della giustizia. È giusto che la tecnologia abbia sempre più spazio nell'agenda politica, anche su questa materia; ma attenzione, tutto ciò non può avvenire senza limiti e fino al rischio di comprimere i diritti. Ci vuole prudenza, specie nel processo penale, dove non è semplicissimo, ad esempio, sentire le parti, i testimoni o i periti attraverso il remoto.

Ma attraverso questo decreto-legge lo Stato avrà a disposizione più strumenti di lotta contro la mafia. In queste settimane, e anche nel dibattito di queste ore, si è fatta molta propaganda sulle scarcerazioni di diversi detenuti mafiosi o che erano in regime di alta sicurezza. Ciò che è avvenuto è sicuramente molto grave, ma la responsabilità, come abbiamo detto più volte, non è del Governo. Non ci sono cedimenti alla criminalità organizzata, come ho sentito strumentalmente nel dibattito politico di queste settimane: è ridicola questa affermazione. Il Governo è sempre stato molto determinato nella lotta alla mafia, lo dimostrano le tante operazioni di questi mesi in tutta Italia contro le cosche.

La verità è un'altra. I decreti-legge approvati da questo Governo per affrontare l'emergenza sanitaria escludevano espressamente che i condannati per mafia potessero beneficiare della detenzione domiciliare. Il “Cura Italia” prevedeva tale possibilità soltanto per coloro che dovevano scontare ancora 18 mesi di pena, non certo per i detenuti al 41-bis o per i reati di grave allarme sociale.

E smettetela anche con la storia secondo cui il Governo sarebbe arrivato a questa decisione dopo le rivolte nelle carceri. Noi avevamo il dovere, così come è successo in tanti altri Paesi, e come chiedevano giustamente anche alcuni esponenti delle opposizioni, di contenere la diffusione del contagio negli istituti di pena, dove non è ovviamente possibile assicurare le misure di distanziamento sociale e il rispetto di tutte le norme di sicurezza sanitarie previste contro il COVID-19. Non potevamo stare fermi di fronte al rischio enorme e concreto della diffusione del virus e anche di vittime tra i detenuti, ed eventualmente pure tra gli agenti di Polizia penitenziaria. Non si possono violare la dignità e la salute delle persone solo perché sono in stato di detenzione.

Le scarcerazioni dei condannati per mafia, dunque, non c'entrano niente con i provvedimenti sul COVID-19, ma sono state possibili grazie a leggi che esistono da anni nel nostro ordinamento. Al DAP, certo, dovevano essere più attenti nel fare le verifiche, individuando strutture alternative alla detenzione domiciliare che garantissero contemporaneamente il bisogno di sicurezza dei cittadini, ma anche la tutela della salute dei detenuti. Hanno sbagliato i vertici, e hanno rassegnato giustamente le dimissioni, ma la risposta del Governo a questa grave sottovalutazione è stata immediata. Con le nuove norme di questo decreto-legge sarà adesso necessario acquisire anche il parere della Procura antimafia sulla richiesta di scarcerazione, e i giudici dovranno rivalutare con scadenze temporali fissate la permanenza dei motivi legati all'emergenza sanitaria per giustificare le eventuali decisioni di proroga della detenzione domiciliare; e questa è per me un'innovazione normativa molto importante, per impedire ai mafiosi di tornare nei propri territori e ricostruire in questo modo i rapporti con le organizzazioni criminali. Altro quindi che la propaganda di queste settimane, cari colleghi della destra! Questo decreto-legge offre al contrario un altro argine molto forte contro la mafia e la criminalità organizzata.

Ci sarebbero tante altre questioni da sottolineare, emerse anche nel dibattito di queste ore, ma mi soffermo ancora per qualche minuto su una di esse.

Questo provvedimento introduce una norma primaria per disciplinare l'App Immuni, necessaria a tracciare i contagi da Coronavirus rispettando la privacy delle persone. Io l'ho scaricata appena è stato possibile; penso che il Governo dovrebbe investire di più per consentire a quanti più cittadini possibili di utilizzarla, perché soltanto così l'App è in grado di funzionare e di dare risultati soddisfacenti, come abbiamo visto in altri Paesi. Io credo molto a questo strumento che i cittadini hanno a disposizione per aiutare lo Stato nella lotta al COVID-19, ma devo anche dire che il nostro Paese molte volte è strano. Quando l'App non c'era, tutti chiedevano un sistema di tracciamento; da quando l'App è operativa, molti la criticano. Sappiamo bene che è uno strumento da migliorare e che deve essere accompagnato da una maggiore celerità dei test sierologici e dei tamponi, ma da questo a dire che non serve o che serve a poco c'è una gran bella differenza.

Concludo, Presidente. Mi fanno tenerezza quelli, che poi sono gli stessi che condividono di tutto e anche le cose più personali con i giganti del web, che affermano di non voler scaricare l'App perché temono per la privacy in virtù del possibile utilizzo…

PRESIDENTE. Concluda.

MICHELE BORDO (PD). … della raccolta dei dati, quando invece sappiamo che quei dati sono assolutamente protetti. A costoro mi permetto di dire: siamo seri e non raccontiamo cose che non esistono. Per tutte queste ragioni, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della fiducia su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Presidente, colleghe e colleghi, questa è la ventunesima fiducia che votiamo in questa legislatura. Si tratta di una delle pratiche preferite di questo Governo, con una delegittimazione del Parlamento che non ha eguali nella storia della nostra Repubblica: pratica costantemente avallata dalle forze di maggioranza e, mi sia consentito rimarcare, spudoratamente e senza vergogna istituzionale da parte dei colleghi dei 5 Stelle, che, voglio ricordare, quando erano all'opposizione sbraitavano con ogni mezzo, bollando il ricorso alla fiducia come pratica antidemocratica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ed eccoci qui oggi, ancora per l'ennesima volta in questa legislatura a ratificare senza avere il tempo di esaminarli non uno, ma ben due decreti-legge accorpati in un solo atto, nel quale il Governo ha riversato una congerie molto ampia ed eterogenea di temi: la disciplina delle intercettazioni, numerose prescrizioni in materia di ordinamento penitenziario, previsioni relative alla giustizia civile, contabile, amministrativa, la ormai notissima App Immuni. Molti di questi temi avrebbero richiesto riforme organiche e di sistema da elaborare entro la più ampia cornice della legge parlamentare, anziché con lo strumento della decretazione d'urgenza.

E allora eviti il Presidente Conte con la sua sfacciata protervia di riempirsi la bocca con il richiamo alla centralità del Parlamento, perché questo atteggiamento svuota di funzioni e di competenze quest'Aula del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Le task force di esperti in ogni Ministero, le sale stampa, i social, la sede della Protezione civile, Palazzo Chigi, la ridente Villa Pamphili: ecco, ogni luogo è stato ritenuto dal Presidente Conte più degno di quest'Aula per decidere le sorti del Paese.

E veniamo al merito degli argomenti, perché ce ne sono moltissimi, anche perché le criticità sono tali e tante… Badate, non sono il frutto della casualità: no, sono il frutto del malgoverno, sono il frutto dell'insipienza, per non dire dell'ignoranza di un Ministro, quello della giustizia, che… Badate, la giustizia in Italia è consegnata ad un signore che non distingue il reato colposo da quello doloso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che dichiara con disinvoltura che non esistono innocenti in carcere. È un Ministro che ha mostrato tutta la sua fallimentare debolezza politica sul versante dell'ordinamento penitenziario, se è vero come è vero che qualche mese fa abbiamo assistito alle rivolte nelle carceri, con circa 6 mila detenuti coinvolti e oltre 40 agenti feriti, ai quali naturalmente va la nostra ferma e convinta solidarietà.

E il Ministro Bonafede, chi era? Era tra quelli che gridavano “onestà, onestà”, ma, nei fatti, si è rivelato come il Ministro delle scarcerazioni, collega del PD, come il Ministro che passerà alla storia per aver fatto scarcerare i boss mafiosi, perché qui c'è una responsabilità che è tutta politica. Un Ministro che è rimasto totalmente silente nel periodo di diffusione del virus, il cui immobilismo ha creato non poche incertezze e un mare di caos, cui hanno dovuto sopperire con oltre 200 provvedimenti i capi degli uffici giudiziari, con termini e discipline differenziati da territorio a territorio, una vera e propria babele. E tutto questo ha determinato un ulteriore aggravio dell'arretrato, sia nel campo civile che in quello penale, con enormi danni per l'economia, per gli avvocati, che vanno ad ingrossare le fila dei senza lavoro e, soprattutto, per i cittadini, che ne pagano le conseguenze in termini di denegata giustizia.

Ieri, 23 giugno, si è celebrata, in piazza Cavour, una manifestazione degli avvocati, con la partecipazione dell'Organismo congressuale forense. Ma sapete perché? Per celebrare il funerale della giustizia. Negli ultimi mesi abbiamo visto gli avvocati restituire le toghe, li abbiamo visti deporre i codici sulle scale della Cassazione. Dove era il Governo? Dove è il Ministro della Giustizia di fronte a questa catastrofe, di fronte alla paralisi della giustizia, di fronte alla tragedia della denegata giustizia, dei tribunali e degli uffici, chiusi o aperti a macchia di leopardo, di fronte al dramma degli avvocati che non possono svolgere il proprio lavoro e, soprattutto, di fronte al dramma dei cittadini e delle imprese, ai quali viene, di fatto, negato l'esercizio dei propri diritti per il blocco dell'attività giudiziaria?

Abbiamo provato con i nostri emendamenti a suggerirvi delle modifiche, ma le nostre proposte sono rimaste del tutto inascoltate. E, allora, ancora una volta, vi diciamo: fermatevi! Fermate lo sconquasso che state arrecando al sistema giustizia del nostro Paese! Avete inaugurato gli interventi sulla giustizia varando “provvedimenti spot”, la cosiddetta legge “Spazzacorrotti”, il provvedimento sulla cancellazione della prescrizione, quello sulle intercettazioni con l'uso dei trojan; riforme evidentemente abborracciate, quelle che avete proposto, dettate da manie di protagonismo ad ogni costo e non certo per porre rimedio ai problemi della giustizia. Ma sta provvedendo la Corte costituzionale a spazzare via tutte le storture che avete introdotto nel nostro ordinamento in nome di una malintesa esigenza di giustizia. State creando, vedete, le condizioni di una rivolta sociale, perché quando i cittadini capiranno - come capiranno - di essere stati da voi ingannati, e non solo per le mancate promesse, ma per la mancanza di moralità politica, verranno a cercarvi con i forconi, in linea con la vostra sottocultura ribellista. Il Ministro Bonafede, proprio in questi giorni, ha pomposamente annunciato una riforma della giustizia: vedremo se su questo versante continuerete ad ingaggiare un muro contro muro con l'opposizione. Noi siamo convinti che una riforma seria della giustizia deve prevedere la separazione delle carriere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), deve prevedere due distinti Consigli superiori della magistratura, perché una cosa è il ruolo del giudice e un'altra quello dell'inquirente che, al pari dell'avvocato, è parte del processo. Noi abbiamo proposto due distinte proposte di legge, che hanno anche il merito di individuare meccanismi elettorali per superare quel sistema nefasto delle logiche correntizie interne alla componente togata del CSM, la cui rappresentanza deve essere necessariamente ridimensionata per consentire l'inserimento di professori universitari, di avvocati, che verranno eletti dai rispettivi ordini. Ma mi sembra che la “riforma Bonafede” vada nella direzione opposta e non mi pare che ci sia tanta disponibilità al dialogo da parte del Ministro. E allora, in chiusura, voglio ricordare al Presidente del Consiglio Conte e al Ministro della Giustizia, Bonafede, che sono entrambi avvocati, come chi vi parla, a loro voglio ricordare il mondo dal quale essi provengono e il disagio dei loro colleghi nel vedere un servizio essenziale, quale quello esercitato dagli avvocati, relegato in fondo all'elenco delle priorità dell'Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perfino dopo il calcio, con l'amara considerazione che chi abusa non tanto di “panem”, quanto di “circenses”, non è destinato a governare a lungo, aggiungo io, per fortuna del nostro Paese. Prima ve ne andate, meno danni arrecherete agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ed è per queste ragioni, che il gruppo di Forza Italia non darà convintamente il voto di fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e membri del Governo, parlo con lei, sottosegretario, perché possa riportare tutto al Ministro, quindi parlerò un po' nel vuoto, ma tanto parlare con il Ministro o parlare con il vuoto è la stessa cosa, quindi non cambia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il Ministro Bonafede ha dichiarato su Facebook, non più di un mese fa, di essere uomo delle istituzioni e, sempre a suo dire, un uomo delle istituzioni non deve alimentare le polemiche, ma risolvere i problemi con i fatti. Purtroppo, il Paese stenta a vedere non solo la risoluzione dei problemi da parte del Ministro della Giustizia, ma anche i fatti o, meglio, quando li vede, questi fatti, è costretto a constatare che sono errori, sono scivoloni, sono sbandamenti che non si perdonerebbero ad alcun altro Ministro, che non si perdonerebbero ad alcun altro Governo.

Il Ministro ha un bilancio che non è positivo, anzi, però sappiamo che, purtroppo, le sue dimissioni, richieste già a più voci, poco più di un mese fa, provocherebbero un effetto domino sul Governo che la maggioranza vuole a tutti i costi evitare. Quindi, come dice il Premier Conte, noi vogliamo continuare a lavorare per il bene del Paese, come ha detto all'ultima kermesse a Villa Pamphilj; quello che è, ormai, derubricato anche dalla stampa, un pio desiderio perché mai negli ultimi decenni il Paese si è trovato in uno stato di tale crisi non solo economica, ma, soprattutto, valoriale ed etica. Mai in questi ultimi decenni, nonostante le tante crisi, è stata così confusa l'idea di cultura politica; mai la comunità nazionale si è trovata di fronte a tali incertezze non solo sul proprio futuro, ma di incertezze sul diritto e sulla giustizia. Non è un mistero che questo Governo rappresenti una minoranza del Paese, che sono quotidiani gli scontri e i malumori tra le forze di maggioranza al loro stesso interno, né è un caso che la maggioranza vada avanti a colpi di fiducia per potersi puntellare e rimanere in sella e, soprattutto - quello che più mi dispiace -, per cercare di mettere fuori gioco le opposizioni. Ed appare davvero paradossale quello che abbiamo letto in una nota proprio del Ministro indirizzata all'ANM, in cui dice: “sottrarsi al confronto, anche aspro, rappresenta un'occasione mancata”. Ma chi si sottrae al confronto, Ministro? Chi si sottrae al confronto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Non certo noi dell'opposizione, che questo confronto lo cerchiamo e lo abbiamo cercato in tutte le sedi. Non può sfuggire a nessuno che proprio il Ministro alimenta polemiche e si sottrae al confronto sulla serie gravissima di errori inanellati in due anni di Governo: vedi il caso Di Matteo, vedi il suo apprezzamento alla discussa circolare che ha determinato la scarcerazione di boss mafiosi, vedi il cortocircuito giudiziario che ha consentito al protagonista di “Mafia Capitale” di uscire dal carcere. E questo decreto-legge è un testo confuso e, per l'eterogeneità delle misure contenute, si va verso una proroga dell'entrata in vigore della riforma delle intercettazioni, agli interventi sull'ordinamento penitenziario, alla delicata materia della mediazione civile, all'utilizzo di droni, alle disposizioni sul Garante dei detenuti, alla disciplina dell'App “Immuni”. Vede, è la prova provata dell'ennesimo escamotage per evitare il dibattito parlamentare su temi che vedono il Ministro e il Ministero protagonisti di eventi che non hanno, certamente, brillato per lungimiranza e per spirito riformatore e, tanto meno, hanno rassicurato il Paese sulla tenuta delle istituzioni.

C'è allora da chiedersi, tornando a questo provvedimento, quale fosse l'urgenza di alcune disposizioni per aver meritato di essere inserite nel testo e per quale ragione sono state messe materie, la cui delicatezza avrebbe dovuto comportare ben altra e attenta analisi. Però voglio citare solo alcuni punti: voglio partire dalla proroga del 1° settembre 2020 del termine della riforma della disciplina delle intercettazioni.

Era inevitabile, la proroga della proroga della proroga della proroga e non è uno scioglilingua, è un'amara verità, è una desolante verità. Ma ci rendiamo conto? Ma vogliamo ancora ribadire la nostra contrarietà a una riforma che calpesta i diritti fondamentali garantiti costituzionalmente. La vita di molti italiani si trasformerà a breve in un reality show permanente, spiati ovunque, si prospetta uno Stato non più di diritto, ma governato secondo una linea ultragiustizialista, di cui il Ministro si fa portavoce. Tutti, nessuno escluso, possiamo rientrare nel tritacarne delle intercettazioni, delle disfunzioni di un trojan, inseriti in qualunque apparecchio, il cellulare, il computer, qualunque cosa possa captare, spiare, registrare qualunque momento della vita quotidiana.

Ad essere intercettati non saranno più solo i presunti grandi corruttori o mafiosi o terroristi, ma anche i più piccoli, i netturbini, gli impiegati, gli amministratori, le persone normali in odore di piccoli reati.

Siamo uno dei Paesi più spiati al mondo e non è un primato di cui vantarsi. Da settembre andrà ancora peggio purtroppo, un Grande Fratello potrà entrare nella vita privata di chiunque e a sua insaputa, esclusi però i pedofili. Sì, perché ancora una volta la maggioranza ha salvato dalle intercettazioni i reati sessuali contro i minori, anche se questi mezzi sono insostituibili per contrastare reati così odiosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma passiamo al pasticcio senza precedenti delle scarcerazioni facili, che ora si tenta inutilmente di rimediare. Se il problema, in piena emergenza COVID-19, fosse stato unicamente quello della tutela sanitaria dei detenuti, si sarebbero potuti assumere i provvedimenti già individuati e rappresentati anche da noi della Lega. Invece no, il Ministro si è reso così responsabile morale delle rivolte avvenute a marzo, della morte di 14 detenuti, di decine di agenti della Polizia penitenziaria feriti, degli ingenti danni, di svariati milioni di euro, provocati durante le rivolte carcerarie. Tutto passato in cavalleria, c'è stato un silenzio tombale da parte della maggioranza su questi episodi gravissimi.

Il Ministro, lo scoppio simultaneo di decine di rivolte in altrettanti istituti, a cosa crede sia da addebitare? Io vorrei proprio saperlo, Bonafede, cosa pensa su questo, perché è un disegno preparato all'esterno, in grado di coordinare diverse iniziative per arrivare a uno scopo, forse raggiunto, o è per la cattiva gestione della situazione da parte del Ministero, che ha condotto alle reazioni dei detenuti? Lo deve dire il Ministro, ce lo deve dire, l'abbiamo chiesto ripetutamente, ma non ci sono state risposte, se non delle cure palliative, contenute così in questo decreto-legge.

Ma ciò che è evidente è che, soprattutto negli ultimi mesi della permanenza al Ministero della Giustizia, la situazione delle carceri è perfino degenerata: pensiamo, solo per fare un esempio, agli oltre 1.000 telefoni cellulari scoperti in possesso di detenuti, alla droga, alle evasioni, mentre sono state ostacolate e poi bloccate quelle proposte di riforma e di nuove dotazioni della Polizia penitenziaria suggerite proprio della Lega.

E mi dispiace che non ci sia il Ministro, perché avevamo insistito tanto, in quei quattordici mesi perché la Polizia penitenziaria fosse dotata di un taser e di una bodycam, di un taser e di una bodycam ed era veramente semplice. Siamo arrivati così alla via libera dal 41-bis, a beneficio di centinaia di detenuti per mafia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), grazie alla famigerata circolare del 21 marzo, che ha avuto come conseguenza la messa in discussione della sicurezza delle nostre comunità e dei loro territori, ma, ancor più grave, della credibilità delle nostre istituzioni.

E con questo provvedimento si vogliono fare ulteriori regali ai detenuti mafiosi: dopo le scarcerazioni facili e le detenzioni domiciliari ai boss sottoposti al 41-bis, si è preparato un nuovo omaggio, estendendo anche ai garanti di nomina regionale la possibilità di intrattenere colloqui riservati con questi detenuti, una facoltà, questa, che fino a oggi era una prerogativa del Garante nazionale dei detenuti.

Si tratta a tutti gli effetti di un nuovo colpo al regime del 41-bis, che viene sempre più annacquato. Non è una questione da sottovalutare, Ministro, dovrebbe comprenderlo: da un lato, c'è l'articolo 117 della Costituzione, che assegna a questa materia l'esclusiva competenza statale e, dall'altro, ci sono la pericolosità di questi detenuti e il conseguente regime carcerario, che prevede misure di elevata sicurezza, anche per quel che riguarda i contatti esterni.

Non si comprendono dunque le ragioni, che appaiono solo di natura strumentale e ideologica, per cui si debba estendere una facoltà finora riservata solo al Garante nazionale dei detenuti.

Il Ministro Bonafede ci ha accusato, in quest'Aula, pochi giorni fa, di essere fuggiti dalla spiaggia, alludendo al passato Governo. Sbaglia di grosso il Ministro Bonafede - e mi spiace che non sia qui oggi, perché glielo avrei detto - perché chi è sfuggito dalle proprie responsabilità è stato l'alleato maggioritario, ovvero voi del MoVimento 5 Stelle, anche se siete veramente pochi, anzi quasi nessuno in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che su quella spiaggia invece vi siete proprio arenati, tradendo quel mandato riformatore ricevuto dai vostri elettori. E il signor Ministro esattamente è l'immagine più eclatante della sconfitta di questa mission riformatrice.

La situazione della giustizia italiana è al collasso e il Ministro Bonafede si è troppo indebolito, per esercitare il Ministero senza l'ombra del dubbio di essere effettivamente capace di riformare la giustizia e di avere la volontà di farlo.

Se ci avesse ascoltato, se avesse dialogato con le opposizioni, oggi probabilmente ci staremmo confrontando nel merito di ben altri progetti riformatori.

Di fronte a questo decreto-legge, rimangono elusi i grandi problemi della giustizia non ancora risolti, ma la cui risoluzione non appare neppure all'orizzonte. La nostra speranza e il nostro obiettivo rimangono quelli che si apra finalmente un dibattito serio, in Parlamento, per dotare il Paese di un sistema giustizia degno di una democrazia avanzata.

E vado a concludere, Presidente: non si possono più illudere gli italiani, la cui fiducia nella giustizia sta gradualmente scendendo ai minimi storici, con decreti-legge messi insieme alla meglio, come questo. Il Governo non può più fare finta di nulla, pensando di superare le tempeste che si sono abbattute sul sistema giustizia con i silenzi compiacenti e con giustificazioni assolutorie, nel tentativo maldestro di scansare l'assunzione di responsabilità.

Per questo, noi non possiamo che bocciare senza appello questo provvedimento, che non ha mortificato solo il dibattito parlamentare, ma anche l'impellente richiesta di riforme del sistema giustizia che arriva dal Paese Italia, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Morrone.

Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie Presidente, la crisi epidemiologica da COVID-19 ci ha costretti a confrontarci con una serie di problematiche che attanagliano vari ambiti disciplinari. Tra di essi, hanno assunto un rilievo preminente i settori giustizia e salute, le cui criticità necessitano di essere ovviate con una serie di misure idonee a migliorarne l'efficienza.

Il testo in esame rappresenta un intervento normativo innovativo e di grande attualità su tematiche delicate quali la detenzione domiciliare, la disciplina dell'ordinamento penitenziario e il rafforzamento dei mezzi investigativi in dotazione alle Forze di polizia, nonché la tutela della salute dei cittadini, attraverso strumenti di tracciamento del contagio.

L'emergenza da Coronavirus ha avuto riflessi negativi in materia di giustizia, per cui si è reso necessario il rinvio al 1° settembre 2020 della riforma delle intercettazioni, fermo restando l'entrata in vigore delle disposizioni sul deposito telematico degli atti processuali, onde consentire l'adeguamento informatico degli uffici giudiziari.

Nell'ottica di un'efficace azione di contrasto alla criminalità ed anche in considerazione degli eventi verificatisi di recente in alcune carceri italiane, si è previsto l'utilizzo di droni da parte della Polizia penitenziaria, per la vigilanza sugli istituti di pena, al fine di garantire la sicurezza al loro interno e l'incolumità di tutti gli operatori penitenziari.

Le innovazioni maggiori si registrano in tema di ordinamento penitenziario, in ordine ai permessi di necessità previsti per eventi familiari di particolare gravità e alla detenzione domiciliare in deroga, in caso di condizioni di salute incompatibili con il regime carcerario. Tali benefici, Presidente, potranno essere concessi ai detenuti solo previo parere obbligatorio della procura competente e, nel caso di soggetti sottoposti al regime del 41-bis, sarà necessario il parere del procuratore nazionale antimafia.

Nel testo, inoltre, è contenuta un'importante novità, ovvero l'obbligo di revisione periodica dei motivi che hanno determinato, da parte dei giudici, la concessione della detenzione domiciliare del detenuto, a causa delle sue condizioni di salute, con la facoltà di revoca dei benefici concessi in caso di sopraggiunta disponibilità di istituti penitenziari o di reparti di medicina protetta idonei ad evitare un pregiudizio per la salute del detenuto.

In tal modo, si garantisce il costante monitoraggio sia della pericolosità sociale dei preposti sia dell'efficacia di misure alternative alla detenzione. Si tratta di un meccanismo che ha già prodotto risultati importanti: molti detenuti infatti sono stati fatti rientrare in carcere e i più pericolosi, da ultimo Vincenzo Di Piazza, sono tutti rientrati in strutture penitenziarie.

Da questo punto di vista, l'obiettivo della riforma è senz'altro quello di garantire un costante bilanciamento tra la tutela della salute di tutti gli individui, quale bene costituzionalmente protetto, e la certezza della pena, entrambi valori fondamentali in uno Stato di diritto.

Il provvedimento in esame affronta ad ampio raggio anche la questione dei colloqui in carcere con i detenuti, che saranno svolti a distanza, fermo restando il diritto ad almeno un colloquio al mese in presenza e la possibilità di avere colloqui telefonici una volta al giorno nel caso di disabilità della prole o di ricovero in ospedale di prossimi congiunti; né sono stati dimenticati i diritti dei detenuti, potenziando i colloqui con il Garante nazionale e i Garanti regionali e provinciali, al fine di consentire il pieno rispetto delle esigenze delle persone ristrette negli istituti penitenziari.

Degna di nota è, altresì, la disciplina prevista per il cambiamento di generalità dei collaboratori di giustizia, evitando che l'eventuale revoca del provvedimento di protezione possa produrre effetti pregiudizievoli nei confronti di coloro che sono legati da rapporti di parentela, onde garantirne la sicurezza.

Del pari, è stato necessario intervenire sull'intero sistema giudiziario nazionale, onde evitare che la sospensione e il rinvio dei processi disposti nel periodo della quarantena potessero di fatto tradursi in un danno nei confronti dei cittadini, causato da un ulteriore allungamento dei tempi della giustizia. In proposito, sia in materia civile, sia in materia penale, sono state individuate ipotesi di urgenza nella trattazione delle udienze, ad esempio nei casi di tutela dei diritti dei minori, di assegno di mantenimento o per l'adozione di misure cautelari, onde evitare un pregiudizio per le parti.

In ordine all'organizzazione degli uffici giudiziari, si prevede una serie di misure adottabili fino al 30 giugno prossimo: dai capi degli uffici per lo svolgimento da remoto delle udienze, al deposito telematico di istanze ed atti processuali, anche nel processo penale, onde favorire la digitalizzazione anche in tale settore, nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali sul diritto di difesa. Dal 1° luglio prossimo, infatti, Presidente, il sistema giudiziario tornerà alla normalità, in quanto sarà considerata conclusa la fase emergenziale.

Il lavoro svolto in questi mesi dal Governo e dal Parlamento ha sempre avuto lo scopo primario di tutelare la salute dei cittadini e all'uopo l'Italia può considerarsi uno dei pesi capofila nell'adozione di un vero e proprio sistema di allerta COVID-19, tramite una piattaforma digitale in grado di monitorare la diffusione del contagio: si tratta di un sistema operante nel pieno rispetto della privacy e della normativa europea in tema di protezione dei dati personali, posto che titolare del trattamento è il Ministero della Salute, allo scopo di adottare le misure in materia di sanità pubblica e di cura. Gli utenti riceveranno informazioni chiare e trasparenti, ed i dati saranno trattati solo per il periodo strettamente necessario e comunque non oltre il 31 dicembre 2020.

Infine, stante l'aumentato utilizzo di sistemi informatici anche da parte dei minori, va salutata con favore la previsione, introdotta al Senato, sulla protezione dei rischi del cyberspace, prevedendo, per i contratti di fornitura a distanza, sistemi di parental control o di filtro di contenuti inappropriati per minori, attivabili gratuitamente dai consumatori.

Dunque, Presidente, mi avvio alla conclusione. La normativa così costruita è una normativa di grande efficacia per affrontare le contingenze attuali, ma è anche un provvedimento molto efficace per raccordare gli interessi di tutti i cittadini, meritevoli di tutela e di attenzione da parte dello Stato. Per tale motivo, io sono convinto e fiducioso in una rinascita dell'Italia. Per tale motivo, dichiaro il voto di fiducia del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 16, sospendiamo l'esame del provvedimento che riprenderà a tale ora.

Sospendiamo, quindi, brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,55, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Interno, la Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti e il Ministro per gli Affari europei.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in merito ai gravi fatti intimidatori occorsi in occasione della manifestazione del Circo Massimo del 6 giugno 2020 e iniziative volte a prevenire il ripetersi di analoghi episodi n. 3-01625)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Fiano ed altri n. 3-01625 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Carmelo Miceli ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario. Prego, a lei la parola.

CARMELO MICELI (PD). Grazie, signor Presidente. Signora Ministro, il 6 giugno 2020 si è svolta a Roma, al Circo Massimo, la manifestazione convocata e organizzata nelle settimane precedenti da gruppi di ultras di destra, cui si sono poi uniti Forza Nuova, i fuoriusciti della Rete delle Comunità Forzanoviste, Avanguardia e Rivolta Nazionale. Tale mobilitazione, nata dagli ultras del Brescia della Brigata Leonessa, legata al network del Veneto fronte naziskin skinheads, e dagli ultras Lazio, filiazione diretta degli Irriducibili dopo lo scioglimento del gruppo in seguito all'omicidio del cosiddetto “Diabolik”, Fabrizio Piscitelli, è cresciuta sui social trovando consenso anche tra altri gruppi pericolosi: Lealtà Azione (presente nella curva nord dell'Inter), la veronese Fortezza Europa (vicina alla curva dell'Hellas), gli ultras del Varese, del Bologna, dell'Ascoli, della Juventus e della Roma. La manifestazione era stata preceduta da dichiarazioni che fin da subito erano parse delle vere e proprie minacce.

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELO MICELI (PD). Nella pagina ufficiale dell'evento si poteva infatti leggere l'invito a vere e proprie minacce: “togliere le mascherine ed indossare il passamontagna” e minacce alla classe politica, che avrebbe dovuto “pagarla”.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deve concludere.

CARMELO MICELI (PD). Quindi, Ministro, le chiediamo: considerato quello che è accaduto, considerato che ci sono ulteriori eventi calendati da altri coordinamenti che continuano ad allargarsi e che prevedono la congiunzione dei “no vax”, dei “no 5G” al movimento…

PRESIDENTE. Grazie…

CARMELO MICELI (PD). …le chiediamo quali siano le ragioni che hanno consentito lo svolgimento della manifestazione del 6 giugno, quali notizie sono state assunte in esito all'iniziativa del 6 giugno e se intendete fermare le iniziative che sono programmate dalle altre organizzazioni.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Onorevoli deputati, gli onorevoli interroganti richiamano l'attenzione sulla manifestazione svoltasi a Roma lo scorso 6 giugno presso il Circo Massimo, nel corso della quale si sono verificati episodi di violenza ai danni di giornalisti e di appartenenti alle Forze dell'ordine. L'iniziativa, pubblicizzata sui principali social network, era organizzata dal neo costituito gruppo “Ragazzi d'Italia”, che riunisce diverse componenti, tra cui esponenti del movimento politico Forza Nuova ed alcune tifoserie ultras.

L'evento si proponeva di esprimere il dissenso verso alcuni provvedimenti attuati dal Governo nell'azione di contrasto alla diffusione del virus COVID-19, nonché, come si è poi appurato, svolto per protestare contro la decisione di riprendere le gare del campionato di calcio. L'attuale clima di incertezza sociale e le difficoltà economiche hanno agevolato la nascita di molteplici sigle, che, attraverso i social network, hanno promosso manifestazioni di dissenso, trovando favorevoli condizioni per una saldatura delle istanze contestative. A ciò si aggiunge il fenomeno della politicizzazione delle curve, che vede l'associarsi dell'azione di proselitismo negli stadi con una presenza sistematica nelle piazze, allorché si svolgono manifestazioni. In particolare, per la manifestazione del 6 giugno, i promotori, esponenti di Forza Nuova, avevano inizialmente richiesto l'utilizzazione di piazza del Popolo, ma in considerazione dell'elevato numero di partecipanti previsti, circa 6 mila persone, che non avrebbe consentito il rispetto delle distanze interpersonali, veniva individuato il Circo Massimo, anche per i profili di ordine pubblico. Tali valutazioni sono state effettuate nel corso di due riunioni tecniche di coordinamento delle forze di Polizia, convocate dalla prefettura di Roma nelle giornate del 3 e 4 giugno, e di un successivo tavolo tecnico svoltosi in questura. È stato, quindi, predisposto un dispositivo rafforzato, con l'impiego di 470 unità di operatori di Polizia, due veicoli speciali dotati di idrante e due elicotteri. Dopo l'inizio della manifestazione, alla quale hanno partecipato circa 1.200 persone – quindi, un numero ridotto, rispetto a quello previsto - nascevano accesi diverbi e litigi. Un gruppo di manifestanti ha spintonato giornalisti, per poi affrontare con lanci di oggetti le Forze dell'ordine. In seguito ai fatti descritti, sono state identificate 230 persone, di cui 13 fermate per approfondimento, due tratte in arresto per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Inoltre, un carabiniere e quattro operatori di Polizia, a causa dello scoppio di una bomba carta, hanno riportato lievi lesioni. Sono in corso approfondimenti investigativi, da parte della DIGOS di Roma, sotto la direzione dell'autorità giudiziaria, volti all'identificazione di altri responsabili di reato. In considerazione dell'attenzione prestata nei confronti di tale tipo di manifestazioni,…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, Ministro.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. …si aggiunge che il 10 giugno scorso il questore di Roma, in relazione a un altro evento prossimo, preannunciato per il 30 di giugno, ha emesso un provvedimento di diniego allo svolgimento della manifestazione del movimento “Marcia su Roma”. In ogni caso, qualora in assenza di significativi elementi di pericolo, la manifestazione dovesse svolgersi nel rispetto del diritto di manifestare, costituzionalmente garantito, si assicura fin d'ora la predisposizione di un idoneo servizio di sicurezza.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Emanuele Fiano.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Signora Ministro, mi consenta innanzitutto di ringraziarla per il suo lavoro, per come ella ha interpretato sin qui il suo nuovo ruolo, per l'intelligenza, la sensibilità ed il senso dello Stato che lei sta dimostrando. Noi sentivamo la mancanza, nell'ufficio che lei ricopre in quel palazzo, di questo senso dello Stato.

La risposta che ella ha voluto o potuto fornire all'interrogazione del collega Miceli e mia è certamente corretta, sotto il profilo di una normativa vigente, o meglio è consentita dalla vigente normativa. È cioè una scelta: la scelta della preferenza di un atteggiamento successivo alle manifestazioni, repressivo, giudiziario, rispetto ad alcune manifestazioni e all'esercizio della violenza in quelle manifestazioni, posteriore invece che preventivo. Di diniego sarebbe stato preventivo, rispetto allo svolgimento di manifestazioni, come invece in alcuni casi che ella ci ha appena citato, pur nel rispetto e in ossequio all'articolo 17 della Costituzione, che, come però tutti noi ricordiamo, come dalle prime lezioni sulla Costituzione, riporta nella prima riga che quelle manifestazioni devono svolgersi pacificamente, perché questo difende lo Stato italiano. L'impressione, che ricaviamo dalla sua cortese risposta, che ovviamente apprezziamo nel merito, è che servono nel nostro Paese nuove norme penali, per impedire che chi si riunisce per esercitare violenza come fine programmato, come è successo nei giorni precedenti al 6 giugno a Roma, e cioè che annuncia che lì si svolgerà della violenza, non lo possa fare, ottenendo un diniego dalle autorità preposte, in ossequio alla Costituzione, ma a tutto il testo dell'articolo 17 della Costituzione. E anche, se mi consente, servono nel nostro Paese nuove norme penali più incisive, per impedire - ho finito, Presidente - che l'apologia e la propaganda neofascista, associata ad alcune delle sigle che lì hanno manifestato, possa essere esercitata. Così come pensiamo che vadano chiusi determinati movimenti politici, legati a queste ideologie e a quelle forme di violenza. Ma questo è un altro fatto, cosa che noi faremo con apposite proposte di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative volte a prevenire e contrastare il fenomeno degli atti vandalici in danno degli istituti scolastici n. 3-01626)

PRESIDENTE. La deputata Alaimo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01626 (Vedi l'allegato A).

ROBERTA ALAIMO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, negli ultimi mesi, nella città di Palermo, si sono registrati numerosi atti vandalici e furti, perpetrati a danno di istituti scolastici. Tra questi, ben tre all'istituto comprensivo “Sperone-Pertini” e due all'istituto comprensivo “Giovanni Falcone”, due scuole di frontiera della città, notoriamente impegnate nella costruzione di una cultura della legalità, partendo proprio dall'accoglienza e dalla tutela dei diritti dei più deboli. Siamo di fronte a veri e propri atti di mafia, nei confronti di scuole che esercitano il controllo dello Stato nei territori. In data 16 giugno, abbiamo chiesto l'istituzione di un tavolo tecnico con le autorità istituzionali competenti, per analizzare il fenomeno e adottare le misure preventive più idonee e immediate.

Chiediamo al Ministro quali iniziative intende intraprendere, per arrestare questi fenomeni e rafforzare la sicurezza di tutti i cittadini.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Ministero dell'Interno segue con particolare attenzione ogni attacco diretto alle istituzioni scolastiche, nella consapevolezza che queste rappresentano un presidio di legalità, soprattutto in quei quartieri caratterizzati da una situazione socio-economica particolarmente delicata, connessa ad una presenza aggressiva della criminalità mafiosa.

Le scuole interessate dagli episodi evidenziati dagli onorevoli interroganti sono situate in quartieri connotati da particolare fragilità sociale, fortemente impegnate nella diffusione della cultura della legalità, anche mediante iniziative volte a combattere la dispersione scolastica, attraverso il pieno coinvolgimento delle famiglie e, quindi, a sottrarre alla criminalità un potenziale serbatoio cui attingere.

Gli episodi, a cui fanno riferimento gli onorevoli interroganti, sono stati da subito oggetto di immediato esame in seno al comitato provinciale ordine e sicurezza pubblica, a seguito del quale il prefetto di Palermo ha disposto i necessari approfondimenti, ai fini di una pronta ricostruzione delle vicende e dell'individuazione delle più idonee soluzioni, per garantire le condizioni di massima sicurezza degli istituti scolastici, anche in funzione della prossima ripresa delle attività didattiche in modalità di presenza.

Va ricordato che nell'intera provincia, dal 1° gennaio al 14 giugno, sono stati impiegati più di 3 mila appartenenti ai reparti di prevenzione crimine, che hanno proceduto, tra l'altro, ad 11 arresti, 45 denunce, al controllo di più di 9 mila persone e di circa 5 mila veicoli, al sequestro di 139 veicoli e al sequestro di 270 grammi di sostanze stupefacenti.

Il prefetto, inoltre, a seguito degli episodi di danneggiamento, ha immediatamente coinvolto le istituzioni competenti e, in particolare, la regione e il comune, per predisporre una comune strategia, per scongiurare il reiterarsi di ulteriori episodi.

In relazione all'ultimo evento, verificatosi ai danni dell'istituto “Giovanni Falcone”, il prefetto ha anche effettuato un sopralluogo sul posto, unitamente al vicepreside, al vicesindaco del comune di Palermo, al comandante provinciale dei carabinieri, che indagano sul fatto. Si evidenzia che il comune di Palermo ha già in programma l'installazione di 19 telecamere perimetrali e, a seguito della ricognizione delle misure anti-intrusione in essere, è stato predisposto per i prossimi giorni un intervento finalizzato al potenziamento dei sistemi di sicurezza passiva, di cui il plesso è già peraltro dotato. Sin da subito è stata comunque disposta l'intensificazione dei servizi di vigilanza, da parte della locale stazione dei carabinieri.

PRESIDENTE. La deputata Vittoria Casa ha facoltà di replicare.

VITTORIA CASA (M5S). Grazie Presidente, grazie signora Ministra. Mi reputo veramente molto soddisfatta della risposta e, soprattutto, dell'attenzione che lei, insieme naturalmente a tutte le altre forze istituzionali, avete messo, in campo per arginare questo fenomeno e soprattutto per non fare sentire sole le istituzioni scolastiche.

Come lei ha ben sottolineato, si tratta di istituzioni scolastiche che operano in quartieri veramente in cui sono presenti fragilità e disagio sociale molto alti. Diceva Calamandrei che trasformare i sudditi in cittadini è un miracolo che solo la scuola può fare. Ecco, noi insieme, istituzioni e scuola, dobbiamo far sì che questi ragazzi e queste ragazze diventino cittadini consapevoli e vengano tolti come manovalanza alla criminalità organizzata, che in questi quartieri, attraverso lo spaccio di droga e attraverso anche la microcriminalità, trovano terreno fertile nei ragazzi e nelle ragazze.

Quindi, veramente, ringraziamo per l'attenzione che lei ha posto in essere. Ringraziamo tutti gli attori e le agenzie. Queste scuole sono veramente dei presidi di legalità importanti e negli anni hanno lavorato tantissimo con le associazioni, creando una comunità educante, che si è aperta al territorio e che è un punto di riferimento per il territorio.

La missione che noi dobbiamo portare avanti insieme, scuola e istituzioni, è proprio questa: creare dei cittadini consapevoli, non lasciare soli le comunità educanti, i dirigenti scolastici, i docenti, il personale, che giorno dopo giorno insieme ai genitori, insieme a tante mamme che veramente sono sempre in prima linea, lavorano per il bene e il futuro dei propri figli. Grazie, Ministra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte alla realizzazione di un piano strutturale di investimenti per favorire la mobilità tra le regioni Liguria e Piemonte, nel quadro della messa in sicurezza del territorio n. 3-01627)

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fornaro e Pastorino n. 3-01627 (Vedi l'allegato A).

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. La signora Ministro è ben a conoscenza della situazione drammatica della Liguria, perché molto spesso è da noi, dove la situazione autostradale è molto nota, con lavori in 23 gallerie, con code chilometriche e un disagio enorme anche in termini di prospettive di ripresa dell'economia della nostra regione.

La A26, la Voltri-Gravellona-Toce, non è risparmiata da questo problema. In più, in quella tratta lì, è sorto un problema burocratico di passaggio all'ANAS del tratto piemontese dell'ex statale 456 del Turchino, che collega la regione Liguria, quindi la Valle Stura, con il Basso Piemonte. Lì in novembre c'è stata una frana e ad oggi la situazione non è stata ancora risolta proprio perché il passaggio all'ANAS non è stato ancora completato.

A noi interroganti non risulta poi un'effettiva interlocuzione tra la regione Liguria e la provincia di Alessandria per affrontare efficientemente la criticità su questa statale. La domanda è quali iniziative intenda assumere affinché sia affrontata, con un piano strutturale di investimenti certi, contestualmente al dissesto idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio, la questione della mobilità tra le regioni Liguria e Piemonte e quali siano i tempi per il passaggio della parte piemontese dell'ex statale 456 all'ANAS.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Onorevole Pastorino, ero in Liguria anche lunedì e ci tornerò nella prima decade di luglio per aprire un importante cantiere. È del tutto evidente che la rete autostradale e viaria della regione Liguria ha il più alto numero di viadotti e di gallerie, e la stragrande maggioranza di queste sono state realizzate negli anni Sessanta.

A ciò si aggiunge il progressivo incremento di volumi di traffico sia di natura commerciale che privato. Al fine di assicurare l'omogeneità e l'efficacia delle ispezioni sulle infrastrutture, il MIT ha predisposto un manuale operativo per le ispezioni nelle gallerie, sviluppato tenendo conto delle migliori prassi internazionali e in particolare delle linee guida adottate per la gestione dei trafori internazionali.

Inoltre, l'assemblea generale del Consiglio superiore dei lavori pubblici ha adottato le linee guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza e il monitoraggio dei ponti.

In attuazione di dette disposizioni sono in corso tutte le verifiche sulla funzionalità delle gallerie e dei ponti ed è prevista l'immediata esecuzione dei lavori laddove si ritengano necessari.

Riguardo agli investimenti infrastrutturali sulla rete di competenza ANAS sono stati programmati 110 interventi di manutenzione, per una spesa di 227 milioni. Quanto agli investimenti sull'infrastruttura ferroviaria lungo la direttrice Liguria-Piemonte, gli interventi sul nodo ferroviario di Genova e sul Terzo Valico dei Giovi prevedono un progetto di 53 chilometri di nuova linea, oltre le interconnessioni, che attraversa dodici comuni tra la provincia di Genova e quella di Alessandria.

Queste opere, insieme ai collegamenti di ultimo miglio per il porto di Genova, consentiranno in futuro il superamento dei limiti prestazionali delle attuali linee di collegamento tra la città di Genova e la Pianura Padana e il riassetto complessivo del nodo e dei collegamenti con il porto e con il terminal di Voltri.

L'intervento ha un costo di 7 miliardi di euro ed è completamente finanziato. Per il 2021 è pianificata anche l'attivazione degli interventi di prima fase per la velocizzazione della linea Torino-Genova, con la riduzione dei tempi di percorrenza. Il quadro si completa con gli interventi previsti per il trasporto rapido di massa per le ferrovie regionali e l'accessibilità all'aeroporto.

In relazione, invece, al passaggio in gestione ad ANAS della parte piemontese della ex statale 456 - peraltro le attività da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti sono terminate nel novembre del 2019 - la consegna da parte della provincia di Alessandria ad ANAS è programmata per il prossimo mese di ottobre, stante la necessità - perché questo prevede la norma - di procedere a preventivi sopralluoghi lungo tutta la rete stradale interessata dal trasferimento e l'adozione di tutti i singoli atti amministrativi.

Detto questo, però, ANAS, nelle more di tale trasferimento, che ha tempi piuttosto lunghi -ultimo atto novembre 2019, trasferimento previsto ottobre 2020 -, ha dichiarato la sua disponibilità ad eseguire su base convenzionale, in accordo con la regione e con la provincia di Alessandria, tutte le occorrenti attività, anche manutentive, relative alla tratta in questione per risolvere il problema da lei illustrato nella domanda posta in questo question time.

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di replicare.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Ministra. Le diamo atto di un interesse e di un impegno del Ministero per la soluzione di problemi annosi, che affondano nella storia della rete autostradale italiana. Le segnaliamo - ma credo che sia a sua conoscenza - una situazione di disagio che ha ormai raggiunto i limiti. I tempi di percorrenza tra il Basso Piemonte e la Liguria stanno diventando assolutamente insostenibili, e se, da un lato, c'è stato il suo impegno per l'abolizione dei pedaggi nel tratto verso Genova, esiste la necessità di un intervento coordinato, e su questo ci permettiamo di sottolineare anche l'importanza della riunione fatta alcuni giorni fa dal prefetto di Alessandria, proprio perché occorre provare a trovare un coordinamento tra queste attività di manutenzione che lei ha ricordato, la situazione della ferrovia come possibile alternativa alla gomma, e complessivamente, quindi, la necessità di evitare l'isolamento di questi territori.

Per quanto attiene, infine, al passaggio di proprietà dalla provincia di Alessandria all'ANAS, lei ha ricordato l'impegno del Ministero e gli impegni assunti e rispettati dopo l'alluvione di ottobre e novembre. Quello che le chiediamo è che il Ministero si faccia garante di quello che lei ha detto, cioè di una possibilità o di accelerazione del passaggio specificatamente per quel tratto della 456, quindi estrapolandola dal complesso delle reti delle ex statali piemontesi, e/o, in alternativa, la possibilità di intervenire sulla frana in località Gnocchetto, che è quella che produce maggiori problemi, in forma convenzionata da parte dell'ANAS. Quindi le chiediamo in tempi rapidi, da questo punto di vista, di coordinare questo passaggio e consentire di dare una risposta per evitare quello che è un isolamento dell'intera valle, con problematiche che, lo ricordo, non sono soltanto viabilistiche, ma mettono in discussione la sicurezza stessa dei cittadini. Non più tardi della settimana scorsa, in presenza dell'allerta gialla, e quindi della chiusura della statale e della chiusura dei tratti autostradali, si è trovata in una situazione di isolamento inaccettabile. Quindi auspichiamo che il Ministero possa velocemente trovare una soluzione d'intesa con ANAS, provincia di Alessandria e regione Piemonte.

(Iniziative volte alla messa in sicurezza delle gallerie autostradali e per lo sblocco delle opere relative alla “Gronda” n. 3-01628)

PRESIDENTE. Il deputato Nobili ha facoltà di illustrare l'interrogazione Paita ed altri n. 3-01628 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie Presidente, grazie signora Ministro. Come lei sa, per sua natura morfologica il territorio della regione ligure ha una concentrazione incredibile e unica in Europa di viadotti, gallerie e ponti autostradali. È una regione in cui queste reti, come si diceva, necessitano di un'importante manutenzione, quasi tutte, tranne forse la A7. In molti casi questa necessità di una manutenzione straordinaria, come è emerso purtroppo nella tragedia del ponte Morandi, le improrogabili verifiche e tutti gli interventi di manutenzione sono stati in molti casi recentemente avviati. Il problema è che sono stati avviati con una modalità che ha costituito un problema ed enormi disagi per i cittadini, per il porto, per il turismo, per tutta l'economia della regione, con file chilometriche e con lavori avviati subito dopo la fine del lockdown, dopo interi mesi in cui le autostrade erano state praticamente deserte.

È indispensabile, quindi, che il Governo predisponga un piano straordinario di interventi, treni, servizi sostitutivi, maggiore frequenza di aerei, ma soprattutto che si sblocchino opere infrastrutturali fondamentali, prima fra tutte la Gronda, interamente finanziata nel contratto di programma ASPI, il tunnel della Fontanabuona e tutti gli interventi strategici sulla rete ANAS. Insomma, quali interventi il Governo ha intenzione di mettere in campo per evitare che le troppe ferite di una regione la condannino all'isolamento.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Nei confronti della regione Liguria il Governo, questo Governo, ha messo una particolare attenzione ed è per questo che sono state previste importanti risorse fin dal nostro insediamento. A oggi oltre un miliardo di euro è arrivato in Liguria da parte del Governo in varie forme e per varie tipologie di investimenti e anche l'apertura dei cantieri, pur determinando una serie di gravi disagi conosciuti peraltro, anzi toccati con mano anche lunedì scorso, lunedì mattina scorso, è orientata, seppure con future diluizioni se è possibile, là dove è possibile, è comunque orientata, dicevo, a garantire il massimo della sicurezza proprio per quella conformazione di cui parlava prima lei, onorevole Nobili.

Quanto alla Gronda di Genova, le risultanze delle analisi costi-benefici dell'opera nel suo complesso, richiesta dal precedente Ministro dei trasporti, sono state pubblicate sul sito del Ministero nel mese di agosto 2019. Nei giorni immediatamente successivi all'insediamento di questo Governo ho incontrato il sindaco di Genova e il presidente della regione per costituire un tavolo di lavoro con gli enti locali per l'ascolto di tutti gli interessati, per raccogliere suggerimenti utili a migliorare il progetto e le ulteriori opere collegate nonché per consentire una compiuta verifica e valutazione dell'opera da parte di tutte le forze politiche. Il tavolo di lavoro ha completato la sua attività e il Parlamento, qualche mese fa, si è espresso in maniera molto chiara in merito alla realizzazione di quest'opera. Per comunicare, anche rispetto a certe notizie giornalistiche, non manca per la realizzazione della Gronda la firma del Ministro ma, essendo la realizzazione dell'opera, come anche da lei ricordato, prevista dalla convenzione attualmente vigente con ASPI, occorre preliminarmente predefinire il procedimento di contestazione avviato nei confronti del predetto concessionario a seguito del crollo del ponte Morandi.

Quanto al tunnel della Fontanabuona, evidenzio che esso si inserisce nell'ambito del progetto di realizzazione del collegamento viario tra la Val Fontanabuona e l'autostrada A12 Genova-Roma, che prevede la realizzazione delle gallerie “Caravaggio” e “Fontanabuona” della lunghezza rispettivamente di 2.093 e 2.583 metri. In relazione a detto collegamento viario, del costo complessivo di 308 milioni di euro, è stato predisposto dal concessionario il progetto definitivo, in relazione al quale devono essere acquisiti, in questa fase, i pareri necessari dai Ministeri competenti. Quanto alle attività di competenza di ANAS sulla rete stradale, sono stati programmati 110 interventi di manutenzione per una spesa di 227 milioni. Circa la statale Aurelia è in fase di progettazione l'intervento relativo alla realizzazione della viabilità di accesso all'hub portuale di Savona, interconnessione tra i caselli della A10 di Savona e Albisola e i porti di Savona e Vado Ligure. L'intervento ha un importo complessivo di circa 143 milioni di euro.

Quanto agli interventi nel territorio di La Spezia, l'11 febbraio scorso si è tenuta la seduta pubblica di gara con l'apertura delle offerte economiche e conseguente stesura della graduatoria relativa al primo stralcio funzionale tra lo svincolo del Forno e lo svincolo Buonviaggio. Per il secondo stralcio funzionale dallo svincolo Buonviaggio allo svincolo San Venerio, il progetto esecutivo è in corso di redazione da parte di ANAS e la sua approvazione è prevista per il prossimo mese di settembre. Per il terzo stralcio funzionale, tra lo svincolo San Venerio allo svincolo Melara…

PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. …si prevede - finisco subito, Presidente, mi scusi - di approvare il progetto esecutivo entro il primo trimestre del 2021. Circa gli ulteriori interventi sulla rete stradale indicati nell'atto di sindacato, ANAS sta valutando, unitamente agli enti territoriali, la sussistenza dei presupposti dell'intervento. Per quanto riguarda, inoltre, gli investimenti ferroviari, ho già ricordato del nodo ferroviario…

PRESIDENTE. Deve chiudere, Ministro, le chiedo scusa.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. …di Genova, il Terzo Valico dei Giovi e i collegamenti di ultimo miglio con il porto nonché l'attivazione, nel 2021, della velocizzazione della Torino-Genova.

PRESIDENTE. La deputata Raffaella Paita ha facoltà di replicare.

RAFFAELLA PAITA (IV). Intanto grazie, signor Ministro, per le risposte. Io, però, ho appena aperto il sito del Secolo XIX e la notizia che appare ora è: “Cinque chilometri di coda tra Recco e Rapallo, problemi anche in A26”. Ricordo che nella regione Liguria è crollato il ponte Morandi, poi è crollato il ponte sull'A6 e poi, nella zona adiacente e confinante con la Toscana, è crollato il ponte di Albiano. I problemi della Liguria - ha ragione lei - sono problemi storici e certamente non è colpa di questo Governo se in Liguria insiste il 17 per cento delle gallerie di tutta Europa.

Quello che, però, è necessario che il Governo attuale faccia è uno sblocco immediato e una programmazione vera, profonda di cantieri per il futuro. Quali sono le priorità? Aprire immediatamente il cantiere della Gronda, perché, vede Ministro, di fatto ci è voluto meno a realizzare il nuovo ponte Morandi che a decidere se revocare o meno la convenzione ad ASPI, e questo è inaccettabil, in questo Paese. Quindi, sblocchiamo quei 4 miliardi, realizziamo le opere collegate e tra queste opere il tunnel della Val Fontanabuona che, come ricordava lei, è progettato in termini definitivi e, quindi, può essere inserito nella nuova convenzione. Se è vero che l'articolo 35, voluto dal Governo, prevede la sostituzione del concessionario con ANAS, qualora dovesse davvero decidere di revocare la convenzione ad Autostrade fatele fare ad ANAS ma, vi prego, intervenite in Liguria.

Seconda questione: realizzare le Aurelia-bis. Oltre a quelle che lei ha citato e che, peraltro, sono state bloccate per tantissimo tempo…

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELLA PAITA (IV). …abbiamo bisogno di Aurelia-bis a Imperia, a Ventimiglia-Camporosso, a Sanremo Pian di Poma, a Savona e poi di terminare il Lungomare Canepa. Occorre sbloccare le opere per la Pontremolese e per il raddoppio ferroviario del Ponente, che il territorio da tanto tempo aspetta …

PRESIDENTE. Deve concludere, deputata Paita.

RAFFAELLA PAITA (IV). …e poi potenziare - e concludo davvero - treni e servizi sostitutivi e aerei, signor Ministro. Sa quanti sono gli aerei che collegano Genova a Roma? Uno. Uno, e talvolta, in alcuni giorni, non c'è neppure.

Abbiamo bisogno di aiutare il porto e il turismo in Liguria e per far questo abbiamo una sola opzione: fare le infrastrutture, farle rapidamente, farle subito, farle adesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative di competenza volte al ripristino dei voli Alitalia dallo scalo di Trieste n. 3-01629)

PRESIDENTE. La deputata Sandra Savino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01629 (Vedi l'allegato A).

SANDRA SAVINO (FI). Grazie, Presidente. Signora Ministro, guardi, la mia è un'interrogazione estremamente semplice e spero che la sua risposta sarà altrettanto semplice e chiara, scevra da tecnicismi, di cui non sappiamo francamente, in questo momento, che cosa fare. Quindi, anche alla luce dei rapporti che erano intercorsi tra Alitalia e il gestore dell'aeroporto di Ronchi dei Legionari, che, come leggiamo dalla stampa, si sono interrotti, vorrei capire cosa lei e il suo Governo intendete fare per quanto riguarda il ripristino dei voli dalla regione Friuli-Venezia Giulia rispetto a tutto il resto del Paese.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, onorevole Savino. Com'è noto, dal 3 giugno scorso sono cessate le limitazioni della circolazione delle persone all'interno del territorio nazionale. Con decreto del 14 giugno, sulla base delle richieste pervenute dai gestori aeroportuali, della collocazione geografica degli aeroporti in grado di servire i bacini di utenza in modo uniforme sul territorio e della capacità infrastrutturale degli stessi, si è provveduto a ripristinare la piena operatività dei servizi in alcuni aeroporti. Inoltre, in considerazione dell'allentamento delle misure sul territorio nazionale e delle nuove linee guida sul trasporto aereo che consentono un maggiore riempimento dei velivoli, una volta che verrà assicurata la libera circolazione a livello internazionale ci attendiamo anche una ripresa della domanda di trasporto aereo, con conseguente incremento dell'offerta da parte delle compagnie aeree, tutte, fino a raggiungere livelli di poco inferiori rispetto al periodo precedente la pandemia.

Oltre alle iniziative governative per favorire la ripresa del comparto aereo e alle misure già note contenute nel decreto-legge Rilancio, che è in fase di conversione qui alla Camera, ho chiesto ad ENAC di procedere all'aggiornamento del vigente piano nazionale degli aeroporti, con il rafforzamento delle strutture aeroportuali, rendendo così più agevoli e attrattivi i collegamenti tra le diverse parti del Paese, anche quelle meno servite. In questo contesto, ho firmato ieri la nota con cui ho comunicato a ENAC il nullaosta alla riapertura di alcuni aeroporti, tra cui quello di Trieste. Conseguentemente, tutti i vettori aerei che già operavano nello stesso scalo potranno nuovamente procedere all'erogazione dei servizi di trasporto, soddisfacendo la relativa domanda.

Quanto ad Alitalia, la futura newco si doterà di un piano industriale che, in assoluta discontinuità con i precedenti modelli, consentirà all'Italia, nel rispetto dei principi di concorrenzialità e di libera iniziativa economica, di disporre di una compagnia aerea in grado di contribuire alla ripresa economica del Paese ma, soprattutto, di competere sul mercato internazionale del trasporto aereo.

Ad ogni modo, in merito alla questione specifica dell'aeroporto di Trieste, evidenzio che l'amministratore straordinario di Alitalia mi ha già rappresentato, in un recente incontro, la disponibilità, in fase peraltro attuativa, a negoziare con la società aeroportuale nuovi passaggi di Alitalia, fatte le dovute verifiche sulla domanda, la quale peraltro anche da Trieste è potenzialmente già in crescita.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Sandra Savino.

SANDRA SAVINO (FI). La ringrazio della risposta, Ministro, che però per me non può essere soddisfacente, perché in realtà, dopo quello che ho sentito, certezze per quanto riguarda la riapertura dell'aeroporto mi pare non ce ne siano. Semplicemente bastava una risposta un po' meno articolata dal punto di vista tecnico; noi chiedevamo esattamente quando questo aeroporto sarà riaperto. Non crederà, questo Governo, di poter erogare, contenuti nel “decreto Rilancio”, i 3 miliardi che verranno dati alla newco, perché non penso che i cittadini del Friuli-Venezia Giulia saranno tanto contenti di contribuire con questa cifra piuttosto importante senza portare a casa praticamente niente.

Quindi, alla luce anche dell'audizione che ieri si è tenuta in Commissione trasporti, mi permetto, Ministro, di mandare un messaggio al mio concittadino, il Ministro Patuanelli, che ieri candidamente si è espresso, dicendo che cosa? Che lui non si può occupare dell'aeroporto di Trieste, perché poi non vuole essere accusato di occuparsi dell'aeroporto della sua città. Vede che non possiamo stare sicuramente tanto tranquilli per quanto riguarda i tempi di riapertura dell'aeroporto, quindi la possibilità della mia comunità, della regione Friuli Venezia Giulia di avere i collegamenti che le spettano, e di non essere dimenticata, definita, a suo tempo, come l'ultimo lembo di patria, quindi desidero che ci sia un maggior impegno. Lei sicuramente, Ministro, si è impegnata, però abbiamo un Ministro delle Attività economiche che mi pare sia di tutt'altro avviso.

(Chiarimenti in merito alla posizione del Governo e allo stato delle trattative sul Meccanismo europeo di stabilità (MES), anche alla luce delle risultanze dell'ultimo Consiglio europeo n. 3-01630)

PRESIDENTE. Il deputato Marco Maggioni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01630 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministro, l'articolo 4 della legge n. 234 del 2012 prevede che il Governo informi i competenti organi parlamentari sulle risultanze delle riunioni del Consiglio europeo entro quindici giorni dallo svolgimento delle stesse. L'articolo 5 della stessa legge prevede che il Governo assicuri che la posizione rappresentata dall'Italia nella fase di negoziazione degli accordi tra gli Stati membri dell'Unione europea che prevedano l'introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria, monetaria o che comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica tenga conto degli atti di indirizzo delle Camere. Posto che il Presidente Conte ha partecipato al Consiglio europeo del 23 aprile e del 19 giugno senza indirizzi politici del Parlamento, interroghiamo il Ministro per sapere quale sia lo stato delle trattative in sede europea, con particolare riferimento all'utilizzo del MES.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, ha facoltà di rispondere.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Grazie, Presidente. Ringrazio il deputato Maggioni e gli altri interroganti. Come riferito continuativamente dal Governo, da inizio marzo l'Unione europea - citava anche lei - e i suoi Stati membri stanno affrontando una crisi sanitaria ed economica che mette a rischio il mercato unico e le catene di valore europeo. Premetto che l'Europa, al riguardo, ha messo già in campo misure senza precedenti, grazie al nostro costante impegno negoziale, siglato anche in una lettera con altri Stati membri – otto Stati membri – e nella videoconferenza dei membri del Consiglio europeo del 26 marzo. Cito le decisioni già prese: la sospensione del Patto di stabilità e crescita, la flessibilità accordata al regime degli aiuti di Stato, la flessibilità nell'uso delle risorse della coesione, e la BCE, dal canto suo, ha avviato il programma PEPP, che oggi ammonta complessivamente a 1.350 miliardi di euro per acquisto titoli. La videoconferenza dei membri del Consiglio europeo del 23 aprile ha sancito, poi, l'intesa su tre reti di sicurezza elaborate dall'Eurogruppo per i lavoratori e le imprese e gli Stati con un pacchetto del valore complessivo di 540 miliardi, con effetti retroattivi sulle spese affrontate per la crisi COVID-19.

Si tratta di interventi a sostegno alla liquidità da parte della BEI e del Fondo SURE in materia di sostegno a strumenti nazionali per la lotta alla disoccupazione, finanziato con l'emissione di titoli di debito da parte della Commissione, e della Pandemic Crisis Support, nell'ambito della linea di credito precauzionale del Meccanismo europeo di stabilità, alla quale gli Stati membri dell'euro possono decidere di ricorrere in maniera facoltativa previa autorizzazione ovviamente dei rispettivi Parlamenti, procedura che sarà ovviamente, dopo accurata analisi da parte del Governo e del Parlamento, valutata anche nel caso italiano, in quanto tali strumenti non saranno oggetto dei successivi Consigli europei ma sono da considerare nel rispetto delle differenti opinioni che anche questo Parlamento ha espresso. Il 27 maggio la Commissione ha presentato la proposta di QFP 2021-2027 e Next Generation EU. Nella successiva videoconferenza da lei citata, del 19 giugno, gli Stati membri hanno avuto una prima discussione a livello preparatorio delle proposte della Commissione, in quanto il pacchetto cosiddetto QFP del bilancio europeo non è tuttavia ancora pronto e siamo ora in attesa della proposta completa del Presidente Michel. In base alla proposta formulata dalla Commissione, QFP e Next Generation ammonterebbero a 1.850 miliardi di euro, a completamento del quadro della politica monetaria della BCE e delle regole già scelte dalla Commissione, oltre alle tre reti di protezione facoltative già attivate. Stiamo parlando di Next Generation, uno strumento che avrà il ricorso ai bond e sarà per la prima volta introdotto con un principio di bilanciamento tra sovvenzioni e prestiti.

PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Confermo che, in vista del Consiglio del 17 e 18 luglio, il primo formale e in presenza dallo scoppio della crisi, che auspicabilmente potrebbe avere un ruolo decisivo nell'adozione del QFP di Next Generation EU, il Presidente del Consiglio renderà comunicazioni al Parlamento e ne raccoglierà l'indirizzo tramite il voto delle due Camere in base alle forme previste dalla legge n. 234.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Marco Maggioni.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ritengo la sua risposta insoddisfacente, e vengono confermati i nostri dubbi circa il fatto che il Governo si basi su una maggioranza parlamentare che sul Meccanismo europeo di stabilità risulta spaccata al proprio interno. Da qui la vostra decisione di non ricevere un'indicazione politica dal Parlamento, per il semplice motivo che questa maggioranza non sarebbe in grado di fornirvela. Sostenete la natura informale della riunione dei membri del Consiglio europeo del 19 giugno, ma ho qui la lettera di invito del 16 giugno del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e il termine “informale” non compare da nessuna parte. Sul Meccanismo europeo di stabilità vi invito a leggere il Trattato stesso che lo istituisce unitamente al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea: non si può parlare di assenza di condizionalità, e il vostro è un tentativo di mistificarne la natura dinanzi all'opinione pubblica in vista evidentemente dell'adesione. Ha parlato poi di Next Generation EU, e qui indirettamente lei ci conferma che siamo ancora distanti da una decisione, nonostante la pandemia sia scoppiata a quattro mesi fa e l'economia, fatta di imprese, non aspetta. Anzi, poco fa sono usciti anche i dati sulle stime del Fondo monetario internazionale sull'andamento del PIL nel 2020, e il Fondo monetario internazionale stima un meno 12 per cento per Spagna, Francia e Italia, e per la Germania quasi un meno 8 per cento, quindi, il tempo è veramente strettissimo per intervenire. Quindi, signor Ministro, avete l'onore e l'onere di decidere, ma fatelo con chiarezza, rispettando il Parlamento e possibilmente anche il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Chiarimenti in merito alla posizione espressa dal Governo nel Consiglio europeo del 19 giugno in ordine all'eventuale rinnovo delle sanzioni dell'Unione europea nei confronti della Russia n. 3-01631)

PRESIDENTE. La deputata Augusta Montaruli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01631 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro Amendola, se questo Governo fosse rispettoso della legge, e in particolare avesse rispettato la legge n. 234 del 2012, oggi Fratelli d'Italia non ricorrerebbe al question time per sapere che cosa avete detto in sede di Consiglio europeo circa il rinnovo delle sanzioni alla Russia. Infatti, il Parlamento avrebbe dovuto essere coinvolto nella decisione e negli indirizzi politici con cui il Presidente Conte si presentava a questo importante appuntamento. Peccato che il Presidente Conte è scappato dal voto di questo Parlamento: è scappato e si è confuso nei giochi di parole tra informativa e comunicazioni, evitando il voto del Parlamento e quindi di rendere conto agli italiani. Per fortuna c'è Fratelli d'Italia qui a inchiodarvi a queste sedie e il prossimo 1° luglio sarà solo grazie a questa opposizione costruttiva che il Presidente Conte sarà costretto ad entrare da quella porta e a rispondere alle domande che i deputati in nome del popolo italiano gli devono fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola , ha facoltà di rispondere.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Grazie, Presidente. Ringrazio la deputata Montaruli e gli altri cofirmatari. In relazione al rinnovo delle misure settoriali nei riguardi della Federazione russa si è svolta, alla videoconferenza del Consiglio europeo del 19 giugno, la consueta informativa franco-tedesca sullo stato di attuazione degli accordi di Minsk. L'informativa è stata richiesta all'Italia e risponde alla esigenza, sempre fatta valere dal nostro Paese, di avere una discussione tra leader prima di procedere al rinnovo delle sanzioni economiche settoriali nei confronti della Federazione russa la cui prossima scadenza è il 31 luglio, evitando automatismi di sorta. L'informativa della Cancelliera Merkel anche per conto del Presidente Macron, i leader del cosiddetto formato negoziale Normandia, ha fatto stato di un quadro in cui gli accordi di Minsk restano sostanzialmente inattuati con una situazione di sicurezza e umanitaria ancora precaria nell'Est Ucraina. Continuano, infatti, a registrarsi quotidiane violazioni del cessate il fuoco; restano dispiegate sul terreno armi pesanti proibite dalle intese e rimane fortemente limitato l'accesso ai territori non controllati dal Governo di Kiev alla missione di monitoraggio dell'OSCE; mentre non avanzano i negoziati sul decentramento. Il quartetto Normandia, formato da Francia, Germania, Russia e Ucraina, propiziò la sigla del Protocollo di Minsk del 2014 proprio per porre fine a questa crisi. L'instabilità, come lei ricorda, risale alla crisi della Crimea nel febbraio 2014 a seguito dell'invasione illegale secondo il diritto internazionale della penisola di Crimea. Il processo ha ritrovato uno slancio il 9 dicembre 2019 con un nuovo vertice del quartetto Normandia che si è svolto a Parigi. Ricordo alla Presidenza e a tutti noi che in Ucraina dell'Est è in corso di fatto un conflitto che ha provocato, secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, oltre 13 mila vittime. La posizione del Governo italiano è di giungere all'attuazione delle intese di Minsk. Solo attraverso segnali concreti di avanzamento, lungo questa strada, sarà possibile creare il consenso in ambito europeo per una rimozione delle sanzioni. In questo quadro merita rilevare che il Governo si è fatto promotore tra i partner delle istituzioni europee anche di una riflessione su come rilanciare allo stesso tempo i rapporti tra Unione europea e Russia in spirito costruttivo. Nel corso della videoconferenza - vengo alla sua domanda - la Cancelliera tedesca ha fornito solo un'informativa sullo stato di attuazione delle intese di Minsk. In mancanza di nuovi, i gruppi consiliari competenti provvederanno nelle prossime settimane a preparare gli atti giuridici per il dibattito sul rinnovo semestrale delle sanzioni che sarà effettuato tramite una decisione del Consiglio UE entro la scadenza del 31 luglio 2020. Di tale orientamento ovviamente il Parlamento sarà edotto in base alla previsione del Consiglio europeo del 17 e 18 che, in base alla legge n. 234, vedrà il Parlamento esprimersi sul mandato al Presidente, anche su questa materia.

PRESIDENTE. La deputata Augusta Montaruli ha facoltà di replicare.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Ministro Amendola, noi non solo vogliamo essere edotti, noi vogliamo partecipare alla decisione. È una decisione che implica ogni anno un miliardo di mancato export solo nel settore agroalimentare; una decisione che rischia di poter spingere le nostre aziende alla drammatica scelta di delocalizzare; una decisione che influisce anche durante l'emergenza COVID-19, con meno 148 milioni nel mese di aprile 2020 rispetto al mese di aprile 2019.

Noi siamo sempre stati presenti, con la schiena dritta in quest'Aula, allorquando ci veniva chiesto un contributo e ci venivano fatti appelli alla opposizione costruttiva. Proprio perché siamo un'opposizione costruttiva, noi non abbiamo fatto mancare i nostri contributi in ogni provvedimento, da ultimo anche nel “decreto Rilancio”, con tantissimi emendamenti che però voi ignorate come ignorate tutte le nostre proposte.

Ebbene, non siamo disponibili certamente a fare delle passerelle mangiando biscotti e tè in una villa come Villa Pamphilj. Siamo qui ad attendervi per confrontarci concretamente su un tema che coinvolge le nostre aziende, che coinvolge il made in Italy, che coinvolge il tessuto produttivo dell'Italia. Siamo qui a spingervi, a costringervi a rendere conto agli italiani perché altrimenti, senza di noi, voi non lo fareste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte a promuovere la centralità dei programmi di mobilità studentesca e delle iniziative per il settore culturale e per la cittadinanza europea nell'ambito del negoziato sul Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 n. 3-01632)

PRESIDENTE. Il deputato Fusacchia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01632 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Saluto il Ministro per gli Affari europei. Ministro, è partito il negoziato più che il dibattito sulle risorse. Sul quadro finanziario pluriennale il 19 giugno c'è stata la prima riunione del Consiglio europeo che ovviamente comprende adesso il programma Next Generation EU. Mi hanno detto che in inglese vuol dire prossima generazione. Però ho capito pure, visto quello che sta succedendo, che staremmo tagliando 6 miliardi a livello europeo a programmi come Erasmus+, Europa Creativa, Corpo europeo di solidarietà. Quindi, parliamo di Next Generation ma, rispetto alla proposta della Commissione del 2018, stiamo arretrando.

Ci terrei molto a sapere che cosa sta facendo il Governo per ridare nel ragionamento, nel dibattito e nel negoziato sulle risorse europee centralità e priorità alla mobilità studentesca, alla cultura, ai giovani e tutto questo attiene alla costruzione di una vera cittadinanza europea sia nel quadro del negoziato sul quadro finanziario pluriennale ma ovviamente anche nel quadro dei nuovi fondi e delle nuove risorse già programmate e in fase di programmazione su cui stiamo ragionando in Europa.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, ha facoltà di rispondere.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Grazie, Presidente. Ringrazio il deputato Fusacchia perché la questione sollevata è una preoccupazione che è condivisa e che riguarda in modo più generale il possibile impatto ovviamente dell'emergenza sanitaria sul bilancio dell'Unione Europea presente e futuro nel nome e nei fatti.

Al riguardo, preme osservare come non vi sono ancora proiezioni esatte riguardo alla proposta, per ora informale, di ridimensionamento relativo ai programmi europei Erasmus+, Europa Creativa e Corpo europeo di solidarietà a valere sul prossimo bilancio pluriennale 2021-2027, poiché la discussione sul bilancio dell'Unione europea è ancora in via di definizione e occorrerà attendere, proprio nei prossimi giorni, la proposta di scatola negoziale del Presidente Michel sulla quale il Consiglio europeo sarà chiamato poi a negoziare e a pronunciarsi con una decisione formale, speriamo, il prossimo 17-18 luglio.

PRESIDENTE. Per favore…

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Presidente, io ci metto tutta la buona volontà…

PRESIDENTE. No, prego, prego, prosegua.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. La proposta della Commissione del 27 maggio, però, ha fissato a circa 24 miliardi di euro la futura dotazione finanziaria prevista nel bilancio UE sul programma Erasmus+, che comprende anche il Corpo europeo di solidarietà, e che, rispetto ai 14,2 miliardi di euro stanziati nell'attuale programmazione, significherebbe comunque una crescita della dotazione finanziaria complessiva di 10 miliardi netti per il periodo di vigenza del prossimo programma.

La dotazione finanziaria per Europa Creativa è stata fissata invece in 1,5 miliardi rispetto agli 1,4 dell'attuale programmazione.

La Commissione poi, da parte sua, non ha mai perso di vista l'obiettivo di costruire uno Spazio europeo dell'istruzione mirato a rafforzare la dimensione culturale… scusate, Presidente, però, se non interessa…

PRESIDENTE. Ministro, io prima ho tentato di venire in soccorso, ma ho visto che lei si è spazientito.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Lo dico per…

PRESIDENTE. Colleghi, dovete fare silenzio: chi intende conversare si deve accomodare fuori dall'aula perché sta disturbando. Prego, Ministro.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Grazie, Presidente. I giovani, per rispondere sempre alle sue sollecitazioni, poi, saranno beneficiari dell'attività del Fondo sociale europeo che ha una dotazione finanziaria complessiva, prevista per i prossimi sette anni, di oltre 86 miliardi.

Lei ha ragione, l'Italia ha sempre visto con grande favore e pienamente sostenuto queste politiche e non farà mancare nel negoziato di queste ore il supporto politico in questa dura lettura degli allegati di bilancio con tutti i programmi.

In vista del Consiglio europeo, come ho già detto per le altre due interrogazioni, in presenza dei Capi di Stato a Bruxelles, il 17 e il 18 luglio prossimo, si terranno le consuete comunicazioni del Presidente del Consiglio al Parlamento che sarà chiamato ad esprimersi sul mandato attraverso il voto di indirizzo, leggendo anche la proposta negoziale e, quindi, i dati a cui lei si riferisce, per quanto riguarda tutti i programmi relativi alle giovani generazioni.

Ricordo come a suo tempo il Governo aveva presentato il proprio contributo di proposte che contiene, sul tema della Conferenza sul futuro dell'Europa, anche un tema di governance, poiché la suggestione da lei indicata nell'ultima parte dell'interrogazione si lega proprio al futuro e il futuro avverrà tramite questa Conferenza che, addirittura, potrebbe toccare anche i trattati, come alcuni sostengono, e che lega il bilancio, l'emergenza, le scelte fatte e anche un'analisi su quello che è il tema e la struttura del futuro dell'Unione europea. La ringrazio per l'interrogazione.

PRESIDENTE. Il deputato Fusacchia ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la risposta. Ministro, facciamolo valere, perché fra pochi giorni saranno i quarant'anni della fondazione del “Club del coccodrillo”, quando Altiero Spinelli e altri parlamentari fecero partire un processo che ha portato all'Unione europea come la conosciamo.

Questi temi sono centrali per una ragione molto semplice e che conosciamo molto bene: noi non sappiamo come finirà il negoziato sulle risorse e non sappiamo come finirà la discussione sulla Conferenza sul futuro dell'Europa, non parliamo dei trattati da riaprire. Sappiamo una cosa: che l'unica maniera per andare avanti è preservare quello che abbiamo, è provare a costruire e investire sulle nuove generazioni e sul loro senso di cittadinanza europea.

Il COVID-19 ci ha costretto a stare chiusi dentro casa, ma soprattutto ci ha costretto a smettere di utilizzare e capire il valore aggiunto dell'Europa, non fosse altro per la mobilità, a partire dalla mobilità studentesca. Abbiamo letteralmente bisogno di rimettere in moto una generazione, anche fisicamente; quindi, qualsiasi euro speso su questo è il migliore investimento possibile che noi possiamo fare sul futuro dell'Europa.

Le chiedo di farsi, per il suo tramite, parte diligente nei confronti del Presidente del Consiglio perché spenda parole chiare in Europa e spenda parole chiare su questo, quando verrà in Aula in vista del prossimo Consiglio europeo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà tra 5 minuti, alle 16,05.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Scoma è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2547.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 2547.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2547)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà, quindi, inizio dal deputato Saitta.

Sulla base di tale estrazione sono poi state stabilite e comunicate apposite fasce orarie per regolare l'accesso dei deputati, i quali, all'orario stabilito per ciascuna fascia, faranno ingresso in Aula dal lato sinistro della Presidenza, dichiareranno il voto dalla fila dei banchi del Governo riservata ai sottosegretari e, quindi, lasceranno l'Aula dall'ingresso del lato destro.

Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, purché comunicate entro le ore 12 di oggi, oltre a quelle dei Ministri già pervenute.

Invito i deputati segretari a procedere alla prima chiama.

(Segue la chiama) .

I deputati che vengono chiamati cortesemente dovrebbero esplicitare il proprio assenso o dissenso, perché non sempre è chiara la loro intenzione. Anche per agevolare il lavoro dei nostri segretari.

(Segue la chiama) .

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 17,36)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti…………………….539

Votanti……………………..537

Astenuti………………............2

Maggioranza………….........269

Hanno risposto …………. 305

Hanno risposto no………….232

La Camera approva.

Sono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Barzotti Valentina

Battelli Sergio

Bazoli Alfredo

Bella Marco

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Berardini Fabio

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Berti Francesco

Bilotti Anna

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bologna Fabiola

Bonafede Alfonso

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bruno Bossio Vincenza

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Buratti Umberto

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantini Laura

Cantone Carla

Cantone Luciano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Cardinale Daniela

Carè Nicola

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Carnevali Elena

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Ceccanti Stefano

Cecconi Andrea

Cenni Susanna

Chiazzese Giuseppe

Ciampi Lucia

Cillis Luciano

Ciprini Tiziana

Colaninno Matteo

Cominardi Claudio

Conte Federico

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Crippa Davide

Critelli Francesco

Currò Giovanni

Daga Federica

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

D'Ambrosio Giuseppe

D'Arrando Celeste

De Carlo Sabrina

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Deiana Paola

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Del Grosso Daniele

Del Re Emanuela Claudia

Del Sesto Margherita

Delrio Graziano

Di Giorgi Rosa Maria

Di Lauro Carmen

Di Maio Marco

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Epifani Ettore Guglielmo

Faro Marialuisa

Fassina Stefano

Fassino Piero

Federico Antonio

Ferraresi Vittorio

Ferri Cosimo Maria

Fiano Emanuele

Ficara Paolo

Flati Francesca

Fontana Ilaria

Forciniti Francesco

Fornaro Federico

Fraccaro Riccardo

Frailis Andrea

Franceschini Dario

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Frusone Luca

Fusacchia Alessandro

Gagnarli Chiara

Galizia Francesca

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gariglio Davide

Gebhard Renate

Giachetti Roberto

Giacomelli Antonello

Giarrizzo Andrea

Giordano Conny

Giorgis Andrea

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Grande Marta

Gribaudo Chiara

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guerini Lorenzo

Ianaro Angela

Incerti Antonella

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

Lacarra Marco

Lapia Mara

Lattanzio Paolo

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Licatini Caterina

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzin Beatrice

Lorenzoni Gabriele

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lovecchio Giorgio

Macina Anna

Madia Maria Anna

Maglione Pasquale

Manca Alberto

Manca Gavino

Mancini Claudio

Manzo Teresa

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martina Maurizio

Martinciglio Vita

Marzana Maria

Masi Angela

Mauri Matteo

Melicchio Alessandro

Menga Rosa

Miceli Carmelo

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Minniti Marco

Mor Mattia

Morani Alessia

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mura Romina

Nappi Silvana

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nesci Dalila

Nitti Michele

Nobili Luciano

Occhionero Giuseppina

Olgiati Riccardo

Orfini Matteo

Orrico Anna Laura

Padoan Pietro Carlo

Pagani Alberto

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palazzotto Erasmo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Pastorino Luca

Paxia Maria Laura

Pellicani Nicola

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pini Giuditta

Pizzetti Luciano

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Prestipino Patrizia

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Ricciardi Riccardo

Rizzo Gianluca

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rossini Roberto

Rotta Alessia

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Scagliusi Emanuele

Scalfarotto Ivan

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Schullian Manfred

Scoma Francesco

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Serritella Davide

Siani Paolo

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Spadoni Maria Edera

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Stumpo Nicola

Suriano Simona

Sut Luca

Tabacci Bruno

Tasso Antonio

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Toccafondi Gabriele

Tofalo Angelo

Topo Raffaele

Torto Daniela

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Tuzi Manuel

Ungaro Massimo

Vacca Gianluca

Valente Simone

Vallascas Andrea

Varrica Adriano

Vazio Franco

Verini Walter

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villarosa Alessio

Viscomi Antonio

Vitiello Catello

Vizzini Gloria

Volpi Leda

Zan Alessandro

Zanichelli Davide

Zardini Diego

Zolezzi Alberto

Hanno risposto no:

Acquaroli Francesco

Andreuzza Giorgia

Aprea Valentina

Badole Mirco

Baldelli Simone

Baldini Maria Teresa

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Basini Giuseppe

Battilocchio Alessandro

Bazzaro Alex

Bellucci Maria Teresa

Belotti Daniele

Benedetti Silvia

Benigni Stefano

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Deborah

Bianchi Matteo Luigi

Biancofiore Michaela

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bond Dario

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Brunetta Renato

Bubisutti Aurelia

Bucalo Carmela

Butti Alessio

Caffaratto Gualtiero

Caiata Salvatore

Calabria Annagrazia

Cantalamessa Gianluca

Caon Roberto

Capitanio Massimiliano

Cappellacci Ugo

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Castiello Giuseppina

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Ciaburro Monica

Cirielli Edmondo

Coin Dimitri

Colla Jari

Colmellere Angela

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Cristina Mirella

Dall'Osso Matteo

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Angelis Sara

De Carlo Luca

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

D'Ettore Felice Maurizio

Di Muro Flavio

Donina Giuseppe Cesare

Donzelli Giovanni

Durigon Claudio

Ermellino Alessandra

Ferrari Roberto Paolo

Ferro Wanda

Fiorini Benedetta

Fogliani Ketty

Fontana Lorenzo

Formentini Paolo

Foscolo Sara

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Furgiuele Domenico

Gagliardi Manuela

Galantino Davide

Galli Dario

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gelmini Mariastella

Gerardi Francesca

Germanà Antonino

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giacometto Carlo

Giannone Veronica

Giglio Vigna Alessandro

Giorgetti Giancarlo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Latini Giorgia

Liuni Marzio

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lollobrigida Francesco

Lorenzoni Eva

Loss Martina

Lucaselli Ylenja

Lucchini Elena

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maggioni Marco

Mandelli Andrea

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetti Riccardo Augusto

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Maschio Ciro

Maturi Filippo

Mazzetti Erica

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Montaruli Augusta

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Murelli Elena

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nevi Raffaele

Novelli Roberto

Occhiuto Roberto

Osnato Marco

Pagano Alessandro

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pentangelo Antonio

Perego Di Cremnago Matteo

Pettarin Guido Germano

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Piccolo Tiziana

Pittalis Pietro

Polidori Catia

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Potenti Manfredi

Prestigiacomo Stefania

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Racchella Germano

Raffaelli Elena

Ravetto Laura

Ribolla Alberto

Ripani Elisabetta

Rixi Edoardo

Rizzetto Walter

Rossello Cristina

Rosso Roberto

Rotelli Mauro

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria

Saltamartini Barbara

Sarro Carlo

Sasso Rossano

Savino Elvira

Savino Sandra

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Silvestri Rachele

Silvestroni Marco

Siracusano Matilde

Sozzani Diego

Spena Maria

Squeri Luca

Stefani Alberto

Sutto Mauro

Tarantino Leonardo

Tateo Anna Rita

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tondo Renzo

Torromino Sergio

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Turri Roberto

Valbusa Vania

Valentini Valentino

Vallotto Sergio

Varchi Maria Carolina

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Vinci Gianluca

Vito Elio

Viviani Lorenzo

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zordan Adolfo

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Angiola Nunzio

Frate Flora

Sono in missione:

Ascani Anna

Azzolina Lucia

Businarolo Francesca

Carbonaro Alessandra

Castelli Laura

Cimino Rosalba

Colletti Andrea

Dadone Fabiana

De Filippo Vito

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Fantuz Marica

Fontana Gregorio

Giacomoni Sestino

Grimoldi Paolo

Gualtieri Roberto

L'Abbate Giuseppe

Liuzzi Mirella

Mammì Stefania

Maniero Alvise

Morassut Roberto

Palmisano Valentina

Perconti Filippo Giuseppe

Rampelli Fabio

Sisto Francesco Paolo

Spadafora Vincenzo

Speranza Roberto

Trano Raffaele

Volpi Raffaele

Zoffili Eugenio

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2547)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Manca il rappresentante del Governo; per procedere devo attendere che arrivi, altrimenti sono costretta a sospendere la seduta.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Chiedo un intervento sull'organizzazione dei lavori perché - l'ho detto anche agli uffici, prima, della Commissione - a noi risulta convocata la Commissione giustizia al termine delle votazioni di questa seduta. Dato che l'unica votazione di questa seduta è il voto di fiducia, che è stato - ahimè - appena espresso, io mi domando se noi di Commissione giustizia - che dobbiamo illustrare gli ordini del giorno - dobbiamo stare qui o dobbiamo andare su. Me lo dica lei: quindi o si sconvoca l'Aula o si sconvoca la Commissione giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Guardi, onorevole Di Muro, ci hanno appena comunicato che c'è un'intesa tra i gruppi nella seduta odierna per cui, dopo gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno, avrà luogo l'espressione del parere da parte del rappresentante del Governo e le votazioni sugli ordini del giorno si svolgeranno nella seduta di domani a partire dalle ore 9. Non essendo una fase di votazione la Commissione si può riunire. Mi dica, onorevole Di Muro.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Questa sua interpretazione è di una gravità assoluta perché, mi scusi…

PRESIDENTE. Non è un'interpretazione, onorevole Di Muro, questo è il Regolamento, non lo sto interpretando.

FLAVIO DI MURO (LEGA). No, no, no, perché non è possibile che i membri della Commissione Giustizia possano essere presenti qui a trattare un tema iscritto ai lavori dell'Aula che riguarda la materia della giustizia e peraltro non è presente neanche un esponente del Governo, che magari ci aspetta al quarto piano per trattare pareri su altri atti. Quindi noi non possiamo essere qui ad esporre gli ordini del giorno quando contestualmente si tratta della giustizia in un altro piano: sarebbe un precedente unico. Quindi, Presidente, noi non possiamo partecipare ai lavori di Commissione Giustizia altrimenti dobbiamo abbandonare i lavori dell'Aula e non spiegare le ragioni dei nostri ordini del giorno. Quindi le chiedo ancora una volta di intervenire per sospendere una convocazione della Commissione Giustizia in corso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

ENRICO COSTA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Noi confidiamo ovviamente in un bilanciamento da parte sua di quelle che sono le esigenze che emergono: da un lato quella dell'illustrazione degli ordini del giorno e, Presidente, capirà e vedrà anche dalle firme degli ordini del giorno, quantomeno quelli che riguardano il nostro gruppo, ma penso di tutti gli altri gruppi che essi sono sottoscritti da componenti della Commissione giustizia che li illustrano e gli ordini del giorno riprendono gli emendamenti che abbiamo trattato proprio in Commissione giustizia. È evidente che diventa per noi piuttosto difficile poter scegliere. Non so se c'è anche un ufficio di presidenza tra l'altro convocato in Commissione giustizia ma io sono convinto che la presidente non può avere nulla in contrario a sconvocare la seduta ed eventualmente convocarla al termine dell'illustrazione degli ordini del giorno e dei pareri del Governo.

PRESIDENTE. Sì, capisco la richiesta, onorevole Costa, e capisco anche quella… però naturalmente non è la Presidenza della Camera che può sconvocare la Commissione giustizia. Dalle notizie che ci arrivano la presidente della Commissione giustizia pare stia per arrivare in Aula per annunciare la sconvocazione della Commissione giustizia.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Se è così, è risolto; se no, Presidente, volevo dire che ovviamente lei non fa altro che applicare il Regolamento e questo è del tutto evidente. Però c'è una particolarità obiettivamente cioè ci troviamo in una situazione nella quale i membri della Commissione Giustizia, se devono illustrare gli ordini del giorno su una materia che riguarda la giustizia, il dono dell'ubiquità non ce l'hanno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Calma. Se non c'è la possibilità di sconvocare, si potrebbe trovare un accordo nel fare in modo che i membri della Commissione giustizia che intendono illustrare gli ordini del giorno lo fanno subito e la Commissione giustizia è convocata subito dopo che sono terminati gli interventi dei membri della Commissione giustizia in Aula.

PRESIDENTE. È appena arrivata la comunicazione che la Commissione giustizia è sconvocata.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Soltanto per coadiuvare l'intervento dell'onorevole Di Muro per confermare la sua ragionevolezza, perché al quinto comma dell'articolo 30 c'è scritta una cosa molto chiara, che salvo autorizzazione espressa del Presidente della Camera - e qui mi pare che non ci sia - le Commissioni non possono riunirsi nelle sessioni nelle quali vi è seduta dell'Assemblea e la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno rappresenta una fase in cui l'Assemblea è più che convocata.

Quindi, signor Presidente, è chiaro che forse la presidente della Commissione giustizia ha fatto qualche errore di coordinamento con la Presidenza della Camera e sono sicuro che lei è in grado far sconvocare la stessa Commissione…

PRESIDENTE. Colleghi, credo però che questa fase sia, adesso, conclusa, perché ci è appena arrivata la comunicazione…

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Magari maggiore efficienza nella gestione di quest'Aula… sarebbe necessaria, Presidentissima (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO, Vicepresidente della II Commissione. Presidente, solamente per precisare che nel momento in cui vi è stata la comunicazione, la verifica della discussione degli ordini del giorno e la richiesta da parte dei commissari, che mi è pervenuta quale vicepresidente della Commissione facente funzioni di presidente, ho dato immediata disposizione della sconvocazione della Commissione, quindi, direi che il problema sia da intendersi totalmente risolto. Valuteremo se riconvocare la Commissione al termine della seduta, nella misura in cui ci siano le condizioni per farlo, però, oggettivamente, questo problema con grande serenità è stato risolto alla radice.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, Presidente. Mi pare che l'intervento del vicepresidente Vazio abbia definitivamente chiarito gli aspetti, ci tenevo solo a sottolineare un ulteriore aspetto, cioè che dal nostro punto di vista la Presidenza dell'Aula è stata assolutamente ineccepibile. Non si tratta in questo caso di dover muovere particolari censure alla Presidenza dell'Aula, si è trattato di una esigenza di carattere particolare, su cui è intervenuto il competente responsabile da parte della Commissione giustizia e, quindi, credo che l'incidente di percorso, se così lo possiamo definire, si possa dichiarare concluso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, a lei, onorevole Borghi, era chiaramente altamente inopportuno che la Commissione giustizia fosse convocata contemporaneamente all'illustrazione degli ordini del giorno su un provvedimento che riguarda una materia di competenza della stessa Commissione giustizia. Teoricamente si poteva fare, a norma del Regolamento, visto che in Aula non c'erano votazioni, come sempre accade; però, credo che la situazione sia stata risolta e, quindi, andiamo avanti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Su cosa?

ROBERTO TURRI (LEGA). Presidente, intanto la ringrazio per aver rivisto la sua posizione rispetto a quella precedente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e volevo anche ringraziare il vicepresidente, onorevole Vazio, per aver comunicato alla presidente Businarolo che, forse, era opportuno sconvocare la Commissione. Ho, però, dei dubbi sulla tempestività della comunicazione, visto e considerato che la convocazione è una e-mail di ieri, che già aveva previsto che la Commissione fosse convocata al termine della votazione in Aula e non al termine dell'Assemblea PM, come si fa generalmente.

Quindi, c'era già l'intenzione della presidente di convocare la Commissione in maniera assurda, perché noi membri della Commissione giustizia siamo tutti quanti iscritti a illustrare sul complesso degli ordini del giorno e, quindi, è evidente che non potevamo essere qui e là. Pertanto, era già nelle intenzioni della presidente Businarolo convocarci contemporaneamente all'illustrazione degli ordini del giorno. Quindi, io sono felice che, alla fine, si sia risolto questo equivoco, però, insomma, era opportuno mettere i puntini sulle “i” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'ordine del giorno Ferro n. 9/2547/22.

Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: Ungaro n. 9/2547/23, concernente iniziative in materia di trasferimento in Italia dei connazionali detenuti in Paesi aderenti alla Convenzione di Strasburgo; Raffaelli n. 9/2547/35, volto a prevedere che gli interventi di installazione di sistemi di videosorveglianza vengano attuati attraverso l'adozione di due distinti provvedimenti rispettivamente per le scuole dell'infanzia e per le strutture sociosanitarie per anziani; Vanessa Cattoi n. 9/2547/39, in cui si prevede che la regione autonoma Trentino-Alto Adige sia autorizzata a ricorrere alle graduatorie dei concorsi per l'assunzione di personale non dirigenziale banditi dal Ministero della giustizia.

A questo punto ha chiesto di intervenire per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2547/127 l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà. È presente in Aula, l'onorevole Zanettin?

Prego, onorevole Zanettin.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente, per la parola. Con questo ordine del giorno, Presidente, noi vogliamo portare all'attenzione del Governo il problema del trojan. È un tema che noi già abbiamo trattato in quest'Aula quando è stato introdotto; noi contestiamo questo mezzo di acquisizione della prova che poteva avere un senso - e in questo senso noi abbiamo sempre sostenuto il suo utilizzo - nei confronti dei reati di mafia e dei reati di terrorismo, ma, malauguratamente, con la riforma dell'anticorruzione, la sua utilizzazione è stata estesa a una infinità di altri reati. Che cosa chiediamo con questo ordine del giorno? Chiediamo una proroga del termine di entrata in vigore; oggi, con il provvedimento in esame l'entrata in vigore viene fissata al 1° settembre del 2020 e noi chiediamo che questa proroga sia ulteriormente dilatata. Sappiamo bene che le strutture delle procure della Repubblica non sono attrezzate, allo stato; c'è necessità di investimenti, che mancano, e, quindi, chiediamo che il Governo si impegni ad adottare iniziative volte a prevedere che i risultati delle intercettazioni tra i presenti, operate col captatore informatico, con il trojan, su dispositivi elettronici portatili non possano essere utilizzati anche per la prova di reati diversi da quelli per i quali è stato emesso il decreto di autorizzazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morrone. Ne ha facoltà. Onorevole Cattoi, fa un'inversione con l'onorevole Morrone? No? Su cosa interviene?

VANESSA CATTOI (LEGA). Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, in merito all'inammissibilità del mio ordine del giorno n. 9/2547/39, di cui sono la prima firmataria, perché è stato reso inammissibile, ma mi pare di riscontrare che molti di quelli che erano gli emendamenti presentati dalla maggioranza all'interno del provvedimento, che poi sono stati trasformati in ordini del giorno, in realtà, possono essere resi inammissibili tanto quanto il mio, se l'inammissibilità è per materia. Adesso, io vorrei un attimino approfondire un po' la questione dell'inammissibilità…

PRESIDENTE. Onorevole Cattoi, il suo ordine del giorno è stato dichiarato inammissibile, perché l'emendamento corrispondente è stato dichiarato inammissibile in sede referente. Questa è la ragione: quindi, estraneo per materia.

VANESSA CATTOI (LEGA). Estraneo per materia. Bene, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bartolozzi. Su cosa?

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente Carfagna, non posso non, in qualche modo, condividere l'intervento della collega Cattoi, perché, Presidente, è pur vero che probabilmente c'è la colleganza con l'emendamento, ma è altresì vero, Presidente, che i gruppi di maggioranza, lo dico ai colleghi del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle, hanno ritenuto, per scelta, Presidente, di non presentare emendamenti a decreti-legge così complessi. Poi, cosa fanno, oggi? Formulano ordini del giorno, Presidente Carfagna, che, come lei potrà verificare, non hanno attinenza alcuna col testo dei decreti all'esame e io le faccio qualche esempio, Presidente. Per esempio, l'ordine del giorno a firma Bruno e Dori prevede dei fondi ad hoc per i laboratori creativi all'interno delle carceri; cosa buona e giusta, probabile, ma non c'è una norma dei decreti accorpati che preveda questo. Altrettanto, Presidente, è a dirsi per quello Perantoni e Dori, che prevede che le donne - a parte il merito, poi se è ammissibile mi tratterrò molto sul merito di questo quando ci arriveremo - che abbiano prole non possono scontare la misura cautelare all'interno degli istituti, senza far differenza fra i reati. Presidente, anche questo non ha attinenza col testo, perché il testo parla di conversazioni telefoniche e conversazioni epistolari. Ma vado oltre, Presidente: l'ordine del giorno Ascari e Dori che prevede le case famiglia protette per le donne, che tra l'altro è un'idea di Forza Italia che è stata cestinata come emendamento e adesso il MoVimento 5 Stelle la tira fuori dal cappello come ordine del giorno, anche questo, Presidente, non ha attinenza alcuna con il testo dei decreti all'esame che non prevedono certamente il ricovero in case famiglia delle donne che sono vittime. E allora se così è, Presidente, se come comprendo bisogna avere una maggiore flessibilità nella valutazione dell'ammissibilità degli ordini del giorno rispetto al testo, non comprendo perché l'emendamento della collega Cattoi debba essere cestinato. Se un metro va adoperato, va adoperato per tutti gli ordini del giorno proposti dalla maggioranza, che sono assolutamente inconferenti rispetto al testo che abbiamo all'esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Bartolozzi, naturalmente la Presidenza adopera lo stesso metodo per dichiarare l'ammissibilità o inammissibilità degli emendamenti e degli ordini del giorno. Nel caso dell'ordine del giorno della collega Cattoi, si trattava di un ordine del giorno estraneo per materia. Gli ordini del giorno a cui lei fa riferimento sono collegati comunque alle materie trattate dal provvedimento. In ogni caso è evidente che, come le dicevo prima, la Presidenza adopera lo stesso metodo per dichiarare l'ammissibilità o inammissibilità di emendamenti e ordini del giorno, indipendentemente dai presentatori. Ritorniamo all'illustrazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Presidente, vorrei iniziare evidenziando come sia inaccettabile che il provvedimento arrivi alla Camera solo a pochi giorni dalla sua scadenza. Più precisamente, è stato incardinato in Commissione Giustizia solo giovedì scorso, il 18 giugno; venerdì discussione generale; pochi giorni per proporre emendamenti, discussi in una mezza giornata, peraltro con parere contrario della relatrice e del Governo su tutti gli emendamenti, non tanto perché non apportassero miglioramenti al testo, ma semplicemente perché il provvedimento non poteva che essere blindato, altrimenti non ci sarebbe stato il tempo per convertirlo nel termine ultimo del 29 giugno. Questa oramai, ahimè, è diventata la regola.

Entrando nel merito delle disposizioni contenute nel testo al nostro esame, troviamo la proroga dell'entrata in vigore di alcune disposizioni della legge del 2017 sulle intercettazioni, con l'introduzione, con vostro decreto-legge di pochi mesi fa, del famigerato trojan. Avevamo proposto degli emendamenti per ampliare maggiormente la proroga. Quello stabilito dalla maggioranza, a fine agosto, è un termine insufficiente. Avevamo proposto inoltre degli emendamenti che prevedevano l'assunzione da parte delle procure di personale tecnico specializzato; avevamo anche indicato le eventuali coperture finanziarie.

Chi conosce quel mondo sa bene che molte volte le procure, oltre a non essere adeguatamente equipaggiate con strumentazione adeguata, mancano anche di operatori specializzati per far fronte a questi nuovi sistemi tecnologici. Vedremo quali e quanti saranno i disagi. Ritenevamo che trattandosi di una materia particolarmente sensibile, che riguarda la privacy dei cittadini, fosse opportuno usare particolare cautela; evidentemente la maggioranza ha deciso invece di infischiarsene dell'interesse dei cittadini. Speriamo almeno che venga accolto l'ordine del giorno proposto sul punto.

Poi c'è la parte relativa alla detenzione domiciliare e ai permessi ai detenuti sottoposti al regime del 41-bis: problematica sorta, che vi piaccia o meno, con l'approvazione degli articoli 123 e 124 del “Cura Italia”. Diversamente da quanto da voi sostenuto, anche i mafiosi hanno potuto beneficiare delle misure cosiddette di scarcerazione, altrimenti non si giustificherebbe perché proprio da quel momento hanno iniziato ad uscire dal carcere. Sicuramente, per carità, avrà contribuito pure la ormai tristemente famosa circolare del DAP del 21 marzo, ma queste norme hanno certamente facilitato l'apertura delle celle ai mafiosi. Avevamo proposto emendamenti che proponevano l'abrogazione di detti articoli, trasformati oggi nell'ordine del giorno che chiede per lo meno l'impegno del Governo ad inserire nel primo provvedimento utile l'impossibilità per chi è stato sottoposto al 41-bis di ottenere detti benefici anche nel caso di scioglimento del cumulo materiale di pene concorrenti.

Sul medesimo tema avevamo evidenziato come il termine di 24 ore per i tribunali di sorveglianza per autorizzare i permessi e le scarcerazioni di mafiosi dal momento della richiesta di parere alla Procura nazionale antimafia fosse ridicolo. Noi proponevamo, e lo facciamo anche con un ordine del giorno, di ampliare questo termine: è evidente che quello delle 24 ore è un termine troppo stretto. Quindi cosa facciamo nel frattempo? Si scarcera e poi si vedrà? Ma allora a cosa serve la norma? Non si voleva correggere la falla che ha permesso, lo ricordo, a più di 300 mafiosi di uscire dal carcere? In Commissione durante l'esame degli emendamenti, ricordo, tutti bocciati, il sottosegretario Ferraresi è intervenuto giustificando la scelta del Governo, in quanto un termine più lungo a suo dire potrebbe in casi particolari determinare l'inutilità del permesso stesso.

Il sottosegretario ha fatto alcuni esempi per spiegarsi meglio. Tipo, ad esempio: se il mafioso richiede un permesso per partecipare ad un funerale o per la visita ad un congiunto morente, è evidente che se il termine è più lungo rischia di non partecipare a questi appuntamenti. Ma io dico, ma chi se ne frega! È più importante accertarsi che il mafioso non esca, con tutte le conseguenze che questo può comportare, o che si garantisca il suo diritto a partecipare ad un funerale? La stessa preoccupazione il Governo dovrebbe averla per le mille persone che ogni anno finiscono in carcere o subiscono altre misure limitative della libertà personale e vengono comunque sottoposte a processo, per poi risultare innocenti.

Io ho l'impressione che il Governo e questa maggioranza debbano riconsiderare la propria scala delle priorità. Viene speronata un'imbarcazione della Guardia di finanza, e i parlamentari della maggioranza sono a bordo della nave che sperona. Viene ucciso un carabiniere, e i parlamentari della maggioranza, invece di portare solidarietà alla vedova, vanno in carcere ad incontrare chi è indagato di quel brutale omicidio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi pare che ci sia qualcosa che non va!

Nel poco tempo che mi è rimasto, se ne è rimasto ancora, accenno anche ad un altro tema che riguarda la App Immuni, di cui mi occuperò specificamente perché fa parte dell'ordine del giorno a mia prima firma. C'è molta preoccupazione su questo argomento, che può essere utile nel contrasto all'epidemia, ma, entrando nell'intimo di ognuno di noi, merita di essere affrontato con ogni cautela.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO TURRI (LEGA). Ecco che, allora, avevamo proposto anche qui degli emendamenti che assicurassero l'anonimato dei dati: i quali comunque avrebbero potuto essere utilizzati, ovviamente per la sola finalità di sanità pubblica, solo durante – e concludo – l'emergenza e comunque non oltre il termine ultimo stabilito al 31 dicembre 2020, e gli stessi avrebbero poi dovuto essere cancellati definitivamente. Gli emendamenti sono stati bocciati, come tutti peraltro; speriamo quanto meno che il Governo voglia accogliere l'ordine del giorno proposto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Presidente, vorrei illustrare questo ordine del giorno, che può sembrarvi marginale e di scarsa importanza: in realtà, questo ordine del giorno vuole soffermare l'attenzione su un fenomeno, per quanto ridotto, di grande rilevanza sociale, culturale e anche di crescita dei bambini. Parliamo dei bambini innocenti che sono detenuti con le mamme nelle carceri nelle sezioni dedicate a questo settore.

Esistono invece delle esperienze significative e importanti di bambini e mamme in case famiglia, per fare in modo che quel bambino non viva i primi anni della sua vita, fino a 3, poi fino a 6 anni, comunque in un carcere. Per cui noi chiediamo in questo ordine del giorno che vengano valorizzate, ma soprattutto vengano incrementate queste nuove case famiglia protette: ne esistono due in Italia, una in provincia di Avellino e una a Milano, che sono esperienze molto significative e molto importanti, che danno modo al bambino di vivere i primi anni della sua vita in una casa, una casa vera, e non in un carcere.

Esiste a Roma un'esperienza di questo tipo, che vive ogni anno in grandi difficoltà economiche, che ha bisogno di essere sostenuta dai comuni e dalle regioni. Per cui il nostro ordine del giorno vuole richiamare l'attenzione su questo fenomeno e fare in modo che vengano previste risorse per creare in Italia alcune - ne basteranno tre, quattro - case famiglia protette, che possano in questo modo ospitare mamme detenute e bambini fino a 6 anni. Questa è una scelta che non costa molto, è una scelta di civiltà, che sarebbe un grande segnale per le mamme e per i bambini e renderebbe più civile il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Presidente, l'ordine del giorno che illustro è un ordine del giorno legato al tema delle autorizzazioni al fuori ruolo da parte dei magistrati. Noi sappiamo che è un problema annoso, un problema che era già stato affrontato, se non sbaglio, nel 2013 (c'è qui il collega Giachetti), con un limite temporale all'utilizzo dell'istituto del fuori ruolo; limite temporale che in molte circostanze è stato un po' aggirato, con interpretazioni piuttosto discutibili. In sostanza, determinati incarichi, che erano chiaramente fuori ruolo, sono stati considerati elettivi per consentire a taluno, in talune circostanze - ad esempio, nella magistratura amministrativa - di superare questo termine.

Ora, però, io penso che tutti convengano che l'arretrato giudiziario, anche alla luce della sospensione delle udienze per effetto della situazione di emergenza, sia insostenibile. E di fronte ad un arretrato giudiziario insostenibile, è necessario che tutte le forze in campo e che tutte le professionalità della magistratura facciano fronte comune e, per far fronte comune, devono dedicarsi alla giurisdizione, svolgano attività giurisdizionale.

L'ordine del giorno non prevede, non impegna il Governo a tornare indietro sulle autorizzazioni già date, ma semplicemente impegna il Governo a operare perché fino al 31 dicembre del 2021 - cioè, per un anno e mezzo - non vi siano nuovi incarichi fuori ruolo. Ci sono vari modi per farlo, ad esempio un impegno, visto che il Ministero della Giustizia è uno dei punti di riferimento maggiori dei fuori ruolo, e su questo bisognerebbe poi discutere: ad esempio, mi chiedo perché il legislativo della Giustizia è composto, praticamente, in esclusiva da magistrati. È ovvio che i giudizi, le valutazioni sugli emendamenti, sulle proposte di legge dovrebbero avere una visione più ampia, di sostanza, da parte di tanti operatori del mondo della giustizia, invece ci sono praticamente solo magistrati. Ecco, il Ministero della Giustizia, ad esempio, potrebbe impegnarsi a non chiedere nuovi fuori ruolo; la cosa migliore, però, è operare - come propone l'ordine del giorno - con un impegno, con un'iniziativa normativa.

L'auspicio è che il sottosegretario qui presente accolga l'ordine del giorno, lo accolga integralmente, non lo accolga con formule vaghe e generiche, quali “valutare l'opportunità” o con il termine della raccomandazione, perché si tratta di un tema di buonsenso: non è una scelta politica, è un meccanismo per cercare di fare fronte comune per dare un segnale nello smaltimento dell'arretrato giudiziario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bisa.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno l'ho ripresentato qui, in Aula, dopo avere esposto la questione anche in Commissione. Ho voluto riproporlo per fare appello, ovviamente, al Governo e, tramite il sottosegretario Ferraresi oggi presente, chiedo che interceda e che riferisca al Ministro Bonafede - che ho visto prima arrivare in Aula per il voto di fiducia, ma, poi, scappare e non degnarsi di rimanere in Aula per un provvedimento, comunque, che riguarda la Commissione giustizia - in riferimento a questa questione che riguarda la materia dei diritti di mantenimento in riferimento ai procedimenti di separazione e divorzio.

Il fatto che questo Governo stia lavorando in maniera farraginosa e non in maniera diluita si vede proprio nella materia del diritto di famiglia. Nel decreto-legge n. 18 del 2020, all'articolo 83, avevate inserito che ci fosse una sospensione di tutti quelli che erano i procedimenti penali e anche civili pendenti e che fossero rinviati a data successiva al 15 aprile 2020, data che, poi, sappiamo essere stata differita nel tempo. Cosa inserivate in questo decreto-legge? Che queste disposizioni non si dovevano applicare ad alcuni casi, tra cui, appunto, le cause di competenza del tribunale per i minorenni e, in genere, i procedimenti in cui era urgente ed indifferibile la tutela dei diritti fondamentali della persona, le cause relative alla tutela dei diritti dei minori e in riferimento agli alimenti e alle obbligazioni alimentari derivanti da questi rapporti. Cosa è successo quando sono iniziati ad arrivare i rinvii da parte dei magistrati in riferimento alla materia del diritto di famiglia?

Vi siete accorti che, nei procedimenti che venivano rinviati, venivano rinviati anche tutti quelli relativi ai diritti di mantenimento nei confronti dei figli, perché avevate inserito solamente la questione degli alimenti. La questione degli alimenti riguarda il rapporto tra i coniugi, mentre il riferimento alla questione del mantenimento non era tenuto assolutamente in considerazione. Quindi, è successo che tutte le cause, e i relativi assegni di mantenimento in favore dei figli, siano state rinviate, sostanzialmente, a settembre o con l'anno nuovo. Quindi, in questo decreto cosa fate voi? Inserite questa lacuna, però, ovviamente, arrivate in ritardo, perché tutti i procedimenti, da marzo fino adesso, i magistrati li hanno rinviati a data ben oltre il settembre 2020 e, quindi, cercate, sostanzialmente, di tamponare la questione. Però la questione l'avete solo parzialmente tamponata, perché, in riferimento - e vengo al mio ordine del giorno - alla questione del diritto di mantenimento, vi siete assolutamente dimenticati di cosa è successo in questi mesi nei vari tribunali italiani. Ogni magistrato, ovviamente, ha fatto la sua: siccome non c'era la possibilità da parte dei figli di andare dal genitore non collocatario per una questione di tutela della salute, i figli sono rimasti, per un periodo più lungo rispetto a quelle che erano le disposizioni da parte del magistrato, con un genitore o con l'altro genitore.

In questo mio ordine del giorno, che spero veramente e vivamente che il Governo voglia accogliere, chiedo, sostanzialmente, che venga inserita un'apposita norma, per cui uno dei due coniugi possa depositare un ricorso al fine di ottenere un ugual periodo paritetico da trascorrere con i figli, per quindici giorni consecutivi, e che, ovviamente, venga sostanzialmente rivisto l'obbligo di assegno di mantenimento per questo periodo, visto che, ovviamente, l'assegnazione da parte dei figli in riferimento all'uno e all'altro genitore, nella maggior parte dei casi, è stata paritetica. Quindi, confido vivamente che il Governo voglia accogliere questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gavino Manca. Prego.

GAVINO MANCA (PD). Grazie, signora Presidente. L'articolo 162, comma 5, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, recante il codice dei contratti pubblici, prevede che la Corte dei conti eserciti il controllo preventivo sulla legittimità e sulla regolarità dei contratti secretati tramite un proprio ufficio organizzato in modo da salvaguardare le esigenze di riservatezza. Il comma 1-bis dell'articolo 5 del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, istitutivo della nuova Sezione centrale per il controllo dei contratti secretati, introdotto dal Senato della Repubblica in sede di prima lettura, ha stabilito che devono essere definiti criteri e modalità per salvaguardare le esigenze di massima riservatezza nella scelta dei magistrati da assegnare alla Sezione centrale e nella operatività della stessa. Per cui, nella scelta dei magistrati da assegnare alla nuova Sezione, il Consiglio di presidenza della Corte dei conti, nell'esercizio della potestà regolamentare autonoma, di cui all'articolo 4 della legge n. 20, deve tener conto delle esigenze di salvaguardare, primariamente, la sicurezza degli approvvigionamenti di carattere strategico, privilegiando personale che garantisca una adeguata esperienza maturata nel controllo, in generale, e nella valutazione degli atti secretati, in particolare, nonché una specificità professionale pluriennale acquisita in funzioni peculiari di stretta attinenza ai settori della difesa e della sicurezza nazionale; infine, in considerazione del fatto che l'articolo 984-bis del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, recante il codice dell'ordinamento militare, individua il personale magistratuale dotato di una particolare specificità professionale acquisita in relazione alle peculiari funzioni svolte. Per cui si chiede che il Governo si impegni ad adottare, nel pieno rispetto delle prerogative di autonomia e indipendenza tutelate al terzo comma dell'articolo 100 della Costituzione, eventuali iniziative normative volte a rafforzare e specificare i summenzionati criteri e a garanzia dell'esigenza di massima riservatezza prescritta, appunto, dal citato articolo 5, comma 1-bis, del decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bartolozzi. Prego.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie Presidente Carfagna. Sottosegretario Ferraresi, non facciamo polemica e anzi riprendiamo quello spirito di collaborazione che ha in qualche modo contraddistinto i nostri lavori solo alla fine della Commissione, quando ci siamo lasciati con un impegno: l'impegno del Governo, che avrebbe valutato con attenzione gli ordini del giorno che i gruppi di opposizione avrebbero portato all'esame del Governo stesso e che, purtroppo, non è stato possibile trasfondere in emendamenti. Questo, in particolare, cosa fa? Cerca di mettere una toppa adeguata ad un buco che, purtroppo, si è creato e ripeto, non è intenzione nostra fare polemiche, ma andare al problema. Principio della Carta costituzionale, articolo 32 che prevede che la salute è un diritto riconosciuto a tutti e deve essere riconosciuto quindi anche a coloro i quali sono ristretti all'interno delle strutture penitenziarie per reati molto gravi, quindi detenuti o internati per reati di cui all'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, che si ritrovano costretti in un regime o di 41-bis o di alta sicurezza. Quindi, il diritto alla salute - che va garantito a tutti sempre e comunque -, per questa particolare tipologia di reati va evidentemente controbilanciato con la salvaguardia dell'ordine pubblico e della sicurezza, perché evidentemente sottostanno a regime del 41-bis e dell'alta sicurezza tematiche e requisiti che non sono comuni diciamo alla criminalità ordinaria. E, allora, che cosa ha fatto questo Governo con l'articolo 123 del “Cura Italia”? Ha cercato di porre riparo alla pandemia all'interno delle carceri (io dico: non avendo attuato la dovuta programmazione); ad un certo punto, si è reso conto - secondo me tardivamente, non è polemica, è un fatto storico - che c'era la pandemia; è intervenuto con il 123, quindi cercando di diminuire il numero delle persone detenute all'interno delle carceri - e in questo, vi si deve dare atto, siete riusciti - ma prevedendo, diciamo, una condizione ostativa, che, in realtà, si è dimostrata non essere sufficiente. Voi avete scritto, in quell'articolo 123, che taluni tipi di condanne sarebbero state ostative alla concessione della detenzione domiciliare o del differimento dell'esecuzione della pena. Il problema è che, purtroppo, si è dimenticato che la giurisprudenza opera, può operare, laddove richiesto, con lo scioglimento del cumulo. Che cosa vuol dire, colleghi? Vuol dire che, quando vi è un condannato, che ha diverse condanne, che sono attinte dalla continuazione, poi, ad un certo punto, questa continuazione può essere sciolta e, laddove il condannato, il detenuto ha già scontato la condanna per mafia, questo reato per mafia - che, nell'intenzione del legislatore, doveva essere ostativo, quindi che, nell'intenzione del Governo, che ha in qualche modo legiferato e normato con l'articolo 123 del “Cura Italia”, doveva essere ostativo - ostativo non è più, perché è dato alla magistratura, su richiesta delle difese, un diritto, sciogliere il cumulo, e quindi quel reato non è più ostativo. Allora, qual è il nostro interesse e cosa stiamo cercando di fare con questo ordine del giorno? Stiamo cercando di porre riparo, come vi dicevo in anticipo, prevedendo che, per coloro che sono detenuti o internati per uno dei reati previsti dal 4-bis e che si ritrovano in regime di 41-bis, quindi il massimo, il più severo regime di costrizione, il reato, in questo caso per mafia e dico, aggiungo io, con una condotta, e chiudo Presidente, che è in qualche modo apicale all'interno dell'organizzazione mafiosa, rimanga ostativo. Quello che è nostro interesse, sottosegretario Ferraresi, è che si trovi una formula, quindi l'impegno è volutamente generico, perché è difficile entrare tecnicamente nel tema, io lo comprendo, ma quello che auspichiamo da parte vostra è che cogliate il principio - che credo vedrà l'intero asse parlamentare convergere - e che poi, in un altro e diverso provvedimento, si possa stendere tutti insieme una normativa corretta ed appropriata, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagliardi. Prego.

MANUELA GAGLIARDI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie Presidente, con questo ordine del giorno abbiamo tentato e tentiamo di richiamare l'attenzione del Governo su una questione più che altro organizzativa e mi spiego meglio: l'attività giudiziaria e l'attività di cancelleria, quindi l'attività dei tribunali civili, amministrativi e contabili, è stata sostanzialmente interrotta con l'emergenza sanitaria e questa attività è stata lasciata all'organizzazione dei vari uffici giudiziari, quindi ai vari dirigenti di Cancelleria, con però una limitazione temporale, quindi sino al 30 giugno, prossimo venturo. Il problema è che, frequentando un po' le aule di tribunale, ci siamo accorti che purtroppo ogni tribunale ha adottato un protocollo diverso e ha adottato misure differenti, ma, cosa ancora peggiore, ci sono alcuni tribunali dove l'attività giudiziaria non riprenderà il primo di luglio, perché le udienze vengono regolarmente rinviate, vengono rinviate alla fine del 2020, per non dire addirittura all'inizio del 2021, quindi con questo ordine del giorno chiedevamo al Governo di intervenire affinché ci sia innanzitutto una norma omogenea per tutto il territorio nazionale, perché è bene, durante l'emergenza sanitaria, lasciare al territorio, a chi meglio conosce le proprie strutture e le proprie peculiarità, la decisione di come gestire gli uffici, però, una volta terminato quel tipo di emergenza, credo che ci sia la necessità appunto di una norma più omogenea, che ci sia la necessità di far ripartire la giustizia, perché si parla tanto di giustizia penale, ma anche la giustizia civile è un settore fondamentale, dalla giustizia civile passa ovviamente anche diciamo il buon funzionamento del nostro Paese e quindi insisto affinché ci sia un impegno, perché l'attività giudiziaria ricominci il primo di luglio e di non continuare a lasciare ai singoli uffici le decisioni legate a quando e come ripartirà, perché, ripeto ci sono troppe disomogeneità e soprattutto rischiamo di rimanere bloccati per più di un anno in un ambito che non può permettersi di rimanere bloccato, né per i cittadini, né per i professionisti che ci lavorano e né, appunto, per chi magari nel nostro Paese vuole venire ad investire o crede che il diritto sia una parte imprescindibile di un Paese e che necessiti quindi di un'attenzione particolare, che non possa essere lasciata a se stessa e all'organizzazione appunto del singolo ufficio o del singolo cancelliere, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Presidente, mi scuso, ma io non riesco a parlare con la mascherina. Dunque, intervengo per l'ordine del giorno a mia prima firma, il n. 9/2547/31, facendo un appello alla maggioranza e facendo un appello al sottosegretario, che mi pare si sia espresso già favorevolmente su questa questione, al collega Vazio e soprattutto alla collega Piera Aiello. Qual è il problema di questo emendamento? Nel decreto oggetto di esame di quest'Aula, c'è una norma, che scade dopo due anni, che riconosce alcuni diritti, in particolare il diritto al mantenimento del nome precedente all'assunzione del ruolo di collaboratore di giustizia o testimone di giustizia, del nome fittizio, laddove venga meno successivamente, per qualsiasi causa, la collaborazione. Tradotto, in soldoni, significa che se non si modifica questa norma, o meglio, se il Governo non si impegna a modificare questa norma, i figli, i coniugi e addirittura teoricamente i nipoti del collaboratore di giustizia, cioè di un signore che ha rischiato la vita per la collettività, perdono questa protezione, potrebbero vedersi, si vedrebbero, in base alla normativa attuale, automaticamente reintrodotto il nome precedente, quindi il signor Rossi diventa di nuovo il signor Don Ciccio, il che è una cosa altamente disdicevole. La proposta della collega Aiello - e mi pare che il Governo sia d'accordo - prevede che appunto i soggetti interessati possono optare, cioè all'ex collaboratore quel nome originario ritorna di diritto, ma gli altri possono decidere se tornare a chiamarsi Don Ciccio piuttosto che col nome di copertura che hanno usato magari per vent'anni. Pensate voi a un ragazzino che per vent'anni si sente chiamato Mario, poi dice no, tu non sei Mario, sei Sergio. Quindi, io credo, mi pare che il sottosegretario di fronte a questo mio emendamento mi propose però - e qui può confermare o meno - di ritirarlo in cambio almeno del parere favorevole a questo ordine del giorno, che è una cosa sacrosanta. Ricordo anche che già in commissione giustizia c'è in discussione un disegno di legge a proposta M5S - la collega Aiello - che rivede tutta la normativa sui collaboratori di giustizia e questo ordine del giorno in pratica dice solo: “facciamolo”.

Aggiungo un dettaglio: per motivi incomprensibili, questa norma che voi avete messo nel decreto avrebbe durata fino alla fine dell'emergenza COVID-19. Quindi, retrocede di soli due anni, che son pochi, ma se io inizio la pratica per conservare il mio nome, se domattina viene dichiarata cessata l'emergenza COVID-19, questa norma decade. È una cosa su cui mi sono già espresso in Commissione, è incomprensibile, penso sia frutto solo di errore, però potete rimediare con questo ordine del giorno, approvandolo, e poi successivamente lavorando tutti insieme a una norma sulla materia, che, ripeto, è sacrosanta e bisogna farlo il meglio possibile perché, quando si tratta di lotta alla mafia e tutela di coloro che aiutano a sconfiggerla, credo che non ci siano né bandiere, né colori politici, ma dobbiamo tendere ad un risultato positivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno Bossio.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno a mia prima firma prova a mettere un po' di ordine ad una iniziativa estemporanea, che ha visto l'introduzione al Senato di un articolo 7-bis, che parte da finalità condivisibili, cioè bloccare l'utilizzo di contenuti inappropriati per i minori, ma lo fa attraverso una norma sostanzialmente inapplicabile, perché questi filtri per i contenuti non appropriati dovrebbero essere preimpostati di default dall'operatore e non dal genitore. È chiaro che, in questo modo, i sistemi di controllo e di accesso alle reti preimpostati e attivati rischiano di produrre impatti restrittivi sulla libertà di accesso e sul principio della neutralità della rete, generando anche elementi probabilmente di illegittimità; né si capisce come possa essere effettivamente implementata questa norma anche dal punto di vista tecnico. Proprio per questo, anche in Commissione trasporti abbiamo evidenziato, nel parere al Parlamento, che in sede attuativa vengano dettagliate le procedure.

E quindi, chiediamo - e speriamo che il Governo lo accolga - che il Governo si impegni a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate, in maniera tale che i sistemi di controllo parentale non siano servizi preattivati, ma servizi attivabili su richiesta del consumatore titolare del contratto e, soprattutto, prevedere che sia l'Autorità garante delle comunicazioni, tramite il proprio regolamento, a individuare procedure e specifiche tecniche che gli operatori dei servizi potranno poi, evidentemente, rispettare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Per illustrare questo ordine del giorno e, soprattutto, per porre anche - devo dire - qualche dubbio, vista la presenza del Sottosegretario, perché il mio ordine del giorno è stato snaturato da quello che è stato certificato come ‘punti inammissibili' rispetto a tutto ciò che riguarda l'esecuzione pena. Però, guardando altri ordini del giorno, se realmente i primi punti… perché è arrivata poi la stesura corretta, che era quella ovviamente di procedure finalizzate a stipulare accordi con altri Stati affinché i detenuti stranieri possano scontare la pena nei loro Paesi di provenienza, piuttosto che la compiuta esecuzione delle intese già stipulate con i Paesi di provenienza dei detenuti stranieri per l'esecuzione pena. E allora la mia domanda, devo dire, a questo punto è, se tutto ciò è stato dichiarato o, per lo meno, avrebbe causato l'inammissibilità per estraneità di materia, come mai invece ordini del giorno dove si prevede che i detenuti stranieri possono scontare nelle case protette, sono in qualche modo presenti e ammissibili. Ovviamente, l'ordine del giorno era finalizzato rispetto a quella che è l'esigenza del sovraffollamento, con delle percentuali molto alte, perché parliamo di un dato che vede il 32,6 della popolazione carceraria che è composta da condannati che avrebbero potuto già scontare nei loro Paesi di provenienza la parte riguardante la condanna che hanno subito.

E ha detto benissimo la collega Bartolozzi, non soltanto sull'inammissibilità e l'ammissibilità di alcuni emendamenti, quanto anche rispetto al 123, a tutto quello che ha causato quel nesso tra il 123, che ha costituito, devo dire, un vulnus rispetto all'eventuale contagio e ovviamente alla scarcerazione. Di scarcerazione ne abbiamo viste tante, benché 50 siano ritornati nelle patrie galere, però per quanto ci riguarda forse uno dei mezzi più efficaci ed efficienti sarebbe stato quello di inserire la parte di cui io parlavo. Ovviamente, l'unica che è rimasta nel testo corretto è quella di stanziare risorse materiali ed umane per la Polizia penitenziaria: stiamo, infatti, vedendo nella quotidianità le tante difficoltà che ci sono nel poter, in qualche modo, garantire quell'efficacia e quell'efficienza del regime carcerario. Qui si parte ovviamente dal presupposto dell'articolo 1-bis, dove al Senato è stata introdotta la possibilità di utilizzare dei droni; io più volte ho sollecitato e ho perorato la causa, anche rispetto ad una proposta - che credo il Ministero dovrebbe tenere presente - che è quella di schermare le carceri, e rispetto anche a tanti quesiti, che ancora non riusciamo ad avere in termini di risposte, alle famose interrogazioni scritte, per esempio riguardo alla dotazione dei tanti cellulari, non soltanto quelli che vengono donati da alcune compagnie telefoniche agli istituti penitenziari, ma a quanto ci risulta addirittura acquistati. E allora utilizziamo il drone, ma non schermiamo in qualche modo le carceri, diamo la possibilità dell'utilizzo di mezzi che, in qualche modo, non prevedono il controllo delle conversazioni. E allora, signor Sottosegretario, io farei comunque una riflessione rispetto, mi pare, ad una regola che in questo momento non è uguale per tutti, perché, ribadisco, se non c'è, la possibilità di rendere ammissibili i primi due punti, io credo che la stessa cosa dovrebbe valere per chi prevede la detenzione nella casa protetta.

Mi auguro, ovviamente, di avere risposte in tal senso, ma soprattutto che ci possa essere un sistema carcerario, che, attraverso questa norma, avrebbe consentito una diminuzione enorme, soprattutto per coloro che, in qualche modo, sono i detenuti, di poter vivere in condizioni sicuramente migliori. Forse dovremmo porci tutti anche un quesito: perché non mettere in campo la possibilità di costruire quattro, cinque carceri da 5 mila posti, per poter in qualche modo realizzare quel giusto sistema carcerario da terzo millennio e, nello stesso tempo, favorire anche quella rieducazione e quella forma di riabilitazione che un carcere dovrebbe prevedere. Credo che rimarranno parole gettate nel vento, ma mi auguro che ci possa essere la giusta riflessione rispetto a quello che dovrebbe essere non “celle aperte”, ma una forma in qualche modo giusta e coerente per poter far lavorare bene gli operatori, ma per far stare bene anche i tanti detenuti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis.

PIETRO PITTALIS (FI). L'articolo 2 del testo in esame apporta alcune modifiche alla disciplina procedimentale dei permessi cosiddetti di necessità, cioè quelli di cui all'articolo 30-bis dell'ordinamento penitenziario, e apporta alcune modifiche alla disciplina della detenzione domiciliare cosiddetta in deroga, cioè sostitutiva del differimento della esecuzione della pena, ex articolo 47-ter, comma 1-ter, dell'ordinamento penitenziario; per entrambe le misure, la modifica consiste nella previsione di un parere obbligatorio che i giudici di sorveglianza devono richiedere al procuratore antimafia in ordine all'attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata ed alla pericolosità del soggetto. La richiesta viene inoltrata al procuratore distrettuale se la decisione riguarda l'autore di uno dei gravi delitti elencati nell'articolo 51, comma 3-bis e comma 3-quater del codice di procedura penale, e anche al procuratore nazionale se riguarda un detenuto sottoposto al regime al regime detentivo speciale, di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Ora, per farla breve, viene concesso un termine, che riteniamo eccessivamente stringente, di 24 ore, per la richiesta di parere avanzata dal magistrato di sorveglianza al procuratore nazionale antimafia. Al contrario, il termine ci pare troppo lungo - quello di 15 giorni - per la sua formulazione. Tali termini dovrebbero inserirsi in un sistema coerente, soprattutto se l'esigenza è quella di consentire al detenuto di accedere al permesso in tempi ragionevoli e di garantire il diritto del magistrato ad acquisire tutti gli atti necessari, concedendogli un tempo congruo per poterlo fare. Ecco, quindi, il senso di questo ordine del giorno, per impegnare il Governo a prevedere, attraverso gli opportuni interventi normativi in materia di detenzione domiciliare, un termine congruo, affinché il procuratore distrettuale e il procuratore nazionale antimafia possano rendere i pareri sull'attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata e sulla pericolosità del soggetto al magistrato di sorveglianza e al tribunale di sorveglianza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Signor sottosegretario, partirò con il rappresentare alcuni dubbi, circa la bontà del metodo legislativo utilizzato per comporre questo testo normativo. Qui, più che in presenza di funzionalità dei sistemi di intercettazione di conversazioni, siamo davanti a un vero e proprio decreto intercettatore, perché, nel passaggio tra i rami del Parlamento, questo decreto ha avuto la capacità di raccattare una serie di integrazioni normative, che hanno veramente quanto di più iperbolico ci si possa immaginare. Io vorrei partire semplicemente dal alcune illustrazioni, che abbiamo discusso anche in Commissione giustizia. Non si sa come mai, in Commissione giustizia, è in corso di esame un A. C. 1740 sui testimoni di giustizia e, in questo provvedimento, entra, trasformata in emendamento, una proposta di legge in materia di testimoni di giustizia, che in Commissione giustizia era una proposta di legge, depositata il 25 maggio e arrivata una settimana dopo, e poi tutta un'altra serie di provvedimenti, che evidentemente snaturano l'originaria volontà del propositore. Io vorrei parlare degli ordini del giorno, che non siamo riusciti a depositare. È importante. Il primo. Direi che ci siamo dimenticati forse quello che rappresentava di più il cuore di questo provvedimento, per dare al Governo la possibilità di correggerlo: concedere alla bandiera del corpo della Polizia penitenziaria un riconoscimento per la disciplina che questi uomini hanno avuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma lo dico seriamente, perché, con tutti gli avvenimenti che sono accaduti all'interno delle carceri, di cosa si occupa questo provvedimento? Di dotare la Polizia penitenziaria del piccolo aeromobile chiamato drone! Non di una pistola taser, non di normative speciali per prevenire fatti gravissimi: dell'aeroplanino telecomandato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Io vorrei sapere cosa ci farà la Polizia penitenziaria di fronte a gravissimi episodi, come quelli del secondo ordine del giorno, che non abbiamo presentato.

Il secondo ordine del giorno, che, mea culpa, mi sono dimenticato di presentare e consigliare al mio gruppo, è quello relativo alla necessità che il Governo potesse adottare dei provvedimenti, per garantire ai detenuti una corretta alimentazione. È fondamentale, perché, nel momento in cui sui nostri schermi la mattina e sui nostri giornali possiamo leggere: “Rebibbia, detenuto morde agente penitenziaria”; “Mafia, il boss Bagarella aggredisce e morde all'orecchio un agente penitenziario”; “Morde alla mano un agente in carcere: nuova aggressione ”. Allora, qui c'è un problema: o i carcerati non mangiano - e io pongo una questione di carattere costituzionale anche al Presidente della Repubblica - o altrimenti c'è qualcosa che non torna nella gestione delle carceri. Infatti, non è ammissibile che dei detenuti continuino a mordere, morsicare e staccare pezzi di carne agli agenti di Polizia penitenziaria! Provvedete ad alimentarli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Provvedete ad alimentarli! C'è qualcosa che non torna: se non riuscite a fare norme più severe, perlomeno dategli da mangiare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Poi, vorrei infine rappresentare che in questo provvedimento noi abbiamo tentato di fare delle modifiche, che sono state proposte in Commissione giustizia sotto forma di emendamenti. Tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni sono stati dichiarati con parere negativo e non sono stati nemmeno minimamente presi in considerazione. Questo è un problema, perché noi abbiamo lavorato e studiato, al di là dell'intervento un po' colorito che ho fatto. Ma è necessario, per rappresentare quali sono le assurdità di un testo normativo, perché la gente fuori capisca le assurdità del legislatore.

Ebbene, noi abbiamo studiato veramente tanto, per proporre delle modifiche e delle necessarie integrazioni a un testo che poteva essere veicolo, come lo è stato per tanti altri provvedimenti, che nulla c'entrano con le intercettazioni. Potevamo migliorare un testo e farlo nell'interesse, non tanto e solo dei cittadini italiani, ma anche dei detenuti, contro cui non abbiamo assolutamente nulla di particolare, qualora non vengano privilegiati rispetto allo Stato e agli uomini dello Stato. Questa mi pare una semplice lettura di buonsenso di un partito, che rappresenta esigenze normali e non ribaltate, rispetto a quelle dell'attuale Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Siracusano.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Questo ordine del giorno impegna il Governo ad adottare gli opportuni interventi normativi, affinché la decisione riguardo l'effettiva permanenza dei motivi legati all'emergenza sanitaria, che hanno determinato la collocazione extra muraria del detenuto a causa delle sue condizioni di salute, spetti soltanto al tribunale di sorveglianza, all'esito della procedura instauratasi a seguito della trasmissione degli atti da parte del magistrato.

Perché chiediamo questo, sottosegretario? Perché l'articolo 2-bis, che è stato introdotto al Senato e che riproduce in larga parte il contenuto degli articoli 2 e 5 del decreto-legge n. 29, stabilisce, per i giudici di sorveglianza che abbiano adottato dal 23 febbraio 2020 o adottino provvedimenti di ammissione alla detenzione domiciliare ovvero di differimento dell'esecuzione della pena per motivi connessi all'emergenza sanitaria, nei confronti di condannati per gravi delitti, l'obbligo di valutare l'effettiva sussistenza di motivi legati all'emergenza sanitaria, in riferimento alle condizioni di salute del detenuto.

La disciplina finora applicata prevede che il magistrato di sorveglianza, una volta emesso il provvedimento, lo trasmette agli atti, appunto al tribunale di sorveglianza, che è l'unico competente a decidere sul mantenimento o meno della misura concessa. Il provvedimento del magistrato di sorveglianza ha natura meramente interinale e anticipatoria, tanto da non essere autonomamente impugnabile, ferma restando la competenza del tribunale a decidere in materia.

Invece, con questo nuovo decreto, voi introducete una modifica, una nuova regola, che interviene sul riparto delle competenze e, quindi, sulla revoca della detenzione domiciliare o degli arresti domiciliari, non precisando se la competenza sia del magistrato di sorveglianza o del tribunale di sorveglianza.

Quindi, create una confusione e un vuoto normativo, come ci dice lo stesso tribunale di sorveglianza di Sassari, che, nell'avere sollevato la questione di costituzionalità, fa un'osservazione in cui esplicita che l'articolo 2 del decreto in questione sancisce che la rivalutazione del provvedimento di ammissione al differimento della pena o alla detenzione domiciliare, per motivi connessi all'emergenza sanitaria, è effettuata dal magistrato o dal tribunale che ha adottato il provvedimento.

Quindi, chiediamo al Governo che si impegni ad adottare gli opportuni provvedimenti normativi, per sanare questo vulnus (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tateo.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, io realmente auspico che il mio ordine del giorno n. 9/2547/30 venga accolto senza riformulazione, visto che questo ordine del giorno è già stato presentato nel provvedimento “Cura Italia” ed è stato accolto come raccomandazione. Come gruppo Lega, abbiamo proposto un emendamento al Senato e non è stato accolto. Quindi, l'abbiamo trasformato in ordine del giorno ed è stato accolto al Senato. Oggi, nuovamente, ci ritroviamo di fronte, a discutere di questo ordine del giorno, sperando che non venga riformulato e venga accolto e poi, ovviamente, venga successivamente fatta una proposta di legge, anche perché è molto semplice.

Il nostro ordine del giorno, quello presentato dal gruppo Lega, riguarda sostanzialmente la difficoltà che gli avvocati hanno di eseguire le notifiche telematiche alle pubbliche amministrazioni, perché le pubbliche amministrazioni e gli enti non rendono pubblico il proprio indirizzo PEC. Questa cosa è alquanto assurda, visto che noi, gli avvocati, le imprese, tutto ciò che riguarda il privato ha l'obbligo di pubblicare il proprio indirizzo PEC, a cui devono arrivare le notifiche giudiziarie. Non vedo, invece, per quale motivo per gli avvocati e per i cittadini si è impossibilitati ad accedere a questi indirizzi PEC. Noi chiediamo che ci sia l'obbligo da parte degli enti e anche da parte della stessa avvocatura di scrivere l'indirizzo PEC per la notifica di atti giudiziari nel sistema INI-PEC.

Questo agevolerebbe, da un lato, il lavoro degli avvocati e degli operatori della giustizia, ma dall'altro - e penso che sia la cosa a cui tutti noi parlamentari teniamo - difenderebbe i diritti dei cittadini, perché, nel momento in cui si sbaglia una notifica, sapete benissimo, per chi fa l'avvocato, che significa che quel cittadino non può più adire l'autorità giudiziaria, perché decade. Ed è semplicissimo, non ci vuole assolutamente nulla: basta realmente una formula in qualsiasi decreto che appronterete, anche nello stesso “decreto Semplificazioni”, per poter agevolare il lavoro di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, sottosegretario, illustro l'ordine del giorno n. 9/2547/116 a mia prima firma, che è dedicato al tema dell'articolo 6 portato da questa normativa, che solamente en passant, ricordo, ha appena registrato la fiducia e la fiducia è la numero 21 che questo Governo ha posto al momento.

Tutti sanno a cosa è dedicato l'articolo 6. Lo ricordo, la rubrica legis è: sistema di allerta COVID-19, stiamo parlando della piattaforma Immuni. L'articolo istituisce presso il Ministero della Salute la piattaforma e la istituisce per tracciare i contatti tra le persone che volontariamente installino, con un'apposita applicazione per dispositivi di telefonia mobile e complementari, questa piattaforma.

La piattaforma è finalizzata a consentire la gestione di un sistema di allerta in relazione alle persone che siano entrate in contatto stretto con soggetti risultati positivi al virus COVID-19. Viene previsto che la piattaforma venga realizzata esclusivamente con infrastrutture localizzate sul territorio nazionale e gestite dalla SOGEI, e tramite programmi informatici di titolarità pubblica. L'utilizzo dell'applicazione e della piattaforma, nonché tutti i trattamenti dei dati personali devono essere interrotti alla data di cessazione dello stato di emergenza, ed entro questa ultima data tutti i dati personali trattati devono essere cancellati o resi definitivamente anonimi.

A questo proposito, e qui sta il punto dell'ordine del giorno, è importante ricordare quanto ha previsto il piano della Commissione europea in materia di sovranità digitale dei dati, che risale al febbraio del 2020, e tenere in debita considerazione quanto il Copasir stesso ha segnalato in relazione ai profili di sicurezza del sistema di allerta. Il Copasir, in particolare, ha detto, cito testualmente: sulla base di quanto sopra esposto, si possono inoltre evidenziare rischi non trascurabili sul piano geopolitico che, secondo quanto emerso dalle audizioni, sarebbero non mitigabili. Infatti, la definizione dettata da privati dell'architettura dell'intero sistema informatico, inclusa la App, nonché la necessità di ricorrere a soggetti privati non nazionali, per quanto da considerare affidabili, per il CDN destinato a contenere i dati raccolti, potrebbero prestarsi a manipolazioni dei dati stessi per finalità di diversa natura, politica, militare, sanitaria o commerciale. Rispetto a ciò, si sottolinea come la possibile alterazione dei dati potrebbe far sovrastimare o sottostimare l'entità stessa dell'epidemia.

In particolare, si vuole evitare che eventuali soggetti privati che gestiscano il sistema della piattaforma possano trasportare i dati sulla salute all'estero o essere soggetti non alle normative nazionali o comunitarie, ma a discipline normative di Paesi diversi, al di fuori del nostro sistema e del nostro controllo.

A ciò con questo ordine del giorno si chiede al Governo di impegnarsi, senza riformularlo e senza sottolineare necessità di valutazioni che allo stato non vengono richieste perché sono assolutamente evidenti, di adottare ogni opportuna iniziativa che sia volta a prevedere che la piattaforma di cui abbiamo detto sia realizzata solo con infrastrutture e server collocati sul territorio nazionale, e che si disponga che il fornitore dei server e delle infrastrutture dichiari, all'avvio della fornitura, la conformità delle procedure adottate a quanto previsto dal regolamento del Parlamento europeo e dalla normativa del 10 agosto 2018, n. 101, che reca, lo ricordo, disposizioni per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento del Parlamento europeo; e ciò perché è essenziale che dati così tanto sensibili, ma ancor più sensibili perché sono legati alla pandemia, siano con assoluta certezza non gestibili, se non sotto la nostra egida, sotto il nostro controllo, e non possano essere, né tatticamente né strategicamente, appannaggio di soggetti esteri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Muro.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Allora, ovviamente abbiamo sottoscritto tanti ordini del giorno; cerco di illustrare quello a mia prima firma, che è il n. 9/2547/32. Noi siamo in una situazione di pandemia, perché giuridicamente lo siamo fino al 31 luglio 2020; quindi sono state adottate in questa fase emergenziale numerose iniziative volte a contenere i rapporti, i contatti umani in qualche modo, il propagarsi del virus. E questo ha inciso anche nel settore della giustizia, perché ci sono delle specifiche misure organizzative adottate dai capi degli uffici giudiziari; questo già dal mese di maggio, quando sono venuti meno il rinvio d'ufficio dell'udienza e la sospensione legale dei termini processuali.

Il provvedimento d'urgenza integra anche il catalogo delle udienze civili e penali che non possono essere rinviate, specifica alcune modalità per lo svolgimento da remoto di tali udienze, escludendo espressamente che nei procedimenti penali possano svolgersi a distanza le udienze di discussione finale e di esami di testimoni, e consente il deposito telematico di atti presso gli uffici del pubblico ministero. Poi, per il periodo in corso, quello che va dal 9 marzo al 30 giugno, ci sono dei nuovi commi introdotti dal Senato che hanno previsto, invece, la possibilità di avvalersi di strumenti di collegamento da remoto per lo svolgimento del procedimento penale. Quindi, l'oggetto di questo ordine del giorno tratta appunto questa specifica tematica. Le udienze, quindi, per cui non debbano partecipare soggetti diversi dal pubblico ministero, dalle parti private, dai rispettivi difensori, dagli ausiliari del giudice, da ufficiali o agenti di Polizia giudiziaria, da interpreti, consulenti o periti possono svolgersi mediante collegamento da remoto. La dematerializzazione del procedimento penale, con la pretesa di svolgere indagini e dibattimento via etere, secondo la nostra visione si pone in stridente frizione, prima ancora che con puntuali previsioni della nostra Costituzione, con la stessa logica garantista che dovrebbe informare il procedimento penale in uno Stato di diritto.

L'accertamento dei fatti deve avvenire in contraddittorio, nel confronto ad armi pari fra accusa e difesa, dinanzi a un giudice terzo e imparziale che possa apprezzare direttamente, senza pregiudizi o filtri, le tesi e gli elementi di prova. Il processo telematico, in questa prospettiva, danneggia soprattutto la difesa, che proprio nel palcoscenico dell'aula può tentare di contrastare l'asimmetria di potere, la maggiore disponibilità di mezzi e la forza degli atti di indagine della pubblica accusa.

I principi di concentrazione, oralità e immediatezza che caratterizzano il processo accusatorio consentono tutta quella parte di conoscenza, apprendimento e valutazione legata al contatto e al controllo fisico, alla percezione sensoriale, alla comunicazione non verbale, una parte amplissima e spesso addirittura decisiva, come dimostrano gli studi sia giuridici che psicocognitivi, che viene del tutto cancellata o distorta tramite l'utilizzo di strumenti a distanza. Ecco, anche le esigenze di tutela della riservatezza, la protezione dei dati personali sensibili sottoposti alla massima pressione nel procedimento penale vengono lasciati alla mercé di strumenti telematici non definiti e senza garanzie, rispetto ai quali, per il poco che è dato sapere, ci si rivolge addirittura a Microsoft, cioè una società privata e straniera che non solo opera al di fuori delle regole nazionali ed europee, ma soggiace, addirittura, a norme americane.

Con questo ordine del giorno noi chiediamo di non applicare alle udienze in discussione e a quelle nelle quali devono essere esaminati testimoni, parti, consulenti o periti, salvo diverso accordo tra le parti, tutte queste nuove regole del processo telematico. E vorremmo anche sapere - e approfitto di questo intervento - di tutte le norme, non solo queste di cui stiamo parlando e quelle del settore della giustizia, ma quelle che riguardano tutti i settori economici del nostro Paese, che sono temporanee, fino a luglio, che fine faranno, visto che manca un mese alla fine di questo aspetto pandemico. Torneremo ad avere una possibilità di lavorare per i nostri avvocati all'interno dei tribunali oppure resteranno in vigore queste disposizioni? Perché in questo Paese si sa che tutto quello che è temporaneo diventa definitivo. Votando questo ordine del giorno daremo risposte agli operatori del diritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Questo ordine del giorno, come diversi altri dello stesso tenore, ha l'obiettivo di porre in atto una sottolineatura in relazione a una preoccupazione che il mio gruppo parlamentare, il movimento del quale faccio parte, ha più volte manifestato in relazione a una materia controversa, che carsicamente emerge e viene esaminata, affrontata, prorogata o rispetto alla quale vengono introdotte delle novità, come quella delle intercettazioni. Noi avremo quello che comunemente viene definito trojan, il cui nome è evocativo, appunto, dello stratagemma con cui i greci ebbero modo di introdursi nella città di Troia attraverso la costruzione del cavallo dentro al quale nascosero i soldati; ecco, già questo dovrebbe spiegare, di per sé, quale possa essere, diciamo, la potenziale pericolosità come strumento di intercettazione. Ecco, questo strumento di intercettazione porta con sé tutta una quantità di incognite, relative non solo a questioni di costituzionalità, alla tutela del principio di riservatezza, ma in particolare alla gestione di tutta una quantità di dati e di informazioni sensibili, private, relative non soltanto ai soggetti che possono risultare oggetto delle indagini ma anche relative, essendo, diciamo, intercettazioni che vanno ben oltre la natura ambientale, a persone che non entrano in nessun caso nell'arco delle indagini ma rientrano nella captazione dei dati, di documenti. La gestione di questi documenti, di queste informazioni, di queste immagini, di questi file audio, la loro conservazione e la loro eventuale - e questo è un altro dei problemi che forse pochi si pongono - alterazione, ecco tutto questo dovrebbe essere in qualche misura garantito.

Io non so come, perché credo che garantire la conservazione e il rispetto di alcuni paletti nella tutela dei non indagati e degli indagati ma, soprattutto, della non manipolabilità di questi dati e la possibilità che siano davvero conservati e protetti, ecco io credo che sia un punto centrale.

Certo, non è una discussione - diciamoci la verità senza grandi ipocrisie - da ordini del giorno, sottosegretario Ferraresi; è una discussione che dovrebbe poter trovare il terreno più congruo e più consono in un dibattito parlamentare dove si possono confrontare le diverse posizioni, mettendosi in discussione su testi normativi e su emendamenti, magari permettendo al Governo e ai relatori di cercare punti di incontro tra posizioni diverse, tra interessi diversi, sempre nell'esclusivo interesse della giustizia, del funzionamento ottimale della giustizia, della garanzia nei confronti dei cittadini imputati ma anche dello svolgimento dei processi. Non ci sembra, oltre a tutta una quantità di altre materie che vengono trattate e alla ragnatela normativa che si costruisce all'interno di questo decreto, che sia questa la maniera di trattare temi così importanti.

Il Governo ha scelto di porre la fiducia, la ventunesima. È stata votata e ora siamo in una fase in cui si dà spazio alla discussione residua, a tutto quello che può essere discusso e che impegna poi relativamente il Governo. Il Governo dovrebbe impegnarsi con norme e non con ordini del giorno, ma, insomma, tant'è. Questa è la discussione, questo è l'ordine del giorno presentato. Va in una direzione ben specifica, che il Governo conosce, e in qualche modo il Governo dovrebbe prendere atto di questo rilievo e anche muoversi di conseguenza, in maniera che cautelativamente, finché non c'è un percorso sicuro di trattamento di questi dati, questo genere di norme non venga consegnato così, diciamo, alla mercé di una gestione che non dà garanzie a nessuno…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

SIMONE BALDELLI (FI). …né agli imputati ma neanche alla magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Marchetti; non è in Aula.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barelli.

PAOLO BARELLI (FI). Grazie, Presidente. Premetto che il mio ordine del giorno è stato presentato anche da altri colleghi, non soltanto dell'opposizione ma anche della maggioranza. Quindi, credo che sia ben riposto.

Premesso che: l'articolo 162, comma 5, del decreto legislativo n. 50 del 2016, recante il codice dei contratti pubblici, prevede che la Corte dei conti esercita il ruolo preventivo sulla legittimità e sulla regolarità dei contratti segretati tramite un proprio ufficio, organizzato in modo da salvaguardare le esigenze di riservatezza; che il comma 1-bis dell'articolo 5 del decreto-legge in esame, istitutivo della nuova sezione centrale per il controllo dei contratti segretati, introdotta dal Senato della Repubblica, prevede che devono essere definiti criteri e modalità di salvaguardare le esigenze di massima riservatezza nella scelta dei magistrati da assegnare alla sezione centrale e nella operatività della stessa; che i criteri e le modalità per la scelta dei magistrati da assegnare alla nuova sezione, di cui deve farsi carico il Consiglio di presidenza della Corte dei conti nell'esercizio della potestà regolamentare autonoma di cui all'articolo 4 della legge n. 20 del 1994, non possono non tenere conto dell'accresciuta esigenza di salvaguardare primariamente la sicurezza degli approvvigionamenti di carattere strategico, esigenza per fronteggiare la quale il personale selezionato deve garantire il massimo grado di riservatezza, un'adeguata esperienza maturata nel controllo e, in generale, nella valutazione degli atti segretati e, in particolare, una specifica professionalità pluriennale acquisita in funzioni peculiari di stretta attinenza ai settori della difesa e della sicurezza nazionale e una comprovata capacità di gestione nella documentazione munita di classifica di segretezza.

L'estrema delicatezza di tale funzione richiede una particolare e attenta selezione del personale cui affidarla, anche disancorando la specifica scelta dai parametri generalmente utilizzati per il conferimento delle ordinarie funzioni dell'istituto.

Per questo motivo, considerando anche che l'articolo 984-bis del decreto legislativo n. 66 del 2010, recante il codice dell'ordinamento militare, individua il personale magistratuale dotato di una particolare specificità professionale acquisita in relazione a peculiari funzioni svolte, la mia richiesta è che il Governo si impegni ad assumere le opportune iniziative normative volte a valorizzare, in sede di selezione, il personale dotato delle caratteristiche individuate in premessa che ho testé citato, nel pieno rispetto delle prerogative di autonomia e indipendenza tutelate dal terzo comma dell'articolo 100 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantalamessa.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Presidente, noi abbiamo presentato una serie di ordini del giorno per provare a porre degli argini a questo provvedimento che non ci piace. Non ci piace per i tempi, per i modi, per il contenuto. Per i tempi, perché non abbiamo avuto modo di vedere nulla o quasi, visto che è arrivato solo qualche giorno fa in Commissione; per i modi, perché il Governo chiede collaborazione alle opposizioni, ma noi, come Lega, abbiamo presentato circa 60 emendamenti e non ne è stato accolto nessuno; per i modi, anche perché è un decreto omnibus, nel quale si va dai droni per la Polizia penitenziaria alla scarcerazione, dalle intercettazioni all'App Immuni, quindi parla di tutto per non parlare di niente. Nei contenuti, la conversione di questo decreto prevede anche una norma retroattiva, che già sappiamo tutti che sarà dichiarata incostituzionale, quindi stiamo perdendo tempo nel portarlo avanti. Questo provvedimento di fatto rappresenta perfettamente il modo con il quale il Ministro Bonafede sta portando avanti questo Ministero: in una maniera che agli italiani non piace. Ciò perché l'11 giugno 48 poliziotti della Polizia penitenziaria sono stati indagati con un modo spettacolare che ha mortificato, davanti al carcere di Santa Maria Capua Vetere, questi agenti della polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che si sono visti recapitare gli avvisi di garanzia davanti alle famiglie dei detenuti. Il giorno dopo ci sono stati delle sommosse in queste carceri e alcuni di loro sono stati picchiati dai detenuti. È un Governo che tiene a casa 60 milioni di italiani, poi li libera, poi li mette sotto controllo con le intercettazioni, poi li fa seguire con l'App Immuni e scarcera 350 mafiosi. A questo proposito voglio dire che la settimana scorsa noi abbiamo avuto tre audizioni in antimafia che sono di una gravità inaudita per le dichiarazioni che hanno fatto gli auditi. Il dottor Romano, ex direttore dell'ufficio dei detenuti, ha detto che il boss Zagaria è stato scarcerato perché è stata sbagliata una mail. Un boss tra i più pericolosi in Italia è stato scarcerato perché è stata sbagliata una mail. Io credo che il Ministro almeno debba chiedere scusa e, se ha un minimo di dignità, si dovrebbe vergognare per quanto è stato detto dal dottor Romano all'interno della Commissione, nell'audizione in antimafia. Così come il dottor Ardita, consigliere del CSM, ha fatto un elenco di reati di dieci anni fa all'interno delle carceri, parlando di intromissioni di cellulari, di attacchi alla Polizia penitenziaria, di spaccio di droga, e questi reati si sono centuplicati a distanza di dieci anni. Questo, quindi, vuol dire che è evidente che c'è qualcosa che non va. Così come, sempre il dottor Romano, ha dichiarato che tutto quello che ha fatto, a cominciare dalla nota del DAP, lo ha fatto mettendo al corrente il capo della segreteria e il segretario particolare del Ministro. Quindi, o il Ministro sapeva, e se ne deve assumere la responsabilità, o il Ministro non sapeva, cosa ancora più grave, perché ci sono persone sotto di lui che prendono delle decisioni, anche se poi comunque ha detto che era soddisfatto di quel provvedimento che ha scarcerato 350 mafiosi. Non da ultimo, il dottor Di Matteo ha detto che, nel secondo incontro con il Ministro Bonafede, il Ministro gli ha detto che, nella nomina come direttore dell'ufficio dei detenuti, non avrebbe avuto né dinieghi né dichiarazioni di poco gradimento.

Allora, anche in questo caso ci troviamo di fronte a una cosa gravissima: o mente il dottor Di Matteo in questa dichiarazione o sta mentendo il Ministro della Giustizia, tertium non datur. Quindi bisogna entrare nel merito. Termino dicendo che è pazzesco che si siano dimessi il direttore dei detenuti, il direttore degli ispettori, il capo di gabinetto, il direttore del DAP e il Ministro resta lì, diventando l'esempio più ignobile di attaccamento alla poltrona che la Repubblica italiana ha vissuto negli ultimi trent'anni, dopo le scarcerazioni che ci sono state. Almeno chieda scusa a tutti gli italiani, a cominciare da quelli che si sono ritrovati i boss mafiosi sotto casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spena.

MARIA SPENA (FI). Presidente, sottosegretario vorrei presentare il nostro ordine del giorno, il n. 9/2547/93, che parla ancora una volta dei nostri minori, dei nostri adolescenti, dei nostri ragazzi che vivono negli istituti penitenziari, dove molto spesso ci sono delle storie difficili da affrontare: molti di questi hanno dei procedimenti penali molto pesanti sulle loro spalle, sono esclusi dalla rete di affettività familiare e dalla rete sociale intorno a loro. Ecco che negli istituti penitenziari vogliamo mettere in evidenza tutta quanta la rete del personale civile che opera nelle carceri, che svolgono un ruolo fondamentale per la loro rieducazione, per il sostegno psicofisico di questi minori detenuti, per prepararli poi anche adeguatamente ad affrontare la vita che aspetta loro, soprattutto in un percorso di inclusione sociale. Un percorso davvero difficile da affrontare, soprattutto per prevenire la commissione poi di ulteriori reati. In questo, negli istituti penitenziari per minori, un ruolo cruciale è svolto anche dagli uffici locali per l'esecuzione penale esterna, il cosiddetto UEPE, a cui è affidato il compito di assistenza a livello socio-educativo a tutte le persone sottoposte a limitazione di libertà personale. Quindi il nostro sguardo è rivolto ai giovani, agli adolescenti, a cui appunto vogliamo pensare. E soprattutto - e questo è quello che noi chiediamo in questo ordine del giorno - riteniamo che sia opportuno promuovere una rete ancora più fitta, di prevedere anche dei protocolli tra gli uffici locali per le esecuzioni esterne, quindi con l'UEPE, con i servizi sociali territoriali e con tutto quanto il personale civile che opera negli istituti penitenziari per i minorenni. Perché noi riteniamo, sottosegretario, che queste tre anime devono essere poste nelle condizioni di lavorare in piena sinergia per i nostri detenuti minori, per offrire loro una nuova possibilità, una nuova vita, una nuova libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Ancora una volta il Governo procede con un approccio confuso, contraddittorio, caotico e disordinato, producendo norme farraginose, in genere sbagliate e a volte pericolose. Quindi, un decreto che abbiamo approvato con la ventunesima fiducia, un decreto che, tra l'altro, rappresenta - è stato detto dai colleghi - una sorta di provvedimento omnibus, difficilmente coordinabile con altri provvedimenti che sono stati portati avanti sulla stessa materia. Mi riferisco in particolare al decreto-legge n. 29 del 2020. Il mio ordine del giorno, in particolare, l'ordine del giorno a mia prima firma, il n. 9/2547/128, si riferisce ad un punto specifico, ossia l'articolo 1 del decreto, che proroga al 1° settembre 2020 il termine a partire dal quale la riforma della disciplina delle intercettazioni, questa sorta di Grande Fratello orwelliano che ci troveremo tra qualche settimana, sarà operativa. L'articolo 1 parla di un'applicazione a partire dal 1° settembre 2020.

Con quest'ordine del giorno chiediamo in maniera specifica che il Governo si impegni ad adottare ogni iniziativa volta a prevedere un ulteriore rinvio dell'entrata in vigore della disposizione di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 216 del 2017 in materia di pubblicabilità dell'ordinanza di custodia cautelare: un rinvio, una proroga quantomeno al 1° luglio 2021 e speriamo che questo tempo possa dare occasione per una rivisitazione di questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno. Invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Chiedo una sospensione fino alle 19,45 per i pareri.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 19,45. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 19,15, è ripresa alle 19,45.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo il seguito della discussione del decreto-legge n. 2547. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno. Prego, sottosegretario Ferraresi.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ordine del giorno n. 9/2547/1, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/2, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/3, favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/4, favorevole; n. 9/2547/5, favorevole; n. 9/2547/6, favorevole; n. 9/2547/7, favorevole; n. 9/2547/8, favorevole; n. 9/2547/9, favorevole; n. 9/2547/10… è accantonato attimo, se è possibile, Presidente; alcuni sono in fase di valutazione.

PRESIDENTE. Sì, passiamo all'ordine del giorno n. 9/2547/11 Montaruli.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/2547/11, contrario; n. 9/2547/12, favorevole; n. 9/2547/13, contrario; n. 9/2547/14, contrario; n. 9/2547/15, favorevole, ma no alle premesse.

PRESIDENTE. Quindi favorevole con riformulazione?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì. Ordine del giorno n. 9/2547/16, favorevole; n. 9/2547/17, favorevole; n. 9/2547/18, favorevole; n. 9/2547/19, favorevole; n. 9/2547/20, favorevole; n. 9/2547/21, contrario; n. 9/2547/22, favorevole con riformulazione senza premesse; n. 9/2547/23, favorevole.

PRESIDENTE. No, l'ordine del giorno n. 9/2547/23 è inammissibile. Ordine del giorno n. 9/2547/24 Cantalamessa. Dica, onorevole Ferro?

WANDA FERRO (FDI). Può cortesemente ripetere il parere?

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2547/22 Ferro, parere favorevole con riformulazione senza le premesse. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2547/24.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Stessa cosa per l'ordine del giorno n. 9/2547/24: favorevole l'impegno con riformulazione, quindi senza le premesse. Ordine del giorno n. 9/2547/25, favorevole purché riformulato richiamando nelle premesse l'articolo 984-bis del decreto legislativo n. 66 del 2010 analogamente agli ordini del giorno n. 9/2547/1, n. 9/2547/3 e n. 9/2547/118, altrimenti il parere è contrario.

Ordine del giorno n. 9/2547/26, favorevole con riformulazione senza premesse; n. 9/2547/27, contrario; n. 9/2547/28, accolto come raccomandazione; n. 9/2547/29, favorevole con riformulazione senza le premesse; n. 9/2547/30, accolto come raccomandazione; n. 9/2547/31, favorevole (Commenti)….

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2547/30 Tateo accolto come raccomandazione; n. 9/2547/31 Paolini parere favorevole; n. 9/2547/29 Cavandoli, favorevole con riformulazione; n. 9/2547/32: magari se ricorda il presentatore accanto al numero. L'ordine del giorno n. 9/2547/30 è accolto come raccomandazione; il n. 9/2547/31 è favorevole. Quindi passiamo all'ordine del giorno n. 9/2547/32 Di Muro.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, scusi, l'ordine del giorno n. 9/2547/31 è favorevole togliendo l'inciso “con la quale la disposizioni stesse non appaiono peraltro avere alcuna relazione”.

PRESIDENTE. Quindi togliendo quell'inciso è un parere favorevole con riformulazione. Poi, ordine del giorno n. 9/2547/32 Di Muro.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/2547/32 Di Muro, favorevole; n. 9/2547/33 Sasso, accolto come raccomandazione; n. 9/2547/34 Legnaioli, accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2547/35 Raffaelli è inammissibile. Passiamo al n. 9/2547/36 Furgiuele.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/2547/36 Furgiuele, accolto come raccomandazione; n. 9/2547/37 Maccanti, parere favorevole con riformulazione senza le premesse; n. 9/2547/38 Capitanio, favorevole con “a valutare l'opportunità di” nell'impegno, quindi con riformulazione;

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2547/39 Cattoi è inammissibile. Ordine del giorno n. 9/2547/40 Giaccone.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/2547/40 Giaccone è favorevole; n. 9/2547/41 Zordan è parere favorevole con “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”, quindi una riformulazione; n. 9/2547/42 Colmellere, parere favorevole; n. 9/2547/43 Covolo, parere favorevole; n. 9/2547/44 Annibali, parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; n. 9/2547/45 Nobili, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/46 Varchi, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/47 Maschio, accolto come raccomandazione, ma senza le premesse, quindi è riformulato.

Ordine del giorno n. 9/2547/48 Siani, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/49 Fasano, parere favorevole con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2547/50 Gelmini, parere favorevole con riformulazione, senza le premesse e con: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di” e togliendo anche “e comunque non oltre il termine già menzionato del 30 giugno”.

Ordine del giorno n. 9/2547/51 Saccani Jotti, accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/2547/52 Labriola, favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/53 Valentini, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/54 Martino, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/55 Baroni, accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/2547/56 Ripani, accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/2547/57 Mazzetti, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/58 Prestigiacomo, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/59 Siracusano, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/60 Bartolozzi, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/61 Pittalis, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/62 Cassinelli, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/63 Cristina, parere favorevole

Ordine del giorno n. 9/2547/64 Giacomoni, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/65 Milanato, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/66 D'Attis, parere favorevole con: “a valutare l'opportunità di” nell'impegno e senza le premesse. Ordine del giorno n. 9/2547/67 Squeri, sempre senza le premesse, quindi con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità”; ordine del giorno n. 9/2547/68 Nevi, parere favorevole, senza le premesse e con: “a valutare l'opportunità di” nell'impegno; ordine del giorno n. 9/2547/69 Musella, sempre con la riformulazione che toglie le premesse, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2547/70 Ruggieri, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/71 Caon, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/72 Vietina, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/73 Fascina, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/74 Giacometto, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/75 Polverini, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/76 Porchietto, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2547/77 Paolo Russo, parere favorevole con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di” e senza le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/78 Tartaglione, senza le premesse, quindi, con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/79 Palmieri, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/80 Sandra Savino, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/81 Cattaneo, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/82 Ruffino, parere favorevole con riformulazione, senza le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/83 Sarro, parere favorevole, con riformulazione, senza le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/84 Biancofiore, parere favorevole, con riformulazione, senza le premesse e con: “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2547/85 Pella, sempre favorevole con riformulazione, senza le premesse e con: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2547/86 Versace, parere favorevole con riformulazione, senza le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/87 Bond, senza le premesse è favorevole, quindi con riformulazione; ordine del giorno n. 9/2547/88 Rotondi, parere contrario, in quanto già la metratura di riferimento italiana è ben più ampia di quella prevista a livello generale del Comitato prevenzione tortura. Ordine del giorno n. 9/2547/89 Napoli, è accolto come raccomandazione, senza le premesse;

Ordine del giorno n. 9/2547/90 Mandelli, parere favorevole con riformulazione, senza le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/91 Orsini, parere favorevole, togliendo le premesse, quindi, con riformulazione; ordine del giorno n. 9/2547/92 Marrocco, parere favorevole, con riformulazione, senza le premesse e espungendo alla fine: “attraverso una relazione da presentare alle Camere entro il 31 dicembre 2020”.

Ordine del giorno n. 9/2547/93 Spena, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/94 Fiorini, parere favorevole con riformulazione, no alle premesse; ordine del giorno n. 9/2547/95 Della Frera, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/96 Ravetto, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/97 Brambilla, parere favorevole, con riformulazione, senza premesse e con: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2547/98 Vito, parere favorevole, con riformulazione, togliendo le premesse e con: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2547/99 Casino, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/100 Cortelazzo, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/101 Carfagna, parere favorevole, senza le premesse e con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2547/102 Mugnai, accolto come raccomandazione, senza le premesse…

PRESIDENTE. Accolto come raccomandazione, senza le premesse.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì. Ordine del giorno n. 9/2547/103 Elvira Savino, parere favorevole con riformulazione: espungendo le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/104 Novelli, parere favorevole con riformulazione, togliendo le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/105 Dall'Osso, parere favorevole con riformulazione, togliendo le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/106 Casciello, contrario; ordine del giorno n. 9/2547/107 Costa, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/108 Cannatelli, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/109 Brunetta, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/2547/110 Perego Di Cremnago, parere favorevole con: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”, senza, però, le premesse. ordine del giorno n. 9/2547/111 Tripodi, accolto come raccomandazione, ma senza le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/112 Gregorio Fontana, parere favorevole con riformulazione, senza le premesse. Ordine del giorno n. 9/2547/113 Mulè, parere favorevole con riformulazione, togliendo le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/114 Marin, parere favorevole con riformulazione, togliendo le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/115 Pentangelo, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/116 Pettarin, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/117 Zanella, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/118 Barelli, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2547/119 Bergamini, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/120 Occhiuto, parere favorevole, con riformulazione, togliendo le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/121 Calabria, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/122 Rossello, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/123 Rosso, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/124 D'Ettore, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/125 Cappellacci, parere favorevole con riformulazione, togliendo le premesse e con: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2547/126 Carrara, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/127 Zanettin, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/128 Battilocchio, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/129 Polidori, parere favorevole con riformulazione, senza le premesse; ordine del giorno n. 9/2547/130 Aprea, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/131 Sisto, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/132 Bagnasco, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/133 Baldelli, parere contrario; ordine del giorno n. 9/2547/134 Zangrillo, parere contrario e ordine del giorno n. 9/2547/135 Baratto, parere contrario.

PRESIDENTE. Sottosegretario, avevamo accantonato l'ordine del giorno n. 9/2547/10 Mantovani.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Al momento, il parere è contrario. Mi riservo per ulteriori approfondimenti, ma al momento è contrario.

PRESIDENTE. Può naturalmente cambiarlo anche domani in corso di seduta; per il momento il parere è contrario. Grazie, sottosegretario Ferraresi.

Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XII Commissione (Affari sociali):

S. 1812 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19” (Approvato dal Senato) (2554) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, V, VII, VIII, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, molti di voi sapranno quanto è accaduto ieri: praticamente abbiamo scoperto che la compagnia EasyJet, la compagnia di volo EasyJet ha deciso di fornire ai viaggiatori che utilizzano i loro vettori verso la Calabria una descrizione che dire vergognosa è alquanto riduttivo. Nella sconcia didascalia la compagnia cosa fa? Fa una sorta di promozione al contrario di quel territorio, adducendo uno scarso appeal turistico di quel territorio per motivi relativi alla presenza di terremoti, di maremoti, all'assenza di città importanti, e sostanzialmente descrivendo quel territorio come un territorio mafioso. Signor Presidente, converrà con me che questa è una cosa alquanto vergognosa e quantomeno da stigmatizzare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

I calabresi non si piangono addosso, non fanno le vittime, non ne hanno bisogno; i calabresi non nascondono i propri problemi, che comunque sono comuni a tante altre zone della nostra Penisola: vorrebbero solamente che si parlasse della Calabria a 360 gradi, su tutto. Chi si riempie la bocca di Calabria, chi parla di Calabria, in realtà non ha letto la storia, perché se lo avesse fatto avrebbe senz'altro scoperto che gran parte della civiltà occidentale ha un debito verso quel territorio, che è stato già Magna Grecia, che quindi è stata fucina di quel pensiero che ha pervaso tutta l'Europa. Chi parla di Calabria non ha studiato la storia, perché saprebbe che quello è il territorio di Pitagora, di Gioacchino da Fiore, di Tommaso Campanella, di Corrado Alvaro, di San Luca in provincia di Reggio Calabria. Chi parla di Calabria non sa che quello è un territorio nel quale la montagna e il mare si fondono in un tutt'uno.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Ma a noi non interessa quello che dice EasyJet, non interessano le loro scuse; di EasyJet parleremo in tante altre sedi, partendo da Reggio Calabria, per arrivare anche a Bruxelles. Quello che ci interessa, signor Presidente, e concludo, è il punto di vista dello Stato, delle istituzioni, che devono aiutarci a cambiare la narrazione su un territorio che non può andare avanti e non può decollare, se così si può dire, soltanto parlando e riempiendosi la bocca di sviluppo, di lotta alla disoccupazione, di infrastrutture…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). …se poi quel territorio viene abbandonato e viene schiacciato da una narrazione che lo sta soffocando (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ne approfitto per portare l'attenzione dell'Aula su un progetto di riscoperta di un antico tracciato percorso dai pellegrini che dal mondo germanico si dirigevano verso Roma durante il periodo medievale, la Via Francisca del Lucomagno. La stessa è un percorso che dal Lago di Costanza, sull'attuale confine tra Germania e Svizzera, porta a Pavia, per collegarsi alla più famosa Via Francigena attraversando i cantoni elvetici, il passo alpino del Lucomagno e le zone pedemontane e lombarde. Tale percorso rappresentava una via di collegamento utilizzata da molti personaggi che avevano necessità di varcare le Alpi, e tra i più famosi ricordiamo San Colombano e gli imperatori Enrico II e Federico Barbarossa. La Via Francisca del Lucomagno rappresenta un fulcro per la storia della cristianità e dell'Europa, perché Costanza è dove si recavano pontefici e vescovi di tutto il continente per il famoso concilio che porta il nome della cittadina medesima.

Oggi i comuni e le province interessati dal tracciato, vari enti territoriali, la regione Lombardia e la Svizzera hanno dato vita ad un progetto di valorizzazione dell'antica via dei pellegrini. Oggi si parla molto di turismo e valorizzazione dei territori, e la mobilità lenta dà sicuramente la possibilità di apprezzare beni culturali, flora, fauna, vita quotidiana fatta di tradizioni locali, usanze, peculiarità enogastronomiche. È un progetto sicuramente meritevole di attenzione a livello nazionale, esempio di virtuosa collaborazione tra enti anche transfrontalieri e di coinvolgimento di persone volontarie che amano promuovere la propria terra attraverso ciò che si ha di prezioso sul territorio.

Presidente, in un momento in cui il turismo ha necessità di una ripartenza vigorosa, credo che la politica debba porre attenzione sui progetti di promozione sostenibile del nostro territorio e dell'ambiente, e la Via Francisca del Lucomagno sicuramente è un lodevole esempio virtuoso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, si ricorda per quale motivo uscii dal partito MoVimento 5 Stelle? Perché io avevo proposto un aumento delle pensioni di disabilità a 500 euro, e solo alle persone con il 100 per cento di disabilità. Bene: quella notte mi fu bocciato, dopo aver preso i voti delle persone con disabilità, ovviamente. Oggi si è espressa la Corte costituzionale: il Governo allora avallò una scelta potenzialmente incostituzionale, quindi ora il Governo deve - ripeto: deve - rivedere quelle scelte, ora è obbligato. Ecco perché faccio parte di Forza Italia: è un partito cattolico, liberale e moderato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 25 giugno 2020 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1786 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, recante misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l'introduzione del sistema di allerta Covid-19 (Approvato dal Senato). (C. 2547)

Relatrice: ASCARI.

La seduta termina alle 20,10.